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Amici di famiglia
Provo a scrivere il mio primo racconto storia vera vissuta...
Frequentavo questa coppia di amici da 12 anni,poco più grandi di me lei 10 anni di differenza lui 6, ci vedevamo per cene di famiglia e ritrovi per caffè aperitivi ecc ecc. A me e lui legava la passione per motori e informatica.ormai ero abituale in casa loro, ci vedevamo ogni settimana dalle 2 alle 3 volte mai sospettato o visto niente che mi potesse far pensare o insospettire di qualcosa. Una sera mi chiama lui mi dice ci guardiamo la nazionale insieme? Gli dico ok, ci troviamo prendiamo un caffè parliamo del più e del meno.inizia la partita , guardiamo il primo tempo, scambiamo opinioni fin qui tutto normale lei intanto saluta dicendo che è stanca e va a letto perché aveva la sveglia presto. Inizia il secondo tempo, la cosa di prolunga per via dei supplementari e mentre parliamo, giro la testa e vedo arrivare le, in perizoma e canottiera bianca senza reggiseno, dice di aver sete e non sapeva fossi in casa, si scusa e torna di là. Io imbarazzatissimo da ciò che avevo appena visto, finisce la partita tutto e tranquillo, quando lui mi dice :non hai capito vero?, gli rispondo:cosa?
Lui a quel punto mi dice dobbiamo andare di là in camera da letto, a quella richiesta avevo il cazzo durissimo non sapevo come reagire balbettare quasi le mani tremavano e il cuore era a mille.gli rispondo ma no dai lascia stare, siamo amici va a finire che roviniamo tutto. Lui insiste lo seguo ma mi fermo davanti alla porta della stanza lui intanto si mette in mutande e mi dice mi metto giù se vuoi c'è posto. Ero allibito non sapevo come reagire, lei mi guarda e mi dice dai vieni qua non ti mangio mica, mi siedo sul letto, iniziamo ad accarezzarci, la fermo ma non riesco mi esce il cazzo e lo accompagna alla sua bocca, lecca un po me un poco lui, poi mi dice scopiamo e domani sarà come non fosse successo niente divertiamoci e basta, le sposto la brasiliana inizio a leccarle la sua figa era già bagnatissima,mi spoglia e si adagia sul mio cazzo delicatamente iniziamo a fare sesso la voglia era troppa, nel frattempo che la sbatto lui va dietro e inizia a leccare la figa a lei , il mio cazzo era dentro lei ma sentivo ogni tanto la lingua di lui sull'asta, non mi importava mi sussurra di venirle dentro, arrivo ad un orgasmo pazzesco, andiamo avanti però, continuiamo a farlo intanto i suoi gemiti riempiono la stanza tanto che le dico di far piano avevo più paura di loro che si svegliasse la bambina di 3 anni, mi dice non preoccuparti , lei viene e vengo ancora io mentre vengo la giro le vado da dietro e inizio a sbatterla forte tante che vengo di nuovo inaspettatamente, a quel punto la mia erezione inizia a scendere , allora mi scanso si fa avanti lui che inizia a scoparla forte piena del mio seme , gli viene dentro, lei era soddisfatttissima, tanto e che la cosa è andata avanti per 3 anni finché i piani della vita ci separano vanno a vivere lontano ma ci sentiamo tutt'ora.
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1 week ago
Amante87PD,
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Last visit: 1 day ago
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Incontri casuali
L'altra sera il pub era affollato, il brusio della gente si mescolava alla musica soffusa, e io sorseggiavo la mia birra, rilassato dopo una lunga giornata. Non avevo programmi particolari, solo l’idea di passare la serata senza troppi pensieri.Poi l’ho vista.Seduta al bancone, una donna sui 45, forse 50 anni, l'età che mi manda letteralmente fuori di testa. Era lì, con lunghi capelli castani e uno sguardo che sapeva di esperienza. Indossava una camicetta bianca, leggermente sbottonata e jeans aderenti che esaltavano il suo corpo incredibilmente attraente. Mi ha lanciato un’occhiata, poi un sorriso. Ho ricambiato, alzando il bicchiere in un brindisi silenzioso.Dopo pochi minuti eravamo uno accanto all’altra, le parole scorrevano fluide, accompagnate da sorsi di vino per lei e birra per me. Parlava con una voce bassa e sensuale, ogni sua risata mi arrivava dritta allo stomaco. Non c'era bisogno di giochi di parole o allusioni, c'era già tutto nei suoi occhi e nei miei.Poi è arrivato il momento giusto. Un silenzio carico di tensione, uno sguardo più lungo del solito. Ha sfiorato la mia mano con la sua, e il calore del contatto mi ha acceso qualcosa dentro."Vieni con me," ha detto, senza aggiungere altro.Siamo usciti dal pub senza fretta, ma con un’urgenza silenziosa nei nostri movimenti. Nel parcheggio, le auto erano poche e le luci dei lampioni creavano ombre lunghe sulle siepi che circondavano l’area. Lei mi ha afferrato per il colletto della camicia e mi ha tirato verso di sé, le sue labbra si sono schiuse sulle mie in un bacio profondo, caldo, insaziabile.Le sue mani si muovevano sicure, esplorando, stuzzicando, accendendo ogni nervo del mio corpo. Io ho fatto lo stesso, scivolando lungo le curve del suo corpo, sentendo il tessuto sottile della sua camicia tendersi sotto il tocco delle mie dita.Ci siamo spinti oltre, tra le siepi, nascosti dagli sguardi indiscreti. L’aria della notte era fresca, ma tra di noi c’era solo calore. Le sue mani esperte sapevano esattamente cosa fare, come muoversi, come perdere il controllo. I vestiti sono diventati un ostacolo superfluo, sfilati con gesti impazienti, fino a che non eravamo lì, seminudi ma caldissimi.Il resto è stato un’esplosione di passione. I nostri corpi si cercavano, si trovavano, si univano in un ritmo naturale e travolgente. Lei era intensa, dominante, ma sapeva anche lasciarsi andare, lasciarmi spazio per guidare il gioco. Il fruscio delle foglie, i nostri respiri affannati, il battito accelerato dei cuori: tutto contribuiva a rendere il momento ancora più elettrico.Quando finalmente il desiderio si è placato, siamo rimasti lì per qualche minuto, ancora avvolti l’uno nell’altro, il respiro corto, i sorrisi soddisfatti. Poi, con una risata bassa, si è sistemata i capelli e mi ha lanciato uno sguardo complice."Non male per un incontro casuale, vero?" ha sussurrato.Ho annuito, mentre lei si allontanava piano, lasciandomi con il sapore delle sue labbra e il ricordo di una notte inaspettatamente stupenda.
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1 month ago
FieryBoy91, 33
Last visit: 18 hours ago -
Non volevo sentire nemmeno una parola
Vi racconto una storia .....Volevo solo scoparla. Non volevo sentire nemmeno una parola. Nemmeno una parola sospirata. Volevo solo che stesse zitta, che godesse per me, in quella notte silenziosa che profumava di rose rosse e vino bianco.Volevo solo scoparla, sentirla godere. Sentire la sua figa pulsare attorno al mio cazzo turgido. Il sesso non ha bisogno di amore.Il sesso ha bisogno di sudore, odore, unghia. Ha bisogno di baci e di schiaffi, di strette di mano e di intrecci di corpi.E quella sera le nostre lingue si scontravano, si abbracciavano. E non c’era bisogno di parole. Non c’era bisogno nemmeno di una parola.Mi bastavano i suoi occhi. Quegli occhi che mi guardavano dal basso e mi imploravano di scoparla. Di scoparla ancora.Per tutta la notte. Una lunghissima notte. Una notte meravigliosa.Nel frattempo le avevo aperto la stretta camicia e le avevo letteralmente strappato il reggiseno, liberando due magnifici globi di alabastro sormontati da grandi capezzoli rosati ben eretti che cominciai subito a stuzzicare.La denudai completamente, mordendole via il perizoma, poi mi girai su di lei per un 69 che lei approvò senza fiatare; così mi ritrovai a gustarmi la sua dolce fichetta e il ciuffo di peli scuri che la sormontava mentre lei, espertissima, si faceva scopare in bocca.“Godi, puttana”, le dicevo. E lei godeva.Godeva ad ogni mio colpo dentro di lei. Con le mani le afferravo i fianchi. Le schiaffeggiavo il culo tondo e sodo.Le afferravo quelle natiche in modo deciso, senza che potesse scostarsi dalla mia presa.“Stai godendo? Urlami che stai godendo”. E lei godeva. Eccome se godeva.Quando mi aveva preso il cazzo mi succhiava senza sosta, spingendosi da sola il mio membro fino in fondo alla gola.La sentivo ansimare e la bava le colava dalle labbra. Le lenzuola si erano inumidite. Ma non importava. Il sesso certe volte non deve essere pulito.Ha bisogno di carezze, quelle sì, ma non deve essere sempre pulito. “Fammelo succhiare”, continuava a dire lei.E cosa le dovevo dire? “Succhia, troia”. E lei succhiava. Mi leccava le palle, si strusciava la cappella sui denti.Lo afferrava di lato con le labbra come una cagna tiene tra le labbra il suo osso. Ed è questo il bello del sesso.Era come una fontana, bella lubrificata per il mio cazzo. La presi, la girai e la misi di lato sul divano.Che corpo, ragazzi, e che culo spettacolare. Comincio a scoparla forte, e più ansima più vado forte.“Mi piace da impazzire il tuo cazzo, mi piace da impazzire” ricordo che mi diceva tra una botta e l’altra."Godi troia, fammi sentire quanto sei puttana".Le mie mani affondavano nei suoi fianchi pieni, formosi, e da lì la tenevo ferma per far entrare quanto più cazzo possibile nel buco della sua vagina.La feci mettere a pecorina. Impugnai saldamente il mio pene e la penetrai con un solo colpo, strappandole un urletto ma dandomi subito da fare.A ritmo forsennato cominciai a pomparla, facendola venire un’altra volta, ma quel succo stavolta non finì nella mia bocca, ma lo raccolsi con la mano e lo usai per lubrificarle l’ano.Senza smettere di pomparla, le dissi: “Sei pronta?”“Me lo metti nel culo?” “Si! Si! Spaccami!”Non me lo feci ripetere due volte e, anche lì, con un solo colpo, un po’ più forte, la inculai.Che quando è vero, puro, completo, può essere anche terribilmente sporco. “Mettimelo dentro dai, voglio godere ancora”. E così avevo fatto, me l’ero preso in mano e glielo avevo ficcato dietro.Lei godeva. Urlava. Gemeva. Allora le avevo messo la mano davanti alla bocca perché stesse zitta.Certe volte nel sesso bisogna stare in silenzio. Ma solo per qualche secondo."Quanto di piace nel culo ... zoccola", "Ti piace quando ti spacco il culo ?????" "Strilla puttana tanto qui non ti sente nessuno"Per poi urlare di nuovo e dirle “Ti vengo nel culo, stronza”.E invece la stronza, la mia stronza, con un sorriso si era voltata e stesa nel letto. Si era stretta le tette con le mani.“Mettiti in piedi e vienimi addosso, ti prego”. Quella sera era nuda, bellissima.Col suo fisico morbido e quella quarta di tette che sembrava sempre straripare.Quella sera ero in piedi sul letto sopra di lei. Volevo solo scoparla. Volevo solo venirle addosso.Lei giocava con i sui capelli, sfregava le gambe, si toccava la figa guardandomi negli occhi.E io tenevo in mano il cazzo. E alla fine ha vinto lei.Mentre le ginocchia mi si piegavano, lo sperma bianco cadeva a fiocchi sul suo seno nudo.Il sesso ha bisogno di un sorriso. Quello che aveva lei, quella notte, in cui non c’era bisogno di parole.
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1 month ago
MaxPallini,
60
Last visit: 1 month ago
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..solo una ...
Ma poi ,era fine Aprile,un caro amico ci lasciò la sua casa all’isola d’elba e decidemmo di andarci a stare in teoria fino a luglio,finche non ci sarebbe poi andato lui con la,la casa era in una zona poco abitata,un paesino molto piccolo,vicino al mare ,era una meraviglia,il posto,l’aria,ma c’era quel non so che di “non vita” determinata dal covid che rendeva tutto surreale.La mattina facevamo colazione fuori e andavamo a prendere le briosche a un bar a gestione ,quasi sempre c’era Marco al bancone a servire .il figlio di 32 anni ma che ne dimostrava 10 in meno ,a vederlo come prima impressione non trasmetteva nulla che facesse pensare al sesso,e io ,da attenta osservatrice degli esseri umani in generale,ero abituata a scrutare bene i dettagli.Eravamo tutti con la mascherina e con l’ansia di seguire tutte le regole imposta dal governo,meno male che almeno andavamo a fare delle bellissime passeggiate ,al mare o nelle campagne e il lavoro al computer era meno stressante sapendo che poi ,fuori,c’era una natura meravigliosa.Ma nonostante questo cambiamento io non ebbi nessun segno di ripresa dell’attivita’ sessuale,anzi ,a dire il vero ,non era neanche la mia preoccupazione principale…finche…Una mattina al bar vedo Marco zoppicare ,gli chiesi cosa gli era capitato,lui mi disse che aveva una strana infezione al piede,io gli dissi che avendo lavorato in uno studio medico e come estetista ,gli avrei potuto dare un’occhiata,lui mi disse di non preoccuparmi ma due giorni dopo mi chiese se avevo qualche disinfettante perche’ non stava bene, io gli dissi di farmi vedere il piede allora lui si sedette sopra a al tavolo, io su una sedia di fronte,quel giorno aveva iniziato a fare caldo,io indossavo un vestitino a fiori bianco e blu,ero senza reggiseno ,non avevo previsto di fare l'infermiera,poi essendo vicino al mare e col caldo che andava ad aumentare,stava diventato piu’ consueto vestirsi leggeri,ma da quella posizione piu’ alta dal tavolo, Marco mi sbirciava dentro il vestito e mi guardava le tette anche in modo palese,io facevo finta di niente,afferrai il piede e lo avvicinai a me,piu’ in mezzo alle mie gambe,lo tenevo in mano e scrutavo,gli dissi che c’era da disinfettare e da applicare una crema,cosi gli dissi di venire casa nostra nel pomeriggio per effettuare la medicazione.Marco era un ragazzo moro,sembrava avesse un bel fisico sportivo,insomma era anche molto giovane ,ed e’’ bassino di statura,forse non arriva a un metro e sessanta,poco piu’alto di me,ma assolutamente proporzionato ,sembrava ,solo un po timido.Cosi’ lui si presento’ da noi e io lo medicai,la mattina dopo mi disse che iniziava ad andare meglio,io gli dissi di tornare anche in quel pomeriggio per almeno altri 4 giorni.Cosi iniziammo anche a parlare del piu’ e del meno,il terzo pomeriggio Marco si sbilancio’,mi disse :” sai che non avevo notato quanto sei……..”cosa?”gli chiesi io.....e lui …”e…che con questa cavolo di mascherina non ti rendi conto bene,caspita complimenti ,sei proprio una bella ragazza…” …e io arrossiii,lo ringraziai per la “ragazza”.gli dissi che ero molto piu’ grande di lui ,e lui non ci credeva,pensava io avessi 3235 anni,e io “seeee….magari!!...” e poi gli svelai che avevo 46 anni,e lui ci rimase di merda….”ma che cazz…non e’ possibile,hai un corpo di una 30enne,sei stupenda ..".. parlava e nel mentre mi guardava come se mi dovesse mangiare,io avevo indosso un pantaloncino che mi esaltava il fondo schiena e un top aderente,quando gli afferrai il piede e gli spalmai la crema non potei non notare quale grossa sorpresa avesse lui tra le gambe,gli si gonfio’ il pisello a forza di parlare del mio corpo, le mie tette si muovevano mentre gli spalmavo la crema e cosi’ dovetti scoprire che aveva un pisello da pornoattore,vista la sua statura(che non vuol dire niente)non avrei mai immaginato una cosa del genere,gli si vedeva la forma sotto il pantaloncino di stoffa leggera e aderente,cavolo,era un bastone di notevole dimensione,..lui si accorse della cosa e tento’ immediatamente di coprirsi con le sue mani…mi chiese scusa,non si era accorto del fatto che si vedesse…io non so come mi venne ma feci una battuta poco felice,gli dissi,non ti preoccupare,non fa niente,al limite dopo ti andrai a fare una sega…Marco disse “,,ma che dici!!?!!...” io non mi faccio le seghe!..mi resi conto di aver detto una stronzata,ma poi mi sorprese con la frase successiva ..”beh! in realtà ieri me la sono fatta …e che tu ,con quelle tette mi fai eccitare…”..“cazzo”...che avevo combinato…non sapevo che rispondere e come uscirmene da quella situazione imbarazzante…lui si sentiva molto a suo agio con me a tal punto da poter dire certe cose nonostante la sua timidezza"allora oggi te ne farai un’altra…” gli dissi ripensando anche delle seghe che si faceva mio marito guardando le mie foto…”dai,ci vediamo domani,ultimo giorno ,in teoria,sei praticamente guarito.Lui mi ringrazio’ e mi disse “ok,grazie! allora a domani”Sentivo che qualcosa era cambiato,anche in me,mi sentivo diversa,un piu’ ..boh!non saprei dire..ma ne parlai subito con Luca,gli raccontai tutto e mentre lo raccontavo sentivo finalmente vita "là sotto”..senza dire ancora niente a mio marito,ma lui non rimase sorpreso,disse che si era accorto da un po che Marco mi “mangiava con gli occhi”..e io gli dicevo che era cosi’ piu’ giovane di me che proprio non avevo minimante considerato questa probabilita’,Luca mi disse che secondo lui Marco non vedeva l’ora di farmi e che era molto arrapato,beh,io mi eccitai’ e gli risposi ”..mi sa che mi sono bagnata,e lui sbarrò gli occhi..”veramante!!!!dai non ci credo…finalmente! “ io mi sedetti sopra le sue gambe in modo da fargli sentire la mia patata,lui aveva il pisello duro e me lo infilo’ subuto,quasi per non perdere quel momento,io avevo una voglia pazzesc,con la mente fantasticai di “Marco”,cominciavo attiva come una volta ,era passato troppo tempo e quella nuova prima volta mi fece ricordare quanto era bello fare sesso,non vi dico mio marito quanto era felice per il mio “ritorno”.“luca,pero’ devo dirti che da sotto il suo pantaloncino ho visto che ha un bastone al posto del pisello,ero li di fronte a medicare il piede,era impossibile non notarlo”,Luca mi disse,”non sono geloso,e’ troppo giovane per essere in competizione,se guardare ti fa bene alla mente sono contento anzi visto anche i tempi che corrono.Il giorno dopo non andai al bar ,mi sentivo un po in imbarazzo ,poi sapevo che comunque il pomeriggio il ragazzo sarebbe venuto da noi ed ero curiosa ed eccitata ,Luca mi disse di stare tranquilla e di non esagerare con le provocazioni ,gli andava bene che io mi eccitassi all’idea pero’ poi non voleva che io andassi oltre,invece,con la scusa del caldo esagerai ,mi misi la mia minigonna nera che usavo per andare al mare e la canottiera bianca che mi disegnava il seno e nel caso che mi fossi eccitata mi si sarebbero visti indurire anche i capezzoli,Luca quando mi vide mi disse “noooo!! e’ esagerato cosi!!...dai,e’ un chiaro messaggio di richiesta di sesso !no,dai mettiti almeno una maglietta diversa….ma arrivo’ Marco,e non feci in tempo a cambiarmi…sorrisi a mio marito che accetto’ quella “sfida”,Marco quando mi vide ebbe un attimo di smrrimento,mi saluto’ in modo impacciato,io invece gli chiesi come stava andando col piede ,poi ci mettemmo come alsolito,lui seduto sul tavolo e io piu’ in basso su una sedia,solo che con la minigonna,ero coperta al limite della patata,da sopra lui non mi avrebbe visto le mutandine ma ben presto mi eccitai anch’io e non riusci a non farmi venire i capezzoli duri,ma facevo finta di niente,Marco ,che era molto spontaneo e ormai aveva una certa confidenza,disse “il piede va bene,anzi e’ guarito,pero’ se ti vedo cosi’ mi fa male qualcos’altro,” io mi misi a ridere,gli dissi di non esagerare ,che non stava vedendo nulla di particolare per cui stare male….lui mi disse “stavolta si che mi faro’ una sega…” io risi di nuovo e gli dissi ..”ehhhh,esagerato,per cosi poco,allora se vedi una donna nuda che fai?...”...lui rispose,,”se vedessi te nuda non so cosa ti potrebbe succedere!! ..”...guardando i suoi pantolonicni ,gli dissi ..”vedo..vedo..che sei sensibile a certi argomenti…dai,ok….tutto apposto,ora sembra guarita bene l’infezione,mi raccomando non camminare a piedi scalzi ovunque…e ora ti puoi fare anche una sega!....e lui “ ..”qui?..davanti a te?”..e io “nooo,scemotto ,a casa tua!!”...ridevo e mi divertivo molto ma ero ormai bagnata e avevo u po di affanno per il solo pensiero, non vedevo l’ora che se ne andasse ,infatti appena chiuse la porta andai da Luca ,gli presi la mano e gli dissi “senti!”..avevo la patata stra bagnata e di nuovo scopammo con una voglia da adolescenti,mi scopo’ molto forte,sul tavolo dove era Marco, Luca mi diceva “..ma se ti fa eccitare cosi’ invitalo piu’ spesso,lui ti guarda e io ti faccio!..peccato allora che non verra’ piu’..! e io presa dalle sue parole e dall’eccitazione e dal fatto che mi scopava,sussurrai “sai che voleva farsi una sega davanti a me…stavo per dirgli di si ma avevo paura che dopo non arei resistito e mi sarei fatta scopare..” Luca era sempre piu’ eccitato,gli piaceva che dicessi quelle cose e io ero frastornata,dopo mi resi conto che le fantasie non erano piu tali ma desideravo che diventasse realta’,cioe’ ,volevo vedere Marco farsi una sega davanti a me.Finita la concitazione della scopata,ci rilassammo un po,sul letto,con l’aria condizionata,Luca era nudo e sudato ,io ero con i vestiti addosso,non era stato neanche necessario spogliarmi..e Luca…disse “beh! se ti fa questoe effetto e io ho questi benefici per me e’un sogno,allora ,sai che c’e’ …se vuoi,se ti fa eccitare ,stuzzicalo ancora…Incredibile la vita,chi l’avrebbe detto,mio marito accettava quella cosa,uscivamo da un anno di astinenza e non era mai successo prima ,cosa che ci aveva molto spaventato,ora avevo ritrovato la “chiave “ per il mio risveglio e Luca non voleva perdere quella opportunita’.Marco ci venne a trovare il giorno dopo,nel pomeriggio,alle due,io gli dissi subito,con un fare sbrigativo,”vediamo?”..ma va bene,non c’e’ nulla da preoccuparsi”..ma quando alzai la testa il suo pisello era gia’ dritto sotto i pantaloni,e scoppiai a ridere.” ma..Marco…ma non e’ possibile che…!!!” lui si mise le mani sopra ma anche il palmo della destra sul tronco e faceva piccoli massaggi al suo pisello…” e che cavolo,solo perche’ mi sfiori mi tocchi il piede con le tue mani mi succede questo??”...e io,”pensa se ti prendo il pisello in mano!!secondo me vieni appena te lo sfioro”..lui sentondomi parlare in quel modo,tento’ la sua mossa ,mi chiese”..dai,me ne posso fare una davanti alle tue tette?...e risposidi istinto “ma che dici,sei impazzito?..e poi qunto ci metti a venire???”..lui si scuso”..mannaggia,scusa e che ,mamma mia ,che figa che sei..”...allora io senza dire nulla…guardai dritta verso il pisello.poi gli dissi,dai,se ci metti poco pero ..” lui non se lo fece ripetere,si tiro’ giu’ il boxer,se lo prese in mano,duro e grosso come non so che cosa e inizio’ a masturbarsi davanti a me..non credevo a miei occhi,stava succedendo sul serio…io gli dissi..”aspetta un’attimo,devo andare in bagno..” invece andai nell studio dove c’era Luca e gli spiegai sottovoce…” c’e’ Marco di la che vuole farsi una sega davanti a me….io sono..eccitata, dopo pero’ scopiamo..” E luca…” ecco lo sapevo che andava a finire cosi,.. se gli permetti di farsi una sega davanti a te sta sicura che quel pisello finira’ dritto nella tua patata ..” e io “noo,ma no,vuole solo farsi una sega e poi lo mando via”...e Luca,dopo svariati secondi di attesa”.......va bene,se questa cosa ti serve per eccitarti…facciamola”..…io andai in soggiorno emozionata ,li trovai Marco seduto ancora sul tavolo ad aspettarmi,”eccomi” ..gli dissi..e lui si ritiro’ fuori il pisello dando x scontato che aveva avuto il permesso di farlo e ricomnicio’ a segarsi,”me lo prendi in mano un po tu?”..e io “no!!” ma poi allungai le mani sulle suo cosce e lui me le porto’ sul suo pisello ,ero curiosa di senitre nelle mie mani un cazzo diverso,erano anni che ero con Luca e che non toccavo un pisello che non fosse il suo…Porca miseria quanto era grosso..”no ,no ,no,non devo pensare questa cosa..” dicevo tra me e me,si perche’ gia’ mi stavo immaginando come farmi fare”...meno male,che lui mi mise la sua mano sulla mia ,e aumentanto i ritmo della sega mi venne subito,spruzzando addosso…tantissimo,mi fece una doccia praticamente..lui si scuso’ per non essersi trattenuto e per essere venuto sopra di me…io ero esterefatta..gli dissi di vestirsi e di andarsene…appena chiuse la porta mi raggiunse Luca che mi piego’ a 90 sul quel tavolo e io gli dissi..” dai,Luca,se aspettavi ancora un po mi avrebbe presa Marco…”Erano mie parole che mi facevano eccitare molto, e cosi ancora sesso,avevo cosi tanta voglia che non capivo come avessi fatto a stare un’anno senza fare l’amore…..”e adesso che si fa?”..domandai io….Luca Rispose con un bel boh!...Questa cosa era troppo eccitante ,era un peccato interromperla ma dovevo mettere in conto che non avrei resistito ancora molto e presto avrei ceduto il mio corpo ,ero troppo “debole” per resistere,al suo prossimo approccio ero sicura che mi avrebbe scopata di sicuro,quindi c'era da capire come affrontare la situazione…" e’ sicuro che lui cerchera’ di avere tutto da te,cerca solo di resistere il più possibile..,mi voglio godere questa situazione e approfittarne finché si puo’…poi vedremo"disse Luca.La mattina dopo siamo andati al bar ,ci siamo seduti al tavolo a abbiamo fatto colazione,io avevo messo una canotta che mi faceva vedere le tette dai lati e questa cosa sapevo che avrebbe attirato Marco che puntualmente mi fece i complimenti per quanto ero bella e disse a Luca che era fortunato,non immaginate quanto quei complimenti mi fecero piacere,ero diventata un lago di piacere e non so che mi prese,chiesi a Marco dove potevo lavarmi le mani,lui mi accompagno’ in cucina,non c’era nessuno,poi mi spinse dentro uno stanzino ,mi mise subito la mano sul mio culo,io anziché arrabbiarmi gli abbassai la tuta del lavoro e glielo presi tutto in bocca,era gia’ molto duro ,e il pompino forse duro’ 10 secondi,poi mi rialzai e gli dissi”mi devo lavare le mani,senza dirci nulla tornammo al tavolo.Quando lo raccantai a mio marito un po si arrabbio’ ma subito dopo facemmo tanto sesso che per tutto il giorno ci sentimmo “pieni”.Passarono alcuni giorni ,io non cercai mai volontariamente di ritrovarmi da sola con Marco e per una settimana non successe nulla,ma nella nostra testa c’era e come .abbiamo vissuto la settimana di “rendita” con i ricordi di quel pomeriggio,poi la domenica mattina andammo a fare colazione al bar e puntualmente arrivo’ lui,io gli chiesi,ma tu non sei mai in ferie?non vai mai al mare ,sei sempre qui?...lui rispose che era a casa lunedi e martedi mattina perche’ tutti i giorni doveva lavorare perche’ erano sempre aperti con la crisi che c’era…poi chiese a noi se andavamo da qualche parte,io gli dissi che avevamo voglia di andare alla scoperta di quache bella spiaggia,lui chissa’ che film si fece nella testa e subito ci propose di accompagnarci in un posto molto bello e poco frequentato,Luca accetto’ e io pure,cosi ci andammo la mattina dopo di lunedi che Marco non lavorava,sara’ che il ragazzo non faceva sesso o neanche una sega da qualche giorno ,ma era proprio arrapato,andammo con la sua macchina,appena 15 minuti per arrivare ed effettivamente il posto era bellissimo…” vedete qui?” ci spiego’ Marco,”in tempi normali non avremmo mai trovato parcheggio invece,eccoci qua noi e altre due auto parcheggiate…”..probabilmente le auto dei proprietari del chioschetto giu’ in spiaggia.Arrivati giu’ prendemmo da bere ,faceva caldissimo,credo 30/32 gradi, io mi avvicinai al mare e l’acqua era abbastanza fredda e mi sentivo al tatto subito rigenerata,con l’immancabile inturgidimento dei capezzoli che Marco non si fece scappare,beh! io mi slaccia subito il pezzo sopra e rimasi in topless, e mi sentivo la regina in mezzo a loro due,Luca si lamento’del fatto che io potevo e loro no,certo non si poteva stare completamente nudi.Dopo un po che prendevamo il sole,io noto una canoa “chissa se le noleggiano” dissi ad alta voce,,” Certo che si,perche’ vi piace andare in canoa?”....chiese Marco,a me piaceva si,e non ci ero mai andata e mi sarebbe piaciuto provare.Fu un’dea fantastica,prendemmo una canoa 3 posti, io mi misi al centro,Luca d’avanti e Marco dietro e cosi’ iniziammo a pagaiare,c’era un misto di profumi di mare ,scogli,e il sole iniziava a essere molto caldo,avevamo tutti e tre il cappellino e grazia all’acqua che schizza va dai remi si stava molto freschi.Andavamo molto veloce,con la canoa fai tanta strada in poco tempo,ci eravamo allontanati tanto dal punto di partenza e un certo punto vediamo una piccola cala ,molto piccola ,decidiamo di andarci,era proprio piccolina in mezzo a due scogliere, ma con una spiaggettina di sabbia bianca al centro ,troppo bella e così intima,era lunga neanche ⅚ metri di larghezza e alle spalle avevamo forse 4 metri di spiaggia prima dell’altissima scogliera .Comunque sbarcammo li, portammo in nostri zaini con il pranzo e i teli da mare,ci mettiamo li da soli,la sensazione ere di stare su un’isola deserta,eravamo solo noi tre e un sacco di cormorani neri che svolazzavano sugli scogli,rimanemmo li per circa un’ora ,tra un tuffo nell’acqua azzurra e cristallina che sembrava una piscina ,poi sopraggiunse la fame e mangiammo un panino,appena finito ,giusto il tempo di rilassarsi dieci minuti che Luca volle proseguire il viaggio sulla canoa,cosi raccolta tutto il nostro “bagaglio” risalimmo e via verso il mare aperto.Ma dopo circa 10 minuti si intravedeva una piccola isoletta di scogli e man mano che ci si avvicinava scorgemmo una piattaforma dove ci si poteva fermare,l’isolotto era stra abitato di uccelli vari,soprattutto i soliti cormorani,quando fummo vicini pero’ molti semplicemente si spostarono un po piu’ in la ma non sembrava fossero spaventati della nostra presenza,poi una volta scesi fu una meraviglia,avevi la sensazione di essere tu e la natura,lontano da tutto ,e tranne noi stessi non c’era la benche’ minima presenza di un mondo civilizzato …quella sensazione unita al fatto che ero con mio marito e Marco mi provoco’ una forte eccitazione,e credo che anche loro due si sentissero cosi,infatti Luca,che era l’unico che poteva prendere una iniziativa del genere,disse”ragazzi, in questo posto non e’ consentito stare con i vestiti…”e allora si tolse tutto, via il boxer e la maglietta ,rimase completamente nudo col pisello leggermente in erezione,poi guardo’ Marco e gli disse”..dai ,che aspetti,non ti vergognerai mica?’..lui guardo’ me come per cercare il mio consenso i segno di rispetto ,,”ma non posso con te presente”...Luca gli disse di non preoccuparsi di nulla,quel piccolo paradiso andava vissuto allora Marco si convinse e si spoglio’ anche lui,io gli guardai il pisello e da moscio non sembrava cosi grosso ma iniziavo pericolosamente a eccitarmi tanto che tentennai a spogliarmi perche’ avevo la sensazione che si sarebbero accorti,allora le feci lentamente e cercando di nascondere qualcosa con le braccia e le maniDai facciamoci una foto..disse Luca..e io non volevo,era troppo imbarazzante ma poi…poi Marco tiro’ fuori la sua piccola fotocamera professionale e disse che avremmo avuto delle foto “serie”..quindi trovo un posto dove posizionarla e con autoscatto a raffica scattava una foto ogni 5 secondi ,ognuno si metteva nella posizione che voleva ,una serie di 7 foto molto divertenti,solo che tendevano a nascondere le parti intime..Poi ci preparammo per una seconda”sessione”,stavolta Luca era piu’ vicino a me e disse anche a Marco di stare vicinissimo a noi e poi a una certo punto io ero in mezzo e piano piano Marco dietro di me e Luca davanti attaccati in una sorta di sandwich…sentivo i piselli sul mio corpo,quello di Luca si era gonfiato e non lesinava a farmelo sentire sulla pancia,quello di marca era “educatamente ancora molle e sentivo la carne sulle mie natiche,inutile dire quanto gia’ fossi bagnata…Poi la fotocamera scatto’ le sue 7 foto e quando le andammo a vedere sul piccolo display Luca era ormai col pisello dritto,disse “embhe!che volete..e’ la natura..”Poi un’altra sessione ,stavolta Luca dietro di me ad abbracciarmi e Marco davanti…”mamma mia ,pensai come avrei fatto a resistere a non fare cavolate ,ma Luca mi anticipo’,mi mise le mani sulle tette e nel mentre Marco era appiccicato a me …sentivo a quel punto che anche lui si stava eccitando…e io non ho piu’ resistito,ho preso il suo pisello in mano,che si ingrossava sempre piu’ ,allora mi sono chinata ,e poi ho afferrato anche quello di Luca e ho detto “finalmente la foto che desideravo fare”loro hanno riso e Luca ha detto “fai quello che vuoi,tanto qui non ci vede nessuno”...dicendo cosi’ sblocco’ la situazione e ci siamo fotografati in molte posizione erotiche senza mai sfociare nel porno,ci siamo baciati anche sulle labbra …”Io pero’ ero stremata stra stanchezza e voglia di scopare repressa ,chiesi di ritornare in quella spiaggetta a dieci minuti da li perche’ mi volevo stendere,cosi ci siamo rivestiti e siamo tornatiUna volta risistemati i teli Luca si spoglio’ completamente e si stese giu’,poi mi aiuto’ a slacciarmi il pezzo del costume di sopra e quindi mi sfilo’ il sotto,poi mi disse “vieni qui che ti spalmo un po’di protezione solare,io gli diedi la schiena ,ero stesa sul fianco destro ,in mezzo a loro due ,Marco si tolse il costume e si giro’ verso di me per guardami ,e io ero nuda con le tette bianche a pochi cm di distanza da lui ,cosi indietreggiai verso Luca fino a far aderire il mio culo col suo pisello e quando inizio’ a spalmare la crema sul braccio,spalla e sul fianco,sentii”qualcosa “ indurirsi ,non dovetti fare altro che indirizzarlo sulla patata e “ciaf” dentro!..poi seguito da un mio sospiro di piacere…era ora!liberta’ di scopare davanti a Marco che si eccito’ moltissimo,gli venne duro e incomincio’ a segarsi,Porca troia quanto godevo,gli afferrai con la mia mano il pisello ,era troppa invitante ,non potevo non approfittare della situazione per infrangere qualsiasi barriera pudica e poter fare liberamente qualsiasi cosa….. infatti sono venuta subito!! ,troppo troppo presto…. ,mentre Luca mi baciava il collo e mentre stringevo il pisello di Marco…il quale ,dopo che io mi ero “calmata” mi fa:”...e io?..niente?...”io rispondo facendo la gnorri :” niente cosa?”Marco “:...dai,fammi fare anche a me…sto andando in depressione con tutte queste seghe..”io : eh!ma …devi chiedere il permesso a Luca…Luca : ..che centro io…la patata e’ tua…..!io : “dai ,vieni qui,ti aiuto io ..”Altro che aiuto,andai dritta con la bocca , io ero bella nuda davanti a lui,gli ho messo una mia gamba appoggiata su di lui facendogli intravedere anche un po delle mie parti basse,lui si e’ infoiato e poi mi letteralmente spruzzato addosso non so quanta roba ,e mi sono dovuta andare a fare il bagno..Beh fu tutto molto bello ed estremamente eccitante,non mi sarei mai aspettata di trascorrere una giornata del genere e il merito fu sicuramente per buona parte di Marco che ci aveva portato in quel posto paradisiaco oltre che per la sua stessa presenza .Al ritorno,eravamo ormai da soli in macchina,io dissi a mio marito una cosa che mi passò per testa,tanto per provocarlo :” …sai,dopo una giornata cosi bella…beh,un regalino a Marco sarebbe meritato ,noo?...un’infilatina ci stava, “...e Luca…”non se ne parla neanche ,e’ gia’ tanto quello che gli fai fare…!.io:”...si,e’ vero’,ma almeno una se la meriterebbe pero’Luca :” NO!!!”Io ..”..dai…mi sto bagnando di nuovo solo al pensiero…e poi, lui e’ timido,se non gli dai il permesso tu lui non avra’ mai il coraggio di provarci”Luca..”non gli daro’ mai il permesso di scopare mia moglie,se proprio vuole deve avere il coraggio di provarci da solo… se la deve guadagnare …e se lo vuoi tu…ovviamente”Che per me voleva dire “si”...percio’ mi convinsi che era solo questione di tempo,…”ma con tutto quello che ha fatto,cioe’,mi ha fatto diventare una….boh,una troia tutta per te?..non sei contento?...e poi ,dai.si vede che ci tiene a noi…”luca :“ si ,perche non ha niente da fare e ..ti vuole solo scopare, fin dall’inizio….La sera ci guardammo con calme le foto che avevamo fatto in quella giornata,erano molto erotiche ma in verita’ eravamo talmente esausti e sazi che poco dopo ci addormentiamoIl giorno dopo Luca pose la questione se far vedere quelle foto a Marco,non sapevamo cosa fare e le risposta ci arrivo’ da sola ,quando si esauri’ quella carica sessuale accumulata durante quella giornata al mare.Fu lo stesso Marco che ci chiese :” ma quelle foto?...mi piacerebbe vederle…”..io dissi che mi vergognavo ma sotto sotto volevo che le vedesse,Marco disse “..ma si,appena ci organizziamo vieni da noi che le guardiamo insieme..”..e con questo fu chiaro il messaggio che non gliele avremmo fatte avere a lui ma che poteva solo guardarle in nostra presenza,non si sa mai..Cosi quello stesso pomeriggio Marco ci invito’ a casa sua,lui era da solo,disse che aveva uno schermo bello grande e che avremmo apprezzato di piu’ le foto,io non persi l'occasione per fare una battutina scema ma provocante .”..certo ,piu’ e grande piu’ godi!!” ,Luca ironizzo’ e concluse.."..e certo ..!le dimensioni contano,altro che..!Cosi,subito dopo pranzo,prima che ci piombasse addosso il sonno andammo 10 minuti da lui ,disse Luca,si sarebbe trattato di poco,invece successe il pata-track!!io arrivai con la solita minigonna nera e top rosso senza reggiseno,faceva caldo,come mi sarei dovuta vestire!!..ci sedemmo davanti alla scrivania,Marco preparo’ un caffe’, si accese il computer,credo che lo schermo fosse un bel 32 pollici che in effetti rendeva molto bene,Luca era seduto vicino a me,e quando iniziarono ad arrivare le foto in cui eravamo nudi, io immancabilmente sentii un caldo umido nella patata e inizia a bagnarmi talmente tanto che dovetti mettermi la mano sopra ,ma non fu proprio una mossa azzeccata perche’ il contatto con la pelle mi fece eccitare ancora di piu’ e mi ..masturbai un pochino ,Luca vedendomi in quella situazione disperata ne approfitto’ e disse “..ma perche’ non ci mettiamo comodi sul letto cosi nessuno sta in piedi?”....e gia’...troppo comodi,ma io non ci capii piu’ niente ,una volta a letto io mi misi a pancia in giu’,Luca invece disse che mentre vedevamo le foto mi avrebbe fsatto un massaggio ,certo,col pisello dentro la patata,ma io avevo talmente voglia che lascia fare tutto quello che volevano,vedevamo le foto e nel frattempo Luca mi sollevo’ la minigonna e non ebbe problemi aa penetrarmi in un attimo,quindi mentre mi scopava io chiesi a Marco di avvicinarsi ,per non escluderlo dal gioco,gli abbassai il boxer e afferrai il pisello con la mia bocca finché non fu grosso e duro ,mi girai a pancia in su e Luca si sposto’ di lato,invitai Marco in mezzo alle mie gambe e lui stavolta un impacciato mi chiese “ ma davvero?”....e poi finalmente gli feci usare quell’arnese dentro di me,gli dissi “..dai.vieni,qui…vediamo se riesci a farmi venire…”e cosi ,nella classica posizione del missionario mi scopo’ per la prima volta in quell’estate,appena il suo pisellone mi penetro’ sentii’ un calore nuovo,una sensazione diversa,era probabilmente il sapore della trasgressione,io gli misi le mie mani sul suo culo super sodo e lo accompagnavo nei movimenti ,il tempo che ci metteva a fare su e’ giu’ mi sembrava lunghissimo e quando arrivava in fondo io emettevo un piccolo suono di godimento che non riuscivo a trattenere ,e poi gli dissi a un’orecchio mentre mi faceva,”alla fine c’e’ l’hai fatta brutto stronzetto”…e lui disse una cosa bella ,”...si,mi sento in paradiso,non pensavo fosse cosi bello..”Luca mi disse che eravamo davvero eroticii da vedere ,tutti edue depilatissimi,il pisello di Marco che entrava e usciva facendomi godere…..poi Luca disse”Marco,lasciamela un po a me..” e cosi continuai con mio marito,che mi prese da dietro mettendo in mostra le tette e lui davanti e me e che mi leccava e mi baciava,indescrivibile,un sensazione troppo forte che mi lascio’ ubriaca per tutta la giornata.Ora che Marco mi aveva avuta tutta come avremmo continuato?Il giorno dopo ,a mente piu’ serena,cosi almeno credevo,io e Luca cercammo di analizzare un minimo l’accaduto,lui inizio’ col dire “..penso che dovremmo darci una calmata”..e io risposi “ credo che ve la daro’ ogni volta che vorrete,il fatto di essere presa e usata per fare sesso mi fa andare fuori di testa…”Luca non disse nulla,mi bacio’ e basta!Marco era incredibile,beh era anche molto giovane percio’ aveva una energia pazzesca,tutte le volte che mi vedeva ,fosse stato per lui ,mi avrebbe scopata ma io giocavo un po a “tirarmela”,a volte facevo la difficile e loro due si arrapavano ancora di piu’ ,a volte avevo voglia io e trovavo il modo per fare sesso,mi piacciono molto le sveltine ,breve e intenso,cosi posso farlo anche piu’ volte al giorno,quando mi va,e poi il fatto di avere due uomini e’ un vantaggio,mi piaceva fare sesso cosi’ ,solo per voglia o per attrazione fisica,senza nessun coinvolgimento sentimentale tra me e Marco,Sesso x sesso e basta,come quella mattina che Marco venne da noi, io ero al computer e lui mi inizio’ a toccare il collo e poi le braccia fino alle tette e nel mentre io mi toccavo sotto finche’ lui non mi fece alzare da quella sedia mettendomi a 90 e scopandomi da dietro mentre io teroicamente lavoravo al pc,oppure quella volta che andavamo in macchina,di sera in un locale e prima di arrivare,ci siamo fermati in una campagna dove non cera nessuno e abbiamo scopato in piedi appoggiati alla macchina perche’ non abbiamo resistito fino a dopocena ,Luca da dietroe Marco davanti, e fu pazzasco e quando arrivammo al locale mi tremavano le gambe e quasi non riuscivo a stare in piedi,Marco era eccittao per tutta la cena e al rientro in macchina,mentre Luca che era gia’ esausto e guidava ,Marco mi porto’ sul sedile psteriore con lui e me ne fece di ogni,forse mi fece venire 3 volte ,mi scopava lentamente gustandosi ogni attimo e tutto il contatto dei nostri corpi nudi…..sembrava non essere mai sazio,mi diceva “...cazzo cazzo!!mi fai un effetto che non capisco,ti scoperei tutta la notte,,”....e infatti gli proponemmo di rimanere a dormire da noi perche’ non volevamo che quella magia che si era creata finisse subito…..Rimanemmo sull’isola fino a settembre,saremmo dovuti rientrare a Milano a Luglio ma il nostro amico e la sua quell’anno non si spostarono da Milano quindi prolungammo la permanenza per altri due mesi,io invece ci sarei rimasta a vivere su quell’isola…ma non si puo’ avere tutto…Con Marco durante quel periodo ci furono giorni in cui non ci si vedeva per diversi motivi,io a volte preferivo stare da sola ,c’erano giornate in cui mi piaceva stare nuda in casa nel mio spazio,mi piaceva fantasticare e poi vivere nella realta’ quelle fantasie,alcune volte Luca e Marco mi portavano in giro per l’isola senza una meta’ ben precisa ,e io ero il loro oggetto del desiderio..quella fu un'estate indimenticabile
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1 year ago
Adamella,
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Un amore diverso.
Angela riuscì a chiudere la porta dietro di sé. Le imprecazioni di sua madre rimasero fuori: anche questa volta era quasi andata bene. Con la lingua sentì, sul labbro inferiore, il sapore del sangue che le confermò che il ceffone di sua madre le aveva procurato un lieve taglio. Doveva andarsene. Sì, doveva andar via da quella casa. Si avvicinò alla finestra, fuori il cielo era grigio, la sua vita era grigia, tutto era grigio in quel posto: grandi palazzoni di edilizia popolare, in un quartiere che col tempo era degradato, abitato da ladri, puttane, spacciatori e balordi di ogni specie. Sua madre abitava lì, in un appartamento in affitto, suo padre mai conosciuto, forse era uno dei tanti fidanzati di sua madre. Una bella donna che, con il tempo, si era ridotta a fare la prostituta, a vivere sempre semi ubriaca, a girare per casa mezza nuda, convivendo sempre con un balordo di turno, che regolarmente la sfruttava e poi le dava un calcio e via. Dove andarsene! L’ultimo amico di sua madre era un tipo poco raccomandabile, peggiore degli altri che si erano avvicendati prima: un bulletto che si credeva furbo, l’aveva guardata con occhi cattivi.
«Tua figlia sta diventando bella, uno di questi giorni le insegno il mestiere, così vi metto a battere in strada tutte due e guadagno il doppio.»
Quelle parole ad Angela avevano fatto venir la pelle d’oca; ora doveva scappare, se non voleva far quella fine. Era riuscita a sfuggire, due o tre volte, allo stupro, e non voleva che fosse lui a prendere la sua verginità. Andava a scuola dall’altra parte della città, vicino a casa di sua zia Ada.
Lei sì che era una vera donna. Aveva studiato, si era sposata con un ferroviere, possedeva una bella casa, amava stare con lei, specie da quando, un anno fa, era morto suo zio, stroncato da un infarto. Sua zia era sempre felice di averla in casa. Angela sapeva farsi voler bene. Era una ragazza sveglia, sapeva far tutte le faccende domestiche e lo faceva volentieri per sua zia, che non aveva figli, quindi la considerava e le voleva bene, come ad una figlia.
«Questa casa è sempre aperta per te.» Le diceva sempre.
A volte Angela passava da lei per non tornare a casa. Si sentiva bene con lei, ora doveva scappare: a quasi diciotto anni, doveva decidersi. Mise dentro lo zaino i libri, in una sacca i pochi vestiti che aveva. Vestiva sempre in modo da non attirare l’attenzione, in classe passava quasi inosservata, mentre vedeva le sue compagne vestirsi sempre in modo da attirare lo sguardo dei maschi; lei, invece, riusciva a scomparire anche in mezzo alla folla. Uscì piano dalla camera, sua madre era in bagno; chiuse piano la porta, mentre stava per scender le scale, vide il balordo che saliva. In silenzio, salì al piano di sopra, lui entrò in casa: aveva le chiavi. Scese, corse fuori, prese al volo il bus che l’avrebbe portata dall’altra parte della città. Non si girò: forse sua madre si sarebbe accorta della sua scomparsa, solo fra qualche giorno. Ada la vide davanti al portone, le sembrò un uccellino piccolo e indifeso. Le raccontò gli ultimi avvenimenti.
«Vieni, togliti questi abiti bagnati, fatti una doccia che ti riscalda; io intanto ti preparo qualche cosa di caldo.»
La sera Ada disse che, se voleva, poteva decidere se dormire sul divano letto della cameretta o nel letto con lei. Quando si trovò distesa al suo fianco, le sembrò che, finalmente, si poteva rilassare, le mani della donna le massaggiavano le spalle.
«Rilassati, non pensare a nulla: qui sei al sicuro.»
Lei sentiva uno strano languore crescere dentro di sé; era dolce il modo in cui la zia l’accarezzava, lei si lasciò andare. Lentamente si sentiva dentro una sensazione di benessere, la bocca della zia a poca distanza dalla sua, le parole appena sussurrate, le carezze erano dolcissime.
«Che bel seno che hai zia, il mio è molto piccolo: posso toccarlo?» Lei sorrise.
«Non disperare, presto diventerà grande anche il tuo: sì, puoi toccarlo.»
Angela portò lentamente la mano sulla mammella, era soda, il capezzolo grande, duro, Ada ebbe un gemito.
Il contatto la faceva impazzire. Allungò la sua mano sul seno della ragazza, lei si mise a tremare come una foglia. Era uno strano languore quello che provò quando Ada appoggiò le sue labbra alla sua bocca; lei non oppose nessuna resistenza. Lasciò che Ada insinuasse la lingua dentro la sua bocca, rispose con ardore a quel bacio, lunghissimo, che la fece vibrare come una corda di violino, mentre fra le sue cosce sentiva come un fuoco. La mano, dal seno scese giù, fra le cosce, le divaricò istintivamente, le dita della donna le procurarono subito un piacere sconosciuto. Sentiva scorrer dentro un misto di dolore e piacere, inarrestabile. Lei non sapeva reagire, rimase immobile. La zia, temendo di esagerare, non andò oltre, si tenne il suo corpo stretto a sé e si addormentarono così. Durante il resto della settimana, la sera continuarono a toccarsi sempre, senza andare molto più in là. La sera del suo diciottesimo compleanno, mentre stavano cenando, sentirono il telegiornale in tv. Il cronista si mise a leggere una notizia che gelò il sangue a entrambe. In una sparatoria dentro un bar, il fidanzato di sua madre era stato ucciso e quello, nel tentativo di ripararsi, si era fatto scudo con il corpo di sua madre, con il risultato di morire entrambi. I dieci giorni successivi furono tremendi. La Polizia voleva sapere dei legami fra sua madre ed il balordo morto. Il funerale, tutte le altre cose, misero Angela al centro dell’attenzione; era una cosa che lei odiava da morire. Tornò con Ada, nell’appartamento di sua madre; prese le sue ultime cose, vendette tutto il resto, poi si rese conto che non sapeva cosa farsene dei soldi ricavati.
«Ci prendi la patente di guida: io mi devo operare al menisco, aspetterò fino a che tu non abbia conseguito la patente, poi mi opero.»
Angela pensò che fosse una bella idea. Cinquanta giorni dopo, sventolava la patente davanti alla faccia di sua zia che, dalla contentezza l’abbracciò forte e le diede un lungo bacio in bocca. Una settimana dopo, si recarono in uno studio ortopedico di un caro amico di sua zia. Mentre erano in sala d’aspetto, videro entrare una signora con entrambe le gambe ingessate su di una sedia a rotelle, spinta da una badante straniera.
«Ada, che ci fai qui?»
«Flavia, sei proprio tu?»
Le donne si abbracciarono calorosamente, mentre la badante si mise in un angolo a parlare nella sua lingua al cellulare. Si raccontarono le rispettive vicissitudini. Flavia non la vedeva dal funerale di suo zio. Era stata vittima di un incidente in montagna, mentre era a sciare: una deficiente l’aveva investita fratturandole entrambe le caviglie ed ora doveva togliere il gesso: era lì per quello. Poi, girando lo sguardo, chiese ad Ada.
«Chi è questa bellissima cerbiatta, che ti porti dietro?»
Angela arrossi fino alla cima dei capelli. Effettivamente, con quel suo fisico minuto, il viso tondo, gli occhi grandi e scuri, sembrava davvero una cerbiatta.
«E' mia nipote, una ragazza molto in gamba, ma un po' sfortunata.»
Flavia la scrutò intensamente. Sentiva i suoi occhi entrare dentro la sua anima, poi le chiese quale fosse il suo lavoro. Angela riuscì a recuperare un po’ di voce e disse di esser al quinto anno di ragioneria. Ada aggiunse che era anche bravissima.
«Ha la media del nove!»
Flavia sorrise, poi aggiunse.
«Se sei veramente brava, io potrei aver bisogno di te. La mia commercialista, fra poco, andrà in maternità e devo sostituirla. Quando ti sarai diplomata, cercami, anzi, dammi il tuo cellulare!»
Tornando a casa, Ada le raccontò di loro, che erano state amiche di scuola, si erano frequentate moltissimo, poi la vita le aveva divise: si erano riviste al funerale di suo marito.
«È una donna molto potente. Metà della città gli deve dei favori, mentre l’altra metà, sta ai suoi ordini. Potresti fare la tua fortuna: ha una lavanderia industriale, creata da suo padre, lei la dirige e ne ha fatto una vera miniera d’oro.”
Due giorni dopo, Flavia chiamò le due donne.
«La mia badante mi ha lasciato per problemi con il marito; io ho appena tolto il gesso e non riesco quasi a muovermi: avrei bisogno di una mano.»
Andarono a casa sua. Una villa splendida, appena sulla collina davanti alla città. Angela, entrando, si rese conto che quella casa era bellissima: arredata con gusto totalmente femminile, era perfetta in ogni suo dettaglio. Flavia era davvero immobilizzata, si muoveva a mala pena con due stampelle. Mentre Ada metteva in ordine la casa, Angela la portò davanti alla scrivania dello studio. Flavia fece alcune telefonate, poi le chiese:
«Hai la patente, potresti portarmi in azienda?»
Andarono con la vettura di Flavia, una sportiva degna di lei. Angela sentiva tremar i polsi alla potenza di quel veicolo, ma riuscì a dominarlo in maniera perfetta, tanto che, al ritorno, lei le fece i complimenti ed una proposta.
«Comprendo che devi studiare, ma resteresti ancora con me? Sono completamente sola, non riesco quasi a muovermi, devo far la ginnastica riabilitativa, ma ancora mi muovo malissimo ed ho paura di cadere.»
Ad Angela sembrava un sogno, quella splendida donna aveva bisogno di lei. Andò a casa, prese i libri e alcuni indumenti, poi tornò da lei. La sera, dopo aver cenato, aveva cucinato Angela, si misero sedute a parlare. Lentamente riuscì ad aprirsi con lei. Era tranquilla fra donne, questo la faceva sentir bene. Flavia aveva un modo dolcissimo di parlare, quasi sommesso, mai aggressivo. Angela era affascinata dalla grazia, classe e delicatezza di quella donna e glielo disse. Al momento di andare a dormire, l’accompagnò fino in camera, l’aiutò a spogliarsi. Lei aveva trentasei anni, ma sembrava averne venticinque al massimo. Pelle liscia, nessuna ruga, smagliatura o un filo di cellulite, un corpo quasi perfetto, terza di seno abbondante, capelli rossi naturali, gambe lunghe, toniche, anche se ora il tono muscolare era un po' compromesso, apparivano pur sempre belle, mani con dita lunghe, occhi chiari, labbra e bocca non troppo grandi. Angela la aiutò a distendersi nel letto, poi fece per andarsene.
«Dove vai? Non potresti restar qui? È tanto grande questo letto, che può ospitare entrambe; ma, se hai paura di dormire con me, va pure.»
Angela arrossì ancora, era timida; solo con sua zia riusciva a spogliarsi, ma, vincendo ogni remora, disse che non vi erano problemi. Si spogliò, mise il suo pigiama, si distese accanto a lei. Il mattino lei si levò, le preparò la colazione, poi la aiutò ad andare in bagno, doveva far una doccia: si spogliò nuda davanti a lei. Angela si sentiva strana, era eccitata dal corpo di quella donna, il triangolino di peli rossi sul pube era perfetto. La fece entrare dentro la doccia, lei si appoggiò alla parete, cercando di lavarsi, ma, con scarsi risultati. Angela prese il guanto di spugna e, da fuori, si mise a lavarla: incredibile, si stava eccitando a passare le mani su quel corpo e, anche lei non era indifferente alle sue carezze. Quando ebbe finito, le preparò un telo di spugna per avvolgerla, lei si lasciò abbracciare, si appoggiò alla giovane che a fatica riuscì a portarla di nuovo in camera, per distenderla sul letto. Lentamente le passava l’asciugamano sul corpo. Flavia stava in silenzio, era eccitata dalla carezza della ragazza, aveva timore a muoversi, lei avrebbe potuto fraintendere le sue intenzioni, mentre lei era rapita da quel visetto e dalla fragilità di quel corpicino che desiderava tantissimo. Per un momento, Angela smise di passare il panno sul corpo nudo davanti a lei. Sentiva dentro un profondo desiderio di baciarla. Sua zia le aveva detto che Flavia non aveva mai frequentato maschi, che, alle superiori, quando andava a casa sua, spesso si distendevano sul letto a baciarsi. Angela portò la sua bocca vicinissima alla sua, lei attese che la giovane le fosse vicina ed allungò la mano, gliela mise dietro la nuca e le bocche si unirono in un bacio interminabile, passionale, le lingue s’inseguivano, si toccavano, si univano incessantemente. Flavia distesa, Angela di lato a lei, le labbra percorsero ogni centimetro di quel giovane corpo acerbo. La fece vibrare e, quando si mise in bocca il seno ancora acerbo di Angela, quest'ultima ebbe un profondo gemito.
«… hmmmmuuhhmmmm … Sei bravissima!»
Angela si rese conto che lei era veramente esperta nell’arte di amare una donna. Le passò la lingua in ogni angolo del suo corpo. La fece vibrare come la corda di un violino, le fece emettere una melodiosa serie di suoni di puro piacere.
«Sì, dai, ti supplico non ti fermare!»
Desiderava godere, ma lei indugiava, alla fine Angela le prese la testa, la schiacciò sul suo bottoncino ed ebbe subito un forte orgasmo, che la scosse tutta.
«Vengo! Finalmente!»
A quel punto, si girò verso di lei, insinuò la sua testa fra le gambe di Flavia, si scatenò a leccare, succhiare con impeto la fica di lei che, alla fine, dovette staccarsi ed urlare il proprio piacere.
«ooooohhh, amore dolcissimo, dai che godo. Vengo!»
Si rigirò incollando la sua bocca a quella di Angela, si strinse con passione a quel giovane corpo.
«Ti ho amato dal primo istante che ti ho vista. Ti amo, ma, se hai paura di questa cosa, allora vattene, io non potrei sopportare che tu non mi amassi.»
Angela aveva le lacrime agli occhi. La guardò con tutto l’amore, che non aveva mai provato per nessuno.
«Anch’io ti amo, ti ho desiderato sin da subito, mi sei entrata dentro al primo sguardo, spero di esser degna di te.»
Fu subito amore. Amore grande, completo, senza riserve, un corpo e un’anima nel vero senso della parola. Nei quattro anni che seguirono, divennero inseparabili. Flavia le insegnò tutto. In fabbrica le affidò sempre maggiori responsabilità. Angela era una dirigente perfetta. Giusta con il personale, ma determinata con i clienti. I suoi sottoposti, per l’ottanta per cento, erano donne, l’adoravano, sia per il modo di dirigere, sia per il coraggio di dichiarare il suo amore per Flavia: la chiamavano “la signorina”. Nella vita quotidiana, Flavia fu una maestra perfetta. Niente più vestiti anonimi, ma eleganza, classe e buon gusto, divennero la sua abitudine, ma era a letto che la discepola superò la maestra. Angela era diventata insuperabile nel far morir di piacere Flavia. La sua gioventù, la sua fame di sesso, la stordiva e, alla fine, Flavia ne usciva ogni volta sfinita, ma sempre desiderosa di ricominciare, non era mai sazia del piacere che Angela le dava.
Era quasi Natale, erano nel loro ufficio.
«Da un primo bilancio, credo che anche questo semestre sarà molto positivo; direi che avremo raddoppiato gli utili anche per quest’anno.»
Flavia alzò lo sguardo verso il suo amore, sorrise.
«È tutto merito tuo: da quando sei entrata in quest’azienda, abbiamo migliorato ogni giorno di più. Che ne dici di andare a festeggiare in quel locale nuovo di Marina?»
«Certo, così quella troia ti rimette gli occhi addosso; credo che si sia creato un pensierino su di te.»
A Flavia faceva piacere quella finta gelosia. Le faceva capire che la piccola non abbassava mai la guardia, poi, dentro di sé, mai e poi mai, avrebbe permesso a nessuno di inserirsi nel loro amore.
Quella sera si prepararono da sballo. Angela aveva una gonna al ginocchio, con tacchi non troppo lati: non voleva apparire più alta di lei. Flavia sfoggiò un classico del suo repertorio: giacca e cravatta da uomo, con in testa un Borsalino che, vista da dietro, poteva benissimo esser scambiata per maschio. Erano stupende e, quando entrarono nel locale, la padrona andò loro incontro.
«Siete meravigliose!»
Poi, da vicino, aggiunse a bassa voce.
«Saprei io cosa vi farei se solo potessi infilare la mia lingua in un certo posticino del vostro corpo!»
Risero soddisfatte. Passarono fra i tavoli tenendosi per mano, suscitarono il classico brusio, cui erano ormai abituate, ma un gruppetto di balordi le arringò pesantemente.
«Ci penserei io a farle tornare ad adorare il cazzo.»
Loro non se ne curarono, erano abituate a tutto, poi non davano alcuna importanza a quello che la gente pensava. Durante la cena, si scambiarono effusioni e bacetti, poi decisero di tornare.
La strada costeggiava per un tratto un bosco, era notte, faceva molto freddo. All’uscita da una curva, videro una vettura che sembrava uscita di strada: era notte, una persona era distesa in terra, subito uscirono dalla loro macchina e andarono a soccorrere il tipo. Fu il loro più grande errore. Improvvisamente Angela si sentì afferrare da due persone robuste, un tampone sulla bocca imbevuto di una sostanza che le fece subito perdere i sensi. Quando rinvenne, era seminuda, quasi congelata, sentiva un fortissimo dolore sia sotto che dietro: era stata stuprata!
«Flavia! Flavia, dove sei? Dove sei? Rispondi!»
La vide riversa poco distante da lei. Strisciò fino al suo corpo, non riusciva a reggersi in piedi.
«Flavia, amore, rispondi! No!... NO!»
Il suo grido squarciò il silenzio della notte, lei la stringeva a sé, ma la donna era morta; forse aveva reagito alla violenza ed aveva pagato con la vita la sua determinazione. Si trascinò fino alla strada. Una vettura con una coppia di fidanzati la soccorse e chiamarono aiuto. Fu di nuovo un incubo.
Il vuoto. La sua vita si era fermata, sconvolta, distrutta, sfinita. Trovarono subito i cinque balordi artefici di tanto dolore. Avevano rubato loro borse e cellulari, si erano divertiti a riprenderle durante la violenza. Furono puniti in maniera esemplare, ma a lei non importava molto. Flavia non c’era più e lei si sentiva sola, distrutta, stanca di vivere. Dopo un mese circa, fu convocata, assieme ad Ada, da un notaio. Flavia, per testamento, le aveva lasciato tutto, tranne una baita in montagna, che aveva regalato ad Ada, ma la cosa importante era una lettera per Angela.
Le diceva, in breve, che lei era stata tutta la sua vita, che lei l’aveva amata come nessun altro al mondo. Le aveva lasciato la sua attività, sperando che lei la facesse crescere quasi fosse una loro creatura, la esortava: "Falla diventare il monumento al nostro amore".
Angela si riprese e, da quel giorno, era presa dal solo lavoro: lei viveva per la lavanderia. Passarono due anni, fatti solo di lavoro, passeggiate al cimitero, per lei non c’era spazio per altro. Una sera, in prossimità delle feste natalizie, periodo che lei odiava di più, una sua segretaria le disse:
«Signorina, sono le venti ed è ora di chiudere.»
Lei le sorrise, si scusò ed uscì. Si mise alla guida per andare verso casa, ma era distratta dai suoi pensieri. Le mancava tantissimo Flavia, non si rese conto che, al bivio, non aveva svoltato a destra, ma aveva proseguito dritto e si ritrovò in aperta campagna. Era buio, stava soffiando il vento che portava fiocchi di neve, lei sbagliò una curva e la macchina scivolò su di una lastra di ghiaccio, fini in un fossato, al lato della strada, sbatte con forza la testa sul parabrezza: aveva anche dimenticato di allacciare la cintura di sicurezza.
Si risvegliò dopo un po', i fari della macchina si erano spenti, lei avvertiva un forte dolore alla fronte, le colava del sangue, era sola, nel freddo come quella maledetta sera, desiderò di morire. Dei fari squarciarono la notte, un grosso SUV passò e si fermò, tornò indietro e ne discese un uomo, venne verso lei.
«EHI, sta bene?»
Aprì lo sportello, lei gli svenne fra le braccia. Si risvegliò tre ore dopo in un letto d’ospedale; l’uomo era seduto vicino a lei. Ebbe un momento di paura, lei subito non riuscì a rendersi conto di dove si trovava. Lui era un tipo non troppo robusto, fisico normale, mani belle, dita lunghe affusolate, ben curate, i capelli rossi corti, aveva un viso dolce, non esprimeva la classica durezza del maschio, i suoi lineamenti erano dolci. Lui le parlava e lei girò lo sguardo verso di lui.
«Meno male che si è ripresa, credevo di averla soccorsa troppo tardi. Mi chiamo Andrea, sono nato in Germania, da padre tedesco e madre italiana che è ginecologa in questo ospedale.»
Angela lo ringraziò, era la prima volta che doveva qualcosa ad un uomo, al di fuori del lavoro. Sembrava un ragazzo dolce, lei non riusciva a sentir disagio con lui. Passarono due giorni, fu dimessa e lui si offrì di accompagnarla. Venne a trovarla anche sua madre e, quando entrò, le due donne si riconobbero. Lei era la dottoressa che l’aveva visitata dopo lo stupro, ma, professionalmente corretta, non ne fece parola davanti a lui. Lentamente Andrea s’inserì nella sua vita. Era dolce, premuroso, la faceva spesso sorridere, lo trovava simpatico, si rendeva conto che il giovane si stava affezionando sempre più: era diverso da tutti quelli che conosceva, sapeva intuire ogni suo desiderio e lo faceva con estrema dolcezza, cosa che spiazzava Angela sempre più. Una sera, lui l’aveva invitata a cena, era tutto perfetto, Angela aveva fatto un vero sforzo ad accettare l’invito. Lo aveva fatto per non ferire l’amico, ma era a disagio: si rendeva conto di esser al centro dell’attenzione del giovane. Appena seduti a tavola, lui le prese la mano, la guardò negli occhi:
«Angela credo di essermi innamorato di te.»
Lei ebbe una reazione eccessiva.
«NO! Questo no!»
Si alzò da tavola e se ne andò via. Passarono alcuni giorni, lei era dispiaciuta. Si rendeva conto dell’eccessiva reazione avuta, ma aveva paura: non voleva che qualcuno potesse innamorarsi di lei. Cercò Andrea, ma questi non rispondeva, poi decise di passare all’ospedale e vi trovò la madre.
«Andrea è una persona diversa, da quello che credi. Capisco la tua reazione, perché conosco la tua storia, ma lui no.»
Angela si rese conto di aver sbagliato: gli doveva almeno delle spiegazioni. La madre le suggerì benevolmente:
«Se vuoi spiegarti con lui, vieni questa sera a casa; lui torna dopo le venti.»
Angela si presentò a casa di Andrea, suonò alla porta, si vide aprire da una donna che assomigliava a lui.
«Cerco Andrea, è in casa?»
«Accomodati.»
Le rispose la donna. Angela era confusa, le sembrava la copia esatta dell’amico, non sapeva che lui avesse una sorella. Appena dentro, ripeté la richiesta di vedere Andrea.
«Sono io Andrea.»
Lei lo guardò senza capire, la donna si avvicinò.
«In Germania, Andrea è un nome che si può utilizzare sia al maschile che al femminile. Io lo uso perché io sono sia donna che uomo: sono una trans.»
Angela rimase muta. Per un momento non riuscì a focalizzare la cosa: lei era lì vicino, le sue mani tenevano le sue, i loro occhi s’incrociarono in un lunghissimo sguardo. Ora capiva la dolcezza: era ovvio, la parte donna che era in lui sapeva benissimo come comportarsi con lei.
«Amavo una donna che si chiamava Flavia, era tutto per me. Una sera ci hanno violentate, stuprate, lei ha resistito ed un balordo le ha stretto le mani al collo fino ad ucciderla: comprendi la mia diffidenza?»
«In Germania, Andrea era una donna: mi sono innamorata due volte. La prima volta lui è fuggito, la seconda, quando ha visto la mia diversità, mi ha definito mostro. Sono venuta in Italia ed ho deciso di esser un maschio e, cosa vado a fare? M’innamoro di una donna che ama le donne: decisamente non ne imbrocco una.»
Angela sentì che di lui si poteva fidare, lo guardò dritto negli occhi e le sue labbra si avvicinarono alle sue, scambiando un timido bacio. Dentro di sé aveva un grandissimo conflitto; l’amore per Flavia era chiuso per sempre nel suo cuore, ma era ora di voltar pagina e lui/lei erano la perfetta soluzione: poteva amarla come donna, ma accettare di avere il maschio, senza doversi difendere. Andrea rimase un momento stupito e poi le sorrise.
«Portami con te» gli disse Angela.
Lei lo accompagnò in camera da letto. Si mise a spogliarla, le sue mani si muovevano delicatamente sul suo corpo. Angela sentiva il desiderio crescere e, quando furono nudi, lei si rese conto che lei aveva un bellissimo corpo, non le importava se aveva anche un pene: si distese a 69 e cominciò a baciarlo, leccare e, lentamente, la sua mano si strinse intorno a quel sesso, fino ad allora ripudiato. Lo portò alla bocca, leccandolo in maniera assolutamente inesperta, poi se lo spinse un po' in gola. Era dolce, lui non le imponeva nulla, le leccava la fighetta molto bene, lei ebbe un lunghissimo orgasmo.
Poi, con decisione, Angela si rigirò. Salì su di lui e, con tantissimo coraggio, appoggiò il glande all’apertura della sua fica; lo guardò negli occhi:
«Prendimi, fammi sentire come una donna riesca a farmi godere come presa da un maschio.»
Spinse dentro di sé quel fallo. Le scorreva lungo le pareti, sentì un piacere diverso, poi, una lunga scarica elettrica sconvolse il suo cervello. Lei aveva avuto il suo primo orgasmo.
«Vengo!»
Riuscì solo a dire questo. Si strinse a lui.
Un diverso amore stava nascendo dentro di lei.
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1 year ago
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Un amore diverso
Angela riuscì a chiudere la porta dietro di se, le imprecazioni di sua madre rimasero fuori, anche questa volta era quasi andata bene. Con la lingua sentì il labbro inferiore, un sapore di sangue le confermò che il ceffone di sua madre, le aveva procurato un piccolo taglietto. Doveva andarsene. Si, doveva andare via da quella casa. Si avvicinò alla finestra, fuori il cielo era grigio, la sua vita era grigia, tutto era grigio in quel posto, grandi palazzoni di edilizia popolare, in un quartiere che col tempo era degenerato, abitato da ladri, puttane, spacciatori e balordi di ogni specie. Sua madre abitava lì, in un appartamento in affitto, suo padre mai conosciuto, forse era uno dei tanti fidanzati di sua madre. Una bella donna, che col tempo si era degradata fare la prostituta, o a vivere sempre semi ubriaca, a girare per casa mezza nuda, convivendo sempre col balordo di turno, che regolarmente la sfruttava, e poi le dava un calcio e via. Dove andarsene, l’ultimo amico di sua madre era un tipo poco raccomandabile, peggiore degli altri, che si erano avvicendati prima, un bulletto che si credeva furbo, l’aveva guardata con occhi cattivi.
«Tua figlia sta diventando bella, uno di questi giorni le insegno il mestiere, così vi metto a battere in strada tutte due, e guadagno il doppio.»
Quelle parole ad Angela le avevano fatto venire la pelle d’oca, ora doveva scappare se non voleva fare quella fine, era riuscita a sfuggire due, o tre volte, a uno stupro, non voleva che fosse lui a prendere la sua verginità. Andava scuola dall’altra parte della città, vicino a casa di sua zia Ada. Lei si che era una vera donna. Aveva studiato, si era sposata con un ferroviere, possedeva una bella casa, amava stare con lei, specie da quando un anno fa, era morto suo zio stroncato da un infarto. Sua zia era sempre felice di averla in casa. Angela sapeva farsi volere bene. Era una ragazza sveglia, sapeva, fare tutte le faccende domestiche e lo faceva volentieri per sua zia, che non aveva figli, quindi la considerava, e le voleva bene come una figlia.
«Questa casa è sempre aperta per te.»
Le diceva sempre. A volte, Angela passava da lei per non tornare a casa, si sentiva bene con lei, ora doveva scappare, a quasi diciotto anni doveva, decidersi. Mise dentro lo zaino i libri, in una sacca i pochi vestiti che aveva. Vestiva sempre in modo da non attirare l’attenzione, in classe passava quasi inosservata, mentre vedeva le sue compagne, vestirsi sempre in modo da attirare lo sguardo dei maschi, lei riusciva a scomparire anche in mezzo alla folla. Uscì piano dalla camera, sua madre era in bagno, chiuse piano il portone, quando stava per scendere le scale, vide il balordo che saliva. In silenzio salì al piano di sopra, lui entrò in casa, aveva le chiavi. Scese, corse fuori, prese al volo il bus che l’avrebbe portata dall’altra parte della città. Non si girò, forse sua madre non se ne sarebbe accorta della sua scomparsa che fra qualche giorno. Ada la vide davanti al portone, le sembrò un piccolo e indifeso uccellino. Le raccontò gli ultimi avvenimenti.
«Vieni, togliti questi abiti bagnati, fatti una doccia che ti riscalda, io intanto ti preparo qualche cosa di caldo.»
La sera Ada disse, che se voleva poteva decidere, se dormire sul divano letto della cameretta, o nel letto con lei. Quando si trovò distesa al suo fianco, le sembrò che finalmente si poteva rilassare, le mani della donna le massaggiavano le spalle.
«Rilassati, non pensare a nulla, qui sei al sicuro.»
Lei sentiva uno strano languore crescere dentro di se, era dolce il modo in cui la zia l’accarezzava, lei si lasciò andare. Lentamente si sentiva dentro una sensazione di benessere, la bocca della zia a poca distanza dalla sua, le parole appena sussurrate, le carezze erano dolcissime.
«Che bel seno che hai zia, il mio è molto piccolo, posso toccarlo?»
Lei sorrise.
«Non disperare, presto diventerà grande anche il tuo, e lo puoi toccare.»
Angela portò lentamente la mano sulla mammella, era soda, il capezzolo grande, duro, Ada ebbe un gemito.
… muumummmmhhmmm…
Il contatto la faceva impazzire. Allungò la sua mano sul seno della ragazza, lei si mise a tremare come una foglia. Era uno strano languore quello che provava, quando Ada appoggiò le sue labbra alla sua bocca, lei non oppose nessuna resistenza. Lasciò insinuare la lingua dentro la bocca, rispose con ardore a quel bacio, lunghissimo, che la fece vibrare come una corda di violino, mentre fra le sue cosce, sentiva dentro un fuoco. La mano dal seno scese giù in mezzo alle cosce, le divaricò istintivamente, le dita della donna le procurarono subito un piacere sconosciuto.
… humummmm …
Sentiva scorrere dentro un misto di dolore, e piacere, inarrestabile. Lei non sapeva reagire, rimase immobile. La zia temendo di esagerare, non andò oltre, si tenne il suo corpo stretto a se, e si addormentarono così. Durante il resto della settimana, la sera continuarono a toccarsi sempre, senza andare molto più in là. La sera del suo diciottesimo compleanno, mentre stavano cenando, la tv trasmetteva il telegiornale. Il cronista si mise a leggere una notizia che gelò il sangue a entrambe. In una sparatoria dentro un bar, il fidanzato di sua madre era stato ucciso, nel tentativo di ripararsi, si era fatto scudo con sua madre, con il risultato di morire entrambi. I dieci giorni successivi, furono tremendi. La Polizia che voleva sapere dei legami fra sua madre, e il balordo morto. Il funerale, tutte le altre cose, misero Angela al centro dell’attenzione, era una cosa che lei odiava da morire. Tornò con Ada nell’appartamento di sua madre, prese le ultime cose sue, vendette tutto il resto, poi si rese conto che non sapeva cosa fare dei soldi ricavati.
«Ci prendi la patente di guida, io mi devo operare al menisco, aspetterò fino a che tu non hai la patente, poi mi opero.»
Angela pensò che fosse una bella idea. Cinquanta giorni dopo, sventolava la patente davanti alla faccia di sua zia, che dalla contentezza l’abbracciò forte, le dette un lungo bacio in bocca. Una settimana dopo si recarono in uno studio ortopedico, di un caro amico di sua zia. Mentre erano in sala d’aspetto, videro entrare una signora con entrambe le gambe ingessate, su di una sedia a rotelle spinta da una badante straniera.
«Ada, che ci fai qui?»
«Flavia, sei proprio tu?!»
Le donne si abbracciarono calorosamente, mentre la badante, si mise in un angolo a discutere parlando straniero al cellulare. Si raccontarono le rispettive vicissitudini, Flavia non la vedeva dal funerale di suo zio. Era stata vittima di un incidente in montagna, mentre era a sciare, una deficiente l’aveva investita fratturandole entrambe le caviglie, doveva togliere il gesso, era lì per quello. Girando lo sguardo, chiese, ad Ada.
«Chi è questa bellissima cerbiatta che ti porti dietro?»
Angela arrossi, fino alla punta dei capelli. Effettivamente col suo fisico minuto, il viso tondo, gli occhi grandi e scuri, sembrava veramente una cerbiatta.
«E' mia nipote, una ragazza molto in gamba, ma, un poco sfortunata.»
Flavia la scrutò intensamente. Sentiva i suoi occhi entrare dentro la sua anima, poi le chiese quale fosse il suo lavoro. Angela riuscì a recuperare un po’ di voce, disse di essere al quinto anno di ragioneria. Ada aggiunse che era anche bravissima.
«Ha la media del nove!»
Flavia sorrise, poi aggiunse.
«Se sei veramente brava, io potrei avere bisogno di te. La mia commercialista fra poco andrà in maternità, e devo sostituirla. Quando ti sei diplomata, cercami, anzi, dammi il tuo cellulare.»
Tornando a casa, Ada le raccontò di loro, che erano amiche di scuola, si erano frequentate moltissimo, poi la vita le aveva divise, si erano riviste al funerale di suo marito.
«È una donna molto potente. Metà della città gli deve dei favori, mentre l’altra metà sta alle sue spettanze. Può fare la tua fortuna, ha una lavanderia industriale creata da suo padre, lei la dirige, ne ha fatto una vera miniera d’oro.”
Due giorni dopo Flavia chiamò le due donne.
«La mia badante mi ha lasciato per problemi con il marito, io ho appena tolto il gesso, e non riesco quasi a muovermi, averi bisogno di una mano.»
Andarono a casa sua. Una villa splendida appena sulla collina davanti alla città. Angela entrando si rese conto che quella casa era bellissima, arreda con gusto totalmente femminile, era perfetta in ogni suo dettaglio. Flavia era davvero immobilizzata, si muoveva a mala pena con due stampelle. Mentre Ada metteva in ordine la casa, Angela la portò davanti alla sua scrivania dello studio. Flavia fece alcune telefonate, poi le chiese:
«Hai la patente, mi porteresti in azienda.»
Andarono con la vettura di Flavia, una sportiva degna di lei. Angela sentiva tremare i polsi dalla potenza di quel veicolo, ma riuscì a dominarlo in maniera perfetta, tanto che al ritorno, lei le fece i complimenti, e una proposta.
«Comprendo che devi studiare, ma resteresti ancora con me, sono completamente sola, non riesco quasi a muovermi, devo fare la ginnastica rieducativa, ma ancora mi muovo malissimo e ho paura di cadere?»
Ad Angela sembrava un sogno, quella splendida donna aveva bisogno di lei. Andò a casa, prese i libri necessari e alcuni indumenti, poi tornò da lei. La sera dopo aver cenato, aveva cucinato Angela, si misero sedute a parlare. Lentamente riuscì ad aprirsi con lei. Era tranquilla, fra donne, questo la faceva sentire bene. Flavia aveva un modo dolcissimo di parlare, quasi sommesso, dolce, mai aggressivo. Angela era affascinata dalla grazia, classe, e delicatezza che quella donna aveva, e glie lo disse. Al momento di andare a dormire, l’accompagnò fina alla camera, l’aiutò a spogliarsi. Lei aveva trentasei anni, ma sembrava averne venticinque al massimo. Pelle liscia, nessuna ruga, smagliatura, o un filo di cellulite, un corpo quasi perfetto, terza di seno abbondante, capelli rossi naturali, gambe lunghe toniche, anche se ora il tono muscolare era basso, sembravano sempre belle, mani con dita lunghe, occhi chiari, labbra e bocca non troppo grandi. Angela la aiutò a distendersi nel letto, poi fece per andarsene.
«Dove vai? Non potresti restare qui. È tanto grande questo letto, che può ospitare entrambe, ma se hai paura di dormire con me vai pure.»
Angela arrossì ancora, era timida, solo con sua zia riusciva di spogliarsi, ma vincendo ogni paura disse che non vi erano problemi. Si spogliò, mise il suo pigiama, si distese accanto a lei. Il mattino lei si levò, le preparò la colazione, poi la aiutò ad andare in bagno, doveva fare una doccia, si spogliò nuda davanti a lei. Angela si sentiva strana, era eccitata dal suo corpo, il triangolino di peli rossi del pube era perfetto. La fece entrare dentro la doccia, lei si appoggiò alla parete, cercando di lavarsi, ma con scarsi risultati. Angela prese il guanto di spugna, da fuori si mise a lavarla, era incredibile, si stava eccitando a passare le mani sul suo corpo, anche lei non era indifferente alle sue carezze. Quando lei uscì, le preparò un telo di spugna per avvolgerla, lei si lasciò abbracciare, si appoggiò alla giovane, a fatica riuscì a portarla di nuovo in camera per distenderla sul letto. Lentamente le passava l’asciugamano sul corpo. Flavia stava in silenzio, era eccitata dalla carezza della ragazza, aveva timore a muoversi, lei avrebbe potuto fraintendere le sue intenzioni, mentre lei era rapita da quel visetto, e dalla fragilità di quel corpicino, che desiderava moltissimo. Per un momento Angela smise di passare il panno sul corpo nudo davanti a lei. Sentiva dentro un profondo desiderio di baciarla. Sua zia le aveva detto che Flavia, non aveva mai frequentato dei maschi, che alle superiori, quando andava a casa sua, spesso si distendevano sul letto a baciarsi. Angela portò, la sua bocca vicinissima alla sua, lei attese che la giovane le fu vicina, poi allungò la mano, la mise dietro il suo collo, le bocche si unirono in un bacio interminabile, passionale, le lingue s’inseguivano, si toccavano, si univano incessantemente. Flavia distesa, Angela di lato a lei, le labbra percorsero ogni centimetro di quel giovane corpo acerbo. La fece vibrare, quando si mise in bocca il piccolo seno, lei ebbe un lunghissimo gemito.
… hmmmmuuhhmmmm … Sei bravissima! ...
Angela si rese conto, che lei era veramente esperta, nell’arte di amare una donna. Le passò la lingua in ogni angolo del suo corpo. La fece vibrare come la corda di un violino, le fece emettere una melodiosa serie di suoni, di gemiti di vero piacere
«Si dai ti supplico non ti fermare!»
Desiderava godere, ma lei indugiava, alla fine Angela le prese la testa, la schiacciò sul suo bottoncino, ebbe subito un tremendo orgasmo che la scosse tutta.
«Vengo! Finalmente!»
A quel punto si girò verso di lei, insinuò la sua testa fra le gambe di Flavia, si scatenò a leccare, succhiare, con impeto la fica di lei, che alla fine dovette staccarsi e urlare di piacere.
« ooooohhh dolcissimo amore dai che godo Vengo!»
Si rigirò incollando la sua bocca all’altra, si strinse con passione quel giovane corpo.
«Ti amo, dal primo istante che ti ho visto. Ti amo, ma se hai paura di questa cosa, allora vattene, io non lo sopporterei che tu non mi amassi.»
Angela aveva le lacrime agli occhi. La guardò con tutto l’amore, che non aveva mai provato per nessuno.
«Anch’io ti amo, ti ho desiderato da subito, mi sei entrata dentro al primo sguardo, spero di essere degna di te.»
Fu subito amore. Amore grande, completo, senza riserve, un corpo e un’anima, nel vero senso della parola. Nei quattro anni che seguirono, divennero inseparabili. Flavia le insegnò tutto, in fabbrica, le affidò sempre maggiori responsabilità. Angela era una dirigente perfetta. Giusta con il personale, ma determinata con i clienti. Le sue operaie, l’ottanta per cento erano donne, l’adoravano, sia per il modo di dirigere, sia per il coraggio di dichiarare il sua amore per Flavia, la chiamavano “la signorina”. Nella vita quotidiana, Flavia fu una maestra perfetta. Niente più vestiti anonimi, ma eleganza, classe e buon gusto, divennero la sua abitudine, ma era a letto che la discepola superò la maestra. Angela era diventata fantastica nel far morire Flavia di piacere. La sua gioventù, la sua fame di sesso la stordiva, alla fine Flavia ne usciva ogni volta sfinita, ma sempre desiderosa di ricominciare, non era mai sazia del piacere che Angela le dava. Era quasi Natale, erano nel loro ufficio.
«Da un primo bilancio, credo che anche questo semestre sarà molto positivo, direi che alla fine avremo raddoppiato gli utili anche per quest’anno.»
Flavia alzò lo sguardo verso il suo amore, sorrise.
«È merito tuo, da quando sei entrata in quest’azienda, abbiamo migliorato sempre, che ne dici di andare a festeggiare in quel locale nuovo di Marina.»
«Certo, così quella troia ti rimette gli occhi addosso, credo che si sia fatto un pensierino su di te.»
A Flavia faceva piacere quella finta gelosia. Le faceva capire che la piccola non abbassava mai la guardia, poi dentro di se mai, e poi mai, avrebbe permesso a nessuno di inserirsi nel loro amore. Quella sera si misero veramente belle. Angela una gonna al ginocchio, con tacchi non troppo lati, non voleva sembrare più alta di lei. Flavia sfoggiò un classico del suo repertorio, giacca e cravatta da uomo, con, in testa, un Borsalino che vista da dietro poteva benissimo essere scambiata per tale. Erano stupende, quando entrarono nel locale, la padrona le andò incontro.
«Siete meravigliose!»
Poi da vicino, aggiunse a bassa voce.
«Saprei io cosa vi farei, se potessi infilare la mia lingua in un certo posticino del vostro corpo!»
Risero soddisfatte. Passarono fra i tavoli tenendosi per mano, suscitarono il classico brusio cui erano ormai abituate, ma un gruppetto di balordi commentò, pesantemente.
«Ci penserei io, a farle tornare ad adorare il cazzo.»
Loro non se ne curarono, erano abituate a tutto, poi non gli importava nulla di quello che la gente pensava. Durante la cena si scambiarono effusioni e bacetti, poi decisero di tornare. La strada costeggiava per un tratto un bosco, era notte, faceva molto freddo. All’uscita di una curva videro una vettura che sembrava uscita di strada, era notte, una persona era distesa in terra, subito uscirono dalla loro macchina, andarono a soccorrere il tipo. Fu il loro più grande errore. Improvvisamente Angela si sentì afferrare da due persone robuste, un tampone sulla bocca imbevuto di una sostanza che le fece subito perdere i sensi. Quando rinvenne, era seminuda, quasi congelata, sentiva un fortissimo dolore sia sotto che dietro, era stata stuprata!
«Flavia! Flavia dove sei? Dove sei? Rispondi.»
La vide riversa poco distante da lei. Strisciò fino al suo corpo, non riusciva a reggersi in piedi.
«Flavia, amore rispondi. no!... NO!»
Il suo grido squarciò il silenzio della notte, lei la stringeva a se, ma la donna era morta, forse era più forte, si era ribellata alla violenza, aveva pagato con la vita la sua determinazione. Si trascinò fino alla strada. Una vettura con una coppia di fidanzati la soccorse, chiamarono aiuto. Fu di nuovo un incubo. Il vuoto, la sua vita si era fermata, era sconvolta, distrutta sfinita. Trovarono subito i cinque balordi che avevano fatto tutto. Le avevano rubato borse e cellulari, si erano divertiti a riprenderle durante la violenza. Furono puniti in maniera esemplare, ma a lei non importava molto. Flavia non c’era più, e lei si sentiva sola, distrutta, stanca di vivere. Dopo un mese circa fu convocata assieme a Ada da un notaio. Flavia di nascosto le aveva lasciato tutto, tranne una baita in montagna che aveva regalato ad Ada, ma la cosa importante era una lettera per Angela. Le diceva, in breve, che lei era stata tutta la sua vita, che lei l’aveva amata, come nessun altro al mondo. Le aveva lasciato la sua attività, sperando che lei la facesse crescere come se fosse una loro creatura, falla diventare il monumento al nostro amore. Angela si riprese, da quel giorno solo il lavoro le interessava, solo lavoro, lei viveva per la lavanderia. Passarono due anni, fatti solo di lavoro, passeggiate al cimitero, per lei non c’era spazio per altro. Una sera, era vicino alle feste natalizie, periodo che lei odiava di più, una sua segretaria le disse:
«Signorina, sono le venti è ora di chiudere.»
Lei le sorrise, si scusò e uscì, si mise alla guida per andare verso casa, ma era distratta dai suoi pensieri. Le mancava tantissimo Flavia, non si rese conto che al bivio non era svoltata a destra, ma aveva proseguito diritto e si ritrovò in aperta campagna. Era buio, stava soffiando il vento che portava fiocchi di neve, lei sbagliò una curva, la macchina scivolò su di una lastra di gelo, fini in un fossato al lato della strada, sbatte con forza la testa sul vetro davanti, si era dimenticata di allacciare anche la cintura di sicurezza. Si risvegliò dopo un poco, i fari della macchina si erano spenti, lei si sentiva un forte dolore alla fronte, le colava del sangue, era sola, nel freddo come quella maledetta sera, desiderò morire. Dei fari squarciarono la notte, un grosso SUV passò, e si fermò, tornò indietro, e ne discese un uomo, venne verso lei.
«Hei, stai bene?»
Aprì lo sportello, lei gli svenne fra le braccia. Si risvegliò tre ore dopo in un letto d’ospedale, l’uomo era seduto vicino a lei. Ebbe un momento di paura, lei subito non riuscì a rendersi conto di dove si trovava. Lui era un tipo non troppo robusto, fisico normale, mani belle, dita lunghe affusolate, ben curate, i capelli rossi corti, aveva un viso dolce, non esprimeva la classica durezza di un uomo, i lineamenti erano dolci. Lui le parlava, lei girò lo sguardo verso di lui.
«Meno male che si è ripresa, credevo di averla soccorsa troppo tardi. Mi chiamo Andrea, sono nato in Germania, da padre tedesco e madre italiana, lei è ginecologa in questo ospedale.»
Angela lo ringraziò, era la prima volta che doveva qualche cosa a un uomo, al di fuori del lavoro. Sembrava un ragazzo dolce, lei non riusciva a sentire disagio con lui. Passarono due giorni, lei fu dimessa, lui si offrì di accompagnarla, venne a trovarla anche sua madre. Quando entrò le due donne, si riconobbero. Lei era la dottoressa che l’aveva visitata dopo lo stupro, ma professionalmente corretta, non ne fece parola a davanti a lui. Lentamente Andrea s’inserì nella sua vita Era dolce, premuroso, la faceva spesso sorridere, lo trovava simpatico, si rendeva conto che il giovane si stava affezionando sempre più, era diverso da tutti quelli che conosceva, sapeva intuire ogni suo desiderio e lo faceva con estrema dolcezza, cosa che spiazzava sempre Angela. Una sera, lui l’aveva invitata a cena, era tutto perfetto, Angela aveva fatto un vero sforzo ad accettare l’invito. Lo aveva fatto per non ferire l’amico, ma era a disagio, si rendeva conto di essere al centro dell’attenzione del giovane. Appena seduti a tavola, lui le prese la mano, la guardò negli occhi.
«Angela credo di essermi innamorato di te.»
Lei ebbe una reazione eccessiva.
«NO! Questo no!»
Si alzò da tavola e se ne andò via. Passarono alcuni giorni, lei era dispiaciuta. Si rendeva conto dell’eccessiva reazione avuta, ma aveva paura, non voleva più che nessuno s’innamorasse di lei. Cercò Andrea, ma questi non rispondeva, poi decise di passare all’ospedale, vi trovò la madre.
«Andrea è una persona diversa, da quello che credi. Capisco la tua reazione perché conosco la tua storia, ma lui no.»
Angela si rese conto di aver sbagliato, almeno gli doveva delle spiegazioni. La madre le diede un buon consiglio.
«Se vuoi spiegarti con lui, vieni questa sera a casa, lui torna dopo le venti.»
Angela si presentò a casa di Andrea, suonò alla porta, si vide aprire da una donna che assomigliava a lui.
«Cerco Andrea, è in casa?»
«Accomodati.»
Le rispose la donna. Angela era confusa, le sembrava la copia esatta dell’amico, non sapeva che lui avesse una sorella. Appena dentro ripete la richiesta di vedere Andrea.
«Sono io Andrea.»
Lei lo guardò senza capire, la donna si avvicinò.
«In Germania Andrea è un nome che si può utilizzare, sia al maschile, che al femminile. Io lo uso per il semplice motivo che io sono sia donna, che uomo, sono una trans.»
Angela rimase muta. Per un momento non riuscì a focalizzare la cosa, lei era lì vicino, le sue mani le tenevano le sue, i loro occhi s’incrociarono in un lunghissimo sguardo. Ora capiva la dolcezza, era chiaro, la parte donna di lei, sapeva benissimo come comportarsi con lei.
«Io amavo una donna che si chiamava Flavia, era tutto per me, una sera ci hanno violentate stuprate, lei ha resistito, e un balordo le ha stretto le mani sul collo fino ad ucciderla, capisci la mia diffidenza.»
«In Germania Andrea era una donna, mi sono innamorata due volte. La prima volta lui è fuggito, la seconda quando ha visto la mia diversità mi ha definito mostro. Sono venuta in Italia, ho deciso di essere un maschio, e cosa vado a fare? M’innamoro di una donna che ama le donne, decisamente, non ne prendo una.»
Angela sentì che lui si poteva fidare, la guardò dritta negli occhi, le sue labbra si avvicinarono alle sue, le diede un timido bacio. Dentro di se aveva un grandissimo conflitto, l’amore per Flavia era chiuso per sempre nel suo cuore, ma era ora di voltare pagina, e lui/lei erano la perfetta soluzione, poteva amarla come donna accettare di avere il maschio senza doversi difendere. Andrea rimase un momento stupito, le sorrise.
«Portami con te»
Le disse Angela. Lei lo accompagnò in camera da letto. Si mise a spogliarla, le sue mani si muovevano delicatamente sul suo corpo, Angela sentiva il desiderio crescere, quando furono nudi, lei si rese conto che lei aveva un bellissimo corpo, non le importava se aveva anche un pene, si distese a 69, lo cominciò a baciare, leccare e lentamente la sua mano si strinse intorno a quel sesso sempre ripudiato. Lo portò alla bocca leccandolo in maniera assolutamente inesperta, poi lo spinse un poco in gola. Era dolce, lui non le imponeva nulla, le leccava la fichetta molto bene lei ebbe un lunghissimo orgasmo.
…. Unmmunmum …
Poi con decisione Angela si rigirò. Salì su di lui, con tantissimo coraggio, appoggiò il glande all’apertura della sua fica, lo guardò negli occhi.
«Prendimi, fammi sentire come una donna mi fa godere da uomo.»
Spinse dentro di se quel fallo. Le scorreva lungo le pareti, sentì un piacere diverso, poi una scarica elettrica sconvolse il suo cervello. Lei aveva avuto il suo primo orgasmo.
«Vengo!»
Riuscì solo a dire questo. Si strinse a lui. Un diverso amore stava nascendo dentro di lei.
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1 year ago
baxi18, 55
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Amare una donna.
Mi chiamo Silvia e oggi è il mio 37º compleanno, che festeggio insieme alla persona che più amo al mondo: Cinzia. Sono una ragazza abbastanza normale, con una corporatura che nulla ha da invidiare a tante altre donne: media statura, seconda di seno, bionda capelli corti, occhi chiari, insomma una donna come tante. In tutta la mia vita, non ho mai provato nessun’attrazione per i maschi, mentre invece, fin dai tempi del liceo, ero affascinata dalla bellezza delle mie compagne. A diciotto anni, ho vissuto quella che poi sarebbe stata l’esperienza che, in maniera definitiva, mi ha portato a vivere il sesso solo ed esclusivamente con le donne. Eravamo all’inizio dell’ultimo anno scolastico e, dopo aver finito la lezione di ginnastica, mi stavo cambiando nello spogliatoio della scuola con, accanto a me, Carla, la mia nuova compagna di banco. Avevamo appena fatto la doccia ed eravamo sole, io e lei. Entrambe indossavamo i nostri soli indumenti intimi, per poi rivestirci. Senza motivo ci siamo guardate dritte negli occhi e, senza dire una parola, i nostri corpi si sono avvicinati, una davanti all’altra, per guardarci in silenzio. Aveva un bel corpo ed era molto concupiscente; ho sentito un leggero brivido quando i nostri corpi si sono toccati, i nostri volti si sono sfiorati, ed ho sentito forte il desiderio di baciare le sue labbra, ma il rumore della porta che si apriva ci ha fatto desistere dal continuare quel breve, ma intenso contatto. Da quel momento, fra noi due le cose sono cambiate completamente. In breve siamo diventate inseparabili, anche se nessuna delle due, a causa della timidezza, riusciva a dire all’altra quello che stavamo provando. Un sabato mattina, che non avevamo scuola, abbiamo preso i nostri motorini e siamo andate in una piccola baita di proprietà dei suoi genitori, situata in cima ad un monte non troppo distante da casa nostra. Appena giunte, siamo entrate e ci siamo sedute sul letto di quella che era la sua camera quando, assieme ai suoi, veniva lì per trascorrere i weekend. Nessuno di noi due, riusciva a parlare, forse per timidezza o, forse, per desiderio, oppure per paura di rovinare quel momento così dolce, ma entrambe ci guardavamo negli occhi; poi, in maniera molto delicata, le nostre labbra si sono sfiorate in un primo timido bacio. Ho sentito la sua lingua cercare la mia e la cosa ha sortito l'effetto di eccitarmi tantissimo: consideravo quella cosa un momento bello e dolce, che mi regalava sensazioni bellissime. Dentro di me, sentivo forte il desiderio di far capire a quella ragazza quanto fosse forte il mio desiderio nei suoi confronti e, soprattutto, quanto desideravo quel contatto con lei. Senza dir nulla, abbiamo cominciato a spogliarci e, senza pudore o imbarazzo, ma in maniera naturale, ognuna di noi ha mostrato il proprio corpo all’altra. Ci guardavamo in faccia e ci regalavamo tanti sorrisi, quasi a volerci infondere reciprocamente coraggio. Poi, rimanendo sempre in silenzio, le nostre mani hanno iniziato ad esplorare ciascuna il corpo dell’altra, all’inizio in maniera un po’ timida, quasi impacciata. Avvertivo una sensazione di felicità e vedevo che lo stesso stava provando anche lei, e così abbiamo preso a baciarci, dapprima con una certa timidezza, ma bacio dopo bacio, si è trasformato in qualcosa di intenso, come anche il piacere che stavamo provando. Pian piano le nostre mani sono diventate più audaci ed hanno iniziato ad esplorare le nostre intimità, a sfiorare i nostri seni, le nostre labbra, ad indugiare sui capezzoli tesi e duri, facendoci gemere di piacere. Nella totale inesperienza, ognuna di noi, si è lasciata guidare dal desiderio, dalla voglia di esplorare il corpo dell’altra. Le mani della mia amica, scivolavano lentamente sul mio corpo, cominciando dalle gambe poi il ventre e, infine, avvicinandosi timidamente verso la mia intimità. Provavo molto piacere nel sentire le sue mani muoversi in maniera così dolce e, quando è giunta all’attaccatura della coscia, ho aperto le gambe e le ho offerto la mia micetta già bagnata fradicia. Lei ha preso ad esplorarla con le labbra, andando alla ricerca del mio bottoncino magico, che ha fatto vibrare, procurandomi subito un orgasmo molto intenso. Dopo aver provato quell’attimo di forte piacere, senza neanche rendercene conto, ci siam ritrovate avvinghiate in un 69, anche se nessuna di noi due lo avesse mai fatto e il piacere che ne abbiamo ricevuto è stato subito fortissimo ed intenso. Ho accarezzato anch’io il suo corpo e mi son ritrovata davanti alla bocca la sua fica profumata, che desiderava esser baciata. Ho incollato le mie labbra su quel fiore, suggendo il dolce nettare che da esso sgorgava. Lei faceva la stessa cosa con me ed ho sentito il mio corpo tremare al sopraggiungere di un nuovo orgasmo, così, con rinnovato vigore, ho fatto in modo che anche lei potesse godere quanto me. Ho preso a leccare e succhiare la sua intimità e, subito, anche lei ha cominciato a godere, stringendo le sue cosce intorno alla mia testa, quasi a volerla imprigionare, per non permettermi di smettere dal farle provare l'intenso piacere che le stavo regalando. Ci siamo accarezzate a lungo, lasciando che le nostre voglie, le nostre manovre ci regalassero momenti stupendi. Lei emetteva gemiti che mi incitavano ad accarezzarla con più passione, così, ogni tanto, mi succhiavo quelle stesse dita intrise del liquore d’amore che sgorgava dalla sua fica fradicia. Poi, con rinnovato ardore, ho ripreso a leccare la sua figa, aspirandola letteralmente con la mia bocca e subito emulata da lei, che ha inserito due dita dentro di me, provocandomi un nuovo orgasmo. Allora anch'io ho fatto lo stesso: le ho inserito due dita nella sua fica e subito ho cominciato a sentire le contrazioni del suo corpo, che stava vibrando per il piacere che le stavo donando. Ho accentuato il ritmo delle carezze, continuando a masturbarla sempre più forte, finché anche lei ha cominciato a godere in maniera intensa, proprio come era riuscita a fare con me. Era meraviglioso sentirla godere. Non riusciva più a controllarsi e, nello stesso tempo, fremeva tutta per il piacere che stava provando. È stato un momento bello, intenso, reciproco, che ci ha fatto vibrare entrambe, trasmettendoci sensazioni veramente uniche, che nessuna di noi due aveva mai provato. Siamo rimaste abbracciate, a scambiarci le coccole per molto tempo, poi, lentamente ci siamo rivestite e siamo tornate alle nostre case. Da quel giorno per noi è stato amore puro, anche se, col tempo, mi son resa conto che a lei piacevano anche i maschi e, quindi, siamo andate ciascuna incontro ad altre realtà.
«Amore mio, mi rendo conto che il rapporto fra noi due non può darti quell’appagamento che sicuramente troverai in un maschio e, soprattutto, capisco il tuo desiderio di creare una famiglia, di avere dei figli e di vivere la vita accanto ad un uomo. Questo nostro è stato un momento significativo della nostra storia, ma, per i motivi appena accennati, è giusto che finisca qui.»
Lei, dopo una lunga e attenta riflessione, mi ha fatto giurare che fra di noi non sarebbe mai cambiato niente; è vero, fra di noi il rapporto è rimasto sempre bello ed intenso, e, anche se oggi lei si è sposata ed ha messo al mondo due meravigliosi bambini, ha sempre trovato occasioni per stare intimamente con me, regalarmi altre sensazioni bellissime, fin quando, anch’io, non ho trovato la mia compagna ed ho deciso di vivere con lei la mia vita. Naturalmente la mia nuova compagna non ha avuto niente da ridire nel ricevere nel nostro letto anche quell'amica, Carla e, spesso e volentieri, passiamo dei pomeriggi meravigliosi a giocare con i nostri corpi, regalandoci piaceri che solo le donne sanno far provare ad altre donne. Con lei, ho scoperto la mia vera natura e con lei ho vissuto il mio primo, vero, intenso momento di piacere.
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2 years ago
baxi18, 55
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b&b
Realmente accaduto. Arrivati in moto dopo un viaggio di 600 km, il b&b che tra l'altro è stupendo e confina con la spiaggia, è risultato un oasi; infatti la mia ragazza si è tuffata sotto la doccia immediatamente, nel frattempo spogliatomi completamente per abbassare la temperatura corporea armeggiavo con i caricabatterie. Avevamo chiuso solo la prima porta con le alette della persiana completamente orizzontali per far entrare aria. Siamo confinanti con un altra stanza che da sull'ampia balconata comune, dalla quale esce una bella signora sui 55 che stende alcuni costumi girata di spalle. Per una sensazione mi giro e noto che nel chinarsi a raccogliere gli indumenti nella bacinella mi vedeva completamente nudo. A quel punto mi ritraggo e dopo alcuni minuti ritorno alla stessa spina per collegare anche il carica batterie degli interfono dei caschi. La signora ritornata anch'essa a stendere altri indumenti, aveva appoggiato la bacinella sopra lo stendino e si era messa in posizione diagonale ma diretta verso la nostra porta a stendere. A quel punto mi è venuto il dubbio che volesse guardare e quindi mi alzo facendo finta di armeggiare con gli interfono le do la possibilità di vedermi completamente nudo; stende ma mi fissa e io inizio a montarmi la testa. Lascio aumentare il mio “tarello” ma devo chiudere il gioco perchè mi accorgo che non scorre più l'acqua nella doccia della mia ragazza, comunque mi sembra di intravedere un sorrisetto della signora.Il giorno dopo salgo dalla spiaggia prima della mia compagna, e noto la signora seduta al tavolino che sta facendo l'enigmistica, vado in bagno e capisco dal silenzio che è da sola. Si tratta di una donna alta un metro e settanta bel fisico tette abbondanti che sono coperte da un costume a fascia argentato il cui tessuto lascia intuire le aureole e la forma dei capezzoli.Lei che stava giocherellando tenendo la matita tra i denti aveva una gamba raccolta sulla sedia e una raccolta in modo orizzontale.Quando esco dal bagno mi faccio più audace e mi corico nudo sul letto, dandole la possibilità di intravedermi sempre attraverso la porta ; lei tamburella la matita sulla passera e io non ho visto quello che sostanzialmente mi stava indicando: aveva un labbro della fica completamente fuori dal costume. Solo dopo che lo allargava leggermente con la matita, l'ho visto, ho strabuzzato gli occhi e mi sono lanciato subito in una sega lenta e soddisfacente permettendole di vedere l'intera lunghezza del mio uccello. Dopo una serie di schizzi ricaduti sulla mia pancia lei mi fa pollice su e sorride. Continua il gioco e a distanza mi fa veder tutto con scuse assurde stende i panni probabilmente già asciutti e esce con una vestaglia aperta davanti ovviamente nuda, ci divide sempre la porta chiusa con le alette della persiana orizzontali.Mi sono attivato e voglio scoparla; esco verifico che nessuno ci veda, con il ragionamento andiamo subito al sodo e riusciamo a metterci d'accordo sulla visita ad una spiaggia il giorno dopo, ma la sua famiglia e la mia compagna non ci consentono alcun tipo di approccio.A quel punto la cosa si complica perchè il tempo passa senza che nulla succeda e due giorni dopo dobbiamo ripartire.La mattina ci incrociamo a colazione e apprendo da suo marito che la sua famiglia va a fare un giro in paese, e mi invento un giro anch'io per far benzina alla moto, invece la mia ragazza scende in spiaggia.Tutte le cose filano lisce. Dopo poco torno guardo che tutti siano dove dovevano essere , rientro e mi infilo nella sua stanza , la trovo in bagno che si sta facendo un igiene intima al quale partecipo da dietro con passione sgrillettandola sotto l'acqua a mano aperta. Gode immediatamente si appoggia a me e inizia a dirmi che lo vole in culo. Non ci faccio molto caso credevo fosse un uscita da godimento. Contiuna a godere fino a quando mi chiede di togliere il doccino dal tubo e di andare a controllare che non arrivi nessuno. Ho capito che si sarebbe fatta una lavanda anale “fatta in casa” proprio per non lasciarmi tracce. Riprendiamo in camera con una pompa mega mentre le tocco le tettone spaziali , lei si sgrilletta ed a un certo punto si gira e mi chiede di incularla. A cazzo durissimo e nonostante le mie dimensioni, sostanzialmente come lo ho appoggiato è entrato completamente, ed ho capito vista la sua sicurezza nelle manovre che usava più il culo della fica. Gli unici fatti significativi sono stati i colpi di ariete finali che avrebbero aperto una cavalla incitati dal suo sproloquio e appena le ho scaricato tutto dentro si è messa un po di carta a modi tappo tenendola dentro si è reinfilata il costume. Si è girata e mi ha sorriso. Come se volesse conservarla non so fino a quando. Il giorno dopo mi manda una foto che ritrae il bidet con liquidi vari dicendomi che l'ha tenuta e fotografata per farla vedere a suo marito.
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4 years ago
zap67,
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Un incontro speciale (prima parte)
Tutto cominciò 18 anni fà,la noia e la curiositá mi spinsero a provare una chat,all'epoca C6 andava per la maggiore fù così che incontrai Lei,la donna che cambiò completamente la mia vita sessuale.Non sono mai stato attratto da ragazzine quindi la mia ricerca era focalizzata su donne mature,io avevo 40 anni Lei 48 sposati entrambi e annoiati sessualmente pure anche se lei aveva una vita sessuale extraconiugale abbastanza movimentata.La conoscenza in chat è andata avanti per un paio di mesi,niente foto,cam o altro 20 anni fá per eccitarsi si doveva entrare nella mente di chi stava alla tastiera ed era decisamente più bello.Dopo mesi di chat abbiamo deciso di vederci,io non cercavo semplici scopate,Lei era stufa di chi pensava solo a infilare il cazzo e nulla di più,non mi sembrava vero,eravamo sulla stessa lunghezza d'onda.Primo appuntamento buca,secondo pure,ormai avevo perso le speranze pensando ad uno scherzo.Ci sentiamo in chat,ci eccitiamo e Lei mi dá un nuovo appuntamento in un bar.Il giorno dopo sono li,sicuro che sarà un altro scherzo,invece la vedo arrivare e non credo ai miei occhi.Bella,corpo minuto,jeans e giubbino in pelle nera,il suo sguardo è la cosa più sensuale che abbia visto,ci sediamo incominciamo a parlare di noi,della chat e delle nostre aspettative.Bevo un caffè,sfioro la sua mano,lei mi guarda,un erezione mai avuta si impossessa di me,Lei mi stá scopando la mente con i suoi occhi fissi su di me."A cosa pensi"mi sussurra,a quanto sei eccitante le rispondo.Lei mi chiede "cosa ti piace fare,mi leccheresti davvero senza scoparmi",questo è quello che desideravo e glielo avevo detto più volte in chat anche se Lei non pareva credere,"agli uomini piace solo infilarlo"tu non sarai diverso dagli altri.Ci alziamo,e rimaniamo d'accordo che ci penserá su se vedermi ancora,la saluto, un piccolo bacio e salgo in macchina,solo ora mi accorgo di avere avuto un orgasmo,il primo orgasmo da una donna che ha saputo scoparmi la mente senza toccarmi....
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5 years ago
patti1204,
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L'insegnante
Neanche mi guardava durante le lezioni, mi trattava con indifferenza, sembrava non esistessi proprio.
Eppure da tre mesi passava con me 2 pomeriggi a settimana per darmi ripetizioni di cui non avevo bisogno, ma i voti che mi dava erano talmente bassi quanto finti.
Inizialmente ero furiosa con quella stronza, mi impegnavo e mi dava sempre 4. Poi il 7 dicembre, dopo aver parlato con mia madre, l'ha convinse ad affidarmi a lei per ripetizioni.
Prendeva anche dei soldi...per violentarmi tre o quattro ore.
La prima volta era anche stata gentile, mi aveva offerto da mangiare e da bere nel suo salotto. Una mezz'ora buona l'abbiamo passata sui libri.
E mi chiedeva.. e io rispondevo...e mi diceva che ero brava, ma avrei potuto esserlo di piu'. Le mani ogni tanto si appoggiavano sulla mia coscia coperta dal jeans.
Quando si avvicinava sentivo un senso di disagio, la vedevo vecchia, cattiva e gelosa. In realta' portava bene i 42 anni, ma per i miei 17 era comunque di un altro pianeta.
Parlava anche di lei, dei suoi sogni, del suo passato, del suo amore finito male, ogni tanto mi chiedeva qualcosa di me, ma non ci facevo caso più di tanto. Passata la prima ora mi sentii piu' a mio agio, come si suol dire, avevamo rotto il ghiaccio.
Iniziavo a pensare che avrei potuto sfruttare quel fatto, lei era un'avara che estorceva denaro a mia madre..ma almeno avrei avuto bei voti.
Hai dei bei capelli mi disse...secondo lei pero' erano un po' secchi. Quindi mi convinse a farmi mettere un prodotto apposta. Mi ricordo che mi fece sedere sul divano e da dietro mi spalmo' qualcosa sui capelli..mi sembrava strano..''ma non sporchiamo tutto?'' le dissi.
Nessuna risposta, tranne la sensazione di pietrificarmi, mi stava leccando l'orecchio. In quel momento mi sentii tesa come non mai..non mi potevo muovere e respiravo a fatica. Infilo' la lingua sempre piu' dentro e mi appoggio' delicatamente ma in maniera decisa una mano sulla bocca.
Tutto fini li..tutte le chiacchere, i sorrisi piu' o meno veri. Si mise di fronte a me e si spoglio' rimanendo con un corpetto e le autoreggenti. Mi ordino' di spogliarmi ma ormai non capivo nulla.. lo fece lei per me.
Aveva di fronte una cosa inanimata invece di una persona. Mi prese per mano e in maniera decisa mi porto' in camera da letto.
Qui mi lego' i due polsi all'estremita' del letto e ricomincio' a leccarmi il viso, il collo, i seni.
Fino ad arrivare sempre piu' giu'. La mia vagina era sorprendentemente umida; me la lecco' ferocemente, quasi volesse sbranarla. Infilo' tutta la lingua dentro, mi sembrava di sentirla in gola.
Poi si sposto' sopra di me, la sua figa rasata era sulla mia bocca, si lascio cadere di peso e mi sentii soffocare dalla sua voglia infinita. Si fece leccare per 5 minuti, gridava e gemeva quella stronza, io ero felice perché era in mio possesso, comandavo io finalmente, sapevo il suo punto debole.
Mi sentii anche sporca, una troia per la precisione, ma la cosa mi eccito' di piu'. Questo pensiero' svani quasi immediatamente, esattamente nel momento in cui mi prese a schiaffi. Poi ricomincio' a leccarmi la vagina, le gambe, poi ancora schiaffi. Mi ordinava e io obbedivo. Alla fine arrivarono la frusta e tre vibratori. Me ne mise uno in bocca, uno nella vagina e mi svergino' il culo come se niente fosse. Piansi dal dolore, ma piu' piangevo e piu' godeva.
Intanto la frusta risuonava velocemente contro il mio corpo. Mi tolse il vibratore dalla bocca e se lo infilo' nel culo, per poi sbattermi la sua vagina eccitata sulla mia lingua. Quanto urlava di piacere, mi inondava la bocca. Io dovevo leccare ed inghiottire. Dopo quasi tre ore mi sentivo esausta, ma innamorata di quella sensazione di essere posseduta e schiava. Lei era la mia padrona a scuola ma anche fuori. Faceva di me cio che voleva..se mi ribellavo la eccitavo sempre di più..ed in fondo mi eccitavo anche io.
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8 years ago
admin, 75
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Il primo sapore di donna
Non mi sentivo ancora esperta ma il piacere che avevo provato su quell´ autobus alla vista di quelle cosce divaricate sotto di me che nascondevano appena quelle mutandine in pizzo, ed il ricordo di quel pomeriggio trascorso in camera con la mia amica masturbandoci da sole ma senza avere il coraggio o forse il desiderio di farlo reciprocamente all´ altra era sempre cosi´ vivo nella mia mente ed ai miei occhi che ogni volta sentivo bagnarmi copiosamente solo al pensiero e non posso negare che tante e poi tante volte ho raggiunto orgasmi esplosivi e multipli lasciando scorrere le mie dita istintivamente ricordando quelle immagini e quelle sensazioni. Un giorno ne parlai anche con Paola, la mia carissima amica con la quale avevamo condiviso un orgasmo seppur solo osservandoci e le raccontai l´episodio che mi era avvenuto sull´ autobus ed allo stesso tempo chiedendole se anche a lei era successo di eccitarsi nel guardare una donna, se le era capitato di toccarsi guardando lo slip di una donna o semplicemente se le era tornato alla mente alcune volte l´ episodio che avevamo vissuto in maniera molto naturale insieme. Credo che avessi paura del fatto che stessi diventando bisessuale ma la cosa che piu´ temevo era che sentivo molta piu´ attrazione verso il mio stesso sesso che verso quello opposto. Piu´ di una volta avevo concluso questi miei pensieri dicendomi che sarebbe stata questione di tempo, che magari avevo solo voglia di provare, che la mia era curiosita´, ma con il passare dei giorni e dei mesi sentivo io stessa quanto erano forti I miei orgasmi ogni volta che mi masturbavo pensando ad una donna piuttosto che quelli che riuscivo ad avere con il mio ragazzo. La risposta della mia amica Paola comunque mi lascio´ stupefatta ed accese ancora di piu´ il mio desiderio e la mia fantasia: mi disse che lei aveva avuto un rapporto con una sua amica e che la cosa le era piaciuta in maniera esaltante. Allo stesso tempo mi disse che anche lei pensava molte volte a quella nostra volta quando i nostri occhi guardavano le dita dell´altra infilarsi dappertutto e seguivano il piacere dato dai respiri e dalle grida dell´altra, e che lei stessa si toccava ricordando le mie contrazioni di piacere ed I movimenti dei miei fianchi nel momento in cui esplosi con lei. Il sentire queste parole mi fecero eccitare ancora piu´ di quanto gia´ lo fossi ed avrei voluto spingermi oltre con I miei interrogativi ma c´era sempre un qualcosa che mi bloccava o la paura forse di perdere Paola e cosi´mi limitavo a guardarla parlare sentendomi bagnare completamente lo slip ed immaginavo come sarebbe stato poter sentire la sua lingua sul mio corpo e poter muovere la mia lingua su quel seno e su quei capezzoli. Dovevo essere veramente in trance in quel momento perche´ Paola mi ridesto´ dai miei pensieri domandandomi cosa avessi per guardarla in quel modo li´ e lentamente e con molta cautela provai ad esprimerle i miei pensieri dicendole che stavo immaginando il rapporto di lei con la sua amica e che stavo cercando di mettere a fuoco nella mia mente come sarebbe potuto essere stare tra le gambe di un´ altra donna o avere la sua testa fra le proprie gambe. Credo che Paola avesse capito I miei pensieri ma cercava forse la conferma alle sue intuizioni, specialmente dopo la nostra discussione, e fu cosi´ che mi chiese di cambiare discorso e di andare a fare due passi per la citta´prima magari di accompagnarla a casa a bere qualcosa. Ero eccitatissima ma seguii I suoi consigli pensando che forse avevo esagerato nel mio atteggiamento ma sperando che magari la scusa di casa sua sarebbe servita a darci l´ opportunita´ per qualcosa di piacevole che volevo con tutta me stessa. Sentivo la sua voce adesso, le sue parole ed I suoi sospiri mentre passeggiavamo una accanto all´altra, ma dentro di me sentivo ardere un fuoco di passione che avrei voluto spegnere nella sua bocca. Avrei voluto chiederle se anche lei provava le stesse sensazioni ma avevo tremendamente paura di rovinare tutto. Stavo bruciando e ad ogni passo sentivo lo slip inzupparsi sempre piu´ dei miei umori tanto da bagnarmi anche le cosce. Come avrei voluto far sentire anche a lei quanto la desiderassi e farle capire che tutto quel nettare stava fuoriuscendo per lei…Arrivammo a casa sua piano piano e mi chiese di accomodarmi sul divano del salotto che lei sarebbe andata a prendere qualcosa da bere. Mi accomodai e la osservai allontanarsi mentre ondeggiava quei fianchi ricoperti da un paio di jeans attillati che le facevano il piu´ bel sedere che avessi mai visto in una donna. Anche io indossavo un paio di jeans ma tra le cosce ormai li sentivo talmente fradici che mi sembrava quasi di essere nuda ed accavallavo le gambe, e piu´ le accavallavo piu´ mi sentivo bagnare lo slip…avrei avuto veramente voglia di masturbarmi in quel momento, e lo avrei fatto se fossi stata sola li´ su quel divano ma non ero a casa mia. Pensai per un attimo che sarei potuta andare in bagno e considerato il fatto che ero troppo eccitata pensai che forse era la cosa migliore da fare e lo avrei fatto appena fosse arrivata lei con le bevande. La vidi rientrare con I suoi movimenti sinuosi che mi facevano eccitare sempre di piu´e quei seni che vedevo oscillare ad ogni passo ma non feci in tempo a chiederle di poter andare in bagno che si sedette vicino a me con l´ intento di parlare. La lasciai fare ascoltando le sue parole: „Claudia, e´tutto il pomeriggio che ti osservo, e sono convinta che non hai sentito niente di tutto quello che ti ho raccontato. Ti conosco abbastanza bene per capire quando stai pensando e quando sei tranquilla. Ho notato che il tuo sguardo e´ cambiato nel momento in cui ti ho raccontato della mia esperienza con la mia amica, ed ho notato che nei tuoi occhi brilla viva la luce del desiderio, della passione. Sono quasi sicura che da un paio di ore a questa parte non stai pensando altro che al momento in cui potrai dare libero sfogo alla tua voglia masturbandoti come una matta per godere pensando ai nostri discorsi e sono convinta del fatto che il tuo slip a quest´ ora sara´ talmente pieno dei tuoi umori che si potrebbe strizzare. Dimmi solo se e´ vero o se tutto cio´ riguarda solo la mia immaginazione!“. Mi sentii crollare a queste parole e timidamente abbassai lo sguardo sicuramente arrossendo in viso ma lei non si fermo´, e continuando a parlare poggio´ la sua mano sulla mia coscia cercando di divaricarmi le gambe per sentire con le sue stesse dita se quanto aveva affermato rispondesse a verita´ o meno. E diceva: „ Fammi sentire quanto sei eccitata, non penserai mica che io sono fatta di legno, anche io e´ da oggi pomeriggio che guardando I tuoi occhi sento crescere tra le mie gambe il desiderio della tua lingua…ed ho voglia di succhiare ogni goccia del tuo piacere“. Queste parole mi sciolsero letteralmente tanto che non solo allargai le gambe ma le facilitai il compito di slacciarmi il jeans. La sua mano si intrufolo´in un attimo sotto al jeans ed appena sentii quelle dita sfiorarmi lo slip premetti il ventre contro la sua mano iniziando a muovermi e rantolare. Stavo per godere, lo sentivo ed anche lei se ne accorse immediatamente dai miei movimenti e dalle mie contrazioni oltre che dal mio respiro che iniziava a diventare un lamento di piacere. Le sue dita scivolavano sullo slip alla ricerca delle mie labbra gonfie e vogliose ma non fecero in tempo a trovarle che per la troppa eccitazione accumulata e per I miei movimenti sapienti, esplosi in un orgasmo incredibilmente potente. Paola ebbe paura per un attimo di avermi fatto male ma appena sentii il mio respiro placarsi e vide le mie labbra sorridere in una smorfia di piacere continuo´ ad accarezzarmi sotto il jeans fin quando l´orgasmo non completo´ la sua evoluzione lasciandomi distrutta ma felice ed appagata. Tiro´ fuori la mano dai miei jeans e la vidi succhiarsi le dita piene dei miei umori e del mio sapore e la cosa mi fece ancora rabbrividire dal piacere, e notai nei suoi occhi tanta voglia di continuare quel gioco. Ero io che la guardavo adesso ma lei non sembrava intimidita dal mio sguardo e con le dita ancora bagnate dei miei umori e della sua saliva si sbottono´ I jeans sfilandoseli piano lungo le gambe. Aveva un paio di slip neri, e la vista di una macchia umida proprio in mezzo alle sue mutandine mi fece ancora una volta eccitare. Mi feci forza e la spinsi sul divano accasciandomi sopra di lei. Cominciai a baciarle il collo mentre con la mano le carezzavo le gambe e risalivo lungo le sue cosce fino al punto di incontro di esse. Le mie dita premevano il suo slip adesso e riuscivo a sentirlo anch´ esso bagnato tanto quanto lo era il mio. In un attimo le scostai lo slip dall´ inguine e con due dita iniziai a carezzarle quelle labbra gonfie e quel clitoride che sentivo pulsare sotto I miei polpastrelli. Ero ancora eccitatissima e piu´ lasciavo scivolare le mie dita sotto il suo slip piu´ sentivo la voglia di avere le sue dita dentro di me a masturbarmi ancora. Mi alzai dal divano cercando una posizione piu´ comoda accucciata sotto di lei e ripresi a carezzarle lo slip sentendo il suo clitoride gonfiarsi ancora di piu´. Voltai la mia schiena verso la sua testa quasi per invitarla ad accarezzarmi nello stesso momento che io accarezzavo lei ma sembrava non capire le mie intenzioni ed a quel punto io stessa mi sfilai I jeans rimanendo con il mio slip bianco ormai attaccato alla mia fichetta e mi avvicinai ancora di piu´ alla sua faccia quasi a strusciarmi contro il suo viso. Iniziai a baciarle le gambe, a muovere la mia lingua sulle sue cosce interne aspettando di vedere le sue gambe divaricarsi completamente come da li´ a poco fece poggiando un polpaccio sullo schienale del divano e l´ altro piede in terra davanti a me. La mia lingua sembrava pazza di lei adesso ma sentivo che anche lei stava impazzendo sotto I miei colpi saettanti. Le scostai ancora lo slip lasciando stavolta che fosse la lingua a scivolare sui suoi peli pubici e sulle sue labbra ormai dilatate. Sentivo il suo respiro sempre piu´ pesante, vedevo I suoi muscoli contrarsi sempre piu´ forte e la ritenevo prossima all´orgasmo nel momento in cui finalmente sentii le sue dita sollevarmi lo slip da dietro e due di esse iniziare a perlustrarmi tra le gambe. Dovetti sollevarmi appena tanto fu sorprendente il piacere che iniziai a sentire scendermi tra le cosce e mentre la mia lingua stuzzicava senza freni il suo clitoride e le mie labbra lo succhiavano senza limiti, adagiavo il mio bacino sulle sue dita che si facevano strada dentro di me masturbandomi piano e profondamente tanto da farmi impazzire. Sentivo le sue grida di piacere ad ogni colpo della mia lingua e sentendo le sue dita riempirmi tutta e ruotare dentro di me non potevo fare a meno di ansimare io stessa e soffiare il mio alito caldo su quella fichetta che meravigliosamente aperta mi stava dissentando con il suo nettare. Era meraviglioso poter succhiare ogni goccia e lasciar scorrere la lingua avanti e indietro su quel ventre piatto e su quel clitoride prorompente che sentivo quasi scoppiare ad ogni colpo di lingua ed era altrettanto meraviglioso sentire un altro orgasmo montarmi lentamente per farmi andare in estasi e farmi fremere dalla voglia di goderle sulle dita. Continuammo cosi´ per minuti interminabili durante I quali sentivo sciogliermi sulle sue dita e sentivo il suo nettare riempirmi sempre piu´ la bocca. Ero in balia di un qualcosa di sconvolgente che mi stava facendo impazzire dal piacere…le sue dita che ruotavano ed entravano ed uscivano e le sue gambe spalancate che mi stavano ubriacando I pensieri e la mente. Stavo vivendo un qualcosa di meraviglioso e la voglia di esplodere e godere ancora la sentivo crescere dentro di me in maniera impetuosa e sconvolgente. Ed allo stesso tempo vedevo il suo ventre contrarsi ed il suo pube alzarsi ed abbassarsi cercando la mia lingua che mai paga e sazia continuava a circuire il suo clitotoride e ad entrare ed uscire dentro di lei. Ero al limite della sopportazione e vederla e sentirla gemere di piacere era uno spettacolo entusiasmante e talmente forte dal punto di vista erotico che spingendomi piu´ veloce sopra le sue dita lasciai arrivarmi l´ orgasmo emettendo un grido talmente forte che scosse pure Paola che nel sentirsi riempire le dita ancora del mio piacere non tardo´ ad urlare il suo orgasmo ed a venirmi in bocca riempiendo la mia lingua del suo sapore. Rimanemmo in questa posizione ancora qualche minuto, il tempo necessario per recuperare un po´ di ossigeno e stringerci in un abbraccio ed in un bacio sulle labbra quasi per ringraziarci di cio´ che ci eravamo regalate. E nel rivestirci lentamente prima di salutarci ci confessammo che ci sarebbe piaciuto provare ancora, magari con qualche oggetto a farci compagnia ma che ne avremmo riparlato ed avremmo cercato il modo di ripetere ed amplificare questa esperienza. Cio´ che ricordo di quel giorno e´che fu una esperienza talmente eccitante e piacevole che la sera non riuscii a prendere sonno se non dopo essermi masturbata ancora per almeno un´ altra ora avendo viva la speranza di ripetere al piu´ presto le stesse sensazioni.
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9 years ago
alex1404,
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Il primo orgasmo con un'amica
Avevo 18 anni allora e mai mi era passato per la testa ne´ mai avevo pensato, o fantasticato, ad un rapporto con un´ altra ragazza. Avevo avuto le mie storie con i ragazzi della mia eta´, i primi bacetti al parco, le prime pomiciate al cinema, i primi turbamenti amorosi che per la maggior parte delle volte poi si concludevano nel letto sotto le mie lenzuola aiutata dalle mie dita diventate in breve tempo molto esperte nel riconoscere i miei punti erogeni preferiti. In quel tempo andavo al Liceo ed avevo una carissima compagna oltre che amica con la quale avevamo suddiviso persino le scuole medie e con la quale non credo avevamo avuto mai segreti da confidarci tanto eravamo aperte e spontanee l´ una con l´altra. Ci parlavamo di tutto, compresi i nostri pensieri piu´ nascosti ed i nostri desideri in campo sessuale anche se ancora eravamo giovani e di esperienza non ne avevamo moltissima. Lei si chiamava Paola, un po´ piu´ alta di me, capelli scuri rispetto ai miei castano chiari, era piu´ formosa di me ed a volte scherzando tra di noi me lo faceva notare ma la prendevamo a ridere e mai ci facevamo caso (lei aveva una terza abbondante contro la mia seconda giusta giusta). In una parola sola si puo´ dire che a quell´ eta´ lei sembrava molto piu´ grande e matura di me fisicamente e di questo credo che anche i ragazzi se ne accorgessero tanto da proporle, per come mi raccontava lei nelle sue confessioni, anche particolari prestazioni che solitamente non si chiedono a ragazze di 15-16 anni.
Quel giorno eravamo, come ci capitava spessissimo al termine dell´ anno scolastico, in casa mia nella mia camera a studiare, ma vuoi per i primi caldi che si facevano sentire, vuoi per la poca voglia di studiare che avevamo, iniziammo a parlare come succedeva spesso di noi, delle nostre sensazioni, dele nostre emozioni. Lei all´ epoca usciva con un ragazzo di 20 anni e con lui era arrivata fino in fondo nel rapporto sessuale, io invece frequentavo un coetaneo ed ancora vergine mi limitavo a qualche carezza anche nelle parti piu´ intime continuando la mia pratica preferita nelle ore serali e notturne che ancora riusciva a soddisfarmi abbastanza. Ricordo perfettamente che lei quel pomeriggio indossava una maglietta smanicata bianca ed una gonna sopra il ginocchio leggera a scacchi bianchi e blu con un reggiseno in pizzo che traspariva dalla maglietta di colore bianco ed io indossavo una camicia a maniche corte azzurra ed una minigonna di jeans con un reggiseno giallino di cotone. Eravamo nella mia camera, lei seduta sulla sedia accanto al tavolo pieno di libri rivolta verso di me che sul bordo del letto tenevo le gambe piegate l´ una sull´ altra per mantenere una posizione eretta. Parlando e parlando giungemmo a raccontarci dell´ ultimo sabato trascorso con i rispettivi ragazzi ed iniziai io raccontandole che eravamo stati a bere qualcosa prima di appartarci un po´ sulle colline per sbaciucchiarci e farci delle tenerezze come quasi sempre succedeva, ma appena inizio´ lei a raccontare cio´ che aveva fatto notai subito dagli occhi che qualcosa le brillava ancora. Raccontava delle sue mani che l´ avevano esplorata da cima a fondo, della sua lingua che iniziando dal suo collo era scesa sotto la sua camicetta per mordicchiarle e stuzzicarle i capezzoli fino a farglieli scoppiare quasi,e quando arrivo´ a raccontare della lingua che inizio´ a scivolarle lungo la pancia fino ad arrivarle al bordo dello slip sentivo che stava quasi ansimando nel parlare. In breve mi disse che il ragazzo le aveva fatto qualcosa che non aveva ancora mai fatto in precedenza, le aveva infilato la lingua dentro la fichetta e l´aveva fatta venire cosi´ semplicemente leccandola e penetrandola appena con la lingua. Notavo da come lo raccontava e da come si muoveva sulla sedia che sentiva ancora la sua lingua quasi tra le gambe e la cosa stava facendo una certa impressione anche su di me. Le guardavo gli occhi che mi fissavano mentre nei piu´ piccoli dettagli cercava di farmi capire le sensazioni meravigliose che aveva provato, le scosse elettriche che aveva sentito pervaderle il corpo, i flussi abbondanti di umori che aveva notato rigarle le cosce mentre lui la masturbava con la lingua. Sentivo che questo racconto stava oltrepassando la curiosita´ del dirci tutto, e mentre ci guardavamo e vedevo i suoi movimenti sempre piu´ frequenti sulla sedia, notai anche che mentre parlava forse inconsciamente la sua mano era andata a poggiarsi sulle gambe che teneva leggermente divaricate. Fu allora che per la prima volta in vita mia pensai alla possibilita´ che stavo parlando e mi stavo eccitando anche sentendo una ragazza come me raccontarmi di lei e vederla che si eccitava. Le sue parole erano cosi´ precise e puntuali ed il suo sguardo cosi´ assorto nel racconto che forse non si accorse neanche che stavo guardando le sue dita che risalivano lungo le sue cosce per appoggiarsi allo slip che potevo vedere chiaramente esposto tra le sue gambe. La fissavo adesso, e guardavo soprattutto la sua mano che vedevo premere lo slip in maniera quasi impercettibile ma molto chiara. Lei noto´ che avevo abbassato lo sguardo e si scuso´ con me ma era cosi´ eccitata pensando a quella lingua che l´ aveva scavata completamente e svuotata di ogni goccia di umore che non poteva non sentirsi bagnata e mi chiese se sentivo la stessa sensazione ascoltando le sue parole. Fui sincera dicendole che pur non avendo mai provato ad essere leccata sulla fica il sentire il suo racconto ed il vederla eccitata a toccarsi mi aveva eccitata tantissimo e che anche a me sarebbe piaciuto toccarmi. Fu un attimo e mi disse : “Fallo allora, fallo con me! Sento che sto gia´ per godere…“. Poggia I piedi sul pavimento mettendomi proprio di fronte a lei che continuava ancora piu´ profondamente a toccarsi, vedevo i suoi occhi socchiudersi e mi immaginavo il suo clitoride gonfio come lo era il mio in quel momento forse anche di piu´. Divaricai le gambe sollevando appena la minigonna fino ai fianchi ed un attimo dopo le mie dita stavano premendo il mio slip di cotone gia´ intriso dei miei umori. Le sue gambe davanti ai miei occhi erano adesso spalancate e mi offrivano uno spettacolo meraviglioso che mai avrei immaginato…con una mano si stava scostando lo slip e con l´ altra si stava masturbando facendo ruotare le dita sul clitoride prima di infilarsi l´ indice dentro di se´ e di muoverlo avanti e indietro. Sentivo i suoi sospiri diventare pesanti, vedevo il suo bacino saltare sulla sedia ad ogni spinta profonda del dito dentro di lei e sentendola quasi sul punto di godere feci come lei scostando lo slip con una mano per masturbarmi come ero abituata a fare con la mano destra con un dito direttamente dentro appena la mia fessuretta fradicia ed il palmo della mano che mi premeva e sollecitava il clitoride che sentivo duro e gonfio. Furono attimi meravigliosamente intensi nei quali potevo sentire il profumo dei nostri umori riempire l´ aria della camera…vedevo le sue dita scorrere e scivolare sempre piu´ velocemente e quasi per seguire il suo ritmo anche la mia mano accelerava i tempi e la pressione. I gridolini si trasformarono presto in urla, le sue gambe si spalancarono sopra i braccioli della sedia come del resto feci io sul bordo del letto, ci guardavamo le dita entrare ed uscire e poi negli occhi pieni di desiderio di godere, di esplodere, di seguire l´ orgasmo della nostra amica piu´ cara ed ora anche piu´ intima. La vidi mentre si spingeva dentro un altro dito e lo muoveva ancora piu´ forte nella sua fica quando un grido irruppe nella stanza e potei vedere la sua testa reclinarsi all´ indietro, i suoi occhi chiudersi ed il ventre cominciare a comprimersi per l´ orgasmo ancora pulsante…ed a questa vista basto´ una leggerissima pressione con il mio palmo sul clitoride per esplodere in un orgasmo che mi sembro´ incredibilmente possente e liberatorio tanto lo avevo desiderato. Rimanemmo a guardarci un po´ mentre con le dita ancora afferravamo le ultime gocce che scivolavano fuori dal nostro corpo, e ci guardammo tra lo stupito e l´ incredulo l´ un l´ altra contente per aver scoperto un nuovo gioco che ci era piaciuto e consapevoli che non sarebbe finita li´…..
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9 years ago
alex1404,
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La mia datrice di lavoro
All'epoca avevo 18 anni,ero alla ricerca di una occupazione anche saltuaria x incrementare un po'la cosidetta paghetta di papa'piuttosto scarna.Avevo terminato la scuola dell'obbligo ed ero molto fiduciosa di trovarmi un lavoro anche part time di ogni genere senza avere preferenze di settore o altro.Ero temprata nelle faccende domestiche aiutando mia madre spesso ammalata ed essendo figlia unica toccava a me sola aiutarla in casa.Mio padre lavorava 16 ore al giorno e quando tornava a casa solo la sera e dopo una spesso frugale cena esausto andava a riposare.Le nostre condizioni economiche non erano delle piu'floride ed io volevo aiutare anche i genitori a sbarcare il lunario oltre a togliermi come tutti i giovani qualche sfizio in piu'.Essendo ferrata nei lavori domestici cercavo da tempo una occupazione nel tal settore senza x ora risultati positivi.Dopo varie ricerche e sinceramente sfiduciata,ricevo sul mio cellulare una telefonata di una signora alla ricerca di una colf a part time.Mi presento al colloquio la mattina seguente sperando vivamente in positivo.Alessia vive a circa tre chilometri da casa nostra in una bella villa con marito e senza figli.Piscina,grande giardino e circa 250 mq di abitabile.Un bell'impegno x me cmq accetto dopo un breve colloqui l'incarico affidatomi.Stirare,pulire la casa,accudire i loro 7 cani,cucinare ecc.Inizio a lavorare x loro dopo una settimana molto spaesata e nuova sia del lavoro e della grande casa con non poche difficolta'.Alessia si rende conto subito del mio stato d'animo e dei miei iniziali problemi riguardo alla mole di lavoro che mi spetta e mi sta'spesso vicina aiutandomi il piu'possibile.Il marito è un industriale che viaggia ed è quasi sempre fuori x lavoro,rientra a casa molto di rado fermandosi x pochi giorni. Dopo circa una settimana da lei inizio a districarmi un po'di piu e Alessia vedo che è felice che io mi sia ambientata bene e imparato molte cose sia nel lavoro che nella precisione con cui lo eseguo e che lei e il consorte esigono.Alessia è una bella donna,capelli lunghi neri,viso molto curato,magrissima,allampanata e veste sempre in modo molto elegante soprattutto durante i ricevimenti dei loro ospiti a cui intervengono spesso personalita'importanti.Dopo circa un mese Alessia mi chiama,mi trovo nel salone a sistemare i libri della loro grande biblioteca.Mony scusami ma hai pulito i bagni?certo signora.Vieni con me un attimo.mi prende x mano e mi accompagna nel grande bagno al piano terra.vedi mi dice guarda sotto al termosifone,cosa vedi? dal tono di voce intuisco che ho fatto una cosa che non va'.scorgo sotto il termosifone un piccolo rotolino vuoto della carta igienica.mi scusi signora l'ho dimenticato.Alessia senza parola pronunciare mi alza la gonna,mi tiene ferma e mi fa'sedere sulle sue ginocchia.vedi cara io amo la precisionelo sai e queste piccole disattenzioni mi danno fastidio.Rossa in viso e quasi senza fiato mi scuso ancora con lei ma........taci mi dice.andresti sculacciata a dovere sai?signora la prego le sussurro con un filo di voce.non mi licenzi.Per l'emozione,agitatissima e x la voglia inappagata di fare pipi'mi sento bagnare le mutandine.Mony ma che fai? Rossa in viso non riesco a proferire sillaba,ho il cuore che va'a mille.Ma mi fai pipi'sulla gamba?Alessia mi fa'alzare senza parlare mi abbassa le mutandine mi siede sullla tazza del wc e mi dice ma scusami neppure sai quando devi fare la pipi'?La sua gonna è umida di me e se la toglie restando in perizoma e autoreggenti.Non oso alzare gli occhi e guardarla in viso.All'improvviso si abbassa,Mony mi sussurra scusami sono stata troppo brusca ed anche villana nei tuoi confronti.Chiamami Ale tesoro.I mio viso se prima era rosso ora è violaceo,mi sento agitata,imbarazzata e ho anche tanta vergogna.Sai ieri sera mi dice ho litigato con Claudio al telefono poi me la sono presa con te tesoro e x una stupidaggine.Alessia si lascia andare ora.Mi confessa che Claudio,il marito ha un'amante,la trascura sempre non solo sessualmente ma il loro amore ormai non c'è piu'.Mi abbraccia e scorgo le lacrime nei suoi occhi neri e dolcissimi. Mony perdonami ma non ho nessuno x confidarmi.Ale le sussurro non preoccuparti fai pure.Mi alzo dopo aver fatto pipi'e Ale mi guarda asciugandosi le lacrime.Dai suoi occhi capisco lo sguardo di una donna vogliosa,triste inappagata in ogni senso.Mony mi dice ma che fai non ti asciughi dopo la pipi'? cosi'ti sporchi tutta poi non va'bene puoi contrarre infezioni e problemi intimi. Ale prende la carta igienica si abbassa e mi asciuga.Ma che fa'signora mi scusi.Non sento proferire sillaba da lei imperterrita.Mi prende x mano e mi fa'sedere sul bide'prepara l'acqua col detergente intimo e mi lava intimamente.Sento mio viso arrossarsi sempre di piu'mi vergogno tantissimo ma Ale neppure mi guarda.Ecco ora sei bella fresca tesoro'.Dopo la pipi'bide'intimo e come faccio sempre io sei sicura ed anche di te.Prende il salviettino e mi asciuga strofinadolo delicatamente sul clitoride sino a farlo inturgidire.Non so'se urlare fuggire o che altro fare.Inizia a baciare il mio intimo lecca e succhia il mio clitoride ormai turgido e pulsante.Chiudo gli occhi e mi lascio andare,ormai sono nelle sue mani.Fremo e mi bagno tantissimo,mi tiene ferma prendendomi x i glutei,urlo di piacere e dopo poco le dono tutto il mio caldo nettare che copioso le scende dalla bocca.Senza parlare Ale mi prende ora x la testa spingendomi con le mani contro il suo intimo obbligandomi a darle il piacere sublime che la porta nell'estasi Grazie Adei sensi e dell'anima.La mia prima esperienza lesbo mi ha forgiata e soprattutto aiutata a perdere i tabu'.grazie Ale..
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9 years ago
admin, 75
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Patrizia....
Sento in lontananza, una musica che si fa strada nella mia mente, non riesco a comprendere da dove essa arrivi, sono ancora immersa nei mie sogni.
Ascolto meglio, arriva dalla mia inquilina del piano di sopra, che come al solito tiene lo stereo a tutto volume.
Patrizia, questo è il suo nome l’ incontro ,quasi tutti i giorni, mentre entra nell’atrio e sale per arrivare al portone del suo appartamento, al secondo piano , una bella donna non più giovanissima, mora dai capelli lisci che le scendono sulle spalle, bellissimi occhi verdi che ti sciolgono solo a fissarli ma la cosa più bella è il suo seno
Prosperoso.
Non posso fare a meno di sbirciare dentro la sua maglietta scolata o la camicetta sbottonata, ogni volta che mi saluta con quel suo sguardo dolce.
Si è ttrasferita da alcuni mesi, nel mio stesso condominio, non abbiamo mai avuto occasione di fermarci a parlare, se non per un semplice… “Ciao.”
Avrei voluto rimanere ancora li, tra le mie lenzuola, ancorata al ricordo della serata appena trascorsa, alla mia esperienza così spericolata ma allo stesso tempo eccitante, al solo ricordo mi sento già bagnata, lascio scivolare la mia mano, accarezzo il seno, il capezzolo sotto la pressione delle mie dita si inturgidisce, lo stuzzico.
Mi passo le dita tra le labbra e le inumidisco, ritorno a giocherellare con il mio seno , con entrambe le mani mi strizzo i capezzoli, una dolce fitta di dolore mi attanaglia la mente ed è come se quel brivido caldo arrivasse alla mia dea interiore.
La mano, lascia un capezzolo e si posa sul monte di venere, la voglia cresce dentro la mente, mi tocco, allargo dolcemente le gambe, sfiorando la pelle del interno cosce, senza mai toccare la mia corolla, sento il mio respiro farsi affannoso.
Le dita sfiorano il clitoride, pronto per essere accarezzato, le dita trovano il giusto movimento, sento il piacere aumentare , affondo le dita dentro la corolla, con movimento ritmico il mio corpo sussulta, ritorno sul clitoride, sul capezzolo turgido.
Sembra una danza senza fine, mi porto le dita alla bocca assaporo tutto il mio nettare, mi piace sentire il mio sapore sulle labbra e come se mi leccassi la corolla da sola.
Con la mente ritorno alla sera prima, mi sembra ancora di avere quel grosso seno in bocca , di sentire il suo capezzolo che diventa turgido dentro le labbra, il suo nettare che mi riempie la gola e con la visione di quel favoloso 69 , arrivo ad un orgasmo senza fine.
Mi rigiro fra le lenzuola, stropicciate ed inumidite dai mie umori ma il suono dello stereo mi riporta alla realtà.
Lascio scivolare dalla mia mente , il ricordo della sera prima, mi alzo, mi infilo sotto la doccia, la sensazione dell’ acqua calda sul corpo mi rigenera, mi infilo l’accappatoio ed esco, ancora bagnata.
Mi vado a preparare la colazione, aspetto che il caffé salga e nel frattempo apro la porta che da sul mio piccolo giardino, un raggio di sole mi colpisce in pieno volto, l’aria fresca del mattino scivola sulla mia pelle umida ma ancora smaniosa di baci, carezze.
Nella stanza si sprigiona aroma di caffé, una goccia mi bagna il viso, alzo gli occhi e scorgo, Patrizia, sta dando da bere ai fiori sul terrazzo.
“Scusa tanto non mi ero accorta che l’acqua scendesse fino a te.” Con un sorriso smagliante.
Nonostante il sole che mi abbaglia la vedo in tutta la sua bellezza, i seni prorompenti che a fatica stanno dentro quella piccola canotta bianca che indossa.
Osservo meglio, la canotta è bagnata su un seno e posso vedere un capezzolo , che duro preme su essa.
Un fremito mi travolge la mente.
“Non importa Patrizia ,sono cose che possono accadere, anche tu a casa dal lavoro?”
“Si ancora per qualche giorno e tu?” Sembra impossibile ma per la prima volta ci scambiamo due parole.
“Che ne dici di un caffé con me, se hai voglia, è appena salito.”
“Si in effetti si sente il profumo fin quassù, scendo subito.”
Preparo due tazzine ,sul tavolo in giardino, sotto il glicine, alcuni biscotti e del latte.
Si apre il cancello e Patrizia entra, con quella sua canotta bagnata davanti ed un paio di pantaloni di tela a righe.
Ci diamo la mano e finalmente le presentazioni ufficiali.
L’accompagno al tavolino e prendiamo il caffè, parlando del più e del meno e vengo a sapere, che si è separata e che ora vive sola, non ha figli ma nemmeno un compagno, metre io le racconto un po’ della mia vita, i mie occhi non possono che cadere sul suo seno, avrei una voglia di toccarlo ,poterlo leccare,stuzzicare fra i denti quel capezzolo grande che buca la canotta bagnata.
Patrizia mi osserva , sembra intuire quello che sto pensando, si passa una mano sul seno e si sfiora il capezzolo, quasi fosse una mossa impercettibile.
Non so se sia una casualità, una vampata di lussuria mi assale.
“Patrizia ti andrebbe di vedere il mio appartamento.” Dico in un attimo.
“Certo con piacere.” risponde lei.
Le faccio strada, nel mio piccolo ma accogliente appartamentino, il soggiorno con l’angolo cottura, il bagno con una doccia enorme ed infine la mia camera da letto.
Lei si sofferma sulle farfalle attaccate alla parete dietro il letto.
“Raffaela anche a te piacciono le farfalle, anche io le adoro.”
È giù a ridere come fossimo ancora due ragazzine , poi nota alcuni libri sopra il comò, oddio penso dentro di me, è narrativa erotica.
Patrizia, gli prende in mano gli sfoglia e la vedo sorridere.
“Anche a me piacciono questi libri, più che altro mi incuriosiscono, mi piace pensare che ci sono donne che scrivono di sesso.”
“Ti devo confessare, Patrizia ,che anche io mi diletto a scrivere qualche racconto erotico.”
“Ma dai non ci credo, spero mi farai leggere qualche cosa di tuo.”
“Anche subito se vuoi.”
Prendo dal cassetto del comodino, un piccolo fascicolo rilegato, di un mio racconto erotico e glielo porgo.
Ci sediamo sul letto, la vedo, aprire la prima pagina , si sofferma sul titolo e mi sorride.
“LA MIA PRIMA VOLTA CON UNA DONNA…
“Bello come titolo è vita vissuta o solo romanzo di pura fantasia.
“NO”… rispondo io… “Questa è vita vissuta.”
Patrizia si immerge nella lettura, un quarto d’ora di silenzio, alza gli occhi mi guarda .
“Debbo dire, sei nata per scrivere, ho letto ora tutto d'un fiato il tuo splendido racconto, quella tua descrizione calma serena placida per lasciare il posto a un momento in cui sopraggiunge una enorme voglia di essere posseduta, il tuo racconto si alterna tra momenti di erotismo puro a sensazioni di piacere, il tuo racconto che io come lettrice avrei continuato a leggere in un godimento senza fine suggerisce e stimola sensazioni e fiotti di piacere che neppure tu puoi immaginare eccitante, creativo, sei bravissima .”
Rimango un attimo senza parole.
Senza nemmeno accorgermi le passo una mano fra i capelli, mi perdo nei suoi occhi verdi e non resito , le do un timido bacio sulla guancia, non si ritrae, allora capisco che il racconto saffico che ha appena letto le ha eccitato la mente e forse anche il corpo.
Patrizia ricambia il bacio, non sulla guancia, si sofferma sulle mie labbra da prima timidamente e poi con più vigore , insinua la sua lingua, facendola roteare dentro la mia bocca.
Ci baciamo con passione, travolte da una sottile filo di piacere, finalmente le passo una mano sul seno, la sento fremere.
Intrufolo le mani, sotto la canotta, sento i suoi seni morbidi, caldi, due capezzoli duri.
Le tolgo la canotta e i suoi seni prosperosi , con un capezzolo grande ed invitante, mi si parano davanti.
Non posso che prenderli fra le mani, li accarezzo, scendo con la lingua, li succhio prima uno e poi l’altro, poi con entrambe le mani li mordo alternandoli, ad ogni passaggio della mia lingua, la sento fremere, gemere.
Le metto una mano sotto i pantaloni, mi faccio strada fra le sue mutandine, è bagnata, le insinuo un dito, lei allarga un po’ le gambe ed io entro piano, le sfioro delicatamente le grandi labbra.
La voglio penso e senza pensarci due volte , le sfilo i pantaloni, le mutandine, Patrizia rimane nuda danti a me.
Lo spettacolo e tale da lasciarmi senza fiato, il suo corpo boteriano le sue curve al posto giusto, la sua pelle liscia e morbida.
La faccio cadere sul letto, inizio a leccare e baciare quel corpo meraviglioso di donna, le labbra che sembrano dipinte di un rosso scarlato , i capezzoli marrone scuro e giù fino a roteare con la lingua ,disegnando i contorni del suo ombelico, sempre più giù.
Le apro delicatamente le gambe, la mia lingua disegna il contorno delle grandi labbra, poi sull’ interno cosce.
Lei freme, forse vorrebbe sentire la mia lingua entrarle dentro ma io la faccio soffrire, la lecco sempre esternamente, finche Patrizia mi prende con forza la testa, la spinge sulla sua dolce corolla, solo ora inizio a leccarle petalo dopo petalo, la sento ansimare, cerco il clitoride, lo aspiro lo stimolo di vibrazioni, l'addolcisco con la saliva, lo faccio andare e venire tra le mie labbra come un minuscolo fallo delicato ma nello stesso tempo veloce ed instancabile.
Non volevo che arrivasse troppo presto al piacere ed allora le lecco il petalo della corolla tralasciando il pistillo.
Patrizia inarca la schiena e mugola dal piacere, le infilo due dita dentro , sono tutte bagnate, me le porto alla bocca, assaporo i suoi umori , inserisco ancora le dita, avanti ed indietro, lei freme.
Le porto le dita impregnate dei suoi umori alla bocca, la sento leccare con avidità, quelle vista mi eccita la mente, ho voglia di essere leccata anche io , da quella donna fantastica.
Mi sento come in trance, mi allontano un attimo, mi spoglio velocemente e mi getto sul letto accanto al suo corpo, in una posizione tale da poterci leccare entrambe.
Sento la lingua di Patrizia che mi stuzzica, mi lecca , mi stringe, insinua sempre più in profondità, sento che l’orgasmo, il mio orgasmo ormai è alle porte.
Lascio andare il mio corpo e il mio piacere scivola sulla sua lingua, la sento leccare con più forza , mentre con uno spasimo del suo bacino, mi viene in bocca.
Ci rilasciamo un po’ sul letto, mentre le sue mani continuano ad accarezzare il mio corpo, mi cerca ,mi esplora, mi bacia, sento le nostre bocche, le nostre lingue intrise dei nostri umori mescolati insieme,la mia mente si eccita, la voglia mi travolge nuovamente i sensi.
Le salgo sopra le porta la mia corolla, sulla bocca, voglio essere leccata ancora, ancora …sento la sua lingua intrufolarsi fra le pieghe del mio stesso essere, mi sembra che quella lingua,mi arrivi dentro la mente,lei sfiora delicatamente le pareti della mia stessa esistenza in un vortice senza fine.
Quel suo andare e venire dentro di me, le sue maniche accarezzano i mie fianchi, il piacere che mi travolge,inebria la mia mente.
Assetata di sesso mi stringo forte i seni, mi stuzzico i capezzoli, fino a farmi male, sento un altro orgasmo arrivare ma questa volta le impregno tutto la faccia, la bocca, la lingua con il mio nettare, rimango ferma per un attimo il mio corpo è ancora scosso da fremiti incontrollabili.
Lei mi guarda con quei suo occhioni verdi, non posso fare altro che baciarla per ringraziarla di quel meraviglioso orgasmo.
Sento il mio corpo finalmente stremato.
La lascio andare un attimo in bagno, si rinfresca, io la seguo mi metto dietro di lei, la guardo attraverso lo specchio del bagno, le cingo il seno con le mani, le stuzzico i capezzoli, si volta e ci scambiamo un bacio.
Patrizia mi saluta ,esce , la sento salire le scale di corsa, so che ho appena trovato una amica con cui giocare e ci saranno sicuramente altri caffè.
La mia mente però è sempre concentrata sulla sconosciuta di ieri sera al cinema.
Prendo in mano il cellulare, guardo il numero, non so che fare.
Ci penserò con calma.
La mia giornata scorre veloce, prendo un po’ di sole in giardino, con il mio libro, del quale non riesco a leggere neppure un capitolo, la mia mente è sempre su quel numero di telefono.
Alle venti , ceno e mi sdraio sul divano, Ombra mi sale sulla pancia e lo accarezzo come è morbido il suo pelo nero e lucido, fa le fusa.
Accendo la tv, ma nulla riesce a distogliere la mia mente.
Prendo in mani il cellulare , invio un SMS.
“Ciao bella Sconosciuta” ed invio, attendo risposta ma nulla, pazienza , dentro di me già pensavo a come avrei stropicciato volentieri le lenzuola con la sconosciuta del cinema, magari lei ama solo quei giochi.
Arriva ora di andare a letto una altra giornata è trascorsa , piena e travolgente, penso non mi sono fatta dare nemmeno il numero di cellulare di Patrizia , avrei potuto mandarle la buonanotte.
Monell54
P.S.....chi passa di qui e legge, potrebbe lasciare un commento.....Grazie
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10 years ago
Monella54,
54
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La mia prima volta...con una donna...
Ormai separata da tanti anni,sentivo lentamente la mia vita scorrere fra le dita veloce.
Ogni notte facevo sogni erotici molto intensi ma così reali da lasciarmi al mattino,senza fiato e tutta bagnata..
Non sognavo il principe azzurro al quale ormai non credevo più da molti anni..
Nella mia mente ,vedevo e partecipavo a scene di sesso,con più partecipanti..
Cosi mi iscrissi ad un sito di incontri perché la mia voglia di trasgressione era sempre più forte.
Conobbi un amico,che mi aiutò ad esaudire alcuni mie desideri..
Una sera mi chiamò e mi disse “preparati che ti passo a prendere”
Ero curiosa e nello stesso tempo eccitata,volevo sapere dove mi avrebbe portata ma fu muto tutta la sera..
Dopo circa tre ore mi fece cenno che eravamo arrivati,percoremmo un lungo viale alberato.
Si fermò davanti ad una villa antica,molte macchine nel parcheggio…
Scendo dall’auto ,le gambe tremano…
La mia eccitazione divampa rossa sulle mie guance,riprendo la mia padronanza,tolgo dalla piccola borsa che porto sotto il braccio,una mascherina,la infilo,porgo la mano al mio amico,percorriamo
i pochi passi che ci separano da quattro gradini di marmo,alzo gli occhi il portone imponente di legno scuro con dei battenti a forma di testa di leone…
Ne faccio tintinnare uno e di li a poco qualcuno ci apre la porta,veniamo introdotti in un grande salone,luci soffuse provenivano da grandi candelabri ,posti alle pareti,candele rosse,un odore intenso di incenso,inebria la mia mente.
Nella semi oscurità della stanza ,faccio fatica ad adattare gli occhi a quella tenue luce...
Scorgo diverse porte,persone che sostano davanti ad esse.
La mia curiosità cresce ,allungo il passo e guardo anche io ,facendomi strada fra diverse persone che sostano davanti ad una tenda scura e semi aperta.
Arrivata più vicina mi accorgo che gli uomini ,hanno il loro pene in mano e si stanno masturbando,una donna ha una mano infilata sotto la maglietta e si tocca un seno,una altra ha la mano sotto il vestito e dal movimento della mano intuisco che si sta masturbando.
Sempre più curiosa,mi avvicino alla tenda,un uomo si scosta per farmi guardare.
La scena mi lascia senza fiato,dentro la grande stanza,c’è solo un letto al centro,coperto da splendide lenzuola di raso rosso,un tavololino sul quale sono messi in bella mostra,diversi vibratori ,delle palline,una piuma,delle manette ed una benda.
La mia mente però è colpita dalla visione del letto,sopra ci sono una donna bionda,capelli lunghi,corpo boteriano,seni prorompenti e due uomini con grandi cazzi,duri ed eccitati.
Uno gli sta infilando il cazzo in bocca e lei lo succhia con avidità,partendo dalla base fino ad arrivare alla cappella che poi infila in bocca tutto fino in fondo e questo continua in un crescendo sempre più forte,sento i gemiti di quello sconosciuto e sento la mia vulva che pulsa,mi sento le mutandine bagnate…
L’altro le sta leccando la figa,vedo e non vedo la sua lingua che si muove con abilità fra le sue grandi labbra,lei vorrebbe gemere ma ha la bocca piena,si odono solo dei piccoli mugolii…
D’un tratto lei alza la testa e guarda verso la tenda e mi guarda,vede il mio volto rosso,i miei occhi colmi di libidine,alza una mano e mi cenno di entrare.
Il primo impulso sarebbe quello di scappare ma io sono li per giocare e voglio arrivare fino in fondo,lascio la mano del mio amico ed entro nella stanza,mi avvicino al letto,solo ora posso vedere il suo grande seno,due capezzoli duri come il marmo,le sue forme boteriane che a me piacciono molto,forse perché anche io sono così.
Mi avvicino a lei le sorrido,senza dire una parola,lei si alza mi fa scendere le spalline del vestito che scivola lentamente sul pavimento,rimango nuda con indosso solo il mio tanga nero.
Le sue mani cominciano a scorrere lentamente sul mio corpo,un fremito…
Si sofferma sui mie capezzoli divenuti duri ,gli stringe fra le dita ,provocando in me una fitta di dolore,dalle mie labbra esce un gemito ma lei sembra non accorgersene e continua stuzzicarmi i capezzoli,sempre più forte,il dolore aumenta ma nello stesso tempo mi sento sempre più eccitata..
Solo allora lei scende e comincia a leccarmeli,provocando in me un piccolo sollievo.
Mi stringe forte a lei sento la sua lingua risalire mi bacia il collo,sento la sua lingua che si insinua fra le mie labbra è la prima voltai che una donna mi bacia.
Apro le labbra e lascio che la sua lingua entri in me,mi bacia con una tale passione che mi tremano le gambe,ricambio il bacio ed è come se tutte quelle persone che sono li ,che guardano dalla tenda scomparissero e rimaniamo solo io e lei.
Mi fa stendere sul letto e sento il suo corpo sopra il mio,il mio seno che tocca il suo ,le sue labbra sulle mie,la mano scende lunghi i mie fianchi ,fa scendere il mio tanga e sento le sue dita che entrano in me,un piccolo fremito le fa capire che la cosa mi piace,penetra più profondamente stuzzica il mio clitoride,sono tutta bagnata..mi scopa con le dita,poi d’un tratto si ferma di colpo.
Sento le sue labbra,la sua lingua sulla mia figa bagnata ed è un esplosine di piacere che mi fa inarcare la schiena.
Il piacere assoluto che quella lingua mi sta donando non ha paragoni a nulla provato fino a quel momento,le sue mani mi accarezzano mi penetrano la sua lingua calda infuocata,mi portano ben presto ad un orgasmo senza fine ,come un onda di piena che non si può fermare,sento il mio piacere esplodere nella sua bocca e lei mi succhia tutta fino in fondo,si alza mi bacia,sento il sapore della mia figa fra le sue labbra e la bacio con avidità,non avevo mai sentito il mio sapore ,sa di buono..
Il mio essere si fa più audace,voglio ricambiare quello che ho appena provato .
Le mie mani scivolano sul suo corpo,come fosse una tastiera di un pianoforte e da essa salgono note melodiose,la mia lingua cerca ogni anfratto del suo corpo,mi soffermo sul suo seno ,le stuzzico i capezzoli li mordo,le bacio il collo,scendo lungo l’interno della pancia,faccio roteare la mia lingua sul suo ombelico e poi timidamente raggiungo la sua figa.
E’ la prima volta che vado il sesso di una donna,la apro con le mani la esploro, le infilo un dito, me lo porto alla bocca lo lecco con avidità….mi piace…
Allora senza più alcuna riluttanza le infilo la lingua e d incomincio una danza senza fine,sembra che lo abbia sempre fatto che sapessi già dove mettere la mia lingua come muoverla. sento il suo respiro farsi più affannoso,so che sono sulla strada giusta.
Vedo le sue dita stuzzicarsi i capezzoli,si torce i seni, allora le infilo due dita dentro e la scopo con le mani mentre con la lingua continuo a solleticare il suo clitoride,sento il suo piacere salire attraverso il suo corpo che freme,si inarca…..d’un tratto la sento gemere più forte finché non sento le mie dita tutte bagnate solo allora ho capito che la bella sconosciuta ha raggiunto l’orgasmo,le infilo la lingua tutta dentro succhio con avidità tutto quello che esce da quella splendida figa bagnata..
Si alza mi bacia con passione e fa un cenno con la mano al mio amico di entrare..
Ma questo è un altro racconto…
Monella54
89
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10 years ago
Monella54,
54
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La rosellina
Avevo 16 anni ed ero ancora in calabria la mia terra di origine.All'epoca frequentavo le scuole del mio paese ,un piccolo paesino medioevale ai piedi della Sila.Gli studi andavano abbastanza bene ma a volte in alcune materie un po'ostiche x me avevo bisogno di aiuto e spesso con due care amiche di scuola ci vedevamo x aiutarci a vicenda negli studi. Le mie lacune in materia di lingua italiana a volte parevano insormontabili ed Elisa una cara amica di studi mi aiutava a superarle con non poche difficolta'ed a volte si perdeva addirittura d'animo.Era un pomeriggio freddo in cui la voglia di uscire e fare una passeggiata non attira affatto.Ci eravamo trovate a casa mia con Elisa e Clara un'altra amica di scuola per studiare un po'come facevamo spesso da qualche tempo.Dopo un'oretta di studi eravamo stanche ed annoiate,suona il campanello,vado ad aprire,è il fiorista che mi consegna un mazzo di roselline.Sono per mia madre che oggi compie gli anni.Le scarto e ripongo in sala in un bel vaso antico,li'fanno bella figura.Elisa che ama molto i fiori come me le ammira estasiata,si avvicina ed annusa il soave profumo.Da tempo mi sono accorta che lei ha una forte attrazzione x me,è una bella ragazza mora alta formosetta e credo anche bsx.Clara è bionda un bel viso radioso occhi azzurri che paiono penetrarti dentro.Elisa annusa le rose e dopo poco ne estrae una dal mazzo la accosta al mio viso e nell'orecchio mi sussurra:Mony sei bella come una rosa.Resto impeitrita,rossa in viso e imbarazzata nel contempo.Clara è li'vicina ci osserva con occhi lucidi e sorriso malizioso.Elisa mi passa sul viso la rosellina dolcemente che pare di seta.Inizia ad accarezzarmi a baciarmi sulle guance,io mi dimeno,voglio che smetta,la guardo seria negli occhi ma lei non demorde.Clara nel contempo si avvicina mi prende da dietro x le spalle,cerco di divincolarmi,rossa in viso e intuisco le loro intenzioni.All'improvviso Elisa e Clara mi prendono x gambe e braccia,mi adagiano sul letto in cameretta mia bloccandomi gambe e braccia col lungo nastro che avvolgeva il mazzo di rose.Elisa inizia a spogliarmi lasciandomi completamente nuda,Clara prende la rosellina e piano piano solletica il collo dietro le orecchie le mie labbra scendendo lentamente sui piedi e poi su sino alle coscie e nell'intimo.Vorrei urlare strepitare e liberarmi ma loro mi hanno legata stretta e di me non si curano.Continuano il loro gioco libidinoso e x me è come un tormento.Sento salire l'eccitazione i miei cappezzoli turgidi paiono scoppiare le grandi labbra sono gonfie ed il clito turgido.Il loro gioco continua x 'oretta circa sino a quando entrambe si spogliano nude e davanti a me iniziano a baciarsi toccarsi dappertutto e poi si leccano e succhiano nell'intimo.Sono proprio messe davanti a me e le posso osservare molto bene.Chiudo gli occhi,sono tutta un fuoco,vorrei toccarmi e godere ma sono immmobilizzata ed eccitatissima.Sento tra le coscie colare piano piano dal mio intimo il mio nettare caldo.All'improvviso si avvicinano,Clara mi apre le gambe ed Elisa mi mi passa la rosellina sul clito turgido e sporgente.Inizio a gemere eccitatissima pare che la mia passerinascoppie la sento gonfia vogliosa e fradicia.Voglio godere ma loro continuano nel loro gioco stuzzicandomi ma impedendomi l'orgasmo.Sono tutta un fuoco pare che dentro di me ci sia un grosso braciere che arde.Gemo sempre di piu'urlo strepito ma loro restano imperterrite.Stuzzicano ancora i miei capezzoli,la mia passerina fradicia soolvandomi e ponendo sotto di me un cuscino x tenermi ben sollevata. Clara mi bacia dappertutto ora,Elisa mi lecca i piedini e tra le dita.Ho un fuoco dentro di me,le imploro,le prego di darmi il piacere ed all'improvviso mi aprono tutte le coscie,Clara affonda la lingua calda nel mio intimo,sussulto gemo ed urlo ormai non ne posso piu',dal mio intimo schizzo a fiotti pare una fontanella che inonda il suo viso.Elisa è ora sopra al mio viso,sento pulsare il suo clito turgido,lo succhio mordicchio e lecco,paio invasata,ormai ho perso ogni controllo ed inibizione.Apro con le labbra e la lingua la sua passerina odorosa calda e gonfia e la lecco sin a quando copiosamente mi viene inviso.Clara davanti a noi si masturba,geme urla e sussulta schizzando su entrambe il suo caldo e copioso nettare..
81
1
10 years ago
admin, 75
Last visit: 2 hours ago -
Anita
Non potevo crederci.
Dopo 10 minuti di chat mi avevi aperto la webcam e potevo vederti.
Mesi di chat interminabili con "donne" che non conoscevano l'esistenza dei cellulari, dopo decine di "si però prima mandami qualche tua foto nuda", erano bastati pochi minuti per avere conferma che non c'era il solito furbo dall'altro capo del filo.
Appuntamento per conoscerci in un bar a Treviso.
L'abito lascia immaginare un corpo ben fatto, sexy senza essere volgare.
Bacetto di saluto e si comincia a chiacchierare.
La serata vola in un attimo.
Mi accompagnate a casa? E come dirti di no.
Mi piaci, ci piaci, davvero. Simpatica e spigliata, bella e provocante.
Ci fai vedere la tua casetta, dove hai traslocato da poco.
Le foto di tua sorella, piccoli scorci della tua vita.
Si è fatto tardi, ci inviti a restare a dormire da te.
Uno sguardo tra noi basta ad intenderci : restiamo.
L'atmosfera si rilassa ulteriormente.
Ancora due chiacchiere sul divano, ci scambiamo carezze affettuose e confidenze che non avrei mai pensato di fare ad una persona conosciuta da poco.
Ok è tardi e si va a letto.
Doccia per rinfrescarsi e poi, non senza qualche imbarazzo, ci ritroviamo a letto tutti e tre.
Anita a destra, lui a sinistra ed io in mezzo.
Qualche timida effusione tra noi lascia presto il passo a carezze più profonde. Baci intensi che mi lasciano in bocca il tuo sapore fruttato.
Lui rimane leggermente in disparte, per non turbare i nostri approcci.
Ma con delicatezza, piano, piano, è fra noi.
Dispensa baci e carezze senza fare distinzioni.
La cosa non mi disturba per niente, anzi mi eccita da morire.
Quello che avevo immaginato tante volte si sta avverando ed è proprio come avrei voluto che fosse.
Attimi di dolcissima,inebriante eccitazione.
Una eccitazione che diventa sempre più forte, che ci coinvolge pienamente man mano che i tocchi leggeri si trasformano in una calda e forte pressione.
Le mani e la lingua pretendono sempre di più.
Vogliono entrare, arrivare dove ancora non sono state, esplorare i tuoi luoghi più segreti.
E tu fai altrettanto : ti sento dovunque, contemporaneamente.
La voglia di abbandonarmi completamente mi prende sempre più forte, ma resisto.
Voglio farti sentire lo stesso piacere che provo io perchè il mio piacere aumenti nutrendosi del tuo.
Lui si insinua tra di noi, con garbo ma con vigore.
Il timore che potesse guastare tutto si scioglie sotto le sue mosse attente.
Lo vedo baciarti,partendo dal collo lungo la schiena.
Appena mi lascia libero il campo la mia bocca è sulla tua, poi corre giù sulla pancia e ancora verso quel tormentato angolo tra le tue gambe.
Sento il suo sesso che mi entra dentro, con forza.
Mi sento come ubriaca, la testa mi gira ma è bellissimo.
Mentre lui mi penetra tu mi baci con ancora più trasporto.
Non riesco a pensare ad altro che a vederlo su di te.
Si voglio che ti prenda come prende me, voglio leccarti e baciarti.
Non ho detto niente ma come se avessi espresso un desiderio ecco che ad un tratto sembra vi siate accorti solo ora uno dell'altra.
Un istante è lui è dentro di te.
Si muove in un modo che, lo vedo, ti eccita e ti fa emettere gridolini di piacere.
Il movimento è lento in maniera estenuante, vi trascina in un vortice caldo e umido.
Non sono gelosa. E' incredibile ma non lo sono. Non avrei mai detto che potesse piacermi in questo modo vedere il mio uomo che fa l'amore con un'altra.
Ma non è lui che penetra, siamo noi e quindi come posso esserlo?!
Sono anche io dentro di te e vengo insieme a lui.
E' passato solo un attimo ma sono le quattro del mattino.
Pieni di una inebriante stanchezza ci addormentiamo, vicini ancora col piacere di sentire i nostri corpi toccarsi..
38
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10 years ago
admin, 75
Last visit: 2 hours ago -
Milord - quando la realtà inganna
Appena entrata nella sala vengo avvolta dal frastuono della musica. Vorrei uccidere il mio capo, nonché migliore amico per il guaio nel quale mi ha fatto cacciare.
È vero, sono una giornalista che scrive su giornali scandalistici a metà tra Novella 2000 e Playboy ma non mi piace agghindarmi da Doll. È vero che è da tempo che girano strane voci sulle feste che si fanno in questa casa ed è altresì vero che l’unica abbastanza spavalda e sicura di sé da poterlo fare sono io, ma : farmi vestire da fatina sexy? Questo è troppo.
Halloween. Festa in maschera dalla “regina delle feste” della società medio-borghese di Milano. La regina mi accoglie al varco della grande porta finestra in vetro vestita da Grimilde, la strega di Biancaneve. Non solo indossa l’abito del celeberrimo personaggio della Disney, ma porta anche una maschera a coprirle metà del volto. Tutti nella sala sono vestiti e mascherati. Un brivido mi corre lungo la schiena, mi sento un po’ a disagio, mi sembra di essere dentro Eyes Wide Shut e una puntata di CSI nella quale, alla fine, il più figo della festa in maschera muore.
Facendo un sorriso forzato varco la soglia e mi trovo un ambiente enorme, pieno di divani e banconi del bar. La gente è mascherata e rilassata, ma soprattutto, sono tutti vestiti. Che fosse una bufala?
Il mio ingresso in sala non passa inosservato, certo sono vestita da battona!
Il mio vestito da fatina è costituito da una gonnellina di veli, alcuni più lungi, altri più corti, sopra slip blu elettrico (non body né parte del costume, sono proprio i miei slip!), un corpetto stretto, blu come gli slip che fa uscire tutte le tette lasciando all’immaginazione ben poco spazio.
I lunghi capelli ricci, coperti di lacca blu mi ricadono sulle spalle e una maschera argentata mi copre gli occhi. Non porto collant ma stivali bianchi al ginocchio col tacco a spillo. Non sono esattamente una Winx.
Più di tutti mi colpisce lo sguardo di un ragazzo seduto al bancone di fronte all’entrata. È vestito da Milord, il personaggio di Sailor Moon con tanto di maschera bianca e cilindro nero. È di fisico asciutto e sembra molto giovane. Il suo volto sembra non aver ancora conosciuto la barba. Eppure quando si alza è altro quasi quanto me e mi fissa con i suoi occhi azzurro mare. È bello e sexy.
Per tutta la serata vedo gente mascherata che va e viene, che si sposta verso il retro della casa e ne esce dopo una mezz’ora con il volto rilassato e appagato. Sorridendo. Qualcuno si allontana più spesso. Alcune donne con più di un uomo.
Cerco di fare delle domande su come si svolgono queste feste ma molti glissano chiedendomi se sono nuova e come ho fatto ad ottenere l’invito. Solo così si può entrare.
Me lo chiedo anche io come diamine abbia fatto Lucas ad avere il pass per l’alcova della prostituzione della città.
Continuo a fissare il retro perchè forse è lì che si svolge l’attività vera della festa. Mentre bevo il mio sex on the beach seduta al bancone noto con la coda dell’occhio che il tipo con gli occhi azzurri mi fissa ancora.
È tutta la sera che mi guarda e che io guardo lui. I suoi occhi sono fuoco freddo sulla mia pelle, mi fanno rabbrividire e infiammare, mi fanno sentire eccitata e su di giri. O è il sex on the beach??
Decido che è il caso di assecondare il brivido che mi provoca lungo la schiena e avvicinarlo, sperando che mi porti nel retro. Per appartarci in teoria per riprendere tutto, in pratica. Su consiglio di Lucas ho con me dei profilattici e, sebbene non voglia spingermi così oltre, possono sempre tornare utili. Qualche bacio è ok, qualche palpatina anche, ma sesso con un estraneo no. Non conciata così. Le maschere vanno bene se vado in un privè con un amico o un compagno, o per fare uno spogliarello sexy al proprio amante, così mi sento un po’ a disagio, ma anche piacevolmente eccitata.
Allora capisco perché Lucas ha mandato me. Perché so godere di ogni situazione e calarmi facilmente anche nelle parti più spinte perché non ho falsi pudori o strani disagi. Sono io che faccio le foto nei locali di strip, io ce faccio foto scabrose a gente che scopa tradendo il compagni VIP o NIP che sia.
Mi muovo verso la mia preda, sempre nella sana speranza di non finir stuprata.
Quando mi avvicino a lui ancheggiando, lo vedo sorridere. Ha i tratti dolci, quasi femminili. Ma non per questo è meno bello. Gli sfioro il braccio attraverso la manica della giacca, ammiccando verso le stanze dall’altra parte. Fa un piccolo cenno d’assenso e senza parlare mi conduce nel retro.
Già attraversando il corridoio vedo tre coppie che appiccicate al muro, scopano ansimando pesantemente. Non mi imbarazza per nulla e anzi, accendo la piccola cam che ho nel corpetto per filmare tutto.
Entriamo in una camera da letto col letto tondo, materasso ad acqua. Non appena la porta si chiude alle nostre spalle, il mio accompagnatore mi ci spinge contro, baciandomi con passione e senza mezzi termini. La sua lingua fruga nella mia bocca e lambisce la mia con movimenti profondi. Ha le labbra morbide, da donna. Ma non so pensare ad altro che a baciarlo, stringendolo a me con le mani sulle natiche.
Non fa complimenti!! Ma la sensazione che mi riscalda la bocca dello stomaco non la so ignorare. Cosa sarà mai un po’ di sesso? È un estraneo, e allora? Non è la prima volta che vado a letto con una persona che non conosco. Attendo comunque di vedere l’evoluzione della cosa perché in ogni caso non sento erezione quando i nostri bacini si toccano. La cosa non mi insospettisce : non sempre basta un bacio.
Lui inizia a toccarmi i seni e a baciarmi il collo, leccando lentamente e facendo mi riempire di brividi ovunque. Quando finalmente mi decido a toccarlo dentro i pantaloni, i miei seni sono già alla sua mercé, i capezzoli in bocca sono succhiati e leccati con dovizia, senza smettere di palparmi.
Metto la mano dentro il nero tessuto che ricopre la sua vita e rimango immobile. È una donna.
“Sei una donna” sussurro. La mia voce però, è più eccitata che sorpresa.
Annuisce. “Credevo l’avessi capito”
Scuoto il capo ma non so fermarmi.
“Scusa.” Mi dice scostandosi da me.
È allora che realizzo che non voglio che se ne vada. Sorrido e inizio ad accarezzarle il pube sopra il tessuto degli slip. Da uomo.
La sento ansimare e mentre mi fissa si avvicina a baciarmi. Con timore quasi.
La scintilla che scocca quando le nostre lingue si toccano, mi spinge ad oltrepassare il tessuto di cotone per tastare le sue labbra glabre e il clitoride caldo e madido. A quel contatto il mio freme e si gonfia. Turgido e pronto ad essere colto.
La spingo contro il letto, spogliandola. Le tocco il seno piccolo e la libero dalla fascia contenitiva. Succhiandole i capezzoli eretti le slaccio i pantaloni mentre lei mi libera dal corpetto facendo schizzare totalmente i seni senza reggiseno.
Con un ultimo bacio la butto sul letto e, sbattendole la figa in faccia, inizio ad assaggiarla mentre lei assaggia me. Non sono mai stata con una donna. Mai.
Sentire il suo dolce sapore sulla lingua mi fa tremare di piacere, mi inebria. Lei mi accarezza la schiena e geme mentre col piercing che ho sulla lingua le titillo il clitoride. Con decisione, mentre le mie dita la scopano senza pietà.
È la prima a venire e mentre accolgo in bocca il suo piacere e sento che grida agitandosi frenetica sotto di me, sento un calore bruciante partire dallo stomaco per finire direttamente nel mio fiore bagnato. Mentre lei lo morde e lo succhia, ancora preda degli spasmi, vengo urlando.
Le bacio un po’ le cosce e poi mi sposto, portandomi accanto a lei.
Faccio per togliermi la maschera ma mi ferma.
“No, è un gioco.”
“Non l’avevo mai fatto…mi… mi è piaciuto”
“Anche a me.” Bisbiglia. “Se vuoi, abbiamo tutta la notte”
Per tutta risposta la bacio.
Quando apro gli occhi mi trovo con le mani negli slip bagnati e un po’ scossa. Non capisco cosa sia successo. Poi mi giro e vedo il mio uomo sdraiato accanto a me, a pancia in giù. Sorrido.
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10 years ago
MerryandDoyle,
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Caro diario...
Caro diario è qualche giorno che mi sento strana quando sono in compagnia della mia amica Serena, la guardo con occhi diversi e spesso mi ritrovo a fare fantasie erotiche su di lei anche se tu ben sai che a me sono sempre piaciuti gli uomini. L’altro giorno eravamo in un centro commerciale a fare delle spese e mentre lei si provava dei vestiti nel camerino insieme a me, ho iniziato a pensarla in modo strano, pensavo alla sua pelle calda che sfiorava la mia in quel camerino così stretto, le mie mani che cercavano i suoi seni la mia bocca affamata di lei e del suo sapore ed i suoi occhi…non ti dico come mi guardavano, con che ardente desiderio ma allo stesso tempo scoppiavano di una dirompente provocazione…solo il rumore di qualcuno che ha bussato al camerino mi ha distratta e purtroppo riportata alla realtà. Per fortuna Serena non si è accorta di questa eterna pausa che mi sono presa fra un commento sul vestito nero e quello rosso.
La stessa cosa mi è successa questa notte passata, l’ho sognata, era così bella e così provocante, giocava con me con gli sguardi, mi stuzzicava e mi ignorava nello stesso tempo, è stato bellissimo! Ora ti racconto il sogno…eravamo in discoteca, più belle ed arrapate che mai, volevamo fare follie quella notte, ma alla fine le follie le abbiamo fatte insieme…abbiamo iniziato a ballare, a sudare e come al solito a ballare molto vicine per godere nel vedere la reazione dei ragazzi che ci circondano, sento le sue mani sfiorarmi delicatamente la pelle ma cerco di non dare molta importanza alla cosa in quanto mentre si balla è solito toccare chi ti è vicino, ma non è così, lei mi ritocca e la mia pelle sotto e sue mani brucia di desiderio, la voglio toccare, ma ho paura della sua reazione…e se mi stessi sbagliando? Ok io tento, al massimo darò la colpa al cocktail in più che mi sono bevuta! Inizio a sfiorarla, lei ricambia, sento la pelle delle sue braccia così liscia sotto le mie mani, ma voglio di più, inizio a sfiorarle il viso, poi il collo delicatamente, e giù lungo i seni dimenticandomi di tutto ciò che mi circonda, la voglio, la desidero come non mai, mi sento accaldata, ho voglia di spogliarmi, di farle sentire il mio corpo sul suo…lei mi tocca, mi guarda con quegli occhi che mi fanno impazzire e mi dice: ”Andiamo in bagno”, “non mi piace in bagno” le rispondo io e la conduco in macchina. Iniziamo a baciarci, le sue labbra sono dolcissime e morbide ma avide di passione non meno delle mie; le mani ormai viaggiano in modo autonomo, lei mi tocca ed io rispondo, sento che le sue mani scendono giù lungo le mie cosce, le apro per facilitarle la strada, mi sento eccitatissima e non vedo che se ne accorga anche lei. Sento le sue dita lunghe e calde insinuarsi nelle mie mutandine, ormai la mia fighetta è impazzita, ha voglia solo di godere e la accontentiamo subito facendole provare un orgasmo molto intenso che mi lascia senza forze per un attimo, ma che mi da allo stesso tempo la forza di ricominciare a giocare con Serena. “Ora tocca a te” le dico sorridendo e nella penombra vedo i suoi occhi illuminarsi di gioia e di desiderio…ma io non voglio farti godere subito, ti voglio fare impazzire di desiderio penso fra me ed infatti mi abbasso ed inizio a leccarle le cosce risalendo poi verso la sua bellissima e depilatissima fighetta…è calda, bagnata e mi piace da morire il suo sapore, è dolce e salata allo stesso tempo, la lecco fino a quando non la sento venire nella mia bocca…è bellissimo ed è soltanto l’inizio di una fantastica nottata a base di sesso che dopo la discoteca trascorreremo a casa mia.
Ora riflettendo mentre ti scrivo, caro diario, mi sa tanto che andrò a fare una visita a sorpresa a casa di Serena, chissà che il sogno non riuscirà a diventare realtà!
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11 years ago
admin, 75
Last visit: 2 hours ago -
Scherzi della vita
E' proprio vero,la vita ti riserva sempre delle sorprese,ma mai e poi mai mi sarei aspettata una storia cosi.2 anni fa' a letto con mio marito si giocava e come tante coppie dopo anni di matrimonio,si comincia a pensare di creare nuovi stimoli per rendere piu' vivace e intrigante i rapporti sessuali,cosi' tra una risata e l'altra mi chiede: di un po' ti andrebbe di fartela leccare da un'altra donna?Io risposi PORCO,ti vorresti scopare un'altra insieme a me e cerchi di farlo sembrare come fosse un mio desiderio?Piccolo passo indietro quello che sono oggi non lo ero 2 anni fa'.Cosi chiusi il discorso e mi alzai.A distanza di un mese partii per andare a trovare mio cugino a Londra,una volta giunta sul posto mio cugino mi presento' la sua nuova ragazza,era di orgine asiatica ,carina,simpatica e molto ....seducente nei suoi modi.La stessa sera organizziamo una cenetta in casa sua io lei e mio cugino ,premetto che lui e' sempre stato un gran scopatore( mia zia ne ha viste di tutti i colori) e da sempre mi raccontava tutti i dettagli,e cosi dopo un bel po' di bicchieri mi raccontano come si erano conosciuti..che bastardi ,si erano conosciuti in club prive',lei era da sola mentre lui si era presentato al locale con un'altra donna,per farla breve andarono a letto tutti insieme,e fu' cosi che scopri' la capacita' saffica di lei.Ora non pensate male a quei discorsi mi venne in mente la proposta di mio marito e contemporaneamente sentii un calore tra le cosce che non avevo sentito allora.Mio cugino mi disse: non venirmi a dire che non hai mai provato la lingua di un'altra donna? Io un po' arrossendo naturalmente risposi NO...mai.Lui fece un cenno molto velato alla sua compagna che senza esitare si avvicino ai miei occhi ,,e dopo avermi fatto sentire il calore del suo alito sul mio viso prese e mi bacio,sara' stata l'ebbrezza ,sara' stato quel calore che da sotto comincio a prendere tutto il mio corpo,sara' stata la libido che ormai mi aveva preso mi abbandonai al suo bacio,e lui sempre piu' bastardo con una mano si toccava e con l'atra ci aiutava a spogliarci.Sublime,sconvolgente,eccitante,mi prese in maniera incredibile',a quel punto lei chiese a lui di andar via,per lasciarci un po da sole ,lei capii che con lui li davanti non sarei mai andata oltre.e lui ando a farsi un giro con il suo cane. Credo di non aver mai raggiunto orgasmi cosi', fu dolce,attiva ,lasciandomi abbandonare mentre la sua lngua e le sue mani sembravano cento. Fu cosi bello che dopo quella sera i lasciai coinvolgere anche con mio cugino e con un suo amico.Povero mio marito sarebbe stato giusto farlo con lui questo passo,ma la vita gioca scherzi incredibili, dopo di allora non smetto di pensare alle labbra di una donna che mi baciano e leccano tutta la mia passerina.
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3
12 years ago
donatella1,
32
Last visit: 11 years ago
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Un momento atteso anni...
Eravamo appena entrate dalla porta di casa e subito mi sentii afferrare per le mani e con una mossa professionale mi aveva girata baciandomi appassionatamente sulle labbra. Eravamo entrambe eccitate e ci desideravamo a tal punto che lasciammo cadere le nostre borsette a terra e ci abbracciammo appassionatamente baciandoci più volte. Faceva caldo, ma a noi interessava poco, i nostri sudori si univano aumentando l'eccitazione. Sentii piano piano la sua mano farsi spazio sotto la mia minigonna e giungere all'elastico delle mie mutandine allargandolo per entrarvi con le dita e scoprire la mia intimità. Lei era esperta, si vedeva e lo potevo sentire dalla sua capacità di tenermi lì, contro il muro facendomi sua senza rendermene conto. Mi baciava appassionatamente ed io rispondevo volentieri ai suoi approcci lasciandomi andare...la sua mano ormai accarezzava la mia vagina ed io avevo inconsapevolmente aperto le mie gambe per agevolare il suo e specialmente il mio piacere. Le sue dita mi penetravano su e giù come tanti piccoli membri impazziti e mi donavano un grande piacere...la sentivo ansimare eccitatissima, ma voleva dirigere lei il gioco, non mi lasciava prendere la ben che minima iniziativa. Le sue pupille erano dilatate...capii che voleva guardarmi negli occhi mentre raggiungevo l'orgasmo...voleva farmi vedere quanto era brava e quanto non potevo resisterLe...mi voleva avere tutta sua. E così feci....dopo pochissimo non resistetti più e dopo aver mugolato piano per una decina di volte scoppiai in un urletto di piacere che segnava il momento in cui l'orgasmo era giunto e lei capiva di aver fatto un ottimo lavoro...Le mie gambe cedettero e mi trovai a terra seduta con lei in piedi davanti a me che dopo aver annusato la sua mano l'aveva portata alla bocca per leccarne le dita bagnate del mio umore...ero esausta. Anna mi guardò e baciandomi mi sussurrò all'orecchio..."ora posso dire che ti ho avuto...ho aspettato tanto!"
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13 years ago
admin, 75
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Sala d'incisione
Nel lungo abito da sera color champagne, tempestato di perline lucenti, sfogo la mia inquietudine stracciando nelle mani i guanti di seta. Il passo è rallentato dai tacchi sottili che mi sorreggono e dal calice di vino bianco che ho appena sorseggiato. Percorro il salone in ogni direzione, prendo confidenza con il marmo a grandi lastroni sotto i miei piedi e memorizzo ogni sua lieve imperfezione. Gli attimi scorrono con una calma sfinente e nel frattempo un capello mi cade sulla spalla nuda. E’ corto, anche se non è di moda, biondo e liscio. Un’altra parte di me mi abbandona. Sono da poco trascorse le ventidue, avrebbe già dovuto essere qui, invece attendo ancora osservando la mia immagine riflessa nell’alta specchiera dorata poggiata sul camino. E’ un’immagine seriosa e rassegnata ma ugualmente ammirevole. L’abito pare quasi nuovo pur avendolo portato già due volte e la mia pelle ancora rosea e fresca, mi regala qualche anno di meno. Stiro gli angoli delle labbra verso l’alto, forzando una felicità che non mi appartiene e tolgo le perle che mi impreziosiscono i lobi. Lancio i guanti sul sofà di velluto broccato e sfilo le meravigliose scarpine acquistate da poco. Tenendo gli occhi fissi nei miei, scendo la cerniera dell’abito e resto in calze e bustino. Eccomi, io, Livia, quasi nuda, nella sala fredda, giungere all’appuntamento con me stessa. Sono quasi le ventidue e trenta, il giradischi è in fondo alla stanza, troppo lontano da me; non voglio lasciare la mia immagine sola nello specchio, preferisco canticchiare, come so, la solita nenia piagniucolante. Sciolgo i lacci del candido corsetto che cade a terra senza rumore, ora Livia resta con calze e reggicalze davanti a sé. - Sono arrivata. - Finalmente, sono anni che ti aspetto. - Avevo paura. - Di cosa? - Di te. - Di me? Ma io sono te stessa. Hai forse paura di te stessa? - Sì. - Perché? - Perché sono sola. - Non sei sola, ci sono io. - Ma tu sei me, io sono te. Siamo la stessa persona, quindi sono sola. - No, se tu parli con me. Parlami Livia, ti capirò e non ti sentirai più sola. - Ho paura. - Di cosa? - Di invecchiare. - Invecchierai Livia e la tua pelle scolorirà, il tuo bel seno sfiorirà e le gambe non ti reggeranno più ma imparerai ad amarti meglio di come fai adesso. Ti ami Livia? - Certo che mi amo! - Ami il tuo corpo? Toccalo Livia, conoscilo! - Lo conosco già, lo vedo nello specchio. - Ma quella non sei tu, Livia, quello è solo un pallido riflesso. - Io sono quella che vedo. - No Livia, tu sei quella che senti. Sfiora la tua pelle ad occhi chiusi e raccontami ciò che provi. Abbasso le palpebre, l’altra Livia fa lo stesso e rabbrividendo ancora di più mi accarezzo il collo. - Brava Livia, dimmi ora, cosa senti? - Il mio cuore, il suo battito. E’ frenetico e convulso. Sento il collo tendersi sotto le mie mani e la pelle accapponarsi. Sento il mio seno rotondo e caldo e i capezzoli rigidi… - E poi? - Ho vergogna. - Di chi? - Di te. - Ma io sono te, hai vergogna di te stessa? - Sì. - Perché? - Perché non l’ho mai fatto prima, non conosco queste sensazioni. - Allora ho ragione, Livia, tu non ti conosci e non conoscendoti non puoi amarti. - Sì. - Vai avanti allora e mi ringrazierai. - …il ventre è piatto e sotto la mia mano si ritira, sembra voglia farmi strada. La peluria del pube è riccia e folta… e umida… e odorosa di me. Sto tremando, freno a stento la convulsione delle mie dita che paiono impazzite. Cercano ma non so cosa. - Cercano il piacere, Livia. - E dove si trova? - Lo scoprirai da sola. - Mi pare di sentirlo avvicinarsi, fatico a reggermi in piedi. Ecco, mi sdraio qui vicino, sul tappeto e continuo. Mi carezzo le cosce e le divarico bene per raggiungere ciò che ho appena intuito… - Vai avanti Livia, ora non parlare più, io ti guardo. Sento la vagina pulsare e gonfiarsi ed una piccola pallina si erge e si porge al mio tocco, ora abbandono ogni pudore e mi dedico liberamente a me stessa. La gioia che provo è calda ed insaziabile, il sangue scorre veloce nelle mie vene e ribolle di piacere. Trastullo quell’insignificante protuberanza fino quasi a non poterne più e proseguo ancora il percorso della conoscenza esplorando altre zone un tempo proibite. Un liquido biancastro sgorga dalle mie intimità e mi sporca le dita che si sentono autorizzate a penetrare nello strettissimo ano. Violenta ed incontenibile esplode la mia fantasia e ciò che non avevo mai desiderato prima ora voglio più di me stessa. Sogno un uomo ed il suo membro che mi incida anima e carne e sciolga le catene che mi imprigionano e lo sostituisco con le mie mani che solleticano, entrano e premono forte le mie cavità. Ansimo, gemo, sudo, stringo e rilasso, contraggo e urlo e piango e mi amo. Attendo di calmarmi, mi avvicino allo specchio e scorgo una giovane donna scarmigliata e rossa in viso, dalla magnifica bocca rosea e piena e sorridente. Che bella sono! Mi rivesto e portando addosso la scia del mio piacere, salgo in auto da sola e mi faccio accompagnare al ballo di mezzanotte.
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13 years ago
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Io lei e lui, sacrificio d'amore
E’ un bell’uomo, mi dice Lei. E Lei è la mia migliore amica, quella del Cuore, quella a cui racconti tutto, quella che non ti giudica, che conosce i difetti del tuo corpo e della tua anima. Ma io non ho difetti, anche quando li ho, perché così sono perfetta, dice Lei. Ed io penso che anche Lei è perfetta, di quella perfezione che le si legge dentro, nella Luce degli occhi, nel bagliore di un pensiero libero da limiti e da banali costrizioni. E’ un bell’uomo, mi dice Lei ed io, nemmeno volendo, riesco ad essere gelosa del suo piacere che è anche mio e già ci immagino ad amarlo insieme, il mio Lui. Insieme. E’ un’idea azzardata quasi per chiunque, è una malizia che il mondo giudicherebbe diversa, come se la Giustiza si nascondesse in una uguaglianza che ci uniforma al livello di automi, di macchine. Ma la Giustizia non è forse un insieme omogeneo di diversità integranti? Ieri l’ho baciata, mentre se ne andava, ma non ho spento il desiderio della mia anima perché avrei voluto baciarla ancora, in modo più profondo, fino a toccarle le corde della Vita, fino a respirarla dentro come il giorno che l’ho sentita al telefono per la prima volta. E ancora non mi basta perché qualcosa mi esplode dentro, una Energia, una Spirale, un gorgo risucchia i miei pensieri in questa Voglia che non si placa: le nostre bocche su quella di Lui, le nostre lingue, i nostri occhi dentro i suoi. E ancora non mi basta perché fondersi in un unico corpo significa penetrarsi a vicenda anche nella Psiche, anche nello Spirito sino a divenire un solo Essere, una unica Essenza. Fai ciò che Sei. Sii ciò che Fai. Fare l’Amore, Essere Amore. Lui è un bell’uomo di quella bellezza che non sempre si nota ma che parla dentro me: mi sussurra parole dolci e forti al contempo che, talvolta, assumono un aspetto oscuro e terribile. E qui mi smarrisco, totalmente abbandonata al fascino che emanano i suoi occhi, al calore che mi trasmette quel suo corpo virile, quelle sue mani vigorose. Mi smarrisco nell’Idea Madre di tutte le Idee: Amare un Uomo come si Ama Dio, con la stessa dedizione, con la medesima prostrazione, inginocchiata ai suoi piedi implorando attenzione e promettendo assoluta fedeltà, immolando la mia Vita ed ogni mio avere. Anche Lei. Ma chi immola e chi viene immolato, quando si Ama? Esiste il Sacrificio d’Amore o è il Piacere stesso a fondersi, sull’Altare della Passione, con l’Offerta? La Madre di tutte le Idee mi suggerisce che non esiste il Dolore quando Perfettamente si Ama, perché esso viene scalzato da ciò che il mondo, ancora Giudica: il Piacere. Ed il mio Piacere si confonde tra Lei e Lui, in Loro, come se più niente avesse confini definiti, come se la mia Mente si espandesse oltre il conosciuto, all’Infinito. E così vorrei morire, in questo meraviglioso abbraccio di corpi e anime, di bocche e carne, in questo Piacere Estatico che mi riporta indietro nel Tempo e nello Spazio, nel grembo di mia Madre, di Madre Terra. Di lì siamo venuti e lì torneremo. A casa. Casa mia. Casa Nostra. Dove Io, Lui e Lei siamo una Cosa Sola. Vi Amo.
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13 years ago
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Film con sorpresa 3
Fu così che varcato il primo muro d'imbarazzo, abbiamo iniziato a scambiarci reciprocamente delle informazioni, le solite cose, età , lavoro, impegni sentimentali ecc.. Mi colpì soprattutto il fatto che parlare con lei era cosi piacevole e tutto avveniva spontaneamente, sembrava conoscerci da una vita, il suo tono di voce era così ammaliante, l'avrei ascoltata per ore! Nel frattempo tornarono i miei amici, presentai loro Laura, e tutti essendo persone molto socievoli l'accolsero con entusiasmo, finite le presentazioni, lei si rivolse a me dicendomi " Eh si, le belle persone, e intendo non solo per il lato estetico, sono sempre circondate da loro simili, complimenti hai proprio degli amici in gamba, ma per me il pezzo forte sei e rimani tu!" Terminò la frase con il solito sorriso e facendomi un occhiolino. A quel punto si spensero le luci e riprese la proiezione del film, io ero tremendamente euforica ed estasiata da quella presenza, ebbi un sussulto quando lei si avvicnò a me per commentare a bassa voce una scena del film, appena sentii nuovamente il suo profumo avvolgermi, il suo respiro caldo nell'orecchio e sul collo, ebbi dei brividi su tutto il corpo, lei si accorse di quella reazione, mi tranquillizzò subito dicendomi " Sai anche a me fà lo stesso effetto! Ma solo dalle persone che mi piaciono!" Disse questa frase prendendomi la mano, fece questo gesto approfittando che non poteva essere visto dagli altri considerato che il braccio e quasi tutti il fianco di entrambe era coperto dalle giacche appoggiate sui lati del seggiolino, questa situazione rassicurò anche me e quando lei non lasciò la presa io lasciai fare con molta più tranquillità. Le sue dita iniziarono ad esplorare le mie mani, mi accarezzava dolcemente sfiorandomi il dorso della mano, le sue dita incrociavano le mie, il suo medio si infilava al centro dell'incavo della mia mano imitando il classico movimento che si compie attorno al clitoride, sembra banale ma quel tocco mi stava facendo eccitare, tanto che ad un tratto stimolata dal quel magico contatto, come in preda ad una scossa elettrica di piacere, la mia mano quasi istintivamente di scatto si chiuse, attorno al suo dito ma senza bloccarlo, lei approfittò di questa posizione mimando adesso il gesto del coito, procandomi l'ennesimo sussulto che mi fece persino chiudere forte le mie gambe. Ormai ero nelle sue mani, la situazione era diventata tremendamente coinvolgente, lei consapevole di questo, prosegui, curandosi di disporre ancora meglio le giacche affinchè io mi sentissi più sicura e lei più libera d'agire. Iniziò pian piano ad esplorare il mio ventre, prima nella zona alta, attorno all'ombelico, poi andando molto lentamente più giù, sentivo il suoi polpastrelli sfiorare la mia pelle, il mio ventre iniziò quasi a pulsare. Quando sentii le sue dita tirare su la mia gonna, mi preocupai di controllare che nulla potesse essere visto dagli altri, dopo aver posto ancora meglio le giacche a copertura, mi girai verso di lei, fu uno sguardo d'intesa, entrambe abbiamo sorriso consapevoli di voler andare fino in fondo perchè entrambe volevamo la stessa cosa. Appena la gonna lasciò libere le gambe, la sua mano potè agire iniziando ad accarezzare il mio interno coscia, esplorava la mia pelle senza fretta e con maestria gestiva quei tocchi leggeri che mi facevano tremare le gambe, consapevolmente Lei non salì subito sù, mi fece ardere bene e far desiderare intensamente quel momento, certa che quando l'avrebbe fatto sarei stata ormai pronta. Quando si avvicinò finalmente al centro delle mie gambe, la mia vagina era ormai un vulcano pronto ad esplodere, sentivo i miei umori invadere la stoffa delle mie mutande, lei inizio ad accarezzarmi senza entrare dentro, i suoi polpastrelli strofinavano dall'esterno delle mutande dandomi quasi la sensazione di averle dentro di me. Sentii le sue dita farsi aspazio sul lato delle mutande ed avanzare stavolta molto decise, quando iniziò a sfiorarmi il clitoride ero ormai un bagno di umori, le sue dita esperte mi toccavano come l'avvessero sempre fatto, producendomi un intenso piacere, non infilava le dita all'interno della vagina, ma le faceva scorrere come piaceva a me appena sotto le grandi labbra fino a tornare sul clitoride che ormai sentivo turgido al massimo. Solo quando ormai ero pronta ad esplodere infilò due dita all'interno della vagina, muovendole in maniera circolare e andando subito a stimolare il mio punto G, quel tocco mi aveva quasi fatto mugolare, tanto che ho dovuto trattenermi davvero per non farlo. Quando raggiunsi l'orgasmo fù un fiume di piacere, mi sentivo tremare, chiusi le gambe fortissimo stringendo la sua mano dentro di me quasi a non volerla più fare uscire. Chiusi gli occhi e mi ripresi solo dopo alcuni istanti, mi girai verso di lei, guardandola con passione, lei sorridendo accennò un bacio senza farsi notare, pensai che ormai il film stava per finire e non vi era spazio per altro, come potevo ricambiare quei sublimi momenti. Lei quasi a captare il mio pensiero si avvicinò a me e disse sussurando all'orecchio "Stai tranquilla, non finirà stasera." Subito dopo senti la sua mano che mi porgeva un biglietto che più tardi rivelò contenere il suo numero. Quando si riaccesero le luci, avevo in me sentimenti contrastanti, era la prima volta che mia accadeva una simile cosa ma non ne ero spaventata anzi mi sentivo stranamente tranquilla e forte. Ci siamo rimessi le giacche e ci siamo avviati tutti insieme verso le uscite, lei stava sempre dietro di me, di nascosto mi teneva la mano, mi toccava i fianchi, mi sfiorava il sedere, addirittura nel punto dove ci sono le doppie tende, approfittando di un attimo in cui non ci vedeva nessuno si avvicino dandomi un bacio leggero sulle labbra. Come avrei voluto essere sola con lei ed abbandonarmi completamente, ma realtà del momento consentiva esclusivamente solo quello che stava accadendo. Appena fuori dissi a Laura che noi proseguivamo la serata fuori con gli amici e che se voleva poteva stare con noi, Lei rispose che purtroppo non poteva ma che avrebbe avuto piacere di passare qualche serata con noi. Io capii e gli feci cenno di si, sapevo che l'attesa avrebbe sicuramente aumentato il piacere e la magia del prossimo incontro. La salutai, guardandola andar via, e quella notte il suo profumo, il pensiero delle le sue mani su di me mi fecero compagnia regalandomi un'altro momento di piacere che condussi personalmente su di me addormetandomi cullata dalla felicità della passione.
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13 years ago
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Film con sorpresa 2
Raggiunti i miei amici era ormai arrivata l'ora di entrare in sala. Mi accodai a loro che scelsero i posti a sedere in una zona molto arretrata rispetto allo schermo. Prendemmo posto senza preocuparci molto della disposizione, il caso volle che capitai nell'ultimo posto della fila. Iniziò la proiezione del film, quando in lontanza mi accorsi che aveva fatto ingresso in sala una donna, che nella penombra sembrava essere colei che avevo poco prima incontrato. In quel momento mi assalirono vari contrastanti pensieri, da un lato la voglia di sentirla ancora vicina a me, da un lato la paura per ciò che tale circostanza poteva provocarmi. I miei pensieri e le mie paure furono subito stroncati quando mi accorsi, che la donna aveva preso posto in un altra zona della sala molto più avanti di noi. Durante tutto il primo tempo il mio sguardo si dirigeva spesso a cercare di scorgere quella figura, cercavo di osservarla non potendo fare a meno di fantasticare con i pensieri, considerato che la sala cinema era per me un luogo che associavo a fantasie erotiche. Al termine del primo tempo i miei amici si alzarono per andare a prendere un caffè, io non avevo proprio voglia e perciò dissi agli altri di andare tranquilli che li avrei aspettati in sala dando un occhiata a ciò che avrebbero lasciato sui posti. Appena si allontanarono, notai che la donna li davanti si era voltata guardandosi intorno, appena incrociò il mio sguardo mi sorrise e fece un cenno con il capo in segno di saluto, io ricambiai quel gesto. Fù a quel punto che la vidi alzarsi, pensai che anche lei volesse andare fuori dala sala, quando invece mi accorsi che si dirigeva proprio verso di me. Fui assalita da una forte emozione e sinceramente anche da un grande imbarazzo, lei mi piaceva e avevo paura di fare la figura della bambina. Quando in maniera molto decisa arrivò vicino, si rivolse a me chiedendomi "Mi scusi, avrebbe per caso uno specchietto, io l'ho dimenticato e ho qualcosa nell'occhio che mi sta facendo diventare matta.!" Probabilmente era solo una scusa, ma il suo modo di fare era così affascinante che rendeva tutto così spontaneo e naturale. Feci cenno di sì, presi uno specchietto dalla mia borsetta e glielo porsi, mi chiese se poteva sedersi li vicino un attimo, dissi che non c'era alcun problema. Quando si mise a sedere così vicina, venni avvolta dal suo profumo, quella presenza mi inebriava, ero tremendamente attratta! Appena fatto, mi restitui lo specchietto e guardandomi fissa negli occhi mi ringraziò con un gran sorriso dicendomi "Mi hai proprio salvata.!" Risposi "Di niente, per così poco!" "Lei sorrise ancora e prendendomi la mano disse "A volte sono i piccoli gesti che caratterizzano le grandi persone." Poi mi disse "Io mi chiamo Laura, piacere" " risposi "piacere Chiara"
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13 years ago
chia21, 35
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Un amore diverso
Premessa: Questo è decisamente un racconto diverso, forse meno erotico, ma che non vuole dimostrare nulla se non raccontare una storia di pura fantasia, senza offendere i gusti di nessuno. Angela riuscì a chiudere la porta dietro di se, le imprecazioni di sua madre rimasero fuori, anche questa volta era quasi andata bene. Con la lingua sentì il labbro inferiore, un sapore di sangue le confermò che il ceffone di sua madre le aveva procurato un piccolo taglietto. Doveva andarsene. Si doveva andare via da quella casa. Si avvicinò alla finestra fuori il cielo era grigio, la sua vita era grigia, tutto era grigio in quel posto, grandi palazzoni di edilizia popolare in un quartiere che col tempo era degenerato, abitato da ladri puttane spacciatori e balordi di ogni specie. Sua madre abitava lì, in un appartamento in affitto, suo padre mai conosciuto forse era uno dei tanti fidanzati di sua madre, una bella donna che col tempo si era degradata fare la prostituta o a viverre sempre semi ubriaca, a girare per casa mezza nuda convivendo sempre col balordo di turno che regolarmente la sfruttava e poi le dava un calcio e via. Dove andarsene, l’ultimo amico di sua madre era un tipo poco raccomandabile peggiore degli altri che si erano avvicendati prima, un bulletto che si credeva furbo, l’aveva guardata con occhi cattivi. “ tua figlia sta diventando bella, uno di questi giorni le insegno il mestiere così vi metto a battere in strada tutte due e guadagno il doppio.” Quelle parole ad Angela le avevano fatto venire la pelle d’oca, e ora doveva scappare se non voleva fare quella fine, era riuscita a sfuggire due o tre volte ad uno stupro e non voleva che fosse lui a prendere la sua verginità. Andava scuola dall’altra parte della città, vicino a casa di sua zia Ada, lei si che era una vera donna, aveva studiato, si era sposata con un ferroviere aveva una bella casa, amava stare con lei, specie da quando un anno fa era morto suo zio stroncato da un infarto. Sua zia era sempre felice di averla in casa, Angela sapeva farsi volere bene, era sveglia, sapeva fare tutte le faccende domestiche e lo faceva volentieri per sua zia che non aveva figli quindi la considerava e le voleva bene come una figlia. “ Questa casa è sempre aperta per te”, le diceva sempre. Spesso, Angela passava da lei per non tornare a casa, si sentiva bene con lei, ora doveva scappare, a quasi diciotto anni doveva decidersi. Mise dentro lo zaino i libri e in una sacca i pochi vestiti che aveva. Vestiva sempre in modo da non attirare l’attenzione, in classe passava quasi inosservata mentre vedeva le sue compagne vestirsi sempre in modo da attirare lo sguardo dei maschi, lei riusciva a scomparire anche in mezzo alla folla. Uscì piano dalla camera, sua madre era in bagno, chiuse piano il portone, quando stava per scendere le scale vide il balordo che saliva , in silenzio salì al piano dio sopra, lui entrò in casa, aveva le chiavi, scese, corse fuori e prese al volo il bus che l’avrebbe portata dall’altra parte della città, non si girò, forse sua madre non se ne sarebbe accorta della sua scomparsa che fra qualche giorno. Ada la vide davanti al portone, le sembrò un piccolo e indifeso uccellino, lei le raccontò gli ultimi avvenimenti, “ vieni , togliti questi abiti bagnati, fatti una doccia che ti riscalda io intanto ti preparo qualche cosa di caldo”. La sera Ada le disse che se voleva poteva decidere se dormire sul divano letto della cameretta o nel letto con lei. Quando si trovò distesa al suo fianco, le sembrò che finalmente si poteva rilassare, le mani della donna le massaggiavano le spalle, “ rilassati e non pensare a nulla, qui sei al sicuro”, lei sentiva uno strano languore crescere dentro di se, era dolce il modo in cui la zia l’accarezzava, e lei si lasciò andare. Lentamente si sentiva dentro una sensazione di benessere, la bocca della zia a poca distanza dalla sua, le parole appena sussurrate, le carezze erano dolcissime, “ che bel seno che hai zia, il mio è molto piccolo, posso toccarlo”, lei sorrise, “non disperare, presto diventerà grande anche il tuo, e lo puoi toccare”. Angela portò lentamente la mano sulla mammella, era soda, il capezzolo grande e duro, Ada ebbe un gemito ,….. muumummmmhhmmm, il contatto la faceva impazzire, allungò la sua mano sul seno della ragazza , lei si mise a tremare come una foglia, era uno strano languore quello che provava, quando Ada appoggiò le sue labbra alla sua bocca lei non oppose nessuna resistenza, si lasciò insinuare la lingua dentro la bocca e rispose con ardore a quel bacio, lunghissimo, che la fece vibrare come una corda di violino, mentre fra le sue cosce sentiva dentro un fuoco. La mano dal seno scese giù in mezzo alle cosce, lei le divaricò istintivamente le dita della donna le procurarono subito un piacere sconosciuto, …… humummmm … si sentiva scorrere dentro un misto di dolore e piacere inarrestabile, lei non sapeva reagire, rimase immobile, la zia temendo di esagerare non andò oltre, si tenne il suo corpo stretto a se e si addormentarono così. Durante il resto della settimana la sera continuarono a toccarsi sempre senza andare molto più in là, poi la sera del suo diciottesimo compleanno mentre stavano cenando la tv trasmetteva il telegiornale, il cronista si mise a leggere una notizia che gelò il sangue ad entrambe. In una sparatoria dentro un bar, il fidanzato di sua madre era stato ucciso, nel tentativo di ripararsi si era fatto scudo con sua madre, con il risultato di morire entrambi. I dieci giorni successivi furono tremendi, la Polizia che voleva sapere dei legami fra sua madre e il balordo morto, il funerale, tutte le altre cose misero Angela al centro dell’attenzione, e questo era una cosa che lei odiava da morire. Tornò con Ada nell’appartamento di sua madre, prese le ultime cose sue e vendette tutto il resto, poi si rese conto che non sapeva cosa fare dei soldi ricavati. “ Ci prendi la patente di guida, io mi devo operare al menisco, aspetterò fino a che tu non hai la patente poi mi opero”. Angela trovò che era una bella idea, cinquanta giorni dopo sventolava la patente davanti alla faccia di sua zia, che dalla contentezza l’abbracciò forte, le dette un lungo bacio in bocca. Una settimana dopo si recarono in uno studio ortopedico, di un caro amico di sua zia, mentre erano in sala d’aspetto videro entrare una signora con entrambe le gambe ingessate, su di una sedia a rotelle spinta da una badante straniera. “Ada, che ci fai qui?”,” Flavia, sei proprio tu?! “ Le donne si abbracciarono calorosamente mentre la badante si mise in un angolo a discutere in straniero con qualche d’uno al cellulare. Si raccontarono le rispettive vicissitudini, Flavia non la vedeva dal funerale di suo zio, era stata vittima di un incidente in montagna mentre era a sciare, una deficiente l’aveva investita fratturandole entrambe le caviglie, doveva togliere il gesso, era lì per quello. Girando lo sguardo chiese, ad Ada“ chi è questa bellissima cerbiatta che ti porti dietro? ”. Angela arrosì fino alla punta dei capelli, effettivamente col suo fisico minuto il viso tondo e gli occhi grandi e scuri sembrava veramente una cerbiatta. “ è mia nipote, una ragazza molto in gamba, ma un poco sfortunata.” Flavia la scrutò intensamente, lei si sentiva i suoi occhi entrare dentro la sua anima, poi le chiese cosa faceva, Angela riuscì a recuperare un po’ di voce e disse di essere al quinto anno di ragioneria. Ada aggiunse che era anche bravissima, “ ha la media del nove”. Flavia sorrise, “ se sei veramente brava io potrei avere bisogno di te, la mia commercialista fra poco andrà in maternità, e devo sostituirla quando ti sei diplomata cercami, anzi, dammi il tuo cellulare.” Tornando a casa Ada le raccontò di loro, che erano amiche di scuola, si erano frequentate moltissimo, poi la vita le aveva divise, si erano riviste al funerale di suo marito. “ E’ una donna molto potente, metà della città gli deve dei favori, mentre l’altra metà stà alle sue spettanze, può fare la tua fortuna, ha una lavanderia industriale creata da suo padre, lei la dirige e ne ha fatto una vera miniera d’oro. ” Due giorni dopo Flavia chiamò le due donne, “ la mia badante mi ha lasciato per problemi con il marito, io ho appena tolto il gesso e non riesco quasi a muovermi, averi bisogno di una mano.” Andarono a casa sua, una splendida villetta appena sulla collina davanti alla città, Angela entrando si rese conto che quella casa era bellissima, arreda con gusto totalmente femminile, era perfetta in ogni suo dettaglio. Flavia era davvero immobilizzata, si muoveva a mala pena con due stampelle. Mentre Ada metteva in ordine la casa , Angela la portò davanti alla sua scrivania dello studio, lei fece alcune telefonate, poi le disse “ hai la patente, mi porteresti in azienda”. Andarono con la vettura di Flavia, una sportiva degna di lei, Angela si sentiva tremare i polsi dalla potenza di quel veicolo, ma riuscì a dominarlo in maniera perfetta tanto che al ritorno lei le fece i complimenti. “ Comprendo che devi studiare, ma resteresti ancora con me, sono completamente sola, e non riesco quasi a muovermi, devo fare la ginnastica per rieducare i muscoli, ma ancora mi muovo malissimo e ho paura di cadere ?” le chiese Flavia. Ad Angela sembrava un sogno, quella splendida donna aveva bisogno di lei. Andò a casa prese i libri necessari e alcuni indumenti, poi tornò da lei. La sera dopo aver cenato, aveva cucinato Angela si misero sedute a parlare, lentamente riuscì ad aprirsi con lei, era tranquilla, fra donne, questo la faceva sentire bene, poi Flavia aveva un modo dolcissimo di parlare, quasi sommesso, dolce, mai aggressivo, Angela era affascinata dalla grazie, classe, e delicatezza che quella donna aveva, e glie lo disse. Al momento di andare a dormire l’accompagnò fina alla camera, l’aiutò a spogliarsi, lei aveva trentasei anni, ma sembrava averne venticinque al massimo. Pelle liscia, nessuna ruga, smagliatura, o un filo di cellulite, un corpo quasi perfetto, terza di seno abbondante, capelli rossi naturali, gambe lunghe toniche anche se ora il tono muscolare era basso sembravano sempre belle, mani con dita lunghe, occhi chiari, labbra e bocca non troppo grandi. Angela l’aiutò a distendersi nel letto, poi fece per andarsene, “ dove vai?, non potresti restare qui, è tanto grande questo letto che può ospitare entrambe, ma se hai paura di dormire con me……” Angela arrossì ancora, era timida, solo con sua zia si sentiva di spogliarsi, ma vincendo ogni paura disse che non vi erano problemi, si spogliò, mise il suo pigiama, si distese accanto a lei. Il mattino lei si levò, le preparò la colazione poi l’aiutò ad andare in bagno doveva fare una doccia, si spogliò nuda davanti a lei, Angela si sentiva strana, era eccitata dal suo corpo, il triangolino di peli rossi del pube era perfetto, la mise dentro alla doccia lei si appoggiò alla parete, cercando di lavarsi ma con scarsi risultati. Angela prese il guanto di spugna, da fuori si mise a lavarla, era incredibile, si stava eccitando a passare le mani sul suo corpo, anche lei non era indifferente alle sue carezze. Quando lei uscì, le preparò un telo di spugna per avvolgerla, lei si lasciò abbracciare, si appoggiò alla giovane, a fatica riuscì a portarla di nuovo in camera e a distenderla sul letto. Lentamente le passava l’asciugamano sul corpo, Flavia stava in silenzio, era eccitata dalla carezza della ragazza, aveva timore a muoversi, lei avrebbe potuto fraintendere le sue intenzioni, mentre lei era rapita da quel visetto e dalla fragilità di quel corpicino che desiderava moltissimo. Per un momento Angela smise di passare il panno sul suo corpo ora nudo davanti a lei, si sentiva dentro un profondo desiderio di baciarla, sua zia le aveva detto che Flavia non aveva mai frequentato dei maschi, che alle superiori quando andava a casa sua spesso si distendevano sul letto a baciarsi. Angela portò, la sua bocca vicinissima alla sua, lei attese che la giovane le fu vicina poi allungò la mano, la mise dietro il collo di lei, le bocche si unirono in un bacio interminabile, passionale, le lingue si inseguivano, si toccavano e si univano incessantemente. Flavia distesa Angela di lato a lei, le labbra percorsero ogni centimetro di quel giovane e acerbo corpo, la fece vibrare quando si mise in bocca il piccolo seno, lei ebbe un lunghissimo gemito ……. hmmmmuuhhmmmm …. Era bravissima!!!!!! .. Angela si rese conto subito che lei era veramente esperta nell’arte di amare una donna, le passò la lingua in ogni angolo del suo corpo, la fece vibrare come la corda di un violino, le fece emettere una melodiosa serie di suoni, di gemiti di vero piacere …. Siiiiiiii …. Daiiiiiiiii ….siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii …..hmmhmhhummumhm …… desiderava godere, ma lei indugiava alla fine Angela le prese la testa e la schiacciò sul suo bottoncino, ebbe subito un tremendo orgasmo che la scosse tutta ……. Siiiiiiiiiiiiiiiiiii ….. vengogooooooo!!!!!!! …….. siiiiiiiiiiiii ….. a quel punto si girò verso di lei, insinuò la sua testa fra le gambe di Flavia si scatenò a leccare, succhiare con impeto la fica di lei che alla fine dovette staccarsi e urlare di piacere ….. siiiiiiiiiiii … dolcissimoooo …amore … daiiii … siiiiii …. Godoooooo …. Vengoooooooooo!!!!! … si rigirò incollando la sua bocca all’altra, si strinse con passione quel giovane corpo. “ Ti amo, dal primo istante che ti ho vista, ti amo, ma se hai paura di questa cosa allora vattene, io non lo sopporterei che tu non mi amassi.” Angela aveva le lacrime agli occhi, la guardò con tutto l’amore che non aveva mai provato per nessuno, “ anch’io ti amo, ti ho desiderata da subito, mi sei entrata dentro al primo sguardo, spero di essere degna di te.” Fu subito amore. Amore grande completo senza riserve, un corpo e un’anima nel vero senso della parola. Nei quattro anni che seguirono divennero inseparabili. Flavia le insegnò tutto, in fabbrica le affidò sempre maggiori responsabilità. Angela era una dirigente perfetta, giusta con il personale, ma determinata con i clienti, le sue operaie l’ottanta per cento erano donne, l’adoravano sia per il modo di dirigere sia per li coraggio di dichiarare il sua amore per Flavia, la chiamavano “la signorina”. Nella vita quotidiana, Flavia fu una maestra perfetta, niente più vestiti anonimi, ma eleganza, classe e buon gusto divennero la sua abitudine, ma era a letto che la discepola superò la maestra. Angela era diventata fantastica nel far morire Flavia di piacere, la sua gioventù, la sua fame di sesso la stordivano, alla fine Flavia ne usciva ogni volta sfinita, ma sempre desiderosa di ricominciare, non era mai sazia del piacere che Angela le dava. Era quasi Natale, erano nel loro ufficio, “ sai da un primo bilancio credo che anche questo semestre sarà molto positivo, direi che alla fine avremo raddoppiato gli utili anche per quest’anno.” Flavia alzò lo sguardo verso il suo amore, sorrise, “ è merito tuo, da quando sei entrata in questa azienda abbiamo migliorato sempre, che ne dici di andare a festeggiare in quel locale nuovo di Marina”. “ Certo, così quella troia ti rimette gli occhi addosso, credo che si sia fatta un pensierino su di te.” A Flavia faceva piacere quella finta gelosia, le faceva capire che la piccola non abbassava mai la guardia, poi dentro di se mai e poi mai avrebbe permesso a nessuno di inserirsi nel loro amore. Quella sera si misero veramente belle, Angela una gonna al ginocchio con tacchi non troppo lati, non voleva sembrare più alta di lei, mentre Flavia sfoggiò un classico del suo repertorio, un completo giacca e cravatta da uomo, con in testa un Borsalino che vista da dietro poteva benissimo essere scambiata per tale, erano stupende, quando entrarono nel locale padrona le andò incontro, “ siete meravigliose, ” poi da vicino le disse a bassa voce, “saprei io cosa vi farei se potessi infilare la mia lingua in un certo posticino del vostro corpo”. Risero soddisfatte, passarono fra i tavoli tenendosi per mano, suscitarono il classico brusio a cui erano ormai abituate, ma un gruppetto di balordi commentò, pesantemente” ci penserei io a farle tornare ad adorare il cazzo.” Loro non se ne curarono erano abituate a tutto, poi non glie ne fregava nulla di quello che la gente pensava, cenarono scambiandosi effusioni e bacetti, poi decisero di tornare. La strada costeggiava per un tratto un bosco, era notte, faceva molto freddo, all’ uscita di una curva videro una vettura che sembrava uscita di strada, era notte, una persona era distesa in terra, subito uscirono dalla loro macchina, andarono a soccorrere il tipo. Fu il loro più grande errore. Improvvisamente Angela si sentì afferrare da due persone robuste, un tampone sulla bocca imbevuto di una sostanza che le fece subito perdere i sensi. Quando rinvenne era seminuda, quasi congelata, sentiva un fortissimo dolore sia sotto che dietro, era stata stuprata! “ Flavia, Flavia dove sei?, dove sei?? Rispondi. “ la vide riversa poco distante da lei, strisciò fino al suo corpo, non riusciva a reggersi in piedi, “ Flavia, amore rispondi , no!.... NOOOO!!!!! “…. Il suo grido squarciò il silenzio della notte lei la stringeva a se, ma la donna era morta, forse era più forte, si era ribellata alla violenza e aveva pagato con la vita la sua determinazione. Si trascinò fino alla strada una vettura con una coppia di fidanzati la soccorse, chiamarono aiuto. Fu di nuovo un incubo, il vuoto, la sua vita si era fermata, era sconvolta distrutta sfinita. Trovarono subito i cinque balordi che avevano fatto tutto, le avevano rubato borse e cellulari, si erano divertiti a riprenderle durante la violenza. Furono puniti in maniera esemplare, ma a lei non importava molto, Flavia non c’era più e lei si sentiva sola, distrutta, stanca di vivere. Dopo un mese circa fu convocata insieme a Ada da un notaio, Flavia di nascosto le aveva lasciato tutto tranne una baita in montagna che aveva regalato a Ada, ma la cosa importante era una lettera per Angela. Le diceva, in breve, che lei era stata tutta la sua vita, che lei l’aveva amata come nessun altro al mondo, che le aveva lasciato la sua attività affinche lei la facesse crescere come se fosse una loro creatura, falla diventare il monumento al nostro amore. Angela si riprese, da quel giorno solo il lavoro le interessava, solo lavoro, lei viveva per la lavanderia. Passarono due anni fatti solo di lavoro e passeggiate al cimitero, per lei non c’era spazio per altro, poi una sera, era vicino alle feste natalizie, periodo che lei odiava di più, una sua segretaria le disse: “ signorina, sono le venti è ora di chiudere.” Lei gli sorrise, si scusò e uscì, si mise alla guida per andare verso casa, ma era distratta dai suoi pensieri, le mancava tantissimo Flavia, non si rese conto che al bivio non era svoltata a destra ma aveva proseguito diritto e si ritrovò in aperta campagna, era buio, stava soffiando il vento che portava fiocchi di neve, lei sbagliò una curva, la macchina scivolò su di una lastra di gelo, fini in un fossato al lato della strada e sbatte con forza la testa sul vetro davanti, si era dimenticata di allacciare anche la cintura di sicurezza. Si risvegliò dopo un poco, i fari della macchina si erano spenti, lei si sentiva un forte dolore alla fronte, le colava del sangue, era sola, nel freddo come quella maledetta sera, desiderò morire. Dei grossi fari squarciarono la notte, un grosso SUV passò e si fermò, tornò indietro e ne discese un uomo, venne verso di lei, “ ei, stai bene?” aprì lo sportello lei gli svenne fra le braccia. Si risvegliò tre ore dopo in un letto d’ospedale, l’uomo era seduto vicino a lei. Ebbe un momento di paura, lei subito non riuscì a rendersi conto di dove si trovava. Lui era un tipo non troppo robusto, fisico normale, mani belle dita lunghe affusolate, ben curate, i capelli rossi corti, aveva un viso dolce, non esprimeva la classica durezza di un uomo, e i lineamenti erano dolci. Lui le parlava, lei girò lo sguardo verso di lui. “ meno male che si è ripresa, credevo di averla soccorsa troppo tardi, mi chiamo Andrea, sono nato in Germania, da un padre tedesco e madre italiana, lei è ginecologa in questo ospedale.” Angela lo ringraziò, era la prima volta che doveva qualche cosa a un uomo al difuori del lavoro, sembrava un ragazzo dolce, lei non riusciva a sentire disagio con lui. Passarono due giorni lei venne dimessa, lui si offrì di accompagnarla, venne a trovarla anche sua madre, quando entrò le due donne si riconobbero lei era la dottoressa che l’aveva visitata dopo lo stupro, ma professionalmente corretta non ne fece parola a davanti a lui. Lentamente Andrea si inserì nella sua vita, era dolce, premuroso, la faceva spesso sorridere, lo trovava simpatico, si rendeva conto che il giovane si stava affezionando sempre più, era diverso da tutti quelli che conosceva, sapeva intuire ogni suo desiderio e lo faceva con estrema dolcezza, cosa che spiazzava sempre Angela. Una sera lui l’aveva invitata a cena, era tutto perfetto, Angela aveva fatto un vero sforzo ad accettare l’invito, lo aveva fatto per non ferire l’amico, ma era a disagio, si rendeva conto di essere al centro dell’attenzione del giovane. Appena seduti a tavola lui le prese la mano, la guardò negli occhi , “ Angela credo di essermi innamorato di te.” lei ebbe una reazione eccessiva, “ no, questo no!!” si alzò da tavola e se ne andò via. Passarono alcuni giorni, lei era dispiaciuta, si rendeva conto dell’eccessiva reazione avuta, ma aveva paura, non voleva più che nessuno si innamorasse di lei. Cercò Andrea, ma questi non rispondeva, poi decise di passare all’ospedale, vi trovò la madre, “Andrea è una persona diversa da quello che credi, io capisco la tua reazione perche conosco la tua storia, ma lui no”. Angela si rese conto di aver sbagliato, almeno gli doveva delle spiegazioni. Se vuoi spiegarti con lui vieni questa sera a casa, lui torna dopo le venti. Angela si presentò a casa di Andrea, suonò alla porta, si vide aprire da una donna che assomigliava a lui, “ cerco Andrea, è in casa?,” accomodati, le rispose la donna , Angela era confusa, le sembrava la copia esatta dell’amico, non sapeva che lui avesse una sorella. Appena dentro ripete la richiesta di vedere Andrea, “ sono io Andrea.” Lei lo guardò senza capire, la donna si avvicinò” in Germania Andrea è un nome che si può utilizzare sia al maschile che al femminile, i miei genitori me lo hanno messo per il semplice motivo che io sono sia donna che uomo, sono un ermafrodite.” Angela rimase muta, per un momento non riuscì a focalizzare la cosa, lei era lì, vicino le sue mani le tenevano le sue, i loro occhi si incrociarono in un lunghissimo sguardo, ora capiva la dolcezza, era chiaro , la parte donna di lei sapeva benissimo come comportarsi con lei. “ io amavo una donna che si chiamava Flavia, era tutto per me, una sera ci hanno violentate stuprate, lei ha resistito e un balordo le ha stretto le mani sul collo fino ad ucciderla, capisci la mia diffidenza.” “ In Germania Andrea era una donna, mi sono innamorata due volte, la prima lui è fuggito, la seconda quando ha visto la mia diversità mi ha definito mostro, sono venuta in Italia, ho deciso di essere un maschio, e cosa vado a fare, mi innamoro di una donna che ama le donne, decisamente non ne prendo una.” Angela sentì che lui si poteva fidare, la guardò dritta negli occhi, le sue labbra si avvicinarono alle sue, le dette un timido bacio. Dentro di se aveva un grandissimo conflitto, l’amore per Flavia era chiuso per sempre nel suo cuore, ma era ora di voltare pagina, e lui/lei erano la perfetta soluzione, poteva amarla come donna accettare di avere il maschio senza doversi difendere. Andrea rimase un momento stupito, gli sorrise, “portami con te” le disse Angela, lei lo accompagnò in camera da letto, si mise a spogliarla , le sue mani si muovevano delicatamente sul suo corpo, Angela sentiva il desiderio crescere , quando furono nudi lei si rese conto che lei aveva un bellissimo corpo, non le importava se aveva anche un pene, si distese a 69, lo cominciò a baciare, leccare e lentamente la sua mano si strinse intorno a quel sesso sempre ripudiato, lo portò alla bocca leccandolo in maniera assolutamente inesperta, poi lo spinse un poco in gola, era dolce, lui non le imponeva nulla, le leccava la fichetta molto bene lei ebbe un lunghissimo orgasmo …. Unmmunmum … poi con decisione Angela si rigirò, salì su di lui, e con tantissimo coraggio appoggiò il glande all’apertura della sua fica, lo guardò negli occhi, “ prendimi, fammi sentire come una donna mi fa godere da uomo.” Spinse dentro di se quel fallo, le scorreva lungo le pareti, sentì un piacere diverso, poi una scarica elettrica sconvolse il suo cervello, lei aveva avuto il suo primo orgasmo ….. vengoooooo .. disse e si strinse a lui, un diverso amore stava nascendo dentro di lei.
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13 years ago
admin, 75
Last visit: 2 hours ago -
Film con sorpresa 1
Quella sera con gli amici si decise di andare a vedere un film, la nostra scelta fù un film di un comico italiano che in questo periodo va per la maggiore, Checco Zalone! Prima di entrare in sala, nell'attesa decidemmo di bere qualcosa al bar del cinema, tra un discorso, una risata e l'altra, la mia attenzione cadde su una signora che se ne stava poco distante da sola a bere, era particolarmente bella, molto curata ma non appariscente. Tutti i suoi particolari mi avevano particolarmente attratta, perchè rispecchiavano ciò che a me piace di una donna! I suoi cappelli lisci e neri, gli occhi verdi e il suo intenso sguardo, la bocca ben delineata e carnosa, il decoltè che evidenziava un seno perfettamente sodo, la sua pelle ambrata, le mani perfettamente curate con delle unghie impeccabili. Le sue gambe slanciate poste in evidenza da uno spacco sulla gonna, e la forma del sedere che imbarazzava per perfezione. Insomma mi stavo un pò perdendo nello scrutarla tanto che non mi ero accorta di aver attrato la sua attenzione, infatti appena rialzai lo sguardo mi accorsi che lei mi stava fissando e io a questo punto un pò imbarazzata, feci come per far finta di niente, lei quasi divertita mi rassicurò con un sorriso facendomi l'occhiolino quasi a dirmi "stai tranquilla nessun problema". Mi levai dall'empasse chiedendo a una mia amica di accompagnarmi alla toilette. Giunta in bagno mi sentii quasi turbata ripensando a quella donna, mi accorsi però che quella figura mi aveva provocato una certa reazione fisica, comunque finii i miei bisogni, uscita dal vano wc, passai nell'altro vano per lavarmi le mani. Fu a quel punto che la vidi entrare, ebbi quasi un sussulto, cercai di nascondere la mia reazione, ma sono sicura che lei si accorse del mio imbarazzo, speravo che in quel momento entrasse qualcun altra persona cosi da non dovermi ritrovare li da sola, già che la mia amica aspettava fuori. Ma non fu cosi, la signora però colse l'attimo del mio disagio e seppe pormi a mio agio, saluto con molta educazione e con un sorriso e si reco al vano wc, solo che nel passarmi accanto, vista la strettezza del passaggio, posta di spalle si strusciò molto leggermente con il suo sedere sul mio. Quel contatto seppur lieve mi fece invadere il corpo di calore, sentii le sue forme perfette quasi le avessi tra le mani, il suo profumo mi stava inebriando, chiusi gli occhi per un attimo, ed in preda al solito imbarazzo mi recai verso l'uscita voltandomi poco prima di uscire e vedendo lei che con il solito sguardo intenso mi sorrise con complicità. Uscii fuori andando dai miei amici che mi aspettavano al bar, ero tremendamente e piacevolemente turbata da quel contatto, seppur banale ma cosi fortemente coinvolegnete e questo era solo il preludio di ciò che poco più tardi sarebbe accaduto in sala. Continua....................
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13 years ago
chia21, 35
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Per cosa lei tremerebbe...
Come in "Histoire d'O".. Le faccio un cenno col capo. Lei si imbelletta, si terge il corpo, se lo sparge di crema profumata. Mi segue senza dire una parola e usciamo di casa. Le tremano le cosce mentre mi segue silenziosa e obbediente, verso un posto che non sa.. verso mani che non conosce.. Entriamo. E' tutto penombra, illuminato appena da qualche candela.. Lei ha appena qualche secondo per rendersi conto del posto in cui si trova, ma ancora non vi ha visto e ancora non sa. Poi non vedrà più; un foulard la priverà della vista. Le infilo collare, polsiere e cavigliere.. i segni della sua sottomissione. Lei si bagna - schiava muta e fedele - e attende. Entrate voi, le girate intorno, la toccate, mi parlate. Le sussurrate appena qualcosa in un orecchio.. minacce, promesse, o semplicemente il vostro fiato nuovo e arrogante.. Lei è già in preda al delirio, tra paura e rassegnazione.. tra vergogna e voglia sfrenata di sentirsi mia e ceduta, sfruttata da mani che non sa e non conosce. Perchè sa che la sto guardando. Perchè sa che glielo ricorderò, domani, quanto è stata troia e obbediente adesso. Mia. E vostra. Musica classica nella stanza, musica rilassante, a fare da contrasto ai nostri gesti bollenti e al suo sesso fradicio e pronto a ricevere, a subire. Giù, a quattro zampe, a farci da posacenere e da tavolino, mentre beviamo e chiacchieriamo, sosrseggiando un caffè e ignorando le sue ginocchia livide sul pavimento freddo. Ecco, ora è vostra, fatene quello che volete. Le terrò il viso tra le mani mentre tu, splendida creatura, esplori il suo corpo vergine ed estraneo alle carezze di una donna.. E le terrò il viso mentre tu, straniero e sconosciuto, la possiedi con forza e decisione.. "Ho bisogno di una donna, lo capisci? Non ce la faccio più.." Questo mi ha detto due giorni fa, bagnandosi al pensiero di un'amica. Un cenno, soltanto un cenno, e farà ciò che le dico. Volete che vi baci? Lo farà. Volette che deterga i vostri umori con la lingua? Lo farà. Perchè ci sarò io a dirglielo, a ordinarglielo, a sussurrarglielo. Il segreto di tutto questo? Lentezza.. Profondità.. Armonia.. Spietatezza.. Vibrazioni.. Raffinatezza.. Se c'è questo, sarà vostra come nessuna creatura lo sarà mai.
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14 years ago
Luce30Ombra, 34/34
Last visit: 8 years ago -
La maschera rossa
LA MASCHERA ROSSA
Non potevo pensare di stare seduta ancora in camera a cercare di dimenticarlo, non ci riuscivo... in realtà non mi era mai passata...infatti nelle notti più calde andavo a farmi il bagno nuda e pensavo a Chiarly mentre mi masturbavo e godevo come non mai...
Allora presi il telefono e cominciai a chiamarlo...
tu tu tu tu squillava!
:''Pronto?'' disse
:''Ciao uomo del mio piacere sessuale... come stai?
:''Lady! come hai avuto il mio numero?''
:''Lo sai tesoro non mi devi sottovalutare!
:'' Hai raggione bellezza... mi sei mancata...
:''Anche tu! che ne dici di vederci oggi tra un'ora magari? io ho viglia di fottere e tu?
:''Non aspettavo altro bella volevo sentirmi dire proprio queste parole...
:''Sai dove si trova il castello abbandonato...?
:''Si!''
:''Allora vadiamoci li!ho molte sorprese x te Chiarly!
:''ok maialina! c vediamo li!!!!
Non mi senbrava vero, FINALMENTE POTEVO STARE CON CHI DESIDERAVO E LUI ERA TUTTO CIò CHE MI FACEVA USCIRE DI TESTA!!!
Arrivai al castello con un mantello nero e la mia maschera rossa sul viso... tutte le ragazze erano pronte e lui arrivò di li a poco...
:''Non mi sembra vero...ma lady dove sei!... LADY!
:''ECCOMI''
Chiarly stava al centro della stanza diroccata a tutte noi in cerchio andavamo verso lui..,
:''Oggi sei in Mio potere! spogliatelo e cominciate a farlo godere... ma guai a voi chi lo farà venire verrà punita severamente dalla contessa LADY B!!!!
QUESTE FURONO LE MIE PAROLE!
:''ordino che voi donne iniziate a leccarlo, voi altre a succhiare le sue parti più virili, e voi ancora a scullacciarlo... che si cominci!!!
Chiarly era pieno di donne che lo adulavano... mentre io dal mio trono lo guardavo e mi facevo leccare l'anima da due belle brunette...
Chiarly mi chiamava a gran voce e diceva di essere il mio servo...
A quel punto con un solo gesto le ragazze ,dai mantelli neri e le maschere bianche,si fermarono... scesi dalle scale e andai verso il mio uomo... feci scivolare il mio mantello, ma tenni la mia MASCHERA ROSSA ed ero completamente nuda... mi sdraiai su di lui e cominciai a leccarlo... poi con un'altro gesto arrivò, con una delle mie donne, l'oggetto del nostro piacere...
:''ecco mia signora... disse mi leccò le labbra e si allontanò...
il nostro doppio pene era formidabile e cavalcai il mio Chiarly, godeva e io urlavo di piacere , i nostri corpi erano uno a volevo di più e di più ancora... venivo coppiosamente...
e lui un attimo dopo di me... mentre prendevo il suo pene ... lo leccavo e feci la sua schiava... mi ordinò di farlo arrivare fino in fondo... e mi feci venire in faccia...le nostre bambine si masturbavano guardandoci...
La notte fu lunga e piena di orgasmi multipli...
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14 years ago
admin, 75
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Quell\'incontro per caso
Quel giorno mi trovavo alla solita piazza per il solito caffè, mi fermai alla panchina per fumare la solita sigaretta quando ad un tratto si avvicinò una ragazza chiedendomi "hai da accendere?..." io immediatamente risposi come vuoi ke ti accenda e col sorriso sul volto presi dalla tasca l'accendino e soddisfai il suo bisogno, di sigaretta. Cominciammo a parlare di se e di me senza nascondere piaceri e desideri che spesso devono esser celati per la paura di andar contro un paradossale ma pur comune senso del pudore. Lei era molto attraente coi suoi lunghi capelli scuri, un bel seno procace in un corpo snello e formoso, e quegli occhiali che nascondevano uno sguardo profondo e accattivante. Lei era visibilmente attratta dalle mie braccia morbide e formose e da un corpo snello e sinuoso E quella voglia di toccarmi si mostrava come luce nel suo sguardo intenso e determinato, così in un attimo di silenzio forse dettato dall'emozione i nostri sguardi si avvicinarono e con loro le nostre labbra che si ritrovarono morbide in un lungo bacio. L'emozione saliva come la voglia di assaporare con più gusto quel meraviglioso piacere del bacio mentre le nostre mani cercavano di ritrovare il piacere del contatto da una carezza nei capeli sino ad accarezzare il corvo scendendo poi tra le curve suadenti di un corpo dolce e morbido. Il profumo della nostra pelle ci inebriava come l'essenza di bacco per i greci di un tempo e le pulsioni aumentavano in un vortice di piacere dato da quelle meravigliose effusioni. La voglia di stare insieme era ormai troppo forte così pensammo di spostarci in un luogo più tranquillo dove poterci lasciar liberamente andare in quel turbine di emozioni. Le tolsi la maglietta mentre lei toglieva la mia e mentre lei mi baciava il collo per sentire il mio respiro io le sganciavo il reggisen massaggiangole con l'altra mano i seni morbidi e avvolgenti che aveva e scendendo con le mani insieme per conoscere nuove zone di piacere accarezzandole i fianchi le sgancia il bottone del mantalone cominciai ad accarezzare il linguine mentre le i faceva lo stesso come se la voglia fosse identica e comune. Il desiderio aumentò fino a culminare nell'ennesimo bacio mentre le mani dai fianchi si spostavano sui nostri sederi per togliere i nostri pantaloni e ritrovarci finalmente nudi a godere del contatto dei nostri corpi...fino al culmine del piacere. Ci lasciamo con l'ultimo bacio e col ricordo di un piacere desiderato, magari celato, ma finalmente avverato.
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14 years ago
admin, 75
Last visit: 2 hours ago -
Erotismo e........
Io e Lucia eravamo amiche d'infanzia.Ci legava un'amicizia rofonda da anni,una frequentazione assidua ma di recente piuttosto di rado causa i reciproci impegni e probemi della vita attuale spesso frenetica.Lucia si era trasferita da poco a Parma,nel suo paese non si trovava lavoro e purtroppo la vita era dura x tutti sia dal lato occupazione ed economico.Io e mio marito l'avevamo aiutata spesso nei momenti di crisi e Lucia era molto legata a noi.Le avevamo trovato un piccolo monolocale a Parma in affitto e un lavoro x ora cmq saltuario.Ci era grata di tutto cio' e spesso ci veniva a rovare x stare in ns compagnia soprattutto nei week end in cui eravamo piu'liberi dalla ns attivita'.Era Giugno,alle 9 di sera squilla il tel.vado a rispondere ed è Lucia,Fra'mi dice come va?sai sono un po' giu'di corda,mi sento sola,triste,stanca.Ogni tanto Lucia andava in depressione e solo noi legati da profonda amicizia riuscivamo un po' a risollevarla.Si scxherzava assieme,si rideva,si mangiava a volte in compagnia.Lucia le dico al tel.se vuoi sabato e domenica vieni da noi poi facciamo una capatina al mare dai.Sabato alle 11 suona il campanello,mio marito va'ad aprire,è Lucia,lui resta allibito,è stanca,trascurata,veste i modo molto disordinato,la fa'entrare e accomodare in salotto.Io sono in bagno,quando esco la vedo,l'abbraccio e le chiedo come stai tata.Non bene fra'mi dice,mi sento stanca,depressa,sola.Ci prendiamo cura di lei aiutandola spesso nei suoi tristi momenti di depressione.Cerchiamo di distrarla,chicco e maya i ns cagnolini con cui Lucia è molto in sintonia le fanno sempre tanta festa.Lei ama molto come noi gli animali e gia'un po' si risolleva moralmente giocando con loro.Lcy le dico,se vuoi vai in camera ns cambiati e scgli il vestito che vuoi e un costume d bagno.Fra'mi dice portami tu dai,non sono in vena oggi.La prendo x mano e andiamo in camera.Le faccio scegliere un abito che poi le lasciero'cmq che a me come taglia non va'piu'.Scegliamo un costume da bagno poi verso le 12 partiremo x il mare.Lucy mi abbraccia,Fra'mi dice senza di te e mauro che farei? oltre ad essere veri amici fate sempre tanto x me.La stringo forte al mio petto,le accarezzo i neri capelli lucenti ed una lacrima le scende lungo il viso.Lucy le sussurro,l'amicizia vera è fatta di questo,a noi fa'tanto piacere aiutarti e starti vicino.La lascio in camera e le dico di cambiarsi.Dopo circa 15 minuti,Lucy appare in salotto,io sto'per preparare i necessario x il mare mentre mauro è impegnato coi ns cani.Sono girata di spalle e sento la sua mano sulla spalla,mi giro e allibita la vedo.E' bellissima,i neri capelli raccolti il trucco sottile non volgare e gli occhi lucidi fanno di lei un angelo.Lucy le sussurro sei bellissima,Fra'dai mi dice non mi far diventare rossa eh.Anche tu sei bella Fra',sei dimagrita,sei piu'fresca e radiosa sai. beato lui che ha accanto te,una brava ragazza e anche caina.Lucy non è mai stata cosi',i suoi complimenti mi lusingano ma mi appaiono insoliti anche.Partiamo e dopo un'ara circa siamo in liguria ove abbiamo na piccola casetta x le vacanze ed i week end compaibilmente coi ns impegni di lavoro che spesso ci impediscono di evadere un po' dalla solita routine.Lucy ci aiuta coi bagagli e coi cagnolini.Ci accomdiamo in casa nel piccolo salottino,io preparo gli aperiti e Lucy mi aiuta come sempre.Fra'mi dice,ti da'noia se mi metto un po' in liberta'?Lucy me lo chiedi?dai siamo al mare non ti fare problemi,ora anche noi ci mettiamo in liberta'.Lucy va'in camera,esce dopo poco,maglietta bianca attillata,pantalocini corti e capelli legati dietro.Come sei bella Lucy le sussurro.Arrossisce un po' e intravedo dai suoi occhi una lucentezza stupenda,piono perle sul viso dolcissimo di lei.Ci cambiamo pure noi,poi ci prepariamo un frugale pranzo lggero.Parliamo di lavoro,ma anche del mare che oggi è bellissimo,calma piatta e un azzurro stupendo.Fra' poi ti aiuto io sai a rassettare la cucina poi nel pom andiamo in spiaggia?Certo Lucy le dico,ho voglia di fare un bel bagno e prendermi un po' di sole.Mauro ci osserva a volte in modo strano,pare che ci mangi con gli occhi.Verso le 15 tutti e tre andiamo nella piccola spiaggetta vicino a casa ns.Lucy si spoglia,indossa un bikini nero piuttosto succinto ma col suo fisico puo'davvero permetterselo.Fra' mi dice,mi metti tu la crema dietro?Poi lo faccio a te,ho dimenticato lo spray altrimenti facevo sola.La faccio mettere pancia sotto sulla sabbia e le spargo la crema abbronzante.Ha una pelle morbidissima,vellutata soffice come una nube nel cielo.Fra'sei delicatissima mi sussurra.Scorgo dai suoi occhi un lampo di luce e dalle labbra un sorrisino appena accennato.Ora te la metto io dai la crema.Mi giro e lei delicatamente mi mette l'abbronzante,le sue manine sono velluto,con api cerchi mi sparge la crema,si sofferma a volte vicino ai glutei,vicino al pube.Dai mi dice te la metto anche davanti se vuoi.Vabbe' ok le dico.Faccio finta di nulla ma ad ogni suo tocco mi sento vibrare.Verso le 19 torniamo a casa.Pizza stasera Fra'?^La volete?ve la preparo io mi dice Lucy.Dopo la cena ci vediamo un po' di tv.Lucy mi siede accanto,mi tiene spesso fra le sue braccia,poi nella penombra del soggiorno mi accarezza il viso,i capelli e allibita a volte la guardo.Fra' mi sussurra,sai ti debbo fare una confidenza,da tanto tempo no faccio piu'nulla sai.L'osservo i suoi occhi paiono penetrami,lucenti,neri e bellissimi paiono volermi dire tante cose che immediatamente intuisco.Non vorrei mai e pi mai rovinare un'amicizia ma anch'io ho desiderio di lei.Il profmo della sua pelle mi entra dentro,mi sento eccitata,desiderosa di lei.Lucy si fa'semre piu'ardita,ora mi accarezza i seni,entra dentro la scollatura della maglietta,mi titilla capezzoli. Lucy le sussurro,se continui poi non riesco a trattenermi sai.Scherzosamente le dico,poi peggio x te eh.Un dolce sorriso trapela dalle sue labbra.Mio marito ci osserva,incredulo ed allibito vedo.Notiamo entrambe ossevandolo meglio una eccitazione intensa da parte sua.Lucy ora ha perso ogni inibizione,Piano piano mi toglie la maglietta,mi accarezza,mi bacia dietro le orecchie accarezza i miei seni e mi sento pervadere da un desiderio intenso e indescrivibile.Ho le mutandine umide,i capezzoli paiono di marmo sotto le sue mani ed ora le sue labbra che mi succhiano e mordicchiano dolcemente i seni.Lucy le sussurro,mi fai impazzire.Lucy non proferisce sillaba,mi spoglia nuda,mi fa'sdraiare sul sofa'poi inizia ad accarezzarmi il pube,le sue dita morbidissime antrano nell'intmo,mugolo e ansimo di piacere.Lui ora lo intravedo,è nudo,il suo pene pare un dardo e il suo seme esce spontaneamente.Lucy lo osserva a volte,poi mi apre le gambe e sento la sua lingua calda,morbida e voluttosa.Succhia il mio clito,lo lambisce dolcemente poi ....non resito piu' ora,la spoglio tutta nuda e la baciop in ogni anfratto piu'recondito del suo bellssimo corpo.Ansima,geme urla di desiderio.Sento i suoi umori uscire dolcemente dal suo sesso,ne assaporo la dolcezza e in un bellissimo 69 proviamo un intenso e bellissimo orgamo.Lucy pare assatanata,ora si gira,succhia e lecca voluttosamente il membro di lui,la sua lingua rotea sul glande,a volte si insnua nel bochetto del pene poi lungo l'asta sino ai testicoli. io mi unisco a lei e le ns bocche lo fammo ansimare,urlare e ........dopo poco ci inonda entrambe di caldo e copioso sperma.
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14 years ago
iltulipanorossocp1,
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Sussurro
Lei uscì di casa subito dopo cena, con le ultime luci del giorno, e l'aria calda e umida dell'estate si insinuava tra i suoi vestiti leggeri, le accarezzava la pelle con infinita delicatezza, e con una inconsapevole naturale insolenza..
la sua inquietudine pulsava, irrefrenabile. L'attrazione del piacere era tale da non consentirle ulteriormente un appagamento solitario. Tutto ciò era già presente nel suo immaginario. Impresso fotogramma per fotogramma, una storia già vista, già letta e riletta.
Voleva che qualcosa di sconosciuto si impadronisse del suo corpo, dei suoi piccoli interruttori del piacere.
Desiderava che un nuovo odore, un nuovo calore restasse sulle sue lenzuola, sui suoi cuscini, sulla sua pelle.
Camminava per la strada, con le luci della sera ad illuminarla come unica protagonista innanzi ad una immaginaria platea che potesse godere della vista del suo piacere. Una implicita partecipazione di tutto ciò che le circolava attorno, ai suoi occhi, solo apparentemente indifferente. Tremava, per l'esaltazione mista al timore ed all'insicurezza di ciò che avrebbe trovato. Un'alchimia particolare, che le faceva vibrare alla stessa frequenza sesso e anima, un segnale infinito di impulsi regolari.
Entrò in quel bar della zona centrale, conscia del maggior ricambio di persone che lo frequentavano. Sconosciuti, ognuno con la propria storia ed i suoi sottili segreti da svelare, da palesare sofficemente qualora fossero stati liberi di manifestarsi. Beveva il suo aperitivo, e ad ogni sorso i suoi occhi cercavano, nascondendo faticosamente il desiderio che in quel momento le strisciava attorno alla vita, ed andava ad annidarsi nel dolce scrigno delle sue gioie. Tremava, beveva ed osservava, coperta solo da un velo bianco di lino, che pareva urlare come un manifesto, tutta la sua accesa femminilità.
Mancava un sorso, quando notò una giovane coppia seduta al tavolino. Lei era bella e sensualissima, una chioma bionda e lunga su una pelle fresca ed ambrata. Ed il suo corto vestito, il suo modo di accavallare le gambe la rendevano quasi indecente, come fosse già pienamente consapevole dell'effetto che ne faceva risultare, e del fuoco che desiderava provocare negli occhi di chi posava l'attenzione su di lei.
Lui era elegante, brizzolato benchè il suo volto lasciasse trasparire la sua giovane età. Lo sguardo era quello di un uomo sicuro dei propri obiettivi e delle proprie volontà, e la fierezza che dimostrava nei semplici gesti del consumare, le portò l'eccitazione alle stelle.. Voleva, doveva essere presa, posseduta da quelle carni, posta al centro del loro complice istinto al piacere. Il solo pensare a questo desidero le faceva tremare le gambe, e il lieve rifiuto della sua razionalità non faceva altro che spingerla ancora di più ad inoltrarsi col pensiero, fra le loro mani, fra le loro gambe, fra i sessi che avrebbero potuto renderla loro.
Finì la sua bibita e con un raccolto impulso di volontà si alzò e si diresse verso di loro. Essi non furono sorpresi, come se in qualche maniera, avessero già pianificato nella loro mente, i desideri che nascevano da quel caldissimo corpo che gli si stava avvicinando.
Si mise a parlare con loro.. erano forestieri, in città per lavoro, ma visivamente attratti per alcuni particolari architettonici ed urbanistici che il centro offriva. Lei si propose di accompagnarli e di descrivere loro quello che sapeva della storia della sua città. Uscirono e cominciarono il giro. I profumi di lui e della sua compagna, portati dal vento, la inebriavano, la eccitavano, ed avrebbe voluto conservarli su di sé per il resto della vita. Bastò una scusa qualunque, per portarli a casa sua, e mostrar loro la sua noviziosa cura per l'arredamento.
Il cuore ora le pulsava fortissimo, mentre apriva la porta di casa. Li fece entrare, servì loro da bere ed accese due candele. A stento riusciva a nascondere il respiro affannato, il battito del cuore le portava il sangue al suo morbido sesso, con prepotenza, stimolandolo e donandogli volume e colore. Ebbe la certezza di ciò che sarebbe successo poche decine di minuti dopo, quando la compagna cominciò a guardarla con insistenza e desiderio, non curandosi di ciò di cui stavano discutendo, o del suo bicchiere ancora pieno per metà. Lui era sorridente, ed il suo sguardo tradiva anch'esso un forte desiderio di condividere il proprio piacere e quello della sua compagna con la loro gentile ospite.
La situazione cominciò a scendere vorticosamente quando l'alcool iniziò a sciogliere le loro inibizioni. La dea bionda si alzò, e senza dire niente andò alle spalle di lei, che continuò, eccitatissima, a parlare con lui.
Lui non diceva niente, ma dalla sua espressione era palesemente tutto chiaro. Le prese una mano e cominciò ad accarezzarla. Nello stesso momento la compagna prese ad accarezzarle il collo, e a massaggiarle le spalle. Ne scoprì una spostando l'ampia scollatura del suo vestito leggero, e cominciò a baciarla. Lei si sentì bollire dentro.. L'essere giunti al punto critico, al punto di non ritorno, in cui i desideri dei tre si palesano, la fece sussultare...
Le carezze di lei ed i suoi baci erano di una dolcezza tale che in pochi minuti si sciolse tra le sue braccia. Lui le abbracciò entrambe, e poco dopo si ritrovarono in camera da letto. Trovarsi con addosso solo le mutandine fu semplice, dopo aver fatto cadere quei pochi veli.. La presero per mano e la fecero stendere sul letto, in mezzo a loro. Fu a quel punto che insieme, con delicatezza, le sfilarono le mutandine. Erano macchiate, e dei fili sottili di rugiada si tesero, quasi a voler trattenere il piccolo trasparente indumento sul suo corpo.
Quello che successe dopo fu per lei il paradiso. Sentiva le grandi mani di lui accarezzarle i seni, le spalle, le labbra. I capezzoli divennero rigidi e raccolti, lui vi appoggiò la bocca e se ne deliziò.
La compagna prese ad accarezzarle il sesso, facendo scorrere un dito tra i petali bagnati, e premendo con delicatezza sulle grandi labbra lo schiuse, come uno splendido fiore umido ai bagliori dell'alba. Poteva sentire il calore delle dita, l'imprevedibilità dei loro spostamenti, le carezze sugli interni delle cosce, sulla pelle più delicata, la dolcezza con cui per la prima volta la sua clitoride, rossa e gonfia, conosceva quelle dita estranee e gentili.
Lui continuò a condire con i suoi baci, soffici e amorevoli, ricchi di saliva, che le bagnò le labbra ed in seguito le riempì la bocca.
La compagna osservava la sua orchidea, accarezzandola, insinuando con sicurezza le dita fra le piccole labbra, schiudendola, osservandone il colore delicato, bramando il nettare che si andava raccogliendo abbondante alla base delle labbra.. pregustando di assaporarne la femminilità.
Si fecero più audaci. Ora le mani di lui la cercavano, si inoltravano dappertutto, come se fossero triplicate d'improvviso. Il sentirsi così, arrendevolmente nuda, e completamente aperta alle loro attenzioni, al loro dolce lavoro su di essa, la fecero bagnare ancor di più, e le fecero salire altri gradini verso il piacere. Si sentiva come una tavola imbandita di gustose pietanze, desiderosa di essere assaporata, presa, consumata, portata all'estasi.
La compagna di lui insisteva fra le sue gambe, attratta da quel grande fiore, di cui pareva innamorata. Lo aprì tra i due indici, con delicatezza, ed un attimo dopo averlo ancora contemplato, prese a baciarne il piccolo e rosso pistillo di carne. Si lasciarono scappare entrambe un mugolio di piacere, per l'una l'improvviso contatto delle labbra sulle labbra, per l'altra l'aver scoperto un sapore dolcissimo... Ora quella giovane, bellissima coppia la stava baciando, allo stesso momento, nei suoi due fulcri, alimentando quei piccoli pozzi di piacere, facendola vibrare come una corda tesa dai due capi. Il suo seno ora era gonfio e lucido di saliva. E fu a quel punto che cominciò a percepire il ritmo dei baci di lei, insistenti, sul suo nido schiuso. Prese a spingere in avanti il bacino, con morbidezza, pulsando regolarmente, lasciva, quasi a volerle regalare il suo sesso, ad ogni colpo, a volerne fare dono alla sua bocca ebbra d'appetito. Il suo piacere cominciò a salire, spinta dopo spinta, mantenuto vivo dalle braccia di lui, e dai suoi baci ed i suoi morsi che si fecero più intensi.
La lingua della compagna se prima accarezzava la clitoride alternandosi a carezze lente e battiti veloci, ora, spoglia di qualsiasi inibizione rimasta, si spinse con voluttà all'interno di quel lucido scrigno rosa, aperto, spinto contro la sua bocca dai movimenti del bacino. Quella splendida, golosa biondina si spingeva dentro lei, più che poteva, come a raccogliere il miele sul fondo di un barattolo.. Si sentiva profanata, toccata, aperta, terribilmente eccitata. Questo pulsare nel suo interno, questo ascendere lento e inesorabile al piacere, le sbloccò le mani, che fino a quel momento erano rimaste tese e salde ad accartocciare le lenzuola. Con la mano sinistra le accarezzò quelle chiome bionde e profumate, pettinandola con amore, passando dietro la nuca, e spingendola con forza fra le gambe, fino a far scomparire la sua bocca nel sesso ormai lascivamente avviato all'amore. Con la mano destra fece scivolare gli slip di lui fino a metà coscia, lasciando uscire il suo membro già pronto, umido, e caldissimo.
Afferrò con decisione la carne dura e venosa che si offriva alla penombra della stanza da letto.. tra i respiri e gli ansimi.. e tra gli odori dei sessi che andavano sovrapponendosi in una strana, peccaminosa armonia..
Lo strinse, riuscendo a stento a chiudere la mano, e con un movimento delicato ne portò alla luce la testa, purpurea e già abbondantemente bagnata di desiderio. Lui si animò maggiormente, con un desiderio irrefrenabile di possederla, baciandola, quasi a volerla mangiare.
Lei cominciò a ritmare le mani, assieme, muovendo la pelle della sua asta, e spingendo la testolina bionda della sua compagna fra le sue cosce.. Ormai qualsiasi cosa era piacere puro, anche il solo ritmare entrambi alla frequenza del suo piacere fisico. Il contatto con quella carne dura, estremamente calda, le fece sbalzare il piacere in avanti, sentendo la lingua di lei insinuarsi all'interno del fiore, sentendola toccare punti mai toccati, percependo sensazioni nuove mai provate. L'insistenza della lingua e dei suoi baci sulla carne ormai rossa e gonfia del suo sesso la stava portando velocemente al piacere, chiamato dall'odore di lui che sentiva preporre sulla sua bocca, sul suo collo e sui seni. Stava per venire. Intrecciò le dita con quelle di lei, che la sentì pronta, vicina all'orgasmo. Lui, terribilmente eccitato dalla visione delle due ragazze, prese a spingere il suo membro caldo sul suo fianco, muovendolo regolarmente, bagnandole la pelle, e mugugnando quasi silenziosamente un piacere che cresceva rapido. La compagna la baciò e continuò a baciarla facendosi strada tra le labbra del sesso, con passione.. Sulla bocca e sulla lingua la sentiva ormai vicina ad esplodere, e decise che era il momento.
Spinse, spinse, spinse... si spinse all'interno di lei più che poteva, leccandole dentro, sulle pareti ruvide, cercando il punto esatto in cui la sua esplosione sarebbe avvenuta, intensa e prepotente. Ed ecco che puntò i piedi sul letto, inarcandosi più che poteva, sentendo l'inizio di un'enorme onda di piacere. "vieni amore.. sentila..." le sussurrò lui nell'orecchio, mentre il suo respiro si fece rapido ed ansioso, ed i muscoli del suo viso si tesero allo stremo, in un'espressione che poteva essere lo stesso volto del Piacere..
Esplose, sopraffatta da quell'energia, spinse forte, con ingordigia, non volendo perdere nemmeno una goccia di quella grande, enorme onda che la travolse e le entrò dentro... Spinse così tanto da spostare un pò indietro la sua amante, la quale non smise di stimolarla con tutte le forze che poteva... Venti secondi in cui inferno e paradiso si mescolarono in un'unica cosa, e potè sentirsi attraversare da tutta la forza, la potenza sessuale che aveva raccolto negli istanti precedenti.. La libidine le impregnò il sangue, e il cuore pareva scoppiare.. Lui era incantato, eccitatissimo da quella manifestazione così istintiva, così potente ed esplicita, che le due donne furono in grado di creare. Il piacere di lei si manifestò, nella bocca dell'amante, con un nuovo, dolcissimo ed intenso sapore.
Finalmente si accasciò, respirando affannosamente, spettinata ed imperlata di sudore, che scorreva sul suo magnifico corpo, sulla sua pelle così fresca e leggermente colorita dallo sforzo. La compagna si congedò dal suo sesso con un amorevole, profondo bacio, e poi se ne allontanò, mentre le rimasero sulla bocca e tutt'attorno ad essa i segni di quella magnifica melodia di piacere, regalata con amore da femmina a femmina.
La compagna poi andò da lui, e con un bacio gli fece scoprire tutta la dolcezza del sesso di lei... Poi scese lentamente, e con baci e lenti movimenti della mano, cominciò a preparare il suo compagno per la penetrazione.
In ginocchio sul letto, lui, pareva quasi soffrire dall'ansia di coprire quella stupenda femmina che poco prima li raccolse dal bar. La compagna, dopo qualche bacio lungo il nervo carnoso di lui, prese a succhiarlo, e spingendo sulle sue natiche, lo portò sempre più a fondo nella bocca. L'appetito con cui cercava di ingoiarlo era sconvolgente, a malapena riusciva a respirare col naso. La padrona di casa intanto, osservava stesa su un fianco, a gambe piegate, e dopo qualche minuto le fu irresistibile cominciare ad accarezzarsi, da dietro, penetrandosi con due dita, e guardando ipnotizzata quello spettacolo, ansimando, e desiderando ora di avere quella carne purpurea dentro di sé. L'amica lo stava stimolando, ingoiandolo in movimenti lenti e profondi, preparandolo per l'amore che da lì a poco avrebbe consumato con la loro ospite. Con l'altra mano prese a frugare sotto i testicoli, ad accarezzarli e a maneggiarli delicatamente, e lui, colto da un brivido, cominciò a scandire i movimenti con cui entrava nella bocca della sua compagna. La loro ospite, silenziosa ed affannata, guardava con desiderio il sesso di lui scomparire fra le labbra della sua deliziosa compagna, mentre continuava a massaggiarsi da dietro, più velocemente e più a fondo.
Si sentiva desiderosa, tremante, pronta a ricevere la carne del maschio. Ed aspettò, bramando il momento in cui lui arrivasse al limite, ed il momento arrivò. La compagna si allontanò dal membro che in quello stesso istante pareva scoppiare, e poi con delicatezza, quasi affettuosamente, accarezzò il viso della padrona di casa, facendola poi stendere, e aprendole piano le gambe, prendendole per le caviglie, fino a quando furono completamente piegate e divaricate. Fu allora che lui si preparò, avvicinandosi al suo ventre. Le prese le mani intrecciandole alle sue, piegandosi sopra di lei, con l'asta turgida e pulsante a meno di dieci centimetri dal suo nido rosa.. ricco di odori. La compagna lo aprì di nuovo con le dita, mostrandolo con orgoglio a lui, ed invitandolo ad entrare. L'ospite ora era sopraffatta dal desiderio. Ora più che mai aperta e pronta a ricevere, voleva sentirsi piena di lui, concederegli la sua carne in maniera completa e totale. La biondina prese il membro del compagno tra le dita, e ne portò la testa sull'imboccatura del sesso di lei.. muovendolo lungo l'apertura, toccando la clitoride, sputando con delicatezza la dove i sessi si incontravano.. La bionda, una volta assicuratasi che il membro era puntato fra le labbra, salì ed andò a baciare la sua amante, tenendole la mano, preoccupandosi di accarezzarla in viso e di baciarla sofficemente.
Lui, sentendo il contatto del sesso sulla punta del suo nervo non riuscì a resistere, e con una lenta pressione affondò nella carne.. lentamente.. sentendo l'abbraccio umido della vagina scorrere piano su tutta la sua asta.
L'ospite emise un grido, strinse forte la mano della biondina, e si lasciò baciare da lei. Lui entrò fino alla base, emettendo un lungo e costante mugolio, esprimendo piacere nuovo ed intenso per la prima dolce carezza che ricevette dal fiore della sua splendida ospite. Dopo aver stazionato dentro qualche secondo, prese ad uscire, sempre lentamente, finchè non fu dentro solo con la testa. Osservò il suo membro, ora completamente bagnato del piacere di lei, quindi riaffondò. Lei strinse le dita dei piedi, che andò poi a posare sui fianchi di lui. La biondina cominciò a coccolarla amorevolmente, con baci e carezze, accompagnandola nel suo percorso di piacere.
Lui prese ritmo, le due ragazze si baciavano, e l'ospite, posseduta dai movimenti del maschio, a malapena riusciva a trattenere i suoni del suo piacere, anche se coperti dai baci dell'amica. Si sentiva riempita, sentiva scorrere dentro di sé tutto il desiderio del maschio, lo sentiva farsi strada nelle sue carni, lo sentiva ondeggiare col bacino, rigirare l'asta dentro il suo sesso a volerla toccare in ogni punto possibile. Piacevolmente violata, profanata, ed accompagnata alla seconda ascesa al piacere dalle salde spinte di lui, e dai dolcissimi baci di lei.. Era quello il suo stato di cose, il suo desiderio assoluto, la linfa per la sua anima...
Le spinte di lui si fecero più forti, e adesso, sotto le oscillazioni dei suoi colpi, a malapena le bocche delle due donne riuscivano a toccarsi. La biondina sembrava deliziarsi di questo, e prese a sua volta ad accarezzarsi fra le gambe. Il maschio prese ad aumentare il ritmo, ed ora l'ospite sussultava, sbalzando e lamentandosi. La biondina adesso alternava la mano fra la sua clitoride e quella dell'amica, mentre con l'altra le accarezzava i seni, stringendoli forte nella mano e succhiandone i capezzoli rossi e duri. La padroncina di casa, sentendosi ancora una volta aperta, estatica, ed in preda assoluta della propria libidine e del piacere che quella splendida coppia le stava dando, aggrappò saldamente le gambe attorno alla schiena del suo amante, che sentendosi preso in quel modo, percepì l'autorizzazione a liberare tutto il suo desiderio e la sua potenza. Le spinse dentro amore con tutta la forza che aveva, sentendo che non avrebbe resistito ancora per molto. La compagna intanto ebbe il suo scrigno umido dalle carezze che si stava concedendo guardandoli, e decise che era venuto il momento anche per lei di godere.
Si mise a cavallo sul volto estatico della padroncina, che capì gli intenti e socchiuse la bocca. La biondina quindi chiuse gli occhi ed abbandonandosi premette il sesso sulla bocca dell'amica. Quindi stimolata dai movimenti dei due amanti, prese a muoversi ritmicamente, strofinando la sua bionda e carnosa vagina sulla bocca di lei. Si raccolse i capelli e cominciò a muovere il bacino circolarmente, pasticciando dei suoi umori la bocca dell'amica. Quest'ultima sentiva il sesso della biondina attorno alle sue labbra, e sentiva il suo piacere a piccole gocce scorrerle nella bocca. Con le dita la aprì, per poterla baciare meglio all'interno, e poter scoprire il sapore completo di quella splendida femmina, seduta sulla sua faccia. Lui contemplava la schiena della sua compagna, baciandole il collo, mentre spingeva nel sesso dell'amante, un pò roteando e un pò andando dritto, facendole scoprire tutta una gamma di piaceri che fino a quel momento non era riuscita ancora a conoscere. Lei sentiva guizzi salirle dal sesso fino al cuore e alla mente, i brividi che la attraversavano la tendevano come una gattina. Il sesso dell'amica ora si strofinava su di lei con maggior forza. La lingua continuava ad esplorarla, dentro e fuori. Si sentiva completa, poteva percepire la sua libidine come una macchina che adesso avanzava a pieno regime. I lamenti dell'amica, e del suo maschio profanatore aumentavano sempre più. Questo naturalmente le fece salire ancora il piacere, ancora ed ancora, finchè arrivò a quello che era l'apice assoluto del suo piacere prima dell'orgasmo. La biondina che la stava guardando negli occhi se ne accorse, ed affrettò i movimenti sulla sua bocca. Il maschio era al limite, ed era pronto ad un minimo cenno delle due per esploderle dentro. E la valanga che li travolse tutti partì proprio dall'ospite, da colei che per tutto il giorno aveva desiderato quel momento. Partì, dalla sua bocca occupata dall'amica, un lamento sottile e costante.. sentì che stava per oltrepassare la soglia.. lo sentì anche la coppia che in quel momento stava traendo il massimo del piacere dal suo corpo... e quando fu sul punto esplose, aumentando di colpo il suo lamento, afferrandosi con le braccia ai fianchi della biondina, e con le gambe ai fianchi del suo stallone..
Venne.. venne con una tale intensità da spingere a sè il maschio più che poteva. La bionda era sul punto, e finalmente lasciò esplodersi dentro la bocca dell'amica.. Il maschio sentì il piacere delle femmine che arrivava, e non si trattenne più, spingendosi fin quanto poteva nel fiore carnoso dell'amante. Esplose dentro di lei, urlando, gettando seme ad ogni colpo, impazzendo dentro il suo ventre. La bionda afferrò i capelli della amante e le consegnò tutto il suo piacere, con una tale pressione da non farla quasi respirare. Quest'ultima continuò il suo lamento irrigidendosi completamente e sentendo le onde del suo orgasmo fortissimo scuoterla da dentro. Il seme del suo amante si unì al suo piacere e a quello dell'amica che le esplose in bocca in quello stesso istante..
Furono dei secondi di pura estasi, in cui tutti e tre lasciarono uscire quanta eccitazione e quanta potenza avevano raccolto nei minuti prima, il tutto si fuse in un unico grande orgasmo, un unica grandissima onda di piacere, che fu intensa e devastante. Un unico piacere, un unico respiro, odore, sudore, un unico corpo.
Quindi la coppia si accasciò ai lati della loro nuova, meravigliosa amica, il cui desiderio aveva portato ad un'esperienza unica, che anche loro prima di quella serata, avevano conservato esclusivamente nello scrigno dei propri desideri.
32
2
15 years ago
FeeTish,
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Le sue mani su di noi----------
....la pioggia cadeva incessante sui miei abiti bagnati, ma restavo lì immobile ad osservare quella scena eccitante e sbalorditiva.....Mi ero rifugiata in tutta fretta dentro al primo portone aperto, nel silenzio delle volte di quell'andrione si sentivano dei respiri ....fu più forte di me la curiosità, così mi feci guidare da quei lamenti accennati sino a che non giunsi vicino ad una porta socchiusa.....una donna alta mora era sdraiata su un divano rosso, indossava una sottoveste nera e aveva le gambe completamente divaricate...più in basso una chioma rossa inginocchiata davanti a lei era intenta a massaggiarle l 'interno cosce....la rossa aveva un paio di autoreggenti nere e una guepiere rossa....la mora ansimava perchè l altra indugiava ad arrivare dove lei voleva....fino a quando le mani aprono le grandi labbra e la lingua comincia a muoversi piano e poi con maggior foga fino a farle raggiungere in poco tempo almeno 4 orgasmi ripetuti.....ad un tratto la rossa si alza e le si mette di fronte ed indirizza la bocca vogliosa dell amica dritta al proprio pube, mentre con la mano incomincia ad infilarsi vogliosa le dita tutte dentro la sua .....Io resto lì immobile, attratta e bagnata nell assistere a quella scena di gioco saffico intenso, quando all'improvviso mi sento prendere da dietro e spingere dentro l'appartamento....le due donne si voltano, mi guardano, sorridono e continuano i loro giochi, mentre io attonita non riesco a capire ancora cosa stia succedendo.....all'improvviso una mano mi passa sotto la gonna e scosta le mie mutandine e due dita possenti mi entrano dentro e all'orecchio sento una voce maschile che mi dice "mmmmhhhh sei già pronta e non aspettavi altro vero? e adesso avrai l'onore di godere con noi"; vorrei scappare ma resto lì , le due donne si avvicinano e mi tolgono i vestiti, la mora mi bacia i capezzoli che si irrigidiscono, la rossa è gia' arrivata al klito e mi stà facendo impazzire.....mi mettono in ginocchio, la rossa allarga le gambe e vuole essere leccata ed io eseguo, la mora si tocca e si penetra con un fallo, e ad un tratto mi sento penetrare da un cz durissimo che mi apre e resto lì a farmi scopare da uno sconosciuto,mentre mi eccito a leccare le due donne che ricambiato il piacere in tutti i modi........dopo aver goduto come una troya......scappo dall'appartamento, corro in strada e sento scorrere la pioggia su me....continuo a bagnarmi i vestiti e non vedo l'ora di entrare dentro casa, buttarmi sul letto e toccarmi con qualsiasi cosa perchè la voglia è irrefrenabile.....il ricordo di quelle lingue, quel cz duro mi fanno aver voglia ancora di godere........
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15 years ago
admin, 75
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Cappuccino d\'estate
Erano le tre di un pomeriggio d'agosto, Roma bolliva sotto il sole caldo e acceso come un grande fuoco nel cielo. L'asfalto sotto i piedi di lui era bollente ed aumentava nel suo corpo il trepido fremore di chi sta per incontrare un'amica di vecchia data.
I suoi riccioli biondi, e sinuosi avvolgevano lo schienale di una sedia di un bar. Era li, seduta, sorseggiava un calice di prosecco ghiacciato mentre le sue gambe sode, liscie e colorite da una timida abbronzatura dondolavano accavallate.
Una folata di vento sollevò il suo vestitino rosso fuoco facendola intimidire un po' per gioco di fronte agli sguardi attenti degli uomini che la circondavano.
Una carezza sulla sua spalla e lui si sedette di fronte a lei sorridendo.
Parlarono mentre i loro sguardi iniziavano ad andare sempre alla ricerca dell'oltre...di un qualcosa di piu...di un'emozione da vivere.
Ad un tratto arrivò l'altra lei...pelle scura, bocca carnosa, capelli corvini ed avvolgenti come seta. Si salutarono sfiorandosi le labbra e creando un contrasto di colori con i loro volti così diversi ed in quel momento così uniti. Lui iniziò ad ammirare le curve della venere nera, la sua caviglia avvolta da un filo di brillanti e le sue unghie lunghe e laccate da fargliele immaginare sulla schiena.
Parlarono e di nuovo la folata di vento. Il vestitino della biondina si alzò di nuovo ma questa volta non si intimidì...la sua amica le pose la mano delicatamente sulla coscia, infilò lentamente le sue dita sotto il sottile tessuto fingendo di sistemarlo....ma scivolò...fra le sue cosce scivolò e si fece strada verso quel leggero pizzo dei microslip che l'altra indossava. Il dolce sorriso della bionda divenne un'espressione di voglia pericolosa, di sensazione unica, di irrefrenabile voglia di avere la sua amica addosso. La venere infilò lentamente il suo dito medio nell'intimità di lei ed iniziò a muoverlo. La biondina era bagnata, eccitata e nel momento in cui si voltò verso di lei per baciarla...allargò le gambe con fare deciso...voleva che le porte del piacere si aprissero.
Ai tavoli intorno la gente guardava...alcune donne imbarazzate, altre...invidiose e gli uomini...si gli uomini....iniziarono a bere un drink dietro l'altro gustando quel film all'aperto.
Lui le ammirava e le stava immaginando nel suo letto, nella sua stanza sotto di lui, sopra di lui, a turno ed insieme...in quello stesso istante la sua mano scese sul suo membro diventato marmo, turgido e palpitante, voglioso ed impaziente.
Loro se ne accorsero e quasi di proposito si alzarono contemporaneamente. La venere sfiorò con la sua lingua il dito caldo e bagnato che aveva sfilato dal fiore di lei e ne assaporò il profumo, la dolcezza. Si sedette in braccio a lui, dandogli la schiena mentre la biondina inizio a sollevarle con gesti e movimenti sexy il vestitino nero .
Le unghie laccate tirarono giu la cerniera dei suoi jeans ormai ripieni di piacere e lo presero a sfiorare...quelle mani scure sulla pelle del membro chiaro fecero impazzire lui che in un attimo le prese le natiche e la fece sedere quasi violentemente sul suo palo. La venere nera non portava slip ....cosi iniziò a muoversi come se stesse ballando una lap dance al ritmo di musica in un night.
Lui le prese i capelli e ci affondò il suo viso come se volesse isolarsi dal resto del mondo che lo circondava.
La bionda iniziò a baciare la venere e le loro labbra, le loro lingue, le loro bocche iniziarono ad inumidirsi ed a gonfiarsi..
La venere raggiunse il piacere e con il suo viso ormai sconvolto, stravolto e soddisfatto emise un timido gemito sinuoso come le sue forme, caldo come la sua pelle ricoperta da un velo delicato di sudore.
La biondina la guarò mentre le mani dell'altra le presero la testa e la indirizzarono tra le gambe di lui.
Ogni uomo seduto in quel bar avrebbe voluto partecipare a quel gioco meraviglioso. I riccioli d'oro avvolsero le cosce di lui che la guardava e che le muoveva la testa seguendo il ritmo del suo pulsare.
La bocca rossa fiammante della bionda iniziò a succhiare, baciare e carezzare a colpi di lingua quell'oggetto del piacere ormai diventato lungo e dritto ormai sull'orlo dell'esplosione, all'apice della follia.
La venere si sedette a gambe larghe sul tavolino facendo cadere il bicchiere ormai vuoto....lui prese la testa della bionda, la tolse da li, sollevò la donna e la fece voltare verso la sua amica.
I riccioli biondi in quel momento fecero da minigonna all'altra mentre la lingua giocava con quel grilletto visibilmente gonfio, umido ed eccitato.
Ad ogni colpo di lingua la venere veniva trascorsa da fremiti e da brividi. Lui ...trovandosi in quella situazione non resistette...alzo con un'abile gesto delle mani il vestitino rosso di raso ed iniziò a penetrarla furiosamente, rabbiosamente come volesse dimostrare agli altri che guardavano la sua esclusiva.
Il corpo della biondina iniziò a sussultare mentre lui la prendeva davanti e dietro tenendole quelle chiappette tra le mani come fossero le due metà di un meloncino maturo.
Lei godeva e la venere fremeva ad un tratto il membro esplose e le due donne istintivamente, veloci come feline eccitate si chinarono verso di lui raccogliendo quel succo dolce e denso, bianco e vischioso sulle loro lingue.
Il sole stava quasi per tramontare e la sera scese come un sipario sulla scena del loro piacere.
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15 years ago
admin, 75
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Un pomeriggio calabrese
E' strano come a volte il caso ci porti a conoscere persone che non avremmo mai pensato di potere conoscere e la cui esistenza invece, per un lasso di tempo indefinito breve o lungo, finisce x collidere pienamente con la nostra.
Vi è mai capitato?
A me sì ed ecco come.
Sono nato qualche anno fa in un paesino della Calabria, noioso come tutti i paesi calabresi piccoli (o meglio come tutta la provincia del Sud) e non vedevo l'ora che ricominciassero di nuovo le lezioni all'università di Messina per potere trascorrere le notti a dormire dalla ragazza che mi ero fatto e con cui stavo mettendo in pratica quanto avevo visto in circa 6,7 anni di film scollacciati o di giornalini porno.
A luglio, finite le lezioni, avevo fatto da poco rientro a casa gioiosamente soffocato dalle cure materne e devo dire che, da buon figlio unico di un latifondista calabrese, godevo a crogiolarmi nella bambagia.
Poichè a metà mattina si andava a mare io non mi curavo affatto di alzarmi presto e a volte facevo dormite fino al pomeriggio passato (tanto d'estate non si pranza mai vero?). Devo dire che avendo un fisico longilineo (sono alto 1,77) ed asciutto e doti innate di signorilità, retaggio dei miei anni al collegio, mi trastullavo giocosamente nel passatempo preferito di qualunque calabrese maschio uscito dalla età puberale : il coteggiamento.
Questo veniva esercitato con discrezione edopo essersi scelta una donna ideale la si iniziava a tempestare di occhiate (mai troppo insistenti però) e di passeggiate che portavano inevitabilmente sotto casa sua.
Io, tuttopreso dalla studentessa conosciuta in città, rifuggivo dagli amori di paese ed anzi amavo circondarmi di una olimpica indifferenza che, come ebbi modo di accorgermi dopo, ripagava abbondantemente.
La mattina del 24 luglio 1987 (vedete come ancora ricordo la data?), mi alzai poco prima mezzoggiorno e, dopo una doccia e una tazza di caffè robusto, iniziai a fumare una sigaretta con i gomiti appoggiati sul tavolo.
Mentre stavo in questa fase di meditazione, la nostra anziana domestica, Maria entrò in cucina e mi disse che i miei genitori erano stati invitati da un parente e non sarebbero tornati prima di sera per cui, visto che era domenica, lei mi avrebbe lasciato qualcosa di pronto e se ne sarebbe andata dalla figlia. Dopo averle comunicato che per quel giorno non avrei pranzato, decisi di sedermi al fresco in giardino e lì forse a causa della canicola che stava aumentando sempre più mi misi sotto un albero di banane (mai prodotta una sola banana) e iniziai a leggere la Gazzetta dello Sport.
Ebbene, dovete sapere che il giardino di casa mia confina con l'orticello di una donna che, poichè il marito da tempo se ne era andato in Australia, mandava avanti da sola un negozio di frutta e verdura. Confesso che Sara (la mia vicina si chiamava così) era stata più di una volta al centro delle mie fantasie onaniste ma sapevo anche che in paese era rinomata per la sua serietà avendo respinto innumerevoli pretendenti al talamo.
Mentre ero immerso nella lettura del quotidiano sentìì delle risatine provenire al di là del muro che separava il mio giardino dall'orticello di Sara. La cosa mi incuriosì sommamente perchè non pensavo che Sara potesse essere lì a quell'ora essendo solitamente dedita a pulire il negozio e a cambiare l'acqua della grande vasca in cui teneva a mollo del prelibato stoccafisso norvegese. Dopo avere tentato invano di immergermi nuovamente nella lettura, decisi di scoprire chi fosse a ridere con Sara.
Essendo la mia casa posta su un piano più elevato rispetto a quella di Sara, pensai che se non potevo scavalcare il muretto o mettermi a cavalcioni dello stesso, potevo pur sempre salire sul tetto di casa mia e, protetto dall'anonimato, dare una occhiata.
detto fatto e, portatomi sul tetto di casa mia, ebbi modo di vedere che la realtà superava ogni più rosea aspettativa: Immerse dentro una vasca gonfiabile c'erano Sara ed Esmeralda immerse in insistiti baci saffici.
Immaginate voi cosa provai a vedere il corpo bruno di Sara, con due seni non grandi ma rigorosamente turgidi, che veniva accarezzato dalla mano senz'altro esperta di Esmeralda una rossa tutta pepe che aveva ricevuto un incarico di supplente nell'istituto elementare del paese. Le carezze di Esmeralda strappavano sommessi mugolii di piacere a Sara che le schiudeva le cosce sempre più e che, come ebbi modo di vedere, ostentava una rasatura del pube perfetta. Fattala sdraiare nella vasca, Esmeralda prima le titillò il clitoride e poi le morse i capezzoli che sembravno pronti x scoppiare.
Sara gemeva e gridava "Dai prendimi cosi, sfondami, succhiami amore" e si offriva sempre più alla rossa che, ad un certo punto, si alzò e, aperta la sua borsetta, si legò in vita un enorme strap on di lattice nero che, dopo essere stato ben lubrificato da Sara oralmente le entrò di un colpo nella vagina ormai fradicia di umori.
Esmeralda iniziò cosi una cavalcata appassionata che le condusse ben presto al piacere ed io, con mio sommo dispiacere, quasi ustionato dailaterizi infuocati, dovetti riguadagnare la penombra di casa mia giusto in tempo x rispondere al telefono: Pronto chi parla?" "Ciao Enrico sono Sara........". Il seguito alla prox puntata.
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16 years ago
excelsior70,
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Neohori (hard)
Dalla spiaggia affollata, le voci dei bagnanti giungono appena attenuate all’interno della piccolissima cabina di legno.
Fa caldo.
Molto caldo.
Il sole e l’estate hanno reso quasi irrespirabile l’aria di questo stretto spazio.
E la luce, che entra dalle fessure tra le sconnesse assi di legno, è appena sufficiente a trasformare il buio in una tenue penombra.
Non abbiamo molto tempo a nostra disposizione.
Entrare in una cabina per cambiarsi il costume non dovrebbe richiedere che pochi minuti: e l’attardarsi eccessivamente potrebbe tradire le nostre reali intenzioni.
Abbiamo fatto il bagno fino a pochi minuti fa, insieme al resto della nostra compagnia di amici.
Un’allegra gita domenicale, qui, sulla spiaggia di Neohori.
Abbiamo riso e scherzato con gli altri, e tu hai dovuto respingere, anche se cortesemente, le continue avance di quel nuovo ragazzo, che ti si è incollato addosso dal primo momento che ti ha vista.
Accade sempre che qualche ammiratore ti faccia il filo.
D’altronde, come dar loro torto ?
Sei talmente bella e affascinante che è inevitabile tu sia corteggiata di continuo.
Gelosa ? Io ?
No, assolutamente.
Anzi.
Sapere che tu sia così desiderata mi fa felice.
Mi fa sentire unica e indispensabile per te.
Perché so con certezza che tu desideri solo me.
E nessun’altro.
E nessun’altra.
Ci amiamo.
In modo totale ed assoluto.
Un amore fra donne.
Speciale, totale e meraviglioso.
Siamo lesbiche ?
Non credo.
Direi bisex, visti i nostri trascorsi di importanti relazioni con i maschietti.
No.
Non credo proprio che noi siamo lesbiche.
Che poi, a pensarci bene, non farebbe alcuna differenza.
Quello che è certo è che nessun corpo, maschile o femminile che sia, sa regalarmi emozioni e sensazioni come sa fare il tuo.
Ed ogni volta che ti stringo tra le braccia è sempre come fosse la prima.
Anche ora, in questa stretta e torrida cabina, la sola vista del tuo corpo nudo e della tua pelle abbronzata mi tolgono letteralmente il fiato.
E desidero soltanto stringerti tra le mie braccia.
Appena entrate, e chiusa la porta con il chiavistello, ci siamo subito baciate.
Le nostre labbra, ancora salate per l’acqua del mare, si sono finalmente unite.
Le bocche si sono socchiuse ed i nostri respiri eccitati si sono mischiati.
Poi è iniziata la danza, frenetica e sensuale, delle nostre lingue.
Sei bellissima.
Bionda e sinuosa, occhi verdi e profondi, seno abbondante, gambe lunghe e perfette.
Sei semplicemente stupenda.
Ed anche io so di piacerti da morire, con i miei lunghi capelli corvini, i neri e misteriosi occhi, le labbra piene e sensuali, e la mia pelle, dall’abbronzatura dorata e perfetta.
Me lo hai detto tante volte che ti faccio impazzire, ed altrettante volte io ti ho dimostrato come tu faccia impazzire me.
Ci amiamo.
Così intensamente da sentirmi le lacrime di gioia bruciarmi gli occhi.
E solo questo conta.
Abbiamo poco, pochissimo tempo per noi due.
La scusa di volerci cambiare i costumi bagnati non reggerà a lungo.
Gli altri si potrebbero insospettire, o, magari, trovare l’ultima conferma a quello che forse già sospettano.
Le nostre bocche si separano solamente per i pochi secondi necessari a sfilarci i costumi.
Nude, completamente nude, torniamo ad abbracciarci, baciandoci con rinnovata intensità.
E finalmente le mie mani sono libere di scorrere sul tuo corpo seducente.
Ti stringo i seni, li trattengo tra le mie dita, mentre i tuoi capezzoli si inturgidiscono frementi; e poi ti accarezzo la schiena e le natiche, fino a che la tua pelle, stranamente e inizialmente fresca in questa afosa cabina, non diventa ardente per il desiderio.
E le tue mani.
Splendide, dalle dita sottili, con le unghie smaltate di rosso scuro, mi strappano brividi di piacere, mentre, avide della mia pelle, mi esplorano per l’ennesima volta.
Scendo con le labbra lungo il tuo collo, strappandoti un palpito di beatitudine.
E quando i miei denti ti mordono delicatamente un capezzolo, ti sento sospirare: vorresti gridare tutta la tua voglia, il tuo desiderio, il tuo piacere, ma le pareti della cabina sono troppo sottili per non costringerci a controllare le nostre reazioni in questi attimi d’intimità rubata alla vita.
Passo con la bocca da un seno all’altro, mentre le tue mani affondano tra i miei capelli, quasi a guidarmi verso le zone del tuo corpo più sensibili alla mia lingua.
Come se io non le conoscessi quelle parti del tuo corpo che, se anche solo sfiorate, ti trasportano in paradiso.
Il tempo a nostra disposizione è quasi finito.
Dobbiamo rimetterci i costumi asciutti ed uscire da questa cabina, come se nulla fosse, come se il desiderio fosse stato placato, quando, invece, è ora alle stelle.
Mi inginocchio di fronte a te, mentre le tue gambe si aprono, invitandomi a regalarti un rapido orgasmo.
La mia lingua scende dall’ombelico al clitoride, così in rilievo da sembrare un piccolo pene, un cazzo in miniatura, così meravigliosamente fremente e appassionato.
E la mia lingua danza veloce, decisa a regalarti quest’attimo di felicità.
L’orgasmo ti squassa improvviso e incontenibile, le gambe ti tremano, e lo sforzo che fai, mordendoti le labbra, per non urlare al mondo il tuo piacere, è immane.
Affannata e con il tuo profumo in bocca, mi rialzo.
E’ tardi, lo so, non abbiamo più tempo, ma ti prego. fai venire anche me.
Non posso aspettare questa sera, quando, finalmente sole, a casa mia, ci faremo la doccia insieme, ci insaponeremo ogni angolo dei nostri corpi in una fantastica esplosione di sensi.
E poi, nude e ancora bagnate, ci sdraieremo sul letto per un’incredibile notte d’amore.
Fra noi non servono più le parole.
Basta uno sguardo per intenderci.
E tu hai capito la mia urgenza e, anche se per pochi secondi, vuoi placare la mia sete di te.
Mi baci teneramente.
E la tua mano s’infila tra le mie cosce, le tue dita mi allargano esperte le grandi labbra.
Sussulto al contatto della tua mano.
Poi, con due dita, mi penetri dolcemente, scivoli in me in questo mare di umori che sembra un fiume in piena.
Godo subito, così magnificamente che le mie grida soffocate entrano in te, nelle tue labbra incollate alle mie.
Ora le gambe tremano anche a me.
E, mentre indossiamo i costumi asciutti, mi dici, in un sussurro, che la notte arriverà presto, e che i nostri giochi d’amore ci accompagneranno fino all’alba.
Ci sorridiamo e ci sfioriamo le labbra in un ultimo e veloce bacio.
Una promessa, un pegno per la notte che verrà.
In cui io sarò tua.
E tu, mia.
Come è stato ieri e come sarà domani.
Perché ci amiamo.
Ed è solamente questo che conta.
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16 years ago
Diagoras,
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L\'elettricista suona sempre due volte - laura
Questo esperimento è composto da due racconti, che descrivono il punto di vista delle due protagoniste, Enrica e Laura. Questa è la storia di Laura.
Driiin
(pausa)
Driiiiiiiiiiin!
(pausa)
Corro per il corridoio con la maglietta in testa e me la infilo appena in tempo per non sbattere di faccia contro la porta.
Mentre infilo la manica sinistra grido: - Chi è? -
Una voce sottile da fuori la mia pesante porta porta blindata risponde: - Sono l'elettricista, signora! Il portone era già aperto.
Di già? Non me l'aspettavo così presto. Dal tono della voce sembra giovane. Speriamo che non sia porco...
- Oh, le apro subito!
Armeggio col chiavistello e apro.
- Buongiorno!
L'elettricista è in regolare tuta blu, scarpe infortunistiche e borsa degli attrezzi, ma mi lascia sorpresa.
- Ah, è una donna!
L'espressione della elettricista mi guarda con ironia, e cerco di rimediare alla mia gaffe porgendole la mano e stringendogliela con calore.
- Scusa, lo vedo che sei una donna! - Sorrido, cerco di farle capire che la cosa mi fa molto piacere... Lei non sa quanto. - Mi aspettavo un uomo, per questo ho tardato ad aprire, pensavo di provvedere nel tempo che serve per salire dal portone fin qua.
Sembra perplessa, in effetti non può sapere cosa ho passato, e forse anche la mia mise da morticia addams la lascia perplessa. Cerco di spiegarmi: - Sai, con quello che si sente in giro... Io vivo da sola, e mi devo impegnare per rendermi il meno appetibile possibile!
Lei ora sorride, anche senza trucco e con quell'orrenda e informe tuta sembra una bella donna, senz'altro ha un bel sorriso.
- Capisco, hai fatto bene! - Mi sorride, e conferma la mia impressione. - Dovresti sentire cosa devo sopportare io dai cinquantenni bavosi che han bisogno di me quando mi aprono la porta... Anche loro dicono: è una donna!, ma con tono molto diverso dal tuo!
Rido, del tutto sollevata ormai, e libero i miei capelli da quell'orrendo chignon che m'ero fatta per mimetismo. Mi accorgo che l'ho lasciata sulla porta, e che forse si merita un po' di confidenza.
- Ah, scusami, che maleducata... Io sono Laura!
- Enrica, il piacere è mio! -
La mano di Erica è vellutata nonostante il lavoro che fa, si vede che è una donna che tiene alla sua femminilità. Proprio il mio tipo...
Smetto di fantasticare e torno al motivo della sua presenza: il condizionatore che non funziona, e il conseguente caldo torrido che mi perseguita da giorni.
- Ti faccio vedere dov'è il problema, te l'ho accennato al telefono, e mi sembrava strano che una segretaria se ne capisse così tanto!
- Lo so che posso generare questo equivoco, ma c'è ancora chi non si fida di un elettricista donna, e se preferiscono credermi la segretaria io li lascio fare. Nessuno ha poi il coraggio di mandarmi via quando gli arrivo a casa!
"Ah, ma nemmeno io ti lascio andar via... vedrai!"
Le sorrido e mi volto per guidarla al salotto, immagino che infagottata in quel modo abbia caldo, così tiro subito le tende. Le indico quel che mi ha permesso di sopravvivere in quei giorni, a portarsi scala e borsa degli attrezzi è già sudata, poverina.
- Qua sul tavolo c'è dell'acqua fredda di frigo, se ti va un succo di frutta chiedi, non fare complimenti eh!
La guardo mentre arrangia quella strana scala a mo' di sgabello e prende dalla grossa borsa degli strumenti elettronici e dei cacciaviti che si mette nelle tasche della tuta.
- Grazie, ma credo che farò presto. Cosa hai detto che è successo?
Ha un modo di fare sicuro, dev'essere brava in quello che fa. Mi metto comoda ad osservarla sul passo della porta, dal corridoio in ombra arriva un briciolo di aria fresca.
- Mah, me l'han messo su un paio di settimane fa, e ieri s'è messo a raffreddare poco, molto poco. Non hai idea di quanto caldo può fare qua dentro! La ditta è chiusa per ferie, così ieri sera ho chiesto aiuto a un amico... e così ha smesso di funzionare del tutto. Davvero, gli uomini non sanno dove mettere le mani! - Le faccio l'occhiolino, ma non ricambia. - Meno male che tu sei una donna, di te mi fido! -
Enrica si apre la tuta e si abbassa la parte alta, mi da la schiena e la maglietta è enorme, probabilmente fa parte del completo antistupro necessario per una donna che fa un mestiere da uomo. Decido di lasciarla fare, l'utile vien prima dell'eventuale dilettevole.
- Visto che non corro rischi di tipo maschile vado a cambiarmi. Dentro questo scafandro non ci resisto più!
In camera mi sfilo la t-shirt e i pantaloni e li guardo posati sul letto, sformati e anonimi. Mi guardo nuda, nello specchio a figura intera, la pelle lucida per il sudore causato da quello scafandro, e penso a Enrica di là, a quel sorriso caldo, a quel corpo, probabilmente notevole, che anche lei nasconde sotto quella specie di armatura, per difendersi da quegli stessi miei nemici, in un ambiente molto peggiore del mio: non c'é dubbio, Enrica ha fegato.
Due colleghe, due donne costrette a difendersi in un mondo di uomini... per dimostrarle quanto la ammiro forse la mia nuova amica merita più della parcella.
Scelgo con cura qualcosa che non mi possa tradire, ma che non mi sia di impiccio, qualcosa che basti a incrinare le sue difese prima che le innalzi: un completo di cotone bianco, che sembra innocente solo finchè non lo indossi. Faccio scorrere un dito lungo le grandi labbra, il cotone aderisce perfettamente... per un attimo ho la tentazione di masturbarmi prima di andare di là, ma resisto.
Mi guardo ancora un attimo allo specchio.
- Perfetto... E ora, a noi due! -
Torno in salotto, Enrica è accucciata sulla sua borsa e non si accorge di me, così vado a piazzarmi proprio davanti a lei, vicina quanto la borsa in terra mi permette, e aspetto in silenzio.
In quella posizione il suo viso, quando lo alza, è esattamente all’altezza del mio inguine. Chissà se sente quanto sono giù calda, laggiù.
Per un attimo Enrica resta immobile a guardarmi, dal basso, poi prende qualcosa e si rialza di scatto. I nostri visi sono vicinissimi, la osservo in silenzio, negli occhi leggo qualcosa...
- Trovato! Credo sia solo un fusibile, comunque provo a sostituirlo e vediamo.
Di scatto si scosta e sale sul suo sgabello, e ho paura di averla spaventata
- Mi son messa leggera, avevo così caldo... Non ti da fastidio come son vestita, vero? Oppure ti metto in imbarazzo?
- Ma no, figurati, non preoccuparti! - Mi risponde sorridendo, ma vedo che è arrossita. Bene...
La guardo armeggiare, in poche mosse monta qualcosa, regola qualcos’altro e poi sento il condizionatore ripartire. Bene! L’utile è a posto, ora posso davvero pensare al... dilettevole, se l’è meritato. Se lo vorrà, ovviamente...
- Oh! Funziona! Grazie! Sei bravissima!
- Non era niente di difficile! Come dicevi tu, bisogna solo saper dove mettere le ma...
Enrica mette male un piede e cade rovinosamente a terra. Resta sdraiata sulla schiena, e mi spavento. Mi avvicino per soccorrerla, ma anche se il viso tradisce il dolore mi tranquillizza.
- Non è niente, ogni tanto la caviglia destra mi fa un pò male, colpa di una vecchia distorsione... Solo un attimo e mi rialzo, sto bene!
- Stai lì finchè vuoi! Torno subito, non ti muovere!
Corro in bagno, anzi l’infermeria come qualcuno dice, e torno con il necessario a medicarla.
La accompagno sul divano e le preparo un impacco di ghiaccio per la spalla e poi un altro per la gamba, i due punti dove ha picchiato cadendo. Mi osserva in silenzio agire precisa e veloce.
- Anni e anni di campo solare! - le spiego - I bambini cadono di continuo!
Ride, buon segno. - Anche i miei cuginetti sono pestiferi!
Le siedo a fianco, voglio essere sicura che non sia necessaria l’ambulanza, sono davvero preoccupata.
- Sai, mi son spaventata... Io una volta son caduta nello stesso modo e mi sono rotta la spalla!
- Ah, io ci sono abituata... Gli elettricisti sono come i bambini, cadono di continuo!
Ride, ma il dolore alla spalla la azzittisce. Non sono sicura che sia tutta intera.
- Enrica, fa male? - Le tocco la spalla delicatamente.
- Oh, non così tanto, credimi! Non è rotta, puoi stare tranquilla. Piuttosto, mi dispiace di farti perdere tanto tempo... Ho solo bisogno di qualche minuto per riprendermi, appena sto un pochino meglio vado.
- Ma figurati! Non ho impegni oggi, e poi è un piacere... sei così simpatica! -
Le lancio un occhiolino, botta o non botta non voglio farmela scappare. - Basta che non mi conteggi tutto il tempo come manodopera!
- Non preoccuparti, facciamo pari con quello che ti devo per la tua prestazione infermieristica!
Il buonumore è sempre un buon indizio, probabilmente ha solo un paio di ammaccature.
Sento freddo alla gamba, e mi accorgo che il ghiaccio si sta sciogliendo, colando sul divano.
Enrica si alza di scatto. - Ti sto allagando la casa! Scusami, non me ne ero accorta.
Mi alzo anche io. - Nessun problema, davvero! Però, già che sei in piedi... -
La guida al tavolo dove ha posato il lasonil, ormai il ghiaccio non serve più.
- Ora fai la brava e mettiamo la pomatina... -
- Grazie, ma davvero non è necessario... Sto meglio, lo faccio poi io a casa!
- Niente ma! - Imito il mio vecchio capo scout. - Adesso ti faccio gli impacchi di Lasonil, così ho la coscienza tranquilla quando ti butto fuori di qua!
Non la lascio protestare ancora, e con un gesto rapido le sfilo la magliettona blu da lavoro. Compare uno splendido seno nudo, sodo e generoso. I capezzoli sono grossi e eretti. Bella sorpresa!
- Ah-ha! - Non posso trattenere la mia ammirazione. - Siamo messe bene, eh! - Cerco di non fissarla, ma è davvero splendida e invitante. - Beh, complimenti... Sei fortunata!
Mi volto a prendere il lasonil, e la sua risposta mi sorprende: - Dai... Anche le tue son belle, mica devono essere per forza grandi! Sono i maschi quelli fissati con quelle grosse!
Non mi sorprende quel che dice, ma il come... vediamo se è una frase di circostanza o le piaccio davvero: spingo in fuori il seno, immagino il cotone che si tende e i capezzoli che occhieggiano.
Mi accorgo che mi fissa il top... buon segno.
- Ora basta coi complimenti... Lasciami lavorare!
Le passo di lato, di fronte al fianco che ha ammaccato, e riprendo l’occupazione infermieristica.
Le applico la pomata sulla spalla. - Ecco, una è fatta. - Metto la garza e le fascio la spalla.
Sento che Enrica è inquieta, e solo per un piccolo massaggio alla spalla, e infatti tenta la fuga.
- Grazie mille, adesso devo davvero andare... -
- Oh, smettila! Non lascio un lavoro a metà, è una questione di deontologia professionale!
Senza farle aprir bocca, sciolgo le maniche della tuta che aveva legato in vita, sbottono la parte inferiore e faccio cadere per terra quella tutona orrenda.
Resto senza parole: la mia nuova amica è senza slip.
Per un momento cala il silenzio. Ecco perchè voleva andarsene!
Vedo che è imbarazzatissima, il viso è paonazzo mentre la guardo nuda e splendida, mentre il respiro accelerato le muove il seno su e giù.
- Oh! Che sorpresa! - Mi accorgo che la mia voce tradisce l’eccitazione. - Non me l'aspettavo da un elettricista... Birichina!
Mi metto un po’ di lasonil su una mano, è ora di fare sul serio.
Recito ancora unpo’ il ruolo dell’infermierina: - Beh, così il mio lavoro è più facile! -
Quando le sfioro la coscia Enrica sobbalza.
- Stai tranquilla... -
Inizio a spalmare la pomata sull’ammaccatura, poi indugio e continuo ad accarezzarla, un massaggio leggero su tutta la coscia, poi salgo sul fianco. La sento contrarsi.
- Laura... - La voce di Enrica è esile e roca. Io inizio a massaggiarle dolcemente la schiena, è tutto un nervo. Le rispondo dolcemente: - Si? - Intanto scendo verso i fianchi, e poi più giù.
- Dimmi, Enrica. - Appoggio con leggerezza l’altra mano sullo stomaco e inizio a accarezzarla con movimenti lenti e ampi, in sincronia col suo respiro. La sua pelle è calda, e anche la mia. - Cosa c'è? -
Enrica è incapace di rispondere, sento un lungo sospiro e la vedo chiudere gli occhi, finalmente si lascia andare, ho vinto. Mi azzardo a baciarle la spalla, poi salgo verso il collo, mentre con le mani scendo sull’ombelico e oltre. Quando con la lingua tra le labbra arrivo all’orecchio, son quasi tra le sue gambe. La mano che supera l’inguine sente un calore inconfondibile, il fuoco dell’eccitazione, mentre l’altra mano scende tra i glutei sodi e lisci. Sento il calore di Enrica penetrarmi attraverso le dita e confluire tra le gambe, dove brucio dello stesso suo fuoco.
Enrica tenta ancora di parlare. - Credo che... - Il suo respiro è affannato, e con la bocca a pochi millimetri dal suo orecchio le faccio ascoltare il mio, che corre all’unisono.
- Credo che... dovremmo... fermarci...
Ormai sfioro il suo sesso, umido e caldo, nessuna delle due potrebbe fermarsi, nemmeno volendo.
La lecco di nuovo, mentre scopro il suo clitoride e lo premo dolcemente, mentre con un dito premo leggermente sul suo ano. Il suo respiro mozzato mi conferma che non vuole quello che dice. Mi sforzo di risponderle, ma faccio la stessa sua fatica.
- Dovremmo... fermarci? -
Enrica finalmente si volta, e i suoi occhi scuri e lucidi sono la cosa più eccitante che abbia mai visto. La sua bocca è a un millimetro dalla mia.
Sussurro: - Dovremmo. - e la bacio.
Quando le nostre bocche si trovano, qualcosa di represso esplode in Enrica: pura passione, desiderio, emozioni. Si abbandona totalmente, e mi sorprende quanto eccitante e passionale sia la sua lingua contro la mia.
Il momento è perfetto: con studiata sincronia, affondo le mie dita nel suo sesso e nel suo ano, e sento il suo piacere esplodere mentre il suo sesso si contrare intorno alle mie dita e le mie mani si bagnano del suo orgasmo.
A mia volta contraggo le cosce, e vengo anche io.
È solo l'inizio.
41
3
16 years ago
sessodolce234269,
39
Last visit: 4 years ago
-
L\'elettricista suona sempre due volte - enrica
Questo esperimento è composto da due racconti, che descrivono il punto di vista delle due protagoniste, Enrica e Laura. Questa è la storia di Enrica.
Driiin
(pausa)
Driiiiiiiiiiin!
(pausa)
Il mio dito arriva a sfiorare il campanello, ma dall'interno dell'appartamento si sente una voce femminile. Finalmente.
- Chi è?
- Sono l'elettricista, signora! Il portone era già aperto.
- Oh, le apro subito!
(rumore di chiavistello)
- Buongiorno!
La padrona di casa che ha finalmente aperto la pesante porta blindata è una ragazza sui 25, minuta, con lunghi capelli neri raccolti in uno chignon, vestita con una larghissima maglietta nera degli iron maiden e pantaloni di tela a pinocchietto, neri e larghi. Col caldo che fa, se uscisse bardata così...
I grandi occhi chiari struccati sono spalancati dalla sorpresa, quando mi vede.
- Ah, è una donna!
Io penso: "Ok che sono vestita da lavoro, ma credo che ancora si veda..." e mi accorgo dal suo sguardo che me l'ha letto in faccia.
La ragazza, imbarazzata, stende una mano e quando le do la mia la stringe con calore. Si accorge che ho pochi anni più di lei, e passa subito a un atteggiamento più informale, quasi complice, e si spiega.
- Scusa, lo vedo che sei una donna! - Sorride, un sorriso caldo. - Mi aspettavo un uomo, per questo ho tardato ad aprire, pensavo di provvedere nel tempo che serve per salire dal portone fin qua.
Il mio sguardo resta perplesso...
- Sai, con quello che si sente in giro... Io vivo da sola, e mi devo impegnare - indica gli abiti funerei - per rendermi il meno appetibile possibile!
- Capisco, hai fatto bene! - Le sorrido, solidale. - Dovresti sentire cosa devo sopportare io dai cinquantenni bavosi che han bisogno di me quando mi aprono la porta... Anche loro dicono: è una donna!, ma con tono molto diverso dal tuo!
La ragazza ride e si scioglie i capelli.
- Ah, scusami, che maleducata... Io sono Laura!
- Enrica, il piacere è mio! - Un'altra stretta di mano, ora è più leggera... quasi mi sfiora la mano. è una strana sensazione...
- Ti faccio vedere dov'è il problema, te l'ho accennato al telefono, e mi sembrava strano che una segretaria se ne capisse così tanto!
- Lo so che posso generare questo equivoco, ma c'è ancora chi non si fida di un elettricista donna, e se preferiscono credermi la segretaria io li lascio fare. Nessuno ha poi il coraggio di mandarmi via quando gli arrivo a casa!
Sorride ancora. La maglietta nera si drappeggia su un seno piccolo ma ben fatto, e quando si volta il pinocchietto non mi impedisce di intuire un bel sedere.
La seguo nel breve corridoio. L'appartamento è piccolo ma accogliente, pochi mobili e scelti con gusto. è molto luminoso, tante finestre esposte a sud, per questo fa così caldo e Laura ha così bisogno dell'aria condizionata: portarmi dietro la valigia degli attrezzi e la scaletta per quei pochi metri mi fa quasi sudare.
L'unità interna è in salotto, di fianco alla grande porta-finestra che da sul balcone, Laura tira le tende e mi risparmia il sole diretto.
- Qua sul tavolo c'è dell'acqua fredda di frigo, se ti va un succo di frutta chiedi, non fare complimenti eh!
Poso per terra la borsa, monto la scaletta a sgabello e tiro fuori quel che mi serve per iniziare.
- Grazie, ma credo che farò presto. Cosa hai detto che è successo?
Laura si appoggia allo stipite della porta sul corridoio e incrocia le gambe.
- Mah, me l'han messo su un paio di settimane fa, e ieri s'è messo a raffreddare poco, molto poco. Non hai idea di quanto caldo può fare qua dentro! La ditta è chiusa per ferie, così ieri sera ho chiesto aiuto a un amico... e così ha smesso di funzionare del tutto. Davvero, gli uomini non sanno dove mettere le mani! - Laura ride e mi fa l'occhiolino. Era solo una battuta innocente e il doppio senso ce lo vedo io? Oppure... - Meno male che tu sei una donna, di te mi fido!
Salgo sullo sgabello e stacco la mascherina del condizionatore. Il muro è caldo, abbasso la zip della tuta, sfilo le maniche e le annodo in vita. La maglietta blu navy è larga, ma a differenza del solito non mi pare di dovermi preoccupare di mettermi comoda.
Laura si stacca dal muro. - Visto che non corro rischi di tipo maschile vado a cambiarmi. Dentro questo scafandro non ci resisto più!
Mi sorride ed esce.
Io mi dedico al guasto. Trovo un fusibile bruciato, probabilmente l'amico di Laura ha toccato qualcosa, ha fatto contatto e l'ha fatto saltare.
Scendo dallo sgabello e mi accuccio a cercarlo nella valigia.
Laura è tornata e mi si para davanti. Non avevo notato la cavigliera e il piede scalzo, sottile e curato. Alzo gli occhi...e il mio sguardo non può evitare di scorrerla tutta. Il suo corpo è liscio e snello, la pancia piatta, i seni tesi sotto la stoffa del top di cotone bianco. A pochi centimetri dal mio viso ho il suo bacino, gli slip sono di cotone bianco, semplici, da ragazzina. Sono leggeri, aderiscono perfettamente al suo inguine, ma non tradiscono nulla: è completamente depilata. Per un attimo mi sento strana.
Io non dico nulla e lei non parla.
Riprendo a cercare per sfuggire quella sensazione, trovo il fusibile e mi rialzo. La supero di poco, adesso che è scalza la mia statura è lievemente superiore. I nostri visi sono a pochi centimetri. Lei mi guarda negli occhi, e per un attimo non riesco a parlare.
- Trovato! Credo sia solo un fusibile, comunque provo a sostituirlo e vediamo.
Riesco a scuotermi, mi scosto da lei e risalgo sullo sgabello.
- Mi son messa leggera, avevo così caldo... - Laura è leggermente accigliata. - Non ti da fastidio come son vestita, vero? Oppure ti metto in imbarazzo?
- Ma no, figurati, non preoccuparti! - Mi volto e le sorrido, anche se credo di essere arrossita, e forse è per questo me l'ha chiesto... ma ormai è tardi.
Mi rimetto a lavorare, monto il fusibile, controllo gli altri, accendo... e il ronzio del compressore mi conferma che ho indovinato.
Forse l'amico di Laura ha provocato il danno apposta per farla più difficile, magari per risolverla 'misteriosamente' e ottenere più riconoscenza... ah, questi uomini!
- Oh! Funziona! - Laura è felice come una bambina - Grazie! Sei bravissima!
Decido di non dirle cosa penso abbia architettato il suo amico, chissà in che rapporti sono.
Mentre scendo mi schernisco: - Non era niente di difficile! Come dicevi tu, bisogna solo saper dove mettere le ma...
Forse so dove mettere le mani, ma non i piedi. Scivolo, e cado dallo sgabello a corpo morto. Atterro su un fianco, e poi batto anche la spalla.
Un lampo di dolore. Resto a terra sdraiata sulla schiena, in attesa che passi. Laura è subito china su di me, preoccupatissima!
- Non è niente, ogni tanto la caviglia destra mi fa un pò male, colpa di una vecchia distorsione... Solo un attimo e mi rialzo, sto bene!
- Stai lì finchè vuoi! Torno subito, non ti muovere!
Dopo un attimo arriva di corsa con ghiaccio e Lasonil. Mi aiuta ad alzarmi e a sedermi sul divano, quel suo corpo sottile è insospettabilmente forte.
Mette alcuni cubetti di ghiaccio in un asciugamano e me lo poggia sulla spalla, poi ne fa in un attimo un altro per la coscia.
Mi sorprende questa sua abilità nel medicarmi, e lei se ne accorge.
- Anni e anni di campo solare! - spiega, sorridendo - I bambini cadono di continuo!
Rido con lei. - Anche i miei cuginetti sono pestiferi!
Mi si siede a fianco. - Sai, mi son spaventata... Io una volta son caduta nello stesso modo e mi sono rotta la spalla!
La tranquillizzo. - Ah, io ci sono abituata... Gli elettricisti sono come i bambini, cadono di continuo!
Rido, ma il dolore alla spalla mi azzittisce. La mia smorfia la fa rabbuiare.
- Enrica, fa male? - Mi tocca la spalla con estrema delicatezza.
- Oh, non così tanto, credimi! Non è rotta, puoi stare tranquilla. Piuttosto, mi dispiace di farti perdere tanto tempo... Ho solo bisogno di qualche minuto per riprendermi, appena sto un pochino meglio vado.
Laura sorride e mi prende una mano. - Ma figurati! Non ho impegni oggi, e poi è un piacere... sei così simpatica! - Un altro occhiolino. - Basta che non mi conteggi tutto il tempo come manodopera!
- Non preoccuparti, facciamo pari con quello che ti devo per la tua prestazione infermieristica!
Sento l'acqua fredda che scorre lungo il braccio, e la gamba bagnata. Il ghiaccio nei fazzoletti si sta sciogliendo.
Mi accorgo che sedile e schienale del divano sono bagnati e mi alzo di colpo. - Ti sto allagando la casa! Scusami, non me ne ero accorta.
Si alza anche Laura. - Nessun problema, davvero! Però, già che sei in piedi... -
Mi guida al tavolo dove ha posato il lasonil.
- Ora fai la brava e mettiamo la pomatina... -
- Grazie, ma davvero non è necessario... Sto meglio, lo faccio poi io a casa!
- Niente ma! - Laura si mette le mani sui fianchi, a mò di capo scout - Adesso ti faccio gli impacchi di Lasonil, così ho la coscienza tranquilla quando ti butto fuori di qua!
In un lampo mi sfila la maglietta da lavoro. Sotto non ho niente.
- Ah-ha! - Lo sguardo di Laura cambia. - Siamo messe bene, eh! - Guarda per un attimo, o anche due, i miei seni pieni, e probabilmente nota i capezzoli induriti dall'aria fresca del condizionatore, ma anche dalla situazione. - Beh, complimenti... Sei fortunata!
Si volta a prendere il tubetto della pomata.
Io mi sento di nuovo strana, mi sento imbarazzata, così mezza nuda davanti a un'estranea, ma sento qualcosa muoversi dentro.
- Dai... Anche le tue son belle, mica devono essere per forza grandi! Sono i maschi quelli fissati con quelle grosse!
Queste cose le ho dette mille volte alle mie amiche con meno seno di me, ad esempio in palestra, ma questa volta suonano diverse. Anche il suo sguardo è diverso da quello delle mie amiche.
- Davvero? ti piacciono? Sono contenta! - Il suo sorriso adesso è apertamente malizioso, mette le mani dietro la schiena e arcua il busto per spingere fuori i seni e i capezzoli scuri, piccoli ed eretti, che intravedo sotto il cotone. Non riesco a fare a meno di guardarli.
- Ora basta coi complimenti... Lasciami lavorare!
Mi gira di fianco, mi spalma la pomata sulla spalla, lentamente, silenziosamente. - Ecco, una è fatta. - Mette la garza e mi fascia la spalla.
Il suo corpo caldo, le mani sulla mia pelle, il suo respiro sulla mia guancia, il silenzio... Mi sento inquieta, troppo.
- Grazie mille, adesso devo davvero andare... -
Per un attimo intuisco a cosa vado incontro, e nasce il terrore. Devo scappare.
- Oh, smettila! Non lascio un lavoro a metà, è una questione di deontologia professionale!
In un momento, con una sola mano, scioglie le maniche della tuta da lavoro, la sbottona in vita e la lascia cadere a terra. Troppo tardi per pentirsi di aver deciso per la praticità, stamattina... Sotto non ho niente e resto nuda.
Laura resta un attimo muta. Anche se l'ho di fianco, riesco a sentire addosso il suo sguardo curioso ed eccitato. Non ho il coraggio di guardarla, ma lei vede il mio seno che si muove più velocemente per il respiro più veloce, mi immagino che possa sentire anche il battito accelerato e l'imbarazzo che mi fa avvampare.
- Oh! Che sorpresa! - La voce è allegra come prima, ma il tono è più basso e tradisce... qualcosa. - Non me l'aspettavo da un elettricista... Birichina!
Mi sento più che nuda... è terribile, ma lei sembra non farci caso.
- Beh, così il mio lavoro è più facile! - Appoggia la mano col Lasonil sulla coscia ammaccata, un pò per il freddo della pomata un pò per il dolore faccio un piccolo sobbalzo.
- Stai tranquilla... - La sua voce è bassa, sottile... sensuale.
La sua mano è leggera, spalma dolcemente la pomata, poi allarga il raggio del suo movimento a tutta la coscia.
Sale sul fianco, lo accarezza dolcemente, io sono bloccata: qualche volta ho avuto fantasie, pensieri... ma non è mai successo realmente. Sono terrorizzata e eccitata insieme.
- Laura... - La voce mi esce a fatica, quasi roca. Ne resto sorpresa.
La mano della ragazza ora mi accarezza dolcemente la schiena.
- Si? - La sua voce è dolcissima, ma ferma. Lei non è combattuta come me, direi il contrario... e la sua mano, sempre con lenti movimenti circolari, scende dalla schiena verso il basso. - Dimmi, Enrica. - L'altra sua mano si appoggia sul mio stomaco e mi accarezza, calda e leggera. - Cosa c'è? -
Io vorrei dire qualcosa, ma il mio corpo ha tagliato fuori la mia mente dal controllo. Chiudo gli occhi. Ora esiste solo il brivido e il calore delle mani di Laura sulla mia pelle, qualcosa che non ho mai avuto ma che forse ho sempre voluto...
Laura mi resta di fianco, si china sulla mia spalla e la bacia, poi si sposta baciandomi lieve la pelle verso il collo. Una sua mano scende su uno dei mie glutei, l'altra scende oltre l'ombelico. Sento la pelle attraversata da brividi mai sentiti, il calore tra le gambe cresce, una eccitazione strana mi sta gonfiando dentro.
La lingua della ragazza mi sfiora il collo e sale verso l'orecchio, mentre le sue mani scendono ancora: una segue il solco tra i glutei, l'altra ha raggiunto l'inguine in fiamme. La pelle liscia mi sembra bruciare sotto le mani di fuoco di Laura.
- Credo che... - La mia voce è strozzata, la gola arsa, il respiro corto e veloce, come il suo che sento dalla sua bocca vicinissima al mio orecchio, mentre sento le sue dita tra le gambe. - Credo che... dovremmo... fermarci...
Mi bacia il collo, bagnandolo con la lingua mentre mi sfiora il sesso, gonfio e umido come non pensavo potesse essere, e quando sento le sue dita sul clitoride una fitta di dolore e di piacere mi attraversa. Subito dopo un altro suo dito sfiora l'ano. Mi irrigidisco, ma basta che Laura prema dolcemente sul clitoride perchè mi perda di nuovo nell'eccitazione che sale.
- Dovremmo... fermarci? - La voce di Laura è soffocata, immagino il suo sesso gonfio e bagnato come il mio, e d'un tratto desidero follemente poterlo sentire sotto le mie dita come lei sta sentendo il mio. Non resisto, volto la testa e la guardo, finalmente.
I suoi occhi chiarissimi fiammeggiano, leggo un desiderio che non ho mai letto negli occhi di nessuno. Di nessun uomo, perlomeno.
Laura sussurra, la sua bocca a un millimetro dalla mia: - Dovremmo. - e mi bacia.
Qualcosa esplode dentro di me quando le sue labbra incontrano le mie, mi travolge un'ondata di emozioni mai provate, di passione potentissima, di desiderio sconosciuto e travolgente.
La sua lingua mi invade, il mio respiro diventa il suo, e incapace di dominarmi ormai succhio la sua lingua avidamente, mentre le sue mani mi possiedono.
Nello stesso momento, Laura affonda le sue dita nel mio sesso e nel mio ano, e mi sento esplodere.
Le soffio un lungo gemito in gola, e vengo.
È solo l'inizio?
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6
16 years ago
sessodolce234269,
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Last visit: 4 years ago
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Agata
Era uno strano periodo della mia vita: quello delle fantasie accettate, delle curiosità fino ad allora espresse, dei desideri nuovi. Tutto questo però, anziché soddisfazione, mi dava incertezza: non sapevo, non riuscivo ad accettare la nuova Agata che si era fatta strada dentro di me.
Sentivo il bisogno di cambiare aria, e la cambiai, approfittando del fatto che mio fratello aveva affittato per Pasqua un appartamento in Puglia e ci avrebbe trascorso una breve vacanza con la famiglia. Me lo chiese lui, del resto, se volevo andare. E non era una cosa consueta che mi offrisse un’opportunità del genere; forse aveva avvertito il mio disagio, il mio cambiamento. Accettai.
Il viaggio fu lungo in maniera estenuante, noioso, fatto apposta per incupire i pensieri già poco limpidi che continuavano a sfrecciare per la mia testa. Ma avevo voglia di stare tranquilla e quella mi pareva l’occasione giusta: lontana dalla mia quotidianità e dalle persone che in qualche maniera sentivo assillare la mia volontà. Arrivammo a destinazione la sera, la casa era abbastanza isolata, sulla collina prospiciente il mare: un mare che sapeva di freddo e di sale, non ancora scaldato dal sole. Il tempo per scaricare i bagagli, preparare i letti poi via a dormire: un sonno leggero, turbato, ma anche insistente. Il corpo aveva bisogno di riposo; la mente, invece, resisteva. La mattina avevo le ossa rotte, la testa pesante e i pensieri confusi. Mi ero alzata per prima e non avevo proprio voglia di partecipare al risveglio della famiglia di mio fratello. Mi lavai e vestii in silenzio, lasciai un biglietto sulla tavola e me ne uscii, andando verso il mare, mentre il sole cominciava a scaldare. Erano le sette della mattina, ora solare. In giro non c'era anima viva.
Attraversai la statale e scesi verso la riva, percorrendo una stradina che si snodava tra gli alberi, in un’atmosfera magica. Arrivai alla spiaggia, apparentemente deserta, e iniziai a percorrerla camminando sulla battigia. Dopo un centinaio di metri vidi che non ero sola: c’era una ragazza, gonna lunga e larga e maglione, seduta sul limitare della spiaggia, appoggiata ad un albero. Aveva i capelli rossicci, ondulati, lunghi fin sotto le spalle, un bel viso, doveva essere giovane, almeno vent’anni meno di me. Guardava diritta davanti a sé, tenendosi le ginocchia con le mani. Le passai di fronte e le feci una specie di cenno di saluto, che parve distoglierla dal suo torpore. Infatti mi rispose con calore, con un “ciao” squillante e convinto, sorridendomi e facendomi un cenno con la mano.
Fu forse proprio quel cenno a spingermi a cambiare direzione, per dirigermi verso di lei. “Sono arrivata ieri sera è la prima volta che vengo qui. Bello questo posto”, dissi. Lei mi guardò in silenzio: “Sì, è molto bello, forse uno dei più belli qua attorno. Io vivo qui e mi piace venire in questa spiaggia, all’alba, a meditare”. “A meditare di che?”, chiesi sedendomi accanto a lei. “A dire il vero non lo so, ma a stare a casa mi annoio e comincio a lavorare alle 9, faccio la parrucchiera. Qui prendo aria fresca, sgombero la mente, penso a ieri, a oggi, a domani”. “Io invece sono qui per caso, mio fratello ha affittato una casa che sta più su, sulla collina, saranno 500 metri”. “Tuo fratello? Non sei sposata? O è una domanda indiscreta?”. “No, non è indiscreta: non mi sono mai sposata; forse ho perso l’occasione giusta, a suo tempo. Ma oggi – affermai con convinzione – sto bene come sto, da sola. A 43 anni mi sembrerebbe una follia la vita a due”. “Io invece mi sono sposata a 18 anni – replicò lei, senza che io le domandassi nulla – ma dopo poche settimane è diventato un inferno: ha cominciato a picchiarmi e a farmi di tutto. Ho dovuto anche andare in ospedale, guarda”. E mi indicò una cicatrice sulla tempia.
“E’ una bastonata. Mi hanno dovuto mettere quattro punti di sutura, mi ha fatto male, fuori e dentro. Quel gesto mi ha dato il coraggio per andarmene; prima ho chiamato i carabinieri, poi l’avvocato e mi sono separata. Ho deciso che mai più mi sposerò: l’amore è solo una nostra fantasia, poi la vita a due è un’altra cosa”. “E ora vivi sola?”, le chiesi. “No”, rispose, “ho provato a tornare dai miei ma non mi hanno voluta. Mia mamma diceva che quello era mio marito e dovevo tornare da lui e sopportarlo. Allora ho cambiato paese, ho trovato un’amica e assieme abbiamo aperto un negozio di parrucchiera. Adesso vivo con lei”.
Pensavo a quella strana storia, di una giovane donna già così vissuta e provata dall’esistenza. In fondo, se dovevo fare un confronto, io ero fortunata. La guardai negli occhi, mi sorrise. “Avresti bisogno di sistemarti i capelli”, mi disse, carezzandomi la testa. Aveva ragione: ero “scappata” di corsa, senza avvisare neppure me stessa. “Dov’è il tuo negozio?”, le chiesi. “In paese”, mi spiegò, “proprio all’inizio della strada che sta di fronte alla chiesa, dall’altra parte della piazza”. Non avevo neppure idea di quale paese fosse, ma non sarebbe stato difficile trovarla. “D’accordo, se riesco faccio un salto. Devo prenotarmi?”. “Sarebbe stato meglio, domani è Pasqua e siamo pieni, ma se vieni un posto te lo trovo, dico che sei mia cugina”. “Ok, a dopo allora”. “Ciao”, disse di nuovo lei, allungando la mano verso di me mentre mi rialzavo. “Mi ha fatto piacere parlare. Mi chiamo Anna”. “Io Agata”. E me ne tornai verso casa.
La famiglia si era alzata e stava facendo colazione. Mio fratello mi salutò: “Ehi nottambula, dove sei finita?”. “Non avevo sonno, ho fatto un giro, però ora che ci penso ho fame. A proposito, mi presteresti la macchina? Mi piacerebbe sistemarmi i capelli”. “Se vuoi andare in paese ti accompagno io, devo fare la spesa. Ma ti sembra il caso di andare da una parrucchiera locale? Mi pare un posto così “primitivo”. E poi non mi sembra affatto che tu ne abbia bisogno”. “Sono io che devo sentirmi in ordine, non tu. Mi porti?”. “D’accordo”. Intanto mia cognata, nel silenzio che contraddistingue la sua esistenza, mi versò del caffellatte. Feci colazione, ne avevo bisogno. Poi partii con mio fratello.
Il paese era a meno di 10 minuti, invisibile da dove eravamo noi, dietro la collina. Un paese non bello, trasandato, dagli intonaci cadenti, con tanta gente scolorita che affollava la piazza e i negozi, molte auto in circolazione. Di fianco alla chiesa c’era un parcheggio, evidentemente abusivo, ma ben custodito da una banda di ragazzini cui mio fratello consegnò fiducioso il proprio veicolo. Scendemmo, ci salutammo, io sapevo dove andare, lui no. E mi venne dietro, mentre io andavo diritta verso la mia meta. Arrivai subito davanti al negozio, le indicazioni di Anna erano state precisissime. “Be’, io sono arrivata, ci vediamo qui tra un’ora circa”, dissi aprendo la porta del salone. Mio fratello era allibito: lui non sapeva da che parte girarsi per comperare pane e companatico e in 10 secondi io avevo raggiunto il mio obiettivo. Non si trattenne “ma come facevi a sapere che era qui?”. Gli replicai decisa: “In ogni paese, anche da noi, il più importante negozio di parrucchiera è nella strada di fronte alla chiesa”. Non obiettò, non aveva argomenti. “Ok, a più tardi”, disse allontanandosi. Io entrai.
Non era un grande negozio, sapeva di vecchio, come tutto, del resto. Però era pulito. Tre o quattro signore aspettavano il loro turno sedute leggendo riviste femminili, mentre al di là di un paravento si udivano voci dialettali che sottolineavano i lavori in corso. “Ciao Anna”, dissi a voce abbastanza alta da farmi sentire. “Agata, cugina mia”, rispose a tono la voce della mattina. Anna fece capolino dal paravento, sorridendo sotto i suoi capelli rossi. Era minuta, più piccola di me, indossava un camice dello stesso colore del mare; i suoi occhi scuri ammiccavano. “Ti disturbo?”, chiesi. “Certo che no”, disse lei, e mi presentò al pubblico: “questa è mia cugina dritta, Agata. Sei qua in vacanza?” “Sì, mi fermo qualche giorno, ero solo passata a salutarti”. “Ma dai, fermati un po’, poi mi raccomando niente storie, stasera a cena da noi. A proposito, hai bisogno di una sistematina alla testa”. “Non importa”, risposi io con fare schivo, “c’è già tanta gente che aspetta”. “Signore”, chiese alle clienti, “vi dispiace se faccio mia cugina? Non ci vediamo da due anni e a voi non faccio perdere che pochi minuti”. “Ma no, Anna, anzi, fai pure”, fu il coro unanime. “Grazie, vorrà dire che vi faccio lo sconto, vero Carla?”. “Va bene, lo tratterrò dalla tua parte”, rispose una voce dorata dall’altra parte del paravento.
Anna mi fece passare avanti e accomodare davanti ad un lavatoio. Una cliente stava asciugandosi i capelli, un’altra se li stava tingendo, una terza era tra le mani di Carla, che le dava una spuntatina. Carla era l’opposto di Anna, alta almeno 1,70, mora, carnagione olivastra, prorompenza mediterranea, sembrava l’emblema della femminilità latina. “Ciao”, mi salutò con un lampo dei suoi occhi neri, e proseguì ciò che stava facendo. Anna aprì l’acqua della doccetta, ne valutò la temperatura e iniziò a bagnarmi i capelli, in silenzio; poi me li lavò. Le sue mani mi massaggiavano leggere le tempie e il cuoio capelluto, era rilassante, avevo chiuso gli occhi per assaporare quelle sensazioni delicate. “Come sta mammà”, mi chiese. “Insomma…”, risposi. Poi lei parlò del più e del meno, riferendosi alla “nostra” famiglia e a come era contenta che fossi là e a che buona cena avrebbe preparato. E intanto massaggiava, a fondo, sopra le orecchie, dietro, la nuca, ogni parte del capo, quasi con voluttà. Mi eccitai. E lei lo capì e il suo tocco divenne ancora più delicato, ritmato. Risciacquo, seconda passata, altro massaggio, con ancora più schiuma. “Vedrai, ti faccio un bel lavoro. Poi me lo rendi alla prima occasione”, affermò. Io avevo sempre gli occhi chiusi, e mi sentivo davvero bene.
“Finito”, disse. Peccato, pensai. “Io vado avanti con la tintura, ti faccio tagliare da Carla”. E cedette il posto alla socia. Che era davvero veloce e professionale. “Hai qualche preferenza o vuoi che faccia io?”, mi chiese. “Fai tu”, sussurrai, e la lasciai fare. Fu premurosa, affettuosa, rapida, precisa. E intanto mi chiedeva cosa preferivo per la cena della sera. “Sai”, puntualizzò, “Anna è la specialista nei primi, io nei secondi. Sarà una bella serata per tutti, ti garantisco che ti divertirai”. E così dicendo mi prese la testa, appoggiandola sul suo seno, grande e sodo, per rifilarmi la frangia. “Ecco fatto, un’asciugata e abbiamo finito. A proposito, abitiamo qua sopra, suoni alla porta a fianco, c’è scritto Leccisi. Ti aspettiamo verso le otto”. Pochi minuti ed ero pronta, Anna venne a salutare sua “cugina”, ci baciammo ed abbracciammo, in attesa di rivederci la sera.
Uscii, andai all’automobile, ma dovetti aspettare un bel po’ prima di rivedere mio fratello, carico di sacchi e sacchetti, neanche dovessimo fermarci un mese. “Ehi, lo sai che sei proprio carina?”, mi disse appena mi vide. A dire la verità non ci avevo fatto troppo caso, ma se lo diceva lui che mi ha sempre paragonato ad un cocker era segno che Anna e Carla mi avevano proprio fatto un bel lavoretto. Sorrisi: “Lo vedi, tu che non ti fidavi dei professionisti di un posto perduto come questo? E invece è proprio qui che si possono trovare le sorprese più piacevoli”. Ripartimmo verso casa. “Senti Piero, mi servirebbe l’auto questa sera”. “E perché mai, non ceni con noi?”. No, ho voglia di cenare da sola”. “Non me la racconti giusta, in ogni caso va bene, bada a non fare incidenti”. Arrivammo a casa, in tempo per finire di sistemare e preparare il pranzo. Poi la pennichella. Non per me, però, che andai di nuovo fino alla spiaggia, già un po’ affollata di qualche timido bagnante non si sa se locale o forestiero. La spiaggia era chiusa su entrambi i lati dalla scogliera e non si poteva proseguire. Tornai indietro e mi aggirai per il bosco. Ero inquieta, annoiata. Forse venirmene via non era stata una scelta felicissima. Ho le mie abitudini consolidate, ma qui era tutto diverso, non sapevo cosa fare, da chi andare, con chi parlare. Rientrai a casa alle sette: la sacra famiglia era tutta là, sotto il patio, seduta sulle sedie di casa portate all’esterno.
“Sei sicura di non volerti fermare a cena?”, insisté mia cognata con la minore convinzione possibile. “No, non voglio essere di peso e poi sono in cerca di avventure”. “Avventure tu? Qui? Credo che dovrai proprio cercarle bene per trovarle”, sentenziò mio fratello, porgendomi le chiavi. Raggiunsi il paese in pochi minuti, ero in anticipo sull’orario previsto. Parcheggiai al “solito” posto, andai verso il negozio di parrucchiera. Era già chiusa. Strano, la piazza era affollatissima, ma forse a quell’ora si doveva essere già pronte, sia perché il sabato sera invitava la gente a ritrovarsi, sia per le ormai prossime funzioni pasquali. Avevo una strana sensazione: nessuno pareva fare caso a me, ma nello stesso tempo mi sentivo osservata. Dev’essere il clima dei piccoli paesi, pensai, dove tutti paiono badare ai fatti propri mentre si fanno quelli degli altri.
Suonai allora al campanello “Leccisi”. La porta si aprì immediatamente: “Sali, Agata, siamo di sopra”. La porta dava direttamente ad una scala che girava dietro il muro. Salii, sentendo un buon odore di pulito, di frutta fresca e di pesce. “Siediti, accomodati, stiamo finendo di preparare, abbiamo chiuso alle 18”. Una pentola d’acqua a bollire, una terrina di orecchiette, sugo di pomodoro, aglio dall’aria freschissima, peperoncino, due rombi perfetti, invitanti, persino profumati. L’appartamento era semplice ma molto bello, ordinato, arredato con gusto. Mi ricordava il mio. Le due ragazze si affrettarono: Anna gettò le orecchiette nell’acqua bollente e si diede a preparare il sugo, mentre Carla, abilissima, squamava il pesce e lo preparava così com’era dentro due teglie che poi mise in forno.
“Sai”, disse Carla, “sono contenta che tu abbia incontrato Anna. Noi qua viviamo un po’ per conto nostro, il paese è piccolo, chiuso, ci sopporta, ci accetta, ma restiamo delle estranee. Però apprezzano il nostro lavoro e qui prima c’era solo una vecchia megera che faceva a tempo perso la parrucchiera e che è pure morta non si sa come qualche mese fa: l’hanno trovata stecchita in casa”. Anna mescolava la pasta, poi venne a sedersi di fronte a me, accanto a Carla, cingendole la spalla con un braccio. Era un gesto molto fraterno, cameratesco ed affettuoso ad un tempo. “Sì, è stato un incontro fortunato, lo penso anch’io”, risposi, poi proseguii: “e tu Carla come hai conosciuto Anna?”. “Ci siamo conosciute all’ospedale, quando dovette medicarsi. Anch’io ero lì per delle medicazioni. Abbiamo cominciato a parlare, ci siamo capite, avevamo problemi analoghi e io potevo ospitarla, mentre non era proprio il caso che se ne tornasse a casa. Da allora stiamo assieme”, disse girando la testa verso l’amica e guardandola con dolcezza. Anna rispose carezzandole il collo e spingendo la testa verso di lei. Mentre Carla continuava a scrutarmi con interesse.
Forse erano più che amiche, lo avevo pensato già quel pomeriggio, ma in fondo erano affari loro. Mentre meditavo sulla loro situazione, però, sentivo che l’atmosfera stava cambiando, stavo entrando in sintonia con le due ragazze, non le sentivo come delle conoscenze occasionali. Il suono di un campanello. “E’ pronto”, fece Anna, alzandosi per andare a scolare la pasta. Carla intanto diede uno sguardo al forno. Ci sedemmo a tavola. Da chissà dove uscì un bottiglione di vino di un giallo intenso: Anna riempì i bicchieri di tutte e la cena iniziò, nel più banale dei modi. Le due ragazze però cercavano di comunicarmi qualcosa, le loro manifestazioni d’affetto, i riferimenti al loro vivere insieme erano sempre più diretti e sempre meno casuali, come anche certi discorsi sugli uomini, razza dannata e non molto utile.
La cena finì e io mi sentivo un po’ brilla. Carla sparecchiò, mentre Anna venne a sedersi accanto a me, carezzandomi i capelli come quella mattina. “Sono proprio belli, sai”, disse prendendomi il viso tra le mani. Mani leggere, nervose, fugaci. Mi guardò intensamente, penetrandomi fino all’anima. Poi avvicino il suo volto al mio sfiorandomi le labbra con le sue. Sentii una scossa, non reagii. Lei lo rifece, più decisa. Sentivo che era una cosa innaturale, ma non la trovavo brutta. Lei si ritrasse di nuovo e io la guardai con aria interrogativa, cercando di orientarmi in una situazione della quale non sapevo più essere padrona. Anna si riavvicinò a me nuovamente, “sei pulita dentro”, mi disse, e appoggiò ancora le sue labbra sulle mie. Di nuovo non reagii, nel senso che lasciai che sgusciasse dentro di me. Aveva una lingua piccina, dal gusto di pesce e di peperoncino, che si muoveva lentamente a frugare tutta la mia bocca, avviluppandosi alla mia lingua, che se ne stava passiva, ma piacevolmente solleticata. Era calda, la sua saliva aveva un gusto diverso da quello maschile, molto diverso, ma piacevole.
Assaporai quel bacio ad occhi aperti, mentre Anna chiudeva i suoi per gustarmi meglio. Questione di pochi secondi e Carla fu dietro di me, a sostenere il mio capo coi suoi grossi seni morbidi e duri ad un tempo, afferrandomi le spalle e scendendo sulle mie piccole tette. Ero circondata, ma non dissi di no. Anzi stetti al gioco, perché mi piaceva quello che stava accadendo e a pensarci bene non saprei dire se non l’avessi io stessa previsto un simile esito. Cercai io la lingua di Anna, che si fece più audace quando si accorse che rispondevo alle sue sollecitazioni, mentre le dita di Carla comprimevano ritmicamente i miei capezzoli, aprendo la strada ad un nuovo godimento. Sì, certo, qualche fantasia lesbo l’avevo anche avuta, ma tra il sogno e la realtà… E invece il sogno si avverava e non lo trovavo per nulla perverso, anzi lo sentivo normale, volevo gustarmelo. Mi staccai da Anna e cercai di guardare Carla, che capì e mi baciò a sua volta. La sua lingua era più carnosa e robusta, del tutto diversa da quella dell’amica. Quando entrò nella mia bocca la riempì tutta, poi risucchiò la mia, leccandola come fosse un gelato. Anna intanto aveva iniziato a spogliarsi. Nessuna delle tre diceva più nulla, ma le nostre mani avevano cominciato a frugare i nostri corpi.
Anna si alzò: “vieni”, e mi prese per una mano trascinandomi nella camera da letto, mentre Maria mi prendeva l’altra mano e si faceva trascinare da me. “Aspetta”, mi disse fermandosi. E iniziò a spogliarmi, con calma e gentilezza, sempre guardandomi negli occhi, mentre Carla finì di spogliare lei. Quando mi scoprì il seno lo volle succhiare e lo fece con una dolcezza infinita, mordicchiandomi poi, mentre passava ai miei slip che fece sparire in un attimo. I miei 43 anni li portavo benissimo, ma lei i suoi 23 li portava in maniera adolescenziale: pareva una ragazzina. “Aiutami”, chiese, rivolgendo a Carla le sue attenzioni. Carla era più grande di noi ed era quella vestita in maniera più tradizionale. Anna le tolse la camicetta e poi chiese a me di toglierle il reggiseno, che si apriva davanti. Quando lo sgancia, due grosse poppe dure e invitanti balzarono verso di me e trovai ovvio succhiarne le punte, sentendo i suoi capezzoli diventare di marmo e il suo corpo inarcarsi, mentre un lungo gemito sottolineava il piacere di quella mia azione. Mentre la succhiavo, Anna le tolse gli ultimi indumenti.
Eravamo nude, tutte e tre, tre donne che cercavano il piacere nella dolcezza, tre corpi con caratteristiche così diverse. Carla era molto pelosa, davanti e anche sul sedere, tondo, grande, con qualche accenno di cellulite, eppure sodo. Sapeva di avere un bel culo e quando andò a sdraiarsi sul letto rimase bocconi. “Hai visto che bel culo che ha?”, mi domandò Anna. “Sì”, annuii, “è proprio ben fatto”. “Le piace…” disse, senza aggiungere altro e quasi per spiegarsi, diede un forte scapaccione sui glutei dell’amica. Aveva mani piccole e delicate, Anna, ma quel gesto era stato repentino, violento. Ma Carla non reagì come mi sarei aspettata. Anzi chinò il capo affondando la testa nel cuscino, quasi attendesse ben altro. E infatti Anna si scatenò, la sculacciò ripetutamente, con voluttà, non certo con dolcezza, e ad ogni colpo il culo di Carla arrossiva sempre più mostrando i segni della piccola mano che la percuoteva. Ma Carla non dava alcun segno di sofferenza, anzi il suo corpo formoso, così grande di fronte a noi, si torceva quasi in uno spasimo di piacere.
“Prova tu”, mi chiese Anna, “non preoccuparti, le piace, è la sua perversione, senti”. E così dicendo mi prese la mano, portandola tra le cosce dell’amica: era viscida, il sesso aperto, bagnata come anch’io poche volte ero stata. Ero allibita, arrossii. “Dai, lo vuole, falla godere”. Con la stessa mano umida del suo piacere cominciai a schiaffeggiarle le natiche, dapprima piano, poi prendendoci gusto. Era bello sentire i palmi della mia mano affondare in quella carne morbida e sempre più calda. Carla intanto, aveva raggiunto con una mano il sesso dell’amica e la masturbava piano piano. “Aspetta”, disse ancora Anna, fermando quel mio nuovo piacere. “Guarda cosa anche le piace”. Le afferrò le natiche, scostandole. La fessura del sedere era fitta di peli, che nascondevano un buchino scuro. Anna si chinò su di esso, con la lingua protesa, a leccarlo. Poi prese la mia testa, portandola verso l’amica, voleva che la imitassi e la imitai: aveva un gusto di buono e quel buchino grinzoso e peloso non mi faceva affatto schifo come avevo pensato solo poco prima. Sentivo che la mia lingua aveva su Carla un effetto gradito e sintonizzammo i nostri movimenti, ciascuna per godere al meglio di quelle sensazioni.
Mentre ero così, inginocchiata, con il viso premuto contro quel sedere favoloso, sentii delle piccole dita affusolate accarezzarmi rapide la schiena, passare alle natiche e trovare la mia fighetta, scomparendoci dentro. Non ero mai stata penetrata da una donna e mai da dita così abili, e delicate, sapienti nel massaggio che stavano facendo alla mia vagina. Mi scoppiò il cervello in un orgasmo repentino “Oooooooohhhh”, sospirai, sciogliendomi del tutto. Tirai su il viso, guardai Anna, che tolse le mani dal mio sesso, afferrò le mie, mi portò verso di sé. La baciai e fu un bacio voluttuoso, intenso, eterno, mentre i nostri seni si strofinavano tra di loro e Carla si girava mettendosi sotto di me, per leccarmi a sua volta, passando quella grossa lingua rasposa ora attorno alle grandi labbra, ora in mezzo, ora sulla clitoride. Venni di nuovo.
Ero fuggita perché volevo scoprire me stessa, mi ritrovavo lesbica e la cosa non mi dispiaceva per niente. “Grazie”, mormorai, abbracciando le due ragazze e abbandonandomi definitivamente alle loro carezze.
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La prima volta con gio\'
Racconto di Ninni, un'amica di chat.
Giò aveva iniziato a toccarmi, se ne accorse subito che non l’avevo mai
fatto prima d’ora, mi sorresse adagiandomi assieme a lei sul letto
questo senza togliere le labbra dalle mie continuò con il bacio.
Sentivo il corpo illanguidirsi, le forze che mi abbandovano.....non
reagivo più......mi lasciavo trasportare nel suo mondo di lussuria,
continuò per un bel pò a rovistare nella bocca, le mani sempre a tenermi la testa, le bocche piene di saliva.
Lentamente si stacco' e comincio' a baciarmi le guancie, il lobo dell’orecchio, vi entro' con la lingua ed ebbi una scossa lungo tutto il corpo, la mano che mi solleticava il collo vicino all’attaccatura dei capelli, scese poi lungo il collo arrivando alla spalla, tolse la mano dalla testa, mi alzo' il braccio e le labbra scesero nell’incavatura dell’ascella, una tremenda scossa attraverso' nuovamente il corpo ma questa volta perdurava, quella lingua che leccava, leccava, santo cielo stavo per avere un’orgasmo, non sapevo che l’ascella fosse una zona erogena cosi sensibile, cominciai a mugolare, la mano libera artigliata al lenzuola e la lingua di Giò continuava a leccare voracemente l’incavo, un calore tremedo all’inguine, qualcosa di bagnato stava uscendo dalla figa.
Smise di leccare, lasciò andare il braccio che cadde inerte sul letto, la sua mano sul mio pube diede una lunga carezza fatta con le dita.
Alzandosi su di un gomito e guardandomi porto' la mano alle labbra e comincio a leccare le dita....con vera sensualità.....
“come immaginavo....sei veramente calda ragazza mia...sono bastate
poche leccate per farti venire”...
“è una male questo?”
le risposi con voce ansimante e con il corpo scosso dai tremiti
dell’orgasmo....
“no è una cosa eccezzionale...se saprai usarla bene...farai impazzire
sia gli uomini che le donne”...
continuava a leccare le dita......
“buono il tuo miele....molto buono”
“Ninni ...voglio anchio...”
“ssssss la lezione non è ancora finita chiudi gli occhi e preparati a
partire per un lungo viaggio, mettiamoci più comode”.
Ci sdraiammo nel bel mezzo del lettone.....
“ora ti farò tutto quello che due donne possono fare tra di loro, impara bene........poi dovrai farle a me”.
Non riuscii a pronunciare la risposta che la sua bocca era nuovamente
incollata alla mia.
Ora il gusto era cambiato, alla saliva si era mischiato il sapore dei
miei umori ed era la prima volta che li assaggiavo.
Comincio' a scendere lungo il collo poi si ferma, prende due cuscini e
li sistema sotto il corpo facendo in modo che le gambe si aprissero
ancor di più mettendo in risalto il monte di venere, soddisfatta disse:
“ti voglio completamente offerta a me....ora chiudi gli occhi.... pensa
... cosa vorrei mi facesse?”....
Non mi diede il tempo di pensare...riprese da dove si era interrotta...
le mani sui seni...morbide... languide....ne seguono docilmente il
contorno… le apre strizzando piano... sento i capezzoli che rispondono alla presa... li sento appuntirsi.... come piace a me….ci gira
attorno...apro gli occhi la guardo.... mi piace.... vedo in lei una donna affamata di sesso... li rinchiudo e mi lascio trasportare nel paese della
libidine pura...
Pronunciando piano il mio nome: "NinniNinni..." …insinua le mani nella
parte interna delle cosce ...... solleva la mano e infila il dito medio
nella mia bocca…lo succhio leggermente... inumidendolo con la saliva...
lo lecco un poco....poi pian piano fa scivolare la mano sulla pancia.... trattengo il respiro .... fa scendere il dito in mezzo al pube lentamente.
Esplora i riccioli.... mandando in avanti quel dito che un attimo prima
avevo in bocca .... giù giù... lentamente.... sino ad individuare
l'inizio della fessura. …ecco... ora spinge il dito più in basso…. sono
bagnata….sento un forte calore...scende ancora più giù.... sino al
bottoncino…lo accarezza piano.... ci gira attorno... lo lusinga ma senza dargli importanza…. lo liscia... lo bagna con la saliva... sento che si
ingrossa... diventa poco a poco più turgido.... il dito si bagna da sé di
nuovi umori….risale su.... verso l'inizio della fessura.... riscende
giù.... girando intorno al clitoride... una... due... tre volte….sento un
onda di calore che comincia a salire da dentro… scende più giù….sempre col dito in avanti... lo manda in avanscoperta tra le gambe..... allargo appena le cosce per facilitargli la strada….ecco.... le grandi labbra si dischiudono…passa il dito sul filo superiore.... segue il profilo.... prima a destra e poi a sinistra.... le sento aprirsi spontaneamente pian piano..... come le valve di una conchiglia..... come un fiore che sboccia per accogliere l'ape.....le accarezza con un movimento circolare.... sento gli umori che si fanno strada dall'interno e le rendono morbide.... umide .... carnose... ecco... ci siamo quasi….allargo ancora leggermente le gambe..... apre delicatamente la vulva.... la mia bella vulva rosa….esplora con il dito l'interno.... segue
il calore e infila appena… appena.. il medio..... non molto.... solo
una falange.... lo muove piano.... in cerchio.... avanti e indietro...
senza farlo penetrare troppo... lo tira fuori e me lo infila in
bocca.... sento il gusto acre.... un po' salato.... lo succhio e lo lecco ...
mentre lei sussurra di nuovo il mio nome... "Oh Ninni... Ninni...".....
quello che sento in bocca è il mio sapore.... il gusto del mio fiore
segreto.... mi piace ….l'eccitazione sale.... continuo a tenere gli occhi
chiusi.... ecco.... la mano torna tra le gambe.... le cosce si
allargano per accogliere meglio le dita che frugano vogliose quel caldo letto
di carne….sento un dito che entra...non fino in fondo....mi inarco per il piacere.... il dito esce ed entra.... esce ed entra... esce ed entra.... mentre in me monta l'eccitazione.... che sale fino alla testa.... passa per la schiena e ritorna laggiù.... nel punto più caldo del mio corpo….sento le ondate di piacere che con una vibrazione si irradiano dal clitoride che pulsa..... che vuole essere accarezzato... vibrato.... leccato…. sento la lingua che mi esplora... mi bacia.... mi succhia…sento il dito che entra nella vagina.....succhia ancora.... e lecca.... e succhia.... mi tiene la testa.... con dei piccoli gridi sommessi.... vengo selvaggiamente.... con un tremito liberatorio..
Mi abbandono esausta.... non avevo mai provato un’orgasmo così
squassante... mi sento vuota....il cervello non connette.... il corpo
pesante.....non riesco ad aprire gli occhi...non c’è la faccio... ho esaurito ogni forza.....vorrei lasciarmi andare e dormire..dormire...
Sento le mani che mi sollevano....tolgono i cuscini da sotto....ne
mette uno sotto la mia testa...non voglio dormire....reagisco....apro gli
occhi.... Giò è lì...mi guarda.... sorride....
“tutto bene bambina mia?”
“si Giò...tutto bene....che viaggio meraviglioso”....
“ne sono felice”....
“Ninni ora tocca a me”
“cosa vorresti fare?”.....
“darti quello che tu hai dato a me”....
“pensi di farcela?”...
“certo Giòa”....
faccio per alzarmi... il corpo non risponde... non esegue gli
ordini.... le braccia restano abbandonate...sul letto...la testa incollata al cuscino... le gambe che sembrano due macigni....
“Giò che succede?”...
“nulla..amore mio....nulla....è il tuo primo vero orgasmo...è naturale
che sia esausta”...
“ma io desideravo....”....
sorridendo appoggia le sue labbra alle mie....un dolcissimo bacio...il
bacio della buonanotte...
“riposa...bambina mia...riposa....abbiamo tanto tempo davanti a noi...
avrai tante cose da imparare”....
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