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plastic worm
Era una calda serata estiva,l'afa non dava tregua continuavo a rigirami sul divano, lo sguardo vagava sullo schermo del tv color, stanca del programma inutile che trasmettevano accesi il pc.
Curiosa come tutte le donne che possano chiamarsi tali capitai per caso su una chat line e li iniziò la mia avventura; non avevo mai chattato prima, l'idea di chiaccherare di cose anche personali con gente mai vista prima mi metteva leggermente a disagio ma ero nello stesso tempo attirata dall'idea di nuove conoscenze; dopo i primi minuti di incertezza cominciarono ad arrivare una serie di messaggi di posta..alcuni carini e allegri altri leggermente malinconici, uno però aveva attirato la mia attenzione...recitava pressapoco così : - buonasera Mistress posso conversare con lei?...
Mistress? Mi scusi sono una neofita cosa intende con questo termine?
L'uomo che si trovava dall'altro lato dello schermo cominciò a raccontarmi cose che anche se solo lontanamente avevo immaginato ora erano chiare e attiravano la mia attenzione sempre di più... il sesso se ben raccontato alle volte accende il desiderio più di un film, le immagini si susseguivano nella mia mente man mano che l'uomo scriveva...passarono alcuni giorni e sempre più bramosa di desiderio tutte le sere accendevo il pc alla ricerca di quell'uomo intrigante che mi riempiva i sogni; immaginavo i nostri corpi muoversi frenetici all'unisono su fresche lenzuola, immaginavo la mia bocca assaporare ogni lembo della sua pelle, riuscivo ad immaginare anche il suo profumo caldo e muschiato, però non riuscivo a dare un volto a quell'uomo che accendeva di desiderio le mie notti...ogni sera speravo in un suo invito, ma nulla, finchè un giorno stanca di aspettare, mi feci avanti io...invitandolo a casa...oddio uno sconosciuto a casa, uno sconosciuto che viene a trovarmi solo per quello...si per il mio spasmodico desiderio di sesso, oddio, mi sentivo fremere di eccitazione e di paura, cosa mi farà mai, cosa si aspetterà da me...dopo un paio di giorni il momento fatidico è arrivato, giro per casa in preda al panico con la testa piena di mille pensieri : -se non gli piaccio, e ..e.. se lui non piace a me ? E se non sono abbastanza disinibita per un uomo con così tanta esperienza... mentre la testa è in preda al panico comincio a vestirmi, calze nere, guepierre, perizoma e reggiseno, camicetta di seta, gonna a tubino nero, scarpe con tacco... mi rimiro nello specchio ...tutto sommato non sono poi così male, raccolgo i capelli sulla nuca, comincio a truccarmi perdendomi nei miei pensieri
ritorno in me al suono del campanello...di corsa mi precipito ad aprire ( al citofono: - prendi l'ascensore, quarto piano ti aspetto sul pianerottolo)...esco dalla porta e aspetto .. finalmente la porta dell'ascensore si apre ed eccolo, un uomo alto robusto con gli occhi di un azzurro glaciale i capelli biondi e una espressione dolce, nella mano sinistra una valigia rossa , mi porge la mano destra : -piacere ( un sorriso delicato gli si dipinge in viso ) andiamo, vorrei fare una cosa con te se non ti spaventi troppo.
Con l'espressione maliziosa in viso mi invita a entrare nel mio appartamento, rapida mi affretto a fargli strada, richiudo l'uscio dietro di me e subito mi trovo faccia a faccia con lui, che subito mi mette alle strette, le spalle mie appoggiate alla porta e lui che indaga il mio viso e poi mi bacia appassionatamente senza lasciarmi il tempo di respirare, le mani leste senza indugio esplorano il mio corpo una sul seno , una sulla coscia, non so se ribellarmi o lasciarmi andare, ma sono troppo eccitata, e lui non è affatto male anzi...così robusto, così maschile... : -emm ( cerco di schiarirmi la voce ) hai detto che volevi fare una cosa...butto mezza frase mentre lui continua a baciarmi il collo, l'incavo fra i seni...già la mia camicetta è al suolo... : - si ciccina ( la voce calda e gentile ) vorrei mummificarti ... : - mummificarmi? Cosa intendi? ( mentre lo dice prende la valigia rossa, la apre e ne estrae un grosso rullo di nastro latex nero lucido, un paio di forbici, un grosso dildo vibrante nero e li appoggia in ordine sul tavolo della mia cucina) e ...e.. come intendi farlo?
Sul suo viso un sorriso quasi cinico, gli occhi gli scintillano : - Ciccina, non ti preoccupare, se hai paura devi dirmelo, devi avere assoluta fiducia in me, non è un gioco comune anzi, è pericoloso e se non ho la tua piena fiducia( mentre parla i nostri sguardi si incrociano, sul mio viso si legge l'eccitazione per quella strana situazione, il perizoma è già umido dei miei umori, annuisco appena mentre lo fisso negli occhi, senza nessuna esitazione mi sfilo la gonna rimanendo in guepierre) : - sfilati anche il perizoma e il reggiseno, devi rimanere nuda...però non immaginavo che fossi così carina ( un po' arrossisco alle sue parole, mentre mi spoglio completamente) : - brava, ora unisci le caviglie ( prende il nastro nero e comincia a fasciarmi completamente le gambe, le braccia distese lungo il corpo , il nastro mi stringe sempre più forte le ginocchia sono immobilizzate, le braccia anche, il nastro avvolge sempre più strettamente tutto il mio corpo, solo il volto è scoperto...i tappi mi vengono inseriti nelle orecchie, poi una maschera in lycra nera, e ancora nastro nero a coprire tutta la testa, solo le labbra e il naso rimangono liberi, sono completamente inerme, come una bambola di lattice nero, non riesco a muovermi, dipendo totalmente da lui...con forza, mi prende in braccio, mi porta in camera dove mi appoggia delicatamente sul letto, sono completamente estraniata dal mondo, sudo per il caldo dovuto alla pellicola plastica che mi avvolge completamente ) ....uno squarcio sulla plastica all'altezza dei genitali....qualcosa di caldissimo mi sfiora nel mio intimo, un dito...mi stimola, poi il dildo vibrante mi viene infilato completamente nella sorca, comincia a scendere caldissimo il miele dalle mie viscere, la sua lingua morbida comincia a farsi strada verso il mio clitoride, l'eccitazione cresce in me sempre più forte, sono un lungo verme inerte di plastica nera che spamodicamente si contrae, sono li a gemere ansimando di piacere, ed ecco il suo fallo mi penetra la bocca e io avidamente comincio a succhiarlo caldo e liscio, continua a entrarmi in bocca non riesco quasi a respirare, il piacere continua sempre più forte in me, mentre la sua bocca avida dei miei umori succhia il mio clito, il fallo di lattice viene portato alla massima vibrazione mentre il membro turgido mi riempie la bocca, un 69 in cui sono completamente inerme il piacere mi prende , fortissimo intenso, mentre copioso lo sperma invade la mia bocca , lo bevo, avidamente, ingorda , ebbra di piacere, la farfallina mi si contrae in modo spasmodico attorno al dildo nero, vengo....e l'orgasmo rende entrambi felici e senza forze...mi libera dal nastro e dolcemente mi bacia...è stato il primo di molti caldissimi incontri...
molto tempo è passato da allora, e molto son cresciuta in questo mondo meraviglioso ricco di lussuriosi passatempi, e tu saresti disposto a farti coinvolgere come ho fatto io?
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13 years ago
LadyViola,
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Last visit: 5 years ago
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2 SOGNI
Nel dormiveglia prima del profondo sonno:Un lungo cardigan di lana che da fastidio alla pelle aperto davanti, indossato dal tuo corpo nudo e null'altro addosso.I miei occhi fissi sul tuo dorso e il mio sguardo dentro il tuo corpo mentre nell'anima il velo diabolico della mia eccitazione fa nascere in me la voglia di brandire nell'intera mano il tuo sesso mentre cola di piacere sul mio palmo prima per proseguire poi lungo il braccio e con l'altra stringerti fino al male il collo mentre il tono ormai scuro della mia voce ti ordina di godere nel silenzio esclamando: "Stai zitta e godi per me"Attimi prima al risveglio:Vestita con poco, coperta solo da scarpe con il tacco sottile e alto che lasciano vedere il piede nudo a contorno delle tue splendide gambe e da una maglietta attillata che arriva appena sopra l'ombelico e nulla più se non il tuo desiderio che leggi nei miei occhi.Mi aspetti in una stanza vuota seduta sul bordo di una sedia di legno laccata di giallo, con il piede destro in avanti appoggiato tutto per bene in terra, mentre l'altro rimane indietro e piegato perché appoggiato al terreno solo sull'avampiede costringendo così il ginocchio sinistro verso l'esterno mostrandomi il paradiso al miele tra le tue gambe.Il tuo busto è in avanti e gli avambracci appoggiati appena sopra le ginocchia; quasi unite le mani creano con le dita la forma del mio sesso che simuli di assaggiare tra le tue labbra umide che ora ti stai leccando per fermare il mio sapore sul tuo corpo, sul tuo desiderio.
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13 years ago
Poetidelpiacere,
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Last visit: 4 years ago
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dal virtuale al reale al virtuale al reale
Lo aveva conosciuto giocando on-line.
Altri incontri prima in quel sito: uno porcellissimo ma troppo vecchio, uno giovane dotato di totem era troppo cattolico, uno era troppo sposato, uno troppo semplice per lei intrigata solo da personalità contorte….
Poi capitò LUI.
Magicamente garbato, spiritoso. La corteggiava. La cercava, la voleva. Le diede un appuntamento in skype: “Ti voglio vedere…depilata”.
Lei si rasò tutta in quel caldo pomeriggio di agosto, tremando per la febbre erotica, immaginando che quel rasoio glielo stesse passando lui, lungo le labbra…e dietro…dove qualcosa palpitava…
E si mostrò tutta…ancheggiando eccitata…toccandosela e ansimando mentre lui di profilo, in piedi dietro allo schermo del pc si faceva una sega, a mossettine dei fianchi per poi girarsi, ammmiccando con un culetto da puledro, da baciare, da leccare.
Si incontrarono e le loro lingue si fusero appena si videro e già nell’auto, nel traffico congestionato, lui le aveva posato le dita sottili sulla sua paperella agitata e lei stringeva forte quel bastone sotto alla cintura, oltre al tessuto dei pantaloni, cercando la cerniera..
Con lui conobbe il piacere totale, il sesso perfetto, il gusto del bello….le sue mani sfioravano e stringevano dimensioni complementari alle sue..la pelle liscia e morbida di quell’uomo sapeva di pulito, i peli setosi e biondi stuzzicavano le sue dita e il suo clitoride si rizzava sotto all’abile lingua di lui che poi la penetrava, curiosa.
E poi il suo giocattolo…sempre turgido….sempre pronto….dal sapore inebriante..e bere…riempirsi la bocca di quel liquido caldo…avida del suo nettare…Tutto di lui la faceva impazzire…e mugolava mentre la prendeva da dietro e voleva ancora…e ancora.
Viveva preda dell’adrenalina…si sentiva lei stessa sesso allo stato puro..sempre bagnata…e appena poteva, ovunque fosse, si scattava foto col cellulare..e gliele mandava…e facendolo sentiva indurirsi i capezzoli….e palpitare il basso ventre…e là stringeva i muscoli…fino quasi a farsi venire…mentre camminava…o parlava…o seduta alla scrivania da manager…sorridendo al pensiero che attorno a lei nessuno poteva immaginare a cosa pensasse ed alla tempesta che si stava scatenando dentro di lei…dentro…fin nel cervello…nell’anima.
Poi ….non lo vide più per mesi…poi lui la cercò….pochi incontri…sparì di nuovo…
Un po’ di sesso tanto per non uscire di testa…distaccata…la sua esperienza le consentiva di venire comunque sempre…una, due, tre, quattro volte..urlando di piacere scaricava il suo dolore….e l’uomo di turno si dava da fare….soddisfatto da capacità che credeva proprie, accettando che quella splendida creatura vibrante non si desse mai del tutto, non gli succhiasse l’uccello, lo baciasse quasi di sfuggita…lei compensava cavalcando, ondeggiando, ritmica, cambiava posizioni, si muoveva quasi sapesse volare, si strusciava, si faceva leccare ovunque, usava i piedi e le gambe da gazzella.
E pensava: “mi sto anestetizzando godendo, ma voglio TE…voglio TE solo”.E l’uomo di turno si esaltava sentendo le sue urla mentre veniva.
Finchè il caso ci mise lo zampino…il caso o l’intuito….in google vide un nick quasi uguale a quello dell’indirizzo mail che ben conosceva….cliccò….e si aprirono decine e decine di ingressi in siti erotici….
Riconobbe i modi, le parole.
Scattò la fissazione.Stava ore a sbirciare, gli ingressi e le uscite, lui la sua donna e l’amica di lei, e le coppie con cui si incontravano, sempre diverse….Come ipnotizzata quel mondo l’affascinava….
Aveva scoperto un mare di emozioni, di brividi caldi, di rottura delle convenzioni. La fuga dalla realtà.
E si tuffò in quel mare, senza più pensare.
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13 years ago
comunicativamente,
46/46
Last visit: 12 years ago
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Noi...!!!!!
Questa la nostra storia che ci ha permesso di raggiungere finalmente quella complicità e quella tanto desiderata tranquillità di coppia. Ci siamo sposati che ancora non avevamo 20 anni aspettavamo un figlio... ...dopo qualche anno di matrimonio sono stato assegnato ad altra città per lavoro......lì ho conosciuto molte donne con le quali ho scopato anche di altre nazionalità.....tante davvero tante ho avuto modo di partecipare anche ad alcuni triangoli ….....e qualche esperienza di sesso in gruppo ...qualche orgetta... scopavo anche più volte al giorno e alla notte e con donne diverse.....negli anni ho provato un sentimento per una mia collega, con la quale ho trascorso bei momenti di sesso ...difatti lei...contrariamente a tante altre....ha sempre ammesso e praticato la sua bisessualità...aveva una amica con la quale faceva sesso sfrenato di tutto di più....la sua amica era lesbica e non bisessuale come lei ecco il motivo per il quale non ho mai partecipato alle loro effusioni ma mi è stato concesso guardare quando ero in casa e devo dire che le effusioni tra donne sono di una tenerezza e sensualità indicibile loro conoscono meglio di qualunque uomo il loro corpo e sanno bene quali parti toccare e come stimolare.... e da lì la successiva separazione ed il divorzio tra noi.....in questi anni di separazione mia moglie ha avuto modo di conoscere altre persone anche lei era bella e giovane…..ed essendo oramai single dava sfogo alla sua sensualità vestendo in modo provocante......ha sempre avuto un bel fisico ed un bel culo ....ha avuto una storia importante anche lei …... e altre solo per sesso dovute a normalissime attrazioni …....dopo alcuni anni la mia storia con la collega ha avuto fine ed anche quella di mia moglie.....devo dire che pur essendo separati non abbiamo mai smesso di sentirci......così dopo esserci rifrequentati siamo ritornati insieme ....il nostro rapporto non andava bene continui e frequenti litigi assurde gelosie ci facevano penare e non poco anche perchè entrambi avevamo storie da raccontare passate e della vita quaotidiana....io sono sempre stato diretto e per niente razionale mentre lei esattamente il contrario....entrambi svolgiamo attività lavorative per le quali siamo sempre a contatto con altra gente pertanto situazioni di conoscenze di confidenze con altre persone ci portavano a sicuri litigi tanto da dover ricorrere ad assurde e scontate bugie specie da parte sua tendenti a scongiurare il suo essere donna tra l'altro calda vogliosa ma ostinata da assurdi strascichi educativi... per evitare sempre più di litigare.......mi sono accorto nel corso delle nostre discussioni tendenti ad accertare sicure e certe verità, che il mio malumore era determinato dal non conoscere i particolari e le situazioni vissute da mia moglie con altri uomini nel periodo della nostra separazione ...avevamo bisogno di cominciare a capirci .......era sempre più chiaro che il sapere l'uno dell'altro delle situazioni capitate nel periodo della separazione fondamentalmente ci eccitava specie i particolari che avevano portato a raggiungere orgasmi...e man mano che se ne parlava sentivo sempre più una certa eccitazione contraria al disagio ...difatti sia pur con il contagocce mia moglie sempre più e con accorta razionalità mi rendeva partecipe della sua vita privata di quel periodo.....inutile nasconderlo.....memorizzavo ogni piccola e minima sua confessione...sugli uomini......ma anche lei su di me.... che aveva scopato e su quelli che per un motivo o per un altro non li aveva avuti dentro ma che sia pur giocando aveva avuto modo di toccarli segarli e magari spompinarli ricevendo in cambio toccate di fica o leccate e conseguenti sborrate...e che oggi provava rancore e rimorso per non averli posseduti e sentiti dentro di se.... per poi da solo dare sfogo a numerose seghe provando intensissimi orgasmi......dove immaginavo lei alle prese con un altro cazzo.....considerato che è molto brava con la bocca e che quando si scalda non fa alcuno sconto prende tutto dappertutto ed ha molta sete......abbiamo pian piano continuato a confessarci e a raccontarci non solo le situazioni vissute ma i particolari io sempre più diretto e lei man mano sempre più sciolta….. ciò causava anche in lei forti stati di eccitazione specie sapendo di come e che cosa avevo fatto con altre donne....ci ha subito eccitato immaginarci con altri ed essere presenti....mi accorgevo di ciò perchè il raccontare le faceva ricordare e rivivere le situazioni....tanto che contrariamente alla mia natura ho razionalizzato pensando che dai nostri continui litigi avremmo potuto trarne dei benefici che di sicuro ci avrebbero portato ad una sana complicità e sopratutto a goderne invece che patirne.....abbiamo cominciato ad ammettere l'un l'altro ciò che è natura come tante coppie riescono a fare, dei nostri momenti intimi quando da soli abbiamo goduto pensando ad altre persone a persone che magari nell'arco della giornata ci avevano colpito ed attratto...abbiamo cominciato a parlare tranquillamente delle nostre fantasie e di quanto ci eccitassero tutte quelle cose o situazioni che un tempo non ci saremmo sognati minimamente di rivelare all'altro ma che vivevano nelle nostre menti......la fantasia ci prendeva sempre più ...sempre più persone conoscenti entravano nelle nostre fantasie permettendoci di ritrovare quella attrazione l'un l'altro da tempo finita esaurita e monotona.....tanto da arrivare a scopare parlando ed immaginando di farlo in quel momento con altri raggiungendo orgasmi lunghi e soddisfacenti.......abbiamo cominciato a scambiarci numerosi sms specie quando eravamo al lavoro sempre più piccanti grazie ai quali le tanto sofferte bugie prendevano verità i particolari venivano a galla tanto che l'un l'altro riuscivamo ad immaginare continuando a lavorare eccitatissimi.....era finalmente bello sapere come avesse il cazzo.....tizio...o...caio...o...sempronio....come lui la avesse presa sfondata......come e quanto avesse goduto.......dove fosse successo......l'abbigliamento indossato da lei la biancheria intima......dove e come fosse venuto come lo aveva preso in bocca.........se lo avesse preso nel culo......e di ricambio le mie avventure con i minimi particolari a lei......finito il lavoro e rientrati a casa non appena possibile davamo sfogo alla enorme eccitazione accumulata nella giornata desiderandoci come mai......finalmente riuscivamo a scindere l'amore dal sesso.....mia moglie si apriva sempre più.....tanto che spesso lasciandosi andare non era difficile leggere tra le righe lei voleva che capissi e sapessi....ma dovevo essere bravo io a capire cercando di non metterla in difficoltà perchè lei parlava e raccontava man mano che l' eccitazione riusciva a sconfiggere la sua timidezza e la sua razionalità........nel periodo da separati lei aveva delle amiche con le quali usciva e a suo dire amiche che non si lasciavano sfuggire alcun minima occasione di scopare gli uomini che a loro piacevano.....una in particolare bella femmina pur essendo regolarmente sposata spesso si serviva di mia moglie per le sue scopate.....quando il marito era al lavoro pensava bene di portarsi anche mia moglie a casa sua oltre che l'amante così da scongiurare un eventuale arrivo del marito a casa che nell'eventualità, avrebbe trovato la moglie in compagnia di due amici a prendere il caffè e non da sola con un uomo in casa ...difatti mia moglie aspettava in cucina e la sua amica con il suo uomo nella stanza da letto a trombare …..lei dalla cucina ascoltava tutto sia i rumori che i gemiti di chi stava godendo e chiaramente li da sola non poteva far altro che sditalinarsi pensando e desiderando magari di poter partecipare...anche perchè ha sempre avuto un debole per questa sua amica e spesso e volentieri la invita nelle nostre fantasie....per la sua bellezza e fisicità....sono sicuro che se la farebbe.....situazione altamente eccitante.....oramai mi raccontava tutto ed era bellissimo speravo solo che non si trattasse di un sogno....la nostra complicità continuava a galoppare sentivamo sempre più il bisogno ed il piacere di rivelare qualsiasi particolare che potesse far piacere ed eccitare l'altro.... sia io che lei provavamo immenso piacere a stimolare ed eccitare l'altro.....acquistai due vibro da un sexishop su internet per i nostri giochi ed era uno spasso vederla alle prese con tali giocattoli non di modeste dimensioni....in alcuni momenti entrambi prendevano posto nelle sue deliziose e generose fessure.......come se in quel momento due uomini la stessero prendendo in contemporanea.......dalla assurda e sempre più devastante gelosia eravamo passati alla più completa e soddisfacente complicità....nessuno dei due provava più disagio che l'altro fosse guardato e desiderato da altri...anzi....difatti....come a lei facesse piacere che altre donne vedessero e notassero e desiderassero il mio pacco anche a me faceva immenso piacere che lei si mostrasse o che assumesse atteggiamenti provocatori dinanzi ad altri....lei ha le pacche del culo larghe per sua conformazione fisica ed al mare qualsiasi costume da bagno indossi pian piano le si conficca dentro il culo a mò di perizoma e ciò mi arreca moltissimo piacere specie quando si piega chiunque non può non notarla e desiderarla...così come quando si depila il costume si infila nella sua fica delineando un evidentissimo solco che non può far altro che far immaginare il suo sesso........( difatti quando siamo al mare non faccio altro che notare gli sguardi di altri sperando che il costume da bagno sparisca sempre più dentro....e quando depilata prendere il sole a cosce aperte.....)non posso dimenticare un giorno al mare indossò un pantaloncino in cotone leggero non so se sotto avesse la mutanda o il costume o nulla ...ne attorcigliò tanto la molla in vita in modo che salisse tanto da entrare in maniera assurda nel culo e nella fica davanti si vedeva gonfio spaccato dal rigo del pantaloncino in due e dietro spariva del tutto aprendo come mai il suo culo.....lo aveva tirato così sopra che era uno spettacolo vederla difatti ricordo che passarono per tre o quattro volte due ragazzi a bordo di scooter che non facevano altro che farsela con gli okki ed ogni volta tra loro commentavano toccandosi il cazzo specie quando volutamente si piegava in una pecorina che non chiedeva altro che essere presa e riempita per bene ...e non di un solo cazzo...........avrebbe fatto molto meno effetto se fosse stata completamente nuda......ciò mi rese stupito e perplesso in senso positivo......tanto che questo avvenimento mi rimase per molto tempo in mente dandomi non poco piacere......difatti il pensare e l'immaginare come e che cosa gli avrebbero fatto i due ragazzi mi ha fatto godere e non poco...altre volte in auto alcuni camionisti hanno avuto il piacere di guardare le sue cosce spalancate e di sicuro la sua fica mentre intenta a spompinarmi facendo bene attenzione di aprire per bene le cosce............si eccita molto nel farsi guardare e desiderare e in una situazione del genere chissà.....che succederebbe se venisse a contatto con uno di loro....oggi con sommo piacere devo dire che tutto procede bene ci diciamo tutto quello che ci accade e notiamo sul posto di lavoro.......vedo lei sempre più pronta e convinta oltre che sempre più porca....con mio stupore devo dire che contrariamente a quello che mi ha sempre detto cioè che tutto sarebbe rimasto solo immaginazione e virtuale un gioco che ci avrebbe permesso di godere e desiderarci di più proprio lei ha cominciato a fare sul serio..........qualche tempo fa arrivò una sua nuova collega bellina biondina con due tette da sballo e molto simpatica......cominciò a parlarmene e da come me la prospettava era evidente che piacesse anche a lei si capiva da un miglio che comunque qualcosa in lei della collega la colpiva....dopo aver preso confidenza tra loro mia moglie ha cominciato a parlarle di me di noi di come facevamo sesso e delle dimensioni del mio membro facendole leggere gli sms che ci scambiavamo...poi a casa ne parlavamo lei mi raccontava l'espressione che notava nella sua collega ed i commenti che faceva per poi finire a letto e nel mentre la scopavo immaginavo di avere la collega sotto cosa che gli sussurravo nell'orecchio avendo orgasmi da sballo.....giorni addietro ha voluto che andassi a trovarla sul posto di lavoro perchè c'era lei la collega ma ancor di più perchè per il mio lavoro che non stò a dire indosso una tuta non ginnica che evidenzia il mio pacco e se lo ho leggermente in tiro si vede per bene la forma della cappella …..voleva a tutti i costi che la sua collega mi vedesse e notasse.....sono andato ho salutato la sua collega baciandola da conoscente nel mentre ho stretto con un pizzicotto la sua vita lei ha ricambiato e chiaramente non ho potuto fare a meno di sentire sul mio petto le sue enormi bocce....nel parlare non ha staccato gli okki dal mio pacco....come i commenti positivi sulla mia persona che ha fatto una volta andato via a mia moglie......l'altro giorno sempre a mezzo sms che lei leggeva con mia moglie mi sono spinto di più e lei ha risposto a pieno tono tanto che poi mia moglie ha deciso di raccontargli del nostro rapporto di coppia delle nostre fantasie proponendo più volte a lei che se avesse voluto scoparmi visto che gli piacevo avrebbe avuto il suo benestare ….più volte mia moglie ha fantasticato all'idea di farmi un pompino con la sua collega facendomi uscire getti di sborra esagerati tanta l'eccitazione....sono certo che oltre ad eccitarsi nel vedere un altra donna spompinarmi.....come succederebbe a me se la vedessi alle prese con un altro cazzo....la eccita molto l'idea che indirettamente leccando entrambe il mio cazzo lei avesse la possibilità di toccare con la sua lingua la sua e nell'incantesimo di fare sesso in tre possa succedere che scaldandosi la situazione permetta a lei di farsela …..non sono pochi i segnali che mi ha lanciato devo dire con immensa fierezza …..tipo i suoi okki azzurri grandi e spalancati quando legge gli sms …..le sue tette che più volte in sms ha immaginato di leccare....le sue cosce …..una volta un suo sms immaginava di portarla nello spogliatoio di aprirle il camice e di leccarla sul collo e sui capezzoli fino a metterle le mani sulla fica per poi asciugarla con la lingua......non c'è dubbio a lei piace …..tutto ciò è oggi la nostra intesa.......ha voluto che facessi delle foto affinchè potesse leggere i commenti su un sito di annunci......oggi tra noi è sublime oggi ci amiamo per davvero siamo riusciti a soffocare l'ipocrisia che spesso accompagna l'essere umano in questi discorsi.....ci piacerebbe conoscere delle persone perbene con le quali parlare di questo fantastico mondo raccontando ed ascoltando le proprie fantasie e magari fare sesso ognuno con il proprio partner guardando e facendo guardare da vicino tutto....poi non sappiamo e non diciamo tutto quello che un giorno potrà succedere se succederà e come succederà non lo sappiamo ma non vogliamo saperlo di sicuro se l'ubriachezza e il saper fare ci metteranno la zampino allora in quel momento vivremo l'eden del piacere e potrebbe darsi che si possa arrivare persino a scopare con altro partner....vedremo quello che in quel momento succederà e non saremo capaci di dire di no...per poi parlarne una volta di nuovo soli.....questo è tutto assolutamente vero.............la amo e il desiderio di vederla godere come mai mi prende.....vorrei regalarle il piacere di straziarsi godendo in mezzo a me e ad una coppia da farle sentire tante mani ….tante lingue...e tutto il resto addosso.... e magari dentro.....occuperebbe le sue mani ognuna con un cazzo mentre la lei di coppia esplorerebbe con la lingua ogni cm del suo corpo sfregando i capezzoli sui suoi......sbattendo fica contro fica....facendola sbattere di piacere...........per poi ricoprirsi di doppia calda crema ….....quando è al al lavoro spero sempre che accada un qualcosa che la faccia bagnare tanto da dover ricorrere in bagno per menarsela....mi fa impazzire quando mi racconta di essere venuta pensando ad un altro......oggi finalmente mi dice se qualche uomo le piace e se avrebbe voglia di farselo così come io faccio con lei........capiterà di andare in discoteca a ballare e balleremo ognuno con un altro partner.....così di sicuro sentirà sotto di se il membro dell'uomo lievitare nel mentre le sue mani si poggeranno sul suo culo spingendola sempre più a se …....vorrò che quella sera sia nuda sotto senza la mutanda.... in modo da sentirlo bene poggiarsi dentro la sua apertura....lui la aliterà sul collo facendole sentire tutta la sua eccitazione.....io ballerò con la lei ed all'orecchio gli dirò tutto quello che riuscirò a notare su mia moglie e suo marito e di sicuro anche lei si scioglierà in un bagnatissimo amplesso......allo stremo raggiungeremo un posto tranquillo dove potremo finalmente godere e far godere...........ma prima alzerò la gonna di mia moglie aprirò per bene la sua fica e la leccherò tanto da far vedere che cosa nasconde tra le cosce....tanto che lui vedendo lo caccerà fuori e si segherà....e poi.......mh mh mh mh.....vedrò da molto vicino come entra ed esce dalla sua fica mentre lei mi spompina e dice ad alta voce che non vede l'ora di prendere il mio cazzo dentro di se......
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13 years ago
noileix,
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PICCOLI GIOCHI PROIBITI
Cammino, guardo le lente falcate delle mie gambe.
Quanto mi piacciono le mie gambe.
Scelgo attentamente ogni mattino, nel sacro rituale dell’inizio giornata, dopo la colazione che mi carica di energia, l’abito che deve essere rigorosamente corto, le calze che devono dire “sfilatemi, sfilatemi, siamo l’ingresso al Paradiso proibito” e le scarpe, che devono sorreggere tutto il mio sex appeal.
E mentre guardo tutto questo, il sorriso mi sfiora, l’eccitazione mi prende, pregustando in anticipo il desiderio di sapere cosa mi accadrà in questa bellissima giornata.
I raggi del sole mi baciano il viso, scaldano la mia pelle, arrossata dal calore che penetra il mio corpo, la testa è ovattata dalla musica, che mi invade dalle cuffiette del mio MP3, ma i pensieri non si discostano da quanto è accaduto nella giornata di lunedì.
Sono una piacente cinquantenne, felicemente sposata ad un uomo, Fabio, che sa come rendermi appagata e felice.
Felice dell’appagamento o appagata dalla felicità.
Poco importa.
Condivide il mio piacevole segreto, il mio compiacente piccolo gioco proibito.
Mi piace scopare, adoro scopare, vivo per scopare.
Ed a Fabio, piace ancor di più, vedermelo fare.
Si eccita nel vedere mentre scopo con altri uomini ed io sono intrigata da questa situazione.
Di comune accordo, a volte, organizziamo incontri: scambi di coppia, incontri con single o donne vogliose di nuove esperienze.
Alessio è stato uno di questi piacevoli incontri, che rivedo sempre volentieri.
Il nostro ultimo incontro è stato proprio lunedì.
Rammento ogni momento, come fosse ora.
Sono in ufficio, tento di concentrarmi nel lavoro che devo concludere entro la mattinata, niente da fare, il pensiero dell’appuntamento che avrei avuto in serata con Alessio prendeva il sopravvento.
Sono troppo eccitata, il mio corpo freme, sento già le sue mani intrufolarsi sotto la mia gonna, le dita infilarsi sotto al perizoma, sento la sua lingua che si muove nella mia vagina e mi morde il clitoride… e sono già bagnata, cosa che accade ogni qualvolta mi lascio trasportare dalle mie fantasie erotiche.
Le pulsazioni frenetiche che sento salirmi da sotto la minigonna, sembrano prendere vita.
La sua lingua è dappertutto, le sue mani si introducono furtivamente sapienti in ogni mio piccolo buco e sanno portare la mia pazienza al limite dell’ insopportabile.
Apro la bocca, chiudo gli occhi, per assaporare l’attimo… ansimo.
Mi blocco di colpo, recuperando il brusco sapore della realtà.
Sono in ufficio, devo lavorare.
Mi guardo attorno di sottecchi, chiedendomi se la mia collega e amica, si sia accorta, dello stato in cui mi trovo.
Sono sciolta nell’estasi, il mio “simpatico maritino” non mi scopa da una settimana, mi ha costretta ad una settimana di ”digiuno sessuale”, per prolungare le mie voglie.
Ma non ce n’era assolutamente bisogno.
Amo scopare… amo, idolatro scopare.
E non c’è bisogno di alcun “digiuno” per aumentare il mio desiderio.
Io sono un desiderio unico.
Sento piccole pulsazioni di smania trapassarmi la figa, la testa mi pulsa, devo respirare piano e ripetermi: “Stai calma… calma… stasera scoperai… ce la puoi fare…. Resisti… Ma accidenti, non ce la posso fare, ho troppa voglia”.
Ripenso ai mille giochi del passato, in cui Fabio, da perfetto regista, mi aveva portato allo stremo dello spasimo.
Anziché calmarmi, mi eccito ancor di più.
Mi alzo e vado in bagno.
Osservandomi allo specchio, mi spruzzo il viso con acqua fresca, gli occhi sono lucidi e vogliosi, le labbra turgide e lussuriose, ci passo la lingua umettandole.
“Datemi un cazzo e spaccherò il mondo”.
Rivedo lo stesso gesto, nel bagno di un ristorante, con lo stesso desiderio e la stessa esaltazione.
Quella volta Fabio, mi aveva fatta vestire con una gonna lunga, non ne ero molto felice, ma le autoreggenti e il perizoma estremamente sexy mi avevano convinta, ma mi aveva persuasa ancor di più il vibratore che mi aveva infilato in figa.
Camminavamo verso il ristorante abbracciati e complici, ridendo come bambini, con il nostro segreto fra le mie gambe.
Il bastardo, ogni tanto azionava il telecomando, obbligandomi a fermarmi, lampi e scintille attraversavano il mio corpo, rendendomi schiava della mia stessa bramosia.
L’orgasmo mi sfiorava, mi prendeva e mi lasciava affranta e anelante della prossima scarica che non sapevo quando sarebbe arrivata.
Il ristorante era elegante, le portate appetitose e il tavolo illuminato alla luce di una candela.
Mi sentivo una principessa.
La principessa sul… pisello… anzi sul vibratore.
Quando si avvicinava il cameriere, Fabio azionava il telecomando, mandandomi in estasi.
A fatica controllavo i mugolii di piacere.
Era un orgasmo dopo l’altro.
Il cameriere mi osservava pensieroso e preoccupato, non comprendendo cosa ci fosse di anomalo nella nostra cena.
Era un bel ragazzo, muscoloso, alto e moro ed io di rimando lo guardavo, vedendo solo il suo cazzo sotto ai pantaloni ed immaginandolo dentro di me insieme al dildo.
Mi riprendo.
Mi sento una porca, una magnifica porca, felice di vivere e di scopare.
Sento il clitoride scoppiarmi nello slip.
“Se entra qualcuno nel bagno, gli salto addosso e me lo scopo, chiunque esso sia…” – lo dico sottovoce, magari qualcuno ode e viene in soccorso…
La mano corre veloce, ma il rumore della porta che si apre, mi blocca.
Chiudo le palpebre e alzo i bulbi oculari al cielo.
“Cazzo, Dio c’è… e mi ascolta…”
“Che succede?”
La voce della mia collega mi riporta alla realtà.
“Nulla… perché?”
“Sei paonazza… stai male?”
“Beh… in realtà non mi sento benissimo…”
“Non è che hai la febbre?”
Lei insiste, come posso spiegarle… è così pudica.
“Può essere…”.
“Sono febbricitante! La voglia di scopare è così tanta, che devo averne sessantanove di gradi… di febbre.”
Penso.
Le sorrido, scuoto la testa in silenzio, non so cosa dire, meglio tacere i pensieri che articolo sotto l’egida del sesso, per non incasinarmi ancora di più.
Finalmente si avvicina l’ora di tornare a casa, il mio appuntamento mi aspetta.
Voglio essere sexy e stuzzicante, devo scegliere con cura l’abito e l’intimo, voglio che Alessio guardandolo pensi solamente a togliermelo.
Manca poco alla fine della giornata di lavoro, bussano alla porta, apro e mi blocco, di fronte a me c’è Alessio.
Sono piacevolmente sorpresa.
Ha voluto farmi una sorpresa, mi porterà a prendere un aperitivo in centro.
Dopo il primo attimo di stordimento, assaporo la gradita visita inattesa.
Sorrido e ringrazio mentalmente Fabio, di sicuro c’è il suo zampino.
Mi sorride e in pochi secondi tutte le mie difese crollano, la mia concentrazione mentale finisce a puttane.
Lo faccio entrare e lo guido verso la poltrona dove vorrei farlo sedere, ma il suo incedere, i glutei che si muovono sotto ai jeans stretti al punto giusto, le gambe lunghe dai muscoli torniti mi fanno cambiare idea.
“Si… vieni ti mostro io dov’è il bagno…”.
Mi guarda stranito, non comprende, poi vede il mio sguardo e afferra tutto.
Mi segue.
Lo accompagno in bagno, mi assicuro che nessuno ci guardi ed entro con lui.
Chiudo la porta alle spalle con un colpo secco e veloce, è uno sparo nella mi figa ormai fradicia di voglia e umori.
Sono preda dell’euforia, non saprei dire chi dei due si avvicina per primo, sono baci insaziabili e profondi, la lingua che cerca la gola e il piacere.
Le sue mani che guizzano da sopra la camicetta fin sotto, alla ricerca del reggiseno, che scostato lascia fra le sue mani i miei seni che hanno ormai i capezzoli duri ed eretti.
Le sue mani che stringono i miei glutei che gridano vendetta e richieste di proposte indecenti.
Il desiderio è impellente.
Mi siedo sul lavabo, sollevo una gamba, lascio ai suoi occhi il mio perizoma, prendo la sua testa e la spingo dolcemente fra la culla del mio sesso.
Solleva la gonna, insinua la sua lingua nel mio perizoma, inizia a succhiarmi con esso, me lo morde e me lo strappa, grido di piacere, mi esplode la figa, ma mi controllo, non voglio venire.
Si alza, allungo una mano e gli apro i pantaloni, sfioro il suo cazzo duro e voglioso e me lo infilo fra la figa bagnata che attente ansiosa di essere riempita.
Pochi colpi, voglio solo un aperitivo.
Sbrodolo di goduria, senza togliermi il cazzo dalla sua casetta, mi gira e mi appoggia al lavandino continuando la penetrazione alla pecorina… assaporo per pochi minuti… poi esce, me lo mette in bocca, lo lecco, lo gusto… ma basta… deve essere solo un aperitivo!
Freniamo, ci sistemiamo ed usciamo, eccitati e sconvolti da questi preliminari.
Non guardo in faccia nessuno mentre saluto ed esco con Alessio, lo so, lo sento, la mia faccia è un invito al sesso ed io non voglio (al momento) altre offerte.
Passeggiamo per il centro, beviamo l’aperitivo, questa volta quello vero, stuzzichini e Prosecco di ottima qualità.
Apro la porta di casa, Fabio mi aspetta eccitato e curioso.
Nel suo sguardo la curiosità, vorrebbe sapere cosa abbiamo fatto, ma sa attendere paziente, si accontenta di un resoconto veloce, poi verrà il suo turno e il suo appagamento sarà anche la sua soddisfazione.
Mi spoglio, mi serve una doccia, devo schiarirmi le idee, voglio architettare anch’io qualche gioco nuovo.
Sono sotto la doccia, Fabio entra con Alessio.
“Perché non fai la doccia con la Anny?”
La voce roca e profonda di Fabio, ha una leggera incrinatura, solo io vi leggo tutta l’eccitazione che gli altri non percepiscono.
Esce e lascia la porta aperta.
Alessio si spoglia ed entra con me nel box doccia.
I nostri corpi nudi si avvicinano, si strofinano uno con l’altro, la schiuma scivola, lo scroscio dell’acqua fa da colonna sonora.
Mi lascio trasportare da questo turbinio di sensazioni, stanno godendo tutti i miei sensi.
Il respiro si fa affannoso, sento il suo uccello, è talmente duro che sembra voglia esplodere, mi inginocchio, lo prendo in bocca, lo gusto avidamente, mi sento un’assetata nel deserto caldo e afoso.
Sono tutta un brivido di piacere e di esaltazione.
Mi alza, mi gira, mi prende dapprima lentamente, poi i nostri corpi iniziano a muoversi a ritmo sfrenato, lo sento ansimare, chiudo gli occhi e mi abbandono a questo piacere…
Il suo cazzo duro e imperioso vuole comandare.
Abbandona la culla alla ricerca dell’antro della strega e vi penetra.
Mi ritrovo appoggiata alla parete della doccia, urlante di piacere, i colpi possenti che cancellano ogni altro pensiero.
Strillo il mio piacere con enfasi.
“Non ti fermare… non ti fermare…”
Mentre inarco i lombi per accoglierlo tutto dentro di me, mi tocco il clitoride tumido e carnoso, raggiungo l’orgasmo mentre sento il suo primo fiotto inondare il mio corpo.
Mi giro e mi accuccio per ricevere sul mio seno e sul mio viso tutto il resto del suo sperma che mescolo come crema al sapone.
Continuo a masturbarmi, mentre lo assaporo nuovamente in bocca per l’ultimo bacio.
Vedo il riflesso di Fabio, mi osserva al buio, sotto al boxer vedo il suo uccello turgido.
Termino la doccia, facendomi insaponare e lavare.
Le mani penetrano, massaggiano e rimescolano i miei sensi, che attendono agitati il prossimo round.
Ci rivestiamo, ci attende un nuovo locale, dove la cena ci darà nuova vitalità.
Mio marito è alla guida, io e Alessio siamo seduti sul sedile posteriore.
Alessio mi tocca le gambe, raggiunge il bordo delle calze che si lega al reggicalze, mi sfiora la pelle nuda.
Accidenti… ansimo, la voglia è sempre lì, in attesa, mai sopita, vorace ed affamata.
Rispondo al richiamo, lo prendo per il colletto della camicia e lo avvicino a me, affondo la mia lingua fra le sue labbra, succhio con voluttà, esploro… pensando che voglio ancora e ancora… e ancora… essere l’oggetto del desiderio.
Sento la mano di Alessio che inizia a giocare con il mio clitoride… non ho messo il perizoma, ero in attesa… cazzo…. come sono bagnata.
Un acre odore di umore vaginale si diffonde per l’abitacolo dell’auto, Alessio continua il suo gioco infilando un dito nella mia passera, sempre più in profondità, mi sdraia leggermente, toglie il dito me lo infila in bocca, me lo muove mimando un pompino.
Aggiunge un altro dito, me li fa leccare, quando sono ben umidificati, mi penetra nuovamente, lentamente e velocemente… mi fa impazzire… toglie nuovamente, mi rimette in bocca le dita che succhio avidamente… ne aggiunge un altro… ricomincia il gioco.
Sento quattro dita dentro di me, io non riesco più a stare ferma, mi muovo come un bruco impazzito nella mela… appoggio la mia mano sul suo cazzo e mi muovo al ritmo della sua musica, mentre urlo il mio piacere.
Afferro la sua mano e la tengo ferma dentro di me, assaporo fino all’ultimo spasimo il mio godimento.
Nel silenzio irreale, disturbato solo dai respiri irregolari dei nostri corpi, si percepisce una carica sensuale che ognuno di noi tre vive a suo modo, così divisi e così vicini.
Mi calmo.
Raggiungiamo il ristorante, respiro con lentezza, conto fino a dieci, poi ancora fino a venti.
Apro la portiera dell’auto, le mie gambe scivolano fuori, le scarpe di camoscio rosso con il tacco a spillo attira l’attenzione di un passante che si ferma e mi guarda estasiato, con naturalezza, sollevo lievemente la minigonna, lasciando alla sua vista il bordo di pizzo delle autoreggenti e la mia passerina totalmente depilata.
Scorgo i suoi pantaloni lievitare.
Riabbasso la gonna.
La serata è appena iniziata… ma questa è un’altra storia.
Continuo a camminare, raggiungo l’ingesso dell’ufficio, respiro profondamente, stasera incontrerò un nuovo amico, me lo sono scelta io questa volta… e Fabio sarà lo spettatore passivo, di questo nuovo gioco…
P.S. : i nomi dei personaggi sono frutto della mia fantasia, un grazie a mio marito che gode nel vedermi godere e un grazie ad Alessio per le situazioni erotiche in cui mi ha trascinato.
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fiona59,
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I casi della vita (prima puntata di due)
“Amore,la settimana prossima vieni con me in Francia? Ricordi? Inizia quel famoso corso di aggiornamento che mi terrà impegnata,ma solo fino a metà pomeriggio,poi potremmo unire l’utile al dilettevole.
Parigi,come Venezia e Roma,è speciale per gli innamorati. In più devo incontrare Mireille,la mia corrispondente,la ragazza con la quale parlo quasi tutti i giorni al telefono,che se è di persona come ha la voce,dovrebbe essere una creatura eccezionale”.
Lui,il Pinko,è molto romantico con me e teneramente porcello e curioso col resto femminile del globo.
Per rispondermi così: “Mi piacerebbe da morire,Tesorino,ma sono in piena campagna vendite con decine di appuntamenti presi per tutto il mese” significava che proprio non poteva venire,considerando anche quanto gli piace viaggiare e conoscere gente.
“Vai,e comportati bene” aggiunse con quel suo risolino caratteristico. Lo capisco al volo,quando dice così,con quella faccia,allude al mio comportamento sessuale ed alle mie prerogative di donna “libera”,disinibita,di donna “carpe diem”… di zoccola insomma,per dirla terra terra nel modo in cui lo direbbe frettolosamente,e con un pizzico di superficialità,chi è al di fuori di questo mondo.
“Tranquillo,mi conosci …” replicai prontamente: “E’ proprio per questo che mi preoccupo!”
Il suo sorriso,dopo quelle parole,si trasformò in una grossa risata che coinvolse anche me. Ci abbracciammo complici e felici e finimmo per fare l’amore.
Il giorno dopo cominciai a pensare alla pianificazione ed all’organizzazione del viaggio.
Odio l’aereo. L’ho preso molte volte,anche per trasferte intercontinentali,ma il volare mi trasmette una strana ansia e mi fa stare in continua apprensione,al punto che non riesco a distrarmi,a sentire musica,a vedere un film,a chiacchierare con qualcuno: le ore diventano davvero interminabili.
Specialmente subito dopo il decollo,quando l’aeromobile punta decisamente verso l’alto,ho come l’impressione che il Signore la tiri su per mezzo di una grossa fune,tipo quelle che tengono ancorate le navi nei porti,agganciata al muso proprio al centro della carlinga.
E se si stancasse di questo tiro alla fune? E se venisse distratto dagli innumerevoli problemi degli Umani e smettesse di tirarla? Mie considerazioni,irrazionali,lo so,ma persistenti.
Si trattava di poco più di due ore di volo,ma in quei giorni,chissà per quale motivo,pensai che mi fossero realmente insostenibili e quando mi prende così,non c’è niente da fare,devo cercare alternative.
Scartata l’auto,troppi 1500 km da sola,e dovendo viaggiare per lavoro,chiesi a chi di dovere se potevo prendere il treno al posto dell’aereo,dal momento che,alla fine, pensavo potesse risultare anche una scelta “risparmiosa”. L’azienda,nella persona del direttore amministrativo,non fece alcuna difficoltà a permettermi di andare via rotaia.
Pensai che il dottor Righetti non obiettò,quando gli chiesi di accordarmi il treno,perché mi conosceva bene,da buon parsimonioso,lui dice ottimizzatore,io dico braccino,capì subito che in aereo avrei speso più soldi per i bagagli che per me. (Mi fece anche una sorpresa,che vi dirò al momento opportuno)
Per una permanenza di cinque soli giorni infatti,riuscii a riempire i due ormai arci-noti trolley giganti di famiglia … e mi contenni!
Alla stazione,per giustificarmi con Pinko che mi sfotteva per via di quella boutique portatile,misi in mezzo l’orgoglio nazionale,il Tricolore,la “grandeur”,i cugini d’Oltralpe un po’ vanesi (loro!) l’eterna competizione esistente in campo moda e il non voler sfigurare con la -molto probabilmente- bella collega.
Non ci fu verso,più motivavo,più rideva: “Sì … sì … certo,Amorino,ma a me lo dici? Vuoi che non conosca la tua essenzialità,la tua sobrietà ,gli sforzi che farai per non apparire ed il dolore che stoicamente sopporterai nel caso ti ritrovassi al centro dell’attenzione?”
Pur sapendo che aveva stra-ragione nel prendermi in giro,un pochino mi indispettì,non c’è niente di peggio della verità per ottenere risultati del genere,fateci caso. Lo baciai col solito naso all’insù,con il caratteristico broncio più coreografico che altro,girai le spalle di scatto e mi avviai verso la carrozza,mentre i miei lunghi capelli biondi,il mio principale vanto, si adagiavano di nuovo sulla schiena ricominciando poi ad ondeggiare per i miei passi veloci.
La sorpresa di Braccino: mi aveva dato i biglietti in una busta ed io non mi ero nemmeno presa la briga di controllare,mai immaginando. Ebbene,non erano per il wagon-lit,ma per le cuccette: di prima classe,quindi scompartimenti da quattro posti e non da sei,ma cuccette. Quando me ne resi conto,alle 19:00,era ormai troppo tardi,in quanto a quindici minuti dal fischio di partenza; inoltre non era un problema immediato,me ne sarei dovuta preoccupare,in caso,dopo meno di quattro ore,a Milano,ove avrei dovuto cambiare per la coincidenza.
Una volta arrivata nella stazione della città meneghina ed individuato l’altro treno,riflettevo su quanto potesse essere stata insulsa la mia scelta: mi aspettavano circa altre dieci ore di viaggio.
Essendo però il convoglio semivuoto,mi ritenni comunque fortunata: “Va bene così” pensai “starò in ogni modo comoda e tranquilla,in fondo c’è la notte di mezzo,me ne vado a nanna ,tanti saluti e ‘se rivedemo’ domani mattina”.
Ero da sola,e per quelle ore non “doveva” succedere nulla,finché,trenta secondi prima che il treno cominciasse a muoversi …
Ettepareva,eccolo. Ecco apparire dal nulla colui che in seguito avrebbe dovuto mettere a dura prova il mio considerarmi “seria” e verificare l’effettiva efficienza dei miei freni inibitori: chissà quale sarebbe stato,conoscendo me stessa, l’esito.
“Posso?” mi chiese gentilmente facendo capolino sulla porta. “Nnn” lo vidi meglio: “Certo,si accomodi!”. Maledizione,lo sapevo … lo sapevo che non sarei riuscita a chiudere quel “no” ed aggiungere: “Ma Santo Cielo,scusi,non ha visto quanti scompartimenti vuoti ci sono?” Fu meglio,che non lo feci,perché mi avrebbe risposto,mostrandomi il biglietto e facendomi fare una figuraccia: “Ma io sono prenotato qui,vede?”
Poi,d’altra parte,come riuscirci? Era alto e magro –ne dubitavate?- moro e con la chioma folta,i suoi occhi,di un verde intenso e magnetico,sembravano sprigionare sesso ad ogni battito di palpebre.
Inoltre non era più giovanissimo,un valore aggiunto,per me. Sulla quarantacinquina,diciamo,abbronzato,disinvolto ed in più vestiva Armani! Giacca e pantalone morbidi color écru su t-shirt girocollo in seta color tabacco. Insomma,a livello estetico,il mio tipo ideale,accettare la sua conversazione mi sembrò cortese e logico.
(Ed anche inevitabile,era troppo bello. Lui questo non lo sapeva,ma se ne accorse presto.)
Aveva dei modi aristocratici e parlava in modo forbito ed interessante con voce calda. Iniziò a dirmi che lui,nome di battesimo Alessandro,abitava a Parigi ma era italiano. Aveva sposato una francese,per questo si era stabilito lì,ma ogni tanto,abbastanza spesso,andava a Milano a far visita ai suoi ormai anziani genitori. Ora stava,appunto,ritornando a casa dalla moglie,dalla quale non aveva figli.
Parlammo a lungo,un po’ di tutto,anche io raccontai qualcosa di me e del mio status di donna con un legame di convivenza serio e stabile. In previsione di quello che eventualmente sarebbe potuto avvenire fra noi -lo speravo,lo temevo,non so bene- volevo sapesse che eravamo alla pari,sentimentalmente impegnato lui,altrettanto io. Nessuna complicazione.
Lo guardavo negli occhi,un po’ perché mi avevano ammaliato,un po’ per comprenderlo anche nelle sfumature. Cominciò ad incespicare sulle parole,sotto il mio sguardo divenuto,man mano che prendevamo confidenza, impudico,come me,che lo sono,e non da oggi,”per inclinazione naturale,per abitudine acquisita,per una volontà di trasgredire che è il riflesso ad un’educazione rigida,a regole severe e coercitive,ad un’estetica esteriore castigata oppure per mero esibizionismo”.
Perdonate il mio vocabolario,è colpa sua,è più adatto a un trattato di psicologia cha ad un racconto,ma rende molto bene l’idea di me.
In quel momento capii che gli stavo producendo l’effetto desiderato,anzi,un impercettibile rossore che gli comparve sulle gote,completò di scatenarmi l’eros.
Già,ma come fare per non tradire il mio uomo e soprattutto come trasformare un’avventuretta in treno,avvenimento in fondo banale,in un evento memorabile e per giunta di coppia?
Cos’è il genio? E’ fantasia,intuizione,colpo d’occhio e velocità di esecuzione. Rambaldo Melandri, “Amici miei”,Italia,1975. Ecco,mi serviva un colpo di genio,e prontamente arrivò.
Con una scusa che poi scusa non era (ci andai davvero alla toilette,volevo essere “fresca” quanto più possibile) uscii dallo scompartimento munita di cellulare: “Pronto Amore? Apri bene le orecchie, ti faccio sentire una diretta che al confronto quella del 21 luglio 1969 riguardante lo sbarco sulla Luna di Neil Armstrong con l’Apollo 11,diventa una puntata de ‘L’Approdo’.”
“Cosa … Come … Dove sei diretta? Dove devi approdare? Ma che stai a dì,e chi è ‘sto Neil … perché armeggia col pollo dalle undici?” Era notte fonda e lui stava dormendo,logico che fosse frastornato.
“Tesorino,tranquillo,sono sulla Terra,sempre in treno e quello che stai per ascoltare,su una linea erotica farebbe guadagnare milioni,perciò rilassati,resta in linea e presta molta attenzione”.
“Ok … va bene” rispose,lasciandomi nell’incertezza sul fatto che avesse compreso perfettamente il mio proposito,ma ormai il dado era tratto e così rientrai. Alessandro era subito dietro la porta scorrevole,in piedi,a sistemare una valigia e per andare verso il finestrino dovevo passargli davanti,vicinissima.
Mi fermai alla sua altezza,eravamo quasi attaccati,uno di fronte all’altra. Attimi interminabili occhi negli occhi,di un’intensità pari,se non superiore,ad un orgasmo: impossibile non offrirgli le labbra e così finalmente mi baciò,prendendomi la testa fra le mani.
Partì una serie infinita di carezze appassionate,ora tenere ora energiche,ed una serie di baci bollenti. Le sue mani percorsero il mio corpo,sempre più nudo,infinite volte,e la sua lingua era come se le seguisse.
Si muoveva con una foga quasi animalesca,in contrasto con il suo aspetto gentile,e così velocemente che chiudendo gli occhi ebbi addirittura la sensazione di interagire con due uomini. Tutto ciò faceva quindi raddoppiare,momento per momento,la voglia che avevo di sentire la pressione e l’attrito del suo corpo sul mio,di essere penetrata in tutti i modi,di godere con lui.
Ogni tanto mi dava degli ordini,addirittura perentori: “Spostati in là,allarga le gambe,dai,girati,inarca la schiena,su,forza!”
Io,in genere molto “fiera”,non sono abituata a farmi manipolare come una bambola,tutt’altro,però in quel frangente ero stranamente e completamente subordinata a lui e al suo volere,una sensazione nuova ed intrigante che non avevo mai provato prima,mi sentivo la sua puttana e lo accondiscendevo in tutto,obbediente e disciplinata: era la prima volta in assoluto che mi lasciavo letteralmente dominare.
Ma quando si sdraiò supino scivolai veloce su di lui,il suo membro eretto esercitava in me un richiamo irresistibile e ripresi la mia autonomia a lungo repressa; mi ci attaccai con la bocca come un’assetata a una fontana,non ammettendo repliche ed iniziando un lento su e giù alternato a colpi di lingua sotto il prepuzio,ad ognuno dei quali corrispondeva un piccolo fremito suo e del suo organo. Mi stavo gustando un manicaretto lungamente desiderato,e con somma soddisfazione,lo meritavo,avevo “subito” troppo.
Guardando dal basso verso l’alto le espressioni del suo volto mi rendevo conto,con un certo compiacimento,del piacere che gli procuravo, perché si capiva chiaramente che Alessandro era un mestierante,molto navigato,per farlo godere così dovevo essere davvero molto brava in quel momento,uno “strumento” di piacere sessualmente perfetto.
Il mio cellulare era vicinissimo a noi,poggiato sul tavolinetto sotto il finestrino,quello abbassabile in mezzo ai due divanetti: Pinko poteva sentire chiaramente i nostri gemiti,i nostri sussurri e le parole,a volte appassionate,a volte “forti” che ci scambiavamo; mi andò di nuovo lo sguardo su quel display dove mi sembrava di vederlo,e questo scatenò in me un’eccitazione ancora,se possibile,più grande.
Imiei interni coscia erano già bagnatissimi,con piccoli rivoli che arrivavano alle ginocchia ad alle natiche,era più che maturo il momento per ricevere dentro di me il mio occasionale amante.
Lui lo capì,anzi,lo aveva già capito da un pezzo,ma prima volle riportare con la lingua quei rivoli nel loro luogo d’origine,aggiungendo del suo e procurandomi infiniti brividi di voluttà,poi prese a strusciarmi il pene sulla pancia e fra le cosce,lentamente,facendo su e giù,ma ancora non me lo metteva dentro,lo faceva apposta,con una punta di sadismo,ma ci stava tutto: aveva “ripreso il comando”.
La sensazione di star facendo una cosa insieme,ma anche “contro”,come una specie di battaglia,mi esasperava e nel contempo mi mandava fuori di testa per il piacere,gli urlai: “Basta,cazzo,penetrami! Sto impazzendo!” e finalmente lo fece,ma da dietro,mettendomelo nell’ano come per sfregio,per umiliarmi ancora,pensai,ma non mi interessava,ormai era dentro e questa era la sola cosa che contasse in quel momento per me.
Ce l’aveva grosso e durissimo tanto da riempirmi completamente lo sfintere mentre mi masturbava e così venni all’istante in maniera molto fragorosa,proprio con la bocca vicino al telefonino.
Non mi fermai,ora che finalmente i nostri corpi potevano ondeggiare all’unisono con l’incedere del treno,e quei piccoli spostamenti che sottolineavano il passaggio da un tratto di binario all’altro risultavano dei piacevolissimi coadiuvanti: capii che numerosi altri orgasmi mi attendevano.
Ad un certo punto prepotentemente pretesi,ed ottenni,che mi prendesse davanti in posizione tradizionale e successivamente gli misi le gambe sulle spalle in modo che potesse scoparmi spingendo più in profondità possibile,lo volevo fino al fondo dell’utero,nello stesso tempo volevo che mi vedesse chiaramente in faccia,come avevo fatto io mentre glielo succhiavo.
Il mio viso,nelle mille espressioni che il piacere gli disegnava,gli infondeva carica,e lui era infaticabile e non veniva mai. Avevo messo in preventivo altri orgasmi,ma persi letteralmente il conto,oltre che la cognizione del tempo.
Pensai che ne fosse passato moltissimo,perché,ormai esausta e con la vagina in fiamme,dovetti ricorrere al mio sistema “segreto”: lo misi sotto,mi distesi su di lui e petto contro petto cominciai a muovere solo il bacino,freneticamente,da distesa e in un modo particolare,una sorta di danza del ventre in orizzontale,fino a che non capii che stava arrivando al traguardo,e ne raggiunsi un altro anche io.
A quel punto alzai il busto e mentre lui urlava all’apice del piacere gli mollai,proprio mentre veniva,una gragnola veloce di schiaffi in faccia alternando tutte e due le mani. Schiaffi non fortissimi,ai quali lui non oppose il minimo cenno di resistenza,ma comunque di una certa energia: non chiedetemi il perché,mi venne così,in modo imprevisto e naturale,come naturale fu addormentarmi dopo pochi minuti,appagata e stremata da quella lunghissima performance.
La mattina dopo,o meglio, una manciata di ore dopo,lui era già sveglio ed esordì così: “Nessuna mai mi ha fatto una cosa del genere prima,ci tengo a dirtelo,quel contorno,del tutto inatteso,ha accompagnato degnamente quell’orgasmo e lo ha reso uno dei più belli che abbia provato in tutta la mia vita.” Incassai con una certa soddisfazione devo dire,cavolo,aveva gradito anche gli schiaffi!
“Grazie” risposi “ è stato grandioso anche per me,e probabilmente anche per qualcun altro”. “Come?” “Niente,niente,ogni tanto faccio e dico cose di cui non mi rendo conto,lo avrai capito.”
Ormai eravamo arrivati a destinazione e già fermi.“Ci rivedremo?” mi disse. Sarà un po’ difficile,pensai,visto che non ci siamo scambiati nemmeno i numeri di cellulare,ma risposi: “Mah … chissà,hai visto mai,i casi della vita … ciao,bel figo” e mi avviai verso l’uscita della carrozza,poi avrei dovuto cercare velocemente un taxi.
Non vedevo l’ora di sentire Pinko,ma prima dovevo sistemarmi,impossibile tenere telefonino,borsa e i due trolley insieme: sarebbe stato un momento da gustare e volevo star comoda. Lui intanto scomparve fra la gente.
Una volta in auto: “Pronto Amore?” “Buongiorno, Marchesina De Sade!” Mi salutò così,continuando: “Tesorino,devo confessarti una cosa … mi hai fatto fremere in tutti i sensi stanotte,in modo particolare per l’exploit finale,e chi se l’aspettava? Non ti ho mai visto fare una cosa così,né con me,né con altri. Inizialmente nemmeno capivo,tutti quei ciaff ciaff … pensavo che ti stesse sculacciando,pensa un po’!
Devo aggiungere che ho avuto anche un moto di gelosia,ma questo ha reso ancora più eccitante una sega memorabile,sontuosa,neanche da adolescente sono mai arrivato ad un’intensità simile: sei immensa ed unica,amore mio.”
Ecco: questo è il mio Pinko. Come non amarlo,come non stimarlo,come non voler vivere tutta la vita con lui e per lui? Avevo già voglia di tornare a casa,di baciarlo,di coccolarlo e di fare l’amore,ma ero appena arrivata e gli impegni andavano rispettati.
Dalla stazione di Parigi Gare de Lyon ci volle un’oretta a raggiungere Versailles e l’omonimo hotel,dove avrei dovuto soggiornare e seguire il corso. Quel primo giorno,per permettere un più agevole arrivo dei partecipanti ,l’inizio era stato stabilito alle 11:30,una presentazione di quello che si andava ad affrontare,più che altro,avevo quindi abbastanza tempo per prendere possesso della stanza,per una bella doccia e per una sistematina generale.
Scesi di nuovo,bella “in ghingheri” come l’occasione meritava. Una volta nella hall,prima di entrare nella sala a noi riservata,ebbi l’occasione di conoscere Mireille,la quale,abitando a Parigi,veniva direttamente da casa.
Vidi entrare nell’albergo una splendida donna e mi augurai subito che fosse lei. Era lei,infatti: alta,mora,slanciata,naturalmente elegantissima,fasciata in un tailleur panna e su sandali,manco a dirlo,in tinta e con tacchi vertiginosi .
Monsieur Lechateau,il nostro coordinatore,che già conoscevo in quanto veniva spesso a Roma,me la presentò. Lei mi sorrise,io feci altrettanto e ci abbracciammo cordialmente,dopo tante ore trascorse insieme al telefono nei mesi precedenti ,senza mai vederci.
Andava oltre ogni mia più rosea previsione,era di una bellezza (e di una dolcezza,posso aggiungere a posteriori) davvero fuori dell’ordinario: devo ammettere che mi colpì molto,non soltanto per la sua avvenenza ma anche per quel suo modo di parlare,ancora più apprezzabile dal vivo,con quella vezzosa “erre” tipicamente francese e con quel gentilissimo modo di porsi che aveva.
Inoltre,e non sapevo per quale motivo,si esprimeva in un italiano praticamente perfetto,ma questo lo notai già da tempo,da quando avemmo i primi contatti telefonici; mi ero sempre ripromessa di chiederle il motivo,ma puntualmente me lo dimenticavo,come in quel frangente.
Il giorno dopo ci trovammo a fumare una sigaretta insieme durante una pausa dei lavori e mi disse: “Pallina,vieni a cena da me,stasera,senza “ufficialità”,ti faccio conoscere mio marito,preparo una cosetta al volo e poi ti portiamo a vedere Parigi per bene,che ne dici?”
Naturalmente dissi di sì e,sebbene consapevole che avremmo dovuto camminare parecchio,non rinunciai ad un paio di chanel tacco 12,ad una minigonna con volants ed a un top molto scollato,il tutto,color glicine; ero in Francia,era estate e contavo molto sul senso estetico dei nostri cugini nonché sul loro essere aperti,tolleranti e cosmopoliti: una passeggiata nel centro di Parigi era un’occasione mica da ridere! Praticamente una passerella lunga chilometri.
Alle 20:30,puntualissima,mi trovavo davanti alla porta della loro abitazione. Al suono del campanello sentì Mireille che diceva: “Amore,vai tu ad aprire,per favore? Sono in bagno,un minuto e vi raggiungo.”
Una volta aperta la porta mancò poco che cadessi lunga per terra: avevo davanti Alessandro! Avevo davanti lo sconosciuto con il quale avevo fatto l’amore sul treno soltanto due giorni prima,ed era il marito della mia amica! Incredibile,con dodici milioni di parigini (hinterland compresa) quindi sei milioni di uomini circa,proprio lui.
(fine prima puntata)
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pallinaepinko,
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I casi della vita (seconda ed ultima puntata)
Penso che la sua espressione esterrefatta –occhi sgranati e mano davanti alla bocca come quando si vuole tappare uno sbadiglio- battesse la mia. Restai immobile e senza parlare,un po’ perché sotto leggero choc,un po’ perché volevo vedere come avrebbe gestito la situazione,in fondo eravamo a casa sua e lì c’era sua moglie,spettava a lui la prima mossa,io mi sarei comportata di riflesso.
Quando riprese i colori e mi disse,facendomi d’occhio: “Cosa le succede,signora,si sente poco bene?” compresi che si era riavuto dallo stupore. Quel darmi del lei,insieme al cenno,era il segnale che voleva mantenere le distanze,quindi accondiscesi: “Si,un pochino … mi scusi,un lieve mancamento,deve essere stato a causa del caldo e delle scale.”
“Venga,si accomodi su quella poltrona. Amore,hai fatto? Porta un bicchiere d’acqua,per favore.”
Comparve Mireille con una bottiglia ed un bicchiere in mano: “Pallina che c’è,non stai bene? Come ti posso aiutare,vuoi che chiami un medico?... Ah,perdonami,lui è Alex,mio marito. Alex … Pallina.”
“No,tesorina,lascia stare … piacere Alex … niente di così grave da rendere necessario l’intervento di un medico. Piuttosto,chiamami un taxi,per favore. Vorrei tornare in albergo,sono sicura che un po’ di riposo mi farà rimettere completamente e domani sarò di nuovo in forma.”
“Nessun taxi,ti accompagno io,è il minimo che possa fare,mi dispiace tanto.” Le servì solo il tempo di sostituire le infradito con un paio di ballerine e ci avviammo con la sua auto verso l’hotel dove soggiornavo.
Durante il tragitto riflettevo sul fatto che loro,quasi sicuramente,non erano una coppia di trasgressivi,altrimenti Alessandro avrebbe trovato tempo e modo di informare la consorte su quella che in fondo era stata soltanto una scappatella innocente e senza alcun tipo di coinvolgimento. Una confessione spontanea poteva incentivare a catalogarla come un momento di debolezza,una ghiotta occasione alla quale non era stato capace di resistere e non un tradimento di estrema gravità,alleggerendo così,e non di poco,la sua posizione di fedifrago. Ma lui aveva scelto un’altra via,quella del silenzio.
Per questo motivo,anche pensando di interpretare quella che supponevo fosse la sua volontà,preferii rinunciare alla serata: qualche uscita involontaria sulle cose che mi aveva raccontato,ad esempio dei genitori italiani,poteva scoprire qualche altarino,col rischio di mettere a repentaglio un menage. Non sarei stata rilassata –e di sicuro non lo sarebbe stato nemmeno lui- oltre che in imbarazzo per delle ore. No,non me la sentivo proprio,meglio evitare.
A proposito del parlare fluente della mia collega,finalmente ne avevo capito il motivo: per forza,oltre ai rapporti di lavoro quotidiani con l’Italia,aveva un marito italiano e ci parlava nella sua lingua da quasi venti anni!
Il giorno dopo mi ero rimessa da quel malore mai avuto. Alla fine della sessione lavori,durante la quale Mireille mi chiese a più riprese come stavo,la vedevo completamente rassicurata sulle mie condizioni di salute,infatti si avvicinò per l’ennesima volta e mi disse: “Adesso sono finalmente certa che ti sei ristabilita in pieno,mi sento più tranquilla,mi fa veramente piacere.
Senti, Alex è dovuto partire per Milano,suo padre è stato ricoverato in ospedale per il solito disturbo al cuore e lui,sebbene fosse rientrato dall’Italia che non è molto … anzi,adesso che ci penso doveva essere proprio sul tuo treno,l’altro giorno … comunque,ti dicevo … non se l’è sentita di lasciar sola la madre,in grandissima apprensione,e starà di nuovo a casa dei suoi perlomeno fino al giorno in cui si sentirà un po’ più tranquillo sulle condizioni di entrambi.
Ragion per cui stasera ne approfitto per andare a Montmartre a trovare una mia cara amica. Vieni con me,ti porto in un quartiere molto caratteristico,che vale davvero la pena di vedere e poi Claudette è una tipa di compagnia e tanto cordiale,vedrai.”
Smaltiti i brividini che mi vennero per il timore che lui avesse confessato anche solo parzialmente,o che lei,ripensandoci,avesse subodorato un qualcosa di strano dal mio “mancamento” della sera prima –non che avessi niente da rimproverarmi,ma avrei voluto essere io,semmai, ad affrontare il discorso e non a subirlo- quando ebbi la certezza che così non era,accettai l’invito. Lei mi salutò ed andò a casa a cambiarsi,dicendo: “Torno a prenderti fra un’oretta,vado a farmi bella.”
Montmartre,il quartiere degli artisti e la sua amica meritavano un look originale ed estroso,quale migliore occasione? Con il mio invidiabile guardaroba -che avevo fermamente voluto e previdentemente portato appresso con grande fatica,disagi e prese in giro- non avevo che l’imbarazzo della scelta.
Mentre mi accingevo a scegliere i capi,spontaneamente mi partirono,lingua fra i denti,tre pernacchiette: una (irridente)al dottor Righetti detto Braccino,una (affettuosa) a Pinko ed una (logistica) all’aereo,le tre “entità” contro le quali avevo dovuto “combattere” per essere lì con tutto ciò che desideravo avere con me.
Era mia intenzione presentarmi inappuntabile all’incontro,con un minivestito di rete fitta multicolor a righe verticali,cinta color arancio scivolata sui fianchi e scarpe Missoni,di stoffa,spuntate e a righette ondulate,sulle identiche tonalità del vestito,con tacco (il solito,12 cm.) e plateau anch’essi di color arancio.
Una borsa in pelle,in pandant con cinta e scarpe,avrebbe completato il tutto. Misi in atto e mi guardai allo specchio : con il relativo rossetto arancio perfettamente in tinta con le unghie di mani e piedi,l’obiettivo mi sembrava a portata di mano.
Per centrarlo esattamente,implementai il tutto truccando gli occhi con un laborioso gioco di ombretti che sfumava dal nero all’arancio e che doveva rappresentare la “chicca”,il tocco dell’ “artista”. Finalmente ritenni perfetto l’insieme raggiunto,al punto che,mentre scendevo nella hall,pensai: “Bello,davvero bello,voglio proprio riproporlo in Italia prima o poi,magari in occasione di qualche festa …”
Dopo alcuni minuti si ripresentò Mireille,con un tailleur simile a quello indossato pochi giorni prima ad inizio lavori,ma molto più scollato,nero e con sandali,sempre altissimi,neri,il tutto di pari bellezza. Non arrivò a bordo della pur graziosa Clio con la quale mi aveva riaccompagnato in albergo il giorno prima,ma di una fiammante Porsche 911 Carrera 4 cabrio,bianca con interni in pelle bordò,ritirata dal concessionario poche settimane prima,e di proprietà del marito,partito in aereo stavolta,ed ormai a Milano.
“Gli rubo sempre la macchina quando parte,è più forte di me,più mi dice che non vuole,più glielo faccio apposta,ed il bello è che dopo glielo riferisco pure!” disse divertita guardandomi con un sorriso contagioso e smagliante,mentre ripartivamo quasi sgommando,a capote rigorosamente aperta.
Mi piaceva molto,la mia collega diventata amica,in quanto trovavo in lei delle analogie veramente notevoli con me stessa, quella dei dispetti al partner compresa. Inoltre era sempre sorridente,“leggera”,scanzonata e con quell’ironia che ho sempre apprezzato nella gente. Caso raro,rarissimo,trovare una persona,soprattutto se donna,molto bella che sia anche molto simpatica ma questo era uno di quei rari casi.
Quando le dissi,riferendomi all’auto: “Caspita,che giocattolino!” compresi perché nelle nostre telefonate mi diceva spesso che lavorava per hobby: Alessandro,che quella notte in treno molto signorilmente glissò sulla sua professione,e sul suo conto in banca,era un broker,fra i migliori,di Euronext Paris,la Borsa di Parigi.
L’amica del cuore di Mireille ci aspettava sotto la sua abitazione,a rue Des Abbesses,ci avrebbe guidato in una passeggiata per il quartiere,successivamente saremmo andate in un ristorante caratteristico ove aveva prenotato per la cena,e poi,eventualmente,a finire la serata a casa sua bevendo qualcosa.
Claudette era una rossa che aveva da poco passato i quaranta,single,non straordinariamente bella,ma di aspetto giovanile e più che piacevole,oltre ad essere una donna affascinante e molto sexy. In più pittrice apprezzata, quotata e di una certa notorietà.
Si presentò letteralmente vestita di stracci colorati,ma messi con tale incredibile maestria da farli risultare al pari di un abito di alta sartoria: era,a suo modo,elegantissima e particolare.
Mentre passeggiavamo cinguettando disinvolte,consideravo quanto tutto il mondo fosse paese: sembravamo,tanto per restare in tema di uccelli,alla testa di uno stormo di storni,avete presente? Uno davanti e centinaia dietro,che volteggiano nel cielo a formare disegni mutevoli di attimo in attimo. Avevamo infatti centinaia -beh,non esageriamo,diciamo un numero consistente- di giovani uomini appresso che, guardandoci con ammirazione,proferivano di tanto in tanto garbati apprezzamenti.
In effetti tre donne così belle insieme (perdonate l’immodestia) così diverse e così variegate,una mora,una bionda ed una rossa e per giunta apparecchiate nel modo in cui eravamo,non è uno spettacolo molto comune in nessuna parte del mondo.
Lo feci presente alle mie amiche che mi dissero,all’unisono: “Wee,ma ti sei vista? Ti seguono sì!” Ed io: “Wee,ma vi siete viste,voi? Vi seguono sì!” E tutte e tre insieme: “Wee,ma ci siamo viste? Ci seguono sì!”
A quelle parole sonora risata ed abbraccio generale: la serata si prospettava nel migliore dei modi ed intanto era giunta l’ora di cena.
… Che fu ottima,e soprattutto accompagnata da due bottiglie di ottimo vino,un costosissimo Chateauneuf-du-Pape del 2005 (Claudette: “Dai dai ragazze,ma che ci frega? Offro io,anche la cena e lo faccio più che volentieri … yuppiii,vive la vie,viva la vita!”)
Aveva ragione Mireille a dire che la sua amica era cordiale ed estroversa,anche molto generosa e spontanea,aggiungo io. E per nulla superba,in quel paio d’ore a tavola non parlò mai di sé stessa né del successo che aveva e men che meno della sua posizione sociale. Ci si stava davvero bene insieme,così andai volentieri,come da scaletta,a finire la serata a casa sua.
Come può essere l’abitazione di un’artista affermata,nel quartiere degli artisti in una delle città più belle del mondo? Ma meravigliosa,naturalmente! Arredata in maniera informale e con grande gusto,con un mix di mobili antichi e moderni non facile da comporre,con tanti oggetti particolari provenienti dai più disparati angoli della Terra e con molti quadri,suoi e di altri autori,alle pareti. Insomma,si capiva benissimo che era di un livello “superiore”.
Ero stordita da tutto quel lusso,la Porsche,quella casa,quel vino … ecco,soprattutto da quello, pensai,quando dopo una mezzoretta di chiacchiere e risate,accresciute dal mio improbabile francese,ebbi l’impressione di vedere la padrona di casa avvicinarsi a Mireille,in piedi davanti ad un magnifico acquario di enormi dimensioni con decine di pesci colorati di tutte le specie,iniziare col darle un bacio sul collo,dapprima lievemente poi sempre più appassionatamente,e poi percorrere con la lingua la distanza che passa fra l’orecchio e la bocca per attaccarcisi voluttuosamente,ricambiata.
Il tutto in un ambiente decisamente suggestivo,illuminato soltanto dalle luci bianche e violette della vasca e da quella molto fioca di una avveniristica piantana posta nell’altro lato dell’immenso salotto.
Nessun loro atteggiamento mi aveva fatto presagire,sino a quel punto,che avrei potuto assistere ad una scena come quella che mi sembrava di seguire.
Ma non era l’effetto del vino.
Nel frattempo smaltivo quello della sorpresa seduta su una comoda poltrona mentre loro due si erano trasferite su un grande divano basso di pelle bianca con chaise longue: distese,si scambiavano baci ardenti guardando ogni tanto verso di me.
Dopo pochi attimi ripresi completamente coscienza su chi fossi realmente,sulle mie esperienze pregresse nello specifico,non poche,e sul mio “bagaglio tecnico”,rilevante. A quel punto dissi a me stessa: “Pallina,stanno osservando come rispondi a quello che per te potrebbe rappresentare uno choc … Forse pensano di scandalizzarti e aspettano una reazione o forse traccheggiano per vedere se è il caso di provare a sedurti,chissà … In ogni caso mi sa che ‘ste ragazze non hanno ben capito chi si trovano davanti, è ora di provvedere.”
Mi alzai e le puntai: la prima che mi venne a tiro fu Claudette,senza parlare,con fare deciso,la spostai un poco,le allargai le gambe e mi tuffai sul suo sesso a leccargliela,baciargliela,addirittura mordicchiargliela leggermente con l’eccitazione che avevo accumulato nel frattempo e che era quella delle grandi occasioni.
Stavolta la sorpresa fu loro.
Intanto continuavano a baciarsi,ma,alzando la testa potevo vedere che in Mireille montava la voglia di assaggiarmi,lo notavo dal fatto che ogni tanto apriva gli occhi e mi guardava languida: impossibile resistere a quel richiamo,dopo un po’mi alzai di nuovo,mi avvicinai e le porsi le labbra,in mezzo alle quali lei affondò subito la lingua,sentendo il sapore della mia bocca insieme a quello del dolce miele della sua amica,la quale si era portata verso il basso per ricambiarmi il “favore”ed assaporare il mio: una “tenaglia” estasiante.
Cominciai a sospirare,poi a gemere e con l’impennarsi dell’eccitazione a prendere iniziative sempre più fantasiose e raffinate,non certo da esordiente,davanti agli sguardi piacevolmente meravigliati,compiaciuti ed eccitati delle mie partner che iniziavano ad acquisire consapevolezza su chi,sotto quel punto di vista,fosse Pallina.
Dopo poco eravamo tutte completamente nude,fra il divano e l’immenso tappeto a pelo alto,sempre bianco,su cui esso parzialmente poggiava: tre armoniosi corpi di donna aggrovigliati,che cessarono di essere corpi e divennero solo dei terminali di piacere con dozzine di bocche,centinaia di mani,migliaia di dita,infiniti sessi. Bocche e mani cercavano affannosamente un’altra bocca,un seno,un clitoride o una qualsiasi altra parte ove attaccarsi,essendo divenuta zona erogena ogni centimetro della nostra pelle.
Chiudemmo diverse combinazioni di “cerchi”,inizialmente con Mireille che baciava il sesso di Claudette,la quale faceva la stessa cosa con me ed io con Mireille,e poi a girare. Ad un certo punto quest’ultima mi “spinse” con gli occhi verso la sua amica,voleva che strusciassimo a forbice le nostre vagine fino all’orgasmo,mentre lei si sarebbe masturbata davanti a noi.
La esaudimmo immediatamente e con piacere,continuando a scambiarci baci teneri ed appassionati e nel contempo guardandola,ma sarebbe più opportuno dire ammirandola,mentre,sulla penisola del divano,muoveva freneticamente le dita sulla sua vulva,con la testa reclinata all’indietro ed i lunghi capelli neri che toccavano terra,in un’espressione di estasi accompagnata da gemiti. Era una scultura in movimento che si integrava in modo perfetto fra tutte le opere d’arte presenti su quelle pareti e tutt’intorno.
Raggiungemmo così,in momenti diversi,il nostro primo orgasmo,ma non ci fermammo: io rappresentavo la novità in un menage che era evidente si protraesse da tempo,una novità da assaporare per molto ancora,dolcemente ed esclusivamente al femminile. Devo dire che,per quanto io adori gli uomini e le loro caratteristiche psico-morfologiche,in quel momento non ne sentivo affatto la mancanza.
Riprendemmo a baciarci in tre,senza fare altro deliberatamente,finché quella pratica non divenne quasi una tortura: eravamo di nuovo nella Galassia della Massima Eccitazione a pretendere di più,pronte a ricominciare quell’esplorazione del piacere a bordo della navicella Saffo.
Mi mossi per prima,cercando le curve meravigliose di Mireille,ma dopo una frazione di secondo,Claudette,”gelosa”, la prese e la fece distendere a fianco a lei con una gamba sulla spalla ed iniziò a baciarla di nuovo sulla vagina,infilandole a tratti e prepotentemente quella lingua così lunga e corposa,che nei suoi intendimenti di quel momento avrebbe voluto fosse il membro di un uomo,ma che comunque ne faceva degnamente tutte le funzioni.
Ad ogni colpo più “violento” corrispondeva un leggero rinculo di Mireille verso una delle mie dita,che,birichina,aveva cercato e trovato l’altro suo pertugio,quello posteriore,dandole un piacere doppio,mentre un altro dito dell’altra mia mano,toccava freneticamente il proprio sesso,cioè me stessa,con un concerto di mugolii,sospiri e gemiti da parte di tutte,così melodioso che avrebbe deliziato qualsiasi orecchio presente.
Dopo molto tempo e diversi cambi di posizione,eravamo di nuovo in preda a quella frenesia che precede l’orgasmo e con il desiderio comune di protrarre quei momenti all’infinito. Io li vivevo da sdraiata supina,circondata da due cosce sode e levigate che avevo intorno alla testa e che palpavo con gran gusto. Nello stesso tempo contribuivo a rendere sempre più bagnata la vagina ivi compresa,attraverso colpi di lingua veloci e decisi,ricevendo in cambio un nettare che assaporavo con voluttà ed immensa eccitazione. Una mano,non so di chi fosse,stava svolgendo un lavoro impeccabile sul mio clitoride: stavolta venimmo tutte proprio nello stesso momento.
Gli sguardi incrociati e i sorrisi dolci che,in silenzio,ci scambiammo istintivamente l’una con l’altra, nelle diverse combinazioni,per lunghi minuti alla fine della partouze,esprimevano complicità,appagamento,riconoscenza, tenerezza reciproca e consapevolezza di aver vissuto insieme dei momenti da ricordare a lungo.
“ … Così ho lasciato che scoprissi il mio ‘vizietto’,Pallina” mi disse il giorno dopo Mireille,mentre mi accompagnava alla stazione “posso contare sulla tua discrezione?”
“Ma certo,tesorina” risposi “ è un ‘vizietto’ che abbiamo in comune,come hai potuto constatare. Non ti tradirò,anche se,in verità,ti consiglierei di parlarne con tuo marito.
Non voglio criticarti né darti indicazioni,tantomeno farti la morale,ma penso che non dovrebbero esistere segreti fra chi si ama davvero. A mio avviso un uomo dovrebbe conoscere tutti gli aspetti della sua compagna,e viceversa naturalmente,anche e soprattutto quelli più ‘scabrosi’.
In realtà sono quasi sicura che Alex saprebbe comprenderti senza grossi traumi e così potresti avere delle sorprese positive,oppure … chissà … potresti sentire in risposta delle confessioni anche da parte sua –a cosa alludessi è facilmente comprensibile- ed allora dovrai essere tu tollerante con lui.
Insomma,il dialogo e la trasparenza sono la miglior cosa,dolce amica mia … senza contare che poi si potrebbero aprire nuovi ed eccitantissimi scenari,nel caso scopriste che vi potrebbe interessare un prosieguo trasgressivo come coppia.
Ti faccio un esempio: mentre venivo qui,cinque giorni fa,in treno,ho fatto sesso con uno sconosciuto e sai che l’ho fatto sentire al mio compagno in diretta telefonica?”
“Ma dai! Ma sei una grande!” “Certo,e vuoi mettere come faremo l’amore quando arrivo a Roma,considerando che gli ho anche raccontato dell’esperienza con te e Claudette? Pinko mi ha detto che gli stanno scoppiando i pantaloni.”
Lei rise di gusto,poi guardò un attimo in aria e disse: “Non hai torto,sai … potrebbe essere la cosa giusta da fare,ci penserò molto seriamente,ho qualche giorno ancora,prima che lui ritorni.“
Ci abbracciammo e ci baciammo sulle guance con grande affetto.
E così salii sul treno che mi avrebbe riportata a casa,mi ero fatta una famiglia a Parigi,uno/a all’insaputa dell’altro/a,ma avevo anche adempiuto al mio dovere di persona corretta,spingendo,senza fare delazioni, Mireille a parlare appena possibile con suo marito,per informarlo della sua inclinazione recondita e di quel particolare incontro a tre.
Con tutta probabilità lui a quel punto avrebbe apprezzato e fatto lo stesso,rivelando a sua volta il lato “porcellino” che nascondeva,nonché confessando la casuale avventura con me. Questi pensieri mi facevano sentire maggiormente in pace con la coscienza,in più mi solleticava l’idea del “dopo outing” e cioè immaginare i loro eventuali commenti su quella birba,però leale,di Pallina.
Senza programmare nulla,avevo la sensazione che li avrei incontrati di nuovo,casualmente ed insieme a Pinko magari,in un futuro non lontano,chissà mai,i casi della vita …
FINE
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pallinaepinko,
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tre....
Sara era nervosa, tutto era stato organizzato per quel pomeriggio, non era stato facile combinare i suoi impegni e quelli di suo marito Carlo, sistemare i bambini, per dedicarsi in tutta tranquillità ai loro giochi erotici preferiti. Si era preparata mentalmente a quel pomeriggio con tale impegno che ora la tensione erotica l'aveva trasformata in un fascio di nervi ipersensibili e la telefonata di Riccardo con cui avvisava di un impegno imprevisto, era stata una doccia fredda che non aveva calmato le sue aspettative.Avevano conosciuto Riccardo in una chat e si erano incontrati tempo fa per conoscersi meglio. Ad entrambi aveva fatto una buona impressione ma quel primo incontro era servito a rompere il ghiaccio e poco più, non era riuscita a lasciarsi andare completamente, per questo avevano deciso di comune accordo di incontrarsi nuovamente, con più tempo e con la consapevolezza di poter osare maggiormente. Ora invece tutto sfumava prima ancora d'iniziare, le promesse di appagamento rimanevano disattese e lei se la stava prendendo con Carlo che al pari suo si aspettava di poter sperimentare nuove sensazioni, quel giorno. Questa riflessione, unita al fatto che ormai era praticamente pronta, (si era vestita in modo speciale per l'occasione), le fece accettare i tentativi di suo marito di placare il nervosismo e decise di accondiscendere alle proposte di lui. Si ritrovò così a lasciare che lui le togliesse parte dei vestiti, lasciandola con gli stivaletti di pelle nera col tacco e con una calzamaglia a rete acquistata in un sexy shop. I lunghi capelli sciolti la sfioravano attraverso le maglie della rete aumentando il suo desiderio e l'aria sulla pelle praticamente nuda le procurava un brivido che la percorreva seguendo le linee delle maglie stesse. Si sentiva pronta a scattare, aggredire il maschio per prendersi il piacere promesso, ma lui la fece sedere su una sedia di fronte alla sua, ma girata in modo da abbracciare lo schienale. "Cosa hai intenzione di farmi?" le chiese con la voce rotta dalla tensione erotica, ma lui per tutta risposta iniziò ad accarezzarle i capelli, a massaggiarle il collo. Ora le stava baciando la spalla nel punto in cui si unisce al collo ed i brividi che le procurava la fecero distrarre a sufficenza per allentare leggermente la pressione sui suoi sensi e per impedirle di capire in anticipo le sue intenzioni. A mala pena si accorse che aveva diviso i suoi capelli e li stava unendo in una treccia, impegnata com'era ad assaporare il languore che lentamente si stava sostituendo alla smania erotica di cui era preda fin dal mattino e che stava facedo inturgidire i suoi capezzoli. Sentiva il suo sesso scivolare sulla sedia bagnata dal suo montante piacere quando lui le chiese di mettere le mani dietro la schiena eseguì in preda alla voluttà crescente. Uno alla volta i suoi polsi vennero inglobati nella traccia dei suoi capelli, immobilizzandola in una carezza di seta. Poi lo sentì alzarsi dietro di lei e dopo pochi istanti sugli occhi le mise una benda, "lasciati andare, non resistere" le sussurò nell'orecchio. Ormai sentiva un pizzicore ai capezzoli, come se una corrente elettrica si sprigionasse da essi, per poi proseguire, giù fino al piccolo bottoncino nascosto fra le labbra umide, che già sembrava volesse esplodere. Sentì la bocca di lui percorrere la sua spalla, la sentì andare e venire dall'orecchio al collo all'inizio del braccio seguendo la scia di saliva lasciata dalla lingua, sentì il suo alito caldo quando la bocca di tanto in tanto prendeva possesso della sua pelle. Si stava divertendo a farla attendere, consapevole che lei ormai non poteva fare nulla se non attendere il momento in cui avrebbe liberato il suo piacere. Un brivido lungo la schiena la colse quando lui le disse "fidati" poco prima di metterle qualcosa nelle orecchie ........ tutto diventò silenzio, tranne il suo stesso respiro non poteva udire altro. Rimase in quello stato per un periodo che le parve interminabile, assillata da mille timori ma anche eccitata da quella situazione insolita di totale impotenza, privata dei due sensi primari, ma che la metteva nella condizione di potersi concentrare sulle sue sensazioni. Tutta la mente era assorbita da quello che la pelle le stava trasmettendo ed il fatto di non vedere nè sentire nulla intorno a lei le faceva sembrare le carezze di lui mille volte più sensuali, mille volte più eccitanti. Le mani di lui scesero dal collo, evitarono i seni che le sembrava stessero per scoppiare ed urlavano nella sua mente la voglia di essere stretti, giocarono con il suo ombelico procurandole una fitta di nervosismo per il solletico che le stava facendo, scesero lungo il monte di venere ma quando sembrava che sarebbero andate a placare la sua sete di piacere stimolando i punti che dopo anni di matrimonio ormai conosceva bene, si separarono e proseguirono lungo le cosce. Il respiro le si stava facendo affannoso, il battito accelerato del suo cuore le martellava assordante nella testa, ma una nuova scarica di adrenalina la colse quando sentì il freddo di una lama all'altezza della caviglia ... Cercò di concentrarsi ma prima che riuscisse a capire le sue intenzioni lui si fermò. Forse aveva avvertito un movimento allarmato del suo corpo, forse aveva colto il cambio di ritmo del suo respiro, così la prese dolcemente dalle braccia, la fece alzare e voltare e la abbracciò incollando le labbra alle sue. Lei si tranquillizzò, rispose al bacio tentando di forzare la lingua di lui per riuscire ad esplorargli l'interno della bocca, come per affermare il suo ruolo attivo nonostante la condizione di semi immobilità. Le mani di lui che premevano sulle spalle le fecero comprendere di sedersi e lei si ritrovò sulla sedia umida del suo stesso piacere. Provò a dirgli che lo voleva, ma la sua voce rimbombava diversa nella sua testa e non poteva sentire la risposta di lui. Sentì nuovamente qualcosa di freddo sulla gamba, stavolta poco sopra il polpaccio, ma prima di rendersene conto lui le aveva tagliato la tuta ed ora la stava tirando verso il basso. "Cosa crede di fare, se non mi toglie gli stivali ...." il pensiero le morì in testa nell'attimo stesso in cui lui le prese la caviglia e sollevandola gliela bloccò alla gamba della sedia proprio con la tuta che aveva diviso in due per la lunghezza. Fece lo stesso anche con l'altra gamba e lei si ritrovò seduta a gambe aperte e sollevate da terra ...... l'unica cosa che poteva fare era abbandonarsi allo schienale in attesa della prossima mossa di lui. Passò del tempo prima di sentire le sue mani che finalmente cingevano i suoi seni stropicciando un pò i capezzoli. Lo sentì avvicinarsi, cercare la sua bocca, scendere lungo il collo a succhiare i capezzoli, sostituendo le mani che erano impegnate a dividere il suo sesso, a penetrarlo con le dita mentre carezzava il clitoride ormai gonfio di piacere represso. Era ormai sull'onda di un orgasmo che ancora non esplodeva ma si ingrossava man mano che le dita di lui la frugavano mentre la bocca le succhiava un capezzolo e le mani le stringevano i seni alla base mentre le altre le stavano liberando le caviglie ............ ma quante mani erano? Non ebbe il tempo di rispondersi, era stata sollevata in piedi e le stavano facendo mettere un piede sulla sedia. In quella posizione era completamente aperta in precario equilibrio, in balia delle braccia che la sostenevano ma al tempo stesso la costringevano in quella posizione, incapace di opporsi ai membri che si stavano aprendo la strada in lei, ma finalmente appagata dal sentirsi piena nei suoi pertugi. Sentiva i due sessi che la stantuffavano con ritmi diversi, sentiva le mani dei due uomini che le stringevano i seni, le strizzavano ogni tanto i capezzoli accendendo una luce di dolore nel suo cervello che andava ad aumentare la sua eccitazione proprio quando sembrava che l'orgasmo fosse imminente, sentiva le loro mani che si insinuavano fra i corpi per stringere le chiappe da una parte e per stimolare ulteriormente, se non fosse già abbastanza, il clitoride ormai quasi anestetizzato dalla mole di stimoli dall'altra, sentiva le loro bocche, le loro lingue sulla pelle, avvertiva distintamente le sensazioni che le procuravano l'uno e l'altro nei due canali che alimentavano a dismisura l'onda del suo piacere, sentì il suo grido di piacere esplodergli nella mente, quando una lingua le si infilò in bocca e lei riconobbe i baffi di suo marito sulla pelle del viso, sentì i due maschi quasi contemporaneamente cambiare ritmo, farsi convulsi, perdere lo slancio come i corridori un attimo prima di tagliare il traguardo, sentì che le pulsazioni del suo corpo avevano avvolto e stimolato il loro orgasmo succhiando stimoli che avevano a loro volta causato il suo. Sentì le endorfine liberate dal piacere provato scaldargli il corpo e rinnovare il lanuore fra le cosce. Le fu tolto quello che le impediva di udire, fu sciolta la treccia e rimossa la benda e lei potè vedere i volti soddisfatti di suo marito Carlo e di Riccardo che la guardavano, divertiti dalla sua espressione sorpresa e lei capì che si erano accordati a sua insaputa per rubarle le redini del gioco. Li guardò, guardò i loro sessi ormai molli, guardò le loro espressioni trionfanti per averla giocata e sentì dentro di sè un moto di ribellione, per l'inganno subito ma anche per la situazione di momentanea indisponibilità dei maschi e con sguardo sensuale ma furioso minacciò "eh no, se credete che finisca qui, che mi basti, avete capito male, ora vi faccio vedere cosa intendo quando dico che voglio godermi un pomeriggio di sesso!
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11 years ago
fiammifero,
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SENTI CHI PARLA. GUARDA CHI GUARDA.
Si dice “fare all’amore con la macchina fotografica”.
Ma si puo’ fare all’amore con un cazzo? Lo fai con un uomo, con una donna, da sola –forse e in qualche modo- al limite…Il cazzo, un vibratore, le dita sono il tramite, cosi’…
L’obiettivo di una macchina fotografica e’ un cazzo, enorme, anzi: sono tanti cazzi, e mani, e lingue…Sono tanti uomini, e donne che ti chiavano. Brutalmente. E li vuoi tutti, sin dal primo istante.
Se ti piace scopare li cerchi. Di continuo. Non ti basta mai. Nessuna e’ immune da questo fascino, anche per tante per le quali e’ un lavoro: anche Belen…
Cosi’…Dipende. Dipende da chi e’ attaccato a quel cazzo. Come sa usarlo e ancora, prima, come sa caricarti e invogliarti.
Sessualmente io, anche in questo, sono molto donna. Non certo passiva ma donna. Lo sono anche con le donne.Mi eccita, e tanto, fare all’amore con una donna ma forse ho un mio modo.
Non sono affatto passiva, non sono tranquilla: ma sono donna.
Per me e’ un confronto; un sentirmi simile, una sfida, uno stimolo, un piacere. Mi eccita toccare, guardare, annusare, assaporare, cercare…Ma resto donna: in una parte maschile non riesco cosi’ bene. Non so montare perche’ se lo faccio penso a me montata non a “se fossi” un uomo cosa…se avessi un cazzo…Mi eccita il “figa contro figa”…
Penso ai cazzi nel mio corpo non a essere un ipotetico uomo…
Cosi’ non credo tutti siano fatti per fotografare sesso e desideri: sembra molto facile, banale…Ma alcune fotografie hanno odore, emozione, densita’, drammaticita’, ironia. Altre no. E ci sono donne frigide con la macchina fotografica. Inibite, bloccate…Non e’ una questione estetica, e’ altro…
Fare incontrare i soggetti giusti crea magia e crea eccitazione. Anche a terzi. Quelli che vedranno quei frammenti…
E io, di fronte a una machina fotografica sono una ninfomane pura. Godo in maniera sfrenata, non mi basta mai. Li voglio grossi, ne voglio tanti…Voglio mi guardino tutti.
Quando inizi un sentiero le indicazioni e i racconti di chi lo ha percorso possono essere un utile riferimento: niente di piu’. Perche’ poi quel sentiero devi farlo tu con le tue gambe. Le mie non sono lunghissime ma soffro meno il caldo di altre: suona banale ma anche questo fa di un persorso per una persona qualcosa di unico, irripetibile, inconfrontabile se non per pochi aspetti…
E sulla strada che ho percorso stamattina , anche lo avessi avuto, il “Tomtom” non credo avesse aggiornato i lavori in corso, le deviazioni, gli incidenti. E anche fosse stato un marchingegno cosi’ aggiornato…Non so come spiegare…
Pochi giorni fa ad un concerto: volevo filmare alcuni brani che mi piacevano molto. Ma mi sono accorta cosi’ facendo mi perdevo l’emozione del cuore che batte mentre guardo le espressioni del viso e i movimenti. Il cantare, il ballare. L’interagie con altri.
Per qualcosa che magari avrei rivisto solo di sfuggita o mostrato non si sa come a qualcuno che magari non aveva il mio stesso interesse. Cosi’ ho spento “la cam” pensando qualcuno lo avrebbe fatto meglio di me…Si devono sempre fare delle valutazioni: a volte ha un senso, a volte no.
Richiede intuito, sensibilita’, tempo, scelta di un si e a volte un no. Quei momenti se sono speciali restano comunque nei tuoi occhi, nei tuoi sensi…
Ma certo a volte il piacere di mostrare e’ violento: ti fai possedere, esibisci, sei esibita, ti offri, dai indizi…Ti rendi preda possibile. Di desideri puri o desideri che possono diventare concreti.
Un vecchio film con una donna che mi eccita da morire, Victoria Abril…: lei ha una telecamera collegata ad un occhio…Allora chissa’…Ma nemmeno li: ci sono momenti che ad istinto vanno guardati e basta e altri vissuti e basta altri entrambe le cose…Forse.
Il mio uomo e’ il mio uomo anche perche’ sa capirmi. E leggermi. Perche’ siamo complementari. Desideri spasmodici complementari. Parti che funzionano bene nella loro specificita’ e incontrandosi creano l’esplosione. Se il vizio, la perversione, l’ossessione si incontrano e mescolano a volte diventano magia sublime e non restano oggetti sinistri in attesa di cadere. Acquistano il loro vero senso.
Il mio uomo sa chiavarmi con la macchina fotografica. Io sono una troia che in quel modo fa impazzire perche’ davvero ci sono tutta e mi piace. Non ho limiti.Perche’ voglio essere chiavata. Da lui in quel momento e da chi mi guardera’. In modo convinto, reale.
Sembra una ode eccessiva per lui ma davvero…Ci sento un vissuto, sento e’ IL modo di prendermi. Un modo costruito con desiderio covato, con sensibilita’. Con vita vissuta. Stando anche dall’altra parte dell’obiettivo, stando negli occhi e nel cuore di chi vedra’ il prodotto finale, negli occhi e nel cuore di me che mi sentiro’ guardata. Momenti diversi. Dolci, ironici, sensuali, estetici, puramente carnali.
Il mio sentiero lo ho iniziato da poco e sembrera’ grossa: ma ci ho trovato molto amore. Sono quantitativa nella mia ricerca, per certi versi. Ma sento quando funziona e quando non funziona, capisco una differenza che un tempo…
Confidenze. Rompono un muro. Cosi’ un qualcosa spesso descritto come triste, annoiato, recitato non lo e’ e d'altronde…C’e’ che essere viziosa, assatanata, eccitata, ossessionata spesso mi piace. Ma non lo siamo un po’ tutte? Ogni giorno ci profumiamo, si vestiamo poco ed esponiamo il meglio di noi, ammicchiamo, ci lasciamo prendere e spiare, lo cerchiamo…
Cosi’ in rete: non e’ piu’ solo mercato maschile con donne a rimorchio. Se milioni di donne si fanno fotografare, filmare, esporre…Non ci eccitasse, gratificasse, appagasse…
Almeno quattro, cinque compagne di studio all’universita’ giocano il mio gioco. Non intendo sul totale: sto pensando a amiche che con certezza so…
Sto scrivendo. Ho le mutandine bagnate, la fica umida. Anzi: se lo dicessi a lui direbbe: “Non va bene…”. Sorrido e mi correggo. Ho la FIGA bagnata, ho una voglia di cazzo pazzesca, di uomini.
FIGA e non FICA: piu’ brutale. Una parola va usata esattamente e senza remore in un certo momento e anche una sola lettera puo’ dare un battito di cuore in piu’. E togliere volgarita’ e’ ridicolo.
Non so se dipende dal sapere stasera, dopo l’esame nel pomeriggio e non ostante tema la stanchezza del viaggio in treno e della tensione, della metereopatia di questo schizzofenico mese di ottobre duemilaeundici…Stasera abbiamo accettato un rilancio di un gioco di amici che mi hanno gia’ fatta sentire l’urlo del piacere…Vogliono una cameriere francese. Sono gia’ stata la loro segretaria. Sono uomini curati, cazzi enormi, montatori spietati…
Sar’ comunque qualcosa che non sai come andra’, per fortuna non si parla di meccanica. Ma la sola attesa…
Ripassare a poche ore dall’esame non servirebbe: vada come vada adesso sto qui. Sono gia’ a Trieste, sto in un appartamento piccolo, confortevole e vuoto vicino al mare, a Piazza Unita’. Relaxing, they say…
Sto guardando la mia pagina su un sito porno, un sito di annunci. Dove ci sono centinaia di mie immagini, ci sono dei video, c’e’ l’interazione di persone che mi scrivono, cui rispondo…Surreale? A volte quanto mi piacerebbe chi mi conosce lo spesse, lo vedesse…
Stamattina le cerco, le voglio. Godo nel sapere mi guardano a cosce aperte, alcuni censurata, pochi nel prive dove si veda il lampo dei miei occhi…Ed e’ come mi stessero chiavando, tutti. E’ brutale. E il tramite sono le mie dita.
Non e’ un gioco compiuto in se anche se bellissimo: ne avessi l’occasione mi farei sbattere ora. Subito. Da tanti. Penso sempre al mio uomo, che lui ci sia. Certi lampi pero’…A volte la foia…Adesso vorrei uomini, che lui ci fosse o no. Tanto, legge anche lui per cui ci sarebbe comunque. E chissa’, lo ecciterebbe…
Ma la bellezza di un gioco e’ anche l’attesa, l’incompiutezza, il soffrire e desiderare.
Potrei settare la macchina in “autoscatto” e farla partire. E poi caricare quelle foto. Lo ho fatto piu’ di una volta. So per certi versi eccita molto. Vi eccita. Ma cerchero’ una banalissima foto che ho gia’ e vad bene per farvi leggere queste mie parole, che le rappresenti…
Eccita il mio uomo: che io sia cosi’ puttana e vogliosa da avere bisogno di espormi verso chi mi guarda. Eccita chi guarda, magari dal suo posto di lavoro: sapere di una ragazza cosi’ eccitata da aprire le cosce, fotografarsi e masturbarsi mentre legge il “ritorno” di quella esposizione.
Sorprendentemente spesso quegli scatti, che mi faccio da sola, sono molto piu’ brutali e hard di quelli che costruirebbe il mio uomo o qualcun altro.
Pura foia incontrollata. Poco stile e classe…Dita in figa, in culo, cosce spalancate, faccia da troia.
Due aspetti spesso mi fanno rinunciare.
Il primo: il timore di non essere “creduta”. Troppe professioniste consapevoli si espongono in cam annoiate e per uno scopo. Non voglio essere scambiata per una di loro. Lo fanno anche bene esteticamente ma…
Il secondo: non vengono bene al novanta per cento.
Non in senso estetico, non servono a un concorso…
Puoi immaginare come ti vogliono, cosa eccita. Ma in tal caso posi. Oppure non pensi. O immagini una cosa ma stai facendo altri movimenti che non rendono…
L’obiettivo, in figa, me lo devono mettere altri. Violarmi, spiarmi, violentarmi, usarmi. Cogliere e offrire. In quel caso funziona. Lo vedo. Eccita anche me. Spesso rivedermi nei video….Nel fare sesso spesso vivo una specie di trance: non vedo e sento realmente. Rivedere…Da i brividi, come lo rifacessi in quel momento.
Funziona di certo se e’ lui. Perche’ lui lo usa quel cazzo. Prima, dopo e durante avere usato l’altro. E perche’ sa cosa gli piace vedere e quindi cosa hanno bisogno e voglia di vedere e sentire gli altri. Esempio banale? In un video. Spezzoni di video, costruiti cosi’…Ma d'altronde non hanno fatto anche un film tramite i telefoni cellulari? E’ uno dei mezzi reali quotidiano per rubare immagini…
Un video e’, forse, piu’ difficile. Sono spezzoni. Come il concerto di cui sopra: se filmi non vivi. Anche mi filmasse con altri il solo guardare dura poco, poi deve (per fortuna) fare.
Ma negli spezzoni piu’ emozionali ad esempio mi fa parlare. Dire cosa sono, che servo solo a scopare, cosa voglio mi facciano. Ansimo, urlo, sudo, mi dicono cose, si sentono le pompate. Gli schiocchi delle sberle sul culo, le tette, il viso di cui a volte ho bisogno per non perdere ritmo e per caricarmi…
Raramente si vedono le sborrate: ovvi motivi, li ognuno sta pensando ad altro e non puo’ staccare…
Mi e i piace anche quando la fotocamera, compagna di giochi, sta li in mezzo. E la prendono e usano altri. Altri punti di vista, modi di vedere…
Se filmo da sola un ditalino…O filmo o mi faccio. Devo essere vera. Se lo sono molti momenti sono statici. Se invece uno sa cogliere e mette assieme frammenti di quel gioco l’effetto e’ esplosivo…
Sono qui. Scrivo quanto mi eccita vi masturbiate per me. Non penso sempre; o solo parzialmente.
Ma voi siete infoiati che una bella ragazza di ventidue anni a poche ore da un esame universitario sia in una stanza, si sia sfilata con poca cura jeans , mutandine, calze e scarpe e si stia masturbando brutalmente guardando cazzi e godendo dal sapere in tanti guardano le sue foto a cosce aperte in rete…Nel “concreto” adesso non avrei anticorpi: ci starei con chiunque. Avrei un gran bisogno di mani e bocche e cazzi veri tra le mani, in bocca, in figa, in culo. Di sborra.
Spesso lo stesso momento di “rottura” lo abbiamo nel quotidiano. Mentre siamo in un bar, mentre sono in attesa nella sala dell’esame, mentre cammino di fronte ai negozi, mentre parlo con persone.
A volte la molla puo’ esser ebanale. Come uno guarda, cosa dice, come si muove…
Spesso gli uomini non hanno la capacita’ di coglierlo, altre volte e’ casuale. La realta’ e’ che abbiamo imparato bene a barare e il sesso forte adesso e’ quello femminile e gli uomini sono impauriti. In caso contrario andrebbero a centro nove volte su dieci. Avendo quella sensibilita’ di capire, di leggere. Non dovrebbero nemmeno forzare, solo insistere appena…
E non e’ una esagerazione: di certo in quel senso una donna non e’ meglio di un uomo: in una giornata ha tanti momenti di rottura che se…D'altronde e’ eccitante anche spesso qualcuno non ti sgami, altrimenti sarebbe troppo scontato…
Io sono una di quelle donne, delle tante; quotidiane, che vi vivono accanto. Che prova un piacere sfrenato nell’essere su certe pagine di internet a disposizione…
Io ho scelto un sito con la parola “Offerta” e con la parola “Moglie”. Perche’ per me era provocatorio, diretto, volutamente. Senza nomi stilizzati e accattivanti. Solo scegliere quel luogo e sito ti fa sentire in un certo modo. Puttana, viziosa. E una donna spesso ha un gran bisogno di sentirsi cosi’. Vi spiego il mio perche’. Su altri siti le mie immagini e parole non sono le stesse.
E anche il mio stupore se poi sento non tante delle donne presenti sono attive sul sito delegando il loro uomo e lasciandogli il piacere del gioco senza prenderselo…
Io credo quando posi per certe foto sai non saranno per l’album di famiglia ne resteranno per te e lui. Dal primo istante l’obiettivo sono tutti i cazzi di chi guardera’ e potresti o vorresti o hai desiderato in passato farti. Dedicandoci un sacco di energie e ditalini.
Cosi’…C’e’ chi prova piacere a guardare.
E la componente del piacere di chi guarda chi guarda.
E in un gioco di specchi: il piacere di chi guarda chi guarda chi guarda; perche’ a molti di voi da foia sapere o vedermi masturbare di fronte a questo portatile impazzita di voglia di cazzo e di eccitazione nel sentirmi, volontariamente, esposta.
Spesso immagino, spesso penso. Nei miei movimenti quotidiani, in giro, al lavoro, con amici. Noti dettagli, senti se crei tensione. Guardi i volti, le mani, i cazzi sotto i pantaloni. Altre donne che ci stanno giocando, le riconosci le puttane….Da luogo comune: quelle cosiddette impeccabili, le mamme, sorelle, amiche, mogli, colleghe di lavoro o di studio come te.
Quello, per me come per molti, credo faccia la differenza. Sia attore o spettatore. O entrambe le cose.
Non donne lontane galassie da te…
Anche loro, noi, siamo un tramite.
Se vedi una splendida sconosciuta in rete…Spesso cerchi somiglianze anche senza pensarci.
“… (…) Vivere almeno una volta sospinti dal vento…(…) E piu’ lontano vai, sempre meno conosci…”
Alice-Visioni
L’immaginario collega, vola: sarebbero le stesse pose, le stesse parole e immagini proiettate su donne che sono a un passo. Come per me le parole e cazzi di mille sconosciuti sono eccitanti in se ma spesso proiezioni dei cazzi e pensieri di chi mi sta vicino e che per mille motivi anche banali non potro’ mai avere. O non ho ancora mai avuto.
E si. Vorrei spiare mentre vi menate i cazzi per me. Dove siete, che espressione avete, filmare i pensieri. Ma non quelli “carini”…
Perche’ a volte si, si capisce perfettamente da uno sguardo. Quello mal celato. O quello ben celato dietro modi gentili o seminascosto. E a volte i complimenti ed apprezzamenti sono pure diretti ma mai abbastanza.
Una voglia, pazzesca. Di spiare. Perche’ spiare mi farebbe cogliere quello che il normale correlarsi con gli ovvi compromessi non permette di dire e fare.
Certo e’ gratificante sapere di suscitare desideri e di piacere. Ma a volte non basta. A me interessano gli istinti carnali che suscito a volte. Gratifica sentirti un bell’oggetto donna ma…
Perche’ certo….Sapere i tuoi occhi seducono, che hai un sorriso ammaliante, un bel seno, culo, gambe, voce…Stile.
Ma altre volte: vorrei le parole piu’ brutali. Sapere cosa vorrebbero farmi espresso in termini volgari e diretti.
Manderei un inviato speciale con un registratorino o una “cam” nascosta perche’ mi riporti quelle parole, sguardi, momenti.
Sono certa di me dicono delle gran porcherie. E pagherei non so cosa per spiare i discorsi che fanno certi omini tra loro parlando di me. Credo potrei godere senza nemmeno toccarmi starei malissimo di voglia e piacere, appagata.
Caffe’…
***
Credo vi ecciterebbe: e’ un monolocale o quasi, ci sono un cucinino e un bagno separati. E rientrando…L’odore di figa e cosce sudate e’ forte, molto forte. Quanto vorrei lo sentiste. O vedeste il mio viso e capelli spettinati…Come mi avete ridotta stamattina, in che condizioni.
Tra poco mi sistemero’, e usciro’ e saro’ impeccabile, oggi nemmeno troppo vistosa. Compensero’ stasera…
Ma adesso sono qui e sono sfigurata dalla foia e non smettero’ prima di avere goduto ancora. E la brava studentessa che vedranno in giro tra poco e’ la stessa ragazza che, ora e qui e’ sudata e si sta mettendo le dita in figa e in culo guardando cazzi. La stessa ragazza che in rete sta esposta in foto glamour e scintillanti, in foto volgarmente a cosce aperte, in foto dove uomini e donne se la fanno; esposte a mille occhi. E chissa’, molti di quelli che incrocero’ per strada…Qualcuno di voi…
Vorrei essere li, adesso. E credetemi, avrei una voglia , pazzesca, di guardarvi masturbare e toccarvi; di sentire odore di cazzo, di seghe, di sborra, sapendo e’ per me. Che aveste un desiderio violento di spaccarmi in due.
Vedervi masturbare, vedere dove siete. In un ufficio, a un passo da vostra moglie ignara a casa o completamente nudi in un appartamento da single. Le espressioni del viso, le contrazioni, le vene in rilievo, l’ansimare e grugnire. I pantaloni alle caviglie, il corpo sudato. I muscoli delle gambe tesi, forti, nhhhh…Dio che voglia di accarezzare, baciare , leccare quei muscoli tesi, quelle gambe. Di leccare gli inguini mentre vi menate i cazzi per me. Di strusciarvi la figa bagnata implorandovi di non smettere. Guardarvi in faccia mentre proseguite frenetici e potervi accarezzare e baciare il petto, laddome, nnnnnnnh…Appoggiarci le mie grosse tette bollenti e sudate contro…Passarvele sulla faccia, leccarvela come un gatto…
No, non mi direste che sono bella adesso. Direste sono una cagna negra da monta, che puzzo di troia, che sono un attrezzo per cazzi. Non che sembro una bambina, che ho il sorriso dolce, che sono splendida.
E Dio, che voglia, viscerale, di prendermi quelle sborrate addosso. Tutte. In faccia, guardandovi. Sulle tette, sulle gambe, sui vestiti. Spalmarmi, leccarla dalle dita mentre finite un orgasmo convulsivo inarcandovi.
Questo vorrei ora. E dopo uscire con il vostro odore addosso.
Stasera avro’ i cazzi che voglio.
Cazzi duri, enormi, maschi vogliosi. Ma adesso, ora, e’ questo che mi ossessiona e penso. Siete voi a farmi sentire cosi’.
Tra pochi minuti andro’: dovro’ dimostrare la mia preparazione professionale. Ma ora…
Ora mi sento solo una troia. Non mi interessa essere pensata diversamente.
Questo so fare, questo voglio e non mi interessa altro. Per la donna per bene ci sara’ spazio tra mezz’ora: quella di spazio ne ha sempre in troppo…
Sto male. Ho voglia di cazzo. Di tanti cazzi…
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13 years ago
Shaarika89,
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FLASH-Frenetikamente
Nemmeno l’eccitazione piu’ istintiva spesso trova un suo spazio proprio: ti ritrovi eccitata, sollecitata da qualcosa e non sai nemmeno perche’.
Cosi’, spesso, i momenti in cui il cuore si ferma danno spazio ad esplosioni violenti: trovando per un attimo il vuoto del pensiero, del ritmo…
Sono momenti in cui, finalmente, gli istinti non vincolati prendono una strada tutta loro. Amorale, nel senso che non esiste giudizio, freno….I pensieri vanno.
Mi diverte, e molto, nel mio quotidiano notare i dettagli. Facce, sguardi, attenzioni, distrazioni. Mi piace spesso cogliere cosa di me sollecita e cosa sollecita me. Pilotare il gioco…Ma alcune volte…
Una di quelle giornate, di corsa…Un viaggio in autostrada: e’ un ritorno. E ho il tempo di una pausa caffe’. Adoro gli autogrill, specie quelli con tutti quegli strani gadgets da camionisti di cui spesso non conosco nemmeno l’uso pratico. Bandierine, accendini, tappetini, trombette…
Mi piacciono le persone che galleggiano in quel non luogo ma proprio li sono spesso piu’ vere.
E mi piace come sguardi deconcentrati dalla normale attenzione educata mi lavorano tette, bocca, man, cosce, culo…Sorrido tra me e me. Mi impiglio in uno di quelli e me lo lavoro.
Ma spesso anche io sono quella distratta. Una di quelle passanti distratte che fumano una sigaretta sedute con le gambe non volutamente larghe sugli scalini esterni con le mutandine che disegnano le labbra della figa. Sudate, stanche, deconcentrate…Non volutamente fin che ci si impiglia in uno sguardo “li” e allora magari…O si chiude o diventa voluto. Volutissimi. D'altronde spesso i miei sguardi indugiano sul gonfiore dei pantaloni maschili e nemmeno me ne accorgo…
A volte sgrano gli occhi per pensieri che partono cosi’…Ma appunto: vanno di loro. Se uno immagina una donna intenzionalmente sempre tesa su certi scenari si sbaglia di grosso ma certo a volte un embolo parte. E a volte e’ divertente seguirlo…
Mi attirano terribilmente i bagni dei maschi…Motivi diversi. Alcuni divertenti altri brutalmente perversi. Perche’ e’ davvero da puttana infoiata pensare di entrarci…
Divertenti: trovo la letteratura da cesso eccezionale: tutte le scritte e i disegni all’interno…Arte contemporanea, io davvero non li eliminerei. E in questo senso la sezione maschile e’ infinitamente migliore, piu’ fantasiosa e variegata. Come faccio a saperlo? Beh spesso nei viaggi molte aree sono praticamente vuote…Mi son trovata pure una dedica: divertita, lusingata, sinceramente…
Per il resto…Ad alcuni maschietti fa scalpore leggere certe mie parole. Ma quante volte in viaggio avete avuto voglia o bisogno di masturbarvi…? Se sono col mio uomo lo faccio tranquillamente in macchina. Magari con spettatori camionisti che sorpassiamo (un classico). Ma col tuo uomo…Per lo piu’ lo stuzzichi e lo provochi per ottenere…No…Intendo quando hai proprio voglia di farti da sola…
In questo credo di avere lettori attenti, e comprensivi: quanti tra voi hanno avuto voglia di menarsi i cazzi fino a sborrare….? Perche’ a volte per noi donne e’ diverso…? E non sempre sei in viaggio col tuo uomo e non sempre l’uomo nella vita e’ cosi’ complice…Per cui in quella pausa, nei bagni…Lo ho fatto alcune volte.
Tra donne nei bagni delle donne e’ un classico, non credo vi stupisca…
Mi ha eccitata molto farlo nei bagni dei maschi in quei momenti di deserto…Ma non solo.
Mi ha eccitata il doppio se fuori dal box sentivo voci maschili. Sapere io ero li e loro non sapevano e cosa avrebbero fatto se avessero saputo. Mi son fatta di brutto, ho goduto forte, anche dovendo trattenere i sospiri.
Si lo so e’ da puttana. L’ambiente, l’odore, la situazione…Ma a volte il pericolo e la sfida eccitano. Aver paura ti scoprano….Cosa pensavo? Che mi scoprissero. E una volta scoperta mi costringessero a…Commenti duri, pesanti, sarcastici. Costringendomi a fare ipi’ di fronte a loro per poi prendermi e usarmi…E che anche uscendo mi vedessero le persone, magari bagnata da molti maschi….A volte l’umiliazione e il timore vanno a braccetto con l’eccitazione…
Avevo un complice, il mio uomo ma non c’era meno tensione. Non sai mai…
Ci sono stata anche a giocare ma ero col mio uomo quindi l’atmosfera per quanto sia stato eccitante era forzatamente artefatta: se lo organizzi prima anche se per te…Sai che ci han pensato loro…
Vi confesso di avere avuto lampi di pensieri piu’ duri. Di avere avuto un gran desiderio di entrare “all’inferno” e di trovarci tanti uomini perche’ in quel momento avevo una voglia di cazzo spasmodica. Poco elegante ma a volte prende…
Un giorno ero particolarmente tirata, elegante ma sexy. Vestito nero…Mi sentivo guardata. E mi son trovata a pensare: io che voglia di scopare…Cosa mi farebbero se entrassi li? Vedevo l’andirivieni, erano tanti.
Ero in attesa di una amica che era in bagno. Ero li con una compagnia di amici.
Da ninfomane: immaginavo di entrare, avvicinarmi tremante a loro che li tiravano fuori per pisciare, di schiena non mi notavano. Con la voglia di toccare quei cazzi, succhiarli, farmeli. Uno, due, tanti. Che mi violentassero. Inginocchiarmi a masturbarli, prenderli in bocca, farmi sborrare e abusare in ogni maniera…Parole forti a pioggia…Ed era una voglia reale, voglia di cazzo. Di tanti cazzi…L’idea di farmi sbattere come una puttana li dentro e poi risistemarmi e uscire a ber eil caffe’ con la mia compagnia ignara mentre al banco quelli che mi avevano montata sorridevano sarcastici…
So e’ da perversa, da sporcacciona…Ma quel lampo a volte lo provo. I pensieri non sono mai morali o meno…Sono lampi nei muscoli e nel cervello…Poi la vita riprende sui suoi ritmi assurdi e banali…
P.S
C’e’ un seguito a questo racconto…
E’ luglio. Fa caldissimo. Siamo in viaggio in autostrada, altezza Verona. Una piazzola di sosta anomala, non un autogrill. Ampia…Shorts di jeans, sandali argento a tacco basso. Una canottiera verde, un cappello Borsalino e gli occhiali.
Sto raccontando le cose di cui sopra a Marco. Un lampo nei suoi occhi, si guarda attorno. I bagni sono staccati dal piccolo bar, nel verde. Mi prende per un polso. Sorrido, capisco, dico no. Ma non c’e’ verso, mi trascina dentro. Nel bagno dei maschi. Cuore a mille. All’inizio forse nemmeno mi vedono. Mi porta li, agli orinatoi. E mi dice: “Vuoi cazzi? Dai, toccali…”.
Camionisti? Probabile. Non oso guardarli negli occhi per un po’. Sono tre. E sono grossi…
“Avanti puttana, sei qui per questo, hai voglia: prendili in mano…”
Allora alzo lo sguardo. Sguardi da animali, sarcastici, eccitati. Uno guarda il mio uomo , poi mi prende la mano e se la mette sul cazzo. Diventa subito duro, si gonfia…”Che troia…Ma quanti anni ha? Una troia negra…Dai datti da fare puttana. Fammi sborrare…”
Divento cattiva dentro.
E sull’altro cazzo allungo la mano da sola. Non abbasso lo sguardo e inizia a menarli. Si lasciano fare, mi palpano sopra i pantaloncini e la canottiera. Marco da dietro mi mette e tette fuori e mi slaccia gli shorts e mi infila la mano negli slip.
Non me li tolgono: ma ci scivolano con le mani. Mi entrano con le dita in figa, in culo, mi allago e mi cedono le gambe mentre godo: vengo quasi subito…Troppa tensione…
Mi fa accovacciare e mi ritrovo a masturbare e succhiare quei quattro cazzi, i loro tre e il suo, quello del mio uomo. Ansimano, dicono sono una puttana viziosa. E non ci mettono poi molto. Sborrano come mortaretti: mi sporcano copiosamente dalla faccia alle gambe. E’ cosi’ che esco dai bagni…Forse qualcuno mi vede, non me ne frega nulla, sono in trance. Andiamo in macchina, e’ un pomeriggio pigro, le macchine sfreccian, la piazzola e’ vuota. Mi faccio montare e inculare dal mio uomo urlando le mie fantasie piu’ dure…
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13 years ago
Shaarika89,
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LE MANI
LE MANI
Ciao sono Michelle,
Premessa:
Nei miei rapporti mi piace essere guidata e solo raramente conduco io il gioco; mi piace anche essere frustata in modo soft o legata.
Sapendo questo mio marito ha organizzato una serata “un po’ particolare” per dare una scossa al menage e farmi sentire un po’ slave.
Una sera a letto,mentre facevamo l’amore,mio marito mi ha chiesto se ero disposta a fare “ qualche gioco fuori dalle righe”, ho chiesto che cosa intendeva e mi ha risposto: “una situazione slave”.
Al momento ho tentennato a dare la risposta, anche se dentro di me ero per il si, ho risposto che non sapevo se ne ero capace…
Lui ha lasciato cadere il discorso.
Passano un paio di settimane e io non mi ricordavo piu’ della cosa, quando una sera che eravamo a casa da soli, senza figli, mi ha detto che avrebbe preparato lui una cena elegante.
In cambio io avrei dovuto indossare un completino intimo provocante: reggiseno con seni esposti, perizoma minimo, calze con reggicalze, sopra a tutto questo: una camicetta e una gonna sopra il ginocchio, un giro di perle al collo e un trucco leggero.
Naturalmente mentre mi preparo sento una strana eccitazione dentro che si accentua mentre mi guardo allo specchio nel vedermi cosi in intimo.. mi sento un po’ porcellina.
Finito di vestirmi scendo in sala da pranzo e lui mi fa trovare: lume di candela, tavola finemente imbandita, un profumino che sale dalla cucina…
Ceniamo.
Ottima cena, accompagnata da un buon vino …
Mentre ceniamo ci scambiamo delle occhiate particolari.. lui mi voleva ..e anch’io avevo voglia…
Finita la cena mi disse che dopo ci sarebbe stata una sorpresa, pero’ io avrei dovuto ubbidire senza discutere e che se lo avessi fatto mi sarei divertita….
Accondiscendo, lui mi guarda maliziosamente e dentro me il fuoco comincia a divampare..
Mi prende per mano e usciamo di casa, saliamo in auto, gli chiedo dove andiamo, lui non risponde ma mi passa una benda e mi dice di indossarla.
Eseguo l’ordine.
Bendata ed eccitata cerco di capire dove stiamo andando.
Dopo pochi minuti sento che l’auto percorre una strada di ghiaia, si ferma, mio marito scende, sento la mia portiera che si apre, mi aiuta a scendere.
Mi prende sottobraccio per non farmi cadere, mi aiuta a salire una breve scalinata e mi fa entrare in quella che percepisco come una stanza molto grande, ho un po’ di paura e mi agito…Lui si avvicina e mi sussurra all’orecchio di rilassarmi; il suono della sua voce ottiene l’effetto voluto.
Lui chiude il portone e il rumore che sento conferma che l’intuizione della dimensione della stanza era giusta.
Mi prende per mano e mi conduce in un’altra stanza.
Avverto che la temperatura qui e’ piu’ alta, poi capiro’ il perché.
Lui mi dice di togliermi la camicetta…eseguo… “ togliti la gonna”….. eseguo diligentemente, poi lui mi dice di aspettare li e di non muovermi e sento che esce dalla stanza….
Rimango sola e bendata… sono spinta dalla curiosita’ di togliermi la benda per capire dove sono, ma non lo faccio.. rimango immobile ed eccitata.. ho un po’ di paura…
Pur non sentendo nessun rumore ho la sensazione che ci sia qualcuno in quella stanza, un brivido mi assale… chiamo mio marito:” dove sei?”.. nessuna risposta.. “ ho paura”.. ma non risponde..lo richiamo piu’ forte.. a quel punto sento una porta che si apre e la sua voce che dice di stare tranquilla che non mi succedera’ nulla, mi tranquillizzo…la sua voce ha il potere di calmarmi.
Sono sempre in piedi in mezzo alla stanza bendata.
Sento dei passi..” e’ lui che si avvicina”, penso…
Due mani mi sfiorano i seni esposti, tremo, poi si sposta dietro di me e mi accarezza le spalle e il collo.. piego la testa istintivamente all’indietro dove penso che sia per baciarlo ma lui si ritrae..
Due mani mi accarezzano i piedi e le gambe.. pero’ non mi sembrano le sue .. o sbaglio?.
Non faccio in tempo a rispondermi che ogni dubbio viene chiarito nel momento in cui sento sul mio corpo 4 mani!!
“chi e’?” dico ad alta voce mentre mi sposto su un lato, cosi facendo vado a sbattere contro una persona! Ora le mani sono 6, 8…
Sento la voce di mio marito che mi dice che lui e’ li e di rilassarmi, riconosco le sue mani sul mio corpo, mi rassicurano…
Tutte le mani cominciano ad accarezzarmi in modo piu’ insistentemente.
Alcune mi tolgono il reggiseno, altre mi tolgono il perizoma..
Sono nuda e bagnata.
Ponendo attenzione sento che alcune mani sono piu’ delicate: Oddio! Delle donne mi stanno accarezzando nell’intimita’!!
Le mani, non so quante, mi accarezzano: alcune mi frugano nel sesso, altre indugiano sul mio volto, poi un dito si infila nella mia bocca, io lo succhio avidamente come se fosse un pene, altre dita si infilano nel mio ano e iniziano a muoversi lentamente.
Io ansimo e mi contorco alla ricerca del godimento, del tutto dimentica delle paure che avevo pochi minuti prima.
Mentre mi toccano sento dei rumori, come dei pezzi di legno che vengono mossi, non faccio in tempo a realizzare cosa posso essere che delle mani mi prendono e mi posizionano le mani e il collo in appositi alloggiamenti, un pezzo di legno scende sul mio collo e sui miei polsi… mi hanno messo alla gogna!!.
Due mani mi fanno allargare le gambe e i piedi vengono incatenati a terra.. sono cosi:
alla gogna , con le gambe aperte incatenate… mi sento oscenamente esposta.. un oggetto alla loro mercè… il mio sesso gronda !….
I tempi che prima erano dilatati adesso si fanno piu’ frenetici: deduco che intorno a me ci siano almeno 4 uomini e altrettante donne.. e tutti mi toccano, frugano.. masturbano..!!
Alcuni mi scopano davanti e dietro, altri mi possiedono in bocca, le donne succhiano i miei seni prosperosi oppure leccano il mio sesso pieno di sperma!
Mi incitano a darmi da fare … io eseguo come posso..
Mentre uno sta prendendomi in bocca ad un tratto sento un sibilo e subito dopo un bruciore sul sedere: mi stanno frustando!
A questo punto comincio ad urlare e a godere intensamente, orgasmi violenti mi assalgono e le gambe sono scosse da tremiti intensi di piacere!
Quel porco di mio marito sa che non resisto a questo trattamento e che impazzisco nel sentirmi frustata mentre succhio un sesso maschile!!
Piano piano sia gli uomini che le donne si allontanano.. evidentemente deduco che li ho soddisfatti!
Dopo un poco tutto torna a tacere , rimango alla gogna in silenzio, sento solo il mio respiro ansimante e le pulsazioni del mio sesso e le gambe che mi tremano…
Dopo qualche minuto dei passi si avvicinano; le gambe vengono slegate, la gogna si apre, mi raddrizzo, faccio per togliermi la benda ma una mano mi blocca.
Rimango in piedi ferma.. altre mani mi rivestono: reggiseno, perizoma, camicetta, gonna.
Una voce dice di non muovermi.. ubbidisco.
Sento degli altri passi… una mano prende la mia, riconosco quella di mio marito, lo seguo dolcemente, usciamo dalla stanza, attraversiamo l’altra, apre il portone, scendiamo i gradini,
siamo fuori!!
Lui apre la portiera, mi aiuta a salire e richiude.
Sale anche lui e dopo pochi minuti di percorso mi dice di togliermi la benda.
Mi guardo in giro, siamo sotto casa, lo guardo e lui:”Ti e’ piaciuta la sorpresa?”
Sono li, li x arrabbiarmi e fargli una scenata ma lui mi bacia e io gli confido che mi sono divertita moltissimo e che mi sono sentita una vera slave!
Ancora adesso a distanza di tempo ricordo con eccitazione tutto di quella serata.. specialmente tutte quelle mani sul mio corpo!
E devo ammettere che a volte chiedo a mio marito di possedermi bendata e legata e di frustarmi mentre eseguo a lui un rapporto orale!
Sono diventata una slave!
Michelle
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12 years ago
william e michelle,
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Villa Ubbidienza: per me è una casa!
Mio marito è rimasto molto soddisfatto dalla prima nostra visita a Villa Ubbidienza, a tal punto che ha telefonato a Master Vito e ha richiesto un nuovo appuntamento per darmi una nuova lezione di sottomissione. Al giorno previsto arriviamo puntuali a Villa Ubbidienza. Mio marito parcheggia la macchina fuori dal cancello e poi mi dice con tono perentorio: “Spogliati completamente, tanto sai che a Villa Ubbidienza non puoi entrare vestita. Togliti anche i gioielli, devi essere completamente nuda”. Io ubbidisco, ricordando la passata esperienza nella quale ho raggiunto la villa completamente nuda. Mi tolgo la camicetta, le scarpe, la gonna, le calze, il reggiseno e le mutandine. Poi mi levo anche l’orologio, la collana e due anelli. Consegno tutto a mio marito che ripone la mia roba nel bagagliaio della vettura. Suoniamo il campanello e poco dopo arrivano ad aprire due nostre vecchie conoscenze: George e Frank, vestiti in modo elegante e con un’aria alquanto tenebrosa. George ci saluta e poi si rivolge a me, dicendo: “Complimenti signora, vedo che la lezione dell’altra volta è stata utile. Ha capito che le schiave non possono entrare vestite a Villa Ubbidienza”. Frank mi sposta i capelli da un lato e George mi mette un collare al collo con un lungo guinzaglio: mi fanno mettere a “quattro zampe” e mi tirano lungo il viale che conduce alla villa. Dopo un tratto di strada, supplico George di farmi alzare, perché le mie ginocchia sono molto provate. Lui accetta e mi permette di proseguire la strada in piedi. Quando arriviamo alla villa, Master Vito ci accoglie con grandi feste. A vederlo così non sembra neanche perfido, ma il suo incarico è quello di sottomettere le schiave, usando maniere violente. Master Vito mi fa alzare le braccia e si accorge che ho dei peli sotto le ascelle. Inoltre nota che anche la mia figa è pelosa e mi dice che una schiava deve essere completamente priva di peli. Chiama un suo collaboratore che deve curare la mia depilazione e quest’ultimo mi cosparge le parti pelose di crema depilatoria: poco dopo i miei peli cadono e basta una “passatina” di rasoio per rendermi liscia e vellutata. Anche il buco dell’ano viene depilato e rimane liscio e pulito, pronto per eventuali esercizi anali. Mi conducono in una stanza dove c’è uno strano attrezzo, costituito da due pali metallici affiancati orizzontalmente e da una struttura, anch’essa metallica, che li sostiene. E’ una specie di letto di tortura sul quale viene fatta stendere la schiava. I due pali molto ravvicinati non consentono di stendersi confortevolmente e se una rimane sdraiata per un po’ di tempo finiscono inesorabilmente per segnare la schiena della poveretta. Mi fecero stendere a pancia in su, mi fecero alzare e allargare le braccia e poi mi divaricarono le gambe che vennero alzate e fissate a ganci che pendevano dal soffitto. Mi legarono le mani con robuste corde. Per la testa non esisteva un supporto e dovetti necessariamente reclinarla all’indietro. Poi mi aprirono le grandi labbra della figa e mi misero due mollette a clip (una per ogni parte) che avevano dei lacci che mi girarono intorno alle gambe. La figa era così costretta a rimanere aperta e in bella vista. Poi mi misero altre due mollette a clip sempre sulle grandi labbra della figa e le collegarono, tramite una cordicella, agli alluci dei miei piedi. Così se avessi mosso le dita dei piedi, automaticamente le grandi labbra della mia figa sarebbero andate in tensione, provocandomi dolore. A questo punto venne verso di me Master Vito con in mano una candela, che accese con un accendino. Me la infilò nella figa e poi tutti se ne andarono, spegnendo la luce. Io rimasi sola con la sola luce della candela. All’inizio la cera che si scioglieva finiva sul pavimento, ma consumandosi la cera calda sgocciolava lungo lo stelo della candela e finiva nella mia figa spalancata. Provai un grande dolore e in più ero terrorizzata dal fatto che la fiamma si avvicinava sempre più alla mia figa. Iniziai ad urlare e riuscii a richiamare l’attenzione di Master Vito e dei suoi uomini appena in tempo. Pochi secondi ancora e la fiamma avrebbe lambito la mia pelle, con conseguenze che non voglio immaginare. Mi slegarono e mi fecero mettere sull’attrezzo a pancia in giù, legandomi mani e piedi alla struttura metallica. La testa era senza appoggio e dovetti reclinarla in avanti. Master Vito disse ad un suo uomo: “Vieni qui e allarga il culo a questa puttanella. Allargale il buco più che puoi, senza pietà. Dobbiamo infilarle lo speculum”. Il collaboratore di Master Vito eseguì l’ordine e mi aprì il buco con forza, dilatandomelo a dismisura. Io gridai per il dolore e lo supplicai di smettere, ma lui sembrava non sentire le mie suppliche. Master Vito prese lo speculum da un mobile e lo infilò nel mio buco senza trovare alcun impedimento e poi iniziò a girare la vite per allargare lo strumento. “Mi fate male, mi state spaccando il culo, basta… vi prego. Non resisto, mi sento il culo sfondato”, dissi io con un filo di voce. Ma quell’uomo continuava imperterrito a girare la vite e lo speculum si allargava inesorabilmente, fino a quando il mio buco non si dilatò più. Era comunque diventato una voragine e all’interno dello speculum venne infilata una candela, che “ballava”, tanto largo era diventato il mio buco dell’ano. Accesero la candela, che era posizionata più verticalmente rispetto all’altra che mi era stata infilata prima nella figa. La cera si scioglieva e colava lungo lo stelo della candela, finendo direttamente dentro il mio orifizio. Ciò mi causava molto dolore, ma se mi lamentavo ricevevo puntualmente un sonoro schiaffo sul viso. La candela si consumò e la sua fiamma arrivò a lambire la pelle del mio culetto. Solo allora venne spenta, con mio grande sollievo. Poi entrò nella stanza, accompagnata da due uomini e seguita dal fidanzato, una ragazza molto giovane ed attraente: aveva lunghi capelli biondi e occhi azzurri. Master Vito me la presentò: “Sonia ti presento Jessica. Lei è un’aspirante schiava ed assisterà alle torture a cui ti sottoporremo. Tu dovrai farle capire che una schiava si realizza quando viene sottomessa in modo deciso e anche violento. Dovrai trasmetterle un messaggio importante: solo il dolore fisico può dare soddisfazione ad una vera slave. Tu Sonia hai dato grande dimostrazione di saper subire qualsiasi umiliazione e di saper accettare il dolore con rassegnazione. E oggi dovrai superare te stessa… non immagini nemmeno che cosa ti aspetta!”. Alzai la testa e salutai Jessica, porgendole il mio benvenuto. Però il fatto di essere torturata ed umiliata davanti ad una ragazza mi poneva un po’ a disagio, forse perché ero abituata a soffrire solo davanti ad uomini, anche giovani, ma pur sempre di sesso maschile. Mi stupii nel veder che Jessica era completamente vestita: camicetta rossa, pantaloni neri e scarpe nere. Ero infatti convinta che le schiave dovessero entrare nude a Villa Ubbidienza, ma a quanto pare questa regola non doveva essere rispettata dalle aspiranti schiave. Mi liberarono dalle corde e mi fecero stendere sul pavimento, legandomi le braccia lungo il corpo. Poi mi misero delle cavigliere in pelle con una corta catenella ed abbassarono un gancio dal soffitto: collegarono la catenella al gancio e mi tirarono su per i piedi. Il mio corpo penzolava, la mia testa era a ottanta centimetri dal pavimento e le mie tette penzolavano anch’esse, in una posizione del tutto innaturale. Mi applicarono ai capezzoli clips con catenelle alle quali erano collegati alcuni pesi. A quel punto le mie tette venivano tirate verso il basso: furono poi attaccati alle catenelle altri pesi che peggiorarono la situazione. Ora le tette mi facevano male e tentai di ribellarmi, dicendo: “Toglietemi i pesi dal seno, mi state facendo male, le mie tette sono tirate allo spasimo!”. A queste parole Master Vito reagì in malo modo e diede ordine a Jessica di frustarmi in tutte le parti del corpo. Consegnò una frusta a Jessica, che iniziò a frustarmi senza convinzione. Jessica non mi frustava in modo deciso e per convincerla a “fare sul serio” ricevette a sua volta alcune frustate. Ma c’era una piccola differenza tra noi: lei era vestita, mentre io ero nuda! Jessica urlò per il dolore… non era ancora abituata a soffrire! Le frustate che ricevette la convinsero a frustarmi con violenza ed ora ero io a gridare per il dolore. La mia schiena si riempì dei segni delle frustate, mentre ad ogni frustata il mio corpo dondolava e le mie tette mi ricordavano, con dolore, della loro esistenza. Poi Jessica, su suggerimento di Master Vito, passò a frustarmi la pancia e anche quella parte del mio corpo venne messa a dura prova. Dopo un buon quarto d’ora di sane frustate, venni liberata da quella incomoda posizione. “Ora Sonia inginocchiati davanti al letto e appoggia la parte superiore del tuo corpo sul letto. Ti sculacceremo, come una troia come te merita”, disse George. Io eseguii l’ordine e George iniziò a sculacciarmi. Non riuscivo a rimanere ferma e oltre ad urlare, agitavo insistentemente il mio corpo. George si rivolse allora a Jessica: “Sali sulla schiena di Sonia e siediti sopra di lei. Bloccale le braccia con le tue mani. Non deve muoversi questa puttana”. Jessica si sedette sopra la mia schiena, impedendomi così di agitarmi. Venni sculacciata da George e da Frank, fino a quando il mio sedere divenne totalmente rosso. Ero imbarazzata, perché mai ero stata alla mercè di una ragazza, che poteva farmi soffrire malgrado la sua tenera età. Poi Master Vito mi ordinò di baciare Jessica, ma lei si ritraeva perché forse non aveva mai baciato una donna. Io afferrai la sua testa e la costrinsi a baciarmi con passione. Ora le nostre lingue giocavano insieme, procurando piacere sia a me che a lei. Frank ci ridicolizzò, dicendo: “Guarda le due lesbiche come sono innamorate! Fate schifo, siete due baldracche… vi pentirete amaramente del vostro comportamento. Ora siete entrambe di nostra proprietà… Proprietà Villa Ubbidienza”. Io al momento non capii… ma purtroppo la spiegazione di quelle parole non tardò a venire! Mi presero in braccio e mi portarono su un grezzo tavolo di legno, dove mi misero supina. Master Vito ordinò a Jessica, consegnandole uno straccio e una bottiglietta di plastica contenente del liquido, di pulirmi le piante dei piedi, che erano molto sporche. Avevo raggiunto la villa a piedi nudi e le mie piante erano veramente nere. Jessica mi pulì le piante in modo perfetto, passando lo straccio anche tra le mie dita. Mi presero nuovamente in braccio e mi portarono su una struttura metallica, in posizione “a quattro zampe”, dove venni legata saldamente tramite cinghie già predisposte. Mi aprirono la bocca e mi infilarono dentro una specie di "pallina" collegata ad un laccio, che mi venne bloccato dietro alla testa. Chiaramente quella "pallina" serviva a non farmi urlare. Anche la mia testa venne bloccata da un apposita struttura, ma potevo però girarla a destra e a sinistra. Master Vito mi disse in modo deciso: “Sonia, tu sei alla tua seconda lezione e ormai appartieni a Villa Ubbidienza. Non potrai frequentare altre scuole rieducatrici, all’infuori di Villa Ubbidienza. So che quello che ti sto per dire ti traumatizzerà, ma le regole sono regole e noi non possiamo aggirarle… Verrai marchiata a fuoco con le lettere V.U., che sono le iniziali di Villa Ubbidienza. Una volta che sarai marchiata, per tutta la vita dovrai tenere questo marchio, che sarà indelebile sulla tua pelle. Soffrirai tantissimo quando il timbro rovente “colpirà” la tua tenera pelle. Abbiamo deciso di marchiarti sotto i piedi”. Frank e George vennero incaricati di bloccarmi i piedi, tenendomi per le dita e per il calcagno. Jessica chiese di uscire, ma non le fu consentito. “Dovrai guardare mentre questa povera disgraziata soffrirà le pene dell’inferno, ma pensa che in fondo è solo una lurida schiava che non merita il minimo rispetto. La sua carne brucerà al contatto con il ferro rovente e speriamo che questa lurida cagna non svenga per il dolore”. Un uomo dal ghigno beffardo arrivò con in mano un lungo tubo in ferro con manico di legno, che mise sulla fiamma del camino. Alla base del tubo c’era un piccolo timbro con riprodotte due piccole lettere intercalate da punti: V.U. Poco dopo la parte finale del tubo divenne rossa e rovente. Io iniziai ad urlare a squarciagola, ma la mie urla veniva soffocate dalla "pallina" che avevo in bocca. Cercavo di agitarmi, di muovere i piedi per evitare quell’oggetto diabolico, ma le cinghie e le mani dei due uomini bloccavano ogni parte del mio corpo. “Verrai marchiata sulle piante dei piedi, nella zona sotto le dita, dove la pelle è leggermente più spessa, così proverai meno dolore, lurida cagna”, disse beffardamente Master Vito. Quando il “primo timbro” si avvicinò alla pianta del mio piede destro, avvertii un grande calore e poco dopo un dolore lancinante: la mia carne era stata incisa dal timbro e la mia pelle stava “bruciando” sotto la pressione di quel tubo maledetto. Jessica venne costretta a guardare, in quanto un uomo le teneva la testa in modo che non potesse evitare quella visione tremenda. Tentò di chiudere gli occhi, ma l’uomo gli strizzò un capezzolo per farla desistere dal chiudere gli occhi. L’uomo con il tubo in mano si assicurò che il “timbro” avesse deturpato il mio povero piede e una leggera fumata lo rassicurò. La mia pelle era ormai irrimediabilmente incisa. Rimise l’attrezzo sul camino e poco dopo ripetè l’operazione sul mio piede sinistro. Io ero completamente sudata e la mia bocca non aveva più saliva; l’uomo penso bene di togliermi la "pallina" dalla bocca e, dopo aver estratto il suo uccello dai pantaloni, mi pisciò direttamente in gola. Jessica chiese pietà per me: “Ma che cosa le fai! Non è un cesso la sua bocca, smettila ti prego”. Venne derisa e io venni liberata dalle cinghie. Non riuscivo però a rimanere in piedi per il dolore che avevo sotto i piedi: mi permisero perciò di rimanere in ginocchio. Poi presero Jessica e la misero sull’attrezzo che avevo lasciato libero io; lei cercò di divincolarsi, ma loro erano in tre e nettamente più forti di lei e la legarono completamente vestita con le cinghie. Le venne messa in bocca la “pallina” e poi Master Vito mi disse: “Vacca, togli le scarpe a Jessica… ora le faremo il lavoro che abbiamo fatto a te”. A quelle parole Jessica scoppiò in pianto, ma io non potevo fare nulla per lei. Con una stretta alla gola e camminando in ginocchio, mi posizionai dietro i piedi di Jessica. Le levai le scarpe e mi apparvero due piedini perfetti e curati, con dita affusolate e unghie laccate di rosso. Le sue piante erano lisce e vellutate, i suoi piedi non avevano tracce di calli e duroni. D’altra parte una ragazza così giovane non poteva che avere piedi belli e perfetti. Era un vero peccato rovinare piedi così belli. Cercai di prendere un po’ di tempo rimanendo dietro i piedi di Jessica in contemplazione, ma George mi buttò a terra, facendomi spostare con un calcio nella pancia. L’uomo del “timbro” mise l’attrezzo nel camino e poco dopo marchiò a fuoco il tallone di Jessica. Una piccola fumata, avvertì l’uomo che la pelle era incisa. Poi anche l’altro piede subì la stessa sorte. Ora tutte e due avevamo il marchio di Villa Ubbidienza: entrambe sulle piante dei piedi, una sotto le dita, l’altra sui talloni. Jessica venne slegata, ma quando cercò di mettersi in piedi svenne per il dolore. Poco dopo rinvenne e Master Vito ci disse che per quel giorno la nostra educazione era finita. Non riuscivamo a camminare e allora due uomini ci caricarono sulle loro spalle, come dei sacchi di patate. Io ero nuda, mentre a lei mancavano solo le scarpe. I nostri visi erano a contatto con i culi di quei due uomini, che percorsero velocemente il viale che conduceva all’uscita della villa. Eravamo seguite da mio marito e dal fidanzato di Jessica, che aveva voluto iniziare la sua donna ad un percorso di sottomissione, dal quale, una volta entrati, non ci si può più sottrarre. L’uomo che mi aveva trasportato chiese a mio marito di aprire il bagagliaio dell’auto e mi scaraventò dentro, come fossi un oggetto, e poi abbassò il cofano, chiudendolo. Non vidi più Jessica e non so dove lei fu “depositata”, ma sicuramente potè tornare a casa viva con il suo ragazzo. Dopo qualche centinaio di metri mio marito arrestò la macchina e mi tirò fuori dal bagagliaio. Mi rivestii e insieme tornammo a casa. Notai sul suo viso una certa soddisfazione per la lezione che mi era stata impartita. A lui non interessava molto del dolore che io provavo: a lui interessava solo avere al fianco una schiava docile e sottomessa come me!
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soniaslave,
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Tempi di scuola
Questa volta vi racconto un episodio che mi capitò quando frequentavo la quarta classe all'Istituto Tecnico Commerciale Gino Zappa di Milano. All'epoca ero ritenuta un'alunna modello, fra le più brave della classe e alcune compagne mi guardavano con una punta d'invidia. All'interno della classe, come sempre succede, si formano inevitabilmente i gruppi di amicizia o di studio e anch'io finii in questo disgraziato "meccanismo". Un giorno però Beatrice mi chiamò in disparte e mi invitò nella casa di campagna dei suoi genitori, situata nella provincia di Varese. La cosa mi risultò un po' strana, però l'idea di poter allargare la mia sfera di amicizie all'interno di una classe abbastanza divisa mi allettava non poco. Accettai e Beatrice mi disse che sarebbero venute con noi anche Anna, Simona e Giulia. L'appuntamento venne fissato per il sabato successivo e Beatrice, ripetente e più grande di noi, ci avrebbe portato alla mèta in auto. Tutte noi "invidiavamo" Beatrice che già poteva guidare e in più possedeva anche un'auto tutta sua. Al sabato alle tredici e trenta la campanella suonò e tutte e cinque ci precipitammo verso l'utilitaria di Beatrice, alla volta della casa di campagna. Lì saremmo restate fino alla domenica sera, per trascorrere un tranquillo week-end... di paura! Dopo circa un'ora e mezza o poco più arrivammo, dopo aver percorso una strada sterrata abbastanza lunga, alla casa di campagna situata in mezzo ad un bosco. Ero molto euforica, in quanto i miei genitori mi avevano accordato il permesso di rimanere fuori casa per ben due giorni. Entrammo nella casa che era "povera", ma molto ben tenuta. Ci sedemmo al tavolo e Beatrice ci offrì delle bibite a temperatura ambiente, ma comunque gradevoli. Ero tranquillamente seduta al tavolo quando vidi davanti a me una corda che si stringeva inesorabilmente verso di me: era tenuta in mano da Giulia e Anna, che mi legarono alla sedia, bloccandomi prima le braccia e poi le gambe alla sedia. Io mi misi ad urlare, chiedendo che cosa mi stessero facendo. Beatrice si alzò dalla sedia e venne verso di me, dicendo: "Bellissima Sonia, ti piace tanto fregare i ragazzi alle altre? Attenta, perchè non si può sempre farla franca... Perchè ti sei fatta Maurizio, quando sapevi benissimo che Maurizio è fidanzato con Anna? E perchè hai voluto essere scopata dal bel Paolo, quando sapevi che lui era mio?". Io in effetti non avevo mai avuto rapporti con Maurizio e con Paolo e cercai di spiegarlo a Beatrice: "Non sono mai andata a letto con Maurizio e non sono mai andata a letto con Paolo. Sia ben chiaro per tutte voi. Caso mai è stato Maurizio che mi ha corteggiato... ma non ha avuto alcun riscontro da parte mia. Per quanto riguarda Paolo... non c'è mai stato nulla tra noi", dissi io, visibilmente scocciata. "Non ti crediamo, baldracca da quattro soldi", sentenziò Beatrice. Si avvicinò ancor più a me e, toccandomi i capelli, disse: "Sonia, ma che bei capelli hai! Lunghi, mossi e lucenti... sappiamo che tu tieni moltissimo ai tuoi capelli... Ora ti facciamo una nuova acconciatura, sperando che sia di gradimento al "tuo" Maurizio". Giulia disse: "Propongo di tagliarle la frangetta e i capelli alle spalle, un bel caschetto non dovrebbe stare male a Sonia!". Le altre annuirono con il capo e Giulia diede la prima sforbiciata ai miei capelli. La frangia venne tagliata alla base della cute, poi mi tagliò una lunga ciocca che mi venne mostrata e poi fatta cadere sul pavimento. Giulia passò le forbici ad Anna e anche lei mi tagliò una ciocca di capelli. Si passavano le forbici l'una con l'altra e ognuna di loro dava un'accorciatina ai miei capelli. Io non potevo muovermi e le corde erano veramente strette. In poco tempo il caschetto era finito. Beatrice disse con voce decisa: "Propongo qualche altro centimetro, lasciamole coperte le orecchie, ma tagliamole i capelli all'altezza dei lobi". E via con le forbici. I miei capelli erano sempre più corti e Anna disse, con tono beffardo: "Ora sì che è una gran figa... piacerà senz'altro ai maschi!". Io avevo gli occhi pieni di lacrime, ma non volevo far vedere che stavo piangendo. "E queste sopracciglia... come le stanno male... sarebbe meglio non le avesse!", sentenziò Giulia. Beatrice venne verso di me con un rasoio e cominciò a rasarmi le sopracciglia. Poco dopo ero completamente liscia e loro mi diedero uno specchio per ammirare il loro lavoro. Ero diventata un mostro, con i capelli corti e "smozzicati" e senza sopracciglia. Beatrice disse allora che saremmo andati a fare una bella passeggiata tra i boschi. "Spogliati baldracca", mi disse Beatrice, facendomi vedere la punta di un affilato coltellino. Io mi rifiutai e lei incalzò: "Spogliati, tu nel bosco ci vieni, ma ci vieni nuda e a piedi... noi quattro ci andremo in macchina... con il caldo che fa!". Il coltellino in mano alla ragazza era ormai evidente ed era puntato al mio fianco. Non avevo scelta e iniziai a slacciarmi i cinturini delle scarpe per toglierle. "No, quelle no, le puoi tenere. Ti serviranno per camminare nel bosco. Togli la gonna e la maglietta. Dai, fai presto". Io mi levai la gonna e la maglietta, ma Beatrice non era ancora contenta: "Ora anche il reggiseno, così vediamo perchè Maurizio impazzisce per il tuo seno. Poi ti togli anche le mutandine, così vediamo perchè piace la tua figa a Paolo...". Io mi levai il reggiseno e le mutandine. Ero completamente nuda, ad eccezione delle scarpe che mi sarebbero servite per la “passeggiata” nel bosco. Mi legarono le mani, una accanto all’altra, con una corda e mi portarono fuori, posizionandomi dietro la vettura di Beatrice. Poi l’altro capo della corda venne legato al paraurti della macchina, che doveva “trainarmi”. Le quattro assatanate salirono sulla vettura, una Volkswagen Polo, e si misero in movimento a passo d’uomo. Io fui obbligata a seguire la vettura, che percorse un lungo pezzo di strada sterrata. Dovevo guardare bene il fondo della strada, disseminato di buche, pietrisco e rametti d’albero. La vettura procedeva molto piano e io riuscivo a stare al passo della macchina. Il problema era costituito dalle mie scarpe con il tacco, che anche se non avevano un tacco da dodici, mi facevano prendere storte in gran quantità. Pensai di togliermele, ma poi mi venne in mente che avevano i cinturini e senza slacciarli non sarebbe stato possibile levarle. Alla fine risultarono distrutte, dagli sfregamenti e dai “patimenti” che la lucida pelle aveva subito. Io sudavo sotto il caldo sole, mentre le quattro facevano commenti offensivi nei miei confronti, ridicolizzandomi. Io le sentivo, perché dai finestrini aperti mi pervenivano le loro voci e le loro sghignazzate. Durante il percorso incontrammo due cacciatori, che si voltarono verso di me, commentando ad alta voce quel particolare “rimorchio”: “Non c’è più religione, ma guarda sta’ esibizionista, che si fa trascinare nuda per dare nell’occhio. Sta’ puttana! Se ti fermi, me la dai? Sei una gran vacca… e sei pure bona. Una volta le ragazzine erano pudiche, oggi sono solo delle puttane…”. Ritornammo alla casa e venni slegata dal paraurti. Mi slegarono le mani e mi fecero stendere sul letto matrimoniale dei genitori di Beatrice. Una volta distesa, Beatrice, che doveva essere la capa e l’artefice di tutto, mi ordinò di alzare le braccia e di allargarle e di divaricare le gambe. Io feci quello che mi venne detto e le quattro amiche provvedettero a legarmi al letto: le braccia all’altezza delle mani e dei gomiti, le gambe all’altezza dei piedi e delle ginocchia. Ero completamente immobilizzata e riuscivo solo parzialmente a muovere il bacino. Giulia chiese a Beatrice: “Posso toglierle le scarpe?”. Beatrice rispose affermativamente, dicendo: “Ormai abbiamo visto tutto di lei, abbiamo capito che ha delle tette sode e ben formate, un culetto interessante e una grande figa accogliente, che può piacere ai nostri amici maschi. L’unica parte del corpo di Sonia che non abbiamo ancora visto sono i suoi piedi. Abbiamo anche capito che è una persona senza alcun ritegno, che si presta ad essere “usata” in tutti i modi. Una brava ragazza, di buona famiglia come lei, non si sarebbe mai spogliata per seguire una macchina in un bosco…”. Io replicai che non mi ero spogliata spontaneamente, ma che ero stata costretta da un coltellino nel fianco! Mi levarono le scarpe ed iniziarono a farmi il solletico sotto i piedi. Io sopporto tante cose, ma il solletico sotto i piedi mi manda in crisi. Io le supplicavo di smettere, ma più le supplicavo e più loro continuavano a farmelo; capirono che la zona sotto le dita era la più sensibile e continuarono a solleticarmi quella parte del piede. Io mi agitavo, ma le corde facevano il loro lavoro in modo egregio e il mio corpo aveva poche possibilità di movimento. Poi tutte e quattro sparirono e ritornarono poco dopo con una grossa zucchina tra le mani. Simona, che fino a quel punto non aveva preso grandi iniziative, mi disse: “Ora, cara troietta da strapazzo, ci fai vedere come prendi i cazzi di Maurizio e Paolo. Ecco, questa zucchina è la copia perfetta dei loro uccelli!”. “Voi siete pazze, non potete deflorarmi con quella zucchina. E’ semplicemente gigantesca”, dissi io. “Ah, ah, tu vorresti forse farci credere di essere vergine? Una come te avrà iniziato a farsi scopare a dodici anni…”, replicò Giulia. La parola “deflorarmi”, forse usata da me in modo errato, aveva fatto credere loro che io fossi vergine. Chiaramente vergine non ero, ma stretta di figa sì! Senza tanto indugiare saltarono tutte quattro sul letto e iniziarono a spingere la zucchina nella mia figa. All’inizio riuscii ad opporre resistenza, ma alla fine la mia bernarda si dilatò, lasciandosi perforare dalla grossa zucchina. “Io l’ho sempre detto… Sonia è una gran porca… guarda come ti sei fatta penetrare dalla zucchina… hai una figa da primato!”, disse beffardamente Beatrice. Mi slegarono e mi fecero mettere a pecorina per un’ulteriore prova “vegetale”: dovevano infilarmi una carota nel culo. Nell’assumere la nuova posizione, la zucchina scivolò per un pezzo fuori dalla mia figa e le loro mani prontamente la infilarono di nuovo. Poi iniziarono a premere sul mio buco dell’ano con la carota. Provavo dolore e il buco sembrava non volersi aprire. Ma le quattro forsennate premevano con grande forza e il mio buco alla fine cedette con mio grande dolore. “Ora ti facciamo delle foto, che poi daremo a Maurizio e Paolo. La loro cocca sfondata davanti e dietro! Hai la figa sfondata dalla zucchina e il culo spaccato da una carota. Mi fai schifo… sei solo una poveretta… ecco come finiscono le bellocce come te! E poi hai quei capelli tagliati alla “cazzo”! Ma ti mancano anche le sopracciglia… Mi fai pena, povera troia!”, disse farneticando la forte Beatrice. E sì, perché lei doveva sentirsi molto forte dopo questa bravata. Mi aveva umiliato e conciata come non mai nella mia vita. Simona doveva essere lesbica e lo capii dal bacio che mi dette con la lingua: mi accarezzò dolcemente i seni e me li leccò con grande meticolosità. Poi passò a leccarmi la figa e io sussultai dal piacere; me l’aprì con la lingua, “divaricandomi” le labbra e poi leccando all’interno del mio buco. Infilò la lingua dentro la mia figa e la roteò in un modo meraviglioso, donandomi sensazioni estreme di piacere. Una cosa simile poteva venire solo da una lesbica, abituata a fare quei giochi di lingua. Beatrice poi andò al telefono fisso (in quei tempi i cellulari non esistevano) e chiamò qualcuno, di cui non compresi il nome. Poco dopo entrò nella stanza un ragazzo dall’aria alquanto imbranata e dalla sguardo un po’ “ritardato”. Quando mi vide completamente nuda sul letto, fece un salto che non capii se era di gioia o di paura. “Giuseppe tu non hai mai visto una donna nuda. Lei si chiama Sonia ed è venuta apposta per te, Vuole fare “all’amore” con te”, disse Simona. Lui era veramente brutto, tarchiato e aveva un’aria davvero poco rassicurante. Le quattro “amiche” lo invitarono a spogliarsi e lui lo fece senza tanti preamboli. Era completamente peloso, davanti e dietro… un vero orso! Aveva un grosso uccello, ruvido e pieno di vene. Io notai che il suo uccello non ci mise molto ad irrigidirsi, specialmente quando Giuseppe fu invitato ad accarezzarmi. “Lasciami orso”, gridai. Ma lui non capì o fece finta di non capire. “Ma che cosa devo fare?”, disse Giuseppe, con voce roca. “Devi salire sul letto ed appoggiare il tuo pisello qui, sulla fighetta di Sonia”, disse Beatrice. Lui lo fece e appoggiò il suo schifoso pene sulla mia figa. Provai uno schifo indescrivibile. Giuseppe era veramente orrendo. “Ora spingilo dentro a quel buco da troia. Dai spingi forte”, disse Giulia. Lui spinse forte, mentre io cercavo inutilmente e in tutti i modi di divincolarmi dalla stretta morsa delle quattro assatanate. Giuseppe riuscì a penetrarmi e poi riuscì anche a capire quale era il movimento che doveva fare. Mi scopò in poche parole, mi scopò per un buon quarto d’ora. Io lo pregai di non venirmi dentro, ma lui fece tutto il contrario. Sentii il suo sperma irrorare la mia figa. Ora temevo anche di essere rimasta incinta. Che bambino sarebbe nato da quel mostro? Per fortuna non accadde nulla. Poi mi fecero girare a pecorina e Giulia disse a Giuseppe: “Ora devi incularla. Appoggia il tuo uccello al buco del culo di questa giovane ragazza e spingi come più puoi”. Lui eseguì l’ordine e spinse, ma evidentemente non mirava bene il buco dell’ano, perché il suo uccello finì nuovamente nella mia figa. “No, non lì. Glielo devi mettere nel culo. Hai capito?”, disse Anna. Aiutarono Giuseppe a posizionare l’uccelllo e lo invitarono a spingere forte. Lui spinse forte ed entrò con un sol colpo nel mio culo. “Bravo Giuseppe, continua così. Ora esci e rientra di colpo. Bravo… spingi… spingi!”, lo esortò Simona. “Smettila, mi stai rompendo il culo. Smettila, per pietà!”, dissi io, ma lui continuava ad incularmi. Mi fece veramente male e venne nuovamente e copiosamente anche nel mio culo. Probabilmente Giuseppe non era mai venuto dentro una ragazza e la cosa lo eccitò molto. Mentre il suo sperma colava fuori dal mio buco dell’ano, Beatrice fece due o tre fotografie. Le fotografie poi girarono per tutta la classe, sputtanandomi agli occhi di tutti i miei compagni, che mi videro nuda e con due ortaggi infilati nei buchi. Poi tutte le ragazze e Giuseppe si sedettero sul divano, in fila e mi fecero leccare le loro scarpe, in segno di sottomissione. Per fortuna solo sopra, ma la mia lingua non fu affatto contenta di quella situazione. Poi tutte le ragazze si tolsero le scarpe e io dovetti leccare i loro piedi con grande meticolosità. Si fecero leccare tra le dita, sul collo del piede e sulla pianta. I loro piedi non erano dei più freschi, data la temperatura esterna. Ma lo schifo che provai nel leccare i piedi a Giuseppe, non lo potrò scordare mai. Sì, anche i suoi piedi erano orrendi (come tutto il resto del corpo!), callosi e odorosi. Ma io ero la loro serva e una serva non può mai dire di no. Io ero stata punita da quelle quattro cretine (per non dire altro) per cose che non avevo commesso. La settimana successiva a quel sabato rimasi a casa “ammalata”, sperando che almeno le sopracciglia crescessero. Mi feci aggiustare i capelli e dovetti adottare un taglio molto corto, visto che i miei capelli erano stati ormai rovinati dai tagli furibondi delle quattro compagne di classe. L’anno dopo chiesi di essere spostata di corso e passai dalla A alla C. Che esperienza delirante!
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Un pomeriggio diverso dal solito
L'appuntamento era fissato per lunedì alle ore quindici e l'annuncio era molto chiaro: "Siamo tre amici e disponiamo di sala per giochi erotici attrezzata con strumenti adatti a dare piacere alle donne sottomesse. Diamo la possibilità all'eventuale compagno di partecipare alla festa del sesso. Garantiamo che la donna non avrà rapporti intimi con alcuno". Io risposi all'annuncio e mi presentai, insieme a mio marito, all'indirizzo convenuto. Ero tutta vestita di nero, il colore che prediligo: camicetta, gonna, stivali, calze, reggiseno e mutandine erano rigorosamente neri, per accendere gli istinti più repressi. Ci aspettavamo due o tre uomini, che si sarebberio aggiunti a mio marito e avrebbero fatto di tutto per darmi piacere come schiava, con giochi erotici, ma senza sesso esplicito. Grande fu la sorpresa quando ci accorgemmo che gli uomini che ci aspettavano erano ben sette! L'annuncio parlava di tre uomini, ma comunque la cosa non mi spaventava più di tanto: più mani ti toccano e più libidine ti danno! Percorremmo un lungo corridoio, sul quale si affacciavano diverse stanze, alla cui fine c'era una porta che dava accesso ad un cortile interno, attraversato il quale finimmo in uno squallido capannone dall'alto soffitto. Lì c'erano varie attrezzature: una ruota, un cavallo per ginnastica, un lungo tavolo, un letto, un verriccello con catena in ferro attaccato al soffitto, vari attrezzi (vibratori, manette, corde, clips con pesi e altro) su un mobile e altre diavolerie di cui non conoscevo l'utilizzo. "Questo è il paradiso del sesso. Tu sei una donna sottomessa al genere maschile? Una slave, intendo dire. Qui ci divertiremo insieme e tu godrai come una pazza. Togliti la camicetta e la gonna, troia!". disse uno dei sette. Il linguaggio non era certo degno di Oxford, ma di solito è quello che piace alle schiave come me. Io mi levai la camicetta e la gonna e rimasi in reggiseno e mutandine. Mio marito già pregustava il dopo, che però per lui sarebbe stato diverso da quello che si pensava. Tre uomini lo presero a forza e lo portarono verso una poltrona, dove, malgrado il suo divincolarsi, fu legato saldamente, senza possibilità di muoversi. Gli abbassarono la cerniera dei pantaloni e gli tirarono fuori l'attributo, che però al momento risultava molto depresso. "Lasciatemi, questi non erano i patti", gridò lui, ma i sette risero all'unisono dicendo che in quel luogo solo loro comandavano. Io a quel punto cercai di scappare per chiedere aiuto, ma dopo pochi metri venni riacciuffata da due uomini che mi trascinarono di nuovo davanti a mio marito. Mi tennero sollevata da terra e altri mi tolsero gli stivali e le calze. Ora avevo solo la biancheria intima e i sette scrutavano il mio corpo. "Togliti il reggiseno e facci vedere le tette", disse uno e io ubbidii. Un altro mi prese un capezzolo tra le dita e me lo strizzò, facendomi urlare dal dolore. "Senti come urla questa cagna. Ora ci divertiremo con te, puttana. Farai tutto quello che vogliamo. Ormai sei in mano nostra e hai fatto male ad accettare l'invito. Guarda quel poveretto di tuo marito: è impotente e non ti può difendere", disse quello che io avevo pensato fosse il capo della banda. "Ora togliti le mutandine, che iniziamo a giocare", disse un altro. Io mi levai le mutandine e cercai di coprirmi come potevo con le mani. Avevo il presentimento che la cosa si stesse mettendo male e che potesse uscire da quei limiti che erano fissati sull'annuncio. Mi chiesero di portarmi sotto il verricello e di stendermi a terra; io mi rifiutai di farlo, in quanto in quel punto non c'era pavimento, ma solo terra battuta. Al mio rifuito tre di loro mi presero di forza e mi fecero stendere nel punto da loro indicato. Poi mi alzarono le gambe, divaricandomele e fissarono le mie caviglie all'estremità di una sbarra di ferro. Vidi che fecero scendere la catena di ferro del verricello fissato al soffitto e agganciarono la sbarrra a quest'ultima: avevo capito che volevano appendermi per le gambe, a testa in giù. E così fecero. Nel sollevarmi la mia schiena strisciò nella terra battuta, provocandomi dolore, e i miei capelli si sporcarono. Mi sollevarono da terra e io rimasi appesa, con le gambe allargate, ad un'altezza di un metro e mezzo; presero un vibratore e senza tanti complimenti me lo infilarono nella figa, accendendolo alla terza velocità. La mia bernarda non era pronta, ma ben presto l'iniziale fastidio si tramutò in piacere e allora uno di loro, vedendo che stavo quasi godendo, sentenziò: "Lurida cagna, ti sei sporcata la schiena con la terra e ora verrai frustata a dovere, così te la puliremo noi la schiena". E iniziarono a frustarmi la schiena e il culo, che dopo poco si arrossarono. Ricevetti molte frustate sulla schiena e sul sedere, a tal punto che in qualche zona della schiena affiorò anche il sangue. Il mio corpo oscillava per le frustate e loro mi rimandavano in posizione di partenza, ora con le mani, ora con la frusta. Qualche frustata mi venne data anche sul seno e sulla pancia, ma in misura nettamente minore. Mio marito chiese pietà per me, ma più lui invocava di smetterla e più loro ci davano dentro, in numero e intensità delle frustate. Io ero decisamente confusa: soffrivo perchè le caviglie mi cominciavano a fare male, soffrivo per le frustate sempre più decise e gioivo per il lavoro del vibratore. Un mix di dolore e gioia, mai provato fino ad allora. Poi smisero con la frusta, mi levarono il vibratore e mi fecero scendere ad un'altezza più bassa. I sette si denudarono e si misero in fila con gli uccelli in mano, masturbandosi. Poi il primo della fila mi disse: "Ora, lurida schiava farai a tutti noi un bel pompino, senza tanti indugi". Guardai mio marito e notai che anche il suo uccello era diventato duro e rigido. Iniziai a spompinare i sette, mentre a turno uno stava dietro di me e spingeva la mia testa contro l'addome dello spompinato di turno, infilandomi l'uccello in gola. Uno dietro l'altro, accontentai tutti; alcuni avevano degli uccelli veramente lunghi e grossi di sezione, altri meno. Quando vedevano che non avevo più saliva, mi sollevavano la testa e non esitavano a sputarmi la loro in bocca e in gola. Quando ebbi accontentato tutti, calarono la catena fino a farmi toccare terra. Ero sfinita per la posizione alquanto incomoda, ma per iniziava allora un percorso di grande godimento, in quanto mi sollevarono e mi portarono su un letto poco distante, dove tutti e sette mi scoparono a turno con grande frenesia. I miei torturatori si divertivano a sbeffeggiare mio marito con frasi offensive: "Guarda la tua troia come scopa bene... è tutta bagnata... è una vera puttana e finalmente con noi gode davvero! La sbattiamo davanti a te... te la sfondiamo davanti agli occhi... le spacchiamo la figa... senti come geme, la lurida vacca". Dopo aver accolto nella mia figa quattro uccelli, qualcuno pensò bene di interessare contemporaneamente anche il mio ano e mi ritrovai con una doppia penetrazione, davanti e dietro. Non avevo mai provato una cosa così, ma era veramente una situazione eccitante, che mi faceva impazzire di piacere. Mi ritrovai anche un uccello in bocca e fui così costretta anche a fare pompini, mentre i miei buchi si dilatavano a dismisura. Tutti e sette continuavano in questo pazzo gioco, alternandosi ora davanti, ora dietro e ora in bocca, mentre mio marito si disperava sulla poltrona nel vedermi in quella condizione disperata... che però per me tanto disperata non era! Forse soffriva più lui nel vedere sua moglie sbattuta da sette energumeni, che io che dovevo tenere testa alla situazione. La cosa durò forse un'ora e alla fine ero veramente sfinita, con la figa e il buco del culo devastati. Tre di loro vennero nella mia bocca e mi fecero ingoiare il caldo nettare, mentre due mi vennero nella figa e uno nel culo. Il settimo mi sborrò in faccia e poi mi sparse con la mano lo sperma, quasi mi volesse lavare il viso. Mio marito a quel punto venne slegato e io potei rivestirmi per far ritorno a casa. Durante il tragitto verso casa mio marito mi chiese se avevo provato gioia nell'essere scopata dai sette ragazzoni e io, con una faccia tosta non da poco, negai di aver goduto durante i vari rapporti avuti. Ma mentivo... o sì, se mentivo!
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Il gioiello nascosto
Vacanze di Natale di parecchi anni fa a Vercelli. Io e una mia amica passeggiavamo per le vie luccicanti della città piemontese, ammirando le vetrine sfavillanti di un'Italia che allora non conosceva la profonda crisi di oggi. Ad un certo punto Maria, la mia amica, volle entrare in una gioielleria per chiedere le caratteristiche di un bellissimo orologio esposto in vetrina. Suonammo il campanello e un distinto signore ci aprì la porta. Maria fece domande sull'orologio che le interessava e successivamente lo acquistò con carta di credito. Il proprietario ci chiese se volevamo calendari dell'anno che si preparava a nascere dopo pochi giorni e noi dicemmo di sì. Andò nel retrobottega a prendere i calendari. Io vidi un bellissimo anello con una grossa pietra sfavillante "abbandonato" sul banco di vendita. Non riuscii a desistere dal prenderlo e, senza pensarci troppo, lo presi e me lo nascosi in un posto che ritenevo... il più sicuro della Terra! Maria vide quella mia repentina mossa e mi disse: "Ma sei pazza? Hai rubato l'anello?". Io risposi di sì a bassissima voce e lei si avviò verso la porta di uscita. Riuscì ad uscire, ma in quel momento il gioielliere tornò in negozio, attirato dal rumore della porta. Io tentai di fuggire, ma lui bloccò la porta, in quanto si era accorto della sparizione dell'anello. "Signorina, dove è finito l'anello?", mi disse. Io divenni rossa in volto e balbettai: "Di quale anello parla? Non capisco...". Lui ribattè in modo secco che l'anello era fino a pochi secondi sul bancone e che ora era misteriosamente sparito. "Dove è andata la sua amica? Come si chiama lei? Sicuramente è lei che ha rubato quel prezioso gioiello", incalzava l'uomo. Poi disse che avrebbe chiamato i Carabinieri e che loro sicuramente sarebbero stati in grado di farmi parlare. "No, la prego, non chiami i Carabinieri... Io sono una persona onesta... Come può pensare che io o la mia amica..." e qui la voce non mi usciva più, strozzata da un nodo che mi attanagliava la gola. "Ok, fanciulla, voglio crederti. Non chiamo le Forze dell'Ordine... chiamo i miei cugini che ti faranno una bella ispezione intima! Loro sanno come fare", disse il proprietario dellla gioielleria. Andò verso il telefono e dopo poco tornò, dicendomi che era tutto a posto. Passarono quindici minuti, eterni per me, rifugiata in un cantuccio del negozio. Quando suonarono alla porta mi si raggelò il sangue. Il gioielliere aprì ed entrarono nel negozio tre robusti omacci di mezza età. "Questa sgualdrina, o la sua lurida amica, ha rubato un anello. Pensate voi a lei e recuperatemi il gioiello, con qualsiasi mezzo, tanto la puttanella non si ribellerà... almeno che non voglia avere a che fare con i Carabnieri di questa bella città", disse ridendo il gioielliere. "Francesco, non ti preoccupare, la portiamo nel nostro casale in campagna e lì la faremo parlare... con qualsiasi mezzo... costi, quel che costi... E poi sarà un piacere per noi ispezionare una così bella ragazza!", disse il più vecchio dei tre. Mi bendarono e mi legarono le mani con una robusta corda, che mi procurava dolore ai polsi. Uno di loro mi caricò sulle sue spalle ed uscì dalla porta di servizio. Mi depose con poca grazia nel bagagliaio di una vettura, che mi sembrava di aver capito essere una station wagon. La benda sugli occhi, molto stretta, mi impediva di vedere. Dopo un breve viaggio, arrivammo a destinazione: si aprirono le porte dell'auto, un uomo mi tirò fuori dalla vettura e mi portò all'interno di quella che presumo fosse una casa di campagna. Lì ci aspettavano altri uomini, ma la benda sugli occhi mi impediva di capire quanti fossero. Un uomo mi disse: "Ora ci divertiamo un po' con te... faremo una bella caccia al tesoro e vedremo se alla fine riusciremo a trovare l'anello scomparso. Poverina, non sai quello che ti aspetta. Sei uomini contro una sola donna... ah, ah, ah, ah". Io ero terrorizzata da quelle parole decise e beffarde, ma il peggio doveva ancora venire. Uno di loro mi si avvicinò e, alitandomi in volto, sghignazzando disse: "Troia, togliti quelle belle scarpe da ginnastica... magari hai nascosto lì l'anello che cerchiamo". Mi slegarono le mani, mi levarono il giubbotto e io mi tolsi le scarpe. Subito dopo ricevetti l'ordine di togliermi anche i calzini: consegnai le scarpe e le calze all'uomo che mi aveva impartito l'ordine e rimasi a piedi nudi. Il pavimento era grezzo, forse di cemento, e molto freddo: un brivido mi attraversò la schiena. Capii che l'uomo esaminò le scarpe e le calze al loro interno, non trovando però nulla di quello che cercava. Mi tolsero la benda dagli occhi e io potei avere un quadro chiaro della situazione: gli uomini erano in tutto sei, tre più giovani e tre di mezza età. Si avvicinò a me un ragazzone e mi apostrofò in modo insolente: "Cagna, lurida cagna, dimmi dove hai nascosto il gioiello. Altrimenti i tuoi jeans di marca diventeranno degli splendidi hot pants!". Fui sottoposta ad un estenuante interrogatorio, dove mi si chiedeva ripetutamente dove avessi nascosto l'anello; era chiaro che loro erano giustamente convinti che l'anello l'avessi rubato io e ogni volta che non rispondevo alle loro pressanti domande, loro mi tagliavano un pezzo dei jeans. In poco tempo i miei jeans vennero fatti a pezzi e le mie gambe rimasero nude; ormai solo la parte superiore dei miei calzoni era rimasta al suo posto e alcuni dei sei si complimentarono con me per le mie belle gambe. Uno dei miei aguzzini, il più vecchio, si avvicinò a me e con modi bruschi mi strappò di dosso il maglione, riducendolo ad uno straccio per pavimenti . Poi fu la volta della mia camicetta, alla quale fecero "saltare" tutti i bottoni, che schizzarono per la stanza. Ero rimasta con il reggiseno e gli improvvisati hot pants. "Togliti quel brandello di calzoni... non vedi che fai schifo, puttana! Come sei ridotta... dove e è andata la tua tracotanza, lurida cagna!", fu una delle frasi più carine che mi vennero rivolte. Mi tolsi quello che era rimasto dei miei poveri jeans, poi mi slacciarono il reggiseno e mi sfilarono le mutandine. Ora ero completamente nuda e tremante per il freddo e la paura davanti ai sei uomini. MI stesero su un tavolaccio di legno ruvido e mi fecero nuovamente la solita domanda: "Dove hai messo l'anello?". Io non risposi e loro mi fecero aprire la bocca. Mi fecero tirare fuori la lingua e l'afferrarono con due dita, spostandomela in tutti i punti possibili; era però chiaro che l'anello non potevo averlo in bocca, altrimentii avrei faticato a parlare. Poi a turno mi sputarono in bocca, in segno di disprezzo e io dovetti ingoiare la loro schifosa saliva. Ricevetti molti schiaffoni in viso e alla fine mi sentivo rintronata, come se avessi avuto lì vicino delle campane che suonavano a festa. "Ok, vi dirò dove ho nascosto l'anello. L'ho messo davanti...", dissi io, piangendo per l'umiliazione e il dolore. A quelle mie parole tre uomini mi afferrarono e mi girarono a pancia in giù. "Aprile le natiche, che io cerco il gioiello", disse uno all'altro. "No, l'ho messo davanti... lasciatemi stare... non è lì che dovete cercarlo", replicai io. Loro però fecero finta di non sentire quello che io continuavo a dire e mi aprirono il culo. Iniziarono ad infilare le loro dita dentro il mio buco, me lo dilatarono a dismisura, facendomi un male terribile. Ma ormai il mio culo era violato e all'appello mancava solo un grosso bastone, che mi fu infilato poco dopo, producendomi un dolore lancinante. Loro si divertivano a infilarlo e sfilarlo nel mio povero culo e io soffrii le pene dell'inferno. "Puttana, devi soffrire... sei solo una schifosa ladra e prega di non essere messa in galera. Meglio avere il culo rotto, che rimanere a marcire in galera! Ah, ah, ah, ah", disse uno dei sei energumeni. Era chiaro che avevano capito che l'anello era nella mia figa, ma volevano divertirsi a rompermi il culo. Venni poi sodomizzata da tutti e sei, che con i loro grossi attributi finirono l'opera di sfinimento del mio ano, che alla fine risultò con un buco dai contorni alquanto slabbrati. A quel punto mi girarono a pancia in su e mi misero delle tenaci mollette alle grandi labbra della figa. Poi le tirarono verso l'esterno e le labbra seguirono il movimento delle mollette, allargandomi il buco della patatina e mettendo in evidenza l'interno della mia figa. "Ma che bella figa rosa hai, puttana" fu il complimento migliore che ricevetti. Non vi dico i commenti volgari che mi umiliarono in quei momenti. Le mollette si staccarono dalle labbra ormai tirate allo spasimo, producendomi dolore, e io sentii che la mia figa si richiuse velocemente. Ma gli uomini non avevano finito di divertirsi con me. Le loro dita frugavano dentro la mia figa e uno di loro estrasse finalmente l'agognato anello. Era tutto bagnato, perchè ormai io stavo godendo del trattamento subito. "Leccalo, lurida vacca, leccalo e puliscilo con la lingua", disse uno. Io ubbidii e leccai l'anello dal mio umore vaginale, sentendo tutto l'acre sapore prodotto dalla mia figa. Ora l'anello splendeva come quando era sul bancone! I sei abusarono di me ancora per più di un'ora. A turno mi scoparono con grande ferocia e io sentivo i loro uccelli che mi procuravano colpi secchi e decisi, sbattendo con violenza sul fondo della mia patatina. Ebbi un orgasmo, che non seppi trattenere. Uno di loro mi dissse allora: "Guarda come gode la troia, le abbiamo fatto un favore a scoparla... non si è mai divertita così... deve essere in astinenza da parecchio tempo". Alla fine anche loro erano stremati da quel prolungato atto sessuale e mi infilarono un vibratore nelle figa e poi, con poca fatica, anche uno nel culo. "Visto che ti piace avere qualcosa dentro, andrai a casa così... con questi nostri regalii!", disse, ridendo, uno dei sei. Mi infilarono le mutandine e gli "hot pants", che stretti come erano impedivano l'uscita dei due vibratori e gettarono nel camino il mio giubbotto, le mie scarpe, i calzini, i resti del maglione e i pezzi di jeans tagliati. Mi misero la camicetta, che rimase sbottonata, priva come era di tutti i bottoni e mi diedero con le dita varie strizzate ai capezzoli. Uno di loro, non pago di quello che avevo subito, si divertì a prendere a schiaffi le mie tette, che si arrossarono in pochissimo tempo. Mi riportarono in macchina ai bordi del bosco, rivestita così in modo sommario. Ero scalza e la rigida temperatura mi faceva tremare in continuazione. A piedi nudi, tra rovi, sassi, arbusti e tronchi, arrivai alla strada asfaltata, dove chiesi aiuto agli automobilisti di passaggio. Uno di loro si impietosì, vedendomi in quelle condizioni, e si fermò. Venni accompagnata alla nostra casa di vacanza a Vercelli. Nel vedermi mio marito fu colto quasi da un colpo, ma non seppe mai che cosa mi era accaduto e perchè. A lui dissi di avere subito violenza sessuale da un gruppo di balordi. Non volevo che pensasse di avere una moglie ladra!
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La giusta punizione
Purtroppo anche una moglie fedele come me può cadere in tentazione e cedere alle lusinghe di un uomo giovane e attraente. Ero andata in un negozio di calzature del centro città per acquistare un nuovo paio di decolletè nere con tacco 12. Entrai nel negozio e poco dopo si avvicinò un giovane commesso, che mi chiese in che cosa poteva essermi utile. Lì per lì volevo rispondere che poteva essermi molto utile a letto, ma mi comportai da brava quarantenne e chiesi di provare qualche paio di scarpe. Al terzo paio trovai le scarpe che cercavo, ma non nel colore che volevo. "Non si preoccupi, signora. Tra qualche giorno mi arrivano e se mi lascia il suo indirizzo glele faccio recapitare direttamente a casa", mi disse il titolare del negozio. Pagai, lasciai l'indirizzo e il numero di telefono. Puntualmente qualche giorno dopo squillò il telefono e il titolare del negozio di calzature mi comunicò che le scarpe che avevo scelto erano arrivate. Me le avrebbe portate a casa il commesso... e io inizia a fantasticare! Il giorno pattuito per la consegna cercai di rendermi attraente con calze nere autoreggenti, biancheria intima nera e un vestitino attillato che metteva in mostra le mie forme. Ciabattine dal tacco alto completavano il mio abbigliamento. Quando il campanello suonò, avevo il cuore in gola. Avevo una voglia pazza di stuzzicare quel giovane commesso. Lui mi disse che era meglio provare quelle scarpe e io mi sedetti sul divano. Quel giovane bello e aitante mi infilò le decolletè, che mi stavano alla perfezione. Mentre lui mi infilava le scarpe, io cercai di aprire le gambe per cercare di interessarlo. Il commesso iniziò ad accarezzarmi le gambe, salendo con le mani fino alle mie mutandine: poi la sua mano finì nei miei slip e lui si accorse del mio stato di eccitamento. Ci spogliammo a vicenda e in pochi minuti finimmo a letto. Lui era veramente uno stallone, mi faceva impazzire di piacere, un piacere che io non avevo mai provato nei rapporti monotoni e usuali che avevo con mio marito. Lui era sopra di me, mi teneva le gambe sollevate ed allargate e mi dava con il suo uccello colpi decisi nella figa. Io gemevo, mi agitavo e godevo come una pazza. La sfortuna volle che in quel momento la serratura della porta d'entrata si mise... in movimento! Era ritornato improvvisamente Mario, mio marito, colpito da un tremendo mal di testa. Attirato dai miei gemiti si precipitò in camera da letto e potè "gustarsi" quello che per lui non doveva essere un grande spettacolo. Sua moglie a letto con uno sconosciuto! Uscì precipitosamente e non ritornò più fino alle cinque del pomeriggio. Il giovane commesso, spaventato ed atterrito, uscì dall'appartamento altrettanto di fretta, lasciandomi con un orgasmo a metà. Quando mio marito ritornò non proferì molte parola, se non una lapidaria frase: "Se vuoi essere perdonata, devi essere punita e purificata". Aprrezzai la rima, ma fui sconvolta da quelle parole. Risposi di sì, che avrei fatto tutto quello che c'era da fare per essere perdonata. Lui prese un collare da cane con guinzaglio da una borsa di plastica e mi disse: "Spogliati troia, spogliati completamente che ora ti perdonerò". Io mi tolsi tutti gli indumenti, rimanendo con le sole ciabatte. Lui mi fece togliere anche quelle e io rimasi completamente nuda di fronte a quello che io avevo da sempre considerato l'unico mio grande amore. Sì, l'unico uomo della mia vita, prima di quel maledetto pomeriggio in cui avevo provato nuove ed intense emozioni. Mi mise il collare, mi infilò le scarpe appena acquistate e mi disse di mettermi quel cappotto lungo nero che avevo nell'armadio. "Ma sono nuda, devo vestirmi... e poi a che cosa serve questo collare?", dissi a mio marito che mi fissava con uno sguardo pieno d'odio. "Sei solo una misera puttana e se vuoi il mio perdono... mettiti il cappotto, senza fare tante domande", replicò mio marito. Io infilai il cappotto, che abbottonai con meticolosità. Con il cappotto chiuso e le scarpe non ero poi così sconvolgente. L'unica cosa che stonava era la mancanza delle calze nella stagione fredda. Salimmo in auto e lui iniziò a guidare, dirigendosi verso un luogo a me sconosciuto. Dopo mezz'ora circa arrivammo ad un grosso cancello di ferro chiuso, sul quale era affisso un cartello. Dietro quel cancello si celava un demolitore di autovetture. Alla vista dell'auto di mio marito, il cancello si spalancò, segno evidente che in quel luogo era conosciuto. Mi fece scendere dall'auto e io cominciavo ad agitarmi, perchè presumevo che la cosa stava prendendo un cattivo verso per me; lui mi lasciò ferma in un angolo e parlò con quello che doveva essere il proprietario della demolizione. Tornò verso di me e mi disse con voce austera: "Togliti il cappotto, inizia il tuo percorso di purificazione". "Mario, ma sotto sono completamente nuda, non posso...", balbettai io. "Davanti a quel figlio di puttana non avevi tanti problemi... eri nuda e in più ti scopava alla grande. E allora, che cosa aspetti? Fai quello che ti dico", disse mio marito. Mi tolsi il cappotto e lui afferrò il guinzaglio che avevo al collo. Mi tirò per un bel pezzo di viale, ai cui lati c'erano centinaia di auto in demolizione. Da diversi punti uscivano operai che assistevano increduli al passaggio di quellla donna nuda ed indifesa. Mio marito invitava tutti quelli che vedeva a seguirci, in quanto tutti avrebbero potuto assistere allo spettacolo che stavo per dare senza pudore. Ad un certo punto mi fece levare le scarpe e mi fece proseguire a piedi nudi. Lì il terreno era particolarmente insidioso, perchè era dove le vetture venivano schiacciate dal "ragno", prima di essere inviate alla pressa. Il terreno era cosparso da tracce di benzina ed olio e da piccoli frammenti di vetro, che si appiccicavano alle mie piante. "Fermati Mario, mi fanno male i piedi. Ahi, fammi togliere le schegge di vetro dai miei piedi, ti supplico", dissi a mio marito. Ma lui imperterrito mi tirava con il guinzaglio, non interessandosi minimamente ai miei problemi. Finalmente, con i piedi doloranti e tremante per il freddo, arrivammo davanti ad una struttura tubolare di ferro. Era una specie di croce: mi fece allargare le braccia e me le legò alla struttura metallica. Mi legò ai polsi e subito sotto le ascelle e poi legò anche i miei piedi a quella croce improvvisata. Intanto davanti a noi si era formata una piccola schiera dii operai incuriositi da quella donna nuda con guinzaglio. Mio marito afferrò una mia tetta, la strinse e mi mise una fascetta di plastica a strappo alla base della tetta. Strinse la fascetta, facendomi "esplodere" la mammella verso l'esterno. Anche l'altro seno subì lo stesso trattamento. Schiaffeggiò le mie tette, che in pochissimo tempo diventarono rosse per il freddo, gli schiaffi e la legatura che non permetteva una circolazione del sangue adeguata. Prese un cannello con una fiamma e scaldò la punta di un coltellino: quando la punta fu ben calda si avvicinò alle mie tette, bruciando la mia tenera pelle. Scaldava e incideva le mie tette, che in poco tempo furono completamente martoriate e piene di taglietti dolorosissimi. Poi prese la canna dell'acqua e mi lavò con il getto a pressione, da capo a piedi, insistendo sulla mia figa. "No Mario, ti prego, smettila... non resisto... non mi hai abbastanza umiliata e torturata davanti a tutti questi uomini?", dissi a Mario. Lui rispose di no, che non era abbastanza e rivolgendosi agli operai spiegò loro che l'avevo tradito con un altro uomo. "Ragazzi è tutta vostra, pisciatele addosso e riempitele la bocca di sperma. Non merita altro questa troia. E' una lurida vacca", disse mio marito con aria estermamente cattiva. A quel punto dalle tute uscirono tanti uccelli e tante mani iniziarono la masturbazione. Io ero veramente disperata per quel trattamento che ritenevo spropositato rispetto a quello che avevo fatto: ma il peggio doveva ancora venire! Gli operai salirono ad uno ad uno su un muletto e quello alla guida li sollevava fino a portare il loro uccello all'altezza della mia bocca: io aprivo la bocca e loro mi pisciavano dentro o mi riempivano la bocca di sperma, a loro piacimento. L'urina tracimava dalla mia bocca, in quanto non riuscivo ad ingoiarla tutta, per tanta che era e il mio corpo era ormai lavato dalla loro pipì. Ho ingoiato anche una quantità industriale di sborra: sembrava non avessero mai eiaculato! Alla fine di quel trattamento mi sentivo umiliata e offesa da tutti quei baldi giovani. Ero sempre legata e non potevo assolutamente muovermi. Mio marito si avvicinò con delle grosse forbici e invitò tutti gli operai a tagliarmi i capelli, dicendo: "Ora le facciamo un bel taglio, visto che lei è molto orgogliosa dei suoi lunghi capelli castani. Ah, ah, ah". Loro non se lo fecero dire due volte e si avvicendarono al taglio, riducendo la mia testa in un modo pietoso. Alcuni tagliavano i miei capelli in corrispondenza della cute, altri solo la parte finale, ma in poco tempo le mie orecchie si scoprirono e io rimasi con una montagna di capelli ai miei piedi. Come ero ridotta... i miei lunghi capelli erano diventati "mozziconi" insignificanti. Mio marito pensò poi bene di radermi con un rasoio, al fine di farmi diventare completamente calva. Calva, nuda e con le tette martoriate. Non ero più una donna, ero diventata un mostro! Tutti risero di me, mio marito mi slegò e mi fece camminare, tirata dal guinzagliio, fino ad un capannone dove erano stivati ricambi di auto. I miei piedi tagliuzzati dai vetri lasciavano piccole macchie di sangue sul terreno, ma lui non se ne preoccupò minimamente. Giunti al capannone mi fece stendere su un tavolo e chiese ai ragazzi, che nel frattempo ci avevano seguito, di sollevarmi le gambe e di allargarmele. Due di loro eseguirono gli ordini di mio marito, che chiese anche la collaborazione di altri per tenermi ferma. Ero immobilizzata da forti mani, senza la minima possibilità di muovermi. Mario afferrò le labbra della mia figa e le perforò con un ago da entrambe le parti. L'ago era seguito da un filo che serviva... a chiudermi la figa. Insomma, se non avete capito, me la cucì tutta, infischiandosene delle mie urla disumane e del dolore fortissimo che questa operazione mi provocava. Alla fine la mia figa era completamente chiusa e lui, ridendo beffardamente, disse: "Ecco avete visto tutti che cosa ho fatto, così questa puttana non potrà più tradirmi. Se proprio vorrrà lo potrà prendere nel culo, visto che le piace tanto farsi sodomizzare!". Ringraziò tutti e mi fece risalire in macchina completamente nuda. Giunti in prossimità di casa mi ridiede il cappotto e le scarpe, che infilai immediatamente. Poi però davanti al portone di casa incontrai un vicino, che mi guardò stupito per la mia testa completamente calva. Per fortuna non chiese spiegazioni, anche perchè sarebbe stato troppo imbarazzante darne. A casa mio marito mi riaprì la figa e io feci una lunga doccia, calda questa volta, ristoratrice. Ero stata purificata, secondo lui. Il mio corpo era martoriato e portò i segni di questa lezione per giorni. Per i miei capelli ci volle più tempo, visto che la ricrescita fu lunga e lenta. Fu un'esperienza che non auguro a nessun essere umano.
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Una donna per due
Quella che vi sto per raccontare è la storia che può accadere ad una donna che ama moltissimo suo marito e non vuole "dividersi" con altri, neanche per qualche interessante giochetto a tre. Il marito di Sonia invitò a casa un amico con l'intento di punire la moglie, che riteneva troppo casta e pura. Mario, il marito, sapeva che il suo amico Paolo era pratico di teorie ipnotiche e volle provarle sulla moglie. Così una sera Mario telefonò a Paolo, dicendogli: "Ti andrebbe di venire settimana prossima a casa mia per giocare un po' con me e Sonia?". Paolo rimase stupito dell'invito, poichè conosceva bene le idee di Sonia, ma accettò con curiosità. La domenica sera successiva Paolo arrivò alle 21,45 e Sonia, ignara di quello che sarebbe accaduto poco dopo, lo accolse con grandi feste. Taglio della torta, caffè d'obbligo e liquore e poi... Paolo chiese a Sonia come andasse la sua collezione di oggettini, che lei custodiva gelosamente in una vetrinetta in sala. Lei si alzò e si diresse alla vetrinetta, seguita dai due uomini. Mostrò a Paolo gli ultimi acquisti (Swarosky, animaletti in pietre dure, ecc) e lì Paolo la "colpì". Paolo doveva ipnotizzare Sonia, come stabilito in precedenza con Mario. Mario si mise alle spalle di Sonia, perchè doveva afferrarla al volo quando sarebbe caduta all'indietro. Pochi attimi dopo Sonia perse l'equilibrio (non so se colpita dallo sguardo o dalle gestualità di Paolo) e cadde all'indietro, come previsto. Mario la sorresse per le ascelle, mentre Paolo l'afferrò per i piedi. Sonia perse una scarpa (non so se volutamente tolta da Paolo o persa in modo fortuito) e i due uomini la trasportarono in cucina, dove la stesero dolcemente sul tavolo. Mario ritornò in sala a prendere la scarpa e la infilò al piede di Sonia. Paolo gli disse: "Non dovevamo spogliarla, ora la rivesti?". Mario rispose che non si era pentito, che lui la doveva spogliare come previsto: voleva solo che Sonia partisse da una condizione completa, con tutti i capi di abbigliamento addosso. Paolo gli chiese: "Da dove inizio a spogliarla?". "Da dove vuoi, è tutta tua", rispose il marito di Sonia, che già pregustava lo spettacolo di vedere la moglie alla mercè dell'amico. In quel momento Mario vedeva Sonia come una bambola vivente o, se volete, come una schiava da usare a suo piacimento (e forse a piacimento anche del suo amico). Sonia non era più rigida come quando la portarono in cucina e Paolo la sollevò per toglierle il golfino. Mario pensava poi che Paolo togliesse le scarpe a Sonia e invece l'amico proseguì slacciandole la camicetta rosa di seta. Gliela tolse e il marito pensò che la moglie era ancora presentabile, malgrado fosse rimasta con il reggiseno di pizzo. "Sai che tua moglie ha delle belle tette? Non me ne ero mai accorto", disse Paolo, ridendo. Mario ringraziò con un sorriso. Poi Paolo sfilo' la scarpa sinistra di Sonia e con fatica le sollevò la gonna che era alquanto attillata, dicendo: "Volevo vedere se aveva le autoreggenti per toglierle una calza. Ma ha le collant e non si può... quasi, quasi gliele strappo!". "No Paolo, non puoi farlo, ricordati che poi la dobbiamo rivestire completamente", ribattè il marito di Sonia. Paolo tolse a Sonia l'altra scarpa, le sbottonò la gonna e gliela sfilò. Ora la poveretta aveva solo il reggiseno, le calze e le mutandine. Dopo averle tolto con cura le calze, Paolo disse: "Se vuoi smetto, non c'è problema". Mario lo esortò a proseguire, dicendo che la voleva nuda. L'amico non se lo fece dire due volte e il slacciò reggiseno, che finì sulla sedia a far compagnia agli altri indumenti. Paolo strinse Sonia a sé, le cui tette erano ormai a contatto del suo corpo. "Ed ora il pezzo forte!", disse Paolo togliendo le mutandine a Sonia. Sonia era lì sul tavolo, completamente nuda, inerme e incapace di resistere ai voleri dei due amici. Mario temeva che la moglie si svegliasse, ma Paolo lo rassicurò ed estrasse dalla tasca un accendino. Lo accese e passò la fiamma sul palmo delle mani della "sventurata" e poi, con il permesso del marito, lo fece anche sui seni. Mario impazziva, vedendo la fiamma lambire il capezzolo e la pelle morbida del seno della moglie. "Puoi farlo anche sotto i piedi?", disse Mario. Paolo rispose di sì e cominciò a lambire con la fiamma le piante dei piedi di Sonia, che non sembrava soffrisse per quel trattamento apparentemente doloroso. Insistette parecchio con la fiamma sulle sue piante. Lei non si lamentava e Paolo disse che volendo poteva fare il giochetto anche in mezzo alle gambe. Mario però non glielo permise, avendo paura che il pelo della fighetta prendesse fuoco. A questo punto era stato deciso di fare un lavoretto nel culetto di Sonia. Ma Paolo, sorprendendo l'amico, disse: "Ti faccio una proposta indecente. Che ne direste di infilarle la bottiglia anche davanti? So che sicuramente la cosa ti costa, visto che Sonia è tua moglie, ma a me piacerebbe molto. Sai, sono molto eccitato". Il marito della donna rispose all' amico che, se lui riteneva di avere ancora autonomia e di poter controllare la moglie, per lui andava bene. Mario era eccitato nel vedere la moglie sottoposta a tutti questi giochetti erotici e l'idea che Sonia fosse completamente "annullata" lo rendeva felice ed enormemente eccitato. "Anzi, fallo tu", disse. Paolo prese una bottiglia da 0,75 litri piena di acqua minerale e cercò di infilarla nella bernardina di Sonia. Ma non ci riuscì. Tentò invano anche la seconda volta, ma non ci fu nulla da fare. Paolo ridendo, disse: "Ma tua moglie ha il buco davanti o è una bambola?". Mario rispose che il buco l'aveva eccome e che solitamente si dilatava molto con l'introduzione del pene. Inoltre aggiunse che quando faceva spogliare Sonia durante i loro reportages fotografici, la sua fighetta si bagnava parecchio e lui la immortalava puntualmente bagnata. Aprì le labbra della patatina di Sonia e si accorse che era completamente asciutta. I due decisero allora di sollecitare il clitoride, le labbra e l'interno della figa insieme. Sonia si ritrovò con dentro le dita di Mario e di Paolo e questa tecnica portò i suoi frutti. Sonia però non gemette e non sussultò come al solito. Era come non se ne fosse accorta. Mario divaricò le gambe a Sonia e Paolo prese la bottiglia e gliela infilò, senza tanti complimenti e senza tanti problemi, nella patatina. La bottiglia, era stata ben lavata all'esterno,ma non era stata svuotata, perchè così il tappo e il suo anello in plastica sarebbero stati un ostacolo all'introduzione nella fighetta della donna (per la filosofia più dolore, più piacere). Inoltre il peso dell'acqua avrebbe acuito la possibilità di entrare. Ora Paolo infilava e sfilava la bottiglia ripetutamente e, quando la bottiglia andava giù, la fighetta di Sonia si dilatava fino a ricevere tutto il collo della bottiglia. Alla fine del gioco, Paolo spalancò la figa di Sonia, le infilo' tre dita (che poi si mise in bocca)e disse a Mario: "Ora sì che è bagnata la porca, ma non si ricorderà di nulla, te l'assicuro". Il marito di Sonia rispose all'amico con un sorriso e gli chiese di aiutarlo a girarla. Lui disse che era in un momento particolare e che doveva tenerla sotto controllo. Con le mani sfiorò tutto il corpo di Sonia e poi dette il via alle future "operazioni". I due uomini girarono la loro "preda" a pancia in giù. Ora il culetto di Sonia era lì, pronto ad essere sodomizzato dalla bottiglia. Lei non ha un buco molto grande e Mario quantificò in circa 9 centimetri la larghezza della bottiglia, là dove finisce il collo. Nove centimetri di diametro... praticamente era come romperle il culo! Paolo allargò le natiche di Sonia e Mario versò dell'olio fino all'orlo del suo buchetto. Quando la prima quantità di olio scese nell'ano, ne versò altro e attese che anche questo venisse "assorbito". Poi Mario e Paolo infilarono nel buco dell'ano a turno prima un dito, poi due e alla fine tre, girandoli a mo' di trivella. Ma il buco resisteva e sembrava non volersi allargare. "Non ce la faremo mai", disse sconsolato Paolo. Il marito della donna chiese a Paolo di tenerla aperta il più possibile e iniziò a premere con la bottiglia. Fu difficilissimo. Provarono poi a versare dell'olio lungo il collo della bottiglia al fine di lubrificare bene il retto della donna. Di questa operazione ne beneficiò anche il tavolo!!! Ad un certo punto il tappo e l'anello di plastica furono inghiottiti dal buco ormai dilatato e slabbrato di Sonia e Mario fu assalito da alcuni dubbi. "Facendo così non le procureremo qualche ferita interna?", disse. Paolo, che opera nel campo medico, lo rassicurò e Mario continuò a inserire e disinserire la bottiglia, senza però estrarla completamente. Sonia emetteva qualche gemito, cosa che non aveva fatto prima quando le sollecitarono la figa. "Aiutami, voglio spaccare il culo a questa schiava che ha osato tradirmi! E' una puttana, va punita!", disse Mario. Paolo lo guardò stupito e gli chiese se amava i giochi SM e i rapporti padrone/schiava. Mario si riprese: stava involontariamente confessando i suoi gusti in campo sadomaso e poi non era vero che la moglie l'aveva tradito. Alla fine il buco di Sonia cedette completamente, sfinito dal continuo lavoro della bottiglia, il cui collo (e forse anche qualche cosa in più...) penetrò completamente nel suo ano. Il buco era gigantesco ora e per ottenere questo i due amici le avevano sicuramente anche fatto non poco male. Quando estrassero la bottiglia il buco rimase spalancato per alcuni istanti (o forse minuti) e Paolo infilò nel culo di Sonia prima un righello e poi il tacco di una scarpa. Poi il buco lentamente si richiuse. Pulirono il culetto di Sonia dall'olio, che era penetrato anche davanti ungendo il pelo della patatina. Il pelo era unto e Paolo propose di tagliarlo. "Ok, va bene, ma solo quello che non sembra volersi pulire dall'olio. Sonia non se ne deve accorgere", disse Mario. Passò le forbici all'amico che tagliò le ciocche più unte e le ripose in un sacchettino, che poi Mario gli diede con preghiera di buttarlo via. Non dovevano rimanere tracce! Poi Paolo iniziò ad asciugare la figa di Sonia con troppo trasporto, soffermandosi sulle labbra e anche sulle parti interne. "Aho, il gioco è finito, metti via i giocattoli!", disse Mario, ridendo. E tutti e due scoppiarono in una risata. Entrambi rivestirono la povera Sonia e poi la trasportarono sul divano. Per fortuna durante il "trasporto" l'occhio di Mario cadde sulle mutandine che erano cadute accidentalmente sul pavimento della cucina e allora... via di nuovo scarpe, gonna e calze e su le mutandine. Non esiste delitto perfetto! Poi Paolo risvegliò Sonia, che lì per lì apparve confusa. "Bella compagnia hai fatto a Paolo", disse Mario. Lei si scusò dicendo che durante la notte non aveva dormito! Il giorno seguente Sonia si lamentò di avere uno strano dolore al buchetto dell'ano e Mario diede la colpa ai suoi jeans troppo stretti. Poi Sonia non disse più niente e Mario se ne guardò bene dal chiedere notizie del buchetto del culo della moglie. Meglio dimenticare in certi casi!
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Il provino
Avevo diciassette anni quando lessi su un giornale il seguente annuncio: "Si cerca ragazza maggiorenne per comparsa in film romantico ambientato a Milano. Richiesta giovane età (max 25 anni) e bella presenza. Compenso adeguato in base al tempo di ripresa. Studio di ripresa in zona Stazione Centrale". Seguiva il numero di telefono. Io non avevo ancora compiuto la maggiore età, ma volli tentare lo stesso e telefonai al numero indicato. Mi rispose una voce maschile: "Sì stiamo cercando una ragazza per un film romantico, che deve essere acqua e sapone... la ragazza della porta accanto, insomma. Il ruolo non è molto impegnativo, ma molto istintivo! Bisogna essere portate per questo ruolo, pur non essendo necessariamente attrici e pur non conoscendo tecniche di dizione". Fissai all'appuntamento e mi presentai con Sandro, un mio grande amico. Arrivammo allo studio, che dall'esterno non aveva un'aria molto rassicurante. Ci fecero entrare e ci fecero accomodare in un salotto un po' squallido, in attesa del produttore. Il produttore arrivò quindici minuti dopo e si scusò per essere arrivato in ritardo; poi iniziò a farmi domande: "Come si chiama signorina? Quanti anni ha? Le piace il cinema? Vuole fare l'attrice per gioco o per una futura professione?". Io risposi che avevo diciannove anni, che facevo quel provino per raccimolare i soldi della vacanza estiva e che il cinema era sempre stato la mia passione, fin da piccola. "Bene questo è il suo ruolo! Lei mi sembra proprio adatta a fare la comparsa. E' una ragazza piacente, acqua e sapone, con un viso innocente. Lei è proprio la ragazza che cerchiamo", incalzò il produttore. Io ero vestita con una camicetta fasciante di colore azzurro, gonna abbastanza corta blu, calze azzurre e scarpe tipo "ballerine" nere. Sotto non avevo messo il reggiseno, per evidenziare le forme delle mie tette sode e completava il mio abbigliamento uno slip nero di pizzo. Il produttore mi fece avvicinare a lui e mi disse: "Devo esaminare il suo corpo, anche se vedo che lei è una bella ragazza. Tutte le attrici devono essere viste da vicino dal loro produttore. E' per stabilire un feeling tra datore di lavoro e attrice. Se vuole lui può rimanere". Sì lui può rimanere dissi io, indicando Sandro. Io non avevo capito bene quale era il mio ruolo in quel film, ma avevo capito che mi voleva toccare e non ebbi il coraggio di rifiutarmi, visto che tenevo molto a quei soldi, che mi sarebbero serviti per andare in vacanza. Il produttore aggiunse: Io mi chiamo Enrico, diamoci del tu ed entriamo un po' in confidenza. Fammi sentire il tuo seno". Enrico iniziò ad accarezzarmi il seno e i miei giovani capezzoli, sentendosi accarezzati, si irrigidirono e divennero turgidi, facendosi notare da sotto la camicetta. Lui disse che gli piaceva il fatto che io fossi così sensibile alle carezze di un uomo quasi maturo e fece per sollevarmi la gonna. "No, non può farlo, signore", dissi io. Lui rispose che era necessario e io acconsentii alla sua richiesta, Mi sollevò la corta gonna dietro, lasciandomi il culetto con le calze, ma scoperto. "Bel culo, ragazza! Complimenti... si proprio un bel culo! Sodo al punto giusto e poi tu hai solo diciannove anni...", disse Enrico. Guardai Sandro che seguiva attentamente le mosse di Enrico, quasi fosse un cane da guardia. Enrico continuava nel suo ruolo di produttore-esploratore: mi slacciò lentamente la camicetta e ispezionò con le mani il mio seno. Io ero confusa, non sapevo se permettere a quell'uomo di accarezzarmi o dargli uno schiaffo ed allontanarlo da me. Optai per la prima scelta, lui continuò a toccarmi, palparmi, strizzarmi i capezzoli e ad un certo punto mi disse: "Complimeti Sonia, hai proprio dei bei foruncolini. Lascia che te li lecchi". Io annuii con il capo e mi ritrovai con la sua lingua sui miei seni. Mi leccava insistentemente e tirava i miei capezzoli con i denti. Io godevo per quel trattamento inaspettato, ma sicuramente piacevole. Guardai di sfuggita Sandro e vidi che qualcosa si era gonfiato sotto i suoi pantaloni. Anche lui si stava eccitando, ma non lo voleva dare a vedere. Poi il produttore mi disse: "Dai, ora togliti la gonna". Io feci quello che mi fu richiesto, ma senza togliere le scarpe, che interferirono con la discesa della gonna. Io ho sempre pensato di avere dei brutti piedi e proprio i piedi sono sempre stati per me motivo di complesso; per questo non volevo togliere le scarpe, ma Enrico mi apostrofò in modo secco: "Ma non hai grazia... che casino stai facendo... non puoi togliere la gonna senza togliere prima le scarpe! Via le scarpe! E poi sfila la gonna, senza farmi perdere la pazienza... Non ho tempo da perdere io, sono un produttore e devo provinare ancora molte donne oggi". Io mi levai le scarpe e subito dopo la gonna. Enrico mi chiese poi di levarmi la camicetta ed io eseguii il suo ordine, senza farmi pregare. Ero rimasta con le calze e le mutandine. Poco dopo giunse un altro ordine perentorio dal produttore: "Togliti tutto, ormai non hai altra scelta". In effetti la scelta l'avevo: avrei potuto rivestirmi ed andare via, sbattendo magari la porta. Sentivo gli sguardi di Enrico e Sandro, che scrutavano palmo a palmo il mio corpo di giovane donna. Ero eccitata, a tal punto che quando Enrico mi passò ripetutamente il dito in mezzo alla figa, sentì che ero completamente bagnata. La mia figa era diventata un lago! Probabilmente mi ero bagnata anche la parte superiore delle gambe... la mia figa colava come non mai. "Va bene, a questo punto chiamo Rocco e il cineoperatore e tu mi fai vedere che cosa sai fare. Devi farti scopare senza fiatare, fare pompini e baciare in modo appassionato", disse il produttore. "Ma che razza di film è?", ribattei io. Lui sorrise, dicendo che era impossibile che non avessi ancora capito di che film si trattava: era un film porno, in cui io avevo la parte della ragazza della porta accanto, acqua e sapone, ma tanto, tanto porca. Insomma una ragazza aperta a tutte le esperienze! Enrico aggiunse anche che il mio cachet era alto e dovevo meritarmelo. Io avevo un tremendo bisogno di quei soldi e accettai la cosa, senza ribattere. Lui telefonò a Rocco (non Siffredi, purtroppo) e poi mi portò in braccio in un'altra stanza, seguito dal fido Sandro. Mi stese su un letto e mi disse che attendevamo l'arrivo di Rocco, l'attore principale, e del cineoperatore. Poco dopo i due uomini arrivarono. Rocco si spogliò in modo veloce, mostrando un fisico perfetto e prestante. Ora io ero nuda davanti a quatro uomini: Enrico, Sandro, Rocco e il cineoperatore. Rocco mi baciò ripetutamente e io sentivo la sua lingua che si avvinghiava alla mia, producendomi un piacere sfrenato. Poi Rocco mi mise a pecorina e mi infilò il suo lungo uccello, senza tanti complimenti. La mia figa era aperta e vogliosa e non offrì alcuna resistenza. Mi pompò per parecchio tempo, facendomi dondolare in avanti e indietro le tette penzolanti. Fu una cosa sconvolgente, che io alla mia verde età non avevo mai provato. Poi Rocco si fece fare un lungo pompino e mi fece i complimenti, dicendomi: "Brava Sonia, sei molto brava con la bocca. Davvero un bel pompino! E poi sai ingoiare interamente anche un uccello lungo come il mio. Non soffocarti però!". A me era venuta un po' di tosse, perchè quell'uccello lungo e duro mi era arrivato fino in gola. Sputai un po' di saliva e tutto passò in fretta. Rocco mi scopò ancora in diverse posizioni e io raggiunsi più di un orgasmo. La mia figa era squassata dai quei colpi forti e decisi, ma io ero tremendamente contenta di quell'esperienza. Venivo sbattuta davanti a quattro uomini. Ero diventata improvvisamente una puttana! Poi il produttore mi disse: "Ora dovrai dare il culo a Rocco, che ti sfonderà senza pietà". "Ma io non ho mai avuto rapporti anali! No, non posso... il culo no! Accontentati della mia figa, delle mie tette, della mia bocca... Il culo no!", dissi io, supplicando il produttore. Lui insistette e io alla fine acconsentii. Mi sarei fatta sfondare il culo per un pugno di soldi. Rocco mi fece penetrare molto gel nel buco del culo, dicendomi che quel gel avrebbe aiutato l'introduzione del pene. Poi provò ad appoggiare il suo uccello al mio buco: che sproporzione, un buchetto stretto e quasi chiuso contro un uccello di grossa sezione e per di più lungo come una bottoglia di Coca Cola! Rocco appoggiò la sua cappella al mio buco... premette... premette... ma il mio buco non si spalancò"! "Enrico non c'è niente da fare, non posso inculare questa ragazza. Il suo buco è vergine e troppo stretto, se spingo rischio di mandarla al Pronto Soccorso. Non posso sfondarla!", disse Rocco. Enrico era sconsolato, ma anche scocciato per aver perso inutilmente tempo con me. "Sonia avevi ben letto che dovevi avere rapporti anali. Era inutile che ti presentavi qui, se non avevi mai provato a farti sfondare il culo. Ora dovrai risarcirmi i danni per questo incidente di percorso", disse adirato Enrico. In effetti sull'annuncio non appariva una parola circa il ruolo dell'attrice, ne tantomeno che doveva essere scopata e sfondata analmente. Avevo però capito che cosa voleva Enrico e mi concedetti a lui e poi al suo cineoperatore. Mi scoparono a loro piacimento, in tutte le posizioni possibili, lasciandomi sfinita per quel duro lavoro. L'unico che non partecipò al gioco fu il mio grande amico Sandro: lui quel giorno fu solo uno spettatore in prima fila e si accontentò, alla fine, di farsi una sega e venirmi sul seno. Grande Sandro, grazie di esistere.
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12 years ago
soniaslave,
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Il capo ....
È quasi ora ora di andare , un'altra giornata di lavoro sta per finire ... comincio a sistemare le mie cose , la borsa , la giacca mi preparo a rientrare a casa . Ma ecco che il mio interno squilla ... e mi sorprende .Non suona quasi mai quel maledetto telefono .... proprio ora ! al telefono una voce familiare .. è Marta , la responsabile della segreteria del grande capo ... vieni su .. mi dice ... il direttore ha chiesto di te .. con urgenza ! Salgo le scale che mi portano al 6 piano .. uno sopra il mio è mi chiedo perché? Che vuole il direttore in orario strano . Mi sale l'ansia ... ansia ed eccitazione ... non ne conosco la ragione ma gradino dopo gradino avverto un calore all'inguine che cresce poco a poco ... un calore umido fra le cosce che ben conosco . Arrivo .. mi annunciano ... la porta si apre dall'interno con sistema automatico che il capo controlla personalmente dal suo ufficio ... entro .... mi accoglie sorridente .. si alza mi saluta .. mi domanda come va cara ? Rispondo .. tutto bene e mentre lo faccio so di guardarlo perplessa ... interrogativa .... ma lui molto rilassato mi invita a sedermi sul suo divano in pelle che arredo il grande ufficio dirigenziale . Siediti qui accanto a me ... fammi un po' di compagnia ... mi accomodo facendo attenzione a stare composta vicino al bracciolo ... lui mi si siede accanto non troppo distante e leggermente di traverso in modo da potermi guardare dritta in viso ... ha uno strano sorriso .... ammiccante ... lo sguardo acceso .... e come al solito indossa un abito Blue con cravatta molto elegante .... mi offre qualcosa da bere .. vuole che assaggi il suo whisky che tiene nell' armadio ..... ne versa un poco mentre lui se ne riempie un bicchiere con dose generosa .... la conversazione è leggera ... come ti trovi col lavoro .... i colleghi ... e mentre si chiacchiera.... si avvicina ... poco a poco ... alcool scende bene .. ne chiedo un altro po .. e lui non si fa pregare e se ne versa altro anche lui .... sento la mente che si annebbia... alleggerisce.... rido e sorrido senza una ragione particolare ... lui se ne accorge ... e ne approfitta per avvicinarsi ancora ... ora l ho quasi addosso..... sento il suo alito sul collo .... poi si alza ... si avvicina alla scrivania e lo vedo premere il pulsante di chiusura automatica della porta ..... adesso siamo isolati ... impossibile avere visite.... e me lo ritrovo nuovamente accanto . Il braccio disteso sulle mie spalle ... mi guarda ... voglioso ... eccitato .. mi chiede permesso di levare la cravatta ... poi si avvicina ancora ... sempre con lo sguardo nei miei occhi ... sento la mano appoggiarsi sulla coscia... è calda .. preme senza far male ... il calore cresce ... sento il mio sesso umido bagnarsi ancora di più .. il perizoma aderente alle labbra della figa già gonfie e turgide ... la sento pulsare ..... lo vedo ... sotto la stoffa leggera dei pantaloni ... il cazzo che si irrigidisce.... la mano che era appoggiata alle cosce scivola lentamente al loro interno e si appoggia alla figa .. che prende a sfregare sopra il perizoma ... non faccio nulla per impedirlo .. ho bevuto e sono confusa .. confusa ma eccitata... eccitata come una Troia .... lo lascio fare ... e lo lascio fare anche quando sento la sua lingua sfiorarmi L orecchio ... il collo ... e poi la bocca .. entra e prende a limonarmi mentre le dita sfiorano la figa ancora protetta dal perizoma ... sono certa che avverte la mia eccitazione ... la mano si insinua nel perizoma ..ed eccola arrivare sul clitoride già gonfio .... godo .... e anche io appoggio la mano sul suo cazzo ... e duro .. rigido ... abbasso la cerniera ... gli slip ... ed eccolo nella mia mano .. grande quanto basta .. non lungo ma molto grosso ... lo tocco .. lo meno per tutta la sua lunghezza ... che cazzo arrapante ... una cappella enorme .... odore del sesso ormai ci avvolge .... mi chiede di prendergli il cazzo in bocca ..vuole sentire la mia lingua ..dice .. e insieme assaporare la mia figa .. mi fa mettere a 69 .. la sua lingua nella mia figa e la sua verga nella mia bocca ... godo come una Troia mentre lo spompino .. godo così tanto da venire una prima volta quasi subito ... inondando la sua bocca dei miei umori ... gli piace ... mi chiede di girarmi ... appoggiandomi con le mani allo schienale ... ora ho la figa e il culo esposti al suo sguardo .... lui dietro ... in piedi ... cazzo eretto come un bastone ..... mi dice ... sei una Troia ... adesso ti faccio assaggiare il mio cazzo ... e me lo pianta nella figa .. pompa .. affonda ... forte veloce .. lo sento godere come un porco ... continua ad impallarmi mentre il culo mi si apre piano piano ... lo vede e lo vuole sfondare ... mi piace questo culo già pronto .... ormai in estasi gli chiedo di incularmi ... adesso ... subito ... di piantare quel cazzo teso nel mio culo .... entra subito e mi scopa così .. mi sodomizza trattenendomi per i capellli per poter affondare più forte i colpi .. geme come un maiale ... ma non è ancora il momento ... voglio godere ancora ... e voglio farlo mentre lo cavalco da vera Troia ... a cavalcioni mi impalo sul suo cazzo ... e lo monto così ... muovendomi sul suo sesso che sento dentro fino alle viscere.. grosso mi riempie tutta ... mi muovo veloce finché non vengo e squirto come una vacca .. inondandolo della mia sborra .... non mi fermo e continuo a cavalcarlo per una serie di orgasmi ininterrotti ... e lui gode ... gode come un porco sento il cazzo che sta per esplodere ... lo stacco dalla mia figa e voglio bere tutta quella sborra trattenuta ... mi schizza tutto il viso la bocca .. ho gocce di sborra che colano dalle mie labbra ... raccolgo tutto e sempre con la lingua gli Lecco e lucido la cappella ... ho ancora il suo cazzo in bocca ... quando una telefonata lo riporta al suo lavoro ... lo avvisano che sono arrivati i clienti .... mi guarda ... mi rivesto e mi congedo .. mi saluta .. a presto bella troietta .....
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5 years ago
semplici69,
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In balia del fist
Siamo a casa di un nostro amico con il quale abbiamo giocato già alcune volte. Ci troviamo molto bene e ci divertiamo parecchio.
Lui le sta scattando alcune foto molto sexy e provocanti, alcune anche molto porche. Lei con solo la giacca in pelle nera, seduta sul divano con le gambe aperte, scarpe nere col tacco alto, un filo di rossetto e una sigaretta tra le labbra mentre lei si tiene la sua calda fighetta aperta con le dita.
Vedere questa immagine idilliaca, mi fa viaggiare con la fantasia e me la immagino sdraiata sul letto “vestita” esattamente così, con le gambe bene aperte in attesa. In attesa di un’idea che è da qualche tempo che ho in mente, poterle infilare tutta la mia mano nella figa.
Intanto il nostro amico continua a scattare foto, ma la mia mente ormai sta ancora pensando alla mia mano che inizia a cospargersi di lubrificante e inizia a penetrarla. Prima due dita, tutte dentro bene in fondo, roteandole dentro di lei per abituarla pian piano a quello che starà per entrare.
“Ok, ora girati di schiena, chinati e appoggiati allo schienale del divano” continua a dirigere il set fotografico e io continuo il mio viaggio. Il terzo dito entra con facilità e sento lei che mi dice di metterne già un altro che sta godendo come una porca. Non esito un attimo e anche il mignolo è dentro di lei. Mi fermo un attimo e muovo lentamente le dita dentro la sua figa per poterle dare il tempo di dilatarsi ancora quel poco che basta per infilare l’ultimo dito. Nonostante i suoi umori siano tanti e caldissimi, aggiungo ancora del lubrificante, non voglio fare in fretta voglio godermi questo momento e soprattutto farglielo godere!
“Bravissima, allarga bene quel bellissimo culo, fammi vedere che ti togli il plug.” La scena inizia a farsi più piccante anche sul set fotografico, stiamo scattando una foto dove si veda bene il suo culo aperto. Ancora di più questo scatto mi riporta alla mia fantasia. La guardo in volto per chiederle tacitamente se è tutto ok, le ricambia lo sguardo facendo un cenno di consenso con la testa e continuando a godere. È arrivata l’ora del quinto dito; tiro fuori leggermente la mano e dispongo tutte e cinque le dita a mo di cuneo e, roteandola leggermente, le faccio entrare con sommo godimento da parte di entrambi. Muovo la mano sempre lentamente un po’ avanti e indietro e un po’ la ruoto. Pian piano inizio a staccare il pollice dalle altre dita unite e vedo la sua figa che lentamente si allarga sempre di più.
“Perfetto! Che culo meraviglioso che hai! E … che bello che è aperto così!” Effettivamente la visione del suo culo così aperto e così perfetto mi distrae dalla mia fantasia, ma solo per poco.
Ormai ci siamo, la sua figa è pronta; si sente da come si muovono fluidamente le cinque dita dentro di lei. Non devo fare nessuno sforzo per completare l’opera e infilarle tutta la mano dentro. Solo ancora qualche goccia di lubrificante per rendere più facile l’entrata e … non l’avevo mai sentita godere così! Un volta dentro, rimango fermo con la mano e con l’altra le stuzzico il clitoride come piace a lei. Con delicatezza, rimanendole dentro, chiudo la mano a formare un pugno e … …
“Fabri, ci sei?!” il mio amico mi richiama all’attenzione. “Sì, sì scusate … mi ero un attimo perso in una fantasia.”
“Sentite ragazzi, a fare tutte ste foto, mi sono eccitata, che ne dite di farmi diventare la vostra porca?”
E così, abbandoniamo la macchina fotografica e la mia fantasia rimane appesa per il momento nella mia mente. Chi sa se mai si realizzerà?
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13 years ago
AdamDTS,
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Last visit: 6 hours ago
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in casa-spruzzina paciugo
Le dissi un giorno sai che vorrei farti spruzzare ?!? Sai che con me alcune donne son venute solo perchè leccavo i capezzoli? Lei ma va??? Impossibile.Ascolta ci proviamo? Ho un mio amico che ha una casa qui vicino....no ma dai lei.Venne il giorno... io arrivai a casa del mio amico compiacente, molto in anticipo, ero nervoso non l'avevo vista convinta era titubante.Arrivò molto guardinga, entrò in casa con quei suoi grossi occhiali scuri, la sentivo lontana nervosa, troppo nervosa non era tranquilla e di conseguenza io.Ci sedemmo sul divano e parlammo e la sentivo fredda lontanasembrava volesse scappare.Provai ad abbracciarla ma sentivo la sua tensione, le sue paureposso massagiarti le chiesi, stenditi sul divano ma togliti la maglietta, sembrava un manichino ma si stese era tesa come una corda di violino, le accarezzai la schiena era bello sentire la sua pelle morbida calda si stava sciogliendo si stava rilassando le tolsi anche i pantaloni che fisico stupendo mi piaceva da morire solo a guardarlo.Le tolsi anche le mutandine, anche se non voleva e le massaggiai anche le chiappette e la leccai sulla schiena, la invitai a girarsi, i suoi capezzoli tradivano la sua eccitazione ma le gambe eran ben strette e affiorava solo un pube ben curato ero tentato a tuffarmici ma non potevo rischiare di rovinare tutto e mi misi a baciare il suo seno a succhiargli i capezzoli e la sentii ansimare, continuavo si stava sciogliendo le piacevan le mie carezze, con una mano mi avvicinai alle cosce e le sfiorai il pelo era morbidissimo ero senza fiato e osai a toccarle tra le cosce...era un lago, la invitai a sedersi ed aprire le cosce desideravo troppo assaggiare quel nettare, aveva un sapore dolce, il sentir le mie labbra a contatto dei suoi umori già mi faceva venire.s- Dovevamo solo parlare un po' in un posto tranquillo, ero curiosa di provare nuove sensazioni, di provare nuovi piaceri, ma non così in fretta, stavamo bruciando le tappe... però riusciva ad eccitarmi solo sfiorandomi un capezzolo, e la stranezza mi intrigava.... provai a lasciarmi andare, era bellissimo sentirsi così desiderata, e poi che splendide parole aveva per me, sembrava un poeta, ero estasiata ma ansiosa. p- Sentivo che le piaceva e tanto ma sentii che era spaventata, era al limite sentivo che stava venendo e io la succhiavo ancor di più ma mi cacciava via e mi diceva bata basta non resisto, io ci rimasi male cosa c'era di sbagliato non sapevo come leccarla, eppure sentivo in me che le piaceva...s- Non sapevo, ancora, che avevo bisogno di fidarmi di lui per potermi lasciare andare, lasciare amare, e sentire che non lo faceva tanto per fare, ma era un modo per stabilire un contatto che andava oltre a quello materiale. Ma mi ci volle del tempo per capirlo, e pensai che non mi avrebbe aspettato, ma rischiai: non era il momento giusto. p- Lei corse sotto la doccia ed io pensai è finita tra noi non c'è storia non c'è amore, fummo un po freddi entrambi non commentammo molto ci rivestimmo ed ognuno per la sua strada
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13 years ago
estasicpl,
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il parcheggio-spruzzina e paciugo
vogliamo raccontarvi il seguito----p- dopo questi primi approcci le chiesi di vederla nella pausa pranzo, vicino all'azienda perchè mi mostrasse il suo seno.s- no mi disse lei, ho paura ci vedano, ma sentivo che aveva voglia d'incontrarmi.Insistetti un pò e mi disse si va bene ti faccio dare una sbirciatina e poi te ne vai subito. Io ok non ci son problemi.Ci siam dati appuntamento in un parcheggio in una zona industriale, io attendevo da un pò e avevo paura non venisse, ma arrivò, parcheggiò di fianco a me l'invitai a salire sulla mia auto dietro, lei salì vedevo che era tesa e anche a me batteva forte il cuorela guardai quanto era bella, quanto m'intrigava, le chiesi posso ammirartele, lei con fare circospetto si sbottonò la camicetta e mi disse guardare ma non toccare, era imbarazzata ed io ero ipnotizzato da quelle dita lunghe affusolate, dita che sbottonavano lentamente quei bottoni, aprì e fu un tonfo al cuore vedere quei capezzoli turgidi su quella pelle bianca, io non resistevo volevo toccarglieli, e lei: si ma solo per poco, non so perchè ma gliene presi uno con un dito e glielo tirai e sentii i suoi brividi che mi eccitaron il ventre in un'erezione pazzesca, capii da lì che eravam in sintonia, sentivo le sue emozioni STUPENDOpoi non resistevo e gli strinsi in una mano il seno era perfetto, morbido, sodo, soffice, fatto per le mie mani e sentii ancora quel calore e veniva da lei.Lei mi disse: sai che è gelosa l'altra mia tettina, io ero già in paradiso come mi piaceva questa donna e quanto mi eccitava con la sua genuinità la sua spontaneità.Cominciai a toccarle entrambi i seni, e lei si adagiò allo schienale aprendo completamente la camicetta e si concesse a me alle mie carezze chiudendo gli occhi.Io osai ancor di più, le presi in bocca un capezzolo avrei voluto mangiarlo, leccarlo, succhiarlo, e senttii i suoi primi gemiti, capii e sentii che era già pronta, ma lei mi diceva che era frigida eppure ... s- Mi toccava in un modo particolare, mi venivano i brividi ogni volta che mi sfiorava i capezzoli, sentivo nello stesso tempo caldo in mezzo alle gambe ?!? Strano, sentivo le labbra pulsare, mi sentivo umida, ero eccitatissima, mi piacevano le sue carezze, e mi piaceva il suo desiderio di toccarmele.P- Mentre leccavo il capezzolo, scendevo con la mano, ero come calamitato, lei mi bloccò ma non era convincente, lo desiderava.Entrai tra le sue mutandine, i suoi peli morbidi radi e poi le sue piccole labbra gonfie umide aperte e quando sentiti quel suo clitoride spuntare non capii più nulla ... e cominciai a massagiarlo quanto era bello, bello sentire i suoi ansimi, io non sapevo ancora come avrei o le piaceva esser toccata ma capii subito era lei che mi guidava, sentivo il suo piacere sembrava la conoscessi da una vita.L'avevo già baciata una volta di sfuggita, un bacio rubato, un bacio rilevatore era feeling ma qui non resistevo e la baciai, e quanto io lo volessi lo voleva lei: mi baciava come nessuna donna mi aveva baciato sinora. s- Mi piaceva, mi faceva impazzire, aveva un tocco dolce e sapiente, ma temevo si potesse stancare, invece di godermi il momento, che finalmente era tutto per me, avevo altre preoccupazioni, non riuscivo a lasciarmi andare completamente, sapevo che sarei potuta venire da un momento all'altro, ma non ero tranquilla, gli dissi di esser frigida per scoraggiarlo, anche se non era del tutto vero... da sola venivo eccome!!! P- Era un pò che la toccavo, la sentivo sempre al limite, e le piaceva ma qualcosa la bloccava, non so il luogo, l'approccio, chissa ?Le chiesi se potevo ammirarle il culetto.In quel mentre passaron delle impiegate che dopo la pausa entravan al lavoro, ci spaventammo ci coprimmo i volti, ma non potevan vederci ed io mi eccitai ancor di più e gli richiesi posso vederlo?? Lei si guardò attorno, si abbassò i pantaloni e si mise alla pecorina, io ebbi un'erezione che me lo faceva scoppiare e come prima cosa glielo baciai era troppo bello non avrei mai immaginato fosse il culetto dei miei desideri.Affiorava tra le sue natiche quel forellino piccolo, che sembrava mi chiamasse, e senza indugi mi bagnai l'indice e glielo infilai dentro, non ci credevo, cominciai piano, poi presi velocità dento e fuori, e subito cacciò un urlo di godimento che mi fece trasalire ma andai più forte, sino a sbattere con la mano, sentivo che lo voleva, venne immediatamente io non ci credevo, e più spingevo forte e piu veniva urlando di godimento, stavo impazzendo, troppo bello venne 4, 5 volte e poi era un godimento unico, era senza fiato e mi spaventai e mi fermai. S- Non c'era pensiero che potesse trattenermi, lì era completamente diverso, la razionalità non prevaleva sul corpo, in un batter d'occhio mi fece perder la testa... non capivo più nulla...Lei rimase così con il culetto in aria, senza muoversi, senza parlare, che visione non vi nego che avrei voluto immediatamente venire in quel culetto, ma mi fermai e l'accarezzai tutta, sentivo che l'amavo già, le presi il viso e la baciai, ero emozionato, sconvolto, quasi commosso quanto era la mia donna, era lei il mio futuro.continua
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13 years ago
estasicpl,
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Il tavolo da pranzo
Weekend da sogno nella casa al mare di ricchi ed ospitali amici. Un appartamento per coppia, dotato d'ogni confort. Amici, come dire, normali, per cui non ci si aspettava nessuna avance, nessun divertimento extra, e tuttavia relax, buona compagnia, buona cucina. Finchè... Finchè non è arrivata Eleonora, rovente moglie di Enrico. Eleonora ed Enrico sono amici locali dei nostri amici, dunque han dormito a casa loro e son venuti ad aggiungersi al già folto gruppetto verso le 12,30 di domenica. Aperitivo. Pranzo. Battute. Si ride. Eleonora ha bevuto quanto basta. Qualcuno mette della musica. Eleonora si scalda un po' di più. Un attimo di distrazione e nessuno sà più dire come è successo, ma Eleonora è ora in piedi sul grande tavolo appena sparecchiato, e balla da sola. Enrico, il marito, ritma il tempo con le mani, le sorride. Tutti cominciamo a battere le mani, involontariamente incalzandola. Eleonora ha lo sguardo sognante, è felice e scatenata. E comincia ad aver caldo. Slaccia il foulard che ha al collo e lo lascia svolazzare sul viso del padrone di casa. Poi sfila la camicetta. Gli applausi sono diventati frenetici. Mi guardo in giro e mi rendo conto che questa volta nessuna delle coppie presenti ha portato bambini... Scambio un'occhiata significativa con Clelia. Annuisce. E salta sul tavolo anche lei.Già pubblicato su un altro sito. Ma sono io l'autore.
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13 years ago
Geroboam,
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Sesso nell'atelier
Erano settimane che pianificavamo il tutto ,il cornuto mi aveva assicurato che per la sicura riuscita della cosa lei doveva essere all’oscuro,doveva sembrare un incontro casuale perché se cosi avveniva lei sarebbe stata ancora piu troia… Arriva finalmente il D-day,entrano nell’atelier e cominciano a guardarsi intorno mentre lui mi cerca con lo sguardo lei era attratta dagli stupendi abiti della collezione,una volta scambiat0i uno sguardo di complicita col cornuto,mi avvicino a lei e con estrema professionalità chiedo se voleva provare qualche abito,lei mi risponde che strava solo guardando ma il marito insiste e finalmente la signora accetta. Li conduco nella sala vip(sala riservata solo per client imolto importanti)prendo quattro o cinque abiti da far provare al troione e la invito a spogliarsi mentre io mi defilo,lei però noncurante della mia presenza si libera dei suoi abiti con estrema semplicità ,allora io mi riavvicino e le porgo il primo abito di prova,lo indossa e mi prodigo di sollevare la zip che si trova sulla schiena mentre faccio questa operazione le sfioro le spalle,lei mi guarda come per fulminarmi ma poi non dice nulla,il cornuto intanto la guarda compiaciuto,tutto stava cominciando bene…. Si spoglia ancora con semplicità e rimane con perizoma e reggiseno mi chiede il secondo abito da provare e glielo porgo anche in questo caso stessa procedura,lei lo indossa e io la aiuto con la zip ma questa volta mi faccio piu aduce:mentre alzo l’abito le mie mani si posano “accidentalmente” sul seno e sento subito i suoi capezzoli duri come marmo,lei socchiude gli occhi per un attimo…le piace,guardo il cornuto che mi fa l’occhiolino:tutto ok. Terzo abito stessa prassi stavolta le mie attenzioni si concontrano sul suo culo e lei ormai si lascia andare e sembra spingere indietro le naticche verso di me….. Quarto abito ,mi gioco il tutto per tutto mentre la faccio indossare le infilo le mani nel perizoma……fradicia,le labbra completamente aperte e lei pronta,senza dirmi nulla si butta su di me e mi infila la lingua in bocca,il marito ci guarda eccitatissimo…è fatta! Mentre il cornuto ci guarda cominciamo a toccarci ovunque mi dice a bassa voce che vuole il mio cazzo in bocca ma non posso darglielo,dopotutto sono sul posto di lavoro…io però la tocco in ogni dove e la sua figa sempre piu bagnata,il marito paonazzo dall’eccitazione….mi metto accovacciato e le lecco la figa ,lei per agevolarmi alza la gamba le l’appoggia alla sedia..ormai la troia è in balia dell’eccitazione mi chiede di fotterla ma non posso proprio….io mio cazzo enorme esce dai pantaloni,mi fa male da come è duro…..a questo punto mi fermo preso dal buon senso e propongo di vederci la sera,il marito annuisce mentre lei si ricompone per uscire,mi da il suo indirizzo e uan volta uscito dal lavoro li raggiungo a casa lei è vestiota da gran troia e mi aspettava eccitatissima e carica senza proferire parola mi spoglio e mi butto sul letto a chiavarla per tutta la notte!
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11 years ago
mrstyle,
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Il desidero rimasto...
Una mattina , avevo un appuntamento con una coppia alla spa naturista , ci accordiamo per le 12 ma io arrivo con largo anticipo  quindi ne approfitto per rilassarmi un po’ nella vasca idromassaggio , dopo pochi minuti vedo entrare nella vasca vicino alla mia una donna curvy con grandi seni , ho pensato “ sarà entrata in anticipo , il suo compagno arriverà a momenti “... passano 5, 10 , 15 minuti e lei rimaneva sola ... a questo punto mi convinco  che era realmente sola e la cosa ha cominciato ad intrigarmi , da lì a poco abbiamo cominciato con un gioco di sguardi e provocazioni sempre più intenso ....più la guardavo più lei mi provocava , si toccava i seni ...non abbiamo mai parlato solo gesti e provocazioni ... ad un certo punto prende sempre più confidenza e comincia a sgrillettarsi guardandomi con uno sguardo di sfida : avevo il cazzo di marmo ! Mi alzo per farle vedere quanto mi avesse eccitato , e guardandomi strabuzza gli occhi e si lecca le labbra compiaciuta ... proprio nel momento clou , arriva la coppia e mi fa cenno di salire nel prive ... esco dalla vasca e li seguo , guardo la tizia nella vasca con lo sguardo deluso dal fatto che me ne stessi andando .... nel prive ho scopato la lei della coppia con grande foga ( la tizia della vasca mi aveva caricato parecchio ) e tra la gente che guardava la nostra performance vedo proprio lei che mi stava osservando con sguardo eccitato ! Finisco di scopare la lei di coppia e vado in bagno per lavarmi , scendo subito nella spa , cerco la donna della vasca ma era sparita, se ne era andata ... ancora oggi dopo due mesi ripenso a quella situazione  e mi eccito ancora da morire , mi rimane il desidero di lei addosso...credo me lo ricorderò per tutta la vita !Giorno per giorno mi rendo conto di quanto oggi , a 50 anni , il fattore testa influisca in maniera determinante nella mia eccitazione ..
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5 years ago
mrstyle,
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prima volta
Nonostante un giro per perdere tempo arriviamo a cena con un po’ di anticipo, aspettiamo al bar una decina di minuti prima che arrivino C. e ….(L., ma lo scopriremo solo dopo). La cena scorre anche meglio di quanto immaginavo, si parla anche del più e del meno ed entriamo presto nel mondo dello scambio. Lei parla poco, lui è abbastanza tranquillo, complessivamente sono delle persone sole e con obiettivi di vita abbastanza ristretti. La temperatura si alza a fine serata io comincio ad eccitarmi ed a toccare M.: si fa l’ora prendiamo caffè ed amaro, paghiamo e scappiamo via. In macchina viene fuori una scenata ed un litigio enorme sul nulla, riusciamo a calmarci ed arriviamo.
All’ingresso la tensione sale, so che M. scoperà con C., ho capito che lo vuole e se lo vuole lei lo voglio anch’io. Entriamo, facciamo un giro, pare ci sia più gente dell’altra volta, i soliti squallidi singoli e qualche coppia anche carina. Nel giro trovo accesa la stanza con il glory hole, c’è un singolo che ha il cazzo nel buco e si sta facendo spompinare, non ho la prontezza di farlo anche io, anzi giro i corridoio dalla coppia con l‘unico effetto di farli scappare. Dopo un ulteriore giro entriamo nella stanza con il materasso rosso, L. inizia a spompinare C. ed anche M. mi sbottona i pantaloni, mi tira fuori il cazzo e lo prende in bocca; iniziamo come l’altra volta, M. è senza freni inibitori e si capisce che ha voglia di godersi il cazzone di C., si affaccia una coppia e lei li invita ad entrare. Entrano, li avevamo conosciuti prima, sono amici di C., lei è molto giovane e carina, si accomodano tra noi e C. e L. e ci imitano nel pompino. A me viene l’idea di spostarci verso C. e L. e così facciamo. Dopo un poco vedo che C. spinge L. verso di noi, è chiaro che vuole M. ed offre la sua merce. Io ho un attimo di esitazione, conosco M. e capisco che è un punto di non ritorno, ma non faccio in tempo a decidere che L. mi tocca le palle, M. non vedeva l’ora, prende con la mano il cazzo di C. e comincia a segarlo. Sono eccitatissimo dopo un po’ di questo gioco sono io stesso che spingo M. verso il cazzone di C., ci scambiamo le donne. M. si stende io le lecco la figa, C. le tocca il seno, lei vuole che glielo tocchi anche io e così faccio, dopo qualche leccata alzo gli occhi e vedo che ha preso in bocca il cazzone di C. pare soddisfatta, mi faccio fare un pompino da L. ma mentre lei mi spompina e la mia donna spompina il suo uomo vedo che il lui dell’altra coppia alterna le mani dal seno di M. all’infilarle un dito in bocca, M. sembra in estasi, succhia cazzi e dita ha gli occhi semichiusi le tocco la figa e vedo che è in un lago, adesso non ha più le remore dell’altra volta sulla pulizia dei cazzi e del materasso. Mi arrabbio un po’ di quello che non conosco, corro dalla sua donna e le infilo le mani nel reggiseno, vedo che il suo uomo insiste, allora insisto pure io, praticamente la spoglio completamente, alzo la testa e vedo che M. passa dal cazzo enorme di C. a quello più normale di questo ragazzo, allora io inizio per vendetta a leccare la figa della sua ragazza, è completamente depilata, non ha clitoride e sembra tesissima, mi alzo e le spingo il cazzo in bocca, lei se lo appoggia appena tra le labbra ed entra solo la cappella muovendo pochissimo la testa, io allora esco dalla sua bocca. M. se ne accorge ed allora si tira fuori dalla bocca il cazzo del tipo e mi tira verso di se ingoiando il mio, sarà l’ultimo gesto razionale che le vedrò fare. Dopo un po’ di spompinamento, ho troppa voglia di lei, la prendo e me la faccio salire a cavalcioni, non avevo fatto caso che ha gli stivali, è una vera zoccola. Mi cavalca un po’, ci diciamo cose dolci ma poi io sento che lei ha voglie di novità ed allora propongo a C. di farsi M., farsi nel senso di penetrarla, infilargliela, sfondarla. Lui, ovviamente accetta subito, M. sembra esaltata, non vedeva l’ora, prendiamo i preservativi dalla borsa, ne apro uno e glielo porgo a C. il quale se lo infila. Nel frattempo l’altra coppia, non so perché, si riveste e va via. M. è in fibrillazione, la conosco troppo bene, gli sale di sopra e si infila quel cazzone enorme, io mi alzo e me la faccio prendere in bocca. M. è piena di cazzi: uno enorme dentro la figa ed il mio in bocca. Dopo qualche secondo però, M. pare infastidita dal dovermi spompinare, vuole concentrarsi sul cazzone di C., smette di spompinarmi e si dimena sul cazzone di C., io mi sposto su L., inizio a leccarle la figa ma alzo spesso lo sguardo per guardare M.: è completamente in estasi, sembra non capire niente, ansima, respira affannosamente, il godimento dura interminabili minuti, lascio L. M. inizia un movimento selvaggio, tanto selvaggio che lo stesso C. la deve fermare in quanto il cazzo le esce dalla figa., fingo di voler andare a fare un giro ed esco, incontro un singolo che guarda dalla tenda, lo rimprovero dicendogli che la stanza è solo per coppie, lui si scusa va via e si ferma a guardare quella pazza troia della mia donna dal buco sul muro. Faccio un breve giro ma decido di tornare, non voglio lasciarla sola. Appena entro M. è sempre a cavalcare come prima è sempre più ansimante ed eccitata, io mi sposto verso L. che inizia a spompinarmi. Lo fa molto bene, mi lecca le palle e risale tutto lungo l’asta, M. e C. nel frattempo hanno interrotto, credo che M. abbia avuto una sequenza enorme di orgasmi. Si fermano a guardarci, mi chiedono di scoparmi L. C. le infila un dito nella figa, lei spalanca le cosce ed inizia a fremere con la gamba sinistra, ha proprio dei movimenti, degli scatti incontrollati, quasi come quelli che ha quando sta per prendere sonno, un po’ per non vedere un po’ solo per darmi un tono, abbasso la testa sulla figa di L. e ricomincio a succhiarle il clitoride, lo faccio quasi con rabbia, più la sento gemere più mi scateno, sento C., alzo lo sguardo e vedo solo M. girata su se stessa e piegata sul cazzo di C. che fa sali e scendi con la testa, lui geme ed urla schizzo in bocca “schizzo in bocca, schizzo in bocca”, credo che gli abbia inondato la bocca di sperma che lei ha ingoiato visto che non ha sputato. C. si alza, le va sopra le allarga le cosce e la penetra, mi viene di dirgli, no falla salire a cavallo così non le piace tanto, ma lei ridendo si lamenta che gli fa male, ma è solo un attimo, il dolore diventa piacere C. inizia a pompare come un mantice. Finito tutto li convinco ad andare al glory hole, io e C. infiliamo i cazzi nel buco e dobbiamo indovinare di chi sono le bocche che ci spompinano, io sento delle labbra prendermi dico M. non perchè la riconosco ma solo perché lo spero, C. fa lo stesso, spera che sia M. e dice ma sei proprio sicuro, con l’aria di quello che sa (o pensa) di aver stregato M. con il suo cazzone e che lei non si sarebbe persa l’occasione di un'altra pompa. Ci fermiamo qualche minuto a chiacchierare, torniamo nella sala le richiedo di nuovo la pompa che mi aveva promesso, mi sbottono mi tiro fuori il cazzo e lei inizia a spompinarlo, non ci mette molto impegno, sarà arrabbiata o solo stanca mi fa venire e poi mi sputa tutto addosso.
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13 years ago
coppiact2011,
37/35
Last visit: 13 years ago
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La coppia intrigante
Premessa :Sono costretto a chiedere scusa per svariati orrori di punteggiatura e per l uso indiscriminato della lingua italiana ,allo stesso modo esento tutte le coppie che si sentono costrette a leggermi e mi scuso con loro anche di non assomigliare a Donato Carrisi nello scrivere sperando di non avere arrecato danno permanente nel leggermi vi esento dal tutto, scusatemi ancora se scrivo solo raccontando una esperienza senza dare un senzo compiuto alle frasi e l' uso della punteggiatura. Ciao premesso che questo racconto e vero che la coppia di cui parlo e qui su questo sito..ma il lui...ora cuck..reale non vuole che scrivo il suo nick..mentre lei sinceramente vorrebbe visto il risultato...sono una coppia splendida lei bellissima ...giochiamo gia da 3 anni...ci vediamo sempre a casa mia abbiamo incominciato come gioco per una visita da me estetica lui che guardava ma non si professava cuck...anzi piaceva partecipare e spesso accadeva realmente pero' la mia esperienza mi diceva che lui era pronto..per altro..e quindi ho deciso piano piano di provocarlo..e portarlo dove volevo con modo e forma lei invece era curiosa di vedere dove potevo arrivare e non credeva ma era eccitatissima...quindi ogni incontro mi spingevo più in la...premesso che dopo 2 anni ci scambiamo analisi periodicamente e giochiamo liberi..e io essendo sterile amo anche riempirla davanti a lui le prime volte gli dico vieni a leccare tua moglie piena di me..lui mi guarda lei gli dice vieni e lui va e si inginocchia ...a leccarla ma poi subito esce cazzetto..per scoparla...poi scrivendo qui tramite email parlo con lui lo provoco sempre di più.e dico ma tu sai cosa vuol dire cuck e lui fa sempre il finto tonto..ma so che eccitato...quindi...dopo svariate email provocanti..gli dico ma te piace farmi fottere tua moglie io lo vedo che godi...puoi anche segarti..se vuoi..mentre scopo con tua moglie...lui resta sempre vestito educato..solo alla fine scopa e sempre dopo ....comunque ho lavorato alla sua mente per circa 2 anni...per farlo sciogliere e portarlo..a rompere tutti i tabu ed aprirsi..la scorso mese...ero milano..e ho invitato come sempre lui felice ..gli avevo detto sai oggi vorrei afre qualcosa di intrigante tu..fammi da complice ...fingendo che volevo intrigare lei lui era contentissimo ma anche curioso..quindi...vengono gioco con lei lui al solito guarda tv e guarda noi..poi decido che arrivato il momento lei era sopra di me io ero con cazzo al massimo e lei godeva alla grande..gli dico a lei facciamolo avvicinare a guardare lei lo chiama...si mette bordo letto..mentre mi cavalcava e vedeva il mio cazzone dentro e fuori e lei che lo cavalcava si avvicinava io guardo lei e schiaccio occhio..e gli dico..dai leccagli il buco del culo a tua moglie..che voglio prenderlo lui guarda ed esegue logicamente lo faccio mettere giu..impossibbile leccare solo culo...ma lui non capiva il mio fine.. e io gli dico dai ora che sei giu lecca anche la fica prendo sua moglie abbraccio e spingo su di me in modo di metterla a pecora per fargli leccare fica...e lui lecca e a quel punto..dai cornuto...ora lecca anche le palle e il cazzo del tuo bull lei sorride guarda gli specchi non credeva invece lui..incomincia leccare alla grande..e devo dire che ci sapeva fare lei impazzisce cavalca sempre di più elui spompinava mentre lei..montava e ad un certo punto esplodo..dentro di lei e in bocca a lui..lui lecca tutto fra me e sua moglie..che gode pure lei...alla grande ...quindi io avvicino sua moglie a me la bacio appasionatamente dico a lui di ripulirci entrambi e lui pulisce sia me che lei dentro..mentre lei mi bacia e mi ringrazia fantastico ..non dico nulla..saluti ..e via come se fosse un incontro come un altro..poi gli scrivo e finalmente lui si apre...e mi dice che lui accetta ora il suo ruolo con me da vero cuck cornuto..che sua moglie si e divertita come non mai a vederlo succhiare ripulire tutto e che a lui piaciuto realmente e che sono entrambi a mia disposizione..per la prossima volta che sara' a marzo..ora se qualche coppia si vuole unire a noi..ci farebbe piacere per i singoli non ci provate a chiedere chi è perché non lo direi mai..pero cuck io so che tu mi leggerai...spero tu sia felice anche se sarebbe carino che tu mettessi sulla tua scheda che ora sei cuck vero grazie...a me magari senza dire il mio nick....
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10 years ago
paco4,
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Last visit: 9 months ago
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Indovina chi è. Prima parte
Serata particolare dal Padrone, che ha ideato per me un gioco a carattere erotico. Appena arriviamo, io e mio marito, veniamo portati in una sala dove sono presenti una trentina di uomini completamente nudi. Il Padrone fa la presentazione della schiava ai presenti e poi fa accomodare mio marito nella prima fila di sedie. Viene invitato a spogliarsi dal Master, visto che anche lui sarà parte attiva del gioco. Mio marito si spoglia e si siede al posto che gli è stato riservato. Io scruto le facce dei presenti e riconosco tanti vecchi e nuovi amici: tra gli altri Nicola, Sandro, Pietro e Alberto. Parte la musica e io vengo invitata a spogliarmi a ritmo di musica, improvvisando uno spogliarello tipo "nove settimane e mezzo". Inizio a spogliarmi e lancio i miei vestiti ai presenti, che fanno a gara per aggiudicarseli. Rimango completamente nuda e mi avvicino al Padrone, che si accinge a spiegare il gioco. Poco più distante c'è quello che sarà il "letto" su cui si svolgerà il gioco: una specie di cassapanca in legno ruvido alla cui sommità è fissata una parete iin legno divisa in due parti, con un foro centrale per permettere l'introduzione del collo della vittima di turno. Quasi una specie di gogna moderna. Il Padrone mi dice che io dovrò stendermi sulla struttura in legno, che il mio collo passerà oltre la parete grazie al buco e che, una volta richiusa la parete, non potrò vedere che cosa succede oltre alla stessa. Il gioco si svolge a manches di tre minuti, durante le quali due uomini mi impegneranno contemporaneamente: uno mi obbligherà a fargli un pompino, mentre l'altro potrà scegliere se scoparmi davanti o dietro. Io sarò bendata, per impedirmi di vedere, e le mie gambe saranno alzate, divaricate e tenute in posizione da due uomini, al fine di offrire i miei buchi allo scopatore di turno. Io dovrò scoprire i nomi di coloro che mi hanno usata e tal fine tutti gli uomini presenti vengono invitati ad alzarsi e a dire il loro nome. Io cerco di fissare nella memoria i loro uccelli, che non sono tutti in erezione. Da alcuni sono già stata scopata, ma quando ricevi tanti uccelli è facile fare confusione. E se non indovinerò la loro identità? Provate a pensare che cosa succederà... Verrò punita con una piccola tortura, che metterà a dura prova la mia figura di schiava.
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12 years ago
soniaslave,
42
Last visit: 11 years ago
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NEGOZIO DI INTIMO E ABBIGLIAMENTO DONNA
Ero per lavoro a Nizza in francia e come molte altre volte la sera ero li a cazzeggiare un po di qua e un po di la avevofinito di lavorare avevo fatto la doccia e mi ero vestita per benino con l'intimo femminile come piace a me con sopra i vestiti da maschietto ma sotto calze reggicalze mutandine di pizzo reggiseno ed un bel cuneo anale nel buchino di quelli che non escono camminando si insomma ero messa da troia, cammina di qua commina di la vedo un insega nuova di un grande negozio tipo supermarket di intimo ed abbigliamento e scarpe donna leggo il poster e cè scritto numeri di scarpe grandi anche fino al 46 entro comincio ad aggirarmi nel reparto calze tocco guardo sempre con molta circospezione sapete noi maschietti in quei reparti veniamo visti non benissimo, siamop sempre visti come dei pervertiti dei diversi ad un certo punto mentre guardavo delle calze da reggicalze, roba bella decisamente vintage si insomma calze con la riga, roba bellissima, ero li le toccavo le desideravo ma ero in imbarazzo, ad un certo punto una signora decisamente matura si avvicina e mi fa con una vocece convinta e quasi perentoria: e li conosco i tipi come lei, dite sempre che comprate ste cose carine per le vostre compagne invece io lo so bene sono per voi solo che siete imbarazzati,impacciati siete riconoscibili ad un occhio esperto come il mio, al che il mio imbarazzo sale all'infinito, la signora bella ben messa, elegantissima, si avvicina quasi avolermi toccare, mi dice io a torino ho avuto per 45 anni il negozio di intimo donna in centro e sapessi quanti uomini ho vestito da donna per cui vi colgo al primo sguardo, io mio imbarazzo era evidente la che passa al tu e mi dice dai ti aiuto io cosi nessuno sospetta, facciamo le presentazioni lei mi dice che ha 68 anni vedova da 12 e lesbica per necessità, si ma sono lesbica solo per godere sai alla mia eta tanta voglia ma di trovare cazzi e assai difficile allora mi sono adattta con una mia coetanea si ci godiamo insieme, mi si ho una gran voglia di cazzo ma cazzo di carne non il surrogato di plastica, al che il mio imbarazzo svnisce lei prende alcuni capi di vestiario una bella guepiere della mia misura alcuni vestitini se li mette nella cesta e mi dice dai vieni la dietro ci sono camerini di misura grandi e poco frequentati sono fuorimano, mi prende per mano e andiamo mentre passiamo davanti al reparto calzature e c'erano sconti strepitosi prendiamo un paio di decolte rosse con tacco 7 ed un paio di staivali alti sopra al ginocchio neri lucidi andiamo in camerino entriamo chide la porta la mia eccitazione è grande sono quasi spaesato incredulo lei mi mette la mano nei pantaloni e mi dice niente male per un fiinocchio al che mi sento quasi nel diritto di toccarla ma è lei che mi prende la mano se la infila sotto la gonna nelle mutande e mi dice hai mai toccato la figa di una vecchia? rimango li senza parole e mi fa dai ora misuriamo che dobbiamo andare a casa mia stasera sarai tutto per me, misuriamo e lei ogni tanto mi baciava il cazzo e lo leccava sulla punta ero eccitatissimo si abbassa i collant e mi dice infilami , gli dico non qui allora presto andiamo, prendiamo il tutto, strada facendo gli dico che a me piacciono le donne ben abbigliate sotto, lei mi fa arrivati a casa prima ti sistemo da gran figa poi provvedo per me, arriviamo a casa sua poco lantano un attico con vista sulla promenade des anglais, bellissima casa, mi fa andare in bagno mi fa spogliare e vestire con quanto appena comprato indosso la guepiere le calze nere con la riga le scarpe con tacco e comincia a truccarmi mi mette una parrucca mentre mi vesto e mi trucca non vuole assolutamente che il cazzo diventi duro, sembra facile ma che impresa, sono truccato e vestito da porca, mi accompagna in camera e mi dice di aspettare, passa parecchio tempo non riesco a capire ma la mia voglia e tanta, chissà cosa succederà, va be dico tra me e me se la scopo va bene se no se mi ha fregato e devo prenderlo in culo pazienza faremo cosa porta, sento aprirsi la porta entra lei vestita con reggicalze calze scarpe con tacco altissimo reggiseno aperto per i capezzoli e mi dice ai mie piedi leccami la figa allarga le gambe ed io infilo la lingua in quella fessura dolcissima è un lago ad un certo punto si gira e si fa leccare il culo la mia lingua si insinua in ogni dove ad un certo punto si alza e si sdraia sul letto con le gambe larghe e mi infilamelo e senza aspettare un attimo mi infilo in quella fessura che se devo dire il vero mi pareva molto giovanile, mi dice poi che aveva fatto un intervento per essere piu giovane sia li che nelle chiappe seni compresi a mi sembrava che sto ben di dio non era tutta madre natura e mi dice che ero il primo ad usarla dopo il ritocco, e si era parecchio strettina sono li sopra di le e dentro di lei che la sto pompando lei ansima ed io faccio fatica a resistere sto per venire mi fermo sento la porta aprirsi mi gro vedo la sua amica entrare tutta vestita con delle borse in mano lascia cadere le borse e si avventa su di me e mi dice sei una troia mi hai fatto cornuta non capisco nulla lei si spoglia in fretta e rimane nuda e mi dice tiralo fuori e mettimelo immediatamente dentro sono basito lòo sfilo da una e lo metto nell'altra anche se è tutta un altra cosa piu larga molto rilassata si insomma e proprio la figa di una vecchia ma non fa nulla pompo mentre l'altra si alza e piangendo prende un cazzo di gomme e se lo infila ad un certo punto comincia a toccarmi il culo mi apre le chiappe e urla porco che cazzo hai in culo e mi sfila il mio coso del quale mi ero quasi scordato nel medesimo momento sborro dentro alla sua amica quanta sborra cola da tutte le parti lei si avventa sul cazzo e comincia succhiare e leccare ogni goccia di sborra, la sua amica si alza e con noncuranza che la sborra gli coli sulle gambe e a terra apre un cassetto e prende uno strap on doppio se lo calza e mi costringono a 90 mi inculano come non mai e si sono diventato il loro giocattolo ora vivo con loro scopo a più non posso e mi vestono da puttana a loro piacimento si devo dire che ste due mature mi fanno veramente godere
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13 years ago
loredana58xxx,
42
Last visit: 3 years ago
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Monopoli, che passione!
La nostra compagnia è composta abitualmente da sei coppie, che si ritrovano spesso e volentieri al sabato sera per fare quattro chiacchiere in allegria. A volte usciamo per il solito drink in centro o il solito cinemino, ma a volte rimaniamo anche in casa dell'uno o dell'altro. E sì, perchè siamo tutti appassionati del vecchio e caro Monopoli, un gioco ormai decisamente fuori moda. Noi dodici siamo molto affiatati, ma non pratichiamo mai scambi di coppie o orge comuni. Il sesso rimane una cosa intima e privata. Però quella sera abbiamo voluto dare una svolta alla nostra vita di gruppo, mettendoci un po' di "peperoncino": il tutto era stato architettato ad arte dai maschietti, che ci avevano proposto di indossare capi di vestiario non importanti, che si potessero rovinare... Noi donne eravamo all'oscuro di tutto, ma mai pensavamo che gli arguti uomini avessero pensato ad una cosa simile! Ci siamo ritrovati dopo cena, come tante altre volte a casa di Erika e, dopo un caffè con qualche pasticcino, un "ometto" ci ha proposto il solito, ma appassionante, Monopoli. Sì, però con una leggera modifica... Quella sera avrebbero giocato solo gli uomini e ai capi di vestiario di ogni donna spettatrice sarrebbero state abbinate le caselle del percorso del Monopoli (ad esempio Parco della Vittoria abbinato alle mie scarpe, Vicolo Corto al mio reggiseno e via dicendo). Quando uno finiva su quella casella poteva acquistarla, facendo togliere alla donna l'indumento abbinato. A quella proposta noi donne rispondemmo dapprima con poco entusiasmo, ma poi vista l'insistenza degli uomini accettammo tutte di buon grado. Ma c'era un problema! Come si faceva a conquistare il reggiseno, se sopra avevamo la camicetta e il golfino? Gli uomini avevano pensato anche a questo. Chi fosse capitato sulla casella abbinata al reggiseno... avrebbe sollevato il golfino e la camicetta alla "malcapitata" e con le forbici lo avrebbe tagliato, riducendolo a brandelli. Al primo tiro un nostro amico capitò sulla casella abbinata alle calze della padrona di casa e a quel punto, senza toglierle la gonna (solo sollevandola) e le scarpe, gliele tagliò con le forbici, facendole a pezzi. Al primo colpo io persi la gonna, ma dopo qualche giro fu la volta del mio reggiseno e allora dovetti sentire le mani di un amico (fino allora sconosciute) sul mio corpo. Mi sollevò il golfino e mi slacciò solo l'ultimo bottone della camicetta e poi salì con le mani fino al reggiseno, che tagliò in più pezzi e buttò sul pavimento, tra gli applausi generali. Poi fu la volta delle mie mutandine, che vennero anch'esse tagliate, in quanto indossavo ancora le calze. Rimasi con il golfino, la camicetta, le calze e le scarpe, ormai senza gonna, reggiseno e mutandine. Fu poi per me la volta delle calze, che vennero impietosamente tagliate in quanto avevo ancora le scarpe. Per fortuna persi poi le scarpe, il golfino e successivamente la camicetta, che venne risparmiata dall'essere fatta a pezzi. Ma ci fu anche Marilena che fu molto fortunata, in quanto fu spogliata quasi con metodo (la sorte le fu amica!) e potè andare a casa con tutti gli indumenti integri. Io avevo invece perso calze, reggiseno e mutandine e dovetti subire un po' di freddo. Alla fine, con l'acquisto delle case e degli alberghi, tutte noi donne rimanemmo nude, tra le approvazioni (nascoste e non) dei signori uomini. Fu un po' (molto) imbarazzante, ma anche molto divertente. Per fortuna nessuno degli uomini palpò più del dovuto, ma si limitarono a fare il loro lavoro!
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12 years ago
soniaslave,
42
Last visit: 11 years ago
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privè
La storia che vi sto per raccontare è successa qualche anno fa.Una sera di primavera organizzai con altri due amici una gita a Milano in un noto privè con piscina.Partimmo verso le 22 da Varese e arrivammo a destinazione circa alle 23, una volta entrati ci recammo al piano.inferiore dove alcune coppie erano già all'opera...Notai subito una voppia molto carina e molto giovane, erano sdraiati in una stanzetta soli, pensai che non volessero compagnia quindi mi limjtai a oßervare lei che praticava un rapporto orale al suo lui.Cambiai stanza, ma il pensiero era rivolto sempre a quella splendida ragazza con una terza di seno abbondante e un fondoschiena da urlo, quindi andai su per cercare di calmare il mio istinto.un drink e vedo arrivare verso il bar la.coppia nom riesco a distogliere lo sguardo da lei che ha un viso ancora più bello del corpo e a quel punto provo a intavolar3 un discorso mi presento e loro cordialmente rispondono: piacere fabio e sara, beviamo e chiacchieriamo passata virca un oretta lui mi dice che avrebbero voglia di scendere di nuovo, quindi si alzano e tornano nella stessa stanza di prima.io ovviamente li seguo e questa volta mi sono avvicinato e ho iniziatoa toccare qua e la il duo corpo meravigglioso;Sara non mi ha scostato e al contrario ansimava, finalmente inkzio a masturbarla e la sento fradicia, con le sue mani inizia toccare me, l'eccitazione è al massimo e sara inizia lavorare con la bocca su e giu, fabio in compenso la prende da dietro, dopo qualche minuto fermo il gioco e la faccio metrlere al bordo del letto , avvicino la mia cappella alla sua fighetta bagnata e finalmente entro dentro la sua ..... con bei colpi decisi e profondi, mi aiuto con il mio dito gioco con il suo clitoride e sento lei arrivare all'orgasmo..... a quep punto non mi trattengo più e finalmente aaaàaahhh .......Uma esperienza fantastica che per qualche tempo è continuata in privato sia a casa cje all'aperto che in motel ma questa sarà un altra storiaSpero che i miei racconti vi piacciano e ribadisco che sono tutte storie vissute un bacio e .....altro alle belle donne di sc
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10 years ago
saturno1,
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Last visit: 1 month ago
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Forse ho osato troppo!
Forse ho osato troppo quella volta che mi sono presentata a casa di un tizio che aveva messo un annuncio su un giornale. L'annuncio era molto garbato, davvero fatto bene e lasciava intuire che quel tizio di nome Gianluca fosse un gentile signore sulla quarantina molto esperto delle pratiche sadomaso. La cosa mi incuriosì a tal punto, che lo contattai e fissai un appuntamento a casa sua. Il giorno previsto, all'ora prevista mi presentai a casa sua vestita di tutto punto. Suonai al campanello e mi venne ad aprire un bell'uomo, dall'aspetto curato che mostrava circa quaranta/quarantacinque anni. Mi fece accomodare su un comodo divano in una bella sala, dai mobili antichi e lussuosi. Gianluca iniziò a parlare della situazione politica italiana e poi di altri mille argomenti, senza arrivare al motivo per cui io ero andata da lui. Passò più di mezz'ora e sembrava che non dovesse succedere nulla di ciò che mi aspettavo... quando ad un tratto si spalancò una porta del corridoio e apparvero quattro robusti giovanottoni dai sorrisi un po' "furbetti". Gianluca mi disse: "Ecco, ti presento i miei amici che mi daranno un aiuto nella tua educazione da slave". "Ma scusa, l'annuncio parlava di un solo uomo", ribattei io. Gianluca a quel punto si rabbuiò e mi apostrofò in modo piuttosto burbero: "Ora sei qui e non fare tante storie, puttana! Una brava donna non accetta mai appuntamenti con sconosciuti". Gianluca doveva essere il capo della banda, tanto è vero che ad un suo gesto i quattro mi sollevarono dal pavimento e mi portarono in una stanza in fondo al corridoio. Gianluca ci seguì. Io mi agitavo, perchè volevo tentare di fuggire, ma più lo facevo e più sentivo la morsa ferrea delle mani dei quattro. Mi adagiarono sul un lungo tavolo e due mi bloccarono le braccia, mentre altri due si dedicarono a slacciare i cinturini delle mie scarpe, sfilandomele con abbastanza grazia. Poi mi sfilarono i pantaloni e successivamente le calze. Uno dei quattro mi spostò leggermente le mutandine e sentenziò: "Ha la figa pelosa, rasiamogliela". Gianluca si assentò e apparve poco dopo con l'occorrente per la rasatura intima, che fece personalmente, dopo avermi strappato le mutandine quasi con rabbia. Quelli che mi tenevano ferme le braccia mi levarono la camicetta e subito dopo il reggiseno. Ora ero completamente nuda davanti ai cinque energumeni e mi sentivo un po' in imbarazzo, visto che era la prima volta che rimanevo nuda davanti ad estranei. E poi avevo realmente paura di quello che mi sarebbe potuto succedere. In quei momenti mi maledivo per essere stata curiosa ed aver risposto con troppa frenesia a quell'annuncio. Gianluca comandava il piccolo branco e ordinò di strizzarmi i capezzoli: senza farsi pregare due di loro mi strizzarono i capezzoli con molta forza, facendomi gridare per il dolore. Poi mi voltarono a pancia in giù e mi infilarono nel didietro un plug anale non proprio piccolo e lo fecero con molta sicurezza, cosa che mi fece pensare che erano pratici di queste tecniche. Io però sentii molto dolore, perchè non ero abbastanza rilassata e l'introduzione senza alcun preliminare fu per me dolorosa, a tal punto che emisi un urlo, soffocato da uno dei cinque che mi ficcò in bocca quello che rimaneva delle mie mutandine, tappandomi successivamente la bocca con una mano. Mi rivoltarono a pancia in su e ogni volta che mi facevano cambiare posizione lo facevano con molta energia, facendomi sbattere violentemente sul tavolo, ora le tette e la pancia, ora il culo e la schiena. Uno di loro mi disse: "Troia, ora che il tuo culo è servito, penseremo alla tua bella figa depilata", e prese una bottiglia dal lungo collo. Infilò la bottiglia nella mia figa, spingendo come dovesse farla penetrare tutta... ma è chiaro che ad un certo punto la bottiglia non potè entrare più di tanto e allora il tipo si arrabbiò, quasi fosse colpa mia della mancata introduzione totale della bottiglia. Gianluca disse: "Ma è possibile che una vacca simile abbia una bernarda così stretta?" e aiutò l'amico nello spingere la bottiglia. Io supplicai i due di smettere, perchè provavo troppo dolore e loro mi sbeffeggiavano con termini scurrili. Solo quando mi vennero le lacrime agli occhi, i due smisero di spingere e cominciarono a far scorrere avanti e indietro la bottiglia... a quel punto il dolore si tramutò in piacere ed emisi vari mugolii di soddisfazione. Poi, dopo questa pausa di piacere, tornò il buio più nero, perchè fu la volta di cinque lunghi aghi in ogni tetta. Con il primo mi trapassarono il capezzolo da parte a parte, mentre gli altri quattro furono infilati ai lati del capezzolo, due per parte. Stesso trattamento subì anche l'altra tetta. A me piace soffrire con questa tecnica, anche se non la consiglio, se non si adottano le giuste precauzioni. A quel punto mi sentivo completamente sottomessa e umiliata di fronte a cinque sconosciuti. Leggevo sui loro visi una beffarda soddisfazione, per poter usare una donna (e il suo corpo) a loro piacimento. Mi chiesero poi di leccare il tacco delle mie scarpe, ma io non volevo e non aprivo la bocca. Fu allora che Giovanni (uno dei cinque) mi aprì forzatamente la bocca e mi infilò un tacco in bocca. "Lecca, cagna", mi disse. Ma io non lo volevo assolutamente fare e allora mi sfilò il tacco dalla bocca e sempre tenendomela aperta, si avvicinò e mi sputò in bocca. Invitò poi anche gli altri a fare lo stesso: nessuno si fece pregare e io mi ritrovai la bocca e la gola invase dalla loro schifosa saliva. Penso che questo sia un gesto estremo di disprezzo per qualsiasi donna e in più umilia a dismisura l'essere umano, riducendolo a rango di una fogna. Non avevo scelta e non volevo che i cinque energumeni adottassero ancora quella tecnica orrenda e mi convinsi a leccare buona buona i tacchi delle mie scarpe. Poi mi fecero leccare anche la parte superiore delle scarpe, cinturini compresi. Io chiesi a quel punto di essere lasciata libera e Gianluca acconsentì alla mia richiesta. Mi sfilarono gli aghi dalle tette e successivamente il plug anale, che ormai aveva fatto il suo lavoro, allargandomi per bene il buco dell'ano. MI rivestirono completamente ad eccezione delle mutandine che erano semi strappate e che tennero come "trofeo di caccia". Mi fecero promettere che tutte le settimana sarei tornata per una "sana" lezione di sottomissione, Io risposi che sarei regolarmente tornata tutte le settimane. Secondo voi l'ho fatto?
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12 years ago
soniaslave,
42
Last visit: 11 years ago
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In metropolitana
Un paio di mesi fa io e Nicola, un mio amico, abbiamo voluto simulare a bordo di un convoglio della metropolitana una situazione di pericolo per una donna, per vedere la reazione della gente presente. Abbiamo scelto di creare una situazione morbosa e di pericolo sull'ultima carrozza dell'ultimo treno della notte. Abbiamo chiesto aiuto a due amici, che sarebbero intervenuti, creando un po' di casino, se qualche passeggero avesse cercato di avvisare le Forze dell'Ordine. Ma il tutto si è "consumato" tra la curiosità e l'indifferrenza dei presenti, in tutto nove persone (sette uomini e due donne). I nostri amici salgono due fermate prima, io e Nicola due fermate dopo. Io ero molto truccata e avevo arricciato i capelli per non passare inosservata. Indossavo un leggero cappotto bianco, un completo nero, calze velate chiare e scarpe a stiletto dal tacco vertiginoso. Come già in precedenza deciso, non indossavo il reggiseno e le mutandine e alcuni bottoni della camicetta erano rigorosamente slacciati, per far intravvedere il seno. Appena saliti, Nicola si rivolge a me, quasi urlando: "Puttana, togliti il cappotto. Ora ti sistemo io... ti avevo detto di non metterti le scarpe alte! Sai che non sopporto di essere più basso di una donna. Dai, esegui...". In effetti Nicola non è molto alto e se io indosso scarpe alte, pur non essendo una "stangona", riesco a superarlo in altezza. I passeggeri ci guardano con aria allibita e io replico con aria sottomessa: "Zitto, tutti ci guardano. Non fare scenate, ti prego. Dopo farò tutto quello che vuoi... ma ora... nooo!". Lui ribatte, con voce baldanzosa: "Zoccola, fai quello che ti ho detto e butta il cappotto su quei sedili, Non farmi incazzare. Sai che poi divento violento!". Io mi tolgo il cappotto e lo butto sui su una fila di sedili vuoti. La gente mi guarda e il mio seno, seppur piccolo, spunta dalla camicetta aperta: sicuramente tutti hanno pensato che fossi una prostituta con il mio protettore! Nicola mi fa appoggiare ad un palo di sostegno, che si trova in centro della carrozza, e poi da dietro mi "cintura" con un braccio all'altezza del seno, dalla sinistra alla destra, comprimendomi le tette. "Puttana, sei troppo alta, levati subito le scarpe. Scendi da quei trampoli da bagascia. E' un ordine, esegui senza fare opposizione, troia". Io mi slaccio i cinturini, mi tolgo le scarpe e le lascio appoggiate al pavimento. "Dammele subito", prosegue Nicola, indicando le mie scarpe. Io le raccolgo e gliele metto in mano. Tutti i passeggeri ci guardano con aria basita. "E ora le calze", incalza Nicola con tono imperioso. "No, quelle non posso toglierle. Sai che sono senza mutandine!", rispondo io a voce alta. A quelle parole tre degli uomini presenti si fanno ancora più attenti alla situazione che si sta creando. "Qualcuno mi aiuti", imploro io con voce tremante, rivolgendomi ai passeggeri. In effetti quella frase faceva solo parte della scena, perchè in cuor nostro speravamo che nessuno prendesse il telefonino per dare l'allarme. E così è stato. "Fatevi i cazzi vostri e non vi succederà niente", disse Nicola ai passeggeri con aria alquanto minacciosa. "Sollevati la gonna e togli subito le calze", incalzò Nicola. "Non posso ti ripeto, non ho le mutandine", ribattei io. E lui: "Spero che una porca come te non avrà vergogna a fare vedere la figa. Dai, non farmi spazientire o qui finisce male". Io mi sollevai la gonna, sicura che anche con le calze si sarebbe vista la mia figa. Nicola mi aiutò, tenendomi la gonna sollevata, mentre io mi toglievo il collant e i presenti si godettero la scena. Sicuramente qualcuno di loro si era anche eccitato... lo si vedeva dai loro pantaloni! "Guardate questa puttana come è bagnata. Mettiti un dito nella figa, troia". Io mi infilai un dito nella patatina, che era ormai "allagata", e lo tirai fuori completamente bagnato, facendolo vedere ai presenti. Il convoglio si era fermato e, approfittando delle porte aperte, Nicola gettò fuori le mie scarpe e le mie calze. "Signori, questa è mia moglie. Cosa fareste voi ad una maiala così, per punirla?". Nessuno rispose, mi abbassai la gonna e rimisi il cappotto, e alla fermata successiva tutti e quattro scendemmo dal treno e ci avviammo verso l'uscita, come se nulla fosse accaduto. Fu una scena molto gustosa, che si potè realizzare grazie alla sfrontatezza della scrivente e all'autorevolezza dell'amico Nicola.
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12 years ago
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Frustate per due
Mario, mio marito, telefona al Padrone per fissare un nuovo appuntamento e lui gli dice che ha in mente qualcosa di nuovo ed interessante per me. Sarà una sessione in cui io proverò uno stato di sottomissione del tutto nuovo, che mi umilierà in modo deciso e annullerà completamente la mia personalità. Appena arrivati Mario mi consegna al Master, che mi conduce nella stanza delle torture. Mario non mi può seguire e viene fatto accomodare fuori in una stanza tapezzata di foto di schiave, dove ci sono anch'io ritratta in varie pose, con la schiena distrutta dalle frustate e le tette livide. Nella stanza delle torture sono sola con il mio Padrone, che mi ordina di spogliarmi. Io mi tolgo tutto e rimango in reggiseno e mutandine. "Togli anche il reggiseno e le mutandine, puttana", mi dice con tono brusco il Master. Tolgo il reggiseno e mi sfilo le mutandine, rimanendo completamente nuda davanti a lui, che mi scruta e poi mi schiaffeggia con tono "affettuoso" le tette. "Ora rimettiti le scarpe, lurida cagna... quelle oggi ti sono concesse!", mi apostrofa il Padrone. Mi infilo le scarpe e lui mi benda gli occhi, impedendomi così di poter vedere quello che mi aspetta. Quando si viene privati della vista e non si sa che cosa ti faranno, l'adrenalina sale e tutto può succedere, senza che la schiava possa minimamente prevedere lo sviluppo delle cose. Il Master mi fa mettere le braccia sulla testa e mi ordina di rimanere immobile. Poi mi mette un ferro in bocca, che mi impedisce di chiuderla, Avverto che qualcuno sta entrando dalla porta, ma non immagino chi sia. Poco dopo capisco che si tratta di un uomo, che si pone di fronte a me: purtroppo percepisco subito che non è amante del sapone e la cosa mi disturba non poco. Vengo spinta dalla schiena contro di lui: é nudo, ha una pancia pronunciata e un uccello alquanto moscio. E il suo uccello rimarrà moscio per tutta la sessione, malgrado lo sfregamento con il mio corpo. Le mie caviglie vengono legate alle sue, un'altra corda che mi passa sotto il seno mi blocca al suo corpo; mi vengono alzate le braccia e i miei polsi vengono legati con i suoi. Poi i nostri corpi vengono assicurati ad un gancio, che presumo collegato al soffitto e vengono messi in tensione. L'odore di sudato che emana il corpo dell'energumeno che mi sta davanti è nauseabondo e il suo alito è veramente pesante. La sua bocca è esattamente davanti alla mia, che è obbligata a rimanere spalancata a causa dell'aggeggio di ferro che mi hanno infilato. Prende la parola il Padrone, che ci illustra con voce perentoria la punizione che andremo ad affrontare: "Ora Sonia e Pietro siete legati saldamente una davanti all'altro e riceverete la punizione che meritate. Inizierò a frustare la schiena di Pietro, che se si lamenterà procurerà due violenti colpi di frusta alla povera Sonia. Se poi Sonia emetterà dei lamenti, riceverà uno sputo in bocca da Pietro. Avete capito tutto?". Alcune persone entrano dalla porta e si sistemano davanti a noi. Io sono bendata e non riesco a capire quanti siano gli spettatori e se tra loro ci sia mio marito. La frusta inizia a lavorare e Pietro riceve un deciso colpo, che lo fa sbattere ancor più contro di me. Il suo peso mi fa vacillare, ma per fortuna l'energumeno non si lamenta minimamente. Bene, penso io, è un uomo coriaceo, che sopporta bene il dolore. Io cerco di immaginare che tipo di uomo sia Pietro: di certo non giovane, che forse ha già raggiunto la pace dei sensi, visto che il suo pene è decisamente ciondolante, pur premendo sulla mia figa. Ma quel che più mi disturba è l'odore acre del suo sudore. Viene frustato con veemenza, ma lui tace per i primi dieci colpi, accusando i colpi con grande self control. Poi però inizia a lamentarsi: "Ah, che dolore", dice il mio "dirimpettaio". E puntualmente mi arrivano due colpi sulla schiena. Anch'io sono una donna abituata s subire e non proferisco parola. Ora Pietro si lamenta di continuo per le frustate ricevute e io "godo" di ben due frustate ad ogni suo lamento. Dopo una dozzina di frustate decise, non riesco più a trattenere i lamenti e, per quel che posso, gemo per il dolore prodotto dalle frustate. E Pietro viene invitato a sputarmi in bocca. Io provo uno schifo tremendo, sentendo sulla mia lingua la sua schifosa e puzzolente saliva. Frustano lui, frustano me sulla schiena e sul sedere... lui comincia a sudare in modo copioso e io sento il suo sudore sul mio corpo. La mia bocca si riempie di saliva e io sono costretta, mio malgrado, a deglutire, Il Padrone sghignazza e le frustate aumentano in maniera considerevole. Non so quante ne ho ricevute, ma sicuramente alla fine i colpi non sono meno di settanta. Poi il Master invita i presenti ad usarmi come discarica e io ricevo sputi in tutto il corpo. Non vengono risparmiati i miei capelli e persino la benda che ho sugli occhi riceve enormi sputacchiate. Ne ricevo ovunque: dal culo alle caviglie, dalla schiena alle scarpe. Mi slegano e Pietro viene accompagnato fuori dalla stanza; anche tutti i presenti escono e io rimango sola con il Master. Vengo sbendata e finalmente posso vedere il mio corpo martoriato, livido e oltraggiato dagli sputi. Ritrovo mio marito nella sala d'aspetto... sarà entrato anche lui? E' possibile, visto che ormai non si scompone più nel vedere la sua povera moglie umiliata e sottomessa. Anzi gode nel vedere il trattamento che mi viene riservato durante le sessioni!
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12 years ago
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Indovina chi è. Seconda parte
Vengo bendata e fatta stendere sulla cassapanca, che si rivela subito dura e ruvida; appoggio il collo nel semicerchio apposito e devo tenere la testa ben orizzontale, perchè sotto non c'è alcun appoggio. Posizionano l'altra parte della parete, che viene "chiusa" con appositi ganci. Ora il mio collo è bloccato e il senso di impotenza è totale. Sento che le mie caviglie vengono afferrate da due forti mani e le gambe mi vengono alzate e divaricate. Il Master invita due uomini a posizionarsi: uno davanti alla mia bocca, l'altro davanti al mio pube. Sono tesa perchè non so quale parte del mio corpo verrà interessata dal secondo uomo. Il Master dà il via e il primo uomo mi infila in bocca un grosso uccello: preme molto, me lo fa arrivare in gola, quasi soffocandomi. L'altro sceglie il mio culo, che ancora non è pronto a ricevere dilatazioni da parte di un pene grosso e gonfio. Io emetto un gemito, che viene soffocato dall'uccello che ho in bocca. Lecco l'uccello che ho in gola, mentre l'altro pene mi sfonda il culo con molta veemenza. Dopo tre minuti esatti il Padrone dà lo stop e i due uomini tolgono gli uccelli dalla mia bocca e dal mio ano. Poi il Master si rivolge a me, formulando quella che sarà la domanda di rito per tutto il gioco: "Sonia hai individuato i due uomini che ti hanno "avuta"?. Prima dirai il nome di colui che è stato deliziato dal tuo pompino, poi il nome di colui che ti ha scopato. E' tutto chiaro?". Io rispondo che il primo è Alberto, mentre il secondo è Mario, mio marito. "Esatto, brava Sonia. Niente punizione. Passiamo ad un'altra coppia di uomini", risponde il Master. Beh, la prima manche era relativamente facile: non è la prima volta che Alberto si fa spompinare e quel suo ritmo veloce e quel suo modo di infilarmelo in gola è del tutto caratteristico. Per quanto riguarda Mario... conosco bene il suo modo di pomparmi nel culo... è mio marito! Seconda coppia. In bocca mi viene infilato un uccello moscio, che rimarrà così per tutti tre minuti della prova, mentre il secondo uomo sceglie ancora il mio culo. E' dolce nell'entrare ed uscire dal mio orifizio, a tal punto che il buco mi duole meno di prima. Alla fine della manche sono sicura che il primo uomo è Pietro, che anche se non ho mai visto reputo di età avanzata, il secondo lo identifico con Giorgio. Il Master è quasi felice delle mia risposte e annuncia con ilarità: "Sonia hai indovinato il primo nome, ma hai sbagliato il secondo. Sarai punita per questo. Attendi con fiducia la tua punizione... sta arrivando!" Non so che cosa mi faranno... nella mia mente passano diverse immagini... Poco dopo il mio seno viene inondato di cera bollente e i miei capezzoli sono totalmente ricoperti di cera, che in breve si solidifica. Terza manche: un piccolo uccello in bocca e uno medio in figa. La mia figa è ormai completamente bagnata e non oppone alcuna resistenza... anzi... mi godo interamente e con grande intensità quei tre minuti di scopata. Alla fine il Master mi chiede i nomi dei due, ma io sbaglio clamorosamente. Il Master questa volta è magnanimo e mi fa scegliere la prima punizione: vuoi ingoiare sperma o essere lavata dall'urina? Scelgo di ingoiare sperma e un altro uomo si masturba davanti a me, inondandomi la bocca del suo caldo nettare. Lo ingoio fino all'ultima goccia, anche se devo dire che la quantità era veramente notevole. Mi fa scegliere anche la seconda punizione: bacchettate sulla pianta dei piedi o clistere maxi. Io scelgo le bacchettate e ricevo venti bacchettate per pianta. Ho le piante dolenti, ma non ho subito l'onta del clistere, che per me rimane una delle cose più umilianti per una schiava.
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Indovina chi è. Terza parte
Si prepara la quarta coppia. Il primo uomo mi infila un uccello duro come il marmo in bocca e inizia a muoverlo con grande maestria. La mia lingua si muove anche lei e io succhio con grande avidità quell'uccello dalle dimensioni importanti. Subito dopo sento il secondo uccello che mi sfonda l'ano e inizia a pomparmi con un giusto ritmo. Mi piace essere inculata davanti a tutti, mentre mio marito guarda e gode come al solito. A lui non interessa se sua moglie viene sbattuta da tutti, a lui interessa più che altro vedere sua moglie punita con rigore, che si lamenta per le torture che riceve. Alla fine dei fatidici tre minuti, come un orologio svizzero, il Master impone lo stop. Mi rivolge la solita domanda e io rispondo sicura: il primo è Nicola, il secondo è James. Sbaglio clamorosamente e tutta la platea bisbiglia quasi con soddisfazione. Arriva la prima punizione, alquanto dolorosa: i miei capezzoli vengono stretti, prima uno e poi l'altro, dalla ferrea morsa di una pinza e avvitati più volte su sè stessi. I miei capezzolini si torcono, producendomi un dolore fortisssimo e io non posso esimermi dall'emettere un prolungato urlo. Arriva l'altra punizione, che consiste nel clistere maxi. Mi tolgono la benda dagli occhi e mi fanno mettere supina. Io odio profondamente questa punizione, non tanto per l'esecuzione che non è molto dolorosa, quanto per gli effetti devastanti che produce il liquido che mi viene iniettato nel culo. Il liquido è molto caldo, quasi bollente, un po' fastidioso, ma non doloroso. Alla fine dell'introduzione, mi sento veramente gonfia, ma voglio trattenermi (per quanto posso!) dall'espulsione. Sento che il mio intestino reclama lo svuotamento, ma io resisto. Chiedo se posso andare in bagno, ma il Master me lo nega e mi indica un angolo della stanza, dove potrò scaricarmi, vista da tutti i presenti. Mi trattengo e il Padrone, ridendo sottolinea la situazione: "Fin quando questa puttana non cag...., non potremo continuare il gioco. Non vorremmo far trovare in situazioni imbarazzanti i nostri giocatori!". Ormai sono al limite del trattenimento e chiedo al Padrone di poter andare nell'angolo. Percorro i pochi metri addirittura piegata su me stessa, con grandi dolori di pancia. Mi scarico rumorosamente e purtroppo questa volta lo scarico è costituito anche da roba solida. Sono umiliata al massimo, mentre la platea commenta e mi deride rumorosamente. Ritorno al mio posto e due uomini puliscono celermente l'angolo della stanza. Vengo nuovamente bendata. Quinta coppia: il primo come al solito in bocca e il secondo nella figa. Sbaglio clamorosamente anche questa volta e mi accingo a subire le punizioni che merito. Vengo sbendata e tre uomini si pongono davanti a me con gli uccelli in mano. Mi lavano la faccia e i capelli con l'urina, obbligandomi anche a berne una buona quantità. L'altra punizione mi riduce il culo ad un puntaspilli e decine di aghi con la testa in plastica vengono conficcati nelle mie tenere carni. Che dolore! Quando li tolgono, qualche rigagnolo di sangue affiora qua e là. La prova è finita e tutti mi applaudono con grande calore. Non mi ero mai esibita davanti a tanti uomini, ma devo dire che, clistere a parte, è stato per me un gioco appassionante. Anche mio marito, vero cuckold, è soddisfatto. In fondo ci vuole poco per farmi felice!
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12 years ago
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L'apprendista schiava
Già da tempo ero la schiava di mio marito, con lui facevo giochi sado, ma sognavo il "grande salto". Fu la prima volta che confessai a mio marito la mia voglia di diventare schiava di un altro uomo. Lui all'inizio rifiutò categoricamente l'idea di vedermi alle prese con un altro uomo, ma poi con il passare del tempo acconsentì alla mia bizzarra richiesta. Lui stesso contattò attraverso una rivista di settore un Master, che ci fissò un incontro in un bar della zona in cui era ubicato il locale delle torture. Ci incontrammo e bevemmo un caffè insieme, tutti e tre come vecchi amici. Il Master si chiamava Max, aveva trent'anni ed esibiva un fisico scultoreo. Mio marito chiese a Max di non essere molto duro con me: "Mi raccomando, falla sentire schiava, ma fai in modo che la cosa risulti molto soft. Per lei è la prima volta e potrebbe rimanere traumatizzata dalla cosa". Max lo rassicurò, lasciando intendere che la cosa si sarebbe limitata a qualche bacchettata alle mani e al sedere... "ricoperto" dai pantaloni! Venne deciso il giorno dell'incontro e io fremevo come una bimba in attesa di quel momento. Quando arrivammo alla location prestabilita, trovammo con nostro grande stupore cinque uomini ad attenderci: Max si era portato quattro amici, tutti molto ben piazzati e dal fisico atletico. Max ci salutò calorosamente e poi si rivolse a Mario, mio marito, in tono deciso: "Caro Mario, tu non mi dai la benchè minima garanzia. Non sono sicuro che rimarrai fermo e buono vedendo la tua bella mogliettina nelle mani altrui. Devo per forza farti legare". "Tu non farai questo, non era negli accordi. Ricordi che cosa ci dicemmo al bar il giorno del nostro primo incontro? Solo punizioni soft per Sonia. E nient'altro", replicò mio marito. Non ebbe il tempo di finire la frase, che due uomini lo immobilizzarono, legandolo saldamente ad una poltrona. Io cercai di andare in suo soccorso, ma fui subito bloccata da altri due uomini e dalle parole gelide di Max: "Troietta, tu non vai da nessuna parte. Ora sei nostra, ci hai provocato e dovrai stare ai nostri ordini. Noi siamo veri uomini, non ci facciamo prendere per il culo da nessuno... non come quella mezza sega di tuo marito! Se vuoi scappare, se hai paura, chiedi aiuto a Mario... Guarda che aria impaurita ha... Ora Mario vedrà come si trattano le puttanelle come te!". Io guardavo Max con aria altera, mentre i due uomini mi tenevano ferma, afferrandomi le braccia in una morsa decisa. "Tu sei solo uno sbruffone, che si vanta per avere due muscoli in più degli altri. non mi fai paura. Mi fai schifo! Sì, solo schifo...", dissi io a Max, che nel frattempo si era avvicinato al mio viso, con l'indice alzato. "Puttana, ora ti faccio pentire di quello che hai detto", ribadì il Master con tono beffardo. Si rivolse ai due uomini e impartì loro l'ordine di strapparmi i vestiti. I due non si fecero pregare e iniziarono a lacerarmi i vestiti. Io mi divincolai e persi le scarpe nella colluttazione. Sentivo i miei vestiti che venivano inesorabilmente stracciati e poco dopo rimasi con la biancheria intima. "Via tutto, lasciatela nuda", ordinò Max. Mi slacciarono il reggiseno e me lo tolsero, poi si gettarono sulle mie mutandine. Cercarono di strapparmele, ma loro opponevano una grande resistenza, Tirandole verso l'alto, le fecero passare all'interno della mia figa, procurandomi un leggero dolore. Poi anche le mutandine vennero sopraffatte e io rimasi nuda ed inerme davanti ai sei uomini. Ero visibilmente intimorita da quell'ambiente ostile che si era creato attorno a me. Max chiese ai quattro chi volesse essere punito con me e uno di loro si fece avanti: "Padrone, io merito di essere punito. Fatemi qualsiasi cosa". Io guardai l'uomo attentamente e mi accorsi che i suoi pantaloni si erano gonfiati a dismisura. Max chiese all'uomo di spogliarsi e lui lo fece con aria alquanto disinvolta. Quando fu nudo vidi che non mi ero sbagliata: il tipo aveva un uccello spropositato e duro come il marmo! Altro che Mario, ottimo marito, ma poco dotato sessualmente. Ci fecero mettere uno di fronte all'altra e la visione dell'uccello di quell'uomo mi stava provocando pruriti vaginali intensi. Poi ci fecero alzare le braccia e ci spinsero l'uno contro l'altra. Ora l'uccello in tiro dello schiavo premeva contro la mia figa totalmente bagnata. Ci legarono insieme, in modo molto stretto, provocandomi piacevolissime sensazioni; ormai ero bagnata all'inverosimile e ci sollevarono uniti, corpo contro corpo. Mio marito urlava come un pazzo, ma venne preso a schiaffi da Max. "Guarda quella vacca di tua moglie. Guarda come si stringe al bull, le piace sentire l'uccello contro la sua figa... è una porca... e tu povero cornuto grida, grida pure..." Poi Max ordinò a me e all'uomo che avevo davanti di scambiarci un bacio, con grande intensità. Sentii la lingua di quel porco entrare nella mia bocca e io non potei far altro che accettare quello scambio ravvicinato di effusioni. Le nostre lingue si avvinghiarono, con grande trasporto da parte di tutti e due. Ma una frustata sulla schiena ruppe l'idillio. Io gridai per il dolore, interrompendo quello splendido momento di piacere. Anche lo schiavo ricevette una spietata frustata e i nostri corpi ondeggiavano ora uniti, sotto l'effetto devastante della frusta. Frustate, tante frustate. Io ero distrutta, ma l'uccello dell'uomo continuava a premere sulla mia parte intima, a tal punto che cominciai a gocciolare... sul pavimento! Max se ne accorse e ordinò ai suoi uomini di spargere puntine da disegno sul pavimento. Poi ci calarono, fino a farci toccare il pavimento con i piedi. Sia io che lui cercavamo di non toccare terra, per evitare le puntine, ma ad un certo punto i nostri corpi si allungarono e fummo costretti ad appoggiare i piedi a terra. Le puntine fecero scempio delle nostre piante, conficcandosi senza pietà e producendoci un atroce dolore. A quel punto ci sollevarono e ci fecero scendere di nuovo e ad ogni contatto con il pavimento qualche puntina riusciva a conficcarsi nelle nostre carni. Per fortuna qualche altra puntina si staccava e così via per un buon quarto d'ora. Ci ripulirono i piedi dalle puntine e ripulirono anche il pavimento, dopodichè venimmo slegati. Anche Mario venne liberato, ma i suoi occhi lucidi erano un chiaro sintomo del suo stato d'animo. Ci spinsero fuori dalla porta, io ero nuda e raggiungemmo la macchina in un batter d'occhio. La prova fu molto dura, molto più di quanto si pensava. E fu solo l'inizio di una serie di sottomissioni. alle quali ora non so più rinunciare.
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Umiliazioni di schiava
Nicola, uno dei miei attuali Padroni, mi aveva "ceduta" temporaneamente a James, che mi aveva invitato a casa sua per una prima lezione di umiliazione davanti a dieci uomini. Doveva essere una lezione di sottomissione a livello cerebrale, in cui non era prevista una sottomissione a carattere fisico. E proprio per questo mi ero vestita in modo decisamente carino con un bell'abitino di un pallido color azzurro (graditissimo regalo di mio marito) e scarpe laccate blu con il tacco alto. Sotto avevo reggiseno e mutandine di colore blu di una nota Casa di intimo. Quando arrivai venni subito presentata da James ai dieci uomini presenti, di cui notai subito la differenza di età: cinque erano in giovane età, mentre gli altri cinque si avvicinavano alla settantina. Mi aspettavo di essere investita da un fiume di parole, che mi avrebbe fatto sentire la loro schiava inutile e disprezzata; chiaramente non mi aspettavo minimamente che il mio corpo fosse protagonista della serata. Uno degli anziani si avvicinò a me e, mettendomi una mano sul seno, disse a James: "Questo vestitino è proprio brutto, insignificante e da educanda". James rispose con tono fermo: "Se non ti piace... distruggilo!". E mentre diceva così porse al vecchio un paio di forbici, che il vecchio afferrò con destrezza; l'uomo infilò la punta della forbice in una manica del mio abito perforandola e da lì tagliò la manica all'altezza della cucitura. "Ehi, che fai! Smettila con quella forbice... quest'abito è un regalo di compleanno dii mio marito", dissi io stizzita. Ma non riuscii a finire la frase, che già la forbice aveva compiuto il suo scempio. L'uomo mi sfilò la manica ormai staccata dal vestito, la buttò sul pavimento e la calpestò. Poi fece apprezzamenti galanti al mio barccio ormai scoperto: "Che bel braccio hai, lurida troia". Io cercai di far notare a James che il tema della serata era la sottomissione cerebrale e lui mi ridicolizzò, dicendomi che se avevo creduto a quella promessa ero proprio un'ingenua. Il vecchio mi disse allora: "Cagnetta e sotto come sei? Ora facciamo vedere a tutti come sei fatta... Ti taglierò questo inutile vestitino dal basso verso l'alto". Detto fatto iniziò a tagliarmi il vestito dalla gonna verso l'alto e dopo poco il mio abito era diviso perfettamente in due parti: intervenne allora un altro che mi sfilò il vestito e lo gettò sul pavimento. Ero rimasta con le scarpe e la biancheria intima, davanti agli occhi libidinosi dei vecchi e a quelli più indifferenti dei giovani. Mi vennero tagliate le spalline del reggiseno, poi venne diviso in due parti con un taglio netto in mezzo alle coppe, rendendolo inutilizzabile. Poi mi tagliarono le mutandine all'altezza dei fianchi e io rimasi nuda, ad eccezione delle scarpe. Mi fecero sedere su una sedia, mi fecero portare le braccia all'indietro e divaricare le gambe; venni poi legata con le braccia dietro alla spalliera della sedia, mentre le gambe mi furono legate in posizione aperta all'altezza delle ginocchia. Uno dei vecchi accese una sigaretta e chiese un portacenere al padrone di casa, che stupito e beffardo disse: "Vecchio, non ti basta la bocca di questa povera schiava? Sonia reclina il capo all'indietro e apri la bocca. Tira fuori la lingua, cagna!" Io replicai dicendo che mi sarei rifiutata di fare il portacenere e ricevetti due sonori ceffoni. Io insistevo nel rifiuto e ormai gli schiaffi non si contavano più. Alla fine cedetti, con il viso arrossato dagli schiaffi, reclinai la testa all'indietro e aprii la bocca. Il vecchio fumava con lentezza e buttava la cenere della sigaretta sulla mia lingua e in gola. Ad un certo punto mi venne imposto di buttare tutta la cenere in gola, ma io non riuscii a svuotare completamente la bocca. James ordinò ai presenti di sputarmi in bocca per "aiutare" la mia deglutizione. In men che non si dica mi riempirono la bocca di sputi e vi assicuro che la saliva non è molto simpatica, a maggior ragione se proviene dalla bocca di una persona di una certa età. L'anziano aveva finito la sua sigaretta e James lo invitò a spegnerla... sotto ai miei piedi! L'uomo mi alzò un piede e spense il mozzicone sulla suola della mia scarpa. "No, non hai capito niente... devi spegnerla sul piede nudo di questa povera diavola e non sulla suola della scarpa", intervenne il padrone di casa. Nel frattempo altri uomini avevano acceso alcune sigarette e tutti usavano la mia bocca come portacenere. Sputi e cenere nella mia bocca si mischiavano in una nauseabonda mistura. E allora a James venne un'idea geniale: invitò i più giovani ad urinare dentro ai bicchieri di plastica e a masturbarsi, versando nei bicchieri colmi di urina anche il loro sperma. A suo dire questa calda bevanda sarebbe riuscita a farmi ingoiare cenere e sputi. Un vecchio finì la sua sigaretta, mi tolse una scarpa e la spense sulla mia pianta, immediatamente sotto alle dita. Per fortuna lì la pelle è leggermente più spessa che in altri punti, ma il dolore fu comunque atroce. Un altro, decisamente più bastardo, mi tolse l'altra scarpa, mi allargò il quinto dito del piede e spense il suo mozzicone tra le mie dita. Lì la pelle è più vulnerabile e io urlai dal dolore provocatomi dalla bruciatura. Poi mi fecero bere alcuni bicchieri di urina "condita" dal bianco sperma: una bevanda calda e odorosa, che mi lascio in bocca uno sgradevole sapore. Un altro mozzicone mi venne spento sul tallone e ancor oggi fatico a mettere le scarpe, avendo i piedi provati dalle vesciche. Dopo tanti sputi, insulti e "bevande" di cattivo gusto la mia serata finì con una buona dose di schiaffi sui seni. Venni slegata e buttata a terra, dove ricevetti altri sputi su tutto il corpo e anche qualche calcio. Ricevetti però anche un applauso fragoroso e convinto e venni invitata a ritornare in quella casa, ad "esibirmi" davanti a quella variegata platea.
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Una schiava in campagna - prima parte
Era una calda domenica di luglio e il mio Padrone, Nicola, aveva deciso di portarmi in campagna nei pressi di Reggio Emilia. Lì c'erano ad attenderci diversi uomini, di età compresa tra i diciotto e i novantadue anni. Partenza da Milano alle sette e dopo poco più di due ore di viaggio in auto raggiungiamo la mèta: una sperduta casa di campagna con annessa stalla nella verde campagna emiliana. Io mi ero vestita in modo elegante, più adatto allo shopping in città, che ad una gita in campagna: camicetta bianca, gonna azzurra, scarpe nere con tacchi alti e raffinata biancheria intima di pizzo. Appena giungiamo alla casa colonica veniamo accolti calorosamente dai dieci amici che erano stati avvisati del nostro arrivo da Nicola. Inutile dirsi che al centro dell'attenzione c'ero io e di conseguenza quello che il mio Padrone mi avrebbe fatto fare. Ci sediamo sotto al portico e li rimaniamo seduti comodamente all'ombra fino a mezzogiorno. Allo scoccare delle dodici il padrone di casa ci fa entrare ed accomodare a tavola. Mangiamo e conversiamo allegramente, ma al dolce l'idillio si "rompe". Nicola interviene dicendo che io non avrei mangiato la squisita crostata di frutta e avrei preferito andare fuori. Mi prende per mano e mi fa uscire, mi conduce alla macchina e dopo aver aperto il bagagliaio estrae un collare e me lo mette al collo. Mi trascina fino ad una colonna e lì mi lega, dopodichè rientra in casa a mangiarsi il suo agognato dolce. Il caldo è insopportabile, ma per fortuna io sono all'ombra. Dopo quasi un'ora tutti gli amici escono dalla casa e si sistemano nuovamente sotto al portico. Uno di loro va a prendere il trattore e si posiziona davanti alla casa. Nicola mi presenta come una schiava, alla quale si può chiedere tutto o quasi... Poi con voce decisa sottolinea che ogni azione che mi faranno compiere, dovrà essere avallata dal suo benestare, in quanto "io sono sua"! Mi slega dalla colonna e mi fa togliere la camicetta. Poi mi spalma sul decollete e sulle spalle una specie di miele, mi fa aprire la bocca e tirare fuori la lingua, che mi blocca con un aggeggio che mi impedisce di ritirare la lingua e di chiudere la bocca. A quel punto mi ordina di alzare le braccia e mi lega i polsi con una corda, che assicura alla forca anteriore del trattore. Fa un cenno all'uomo che guida il trattore e la forca si alza... in pochi istanti il mio corpo penzola nel vuoto. Non capisco subito perchè mi ha bloccato la bocca in posizione aperta... L'uomo sul trattore ingrana la prima e mi porta fino nei pressi della stalla, dove "troneggiano" due bei mucchi di escrementi di cavallo. Lì le mosche la fanno da padrone e svolazzano allegramente sulle merde, incuranti del caldo soffocante. Poi qualcuna di loro si accorge della mia presenza e trova delizioso il miele che ho sulla parte superiore del corpo... e così le mosche trovano interessante fare la spola tra me, le mie spalle, la mia lingua e gli escrementi! Una situazione orribile, imbarazzante e molto, molto sgradevole. Sento le mosche sulla mia lingua e cerco di non pensare a dove avevano posato prima le loro preziose zampette. Poi Nicola afferra una frusta e mi dà qualche colpo ben assestato che fa oscillare nel vuoto il mio corpo, tra le risate e i commenti dei presenti divertiti. Il mio Padrone invita poi il ragazzo più giovane a prendere la frusta al posto suo e a frustarmi con decisione. Il giovane non se lo fa ripetere due volte e inizia a frustarmi violentemente.Io mi lamento, ma dalla mia bocca aperta escono suoni incomprensibili. Il ragazzo sfoga su di me una specie di "rabbia giovanile" e il mio corpo, seppure parzialmente coperto, comincia a mostrare i segni rossi lasciati dalla frusta. Il sudore cola dalla mia fronte e mi sento un giocattolo nelle mani di quel ragazzo, che poi decide di dare la caccia alle mie scarpe. Ora mi colpisce le gambe e le caviglie, nel tentativo di togliermi le scarpe a colpi di frusta. Dopo qualche colpo andato a vuoto, riesce a sfilarmi una scarpa, che ruzziola qualche metro più in là per la veemenza della frustata. "E ora toglile l'altra scarpa", lo incita uno dei più anziani. Il ragazzo si accanisce con le frustate, ma sembra aver perso la concentrazione e l'altra scarpa non se ne vuole andare dal mio piede. E intanto le mie gambe si ricoprono di segni rossi per le frustate. Dopo vari tentativi, la frusta colpisce il mio tacco e la scarpa si sfila dal mio piede. "Bravo, hai vinto il reggiseno", dice Nicola al ragazzo e fa cenno all'uomo del trattore di abbassare la forca. Io sono stremata dal caldo e dalle frustate, ma di parere diverso sembra il giovane, che mi si avvicina e appena metto piede a terra con un coltello mi taglia le spalline e la parte centrale del reggiseno. Ora i miei seni sono lì indifesi, davanti a ventidue occhi che mi fanno sentire una nullità.
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soniaslave,
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Una schiava in campagna - seconda parte
Il ragazzo mi palpa le tette e con aria di sfottimento mi dice: "Qui da noi le donne hanno le tette molto più grandi delle tue. Speriamo che la tua figa non sia una delusione!" e ridendo in modo sfacciato, accompagna le sue parole ad uno sputo che finisce dritto dritto nella mia bocca aperta. "Ed ora ingoia, puttana", mi dice in modo insolente. Io non reagisco e ubbidisco agli ordini del giovane. Nicola invita tutti i presenti a togliersi le scarpe e poi mi fa mettere a quattro zampe, dicendo: "Cagna, lecca i piedi preziosi dei nostri cari amici. Renditi utile una volta tanto!". Io eseguo l'ordine, mi metto a quattro zampe, ma gli faccio capire che non posso leccare i piedi con la lingua bloccata e la bocca spalancata! Nicola, bontà sua, mi toglie il fermo dalla bocca e io faccio un po' di ginnastica con la lingua, intorpidita dalla posizione e dal caldo opprimente. Poi inizio a leccare i piedi dei presenti: giovani, meno giovani, puzzolenti, puliti, callosi e anche... sporchi di terra! Alla fine del giro, mi fanno alzare e mi tolgono la gonna. Ora solo le mutandine mi separano dalla nudità completa. Poco dopo mi sfilano anche quelle e io rimango nuda, come mamma mi ha fatto (molto tempo fa!). Tutti gli uomini si alzano, si fanno intorno a me in un ipotetico cerchio e mi fanno andare verso la stalla. Lì Nicola mi ordina di salire su un'asse di legno molto ruvida, che subito mi ricorda di aver ricevuto una bella quantità di frustate su tutte le parti del corpo. Vengo bendata, poi le mie gambe vengono reclinate all'indietro sul seno, così come la mia testa che penzola all'indietro senza sostegno alcuno. Sento le corde che si avventano sul mio corpo provocandomi dolore e poco dopo sono completamente immobilizzata. Dalla posizione in cui vengo legata intuisco che cosa mi aspetta: una bella scopata generale, come usa fare Nicola con i suoi amici, quando a fine sessione mi offre ad "uso gratuito". Le parole di Nicola non tardano ad arricvare: "Ora questa troia è tutta vostra, fatene quello che volete. Scopatela nella figa, spaccatele il culo, infilatele il vostro braccio nelle sue cavità. E non abbiate paura di farle male... anzi, più male le farete, e più lei godrà!". E subito mi arriva un grosso uccello nella figa, non ancora completamente dilatata. Ma l'uomo sa come farsi largo all'interno della vagina di una donna e con pochi colpi mi spalanca la figa. Ora sono bagnata, completamente bagnata. Mi scopa per un bel dieci minuti e poi sento le sue mani sul buco del mio ano. Spinge con le dita, si fa largo in modo rude e il mio buco inizia a cedere: dopo poco si allarga completamente e la sua mano ruvida e dura mi fa urlare di dolore. Dolore? Forse piacere, o forse tutti e due. Poi mi introduce il suo uccello nel culo e sento qualcosa che mi invade lo sfintere: penso che sia venuto, ma quella non è sborra... mi sta pisciando dentro il culo! "Sei un porco fottuto", grido io e in cambio ricevo un tremendo schiaffo, che mi fa sbattere la testa contro l'asse, provocandomi un lancinante dolore al collo. Subito dopo una tempesta di sputi invade il mio viso. Gli uomini si susseguono in un susseguirsi frenetico: figa, culo e poi bocca o viso, dove finiscono tutte le loro sborrate. Ad un certo punto sento un uccello "tremolante" pervadermi la figa: chi sarà? Nicola mi sbenda e io vedo un anziano, non il più anziano però, che se la ride mentre mi scopa con ritmo e impegno. Ormai il tempo è passato, ma manca ancora uno all'appuntamento con la mia figa: è il diciottenne, che baldanzoso avanza con un grosso uccello tra le mani. Io mi sento davvero imbarazzata, perchè lui potrebbe essere mio figlio, visto che ho quarantadue anni. "Dai non farlo, non farmi sentire una puttana. Potrei essere tua madre", dico io con voce supplichevole. Lui non si cura delle mie parole e non mi risponde. Inizia a stantuffarmi nella figa, poi nel culo e lo fa con grande maestria. Non ci crederete, ma io con lui ho goduto come una pazza! Alla fine mi inonda il seno di sborra. Nicola mi slega dall'incomoda posizione, mi fa rivestire con camicetta, gonna e scarpe e lascia i pezzi del mio reggiseno distrutto e le mie mutandine di pizzo ai "villici". Per loro un trofeo, per me un'umiliazione ritornare in città senza biancheria intima. Ma sono o non sono una schiava?
19409
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soniaslave,
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