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Sexy Befana Al Bolero -2- Il Dungeon
L'acqua della piscina non era molto calda, ma era comunque piacevole. L'eccessivo affollamento, tuttavia, era un po' sgradevole, anche se aumentava le possibilità di incontrare persone che la pensavano allo stesso modo e con desideri simili.Riuscimmo a trovare un posto centrale, quello con le bollicine vivaci e invadenti. Accanto a noi c'erano molte altre coppie di età diverse, impegnate in una conversazione o in altre attività più creative e piacevoli.I capezzoli di Marica fuoriuscivano dall’ acqua e imploravano attenzione.Lei seduta con le spalle sui getti, io davanti a lei, tra le sue gambe divaricate. Riuscii a resistere alla tentazione, tuttavia desideravo il suo corpo.Volevo sentire ogni centimetro della sua pelle tra le mie dita, perciò iniziai un massaggio sensuale. Mi allontanai leggermente da lei per riuscire a prendere con facilità i suoi piedi.I miei pollici sulle piante e tutte le altre dita sul dorso. Feci muovere i pollici dall’ alto verso il basso e viceversa imprimendo una pressione moderata.Gli occhi chiusi di Marica esternavano godimento e rilassamento. Mi soffermai un paio di minuti sui piedi. Poi le mie mani salirono lentamente fino ad appropriarsi dei polpacci. I palmi delle mie mani coprivano quasi completamente la zona e il movimento palpeggiatorio sempre più intenso, lentamente scioglieva il muscolo.Salii sempre lentamente e con le dita pressate sulla carne seguivo le linee linfatiche.Gli occhi sempre chiusi e il volto in estasi, mi resero più intraprendente. Lentamente mi inginocchiai e feci arrivare le mani sotto alle natiche. Le avvolsi e le strinsi, contemporaneamente la mia lingua, vicina al suo volto, si avventurò sulle labbra rosse. Gli occhi si aprirono un secondo, mi fissarono, si richiusero e la sua lingua si unì alla mia. Fu un bacio lento, non eccessivamente erotico se non per la situazione e il luogo.Le mie mani si spostarono dal sedere al seno, cercando i capezzoli. Li trovarono pronti e marmorei mentre si guastavano il caldo dell’acqua. Tuttavia, preferirono il mio tocco.Interruppi il bacio per riprendere il massaggio, questa volta concentrato sul corposo e sodo seno.«Andiamo a vedere là dietro? Vedo il soffitto che sembra un celo, magari c’è un po' più di intimità».Marica mi indicò la pseudo grotta alle nostre spalle. Ci alzammo per andare a studiare il nuovo luogo, purtroppo anche quello era molto affollato e l’unico posto disponibile era quello vicino all’ entrata, praticamente neanche ad un metro rispetto a dove eravamo posizionati prima.Alla nostra destra, una donna era seduta sopra un uomo e dai loro movimenti era chiaro che era in atto una penetrazione. Per evitare di suscitare l'invidia di Marica, infilai delicatamente due dita nella sua amichetta, desiderosa e sempre pronta. Lei ricambiò con affettuose carezze al mio gongolante amichetto.Dopo qualche minuto, la coppia alla nostra destra si separò. Lui si alzò in piedi, rivelando un pene completamente eretto che puntava verso l'alto. Le dimensioni erano sufficienti per definirlo un membro ben dotato. Si avvicinò a noi per uscire dal corridoio stellato e dirigersi verso l'esterno.Sia io che Marica eravamo seduti, quindi il pene viaggiante era all'altezza dei nostri volti quando ci passò accanto. Immediatamente Marica esclamò:«Oh, bene! Vedo un bel giocattolo pronto all'uso qui. Posso?»Vidi la mano di Marica afferrare il membro eretto davanti ai suoi occhi e portarlo alla bocca. Purtroppo, dopo solo due pompate, un frequentatore della piscina la rimproverò, affermando che non poteva praticare sesso orale in acqua.Per tutta risposta, la mia compagna spiegò che lo stava solo assaggiando per verificarne la consistenza. Tuttavia, il proprietario del palo assaggiato decise di prendere le distanze, forse per calmare la situazione ed è uscì dall’acqua.Marica non ebbe molto tempo per piangere la perdita di un succulento pompino, perché subito dopo il rimprovero, un membro dello staff venne ad avvisarci che dovevamo uscire dalla Spa e cambiarci, in quanto la festa sarebbe iniziata poco dopo, intorno alle 21:30 con una cena a buffet.Ci mettemmo in fila per una doccia veloce e poi ci dirigemmo verso lo spogliatoio. Purtroppo, non riuscimmo nel nostro intento. C'era troppa gente a cambiarsi e a prepararsi per la serata.Non volendo stressarmi feci una proposta semplice, ma efficace:«Che ne dici se andiamo a bere qualcosa? Così facciamo passare un poco di tempo e poi torniamo?».Marica mi guardò con i suoi occhioni profondi e titubanti: «Mi sembra un ottimo piano. Possiamo andare in giro con i nostri asciugamani?».«Sì, non preoccuparti! Non avremo problemi fino alla cena. Comunque, torniamo nel salone, almeno possiamo respirare meglio e posso farti fare un piccolo tour del club».Risalimmo le scale e ci dirigemmo verso il bar. Come al solito, Marica ordinò un prosecco, mentre io presi un cocktail a base di Amaretto di Saronno e arancia. Ci sedemmo e ci godemmo i nostri drink, insieme alle altre persone che stavano aspettando che si liberassero gli spogliatoi.Come promesso, una volta terminati i nostri drink, portai Marica a fare un rapido giro del locale. Subito volle visitare la sala fumatori per soddisfare le sue tendenze tossiche. Poi le mostrai la piccola sala cinema, dove stavano proiettando il solito filmetto hard, con tanto sesso, ma con poca eccitazione. Infine, la portai a esplorare la sala BDSM Dungeon.Le luci rosse soffuse e l'arredamento proiettarono nella nostra fantasia una prigione sotterranea dedicata ad ogni tipo di perversione e causarono un immediato senso di eccitamento nella la mia partner.Procedemmo con cautela ed esaminammo attentamente ogni elemento della stanza. Marica mi bombardava con innumerevoli domande e io facevo del mio meglio per rispondere sulla base delle mie limitate conoscenze.Grazie alle avventure passate con la mia ex, Ely, avevo una base di pratiche bondage e BDSM. Tuttavia, oltre a spiegare, non potevo fare molto altro.Ho imparato che in certi campi, soprattutto quelli legati al piacere, l'improvvisazione non è lo strumento migliore e che in contesti estremi bisogna essere molto preparati per rendere l'esperienza piacevole oltre ogni limite. Quindi, al massimo, potrei essere l'assistente e il servitore a tutto tondo, ma mai il padrone.A parte i mobili, la stanza era vuota, nessun essere umano era intento a distrarsi e a giocare con la strumentazione disponibile. Di conseguenza decidemmo di tornare indietro. Mentre percorremmo la strada dell’uscita, Marica si fermò davanti all'altalena dell'amore. Non sono certo che il nome corretto fosse proprio quello, ma, in un paio di occasioni in una villa di amici sentii chiamarla così.L’altalena, in pratica, era una specie di sella appesa al soffitto tramite catene, con maniglie e cinghie. L’utilizzo non è complicato. Permette di fare una serie di giochini con il partner sospeso.Marica fece scivolare a terra l'asciugamano dai fianchi, poi con grazia si sistemò sulla sella. Posizionò le gambe ai lati delle catene dentro le cinghie, allargandole a tal punto da aprire anche le sue belle labbra intime.La sua mano destra, lentamente, si appoggiò sul monte di venere e scivolò verso il clitoride che venne catturato dall’ indice e medio, trovando la posizione ideale per essere strizzato e stimolato.Mi inginocchiai, le allontanai la mano e la sostituii con le mie labbra che iniziarono a succhiare e a far crescere quel piccolo organo genitale.Divenne duro e reattivo.Lo stimolai anche con i denti, con delicatezza, solo il risucchio era rude e rumoroso.La posizione era magnifica, completamente aperta e disponibile per ogni mia perversione. Ero comodissimo e il movimento ondulatorio aiutava notevolmente ogni mia iniziativa.La sentii bagnarsi sempre di più. Un sapore inebriante avviluppò la mia lingua. I gemiti erano sempre più intensi. Inserii un dito all’ interno e lo roteai sugli umidi pareti. Ne inserii un secondo e mi ritrovai la mano completamente bagnata e viscida. Giocai dentro e fuori per un paio di minuti, poi, le dita, come impossessate da un diavoletto tentatore, cambiarono destinazione. Si posarono sul buchetto, anch’esso aperto, proprio sotto alla vulva. Entrarono senza tanta difficoltà, grazie anche all’immensa lubrificazione. Le dita vennero accolte fino in fondo e una contrazione anale le salutò e le ringraziò per la visita.«Prendi il preservativo e mettimelo tutto in culo, cazzo, sto godendo come una maiala! Mi piace un casino questa posizione, sento tutto e sto pure comoda!»La voce rauca e seducente con cui le sfuggirono le parole mi eccitò ulteriormente. Mi alzai in piedi. Presi un preservativo dalla tasca dell'accappatoio, ma a causa delle mie mani appiccicose non riuscii ad aprire facilmente la confezione; quindi, dovetti usare i denti e così ebbi l'opportunità di assaggiare ancora una volta la perversione. C'erano così tante secrezioni che non ebbi bisogno di lubrificare ulteriormente il mio pene.Appoggiai la punta del glande sulla rosellina semiaperta e in attesa di essere violata per la prima volta nella serata. L’altalena fu lo strumento perfetto che con le sue oscillazioni naturali favorì la penetrazione. Prima un centimetro, poi due e ad un certo punto tutta la cappella fu catturata dall’ anello anale che la imprigionò.Fu un rapimento veloce. Le pareti intorno al glande si plasmarono tutt’intorno e la sensazione di lieve costrizione mi fece spingere.Spinsi fino in fondo. La cosa meravigliosa è che la mia pancia non fu di impiccio, perché la posizione creata grazie all’ altalena mi permetteva di essere dentro completamente, senza ostacoli.Iniziai a spingere con un ritmo così impeccabile che nemmeno un metronomo avrebbe potuto rendere più perfetto. Le mie mani erano libere di muoversi e desiderose di provare le sensazioni che il corpo di Marica mi regalava con fervore ed entusiasmo.Spinsi e torturi i grandi e turgidi capezzoli, lunghi e sensibili alle mie attenzioni.Spinsi e il pollice della mano destra si divertì a circumnavigare il clitoride ormai elettrico e pronto ad esplodere.Spinsi e le mie dita vennero catturate dalla bocca calda e ansimante.Spinsi e un terremoto spasmodico fece eruttare una calda fonte che mi bagnò completamente.Spinsi ancora, con maggiore forza e velocità. Entrai e uscii con rude malvagità. La necessità di raggiungere il miogodimento si trasformò in un urlo di liberazione quando il mio sperma invase il preservativo.Ebbi timore che si fosse rotto, ma fortunatamente rimase integro. Il mio pene, ospite ancora per qualche secondo, perse la sensazione di contenimento e avvolgimento che purtroppo l’allargamento del culetto causò, ormai diventato il traforo del San Bernardo.Rimanendo dentro, riuscii a chinarmi e a stampare un veloce bacio sulla bocca di Marica e per non farmi mancare nulla, le morsi lievemente entrambi i capezzoli.I nostri corpi, bagnati sia dal sudore che dai nostri umori necessitavano di una ripulita, fortunatamente dentro il Dungeon c’era un bagno con la doccia che ci aiutò notevolmente a tornare decenti.Quando uscimmo dalla doccia, trovammo il nostro amico dal pene svettante. Di nuovo concentrato sulla sua compagna. Lo trovammo scoparla, prigioniera della gogna.Marica mi chiese se mi sarebbe piaciuto avvicinarmi e farle assaggiare il mio pene, vista la posizione favorevole. Dovetti però rifiutare per non fare brutta figura, visto che per il momento ero una pistola a salve, scarica e molliccia.Uscimmo dalla sala e fortunatamente trovammo lo spogliatoio abbastanza libero per darci una sistemata e un nuovo contegno per il proseguo della serata.
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8 months ago
Giorgio,
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Fiore screziato.
Sempre di corsa...Devo mettere le scarpe!Per un batter d’occhi, stranamente, non sento più nulla, continuo aciondolare a tempo con il mio corpo di donna, fra le note di un malizioso marcato soul, adesso muto.In momenti come questi mi sento grande, smisurata, sconfinata nel senso di vasta, eccelsa...dominante.Mi piacerebbe avvolgere, annettere tutto con quest’urlo silenzioso, primordiale e secluso.Vorrei riuscire a palesarti questa parte di me, disinibita, solare, avvolgente.Farmi leggere, da fuori in tutta la mia svariatezza, perché è quello che sono, sono caos, sono varietà, mescolanza, ammasso, ingombro, superflua ma necessaria.La pura verità è che la mia essenza più profonda è questa, mutevole, copiosa, inafferrabile.L'unico rumore che più che rumore, è bailamme, lo fai tu nella mia testa affollata e piena.I pochi e ovattati fiati che sento, arrivano da una spiaggia vuota e fosca. Risuona in lontananza, al di là dei miei pensieri indefiniti, la lenta bruma, che sale dal mare, avanza e mi avvolge nelle sue spire e tu incauto viandante incedi.Dolce si leva un malinconico canto, che inconsapevole rapisce l'anima di coloro che se ne lasciano ammaliare. ..Attendi, pacato e silente, persuaso da quel gorgheggio che inesorabile incanta.Danza la nebbia, ovattata e fusa alla risacca del mare; persa nei miei pensieri, quasi non mi accorgo che il mare, dolcemente mi sfiora i nudi piedi.Un fiore arancione screziato di nero, si lascia sciabordare dall’onda, è la mia malinconia, è la mia apparente calma.Lo raccolgo, lo intramo fra i capelli.Sola, svestita di tutto, do voce a pensieri sparsi e spregiudicati.È una libertà a cui non riesco a rinunciare questa, un momento tutto mio di cui non posso fare a meno.È il mio diritto alla confusione, il diritto al tempo che mi serve per assimilare qualcosa che ancora mi toglie il fiato.Cammino, gli occhi si incantano e si inceppano sulla tua figura.Appeso alla salmastra e fitta nebbia che sembra voler proteggerci, non c'è spazio per altro oggi, se non la stessa voglia di sfamarmi ancora di te.Toccarti per la prima volta.Nuda.Desueta a quello stesso fottuto desiderio che, da quando ti ho conosciuto, ha iniziato a consumarmi lentamente.Assillo che è capriccio, capriccio che è smania, smania che è desiderio latente di averti.Mi piombi davanti, sussulto, uno scambio di sguardi, mi parli, io ascolto.Mi tocco i capelli nervosa perché la mia testa, mi porta già altrove.Sulla tua pelle, fra la tua voce e il tuo gusto.Mi immagino fra le tue gambe, già nella mia bocca, la tua pelle che mi sfiora. Nelle mie fantasie, io, già ti blandisco.Risuona il soul, inquieta, mi ritrovo a ciondolare.Ho voglia delle stesse sensazioni ora, ed è un piacere che fa male, fisicamente, come tutte le volte che non lo posso soddisfare.Sfilo via gli slip, madida e gonfia pulsa violentemente, la sfioro, raccolgo i copiosi umori, porto le dita alla bocca, lappo il mio sapore.Ritorno in camera da letto per mettere le mie scarpe rosse col tacco, sempre quelle.Nuda, completamente nuda, non perché ho tolto i vestiti ed ogni cosa.Non perché il mio seno è libero come tutto il resto.Nuda perché scoperta, nuda perché vera, nuda perché senza vergogna mi offro a te sbattendoti in faccia tutta la mia eccitazione.Come ogni prima volta, la stessa frenesia.Con il fuoco negli occhi di chi non desidera altro che schiudersi, farti godere e godere.Con l’irragionevole impeto di chi non pensa ad altro che averti addosso e dentro.Alzo la gamba e poggio il piede sul comodino. Le unghie corte e smaltate, il tacco 12 bene in vista.M’insinuo, il bacino ondeggia sulle dita.Vagheggio!L’impressione di sentire la tua lingua, farsi strada, scavare.I denti accarezzarmi, mordermi, farmi male.Mi spingo leggermente in avanti, i capelli sciolti cadono e mi coprono il viso. Li sposto di lato, li tengo fermi mentre sento i respiri intensi diventare gemiti. Vorrei sentirti dentro, assaggiare il tuo corpo nudo e adorarlo.Sentire il rumore della tua carne che urta sulla mia, perdermi nel suono di ogni parola indecente sussurrata all'orecchio, detta in bocca e soffocata in gola.La conosci la voglia ho.Ti guardo negli occhi, mentre mi abbasso in avanti solo per morderti le labbra e sfiorarti con il mio seno, le mani sulle cosce mentre mi afferri, mi stringi e torturi i capezzoli turgidi.Toccarmi sinuosa e lasciva mentre danzo al ritmo dei tuoi colpi decisi.Il piacere che provo pervade ogni centimetro di questa pelle, le dita affondano più velocemente, sento il tuo fiato sul collo.Mi sento cedevole.La voglia di te mi inchioda a questo assolo, questo orgasmo vecchio e nuovo che, si issa, lievita e mi riporta a quel dannato giorno in cui tutto è cominciato. È tutto sulla mia schiena il caldo di questa estate.Gocce di sudore scivolano dal collo lentamente, fino al ventre e alle cosce leggermente divaricate.Sono stremata, bagnata e sfatta, sto per cedere.La saliva che lascio colare dalla bocca, scende piano sulla pelle già umida. La stendo sul seno, sul viso, poi la riporto alla bocca.Le dita vanno sempre più a fondo. È un rito antico il mio, la canzone che da giorni mi risuona in testa.Mi sembra di sentirla ora, come ornamento al mio godimento.Quelle parole aumentano le mie paranoie, forse dovrei ingoiarle, rimandarle indietro, anche se l'unica cosa di cui ho voglia adesso sei tu.Una morsa insopportabile mi stringe lo stomaco.Le emozioni si confondono, sorrido, gemo, godo.Chiudo gli occhi soddisfatta e appagata.Mi guardo allo specchio, non vedo la donna fine ed elegante di poco prima. Il rossetto sbavato, lacrime annerite dal rimmel mi rigano il viso di piacere, i capelli arruffati sul viso sudato.Amo questa immagine di donna.Sono io, che mantengo contorni incerti, sempre pronta a variare...sono quel fiore arancione screziato di nero che porta con sè la magia dell’attimo.Silver Rea
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SilverRea,
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Ti disegno---
Ti disegno a carboncino, su carta ingiallita ruvida, quella carta che sa di vecchio, impreziosita dal passare del tempo.Tratti scolpiti, leggeri, calcolati e pieni di sfumature. Sei quello schizzo di cui vado fiera, quello che scruti e riguardi percorrendo le linee dei fianchi e con la punta del dito sfumo il carboncino, delineando il tuo profilo, ti accarezzo immaginandoti. Ti rendo vivo, davanti ai miei occhi, gioco con luci e ombre, come farei con te nella realtà, ritrarti nella più indecente delle pose, ma rendendoti etereo. M’infervoro nel vedere la mia mano disegnare ogni particolare del tuo corpo, tutto di te attrae il mio istinto animale, persevero a dare forma al tuo corpo, immaginandoti al centro del mio sguardo, ti divoro e ammaliata dal tuo essere diventi la mia opera migliore. Come stregata non riesco a staccare le mani da quella carta ruvida, come nel più selvaggio dei momenti in cui mi coinvolgi, un sciame di sensazioni che esplodono dentro di me, non metterei mai fine al godere di te, avvinghiata avidamente al tuo corpo bramoso di passione. Neanche il tuo più intenso orgasmo farebbe fermare la mia mano, ti abbozzo fino a renderti perfetto, quello che solo io posso vedere. Mi separerei da te sfinita, distrutta da quella frenesia mentale che solo tu riesci ad accendere. Ritornerei a posare le mie mani su di te, a possederti, a farti mio, a goderti. Come un disegno a carboncino, sei li immobile, a deliziarmi come una viziosa peccatrice. Silver Rea
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SilverRea,
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