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Tutto iniziò così 1986
“Non ci posso credere Paola ma era la prima volta?” “Assolutamente” “Ma come appena sposati?” “Che posso farci? Io sono strana” “Ma Pino che ha detto?” “Sai Clara, Pino, da quanto ci siamo fidanzati, sa come sono. Il mio bisogno di conferme di piacere, la repressione dei miei che mi ha condizionata, io sono stata chiara con lui sin dall’inizio: non posso pensare che sarai da qui in poi l’unico. Ho troppa voglia, troppo desiderio, forse è troppo presto per sposarci, gli ho detto” “E lui?” “Serafico ha detto che lo sapeva, che il desiderio andava ricondotto all’interno del nostro indiscutibile amore e condiviso e che assieme avremmo potuto vivere momenti trasgressivi a patto di essere sinceri e condividerli” “Insomma pur di non perderti… va bene anche che ti scopi altri” “Ma vale anche per lui” “ E’ un amore strano questo Paola” “Certo, è il nostro. Unico, ma che tiene presente come sono io intimamente e come è lui” “Va bene, va bene. Lui sapeva bene la tua vita frizzante, i tuoi desideri prima, le tue fantasie ma pensavo che appena sposati e poi con quello… ma dai raccontami bene” “Dunque: dopo cena Mario e Pino si erano seduti sul nostro nuovo divano: sembravano due vecchi amici e mi sono sorpresa a guardarli con interesse tutti e due. Pino mi piace, lo sai, in quel momento aveva un'espressione serena , ma Mario aveva un qualcosa di selvaggio, di attraente. Sentivo un tremendo languore ,un istinto feroce e ho fatto una cosa che non avrei mai creduto: mi sono andata a sedere in mezzo a loro facendo chiaramente in modo di provocarli”. “Ma proprio il suo amico di sempre…?” “Appunto restava in famiglia no? “ “Dai continua Paola. Come eri vestita?” “Avevo la mini nera, già corta, e certo non sono stata attenta al modo di sedere sul divano. Autoreggenti nere e slip lavorati di pizzo nero. Camicetta celeste. Scherzavano ed io raccoglievo e rilanciavo le allusioni e le battutine. Pino è rimasto sorpreso ma poi ha iniziato a scherzare sul fatto che la mini era salita troppo e con la scusa di tirarla giù mi ha messo la mano sulla gamba. Abbiamo cominciato una lotta scherzosa e Pino allora ha chiesto l’aiuto di Mario “dicendogli: me la tieni un secondo che le metto a posto la gonna?”. Mario mi tenne le braccia avvicinandomi a lui e bloccandomi ma il mio gomito così facendo era a contatto lì dove già sentivo duro! Mario mi teneva ferma ma il suo abbraccio forte e deciso finiva inevitabilmente con il coinvolgere e toccare il mio seno , nudo sotto la maglia e tu sai che quando sento così i capezzoli mi tradiscono. Cercando di divincolarmi scherzosamente finii per mettere la mano al posto del gomito e ora sentivo chiaramente sotto le mie dita la consistenza della sua eccitazione e seppure bloccata , almeno formalmente, accennai una lieve carezza con la punta delle dita. E Pino a quel punto la gonna non l’aveva messa a posto: l’aveva fatta salire ancora, aveva scoperto i miei slip e mi toccava l’interno della coscia sfiorandomi in mezzo alle gambe, con il taglio della mano, mentre Mario mi teneva sempre ed io sentivo vicinissimo il suo profumo forte, il suo fiato sul collo che avrei voluto mi baciasse. Questa volta la sensazione che mi aveva preso era sì di calore ma di nessun imbarazzo. Sentivo solo piacere languido e forte, e desiderio di fare cose che non avevo mai osato né pensato fare. Mi sono arresa subito a queste ondate di desiderio, ho aperto chiaramente le gambe lasciando che la gonna nera salisse ancora e che le mani di tutti e due frugassero prima piano tra le gambe poi sotto gli slip. Avevo caldo, il bordo delle calze mi sembrava bollente. Sentivo il tocco differente delle dita di tutti e due che sembravano artisti in una suonata a quattro mani sul piano più melodioso che si potesse pensare. Erano in perfetta sintonia, sfioravano, stringevano, sapevano affondare la dove sentivo il calore più forte, ora l’uno , ora l’altro, avvertivo chiara la differenza delle carezze, la loro diversa ansia di esplorarmi e di penetrarmi: Pino più deciso, più padrone, Mario più timido e più dolce a cercare angoli e pertugi che Pino forse aveva dimenticato. Fu Mario che mi tolse dall’impaccio sollevandomi i fianchi, liberandomi dallo slip e riprendendo poi il suo posto nella staffetta incredibile dove l’unico testimone era il mio piacere che sembravano sapersi perfettamente passare l’un l’altro .E non capivo più niente. Ho allungato le mani e toccato contemporaneamente sopra i pantaloni ancora chiusi i loro cazzi: erano duri tutti e due, e loro intuirono che era quello il momento in cui desideravo che li tirassero fuori, per ghermirli con forza, per sentirne la vellutata consistenza e la prepotente forza, per saggiarne la durezza e soprattutto guardarli, tutti e due assieme . Ormai ero partita. Li tenni in mano assieme, a destra Pino a sinistra l’altro, e lasciavo le gambe spalancate in modo osceno ormai prontissima a qualsiasi penetrazione, non solo quella delle loro mani la cui fantasia ed il cui ritmo sembravano inesauribili. Mario spezzò il momento di estasi prendendo le mie gambe e sollevandomi per metterle sul divano alzandosi lui per fare loro posto e per divaricarle leggermente: stesa a pancia in sotto con il volto sulle gambe di Pino venne istintivo: glielo presi in bocca mentre l’altro mi sfilava gonna ed iniziava la più bella ed eccitante leccata che io ricordi. Partendo dalle natiche giungeva verso il centro del mio fuoco, e sentivo la sua lingua che mi sembrava rovente esplorare il solco tra i glutei, violarlo, scendere e poi risalire seguendo il contorno di ogni più recondito e misterioso anfratto dal quale sorgevano mille stille di piacere. Avevo voglia di lingua e Mario la lasciava andare e venire prima piano poi forte e poi ancora e ancora leccava e si muoveva ed io sentivo un piacere sconosciuto scuotermi dalla punta dei piedi ai capelli. Poi è stato Pino a girarmi. Stavolta non volevo essere passiva, volevo fare io. Quando mio marito mi ha stesa sul divano e iniziato a scoparmi con una violenza quasi dolorosa ma bellissima, ho preso in mano quello di Mario che secondo me era più corto ma più largo di quello di Pino e l’ho tirato verso la mia bocca e l’ho circondato con le labbra di slancio. Non so quanto siamo stati così e quante volte ancora ho avuto sussulti tremendi di piacere. Poi mi sono accorta che Mario stava per venire: sentivo il membro pulsarmi in bocca e lui che lo stringeva disperatamente. Ho avuto paura: eravamo sul divano appena comprato,a terra c'era un tappeto , e non volevo che Pino vedesse avevo paura della sua reazione di fronte al piacere di Mario. Ormai ero in ballo,non avevo più alcun ritegno, alcuna riserva mentale, mi sentivo porca come mai e mi piaceva. Tenendolo in bocca ho guardato Mario, ho fatto un cenno affermativo con gli occhi tenendo le sue palle con la mano stringendole piano ed avvicinandole al viso per fargli capire di non uscire. Non ci crederai: l’ho fatto venire in bocca e per di più per la prima volta ho ingoiato tutto, sono stata costretta. Non finivano mai quegli schizzi, provavo un misto di disgusto e di piacere e cercavo di far finta di niente mentre lo sperma in gola per poco non mi soffocava quasi provocandomi uno stimolo di vomito e in quel momento Pino, che sembrava non essersi accorto di quanto accaduto in bocca, stava inondandomi la pancia di liquido bianco e caldo dopo averlo estratto all'ultimo secondo. Ho tenuto ancora per qualche secondo il cazzo di Mario in bocca e poi di scatto sono corsa in bagno vergognandomi come una ladra. Davanti allo specchio pulendomi la bocca mi sentivo totalmente soddisfatta ma la sensazione intima , perversa di piacere di prima era scomparsa. Mi sentivo a disagio pensando di dover tornare di là e affrontare una realtà scomoda. Così sono rimasta a lungo in bagno. Quando sono tornata Mario era stato mandato via da un Pino infuriatissimo. Aveva capito. Avevo fatto con Mario una cosa mai fatta con lui. Ho dovuto cercare di calmarlo, ho cercato di fargli capire che non era stata una scelta che non avevo preventivato nulla, che in fondo la cosa non mi era piaciuta molto che anzi avevo provato un po’ di ribrezzo. Ma mentre lo dicevo mi chiedevo se quella fosse la verità . Si è calmato solo quando mentre sedeva imbronciato con le braccia incrociate improvvisamente gliel’ho preso in bocca e ho iniziato un lento, lunghissimo bocchino pieno d'amore e di riconoscenza, capendo ciò che aveva provato . Lui aveva attimi di intensa eccitazione seguiti da insoliti momenti di calo di erezione come se due forze combattessero in lui, la rabbia e l'eccitazione. Era lentissimo, avevo un dolore forte alla bocca ma ho pensato che stavolta proprio che non potevo fermarmi. Quando l’ho sentito pronto l’ho guardato negli occhi facendo un ultimo sforzo andando avanti ed indietro l’ ho fatto venire in bocca : anche stavolta ho ingoiato, ma vuoi sapere? E’ stato bellissimo anche per me. E poi lui mi ha baciata sulla fronte e si è messo a piangere in bagno. Ha detto di no, ma l’ho sentito chiaramente. Ed io non so proprio perché l’ho fatto. Non capisco. E mi dispiace tanto perché mi sono resa conto che Pino ci soffre anche se lo nega.
6
3
13 years ago
paolapino,
50/50
Last visit: 13 years ago
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Una crociera molto speciale 2005
Odore di acqua stagnante e gasolio: la lieve brezza, che prende di infilata la ripida scaletta della nave da crociera sulla quale ci stiamo inerpicando, lo ficca nelle narici, lo spinge ovunque, mentre folate fanno maliziosamente ondeggiare la gonna di Paola che sale lentamente un metro avanti a me sforzandosi di non guardare verso l’acqua nera. Il tramonto ha reso indefinite le colline, ed il profilo di Genova, visto qui dal porto si confonde nel punteggiato di luci . Curioso come sin dal check in entrambi abbiamo evitato di guardare in viso i nostri futuri compagni di viaggio. Forse quell’imbarazzo che ha caratterizzato questa scelta non è stato ancora metabolizzato. La crociera Sexy ci era sembrata un’idea stimolante quando l’abbiamo letta su internet, con partenza proprio il giorno del nostro 25° anniversario di matrimonio. In questi ultimi anni la nostra vita serena e di buona armonia è stata “tranquilla” anche nel sesso. Qualche fantasia, certo, giochi tra di noi, un paio di regali maliziosi , anche qualche foto osè che è restata nel pc come ricordo, ma neanche una parvenza di trasgressione come sino a poco tempo fa. Ecco perché rimasi così sorpreso quando per provocarla le feci leggere l’offerta di questa crociera a prezzi straordinari e lei mi rispose candidamente “ Perché no? Tanto nessuno può costringerci a fare qualcosa non vogliano, no?”. Ora neanche una parola o una frase: solo quell’espressione direi contenta, serena, nel vedere la cabina elegante, nel sistemare (come fa quando andiamo in albergo) in modo maniacale, subito ,appena entrati, i vestiti nell’armadio e nei cassetti. “Uhmm bello no, Pino, abbiamo fatto bene”, l’unico commento mentre percorriamo i corridoi lucidi sino all’ascensore che ci porta nel salone delle feste dove è prevista la riunione dell’organizzazione,un sito web che ha curato il viaggio e coordinato il tutto. Paola ha indossato un vestito nero, appena sopra il ginocchio, senza maniche, sobria scollatura in grado di far risaltare, nella sua semplicità, la linea di mia moglie che alla soglia dei 50 anni è assolutamente ancora quella che si definirebbe una bella signora. Il collant scuro le dona un pizzico di civetteria che lei nasconde con lo sguardo basso, o volutamente distratto verso le vetrate della sala, evitando ancora di inquadrare i compagni di viaggio che invece mi metto a studiare. Tre o quattro sono certamente coppie scambiste, ce l’hanno quasi scritto in fronte, ma la gran parte dei quasi 600 ospiti ( con netta predominanza maschile nonostante l’offerta a prezzi vantaggiosi fosse solo per coppie) sembra gente assolutamente normale che si porta dietro il nostro identico imbarazzo dovuto all’etichetta della crociera: soci del sito erosviaggi, “conditio sine qua non” per partecipare al giro sexy del mediterraneo a prezzi stracciati. E il sexy, ci spiega subito l’animatore-conduttore per quello che riguarda l’organizzazione si limiterà all’offerta di spettacoli di striptease integrale dopo la mezzanotte ( anche maschili), film a luci rosse a pagamento in cabina, l’elezione di miss seno nudo al termine della settimana, un sexy shop a disposizione 24 ore su 24 nella zona commerciale. Niente privè. Tutto qui. Il resto è affidato alla volontà dei singoli con un unico rigido limite:l’educazione. Nessuna forzatura, nessun insulto o avance pesante. I primi che saranno accusati di questo saranno fatti scendere allo scalo successivo. Si può insomma, lo dice chiaramente, viaggiare tranquilli senza alcuna trasgressione, osservare, giocare o semplicemente godersi il tiepido sole di aprile o stare nell’attrezzato centro benessere per idromassaggi, e tutto quello che può servire e piacere. Così come si può fare invece tutto quello si vuole nelle proprie cabine a patto che siamo tutti consenzienti. Paola mi guarda soddisfatta con l’espressione di chi “l’aveva detto”. Si scioglie, si tranquillizza, accavalla le gambe sprofondata nella poltrona e non badando all’orlo del vestito che sale scoprendo la coscia e si mette finalmente a studiare i nostri compagni di viaggio con un sorriso quasi di sfida. Si avvicina verso di di me sussurrandomi divertita all’orecchio “come nei negozi di porcellana, guardare ma non toccare insomma, divertente…” e indica con un gesto del viso una bella signora, mini vertiginosa seduta su un divanetto poco distante. Difficile stabilire da qui, ma o ha lo slip nero… o non ce l’ha per niente ( suggerisco a mia moglie che scoppia a ridere dandomi una manata) “Porco, ti piacerebbe andare subito a chiederglielo eh? “ e lo dice allegra con un’aria maliziosa che non le conosco. “ Ma se per questo mi pare che non sei l’unico che guarda e quella non è l’unica ad essere guardata” aggiunge subito dopo facendo un altro cenno con il dito verso un giovane, 30-35 anni seduto su un puff e praticamente in adorazione delle gambe di mia moglie che da quel punto di visuale saranno certamente più scoperte e godibili. E Paola non prova neanche a coprirle tornando ad indirizzarmi quell’occhiata che sinceramente non avrei mai creduto di vederle. Più tardi in cabina mentre è sotto la doccia bollente fa un’altra cosa insolita: canticchia. In venticinque anni mai sentita. Quando ricompare allegra e struccata avvolta nell’accappatoio bianco lo apre davanti allo specchio, si osserva un paio di volte chinando il capo da una parte e poi dall’altra “ Ancora apprezzabile secondo te?” mi chiede. La trascino sul letto tirandola per la cinta. “A giudicare dalla bava che aveva alla bocca quello poco fa, di sopra, direi proprio di si” – Fa finta di difendersi e di ricoprirsi mimando una lotta con me. “Chissà quello che sega si starà facendo ora pensando a quello che tu, porcellina gli hai fatto vedere. Ti ho visto sai, che non le hai chiuse e ti facevi vedere gli slip…” E’ divertita ed eccitata mentre le apro l’accappatoio. “ Non credo proprio gli slip, risponde , non li avevo! Avevo solo il collant” “Brutta porca… ci credo che quello è andato via tutto in tiro” Mi mordicchia l’orecchio mentre le bacio il collo e si scioglie tra le mie braccia. “Sai lo vorrei proprio vedere se ora si sta…” sussurra senza finire la frase . Mentre facciamo l’amore è un torrente in piena di frasi e fantasie: mi chiede, suggerisce, ipotizza, e soprattutto decide : “ si dai senza esagerare ma questa settimana qualcosa possiamo concederci no, siamo sempre stati così corretti e tranquilli che una volta nella vita…che dici? Non ci conosce nessuno qui…”Mezz’ora per truccarsi, scegliere l’abito corto, aggiustarsi i capelli. Prima di andare a cena Paola fa ricorso a tutto, compreso il rossetto che mette così raramente, per accentuare un fascino che non le ho mai visto perdere. E quando poi il destino si mette in testa di tirare strani scherzi c’è poco da fare. I tavoli sono da sei, e la prima sera i posti sono assegnati per numero di cabina. Con noi una coppia un po’ più giovane ma goffa, di Milano, un signore sulla cinquantina e guance rosse, e proprio quel giovane che le guardava le gambe in sala. E’ gentile, cordiale, correttamente divide le sue attenzioni con i commensali ma non nasconde il suo interesse per Paola. Ha già partecipato a iniziative simili, una volta in coppia con la sua ex moglie, poi da solo. Non si nasconde: il matrimonio è naufragato per colpa sua, perché lui ama molto più guardare che fare, e quello che era una propensione forte , una netta preferenza, con il passare del tempo è divenuta l’unica sessualità possibile per lui. Conosce un paio di coppie sulla nave, ma ammette con candore, la visione di Paola lo ha attratto e ci chiede , qualunque cosa si possa noi aver in mente se in relazione alla sua netta preferenza, di tenerlo presente. Ai nostri ordini. Un discorso fatto pacatamente senza malizia ed imbarazzo, tutto d’un fiato davanti allo sguardo accogliente e stranamente attento di Paola e ad un certa distrazione dell’altra coppia impegnata di più a mangiare che a chiacchierare. Altri gusti, altri progetti evidentemente. Parliamo di molto altro intervallandolo con battute e momenti di cordialità che sembrano divertire mia moglie. Lui si alza e si precipita con gesto d’altri tempi ad allontanare la seggiola di Paola mentre lasciamo la tavola alla fine. Accenna anche un inchino e ci lascia un suo biglietto da visita ( Ing. Alberto Mussi) con cellulare e sul quale ha scritto a penna il numero della cabina e l’interno. Per qualunque cosa… Stasera è prevista la festa di benvenuto, musica nel salone sino ad una certa ora e poi il primo strip. Maschile. Paola che mi aveva detto di essere stanca non appena messo piede sulla nave mi sembra rifiorita. Potere della doccia forse. E suggerisce di andare. Salutiamo il commensale che accenna alla possibilità di vedersi più tardi alla festa. Passiamo in cabina per un cambio di scarpe. Poi dopo una mezz’ora di relax andiamo. Un drink, qualche ballo anni 70 , qualcuno più moderno, e lei che mi sfida: “perché non provi ad invitare a ballare quella” indicando una rotonda e vistosa signora in apparente ricerca. “Quella si appiccica” le rispondo ridendo. “Voglio proprio vedere, dai”. Non faccio in tempo neanche a fare il gesto che me la ritrovo tra le braccia incollata al mio corpo durante tutto il lento e con il bacino che spinge verso me in modo inequivocabile nella speranza di sentire qualcosa che proprio… non c’è. Almeno sino a quando non mi accorgo tra un giro e l’altro, che il nostro amico, l’ingegnere, è seduto proprio davanti a Paola, nella poltroncina di fronte al divanetto è sta chiacchierando con lei che ( è inequivocabile) scoscia senza falsi pudori. Vedere mia moglie così tranquilla in quella posizione quasi “distratta” e gli occhi di lui incollati sulle sue cosce, provoca una reazione istintiva, li in basso, subito avvertita dalla mia procace dama che gradisce, si strofina e mugula al mio orecchio proprio mentre lei guarda molto divertita. Per fortuna la mia compagna di ballo è affamata quanto volubile e dopo un paio di lenti cede alle lusinghe di un altro cavaliere più deciso. Riguadagno il mio posto e Paola scherza sulle mie conquiste e chiede informazioni. L’altro sorride compiaciuto e comprensivo. Sta parlando del suo matrimonio, del naufragio, della solitudine, delle feroci incomprensioni con una moglie che non solo non ha mai apprezzato ( e sin qui c’è da capirla) la sua propensione ma che lo considerava ogni giorno sempre peggio, dal malato al depravato soprattutto quando le aveva confessato che se per “rimediare” alla mancanza di espletamento dei doveri coniugali lei avesse voluto incontrare un altro, lui non avrebbe avuto nulla a che ridire a patto di poter finalmente guardare. Un guardone doc, insomma. Si autodefinisce con un sorriso che raccoglie adesione e condivisione d a parte di mia moglie che “inavvertitamente” muovendosi sulla poltrona, scopre ancora di più le gambe. Si chiacchiera e si beve con il solo intermezzo di un ballo che concede ad un ragazzone e che dura pochi istanti: torna subito al posto dopo aver cortesemente detto no ad un approccio della mano sul sedere che non mi era sfuggito. Ma senza arrabbiarsi, senza tensione. Un sorriso amaro, un mi spiace no, e la cosa è finita li. Poi inizia lo spettacolo. Alberto li davanti a noi neanche si volta verso il palco sorseggia il suo bicchiere, continua a guardare senza infingimenti le gambe di Paola che non pone problemi nel mostrarle, agitandosi mentre segue lo strip maschile, accavallandole e scavallandole senza preoccuparsi. Guarda il duo di maschi nudi ormai senza proprio niente ed un robusto attrezzo dondolante con divertita ammirazione. “Caspita però hai visto Pino che roba? Saranno… di quanti centimetri?” Una domanda che non mi sarei aspettato da lei innanzi ad uno sconosciuto. Ed è proprio lui che svegliandosi dal trance da cosce (e collant) dopo una sguardo rapido al palco proprio mentre si spegne la luce, sentenzia: “ Mah, forse 20-22, niente di speciale” e coglie subdolo l’occasione per spiegare che seppure l’uso è diverso da quello che le donne si attendono in genere lui ce l’ha da 25. Unica concessione alla volgarità gli ho sentito fare, una smargiassata che istintivamente mi spinge a dire un “ehhhh”non proprio opportuno e pericoloso. Sorride, sin troppo ovvia la risposta: “ quando volete potrete verificare”. Paola sorride incuriosita ma mi fa cenno di voler andare. Saluta con doppio bacio sulle guance il nostro amico, e torniamo in cabina. “ Mi piacerebbe sai lo ammetto” dice a tradimento mentre esce nuda dal bagno ed indossando la camicia da notte. “Cosa Paola” “Vedere che effetto gli ha fatto spiare tutta la serata tra le mie gambe, averlo qui e vedere se è da 25 davvero” e ride ma mi guarda ansiosa, temendo di aver superato il limite. Deglutisco perché sento che è il momento “cerniera” quello che può dare o meno una svolta alla nostra crociera partita per farci i cavoli nostri . “Beh chiamalo, digli che può venire qui a vedertele meglio le gambe e a…” “Ma sei pazzo?” Ride e mi tira il cuscino. Dici così e poi mi daresti della troia e mi insulteresti se lo facessi davvero. A te ora piace l’idea non il farlo sul serio. Se lo sentissi bussare alla porta lo manderesti via immediatamente”. E mentre tra risa e scherni affrontiamo la discussione, alla porta bussano sul serio. Lei si fa seria. Mi guarda. “Ora vediamo” le dico con tracotanza. Apro io. Alberto ha una bottiglia di champagne in mano e tre bicchieri. Lo sguardo basso. “ Mi devi scusare Pino, come sapete potete mandarmi via e non vi darò più fastidio ma tua moglie è troppo bella e ho pensato che chissà, magari avevate in programma di fare qualcosa, ed io potrei stare in disparte senza dare fastidio … sai è tanto che io non…” “Accomodati, dai” lo incoraggio dopo uno sguardo di intesa con Paola che seduta sul letto indossa camicia da notte di seta e slip e non fa nulla per coprirsi. Ma ormai ad essere scoperto è il gioco. Alberto mentre beviamo lo champagne spiega ancora della sua vita, delle sue pulsioni Dell’effetto che gli ha fatto subito Paola e si scusa più volte con me se lo ritengo invadente. Prende la seggiola con i braccioli e la accosta al letto dove siamo seduti entrambi. La conversazione si ferma qualche istante, il silenzio è eloquente. Nessuno si muove. Prendo allora il bicchiere dalle mani di mia moglie lo metto sul comodino. Faccio il giro del letto e mi metto in ginocchio dalla mia parte tirando dolcemente Paola per le spalle invitandola a stendersi. Lo fa con un sospiro girandosi con i piedi verso Alberto che si aggiusta la seggiola. Dischiude subito le gambe consegnando alla visione di lui quello slip che ha spiato tra le ombre per tutta la serata. Accarezzo il collo di mia moglie che si stende meglio, appoggia la testa su l cuscino e piega un po’ un a gamba. Le accarezzo il seno con il capezzolo turgido che si fa notare sotto la seta. Dischiude un po di più quasi timorosa mi guarda. Annuisco come a tranquillizzarla e con una mano le allargo con decisione le cosce. Segue senza fare resistenza. Alberto mi guarda mentre si strofina sui pantaloni. Mi chiede il permesso con gli occhi e faccio di si con il capo. Mentre le spalanco le gambe e la carezzo sugli slip, lui si sfila i pantaloni e i boxer. Il suo coso svetta orgoglioso subito, enorme, rosso, durissimo e dritto, largo il doppio del mio, e lungo sicuramente quanto ha detto. Paola dischiude gli occhi tirando su la testa e lo guarda a lungo mentre lui lo impugna in un lento su è giù soffermandosi in basso orgoglioso di mostrarlo. Io intanto la spoglio nuda sfilandole le mutandine e tornando ad aprile bene le gambe. La peluria nera non nasconde una sfacciata apertura nella quale passo il palmo della mano per sentirla umida e provocare il fremito. Mi chino su di lei, allargo bene facendo in modo che la luce evidenzi i dettagli e con le dita delicatamente apro le grandi labbra che restano spalancate davanti al nostro ospite. Poi mi ritraggo e inizio a carezzarle i seni invitandola a pensare agli sguardi di lui fissi li tra le gambe aperte in modo osceno, il suo sguardo che la fruga all’interno; lei muove il bacino sollevando, arcuando, offrendosi di più e non distaccando lo sguardo da quella verga enorme lungo la quale la mano di lui scorre sempre lentamente. Lascio lei a godere degli sguardi. Mi spoglio. Quando rimetto la mia mano tra le cosce la trovo allagata di piacere. E’ venuta in silenzio. Lui non parla, continua il suo paziente e lento lavoro. Mi stendo sul letto e le chiedo di venirmi sopra. In un battibaleno Paola monta a cavallo e si infila il mio pene. Si china verso di me schiacciandomi i seni sul petto e nell’orecchio le sussurro:” brava fagli vedere bene come ti scopo e apriamogli anche dietro che ti vede il buchino che non vuoi darmi” e con le mani divarico le sue natiche ottenendo una scossa violentissima ed un suo orgasmo con urlo. Ansimante si ferma. Ma non si sfila da quella posizione ben conscia che lui vede tutto. Alberto chiede a bassa voce, in modo rauco di poter avvicinarsi approfittando del nostro momento di pausa per guardare meglio. Un rantolo di mia moglie significa fai pure. Si alza si avvicina al letto con il suo grosso arnese in mano. Si china addirittura mentre continua a masturbarsi per vedere da vicino il mio cazzo dentro la vagina . Sentiamo entrambi il fiato caldo tra le nostre gambe tanto è vicino. Allargo ancora un po’ le natiche di mia moglie: lui studia con attenzione. “Che bello Pino, complimenti ” Nessuno dei due risponde, ma lei sussulta, sento che cerca di essere penetrata a fondo e spinge forte ad un passo dall’orgasmo. Lui borbotta qualcosa, sente il suo fremito. “ Scusatemi ma se posso…” non c’è risposta. Quella vera è l’orgasmo di entrambi, prima mia moglie,subito dopo io che le vengo dentro nel momento in cui sento il dito di Alberto correre tra le natiche di Paola spingere con decisione sul buchino che non si apre, non cede, ma la pressione lei la avverte come un maglio di piacere ed io la sento chiaramente attraverso il membro ormai provato e pronto ad esplodere. Lunghi e ripetuti fiotti di seme che le schizzo dentro e che colano lentamente fuori mentre lui ci dice ”bravissimi così” mentre si masturba freneticamente. Paola si sfila sfinita, si getta sul letto, sulla schiena accanto a me tenendosi la mano tra le gambe. Lui la guarda bene continuando il movimento sul cazzo, ora velocissimo. Mia moglie annuisce. Tira su la testa. Lo guarda bene. Lui fa il giro del letto, le si avvicina sempre masturbandosi. Lei guarda ammirata quel coso enorme e sempre più rosso sino a che lui fa per distanziarsi facendo capire che non può più frenarsi. Lei invece lo trattiene allungando la mano e prendendogli le palle con la sinistra. La destra tira su il seno verso la punta del coso ad invitare con un gesto inconfondibile di venirle li. Quasi mi secca questa sua improvvisa licenza non concordata. Mi dispiace ma mi eccita quando vedo la mano di lui prima fermarsi in fondo alla lunga asta, esitare, e poi allentare per lasciare scorrere un fiotto bianco lunghissimo, denso e potente. Il primo scavalca mia moglie, finisce sul letto a pochi centimetri da me. Gli altri cinque o sei sono diretti con precisione sui capezzoli, nella scanalatura del seno, sulla pancia. Non mi sarei mai aspettato di vedere Paola godere di nuovo mentre la mano freneticamente massaggia lo sperma spandendoselo ovunque sui seni, la pancia e tra le gambe mentre l’altra non ha lasciato le palle di Alberto e sul braccio finisce per colare l’ultima goccia. Ora giace li tremante madita di sperma di un altro e continua a massaggiarsi facendo una schiuma bianca e dimostrando di amarne il contatto. Mentre lui continua a dirle “bella, bella, bella “. “Dovrei vergognarmi vero?” ci chiede dopo la lunga doccia che ha fatto, stesa sul letto avvolta dall’accappatoio mentre noi ci siamo rivestiti. Alberto ride. Lei si butta sul letto a pancia in sotto. La guardo. "Paola se fai così vien voglia di mostrare di nuovo il tuo meglio" le dico ridendo alludendo al lato b. “Fammi vedere Pino, fammi vedere bene perché tra l’altro mi pare molto stretta vero?” dice lui stando al gioco. Annuisco. “Ma sensibile”. Si avvicina e si china verso il culo di mia moglie. Le sollevo l'accappatoio. Paola è stesa passiva pancia in sotto si fa guardare e toccare da me e ora anche lui allunga la mano e le carezza la natica. "Te lo da spesso?" "Non spessissimo, forse perché come dici è un po’ stretto " “Tu Pino capisci che io con il mio calibro non ho mai potuto… anche perchè come sai mi piace più vedere che fare. Però ho aiutato tanti . Mi consenti?” “Certo, se puoi” Paola non risponde, non si muove. Alberto estrae dalla tasca dei pantaloni una bottiglietta piccola, tipo inalatore del naso. Si avvicina con fare da professore medico si china sino a pochi centimetri dal sedere di mia moglie chiedendomi di allargare con delicatezza le natiche . “Ecco Pino tiella aperta così ma non troppo, con tutte e due le mani”. Toglie il tappo alla bottiglietta. Qualche goccia oleosa scende : la prima scivola sulla natica, la seconda e la terza precise nel buchino facendo sussultare mia moglie che con un filo di voce chiede “ cos’è cosa fate… no eh, Pino guarda che …” “ Tranquilla Paola, le risponde lui è solo per farti capire una cosa”. E non ha neanche finito di parlare che il suo robusto indice ruota con decisione nel liquido oleoso rimasto in superficie e poi d’un tratto, deciso, senza neanche esitare un secondo, le penetra dietro sino quasi a metà. Paola urla ma non è repulsione,. Non è quello che fa con me. Prova a liberarsi delle mani che la tengono ma è solo un tentativo formale. Alberto è perentorio. “Ora Paola stai ferma e rilassati un attimo non fa male questo. Il liquido che ti ho messo è un lubrificante con effetto anche leggermente anestetizzante. Sta ferma e rilassati sentirai una cosa nuova. Ormai il dito dell’ingegnere è tutto dentro senza che mia moglie abbia neanche accennato a ribellarsi. Anzi ora ansima . “Bravissima Paola così, lo senti? Non è male. Pino toccale il clito ora” Ubbidisco come fossi ipnotizzato da quel dito ficcato profondamente e così facilmente. Ora il nostro amico muove chiaramente il dito e quando le stringo appena il clitoride come so che a lei piace mi viene in mano senza ritegno stringendo forte le natiche ed urlando. Alberto estrae un fazzolettino dalla tasca con l’altra mano e lentamente fa uscire il dito dal sedere di mia moglie avvolgendolo subito nella carta per pulirlo. “Ecco fatto , hai visto che si può godere senza dolore anche li? Vedrai Pino che in futuro ora sarà tutto più facile ma usa questa” e mi lancia la bottiglietta magica. “ La trovi in qualsiasi sexy shop. Ora vi lascio soli, credo che ne abbiate bisogno. Grazie e a domani” ed esce come nulla fosse. Mia moglie sul letto è sfinita, a pancia i n sotto sembra dormire. Mi stendo accanto a lei ma come lo faccio la sua mano mi cerca. “ Sei arrabbiato ?” mi chiede con gli occhi ancora chiusi “E perché dovrei? Anzi. Però un po’ geloso si lo puoi capire,credo che sia logico” “Certo”. Apre gli occhi,si tira su a sedere sul letto lasciando che l’accappatoio si apra. “Ma penso che sei stato carino e generoso e che sei ancora eccitato” e mi carezza sul pantalone. Non parla più. Due minuti dopo mi ha spogliato completamente e con un ritmo ed una dedizione mai viste me lo ha preso in bocca. Quando ha finito e si asciuga la bocca ho una certezza: sarà una crociera che ricorderemo proprio
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13 years ago
paolapino,
50/50
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Desiderio nascosto
questo che racconto è un desiderio che mi pervade da qualche tempo soprattutto allorchè ho visto che mia moglie diventa sempre più troia ogni giorno che passa. vorrei organizzare una bella gang con almeno 10 bei ragazzi belli e molto dotati per dare una bella lezione alla mia mogliettina puttanella. vorrei portarla al mare in una bella casetta isolata per far divertire gli amici interessati. Immagino già la situazione: Lei vede i ragazzi belli che le offrono sè stessi. Lei si eccita sempre più. Un bicchiere di Martini e lei parte . comincia a ridere e inizia a sbirciare nei pantaloni dei primi ragazzi. allora passa al contrattacco. Prende il primo e se lo bacia con passione , mentre cerca il cazzo del secondo nei suoi pantaloncini. Dopo qualche istante ha già in mano la prima preda. Ma è avida ed allora dice agli altri: beh che cosa aspettate? Tutti allora si spogliano mostrando cosa possono offrirle. Lei allora si fa spogliare da tre bei fusti , che iniziano a toccarla dovunque. Inizia a mugolare come una cagna. Il primo ragazzo non perde tempo e glielo infila in bocca. lo spompina con forza . Un altro la impala e nel frattempo le unge il buchetto del culo. Si fanno avanti gli altri che reclamano la loro preda. Allora il più intraprendente dice agli altri di portarla sul letto. Lei già assapora l'idea di essre posseduta in gruppo, come le piace. Ma il gioco si inizia a riscaldare . La legano con le mani alla sponda del letto , mentre due ragazzi le tengono le gambe ben aperte. La sua figa reclama soddisfazione. Il primo ragazzo si fa avanti e la inizia a leccare. Ma lei reclama qualcosa di più. Allora lui le strofina la cappella sulla passera e gliela infila dentro di colpo. Lei inarca la schiena dal piacere. Era il ragazzo più dotato- circa 25/26 cm-.La possiede , mentre un altro glielo sbatte nella bocca vorace che inizia a succhiare a più non posso. Grida di piacere, la troia, grida dicendo : dai dai sbattetemi forte. Ma la sorpresa non tarda. I ragazzi si danno tutti una occhiata di consenso per ribadire gli accordi presi. Allora il ragazzo che la fotte scopa sempre più forte , lei gode come una cagna gridandogli :dai fottimi ancora. Il respiro di lui si fa più pesante ,ma sbatte forte. Poi con la fronte imperlata dal sudore , inizia dirle delle frasi sporche: sei una troia, una gran puttana, vero? Lei risponde : si si sono la vostra puttana. Allora il ragazzo Le risponde: lo sai che le puttane come te meritano il meglio,no? Lei dice : si si è vero. Allora lui sempre più affannato le risponde: e ora te lo diamo il meglio.Inizio proprio io . Eccomi ti sborro dentro e ti metto incinta. E la riempie tutta. Era un mese che il ragazzo non scopava ed allora la riempie davvero bene. La sborra usciva dalla figa con ancora il cazzo dentro. Lei non si aspettava quel trattamento perverso ed allora si inizia a a dimenare. Ma è il turno del secondo ragazzo. La impala ed inizia a fotterla anche lui , mentre gli altri tengono ferma la preda. Dopo poco la riempie anche lui di sborra dentro la figa , dicendole sempre: dai adesso avrai un figlio di puttana! E così via gli altri ragazzi, se la sbattono a turno con lo stesso finale. Lei poi resta esausta sul letto , a gambe aperte, con la figa piena di sborra , ma molto felice. Era proprio una gran puttana!
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13 years ago
admin, 75
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Pomeriggio di primavera
Ricordo benissimo quel giorno, era appena passata una settimana dal matrimonio di Marco. Marco era il mio migliore amico, avevamo frequentato le elementari insieme, ci eravamo persi di vista alle medie e ci ritrovammo adolescenti a frequentare la stessa comitiva. Finito il liceo le nostre strade si erano separate, lui era andato a studiare fuori sede a Bologna, io rimasi in città con la convinzione di fare l'imprenditore e fu così che aprii la mia prima struttura ricettiva, un bed & breakfast. Amavo il turismo, amavo il contatto con la gente, amavo la mia città e le sue bellezze architettoniche ed avevo tutta la voglia e la passione per fare quel lavoro. Non fu facile all'inizio ma l'avvento di internet mi diede una forte spinta a trovare i primi clienti. Marco si era sposato di Sabato era una bellissima giornata soleggiata di primavera, non era caldissimo ma la temperatura dell'aria era sufficiente a non farmi sopportare la cravatta. Per una settimana da quel giorno la temperatura dell'aria continuava a salire e faceva sempre più caldo. Era sabato pomeriggio ed ero disteso sul divano a guardare la TV mentre sorseggiavo il mio digestivo preferito, un "Cinar". Il clima era favorevole all'arrivo di turisti in città per il week-end, ad un tratto sentii il telefono squillare, dall'altra parte un uomo, dalla voce andava tra i trentacinque ed i quaranta, mi chiese se avevo una camera disponibile, matrimoniale, naturalmente dissi di sì. Non aveva alcun accento particolare ma mi sembrava comunque pugliese. Mi disse che era già in città e che se per me andava bene lui sarebbe arrivato da me in venti minuti. "Ok!" esclamai "ci vediamo tra venti minuti in piazza, vicino la colonna del Santo". Mi affrettai a lavare i denti, una spruzzatina di profumo e via, ci tenevo tanto ad avere sempre un ottimo aspetto. Ero sotto la colonna del Santo ad aspettare i miei clienti, c'era poca gente in giro e quindi non mi fu difficile individuarli mentre arrivavavo, lui un uomo alto, capelli corti fisico asciutto, indossava un paio di jeans una camicia ed un giubbetto leggero adatto alla stagione. Non mi ero sbagliato con l'età aveva circa quarant'anni. Lei sembrava più giovane di lui, sulla trentina, altezza nella norma per una donna, capelli fino alle spalle castano chiaro con colpi di sole, era un mix tra sensualità ed eleganza. Cominciai a scrutarla dai piedi alla testa, era una donna attraente, indossava un paio di stivali con tacco, sarà stato un otto, non so non me ne intendo di misure di tacchi, una gonna sopra il ginocchio ed una giacca di quelle fino al bacino, con una cintura alla vita ed aperta sulla scollatura, sotto si intravedeva una maglia a V dove poter ammirare una favolosa quinta misura. Lui camminava leggermente avanzato con al seguito un trolley rosso, lei un passo in dietro pareva che sfilasse, ondeggiava il bacino in una maniera così sensuale che quasi cominciavo a sentirmi bagnato. Quando si avvicinarono non potei fare a meno di guardarle il seno prima del viso che si rivelò di una bellezza unica, occhi castano scuro, uno sguardo profondo e seducente, un nasino delicato, sopracciglia curate, un velo di trucco e due labbra che solo a vederle rendevano l'idea della loro morbidezza. Lei mi fissò negli occhi, come per dire che non si aspettava di trovare uno come me, mentre mi giravo per dare la mano a lui, scorsi le sua lingua che scorreva sulle sue labbra per bagnarle, e quel rossetto diventava sempre più lucido ed acceso. Ci presentammo "piacere, Alex" dissi progendogli la mano. "Matteo, piacere!" rispose menter mi stringeva la mano. Mi voltai ed esclamai "piacere signora, Alex" Un suono dolce, affascinante e deciso uscì dalle sue morbide labbra "ciao Alex, io sono Patrizia" qualche secondo di silenzio "certo che qui fa veramente caldo" affermo Matteo. Li invitai a seguirmi per raggiungere la struttura dove li avrei fatti accomodare nella loro camera. Io andavo un passo avanti stentando e cercando di farmi raggiungere per stare accanto a Patrizia. Entrammo in ascensore e pensai bene di far entare prima Matteo, poi Patrizia e dopo io. Dovevamo raggiungere l'ultimo piano e quel minuto mi sembrò infinito. Mentre entravamo in ascensore lei si avvicinò all'orecchio di Matteo e sussurrò qualcosa, scorsi sul viso di lui un sorriso e nel suo sguardo dell'eccitazione, cercai di non essere invadente, in fondo lo spazio nell'ascensore era ridotto ma notai come Matteo si appoggiava a lei cercando di spingerla delicatamente su di me, e mentre lei fissava le mie mani sentivo il suo seno che si strofinava sul mio braccio "Cazzo!" esclamai dentro di me "così mi fa eccitare!" ed i miei occhi caddero nuovamente sul suo decoltè. Con un piccolo movimento sfilò la cintura della giacca, e tirò un pò giu la maglia prendendola dal basso, si materializzò il bordo del reggiseno, era di pizzo nero, continuavo a sentirmi bagnato e per di più il mio soldatino cominciava a farsi duro. Arrivammo al piano, la porta dell'ascensore era stretta, e nonostante cercai di uscirne per primo Patrizia si infilò tra me e la porta, come per volermi passare davanti, non potetti non notare che mentre cercava di passare mi strofinava il suo culo sodo e alto sui pantaloni, imbarazzato mi voltai verso Matteo che mi guardò sorridendo, in quel momento la prese per il braccio per trattenerla, si avvicinò al suo orecchio per sussurrarle qualcosa e lei continuava a spingere il suo fantastico culo sui miei jeans, ormai rigonfi per la mia quasi totale eccitazione. Non nascondo che era piacevole ma mi sentivo leggermente in imbarazzo. Appena fummo nell'appartamento li accompagnai nella loro camera, il tempo di raggiungere la finestra per alzare la tapparella e Patrizia aveva già tolto la sua giacca. Non era ne magra e ne grassa, era il giusto, le sue forme e le sue curve, le sue rotondità erano al punto giusto, il seno nonostante abbondante non era sproporzionato ai fianchi leggermente più larghi della sua vita. "E' una gran bella donna" pensai tra me e me. Matteo chiese permesso e approfittò subito della toilette. Patrizia mi guardò e si sedette al bordo del letto, accavallò le gambe e con malizia lasciò intravedere la balza delle autoreggenti "Che stronza sussurrai a bassissima voce", "posso chiedervi i documenti per la registrazione?" dissi mentre Matteo nel frattempo uscì dal bagno. Si voltò verso di me e con aria stupita ed il pensiero perso esclamò "cavoli! Ho lasciato il telefono in auto. Mentre sbrigate la registrazione faccio un salto a riprenderlo" tutto mentre si risistemava i jeans e si voltava per uscire. Notai che prima di andare via lanciò uno sguardo a Patrizia e le fece un occhiolino accompagnato da un leggero sorriso, lei rispose mandandogli un bacio portandosi la mano sulle labbra e allungando poi il braccio verso di lui. Matteo uscì, tirandosi dietro la porta. Mentre Patrizia metteva le mani nella sua borsa per prendere il documento personale le chiesi, come spesso facevo, "è la prima volta che venite a Lecce?" Si voltò verso di me e disse "no, solitamente ci veniamo per trascorrere il sabato o la domenica pomeriggio, fare una passeggiata, ma questa volta abbiamo pensato bene di dormire in città e goderci anche la domenica mattina per passeggiare in centro". "Sai Alex, avete proprio una bella città" pronunciò mentre si voltò a frugare nella borsa. "Non riesco a trovare i documenti" esclamò voltando la borsa e facendo cadere tutto il suo contenuto sul letto. Non potetti fare a meno di guardare e notai a prima vista che oltre ad un portafoglio, una matita per occhi, un mascara, un cellulare, una pochette, rotolava sulla trapunta un vibratore. Era di modeste dimensioni, pareva fosse d'acciaio con una base nera. Patrizia mi guardò, mi chiedevo se l’avesse fatto di proposito o era stato un errore, fissandomi prese il vibratore da sopra il letto. La vedevo divertita ma anche imbarazzata, mai quanto lo ero io che arrossii non sapendo cosa dire. Si alzò dal letto e si avvicino a me “scusami, non volevo imbarazzarti”, “sai io e Matteo siamo molto aperti mentalmente”. “Non si preoccupi risposi” mentre lei portava una mano sul mio braccio. Mi fermai a pensare e dissi a me stesso “Cavolo! Mi ha fatto eccitare, mi si è strusciata sopra in ascensore, mi mostra il suo giocattolo personale, questa vuole scopare con me!” allo stesso tempo pensavo “ e se mi stessi sbagliando? E se lei volesse veramente? E se così fosse ma rientrasse Matteo?” non sapevo che pesci prendere ma non finii neanche di pensare che sentii un leggero formicolio sul dorso della mia mano. Patrizia aveva acceso il suo Toy e me lo stava sfregando addosso. Mi poggiò una mano sul petto e mi spinse sul letto, cominciò a massaggiarmi il collo con l’ausilio del suo giocattolino, mentre si sollevò la gonna sulla vita e si mise a cavalcioni su di me. “Sto sognando” pensai, ma l’eccitazione cominciava a sopraffarmi. Cominciai ad accarezzarle le gambe, era piacevole quel formicolio. Si gettò i capelli indietro tutti su un lato e si avvicinò con le sue calde e morbide labbra a baciarmi il collo, non potetti fare a meno di ricambiare mentre le mie mani le accarezzavano e stringevano il culo. Cercai delicatamente di spostarle il perizoma per massaggiarla, a quel punto mentre le nostre lingue si toccavano e le nostre labbra si sfioravano sentii la sua mano prendere la mia e passarmi il vibratore che cominciai a sfregarle tra le gambe, accennando di tanto in tanto a penetrarla. Dai suoi sussulti e dai suoi flebili gemiti capivo che le piaceva. Era tutto così strano, ma non avevo voglia di interrompere il mio piacere e la mia eccitazione. Alzò il busto rimanendo appoggiata sulla mia erezione, si sfilò la maglia ed il reggiseno. “Mio Dio!” esclamai. Aveva un seno favoloso, alto, sodo. Non potetti fare a meno di poggiarci una mano e accarezzarlo, mentre giocavo con il suo capezzolo già turgido tra pollice ed indice. La guardai, vidi nei suoi occhi la luce del piacere, continuavo a sentire il suo bacino strofinare sui miei jeans. Cercai di aprire bocca ma non feci in tempo a dire “E se torna..” – “Matteo?” stavo per dire, ma mi mise un dito sulle labbra, come a farmi cenno di stare zitto, e si voltò verso la porta di ingresso. Girai anch'io il capo e vidi la porta socchiusa. Nel buio del corridoio mi parve di intravedere un occhio di Matteo che sbirciava da quel filo di porta che era rimasta aperta. In quel momento capii che era il loro gioco, che avevano voglia di divertirsi e di coinvolgermi nelle loro fantasie. Scomparve da me quella leggera tensione e mi lasciai andare. Compresi immediatamente che a lei piaceva dominare in questo gioco, voleva essere lei a guidare, voleva essere la regista e la protagonista dello spettacolo per il suo Matteo, considerando che non aveva minimamente spostato il suo corpo da sopra il mio. Mi feci consapevole del mio ruolo e mi lasciai trasportare e guidare da Patrizia. Mi avvicinai con la bocca ai suoi seni e cominciai a baciarli, mentre lei si portò una mano dietro la schiena e cominciò a massaggiarmi attraverso i pantaloni. Mi spinse nuovamente a stare disteso, la sentivo scivolare sul mio corpo mentre mi sbottonava la camicia, sentivo la sua lingua scorrere sul mio petto, sui miei addominali che si contraevano per il piacere. Non mi accorsi neanche che mi aveva già sbottonato i pantaloni che sentii già le sue mani e la sua bocca che mi donavano caldo piacere. Continuammo i nostri giochi per un paio di ore, mentre Matteo in un nostro momento di piacere ne approfittò per entrare in silenzio in camera ed unirsi a noi, prendendosi qualche pausa di tanto in tanto per poter arricchire il loro book fotografico. Questa è stata la mia prima esperienza in questo fantastico mondo. Ancora oggi Patrizia e Matteo ogni tanto prenotano una camera da me e trascorriamo qualche ora di sano divertimento insieme. Grazie Patrizia. Grazie Matteo.
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13 years ago
admin, 75
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13 years ago
BULLSICILIA158863,
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Coppia
venerdì pom ho incontrato una coppia della mia città....contattata qua su desiderya...... all'una ero al centro commerciale, seduta alla gelateria a leccarmi il mio cono nocciola e cocco...i capelli rossi e ricci un pò spettinati, niente trucco, una tuta nera semplice senza fronzoli per non sembrare ciò che non sono..... dopo un pò loro arrivano....un pò di delusione forse, lei una signora sulla 50ina un pò su di peso ma, non grassa...lui un piacevole uomo pelato che però sembrava avesse un buon fisico.... chiacchiere del più e del meno, bevano un caffè e m'invitano a seguirli nella loro casa al mare.... poco distante da li... salgo in macchina con loro....alla fine parlandoci mi hanno convinta, mi piacciono son persone molto gentili...... lei si siede dietro...... io accantoa lui... mentre andiamo verso il mare lui mi mette una mano sul ginocchio e mi accarezza la coscia...lei sul sedile posteriore, appoggiata con la schiena allarga le gambe per farmi vedere che non ha biancheria intima sotto....e si tocca con la mano... c'era un'aria di eccitazione in quella macchina che si poteva tagliare a fette.... mi muovo verso di lui, con le mani apro i pantaloni mentre sta guidando...tiro fuori il suo uccello non molto duro e prima lo tocco poi spostandomi verso di lui decido ci cominciare a leccarlo.... con la punta della lingua comincio ad assaporarne il sapore..... lui stacca una mano dal volante e mi spinge per prenderlo tutto in bocca.. "succhialo" è duro e grosso al punto giusto... siamo arrivati.... parcheggiano la macchina in giardino.. diavolo che casa... quando vedo il cognome sul campanello capisco subito chi sono, loro mi guardano e mi fanno strada fino al portone.. lui apre la porta, lei entra, io rimango come un idiota sulla porta ferma... lui quando mi vede torna indietro mi prende per un braccio e mi trascina dentro... "non preoccuparti siamo persone serie starai bene con noi.." nel mezzo alla sala c'è una bellissima scala a chiocciola di legno lucido chiaro.....lei si è già avviata di sopra... capisco che le camere sono su.. lui mi fa cenno di salire, io obbedisco e salgo scodinzolando con il mio culetto ritto davanti al suo naso... "aspetta" mi toglie il pantalone e le culotte di pizzo color pesca... "sali" aumento lo sinuosità dei miei passi...così da mostrargli con lentezza le mie forme..... arrivata all'ultimo gradino lui mi blocca, mi mette a sedere e chinandosi davanti a me inizia a leccarmi.......a succhiarmi il clitoride come un assetato in cerca di succo....il succo del mio piacere... lei vista la scena mi viene davanti e tirata su la gonna restando in piedi si allarga le grandi labbra per farmi leccare il suo sesso...in quella scomoda posizione comincio a leccarla anch'io... lentamente scivolo con la schiena fino a sentire il freddo del pavimento sotto di me e lei si accovaccia a gambe larghe sul mio viso, usa le mani per allargarla meglio cosi che con la lingua posso quasi penetrarla e mentre lei mugula io godo con la bocca di lui in mezzo alle gambe...... si alzano, mi prendano per mano e mi portano in camera.....una stanza con una finestra da dove entra tanta luce che fa brillare la polvere nell'aria...l'odore di chiuso mi da fastidio, mi pizzica il naso.....mi lasciano in un angolo a guardarli mentre si spolgano con calma , movimenti lenti di chi si vuol assaporare ogni attimo...poi insieme tornano da me e cominciano a togliermi il poco che mi era rimasto...quando sono nuda...mi toccano, mi baciano, mi palpano il corpo..quelle mani che s'impossessano di ogni cm, che esplorano...che mi sfiorano....ho la pelle d'oca non solo per il freddo... "cosa le faresti a questo culo ritto?" senza risponderle lui lentamente comincia a infilarmi un dito nel mio buchino... lei mi mette le dita in bocca fino a farmi allargare le labbra e gioca con la mia lingua.. "e questa bocca la riempiresti di sborra amore? mi spingano sul letto, dove una morbida coperta a girasoli mi avvolge... mette la moglie a pecora e comincia a scoparla... "vieni qua" mi avvicino a lui, che mi prende la testa e mi avvicina alla schiena di lei.. "apri la bocca" faccio ciò che dice..appena aperta il suo cazzo s'infila padroneggiando, premendo tra le mie labbra....sento nella gola la cappella che sbatte.... "ti piace il sapore di mia moglie? annuisco mentre lo scucchio con voracità.... mi fa sdraiare di schiena e mette lei sopra a me come in un 69 ma non vuole questo... comincia a scoparla ancora e poi allarga le sue natiche con le mani e premendola fino a farle assumere una posizione strana mi mette il suo culo a portata di lingua...ho il collo schiacciato....la testa curvata in su.... " fuori la lingua e leccale il buco del culo" dopo che l'avevo leccato per bene lui inizia piano piano ad incularla...i colpi prima lenti diventano forti e precisi e lei geme... io sotto vedo tutto...quando esce ed entra...le palle che sbattano ogni volta che lui affonda.....ho il viso bagnato dalle gocce che cadono...la mia lingua lunga gli lecca le palle quando sono vicine e lui ad ogni leccata mugula più forte.... le abbassa la schiena fino a farle toccare con il naso il mio sesso...e lei inzia a sua volta a leccarmi... il loro odore è ovunque e mi fa impazzire... mi prende e mi mette a pecora anche a me accanto a lei... comincia a scoparmi..... credo di aver urlato dal piacere.. poi dolcemente comincia a mettermelo nel culo fino a che forte sento le palle che premono per entrare anche loro tra le mie natiche.. "ti piace troia...ora ti sfondo il culo" mi rigira e mi mette sempre sdraiata...alza le gambe e me lo infila tutto dentro il culo a gambe larghe... "che puttana che sei.....hai il culo rotto...adesso lo pieno di sborra..." ero estasiata da lui che mi faceva godere come una pazza.. lei nuovamente si siede sul mio viso.. a gambe larghe con tutta la fica bagnata della sborra del marito....quasi mi soffoca con la fregna tutta allargata dalle sue mani e messa sopra la mia bocca.. "tira fuori la lingua e scopami la fregna troia...." "lecca la sborra che cola dalla mia fica....non ne sprecare neppure una goccia...." mentre lui continua a passare dal culo alla mia fica... sempre più forte.... le mani mi toccano, mi strizzano, giocano con i miei capezzoli, duri freddi eccitati.... non vedo nulla, sono sotto di lei.....ho il suo culo sugli occhi.....la sua fica che cola sulla mia bocca aperta.... lui si ferma, lei si alza... si mette in mezzo a noi.. "aprite la bocca e tirate fuori la lingua troie assetate che ora vi faccio bere" entrambe con la bocca aperta....il primo schizzo mi è arrivato dritto in fronte, lei veloce l'ha leccato....poi dopo è colato ovunque sul mio viso e lei continuava a leccarmi come se mi volesse pulire... poi con la bocca piena di sborra ha cominciato a baciarmi e a pienare la mia gola di saliva e sborra ed io bevevo quel cocktail inebriante... il tutto è finito con una doccia calda... una corsa in macchina perchè io avevo fatto tardi e con la promessa di rivederci il prima possibile.........
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13 years ago
admin, 75
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Eleonore
Mah, perché ci sono venuto non lo so, in fondo non mi sono mai interessato alle gallerie e alle mostre d’arte in genere. Gianni, Linda, Renato e Eleonora hanno insistito talmente tanto che non me la sono sentita di rifiutare. Sono i miei migliori amici, non so più neanche da quanto tempo ci conosciamo. Feste e scorribande sempre insieme. Loro sposati da…..boh, forse dalla nascita, io perennemente single e vagabondo. Ieri sera, a casa di Renato e Eleonora l’invito è arrivato come decisione già presa. Gianni a un certo punto ha dichiarato-“domani andiamo a vedere una mostra di pitto-scultura, Eleonora, una vecchia amica di Linda, espone e ci ha chiesto di andare a salutarla. Andiamo a vedere due quadri, poi prendiamo Eleonora e si va tutti a cena fuori”. “Io per la verità me lo eviterei, lo sapete le mostre……”- non ho terminato la frase che Gianni mi ha assalito “non fare il solito guastafeste, domani vieni con noi dai, almeno sarà una serata diversa. Eleonora è una donna molto simpatica, è un’artista”. “Anche lei è single, sai?” cinguetta Linda. Ecco ci risiamo, la solita storia, dovevo aspettarmela. Non so perché, ma si danno tutti da fare per trovarmi una compagna fissa. Secondo me Gianni e Renato lo fanno un po’ per invidia, gli fa rabbia ogni volta che mi vedono con una nuova amica. Linda e Eleonora invece, pur volendomi un mondo di bene, temono che il mio comportamento, diciamo un po’ libertino, possa sviare i loro cari maritini. E così, quando capita, si mobilitano per trovarmi “quella giusta”. Io li lascio fare, in fondo mi diverte e la cosa ha i suoi lati positivi. Ma una pittrice no, immagino già ore e ore a parlare di impressionismo, realismo e post-realismo, linearismo e zigzagismo, pallismo e via dicendo. Il mio intuito mi dice che domani avrò una serata “du’ palle” Comunque sono qua e confesso che quello che vedo attira molto la mia attenzione. Alcuni dipinti e sculture hanno qualcosa di particolare che definirei intrigante. Non so di preciso cosa, ma…... Di colpo mi accorgo di essere rimasto solo, mi volto e vedo i miei amici chiacchierare affabilmente con una signora. Per essere bella è bella, alta, - beh ha pure un bel tacco però - capelli scuri raccolti in una corta treccia sulla spalla sinistra, il viso messo in risalto dai capelli tirati è davvero particolare, occhi grandi e scuri, zigomi marcati, naso piccolo e la pelle ambrata. Li raggiungo e mi presentano Lei. “Vieni Mauro ti presento Eleonora, è lei l’autrice di tutto questo….”. Mi allunga la mano avvolgendomi con un sorriso terribilmente allegro, “ciao Mauro io sono Leo, ti piace questa roba? Dimmi di si o ti rompo la testa, mi sono fatta un culo così……”, sembra arrossire un po’ mentre lo dice, “scusa l’espressione, ma devo sfogare, se non lo faccio con gli amici mi taglio le vene...”. “Figurati, capisco benissimo la tensione che devi aver accumulato per organizzare tutto questo” dico sorridendole allegramente. “Bene ragazzi, ora perdonatemi, fatevi un giro, io faccio un po’ gli onori di casa e poi ce ne andiamo a cena. A dopo”. Devo riconoscerlo, in fondo la fissa dei miei amici ha i suoi lati positivi, Eleonora mi piace molto, è simpatica, allegra e, se non ha manie matrimoniali, ne può nascere una bella “amicizia”. Credo di conoscere abbastanza bene la psicologia femminile, inoltre ho un buon intuito che spesso mi evita di cadere in situazioni-trappola e questa volta l’intuito mi dice che non c’è pericolo. E’ stata davvero una bella serata, Renato è imbattibile nella scelta dei ristoranti mentre Linda consiglia sempre i piatti giusti, io, invece, sono addetto alla scelta del vino. Pensare che ero astemio fino a 10 anni fa, poi ho recuperato alla grande assaggiandoli praticamente tutti. Ora sono sul mio letto e mentre fumo l’ultima sigaretta della notte ripenso……...si, ripenso a Eleonora. Penso alle grandi risate che ci siamo fatti parlando del più e del meno, senza mai toccare l’argomento mostre e gallerie e io che temevo di non dover parlare d’altro. Ha solo sfiorato l’argomento per dirmi che, quando non ci avevano ancora presentati, aveva notato il mio interessamento per alcune delle sue opere, tre dipinti e due sculture piuttosto particolari e mi chiedeva come mai proprio quelle avevano attratto il mio interesse. Già, come mai proprio quelle? ricordo solo che ne ero rimasto tanto intrigato e colpito nel guardarle, da non accorgermi che gli altri si erano allontanati lasciandomi solo. Imbarazzato, non ho saputo darle una risposta e lei, chiudendo l’argomento, mi ha detto “stai tranquillo, te lo spiegherò io quando e se vorrai”. Ecco, adesso non riesco a pensare ad altro. Perché proprio quelle mi hanno colpito così tanto? Le ho davanti agli occhi, passo da una all’altra con la mente ma……….. Un trillo continuo, come un campanello d’allarme, mi risuona nel cervello. Cosa vorrà dire? Ma cosa vuoi che voglia dire, è il telefono che squilla, scemo!!!!! “Pronto!!??”, “Ciao, allora, ci sei arrivato da solo o dovrò spiegartelo io?” “Eleonora!!!!, ma come avevi il mio numero di telefono?” “Hai mai sentito parlare di elenco telefonico?” “Si ovvio, che stupido”, certo che, quando mi ci metto, la parte dell’imbranato mi riesce benissimo, “come fai a sapere che stavo giusto pensando alle tue opere?” “Lo so e basta, ricordati che sono una femmina, mica solo un’artista”, lo dice ridendo ma mi sembra che abbia marcato un po’ la parola femmina, avrebbe potuto dire “donna” e invece no, “femmina”. “No, non so spiegarmelo, forse erano le più belle, forse i colori, no, direi più…si ecco, mi trasmettevano delle emozioni che non so definire” “Bene, ci sei quasi, se ti va, ti posso spiegare io di che genere di emozioni si tratta, sai sono le stesse che provavo mentre creavo. Sei libero domani?” “Certo, ormai sono in vacanza, che ne dici di andare al mare?” “NO!, niente mare, tu domani vieni al mio studio. Preparati a vivere quelle emozioni che ti hanno così intrigato” “Ok, dammi l’indirizzo così ti…..” “Cazzo, ma ce l’hai l’elenco telefonico o no? Ti aspetto alle 15, sii puntuale per piacere e porta del vino, tu sei così bravo a sceglierlo. Sogni d’oro tesorino” Caspita che caratterino, deve aver bevuto un bel po’ al ristorante. Uhmm, il mio intuito mi dice che domani avrò una giornata da favola…….. 14.59 – Suono alla porta con in mano le mie due brave bottiglie di vino bianco gelato e una piccola scatola trasparente con un’orchidea attorniata da fiori di campo. Mi apre accogliendomi con un sorriso contagioso e gli occhi le si illuminano ancor di più quando vede la composizione floreale. “Lo sapevo, non mi sbagliavo” esclama con tono trionfale, “cosa sapevi?” chiedo sorridendo, “nulla nulla, poi ti spiego, accomodati ora” mentre mi tira per la mano all’interno del suo studio. Tele, cavalletti, colori, sgabelli, divani e poltrone riempiono due ampi locali, altre tre porte si affacciano su queste due sale adibite a studio. Un ampio balcone e una finestra consentono di ammirare uno dei panorami più belli del continente. “ehi, sei in paradiso qui” esclamo affacciandomi al balcone. “Dipende sai, esiste anche l’inferno e magari ti inganna presentandosi sotto l’aspetto di un Eden, sarai tu a dirmi se per te è Paradiso o Inferno”. Annuisco con un sorriso più scemo che furbo, non ho capito cosa intendesse dire ma non voglio che se ne accorga. Se ne è accorta! “Lo so che non capisci, in fondo sei solo un maschio….dai non ti arrabbiare, scherzo”, “vieni a sederti qui sul divano vicino a me, abbiamo un bel po’ di cose da dirci noi due”. Mi accomodo al suo fianco e già questo mi provoca una strana eccitazione. Indubbiamente è una donna conturbante, ecco, si, questa è l’esatta sensazione, mi turba. “Mentre apri quella bottiglia di vino, prova a spiegarmi cosa ti ha colpito particolarmente di quei dipinti che osservavi così attentamente, sai, quelli che guardavi tu fanno parte di una collezione speciale, per crearli devo avere una ispirazione particolare”. “Prima di tutto mi ha colpito il titolo della collezione, come era? Ah si, - Domino -. Ti riferisci al gioco del domino?”. Ride di gusto, “no no, Domino, prima persona dell’indicativo presente del verbo dominare – IO DOMINO –” . Lo dice con un tono così serio che sembra voglia comunicarmi qualcosa. Provo a risponderle “nel senso che domini l’arte della pittura? Domini le tue emozioni e le incanali verso la tela?”. “No,” mi dice guardandomi come un allievo poco dotato, “proprio non capisci, eppure mi sei sembrato la persona adatta a ridarmi quel genere di ispirazione”. Oh, che voglia chiedermi di farle da modello? La cosa mi piace, sarebbe un’esperienza intrigante. Come sempre sembra leggermi nel pensiero, “volevo usarti per incanalare quelle emozioni verso la tela”, dice facendomi il verso, “lo faresti per me?”. “Certo che lo farei” rispondo con entusiasmo e iniziando a sorseggiare il vino, “sarebbe un’esperienza divertente e comunque nuova…..”, mi interrompe di colpo “sicuramente esperienza nuova, divertente non so, ricordi l’Eden e l’Inferno di cui parlavo prima?”, “si, lo ricordo ma non so bene a cosa ti riferivi”, “allora lo capirai ora e senza troppi preamboli. Sei disposto a rischiare l’inferno per giungere forse al Paradiso?”. Mi guarda fissamente negli occhi come se aspettasse una risposta di fondamentale importanza. Dio quanto mi sento idiota, non so di cosa parla ma cerco di assumere un atteggiamento convinto quando le rispondo che sarei disposto a cercare l’Inferno insieme a lei sicuro di toccare il Paradiso. Ormai sono convinto, sta cercando di eccitarmi con i discorsi sull’inferno, il peccato e il piacere del paradiso, beh, ognuno ha i suoi metodi e se vuole portarmi a letto per me va bene anche questo. Mi afferra il mento tra le dita stringendolo fino a farmi quasi male, “togliti dalla testa quello a cui stai pensando. Può darsi che un giorno a letto con me ci verrai, ma non certo per questo ti sto offrendo l’Inferno. Ricordati –IO DOMINO!!!” Non capisco cosa sta cercando di comunicarmi, o meglio forse comincio a intuire qualcosa. So di persone che provano piacere a dominare e altre che amano essere dominate, che Eleonora sia una di quelle? In realtà l’argomento mi ha incuriosito in passato, ma poi ho abbandonato l’idea non trovandone riscontro in nessun altro. Sussulto alla sua voce, - “allora ci stai?” - continua a fissarmi dritto negli occhi e a stringermi il mento tra le dita. Mi ritrovo ad abbassare lo sguardo e a farfugliare qualcosa “cosa dovrei fare? Spiegami chiaramente…….” . Urla quasi la sua risposta “spiegarti?, c’è poco da spiegare IO DOMINO tu ubbidisci”, “se ti va rispondi si e scenderai all’inferno prima di risalire lentamente verso il tuo Paradiso, altrimenti prendi i tuoi fiori, il tuo vino e sparisci da qui” Un turbinio di emozioni mi sconvolge la mente, sento il suo sguardo farsi strada nel mio cervello. Sembra penetrarmi da ogni parte e vincere senza sforzo ogni mia resistenza. Senza neppure accorgermene dalle mie labbra esce un deciso “Si”. La mano di Eleonora allenta la presa del mento per afferrare di scatto i miei capelli alla nuca “Si Padrona” sibila con voce nuova, “ripetilo bene ora”. “Si Pa-drona” dico mentre cerco di liberarmi dalla sua presa. “Bravo, ne ero certa fin da quando mi hai offerto quei fiori stasera, lo hai fatto come solo un vero schiavo sa fare. Ora iniziamo l’addestramento, Inferno o Paradiso che sia, ormai è cominciato”. Abbiamo fatto un patto, o meglio, lei ha dettato delle regole. Entro un’ora potrò decidere di andar via senza mai più rivederla, ma se dopo un’ora sarò ancora lì, le apparterrò per tutto il tempo e per ogni volta che vorrà. “Mi apparterrai nel più completo dei significati, sarai cosa mia, il tuo cervello sarà mio, il tuo corpo sarà mio. Non avrai vergogna o imbarazzo per nessuna delle cose che ti ordinerò. Eseguirai felice di farlo, perché sai che ciò da piacere alla tua Padrona. Deciderò del tuo dolore e del tuo piacere. Sappi che allargherò il tuo corpo e la tua mente oltre i confini del pudore, del dolore, della vergogna e del godimento. Potrai gridare, divincolarti e tentare di rifiutare o di fuggire ma non servirà a nulla perché sarai legato, obbligato, umiliato e punito finchè non diverrai docile e remissivo.” Sono confuso e frastornato, le gambe si piegano per l’emozione ma qualcosa di me dichiara apertamente che resterò e che ho già accettato ogni condizione. La mia resa è totale, lo urla palesemente la mia vistosa eccitazione. Uno dei quadri che mi aveva colpito alla mostra ritraeva un giovane uomo inginocchiato, le mani legate dietro la schiena, i muscoli tesi e il capo rivolto quasi a percepire chissà cosa, quasi volesse usare tutti i suoi sensi per sopperire alla vista impedita da un foulard sugli occhi. L’uomo, completamente nudo, indossava solo un vistoso paio di scarpe femminili con i tacchi alti. I colori che lo circondavano sfumavano da un dolce e intenso azzurro fino a un rosa antico stranamente minaccioso. A parte i colori, ora quell’uomo ero io. Come nel dipinto, cercavo di coprire con una gamba il mio sesso che appariva stranamente eccitato. “So perché guardavi con interesse quel quadro, perché tu sei esattamente quello che avevo rappresentato. Uno spirito sottomesso mascherato da una falsa e ipocrita faccia da duro. Vedrai che fra non molto ti riconoscerai perfettamente in ciò che intendo trasformarti”. “In cosa vorresti trasformarmi, cosa intendi dire Eleonora?”. SHAFTT!!! Finisco appena la frase e un ceffone mi colpisce in pieno viso, “PA-DRO-NA, Padrona Eleonora, ricordati di chiamarmi sempre Padrona quando ti rivolgi a me. Per ora non ti sono consentite domande, ti dirò io quando potrai farle”. Il viso mi brucia, non vedo nulla, l’impulso di incavolarmi e andar via è forte ma……….ma resto lì, in ginocchio, in silenzio, sorpreso più dalla mia mancata reazione che dallo schiaffo ricevuto. Riprende come se nulla fosse accaduto, “ricordi i colori di quel quadro? Quel celeste intenso che sfuma nel rosa rappresenta il processo di femminilizzazione di cui tutti voi maschi avreste bisogno per migliorare un po’ le vostre scarse qualità. E’ una teoria molto antica ma da troppo tempo abbandonata. Ho intenzione di riattivarla con te. Un addestramento che ti porterà a comportarti, a pensare e a sentire come una femmina, cosa ne dici?”. “Dico che sei svitata se credi che io accetti”, sibilo tra i denti, ma un secondo ceffone mi fa pentire immediatamente di quell’atto di coraggio. “Allora vai via ora, perché fra poco non potrai più andartene, anzi, non vorrai più andartene”. Sento i suoi passi allontanrsi dopo avermi sciolto le mani. Una porta sbatte violentemente e poi il silenzio. Mi ha lasciato solo, ora andrò via e non la rivedrò mai più, si ora mi alzo, chiudo questa farsa e me ne torno a casa. Si ora vado………. “Vedo che hai deciso”, sento la sua mano accarezzarmi la testa con tenerezza, non la vedo, sono ancora bendato e in ginocchio. La sento legarmi di nuovo con delicatezza i polsi. Stringe di colpo facendomi sobbalzare. “L’ora è scaduta, sarai la mia schiava disponibile, obbediente e sottomessa?”, “si……..Padrona Eleonora”, “bene, sigilliamo subito questo patto, chinati e dimostrami la tua obbedienza”. Un attimo e mi ritrovo le labbra poggiate sui suoi piedi. Inizio a baciarli ma dopo un po’ sento le dita forzarmi la bocca, capisco che desidera sentire la mia lingua. Le lecco la pianta, il collo, le dita e mi accorgo che mi piace farlo. Una strana emozione si è impossessata di me, comincio ad avvertire il piacere di obbedirle e di colpo mi è chiara la sensazione provata alla vista dei sui quadri. “Basta così, ora dovrai dimostrarti umile e capace del ruolo che ti sto offrendo”. Si allontana, la sento fruga in cassetto, dopo un po’ ritorna e mi aiuta a sollevarmi. Le mie gambe sono piuttosto intorpidite, le ginocchia dolenti. Mi avvolge qualcosa attorno al collo dopodiché mi toglie la benda dagli occhi. La luce di prima non c’è più, solo candele accese illuminano la scena, riesco facilmente ad abituarmi alla penombra e quello che vedo non mi piace. Ricordo di colpo, sono nudo come un verme, solo le scarpe da donna con alti tacchi e……e un collare con il guinzaglio al collo. “Vieni, seguimi” dice tirando il guinzaglio. Arriviamo in bagno, una piccola cesta è piena di biancheria, me la indica mentre mi libera le mani dal legaccio, “su, lavala bene e poi stendila ad asciugare”. “Mi raccomando, usa il sapone delicato, non vorrei la rovinassi, altrimenti sarò costretta a punirti”. “Se smagli anche una sola calza te ne pentirai amaramente” dice uscendo e sbattendo la porta. Eccomi solo, come un idiota a fissare una cesta piena di reggiseni, slip e calze. Ma perché cazzo mi sono ficcato in questa storia. Neppure il tempo di formulare il pensiero ed eccola di nuovo alla carica, “su da brava, indossa questi prima di dedicarti alle faccende”. Mi passa un grembiulino bianco corto da legare in vita e un top con le bretelline, troppo stretto per esere credibile. Mi allaccia il grembiule mentre mi contorco per infilare il top e subito dopo sparisce di nuovo. Ho lavato già due paia di calze, due reggiseni e un paio di perizoma quando, alla nuova calza la tragedia. Un unghia si impiglia nella trama e non ne vuol sapere di uscire senza portarsi dietro un paio di fili. Cerco di nascondere la smagliatura ripiegando la calza, chissà forse non la vedrà. Non faccio in tempo a prendere l’altra che l’infida unghia è già artigliata. Maledizione due calze rovinate in 2 secondi, beh non sarà poi così grave, se vuole, ne comprerò una dozzina di paia così non avrà di che lamentarsi. Esco dopo una quindicina di minuti, “ho finito Padrona”. Si alza dal divano su cui era adagiata e va spedita nel bagno. E’ meglio che glielo dica subito, “Padrona, purtroppo ho smagl…….”. Un urlo mi interrompe, “lo vedo quello che hai combinato, stupida bestia, sei una sciocca incapace. Ora come la mettiamo?” “Non ti preoccupare Padrona, domani te ne comprerò una dozzina”. “Ma allora sei davvero stupida? Non capisci che non dovevi farlo?, me ne fotto se domani me ne comprerai delle nuove, dovevi stare più attenta. Hai le unghie rotte, vedrai che dopo metteremo a posto anche quelle”. “Ora inginocchiati su quella poltrona, forza, senza discutere”. Sono inginocchiato su una poltrona abbastanza larga, le gambe divaricate, le caviglie e le mani legate ai piedi della poltrona, sono praticamente immobilizzato. Il cervello è in fiamme, non capisco cosa ha intenzione di fare ma non mi piace per niente qualunque cosa sia. Pochi attimi e tutto mi è chiaro. Un colpo si abbatte violentemente sui mie glutei. Uno schiaffo cosi violento da farmi sussultare e gridare. Un secondo e un terzo si ripetono sullo stesso gluteo. Il dolore è intenso anche se a questi ero più preparato. Ho la parte in fiamme ma i colpi continuano ad arrivare e sempre sullo stesso posto. Non reggo più e comincio a urlare, “basta, ti prego basta, mi fai male”. “Stupida troietta che non sei altro, non solo hai il fegato di aprire bocca, ma dimentichi anche di chiamarmi Padrona”. Un altro poderoso schiaffo mi colpisce l’altro gluteo. “Ahia, Padrona basta ti prego, mi fai male”. “Ho capito, l’unico modo per farti stare zitta è chiuderti la bocca”, mi passa davanti, apre uno stanzino e tira fuori un paio di scarpe da ginnastica con dei calzerotti ficcati dentro, “questi li ho usati per correre due giorni fa, ho dimenticato di farteli lavare ma credo che ora saranno utili”. Ne prende uno e, dopo avermi fatto spalancare le labbra, lo caccia dentro. L’odore non è piacevole, il sapore ancora meno. Mi passa una delle calze smagliate sulla bocca e la lega dietro la nuca. “Ecco un bel bavaglio doppio uso, ti terrà zitta e ti farà penetrare il mio odore nel cervello”. E’ strano, eppure sono eccitato. Lei se ne accorge, prende un laccio e mi lega i coglioni alla base girando più volte il legaccio attorno al membro. “Ecco, così lui non avrà tanta voglia di divertirsi”. E’ vero, ora l’erezione mi provoca dolore e così dopo pochi secondi è bella e che sparita. Sento che mi accarezza le natiche, poi le dita accarezzano il solco, si fermano sul buchetto, ci girano attorno. Posso solo mugugnare “uhmmm mmm”, il pensiero mi trafigge il cervello, spero che non voglia entrare, non mi farà mica questo scherzo?.... Si, cerca di allargare il buco con le dita, la sento ridere piano mentre forza. E’ stretto, non riesce, dopo un po’ sento che mi spalma qualcosa di umido, appiccicoso come una crema, si, è proprio crema. Ora l’ostacolo cede facilmente, avverto le dita invadermi, risalire dentro di me fino al cervello. Le sento giocare con il mio cervello come se volessero manipolarlo, impossessarsene così come aveva detto “……..il tuo cervello sarà mio, il tuo corpo sarà mio………….allargherò il tuo corpo e la tua mente……..” “Uhmm-mmmm uhhh” a nulla servono i miei lamenti, ormai è dentro di me e ha intenzione di entrarci sempre di più. Prima due dita, poi tre, poi tenta con tutta la mano, per fortuna ha una mano sottile, ma nonostante ciò non riesce a profanarmi totalmente. “Vedrai che prima o poi ci riuscirò, voglio allargarlo fino al polso, voglio giocare con la mia mano dentro di te, voglio che ti piaccia per vederti contorcerti dal piacere e farti sentire come gode una vera puttana, la mia puttana disponibile, obbediente e sottomessa” Sento le dita uscire, provo un sollievo incredibile, finalmente ha smesso. Non ha smesso affatto, pochi secondi e una punta dura comincia a farsi strada dentro di me. Lo spinge con decisione ma con fatica, la strada è stretta, il dolore aumenta sempre più come se l’oggetto diventasse sempre più largo. Lo ha piantato fino in fondo, lo muove un po’ per vedere se resta al suo posto. Quando è certa che non si muoverà lo lascia e viene a posizionarsi davanti a me. E nuda, indossa solo calze autoreggenti e uno strano reggiseno senza coppe che le lascia libere e scoperte le mammelle. Si strofina contro il mio viso certa di causarmi una dolorosa erezione per via del laccio che mi stringe membro e testicoli. “Allora,” mi deride, “cominci a sentirti un po’ più femminuccia?”, muovo la testa in segno di diniego. Sbagliato, si irrita, apre un cassetto davanti a me, ne tira fuori una frusta a strisce, mi gira a torno e si posiziona dietro la mia schiena. Comincio a tremare come una foglia, immagino che intenzioni abbia, provo a dire qualcosa ma dalla bocca imbavagliata esce solo un ridicolo rantolo. Il primo colpo si abbatte improvviso sulla schiena, neanche tanto forte, ma mi fa saltare letteralmente. In rapida successione un’altra dozzina di colpi arrivano sul culo e sulla schiena. Mi brucia tutto, ma non riesco neppure a lamentarmi, sono completamente soggiogato da quella dominatrice. In tutto una ventina di colpi, alcuni dolorosi, altri meno, ma tutti terribilmente umilianti. Ha finito, mi libera la pancia da quell’oggetto infernale, mi slega le mani e le caviglie e toglie il bavaglio con uno strappo. Potrei fuggire ora, andar via magari dopo averla schiaffeggiata, mandare al diavolo lei e quel gioco del cazzo. Perché non vado via? Perché? Perché………………….? “Allora non ti senti ancora femminuccia vero” dice guardandomi fisso negli occhi, l’umiliazione mi fa abbassare lo sguardo, ma non rispondo. “Bene, vedremo, io non ho fretta”. “Inginocchiati davanti a me”, - lo faccio -, “vediamo allora quanto è profonda la tua sottomissione”, mi prende i capelli dalla nuca e tira la testa all’indietro. “Ora apri la bocca e sii pronto ad accogliermi, mi sentirai scendere nel cervello”. “Apri bene quella bocca da troia”, la apro obbediente, non so cosa voglia fare. Mi guarda negli occhi mentre un fiotto di saliva le affiora sulle labbra, lo lascia scivolare giù fino a centrare la mia bocca spalancata. “Ingoia, fallo giungere al cervello, assapora lo sputo della tua Padrona”. Sìììì, lo ingoio ma scende giù, piuttosto lo sento salire, penetrare nella mente, avvolgermi i pensieri e mischiarsi con essi. È miele dolce e inebriante, è droga che sprigiona i sogni più nascosti, li fa affiorare presentandosi come la sola, vera realtà: Lei è la mia Padrona. Spalanco ancora le labbra e un nuovo fiotto mi riempie la gola per unirsi all’altro in un gioco di fuochi d’artificio. Un altro fiotto affiora copioso sulle sue labbra, china il viso verso il basso, questa volta sembra sbagliare la mira, ma non è così, la saliva non centra la mia bocca ma le cade sul piede, lei spinge giù la mia testa e incalza “leccala, lecca la saliva della tua Padrona, dimostrami quanto ti umili per me”. La mia lingua scivola sul piede, non è veloce quasi a voler gustare di più quel misto di sapori. Ormai la mia volontà sembra telecomandata dalla sua,………….non ho più il controllo. Mi tira su in piedi per il collare quasi strozzandomi. “Bene!”, dice con una voce mielosa ma carica di derisione, “continuiamo l’opera. Siediti su quella sedia così passiamo al trucco”. Guardo la sedia su cui dovrò sedermi e subito ho un sussulto, inorridisco per quello che vedo. Proprio al centro della sedia, dritto, svettante come una provocazione c’è l’oggetto che fino a pochi minuti prima era ben piantato nel mio buchino. Anzi a guardarlo credo sia solo simile ma ben più grande. Una sorta di cono, con la punta arrotondata e che si allarga sempre più verso la base per poi restringersi di colpo e terminare con una parte piatta che ha lo scopo di restare fuori dallo sfintere e al contempo non farlo uscire una volta piantato. Ora quella base piatta serve a mantenerlo dritto sulla sedia sulla quale dovrei sedermi impalandomi da solo. La guardo terrorizzato, resto bloccato, paralizzato. Intuisce bene le sensazioni che mi tempestano i pensieri, si avvicina e spingendomi per le spalle, con lentezza esasperante, senza staccare lo sguardo dai miei occhi mi costringe a indietreggiare verso la sedia. Non riesco a proferire alcuna parola, sorride crudelmente fissandomi ancora negli occhi, “impalati……da solo…..voglio vederti mentre lo fai…….pensa solo che lo fai per me. Il tuo culo è già abbastanza aperto e unto, ma se vuoi - dice porgendomi un tubo di crema - usa questa”. “Anzi, voglio che la usi, voglio vederti mentre ungi quel dildo e lo prepari per sedertici sopra”. Ho gli occhi gonfi di lacrime, sono dolente, umiliato, imbarazzato, ma non riesco a rifiutarle più nulla. Faccio quello che mi chiede, “ora piano, poggiaci il tuo buchino sopra e comincia a scendere lentamente. Non voglio che usi le mani, muovi il culo come una troietta. Cercalo, desideralo, devi assaporare l’idea della penetrazione. E’ cosi che facciamo noi donne sai? È così che dovrai fare anche tu. Vedrai, non potrai più fare ameno di queste sensazioni. Quando avrai imparato a godere come una femmina capirai che non c’è paragone tra un nostro orgasmo e uno di quei vostri ridicoli spruzzetti di sperma. Sono sospeso a metà strada, con le gambe piegate ad angolo, non riesco a scendere oltre, lo sfintere si stringe, rifiuta quella penetrazione così come la rifiuta il mio istinto maschile. Come una pantera che assapora l’odore della preda si avvicina, prende le mie gambe tra le sue e lentamente si siede sulle mie cosce. Il peso aumenta regolarmente, non riesco a reggerla, sono costretto a sedermi, lei spinge verso il basso le mie spalle. Lo sfintere si allarga, cede, si apre per lasciare scivolare dentro quel mostro. Sento un dolore fortissimo ma ormai non reggo più, sono aperto, di colpo l’ultima parte, la più larga si fa strada e mi sfonda. “AAAHHHHH”, sono impalato, profanato per regalare a lei tutta la mia vergogna di maschio. “Visto? – mi deride alzandosi e carezzandomi ancora una volta la testa – più facile di quello che temevi. Ora resta seduta lì mentre io lavoro. Voglio un capolavoro, sarai il mio quadro vivente”. Il lavoro consiste nel truccarmi e prepararmi come una puttana. Ogni volta che si accinge al “lavoro” lo fa sedendosi sulle mie gambe in modo da mantenere ben saldo dentro di me il dildo conico. Usa rossetto, fondotinta, mascara ombretto e quant’altro possa servire per trasformare il mio viso duro in un ridicolo viso femminile. Mentre si divertiva a truccarmi, guardando i miei capezzoli ha ritenuto fossero troppo piccoli per una troia e quindi andavano ingrossati Ha usato una di quelle grucce appendi pantaloni, quelle con le pinzette che scorrono lungo un assicella centrale. Ha applicato le pinze ai capezzoli e poi le ha fatte scorrere verso l’esterno provocandomi un dolorosissimo allungamento. Ogni tanto, durante il trucco, allontanava di più le pinze tenendo sempre in trazione i capezzoli che già dopo pochi minuti erano gonfi e allungati. Ormai avevo dolore dappertutto, l’ano dilatato, il membro e i testicoli legati e i capezzoli in trazione. Ha tagliato e limato le unghie, coprendole con smalto rosso. Al termine del trucco, con un foulard mi ha coperto i capelli troppo corti e gridando divertita “finito!!!!!”, ha continuato, “ora puttanella, guardati allo specchio e dimmi se non hai sempre desiderato scoparti una donna così”. Mi tira per il collare facendomi alzare. Spero che alzandomi il dildo scivoli fuori dalla mia pancia. Nulla da fare è così ben piantato che dovrà tirarlo per farlo uscire. Mi avvicino allo specchio, cammino goffamente con quell’arnese dentro di me. MI guardo e quello che vedo mi da un senso di smarrimento….quella donna ben truccata, quasi intrigante……..sono io. Certo è un’artista, con i colori ci sa fare. Ricordo di colpo i colori di quel quadro. Dall’azzurro intenso al rosa in una serie di sfumature che avrebbero dovuto fare a cazzotti e, che invece, si sposavano in un modo terribilmente affascinante e decisamente trasgressivo. “Questi capezzoli non sono ancora abbastanza lunghi, ci metteremo un bel peso legato, d’accordo signorina?”. “Si Padrona”. E’ la prima volta che rispondo così a tono e con tanta convinzione. Mi guarda e sorride . “Bene, vedo che fai passi da gigante, sarai pronta presto per essere usata come serva”. “Niente pesi, ho un’idea migliore”. Tremo al pensiero delle sue “idee migliori”. Con un laccio lega il gancio dell’appendiabiti alla cordicella che stringe i testicoli, ma usa un laccio troppo corto così che, quando mi metto diritto, i capezzoli e i testicoli vanno contemporaneamente in trazione. Il dolore mi costringe a restare piegato per allentare la trazione, ma un colpo di frusta sulle natiche mi rimette diritto strappandomi un piccolo urlo. “Diritta troia, stai diritta, non mi piacciono le donne gobbe. Stenditi sul pavimento, qui davanti al divano”. Sono steso sul pavimento, lei seduta sul divano mi poggia i piedi sul viso. Di tanto in tanto le dita di un piede si infilano tra le mie labbra per essere leccate, l’altro piede gioca con le pinze strette sui capezzoli oppure mi schiaccia il bacino sul pavimento per forzare il dildo che dilata quello che una volta era uno stretto buchino. Dopo circa mezz’ora di telefonate decide che è il momento di prendersi di nuovo cura di me. Mentre ero disteso, credo di aver visto la sua mano che, con dolcezza, si intrufolava tra le gambe e mi è sembrato di sentirla ansimare. Prima di alzarsi, con noncuranza poggia quella stessa mano sulle mie labbra e mi obbliga a succhiarle le dita. “Alzati!!!”. Sono in piedi. Mi stacca le pinze dai capezzoli, Le stacca letteralmente tirandole via senza aprirle. Urlo! Il dolore è lancinante, mi curvo in dietro e ovviamente dò uno strappo ai testicoli. Urlo ancora, un ceffone mi colpisce in pieno viso. “Staaa ziiitta! Lo vedi che sei proprio una femminuccia?”. “Ma si, in fondo è così che ti voglio, ti voglio femmina”. I capezzoli si sono ingrossati più del quadruplo e anche il petto mi sembra più grosso. Dio che mi sta accadendo? “Indossa questi ora”. Davanti a me un paio di calze autoreggenti scure, un perizoma e un reggiseno neri con del pizzo lilla ai bordi. Fatico a indossarli, non è facile allacciare un reggiseno, io so slacciarlo ma indossarlo è un’altra cosa. Da un cassetto tira fuori due seni di silicone, sono delle protesi ma perfette, sembrano di carne. “Tieni, per ora riempi le coppe con queste, non sei “ancora” abbastanza gonfio”. Quell’”ancora” mi fa rabbrividire. “Aspetta, prima mettiamo queste sui capezzoli, così quando ti stringo le mammelle sentirai un po’ di piacere”. Si avvicina e scostando le coppe mi applica due mollette e poi sopra fissa le protesi coperte dal reggiseno. L’indumento è stretto per cui schiacciando le pinze mi provoca delle sensibili fitte ai capezzoli. Si sposta dietro di me, mi scosta il filo del perizoma e con mano decisa mi estrae dal culo il cono. Sento lo sfintere dilatato, mi accorgo di non riuscire a stringerlo. Credo che resterà aperto così per un bel po’. “Vieni con me ora”, “dimmi, sei pronta? Ti senti pronta per me?”. “Pronto per cosa Padrona?”. “Pronta, stronza, pronta non pronto” mi sibilla sul viso mentre con una mano mi stringe i coglioni. “Capisci cosa dico o devo ripeterlo ancora?”. “Si Pa- padrona, sono pro-o-nta “ Mi piego in due finchè non molla la presa. “E allora in ginocchio e dimmi che desideri essere la mia puttana, la mia servetta disponibile, obbediente e sottomessa”. “Su, in ginocchio” ripete afferrandomi i capelli e spingendoli verso il basso. Sono in ginocchio davanti a lei, lo so non sono io che parlo, ma la voce esce da sola dalle mie labbra, ormai tutto mi sfugge, nulla dipende più da me. Lei ha il controllo totale, è questa la vera sottomissione psicologica? Credo proprio di si. Dipendo completamente dalla sua volontà, sono in suo potere. “Padrona desidero essere la tua serva, la tua puttana, sarò sempre disponibile, obbediente e sottomessa”. “Quanto disponibile? Voglio che tu mi dica quanto..” “Totalmente disponibile Padrona, per ogni cosa che vorrai”. “Ne sei sicura? Per ogni cosa? Potrebbero esserci cose che non ti piacciono affatto.” “L’importante è che piacciano alla mia Padrona ed è sufficiente che lei me le ordini. Se dovessi rifiutarmi o ribellarmi la mia Padrona saprà come punirmi”. Uno strano lampo negli occhi le illumina il sorriso beffardo. “Vedremo subito allora, seguimi a quattro zampe”. Siamo nel bagno, sono steso nella vasca, lei è seduta sul bordo. “Hai bevuto la mia saliva, ma il mio sputo è nulla al confronto. Ora ti disseti con quello che è dentro di me, quello che produce il corpo della tua Padrona, berrai la mia urina ingoiandola tutta, è da quando sei arrivato che la conservo per te e ora è giunto il momento. Dimostrami che sei degna di servire un vera Padrona. Spalanca la gola e bevi, beviiiii”. Le ultime parole sono seguite da un getto di pioggia dorata che centra in pieno la mia bocca. Ho la gola piena. Sapientemente si ferma, attende che abbia ingurgitato e riprende la cascata. Dosa con esattezza i tempi, non finisco di bere un sorso che già mi ordina di riaprire la bocca per un nuovo zampillo. Non so quanti minuti dura questa tortura, so solo che avrò bevuto almeno due litri di pipì della mia Padrona. Ho la gola e la pancia in subbuglio, un sapore come quello non lo avevo mai provato, ma non avevo mai provato neppure un’umiliazione come quella. Steso in una vasca, truccato e vestito come un transessuale, con la bocca aperta ad accogliere la piscia di una donna che si fa chiamare Padrona. Non riesco a terminare il pensiero che, un rumore sordo ma prolungato mi colpisce il cervello. Guardo verso i suoi glutei e scorgo lo sfintere, oscenamente dilatato, che emette quel rumore. “Penetrami il culo con un dito, forza, è un ordine. Cosa aspetti, ficcalo dentro. Affondo lentamente il medio nel suo buchino, dopo un attimo lo sento avvolto da un incredibile molle calore. La Padrona si solleva dal bordo della vasca facendo scivolare fuori il dito. Si volta, vede lo stupore dipinto sul mio viso, guarda il dito coperto dalla sue feci e con decisione afferra la mano e spinge quel dito nella mia bocca. “Assaggiala, preparati a mangiarne sempre di più. La troverai dolce e piacevole, solo perché è mia”. Quando lascia la mano tirando fuori il dito dalle labbra strette, questo è totalmente pulito ma il viso è contratto per il disgusto. “Passerà, tranquilla, passerà. Esci dalla vasca ora e mettiti a quattro zampe. Esce dal bagno. Ritorna dopo qualche attimo, faccio appena in tempo a vedere quello strano aggeggio legato alla sua vita che una mascherina mi copre gli occhi. Oddio, aveva un membro davanti alla fica, sono sicuro che ora vorrà possedermi. Riuscirò a reggere quest’altra umiliazione? Intanto passano i minuti senza che accada nulla. Inculato da una donna. Vestito da troia e sodomizzato da una donna che volevo scoparmi. Cosa si può chiedere di più dalla vita. Oltretutto sento ancora l’odore della sua cacca nel naso, mi ha costretto a bere la sua pipì e leccare le sue feci. Ha avuto tutto ciò che voleva. Ma che strega è mai Eleonora? La sento, ora è dietro di me, mi sposta il perizoma, sento una punta dura poggiarsi contro il mio buco. Avverto il suo respiro, ansima mentre spinge con i fianchi quel cazzo dentro di me. Mi afferra i fianchi con le mani mentre scivola un po’ più dentro. Ecco ora entra e esce, si è preparata la strada con quei coni che mi ha costretto a tenere dentro per tutto il tempo e adesso inizia a scoparmi. Peccato quel sapore di merda che ancora mi turba. Molla i fianchi e afferra il seno che è nascosto nel mio reggiseno. Come lo stringe avverto il morso delle pinzette che avevo quasi dimenticato. “Si troia, ora sei mia, sei davvero mia. Lo capisci? Sei la mia figa ed io ti scopo. Volevo che ti sentissi femmina per me, ma non osavo sperare. Siiiiiiii, come ti senti scopata da una donna? Voglio sentire i tuoi pensieri, voglio che tu me ne faccia omaggio.” I suoi colpi diventano sempre più violenti, mi sento squassato, aperto come una vergine appena deflorata. Le sue mani frugano il mio corpo. Mi stringono le finte tette, il capezzoli, le palle strette dal legaccio. Ci gioca stringendole tra le dita smorzando così ogni forma di erezione. “Voglio che godi con il cervello e con il culo, non voglio che tu abbia erezioni” mi sussurra nell’orecchio mentre mi stringe il glande tra le dita. I colpi nel culo si susseguono senza sosta. Sono sconvolto, ma una violenta eccitazione si è impadronita del mio corpo. Sarà la situazione estremamente trasgressiva o forse l’emozione di essere, per la prima volta nella mia vita, totalmente in potere di un'altra persona. Il mio ventre comincia a pulsare, i muscoli dell’inguine reagiscono a quei colpi femminili che arrivano fin dentro la pancia. Le contrazioni aumentano, allargo le cosce come se avessi davvero la vagina, mi sento bagnato, il mio buco secerne umori come una femmina vicina all’orgasmo. Mi accorgo che questi pensieri mi escono dalla bocca, le sto raccontando esattamente ciò che provo. Ne gode terribilmente, mi graffia la schiena, il ventre e il collo. “Si, continua puttana, continua a dirmi come godi”. Si è vero, godo, godo col cervello, un orgasmo intenso e prolungato che parte dall’inguine e arriva alla corteccia cerebrale. Mi accorgo che il mio bacino si muove da solo per cercare la penetrazione. Il culo va avanti e indietro per facilitare i suoi movimenti. “Muovi il culo serva, muovilo per la tua padrona. Continua a farlo vibrare”. Si è vero, lo sento, vibra, vibra come una vulva quando la scopo col mio cazzo. Lo sento contrarsi per trattenere il suo membro e mentre si contrae urlo, urlo per il piacere, urlo perché sto avendo un orgasmo, urlo perché non eiaculo ma vibro, vibro come …………una…………….femmina. L’orgasmo è interminabile, è talmente forte che crollo sul pavimento, le braccia cedono di colpo e il mio viso sbatte sul pavimento…..no, non è il pavimento, è qualcosa di molle. Sono con la faccia in una bacinella, ma non capisco cosa ci sia dentro, sento solo un terribile odore. Spinge ancora una volta il pene dentro di me e allungandosi mi toglie la mascherina. “Volevo che ne mangiassi mentre godevi come una cagna, così la cacca della Padrona ti ricorderà sempre il tuo orgasmo più bello” Lo dice mentre con la mano mi schiaccia il naso e la bocca in quel bacile nel quale, senza che me ne accorgessi, aveva depositato il suo regalo per me. Ecco perché continuavo a sentirne l’odore, lo avevo tenuto sotto il naso per tutto il tempo. “Ingoiane un po’, lavati la faccia e poi raggiungimi nel salotto”. “Sei la mia schiava da ora in poi, oppure il mio schiavo, a seconda di cosa avrò voglia al momento. Ne sei consapevole?”, “si Padrona, sarò la tua schiava o il tuo schiavo, come più ti piacerà” “Allora dobbiamo apporre il marchio, giusto?” “giusto Padrona”. Sono disteso sul pavimento, nudo, mentre dalla candela accesa che regge con la mano destra, cadono le prime gocce di cera bollente. Le prime sui capezzoli, fino a coprirli interamente. Ogni goccia che colpisce una parte scoperta di pelle mi fa sobbalzare. La fitta è intensa ma per fortuna, breve. Le sue mutandine mi vengono messe fra i denti. “Ora stringile e non gridare”. Una goccia rovente cade sul pube. “UHMMM-MM”. “Non è nulla dai, stringi i denti ancora un po’”. Ancora un’altra, questa centra in pieno i testicoli, seguita da altre gocce che coprono quasi completamente lo scroto. Il suo piede spalma la cera come un marchio, schiacciando i coglioni contro le gambe. La fitta è lancinante, i denti strappano quasi gli slip che stringono, mi piego in due sul pavimento. “Sì, Si, ora mi appartieni” e il suo piede, stanco e sudato, è già tra le mie labbra a reclamare il giusto tributo.
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13 years ago
admin, 75
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Fin dove può arrivare un cuckold?
Il racconto non è mio, ma voglio condividere con tutti voi le sensazioni che può procurare ai cuckold convinti e che possono trovare in me un bull adeguato. La nostra prima volta Cominciamo dall’inizio; siamo una coppia regolarmente sposata da circa tredici anni e dedica alla vita di tutti i giorni, lavoro, casa, figlio, ecc.ecc., abbiamo rispettivamente 33 anni lei, mia moglie, bellissima donna, bella al punto di ricevere molti complimenti e/o apprezzamenti soprattutto da sconosciuti maschietti quando si trova in strada per compere e/o altri motivi, complimenti e/o apprezzamenti che chiaramente si riducono, ma non eliminati del tutto quando usciamo insieme, 34 anni, io, che non appartengo certamente alla categoria dei super belli, ma tutto sommato non credo manco a quella dei più brutti. A mio parere, tutto ha avuto inizio da un apprezzamento al quanto lascivo che gli e stato fatto, ci è stato fatto, da un trentenne (circa) in compagnia di altri due, sicuramente suoi amici, in un centro commerciale della nostra città, apprezzamento che per caso “io” ho sentito con le mie orecchie, apprezzamento il quale: dio che pezzo di fica! mi piacerebbe scoparla dappertutto, farla godere come non ha mai goduto con quello li, (quello li, ero io) anzi mi piacerebbe che quel cornuto fosse lì a guardare come si scopa una fica come quella,_ ma guarda lui, commenta uno degl’altri due, mi sembra un mezzo finocchio, uno di quelli che le piacerebbe stare a guardare la moglie mentre scopa con un altro,_ uno di quelli che sarebbe perfino felice di farsela mettere incinta, ce ne sono di cornuti così in giro_ commenta compiaciuto anche il terz’ultimo. seppur e già passato qualche anno da quell’apprezzamento, sono parole che hanno sempre echeggiato nella mia mente, risuonandomi in testa come una campana, inizialmente come animosità, col tempo, in dissoluto pensiero, realizzare, mettere in pratica quell’apprezzamento, si, ho cominciato a desiderare via, via sempre più copiosamente il desiderio che mia moglie scopasse con un’altro maschio, avrei voluto vederla godere con un bel cazzo, sentire i suoi gemiti di piacere, avrei poi voluto sentirle addosso anche l’odore dello sperma del suo amante; non meno mi eccitava l’idea che potesse veramente rimanere incinta del suo amante occasionale poiché non fa uso di anticoncezionali. sì, avrei accettato piacevolmente anche che rimanesse incinta da un incontro di questo genere, tuttavia non le ho mai confessato quel mio desiderio, ho sempre avuto timore che potesse pregiudicare in nostro rapporto, il nostro matrimonio, anche se in qualche occasione e in modo errabondo ho tentato di farle capire qualcosa in merito, ma non ho potuto che raccogliere indifferenza e disinteresse da parte sua al punto di essermi rassegnato di far vivere tali fantasie solo nei miei sogni o immaginarli durante i nostri rapporti sessuali, senza che lei sapesse chiaramente nulla, continuando a sperare tuttavia che un giorno avrei potuto realizzare quel mio perverso desiderio. Un giorno di qualche mese fa sono stato invitato ad un meeting (sono artigiano, mi capita di essere invitato a dei meeting per promozione di nuovi prodotti) nell’hinterland milanese. come di consueto ho chiesto a mia moglie se volesse accompagnarmi, inizialmente ha rifiutato, dicendomi che sarebbe stato come tutte le volte “una palla”, poi cambiando idea, ha detto che mi avrebbe accompagnato; così il prefissato giorno, partiti da Torino di buon’ora siamo arrivati all’interessato hotel con un certo anticipo. avevamo già fatto colazione ma per ingannare l’attesa che precedeva l’inizio del meeting abbiamo deciso di andare a prendere un caffè. abbiamo girovagato in auto per quel paesino prevalentemente per perder tempo, ma anche per la ricerca di un bar che ci fosse gradito, poi, un bar con dehorn dove ci siamo seduti ad un tavolino e ordinato i caffè, notando sin da subito gli sguardi lanciati a mia moglie da un tipo, anche lui seduto ad un tavolino poco distante dal nostro, circa trentenne, longilineo, ben vestito, abbronzato quanto basta, tutto sommato, un bel tipo, ho notato anche mia moglie che ricambiava con piacevole interesse i suoi sguardi, ma era normale routine, capitava spesso e in qualsiasi luogo che qualche maschietto si facesse notare e anche che mia moglie in qualche occasione li ricambiava con intesse, ho sempre sperato che da qualche incontro casuale di questo genere avrei potuto realizzare quel mio desiderio, ma non era mai successo, non si era mai concretizzato nulla di nulla e anche quella volta non mi e sembrato che dovesse finire poi diversamente, una ventina di minuti, dopodiché ci siamo alzati e diretti al nostro meeting. eravamo ancora in anticipo, abbiamo scelto un tavolino (in seconda fila) da dove assistere alla dimostrazione dei prodotti e dei premi messi in palio a sorteggio tra i partecipanti, non abbiamo mai avuto la fortuna di essere stati estratti in altre simili occasioni. intanto altre persone giungevano, incluso organizzatori e promotori, ed è proprio tra questi, tra i promotori che mia moglie con tono compiaciuto mi ha fatto notare che c’era quel tipo del bar. chiaramente, non appena il tipo ci ha visto e venuto verso di noi presentandosi (Marco) e iniziando a parlottare dei prodotti da promuovere, seguitando poi nella conversazione con frasi e argomenti di circostanza, fino a che mia moglie esclamò “ma che bello” riferendosi ad un collier che avevano appena esposto tra i premi a sorteggio; Marco le ha chiesto se le piaceva, aggiungendo che era un gioiello veramente grazioso, realizzato in oro e diamanti, invitando mia moglie a visionarlo più da vicino. senza farsi pregare si è alzata e insieme a Marco si sono diretti verso detto gioiello, qualche minuto e facevano ritorno al tavolino. appena arrivati, Marco mi enunciava il desiderio di mia moglie nel voler possedere quel collier, ricordo il mio commento - tu non puoi far nulla per farglielo vincere? - La sua risposta fu un sorriso, con la tipica espressione che non dipendeva da lui; intanto mi ero alzato per dirigermi verso quel collier col fine di osservarlo anch’io da vicino, una manciata di secondi e facevo ritorno al tavolino, notando un reciproco interesse tra mia moglie e quel Marco, i loro sguardi, quei sorrisetti ne davano una perfetta conferma, sì, secondo me, si piacevano e dato che in tali circostanze il mio pensiero deviava sulla possibilità di poter realizzare quel desiderio, la cosa più giusta che potessi fare in quel momento era elargire a mia moglie e a Marco di continuare a parlare, di continuare ad essere soli a quel tavolino, così cambiando direzione, mi sono diretto in bagno, cinque, sei minuti e feci ritorno al tavolino; non appena arrivato ho fatto in tempo sentire Marco salutare con un “ciao a dopo” intuendo che quella mia assenza era bastata perché si dessero del tu. Marco non era più al nostro tavolino, era lì, aveva iniziato la promozione dei suoi prodotti girovagando tra un partecipante e l’altro, spiegando ed elogiando i suoi prodotti, io, ormai attratto dal mio solo pensiero, dalla mia fantasia, seguivo con lo sguardo quel ragazzo muoversi tra i tavolini vedendolo come potenziale amante di mia moglie, come colui che avrebbe potuto essere l’oggetto del mio desiderio, nonché, come un nuovo amico con cui condividere tutto, incluso letto e moglie, sognando ad occhi aperti ed immaginandolo già amante di mia moglie, pregustavo intriganti e piacevoli momenti in sua compagnia, seguitando con la mia immaginazione fino a che… mia moglie: ù“quel Marco è veramente simpatico, è proprio un bel tipo... se un giorno cambiassi idea sulla fedeltà o mi dai modo di doverti tradire, sappi che sarà un tipo come lui a farti cornuto"; le si leggeva chiaramente in viso che quel Marco le piaceva, le chiesi di cosa avessero parlato in mia assenza, rispose che oltre a mille complimenti le aveva anche chiesto se si potevano rivedere, aggiungendo la sua risposta a tale richiesta: “chiediglielo a mio marito se è d’accordo”; poi con sorriso ironico ed espressione di chi cerca comunque una conferma seppur negativa - tu saresti d’accordo? - e se io fossi d’accordo, tu cosa faresti - guarda che quello ha detto di rivederci mica per andare a mangiare un gelato, hai capito bene per cosa - appunto ti chiedo, e se io fossi d’accordo tu cosa faresti - le ripetei. senza la minima esitazione e con malizioso sorriso rispose che “se sta bene te figuriamoci a me”, aggiungendo che Marco le piaceva e oltretutto di essere nella giusta giornata per un fuori programma di quel genere, che tutto dipendeva da me, se io ero d’accordo, non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione, sentivo di essere vicinissimo nel realizzare il mio sogno proibito, tutto dipendeva da me, bastava che io le dicessi sì e tutto avrebbe avuto seguito, ma non era esattamente ciò che desideravo veramente, io volevo essere lì con loro, assistere a quel rapporto sessuale, ma di questo dettaglio non si era parlato e non intendevo manco chiederglielo, in un certo senso mi vergognavo chiedere tanto, pertanto, io avrei dovuto semplicemente aspettarli altrove, magari girovagando in auto o seduto al tavolino di un bar, aspettare che loro finissero di scopare e basta, un attimo di indecisione, poi l’eccitazione ha prevalso, tutto sommato a me poteva anche bastare avere la certezza che mia moglie si stesse facendo scopare da un altro maschio, sapere che mi stava facendo diventare veramente cornuto, le ho risposto sì, le ho detto che ero d’accordo, che poteva mettere in pratica e godersi quel fuori programma con Marco a patto che quando finivano di scopare non si sarebbe lavata, volevo almeno sentirle addosso il profumo dei loro umori, del suo amante, guardarle, toccarle, baciarle la fica ancora impiastricciata dello sperma del suo amante, volevo trovare in quel profumo, in quella fica tutto ciò che avrei voluto vedere,__ ma veramente vuoi che io vado a letto con Marco,__ ero ormai in preda dell’eccitazione, le ho ripetuto, sì, aggiungendole che era sempre stato il mio desidero diventare cornuto,__ era esterrefatta e al tempo stesso attratta da quanto le avevo proposto,__ così ti piace essere cornuto, hai sempre desiderato esserlo, ti accontento a patto che accetti che Marco possa anche venire a trovarci a casa, voglio che diventi il mio amante in modo da farti recuperare tutte le corna che hai sempre sognato di avere e poi voglio che oggi, la prima volta, come tutte le volte che verranno devi essere lì con noi, voglio che devi stare a guardare come ti crescono le corna e inoltre, se tutto va per il verso giusto, ho anch’io da farti una proposta, non anticipandomi tuttavia nulla,__ non capivo se la sua fosse rabbia, una punizione o semplicemente il desiderio di avermi li con lei quando si sarebbe fatta scopare dal suo amante, ma non me ne fregava proprio nulla, mi aveva chiesto di essere lì con loro ed era esattamente ciò che più desideravo, mi sembrava tutto surreale, stava accadendo ciò che avevo sempre sognato, accettai, non potevo perdere quell’occasione, sapevo che probabilmente non mi sarebbe più successo, le chiesi solo di come avremmo potuto dirgli e/o far capire a Marco le n.s. intenzioni,__ non ci pensare, a me basta rimanere sola con lui cinque minuti, per cui quando torna lasciami da sola con lui, ma ricordati, che quando torni il gioco e fatto e io indietro non torno, vedi di non pentirti,__ sorridendogli le dissi che non mi sarei pentito, anche lei era eccitata da quanto stava accadendo, io sicuramente più di lei, sentivo che ero vicinissimo nel realizzare quello che da tempo avevo sempre solo sognato, ero felicissimo, al tempo stesso hanno cominciato a tremarmi le gambe, avevo un senso di incertezza su quanto da li a poco sarebbe successo, avrei forse voluto tornare indietro, non farlo più, ma ormai avevo innescato quel perverso gioco e conoscendo mia moglie non sarebbe tornata sui suoi passi, me la avrebbe fatta pagare in qualche modo, più i minuti passavano e più l’agitazione aumentava, non vedevo e sentivo più nulla di quanto mi circondava, i miei pensieri erano altrove, quando ad un certo punto mia moglie mi disse__ guarda, inizia il sorteggio dei premi,__ iniziano sempre dall’’ultimo premio e dato che quell’interessato collier era posto come secondo premio abbiamo assistito all’’estrazione dei precedenti tre premi, alla quarta estrazione, il collier, come per incanto o ironia della sorte, il quarto premio, viene attribuito al nome della mia ditta, per la felicità di mia moglie, che non riuscivo a capire se fosse più felice per quel gioello o per aversi accaparrato l’amante con il mio consenso, per un attimo ho avuto il desiderio di non trovarmi lì, sì avrei rinunciato a tutto, avrei voluto essere in qualsiasi posto magari a fantasticare, ma solo a fantasticare, che mia moglie fosse a letto con un altro o che avesse un amante, ma ero lì, era tutto vero, mia moglie aveva un amante e da lì a poco sarei diventato veramente cornuto, finito la premiazione Marco si e letteralmente precipitato al nostro tavolino, complimentandosi con baci sulle guance a mia moglie e stretta di mano a me, ribadendo sulla fortuna che ci aveva accompagnato e del piacere che provava nel vedere indossato da Antonella quel gioiello, (mia moglie si chiama Antonella) è fantastico, continua Marco, non ti sembra il caso di festeggiare almeno con una bottiglia? Mia moglie,__ sì, Paolo, (io mi chiamo Paolo) vai a prendere una bottiglia, sono troppo felice, ho voglia di bere e di festeggiare, mi sono avviato verso il bar di quell’ hotel, erano soli, sapevo di cosa le avrebbe parlato mia moglie, sapevo che dovevo essere assente da quel tavolino cinque minuti perché si concludesse ciò che avevo sempre sognato, anche se non ero poi così sicuro di volerlo ancora, intanto feci passare sette, otto minuti prima di tornare a quel tavolino portando la bottiglia e tre bicchieri, aperta la bottiglia abbiamo brindato, dopodiché mia moglie mi informa del pranzo che Marco voleva offrirci, che conosceva un localino dove si mangiava bene, chiaramente accettai, usciti poi tra saluti e strette di mano di colleghi e organizzatori, insieme a Marco abbiamo raggiunto quel locale, era lo stesso bar di qualche ora prima, dove abbiamo bevuto il caffè, dove per la prima volta si sono incrociati gli sguardi di Marco e quelli di mia moglie, lo stesso locale offriva un servizio di albergo ristorante, siamo entrati e seduti ad un tavolino molto appartato, (lo ha scelto mia moglie) Marco ancor prima di sedersi ci lasciava soli qualche minuto per andare in bagno, mia moglie, accortasi del mio turbamento, del mio stato d’animo mi chiese se fossi pentito per quanto convenuto, la mia risposta fu una domanda, e tu sei contenta di farlo, sorridendo maliziosamente disse, ormai siamo in ballo, continuando poi,__ma vedrai, sono sicura che quando saremmo lì piacerà anche a te,__ ma tu cosa gli hai detto, le chiesi,__ non ha potuto rispondermi, Marco stava arrivando, mi ha solo sorriso, abbiamo ordinato il pranzo, mangiato e bevuto, intanto Marco mi diventava sempre più familiare, forse per effetto di qualche bicchiere di vino in più bevuto volutamente per il particolare evento, il mio pensiero si predisponeva al fatto che solo tra qualche ora e forse anche meno doveva farmi diventare cornuto scopandosi mia moglie, anche mia moglie ha bevuto due o tre bicchieri di vino, troppi per lei che non beve affatto, infatti, non appena alzati dal tavolo, Marco si e allontanato per pagare il conto, mia moglie mi ha confessato che non riusciva a stare in piedi, che non si sentiva proprio bene e che avrebbe preferito sdraiarsi da qualche parte almeno per un po’, cosa che ho riferito a Marco non appena tornato al tavolino, la soluzione di Marco fu nel consigliarci di partire il giorno successivo, di prendere una camera e fermarci lì per la notte, in alternativa, se per noi andava bene, potevamo utilizzare la sua camera per qualche ora dato che lui ne aveva già una, prenotata in occasione del meeting, concordi per la sua camera, qualche minuto ed eravamo su in quella stanzetta, piccola ma molto curata e ben accessoriata, sdraiandosi, Antonella, confermò la comodità di quel letto, lasciando intravedere cosce e parte della sua biancheria intima dalla posizione assunta, imbarazzati non sapevamo cosa dire, ancor meno cosa fare, fu Marco a rompere il ghiaccio consigliando ad Antonella di farsi una bella doccia, consigliandogli anch’io la stessa cosa, con frase di circostanza,__ sì, avete proprio ragione, vado a farmi una bella doccia fresca rispose mia moglie, alzandosi a fatica da quel letto e iniziando a sbottonarsi la camicetta ancor prima di raggiungere il bagno, poi, non avendo cura di chiudersi alle spalle la porta del bagno, abbiamo intravisto levarsi la camicetta, l’aderentissima minigonna, poi il reggiseno, lasciando liberi due straordinari seni ed infine quel minuscolo perizoma che già poco nascondeva, un attimo di silenzio e lo scroscio dell’acqua, Marco ha subito commentato la sua bellezza e di quanto ero fortunato ad essere suo marito, che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di avere, di poter andare a letto con una donna così, erano parole che non capivo, lui doveva essere al corrente di essere lì proprio per andarci a letto insieme, come mai mi diceva che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di averla? Ho farfugliato qualcosa, non sapevo cosa dire, poi raccolto il dovuto coraggio, lo informato di tutto, iniziando dall’attrazione che mia moglie provava per lui e quant’altro erano le n.s. intenzioni, ricordo che lui ha detto, ma tu accetti, sei sicuro che io con tua moglie posso…., le ho risposto sì, ancor prima che finisse la sua frase, Marco si e alzato e senza più dir nulla si e diretto verso la doccia, ha preso per mano mia moglie, bagnata e ancora insaponata così com’era e la guidata verso il letto facendola sedere, liberatosi poi dei suoi indumenti, restando con i soli slip a iniziato a baciarla e a toccarla via via sempre più audacemente un po’ dappertutto, cosce, seni e fica, ero come estasiato da quella visione e come narcotizzato seguivo con lo sguardo ogni piccolo dettaglio, ogni piccolo movimento delle loro mani che con reciproco interesse e desiderio si frugavano arditamente, notando anche le mani di mia moglie che con somma maestria e ricercato piacere le accarezzava quella protuberanza che sporgeva dagli slip, solo qualche attimo poi sono scomparsi anche gli slip, mia moglie stringeva tra le sue mani il cazzo del suo amante, lo baciava e lo leccava come se fosse stato un gelato, inequivocabilmente avere tra le mani, strusciarsi sulle labbra quel cazzo le donava piaceva, poi un avido pompino, vedevo quel cazzo entrare e uscire dalla bocca di mia moglie e man mano evolversi in qualcosa di particolarmente bello, sì, il cazzo di Marco era decisamente un bel cazzo, dritto, grosso e lungo, molto più dei miei 13/14 cm, la cappella poi, decisamente invidiabile, ed era proprio su quella cappella che mia moglie si era accanita, con avido piacere continuava a risucchiarsela in bocca per poi rilasciarla, continuando con quel pompino fino al punto che quel cazzo sembrava voler scoppiare, fu allora che Marco sfilandoglielo dalla bocca e facendola voltare in posizione di pecorina con un deciso colpo le ha fatto entrare tutto quel cazzo in fica, ero diventato veramente cornuto, mia moglie aveva dentro di se un cazzo che non era il mio, si stava facendo scopare dal suo amante e io ero lì, mi piaceva guardarla fare la troia, sì, era uno spettacolo meraviglioso vedere quel cazzo entrare ed uscire dalla fica e di quanto piacere le lasciava dentro, la scopava come io non avevo mai fatto e nelle posizioni più disparate, prendendola più volte in fica e in bocca fino a quando prepotenti schizzi di sborra, fermatosi un po’ ovunque, hanno frenato quell’impetuoso rapporto sessuale, sembrava che tutto avesse avuto fine, ormai reciprocamente spossati e soddisfatti erano tutti e due supini su quel letto, quasi a cercare un attimo di relax prima di alzarsi, anch’io a modo mio ero soddisfatto, avevo realizzato quella mia fantasia ed ero diventato un vero cornuto senza che avessi rancori per quanto era successo e/o per quanto avessi visto, ancor meno, nell’essere ormai certo che mia moglie fosse anche una gran troia, siamo stati una manciata di minuti tutti e tre fermi e in silenzio fino a che Marco non a posato (credo) il suo sguardo su quei due glutei che mia moglie prepotentemente mostrava, è così come per incanto il suo cazzo ha ripreso ad essere turgido e marmoreo ancor più della prima volta, indirizzando ancora una volta la bocca di mia moglie verso quella prepotente cappella mi ha invitato ad avvicinarmi, ha partecipare anch’io a quel festino, improvvisandosi poi come regista del momento ci ha bonariamente obbligati in un 69, facendo sì che mia moglie predisponesse il suo culetto rivolto verso le sue attenzioni, così, ci siamo ritrovati a leccarci reciprocamente, mia moglie mi leccava il cazzo, io le leccavo la fica e Marco le leccava quel bellissimo culetto, le piaceva avere due lingue che la tintinnivano contemporaneamente culo e fica, me ne accorgevo da come mi succhiava il cazzo e da come rabbrividiva tutte le volte che Marco tentava di spingerle dentro quel culetto la lingua, ma solo dopo qualche minuto Marco si e alzato, lasciandoci riservi nel n.s. 69 e ha cominciato a strusciarle il cazzo tra i glutei per posizionarsi infine su quel buchetto mai profanato prima, erano ormai chiare le intenzioni di Marco, voleva farle anche il culo, vedevo benissimo il suo cazzo era solo a pochi centimetri dai miei occhi, seppur con modo garbato cominciava a premersi contro quel buchetto, poi, una tempesta di micro colpetti man mano sempre più profondi, vedevo quello sfintere cedere e anche quella cappella farsi sempre più strada, poi, strizzandomi l’occhio e posizionandomi le mani in modo che potessi tenere schiusi i glutei di mia moglie facendomi capire di continuare con più audacia nel leccarle la fica, con uno di quei colpetti un po’ più profondo le ha fatto entrare la cappella nel culo, ricordo perfettamente sia il suo sussulto che la stretta dei suoi denti attorno al mio cazzo, le aveva sicuramente fatto male, ma le piaceva, non ha replicato nulla, continuava a tenersi dentro quel culetto tutta la cappella di Marco che non era affatto piccola, Marco a quel punto ha smesso di spingerglielo dentro, era fermo, semplicemente, con i suoi polpastrelli le accarezzava i fianchi facendoli scivolare poi sui glutei fino alle cosce passando anche per le tette, lo faceva con molta maestria, al punto che mia moglie sotto l’influsso di quelle carezze e della mia lingua che non aveva smesso di leccarle la fica a cominciato a spingersi contro quel cazzo fino ad infilarselo tutto dentro, quel cazzo poi ha iniziato a muoversi, ad entrare e ad uscire da quel culo con molta delicatezza, man mano poi aumentare il ritmo fino a prendere lo stesso ritmo di come la stesse scopando in fica , sentivo i gemiti e gli affannosi respiri che mia moglie emetteva, quel cazzo nel culo le procurava al tempo stesso dolore e piacere, i suoi erano gemiti di piacere misti a quelli di dolore, avevo quel cazzo e quel culo così vicino hai miei occhi da scorgere perfino dei minuscoli rivoli di sangue fuoriuscire insieme hai loro umori, le aveva certamente rotto il culo, era la prima volta che aveva rapporti anali, tutto è finito con una seconda e abbondante sborrata, io in bocca e sul viso, Marco tra il culo e la fica di mia moglie e persino sulle mie labbra, dato che le avevo ancora attaccate alla fica, eravamo tutti e tre spossati, l’oro due molto più di me, una quindicina i minuti di relax totale, poi con vera fatica una doccia, rivestiti e scesi, ancora insieme per un caffè, due parole, lo scambio di indirizzo e numeri telefonici con la promessa di risentirci e di rivederci ancora, dopodiché i saluti (mia moglie lo ha salutato con un bacio sulle labbra) e via verso Torino, verso casa, un silenzio tombale a accompagnato parte del viaggio, ad interrompere tal silenzio fu mia moglie, dicendo,__ immagino che questo silenzio sia dovuto ad un tuo pentimento, possiamo non incontrarlo più, se vuoi, __ e tu, faresti la stessa cosa? le risposi,__ bhe….ad essere sincera io non sono pentita e a parte quel rapporto anale rifarei tutto, ma capisco se tu non volessi più farlo e giuro che non lo sentirò e vedrò mai più se è questo che preferisci, del resto sei già andato oltre ogni mio pensiero accettando questa avventura, ero convintissima che con una scusa qualunque non appena arrivato a quel tavolino con la bottiglia avresti detto di andar via, questo il motivo che a Marco non le avevo manco detto nulla, anche se sinceramente mi sarebbe dispiaciuto perdere quest’occasione, non tanto per il non dover andare a letto con Marco, ma perché ero così vicino nel tradurre in realtà quella fantasia che ho sempre desiderato che non volevo veramente perderla, __ raccontandomi poi che era suo desiderio che io assistessi ad un suo rapporto sessuale con un altro maschio e che tale desiderio lo aveva da quando in un centro commerciale, un tipo in compagnia di altri amici le aveva fatto un apprezzamento di questo genere, apprezzamento tanto trasgressivo che le era piaciuto, piaciuto al punto da diventare il suo sogno nel cassetto, confermandomi poi, che io ero lì con lei quando quello sconosciuto le fece l’apprezzamento, con la sola differenza che io non avevo sentito nulla, __ lo aveva sentito anche lei, parlava dello stesso ragazzo, delle stesse parole che mi avevano intrigato al punto di cambiare i miei desideri sessuali, al punto di voler realizzare anch’io quella trasgressione, le stesse parole avevano esercitato su tutti e due la stessa cosa, mettere in pratica quelle parole, la sola cosa che cambiava che lei “forse” non aveva sentito cosa aveva detto, cosa le rispose uno dei suoi amici, che magari mi sarebbe piaciuto anche che restasse incinta di un altro, ma non si era ancora pronunciata su quella proposta, voleva forse chiedermi che io accettassi che Marco (in questo caso) potesse metterla anche incinta? le chiesi di quella proposta che non mi aveva ancora detto nulla, __ la sua risposta fu, lasciamo perdere, l’avrei detto solo se tutto sarebbe finito secondo il mio immaginario, in questo modo non credo sia proprio opportuno, lasciamo perdere, __ poi, riferendomi a quanto aveva detto poco prima, le chiesi, hai detto a parte il rapporto anale, rifaresti tutto, perché non ti e piaciuto quel rapporto? a me non sembrava che ti dispiacesse quel trattamento, anzi, __ chiedendole se si fosse almeno accorta che quel cazzo le aveva fatta sanguinare il culo,__apparte il fatto che mi ha subito fatto male, ma da subito dopo la doccia ho una strana sensazione, uno strano fastidio misto a dolore e bruciore, al punto che non sopporto nemmeno più il perizoma indosso, inoltre, adesso capisco anche il perché dato che mi stai dicendo che mi ha rotto il culo, e questo che volevi dirmi dicendomi di aver visto del sangue? Poi, con sorriso malizioso, mentre si sfilava il perizoma, “e non perché non mi sia piaciuto”, ma non mi hai ancora detto se sei pentito oppure no, scorgendo tuttavia sulle mie labbra un fievole sorriso, dai dimmi che non sei pentito, dimmi che ti è piaciuto, dimmelo che sei contento per essere diventato cornuto e per avermi visto fare la troia, era ciò che volevi vero?__ aveva capito tutto, aveva capito che mi eccitavano quelle parole, aveva capito che provavo piacere quando mi chiamava cornuto, posizionandosi poi sul sedile in modo che potessi scorgere sotto la gonna, che potessi vederle la fica dato che era senza perizoma, sicuramente col fine di aumentare la mia eccitazione e seguitando,__ cosa ti e piaciuto di più, vederlo mentre mi scopava o ti ha eccitato più averlo visto farmi il culo, mi piacerebbe sentirtelo dire, dai dimmelo che sei contento di essere diventato cornuto, obbligandomi in qualche modo a rispondergli,__ ero plagiato da quelle parole, forse perché era tutto vero, sì, forse era vero che mi e piaciuto guardare quelle scene di sesso e forse era anche vero che il vero piacere era essere diventato cornuto, le ho risposto di sì a tutto quello che voleva sentirsi dire si,__vedi che avevo ragione a dirti che quando tutto sarebbe finito saresti stato contento e consenziente che Marco continui a frequentarci anche a casa, dai dimmi che è come dico io e ti faccio quella proposta cornuto, sono sicura che mi dirai anche di sì, __ avevo il cazzo duro come poche volte mi era successo di averlo e forse mi avevo anche sborrato addosso dall’eccitazione, ero eccitatissimo, le ho detto l’ennesimo, sì, e ancora sì, aggiungendo, sono contento, di essere diventato cornuto, sono contento anche che mi hai fatto cornuto con uno che ti piaceva veramente, solo così ho potuto vederti fino a che punto sei veramente puttana, sì, mi eccita sapere di avere una moglie troia, perché è quello che sei, una gran troia,__ e ancora,__sì, mi è piaciuto tutto e mi piacerebbe persino se fossi rimasta incinta,__ e adesso dimmi di quella proposta, sono sicuro si tratterà di una proposta da troia__ dicendomi di essere il suo cornuto,__ rispose che la proposta era proprio quella, la stessa che avevo appena detto,__voglio rimanere incinta è voglio che a farlo sia Marco, voglio anche essere certa che tu non c'entri proprio nulla cornuto. cosa ne dici se fino a quando non ho la certezza che sono incinta di Marco tu mi scopi solo nel culo?__ Accettando, ma discutendone, siamo arrivati ad un accordo. innanzi tutto come da lei stesso proposto mi avrebbe concesso il culo in alternativa alla fica per tutto il periodo di ricercata gravidanza; poi non volevo sapere chi fosse stato a metterla incinta, avrebbe potuto anche scopare con Marco per tale scopo a patto che non fosse stato l’unico per detto scopo; gli eventuali altri maschietti, uno, due o più, se li sarebbe scelti e contattati lei. poi giuratoci eterno segreto in merito di quanto avevamo fatto e delle nostre intenzioni future, siamo giunti a casa, alla quotidianità, alla vita di tutti i giorni e seppur non abbiamo mai intrapreso tale discorso durante i successivi giorni, era invece diventato consuetudine parlarne durante i nostri rapporti sessuali. Sono passati circa cinque mesi da quell’evento, oggi, Antonella è incinta di tre mesi circa, con la certezza che io non centro assolutamente nulla con quella gravidanza. siamo reciprocamente felici, ricordo e conservo ancora il suo messaggio inviatomi sul telefonino, con il quale mi ricordava di quell’accordo, di quella promessa, riferendosi alla promessa che io avrei iniziato a non scoparla più in fica non appena lei avesse trovato almeno un altro oltre a Marco per la ricercata gravidanza. quel messaggio iniziando con la parola “cornuto” enunciava proprio quello, che quel momento era arrivato e che già la sera stessa avremmo avuto un ospite a cena con il quale avrebbe avuto inizio la ricercata gravidanza; ancora qualche attimo di smarrimento, poi attratto da quelle celestiali visioni che avrei dovuto godermi non vedevo l’ora di essere a casa per cena. A questo eterogeneo rapporto sono stati interessati quattro bei maschietti incluso Marco, quattordici scopate in tutto (una sola con Marco) e quarantasette giorni di attesa prima di sentirsi dire dal ginecologo che era incinta. come già detto, oggi Antonella vive felicemente la sua gravidanza di qualcuno dei quattro ragazzi, senza sapere tuttavia di chi, io mi sento appagato da questo perverso e gioioso evento, abbiamo anche congedati pacificamente gli esuberanti amanti, ma da qualche tempo nella nostra vita, in particolar modo in quella di mia moglie, c’è Flavio, un ragazzo 29enne, suo nuovo amante che mia moglie ha voluto sostituire a Marco, non perché non le piacesse più, anzi, ma solo perché era molto assente dovuto al suo lavoro, sempre in giro per l’Italia; oltretutto, essendo sposato e vivendo in provincia di Brescia, ben distante da noi, le lasciava poco tempo da dedicarle. le dispiaceva non avrebbe voluto perderlo, così le ho ancora fatto un regalo, le ho concesso che oltre a Flavio, attuale amante di Torino, che frequentiamo abitualmente una o due volte al mese, poteva anche tenersi Marco per quelle poche volte che sarebbe stato a Torino. Quasi certamente con la nostra storia abbiamo stimolato il tuo pensiero al punto di volerci dare un giudizio, magari scrivendoci per manifestare la tua disapprovazione o per complimentarti e perché no, anche se poco graditi, anche insulti, se è questo e ciò che desideri fare, puoi farlo, scrivendoci al nostro indirizzo di posta elettronica [email protected] accettiamo qualsiasi tuo commento e risponderemo comunque con la dovuta educazione, vorremmo ancora aggiungere qualcosa che non vuole assolutamente essere un consiglio e ancor meno una persuasione a tale gioco, semplicemente agli interessati diciamo, se anche voi siete attratti da questo e/o da qualsiasi altro gioco e reciprocamente non sussistono forzature tra di voi, non siate reticenti, noi siamo felici di averlo fatto.
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13 years ago
admin, 75
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al negozio di abbigliamento
ciao,era un giorno qualunque di settimana,decidiamo di andare in giro per negozi,avevo voglia di comprarmi un vestitino provocante da indossare al mare alla sera quando si esce a godersi il fresco e sapendo che tutti i maschietti ti spogliano con gli occhi e fanno pensieri proibiti stando al fianco delle loro mogliettine,mi ecitava già l'idea.
passando davanti a una vetrina mi incuriosisce dell'abbigliamento,entriamo,era circa l'oraio di chiusura per il pranzo,viene verso di noi il commesso,proprio un bel ragazzo in tutto,mio marito capisce al volo che mi piace,comincio a scegliere degli abiti molto scollati,di quelli vedo e non vedo,ogni volta che esco dal camerino con indosso un'abito diverso(premetto che avevo indossato un intimo mozzafiato e scarpe con tacco a spillo da 12cm)il commesso mi guarda con occhi eccitati,faccio cenno a mio marito di avvicinarsi e gli sussurro di coinvolgere il ragazzo
mentre mi cambio li sento parlare e sento chiudere l'ingresso, esco per farmi guardare e li trovo tutti e due li davanti,decido di farli eccitare,con mosse provocanti sculetto un pò dò uno sguardo malizioso al commesso,mi accarezzo il corpo e mi passo le mani tra le scosce,noto un certo rigonfiamento nei pantaloni di entrambi.
rientro nel camerino,ma questa volta per uscirne con addosso solo scarpe e il mio completino sex,wow wow,mi avvicino al commesso e comincio ad accarezzagli il cazzo,è gonfio e grosso,molto grosso,mi inchino davanti a lui gli abbasso la zip e lo tiro fuori,wow wow ancora,era ben dotato,lo accarezzo un pò è lo comincio a succhiare,gemevo dal piacere di fare sesso con un bel giovane ero tutta bagnata e lo succhiavo avidamente,mentre mio matito si era spogliato e cominciava a grillettarmi la "patatina vogliosa,ori li succhio entrambi,ho una gran voglia di farmi scopare,faccio sedere il commesso che non crede ancora a cosa gli stà succedendo,gli metto il capuccio e mi infilo quel meraviglioso cazzo gonfio e grosso nella mia patatina stra bagnata,comincio a cavalcarlo e mentre gemo dal piacere succhio il cazzo a mio marito che gli stà scoppiando.
i miei due maschietti si alternano a scoparmi facendomi mugolare e ansimare di piacere in posizioni fantastiche penso di aver auvto 2-3 orgasmi,una volta saziata la mia voglia di piacere,li faccio sborrare entrambi assieme sul mio seno,spalmandomelo sul petto.
rientro in camerino e mi ricompongo,saluto il commesso e usciamo dal negozio,oggi abbiamo fatto un ottimo aquisto,un bel vestito e una gran scopata.
alla prossima cari amici (vi è piaciuta la nostra storia?)
7587
4
13 years ago
patatina vogliosa,
47/39
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DAMMI PRIMA AMORE...
Si,abbracciamiprima che sia furore,dammilanguoreprima dell'ardore,nell'incavo del collonell'alba del senoposa la tua bocca,tintinnio nelle veneaccenderanno le labbrae rintocchi le tue manidaranno l'attesa.Ecco l'ascesa di eros,alleggia frenesia,dominala cavaliere,la femmina va cavalcata,conquista il monte di venere,io la stendardoe snuda la fessura velatadi trine nere,dei sensi il trillìo istiga l'affondo,lo vuoi,lo voglio,ma dammi prima amore,la passione finisce.IO TI AMO LA PASSIONE E L'AMORE VERO DI CIPCIOPLOVE
3942
2
13 years ago
cipcioplove,
37/33
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tutti insieme
Quando chiudiamo gli occhi spesso ci tornamo in mente quei momenti vissuti tra l'inquietudine iniziale seguita poi dal vortice e dalla passione, come quella volta con il tramviere (lo chiamiamo così) che dopo esserci incontrati decidiamo di andare a casa sua. O quando andiamo con quella coppia nella loro bella casa a s.siro, o come l'ultima volta da F., un sinolo di saronno. Quando siamo nella nostra intimità ci piace ricordare mentre approfittammo della momentanea assenza del tranviere in cucina e ci alzammo e cominciammo a baciarci ed a toccarci, mentre lui arrivò e si mise dietro di lei, Laura mentre mi aveva già preso il mio gonfiore in mano sentiva lui che la baciava sul collo e pian pian faceva scivolare le sue mani lungo i fianchi su a cercare il suo bel seno e giù a cercare la sua mutandina. Nel mentre Laura non ce la fa a resistere e comincia a toccarlo dai pantaloni e si accorse subito del vigore del nostro amico. allora comincia a sbottonarlo e glielo stringe nella mano mentre con l'altra fa lo stesso con il mio già in tiro. Da li a poco andammo in camera e toccandola sento che lei era già eccitatissima allora decido di prenderla da dietro. a quel punto lei comincia a baciarlo e a scendere sul suo petto fino al suo cazzo vigoroso. La visione delle sue mani che lo accarezzano e lo strofinarsi sopra il viso con voglia ed eccitazzione quella verga gonfia mi piaceve da morire. allora comincia a leccarglielo con gusto. E ci piace ricordare quanto abbia goduto mentre la scopava da dietro intimandaloa di stare ferma, poichè Laura dll'eccitazione di dimenava. Ci piace ricordare e dirci tutte le emozioni provate in quei momenti. Come anche l'ultima volta a casa di F., dove dopo una piacevole chiacchierata andammo tutti in camera, dove lui aveva già acceso le candele: Io avevo già parzialmente spogliato Laura e gliela porsi frontale. Lui ha cominciato deliatamente a toccarla e cominciarono a prendere contatto. Anche in quest'occasione si ritovò in mezzo a noi e sentiva le nnostre mani che si scontravano sul suo seno, tra le sue gambe. Le nostra dita bagnate si incrociavano menre sentiva le nostre lingue dappertutto. Lei cominciò ancora ad accarezzare e a liverarci i nostri cazzi. Lei ce li accarezza come solo lei sa fare. allora la feci sedere e lei comincio dal mmio mentre aveva ben saldo il suo tra le mani. Poi fece lo stesso con lui cercando di prenderlo in bocca ed assaporandolo di gusto da aumentargli la salivazione lucidandogli quella bella verga. allora cominciammo a prenderla in tutti i modi e lei che cercava i nostri cazzi gonfi per assaporarli con la lingua. Quando mi resi conto che il nostro amico la stava prendendo da dietro mi sdraiai e la riempimmo tutta. Ricordo ancora la sua goduria sotto i nostri colpi. Ricordiamo le sue mani ed il cazzo che ad un certo punto ha estratto e gliel'ha portato alla bocca. Io ancora sotto vedendola baciarlo coì bene venni copiosamente e dopo un po anche il nostro amico venne. E ci piacque anche quando tutti e tre siamo rimasti sul letto in quel breve relax, ma Laura infondo infondo aveva ancora voglia,allora adesso fantastichiamo come sarebbe bello poter ripetere queste esperienze, magari con tutti e due i nostri amici insieme e vederla presa da loro due insieme e con una coppia che ci aiuti a completare il quadro. Sarebbe bello poterla vedere mentre viene baciata e toccata dappertutto, completamente dedicata ai piaceri di tutti. Vederla attelnarsi a tutti sarebbe bello.Prima con le mani, poi con tutto il resto. Vederla godere sotto i colpi, le mani e le lingue di tutti. Metterla a disposizione e loro che la desiderano la prendono con voglia e foga, proprioncome le scorse volte. Lei che non lascia nessuno scontento e si dimena con tutto il suo corpo passionale.
Per adesso è solo un pensiero... ma anche le altre volte partì tutto per gioco.
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13 years ago
AdamDTS,
32
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Sono una trav troia e sono felice di esserlo
“ Sono una Trav Troia e sono Felice di esserlo” Il progetto iniziale era quello di recarmi vicino ad Occhiobello in un club Prive’ dove una sorellina trav aveva organizzato una serata trans trav. Durante il viaggio sulla transpolesana da VR verso Rovigo ho passato alcune piazzole per le soste dei veicoli e poiché ero ancora vestita da Uomo e la cosa non mi piaceva ho voluto sfruttare l’opportunità del furgoncino chiuso che stavo usando per fermarmi ad una di queste piazzole e di cambiarmi montando dietro nella parte chiusa. Così mi sono fermata in una piazzola, che era più un piazzale in ghiaia dove non vi era nessuno andando fin sotto gli alberi così da essere al riparo dalla strada. Senza nessun indugio, anzi con una gran voglia di travestirmi sono montata dietro e con il telecomando mi sono chiusa dentro. Grazie alla di luce cortesia interna ho aperto il borsone contenente le mie meraviglie è ho iniziato ha scegliere le cosine intime da mettermi, questo momento dura a lungo e me lo gusto appieno perché prima voglio vedere tutto l’intimo le calze e i vestiti e poi decido cosa mettermi. L’occasione era speciale e quindi volevo mettermi tutta in tiro per essere il più femminile e voluttuosa possibile. Ho iniziato infilandomi un paio di autoreggenti color visone, assaporando il contatto e lo sfregamento con la pelle, poi sopra i collant neri tutto nudo con l’apertura al cavallo, questo abbinamento è particolarmente eccitante perché il doppio strato di lycra produce un massaggio naturale sulla mia pelle che mi eccita da impazzire, inoltre con il foro di apertura che pratico nei collant mi garantisco sia l’accessibilità alla penetrazione anale sia la libertà del mio pene. Anche se la temperatura era fresca, la mia eccitazione mentale incominciava a crescere facendomi desiderare sempre più di trasformarmi in una languida femmina in calore. Poi mi sono infilata il mio Body con coppe preformate nelle quali ho inserito le mie protesi per il seno di silicone, mi fanno una terza abbondante in sintonia con la mia mole. La parte più voluttuosa è quella di agganciarmi corsetto vittoriano in pelle che con i sui lacci mi permette, tirando a più riprese, di ridurre la pancia e enfatizzando fianchi e culo, obbligandomi tra l’atro a sculettare quando cammino, cosa che adoro. Poi ho completato il tutto con la mia maglietta nera trasparente con il collo a lupetto e il vestitino viola lungo con uno spacco vertiginoso sulla coscia sinistra. Finita la vestizione mi sono dedicata con precisione al trucco, mettermi l’ombretto, l’ eliner, il rimmel, il rossetto di cui adoro il sapore e la sensazione di labbra vellutate mi fanno entrare completamente nel mio sentirmi donna, che vuole godere appieno la sua femminilità, essere ammirata e desiderata. Infine mi sono infilata gli stivali con tacco 9 che mi arrivano fino al polpaccio e sistematami la parrucca castana alla tina Turner mi sono apprestata a scendere per riprendere la guida e il viaggio verso la mia meta di piacere. Poiché il retro del furgoncino è basso devo rimanere in ginocchio, perciò non mi sono abbassata il vestito tenendolo arrotolato sui fianchi per permettermi di aprire le gambe agevolmente e con questa miise ho aperto le porte posteriori e sono scesa con decisione felice di potermi rimettere in posizione eretta sui tacchi alti. A dire il vero durante la mia vestizione avevo sentito il rumore di un camion che si fermava nella piazzola ma non mi pareva vicino alla mia macchina e anzi ero convinta che fosse anche ripartito. Quando sono scesa assaporando l’aria fresca che lambiva le mie gambe inguainate nei collant con una dolce carezza chiudendo la porta posteriore, mi sono girata guardandomi le cosce per sistemarmi bene il collant e gli slip prima di abbassarmi il vestito e con grande sorpresa ho visto di fronte a me ad una ventina di metri due uomini che stando a fianco del loro camion parlavano tra di loro. Mi si è gelato il sangue nelle vene e il cuore è schizzato a mille, ambe due si sono girati e mi hanno guardato con sguardo perplesso, forse non avevano ancora capito chi fossi veramente, non avevo rifinito il trucco nei minimi dettagli ed ero anche un poco scompigliata, ma col buio non lo potevano notare, poi avevo già indossato anche la parrucca e quindi potevano benissimo pensare che ero una donna o una ancora meglio una donna che si era fatta scopare nel furgoncino. Il tempo si era fermato sono rimasta alcuni secondi immobile senza muovere un muscolo nella speranza che si girassero continuando i loro discorsi, invece uno dei due si è subito mosso verso di mè, allora io presa dal panico mi sono girata cercando di abbassare il vestito e di andare verso la guida, ma un lembo dello spacco del vestito era rimasto sotto gli slip così un intera coscia e parte del culo sono rimasti scoperti e in bella vista mentre camminavo sculettando . Arrivata davanti alla portiera con le chiavi in mano nel salire sono praticamente caduta sul sedile e per non sbattere la faccia sul volante ho lasciato cadere le chiavi che sono andate ad infilarsi sotto al sedile verso la portiera, era meglio se cadevano direttamente per terra sarei riuscita subito a riprenderle, così invece sarei dovuta ridiscendere e guardare sotto il sedile per vedere dove fossero finite. Ormai ero in preda al panico più totale il tipo era ormai arrivato, impossibile accendere il furgone e partire, potevo solo chiudermi dentro e così ho fatto. Il tipo si avvicinò alla portiera e dopo avermi squadrata per benino mentre io guardavo fisso davanti a me con le mani sul volante mi disse “Scusi……Scusi……serve aiuto?” La voce era gentile e priva di accenti particolari, allora girai lo sguardo verso di lui e guardandolo risposi “No grazie!”ma la mia gola era completamente secca e quindi il tono della mia voce nonostante i miei sforzi non era per nulla melodioso. Forse lui aveva capito già da un pezzo che ero una trav perché sorrise amabilmente e disse “ perché non scendi, mi piacerebbe vederti in tutto il tuo splendore” rimasi colpita per la disarmante gentilezza e determinazione di quella richiesta e risposi ” Voglio prima finire di truccarmi completamente, abbi pazienza due minuti” risposi al sorriso amiccando. “Ok bella, quando hai finito mi trovi qui dietro, ti aspetto” e così dicendo si è allontanato. Adesso avevo due possibilità aprire la portiera scendere cercare la chiave sotto il sedile e poi salire e partire fuggendo di gran carriera, oppure e la cosa mi stava creando un certo formicolio al basso ventre, finire di truccarmi nel migliore dei modi sistemarmi i capelli darmi una spruzzatina di profumo Kashmire e fare il mio debutto nella piazzola. Non so per quale motivo, ma il suo tono e il suo modo di fare mi avevano rassicurato circa le sue intenzioni e quindi lasciai che le mie voglie libidinose decidessero per me prendendo la trousse con tutti i miei trucchi per finire l’opera. Mentre mi truccavo controllavo ogni tanto attraverso lo specchietto retrovisore dove fosse e lo vedevo che parlava tranquillamente con il suo collega, così mi rilassai ancora di più concentrandomi completamente sul trucco fino a che fui soddisfatta del risultato. Rimisi in ordine tutto il mio armamentario mi spruzzai il profumo e scesi dalla macchina, con lentezza enfatizzando i movimenti, cercando di dargli il tempo di vedere tutto quanto era possibile al limite della decenza, camminando mettendo un piede dietro l’altro in modo d a sculettare sui tacchi, loro mi guardavano, avevano occhi solo per mè e questo mi vece ancora di più inlanguidire e eccitare tanto più che l’aria era ancora più fresca e si infilava tra le cosce inguainate nelle calze attraverso lo spacco del vestito facendomi provare dei brividi che mi percorrevano tutto il corpo. “ Ohhhh eccoti qui, sei proprio carina, sai truccarti proprio bene e hai un ottimo profumo” questi complimenti mi fecero un gran piacere, il tipo ci sapeva fare, era Galante ma non volgare, forse aveva capito come doveva prendermi e vedendo che io sorridevo divertita mi chiese “ Posso accarezzarti le gambe, voglio sentire quanto sono setose e morbide” e vedendo il mio cenno di consenso mi cinse la vita appoggiando la sua mano sulla coscia infilandosi leggermente nello spacco, stavo tremando dall’eccitazione e dalla paura, lui se ne accorse e infilò il suo ginocchio tra le mie cosce senza premura o violenza ma con lenta determinazione mentre con l’altra mano mi scostava i capelli lunghi dal collo per avvicinarsi al mio orecchio e prima di parlare iniziò a massaggiarmi il culo e le cosce con pressione progressiva mano a mano che si avvicinava al bordo degli slip. Il tono basso e caldo della sua voce incominciò a penetrarmi nel cervello come un tarlo che divora il suo legno preferito. “ Forse questa sera stavi andando ad un appuntamento galante, di sicuro si accorgeranno della tua mancanza e devo farmi perdonare da tè per questo” pausa nella quale assaporai una vigorosa palpata a due mani sulle chiappe “cosa posso darti? Ti piacerebbe sentire quanto piaci al mio pacco? Perché non provi a tastarlo e accarezzarlo? Oddio mi stava ordinando senza violenza ma con assoluta autorità di toccargli il pacco, cosa sta accadendo? Mi sta trattando come una cagna in calore che non vede l’ora di mettersi a succhiare un gran bel cazzo duro e anche se ho una gran paura è proprio ciò che voglio. Così il fatto che non mi stesse obbligando fisicamente ma solo in modo celebrale fece cadere i miei freni inibitori e presi ad accarezzargli il pacco sentendolo già bello duro e vibrante. Lui rincarò la dose dicendo “ Lo senti quanto lo eccita una femmina come tè, vuoi tirarlo fuori, ti piacerebbe succhiarlo per benino?” io ero in brodo di giuggiole e con voce estremamente languida risposi “ Siii voglio leccartelo e prenderlo tutto in bocca” e così mi parve estremamente naturale inginocchiarmi, aprirgli i pantaloni abbassargli un poco gli slip lierare il suo scettro duro e prendendolo a due mani. A quel punto lo guardai fisso negli occhi e inizia a dargli le prime leccatine sulla cappella per poi abbassare lo sguardo e infilarmelo tutto in gola pompandolo con passione come una cagna in calore. Lui inizio a mugolare accarezzandomi i capelli e dicendo che lo sapeva di aver incontrato una vera Troia affamata di cazzo e che me lo avrebbe dato fino allo sfinimento. Questo turpiloquio osceno rivolto a me mi eccitava da morire e lui lo aveva capito benissimo perché adesso incominciò a darmi della Puttana della Troia e Vacca fino a che ebbe la sua fantasia andò ancora più avanti e incominciò a chiedermi mentre io continuavo il gran lavoro di bocca: “ ti piace farti sbattere da più maschi? Oppure ti piace di più battere il marciapiede? Dai rispondi Troia!!!” Non mi feci pregare: “ Sono una Troia voglio sentire un bel cazzone che mi dilati oscenamente il culo, che mi allarghi le chiappe facendole sporgere come quelle di una vacca in calore, voglio farmi sbattere da più maschi a ripetizione in modo che mi riempiano la bocca di sperma e mi sfondino il culo a dovere facendomi guaire come una cagna mentre mi insultano oscenamente sempre più allupati dalla mia troiaggine. “ “ Lo so ti piacerebbe davvero!! Sei una troia, ti sei vestita come una puttana scommetto che ti faresti sbattere da chiunque ma adesso ti scopo a dovere io e dopo ti faccio inculare anche da lui e ancora di più e soffrirai di piacere incapace di sfogarti completamente e liberarti dai tuoi desideri perversi”. Presi il preservativo che mi ero messa nel lato interno della manica del guanto nero lo aprii e glielo infilai con la bocca aspirando come un ossessa e una volta fatto mi tirai su arrotolai il vestito sui fianchi mi calai velocemente gli slip e mi misi a 90° gradi appoggiandomi al parafango del suo camion dicendoli” Ti prego inculami ficcamelo dentro e sbattimi”lui appoggio la cappella sulla Rosellina ma poi senti che si staccava e prima che potessi lamentarmi aveva appoggiato la sua lingua sul culo iniziando a leccarmi la Rosellina anale. Mi sentivo impazzire di desiderio non resistevo più lo volevo e lui resosi conto della mia fame finalmente ci mise il cazzo, prima facendo entrare piano la cappella mentre io contraevo e spingevo l’ano, poi introducendolo con una pressione costante iniziando a sfondarmi il culo. Poi una volta entrata per bene la cappella affondò con tutta l’asta fino in fondo lasciandomi senza fiato, ma visto che mi dimenavo lentamente roteando il culo per farmi penetrare più a fondo lui incominciò a stantufarmi come un compressore alternando il ritmo prima lento e poi 4 o 5 colpi veloci che mi squassavo come un fuscello lasciandomi sfuggire dei gridolini da checca libidinosa. “Troia Vacca Rotta in Culo ti piace eeehh !! ci godi a sentirtelo tutto in culo, dai che ti sbatto con vigore fino a fartelo sentire in gola”, io intanto continuavo a mugolare di piacere con qualche gridolino ogni qualvolta mi dava una sonora sculacciata, orgogliosa e felice di dire “siiiii sbattimi, ancora di più, inculami ti prego, dimmi che sono una vacca una troia, siiiiii” e lui di rimando “ Sei proprio una gran Troia rotta in culo, ti sfondo a dovere con il mio cazzo, voglio riempirti il culo a dovere” e intanto assestava dei violenti colpi che mi obbligavano a tenermi forte al parafango per poter respingere con il mio culo i suoi affondi. Sentivo la punta del suo uccello piantata fino in fondo e le sue palle che mi sbattevano sulle chiappe, mentre il mio uccello penzolando e dondolando semi duro incominciava a gocciolare. Questa condizione fisica mi conduce ad uno stato di massima eccitazione mentale, mi sento ancora più femmina e quindi ancora più vogliosa di essere usata come oggetto di piacere, inculata, insultata e le mie perversioni e desideri più languidi esplodono dentro di me portandomi a desiderare ad ogni costo di succhiare più cazzi contemporaneamente, di farmi sborrare in viso e in bocca di ingoiare fiumi di sperma mentre mi sfondano il culo a colpi di cazzo. Mi stava tenendo ben fissa per i fianchi mentre continuava a darmi violenti colpi di reni riempiendomi il culo con il suo cazzo strapazzandomi come un fuscello. Così guardai il suo amico che si stava toccando il pacco guardando la scena e gli dissi” dai vieni qui che voglio succhiartelo”,” ti prego dammelo!” L’amico non si è fatto pregare si è aperto la patta lo ha estratto dagli slip, era ancora mezzo moscio e senza tanti complimenti mettendomi una mano sulla nuca me lo ha ficcato tutto in bocca. Ho subito cercato il ritmo giusto per gustarmi appieno l’inculata e il pompino, assaporando la sensazione di sentirmi la bocca piena con la lingua che saetta sul cazzo ormai diventato durissimo e il riempimento datomi dal pompaggio anale alternando delle contrazioni anali al gesto a due mani di allargarmi le chiappe per farmelo ficcare ancora più a fondo. Intanto con gli occhi mezzi socchiusi mi rimbombano nella testa gli insulti e le sculacciate che ancora di più mi fanno eccitare e precipitare nel desiderio perverso di farmi sbattere a ripetizione e mi sento felice di “essere Troia”. Poi dopo 15 minuti di pompaggio estenuante ma molto godurioso il mio inculatore ha estratto il cazzo si è tolto il guanto e girandomi come un fuscello me lo ha ficcato in gola. Prendendomi la nuca a due mani mi ha costretta a pompargli il cazzo fino a quando ha incominciato a grugnire e rantolare e vibrando come una corda di violino spingendomelo fino in fondo ha iniziato a fiottarmi in gola il suo denso sperma. Adoro sentire lo sperma in bocca specialmente se sono sborrate copiose fatte con tre o quattro schizzi violenti e copiosi seguiti dalle ultime gocce che aspiro io con estrema troiaggine. Mi piace tenermi lo sperma in bocca qualche secondo apprezzandone la densità, la collosità e il sapore. Aprire lascivamente la bocca per far vedere quanto nettare mi ha dato e in questa posa mi fa impazzire l’idea di essere fotografata o ripresa con la bocca piena di sperma e quando, come in questo caso, sono particolarmente infoiata e troia, ingoiare a più riprese lo sperma e gustarmelo con estrema voluttà. L’amico intanto se lo stava menando e vedendomi così troia si è ulteriormente eccitato e appena ha detto sto per Venire mi sono avventata con la mia bocca sul suo cazzo per farmi riempire anche da lui. Dopo il primo schizzo che si è stampato sul palato sono rimasta ferma a bocca aperta lasciandomi schizzare anche sulle labbra e sul viso il resto del suo nettare. Era ormai stravolto nel suo orgasmo liberatorio e io inizia a ripulirmi il viso con il dito portandomi alla bocca le gocce di sperma recuperate. Leccandomi con estrema malizia le dite ho poi preso un ultima goccia di sperma che avevo sul viso e piegandomi a 90° gradi me la sono spalmato sul buco del culo. Questo gesto a fatto esclamare all’amico”Ma guarda questa quanto è Troia!” e così dicendo mi ha dato un sonoro ceffone sul culo faccendoni guaire come una checca. Quando sono molto eccitata adoro fare gesti, movenze e voce effeminata, da vera Checca, in quei momenti vorrei essere una donna con la fica vera per farmi prendere a sandwich e riempire di cazzi in tutti i buchi, uno in culo uno in figa e uno in bocca per poi farmi riempire di sperma naturalmente. La festa sembrava finita i miei due stalloni si erano ampiamente svuotati e erano anche molto soddisfatti della mia prestazione, almeno a sentire gli apprezzamenti che si scambiavano tra di loro. A me però tirava ancora il culo da impazzire e desideravo più che mai che succhiassero il mio cazzetto e per fortuna il tipo galante se ne rese conto e mi chiese: “ne vuoi ancora vero?” “O sii ho voglia di farmi inculare e succhiare contemporaneamente” risposi. “Allora vieni che ti cerchiamo qualche cazzo extra che abbia voglia di incularti per bene“ e così dicendo mi prese per mano trascinandomi, perché io ero impaurita e facevo una certa resistenza, verso il ciglio della strada. Mi prese inoltre alla sprovvista perché una volta arrivati sulla strada si piazzo dietro di me e cingendomi la vita con una mano, con l’altra mi sollevo il vestito in corrispondenza dello spacco mettendo in bella mostra tutta la coscia inguainata dal collant nero fino all’inguine. Per fortuna mi ero rimessa gli slip così almeno le macchine che passavano illuminavano con i fari anche il bordo di pizzo nero degli slip. Anche questa volta dopo una prima ritrosia e resistenza cedetti sotto le sue braccia forti e parole risolute ” Dai adesso mostrati e comportati come una vera Puttana, vedrai quanti cazzi ti prendi”. Non so cosa mi abbia eccitato di più, il fatto di camminare ancheggiando sulla strada come una puttana di professione oppure il potenziale fattore di essere pagata da un eventuale cliente per fare la troia con lui. Fatto sta che quando lui mi ha lasciato non mi sono allontanata, anzi o infilato il lembo del vestito sotto gli slip in modo che lo spacco rimanesse visibilmente aperto sulla mia coscia e ho iniziato a camminare a piccoli passi cercando di mostrare il mio lato migliore ogni qual volta passava una macchina. Intanto i due miei cavalieri che mi avevano montato a dovere poco prima mi incitavano “dai Puttana facci vedere quanto sei brava” e mentre sorridevo in loro direzione per schernirmi una macchina iniziò a rallentare fermandosi affianco a me. La situazione era estremamente eccitante e mi ritrovai a pensare che se il tipo non mi fosse piaciuto avrei tranquillamente sparato una cifra elevata facendolo scappare mentre se era di mio gradimento……… Cavolo era in due, brizzolati ma curati, sembravano a posto e a vedermi così scosciata anche allupati, quello alla guida si sporse verso di me e disse: “ Allora cosa ci proponi?” con voce effeminata risposi “ Amore 30 di bocca 40 di culo col guanto” mi sorpresi della mia determinazione e padronanza del listino prezzi, ma ancor di più mi sorpresi nel continuare: “ 100 di bocca a tutti e due, senza guanto!” Cazzo cosa avevo detto, sono pazza! I due rimasero di sasso e dopo due secondi il tipo vicino allo sportello disse” Andata monta che ho proprio voglia di sborrarti in bocca” e così dicendo apri lo sportello smonto reclinò il sedile e mi fece il gesto di montare. Per un attimo mi voltai a guardare i miei cavalieri, il galante mi fece un gesto con il pollice alzato, io gli sorrisi e montai allargando oscenamente le cosce per entrare dietro. Mi senti aiutare e spingere da una mano calda che palpo vigorosamente il mio culo e quando mi sedetti dietro lui mi fece capire che sarebbe montato dietro affianco a me. La cosa era molto eccitante perché mi piaceva la sua decisione e intraprendenza. La porta si richiuse e partimmo, i tipi si presentarono e quello alla guida mi chiese subito se ero una trans, gli spiegai che no purtroppo ero solo una fetisch trav, intanto il mio vicino incominciava ad accarezzarmi e toccarmi, facendosi via via più ardito tra le mie cosce fino al mio clitoride e inizia a pastrugnarlo dolcemente. Ma questa è un altro splendido capitolo della mia vita da trav che continua nel prossimo racconto. Aspetto commenti e soprattutto inviti per ripetere e migliorare l’esperienza, un languido bacio a tutti, [email protected]
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13 years ago
bettyslut,
39
Last visit: 9 years ago
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L'ESSERE PERFETTO
OSSERVO LA CURVA DELLA TUA NUCA
OSSERVO LE TUE LABBRA MENTRE PARLI
OSSERVO LE TUE SPALLE E LE TUE MANI:
TUTTO IN TE E' PERFETTO AI MIEI OCCHI..
E MI SENTO PICCOLA E DEBOLE
LE GAMBE MI CEDONO
IL MIO STOMACO SI CONTRAE..
E SOGNO..
SOGNO CHE ANCORA UNA VOLTA MI BACERAI
SOGNO CHE ANCORA UNA VOLTA MI SPOGLERAI
SOGNO CHE ANCORA UNA VOLTA MI PENETRERAI..
ED ALLORA ANCH'IO, FUSA CON TE, SARO' PERFETTA..
IO E TE L'ESSERE PERFETTO...
TI AMO
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13 years ago
AdamDTS,
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Last visit: 4 days ago
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Coppia foggia 1° incontro
COPPIA FOGGIA 1° INCONTRO Salve, di altri incontri ho già scritto, ma mi sono prefissato di raccontarVi quelli che a me sono capitati in questo passato 2010. Saranno pochi o molti ma sono quelli effettivi. Mi chiamo tony e sono di Avellino, sono un singolo e mi piace inserirmi nei giochi di coppie, non ho mai forzato la mano a nessuno e mai mi sono permesso di ossessionare le coppie, le quali mi hanno apprezzato, sia le lei che i lui per questo, oltre che per altro, quindi sono come si dice un tipo discreto ed affidabile. I nomi sono diversi ma i luoghi sono reali, un giorno ricevo sul mio cellulare una chiamata, mi dice: sono antonio ho visto il tuo annuncio e vorrei farti conoscere mia moglie, però prima dobbiamo vederci da soli, subito pensai al solito gay o marito indeciso, ma chissà perche decisi di fidarmi ed accettare, definimmo i dettagli del luogo e dell’orario e lui fu molto serio nel dirmi che lei non sarebbe stata presente. La domenica pomeriggio successiva ci incontrammo, lui è un tipo normalissimo,ci si frequenta ancora, parlammo delle cose normali della vita quali il lavoro e cose simili fino a che antonio mi raccontò un po di loro, mi disse che erano sposati da oltre 20 anni e che avevano sempre desiderato trasgredire, che a dire il vero ci avevano anche provato ma che erano state piu le delusioni che le cose concrete, appuntamenti disdetti all’ultimo momento, persone rozze millantatori di cm non posseduti ecc, mi fece vedere alcune foto della moglie anna, donna con due tette da sballo ed un culo molto bello, mi disse che a lei interessava si scopare ma farlo anche con una persona di suo gusto,ed io a suo dire potevo andare bene. Io iniziai a dirgli come intendevo la cosa, e cioè un divertimento per entrambi,e se il caso anche una amicizia,gli chiesi del suo ruolo e lui mi disse starete soli e ogni tanto vengo a guardare, spiegai i miei gusti, la mia passione per l’anal, la mia dedizione alla leccata, la sborrata libera in bocca ecc. Mi sorprese dicendomi sei il porco giusto, credo. Prese il telefono e la chiamo, mi ci fece parlare e ci trovammo entrambi simpatici, per telefono accennammo poco alle nostre preferenze sessuali ma ci tenne molto a farmi sapere che il suo culo era disponibile e voglioso di provare nuovi stantuffa menti, e che con la bocca ci sapeva fare, antonio intanto annuiva alle mie ripetizioni di cio che anna diceva, e il mio cazzo si ingrossava per come lei disinibitamente parlava, si fece ripassare il marito e gli chiese come ero, lui le disse ti piacerà,cosi fissammo un appuntamento telefonico per il venerdi successivo per confermarci un incontro conoscitivo con lei il sabato, antonio andò via dicendomi mi raccomando sii serio. L’attesa si mostro proficua e il venerdi come d’accordo arrivo la telefonata, mi chiesero di vederci in un paesino ai confini tra la puglia e la campania per le 19, sempre che per me non fosse un problema raggiungerli, gli dissi che era tutto a posto e che ci saremmo visti all’ora prefissata. Partii ed arrivai con qualche minuto di anticipo all’appuntamento, non mi ero prefissato niente ed ero anche in un certo senso, vista qualche avventura precedente che vi racconterò,pronto ad un improvviso rinvio, ma cio non avvenne e ad un certo punto vedo arrivare antonio con sua moglie in macchina. Si accostarono e lui mi fece cenno di salire, io andai dietro e mi presentai,le sue prime parole furono……antò finalmente una che si può guardare, iniziammo a parlare e i miei occhi non potevano fare a meno di finire sul suo decolté che metteva in mostra un seno che era mille volte meglio delle foto,il discorso cadde sul fatto che fino a quel momento io ero stato molto educato e sulle mie, mi raccontò di come un altro singolo, nel mentre parlava si tolse le scarpe e le disse” dai mo che dobbiamo fare” e lei di rimando niente rimetti le scarpe e vai. Io invece niente e quindi le avevo dato tranquillità, fu cosi che prese la mia mano a la poggio sul suo seno, che io prontamente iniziai a palpare, i giochi erano iniziati, si rivolse a lui dicendo mo vediamo se anche il resto e ok che ne dici??? Allora scesi dalla macchina e li seguii fino alla prima piazzola di sosta, lei scese dalla sua macchina e mi raggiunse, mi disse seguilo e poi ci fermiamo, intanto la sua mano era già sulla mia cerniera, me lo massaggia, intanto ci fermiamo entriamo in una stradina di campagna e lui si posiziona in modo da non fare entrare nessuno, esce e viene verso di noi e le fa “ allora che hai intenzione di fare?” le guarda lui poi me, intanto lo tira fuori non si aspettava fosse cosi, non enorme ma ben messo,e dice a lui mo fammi diverti, lui ci lascia e va nella sua macchina, lei mi abbassa completamente i pantaloni ed inizia un pompino da favola,lo lecca ci sputa sopra lo ingoia tutto, non so come faccia ma le sue labbra mi toccano le palle, e tutto in quella voragine, il risucchio e da far sborrare subito, intanto io con una mano le slaccio il reggiseno e palpo bene, strizzo quelle tette come per farle uscire il latte e lei mugola, le strapazzo i capezzoli e lei urla, mentre lei continua a pompare divinamente vado giù a scostare il perizoma la sua figa e fradicia, e depilata, profumata, due labbra immense,la faccio fermare, ci mettiamo dietro, le allargo le gambe e la lecco, ogni centimetro di figa lei gode e mi schiaccia la testa pregandomi di non fermarmi,e io non ci penso nemmeno, intanto le stantuffo figa e culo con le dita, il culo era bagnato fradicio e dilatato, la faccio sedere e nel poco spazio rimasto mi sollevo fino e rimetterglielo in bocca ma questa volta non e lei che mi pompa sono io che le scopo la bocca, intanto si masturba, passano i minuti senza che ce ne accorgiamo ed antonio arriva e si siede avanti gia pronto col suo telefono a riprendere, la rimetto sdraiata le apro le gambe all’invero simile ed infilo il mio cazzo in quella figa stantuffandola come non mai, volevo venire ma volevo scoparla ancora e ancora e ancora, ma volevo il suo culo,cosi la sollevo e punto il mio cazzo sul suo buco, penetro in maniera diretta fermandomi quando sento le palle sulle sue natiche, qualche secondo di tempo e prima che lei me lo dicesse la stavo inculando, non so quanto tempo sia passato cosi so solo che ad un certo punto me lo sfila mi fa sedere e s’impala, prima di figa girata col culo verso di lui e poi dopo un po si rigira e si impala di culo, aprendosi la figa con le mani e mostrandola oscenamente a lui che intanto continuava a riprendere e fotografare,la sborra iniziava a salire e volevo prenderla a modo mio, la feci mettere a pecora e le salii letteralmente sopra, come un toro che monte una vacca, tanto lo era, la presi per i capelli e la sbattevo forte tanto che a volte finiva con la testa nello sportello. Mi urlava godi porco godi mio maiale e la cosa fece si che senti la sborra arrivare il getto caldo le si conficco tutto nel culo e solo quando iniziava ad afflosciarsi lo cacciai. Ci pulimmo ci rivestimmo e lei disse a lui, possiamo pure rivederci anzi presto, infatti oggi siamo ancora amici di letto e intanto ci sono state altre scopate che avranno seguito.
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13 years ago
BULLAVELLINOPERCOPPIE, 45
Last visit: 13 years ago -
La prima con loro 2004
Una nuvola rossa con bordi più scuri disegna forme che mi sembrano ammiccanti alle fantasie che ho in questo momento mentre dal balcone con Pino stiamo attendendo l’arrivo di Andrea e Annamaria. “Bello vero?” mi dice mio marito all’improvviso confermando di aver seguito come sempre il filo dei miei pensieri e la direzione del mio sguardo verso questo straordinario tramonto. Stupendo. Vibrante, capace di parlare al mio dolce timore. “ Di cosa hai paura Paola?” Sorrido, ancora psicologo o indovino. Scuoto il capo e gli sorrido. Le tante nostre fantasie, le esperienze passate, e le foto, tante foto tutti momenti di un rapporto inusuale forse ma bellissimo. Ma quando sento che “potrebbe accadere qualcosa di nuovo” sono sempre in ansia. Le foto ci hanno fatto incontrare con loro. Pino è bravo a contrastare con la sua fantasia, con i giochi di luce, il tempo che si è infilato nelle mie rughe, qualche chilo in più che accompagna il nostro sereno avanzare verso la fase in cui lo specchio non è più piacevole complice. Sospiro. Quarantasette anni da compiere tra qualche istante, tra qualche minuto assieme a lui mio splendido compagno di sempre, di avventure e di fantasie ed assieme anche ad Andrea e Annamaria, una quindicina di anni di meno ed un’amicizia complice nata proprio su internet e con le foto. Andrea è bravo e professionale nel fotografare la sua Anna, Pino ha imparato forse da lui e ci ha aggiunto una cosa che non sono riuscita a trovare nei loro scatti: la lente dell’amore, quella che ti fa vedere l’altra come nessuno può, che grazia ombre e cellulite in virtù di un miracolo che si chiama ancora desiderio e voglia di mostrare. Pino è orgoglioso di me, lo sento, la sua quasi cinquantenne dice sfidandomi. So che mostra le mie foto on line ai suoi amici virtuali e ha sostituito con questo innocuo gioco anche le poche volte che andavamo in cam, una cosa che ora mi annoia e che mi sembra vuota e che piano piano ho abbandonato. Chi ha vissuto momenti come i nostri non può trovare divertente, secondo me, la finzione, l’inquadratura sexy, il farsi vedere. Più bello ricordare. Ma a lui piace e rispetto questo suo modo di aggrapparsi alla convinzione che il nostro desiderio mai sopito sia anche quello degli altri . Ma come fanno a desiderare una signora come me? Desiderano quella delle foto, quelle foto miracolose in cui, do atto, sembro così tanto più sensuale. E penso al confronto secondo me impietoso con le foto di Anna e di Andrea: più giovani e più sfrontati nella loro aggressiva voglia di mostrarsi, Anna con quei seni pesanti e i capezzoli grossi, con la folta peluria ed un sedere provocante. Lui , robusto, con baffi impertinenti e quel membro rigoglioso e superbo, da 24 scrive sempre con tracotanza infantile. Le foto sono state il nostro tramite, la passione per l’erotismo, anche i racconti (Andrea scrive bene) sino alle chiacchierate per telefono, poi all’incontro in pizzeria con chiara esclusione patteggiata di qualsiasi cosa che riguardi il sesso. Insomma ci si può scherzare, ammiccare, si possono fare complimenti e battutine ma noi 4 di sesso vogliamo solo parlarne. Loro neanche sanno delle nostre esperienze. Pensano che siano solo mie, nostre fantasie, e lei, Anna oltre a qualche giochino in cam ( non con noi) non è mai voluta andare. Per principio. Su come poi si sia finiti a combinare la cena del mio compleanno qui a casa da noi, solo noi 4, per la verità mi sfugge e questa inattesa situazione mi crea quel brivido dietro la base della schiena che da anni non sentivo. Una specie di presentimento. Abbiamo scambiato migliaia di foto in tutte le posizioni e in tutte le situazioni: ciò che noi 4 facciamo a letto non ha segreti e la cosa non mi ha creato nessun imbarazzo nelle tre o quattro cene fuori fatte parlando di foto e di politica. Ma qui in casa è diverso, mi sembra di ammetterli in un mondo più intimo che avevamo chiuso e riservato per sempre solo a noi due. Pino fa qualche passo indietro verso la porta-finestra del balcone: “Sei stupenda, guarda, hai fatto bene a metterti questa gonna bianca corta e un po’ trasparente controluce”. “ Ma cammina, porco” Rido di gusto. “E questa maglietta che fa intravedere i capezzoli non mi dire che l’hai messa per caso, no?” “L’ho messa per te ma se pensi che sia eccessiva per loro la tolgo subito”. Sorride con quel lampo negli occhi che gli conosco. “Ma se ti hanno vista nuda in tutti i modi pensi che si possano scandalizzare?” “In foto, solo in foto. E’ un’altra cosa. Lo sai. Comunque se ti piace e non pensi che sia ridicola per me va bene così”. Si avvicina mi bacia, mi stringe la mano, proprio nel momento in cui compare l’alfa di Andrea sotto il portone di casa. Anna ha tacchi esagerati, mini oltre le cosce da sempre un po’ robuste, maglietta a collo alto (con questo caldo!) ma scartatissima sui seni che soffrono nel restare dentro senza la guida del reggiseno. Un po’ donnona, un po’ dark molto provocante, felice dei suoi 35 anni portati con spavalderia. Ma è solo apparenza. So della sua timidezza, delle sue paure, delle tante resistenze opposte ad Andrea alle foto più impudiche e spregiudicate. “Auguri di cuore”. Andrea mi abbraccia forte strofinandomi la schiena, con una stretta complice e persino equivoca. Consegna la bottiglia di Ferrari a Pino che sta ricambiando con gli interessi il saluto ad Anna e a me un pacco avvolto in carta lucida argentata. “Ma perché, non dovevate”, recito. Levo il fiocco blu, lo scarto, una scatola di cartone anonima, apro e dentro un’inequivocabile grosso e strano vibratore! “L’ultimo ritrovato” ride Andrea con Pino che sghignazza. “Doppio movimento e ti consiglio subito di provarlo: vediamo come ti sta e se la misura è giusta…se no lo vado a cambiare” e altra risata di tutti e tre. Inghiottisco la saliva e cancello l’espressione ebete che sento di avere, sparo un sorriso, cerco una frase intelligente: “ ma dai, siete matti questi, questi costano una follia!” E scateno una risata ancora più forte. “ E lo so che sei esperta” dice Anna “ma per te questo e altro”. Buon viso a cattivo gioco, mi viene in mente. Non sono entusiasta di questa scelta così intima anche se di vibratori abbiamo parlato e soprattutto abbiamo visto molto reciprocamente della nostra nutrita collezione. Ma, mi dico, il nostro rapporto è ormai così, sul filo dell’intimo, ben oltre il pudico, sino a sfiorare l’intimissimo. Andrea mi fa i complimenti, Pino ricambia per Anna e finite le frasi di circostanza andiamo sul divano per l’aperitivo. Piacevole, lo ammetto, il fatto che sia io che lei si possa sedere tranquille senza preoccuparci di mostrare le gambe. Gli sguardi generosi incrociati dei nostri uomini sono nel conto, nella natura del nostro rapporto di amicizia che contempla con serenità il fatto che i nostri mariti apprezzino senza infingimenti le gambe ed il resto dell’altra. Ed allora si può non preoccuparsi della gonna che sale troppo e non provare imbarazzo per lo sguardo che si insinua tra le cosce alla ricerca del bianco dello slip. La cena è piacevole, il vino straordinario e abbondante( Greco di Tufo ha voluto Pino) il tavolo che abbiamo scelto forse un po’ piccolo per tutti e quattro ma crea un ambiente carino con queste luci soffuse e l’intimità che fa capolino in ogni nostro discorso. Anna parla delle sue fantasie chiede a Pino, che passa per essere esperto di rapporti di coppia, il significato di alcuni sogni, Andrea ogni 25 parole deve inserire un complimento ai miei occhi, ai miei seni, e non gli sfugge certo che i miei capezzoli sempre troppo sensibili partecipino ad ogni discussione facendo capolino dalla maglietta. Si passa con abnorme naturalezza da Berlusconi ad un sogno erotico ma il discorso torna frequente, sempre più frequente, sui desideri, sulle foto, sulla sensualità dell’età. Il vino, il caldo appena mitigato dal ventilatore fanno effetto e alzano con il passare dei minuti la nostra propensione al riso e abbassano la soglia del consentito. Così quando Pino racconta che l’ultima serie di foto di Anna , quella con la maglia viola che viene scansata, tirata, pasticciata, inondata, ci è piaciuta al punto tale che tutto sembra quasi normale e mi provoca quasi una piacevole eccitazione nel ricordare quel nostro momento. E’ lì che Andrea piazza l’affondo chiedendoci delle esperienze reali e delle fantasie: “Ma l’avete mai fatto veramente?”. Pino sorride, scuote il capo e indica me con il dito “ Di queste cose è autorizzata a parlare solo Paola”. Sei occhi piovono sul mio imbarazzo riscaldato solo dal vino. Esito, balbetto, tanto che Andrea mi appoggia la mano con delicatezza sulla gamba ( “ se vuoi ovviamente”) provocandomi un sussulto nel sentire il palmo della sua mano caldo sulla gamba tenuta fresca dall’aria del ventilatore. Guardo Pino che si è accorto della mano e sorride tranquillizzante. “Beh, si, qualcosa dei nostri racconti è vero” ammetto con riluttanza “ma son cose che riguardano il passato”. L’ammissione scatena la curiosità e l’eccitazione esplode: la mano non lascia la mia gamba sino a che non mi scanso io, Anna fa domande a raffica e Pino chiede a me se voglio raccontare qualcosa ma mi rifuto. Ma ormai l’ultima barriera è infranta. Anna , che ha bevuto più di tutti e quattro, è un fiume in piena e la sua maglia ha perso ormai la gara con il seno destro la cui ampia aureola compare orgogliosa a tavola. Il tutto provoca anche a me un effetto particolare che si trasmette dall’osso sacro…in avanti soprattutto quando vedo lo sguardo di Pino affatto coperto dalla penombra della stanza vagare ormai senza ritegno tra le gambe ampiamente scoperte di Anna ed il seno malandrino. Sguardo insistito (e disponibilità palese di lei) che Andrea accoglie con soddisfazione. “Ve lo confessiamo” dice . “ Come sapete Anna è contraria a qualsiasi esperienza reale ma con voi ha sempre detto che farebbe un’eccezione. Vero amore?” Lei annuisce con quello sguardo malizioso e lucido delle foto. Ormai il discorso è intimo. L’eccitazione palpabile in tutti e quattro e Pino, il vecchio marpione, ha preso a manipolare le nostre fantasie come solo lui sa fare. Racconta, immagina, usa quel tono di voce intimo e greve di chi la sa lunga, di chi si propone senza dirlo come guida, ora appoggia lui la sua mano sulla gamba di Anna che lo guarda languida. Andrea è tornato a carezzare il mio ginocchio per par condicio e questa volta l’effetto è elettrico. “Sentite” sentenzia Pino dopo aver riempito tutti e quattro i bicchieri un’altra volta, dobbiamo ammettercelo: ci siamo eccitati. Vogliamo farci qualche foto per ricordo di questo momento?” Segue un battaglia di flash e di pose, sul divano, abbracciate, di schiena lui fotografa me, Pino lei. Gonne sollevate, seni scoperti, finchè Andrea mi chiede di stendermi sul divano e tirar su la gonna per fotografare da vicino i miei slip trasparenti. Pino ride. “Ragazzi, ci eccitiamo così: senti qua” fa alla nostra amica. Non aspetta neanche la risposta: prende la mano di Anna e se la porta sui pantaloni. Anna fa finta di fischiare ( non lo sa fare ) e indugia a tastare. “Però, dice, ha ragione” mentre la mano di Pino varca il limite già molto alto della gonna e le mani giungono sullo slip indagando sull’effetto della serata. Lo stesso effetto che Andrea sta constatando senza neppure un’esitazione sui miei slippini incoraggiato dall’istintivo gesto che ho fatto ( dischiudendo le gambe) quando ho sentito la sua mano infilarsi sistemare le mie cosce e scattare foto a venti centimetri da li. Non lo tocco, non ho bisogno di verificare ciò che il pantalone leggero denuncia in modo palese. Pino ha il controllo magnetico e ipnotico delle nostre azioni e dei nostri pensieri ma la situazione è sospesa, fragile, sentiamo che alzandoci per andare di la o sul divano si potrebbe spezzare l’incantesimo. Ma è troppo abile per non capirlo. “Ok, ragazzi, credo che possiamo festeggiare Paola ma datemi retta e fate quello che dico io, non spezziamo la catena (facendo riferimento alle mani che frugano)”.Parla piano, con voce che denuncia da una parte il piacere per il tocco prolungato e dall’altra la sicurezza della conduzione del gioco”. “Anna, Paola, su fate come vi dico togliete gli slip e tu Andrea slaccia i pantaloni” Senza alzarsi dal divano e dalla poltrona, un po’ contorcendoci, abbiamo ubbidito senza fiatare. Gli slip cadono. Le mani dei due uomini tornano ora ad impossessarsi dei nostri sessi nudi incapaci di nascondere l’eccitazione. Questa volta anche io come sta facendo Anna allungo la mano a circondare l’incredibile verga emersa dal pantalone di Andrea: le foto non mentivano. Le mani sfiorano, toccano, stringono in attesa dell’ordine successivo. “Bene: Ragazzi questo è il momento di vivere un attimo dolce e comune: ora mettiamo due seggiole vicine con gli uomini seduti. Paola tu ti siedi sulle gambe di Andrea con il volto rivolto verso me e Anna sulle mie. Le gonne copriranno per quello che possono e facciamo l’amore qui, così seduti, in quattro. Su ragazze”. Quel ragazze mi fa sorridere ma ubbidisco. Mi alzo, aggiusto la gonna mentre Andrea si scansa un po’ dal tavolo, mi siedo su lui lentamente dandogli il tempi di infilare la mano, verificare che non esistono problemi lì , dischiude con le dita e solo quando sento la punta tra le mie grandi labbra affondo e mi siedo su di lui sentendo il lungo membro penetrare con dolcezza dentro di me con una sensazione strana che non provavo da tempo. Un piacere forte reso sconvolgente dal viso di Anna ( di fronte a me a pochi centimetri) che con qualche secondo di anticipo si è precipitata sul pene di mio marito e già si sta muovendo in modo scomposto con lui dentro. Pino ride “Calma, calma” , esorta, la ferma, le infila le mani dentro la maglia facendone uscire lateralmente i seni e poi stringendoli con entrambe le mani e strappandole un lamento. Anche Andrea ha le mani sui miei capezzoli e mi sento posseduta ed avvolta , riempita da quel membro enorme sul quale vorrei agitarmi ma guardo come ipnotizzata Pino . Il braccio destro di Pino avvolge i seni di Anna , la maglia stretta tra i seni scoperti, la mano che tormenta il capezzolo sinistro,l’altra mano si allunga sulla tavola a cercare la mia. Gli vado incontro gliela stringo e il movimento spinge il mio bacino verso Andrea facendo penetrare ancora di più il suo cazzo e il piacere che ne provo mi fa fare un sussulto e stringere di più la mano di Pino. “Ora facciamo l’amore assieme, lentamente, piano piano, le donne iniziano e poi noi Andrea, troviamo il ritmo giusto e se siete d’accordo andiamo avanti piano ma sino alla fine, vuoi Anna? Posso venirti dentro?”. Anna non risponde, singhiozza, si lamenta comincia a muoversi con la lentezza suggerita, su e giù e io faccio altrettanto in un movimento lunghissimo e lento, sconvolgente e devo ammettere che sento la differenza. Ma la cosa più piacevole è la stretta della mano di Pino, il suo sguardo vitreo per il piacere di vedere il mio e sentire il mio lamento piacevole, l’ansimare del mio fiato. Anna sta crescendo nell’intensità del suo “si si si” e parla, dice ad Andrea di guardarla, si alza la gonna in modo che possa vedere il marito la penetrazione che eccita anche me.Incoraggia Pino penetrarla fino in fondo in un modo che mi coinvolge fa crescere la mia ansia ed il mio piacere e il primo orgasmo giunge improvviso quando infilo la mano sotto la gonna per sfiorare con la punta delle dita il grosso membro che Andrea mi spinge con colpi sempre più decisi inarcandosi sulla seggiola che scricchiola. Andiamo avanti ancora così guardandoci su è giù urtando con le gambe in un movimento sempre più scomposto sino a che l’urlo di Anna copre l’orgasmo di Pino che si scarica dentro la nostra amica con singulti e sussulti che fanno quasi cedere la seggiola. Il loro piacere scatena il nostro. I colpi di Andrea ora sono violenti sento l’ultimo che giunge al mio stomaco e resta conficcato, spingendo forte , e avverto le pulsazioni del suo sperma spruzzato con forza dentro me nel momento in cui ho il secondo orgasmo e Pino che stringe forte la mia mano. Sono sudata e bagnata, grondante quando ricomponendo la gonna mi sollevo facendo scivolare via il membro di Andrea che è con la testa indietro e sta riprendendo fiato. Anna è tornata al suo posto incurante del fatto che probabilmente macchierà la seggiola. Lo faccio anche io: Pino si alza, si avvicina, mi ricompone la maglietta coprendomi i seni, mi bacia prima tra i capelli, poi sulla labbra mentre la sua mano penetra tra le mie gambe per riempirsi di umore e crema bianca. La estrae, la guarda così bagnata, sorride. Ora ragazzi un brindisi , la torta e andiamo tutti a letto. Insieme. Il ghiaccio è rotto. Ci sono fantasie e fantasie. Persone e persone. Con loro due l’accordo è magico, sembrano capire, sentire e vibrare all’unisono con noi. Senza gelosia, senza tensione senza problemi. Così quando Anna confessa che ha sempre sognato la doppia ( sono già le due di notte e siamo alla terza, forse alla quarta, ho perso il conto) mi sembra normale aiutarla. Pino si prenota subito per l’entrata secondaria, Andrea non obietta. Si stende, Anna sopra di lui qualche colpo, qualche movimento sino a che lei si china appoggiando i grossi seni sul petto del marito. Sono io ad aiutarla, a mettere un po’ di lubrificante, a guidare il cazzo di Pino che scompare con facilità nel piccolo passaggio reso ancora più piccolo dal bastone di Andrea conficcato avanti. I movimenti dei due uomini all’inizio non sono sincronizzati: li aiuto sino a che trovano il giusto accordo, il tempismo necessario per far esplodere la nostra amica che dice tutto, e di più. Forse ha due o tre orgasmi prima di fermarsi comprendendo che i due non durerebbero a lungo. Guarda il marito sotto di lei e intuisce: “ Vuoi cambiare? “ Gli chiede “pareggiare?”. Il suo entusiasmo mi pare eccessivo: lo avrà fatto centinaia di volte alla moglie dietro, abbiamo visto le foto. Gli uomini si sfilano ed io pensavo lo facessero per invertire i posti. Solo dopo qualche istante, quando Anna si alza dal letto, capisco che il “pareggio” non era il cambio di posizione ma io. Non è una cosa che mi entusiasma, Pino lo sa. Lo abbiamo provato specie con i vibratori e fa un po’ male e io dietro sono sensibile e mi marito spesso trova difficoltà. Ma non posso ribellarmi. E’ giusto. Ma quando vedo Pino stendersi sotto mi oppongo. “ E no ragazzi, non scherziamo. Pino dietro e lui davanti come con Anna, dai” Ridono tutti e tre. Andrea con fermezza replica: “ Paola, Pino ha inculato mia moglie e ora vorrei fare lo stesso con te non ti sembra giusto?” “ Ma che c’entra, tu ce l’ha troppo grosso per me lì” Anna interviene. “ Paola stai serena, ci penso io vedrai che va tutto benissimo, su non fare storie”. Pino si è già sdraiato. Esito ma lui mi strizza l’occhio e mi tira su di se. Il suo membro entra trovando la via automaticamente. Mi scopa qualche istante per farmi tornare la voglia e cancellare l’ansia e poi mi tira verso di se e mi abbraccia forte le braccia dietro la mia schiena offrendomi senza che io possa muovermi. Gli parlo nell’orecchio, gli dico di no. Lui mi carezza mentre dietro sento la mano di Anna spalmare l’olio speciale. “ Vedrai Paola che dura pochissimo, stavamo per venire, su non è così difficile”. “ Ma mi fa male lo sai!” “ Vedrai che è diverso” Anna da le istruzioni mi dice di andare incontro alla punta di Andrea di non stringere, di rilassarmi. La pressione si fa forte e dolorosa subito, Mi agito, dico no forte ma Pino mi trattiene. “Un attimo solo Paola,dai” e la cappella di Andrea è risucchiata dentro di me come un supposta mentre Anna aiuta tenendo divaricate le natiche. “Brava Paola ora trattieni il respiro” dice Andrea e mentre provo a farlo la fitta è fortissima, mi fa urlare ma il colpo è profondo ed unico. Tutti i 24 centimetri di Andrea sono dentro e configgono con il membro di Pino che è quasi a contatto, li sento dentro invasa e piena come non sono mai stata. Mi ribello, Mi agito nonostante la stretta di mio marito e gli chiedo di smetterla.” Mi fa maleee”. “ Paola aspetta un attimo, un attimo solo ti prego”. Trattengo il fiato mentre Anna mi carezza la schiena e il seno schiacciato sul petto di Pino. Andrea si muove appena, piano piano uscendo. Mi piace mi fa male. Lo estrae quasi,poi torna a penetrare mentre Pino inizia ad uscire. Il doppio movimento mi crea una scarica elettrica ed il male si trasforma in piacere. Lo fanno piano, entrambi, si alternano bene profondo ma ora mi lamento per un po’ di dolore e per tanto piacere. Non credo di poter venire così ma come Pino aveva previsto l’avanti e indietro dura pochi istanti. Tutti e due tornano a mettermelo dentro tutto spingendo forte e poi restando fermi agitandosi solo con il corpo. L’enorme randello di Andrea pulsa, spinge e dopo un attimo sento le contrazioni del suo orgasmo e gli spruzzi dentro di me. Anche Pino lo sente bene “Ecco senti Paola, anche io lo sento mentre ti sborra dentro, senti me” e mio marito viene anche lui: apprezzo il fatto che entrambi non si agitano, non forzano, finiscono di venire con calma consapevoli anche del dolore che i due grossi membri mi causano. Si sfilano. Si complimentano con me. E svuotata di quel grosso ingombro e piena del loro sperma mi assale la voglia. Mi getto sul letto e mi tocco per venire. E’ Anna che sorridendomi mi si siede accanto. Mi toglie la mano e sostituisce la sua. La muove sul clitoride con una delicatezza straordinaria immergendo le sue dita nel liquido abbondante che sta uscendo dappertutto. “Brava Paola, ora ci penso io, su vieni così ti aiuto”. Mi guida lei ad un orgasmo delicato e preciso come se avesse sempre conosciuto il mio modo, le mie sensazioni le mie esigenze. Quando mi abbandono al suo contatto venendole in mano mi accorgo che i due uomini stanno guardando. Pino mi bacia: “Auguri amore buon compleanno”.
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13 years ago
paolapino,
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Al tavolo verde 2006
“Ma dai Luigi non ci posso credere anche voi avete avuto questo tipo di esperienza? “ Paola quasi è offensiva questa tua sorpresa. Non ci credevi capaci?” Lo osservo senza poter nascondere l’ espressione sorpresa nell’aver appreso che lui e Marina hanno fatto giochi sexy. Di Marina sapevo ( sempre stata piuttosto svelta ) ma avevo collocato gli episodi che mi aveva raccontato vagamente all’università o comunque prima di stare con Luigi ben noto per la sua gelosia. “Ora se non mi racconti tutto ti odierò per sempre. Quando è accaduta questa cosa del poker strip?” “Qualche anno fa, ma non era una cosa intima…insomma, era una cosa particolare” “Ma come è accaduto su racconta” “Ricordi quei due amici che avevamo all’inizio quando ci siamo conosciuti?” “ Manu e Vittorio? Certo , un po’ strani te l’avevo detto” “Emanuela e Vittorio sono un po’ più grandi di noi, lui era il titolare della palestra dove Marina lavorava. Lei invece una promotrice finanziaria. Non una bomba sexy, insomma,ma graziosa, no?” “Se lo dici tu…” “Lei era i quel periodo molto impegnata: faceva corsi, partecipava a convegni sulla nuova coppia, insomma era diventata la teorica del gruppo per una via , come diceva lei, più libera e consapevole all’amore. Avevamo simpatizzato e qualche volta si andava a cena da loro o loro venivano da noi. Era divertente perché Manu parlava di sesso come raramente avevo sentito fare ad una donna, senza pregiudizi, senza tabù e raccontava persino apertamente di qualche incontro avuto già nel periodo in cui stava con Vittorio . La confidenza andava aumentando così come la curiosità che i due ci suscitavano :soprattutto le volte che parlavano dei club. Una sera mentre si parlava di argomenti vari Vittorio ci chiese esplicitamente se,dopo tutte le teorie che avevamo condiviso , tutti i discorsi, a noi fosse capitato mai qualche esperienza particolare.Lo diceva quasi certo della nostra risposta negativa (continuava a sostenere che io fossi un gelosone possessivo non pentito) e quando Marina ammise che avevamo avuto molte fantasie quasi ci tormentò per conoscerne la portata e la frequenza. Lei per fortuna non andò oltre e non scese in dettagli che mi avrebbero messo abbastanza in imbarazzo . Ma era chiaro che la loro considerazione nei nostri confronti cambiò da quel momento. Aumentarono i racconti, le serate si stavano facendo piuttosto … stimolanti sino a che Emanuela telefonò a Marina una sera per proporle un’uscita particolare. Ad un club di loro conoscenza c‘era la serata del poker strip con giochi e penitenze : pochi chilometri fuori, in campagna . Escluse nel modo più assoluto orge o contatti sessuali con altri . Una cosa molto celebrale, sosteneva,molto sensuale e addirittura speciale . Risposta a stretto giro perché dovevano prenotare. Ne parlammo pochi istanti prima di ritelefonare e dare la nostra adesione, ma Marina era stata categorica: voleva stare al tavolo solo con noi quattro e non intendeva andare oltre il poker strip. Emanuela non era particolarmente elegante o provocante quella sera: Marina aveva optato invece per una gonna non troppo mini, calze scure con reggicalze, e aveva quell’aria da “preda difficile” che tanto mi piaceva. I pochi chilometri erano in realtà una trentina , ed il casolare di campagna era molto isolato e piuttosto buio tanto che ci avvicinammo (eravamo in macchina con loro) con una certa inquietudine. “ Ma dove ci portate…” scherzavo “ è un rapimento”. Nessuna luce particolare né indicazioni, niente di niente, fuori solo la musica che filtrava piano dagli scuri delle finestre rigorosamente chiusi mentre ci avvicinavamo dopo aver lasciato l’auto in uno spiazzo. Salimmo le poche scale del casolare e Vittorio ci lasciò qualche metro indietro: “ vado io “ sparendo dentro la porta che si era appena dischiusa alla sua scampanellata, e richiudendola alle sua spalle. Nessuno di noi tre disse una parola, ma Manuela ci sorrideva con fare tranquillizzante. Riapparve Vittorio dopo qualche minuto di attesa ( era anche piuttosto freddo) invitandoci ad entrare. L’ingresso era ampio e in stridente contrasto con il casolare “nature” : stanza ristrutturata, velluto ovunque, divani, un cantante che accennava all’organo una canzone dolce, nel complesso un ambiente molto caldo e piacevole dove c’erano al massimo tre o quattro coppie e qualche persona sparsa. Niente di compromettente o di particolare: sembrava un night leggermente più illuminato. “Per il poker, vero?” – ci sussurrò un cameriere sbucato improvvisamente da una tenda che non avevo notato. “ Seguitemi” fece spostando la tenda ed invitandoci ad entrare in un corridoio molto suggestivo, parete a mattone e illuminato da due torce autentiche ed accese con effetto medioevale quasi inquietante. Percorremmo alcuni metri superando un paio di porte chiuse : alla terza la nostra guida si fermò , disse qualcosa che non riuscii a capire a Vittorio, estrasse una chiave ed aprì. Entrammo: tavolo al centro, velluto e moquette le davano un effetto completamente verde ! Verdi anche due divanetti ai lati della stanza. “ Tra poco arriva il tutto, accomodatevi” Uscì chiudendo la porta alle sue spalle. Vittorio ci chiese se trovavamo carino l’ambiente mentre Emanuela , come se fosse di casa, si era già seduta al robusto e molto ampio tavolo verde. Qualche istante dopo tornò il cameriere con un blocchetto delle ordinazioni e seguito da un giovane, sui 28-30 anni, piuttosto alto, non male, capelli lunghi e vestito molto casual. Ce lo presentò come il quinto del nostro tavolo e organizzatore del gioco. Ordinammo da bere, e ci sedemmo seguendo le disposizioni del nostro croupier : distribuì poche fiches e spiegò le regole del gioco. Una volta persa la posta si poteva ottenerne un’altra in cambio di un indumento. Una volta nudi si poteva avere ancora una posta pagando il pegno che colui in vantaggio su tutti in quel momento decideva. Alla fine dei giri chiamati dal croupier … il vincitore avrebbe avuto diritto a una bottiglia di champagne se accettavamo spettatori e a stabilire la maxipenitenza per colui o colei avesse “perso più poste” . Nessuno commentò: Vittorio assicurò che era meglio accettare spettatori perché il gioco era più divertente e perché non davano alcun fastidio e almeno la posta sarebbe stata concreta. Mentre stabilivamo i posti come ai tavoli seri, entrarono due o tre persone , uomini, età diciamo tra 40 ed i 50 anni che andarono a sedersi sui divanetti (coperti da penzuola bianche) da poco sprofondati nel buio dopo che erano state accese le lampade appese sul tavolo e spenta l’altra luce. Non provavo alcuna sensazione particolare: Marina sembrava divertita ma nessuno poteva dirsi“eccitato”. Il gioco come previsto, sapientemente alzato dal croupier faceva terminare rapidamente le poste. Vittorio e il nostro ospite iniziavano a vincere forte, io resistevo (mi ero tolto la giacca ma poi avevo recuperato fiches , non gli indumenti che una volta tolti non potevano essere rimessi). Ovviamente perdevano divertendosi un mondo , ed in modo autolesionista, sia Marina che Emanuela che fu la prima a togliersi il reggiseno in un atmosfera ancora asettica. Nel giro di un’ora anche Marina aveva tolto il reggiseno e le calze. Era rimasta in slip , bianchi, eleganti, non molto scartati e molto apprezzati stando al brusio composto che avevamo avvertito quando si era tolta la gonna. Emanuela era nuda. Proprio mentre era in slip mia moglie ci fu la prima richiesta di giochino particolare. La misero così in slip su un divanetto stesa e un grappolo di uva tra le gambe. La gente doveva prenderne un chicco con la bocca senza toccarla e senza l'aiuto delle mani". "Bellissimo, che fantasia! Mi eccita solo a pensarlo" "Beh Paola non mi sorprende che ci sia qualcosa che ti eccita. Per fortuna la temperatura della stanza era piuttosto alta, sia per il riscaldamento sia per la situazione che si stava creando. Marina resistette altre due mani fino a che con una scala andò a vedere un poker di otto: lo slip calato consentì a tutti di apprezzare la scura e ordinata peluria del pube che faceva colpo davvero , così nettamente stagliata sulla pelle bianca e nell’atmosfera di quella stanza”. “Vero, l’ho vista sotto la doccia in palestra Marina, è molto bella e sempre molto curata Luigi. Ma vai avanti scusa” “Come ti dicevo, Paola, non provavo alcuna eccitazione nonostante fossimo ormai nudi. Ero come distaccato dalla situazione che anzi stavo considerando persino un po’noiosa. Sino a che vennero le penitenze. E qui il discorso si fece delicato. Marina mi guardava con insistenza quando il croupier chiese ad Emanuela di salire sul tavolo ed improvvisare una danza facendo in modo che tutti nella stanza potessero vederla bene. Noi seduti avevamo, come dire, una visuale dal basso in alto di Emanuela nuda, davvero privilegiata, lì ad un passo e Manù non si dannava l’anima per chiudere le sue gambe mostrando , anche chinandosi, con generosità il sedere che avevamo apprezzato anche da vestita …e il prezioso interno cosce. Io ero rimasto in slip e camicia quando Marina dovette ripetere l’esercizio di Emanuela raccogliendo molti più consensi, sia da Vittorio che non ne fece mistero “ Ma Marina,disse , hai una fica straordinaria”che da brusii e commenti degli altri presenti che non vedevo nel buio e con il fumo che intanto aveva invaso la stanza. Guardando Marina nuda accennare sul tavolo una approssimativa danza del ventre avevo gli occhi calamitati lì , tra le sua nera peluria, dove non ci voleva un acuto osservatore per cogliere inattesi, chiari sintomi di piacere e di gradimento di quella situazione esibizionistica. Ma il gioco ,che stava cominciando ad avere qualche effetto nei miei slip, era appena all’inizio. Le penitenze erano abbastanza“ soft” : fare un giro della stanza accanto ai divani , farsi sfiorare dai giocatori al tavolo un capezzolo con il dorso di un dito, ma poi iniziarono le più fantasiose e Marina non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro ( anzi mi sussurrò divertita che uno dei nostri spettatori , lo aveva visto nel giro precedente attorno al tavolo, si stava chiaramente masturbando). Il gioco volgeva alla fine quando furono chiamati i giri e le penitenze erano più “ concrete”. Marina ad un certo punto fu invitata a stendersi sul tavolo, nuda, in mezzo a noi, le gambe piegate e leggermente divaricate, le mani come legate al corpo. Il croupier estrasse da una borsa una lunghissima e bellissima piuma , sembrava di fagiano, e la diede a Vittorio. “la deve eccitare senza toccarla con la piuma e tutti i presenti poi, passeranno davanti al tavolo per guardarla a gambe aperte ed eccitata” sentenziò. Vittorio,anche lui in slip che non contenevano l’eccitazione in una scena che sembrava svolgersi al rallentatore, iniziò a passare la piuma sul corpo di Marina. Partì dal collo facendola sobbalzare per il solletico, poi si diresse deciso verso i capezzoli iniziando a disegnarli con la punta della sua piuma, seguendone il contorno, duellando con loro che in modo impertinente si erano eretti . In quel momento Manù, che era accanto a me, allungò la mano sotto il tavolo e prese ad accarezzarmelo sugli slip . “ Giù le mani “ la bloccò un perentorio e odiosissimo ordine del croupier. Non si tocca qui” ricordò con fermezza. ( Capite perché sono sempre stato refrattario a qualsiasi forma di autorità?) Si era stata una regola chiaramente detta all’inizio e ricordata da Vittorio: non era né un orgia, né un’occasione di sesso. Erotismo e sensualità erano spinte al limite ma niente rapporti tra persone estranee ( o quasi) . La Piuma di Vittorio aveva perso il duello con gli orgogliosi capezzoli di Marina che era immobile ad occhi chiusi sul tavolo lasciando intuire ciò che provava solo per gli improvvisi e affannati, profondi sospiri che interrompevano l’apnea. C’era un silenzio irreale: la musica dalla stanza principale giungeva appena . Sembrava quasi di percepire lo strofinarsi sulla pelle e all’inguine della piuma scesa a cercare di farsi spazio tra i peli fitti del pube. Impresa impossibile che ebbe successo solo quando Vittorio , strappando un “mmmmm” forte e deciso di Marina la diresse lì, a dividere ulteriormente le grandi labbra già da tempo aperte insistendo nella carezza appena interna che provocò… l’evidente inumidimento della piuma. “ E’ pronta” disse il croupier, venite. Prima i giocatori, poi gli spettatori passammo davanti alle gambe spalancate ormai di Marina,ancora piegate mentre lei distesa sulla schiena aveva il viso voltato da una parte e respirava sempre più rapidamente: nuda così, aperta, si offriva dopo una stimolazione lenta e sapiente che aveva avuto effetti notevoli, agli sguardi nostri e degli estranei. Uno dei presenti, passò chiaramente toccandosi sui pantaloni con insistenza di fronte alle gambe aperte di Marina e disse qualcosa all’orecchio del croupier. “ Il gentile signore,qui, disse a voce alta, offre personalmente una bottiglia di champagne alla signora se acconsente : vorrebbe restare ancora qualche istante così per… come dire, per toccarsi ma senza esibizioni di membro, così vestito… accetta signora? “ Fece appena un cenno con la testa che voleva dire “continuate”: ero lì ad un passo,sia pure di lato e vedevo bene marina eccitatissima che si offriva agli sguardi in modo osceno e mi sembrava un film, qualcosa di irreale ma era una situazione tremendamente stimolante”. “ Ma dai Luigi, neppure un po’ di gelosia provavi? Proprio tu che ti sei arrabbiato per quella maglietta trasparente di Marina”. “Hai ragione Paola ma sarà stato il contesto, sarà stata la situazione, ma io ero eccitatissimo a vedere mia moglie così nuda a gambe aperte sul tavolo desiderata così tanto da chi non la poteva toccare. Manù , intanto tornata al suo posto era appoggiata con il gomito sul tavolo, la testa sorretta dalla mano a pochi centimetri dal seno di Marina, e si toccava con l’altra mano soffiando il suo piacere dalle narici e dalla bocca proprio sul capezzolo di Marina. Lo spettatore piantato davanti alle gambe ancora più aperte di Marina (che teneva le mani sempre lungo i fianchi come ordinato all’inizio e si muoveva piano piano) impiegò pochi secondi di manovre nascoste strofinandosi sui pantaloni, si lasciò sfuggire solo un lamento, girò le spalle ed uscì dalla stanza. Capisci? Per la prima volta avevo assistito e pure compiaciuto ad uno che si era fatto una sega ad un metro da mia moglie nuda ed offerta allo sguardo di tutti” “ E non sarà stato il solo quella sera credo…” “Eh si Paola. Ma intanto in quel momento il mio stato confusionale divenne totale al nuovo sorso di cognac che ingurgitai per calmare la mia ansia, moltiplicato dall’alcool già bevuto ( ma sono convinto che ci fosse qualcos’altro nella bottiglia) dall’eccitazione e dall’agitazione interiore che non si calmò neppure quando Marina riprese il suo posto guardandomi con gli occhi lucidi ed approfittando della ripresa del gioco per tenere a lungo la mano lì dove ormai il piacere era quasi incontenibile. Ricordo molto vagamente ,a questo punto, la penitenza cui si assoggettò molto volentieri Emanuela. Ognuno di noi doveva toccarle il clitoride, con un dito, lì sul tavolo, davanti a tutti sino a farla venire e i giocatori potevano toccarle i seni. Quando Manù con un lamento strano venne si fece l’ultima mano. Ormai ero via di testa e il mio membro era durissimo nonostante l’alcol. Non ne potevo più. Marina fu ovviamente la vittima della penitenza finale e il croupier chiese se lei accettava una violazione del regolamento. No ricordo neanche come lo disse. So solo che alla fine tra i fumi ricordo che io, Vittorio, il croupier e tre uomini eravamo attorno al tavolo nudi a toccarcelo mentre Marina nuovamente al posto della carte, sul tappeto verde, stesa si contorceva sotto il tocco della mani di tutti che la esploravano ovunque ed in attesa della pioggia bianca che ricordo vagamente di aver visto abbondante di li a poco”: “ Accidenti, le sono venuti, le hanno sborrato tutti addosso? Fortuna che doveva essere una cosa soft” “ Io Paola ricordo così. Non so neanche se sono venuto, mi pare di ricordare una mano che me lo teneva ma non so di chi fosse, ma ho un’ultima immagine del volto di Marina inondato, i suoi capelli, e una lunga striscia bianca che dai peli scuri arrivava all’ombelico ed è l’ultima immagine che ho. Per la verità, anzi, il fatto che tutti le siano venuti addosso e che lei si sia poi masturbata per venire così inondata, me lo ha raccontato mia moglie la mattina dopo dicendomi anche che mi avevano portato farneticante a casa e messo a letto di peso con la più totale “ciuca” della mia vita e non credo solo per l’alcol bevuto”. “ E poi, Luigi, che ti ha detto Marina? Mi hai fatto eccitare” “ Niente, niente altro” “Insomma secondo te è finito tutto li con quella sega collettiva e basta proprio mentre tu perdevi conoscenza… se ne sono andati tutti”. “Si. Perché Paola dici di no? Che pensi?” “ Io? Niente. Dico solo che in genere in questi casi una donna bella come Marina se la scopano tutti, non credi? Mi parrebbe strano che quel porcellino di Vittorio non ne abbia approfittato” “Dici? Beh in effetti Marina è stata molto vaga, forse non ricorda neanche lei bene” Rido di gusto a vedere la faccia perplessa e gelosa e nello stesso tempo eccitata di Luigi. “Sai una cosa Luigi? Lei ricorda bene ( me lo ha detto) di una volta che l’hanno scopata in 5. Tu sai niente di quando possa essere successo ? ”
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13 years ago
paolapino,
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Le sue gambe per tutti 2002
In macchina Paola sul sedile di dietro si agita non riesce a stare ferma. Dallo specchietto che ho spostato inquadro le sue gambe eleganti con le autoreggenti il cui bordo è appena coperto dalla gonna blu corta e la spiritosa maglia a zip dello stesso colore. Marco non fa mistero di gradire molto e si volta spesso a guardarla mentre lei continua a fare domande dimostrando assieme curiosità e nervosismo. “Stai tranquillissima Paola ho capito perfettamente . Pino mi ha spiegato tutto quello che non vuoi e la vostra fantasia. Mi ha detto pure di Amburgo…” “Appunto. Togliti dalla testa quell’esperienza. Niente di simile. Hai capito bene?”. “Paolaaaa. Ma ti devi fidare. Non sono cretino. Te lo ripeto per l’ennesima volta: nessuna penetrazione, tu non farai nulla,e io farò da filtro severissimo e spiegherò tutto. Però con un’eccezione finale non è vero? “ Paola ride. “Ma daiiii: Pino te l’ha detto? Sai quali sono i limiti anche per te? “ “Devi proprio credere che io sia stupido. Io potrò usare le mani e solo quelle. Giusto?” “E solo alla fine, quando lo dico io” “Devo firmarti un contratto o ti basta la parola?” Ridiamo tutti mentre Marco al volo e con ritardo mi fa imboccare una strada stretta. Guido con calma . Non ho fretta perché sono diversi anni che parliamo di questa nostra fantasia, e mi voglio godere la preparazione e l’ eccitazione. Oltre l’età mia moglie è davvero carina. Il trucco nasconde qualche ruga attorno agli occhi ma per il resto è sempre molto bella e desiderabile con quelle lunghe ed eleganti gambe fasciate (nonostante sia caldo) dalle autoreggenti. Anche qualche chilo in più non le sta male. Il mio amico e complice mi fa cenno di accostare: Il club non è distante e non c’è parcheggio. Ora Paola ha smesso di parlare e ridere e sembra in tensione. Marco fa strada, ci precede mentre io prendo mia moglie sottobraccio e la sorreggo sui tacchi insolitamente alti per lei e che le rendono complesso tenere l’andatura sul pavè. L’ingresso del club è nascosto, anonimo, al campanello del portone Marco dice qualcosa che sembra una frase concordata. Scendiamo due rampe buie e squallide e Paola mi guarda con terrore. “Ma Marco dove cazzo siamo?”. “Tranquilli, tranquilli vedrete quanto è bello dentro”. Ed in effetti alle spalle dell’impettito signore che ci apre sfavilla subito un clamoroso e fuori luogo ingresso rosso e oro ,con tende, colonne dorate, specchi, divanetti in stile. La luce soffusa, come la musica, non ci impedisce di apprezzare comunque un luogo elegante e raffinato soprattutto quando entriamo nell’enorme sala centrale. Marco e uno degli uomini che ci hanno accolto, ci accompagnano ad un tavolino con quattro poltroncine poco distante dal moderno bancone del bar. Nella sala c’è parecchia gente. La si intuisce più che vedere. Un paio di coppie ballano al centro della pista attraversata da fasci di luce che ruotano lentamente. Ci sono degli uomini seduti ai bordi che osservano, altri gruppi nascosti nella penombra, tutto molto normale, come una discoteca degli anni 70 con i lenti. Un cameriere porta 3 bicchieri ed un bottiglia di Ferrari. Faccio per estrarre il portafoglio ma Marco mi frena: “stasera siete ospiti”. Paola ha accavallato le gambe: il bordo dell’autoreggente fa capolino impertinente ma lei sembra ancora a disagio. Tutt’altra persona rispetto a quella che non più di tre notti fa mi ha letteralmente violentato al solo pensiero di poter realizzare quella sua fantasia di tanto tempo fa. Sembra incerta e tesa. Anche Marco se ne accorge e ribadisce :” Paola nessun obbligo, quando cambi idea… puoi andartene semplicemente, ok? “ Mia moglie annuisce sorridendo. Marco ricambia il sorriso: “Io comincio ad andare in giro, comincio a sondare il terreno…mi permettete?”. Si alza senza attendere risposta e si dirige verso un gruppetto di persone . Scompare nella penombra. Paola mi mette la mano sulla gamba facendo un cenno del capo verso la nostra sinistra. Una donna, non distinguo l’età ma le gambe scoperte sono quasi accecanti quando il fascio di luce le colpisce, seduta in mezzo a due uomini sul divanetto ne sta baciando appassionatamente un uomo mentre l’altro si preoccupa di tirare su finchè è possibile il poco della gonna che resta a coprire lo slip. Il lui della coppia che balla ha la mano sul sedere della compagna. Un giovane, sulla trentina,si avvicina a noi, armato di un sorriso ammiccante: ci chiede se può sedersi al tavolo. “No grazie” gli dico con educazione. E’ perplesso, si blocca mentre già stava scansando la seggiola, guarda Paola, dentro la scollatura, le calze. Torna ad osservare me quasi sorpreso. Alza la mano destra in segno di scusa, spegne il sorriso e gira i tacchi. “Fai colpo vedi?” Dico a mia moglie. “ E’ molto buio Pino” si schernisce lei ridendo. Allungo la mano sulle sue gambe, la carezzo e sento la reazione e quando la mano supera il bordo autoreggente elastico. La pelle sembra avere un guizzo. Con delicatezza proseguo sino al borgo dello slippino che ha indossato per l’occasione. La sfioro e le provoco un altro sussulto. “Come va?” le sussurro. “Bene, bene…ma aspetta”. Cambia posizione sulla poltroncina. Beviamo ancora, Paola è già al terzo flut quando Marco torna. “Venite vi faccio vedere”. Ci alziamo e lo seguiamo attraversando la pista. Ora le coppie sono due e uno dei due cavalieri ha la mano sotto la gonna della sua dama avvinghiata a lui. Entriamo in un corridoio dalla luce ancora più fioca. Sulla destra dietro un pesante tendaggio che Marco sposta, un varco che da in una stanzetta piccola. Un letto al centro con copertina vintage a righe bianco e verdi, un paio di seggiole, un abat jour rosso ed un grande specchio alla parete che riflette il tutto. Non bellissima per la verità ma non importa. “Se volete questa è la vostra postazione. Fate con comodo. Torno tra poco per sapere se devo o no proseguire”. Da una pacca sulla spalla a Paola, torna a scansare il tendaggio ed esce. Restiamo fermi con un sorriso acerbo e stampato. Ci guardiamo, poi Paola mi abbraccia e mi bacia. “Allora, andiamo via o…?” Mia moglie fa quello sguardo malizioso che 24 anni fa mi fece sciogliere: due passi indietro e si slaccia un po’ la slip del golfino. Un attimo e la gonna scivola sulle calze come se non aspettasse altro. Le autoreggenti sono belle, non molto alte come piacciono a me, sotto indossa un completino rosa, mini slip che faticano molto a contenere, reggiseno elegante. Per farsi ammirare da me si ferma un attimo e si inginocchia sul letto in slip e golfino slacciato. “Può andare?” cmo chiede poggiando il ginocchio sinistro sul letto e il piede destro sul materasso in una posizione strana che mi consente di ammirare calze e slip? Poi al mio cenno di ammirazione si sfila anche il golfino ed il reggiseno. Paola a seno nudo, in slip e autoreggenti, il delicato girocollo che le ho regalato, e di siede sul letto. Bella. Mi siedo anche dall’altra parte. Lei chiude gli occhi mentre accarezzo i capelli, le bacio la fronte, le sfioro con le dita il seno. Le mormoro le frasi che so che lei gradisce anticipandole quando accadrà. Quando la mano sinistra valica il monte di venere sugli slippini e da sopra la sfiora tra le gambe la sensazione di umido che percepisco non consente dubbi sulla sua reazione. Continuo a sussurrarle piano qualcosa, le sfioro ancora i capezzoli, lei è sempre ad occhi chiusi e si stende. Le divarico con la sinistra le gambe. Ubbidiente segue la spinta della mia mano e il suo braccio destro finisce piegato sotto la testa a mo’ di cuscino. Con la sinistra ora lei si sfiora da sola sulla stoffa rosa. Così la trova Marco che fa capolino dalla tenda: lei neanche lo vede . Ha ancora gli occhi chiusi. Ci scambiamo uno sguardo d’intesa. Lui riscompare. Ancora due minuti di frasi con Paola il cui respiro ora si è fatto più pesante mentre si tocca sempre sopra gli slippini e la tenda torna ad aprirsi. Marco è con due uomini. Uno ha l’età nostra, fisico un po’ appesantito ma discreto, non molto alto. L’altro potrà avere una trentina d’anni, capelli ricci. Uno dei due accenna ad un buonasera. Paola apre gli occhi, la mano istintivamente copre il seno nudo. La tranquillizzo continuando a carezzarle la fronte. Paola li guarda ma non si muove: divarica di più le gambe. Il silenzio nella stanza è surreale tanto che il rumore delle cerniere che scendono sembra sovrastare il vago sottofondo musicale che giunge dalla sala. I due si avvicinano, entrambi dalla stessa parte del letto. Paola li guarda con un sorriso e non distoglie lo sguardo da quei due membri emersi già turgidi : uno bianco, stretto, lungo e dritto guidato dalla mano giovane e decisa. L’altro più scuro,tozzo e leggermente ricurvo verso il basso. Non bello secondo me. Le due mani iniziano il lavoro che evidentemente conoscono bene. Il più giovane con il pene lungo, si avvicina, mette un ginocchio sul letto, mi guarda come per chiedere il permesso, io annuisco. La destra impugna il membro con la sinistra con studiata delicatezza con il medio scansa il bordo dello slip che peraltro già faceva intravedere molto. Nonostante la penombra la peluria di Paola si staglia nettamente così come le labbra dischiuse della sua vagina bagnata. Vibra di piacere mia moglie quando nella manovra lui, e credo non sia casuale, esita e con le nocche della mano tocca più volte il fiore dischiuso. L’altro ha appoggiato la punta del suo pene ricurvo sulla coscia , a contatto con la calza. La mano che lo masturba imprime anche un lieve movimento a strisciare il glande sul bordodell’autoreggente. Paola guarda tutto con attenzione fremendo. La sua mano interviene a tenere più scansata la mutandina in modo che ora il lungo pene bianco possa essere in direzione della vulva sfiorandola dall’alto ma non toccandola ed il movimento della mano dell’uomo si fa forte e deciso. Il più anziano mugola, l’altro ansimando ripete “bella bella” e la mia eccitazione mi porta a slacciarmi i pantaloni per liberarla. Paola per un attimo non segue più i due, me lo guarda già deciso ed eretto, sorride e fa un espressione come per dire…accidenti, bravo, e la mano che aveva sotto la testa la allunga per carezzarmi i testicoli. Non mi tocca la verga, solo sotto. Gli altri due hanno ormai un ritmo sfrenato e l’ansimare denuncia la vicinanza del momento. Paola si inarca scansa lo slippino per scoprirsi il più possibile, quando il lungo cazzo sussulta e lo schizzo bianco denso la centra prima sull’inguine, il secondo sulla mano, il terzo sulla stoffa e solo il quarto cola finalmente tra le labbra roventi,umide e spalancate. La visione dello sperma sulle sue mutandine, tra le sue gambe mi eccita tremendamente. Mentre lui sta ancora spremendo il succo abbondante, con un sibilo della bocca l’altro comincia la lasciare una striscia bianca, umida, odorosa sulla gamba velata di Paola e la punta dell’uccello che continua ad emettere linfa bianca la spande e la distribuisce premendola sulla calza. Paola ha tirato su la testa per osservare bene. Lascia il bordo dello slip e la mano strofina ( toccando per un attimo involontariamente il membro più tozzo quasi subito rilassato) prima la calza intrisa e colante, poi con forza si precipita tra le gambe a mescolare con movimento rotatorio, a strofinare la crema bianca che nel movimento forsennato si rapprende, quasi solidifica quando due dita di mia moglie intrise penetrano nella vulva e i sussulti e quasi l’urlo soffocato confermano il primo orgasmo. Il secondo dei due è appena uscito dalla stanza che Paola sta continuando a carezzarsi con le mutandine tornate al loro posto intrise e odorose. Ora si volta e mi fa cenno di volerlo in bocca. Mi avvicino a lei e la sua lingua ha appena iniziato il movimento circolatorio di approccio quando Marco entra con altri tre uomini. Paola li guarda sott’occhio ma ha iniziato a suggere e leccarmi e non mi abbandona. Trema di piacere intravedendo i tre che stavolta si tolgono i pantaloni e gli slip con Marco che si siede sulla seggiola ad osservare sorridendo. Due sono ragazzi, avranno non più di 27-28 anni, uno è sulla quarantina un fisico clamoroso ed un uccello gigantesco uno dei più grossi che abbia visto. Gli altri due a confronto (e anche il mio, scomparso nelle fauci di una Paola che ora è percorsa da brividi) sembrano scherzetti. I due più piccoli salgono sul letto costringendo Paola a scansarsi: uno da una parte e uno dall’altra. Le aprono ancora di più le gambe con delicatezza per consentire al terzo di mettersi in ginocchio tra le cosce spalancate ma nessuno accenna a cose non concordate. Solo uno dei due scansandole bene la mutandina per guardarle la fica spalancata e impregnata, indugia quasi per caso un po’ sul clitoride. Ma non ce ne sarebbe bisogno perché mentre le quattro mani la preparano Paola ha un sussulto ed un secondo orgasmo mugolato sul mio uccello nella sua bocca, tesissimo, sul punto di non resistere più. Uno le tiene scansato lo slip mentre entrambi si segano forte con le cappelle lucide a una decina di centimetri dai peli e dalla vagina spalancata e colante di Paola. L’altro con quel suo uccellone, in ginocchio tra le cosce di mia moglie, osserva uno stupendo panorama da quella posizione e fa scorrere lentamente la sua mano lungo l’asta lunghissima e con la punta violacea. I fremiti di Paola, il suo piacere e la scena cui assisto superano la mia resistenza. Un primo incredibile, sconvolgente orgasmo giunge a valanga improvviso scaricando un fiume nella bocca di mia moglie e facendomi urlare. Lei è brava, ingoia come sempre ma non ce la fa tutta insieme ed un rivolo bianco esce dalle labbra serrate attorno al mio glande mentre è percorsa da scatti strani e la sua mano corre tra le gambe. Proprio nel momento in cui prima uno e poi l’altro dei due membri, a distanza di pochi secondi, scaricano sui suoi peli, sulla mano, sulla fica il loro torrente a fiotti. Spremono, stringono, gridano mentre il filo bianco denso si mescola, schizzi giungono all’ombelico, sulla coperta a strisce. E la mano frenetica di Paola scava tra le sue gambe esce ed entra con due tre dita intrise, si passa sulla pancia torna sul clitoride ormai lamentandosi, con il mento colante il mio sperma uscito dalla bocca. E’ il momento in cui il grosso calibro sceglie per avvicinarsi di più alla fica con le gambe sempre più spalancate dall’aiuto di quattro mani . Per un attimo temo voglia penetrarla, faccio per intervenire ma in quel momento uno schizzo enorme, potente partito da non più di 10 centimetri dai suoi peli scavalca tutto e lascia un tratteggiato bianco sino al seno di mia moglie. La seconda potente bordata centra addirittura il capezzolo e Paola con la mano zuppa se la massaggia su tutti e due i seni come colta da raptus. Quando gli altri schizzi la investono con millimetrica precisione tra le cosce tenute spalancate e sollevate dagli altri due e il rivolo riempe il suo desiderio oscenamente dischiuso , la mano di Paola ci affonda morbida dentro, con un flop rumoroso che precede di pochi istante il turbinio del nuovo acme sconquassante del suo piacere. Trema ora come in preda a convulsioni sul letto ,zuppa di crema bianca ovunque. I tre non dicono nulla. Si rivestono ed escono con Paola che ha ancora gli occhi chiusi e la mano tra le gambe . Il mio pene è di nuovo in tiro ma la lascio riprendere fiato. Con delicatezza le sfilo gli slip diventati zuppi di sperma e con un odore intensissimo. Paola aiuta sollevando il bacino ma non aprendo gli occhi. Torno vicino a lei. Le sfioro con il dito il seno bagnato, guardo le sue eleganti calze nere ora a chiazze. I peli maditi. Entrano altri due ragazzi. Anche Marco si alza dalla seggiola, dove lo avevo dimenticato. E’ nudo. Si è spogliato senza che me ne accorgessi. Giustamente viene ad incassare la sua parte e da buon bisex è eccitato due volte. Paola è sfinita quando lui le scansa la mano che teneva serrata tra le cosce. Troppo stanca per fare qualcosa ed allora inizio la mia sega sul suo seno, sul viso mentre lei ad occhi sempre chiusi, ha messo le mani dietro la testa in balia nostra totale. Marco le si siede accanto dalla parte opposta alla mia. I due si sistemano vivino alla gambe iniziando a masturbarsi con la punta dei loro membri diretta sulle calze. Il nostro amico la sistema con gentilezza con le gambe aperte. Poi prende in mano il suo considerevole arnese e con l’altra le massaggia la pancia, l’ombelico, i seni spandendo e massaggiando lo sperma ed i residui dei 5 uomini che le sono venuti addosso. Quando ormai il ventre di Paola è omogeneo e lucido e la sua mano grondante, scende a prendere la sua ricompensa. Non ha problemi a penetrare Paola con tre dita producendo un rumore fortissimo che denuncia come le manovre di Paola e la potenza degli schizzi abbiamo fatto “il pieno” tra le gambe di mia moglie. E Marco va ancora più dentro, indugia titilla. Penetra con forza con due , tre, persino quattro dita mentre Paola è tornata a mugolare e si prepara all’ultimo sussulto raschiando il fondo delle sue riserve. Gli altri due guardano e seguono l’azione con movimento frenetico. Non ha limiti nella sua esplorazione Marco, lo vedo bene : la lubrificazione è tale che le due dita che penetrano dietro scivolano senza alcuna resistenza . A quella scena di Paola penetrata dietro dalle dita di Marco in una mare di sperma vengo a fontana sul suo volto e i suoi seni senza che mia moglie abbia la forza di fare altro che emettere un nuovo lamento e iniziare un lungo lento profondo godimento seguendo con il corpo i movimenti della mano del nostro amico. Gli viene nelle dita con il residuo barlume di forza mentre Marco assesta gli ultimi colpi al suo turgido pene e dopo essersi messo di fianco a mia moglie con il glande a contatto del capezzolo, la innaffia ancora con i primi due schizzi che giungono anche addosso a me dall’altra parte e poi completa sulla sua pancia, sul viso, sui seni . L’ultimo zampillo cade sulla sua bocca dischiusa in un lungo lamento. La sua lingua istintivamente lo cattura. Nel momento in cui gli altri due si liberano della loro liquida eccitazione irrorando le calze di Paola ormai bianche e nere. I due finiscono bene, spremono le ultime gocce mentre noi crolliamo sul letto a fianco a Paola. Il sonno non era previsto. Ma quando riapro gli occhi e vedo tutti e due addormentati capisco dalla patina secca sul corpo di Paola che abbiamo dormito almeno una ventina di minuti. In piedi davanti alla tenda c’è un signore anziano che si masturba in silenzio guardando Paola ancora a gambe spalancate. Esita dopo aver visto che mi sono svegliato. Gli sorrido per fargli capire che può. Solo pochi secondi, poi si avvicina timido, furtivo, con la punta del pene ai piedi di mia moglie e il seme cola silenzioso senza schizzi tra le dita inguainate dalle calza. Paola ancora dorme. L’uomo mi lancia un’occhiata di ringraziamento e fugge via. Più tardi, sotto la doccia dietro la stanza, mentre massaggio il suo bel corpo e lo pulisco con il profumato bagno schiuma e lei ancora stanca mi abbraccia e mi bacia appena può, in quel momento, capisco che meglio non potevamo interpretare quella nostra antica fantasia.
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0
13 years ago
paolapino,
50/50
Last visit: 13 years ago
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....Tra sogno e realtà....
.....Ogni mattina mi risveglio con un fremito di piacere,tu mio segreto destrier che ogni notte ti impossessi dei miei sogni, liberando con essi le mie più intime e segrete fantasie...tu ke con il tuo far affascinante ti sei avvicinato a me regalandomi ciò che di più bello non potevi...a voi miei cari lettori racconterò un sogno o forse sarà realtà?!non lo sò a voi la scelta.....:
...Era una sera come tante...camminavo al chiar di luna...un leggero soffio di vento ke mi scompigliava dolcemente i capelli e il suono delle onde ke si frantumavano negli scogli con la loro irruenza...assorta nei miei pensieri assaporo la bellazza e la tranquillità di ciò che mi circonda...alzo lo sguardo e in lontananza vedo un gruppetto di ragazzi e ragazze che parlano tra loro...tra i diversi volti colgo il suo sguardo intenso,profondo con quei occhi verdi come uno smeralodo che parlano da soli...mi avvicino a lui, lo prendo per mano e lo porto via con me...iniziamo a correre contro il vento,ridendo come due ragazzini....ad un tratto cado e lui sopra di me...mi sposta con le mani i capelli dal viso,prende le mie labbra e inizia a baciarmi prima dolcemente poi sempre con più intensità...le mie mani ke lo abbracciano iniziano ad accarezzargli tutto il corpo..poi lo sposto e salgo sopra di lui inizio a baciargli il collo...le orecchie...e piano piano scendo gli tolgo la camicia e inizio a leccargli tutto il torace...lui con la sua mano mi toglie la maglietta e inizia ad accarezzarmi lungo la schiena,slacciandomi il reggiseno...poi mi accarezza i seni e inizia a succhiarmeli prima uno poi l'altro....scendendo poi più giù liberandomi della gonna inizia a sfiorarmi e a toccarmi nel mio punto più segreto...mentre la mia mano scende slacciandogli i pantaloni e liberando così il suo bel cazzo...inizio ad accarezzarlo prima con la mano poi scendo con le labbra....d'improvviso sento una mano non conosciuta tra le mie gambe mi volto e vedo lei,la ragazza dagli occhi blu...prendo la sua testa e l'avvicino alla mia cominciando insieme a leccarglielo...mentre lui inizia a toccare entrambe nella nostra più totale intimità...fino a qnd io prendo lei e inizio a giocarci mentre lui ci guarda eccitato e si masturba nel vedere noi...poi lui mi prende a pecorina e inizia a penetrarmi,mentre io continuo a leccare lei....e iniziamo un gioco pieno di intesnsità e complicità...fino a quando non esplondiamo insieme nel piacere più intenso....
3403
1
13 years ago
renzo e silvia,
29/30
Last visit: 10 years ago
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VOGLIA DI CAREZZE
L'impulso veste sfacciatola mia nudita'fortuito non e' il pensierogia' pregusto sapordi pelle bagnata.VOGLIA di carezzeoltre quella sogliache senza vergognaha accolto ogni tua venuta.VOGLIA di carezzeVOGLIA di certezzechiudo gli occhiassaporo l'istante.VOGLIA audace VOGLIA di perderminella fragranza del piacere inconsciodove l'ultimo sussultomi parli di te.
3738
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13 years ago
cipcioplove,
37/33
Last visit: 7 years ago
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Un cameriere... fedele
"Ci si potrebbe fare un film con tutta questa luce, sembra di essere in pieno giorno". "Che hai detto Pino?" Paola esce dal bagno con la matita degli occhi in mano, il suo legantissimo vestito nero corto, il collant scuro. "No, dicevo della luce in questa stanza di albergo, è abbagliante, sprecata". "A me piace, ci si vede finalmente, le camere in genere sembrano mortori". Torna in bagno a finire di prepararsi per la cena. Cinquanta anni quasi dei quali 26 trascorsi assieme e ancora mi piace, la desidero come i primi giorni, muove in me quelle sensazioni selvagge che vanno dalla profonda tenerezza all'osceno desiderio puro. Avventure condivise, spesso al limite (ed oltre) del rischio, fantasie, tutto appartiene al nostro mondo speciale, quello che ora me la fa desiderare e che sembra metterci automaticamente in sintonia. "Paola - quasi urlo - sei bellissima stasera posso farti delle foto? Vieni qua?" Si affaccia sorridente dal bagno. "Come sarebbe a dire stasera? E le altre sere?". Non aspetta la mia risposta non la vuole. Con passo volutamente lento scivola sulla moquette e si siede sul letto accavallando le gambe verso di me che inizio a scattare come se fosse una diva. "Splendida, splendida, che cosce che hai" le ripeto come in trance scattando a ripetizione con la mia digitale mentre lei assume pose, dischiude le gambe, cambia espressioni del viso. "Faresti arrapare chiunque così " le dico nella frenesia. Il gioco ci cattura al punto tale che il cameriere che ci porta lo spumante e gli stuzzichini in camera che abbiamo chiesto per un aperitivo intimo, deve bussare due volte. Mi precipito alla porta ancora con la digitale in mano e gli apro. "Mi scusi lo champagne che aveva ordinato..." Veramente è spumante ma fa niente. "Prego prego" , spalanco la porta e mi scanso per far passare il carrello che spinge. La cosa curiosa è che non si ferma nella piccola stanza di ingresso ma si dirige deciso verso la camera da letto dell'appartamentino salutando con grande cortesia Paola che è ancora sul letto nell'ultima posa, una gamba a terra l'altra sul materasso e cosce (e non solo) splendidamente mostrate. Ma mia moglie non è donna che si imbarazza, anzi se si rende conto che la provocazione centra l'obiettivo diventa un diavoletto. Così quando il giovane cameriere entra spingendo il carrello non muove un muscolo rispondendo con un buonasera mieloso e da gatta all'ammirato e sorpreso saluto del ragazzo. Lo seguo ad un paio di metri e rido alle sue spalle guardando Paola che restituisce la complice occhiata quando lui concentrandosi su ben altro che sulla guida del carrello (con secchiello di ghiaccio e bottiglia in bilico) si schianta contro lo spigolo del letto rischiando di rovesciare tutto. Imbranato ed imbarazzato chiede scusa sei volte mentre con gesti volutamente lenti estraee la bottiglia dal cestello continuando a spiare le gambe di Paola che, figlia di buona... ora ha messo entrambe le gambe sul letto mostrando di essere a suo agio con il vestitino che "casualmente" è molto tirato su e sotto lo sguardo sorpreso, ammirato ed indagatore del cameriere ormai calamitato. Stenta ad aprire il tappo, forse lo fa apposta per perdere tempo mentre ormai nei suoi occhi leggo chiaro il grande interrogativo che lo sta opprimendo: ce li ha o non ce li ha gli slip sotto il collant? Continua a far finta di trovare difficoltà ad aprire la bottiglia. "Lasci pure a me, non si proccupi" provo a dirgli. "No no, faccio subito, non voglio agitarla" mi risponde senza neanche il pudore di distogliere lo sguardo dalle cosce di mia moglie. Paola ed io ci guardiamo. Scatta quella magica intesa, quel gusto della provocazione e della trasgressione, quell'istinto animale che ci ha sempre accompagnato. Un impercettibile cenno della testa ed è come se avessimo fatto discorsi di ore, come se all'unisono avessimo rivissuto le tante fantasie e esperienze di questi anni. "Vuol sapere se li porto?" chiede sfacciata al cameriere mentre dischiude ancora di più le gambe. Proprio nel momento in cui il tappo cede con un colpo soffocato ed un pò di schiuma bianca esce dal collo della bottiglia. "Come? "-balbetta. Poi finalmente mi guarda con un pò di inquietudine ma si tranquillizza vedendo il mio sorriso. " Mi deve scusare signora, ha ragione, ma è talmente bella che per uno come me che ama soprattutto guardare lei è una visione straordinaria. Mi perdoni l'ardire ma non posso fare a meno di guardare qualcosa di meraviglioso, e si me lo chiedevo proprio" risponde con inattesa sicurezza. Paola ha preso il via e passa al tu. "Davvero ami guardare? Ma io adoro farmi guardare! Vero Pino" ed io annuisco sempre sorridendo anche mentre lei si gira in modo che lui possa vedere bene le cosce ormai del tutto scoperte. "Come ti chiami?" Poggia la bottiglia dopo aver versato, quasi nei bicchieri , lo spumante. "Luca, signora" "No. Sono Paola. Allora Luca ti piace guardare le gambe delle donne e delle signore mature?" "Ma lei, scusa Paola, tu sei straordinaria non matura. Si adoro guardare, tutto, mi piace più guardare che fare per la verità". Paola ride." E sai stare al tuo posto vero?" Lui annuisce. " Che ne dici Pino sarà vero?". Mentre mi avvicino a Paola e mi siedo accanto a lei , lui continua a giurarlo. "Verifichiamo subito" gli dice Paola indicandogli lo spazio ai piedi del letto e facendo segno di sedersi con il palmo della mano aperto battendo sul materasso . Lo fa precipitosamente proprio ai piedi di mia moglie che si sistema meglio e mi guarda. Il gioco è avviato. L'aiuto, le tiro ancora su il vestito mentre lei mi agevola inarcandosi davanti a lui e spalanca le gambe. Il collant scuro con la riga della cucitura in mezzo ora con tutta quella luce non nasconde più l'assenza degli slip. Il profilo della peluria, le grandi labbra dischiuse si intuiscono chiaramentee lui sospira facendo "mmmhhh" e chinandosi in avanti a guadagnare ancora qualche centimetro. Continua a guardarla li, affascinato, ripetendo bella, bella come un disco rotto quasi singhiozzando quando passo ripetutamente la mia mano tra le cosce di Paola aiutando e causando l'ulteriore apertura sotto il collant. Si strofina sui pantaloni prima impercettibilmente poi più convinto dopo avere osservato la nostra mancanza di reazione. Paola ansima un pò quando gli chiede se a lui piace anche vedere tutto, il nudo, e non solo la cosa velata. Il ringhio che ottiene di risposta è sicuramente un si. "Signora... no Paola, scusa, potrei...?" Indica il grosso rigonfiamento dei pantaloni. Lei sorride. Annuisce. Mentre le sto sfilando i collant lui si è calato in un batter d'occhio pantaloni e slip. Ora il suo coso scuro svetta libero. Notevole, leggermente arcuato, glande libero mentre la sua mano lentamente lo percorre tutto da sopra a sotto con movimenti profondi. Paola lo guarda con attenzione, divertita scvolando un po sul letto verso di lui mettendo ma gamba alla sua destra e l'altra praticamente appoggiata sulle sue spalancata e nuda a meno di un metro da quegli sguardi che sono una penetrazione. La accarezzo sul clitoride, la dischiudo ulteriormente, la penetro appena con le dita per sentire la sua eccitazione e poi comincio il movimento rotatorio sul clito con la punta delle dita stando attendo a non coprire la visuale del nostro amico che ora si masturba a ritmo sostenuto continuando a dire "mamma mia, mamma mia che bello" . Andiamo avanti così per qualche minuto mentre Paola ora sotto le mie carezze si inarca e sento che non è distante dall'orgasmo e lui ha guadagnato ancora qualche centimentro tanto che la sega se la sta facendo con il suo coso divenuto enorme a non più di 50 centimetri dalla fica di mia moglie ormai oscenamente allagata. "Bravo Luca, bravo" gli dice e scivola sul letto ancora di più verso di lui costringendomi a togliere la mia mano proprio nel momento in cui mi senbrava stesse per venire. Ha lo sguardo annacquato dal piacere quello che conosco bene, quello che consente di fare tutto. Si tocca da sola ora. "E ti piace davvero tanto Luca?" gli chiede. "Si tanto singhiozza lui" "E non la vorresti toccare? ti piace solo guardarla?" Nel frattempo mi sono alzato, mi sono spogliato anche io perchè sento di non essere molto lontano dal piacere e mi avvicino a paola stando in piedi vicino al letto. Lei allunga la mano e me lo prende masturbandolo lentamente. "Magari potessi, certo che vorrei toccartela" sta dicendo lui ma è inutile dirlo perchè ormai Paola è talmente scivolata verso di lui che quando la sua mano scende in basso sulla sua asta mentre si sega in pratica le nocche si inumidiscono nel sesso di Paola che gode a quei colpi. "Stai per venire Luca?" gli chiede con il tono eccitato e da gatta. Lui annuisce, è rosso in viso, il suo glande paonazzo scompare e ricompare dal suo pugno ormai a contatto tra le cosce di mia moglie. "Su Luca, piegalo bene, allora vediamo se sei bravo: mettimi la tua punta, solo la punta dentro e continua a masturbarlo. Non devi assolutamente scoparmi. Solo la punta dentro e ti faccio venire dentro di me , vuoi ? Così non corriamo il rischio di sporcarmi il vestito" Diabolica. Ed io che sto sul punto di venire le chiedo mentre il cameriere esegue la complicata manovra resa difficile dalla durezza del membro. Paola sorride. Smette di toccarsi si tira su sui gomiti e mi fa capire che posso metterlo in bocca e venire li. In piedi esegui mentre lei si avvicina al bordo del letti e lo prende circondando con le labbra la mia cappella. Vedo così chiaramente il grosso membro di Luca sul quale continua a scorrere la mano piegato e la punta scompare nella vagina di mia moglie che la muove appena. Questione di pochi secondi. Luca ansima rantola, impreca mentre un onda bianca esce dalle gambe di mia moglie colando sul letto e riempiendo il suo desiderio e a quella vista esplodo nella sua bocca. Lei stringe le labbra ingoiando bene tutto, stando attenta a non far colare nulla sul vestito, trattenendolo e leccandomelo a lungo mentre lui continua a sussultare con la punta del suo membro infilata tra le gamge allagate di Paola che solo a questo punto allunga la sua mano sul clitoride, toccando sperma di lui e membro ancora dentro e viene urlando masturbandosi due volte di fila e la seconda proprio mentre il cazzo del cameriere ritirandosi esce da lei portandosi dietro un ulteriore denso fiotto che allaga il lenzuolo. Nessuno parla. Solo Paola sembra a suo agio. Lui si riveste ripetendo grazie, grazie duecento volte. Recupera l'aspetto ufficiale. Si avvicina al carrello. "Scusatemi, un attimo" va a svuotare i bicchieri nel lavandino del bagno. "Sarà diventato caldo" commenta versando nuovo spumante e non facendo caso a Paola rimasta così nuda e bagnata. "Prego signora, questo è più fresco" le dice con un sorriso malizioso ed allusivo a quanto già bevuto da Paola. "E se uscite mi permetto di farvi rifare la camera con lenzuola pulite" aggiunge con fare professionale. Paola fa cin cin cone me, lo invita a bere anche lui prendendo uno dei bicchieri di carta. Si è pulita e asciugata con il lenzuolo che è tutto macchiato. Lo guarda e mi strizza l'occhio. "No Luca - lo chiama per nome ma ora gli dai del lei- non rifaccia la camera. Ora andiamo a cena e quando rientriamo voglio queste lenzuola, voglio dormire qui con questo odore. E' un odore che adoro, che mi eccita. Mi scusi ma sono così, mi piace e mio marito lo sa bene". Sorride annuisce, si inchina e esce dalla stanza un po' sconvolto. "Bene Pino, usciamo? Ho un certo appetito" dice Paola. Si, rido, ho visto.
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1
13 years ago
paolapino,
50/50
Last visit: 13 years ago
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L'ingegnere 2
Stavamo proprio parlando di noi e del periodo di pausa interrotto solo da un paio di rapide comparse in cam solo per saluti e dal mio incontro con Andrea e Anna. Sono stato io da loro una ventina di giorni fa a spiegare, a cercare di far comprendere che la nostra è una pausa momentanea. Per loro noi siamo l’unica trasgressione, la perfezione dell’amicizia coniugata alla sensualità e al “proibito” senza problemi di tensioni e gelosie. Proprio mentre parlavamo di questo, tranquilli, senza figli, la scampanellata è arrivata ad interrompere il lusso di parole e pensieri, forte inaspettata. All’ora di cena nella nostra casa di campagna non è cosa comune. Intanto perché pochissimi sanno dove sia il nostro “buen ritiro” e poi perché Paola ed io non siamo abituati a ricevere qui visite senza preavviso. Ci guardiamo sorpresi e mi alzo per andare a vedere. Tutto potevo attendermi tranne questo: alla porta, sorridente e ossequioso persino a distanza, Giorgio, l’ingegnere ex socio del nostro studio, anzi per meglio dire l’ex titolare del mio studio. Mentre mi avvicino per aprire il cancello di ferro scorre nella mia mente come un film la storia vissuta poco più di un anno fa e che qualche problema di coppia ci ha creato ( vedi ingegnere1) ndr. La sua proposta indecente a me e a Paola per le quote della società, quella due giorni assurda che ci aveva causato un profondo turbamento e che forse per la prima e unica volta aveva rischiato di incrinare qualcosa. Poi il burrascoso e successivo confronto con lui e l’altro socio, e la sua uscita dalla società, dallo studio di cui era il fondatore. Non solo sorpreso ma anche seccato da questo suo ripiombare dopo una decina di mesi di assoluto silenzio, nella nostra vita. Scelgo però la strada della cordialità. Gli apro e stringo la mano che mi tende. “ Che ci fai qui Giorgio?” “ Ti disturbo? Se vuoi vengo in un altro momento, ma avrei bisogno di parlarti. Anzi, di parlarvi. C’è anche Paola? Ho visto la macchina…” Lo guardo preoccupato. Decido di essere sincero e diretto. “ Scusami Giorgio se sono brusco. Se vuoi parlare con me nessun problema. Con Paola credo che tu non abbia niente da dirti. Quello che avevi da dirle e da farle è finito un anno fa e se vuoi saperla tutta abbiamo…” “Deciso di non avere più incontri di quel tipo. Lo so. Ho trovato e letto sul vostro sito, che ho scoperto per puro caso, tutto. E ti prego, di questo devo parlarti, dammi un secondo” Resto quasi fulminato. Ha trovato il nostro sito e chiaramente si deve essere riconosciuto nella storia con ampi dettagli che Paola ha messo on line sia pure cambiando i nomi. Gli faccio cenno con la testa di seguirmi. Mia moglie è intanto venuta sulla porta di casa e da distante, pur senza poter ascoltare, segue il nostro colloquio. E’ sorpresa e poco entusiasta anche lei nel dare la mano a Giorgio ed un occhiata interrogativa a me. “Stavate cenando?” fa lui con educazione entrando. “ A quest’ora in genere capita” gli rispondo freddo. “ Scusate, scusate tanto ma vi scongiuro di starmi a sentire e poi magari mi mandate a quel paese, ma per favore…” Gli indico la poltroncina. Io e Paola ci sediamo di fronte. “Da quando ho lasciato lo studio – inizia con evidente imbarazzo – e dopo quella storia con te… “Quale storia? – interrompe mia moglie – nessuna storia, solo un momento di sesso come tanti” “ Si si, scusa, quel momento, insomma, la mia vita è iniziata a cambiare. L’incontro con la vostra sensualità mi ha fatto capire di cosa avevo bisogno e così dopo aver cambiato settore di lavoro, come sai Pino, ho anche iniziato a cambiare il modo di vedere il mio rapporto con una donna. La vostra esperienza, la vostra coppia è diventata per me un punto di riferimento ma non è per niente facile trovare quella condivisione. Ci ho provato più volte ma senza essere mai capito. Insomma, un po’ alla volta sono rimasto sempre più solo preferendo internet, i filmatini, i racconti, alle serate fuori. Così navigando, chattando e parlando ho scoperto il vostro sito. All’inizio credevo fosse uno dei tanti di coppie immaginarie o di escort truccate ma poi quando ho letto il racconto l’ingegnere non ho avuto dubbi e vi ho riconosciuti. Ho letto la nostra vicenda, letto e riletto e dopo una prima reazione stizzita ho iniziato a leggere tutte le altre. E se posso essere sincero è diventato il mio vangelo erotico: ogni vostra storia è stata la mia compagna di quest’anno di notte, di giorno e invidiavo ( lo dico sinceramente) le vostre esperienze, mi vedevo con la mia ipotetica ed introvabile donna nelle vostre situazioni e se posso dire tutto , insomma, siete diventati i protagonisti unici delle mie fantasie e della mia sessualità manuale, l’unica che mi rimane”. “ Scusami ma questo credo siano fatti privati che non dovresti riferirci, tanto più che se dici di aver letto tutto non c’è bisogno di commenti… Annuisce. Si ferma. Respira profondo. “Sentite: quella storia sul lago, nell’albergo con i guardoni, è la cosa più eccitante che mi sia mai passata per la testa. Mi sono sfinito, è diventata un’ossessione, unita al ricordo di quel momento che mi hai concesso, cara Paola, mi ha portato, perdonami se lo dico, lo so che non dovrei, ma devo dirlo per farvi capire, a farmi 5-6 seghe al giorno. Insomma , non fate quelle facce, volevo solo dirvi che sono arrivato al punto di star male, ma veramente. Ogni giorno, ogni notte, sul letto a leggere e pensare e quando ho capito che veramente avevate chiuso con esperienze con i singoli, quando ho visto che non ha più aggiunto racconti, ho iniziato a svalvolare”. Paola lo scruta con freddezza. “Ma perché ci dici questo ?” “Siete liberi di non crederci. Non è la bellezza di Paola ( particolare ed intensa ma certo non unica) ma la sua carica, la sua esperienza, la sua capacità di trasmettere cose che non ho trovato in nessun’altra donna. Quei momenti vissuti con lei che io so essere irripetibili che dovevano quasi essere un fatto di puro orgasmo, sono diventati l’icona e il riferimento di tutta la mia vita erotica. Insomma sono intrappolato e impazzito per voi anche se so che avete smesso con singoli” “Appunto Giorgio, se lo sai perché sei qui? E perché ci dici queste cose?” “Ecco, io volevo sapere se è vero, se davvero avete smesso se proprio…” Paola sorride e lo interrompe. “Assolutamente vero,abbiamo chiuso”. “Capisco. E vi comprendo. Ma io sono malato di voi. E voglio dirvi lo stesso quello per cui sono venuto qui. Poi se volete vado via. Paola ricordi il mio camper, quello che ti era tanto piaciuto la volta che vi ho invitati a cena? Bene, non riesco più ad usarlo, non ho più tempo ne voglia. Sarebbe per voi invece un mezzo ideale per fare belle vacanze tu e Pino, ovunque vogliate: ricordi è grande, 6 posti, modernissimo. Bene a me non serve più, ve lo regalo, è vostro, ve lo intesto anzi, prima ve lo intesto poi… il tutto solo e soltanto perché la tua mano Paola, ancora una volta, l’ultima, sostituisca la mia. Ti sto chiedendo, vi sto chiedendo una sega e …la conclusione nella tua bocca, come quella volta, ma senza ingoio se non vuoi, insomma una cosa che ho letto che Pino ha fatto con la vostra amica dopo che avevate deciso di smettere con i singoli, quindi tu Paola pareggeresti. Tu Pino ovviamente se vuoi potresti restare in camera a controllare il rispetto di quanto detto, solo questo, in cambio del camper, vi prego, vi scongiuro, sono fuori di testa e sono stanco di sognare che la mia mano sia la tua e poi ogni volta rileggo quello che hai scritto sul mio uccello grosso, su quello che ti piaceva, ogni volta immagino sogno, vi prego…” E’ rosso in viso, quasi piange dall’emozione e dalla vergogna. Siamo inebetiti ed imbarazzati ma io anche arrabbiato. Sto per mandarlo al diavolo ma Paola interviene prima di me dandomi un’occhiata.“ Sai Giorgio, gli dice con tono sommesso, mi dispiace proprio. Tante volte ho pensato che queste nostre esperienze avrebbero potuto creare problemi agli altri, illusioni o ansie. E d’altra parte avevamo pensato di renderle pubbliche proprio perché magari potessero aiutare qualcuno a goderne. Però nel caso tuo mi pare stia diventando un problema. Mi spiace risponderti come sto per fare ma per chi mi hai preso? Pensi davvero che quella cosa accaduta tra di noi un anno fa sia stata in relazione alle quote della società? Era solo un momento, una nostra fantasia, sai quando una donna vuol provare come si sente quando lo fa in cambio di qualcosa? Mi spiace deluderti ma anche quello era in se un gioco e non un interesse, un gioco che ho già fatto, che non mi ha dato le sensazioni che volevo o che pensavo e che ovviamente non rifarei più. Che poi come dici tu sia stata piacevolmente attratta dalla tua dotazione è assolutamente vero ma nell’ambito di quel gioco di coppia, di un momento che come hai letto non è stato l’unico. Quindi la mia risposta, molto cortese nonostante tutto, è no grazie” Piomba il silenzio nella stanza. Lui respira profondo, guarda me, di nuovo Paola (cercando anche di sbirciarle sotto il vestitino leggero) scuote la testa. “Ok, capisco. Vi capisco ma non sono riuscito a farvi comprendere che… si ferma, sembra mancargli il fiato prova a parlare ancora ma dalla bocca esce solo un singhiozzo, un respiro strano quasi un rantolo che si trasforma in un attimo in un pianto disperato. Senza dignità crolla sulla poltroncina nel momento in cui cercava di rialzarsi e con il viso tra le mani non sembra riuscire a frenare i singhiozzi lasciandoci di stucco. Non finge, sta davvero soffrendo per il desiderio represso, per la figura fatta. “Scusatemi, scusatemi riesce a balbettare, ma io non so cosa mi abbia preso” Conosco bene quel tipo di reazione: è segnale di profonda depressione e di un problema psicologico forte. Si alza di nuovo dalla poltrona di scatto, fa due passi asciugandosi il volto con le mani e cercando di guadagnare la porta, ma barcolla, si appoggia al tavolo , piega le gambe, si regge a stento. Mi alzo di scatto per sorreggerlo perché mi da la sensazione che stia per svenire. Lo aiuto a rimettersi sulla poltrona mentre Paola gli versa un bicchiere d’acqua. “ Bevi, su calmati, bevi un attimo”. Butta giù due sorsi poi restituisce il bicchiere a mia moglie con uno sguardo di desiderio che non credevo possibile e che Paola intercetta. Mentre lui cerca di calmare il respiro e riprendersi, mia moglie mi fa un cenno che non capisco. Prende la seggiola e si avvicina sedendosi accanto a lui in una posizione che scopre le gambe e che certo per uno nelle sue condizioni non è ideale. “Cos’è che ti piace così tanto, perché vorresti che te la facessi io, perché questo desiderio secondo te?” gli chiede con voce sensuale che mi fa comprendere dove vada a parare ( ormai la conosco). Balbetta, non sa rispondere, torna a piangere mentre non stacca gli occhi dalle gambe di mia moglie. Lei allunga la mano e la poggia sul suo ginocchio. “ Senti Giorgio, hai detto che in fondo Pino con Anna… ed è vero. Io ti propongo una cosa. Ora vieni di la, se Pino è d’accordo, ti stendi sul nostro letto, ti riprendi , i calmi. Ti spogli, ti facciamo vedere una cosa che ho in mente di chiedere a Pino di fare davanti a te perché mi hai fatto venire voglia, ma non ti tocchi. Guardi solo. Poi faccio quello che mi hai chiesto, non voglio nessun camper né niente, ma solo che sparisci per sempre dalla mia vita. Non ti devi mai più far vedere e tieni presente che faremo una denuncia per stalking se in qualche modo ci ricontatterai. E’ anche un po’ colpa mia questa tua situazione e voglio aiutarti ancora una volta ma poi mi prometti che vai da uno psicologo e scompari “ . Sgrana gli occhi smette di frignare. “ Dici davvero Paola? Ma è bellissimo, incredibile, non so come ringraziarti ma Pino tu sei d’accordo? Pino davvero è possibile? Guardate qua, solo il pensiero” e mostra un clamoroso rigonfiamento nei pantaloni. “Si si Paola va benissimo, faccio quello che vuoi”. Condivido la scelta di Paola perché ho rivisto nei suoi occhi il lampo di quel desiderio che da tempo non vedevo. E’ lei che si alza, tende la mano all’ingegnere e lo trascina letteralmente con dolce sicurezza verso la nostra stanza facendomi segno di seguirla. “ Mettiti steso sul letto ma di traverso, con la testa verso il bordo, in slip” Lui sembra un pugile suonato. Come un automa si slaccia i pantaloni, si sfila la maglietta nera, resta in boxer e calzini e si stende sul letto come gli ha ordinato Paola. ’ eccitato e si vede benissimo dal rigonfiamento e sembra un bambino in attesa di un premio. Paola si sfila il vestitino e resta in reggiseno e slip .Si avvicina a me. “ Giorgio guarda” Si inginocchia davanti a me dopo avermi trascinato accanto al letto a pochi centimetri dal nostro ingegnere che guarda e ubbidisce a Paola quando gli ordina di mettere le mani dietro la testa . Paola mi spoglia nudo. Non sono in tensione ma questo per lei non è un problema. Me lo prende completamente in bocca iniziando a roteare la lingua come sa fare bene seguendo con i movimenti delle labbra, della lingua, dei denti, l’inturgidirsi graduale del mio membro. Guarda me, guarda lui mentre con la bocca ora avvolge e fa avanti indietro lungo l’asta mentre l’enorme membro di Giorgio non è più contenuto dai boxer ed emerge imperioso.Il lavoro di Paola prosegue davanti a lui che mugula. Paola estrae il mio membro dalla sua bocca. Rivedo il lampo perverso che le conosco. Continua a masturbarmi con le mani mentre gli dice che ora, mentre lui dovrà restare sempre con le mani dietro la testa, lo farà assistere ad una penetrazione dietro che lui ama tanto, dovrà guardare ed invidiare Pino che pio farlo quando vuole, ma prima dovrà collaborare alla lubrificazione e dovrà leccarle il buchino. Si toglie la biancheria, si gira dando il viso a me e la schiena lui che ha la testa sul bordo del letto. “Leccamelo e bagnalo Giorgio, da bravo, apri la strada a mio marito” gli ordina quasi sedendosi sul suo volto. Sento il rumore della sua lingua che bagna umidifica il buchino ( e non solo a sentire il rumore che degli umori di Paola) mentre il suo uccello ora svetta deciso piegando la resistenza dei boxer. Lei inizia ad agitarsi e godere di quella lingua ubbidiente e ne asseconda il movimento. “ Si anche dentro su” gli ordina voluttuosa. Attende a lungo Paola. Lascia che la lingua la esplori a fondo. Quando si sente pronta si stacca.“ Pino ora mettimelo dietro” e fa una cosa inattesa. Si volta verso lui, allarga le gambe in modo che la sua testa scivolando sul bordo del materasso sia tra le sue cosce e si china sul letto posando le sue braccia tese sui fianchi di lui, chinandosi con il viso verso il suo uccello che libera dall’impaccio dei boxer con due rapidi movimenti delle mani senza però neanche sfiorarglielo. Ha il viso a pochi centimetri dall’enorme randello e mi offre il sederino abbondantemente bagnato dalla saliva. La penetrazione dietro è facile facile con quell’aiuto. Solo un attimo di cautela mentre lui si lamenta e dice “che bello che bello” e poi comincio a pompare piano. Paola gode molto e lo provoca, gli ripete più volte di quanto sia bello il suo uccello che libero si muove come impazzito cercando u n contatto con le mani di mia moglie o con il suo viso che non arriva. Da quella posizione, a pochi centimetri, lui vede bene il mio penetrare dentro mia moglie che quando accusa il colpo di penetrazione scende un po’ finendo con il mettergli la fica in bocca. Lo intuisco dal rumore degli umori e della sua lingua che li fruga e li accoglie. La lecca insomma mentre vede che la inculo. Una situazione che esaspera la sua e la mia eccitazione. Sento che non posso trattenermi a lungo e lo dico a lei. “ Si Pino vienimi dentro, e tu Giorgio guarda come se lo gode mio marito”Non serve altro. Mi scarico ad ondate dentro mia moglie spingendo dentro fortissimo sino in fondo strappandole un lamento. Quando esco poco dopo un lungo filo bianco esce e cade sul viso dell’ingegnere. Paola che è venuta un paio di volte sul suo volto completamente bagnato si stacca dalla non comoda posizione. Prende fiato. “Aspetta e non toccarti” gli ordina.Va in bagno e poco dopo torna con la boccetta del sapone liquido neutro. Giorgio ha recuperato la normale posizione sul letto, le mani sempre dietro la nuca , l‘enorme uccello ballonzolante con i movimenti dei muscoli. Mia moglie lo guarda a lungo. Io mi siedo ai piedi del letto. Nuda, si stende di fianco accanto a lui ma con i piedi verso il suo viso, le gambe leggermente divaricate in modo che possa guardarle la fica. Versa qualche goccia di sapone liquido sull’asta del membro durissimo e finalmente glielo prende in mano facendolo sospirare. “Eccolo qua questo bell’uccellone che si fa tante seghe per me, vediamo tutta questa voglia, su ora te la sto facendo davvero io, vedi? – lo incita Paola - come te lo tocco, te lo scappello bene bene fino in fondo e poi lo scorriamo in su e poi giù di nuovo, guarda come diventa rossa la cappella…” Mia moglie lo sfida, gli racconta quello che fa, gli parla della sborrata che dovrà essere enorme, ma solo quando lo dirà lei, ed intanto lo masturba lentamente su e giù dicendogli di come lo sente duro, di come reagiscono le sue palle al contatto dell’altra mano, torcendo lievemente il movimento mentre scende la lunga asta. Lui quasi urla ad ogni colpo chiede il permesso ti togliere una mano da dietro la nuca per metterla tra le sue gambe ma lei glielo nega. “No devi stare così: le tue mani hanno lavorato tanto, lo hai detto, tu , e dovranno fare ancora tante seghe, vero? Ora riposano e faccio io”. Giorgio ha troppo desiderio: dopo neanche due minuti di questo lavoro si capisce che è pronto. Qualche goccia già appare sulla punta. Paola stringe forte la base per rallentare. Lo lascia mentre lui urla quasi di continuare. “Non venire, trattieniti. O non te tocco più” ordina cattiva. Passa un minuto di assoluta immobilità e silenzio irreale. “Pino guarda, vieni vicino” . Si mette in ginocchio sul letto tornando a prenderlo con presa forte con la mano destra e scappellandolo con violenza, facendogli male. Si china. Lo strofina qualche istante sulla guancia, e l’enorme cappella sembra fuori luogo accanto al viso piccolo di mia moglie. Poi lei con uno sforzo notevole apre la bocca e circonda con le labbra il glande stringendolo mentre la mano riprende a fare su è giù lungo l’asta. Paola mugugna quando lui urla che sta per venire per fargli capire che puo’ farlo. E’ un urlo quello suo e da vicino vedo chiaramente la pulsazione del canale sulla lunga asta quasi violacea e immagino la violenza degli schizzi e l’abbondanza perché Paola pur senza lasciare la presa ha come un singhiozzo ( segno che lo sperma è arrivato in gola) ed è costretta a fare uscire un fiotto bianco che scivola lungo il membro. Ancora qualche lento movimento poi si stacca. Vi volta verso di me. Apre la bocca per farmi vedere che è completamente piena di seme bianco , poi si avvicina a lui che ansima e la guarda perplesso. Fa vedere anche a lui che ha la bocca piena. Torna ad avvicinare il viso sul suo uccello rimasto turgido e gli fa scivolare sul cazzo tutto il contenuto denso che scende a fili e grumi. Una sborrata enorme. Il suo membro è immerso nella schiuma bianca. Allora Paola si issa sul letto, gli ordina di stare ancora fermo, si mette a cavalcioni di lui e appoggia la fica sul membro bagnato senza metterselo dentro. In quella posizione , tenendosi la mano davanti, si strofina, preme si agita sul suo cazzo schiacciato dal suo peso sino a venire lei così. Fredda e scatenata. Riprende fiato. Sembra un'altra quando rialzandosi gli chiede :“ Piaciuto, soddisfatto?” “Un sogno, una cosa straordinaria risponde lui” “Bene, allora senza neanche andare in bagno rivestiti così come sei e scompari. Ricordati che si ti fai vedere ti denuncio e mi raccomando, vai dallo psicologo lo dico per te. Ora Pino – aggiunge abbracciandomi – abbiamo davvero chiuso i conti ma… da quello che vedo (e stringe in mano il mio cazzo di nuovo duro) il lupo perde il pelo ma non il vizio, vero? Poi penso a te” e ride di gusto tornando in bagno dove si chiude dentro. Giorgio si riveste a testa bassa, incurante di bagnare gli slip. Non dice neanche una parola, neppure ciao, prima di sparire mentre Paola canticchia sotto la doccia.
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13 years ago
paolapino,
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L'ingegnere 1
Ma come sono fatte signora? Sono una cosa spettacolosa, buonissime”. L’ing. Giorgio Roberti, bell’uomo, una quarantacinquina di anni, mi guarda sorridente e soddisfatto pulendosi le labbra con il tovagliolo con un gesto elegante e composto. “Squisita questa pasta e poi così, in piccoli timballi, davvero eccezionale. Mio caro architetto hai tutte le fortune di questo mondo: bella e brava in cucina, capisco perché te la tieni stretta stretta da 24 anni” Pino sorride e mi fa l’occhiolino. La cena con Roberti l’ha fortemente voluta lui perché dopo 4 anni di lavoro intenso nel suo studio questo progetto di diventarne socio sembra finalmente sul punto di concretizzarsi. Sorrido mentre mi versa del vino e assume un’espressione più eloquente delle parole. “ Grazie ingegnere, glielo dica a Pino così capisce a fondo la fortuna che ha” e rido cercando di non esagerare. Lo osservo mentre ripone la bottiglia dopo essersi versato il terzo bicchiere colmo. Colto, simpatico, la gradevole conversazione però via via si riscalda in proporzione con il vino che mi sembra gradisca molto. Così racconta di se, dei suoi due matrimoni falliti ( l’ultimo appena qualche mese fa) e finisce per andare sul privato, sul personale. Ci racconta delle visite ad un privè con la sua seconda moglie, del sogno erotico spezzato da un uomo più giovane di lei che se l’è portata via e singhiozza mentre ricorda i momenti più belli. E’ quasi un monologo. Pino ed io ci guardiamo con un pizzico di ansia perché il discorso sembra essere finito anni luce lontano dalla quota che dovremmo pagare per entrare in società. Mangia, beve, ride, ricorda, sbircia nella mia scollatura composta e sguardi vagano anche sulle mie gambe appena coperte dal tovagliolo che ha la funzione di rimediare alla gonna troppo salita. Gli occhi ora sono lucidi: al dolce il suo elegante eloquio è un po’ strascinato mentre Pino apre la terza bottiglia . “ Voi si che siete fortunati ” conclude alla seconda fetta di dolce e al decimo bicchiere. “Vi volete bene, si capisce subito, siete complici e sono convinto che da come ti fa le foto (il passaggio al tu mi coglie di sorpresa) anche molto complici e compiaciuti. Vero?” Afferma mentre si volta verso le foto appese alla parete e allunga la sua mano sul tavolo stringendo per un attimo la mia per riceverne conferma. Lo lascio fare poi mi alzo per sparecchiare. Pino sta già rispondendo che è vero, che quella della fotografia è una sua passione e che per i miei 50 anni l’altro giorno mi ha regalato un calendario fatto con le foto mie di nudo artistico che ha voluto farmi per dimostrare che alla mia età posso ancora competere e dire la mia in fatto di sensualità. Lo fulmino con lo sguardo. Come gli è venuto in mente? Ora lui attaccherà la tiritera… Ed invece con mia grande sorpresa si fa serio. Si ferma, versa altro vino, e cambia inaspettatamente discorso attaccando quello dello studio e della proposta di Pino. Ne approfitto per guadagnare la cucina e portare i piatti ma non mi perdo una battuta. Pino è bravo a spiegargli il progetto e le motivazioni ma dubito che lui possa stare a sentire: sostituire il socio che sta per andare in pensione acquisendo il 33% non era quello a cui in questo momento Giorgio pensava. Ma un architetto socio e dell’esperienza e della capacità di Pino non sarebbe da escludere. “ Pensavo di acquistare io la quota” afferma pensieroso “ma se ne può parlare. Avevi in mente una proposta, una cifra?” Pino mi guarda. Torno a sedermi accanto all’ingegnere. “Sai com’è Giorgio, qualcosa da parte abbiamo messo proprio per una prospettiva simile e poi pensavo che il resto magari si potrebbe fare con la percentuale dei dividendi futuri…” Ci pensa. Scuote il capo facendoci gelare il sangue. Allunga di nuovo la sua mano prendendo la mia. “Paola scusaci, ti stiamo annoiando con questi discorsi. Pino, ma insomma… stavano parlando delle foto e del calendario, Che dici Paola posso vederlo, muoio dalla voglia” Come volevasi dimostrare. Ora è difficile dire di no. Pino sorride, sbofonchia qualcosa ma subito si alza e va in camera a prenderlo . Io in cucina a fare un caffè. Cinque minuti dopo lo sta sorseggiando sul divano, seduto di fronte a me che sono in poltrona, e Pino a fianco che gli illustra le caratteristiche tecniche di ogni singola foto del calendario. A giudicare dalle occhiate dirette alle mie gambe non mi pare che l’interesse sia per l’effetto tale dei tali dell’obiettivo, la luce calda, l’inquadratura. Sembra molto colpito. Poi arrivato a ottobre lo chiude di scatto. “Va bene – dice con voce impastata ancora più di prima – basta così per me : è troppo. Nelle mie condizioni, a digiuno a mesi… Paola complimenti sei splendida”. Ringrazio con un sorriso e con il tentativo di tirare giù la gonna di qualche centimetro dato che ormai non fa proprio più mistero della direzione dei suoi sguardi. Chiede a Pino qualcosa di “buono” per digerire l’ottima cena e le stupende foto. “Devo dimenticare il mio digiuno, le mie delusioni” afferma con un sospiro. Qualche istante dopo con bottiglia di grappa e bicchiere vicino si è già addentrato in racconti molto personali, molto intimi. I suoi giochi con Franca ( la seconda moglie), la prima invece frigida e scontrosa, il suo disperato autoerotismo sino a che negli ultimi mesi la depressione lo ha attanagliato al punto tale da non avere più reazioni, non riuscire più neppure a sfogarsi in qualche modo. Sembra sul punto di piangere e di crollare, effetto collaterale del troppo alcol assunto. Riempie ancora il bicchiere. Lo lascio ora indagare con la sguardo sotto la mia gonna sollevatasi perché mi sono seduta in poltrona con la gamba sotto, come piace a me. Guarda pure, ingegnere, se ti può consolare. Mi compiaccio di aver messo lo slippino bianco traforato. Occhi lucidi e smarriti tra le mie cosce, espressione triste, sembra non ascoltare neanche le parole consolatorie di Pino. Poi si scuote. Si volta verso di lui, poi dalla mia parte, ancora verso lui. “ Mi dovete aiutare voi” dice tutto di un fiato. “Dimmi pure Giorgio” fa premuroso Pino. “Ho una proposta” formula lentamente dopo un attimo di pausa, “una proposta indecente che posso fare solo a degli amici ed ad un futuro socio perché so della vostra sensibilità e della vostra complicità e che saprete valutarla per quello che è”. Avverto un certo disagio. Pino lo incoraggia a parlare. Ci dice che da mesi non riesce ad avere una erezione degna di questo nome che la depressione avanza, che solo noi possiamo capirlo e che l’ansia lo sta uccidendo. “ Ti cedo volentieri la quota della società Pino, gratis, ma se mi date… una mano” “Dimmi pure” “Ecco… quelle foto di Paola, tua moglie così carina e così matura e così sensuale, sono le uniche cose che mi hanno dato un brivido da giorni e giorni. Da mesi. Non vi offendete, non insultatemi , non ve lo chiederei se non fossi un uomo disperato e fragile in questo momento . Te la regalo,Pino, la quota. Ma in cambio, ecco, in cambio vorrei tre cose. Una sega, un pompino ed una scopata con tua moglie. In tre giorni diversi, magari. Se non ci riesco perché non mi funziona più , non fa niente, e rimane la cessione della quota e tu Pino, se vuoi, puoi scegliere anche il luogo, anche qui a casa tua, ma ecco ti pregherei di non stare nella stessa stanza perché per me sarebbe difficile. Incazzatevi pure ma capitemi. E’ una proposta indecente, me ne rendo conto, ma mi pare di aver intuito che siete liberi, che avete qualche esperienza e quindi , insomma, scusatemi, ma è così”. Restiamo a bocca aperta perché tutto avevamo pensato tranne che a questo. Mi volto verso Pino che invece che incazzarsi sembra solo sorpreso e sorride; mi interroga con uno sguardo e annuisco. Non è certo la prima volta per noi ma questo l’ingegnere porcellino non lo può sapere: ma certo è la prima volta per…uno scopo che non sia solo il piacere ed il nostro gioco. “ E lo metteresti per iscritto? Sai, scusa la domanda, ma ho la sensazione che la tua tristezza ti abbia portato a bere un po’…” Pino appena finito di parlare si alza. Anche lui si tira su : “ Ok, dammi un foglio di carta facciamo un contratto privato , tua moglie testimone , ma non ce ne sarebbe bisogno, lo sai. Sono un po’ allegro ma non ubriaco e quando dico una cosa è quella.” Mentre Pino cerca il foglio lui si avvicina alla poltrona e mi chiede scusa. “ Lo so Paola che non è bello ma sono proprio alla canna del gas, aiutami”. Annuisco. Mi alzo, mi avvicino e gli faccio una carezza sulla testa. “ Ma vuoi cominciare oggi? Ora?” “Magari, se hai voglia ,se pensi… sono un po’ alticcio e forse non ci riuscirò ma mi avete fatto venire voglia e vorrei cogliere il momento”. Mi dirigo in camera mentre lui si siede al tavolo con Pino per scrivere. Entro in camera, prendo lo speciale lubrificante che Pino ha comprato al sexy shop per noi, mi tolgo camicetta e reggiseno, resto con la gonna e gli slip e mi sistemo sul letto. Passano una decina di minuti, sento le voci di la poi Pino e Giorgio compaiono sulla porta. “ Caspita Paola che bei seni! Piccoli ma sodi. Complimenti, proprio straordinari non certo di una cinquantenne. Ma sono veri?” “Autentici e miei. Vieni qui dai e spogliati, cominciamo con la sega?” “ Si”. Fa qualche passo nella camera, si volta imbarazzato verso Pino. “ Scusa, permetti?” Pino fa un passo indietro,si gira, torna in salotto e Giorgio accosta appena la porta, non la chiude. E mi fa l’occhiolino. “Se vuole così può controllare… ogni tanto” La sbornia sembra smaltita d’incanto. Si sfila i pantaloni in un lampo, la camicia e i calzini : resta in slip grigi , di marca, molto ben riempiti a giudicare da fuori, un bel fisico, non troppo peloso, spalle larghe. Niente male. Gli faccio cenno di stendersi sul letto accanto a me. Lo fa con un sospiro. La sua mano accarezza la mia schiena mentre con curiosità sollevo l’elastico delle mutandine e sbircio all’interno. Il voluminoso riempimento dello slip mi appare già rigonfio a metà. Grosso, uno dei più grossi che abbia mai visto in questo stato di mezzo e anche i testicoli sono poco pelosi e grossi, penso, mentre finisco di sfilargli l’indumento. Lui ne approfitta per mettere la mano sotto la gonna e tastarmi un po’ il sedere. Mi metto in piedi sul letto e sfilo la gonna restando in slippini. Poi mi siedo sui talloni accano a lui steso. Prendo il lubrificante. Mentre me lo verso sulle mani lui allunga la sua tra le mie cosce e scandaglia lo slip. “ Un po’ eccitata sei anche tu Paola vero? Sento che…” Lascio che le sue dita esplorino sotto, che entrino appena dentro di me mentre inizio a massaggiare il lubrificante sul suo uccello. Comincio sotto le palle, sollevando l’asta ancora turgida a metà, con una mano, prendendola delicatamente tra due dita, e massaggiando con la destra sotto, prima l’attaccatura poi lungo la verga. Lo ungo con lentezza, scappello bene con le due mani la punta, avvolgo il glande con la mano ben unta in modo che scorra bene, mi sistemo meglio allargando le cosce mentre lui mi chiede se posso togliermi lo slip in modo che la visione della fica possa aiutarlo. Eseguo. Torno a mettermi nella posizione che preferisco avendo cura di tenere le gambe divaricate mentre le sue dita frugano ormai padroni della mia umidità spalancata. L’uccello sviluppa sotto le mia mani tutta la sua lunghezza. Straordinaria! Sarà almeno 24-25 centimetri, largo il doppio o quasi di quello di Pino, e drittissimo, senza curvatura. Un piacere autentico sentirmelo scorrere tra le mani. Le uso tutte e due: altro che impotente, questo è un missile. Inizio piano con un movimento lento e profondo: una mano carezza le palle e lo tiene alla base, l’altra sale e scende tenendolo stretto stretto, avendo cura di tirare su la pelle bene, sino a coprire il glande, poi piano piano, ruotandola leggermente per dare una piccola torsione, in giù, lento profondo sino a che non vedo ( mi sono chinata verso questo totem per osservarlo da vicino, venti centimetri dal mio viso) il filetto tirare, farsi più bianco, e il buchino sulla punta allungarsi, flettersi. Ma non accelero il movimento della mano. Lento, circolare, in torsione, profondo. Lui mugula e guarda il soffitto , agita le sue dita dentro di me mentre il suo coso svetta sempre più turgido ed imponente nelle mie mani facendomi desiderare di averlo altrove. La mia mano lo tasta, lo soppesa, lo scopre e lo ricopre godendo di quelle vene blu, della pelle che ricopre la testa e lo riscopre . Alzo per un attimo lo sguardo dall’imperioso palo di carne e vedo che la porta della camera ora è dischiusa: Pino è li che osserva. Gli sorrido e faccio un espressione del viso come a dire: hai visto che roba? Giorgio non può vederci, ha la testa rivolta verso dietro, gli occhi chiusi. Pino sorride e annuisce e intuisco che il movimento della sua mano dietro la porta è verso la sua patta. Il mio lavoro continua lento e profondo. Su, giù. Mi avvicino alla punta la strofino per un attimo sui capezzoli. Lui si lamenta non stop, sento la tensione ma non cambio ritmo. Poi sento l’eccitazione aumentare. Allora decido. La mano destra stringe forte attorno il suo cazzo e scappello decisa verso il basso. La sinistra carezza i pochi peli, le palle, sotto, sfioro il buchino dietro e mentre tengo ben tesa la pelle ed il filetto senza più muovere, lo stimolo un po’ dietro. Il mugulio diventa un lamento costante. Tiro più forte il filetto e lascio la mano alla base con il grande scoperto, il filetto tesissimo che soffre come se volessi strapparlo ma non mi muovo. Avvicino il mio volto all’albero maestro che svetta ora imponente. Sono a pochi centimetri ne sento l’odore inconfondibile, afrodisiaco,. Odore di cazzo. Il filetto è lì, bianco, teso che si porta dietro la piegatura del glande. E’ più forte di me. Faccio saliva in bocca, arricchisco la mia lingua, mi chino e lo inumidisco bene con la punta della lingua come a dargli frescura e sollievo nella sofferenza che gli sto causando, tirandolo ancora più forte. Poi quando la lingua, mentre lui ulula, ha completato la funzione umidificatrice, inizio a soffiare piano per fargli sentire il fresco. Soffio e lui quasi piange implorandomi di continuare la sega e sento che starebbe per venire. Troppo presto. Lascio tutto. Lo stringo forte alla base lasciando che la pelle della sua asta recuperi la posizione mentre la punta si appoggia sulla mia guancia. Lo lascio qualche istante così mentre lui prega e intanto la mano destra stringe forte la base perché so che così si può fermare l’irreversibile processo dell’orgasmo. La sua mano nella mia fica è impazzita. Me la godo e penso che ora è tempo che io venga prima di lui. Guardo Pino affacciato alla porta: vedo i suoi occhi languidi e mi abbandono all’orgasmo nella mano di chi ha pagato il mio ed il suo piacere. Vengo senza ritegno stringendogli alla base il cazzo e urlando. Lui smette di lamentarsi e dice “ Oh Paola sono contento” ma non fa in tempo a completare la frase perché con coscienza e responsabilità e adorazione del suo totem di carne pulsante il mio lavoro è ripreso. Piano piano. Su . Poi giù profondo. So che ho guadagnato solo pochi secondi. Pino è ormai nella stanza. Il suo membro è fuori dai pantaloni e lui lo tocca nervoso. Non è durissimo come quello di Giorgio. Gli faccio cenno di avvicinarsi per vedere meglio. Lo lascio di nuovo per interrompere il percorso verso la discesa... Il lungo uccello di Giorgio vaga pulsante sulla sua pancia alla ricerca di quella mano avvolgente che invece gli indugia sotto, tra le palle. Non ho dubbi: faccio in modo che il mio dito penetri appena in lui per stimolarlo dall’interno, da dietro. Istintivamente si ritrae poi si rilassa e lascia fare. So che pochi colpi basterebbero. Il dito dentro, lo agito a dovere trovando risposte in fibrillazioni del suo membro. Lui urla ora. Mi decido. Mi accoccolo. Gli levo la mano che è tra le mie gambe e la accompagno sopra la sua testa. Scivolo un po’ sul letto. Riprendo in mano l’uccellone e torno a masturbarlo profondo e lentamente strisciando la punta sulla guancia. Lui inarca la schiena io scappello con violenza e lascio di nuovo la pelle giù , ferma immobile, il filetto tiratissimo sento le pulsazioni e sento,avverto il superamento del punto di non ritorno. Non mollo la presa. Mi avvicino di nuovo con la bocca al filetto sofferente: l’odore di sperma ora è fortissimo mentre gli lecco il filetto . La punta della lingua segue la carne tremula e tesa allo stesso tempo faccio con la lingua un percorso dall’alto in basso, poi il ritorno mentre sento l’altra mano che spingendo forte dentro di lui avverte le prime contrazioni dell’orgasmo. Non provo neanche a staccarmi: il primo fiotto bianco e denso esplode dal buchino e fa una ventina di centimetrri in alto e ricade sui miei capelli. Non mi muovo. Il secondo è un’esplosione , un lancio. Molto più di mezzo metro, forse, altissimo e frammentato e si spande sul mio viso, le coperte, il suo petto mentre ho ripreso ora il movimento rapido della sega per spremergli tutto. Sono 4, 5, 6 gli schizzi lunghi e densi che scivolano colando sulla mia mano, imbrattano il mio volto e le mie labbra mentre lui urla senza ritegno e Pino alle mie spalle sborra piano sulla mia schiena e sento il calore del suo sperma scendermi giù sino alle natiche. Non posso dedicarmi a lui devo finire con coscienza e dedizione di spremere Giorgio e il mio movimento continua a seguire gli impulsi e ad estrarre sperma per troppo tempo chiuso all’interno della sua frustrazione, Me lo lascio colare senza imbarazzo sul volto, sulla labbra assaporandone una goccia con la lingua, sulle braccia, sulle mani sui seni, sui capezzoli dove strofino la sua arma di distrazione di massa, che emette le ultime gocce e dove la sua mano, ora frenetica, stringe, tasta, spalma nervoso il suo nettare abbondante e denso in un movimento frenetico che rende, sulla mia pelle, ricotta la crema bianca che mi pervade ed invade ovunque. Aveva ragione: mesi senza un orgasmo e si vede : lascio in un tempo interminabile che tutto di scarichi sul mio corpo offerto, le mie mani, il mio viso sino a che i sussulti di tutto il suo essere non li sento attenuarsi nella mia mano che stringe potente e padrona il suo timone del piacere, via via sempre meno turgido. E non lo mollo e lo dirigo sicura nel porto tranquillo, sino a che non si ormeggia quieto con un sospirone ed un ultimo brivido. Solo allora lo lascio. Mi volto bacio l’uccello di Pino, gocciolante, rimasto inerte e sorpreso accanto , e mi dirigo verso il bagno per farmi una doccia. Mi pare che la prima clausola del contratto sia stata rispettata. Quanto torno avvolta dal mio accappatoio rosa, trovo mio marito ed il suo neo socio ancora sul letto.Pino in slip e maglietta, l’altro ancora nudo ed una serie di fazzolettini usati sparsi sul letto come in un prato dopo un concerto rock. Mi siedo ai piedi del letto accogliendo con un sorriso i complimenti untuosi di Giorgio che sta raccontando come una cosa così non gli sia masi successa. “Un’artista, una straordinaria esperta, qualcosa di inimmaginabile” ripete. Si sente a disagio dopo quanto fatto ed emesso nel pensare che aveva dubitato della sua mascolinità. Faccio un altro giro di Grappa e parliamo con confidenza sul aletto del lavoro, del sesso, di qualche nostra esperienza, del suo passato. Ora è tutto più facile. Quando Pino gli racconta dell’esperienza di Amburgo superando secondo me il limite del consentito lui quasi trattiene il respiro. Nudo com’è non può nascondere che la parole di Pino gli facciano un effetto particolare. Quando Pino gli racconta del momento in cui fui presa dai tre attori il monumento all’eros che Giorgio ha tra le gambe torna a svettare orgoglioso. “Pino senti, è contro il mio interesse ma se potessi usufruire del pompino ora che ne diresti?” Mio marito mi interroga con un’occhiata. Non ho problemi. Annuisce. “Ma andiamo di là” Si alzano e torniamo in salotto. Fa strano vedere giorgio nudo con la cenciola, il batacchio vagante passeggiare sui tappeti del salotto dove non molto prima il cerimonioso ingegnere si era curvato elegante in un accennato baciamano. Si siede sulla poltrona seguendo le indicazioni di Pino che si accomoda sul divano. So cosa intende. Mi sfilo l’accappatoio. Mi avvicino a Giorgio e mi inginocchio innanzi alla poltrona spalancandogli le gambe e mettendomi in mezzo. Metto l’accappatoio sotto le ginocchia perché sia più morbido il pavimento. Faccio accomodare bene l’ingegnere sullo schienale facendolo rilassare. Inizio a riprenderglielo in mano. E lo sollecito a raccontarmi la cosa che mentalmente lo eccita di più. Ad occhi chiusi , mentre gli tormento con le mani le palle ed il membro , mi narra dell’incontro al privè quando sua moglie fu presa da uno sconosciuto e ne bevve lo sperma facendogli prima vedere la bocca piena. Mentre racconta il missile torna in missione, alto, duro, deciso verso il soffitto, grosso e arrogante. “Chiudi gli occhi ora Giorgio, rilassati e pensa a quel momento”. Mi chino piano piano sul suo enorme trofeo. L’odore di sperma ora è chiaramente forte ma mi piace Inizio a leccarne i residui solidificati alla base dell’asta e risalgo con la lingua sino a sopra, lo guardo bene, lo lecco come un gelato. La mano lo apre, gli tira giù la pelle, la lingua segue il movimento . Quando tirandolo il buchino si apre un po’ non ho esitazioni e la punta delle mia lingua quasi cerca di penetrarlo con dolcezza accogliendo con piacere la goccia salata che emerge piano dalla pressione. E il momento. Il glande è grosso, mi sforzo di aprire bene la bocca e di dare carnosità alle labbra e lo avvolgo alla punta per poi scendere un po’ e lasciare che il profilo della grossa testa sia avviluppato e scompaia tra le mia labbra mentre la lingua rotea sulla punta. Lui geme. Pino si avvicina e si siede su una seggiola vicino. Respiro con il naso l’odore dei suoi peli umidi dello sperma di prima. Prendo fiato. Scendo ancora un po’ con la bocca avvolgente lungo l’asta. Mi fermo un paio di centimetri oltre: sento il suo cazzo già riempirmi la bocca così,la lingua che non trova spazio per muoversi attorno. Molto di più non potrò. La mascella è indolenzita quando lui istintivamente mi mette la mano sulla testa spingendo in basso. Guadagno u n altro paio di centimetri ma il suo cazzo è in gola e avverto lo stimolo del vomito che trattengo a stento con gli occhi che piangono dallo sforzo. Mi ribello e mi sollevo. Il cazzo mi esce dalla bocca lasciando tra il mio mento e la sua punta lunghi filamenti densi di saliva e di liquido seminale. “Fermo Giorgio, sta fermo o ti vomito addosso” lo minaccio. Ad occhi chiusi annuisce. Si stende, un po’, la sua mano si stringe al mio seno destro mentre lo riprendo in bocca. Giungo sino al punto di prima, poi stringendo con labbra e persino appena con i denti risalto lungo l’asta. Salgo, sino alla punta, sino a che non mi esce dalla bocca con la lingua che cerca ancor il pertugio stretto, e poi di nuovo dentro lentamente, stringendo avvolgendo e mordicchiando. Mi sollevo a cercare la migliore posizione: in pratica sono a “pecora” mentre il movimento della mia bocca lungo l’albero del frutto proibito continua ad essere regolare. Sono così concentrata su quel movimento, sul quel lavoro, su quel odore ed il sapore delle prime gocce che quasi mi sorprendo nel sentire che Pino,che mi stava toccando dietro, improvvisamente mi penetra approfittando della mia posizione. Il suo cazzo scivola nella fica spalancata senza problemi distraendomi per un attimo, dandomi una spinta diversa dal movimento che stavo facendo ma poi, dopo qualche istante, riesco a metabolizzare quella spinta, ad usarla per il piacere mio e per massimizzare il movimento della bocca. Quando sento che il mio ritmo è giusto i colpi di Pino si fanno frenetici e decido di concedermi anche stavolta l’orgasmo. Mentre lui mi scarica dentro vengo pensando che sono quasi 20 anni che non viviamo più così una situazione in tre che avevamo escluso di ripetere. Ma mentre penso i sussulti che invadono la mia bocca quasi ferma mi richiamano al dovere. Torno a fare su è giù stringendo le labbra e roteando la lingua. Giorgio rantola. Mi aiuto appena con la mano perché è troppo lungo: un tocco leggero mentre la bocca stringe sulla punta e il primo sussulto è quasi contemporaneo ad uno schizzo violento che non riesco a parare del tutto con la lingua perché non l’aspettavo così presto. Arriva quasi in gola, mi fa sussultare ma non mollo. Sono costretta ad ingoiare il primo schizzo per non soffocare. Gli altri tre o quattro li gestisco nella bocca ma sono densi, un gusto più amaro di quello di Pino e di Andrea (il lui della coppia che incontriamo) un sapore non piacevole ma lo lascio in bocca facendolo colare fuori piano lunga la verga non appena ha finito le contrazioni e mi ha riempito la bocca. Lasci ancora qualche secondo perché anche Pino capisca ( ma non ci sono dubbi con le urla di Giorgio al momento dell’orgasmo) ,e lo tiro fuori facendo colare tutto il resto e asciugandomi la bocca con la mano. Mi alzo senza guardare nessuno dei due e torno in bagno a sciacquarmi la bocca e lavarmi viso e denti. Indugio un po’ in bagno. Quando esco sono tutti e due rivestiti che devono acqua o grappa, non riesco a capire. “Va bene?” chiedo con fare di sfida. “ Straordinaria, Paola, una cosa che non mi sarei mai sognato di vivere. Una maestra”. “Bene”. Mi siedo. “E come rimaniamo per il terzo pagamento?” Sorride.”Ma proprio non ti è piaciuto neanche un po’?” chiede spavaldo. “Sono cose mie. Ma in genere preferisco, sinceramente, avere rapporti senza secondi fini. Comunque va bene così. Quando vuoi scopare?”. Osserva Pino, poi sembra incerto. “ Io propongo: mercoledì sera o da me o da voi va bene? Così ho tempo di preparare il contratto e prendere appuntamento con il notaio giovedì”. Pino ride. Ci pensa. “ Beh sai, scopare è un’altra cosa per noi. Tu insisti ad essere solo con Paola?” “Pino, sino ad ora ci sei stato mi pare, ma la scopata me la fai fare tranquillo?” Intervengo. “ Ok Giorgio, allora facciamo così: giovedì mattina andiamo dal notaio, firmiamo, e la sera vieni qui e ci facciamo questa scopata. Io e te da soli e Pino lo mandiamo a cinema. Anche lui un prezzo al mio utilizzo lo deve pur pagare no?Va bene?”. Giorgio non fa una piega: annuisce, sorride,si alza, mi viene incontro e fa di nuovo il gesto di baciarmi la mano, fa un cenno di saluto a Pino e se ne va. Sicuro e arrogante. “Sei sicuro Pino? Te la senti di andartene?” Fa di si. “ Mi pare che ne abbiamo già parlato: la web cam nascosta è collegata, tu sai che io dal mio ufficio vi guardo e quindi puoi stare tranquilla. Il contratto da notaio è regolare e sono socio al 33% e questo stronzetto neppure immagina dell’accordo che ho preso con l’altro socio: lui e il suo disperato bisogno”. “Ma se ti fa incazzare perché hai accettato?” “Paola non avevamo sempre detto che volevi fare una esperienza a pagamento? E poi mi pare che sia dotato al punto che certo non è sembrato ti dispiacesse troppo. Voglio proprio vederti stasera” “Senti Pino, hai ben capito o occorre rifare il discorso?” “Perfettamente. Sono d’accordo. Se si deve fare fallo bene e goditi una scopata. Solo sesso certo, e credo che lui abbia argomenti interessanti”. “L’ho fatto tante volte no? Con Andrea ed Anna, ad Amburgo, non credo sia una novità: tutto bene? Mi fai stare tranquilla?” Mi abbraccia e mi bacia. “Ma certo, dai, finiamo questa storia e poi ci divertiamo noi. Vado in ufficio a vederti”. Fa per uscire, poi torna indietro e mi solleva la gonna scoprendo il reggicalze senza slip. “ Ubbidiente sino all’ultimo eh?” fa con ironia. “ Stronzo, c’eri anche tu quando l’ha chiesto no?” . “Ok, ok, ma mi raccomando: scopa solo sul letto ed una volta sola”. “Beh questo dipende da me! Se mi piace stavolta lo scopo tutte le volte che voglio ,chiaro?” Ridiamo complici. Scuote le testa ma so che ha timore. Quando chiude la porta alle sue spalle un certo disagio lo avverto. Giorgio seduto sul divano sta finendo la sigaretta e guardando con attenzione come mi ha chiesto sotto la mia gonna mentre scoscio davanti a lui. Così si vuole scaldare. Solo guardando. “Bellissima, continua a ripetere, bellissima” “Vuoi farlo qui in salotto?” chiede. “ No vieni in camera. E scegli la posizione”. “ Posizione? Perché una? Chi ha messo limiti?” “Abbiamo detto una scopata…” “Certo, d’accordo, ma mai specificato una posizione: in una scopata finchè non vengo ci possono essere tutte le posizioni che vogliamo”. “Ok va bene – rispondo seccata alzandomi – andiamo e finiamo questo mercatino”. Non dico parola in camera mentre lui si spoglia nuda ed io resto con calze e reggicalze come chiesto da lui. “ Vieni Paola stenditi a apri le gambe che ti preparo” “Questo è fuori contratto” obietto mentre però eseguo e mi metto stesa spalancando le gambe in una posizione certamente felice per la web cam nascosta. “ Ti lecco un po’. Non fare storie, lo faccio per te non credo tu sia abituata a prenderlo così grosso” Non rispondo ma so che ha ragione. Se non fossi ben lubrificata con quel coso gigantesco che già è in tiro potrei essere devastata. Lascio che si apra le gambe, poi con la testa verso i miei piedi si mette a cavalcioni del mio corpo nella posizione del 69 ma resta sollevato con le natiche. Dalla posizione posso vedergli le palle gigantesche ben attaccate al corpo in un sacco stretto e compatto e l’asta ben tesa enorme e tremante mentre si china tra le mie gambe per iniziare a leccarmi. Penso a cosa starà pensando Pino… La sua lingua è lunga e ispida. Insiste da maestro sul clitoride, a lungo, duella con lui, lo circuisce, dialoga, lo lusinga, lo spatola. Non riesco quasi a tenere spalancate le gambe, mi verrebbe di stringerle per catturare quel lungo serpente caldo e umido che mi strappa stridii di piacere. Ora quote, notaio, Pino sono già cose lontane. Mi lascio andare e sento il lusso caldo dei miei umori spalancare le grandi labbra proprio nel momento in cui lui ti tuffa ben dentro la sua lingua a raccogliere il liquido, la sua ispida barba del mento a raspare là dove poco prima leccava procurandomi un lieve dolore che diviene estasi di piacere. Mi accorgo di urlare e di agitarmi sulla sua bocca solo dopo che sento la gola secca . Scende da quella posizione: deciso si volta, con una sola mano mi afferra le caviglie sollevandomi le gambe ben in alto come fossi un capretto: unite, tese, con la sola mano enorme che cinge con forza le mie caviglie. Si mette in posizione. So che tra poco lo sentirò dentro. L’altra mano fruga un attimo, verifica, poi sento la sua punta avanzare tra le labbra spalancate. Non è gentile, non è prudente come Pino e come Andrea. E’ un colpo deciso profondo violento quello con il quale sento l’attrezzo giungermi subito alla pancia strappandomi un grido che è di dolore al 10% e di immenso piacere per il resto. Si agita con forza dentro di me: un colpo violento, una specie di strana rotazione, poi estrae lentissimo la spada e ripiomba dentro con violenza, incurante del fatto che ormai la mia testa ad ogni colpo sbatte contro la testa del letto. Ma il piacere mi toglie il fiato, non posso non gridargli ancora dai, ancora anche se so che Pino sta vedendo. Con le gambe tese in alto, una forza sconosciuta va avanti un tempo che non credevo : “lascialo un attimo dentro ti prego ora” gli dico all’ennesimo affondo. La mia mano corre al clito, lo sento dentro , sono piena, posseduta e vengo così una prima volta. Sorride mentre mi abbassa le gambe e quasi fossi una bambola e mi solleva di peso prendendomi per il bacino. Mi gira senza commenti e mi mette a quattro zampe con il sedere verso il bordo del letto. Si alza in piedi, aggiusta con decisione l’altezza e la piega delle mie gambe (proprio verso la web cam penso) e si mette alle mie spalle. Per un attimo temo che voglia trasgredire, non stare ai patti e sarebbe davvero troppo per me con quel coso immenso. Poi sento la sua mano riaprire la vagina e fare strada all’imperatore. Ancora una volta un colpo secco ma stavolta ancora più profondo e doloroso perchè ora le sue mani stringono i miei fianchi e mi tira a se con violenza mentre spinge come se fossi un flipper . Un meraviglioso flipper e spero che non vada in game over proprio ora che sento di saperlo accogliere tutto, di essermi spalancata di godere della sua forza della sua violenza di desiderare tanto di sentirlo scaricare dentro di me. Conto mentalmente i colpi come se potessi calcolare il momento del suo orgasmo. Dopo i 48 non riesco più perché dolore alla pancia e piacere ovunque mi confondono mentre la sua mano sotto scivola, stringe il clitoride proprio nel momento che serviva per farmi esplodere in un nuovo sconquassante orgasmo urlato. Rallenta, si ferma. Mi rifila una sculacciata violenta mentre il palo è ancora ben dentro. Sobbalzo. Il dolore è forte quanto inatteso il colpo ma non mi dispiace, Neanche quando ripete l’operazione dall’altra parte. E poi ancora, ancora, e ancora : sento le natiche in fiamme e le agito con il pilastro piantato sino in fondo. Il dolore ora è fortissimo perché continua a picchiare e proprio quando sto per urlargli basta senza neanche che lo avessi sentito e preparato giunge il mio terzo orgasmo che fa tremare tutto il corpo e mi fa crollare su letto pancia in sotto senza energie. Ma lui ancora non è venuto. Sono sudata e sconvolta e sento l’odore del suo corpo ugualmente sudato mentre si stacca, fa il giro del letto e si stende supino. “ Su Paola, sopra” ordina. “Aspetta di prego, fammi riprendere ce l’ho in fiamme mi fa male, fammi riposare, non ne può più” “Poche storie, su i patti sono patti, devo venirti dentro . Avanti,cavalca”. Mi scuoto. Mi tiro su a fatica, mi gira la testa. Mi metto lentamente a cavalcioni. Lui armeggia con la mano lo mette in punta, usa la saliva ma quando il suo cazzone fa per entrare sento un dolore insopportabile. “ No fermo, urlo, è troppo irritata mi fa male, per favore” e salto giù dal letto. “E’ troppo grosso Giorgio, ti prego, mi hai spaccata”. “Ma io devo venirti dentro non mi lascerai così a metà?” “Faccio con la bocca? È dentro ugualmente dai?” “No quello già fatto. Devo venirti dentro i patti sono patti. O me la fai scopare ancora o vuol dire che ti vengo dentro dietro”. “Dietro? Ma sei matto? Questo è impossibile con quel coso, persino Pino stenta. No dietro proprio no, mai detto”. Ride. “Solo perché Pino non sa fare bene. C’è una tecnica speciale che ho dovuto imparare considerate le mie dimensioni e tu hai il lubrificante no? Comunque come vuoi. Mettiti il lubrificante davanti e fammi venire dentro di te su cavallona”. Come in trance,con le gambe piegate dalla stanchezza ubbidisco ma il contatto del solo lubrificante all’interno della mia vagina in fiamme mi provoca dolore. “No, credimi Giorgio, Davanti non posso proprio”. “Ok, ci penso io”. Si alza mi solleva letteralmente prendendomi in braccio e mi mette stesa sul letto a pancia in sotto. “No Giorgio, davvero dietro no. Pino si incazza”, “ E noi non glielo diciamo. Oppure non si incazza affatto e mi ringrazia perché così ti insegno una tecnica nuova e troverà la strada più aperta la prossima volta. Ora sta zitta e fai quello che dico”. Non ho forze per reagire ma so che se il dolore sarà troppo forte fuggirò. Lascio che mi spalanchi le gambe, che le sue grosse mani mi spalmino tutto il lubrificante che possono sulle natiche, nel solco, dentro ,senza riguardi con il dito che entra e esce ordinandomi di rilassarmi. Sale sul letto e si stende su di me. “ Ora Paola io faccio una manovra speciale: lo ruoto piano piano a destra e sinistra come se fosse un punteruolo. Tu devi spingere come se non lo volessi, come se lo volessi cacciare fuori, come quando devi andare in bagno insomma, capito? E con forza” Annuisco ormai totalmente in mano sua. Avverto il suo coso tra le natiche, durissimo, lo sento armeggiare e spingere deciso provocandomi fastidio ma resto immobile. “Ora “ mi dice ansimando. Faccio come mi ha chiesto e neppure due secondi dopo sento una fitta forte, una solo, ed un flop come quello di una supposta e il palo che scivola nel lubrificante dentro facendomi appena un po male ma scuotendomi dal piacere. Urlo più per il godimento che dal dolore. “Brava Paola: dopo lo diciamo a Pino che razza di cazzone hai preso nel culo. Ora te lo sborro dentro tutto”. So che Pino sta vedendo e non posso trattenermi. “ Si dammelo, dai, ancora, sborrami dentro” dico a Giorgio sollevando le natiche mentre lui abbandona il suo peso su di me e le sue mani guadagnano il clitoride sotto. Sento benissimo l’enorme turgore, il glande muoversi dentro avanti, indietro, poi due colpi più forti che mi fanno urlare e l’affondo: è tutto nel mio intestino, ne distinguo la forma, la durezza lo sento nella pancia e avverto con chiarezza il suo pulsare improvviso mentre fermo così ha le contrazioni dell’orgasmo. Riesco a contare gli schizzi dentro: quattro, cinque, ancora un brivido, il calore del suo liquido che mi invade. Poi la marcia indietro mentre le sue dita stringono il clito e il lungo movimento di uscita mi provoca l’ultimo orgasmo. Sono dolorante, a pezzi, senza fiato. Neanche ad Amburgo mi ero sentita così. Lui va in bagno. Io non riesco a muovermi. Forse per qualche minuto persino mi addormento. Quando torno in me lui è in slip e mi chiede se voglio un caffè e mi fa i complimenti: “ Grandiosa Paola, la più bella scopata della mia vita”. E che sia piaciuta tanto, troppo, anche a me è evidente. Mi alzo a fatica. Raggiungo il bagno mentre sento colare fuori il suo nettare. Qualche istante dopo, ancora nuda, in trance, lo raggiungo in cucina mentre ha preparato già il caffè. Me lo offre. Pino avrà visto tutto e credo che questa sera dovrò discutere con lui. Ma se lo merita Anzi: mentre lo guardo, non appena posata la tazza, ho un nuovo fremito. “Aspetta Giorgio”. Prendo lo strofinaccio, lo piego a terra assieme alle presine delle pentole: mi inginocchio e lo tiro verso di me tenendolo per la natiche. Gli calo con un movimento brusco gli slip. Senza che possa fiatare il suo strumento ancora moscio è nella mia bocca, interamente a farmi sentire il gusto del sapone con il quale si è appena lavato e delle gocce di sperma che ancora escono. “ Questo è fuori contratto” ride. Agito la testa con il suo uccello in bocca che si sta inturgidendo. Ci metto le ultime energie che possiedo. Quasi mi strozzo quando riconquista la sua potenza ma non mollo. Cinque minuti, non di più quando stringo le labbra attorno e accolgo in gola tutti i suoi schizzi bevendo sino all’ultima goccia, esattamente nel momento in cui entra Pino in cucina. Il mugolio di Giorgio non mi ha fatto sentire il rumore della porta. Lo vedo sott’occhio ma finisco il mio lavoro con coscienza. “ E questo Paola cos’è? L’omaggio della ditta” Il suo tono è risentito. Giorgio allarga le braccia come per scusarsi. Mi alzo asciugandomi le labbra con la mano e uno dei tovaglioli da cucina. Lo faccio lentamente e guardandolo in modo che possa capire,senza ombra di dubbio che è venuto e ho bevuto. Lo guardo decisa. “ No Pino, è un bellissimo pompino con ingoio che mi andava di fargli dopo che mi ha fatto godere da matti. A volte caro mio i contratti hanno delle postille non viste e non considerate. Fai attenzione la prossima volta che mi usi. E se ti sta bene è così e se non ti sta bene è così lo stesso”. Rimane di sasso, poi fa di si con il capo e sorride. Si avvicina , mi bacia sulla fronte, e mi da una sculacciata piano sulle natiche ancora molto arrossate. “ Ok dai Paola, hai ragione. Vatti a fare una doccia, metto alla porta questo mio nuovo socio e chiudiamo qui una cosa che … non esiste, vero Paola?”. Rido. “Di cosa parli Pino ? Successo nulla, Giorgio? Qualcosa che dovrei sapere?” L’ingegnere scuote la testa. “ Niente, cosa dovrebbe essere successo? Sono venuta a prendere l’ultima rata della quota”. Si tira su lo slip e si avvia verso la camera a recuperare i vestiti. Quando lo intravedo rivestito sono appena uscita dalla doccia e stento ancora a stare in piedi. “E comunque Pino, se posso, lo sento dire a mio marito, sei fortunato. Una moglie così è un sogno” Lo so, lo so risponde mio marito ma solo dopo avergli chiuso la porta alle spalle.
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paolapino,
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All'ultimo banco 1977
“Certo Paola che questa storia di Amburgo è incredibile mi ha eccitato persino sentirtela raccontare” “ Amica mia, pensa a me che l’ho vissuta ma credimi non è tutto oro ciò che luccica. Gli effetti collaterali non piacevoli per metabolizzare l’esperienza ci sono stati”. “Immagino, posso capirlo. Ma senti non fraintendermi, ma quando hai scoperto questa tua, come dire, questa tua…” “Ah Ah Simona, vocazione? Non so. Il primo segnale vero e proprio forse l’ho avuto a 17 anni al Liceo “ “Me lo devi raccontare dai” “ Avevo litigato con il mio ragazzo: avevo appena 17 anni come ti ho detto, mi sembra in secondo liceo classico. Lui, in macchina, improvvisamente mentre ci baciavamo, me lo aveva fatto vedere tirandolo fuori grosso e duro e io mi ero arrabbiata molto. C'ero rimasta così male e così turbata che per giorni avvertii una specie di nausea e decisi di lasciarlo. Ma qualcosa mi aveva colpito dentro. Per giorni e giorni sognai quell’ immagine, il suo membro duro, scuro. Poi realizzai: avevo in realtà voglia di vederlo, e soprattutto di vederlo venire come lui aveva detto (durante la nostra litigata) aggiungendo che lo faceva spesso da solo, di scoprire quel misterioso meccanismo . Era una cosa che improvvisamente mi affascinava ma ovviamente avevo paura delle conseguenze. E poi non avrei potuto cercarlo ora che ci eravamo lasciati e dirgli… ok fammelo vedere, fai davanti a me, ti pare?” “ Ah certo, Paola, ed allora: sei davvero forte” “Beh, non avevo idee chiare. Mi stavo arrovellando (e masturbando quasi tutti i giorni al pensiero, te lo confesso) quando una volta in classe un mio compagno fece un pesante apprezzamento che in genere mi mandava in bestia sulle mie gambe, le mutandine o qualcosa del genere”. “E cosa ti disse?” “ Non ricordo la frase esatta: ma la sostanza era che siccome ,come tutte in quel periodo, avevo la gonna corta lui voltandosi mi guardava spesso le gambe e gli veniva duro”. “Però, intraprendente”. “Ma no, aveva anche lui 17 anni e faceva il bulletto ma di sesso non sapeva nulla. Ma quella volta invece che rifilargli uno schiaffo o fare la scandalizzata lo guardai negli occhi e gli chiesi se davvero sarebbe stato capace di masturbarsi davanti a me. Magari all'ultimo banco spiegandogli sinceramente il perché di questa mia strana richiesta. Lui in un primo tempo credeva scherzassi, rimase a bocca aperta ed imbarazzato ma poi riprese colore quando capì che facevo sul serio. All’ora di disegno ( la prof era sempre fuori) siamo andati all'ultimo banco. Io tirai un po’ su le gonne per fargli vedere le gambe perchè lui mi aveva detto che dovevo aiutarlo. Avevo chiarito che non volevo toccamenti e che non glielo avrei neanche sfiorato: volevo solo assistere a quello che lui aveva mille volte detto. Così, rispettoso, l'ha tirato fuori senza chiedere nulla di più. Era più piccolo di quello del mio ragazzo ma molto carino, meno aggressivo. Ha cominciato a farsi una sega piano piano guardandomi le gambe e le calze incurante del fatto che nell'altra fila si potesse vedere. io lo incoraggiavo, e gli facevo i complimenti. Era diventato rosso in viso combattuto gtra l’eccitazione e la paura di essere scoperto. Io gli aprivo le gambe, ero arrivata a fargli vedere lo slip, ma lui era proprio a disagio e non riusciva a venire. Stava quasi male. Vergognandosi quasi, in violazione dell’accordo, mi chiese allora almeno di sfiorarglielo. Provai a dirgli di no ma mi faceva pena, stava proprio male, era nervoso ed allora mi decisi con un po’ di paura a mettere la mia mano sul suo membro. Ma come toccai la base arrivarono getti di liquido bianco così lunghi che uno finì sui capelli della compagna che stava davanti. Non ti dico che casino successe!” “ Immagino !” “Ovviamente ci andò di mezzo lui ed io feci la scandalizzata, la vittima. Ma quello che era successo all’ultimo banco dopo poco fece il giro di tutta la scuola. Da una parte mi piaceva questa fama dall’altra stava diventando pesante perché erano in molti ad avanzare pretese, alcuni persino minacciando di dirlo ai miei. In classe però mi capitava spesso di avere voglia e un altro mio compagno mi chiese di fargliela fare anche a lui e lo fece con tale dolcezza che non potei direi di no. Da allora, da quella volta feci fare una decina di seghe davanti a me a diversi ragazzi. Erano tutti ubbidienti e rispettosi: quando volevo venivano all'ultimo banco, lo tiravano fuori in cambio solo di una sollevata di gonne . Una volta ho consentito ad uno di toccarmi tra le gambe ma sopra i collant ed una volta, l'ultima, l'ho finita io la sega perché proprio non riusciva a venire. Insomma fu come sul dirsi… il banco di prova” “ Ah Ah Paola ma sei tremenda!” “ A fine anno avevo imparato tutto sui meccanismi del piacere maschile : i rimisi con il mio ragazzo durante l’estate e … questa volta ero preparatissima”. “Seghe d’estate, appassionate…ah ah mi pari Zucchero” “Già ma non solo. Ormai con lui in macchina si faceva sempre così: toccamenti, baci poi gli consentivo di leccarmela e di farmi venire ma senza nessuna penetrazione se non quella della sua lingua. Una volta però mi disse che ero bravissima a fare le seghe ma che avrei anche potuto ricambiarlo con la bocca. Rimasi interdetta ma ormai avevo confidenza e gli chiesi di insegnarmi. E così feci il mio primo pompino ( per la verità più leccata che altro) proprio a seguito di quegli esperimenti in classe”. “ E come lo facevi venire?” “ Simona poi sono io perversa eh? Vuoi sapere se mi veniva in bocca? No. Quello lo imparai molto più tardi, con Pino. Glielo baciavo, lo prendevo in bocca delicatamente tra le labbra, al massimo attorno al glande, ma poi finivo con la mano e lui non si azzardava neanche a proporlo. Solo una volta accadde che un improvviso schizzo colpì le mie labbra mentre mi stavo ritirando ed istintivamente tirai fuori la lingua assaggiandolo”. “Però, questo è forte. E lui?” “Eccitatissimo. Dopo mi chiese che cosa avevo provato, se disgusto o altro. Mentii, gli dissi di si che mi aveva nauseato. Ma in realtà mi era piaciuta la cosa e piaciuto il sapore”. “ Peccato – ricordo che commentò – perché se questa cosa ti piacesse avresti in ginocchio tutti gli uomini”. Molto dopo scoprii che aveva perfettamente ragione!
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All'ultimo banco 1977
“Certo Paola che questa storia di Amburgo è incredibile mi ha eccitato persino sentirtela raccontare” “ Amica mia, pensa a me che l’ho vissuta ma credimi non è tutto oro ciò che luccica. Gli effetti collaterali non piacevoli per metabolizzare l’esperienza ci sono stati”. “Immagino, posso capirlo. Ma senti non fraintendermi, ma quando hai scoperto questa tua, come dire, questa tua…” “Ah Ah Simona, vocazione? Non so. Il primo segnale vero e proprio forse l’ho avuto a 17 anni al Liceo “ “Me lo devi raccontare dai” “ Avevo litigato con il mio ragazzo: avevo appena 17 anni come ti ho detto, mi sembra in secondo liceo classico. Lui, in macchina, improvvisamente mentre ci baciavamo, me lo aveva fatto vedere tirandolo fuori grosso e duro e io mi ero arrabbiata molto. C'ero rimasta così male e così turbata che per giorni avvertii una specie di nausea e decisi di lasciarlo. Ma qualcosa mi aveva colpito dentro. Per giorni e giorni sognai quell’ immagine, il suo membro duro, scuro. Poi realizzai: avevo in realtà voglia di vederlo, e soprattutto di vederlo venire come lui aveva detto (durante la nostra litigata) aggiungendo che lo faceva spesso da solo, di scoprire quel misterioso meccanismo . Era una cosa che improvvisamente mi affascinava ma ovviamente avevo paura delle conseguenze. E poi non avrei potuto cercarlo ora che ci eravamo lasciati e dirgli… ok fammelo vedere, fai davanti a me, ti pare?” “ Ah certo, Paola, ed allora: sei davvero forte” “Beh, non avevo idee chiare. Mi stavo arrovellando (e masturbando quasi tutti i giorni al pensiero, te lo confesso) quando una volta in classe un mio compagno fece un pesante apprezzamento che in genere mi mandava in bestia sulle mie gambe, le mutandine o qualcosa del genere”. “E cosa ti disse?” “ Non ricordo la frase esatta: ma la sostanza era che siccome ,come tutte in quel periodo, avevo la gonna corta lui voltandosi mi guardava spesso le gambe e gli veniva duro”. “Però, intraprendente”. “Ma no, aveva anche lui 17 anni e faceva il bulletto ma di sesso non sapeva nulla. Ma quella volta invece che rifilargli uno schiaffo o fare la scandalizzata lo guardai negli occhi e gli chiesi se davvero sarebbe stato capace di masturbarsi davanti a me. Magari all'ultimo banco spiegandogli sinceramente il perché di questa mia strana richiesta. Lui in un primo tempo credeva scherzassi, rimase a bocca aperta ed imbarazzato ma poi riprese colore quando capì che facevo sul serio. All’ora di disegno ( la prof era sempre fuori) siamo andati all'ultimo banco. Io tirai un po’ su le gonne per fargli vedere le gambe perchè lui mi aveva detto che dovevo aiutarlo. Avevo chiarito che non volevo toccamenti e che non glielo avrei neanche sfiorato: volevo solo assistere a quello che lui aveva mille volte detto. Così, rispettoso, l'ha tirato fuori senza chiedere nulla di più. Era più piccolo di quello del mio ragazzo ma molto carino, meno aggressivo. Ha cominciato a farsi una sega piano piano guardandomi le gambe e le calze incurante del fatto che nell'altra fila si potesse vedere. io lo incoraggiavo, e gli facevo i complimenti. Era diventato rosso in viso combattuto gtra l’eccitazione e la paura di essere scoperto. Io gli aprivo le gambe, ero arrivata a fargli vedere lo slip, ma lui era proprio a disagio e non riusciva a venire. Stava quasi male. Vergognandosi quasi, in violazione dell’accordo, mi chiese allora almeno di sfiorarglielo. Provai a dirgli di no ma mi faceva pena, stava proprio male, era nervoso ed allora mi decisi con un po’ di paura a mettere la mia mano sul suo membro. Ma come toccai la base arrivarono getti di liquido bianco così lunghi che uno finì sui capelli della compagna che stava davanti. Non ti dico che casino successe!” “ Immagino !” “Ovviamente ci andò di mezzo lui ed io feci la scandalizzata, la vittima. Ma quello che era successo all’ultimo banco dopo poco fece il giro di tutta la scuola. Da una parte mi piaceva questa fama dall’altra stava diventando pesante perché erano in molti ad avanzare pretese, alcuni persino minacciando di dirlo ai miei. In classe però mi capitava spesso di avere voglia e un altro mio compagno mi chiese di fargliela fare anche a lui e lo fece con tale dolcezza che non potei direi di no. Da allora, da quella volta feci fare una decina di seghe davanti a me a diversi ragazzi. Erano tutti ubbidienti e rispettosi: quando volevo venivano all'ultimo banco, lo tiravano fuori in cambio solo di una sollevata di gonne . Una volta ho consentito ad uno di toccarmi tra le gambe ma sopra i collant ed una volta, l'ultima, l'ho finita io la sega perché proprio non riusciva a venire. Insomma fu come sul dirsi… il banco di prova” “ Ah Ah Paola ma sei tremenda!” “ A fine anno avevo imparato tutto sui meccanismi del piacere maschile : i rimisi con il mio ragazzo durante l’estate e … questa volta ero preparatissima”. “Seghe d’estate, appassionate…ah ah mi pari Zucchero” “Già ma non solo. Ormai con lui in macchina si faceva sempre così: toccamenti, baci poi gli consentivo di leccarmela e di farmi venire ma senza nessuna penetrazione se non quella della sua lingua. Una volta però mi disse che ero bravissima a fare le seghe ma che avrei anche potuto ricambiarlo con la bocca. Rimasi interdetta ma ormai avevo confidenza e gli chiesi di insegnarmi. E così feci il mio primo pompino ( per la verità più leccata che altro) proprio a seguito di quegli esperimenti in classe”. “ E come lo facevi venire?” “ Simona poi sono io perversa eh? Vuoi sapere se mi veniva in bocca? No. Quello lo imparai molto più tardi, con Pino. Glielo baciavo, lo prendevo in bocca delicatamente tra le labbra, al massimo attorno al glande, ma poi finivo con la mano e lui non si azzardava neanche a proporlo. Solo una volta accadde che un improvviso schizzo colpì le mie labbra mentre mi stavo ritirando ed istintivamente tirai fuori la lingua assaggiandolo”. “Però, questo è forte. E lui?” “Eccitatissimo. Dopo mi chiese che cosa avevo provato, se disgusto o altro. Mentii, gli dissi di si che mi aveva nauseato. Ma in realtà mi era piaciuta la cosa e piaciuto il sapore”. “ Peccato – ricordo che commentò – perché se questa cosa ti piacesse avresti in ginocchio tutti gli uomini”. Molto dopo scoprii che aveva perfettamente ragione!
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La ragazza della squadra 1980
Andrea e Anna sono rilassati e piacevolmente stanchi come noi del resto. Quella sensazione che ormai conosciamo bene, un misto di eccitazione appagata e piacere della trasgressione, ci ha accompagnato come avviene sempre dopo le nostre notti in quattro, sino a tavola in questo sabato festivo. Abbiamo tutti molta fame e quell’euforia interna della condivisione intima sembra quasi trasparire tanto che spesso ho la sensazione che gli altri possano capirlo. Pino sorride e mi stringe la mano appoggiata sulla tavola. Stanca e persino un po’ indolenzita (ovunque) anche se stavolta è stata Anna forse quella più coinvolta dalla nottata di questo nostro incontro ( il decimo mi pare di aver contato). E’ lei che parla a nastro, che sorride ad ogni battuta, che sembra essere stata colta da raptus del buon umore nonostante loro, come noi, abbiano dormito non più di due o tre ore dalle 7 in poi quando sono tornati della loro stanza. Come sempre avviene ignoriamo nei nostri discorsi quanto accaduto nella notte: i commenti, le considerazioni, le facciamo o per email oppure tra noi donne. Gli uomini sembrano stare su un altro pianeta. Questo è il motivo per cui sono sorpresissima dall’improvvisa uscita di Andrea che attendendo il secondo ( dopo due piatti di raviolini con salsa alle noci) , improvvisamente si rivolge a Pino con una domanda stranamente intima. “ Sai – gli chiede – mi piacerebbe sapere perché queste situazioni con voi mi piacciono così tanto e che cosa scatta nella mia mente che con altri proprio non avviene tanto che mi darebbe molto fastidio se Anna avesse esperienze diverse. Ma con voi è un’altra cosa, sembra logico, naturale. Di Paola penso di aver capito molto dai racconti sul sito e da quelli che ci avete fatto, ma di te so pochissimo. Come ti sei accorto, com’è cominciata per te? E’ stata Paola la prima che…? Ho letto nel vostro libro di una certa Marina che stava con te prima di tua moglie, ma è realtà o fantasia?” Pino prende il bicchiere di vino, propone un brindisi alla nottata perfetta appena trascorsa, e poi sembra pensarci un attimo dopo aver posato il bicchiere. “ Dai Pino per Paola sappiamo com’è cominciata, la vocazione in classe ma tu come hai iniziato?” insiste. “Beh se volete sapere forse tutto è iniziato anche prima di Marina, anzi proprio nei primi giorni che andavo con Marina quando cioè eravamo ai primi baci e alle prime carezze. Era il 1979 ma è una storia lunga…” “ Raccontaci dai, anche se Paola si sarà stufata di sentirla” “Per la verità non credo che Paola conosca l’antefatto che forse poi causò i primi turbamenti e le sperimentazioni disastrose con Marina. Forse di questo non ne ho mai parlato, non so perché” Guardo Pino molto incuriosita. Non so a che cosa si stia riferendo ma è sempre molto stimolante scoprire qualcosa di nuovo , qualcosa del tempo in cui non ci conoscevamo. Lui prosegue dopo uno sguardo di intesa con me. “ In quel periodo, come forse sapete, giocavo a calcio: sono sempre stato un giocatore di tecnica modesta ma di grande temperamento, generosissimo in campo e in tutte le squadre nelle quali ho giocato sempre a livello di prima e seconda categoria, finivo proprio per questo mio carattere per farmi voler bene dai miei compagni di squadra. Nel ‘79 avevo 19 anni, ed ero stato finalmente aggregato in pianta stabile alla prima squadra dopo un paio di anni nella Juniores. Ero ovviamente tra i più giovani e molto ben voluto da Lucio, il capitano, 33 anni un buon passato, qualche presenza anche in serie B, grandi piedi ma mobilità molto ridotta. Lui mi voleva sempre a fianco perché io correvo e coprivo anche per lui. Insomma era nata una bella amicizia tra lui me ed un altro ragazzo, Simone, 23-24 anni difensore centrale, un ragazzone robusto e simpatico, un classico grosso e buono. Spesso stavamo assieme anche al di fuori del calcio: lui, il capitano, scapolo impenitente, mille e nessuna ragazza, io ai primi passi come vi dicevo con Marina (che tutti giudicavano piuttosto bella) e Simone con la sua Annalisa, una morettina sveltissima e divertente, sempre in mini, molto carina una ventina di anni, femminista arrabbiata. Non ricordo esattamente come iniziò il discorso ma credo da una battuta sulle dimensioni non proprio notevoli degli attributi di Simone, credo, fatta proprio da Lucio che invece aveva una protuberanza asinina. Sotto la doccia, lo sapete, i ragazzi di quell’età non parlano di altro. Avevamo finito l’allenamento e quelle battute avevano intristito e fatto incazzare Simone. Ci aveva salutato in fretta ed in modo distaccato ed allora fui io a corrergli dietro nel parcheggio del campo per chiedergli se aveva piacere di farsi una pizza, solo noi tre. Quella sera Simone era davvero giù di corda e qualche bicchiere di birra in più gli tolse tutti i freni inibitori e la riservatezza che aveva assunto negli ultimi tempi. Così ci raccontò del suo difficile rapporto con Annalisa. La ragazza oltre che femminista era anche ninfomane. Lui diceva “aperta” ma era la stessa cosa. Insomma, a lei un solo uomo non bastava. Era di quelle della serie il corpo è mio, lo gestisco io, è la donna che sceglie, non posso pensare ad una vita con uno solo, l’importante è riportare le esperienze all’interno della coppia, il mio corpo non ti appartiene, dobbiamo sceglierci tutti i giorni, dal confronto ne usciamo più forti e tutta quelle serie di frasi che sapete, forse voi un po’ meno perché siete tanto più giovani di noi…” “ No Pino, conosciamo conosciamo” interviene sorridendo Andrea. “ Bene, per farvela, breve lui parlava ed io e Lucio ci scambiavamo occhiate di intesa: insomma la ragazza era chiaramente di quelle alla costante ricerca di avventure, di quelle che la rivoluzione sessuale dell’ epoca aveva liberato nei loro desideri reconditi. Cosa che posso dire ora ma che allora mi sembrava affascinante e eroticamente sconvolgente. Ricordo che guardavo Lucio e Simone quasi a bocca aperta mentre parlavano con naturalezza di cose che io ancora facevo fatica a pronunciare. Soprattutto quando Simone ammise che la dimensione non proprio record del suo pene era stata oggetto di valutazione da parte della sua ragazza. In pratica gli aveva detto che non è certo il numero di centimetri che poteva creare un rapporto affettivo o condizionarlo ma che lei comunque avrebbe avuto bisogno di altri uomini e che le sue fantasie, la sua voglia, proprio non le consentivano di pensare alla fedeltà come uno stile di vita. Se hai problemi o riserve mentali dillo subito perché vuol dire che non possiamo stare assieme. Non posso né mentirti né escluderti da una parte così importante della mia vita. Voglio che tu sappia e non voglio essere costretta a dire bugie, gli aveva detto. Tra il perderla certamente e subito e il condividerla, Simone non aveva avuto dubbi : aveva accettato anche perché per sua stessa ammissione lo aveva trovato divertente. Il fatto che lei fosse tanto desiderata, tanto corteggiata gli piaceva e soprattutto lei , correttamente, diceva a tutti che con loro si trattava solo di sesso ma che amava solo lui. Poi alla quinta o sesta birra ci aveva raccontato che recentemente erano andati oltre: lei non si era solo limitata a raccontargli le sue avventure ma gli aveva chiesto di poter portare a casa di Simone, in una giornata in cui i genitori erano fuori, l’ultima sua conquista per stare assieme tutti e tre. E lui aveva accettato vivendo questa prima esperienza a tre con scarsa soddisfazione per lui ( emozionato e turbato ) ma tantissima per lei che alla fine gli aveva confessato di amarlo alla follia! Non vi dico che turbamento la cosa mi avesse causato anche perché, non in questi termini, un po’ di esibizionismo l’avevo avvertito anche in Marina, la mia ragazza”. “ Quindi quello che è scritto di Marina sul libro è stato poi vero? chiede Anna incuriosita ed eccitata” “ Si Anna, tutto vero. Ma si riferisce ad un periodo successivo, un anno dopo questo episodio che ti racconto. “ Dai Pino continua, vogliamo sapere” ribadisce un Andrea eccitatissimo nonostante la nottata sia stata (pensavo) abbastanza esaustiva con lui e i suoi 5-6 orgasmi! “ Insomma lui iniziò con voce impastata dalla birra a raccontarci cosa aveva fatto quella sera in tre ma più che altro cosa aveva visto dato che la sua partecipazione era stata molto… manuale. Insomma quella sera andai a casa con una erezione mostruosa e mille pensieri per la testa: alcune cose che ci aveva detto Simone non le sentivo sbagliate, non si sembrava una cosa impossibile e sotto molti aspetti era tutto eccitante. Ricordo che pensai alla festa cui eravamo andati alcuni giorni prima io e Marina , lei con una vertiginosa mini nera che non nascondeva lo slip e io mi ero arrabbiato con lei ma in realtà gli sguardi di tutti sulle sue gambe mi avevano inorgoglito ed eccitato. Ora lo capivo”. “ In fondo è quello che è successo a noi quando vi abbiamo conosciuto “ interrompe Andrea. “Certo, è abbastanza normale lo so, ma allora ne rimasi sconvolto. Insomma la situazione di Simone era quella. E non vi dico quindi gli sguardi ed i pensieri quando dopo questa chiacchierata ci capitò di andare in 5 o in sei a mangiare fuori con Marina e Annalisa: sapendo quello che la sua ragazza faceva mi sentivo eccitato solo a guardarla. Qualche tempo dopo al termine di una partita che avevamo vinto in trasferta per 1-0 con rete proprio di Lucio festeggiando negli spogliatoi avevamo tutti una strana euforia. Devo dire che la nostra era una squadra piuttosto giovane e di bei ragazzi e credetemi, Paola e Anna, che almeno 3 o 4 ( Lucio compreso) meritavano di essere visti sotto le docce per una dotazione rispetto alla quale anche io ero… ridicolo” “Mmmhhhh e hai gli indirizzi ancora?” chiede Anna divertita e ammirata. E pensare che certo ad Andrea non mancano i centimetri…come del resto a Pino. Ne sento ancora gli effetti questa mattina. “Per la verità non ricordo neanche i cognomi – continua Pino- So solo che tra risa, battute grevi e allusioni l’atmosfera si era scaldata e quando Lucio, Simone ed io uscimmo per ultimi dagli spogliatoi il nostro amico confessò che Annalisa gli aveva chiesto della squadra, dei bei ragazzi e gli aveva confessato il desiderio di entrare negli spogliatoi di disporre di quei ragazzi, di guardarli nudi sotto la doccia. E da quando Simone, stando al gioco, gli aveva raccontato delle dotazioni di alcuni, era diventata una fantasia fissa dei loro momenti erotici. Ricordo che in quel periodo avevamo i primi rapporti completi con Marina e che anche lei aveva di queste fantasie e la cosa quindi mi colpì ed eccitò moltissimo. Lucio però aveva accolto molto seriamente questa confidenza e gli rispose dopo qualche minuto di silenzio che se lui lo voleva… si poteva fare. Credo che poi si sentirono più volte a telefono sull’argomento, sino a che fui informato di un progetto. Eravamo alla fine del campionato, mi pare fosse metà maggio. Certamente era la penultima partita in casa. Il mister aveva l’abitudine di fare la riunione subito dopo la partita, prima di dare il via alle docce, parlava due minuti presenti i dirigenti e poi se ne andava con loro. Lucio, di gran lunga il più esperto, aveva organizzato tutto con un gruppo di sei o sette (più me) . Avremmo dovuto tardare dopo il discorso, uscendo in campo a fare qualche corsettina defaticante, a bere il the, insomma prendere tempo in modo che gli altri uscissero prima alla spicciolata e restare negli spogliatoi solo noi, il gruppo informato. Inutile dirvi che quella partita la perdemmo di brutto: era come, disse il mister facendoci quasi scoppiare in una risata, avessimo la testa altrove. Annalisa era venuta alla partita. Simone gli aveva proposto la cosa con grande prudenza ma lei aveva accettato subito con entusiasmo. E potete immaginare : seduta sugli spalti, carinissima, gambe scoperte, era stata il pensiero fisso di molti di noi durante il match. Andò tutto come previsto e dopo una mezz’ora dalla fine della partita ci ritrovammo negli spogliatoi solo noi, con la squadra avversaria e i nostri compagni non al corrente che erano andati via tutti. Il custode aveva dato a Lucio le chiavi per chiudere l’impianto che gestiva la nostra società. Quindi nessun rischio. A quel punto non parlava più nessuno e l’eccitazione era palpabile nell’aria e…visibile nei fatti mentre si andava sotto la doccia. Quando già la nebbiolina del vapore stava invadendo la stanza Simone rientrò nello spogliatoio con dietro Annalisa sorridente e sfrontata. Tanto sfrontata da meritare un applauso spontaneo da noi tutti. Quattro o cinque ( me compreso) eravamo ancora sotto la doccia e lei, civetta e divertita, si affacciò restando a lungo a guardarci. Faceva anche qualche commento scherzoso. Poi si mise a sedere sulla panca accanto a Simone ad osservarci tutti. Una donna nello spogliatoio con noi tutti nudi era una sensazione incredibile. Lucio ruppe gli indugi: si avvicinò a lei chiamando un altro ragazzo , il portiere, anche lui dottissimo. Senti Annalisa, le disse, secondo te chi è che ce l’ha più bello? I due si misero nudi davanti a lei seduta sulla panca con le gambe accavallate e con una scosciata che non lasciava dubbi. Rideva, assunse un’aria da esperta e senza alcun imbarazzo prese con entrambe le mani i due grossi membri già turgidi ma che ancora pendevano. Vediamo un po’, disse, iniziando a palparli, a guardarli da vicino mentre Simone si preoccupava di sollevarle la maglia mostrando a tutti i seni piccoli e con i capezzoli scurissimi e appuntiti. Il massaggio di Annalisa in pochi secondi causò una clamorosa erezione di entrambi ma anche noi non eravamo insensibili. Chiedendo il permesso a Simone Lucio si chinò e prese letteralmente in braccio sollevandola dalla panca. Vieni con noi dai, facciamo gioco di squadra, disse ridendo a stendendola sul lettino dei massaggi che avevamo messo al centro degli spogliatoi. La gonna, la maglia e lo slippino bianco sparirono in un secondo grazie ad uno schema perfettamente applicato da una decina di mani. Lei era proprio bella: un folto ed ordinato cespuglio nero faceva da contorno ad una delle più belle fighe che avessi visto, e le mani di noi le aprirono le gambe con dolce prepotenza per poterla osservare da vicino. Aveva più di dieci mani addosso che esploravano, toccavano, stringevano, e lei non sapeva come dividersi toccando un po’ tutti quelli che aveva a tiro ed ansimando sempre più forte. Simone si chinò tra le gambe della sua ragazza per leccarla per primo, mentre io ed un altro avvicinammo i nostri membri tesi alla sua bocca. Non se lo fece ripetere: cominciò a spompinarli entrambi un po’ uno a destra e po’ l’altro a sinistra, agitandosi e mugolando. Dopo un po’ di questo esercizio Lucio capì che la posizione non era delle più felici. Si fece strada nella selva di mani che ormai penetravano in lei dappertutto e la fece scendere dal lettino mettendola prona, pancia in basso e lo splendido sederino in fuori. E da bravo capitano diede l’esempio: la penetrò senza alcun problema infilandogli il grosso membro in fica da dietro in quella pecorina strepitosa. L’altro, quello che aveva iniziato il confronto, si mise davanti mettendoglielo in bocca. Non erano tempi in cui esisteva l’aids, le malattie veneree erano una cosa di cui si parlava ma che erano così lontane, per cui nessuno aveva in mente i preservativi e Simone ci aveva detto che lei prendeva la pillola. In quella posizione Annalisa ne prese tre in fica , uno dopo l’altro, sino alla sborrata, dentro, un paio gli venirono in bocca anche se lei non ingoiava e faceva uscire tutto pur continuando a succhiare e poi alla fine Lucio tornò a stenderla sul lettino in modo che finisse con la bocca me ed un altro mentre uno riuscì ad arrampicarsi sopra scopandola sul lettino nel mare di sperma che le usciva. Simone ed un altro ancora (o altri due, non ricordo) le vennero ancora sui seni e sulla pancia masturbandosi con l’aiuto delle sue voraci mani. Sembrava la dea Kalì , Annalisa, con mani che arrivavano ovunque e non avevano paura di niente. Una autentica dominatrice. Alla fine rimase cinque minuti sul lettino, piena di sperma, addosso, sul viso, sui capelli, dopo aver avuto sette o otto cazzi a disposizione. Simone la prese in braccio e la portò sotto la doccia dove tornammo anche noi sudatissimi. Una sensazione pazzesca quella di fare una doccia con una ragazza nuda tra di noi. Lei si fece insaponare dal suo ragazzo, si fece lavare tutta con atteggiamento dolcissimo e stavolta remissivo, baciandolo ogni tanto, poi dopo un po’ si mise in ginocchio davanti a lui prendendoglielo in bocca davanti a tutti. Fu un pompino bellissimo mentre l’acqua scendeva sul corpo di Simone, sui suoi capelli. Lei fu appassionata e coscienziosa. Praticamente lo teneva tutto in bocca ( le dimensioni lo consentivano) e quando Simone la avvertì con ingenua educazione che stava per venire lei strinse ancora di più la bocca annuendo e mugolando facendogli capire che lui si, l’avrebbe ingoiato tutto. E così fece senza fare una piega raccogliendo il secondo applauso, senza fare uscire una goccia, tanto che capimmo che tutto era finito dagli ultimi lamenti di Simone. Si alzò per mettersi un attimo, ancora, sotto il getto ridendo e guardandoci come se ci stesse sfidando e chiese al suo ragazzo l’accappatoio. Nessuno più parlava se non lei che mentre si asciugava con il phon commentava e chiedeva i nomi dei compagni di squadra come se stesse dando le pagelle con l’assoluto dominio della situazione. Io ero sconvolto e profondamente turbato dall’eccitazione nonostante fossi già venuto. Come tutti del resto. Queste cose all’epoca ancora non si usavano o comunque non se ne sentiva parlare. Si tolse l’accappatoio, si rivestì rapidamente e contenta e giuliva ci salutò come dopo una cena aziendale uscendo per mano con il suo ragazzo. Non la vedemmo più, né alle partite, né con Simone che venne ancora ad un altro paio di allenamenti e poi l’anno dopo cambiò squadra. Quella nella quale andò, però, la stagione successiva retrocesse. Chissà perché. Seppi che poi che il nostro ex compagno sposò Annalisa ma ne perdemmo le tracce. Ecco questo fu l’inizio di riflessioni e sensazioni che poi portarono me e Marina a sperimentare qualche trasgressione e qualche situazione che voi conoscete e che per la verità fu disastrosa perché eravamo troppo immaturi”.
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L'odore dei fiori 1989
Gli occhi socchiusi , l’odore dell’erba, del fiore di cipolla. Lo stradello ripido là dove compie la grande curva, si inoltra in questa specie di paradiso fresco, un muro di cespugli che sembrano sbarrare con tenerezza la strada verso questa piccola radura verde , prato spontaneo, colori, margherite bianche e gialle e tanti di questi fiori di cipolla selvatica. Le ginestre sono più su , altezzose, nobili e fitte. Questi sei metri che portano ad un piccolo prato scosceso nascosto dai fitti cespugli sono un dono prezioso. A mezz’ora da casa l’angolo dei pensieri, il mondo che io e Pino scoprimmo tanti anni fa , quando per la prima volta facemmo l’amore qui sull’asciugamano per poi rotolandoci sull’erba. Sensazioni mai dimenticate quando sognavo, quando credevo che tutto sarebbe stato meraviglioso. Quanto tempo fa ? Una vita, tre lavori, due figli fa, mille sbagli, e ora mi avvicino pericolosamente ai 40 anni che pesano, improvvisamente. Non ho motivi seri per essere così stanca e depressa, lo so. Ed allora solo questo posto mi consola e offre un filo d’ombra alla mia anima arsa. Lui lo sa, mi conosce, attende silenzioso e paziente che il momento mi passi. Quella passione, quella curiosità che ci aveva unito e stimolato si è persa prima nei pannolini, poi nelle febbri, poi nei problemi economici, infine nelle tante cose che accadono a tutti. Ed io che pensavo che a noi non sarebbero mai successe. Passerà, ha detto Pino. Lo so. Ma è dentro di me che la fiamma non si alza, che tutto mi sembra piatto. Le mani sul prato a strappare fili da odorare ad occhi chiusi, la gonna leggera sollevata a cercare frescura per le mie gambe accaldate , gli occhi chiusi per lasciare entrare quel filo d’azzurro intenso tra le ciglia appena sollevate per godere del dolore causato dalla luce accecante. Riflessioni, sonno, stanchezza mentale, tristezza, e soprattutto ansia. Non mi sento più in grado di nulla, di amare di piacere, di vivere. Pensieri duri e persino rumorosi. Tanto rumorosi che non mi sono neanche accorta del giovane (certo meno di trent’anni) che ha forzato il muro verde ed è penetrato nella “mia” radura e mi guarda con curiosità e sorpresa. Asciugamano sotto braccio , fermo in piedi, sconcertato, incerto. Poi il mio immobilismo lo conforta. Avrei potuto e dovuto ricompormi, tirare giù la gonna a coprire gli slippini praticamente all’aria, ma sarebbe stato un gesto goffo e timido che non mi sento proprio di fare. Non mi è venuto spontaneo coprirmi e non l’ho fatto. In fondo qui è come si fossimo al mare che non abbiamo, una specie di spiaggia in collina per chi ama l’abbronzatura ma non pensavo che altri conoscerlo questa piccola radura. Torno a stendermi chinando la testa da un lato, occhi socchiusi come prima, tra le palpebre e le ciglia lo osservo, lo percepisco. Cerca un punto meno scosceso , stende l’asciugamano ad un paio di metri da me, spostato sulla mia destra, torna a guardarmi per un attimo, sembra indeciso, poi rassicurato dalla mia immobilità, inizia a spogliarsi, guardandomi di tanto in tanto. Maglietta, calzoncini, e ancora uno sguardo, un attimo di esitazione, e improvvisamente con gesto deciso, si sfila anche lo slip restando nudo senza neanche tentare di coprirsi. Un bel corpo, muscoloso ma non troppo, senza troppi peli sul petto ma ben concentrati là dove lo sguardo non può che essere attirato dal cospicuo chiarore che emerge dalla foresta nera. I pensieri di prima svaniscono. Me lo godo tra le ciglia, contenta di potermi concedere questa visione che sa di “ libera trasgressione” mentre lui si volta, mi mostra glutei piccoli e molto atletici, poi si stende, pancia in sotto, testa verso le mie gambe che sono restate scoperte e dischiuse a sentire lo stimolante soffio del vento sull’inguine sudato e sullo slip traforato, ostacolo effimero al suo sguardo ora fisso e costante. Proprio lì, lo sento. Non una parola, solo sguardi che indagano e frugano, tra due sconosciuti che sembrano distanti eppure forse inseguono gli stessi pensieri. E faccio una cosa che non mi sarei mai sognata di poter fare. Ad occhi chiusi conscia di essere osservata, senza alzarmi, sfilo la maglietta ( sotto non ho niente) poi, facendo arco, la gonna e senza esitazioni anche lo slip. Nuda come lui. Mi ristendo quieta, disturbata solo dal tambureggiare del cuore emozionato e sorpreso dall’improvviso sforzo ma soprattutto da tanto ardire e…senza mio marito. I suoi sguardi li sento graffiare l’interno coscia, li avverto insolenti e insistiti, e non mi oppongo. Anzi impercettibilmente mi giro verso lui, piego le gambe e le dischiudo offrendogli una visione completa e chiara mentre sento un diverso calore assieme al vento che gioca sulla vetta delle mie emozioni , penetrare laddove si stanno aprendo percorsi per me quasi dimenticati, in questi ultimi tempi, di piacere. Schiudere. Il pensiero, la fisicità del pensiero mi trascina, si impossessa della mie sensazioni, di proibiti sogni che riguardavano proprio sconosciuti, quasi sempre controllati gestiti da mio marito e per una volta privi di catene e del bisogno di comunicarli. Come se questa cosa risvegliasse una parte di me assopita e della quale, ora lo capisco, sentivo la mancanza. Intravedo ancora che si è messo in ginocchio per sistemare meglio l’asciugamano verificando che la potenza , la forza e l’attrazione della mia idea oscena hanno preso forma e consistenza in lui. Forma che desidero improvvisamente, che sento dominante e dolcemente brutale , che vorrei possedere, toccare, amare, persino mangiare, ben sapendo però che non farò nulla di tutto questo. Sola, nuda, con uno sconosciuto che indugia a guardarmi tra cosce dischiuse che non ne vogliono sapere di conservare un pizzico di riservatezza. Immobile ed in tumulto. E’ il vento, la brezza appena tiepida, a sollecitare il mio piacere, a verificare la mia eccitazione laddove niente più ostacola il fresco contatto tra aria e umidità sempre più intensa e scandalosa e che non posso e non voglio frenare. Il sole regala calore a zone che non l’hanno mai conosciuto e il soffio lenisce lo strano “tocco caldo”. Mi abbandono così senza difesa e senza alcun timore pudico a sguardi e pensieri per me sino a poco fa distanti. Mentre sto godendo della mia inattesa piccola perversione, sento scorrere sul mio volto un’ombra. Una nuvola? Percepisco un movimento ma qualcosa mi impedisce di verificare la genesi di quell’improvvisa eclisse. Sia quel sia, niente che possa sacrificare la mia immobilità e il piacere della pudicizia violata. Così quando sento la mano dello sconosciuto poggiarsi lieve ma decisa sul mio monte di venere il sussulto che mi causa mi pare niente di fronte all’immediato tormento che mi infliggo imponendomi l’immobilità, l’estraneità alla sua manovra come se il corpo non fosse il mio. Lui sfiora i peli con il dorso della mano, verifica l’umidità sudata dell’inguine con la punta del dito risalendo poi su e sfiorando con il palmo la fonte del mio calore interno. La sua mano mi possiede. Con insolita delicatezza, ruba i miei pensieri più riprovevoli e li convoglia in un solo punto, dove la carezza si fa insistita e sapiente, penetra senza forzare, esplora senza voler conoscere ma solo per darmi qualcosa, per condividere il piacere di un tocco dolce e assurdo. Mi arrendo. Stendo le gambe dischiudendole e non riuscendo più a trattenere il lamento che so di emettere ma non sono in grado di sentire. Non cambia ritmo, non chiede altro. La sua mano ignota è quanto desidero ora, quello che serviva. Senza prepotenza ma con determinazione insiste a cercare quella cosa che sa essere ormai diventata il mio unico obiettivo. Il piacere, quell’orgasmo liberatorio che solo in questo modo, da una mano sconosciuta, non porterà con se rimorsi, vergogne e paure: mi piace, me la godo. Cosa c’è di più naturale accettare di piacere ad altri, sentirlo materialmente? Punto i talloni, mi inarco, spalanco gambe e cedo alla potente forza estranea che ora mi avvolge senza più segreti e senza più dolcezza per farmi esplodere in un urlo violento e selvaggio che mai mi è capitato di emettere mentre i sussulti catturano la sua mano stretta tra le mie cosce che vibrano. E resta così un istante o un’ora, lui. Non lo so. Tutto il tempo di sentire i muscoli che si rilassano di sentire la sua mano umida abbandonare la profondità dove ha saputo scovare un piacere nuovo e regalarmelo. Ho sete. Ma anche tenerezza e riconoscenza. Sembra pago, non fa altro. Lui si stende sull’erba accanto a me. Lo vedo ora ansimare e vedo l’eccitazione che lo ha catturato e la forza della sua passione che provoca violenti sussulti, tensione dolorosa evidente e straordinaria nella sua eleganza e nella sua irruenza. Non penso neppure a quello che sto facendo. Stavolta sono io a scattare in ginocchio e lui a tenere gli occhi chiusi senza una parola, senza un commento, solo un sibilo tra le labbra quando mi impossesso io della sua arma di piacere e ora, lo sento, di dolorosa tensione, quando le mie dita lo cingono con forza e senza neanche l’ombra della vergogna mi sistemo in modo da poterlo osservare vicino. Niente ritegno o paura. Mai visto così al sole e al vento nelle mie mani tanto desiderio, mai odorato così forte il sentore di maschio, mai stata così avida nel tirare giù la sua pelle, nel denudare il vertice del suo potere e lasciarlo qualche istante così , per osservarlo bene, per godere dei piccoli sussulti del suo corpo, per accompagnare con l’altra mano una carezza lieve che scende sino alle rotondità inferiori strette e compatte nella pelle indurita e irrobustita dall’eccitazione della carezza. “Mi sento Regina, maitresse e signora di un piacere che sento prendere sempre più corpo tra le mie mani, tiranna e padrona di un corpo bello e ignoto totalmente affidato alla mia carezza e al potere del palmo della mia mano. I movimenti sono dettati dall’anima e dall’eccitazione che avverto, guidati dai suoi sospiri. Ora sfioro, ora torno a coprire con le mani il simbolo della sua sottomissione sempre più protesa verso il cielo. Copro e poi riscopro, magari con forza, con uno scatto prima, poi lentamente a scendere e ancora a salire la scala del suo ultimo tratto di piacere. Solo quando sento tutto il suo corpo appartenermi e dipendere da me, fremere grazie alla stretta della mia piccola mano dai capelli ai talloni, solo quando vedo i muscoli delle gambe contrarsi ed il respiro farsi più veloce e i pettorali disegnare strane linee, solo in quel momento sento che posso avvicinare il viso, usare la guancia lisca a lenire la sua tensione mentre la mano sa da sola come compiere movimenti sino a pochi istanti prima ignorati. La forza del suo sogno erotico esplode con un urlo identico al mio, libera fiumi di emozioni dense e ricche di piacere che accetto ovunque, fronte, capelli, viso, labbra, mentre le mie mani si fanno dolcissime e tenere per raccogliere gli ultimi spiccioli del suo tremore. Solo sospiri e due urla tra di noi. Si rilassa lentamente mentre continua lenta la mia carezza e immagino le mie dita immerse nella schiuma di un mare lontano e di cui stranamente avverto ancora il sapore salato (e di mandorla) tra le mie labbra. Solo quando lo sento chetato mi alzo e lascio la presa divenuta dolce, interrompo il movimento lento che aveva accompagnato gli ultimi rantoli e sospiri. Non apre gli occhi. Spero che non lo faccia perché in questa posizione si vede quel po di pancia e la cellulite che mi riportano alla mia realtà e spezzerebbero l’estasi. Ma lui resta immobile mentre mi pulisco il volto ed i capelli con il mio asciugamano, indosso lo slip, rimetto la gonna, la maglietta e senza dire una parola mi avvio verso la siepe che nasconde lo stradello . Mi volto. Il sole ed il vento hanno avuto subito la meglio su quella schiuma che tanto piacere ci ha regalato. E’ ancora steso immobile, bello e sconvolgente come questo momento fuori dal tempo e dalla realtà. Mi sento diversa, serena.. Qualcosa dentro di me è cambiata. Gli spedisco un bacio, affidato al vento mentre l’odore del fiore di cipolla si mescola con l’odore forte di quella schiuma catturata dalle mani in un folle pomeriggio d’estate. Ho bisogno di tornare a casa, di riprendere con mio marito quel discorso interrotto, di dirgli che ci sono spazi miei che posso scegliere di condividere con lui e che però da lui non dipendono. E so che lui lo accetterà. Lo amo per questo, mi sto dicendo, finalmente sollevata.
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13 years ago
paolapino,
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Quel viaggio in treno 1986
Le ultime immagini di me che esco dalla doccia nuda, che mi avvolgo nell’accappatoio e che poi scherzando verso la telecamera di Pino lo apro e lo chiudo sono appena passate nel televisore. Fa uno strano effetto vedermi, osservare gli occhi lucidi e soddisfatti di mio marito guardarmi con quell’aria ansiosa di chi attende un verdetto. “Belle riprese, si hai ragione, non sto male” ammetto,” ma che voce strana che ho!”. “ Non stai male Paola? Ma sei una fica stratosferica, uno splendore per una donna che ha fatto due figli, l’ultimo un anno e mezzo fa! Non dimostri affatto 31 anni, credimi” Rido compiaciuta, questi complimenti mi fanno sempre piacere anche perché vuoi per le gravidanze, l’allattamento, i problemi e tutto il resto da qualche anno non abbiamo più ritrovato quella curiosità e quella passione che pure avevano caratterizzato l’avvio del nostro rapporto che sembrava indirizzato in modo diverso, specie dopo l’esperienza con Mario. Ora con l’acquisto della telecamera sembra si stia risvegliando qualcosa con questi filmatini sexy a nostro uso. Mi bacia sul collo, allunga le mani sul seno. Lo lascio fare assecondandolo e “constatando con mano” che rivedere il filmato lo ha eccitato. “Ti fa un bell’effetto, vedo” “ Si, non ne posso più” confessa gettandosi sul letto con quell’espressione di supplica che gli conosco bene e che significa “aiutami”. Mi siedo accanto, lo palpo sulle gambe, lo stomaco, sui pantaloni e lascio che il suo desiderio si concretizzi sotto il jeans, negli slip assecondandolo con la pressione e lo sfregamento della mie dita. Da tempo facciamo l’amore in silenzio. I primi tempi parlavamo, ci raccontavamo tutto, le fantasie, i sogni. Ripercorrevamo (favoleggiandole) le nostre esperienze personali ,quelle prima di stare assieme, poi quella con Mario esaminata passo passo, ripetuta all’infinito, arricchita e commentata. Poi dopo il primo figlio più niente. Dolcezza, tenerezza, silenzio e pensieri muti. Si perché io immaginavo, lui pure, ne sono certa, ma ognuno per se. Quando lo sento agitarsi sotto la mia mano mi decido a slacciargli i pantaloni, faccio scivolare giù la lampo, glieli tiro giù sino a metà coscia e poi ho un’idea guardandogli le robuste cosce da calciatore, quegli slip bianchi che appena contengono denunciandone comunque esattamente la forma, il suo membro. Lo lasciò così, senza spogliarlo ulteriormente e continuo il massaggio sopra la stoffa che non nasconde né la durezza né il calore né il desiderio. Tocco con il palmo della mano sfregando e schiacciando, stimolo la punta con i polpastrelli, poi torno a strofinare avanti ed indietro facendo pressione e di tanto in tanto stringendo l’asta attraverso la stoffa. Sembra sorpreso, si aspettava la solita sega, un po’ frettolosa, quella del “dai ti capisco, vieni presto” come la definisce lui. Proseguo lo speciale massaggio con calma olimpica, senza alcuna fretta. Poi mando in frantumi il silenzio con una domanda secca” Perché? Perché Pino ti piace vedermi nei filmini più di quello che sembro piacerti dal vivo?” e continuo il mio lento lavoro di palpamento e sfregamento. “ Ma non è vero Paola. Mi piaci tantissimo, lo sai “ e mentre risponde mi metto in modo che possa guardarmi sotto la gonna allargando un po’ le gambe. “Ma vederti li…” “ Vedermi lì che significa Pino per te, su dimmelo senza problemi. Voglio che torni a raccontare, a dirmi quello che pensi, su ” “Mi piace perché immagino di mostrarlo… ad altri, di condividere con tanti l’eccitazione che tu susciti e di pensare che in fondo tu sei mia, stai con me, e che sono io che posso averti e gli altri che possono desiderarti ed eccitarsi”. L’ammissione rende ancora più turgido il suo pene nello slip. Il mio movimento e le sue dimensioni gli fanno far capolino dall’elastico laterale. Mi fermo un secondo, lo sfioro, poi premurosa torno a coprirlo e proseguo nell’insolito lavoro” “ Paola ma che fai, non me lo seghi? Chiede lui incuriosito, non vuoi che…” “Certo, ma lo faccio così, voglio farti venire negli slip in questo modo, pensi di farcela? Voglio farlo immaginando a quello che ha fatto quel ragazzo in treno il mese scorso quando andavo a Bologna…” “Quale ragazzo, quale treno, quando, cosa?” sobbalza ed io sorrido mentre gli premo ancora di più il cazzo dentro lo slip, quasi sino a fargli male e poi lascio e lo sfioro sul tessuto con la punta delle dita avanti e indietro strappandogli un lamento e movimenti del bacino. “Ricordi che sono andata all’ università in treno?” “Certo, ma non mi ha detto niente, perché?” “Perché è un po’ che non parliamo e aspettavo il momento giusto. Avevo la gonna nera, quella abbastanza lunga, e siccome era caldo ho messo le autoreggenti color carne, quelle che piacciono a te. Lo scompartimento era vuoto,completamente. Chi va da Parma a Bologna a quell’ora con un locale? Mi sono seduta e mi sono messa a leggere un libro”. Percepisco l’ansia del suo respiro la gelosia e l’eccitazione che si trasforma in dimensioni impressionanti ed inusuali sotto la mia mano che tasta, spinge, esplora sempre e solo sulla stoffa ricacciando tutte le volte dentro la punta prepotente del glande che ogni tanto emerge dall’elastico che non ce la fa più a contenerlo. “Alla prima fermata è salito un ragazzo, giovane, avrà avuto 20-22 anni. Era molto carino ma gli ho dato solo un’occhiata distratta e ho continuato a leggere. In un primo tempo si era seduto nell’angolo vicino alla porta, poi quando il treno si è mosso è venuto a sedersi di fronte a me vicino al finestrino nella direzione opposta di marcia. Ma ho continuato a non farci caso. Come ti ho detto era molto caldo e avevo la gonna appena tirata su sulle ginocchia. Continuavo a leggere da qualche minuto quando mi sono accorta che lui guardava fisso le mie gambe. Da quella posizione poteva vedere bene parecchio…sotto”. “Mmmh Paola, che porca. E cosa hai fatto?” “ Vuoi sapere tutto tutto?” Singhiozza dal piacere e glielo stringo bene.” Si, tutto” “Va bene, vediamo se davvero godi nel pensare al piacere degli altri mentre mi guardano. Quando mi sono accorta istintivamente ho fatto per tirar giù la gonna ma in una frazione di secondo ho realizzato che li sul treno, con la gente che passava ogni tanto nel corridoio, il controllore, non poteva accadere niente di male. E il movimento che era partito per coprire le gambe… diventato l’occasione per tirare ancora di più su la gonna”. “ E lui?” “Ha capito che era un autorizzazione a guardare e ha cominciato a passarsi la mano sui pantaloni. Allora ho accavallato le gambe scoprendole del tutto ,tenendole appena larghe in modo che potese vedere bene le autoreggenti, oltre il loro limite e le mutandine” “Cosa portavi porcella?” “Mutandine normali, bianche. Facevo finta di continuare a leggere ma sott’occhio guardavo lui agitarsi e strofinarsi così…(e faccio più forte sulle mutande di mio marito) e dopo qualche istante si è slacciato i pantaloni, aperto la zip, e si è infilato la mano dentro continuando a strofinare sugli slip azzurrini che aveva e che vedevo benissimo così come intuivo chiaramente la forma del suo pene”. “Ma l’ha tirato fuori?” “No appunto, ha continuato a toccarsi così ma senza tirarlo fuori. Forse aveva paura delle gente,della mia reazione, ma io ormai era bagnata, mi capisci vero, avevo voglia che lui mi guardasse tra le gambe e godevo del suo frenetico strofinarsi . Continuavo a far finta di leggere ma ormai lo guardavo con piacere ed ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano ed io annuivo incoraggiandolo. Ecco vedi ce l’aveva come te ora e io glielo guardavo sai ?” E strofinando sento il membro di mio marito pulsare e prepararsi all’esplosione. “ Ad un certo punto lui ha detto piano: sei bellissima, posso venire? Voleva la mia autorizzazione e approvazione esplicita. Era un giovanissimo te l’ho detto. Ho ancora allargato le gambe e gli ho risposto sin con il capo e subito dopo gli ho detto: si, fai pure ma tiello dentro. Non devi farlo vedere nudo ad una signora, vieni negli slip così davanti e me e solo dopo quando hai fatto tutto e hai sborrato bene bene le tue mutande… vengo li e te lo guardo”. “Non ci credo Paola, non ci credo dai non è vero , non l’hai fatto” la sua eccitazione, u n misto di gelosia e ossessione e vicina al parossismo. Glielo stringo forte per rallentare ma sento che ormai ha imboccato la dirittura di arrivo ed allora inizio a strofinare forte sulla stoffa. L’elastico cede e fa avanti e indietro su e giù sul suo glande che esce. No, così non va bene: glielo rimetto dentro e riprendo.”Su Pino, cverto che l’ho fatto: tranquillo sborra dentro lo slip come ha fatto lui. Lo guardavo, sai e lui sfregava fortissimo e dopo poco ha soffocato un lamento e ha tenuto stretto stretto il suo membro che vedevo chiaramente avvolto dalla stoffa celestina delle mutande e una macchia di bagnato piano piano si è allargata dalla punta macchiandolo tutto, ecco bravo così come te ora, bravo vieni e fammi vedere come inzuppi tutto” la mia mano ora strofina sul bagnato dello sperma di mio marito che esce a fiotti dentro il suo slip. “ E poi, poi, mi chiede- mentre viene tremando – cosa hai fatto?” “Le promesse Pino si mantengono. Mentre ancora stava singhiozzando mi sono alzata mi sono avvicinata a lui, in un attimo mi sono chinata: lui aveva slacciato i pantaloni. Piano piano ho preso con le mani, tutte e due il suo elastico che nel frattempo si era bagnato e ho sollevato lo slip tirando verso di me e guardandolo dentro. Aveva un bellissimo membro, sai, grosso e duro che stava ancora sussultando ed emettendo un filo bianco immerso com’era in una mare di schiuma sui peli scuri e nello slip. Ho guardato sai, lo vedevo mentre dalla punta usciva ancora un filetto di seme e con la punta delle dita l’ho sfiorato così” e sollevo l’elastico di mio marito che ha riversato un fiume di sperma nel suo di slip e immergo i polpastrelli nel liquido sfiorandogli la punta e carezzandolo strappandogli un altro brivido. Finisco il massaggio bene a Pino aiutandolo a far uscire le ultime gocce. “Ecco vedi, ribadisco, ho fatto così e poi siccome avevo le dita bagnate sai cosa ho fatto davanti a lui”. “Dimmi Paola “ gorgoglia lui. “Ho fatto così – mento” e porto le mie dita piena si sperma di Pino alla bocca leccandole con gusto. Urla, ora, ruggisce mio marito, se lo riprende in mano ancora durissimo , si masturba furiosamente ed io sorpresa con il dito indice ancora in bocca gli carezzo le palle”. “ Si Pino gli ho fatto così, ho fatto vedere che mi leccavo il suo sperma che aveva bagnato le mie dita e glielo guardavo tutto duro pieno di sbor…” non faccio in tempo a completare la parola che Pino schizza violento nonostante sia appena arrivato due minuti fa. “Bravo , bravo, così dai lo incoraggio” sei bravo : sai mi piaceva guardarglielo e farmela guardare e ho resistito alla tentazione di farmela toccare, di mettermelo dentro. Ma avevo voglia, te lo confesso”. Ora è ansimante e sfinito. Mi sa che è iniziata una nuova stagione per noi.
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13 years ago
paolapino,
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L inizio di una porca/o :-)
8 Anni fà, decisi finalmente, grazie questo sito, di mettere in pratica i miei desideri, ovvero farmi possedere da un maschio. Fin da piccolo ho stuzzicato il mio sedere con penne, mate e quando fu più largo, con cetrioli, zucchine e carote, travestendomi con intimo di mia madre e inculandomi davanti allo specchio, immaginando un uomo dietro di me. Poi dalla maggiore età, fin a qualche anfà, non ho più avuto tante occasioni per farlo. Ma ad un certo punto, convivendo, ho iniziato a travestirmi con perizomi, Reggicalze della mia ex. Quando mi sono lasciato ho iniziato a depilarmi ed a pensare a quanto sarebbe stato bello esser scopato a pecora da un uomo. Così venne la prima occasione in cui una trave mi inculò e godetti talmente tanto che iniziai ad aver fantasie su maschi. Mi immaginavo con uno dietro che prendeva i miei fianchi ed uno davanti che me lo metteva in bocca. Così é arrivate il giorno che diedi appuntamento da me ad uno del sito e questi mi disse di farmi trovar con una tuta e sotto reggicalze, perizoma ed autoreggenti in pizzo e così feci. Ero emozionato e quando suonò alla porta, immaginai quel che sarebbe successo dopo. Entro, e subito mi girò toccando il mio bel culo ed appoggiandosi con il Cazzo già in tiro. Io con la tuta sentivo tutto ed iniziai a strisciarmi, mettendo il suo Cazzo proprio nel solco. A quel punto mi tirò giù la tuta e mi mise subito un dito dentro ed io feci un grosso sospiro ed allungai le mani che andarono a prender un pezzo di carne notevole. Avevo voglia di sentirlo nel culo ma mi obbligò ad abbassarmi e prenderlo in bocca. Era talmente bello che iniziai a toccarmi davanti ed a mettermi due dita dietro facendo un ditalino. Lui si eccitò e mi mise a pecorina sul letto e cominciò a metter la lingua nel culo ed io gli spingevo le chiappe in faccia. Subito dopo me lo appoggiò ma non volle entrare. Voleva lo aiutassi ed allora mi spinsi piano piano verso il suo bacino facendolo entrare piano piano e da quel punto in poi, mentalmente sapevo che sarei x sempre stato una porca. Mi scopò talmente bene, sborrandomi sopra il culo, che dall'eccitazione iniziai a leccarlo tutto sporco di sperma, fino a pulirlo ben bene. Mi sentivo aperto e felice e da allora ebbi rapporti frequenti, anche se sono bsx ed una bella donna mi fà il suo effetto...cercatemi. Bacio ;-)
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13 years ago
belcazzomi,
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Spiaggia...
ero in spiaggia distesa sul mio asciugamano azzurro e nero...all'ora di pranzo, quando il sole caldo brucia la pelle...il mio costumino bianco faceva risplendere la mia pelle dorata...finchè una voce forte, e due grandi ombre hanno rovinato la mia pace... ho aperto gli occhi e sorpresa ho ritrovato fermi davanti ad i miei piedi la coppia di amici che frequentavo ogni tanto...lei con un seno enorme sorretto da un balconcino che non riusciva a contenere il tutto, tanto che i grandi capezzoli facevano capolino dalla scollatura. lui con i suoi capelli raccolti in una coda stretta di capelli neri e ricci...il suo costumino verde, orribile a vedersi, mostrava i suoi attributi fin troppo strizzati, come se da un momento all'altro volessero esplodere... in un momento eravamo già seduti vicini a chiacchierare dello spettacolo che la natura ci mostrava. lei, con la solita delicatezza, cominciò a toccarmi sotto il costume, come se le persone che passavano di li fossero invisibili. sapevo che tutto ciò li eccitava tantissimo...la nostra complicità ci rese audaci.. le mani di lei erano sempre più insistenti ed io oramai arresa alla libidine, bagnata , morbida, arrendevole non mostravo più nessuna resistenza e mi aprivo alle sue dita esperte...lui godeva delllo spettacolo passandosi la mano insistentemente sul suo pene ormai turgido.. decidemmo che continuare a stare li era ridicolo, perchè non avremmo mai potuto continuare nei nostri giochi... presi tutte le mie cose li segui al loro lido che era poco distante...avevano una cabina dove c'erano mille cianfrusaglie dentro, dal canottino dei bambini ad una piccola doccia, sgabelli, palette, secchielli...feci sedere lei a gambe larghe con il costume spostato e con le mani le allargai le grandi labbra fino che il clitoride gonfio fu a portata della mia lingua...la succhiavo e la leccavo con gusto mentre lei cominciava a mugulare e a stringermi le mani nei capelli..lui eccitato dal guardarci era nell'angollo, mi ammirava, con una mano si toccava il cazzo ormai completamente eretto e fuori dal costume e con l'altra spingeva la mia testa ad affondare nella fica di sua moglie...mi staccò da lei e voglioso mi mise in bocca tutto il suo cazzo duro pigiandomi e pregandomi di prenderlo tutto...con le mani insistevo a masturbare lei che ormai colava come una fontana...si alzò in piedi ed i due si dividevano la mia lingua prendendomi per i capelli e portandomi dalla loro parte a piacimento...lui si sdraiò per terra non molto comodo ed io sopra a cavalcarlo mentre sua moglie in piedi si allargava la fregna per farmela leccare meglio...poi fu lei a sdraiarsi con la schiena sul pavimento e mentre lui se la scopava con forza io le sedevo a gambe aperte sulla faccia e la soffocavo con il mio sesso voglioso...lei leccava e succhiava con abilità saffica ed io gemevo dalla goduria...la mise a pecora e la inculò son tutto il suo cazzo spingendolo dentro fino a farci entrare quasi le palle..ed io seduta la tenevo per i capelli spinta a succhiarmela e la comandavo dicendole quando doveva succhiare, quando leccare e quando toccarmi e lei obbediva...lui si mise in piedi e noi come due schiave in ginocchio a bocche aperte ad aspettare la sua sborra che non tardò a venire...lo leccammo fino all'ultima goccia, ci succhiammo le lingue per non perderne il sapore...fuori la gente passava......ci ripullimmo un pò e tutti e tre uscimmo dalla stanzetta sudati, stravolti ma, soddisfatti..una corsa in acqua a fare un bel tuffo...la giornata scorse tranquilla finchè arrivò la sera e tornammo a casa...promettendoci di ritrovarci il prima possibile
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13 years ago
admin, 75
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Il sederino dello svedese
Due anni fa sulla spiaggia incontrai un ragazzo molto giovane forse 18 anni, svedese. Parlava inglese ma io lo parlo poco. Lo guardavo da giorni, in vacanza con la sua famiglia. Fisico scultoreo ma non palestrato. Biondino, chiarissimo di carnagione. Bel viso rosa da ragazzino. Costumino attillato che afceva sognare. Sedotto per alcuni giorni alla fine abbiamo fatto amicizia pur non capendoci molto. Una tardo pomeriggio, chiacchierando, ci avviamo verso la parte alta della spiaggia, un po' selvaggia, con le dune, arbusti e cespugli. Lì lo tento e chissà, sarà forse il fascino mediterraneo o il fatto che io fossi parecchio più grande di lui...accontente. Ciò che mi attraeva erano quei glutei scolpiti, marmo bianco. Volevo sperimentarli, toccarli. Lo sdraio a pancia in giù e senza pensarci troppo gli abbasso il costume. Lui si gira di scatto per ritirarsi su il costume ma glielo impedisco facendogli segno: "un attimo solo ti prego!" Si fa ancora più rosso ma mi lascia fare. I glutei un po' contratti dall'imbarazzo, lisci come seta, bianchi e senza peli come quelli di un bimbo...che meraviglia. Glieli apro ma lui fa resistenza, si vergogna è palese. Insisto e riesco ad allargare quello spettacolo!!!! Ano rosa privo di peli, perfetto. Lui stringe e inarca la schiena. Dice: No no no!!! Ma mi lascia fare. Gli sfioro l'ano, lui stringe. Vedere la sua vergogna mi intenersice ed eccita nello stesso tempo. Gli sono a cavallo sulle gambe. Gli lecco l'ano tenendo dura la lingua lui geme. Si muove. Vado di fretta perchè il posto non è ben nascosto. Senza pensarci troopo, molto lentamente appoggio sfiorandolo il dito sull'ano. Lui contrae, si muove , ansima. Gli infilo il dito. Irriggidisce le gambe, stringe i glutei. Si agita, allarga e stringe. E' tutto sudato, imbarazzato ma gode. Ad un certo lo punto lo chiama la madre da sotto la spiaggia. Lui si irrigidisce più di prima sente la voce della madre avvicinarsi. Vuole andare via ma il mio dito nell'ano, stretto nella morsa dei suoi glutei non ha intenzione di uscire, è troppo bello. Quando la madre si avvicina sfilo il dito di scatto, lui geme e si alza di scatto sulle ginocchia, si tira su il costume e tutto rosso in viso mi manda un bacio con la mano e scende giù di corsa. Non l'ho più rivisto, non so neanche il suo nome ma il calore del suo ano strettop intorno al mio dito e qual belvedere di glutei perfetti resterà inciso nella mia memoria.
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13 years ago
solesereno,
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Quello strano gioco 1996
Giulia e Lucio (amici di vecchia data ) ci avevano invitato alla festa di compleanno di lei. Eravamo sei coppie più Luciana che come al solito si aggrega da quanto è separata. Tredici a tavola? Per Lucio impossibile. Così all’ultimo istante era arrivato quello lì, il responsabile di tutto secondo me, sulla quarantina, fisico da atleta, un po’ brizzolato esperto di taekquondo e amante di un sacco di cose strane. Strano anche il suo nome : Duccio. Il classico stronzetto, insomma, che deve fare colpo a tutti i costi. Ma siamo stati bene durante la cena. Chianti e lambrusco in coda , ammazzacaffè insomma eravamo su di giri tutti e abbiamo cominciato con le barzellette che , manco a dirlo, avevano in Duccio l’assoluto protagonista. Paola aveva bevuto qualcosa come tutti, e rideva quasi sguaiata (come in genere non fa) alle barzellette più sconce e più sceme. Già. Poi da lì le battutine, le foto a cosce scoperte delle donne tra mille risate, i racconti, persino le fantasie, insomma si stava riscaldando l’ambiente ma mai e poi mai potevo immaginare quello che sarebbe successo. Non ricordo chi lo disse per primo (ma tendo a credere ovviamente che sia stato proprio lui) ma comunque mentre andava il terzo giro di caffèsport si discuteva se le donne “lo riconoscono” dentro , se cioè al buio saprebbero riconoscere quello del marito tra tanti. Eravamo seduti, ricordo, qualcuna in modo, come dire, non proprio composto, l’atmosfera insomma era strana. La discussione si animò molto con scommesse e strane opposte certezze. Non mi sfuggivano nonostante fossi brillo o quasi, i toccamenti. Ad un certo punto e questo fu chiaramente Lucio (il padrone di casa) a farlo, venne fuori la proposta : perché non proviamo. Una follia strana, un’eccitazione ed un imbarazzo che ricordo palpabile. Ma lui andava avanti. Era appena arrivato a casa loro un maxi frigorifero , di quelli enormi con dispenser davanti. Lo scatolone era grandissimo e ancora nel ripostiglio. Tra urletti scandalizzati e le donne che piangevano dal ridere la proposta era quella di sorteggiare una delle presenti farla entrare nello scatolone e praticare una bella apertura in modo che potesse uscire solo il posteriore. In effetti era abbastanza grosso da contenere una donna chinata. Gli uomini che aderivano si sarebbero alternati brevemente senza parlare cercando di , si, insomma penetrarla per qualche istante. Era ovviamente importante che ci stesse anche il marito. Ridevamo come matti e cercavo di far capire che si trattava di un gioco impossibile : primo perché brilli come eravamo c’era il rischio molti non sarebbero riusciti in una situazione così strana e poi perché tra il giocare ed il fare moltissimi e moltissime non avrebbero aderito. Ma oramai la situazione era degenerata. Solo una coppia che conoscevamo poco si era tirata fuori pur aderendo moralmente mentre Luciana ovviamente senza marito, non avrebbe partecipato al sorteggio e da lì vi lascio immaginare l’ilarità, le battute. Arrivò lo scatolone con le donne che scherzavano facendo vedere di essere molto interessate ma ero convinto che il gioco si sarebbe fermato molto prima. “Sia ben chiaro- sentii con mia grande sorpresa lucio dire- solo davanti ,una penetrazione normale , insomma in fica, e non più di sessanta secondi per uno non è un orgia è una scommessa” . Non mi avevano affatto ascoltato sulla “scarsa prudenza”per noi maschietti che rischiavamo una brutta figura. Soprattutto per il marito della “fortunata” come avrebbe reagito? Mentre stavo ancora facendo il grillo parlante del gruppo vedevo Paola molto divertita e con lo sguardo che le conoscevo quando parlava delle sue fantasie (questa era proprio , se non i questi termini, una di quelle che mi aveva confessato) . E si andava avanti Comparve un mazzo di carte. Asso di bastoni ( ma che fantasia eh?) tra altre 4 carte da mescolare ognuna avrebbe scelto la carta e quella che avrebbe preso l’asso sarebbe entrata nello scatolone. Si continuava a ridere e scherzare. Non sembrava possibile realizzare davvero il gioco. Carte sul tavolo, la scelta Luisa! L’asso di bastoni a Luisa. Ma candidamente confessò: Aveva giocato sino a quel momento perchè si divertiva ( visto? lo sapevo) ma non poteva. Aveva l’assorbente. Propose facendo scoppiare un’altra risata sfrenata con gente che si rotolava a terra, di farlo con le mani. No, non era quello il senso. Allora nuova estrazione e stavolta tra le quattro restanti più la lei della coppia che si era chiamata fuori in un primo momento. Paola ! Asso di bastoni proprio a Paola (considerata da tutti chissà perché, la meno intraprendente e la meno spregiudicata). Altre risate, e lei che mi gela dicendo”va bene andiamo avanti”. Sentivo una strana sensazione. Le gambe molli, un’eccitazione diversa, quasi sofferta, nonostante le nostre esperienze, ma anche un senso di profondo fastidio alla bocca dello stomaco. E nonostante tutto, una certezza: non ce l’avrei fatta in quella situazione. Non si sarebbe lui predisposto. Sempre ridendo dissi che era impossibile perché non potendo io scadeva il gioco. Arrivarono cuscini e insulti divertiti e Giulia la più scatenata di tutti disse chiaramente: “ se non ce la fai non fa niente, Paola dovrebbe dire che non ha riconosciuto in nessuno quello del marito e poi chiamando le altre a sostegno disse “ vorrà dire che ti daremo una mano tutte no? “. "Su aggiunse- fuori dalla stanza gli uomini tranne Lucio "che doveva preparare lo scatolone. Aspettammo una decina di minuti tra risate e la strana ansia che mi aveva preso. Ero convinto in cuor mio che si trattasse di uno scherzo che Paola si sarebbe tirata indietro. Così quando Giulia ci fece rientrare quasi non volevo credere ai miei occhi. La stanza era in penombra, una musica sottofondo, due delle donne presenti in slip reggiseno e autoreggenti ( Giulia ovviamente per prima) e al centro lo scatolone dal quale biancheggiava senza ombra di dubbio (e del resto non era tra le presenti) il culetto nudo di Paola. In effetti visto così non era niente male. Non rideva più nessuno. C’era una stranissima atmosfera. Mi girava la testa, stavo male. Ma sentivo anche un singolare formicolio. Non lì. In testa. Giulia raccomandò a tutti gli uomini di non aprire bocca. L’unica che scherzava e aveva un tono di voce tra il brillo e l’eccitato era Paola che da dentro lo scatolone diceva cose che non registravo. Le rispettive mogli si avvicinarono ai mariti per iniziare a toccare e dar loro una mano. Io rimasi un po’ indietro a inseguire sensazioni e pensieri . Lucio era in poltrona che sorrideva un po’ inebetito e fu Giulia ad avvicinarsi a me sorridendo e accarezzandomi il viso e chiedendomi: “ vediamo se ci riesci, posso aiutarti io? e così dicendo aveva messo la sua mano dolcemente sulla mia patta. Ora la musica copriva il silenzio e qualche mugolio. Ero eccitato, vedevo l’irreale sedere di Paola nudo uscire dalla scatola e Giulia che mi aveva slacciato i pantaloni e lo accarezzava con tenerezza, toccandolo piano piano con i primi effetti già evidenti. Luciana che si era sacrificata per Duccio doveva aver fatto un lavoro straordinario perché dopo neanche due minuti proprio lo stronzetto si avvicinò alla scatola esibendo un’erezione notevole. “Questo Paola è il numero uno” sentenziò forte Lucio. Sentii un tuffo al cuore strano ( chissà perché) nel vedere il membro di Duccio , sicuramente più grosso del mio ed eccitatissimo avvicinarsi a quel sedere così asettico e irreale nudo in mezzo la stanza, cercare per qualche istante la strada e penetrarla con facilità, fu davvero una sensazione assurda. Paola doveva essere eccitatissima. Avvertii chiaramente il suo lamento e capii che l’uccello di Duccio scivolava dentro senza nessuna resistenza. Anzi, nonostante la musica percepimmo chiaramente il rumore degli umori di Paola . Un pugno allo stomaco! Sentii quello e persi subito l’erezione che Giulia aveva faticosamente provocato. Duccio si muoveva lentamente , Paola mugolava cercando di non farsi sentire dentro la scatola, Giulia mi sorrise, mi sussurrò all’orecchio “ su dai tranquillo ” e dopo aver dato uno sguardo a suo marito per cercarne l’approvazione tacita si chinò e prese in bocca il mio cazzo, con leggerezza, quasi con rispetto, sfiorandolo prima con la lingua, avvolgendolo piano piano con le sue labbra carnose. La reazione fu immediata, ripresi subito quota proprio mentre Lucio diceva “ ok basta così” avanti il secondo . Si presentò Marco, la moglie lo accompagnava nei pochi metri che lo separavano dalla scatola tenendo per mano il suo membro, fuori dei pantaloni aperti, ricurvo verso l’alto. Il sedere di mia moglie ora si muoveva con voluttà. La penetrò con slancio mentre Lucio diceva questo è il numero due. Giulia ora muoveva la sua bocca lungo la mia verga circondandola quasi con affetto con le sue labbra. Sentivo la sua solidarietà la sua eccitazione, allungai una mano e le sfiorai un seno , lei gradì e allora lo presi con decisione in mano scansando il reggiseno nel momento in cui accadde l’imprevisto. Paola si lementava dentro la scatola, muoveva il sedere, era eccitatissima mentre Marco la penetrava e lui soffocando un singhiozzo lo tirò fuori improvvisamente prima dei 60 secondi e trattenendo un gemito lo prese in mano e schizzò sul sedere di Paola. Un lunghissimo getto, il primo si infranse sul cartone facendo persino rumore, gli altri colarono sul suo sedere e sul pavimento”. Ahiiiii – disse Lucio – questo non vale… zitti tutti lo stesso” Marco era imbarazzato, Paola, invece era chiaramente venuta. Lo capii dalle contrazioni forti e dai sussulti delle natiche. Luciana prese in mano letteralmente la situazione. Si precipitò su Marco afferrandoglielo, dirigendo gli ultimi schizzi sulle terga di Paola e spremendolo come ad una mungitura. Poi con un paio di tovaglioli provvide ad asciugare Paola che continuava a mugolare senza più fare neanche le battute spiritose e pulì anche a terra. No Paola non avrebbe scelto numero due : sapeva quanto io fossi più lungo nel venire. Questo pensiero mi esplose dentro sorprendendomi mentre Giulia aveva estratto dalla sua bocca il mio membro in forma splendida e mi tirava verso la scatola. Me lo teneva in mano e lo fece sino a pochi centimetri dalla fica di mia moglie che riuscii a vedere spalancata come poche volte dopo i due membri presi . “Questo è il numero tre disse forte Lucio” Trovai la strada con incredibile facilità nonostante la posizione, sentii lei accomodarsi, spostarsi per essere penetrata meglio spingendo il bacino verso il membro che penetrava con desiderio: la sua fica era un lago. Mi domandai come avrebbe potuto riconoscerlo. Penetrai sino a fondo la prima volta sentendo che contraeva i muscoli che lo “voleva sentire bene”. Prendeva la sfida sul serio. Lo lasciai fermo qualche secondo, poi diedi due colpi violenti, improvvisi, profondi quasi dettati da quella rabbia che in fondo sentivo un po’ nello stomaco ma che ormai era stata travolta dall’emozione e dall’eccitazione. Quando Lucio disse “ Ok stop” si sembrava di aver appena iniziato, di aver dato si e no tre quattro colpi” . Mi staccai con difficoltà, sentii un “flop” a segnalare l’eccitazione di lei che aveva proprio i n quel momento cominciato a muoversi forte e lei che commentò “eh nooo. Proprio ora…” Segno che, come avevo intuito stava per venire di nuovo. “ Zitta tu, la dentro” le disse ridendo Lucio. Mi allontanai, Giulia venne subito da me, mi accompagnò alla poltrona “Vieni , mi disse” senza che avesse a quel punto alcun obbligo e solo allora mi resi contro che Luciana stava nell’angolo della stanza a masturbare Duccio il primo che era stato con Paola. Claudio con la moglie dietro si avvicinò rapidamente alla scatola e mi sostituì con facilità. “ Quattro “urlò Lucio” . Vidi di sfuggita un membro estremamente simile al mio . Entrò di slancio e cominciò a pompare con velocità, decisione, forza . Neppure dieci secondi e Paola si lasciò andare in un siiii lunghissimo muovendo il sedere all’impazzata venendo una, due volte. Mia moglie è multi orgasmica e sembrava non smettere mai. Giulia comprensiva me lo aveva ripreso in mano, sentii la sua bocca vicino al mio orecchio dirmi “su rilassati vieni pure non ti preoccupare” masturbandomi un po’ più forte e guardando Paola muoversi e godere con il quarto cazzo preso; non resistetti un secondo di più e venni non pensando neppure di sporcare vestito o poltrona. Venivo con contrazioni violente soffocando i singulti mentre Giulia nell’orecchio mi incitava eccitandosi “si su daiii, così, tutta, su Pino non ti preoccupare, dai su è bello, bravo, bravissimo , guarda Paola che troiona come gode, suuuu dai” e mentre diceva così con la sinistra prese la mia mano che era poggiata sul bracciolo e se la mise tra le gambe sugli slip ormai fradici che scansai per inserirle un dito ed aiutarla a venire anche lei mentre mi teneva forte l’uccello che continuava ad avere contrazioni continue e sussulti ormai senza più sperma che scivolava sulla mia pancia, sulle copertine. Stringeva fortissimo le gambe Giulia mentre veniva e Giorgio, l’ ultimo si avvicinava alla scatola. La sua erezione era imponente . “Questo è il cinque commentò la voce di Lucio un po’ affannata “ Penetrò con qualche difficoltà , forse perché lei aveva leggermente cambiato posizione, si aiutò con le mani , cosa che Lucio redarguì “ abbiamo detto niente mani” ricordò. Una volta dentro si mosse con lentezza, io lo vedevo appena nello stato di post orgasmo che stavo provando , con Giulia che non lo aveva lasciato e anzi sembrava piacevolmente intenta a giocare con il mio cazzo bagnatissimo e ora molto meno eretto scivolando sullo sperma. Ok basta tempo scaduto sentenziò Lucio in un silenzio irreale. Paola non commentò. Giorgio andò verso la moglie che comprensiva lo portò sul divano a finire mentre Lucio che lo aveva tirato fuori e che era chiaramente venuto da solo (forse mentre Giulia stava con me) accese le luci dicendo ok Paola puoi ricomporti ed uscire. Giorgio protestò debolmente ma la moglie affrettò i movimenti” e fu zittito dall’applauso dei presenti che accoglieva l’apertura della scatola. Paola né uscì fuori con un sorriso, seminuda per un attimo mentre si tirava giù la gonna il volto stravolto ma con una curiosa luce. Era bellissima per me, a dispetto dei suoi quasi 45 anni . Le autoreggenti, quell’espressione un po canagliesca che aveva nel girare attorno lo sguardo con un gesto di sfida divertita cercando subito il mio volto. Ero rimasto sulla poltrona. Lei appena mi inquadrò si slanciò verso di e prima che mi alzassi mi si abbattè violentemente addosso abbracciandomi e baciandomi. Si accorse dei pantaloni bagnati, ci passò sopra la mano tenendola lì e sussurrandomi all’orecchio “ mi pare che non ti sia dispiaciuto eh?”. “Ah se per questo neanche a te" risposi. Uno sguardo intenso tra noi due, una risata e un lunghissimo bacio suggerì un altro grande spontaneo applauso dei presenti. “ Zitti, zitti allora Paola , 5 bottiglie di champagne , Don Perignon , pagato dai presenti se indovini. Chi era Pino dei cinque che ti hanno scopato ?” Paola si stava finendo di allacciare la gonna nel silenzio. Guadagnò il centro della stanza. La musica si era spenta e tutti aspettavano. Lei finì di riassettarsi la gonna, sembrava analizzare gli uomini, soppesarli, da consumata attrice come mai avevo pensato lasciò qualche secondo di suspense. “ Avevo ragione io –disse- sin dall’inizio. E’ difficilissimo riconoscerlo dalle forme” ( la sbornia mi era improvvisamente passata e sentivo il cuore in gola, ero emozionato, pendevo come tutti dalle sue labbra) “Ma- aggiunse girando lo sguardo verso di me- prima devo dire una cosa onestamente. Pino, scusa, mi è piaciuto tanto questo gioco lo ammetto, però non lo rifarei . Perché...- e lasciò passare qualche secondo – “perché ho capito una cosa. Pino era sicuramente il NUMERO TRE” disse attendendo poi qualche secondo che finissero applausi e gridolini di sorpresa. “Perché è l’unico dei cinque che ha fatto l’amore con me e non mi ha solo penetrata, anche se per pochi secondi. No la forma non l’ho riconosciuta , sono sincera, ma dopo pochi secondi che l’avevo dentro ho capito che era lui. Si volse verso di me : “Pino, mi disse, ti amo tanto”
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13 years ago
paolapino,
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Quei due sulla spiaggia 1997
“Ma quando è successo , in vacanza?” “Si Anna, il mese scorso” “Ma ci sei stata, dico hai fatto…rapporti intendo” “Ma no, dai lo sai. Quello no, però, certo ci siamo andati molto vicino” “Dimmi tutto” “Prova ad immaginare: erano quasi le venti, le piccole onde si infrangevano a ritmo regolare come un cuore a riposo. Il sole stava calando lentamente in mare dando il via ad uno di quei tramonti che in Versilia sono straordinari con le nuvole che prendevano già sfumature di tutti i colori . A pancia in sotto sull’asciugamano blu prendevo gli ultimi raggi di sole con Pino accanto, in un angolo riservato della spiaggetta, una caletta nascosta oltre una piccola fila di scogli che la divide dalla spiaggia più grande, romantica e tenera. Una brezza tiepida mi carezzava piacevolmente la schiena e riusciva anche a soffiarmi un piccolo brivido tra le gambe che avevo leggermente dischiuse . Non avevo il reggiseno,come sai quando vado in spiaggia, ma la cosa non era certo fuori luogo sia perché non c’era proprio più nessuno, sia perché ero stesa a pancia in sotto e potevo così godermi tranquillamente quella carezzevole sensazione di fresco dopo una giornata di calura intensa. Voltandomi verso Pino che era steso di schiena accanto a me, non potei fare a meno di guardare verso giù il suo costume piuttosto piccolo ed elastico che disegnava il profilo del membro, se non turgido, già consistente. Non male Pino per i suoi 44 anni. Appena un po’ di pancia (quando altri ne hanno molta di più) e sempre molto attivo e fantasioso”. “Ah Paola, non lo dire a me: sai che tuo marito mi stuzzica e ti invidio ” “Ah Ah, chi lo sa Anna se prima o poi… a forza di vedere foto. Va beh torniamo in Versilia. Provavo una specie di tenerezza affettuosa e per questo allungai la mano per una strizzatina malandrina e affettuosa sul suo costume mentre lui aveva gli occhi chiusi e quindi, non aspettandoselo, fece un balzo ridendo. Gli mollai un bacio sulle labbra e tornai a stendermi nella stessa posizione di prima. Una straordinaria vacanza piena di bei momenti , di sesso e di fantasie. Nottate roventi e per fortuna l’aria condizionata dell’albergo… ci ha aiutato. Mentre pensavo alle nostre fantasie, con quella incredibile capacità di intuire che ha Pino, senti la sua mano cercare di farsi spazio tra l’asciugamano e la coscia e agevolai il suo movimento. Piano piano la mano riuscì a giungere al bordo interno del costume iniziando un massaggio leggero leggero, esattamente al centro, sopra il costume con il dito indice, lentissimo, esercitando una lieve pressione piacevole alla quale mi abbandonai quasi subito per godere liberamente del tocco. Pino roteava il dito, cercava (sempre sopra il costume) il clito, poi faceva pressione quasi spingendo un po’ la stoffa tra le mie grandi labbra che già si andavano inumidendosi e schiudendosi. Una sensazione molto eccitante. Pino proseguiva sempre più sicuro avvertendo il mio piacere . Le sue dita allora hanno scansato il bordo del costume per incunearsi sotto e giungere al bottoncino con il polpastrello e poi viaggiare tastando la mia sempre maggiore umidità. Ormai medio ed indice andavano e venivano sotto il costume penetrando ogni tanto leggermente facendomi capire dal tocco provocante che ormai la sua intenzione si era via trasformata .Ora intendeva farmi un ditalino e non era la prima volta che accadeva in spiaggia. Mi sistemai meglio per alzare un po’ il bacino e fare più spazio alla sua mano tra le mie gambe, guardai un attimo schiudendo gli occhi verso il suo costume e ora il suo cazzo faceva quasi capolino dall’elastico. Mi sistemai pronta a godere, richiusi gli occhi, allungai anche io la mano poggiandola sul suo costume e lo lasciai proseguire. La carezza si faceva sempre più decisa e profonda ma non mi aspettavo lo sviluppo improvviso che ci fu. Pino si tirò su e io feci per fare altrettanto ma lui mi disse di stare giù a occhi chiusi e di aprirli solo quando l’avrebbe detto lui. Sono abituata ai suoi giochi strani e quindi lo lasciai fare. Sono sempre molto piacevoli. Ha fantasia. Lui si tirò ancora più su piegandosi verso il mio sedere, togliendo la mano di sotto per iniziare una carezza piacevole sotto il costume sulle natiche. Il vento entrava nello slip così spostato e il piacere aumentava. Lui carezzò i glutei, li stringeva, alzava il bordo dello slip e poi d’un tratto in modo sorprendente iniziò a tirarlo giù . Va bene che era una spiaggetta isolata ma forse esagerava. Provai ad oppormi con dolcezza ma lui decisissimo mi disse di stare ferma ed ubbidire. Feci ponte per farmi sfilare lo slip. Nuda, completamente nuda, a pancia in sotto gli occhi chiusi , Mi allargò con dolce fermezza le gambe e riprese il lavoro di carezze non trascurando neanche dietro. Toccava, dischiudeva. Ovunque e poi con l’altra mano (ormai le usava tutte e due) passava in mezzo al solco tenendo con due dita divaricate la zona che poi sfiorava con l’altra mano”. “Mamma mia Paola, mi stai a far venire una voglia! Me lo presti?” “Stava diventando un piacere sconvolgente perché ero bagnata ed oltre alle sue carezze quella del vento era sempre più piacevole. Il massaggio andava avanti da diversi minuti e mi stavo preparando a concentrarmi per un orgasmo quando Pino lo interruppe chiedendomi di voltarmi sulla schiena ma sempre ad occhi chiusi. Nel fare la manovra, però, confesso che per cercare di vedere…il suo uccello a che punto fosse, gli occhi li ho aperti e per poco non mi ha preso un colpo. A non più di un paio di metri da noi, in direzione dei miei piedi, quindi tra noi e il mare , su un asciugamano erano due ragazzi, sotto i trenta sicuramente, stesi a pancia in sotto, appoggiati sui gomiti che non perdevano uno solo dei nostri movimenti. Tentai di coprirmi subito stringendo le gambe e cercando il costume ma Pino con forza, sorridendo, mi spinse con la schiena giù ribadendo..” Chiudi gli occhi e lasciami fare” aggiungendo che conosceva la mia fantasia che proprio la notte prima gli avevo confessato e che mi avrebbe fatto godere come una troietta. E così dicendo tornò con decisione ad aprire le mie gambe schiudendole in modo quasi eccessivo davanti agli sguardi di quei due ragazzi. Avrei anche voluto ribellarmi ma lui in quella posizione aveva ripreso il massaggio lì e non ce la feci ad oppormi. Stesa occhi chiusi immaginavo il desiderio dei ragazzi che da non più di due metri da quella posizione potevano vedere tutto, anche perché mio marito non risparmiava nulla. Ogni tanto correggeva la posizione della gambe divaricandole, allargava le labbra della fica. Stavo godendo in modo incredibile ma volevo vedere. Mi tirai su appoggiandomi dietro con i gomiti e piegando un po’ le gambe. I due ragazzi ormai erano a un metro e mezzo. Uno seduto aveva il cazzo fuori del costume e si stava masturbando (un cazzo strano, storto in giù) e l’altro aveva la mano dentro il costume. Mi misi a guardare tutti e tre mentre pino continuava a masturbarmi e a bloccare con lo sguardo uno dei due, il più intraprendente, che voleva avvicinarsi ulteriormente. Anche mio marito con l’altra mano si segava”. “Paola se continui così vengo qui al bar. Che situazione!” “ Pensa Anna, una mano di Pino nella mia passerina a toccare e mostrare, e l’altra a segarsi e quei due ad un metro da me che guardavano. Il più carino, quello che aveva la mano nel costume si mise in ginocchio abbassandosi lo slip e tirando fuori un considerevole cazzone. Pino continuava a masturbarmi e io godevo e stavo per venire. Mio marito però mi impose di aspettare. Lasciò la mia passera, si alzò, venne a inginocchiarsi vicino a me offrendo il suo uccello alla mia bocca. “Fai vedere come bevi” mi disse secco. Sapevo che stava per venire e infatti feci appena in tempo a prenderlo in bocca. Lo schizzo addirittura iniziò mentre stavo con le labbra appena sulla cappella, io sempre appoggiata sui gomiti. Mi riempì la bocca in un istante ed era talmente tanta che faticavo ad ingoiare ed infatti un rivolo colò fuori causando una vistosa reazione da parte di quello che si stava masturbando in ginocchio che iniziò a farlo furiosamente. Pino lo guardò sorridendo e gli disse “Vieni qua e sborra sul suo seno” ordinò prendendo il mio seno sinistro e sollevandolo come per offrirglielo. Non l’avevo mai fatto ma lui sapeva essere una mia fantasia. Non reagii quando il ragazzo si alzò si avvicinò quasi di corsa continuando a masturbarsi avvicinò il suo cazzone strofinandolo al mio capezzolo durissimo. Si segava e guardava fisso tra le gambe e Pino a quel punto ha avuto pietà di lui e gli ha fatto di si con il capo. Così mentre si segava il ragazzo mi ha messo la mano tra le gambe in modo un po’ ruvido, violento, entrando subito dentro con due dita quasi in contemporanea al suo fiotto. Un primo schizzo lunghissimo finito quasi tutto sul mio asciugamano, poi gli altri, 5, 6 densi bianchi tutti diretti da lui sul capezzolo con qualche schizzo giunto anche alla mia guancia. Stavo li immobile a sentire colare quel liquido caldo quando l’altro dal cazzo storto arrivò scansando brutalmente il suo amico e mentre io ormai stavo venendo senza ritegno nella mano del primo con singhiozzi sul mio seno e anche sul viso sono arrivati altri schizzi . Seni, pancia, spalle, capelli, bocca .ero tutta piena di sperma che quattro mani, quelle dei due ragazzi, spalmavano e massaggiavano ovunque. Ormai godevo torcendomi del contatto ma quando uno dei due, non so chi, ha varcato con le dita la porta più stretta del mio piacere il gioco sui interruppe bruscamente. Sentii Pino ordinare…"basta andate ora basta, su". E dopo un attimo di esitazione le mani abbandonarmi. I ragazzi si allontanarono quasi di corsa come se avessero rubato qualcosa. Io sfinita dagli orgasmi lasciai che il vento asciugasse il loro sperma addosso mentre Pino con l’asciugamano mi ripuliva con dolcezza il viso e i seni. Sfinita ma con un’esperienza incredibile e folle da rivivere con Pino per notti e notti…
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13 years ago
paolapino,
50/50
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L'ultima barriera 2010
“ Ciao Pino, sono Giuseppe, Giuseppe di Como” Resto per un attimo interdetto. Non credo di avergli dato il cellulare normale al quale è arrivata la chiamata e la sua voce mi causa un certo disagio qui in ufficio. Sto lavorando ad un paio di progetti importanti e gli chiedo di richiamare tra un’ora e lui si scusa e mi chiede di potermi incontrare, qui a Parma, sarebbe disposto a venire lui magari al ristorante per dirmi una cosa che potrebbe essere molto interessante. Concordiamo una chiamata più tardi e sento subito Paola per sapere se è stata lei a fornirgli il numero. “ Si Pino, dopo una chiacchierata in messenger, mi ha detto che era molto importante e ho pensato che dargli il numero non era un problema dopo quello che abbiamo vissuto. Ma credi che torni alla carica per quella coppia con il lui cuck che poi non abbiamo incontrato?” “Ah se non lo sai tu, Paola, certamente ne so meno di te”. Ho finito di lavorare tardi ,come sempre in questi giorni e con Paola andiamo a farci una pizza. Lei si presenta molto carina, fresca come non farebbero pensare i suoi 50 anni suonati, vestitino leggero un po’ scollato e corto, una specie di lungo shalle turchese, come sempre non nasconde le gambe quando si siede e provoca il consueto brivido di piacere in me quando vedo la sua disinvoltura, la mancanza di ipocrisia, il suo piacere nel constatare di essere stata notata e guardata. Chiacchieriamo piacevolmente, lei ricorda con fare eccitato l’incontro con Giuseppe sul lago di Como, mi confessa che anche oggi ha usato lo speciale vibratore che le ho regalato e che mi ha pensato intensamente rileggendo i racconti della nostre storie, chiacchierando con gli amici in messenger”. “ E’ un momento di tensione erotica, Paola?” “ Si forse si, vado a periodi e oggi… ne ho visti parecchi” Rido di cuore condividendo la sua eccitazione. Mi sono sempre chiesto cosa abbia Paola di speciale per gli altri uomini che a centinaia, a migliaia, sembrano disposti a masturbarsi in cam davanti a lei che guarda senza mostrarsi e fa vedere loro solo foto. Di mia moglie ho sempre amato la sua onestà intellettuale ed erotica. Lo ha sempre detto che il membro maschile le piace, che ama più vedere un uomo che si masturba pensando a lei che magari fare avventure. Il piacere di mostrarsi e di vedere l’effetto che provoca, nell’ammirare tanti, tantissimi membri turgidi che crescono, si innalzano, fremono, vengono spremuti sapendo che lei li guarda è un gioco al quale non resiste. “ Quanti ne hai visti venire oggi amore? E quali foto hai mostrato?” Ride maliziosa e cerca sotto il tavolo la mia gamba risalendo sino alla patta per un rapida carezza. “Una decina,direi, dalle 19 alle 20, un paio davvero molto belli (uno mai visto) e per le foto quelle ultime dell’incontro di due mesi fa con Anna e Andrea”. Addenta un pezzo di pizza mentre la mozzarella fumante cola da un lato. La recupera con la lingua con un gesto tanto istintivo quanto sensuale. “ Sai Pino, siamo proprio fortunati ad essere così come siamo e amarci da tutti questi anni. Quasi la gente non ci crede quando legge delle nostre avventure e non conosco molte altre coppie che resistono a questo tipo di scelta che è rischiosa, senza dubbio”. Annuisco. “ Vero, per questo dico che occorre sempre la giusta misura se no quando si va troppo oltre si finisce per provare quelle sensazioni non proprio ideali di Amburgo”. “Si lo so hai ragione. Però perché quando facciamo l’amore proprio tu tiri fuori spesso il ricordo della germania mentre dall’altra stanza guardavi me … con quei tre? Se è tutto così negativo come dici, perché quel momento ti eccita così’ tanto?” e ride ancora con gesto malizioso. “ Si va beh, fai la spiritosa: è meglio non rinvangare quel momento Paola: piuttosto che pensi possa volere il nostro guardone preferito? Mi ha sorpreso la sua richiesta di colloquio. Sai che sono sempre in allerta” “Ma no Pino, credo che non sia niente di particolare. Oggi su messenger era pieno di attenzioni e di complimenti per me e per te mi ha fatto tanto domande su di noi, su quello che facciamo quando siamo soli, e mi ha chiesto di vedere foto mie e tue assieme ed era eccitatissimo…” “Ah perché anche oggi ovviamente si è masturbato davanti a te in cam…” “Beh , certo, lo sai, per lui è proprio un bisogno. Da quando ci siamo incontrati poi dice che se ne fa 4-5 al giorno pensandoci”. Il discorso poi si sposta sui figli, sul lavoro, sui problemi quotidiani e l’eccitazione iniziale si dissolve mentre sorseggiamo e ci finiamo una bottiglia di Franciacorta. Solo a casa l’effetto delle bollicine e dei discorsi iniziali, torna a farci il consueto effetto. Mentre stiamo facendo l’amore la stimolo a raccontarmi le sue fantasie del pomeriggio, quando si è masturbata con il vibratore e ancora una volta lei esperta e audace, sa come scatenare il mio piacere parlandomi della sua voglia di mostrarsi a tanti uomini affamati ed impossibilitati a toccarla. E’ una di quelle serate particolari dove Paola non ha limiti ed esprime tutta la sua libido. Giuseppe sembra imbarazzato ma anche eccitatissimo mentre il cameriere si allontana dopo averci portato i caffè. “ Mi dispiace davvero che non ci sia Paola , Pino” “Te l’avevo detto che oggi non poteva: immagino che ti dispiaccia” e sorrido. “No, non per quello che pensi : è sempre bello vederla però è che stavolta ho da farvi una proposta e contavo di parlarne anche a lei ma forse è meglio così”. “ Di pure, non ho molto tempo” “Senti, ho una idea che ho sviluppato e creato con il gruppo di amici di Fan di Paola che sai che ho creato persino su Facebook anche se li bisogna essere molto coperti se no ti chiudono”. “ Si lo so, me l’ha detto Paola, carina l’idea”. “Bene. Allora ascolta. Hai la percezione di quanti siano quelli che adorano Paola e darebbero chissà che cosa per vederla, solo vederla dal vero? Ho visto che il vostro sito di racconti ha più di 55.000 visite, ricordo i tempi dell’altro sito vostro che aveva 300.000 visitatori, e poi tutti quelli di messenger etc etc. L’esperienza meravigliosa che mi avete concesso di vivere a Como, nel mio albergo,mi ha fatto capire tante cose. Innanzi tutto la bellezza e la sensualità del vostro gioco, la potenza delle fantasie di Paola e anche il fatto che a te piace proprio mostrala e saperla,per così dire, apprezzata. E so a memoria tutte le vostre storie e i vostri racconti e quello che mi ha colpito tanto è stato quello di Amburgo”. “Beh, il più discusso, proprio l’altro giorno ne parlavo con Paola” “ Si lo so. E so anche che ti è costato davvero tanto. E mi diceva Paola che da tempo avete un sogno, un viaggio di due settimane tra Norvegia e Danimarca”: “ Si è vero, ma è troppo costoso in questo momento di crisi che anche nel mio studio si sente ma non vedo il nesso con Amburgo”. “Aspetta ti spiego tutto. Io vorrei proporvi una cosa simile ad Amburgo ma solo in chiave guardare. Una cosa stupenda: 24 ore di esibizione dove Paola sarebbe a disposizione di un gruppo sceltissimo e certificatissimo di guardoni doc scelti tra persone di un certo livello, tra i fans di Paola, tra amici sicuri tutta gente certa con servizio di sicurezza privata messo a disposizione da me per vostra tranquillità. Il tutto nel mio albergo, chiuso al pubblico per 36 ore, a disposizione solo del gruppo di una cinquantina di persone che pagherebbero solo il costo reale di stanza, pranzo cena, e alla fine vi offrirebbero il viaggio che volete che mi pare costi quasi 18.000 euro. Tutto sotto il tuo controllo. Che ne dici ?” “Dico che sei un po’ svitato, Peppe. Intanto noi non facciamo niente “in cambio di qualcosa” avrebbe un sapore antipatico…” “ Ma con l’ingegnere però…” interrompe. Lo guardo male anche se so che ha ragione.”E’ un’altra cosa. E comunque da non ripetere” “ Ma sarebbe solo un viaggio, niente soldi, ma soprattutto io sono convinto che sarebbe la realizzazione di un tuo desiderio forte e di quello suo. Pensa che roba: cinquanta persone, sceltissime,selezionate, tutte a disposizione vostra. Una cosa mai vista. Che solo lo stile che ha Paola può consentire. Il momento finale, l’apice, il sogno impossibile, non dovreste fare niente, penso a tutto io dai certificati medici ai contatti: voi dovete solo godere di questa situazione e andarvi a fare il viaggio”. “Senti Giuseppe, ti ringrazio, capisco lo spirito, ma proprio non mi pare il caso” “Lo so che ora detto così ti sembra assurdo ma ti prego parlane con Paola, vedi che io non ho detto nulla a lei prima di parlarne con te, se non altro perché mi piacerebbe sapere che reazione vi suscita questa idea”. “Ok, glielo dico certamente, ma no credo che se ne farà nulla”. Mi alzo gli do la mano e lo congedo facendo finta di non vedere quel suo sguardo malizioso e voluttuoso. “Si Pino, concordo, so perfettamente tutto quello che mi vuoi dire e che razionalmente sostieni ma come vedi… tu sostieni una cosa e quello (e indica il mio slip rigonfio) dice il contrario”. “Che la cosa mi ecciti mi sembra ovvio. Ma che sia opportuna…” “Certo che non lo è. Opportuno è un termine così misurato, così poco trasgressivo che niente di ciò che abbiamo fatto era opportuno. Anche il fatto che aumentano le smagliature, il giro vita, e diminuisca la tonicità dei seni e dei muscoli non è opportuno e che tra poco non avrò più voglia a 51 anni di farmi vedere da nessuno. Dico solo che è una cosa che ci piacerebbe ed è bene non negarselo. Pensiamoci… e siccome vedo che tu lo stai facendo ora ti aiuto a rifletterci”. Paola scende dal letto, prende l’olio per massaggi, poi mi sfila lo slip facendo emergere tutta la “dura”verità. Qualche goccia sul pene, qualche altra sulle mani e comincia con la lentezza che sa essere sconvolgente una meravigliosa sega commentata, immaginando, suggerendomi scenari e situazioni, immedesimandosi e interpretando le mie e le sue fantasie tramite il profondo, scivoloso e riflessivo movimento anche a torsione della sua mano sull’asta durissima. Per un tempo infinito come l’eccitazione causata dalle sue fantasie sulla proposta di Peppe. Mezz’ora dopo, levandosi la maglietta percorsa dai miei getti bianchi ed asciugandosi il viso ha ancora quell’espressione impunita e provocante che mi conquistò 27 anni fa. “A giudicare dalla potenza e dall’altezza degli schizzi, Pino, mi pare che la proposta sia accettata, o no?” mi dice sorridendo. “Lo sai Pino, è un mese che sto preparando la cosa in tutti dettagli,da quella sera che mi avete detto di si. E’ tutto pronto ed esattamente come mi avete chiesto. Tranquillo. Te lo giuro e avrete sempre a disposizione due guardie giurate con le quali potete parlare solo voi, i loro numero di cellulare ve li ho mandati, ma stai tranquillo non serviranno” Peppe balbetta dall’eccitazione “e vedrai che cosa ho preparato in albergo, è tutto fantastico”. Ci vediamo domani mattina allora”. Posteggio l’auto nel cortile seguendo le indicazioni di Giuseppe prodigo di inchini e di complimenti e non ha tutti i torti. Paola quando scende dalla macchina farebbe colpo su chiunque: ha un collant in rete bianca e gonna bianca molto corta e certo non si sfora di stare composta, camicetta azzurra annodata sull’ombelico che scopre generosamente il reggiseno dello stesso identico colore, ha scelto le extension ieri dal parrucchiere per cui,come in alcune delle sue foto più apprezzate, ha capelli lunghi con qualche ricciolo, che le ricadono sulle spalle e con i suoi occhi verdi regalano una sensazione straordinaria per una cinquantunenne. E negli occhi ha quella luce perversa che si accende quando stiamo per vivere qualcosa di speciale. Peppe ci fa strada e dietro di noi le due guardie giurate certo a conoscenza dei dettagli della storia a giudicare dai loro sguardi divertiti. In corteo entriamo così in albergo, attraversiamo la hall e ci dirigiamo nella stanza della colazione anche se sono ormai le 10,30. Entriamo nella saletta nel momento in cui una quindicina di uomini ed una donna stanno facendo colazione. Si alzano tutti e si avvicinano premurosi per salutarci. E’ tutto un complimento a Paola: tre o quattro li riconosco come frequentatori della cam, tra loro Franco il linguista di Bologna, e l’unica donna è Federica, la lei un pò lesbo di una delle coppie con le quali giochiamo in cam. Si sente in obbligo proprio lei di abbracciarci con trasporto e di fare da portavoce ufficiale dell’accoglienza imbastendo una conferenza su quanto stia bene mia moglie con i capelli lunghi. Proprio lei mentre Peppe ci fa portare caffè e brioche ci consegna, con un quasi imbarazzato applauso dei presenti, una busta di plastica grande di un’agenzia viaggi. Sono i biglietti e le spiegazioni del nostro viaggio. Poco dopo in camera Peppe ci riassume il programma e le regole. La nostra camera sarà aperta con le guardie giurate all’esterno. Nel senso che chiunque potrà entravi e guardare ciò che desidera chiedere ma ovviamente saremo liberi di aderire o meno alla richiesta. Non potranno restare in camera più di 15 minuti ciascuno e non più di tre persone alla volta. In Piscina e al centro benessere la partecipazione è libera e Paola potrà scegliere di fare ciò che vuole. Unico vincolo stasera dopo la cena la sala riunioni è stata trasformata in un privè con letto al centro e lì sarà il momento clou ( ma senza altro obbligo che quello di mostrarsi un po’) e proseguirà, da quello che ho capito, anche durante la notte in camera. Insomma 24 ore al servizio del pubblico di guardoni ma con la possibilità di scegliere come. Si inizia alle 12, tra dieci minuti dunque, e si finisce con il pranzo di domani. Ci consegna l’elenco dei nomi e i certificati per l’aids e la mancanza di malattie. Ovviamente – aggiunge – è solo una precauzione perché nessuno si aspetta di fare l’amore con Paola o di avere contatti. Però si sa, questo mondo è imprevedibile e se Paola avesse voglia e fantasie almeno sta sicura. Quando il nostro albergatore esce dalla stanza Paola si precipita tra le mie braccia incollando la sua bocca alla mia e appiccicandosi addosso a me. “Non senti che atmosfera Pino, non hai visto come mi guardavano tutti?” Annuisco. E’ un po’ il momento finale di una lunga storia di provocazioni e di erotismo iniziata su internet tanti anni fa. Quello che in sostanza ci ripete Franco, il primo ad entrare educato e ossequioso nella nostra stanza assieme a due che non conosco, un ragazzo sui 30 anni, alto biondo, un signore sulla cinquantina, fisicamente ben messo, che dice di essere un grande ammiratore di Paola tramite il nostro vecchio sito. Mentre si presentano Paola è seduta sul letto e la gonna non copre molto ma lei lo sa. Il più giovane ha la lampo dei pantaloni aperta e dopo pochi istanti allunga la mano. Franco si scusa ancora ma dice di aver parlato con questi due a colazione della sua esperienza nel vedere Paola in bagno e che vorrebbe… Nessuno fiata, l’imbarazzo è pesante e Paola da par suo lo risolve. Si alza dal letto stringe la mano a tutti e tre e dice loro che dopo il viaggio per venire a Como ha bisogno di fare pipì ed una doccia e che ovviamente possono vedere. Il giovane diventa paonazzo e si slaccia i pantaloni calandoseli imitato dagli altri due. Paola li guarda sorridendo. “Su ragazzi, anche quelli” dice loro indicando gli slip ed il boxer di Franco. I tre membri gia’ in tiro emergono quasi surreali bianchissimi tra le pareti rosse della stanza. Paola mi fa un cenno e annuisco.Si toglie le scarpe, slaccia la gonna e rimane qualche istante davanti a loro in collant e slippini. Con incredibile naturalezza si toglie la camicetta mentre i tre in piedi si masturbano lentamente come scimmiette. “Su venite, anche tu Pino” e si dirige in collant, slip e reggiseno in bagno sfiorandoli nel passaggio vicino a loro, godendo del loro desiderio. Entro nel bagno grande per ultimo.Franco è vicino a Paola in piedi davanti al lavandino a guardasi nello specchio come se non ci fossero, gli altri due si sono seduti a chiappe nude sul bordo della vasca con i loro membri in mano. Molto bello e grosso quello del giovane. Normali gli altri. Paola si gira verso di loro, li guarda negli occhi, si cala il collant e un istante dopo lo slip sempre come se fosse sola. Emerge la sua peluria rada e ordinata segno che oltre che dal parrucchiere è andata anche dall’estetista ieri. Si sfila tutto. Si avvicina al water, si siede appoggiandosi però con la schiena dietro aprendo le gambe molto più del necessario e spingendo in avanti il pube. Resta così qualche secondo. Il tempo necessario per il cinquantenne per rantolare e un filo di sperma nonostante il disperato tentativo di stringerlo e ricacciarlo indietro appare sulla punta del suo pene e inizia a scivolare lungo le sue dita serrate. Paola lo incoraggia: “ Tranquillo, vieni tranquillo, avrai modo di farlo durare poi” lo incoraggia mentre lo schizzo del secondo getto si solleva appena dalla punta nel momento in cui mia moglie inizia a fare pipì davanti a quattro uomini ( me compreso) senza alcun ritegno anzi allargando bene le gambe perché possano vederne i dettagli. Neanche a metà dell’operazione e giungono quasi simultanei gli altri due orgasmi. Lo schizzo di Franco è potente, si innalza una quarantina di centimetri prima di inondare il pavimento scuro. Il giovane viene ansimando con ondate abbondanti e dense che scorrono lungo la mano, l’interno della coscia e giungono a terra. Paola prosegue sorridendo e li incoraggia. Stacca un pezzettino di carta igienica per pulirsi mentre tutti e tre sussultano ancora con le mani piene di sperma. “Mi faccio una doccia ora scusate” e tutti si scansano, buffissimi con il pene ancora nella mano piena di sperma cercando di evitare le macchie sul pavimento e sgattaiolando fuori del bagno. Li accompagno in stanza dove frettolosamente si vestono senza neanche pulirsi ed escono di corsa dalla stanza e altri tre fanno subito dopo il loro ingresso. Sento l’acqua che scorre. Si presentano a me. Uno lo conosco, è nostro storico ammiratore, una quarantina di anni, il secondo è straniero, sui 30 anni, un ingegnere marocchino la pelle appena più scura , titolare di un impresa, amico di Peppe per i quale ha ristrutturato l’albergo. Il terzo occhi bassi, sembra imbarazzato e si presenta non guardandomi negli occhi. Sui 35-36 anni, moro, bel fisico ma quasi completamente calvo. Dico loro che Paola sta facendo la doccia, che se vogliono possono mettersi in libertà e andare a vedere anche se il box doccia non è perfettamente trasparente. Il più timido non se lo fa ripetere due volte: si spoglia completamente mettendo in evidenza due grossi tatuaggi colorati ed un pene notevole ancorché in stato di riposo. Il nostro ammiratore si limita invece a tirarlo fuori mentre il marocchino si sfila pantaloni e slip dimostrando che quel che si dice dei suoi connazionali non è una leggenda. Ha un cazzo lungo e scuro, uno dei più grossi che abbia visto. E mi spogli oanche io perché la tensione ora la avverto. Il più timido, nudo, si infila in bagno. Lo seguo per prudenza. Gli altri si siedono su poltrona e seggiola davanti al letto aspettando. Il tatuato, corpo scolpito dalla palestra come so peraltro che non piace a Paola l’ha salutata mentre lei è ancora dentro la doccia e si siede sul water osservandola nelle trasparenze del box. La guarda e si masturba furiosamente assolutamente non infastidito dalla mia presenza. Si accorge dello slip di mia moglie sul lavandino. Mi fa un cenno eloquente, con una espressione di quasi sofferenza. Lo vorrebbe prendere. Faccio di si con il capo. Rapidissimo lascia per un attimo il suo pene che ondeggia in aria e agguanta lo slip nel momento in cui Paola apre il box. Bellissima. Nuda e bagnata, i capelli lunghi sui seni, gli occhi ammirati subito sul membro dell’uomo che ha portato lo slippino al naso e poi, dopo un altro sguardo interrogativo, vi ha avvolto il suo pene. Paola gli sorride, prende l’accappatoio mentre lui si sega furiosamente con lo slip attorcigliato al membro, e si asciuga con calma ad accappatoio aperto ad un metro da lui. L’orgasmo non lo vediamo :lo sentiamo dal rantolo e dal lamento mentre stringe fortissimo la punta del suo grande membro negli slip di mia moglie che ne contengono gli schizzi. Paola sorride: mentre lui ancora agita la mano e le mutandine zuppe gli si avvicina e gli fa una carezza sul capo senza capelli chinandosi per deporre un bacio sulla punta della testa incurante di essere sfiorata tra le cosce dalla sua mano ancora in movimento.” Bravo amico mio” gli dice procurandogli un ulteriore brivido. Si ferma, allunga la mano verso di lui. “Su ridammi le mie mutandine ora” gli ordina. E come se fosse fulminato da una corrente a 30.000 volts. Ondeggia, sgrana gli occhi, mi guarda, osserva di nuovo Paola quasi a forza,come se fosse la pinza di un braccio meccanico, stacca la sua mano dal pene e stringe gli slip gocciolanti e li porge a Paola che senza fare una piega li prende in mano. Li avvicina al naso. “Umhh che buon odore che ha il tuo sperma” gli dice mandandolo in catalessi. “Dopo me le metto” ed esce dal bagno. Saluta gli altri due già al lavoro. “ Vieni Pino” ordine, ora ho voglia”. Si avvicina al letto, e vede il membro scuro enorme. “ Complimenti” dice all’ingegnere straniero e fa un passo verso di lui chinandosi un po’ a guardarlo. “Bello davvero” ripete e inaspettatamente per me e per lui allunga la mano e glielo cinge stringendolo anche se riesce appena a agguantarne la metà. Segue il movimento della mano dell’uomo due o tre volte su è giù. “E’ pure molto duro Pino ,sai, nonostante sia così grosso e poi ” ma non fa in tempo a finire il concetto che un lunghissimo zampillo bianco si innalza con una contrasto fortissimo dalla cappella scura appena contenuta dalla mano di mia moglie che ridendo la ritira senza poter evitare però di essere cosparsa dal secondo schizzo. “Dai bravissimoooo, così, lo incita Paola” mentre si asciuga la mano sull’accappatoio e il primo rientra in camera a recuperare i suoi vestiti. Paola mi fa cenno di mettermi sul letto battendo il plamo della mano sulla copertina rossa mentre escono di due che sono già venuti facendo entrare un altro, un signore elegante molto educato. Paola lo saluta e gli indica la poltroncina appena lasciata vuota dal marocchino e con qualche macchia. Lui ringrazia con un gesto si spoglia come se stesse andando a letto mettendo i pantaloni ripiegati ordinatamente sullo scrittoio e si siede incurante delle macchie. Paola si è sfilata l’accappatoio. E’ nuda e si mette davanti a loro a gambe aperte. “Vieni Pino… facciamogli vedere”. Mi fa un gesto inequivocabile. Mi avvicino sapendo di essere ormai al limite dopo questa partenza incredibile del nostro tour per guardoni. Paola non esita: si mette il cuscino sotto la testa e me lo prende decisa in bocca ingoiandolo quasi per metà. Poi aiutandosi con la mano che tiene i testicoli imprime subito il movimento giusto mentre la lingua mi carezza la punta. Ogni tanto si stacca da me e solleva il capo per controllare la situazione : i due nostri ospiti sono ora in piedi vicinissimi al letto che scrutano chinati tra le gambe spalancate di mia moglie commentando la sua figa e la sua abilità nel pompino mentre si segano con decisione. La porta della stanza è aperta e c’è tramestio nel corridoio. Un altro uomo in mutande entra prima timido poi deciso, e si mette ai piedi del letto strofinandosi sullo slip già molto gonfio. Un paio si affacciano appena alla porta della camera. I tre dentro stanno per esplodere, si capisce. La sensazione del loro godimento mi scuote e non resisto più. Lei mi guarda e annuisce con gli occhi . Lo estrae dalla bocca, lo guarda, lo lecca poi guarda gli altri. “Pino vienimi in bocca su” mi incita a voce alta. Quando le labbra circondano la mia cappella è un attimo: il primo schizzo parte deciso nella sua bocca. Lei stringe forte con le labbra e prosegue nel movimento appena accennato con la testa. Gli schizzi si susseguono nella sua bocca mentre la mia mano la tocca tra le gambe allagate avendo cura di aprire ulteriormente le grandi labbra già spalancate. Paola non molla:un rivolo di sperma esce da un angolo della bocca. Anche lei è vicinissima all’ orgasmo sotto la mia mano. Mi distacco le si tira su un po’ sui gomiti guardando i tre che ora si masturbano furiosamente. Apre un po’ la bocca,fa vedere che è piena del mio sperma: sorride e la richiude ingoiando ed il momento in cui il primo lancia i suoi strali densi sulla copertina rossa senza poter evitare che il secondo lancio giunga esattamente sui peli di mia moglie mentre la sto masturbando. Il contatto tiepido la fa sobbalzare e venire urlando, stringendo le cosce quasi stritolando la mia mano. Si lamenta e urla senza ritegno. Quando i sussulti finiscono torno ad aprile bene le gambe.” Falla vedere bene Paola, lascia che ora godano di te” i due che da tempo si masturbavano si avvicinano chinandosi sul letto senza smettere il movimento sulle loro verghe paonazze. Io tengo aperte le gambe di mia moglie, le dischiudo bene la vulva, li invito a guardarla dentro . Sono vicini e famelici ma nessuno osa sfiorarla. Loro no ma i getti di sborra quasi contemporanei hanno meno rispetto e piombano sulla sua pancia, tra le cosce, sulla vulva aperta e sulla mia mano che la dischiude. Paola mugola e io senza ritirare la mano la massaggio ancora sul clito aiutato dallo speciale lubrificante bianco. Viene ancora mia moglie dicendo cose oscene che preferisco non registrare. Lei respira ansimando e chiude gli occhi stanchissima. I tre si rivestono in silenzio e io mi stendo accanto a mia moglie carezzandole i seni. Apre un occhio e mi sorride: “riposo ora?”. Le dico che può anche dormire. Mentre mi alzo per andare in bagno a prendere un asciugamano per pulirla incrocio altri due che entrano in camera silenziosi. Al mio gesto di fastidio che invita ad aspettare ,alla calma, si scusano ma non escono. Ricordo il regolamento. Aperti a tutti, per essere spiati anche nei momenti di relax. Prendo l’asciugamano in bagno e quando rientro i due sono seduti sulle poltroncine con gli occhi incollati su mia moglie ancora nuda e aspersa, distesa sul letto a occhi chiusi. La asciugo e la pulisco tra le gambe e sulla pancia come fossimo soli decidendo di ignorare i presenti. Le si scansa e mi fa posto e quando mi stendo vicino a lei allunga la mano e me lo prende stringendolo. “ ma possiamo riposare anche se ci sono quelli, vero?” mi chiede ad occhi chiusi. Le dico di stare tranquilla e di non pensarci. Le si mette un po’ sul fianco tenendomelo sempre in mano e si accoccola vicino a me ma le gambe le dischiude egualmente per facilitare la visione ai due entrati da poco che silenziosamente si stanno toccando. L’eccitazione la forza dell’orgasmo, i sensi placati ci fanno davvero dimenticare la situazione e sento il suo respiro farsi prima regolare poi profondo e mi accorgo di scivolare anche io nel sonno. Quando posso aver dormito? Mi sveglio perché disturbato da un movimento che mi sembra il terremoto. Sobbalzo sul letto prima di ricordare e realizzare e una frazione di secondo dopo capisco che il movimento sussultorio è dovuto alla masturbazione di un uomo sui 40 seduto sul letto ai piedi dalla parte di mia moglie che è sveglia e lo guarda tenendogli aperte le gambe e toccandosi per lui. Si volta e mi guarda con tenerezza: “ Sei già stanco Pino? Qui si lavora. Ah ah, è mezz’ora che dormi” Nella stanza è un andirivieni. Peppe, il titolare dell’albergo, entra già nudo e con il suo membro svettante. “Fantastica fantastica ripete” mentre mia moglie allunga il piede e infila la sua punta sotto i testicoli di quello seduto sul letto che continua a segarsi carezzandole il piede e la caviglia con l’altra mano. “Pino toccami ancora” mi chiede “ma senza togliergli la visuale”. Ora mentre le sfioro con la punta delle dita i peli e la figa offerta alla visione di tutti, mi metto in ginocchio accanto a lei che prende con la sinistra il mio membro strofinandoselo sul capezzolo e masturbandolo. Guarda Peppe e lo invita senza neppure chiedermelo. Lui si mette dall’altra parte, nella stessa mia posizione, e Paola afferra decisa anche il suo cazzo e comincia a masturbare anche lui. I due membri duellano con i suoi capezzoli mentre l’altro ai piedi del letto con un lamento soffocato le viene sul piede e le sta massaggiando sulle dita, la pianta, la caviglia il suo sperma. Peppe ed io veniamo praticamente assieme coprendole di schiuma i capezzoli, facendo scorrere i rivoli nel canale tra i seni, schizzandole ovunque la nostra voglia senza che Paola lasci la presa contemporanea con le due mani mentre io affondo tre dita in lei e agito per portare anche lei al piacere che giunge immediato mente come impazzita lascia i membri e si strofina sui seni sulla pancia, sul viso la doppia schiuma bianca. “ Peppe ora però capisci che ci deve concedere un attimo di riposo sul serio”. Annuisce. Si rialza, raggiunge la porta spalancata della stanza parlotta con qualcuno. Poi finalmente siamo soli anche se la porta resta aperta. Nella stanza un odore di sperma fortissimo, ovunque macchie, una pozza addirittura proprio all’ingresso segno che gli amanti dello spiare di soppiatto hanno seguito numerosi e silenti. Aiuto Paola a farsi una seconda doccia, poi ci stendiamo sul letto. “Come ti senti amore’” “Io benissimo – mi risponde – ma tu? Qualche ripensamento, qualche crisi, o valutazione negative? Va bene davvero? Proseguiamo? “ Le faccio di si con il capo . “ Se sta bene a te e ti piace per me va bene. Ho la sensazione che sia … la sequenza finale” . Mi abbraccia. Poi sale nuda stesa su di me a baciarmi. Il suo peso è dolcissimo e rassicurante. Credo che ci appisoliamo così. Mi sveglia lei, forse dopo un’oretta, carezzandomi il petto mentre si è messa su di me a cavalcioni strofinando i sessi. “Voglio far l’amore con te,adesso” mi dice piano e con la mano cerca il mio uccello non ancora al massimo per infilarselo. L’aiuto nella manovra non proprio semplice ma dopo pochi istanti, quando riesco ad entrare dentro di lei l’eccitazione delle sue parole ora d’amore ora di lussuria riprende il sopravvento. Iniziamo a far l’amore: la tengo per i seni che stringo dolcemente e spingo lento e profondo dentro di lei come so che le piace. Lei si china verso il mio petto . “ Piano, piano dentro sino in fondo mi sussurra” Ci abbracciamo avvinghiati dando spazio alla nostra istintiva intesa con movimenti miei e suoi che sono sintonizzati da 27 anni di amore e slancio. Mentre la penetro e le carezzo le natiche improvvisamente mi rendo conto della presenza in stanza di due ospiti. Silenziosi e evidentemente eccitatissimi. Ci guardano in piedi davanti alla testata in fondo al letto. “Che culo, che culo” mormora uno dei due che poi mi chiede lamentoso di farglielo vedere bene. Paola si accorge anche lei in questo momento della loro presenza e la stretta dei muscoli pelvici mi conferma che non le dispiace di stare in quella posizione davanti a loro mentre la scopo. “ Continua Pino, continua” mi sibila nell’orecchio. Il mio movimento dentro di lei si fa più deciso a scatti profondi mentre le mie mani corrono dietro e con dolcezza ma decisione le divaricano le natiche in modo che dalla loro posizione possano vedere bene i dettagli. “ Su Paola, ti tengo tutta aperta, ti scopo davanti a loro e gli faccio vedere il tuo buchino” le sussurro nell’orecchio. Lei emette un grido, mi mordicchia il lobo, si agita ma mi aiuta a tenerla aperta. “ Ti prego, ti prego” di dice in trance erotica, digli di toccarmelo un po’ mentre mi penetri”. “Vuoi che ti tocchino il buchino? “ Si ti prego, ti prego, ora, diglielo tu” replica con un soffio di voce nel mio orecchio. Mi scanso appena, inquadro l’uomo più vicino al letto. Gli chiedo il nome. “Luca allora devi fare una cosa ora. Avvicinati a noi e toccale piano le natiche e il buchino mentre la scopo”. “Davvero posso?” risponde incredulo Paola si agita come un ossesso sul mio pene dentro di lei. “Su sbrigati che sta per venire non vedi”. Si avvicina, continuo a scopare mia moglie e lui si china lasciando lì uccello duro che si appoggia al fianco di mia moglie involontariamente. La sua mano corre sulla natica facendo sussultare Paola e giunge dove sto tenendo divaricato. “Dai toccala li, piano piano e se proprio vuoi, puoi anche sentire com’è stretta”. Paola urla al contatto della punta del suo dito. Mentre lui carezza facendo quasi piangere lei aumento i colpi e la penetrazione. E’ sul punto di venire e si trattiene: affondo deciso e lo lascio tutto dentro immobile lasciando a mia moglie il compito di fare i movimenti giusti: improvvisamente sento lei esplodere in un ahhh prolungato nel momento in cui avverto chiaramente sul mio pene il dito di lui ormai tutto dentro di lei dietro che si muove a solleticare il suo ed il mio orgasmo che giungono come una esplosione. Sudati e uniti ci teniamo stretti in questo abbraccio con il fiatone mentre il nostro guardone estrae il dito e prendendosi una liberà non prevista si avvicina alle natiche di Paola e termina la sua sega con la punta a pochi centimetri dai glutei. Gli schizzi fanno un lieve rumore ricadendo sulla pelle di mia moglie mentre il liquido caldo le scorre tra le natiche e giunge sino ai miei testicoli. Paola torna a stringere me dentro e ad agitarsi a contatto con lo sperma. Anche l’altro incoraggiato dal nostro silenzio si avvicina e dopo un paio di colpi sulla sua asta stranamente ricurva in avanti, le sborra sul sedere e Paola a questo nuovo contatto si agita di nuovo e arriva subito ad un nuovo orgasmo. La terza doccia della mattinata stavolta avviene senza spettatori . Paola chiude la porta del bagno per asciugarsi i lunghi capelli umidi e si prende venti minuti di relax. Dal frigo della camera prendo un paio di bottigliette d’acqua dopo essermi vestito mentre scambio due parole con un simpatico e giovane avvocato che si è prima affacciato dalla porta, ha chiesto il permesso ed è entrato in camera mentre Paola stava ancora in bagno. Mi spiega come lui sia un guardone doc, sin da ragazzino, come la sua passione sia proprio quella di vedere le donne vestirsi e spogliarsi e mi chiede se puo’ restare senza dare fastidio. Quando lei esce dal bagno non si sorprende neanche più di trovare un uomo seduto sulla poltroncina. Ha un atteggiamento lucido ( contrariamente a quanto accadde ad Amburgo) e perverso, come se sentisse che è l’apoteosi, il gioco finale. Con naturalezza si toglie l’accappatoio guardando l’ospite nuda. Gioca con i capelli sui seni e gli sorride. Poi come se non ci fosse infila il perizoma ( insolito per lei) e il collant a rete, il reggiseno, la camicetta dopo essersi guardata allo specchio ed infine la piccola gonna mentre il nostro ospite è seduto in slip dopo essersi calato i pantaloni e si strofina con una certa forza senza estrarlo. Paola si aggiusta il collant tirando su la gonna, si guarda ancora allo specchio e alla fine si siede sul letto con le gambe verso il nostro ospite che continua il suo strofinio. Gli rivolge la parola, si informa, e nel frattempo non copre le gambe. Anche lei nota che il suo slip bianco non è molto rigonfio segno di una erezione non completa. Glielo chiede premurosa : “Non ti piace qualcosa?” Lui fa cenno di no e spiega che non riesce mai ad avere una erezione totale per questo fa così sullo slip. Mia moglie lo incoraggia, si alza dal letto, si avvicina alla poltroncina per farsi vedere bene le gambe, si tira un po’ su la gonna, e poi chiedendogli permesso allunga la mano tastando il pene non del tutto duro attraverso lo slip mentre lui si agita .Lo tocca, lo palpa con la punta delle dita, lo stringe, lo esamina e più volte gli chiede se proprio non viene duro neanche così. Ma lui è un segaiolo e questa iniziativa, penso, proprio lo disturberà. “E fai così per venire?” gli chiede mentre strofina con il palmo della mano premendo forte sulle mutande mentre lui è affascinato dalla visione del collant e la guarda sotto la gonna. Non risponde, continua ad agitarsi sino a che improvvisamente mette la sua mano su quella di lei trattenendo il fiato. Un’ampia macchia bagnata inizia ad espandersi sullo slip bianco con Paola che gli sorride e si complimenta con lui con dolcezza e sensualità. Sembra percorsa da una strana forza, totalmente priva di freni inibitori ma capace di trasmettere eleganza e passione. Mi abbraccia e mi bacia: “Pensi che per ora possa bastare? Quanti ne sono venuti sino ad ora, hai contato?” Rido. “Non so, forse una decina quelli che abbiamo visto e qualche altro di nascosto; un buon inizio direi anche se un po’ oltre le righe e il pensato… ma tu cosa senti, cosa provi?” “ Mi sento strana, hai ragione. Stranamente libera e forte e con una certezza, amore. Godiamoci tranquilli e senza pensieri questa giornata perché dentro sento che è l’ultima del nostro lungo gioco. Il punto di arrivo delle trasgressioni e dei sogni. Da domani voglio solo stare con te, godere delle nostre tenerezze, delle nostre fantasie e dei nostri ricordi ma senza più altri, neanche Anna e Andrea. Solo noi a godere di noi. Sei d’accordo tesoro?” L’abbraccio forte di nuovo. “ Certamente. Hai ragione, credo che con oggi si possa dire di aver provato tutto e di esserci molto divertiti. Chiudiamo qui, condivido perfettamente, stasera e stanotte i fuochi d’artificio finali”. Scendiamo al bar dell’albergo a prendere un aperitivo. Ci sono cinque o sei avventori che ci salutano con affetto e reverenza. Paola sembra ringiovanita di 20 anni: una sicurezza mai vista, una dolcezza ed un’eleganza straordinarie che incutono rispetto anche a chi, come quel marocchino, ha finito da poco di vederla nuda e di masturbarsi davanti a lei. Diretta e accattivante: mai ipocrita. Chiede all’ingegnere mulatto se ha piacere di prendere l’aperitivo con noi. Lui aderisce con sorpresa ed emozione. Parla dell’albergo e della bellezza della vetrata sul lago, si informa sulla storia di lui, e nel pieno discorso gli dice con lo stesso tono che usava per descrivere il centro benessere, che raramente ha visto un membro come quello suo e gli fa i complimenti di fronte ad un barista che fa finta di niente ma che è esterefatto. Padrona assoluta della situazione, capace di incutere soggezione con la sua eleganza, consapevole e contenta che la sua posizione sullo sgabello alto, scopra interamente le gambe agli sguardi degli altri presenti che non si fanno certo pregare. Mai vista così tranquilla, così sicura e così pervasa da una luminosa bellezza senza età. Entriamo nella sala da pranzo come fossimo sulla croisette del festival di Cannes . Peppe ci viene incontro sorridente. “Venite, avete un posto speciale” La lunga sala è ad elle: girato l’angolo al centro della parte più lunga un tavolo posto su una specie di rialzo probabilmente fatto fare apposta immerso tra fiori e piante e alcuni scalini di legno per raggiungere la piattaforma piuttosto ampia. “Un trono per la regina” commenta soddisfatto mentre una quindicina di persone ai tavoli applaude Paola che sorridente sale. Ci sediamo al tavolo che ha vicino il cestello del ghiaccio con lo champagne. Da quella posizione sollevata, gli avventori hanno una visuale interessante della gambe di mia moglie che perfettamente conscia si siede in punta di seggiola non stando certo attenta a coprirsi. A servire tutto il pranzo è personalmente Peppe e si tratta di un menù di altissimo livello consumato con una commistione di piacere della tavola e di sottile eccitazione sollecitata dagli sguardi di tanti alla ricerca dello spiraglio tra le cosce di Paola che generosa come sempre regala ogni tanto qualche emozione. Al bar, dopo pranzo, fanno a gara a stare vicino a Paola, a chiacchierare con noi, a chiedere, far vedere foto di anni fa di mia moglie prese e stampate dal vecchio sito, a raccontarci aneddoti e situazioni che mia moglie ha suggerito loro. Qualcuno tenta addirittura di strapparle un autografo su una foto che Paola però rifiuta con un sorriso cortese di concedere. Peppe ci propone di passare nella sala verde, una piccola sala auditorium perché molti vorrebbero porci domande, fare una specie di incontro pubblico asl quale certo non ci sottraiamo. Io e mia moglie ci sediamo sulle poltroncine davanti alle 6-7 file di seggiole, una trentina di posti quasi interamente riempiti da tutti uomini e l’unica donna del gruppo che ci viene a salutare con calore. Paola accavalla le gambe e sembra in quel momento l’inquadratura di una telecamera sul pubblico che segue una partita a tennis, quando si vedono le teste all’unisono girare a destra e a sinistra a secondo della direzione della pallina che non si vede. Tutti gli occhi si abbassano per seguirne i movimenti. Paola incrocia le gambe regalando tutti i centimetri di coscia possibili. Iniziano le domande, sulla nostra storia, sulle nostre esperienze riportate nel sito, sui problemi e qualche volta ci portano esperienze personali anche dolorose. Un colloquio sereno, piacevole, senza limiti o ipocrisie. Insomma, considerando che qualcuno ha chiaramente bevuto un po’, pene al pene e vino al vino. Schietta diretta, Paola usa termini chiari e parole non equivoche, dà qualche consiglio (ma a lei chiedono più che altro curiosità ed a me consigli…) racconta, descrive, ammette pi ù volte il suo piacere nel vedere i membri maschili tanto che la prendono in parola ed almeno 7 o 8 emergono dai pantaloni. Quando le chiedono di raccontare di Amburgo lei infiocchetta, aggiunge e aumenta la sensualità della cosa consapevole di aver avviato una sega molto collettiva con l’unica eccezione di Federica che si tocca palesemente sui pantaloni mentre con l’altra mano gioca con il membro del marito. Quando le domande vanno sul seno con qualcuno che ipotizza un intervento correttivo chirurgico, lei ride di cuore. “ Ma come mi sarei fatta una plastica lasciando la mia scarsa seconda misura? E poi come potete vedere, è un po’ sceso “ e si slaccia la camicetta sfilandosela, si toglie il reggiseno restando così a torso nudo in gonna e collant a vita bassa davanti a tutti. E’ un fioccare di fazzolettini e mugulii poco dopo. Sulla porta ,come sempre, le due guardie giurate due ragazzoni assolutamente corretti e turbati (come intuisco dal loro sguardo). Mentre usciamo un signore ci ferma sulla porta. “Secondo voi – ci chiede con un tono quasi aggressivo- perché Paola che è si una bella signora ma non certo la più bella di internet, non una strafica, ha tutto questo successo e questi fans impazziti nonostante l’età?”. Faccio per rispondere e snocciolare la mia teoria nonostante il tono non proprio ossequioso della domanda quando Paola con un gesto della mano mi interrompe. Sorride al suo interlocutore, lo prende per mano e chiedendomi scusa un attimo e di attenderla due minuti, lo trascina a sedere su una delle seggiole dell’ultima fila , ne prende un’altra e gli si siede di fronte. Mi avvicino per sentire incuriosito. “Vedi amico mio, me lo chiedo tante volte anche io – gli dice scosciando in modo evidente e calamitando l’attenzione dell’uomo e poi mi sono convinta che è la mia normalità e la mia schiettezza. Ho sempre detto che se per uomo sembra naturale desiderare di vedere nuda una donna, guardarle tra le gambe come stai facendo tu ora, è vero anche il contrario e, ad esempio, ora mi sto chiedendo come ce l’hai e se ti faccio effetto. Ho sempre ammesso che a me piace vedere un bel cazzo turgido, e mi sembra di avere gli stessi diritti di un uomo. Non l’ho mai nascosto e aiutato tanti a seguire i loro sogni per il piacere di farlo”. “Io non ce l’ho bello, è piccolino” risponde lui colpito. Gli sorride, gli accarezza il ginocchio. “Su amico mio, vediamolo allora, può darsi che non sia così” e lo guarda in viso. “Ma qui, ora, vuoi vederlo davvero?” e si guarda in giro. “Dai su lo hanno fatto in tanti prima, non hai visto? Fammelo vedere” Esita, poi si slaccia la cinta e apre il pantalone restando seduto. “Dai timidone, vieni qui” Paola lo tira verso di se costringendolo ad alzarsi e tirandolo di fronte a lei, aprendo le gambe in modo che lui possa avvicinarsi meglio. Decisa finisce lei di aprire i pantaloni e glieli cala con gesto deciso mentre quattro o cinque attorno si fermano a vedere, incuriositi. Poi piano piano prendendo il bordo dei boxer a fiori con due dita sia a destra che sinistra sull’elastico, tira giù, lo spoglia nudo. Una fitta peluria nera emerge assieme ad un pene che sta ergendosi, certamente non grosso, ma elegante, ben proporzionato. Paola si avvicina a guardarlo, delicatamente con due dita ne afferra un lembo di pelle per sollevarlo appena causando un ohhhh dei presenti ed un mugolio dell’interessato. Lo solleva, lo abbassa, lo risolleva e quando lo lascia è duro e svettante anche se non lunghissimo. “ Invece è carino ed elegante e ne puoi andare fiero, e mi piace” gli dice tirandogli su improvvisamente i boxer ed alzandosi. Poi allungando di nuovo la mano sulle sue mutande: “Ora hai capito perché tutti questi sono qui per me?” e ride di gusto lasciandolo di sasso e con i pantaloni calati avviandosi verso la porta, dopo avermi preso per mano e ricevuto l’applauso divertito dei presenti. Strepitosa. Questa Paola mi fa un po’ paura: sembra un’altra non solo per quei lunghi riccioli biondi che le cadono sulle spalle ma perché ha un fascino perverso particolare che domina non solo il folto gruppo di suoi fans guardoni, ma anche me e la situazione quasi grottesca in cui siamo. Un’altra donna rispetto a quella titubante ed eccitata di Amburgo o di quella vendicativa con l’ingegnere. Cìè serenità, consapevolezza, sensualità e maturità nel suo provocare ed essere provocata. Una forza magnetica che mi rendo conto rende del tutto inutile la presenza delle due guardie giurate: nessuno oserebbe fare qualcosa che lei non voglia. Così come quando con ferma calma comunica a Peppe che i tanti segaioli in attesa di un pomeriggio sul tipo della mattinata dovranno aspettare: passeggiata sul lago per mano io e lei scattando foto e rilassandoci. Rientriamo ( attesissimi) alle 17 e andiamo in piscina. La “tribuna” è gremita. Chi nudo, chi in costume, Federica in slip e grossi seni scoperti. Paola regala sorrisi e si spoglia. Si tuffa con naturalezza in acqua, salvando i capelli dentro una cuffia. Quando emerge si stende su un lettino accanto a me, pancia in sotto, con le gambe rivolte verso la gente che si avvicina, si siede persino per terra per guardarla meglio. Qualcuno si masturba, altri guardano solo. Federica di avvicina e le chiede qualcosa chinandosi vicino al suo orecchio. Mia moglie ride. Annuisce. Mi chiama vicino e si volta sul lettino stendendosi di schiena. Mi chiede di avvicinare il mio al suo. Federica le si siede accanto e mi fa un cenno. “Pino fai quello che vuole lei, così diamo qualcosa da vedere, no?” La mano destra della nostra amica va a carezzare i peli ordinati di mia moglie e l’altra scansa bruscamente il mio slip tirandomelo fuori mentre il marito di Federica si avvicina ai piedi di Paola, le dischiude le gambe e si siede di spigolo sul lettino tra di loro masturbandosi e guardando ora la mano di Federica che esplora Paola e ora l’altra mano della moglie che mi masturba. Paola chiude gli occhi e si abbandona qualche istante al massaggio intimo della nostra amica poi mi guarda compiaciuta vedendo la mia erezione nella sua mano. Intorno si è fatto un capannello di uomini con il pene in tiro che si toccano e mugulano. Paola li guarda uno per uno e sorride. Federica che le sta facendo un ditalino profondo con due dita ed il pollice che sfiora il clitoride le estrae dalla vagina bagnate e le lecca avidamente. Si china ancora all’orecchio di Paola che sorride.” Ok, le dice piano” Fede si alza decisa ballonzolando i suoi grossi seni. Scansa il marito. Lo prende letteralmente per l’uccello e lo trascina accanto a Paola mentre mia moglie mi guarda e tira il mio verso la bocca. Lui ed io ci sistemiamo ai lati di Paola in modo che lei ruotando la testa possa leccare ora il mio ora il suo. A nostra amica con fare deciso le spalanca bene le gambe e si tuffa con il viso a cercare con la lingua la fessura ed il clitoride e si incolla con la bocca alla fica di mia moglie che intanto spompina senza fretta ( come fossero due gelati da gustare) me ed il marito. Lui non ce l’ha grossissimo e non mi stupisce ad un certo punto vederlo sparire totalmente nella bocca di Paola che tiene il mio con la mano. Poi in quella posizione lascia che la lingua di Federica fibnisca il suo percorso e lamentandosi con la bocca piena le viene sulle labbra stringendola tra le cosce. Capisco che lui sta per venire dai movimenti che fa e sono turbato. Paola non sembra volerlo lasciare uscire dalla bocca. Sto èquasi per dirglielo quando Federica si tuffa e prende in bocca il mio. “Sborrami in gola Pino” urla fuori di se mentre alcuni degli spettatori lasciano odorose scie di sperma sulle gambe di Paola, sulla schiena di Federica, per terra. Faccio appena in tempo a percepire l’ansimare del marito di Federica e vedo lo sperma bianco colare dalla bocca di mia moglie che continua cingere il suo uccello ma stando ben attenta a non ingoiare, facendo colare tutto senza però lasciarlo con le labbra. Stringe invece forte Federica al mio primo sussulto, mi prende le palle e mi guarda negli occhi facendomi l’occhiolino per farmi capire di venire senza problemi. Nonostante sia la 3° volta in giornata sento lunghi rivoli riversarsi nella sua bocca ed in gola. Allungo la mano mentre vengo scansandole lo slip, abbassandolo dietro, penetrando in lei con due dita mentre mi sta ingoiando e lasciando che qualcuno le venga sulla schiena e sulle tonde natiche. Paola,con la bocca piena di sperma che sapientemente non toglie lasciando che si scateni l’eccitazione dei guardoni attorno, mi osserva soddisfatta. “Bravo porcellino mio, ti è piaciuto eh?” e allunga la sua mano estraendomelo dalla bocca avida di Federica che fugge via ridendo. Si mette a sedere sul lettino. Si asciuga la bocca, il mento e il collo con la mano. Attorno a noi altre tre o quattro impegnatissimi. “Ok ragazzi, facciamo stop. Lasciamo qualcosa per stasera no? Ubbidiscono. Solo uno, cicciotello, quello che ci ha fatto vedere la collezione delle foto di Paola scaricate dal sito, la scongiura. “ No, no , ti prego, sto per venire, è un sogno, ti prego…” Scuote la testa poi con il palmo della mano gli fa segno di mettersi seduto accanto a lei sul lettino. La pancia quasi copre il non maestoso uccello che continua a segare freneticamente. Paola dolce e comprensiva gli mette una mano sulla coscia. “ dai, allora, sono nuda, vicino a te, e come mi dicevi tante volte su messenger, ti guardo da vicino mentre sborri. Vedi, guarda, te lo sto guardando “ e così dicendo si china verso di lui. Basta appena che accenni al movimento che la piccola cappella scura stritolata dalla sua mano si riempe di liquido bianco che cola lungo la mano. “Bravissimo, così, dai, fammelo vedere tutto “dice Paola senza sfiorarlo. Due minuti dopo siamo incredibilmente soli e Paola mi invita in acqua in piscina. Ci bagniamo nudi abbracciandoci. Paola avverte una certa mia tensione. “Tranquillo Pino, è solo l’ultima te l’ho detto, liberati anche tu, fai quello che ti piace quello che poi non farai più, sentiti non giudicato e tranquillo. Io non credo ti sia dispiaciuto davvero vedere che lui mi è venuto in bocca, so che ti piace, pensa solo che è l’ultima avventura e quindi non ci potrà essere un precipizio come temi sempre o una assuefazione. Le regole sono fatte per essere cambiate, no? E stavolta le cambiamo assieme e ti chiederò altre cose prima di chiudere”. Mi abbraccia strusciandosi in acqua. “Non ti fa schifo se ti bacio, vero?” mi dice provocatoriamente allungando la sua lingua che sa ancora di sperma nella mia bocca. La cena si svolge tranquilla sulla falsariga del pranzo con Giuseppe e Franco che si sentono i più intimi che fanno a gara per essere gentili. Franco all’antipasto si avvicina con una mazzo di rose rosse ed un biglietto. Paola ha scelto un elegantissimo vestitino nero con spacco laterale, spalle nude sulle quali ricadono i lunghi capelli ricci biondi e Franco non riesce proprio a trattenere un meritato complimento: “ Paola è per te, sei una dea stasera, la dea del piacere”. Ringrazia, gli da un bacio sulle labbra che lui proprio non si aspettava. Poi torna composta a sedere, appoggia i fiori sulla seggiola vicino legge il biglietto e me lo porge. “ Un piccolo omaggio al grande sogno di tutti dal linguista speciale: non dimenticare l’ultima nostra chattata e il più grande desiderio…” Fa la misteriosa quando la interrogo per sapere quale sia. “ te lo dirò al momento opportuno se vuoi… ma dipende da te ovviamente”. Peppe dopo il caffè ci da appuntamento alle 22 nella sala conferenze trasformata e ci dirigiamo in camera sempre seguiti dalle due guardie del corpo armate. In ascensore salgono con noi e Paola attacca discorso. Gli chiede a bruciapelo cosa pensano di quello che sta succedendo. Uno sorride e sostiene che non deve pensare che è pagato per proteggerci e basta. L’altro invece ammette che non ha mai visto qualcosa di simile e che è eccitatissimo. Mia moglie sorride compiaciuta. “Sentite, dice loro mentre si stanno mettendo a destra e sinistra della nostra porta, ora abbiamo mezz’ora. Su venite dentro”. La guardo stupito. Lei ride. “Pino dai, hanno… delle belle pistole questi ragazzi” che non si fanno ripetere l’invito. Paola apro il frigo bar e offre loro un bottiglietta di spumante che cortesemente rifiutano. Li invita a sedersi sul letto l’uno accanto all’altro. Io mi siedo in poltrona con una strana inquietudine. Mai vista mia moglie così. Si pianta innanzi a loro e si sfila dalla testa il vestito nero. “Se no si macchia” dice con disarmante malizia e sincerità. Resta in slippino nero e autoreggenti. “Su toglietevi tutto sotto” li incita con disarmante semplicità. E’ il caso di dirlo perché due secondi dopo i pantaloni e gli slip sono sul tappeto accanto alle pistole. Sono due bei ragazzi, ben dotati anche se non ancora eccitati. Paola si inginocchia accanto al letto davanti a loro due seduti sul bordo. Prende in mano tutti e due,ognuno in una mano. “Dopo tutto quello che avete visto non avete voglia?” gli chiede mentre piano piano li masturba facendoli lentamente crescere in consistenza. Le due mani percorrono in sintonia le verghe ormai rigide. Paola in silenzio li guarda, osserva me, poi avvicina il viso ora all’uno ora all’altro. “Pensate di poter venire così ?” chiede premurosa. Troppo lunga l’osservazione e l’eccitazione della lunga giornata: non ha finito la frase che lunghi getti si innalzano da quello che Paola masturbava con la destra. Lei lascia l’altro, con la sinistra gli tiene i testicoli e con la destra finisce la sega senza badare al fatto che lo schizzo le è finito sulla spalla e sul seno oltre che aver poi impregnato entrambe le mani. Finisce bene mentre l’altro se lo tiene. Mi chiede dei fazzoletti mentre sta ancora spremendo bene. Si asciuga le mani senza alzarsi dalla scomoda posizione. “Tocca a te,su “ Gli fa aprire, spalancare le gambe e si mette in ginocchio in mezzo appoggiando con un gesto straordinariamente erotico il volto sulla sua coscia nuda a dieci centimetri dal grosso uccello con i lunghi capelli che sono persino sulla punta del suo uccello che ora masturba con la destra mentre la sinistra tiene i testicoli. Una posizione così erotica che viene durissimo a me. Quando avverte l’ansimare, però, si tira su, torna a mettersi in ginocchio e lo incoraggia. I getti , sei o sette da quello che vedo, li dirige verso il ventre della guardia giurata. “ Una mitragliatrice questo bell’uccello, non una pistola”, commenta soddisfatta carezzando con la punta delle dita il tantissimo sperma sulla sua pancia e sui peli. “ Soddisfatti?” chiede ad entrambi. “ Ora ce la fate senza problemi ad assistere alla conclusione della serata?” Loro forse, io molto meno. I due si rivestono ed escono dopo avermi fatto, chissà perché, una marea di complimenti. Paola si lava e si mette a posto capelli e vestito. Le chiedo come possa avere ancora voglia. “E’ l’ultimo Pino, dai, l’ultima notte e ho certe idee…” Ingoio saliva preoccupato. Siamo in ritardo di un quarto d’ora quando entriamo nella sala conferenze appena illuminata da una serie di lampadine rosse. Al centro un enorme letto, forse due matrimoniali attorno al quale decine di seggiole occupati da un’ orda famelica che spaventerebbe chiunque ma non Paola. Un applauso esplode come se fosse una spogliarellista al suo ingresso. Mi tira per mano. In piedi davanti al letto chiede e ottiene attenzione e silenzio. “Vi ringrazio tutti, vecchi e nuovi amici – dice – per questa che è una conclusione del mio percorso. Dopo stasera non mi vedrete più in messenger e chiuderemo siti e quant’altro”. Un nooo ed un mormorio di disapprovazione sottolineano il passaggio. “C’è un momento per tutto –prosegue Paola- e anche un momento per cambiare. E’ una mia, una nostra decisione chiara e serena ma prima…” attende qualche secondo, prima ho mantenere diverse promesse. Esplode un applauso. “ Solo che- prosegue – stasera farete quello che dico io . Alcuni li chiamerò altri staranno a guardare. Non posso farlo con tutti quindi sarà così. Chiaro?” La guardo ammirato. Mai vista una sicurezza così sfrontata ma non ho capito dove voglia arrivare. “Ora vi dirò cosa faremo questa sera e lo rivelo anche a mio marito che per una volta non sa nulla. Siete qui per guardare, vedermi, masturbarvi, lo so. Ma inizieremo con un mio vecchio sogno . Io mi metterò su quel letto appoggiata a mio marito, che mi carezzerà il volto, e la testa, ma mentre chi vuole guarda sceglierò dieci di voi che dovranno ritardare i loro automassaggi, per toccarmi come e dove volete (tranne il viso) tutti assieme. Voglio venti mani addosso. Non avrete limiti se no quello di non farmi male e di non togliermi le calze e voglia che mi facciate venire più volte ma senza fretta e con dolcezza”. Scoppia quasi un boato. Poi quando ve lo dirò io quelli che lo hanno fatto potranno masturbarsi su di me venendomi dove volete, ovunque, ma assolutamente senza penetrazione e senza alcun ulteriore toccamento. Se non rispettate questa mia regola i miei due amici ( ed indica le guardie giurate) mi porteranno subito via ed il gioco finisce li. E’ chiaro ? ve la sentite di assicurarmi che sarà così? Mi pare che è molto più di quello che era stato concordato no? Siete d’accordo? Il si che segue è una specie di urlo. “Pino seguimi e fai quello che dico: ricordati ultime ore poi sarai tu a disporre e saremo solo noi per sempre” mi sussurra all’orecchio. Mi fa spogliare nudo come del resto sono già nudi molti nella stanza. Mi fa mettere seduto a capo del letto con le gambe parallele alla spalliera di bambù. Si sfila tra gli ohhh il vestito e resta in slip e autoreggenti. Si mette sul letto anche lei. Attorno si riuniscono in tanti. “Ora scelgo te, lui , ancora te…” Paola indica e tocca quelli attorno. “Chi ho scelto qui accanto a me e gli altri a guardare, ok?” So che a guidare la scelta è stato il suo particolare gusto per l’avambraccio e le mani. Adora guardare quello ( oltre che…) in un uomo. Si stende e appoggia la sua testa sulle mie gambe con i capelli che mi fanno solletico tra le cosce e la nuca quasi appoggiata ai testicoli. Chiude gli occhi quando le metto una mano sulla fronte. “ Cominciate” ordina chiudendo gli occhi. Il gruppo si stringe attorno a lei . Venti mani si allungano dolcemente su mia moglie. Le aprono le gambe, le toccano i piedi, l’interno coscia le braccia persino abbandonate lungo il corpo, le mani, si allungano sui seni e collaborano nel carezzare, stringere appena il capezzolo subito turgido, esplorare tastando ovunque, la pancia, e si infilano subito sotto lo slip. Si litigano lo spazio tre o quattro mani e dalla m ia posizione lo spettacolo è così eccitante da star male. Tre o quattro mani le sollevano di forza il bacino quasi strappandole le mutande e spalancandole le gambe. Ora le mani fanno a turno come guidate da una occulta regia: seni, cosce, piedi, e si alternano toccandole il monte di venere, il clitoride, penetrando dentro di lei con diversa dite perché il rumore degli umori lo percepisco più forte dei mugolii loro di quelli di Paola che si abbandona totalmente alle loro mani. Sollevarla , scansarla,aprirla sembra uno scherzo per tute quella mani senza volto. Quando diverse mani le abbrancano le gambe alzandole verso di me in modo da scoprire anche il sedere, capisco che l’esplorazione collettiva non avrà limiti. Federica compare dal nulla con una bottiglietta di olio , evidentemente l’avevano concordato. Si fa largo tra le mani vogliose e versa gocce tra le gambe di mia moglie e dietro. Ora Paola è in preda a sussulti. Ha mani che le stringono i seni, che le carezzano i piedi rovesciati verso di noi e uno dei suoi sollevatori si mette in bocca l’alluce di Paola. Almeno tre quattro mani sono tra le sue gambe. Una si preoccupa di stringere con due dita il clitoride gonfio, altre dita entron oe escono dalla sua intimità andando sino in profondo, un altro si è impossessato del buchino più stretto e la penetra anche li, e si vede benissimo il dito che va profondo, indugia, esce e lascia posto al dito di un'altra mano che alterna questo ditalino anale a due. Mentre altri la tengono, la esplorano, la aprono. Paola resiste agitandosi cinque minuti, apre gli occhi cerca il mio viso, vedo il piacere folle nel cupo del suo sguardo,non è in grado di fare nulla con le sue mani e le sue braccia anche loro prede di carezze e toccamenti e strisciando la testa sul mio pene divenuto durissimo si abbandona al primo orgasmo. Urla mentre viene ma non smette di agitarsi e di dire “ancora ancora”. Nella poca luce percepisco dai movimenti nella stanza che già molti hanno ceduto. Gli orgasmi di paola sono a raffica suggeriti da mani che sembrano aver sempre saputo dove esplorarla, dove prenderla, dove violentare con dolcezza la sua intimità. Viene almeno 5 volte in mano a tanti uomini come non ha mai neppure sognato, incapace di muoversi e di reagire. Poi si irrigidisce. “Basta, dice con una voce roca- ora voi”. Non guardo neppure chi sia, il volto di chi si avvicina. Per una decina di minuti mentre accarezzo Paola sulla fronte e sulle guance, vedo solo avvicinarsi cazzi piccoli, grandi tutti in tiro che esitano qualche istante poi scaricano ora gocce lente che cadono sull’ombelico, sui peli, sui seni, sui piedi, sulle calze quasi calate dalla famelicità delle carezze, ora schizzi prepotenti che percorrono l’ inguine, piovono sulle irritate grandi labbra spalancate, fanno il coast to coast dei seni, inondano le guance con lei che tiene la bocca e gli occhi serrati sottoponendosi a quella pioggia calda. La sua mano ora masturba il mio e anche io non posso fare ameno di venirle sul viso e sul collo suggerendo una via che un altro paio di cazzi si preoccupano subito di ripercorrere. Paola è completamente immersa nello sperma dal volto ai piedi come tante volte aveva sognato. Se lo spalma addosso, tra le gambe viene ancora appiccicosa e soddisfatta. Poi urla a tutti di fermarsi di smetterla. Federica accorre con accappatoio e asciugamani umidi e la pulisce per quello che può. Paola è sfinita e respira a fatica. Piomba il silenzio nella stanza. Qualcuno in un angolo prosegue il suo lavoro. C’è persino un po’ di tensione sin oa che Paola riapre gli occhi, un po’ a fatica si mette seduta sul grande letto, guarda attorno e sorride. “Bravi, niente male, niente male” dice a tutti e scoppia un’ovazione. “Pino portami di sopra”. Si alza chiude l’accappatoio impregnato si avvicina a Franco che era tra i prescelti iniziali, parla con lui qualche istante ed indica qualcosa. Poi mi chiede di accompagnarla in stanza. Una doccia di quasi venti minuti. Così Paola scarica la tensione per la sua prima gang band, il fuoco d’artificio finale che mi ha eccitato e sconvolto. “Sei arrabbiato con me Pino?” chiede mentre esce dal bagno con l’asciugamano a turbante e l’accappatoio. Si stende accanto a me sul letto. “No , un po’ provato forse, ma non arrabbiato”. “Ah bene - dice con espressione del viso spiritosa e improvvisamente furba- perché non ho ancora finito” “ Non ci credo! Non sei soddisfatta? Ma sarai venuta 20 volte oggi, non sei sfinita?” Fa quasi con la mano, sorride ancora mentre si asciuga e ripete “Dai un po’ di pazienza, è l’ultimo ultimo, fai quello che ti dico? Poi più niente solo tu! Dai se vuoi ancora darmi spazio… tra un’ora vengono in camera…per favore” Non le rispondo neanche e mi stendo sfinito a riposare. E’ la volata finale ma dopo 27 anni chissà perché sento che farei bene a temerla e non le chiedo nulla. La stanchezza può più del dubbio e dell’eccitazione. Quando riapro gli occhi Paola sta ancora dormendo accanto a me la mezzanotte è passata da venti minuti. Poi realizzo:a svegliarmi è stato un ticchettio alla porta. Io sono in mutande, Lei si è appisolata con gli slippini e basta ma non mi pare il caso di andare per il sottile. Mi alzo traballante dal sonno e vado alla porta. Ci sono 3 persone che stento a mettere a fuoco. Franco è quello che entra deciso seguito da Peppe con 6 bicchieri a calice e dietro l’ingegnere mulatto che ha in mano due bottiglie di champagne e un ragazzo moro, un po’ tarchiato che avevo avuto modo di vedere appena arrivati, uno di quelli che era venuto ad idrante . Franco si affretta a spiegare che è stata lei a organizzare la cosa vedendo la mia faccia stupita. Entrano tutti e Paola si sveglia chiedendo che ore sono. Ora di chiudere tutto, le dico con un pizzico di polemica. Lei mi indirizzano sguardo severo. “ Eravamo d’accordo,no, per una volta , l’ultima dirigo io “e li ho invitati io. Qualcosa in contrario? “ Sfrontata e aggressiva anche seminuda sul letto davanti a 5 uomini. Ma del resto quello che ha vissuto stasera basterebbe per una vita. Peppe sta lodando mia moglie e lo Champagne che ha portato non necessariamente in questo ordine, Franco ha negli occhi una luce perversa, lo straniero e l’altro sono silenziosi ed in disparte. Beviamo e brindiamo alla stupenda serata anche se mi sento a disagio e non so perché. Mi attendo qualcosa di strano. Paola ha ricaricato le pile e sta commentando la giornata con gli altri. Mi siedo accanto a lei sul letto a sorseggiare lo champagne e le chiedo cosa altro possa desiderare e cosa le passa per la testolina. Beve un'altra lunga sorsata. Poi mi spinge giù sul letto e mi bacia con passione. “Amore mio, mi fai fare tutto quello che voglio per l’ultima ora di trasgressione? Voglio fare alcune cose che sono sicura ti piaceranno ma devi dimenticare le tue paure, le tue ritrosie e dare ascolto all’istinto. Pensa… è l’ultima”. Non posso resistere. “Che hai in mente, me lo dici?” “Esattamente ciò che hai sempre desiderato e non hai mai osato chiedere” Mentre gli altri devono ancora mi sale a cavalcioni e mi sfila lo slip iniziando a massaggiarmelo strofinandosi. Quando vede che inizia a fare effetto scivola da un lato, me lo prende in mano mentre gli altri si avvicinano. “Sai Pino, ora in 4 mi scoperete venendomi dentro in un ordine che ho in mente e mi verrete dentro tutti e Franco alla fine mentre tu lo aiuterai, mi leccherà tutto. Ma tu dovrai essere come voglio io e collaborare, per una volta, l’ultima e poi tutto sarà finito. Vedi che ti piace l’idea?” “Ma Paola questo lo avevamo escluso…” “Ma Pino questo è quello che tu vuoi veramente. Su ora levami gli slip e preparami al cazzo di questo ragazzo. Voglio che me la apri tu per lui, che mi prepari”. Agisco quasi sotto choc e l’assecondo. Le tiro giù lo slip, mi metto seduto sul letto e lei dandomi la schiena viene tra le mie gambe. “Su Pino, ora lui mi scopa: preparami”. La tocco, le apro bene le gambe mentre il ragazzo si sistema tra le sue cosce con lo svettante cazzo bianco, tutto rasato. La accarezzo tra le cosce, le apro le grandi labbra e la penetro con un dito sentendo quanto è già bagnata. Gli altri sono tutti nudi. “Ti ricordi Pino quanto sborra lui? E’ un fiume e ora mi verrà dentro la figa e mi farà godere sai” mi dice aggressiva e sfrontata. Ubbidisco in trance allargandole ancora la figa mentre lui si sistema e si avvicina. Ora le è quasi sopra. Inevitabile. Tolgo l mano. Sento e vedo il suo cazzo farsi largo, poi il rumore degli umori di Paola fa comprendere che è penetrato dentro di lei mia moglie inizia a muovere il bacino stringendomi la mano. Si lamenta, dice cose oscene, lo incoraggia a scoparla forte. Il Ragazzo suda, ha il volto stravolto, segue il ritmo dei colpi mentre mia moglie gode tra le mie braccia la sua penetrazione. “vedi Pino come mi scopa, vedi come va a fondo?” singhiozza tra un sospiro e l’altro. “Su tienigli tu le mie gambe aperte così mi arriva più in fondo” mi sollecita I colpi si fanno più forti. Conosco bene mia moglie: so che sta per godere ma così per lei è difficile. Infilo la mano tra lei e il suo scopatore sino a raggiungere il clito. Solo così lei viene. Si agita, urla chiede a lui di venirle dentro. Sento la tensione del suo corpo e di quello del ragazzo poi la mia mano in mezzo ai due corpi percepisce chiaro prima l’orgasmo di Paola, poi le spinte con le quali il lunghissimo e copioso orgasmo di lui le inonda vagina e utero. “Coosììì” urla lei, “ora su, svelto Peppe, scopami tu dentro il suo sperma”. Il ragazzo si ritira di scatto e prima che me ne renda conto è Peppe che ha già infilato il suo nella sua vagina. Inizia la penetrazione con uno strano rumore che denuncia come la sborrata precedente abbia già riempito mia moglie. Ma non si ferma. Paola mi incita a tenerla aperta e Peppe già molto carico la scopa con forza. Le alza le gambe a squadra senza uscire da lei e mi chiede di tenergliela così. Eseguo. In questa posizione vedo chiaramente il cazzo di Giuseppe entrare dentro e ad ogni stantuffata un filo di sperma bianco esce e cola sulle gambe. Paola si abbandona al mugolio ma sento che non ce la fa a venire ancora. Lo asseconda ma soprattutto guarda me. “ Guarda Pino, guarda bene come mi sta scopando e come anche lui mi sborra dentro” Mi avvicino ancora. Peppe da ancora due colpi profondi, lo lascia tutto ficcato dentro tanto che vedo i suoi testicoli urtare sul sedere di lei e poi sobbalza venendole dentro. Sta ancora probabilmente scaricandosi quando Paola mi dice piano: “ Ora tu amore, vieni dento di me così piena di loro” .Senza capacità critica ubbidisco: la tensione del mio uccello è ora insopportabile. Peppe si toglie da lei portando fuori un fiotto di crema che le scorre tra le natiche e gli altri due mi sostituiscono nel tenerle le gambe. Prendo il posto di quei due, lo infilo come fatto migliaia di volte i quella fica stupenda che ha ma la sensazione è completamente diversa. Il mio cazzo no trova neanche un po’ di resistenza. Affonda con uno squish inquietante in un mare di liquido denso. Non riesco quasi a sentire le pareti della sua vagina, Difficile sborrare così, quasi non avverto nel mare di liquido denso, il movimento. Provo a scoparla ma è come se no sentissi nulla. “ Mi Sa che così non ce la faccio a venire sai” le dico piano, “Non mi devi sborrare tu, lo fai sempre – mi risponde- volevo solo che lo mettessi nella mia fica allagata. Ora Pino fai quello che ti dico, quando esci”. “Sai, il più bel cazzo che ho visto oggi è quello suo” e indica ,il marocchino mentre la sto ancora penetrando. Ora Pino fai una cosa. Glielo prendi tu in mano e me lo metti tutto dentro. E’ enorme e anche così bagnata devi aiutarlo”. “ Ma Paola che ti piglia? Sei pazza?” “Fallo Pino ti prego. Voglio che glielo prendi in mano tu e voglio che sia tu a mettermelo e spingerlo dentro di me, sino in fondo, lo voglio tutto ma guidalo tu”. Affondo ancora qualche colpo mentre l’ingegnere mulatto si avvicina al nostro letto e gli altri due tengono ancora sollevate la gambe di mia moglie. Sono indeciso. Nessuno parla. Lui è ad un passo da me con quel suo arnese scuro, lunghissimo, teso che tiene alla base, come ad offrirmelo. Paola mi guarda. Mi stacco da lei e ancora un rivolo di sperma denso segue la mia uscita. “Fai presto” mi dice mettendosi la mano a chiudere le labbra spalancate. Esito ancora un attimo poi allungo la mano. Per la prima volta in vita mia tocco un altro cazzo. E’ molto più grosso della mia presa. Non è durissimo, probabilmente come tutti quelli di questa dimensione penso, ma la sensazione è davvero strana. Mi scanso mentre lui prende il mio posto e la mia mano guida il suo arnese. Nella manovra ho la sensazione che perda un po’ di tensione. Istintivamente faccio qualche colpo su e giù sulla sua asta facendo scorrere la pelle in basso. Dirigo la punta del suo uccello tra le cosce di mia moglie che toglie la sua mano. Controllo in modo che la grossa cappella punti il buco con precisione e tolgo la mano spingendolo sulla schiena a fargli capire che può penetrare. Non è delicato. La prima spinta è forte e decisa e lo sguish che sentiamo tutti della penetrazione tra sperma e aria è fortissimo e Paola sobbalza tra piacere e dolore. E’ entrato per oltre meta’ ,lo vedo bene, quando si ferma, estrae qualche centimetro e affonda nuovamente con più decisione. Dai lati della vulva spalancata e tesa attorno al grosso pistone esce ancora liquido bianco che però lubrifica il movimento. La seconda spinta è decisiva: il grosso cazzo scompare tutto nella fica di mia moglie che urla dal piacere. “ E’ grosso Pino, grosso, tanto grosso e glielo hai toccato anche tu” farnetica e ripete forte. “ Guarda come lo prendo amore mio guarda come sono brava” e si inarca per andare incontro alla penetrazione. Ora senza problemi lui stantuffa i colpi che le fanno perdere il lume della ragione. So come le piace e metto la mano una decina di centimetri sopra il pube spingendo in dentro. Questa manovra avvicina il punto G e lo stimola e a lei piace sempre tanto ma nel farla avverto chiaramente la lunghissima asta scorrere dentro di lei. E’ una sensazione strana e nuova. I colpi profondi le fanno anche male, lo avverto. Deve essere lei a guidare. Allora le dico che mi piacerebbe vedere lui sotto e lei sopra. Senza uscire lui prima si stende su di lei e poi la gira . Ora è con la schiena sul letto e lei si tira su a cavalcioni e si china verso il suo petto. La abbraccia e la cinge in un movimento che mi infastidisce perché Paola sembra accettare con estremo piacere quel gesto . Piegata così scivolo verso i loro piedi per vedere da dietro, da vicino e ce l’ho a pochi centimetri l’enorme coso che entra ed esce: in quella posizione non è tutto dentro e Paola con il suo movimento evita che i colpi duri che lui infligge possano farle male. Agita il sedere. Tutti si avvicinano a guardarla tranne Franco che le tocca i seni. Le carezzo le natiche mentre la sta scopando e sta godendo tanto. Il suo piacere aumenta. Vado più deciso. Il buchino dietro è quasi chiuso dalla grossezza del membro che la penetra in vagina. Stento molto persino a trovarlo ma gli umori e lo sperma non rendono poi difficile la penetrazione del mio dito medio dentro. Lo agito appena dopo che l’ho infilato tutto. Sento chiaramente il grosso glande scorrerle dentro e spingendo in basso posso persino fare pressione sul membro che la sta scopando provocando una evidente reazione in entrambi. I colpi aumentano come i rantoli, i lamenti le urla di lei. Ecco… affonda ancora e lo fa per ficcarglielo dentro tutto e restare qualche secondo tutto infilato. Sento che è il momento e agito il dito dentro il culo di mia moglie strofinandolo sulla grossa verga che sento pulsare. Lo sperma che scorre e le contrazioni dell’orgasmo le sento chiaramente con il mio dito come il piacere di Paola. Urla ad ogni ondata e si abbatte su di lui che l’abbraccia stringendola al suo petto mulatto. Accompagno con il dito gli ultimi sussulti. Il membro è ancora ficcato nella fica di mia moglie ma ora sembra più sgonfio ma ancora talmente grosso da fungere da tappo. Non resisto alla tentazione anche se so che è difficilissimo. Apro le gambe di lui mi metto dietro, punto il mio cazzo sul buchino di lei che ho appena lasciato. Provo a spingere. “Pino mi fai male così non entra…” si lamenta. Non la sto a sentire. “Adesso tesoro ti inculo mentre lui sta ancora dentro di te e stai buona buona. Tu tiella così “ordino al marocchino. Esegue. La stringe catturandola e costringendola a restare ferma. La mia cappella spinge con forza, Paola si lamenta ma poco dopo con un ahia di lei, la strada è trovata ed entro deciso, tutto dentro di lei. “ Mi fa male è troppo grosso il tuo, troppo grosso quello suo “ si lamenta lei “Beh la tua parte di piacere l’hai presa no, rispondo deciso, ora se soffri un po’ va bene : ti voglio inculare mentre sta dentro di te: ricordi l’hai detto tu, è l’ultima volta possiamo fare tutto”. Tra dolore e piacere Paola torna a lamentarsi. Dopo qualche istante di manovra sento che anche lui torna a muoversi dentro di lei. Difficile sintonizzare i movimenti ma io sono troppo teso. Ancora qualche colpo e mi scarico dentro nel più complesso e profondo rapporto anale mai avuto con Paola. Lei non ha goduto. “Ora tutti e due uscite, presto” ordina mentre è ancora penetrata da entrambi che ho una promessa da mantenere”. Mi tolgo e Paola scivola via (impressionante l’asta di lui che esce piena di liquido). Si tiene la mano sulla fica e si butta sul letto di schiena piegando le gambe ed allargandole. “ Dai Franco, ordina, avevi detto che mi avresti ripulita tu se mi avessero sborrato in tanti dentro. E’ la tua occasione”. Il nostro esperto linguista non se lo fa ripetere. Si precipita mentre Paola spalanca le cosce. La sua Fica è apertissima, piena di seme bianco di tre uomini che le sta uscendo a fiotti e anche da dietro esce un filo. La lingua di Franco copre la scena. Inizia a leccarla con coscienza e passione e lei se la gode. Mi siedo sul letto vicino a lei carezzandole il viso, i seni, il pube mentre il capo di Franco è stretto ed incollato tra le sue cosce. Le dico che è stata bravissima e che ora deve godere profondo. E’ stanchissima,sconvolta, non riesce. La Lingua di Franco fa ricorso a tutta la sua abilità ma ci vuole quasi un quarto d’ora perché mia moglie stringa i pugni e inizi a muoversi andando incontro alla sua bocca proprio mentre in stanza entra Federica in slip e reggiseno seguita dal marito. Entrambi bisex non possono che ammirare e apprezzare la situazione. Paola finalmente viene nella bocca di Franco che dovrebbe aver ingoiato parecchio a giudicare dall’espressione. Peppe, il Marocchino e il ragazzo che durante l’esercizio di Franco hanno ripreso a masturbarsi si avvicinano al letto. Paola non ha più forze. I loro schizzi sul suo corpo quasi non li avverte. Il ragazzo ancora una volta la inonda sui seni, il marocchino preferisce i peli del pube, Peppe le viene sulla pancia. E’ finita penso. Finalmente finita anche se le ultime manovre mi hanno dato ancora qualche brivido. I quattro escono dalla stanza dove restano solo Federica e il marito. La nostra amica sta carezzando il corpo di Paola pieno di sborra, la tocca tra le gambe spalancate che lasciano ancora uscire crema bianca nonostante la lunga cura di Franco. Non la eccita, la massaggia in modo rilassante. Mia moglie immobile respira forte. “Sei soddisfatta amore, possiamo chiudere qui finalmente?” le chiedo. Si tira su sui gomiti. Mi guarda. “Non ancora” aggiunge sibillina. “Ti piace Federica?” Mi chiede a sorpresa. “Certo è molto giovane e carina”. Lancia uno sguardo di intesa con l’amica e con lui. “Devi sapere Pino che lei non ha ancora mai dato il sederino al marito. Vero?” Entrambi annuiscono. Interviene lui:” non è che lei non voglia ma come sai siamo bisex :ebbene tutte le volte che ci proviamo, sarà perché ho in mente altro quando tento di fare quello, non ci riesco, perdo tensione”. “Ora Pino li aiutiamo noi, vuoi?” “certo se posso, se possiamo…” “Oh certo che puoi , Pino, basta che lasci fare a me” dice con un tono equivoco “ Sei stato così bravo prima a incularmi nonostante avessi dentro quel bastone che credo non avrai problemi con questo” e così dicendo rigira Federica e le tira giù lo slip iniziando a massaggiare i glutei trasferendo tra le sue natiche lo sperma che ha ancora addosso a mo di lubrificante aggiungendo la sua saliva. Poi mentre lei si finisce di spogliare ed il marito si siede in fondo al letto, Paola si alza, va alla valigia verde e prende l’olio lubrificante del suo vibratore speciale. “Vedi Pino, te la preparo io”. Senza alcun problema le versa qualche goccia, le apre le natiche la tocca dietro e, non mi sfugge, anche in fica proprio lei che non ha mai voluto. Il massaggio di Paola è eccitante e lei lo gradisce . Il marito è li che guarda e se lo tocca e Federica mi chiama vicino e inizia a toccarmelo stesa a pancia in giù mentre Paola prosegue nel suo lavoro. “Però non capisco come possiamo aiutarli così” aggiungo mentre Fede mi masturba con piacere. “Non è che mettendolo dentro una volta si apra una strada e poi il problema ho capito che è lui, no?” “Guarda Pino che non è la prima volta che Federica lo prende dietro. L’ha già fatto, non con suo marito, ma l’ha già fatto vero?” Lei annuisce mentre si allunga e mi tira verso se per portarsi alla bocca il mio membro sotto gli occhi del marito eccitatissimo. “E allora?” “Pino ,dammi retta, non fare domande ed ora faglielo, su, ti aiuto io” Fede si tira su e si mette il cuscino sotto per sollevare il bacino poi torna a stendersi. Le vado dietro e le faccio allargare bene le gambe. Ha un culo tondo e sodo, bellissimo ed un buchetto già aperto dalle carezze di Paola che prende il mio pene in mano e lo dirige. Con la sinistra le dilata il buchetto con la destra appoggia la mia cappella. “Spingi Pino su “. E’ un attimo, più facile persino che con Paola. La capella sparisce subito e l’asta affonda profonda nelle sue viscere con le che allunga la mano per sentire, per toccarsi il clito. “Bravo Pino, così, ti piace il suo culetto? Dai fattela bene lentamente” Affondo e mi ritraggo ma sinceramente non capisco. Paola ora ha messo la mano sulle mie natiche e spinge assecondando il mio movimento. Poi mi sfiora, le divarica cerca il mio di buchino e lo tocca facendo entrare la punta dell’indice come fa spesso. “Bravo Pino, così”. La carezza dietro di Paola è insistita. Poi sento l’olio tra le mie natiche ed il suo dito che penetra profondo dietro. “Vero Pino che ti piace così mentre la inculi?” “Si Paola certo, quello che vuoi” le dico nel furore del momento. E in quell’istante mi rendo conto che il marito di lei non è più sulla seggiola a guardare e che si è avvicinato alle mie spalle al letto. “Ecco Pino continua così, ora li aiutiamo” “Cioè?” “Non lo intuisci? Ma dai, tu così fantasioso…”e il dito ora si agita dentro di me “No, che devo fare?” “Inculare sempre federica, starle dentro finchè ti dirò di farlo ma nel frattempo anche suo marito… in qualche modo è come se le fosse dentro perché…. Ora te lo mette dentro a te”. “Paola ma sei scema?” Mi fermo nel movimento e sento che sto perdendo l’erezione. “No Pino, io credo che essendo l’ultima cosa che facciamo anche tu debba provarlo. Hai fatto lo spiritoso prima, hai detto che dovevo prenderlo nonostante quel pezzo di palo che avevo davanti e non credo che avrai difficoltà a prendere tu un cazzo come quello suo che è la metà del tuo. E per lui sarà come inculare la moglie. Lo farà a te mentre tu lo fai alla moglie. Tu fai l’ultima esperienza che ci manca, io mi eccito da morire a vederti e finisce qui. Su non fare storie mi sembra che una cosa tu me la debba, no? Dai senza storie, Continua con federica”. La nostra amica intanto sta per godere e si agita. Mi concentro su di lei e torno a pomparla piano mentre Paola mi accarezza sempre li. Non posso non accettare, ha ragione. Non sarà la fine del mondo. Spesso lo ha fatto con il vibratore. Pochi istanti e sento la mano di Paola allargarmi mentre intuisco che l’altra sta dirigendo il cazzo di lui. Il contatto lo sento un istante dopo. Mi sembra tutto tranne che duro,uno strano oggetto moscio e tondo che si appoggia tra le mie natiche. Ora Paola gli dice di spingere e mi tiene i glutei allargati. Sento un po’ di dolore appena, più un fastidio, e un attimo dopo la sua verga entra dentro di me quasi con uno schiocco che mi fa sussultare. “Bravo Pino, bravissimi tutti e due” vedi - dice a lui – Pino ce l’ha tutto nel culo di tua moglie e tu in quello di mio marito. Bravissimi così ora fate” Paola si tocca, mugula come Federica mentre il suo membro lo sento benissimo dentro di me con una sensazione che ammetto non essere molto diversa da quella del vibratore ma forse… più piacevole. Paola si tocca spinge lui sul sedere, incita lei. “Paola, fa lui dopo pochi istanti, non ce la faccio sto per venire,che devo fare?” “Bravo. Vieni dentro su mentre Pino ora sborra il culo di tua moglie. Fatelo assieme su, provateci, regolatevi voi no?” Accellero qualche colpo ma non è facile con lui dietro. Poi accade tutto con incredibile semplicità. Sento i suoi colpi più profondi e la contrazione del suo orgasmo, il liquido caldo dentro e nello stesso istante sento che sto venendo nel sedere di Federica. Urliamo tutti e tre quasi assieme mentre Paola si mette la mano di lui tra le gambe e con quella viene anche lei. “Bravissimi, perfetto,perfetto “ ripete mentre sganciamo il trenino e mi sento un pervertito. “Ora andate per favore” dico secco. Passo quasi venti minuti in bagno sotto la doccia e nel bidè. Tanto che Paola bussa per sapere se tutto va bene. Quando esco è sul letto con il baby doll. “Ora sei soddisfatta, abbiamo chiuso?” “sei arrabbiato amore, ti ha fatto male? Scusami ma lo desideravo tanto, volevo vederlo una volta, volevo che provassi anche tu. Ti prego, dai, chiudiamo qui” e mi tende le braccia. Le sorrido. Ora inizia un’altra storia Mi metto accanto a lei. Sono le tre e mezzo di notte. Quasi le quattro del primo giorno di un’altra storia nostra che sarà dolce e diversa e piena di ricordi eccitanti.
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13 years ago
paolapino,
50/50
Last visit: 13 years ago
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Titanic 1997
Lo sapevo che anche noi ci saremmo caduti come tutti. Questo film prima ancora di vederlo mi sta antipatico. ne parlano troppo. Ero abbastanza stanca dopo una giornata di lavoro e l'invito al cinema proprio non ci voleva ma Pino ci teneva... Francesca e Luca (quel noioso con i suoi problemi) sono già tre volte che ci chiamano e noi sempre a dire no. Eccoli. Per fortuna manca poco all'inizio così non si parla. "Costicchia oggi andare al cinema,eh?" " Beh non c'è tanta gente, siamo proprio gli ultimi a vederlo". Brutta sala, brutto film, e tra tanti posti liberi proprio dietro ad uno alto. "Scusa Francesca , ci cambiamo posto, sei più alta io proprio non vedo niente così" Figurati se voleva stare vicino a Luca, e poi io qui in mezzo ai due uomini evito di parlare con Francesca e già è qualcosa. Senti che sonoro,trema tutto. Esagerato. Mi da fastidio. E mi ingombra il giubbino sulle ginocchia. Uffa e poi guarda che cavalieri, tutti e due che invadono il mio posto su questi divani strani dal bassissimo bracciolo. Ed io le mie braccia dove le metto? Ho caldo sulle gambe. Mi tiro un po’ su la gonna rosa, già cortina così sto più fresca. Ma Luca con questo gomito però. Ma che fa? sembra che si strofini al mio braccio. Ma dai. Non può essere! Ma che fa? La mano morta con me? Ora tolgo il braccio di scatto. Ora esagera, gliene dico due. E perchè mai dovrei farlo? Quel contatto inatteso non mi dispiace in fondo. Ora lo lascio fare, voglio vedere che intenzioni ha. Forse non è così imbranato come dice Laura . Beh questo mi pare troppo:le sue dita stanno sfiorando il ginocchio sotto il giubbino. Mi sorrido da sola. Pino ha sempre detto che questa situazione poteva essere intrigante con uno a cinema, ma con Luca proprio non ci pensavo. E va bene:fai pure. Anche piu' su, vedi ho schiuso la gambe. Mannaggia ai collant! Mi dispiace Luca, più di così non ce la faccio ad aprirle e non c'è passaggio, inutile che cerchi ho i collant. Bravo, per, continua, spingi così, dai, va bene, non vedi, non senti che mi piace? Sapessi come sono bagnata Luca, strofina,spingi,fai piano però. Pino ...ha capito. Mi guarda strano. E ora? Ho il cuore in gola. Ah, però. Ora tocca anche lui l'altra gamba. allora è d'accordo, non si arrabbia. Attento Pino, se vai più su incontri l'altra mano. Mi sa che dietro ci vedono. Mi volto un attimo. No,sono tutti impegnati a vedere quei due che scopano in macchina, figurati se guardano me. Vai su Pino , ecco , contatto tra le mani, senti cosa sta facendo Luca. Esitazione del nostro amico ma ora assieme lavorano bene d’intesa. No no, sto stringendo le gambe perchè mi piace non voglio mandarvi via. Su ,su , su, ancora, spingete, si assieme,così bravi ,bravissimo Pino tu si che mi conosci , ecco ecco su. Ahhhhh. Incredibile sono venuta così. Trattengo a fatica il respirane mentre le mani ttra le mie gambe duellano ancora e si complimentano per il risultato. Mi riprendo. Forse dovrei fare qualcosa, se lo aspettano, se lo meritano. Allungo anche io una mano, sotto la giacca di Luca che è piegata sulle sue gambe. Senti qui. e guarda che porco...i pantaloni già aperti. Ma che slip, porta Luca. Gli infilo la mano dentro e sento il contatto caldo con il suo membro durissimo. Mmmh. Senti come batte,e come è già pronto. Per fortuna secondo Francesca che ha dei problemi. E' scomoda questa posizione, posso solo accarezzarlo e mettergli le mie dita attorno alla sua punta. Senti come si muove. Strofino più che segarlo, sulla punta. Lungo l’asta. Bravo così. Lo guardo un attimo in viso: fa finta di guardare il film ma è in apnea. Sento le pulsazioni: questo sta già per venire. Che faccio? Ma dai, si. E’ giusto. Strofino ancora un po’, accompagno i suoi sussulti, gli lascio la mano dentro, cerco di avvolgere la punta del suo membro con le dita. Va bene puoi venirmi in mano Luca. Sono eccitata da morire e Pino che mi tocca ancora, ha capito che sto facendo. Mi piace... Eccolo, eccolo, bravo, così, un po’ più veloce,su fammelo sentire in mano, stai tranquillo non la levo, inutile che me la tieni, ecco, dai, dai... Bravissimooo. Ma quanto ne è ? Su bagnamela tutta. Ancora schizzi, ma quanti? Avrai gli slip pieni, la mia mano non può contenere tutto. Bravo così. Tranquillo non la levo subito non me la tenere, la lascio li a sentire il caldo umido del tuo sperma il cui odore adesso percepisco chiaramente. E Pino ? Fammi sentire come ce l'ha ora che fa finta di guardare il film. E' ancora duro ma non al massimo. "Pino - gli sussurro all'orecchio- ho la mano negli slip di Luca tutta bagnata...mi è venuto in mano" . Ma guarda che porco. Ora si che ce l'ha duro, ecco, riesco a stringerlo: su anche tu,è giusto, vieni nella mia mano, dai su vieni. Eccoooo. Bravo....bravo. Ora però Pino "dammi un fazzoletto" Luca sembra immobilizzato. Cerco di estrarre la mano dai suoi pantaloni, e di asciugarla. Chissà perchè Luca sorride mentre quei due stanno annegando nell'acqua gelata ed io sono alle prese con 'sto casino. Sono anche io annegata in un mare di sperma con le mani piene. E cos'è sta pietra che la vecchia getta in acqua? Non ci ho capito nulla di questo film anche perché non l’ho visto. Però sto bene, mi sento bene. Butto per terra i due o tre fazzoletti che Pino mi ha passato mentre i due uomini accanto a me fanno strane acrobazie sul divano per ricomporsi. Ora quasi mi vergogno a guardarli in faccia. Le luci si sono accese e che corsa che hanno fatto per coprirsi con le giacche sui pantaloni. Avranno fatto un disastro. Sarà difficile per Luca spiegarlo. Ah ah. Francesca si alza ha le lacrime agli occhi...che romantica. Lei non si è accorta di niente. Bello? , si bello,molto bello. Lui però non mi convince, non mi sembra nella parte . Mi pare come dire, frettoloso." E Luca evita di guardarmi. "Però, non è stato male, davvero non è stato male,vero Luca? " " Il film,ovvio,il Film...cosa se no”
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13 years ago
paolapino,
50/50
Last visit: 13 years ago
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Le foto nel parco 2005
Vanno bene questi slip pino per le foto all’aperto? In reggiseno autoreggenti e mutandine mi mostro a mio marito e lo osservo. Insieme da una vita eppure ancora eccitati come la prima volta soltanto al pensiero di qualche foto sexy al parco in questa stupenda mattinata festiva di novembre. Qui in Calabria sembra un’altra stagione rispetto a Parma. Tre giorni di lavoro ma anche uno spazio per noi, mi aveva promesso e stamane è di parola. Mi guarda con malcelato desiderio . Mi affaccio alla finestra del nostro albergo a 200 metri dal parco: a quest’ora di domenica non c’è proprio nessuno. Situazione ideale. Lui prepara la digitale mentre indosso l'abitino nero corto, le scarpe basse dorate. Scendiamo abbracciati. In ascensore mi bacia teneramente. Nonostante siano le 10 della mattina fuori si sta meravigliosamente bene. La ghiaia del vialetto che conduce all’interno del parco scricchiola rumorosa sotto le nostre scarpe e da quasi fastidio. Ho paura che riveli la nostra presenza in questo paradiso verde che sembra essere riservato a noi e qualche uccello che fischia. Come innamorati alle prime uscite: dieci passi un bacio. E lui che mi sussurra che si sente porcellino ed in gran forma…e che farà foto fantastiche. Camminiamo per mano nei piccoli viali tappezzati di aghi di pino. Non lui. Gli alberi dico (e ridiamo complici alla battuta) . Poi un piccolo spiazzo con quattro panchine bellissime, a coppie l'una di fronte all’altra. Pino annusa l’aria, come se andasse ad odore, ne sceglie una. “Dai Paola, togliti il soprabito e scatena le tue pose. Poi stasera facciamo morire di invidia i nostri amici su internet”. Mi siedo, tiro un po’ su la gonna, Pino inizia a scattare a raffica . Socchiudo gli occhi perché il sole riverbera tra le foglie. Ma non sono gli occhi quelli che vuol fotografare ora. Pose strane, maliziose, da dietro , lui quasi stesso per terra, e poi le frasi eccitanti che mi dice. Sono un po’ su di giri. Dopo un quarto d’ora di scatti il languore è tanto forte a farmi chiudere a lungo gli occhi. E quando li riapro mentre sono con le gonne praticamente tutte tirate su per poco non mi prende un colpo. Alle spalle di Pino ( che non si è accorto) dietro la panchina si è materializzato un signore che sembra una statua di sale, immobile quasi abbagliato dal bianco dei miei slip sui quali ha fissato gli occhi. Pino nota il mio sobbalzo si volta. “Da quanto è qui?” gli domanda . Lui sembra realizzare solo ora. Balbetta qualcosa, fa un passo indietro. Poi ripete “Un po’, un po’ è così bella e affascinante, scusatemi”. Pino gli sorride. Mi guarda. Intesa senza parole. “Le piace guardare” chiede? “No. Per la verità mai fatto. Anzi. Solo che ..” esita di nuovo, si avvicina alla panchina, si appoggia come a cercare sostegno. “Solo che sono solo da qualche mese, mia moglie mi ha lasciato, e non faccio nulla da così tanto che mi sembrava un sogno”. Ridiamo. Mio marito gli indica la panchina vuota. “Se vuole continuare a sognare per noi va bene. Si sieda li ma solo guardare”. Non se lo fa ripetere. Pino riprende con nuovo vigore e l’eccitazione di farlo davanti ad uno spettatore fa effetto su tutti e due. Il signore seduto non perde uno scatto, si è infilato gli occhiali persino, e la mano è sul pantalone a strofinare. “Apri Paola, scansa un po’, su falla vedere” Pino è fuori giri. “Dai ora il seno..e continua”. Poi si volta verso l’uomo che ormai si tocca in modo evidente: “Lei vuol vedere qualcosa di particolare?” Lui sempre più sorpreso non sa cosa dire. “ Beh fate voi” sembra spaventato, ma poi si lancia. “Ci sarebbe una cosa, un sogno mio, non so se chiedere. Potete mandarmi a quel paese se volete e se è troppo”. “Tranquillo” gli rispondo io intenerita da quell’espressione e da quel desiderio che ora si nota attraverso i pantaloni. “ Dica pure”. “C’è un mio antico sogno, sin da ragazzo. Vorrei tanti potermi … ecco, capito NO? Potermi masturbare davanti ad una donna che fa pipì a pochi metri da me. Ma non mi insultate”. Guardo Pino. Sembra contrariato. Ma alza le sopracciglia come dire fai tu. Mi alzo in piedi. Guardo fisso negli occhi il nostro uomo, spaventato, timido e in tensione per il desiderio. Lo sguardo non lo abbasso, alzo la gonna ma tiro giù lentamente gli slip bianchi facendoli scorrere lungo le autoreggenti. Li poggio sulla panchina. Mi avvicino a lui, un paio di metri. Pino fotografa. Alzo bene la gonna e mi faccio vedere nuda con le autoreggenti. Lui si stringe verso il poggia braccia di destra della panchina mentre mi avvicino, quasi avesse paura. Non smetto di guardarlo. Sembra incerto e spaventato. “ Su vediamo come fai. Non ti preoccupare, puoi farlo liberamente” e indico con il mento il gonfiore dei pantaloni che sta strofinando. Si slaccia la zip. Lo estrae grosso e rosso, ricurvo verso avanti, non un bel cazzo a dire la verità, ma non importa. Poggio il piede destro sulla panchina spalancando le gambe e piegandomi leggermente in avanti. Lui si masturba freneticamente. Appena un secondo e comincio a farla . Lui ha gli occhi incollati, fissi tra le mie gambe. La sua mano fa avanti ed indietro lungo l’asta. Pino scatta. Non ho ancora finito di fare pipì davanti a lui che uno schizzo altissimo, 30-40 centimetri verso l’alto, scaturisce dal suo pene. L’uomo rantola, dice frasi sconnesse, urla “fammela vedere fammela vedere” e un violento e fastidioso(per me) ”pisciami addosso” finale che non mi aspettavo sulle ultime gocce contemporanee agli ultimi spruzzi del suo sperma bianco e denso che gli cola sulle mani e sui pantaloni dopo aver imbrattato la panchina. La voglia mi colpisce. Mi metto la mano sulla fica bagnata spingo e vengo subito anche io. Tiro giù il piede e la gonna. Senza dire niente con lui che ce l’ha ancora in mano torno alla panchina a riposarmi un attimo. Pino sorpreso ha smesso di fotografare. Ansima anche lui. “Però Paola” commenta. Il nostro uomo continua a toccarselo . Non si è ridotto molto. E’ ancora teso. “Grazie, grazie, stupendo” continua a ripetere come in trance. “Siete meravigliosi”. “Già, dice Pino, ma qui c’è uno che è rimasto…a secco”. Mi siedo sulla panchina di fronte al signore. Guardo entrambi. “ Lei ha ancora voglia?” chiedo allo sconosciuto. “ Si magari” risponde eccitatissimo. Ci penso un secondo, vedo Pino che si tocca da sopra i pantaloni. E come spesso mi accade la fantasia supera la ragione. “Ok dico. Pino tiralo fuori e vieni qua che offriamo un supplemento al nostro ospite che però…” mi alzo prendendo lo slip che era sulla panchina. Sta a guardare mentre ti faccio un pompino che ti sei meritato e si masturba con i miei slippini. Li sborra bene bene e poi sa…che li indosserò così per tutta la giornata. Va bene? A tutti e due?” Il si dell’uomo è un rantolo di desiderio. Pino mi guarda scuotendo il capo ma ha già il cazzo fuori. Consegno lo slip al nostro amico sconosciuto che se lo avvolge attorno al cazzo. Torno alla panchina di fronte, tiro su bene la gonna spalancando le gambe in modo che possa vedere. Pino si avvicina, in piedi accanto a me . Gli tiro giù un po’ pantalone e slip e inizio a prenderglielo in bocca. Lentamente. La lingua prima attorno, la mano sulle palle, poi solo la punta guardando un po’ Lui rimasto in piedi davanti a me un po’ l’amico che ha ripreso a segarsi con il mio slip. La bocca avvolge il membro di mio marito che ha “sofferto” molto prima con le foto poi con l’esibizione. Lo sento durissimo e pulsante. So che non resisterà molto. Allargo meglio le gambe vedendo il movimento frenetico dell’altro. “Posso avvicinarmi un po’” chiede. Con il cazzo in bocca faccio un cenno lieve con il capo. Si alza senza smettere di segarsi. Si avvicina a non più di un metro e si china un po’ a guardami la fica, a guardare il cazzo di Pino che scivola nella mia bocca. Un gesto che scatena il finale. Pino non resiste. Il primo schizzo forte è improvviso e mi arriva in gola. Ingoio a fatica. Gli altri quattro o cinque li trattengo in bocca mentre la lingua fa il suo lavoro finale. Lo sconosciuto è paonazzo in volto, vedo il mio slip stretto tra la mano e attorno l’uccello rosso e ricurvo che fa avanti e indietro a ritmo vorticoso. Lui quasi piegato sulle gambe. Lascio uscire Pino dalla mia bocca. Un sottile rivolo di sperma cola dalle labbra. Guardo il nostro uomo. Negli occhi. Gli apro la bocca per farla vedere piena di sperma. Poi la chiudo, ingoio. Riapro nel momento in cui il primo schizzo arriva sulla mia coscia sporcando l’autoreggente prima che lui possa mettere bene il mio slip davanti a prenderne gli altri. “Scusami, scusami, ripete tra un rantolo e l’altro indicando con il capo la strisciata bianca sulla mia coscia in evidenza sulle calze nere. “Su tranquillo” gli dico. “Finisci bene”. Ha gli occhi stravolti dalla libidine e dalla gratitudine. Mi viene istintivo allungare la mano, prendo il posto della sua sul mio slip, finisco io di strizzarlo aiutandomi anche con l’altra mentre lui urla dal piacere e dirigo le ultime gocce che scendono all’interno del mio slippino ormai zuppo. Proseguo qualche istante il massaggio sul suo cazzo che ancora freme. Quando sento sotto la mano allentarsi la tensione vorrei smettere ma vedo Pino, che non avevo più seguito, che sta per venire una seconda volta . Si sta segando in piedi. Lo guardo, gli sorrido. “ Ecco Pino, guarda” lascio il cazzo dello sconosciuto, mi alzo dalla panchina e con un po’ di fatica inizio ad indossare gli slip. “ Ecco vedi Pino, sentissi che odore e ora lo indosso e me la bagna tutta , vedi? Mmmmhhh” lo tiro su bene sento tra le gambe il tiepido della sperma ancora non freddo. La mia eccitazione è a mille. Prendo la mano dello sconosciuto rimasta inerte lungo i fianchi, la porto tra le mie gambe sullo slip: “ vedi Pino, guarda, ora vengo mentre mi tocca lui”. Io e mio marito veniamo assieme. Quasi impazziti. I suoi schizzi finiscono per terra, io quasi svengo sulla mano robusta del signore tra le mie gambe che fruga incerta ma che mi sostiene con forza. Sorrido soddisfatta: niente male. Lui si ricompone. Dice qualcosa sui pantaloni macchiati ma poi ringrazia ancora e praticamente fugge. Tiro giù la gonna, indosso il soprabito. “Basta foto vero? Andiamo in albergo dai” dico a mio marito. Dobbiamo finire e mi devo fare una doccia. Mi sento , come dire, un po’ appiccicata tra le gambe” e rido ancora assieme a lui. Ci attende un bel pomeriggio.
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13 years ago
paolapino,
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Amburgo,scuola di sesso 1999
Vincenzo all’inizio sembra imbarazzato quando, dopo che la mia amica ( a fine cena) è riuscita a portare il discorso sulla sessualità, sui cambiamenti e le mutate esigenze odierne (trovando un Pino molto attento), Miriam inizia a raccontare della loro incredibile esperienza. Non entra nei dettagli, certo, ma è evidente che non vedeva l’ora di comunicare quanto le è successo. Così ci parla di questo posto ad Amburgo, una specie di luogo del desiderio folle. Talmente esclusivo e ben frequentato che è difficile anche avere un appuntamento e talmente costoso che senza il giusto approccio mentale e la convinzione… conviene andare una settimana ai caraibi: si risparmia parecchio e si evitano problemi. In sostanza prende le mosse da un incrocio tra le associazioni che realizzano giochi di ruolo ( quelli che io ho sempre considerato cretini che si vestono da soldatino o da miliziani del quinto secolo) e i club privè più esclusivi passando attraverso una delle più grandi case cinematografiche europee esperta in film erotici. La fusione di queste tre cose ha partorito un luogo in grado di realizzare (se ti accettano, se è plausibile e se ne hanno la possibilità) una tua dettagliata fantasia ricreando l’ambiente, la situazione che immagini e l’esperienza che desideri. Il tutto con assoluta garanzia di pulizia, serietà, professionalità e con un pizzico di inventiva. La trasgressione che hai sempre sognato, insomma, garantita, sicura e in un ambiente di lusso controllatissimo. Era stato Vincenzo, in uno dei suoi viaggi in Germania a sentirne parlare. C’è la massima riservatezza attorno a tutto questo, ma li è perfettamente legale. Ristorante,albergo, centro benessere, e quasi un set cinematografico, bellissimi ragazzi e ragazze e tutti molto sani e professionali se si puo dire così: un luogo al quale per accedervi occorre la presentazione e la garanzia di uno dei soci che lo ha già frequentato e soprattutto una somma che varia dai settemila anche ai ventimila euro per due giorni a secondo di ciò che chiedi e ti piacerebbe vivere. Pino è scettico e critico: “Ma scusate quando è così allora perché non un semplice club privè o trovare su internet coppie che hanno desideri simili. E’ molto meno costoso e più facile e poi il desiderio degli altri è autentico”. Miriam sgrana gli occhi. “Mi meraviglio di te Pino. Sarebbe come… ecco come se tu dovessi andare da Roma a Mosca. Puoi andarci con volo aereo in prima classe, autista nell’auto che vuoi tu che ti accompagna all’aeroporto, con cena e champagne in volo, oppure in seconda classe ferroviaria nei vecchi scompartimenti. Sempre a Mosca arrivi, è la stessa cosa sotto il profilo della destinazione, ma non noti una sottile differenza?” Poi Miriam accenna a sommi capi alla loro esperienza e lo fa con gli occhi lucidi dall’eccitazione. Tanto basta per rovinarmi la serata. “Tu dici che io non ho capito niente di te?” Ha un’aria strana Pino mentre sorseggia il caffè che gli ho appena portato come tutte le mattine seduto sul letto. “Come? Perché?” “ Pensavo a quello che ha detto Miriam l’altra sera, che mi sono perso qualche puntata circa il livello di nostra, di tua soddisfazione. Davvero non ti seguo più?” Mi siedo accanto a lui. Provo ad abbassargli il ciuffo dei capelli piegato dall’ennesima notte agitata: dorme male, russa, si agita. Certo a vederlo così, col cerotto sul naso, il pigiama blu con le uova a tegame stampate, la barba lunga non scatena pensieri proibiti. Ma anche io non devo essere uno spettacolo. Guardo verso la grande specchiera dell’armadio che avevamo voluto posizionare ( ormai tanti, troppi anni fa) proprio perché così ci avrebbe consentito di “guardarci”. Indico con un cenno della testa lo specchio a Pino: “ Tu cosa vedi li?” “Un armadio” e sorride. “ Appunto. Questo è il problema. Tu vedi un armadio perché non vuoi vedere il dettaglio, la specchiera e, riflessa, l’immagine di quello che siamo ora.” “ E cosa siamo noi ora secondo te? Per me una bella coppia di mezza età che sta bene assieme, che ha vissuto i momenti intensi ed esperienze uniche”. “Ma che magari quella fantasia, proprio come l’abbiamo pensata tante volte, non l’hanno mai fatta” “Paola sei perversa! Adorabile ma perversa. Ho capito. Mi informo”. Il plico dalla Germania è arrivato dieci giorni dopo la presentazione che ha fatto Vincenzo all’organizzazione del centro il cui nome tradotto significa “Sogni privati” e che in tedesco non so né scrivere ne pronunciare. Una documentazione in due lingue, persino depliants e foto, ma anche l’avvertenza che avremmo dovuto completare i moduli con il nostro “sogno da realizzare” nei dettagli indicando anche ciò che non vogliamo assolutamente, inviare all’ultimo istante, una volta accettati, la certificazione medica con data non anteriore a 15 giorni la nostra visita ad Amburgo e che comunque dopo tutto questo la presentazione del preventivo e l’accettazione potevano non significare nulla se qualcosa nella certificazione sanitaria non fosse stata chiara. Sembra un mutuo invece che un gioco trasgressivo. La cosa più divertente, penso mentre stiamo rispedendo i documenti, è stata la compilazione del nostro “progetto”. Ci siamo fatti risate incredibili, abbiamo modificato la storia almeno dieci volte, e Pino mi ha più volte accusato (ridendo) di essere troppo spregiudicata. L’attesa, il piacere di fantasticare, spesso e volentieri sono superiori poi alla realtà, all’esperienza. Avrei voluto che passassero mesi e mesi prima della risposta dalla Germania. Abbiamo così tanto fantasticato, giocato e scherzato su questa cosa che quando da Amburgo è arrivato il plico di risposta ci siamo restati quasi male. Spesso, come ho detto, l’attesa della trasgressione è meglio della trasgressione in se, soprattutto… quando a mettersi in mezzo è un preventivo come quello che ci hanno spedito. Folle! Quasi 15.000 euro. Ne discutiamo anche ma alla fine concordiamo. Non si può. Una specie di doccia gelata sia sui nostri sogni Ma quando una cosa è destinata… non c’è valutazione razionale che tenga. Neanche dieci giorni dopo il gran rifiuto il 19, 65 e 80 storici numeri nostri che Pino ha sempre giocato (senza fortuna) decidono…che dobbiamo andare ad Amburgo. Uscendo assieme proprio sulla ruota di Roma ci regalano qualcosa come diecimila euro. Un piacevole imprevisto che all’unisono leggiamo come segnale di un destino generoso e nella circostanza lussurioso e Amburgo torna ad essere un progetto stimolante al quale prepararci al meglio analizzando bene il tutto prima di effettuare il consistente bonifico bancario che chiedono come anticipo (il 60%) . Quando ci comunicano la data del week end “della fantasia proibita” sembriamo due bambini tra l’eccitato e lo spaventato Pino torna in palestra. Nonostante siano mesi e mesi che ne parliamo, che fantastichiamo su questo momento, nonostante le discussioni, i progetti, ora sono proprio emozionata. Non posso negarmelo. Il taxi che gira sicuro per queste sconosciute vie interne di Amburgo è condotto da un arabo che ha fatto una strana espressione quando Pino gli ha dato l’indirizzo. Gli ha indicato un numero civico abbastanza lontano da quello dove dobbiamo andare, proprio per evitare battute o commenti. Durante il tragitto quasi sussurriamo ma ci scambiamo occhiate di incoraggiamento. Istintivamente mi tiro un pò giù la gonna corta ( quella che mi ha regalato mio marito) dopo aver incrociato lo sguardo del tassista nello specchietto. Che buffa questa reazione: tra poco mi vedranno nuda in parecchi e mi vergogno se sbircia sotto le gonne. “Sicura? Vuoi che torniamo indietro?” Faccio no con la testa. Una possibilità così originale e stimolante potrebbe non offrirsi più un’altra volta .Mentre entriamo sono presa dal panico. Ho un’esitazione, Pino se ne accorge e si ferma. “Possiamo solo mangiare se vuoi, e ce ne andiamo, ok? Non ti preoccupare per i soldi: non ce li avevamo prima della vincita e non ce li avremo dopo” Il cameriere si avvicina, capisco che ci chiede se siamo in due ed indica un tavolino accanto al caminetto. Non è freddissimo fuori ma il calore è piacevole anche perché sudo freddo. E’ tutto come ci hanno descritto. Anche la reception piccola in fondo al locale. C’è odore di fumo e di wrustel e tanto imbarazzo tra di noi. Pino continua a chiedermi“Vado?” scaricando su me la sua tensione, la sua paura. Annuisco. Si avvicina alla signorina al bancone. Da qui non sento ma deve avergli detto la frase convenuta perché lei gli fa un sorriso clamoroso, esce dal bancone, viene dalla mia parte per salutarmi con una cordialità eccessiva per il carattere di questa gente. Ci alziamo, attraversiamo la stanzetta con 4 tavolini (tutti vuoti) e varchiamo un passaggio a vetri dietro il banco reception. Un piccolo corridoio, poi una stanzetta sulla quale si apre la porta di un lussuoso ascensore del tutto fuori tono con il resto. La signorina dice una frase che non capisco e sorride, mi chiede qualcosa ma continuo a non capire e ricambio solo il sorriso. In genere in queste circostanze si parla del tempo, no? Faccio cenno di strofinarmi le mani sulle braccia, come dire “che freddo”. Annuisce. Doveva essere proprio questo il senso della sua frase. L’ascensore, rosso, con una grandissima specchiera, sale, lentamente, ma sale. Così come la mia inquietudine. Ci mette tanto. Quando le porte si aprono mi sembra di essere entrata in un altro mondo. Un ingresso ampio, velluti e divani eleganti, tutto arredato con stile, luci soffuse, musica dolce in sottofondo, un piccolo bar sulla sinistra. La signorina ci fa cenno di seguirla. L’uscio di apre automaticamente, facciamo qualche metro in un corridoio ed entriamo nella stanza dove ci attende un uomo elegante che fa cenno di accomodarci sul divano. E’ l’amministratore. Parla un buon italiano, ha un modo di fare tranquillizzante e ci chiede di firmare il contratto e di saldare come concordato la somma dopo l’invio della nostra sostanziosa cauzione. “Benvenuti nella nostra scuola di sesso” ci dice sorridendoci. La signorina vi accompagnerà nella vostra stanza dove troverete la divisa della scuola e le istruzioni. Tra un’ora vi attende il preside e poi la prima lezione. Un nostro collaboratore vi verrà a prendere nella stanza e vi accompagnerà”. Si alza, ci stringe la mano e seguiamo la signorina sino alla stanza lungo un corridoio sul quale danno non più di tre porte. La nostra conduce ad una stanza enorme, tutta in rosso e oro, un letto con baldacchino bellissimo, con materasso smisurato, quasi doppio rispetto ad un normale matrimoniale, e un salotto retrò. Sul cuscino la lettera, in Italiano, con le istruzioni. Pino me le legge. Ogni cinque righe si ripete che potremo recedere in qualsiasi momento fermo restando che il pagamento non sarà restituito né totalmente né parzialmente. Seguo le indicazioni e trovo nell’armadio la divisa della scuola. Per me una specie di grembiule a scacchi cortissimo, con slippini e reggicalze, calze bianche; completino grazioso e provocante: è come non avere nulla addosso. Niente reggiseno hanno detto. L’uomo che ha bussato alla nostra porta è un bel ragazzo, moro, vestito in modo molto essenziale e… molto attillato, soprattutto nelle zone più interessanti. Ci accompagna nella stanza del “preside” per la verità un po’ troppo giovane per esserlo (ma che stiamo a badare ai dettagli? ) E’ severo. Ma soprattutto è italiano. Un attore penso. Ha delle carte davanti a se e le esamina dopo aver detto in modo brusco di sederci. Mi dice che non vado bene, che anche Pino è scarso, che abbiamo bisogno di impegnarci e di seguire con molta attenzione le lezioni del pomeriggio, del dopo cena e di domani mattina. Solo facendo ciò che diranno i nostri insegnanti possiamo evitare la bocciatura. La seggiola sulla quale siamo seduti davanti alla scrivania è molto alta e scomoda. Le mie gambe non toccano terra. “Ad esempio Paola” mi dice quasi urlando, è questo il modo di sedersi? Cosa le hanno insegnato? Non lo sa come ci si siede davanti al preside?” . Per un momento sentirgli dire il mio nome mi fa effetto e poi ricordo una delle regole lette da Pino. Balbetto un, mi scusi, quasi divertito, poco nel ruolo, e dischiudo le gambe come c’era scritto. “ Ma che fa? Sorride?” mi riprende sempre più arrabbiato. Si alza dalla scrivania, gira attorno arriva vicino a me, con rudezza mi spinge verso lo schienale un po’ inclinato della seggiola al quale non mi appoggiavo. Con l’altra mano, con forza, apre di più le mie gambe praticamente sono in slip dato che il reggicalze già non era coperto dal microgrambiule. “ Così deve stare davanti al preside” ripete. Aggiusta ancora le gambe, fa finta di tirare su il bordo delle calze, poi deciso mette la mano sullo slip, tra le gambe. “ Mi faccia sentire”, ordina secco ignorando il salto che faccio sulla seggiola al contatto della sua mano. Mi coglie una vampata di strano calore mentre lui senza neppure un attimo di esitazione con il dito scansa gli slip e penetra con decisione senza preavviso,senza delicatezza. Pino guarda stupito. “Sentiamo bene” ripete. Il dito esplora dentro frenetico senza alcun rispetto né cautela. Vede – dice a mio marito- Paola, non è abbastanza pronta nelle reazioni. Senta anche lei Pino”. Mio marito sembra colpito da un pugno ma ha lo sguardo eccitato delle nostre fantasie. Si alza. Mi sfiora appena. “ Ma no, replica con timidezza, mi pare anzi che…” “ Ma cosa dice? Proprio non sapete nulla” replica il nostro docente tirandomi con durezza un braccio e costringendomi ad alzarmi dalla seggiola. “ Siete proprio incapaci : vi dimostro io quello che deve accadere…e come deve reagire”. Si siede sulla seggiola dove stavo. “Venga qua Paola, qui accanto , stia ferma” mi ordina. Ubbidisco quasi in trance, presa da un desiderio incredibile, folle. Mi fa mettere davanti a lui che siede in punta di seggiola, ma mi gira con la schiena verso di lui. “Poggi le mani sulla scrivania” Eseguo. “ Pino senta qua” . In quella posizione non c’è bisogno di alzare il grembiulino. Mi abbassa lo slip ben sotto il bordo delle calze. Sento un dito prepotente ed indagatore che torna a separare le mie labbra e si insinua con decisione roteando, muovendosi forte provocandomi un piacere che mi piega le gambe. Insiste sempre più forte e profondo . E dopo poco invita mio marito a verificare anche lui e proseguire alternando le dita. “ Ora vede Pino, così va meglio”. Senza vergogna, ansimo, vado incontro alle dita di entrambi che mi prendono, quasi impazzisco quando uno dei due, non so chi, varca anche l’altro cancello. “Ferma” mi dice “ Stia ferma e buona”. Il massaggio interno prende un ritmo che piano piano mi travolge. Sento la sua esplorazione, anche la sua eccitazione, il crescendo , e decido di lasciarmi andare a quelle mani sfacciate e violente. L’orgasmo arriva poco dopo, fortissimo, sconvolgente, mi piega le gambe mentre Pino assiste. “ Bene, bravi, questa prova è sufficiente, ma dovrete ancora applicarvi molto. Potete andare a lezione ora”. Fuori la porta il nostro accompagnatore ci ha accolto con cortesia e ci ha portato sino al bar che avevo visto entrando. Non parla italiano ma ci fa capire quasi a gesti, sempre più enigmatico, che possiamo prendere qualcosa e riposare un attimo. Pino mi prende la mano: occhi lucidi forse per l’eccitazione non soddisfatta; quasi trema, sembra persino affaticato. “Tutto bene?- mi chiede con voce strana” Si benissimo, molto meno difficile di quello che mi aspettavo questo approccio e mi sento stranamente determinata, decisa a prendermi ciò che in Italia non accetterei mai. Stavolta il tragitto è un po’ più lungo, saliamo una scalinata, poi una tenda e dietro una porta. Entriamo : la luce non è molta, forse lievemente colorata, ma l’ambiente riproduce una piccola classe. La lavagna, la cattedra, sei banchi singoli e a fianco della cattedra un lettino da massaggi. Alle pareti, al posto della cartina geografica foto porno d’autore. Tre dei banchi sono occupati, due ragazzi ed una ragazza , vestiti come noi. Sulla cattedra un’altra ragazza , in piedi, come se stesse sostenendo un’interrogazione. Seduta sul piano della cattedra una signora molto bella, 35 anni al massimo, mutandine rosse che si vedono chiaramente sotto la gonna nera cortissima, ampia scollatura. “L’insegnante” ci indica i banchi. Sembra un film Io e Pino ci siamo dentro. Tra sogno e realtà. Neanche il tempo di accomodarmi sul banco a me assegnato che il mio “ compagno” dietro allunga le mani e slaccia il fiocco dietro il collo che mi teneva il grembiule. Resto interdetta, faccio come un gesto per evitare che cadendo avanti scopra il seno, ma in un italiano molto teutonico la professoressa interviene. “ Signorina Paola che fa? Si copre? Lasci fare” . Mi blocco mentre il “compagno” mi tira giù i lembi del grembiule scoprendomi i seni. Mi sento a disagio perché tutto è così freddo… “La signorina Paola – commenta la prof – si vercogna, racazzi”. La risata che scoppia è corale. Si volta verso l’alunna che era in piedi. “Lei e Ghunt accompagnatela , dobbiamo farle capire…” Il ragazzo dietro e l’alunna che era in piedi si avvicinano. Mi prendono per mano, mi costringono ad alzarmi e mi conducono verso il lettino. I seni scoperti mi creano fastidio ballonzolando nel camminare davanti a tutti ma non oso fare movimenti per coprirmi. Con decisione mi fanno stendere e mi aggiustano il cuscino. Appoggio la testa mentre lui, prima di sistemarmi le gambe aperte e piegate, mi sfila lo slip. Lei alza bene e mi sistema sulla pancia il grembiule, senza sfilarlo, lui mette a posto calze e reggicalze, poi spingono il lettino con le rotelle più vicino alla classe in modo che le mie gambe aperte, spalancate direi, siano nella loro direzione. Nuda e offerta in modo osceno e devo ammettere eccitata perché non ho la minima idea di quello che sta per succedere. “Ecco signorina, lei sequirà questa lezione così e ccapirà che non bisogna mai vercognarsi di mostrare. Bene racazzi state attenti a lezione”. Comincia a parlare di tecnica della fellatio. Parole in italiano e tedesco si confondono, mima alcuni gesti con un vibratore che ha preso da un cassetto della cattedra, mi guarda spesso per essere sicura che sto seguendo.E’ incredibile: stare nuda così ora non mi imbarazza più. La posizione è scomoda, questo si, ma piano piano sento che mi stimola sapere di avere degli sguardi fissi li tra le mie gambe. Penso all’eccitazione di Pino che non riesco a vedere in questa posizione…ai nostri discorsi. l’insegnante va al banco di Pino.” Visto sua moglie come sta diventando prava? Si è fatta guardare bene bene, senza muoversi” e si china su di lui strofinando la mano sul pantaloncino che non nasconde, anzi evidenzia, la sua eccitazione. “ Brigitte..su” ordina "abbiamo un problema". Prende Pino per mano e lo accompagna in cattedra , in piedi, a fianco a me . La ragazza chiamata, si avvicina. “Ora facciamo interrocazione orale” mi spiega e “tu guarda come si fa”. Brigitte si inginocchia sulla pedana su cui è la cattedra, tira accanto a se Pino, e gli abbassa il calzoncino. Il desiderio che mio marito aveva compresso sin dall’incontro con il preside esplode in tutta la sua forza. Lei guarda l’insegnante, con la destra lo accarezza e al cenno della prof si avvicina con la bocca iniziando a leccarne la punta. “Tu cuarda e impara” mi dice mentre vedere il membro di Pino nella bocca di un’altra mi fa impazzire, e l'essere bloccata su questo lettino aumenta il mio piacere per un motivo che non so spiegare. La lingua della bionda Brigitte , il calore, gli sguardi , l’atmosfera assurda di un miraggio erotico e la coscienza che invece lo sto vivendo davvero. Pino ansima e sussulta quando la bocca di lei si spalanca e lo inghiotte un po’ , e un altro po’, e ancora dentro come non credevo possibile si potesse fare. Gli occhi della ragazza sono lucidi dallo sforzo . Il naso di lei tocca ormai il pube di mio marito. Resta così ferma, poi lentamente risale facendoselo uscire dalla bocca millimetro dopo millimetro stringendo con le labbra, e poi arrivata a metà torna ad inghiottirlo. Tre o quattro volte, profondo, come mai visto e certo io mai fatto. Il desiderio mi manda fuori di testa. Lo fa uscire dalla sua bocca, torna a giocare con la lingua, poi capisce che Pino è provato, si stacca lo guarda negli occhi dal basso, con la mano stringe la base per rallentare. Si volta verso l’insegnante che annuisce. Le sue labbra tornano ad avvolgerlo, decise e morbide e cominciano un movimento molto meno profondo ma più veloce con il capo mentre la mano resta ferma tenendolo alla base. E’ la bocca che si muove, le labbra che avvolgono, umidificano, la lingua che sfiora e ripassa. Non resisto più, allungo la mano tra le mie gambe perché so che Pino non resisterà molto. L’insegnante vede il mio gesto e mi riprende. “Qui non si fa nulla da soli, chiaro!”. “Kurt, pensaci tu” . Kurt l’unico moro del gruppo, si alza dal banco e si avvicina a me. Non so cosa abbia intenzione di fare ma qualunque cosa…andrà bene. Gira leggermente il lettino, blocca le ruote. Così sono vicinissima a Brigitte che continua il suo movimento di labbra e lingua mentre Pino ormai mugula, e cerco di non guardare in basso verso il mio “ compagno di scuola” e di concentrarmi solo su mio marito. La bionda rallenta e accelera quando improvvisamente sento tra le mie gambe la lingua ed il viso di Kurt. Una sensazione diversa, strana, fortissima. Mi è sempre piaciuto essere leccata. La sua lingua spatola, allarga, penetra con la punta e torna a spatolare, la sua bocca si strofina, spinge, la barba punge sul clitoride, impazzisco quando i denti delicatamente lo stringono. Urlo, senza rendermene conto, quando vedo il membro di Pino pulsare, agitarsi un attimo e la bocca di Brigitte fermarsi nel suo movimento con le labbra che lo avvolgono ancora più strette attorno alla punta, immobili e la mano che finalmente piano piano esegue un lieve movimento sull’asta. Pino ansima, io non resisto quando vedo dopo qualche istante il seme bianco sgorgare dalle labbra di Brigitte e colare lentamente sul pavimento, prima un filo, poi quasi una cascata mentre la sua bocca con labbra meno serrate, riprende il movimento lungo il membro. Vengo anche io, tremando, nella bocca di Kurt che è bravissimo, capisce il movimento che deve fare, esegue la giusta pressione con il viso e nel momento dell’orgasmo, sconvolgente, istintivamente allungo le mani infilo le dita nei suoi capelli corti e lo stringo a me. Ho il fiatone e ancora voglia, e mi sembra di uscire di senno mentre la bionda non smette di suggere, leccare, e prosegue come se nulla fosse successo. E succede l’inevitabile. L’ho sempre saputo, sin dall’inizio che sarebbe accaduto, ne abbiamo parlato, era la cosa che forse a Pino convinceva meno, ma era scontata. Kurt si alza, si asciuga la bocca bagnata da me con il dorso della mano, si cala il calzoncino, mette le mani sui miei fianchi sistemandomi meglio tirandomi verso il bordo del lettino, solleva le mie gambe mettendosele a squadra sulle spalle si avvicina e io vedo per un attimo il suo membro, grosso, bianchissimo ( quello di Pino è molto più scuro) molto largo e soprattutto molto dritto, avviarsi verso... Un contatto e lo sento penetrare in me senza alcun problema, scivolare con incredibile facilità senza fretta, forse senza passione, ma grande, quasi fresco, sino in fondo, centimetro dopo centimetro. Scopata da un altro davanti a tutti. Mi lamento, urlo di piacere alle prime botte forti e decise, ha un modo di fare che non ho mai provato. Osservo per un attimo lui, il suo volto in piedi davanti a me mentre le mani aiutano a tenere alte le gambe, guardo mio marito che è uscito dalla bocca di Brigitte e che si è avvicinato a me. Incrocio i suoi occhi nel momento in cui Kurt affonda con decisione il colpo e mi fa sussultare. Allungo la mia mano a cercare quella sua . Me la prende si avvicina di più, mi accarezza i capelli e guarda il mio corpo sconquassato dai colpi, mi accarezza il viso, prendo le dita di Pino in bocca quasi a soffocare il lamento come se non volessi fargli vedere e capire tutto il piacere che provo. Quando sento il tedesco aumentare ancora (non pensavo fosse possibile) il ritmo dei colpi capisco che sta per arrivare al suo culmine, che mi riempirà. Ora mi sembra immenso. Lo stringo forte con i muscoli quando lui, dopo un grido, lo affonda tutto, e resta immobile. In quel momento comprimendo i muscoli, lo sento pulsare e avverto le sue spinte ed il suo lamento, le sue incomprensibili frasi mentre sussulta. Godo anche io senza vergogna due volte, una dietro l’altra, senza sapere se sto parlando, urlando, piangendo.Quando il cuore si calma un attimo, allungo la mano verso Pino e sento che la sua eccitazione è frenata, compressa, sofferta . Quell’istante dura un’eternità. Kurt si stacca da me. Lo sento uscire, lentamente, ancora turgido e quando mi abbandona addirittura si sente uno strano rumore. Ormai sono in stato confusionale e senza più forze. E’ calato uno strano silenzio. Pino è vicino a me si china e mi chiede come sto, parlando piano. Una delle ragazze arriva con un paio di asciugamani piccoli, bagnati, odorosi di lavanda e mi pulisce tra le gambe. Pino mi aiuta a tirarmi su dal lettino; mi siedo mentre uno dei ragazzi mi mette a posto il grembiule e lo riallaccia dietro. La testa gira tantissimo. Nella stanza è rimasto solo il nostro accompagnatore iniziale. Ci invita a seguirlo e torniamo in camera. Appena entrati il telefono: ci avvertono che la sera è tutta per noi e le lezioni riprendono domani con l’esame di maturità. Ci guardiamo, torniamo ad abbracciarci. “Sei una porcona davvero, mi dice Pino, ma cazzo non potevi far finta che ti piacesse un po’ meno?” Ridiamo di cuore di questa complicità. “ Secondo me, gli dico, eri geloso”. Mi guarda mentre sta regolando il getto e la temperatura della bella doccia. “Hai ragione, ammette, molto. Anzi mi ha dato fastidio soprattutto quando ti ha... Ma ora che ci penso… vieni qui”. Mi tira a se, nudi come siamo ci abbracciamo ancora e finiamo assieme sotto la doccia. La prima. Perché poi ancora bagnati, sul letto, facciamo l’amore in un modo incredibile, nuovo, senza fantasie, senza parlare di quello che è accaduto ( anche se sento che dentro c’è e ci eccita) in modo dolce rilassante, piacevole. Tra venti minuti scenderemo a cena e forse sapremo qual’è la sorpresa ma non la temo più. Pino comunque sta rileggendo tutto: c’è in effetti scritto che la sostanza delle nostre fantasie sarà rispettata ma che l’organizzazione si riserva di apportare piccole modifiche o varianti che potranno da noi comunque essere rifiutate. E la descrizione della nostra fantasia centrale ( il cinema) : e mi chiedo domani come intendano realizzarla. Quest’ansia, questa curiosità che si sposa alla mia incredibile, totale , insolita disponibilità a provare tutto mi eccita di nuovo in modo incredibile. Unica perplessità che ripeto a Pino: nessuno qui usa il preservativo. Vero è che si perderebbe molto, ma… Lui mi fa rivedere i certificati, le foto, ribadisce che con quello che costa questo “gioco di ruolo erotico” ha tutte le garanzie possibili. Ma quello dei due più turbato, più scosso anche se fa finta del contrario è chiaramente lui. Lo capisco, vorrei stargli vicina e non vorrei neppure scendere a cena: mi piacerebbe dire al nostro impeccabile accompagnatore, accorso al campanello, di andarsene, ma siamo in ballo …e balliamo: alla fine so che in realtà non voglio perdermi neanche un minuto di questa avventura. Ci accompagna al bar dove ci offrono l’aperitivo. Per cena non ci sono vincoli di vestiario : ho deciso di indossare la gonna bianca, non troppo corta, quella maglia con il traforo diagonale che scopre una parte del seno. Pino ha scelto giacca e cravatta. La sensazione più bella e consolante è sicuramente questa: qui nessuno giudica, non importa come si è. La cena è straordinaria: champagne per pasteggiare, piatti di alta cucina italiana, servizio impeccabile. Mangiamo il giusto (anche perché le porzioni sono tutto tranne che abbondanti). fiutiamo il caffè (tanto non lo sanno fare) e seguiamo nuovamente l’accompagnatore nella sala lettura. Ci sono libri, riviste, una tv accesa dove trasmettono un film sexy in tedesco, e poltrone comodissime. Siamo in attesa li, sprofondati, da 5 minuti quando arriva lei. Senza grembiulino quasi non la riconosco. Elegantissima, tacchi alti, vestito corto nero molto fasciante quella che Pino direbbe “una fica da infarto” . Ci metto un po’ a realizzare, anche per il trucco pesante ed il rossetto, che è Brigitte, la “nostra compagna di scuola” l’esperta dell’arte orale. Si siede (senza badare troppo a coprire le gambe ed il resto) sul divanetto davanti a noi. Anche lei parlicchia italiano e inglese . In qualche modo ci spiega che ci sono 4 coppie ed un singolo in questi giorni, che hanno un grossissimo impegno e ci chiede se tutto sino ad ora ci è piaciuto, se va bene, se abbiamo bisogno di altro, se la scuola ci è servita e piaciuta. Sorride, anzi ride per qualsiasi frase dica Pino, anche a sproposito, ma mi rendo conto che le hanno detto di fare così…ed evidentemente di mostrare molto per come siede e accavalla continuamente. Elegante e carina si congeda dopo aver dispensato scosciate e sorrisi. Wurstel, uova, bacon, dolci a volontà, un caffè schifoso (ma anche la possibilità di richiederne uno espresso) , sguardi complici ed incuriositi delle 3-4 coppie che incontriamo a colazione (tra le quali quella che avevamo già visto). Nonostante l’ora (sono le 7,30 ) sembriamo tutti molto…svegli . E’ stata una notte attiva ed intensa per noi due e capisco perché hanno consigliato a Pino di prendere la pasticca di viagra che abbiamo trovato in camera. Mentre addento con voracità il dolce ripenso ai discorsi di ieri sera e di questa mattina in attesa del fatidico appuntamento delle 8,30 in stanza. Ci hanno detto che troveremo le nuove istruzioni in camera dopo la colazione. Dovrei essere eccitatissima ma come ho confessato questa notte a Pino qualcosa non mi convince. Sanno di plastica queste emozioni costruite e dipinte da noi stessi. E’ tutto così facile, scontato, diretto, brutale, scientifico. Se si tocca qui reagisce così, se si fa così avviene questo. Programmato e confezionato. Quella sensazione di perversa trasgressione delle sue (delle nostre) fantasie che rendeva affascinante l’attesa e eccitante persino scegliere l’aereo e immaginare, ha lasciato il posto a certezze quasi androgine. Ho persino timore di quanto ci aspetta. Non so se più timore di affrontare qualche altro esercizio ginnico delle nostre parti più erogene o di dire a Pino di andar via, di fare basta. Brigitte tra le cose che ci ha detto ha affermato che è stamane il giorno clou e quelli di ieri solo assaggi. Ho una chiara idea del gioco che ci attende, in fondo è un nostro prodotto, ma devo aver nascosto da qualche parte la mia euforia e non riesco a trovarla. Torniamo in camera sempre accompagnati dalla sfinge, come ho soprannominato il tizio, e sul letto troviamo la busta e nell’armadio gli abiti. Oggi niente grembiule dunque. Per me un vestitino rosa corto, piccolo spacco, cinta e scollatura. Niente calze (strano) e perizoma. Pino invece ancora in calzoncini elasticizzati ( sono fissati questi tedeschi) e maglietta. Niente slip. Le istruzioni si limitano a dire che la giornata inizierà con un colloquio con il “preside”, e ripete che se qualcosa non va bene del programma preparato possiamo cessarlo in ogni momento e che alla fine siamo invitati al pranzo di arrivederci. Nessun dettaglio, nessuna spiegazione. Quando la sfinge bussa, l’attesa si è fatta pesante. Lo seguiamo e nel preciso momento in cui varchiamo la porte della presidenza tutti i miei pensieri si dissolvono, la sensazione di disagio scompare e mi sento determinata e … troia. Si, me lo dico sorridendomi dentro, un ultima giornata da troia per fare quello che mai ho fatto prima e mai rifarò dopo. Stringo la mano a Pino, gli faccio l’occhietto, lui risponde confortato e rassicurato uscendo anche forse dal medesimo tunnel di pensieri. Stavolta il preside ci accoglie in un salottino. Lui e un signore più anziano accomodati in due poltrone io e Pino sul divano.Torno nel ruolo: sedendomi ricordo di non coprire le gambe. La lezione..è servita e del resto ora mi fa piacere mostrarmi senza dover pensare se posso o meno piacere. Sono così, punto; e stando agli sguardi ripetuti di entrambi le mie gambe non dispiacciono per niente. Il tono stavolta non è affatto da “cattivo”. Ci spiega che è davvero il direttore del posto, ci illustra un po’ di storia, che peraltro conoscevo già dal materiale che ci avevano inviato, e si preoccupa di sapere se tutto sta andando bene e che cosa abbiamo da rilevare. Ricorda l’assoluta serietà, sono tutti attori (spesso di set hard) ma professionisti puliti, sanissimi, controllatissimi ogni giorno e sottolinea con orgoglio molto bravi ad interpretare i desideri. Si, Pino ammette, lo abbiamo visto. Ma… ecco il ma. Si alza, va alla scrivania, prende una cartella. Consulta qualche carta. La nostra richiesta di fare tutto assieme è proprio assoluta? Ribadisco subito di si. L’altro signore non parla italiano e si rivolge in tedesco al direttore. Faremo assolutamente ciò che vi piace, ribadisce lui, ma prima di tornare al gioco ed all’esperienza che ci attende questa mattina, vuole solo fare un rilievo tecnico-psicologico. Il signore accanto è un consulente-psicologo, che segue i clienti e prima di rituffarci nel gioco voleva discuterne con noi. Lui in tedesco ( con traduzione quasi simultanea del direttore) ci dice che pur comprendendo appieno il senso della nostra scelta e condividendola ritiene che almeno per qualche istante dovremmo dividerci, essere soli, avviare una situazione singolarmente. Secondo lui la nostra reciproca dipendenza, molto forte, ci impedisce di esprimere liberamente i desideri, ci frena, nella voglia di compiacere soprattutto l’altro senza dedicarci davvero a noi stessi ed alle fantasie individuali e che la gelosia naturale e positiva che abbiamo ci lega troppo a schemi prefissati, bloccando così la piena espressione del nostro piacere. Il discorso, ammetto, non è del tutto sbagliato, ma essere lasciata sola o lasciare solo lui in mano a quelle… sinceramente mi crea disagio. Continua a parlare, l’altro a tradurre, noi a pensare e guardarci. La proposta del direttore è questa: gran parte del gioco da noi suggerito si svolgerà assieme ma ci sarà un momento in cui ci separeranno per poi ricongiungerci dopo venti minuti. Ma saranno importanti secondo lui e anche divertenti. Non sono molto convinta, faccio qualche obiezione e lui risponde con cortesia,ricordando che decidiamo sempre noi, che i momenti importanti saranno vissuti assieme. Il direttore mi assicura che saranno davvero solo 20 minuti e che in qualunque momento potrò chiedere che Pino possa tornare, e che questo garantirà il pieno successo del “gioco” portandomi ad esprimermi come altrimenti non farei. Mi dice che proprio io sembro la più condizionata e preoccupata e quindi la più frenata.Alla fine accettiamo. Ci chiede se la fantasia centrale la vogliamo confermare anche ora e se lo spirito è sempre quello (disinibirsi, imparare ed aprire nuovi orizzonti.. legge nella nostra relazione). Confermiamo. Si alzano, ci salutano e la sfinge riparte in testa al gruppo. Riprendiamo l’ascensore ma ci fermiamo prima del piano della stanza. Dopo un altro corridoio entriamo in una specie di mini cinema, tre file di poltrone (che sono un divano unico senza divisioni ) posti come banchi universitari , una cattedra sul palco con alle spalle lo schermo. Sfinge ci indica il posto, quasi centrale, fila di mezzo io, Pino invece fila più su , proprio sopra la mia posizione. Pochi istanti e iniziano ad arrivare: sono sei o sette persone; riconosco qualcuno della classe di ieri, alcuni ragazzi nuovi tra i quali una specie giocatore di basket piuttosto bello e altissimo, una donna carina che sembra una casalinga-studentessa; le persone si siedono (un paio di ragazzi sulla mia fila ma distanti 3-4 metri) ed entra quello che dovrebbe essere una specie di professore universitario. Estrae dei fogli da una cartella ed inizia a parlare in un italiano molto improbabile (ecco questo potevano farlo meglio) e in un inglese molto duro che stendo a capire. Comunque la lezione è sul non limite della fantasia , sulla piena accettazione della immaginazione dell’altro, e sulla totale libertà di espressione. Un filmato annuncia, chiarirà il concetto. Si sposta si attenuano le luci, mentre lui invita tutti a prendere posizioni più centrali per seguire meglio. Parte il filmato ovviamente in tedesco, mentre il buio scende sulla sala. I due ragazzi ora sono vicini a me, uno a destra ed uno a sinistra mentre Pino ha accanto la casalinga ed un altro tizio, il giocatore di basket mi pare. Davanti ho un paio di studenti ed una “collega”. Cerco di concentrarmi sul filmato che sembra non diverso da un filmino porno anche se il tono dei commenti (incomprensibili) è più didattico. Tutto quasi banale ma dura solo qualche istante. I due si avvicinano ancora e quasi all’unisono allungano la mano sulle mie gambe . Dire che non me l’aspettavo sarebbe sciocco. Lo avevo scritto io. Mi appoggio bene sullo schienale comodo, mi giro verso Pino ma vedo che anche la casalinga deve aver fatto qualche avance perché intuisco uno strano movimento e ne ho la conferma dal sorriso ebete che mi rivolge e che vedo nonostante il buio. Lascio fare ai due studenti. Dischiudo le gambe decisa a gustarmi quanto faranno. Le mani esplorano le cosce, non perdono molto tempo a risalire sino al perizoma e senza problemi con sincronia lodevole, lo varcano. Uno lo solleva, l’altro infila la mano e cominciano a toccare, a due mani . Allungo le mie verso i miei vicini: hanno anche loro i calzoncini senza slip e non mi vergogno nell’andare diretta a sentire se quelle manovre hanno fatto effetto. Li tocco. Quello a sinistra è già molto eccitato, quello a destra lo sta diventando e lo sfioramento della mia mano lo aiuta. Senza sapere come mi ritrovo con due cazzi in mano che masturbo delicatamente. Mi volto ancora a cercare il viso di Pino per vedere se sta guardando, se ha capito. Lo intravedo appena un attimo perché l’altro, quello che stava sopra di me, si affaccia e allunga le braccia infilando le mani nella scollatura e iniziando a palparmi i seni precludendomi la vista di mio marito. Ma ora l’effetto di quelle sei mani sul mio equilibrio sta iniziando a farsi sentire. Comincio ad ansimare, a perdere lucidità mentre mi sento tastata, violata, travolta e circondata. Quando quello a sinistra allunga la mano, mi prende la nuca per tirarmi a se verso il basso facendomi capire che vuole che io … ho solo un attimo di paura ma poi mi faccio trascinare. Provo a fare come Brigitte: lo circondo con le labbra, lo lecco, poi più profondo, ancora di più… lui spinge sulla mia testa e questo non mi piace, quasi soffoco, provo a fargli capire che così non va, che devo fare io, stringo un po’ con i denti, lui molla, riprendo piano piano, ha un sapore strano, un odore diverso, ma sa di buono di pulito. Non so se Pino mi vede: questa del cinema era decisamente una delle nostre fantasie raccontate ma uno dei due doveva essere lui… Quasi sino fondo ecco, penso, e non ne ho neppure il tempo di compiacermene: vuoi per la masturbazione prima, forse per la situazione e la penetrazione delle mani dell’altro che mi fa muovere ritmicamente, sento che sta per esplodere. Provo a risalire lungo l’asta, ma lui sta lamentandosi in tedesco, sembra essere senza controllo e le sue mani premono forte la mia testa; anche se le labbra non lo stringono più mentre cerco di estrarlo dalla bocca, arriva violento improvviso lo schizzo senza quasi preavviso. Questo non l’avevo scritto, non l’avevo chiesto. Ma non mi nego l’eccitazione che provo mentre l’altro ha dita dentro di me e sto per venire anche io, ristringo le labbra, riprendo il movimento lento lasciando che avvenga l’ormai inevitabile. Lo schizzo denso, il primo, mi è arrivato quasi in gola, gli altri li lascio scorrere fuori, pazientemente , continuando lentamente il su e giù finchè lo sento pulsare, ma senza ingoiare. Mentre sta finendo arriva anche il mio orgasmo nelle mani del ragazzo. Mi tiro su con la bocca bagnata cerco subito Pino. Ha visto e capito ma la lei è stesa sulle sue ginocchia e sta per concludere il suo lavoro. Rido, mi asciugo lo sperma sulle labbra davanti a lui perché capisca e sembra reagire infatti. Ma non faccio in tempo a vedere la reazione: l’altro “studente” quello che mi toccava, mi tira verso se e mi trascina fuori dal banco in modo che non ammette repliche. Capisco che siamo al momento clou, quello annunciato della nostra separazione per 20 minuti. Il ragazzo mi tiene per mano, quello che era dietro mi raggiunge e mi prende letteralmente in braccio passando il braccio sotto il mio sedere. Come avevo visto è molto alto e ha una notevole forza. Mi solleva con facilità ed io temendo di cadere gli metto le braccia intorno al collo. Faccio in tempo a vedere ancora Pino con la lei accanto che si solleva pulendosi la bocca . Chiudo gli occhi mentre il mio rapitore scende le scalette seguito da altri due e dirigendosi verso quello che sembra un bagno del cinema-aula. Ora sento davvero di poter fare tutto. Uno dei ragazzi, quello cui ho fatto il pompino, apre la porta davanti a noi ed entriamo in una stanza, non un bagno. Al centro un grande letto ed una specchiera enorme su due lati che mi consente di vedere tutto quello che avviene. E’ così che “mi vedo” piena di voglia e fuori di testa, adagiata sul letto con i tre che attorno a me mi spogliano in un secondo. Completamente nuda di fronte a tre uomini sconosciuti. Senza delicatezza uno mi spalanca le gambe e si tuffa con il viso a leccarmi. Quello che mi ha preso in braccio, si spoglia nudo e avvicina al mio viso il più grosso membro che abbia mai visto, un po’ ricurvo, largo, impossibile per la mia bocca. L’altro mi tocca i seni e si porta la mia mano sull’uccello che ha perso la tensione. Tre uomini per me, eccola la fantasia finale, ma senza Pino che doveva essere uno dei tre. e mi chiedo se lui sappia, mi veda, capisca che stia facendo… Non capisco più nulla, non penso più a niente. Quello grosso si stende accanto a me, gli altri due mi sollevano letteralmente, di peso, mi mettono a cavalcioni: non so come ma quel coso enorme mi penetra di slancio, con forza, dandomi una sensazione fortissima, mi sento piena come non sono stata mai e tanto eccitata, e quando l’altro mi porge il suo in bocca sento che non posso più pensare. Mani ovunque, perdo il senso dell’ orientamento e la capacità di oppormi e di ragionare. Quando sento che mi sollevano come fossi senza peso, mi piegano in avanti e avverto qualcosa di bagnato e unto tra le natiche capisco che non ho più la capacità di discernere di oppormi e che del resto voglio solo essere in mano loro. Niente attenua questa specie di effetto droga, neanche il dolore che provo fortissimo per qualche istante, neppure il pensiero di qualcosa di molto,troppo intimo che raramente sento di poter concedere.Due volte penetrata,assieme, violata con ondate di dolore forte e di piacere che si e travolgono l’ultima diga del mio pudore, mi sento sballotata, usata, pressata tra due corpi, mani, bocca, sedere, gambe, si muovono senza controllo e tutto precipita verso un tunnel in fondo al quale, lo sento, potrei perdere conoscenza. Ora non riesco più a capire dove sono e cosa sto facendo: solo un piacere folle che sconvolge la percezione del mio essere. Le idee si confondono come la nozione della realtà, del tempo, mentre provo orgasmi a ripetizione. Non so quanto sia passato quando torno a realizzare di essere stesa sul letto. Uno dei tre mi guarda quasi preoccupato: sono svuotata e dolorante. Mi alzo sui gomiti appena in tempo per vedere Pino entrare con la sua “casalinga” dalla porta. Ho un tuffo al cuore: non ho più pensato a Pino in tutto questo! Aveva ragione il tizio psicologo, qualcosa in me è scattato in modo differente. Provo tenerezza e senso di colpa. Pino si avvicina . E’ nudo. Turbato, molto turbato. Non mi abbraccia, non mi chiede nulla: pretende la sua parte. Sono stanca, sfinita, ma non posso rifiutargli niente. Ho uno strano sapore in bocca, mi fa male il collo e la mascella, ma stavolta Brigitte sarebbe fiera di me. Cerco di farmi perdonare da Pino e so che stiamo concludendo il gioco come avevamo chiesto. Mi rilasso. Gli altri si siedono vicini, una ,due mani mi toccano, saggiano la mia pelle, la mia intimità piena, intrisa e appiccicosa così come tutto il mio corpo, i seni, il viso. Uno dei tre ha ancora qualcosa da spendere: fa da solo, vicino a me, poi al momento giusto lo appoggia sul mio seno e sento il suo calore scorrere dal cappezzolo, le ondate umide sul collo, sul mento. Pino con un urlo inonda la mia bocca e stavolta sto attenta a non mollare la presa, riapro gli occhi per guardarlo mentre ingoio e lui mi accarezza la fronte. Sono in un mare di sperma e la mia mano sguazza sulla pancia, sui seni, tra le gambe spalmando freneticamente ovunque tutta quella crema bianca che sotto il mio intenso strofinare si rapprende, si solidifica. Vengo ancora nelle mani di non so chi e crollo. Mi addormento subito. E credo per diversi minuti. Quando riapro gli occhi non c’è nessuno e mio marito mi accarezza e mi sta pulendo ovunque con un asciugamano tiepido e profumato. “Scusa amore, gli dico, ho goduto tanto, come mai”. Non voglio mentire. “ ma non lo vorrei rifare”. “ Ho visto sai? Ho visto tutto. Quello specchio dall’altra parte consente di vedere cosa accadeva qui”. Ed ero la, pronto ad intervenire se ne avessi avuto bisogno se mi avessi chiamato ed ero con un paio di signorine niente male che si occupavano di me. Ma ho visto che non hai avuto bisogno del mio intervento. Però… non pensavo fossi capace di fare tutte queste cose” “Perché, amore, che ho fatto? Sai che non ricordo quasi nulla?” “ Diciamo che non ti sei fatta mancare niente ma posso dirti una cosa sinceramente? Facciamo basta ora e per sempre?” “Si Pino, certo”. La sfinge entra in quell’istante: ci porge due accappatoi e ci indica una porticina. E’ un bel bagno con una grande doccia. Fatico a mettermi in piedi, Pino e l’altro devono sorreggermi ed accompagnarmi .Sono indolenzita ovunque e non riesco a mettere a fuoco le sensazioni che provo. Ho solo voglia di stare sotto l’acqua per tanto, tanto tempo, di sentire le mani di mio marito che passano dolcemente la spugna lavando, pulendo, portando via i residui di questa pazzia. Mezz’ora forse, entrambi sotto la doccia. Poi avvolti nell’accappatoio seguiamo la sfinge fuori della porta. Nella stanza-cinema ci sono tutti. Dal preside ai ragazzi, a Brigitte che ci accolgono con uno scrosciante applauso. Sembra il set di un film. Passiamo in mezzo a loro e risaliamo in camera senza commentare. Avremo tempo e modo per metabolizzare questa esperienza “Pino tu cosa provi ora?”. Ci riflette un secondo, sembra incerto. “Posso dirti che non lo so? Molta solidarietà e complicità con te, un desiderio nei tuoi confronti forse più forte di quello che pure ho sempre avuto, ma avverto anche una totale confusione mentale. E’ strano, perché in fondo avevamo quasi pianificato noi il gioco e tranne qualche variante è successo grosso modo quello che pensavamo…” “Variante? In che senso?” “Beh il fatto che siamo stati soli per quasi mezz’ora, il tuo forte coinvolgimento emotivo, una reazione strana da parte mia…” “Strana? Vero hai usato il termine giusto. E’ strano. Io non ricordo quasi niente di quei 20 minuti solo l’inizio, ero in stato confusionale è tutto annebbiato: non è che mi hanno dato qualcosa, che c’era qualcosa nell’aria? Non ricordo cosa ho fatto. Me lo dici?”. “Beh Paola, intanto non sono stati 20 minuti ma quasi quaranta. I tre sono venuti almeno un paio di volte ciascuno e da quello che ho visto ovunque. E forse uno da quello che ho capito anche in bocca e hai ingoiato tutto se non ho visto male”. “Ma dai impossibile, non ricordo! Quando?” “ Non prendermi in giro. Come non ricordi? E’ stato quando in tre ti hanno presa contemporaneamente. E non mi dire che non ti è piaciuto”. “ Posso dirti la verità Pino? Libero di non credermi. Non ricordo. Credo che mi sia indiscutibilmente piaciuto sotto il profilo fisico, che sia andata al di là di ogni barriera e di ogni possibile immaginazione ma direi che non lo vorrei rifare, ho bisogno ora di dolcezza, di te, di normalità”. Al pranzo di arrivederci, di cui avrei fatto volentieri a meno, andiamo per mano. Un paio di coppie non ci sono. Il direttore spiega che hanno interrotto il gioco e sono andate via. Succede qualche volta, ci dice. Le bollicine dello champagne le sento nel naso, scendono per la gola, e ci regalano quel tocco di allegria che rende frizzante il pranzo e ci fa dimenticare il retrogusto amaro della nostra avventura, anche e soprattutto perché in due ci facciamo fuori quasi due Pommery! Siamo su di giri, quindi, quando la sfinge ricompare e ci dice che il direttore vuole salutarci. Lo seguiamo ancora sino alla stanza del primo colloquio. C’è anche lo psicologo. Ci sediamo sul divanetto ma stavolta sto attenta a farlo in modo composto nonostante l’alcol in circolazione. E’ il solito discorso: spero che sia andato tutto bene, la casa si congratula, l’omaggio (un braccialetto d’argento per me un portafoglio per Pino) la comunicazione che dovessimo tornare avremmo diritto allo sconto del 50% e il 2% dei ricavi per ogni cliente che presentiamo. E questo illumina anche la genesi della vicenda, il perché Miriam (così attenta agli affari nonostante la sua notevole disponibilità economica) ci tenesse così tanto a raccontarmi tutto e l’insolita disponibilità di Vincenzo che non è mai stato così cordiale e cortese come in quella circostanza di qualche mese fa! Togli l’interesse …
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13 years ago
paolapino,
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Fantasia o realtà???
Ho di nuovo necessità di scrivere le “mie memorie”. Quando so che per un po’ non vedrò il mio Lettore, mi prendono le crisi e la voglia di scrivere si fa incontenibile. In più è un periodo di forti tensioni famigliari. Papà ancora in ospedale (ho ricevuto proprio ora un sms da mamma che lo dimettono domani), incomprensioni con mia mamma e relativi mutismi. Periodo nerissimo con Luca. La scorsa settimana non ci siamo ne sentiti (nemmeno per sms) ne visti. La conclusione è che non mi è mancato quasi per niente. Sono stata proprio bene da sola, dovrei farlo più spesso. Ho deciso di dargli un’altra possibilità però, e nel fine settimana ci vediamo. Non ho molta spinta, l’unica cosa che mi da un po’ di carica è che andiamo in montagna, e ormai sono quasi ad una crisi d’astinenza da boschi e prati. Adoro la mia montagna. Come dicevo, è un periodo particolare, anche a causa di queste tensioni, sento più che mai il desiderio di evadere, di cambiare. Sono molto recettiva ai complimenti maschili e, sinceramente parlando, mi sento un po’ troia in questi giorni. Non che faccia chissà cosa, anzi, è solo che i miei pensieri danno ampio spazio alle fantasie, soprattutto quelle erotiche. Hanno aumentato i miei pensieri diciamo “particolari” due fattori. Uno è l’esperienza che ho avuto la scorsa settimana e l’altra un libro (The Surrender), che, senza volerlo, è inerente all’esperienza avuta. Il tutto è successo giovedì scorso e la cosa mi ha a dir poco stravolto sessualmente parlando, per lo meno per come sono fatta io e per come ho sempre visto alcune cose. Il mio Lettore è passato a trovarmi. Ha detto “o oggi o chissà quando riusciremo a farlo”. Infatti tra ferie mie e ferie sue, il tempo a disposizione, che già normalmente è scarso, è veramente esiguo, praticamente nullo. A Lui piace il mio fondoschiena. Ritengo che sia un amante del fondoschiena in generale ma anche se non lo fosse, il mio sicuramente gli piace. Tempo fa gli avevo promesso che prima o poi gli avrei permesso di “entrare dalla porta di servizio” (per copiare un termine usato nel libro di cui sopra). Qualche settimana fa avevo provato a concedermi ma il dolore è stato troppo forte ed ho preferito abbandonare, momentaneamente, l’idea. Giovedì scorso, invece, e senza dovermi neanche troppo convince, il Lettore ci ha riprovato e, anche se nuovamente ho sentito un gran male, questa volta dalla porta di servizio ci è entrato eccome. Sinceramente come prima volta, oltre al male, non ho provato un gran che. Ma il sapere che a lui piace, mi ha reso felice e soddisfatta. Sono convinta che proverà altre volte ad entrare da quella porta e da parte mia mi impegnerò a soddisfarlo il più possibile anche se, devo essere sincera, l’essere scopata da Lui mi fa impazzire mille volte di più. Vorrei aprire una piccola parentesi per evitare strani equivoci (e so di averlo ribadito diverse volte, ma non si sa mai, giusto per essere chiari, anche se ripetitivi) Anche se nell’ultimo periodo l’aria tra me e Luca è un po’ tesa, lui è e rimane l’uomo con il quale vorrò trascorrere il resto della mia vita. Sessualmente parlando non ci sono problemi, il desiderio c’è (anche troppo da parte sua) e si fa regolarmente sesso. La mia “storia” con il Lettore è un capitolo particolare della mia vita e al momento faccio fatica a rinunciare a questo piacere e tutto ciò non va ad interferire con la mia storia con Luca. Bene ora posso concentrarmi solo ed esclusivamente sul mio Lettore. Dicevo... essere scopata da Lui mi fa impazzire. Mi può prendere in qualsiasi posizione e luogo (anche il più scomodo) che non fa differenza. Starei li per ore pur di essere scopata, e all’infinito. In altre occasioni ho avuto modo di raccontare quello che mi piace di lui ma vorrei far finta di non averlo mai fatto e che questa sia la prima volta che lo racconto. Amo le sue mani sul mio corpo, quando prende il mio seno o quando le mette sul mio didietro. Oltre ad essere piacevoli sul corpo sono belle da vedere. Mi capita spesso di guardarle, soprattutto mentre guida. Adoro i suoi baci anche se in realtà non ci baciamo molto. Forse il bacio è considerato un gesto ancor più intimo del far sesso e allora si evita per non rischiare di entrare troppo nell’intimo. Anche nel film “Pretty Woman”, Julia Roberts non vuol essere baciata da Richard Geer per evitare coinvolgimenti sentimentali. Spero solo non mi consideri una donna di strada il mio Lettore.... Ad ogni modo, i pochi baci dati mi sono piaciuti molto e mi piacerebbe che quella bocca esplorasse anche zone al di fuori delle mie labbra. Più di una volta gli ho detto che mi sarebbe piaciuto sentire la sua bocca sui miei seni, sulla mia schiena. E poi io sono un’amante del sesso orale. Potrei perdere i sensi nell’essere leccata nella mia parte intima. Scherziamo sempre sul fatto che lui ha risvegliato in me la parte più porca, ma più vado a vanti e più mi rendo conto che è una Santa verità. Non concepivo il tradimento ed ora sto tradendo, e, anche se qualche rimorso nei confronti di Luca ce l’ho, la cosa mi piace molto. Ho sempre detto “mai e poi mai dalla porta di servizio” e lui è entrato. Il mio seno e la mia vagina poche volte si fanno toccare, ma le sue mani sono riuscite anche in questo. La masturbazione era un mezzo tabù. Non che non mi sia mai masturbata ma lo facevo raramente. Ora invece..... Lui si è trasformato in tutte le mie fantasie che pensavo sarebbero rimaste tali per sempre. E’ come quando uno guarda un film porno e dice “anch’io avrei quelle fantasie e mi piacerebbe soddisfarle..” ma poi per pudore non si mette mai in pratica nulla o quasi di quello che si è visto. Con lui lo farei veramente senza problemi. Mi sento la sua troia, la sua attrice da film porno. Se lui chiedesse io esaudirei tranquillamente. Posso urlare una cosa?? Lettore, ti prego, chiedimi quello che vuoi e farò tutto, ma proprio tutto quello che desideri, ma soprattutto continua a scoparmi come hai fatto fino ad ora. Lui mi fa venire in mente le cose più assurde, quelle, veramente, da film porno. Rapporti in tre, indifferentemente due uomini con una donna o un uomo con due donne. A tal proposito si sono scatenati anche desideri lesbici. Nel caso a lui poi potesse piacere, non esiterei a baciare un’altra donna o a far sesso con lei davanti a lui. Il tutto è eccitante, molto eccitante. Se me lo chiedesse riuscirei anche a guardarlo mentre fa sesso con un’altra donna (anche se la cosa mi renderebbe un po’ gelosa, perchè si sa, io SONO gelosa. Sono esclusivista e monogama nelle mie cose). Sono stata in montagna lo scorso week end. Ho fatto pace con Luca. Ovviamente abbiamo fatto l’amore. Mi è piaciuto. Ho goduto. Ma poi, quando ci siamo dati la buonanotte, chiudendo gli occhi ho ricominciato, con la fantasia, a rifare l’amore, ma con lui, il mio Lettore. Dio che bello, come mi è piaciuto. Peccato fosse solo fantasia. Chissà quanto dovrò aspettare per essere nuovamente scopata da lui. La prossima volta voglio che mi sfondi con il suo pene. E poi voglio succhiarglielo fino a consumarlo e fino a quando lui non mi urlerà “basta”. L’ho già detto quanto mi piace succhiarglielo? E’ buono. Mi rende vogliosa, lo succhierei e poi ancora e ancora un’altra volta. E poi ancora perché è veramente buono. E se me lo vorrà mettere nel didietro, che lo metta pure e che goda come non mai. Il venerdì siamo andati in montagna, come dicevo, ma siamo rimasti a casa di Luca perchè casa mia non era stata ancora aperta e sistemata. Sabato mattina sono andata su e ho fatto le pulizie grosse. Ho aperto l’impianto dell’acqua, tutto ok. Ora la mia casa è a posto ed utilizzabile. Mentre ero sola nella mia casa, il mio pensiero è andato a Lui. Più di una volta gli ho detto che mi sarebbe piaciuto portarlo a casa mia, anche perchè per la prima volta avremmo potuto fare sesso senza nessun problema, senza il rischio che qualche avvocato o telefonata rompesse l’atmosfera da film porno. La mia mente ha nuovamente fantasticato. Immaginato che in un giorno d’estate ricevevo un suo messaggio dove mi diceva che mi sarebbe venuto a trovare. E allora via con la fantasia. Sdraiati in un prato. In passato, con il mio ex, era uno dei luoghi preferiti per far sesso (non avevamo una casa dove andare). In completa libertà, assolutamente e completamente nudi in mezzo alla natura. Nel centro di un prato o a ridosso di un bosco. Con il sole caldo sulla pelle e l’aria tiepida e meravigliosa della montagna che ti sfiorava il corpo e ti fa venire i brividi .... Quella è libertà. Io amo stare nuda. Starei sempre nuda. Sfogo il mio desiderio quando vado a letto. Anche nelle notti più gelide d’inverno io dormo completamente nuda. Sono passate ormai due settimane dall’ultima volta che l’ho visto e che abbiamo scopato. Da un lato è stata meno dura di quello che credevo dall’altra, dal lato sessuale, è stata durissima. Molto dura. Ultimamente mi scopava una volta a settimana e io ci avevo preso gusto. Molto gusto. Perchè vorrei sapere ogni cosa di lui? Le sue abitudini, come dorme, come mangia, i suoi hobbies, come e quante volte fa sesso con sua moglie. Cosa gli piace fare (sessualmente parlando). Perché gli piace il mio fondoschiena... Ultimamente ho un po’ la fissazione sul mio didietro. Forse perché Lui è riuscito a violarlo? Fatto sta che, ripeto, anche se so che patirò un male della Madonna, non vedo l’ora che me lo rimetta un’altra volta, e poi ancora e ancora e ancora.... Ma poi che mi scopi scopi scopi scopi........ Quando ho letto “The Surrender” non vi dico l’eccitazione e la voglia che mi è venuta. Preciso che in questo libro si parla solo di sesso anale. Mi ha aperto nuovi ulteriori orizzonti. Ma ora lui è in ferie e poi ci andrò io e chissà quando ci vedremo e se ci rivedremo. Eh si, perché non è detto che quando rientrerà al lavoro avrà ancora voglia di vedermi ma soprattutto di scoparmi. Io spero di si perché ormai è diventato il mio pane (o pene) quotidiano, il mio sostentamento, la mia ricarica. Ieri, dopo diverse settimane, ho fatto un pompa a Luca. Se devo essere sincera mi piace di più farle al mio Lettore le pompe. Comunque una buona pompa non si disdegna mai. In questo week end ho pensato molto a Lui. Ho voglia di vederlo. Molta voglia. Credevo mi avesse preso in giro, di solito lo fa. Deve essere veramente in ferie anche questa settimana. In realtà non l’ho cercato per niente in questi giorni, ma mi aspettavo di vederlo in giro tranquillo tranquillo. E invece.... La prossima settimana, partendo io mercoledì, rimarrebbe solo martedì come giorno disponibile per incontrarlo, in quanto anche lunedì sono impegnata.. Non credo di essere così fortunata da riuscire a vederlo proprio martedì. Una bella trombata me la sarei fatta volentieri. Ne ho proprio voglia. Il fatto è che se martedì non riesco a vederlo forse se ne riparlerà a fine luglio. Se poi, anche a fine luglio sarò sfortunata e non riuscirò a vederlo, andremo a settembre. AIUTO!!! Tre mesi senza essere scopata dal mio Lettore! Ok, ok, si sopporta tutto alla fine, ma vi assicuro che è, e sarà molto dura non vederlo e non scoparlo per così tanto tempo. D’altra parte o così o così, non si può fare altrimenti. E’ in queste occasioni che mi vien da dire che sono proprio sfigata (nelle piccole cose). Ho sempre detto che l’amante non me lo sarei mai fatto perché va contro ai miei principi ma ora che ho cambiato idea, e la cosa mi piace pure tanto, ne ho trovato uno che non è mai libero e quindi non lo vedo mai! Oggi sarebbe stata una giornata ideale per scopare. Fuori un gran caldo e in studio una brezzolina grazie al condizionatore. Studio completamente deserto. Claudia via con l’amante, Sandra al mare, Stefania a vagabondare e Claudio... Boh? Che bello poter sentire il suo pene che entra dentro di me, non importa dove, se dalla porta principale o dalla porta di servizio, l’importante è che entri. E dentro e fuori e ancora dentro e ancora fuori. Lui che afferra le mie tette e le strapazza. O che picchietta il mio fondoschiena e lo afferra con le due mani e poi spinge, spinge spinge.... Vorrei masturbarmi. Oggi mi sono tolta il reggiseno perché il caldo mi faceva sudare troppo. Ora sono con le tette al vento sotto la maglia larga. Sento i capezzoli che si rizzano. Mi guardo. La maglia fa intravedere l’eccitazione. Potrei masturbarmi in tutta tranquillità, non c’è nessuno in studio. Non escludo che tra poco lo farò. Lo farò e penserò a te, mio Lettore, che tanto mi fai godere. Ahhh che bello masturbarsi. Soprattutto in un ufficio deserto. Molto eccitante. Tra l’altro mentre mi masturbavo mi sono accorta che la mia immagine era riflessa nella porta a vetri vicino alla mia scrivania. Non vi dico i pensieri.... Altri pensieri mi sono venuti alla mente riferiti alla masturbazione. Domani andrò in montagna e mi sono venute in mente tutte le volte che l’ho fatto in quel luogo. Una sensazione meravigliosa. C’è sempre la temperatura ideale in montagna. L’arietta fresca e leggera che ti accarezza (un po’ come quando si fa l’amore in un campo) il fruscio delle foglie del bosco di fronte alla mia finestra che ti rilassano. Il mio lettone che mi ospita in tutta la sua comodità. Una libidine.... L’Italia ha vinto la partita contro la Repubblica Ceca. Un po’ di patriottismo ci vuole anche in questi momenti. Anche perché mentre mi masturbavo avevo come sottofondo il commento del cronista della partita. Per oggi ho finito. Mancano 3 giorni a lunedì e quindi al suo rientro..... MI MANCHI. Ora vorrei fare un po’ la ragazzina del tipo..”ma chissà se anche lui ogni tanto mi ha pensato e se ha pensato alle nostre scopate fugaci qui in studio....O se gli sono mancata un pochino....” Ma tanto non avrò mai risposta. Ciao eccomi di nuovo a scrivere: Non so se lo sai ma sono stata 12 giorni in ferie in Sardegna. Sono stata molto bene. Io non amo molto il mare, ma la Sardegna fa caso a se. Anche con Luca è andata bene. Per lo meno non abbiamo litigato ed abbiamo appianato gli ultimi dissapori. In Sardegna è successa una cosa. Una notte ho sognato Gianluca. Ora il sogno non lo ricordo più ma ricordo molto bene la sensazione che ho avuto la mattina appena sveglia. Avevo una gran voglia di vederlo e di stargli vicino. Gli ho mandato un sms. Lui mi ha risposto che quando tornavo dovevamo assolutamente trombare perché era stanco solo di immaginarlo. Al mio rientro gli ho detto che ora ero a casa e che aspettavo la sua chiamata. So che non andrò mai a letto con Gianluca. Sono stata molto innamorata di quel ragazzo ed ho paura che andando a letto con lui si risveglino alcuni sentimenti. Non è il caso. Forse è meglio solo continuare a fantasticare... Comunque l’essersi messi d’accordo per un eventuale incontro mi ha fatto fare un sogno molto erotico ieri notte, direi piuttosto pornografico. Era presente anche il mio Lettore. Ora vi racconto il sogno (ambientato a casa mia in montagna, ovviamente) Io ero sdraiata nuda sul mio letto, Gianluca mi teneva immobile le braccia come se io dovessi scappare e mentre mi bloccava mi leccava e baciava su tutto il corpo. Mi piacevano molto i suoi baci e la sua bocca sulla mia pelle. Mentre sfiorava i miei capezzoli. Poi, dolcemente, è sceso nelle mie parti intimi e anche qui le sue labbra e la sua lingua hanno dato il meglio di loro... O se ci ripenso...Poi mi ha penetrato ed abbiamo iniziato una danza fantastica culminata con il più grande dei piaceri. Ma la cosa più eccitante è stata che mentre noi facevamo l’amore, il mio Lettore ci guardava e anche lui si eccitava e godeva.... Che bello sarebbe se accadesse veramente. Come detto più volte, è una delle mie fantasie più ricorrenti. E chi meglio di Gianluca e il Lettore? Sono le persone che più mi eccitano in questo momento... Questo sogno ha causato un po’ di turbamento, infatti mi sono svegliata subito dopo. Ma ero eccitata. Troppo eccitata. E allora mi sono masturbata e ho goduto veramente. Credo di essermi ammalata. Credo di avere la stessa malattia che aveva Michael Duglas. Dipendenza da sesso. Sinceramente non credo di essere arrivata ai suoi livelli ma vi assicuro che spingo molto. Di fatti non mi era bastato il sogno di ieri e nemmeno la masturbazione.... No! Oggi sono andata a fare una lampada. Chissà che non riesca a mantenere quel poco colore che ho ottenuto in 12 giorni di mare.. Per la prima volta l’ho fatta senza slip (il reggiseno quello l’ho tenuto, il mio seno è troppo delicato per sopportare uno stress tale). Mi stuzzicava l’idea di essere praticamente nuda in quello stanzino sapendo che nel “loculo “ accanto c’era un ragazzo. E’ entrato mentre anch’io entravo nella mia “doccia”. La mia mente è corsa subito al Lettore ed ho iniziato a fantasticare. Pensavo che poteva esserci Lui al posto dell’anonimo ragazzo. E così, pensa che te pensa, sono finita per masturbarmi anche all’interno della lampada. Molto bello. Particolare. “Godevole”. Sta per finire un’altra settimana. Ancora una da sopportare e poi dovrebbe rientrare dalle ferie il mio “Amante”. Avremo a disposizione una sola settimana prima che vada in ferie io. Non è detto che ci si riesca a vedere. Lo spero. Ho voglia di scopare. Ma di scopare con lui. Non sono in astinenza di sesso. Con Luca lo faccio sempre regolarmente. Sono in astinenza di Lui, del Lettore. Ti prego, vienimi a cercare, ma soprattutto vienimi a trombare. Ne ho bisogno. Bisogno fisico. E’ trascorsa l’ultima settimana delle sue ferie, siamo a venerdì. Questa è praticamente volata, per fortuna. Nel fine settimana andrò in montagna. Parto questa sera. Avrò modo di ricaricarmi come si deve in modo da affrontare la settimana entrante nel migliore dei modi e sarò fresca e riposata per il mio Lettore. Anche se sono praticamente certa che non lo vedrò. Perchè non si vorrà far vedere....(?) Ma io sarò pronta. Avrò le mestruazioni, ma sarò pronta. Per lui sono sempre pronta, ultimamente. Vediamo se dovrò affidarmi agli scritti o sarò soddisfatta della realtà.
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Un pomeriggio in studio
Bologna, 10102009 Questa mattina mi sono alzata con uno strano pensiero in testa. Sono arrivata a Bologna. Avevo una strana eccitazione, non capivo il perché. Ho fatto i miei regolari giri (posta, banca, e varie cose personali) e poi sono rientrata in studio. Non stavo più nella pelle, ero agitatissima ed eccitatissima. Guardavo sempre l’ora sperando arrivasse la pausa in fretta. Ho iniziato a preparare la roba per tempo, non volevo arrivare in ritardo “all’appuntamento”. Sono andata in bagno e mi sono messa le autoreggenti. Ho fatto qualcosa per far passare il tempo, ero sempre più agitata e smaniosa. Poi sono tornata in bagno e mi sono tolta reggiseno e canottiera. Sono rimasta solo con la maglia e niente più. Il tempo non passava mai e i vari componenti dello studio si alternavano ad entrare ed uscire. Sempre più agitata..... Poi alle 12.30 finalmente la pausa, potevo preparami praticamente del tutto, dovevo solo aspettare che lo studio si svuotasse. Prima è uscito Sandro. Verso l’una meno 10 è uscito Claudio. Ero sola. Ho spento le luci. Sono tornata in bagno e mi sono tolta gli slip e mi sono messa la minigonna. Sono tornata nella mia stanza ad aspettare. All’improvviso è rientrato Sandro. Lo sapevo, non posso restare in pace un minuto. Per fortuna è andato via dopo 5/6 minuti. Mi sono nuovamente rilassata. L’agitazione ha ricominciato a salire, il battito ad aumentare, senza parlare dell’eccitazione. Sento nuovamente infilare le chiavi nella porta. Eh no eh, ce l’hanno tutti con me. Questa volta era Stefania. Ho cercato di stare il più nascosta possibile, avevo la minigonna ed i tacchi. Sandro non ci avrebbe fatto caso, ma Stefania, avrebbe notato tutto e si sarebbe insospettita. Ho approfittato di una sua telefonata per correre nello studio di Emma e rimettere i jeans. Sotto ero ancora senza slip. Ero completamente nuda ed eccitata. La fortuna sembrava essere dalla mia parte, anche Stefania era passata solo per prendere delle cose e poi se ne sarebbe andata subito dopo. Uscita Stefy sono nuovamente corsa a rimettermi la minigonna e a togliere gli ingombranti jeans. In gonna senza slip si sta veramente comodi, peccato che sia la stagione fredda e non è conveniente andare in giro nuda. Non sentivo neanche il freddo da tanto ero eccitata. Pensavo, ora suona, lo so che ora suona. Quando apre la porta non gli salto addosso, non fa per me, ma lo prendo per mano e lo rinchiudo nella stanza di Emma. Poi lo faccio sedere, gli slaccio i pantaloni e mi ci siedo sopra. Gli farò capire che sotto la gonna ed alla maglia non ho niente. Sono pronta, oggi sono pronta. Ora suona, vero che suona? Ma il tempo passa e nessuno suona. Peccato. Ho aspettato, ingannato il tempo e nel mentre l’agitazione e l’eccitazione salivano. Oh se oggi ero pronta, mi sarei concessa volentieri.... Le 14 sono arrivate inesorabili e nessuno è passato a trovarmi. Ripeto peccato. E ora? Ero nuda ed eccitata. Non ho resistito. Mi sono tocca, masturbata. Ho goduto. Più volte. Quando i “calori” si sono calmati mi sono tolta la gonna e nuda ho camminato verso il mio armadietto. Ho preso gli slip ed il reggiseno e me li sono messi. Ho rimesso gli scomodi jeans, la canottiera e la maglia. Sono tornata al mio posto ed ho iniziato a lavorare. Nessuno è venuto a trovarmi.........
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Salotto speciale 2011
“Raffinata e cerebrale”: così aveva scritto nella sua e mail quella che si firma “ Sex Madame de Staël , la signora di Modena che stiamo aspettando qui al bar . Paola parla molto, come raramente fa, sembra su di giri e questo mi fa piacere. Dopo le ultime esperienze della scorsa estate ed un paio di incontri con Anna e Andrea ( anche con loro c’è rilassamento) è subentrata tra noi una specie di pausa sensuale. Succede a tutti, e siccome era contemporanea e considerando il tipo di esperienze vissute non ci è dispiaciuto affatto passare qualche mese a godere solo di noi, dei pensieri e dei ricordi. Però poi è arrivata lei. Solo un paio di gambe ( eleganti nonostante i 56 anni che dichiara) nella fotina di messenger, il rifiuto di qualunque approfondimento visivo , le lunghe chiacchierate in chat con Paola e con me sull’erotismo e sulle esperienze riportate nel nostro sito (e le tante sue domande curiose) qualche accenno al suo salotto erotico ,come lo chiama, fatto di testa e di desiderio e non di invadenza corporea. Niente foto ma ha voluto parlare a voce con noi, per telefono. Ha una voce giovanile e nello stesso tempo calda e avvolgente, gattona e accogliente. Che cosa voglia da questo incontro, però, non ce l’ha voluto dire. Forse per questo la nostra curiosità è aumentata giorno dopo giorno e quei racconti che ci ha inviato denunciano una grande cultura, una straorinaria vena di sensualità e grande fantasia. Una coppia Raffinata e cerebrale, ci ha detto, “che mi piacerebbe conoscere meglio, di persona, e alla quale vorrei fare una proposta del tutto nuova in grado di farvi conoscere una frontiera che non sospettate”. L’attesa dura dieci minuti più del previsto; quando “Sex Madame de Staël” al secolo soltanto e semplicemente Maria Grazia , arriva non ci delude. Bella signora, capelli ordinati, cappotto nero lungo sotto il quale indossa una gonna sobria, appena sopra il ginocchio, gambe eleganti con calze scure, mani curatissime e trucco discreto. Elegante in tutto, nel modo di salutare, di accavallare le gambe, di gesticolare controllandosi. La conversazione è diretta piacevole, amichevole. Dopo un paio di battute su qualche chilo in più che so di aver messo su e lo stile e la bellezza di Paola e dei suoi occhi, ci spiega che non è assolutamente corporeo il suo interesse. Potremmo essere bellissimi o bruttissimi senza che questo possa cambiare la sostanza di ciò che lei ha colto nella nostra vita e nei nostri scritti: una capacità assoluta di vivere la sensualità in modo intelligente e cerebrale, però ancora troppo condizionata (sostiene) dalla carnalità dell’approccio. Ci racconta del su percorso, del suo “ salotto” dei tanti contatti (migliaia e migliaia) con uomini e donne che avevano bisogno di altro che un sostituibile membro eretto o di un buco da penetrare. La parola, lo sguardo, la situazione, il contatto, la confidenza, lo spogliarsi delle inibizioni e non dei vestiti: questo secondo lei rende indimenticabile l’erotismo nella massima forma possibile per il genere umano. La fisicità dell’atto assorbe, contamina, porta direttamente all’istinto animalesco facendo sparire la sublimazione del pensiero sensuale, la soddisfazione del più importante organo erotico che possediamo, il cervello. E che ci creda veramente è tangibile: il suo sguardo avvolge, accarezza, ammicca, lo strofinio delle sue gambe penetra dentro facendo passare in secondo piano persino la sgradevole musica di questo locale. “ Pronti al grande salto” ci dice : noi siamo ad un passo da quel qualcosa che lei possiede e che rende il convegno di amorosi sensi e l’amore nutrito dalla coppia qualcosa di quasi sovrannaturale. Paola la segue in silenzio rapita, io cerco di comprendere dove voglia parare ma mi sento a mio agio, come se questi discorsi fossero miei. “Fiducia e considerazione” , la sensualità dell’affidarsi e di credere : questa la chiave per entrare nel paradiso del suo salotto , questo ci chiede senza altre spiegazioni che non siamo quelle fornite dalle sue parole, trasmesse dai suoi occhi, dalle sue e mail. Noi gli ospiti del prossimo incontro sensuale-culturale, i protagonisti, l’oggetto del desiderio e dei desideri sapendo che non ci saranno ammucchiate, contatti sessuali , che non ci sarà bisogno di preservativi o analisi per godere della nostra essenza dei nostri desideri e di quelli degli altri liberati da tutto il fardello del sesso da fare per giungere al sesso da pensare, solo affidandosi alle sue scelte. Sto per rispondere che dobbiamo parlarne e pensarci nello stesso attimo in cui Paola allunga la sua mano a prendere quella di Maria Grazia per dirle “ Ok senza dubbio , ci stiamo” senza neppure guardarmi, senza neppure consultarmi. Cosa assolutamente insolita per lei e per noi, segnale che sta seguendo il proprio istinto che, ho imparato, ha quasi sempre ragione. I dettagli sono importanti- ha detto ieri per telefono – a partire dal vestirsi. Non in modo volgare, ma neanche castigato. Deve essere un primo contatto con il pensiero degli altri, un modo di proporre la propria sensualità senza essere aggressivi, senza voler imporre la propria. Paola è andata apposta a comprare autoreggenti color carne, una gonna nera a pieghe una maglietta di cashmere nera e bianca appena scollata. Elegante e sensuale lo è stata sempre ma osservandola prima di uscire come stavolta mai: ha qualcosa dentro di diverso, qualcosa che trasmette su una insolita lunghezza d’onda. Maria Grazia ci riceve in uno studio piccolino e ricco di fascino: un paio di sculture , un grande dipinto di una donna nuda di spalle ( che potrebbe essere lei qualche anno fa) colori rilassanti. Ci spiega in cosa consisterà il suo salotto: noi saremo gli ospiti a disposizione per l’intera serata o nottata. Niente è proibito e quindi teoricamente neppure l’amplesso ma la condizione è che siano trascorse almeno tre ore dall’inizio del salotto ma è considerato un fatto negativo da tutti. In sostanza dobbiamo capire che sono cose che possono accadere, potrebbero, e questa possibilità reale è quella che deve alimentare la fantasia e il desiderio. Se avvenissero davvero rapporti sarebbe un ritorno al passato, un passo indietro. Ci chiede se afferriamo la differenza tra il “poter accadere” e “l’accadere” e le sue implicazioni. Sino a qui ci arriviamo. Per il resto il linguaggio del corpo, la postura, i dialoghi…tutto libero. Persino il “toccare se stessi” è ovviamente naturale se uno ha voglia di farlo, ma toccare solo il proprio corpo e non quello di altri è segnale di rispetto, di cultura del se e non di imposizione ad un altro od un'altra. Anche qui il discorso è chiaro: non è vietato farlo, allungare le mani o venir toccati da altri o altre, ma sarebbe una ricaduta, un livello inferiore. Il resto sarà il piacere del confronto,della confidenza nostra e di altri, l’ascolto delle altrui fantasie e la comunicazione aperta delle nostre a fare il resto. Non c’è bisogno di altro. Ci conduce per mano ,entrambi, a sottolineare la confidenza voluta, verso il salotto grande. Tre divani, due poltrone a cerchio, qualche poltroncina negli angoli, un camino acceso, una luce diffusa e discreta. Indica a Paola una delle due poltrone , a me il divano vicino. Lei si siede a diversi metri di distanza sull’altra poltrona di fronte sempre sorridendo e chiedendoci cosa gradiamo da bere. Sul grande tavolinetto al centro vino, liquori, acqua, tartine di vario tipo. Si mette comoda scoprendo un po’ le sue leganti gambe e Paola pochi istanti dopo la imita mentre lei, dopo aver suonato un piccole campanello, ha iniziato a parlarci della nostra doppia avventura con l’ingegnere chiedendomi che cosa mi abbia dato così tanto fastidio. Il suo sorriso e l’accoglienza a me destinate si allargano a una giovane coppia ( sulla trentina ) appena entrata, ad un signore elegante con i capelli bianchi di età indefinita, ed un altro paio di suoi amici che in silenzio sono entrati nella stanza e si sono seduti indirizzandoci appena un cenno di saluto con la testa senza interrompermi. Strano che stia parlando così facilmente del mio disagio di fronte a sconosciuti ma l’ambiente sembra sostenere queste confidenze. Paola ascolta, interviene, risponde alle domande prima discrete poi più intime della padrona di casa e degli altri che via via entrano in sintonia con la storia. La lei della coppia inizia a raccontare una sua fantasia prendendo spunto da una frase di Paola, lui, il marito credo, la guarda con desiderio. E’ una fantasia tutto sommato banale, fatta di dolce e concordata violenza, di essere offerta a sguardi e desideri ma non nasconde nulla dei dettagli che vorrebbe vivere in questo suo sogno che riferisce con tale capacità evocativa da far pensare più ad una avventura vissuta che ad un progetto. L’atmosfera si riscalda subito. Uno degli uomini presenti inizia a fare i complimenti all’eleganza di Paola ed alle sue gambe che meritano di essere guardate. Meglio. Paola ringrazia e si sposta sulla poltrona e la gonna si alza di parecchio. Il bordo delle autoreggenti è ormai fuori ma del resto anche le altre non nascondono. Lui confessa di aver cercato il nostro sito dopo aver saputo del nostro ingresso nel salotto e dopo qualche domanda intima cui Paola risponde senza vergogna o esitazione passa a raccontarle una sua fantasia che lo tormenta sin da piccolo, e quello che farebbe volentieri a mia moglie. Sul suo racconto si innestano anche gli interventi degli altri che arricchiscono di particolari, di ipotesi, di suggerimenti. Ora le gambe di Paola sono esposte come i suoi slip : non scosciata in modo plateale , seduta in modo composto ma senza ipocrisia. Sa di essere guardata la, che gli occhi cercano i passaggio e non fa nulla per opporsi. La mia erezione è fortissima come quella degli altri da quello che posso intuire. L’uomo della coppia ad un certo punto chiede il mio parere un suo desiderio ricorrente che la moglie non soddisferà mai perché ha paura ed è giusto che sia così, però lui ce l’ha e gli piace pensarlo e mi chiede se nelle nostre avventure abbiamo vissuto qualcosa di simile e come reagirei se Paola lo facesse. E’ una storia da cuck, da guardone della moglie, di sperma altrui e di umiliazione. Non appartiene al mio vissuto né alle mie fantasie anche se qualche volta ci siamo andati vicino ma sentirla esposta così con passione e semplicità diretta crea in tutti una forte eccitazione ulteriore. Mentre sta raccontando la moglie lo guarda, fa in modo che lui capisca che gli sguardi di tutti sono tra le sue cosce ormai aperte,e gli appoggia la mano strofinandola appena sui pantaloni. E’ un attimo e le ultime parole del suo racconto sono strozzate dal singulto dell’orgasmo che lo fa sussultare sul divano. Respira forte, chiede scusa, si alza e seguito dalla moglie abbandona la sala mente entrano altri due uomini, un ragazzo sulla trentina ed un signore più anziano, circa la nostra età. Ora Paola è al centro delle domande e dell’attenzione: le guardano le gambe, le raccontano quello che desiderano, le chiedono cose e dettagli, propongono immagini le più assurde e svariate con una naturalezza disarmante. Uno, quello con i capelli bianchi, le chiede consigli per avvicinare la moglie al mondo della trasgressione e poi confessa a mia moglie che forse i problemi sono dovuti al pene troppo piccolo. Guarda la signora maria Grazia, chiede a Paola e a lei se può mostrarlo ed avere un parere. Madame sorride e fa un gesto cordiale aprendo le mani, come a dire: puoi fare come vuoi se non invadi la sfera degli altri, e lui incoraggiato si alza calandosi pantaloni e slip. L’erezione dovuta ai discorsi lo fa scattare fuori deciso: un membro normalissimo una quindicina, di centimetri al massimo 17, piuttosto largo. Paola lo commenta tranquillizzandolo ,Madame lo guarda con curiosità e gli chiede di avvicinarsi a lei per farselo vedere bene. Quello aspettava e capisco che si tratta di un esibizionista dal modo in cui si toglie scarpe, pantaloni e slip e si precipita davanti alla poltrona di lei che lo esamina con attenzione con lo sguardo ( ma deve averlo visto altre volte) e scuote la testa. Uno dei presenti inizia a raccontare a Paola di quanto gli piacerebbe farselo vedere da lei e di come vorrebbe vederla nuda e scansarle quelle mutandine bianche sta ammirando. Madame continua in silenzio a scrutare la verga del suo ospite e poi dice a Paola di guardarlo bene lei “ Mi sembra che sia interessante ma troppo largo che dici Paola?” le chiede invitando l’uomo a posizionarsi davanti a mia moglie che scavalla le gambe e si tira su dallo schiena per guardarlo ancora da più vicino. Lui è li in piedi davanti a lei a pochi centimetri dal suo volto. L’erezione ha una strana curvatura in basso. E’ dritto per dritto ma leggermente curvato in basso. Lui continua a parlare della moglie, della sua voglia di essere guardato, di far guardare la moglie e dei problemi del suo pene tenendo le mani dietro la schiena come uno scolaretto. Paola chiede permesso alla signora e dopo un cenno di assenso allunga la sua mano prende l’asta con due dita e la solleva per guardarla sotto. Lui interrompe il discorso per u n sospiro profondo e mentre Paola gli sta esaminando la base comprende che è al punto di non ritorno. Non lo masturba: lo tiene semplicemente con due dita, accenna solo da quello che posso vedere, ad un lieve scappellamento tirando appena giù la pelle mentre il liquido bianco inizia ad uscire dalla punta lentamente,senza schizzi, scivolando lungo l’asta , lo scroto, le cosce bagnando le dita di mia moglie e scivolando a gocce grosse anche sul tappeto. “Sei il solito frettoloso” le dice comprensiva Madame, scusandosi con Paola e spiegandole, mentre mia moglie coscienziosamente non lo abbandona e finisce con lievi movimenti, che Luigi è un amico caro e che soffre un po di eiaculazione precoce come abbiamo potuto vedere ma che stavolta è stato sin troppo bravo e che spera che a Paola non abbia dato fastidio questo fuori programma. Mia moglie è troppo presa dall’atmosfera e dalla tensione erotica. Lascia la presa mentre lui si allontana e davanti agli altri fa una cosa del tutto inaspettata. Si lecca le dita asperse di sperma! “ Dicevi invece tu?” chiede all’uomo che le stava raccontando quello che le avrebbe fatto e lo interroga con malizia finendo di leccarsi le dita. Non resiste. Si porta la mani sui pantaloni ancora chiusi e viene anche lui strofinando ed io sono ad un passo dal farlo anche io guardando gli slip di mia moglie e quelli di madame offerti in modo altrettanto generoso. Basterebbe che mi toccassi e verrei anche io dopo tutti questi discorsi. I due escono lasciando il posto ad un altro signore ed una coppia anziana. I discorsi proseguono: è tutto un immaginare, un raccontare, un chiedere a Paola dettagli erotici, un condividere le fantasie che gli uomini hanno su mia moglie, le cose che le vorrebbero fare , le cose che vorrebbero facessero le loro compagne. Il tono è calmo, come se si stesse parlando di calcio, ma l’eccitazione alle stelle. Quando il ragazzo dice che si è fatto tante seghe sulle foto di Paola nel sito e che darebbe chissà cosa perché mia moglie lo guardasse mentre se ne fa una pur non essendo la cosa più erotica che ho sentito, sento che sono ormai al punto prima di venire. Madame chiede a Paola se possiamo accontentare il giovanotto e quando lei risponde certamente aprendo le gambe meglio per farsi vedere, senza neanche toccarmi vengo nelle mutande. E’ un orgasmo insolito, fortissimo, totale, inaspettato: Sento il liquido caldo abbondante scivolare ovunque e il respiro affannoso tradisce ciò che mi è successo. Madame mi guarda soddisfatta. “ bello vero godere così?” “ Ora tocca a lui “ e indica il giovane che si sta masturbando dopo aver estratto un grosso pene. Lo fa con lentezza incurante del fatto che la signora seduta accanto a lui lo guardi con tenerezza e inizi a raccontare a Paola un’esperienza vissuta molti anni fa. La sega è lunga. Altri intervengono come se il ragazzo non stesse facendo nulla, una situazione surreale che mi eccita di nuovo sentendo il bagnato e l’appiccicaticcio nelle mutande. Paola, guarda ascolta, commenta, risponde poi ad un certo punto le vedo gli occhi lucidi che conosco, il fremito della voglia. “Madame io dovrei…” “Masturbarti, venire di già Paola? “ “Si, non ne posso più io sono una che…” “ Che viene molte volte, si lo so ho letto, e per questo non apprezzi. Vedi Paola il multi orgasmo è una bella cosa ma devi imparare a resistere. Ascolta ancora i racconti e le fantasie, non ti toccare, dammi retta, poi ci penso io… fidati” Mia moglie mi guarda quasi chiedendo aiuto ma ubbidisce. Torna a sentire ,rispondere,ascoltare di cazzi che la vorrebbero, di piccole e grande perversioni, di leccate di ore, di sperma che la riempe senza che nessuno stia mimimamente pensando di farlo. Trema a trattenere l’orgasmo, la capisco mentre il ragazzo spruzza densi fili davanti alle sue mutandine ed un altro si alza con una vistosa macchia sui pantaloni. “Ti prego Maria…sussurra paola” “ Ancora un attimo amica mia, le dice, abbi pazienza, resisti. Guarda questo amico mio che ha tanto bisogno di essere rassicurato” Il quarantenne che era seduto dietro nella poltroncina si alza e si cala i pantaloni. Ha un coso enorme, duro e dritto, sarà almeno 23-24 cm e piuttosto largo, sul genere di quello dell’ingegnere e il pensiero mi crea una fitta tra le gambe costringendomi finalmente a toccarmi da sopra i pantaloni. L’uomo si avvicina a Paola : se conosco mia moglie sta morendo dal desiderio di toccarglielo, prenderlo in bocca e ovunque con la voglia che ha caricato. Paola si volta verso di me quasi per chiedere aiuto mentre il grosso pene è vicino a lei . “ Maria .. ora ti prego , posso?” quasi implora La nostra ospite si alza. “Aspetta. Non ti toccare. I nostri ospiti meritano qualcosa di più , no?. Ei pronta a farti fare una cosa pur di venire?” “Si ma se subito perché se no vengo così senza toccarmi” “ Paola calma. Ora verrai, davanti ai nostri amici, ma in un modo che sentirai del tutto nuovo. Tranquillizzati e aspetta. Il membro grosso è li con lui che lo tiene e fa lentamente avanti ed indietro facendo diventare paonazza la cappella. So che Paola lo vorrebbe , lo guarda con insistenza ma ubbidisce. Madame si avvicina alla poltrona di paola.ù “ Alzati un attimo Paola”. Ubbidisce quasi in trance. Lei le alza la gonna decisa e con gesto sicuro le sfila gli slip zuppi. La fa risedere. Prende di peso una sua gamba e la mette sul bracciolo della poltrona facendo cenno di fare altrettanto con l’altra e le tira su bene la gonna. Ora è nuda davanti a tutti oscenamente aperta con le sue eleganti autoreggenti e la peluria curata e rada del pube esposta. Le grandi labbra della figa sono spalancate e bagnatissime . ” Non venire paola e non ti toccare. Vedrai, scoprirai una cosa. Intanto i nostri amici possono avvinarsi a te e guardare bene come sei diventata la sotto con i loro racconti ,con le floro fantasie le loro parole. Tuo marito si sta masturbando sai? “ e mi fa cenno di farlo liberamente,. Gli uomini presenti e persino la signora si avvicinano, si chinano ad osservare mia moglie da vicino tra le gambe ,nessuno osa toccare, tutti la guardano bene e si allontanano. L’uomo accanto a lei,quello con il cazzo grosso è ormai in sega e decido di avvicinarmi anche io per vedere liberandomi di pantaloni e slip bagnati. Mentre la guardano tutti così aperta e lei si lamenta pregando di farla venire Madame fa i complimenti al mio cazzo e poi le rammenta i racconti le confidenze. “Ora Paola devi essere brava. Sarò io a farti venire, voi state qua attorno e guardatela bene e tu Pino guarda e dimmi se tua moglie ha mai fatto così. Si inginocchia tra le sue gambe spalancate. La mano destra lentamente si avvicina al suo monte di venere. “Paola no n venire, fallo solo quando te lo dico io, fai uno sforzo” Mia moglie annuisce e in quel momento l’uomo dal cazzo grosso si allontana “aspetta paola le ripete Maria Grazia. Le esplora i peli con la mano, con le dita completa la schiusura delle grandi labbra, e a quel contatto mia moglie sta per esplodere. “Aspetta aspetta ancora Paola. Le stringe forte la figa un attimo. Torna ad aprirla. Prende il clitoride diventato enorme con due dita e comincia a carezzarlo stringendolo forte procurandole dolore e piacere tanto che inizia a lamentarsi forte. La mano sinistra di maria Grazia si fa strada. Due dita scompaiono dentro la vagina di Paola che sta per esplodere. “No, aspetta aspetta ancora” le ordina stringendo ancora forte il clito. Tutti sono chinati a guardarla La mano di maria grazia continua a penetrare dentro Paola.Incredibilmente con facilità enorme l’intera mano le scompare dentro : un fisting che Paola non ha mai fatto. La mano è tutta dentro sino al polso mentre continua a tormentare il clito con l’altra. Paola urla quasi ma di piacere. “Ora facciamo vedere agli amici come è un orgasmo così ben preparato, uno solo. Ti leverò la mano e tu sei libera di venire” La estrae di colpo, tutta bagnata e strofina forte. E’ un attimo. Paola urla come raramente l’ho sentita ed incredibilmente un spruzzo, un getto forte di suoi umori, le esce dalla vagina , si contorce, si agita, urla ancora si dibatte a gambe spalancate, poi le chiude di scatto e crolla sulla poltrona svenuta, letteralmente svenuta ,nel momento in cui vengo anche io sulle sue gambe seguito da qualche altro che non vedo. Mi preoccupa a vederla così priva di sensi e mi precipito ma Maria Grazia chiede a tutti di allontanarsi e con garbo le carezza il viso con piccoli colpetti . “Tranquilli, la prima volta fa così per le persone più sensibili, ci dice . Paola sembra ancora priva di sensi sulla poltrona le gambe leggermente dischiuse. Continua con la destra a carezzarle il viso mentre la sinistra rialza la gonna che aveva abbassato e inizia un piccolo massaggio circolare tra le gambe zuppe , i peli intrisi e la poltrona macchiata. Paola si muove sospirando . “Brava,amica mia, brava, un grande orgasmo ora puoi venire ancora davanti a tutti come piace a te poi l’uccello te lo darà casa tuo marito ma pensa a tutti quelli che ti hanno desiderato, pensa alle cose che volevano fare di te a come ti hanno guardata spalancata, dentro, a come hai ubbidito e ti sei prestata alle loro fantasie, brava Paola vienimi di nuovo piano, piano, in mano così” Lei continua il massaggio tra le cosce di mia moglie strofinando appena senza penetrarla e paola respirando più forte la aiuta assecondando con il bacino il movimento e puntando i piedi a terra. E’ questione di pochi movimenti, so che il secondo orgasmo di Paola arriva subito, quasi a scaricare la tensione e il suo “ahhhhh” stringendo le cosce attorno alla mano di lei , è il segnale della fine. Almeno credo Due minuti dopo mia moglie è di nuovo seduta composta sono rimasti in tre o quattro nel salotto. Paola le conferma di non aver mai goduto così tanto e Madame spiega come questa volta il piacere sia venuto dal cervello. Ci rivestiamo tutti, ancora un paio di chiacchiere e ci salutiamo con affetto dandoci appuntamento ad una prossima occasione. Mi bacia con passione appena scesa la prima rampa. “Che meraviglia Pino” mi dice mentre sobbalzo perché a noi si è avvicinato un uomo che era nascosto nella penombra. “Scusatemi . ci dice – vi prego, scusatemi- ripete. E’ l’uomo dal cazzo grosso che in effetti è ancora più grande e ancora fuori dai pantaloni. “Vi supplico, vi supplico, io non ce la faccio a venire con una sega e la mia signora non vuole che…” Dunque è lui il marito di Madame. La teoria dell’amore cerebrale funziona , ovunque e per tutti, meno che per il marito. “Ti ho desiderato in un modo folle, mi scusi anche lei- dice a me- ma mi è parso di vedere che anche tu Paola lo desideravi. Mia moglie la penetrazione me la fa fare pochissimo ed io …” piange quasi dal desiderio represso. “ ma come…? Ma ti pare” prova a rispondere Paola che però è calamitata da quell’enorme coso “ Aiuto, aiuto. Non ne posso più . Lo so che è assurdo ma …ti voglio, ti voglio, un sol oattimo” Sto per rispondere malamente ma ancora una volta Paola mi precede. “ Pino io ne ho voglia, lui ne ha bisogno, mi aiuti?” “ Vi prego vi prego” insiste “ Ma dove…? Come? “ chiede paola che intanto ha allungato la mano e glielo tocca. “ Di qua” urla quasi lui con entusiasmo. Scende ancora una rampa, infila una porticina sulle scale, ci conduce per un breve corridoio ed entriamo in una stanza completamente vuota con una poltroncina vecchia al centro. “ Così così si agita lui in preda ad un raptus” Mi fa sedere sulla poltrona. Sembro anche io in trance non capisco . Guida Paola bruscamente a fianco della poltrona, la fa piegare sino a riversarsi sulle mie gambe con il sedere in fuori . “Posso Paola, posso penetrarti?” Lei si alza la gonna in questa improvvisata pecorina con i l suo viso sulle mie gambe. “Pino toglimi lo slip tu e aiutalo, ce l’ha grosso” Glielo sfilo mentre lui si sistema alle sue spalle. E’ ancora bagnatissima da prima quando le passo la mano tra le natiche per insalivarle un po’ la vulva. Gliela dischiudo con la mano destra mentre lui impaziente con la punta del suo grande cazzo scansa la mia mano per iniziare a penetrarla. Sento il desiderio di Paola mentre vedo la lunga verga entrare dentro di lei a scatti. Qualche secondo e Paola mugugna forte quasi mordendo il mio pantalone e stringendomi le gambe mentre lui ha iniziato a scoparla avanti e indietro lentamente sino in fondo. Vedo il grosso cazzo penetrarla ed uscire e le tengo appena dischiuse le natiche per facilitare la penetrazione profonda in una posizione in cui lui in pratica rischia di cadere su di lei. Quando aumenta il ritmo dei colpi infilo il mio dito medio nel buchino di mia moglie, sino in fondo. Così sento benissimo il grosso membro scivolare dentro di lei, allargarla, muoversi con forza. Pochi istanti e percepisco il piacere di Paola che però no n sembra in grado di arrivare all’orgasmo e i primi sussulti del suo grosso cazzo. “ Scusate, ma posso…?” “Venirle dentro? Completo la frase. “Si posso?” “Su sborra senza problemi. Riempimela” A queste parole Paola viene, nel momento in cui sento con il dito infilato dietro i lunghi schizzi scaricarsi dentro mia moglie . Un orgasmo lungo e silenzioso . Appena ha finito di scaricarsi si stacca e fugge via balbettando. Paola ride, si rimette in piedi. Un fiotto di sperma le esce dalla vagina e cade a terra. Poi prosegue a scivolare una lunga cascata bianca tra le sue cosce. Usa le mutandine per pulirsi, poi senza dire niente, le avvolge in un fazzolettino le mette in borsa e finisce di pulirsi con un altro fazzolettino. Mi bacia toccandomi l’uccello divenuto durissimo. Andiamo a casa amore mio, ti devo molte cose non ti pare: lui ha bisogno di cure.
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13 years ago
paolapino,
50/50
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Ad una festa
ero andata a quella festa con mio marito per cercare un pò di svago in una fredda serata invernale.La casa non era molto grande ed eravamo in troppi la dentro ma, di bello c'era un camino che donava un atmosfera calda e accogliente..mio marito conosceva tutti e fra salutare la gente e intraprendere noiose conversazioni io mi ritrovavo spesso accanto al fuoco del camino sola finchè.....appoggiato ad una poltrona c'era un uomo con i capelli brizzolati molto corti, alto, spalle larghe, grandi mani...un viso sereno con piccole rughe d'espressione ai lati degli occhi scuri che mi guardava. Ero attratta dal suo sguardo e mi creavo in testa mille storielle più o meno erotiche...sognavo lui che mi seguiva in bagno e chiudeva la porta dietro di noi per poi appoggiarmi al muro e farmi dolcemente scivolare in ginocchio per poi farmi succhiare avidamente il suo pene duro e eccitato...oppure che mi portava alla finestre dove tutti potevano vederci e spostandomi lentamente il vestito scorreva le sue grandi mani tra le mie cosce, fino a trovare il mio reggicalze e giocherellare con l'elastico per poi salire su fino ad accorgersi che non avevo nulla se non il mio sesso bagnato e desideroso di essere penetrato non solo dalle sue dita ma, besnsì da altro...e mentre mi creavo pensieri in testa il tipo si avvicina veramente a me e sfiora le dita della mia mano... mi guarda come se avesse letto tutti i miei pensieri, come se in quella stanza ci fossimo solo io e lui e non preoccupandosi di essere visto si porta alla bocca la mia mano e mi bacia le dita e le lecca facendomi venire i brividi per tutto il corpo...poi con gentilezza mi trascina via senza una sola parola, senza spiegazioni ed io lo seguo perduta nel sua vibrante magia. Non mi porta verso il bagno, neppure vicino alla finestra..ma, in una cameretta da ragazzina, tutta piena di pupazzi di vari misure, di poster, di foto...senza chiedermi nulla mi gira di schiena e mi fa salire sul letto appoggiando le ginocchia su un soffice piuminio azzurro. Con le mani mi fa inclinare la schiena finchè il mio seno non è sdraiato sul letto...e lui alzandomi la gonna del tutto inizia a leccarmi le cosce poi ancora più su fino ad arrivare all'apice del mio piacere ormai bagnata, colante di lussuria desiderosa solo di essere penetrata la succhia. ne beve i liquidi..rialzandosi lo tira fuori e mi penetra con forza facendomi sbattere la faccia sul piumino, sempre più forte con tutto il suo cazzo dentro...mi fa godere..le sue mani arrivano alla mia bocca e mi fa succhiare le sue dita...quando arriva all'apice del piacere mi gira e infilandolo tutto in bocca mi prende per i capelli e me lo fa succhiare, leccare fino a che la sua sborra calda mi riempie la bocca, la gola e scivola giù gustosa sulla mia lingua....non so quanto sia durato mi è sembrato tantissimo..ci riassettiamo al meglio, mi bacia con passione , mi riprende per mano e torniamo alla festa senza che nessuno si fosse accorto di nulla....era successo veramente con uno sconosciuto...affascinante, eccitante....ci siamo rivisti ma, non è più successo nulla e va benissimo così altrimenti si sarebbe sciupata la sensualità del momento e sarebbe diventata rutine...è stato bellissimo..un segreto da portare dentro l'anima........
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13 years ago
admin, 75
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