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Scacco alla Regina
Ilaria guardava le nuvole che oscuravano il cielo e la sua città le appariva splendida anche così: immersa in questo grigio antico che sembrava permeare ogni cosa.
L’asfalto bagnato coperto di foglie autunnali si distendeva per chilometri sotto il suo sguardo, chilometri di strade percorse giorno dopo giorno, ora dopo ora, da persone come lei: madri sempre di corsa, mariti disonesti o felici, lavoratori stanchi, professionisti sempre in cerca dell’ultimo affare, impiegati annoiati, persone contente, persone tristi, persone ubriache di vino e d’amore.
A quale categoria apparteneva lei?
A 30 anni ancora non riusciva a capire che posto le riservava il destino.
Tutto apparentemente normale, tutto in ordine, “ogni cosa al suo posto” - avrebbe detto sua madre – eppure, eppure…..un tassello, un incastro riuscito male, un dolce poco lievitato, a volte la sua vita sembrava prendere una piega totalmente estranea al suo modo di essere e di pensare.
Giorgio, compagno esemplare, architetto lanciato sulla via del successo, uomo dotato di fantasia e di ardore, era l’invidia di tutte le sue conoscenti e la gioia della sua “saggia” mamma.
“Dove l’hai pescato un uomo così?” le chiedevano tutte le amiche e colleghe di lavoro, “non fartelo scappare” le diceva al telefono sua madre , e quei 300 Km che le separavano correvano sul filo veloci fino a diventare nulla, e Ilaria si sentiva come da bambina quando quella donna perfetta e profumata la abbracciava e le diceva “Ilaria, devi diventare qualcuno nella vita, ricorda che ogni cosa ha un suo ordine logico, ricorda che ogni cosa ha un suo posto”.
Era questo che le stava sfuggendo di mano, questo incastro perfetto, questo domino costruito in trent’anni, aveva adesso una pedina vacillante, una pedina che poteva compromettere il lavoro minuzioso di una vita.
Accendendo una sigaretta ripensa a Vera, a quei capelli rossi come fiamme, a quel corpo perfetto nella sua imperfezione, a quel naso importante, che lei indossava e portava con la disinvoltura della donna che sa di essere bella.
Vera era così: abiti sgargianti, gioielli vistosi, scarpe alte, borse fuori moda, velluti, broccati, sete cinesi, bigiotteria falsa.
Vera, con la sua allegria, con il suo spirito mordace, con i suoi cappelli all’inglese, con il suo portamento da regina, con la sua falsa noncuranza, Vera leale come il suo nome, attaccata a vecchie ideologie, comunista, anarchica, fascista, retrograda e progressista, cangiante come un diamante, solida come una quercia.
Vera che le ha rubato il cuore, Vera che una notte d’estate le ha detto “ti amo” mentre tra una birra annacquata e salatini stantii parlavano dell’ultimo libro letto, dell’ultimo film visto, dell’ultima volta che Ilaria aveva fatto l’amore con Giorgio.
E poi il buio di una corsa in macchina, il desiderio impacciato di Ilaria, la dolcezza e la capacità di seduzione di Vera, la libreria in noce, il gatto sul divano, il letto morbido e immenso, le candele accese, la luce tenue e soffusa: Vera le ha tolto i vestiti con la delicatezza di un amante sapiente, le ha sfilato le scarpe e massaggiato i piedi, le ha sciolto i capelli bruni legati da un nastro e l’ ha accarezzata per ore prima di possederla con la foga e il desiderio che Ilaria aveva conosciuto solo negli gli uomini.
E la baciava e le diceva ti amo, e le infilava la lingua ovunque e le diceva ti amo, e l’ha fatta venire con un’intensità mai provata prima e le diceva ti amo.
E le diceva ti amo anche mentre le insegnava come gode una donna, mentre con destrezza e fermezza le trasportava le mani nei punti più profondi del suo piacere e le diceva come accarezare, leccare, sfiorare, premere i punti proibiti di un universo infinito.
E Ilaria assaporava, con il gusto di una bambina che succhia caramelle alla fragola, i sapori di Vera, ed annusava gli odori di Vera e rispondeva ti amo alle parole di Vera.
Una notte durata un’eternità tra le braccia voluttuose della sapiente Maestra, tra capelli rossi di fuoco e bocche brucianti, tra un bicchiere di Chianti bevuto a coppa tra le cosce di Vera e dolci ciliegie assaporate intatte tra le gambe di Ilaria.
Una notte di passione, una notte di odio e di amore, una notte in cui Giorgio lontano la chiamava da Parigi per dirle Ti amo e Vera all’orecchio le sussurrava anch’io.
Ilaria guarda la pioggia che ha iniziato a pulire l’asfalto, e pensa a sua madre e al suo ordine logico e cosmico, e pensa a Giorgio e al suo mondo fatto di carte e di voli aerei e pensa a Vera, alle sue telefonate notturne e sconclusionate, al suo profumo di viola ai suoi teatrini di periferia, ai suoi autori sconosciuti.
Pensa alle grandi mani di Giorgio che le percorrono il corpo e la manovrano con la sapienza dell’uomo che la conosce e ama da sempre, e pensa a Vera, alle sue bianche dita che la toccano con l’onniscenza e l’esperienza , con il piacere e la voglia che solo una donna può regalare ad un’altra.
Ieri ha parlato con l’uomo che ama della donna che ama, ieri ha parlato con lui e gli ha detto con le lacrime agli occhi che non può più vivere senza di lei, che i suoi capelli e il suo profumo sono una droga troppo inebriante.
Giorgio, il timido e perfetto architetto ha spalancato i suoi occhi di cielo, ha aperto la bocca da cui non è uscito alcun suono, le ha stretto i fianchi e le ha detto solo tre parole -non mi lasciare- .
Dopo mesi di altalene, di serate insonni, di week end alterni, dopo giorni di pianto e notti di fuoco, Ilaria ha preso l’ultima assurda decisione.
Giorgio la ama troppo per imperdirle di vivere la sua vita, e Vera è inebriata dall’idea di averla sempre con sé.
Suonano alla porta di casa, Ilaria, dà un ultimo sguardo alla strada deserta e si avvia alla porta con le gambe ferme.
Giorgio efficiente e dolcissimo porta due immense valigie, ed una massa capelli di fuoco avanzano dietro di lui.
Le camere sono pronte, quella di Vera e di Ilaria si affacciano sul giardino interno, quella di Giorgio e di Ilaria anche.
Stanze comunicanti, armadi condivisi, un unico bagno per fare la doccia e l’amore…..Il caffè nero e fragrante li aspetta in cucina: infondo ogni cosa ha un suo ordine logico, ogni cosa ha un suo posto nel mondo.
Di sicuro mia madre sarebbe fiera di vedere come ho messo ordine nella mia vita - Ilaria sorride mentre bacia Giorgio sulle scale di casa e conduce i suoi timori fuori dalla stanza da letto, e l’ultima tessera del suo puzzle perfetto torna ad incastrarsi con gli altri tasselli
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20 years ago
desiderya, 40/42
Last visit: 4 years ago -
Le Vacanze di Renè - Parte V
Percorremmo praticamente tutti in silenzio il resto della strada che conduceva alla rada nella quale era ormeggiata la nostra barca. Ma era evidente che si trattava di un silenzio carico di significati. L’eccitamento di tutto il gruppo era palpabile e serpeggiava tra noi come archi voltaici creati da quei fenomeni di elettricità statica che a scuola avevo più volte sperimentato, in quelle sfere di vetro attraversate dalla corrente. Quando uno di noi avvicinava un dito, la saetta
formata dall’elettricità si dirigeva verso il dito ed aumentava di intensità.
Un fenomeno analogo stava verificandosi nel gruppo: presumo che se fossimo stati meno conformisti, e meno abituati ad utilizzare i freni inibitori che l’educazione e la morale ci avevano imposto di adottare, ci saremmo gettati l’uno sull’altra e viceversa, a casaccio, pur di sfogare gli stessi istinti primordiali che avevamo osservato nelle danzatrici e nei danzatori. Camminavamo quindi quasi a distanza, donne da uomini, come se avessimo paura di ricreare, con un eventuale contatto, gli archi voltaici segno dell’erompere dell’eccitazione.
Giungemmo alla barca, tutta illuminata, e attraversato il pontile vi salimmo sopra. Con un certo imbarazzo e senza aggiungere altri commenti sulla serata, ci salutammo, e ci augurammo a vicenda la buona notte, nella rispettiva consapevolezza che per ognuno di noi sarebbe stata una notte speciale.
Baciai mia madre con una tenerezza speciale, diversa dal solito ed un brivido mi attraversò tutta la schiena: non era la prima volta nella vita che la desideravo realmente e fisicamente. Era ormai un fenomeno ricorrente, divenuto quasi quotidiano, che mi poneva in una condizione di estremo disagio. Come poteva un figlio desiderare in quel modo la propria madre? Mi feci coraggio e cercai di contrastare lo sconvolgimento, dicendomi che ero davvero uno stupido a pensare certe cose e scesi nella mia cabina con l’intenzione di farmi una doccia, sia per eliminare il sudore dalla pelle, sia per tentare di spegnere il fuoco che mi bruciava dentro.
Una volta dentro la cabina, mi spogliai completamente e mi cacciai sotto la doccia, prima bollente e poi più fredda. Mentre mi insaponavo, vidi scostare la tenda dalla quale fece capolino il visetto allegro di Annette:
“Posso lavarti la schiena?” mi chiese con voce sensuale ed un sorriso molto significativo.
“E me lo chiedi?” risposi io girandomi e volgendole la schiena “non aspettavo altro. Vieni dentro”.
“Però devo fare così, altrimenti mi bagnerò tutti i vestiti”. Devo fare così significava togliersi i vestiti, cosa che fece in un lampo e, completamente nuda, mi raggiunse sotto la doccia. Mi prese di mano la spugna insaponata e cominciò a lavarmi la schiena, lentamente, proprio come una geisha giapponese, senza fretta, con metodo: collo, schiena, gambe; con mano leggera mi allargò le cosce ed infilò la spugna prima fra le mie natiche e poi sotto, per lavarmi le palle. Indugiò a lungo in questa operazione: il suo tocco leggero sulle palle mi mandava in visibilio. Io stavo con le braccia appoggiate al muro della doccia e le gambe divaricate. L’acqua tiepida continuava a scorrere sul mio corpo e su quello di Annette. Ad un tratto cominciai ad avvertire una sensazione dolcissima e, ovviamente, nuova per me: Annette si era accoccolata, mi aveva allargato le natiche e stava leccandomi il culo.
Alternava movimenti veloci su e giù e poi inseriva la punta direttamente nel mio buchino, regalandomi un’altra sensazione sconosciuta, ma intensa. Mi sporsi in avanti, proprio come avevano fatto le danzatrici del villaggio, per lasciare più spazio di manovra alla lingua di Annette, che in realtà, pur procurandomi un effetto molto particolare, non pensavo potesse accrescere ulteriormente l’eccitazione che già mi attraversava come quella corrente elettrostatica del laboratorio di fisica.
Annette si rigirò sotto di me e smise per un attimo di tormentarmi il buchino per passare a leccarmi la zona compresa tra il culo e le palle. Un altro brivido nuovo scosse il mio corpo. L’acqua continuava a scorrere sul mio corpo e poi sul viso di Annette, che si trovava sotto di me e mi passava freneticamente la lingua su e giù tra le cosce.
Annette sfogava così la sua eccitazione, era completamente infoiata e ciò che stava accadendo dotto la doccia contribuiva ad aumentare in modo parossistico la sua eccitazione...ed anche la mia.
Ora era sotto le mie palle e ci giocava con la bocca, succhiandole e sputandole fuori delicatamente, senza farmi male.
“Mmmmm, René, sono arrapatissima, non capisco più nulla, mi farei fare tutto, stanotte, soprattutto vorrei che quel cazzone nero stupendo mi squartasse la fica, ma anche il tuo non è da meno, ora ci divertiamo”.
Mi prese il pisello in mano, fece scendere giù la pelle del prepuzio e mi scoprì la punta, completamente bagnata per l’eccitazione provocata dalla festa della fertilità e dai giochi della sua lingua nel mio culo.
Con aria affamata, come se fosse da lungo tempo digiuna, Annette si impadronì del mio pisello e cominciò a leccarlo come un gelato. Dava lunghe slappate sulla punta, poi vi girava la lingua intorno, infine lo ingoiò come se avesse fretta di farlo scomparire tutto nella sua gola. Esattamente come in “Gola Profonda”, quel famoso film americano degli anni ’70, ormai un cult tra noi studenti, nel quale furoreggiava Linda Lovelace, una attrice non bravissima, ma molto sexy che aveva una capacità unica, sviluppata ovviamente prima della nascita di Annette, di ingoiare completamente un cazzo, fino alle palle, in modo tale da toccare con il naso i peli del pube del suo partner. Inimitabile !
Vedere il mio pisello che lentamente ed inesorabilmente scompariva completamente nella sua bocca mi dava un’eccitazione pari a quella provata durante la festa nel villaggio. Sentire poi la punta che toccava la gola di Annette mi scatenava dei brividi che mi attraversavano la schiena e scendevano fin giù nelle gambe. Mi dissi che non mi sarebbe bastata tutta la vita per imparare quali emozioni nuove poteva riservare il sesso.
Ma proprio quella sera ne avrei imparate di cose…
Tutto quell’impegno, unito all’eccitazione che mi pervadeva, non poteva lasciarmi indifferente; dopo solo alcuni minuti di quel massaggio intimo con la lingua, con la bocca e soprattutto con la gola, il mio pisello iniziò a dare segni di un fremito incontenibile: un fiume di lava cominciò a ribollire all’interno del mio ventre e a cercare una strada per scaricare fiumi di liquido bianco direttamente nella gola di Annette.
Ebbi appena il tempo di avvertire Annette: “Tesoro, sto venendo”. Non riuscii a pronunciare altre parole, fu un orgasmo estremamente silenzioso, per entrambi, per me che ero rimasto senza parole e per Annette che aveva la bocca completamente riempita del mio cazzo.
Lei, infatti, spinse ancora più in fondo il mio pisello nella sua gola ed iniziò ad ingoiare fiotti di sperma che dalla punta del mio pisello le si riversavano direttamente in gola. Non faceva in tempo ad ingoiare il primo fiotto che altri due le avevano riempito nuovamente la bocca. Ingoiava in continuazione, anche per evitare di soffocare. Finalmente l’eruzione ebbe termine. Le mie gambe ebbero un ultimo fremito e per un attimo le forze mi abbandonarono, tanto da costringermi a sostenermi al muro della doccia.
Annette, come al solito, non aveva perso nemmeno una goccia del mio sperma ed aveva un’aria deliziata: ad occhi chiusi si godeva gli ultimi attimi del mio orgasmo, che trasmetteva al pisello ancora alcune sporadiche contrazioni. Quindi estrasse il pisello dalla gola e dette un’ultima leccata ad una goccia di sperma che, isolata, era rimasta sulla punta. Mentre allontanava la lingua, un filo sottile di sperma, come un ponte stilizzato, unì la punta della sua lingua a quella del mio pisello, ma anche quell’ultimo ponte fu aspirato dalla sua bocca vorace.
“Ah, René, che amante meraviglioso sei” languidamente Annette, inginocchiata com’era, mi si avvinghiò alle cosce “tu mi fai perdere il senno, completamente. E quanto mi piace la tua sbora. Ma ora devi farmi una cosa che ho visto fare, ma che non ho mai provato direttamente. A vederla però sembra molto eccitante”.
“Cos’è” domandai io, incuriosito. Annette non finiva mai di stupirmi,
“Pisciami addosso, sul viso, in bocca, dai, muoio dalla voglia” mi implorò Annette, impazzita per l’eccitazione: gli occhi le brillavano di desiderio.
Indugiai un attimo perché ascoltare la sua richiesta fu per me come ricevere un pugno nello stomaco: non avrei mai creduto che le varianti del sesso potessero comprendere anche delle prestazioni come quella propostami da Annette.
Ma ormai la mia voglia di imparare non conosceva limiti e la mia curiosità in campo sessuale mi avrebbe spinto oltre ogni immaginazione.
Volli provare.
Il mio pisello era ancora turgido come se non avesse avuto alcuna eiaculazione e quindi non fu molto facile ordinargli di fare pipì; poi non l’avevo mai fatto se non da solo e già il doverlo fare in presenza di Annette mi procurava un certo imbarazzo. Ma il latte di cocco offertomi al villaggio era ancora tutto dentro di me e non mi parve vero di potermi liberare.
Un fiotto di liquido, questa volta non più cremoso come prima, cominciò ad uscire dalla punta del mio pisello e a colpire il corpo di Annette, le tette il ventre, le gambe. Annette, con un grido di eccitazione avvicinò il viso a quello zampillo caldo e dorato, si fece inondare prima il viso, poi aprì la bocca. Il fiotto le entrò direttamente in gola, ma poiché era tanto abbondante, una parte la ingoiava, mentre una parte le scorreva fuori dalla bocca e le scivolava sul mento e sul seno. Dopo tanto tempo che mi sembrò un secolo realizzai che mio zampillo ormai si confondeva con l’acqua della doccia, che scorreva ancora sui nostri corpi. Annette aveva la bocca aperta e si lasciava riempire la bocca dall’acqua della doccia, per rimuovere le ultime tracce della mia doccia personale.
“Mmmmm, René, è stato fantastico, non pensavo che avrei goduto tanto nel ricevere il tuo zampillo sulla mia faccia e nella mia bocca. Sai che sono arrivata? La mia fica è tutta fradicia. Tu sei davvero stupendo. Grazie. Sei un amore”.
Brividi di passione mi attraversavano il corpo. Ogni volta Annette era una fonte inesauribile di sorprese, era davvero la mia maestra di sesso. Chissà quante cose ancora aveva da insegnarmi. Io ero un bravo studente e mi sarei applicato intensamente...
Chiusi il rubinetto della doccia e porsi ad Annette un telo da bagno per farla asciugare, poi mi asciugai a mia volta.
“Ora devo andare” mi disse Annette “stanotte c’è una festa nella cabina di Marcel ed io sono stata inviata. Ma ci vado solo se a te non dispiace”.
Compresi ed apprezzai la delicatezza di Annette e le risposi sinceramente che non avrei avuto alcun motivo per dispiacermi, anzi sarei stato contento perché immaginavo che lei si sarebbe divertita molto. Mi resi anche conto che la mancanza di Edith dalla mia stanza significava che anche lei era stata invitata a quella che probabilmente si sarebbe trasformata un orgia dopo l’orgia, data la fama di zio Marcel. Annette mi salutò con un dolcissimo bacio e scappò via.
Fui tentato, in un primo momento, di andare a vedere cosa stessero combinando, poi ci ripensai e mi distesi sul mio lettino.
Non riuscivo a prendere sonno: le emozioni intense della serata, ma soprattutto la consapevolezza di aver rivolto quel pensiero a mia madre, mi avevano sottratto la mia consueta serenità.
E poi quel pensiero della mamma mi si attorcigliava nella mente, ma senza ricevere una degna soluzione. Io volevo a mia madre un bene pazzo, ma questo amore presentava molteplici aspetti, non ultimo quello di un intenso desiderio sessuale rivolto nei suoi confronti: come era possibile questo?
Mi crogiolavo nel sogno di possedere un giorno mia madre, ma il contrasto tra questo desiderio impossibile e la realtà mi toglieva il senno.
Decisi allora di andare a vedere come se la spassavano nelle altre cabine. Provai ad aprire la paratia tra la mia e la cabina della mia sorelle, ma era ermeticamente chiusa. Pensai allora che, scartato zio Marcel, che non pensavo avesse l’audacia di invitarle, stessero godendosela tra di loro, come mi aveva detto Virginie.
Proseguendo lungo il corridoio inferiore, fui attratto da inequivocabili mugoli che provenivano dalla cabina dei miei genitori. Ecco, mi dissi, anche questo, stanotte: non bastava il mio desiderio, devo anche assistere allo spettacolo di mia madre che scopa, ma non con me…
Un ansimare di una voce dolcissima, che riconobbi essere di mamma, mi rivelò inequivocabilmente che in quella cabina i miei se la stavano spassando e anche con gusto. Certi slop, splash erano indice di una fervida attività sessuale, testimoniata anche dai respiri affannosi e dai gemiti che si udivano al di là della porta. Non ebbi il coraggio di aprire e guardare, ma appoggiai l’orecchio alla porta e mi godetti un altro spettacolo, solo uditivo, stavolta.
Dopo un gran finale la cabina piombò nel silenzio. Allora decisi di ritornare a dormire, ma dalle luci che entravano attraverso gli oblò compresi che ormai era spuntato il sole.
Udii nuovamente dei movimenti nella cabina dei miei e feci appena in tempo ad imboccare il corridoio verso la mia cabina che la porta si aprì e mio padre ne uscì per andare verso le scale che portavano in coperta: andava a riprendere le sue funzioni di capitano.
Un’idea scellerata mi attraversò la mente come un fulmine e mi esplose dentro, lasciandomi come inebetito. Il cuore cominciò a battermi nel petto all’impazzata.
Scivolai piano nella cabina dei miei genitori; mia madre, distesa nel suo letto, si stava godendo ancora il languore dell’amore appena fatto con mio padre. Ancora in leggero dormiveglia, mamma si sistemò il cuscino sotto la testa, si girò sul lato destro, volgendo quindi le spalle all’ingresso della cabina e stiracchiandosi come se fosse una bambina e non una donna sposata da tanti anni, scivolò nuovamente in un sonno profondo: troppe e troppo intense erano state le emozioni della sera precedente.
Mamma era completamente nuda e l’interno delle sue cosce era lucido del seme di mio padre, colato fuori dalla vagina dopo il coito. Era bellissima, il suo corpo stupendo, abbronzato, risaltava sul candore delle lenzuola, aveva le curve sinuose di uno strumento musicale costruito da un grandioso Stradivari.
Con il cuore che mi batteva ancora nel petto come se volesse uscire fuori e vivere una vita per suo conto, mi distesi nel letto accanto a mia madre, profondamente addormentata e mi strinsi contro il suo corpo caldo e nudo.
Il mio pisello era durissimo e non incontrai alcuna difficoltà ad avvicinarlo alla sua vagina, che si trovava nella giusta posizione per essere penetrata, in quanto lei teneva le gambe ripiegate.
Ci misi del tempo prima di avvicinare il mio pisello alla sua fica: ci ripensai almeno cento volte, perché mi sembrava una cosa troppo proibita e troppo folle da tentare e perché avrei potuto perdere l’affetto di mia madre definitivamente, se lei non avesse gradito questa “iniziativa” da parte mia. Ma ormai mi ero spinto già troppo oltre e soprattutto non resistevo più: la desideravo da morire.
Puntai il pisello contro le sue labbra bagnate dello sperma di mio padre e di liquido lubrificante uscito da lei e non incontrai alcuna difficoltà: la vulva si spalancò sotto la spinta del mio cazzo, che vi entrò dentro per una buona metà.
“Uhmmmmmm” mormorò mia madre, sospirando in mezzo ai cuscini, le mie mani accarezzarono delicatamente le rotondità del suo culo, poi mentre una mano continuava ad accarezzare una natica, con l’altra risalii lungo i fianchi e raggiunsi il seno, fino a stringere una tetta nel mio palmo. Era talmente grande che la mia mano non riusciva a prenderla tutta. Strinsi tra il pollice ed il medio un capezzolo, che era già eretto e finalmente alla mia portata, dopo aver tanto immaginato la sua forma sotto gli indumenti. Però sentire sotto le mani proprio quelle tette che avevo per anni visto con la mente e talvolta intravisto davvero era un sogno finalmente realizzato!
“Uhmmmmmm” gemette nuovamente mia madre e mosse leggermente il bacino, in modo da consentire più facilmente la penetrazione del mio pisello. Improvvisamente, grazie a questo movimento, le fui dentro, completamente. Mamma spingeva il culo verso di me fino a quando i miei testicoli non le toccarono le cosce. Allora lentamente, per non farla svegliare, cominciai a muovermi dentro di lei. Era una esperienza meravigliosa, mai provata prima: la fica di mia madre era dolce, morbida, caldissima come non lo erano quelle di Annette di Edith e di Virginie, ed era tanto bagnata che il mio cazzo scivolava dentro completamente, sentivo che batteva contro qualcosa di caldo e resistente, come un morbido muro bollente all’interno della vagina, segno che oltre non poteva andare.
Mamma si lamentava, con la testa nei cuscini, che attutivano molto i rumori, cosicché i suoi gemiti non potevano essere ascoltati da nessuno. Avevo il terrore, però, che mamma, conoscendo perfettamente il modo di far l’amore di mio padre, peraltro l’unico uomo nella sua vita, che lei aveva incontrato quando aveva sedici anni e non aveva lasciato mai, con il quale aveva fatto l’amore migliaia di volte, del quale conosceva perfettamente la forma del suo cazzo, la lunghezza, la consistenza, la maniera di scoparla, potesse accorgersi che c’era qualcosa di strano in quella penetrazione.
Ma lei continuava ad accettare quel movimento di va e vieni del mio cazzo nella sua fica. Pur essendo alle sue spalle potevo vedere i suoi occhi ancora chiusi e temevo che improvvisamente potesse aprirli, ma ero troppo eccitato, non potevo più fermarmi, ormai. Mi rendevo conto che stava svegliandosi, ma continuai nel mio movimento: mi fermavo, poi estraevo il pisello e lo riaffondavo completamente nella sua fica. Alitavo sul suo collo, che i capelli avevano lasciato scoperto, il mio respiro caldo e affannoso e le tenevo saldamente le mani sul ventre e sulle tette.
Il mio stomaco urtava contro il suo culo freneticamente, come per affondare il più possibile il mio cazzo dentro di lei, nella sua fessura bollentissima.
“Julien ? sussurrò mia madre “come mai sei tornato indietro, non ti basta ancora? Sei davvero incontentabile!”
Mi aveva scambiato per mio padre! Io mi guardai bene dal rispondere e, ricordandomi una delle tante lezioni di Annette, spostai la mano dal suo culo al clitoride e cominciai ad accarezzarlo. Come tutto il resto era bagnato fradicio e le mie manipolazioni ebbero l’istantaneo effetto di farlo ingrossare tra le mie dita.
“Mmmmm” continuava a mugolare mia madre e spostando il sedere infilò una mano tra le cosce, oltre la mia che le stava accarezzando il clitoride, e raggiunse le mie palle, che prese nella sua mano e strinse mentre il mio cazzo era profondamente infilato dentro di lei.
Ma la mano che mi stava dando un godimento speciale, toccando le mie palle, improvvisamente si irrigidì: mia madre si era accorta che non erano le palle di suo marito, mio padre. Ma forse le spinte ormai apertamente possenti del mio pisello nella sua fica, che ormai rispondeva con inequivocabili contrazioni e forse si stava bagnando ancora più di prima, o forse le mie manipolazioni sul suo clitoride stavano portando mia madre vicino ad un nuovo orgasmo.
“Sto venendo” la sua voce leggera sembrava provenisse dall’interno del cuscino.
Io non ce la feci più: l’emozione di scopare mia madre era troppo per me. Scaricai tutta la mia tensione, ed insieme tutta la quantità di sperma che avevo riservato per lei, nella sua fica: “Oh, ohhhhhhh, vengo, vengooooo!” l’orgasmo mi travolgeva come un’ondata alla quale nessuno può resistere, e per me era il più dolce di tutta la mia vita.
“Ma tu…tu ….. sei René, cosa fai, cosa, ma…ma..che vorresti…?” mormorava la mamma, quasi in stato confusionale.
“Shhhh” risposi io, appena ripresomi da quell’uragano “papà è su in plancia, non gridare, ti prego”.
“Ma…ma….ma” tentò ancora di replicare mia madre, non trovando le parole. Poi si riprese un pochino e ricominciò: “Ma…sono qui, nel mio letto, nel letto che divido con mio marito e mio figlio mi ha appena scopata”.
“Mamma” tentai di calmarla.
“Mio figlio” continuò lei, come se parlasse a se stessa “mio figlio è strisciato nel mio letto e ha infilato il suo uccello nella mia fica e mentre ero semiaddormentata! Ed io pensavo che fosse Julien, era Julien!”
“René…tu…io” sembrava che balbettasse “sento il tuo sperma che scivola fuori dalla mia vagina e mi cola sulle cosce. E incredibile!”
“Shhhh” insistevo io “shhhh. mamma, ti prego, non farti sentire da papà”
“Oh, no” lei disse come stordita “è impossibile, una cosa inimmaginabile. Hai messo il tuo membro dentro di me, mi hai inondata di sperma! La cosa più tremenda è che mi è piaciuto tanto, ma non quando sapevo che eri tu; non lo sapevo, no, pensavo fosse Julien, era Julien, non tu. Oh mio Dio”.
“Mamma, ti prego” le sussurravo in un orecchio, mentre il mio pisello ormai microscopico scivolava via fuori da lei “per favore, non arrabbiarti, ascoltami, ascoltami, per favore”.
Mia madre non poteva gridare: se lo avesse fatto, mio padre sarebbe accorso e ci avrebbe trovati lì e io non avrei nemmeno immaginato che reazione avrebbe potuto avere. Anche Virginie aveva accennato ad una ovvia reazione negativa se avesse saputo qualcosa che fosse accaduto tra la mamma e zio Marcel.
“Sto zitta, va bene” acconsentì mia madre “ma non mento se dico che mi sta colando tra le cosce il seme di mio figlio. Oh madonna e si anche è mescolato allo sperma di tuo padre!”
“Mamma” mi giustificai “mamma, non sai quanto mi dispiaccia aver far fatto questo e poi di nascosto, ma devo confessarti una cosa: sono anni, anni che lo desidero, che quando ti guardo non posso controllare le mie erezioni, che mi faccio un mare di seghe per te. Oggi, dopo lo spettacolo di ieri sera, non ho resistito più. Mamma, io ti amo, capisci, ti amo!”
“Tu non puoi, René” rispose lei, molto più calma “non puoi amarmi in questo modo; puoi farlo solo come un figlio ama una mamma, ma non così.”
“No, mamma” replicai “io ti ho amata sempre in questo modo, desiderandoti pazzamente, ho amato il tuo corpo stupendo, il tuo sedere, le tue tette grosse e meravigliose”.
Mentre pronunciavo questa parole ricominciai a massaggiarle dolcemente il clitoride: “Mamma” continuai “la tua fica è stretta come quella di una ragazzina ed è più calda di qualsiasi altra io abbia provato in tutta la mia vita, i tuoi peli sono così folti…le tue tette mi fanno impazzire!”
“No, non posso permettere che accada di nuovo” reagì mia madre, ma sempre parlando sotto voce “prima non avevo capito cosa mi stesse accadendo, ma non deve succedere più. E’ proibito ed è così peccaminoso che non ho il coraggio di parlarne ad alta voce. E’ stato terribile ed anche così…così eccitante. Si, lo confesso, sei così giovane e così dotato, così bello e dolce ed hai usato il tuo arnese come se fosse un pennello di un grande artista ed hai creato un capolavoro nella mia vagina.Ma è impossibile, impossibile…”
Si udirono dei rumori lungo la scala e dei passi che scendevano lungo gli scalini che portavano sottocoperta. I nostri respiri ci restarono sospesi in gola. Stava scendendo mio padre.
“Svelto, giù” sibilò mia madre, indicandomi di infilarmi sotto la cuccetta “sta arrivando tuo padre!”
Non me lo feci dire un’altra volta e sparii in un baleno, rannicchiandomi contro la paratia.
“Ehi, sei sveglia?” udii la voce allegra di mio padre “allora non ti ho fatta stancare abbastanza! Dai torna a letto e riposati ancora un po’, sono venuto a prendere gli occhiali da sole, è una giornata stupenda e il sole è già alto”. Quindi le si avvicinò e le depose un bacio sulle labbra “Io torno su, ci vediamo più tardi, fai con comodo”.
“D’accordo” rispose calma mia madre “a dopo.”
Quando il rumore dei passi di mio padre che ritornava su in coperta si spense del tutto riemersi dal mio nascondiglio e risalii nel letto di mia madre.
“Ora fila via da questo letto in questo preciso istante, René” ordinò mia madre. “Madonna, se lo sapesse tuo padre…!” la sua voce tremava.
“Mamma” replicai “è stato talmente eccitante nascondermi e tu che mi hai aiutato a farlo. Mi ha eccitato ancor più di prima. Sto per venire un’altra volta”
“René!” sbottò mia madre “ma come osi? Non…non…fare così. Salta fuori da questo letto immediatamente!”
Ma le mie mani si muovevano nuovamente sul suo corpo e io annusavo il suo profumo, che mi faceva impazzire.
“Vado via, ma prima devo dirti una cosa” replicai “Tu mi ami, mamma, non hai gridato prima, e mi hai nascosto quando è entrato papà”
“Ce…certo…che ti amo” bisbigliò lei “tu sei mio figlio ed io…”
“Non così” la interruppi “non solo in quel modo, ma anche in quel modo. Tu mi ami come un uomo e questo è ciò che voglio da te. L’ho sempre voluto”.
“René, noi non possiamo” si oppose mia madre.
“Noi possiamo” insistetti “noi lo vogliamo. Io voglio mettere il mio pisello nella tua fica stupenda e lo desidero sin da quando mi spiegasti cosa voleva dire avere una eiaculazione, tanto tempo fa. L’ho desiderato fino a diventare pazzo e quando vi ho visto fare l’amore, te e papà stamattina, mi sembrava di impazzire dalla gelosia”.
Mia madre era come paralizzata dalle mie parole, ma tentava di sottrarre il suo corpo dalla mia presa, ma mi feci più insistente, mosso da chissà quale follia erotica e le piantai le mani nei glutei soffici, mentre appoggiavo la testa sulle sue cosce.
“Ma io sono la moglie di tuo padre” replicò “e non l’ho mai tradito, mai! E tu non dovresti stare nel suo letto”.
“Ma con me non è un tradimento” obiettai “io sono tuo figlio!”
“Appunto perché sei mio figlio è assurdo che tu possa essere qui, in questo momento e che possa essere accaduto tutto questo!”
Compresi allora che non erano i discorsi che potevano risolvere il nostro problema.
Soffiai delicatamente sul cespuglio dei suoi peli pubici. Mia madre rabbrividì, le mancò per un attimo il respiro e si portò le mani sulle tette, tentando di nascondere i capezzoli, che si erano nel improvvisamente irrigiditi, tanto da sembrare piccole falangi. Per quanto tempo avevo desiderato di possederla.
Avvicinai ancora di più il mio viso ai suoi peli.
“Per favore, René” continuò mia madre “tu…tu devi fare una cosa per me: devi dimenticare tutto quanto è accaduto prima”.
“Dimenticare?” obiettai “in nessun modo. Sto appena cominciando, invece. Come ti ho già detto, non posso stare nei dintorni quando papà ti salta addosso. Sono geloso di te, da morire. Ho sperato tanto di trovarti addormentata e sono stato fortunato. Ho immaginato che tu fossi stata calda come quando accogli papà nella tua fica e che gemessi con me come quando lui ti scopa. Ho messo il mio pisello nella tua fica perché è la cosa che ho desiderato per tutta la mia vita, da quando ero bambino. E perché ti amo, ti amo davvero, come mamma e come donna”.
Mia madre era lì, immobile nel suo letto, supina, frastornata oltre ogni immaginazione. E prima che potesse reagire, prima che mi desse definitivamente un ceffone e mi ordinasse di andare via dal suo letto profanato dalla mia incestuosa intromissione, le infilai le mani sotto le natiche e la tirai a me, avvicinando la sua fica alla mia bocca.
“Nnnn–nooooo! lei si lamentò “per favore, René, no, per favore, non puoi, sono tua madre, non io, figlio mio, sono tua madre, tua madre!”
Ma io, ormai, non ero più in grado di tornare indietro: gemevo tra le sue grandi labbra, le mie labbra accarezzavano dolcemente la sua intimità, che era come bagnate di rugiada, il mio viso premeva sul suo monte adornato da quella folta peluria che mi faceva impazzire. Mi accorgevo che lei avvertiva il tocco caldo della mia lingua sulla sua fica. Io non provavo alcun rimorso. Ero innamorato di lei e per me era un gesto del tutto naturale esprimerle il mio amore totale.
Mi rendevo conto che non vi era modo per lei di sfuggire a quel tocco, tranne che gridare e scappare su in coperta, ma questo avrebbe rovinato tutto e mio padre lo avrebbe scoperto.
La mia lingua ormai si faceva strada fra le labbra della sua fica ed io stavo aprendo la bocca, come se volessi mangiargliela, succhiavo tutti i suoi umori, consapevole che erano formati da un mix di quello che avevamo riversato nella sua caverna: c’era il mio sperma, quello di mio padre e il suo liquido. Usavo la lingua esattamente come il mio pisello, la introducevo e la estraevo dalla sua fica, succhiavo le sue labbra intime. Finalmente riuscii a raggiungere il suo clitoride. Rigirai la lingua attorno a quella protuberanza, che diveniva sempre più dura e calda, esattamente come mi aveva insegnato Annette, poi lo succhiai leggermente e delicatamente lo mordicchiai, tenendolo a lungo tra i denti.
L’effetto fu formidabile: mia madre iniziò ad ansimare forte, poi mi infilò le mani tra i capelli e mi tenne ferma la testa proprio in quella posizione che le procurava un godimento estremo.
Mamma cominciò a roteare il bacino e a spingere il suo sedere tra le mie mani, che lo tiravano a me per meglio consentirmi di leccare la sua fica.
“Tu…tu sei pazzo, René” mia madre boccheggiava “ohhhh, continua, però, leccami la fica, ahhh…ohhhh, non fermarti, ora!. Questa cosa tuo padre non me la fa più ormai da anni, bambino mio, amore mio, figlio mio, leccamela, leccamela ancora, dai, tesoro mio, ahhhhh!”
Continuai a leccare la sua fica freneticamente. Trattenevo il respiro e bolle di aria sfuggivano rumorosamente dalla mia bocca quando le succhiavo il clitoride. Mamma mi spingeva la fica contro la bocca e poi sollevava e abbassava il bacino quasi ad indicarmi il punto nel quale volesse essere leccata. Finalmente si era lasciata andare. Ma l’eccitazione era parossistica, non poteva durare ancora a lungo. Infatti, dopo solo alcuni minuti mia madre, sussurrando, disse: “Sto venendo, ohhhh, piccolo mio, vengo, la tua mamma sta venendo, vengoooooo!”
I suoi piedi si contrassero furiosamente, il suo corpo venne scosso da spasimi a ripetizione e con un sospiro lunghissimo mia madre si abbandonò ad un orgasmo che evidentemente non provava da tanto tempo con tale intensità ed ero stato io, suo figlio, ad averglielo provocato!
Fine Capitolo 5
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Le Vacanze di Renè - Parte I
Sto tornando a casa da scuola con la mia mountain bike, bellissima, 21 rapporti, lucida, scintillante: la mia compagna di viaggio. Lungo i viali che portano a casa mia incontro gente amica, che mi saluta e mi sorride. I vicini e gli abitanti del mio quartiere mi trovano simpatico ed io sono felice di ricambiare la loro cordialità. Mi chiamo René, ho 18 anni appena compiuti e vivo a Parigi. Appartengo ad una famiglia ricca, che preferisce però dichiararsi solo “benestante”. E’ una famiglia di impostazione patriarcale, anzi matriarcale, vista la prevalenza di figure femminili, ma tutte egualmente piacevoli, amorose e stupendamente positive. Ciascuno di noi, nell’ambito delle rispettive possibilità, dà un concreto sostegno a quelle che sono le esigenze familiari, prestando continua attenzione ai bisogni e ai desideri di ogni componente.
Nella famiglia c’è quasi una corsa ad accontentare gli altri: in realtà apparentemente senza grandi sforzi, ma con una soddisfazione senza pari. Ognuno si sente appagato e felice dell’appartenenza al gruppo e di ciò che può dare a tutti gli altri. L’affetto che nutro per ciascuno dei miei familiari è profondo, sincero e penso sarà eterno.
Ogni ricorrenza costituisce una nuova occasione per rinnovare l’affetto che tutti noi nutriamo per gli altri e che reciprocamente riceviamo. Il natale, per esempio, è una esplosione di festa: una montagna di regali viene accatastata sotto l’albero pieno di luci. Ognuno di noi ha un dono per tutti gli altri. In questo continuo scambio di manifestazioni di affetto vengono coinvolte anche le nostre due tate (che chiamo così perché mi farebbe inorridire il termine “cameriere”, dato che Edith e Annette sono nate e vissute nella nostra famiglia, si comportano e sono considerate come tutti noi), alle quali tutti siamo affezionatissimi.
Questa premessa mi consente di introdurre la panoramica dei personaggi che compongono la famiglia, tutti dotati di grande personalità, di notevole cultura e, soprattutto, come dicevo, di un affetto smisurato per tutti gli altri membri.
Mia madre, Mireille, 41 anni, una donna affascinante, bruna con il nasino all’insù, due occhi verdi che pare ti scrutino nell’anima quando ti guarda, un sorriso sempre pronto ad increspare le sue labbra rosa pesca, un corpo sinceramente non da pin–up, ma rotondo e morbido, un seno tanto materno e sinceramente generoso. Laureata in architettura alla Sorbonne, dirige l’azienda di famiglia da quando mio nonno André (suo padre) ha deciso di godersi la vita e di lasciare a lei gli oneri ed anche i proventi dell’ateliér che lui, famoso stilista, aveva creato e guidato. Un lavoro che a mamma piace moltissimo e che le permette di valorizzare l’istinto creativo del quale è dotata (che evidentemente ha ereditato da suo padre). E’ spesso fuori dalla Francia per presentare le nuove collezioni ed il successo che accompagna le sfilate la fa gongolare di gioia, una gioia che condivide con tutti noi (che spesso la accompagniamo).
Mio padre Julien, ingegnere, progetta ponti, strade, tutto quanto pare non sia facilmente realizzabile. Ha un suo ufficio, ma ama tanto la vita di casa e la compagnia dei familiari che ha attrezzato una delle molte stanze libere del nostro piccolo castello e lo ha reso il suo studio privato, nel quale si “rifugia” quando ha bisogno di concentrarsi per la realizzazione di un progetto. Egli ha 48 anni, capelli castani che stanno sempre al posto loro, pur essendo lunghi. Ha una vaga somiglianza con Robert Redford, ma io lo trovo molto più interessante, forse perché gli sono davvero affezionato.
Con i miei genitori il rapporto è idilliaco: non mi sgridano mai, ma penso che non ce ne sia affatto bisogno: io ritengo di essere diverso dai miei coetanei. Non ricordo che mi abbiano mai imposto nulla, ma i discorsi lunghi e profondi che abbiamo sempre avuto l’abitudine di scambiarci, sono stati l’insegnamento più grande che io abbia ricevuto. Loro dicono di non aver dovuto mai sforzarsi per educarmi e questo mi rende molto orgoglioso. In realtà, pur vivendo in una famiglia estremamente ricca, nessuno di noi figli è stato mai viziato: ciò che ciascuno di noi figli riceveva ha sempre avuto il senso di un corrispettivo per qualcosa che avevamo fatto o avevamo dato. Sin da piccoli ci veniva costantemente inculcato il senso del valore delle cose ed il principio che non si possa ricevere nulla che non sia stato guadagnato. Tutto questo sembra anacronistico in una famiglia che ha grandissime disponibilità economiche, ma col tempo si è rivelato altamente educativo.
Ho anche due sorelle, più grandi di me Virginie, 22 anni e Jacqueline, 20. Mia madre si è sposata giovanissima ed nel giro di pochi anni ha sfornato tre figli stupendi…
Virginie è una splendida bionda, alta, occhi azzurri come mio padre, al quale rassomiglia molto, ovviamente al femminile, un viso franco e aperto, un carattere solare, un corpo da far trattenere il respiro al solo vederlo, seno alto e sodo, non delle stesse dimensioni di quello della mamma, ma altrettanto notevole, gambe lunghissime che lei mette in mostra con nonchalance, nella consapevolezza che chiunque le guardi comunque trattiene il respiro.
Jacqueline, invece, è la fotocopia della mamma, bruna, occhi verdi, più bassa di Virginie e più rotonda, con fianchi più generosi ed un seno enorme, tanto da provocarle un certo disagio. Infatti lei cerca sempre di nasconderlo, schiacciandolo come può, oppure osservando un portamento un po’ curvo e poco impettito.
Le mie sorelle sono le mie amiche più care. Tra di noi non ci sono segreti, al contrario di quanto accade in altre famiglie, nelle quali i ragazzi sembrano avere più confidenza con i propri compagni di scuola o con gli amici, piuttosto che con i fratelli. Certo capita anche che non abbiamo sempre le stesse idee e talvolta bisticciamo, ma non dimenticando mai il nostro grande affetto.
Ogni mattina, al risveglio, ci scambiamo un bacio, con la gioia di essere insieme ed evidentemente di appartenere a questa famiglia. Ci confidiamo ogni nostro pensiero, e dato che non siamo stati abituati ad avere riserve di alcun tipo, anche quelli che altri possono ritenere intimi o inconfessabili. Infatti non siamo abituati a mentire, né tra di noi, ne con i nostri genitori. Proprio loro ci hanno insegnato a non avere inibizioni e a considerare senza morbosità anche la nostra sessualità, così, nelle nostre confidenze, spesso ci scambiamo impressioni sui rispettivi stati d’animo, di eccitazione, di frustrazioni e sulle nostre esperienze sentimentali e sessuali.
Ho quasi dimenticato di parlare della mia nonna materna; Sophie, una gran donna, di sanissimi principi, ma di grande modernità. Nonostante i suoi 62 anni ha un fisico da sportiva, fianchi stretti, gambe lunghe e un seno da trentenne.
I suoi sacrifici hanno consentito a mio nonno di divenire un grande stilista e di creare l’impero economico ereditato dalla mamma. Sempre in silenzio, dietro le quinte, ha saputo sempre consigliare, suggerire, creare strategie di mercato per l’atelier ed il successo dell’azienda è in gran parte merito suo. Un altro elemento che fa della nostra famiglia un gruppo matriarcale vincente.
Il nonno André, invece, è la personificazione della ricerca della comodità nella vita: grande stilista, ha creato, come dicevo prima, una imponente realtà economica con il suo atélier, conosciuto in tutto il mondo, ma è completamente distaccato dalle cose della vita, ha un rapporto con il denaro che definirei quasi di diffidenza. Il suo motto è: “posso privarmi del necessario, ma mai del superfluo”. E’ di una bontà disarmante, ama alla follia la nonna e le sue figliole e sarebbe capace di qualsiasi sacrificio per loro.
Ma le figure più curiose e simpatiche sono le nostre zie Jeneviève e Juliette, zitelle convinte. Quando vogliamo prenderle in giro diciamo che nessuno le ha volute, ma sappiamo bene che sono sempre state esigentissime in campo sentimentale e che non sono riuscite a trovare persone che le amassero come loro si aspettavano di essere amate. Jeneviève è più grande di mia madre, ha 43 anni e nonostante si vesta in maniera molto casta, al di sotto degli abiti lunghi si intuisce un fisico davvero notevole. Alta bruna, con un seno grande e appuntito e tanto duro che se ti abbraccia ti fa male. Non dotata dello stesso spirito di iniziativa della mamma, collabora con lei nell’atelier. Il suo silenzio è la sua dote più grande. Lei pronuncia poche parole, ma estremamente positive. Una sua frase pronunciata a bassa voce, spesso è risolutiva di problemi che parrebbero insolubili prima del suo intervento.
Juliette, di tre anni più piccola della mamma, è l’esatto contrario della sorella maggiore. Estatica, biondina con splendidi occhi azzurri che sembravano due laghi di montagna, alta, longilinea e lievemente androgina, fianchi stretti, seno piccolo, atletica come la nonna. Non ha mai mostrato interesse per l’azienda di famiglia: ha frequentato l’università, anche lei la Sorbonne, ed ora è medico. Dotata di uno spirito di sacrificio non comune, si dedica ai propri pazienti con un’abnegazione del tutto singolare. Per loro è quasi una santa, che entra nelle loro case e vi porta sorriso, conforto e salute. Secondo me non si è mai sposata perché ha dedicato l’intera la vita alla sua professione ed ai suoi studi, sacrificando tutto il resto. Nel rapporto con i miei parenti è dolcissima, ma con me in particolare è affettuosa, protettiva. Le voglio un bene dell’anima.
Infine c’è zio Marcel, 30 anni, uno yuppi splendente nel viso e nell’aspetto. Non c’è donna che non sia attratta dal suo fascino. Fa l’agente teatrale e conosce tanta di quella gente dello spettacolo, che evita accuratamente di farci conoscere, perché sostiene che sono tutti degli alienati e che non potrebbero avere nulla in comune con la nostra famiglia.
Di Edith e Annette ne avevo parlato giusto all’inizio, perché rappresentano una parte molto importante della famiglia. Presenti e silenziose in ogni situazione, prontissime ed attente ad esaudire, ma non in maniera servile, ogni desiderio ed ogni esigenza di tutti, intelligenti e soprattutto affettuose. Edith è una donna straordinaria: la natura, che l’aveva molto penalizzata in altezza, in compenso le aveva regalato un seno da fare invidia alla Sophia Loren. Rammento che quando ero piccolo non mi addormentavo se mi cullavano, ma solo se appoggiavo la testa sulle sue tette, come dei cuscini dolcissimi e morbidissimi, che mi facevano dormire in pochi attimi.
Annette è spumeggiante, spiritosa, completamente disinibita. Penso che abbia una idea del sesso che non contempla alcun tipo di regola, ma abbia solo uno scopo: divertirsi al massimo. Magra e scattante, longilinea ma con discrete curve, ha una caratteristica particolare, un sederino tanto prominente che è impossibile ignorarlo.
Capitolo 1 – Le mie prime esperienze
Come dicevo prima, ero stato educato all’approccio con la sessualità senza alcun senso morboso, e ad accettare con naturalezza tutte le nuove e ancora sconosciute manifestazioni che, a poco a poco, completavano la mia adolescenza. Ma ho iniziato solo da poco a conoscere la mia sessualità e praticamente all’improvviso. Un giorno, entrando nel bagno (la porta non era mai chiusa a chiave), vi trovai mia sorella Jacqueline immersa nella vasca, ovviamente nuda. Istintivamente mi ritrassi, ma indugiai ad osservare a lungo il suo corpo rotondo immerso nell’acqua, il seno già prosperoso e l’ombra di una peluria bruna già folta tra le sue gambe. Mia sorella, con calma e sorridendo mi chiese di lasciarle finire il bagno ed io uscii, sentendomi però avvampare in viso. Quella visione mi sconvolse per tutta la giornata. Avevo visto altre volte mia sorella nuda, ma in quella occasione fu come se l’avessi vista per la prima volta. Chiudendo gli occhi avevo dinanzi il corpo stupendo di Jacqueline, che poi non ebbi il coraggio di guardare in viso durante tutta la giornata. Era come un’ossessione. Quella notte feci un sogno stupendo: stavo abbracciando Jacqueline, nuda, ed ero nudo anch’io. Ad un tratto una sensazione meravigliosa, mai provata, mi pervase tutto il corpo, sembrava non dover finire mai, era come un fiume che attraversava le mie gambe, il mio stomaco e mi riempiva con la sua dolcezza. Ondate di calore mi attraversavano il corpo e fluivano oltre me. Continuai a dormire, ma il mattino successivo, quando mia madre venne a svegliarmi, mentre sollevava il lenzuolo, si accorse che, all’altezza del mio inguine, era fradicio. Io ero ancora più sorpreso di lei, ma soprattutto ero imbarazzato, perché credevo che mi fosse scappata la pipì durante la notte. Ma il liquido del quale era impregnato il lenzuolo era cremoso e aveva un lontano odore di candeggina. Mia madre passò la sua mano sul lenzuolo, come se volesse spargere quel liquido cremoso tra la mano e le lenzuola, lo annusò e poi mi sorrise dolcemente, dicendomi: “Renè, amore mio, sei diventato uomo !”.
Io ero ancora più sorpreso. Non perché temessi reazioni da parte della mamma, che non mi sgridava mai, ma perché non riuscivo a capire il nesso tra il diventare uomo e il bagnare le lenzuola. Mia madre, amorevolmente, allora mi spiegò:
“Sai, René ? Ti ho già spiegato come nascono i bambini. E’ un atto di grande amore tra il papà e la mamma, che viene compiuto quando il papà mette dentro la mamma il suo seme. In questo modo siamo nati tutti noi, così sei nato tu e sono nate le tue sorelle. Ora quello che tu vedi qui sul lenzuolo è proprio tuo seme che è uscito da te. Si chiama sperma e serve a fecondare l’ovulo che noi donne abbiamo dentro di noi. Dall’unione dello sperma con l’ovulo nasce una nuova vita”
Io ero ancora incredulo: “Ma mamma”, le chiesi “non dovevo far nascere nessun bambino, perché mai ho fatto uscire questo seme ?”
“Ma no, bambino mio” rispose la mamma, “il seme non esce soltanto quando vogliamo far nascere un bambino, ma ci sono molte situazioni nella vita nelle quali viene fuori indipendentemente dalle nostre intenzioni, proprio come nel tuo caso. Ti spiego meglio: ci sarà stato qualcosa che avrà stimolato la tua fantasia e durante la notte il tuo seme è uscito fuori. Questa si chiama eiaculazione, nel tuo caso è stata spontanea”.
Ascoltando le parole di mia madre ero arrossito al ricordo del bellissimo sogno che avevo fatto e lo confessai: “Mamma, stanotte ho avuto una sensazione bellissima, te la voglio raccontare; ho sognato di abbracciare Jacqueline, eravamo tutti e due nudi e ad un tratto mi sono sentito scorrere nella pancia un fiume dolcissimo e questa sensazione di piacere è durata tantissimo: è stato meraviglioso”.
“Ho capito tutto, tesoro”, rispose comprensiva mia madre, “devi sapere che le prime esperienze sessuali i ragazzi e le ragazze le fanno in famiglia; in genere spiano i genitori, i fratelli spiano le sorelle e viceversa, ma non è male, purché tutto rimanga in questi limiti. Mi spiego meglio, ci sono cose che si possono fare tra fidanzati, tra marito e moglie ma non tra fratelli e sorelle e fra genitori e figli”.
Io ero ancora più imbarazzato e le confessai: “Mamma, ieri mattina avevo visto Jacqueline che faceva il bagno, nuda nella vasca ed è stato molto bello”.
“Capisco”, rispose mia madre. “Non è sbagliato che tu l’abbia guardata, ma sarebbe sbagliato spingersi oltre, anche nei pensieri. Però non preoccuparti, quando comincerai ad innamorarti ti accorgerai che è molto più bello rivolgere questi pensieri alle ragazzine piuttosto che alle persone della tua famiglia”.
A quel punto io le chiesi: “Mamma, come posso fare a riprovare una sensazione bellissima come quella di questa notte?”.
Mia madre sospirò, indecisa. “Ascoltami, è ancora presto per pensare a queste cose. Posso dirti che ci sono dei modi per provocare queste emozioni, ma per ogni cosa c’è un suo periodo, non affrettare i tempi e vedrai che andrà tutto bene e proverai ancora delle sensazioni bellissime come quella di questa notte”.
Rassicurato dalle parole di mia madre mi alzai intenzionato a non pensarci più. Ma non per molto: andai a svegliare le mie sorelle e quasi affannosamente cercai di spiegare loro che cosa mi era accaduto.
“Virginie, Jacqueline, sapeste che cosa mi è accaduto! Ascoltate, sono diventato uomo!” Le mie sorelle, un po’ celiandomi ed un po’ seriamente incuriosite dapprima mi prendevano in giro. Virginie mi chiedeva: “Davvero sei diventato uomo ? Ma prima cos’eri, una donna, forse?”
“Ma dai, smettila” insistevo io, “ascoltate cosa mi è successo. Ti ricordi Jac ? “ dissi rivolgendomi a Jacqueline “quando sono entrato in bagno e ti ho vista nuda nella vasca?”
“Cosa c’è di strano? Non è la prima volta che mi vedi nuda e penso di non avere nulla di strano o di nuovo” rispose mia sorella.
“Sì, ti avevo vista altre volte” proseguii “ma questa è stata diversa; è stato come se avessi visto per la prima volta o come se avessi visto qualcosa di diverso. In ogni caso mi è piaciuto molto. Tanto che stanotte ti ho sognata”.
“Tu hai sognato me ?” domandò Jacqueline.
“Certo, ti ho sognata e ti ho sognata così come ti avevo vista in bagno: eri nuda ed io ti abbracciavo”.
“Che ci abbracciavamo posso capirlo” continuò Jacqueline “ci vogliamo bene o no ? E poi, lo facciamo sempre ! Ma non capisco perché avrei dovuto essere nuda: per abbracciarti meglio ?”
“Il perché non lo so” replicai “ma posso assicurarti che quel sogno mi ha procurato una delle sensazioni più belle che abbia mai provato in tutta la vita. Ed insieme a questo piacere mi ha provocato una cosa che non conoscevo, ma che la mamma ha chiamato una eiaculazione spontanea”.
“Ma dai” incalzò Virginie “tutto questo per dirci che ti sei fatto una sega per aver visto Jac nuda nel bagno. Ma chi vuoi prendere in giro !”
Mentre Virginie parlava, quasi divertita, Jacqueline era silenziosa, come assorta in alcuni suoi pensieri. Avevo notato che era leggermente arrossita.
“Ragazze” continuai io “vi assicuro che è stata una cosa che non avevo previsto e che non ho affatto provocato, ma qualsiasi cosa sia vi assicuro che è stato bellissimo e che sarei felice che anche voi la provaste”.
Il rossore di Jaqueline era aumentato. La mamma ci chiamava a fare colazione e quindi scendemmo tutti in sala da pranzo, dove ci aspettava tutta la famiglia riunita, genitori, nonni, zie e tate. Tranne zio Marcel, il quale era in tournée in Italia con un gruppo rock che aveva lanciato e che stava riscuotendo un notevole successo.
Ci avventammo sui croissant e non ci pensai più, ma solo per quel giorno.
Da quel momento in poi scoprii che era molto interessante spiare le donne di casa, in ogni situazione. Come per incanto, mi accorsi che le tate salivano sulle scale a libro per spolverare i lampadari ed allora io mi precipitavo sotto la scala. Naturalmente per reggerla… Era fantastico, mi lasciavano fare, mi ringraziavano per il pensiero gentile che io avevo nei loro riguardi reggendo loro la scala: nessuno di loro dubitava che le scrutavo fin nelle mutande. Annette portava delle autoreggenti bianche, Edith non portava calze. Poi avevo preso l’abitudine di entrare in tutti i bagni, anche quando non ne avevo affatto bisogno: sapevo che una volta o l’altra avrei trovato qualcuno che, dimenticando di chiudere a chiave la porta, mi avrebbe dato la possibilità di ammirare qualche spettacolo notevole.
Insomma, ero diventato un erotomane.
Conoscevo a memoria praticamente i corpi di tutte le donne della famiglia, mamma e nonna comprese e devo ammettere che paragonate a quei corpi da sballo che si vendono in televisione, nessuna delle donne di casa aveva nulla da invidiare alle veline…
Mia madre, era inevitabile, si accorse di questa mia “predisposizione”. Prima ne parlò con me e quando si accorse, dalle mie risposte, che io non avevo alcuna intenzione di smetterla, anche perché non la ritenevo una cosa riprovevole, ne parlò con mio padre, il quale, affrontando il discorso, mi disse:
“Sai René ? Anch’io avevo la tua abitudine da piccolo. Impazzivo quando vedevo i corpi di mia madre e delle mie sorelle, poi ho conosciuto la tua mamma e, finalmente, sono impazzito per lei… e lo sono ancora! Non darti pena, neanche per i rimbrotti della mamma, ti passerà quando sarai innamorato”.
Questa specie di lasciapassare da parte di mio padre mi tranquillizzò ulteriormente e quindi, anche se con maggior discrezione, continuai nella mia azione di “spionaggio”, che ormai era talmente famosa in casa che nessuno ci faceva più caso. Con il tempo (e con i consigli dei compagni di scuola) avevo imparato che il piacere spontaneo provato quella notte famosa poteva essere “indotto”: avevo quindi imparato a farmi le seghe. E quindi non perdevo occasione per “esercitarmi”: vedevo la mamma che si cambiava e correvo subito in bagno a masturbarmi, entravo in bagno mentre la nonna era seduta sul bidet, idem…
Ma la svolta definitiva alla mia sessualità si verificò un pomeriggio di aprile. La persona che si divertiva tantissimo ad eccitarmi era Annette. Totalmente disinibita, non perdeva occasione per lasciarsi guardare. A proposito della scala, che lei usava moltissimo, per spolverare tutti gli oggetti posti in alto, era lei che veniva a chiamarmi:
“Renè, ti prego, vorresti reggermi la scala ? Ho paura che scivoli mentre ci sono sopra. Sii buono”.
Io ero già volenteroso, ma quelle richiesta mi facevano precipitare in suo soccorso. Quel famoso pomeriggio Annette mi chiamò, come sempre, per farmi reggere la scala, cominciò a salire e mi accorsi che … NON AVEVA GLI SLIP!!! Il cuore mi salì in gola, il respiro ebbe una pausa e un gonfiore improvviso mi riempì i pantaloni. Annette mi stava mostrando il suo famoso culetto rotondo e prominente e dal basso avevo la visione meravigliosa di una peluria bionda che le ombrava la zona tra le cosce. Cominciai a sudare, mentre il pisello mi scoppiava nei pantaloni. Annette si sporgeva per spolverare non so cosa con il suo piumino e così facendo mi offriva prospettive sempre diverse della sua parte inferiore. Teneva una gamba appoggiata all’esterno della scala, come per equilibrarsi meglio e così potetti godere una visione del suo sesso aperto, del buchino del suo culetto tondo. Uno sballo. Appena scesa mi guardò con aria maliziosa, mi si strofinò contro e mi fece una carezza sul viso. Le ricambiai il sorriso e corsi nel bagno attiguo alla mia cameretta. Avevo il pisello in fiamme. La punta era così bagnata che mi aveva inondato gli slip. Li avevo appena abbassati per spararmi una sega iperbolica, che entrò Annette.
“E bravo il signorino. Fa le sue cose da solo. E la piccola Annette che cosa ha fatto di male per essere esclusa da questa festa?”. Appena pronunciate questa parole, la “piccola Annette” chiuse a chiave la porta e si sbarazzò della vestaglietta da lavoro. Era completamente nuda. Aveva un corpo rotondo, pieno di curve, il culetto alto, sodo e sporgente, il seno pieno e alto che lei esibiva con orgoglio, i capezzoli bruni turgidi e prominenti. Ora vedevo da un’altra prospettiva la peluria che lei mi avevo concesso di guardare dal di sotto. Era bellissima.
“Allora? Ci facciamo le seghe da solo, signorino? Lo sai che è sbagliato? Bisogna sempre essere aiutati da qualcuno, in questo lavoro. Proprio come per la scala !”
Detto questo, senza lasciarmi replicare, si inginocchiò davanti a me e prese in mano il mio arnese, che ormai era gonfio a dismisura. Dalla punta colava un filo di liquido trasparente: Lei allungò la lingua e raccolse in bocca tutto quel liquido che scendeva; poi facendomi scendere la pelle mi scoprì tutta la punta, rossa e lucida di liquido trasparente.
“Mmmm, quanto mi piace” diceva Annette e intanto girava con la lingua intorno alla punta, asciugando tutto quel liquido che la inondava. Poi aprì la bocca e ingoiò a poco a poco tutto il mio pisello. Sentivo la punta che toccava contro la sua gola. Poi lo tirò fuori, lo guardò, mi guardò negli occhi e con un sorriso lo infilò nuovamente in bocca.
“Che bel cazzo che hai, signorino. Dai il tuo succo alla piccola Annette. Mi piace tanto. Forza”.
Non ne potevo più. Era la prima volta che qualcuno prendeva in bocca il mio pisello e la sensazione era molto più sconvolgente di tutte quelle mai provate prima, del sogno, della masturbazione, di tutto.
Avvertii un intenso e nuovo piacere che mi scuoteva il ventre, un fiume sotterraneo che risaliva in superficie, che attraversava inarrestabile tutte le caverne del mio stomaco e quando si avvicinò all’uscita del mio pisello, come per eruttare, le mie ginocchia si piegarono e cominciai e riempire la bocca di Annette di schizzi di sperma che esplodevano come dei colpi di pistola, e sembrava non dovessero finire mai. Vedevo la gola di Annette contrarsi nello sforzo di ingoiare tutta quella quantità di liquido che le si riversava dentro, ma che io immaginavo soltanto, dato che Annette teneva la bocca ben chiusa, stando attenta a non far uscire fuori nemmeno una goccia di sperma.
Le contrazioni della punta del mio pisello si facevano sempre più rade ed io mi sentivo scaricato sempre più. Mi appoggiavo al muro del bagno per non cadere.
Sentivo la lingua di Annette che girava intorno alla mia punta e mi solleticava procurandomi un piacere estremo. Quando lei si rese conto che non usciva più sperma, lasciò uscire dalla bocca il pisello con un “plop” da tappo di champagne, che ci fece ridere entrambi. Poi, inaspettatamente, Annette si sollevò, mi baciò sulla bocca, che io tenevo chiusa, forzò leggermente le mie labbra con la lingua e quando io capii finalmente che dovevo aprirle, mi riempì la bocca con un liquido dolce–salato, che sapeva un po’ di candeggina e che io riconobbi essere il mio sperma.
“Ne ho ingoiato tanto, ma ne ho conservato un po’ per te, signorino. Ti piace?”. Io risposi di sì, che mi piaceva tanto. E continuammo a baciarci affannosamente, con le lingue che si incontravano, combattevano si succhiavano: avevo finalmente imparato come ci si bacia.
Aveva ragione la mamma che le prime esperienze si fanno in famiglia !
Dopo i baci era evidente che Annette non era appagata. In realtà neanche io, dato che il mio pisello era ancora gonfio e non accennava ad abbassarsi. Allora lei si voltò di schiena e prendendo in mano il mio cazzo lo appoggiò, tra le sue gambe, in una sua parte calda che immaginai fosse la sua fica: non ne avevo mai vista una così da vicino, ad eccezione del momento un cui, sulla scala, Annette me ne aveva dato una visione di insieme. E non ne avevo neanche mai toccata una !
Sentivo un calore estremo che mi circondava il pisello che a poco a poco scompariva tra le sue cosce e una sensazione dolce mi avvolgeva sempre più. Annette, appoggiata al lavandino, cominciava ad ansimare e a muoversi come in una danza del ventre, facendo roteare il bacino intorno al mio cazzo.
Poi disse: “Dai, René, ora comincia a spingere, vai un poco indietro e poi spingi forte verso di me”. Con una mano era appoggiata al lavandino e con l’altra si accarezzava in un punto che io non riuscivo a vedere. Io tenevo le mani sulle sue anche e, imparati i movimenti come lei mi aveva suggerito, la tiravo a me con forza. Annette ansimava, mugolava, come se le stessero facendo male. Io mi preoccupai di chiederle se stessi facendo qualcosa che non andava e perché tenesse una mano tra le sue gambe.
Lei mi rispose: “Tesoro, sei fantastico, mi stai facendo bene da impazzire. Ti prego, continua così e non fermarti. Ora toccami tu il clito, come stavo facendo io”. Mi prese la mano e la avvicinò alle sue cosce. “Ora accarezzami qui, lentamente, senti sotto le tue dita questa piccola sporgenza ? Accarezzala delicatamente, strofinala con il dito, così, proprio così, bravissimo.”
Sentivo sotto le mie dita qualcosa di caldo, morbido e bagnato ed ero felice del piacere che con il mio strofinare riuscivo a dare ad Annette. Era proprio fantastico!
Il calore che mi attraversava da quando avevo infilato il mio pisello nella fica di Annette aumentava sempre di più. I miei movimenti si facevano più frenetici ed allora Annette mi fermò.
“Renè, ora rallenta, non fare come i cani che quando entrano dentro cominciano a muoversi e non la smettono più. Rallenta, esci piano da me e poi rimettilo dentro e spingi, ora piano, ora spingi più forte. Ora lascia fare a me”.
Io cercavo di seguire con precisione tutti i suoi consigli e mi accorgevo che il piacere che mi davano i movimenti suggeriti da lei era superiore a quello che provavo movendomi scompostamente. Poi Annette decise di guidare lei il gioco: mi fermò e cominciò lei ad andare avanti e dietro fino ad urtare il suo culo con il mio bacino. Nel bagno si propagava lo “shack–shack” dell’urto della sua carne contro la mia ed io pensai che era davvero divertente, ed estremamente eccitante il gioco inventato da Annette. Dopo un po’ lei si fermò ed io, ormai esperto, compresi che toccava a me muovermi. Inarcavo la schiena e spingevo contro di lei, prima lentamente, poi sempre più forte. Ad un tratto Annette mugolò più forte e mi disse: “Dai Renè, su padroncino, ora fottimi forte, sto per godere, facciamolo insieme, è stupendo! Dai sborrami nella fica, fammi sentire il tuo liquido caldo dentro di me. Riempimi.”
Io accelerai il ritmo e in quell’istante avvertii una sensazione simile a quella provata mentre Annette mi teneva in bocca il pisello: una eruzione inarrestabile dal profondo del mio corpo che cominciava a farsi strada verso l’esterno. Senza che io lo avessi provocato o voluto, improvvisamente esplose un piacere dolcissimo che io sentivo localizzato sulla punta del mio pisello. Stavo eiaculando, stavo “sborrando” come aveva chiesto Annette, nella sua fica. Una tempesta mi attraversava i sensi, la testa mi girava, le orecchie mi fischiavano. Mi accasciai sulla schiena di Annette, che era ancora chinata verso il lavandino e l’abbracciai, toccandole le tette, mentre le tenevo ancora dentro il mio arnese. Mi divertivo a passare la mano sui suoi capezzoli, che avevano la forma di un mio dito mignolo, anche se più corti, e lei continuava a mugolare.
“Succhiameli, padroncino, fallo come lo facevi alla tua mamma”. Quindi sollevò la schiena, si voltò e prendendo in mano le tette, me le porse. Io ero affascinato da quello spettacolo: certo non potevo ricordare quando lo facevo da bambino, ma istintivamente mi avventai su quel seno e cominciai a succhiare prima un capezzolo, poi l’altro, come se da quelli dovesse sgorgare tanto latte. Annette era come impazzita. Mente le succhiavo i capezzoli lei si passò una mano tra le cosce, sulle quali stava colando lo sperma che le avevo appena schizzato nella fica e lo raccolse, portandoselo alla bocca.
“Sai, padroncino, mi piace da morire il sapore della tua “sbora” (lo diceva con la “erre” dolce), ne berrei a litri”. Mentre parlava, si leccava le mani piene di sperma, poi le riportava tra le cosce e ne raccoglieva altro, poi si leccava avidamente le dita che ne erano piene.
“Che bello ! Hai le pallette piene di “sbora”, tutta per me. Dammela sempre, padroncino, mi piace”.
Io ero al settimo cielo, con la mia bocca sulle le tette di Annette, che mi diceva: “Così, padroncino mio, sei fantastico, continua a baciarmi. Ora scendi giù baciami dappertutto”. Io non vedevo l’ora di esaudire i suoi desideri, anche perché avevo capito che la sua fantasia poteva darmi solo grandissimi piaceri, come quelli che mi aveva già fatto provare. E quindi abbandonai il suo seno e cominciai a baciarla sul collo.
“Più giù, ti insegno un’altra maniera per dare piacere ad una donna” . Io, pronto ad ubbidire, iniziai a baciarle il ventre. Ero attratto dalla peluria che nascondeva la sua intimità. Annette si accorse della direzione del mio sguardo e mi disse: “Hai capito, vero ? E’ proprio lì che devi baciarmi ora”.
Detto questo sollevò una gamba e la appoggiò al lavandino aprendo alla mia vista le sue bellissime cosce e mostrandomi, finalmente da vicino e a tutto schermo, la sua fica, che mi apparve come una strana creatura pulsante, rosa e completamente bagnata. Avvicinai la mia faccia e iniziai a baciarla. Annette mi guidò ancora una volta. “Devi farlo con la lingua, leccami tutta”.
Non me lo feci ripetere. Cominciai a passare la lingua su tutta quella complicata costruzione di carne, che emanava tanti profumi, tra i quali ne distinguevo uno: quello del mio sperma ed un altro che compresi che apparteneva a lei e che mi piacque molto. Anche il sapore mi piacque e continuai a leccare e a succhiare. “Ti ricordi quel punto che mi hai toccato prima, mentre mi tenevi dentro il tuo cazzo? Ora leccalo, passaci la lingua su e giù, così, così, proprio così, mmmmm, mi stai facendo impazzire. René, sei stupendo, come impari presto! Ora succhialo, forte, sì, così, cosììììììì, ahhhhhhh, arghhhhhhhh!!!
Annette tremava tutta, il suo corpo era tutto scosso da brividi, dimenava il bacino come un’ossessa ed io seguivo con la lingua i suoi movimenti. Mentre la leccavo la sua fica continuava a grondare umori, che io ingoiavo sia perché non sapevo bene che cosa fare, sia perché il loro profumo mi piaceva molto.
Con un ultimo sussulto Annette urlò: “Godo, godo, sto godendo come una pazza, René, ti amo, tu mi fai impazzire, godoooooooooo!”
Così dicendo mi prese la testa, la spinse tra le sue gambe e me la tenne ferma per un lungo attimo durante il quale il tremito che la percorreva si attenuava a poco a poco.
“Padroncino, sei stupendo, non ricordo di aver mai goduto tanto e tante volte insieme. Grazie”. Annette mise giù la gamba e mi abbracciò stretto. Poi mi dette un bacio lento, dolcissimo, con la sua lingua che giocava intorno alla mia, ancora piena di umori usciti dalla sua fica.
“E’ stato bellissimo” mi disse. Io allora di rimando le chiesi: “Annette, potremo farlo ancora?”
“Tutte le volte che vorrai, padroncino mio. Non avrai che da dirmelo ed io sarò sempre pronta a godere per te e a far godere te!” mi rispose Annette.
In tutto quel trambusto, del quale a mala pena riuscivo a rendermi conto, non avevamo considerato che le grida di Annette avevano attirato l’attenzione dei miei parenti. Improvvisamente sentimmo bussare alla porta del bagno. E subito dopo udimmo la voce preoccupata della nonna: “Annette, è accaduto qualcosa? Come mai hai gridato ? Va tutto bene?”
“Si signora” rispose Annette, mettendosi una mano vicino alla bocca, un po’ per non ridere e un po’ per vergogna, come se fosse stata scoperta. “Va tutto bene, signora, stavo facendo la doccia e siccome sono felice stavo cantando!”
“Meno male” replicò la nonna “ero preoccupata che fossi scivolata e ti fossi fatta male. Meglio così, allora!”.
Tirammo entrambi un sospiro di sollievo e, guardandoci negli occhi, scoppiammo a ridere. Eravamo praticamente istupiditi dal godimento. Annette aprì il rubinetto della doccia e quando l’acqua raggiunse la temperatura giusta si infilò dentro la cabina e mi tese la mano: “Laviamoci insieme, ora”.
Io entrai con lei nella cabina e lei cominciò ad insaponarmi, prima la schiena, poi il sedere, poi le gambe. Mentre risaliva con la spugna verso il sedere, con il dito mi solleticò il buchino. ”Ti piace questo?” Mi domandò.
Un’altra sensazione sconosciuta: era la giornata delle sorprese e delle novità!
“Sì mi piace, mi piace tutto quello che mi fai” risposi. “mi è piaciuto tutto quello che mi hai insegnato. Ma ci sono ancora molte cose che puoi insegnarmi?”
“Eccome!” rispose “non immagini quante cose si possono fare! Ti va di impararne altre?”
“E me lo chiedi!” replicai “Se soltanto mi fanno impazzire come quelle che mi hai insegnato oggi, non devi nemmeno domandarlo !”
“D’accordo” disse Annette con aria solenne “da oggi in poi sarò la tua insegnante! Ma ora lavami tu”.
Io, diligentemente, come un bravo scolaro, facevo tutto ciò che Annette mi diceva: imitando i suoi movimenti, le lavai la schiena e, proprio come aveva fatto lei, giunto vicino al suo sedere, cominciai a giocare con il suo buchino.
“Mmmmmmm, bello ! Mi piace.” Annette ricominciava a mugolare.
Io compresi che anche quella manovra le piaceva e insistetti a giocare con il suo buco posteriore. La mia mano insaponata andava su e giù tra i suoi glutei e il mio dito medio solleticava da vicino il suo buchino. Mi ero versato in mano una piccola quantità di bagnoschiuma per poterla lavare e la mano, quindi era divenuta molto scivolosa. Mentre giocavo con il suo buchino il dito iniziò ad entrarvi dentro, ben lubrificato com’era dal sapone. Un brivido scosse ancora Annette: “Padroncino, tu impari senza che io abbia necessità di insegnarti nulla! Chi ti ha detto che mi piace anche lì ?”
“Perché ?” domandai “si può mettere qualcosa anche lì ?”
“Certamente” rispose Annette “ed anche lì fa impazzire, proprio come metterlo davanti!”
Non volevo sentire altro. Il mio dito piano piano entrò tutto nel culo di Annette, che per favorire questa manovra si era piegata in avanti. Le pareti del canale si erano strette attorno al mio dito come se volessero fasciarlo e lì dentro era tutto caldo.
“Mmmmmmm, padroncino, mi fai proprio impazzire” mugolò Annette, con il mio dito completamente infilato dentro il suo culo, “ma ora penso che dovremo uscire dal bagno, altrimenti ci sarà tutta la famiglia fuori a chiedersi che fine abbiamo fatto e perché ci sei anche tu qui con me”.
A malincuore, estrassi il mio dito da quel rifugio caldo e stretto ed insieme terminammo la doccia. Si fa per dire, perché continuammo a baciarci appassionatamente.
Ci rivestimmo entrambi e Annette, per prima uscì dal bagno, guardandosi prima intorno per verificare che nessuno passasse da quelle parti. Poi mi fece segno di seguirlo e anch’io uscii nel corridoio e mi infilai nella mia stanza.
Mi distesi sul letto e con le mani dietro la nuca cominciai a ripensare a quel pomeriggio travolgente, a tutte le cose che avevo appreso e che ignoravo assolutamente. Ricordai allora le parole della mamma, quando le avevo chiesto come si poteva fare a riprovare le sensazioni che avevo avvertito la notte in cui avevo sognato di abbracciare mia sorella nuda. lei mi aveva risposto che ci sono dei modi per provocare questi piaceri, ma che era ancora presto per discuterne.
Mentre ero assorto in questi pensieri, vidi la porta della mia stanza che si apriva piano. Pensai che fosse ancora Annette, ma vidi che faceva capolino alla porta il caschetto biondo di Virginie, mia sorella maggiore, che resasi conto che ero nella stanza, entrò sorridendo.
“Ciao, hai un’aria estasiata, come se fossi seduto su una nuvola. Ma penso di aver capito il perché”.
Io da principio arrossii, ma poi, realizzando che non avevo nulla da nascondere, perché alle mia sorelle avevo sempre confidato tutto, cominciai a dire: “Virginie, se sapessi, una cosa da sballo!”
“Lo so, lo so” rispose Virginie “ho visto uscire dal bagno prima Annette e poi te e ho capito che ve la stavate spassando lì dentro”.
“E’ vero” risposi “e stato bellissimo, un piacere mai provato prima. Sai Vir, Annette mi ha insegnato un sacco di cose!”.
“Immagino” ammiccò mia sorella “lei ne sa una più del diavolo, specialmente in quella materia! E poi se non vi avessi visto uscire dal bagno me ne sarei accorta dalla espressione beata che hai stampata sul viso. E bravo il nostro René, stai crescendo. Sono contenta, fra un po’ ti scoperai tutte le ragazze del vicinato!” e mentre diceva questo mi venne ancora più vicino e mi depose un bacio sulla bocca.
“Penso che diventerò un tantino gelosa del mio fratellino….”
Fine Capitolo 1
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1
20 years ago
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Una sera al cinema
C'era qualcosa di strano in me quel giorno e gli uomini lo percepivano. Forse si capiva che stavo cercando sensazioni forti. Con il mio lui avevamo deciso una serata un po’ speciale : cinema e cenetta intima a casa di lui. Sotto il vestito nero avevo una deliziosa guepiere che avevo appena comprato. Di quelle con il reggicalze. E calze a rete nera che mi piacciono tanto. Avremmo cenato cosi’, alternando cibo e giochi erotici. Insomma quella sera avevo voglia di giocare alla puttana. Sono seduta in penultima fila della sala aspettando di vedere entrare lui. Non seguo molto cio’ che avviene sullo schermo o in sala. Sono persa nella eccitazione di cio’ che mi aspettera’. Intanto lui non arriva...
Mi rendo improvvisamente conto che due di quei tre fuori, che non mi staccavano gli occhi di dosso, sono seduti in fianco a me e il terzo e’ seduto esattamente dietro me. In un altro momento mi sarei alzata e avrei aspettato fuori, ma quella sera era diversa. Per un po’ non succede niente. Aspetto col fiato sospeso che accada qualcosa. I due di fianco non smettono di guardarmi. Il cuore batte a mille, ho paura e sono spaventata ma non mi alzo. Aspetto. Le ginocchia chiuse strette.
Ad un certo punto quello dietro mi si avvicina, allunga le mani a toccarmi il seno. Arriva dolcemente fino ai capezzoli e comincia a tirarli. Dovrei ribellarmi, lo so. Cosi’ mi hanno insegnato. Ma mi piace e comincio a non riuscire piu' a stare composta sulla sedia. Una corrente di eccitazione mi attraversa il corpo, ma non voglio far vedere che mi piace cosi' tanto. Sono decisamente spaventata e sorpresa dalla mia stessa eccitazione. La dolcezza dell'uomo non dura molto. Forse capisce che ci sto; scopre i seni e comincia a sfregarmeli con un ghiacciolo al limone e a strizzarmi i capezzoli fino a farmeli diventare grossi e duri. Come avra' fatto a intuire che mi fa impazzire il freddo del ghiaccio sui capezzoli ?
L’altra gente intorno a noi e’ abbastanza lontana e non si accorge di niente. Ma ho paura che sentano i miei primi mugolii di piacere che non riesco a trattenere. Il ghiacciolo si scioglie sulla mia pelle calda e forma rivoli che mi solleticano scorrendo sotto il vestito fin dentro le mutandine. I due seduti a lato non stanno a guardare soltanto. Quello a destra si china sul mio seno e lecca avidamente il succo di limone. Pian piano arriva al capezzolo e lo prende tra i denti dapprima dolcemente poi mordendo sempre piu’ forte. Sto per urlare di dolore e di volutta’. Spasmi di piacere salgono da sotto, in basso, fino allo stomaco. In mezzo alle gambe ho un senso di vuoto che vuole essere riempito. Vorrei gridare che mi mettano qualcosa dentro perche’ non ne posso piu’, quando i due in fianco mi sollevano il vestito e mi aprono le gambe bloccandole col loro corpo.
Potrei gridare, forse sono ancora in tempo. Invece no. Mi piace troppo quello che mi sta succedendo e sono gia’ tropppo eccitata per ribellarmi.
Uno dei due mi infila brutalmente un dito nella fica e se non ci fosse quello dietro a tenermi per i capezzoli cascherei dalla poltrona , incapace di controllare il piacere.
L’altro a questo punto scosta lentamente le mutandine di pizzo nero e comincia a masturbarmi delicatamente. Dio, quanto mi piace ! Mi sento cosi’ puttana e mi piace tantissimo sentirmi cosi’. Adoro le mani degli uomini sul mio corpo che toccano, palpano, penetrano profondamente. Mi piace che tutti godano del mio corpo. Sono come in trance, in completa balia di mille stimoli che arrivano da tutte le parti.
In questo momento potrebbero farmi qualunque cosa che non avrei la forza di ribellarmi. Ho una voglia terribile di toccare i loro membri ormai duri. Ne ho a disposizione due per la prima volta. Lentamente slaccio la cintura e abbasso la lampo per togliere dalla loro gabbia questi begli uccelli. Infilo contemporaneamente le mani per prenderli. Comincio a giocarci mentre loro continuano a masturbarmi. Freno a stento le onde di piacere che fanno contrarre tutti i muscoli del mio corpo. Non devo venire ancora.. Devo resistere. C’e’ troppa gente che potrebbe sentirmi.
Ormai ho una voglia incredibile di essere scopata da tutti; ho perso completamente il controllo della situazione. Tutte insieme le mie fantasie si affollano nella testa: ho voglia di succhiare il loro cazzo mentre mi scopano, di farmi leccare da uno mentre un altro mi scopa il culo, di riempire con i loro cazzi i tre buchi che ho a disposizione e di inventarne altri per riempirli con altri cazzi. Non si puo’ piu’ rimanere qui. La sala si sta riempiendo troppo.
Ubriaca di desiderio mi trascinano a malapena in una sala adiacente in ristrutturazione completamente vuota. Viene una leggera luce dal corridoio atttraverso le tende pesanti semiaperte. Ancora mezza vestita mi palpano da tutte le parti. Uno dei tre mi bacia violentemente mentre un altro mi infila due dita nella fica. Mi strappano il vestito di dosso lasciandomi in corpetto e calze nere. Mi piace essere scopata cosi’ con il reggicalze e il corsetto che mi stringe il seno fino a farlo scoppiare. Mi costringono in ginocchio. Uno in piedi avvicina la mia bocca al suo cazzo. Comincio a leccarglielo per tutta la lunghezza e mi fermo sulla cima morbida e calda andando su e giu’ prima lentamente poi sempre piu’ velocemente e profondamente fino ad inghiottirlo tutto. Lo tiro fuori e me lo strofino sul viso e sul seno continuando a menarlo. Un altro sotto mi lecca la fica infilandoci dentro due dita, mentre il terzo comincia a succhiarmi i capezzoli fino a fare uscire il liquido bianco della mia eccitazione. Mi e’ sempre piaciuto leccare e succhiare il cazzo e uno solo non mi basta . Ne voglio un altro e passo dall’uno all’altro come un’affamata che non tocca cibo da giorni. Ora tirano le tende a chiudere definitivamente ogni presenza di luce. La sala e' completamente al buio. E’ proprio cosi’ che voglio. Al buio senza sapere chi ti scopa, dove ti scoperanno, cosa ti faranno. Un giocattolo di piacere nelle loro mani. Con questi affari duri che arrivano da tutte le parti. Sento un freddo improvviso nella fica. Qualcuno ci ha infilato dentro un gelato cremoso e ora comincia a mangiarselo direttamente da li’. Mi sembra di impazzire dall’eccitazione. Se non avessi un cazzo in bocca che me la chiude completamente si sentirebbero urla di piacere. Non posso far altro che ruggire come una tigre per scaricare la mia voglia. Quando il gelato non e’ ancora finito uno dei tre infila il suo affare e comincia a pompare. L’entrata mi squarcia, mi fa male, ma e’ quello che voglio. Ora c’e’ qualcuno che comincia ad aprirsi una strada nell’altro buco mentre sono scopata in continuazione. Il cazzo che ho in bocca e’ sempre duro. A volte sono costretta ad interrompere il mio lavoro perche’ troppo eccitata da cio’ che mi stanno facendo gli altri. C’e’ un cambio ora. Mi tolgono il corpetto al buio e mi costringono con la schiena contro il pavimento. Il pavimento della sala e' coperto da una moquette abbastanza ruvida al tatto che aumentera’ decisamente il mio piacere ad essere scopata per terra . Sento il mio corpo a contatto col ruvido, mi giro a pancia in giu’ per strofinarmi i capezzoli e fremo di piacere. Qualcuno mi dice che sono una porca e mi piace moltissimo. Penso che abbia ragione. Mi muovo avanti e indietro con il culo in fuori verso l’alto affamata di cazzo. Imploro di essere scopata. Mentre mi dimeno mi infilano a turno le dita nella fica , mentre si masturbano. Sento i loro membri vibrare al buio.
Mi gettano infine sopra il cazzo di uno per terra pronto ad accogliermi. Mi muovo su di lui come una forsennata masturbandomi mentre un altro da dietro prova il culo con la punta del suo pene. Entra quasi improvvisamnete. Urlo di dolore e di piacere. Ma non mi basta. Il terzo mi infila il suo cazzo in bocca. Ora finalmente mi sento sazia. Sono finalmente scopata in tutti i buchi possibili insieme. Penso di essere una porca e mi piace tantissimo. I tre pompano selvaggiamente e il mio corpo e’ scosso in tutte le direzioni. L’eccitazione e la masturbazione producono l’effetto di una esplosione. Vengo, soffocando il mio urlo con il cazzo che mi riempie la bocca mentre gli altri due continuano a pompare.
Qualcuno apre improvvisamente le tende. E’ lui. Attirato dai gemiti si affaccia alla sala appena in tempo per vedere l’orgia finale di corpi. So che gli piacera’ vedermi scopata da tutti questi uomini .
E’ il loro turno e vengo inondata da fiotti caldi in bocca e sul corpo. E’ una sensazione bellissima . Lo sperma mi cola sulla gola e sul seno. Me lo spalmo voluttuosamente ovunque sul corpo ancora scosso da fremiti di piacere.
I tre si alzano e si vestono velocemente mentre io eccitata dalla comparsa di lui apro le gambe, ricomincio a toccarmi fuori e dentro la fica. Sono pronta ad accogliere il cazzo del mio lui .
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13
20 years ago
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Esperienza Lesbica
….quello che ho vissuto con Feliciana mi ha aperto nuovi orizzonti, ma che dico aperti, me li ha divaricati! Non è mai stato un mistero per me l’attrazione, io sono una virtuosa del corteggiamento, posso permettermi di sedurre chiunque voglia o quasi, con il corpo gagliardo che mi ritrovo. Mi piace camminare per Milano sentendo gli sguardi di uomini e donne che mi desiderano e mi pretendono, e questo autocompiacimento lo immagazzino dentro di me, rinfocola la mia voglia, ricarica il mio desiderio, una forma di feedback che mi fa restare sempre accesa. Non mi vesto mai in modo indecente o vistoso, neanche d’estate amo scoprirmi troppo; l’idea di non portare la biancheria mi fa ridere, è pietosa, non rinuncerei mai, io che sono carioca, a ripartire l’equatore del mio culo con un tanga che lascio indovinare, da sotto gli abiti, agli intenditori. I miei fianchi sono prepotenti, arroganti, e vengono scusati solo dal mio metro e ottanta di incontrovertibile femminilità italo-brasiliana, che fa girare chiunque per strada. Io sono Rio, mi dice sempre Valentim, quando mi sdraio bocconi divento Rio, il mio culo granitico e superbo è il Pan-di-Zucchero, la mia schiena dorata e arcuata è sabbia liscia come Copacabana, e le mie braccia tese il ponte Niteròi. Mi piace farmi visitare, mostrare le mie attrazioni a chi dimostra di apprezzarle.
Ma non avevo premeditato di rivelarmi a una donna. Feliciana, la collega di università, ( io insegno storia brasiliana e sono una specialista della storia della navigazione), una quarantenne distinta, alta, dal portamento aristocratico, non sospettavo che mi ammirasse, che scrutasse le linee del mio corpo con desiderio. Era stato Valentim a farmelo capire, lui di queste cose ne sa anche più di me.
Non so come, ma questa cosa mi aveva smosso dentro, mi ero sentita sfidata su un campo sconosciuto, e sentivo urgere il desiderio dell’esplorazione; sarei stata il bandeirante di me stessa, affrontando a colpi di machete la selva ignota del desiderio.
Non volevo commettere errori, né offendere Feliciana, né fraintendere la misura del suo desiderio, inesperta di quanto una donna potesse volere da un’altra donna, che io quello che vuole un uomo da me, posso dire di saperlo benissimo, anche più di lui. Ma lei, ed io?
Approfittai dell’occasione di una conferenza sulla navigazione atlantica nel XX secolo, a cui avremmo partecipato tutti quanti, per invitarla a cena, con la scusa che il mio intervento sarebbe terminato sul tardi. Sapevo che avrebbe accettato, tanto più che Feliciana non abitava in città, e la compagnia e l’ospitalità di una collega non l’avrebbe disdegnata in nessun caso.
Durante la conferenza mi accorsi di come punteggiava la conversazione di piccoli commenti sul mio lungo abito estivo, sui miei sandali ( io ho dei piedi che sono due sculture ), facendomi complimenti per il gioiello, o chiedendomi dove avevo comprato quel foulard che mi donava tanto al collo; ed ogni commento era una scusa per sfiorarmi, con gesti di una delicatezza che li rendeva quasi impercettibili. Valentim aveva colto nel segno, il gran corruttore!
Feliciana si stava dimostrando più espansiva e cordiale di quanto non si fosse mai dimostrata in facoltà, e quando la conferenza terminò, le confermai la mia intenzione di portarla a cena. Quando salimmo sul taxi la colsi in contropiede dicendo all’autista di portarci al più costoso ristorante brasiliano di Milano, decisione alla quale Feliciana volle opporsi, dicendo che non poteva permettere che io la invitassi in un posto tanto caro. La zittii appoggiandole una mano sulla gamba, e le dissi –“Non ti devi preoccupare, questa è un’occasione speciale.”-
Colta in contropiede dal mio gesto e dalle mie parole, Feliciana domandò-“Ma Francesca, non pensavo ci fosse una qualche occasione..”-
-“L’occasione qualche volta va creata, dico bene?!”- e, sebbene tremassi un po’ per l’eccitazione del rischio, vidi che la mia risposta aveva fatto centro, e lo sguardo interrogativo di Feliciana si era trasformato in uno sguardo più luminoso, carico di aspettative. Che io speravo in cuor mio di poter soddisfare.
La tensione in quel taxi era una cosa reale, densa, e sentii di doverla rompere in qualche modo, ma temevo di sbagliare, di dire o fare qualcosa di troppo, e ripiegai su questa idea:
-“Se preferisci possiamo ordinare qualcosa da portare a casa, vuoi?”-
I suoi occhi tremuli vibrarono, e rispose con un cenno della testa; io abbassai lo sguardo sul vestito di lei e immaginai come dovesse essere sotto di esso, un corpo ancora ben fatto, snello doveva essere il suo.
Quando discesi dal taxi ed entrai nel ristorante per l’ordine, lei mi seguì stando un passo indietro, e sentii come i suoi occhi mi stavano sollevando l’abito, tirando l’elastico delle mutandine, solleticando il seno. E io, io mi offrivo con piacere al suo sguardo. Comprammo salgadinhos e batata frita, e birra Brahma. Quando arrivammo a casa mi gettai sul cibo, altra mia grande passione, per acquietare il languore che, strada facendo verso il mio appartamento, era aumentato fino a divenire un fuoco.
Anche Feliciana dirottò la sua voglia sul cibo fragrante e robusto, come immaginai fosse il suo sesso, ed a quel pensiero mi accorsi di essermi eccitata profondamente, e di fissarla come se fosse la portata successiva. Feliciana se ne accorse, come del mio veloce sviare lo sguardo.
Si fece più sotto la tavola e mi toccò il ginocchio:-“ Ti devo ringraziare davvero, è raro per me cenare con qualcuno, qui a Milano”-
-“Anche per me, tante volte sai, non ringraziarmi”-
-“Scherzi?- esclamò-“ una bella ragazza giovane, come sei tu, chissà quanta compagnia deve avere..”-
-“Non sempre quella che uno desidera, sai?”- le sussurrai, e mentre lo dicevo, accarezzai la sua mano. Lei me la strinse forte, e per un attimo mi si fermò il cuore, io che con gli uomini avevo commesso quanto di più mirabolante, sentivo in me il senso di peccato. Ed era una cosa eccitante da morire.
Feliciana mi guardava negli occhi ma, non languidamente, era una pantera amazzonica, adesso, e io ambivo ad essere la sua preda.
-“Assaltami, Feliciana”- mi sorpresi a dire, e lei non capì subito, ma la direzione della mia mano sul suo avambraccio le chiarì il senso della mia esclamazione.
Ci alzammo e andammo nel salotto, dove ci trovammo ad essere una davanti all’altra, eccitate, turgide sotto, frementi come cavalle brade. Feliciana mi infilò le mani nello scollo dell’abito, e prese a carezzarmi, le dita incerte per l’eccitazione. Poi mi sbottonò l’abito, e ad ogni bottone che staccava, silenziosa e decisa, sentivo un tuffo al cuore e la mia figa ululare di desiderio, una caldaia in procinto di esplodere, spezzando in due la nave. Sentivo l’umore colare sulle gambe, ero bagnatissima e sconvolta da me stessa. Intanto Feliciana mi aveva tolto l’abito, e, in ginocchio, aveva preso a coprirmi di baci le gambe, mordicchiandole, talvolta, e io non ressi più:
crollai in ginocchio dinanzi a lei, e implorai che mi scopasse a morte, gridavo che non avevo mai provato nulla di simile, e lei, compiaciuta ed estasiata dalla sua conquista inattesa ( ma lo era poi, inattesa?) mi faceva scivolare le mani ovunque. Mi sentivo gagliarda, durissima, voleva donare tutti i miei fianchi e il mio seno alla causa lesbica, godere senza ritegno. Ero tutta là, tutta sua, la donna per eccellenza, ero la femmina espansa.
Mi sottrasse il tanga con un gesto rapido ed esperto e affondò il suo viso nella mia vulva assetata di carne, e compose con la sua bocca poemi di piacere nella mia natura bagnata. Quando si ritrasse avvertii un bisogno di crollare, ma lei ritornò a prendere possesso del clitoride con le dita e le labbra, senza darmi tregua, e partii non una, due, tre volte, soffocando guaiti disperati.
Poi mi afferrò per i capelli, selvaggia, regina Tupi insolente che voleva riconosciuto il suo onore, e mi tuffò la faccia sulla sua fica prosperosa e grondante. Non avevo mai immaginato quanto fosse divino, mordere quel frutto croccante, guaranà succoso il cui nettare mi scorreva sul volto, come quando da bambina mi sbrodolavo tutta mangiandolo.
Volevo scoparla con la lingua, ero in preda a una foia incontrollabile, mentre lei cercava ancora la mia mietitrice di uomini, artigliandola con le unghie; e allora la mia fica riprese a scaldarsi e a vibrare, eccola di nuovo, turbina inarrestabile e poderosa, a girare vorticosamente. Feliciana mi fece sdraiare, impedendomi di farla godere sulla mia faccia come anelavo.
Iniziò a percorrermi con la lingua, tessendomi addosso un autentico e lussuoso pigiamino di saliva, eccomi, regina della notte detronizzata dalla sua bocca avida.
Ero giunta al deliquio mentale quando si risollevò e con un gesto imperioso, afferratemi le caviglie, mi spalancò le gambe e mi costrinse a girarmi su un fianco; lei ormai comandando la navigazione si mise a cavalcioni sulla mia coscia, e la percorse fino a far scontrare le due prue roride di piacere, l’incontro fu un delirio di scintille, uno scontro immane,una collisione di navi nella notte, il suo viso di polena sulla caravella che conduceva manovre di piacere nel mio porto. Le mie gambe come le colonne d’Ercole oltre le quali si apriva il gorgo del piacere proibito.
Disperata, giunsi a quello che mai avevo creduto possibile, un piacere devastante, fu il crollare dell’impero per vana cupidigia, lo schianto dello scafo nel momento del naufragio, l’oceano salato e furioso, poi l’orgasmo fu tale che quasi persi la nozione di me, e diventai un groviglio solo, clamoroso, con la creatura che mi faceva questo.
Il giorno dopo non avevo nemmeno la forza di strizzare il tubetto del dentifricio, esausta e consumata nella fibra, non avevo mai bruciato tanto di me stessa in un atto di piacere.
Purtroppo Feliciana si trasferì poche settimane dopo in un’altra sede universitaria, per lei più comoda, e non la vedo più da un paio di anni, pur essendo rimaste in buoni rapporti; ma non so se avrei ripetuto ancora l’esperienza, preferivo che quella serata meravigliosa restasse un unicum, un racconto fantastico di marinai nella mia picara vita amorosa….
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5
20 years ago
admin, 75
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Il Piacere del Triangolo
Trovare il coraggio per scrivere l’avventura che mi ha cambiato sessualmente, non è stato per niente facile, mi presento, mi chiamo Sara ho 33anni sposata da cinque anni con Riccardo che ha 35anni, genitori di due bambini maschi di 5 e due anni, viviamo in un paesetto della provincia di Treviso, mio marito di mestiere fa il meccanico, in proprio, io invece faccio la casalinga. Per chi sa cosa vuol dire fare la casalinga con due bambini scatenati, non occorre che spieghi tutto il da fare che si ha su una intera giornata, in compenso ho un marito premuroso simpatico gentile,disordinato, che mi ama e mi accontenta su tutto, sebbene non sia una donna con esigenze enormi. Ora dovrei descrivermi, iniziamo con la personalità:
so di essere una persona corretta con tutti, sono abbastanza gentile con chi merita, simpatica, amo molto ridere e mi piace molto cucinare. Per quanto riguarda il fisico ( che vorrei molto tralasciare,e lasciar fantasticare ai lettori come sono ) io non mi trovo una donna attraente, eppure Riccardo mi dice sempre che gli piaccio da morire (sarà vero?) :sono alta 1,65, un po’ cicciotella,con una quinta abbondante di seno,che a lui piace da morire, il sedere grosso con un po’ di cellulite, carnagione chiara occhi verdi labbra carnose capelli neri corti e lisci, in pratica per me non c’è niente di attraente, per Riccardo invece c’è tutto, sessualmente sono etero, prima di conoscere lui ho avuto altre storie, niente di importante, se guardassi bene il mio unico amore è Riccardo, gli altri sono passati nella mia vita solo come avventure, il sesso lo scoperto a 20anni, lui aveva esperienza,diceva, il che,oltre a farmi male, fu veloce come un treno,senza fantasia senza sentimento, insomma quello che provai fu una totale delusione,poi arrivò un altro che non fu da meno, narcisista fuori dai modi, tutto doveva girare attorno a lui, ed a letto era il tipo che non interessava se io provavo piacere o no,l’importante era che il piacere lo provasse lui, morale della favola, il sesso per me fu una delusione fin che non conobbi un meccanico alto robusto simpatico che mi fece scoprire le meraviglie che non avevo mai visto del sesso, fantasioso, resistente, amante dei preliminari, sa farmi godere come una matta, a volte scopiamo per più di due ore senza venire tutti e due, ci piace tirare a lungo, poi esplodiamo quasi sempre insieme in un orgasmo incredibile,dico quasi sempre perché a volte lui non resiste e viene prima di me,ma riesce a trovare l’energia per ripartire subito e farmi gridare tutta la goduria che mi da.Di solito iniziammo con carezze baci palpate,cose normali insomma, poi lui passa all’esplorazione del mio sesso, e li tra dita malandrine e leccate fatte con vera maestria, iniziamo a scaldarci, io non sono da meno, vado all’attacco del suo pisello, di dimensioni normali, che per lui è un po’ demoralizzante ma per me va più che bene, e quando me lo trovo tra le mani mi piace lavorarmelo bene di bocca, visto che ho una bocca grande e carnosa mi sono scoperta un’ abile pompinara il che fa la gioia di lui, poi di solito lui mi prende nella posizione del missionario, per passare alla pecorina, posizione per me veramente superba, e li molto spesso mi penetra analmente,volevo un attimo soffermarmi su questa ultima pratica: all’inizio non volevo, sebbene lui mi lubrificasse bene il forellino con creme, mi faceva un male boia, poi una sera, sarà stato che ero più eccitata del solito sarà stato che lui aveva fatto bene i preparativi, riuscì a penetrarmi lentamente del tutto, al primo colpo entrò e uscì lentamente, sentii che non era come le altre volte, mi faceva meno male, gli chiesi di riprovare e lui lentamente me lo rimise dentro l’ano e li mi scopò con meraviglia da parte mia, finendo per farmi avere il mio primo orgasmo anale sborrandomi dentro con molto piacere di entrambi, non tutte le volte che lo facciamo mi piace, certe volte non mi va per niente,ma certe volte….ragazzi…, altra posizione perfetta per godere è lo smorza candela, ovvero lui sotto e io sopra, in quella posizione molto spesso raggiungo l’orgasmo, complice del suo cazzo che mi pompa come un pistone è anche il suo mangiarmi le tette, io impazzisco nel sentirmi ciucciare i capezzoli.
Una fantasia che Riccardo ha sempre avuto, è di vedermi in mezzo a lui ed a un altro,il famoso “triangolo”,la prima volta che me la proposto rimasi allibita, gli dissi subito di mettersi via certe idee perché mai avrei esaudito questo suo desiderio,ma lui è uno che ha pazienza, e spiegandomi insistendo e…..implorandomi,dopo un po’ di tempo che mi tormentava con questa fantasia è arrivato al punto di farmi quasi convinta, non so come faccia, ma lui ha il dono di convincermi su cose che a volte sono inflessibile, in questo caso ha dovuto sudare le fatidiche cento camice.Tempo fa è tornato casa dal lavoro con un pacchetto regalo per San Valentino,e mi disse che dovevo aprirlo dopo che erano andati a letto i bambini, capii che doveva esser un regalo un po..hardma mai avrei immaginato quello che realmente c’era, cosi quando alle nove di sera rimanemmo soli in salotto, la nostra alcova, aprii il regalo e mi trovai in mano la confezione di un fallo in lattice, completo di palle, di misura considerevole,18cm, rimasi senza parole, lui mi chiese se gli piaceva, io lo guardai con gli occhi fuori dalle orbite, e gli dissi che non c’era bisogno di usare un cazzo di gomma,che a me piaceva farlo come lo facevamo sempre, ma lui non si fece problemi, e mi invitò a provarlo prima di dire che non occorreva, finì che come altre volte che non volevo fare qualcosa alla fine accettavo, e come le altre volte ebbe ragione lui,sebbene era freddo il cazzo finto, non mi spiaceva affatto, anzi trovavo molto piacevole mettermelo in figa mentre ciucciavo il cazzo di Riccardo,grazie al nuovo arrivato provai anche la doppia penetrazione, godendo ancora di più e provai anche la doppia in figa,pratica che mi fa venire con urlo,insomma da femmina che all’apparenza dimostra di essere una donna senza perversioni,diciamo casta, mi ha fatto diventare,e qui lo dico con un po’ di imbarazzo, una porca, mai avrei preso in bocca lo sperma, adesso trovo la pratica molto ma molto piacevole, che dire…grazie Riccardo. Ma adesso arriviamo al fatto che per me è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’estate scorsa, precisamente in giugno, nell’officina di Riccardo arrivò un ragazzo di 29anni napoletano, si chiama Lorenzo, cercava lavoro come meccanico visto che aveva molti anni di esperienza, mio marito aveva proprio bisogno di un valido aiutante, e dopo una settimana di prova vedendo che il tipo sapeva il fatto suo, lo assunse, lui abita poco distante dall’officina, è singolo abita da solo, simpatico gentile un bel ragazzo alto muscoloso con i capelli neri e carnagione scura. Tra Riccardo e Lorenzo si instaurò subito una solida amicizia, tanto che a volte mio marito gli dava la responsabilità dell’officina in sua assenza, ogni volta che andavo li con i bambini, magari perché passavo proprio di la visto che non abitiamo li vicino ma a due chilometri di distanza, Lorenzo non mancava mai di farmi i complimenti da vero adulatore, ma sempre con discrezione e mai alludendo a chissà che, io lo trovai subito un ragazzo gentile ed affascinante, un giorno gli chiesi come mai non aveva la ragazza, lui allegramente, da buon napoletano, mi rispose che amava tutte le donne del mondo cosi non trovava giusto dare l’esclusiva ad una singola nei confronti delle altre, capii che scherzava, ma capii anche che era un….furbetto, comunque lo valutai un tipo grazioso che sicuramente sapeva far divertire una donna. Un sabato sera d’agosto, Riccardo invitò Lorenzo a cena da noi, siccome chiudeva l’officina un paio di settimane, voleva fare un po’ di festa prima che partissimo per le ferie, cosi alle sei di quella sera suonò il campanello e quando aprii la porta trovai Lorenzo vestito elegantemente con uno splendido mazzo di rose in mano, precisamente dodici, me le offrì con un po’ di imbarazzo da parte mia, e non mancò nel farmi i complimenti per la mia,diciamo, bellezza e come ero vestita, per l’occasione decisi di fare uno strappo alla regola,di solito sono costantemente vestita sportiva con jeans,quella sera avevo indossato,con molte insistenze da parte di Riccardo, una mini nera molto aderente che metteva in risalto il mio culo,e una camicia bianca leggera aperta sul collo che lasciava intravedere il solco delle mie tette,sotto portavo un reggiseno bianco merlettato molto trasparente, ai piedi indossavo un paio di sandali neri di cuoio con un po’ di tacco alto, senza che Riccardo sapesse sotto la mini voli fare una pazzia, non avevo gli slip, non so neanche perché avevo fatto una cosa del genere, ma la trovai una cosa eccitante. Lorenzo, dopo aver fatto due parole con me, andò in giardino dove mio marito era impegnato sul barbecue, dove stava cucinando la carne alla griglia, mentre parlavano, Lorenzo giocava con i bambini, visto che loro si sono molto affezionati a lui, io mi misi a guardarli dalla finestra della cucina, vedevo mio marito e Lorenzo, mi venne in mente la fantasia di Riccardo e guardando Lorenzo cominciai un po’ ad eccitarmi,d’un tratto mi bloccai e mi dissi fra me e me,che ero matta a pensare certe cose che sicuramente a Riccardo piaceva come fantasia,ma forse se succedeva realmente sarebbe cambiato tutto nella nostra vita coniugale, sicuramente tutto il paradiso che ci eravamo costruiti sarebbe stato distrutto per colpa di un gioco perverso, cercai di non pensare più al rapporto con due uomini come voleva mio marito, il che non era facile guardando loro due, perché vedevo mio marito, l’uomo per me più fantastico del mondo, ma vedevo Lorenzo come un diavolo tentatore, il che non mi dispiaceva come uomo,ci siamo capiti?Arrivò il momento di sedersi a tavola, mangiammo in terrazzo, cosi si stava più freschi visto il caldo, mio marito era a capo tavola io di fianco a lui, Lorenzo di fronte a me, i bambini mangiavano in un tavolino vicino al nostro, mentre mangiavamo notai che Lorenzo adocchiava l’apertura della mia camicia,il che mi imbarazzava un po’, ma non feci niente per coprirmi. Intanto si parlava si mangiava, durante la cena bevetti un bicchiere, di prosecco fresco e frizzante,che per me era anche troppo perché sono astemia, ma quella sera feci un eccezione, il che mi allentò parecchio i miei freni inibitori, quando Lorenzo andò un secondo al bagno, Riccardo mi fece notare che lui mi mangiava le tette con gli occhi, e mi confessò che trovava la cosa molto eccitante, io risi e gli dissi di calmarsi,visto che si era messo a massaggiarmi un seno, poi gli dissi che non c’era niente di male se lui guardava, ma che non si facesse venire strane idee in testa….Ne ero veramente convinta?La serata continuò come di rito, tra dolce spumante caffè liquori, i maschi andarono in salotto mentre sparecchiavo, notai che avevano un po’ alzato il gomito in fatto di alcolici, perché i discorsi anche in mia presenza cominciavano a farsi un po’ hard, sinceramente ero anch’io un po’ sull’allegra, e non fui da meno a partecipare a certi discorsi, con stupore mio e sopra tutto di Riccardo, dopo aver sistemato tutto in cucina e portato i bimbi a letto, raggiunsi i miei due cavalieri in salotto, dove loro guardando la tv satellitare avevano trovato un programmino piccante, mi sedetti sul bracciolo del divano di fianco a mio marito, e senza farci caso accavallai le gambe, cosi scoprii molto una coscia, Riccardo invece la notò, mi guardò io gli chiesi sottovoce che c’era di strano, ma poi quando mi accorsi del mio involontario spettacolo,cercai di coprirmi tirando un po’ la mini, ma troppo tardi, perché Lorenzo aveva già gustato il panorama,mio marito si era accorto di tutto e guardandomi sorrise e mi strizzò l’occhio,io arrossii,ero imbarazzata ma allo stesso tempo mi sentivo calda,strana, sintomi di eccitamento, non volevo però era più forte di me.
Fu quel porco di mio marito a prendere l’iniziativa, proprio quando Lorenzo andò per la seconda volta in bagno, lui mi prese e mi fece cadere su di lui sul divano, facendomi il solletico, io quando fa cosi non sono da meno, e mi misi a pizzicarlo sui fianchi,cosa che lui non resiste e muore dal ridere, però lui approfittò della posizione per darmi un bacio in bocca di quelli molto provocanti, mi mise una mano sulle tette e l’altra mi andò su per la mini sul culo, quando si accorse che mancavano gli slip, guardò estasiato e senza che avessi il tempo di liberarmi lui si mise a giocare con la mia figa pelosa, io cercai di ribellarmi ma lui mi teneva forte, gli dissi che Lorenzo stava per tornare, lui mi rispose che era quello che voleva, mi ricacciò la lingua in bocca che non seppi resistere, mi stavo eccitando non sapevo più cosa fare, ormai sentii la porta del bagno chiudersi e Lorenzo che tornava li da noi, pensai che era tutto strano, avevo un po’ di paura e non so neanche perché, ormai Riccardo mi aveva scoperto le chiappe nude, e io cominciavo avere la figa in brodo, il cuore mi batteva forte, implorai Riccardo di lasciarmi, ma fu troppo tardi, sentti Lorenzo che fece un’esclamazione tipica sua, io mi lasciai andare, e allargai di più le gambe per far godere del panorama il nostro ospite visto che aveva il mio culo in bella mostra.
Limonai con Riccardo ,mentre mi perlustrava la figa con le dita, Lorenzo era bloccato sulla porta, allora mio marito gli chiese cosa aspettava, gli chiese se lo spettacolo non era di suo gradimento, lui rispose che ero bellissima, io ero sempre più imbarazzata, ma ero anche super eccitata,sentti che Lorenzo si avvicinava a noi, il mio cuore batteva a mille, mentre mio marito cominciò a slacciarsi la patta delle bermuda che indossava, estraendo un cazzo che non avevo mai visto, forse era per la situazione ancora più piccante del solito, ma era più grosso, Riccardo invitò Lorenzo a toccarmi la passera, io,non so perché obbiettai, ma fu come dire “si …toccamela” lui non ci fece caso e mi mise due dita su quelle labbra pelose e umide, le fece scorrere tutto intorno alla mia figa, io ansimavo fortemente, poi me le infilò lentamente dentro, e io emisi un gemito, intanto Riccardo si occupava delle mie tette che aveva estratto dal reggiseno, io presi il suo cazzo in mano e cominciai a menarlo,tenevo chiusi gli occhi, non volevo che mi vedesse lo sguardo, ma luoi capiva perfettamente che mi piaceva, Lorenzo si chinò con la testa sulle mie chiappe, e aprendole un po’ di più cominciò a leccarmi divinamente, proprio come mio marito,godevo come una pazza, allora mi alzai sempre restando con il culo per aria, mi portai con la bocca sopra il cazzo di mio marito e li cominciai a lavorarmelo con lingua e ciuccio,intanto il nostro ospite si occupava dei miei buchi con la lingua, mi faceva sborrare letteralmente, e lui leccava i miei umori, gli chiesi di smettere che non volevo, lui mi chiese perché, io non seppi dargli risposta, allora lui dopo essersi tolto i vestiti , e messo in bella mostra il randello bello duro, riprese il suo lavoro con la mia figa sbrodollosa, io mi morsi un labbro dal piacere che provavo, e ritornai al cazzo di Riccardo, continuammo cosi per un quarto d’ora, poi quando loro furono nudi tutti e due, mi invitarono a distendermi con la schiena sul divano ,ormai ero con le tette fuo i dalla camicia aperta e la mini me l’ero tolta, non mi capivo più, facevo tutto come fosse una cosa normale, quando fui distesa, mio marito mi sali sopra la faccia per mettermi il suo arnese in bocca,mentre Lorenzo tornò sulla mia figa, aprii ben bene le gambe in modo che potesse lavorare agevolmente, e tornai godere dei miei due prestanti cavalieri.
Lorenzo ebbe l’onore di iniziare le…danze, si posizionò con il suo cazzone di 22cm circa, e me lo spinse in figa, io lo accolsi con molto piacere, sentii la consistenza anche se avevo la vagina lubrificata al massimo, iniziò a pomparmi con dolcezza e vigore allo stesso tempo, io con lo stesso ritmo sbocchinai il cazzo di mio marito, mamma mia come godevo, ormai mi ero liberata di ogni tabù, cambiarono ruolo tra di loro, mio marito mi chiavò e Lorenzo mi diede da mangiare la sua stanga, glielo ciuccia e leccai con passione,mentre lui continuava a complimentarsi con parole molto spinte per il mio ottimo lavoro, mi presero alla pecorina a turno, anche dentro il culo, avevo sempre un cazzo dentro uno dei due buchi e uno in bocca, mi sentivo troia veramente e felice di esserlo, poi fui io a scatenarmi, gli dissi che li volevo tutti e due, cosi uno sotto e l’altro sopra, mi penetravano in doppia, io godevo come una pazza, erano fantastici, tenevo gli occhi chiusi , forse per vergogna, ma non volevo più che smettessero, anzi li implorai di pomparmi di brutto, raggiunsi il primo orgasmo che dovetti trattenere l’urlo per non svegliare i bambini che dormivano di sopra, loro venero reciprocamente dentro di me riempiendomi tutta, per fortuna prendo la pillola da due anni dopo che Riccardo mi chiese di poter venirmi dentro in figa.
Rimanemmo cosi fermi per tre o quattro minuti, uno in figa e l’altro in culo, poi tolsero i loro cazzi e si misero ad accarezzarmi tutta, erano dolci, mai avevo provato tanto in vita mia, sembrava che fossero d’accordo, baciai prima una poi l’altro, non avevo più problemi, eravammo nudi tutti e tre ormai e io li volevo sentire attaccati a me, iniziarono a indurirsi di nuovo, ed io cominciavo a bagnarmi pure,ripartii con il pompinaggio, me ne facevo prima uno e poi l’altro,a turno loro mi mangiavano la figa e il clitoride, ormai ero di nuovo eccitata, gli proposi di farmi di nuovo in doppia e loro non attesero altro, cambiarono le posizioni come se fossero un gioco e ricominciarono a sondarmi il culo e la figa, godevo come una porca, non ero mai sazia di loro due, ad un tratto, mio marito, che mi stava pompando il culo ormai sfondato, tolse il suo arnese dall’ano, e lo improntò sulla figa dove c’era il cazzo di Lorenzo che mi scopava con maestria, capimmo tutti e due cosa Riccardo avesse in mente, Lorenzo si fermò io mi aprii di più la figa tirando le chiappe con le mani e Riccardo, dopo vari tentativi e con un po’ di fatica, riuscì a metermelo in figa con l’altro, rimasi senza fiato, mi sembrava di spaccarmi in due,mi entrarono del tutto dentro,fino alle palle,emisi un gemito lungo e forte, loro cominciarono a pomparmi lentamente, e io godevo, mi strizzavano le tette, sbrodolavo come una fontana, cominciarono ad accelerare il ritmo e io urlavo a bassa voce, poi esplosi con un secondo orgasmo ma molto più intenso e impetuoso, rimasi senza forze, loro tolsero i loro cazzi e si portarono sulla mia bocca,che io, per ricompensarli, li sbocchinai per bene facendoli venire dentro la mia bocca uno alla volta assaporando il loro nettare, poi cedetti e mi accasciai sul divano sfinita. Da quella sera ho cambiato opinione sul rapporto a tre, anche perché Lorenzo si è dimostrato,oltre un gran scopatore, una persona seria e per niente invadente, in molte occasioni ci si trovava da soli in officina o magari passava a casa mia per un saluto e mio marito non c’era, e mai ha approfittato delle occasioni, si è rivelato da subito una persona corretta, forse perché sa che una sera la settimana viene da noi per farmi rivivere la doppia penetrazione in figa.
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20 years ago
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La Moto
A 18 anni si raggiunge un traguardo che per tutti i giovani vuol dire autonomia totale, ti fai la patente, fai festa fino a tardi, ti comperi le cose che più ti piaciono, e principalmente fai sesso senza la paura di essere scoperto/a , anche se magari il sesso lo facevi già tre anni prima ma sempre con la paura che i tuoi genitori ti scoprissero, adesso che hai 18anni anche se vieni scoperto la cosa non ti preoccupa più.
Io mi chiamo Mara, ho da poco compiuto 18anni, frequento il liceo linguistico e vado molto bene a scuola, vivo con i miei ho un fratello più grande che si sta per laureare in ingegneria, mia madre si chiama Linda, lavora in banca come direttrice, bella donna di 45 anni alta 1,75 sempre molto elegante ha un corpo ben modellato con un bel seno prosperoso e uno sguardo accattivante, due caratteristiche la rendono veramente affascinante, gli occhi verdi e i capelli rosso fuoco, di carattere forte e deciso, si è sempre saputa imporre sul lavoro senza arrivare a compromessi diciamo maliziosi, mio padre si chiama Luigi ha un anno in più di mia madre, lui possiede un’officina per moto, la sua grande passione, ne possiede cinque, tre Guzzi storiche una Honda da pista e una Ducati preparata da lui il quale la tratta come fosse la sua donna, mio padre è un uomo affascinante, alto 1,90 circa con un fisico stupendo e di carnagione meditteranea, capelli scuri il volto ha dei lineamenti decisi con un naso un po’ pronunciato e la bocca sempre con un lieve sorriso, i suoi occhi sono neri come la notte, lui di carattere è molto deciso, forte, ma allo stesso modo è generoso e gentile, io per certi versi assomiglio più a lui che a mia madre.
Adesso, visto che vi ho presentato un po’ la mia famiglia, mi descrivo io, beh, tanto per essere sincera so di essere una gran figona, io sono un po’ la foto copia di mia madre da giovane, tranne un po’ per l’altezza, sono alta 1,80, ho un bel culetto a mandolino, ben modellato, grazie alle ore di palestra che frequento, porto una terza di seno, bello sodo con un bel spacco tra le due mammele, la bocca carnosa, il naso un po’ pronunciato come mio padre, occhi verdi e capelli folti ricci e rossi, io sono molto trasgressiva, mi vesto sempre molto sexy, non esagerato, però dove passo gli uomini si girano, il sesso lo ho conosciuto a 16 anni con un mio coetaneo, lui si dichiarava un gran scopatore, ma non fu niente di piacevole, almeno per me, poi ho avuto altre avventure sempre più piacevoli, ad una festa di una mia amica sono stata presa anche da tre ragazzi insieme, li mi sono veramente divertita, ho avuto anche esperienze lesbo, molto piacevoli, ma la scopata più sconvolgente della mia vita è stata con un negro, un senegalese che studia alla facoltà di ingegneria con mio fratello, io avevo 17anni, e lui aveva un cazzo enorme e lo sapeva adoperare con vera maestria, lo abbiamo fatto nel suo appartamento, e per due ore mi ha fatto venire più di tre volte, ancora adesso ci troviamo per fare delle belle scopate mai niente di sentimentale, solo sesso puro. Comunque la storia più eccitante ve la racconto da adesso, iniziamo dalla settimana prima del mio 18esimmo compleanno, era in maggio, io compivo gli anni il 10, e quando una sera a tavola mia madre e mio padre mi chiesero cosa volevo per regalo, io non esitai, volevo la moto, già, perché mio padre fin da piccola mi ha sempre portato in giro con la sua moto, e adesso penso che la moto mi sia rimasta dentro di me, tanto mi piace, a quella richiesta mia madre obbiettò subito di brutto – Ma come? La moto? Ma ..ti rendi conto che potresti avere l’auto, è più sicura, e poi una ragazza in moto?- Io gli risposi un po’ contrariata – Mamma, che cazzo dici? Ma lo sai quante ragazze hanno la moto? Guarda che non siamo più come venti anni fa, e poi papà mi può insegnare lui ad andarci , no? – Io guardai mio padre supplichevole, lui non disse niente, sembrava un po’ impacciato, strano per lui, mia madre lo guardò e gli disse - Luigi , diglielo anche tu che è troppo pericoloso – Lui rispose immediato – Beh… pericolosa è anche l’auto, e poi mica gli dobbiamo prendere una mille da 130 cavalli – Mia madre lo guardò stupita, ora si metteva anche lui a complicare la storia, insomma per quella sera finì li, mio padre finito di mangiare andò sul divano, io lo seguii e mia madre sparecchiò la tavola, un po’ incazzata, io gli dissi a mio padre – Papà, che male c’è se voglio la moto? L’auto la posso comperare più avanti, ma adesso mi piacerebbe la moto – Lui mi accarezzò la testa, e mi rispose con un suo sorriso ammaliante – Non ti preoccupare, ci penso io a convincere la mamma, però mi prometti che decido io quale moto prendere – Io accettai felice, gli saltai addosso, sedendomi a gambe aperte sulle sue ginocchia , lo abbracciai e gli diedi un bacio sulla fronte, lui mi ammirò tutta , indossavo un vestitino leggero con una gonna cortissima, e mio padre mi disse felice – Fra una settimana sarai maggiorenne, sei stupenda figlia mia, sei bella come tua madre – E mi baciò, castamente, sulle labbra, il che a me fecce l’effetto di un bacio passionale non paterno, mi staccai lentamente da lui fissandolo negli occhi, vedevo lui felice mentre in me cresceva un fuoco, mi alzai e andai in camera senza dire una parola, chiusa la porta dietro di me sentii il mio cuore battere forte per l’eccitazione provata da quel bacio per nulla paterno.
Dopo quell’episodio tra me e mio padre si instaurò un piccolo rapporto malizioso, cercavo spesso di mostrare a mio padre la sensualità che possedevo a volte iniziavo discorsi che poi finivano in argomenti hard, e lui per nulla scandalizzato ci stava, arrivammo perfino a confidarci le nostre fantasie personali che alla fine dei discorsi mi trovavo sempre più eccitata.
Finalmente arrivò il giorno del mio compleanno, ero tesissima perché in qualche modo speravo nel regalo che avevo chiesto e cosi fu, alle due del pomeriggio mio padre mi chiamò in officina quando arrivai li trovai mia madre e anche mio fratello, e poi arrivò mio padre in sella ad una Aprilia RS 250, mia madre era felice per me ma si raccomandò moltissimo che dovevo stare attenta, papà era stato molto bravo a convincerla, scese dalla moto mi diede il casco e mi disse – Ecco qua Mara, dai provala vediamo come guidi - Salii in sella mi infilai il casco, due smanettate di acceleratore inserii la prima e partii, era stupenda, feci il giro dell’isolato dove abitiamo, era un missile arrivai quasi a provare un orgasmo, tanto mi piaceva, quando tornai da loro spensi la moto e scesi, avevo quasi le lacrime agli occhi, li abbracciai tutti e tre e li ringraziai per il regalo.
Dopo aver mangiato il dolce papà mi chiese se volevo andare a fare un giro assieme a lui, ovviamente in moto, accettai ben volentieri, chiedemmo alla mamma se voleva venire con noi ma lei disse che doveva andare a fare le spese, cosi andammo solo io e lui, indossai un paio di jeans molto attillati e una t-shirt azzurra , anch’essa molto attillata, quando papà mi vide fece un fischio e disse – Sei una bellezza incredibile figliola, farai strage di centauri con un culletto cosi – Io risi, e mentre indossavo il casco gli dissi - Sai papà, ce né uno in particolare che mi piacerebbe, indovina chi è? – Intanto che lui saliva sulla sua Ducati mi rispose – Mi sa di conoscerlo questo mandrillo – E partimmo con le nostre rispettive moto, era piacevole correre assieme a lui mi, portò verso la campagna, su strade che potevi tirare un po’ la moto, dopo un’oretta che correvamo ci fermammo in mezzo un boschetto, un bel posto isolato, scendemmo dalle moto e lui si complimentò con me per la guida, mi disse – L’ho sempre saputo che anche tu come me hai nel sangue la moto – Io gli sorrisi e lo abbracciai e gli dissi - E io ho sempre saputo di avere un padre stupendo ma anche un complice con qui confidarmi – I nostri sguardi si incontrarono, eravamo ipnotizzati, era bellissimo, in quel momento lui non era più mio padre era un estraneo e io sentivo il fuoco crescere in me, mi mangiava con gli occhi e io gli dissi - Mio dio papà, quanto ti desidero – E avvicinammo reciprocamente le nostre labbra, all’inizio fu un bacio dolce amoroso, poi le nostre lingue si cercarono e li cominciammo a baciarci con vera passione e carica erotica , lui mi disse – Non so se sia la cosa giusta Mara, ma anche se sei mia figlia ti voglio, ti desidero da morire – Ci stendemmo per terra e mentre limonavamo lui intrufolò una mano sotto la mia t-shirt e cercò subito una mia tetta sotto il mio reggiseno, io non persi tempo, con una mano sentii la consistenza micidiale che aveva in mezzo alle gambe, cosi dopo un paio di minuti che ci lavoravamo cosi ci spogliammo del tutto, papà era bellissimo un fisico asciutto e muscoloso, con un cazzo superlativo almeno 25 cm , io dal canto mio sapevo di essere bella ma quando lui mi vide nuda disse - Tu sei l’ottava meraviglia del mondo figliola, sei stupenda e ancora adesso non riesco a crederci che io e te ci desideriamo follemente cosi - io gli presi una mano e gli dissi piena di gioia – Non c’è nulla di male se un padre ama sua figlia anche sessualmente, anche tu sei stupendo…ti voglio papà ti desidero infinitamente, sei tu il mio regalo più bello oggi – mi distesi sull’erba fresca, e aprii le gambe in modo che lui potesse ammirare la mia prugnetta senza peli, lui venne sopra di me, continuò a baciarmi e con la bocca cominciò a scivolare verso il mio ventre, lentamente facendomi venire i brividi, era bellissimo, e quando arrivò sul mio pube mi baciò fino al clitoride, con due dita mi aprì la fighetta e lentamente cominciò a leccarmi con leggerezza, ebbi subito una cascata di umori chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dal godimento incestuoso che provavo in quel momento, sentivo tutta la voglia e la passione che usava mio padre con la lingua, comincia a mugolare e allo stesso tempo stringermi i capezzoli liberi con le dita, intanto lui mi alzava un po’ il bacino con le sue braccia muscolose e aprendomi di più le gambe mi leccava figa e culo, ormai ero tutta un brodo gemevo profondamente lo invitai a prendermi senza risparmiarsi – OOOh papà…oooh dio come sei bravo..ti voglio ..ti voglio dentro riempimi ti pregooo - Non si fece pregare si alzò in ginocchio portandosi con il suo cazzo maestosamente duro all’altezza della mia figa sbrodolante , menandoselo un po’ per caricarlo meglio appoggiò la capella rosso fuoco sulla mia vagina, e dopo averla strofinata abbondantemente mi infilzò lentamente, sentii l’asta turgida penetrarmi dentro era meravigliosa non finiva più, io tenevo la bocca spalancata e gli occhi chiusi mentre lui con le mani mi teneva le gambe aperte ed alzate, quando arrivò al fine corsa, cioè dentro fino alle palle, avevo la bellezza di 25cm abbondanti di carne pulsante e erano di mio padre, mio dio io e mio padre che scopavamo come amanti, ancora adesso solo a pensarci mi bagno tutta, restò fermo immobile per dieci secondi, un’eternità per me, poi lentamente iniziò a muovere il bacino avanti e indietro e io venni ululando di piacere infinito, quando sentì il mio grido di gioia papà iniziò pomparmi più forte arrivò alla fine che entrava e usciva completamente con il cazzo, ormai ero in sua balia cambiava ritmo spesso a volte mi pompava selvaggiamente per poi farlo con più delicatezza il tutto contornato dalle nostre lingue che si intrecciavano selvaggiamente.
Cambiammo posizione più volte, alla pecorina, e li ebbi il secondo orgasmo, alla sforbiciata, passionale e divertente, mi prese pure di traverso alzandomi una gamba, era fantastico senza fine, mi faceva godere come una vacca, era passata un’ora da quando avevamo aperto le danze e lui non dava segni di cedimento, anzi mi incitava con frasi tipo - Dai …dai bambina mia che sei fantastica, sei come la tua mamma, porca e passionale – Quando lui mi incitava cosi io mi scatenavo, gli avrò fatto almeno tre pompini per vedere se scaricava quelle palle maestose, ma alla fine era sempre lui a farmi venire fin che dopo il terzo orgasmo io gli salii sopra e li mentre mi impalavo e lo baciavo sentii che gli stavano cedendo le forze che trattenevano il suo orgasmo, e dopo un po’ mi scaraventò dentro un mare di sborra, grugnì per via dell’orgasmo, e rimase senza fiato, io gli dissi in quel momento – OOOH SIII papà… sei magnifico, vieni, vieni amore mio, senti come la tua bambina accoglie il tuo seme….o dio quanto ti amo – Mi distesi su di lui sfinita ,come lui del resto, lui si aggitò subito e mi disse – Mio dio Mara… ti ho messo incinta.. - Io gli risposi che non doveva preoccuparsi, perché prendevo la pillola da un po’ di tempo, visto che a me piacciono i cazzi senza giubbotti di salvataggio. Dopo esserci coccolati a vicenda e sbaccuchiati io gli dissi – Adesso non pensare che sia finita qui, da oggi per noi due comincia un’altra vita, appena si può la mia razzione di cazzo paterno la voglio,intesi? - Papà si mise a ridere e mi leccò le labbra – Certo amore, Anche se sei mia figlia vedrai cosa ti farà il tuo papà, e poi hai ancora molto da imparare – Io lo guardai accigliata e gli chiesi – E …che cosa dovrei ancora imparare secondo te ? – Lui allungò una mano sul mio sedere e con la punta dell’indice entrò appena, appena, dentro il mio culetto e disse – Vedrai Mara.. vedrai come sarà bravo il tuo papà – e mi baciò appassionatamente sulla bocca.
Da quel pomeriggio iniziò davvero tra me e mio padre qualcosa di selvaggio e fantastico, già la mattina dopo approfittando che lui era a casa mia madre era andata a fare il suo tour di negozi e mio fratello non c’era, ebbi l’opportunità di fare un altro incontro sessuale con mio padre, fu ancora più selvaggio del giorno prima e oltre tutto lui ebbe l’opportunità di constatare che il culetto della sua figliola non era per niente vergine, anzi molto accogliente, quello che non cambiò trame e lui è che prima di farlo venire ce ne vuole, ma penso che con il tempo……..
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20 years ago
admin, 75
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Pensieri di un feticista
Giovedì. Caro diario, come sai è da mesi che cerco di farmi assumere come commesso in un negozio di calzature. Eureka! Oggi è stato il gran giorno: ci sono riuscito.
Venerdì. Ho cominciato subito a lavorare di gran lena. Come immaginavo si vede poco: questi collant scuri lasciano trasparire appena un biancore lontano (se le mutandine sono bianche), ma toccare i piedi mi da sempre piacere.
Sabato. Una c’è stata. La mia prima. Le ho accarezzato le dita mentre infilava la scarpa e questa si è fermata, chiedendomi poi di aiutarla. Ho subito approfittato per alzare gli occhi e ho goduto di un bel paio di cosce fasciate da collant color carne niente male. Quando ha visto che la puntavo ha stretto le gambe e se n'è andata.
Martedì. Ancora collant e collant. Ma di piedi ne palpo a volontà: siamo in tanti, evidentemente.
Giovedì. Finalmente! Le prime autoreggenti, bianche. Il piedino era un po’ grifagno, ma le cosce… Questa non ne voleva sapere di farsi guardare e ho giusto goduto di uno sprazzo di carne, ma prometteva molto. Peccato…
Sabato. Diario mio, che spettacolo!! Si è seduta una tipa in reggicalze che sarà stata un metro e ottanta, con tutto in proporzione. Uno sviluppo di gambe spettacolare mi si è spalancato davanti, all’injzio per distrazione, e mi sono beato delle più dolci mutandine nere mai viste. Ho subito portato tutti numeri sbagliati e siamo andati avanti un po’, tra sbuffi e carezze rubate al suo piedone. Questa esitava tra le mie mani, chiedendomi continuamente cosa ne pensavo, e aprendo come un mantice le gambe tra le quali mi salutava la sua carne rosa fasciata di nero. Sono subito andato in bagno a farmi una sega.
Le autoreggenti stanno aumentando per via della primavera incipiente, e le mutandine si fanno in maggioranza bianche.
Sabato. È tornata la fatona dal reggicalze. Occhio, diario mio. Appena seduta, mi ha sventolato la gonna in faccia e subito mi ha colpito un profumo inebriante di figa bagnata. Poi è rimasta così, col volto sardonico ad aspettare il solito gioco tra mani e piedi. Mi sono dato da fare parecchio, coi soliti numeri e colori sbagliati, e finalmente eccola: dalla profondità della gonna ha fatto capolino una figona nuda completamente depilata, che con l’aprirsi e il chiudersi delle cosce sembrava salutarmi con un dolce ciao ciao delle sue labbra rosa. Abbiamo giocato un bel po’, io di mani lei di gonna, toccando e mostrando. All’uscita, ha fatto i complimenti al capo per la gentilezza del personale: mi ha messo al sicuro per un po’.
Sabato. È tornata! Per me. Prova le solite scarpe sbagliate, e poi, goduta dal mio tocco sapiente attorno al suo piede, apre le cosce. Questa volta aveva una minigonna strepitosa e bastava poco a mostrarmi tutta la mercanzia. Le calze color carne salivano a fasciarne le coscione da porca fino all’inguine, da dove spuntavano dolci salamini di carne rosa a contorno della più gran vagina che abbia ma visto. Oggi giocava a far frusciare le calze spudoratamente tra loro, con un suono erotico e provocante che condiva titillandomi il palmo della mano con le dita dei piedi. La sega me la sono fatta a casa, mettendomi il reggicalze e insaponandomi bene il pene per palparmi più a lungo e più profondamente.
Sabato. È il suo giorno. Viene per giocare con me con abbigliamenti sempre diversi. Oggi indossava di nuovo il reggicalze e le calze nere, ma – perversa – si era coperta la figa con mutandine rosse. Queste però si erano avvoltolate tra le grandi labbra come fa a volte il tanga, e quindi esaltavano il turgore delle labbra vaginali penetrandovi in mezzo come una lingua. Anche i suoi giochi cambiano. Oggi ha lasciato le cosce spalancate, permettendomi di osservarla senza fine, tra un paio di scarpe e l’altro. E anche lei a un certo punto, vista la gran confusione in negozio, ha allungato il piedino sfiorandomi il cazzo, su e giù, su e giù, che quasi venivo.
Altra segona, con la figa di gomma che ho comprato da Senxual.
Sabato. Diario mio, oggi è stato il paradiso. È andata così: la mia fata è arrivata con un’amica. Ha aspettato che finissi di guardare… scusa, di servire una troietta che sotto il collant non aveva niente e ci teneva a farmelo sapere, poi si sono sedute davanti a me. La porcona ha detto: "La mia amica ha i miei stessi gusti… in tutto!" e, come per incoraggiarla, le ha appoggiato una mano sulla gamba. Questa, una bella tardona di forse 45 anni, si è aperta alla mia contemplazione senza nessun pudore: anche lei senza mutandine, aveva la figa più pelosa che abbia mai visto, una gattona nera e lunga che faceva capolino da un delizioso paio di collant aperti tipo reggicalze. Le mie mani hanno cominciato subito a dirle tutto il mio amore per quel suo strumento di piacere, titillandole quasi dito per dito il piedino piccolo e delicato. Lei rispondeva aprendo e chiudendo la gambe per farmi giungere il suo profumo di femmina in calore, e a ogni movimento dai peli neri faceva capolino il più gran clitoride che abbia mai visto: un triangolino rosa tutto da succhiare come un lecca lecca.
La fata a un certo punto ha protestato, chiedendomi di provare qualcosa. Voltatomi verso di lei, ho goduto così di uno spettacolo di furiosa provocazione: sotto la gonna non aveva niente, né calze, né reggicalze né mutandine. Nuda come Eva, apriva le cosce, accavallava le gambe, spostava la gonna, mi toccava la patta, in modo da sollevare anche il culetto e mostrarmi il taglio delle natiche. È stato un gioco frenetico a tre: ho smontato quasi mezzo negozio, palpando piedi e cavandomi gli occhi da una figa all’altra, l’una glabra e bianca nello splendore di una montagna di carne femminile, l’altra scura e ammiccante nel gioco dei suoi colori.
Adesso, mentre ti scrivo, ho il cazzo in mano e non riesco a togliermi dalla mente lo spettacolo. Il mio più grande desiderio si è esaudito.
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1
20 years ago
admin, 75
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Le Dimensioni Segrete
E' strana questa sensazione: come d'un soffio improvviso di qualcosa che non
è aria, e che non conosco. Non so da dove provenga, e non so dove potrebbe
portarmi, ma quando ho posato lo sguardo su questo quaderno ho subito
provato il bisogno di riempirlo in qualche modo. Credo, prima d'ogni altra
cosa, che si sia trattato del candore delle pagine: abituati come siamo a
dover seguire necessariamente sottili righe già tracciate, per esser
traghettati da un margine all'altro del foglio, spesso ci coglie
impreparati
ed infantili una semplice distesa di bianco.
12 Giugno
Ho deciso: scriverò un diario. E' il modo più banale di tenere in mano una
penna, forse, ma l'unico che in questo momento possa garantirmi l'intimità
necessaria a posare nell'inchiostro i miei pensieri: non so scrivere
d'altro
che di me stesso, e del resto non ho mai scritto niente di letterario in
vita mia. Del resto, il diario mi concede di non dover inventare niente, e
quindi mi solleva dal pesante onere d'essere scrittore o scribaccino; è
diritto di tutti raccontare ad un quaderno la propria vita, e permette di
ascoltare i suoni deliziosi del pennino che gratta la carta e della pagina
che fruscia e subito si riposa nel voltarsi, tutto senza doversi assumere
la
responsabilità di narrare, con quel che comporterebbe.
Rileggo le righe di ieri; di quando, all'improvviso, ho tirato fuori dal
taschino la mia penna stilografica ed ho cominciato a tracciare le prime
parole, dopo aver disteso per bene la prima pagina, immacolata, di questo
quaderno che ho trovato casualmente per casa, cercando tutt'altro (o forse
no?) e che, dopo aver ammiccato più e più volte dal fondo dello scatolone
dov'era posato, s'è deciso a saltarmi in mano.
Il traslco che ha portato me e la mia compagna in questa città nuova e
sconosciuta ha provocato un fisiologico rimescolamento di oggetti: da
esso,
come sempre accade quando ci si trova improvvisamente di fronte a qualche
cosa che non si mostrava da tempo, è scaturito un familiare odore di
ricordi. Vecchi libri letti anni fa, una orrenda lampada da tavolo che mia
madre ci aveva regalato per un anniversario e che aveva generato battute
cattive e qualche litigio amatoriale; è incredibile la nostra capacità di
seppellire e selezionare gli istanti della nostra esistenza, e porre
alcune
cose in bella vista, ed altre giù in cantina, stipate da qualche parte a
maturare dimenticanza.
Il quaderno, questo quaderno, non mi pareva d'averlo mai visto prima:
forse
l'ha comprato Anna tempo fa: ho provato a chiederglielo, ma lei era troppo
indaffarata a lavare tutte le stoviglie vomitate dall'ennesimo scatolone
sigillato a scotch, uno dei cinque con su scritto a grossi caratteri
pennarello: 'PIATTI E ROBA CUCINA'.
Del resto, sono praticamente certo che questo quaderno sia capitato per
caso, come un gattino raccolto sotto la pioggia. Non so perché, ma sono
contento.
13 Giugno
Questa mattina ho avuto una mezza discussione con Anna. Mi ha rimproverato
perchè, con tutto il lavoro di ordinamento e pulizia che dobbiamo svolgere
questo fine settimana, io non trovo niente di meglio da fare che perder
tempo a scibacchiare. Ma non è solo questo: sono troppo affascinato
dall'informe cumulo di oggetti casuali che saltano fuori dalle scatole di
cartone.
Lungo il corridoio sono ammassati pezzi di mobiletti da rimontare in
camera
da letto, fogli di ogni genere, due chitarre (le mie), un televisore
(quello
piccolo, che dovrò sistemare in cucina), svariati utensili per piccoli
lavoretti (forbici da elettricista, cacciavite, chiodi e martello...), gli
imballi contenenti il mio computer e tutte le periferiche ad esso
associate.
Non c'è senso nel caos che osservo, o forse il caos è semplicemente un
ordine del quale non riusciamo ad afferrare la logica.
Insomma: so benissimo che la settimana prossima sia io che la mia
compagna
dovremo iniziare a lavorare a tempo pieno, e che quindi è assolutamente
necessario riuscire a sistemare almeno il grosso di tutto quanto si
riversa
ora disordinatamente sul pavimento; tuttavia c'è qualcosa che mi eccita
vagamente, una miscela cangiante di colori, suoni ed umori che a volte mi
pare ribollire, fremere nel tentativo di generare qualcosa di geniale.
Così,
falsamente pigro, tendo inconsapevolmente a rallentare ogni operazione di
ordinamento. Anna, anche se non in profondità, ha capito il mio
atteggiamento: per questo è sbottata e mi ha ripreso. Ha ragione, lo so, e
proprio per questo suo semplice reclamo è sfociato in una piccola
questione. Poi, come quasi sempre accade tra noi, abbiamo risolto a letto
ogni diverbio: io l'ho amata e lei ha amato me. Siamo venuti assieme e i
nostri corpi si sono staccati l'uno dall'altro con un suono bagnato. Ci
siamo distesi nudi ed ancora ansimanti sulle lenzuola fresche, lei ha
borbottato una qualche formula di apprezzamento scivolando nel sonno. Lo
fa
solo quando riesco a procurarle un orgasmo di particolare intensità, e
questo accade quando io sono particolarmente eccitato. Mi sono girato su
un
fianco, abbracciando il cuscino nel tentativo di trarne ogni algidità,
tanto
si fa prepotentemente calda questa estate appena cominciata. Ho ripensato,
negli istanti che precedono il torpore e che annunciano il sonno profondo,
al caos che ancora ci circonda: anche il nostro letto è circondato dalla
confusione, simile ad un'oasi rosa in mezzo a montagne di indumenti,
scatole, scarpe e quant'altro dovrà trovare il suo spazio all'interno del
nostro nuovo armadio; ma che ancora attende, posato a terra o alla meglio
su
qualche sedia, la fatica di chi dovrà plasmare il caos, domarlo, per
trarne
un ordine compresibile: è come dar forma al pensiero, mi dico chiudendo
gli
occhi. E nel varcare il confine che separa la veglia dal sonno mi accorgo
languidamente d'una erezione inattesa.
16 Giugno
Mi sono rimboccato le maniche ed ho prestato le mie braccia alla causa
d'ordine: per tre giorni ho cercato di aiutare Anna sistemando i libri
nella
libreria, dopo averli spolverati uno ad uno, attaccando tutti i lampadari
al
soffitto, mettendo in ordine le videocassette in salotto, montanto tutti
quei piccoli mobili non necessari che i traslocatori hanno semplicemente
trasportato in casa a pezzi.
Il risultato di tanta fatica emerge, almeno un po', dal mucchio di
cianfrusaglie che sopravvive negli angoli e che attende il suo turno ora
dopo ora. Il grosso è fatto, e sono molto stanco. Mi sono sentito
parecchio
spossato per tre sere di fila, e per tre sere di fila io e Anna non
abbiamo
fatto l'amore.
Anche oggi, per quasi tutto il giorno, mi sono dedicato alla cura della
nostra nuova casa: è stata la volta di televisione, computer ed impianto
stereo.
Adesso che finalmente è sera scrivo al tavolo della cucina, mentre Anna
prepara qualcosa di veloce per cena e la TV trasmette il telegiornale
delle
venti. Annusando l'aria colgo finalmente odori di solito: di una cena
leggera, di biancheria da stirare, di spazzatura da buttare. Tutti i
profumi
di quotidianità che un trasloco soffia via per qualche giorno.
Ecco: è pronto. Anna mi chiede di apparecchiare il tavolo: non so se
abbia
o meno prestato attenzione a questa mia nuova occupazione. Tuttavia la
conosco abbastanza bene da sapere quanto lei conosce bene me, e quindi
trovo
quasi scontata l'idea che stia morendo dalla curiosità di dare un'occhiata
al mio diario. E' il momento buono per chiuderlo, per oggi.
17 Giugno
Stamane s'è svolta la prima giornata di lavoro nel mio nuovo impiego. E'
anche per questo lavoro che ci siamo trasferiti: era la svolta economica
che
cercavamo entrambi, io ed Anna, e non abbiamo esitato un attimo di fronte
alla possibilità di lasciare finalmente i paeselli e i prati in cui siamo
cresciuti per trasferirci in città. Una casa tutta nostra (senza contratti
di locazione, non so se mi spiego) che pagheremo un mese per volta. Un
ambiente ampio, vitale, in cui costruire progetti. Volti anonimi al
semaforo
o alla fermata dell'autobus, nessuno che possa sapere chi siamo o cosa
facciamo tra le mura del nostro nido; e chissà quali e quante esperienze
nuove ad attendere là fuori.
Sì, siamo felici assieme: a questo pensavo attorno alle otto del mattino,
mentre camminavo in direzione del mio nuovo ufficio. Mi sono lasciato
dietro
qualche anno di gavetta, un paio di contratti-fregatura utili solo per
riempire curriculum, e tanta voglia di movimento. Ora sono un database
administrator: finalmente svolgerò mansioni all'altezza dei miei studi e
della mia preparazione tecnica, per conto di una importante società
informatica. Nessuna pagina html da preparare, nessuna stupidaggine in
Visual Basic da progettare, nessun database Access con cui avere a che
fare.
Qui si fanno le cose sul serio, e me ne sono reso conto quando l'applet
dell'orologio in basso a destra sul mio monitor segnava appena le undici
del
mattino. Mi era stato detto semplicemente di sedermi lì e di ambientarmi
un
po', dando un'occhiata a una serie di lavori già pubblicati, tanto per
rendermi conto di cosa avrei dovuto fare. La macchina che mi hanno messo
sotto le mani è un comune PC desktop, ma ho avuto modo di valutare
positivamente la strutturazione accurata della rete interna: è evidente
che
c'è qualcuno ben pagato ad amministrare il tutto, e che non si tratta di
un
lavoro svolto dal solito 'ragazzo jolly' che fa un po' di tutto e un po'
di
niente.
Attorno alle undici, dicevo, mi si è presentato quello che da oggi in poi
dovrò imparare a conoscere come il mio capo: un uomo sulla quarantina, in
camicia e jeans; il genere di persona che si prende sul serio fino ad un
certo punto, e che per una mia qualche deviazione erotica sono solito
immaginare a masturbarsi di fronte ad un sito porno, la notte, quando
moglie
e figli dormono un sonno tranquillo e ristoratore.
Il mio capo ha detto di chiamarsi Roberto: mi ha stretto la mano ed
abbiamo
chiacchierato per un po' di questo e quello, prima di scendere in dettagli
lavorativi. Mi sono domandato un paio di volte, durante la nostra
amichevole
conversazione, se si trattasse di una tecnica acquisita o di spontanea
socievolezza nei riguardi dell'ultimo arrivato. Non ho saputo darmi
risposta.
18 Giugno
Ieri sera, appena chiuso questo mio scrigno di lettere, ho seguito Anna in
camera da letto. Erano più o meno le undici, e mi aspettavo che lei
volesse
coinvolgermi in qualche esperienza sessuale: così, sono rimasto piuttosto
interdetto e deluso non appena ho realizzato in cosa consistesse
effettivamente il suo richiamo: desiderava mostrarmi con quanta cura
avesse
suddiviso tutti i vestiti e la biancheria tra armadio e cassettiera.
"Nei primi tre cassetti," ha spiegato subito, "ci sono le tue mutande, i
tuoi calzini, le magliette e i pantaloni corti."
Ha aperto uno dopo l'altro i cassetti per mostrarmene il contenuto. Io
non
sono mai stato capace di ordinare le cose, in specie gli indumenti di
qualsiasi tipo. Quando ero ancora adolescente e mi capitava di trascorrere
un paio di settimane al mare, in un appartamento affittato con amici,
buttavo semplicemente le valige per terra e le aprivo, per trarne di volta
in volta ciò di cui abbisognavo, mentre parallelamente venivano issati da
terra cumuli di pantaloni, magliette, biancheria e quant'altro a fine
giornata si presentava accartocciato dal sole, dal sudore di pomiciate
sulla
spiaggia e sporcato a seguito di qualche sbornia serale. Quando i cumuli
raggiungevano un certo volume, si passava alla fase di lavaggio. Niente di
più: e per tutto il periodo delle vacanze, l'armadio onnipresente in
quelle
camere affittate a basso costo, rimaneva inviolato.
Anna mi ha mostrato poi i suoi tre cassetti, quelli in cui NON devo
mettere
niente di mio, per evitare confusione. I primi due sono colmi di slip,
calze, calzini e collant. Il terzo, inaspettatamente, contiene una
quantità
di capi che rararmente le ho visto addosso: posso distinguere reti ed
elastici, e più a fondo, seminascosto da una garrettiera bianca, un
corpetto
che le era stato regalato anni fa per scherzo, in occasione del suo
trentesimo compleanno.
Lei si è accorta della mia attenzione rapita ed ha richiuso
maliziosamente
il cassetto. L'ho osservata per un lungo istante ed ho scoperto che era
rilassata, contenta di intraprendere una nuova via accanto a me, e
disposta
a soddisfare ogni mio capriccio. Il suo sguardo m'è parso ammiccante, e mi
sono chiesto per un paio di volte se lei sapesse già che il mio cazzo
stava
iniziando a tendersi. Questa donna che ho amato ed amo possiede
l'eccitante
ed implicitamente sgradito dono di vedermi attraverso, come se i miei
vestiti e la mia pelle fossero carta oleata dalla quale trasudano le forme
danzanti dell'eros.
Io, testardo, le ho detto allora:
"Lo sai che il termine 'mutanda' deriva dal latino? Vuol dire 'che
cambia'
o qualcosa del genere. Per l'appunto, le mutande vanno cambiate".
Lei ha solo sorriso, m'è venuta vicino e mi ha baciato. Non c'è stato
bisogno di dire niente, né per me né per lei, e ci siamo trovati a fare
l'amore, prima di dormire, com'è sempre piaciuto ad entrambi.
19 Giugno
Oggi mi è successa una cosa davvero strana. Niente che mi sconvolga più di
tanto, ma certamente qualcosa che merita d'essere scritta qui.
Per farla breve: mi sono masturbato.
Niente di speciale, come avevo annunciato, ma ciò che mi ha dato da
pensare
per tutto il giorno, dal momento in cui ho osservato il mio seme
galleggiare
nel pozzetta del water in attesa dello sciacquone, è stata la modalità
dell'atto.
Mi trovavo più o meno immerso nel pomeriggio, in un qualche momento di
stasi tra le quindici e le sedici, durante il quale avrei dovuto
cominciare
a stendere un progetto di rinnovo al sistema di gestione del database di
un
grosso portale internet. E' questo il compito che mi è stato dato, anche
se
il tempo a mia disposizione è fortunatamente di molto superiore a quello
che
mi è realmente necessario a svolgere il lavoro. Così posso alternare
momenti
di concentrazione, in cui produco un sacco di codice e di documentazione,
ad
istanti di ricerca e riordino delle idee. Proprio durante una di queste
pause, girovagando svogliatamente per il web, sono incappato in uno di
quei
siti pornografici che in genere linkano risorse gratuite da una parte e
cercano di sparare costosissimi dialer dall'altra. Ma qui, come ho già
detto, la rete interna è ben progettata ed i controlli restrittivi per
l'esecuzione degli odiosi programmini sono attivi ed impassibili: non mi
resta che girovagare per centinaia di fotografie e filmati hard senza
nessuna preoccupazione. Il mio collega più vicino sta lavorando a sette
metri da me, nell'angolo lontano, e del mio monitor a 21' non può leggere
che l'anonima etichetta posta sul retro. In genere non ho mai fruito
abitualmente di materiale pornografico, e lì per lì ho voglia di chiudere
tutto e tornare a lavoro; inoltre inizia a ronzarmi in testa l'idea che il
router potrebbe loggare tutto.
Mi sono domandato per un istante il da farsi, e di nuovo m'è tornato in
mente questo mio diario e tutta la confusione da cui esso è sorto; gli
oggetti ed i colori buttati in giro, il fruscio delle pagine nel silenzio.
I miei trascorsi da amministratore di reti comprendono una certa
esperienza
in ambito underground: non ci ho messo molto a svolgere un controllo
sommario che mi ha convinto del fatto che nessun log dei siti visitati
viene
salvato.
Mi sono lasciato andare per un po', incuriosito più che altro dalla
novità
delle mie pulsioni che da una qualche loro intrinseca carica erotica, e ho
navigato per una mezz'ora, salvando su una cartella criptata del disco
fisso
del mio computer quantità ingenti di fotografie, racconti e filmati vari.
Situazioni banali, situazioni al limite dell'assurdo: uomini e donne,
donne
e uomini, donne e donne, uomini e uomini: un vortice di rosa e rosso e
nero,
un viaggio istantaneo tra quelle sfumature che possono descrivere un
glande,
una vagina, un capezzolo, una lingua.
Si erano fatte più o meno le sedici quando mi sono reso conto di avere di
fronte due sole possibilità per poter arrivare salubremente al termine
della
giornata: continuare ad oltranza a scaricare e visionare materiale
pornografico, o trovare una qualche valvola di sfogo all'impressionante
eccitazione che gonfiava il mio sesso.
Così, senza pensarci su, ho chiuso tutti i browser aperti sul mio desktop
e
mi sono incamminato verso il bagno: uscito dall'ufficio, ho percorso il
corridoio nella speranza di non incontrare nessuno (non sapevo quanto
della
mia erezione fosse visibile ad un'occhio meno che attento) ed ho raggiunto
la toilette. Mi sono chiuso dentro al primo dei tre gabinetti e mi sono
preso saldamente il cazzo nella mano destra, riuscendo ad eiaculare in
meno
di due minuti una quantità di sperma che non mi ero assolutamente atteso.
Poi, godendo per un attimo di un lieve indolenzimento localizzato appena
sotto allo sfintere, ho iniziato ad osservarmi i palmi delle mani e a
riflettere.
27 Giugno
E' molto che non scrivo, ma per tutti questi giorni non ho fatto altro che
rimandare il momento in cui mi sarei potuto sedere qui, al solito tavolo
della cucina, per continuare la narrazione di questo diario.
Ormai ne sono consapevole: qualcosa sta cambiando in me, e non so ancora
se
in bene o in peggio. Ancora una volta sarò breve, a costo di risultare fin
troppo diretto e venatamente volgare (ma nei confronti di chi, poi?): una
smania irresistibile mi coglie di tanto in tanto, nel pensiero che potrei
in
ogni istante prendere in mano la mia penna e schizzare d'inchiostro le
pagine.
Come sto facendo in questo momento, ora che l'orologio segna quasi la
mezzanotte. Anna è a letto, forse dorme. Non mi importa.
Oggi mi sono masturbato sei volte: la prima questa mattina, seduto sulla
tazza del cesso, sfogliando distrattamente una delle riviste hard che ho
preso a stipare nel cassetto del mio comodino, sotto alle scatolette di
analgesici e preservativi. Anna non lo sa, credo, ma anche se lo scoprisse
non sarebbe un grosso problema: penso che mi chiederebbe spiegazioni, ed
io
saprei fornirgliene di eccellenti.
Purtroppo, non so se posso ingannare con altrettanta leggerezza me
stesso:
perché se si trattasse soltanto di farsi delle seghe, eviterei
semplicemente
di farmele. Ma qui c'è qualcosa che non quadra, o per lo meno che quadra
in
un modo che non riesco a capire; e la cosa sta iniziando a darmi noia.
Sei volte, dicevo: e dopo la prima, la più difficile, è accaduto per ben
tre volte in ufficio (sto iniziando a preoccuparmi del fatto che i
colleghi
possano ritenermi incontinente), e due qui a casa; la prima non appena
arrivato, sotto la doccia che questo incipit afoso d'estate rende
indispensabile dopo una giornata di calura e aria condizionata. E la
seconda
pochi minuti fa, davanti alla televisione.
Anna, come ho già spiegato, è già a letto: il suo nuovo lavoro è
piuttosto
impegnativo (fa la disegnatrice di abiti) e lascia poco spazio alle veglie
notturne; il restare alzati contro le regole del buon riposo (o sono
quelle
della buona produzione?) a godersi il buio che filtra dalle tapparelle
quasi
completamente serrate. Il sudore sulla mia pelle attira le zanzare, e
riesco
a cogliere il ronzio acuto e quasi impercettibile che di tanto in tanto mi
si fa prossimo e minaccioso. Allora levo il capo dalle pagine ed
interrompo
la scrittura: ecco.
Mi sono guardato attorno per molti istanti, ho volto lo sguardo di qua e
di
là, ma niente: la zanzara non si vede. So che non appena sarò nuovamente
assorto nella scrittura il suo 'zzz' tornerà alla carica, proprio nel bel
mentre di un pensiero esaustivo, proprio adesso.
Ecco.
Ora basta: decido di non distrarmi più. Ho caldo, e preferisco accettare
l'idea di essere punto per irrigare le uova di uno schifoso insetto che
dover trasalire ad ogni segnale d'allarme. Al diavolo tutto: ecco quel che
ho fatto meno di mezz'ora fa.
Ero comodamente stravaccato sul divano del salotto, stanco in ogni
direzione e in attesa del momento buono per spegnere la televisione e
raggiungere la mia amata sul piano astrale dell'incoscenza. Una birra
fresca
in una mano, il solito spinello di fine giornata nell'altra, a saltellare
tra un canale e l'altro attraverso il monotono panorama del palinsesto
estivo. Tutti quei cicli di film per appassionati che tappano i buchi più
profondi della TV durante la bella stagione partiranno solo all'inizio di
Luglio, e per ora si vivono due settimane di semi incoscienza: programmi
in
replica, telefilm della peggior specie, documentari inutili e vecchi di
decenni.
Molta, molta noia: terminato lo spinello ero quasi certo di essere pronto
per il sonno. Solo che, un istante appena prima di levarmi dal divano, ho
dato un'ultima ditata al telecomando: passando velocemente dal sei
all'otto
ho sostato per almeno un secondo e mezzo su una rete privata, che
naturalmente stava trasmettendo una qualche pubblicità di linee
telefoniche
erotiche a valore aggiunto.
L'immagine di un seno prosperoso, talmente florido da apparire costretto
a
fuoriuscire dall'esile corpetto che lo costringeva (un corpetto in tutto e
per tutto simile a quello che ero riuscito ad intravedere nel cassetto di
Anna) mi era entrata dentro al punto che, approdato su una più
tranquillizzante vendita di automobili usate, non osavo tornare indietro,
per il terrore di non trovare più quella specifica immagine, ma una
inquadratura diversa; una sequenza in cui si fosse vista la donna per
intero, una figura femminile che per quanto peculiarmente eccitante non
avrebbe mai potuto corrispondere alla mia personalissima idea di bellezza:
di lei mi era bastata quella tetta perfetta, quella minuscola mezzaluna di
capezzolo sull'orlo di saltar fuori; e niente più, perché scoprire il
resto
sarebbe stato come scoprire che il miglior racconto che tu possa aver
scritto era già proprietà di qualcun altro da parecchio tempo.
E così, senza quasi rendermene conto, davanti ad un pacioso venditore
d'auto, ho iniziato a toccarmi sotto ai jeans, sotto alle mutande,
massaggiandomi lo scroto e saggiando di tanto in tanto la consistenza
della
mia erezione con il palmo della mano. Poi, sorseggiando nervosamente dalla
lattina di birra che tenevo nell'altra mano, ho preso a pizzicarmi il
prepuzio, per passare quasi subito a masturbarmi in modo vero e proprio,
dapprima con calma, poi calandomi non senza qualche intoppo i pantaloni di
quel tanto che mi era sufficiente.
Ed ecco: mi sono fatto la sesta sega della giornata guardando una
televendita di automobili in televisione. Ed è stato altrettanto bello ed
altrettanto intenso che tutte le altre volte, anche se a raccontare certe
cose non si può che attirare su di sé l'accusa di perversione e banalità.
Inizio a sospettare, forse, che io sia davvero perverso e banale. Non
sarebbe da escludere, ma questa cosa necessita una riflessione,
quantomeno,
e questa semplice evidenza già mi basta; e mi ossigena nella convinzione
che
non ci sia niente di scontato nella masturbazione.
28 Giugno
Non so perché abbia scritto qui sopra la data di oggi. A dire la verità,
sono passati solo pochi minuti da che ho terminato di scrivere del 27
Giugno, cioè di ieri.
Poi mi sono alzato, piuttosto soddisfatto.
Ho terminato la mia birra e mi sono diretto verso il bagno: ho orinato
abbondantemente e ho deciso con sollievo che era venuta l'ora di andare a
nanna.
Sicuro di aver esaurito le mie smanie mi sono spogliato e sono andato a
coricarmi accanto ad Anna: ho spento la luce e sono rimasto per alcuni
istanti solo nel buio, a sentirla respirare accanto a me. Ho ricominciato
a
riflettere su questa ultima settimana in cui non ho scritto una sola riga
del mio diario: ho solo detto che la situazione è andata peggiorando. Ma
so
che questo non significa molto, e che un giorno, rileggendomi, potrei non
capirmi.
E' andata così: tralasciando le date, ed abbandonandosi agli eventi:
La pratica di masturbarmi in ufficio s'è staccata dall'occasione dei siti
pornografici. L'eccitazione si manifesta in modi inusuali ed
obbiettivamente
strampalati: può capitare una frase colta all'improvviso, il tono della
voce
della donna delle pulizie che mi chiede se può svuotare il mio cestino
delle
cartacce, lo sguardo di una liceale sull'autobus prima di arrivare a
lavoro.
Sono tutte piccolezze che mai e poi mai considererei stimolanti, ma ciò
che
le muta in necessità sono tutte le costruzioni della mia mente. Non
fantasticherie, è bene chiarirlo, ma distinte sensazioni che prendono a
serpeggiare sotto, come una linea di basso comincia e si porta dietro
tutta
la canzone.
Anche la musica, difatti, riesce in questo: non è neppure necessario che
ci
sia una parte cantata; anzi, in brevissimo tempo mi sono reso conto di
quanto più potente sia la semplice melodia, di quanto più d'ogni altra
cosa
abbia la forza di farmi scorrere il sangue nelle vene appena più
velocemente, di come sia in grado un ritmo azzeccato o un inserto di
chitarra a catturare la mia attenzione più animale, il mio istinto.
Osservo le persone al bar, in pausa pranzo, e il mio sguardo si fissa sul
culo di uno dei camerieri. E' un ragazzo alto, ben formato, moro. Non
provo
verso di lui la minima attrazione fisica. Ma inizio a pensare che potrebbe
piacere ad Anna, anche se non me lo confesserebbe mai. Questo mi
provocherà
parecchie sortite al bagno, questo pomeriggio.
E poi, dopo tutto, c'è questo quaderno.
Sono ormai in grado di chiuderlo, credo, perchè ho imparato la lezione:
eccomi nuovamente seduto al tavolo della cucina, adesso nudo, nell'atto di
porre termine ad un gioco che potrebbe non piacermi, perché, come ho già
avuto modo di intuire, non so dove potrebbe portarmi.
Ricapitolando: ero nel buio, accanto a lei, insieme ai miei
vagheggiamenti.
E tutte queste immagini hanno preso a danzarmi in testa: le voci, gli
sguardi, le melodie; e sì, anche il bel cameriere che osservavo giorni fa.
Così mi sono levato, preso d'una eccitazione febbrile, e senza pensare ad
altro mi sono tolto le mutande e, postomi in ginocchio sopra al viso
dormente di Anna, ho preso a masturbarmi ferocemente: il pene indolenzito,
costretto e violentato dalla mia stessa brama d'ultima eiaculazione; fino
a
quando, con mia somma soddisfazione, sono venuto debolmente in faccia alla
mia donna, scopandomi il suo sonno e i suoi sogni d'un sol colpo.
Lei ha fatto un verso strano, a metà strada tra l'irato e il divertito,
perché probabilmente non si è quasi resa conto di cosa stava succedendo,
stanca com'era.
Poi mi sono sentito vuoto, incapace di dormire: così mi sono alzato e
sono
tornato qui in cucina. Ho preso una nuova birra dal frigo e l'ho stappata,
ma non riesco quasi più a berne.
So che ora è il momento buono per finire di scrivere su questo quaderno:
non ho mai avuto un diario, e ora so perché. Occorre troppo coraggio anche
solo per compilare la lista della spesa: e l'esperienza di una narrazione,
qualsiasi essa sia, mi porterebbe faccia a faccia con questioni che non ho
intenzione di affrontare; le dimensioni segrete del tempo e dell'anima, i
suoni e gli sguardi che improvvisamente scatenano la mia erezione e mi
costringono a restare calmo.
Ora il tempo è finito, e domani dovrò alzarmi molto presto: sono felice.
21
1
20 years ago
admin, 75
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Valentina senza limiti
Cari lettori, questo che sto scrivendo è l’introduzione della storia che mi ha raccontato un’amica conosciuta tramite internet, lei mi ha chiesto gentilmente se potevo non scrivere il suo vero nome né i nomi degl’altri protagonisti,forse leggendola qualcuno di voi crederà che sia tutta una balla,che sia una storia erotica come tante altre che ho scritto per Desiderya,beh cosa volete che vi dica,lei mi ha mandato una sua foto allegata al suo racconto,io lo trovato moooolto intrigante e perciò ve lo scrivo,sta a voi crederci o no .
Ciao, mi chiamo Valentina, ho 20anni e vivo con mia madre e due mie sorelle a Vicenza, mio padre si è separato da mia madre quattro anni fa, motivo, non c’era più quella fiamma che teneva unita la coppia, cosi mia madre,dopo anni che sopportava le scappatelle di lui, decise di farla finita, il che andò anche bene, perché fu un divorzio concorde, io e le mie sorelle accettammo con dispiacere la loro soluzione, però sapevamo che era l’unica cosa da fare. Ma torniamo a me, sono al primo anno di università xxxxxxx, sono alta 1,70, sono una che non passa inosservata, porto la quarta abbondante di seno, fianchi larghi, culetto bello grosso ma sodo con delle cosce piene perfette senza un filo di cellulite , sono di carnagione scura,il mio viso è molto espressivo, ho la bocca larga con labbra molto carnose, le guance un po’ pienotte con le fossette quando sorrido, i miei occhi sono grandi con leggeri lineamenti orientali di color verde scuro porto gli occhiali, i miei capelli, color castano scuro, sono ricci e lunghi che arrivano fino alle scapole. Penso che per avere un’ idea di me possa bastare, però c’è anche dell’altro, Valentina nella vita normale di tutti i giorni è la tipica ragazza simpatica,intelligente,gentile, premurosa ecc…., ma posseggo anche un’ altro lato, sono una troia senza limiti, si avete capito bene, a me piace il sesso senza tabù o limiti ( A parte il sado maso) sono andata a letto sia con uomini che con donne, spesso con le mie amiche del cuore si organizza delle orgie fantastiche, dove io posso scatenare tutta la mia porcagine, la prima volta che ho fatto sesso ero minorenne, avevo 16 anni e un mio cugino mi sverginò, poi ebbi altre avventure con altri maschi, sono sempre stata una provocatrice. Adoro gli uomini maturi, dopo che una sera in disco conobbi un tizio che aveva 56anni,mi portò a mangiare la pizza, e poi finimmo in un motel,fui io a proporgli l’idea,avevo all’epoca 19 anni e lui mi scopò con vera maestria per due ore senza tregua, da quella sera con lui instaurai una relazione basata solo sul sesso,lui mi lasciava tutta la mia libertà e quando ci si trovava si finiva per fare dei numeri da kamasutra,pensate che una sera portò anche tre suoi amici, quella volta mi sfiancarono per più di tre ore, non si risparmiarono mi scoparono in tutti i buchi ed io per ripagarli bevetti tutto il loro nettare. Con le donne invece lo fatto a 18 anni,un pomeriggio che ero a casa di una mia amica, iniziammo a toccarci per poi esplorarci a vicenda, finimmo distese in un peccaminoso 69, dove godemmo come porche tutte e due. A volta vado in qualche club privè, e mi capita spesso di incontrare delle coppie che mi propongono di passa re un paio d’ore con loro, io accetto sempre molto volentieri, sentire lui che mi pompa la figa con il cazzone mentre lei me la da in bocca è una esperienza fantastica, insomma sono senza freni inibitori, non ho pregiudizi razziali, sono aperta a quasi tutte le esperienze, mi hanno scopato dentro un autogrill, vista anche da gente, e pure in un bar, li,ho accontentato quattro miei amici più il barista. Ma l’esperienza più sconvolgente è stato l’incesto,voi direte, “con tuo cugino”, ma quello lo chiamate incesto? No, l’incesto vero e proprio lo fatto con mio padre,e vi posso garantire che oltre aver goduto come una maiala, lo pratichiamo ancora adesso, tutto successe un giorno che andai da lui, adesso abita a Padova, vive da solo in campagna, fa il camionista ed ha 54anni, si chiama Giacomo è un bell’uomo muscoloso,alto come me, ha la testa rasata carnagione scura occhi azzurri, porta il pizzetto biondo ed è uno con la mentalità molto giovane,molto intelligente e buono,fin che non gli girano,sebbene è divorziato con mia madre, lui è molto presente con me e le mie sorelle,specialmente con me c’è sempre stata una certa complicità. Ritorniamo a quel fatidico giorno,precisamente l’anno scorso in luglio, ero arrivata li da lui per passare un fine settimana insieme, dovevamo andare al mare assieme, lo trovai intento ad lavorare sul suo camion appena gli fui vicino lo salutai e gli chiesi cosa facesse li che dovevamo andare via, lui mi rispose che si era guastato il bestione,un Scania rosso che lui chiama affettuosamente cosi, e doveva ripararlo per il lunedì successivo,si scusò con me e mi disse che non poteva vanire al mare con me,io pensai che potevamo benissimo restare a casa,anche perché cominciava a cambiare il tempo,gli proposi di stare lo stesso insieme e che sarei rimasta a dormire da lui, lui accettò e mi promise che il giorno dopo sicuramente potevamo andare al mare. Lo lascia intento al suo bestione,mentre io entravo in casa,avevo con me una sacca sportiva con della roba di ricambio, l’appoggiai in camera da letto degli ospiti,e guarda in giro per la casa se c’era da sistemare qualcosa, misi a posto la biancheria pulita di mio padre,lavai piatti che aveva lasciato sul lavello,e passai con la scopa il pavimento in cucina ed in salotto,mi ritrovai alla fine mezza sudata,anche per via del caldo che faceva quel giorno,cosi decisi di farmi una doccia,entri in bagno mi spogliai, aprii i rubinetti della doccia e aspettai che uscisse l’acqua calda. Quando entrai nella doccia, sentii un sollievo di freschezza con l’acqua che mi bagnava tutto il corpo, il che mi eccitava un po’ visto il rilassamento che mi faceva, mentre mi lavavo con il bagno schiuma, mi strofinai la prugnetta bella rasata, li cominciai a provare piacere, ci voleva un cazzo, pensai tra me e me, uno di quelli tosti, ma purtroppo non c’era niente in quel bagno che potesse essermi utile,chiusi i rubinetti,uscii dalla doccia e nuda e gocciolante andai davanti allo specchio sopra il lavandino, cerca qualcosa che potesse fare al caso mio,mi sarebbe bastata un spazzola, ma mio padre essendo calvo non aveva niente del genere,allora optai per le mie dita, mi sedeti sul bidè e comincia una lenta masturbazione, pensai che mio padre era ancora fuori sul camion, perciò mi lavorai lentamente come piace a me,ma proprio sul più bello,si apre la porta del bagno ed mio padre entrò in mutande, quando mi vide restò di stucco,non disse una parola, ero li sul bidè con le gambe spalancate la mano sinistra sulla fighetta e le tette al vento, e lui non parlava, mi guardava allibito,io non fui da meno, mi bloccai in quella posizione e non fui in grado di dire niente. Fu lui a prendere l’iniziativa, mi disse – Scusa….pensavo che avessi finito con la doccia,non sapevo che eri nuda….ma ma….ma cosa stavi ….facendo?- Io non sapevo cosa rispondere, poi pensai ad una bugia – Vedi papà…mi stavo lavando, sai …per noi donne non basta la doccia – fu li che notai un particolare che non poteva passare inosservato,mio padre aveva le mutande che gli esplodevano,pensai fra me che aveva una mazza non indifferente,e poi era bello peloso come piace a me,lui cercò di uscire,ma capii che non voleva,io ero eccitata come una vacca, non capivo più niente,in quel momento lui per me non era mio padre,cosi persi il controllo di me stessa,mi alzai dal bidè e gli andai incontro,lui mi chiese un po’ spaventato cosa volevo fare,io senza rispondere gli calai le mutande, e li saltò fuori la stanga che possedeva mio padre, era enorme, è un bel 28cm, misurati, venoso e pulsante, con una cappella come un pugno, nel vederlo mi venne un sussulto e lo guardai in faccia,lui era ingoiato da morire e mi disse – Cosa stiamo facendo Valentina?Io sono tuo padre…non possiamo – Io guardai il suo cazzone, pensavo anch’io al momento che forse stavo per esagerare, ma non resistetti – Non possiamo? Io penso che si possa se lo vogliamo tutti e due – E li mi inginocchiai portandomi con la bocca all’altezza di quella mazza dura e maestosa, lo presi con una mano, vidi che non riuscivo a chiudere la mano del tutto,troppo era grosso, e poi come se mi avesse ordinato lui lo presi in bocca, mio padre mugolò,sua figlia stava per fargli un pompino, e lui non protestò più anzi mi mise le mani sulla testa, in modo di guidarmi nell’opera di bocca, presi a leccare quella mazza incredibile,leccavo la cappella grossa che sembrava un gelato color ciliegia, lo ciucciavo, lo mordevo era fantastica e mio padre gemeva dal piacere che gli procuravo,lo insalivavo per bene e scorrevo con la bocca lungo tutta l’asta fino alle palle che erano grosse e piene di sperma,me lo lavorai proprio bene quel pompino e lui ne godeva pienamente – Valentina…cosa mi fai, mi fai impazzire, sei meglio di tua madre….siii porcellina – Mi eccitavo come una maiala sentire mio padre che godeva, al punto che mi misi una mano sulla fighetta tutta bagnata e cominciai a strofinarmi il clitoride. Lo spompinai per un buon dieci minuti,poi lui allupato com’era mi prese per le braccia e mi alzò,si inginocchiò lui e mi allargò le gambe, io per completare l’opera gli misi una gamba sulla spalla sinistra, e cosi lui si trovò davanti alla mia micia bella aperta, mi disse mettendomi due dita sulle labbra vaginali – Mmmmh….ma lo sai che hai una figa stupenda tesoro? Non avrei mai immaginato che un giorno avrei potuto godere della fighetta di mia figlia, sei magnifica – Ed iniziò a leccarmi la passera, è un vero leccatore mio padre, mi ripassò le labbra vaginali e mi infilava dentro la sua linguaccia truffaldina,si mise letteralmente a scoparmi con la lingua, dal canto mio lo ricompensavo con una cascata di umori – Siii…aaahh godo papà, sei fantastico….mmmmh come lecchi mio bel maialine, sei fantastico…OOOOH SIII GODOOO..- venni con un orgasmo incredibile, lui mi leccò tutti gli umori che colavano dalla mia figa, poi senza dire niente ,si alzò mi girò contro il stipite della porta e mi mise a 90 gradi, mi massaggiò per bene la figa bella lubrificata e poi le appoggiò la cappella di quella trave che era dotato, quando spinse entrò per metà dentro la mia vagina, io aprii la bocca e gameti, era possente dentro di me, e sebbene ero super lubrificata lo sentivo in tutta la sua grossezza, mio padre spinse di più e mi entrò con tutto il suo cazzone fin che non colpì la parete dell’utero con la cappella, e li ebbi subito un altro devastante orgasmo – AAAAAH COME GODOOOO….OOOOOH SIIIIIIII- lui si fermò un secondo per farmi riprendere fiato ,poi lentamente cominciò a muovere quel pezzo di carne rovente avanti e indietro, io godevo fuori da tutte le maniere, era stupendo mio padre mi scopava e che scopata, lo incitai – Dai porco aumenta l’andatura che se no prendo sonno, dai che la tua Valentina la puoi trattare anche peggio- Il maialone accettò l’invito e cominciò a pomparmi con più forza, io godevo come una vacca, era impressionate sentire quella mazza scavarmi la vagina, mi appoggiai con le mani sulla porta, perché con le spinte che mi dava rischiavo di cadere, e poi comincia ad muovere il bacino, lui si scatenò di brutto e cominciò a scoparmi con molto vigore, ormai entrava e usciva dalla figa enormemente dilatata. Sentii che non mancava tanto che venisse, sicuramente era uno che scopava per ore, ma penso che la prima volta che si faceva sua figlia, non riusciva a resistere a sborrare,io volevo sentire che razza di getto poteva avere mio padre, tanto prendo la pillola perciò se anche mi veniva dentro non c’erano problemi, mi montò come un toro, gemeva godeva mi dava della troia – AAAH TROIA…FIGLIA MIA ….OOH..OOOOOH ….VOREI SBORRARE DENTRO LA TUA FIGA MA NON POSSOOOOO – Io lo tranquillizzai subito perché lo volevo dentro mio papà – NOOO..NON TOGLIERLO PAPA’ TI PREGO….SBORRAMI DENTRO…. NON C’E’ PROBLEMA AMORE MIO …..DAIII VIENII…DAI CHE GODOOOO- Lui non resistete più e sparò la più potente sborrata che avessi mai sentito,sentii il getto caldo che mi entrava con violenza, e li venni per la terza volta, ma questo fu un orgasmo ancora più devastante di prima, non riuscii ne a gridare ne a fare nessun gemito, mi si fermò perfino il respiro, lui invece mollò un grido incredibile – AAAAAARGH….OOOOH SIII…SBORRO PICCOLA MIAAAA…TI VENGO DENTROOO – Io ero bloccata,paralizzata, sentivo brividi in tutto il mio corpo,non finiva più di allagarmi la figa,poi cominciai a gridare e pure a piangere dal godimento estremo – AAAAH, AAAAAAAH…AAAAh…MAMMA MIA ..MA RAZZA DI SBORR..ATAAAA..OOOOh – Stramazzai per terra, e lui mi venne sopra,rimanemmo li in quella posizione per un cinque minuti,nessuno dei due era in grado di dire niente, presi l’iniziativa, mi girai con la faccia rivolta verso la sua,e vidi che non aveva coraggio di guardarmi, io gli accarezzai la testa e lui cercò di evitarmi, gli dissi – Guarda che mi è piaciuto sai? Cosa c’è perché non mi parli?- Lui si alzò si mise perfino le mani davanti ai suoi genitali, e mi disse con pieno imbarazzo – Non dovevamo farlo Valentina..cosa penserai di me, Dio Cristo cosa abbiamo fatto – Io mi alzai e lo presi tra le mie braccia anche se lui cercava di divincolarmi, costrinsi forte a me e lui mi baciò la fronte, poi si tolse le mani davanti e sentii che gli cominciava una nuova erezione, mi piaceva,mi piaceva da morire, con tutti gli uomini che sono stata mio padre era l’amante che sempre avevo desiderato – Oh papà….Tu non sai come mi sento adesso,sei stato magnifico, e non devi farti problemi per noi due, perché sono io che lo voglio,ti voglio, voglio farlo ancora con te – Lo baciai in bocca, lui si lasciò andare e ci cercammo con le nostre lingue in un intreccio amoroso, lui mi guardò aveva le lacrime agli occhi e disse – Valentina, io non so resisterti, mi piaci da impazzire, ma tutto questo non è normale, un padre che fa sesso con la figlia, cosa penseranno gli altri? – Io lo rassicurai – Ma papà..te lo detto sono stata io a volerti e ti voglio ancora e ancora….ti prego non allontanarmi, ora che ci siamo scoperti amanti non lasciarmi,lo so che è incesto quello che facciamo,ma io non voglio lasciarti voglio farlo ancora con te, tu potrai abusare di me quando vorrai,io sarò sempre la tua amante se lo vuoi veramente – Riunimmo le nostre bocche in un bacio selvaggio, lui mi mise la mano sulla figa, mi penetrò con tre dita in quel mare di sborra misto agli umori miei, e quando le tolse,me la portò in bocca e vidi che era piena di liquido seminale, io gli sorrisi in modo intrigante e poi aprii la bocca e lui me le mise dentro, che poi io leccai tutto avidamente, lui mi baciò e mi disse – Ti amo Valentina… come figlia e come amante, grazie per come sei, ora so che saremmo più uniti io e te, grazie amore – E ci lasciammo andare in un bacio incestuoso e passionale,da quel giorno iniziò la mia relazione incestuosa con mio padre, non pensavo che fosse bello fare sesso con un padre, l’incesto è visto come un tabù un peccato, ma se è fatto con amore e senza abusare di minorenni, senza violenza, può essere un modo nuovo per amare, in fin dei conti l’amore non ha confini, cosa pagherei per poter gridare al mondo quello che provo per mio padre, e penso che come me ci siano altri che stanno nascosti dentro il loro guscio amandosi segretamente e senza commettere del male a nessuno.
Ciao e grazie, Valentina.
21
1
20 years ago
admin, 75
Last visit: 1 day ago -
Alla scoperta dei collant
Era la cugina di una mia amica, era venuta a stare da lei per qualche settimana durante le vacanze estive. Abitava in un’altra città, non l’avevo mai vista, comunque era una ragazza molto carina. I miei amici che l’avevano già conosciuta l’estate precedente mi dissero che sotto quel bel faccino innocente si nascondeva una bella porcona, e alcuni di loro l’avevano conosciuta “meglio. Ci presentammo e trascorsero alcuni giorni con giochi di sguardi tra me e lei con naturalmente gli avvoltoi dei miei amici che speravano in un’altra avventura. Quello che avevo notato in lei è che nonostante ci fosse la bella stagione portava sempre collant o autoreggenti e se aveva la gonna cercava di attirare l’attenzione sulle sue belle cosce assumendo posizioni provocanti: più di una volta infatti vidi le sue mutandine o il pizzo degli autoreggenti.
Per arrivare al sodo della questione un pomeriggio andai a casa della mia amica perché aveva un problema al computer, ovviamente c’era anche la cugina, risolto il problema la mia amica disse che doveva andare a fare compere al supermercato e chiese se avevamo voglia di accompagnarla, la cugina rispose che aveva mal di testa e mentre la mia amica era andata a cambiarsi mi disse di inventare una scusa per non andare con lei, quindi subito mi venne il dubbio che stava per succedere qualcosa, così inventai una scusa e la mia amica uscì di casa sola lasciandoci al nostro destino. Lei era vestita con una maglietta , una minigonna e naturalmente i collant, si sedette sul divano accavallando le gambe più che poteva e lì notai che portava degli autoreggenti. Mi disse di sedermi vicino a lei e io ipnotizzato dalla linea che il nylon delle calze produceva tra le sue gambe dalle ginocchia fino a sparire sotto il suo culo mi ritrovai vicino a lei e in un attimo le nostre lingue si erano attorcigliate l’una all’altra e le mani dell’uno spogliavano il corpo dell’altra e viceversa. Rimasti in mutande feci per toglierle le calze autoreggenti ma lei rifiutò dicendo che la eccitava sentire il contatto della sua pelle con il nylon e voleva essere accarezzata sulle cosce con le calze addosso; non ci pensai su vedendo quelle sue belle tette sode, una terza, e quei capezzoli duri per l’eccitazione, anche il suo modo di baciare era singolare, mi prendeva la lingua o un labbro e lo succhiava o lo mordicchiava (la cosa non mi dispiaceva, anzi,) mentre le leccavo i capezzoli di continuo lei strofinava le sue gambe e le sue cosce su di me e sul divano (il nylon doveva farla impazzire veramente!!!), scesi giù lungo il suo bel corpo a sfilate le mutandine mi si presentò una bella fighetta depilata, quasi glabra, fu un piacere leccarla e sentire gonfiare le sue labbra sulle mie, stavo quasi per penetrarla quando mi disse di leccarle le gambe fino alle caviglie, mi disse anche di mordere le calze e se mi andava di bucarle e infilare la lingua nei buchi. Rimasi un po’ sorpreso ma quando coi piedi mi prese il cazzo e cominciò a masturbarmi la sensazione fu bellissima, vedere lei con la fica bagnata davanti a me che si toccava e intanto mi massaggiava la cappella con i piedi avvolti in quello che ora definisco un materiale fantastico, ad un certo punto non ressi più e la presi di brutto penetrandola nella posizione del missionario, lei godeva e continuava a sfregare le sue gambe che mi avvinghiavano sulla schiena, sentivo i suoi talloni puntarsi sulle mie natiche come per spingermi sempre più dentro di lei. Cambiammo posizione con lei sopra di me, ma la sua fissazione rimanevano gli autoreggenti, fece due buchi a livello delle ginocchia e mi ci fece infilare le mani e le braccia fino ad arrivare ai suoi fianchi (mi sembrava incredibile cosa stessi facendo, ma era la mia prima esperienza con il nylon) per aiutarla ad ansimare sopra di me. Anche lei poi scese con la bocca sul mio cazzo ormai durissimo e qui andò su e giù un po’ di volte poi mi prese in bocca solo la cappella e cominciò a succhiare e a far roteare la lingua su di essa, senza sosta (non avevo mai provato un oral così) tanto che dopo poco le dissi che stavo per venire e lei subito mi prese di nuovo il cazzo tra i piedi e mi fece sborrare su questi; mi pulì bene il membro dallo sperma rimasto con i piedi e poi si prese il piede destro e comincio a succhiarselo, la gamba divaricata faceva vedere bene la sua fica ancora arrossata, ma il suo interesse era tutto per i piedi e gli autoreggenti che ormai erano distrutti, la scena mi eccitava tanto che le presi l’altro piede e glielo leccai trastullandole con una mano la fica umidiccia. Da quel giorno ho cominciato ad apprezzare veramente i collant e soprattutto quello che si può fare con questi, grazie soprattutto a Daniela la cugina della mia amica, ed era solo il quinto giorno che era da noi….
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20 years ago
admin, 75
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In Facoltà : Sara si scopre (cap.1)
Chi l’avrebbe mai detto! La mia prima esperienza saffica la ebbi proprio in facoltà, tempio del sapere e dello studio. Ero al quarto anno di architettura e stavo da tempo preparando l’esame di storia dell’architettura contemporanea, un vero incubo fatto di nomi, edifici, stili e pensieri; uno di quegli esami veramente monumentali. Ero lì in aula studio e si sedette vicino a me Sara, una ragazza carina e molto semplice, un tipo acqua e sapone con la quale avevo in precedenza già preparato alcuni esami. Dopo una mezz’oretta ci prendemmo una pausa e in quel momento le elencai tutte le mie paure e i miei dubbi sull’esame. Lei stette ad ascoltarmi e mi disse:”vedrai che anche stavolta lo passi, nonostante le paure”, “eh già, però stavolta sarà veramente dura, ma tu come hai fatto?”, lei allora mi piantò due occhi dritti nei miei e iniziò a raccontarmi “vedi, la Maggiora (la prof.) abita nel palazzo di fronte al mio appartamento e quindi vedo tutti i suoi movimenti… devi sapere che è lesbica…” risi, poi le chiesi “e allora? L’hai ricattata?” “No… a dire il vero me la sono fatta!”. Non seppi cosa dire… rimasi letteralmente senza parole. Tornando in aula il mio silenzio imbarazzato era evidente e quindi mi spiegò “vedi, io, come sai, sono felicemente fidanzata, non ti nascondo però che ho avuto alcune esperienze omosessuali con la mia amichetta delle medie; avvenne in maniera molto naturale e senza sensi di peccato, fu molto bello ma non continuai per vari motivi.” Ora ero veramente incuriosita. “E come hai adescato la Maggiora?” “Beh vedi, un giorno di pioggia, mentre lei stava rientrando a casa ho finto una storta proprio di fronte al suo portone. Mi invitò a salire per dare un’occhiata alla caviglia… la maglietta era molto bagnata e casualmente non portavo il reggiseno. Iniziò a massaggiarmi la caviglia ma vedevo ogni tanto che mi guardava sotto la gonna, e non lo nascondeva neppure. I massaggi cominciavano a salire e il mio respiro a farsi sempre più forte… guardandola negli occhi iniziai a togliermi la maglietta, la gonna, le mutandine e rimasi nuda di fronte a lei. Sai, è anche un po’ feticista, iniziò a leccarmi i piedi e io le infilai le dita a una a una nella bocca, me le ha ripassate per benino mugugnando molto. La presi per i capelli e la ‘accompagnai’ sempre più su, devo dire che mi ha leccata proprio tutta fino a quando non ha raggiunto la passerina, lì si è veramente concentrata sul clitoride con la lingua mentre contemporaneamente mi ha penetrata prima con un dito, poi due, poi tre e mi fatto godere moltissimo, le ho letteralmente lavato la faccia con i miei umori”. Il mio sguardo stranito la fece ridere “lo so che non lo concepisci… mi spiace, se vuoi interrompo il racconto”. In quel momento mi accorsi di avere le mutandine bagnate e arrossii, “Abbi pazienza, non me lo aspettavo, tutto lì. D’altronde non sono una verginella…” le dissi con convinzione.
Riprendemmo a studiare anche se, devo ammetterlo,la mia testa non era proprio molto concentrata.
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20 years ago
admin, 75
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Dalla prima volta
Avevo 16 Anni, dormivo nella mia cameretta coperta solo da un soffice lenzuolo... Era estate, faceva caldo e dormivo con le finestre aperte...
Il soffice vento che soffiava mi fa venire la pelle d'oca e fa diventare duri i miei soffici capezzoli rosa...
Ad un certo punto sento la porta di camera mia aprirsi e vedo entrare il marito di mia mamma, eravamo da soli in casa perchè lei era partita.
Lui entra e io a occhi socchiusi osservo i suoi movimenti... Si avvicina pian piano, lo vedo che osserva attentamente i mie capezzolini diventati duri, inizia a toccarsi il sesso, piano piano si avvicina sempre piu'...
L'instinto mi diceva di urlare, ma non potevo... Non volevo, forse per l'imbarazzo, o forse per paura che abusasse di me... Quindi continuai a fer finta di dormire...
Lui allungo la mano ed inizio' ad accerezzarmi il seno ancora coperto dal lenzuolo... Volevo dire qualcosa ma continuai a fer finta di dormire; La mano sul suo sesso andava sempre piu' veloce e il mio seno era sempre piu' racchiuso nella sua mano... Con un dito mi stuzzicava il capezzolo.
Sposto' la coperta che mi copriva e mentre si masturbava inizio' a leccarmi le lebbra, poi scese sui capezzoli... Non so descrivere le sensazione che provavo, ma era piacevole... La sua mano scese sulle mie mutandine, e mi massaggio' il mio sesso, ero sempre piu' bagnata...
Mi infilo' un dito dentro... Lo lasciai fare... Mi allargo' le gambe e mi appoggio' la cappella sul mio sesso, a quel punto mi alzai di colpo, dicendogli "ma cosa stai facendo?", lui rispose "E' da quando ho sposato tua madre che voglio scoparti" io tentai di uscire dalla camera. Lui mi afferro' per un braccio e mi infilo' la lingua in bocca... Mi costrinse a masturbarlo... Poi mi prese la testa e me la porto' sul suo sesso.
Inizio' a passarmi la sua cappella sulle guance poi sulle labbra... Me lo infilo' tutto in bocca. Mentre con una mano mi teneva ferma con l'altra si masturbava dentro la mia bocca...
Era bello sentire il suo sesso in bocca. Mi piaceva... Mi bagnai di nuovo e iniziai a massaggiargli il sesso on la lingua...
A quel punto mi sbattè sulla scrivania a 90° e iniziò a leccarmi la figa.
Provai una sensazione stupenda... Mentre godevo sentii il suo sesso entrare dentro di me.... Era la prima volta che lo facevo... Lui mi disse "non sai per quanto tempo mi sono masturbato pensando alla tua figa stretta ed ancora vergine"...
Io gli dissi che mi faceva schifo, che era un porco... Ma invece pensavo esattamente il contrario...
Mi lasciai scopare...
Quando stava per venire mi sbatte sul letto e mi sborrò sulle mie mutandine nere... iniziai a frgli un pompino.
Ad un certo punto mi disse" ora voglio che ti masturbi", io iniziai a masturbarmi, mi piaceva l'idea di essere guardata... Anche lui si masturbò... Mentre stavo per venire venne anche lui mi sborro' in faccia e sul seno...
Da quel momento non faccio altro che scopare con lui quasi tutte le settimane quando mia madre va via, e provo un piacere stupendo.
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20 years ago
admin, 75
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In Facoltà : Sara si scopre (cap.2)
Per tutta la sera l’immagine di Sara nuda mi rimase come incollata alla retina. “Sono etero” continuavo a dirmi, però il mio inconscio stava lavorando, e molto anche!
Per un paio di giorni non mi recai in facoltà, solo studio e un po’ di cibo! Che esame! Sara mi telefonò la sera: “dai che domani c’è la conferenza di urbanistica, ti tengo il posto in aula 10. Mi preparai per benino: una bella rasata completa e un completino da sballo. “Perché lo stai facendo?” chiesi all’immagine dello specchio… ma non osai darmi una risposta! Ci trovammo in aula 10, la conferenza era un po’ noiosetta e dopo mezz’ora stavamo già chiacchierando con discrezione. Non me ne accorsi, ma mentre parlavamo posai la mano sulla coscia di Sara, lei mi guardò divertita e io arrossii nuovamente; in quel preciso istante però mi accorsi di essere eccitata. Finita la conferenza era già buio e la facoltà praticamente deserta. Dovevo andare assolutamente in bagno a fare pipì ma gli unici puliti erano nell’ altra ala, praticamente tutte le luci erano già spente. Sara mi accompagnò nei bagni, mentre camminavamo mi prese per mano, presi allora la mano e me la passai sul seno già molto eccitato. Senza dire nulla continuammo fino ai servizi, entrammo, la luce interna di entrambi i bagni era spenta e non c’era possibilità di accenderla, allora Sara mi disse “tieni la porta aperta, io intanto guardo che non arrivi nessuno”. Alzai la gonna, abbassai le mutandine, lo sguardo di Sara mi stava letteralmente bruciando la pelle, mi guardò per tutta la durata della pipì e con non chalance mi domandò se volevo un fazzolettino. Annuii, prese un fazzolettino, lo svolse e iniziò ad asciugarmi guardandomi negli occhi. Io ero lì, a gambe aperte e lei mi asciugava con cura la figa. Ci baciammo teneramente e mi accorsi che non teneva più in mano nulla, ma la sua mano continuava a fregarmi le grandi labbra. Ero eccitatissima e colavo il mio piacere, mi spogliò tutta e con voluttà iniziò a leccarmi. Prima i seni, poi il ventre e, finalmente, la passera! Che goduta! Nell’orgasmo le spinsi il più possibile la testa verso di me. “E’ stato fantastico” dissi alla fine, “ora però toccherebbe a me”; mi inginocchiai di fronte a lei, avevo il suo pube a un paio di centimetri dalla faccia, ne sentivo l’odore e ne ero inebriata. Lentamente mi avvicinai, appoggiai il naso nei suoi peli e lo riempii della sua fragranza. A quel punto iniziai con la lingua a saggiarla, tutto intorno. “Così mi farai morire di voglia” disse con voce un po’ roca. Allora affondai decisamente la lingua nelle grandi labbra e iniziai con grande godimento a leccargliela, senza ritegno. Ho provato un piacere unico. L’uccello ti riempie la bocca, la figa invece la devi riempire tu! Venne, leccai e ingoiai tutto con gusto. Era molto conturbante: io nuda in ginocchio e lei ancora mezza vestita, con gli occhi chiusi. “Voltati” le dissi con fermezza. Lo fece e mi ritrovai il suo culo proprio di fronte alla faccia. “Ti piace?” mi chiese languidamente, per tutta risposta iniziai a leccare una chiappa, poi l’altra, poi mi spostai nel solco. “A questo punto” mi dissi “il tutto per tutto!” aprii con decisione le natiche, vidi un fantastico buchino che si ritraeva con spasimi, passai la lingua tutto intorno e infine ve la infilai con foga e con il massimo gusto, “sei fantastica, mai nessuno mi ha mai leccata lì”; mi sentii grande per questo, continuai fino a quando non riuscii ad allargarlo con la forza della lingua e Sara con un dito tutto dentro la figa raggiunse nuovamente l’orgasmo. Si riprese, ormai eravamo entrambe nude, mi voltò con decisione, mi mise carponi e mi restituì il servizietto; fu bellissimo! Anche io non avevo mai avuto il piacere di una lingua dentro il culo; ad un certo punto ci mise l’intero dito medio e io mi morsicai le labbra per non urlare. Subito provai un gran bruciore, a poco a poco però iniziai a sentire un gran godimento anche lì! Per non sbagliare mi infilò anche un paio di dita nella fighetta e a quel punto non capii più nulla!
Mentre uscivamo una guardia un po’ stranita ci chiese se fosse tutto a posto, “Certo!” risposi, “meglio non potrebbe andare!”. “Sei una troietta” mi disse Sara “e per questo mi piaci da morire!”
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20 years ago
admin, 75
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La prima entrata...posteriore
Mi chiamo Manuel e sono un ragazzo della provincia di Udine.
Nel mio appartamento, che all'epoca dividevo con i miei genitori veniva due volte la settimana una donna delle pulizie, che si prendeva cura della casa.
In verità io era innamorata della sua figliola, mia coetanea e quindi all'epoca diciannovenne.
Piu' volte le avevo chiesto se portava alla figlia i miei saluti, avevo espresso ammirazione per la sua figliola, ma mai mi sarei aspettato
quello che stava per accadere.
Infatti questa bella quarantenne, una mattina in cui i miei genitori erano fuori, dopo una mia insistenza per mettere una sua buona parola con la figlia, mi chiese se per caso mi sarebbe piaciuto provare prima l'albero che aveva generato la sua figliola.
Certamente non me lo sono fatto ripetere due volte e piano piano ho dapprima infilato la mia lingua nella sua bocca e successivamente ho cominciato a spogliarla facendolo il piu' in fretta possibile.
Mentre tentavo di togliergli la gonna, mi disse che aveva le mestruazioni e quindi la porta davanti era fuori uso.
Ma dall'aria maliziosa avevo capito che aveva una soluzione in serbo.
Infatti, mi disse sorridendomi di ricordarmi che le donne hanno due entrate e che sarebbe stata ben lieta di accogliermi in quella posteriore. Il mio uccello ebbe una rapida impennata, e una volta appoggiata Carla, questo è il suo nome, alla poltrona del soggiorno, la feci girare per prepararmi il terreno. Incominciai a leccargli il buchino e intanto anche un pò goffamente tentava di fargli un bel ditalino, tra l'altro raccogliendo anche un bel po' del suo sugo.
Lei era al settimo cielo e me lo dimostrava con delle parole del tutto senza senso.
Il sapore del suo buchino era un po' forte, penso infatti che quella mattina non si era lavata da quelle parti.
Comunque imponendovi di non venire subito, dopo buoni dieci minuti di leccamento, mentre lei ancora si scioglieva nel suo brodo di giuggiole, ho appoggiato la cappella al garofanino ed ho spinto con decisione.
Per me era la prima volta che avevo un rapporto anale, ma per lei sicuramente no, dal momento che il mio bastone le era entrato per tutti e diciotto i centimetri e che lei godeva come una vera vacca.
Dopo averle provocato due bellissimi orgasmi (a suo dire) le ho sborrato copiosamente nell'intestino facendola urlare di piacere.
Una volta tirato fuori il mio cazzo dal suo posteriore, l'ho dapprima ripulito di materia un po' impropria, ma debbo dire che non mi e' dispiaciuto affatto e non mi ha dato un senso di sporco, anzi mi ha anche eccitato maggiormente.
Ho finito per vedere il suo culo ancora aperto che gocciolava della mia sborra, ed andava sul pavimento vicino al fuoco.
Non ho avuto più bisogno di pensare alla figlia, e sicuramente non me ne sono pentito.
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20 years ago
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In Facoltà : Sara si scopre (cap.3)
La settimana successiva andai direttamente nell’ ufficio della Maggiora per chiedere delucidazioni su un suo intervento a favore di Gaudì in una nota rivista del settore. Mi misi seduta e accavallai le gambe in una maniera che le suore delle scuole elementari non avrebbero certo approvato. La vidi molto interessata, soprattutto alle giarrettiere e al perizoma nero semitrasparente che avevo acquistato insieme a Sara per l’occasione. Come per caso finimmo a parlare di una annotazione che Sara fece durante il corso e a quel punto la Maggiora mangiò la foglia. Iniziò a fissare i miei piedi e a deglutire vistosamente. Io sorrisi e mi avvicinai con la sedia. Le presi la testa fra le mani e con decisione la abbassai verso le gambe. Iniziò a leccarmi i collant e a scendere verso i piedi. Mi leccò devotamente le scarpe e poi, presa dall’ansia, tolsi le scarpe e iniziai a farmi leccare i piedi; tolsi la calza e iniziai a inserirle le dita nella bocca, con forza. Scoprivo in quel momento un piacere inaspettato nel sottomettere una donna. Finito con i piedi le permisi di salire pian piano verso l’alto; le misi la testa direttamente sotto la gonna in maniera che fosse in difficoltà con la respirazione, e inizialmente le permisi di leccare solo le mutandine. Solo quando queste furono completamente bagnate poté passare direttamente alla figa. Devo dire che era molto brava, mi fece provare una vertigine continua che sfociò in un gran bell’orgasmo. Le feci levare il tailleur grigio e rimanere in mutandine e reggiseno, aveva un seno enorme e ben fatto. Iniziai a strizzarle un po’ i capezzoli fino a quando non fece una smorfia di dolore. Mi accorsi che stava colando dalle mutandine e sorrisi. Stava godendo come una pazza! Presi un bastone di una scopa lì dimenticata, glielo mostrai con uno sguardo un po’ acceso; lei deglutì ancora una volta e si sdraiò sulla scrivania in attesa. Glielo feci leccare un po’, poi lo accostai alla figa e la penetrai con forza. Divaricò la schiena e poi si portò le gambe verso il petto, la costrinsi a leccare prima una sua tetta, poi l’altra, poi presi il suo piede e glielo accostai alla bocca. Lo leccò tutto mentre veniva. La costrinsi a carponi sul pavimento, un po’ preoccupata mi domandò “Cosa vuoi farmi?”, senza neppure una parola le infilai il bastone direttamente nel culo fino a quando non sentii un po’ di resistenza, fece un piccolo urlo ma niente di più. Andai dentro e fuori fino a quando il bastone non fu ricoperto di una bianca spuma. Godette almeno ancora una volta e alla fine si riversò sul pavimento. Iniziai allora a possederla con le dita del piede. Iniziai con l’alluce, dentro e fuori fino a quando non fu completamente bagnato e poi cercai di infilarvi tutto il piede! Godette molto anche perché la divaricai piuttosto dolorosamente.
Vidi un bicchiere e le dissi “Sai, l’altro giorno Sara mi ha asciugato la figa con un fazzolettino dopo avere pisciato, il problema è che ora non ci sono fazzolettini…” presi il bicchiere e vi pisciai dentro, la Maggiora mi guardava con gli occhi sgranati, io lì accucciata che riempivo tre quarti del bicchiere, poi la guardai, lei si mise sotto e mi asciugò tutta con la lingua! Alla fine, seduta in terra, accostò il bicchiere alle labbra e iniziò a bere con fatica un liquore che mai si sarebbe immaginata!
L’esame comunque è andato bene! Meno male!
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20 years ago
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La Ricompensa
Fare la cameriera in una casa di ricchi signori non è mai stato il sogno della mia vita ma a volte ci si deve accontentare di quello che si riesce a trovare pur di sbarcare il lunario. Però devo ammettere che pochi mesi fa mi è successa una cosa chi mi ha fatto cambiare un po' le mie idee sul mio lavoro. Mi trovavo in cucina, intenta a riassettare dopo una cena importante data dai miei padroni, quando mi ha raggiunto la signora Grazia per farmi i complimenti per la perfetta riuscita della serata. Io ero molto lusingata per questa sua attenzione ma certo non mi aspettavo che lei mi facesse anche delle esplicite avance. Al primo momento sono rimasta piuttosto allibita ma quando mi sono ripresa dalla sorpresa ho risposto alle sue proposte nel modo certo più conveniente e mi sono messa a leccarle le tette, che lei mi aveva offerto apertamente. In pochi secondi ci siamo trovate riverse sul piano d'appoggio della cucina mentre ci leccavamo e accarezzavamo a vicenda. Grazia ha tirato fuori un bellissimo vibratore e, con l'aiuto di quel magnifico oggetto, ci siamo date una scopata davvero memorabile. Non pensavo certo che una signora della buona società fosse anche tanto abile a leccare una fica. La sua lingua entrava e usciva dalle mie viscera in modo tanto esperto che io ero rimasta completamente senza fiato. Mi avvolgeva con il suo corpo, le sue carezze, la sua passione e io non potevo fare altro che lasciare che lei conducesse il gioco in modo tanto magistrale. Alternava, poi, la sua lingua e il vibratore in modo che io non potessi fare altro che farmi riempire dalla sua passione e dalla sua voglia. Con uno scatto d'orgoglio anch'io, ad un certo punto, ho voluto ricambiare tutte quelle attenzioni tanto che entrambe raggiungemmo delle vette di piacere mai raggiunte prima. Certo la mia abilità non era certo pari a quella della mia compagna ma anch'io riuscivo a difendermi bene!!!
Inoltre mi veniva da sorridere all'idea che, finalmente, una cameriera riusciva a metterlo nel culo alla sua padrona! Questo pensiero ha moltiplicato magicamente le mie energie dandomi così la forza di rispondere, colpo su colpo, a Grazia. Ormai stavamo ingaggiando una vera e propria battaglia sessuale che si svolgeva nella pura lussuria. Alla fine tutte e due raggiungemmo un meraviglioso orgasmo e potemmo bere dalle nostre fiche i liquidi che ne uscivano. Prima di tornare dai suoi ospiti Grazia mi ha detto che questa sarebbe stata la ricompensa per ogni lavoro ben fatto.
Vi assicuro che da quella sera il mio lavoro è diventato addirittura impeccabile!
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20 years ago
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Mia moglie e il suo amante
Io e mia moglie siamo molto affiatati, siamo due bodybuilder appassionati. Su internet abbiamo conosciuto un giovane che sembrava essere molto gradevole. Mia moglie, 32 anni, si e' lasciata sedurre da questo giovane di 21 anni. Lo ha invitato a casa nostra, per il suo giorno di vacanza.
Il giovane avrebbe dovuto rientrare al lavoro per le 11:30 ed arrivo' a casa nostra per le 8:30. Io non dovevo essere al lavoro prima delle 10 e cosi' quando lui arrivo' me ne rimasi nel soggiorno. Loro non aspettarono molto, immediatamente se ne andarono in stanza da letto. Dopo un quarto d'ora andai ad origliare dietro la porta della camera, che pero' mia moglie aveva lasciato socchiusa in modo che io potessi vedere il letto.Mia moglie portava delle magnifiche calze rosse e sandaletti con i tacchi altissimi. Il suo reggiseno e i suoi slip rossi erano accanto al letto sul pavimento. Il giovane completamente nudo, mi apparve subito come un formidabile atleta, lo vedevo di spalle, era sdraiato sul letto sopra mia moglie e con la bocca stava lavorandosi la sua fichetta. Notai i terribili muscoli della sua schiena, i suoi dorsali, le sue gambe, il suo culo tutto sviluppato in modo notevole malgrado fosse giovanissimo: mi sarebbe piaciuto vederlo lottare con mia moglie, oppure sfidarlo in un paio di match nudi, soli io lui: aveva la mia stessa taglia e ci saremmo divertiti.
Sentii che mia moglie sospirava e stava venendo grazie al sapiente lavoro della lingua del fusto. Dopo un certo tempo si girarono, potei notare il fantastico torace del giovane e le sue potenti braccia definite in modo splendido, con grosse vene che portavano tutta la adrenalina necessaria a combattere sul letto con mia moglie. Anche mia moglie era in forma fantastica. Inizio' a succhiare l'enorme cazzo turgido, prima di impalarsi sul quel grosso membro.Potevo veder il membro del giovane che entrava ed usciva dalla fica di mia moglie mentre lei danzava sopra di lui, gonfiando ogni muscolo del suo corpo lui la provocava, la incitava a muoversi piu' veloce, ancora piu' veloce. Poi lei si sdraio' sopra di lui e lo bacio' appassionatamente, senza dargli respiro, mentre lui stringeva il corpo fantastico di mia moglie fra le sue possenti braccia. Lui inizio' a muoversi sotto di lei, prima lentamente poi velocissimo, mia moglie urlava dal piacere. Lui la aveva afferrata per i glutei duri e muscolosi e la penetrava al volo con il suo cazzo, mentre la alzava sopra di se' e poi la lasciava scendere. Il suo ritmo era velocissimo, il cazzone entrava ed usciva dalla figa di mia moglie enorme e veniva ad ogni colpo di bacino come inghiottito dalle labbra della mia donna. Lui si arresto' e lei inizio' a ripetere il movimento sulla cappella dell'uccello del maschione, i due erano sudati, lei si era tolta ormai le calze e nuda completamente, lucida di sudore si muoveva ansimando tendendo ogni muscolo per provocare il loro piacere, cosi' come ogni muscolo di lui era flesso e duro e gonfio e turgido. La coppia era proprio al colmo della passione dei sensi!Lui la stringeva con forza, rotolarono finche' lui fu sopra di lui ed inizio' a penetrarla, muovendo il suo bacino velocissimo e con forza. Lei venne ancora e poi ancora, lui non mollava un colpo, sembrava inesauribile, io sentii vampate di gelosia miste ad un senso di desiderio e di passione per quei due corpi che stavano facendo la loro piu tremenda chiavata!Ma tutto cio' che potevo fare era di guardare.
Dopo una mezz'ora la frequenza dei colpi che il giovane sferrava con il suo cazzo alla fica di moglie crebbe intensamente, il giovane ansimava e ruggiva sempre piu' forte. Le gambe di mia moglie erano alzate e serrate attorno alla sua schiena ed al suo culo, lo attirava a se' ad ogni colpo. Vidi le sue palle, quando mia moglie con la forza della sua schiena e delle sue cosce lo alzo' sopra di se', che battevano contro la sua fica, brillando per il sudore e per i liquidi che la fica di mia moglie continuava a rilasciare ad ogni orgasmo.Il suo orgasmo esplose nella fica di mia moglie con potenza, con meraviglia mi accorsi della grande quantita' di sborra che schizzo' nella sua fica e sulla sua fica, continuo' a sborrare per quasi un minuto: il suo corpo era contatto in ogni muscolo, era magnifico lucido, sudato, cosi' come quello di mia moglie, si esibivano reciprocamente ogni muscolo, sentivo il profumo di donna e della fica che emanava da mia moglie e l'acre odore di maschio e di sudore del maschio. Mia moglie ebbe un ulteriore orgasmo, gridava senza nessun controllo, poi si staccarono giacendo uno accanto all'atro ed io in punta di piedi me ne tornai in soggiorno.
Mia moglie apparve dopo qualche minuto, nuda, splendida e rilassata, con un sorriso:Ho fatto la mia migliore scopata della vita, mi ha fatto venire come mai mi e' capitato! Ora torno alla carica, mi piace quel fustaccio, ma ora tu vattene a lavorare! Prendi un po' della sua sborra sulla tua bocca, tesoro!"Cosi' dicendo si mise sopra di me sul divano ed aprendo le cosce fece cadere un po' della sborra ancora calda che le aveva schizzato dentro il giovane nella mia bocca: mi blocco' al divano le braccia e poggio' la sua fica completamente alla mia bocca:"Ha un cazzo enorme, mi ha scopata e chiavata come un pazzo, mi ha fatto godere una infinita' di volte, tu non riuscirai mai, i suoi muscoli potrebbero spezzarti, lecca la mia fica, puliscimi con la tua lingua tutto lo sperma di quel campione, ti rendera' forte come un toro e potrai sfidarlo ad un incontro di lotta, dopo che mi avra' scopata ancora, lecca la mia fichetta, leccami porco!"Ero stato messo fuori combattimento dalla potenza del giovane senza alcuna speranza, non potei che sottomettermi alla volonta' di mia moglie e leccai, leccai, pulendo tutta la sborra, passando la mia lingua sul clitoride eretto di mia moglie. Poi mi preparai ad andarmene, dopo essermi sborrato addosso almeno due volte per la eccitazione.
Intanto che me ne andavo mia moglie mi grido' che avrebbe passato il giorno a succhiare, a leccare il cazzo di lui e a farsi chiavare e leccare la fica. Avrei dovuto prepararmi ad affrontare una vita sessuale con mia moglie molto piu' intensa di prima, mi disse. Mi avrebbe insegnato a fare tutto quello quel giovane le aveva fatto. Mi avrebbe fatto godere come lei aveva fatto verso il giovane. Io passai il resto della mia giornata a pensare a mia moglie che si faceva fottere da quel giovane, a mia moglie che urlava di piacere, al giovane che le sborrava nella fica una due tre volte, con una passione ed una virilita' inesauribili!Ma quella sera inizio' la mia vera vita sessuale con mia moglie: mai avevo fatto l'amore e scopato con mia moglie cosi' intensamente. Godemmo tutta la notte, mia moglie non era mai sazia sebbene il giovane le avesse dato tanto di quel cazzo...!
Qualche giorno dopo, in palestra stavo allenando i miei grossi bicipiti con un bilancere, ero seminudo, in forma smagliante e pensavo alla serata che avrei trascorso con la mia donna, a letto, quando lui mi si avvicino': un fisico da mozzare il fiato, abbronzato come un dio, le sue cosce mostravano una potenza inaudita, i suoi bicipiti..... era sudato per l'allenamento, anche lui seminudo. Mi disse:"ci siamo conosciuti a casa tua, hai una moglie molto passionale, ed e' una fica eccezionale, l'ho vista ad allenarsi nella sala accanto, che fisico! Se avete bisogno di un allenatore personale, sono a vostra disposizione!" Oggi, sono passati due anni, il mio fisico e' diventato molto piu' potente di quello di quel giovane, lo incontro spesso in palestra, ci alleniamo assieme, io uso sempre pesi molto piu grandi dei suoi, il mio peso e' superiore al suo, l'ho sfidato a lottare spesso, ma lui non accetta:"potresti vendicarti di quella volta, meglio non rischiare!"mi dice con un po' di nostalgia per quel giorno ormai lontano.
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20 years ago
admin, 75
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Amiche per la pelle
Anna sbuffò la nuvoletta di fumo verso il soffitto e mentre alzava il mento Betta ebbe il desiderio di baciarle delicatamente la base del collo…che idea assurda le era balzata in testa in quel momento! Decise di accantonare il pensiero e si accese una Merit prendendo in seria considerazione l'idea di non terminare la grappa di chardonnay (ecco era brilla! Per quello aveva pensieri strani). Si tolse le scarpe coi tacchi a spillo e si coricò sul divano col portacenere appoggiato fra i fieri seni, badando a non fare cadere la cenere sulla camicetta di seta antracite.
- Anna dai cerca di non buttarti giù…gli uomini lo sai come fanno…un giorno ti dicono ti amo e poi il giorno dopo scopri che vanno a letto con la tua migliore amica. In fondo non ti meritava…-
Il bel volto ombroso di Anna si corrucciò ulteriormente:
- Ecco ti prego smettila Betta! Con la storia che in fondo non ti meritava e poi ti sei dimenticata di aggiungere…cara non era vero amore, sarebbe finita prima o poi e meno male che non ci sono bambini! Gli uomini…basta non ne voglio più sapere…ragionano con quello che hanno fra le gambe. Da ora in avanti faccio senza di loro, non sono indispensabili in fin dei conti-
- Beh a qualcosa servono? Non ti pare? - Ribatté Betta maliziosa mentre faceva un gesto osceno muovendo la mano verso il proprio inguine.
- Non è detto perché noi donne possiamo essere autosufficienti non credi?
- Certo Anna, però fra il dire e il fare…
- Eccola che riinizia coi soliti luoghi comuni! - replicò Anna mentre accavallava le snelle gambe sulla poltrona.
Stando coricata sul divano Betta godeva di un ottimo punto di osservazione e scorse la fine dell'autoreggente dell'amica, proprio quella parte di pelle bianca che contrasta con la lycra nera la quale a sua volta richiama alla mente il colore scuro del pelo pubico; le parole le uscirono dalla bocca prima che lei potesse pensarle:
- Allora facciamo una prova, visto che sei così disinibita…cerca di sedurmi e vediamo cosa succede.-
Anna che era sempre stata ostinata, non poteva a questo punto tirarsi indietro e decise di stare al gioco:
- Accetto la sfida con piacere e ti dimostrerò che non mi sbaglio, sia chiaro però che è solo un gioco e arriveremo solo fino a un certo punto e tu dovrai essere sincera e dirmi se ti eccito veramente! - pronunciò con voce divertita, mentre si alzava dalla poltrona e lasciava scivolare il tubino grigio a terra, restando in body e calze autoreggenti. Si avvicinò al divano dove era coricata l'amica e si sedette di lato sul bracciolo. Le sfilò il collant e iniziò a baciare i piedi della meravigliata Betty:
- Non ti facevo così fetish Anna! Ah mi fai ridere…mi fa solletico…ti prego - disse esclamando le ultime parole con voce troppo bassa.
La bocca inesorabile di Anna proseguiva succhiando con voluttà le dita e sporcandole di rossetto Corolle nr.5 color mattone bruciato, poi la lingua umida e veloce iniziò a risalire le sottili caviglie e ancora più su fino all'interno delle ginocchia. Anna voleva fermarsi lì, ma era come ipnotizzata…o forse aspettava solo un cenno dell'amica. Mordicchiò il tenero interno coscia e quando fissò negli occhi l'amica vide che era eccitata tanto quanto lei. Con una mano un po’ tremante sfiorò la stoffa delle mutandine da sotto la gonna e ne poté percepire l'umidità…aspettava un cenno di Betta per smettere, ma lei come risposta si tolse gonna e camicetta, mostrandole i suoi seni dotati di grandi capezzoli turgidi rosati. Aveva sempre invidiato il seno abbondante dell'amica e ora desiderava toccarlo, apprezzare a fondo quella pienezza, essere sfiorata da quelle forme calde e armoniose.
Anna si tolse il body, mettendo in mostra un fisico felino e scattante, aveva un seno piccolo ma ben fatto e sodo con piccoli capezzoli bruni. Si adagiò sopra all'amica, seno contro seno…una sensazione strana ma molto appagante, le bocche si incontrarono e si baciarono prima superficialmente, poi sempre più a fondo fino a farle quasi stordire…il punto stabilito in precedenza era saltato e entrambe desideravano arrivare fino in fondo.
Anna a un certo punto scattò in piedi all'improvviso e rossa in volto, senza il coraggio di fissare negli occhi l'amica mormorò un forse è meglio fermarci e Betty come risposta si sfilò le mutandine mettendo in mostra la vagina glabra a parte un ciuffo di peluria castano chiaro.
Istintivamente Anna si adagiò di nuovo sul divano, però al contrario in modo da esplorarsi a vicenda…il fiore roseo dell'amica la attraeva irresistibilmente e ancora più di tutto il profumo che sprigionava fatto di intimi aromi misteriosi e segreti; delicatamente vi posò la lingua percorrendo accuratamente le pieghe e sussultando quando Betty a sua volta le prese fra le labbra il clitoride.
Betty succhiava ora con voluttà, ora con delicatezza, alternando i ritmi con casualità, mentre con l'indice e il medio esplorava la vagina umida dell'amica…fino al punto in cui poté sentire le contrazioni orgasmiche dapprima veloci e rapide e poi più lente e profonde; fece in modo di prolungare il più possibile il piacere di Anna accompagnando il ritmo con la pressione della mano sul clitoride e le punte delle dita all'entrata della vagina.
Poi fu Betty a godere con un piacere improvviso e talmente forte che aveva l'impressione di sprigionare energia luminosa da tutti i suoi orifizi e venne nella umida bocca di Anna che insaziabile ne succhiava gli umori.
Restarono a lungo nude abbracciate sul divano ad accarezzarsi i capelli e i seni, mentre il ticchettio dell'orologio scandiva il tempo.
Fu Anna a rompere il silenzio:
- avevi ragione Betty, si può fare a meno degli uomini… non ho perso molto a lasciare Carlo e poi dal punto di vista sessuale vale zero rispetto a te…-
Betty rispose: - Hai perfettamente ragione, sessualmente era molto fiacco…gli ho persino dovuto indicare dov'era il clitoride! Dai Anna forse col prossimo ragazzo andrà meglio, forse passerà la prova fedeltà & sesso.
Anna schioccò un bacio sulla fronte dell'amica sussurandole: Sei la mia migliore amica.
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20 years ago
admin, 75
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Con l'amica di mia figlia
o sono un signora di circa 45 anni e sono qui nella mia casetta a guardarmi un film mentre mio marito come al solito è ad una cena di lavoro o meglio a sbattersi qualche bella fichetta ventenne quando all'improvviso suona il campanello e Patrizia un'amica di mia figlia che è passsata a prenderla per uscire ma lei non è ancorea pronta, così la faccio accomodare, lei indossa un vestitino praticamente invisibile e tutto ad un tratto sono invasa da un senso di calore a da una voglia irrefrenabile di toccarla e fare l'amore, così piano piano mi avvicino a lei e le sfioro le spalline del vestito e noto che non porta il reggiseno allora le chiedo come mai e lei mi risponde che la eccita molto uscire senza biancheria intima e che questa sera anche mia figlia sarebbe uscita con lei senza biancheria intima visto che le vuole fare provare nuove emozioni forti ed eccitanti allora senza dire nulla le sfioro le labbra con il dito medio, allora lei si abbassa le spalline e in men che non si dica è completamente nuda e scodella due tettine dure e con due capezzoli durissimi che inizio subito a leccare mentre mi tolgo la vestaglia e la prego di poterle leccare la fica ed il buco del culo ma lei prima vuole a tutti costi leccarmi la fica e sditallinarmi un poco proprio mentre siamo per terra a godere come mai nella nostra vita, scende mia figlia Francesca e vedendo la scena subito ci urla accusandoci di essere due luride troie, allora la prendiamo con molta dolcezza e la spolgliamo e le dedichiamo tutte le nostre atenzione e finalmente inizia a godere come non mai visto che fino a poco tempo fa era molto tradizionalista come abitudinini erotiche e così lecco la fichetta di mia figlia mentre la sua amica mi infila di tutto nel culo e nella figa e godo come una vacca fino a che non iniziano loro due ragazza a succhiare i miei capezzoloni duri e vogliosi e così invece di uscire, le due porcelline sono rimaste li con me a fare un sacco di bei giochini tra donne ma molto molto goderecci. Dopo più di un'ora di sesso sfrenato ci prendiamo una tazza di caffè e il mio pensiero va da mio marito e non vedo l'ora che esca di nuovo per le sue cenette di lavoro.
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20 years ago
admin, 75
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Amiche per la pelle
Il mio lavoro lo svolgo insieme ad una collega, molto bella, da circa 4 anni; con lei ho diviso momenti belli, collere e tutto quanto è potuto accadere in questi ultimi anni. Le mie fantasie erotiche hanno, manco a dirlo, per protagonista lei, la mia C., e ora inizio a descrivervi la mia purtroppo solo ricorrente fantasia erotica. Era una fredda mattina invernale e, come tutti i giorni io e C. uscimmo insieme per fare il nostro solito, faticoso, ma gratificante lavoro. Dopo tanto camminare ci venne voglia di un qualcosa di caldo, decidemmo quindi di entrare in un caffè per prendere una bella cioccolata calda. Lei era bellissima, si tolse il cappotto e mi mostrò una scollatura da capogiro, e poi col suo seno era proprio da sballo. Mentre bevevamo la cioccolata mi guardava con una strana espressione, come non aveva mai fatto e si passò voluttuosamente la lingua sulle labbra: non c'è che dire, era tremendamente eccitante!!! Prese la mia mano, la mise sulle sue gambe divaricate e fece in modo di far entrare le mie dita nelle sue mutandine. Era un lago, io cominciai a non stare più nella pelle, la volevo baciare, la volevo mia, avevo desiderio di una donna come mai mi era accaduto. Lasciammo le cioccolate sul tavolo ed andammo nel bagno, ci chiudemmo e cominciammo a baciarci, le nostre lingue si intrecciavano, le baciai i seni, aveva i capezzoli duri, la leccavo sulla pancia, scesi fino alle mutande con la lingua e le abbassai gli slip, inizia a leccarle quella deliziosa fichetta tutta depilata, non mi sembrava vero che stavo baciando la fica della mia collega, sentivo tutto il suo piacere in bocca e mi piaceva molto lei completamente eccitata si avvicina a me e mi inizia a leccare tutto il mio corpo fino a scendere alla fica per finire al culo, si ferma un'attimo e tira fuori dalla borsetta un vibrato e mi chiede se lo volevo provare io, che di solito non uso quelle cose, in preda all'eccittazione più completa annuisco mi fa girare mi lubrifica nuovante il culo con la sua dolce e calda saliva e me lo infila prima piano poi sempre più forte e fino in fondo. Sono completamente abbandonata sia al piacere che provo che alle sue parole. Mi ripete continuamente che sono una vacca, una troia, una puttana e io provo ancora più piacere. Alla fine esausta dal piacere ci ricomponiamo e ritorniamo a bere la cioccolata che ormai era diventata freddissima.
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20 years ago
admin, 75
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Le Trasgressioni di Mia Moglie
E un sabato mattina, mi moglie si e alzata presto mi ha detto che andava dalla madre.
Fuori piove nel letto si sta bene, non mi va di alzarmi.
Sono le dieci e sento dei rumori che provengono dal bagno mi avvicino lentamente vedo dal buco della serratura la nostra domestica che pulisce il bagno e chinata verso il water,vedo le sue mutandine bianche di pizzo con il suo pelo della figa le sue chiappe sode,mi sto eccitando,continuo a guardare,incominciai a masturbare quando lei a l'improvviso apre la porta e con garbo mi guarda, e senza dire una parola lo prende in bocca lo succhia con dolcezza, mi fa un bocchino da sballo.
Mi prende la mano e mi conduce nella stanza da letto mi fa stragliare sul letto,mentre io resto immobile lei davanti a me si spoglia ,incomincia a leccarmi tutto corpo sembra una donna vogliosa che mi vuole sbranare,incominciò a leccare la figa sento la sua sborra sulle mie labbra,il suo clitoride duro come un cazzo,mentre la mia lingua impazziva sulla sua figa,alzò gli occhi e vedo mia moglie
vestita con un abito di pelle nera con una frusta e un fallo nella cintura.
Guardo mia moglie senza, la domestica dice a mia moglie "sono al tuo servizio padrona questo e il nostro schiavo" La domestica incominciò' a succhiare il cazzo di mia moglie, io inginocchiato leccavo i piedi di mia moglie e mi veniva sempre un cazzo duro, scopammo per tutta la sera.
Avevo scoperto le trasgressioni di mia moglie.
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20 years ago
admin, 75
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Le Ciabatte della Tedesca
Premetto che sono un feticista dei piedi e delle scarpe.
Ero in un supermarket a fare la spesa quando sento l'inconfondibile clop clop prodotto da suole di legno che battono contro il pavimento.
Affretto il passo in direzione del rumore e dietro uno scaffale vedo una gran bella ragazza sulla trentina, bionda, alta (circa un metro e ottanta) e con gli occhi azzurri. La fanciulla, vestita con un semplice abito di cotone a fiori che le arriva fino alle caviglie, è una bellissima tedescona abbastanza somigliante a Claudia Schiffer.
Adesso non sta camminando, essendosi accucciata per scegliere un prodotto, ma indubbiamente è lei la responsabile del "fracasso" di un istante prima. I suoi piedi nudi e con le unghie smaltate di nero (ad occhio e croce direi un 40) sono infatti infilati in un paio di ciabatte di legno ortopediche senza tacco (gli zoccoli "Pescura" del dottor Scholl's), delle quali posso vedere le piatte suole di legno, essendo lei seduta sui suoi talloni con le piante sollevate. Il legno è molto annerito dal sudore dei piedi, mentre le piante appaiono rosee e prive di callosità.
Di fronte a quella visione celestiale mi chino subito, fingendo di dovermi allacciare una scarpa, per essere il più vicino possibile ai piedoni dell'avvenente tedesca e riuscire magari ad avvertirne l'aroma. In effetti, approfittando del fatto che lei mi dà le spalle, riesco ad essere piuttosto vicino ai suoi bellissimi piedi, ma non ho molto tempo per annusarne l'odore, perché dopo qualche decina di secondi la biondona si rialza in piedi, avendo finalmente trovato ciò che cerca, e, sempre ciabattando sonoramente, si dirige verso la cassa.
Io, tirando su velocemente un prodotto a caso, naturalmente la seguo, per poter essere immediatamente dietro di lei nella fila alla cassa. Devo dire che ne vale la pena, perché la tedesca, come tutte le sue connazionali per niente imbarazzata dal mostrare le sue estremità, ben presto si sfila uno zoccolo e appoggia il suo bel piedone scalzo sul carrello della spesa.
La mia eccitazione a questo punto è alle stelle. Vedere per terra quella ciabatta di legno abbandonata, su cui è impressa nitidamente l'impronta del piede (in particolare si possono distinguere molto bene i cinque segni neri lasciati dalle dita), nonché il piede stesso, nudo e provocante, è per me fonte di infinita libidine.
Tra me e me mi dico "adesso o mai più" e, con movimento rapido, raccolgo dal pavimento lo zoccolo e poi fuggo via veloce come il vento. Sento la tedesca che urla dietro di me e che cerca di inseguirmi a piedi scalzi (per correre più agevolmente si è tolta anche l'altra ciabatta), ma non ce la fa a raggiungermi.
Arrivato a casa, posso finalmente esaminare con tutta calma lo zoccolo della tedesca, ancora caldo del suo piede: è un modello "Pescura" con le suole piatte (senza tacco), col cinturino bianco e senz'altro molto usato, perché anche la pelle del cinturino è piuttosto usurata. Annuso subito la calzatura rubata: indubbiamente, anche se non intensissima, un po' di puzza di piedi si sente. Infine lecco la ciabatta della tedescona, mi sparo una sega, ci sborro dentro e godo come un animale.
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20 years ago
admin, 75
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La tardona
Ho 37 anni, ma questa storia risale a quasi 20 anni fa, avevo una ragazza con cui scopavo regolarmente quasi tutti i giorni, ma a quell'età non basta mai, il testostorone è sempre alto e quindi le pugnette dedicate alle signore si perdevono,come tanti coetanei avevo le miei preferite, tutte più o meno abitanti nel mio condominio o in zona.
La mia preferita si chiamava Morena, due figli maschi ed intima amica di famiglia, quindi la vedevo quasi tutti i giorni, lei una stupenda toscana di 40 anni, con un seno e delle gambe da capogiro.
Un giorno, andai a casa sua per portarle delle cose di mia madre, lei mi accolse come al solito cordialmente, ma i suoi occhi trapelavano ambiguità, stavo per andar via quando mi chiese se volevo un caffè, accettai, mi vergognavo desideravo andare a casa per dedicargli l'ennesima pugnetta, rosso in viso accettai, mi disse che i figli erano andati con Sandro (suo marito) fuori città, parlammo di tutto, della scuola del tempo libero e poi mi chiese della ragazza,se ci scopavo e dove lo facevamo,a queste sue domande il mio cazzo cominciò a tirarmi come non mai, balbettai un pò e poi mi lascia andare raccontandogli ogni minimo particolare della mia storia con Rosy, a quel punto suonò il Tel. era mia madre che mi cercava, mi licenziò, ma con la promessa che sarei andato nuovamente da lei con più calma ed intimità.
Dopo 2 giorni mi chiese se potevo aiutarla in cantina a spostare delle cose, accettai e scesi giù di corsa, nello spostare le varie cianfrusaglie salì su una scala, la bella porca era con autoreggenti ed un tanga, le dissi "Morena non pui farmi questo,ho un cazzo in tiro che sta per esplodere" lei per tutta risposta scese e mi disse "Tiralo fuori,fammi vedere", fece come disse e subito comincio a farmi una POMPA divina, le venni in bocca, e prima di ricomporsi mi disse "ti aspetto domani pomeriggio a casa" , da quel pomeriggio ne passarono tanti, per l'esattezza 10 anni, 10 anni di scopate stupende, non nego che ogni tanto una pugnetta a Morena la dedico sempre,ripensando ai bei tempi ed alle stupende sborrate nel culo ed in bocca.
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20 years ago
admin, 75
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Io, la mia amica e il patrigno
E' l'estate scorsa, sono andata in piscina con una mia amica e il suo patrigno.
Passiamo una bella giornata, ridiamo e scherziamo tutto il tempo... Quando è ora di uscire dall'acqua esco prima io, poi Daniela, e dopo il patrigno, mentre Daniela esce dall'acqua non posso fare a meno di notare il suo seno evidenzaito dal costume bagnato, noto che la pelle d'oca ha reso i suoi capezzoli, duri, quasi da bucare il costume...
Non riesco a scollare lo sguardo dal suo seno, racchiuso in quel costumino intero... Quando finalmente distacco gli occhi da lei noto che il suo patrigno mi sta fissando il seno, mi guardo e noto che anche i miei capezzoli si sono induriti, divento subito rossa dalla vergogna, e mi volto.
Io e Daniela ci dirigiamo verso il camerino, mentre cammina le fisso il sedere, sodo ed evidenziato dal costume bagnato...
Lei apre la porta del camerino, e prima che la chiudesse le faccio i complimenti per il bel fisico; Lei ringrazia e ricambia...
Mentre mi parlava continuavo a guardarle il seno, i miei capezzoli stavano scoppiando, lei scherzando me ne pigia uno dicendomi "hey ma hai freddo?" e io rispondo "no, sei tu che mi fai questo effetto", lei rimane un attimo sbalordita.
Non riesco piu' a trattenermi, la bacio, lei apre le labbra e infila la sua lingua nella mia bocca, divento subito bagnata...
Ci infiliamo nel camerino, mentre ci baciamo io continuo ad accarezzarle il seno, sento sotto le mie mani i suoi capezzoli indirirsi...
Inizio a stuzzicarglieli sopra al costume... Lei aveva un costume intero rosa, ed io un bikini lucido color oro...
Le stringo il seno sempre piu' forte, dalla sua bocca escono piccoli gemiti di dolore e piacere mescolati...Lei inizia ad accarezzarmi il sedere con entrambe le mani.
Le sposto la parte centrale del costume in mezzo al seno, inizio a baciarglielo, lo lecco, le mordo dolcemente i capezzoli ed inizio a masturbarla... Il suo respiro si fa sempre piu' forte... Abbasso lo sguardo e vedo che da sopra al costume ancora bagnato si vedono i peli del suo sesso, mi abbasso ed inizio a farla godere con la mia lingua...
Lei mi alza, ed inizia a strofinare i suoi capezzoli nudi sopra al mio costume lucido... Anche i miei capezzoli si fanno sempre piu' duri... Ci sdraiamo sulla panca dello spogliatoio e iniziamo a fare sesso fino a tal punto da farci venire in modo fantastico!!!
Mentre lei si veste io vado a cambiarmi nel mio spogliatoio, appena chiudo la porta dello spogliatoio di Daniela vedo il suo patrigno che si alza di colpo.
Avava spiato tutto dalla fessura, il suo membro era durissimo (si vedeva dal costume), mi prende di forza e mi sbatte contro il muro, mi bacia e mi tocca il seno, mi tiene talmente forte che non riesco a reagire... Ma ad un certo punto mi sono lasciata andare...
Mi prende una mano e me la mette sul membro, mi dice di accarezzarlo.
Io mi rifiuto e mi tolgo dalle sue braccia e scappo nel mio spogliatoio.
Entro nel mio spogliatoio e mi vesto, mi accorgo di aver lasciato le mutandine a casa, mi vesto e mi infilo i collant senza mutandine, mi metto la gonna ed esco velocemente dal mio spogliatoio, vado a chiamare Daniela, quando sto per aprire la porta sento dei leggeri gemiti provenire da li dentro...
Apro piano piano la porta e vedo Daniela che sta facendo l'amore col suo patrigno... Lei indossava ancora il costume...
Il patrigno mi vede e mi tira dentro lo spogliatoio.... Noto che la parte bassa del costume di Daniela è spostata per far passare il suo membro.
Mi avvicino, Daniela mi infila una mano sotto la gonna e mi dice "godi con me" mi accarezza, non so descrivere il piacere... Ero senza mutandine, tutta bagnata... Mi faccio toccare, e mentre Daniela mi masturba il suo patrigno bi bacia ancora... Mi tocca il seno... Mentre sta per venire mi sbatte sulla panca, mi alza la gonna e mi viene sui collant...
Sentivo il suo sperma ancora caldo... Daniela si avvicina con la lingua ed inizia a leccare tutto lo sperma, ed in piu' "pulisce" anche il suo patrigno...
Mi si sdraia sopra ed iniziamo a fera l'amore io e lei... Il patrigno si inginocchia di fronte a noi e inizia a masturbarsi...
Quando stava per venire prende la testa di Daniela, l'avvicina al suo membro e le viene in bocca...
Daniela mi bacia e sento lo sperma sulla mia lingua...
Il patrigno si alza e se ne va...
Mentre Daniela si riveste le chiedo da quanto ha rapporti con il suo patrigno e lei mi dice che la prima volta è stata a 16 anni quando erano da soli in casa...Mentre lei dormiva ha aperto di poco gli occhi ed ha visto il suo patrigno che si masturbava mentre la vedeva nuda nel letto...
Da allora anche io ho scoperto il fantastico mondo delle donne...
Mio eccito solo a guardare anche le foto... Anzi se volete mandarmi le foto delle vostre ragazze le accetto!!!
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20 years ago
admin, 75
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Giada
Giada giaceva ancora assopita nel suo letto, calda e sudata. Cercava un motivo valido per alzarsi ed affrontare una nuova giornata mentre la sua mente ripercorreva , attimo dopo attimo, il tempo appena trascorso in compagnia di Gianluca.
Eh si, se lui fosse stato ancora lì, lei l’avrebbe svegliato dolcemente ; avrebbe iniziato ad accarezzare l’uccello di lui con la mano per poi avvicinarsi con la bocca ed iniziare a leccarglielo. La sua lingua sarebbe corsa ritmicamente dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso, scivolando lungo tutti i lati del meraviglioso membro di Gianluca fino a vederlo ergersi in tutta la sua maestosità e prepotenza. A quel punto l’avrebbe ingoiato completamente ; in fondo era suo, tutto suo.Che immensa soddisfazione vedere il corpo di Gianluca contorcersi dal piacere mentre il suo uccello entrava ed usciva dalla sua bocca, umido di saliva.
Che bel modo di iniziare la giornata, pensava tra se Giada. Così ci si sente davvero vivi, appagati.
Gianluca era entrato nella sua vita grigia e senza sole, scandita dal solito tran tran quotidiano, come un tornado, proprio quando lei ormai pensava che non fosse più possibile vivere emozioni nuove ; il lavoro, la casa, i figli, il sesso con suo marito, consumato frettolosamente e per mero dovere, senza soddisfazione. Per trovare una ragione alla sua esistenza Giada si guardava in giro ; “ in fondo tutti vivono così” pensava. “I desideri,i sogni, le fantasie sono cose da ragazzi:quando si è adulti non c’è più spazio per essi, occorre essere responsabili e non perdersi in fatue utopie”.
Apparentemente Giada non aveva motivo per essere insoddisfatta della sua vita ; aveva una bella casa, due figli adorabili, una occupazione che le garantiva l’indipendenza economica, un marito con una buona posizione economica e sociale ; molte sue amiche la invidiavano di sicuro.Eppure Giada continuava ad essere infelice ; si trascinava tra le mille incombenze della sua esistenza trascurando se stessa e le sue esigenze. Ogni tanto cercava di consolarsi pensando come, un giorno, quando i figli avessero raggiunto una loro indipendenza, si sarebbe potuta ritagliare degli spazi per se e per la sua grande passione, i viaggi. Passione alla quale aveva dovuto rinunciare per la ritrosia del marito a spostarsi da casa anche solo per pochi giorni.Invece, da quando aveva conosciuto Gianluca, Giada aveva iniziato ad osservare le cose da molteplici prospettive. Lui le aveva fatto scoprire l’amore, quello vero, il piacere, la passione quali elementi essenziali della vita.
Quando riuscivano ad incontrarsi passavano ore ed ore a fare l’amore senza smettere mai ; lei lo baciava così intensamente da togliergli il respiro, lui era sempre dolcissimo : la accarezzava con una tenerezza infinita e ricambiava i suoi baci con analogo ardore. Poi la passione che li univa scoppiava in tutta la sua incredibile prepotenza ; Gianluca iniziava a leccarla in ogni angolo del suo corpo, e quando si soffermava con la sua lingua all’interno delle cosce di lei, Giada perdeva il controllo di se stessa e lui continuava, le infilava la lingua nella sua umida fessura ed iniziava a muoverla senza tregua, poi le mordicchiava il clitoride ed infine tornava ad immergere la sua lingua dentro lei fino a farla venire. Tutte le membra di Giada si agitavano convulsamente e scoordinatamente per il piacere, mentre lui,non pago, si dissetava col succo di lei.Giada si godeva ogni singolo istante come fosse stato l’ultimo attimo della sua vita. Non aveva mai provato nulla di simile in passato.
Non aveva mai avuto un uomo che si dedicasse a lei, che le facesse provare il piacere in tutte le sue sfumature. Ed ogni volta che facevano l’amore non era mai uguale ; scoprivano sempre qualcosa di nuovo, di più intenso. Non era solo sesso, era l’incontro di due anime all’eterna ricerca dell’appagamento fisico e mentale.
Negli anni Giada si era abituata a rapporti sessuali vissuti frettolosamente, ove l’importante per il marito era “svuotarsi”, ed il piacere era un aspetto meramente accessorio.Giada ignorava completamente il concetto di piacere, da raggiungere reciprocamente senza limiti di tempo e spazio. Era per lei una dimensione completamente nuova, che le aveva letteralmente sconvolto la vita.
Con Gianluca aveva imparato a fare l’amore, ma soprattutto aveva capito cos’era l’amore in tutte le sue componenti, a volte anche dolorose. La sua vita non sarebbe mai più stata la stessa, e questo la spaventava molto.
A volte provava un profondo rancore, quasi odio, nei confronti di Gianluca, perché era entrato in lei con una violenza tale da stravolgere il suo precario equilibrio di vita, faticosamente costruito anche tacitando alcuni aspetti della sua natura. E detestava anche se stessa per avergli permesso di entrare nella sua vita senza valutare le conseguenze di questo passo. Ed ora cosa avrebbe fatto ?
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20 years ago
admin, 75
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Due Amichette per Me
Salve sono Gianni sono insieme alla mia ragazza Monia da circa 1 anno. Compiro' tra poco 25 anni mentre la mia meta' li ha compiuti da non molto. Monia e' una ragazza alta 170 cm capelli rosso-castano spalle larghe due tette da paura (una terza abbondante) un sedere da urlo e gambe non troppo magre proprio come piacciono a me. Nel nostro rapporto viviamo il sesso molto apertamente manifestiamo a vicenda le nostre fantasie erotiche e voglie piu' nascoste senza inibizioni e senza paura e nel limite del possibile cerchiamo di soddisfare l' uno quelle dell' altro. Proprio in base a cio piu' volte durante le nostre favolose notti d'amore ho manifestato a Monia il desiderio di avere una storia sua cugina Anna, di come sarebbe stato eccitante farlo proprio con lei che era tanto legata a Monia.
Proprio perche' manifestavo queste mie voglie durante l'amplesso Monia per aumentare la mia eccitazione giocava e immaginava con me come sarebbe stato farlo con sua cugina ma una volta finito di fare l' amore tutti i pensieri ed i propositi svanivano in lei e purtroppo solo in lei: dovevo assolutamente scopare con Anna. L'occasione si presento' quando io e Monia facemmo un' uscita a doppia coppia con la cugina ed un suo amichetto; la fortuna volle che il suo amico le desse buca cosi decidemmo per non lasciare Anna sola di andare a bere qualcosa a casa mia e poi avremmo deciso cosa fare. Io non potevo neanche immaginare cosa sarebbe successo quella sera a casa mia ma la presenza di Anna mi eccitava da cani e gia' nell'ascensore mentre salivamo a casa mia feci capire a Monia che avevo un gran voglia ed iniziai a baciarla sul collo come solo io so fare la sentivo gemere di piacere ma era costretta a trattenersi per non imbarazzare sua cugina. Saliti sopra ci accomodammo sul divanetto ed inizia a servire un paio di cocktail un po' alcolici alle due cuginette cosi' per ravvivare un po' la serata (si dice sempre cosi') ma non che sperassi in quello che poi sarebbe realmente successo. Dopo un po' le vedo andare tutte e due verso il bagno ma Monia mentre si alza mi guarda e mi fa un sorrisetto che mai avevo visto illuminare il suo volto. Stettero li dentro per quasi un quarto d'ora, preoccupato un po' stavo quasi andando a vedere cosa fosse successo quando ad un certo punto sento la porta del bagno aprirsi ed assistetti ad una visione unica: Anna era tutta nuda piu' di un metro e settanta di sensualita due tettine da far invidia ad una modella tutte da succhiare e un paio di gambe magre. Il tutto raccolto nel corpo di una diciasettenne tutto pepe dal corpo gia sviluppato ma con un sorriso ed un volto ancora acerbi che mi davano una carica sessuale mai provata fino d'ora. Mentre Monia mi diceva che aveva pensato di fare per i miei diciotto anni un regalino simpatico a me ed uno alla cuginetta che quella sera era rimasta senza accompagnatore.
La situazione mi intrigava e non sapevo fino a che punto Monia scherzasse o facesse sul serio cosi' mi feci coraggio ed iniziai a darmi da fare: lo avevo gia durissimo come la pietra.
Mentre mi avvicinavo a Anna notai che la sua fichetta da diciasettenne era completamente rasata (relizzai subito cosa avessero fatto un quarto d'ora in bagno) ed un po' irritata era evidentemente la prima volta che lo faceva cosi' per alleviarle il fastidio ma soprattutto per sentire il suo sapore mi abbassai mentre lei era ancora in piedi ed iniziai a leccargliela tutta.
Nel frattempo Monia si era spogliata e mi stava togliendo togliendo i vestiti. Una volta fatto inizio a baciarmi la schiena: lei solo sa che quello e' il mio punto piu' erogeno. Mentre continuavo a leccare e sentivo impazzire di piacere Anna infilai un mio dito nel suo posteriore e lei dopo un sussulto misto di dolore e piacere si accasciò stanca sul letto; cosi decisi di dedicare le mie attenzioni alla mia Monia mi avvicinai a lei e baciandola iniziai a fare con lei quel che avevo fatto con la cugina.
La adagiai infine sul tavolo li vicino e cominciai a prenderla da dietro.
Neanche il tempo di toglierlo che vedo Anna che si tocca autonomamente mentre procedevo con la cugina, cosi' pensai che era un peccato che si facesse da sola cosi' inizia a farlo io. Lei noto' che mi era venuto duro di nuovo ed inizio' a baciarlo e tento' di farsi strada con la dolce bocca ma non era molto brava le mancava la pratica: era sicuramente la prima volta; cosi' senza dirlo due volte Monia con un gesto dolce ma deciso scansa la cugina ed inizia a farle vedere come si fa.
Io nonostante fossi quasi in estasi per le fantastiche labbra di Monia che salivano e scendevano, continuai a toccare Anna che nel frattempo era eccitatissima e penso' di ricambiare " il favore " alla cugina e la scanso' facendole capire che aveva capito come doveva fare. In pochi minuti era forse diventata piu' brava di Monia che in questo era una maestra.
Non c'e' la facevo piu' ero letteralmente in estasi presi Anna di peso e le feci capire che volevo scoparla e che lei doveva stare sopra per condurre il gioco, ma lei disse che era ancora vergine, questa affermazione fece aumentare in me la voglia di fotterla cosi' non curante del fatto che fosse la prima volta per lei la posizionai sul di me e con un colpo secco lo ficcai dentro. Non ci potevo pensare neanche io, ero li disteso sul mio letto, tra le mani avevo le sue tettine che ogni tanto mi offriva ad una fervida ed eccitante succhiata:ero li proprio li a fottermi la cugina della mia amata ragazza mentre lei mi guardava non con aria schifata ma con uno sguardo misto di libidime e piacere,era proprio questo che mi eccitava infatti mentre Anna fotteva sopra di me,mentre baciavo le sue stupende tette, mentre le mie mani frugavano ogni parte del suo corpo io guardavo la mia Monia che si toccava. Dopo vari cambi di posizione e di...cugina, ero ormai esausto. Dopo un po' stanchissimi ci addormentammo tutti e 3 teneramente; prima di chiudere gli occhi pensai a come ero fortunato a poter scopare con due cugine insieme.....
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20 years ago
admin, 75
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Il Sogno
Erano le 16,00 quando la segretaria, una bionda altissima e sposatissima, mi disse:”Giuseppe io rimarrei a fare dello straordinario, ho tanto da fare” Le risposi:”Va bene, ma chiudi la porta al pubblico, ormai è orario” Dopo un quarto d’ora andai di là per farle vedere una pratica, era di spalle sempre bellissima, non mi sentì, così quando le fui vicino sobbalzò; le dissi:”Faccio così paura?” Rispose:”No! ero soprapensiero ed il cuore mi è sobbalzato, sentilo” così facendo mi prese una mano e se la posò sotto la camicetta generosamente aperta per farmi sentire il battito, era a mille, fu un attimo, la mia mano si liberò della sua e andò a sentire il capezzolo sotto il piccolo reggiseno, con l’altra le afferrai il fondo schiena e la strinsi a me mentre le nostre labbra si unirono in un bacio passionale; la camicetta andò subito giù, poi mi aiutò a slacciarle il reggiseno così potetti titillare con la lingua i capezzoli già turgidi, mentre le mie mani si davano da fare per toglierle gli slip, mi disse:”Aspetta, faccio io” e cominciò uno strip tutto per me, quando si fu tolto tutto dedicò le sue mani alla cintura dei pantaloni, slacciatala tirò giù lo zip mentre col viso scendeva verso il mio pube e quando liberò il mio cazzo dalla prigione degli slip lo prese al volo con la bocca e cominciò col leccarmi la cappella, poi andò più in fondo, poi se lo tolse e si dedicò un attimo ai coglioni, mentre me li succhiava il cazzo diventò ancor più duro e la implorai di continuare la pompa, così fece e in poco tempo le riempì la bocca di sperma che leccò avidamente, si rialzò offrendomi la sua fica bagnata dicendomi :”Ora tocca a te” La presi e la feci accomodare sul divanetto e mi tuffai tra le sue cosce a baciarle il clitoride che in pochi attimi sentii sensibile, mentre con la mano destra mi dedicavo alla vagina ed al culo, coll’indice le stantuffavo la fica e con il medio cominciai a penetrarle piano ma inesorabilmente l’ano, mentre con l’altra mano le strizzavo il seno destro, intanto il cazzo cominciò a risvegliarsi, di tanto in tanto la lingua e l’indice si scambiavano il posto e questo la fece andare fuori di senno, mi implorò di fotterla, in un attimo la rigirai carponi e le fui dietro, mentre la penetravo mi disse:”Però non venirmi dentro” Le dissi :”Lascia fare a me” avevo già in mente cosa fare, quando fummo quasi vicini all’orgasmo cominciai a rimetterle il medio in culo subito seguito dall’indice, a questo punto accennò una protesta, ma fu un’attimo, uscì il cazzo dalla fica ed usando le dita come fossero un calzascarpe cominciai a penetrarle il culo, dopo averle detto di aiutarsi con ampi respiri, non sarà stata la prima volta per lei ma non era una via molto praticata, in poco tempo arrivammo all’orgasmo, lei un attimo dopo di me; finalmente l’avevo avuta. A quel punto mi disse:”Giuseppe ecco quella pratica urgente” la guardai, sempre bellissima, era vestitissima e sposatissima davanti a me, così mi accorsi che avevo sognato in un caldo pomeriggio estivo.
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20 years ago
admin, 75
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Una festa inattesa
Sono stato invitato ad una festa in una grande villa, una sorta di Gran Galà per la presentazione di uno spettacolo teatrale. D., la mia fidanzata, non è con me, perché, mi ha detto, aveva già un impegno precedente. Mi metto a girare per le stanze della villa, curiosando qua e là; a un certo punto trovo una porta, in un corridoio un po' in disparte, e aprendola scopro che è l'accesso di un ampio bagno. Sento dei rumori provenire dalla parte destra, e cerco di dare una sbirciata. Vedo così un uomo di spalle, con i pantaloni calati, e davanti a lui, inginocchiata, intravedo una ragazza. Eccitato ed incuriosito, mi sporgo ancora un po', e mi accorgo che l'uomo è il mio amico Luca, che, ansimando tiene per i capelli la testa della ragazza (il cui viso mi resta nascosto), tirandosela a forza verso di se, mentre lei emette suoni soffocati, chiaramente intenta a fargli un pompino. Lui le dice -Dai, troia! Succhiamelo, così, brava!!!- e lei risponde con un mugolio sommesso, che sembra decisamente esprimere approvazione. A me scappa da ridere, ma sono anche eccitatissimo, e curiosissimo di scoprire chi sia la "fortunata", mi sporgo ancora un po'. Non riesco ancora a vedere il volto della ragazza, ma scopro che vicino ai due ci sono altre persone, che si stanno masturbando. La faccenda si fa incredibilmente eccitante. Vedo Luca sussultare, in gesti convulsi, e capisco che le è venuto in bocca. Sento un'altra voce familiare: -Dai, spostati, che tocca a me! Ingoia il mio di cazzo, adesso, puttana!- E vedo Michele, un altro dei miei amici comparire e piazzarsi al posto di Luca. Neanche stavolta riesco a vedere in faccia la ragazza, alla quale Michele riserva lo stesso trattamento di Luca. Mi chiedo chi possa essere quella ragazza, così troia! Dopo Michele vedo comparire Rodolfo, un altro amico! "Quasi quasi intervengo anch'io", penso, eccitatissimo. Ma resto a sbirciare, per il momento, mentre Rodolfo afferra a sua volta la ragazza per la nuca e se la tira a sè. Capisco dalle mosse e dai versi emessi dalla ragazza che lui le viene sulla faccia, dopodiché altri due si avvicinano: si tratta di Gaetano e Stefano, altri due amici. Sono incredibilmente eccitato, sento la ragazza mugolare come una cagna, mentre i miei amici la insultano e la apostrofano con frasi tipo: -Ti piace il cazzo, eh, troia!-, o -Dai, ficcatelo in gola, puttana!- Gaetano si scuote violentemente, emettendo un suono rauco mentre gode: - Aaaah!! Eccoti la sborra tutta in faccia!Che gran troia che sei, Diletta!-
Io sussulto! Finalmente i miei amici si spostano, e riesco a vedere: quella inginocchiata in mezzo a loro, col volto, la bocca e i capelli grondanti di sperma, è proprio D., la mia ragazza!
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20 years ago
admin, 75
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Analmente Tua
VISTO il troppo caldo , io (30 anni) e la mia ragazza Angy (22 anni) , come di consueto un pomeriggio ci siamo recati da una coppia di coniugi nostri amici, nella loro villa con piscina , quel giorno cera solo giorgio (il marito di quasi 50 anni) , cosi andammo tutti e tre in piscina a prendere il sole , come al solito io e giorgio in costume tradizionale e lei in perizoma. dopo circa mezzora giorgio ci chise se ci andava di prendere il sole nudi , tutti quanti , dopo qualche sguardo e con molta esitazione fu angy a dire a giorgio "ok proviamo , ma inizia prima tu ," cosi giorgio si tolse il costume e con nostra sorpresa , ci trovammo d'innanzi un pene veramente grosso ma non in erezione , che engy nel vederlo venne subito tradita dal suo stupore , cosi anch'io tolsi il costume liberando il mio atrezzo poco piu che normale , angy a quel punto stando seduta in mezzo a noi due molto timidamente si tolse il perizoma e si sdraiò in mezzo a noi due con il culetto in su , io feci lo stesso , mentre giorgio volle andare a prendere una bottiglia di champagne come aperitivo , appena ando via engy mi disse " ma hai visto che cosone , chissa come gli diventa quando è duro" io scherzando gli dissi " se muovi un po quel culetto lo vedrai di sicuro" , cosi arrivo giorgio con la bottiglia e tre bichieri , si sedette vicino ad angy posò i tre bichieri vicino ad essa e fece per stappare la bottiglia , che non appena parti il tappo , un getto di campagne bagno gran parte del sedere e la schiena di engy che lancio un urletto che sembrava piu di piacere, giorgio si scuso immediatamente , prese un fazzoletto e chise molto delicatamente se poteva asciugarle la sciena , engy mi guardo come per cercare consenso ed io feci cenno di si con la testa , cosi giorgio inizio a passarle il panno sulla sciena molto molto lentamente , si vedeva che pian piano cercava di scendere verso il culetto , ma saliva immediatamente, ma si fece ben presto piu audace , andando a soffermarsi sul bel sederino di engy che con quel fare da innocente troietta iniziava a muovere , notai che il suo sguardo era puntato sul cazzo di giorgio che era quasi in erezione , era veramente grosso ma che colpiva era la sua grossa cappella , che sarebbe bastata da sola a riempire la bocca di engy. a quel punto giorgio da vero porco capi l'eccitazione di engy cosi mentre le passava il panno ,con le dita le sfiorava lo sfintere facendole emettere un gridolino di piacere , engy muoveva il culetto sempre di piu tenedo la sciena molto incurvata per rederlo piu pronunciato , la sua voglia di prendere quel cazzo era esagerata , con uno sguardo cerco ancora il mio consenso , appena feci cenno di si , afferrò il cazzo di giorgio in mano , si avvicino con il viso e glielo prese in bocca delicatamente , mentre giorgio , gettava via il panno ed inizio a passarle le dita facendola ansimare , con mio stupore tolse il cazzo dalla bocca di angy e gli infilo due dita in bocca una volta insalivate per bene le tolse e gli riinfilo il suo grosso cazzo particolarmente venoso , badando di non asciugarsi le dita , le porto ancora vicino al suo sfintere e con decisione gliene infilo uno proppio nel culo , engy emise un urlo non so se di dolore o di piacere ,che giorgio prontamente soffoco spingendogli la sua enorme cappella in gola , e continuando a sditalinargli il culo , io in preda all'eccitazione , mi misi dietro di lei , che si era orai messa a pecorina , e gli infilai il cazzo nella sua fighetta colante , mentre giorgio le sditalinava il culo con due dita e non la faceva quasi respirare con quel grosso bastone che le pompava in bocca ingozzandola , andammo avanti cosi per qualche minuto , io dietro che la pompavo per bene mentre lei sbavava e si ingozzava col cazzo di giorgio, mentre lui con una mano le spingeva la testa quasi per faglielo ingoiare , mentre con l'altra continuava a sditalinargli il culo.
infatti ad un certo punto mi disse " dai è pronta per prenderlo nel culo , inculala ! " ormai sembrava giorgio a dirigere il gioco, cosi io feci , puntai la cappella sul culo ed iniziai a spingere delicatamente , ma visto il lavoro ben fatto di giorgio lo sfintere non oppose moltissima resistenza e fui presto dentro di lei , pronto a pomparla per bene , lei ansimava come una vera zoccola sul cazzo di giorgio, che era piu duro di un bastone , cosi giorgio ci chiese " voglio incularla anch'io " io dissi ad angy " te la senti di provare quel bestione" lei mentre ansimava rispose" si dai giorgio spaccami il culo , ma fai piano " a quel dire giorgio si sposto dietro di lei che rimase giu a pecora ma inarcando la schiena come non aveva mai fatto , aveva una gran voglia di sentire quel cannone nel culo, cosi mentre io con due mani gli spalancavo i glutei , giorgio gli punto la sua enorme cappella sul buchino , appena glielo punto lei emise subito un urletto , intanto giorgio continuava a fargli entrare un po di cappella e la ritraeva subito sfregandoglila per bene , ad un certo punto mi disse "tienila bene che ora lo sentira veramente" cosi molto lentamente ma con ferma decisione glielo mando dentro piu di meta in meno di due secondi e si fermo li, sotto le urla di angy che erano sicuramente di dolore , lei tremava , ma lui le teneva il cazzo dentro fermo immobile dicendagli " si piccola tra poco non ti fara piu male" anchio la consolavo dandogli dei baci sulla bocca e lei disse solo" è grosso ma mi piace , continua" era incredibile vedere il suo bel culetto cosi dilatato , cosi giorgio molto lentamente inizio a pomparla per poi aumentare il ritmo, lei ormai mugolava tra piacere e dolore , io gli e lo infilai in bocca , mentre i colpi di giorgio gli e lo facevano ingoiare , eccitatissimo nel vederla prendere tutto quel cazzone nel culetto , gli venni in bocca ed in gola , lei dall'eccitazione ingoio tutto, subito dopo sentii ansimare anche giorgio , non credevo ai miei occhi quel porco schifoso le stava venendo nel culo ,la troietta lo sentiva ma non si sposto anzi raggiunse un altro orgasmo, mentre il porco tenendole ben salda per i fianchi le riversava tutto il suo sperma nel culo, doveva essere una gran quantita ,perche non appena le sfilo il cazzo vidi lo sperma uscire copiosamente dal culetto di engy che non riusciva piu a chiudersi completamente, l'aveva sfondata per bene.
è stata la nostra esperienza piu trasgressiva , ma da quel giorno no siamo piu andati da giorgio , un po per vergogna o forse per paura che fosse capitato di nuovo
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20 years ago
admin, 75
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Una serata Ok
Mi è sempre piaciuto il sesso, ho sempre cercato situazioni divertenti anche al di fuori del matrimonio. Premetto che sono felicemente sposato , che ho 36 anni. Sono Veneto , fisico asciutto e sportivo quanto basta.
Sono leggermente bisex , ma non sono assolutamnte assatanato. Di tanto in tanto rispondo ad annunci in rete di coppie che desiderano passare una serata diversa.Raramente si riesce a combianre qualcosa.
Tanti ... Tantissimi caffè ma di reale poco.
Nel marzo scorso ho risposto ad una coppia della provincia di Treviso che cercava singolo per incontro soft.
Invio le mie foto , originali di rito, e come al solito mi metto il cuore in pace.
Tre o quattro giorni dopo mi rispondono via e-mail chiedendomi se sono disponibile ad un incontro solo con Lui a prendere un caffe. Eccoci , penso un altro caffe e per giunta con un uomo !
Comunque ci vado, trovo un giovane della mia età e mi espone la sua situazione. Sua moglie desidera avere rapporti con più uomini ma è timida e non gradisce questi incontri preliminari.
Ci scambiamo le solite assicurazioni: Pulizia - Salute - e Rapporti protetti !
Dopo una settimana mi chiama al telefono e mi chiede se sono disponibile per giovedì sera a casa loro.
Rispondo di si , pensando al solito caffè a casa loro... Comunque ci vado. Il posto è una casa singola sulle prime colline di Conegliano Veneto. Suono all'ingresso , vedo una luce accendersi entro a piedi percorro il vialetto e trovo Lui con solo l'accapatoio adosso. Rimango perplesso e senza parole.
Mi fa cenno di entrare, entro nel salotto mi dice che sua moglie è già pronta in camera e che mi stavano aspettando se posso spogliarmi e mi indica il bagno per una rinfrescatina.
Mi spoglio nel salotto sotto il suo sguardo , e noto delle occhiate al mio attrezzo. Io possiedo un bel 20 cm X 20 cm di tutto rispetto . Dopo essere uscito dal bagno mi accompagna in camera da letto. Le luci sono spente, entra un po' di luce dalla finestra e faccio veramente fatica ad orientarmi. Comunque vedo un bel lettone e Lei distesa sule letto. Lui le dice " Cara è arrivato Luca".
Poi si avvicina e Lei , si toglie l'accapatio e Lei comincia a maneggiare il suo uccello. Mi avvicino anch'io. Comincio a vederci meglio, è una signora sulla 30ina , un po' formosa con il bacino largo. Proprio come piacciono a me. Non deve essere molto alta di statura , forse sul metro e 65. Comunque Lei allunga una mano , e come un brivido mi pervade. Erezione completa.
Lo accarezza piano piano , incomincia a baciare quello di suo marito e poi passa a baciare il mio. Lentamente poi mi ingoia la cappella succhiandala per alcuni secondi per poi passare a quella del marito. Lei è seduta sul bordo e noi siamo in piedi. La sento ad ogni boccata fremere di desiderio.
Si adagia sul letto e suo marito sale sopra la sua testa e glielo mette in bocca ritmando una scopata. Io mi inginocchi e comincio a giocare con la sua micina. Prima con le dita , cerco di aprire un varco dolcemente in tutto quel pelo. Poi comincio a succhiare le sue grandi labbra ed il clitoride. Lei allarga le gambe sempre più, segno che il giochino le piace. Io sono un abilissimo linquista, la sento fremere ed ad ogni lecccata muove leggermente il bacino, in piena estasi. Con una mano mi accarecca la testa.Passano così alcuni minuti, poi mi tira su per i capelli . Allora suo marito scende e comincia a leccargliela Lui , mentre io salgo . Lo prende in mano con forza e comincia a menarlo. Freneticamente .Lo passa in bocca e poi se lo toglie. La sento fremere sempre piu, Sto per venire. Viene anche Lei, Vengo anch'io. Mi tiro in disparte per non sporcare. Vado in bagno a pulirmi.
Ritorno in camera c'è solo Lui. Mi fa cenno di distendermi e mi chiede se mi è piaciuto. Gli rispondo di si.
Passano alcuni minuti in silenzio e Lui mi dice quardandomi l'uccello. "Certo che quando tira e grosso". Gli rispondo di si.
Dopo alcuni secondi sento la mano di Lui che mi sfiora la gamba . Gli dico " Cosa Fai" e Lui mi risponde , " Voi vi siete divertiti ,Io no, adesso tocca a me". E comincia a toccarmi. Poi lo prende in bocca ancora molle . Lo sento gonfiarsi nelle sua bocca. Non deve essere alle prime armi perchè lo gonfia beve e lo succhia ottimanente.
In quel momento ritorna Lei , e dice " Vedo che la festa non è finita ". Si inchina e comincia a succhiare il cazzo di Lui. Io gli lascio fare. Lui se la sta godendo con il mio cazzo , mugugna e lecca tutto attorno alla cappella e poi giù sino a leccarmi le palle. Lei si gira e mi metta la sua passera davanti alla faccia. é un invito troppo bello.
Affondo la lingua nella sua intimità, sempre più a fondo. Ora tutti e due si divertono con il mio uccello , se lo passano freneticamante di bocca in bocca, Io continua nella mia opera, sempre con più passione.
Poi Lui la gira e comincia a scoparla alla pecorina mentre lei mi spompina ben bene. Sento che stò per venire ancora , Li vedo fremere entrambi. Veniamo tutti e tre quasi all'unisono , con un rantolo liberatorio. Rimaniamo per alcuni minuti distesi nel letto sfiniti.
Poi mi alzo per primo , mi pulisco in bagno e esco in salotto.
Comincio a rivestirmi, Mi raggiunge Lui. Mi ringrazia della bella serata. Ed in silenzio come sono venuto me ne vado
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20 years ago
admin, 75
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Esperienze
Mi ero proposto negli annunci come singolo , lasciando foto e e-mail, premetto che sono felicemente sposato da più di 10 anni , e per me era un gioco da provare. Erano passati più di due mesi nessuno mi aveva mai contattato, poi mi arriva , proprio a questo indirizzo e-mail un messaggio di una signora 40enne che desiderava altre foto ed eventualmente il numero di cellulare.
Gli rispondo, accontentandola ma restando sulle mie con educazione e garbo non convinto del tutto e pensando che si trattasse del solito mitomane. Dopo due giorni trovo un messaggio nel cellulare semplice semplice - Chiamami - con un numero sconosciuto. Richiamo per curiosita, e trovo una signora , gentile , mi presento , mi descrivo caratterialmente ... Lei mi chiede se sono libero il mattino. Sono un agente di commercio per cui mi posso liberare facilmente, gli rispondo di si. E tutto fnisce li. Ciao Ciao. Passa il fine settimana , e lunedì pomeriggio ricevo una altro messaggio - Ti va di venirmi a trovare a Vicenza domattina.
Gli mando un sms con sritto -"Si- dammi le indicazioni". Dopo un po' mi arriva un SMS con le indicazioni. Arrivo in centro a Vicenza in una viuzza stretta stretta verso le 10 del mattino. Con difficoltà parcheggio ed arrivo all'ingresso. Suono , rispondo col mio nome e mi fa entrare. Per le scale le gambe cominciavano a tremare dall'emozione. Arrivo sulla porta, suono. Mi apre una bella signora , un'po formosetta ma ben curata e tenuta, sulla 40ina.
Vestita di tutto punto- Camicetta colorata , gonna .Mi fa un bel sorriso, Ciao entra , chiudo la porta bacio di rito, e senza fiatare , spontanemente. non so come o perche allungo la mano tra le sue cosce. La sento irrigidirsi, la bacio su collo e le prendo la sua mano e la metto nella mia patta. E' un po sulle sue non sa cosa fare, ma poi comincia strusciare dolcemente fino a farlo gonfiare. Poi allarga la gambe e Io infilo la mano sotto la gonna. E senza nulla, sento il suo pelo, e le sue labbra. Con la mano aperta gli massaggio la fica poi ci infilo un dito. Mi dice all'orrecchio. Ehi.... tu non perdi tempo eh.. Quindi si allontana e mi chiede se prendo qualcosa da bere ? Gli chiedo dell'acqua e ci accomodiamo in salotto. C'è un bel divano di pelle nera. Mi porta una bottiglitta da 1/2 litro di acqua e beviamo tutte due. Lei scherza ridendo , e dicendomi che l'ho colta di sorpresa.
Appoggia il bicchiere sul tavolino e si avvicina. Mi apre la patta, faccio scendere i pantaloni, lo prende e lo accarezza dolcemente. Mi guarda negli occhi e mi dice, "Ne hai hai qui eh." Gli rispondo di si e lei se lo ficca in bocca. Comincia a spompinarmi , con la lingua gira e rigira sulla cappella e poi in gola fino in fondo. Piu volte ripetutamnte, Ormai la cappella ha raggiunto la circonfernza massima ed è rossa come una ciliegia matura. Mi alzo in piedi e mi tolgo i pantaloni. Lei se lo gode in bocca, Con una mano mi accarezza le palle. Ad ogni su e giù stringe le palle. Una goduria. Allungo una mano sotto le sua gonna, la sento bagnatissima, si distende a gambe aperte continuando a giocare col mio uccello. Allora provo il 69. Lei ci sta. Mi perdo in tutto quel pelo , entro ed esco con la linga sempre più freneticamente. Allungo un amano e trovo la bottiglietta d'acqua la prendo e provo ad infilaglierla. La sento godere. Con al bottiglia infilata le lecco la fica attorno soffermandomi sul clitoride.
Va avanti così poi Lei viene con un rantolo dicendo bastaaaa...... Bastaa... Nel frattempo prende il mano il mio uccello e comincia a agitarlo velocemnete . Vengo anch'io copiosamente. Ci accasciamo sul divano sfiniti. Passano 5 minuti , gli chiedo del bagno, mi pulisco. Esco e la trovo rivestita di tutto punto. In piedi che mi aspetta. Sorride mi chiede se prendo un caffe, gli rispondo di si. Prendiamo il caffe e scherziamo sul tempo, sulla pioggia ... Poi mi accompagna alla porta, Mi bacia sulle guance e mi dice "Oggi non è successo nulla vero ? " "Si" gli rispondo .
Le stringo affettuosamente una mano sul sedere. Ciao .. Ciao Me ne sono andato . ed ho sempre un bel ricordo di quella mattina di settembre a Vicenza. Da gentiluomo aspetto una sua eventuale chiamata. Mah , chissa speriamo.. Gab
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20 years ago
admin, 75
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In Campana... non siamo soli!!
Stamattina mentre gironzolavo per casa cercando di capire il senso di questa giornata, ho pensato a quanto è drammatica la quotidianità. Sì proprio la quotidianità!
Piatta e normale, scorre via veloce trascinandosi dietro la mia vita…la vita di tutti.
Vuota e insignificante, monotona …..ripetitiva…….uguale a se stessa per mesi, per anni. Tutti la vivono ma nessuno vi presta attenzione. Nessuno vuole raccontarla per come veramente è. Puzza troppo di marcio, è fatta di vita non vissuta, di speranze assassinate sul nascere, di facce senza occhi, senza bocca….senza colore.
Mi viene in mente che anche la storia non racconta questo dramma ma eventi “importanti”, eventi che lasciano un segno indelebile del cammino dell’uomo. Ma di quale uomo…e gli altri uomini, quelli che si sono fatti il culo, quelli che hanno faticato…sofferto, quelli che sono crepati per costruire quegli eventi? Anonimi come un foglio bianco, silenziosi nel trascinare la loro vita, tragica come un encefalogramma piatto.
Cerco e cerco fra i libri qualcuno che racconti finalmente cosa c’è dietro quegli occhi che tutte le mattine incontro sulla metropolitana……nessuno, nessuno che lo voglia sapere, scoprire. Paura di scoprire dietro quegli occhi, i nostri stessi pensieri, la nostra stessa delusione. Paura di capire che non c’è speranza. Paura di scoprire che siamo tutti legati alla stessa catena che non ci permette movimenti veloci, che circoscrive il territorio sul quale ci dobbiamo muovere. Sono quelli gli occhi che vedo tutte le mattine e nei quali mi rifletto come guardandomi allo specchio. Vorrei trovare conforto incontrandoli, ma ognuno nasconde ciò che tutti sappiamo!
Merda….merda….merda….ecco cosa nascondono quegli occhi, e quando dico MERDA dico quotidianità! Qualcosa di poco interessante? Eppure con quella merda è stato costruito il mondo!
Ecco sono arrivato alla stazione della metro, salgo le scale, prendo il giornale ed affretto il passo….sento che sta arrivando, corro, ma siamo in tanti a correre. Inciampo, sgomito, corro….tutti corrono…..la metro è partita, fatica sprecata, energia buttata….impreco, il mio vicino impreca, tutti imprecano, è un coro, una messa cantata in onore di un dio burlone, forse un po’ sadico. Riprendo fiato, riprendiamo fiato……………mi guardo intorno e mio accorgo che tutti si guardano intorno quasi a cercare solidarietà!
Per resistere ci vuole solidarietà, tutti ce ne rendiamo conto……ma è un attimo, tutto ritorna nella normalità. E’ stato solo un momento di debolezza!
aspetto e leggo qualche notizia dal giornaletto che ti danno all’entrata.
Notizie stupende! Preparano la mia giornata con una buona dose di veleno concentrato, hai visto mai che mi fossi alzato con delle buone idee per la testa….è meglio mettere subito in chiaro che qui non siamo in paradiso.
Finalmente arriva questo treno di merda e non è solo un modo di dire, perché veramente, forse perché siamo sotto terra, si sente puzza di merda….ma lasciamo andare.
Entriamo……spingo altrimenti rimango a terra…si lotta corpo a corpo per guadagnare l’entrata e la possibilità di essere traghettati all’inferno. Siamo schiacciati uno contro l’altro, non c’è ragione di tenersi in piedi perché ci sosteniamo reciprocamente e in questo sostenersi c’è un non so che di piacevole ……sembra quasi svanita la fatica che provavo prima di entrare……ci sosteniamo è questa la verità……ci sosteniamo e questo è bello, è bella questa reciprocità, solidarietà….comprensione.
Gli occhi sono ad una distanza ridottissima, puoi guardarci dentro e scoprire qualcosa di più….ma questo non è permesso nessuno si può insinuare negli occhi degli altri ed approfondire quella piacevole sensazione di comprensione. Comunque si sta comodi, c’è finalmente un contatto umano e se hai culo può essere un più che piacevole contatto umano…..non che uno cerchi in quel contatto chissà che cosa, ma il fianco della avvenente signora che preme contro di me e i suoi capelli che accarezzano il mio viso mi creano uno stato di piacevole eccitazione, anche se la situazione di moderata trasgressione fa a cazzotti con la più pesante condizione di merda in cui mi trovo e che farebbe ammosciare il più virile dei cazzi in circolazione…..ma ci pensate! Sto viaggiando a trenta metri sotto terra ….a cento kilometri orari, in una scatola di latta che in qualsiasi momento potrebbe trasformarsi in una di quelle simpatiche confezioni di carne con cui si guarnisce un’insalata!!
Pensiero stupendo che mi ricorda quanto sia pericoloso andare a lavorare.
Ma intanto per fortuna stamattina la pressione esercitata dalla signora di prima, fuga i pensieri molesti e mi proietta in una dimensione di eccitazione surreale.
Tutto il vagone è percorso da una strana elettricità, i corpi si risvegliano per un momento, i pensieri prendono strade non controllate e si abbandonano alle più sfrenate evoluzioni…il cazzo mi si sta facendo duro e mi rendo conto che potrebbe succedere di tutto…..compresa una figura di merda! Mentre passano nella mia testa questi pensieri, la signora gira la testa verso di me e mi guarda ….vorrei essere un indovino e sapere cosa stanno dicendo quegli occhi…. non riesco a capire se esprimono disappunto o compiacimento, in fondo non faccio schifo e anche lei dovrà sicuramente affrontare una giornata di merda……ehi un momento…..si è girata di culo e adesso ho le sue chiappe che premono proprio sul mio uccello. Ma chi se ne frega della brutta figura. Poi fra un po’ dovrò sorbirmi quel rompicazzo del capoufficio e quindi mi godo questo momento di autentica estasi….ormai il cazzo è duro e preme contro quelle chiappe anonime e stupende…..posso sentire l’eccitazione della zoccola dai movimenti impercettibili per tutti ma non per me, in quei movimenti c’è un’intesa sottile, una complicità profonda totale, una comprensione che trascende l’eccitazione per diventare atto di ribellione……stiamo comunicando…..ci stiamo raccontando il nostro comune destino di addetti alla quotidianità e sarebbe stupendo chiudere questa comunicazione sborrandogli in mezzo alle chiappe ma…….ma…….il treno rallenta….si ferma!
Merda….merda…merda….escono in molti e anche lei si avvia all’uscita. La guardo andare via insieme a tutta quella gente ….la guardo cercando i suoi pensieri…la guardo mentre si perde nel magma senza senso di quel gregge..….la guardo aspettando i suoi occhi che finalmente si girano per ricordarmi che c’è speranza….non siamo soli!
La metro riprende il suo viaggio……fra poco scenderò anch’io, risucchiato dal nulla.
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20 years ago
admin, 75
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Quella notte nel Parcheggio
Da un po’ di tempo ho iniziato la lettura di racconti erotici. Mi piace e mi eccita immaginarmi nelle situazioni raccontate dagli autori. Per questo motivo mi è presa la voglia di far eccitare qualcun altro, ed eccitare me stesso con un mio scritto.
Sono voyeur ed esibizionista di natura e la possibilità di combinare queste due caratteristiche in un'unica avventura mi perseguita da qualche tempo.
Finché una sera l’occasione si è presentata. Avevo passato la serata con degli amici e al momento in cui ci lasciammo i fumi dell’alcool avevano un po’ inebriato la mia mente. Preso dall’euforia decisi di girovagare per i parcheggi della mia città che avevano fama di ospitare coppie di esibizionisti. Altre volte ci ero passato ma mai mi era capitato di incontrare qualcuno. Quella sera però, mentre mi avvicino al parcheggio, vedo che c’è un auto che staziona. La luce dell’abitacolo è spenta però distinguo la sagoma di due persone. Con fare circospetto passo vicino all’auto un paio di volte e vedo che si tratta di una coppia che ad occhio e croce sembra essere sulla quarantina. Durante il mio passaggio vedo che mi seguono con lo sguardo e un fremito scuote il mio cazzo che sembra aver già capito cosa può succedere. Parcheggio a 4-5 metri da loro, mi accendo una sigaretta e nel frattempo inizio a toccarmi l’uccello ancora prigioniero nei jeans. La situazione sembra irreale e credo che tra un attimo la coppia, disturbata nella sua intimità, se ne andrà. Al contrario, dopo un po’ lui accende la luce nell’abitacolo Ciò che mi si presenta è una donna sui 40 anni, capelli lunghi e sguardo molto seducente che guarda verso di me e il suo lui, dall’altro sedile, che le accarezza il seno ancora contenuto nella camicia. Mi sembra un sogno e mi abbandono all’istinto. Apro la cerniera dei jeans ed estraggo un cazzo eccitato all’inverosimile. Subito dopo accendo la luce dell’abitacolo per rispondere al loro invito ed inizio a masturbarmi lentamente. I movimenti del mio braccio lasciano intendere chiaramente ciò che sto facendo e la cosa provoca un certo effetto ai due che iniziano a baciarsi con gli occhi di lei sempre puntati verso di me. Ora lui le slaccia la camicia e ne esce un seno prorompente contenuto in un reggiseno nero di pizzo alquanto stretto. Glielo accarezza avidamente. I nostri finestrini sono completamente aperti e sento lei che inizia a gemere. Sempre con la camicia aperta lui le slaccia il reggiseno e le sue tette escono in tutta la sua possenza. A quella vista non resisto più e il mio movimento si fa più veloce. Decido di azzardare ed apro la porta della macchina e mi mostro ai due. Guardando lei lentamente me lo accarezzo. Lei mima il movimento di una sega. Per ricambiare mi abbasso completamente i pantaloni e mi siedo con le gambe fuori e il cazzo in mano. La cosa ha effetto. Lei apre la porta. Si inginocchia sul sedile, spalle a me, e mi mostra il suo culo coperto da un perizoma nero ed inizia a spompinare lui sull’altro sedile. Sto impazzendo ma non mi avvicino per paura di rovinare tutto. Lui da dietro le palpa il culo e lentamente le sfila gli slip. Lei con la mano inizia a masturbarsi ed è visibilmente eccitata vista la quantità di umori. Io mi tolgo la maglia ed ora sono praticamente nudo. Mi eccita il pensiero di essere visto da qualcun altro in questo stato. In questo momento farei qualsiasi cosa. Ad un certo punto lei interrompe il suo pompino si gira con il culo rivolto a lui, in ginocchio sul sedile e mi fa cenno di avvicinarmi. Non riesco a crederci e per un attimo rimango pietrificato. Poi l’alcool che ho ingerito e la situazione mi danno la forza di alzarmi e con il cazzo in mano mi avvicino al suo viso. Da dietro lui ha iniziato a scoparla e lei gode ad ogni stantuffata.
Nel momento in cui le sono vicino, mi prende il cazzo in mano ed inizia piano a menarlo mentre assorbe i colpi del suo lui. Non credo manchi molto prima che il mio cazzo esploda e la invoco a succhiarmelo. Lei non si fa pregare e me lo prende in bocca. Intanto vedo lui contorcersi e dopo un po’ le viene dentro. Me lo sta succhiando divinamente ed alterna momenti in cui lo lecca in ogni sua parte a momenti in cui lo ingoia avidamente e si muove lungo la sua dimensione. Lui intanto si ripulisce e guarda eccitato la sua lei che spompina il cazzo di un altro e che si passa le dita nella fica sporca dei suoi umori. Non resisto più, voglio venire e glielo dico chiaramente. Lei non arretra, anzi, lo lecca sempre più avidamente. Nel momento in cui sto per venire lo estrae ed un fiotto di sperma calda la colpisce in pieno viso. Il mio orgasmo è violento e ad ogni contrazione parte un fiotto che si infila nei suoi capelli, negli occhi e in viso. Quando poi ho terminato lo riprende in bocca e me lo ripulisce per bene sino a quando ritorna alla posizione di riposo. Sono sfinito ed avrei voglia di coricarmi e dormire. L’eccitazione è passata ed entrambi ci rivestiamo. Mentre si sta per riabbottonare la camicia esce dall’auto e mi bacia sulla bocca passandomi un po’ del mio sperma e mi sussurra “un po’ a testa”. Non posso far altro che ingoiare e provare ciò che una donna prova. Lui dall’auto la richiama e lei risale, accendono l’auto e partono. Io mi rivesto, risalgo in macchina, mi accendo l’ultima sigaretta e sfinito riparto verso casa. Che nottata!!!
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20 years ago
admin, 75
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Da uomo a femmina
Da circa due anni avevo preso il vezzo di trasformarmi in una piacevole ragazza mentre mi trovavo solo in casa.
Quando si presentava l’occasione, mi accomodavo in bagno con tutta tranquillità, mi spogliavo degli indumenti maschili e mi infilavo in una dolce doccia per rinfrescare e ammorbidire il corpo.
Una rapida asciugata e subito in camera davanti allo specchio ad ammirare la trasformazione: iniziavo infilandomi il reggiseno che avvolgeva ben gonfio le mie tettine ormai diventate di una prima misura; indossavo mutandine di pizzo a volte alte e fascianti, a volte sgambate sui fianchi; schiacciavo tra le cosce il pisellino in modo da avere un bel profilo femmineo; mi sedevo sul letto e alzando le gambe indossavo delle classiche calze autoreggenti bianche.
A quel punto mi sentivo a mio agio, per alcuni minuti mi deliziavo passandomi le mani su tutto il corpo per sentire le dolci rotondità dei seni, del pube e del culetto; iniziavo poi delle fantastiche situazioni a seconda di quale mi passava per la mente: ero la servetta fedele che serviva il suo padrone immaginario portandogli da bere e strusciandosi poi sulle sue gambe; ero la domestica ad ore che rimetteva in ordine la casa, soffermandosi sulla scala alla finestra alla mercè di chi passava dalla strada; ero la ragazza vergine che si faceva visitare dal ginecologo aprendo bene le cosce e facendosi ispezionare con lo speculum nel culetto.
Col passare del tempo mi ero spinta oltre e avevo provato a fermarmi al buio in luoghi semideserti, mi sdraiavo sul cofano in lingerie e mi credevo una ragazza di vita.
Poco tempo fa però, è successo un fatto strano che ha cambiato radicalmente il mio modo di essere femmina.
Antefatto, mesi addietro avevo mandato una specie di confessione ad un sito specializzato in racconti, fantasie e confessioni erotiche per pura curiosità; circa un mese fa, ricevo un’e-mail da un signore che è rimasto ben impressionato da ciò che avevo scritto. Iniziamo uno scambio di e-mails in modo da conoscerci, in pratica lui è un professore in pensione, mi sembra un tipo molto pacato e sincero che riesce anche a capirmi e a fornirmi preziosi consigli su come mi devo comportare, vista la situazione; inoltre scambia volentieri con me idee e fantasie erotiche sempre riferite a noi due.
Un giorno si presenta l’occasione inaspettata di recarmi nella sua città per un lavoretto; subito lo contatto per proporgli di vederci e conoscerci; lui accetta felice e ci diamo appuntamento per una sera di aprile dopo le 21,30.
Io tranquilla vado a fare il lavoretto; sono emozionatissima: sarà la prima volta che conoscerò un uomo e questo sa del mio vizietto privato; la mia intenzione è di conoscerlo solamente, ciò non toglie che in un momento di follia, mi metto un paio di mutandine alte e fascianti da donna. Come convenuto, alle 21,30 mi presento al luogo stabilito e trovo un distinto signore con tanto di cravatta, maglioncino e giacca; sembra un lord inglese; chiedo se è lui A. e di risposta ricevo un gran bel sorriso e la domanda se io sono peppina; siamo noi, finalmente ci conosciamo.
Sono in tilt, il cuore mi batte all’impazzata, tra le gambe sento uno strano movimento; una stretta di mano e via, saliamo sulla mia auto e ci dirigiamo verso una via buia della città. Nel frattempo iniziamo a conoscerci, rimango frastornata dal suo profumo inebriante e dal fatto che mi ripete più volte che sono anche bella; wow, è la prima volta che un uomo mi dice che sono bella mentre sono ancora in abiti maschili; finalmente arriviamo in fondo ad una via abbastanza oscura, notiamo solo un paio di persone in lontananza e decidiamo di fermarci. L’emozione non mi lascia un attimo, con un sorriso sparo la prima oscenità della serata, anche se in realtà, appena saliti in macchina e nel parcheggio di una via abbastanza trafficata, da perfetta stupida stavo slacciandomi la cintura dei jeans, subito fermata da lui; quindi sorridendo butto lì “Sai, indosso un paio di mutandine da donna, vuoi vedere come mi stanno?”. È fatta, mi sono lanciata; A. sempre sorridendo mi dice di si e in un attimo alzo la maglia mostrando le mie tenere tettine e abbasso i jeans svelando il mio pube coperto da slip bianchi; il pisellino era piegato in giù tra le mie gambe per cui avevo anche un bel profilo sinuoso. Ora proprio non connetto più, è la prima volta che mi concedo ad un uomo comportandomi da donna; tengo ben alzata la maglia, A. è una furia, con una mano palpa e pizzica tettine e capezzolini, con l’altra entra nelle mutandine, impugna il mio uccellino, lo accarezza, abbassa sempre più gli slip sino a scoprirmi tutto il pube, ora ammira il mio gambo già bello lungo per il raffinato maneggio del prof.. Nel frattempo il mio corpo è in preda ai brividi, mi sta facendo godere e non riesco a non inarcare la schiena, sembro una verginella che scopre per la prima volta le gioie del sesso, A. ne approfitta per palparmi sempre più le tettine e per infilarsi anche tra le cosce; io vorrei sdraiarmi per girarmi e offrirgli anche la visione e l’uso del culetto ma l’emozione del momento fa si che non riesca a fermare le contorsioni. Ora A. estrae anche il suo membro, mi lancio e cerco di scappellarlo, mi piace tenere in mano l’asta di un altro uomo, è la prima volta e spero di farlo ancora tante volte; mi impegno a tirarglielo lungo ma lui ha il sopravvento e in breve mi porta ad una forte orgasmo.
Riempio le mutandine, le mie e le sue dita col mio succo, è stata una forte sensazione e ora da bravo gentleman mi porge dei fazzolettini per pulirmi; avevamo parlato anche della gioia nel bere il seme umano, quasi quasi gli do una dimostrazione di come adoro bere il mio nettare leccandolo direttamente dalle mie dita ma la situazione è troppo emozionante per me, non ricordo nulla delle cose che avrei voluto fare in sua presenza e per questo mi lagno ancora oggi.
Purtroppo devo tornare a casa, alcune sue carezze per concludere e mi rivesto davanti a lui; è stato bellissimo, intrigante anche la situazione di appartarci in auto, anche se sarei felicissima di essere con un uomo in una stanza per potermi spogliare sensualmente davanti a lui ed essere la sua bambola di sesso.
Ora siamo sempre in contatto, stiamo capendo cosa potremo fare insieme o con altri la prossima volta che ci incontreremo, ed abbiamo molte idee chiare.
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20 years ago
admin, 75
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Ma guarda un po'
Ma guarda un po’ i casi della vita! – Pensavo osservando sognante quella creatura sinuosa che stava seduta davanti a me, sul comodo divano del suo salotto.
Ci conoscevamo da poco più di un paio d’ore e già mi sentivo profondamente turbato dalla sua presenza, soprattutto in quel momento nel quale potevo rimirare le sue lunghissime gambe così ben tornite, con le caviglie sottili ed il polpaccio accuratamente disegnato.
Lei, Sonia, sembrava divertita perché mi sorrideva, le labbra inumidite dal rapido saettare della sua lingua, un movimento appena accennato in verità, ed io mi sentivo ancora ansante a causa del violento orgasmo che mi aveva provocato ma ancora eccitato, seppur stranito dalla violenza di quella sensazione.
Lei doveva avvertire questa mia sensazione perché mi guardava con interesse, gli occhi rilucenti di un desiderio selvaggio, ed io non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla punta della lingua che faceva capolino da quella fila di denti bianchissimi, che si stagliavano sul colore brunito della sua pelle.
Mi appoggiai allo schienale socchiudendo gli occhi, ritornando al momento durante il quale l’avevo seguita su per le scale, affascinato dal suo ancheggiare sensuale su quei tacchi altissimi, eccitato in maniera incredibile ed un po’ perplesso per quello che mi stava accadendo; poi lei aveva aperto la porta e, cogliendo la mia esitazione, mi aveva preso per un polso accompagnandomi nell’ingresso; era bastato quel fugace contatto per procurarmi una delle più violente erezioni degli ultimi anni e lei se ne accorse perché mi sorrise, un espressione che lasciava intendere eventi straordinari.
Era vero, me ne resi perfettamente conto quando mi si avvicinò e mi sentii avvolgere dal suo aroma delicato, dal caldo profumo del suo alito, quando mi sentii tendere allo spasimo la tela dei pantaloni.
Mi raggiunse al fianco e mi baciò sul collo anzi, meglio, mi sfiorò appena la pelle con le sue labbra e mi lasciai avvampare dal desiderio mentre le sue mani mi esploravano il torace, insinuandosi sul mio petto, sotto la camicia che riusciva a sbottonare senza la minima difficoltà.
Mi resi conto di essere a torso nudo soltanto quando compresi che il suo braccio mi cingeva perfettamente la vita ed allora mi dedicai alla sua camicetta, che lasciava intravedere un seno generoso e sodo, fatto apposta per essere baciato; sbottonai con calma l’indumento, gustandomi i palmi di pelle scura che emergevano sempre più, finchè sfilai l’indumento dalle sue spalle dritte e potei sfiorare la punta del capezzolo inturgidito, vedendolo rabbrividire ancor di più.
La strinsi al petto, facendole sentire la mia eccitazione, lei annuì dischiudendo le labbra, la baciai sul collo risalendo piano sul mento, poi incontrai la lingua e ci baciammo, con calma e passione, mentre ci slacciavamo a vicenda le cinture.
Feci scivolare le mani sui suoi fianchi sodi, verso i glutei, notando quanto fossero lisci, lei mi prese delicatamente il pene in mano, castrandolo dai miei boxer, e lo strinse con attenzione strappandomi un gemito di piacere. Annuì di nuovo iniziando a masturbarmi lentamente, come per saggiare la mia eccitazione ed io temetti di venirle tra le dita tanto ero eccitato.
Iniziai a sfilarle gli slip ma lei mi precedette con un morso sul collo, per niente doloroso, solo molto eccitante, e mi trovai seduto, nella stessa posizione, più o meno, nella quale sono adesso, con i suoi capelli che mi solleticavano il petto mentre scendevano in basso, sempre più in basso, finchè mi sentii avvampare del calore umido della sua bocca che ingoiava il membro!
Serrò le labbra sulla mia carne mentre mi carezzava delicatamente i testicoli con una mano, con l’altra accompagnava il movimento ritmico della sua bocca ed io mi abbandonai ad uno dei miei più violenti orgasmi, probabilmente il migliore da quando mi ritenevo un essere “sessualmente raziocinante”.
Riuscì a prolungarmi l’orgasmo oltre ogni tempo ragionevole, mi parve un eternità, poi, sfinito, mi accasciai sul divano mentre sentivo le sue labbra risalire sul petto, ed ancora più su; aprii gli occhi e vidi il suo volto sorridente, sembrava aspettasse qualcosa, anzi, sembrava non aspettasse altro che facessi qualcosa; mi protesi verso le sue labbra e ci baciammo, cercai di portarla su di me ma sembrava restia a farlo, poi con un risolino si alzò e si mise a sedere proprio davanti a me, proprio come siamo adesso.
Non vorrei farlo, anzi vorrei farlo anche se so che forse non dovrei farlo, ma ho i suoi slip tra le dita ed un'altra incredibile erezione in corso.
Incredibile è proprio il termine giusto!
Comunque mi alzo, il mio pene è perfettamente eretto in questo momento, vado verso di lei e la guardo scuotendo la testa, lei mi sorride, quel suo sorriso sarò la mia fine, lo so, e quando dischiude le gambe, quelle sue splendide gambe perfettamente tornite, mi rendo conto di non poter fare altro che inginocchiarmi al suo cospetto, dischiudere leggermente le labbra ed accogliere nella mia bocca la sua erezione lasciandomi trascinare nel vortice di questa incredibile passione.
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20 years ago
admin, 75
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Una vacanza speciale
Io e mia moglie Claudia avevamo un rapporto idilliaco eravamo veramente una coppia perfetta unico neo i nostri rapporti sessuali , non che non siano stati buoni ma alla fine notavo sempre quel senso di insoddisfazione nei suoi occhi come se mancasse quel qualcosa.
Tutto questo fino al quel famoso giorno.
Era l’estate del 2001 e da bravo marito ho fatto un regalo speciale alla mia mogliettina .
Per il suo trentesimo compleanno ho pensato di farle una grande sorpresa, dieci giorni prima del compleanno le ho fatto trovare due biglietti aerei per una vacanza nei Caraibi precisamente in Giamaica.
Spesse le avevo fatto dei regali ma questo la eccito` in maniera travolgente.
Tutto ando` alla perfezione, viaggio perfetto, stagione meravigliosa , hotel 5 stelle con servizio da favola e dulcis in fundo una meravigliosa stanza con l’aria condizionata .
Mangiavamo tutti i sere nel ristorante dell’albergo dove dopo qualche giorno notai un cameriere del posto che aveva un interesse particolare nei confronti di Claudia.
Glielo feci notare ma alla mia intuizione lei rispose con un sorriso dicendomi un sospirato magari tu avessi ragione
La sua frase mi dette quel senso misto di piacere e di gelosia che non so neanche descrivere.
Sonny quello era il nome del ragazzo che era veramente qualcosa di eccezionale era un ragazzo di 19 anni nerissimo alto un fisico statuario rivolgeva spesso frasi strane a mia moglie in inglese che io non riuscivo mai a capire ma che mia moglie con una padronanza della lingua molto superiore alla mia capiva e rispondeva con un’aria molto maliziosa.Tutto questo mi irritava ma aveva comunque quel non so che, che mi piaceva
Una sera alla fine di ritorno dal ristorante stavamo al letto e mentre stavo baciando mia moglie le usci una frase che disse < pero` quel Sonny > .
< cosa vorresti dire > dissi io irritato
Claudia
Io
Claudia
Io < sarebbe >
Claudia
Io < e allora? >
Claudia < Niente era cosi per dire ,sai che non ti tradirei mai >
Aveva ragione lo sapevo ne ero cosi sicuro che il dubbio fini li.Forse fu proprio quella sicurezza che mi spinse a farle una proposta : le dissi che se veramente quel ragazzino le tirava le avrei concesso una notte, purché fosse finita li e non ne avesse mai piu fatto riferimento nella vita a venire .
Stette almeno un dieci minuti in silenzio .Poi disse con una voce convinta
Non disse piu una parola si preparo in tutta fretta quasi la stanza stesse andando a fuoco non l’avevo mai vista cosi eccitata, apri la porta e voltandosi disse Chiuse la parta e se ne ando` .
Erano le 11 e 30 quando se ne ando` e fece ritorno che faceva giorno.
Io ero stato tutta la notte in uno stato di dormiveglia non se se eccitato o arrabbiato non lo sapro` mai.
Ma ricordo perfettamente i suoi occhi pieni di piacere e felici .Entrando al letto mi disse solo una frase
Non so cosa successe quella notte .
A volte mi piace pensare che se ne sia andata solo al bar a passare le ore solo per farmi irritare e a volte mi piace pensare che quel ragazzo le abbia regalato una notte indimenticabile.
Non lo sapro mai ma adesso Claudia ha una nuova luce negli occhi
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20 years ago
admin, 75
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