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Avevo la bocca piena n3
Mi sentivo osservata come se tutti mi guardassero e sapessero
cosa mi passava per la mente,affrettai il passo e abbassando la
testa infilai il portone dello stabile dove abitava la mia amica.
La scusa era di portarle una ricerca che avevamo fatto insieme e
che lei aveva lasciato a casa mia.
Suonai,la porta si aprì e tutte e due ci guardammo imbarazzate e
quasi con vergogna ripensando a quanto potevamo essere state porche,
evitammo di sfiorarci,un saluto veloce e dopo
aver lasciato lo scritto ripresi l'ascensore.
La porta si chiuse ed io iniziai a fantasticare cosa dovevo fare
e con le mutandine bagnate per l'eccitazione già immaginavo
di essere tra le braccia del portiere.
Uscita dall'ascensore bastò uno sguardo,lui si avvicinò e mi diede una
chiave sussurrandomi all'orecchio il numero 13.
Avevo capito si trattava di una cantina.
Mi sentivo quasi una ladra le mani mi tremavano e quando aprii la
cantina vidi un'attrezzatura da atleta palestrato.
Cavalletto ,spalliera,panche e pesi di tutti i generi,ma la cosa che mi
attraeva di più era una macchina che apriva le cosce e le manteneva
aperte per far lavorare il muscolo interno.
Ero incuriosita,e ogni macchina che vedevo fantasticavo su come mi poteva
prendere,sul cavalletto a chiappe aperte a pecorina ,sulla spalliera
aggrappata con le gambe divaricate intorno ai suoi fianchi che sbattevano
dentro di me,sulla panca distesa con il mio sesso pronto a ricevere
l'essenza del maschio.
Ma quello che mi incuriosiva di più era la macchina che apriva le cosce
a dismisura e le teneva ben aperte già immaginavo la scena la mia
piccola fessura sgocciolante che lubrificava il dardo eretto che lentamente
centimetro dopo centimetro entrava dentro di me dandomi dei spasmi
incontrollabili al mio ventre .
I miei piccoli capezzoli si indurivano e mentre due delle mie dita malandrine
iniziarono ad entrare nella mia fessura mi vedevo inginocchiata davanti alla spalliera
mentre lui appeso con il suo sesso arcuato mi invitava a ingoiarlo fino
ai testicoli, già assaporavo i suoi umori che mi ritrovai con la mente distesa
a pecorina sul cavalletto,le mie chiappe venivano aperte dalle sue dita,mi
sentii infilata da quel toro che mi montava da dietro alitandomi lascivamente
dietro al collo.
Ero eccitata da morire venni una volta da sola e pensando di ripulire il suo membro
dai suoi umori mi infilai le dita bagnate dal mio sesso in bocca,succhiai
tutto fino a ripulirle della mia lussuria,e nel frattempo sentii dei passi nel corridoio
stava arrivando.
jenny
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17 years ago
jenny69,
39
Last visit: 14 years ago
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Tutto programmato !
Io adoro messenger. Mi piace poter intuire l'eccitazione di chi scrive da ogni dettaglio, compresi gli errori di battitura. Se poi ci scappa mi faccio volentieri un giretto in cam ma solo come preambolo prima dell'incontro. Con lui invece avevo solo scritto qualcosa, senza neanche entrare troppo nello spinto o senza programmare nulla per un mese e più. Il 21 scorso mentre giro su msn per qualche augurio mi ritrovo un suo messaggio in cui mi chiede se ci vediamo il 24 mattina, beh forse il giorno della vigilia è un casino....facciamo il 26 pomeriggio ? Per lui è ok e mi da appuntamento ad un bar dell'EUR "a due passi da casa sua". Ho capito l'antifona.
Arriva il giorno e mi muovo per arrivare all'appuntamento, per me significa parecchio autobus ed una metro ma almeno ho il tempo di fantasticare un pò....giusto in tempo per scendere dal bus e trovare il bar chiuso. Lui è già li e mi chiede scusa per il contrattempo, mi vuole comunque far prendere un thè a casa sua....."che paraculetto" penso, e immagino che dietro ad un viso pulito che mostra meno dei suoi 32 anni (dichiarati...) ci sia una volpe che sa il fatto suo. Arriviamo a casa sua, andiamo in cucina e mentre prepara il thè tutto sembra tradire la sua agitazione: discorsi superficiali sul lavoro, voce tremante, sguardo che non incrocia mai il mio. Qualche certezza vacilla nella mia testa ma qualcosa mi fa ancora pensare che possa solo essere molto eccitato. Prendiamo il thè in sala e mi parla (da lontano) dei suoi studi e della casa, penso che peggio di così non potesse andare ma mi sbaglio perchè si alza dalla sedia e prende le tazze vuote andando in cucina, dove comincia ad aprire l'acqua per lavarle ! "Senti..." lo chiamo dalla sala, lui si affaccia ed io gli chiedo se vogliamo parlare di qualcos'altro oppure se (testuale) "ti vuoi avvicinare qui al divano perchè da così lontano i pantaloni non te li posso slacciare.."
Ride, si avvicina e sento le sue mani gelate mentre mi aiuta a slacciare cinta e patta. Alla fine riesco a farlo sedere ed a fargli un pompino (col profilattico che mi ero portato...) mentre lui mi fa una sega.
Me ne torno a casa pensando che tutto sommato certe esperienze possono essere simpatiche se analizzate a mente fredda ma al momento...
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 4 hours ago -
Pensieri di trasgressione
La fantasia di un amplesso multiplo mi attira ed eccita moltissimo. La confessione di mia moglie del desiderio di essere accarezzata da mani femminili durante l’amplesso amplifica il mio desiderio. Come realizzarlo?
L’argomento è ormai motivo di dialogo e reciproco stimolo. La ricerca del piacere condiviso parte dal colloquio aperto e sincero con mia moglie
Non cerchiamo tutto e subito, la trasgressione deve essere un percorso effettuato prima con la consapevolezza del desiderio e del limite. Le difficoltà sono numerose:
1) la gelosia
2) l’idea del peccato e del proibito
3) la paura di essere scoperti e pubblicamente riconosciuti o ricattati
4) la paura di intraprendere una doppia vita segreta
5) la paura delle malattie
6) il pericolo di minacciare il nostro amore e la stabilità del nostro rapporto aprendolo ad altri: perdendo la esculsiva desiderabilità del proprio patner
7) la scelta della compagina adatta ad intraprendere questo gioco
8) la titubanza nell’incontro, l’inadeguatezza e il possibile rimorso
9) la paura di fallire
10) la paura di rovinare la famiglia
Non sono geloso, non mi sento oppresso da una educazione fortemente cattolica e credo di poter affrontare tutte le difficoltà sopra individuate, ma non ritengo corretto forzare le scelte di mia moglie, con la quale voglio condividere questo gioco.
Più audace, cerco aiuto in chat, ricevendo consigli preziosi da Sibilla&Pegasus, che pubblicamente ringrazio.
Se anche voi state vivendo o avete affrontato questo momento vi sarei grato se mi voleste fare partecipe dei vostri pensieri, delle vostre vittorie o sconfitte, delle vostre esperienze.
Grazie
Buon Anno
bb
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 4 hours ago -
Gradimento del primo regalo
Il primo regalo fu molto gradito. Sorpresa, complicità si rafforzarono stemperate dalla dolcezza nel desiderio di raggiungere reciprocamente il piacere.
L’apertura del pacchetto e della confezione fu accompagnata da languidi ed intensi baci e carezze. Dopo una accurata detersione dei giocattoli mia moglie volle indossarmi l’anello mentre un cunnilingus approfondito lasciava posto al fallo. Si susseguirono sensazioni intense, mentre la fellazio era stimolata dalla vibrazione e le tre palline che appese all’anello ritmicamente sollecitavano il mio scroto. Crescendo il desiderio lei volle che sostituissi il fallo con l’originale. Fu un rapporto inteso, con il desiderio di prolungare per il tempo maggiore possibile la percezione del piacere. Dopo la prima ripetuta penetrazione nella classica posizione del “missionario “ lei volle salire, ruotandomi sulla schiena, senza che abbandonassi, neppure per un istante il suo amorevole nido. Mi cavalcò ripetutamente inarcandosi per ricevere le sensazioni maggiori dalla penetrazione , mentre il vibrante dell’anello collocato esattamente in corrispondenza del clito le produceva sensazioni acute. Raggiunse senza fretta, con dolcezza un orgasmo dirompente e prolungato manifestato da forti gemiti e da spasmodiche contrazioni delle pareti vaginali, che stimolavano la mia erezione, mentre le accarezzavo ora i seni dal capezzoli riti , ora il natiche indugiando sino allo sfintere, senza violarlo, mente si inumidiva degli umori ormai abbondanti.
Rilassata dopo il primo amplesso volle essere abbracciata con dolcezza, volgendomi la schiena, mentre il mio petto riscaldava le sue spalle e le mie mani accarezzavano dolcemente i sui seni avvinghiandola.
Il pene, ancora eretto, si posizionò naturalmente tra i suoi glutei. Con dolcezza lo indirizzo alla vagina, entro la quale scivolo naturalmente, come volesse completare l’abbraccio.
Indomi, con lentezza incominciammo una lenta penetrazione da tergo in cui le mie spinte si armonizzavano con le sue e le contrazioni alternavano sensazioni sublimi.
Mentre il gioco continuava le chiesi i suoi pensieri e mi confesso di desiderare delle mani che la accarezzassero.
L’immagine proposta mi eccitò tantissimo, incuriosendomi al punto da indagare sulla qualità di quelle mani. Mi disse di desiderare mani femminili, dolci e sinuose, delicate e morbide arrossendo per la vergogna di questo pensiero nuovo e trasgressivo. La ruotai sino a salirle sulla sua schiena, mentre la penetrazione continuava con ritmo crescente. Dalla sua bocca ansimante appoggiata sul cuscino gemiti di piacere inumidivano la stoffa, mentre il secondo orgasmo la avvolgeva. Nel ritmo crescente la aiutai a sollevarsi con il ventre senza uscire dalla sua vagina, per consentire una penetrazione da tergo ancora più profonda che incremento il suo piacere vero un ulteriore orgasmo. Al culmine del suo piacere non riuscii a trattenere una eiaculazione liberatoria.
Ancora dentro di lei ci adagiammo sulle lenzuola per un languido bacio, mentre dolcemente il diminuire dell’erezione si rallentava per continuare con un sospiro, ripetendoci all’unisono TI AMO.
bb
ps se il racconto è stato di gradimento lasciate commenti
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 4 hours ago -
Storie di una travestita 4
Storie di una travestita 4
Circa tre anni fa ho conosciuto il fidanzato della mia migliore amica, alto, capelli scuri, un bellissimo ragazzo con cui sono entrata subito in sintonia, ma mai avevo pensato a lui sotto la sfera sessuale nonostante sia molto carino, perché esseno il boy dela mia migliore amica lo vedevo intoccabile.lui non sapeva della mia passione per il travestimento, anche perché ancora non era nelle mie prospettive esserlo, ma un paio di mesi fa una persona mi ha contattato, dicendomi che mi conosceva,e dopo pochi giorni si è rivelato a me. Tutti pensavo ma non che fosse lui, però ero molto felice che una persona speciale come lui sapeva di me, anche perché non penso potrebbe mancarmi mai di rispetto.
Da quel giorno ho cominciato a fantasticare su di lui, fisicamente è un bel ragazzo, anche ben messo in dotazione, ogni giorno visito il suo profilo e mi immagino di essere io la persona che scopa nelle sue foto. Sogno spesso(peccato sia solo un sogno) un nostro incontro di sesso e penso sia un incontro molto eccitante, e focoso tra due persone che si conoscono e che si rispettano l’uno e l’altro. Mi piacerebbe succhiargli il cazzo, farmelo entrare tutto fino alla gola, sentire il suo sapore, che si posa sulle mie labbra e sulla mia lingua che senza fermarsi lo inumidisce della mia saliva. Poi sogno spesso che mi fa distendere su un letto e lui completamente nudo mi sfila il mio perizomino, mi tira per le gabe verso il suo corpo, e le porta attorno al suo bacino, per poi con un colpo secco mi dilata il mio buchetto desideroso di essere scopato da lui. Voglio sentirlo dentro di me che entra ed esce, ed il mio buco che si spana per farlo entrare, voglio sentire le sue palle che vogliono entrare anche dentro di me, godere di immenso piacere del suo possedermi e farmi sentire donna, la donna + troia del mondo,e mentre mi scopa mi piacerebe( ma so che è impossibile) che poggia le sue labbra e la sua lingua sulla mia, sarebe il massimo.mi farei scopare in qualsiasi posizione da lui, e mi farei fare di tutto, immagino il suo sapore di maschio, che mi invade tutta, mi bagno al sol pensiero di tutto ciò,anche il mio buchetto si allarga da solo al pensiero di lui che mi possiede e mi fa sua, immagino la sua sborra che mi schizza sul viso, che invade il mio sedere, arrossito dopo il suo penetrarmi e scoparmi come una troia, la sua. Chissà se tutto ciò un giorno avverrà, oppure rimarrà solo un songno nel cassetto, visto che lui(almeno credo) non ha mai avuto esperienze con una travestita.
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17 years ago
bribri83tp,
30
Last visit: 4 years ago
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Esperienze di donna matura. \"anna\"
Si conoscono da bambine, Grazia, Anna, Patrizia e Antonella.
È loro abitudine ritrovarsi periodicamente per passare alcune ore insieme prendendo un the.
Sposate, madri, e un pò ................ non vogliono cadere nella monotonia di una vita sessuale limitata ai rapporti coi mariti
Così si sono dedicate a cercare delle nuove esperienze e a raccontarle per goderne insieme.
Questa volta tocca a Anna racconta la sua ultima esperienza alle amiche che, attente e incuriosite, si preparano a goderne.
Anna 45 anni è una donna che emana sesso al solo guardarla.
Capelli rossi, labbra carnose un fisico proporzionato, seni grandi e sodi, e un fondo schiena scolpito e armonioso.
Da anni insegna materie letterarie in una scuola superiore frequentata quasi esclusivamente da maschi.
Da tempo non si sente completamente soddisfatta dei rapporti sessuali con il marito, la monotonia ha preso il soppravvento.
La sua educazione l’ha sempre condizionata ad un comportamento sessualmente irreprensibile, ma un desiderio si è insinuato nella sua mente.
Emanuale, il suo studente preferito, bravo ragazzo, studioso , interessato alle lezioni, che siede sempre al primo banco.
Un fisico asciutto e sportivo , alto , capelli corvini, occhi azzurri che infondono dei brividi ad ogni sguardo.
E poi quella particolare attenzione durante le lezioni, quel suo sguardo di diciottenne che la scrutava mentre spiegava, la osservava non solo in viso, la scruta in tutto il corpo.
Improvvisamente Anna comprese che l’interesse del ragazzo forse non era solo determinato dall’amore per la letteratura ma c’era dell’altro………….
Anna iniziò ad osservarlo con attenzione durante le ore di lezione, si accorse che lo sguardo del ragazzo era puntato sulle sue scollature, sulle sue cosce e quando accavallava le gambe vedeva la sua attenzione nell’osservare e carpire la visione di ogni millimetro di pele che si scopriva.
Iniziò uno strano gioco tra i due, sottile, non dichiarato.
Anna Iniziò a vestirsi ed atteggiarsi in modo garbatamente eccitante, del resto lei era sempre stata maestra in questo.
Indossava delle maglie con ampie scollature che facevano intravvedere la rotondità e le forme dei sui splendidi seni, gonne sopra il ginocchio, che una volta seduta facevano apparire le sue cosce , velate da calze autoreggenti.
Giunse fino a sedersi nei banchi degli alunni per capire, vista la disposizione della cattedra quello che Emanuale poteva intravvedere dalla sua posizione……………..
Gli altri studenti di solito non prestavano molta attenzione alle sue lezioni, essendo un istituto tecnico, le materie letterarie non li interessavano più di tanto, spesso in aula non c’erano più di dieci ragazzi che a mala pena la ascoltavano.
Anna approfittando di questo, offriva ad Emanuele visioni particolari del suo corpo, sedendosi e accavallando le gambe in modo garbatamente scomposto, chinandosi di fronte a lui per fargli vedere i suoi seni dalla generosa scollatura.
Emanuele gradiva………….e lo si vedeva chiaramente , dall’effetto visibile sui suoi pantaloni, il rigonfiamento era evidente; tuttavia non aveva i ciraggio di manifestare in modo concreto il suo interesse.
Il gioco andava sempre più avanti, ormai tra Anna ed Emanuale si era creata una comunicazione erotica non ufficiale fatta di sguardi e atteggiamenti che creava dentro di loro forti emozioni.
Le occhiate, e gli sguardi diventavano sempre più espliciti e reciproci, senza che nessuno dei due avesse il coraggio di fare il primo passo.
Si avvicinava il periodo degli esami di maturità, e furono istituiti dei corsi di approfondimento pomeridiano per perfezionare la preparazione degli studenti.
Il primo giorno Emanuale era il solo studente presente, Anna lo fece accomodare nell’aula e vista la situazione si sedette nel banco vicino a lui per poterlo seguire meglio.
La scuola era semideserta, lei si era vestita con una camicetta bianca e una gonna leggermente corta, portava delle autoreggenti a rete che la rendevano se possibile ancora più gradevole, sensuale, eccitante.
Iniziò a Leggere insieme ad Emanuele relazione su Foscolo, mentre lo faceva, accavallò le gambe, facendo scorrere la gonna fino a far rivelare il pizzo delle autoreggenti.
Intanto osservava le reazioni del ragazzo, che era ormai diventato paonazzo, la scopava con il solo sguardo, e moriva dal desiderio di averla.
Non paga delle reazioni di Emanuele, Anna giocherellava con la collana che portava al collo , aprendo così la camicetta che faceva intravvedere il suo bel seno con i capezzoli turgidi, il tutto a malapena contenuto dal mini reggiseno che indossava.
La tensione erotica era diventata palpabile, la patta dei pantaloni di Emanuale stava per lacerarsi per la pressione esercitata dal suo membro esasperatamente eccitato.
Tutto accadde in un istante, Emanuale, delicatamente, ma decisamente, si avvicinò al viso di Anna e la baciò, facendo saettare la sua lingua impaziente tra le sue labbra,.
Lei non ebbe nemmeno la forza di reagire e rispose al bacio con di un ardore sconosciuto, e contemporaneamente appoggiò la mano , carezzandolo, sul membro impazzito liberandolo dai pantaloni.
Lo avvolse tra le labbra, e iniziò a titillarlo con sapienti tocchi della lingua, percorrendo le vie segnate dalle vene sporgenti sulla pelle tesa, fino ad arrivare alla cappella turgida, che leccò sapientemente, per un tempo che sembrò infinito.
Iniziarono a spogliarsi in silenzio e guardandosi negli occhi.
Si tolsero i vestiti a vicenda, freneticamente, fino a restare nudi.
Anna prese l’enorme membro del ragazzo e lo avviluppò tra le sue cosce facendolo risucchiare dalla sua passera innondata di unori e frenetica di desiderio.
Seguirono minuti di gemiti e godimento, in un vortice di posizioni sempre nuove, in piedi , stesi sui banchi o per terra.
Non trascurarono nulla dei piaceri possibili, Emanuale la possedette anche dietro facendola mugolare per lunghi minuti che sembrano non finire mai.
Gli orgasmi si susseguivano e Anna benediva la forza della gioventù di Emanuale che la faceva raggiungere livelli di estremo godimento, come mai lei aveva raggiunto nella sua vita
Ad ogni orgasmo portava il membro di Emanuale alle labbra e suggeva avida il nettare che ne fuoriusciva abbondante, caldo, e profumato di virile giovinezza.
Anna ritornò d’improvviso alla realtà, “ dobbiamo andare disse” potrebbe venire qualcuno e scoprirci; si rivestirono e si diedero appuntamento per i giorni seguenti……………..ma questa volta a casa di Anna.
Emanuale il giorno dopo propose ad Anna di far partecipare agli incontri anche Giulio il suo amico più caro che avrebbe anche lui dovuto sostenere quell’anno gli esami di maturità; Anna accettò di buon grado la proposta, ad un patto che sarebbero state presenti anche le sue amiche del cuore………………..ma questa è un’altra storia.
Il frutto di questi eventi eroticamente formativi, fu una relazione su Ugo Foscolo che presentata agli esami di maturità, fruttò ad Emanuale una promozione con il massimo dei voti.!
Come al solito alla fine del racconto le quattro amiche erano molto eccitate, si spogliarono e si dedicarono alla loro terapia preferita in questi casi.
Armate di vibratori e accessori vari, conclusero in erotica allegria la serata, un bacio a tutti!
Per osservazioni e suggerimenti scrivete ad Are2 E.-Mail: [email protected]
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4
17 years ago
admin, 75
Last visit: 4 hours ago -
Esperienze di donna matura.
Esperienze di donna matura.
Si conoscevano da bambine, Grazia, Anna, Patrizia e Antonella. Era loro abitudine ritrovarsi periodicamente per passare alcune ore insieme prendendo un the raccontandosi la loro vita.
Sposate, madri, non volevano cadere nella monotonia di una vita sessuale limitata ai rapporti coi mariti, che pur essendo appaganti, non le soddisfavano completamente.
Così si erano impegnate a provare delle esperienze nuove e a raccontarsele per goderne insieme.
Questa volta tocca a Grazia raccontare la sua ultima esperienza alle amiche che, attente e incuriosite, si preparavano a goderne.
Grazia cinquantenne, colta, bionda, abbronzata, una quarta di seno mirabile, moglie di un professionista, inizia a raccontare.
Uno dei suoi desideri proibiti, era quello di godere, della giovane virilità degli amici del figlio, suoi compagni di università.
Paolo e Antonio entrambi venticinque anni, frequentavano da parecchio tempo la sua casa, e spesso quando erano lì, lei approfittava per indossare abbigliamenti provocanti per stimolarli e provocarli.
Da donna esperta e sensuale qual era, non perdeva occasione per far gustare ai ragazzi ampie scollature, o indossare gonne aderenti che supportate dalle sue gambe tornite e adeguati spacchi delle gonne, provocavano un effetto “visibile” sui due ragazzi.
Gli piaceva manifestare la sua femminilità, conducendo un sottile gioco di seduzione che portava i ragazzi e forti livelli di eccitazione; poi si ritraeva nel suo essere mamma, signora per bene, lasciandoli arrapati oltre ogni limite.
Uno dei suoi giochi preferiti quando i ragazzi erano in casa, era quello di preparargli uno spuntino.
Li faceva accomodare nel grande divano del salotto e poi serviva il the e i pasticcini, sporgendonsi garbatamente in modo tale da far intravedere i seni turgidi di desiderio; oppure sedersi, mentre bevevano e accavallare le gambe, in modo da far vedere le calze autoreggenti e il minuscolo perizoma che portava abitualmente.
Quel giorno Paolo e Antonio vennero a trovare suo figlio per studiare come facevano abitualmente.
Carlo suo figlio però era partito improvvisamente con il padre per accompagnarlo in un viaggio di lavoro.
Era l’occasione giusta per portare a termine il suo disegno erotico.
Grazia si vestì con un abito corto e aderente, che metteva in risalto le sue splendide forme e in particolare il seno, che a fatica era contenuto dal reggiseno nero di pizzo.
A completamento del tutto delle calze autoreggenti nere, velate, un perizoma e scarpe con tacchi a spillo.
Ricevette i due ragazzi informandoli che suo figlio era fuori con il padre e che non sarebbero tornati che fra due giorni.
Per scusarsi dell’assenza del figlio, invitò i ragazzi al “solito” rito del the, e loro accettarono di buon grado, accomodandosi nel divano, e pregustando la situazione “ Sarà un vero piacere Grazia prendere il The con Lei, è sempre molto gentile ……….oltre che bella” disse Paolo il più intraprendente dei due.
Grazia accese lo stereo pervadendo il salotto di una musica intrigante che contribuiva a creare un'atmosfera particolare e poi si diresse in cucina a preparare il the.
Rimasti soli Paolo disse ad Antonio” Grazia è veramente una femmina esuberante, non so cosa darei per poterla scopare, hai visto che seni, aveva i capezzoli dritti, io quasi quasi ci provo”, si rispose Antonio” quando ci siamo noi fa di tutto per farci eccitare, secondo me ci sta, oggi mi sembra l’occasione giusta, male che vada ci dirà di no. Dobbiamo provarci oggi o mai più del resto io sono già in tiro………….”.
Arrivata in cucina Grazia in un attimo preparò la bevanda, il pensiero dei ragazzi la eccitava e si sentiva la passerina tutta bagnata, pronta ad accogliere quei due cazzi che sembravano già in calore; ormai aveva deciso oggi se li voleva proprio scopare quei due ragazzini…………….!
Dopo essersi aggiustata il vestito in modo da fare risaltare ancora di più il suo magnifico seno eccitato e le sue gambe velate dalle autoreggenti, tornò in sala dai due ragazzi.
Iniziò il rito della degustazione del the, e sedendosi tra i due ragazzi, con la scusa di servire l’infuso iniziò a strusciare le sue gambe contro le loro, mentre conversava amabilmente, esibiva alla loro vista, l’ampia scollatura, facendo intravvedere in capezzoli ritti dal desiderio.
I turgidi e nodosi membri di Paolo e Antonio creavano un notevole rigonfiamento nei pantaloni e Grazia si soffermava compiaciuta con lo sguardo, felice dell’effetto che provocava nei due ragazzi; si sentiva sempre più porca e decisa nel suo intento.
La tensione erotica cresceva a ogni istante, i movimenti sinuosi di Grazia , il suo sfiorare i due giovani corpi divenne un messaggio inequivocabile della sua voglia, del suo desiderio , delle sue intenzioni.
Grazia non riusciva più a trattenere la sua voglia, con fare apparentemente distratto posava le mani sulle cosce dei ragazzi sfiorando i cazzi che diventavano sempre più duri e evidenti sotto i pantaloni, con la scusa togliere le briciole dai loro pantaloni li accarezzava delicatamente sulla patta, portando all’esasperazione l’eccitazione di Paolo e Antonio.
Alla fine fu Paolo a prendere l’iniziativa, per prendere dei biscotti dal tavolino appoggiò la mano sulla schiena di Grazia e anziché toglierla dopo aver preso i biscotti, iniziò a muoverla lentamente fino ad arrivare all’attaccatura del seno e poi ancora fino ad accarezzarle il seno.
Grazia non si ritrasse, anzi accompagnava con il corpo il movimento della mano, sorrise e passò la lingua sulle labbra turgide; fu il segnale d'inizio di quell'indimenticabile pomeriggio di sesso e godimento.
Sentendo la mano di Paolo che si faceva sempre più indiscreta e intraprendente, la donna non seppe trattenere un gemito e lo abbracciò, baciandolo con ardore e sensuale lentezza, insinuando la sua lingua tra le labbra e iniziando con la mano una lenta sensuale carezza sul membro che pulsava durissimo ed enorme sotto i pantaloni del ragazzo.
Antonio vista la situazione , iniziò ad accarezzare le cosce di Grazia che si erano scoperte fino a far vedere la passerina bagnata a malapena coperta dal micro perizoma che indossava.
La vista delle autoreggenti e del perizoma fecero perdere ad Antonio ogni paura e remora, iniziò a far saettare la sua lingua sempre più vicino al nido d’amore della donna, che iniziò a gemere dal piacere.
Antonio leccava lentamente la passera inondata dagli umori della donna, che a sua volta ansimava sempre più forte seguendo il ritmo della lingua del ragazzo.
Persa ogni inibizione, Grazia estrasse il membro di Paolo dai pantaloni, era teso e rigido allo spasmo e lo fece sparire tra le sue labbra, avvolgendolo tutto nella sua gola avida e smaniosa di piacere.
Con la lingua Grazia lo stimolava e lo leccava tutto, con un movimento lento e continuo.
Con la lingua esperta sapiente, seguiva il percorso delle venature che segnavano come solchi di piacere quel meraviglioso giovane cazzo…….. fino ad arrivare su alla cappella tesa e arrossata dove si soffermava a godere e far godere, Paolo gemeva…………..
Andarono avanti in questo gioco per lunghissimi minuti ,provocando un coro di gemiti che superava il tono della musica emessa dallo stereo.
Dopo qualche tempo i due ragazzi invertirono le loro posizioni, e dopo aver tolto il vestito e il reggiseno a Grazia che restò con il minuscolo perizoma, continuarono il gioco, portando loro stessi e la mamma del loro amico ad uno stato di libido esasperato; il loro membri grandi nodosi e rigidi erano baciati da grazia che li ingoiava e li leccava a turno, instancabilmente, dalla base fino in alto provocando ai ragazzi sensazioni mai provate.
Le lingue dei ragazzi esploravano in ogni parte il corpo e la vagina tremanti di Grazia, provocando orgasmi lunghi e ripetuti, che partivano da dentro fino a esplodergli in tutto il corpo, grazia urlava il suo piacere senza pudore alcuno.
Dopo circa mezzora, Paolo iniziò a penetrare Grazia che non riusciva nemmeno più a gemere impegnata com’era a succhiare il membro di Antonio, in un crescendo di sensazioni erotiche che la portò a chiedere che anche Antonio la penetrasse ma da dietro!
SI ora voleva di più, Grazia insegnò ad Antonio, come inumidire il buchetto e poi lo aiutò a penetrarla, sempre più in fondo, trovandosi così i due membri duri come la pietra che la possedevano riempendola instancabilmente davanti e dietro.
L’eccitazione dei ragazzi era salita al punto che perso ogni ritegno la penetravano quasi con violenza, chiamandola troia, vacca, aumentando se ancora possibile il piacere che lei provava; la loro frenesia era tale che si sentiva distintamente il rumore fatto dai peni che entravano e uscivano dalle fessure amorose di Grazia.
Paolo sentiva l’ondata di piacere che gli stava montando lentamente e inesorabilmente, a questo punto i ragazzi si misero davanti al viso di grazia e muovendo velocemente le loro aste inturgidite, vennero sulla bocca di Grazia inondandola del seme che gli riempì la gola, il viso e i seni.
Grazia, bevve tutto quel nettare, attenta a non perderne nemmeno una goccia, e si abbandonò tra le braccia dei due ragazzi ringraziandoli teneramente per il godimento che le avevano fatto provare.
E’ stata la prima di una lunga serie di esperienze cui in futuro avrebbe fatto partecipare anche le amiche.!!!!!!!!!!!!!!!!
Finito il racconto, Grazia vide che le sue amiche erano in uno stato di eccitazione fortissimo e disse” bene ora a completamento del racconto, guardate le riprese di quello che vi ho raccontato, ……..ho filmato tutto………..sapete io a mio marito, non nascondo niente, e dopo aver visto questo filmato abbiamo fatto sesso tutta la notte”.
Le amiche seguirono di buon grado la visione della cassetta, ma dopo qualche istante l’eccitazione era talmente forte che, levati i vestiti e presi dei falli che Grazia teneva a disposizione, iniziarono un’orgia per festeggiare l’ esperienza meravigliosa di Grazia.
Per commenti o suggerimenti scrivete ad [email protected]
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 4 hours ago -
La mia prima moglie
Ciao a tutti, questo e successo circa 7 anni fa a quel periodo ero sposato con Francesca la mia prima moglie. Francesca era una bellissima mora aveva 5 anni meno di me alta con un bellissimo seno e bellissimo culo.
Sposati da 5 anni senza figli e per via del mio lavoro stavamo tanto tempo senza vederci, alla fine ognuno si crea un'altra vita ma solo per il sesso, amavo moltissimo francesca solo che quando lei ha scoperto che io mi scopavo tutte le mie colleghe non l'ha preso per niente bene: ha chiesto il divorzio.Tutto e successo un mese di agosto di 5 anni fa, stavamo ha letto dopo una fantastica scopata: lei tranquillamente disse che voleva provare ad essere scopata da 2 uomini contemporaniamente dato che io la scopavo sempre nel culo (cosa che ha lei piaceva tantissimo) voleva provare la doppia penetrazione io lei e un amico che sarebbe piaciuto a tutti e due.
Io non credevo alle mie orecchie, ma devo dire che solo per avermene parlato ero eccitatissimo al punto che cominciai a leccargli la figa e il buco del culo stavo spianando il terreno per un'altra scopata, Francesca non si fece pregare cominciò a succhiarmi l'uccello in modo molto frenetico, vedevo lei e immaginavo che con noi c'era un'altro che intanto la scopava alla pecorina, cosa che mi eccitava tantissimo, cominciai a parlare con lei mettendo in ballo il nome di un mio collega che sapevo gli piaceva.
Era molto eccitava sentivo il suo cuore battere forte per l'eccitazione, le sue mani si vedevano tremare sentivo la sua bocca completamente priva di saliva. Quel giorno per la prima volta mi chiese di incularla, dopo aver bagnato per bene il buchetto si avvicino da dietro verso di me e prendendo il mio cazzo con la mano disse: adesso inculami sfondami il culo come non hai mai fatto, era molto eccitata la fantasia che aveva dentro di se la faceva diventare molto troia, era la donna che io in fin dei conti avevo sempre desiderato fare la troia in questo modo non l'aveva mai fatto. Dopo aver finito la bella scopata cercavo il suo sguardo ma lei mi sfuggiva, era l'eccitamento che la faceva parlare e fare cose senza ritegno alcuno, ma poi si vergognava tanto, certo non potevo spegnere la luce per paralare con lei.Allora cominciai a dirle che era stata fantastica che mi aveva fatto provare nuove e belle sensazioni e che se lei avrebbe voluto io avrei condiviso la sua fantasia, anzi a dire il vero dissi: mi piacerebbe vederti scopare con un'altro per poi entrare anche io in gioco se tu lo vuoi............. Non rispose mi bacio sulla bocca dicendomi buonanotte, pensai ferfino che si era offesa che io avevo interpretato male le sue fantasie, ma ha mattino prima di andare a lavoro disse a chiare lettere, vorrei che mi scopaste tu e il mio collega Valter sai bene che mi piace tanto, non mi diede nemmeno il tempo di rispondere usci subito per andare a lavoro. Io prima di uscire restai una decina di minuti in casa mi aveva un po frastornato, stavo conoscendo una Francesca che non sapevo che esisteva ma tutto questo mi dava una forte eccitazione.
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17 years ago
cosmo3123,
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Incontrando ii° parte (scritto insieme a jenny69)
Racconto scritto insieme a jenny 69
Uscimmo dal bar un po arrossati ,ma ormai ero una sua preda e mi invitò a montare nella sua "Classe A blu notte ".
Mentre guidava la gonna le si alzava, lasciando intravedere le autoreggenti e la sua pelle liscia e morbida, e la mia mano si muoveva ad accarezzarla ed a toccare il clito e le labbra ……. Spostando leggermente il perizoma.
Le sue labbra erano bagnatissime di umori e, al contatto delle mie dita …. Procuravano eccitazione e scosse elettriche e …… un aumento dell’andatura, oltre a piccoli gemiti di Gina.
So bene di essere molto malizioso e stimolante, per cui, mi inginocchiai tra le sue cosce e …… scostando il perizoma infilai la mia lingua a titillarle il clito e …… le mie dita a penetrarla.
Il calore della sua vagina e il titillio sul clito facevano gemere ancor più Gina e sbandare un po’ la macchina in quella stradina di collina ………
La strada buia ci aiutava alla guida ed alla scopata che le mie dita e la mia lingua facevano con Lei, ……… gemiti e umori si mischiavano a quelle curve e …….. a quell’eccitazione.
Arrivammo e …………. eperta la porta ............ un bacio intenso ..... lingua a lingua tra le bocche vogliose e gli sguardi ....... la fece da padrone.
Il caldo della casa ....... aiutò i due "amanti" a rimanere nudi ed a ......... consumare l'amplesso
La bocca di Carlo continuava sul corpo inebriante di Gina alla ricerca di tutti i sapori e gli odori che ...... il profumo inebriante faceva assaporare al naso e la lingua che assaporava la dolcezza e la morbidezza di quel corpo che ....... veniva assaporato, rispettato ed ....... amato
il collo e la spalle .......... ormai in balia di baci e dolci morsi ..... facevano arricciare la pelle vellutata e morbida
i seni ed i capezzoli turgidi facevano rilasciare ...... sospiri desiderati e insperati alla bocca dolce ed a quelle labbra che ........... venivano leccati dalla lingua di Lei
il ventre e ....... il monte di venere si inebriarono di quella bocca calda e quelle mani che accarezzavano e ricercavano ansimanti le labbra umide di umori
il titillio della lingua sul clitoride dava scosse elettriche a tutto il corpo ...... come se richieste e volute al fine di dare e ricevere "piacere"
un mugulio usci ancor più dalla bocca di Lei e .......... la lingua entrò tra le labbra nascondendosi dentro alla ricerca degli umori più "nascosti"
un titillio più profondo provocò un getto di umori e lo sconquasso ..... danndole emozioni e goduria .......
non aveva mai provato un fremito così profondo ed un orgasmo ricevuto solo da quella bocca ed ancor più da quella lingua che ....... frammista a dolci dita si inserivano dentro di Lei ..... in ogni sua parte
ma ........... non ebbe finito di godere che ....... un'emozione ancor più forte e violenta le percosse tutto il corpo ....... un fremito la percorse dal cervello alle dita dei piedi ............ era un orgasmo diverso ....... forte ....... insistente ........... bagnato
un fiotto di umori uscì dalla vagina ....... e la fece abbandonare a quel desiderio ..........
I due amanti si distesero ormai stanchi sul tappeto vicino al focolare per riscaldarsi ed assaporare il loro amplesso e, pronti ……. successivamente ad uno nuovo ………
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17 years ago
carino6423,
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Last visit: 11 years ago
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Grazie last minute
abbiamo trovato un singolo grazie a last minute ci siamo dati un appuntamento ci siamo andati con un po di titubanza poi dopo le presentazioni abbiamo capito che era la persona giusta alla mia donna è piaciuto subito ci ha portato un posto tranquillo si sono accomodati sul sedile posteriore io davanti che guardavo hanno cominciato il loro gioco ha prima spogliato la mia lei poi si è spogliato lui aveva già il cazzo duro ha iniziato con lunga leccata di fica poi si è tirato su facendosi succhiare il cazzo (lei è bravissima a succhiare)io intanto ho cominciato a masturbarmi ero eccitattissimo gli ho dato un perservativo a questo punto la messa alla pecorina che la posizione preferita da lei ha cominciato a pomparla non l avevo mai sentita godere cosi poi si è seduto era lei che se lo chiavava sentivo lui che gli chiedeva se gli poteva venire nella fica ma lei adora vedere lo sperma che esce sto punto si è tolto il perservativo ha coricato lei sul sedile ha cominciato ha masturbarsi dopo poco ha cominciato a sborrare sulle tette collo ne aveva dappertutto io nel frattempo mi sono sborrato in mano ci siamo ripuliti ci siamo salutati è stato molto bello penso che ripeteremo l'esperienza
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17 years ago
giov88, 55/55
Last visit: 1 year ago -
Che mazza!
Era una sera d'estate di qualche anno fa.
Giravo in moto senza meta mentre l'aria tiepida della notte mi accarezzava instillandomi una voglia di sesso duro e crudo.
E così finii sulle solite strade ormai conosciute, c'era però una novità tra i tanti visi noti.
Era una trav color cioccolata, altissima e naturalmente quasi nuda, sandali con la zeppa, ad aumentare la sua gia notevole statura, un top e una mini. Fine dell'abbigliamento.
Longilinea e tonica, mi fermo e si avvicina. Le chiedo cosa ha sotto alla mini e mi risponde " un cazzo di 30 centimetri, amore". Ovviamente non le credo e chiacchierando la invito a farmi constatare la veridicità di quanto dice.
Sono fortunato, evidentemente le sto simpatico, e acconsente di appartarci in un posto tranquillo li vicino. E fino ad ora di soldi non ne abbiamo parlato.
In due minuti siamo lontano da occhi indiscreti, lei alza la mini, scosta lo slip e balza fuori un bel pisello che, da moscio, pende verso il basso per una buona quindicina di centimetri. La mia curiosità è quasi soddisfatta, ma la mia voglia no..... Mi inginocchio portando il mio viso a pochi centimetri da quel bell'uccello nero.
" Davvero bello" è l'unica cosa che riesco a dire prima di prenderlo in bocca. Lo stringo alla base con una mano e lo sento crescere tra le labbra. Cavolo sono davvero trenta centimetri!
Appoggio anche l'altra mano sull'asta di quel meraviglioso cazzo e comincio una sega a due mani mentre mi riempio la bocca con quel che ancora avanza!
Il trav color ebano è davvero preso dalla mia performance, se la gode mentre mi sussurra "Sei davvero una troia". Queste parole non fanno altro che accrescere la mia eccitazione , aumento il ritmo della sega mentre insalivo copiosamente la cappella e con una mano spalmo la saliva su tutta la lunghezza di quella gran mazza ora completamente bagnata,
Sento il suo cazzo gonfiarsi ancora, so che stiamo per arrivare alla fine, non mi stacco, ormai non capisco più nulla... ci sono soltanto io e quel gigantesco cazzo che entra ed esce dalla mia bocca.
Passano ancora pochi istanti e finalmente arriva, in fiotti densi e tiepidi, la sua sborrata mentre mi sta ormai scopando in bocca tenendomi la testa con le mani. E' davvero tanta e la lascio colare lungo il mio collo.... chi se ne frega dei vestiti.... una lavatrice e via.
Questo è stato il mio primo incontro con quella mazza, naturalmente il primo di una serie molto soddisfacente.
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 4 hours ago -
Padronvale ed una schiava all’università
Di Tom [email protected]
Il primo Aprile di quell’anno era cominciato come qualunque altro giorno per Stefania. Sveglia presto, colazione veloce giù al frequentatissimo bar della stazione ferroviaria, una scappatella veloce in biblioteca dove alcune amiche e compagne di corso preparavano gli esami della sessione primaverile e poi via in aula. Quel giorno erano previste due ore di Chimica generale ed inorganica, una di Biologia molecolare ed una, inevitabile, di Biochimica vegetale. Stefania salì le scale che conducevano alla piccola aula in fondo al corridoio principale dell’istituto. La solita gente radunata davanti alle porte, gruppetti di persone conosciuti o meno conosciuti che vociavano e ridevano. Qualcuno salutò la ragazza e Stefania, cortese, mentre ricambiò con un grazioso inchino del capo. La sua voce cristallina tintinnò nell’aria stanca fra le pareti di cemento. Era una bella ragazza, Stefania, alta un metro e settanta, fisico in forma, capelli nerissimi, lunghi ed un po’ crespi ed un visetto che ispirava affidabilità. L’aula era ampia e quadrata, lievemente scoscesa verso il lato rivolto a Nord. Accanto alla grande cattedra era posta una lavagna colma di polvere di gesso e dietro di essa, sul muro, era appeso un poster della tavola periodica di Mendelev. I banchi erano vecchi, ingrigiti dagli anni e dalle generazioni di studenti che si erano succedute una dopo l’altra alle lezioni di Scienze Biologiche dell’Università. Stefania prese posto fra le file di mezzo, non troppo vicina alla cattedra da stare sotto al naso del professore durante la spiegazione né tanto distante da non essere veduta dall’insegnate. Essere un volto qualunque fra la folla, ma un volto sempre presente alle lezioni era ciò che Stefania aveva imparato ad essere dopo due anni di corso. In fin dei conti era questo che i docenti mostravano di apprezzare dai loro studenti. Il professore di Chimica generale era un ometto vecchio con un viso scavato da rughe e grinze come la corteccia di una vecchia quercia, ed aveva lo sguardo un po’ spiritato. Arrivò con matematica puntualità quando mancava appena un quarto d’ora alle nove, depose la sua cartella in pelle sul piano della cattedra e ne estrasse un volume di lucidi.
-“Buon giorno”- esordì. –“Oggi Parleremo della disposizione degli orbitali atomici attorno al nucleo”-
Stefania si appoggiò con le spalle allo schienale rigido della sedia. Teneva il quaderno aperto davanti agli occhi ed impugnava la penna fra indice e medio. Il tappo della biro girava e roteava nevroticamente fra le dita nervose. L’aula era piena per un quarto solamente dei posti disponibili. Gli studenti si erano stancati col tempo di seguire le lezioni di quel vecchio noioso.
-“Che barba!”- pensò Stefania –“Orbitali dell’atomo!”-
In quel momento una ragazza dai capelli castani e mossi che le arrivavano alle spalle le si sedette accanto. Stefania la guardò con disinteresse. L’aveva già veduta qualche volta ai suoi stessi corsi e qualche volta si erano scambiate gli appunti del giorno, ma la conoscenza si era mantenuta sempre molto superficiale. Stefania sapeva che la ragazza si chiamava Valentina, che lavorava saltuariamente in una piccola pizzeria in centro e che era già iscritta al quarto anno benché avesse dato meno esami di lei. Valentina era una bella studentessa dalla carnagione abbronzata e liscia, i lineamenti del viso erano regolari e gli occhi castani come la chioma. In particolare Valentina era messa molto meglio di Stefania in quanto a curve ed era noto che il suo seno prosperoso ed il suo fondoschiena avevano fatto girare la testa a molti studenti durante gli anni scorsi.
Stefania si guardò per un attimo il seno; rispetto a quello della ragazza che le sedeva accanto appariva minuscolo ed insignificante. La maglietta era rialzata solo di un poco, là dove doveva.
-“Ma a che sto pensando?”- si disse, come vergognandosi di se stessa.
Valentina sembrò non degnarla di uno sguardo, aveva preso block notes e penna e attendeva solamente l’inizio della lezione. Poi, pochi secondi prima che il professore iniziasse a parlare, la ragazza dai capelli castani sembrò ricordarsi di qualcosa, frugò nella tasca posteriore dei pantaloni e ne estrasse un pacchetto di carta grande quanto una lettera. Lo guardò sorridente ed i suoi occhi vispi brillarono di una luce furba. Infine, con indifferenza, appoggiò la busta sul banco a fianco del suo, proprio davanti al quaderno di Stefania.
Quest’ultima lo osservò incuriosita mentre Valentina la scrutava trattenendo a stento il riso.
-“E’ per te”- disse
-“Che cos’è?”- chiese Stefania.
-“Aprilo e guarda”- rispose l’altra.
Stefania appoggiò penna e quaderno sul tavolo. La lezione stava per cominciare, il professore aveva impilato i lucidi nell’ordine nel quale voleva proiettarli accanto alla lavagna luminosa.
Incurante di ciò Stefania aprì il pacchetto e guardò cosa vi fosse dentro. Erano fotografie. Un mazzo di cinque foto ed il soggetto di quelle immagini la fece sbiancare. Impallidì proprio, sgranando gli occhini neri e congelando ogni movimento di quelle mani che stringevano impotenti le prove della sua colpa. L’espressione di Stefania denunciava incredulità, smarrimento e terrore. Valentina ne rise, divertita.
-“Ma cosa sono queste?”- balbettò sottovoce Stefania mentre le sue mani allontanavano le foto dal volto.
-“Belli questi scatti, non è vero? Si vede chiaramente il tuo bel faccino schiacciato contro le pudende di…chi è quello? Non il tuo ragazzo, comunque! Gira il mazzo, da qualche parte c’è una foto dove lo si vede anche di faccia…”-
-“Ma…ma…”-
-“E’ un bel ragazzo. Chissà se piacerà anche al tuo fidanzatino!”- ridacchiò Valentina –“Quel cornuto”-
-“No…non vorrai mica…”-
-“Fargliele vedere?”-
-“Non farlo! Ti scongiuro!”- disse Stefania, piegandosi verso l’altra ragazza con fare supplicante.
-“E perché non dovrei?”- Valentina era sempre più divertita, ormai dominava completamente la situazione. –“Non sarebbe leale nei suoi confronti, quelli del tuo bel ganzo. Forse gliele farò trovare proprio stamani, tanto più che oggi è il primo Aprile. Sai che scherzo!”-
La parete bianca di fronte ai banchi s’illuminò del fascio di luce proiettato dalla lavagna luminosa. Gli studenti rimirarono un’immagine stilizzata di orbitali atomici e particelle elementari. Anche Valentina guardava e pareva quasi interessata dalla lezione. Eppure sul suo volto vi era ancora stampato un bel sorriso luminoso e pieno di malizia. Stefania non lo scorse neppure, troppo immedesimata nell’osservare inorridita quelle foto.
-“Non lo fare! Il mio fidanzato…”- mormorò al limite della disperazione –“…è geloso marcio. E se lo dici a lui…”-
-“Lui s’incazzerà come un animale, sicuramente ti mollerà e forse ti prenderà anche a schiaffi o peggio. Magari una bella scenata… e ci andrà giù pesante, anche più di quanto tu non pensi. Puoi stare sicura che in capo a due giorni sarai divenuta la protagonista assoluta di questi corridoi!”-
Gli occhi di Valentina non sfiorarono mai il volto di Stefania; era come se la prima trovasse l’altra indegna d’essere persino considerata. In fondo non si degna d’attenzione una mosca che sbatte le ali bagnate in un angolo del marciapiede, aspettando solo d’essere calpestata.
-“Oh, e nel caso ti fosse venuta in mente l’idea di strappare le foto che hai fra le mani per cancellare le prove della porcheria che hai fatto”- disse Valentina –“Sappi che ho i negativi e posso farne quante ne voglio. Ne farò dei poster da appendere in aula magna se necessario.Tutti dovranno sapere!”-
-“Ma come le hai avute?”- chiese Stefania. La sua mente era in pieno panico, la sua ragione navigava nel marasma della paura e della vergogna. A cosa sarebbe servito conoscere la provenienza di quelle foto? Ormai i giochi erano fatti, le prove c’erano e non le si poteva ignorare. Ma la sua coscienza si rifiutava d’accettarlo, era come se l’intera situazione fosse un incubo e non qualcosa di reale. Si sorprese tuttavia di non aver gridato, di essersi data un contegno dignitoso affinché in aula nessuno, dal professore all’ultimo degli studenti presenti, s’accorgesse della tragedia in atto.
-“Ho le mie fonti, sai com’è!”- esclamò sorridente Valentina. Mentre parlava con Stefania prendeva appunti su quanto stava dicendo il professore. Non degnò la ragazza più giovane di uno sguardo.
-“Ti prego, non dirlo a Fabrizio”- supplicò Stefania.
-“Vedremo…”-
-“Ma…”-
-“Non ora!”- rispose stizzita Valentina voltando il capo verso Stefania. Guardò la ragazza febbricitante come si guarda un insetto fastidioso che ci ronza vicino all’orecchio. –“Non vedi che mi disturbi? Insomma!”-
-“Ti prego!”- supplicò ancora Stefania –“Se vuoi che faccia qualcosa…qualunque cosa…”-
Valentina sogghignò malignamente –“In realtà si. Voglio qualcosa da te. L’espediente delle foto è solo un piccolo ricatto morale per ottenerlo. Un mezzuccio un po’ sleale ma tutto sommato efficace, non trovi?”-
Nel cuore di Stefania, oltre alla sempre più angosciante morsa di disperazione, altri sentimenti si facevano ora strada. Primo fra essi la rabbia, un odio sordo e totale che aveva come unico scopo d’esistere la risatina immonda della ragazza comodamente seduta di fianco a sé. Ma la ragione trattenne le mani di Stefania dall’infilare le unghie nel viso della nemica, ciò sarebbe equivalso a confessare con la propria voce il tradimento nei confronti di Fabrizio.
-“Che cosa vuoi?”- chiese allora Stefania, mentre nella sua voce ora si scorgeva astio e non solo smarrimento.
Ma Valentina, incurante del risentimento della sua povera vittima, rise di quella furia incatenata.
-“Vieni oggi, a casa mia. Sai dove vivo, giusto? Davanti piazza Dalmazia, al primo piano davanti alla villa col giardino. T’aspetto non più tardi delle tre”-
Ripose penna e quaderno nello zainetto e fece per alzarsi. La lezione di chimica era giunta appena ad un quarto del suo svolgimento.
-“Ah, portami un regalino. Una scatola di cioccolatini o dei fiori. Sai, sta male presentarsi in casa d’altri senza un piccolo presente per la padrona, ti pare? Se opti per i cioccolatini fa che siano di marca buona. Ed io amo le rose rosse. Mi raccomando, alle tre e con un regalo. Sgarra ed io ti sputtano davanti a tutta l’Università, bidelle comprese. Ritarda di un solo minuto e non mi troverai in casa, sarò sulla strada per andare a trovare il tuo caro fidanzato. Quel cornuto…”-
Stefania non aveva il coraggio di sollevare lo sguardo. I suoi occhi andavano avanti ed indietro, dalle foto rannicchiate sul banco e parzialmente coperte dalla copertina del quaderno alle gambe della sua aguzzina. Vide che Valentina indossava un paio di scarpe da ginnastica nuove.
-“Come vuoi”- disse infine.
-“E chiamami Padrona, da ora in avanti, capito? Non voglio più sentire parlare di Valentina! Chi è Valentina? Io sono solo la tua Padrona. Sta bene?”-
Stefania strinse i denti fin a sentire male alle gengive ed alla radice dei denti. –“Come desideri, Padrona”-
-“Ti sei dimenticata la terza persona singolare”-
-“Come desidera, Padrona. Va bene così?”-
Valentina s’alzò in piedi –“Le foto te le regalo, tanto ti ricordo che ho i negativi. Goditele, serva. Ciao!”-
Se ne andò movendo il culetto rotondo e perfetto in modo appariscente e sensuale. Stefania la osservò andare via e le parve di morire.
Era la schiava di una sua compagna di corso. Le poche ore che la separavano dalle tre del pomeriggio, sentiva in cuor suo, non sarebbero trascorse mai. Aveva ragione.
Stefania si presentò in piedi davanti alla porta dell’appartamento di Valentina ed alle tre mancavano ancora dieci minuti buoni. Fremeva, Stefania e non a torto. Lungo la strada non aveva cessato un attimo di rimuginare su cosa avrebbe fatto, a quel che sarebbe stata la sua reazione una volta che fosse venuta a trovarsi faccia a faccia con la sua nemica. Nemica, si, e non avversaria. L’avversario è qualcuno con cui ti confronti. Ci si batte ad armi pari con un avversario. No, semplicemente Valentina era una nemica, aveva aperto le ostilità senza motivo alcuno, colpendo alla schiena ed approfittando del vantaggio. La lezione di Chimica inorganica di quella stessa mattina era stata la sua Pearl Harbor. Ma non ve ne sarebbero state altre, giurò Stefania. Non avrebbe dato a quella strega l’opportunità di infierire ulteriormente su di lei. Suonò il campanello una sola volta. Valentina venne ad aprire dopo un paio di minuti. Mentre Stefania vestiva in jeans e maglietta nera, come in aula, Valentina s’era messa in libertà. Indossava un paio di pantaloncini cortissimi, neri, che le lasciavano scoperte le belle cosce piene e sode e stringevano morbidamente l’attaccatura delle gambe alle natiche generose. Sopra vestiva una T-shirt bianca senza maniche e non indossava né reggiseno né canottiera.
Stefania aveva rivisto questa scena mille volte nella propria fantasia, come un serial-killer che immagina il palcoscenico del suo prossimo omicidio fino alla pazzia. Aveva veduto se stessa mentre affrontava la sua aguzzina con ferocia, verbalmente ed anche fisicamente, se vi fosse stato bisogno. Aveva contemplato l’ipotesi di colpirla, schiaffeggiarla, batterle la faccia contro un muro artigliandola per i capelli. Prenderla a calci e lasciarla boccheggiante sul pavimento. Questo, beninteso, prima di trovarsela davanti nella realtà.
Quando Valentina aprì la porta e le sorrise con la sua bella bocca, le sue labbra carnose e sensuali, i suoi occhi brillanti, la sicurezza di Stefania scomparve di colpo. Quella ragazza ha le foto che potrebbero compromettere la tua faccia davanti a tutti, si ripeté. Rovinerà la tua storia d’amore con Federico, gli sussurrò la voce da lontano, i tuoi amici ti lasceranno. E l’altro ragazzo? Valerio? Il tuo amante non più segreto? Ci hai pensato? Anche lui ha una ragazza. Ti tratterà come una cagna se lo trascini nel fango con te. E si vendicherà. Oh, se si vendicherà!
-“Lascia perdere, Stefania!”- disse ancora la voce –“Abbandonati! L’unica strada è affidarsi alle mani di questa ragazza. Tu sei sua!”-
Lo sguardo di Stefania planò ai piedi di Valentina, che erano fasciati da un bianco paio di calzettoni alla caviglia con gli orli arrotolati e calzavano ciabatte senza tacco che lasciavano scoperto tallone, dorso e punta delle dita.
-“Entra, vuoi restare lì sulla porta?”- disse Valentina.
Stefania mosse un passo avanti, sempre tenendo lo sguardo basso.
-“Gra…grazie”-
Valentina sorrise, lasciò che la ragazza fosse entrata e poi chiuse la porta, sbattendola. Girò la chiave nella toppa e mise la catenella.
Stefania si sentì come un topo in trappola.
-“Perché?”- le chiese la vocina interiore –“Non è una porta chiusa a chiave che ti ingabbia. Ciò che ti imprigiona in questo momento è lo sguardo di colei che ti è davanti”-
-“Sei in anticipo”- disse Valentina –“non sei riuscita a darti pace, eh?”-
-“No”- rispose Stefania –“Non ci sono riuscita. Come avrei potuto?”-
-“Non avresti potuto, infatti”- Valentina le passò una mano fra i capelli. Stefania non si mosse e continuò a guardare verso i piedi della sua aguzzina.
-“Hai lo sguardo serio serio, povera piccola” disse la Padrona. Il suo tocco, da principio poco più vigoroso di una energica carezza si stava lentamente trasformando in una formidabile presa. Se nella fantasia di Stefania era lei a torcere i capelli alla nemica, nella realtà era Valentina ad avere facilmente il sopravvento.
-“Eh, si. Mi divertirò davvero molto con te, lo sai?”- strinse più forte e la testa di Stefania fu forzata verso il basso –“Non ti voglio male, non più di quanto non ne voglia ad una qualsiasi persona che non conosco e che vedo passeggiare per i corridoi dell’accademia tutti i giorni. Capirai che quello che voglio non è rivalermi su di te perché mi sei antipatica o perché mi debba vendicare di qualche sgarbo subito”-
Stefania aveva il collo piegato ad angolo retto, il mento conficcato alla base del collo. La spinta di Valentina s’arrestò per un momento e la lasciò lì, in quella posizione scomoda, ad ammirare dall’alto le sue belle gambe di Padrona.
-“Quello che faccio è solo divertirmi. Le foto? Bah! Un incentivo per stimolarti inizialmente ad obbedirmi. Sono più che convinta che dopo che mi avrai fatto da schiava per i primi due o tre giorni non potrai più fare a meno dei miei piccoli soprusi. Sul serio! Sono convinta che piacerà anche a te!”-
Stefania non rispose.
-“Non credi?”- chiese Valentina.
Ancora nessuna risposta. Valentina allora spinse improvvisamente la mano con la quale artigliava la nera chioma di Stefania verso il basso. Stefania si ritrovò inginocchiata, con la testa all’altezza delle ginocchia di Valentina e la mani pigiate sul pavimento a pochi centimetri dai piedi della Padrona.
Valentina sollevò una gamba, senza fretta, mollò i bei capelli di Stefania e poggiò un’estremità ancora calzata nella pantofola sulla nuca della ragazza. Premette. La schiava piegò ancor di più la schiena, fino a sentire fitte dolorose come punture d’aghi lungo tutta la colonna vertebrale.
La sua faccia fu spinta ad un palmo di distanza appena dal pavimento.
-“Ti impegni poco, Stefania”- disse Valentina con voce sarcastica –“Vedi, io posso fare di te ciò che voglio. E’ in questo che consiste il mio divertimento. Tu devi solo assecondarmi”-
Ruotò il piede sulla nuca di Stefania –“So che in questo momento mi odi più di qualunque altra cosa e persona al mondo, ma non ti sgomentare. Come ti ho già detto si tratta di un risentimento passeggero, destinato a durare qualche giorno al massimo. Lentamente il tuo spirito verrà fiaccato ai miei desideri. Quel sottile senso di sottomissione misto a piacere che ora trovi così umiliante ti pervaderà ed allora lo troverai dapprima sopportabile e poi, alla fine, addirittura inebriante. Non potrai farne a meno. Aspetta un mese al massimo e vedrai. La sola idea di non poter più essere la mia serva ti spaccherà l’anima come te l’ha ferita questa mattina la mia piccola proposta”-
Detto questo Valentina sollevò anche l’altro piede da terra e, gravando interamente col proprio peso sulla testa di una Stefania genuflessa e sconfitta, si gustò i lamenti soffocati ed i singulti spezzati della propria schiava. La faccia della serva scivolò sulla fredda superficie del pavimento in marmo bianco e lì rimase sotto la spinta dei piedi della bella Valentina. Trascorsero alcuni minuti. Il dolore alla schiena della sottomessa era divenuto un unico continuo urlo insopportabile, così come il penetrare dei bordi duri delle suole della ciabatte nella pelle della nuca. Stefania pianse.
Valentina la lasciò fare per qualche istante ancora; poi, pienamente soddisfatta, scese dal suo corpo. Agguantò ancora una volta Stefania per i capelli e, senza dare tempo alla serva di riprendersi dal dolore, la forzò ad alzarsi e la trascinò in un’altra stanza.
Era il salotto. Al centro della sala era posto un tappeto ed un tavolinetto in vetro e legno. Alcune riviste di moda e gossip erano sparse alla rinfusa sul piano. Addossato ad una parete stava un bel divano bianco mentre sul lato opposto della stanza vi erano un TV color ed una piccola libreria colma di volumi.
Stefania riconobbe alcuni libri del suo corso di studi. Un’ampia finestra illuminava la stanza e sull’ultima parete la ragazza vide un’alta scaffalatura piena di libri ed un piccolo acquario con pesci variopinti e piante tropicali.
Valentina s’avviò verso il divano e costrinse Stefania a seguirla quattro zampe. La povera serva doveva procedere come una cagna perché la Padrona non le permetteva di sollevare la testa più in alto delle proprie gambe.
Aveva il viso a pochi centimetri dal sedere tondo e bellissimo di Valentina e la Padrona glielo agitava davanti nel camminare in modo sensuale ed elegante.
Per un attimo, un attimo solo, Stefania ne fu ammaliata.
Valentina si sedette sui morbidi cuscini del divano e lasciò la chioma di Stefania. Questa si sollevò un poco portandosi le mani alla nuca dolorante.
-“Torna in ginocchio”- ordinò Valentina, senza alzare la voce.
Stefania esitò.
-“Schiava! Obbedisci!”-
Queste parole percossero Stefania come una frustata e la ragazza si chinò davanti alla Padrona.
-“Toglimi le ciabattine”-
Stefania prese prima un piede e poi l’altro, tolse da entrambi le pantofoline e le appoggiò sul pavimento.
-“Sulle mani”- disse tranquillamente Valentina.
-“Come?”-
-“Ho detto sulle mani. Sulle tue mani. I miei piedini si raffreddano a stare fermi sul marmo, li devi adagiare sulle tue mani”-
Stefania sollevò i piedi di Valentina e distese le sue mani sul pavimento. Valentina vi appoggiò sopra i talloni e l’incavo delle piante. Muoveva le dita con leggiadria, assaporando l’orgoglio di Stefania in frantumi.
-“Ora toglimi i calzettoni”- incalzò.
-“Ma…”- balbettò la schiava.
Stava per dire –“Come faccio a toglierle le calza se ho le mani sotto ai suoi piedi?”-
-“Non lo fai?”- chiese Valentina fra il divertito e lo strafottente.
-“Dovrei spostare le mani”-
-“Nient’affatto!”- esclamò Valentina, sollevando un solo piedino e strofinandone la punta sulle labbra semidischiuse di Stefania –“Lo farai con la bocca, tutto qui. Ma attenta a non pizzicarmi con i denti, altrimenti ti calpesterò come poco fa. Solo che lo farò con i tacchi a spillo, ci siamo capite?”-
Stefania non ebbe bisogno di rispondere. Era annientata e sconfitta in partenza. Si chinò fino a sfiorare le caviglie dell’aguzzina con la bocca, afferrò quanto più delicatamente possibile l’orlo delle calze fra i denti e le labbra e fece scendere il primo calzino. Il piedino di Valentina era abbronzato ed aveva il colore della più bella gemma d’ambra che Stefania avesse mai vista. I suoi occhi ne percorsero il tallone fiero e forte e le dita affusolate, poi spostò la bocca verso il secondo calzino e ripeté da capo l’operazione. I calzini infine giacevano sul pavimento.
-“Stasera lavali”- disse Valentina.
-“Eh?”-
-“I miei calzini, intendo. Li porti a casa tua e li lavi. Me li riporterai quando saranno puliti e stirati”- sbuffò la Padrona, col tono di chi ha ripetuto lo stesso ordine un numero di volte tale da far perdere la pazienza –“Schiava. Ti fai ridire le cose un po’ troppo spesso. Così non va bene”- E così dicendo premette un piede sulla faccia di Stefania. La serva avvertì la pianta del piede che le schiacciava la guancia sinistra e l’unghia dell’alluce che si divertiva a tormentare il suo sopracciglio.
-“Devi imparare a prevenire i miei desideri al più presto. Desidero che tu sia in grado di eseguire i miei ordini nel momento stesso in cui la mia mente li formula, intesi?”-
-“Farò del mio meglio, Padrona”-
Valentina tolse il piede e lo riappoggiò sulle mani di Stefania. Sorrise.
-“Va bene, ora leccami i piedi. E fallo bene”-
-“Ma…” esitò Stefania –“Come vuoi”-
-“La terza persona, schiava. Usa le formalità che ti sono dovute”-
-“Come vuole Lei. E mi perdoni”-
-“Così va già meglio. Datti da fare”-
Stefania non indugiò oltre. Leccò il dorso di quei meravigliosi piedini che ora le stavano calpestando le mani, facendole dolere le articolazioni delle dita. Ad ogni colpetto di lingua Stefania sentiva la sua anima lacerarsi sempre più in profondità. Non capiva nemmeno più perché stesse facendo quello che stava facendo. Il ricordo delle foto e del ricatto s’era come sbiadito nel dolore di qualche minuto prima, quando aveva sentito la sua schiena prossima al rompersi sotto ai piedi di quella che ora era la sua Padrona. E qual’era lo scopo della sua visita a casa di Valentina? Riprendersi le foto? Convincerla a strappare i negativi? Supplicarla? Minacciarla? Picchiarla, forse? Stefania non lo ricordava più. Si sentiva assopita ma sveglissima, smarrita in un dormiveglia atono e tuttavia vigile come un gatto. Leccò a lungo i piedi della ragazza che la stava ricattando e che l’aveva fatta soffrire fisicamente e psicologicamente. Passò e ripassò con la lingua fra le dita, si sforzò di raggiungere ogni anfratto dell’arco plantare e del tallone. Valentina seguì con attenzione l’umiliante lavoro di Stefana. Muoveva i piedi per indicare di leccare ora in punto, ora in un altro. La schiava capiva al volo e s’impegnava.
-“Bene!”- esclamò Valentina dopo un poco –“Mi ritengo soddisfatta”-
Sollevò entrambi piedi e calò due colpi di tallone sulla testa di un’indifesa Stefania. La schiava, intontita, si ritrovò con la faccia sul pavimento, ancora una volta sotto ai piedi di Valentina.
-“Visto che non è poi tanto disgustoso leccarmi i piedi?”- domandò sarcasticamente la Padrona.
-“Si, Signora”-
-“Non ne sei convinta?”-
Stefania non rispose, non ve ne era bisogno.
-“Ti stai rendendo conto che la vita da schiava ti piace e questo ti preoccupa, non ho forse ragione?”-
Silenzio da parte della sottomessa.
Valentina spostò le gambe, le ritrasse verso il bordo del divano –“Le pantofole. Mettimele”-
Stefania si mosse a fatica come una bambina che sia stata appena pestata dal bullo di quartiere. Raccolse le pantofole di Valentina e le calzò ai piedi della Padrona. Lo fece con la massima devozione e questo non sfuggì di certo all’occhio furbo dell’aguzzina. Stefania la odiava, lei era la sua nemica, e tuttavia pur di non perdere la faccia la ragazza le aveva giurato fedeltà ed obbedienza. In quel momento Valentina ne fu certa, Stefania sarebbe diventata la sua schiva a tutti gli effetti.
Aveva previsto che per il primo giorno un trattamento come quello che Stefania aveva appena subito fosse sufficiente, pensava che l’avrebbe congedata al termine della prova orale, dopo averla fatta interrogare in lingue dai suoi piedi, invece la schiava pareva avere a disposizione energie e capacità di sopportazione insospettabili. La sua lingua era una carezza morbida e invitante, il suo corpicino armonioso e gracile pareva il tappeto ideale per infierire a pieno peso con scarpe dalla suola robusta. E poi quell’espressione frustrata, quell’aria sconfitta e mortificata fecero fremere il sesso di Valentina. La Padrona desiderò mettere alla prova se stessa. Volle vedere fin dove avrebbe potuto spingere la sua schiava col suo ricatto.
-“Schiava, vieni da me”- disse. Fece per uscire dal salotto, poi con la coda dell’occhio s’accorse che Stefania la stava seguendo ritta in piedi, con lo sguardo basso ma sulle sue gambe. Si fermò così bruscamente che per poco la schiava non le andò a sbattere contro.
-“Brutta stronza!”- urlò –“Che cazzo fai? Mi segui così, in piedi?”-
Stefania si riscosse dal torpore. Guardò allibita la Padrona senza capire bene quale crimine avesse mai commesso, quale mancanza fosse stata così grave da far imbestialire Valentina a quel punto.
-“Giù in ginocchio!”- esclamò Valentina –“A quattro zampe mi devi venire dietro. Anzi, già che ci siamo sarai la mia cavallina”- Appena Stefania si fu prostrata a terra e le sue mani già martoriate ebbero toccato il pavimento Valentina la scavalcò e si sedette senza pietà sulla sua schiena. Poi sollevò i piedi da terra e le mise ai lati della testa di Stefania, in modo da giacere con tutto il peso sulla schiena della serva.
-“Trotta, cagna”- disse.
Stefania obbedì, sempre più sottomessa dalla vergogna.
Compiuti i primi cinque metri Valentina iniziò a sghignazzare. Le piaceva proprio tanto farsi portare in giro a quella maniera.Teneva le pantofole mezze sfilate dai piedi e le dondolava sulla punta dei piedi, sfiorando con esse gli occhi in lacrime di Stefania.
-“Dove devo andare, Padrona?”- chiese Stefania, quando fu in mezzo al corridoio.
Valentina era un po’ indecisa. L’appartamento era piccolo e le stanze tutte disposte attorno a quell’unico corridoio. La sua prima idea era stata quella di dirigersi subito verso il bagno, però la breve cavalcata l’aveva fatta desistere; era troppo bello starsene comoda e rilassata sulle spalle di Stefania mentre quella faticava come un mulo, trasportandola ovunque ella volesse.
-“Vai verso la cucina”- disse Valentina infine.
-“Non so dov’è”-
-“Ah, già, è verso sinistra”-
Stefania obbedì. Le sue spalle tremavano sotto al peso di Valentina, che dal canto suo invece godeva di quella sofferenza. Sentiva Stefania in preda al dolore sotto di se e lei se ne restava seduta senza neppure ansimare. Per incoraggiare la schiava le prese in mano i capelli e glieli tirò, poi la schiaffeggiò e la colpì al fianco con una tallonata. Stefania mandò un gridolino, i muscoli delle sue braccia si contrassero allo spasimo, pronti a cedere dopo un altro passo. Valentina le strattonò i capelli fin quasi a strapparli.
-“Prova a cadere e ti schiaccio la testa sotto ai piedi”- sibilò l’amazzone con tale cattiveria che si sorprese persino lei –“Ti cavo gli occhi con i miei tacchi, stronza!”-
Stefania raccolse allora tutte le forze residue. Quello che stava accadendo in quel piccolo appartamento di Firenze era assolutamente assurdo, non aveva motivo di essere. Tuttavia così era, una ragazza si divertiva a maltrattarne un’altra e la schiava doveva solo pensare a far divertire la sua carceriera. Solo questo contava per Stefania, ora. Far divertire la Padrona. Eseguì gli ordini.
Trasportò Valentina a lungo, quel pomeriggio e quando, dopo una mezz’ora di trotto, la bella aguzzina si fu scocciata di quel gioco, Stefania aveva ginocchia e mani doloranti e riusciva a stare in piedi a stento.
Valentina la osservò barcollante ai suoi piedi e ne rise –“Bene, schiavetta, la prossima volta mi porterai a cavalluccio nella stessa maniera ma in mezzo ad un prato. Ho sempre sognato di cavalcare in campagna”-
Le porse un piede –“Baciami i piedi”-
Stefania si chinò e baciò i piedi di Valentina.
Erano in bagno. Valentina aveva deciso di terminare la cavalcata nella stanza dei servizi. Si abbassò i pantaloncini fino alle caviglie e rimase con indosso solo con gli slip bianchi. Era davanti alla tazza e mostrava il fianco a Stefania, inginocchiata ai suoi piedi. La schiava aveva le gambe intorpidite dal dolore.
-“Come sono secondo te?”- chiese ad un certo punto Valentina.
-“In che senso, Padrona?”- Stefania era titubante. Non capiva il significato della domanda della sua Padrona.
-“Come sono, no? Come sono fatta! Sono bella, brutta, grassa, sfatta…?! Dimmi la verità!”-
Stefania guardò Valentina a lungo. Non vi aveva fatto caso da quando era entrata nell’appartamento ma la Padrona, con maglietta e pantaloncini corti, era veramente bellissima. Fisicamente perfetta, non un filo di grasso, eppure non era neppure magra come tante modelle anoressiche che spesso appaiono sulle riviste d’abbigliamento. Quelle gambe lunghe e forti e quelle natiche rotonde e sode riempivano gli occhi della schiava. I piedi della Padrona, Stefania li conosceva già molto bene, erano eleganti e sensuali, senza le rughe ed i calli tipici di chi cammina molto.
Più in su lo sguardo della serva non s’azzardò a salire. Non se la sentiva d’incrociare nuovamente l’espressione trionfante ed arrogante di Valentina.
-“Lei è molto bella, Padrona”- disse Stefania con aria avvilita.
Valentina rise –“Più di te?”-
La serva indugiò ancora –“Beh,…”-
-“Coraggio, voglio una risposta chiara e sincera. Mi consideri più bella di te o no?”-
-“S..si”- balbettò Stefania.
-“Come?”-
-“Si, Padrona”-
-“Non ne sei molto convinta, mi pare. Davvero lo pensi o lo dici così, tanto per farmi piacere?”- Sollevò un piede e poi l’altro dai pantaloncini accasciati sul pavimento ed iniziò a sfilarsi lentamente gli slip, facendoli scivolare lungo le cosce.
-“Si, Padrona”- ripeté Stefania –“Lei è bella…bellissima, molto più di me. La mia Padrona è perfetta!”- esclamò in un impeto d’entusiasmo la serva. Aveva appena lodato la persona che più odiava al mondo. Si sentì annullata nel corpo e nella mente. La sua autostima e la fiducia in se stessa erano andate a farsi un giro ai Carabi. Probabilmente non sarebbero più tornate o forse, se qualcuno avesse guardato bene, le avrebbe trovate spiaccicate sotto le suole delle pantofole di Valentina.
-“Aiutami a togliere le mutandine”-
Stefania obbedì ancora una volta. Non era la cosa più ripugnate che la Padrona l’avesse costretta a compiere in quelle poche ore. Pose le mani verso le ginocchia della sua Signora dove l’indumento intimo si era fermato e stava per farle scendere fino alle caviglie della proprietaria quando Valentina, con lucida premeditazione, la colpì con un sonoro schiaffo in mezzo al volto.
Stefania, già provata dalla lunga cavalcata e dal calpestamento di prima, crollò a terra come un fantoccio senza ossa. Si portò la mano alla guancia, che si stava velocemente arrossando e guardò attonita la Padrona.
Valentina la fissava con aria severa –“Ti ho forse chiesto di usare la mani? Cioè, le zampe? Tu sei un’animale! La mia cagna!”- Le prese il mento con la mano sinistra, sollevandole la testa con l’indice e facendo in modo da guardarla dritta negli occhi sconfitti.
-“Usa la bocca. Hai una bella bocca, dopotutto, l’ideale per i miei slip. O forse pensi che le mie preziose mutandine meritino qualcosa di meno?”-
Spinse via Stefania, allontanandola dal proprio cospetto. Immediatamente la schiava tornò ad abbassare lo sguardo verso il pavimento.
-“No, Padrona”- disse –“Userò la bocca”-
Si fece forza e prese un lembo del tessuto fra le labbra, stando attenta a non aumentare troppo la pressione dei denti. Sapeva che una piccola piega lasciata sulle mutandine di Valentina avrebbe reso furente la giovane Padrona. Ora era con la testa fra le cosce della sua Signora che la guardava tutta soddisfatta da sopra. Valentina aveva un’espressione a metà fra il divertito e l’annoiato; seguiva le prodezze di Stefania stando ritta in piedi a gambe leggermente divaricate e con le mani appoggiate ai fianchi.
Stefania si prostrò fino a toccare con la fronte la fredda superficie del pavimento, sempre continuando a tenere gli slip di Valentina in bocca. Quando le mutandine furono arrivate alle caviglie della ragazza, quest’ultima sollevò di scatto un piede e lo calò altrettanto velocemente sulla testa di Stefania, badando a non lesinare la pressione.
Stefania gemette e si lamentò. Un urlò strozzato le morì in gola.
Valentina si sedette sulla tazza, tranquillamente, e quando si fu accomodata sollevò anche l’altro piede e lo premette sulla nuca di Stefania.
La serva capì che avrebbe dovuto attendere in quella posizione finché la sua Signora non avesse sbrigato i suoi bisogni fisiologici. Sentì dopo poco il suono inconfondibile di un flusso d’urina che batte contro la ceramica del water.
Poco dopo Valentina le tolse i piedi dalla testa.
-“Hurry up, cagna!”- esclamò tutta allegra la Padrona –“Adesso t’insegno come essermi utile da questo momento in avanti”-
Stefania barcollò, si spinse con la testa ad un palmo di distanza dalle ginocchia di Valentina e cercò di sollevarsi in ginocchio ma la dominatrice la precedette, afferrandola per i capelli e tirandole il viso verso l’alto.
Contemporaneamente Valentina s’alzò in piedi e schiacciò la bocca di Stefania contro la propria vagina ancora umida –“Dai, tira fuori la lingua e leccami per benino! Non sei capace di mantenere un rapporto leale ed onesto con un ragazzo, vediamo se almeno sei in grado di funzionare da carta igienica!”-
Stefania non resistette all’ordine impartitole da Valentina, non vi provò neppure. Tirò fuori la lingua e leccò con dovizia di premure il sesso della Padrona. Il sapore dell’urina della ragazza le invase la gola, le provocò un senso di nausea, ma Stefania lo respinse e si sforzò di procedere. Inoltre, superati quei primi secondi di repulsione, dovette ammettere a se stesa che il gusto che le pervadeva il palato non era poi così schifoso come aveva creduto. E in più Valentina stava gradendo moltissimo quel trattamento. La schiava se ne accorse dai movimenti ondeggianti e flessuosi del bacino, dalla forza crescente con cui la mano le stringeva i capelli, dai mormorii di piacere che uscivano dalle labbra di Valentina.
-“Brava, cagna…continua. Lecca, lecca, lecca cagna schifosa…sporca metticorna bastarda, sei la mia carta igienica….”- disse la Padrona. Sembrava non volersi più fermare, aumentava e diminuiva la pressione del sesso contro la faccia di Stefania a seconda del suo piacere, senza badare minimamente agli sforzi compiuti dalla serva.
Solo un paio di minuti furono sufficienti per farle raggiungere l’orgasmo.
Fu una scarica forte ed intensissima che l’attraversò dalla testa alla colonna vertebrale e le raggiunse le ginocchia. Stefania la percepì in bocca, la ricevette senza esitare, la fece sua e poi, con l’acquietarsi dell’impulso erotico della sua Signora, le sue forze vennero meno e s’accasciò definitivamente sul pavimento.
Quello che successe nei minuti successivi ebbe il gusto del dormiveglia per Stefania. La ragazza giacque intontita e quasi del tutto priva di coscienza, nel bagno della sua nuova proprietaria. Quando riuscì a sollevarsi Valentina non c’era più. Si ricompose alla meno peggio e riacquistò un po’ di energie. Uscì dal bagno sulle quattro zampe, come Valentina voleva e si diresse verso il salotto, da dove proveniva la voce della Tv accesa. La Padrona era languidamente sdraiata sul soffice divano, le gambe distese strusciavano fra loro, producendo un fruscio di seta. Non degnò Stefania di uno sguardo mentre la schiava le si avvicinava procedendo nella sua umile postura canina.
Quando la serva fu arrivata al divano Valentina sollevò una gamba e con un piede accarezzò la testa ancora spettinata dell’altra.
-“E’ stata dura oggi, non è vero?”- chiese, senza tuttavia tradire rimorso o vergogna per ciò che aveva fatto subire ad una sua compagna di Università. Sembrava che trattare Stefania come una cagna fosse una cosa normale per lei, un po’ com’era normale adesso strofinarle la pianta del piede sul volto.
La schiava annuì, quasi rilassata dal tocco del piedino di Valentina che ora era leggero come una piuma e trasmetteva calore e comprensione.
-“Sei stata grande, lo sai?”- si complimentò Valentina –“Veramente una gran forza d’animo”-
-“Grazie, Padrona”- disse Stefania e nelle sue parole c’era una gratitudine che stupì pure se stessa.
-“Ora va’. Sei libera”-
-“Vuol dire che…”-
-“Che puoi tornare a casa”-
-“E le foto?”-
-“Ah!”- esclamò la Padrona battendo il piedino con dolcezza sul naso della schiava –“Questo è un altro discorso. Non è che non voglia dartele, ma poi tu ti vendicheresti subito di me, di quello che ti ho fatto subire oggi”-
Aveva ragione, la schiava si svegliò. Caspita, anche se ora la stava accarezzando con dolcezza quella era pur sempre la vipera insidiosa che l’aveva ricattata con le foto del suo tradimento, che aveva minacciato di spargerne l’immagine per i corridoi dell’Università, che l’aveva calpestata e costretta a leccarle i piedi ed il sesso. Che aveva infine goduto nella sua bocca lasciandola tramortita sul pavimento. E poi la stava accarezzando, si, ma si potevano chiamare carezze affettuose quelle di Valentina? Più che altro l’aguzzina stava pulendosi la pianta del piede sul suo naso, pensò Stefania.
-“Dunque devi comprendere che quelle foto rappresentano il mio….chiamiamolo deterrente per mettermi al riparo da ogni tua possibile rappresaglia. Ma non ti devi preoccupare. Federico non le vedrà mai, a meno che naturalmente tu non mi provochi dispiacere”-
Questo tranquillizzò in parte la schiava perché Valentina appariva sincera.
-“Ora vai, come ti ho detto sei libera. E mettiti in piedi, non sei più la mia cagna!”- disse Valentina allontanando il piedino dal viso di Stefania e riappoggiando la gamba sul morbido divano –“Oggi mi sono divertita molto con te!”-
Stefania rimase in silenzio un momento, poi fu tale il sollievo per aver evitato lo scandalo che prima di alzarsi ed andarsene prese entrambi i piedi di Valentina fra le mani e li baciò un’ultima volta. Con grande piacere di quest’ultima.
-“Allora addio, Padrona”- disse Stefania.
-“Non devi più chiamarmi così”- la rimproverò bonariamente l’altra –“E da domani sarò nuovamente solo una tua compagna di corso. Quindi non dirmi addio ma solo arrivederci”-
-“Arrivederci”- rispose l’altra. Se ne andò.
Valentina non la seguì neppure fino alla porta di casa, rimase comodamente sdraiata sul divano. Solo qualche minuto più tardi si rese conto di una cosa. I calzini non c’erano più. Li aveva lasciati sul tappeto in salotto, non c’erano dubbi, ma ora sul tappeto non c’era nulla. Ricordò le sue parole “stasera porta a casa i miei calzini e lavali”.
-“Possibile che li abbia presi lei…?”- si domandò.
Stefania scese le scale del condominio di Valentina due gradini per volta. Era sfinita e sconvolta. Aveva davvero baciato i piedi a quella carogna per ringraziarla prima di andarsene? Non gli sembrava vero. Perché l’aveva fatto, si domandò. Forse per il sollievo d’aver udito la promessa di Valentina di non consegnare le foto? Ma perché poi? Un giuramento a voce non è un atto concreto, le prove che potevano comprometterla erano ancora nelle mani di una ragazza che aveva abusato di lei per tutto il pomeriggio, divertendosi anche molto. Quindi non era un bacio di riconoscenza. Forse un gesto di piacere?
Piacere? La sola idea la fece rabbrividire. Piacere nel farsi spezzare la schiena, nel farsi torturare il collo sotto le suole di un paio di pantofole? Piacere nel leccare piedi sudati e scarpe polverose? Ma si può davvero trarre piacere da queste cose, si chiese. Poi la sua razionalità prese il sopravvento. Mai, si disse.
Tornò a casa affamata e scarmigliata, si tolse il cappotto e lo gettò sull’attaccapanni. In quel momento, da una delle tasche del soprabito, cadde un fagotto bianco grande quanto un pugno. Stefania lo vide e sulle prime non si rese neppure conto di cosa si trattasse. Poi una morsa la prese allo stomaco.
-“Non è possibile…che cosa ho fatto?”-
L’indomani mattina Valentina si recò all’Università di buon’ora. In programma c’erano due ore di Istologia ed una terza ora di Patologia generale. Prese posto fra le ultime file e lasciò che il tempo scorresse scarabocchiando pochi, disordinati appunti con una matita spuntata. Aveva trascorso una notte molto tranquilla e non aveva avuto alcun problema a prender sonno. Tuttavia la sera, poco prima di coricarsi, aveva pensato per diverso tempo alla sua schiava. Non se la sarebbe lasciata sfuggire tanto facilmente, questo era certo. L’accordo era di non far vedere le foto a nessuno a patto che Stefania si fosse comportata bene con Valentina, ma queste, la ragazza dai capelli castani lo sapeva bene, erano solo parole regalate al vento. Se le fosse venuta voglia di trascorrere un altro pomeriggio come quello del giorno prima non avrebbe avuto bisogno d’altro che di schioccare le dita e rinnovare il ricatto. Magari avrebbe potuto giustificare la cosa chiedendo a Stefania favori impossibili e poi rimproverandola di non aver fatto abbastanza. Al momento giusto le avrebbe ricordato di essere in possesso delle prove della sua scappatella amorosa.
Si, non c’erano problemi. Stefania le apparteneva ancora. E perché no, magari un giorno la serva avrebbe davvero imparato ad apprezzare la sua Padrona e ad accettare il suo status, non come qualcosa d’imposto ma come una vocazione. In fondo in quale altro modo si sarebbe potuto giustificare quell’ultima mortificante prova di sottomissione, subito dopo aver detto alla schiava di andar via e di non preoccuparsi delle foto?
Valentina ne era certa, Stefania nascondeva una forte natura masochista. Una natura prepotentemente celata dalle rigide regole di comportamento che la società le aveva imposto. Forse non era stato un caso che la serva si fosse scoperta per quel che era solo alla fine della giornata. Dopo essere stata spezzata in ogni modo, sia fisico che morale, le sue difese psicologiche si erano molto indebolite. Per un attimo Stefania era stata se stessa, giudicò Valentina. Rimuginò sulle possibili evoluzioni del rapporto col suo nuovo giocattolo ed attese l’inizio delle lezioni.
-“In quel momento, mentre le accarezzavo la faccia col mio piede, non le importava nulla delle foto, non le importava nulla di tutto ciò che la circondava. Per la prima volta seguiva i suoi istinti più reconditi, i suoi desideri. E ha desiderato baciarmi un’ultima volta i piedi”- Quel pensiero le fece provare un piacevole formicolio all’inguine. Forse l’avrebbe richiamata prima del previsto. La sua mano scese sul ventre e poi, con circospezione, ancora più in basso.
In quel momento apparve Stefania. Si mise a sedere accanto a lei e la salutò con un sorriso timido.
-“Buongiorno”-
-“Ciao”- disse Valentina.
Stava per accennare al mal di schiena che sicuramente doveva esserle venuto dopo il trattamento del giorno precedente ma Stefania la precedette.
-“Le ho portato queste”- disse la serva, e da sotto il banco le porse le calze bianche. Valentina le prese e le guardò. Erano perfettamente lavate e stirate, piegate con cura. Ne rimase un po’ sorpresa ma una nuova ondata di calore la pervase.
-“Ben fatto, schiava”- ridacchiò, dando maggiore enfasi possibile all’ultima parola –“Davvero un ottimo lavoro”-
Le porse una mano davanti al viso. Stefania esitò un istante e poi la prese nelle sue e la baciò.
-“Ti faccio baciare la mia mano solo perché questi posti a sedere sono maledettamente piccoli e scomodi. Tu non avresti spazio per inginocchiarti ed io non ne avrei di più per stendere le gambe. In un’altra situazione saresti tenuta baciarmi le scarpe, lo sai?”-
-“Si, Padrona”- rispose Stefania, alzandosi ed uscendo. Aveva lezione in un’altra aula.
Valentina non la trattenne, né la salutò. Ripose i calzini puliti nello zaino e si appoggiò sullo schienale della sedia. Presto avrebbe avuto bisogno di un nuovo servizio lavanderia.
Si conclude almeno per il 2007 l’apparentemente interminabile storia di Padron Valentina. Approfitto dell’incombente cataclisma natalizio per salutare tutti quelli che mi hanno scritto per darmi suggerimenti e consigli, per ringraziare tutti quelli che si sono complimentati e per mandare un cordiale vaffa… a chi ha criticato la nostra Padrona preferita (eh, lo so…ci sono anche quelli!).
In questi anni mi hanno scritto padroni e schiavi (soprattutto questi ultimi), qualche padrona (poche, sembra che le padrone non leggano!) e diverse schiave (che a dire il vero si sono dimostrate le persone più interessanti). A tutto loro un Buon Natale ed un buon anno nuovo!
E a chi volesse scrivermi ma non trova l’occasione per farlo…’o zucconi, mail e contatto msn sono sotto al titolo!!
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17 years ago
tom,
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Come tutto ebbe inizio.
Sono sempre andato sulla stessa spiaggia dall'età di 20 anni. Dopo tutti gli amici e amiche si sono sposati e diciamo sono rimasto solo. All'età di 39 anni, sono ritornato su quella spiaggia e allontanondosi dal parcheggio ci si poteva prendere il sole nudi. Nulla immaginando l'ho fatto anchio. Quell'anno, lentamente si avvicino un uomo, cominciando ad avere alcuni dubbi del posto, l'ho lasciato avvicinare. Quando si è seduto vicino, subito mi ha abbassato il mio slip e la sua bocca si è impossessata del mio cazzo. Ho raggiunto l'orgasmo subito. Dopo un anno sono ritornato su quella spiaggia e ricordo una volta che mi fermai a parlare con un uomo sposato, si divertiva a fare pompe. Volle iniziare una pompa con me. Lo lascia fare. Poi vidi, distante un altro ragazzo, l'amico che stava con me gli fece cenno di avvicinarsi ma il terzo non si avvicinò. Feci cenno io di avvicinarsi e il terzo venne vicino a noi 2. Anche il terzo era passivo e preferiva fare pompe. Preferi iniziare la pompa al sottoscritto e il secondo si fece una sega ed andò via. Rimanemmo io e il terzo. Quest'ultimo mi invito ad allontarci di poco e poi io in piedi senza pantaloncini e lui inginnocchiato a farmi una pompa. Dopo alcuni minuti mi accorsi che vi arano dei guardoni, avvisai il mio partner, ma quest'ultimo mi rassicurò che non c'era pericolo. Erano due tipi tranquilli. In quel momento, si creò una sensazione meravigliosa: essere spiati, essere esibizionista, una pompa meravigliosa. Il risultato fu una eiaculazione abbondante, partita dai piedi e venne su un getto forte e ripeto abbondante. L'amico gradì il risultato ottenuto, tanto da invitami ad un altro incontro dopo 48 ore. Da allora ebbe inizio, in modo tranquillo, la mia seconda vita, quella gay.
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1
17 years ago
bearbsx,
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Buon natale
Si avvicinano le feste e a prescindere da quello che ogniuno di noi sente per questa ricorrenza , ciò non toglie che in questi momenti si ha la possibilità di stare un pò insieme , che siano parenti , amici , conoscenti .
Non voglio credere che anche se ci troviamo dentro una comunity erotica , nessuno sente il bisogno di dire a qualcun'altro .....t.v.b , oppure un augurio di passare delle serene feste o semplicemente di dirti ....hei! Ciao come stai ?
Da parte mia se qualcuno ha avuto modo di capire , conoscermi un pò di più , al di là dell'apparenza o del perchè io mi trovi in questo sito , ho voglia di mandarvi un sincero ....Buon Natale ...e dato che qualcuno mi rimprovera che in questa rubrica si debbano scrivere racconti erotici....allora vi auguro tante ma tante ....BUONE SCOPATE A TUTTI .
Sicuramente lo farete dato che nelle vacanze ci si riposa un pò .
MEGLIO SCOPARE NEEEE!!!!!!!
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4
17 years ago
admin, 75
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Genova dall\\\'alto
Sono le 5 del pomeriggio. Sono stufo e stanco, non ho più voglia di lavorare. Saluto la mia collega, salgo in auto e guido verso il Righi. Vado spesso da quelle parti e, anche se spesso mi sono reso conto delle fantastiche avventure che quel monte racconta, non mi sono mai trovato partecipe e tantomeno attore.
Sono quasi le sei, è inverno, ormai è buio e mi chiedo per quale strano motivo scelgo di farmi tutta quella coda per raggiungere sampierdarena e arrampicarmi. Ma ormai sono arrivato.
Parcheggio in cima, dove la strada scollina e il forte Sperone ti domina con le sue mura. Mi accendo l 'ennesima siga e inizio a passeggiare. Genova dall'alto è uno spettacolo che a sera toglie il fiato. Quasi una splendida signora sdraiata sulla spiaggia, ornata di diamanti che luccicano come lampioni e fari.
Passo dopo passo la strada in discesa mi accompagna fino a un piccolo piazzale dove distinguo un'auto parcheggiata con le luci di cortesia accese. Non guardo dentro, sono ancora lontano e forse non mi interessa neanche. Ma mento a me stesso. Più mi avvicino e piu' mi rendo conto che l'auto e' una piccola alcova abitata da una coppia intenta a scambiarsi ciò che di più naturale la ns natura abbia saputo offrire. Non ci sono dubbi, sento quasi i gemiti di lei e vedo il corpo di lui muoversi in una danza innegabilmente sessuale. Butto la cicca e fingendo una malcelata indifferenza viro verso la macchina e mi avvicino timoroso di essere scoperto. Quasi quasi mi rendo conto di avere paura. Anzi, sicuramente ho paura. Ma ormai la curiosità ha il sopravvento. Sono vicinissimo e il buio mi protegge come un freddo mantello che mi cela ai loro occhi. Lei è stesa sul sedile anteriore, il suo viso sfiora lo schienale posteriore spinto dai colpi di lui che la penetra da dietro, in una posa resa grottesca dal poco spazio a disposizione. E' bellissima, distinguo la maglietta stropicciata sopra i seni, distinguo bene la gonna alzata e ancora meglio le autoreggenti che spiccano sotto le mani di lui. Ogni particolare del suo abbigliamento mi spiega che lei e' veramente una signora, di media età, di una eleganza normale, non ostentata, ma che la distingue da quello stormo di ragazzine vestite con stracci di moda e mortificate nell'aspetto da un abbigliamento illogico e penalizzante dettato dalla moda. Lui e' quasi ridicolo, quasi goffo. La pancetta lo disturba nei movimenti, vorrebbe muoversi, girarsi, affondare più libero nel corpo di lei ma l'auto gli và un po' stretta. Penso che sicuramento non sono una coppia regolare perchè tutto quel sacrificio deve sicuramente avere una ragione, ma penso anche che non me ne importa molto. Senza rendermi conto sono arrivato a fianco al finestrino. Mi batte il cuore e non posso più negare a me stesso che il mio uccello stà impazzendo, portato alla sua massima fierezza da quella scena che si consuma sotto i miei occhi. Porco mondo, stò facendo il guardone. Mi guardo attorno come se mi vergognassi e non vedo altro che alberi e il muro del castello. Ma lui si ferma, esce dal suo ventre e nel girarsi mi vede. Mi guarda e dopo pochi istanti anche lei, nel gesto di alzarsi e cambiare posizione mi vede. Restano entrambi tranquilli, come se la mia presenza lì fosse una cosa normale. Lei istintivamente si copre i seni, abbassa la maglia ma la gonna non scende con la stessa rapidità. Abbassa lo sguardo e dice qualcosa al suo uomo. Lui mi osserva, le risponde parlandole all'orecchio e con una mossa da atleta che quasi mi spaventa si rigira sul sedile di guida. Lei mi guarda, credo che mi sorrida ma non so' bene cosa vedo e non so' bene dove guardare. Si china e prende in mano il membro duro e ancora umido del suo compagno, lo accarezza e piano avvicina le labbra. Vedo la sua testa muoversi ritmicamente, le mani di lui la accarezzano ovunque. E non so' bene cosa devo fare, non so' se andarmene o restare a godere di quello spettacolo che sembra realizzato apposta per me. Lei continua, si inginocchia sul sedile e il suo splendido culo mi appare in tutta la sua maestosa perfezione. E' messo li' davanti a me come un richiamo; lui mi guarda e mi sorride parlando a lei intenta a offrirgli tutto il piacere delle sue labbra. Sono stupendi. In una frazione di tempo che non saprei precisare mi sento eccitato, colpevole, ancora eccitato, impaurito e mi guardo attorno. Ma lo sguardo torna sempre su quella coppia davanti a me. Ora lei e'sopra di lui e cercando una posizione per le splendide gambe lo cavalca con passione femminile, un briciolo di forza e di potenza che si sprigiona dalle sue mani aggrappate al petto dell'uomo. Mi guardano ancora. Un istante di pausa, vedo negli occhi di lei un lampo di lucida follia e capisco che stà cercando le chiavi per accendere il quadro e abbassare il vetro. Allunga una mano ma io sono troppo lontano. E non capisco subito che vuole toccarmi. Ho quasi la sensazione che voglia allontanarmi di più. Riprende il suo splendido ballo sessuale sul basso ventre di lui e con la mano mi cerca. Mi avvicino, mi tocca senza guardarmi, anzi, si gira dalla prte opposta e abbassa il viso contro quello di lui. Mi tocca all'altezza della cintura, goffamente e con una mano sola cerca di aprirla, cerca la cerniera ma non riesce. La aiuto, mi apro la patta dei pantaloni e subito sento la sua mano calda frugarmi. Non smette di cavalcare, lui gode ansimando e ora, con il vetro aperto, sento le sue parole che la incitano a toccarmi per farmi godere. Mi prende l'uccello in mano e senza smettere di compiacere il suo compagno mi masturba come neanche io saprei fare. Mi accarezza, mi stringe forte e mi rendo conto che questo gioco la eccita ancora di più. Allungo le mani, la accerezzo sui seni, le accarezzo il fondoschiena celato dalla gonna stropicciata ai fianchi. Le splendide gambe inguainate nelle calze, il caldo dei loro organi sessuali uniti. Il movimento di lei aumenta, la voce di lui si fà più forte, più decisa e ora lei risponde a tono e voce altissima, quasi urlando. In un attimo si gira e sporge mezzo busto dal finestrino. Mi tira il cazzo a se e lo prende in bocca avida, con una decisione che quasi mi stupisce. E' un attimo. Due o tre colpi della sua testa e nello stesso istante in cui la schiena del suo uomo si inarca, il corpo di lei si irrigidisce, io esplodo il mio orgasmo nella sua bocca. Sono i minuti più eccitanti della mia vita. Mi ritraggo, lei si pulisce le labbra e bacia il suo spasimante. Ci rilassiamo quasi come fossimo tre vecchi amici. Mi rendo conto che sono praticamente in mezzo a una strada e mi rivesto in fretta. Continuo a guardarla e nonostante tutto a desiderarla. E' davvero bellissima e la situazione non le può rendere giustizia. Lui si pulisce e si riveste in fretta, alza lo schienale e accende l'auto. Lei non mi guarda più, e' imbarazzata e non lo nasconde. Si stà ancora sistemando i vestiti quando lui mi saluta e quasi mi ringrazia per l'esperienza. Non sà ancora che io ringraziero' loro per tutta la vita. Se ne vanno in fretta. Mi giro, mi accendo una siga e guardo Genova dall'alto. Che splendida che sei signora mia.
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3
17 years ago
stefistefi35,
37
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E lui trasporta pesce, di notte.
Manlio era disperato dopo aver perso il lavoro. Non sapeva come fare per pagare il mutuo e comprare da mangiare. Insomma: un bel casino.
La moglie Marzia non aveva mai lavorato e ben difficilmente avrebbe potuto trovarlo, senza avere nessuna esperienza.
Manlio aveva 40 anni e sua moglie 38 e abitavano in una bella cittadina sul mare toscano (non citabile perché storia vera) dove c'è anche un bel porto peschereccio.
Una mattina Marzia va alla pescheria con pochi spiccioli e al pescivendolo che la prende in giro perché aveva chiesto del pesce di paranza, spiegò la sua situazione.
In pescheria era presente il proprietario dell'ingrosso del pesce, che quando Marzia uscì, la fermò e le disse: "Signora, senta, io la conosco e conosco anche suo marito. Mi spiace per quello che ho sentito. Ma suo marito ce l'ha la patente, vero?"
"Certo che ce l'ha. Ha la patente del camion e ha fatto anche l'autista"
"Potrei avere un lavoro per suo marito. Lo mandi da me. Ho l'ufficio qui vicino"
Fu così che Manlio conobbe di persona il potente signor Pino, grossista di pesce e proprietario di pescherecci.
Il lavoro consisteva in un viaggio giornaliero che Manlio avrebbe duvuto fare dalla cittadina ai mercati generali di Milano. Il viaggio sarebbe dovuto cominciare la sera verso le 22 per essere ai mercati generali la mattina alle 3.
Al colloquio in ufficio, Manlio andò anche con la Marzia, che per l'occasione si era vestita bene. Per marzia, vestire bene significana con la gonna attillata, camicetta sbottonata e tacchi alti. Certo, volgarotta, se vogliamo, ma d'effetto, perché Marzia, non molto alta era davvero carina. Bel culo sporgente, grande, vistoso. Petto ben fatto e fianchi stretti. Insomma una bella figurina provocante.
A Manlio non sfuggirono le occhiate che il signor Pino dava a sua moglie e ne fu contento, perché certamente il fatto che sua moglie gli piacesse, avrebbe comportato condizioni di favore.
La Marzia, donna di poca cultura, ma di grande sensibilità femminile, aveva a sua volta notato l'interesse del Pino e lanciava sguardi maliziosi e compiacenti verso di lui ogni volta che lui la guardava.
Il signor Pino disse che il camioncino del pesce l'avrebbe portato lui stesso davanti a casa di Manlio quando sarebbe stato caricato e da li a casa, il signor Pino si sarebbe fatto venire a prendere.
Cominciò così il nuovo lavoro. La sera verso le 21 il camioncino arrivava da Manlio, che nel frattempo aveva cenato e si era riposato e scambiate due parole col Pino, montava su e si dirigeva ai mercati generali di Milano.
Sera dopo sera, mese dopo mese. Manlio era preciso e serio.
Una sera d'inverno Pino quando portò il camion da Manlio, vide che la Marzia era triste e preoccupata. Quando Manlio fu partito, ritornò sui suoi passi e suonato, chiese di parlarle.
Marzia, nel frattempo s'era spogliata e aveva indossato una vestaglia, senza niente sotto, pronta per andare a nanna.
Pino fu cortese e premuroso e Mazia gli confessò che quel mese avevano la rata semestrale del mutuo e non avevano tutti i soldi per pagarla. Mentre diceva queste cose, scoppiò a piangere e Pino si sedette vicino a lei sul divano, circondandola col braccio e tirandola a se per consolarla.
Marzia singhiozzava. Pino sentiva l'odore naturale della donna e il suo calore. Ne fu turbato. Ebbe una vistosissima erezione che non sfuggì a Marzia, la quale sfrignucolava per farsi compatire.
Quando Marzia si rese conto dello stato di pino, decise di prendere la palla al balzo e giocò duro, da troia. Aumentò il pianto e si strinse a lui, per farsi consolare. Lasciò che la vestaglia si aprisse e che Pino potesse vederla nuda sotto.
Pino la stringeva a se e lei gli si stringeva contro, sfiorando diverse volte in maniera casuale, l'inguine di lui e la sua erezione.
Marzia percepì nettamente le dimensioni del mebro di Pino, che seppure non alto, era dotato in maniera cospicua. E ne fu felice.
Felice perché suo marito, invece, aveva un pisellino molto piccolo. Sempre pronto, ma piccolo.
L'atomosfera era diventata molto sensuale e quando Marzia alzò il volto intriso di lacrime verso di lui, la baciò. Fu un bacio prima tenero ma che poi divenne violento e sensuale.
In un attimo, Marzia scivolò dalla vestaglia e fu nuda fra le braccia di Pino, attaccata alla sua bocca.
Lui stringeva quel corpo rotondo e sodo, pieno di forme.
Fu marzia, che senza staccare la bocca dalla sua, cercò febbrilmente di sbottonargli la patta e leberare il suo membro.
Avvinti, scivolarono sul pavimento, dove lei si adagiò a cosce spalancate e Pino, coi calzoni a mezza gamba, s'infilò subito in lei, che lo accolse con un urlo soffocato.
Pino trovò un lago fra le sue cosce. La vulva di Marzia, pelosissima e carnosa, lo accolse risucchiandolo.
Era come una biscia, Marzia, che si muoveva sotto di lui, rispondendo ai suoi colpi con gemiti e mugolii. Era gioiosa e stupefatta di avere dentro quel grosso membro che riusciva a riempirla come lei non era stata mai riempita prima.
Fu sconvolta da un orgasmo nuovo, mai provato prima. Rapido e intenso. Anche se era appena venuta, seguitò ugualmente a cercare il mebro di lui, vogliosa e lubrica. E lui la trombava con tutta la voglia che lei gli aveva risvegliato.
Fatta la prima, si alzarono e di presero un bicchiere di vino bianco fresco. Erano seri e si guardavano come due belve fameliche.
Poi, posati i bicchieri, Marzia lo prese per mano e lo trascinò in camera, spingendolo sul letto, done Pino cadde, nudo, con la nuova erezione.
Ora Marzia volle gustarselo tutto e seduta vicino a lui, glielo prese e lo carezzò a lungo. Lo ammirava, lo baciava eppoi lo prese in bocca.
Pino guardava quella donna che da vera troia era famelica sul suo mebro e ne fu felice e commosso. Alla sua età, trovare una donna così vogliosa, non era facile.
Quando finirono, Pino rivestendosi, prese di nuovo marzia fra le braccia e baciandola le disse che avrebbe fatto lui il versamento della rata mutuo, la mattina dopo in banca.
Marzia, felice e soddisfatta, quando Pino fu andato, ribevve un paio di bicchieri di vino e buttatasi sul letto, cadde in un sonno profondo.
Così la trovò Manlio al mattino alle sette, quando rientrò da Milano.
I due bicchieri vuoti, il letto disfatto, sua moglie di traverso sul letto addormentata e un vistoso succhiotto che faceva bella mostra di se fra le sue natiche, fecero intuire a Manlio quello che fosse successo la notte in casa sua.
Al risveglio, Marzia si rese conto che suo marito aveva capito la situazione, ma nessuno dei due ne fece cenno.
La sera dopo, alla tele davano una partita di calcio importante e quando Pino venne a portare il camioncino, manlio gli disse: "Pino, stasera gioca la nazionale, rimani qui a vederla, così fai compagnia a mia moglie... poverina, la sera rimane sempre sola... sai le farebbe piacere avere una persona che le tenesse compagnia. Eppoi anch'io sarei più tranquillo sapendo che ci sei tu in casa. Così non corro il rischio che lei esca per farmi le corna..." e rise forte e allusivamente.
Poi aggiunse "Intendiamoci, poverina, la trascuro e... capirei se me le facesse... ma sai se qualcuno la vedesse in giro..."
Così dicendo, dette un bacio alla moglie, salutò Pino e partì felice verso Milano.
Appena soli, Marzia si tolse la vestaglia e Pino cominciò a spogliarsi. Lei davanti, verso la camera, sculettando maliziosa e lui dietro, col grosso mebro eretto, verso la camera.
Manlio, fermatosi ad un distributore, chiamò casa e a Marzia che gli rispose ansante e con voce roca, disse: "Amore, di a Pino che se vuole puù rimanere a dormire da noi. Domattina quando rientro, vi sveglio io col caffè, va bene?"
"Va bene, amore, gliel'ho detto. Rimane qui...stanotte, Pino. Buon viaggio, amore...a domattina"
Ora Manlio guidava felice verso Milano...masturbandosi al pensiero di quello che sua moglie stava facendo nel loro lettone.
(segue)
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4
17 years ago
Maurovali,
63
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La vita di claudia
Ciao io mi chiamo Claudia ho 41 anni e sono sposata da 20 mi descrivo io sono alta 1.72 peso61kg capelli lisci lunghi colore biondo platino carnagione chiarissima una 4* di seno un bel fondoschiena mani e piedi ben curati, sono amante del corpo perfetto infatti faccio palestra ,sauna , e idro massaggio, mio marito ha 45 anni tiene molto all'aspetto fisico anche se non fa' palestra ma due volte alla sett. facciano sauna insieme, lui totalmente etero io invece dopo i miei 40anni o scoperto che ero anche bsx.
Tutto e' nato quando un giorno abbiamo preso la decisione di fare sesso soft con altre coppie, cosa significa sesso soft ? fare tutto tranne scambio di penetrazioni, quindi dicevo mentre eravamo con una coppia la lei una donna molto prosperosa infatti aveva unaquasi6* di seno e un gran fondo schiena dopo mentre eravamo nel lettone mi e' venuta una gran voglia di leccare la sua fica e cosi' fu'. Mio marito dopo il rapporto avuto con la coppia certamente rimase stupito di quello che avevo fatto al punto di rimproverarmi, ma io mi giustificai dicendo che lo' fatto perche' mi era venuta voglia di farlo, dopo questo episodio la cosa gli stimolo' a mio marito anche perche' credo che molti uomini vedendo due donne che si leccono si baciano e' una cosa molto stimolante e trasgressiva e questo li eccita da morire, infatti dopo questo episodio ne sono continuati tanti altri fin a dichiararmi con le altre coppi : io sono fortemente bsx att. e pass.:, nella vita sessualmente io sono molto trasgressiva piace vestirmi sempre in un modo sexy ma non volgare, in intimita' sono molto focosa e intraprendente e molte volte sono io che prendo iniziativa, vado matta x il sesso anale e piace moltissimo farmi sborrare in bocca e poi inghiottirlo, credo che sia il sogno di ogni uomo, ma spero che anche voi desidereste una donna come me. bacioni da Claudia .
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17 years ago
admin, 75
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Anno 2003 (fantastico)
Il nostro primo annuncio e dovuto a questa splendida e inaspettata
situazione.
Era luglio del 2003 mia moglie ed'io non sempre ma spesso lavoriamo
insieme, di cui una nostra dipendente tra altre molto simpatica, di nazionalita polacca, si e soliti scherzare sul lavoro, e quasi sempre sul sesso,questa ragazza sposata con qualche problema con il marito,
diceva sempre di averlo fatto in varie maniere ,di cui anche sopra la lavatrice, e che lo fece anche in tre ,che era stato tutto molto bello che lo avrebbe rifatto si fosse ripresentato l'occasione giusta.
Da tempo io e mia moglie fantastichevamo nelle nostre scopate, che ci
vorrebbe unaltra insieme ...... ec ec.. , quella mattina guardando mia moglie mi sono accorto che era rossa in viso, le brillavano gli'occhi,
mi avvicinai approfittando ghe la ragazza si e allontanata, per un istante, le disse che forse MARIA cosi si chiama ci sarebbe stata, a tutto quello ghe noi nelle nostre fantasie cerfcavamo, lei mi risose se matto! ma non scherzare,lei sta solo scherzando,io le dissi che forse non era cosi,il nostro discorso sie interrotto quando lei si e ancora avvicinata a noi, sempre senza smettere di lavorare naturalmente.
quella stessa mattina mia moglie si sposto nella stessa struttura per un lavor diverso,lasciandoci nei stessi locali,io ero molto eccitato delle
parole di MARIA, anche perche o visto mia moglie eccitata, arrivato a un certo punto non ce lo fatto piu le dissi a MARIA guarda io devo,farlo o scoppio , lei mi risponde ridendo cosa? le disse devo scopare vado da LUCIA sarebbe mia moglie, lei mi risponde sei cosi voglioso che non riesci adaspettare a quando sarete a casa? le risposi di no che dovevo farlo subito, stavo per andare e le disse vuoi venire ?
lei mi rispose quanto non mi sarei mai aspettato, ma lei vorra! se vieni con me lo scopriamo insieme, ci avviammo verso i piani inferiori,
incurandoci di altre colleghe che incontravamo, lei era molto eccitata io non stavo piu nei pantaloni,quasi correvamo per le scale ,arrivati nella stanza dove LUCIA stava lavorando ,io entrai per primo LUCIA si giro guardandomi stupita per il mio arrivo in quella stanza, che non e solito io faccio,mi disse e be!! lei non era ancora entrata quando si affaccio
e chiese posso entrare io mi ero gia avvicinato a LUCIA baciandola e portando la sua mano sul mio cazzo che non stava piu da solo, LUCIA disse ma voi siete matti lo disse con approvazione, a qul punto MARIA si avvicino a noi, baciandoci e toccandoci ci spogliammo e abbiamo scopato per quanto tempo non mi ricordo, quello che piu ricordo e che LUCIA a voluto che MARIA si mettesse appoggiata ad una scrivania,e che io la prendesse alla pecorina,lei si mise a ginochio davanti a noi godendosi lo spettacolo, il mio 19x15 che entrava ed'usciva dalla figa di MARIA, quando stavo per esplodere LUCIA pretese che le spruzavo
in bocca tutta la mia sborra, e che anche MARIA facesse lo stesso, leccandomi insieme cazzo e coglioni, da allora ci siamo promessi di ripetere questa bella esperienza, ma non sie piu fatto, perche nel frattempo MARIA a ancora avuto altri problemi con il marito fino alla separazione, il trasferimento successivamente,da allora LUCIA ed io
abbiamo pensato al nostro annuncio per il ritrovamento di una lei,o in mancanza di una coppia che faccia al caso nostro. la nostra bella storia termina qui un bacione a tutti i lettori
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 4 hours ago -
Il treno
Dovevo affrontare uno dei miei tanti viaggi di lavoro, da Milano a Reggio Calabria e siccome i controllori di volo minacciavano scioperi a sorpresa, mi decisi a prendere il treno. Prenotai una bella cuccetta, preparai i soliti bagagli e mi misi in viaggio.
Quando tornai dal vagone ristorante, mi accorsi, che il mio scompartimento, fino ad allora deserto, era stato occupato da un bel ragazzino, sui 19 anni, molto carino, dall’aspetto per bene. Mi fece tenerezza pensare a quando anche io, poco più che bambino, affrontavo i miei primi viaggi per recarmi all’università.
Ero, come sempre, un insospettabile uomo d’affari e decisi di rimanere tale, per le due ore che mancavano alla trasformazione delle poltrone in cuccette. Trascorsi quasi tutto il tempo al bar, tra una lettura ed un drink.
Quando si avvicinava l’ora della ritirata, mi appostai in modo da vedere quando il ragazzo si fosse recato in bagno per la toilette serale. Appena lo scorsi, mi precipitai a ritirare la borsa e mi affrettai a raggiungere un altro bagno. Fortunatamente il treno era semi deserto ed il tutto fu molto semplice.
Mi diedi una rinfrescata generale e mi preparai con cura, non avevo un progetto preciso, ma avevo una gran voglia di eccitare a morte il ragazzo, facendomi intravedere nella penombra dello scompartimento, prima di mettermi a dormire. Al mattino mi sarei alzato presto e la gran figa sarebbe scomparsa per sempre.
Ciabattine di legno con tacco altissimo, autoreggenti nere, perizoma da urlo, sottoveste trasparente, reggiseno imbottito e parrucca con capelli nerissimi e lunghi.
Trucco e profumo, il tutto avvolto in una vestaglia fino ai piedi.
Uscita dal bagno, temevo di fare brutti incontri, ma fui fortunata e finalmente potei fare il mio ingresso nello scompartimento che mi parve completamente buio, ma che sapevo non esserlo per occhi già abituati alla poca luce. Non dissi nulla e percepii, che il giovane era sdraiato nella sua cuccetta i basso a destra, così decisi di scegliere quella in alto a sinistra. Le altre due erano ed ormai sarebbero restate tutta la notte, libere.
Mi tolsi lentamente la vestaglia, dando le terga al giovane. Sentivo i suoi occhi su di me, come fossero due calde mani, che mi sfioravano tutta. Ogni operazione la eseguivo con la massima lentezza e tutta la sensualità di cui sono capace. Feci cadere volontariamente il mio astuccio del trucco, così da poter offrire una visione completa del mio culetto al ragazzo, mentre mi chinavo, senza piegare le gambe, a raccoglierlo.
Iniziai a salire la scaletta, piolo dopo piolo, facendo dondolare il sederino di qua e di là.
Raggiunta la cuccetta mi misi su un fianco, con la schiena ancora rivolta al ragazzo e mi rilassai.
Avevo sortito l’effetto desiderato, ne ero certa e la prova la ebbi da li a poco. Malgrado il rumore di sottofondo, del treno che correva sui binari, percepivo chiaramente, che il respiro del ragazzo aveva cambiato ritmo ed intensità. Emisi un mugolio quasi impercettibile e notai che il ritmo si alzò ulteriormente ed allora, con tutta la dolcezza di cui sono capace sussurrai: “se vuoi…posso aiutarti”.
Il respiro cessò di colpo e non ebbi risposta. Allora scesi lentamente la scala e mi inginocchiai ai piedi della sua cuccetta. Mentre fingeva di dormire feci scivolare una mano lenta lenta sotto le lenzuola di carta delle ferrovie. Ormai anche i miei occhi si erano abituati e vedevo benissimo dove si trovava il rigonfiamento, che tanto mi interessava.
Prima con un dito, poi con due, iniziai a sfiorare molto lentamente l’asta del suo pene, quindi, sempre molto delicatamente e con la massima lentezza, presi tra indice e pollice la pelle, che fasciava la sua cappella ed iniziai a farla salire e scendere.
Il suo respiro tornò a farsi profondo e rapido e io feci scivolare il lenzuolo, con cautela, fino scoprire tutto quel bel cazzo, che era bianco, invenato e bello grosso.
Sempre con lentezza misurata, avvicinai le labbra alla cappella e mentre con la mano continuavo il mio su e giù, lo presi dolcemente in bocca. Era pulito e per nulla forte, davvero un bel cazzo e l’unico sapore che percepivo era un filo di presperma, che iniziava a fare il suo debutto.
Con la mano non mi fermavo e con la lingua lecavvo cappella, asta e scendevo fino alle palle, prima stuzzicandole con la punta e poi risucchiandole completamente dentro. Le sue mani stringevano il lenzuolo di sotto con forza sempre maggiore e mi accorsi, che la sua eccitazione cresceva, a mano a mano, che la mia lingua si avvicinava al suo ano. Decisi di scendere e con movimenti circolari leccavo quel bel forellino vergine. Quando vi spinsi dentro tutta la lingua che ho, esplose in un orgasmo violentissimo. Gli schizzi uscivano lunghi e violenti ed andavano a schiantarsi sulla parte di sotto della cuccetta soprastante.
Quando ebbe finito di venire, fece per alzarsi e parlare, ma lo fermai immediatamente con la mano appoggiata sul suo petto sussurrandogli “shhh shhhhhhh”.
Ubbidì e tornò a rilassarsi sulla schiena ed io tornai a dedicarmi al suo pene.
Tenendolo tutto in bocca, stando ben attenta a non succhiare provocando il tipico fastidio post orgasmo, lo massaggiavo con la lingua.
Dopo un attimo in cui perse parte della sua erezione, tornò ad inturgidirsi ed allora ricominciai con un pompino molto più energico.
Quando mi parve ben infoiato mi alzai, mi appoggiai alla scaletta col sedere ben sporto, mi spostai il perizoma dal forellino, lo inumidii bene col dito precedentemente insalivato ed attesi.
L’attesa non fu lunga, immediatamente mi fu dietro e iniziò ad accarezzarmi il culo. Temevo la sua reazione all’accorgersi della mia femminilità incompleta, ma non successe nulla, mi appoggiò la cappella all’ano e con la foga tipica dei giovani, mi inculò in un sol colpo, facendomi urlare da dolore.
Mi chiese scusa, ma io gli dissi di non fermarsi e così fece.
Mentre mi pompava, con una mano si appoggiava alla mia natica, con l’altra mi faceva una sega.
Quando lo sentii esplodere dentro di me, venni anch’io.
Rimasi in quella posizione un attimo, col braccio appoggiato alla scala e la testa al braccio. Lui prese un fazzolettino inumidito e mi pulì delicatamente l’ano e la cappella dalla sua e dalla mia sborra e poi mi ringraziò timidamente.
Ci addormentammo subito e poi… la gran figa sparì per sempre.
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17 years ago
francy3sex,
40
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No smoking
Avevo smesso di fumare. Almeno così credevo. Tenere in bocca una sigaretta stava tornando ad essere un piacere subordinato alla mia coscienza. Ero consapevole di sbagliare ma non potevo tirarmi indietro al gusto del tabacco. Così mi lasciavo pendere una Marlboro, umida e appiccicosa come la fica della mia ragazza quando sta per venire.
Vivere a Treviso ormai non di dava più stimoli, ero stanco della città ,della gente, del lavoro, dei miei colleghi, delle amanti. Si, persino delle donne che continuamente cercavano me. In realtà cercavano solo il mio cazzo. Non è che poi ce l’abbia così grosso, ma evidentemente deve essere un fatto di testa. Le donne pensano sempre che sia un fatto di testa, solo che quando glielo ficchi dentro si concentrano solo su quello che sta aprendo loro la fregna.
La possibilità di trasferirmi a Milano era concreta. Avevo una vecchia amica di Pescara, una di quelle che mi si era incollata per anni, e che avevo scopato solo un paio di volte. Una di quelle che per venire ci metteva due ore ed io non ne potevo più. Alla fine sceglievo sempre di scoparla nel culo, per ritardare il mio coito e dare al tutto un maggior vigore.
Ero pronto per salpare alla volta della Lombardia. Avevo mollato lavoro, ragazza, amici, e tutto il resto. Alla stazione di Venezia mi restava un’ora libera prima di prendere il treno. Dovevo controllare la posta, sapevo che dovevo farlo. Il solo pensiero mi eccitava da morire, scorrevo con gli occhi le facce delle signore veneziane, delle studentesse, delle turiste americane. E me le immaginavo tutte sotto di me a raccogliere una quantità ingombrante di sperma bollente. In modo particolare pensai alla bocca rossissima di una donna sulla quarantina. Una gran bella donna, molto disinibita a quanto pare. Incrociai il suo sguardo, ammiccai, lei si passò una mano rapida sui capelli, e intanto i suoi tacchi viaggiavano spediti verso non so dove. Portai con me la sua figura, la richiusi nella mia testa, che ribolliva all’idea di una scopata che non esisteva. Entrai nell’internet point.
Parole lanciate a destra e a sinistra, come bombe molotov, ticchettii di dita da tastiera, sorrisini giapponesi, soliti profumi multi-etnici. Mi sedetti. Ero un po’ stanco, ma Milano era calda quella sera. Stefania di Pescara non vedeva l’ora che la prendessi da dietro e la riempissi del mio calore.
Nella mia casella di posta nessuna mail importante. Passai al mio amato portale “eroticcismo” Messaggio da una coppia di amici che avevo conosciuto tramite la messaggistica del sito stesso.
Una foto di lei in allegato. Bellissima, seducente, il portamento fiero e altezzoso al punto giusto. Pensai subito a chissà come sarebbe stato il suo uomo. Ma poco mi importava, guardavo la sua foto e cominciavo a chiedermi se fosse giusto andare in Lombardia piuttosto che in Romagna.
Alla fine del messaggio, scritto in piccolo un numero di cellulare e tra parentesi: “Chiamami appena puoi. E’ molto importante”.
Rimasi 5 minuti a rileggere in numero e a chiedermi se fosse vero oppure una stronzata di quelle che ti capitano su certi siti erotici. Non esitai. Perdersi in strane congetture non aveva senso. Presi il telefono e le feci uno squillo. Mi rispose. Pagai un quarto d’ora di connessione e uscii fuori. C’era il mondo a Venezia, ed era solo un normalissimo Mercoledì sera.
Rifeci il numero. Una voce ,calda come la cioccolata a cui non si rinuncia mai d’inverno, mi rispose “Si…”
“Ciao, sono Joe, il ragazzo che ti ha contattato tramite Eroticissimo, ricordi?”
“Certo che ricordo, ti ho detto io di chiamarmi. Ascolta Joe…”
“Sono qui”
“Mio marito non c’è nel prossimo week-end. Torna domenica mattina. Lui sa che ti ho contattato.”
“Non capisco…”
“Mi ha detto lui di chiamarti per non lasciarmi sola a casa. Vuole assolutamente che tu venga qui per stare con me mentre lui è via. Poi quando arriva te lo presento e ti fermi a pranzo da noi Domenica.. Che ne dici?”
“Mi sembra un’idea grandiosa, ma è un po’ assurda, non credi?”
“No, mio marito è così. Ci amiamo molto sai, ma siamo liberi dal punto di vista sessuale. Lui ha altre due donne, io ogni tanto vedo qualcuno.”
“Ok. Dimmi tutto, il posto, l’ora, mi organizzo. Veramente ho già un biglietto per Milano…”
“Bene, ti raggiungo io li. In tarda nottata dovremmo farcela a vederci.”
“Come vuoi. Ci sentiamo dopo, ciao.”
“Ciao Joe, e vedi non stancarti troppo…”
Una delle telefonate più rapide, coincise, e concludenti della mia vita. In pratica avevo un incontro fissato con una delle donne più affascinanti e sexy di quel fottutissimo portale.
Ma non potevo non pensare a suo marito. E’ vero, sapeva tutto e magari era anche simpatico, ma forse non immaginava cosa stavo progettando per la notte con sua moglie.
Presi il treno, e il viaggio passò più velocemente del previsto.
Arrivai in stazione. Un messaggio di Noemi diceva di aspettarla lì per un’oretta circa. Sarebbe arrivata in auto.
Arrivò, erano le 2.30 del mattino.
Prima di riconoscerci dovemmo subire l’umiliazione di una banda di pusher maghrebini poco fuori la stazione centrale. Non so più quante cicche avevo buttato giù, avevo l’alito nicotinico, ma le mie compresse alla propoli mi salvarano il culo.
Appena ci facemmo incontro, Noemi si buttò tra le mie braccia, come se mi conoscesse da una vita, come se fossi il suo migliore amico, o il peggiore dei suoi amanti.
Passai la mia bocca rovente sulla sua, annusavo con sottile piacere il suo profumo Cartier sul collo, e pregustavo il sapore delle sue mutandine al momento dell’eccitazione.
La mia cara amica di Pescara era stata sbolognata con una delle scuse più stupidi: “Ho perso il treno, e non credo di venire a Milano domattina. Mi spiace ma grazie lo stesso per la tua disponiblità.”
Noemi mi trascinò tirandomi per la mano. Ci attendevano un paio di chilometri fuori dal centro. Avevano una casetta in un piccolo residence, ben fatto, curatissimo. Una villetta per le occasioni speciali, dove trascorrere i focosi fine settimana nella Milano da bere.
Il custode la salutò con gli occhi di chi sapeva già tutto. Forse era una scena che aveva già visto. O forse aveva partecipato ad un orgia, chi lo sa. A quel punto mi stavo fidando di una donna che non conoscevo minimamente, ma che stranamente sentivo molto vicina a me, al mio modo di vedere il mondo. Entrammo, mi disse di aspettarla cinque minuti in soggiorno. La sentii che si rilassava in bagno, ed io la immaginavo seduta con le gambe aperte che faceva la pipì. E sapevo pure che si sarebbe sciacquata la fica, l’avrebbe controllata, profumata. Poi avrebbe controllato il culetto, che tutto fosse a posto. Dopo un po’ udii il rumore della doccia che buttava acqua.
“Metti comodo!” – gridò con voce un po’ rauca
“Ok grazie!” – risposi in maniera nemmeno tanto forte
Così feci, mi spogliai, ero in boxer. Mi sentivo quasi a casa mia, c’era un bel letto grande che mi chiamava a sé. Ma non potevo stendermi, mi sarei addormentato all’istante.
Mi sfilai i boxer, diretto verso la porta del bagno. Noemi stava uscendo dalla cabina doccia e sorpresa mi disse. “ Che ci fai qui?”
“Non potevo restare lì, ti dispiace se ti faccio compagnia?”
“No…per niente”
Quel suo “no per niente” era un incitamento alla mia natura burrascosa e tipicamente meridionale.
Ci guardavamo nello specchio con le facce stanche, ma vogliose. I suoi occhi brillavano di piacere, il piacere che stava per arrivare. Le sollevai l’accappatoio e mi inginocchiai lentamente.
“Oh mio dio…” – esclamò con un sorriso meraviglioso
La mia lingua si strofinava sul suo essere magnificamente femmina, scivolando sulle piccole labbra, alla ricerca del clitoride. Era già gonfio, di un rosso acceso, e saporito come una ciliegia appena raccolta. Le proporzioni perfette delle sue gambe, il sedere, e la fica erano molto stimolanti. Le avrei morso il culetto per ore. Mi sollevai, la sentivo sporgersi con prepotenza verso di me, cercare il mio cazzo, quasi come a volerlo sentire subito dentro. Le dissi che era presto, che avevamo tutta la notte e la mattina, e il sabato sera, e la notte. E che suo marito quando sarebbe arrivato si sarebbe unito al nostro gioco.
“Non mettere il preservativo, non mi piace. Se ti fidi preferisco senza” – sussurrò
“Ok ma siamo sicuri” – domandai un po’ perplesso
“Ti dico di si, stai tranquillo Joe.”
“Va bene”
Feci entrare il cazzo ripieno della mia presunzione nel suo varco ormai aperto, c’era il suo liquido sulla mia bocca, sulle dita, e sul suo accappatoio. Cominciai a pomparla in maniera leggera, le sue mani erano appoggiate al lavandino e la testa china. I suoi capelli profumavano di pulito, mi piaceva sentirli bagnati sul mio corpo. Non stavamo solo scopando. Le nostre anime si stavano conoscendo, stavano percorrendo insieme un percorso erotico di altissimo livello. Le mie mani erano ben salde sui suoi fianchi, ogni tanto tiravo un bello schiaffo sulla chiappa destra e Noemi apprezzava molto.
“Ancora, fallo di nuovo, colpiscimi più forte, avanti!” – mi disse all’improvviso
“Così, ti piace così…” – gridai ansimando
Si voltò di scatto, prendemmo a baciarci da dove avevamo interrotto in stazione.
La sua bocca rossa e carnosa scivolava sulla mia come se fossero due sorelle che si buttano giù da uno scivolo. Conoscevo il suo profilo, e lei sapeva il mio, faceva passare la lingua lungo i tratti somatici della mia. Era una sensazione fantastica.
“In genere non bacio mai nessuno che non sia Franco, sai?”
“Ah si?”
“Si, ma con te è diverso, non so perché non ho saputo resistere alla tua bocca, è così bella…”
“Allora cerchiamo di non farglielo sapere quando torna. Non voglio crearvi problemi”
“D’accordo, ma adesso baciami”
Spalancò la gambe, sedendosi sul lavabo, era un modo intelligente per farmi capire che voleva ancora la mia bocca sul clitoride. Cominciai a solleticarle il clito in maniera più pesante stavolta. Volevo portarla all’orgasmo. Mi strinse le mani sulla mia testa, stava per venire. Ci fu uno spruzzo del suo liquido, lo accolsi con estremo piacere. Aveva un sapore raffinato, abbinabile ad un buon vino bianco.
“Mettimelo nel culo, ti prego” – domandò quasi come se mi pregasse
“Sei sicura Noemi?” – chiesi timidamente
“Si, dai, sfondami il culo. Lo voglio subito.”
Non ero molto convinto ma la sua insistenza mi lasciava pensare che alla signora piacesse molto questo tipo di penetrazione. Le allargai il buco per bene, prima col dito, poi con la lingua, poi di nuovo col dito. Con una mano afferrò una boccettina di olio sopra il pensile sotto lo specchio. Non ne misi molto, non serviva, era già lubrificato. Appoggiai il cazzo con la punta sul buco, lei si aiutò con la mano, e dopo due secondi ero già dentro di lei.
“Spingi pure Joe, non farti paranoie!”
“Va bene”
Le spinte divennero sempre più forti, ed i suoi ansimi sempre più eccitanti.
Stavo per venire, glielo dissi, e gridò: “Vieni, su Joe, riempimi tutta, cazzo!”
Le esplosi dentro con tanto ardore, il mio orgasmo non era più fine a se stesso, ma collegato ai suoi molteplici orgasmi che aveva avuto fino quel momento.
Noemi tornò in doccia ed io feci lo stesso. Ci lavammo, continuammo con i baci. Una volta fuori ci aspettava il lettone su cui dormire. Erano più o meno le 5.00 del mattino.
Un normalissimo Sabato mattina a Milano. Solo che per me era speciale.
“Franco non viene più”. Furono le prime parole che sentii appena aprii gli occhi.
“Mi ha mandato un messaggio, dice di stare tranquilli, di goderci tutto senza di lui.”
“Mi spiace” – dissi preoccupato – “Spero sia tutto a posto fra voi”
“Sto scherzando scemotto!” – sorrise tutta arruffata
“Arriva stasera con una sua amica. Siamo in quattro e andiamo in uno dei nostri locali preferiti qui in città. E tu vieni con noi! Sei contento? – esclamò giocosa
“Certo che voi due siete la coppia più matta che abbia mai conosciuto.” – le dissi in silenzio
“Si, e tu il giovanotto con cui sono riuscita a venire sei volte in due ore!”
Ci mettemmo a ridere. Si alzò per fare il caffè. Il profumo della colazione a tarda ora mi riportò indietro negli anni, quando a Treviso mi svegliavo nei letti di donne stranissime.
Noemi aveva un modo di fare talmente gentile ed elegante che nemmeno l’uomo più fedele del mondo sarebbe stato in grado di non farsi cattivi pensieri.
Ed io ero un uomo, ormai libero, fedele o infedele poco importava. Con una nuova coppia di amici che per nessuna ragione avrei voluto perdere nel tempo.
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17 years ago
admin, 75
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Nessun imbarazzo x lei vogliosa
Sempre in questo mese, dopo una decina di giorni da quell’esperienza, mentre giravo col mio amico in macchina per la riviera, è arrivato un sms al suo cellulare da una ragazza di Bologna, conosciuta al club privè, dove aveva lavorato per un po’ di tempo come cameriere.
Gli ha scritto di procurare un’amico per la sera stessa perché aveva voglia di fare sesso. La loro conoscenza non si era limitata al rapporto tra cliente e cameriere, ma già avevano avuto modo di incontrarsi altre volte, e me l’aveva descritta come una bella ragazza, alta, rossa di capelli, un bel fisico e soprattutto ninfomane.
Per tutto il pomeriggio, mentre giravamo in macchina, ha cercato di rintracciare qualche suo amico single, da portare all’appuntamento, che nel frattempo aveva preso per le 10 di sera.
Tra una telefonata e l’altra mi diceva che alla fine avrebbe portato a me, scherzando ma mica poi più di tanto.
Io mi trattenevo, un conto era andare con una prostituta, un altro era fare un’orgia con una coppia non bene definita ed avere certe prestazioni, perché a sentir il mio amico, non ne era mai sazia.
Mentre giravamo ancora in macchina, nella mia testa frullavano mille pensieri ed il mio stomaco era in subbuglio. Non ricordavo più da quando non provavo una sensazione simile, un misto di eccitazione e angoscia. I miei pensieri andavano da mio babbo che si trovava in ospedale ed aveva appena fatto un intervento molto grosso e lo stava assistendo mia sorella, a mia mamma che era sola a casa e nel caso fossi uscito nuovamente la sera non sapevo come avrebbe reagito e all’incognita, nel caso fossi andato, cosa mi avrebbe aspettato quella sera.
Dopo vari giri, risate e continue fantasticherie erano quasi le sette di sera e ci siamo diretti verso casa con l’accordo che ci saremmo rivisti dopo mangiato.
Quando ho detto a mia mamma che sarei uscito di nuovo la sera a trovare degli amici e che non avrei fatto tardi, non ha fatto storie, dicendomi, dopo la mia domanda, che non aveva problemi a stare sola e non aveva bisogno di me.
Quando è arrivato il mio amico e siamo partiti, mi ha detto che l’appuntamento era sempre alle 22 ma il posto era cambiato, invece che all’appartamento, ci dovevamo vedere in un parcheggio.
Ho pensato che andava a finire come sei mesi prima, quando, dopo aver fatto già parecchia strada (l’appartamento era fuori Rimini), ha mandato un messaggio col quale diceva di non poter venire all’appuntamento.
Era ancora presto, quindi decidemmo di passare un po’ di tempo a casa di mio cugino per passare un’oretta. Si è parlato dei problemi di mio babbo, di lavoro, di figli, fino a quando è stata l’ora di partire, chiedendoci dove eravamo diretti. Il mio amico sorridendo ha detto di chiederlo a me. Io ho cominciato a farfugliare dicendogli che era ancora tutto da scoprire, che non lo sapevo neanche io, fino a quando mi ha detto che mi stavo infilando in un buco senza uscita. Io sorridendo gli ho detto che speravo anche in più di uno, e siamo partiti.
Quando siamo arrivati al parcheggio, c’era già la macchina, ma dentro c’era solo lui.
È sceso, ci ha salutati, quindi ha preso il telefono ed ha chiamato lei. Dopo un breve colloquio ci ha detto di seguirlo.
Nel luogo dell’appuntamento era abbastanza buio e non ha visto il mio handicap ed io non gliel’ho detto, ma arrivati all’appartamento, quando il mio amico ha tirato fuori la carrozzina è rimasto un po’ sorpreso, dicendo solamente che non si era accorto prima e che non sapeva come aiutarmi. Il mio amico gli ha detto che non c’era problema e che avrebbe fatto tutto lui.
Entrati nell’appartamento, dovevamo salire delle scale, perché, più che un appartamento era una specie di ufficio con un soppalco, e mentre lo facevamo, lui le ha detto che non sapeva niente, ed io prontamente le ho detto che gli avevo fatto una sorpresa.
Arrivati di sopra, ci siamo presentati, quindi ho guardato com’era il posto. C’era un grande tappeto al centro, un divano appoggiato ad una parete, un televisore a terra in un angolo ed un bagno nascosto da una tendina.
Mentre guardavo in giro anche il mio amico si è presentato, si fa per dire, perché, subito dopo un paio di bacini sulla guancia è sceso sulla spalla, ha abbassato la spallina del vestito e in pochi secondi aveva il capezzolo di quel proporzionato e benfatto seno in bocca.
Il suo compagno, o per meglio dire, quella persona che non so e non gliel’ho chiesto che ruolo avesse nella vita di lei, ha domandato dove erano i profilattici ed il mio amico ha risposto che li aveva dimenticati in macchina.
Mentre sono andati a prenderli, sono rimasto solo con lei, ci siamo guardati un attimo e la prima cosa che gli ho detto è stato di mettere la mano sulla patta della mia tuta da ginnastica.
Non ha detto niente, ha iniziato a strisciare un po’ e dopo pochi secondi la sua mano si è infilata sotto. A quel punto mi ha chiesto che cosa mi aveva raccontato il mio amico di lei. Gli ho risposto che mi aveva solamente detto che era una bella gnocca e che gli piaceva molto l’uccello.
A quel punto sorridendomi si è spostata dal mio fianco, si è inginocchiata davanti alla carrozzina e tirando con una mano l’elastico della mia tuta, con l’altra l’ha preso e se lo è portato in bocca.
Quando è tornato il mio amico e l’altro ci siamo messi a ridere, compresa lei che ha lasciato la presa e si è rialzata.
Mentre lei è andata in bagno, il tipo ha chiesto come fare con me, allora il mio amico ha levato il cuscino della carrozzina, lo ha posizionato al centro del tappeto e mi ha steso sopra, con due cuscini del divano sotto la testa.
Quando è tornata dal bagno, indossava solamente un tanga color bianco e sempre il “tipo”, mi piace definirlo così, ha chiesto come iniziavamo, ed io, (sembrava la mia festa) ho detto che potevamo iniziare con un 69.
Come prima, non ha detto niente, neanche gli altri, si è levata l’unico indumento che aveva addosso e si è messa sopra di me.
Non riuscivo a vedere la sua voglia nel prenderlo in bocca, ma sentivo i suoi gemiti, mentre io stavo leccando, mordicchiando delle stupende grandi labbra rasate ed un ciuffettino di pelo rosso appena sopra.
Non avevo mai fatto queste cose, anche prima dell’incidente. Le mie esperienze sessuali, avendo allora un viso da ragazzino, erano state solamente con ragazze adolescenti, e queste cose per loro era tabù.
Mentre continuavo, a volte con delicatezza, a volte con foga a leccare quelle stupende labbra, non riuscivo a vedere dove era il mio amico e l’altro “tipo”, ma lei forse si. Ad un tratto si è alzata, sempre senza dire niente, ed è andata a prendere in bocca i loro cazzi, nel frattempo eccitati, che se ne stavano in fondo al tappeto davanti a me, aspettando il loro turno
Si era messa in ginocchio ai miei piedi dandomi le spalle, a turno ne prendeva in bocca uno e in mano l’altro, ma siccome forse non gli bastava ancora, con l’altra mano è venuta a rianimare anche il mio che nel frattempo era andato a riposo.
Dopo un po’ il “tipo” gli ha detto di mettermi su il preservativo. Ho avuto l’impressione, dopo l’imbarazzo di inizio serata, che era felice nel vederla godere così, e sinceramente della sua perversione non me ne importava affatto.
Appena messo il preservativo, si è posizionata sopra a cavallo facendo scomparire il mio uccello dentro quelle enormi labbra che avevo leccato poco prima e, sempre dandomi le spalle, ha continuato a prendere in bocca gli altri due.
Si sentiva solo gemere: lei, il mio amico, l’altro e la televisione davanti a me che neanche a dirlo trasmetteva un’orgia.
Siamo andati avanti per un bel po’ in questa posizione, si è sollevata solo un attimo per cambiare buco al mio uccello e delicatamente metterselo nel culo ansimando più del solito all’inizio, fino a quando il mio amico gli è venuto in bocca.
Sono andati al bagno a lavarsi ed al ritorno si è messa dietro di me, con un ginocchio sul divano, chinata a 90 gradi e dopo poco la sentivo nuovamente godere con il cazzo del suo tipo che la inculava da dietro e quello del mio amico in bocca che dava nuovamente segni di risveglio.
Questa volta non partecipavo, non potendomi muovere, me ne stavo steso a terra pensando alla situazione assurda in cui mi ero trovato, mentre sentivo godere in stereofonia: loro tre sul divano dietro me, e la televisione che stava trasmettendo i mugolii di due donne sul bordo di una piscina.
È stata la volta del “tipo” a venire e, sempre dopo essere andata in bagno, è tornata da me e mi ha levato il preservativo, ancora era lì da prima.
Quando è uscito lui dal bagno, gli ha detto di farmi vedere quanto era porca, dicendogli di masturbarsi. Sempre tutta nuda, in piedi, a gambe larghe sopra di me ha iniziato a strofinarsi l’interno delle cosce, il ciuffettino di pelo rosso ed infilandosi due dita dentro la figa che era diventata esageratamente rossa.
Sempre steso sul tappeto, con quella visione straordinaria, gli ho detto che prima dell’incidente, nella mia immaginazione, sognavo una famiglia con tanti bambini ed invece mi ritrovavo a fare un’orgia fantastica, che non avrei mai pensato di provare.
Gli ho anche detto che purtroppo non godevo come una volta ma vederla e sentirla godere, era oltre la mia immaginazione ed adrenalina pura.
Mi ha fatto un sorriso, non era di molte parole, si è messa in ginocchio ai miei piedi e me lo ha preso in bocca nuovamente fino a quando è tornato nuovamente duro, gli ha rimesso un preservativo e se lo è rinfilato dentro quelle enormi labbra ed ha iniziato a scoparmi forte, facendo sobbalzare tanto le tette davanti la mia faccia.
Ad un certo punto ha detto di essersi stancata di stare sopra e si è stesa sul tappeto di fianco a me. Di stare sopra, perché, poco dopo essersi sdraiata si ritrovava nuovamente a succhiare l’uccello del mio amico, e due dita enormi che la masturbavano facendogli inarcare la schiena e gemere tanto.
Dal fianco io accarezzavo il suo corpo: dalle ginocchia, col dorso della mano, scendevo nell’interno coscia, il ventre, fino all’interno dei seni e viceversa, fino a quando ha voluto che gli venisse nuovamente in bocca e che per quella sera poteva bastare.
Tutto questo è durato più di due ore e quando il mio amico mi aveva detto che mi avrebbe portato da una ninfomane, non aveva esagerato affatto.
Dopo essersi fatta la doccia, è uscita dal bagno in accappatoio e coi capelli bagnati, mentre io ero già nuovamente in carrozzina. Gli ho detto di essermi divertito molto, ha sorriso e mi ha detto, “anche io”.
Ci siamo salutati con due baci sulla guancia ed il “tipo” ci ha aiutato a scendere le scale ed accompagnato alla macchina.
Quando tornavo verso casa col mio amico, le parole erano superflue, bastavano i sorrisi sulle nostre facce e la mia incredulità ad aver provato un’esperienza del genere.
Ho sempre creduto che la mia vita non fosse finita quel giorno dell’incidente.
Sicuramente è cambiata molto e devo affrontare molti più problemi di prima, ma fortunatamente ho potuto godere ancora, anche di tante gioie ed Emozioni forti, che fanno un gran bene alla psiche.
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17 years ago
ayrton67,
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Tutto quello che mostro fa parte di me
Scrivo quanto segue come seguito ad uno scambio di battute che mi ha molto colpito.
Tutto quello che mostro fa parte di me, non è uno strumento per il mio piacere, ma me stesso, il mio corpo. La mia voglia di mostrare nasce dall'esigenza di rendere visibili le mie voglie e le mie passioni, che voglio soddisfare. Di foto del mio membro ne ho molte, non mi vergogno di mostrarne perché nel mio corpo non vedo nulla di volgare, nella mia eccitazione nulla di cui vergognarmi. Il mio membro, che non chiamo né uccello né cazzo perché non mi piace farlo, è parte inscindibile del mio corpo e dei miei istinti. Quello che cerco è la soddisfazione dei miei bisogni, non mi vergogno di ammetterlo, anzi la reputo un'ammissione matura, e l'intelligenza e la passionalità saranno al servizio del mio corpo e di quello della mia compagna di avventure quando la troverò. Intelligenza e passionalità sono essenziali per raggiungere il vero piacere. Non vedo volgarità nel pene eretto, che in tutte le culture tranne la cultura cristiana moderna (e solo in quella moderna) è considerato il massimo simbolo della fertilità, della passionalità, dell'unione che porta vita. Prima di approdare a questo sito ho fatto un percorso: cerco persone non volgari, perché solo le persone volgari non saprebbero apprezzare la vera sensualità senza indecisioni, piena, fiera anche, che certo non si scandalizza davanti alla visione di un membro eretto, manifestazione di sinceri e sani appetiti.
Questa è la sensualità che io apprezzo.
Giovane_Moro
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17 years ago
admin, 75
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Le mie fantasie
Le mie fantasie... Parto già dai preliminari, preliminari un po' spinti forse...
Mi piace masturbare con le dita fino in fondo una donna mentre la bacio con passione. mi piace che in quel momento la mia compagna sappia che voglio che lei goda, che faccio tutto per lei, mentre la bacio e la tocco, e non la penetro ancora perché nulla della mia eccitazione deve distrarmi dalla sua, perché voglio che raggiunga l'orgasmo più assoluto...
Mi piace usare la lingua per far toccare alla mia compagna il vertice dell'eccitazione, per far esplodere il suo l'orgasmo, mi piace il sapore della donna, mi piace bagnarmi nella sua esplosione di piacere... e mentre la bacio e la lecco nel suo intimo eccitato mi piace massaggiarle delicatamente i piedi nudi, salendo dalla pianta alle dita, perché so dove li devo toccare per dare piacere...
Io adoro i piedi delle donne, non li perdo mai di vista mentre faccio sesso. Il piede nudo, la caviglia ben fatta, sono quanto più mi piace in una donna. durante il sesso i piedi ben fatti, eleganti e carnosi, sono sempre al centro della mia attenzione.
Mentre la mia lei è sopra di me, mi cavalca al tempo che decide lei, magari lasciandosi penetrare lentamente, pienamente, io amo massaggiarle i piedi, dolcemente, per darle il massimo relax, perché la nostra unione sia più piena, perché lei possa accettarmi dentro di sé con il massimo del calore, con l'eccitazione più umida ed accogliente...
E quando saremo in una posizione diversa le bacerò, mordicchierò e leccherò i suoi piedi stupendi ogni volta che potrò...
Quello che vorrei che mi fosse fatto? Vorrei che la mia lei usasse i suoi bei piedi per eccitarmi per toccarmi, senza calze, pelle contro pelle, mi piacerebbe iniziare così il nostro caldo incontro di sesso. E poi... sogno un donna in grado di dominare totalmente il mio orgasmo solo con le sue labbra, con la sua lingua, con la sua bocca e la gola accogliente... sogno una donna che non mi lasci andare quando raggiungo per la prima volta l'orgasmo tra le sue labbra, una donna che mi affondi le unghie nelle cosce o nelle natiche e che vada avanti, succhiando via ogni mia forza... sogno che non si fermi neanche al mio secondo orgasmo, sogno che mi sfinisca... e se tutto questo lei lo facesse contornando il mio viso con le sue gambe, se mi concedesse alla bocca il suo intimo mentre lei domina il mio con la sua, mentre le mie mani nuovamente le massaggerebbero per il suo piacere le caviglie ed i piedi, così vicini da poter essere baciati anch'essi solo voltando la testa, allora io per certo impazzirei per lei...
Giovane_Moro
7
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17 years ago
admin, 75
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Incontrando ............ (scritto insieme a jenny6
Racconto scritto a quattro mani insieme a Jenny69 ........
Come tutte le mattine passavo lungo il marciapiede di Via Roma per recarmi al lavoro, e, come tutte le mattine il destino mi faceva incontrare quella ragazza mora che, a passo svelto ma elegante ..... andava in direzione opposta alla mia..
Ma no ,non era il destino, sono io che tutte le mattine sentivo il bisogno di trasmetterle ciò che mi passava per la mente con il mio sguardo e come sempre avveniva che un sorriso acceso mi lasciava tutto il giorno con dubbi e sul quale ogni volta creavo le mie fantasie per...... un incontro conoscitivo.
Quella mattina ....... un pò grigia e fredda, non si svolse come al solito, lei non venne al nostro solito appuntamento e ...... un pensiero fisso mi attanagliò per tutta la giornata lavorativa.
Passò qualche giorno e ormai .... ogni mattina non si svolgeva più come "al solito" e ....... mestamente i giorni passavono senza che io potessi sapere il perchè lei non fosse più puntuale al nostro appuntamento..
Una sera rientrando dal lavoro, vidi una sagoma inconfutabile, dio era lei, vestiva elegantemente in una gonna nera che le formalizzava i fianchi che mi facevano tremare le mani, una giacca doppio petto nera con una scollatura che metteva in evidenza senza essere visti i suoi seni troppo invitanti una scarpa lucida nera con tacco non troppo alto ,mi chiesi Una manager? ,valigetta nella mano destra ,mi venne incontro ed io trattenendo il mio respiro ormai un pò affannato le sorrisi ,una parola sola uscì dalle sue labbra sono un po tesa,tranquillizzato da quelle parole la fissai intensamente e con uno sguardo che solo una persona abituata ad essere guardata fa cercò il mio sguardo nella mia mente e in quel momento una luce di dolcezza illuminò il suo viso.
Formalizzammo le nostre identità, anche se ormai ci conoscevamo da molto, e lei evidentemente più abituata, mi invitò a prendere un aperitivo, vista l'ora tarda, insieme.
La voce di lei era dolce dando un senso di calore alla conversazione che, scivolò nel malizioso doppiosenso che caratterizza i primi approcci ormonali.
Lei fece cadere non so se apposta l'aperitivo sulla mia mano e scusandosi la pulì con il suo fazzoletto e mentre mi toccava la mano avvertivo una leggerezza di comunicazione tra la sua mano e la mia ,le sue dita affusolate accarezzavano la mia mano, trasmettendomi la sua dolcezza e mentre si avvicinava non potei fare a meno di inebriarmi del suo profumo un profumo che esprimeva tutta la sua femminilità .
Non resistetti oltre e appoggiai il naso e le labbra sul suo collo,mentre le sue mani continuavano a stringere sempre di più le mie dita accarezzandole e prendendole una per una nel suo palmo, ad un tratto lei si tirò indietro e con uno sguardo dolcissimo mi disse "non qui".
Uscimmo dal bar un po arrossati ,ma ormai ero una sua preda e mi invitò a montare nella sua "Classe A blu notte ".
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17 years ago
carino6423,
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Last visit: 11 years ago
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Massaggio
Racconto vero: "Massaggio"
Sono un single da sempre desideroso di realizzare i miei sogni e le mie fantasie .
Mettendo qualche annuncio sul web dove esprimevo le mie fantasie ho ricevuto mote risposte ed alcune proposte molto valide.
Ve ne racconto una accaduta qualche anno fa.
Avevo 28 anni e dal momento che mi ero appena laureato non possedevo uno studio dove poter organizzare.
Per questo motivo ho detto al marito che avrebbe potuto mandare la moglie a casa mia dove mi sono attrezzato per fare dei massaggi rilassanti. Materasso in gommapiuma( molto comodo) da adagiare su un tavolo rettangolare, lenzuolo bianco, candele, musica ambient, oli profumati...
La mia idea lo ha subito entusiasmato ed è venuto da me per conoscermi, per vedere se il luogo poteva essere adatto e soprattutto per rendersi conto in quale mani stava affidando la moglie. Contento per aver trovato quel che cercava e dopo avermi avvisato che non sapeva come si sarebbe comportata la moglie ma curioso di quel che lei avrebbe potuto fare le ha dato il mio numero di tel per prendere appuntamento. Credo le abbia detto che una collega gli aveva raccomandato un suo amico ,io, molto bravo nel fare massaggi e nel ricreare un ambiente idoneo per rilassarsi.
Dopo un paio di giorni la signora mi ha chiamato dicendomi che aveva dei dolorini alla schiena e aveva bisogno di una visita e di un massaggio,dopo averle spiegato che mi dilettavo in massaggi per arrotondare ovviamente era gratis) e che oramai ero diventato esperto pur non essendo nè fisioterapista nè ortopedico abbiamo fissato un primo massaggio di prova.
Prima dell'incontro il marito mi ha telefonato più volte per suggerirmi i
punti più sensibili della moglie e per consigliarmi di assumere un
atteggiamento professionale ma anche di farle complimenti e allusioni per infonderle un certo dubbio...
Il giorno prefissato la signora si è presentata da me vestita in modo
elegante,abbiamo parlato qualche minuto,lei mi ha spiegato i suoi problemi ed io le ho illustrato il tipo di massaggio che le avrei fatto.
L'ambiente si presta molto e poi dopo aver acceso qualche candela e messo su un po' di musica soft lei si è spogliata, mentre io andavo in un'altra stanza per prepararmi al massaggio, e ha indossato il perizoma usa e getta e si è coperta con un telo che le avevo dato. Tutto molto professionale. A questo punto ho iniziato e la bella signora si è subito rilassata e man mano che procedevamo vedevo che gradiva sempre più...
Il massaggio è iniziato dai piedi, polpacci e cosce, in modo deciso ma rilassante, cercando di scigliere i muscoli e la stanchezza....trovavo molto eccitante la situazione e il pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere, pur senza averne certezza...e forse è proprio questo il bello... Piano piano il massaggio ha interessato i glutei per salire verso la schiena e le spalle....
Durante il massaggio arrivavo ad accarezzarle il sedere e poi tornavo su verso le spalle come se nulla fosse aumentando il dubbio nella sua mente, poichè nn capiva certamente se alcune manipolazioni avessero un recondito significato erotico o meno. Facevo questo
comportandomi sempre in maniera professionale e distaccata...le chiedevo che sensazioni stava provando..e se lei prima mi rispondeva che si sentiva rilassata poi man mano che procedevo toccando zone un po' più erogene mi rispondeva con dei mugolii...che avevano il potere di eccitarmi...beh in effetti lo ero anche prima!!!
Durante il massaggio indossavo una tutina leggera in modo che una volta eccitato lei potesse accorgersene, e questo accadeva regolarmente, perchè lei era schiena all'aria sul lettino e io mi posizionavo dal lato della testa per poter accarezzare meglio il suo splendido corpo partendo dal collo e allungandomi fino ai glutei... così facendo "incidentalmente" accadeva che le sue mani venissero a contatto con la mia erezione ogni qual volta io
mi spostassi...a volte indugiavo in quella posizione per farle avvertire chiaramente il mio turgore,altre volte mi soffermavo appena in modo che lei avesse sempre il dubbio se la manovra potesse essere casuale... ogni tanto quando mi allungavo nel massaggio partendo
dalle spalle e arrivando al sedere la mia erezione sbatteva sui suoi capelli....poi cambiavo posizione per allentare un po' la tensione e per rendere più divertente e incerto il gioco...la nostra conversazione,
ora più professionale ora più maliziosa, serviva per rendere l'atmosfera rilassata ma sempre più rovente... finchè posizionandomi nella posizione critica dal lato della testa e massaggiandola fino all'attaccatura del gluteo non ho avvertito che lei alzava la testa e con la bocca aperta cercava di sentirlo sulla guancia...
Non potete capire l'eccitazione a che grado poteva essere arrivata...una cosa pazzesca..a quel punto ha cercato con le mani di abbassarmi la tuta per verificare se quello che sentiva era tutto vero...Mi ha fatto i complimenti dicendo che era la prima volta che gliene capitava uno così grande... aveva detto queste parole con una grande malizia come a farmi capire che non era la prima volta che giocava con una persona che non era il marito... Sentirla parlare in questo modo riusciva ad eccitarmi più di quanto credessi possibile e nel frattempo pensavo a qanto era fortunato il marito ad avere una moglie simile... Una volta tirato fuori non ha esitato ad assaggiarlo....sembrava famelica lo voleva sempre di più ed era talmente ingorda che resistere mi è costata una grande fatica....mi sembrava il minimo ricambiarle il favore anche perchè,diciamocelo,leccare la sua fichetta era un'esperienza eccezionale...molto ben curata con una striscia di peli al centro...davvero deliziosa...e la signora non ha tardato molto a dimostrarmi che gradiva il trattamento finchè non mi detto di montarla e di farla sentire come una vera troia...non volevo credere alle mie orecchie...sapeva come stimolarmi la signora ...sembrava che tutto il mio sangue fosse confluito su un unico punto...il mio cazzo, che infilato a fatica in un profilattico, non tardavo a infilare nel caldo ed accogliente rifugio che mi era stato spalancato davanti... le parole di incitamento erano sempre crescenti,ci stimolavamo a vicenda era quasi una gara a chi riusciva a stimolare di più la mente dell'altro... le ho detto di pensare al marito...lei mi diceva che era un cornuto e io le dicevo di pensare che lui fosse li a guardarsi e di rivolgersi a lui per mostrargli quanto fosse troia...è stata un'esperienza bellissima che si è ripetuta diverse volte,ovviamente il marito non mancava mai di farsi
raccontare da me quello che era successo,visto che la moglie all'inizio non gli aveva raccontato tutto ma solo una parte...poi pian piano spinta anche da me lei gli ha raccontato tutto capendo,forse, che eravamo d'accordo...
A quel punto ho suggerito al marito di venire a casa mia e nascondersi al prossimo massaggio che ormai durava solo 5 min,visto che la signora preferiva un altro tipo di stimolazione... Così abbiamo fatto e quando siamo arrivati al punto in cui le dicevo di imamginare che il marito la guardasse e lei iniziava a rivolgers a lui ecco che è spuntato fuori... e dopo averla incoraggiata l'atmosfera si è fatta incandescente con lui che si masturbava e noi che avevamo preso un ritmo folle per finire in un crescendo di piacere davvero incredibile....
Sinceramente non so se lui si è eccitato di più a guardare o dopo a
partecipare ma è stata una bellissima esperienza che ho avuto modo di ripetere con persone diverse ma sempre molto eccitante,addirittura con una di queste sinore uscivo a cena e poi andavamo a fare sesso in luoghi insoliti chiamando il marito 4-5 volte durante la serata per raccontargli tutto...e lui aspettava a casa il ritorno della mogliettina per farsi raccontare tutto da lei...ma questa è un'altra storia...alla prossima...
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17 years ago
lucapilon, 51
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Ritorno dalla mia collega...
Eccomi qui,sono le 3,30 e tra 4 ore mi devo svegliare,ma ne è valsa la pena.Stasera sono uscito con la mia ragazza e l'ho accompagnata a casa a mezzanotte circa,torno a casa e mi arriva uno squillo sul cel dalla mia collega,glielo rifaccio e lei mi manda un sms con scritto:schiavetta disperata cerca padroncino imminente.Io penso 10 secondi e le rispondo:Il padroncino va in toilette e arriva,tra 20 minuti ti voglio pronta!!! Mi risponde subito dicendomi:Sara' fatto,quando arrivi qui sotto fai uno squillo,troverai la porta aperta,entra e vai in camera mia,sdraiati prendi il telecomando del dvd e spingi play... Io vado al volo in bagno ed esco di casa,all'una meno un querto sto gia li,abita a 10 km da me ma a quest'ora non c'è nessuno in giro.Faccio lo squillo,prendo l'ascensore,arrivo davanti alla porta,la spingo ed entro.Casa è buia e con un buon profumo,si vede solo una luce fioca provenire dalla camera,e si sente rumore d'acqua dal bagno,mi incammino a piccoli passi,passo davanti alla stanza della figlia che ha la porta aperta,non c'è forse è dai nonni;entro nella camera da letto,c'è una candela profumata accesa,sul letto c'è il telecomando,mi levo il giubbotto,le scarpe e mi sdraio,spingo play,l'audio non c'è ma non serve,c'è un uomo sdraiato su un letto e una donna che gioca passionalmente con il suo sesso,subito mi sento eccitare e il mio sesso si indurisce frenato dai jeans.Il rumore dell'acqua cessa,sento aprirsi la porta del bagno,e un rumore di tacchi avvicinarsi,ecco sbucare lei dall'oscurita' della casa...stupenda!!!Capelli sciolti,una camicettina bianca di seta finissima aperta a coprire a mala pena il suo gran bel seno senza reggipetto,un perizoma finissimo nero con davanti un triangolino retato,e due splendidi zoccoletti lucidi bianchi con un piccolo tacco che lasciavano ammirare i piedini stupendi e smaltati di nero lucido.Mi guarda,mi fa segno di stare zitto e mi invita a continuare a guardare la tv.Si sdraia vicino a me,mi fa una carezza sul viso e inizia a baciarmi sulla guancia,sull'orecchio infilandoci la lingua,sul collo,mi leva il maglione e la maglietta,mi bacia il petto e mi lecca i capezzoli respirando di piacere,quasi stesse gustando un buon dolce,continua sulla pancia e nell'ombelico,provocando in me libidini su libidini...poi mi sussurra:ti piace?sono brava?Io rispondo:si sei bravissima.Mi dice:dimmi che devo continuare dimmelo sempre.Io le dico:si dai continua cosi mi piace,non fermarti.Lei mi slaccia i pantaloni e me li sfila,annusa il mio sesso da fuori le mutande e si dirige giu sui piedi,mi accarezza le coscie e scende per le gambe,annusa i miei piedi,mi sfila i calzini ed inizia a succhiarmi le dita,è una sensazione bellissima,mi eccita le mie mutande sembrano scoppiare,mi lecca bene i piedi poi sale,mi riannusa le mutande,me le sfila,con la lingua mi lecca dal buco del sedere fino alle palle e sale su per il pene,io sto a duemila e sento che non resistero',lei mi dice:padroncino...vuoi che continui?Io rispondo:si mia schiava.Lei mi fa:allora non mi fermo piu.Inizia a slinguazzarmi l'uccello con delicatezza e passione,lo succhia su e giu fino a farmi esplodere di piacere nella sua bocca,ingoiando fino all'ultima goccia...
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 4 hours ago -
Un regalo di compleanno - una storia vera
un nostro caro amico ci invitò al suo compleanno la sera stessa in cui lo festeggiò.
ci presentammo accorti di regalo al pub , dove tra circa 30 persone bevemmo e scherzammo , e la serata ando' cosi.
tornando a casa io e la mia ragazza, discutemmo del fatto che avevamo fatto una gran bella figura di merda a presentarci alla festa senza regalo.
le proposi di fargli come regalo, quella nostra fantasia che fin a quel momento non avevamo potuto realizzare, ossia fare sesso davanti ad un nostro conoscente.
non appena lo proposi ci rise un po su ma accettò.
due sere dopo mandai a franco un sms scrivendogli di venire a casa mia perche' avevo trovato un ottima occasione per un auto usata che cercava da tempo, ovviamente era solo una scusa per farlo venire.
lo portai in tavernetta e dopo pochi minuti giulia entrò dalla porta del garage con addosso una mini di jeans, una canotta, senza intimo.
si salutarono come sempre e lei gli disse subito il vero motivo per cui l'avevamo chiamato.
lui, da buon porco ci chiese se avrebbe potuto partecipare attivamente, gli dicemmo ceh si doveva limitare a godersi lo spettacolo. accetto entusiasta.
giulia si levo' subito la canotta, si alzo la gonnella e si sedette a gambe aperte sul tavolo per mostragli il suo fiore, poi si diresse verso di me seduto sul divano, si accovaccio e cominciò a spompinarmi.
dopo una bella pompa, chiedemmo a franco di dirigere , dicendoci quale posizione preferiva.
le posizioni furono le piu classiche, piu che altro gli piaceva vedere bene i buchi di giulia, soprattutto messa a pecorina o seduta sul divano a gambe spalancate.
la scopai di brutto e godevo al pensiero che lui ci guardava.
le venni in bocca, ingoiò.
a scopata terminata andò in bagno a vestirsi decentemente e tutti e tre andammo in un pub a bere una birra.
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17 years ago
cantrell,
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Io e mio fratello
Eavamo soliti, io e mio fratello, fare sesso a casa quando i nostri genitori non c'erano. Avevamo comiciato da adolescenti (io 15 anni, lui 14), per normali turbe sessuali a quell'età, e abbiamo continuato fino a un anno dopo il mio essere maggiorenne. Ci toccavamo, ci leccavamo a vicenda, lasciavamo le nostre lingue scorrere lascivamente l'una sull'altra, facevamo 69... Ogni volta, venivamo l'uno sull'altro. Fino all'ultima volta, un mese fa. Ero già diventato una sorellina da tempo, e nascondevo gelosamente (ma con un pizzico di eccitazione) i collant rubati a mia madre che amavo indossare. Preso da un'improvvisa passione, andai da da lui e di botto gli chiedo: "Ti va di fare sesso?" Mi guardò con uno sguardo ormai conscio della inevitabile risposta dettata da una situazione da cogliere al volo. Senza neanche parlare, si alzò in piedi e cominciò a toccarmi la patta dei pantaloni, infilandomi la sapiente lingua in bocca. Io arretrai di poco, e sentendo il letto dietro di me, mi ci adagiai sopra, senza staccare la mia bocca dalla sua. Svelto, si stese su dime, poi cominciò a sbottonarsi i pantaloni, estraendo il suo uccello, e con fare abile e veloce sbottonò i miei, estraendo la mia mazza ormai superdura. In quel momento mi alzai, e dicendogli di restare fermo, estrassi dal nascondiglio i collant bianchi di mia madre. Mi sfilai pantaloni, mutande, e infilai il soffice nylon, indi presi ad accarezzarmi. Lui nel frattempo, ormai nudo, si era posizionato a pancia all'aria, e prese a masturbarsi con lentezza allargando le gambe. Mi avvicinai, gli presi il cazzo in bocca e comiciai a leccare, a titillare, a succhiare con voracità. Eccitato, gemeva sempre più forte, fino a che non mi metto io nella sua posizione, e lo faccio salire su di me. Ed ecco che comincia a scoparmi come se fossi donna, alla missionaria, e lo strusciare dei cazzi l'uno contro l'altro provocava una piacevolissima sensazione ad entrambi. Un rapido 69, e infine, messo alla stregua dalla voglia maiala, chinatomi a pecora sul letto, gli ho intimato di penetrarmi. La titubanza iniziale è andata via via sparendo, dando spazio a una vera bestia che mi sfondava il culetto sempre più forte, facendomi letteralmente urlare di piacere. Sborrata in bocca e via, chiedendoci quando si sarebbe presentata una nuova occasione del genere. LA STORIA E' ASSOLUTAMENTE VERA.
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17 years ago
admin, 75
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Al ristorante
In quel periodo sbarcavo il lunario guadagnando qualche soldo come cameriere in un ristorante famoso della citta'.
Professionale e ligio al lavoro , in poco tempo avevo conquistato la stima del titolare che sempre piu' spesso mi affidava tavolate di gente importante.
La mia regola era dare il meno confidenza possibile alla clientela che era fatta di abitue' del locale ma sopratutto amici del titolare .
Una sera ci fu una prenotazione di circa trenta persone e io assieme ad altri due ragazzi ci occupammo del tavolo dall'inizio alla fine .
Diedi disposizioni ai miei collaboratori al fine di organizzare il tutto nei minimi dettagli in modo da fare bella figura con il titolare che ci teneva moltissimo a quella prenotazione.
La mia regola era invisibilita' ,poca confidenza , servire sparire , togliere i piatti e sparire di nuovo facendo finta di non ascoltare i discorsi della tavola e ignorando i clienti salvo se non fossi stato interpellato.
Arrivarono quasi puntuali , circa una trentina tra uomini e donne , sulla mezza eta' e qualcuno piu' giovane si distingueva dall'abbigliamento casual a differenza degli altri piu' grandi molto eleganti e curati nel look...Il titolare si affanno' afare gli onori di casa stringendo mani qua e la' e baciando i piu' cari amici tra loro.....poi si congedo' dal gruppo raccomandandosi a me di non fare mancare nulla ....
Si sedettoro a tavola , slcune donne andarono alla toilette , la cena non era alla carta e quando furono tutti a tavola iniziarono gli antipasti......
Durante il servizio notai di essere seguito insistentemente dallo sguardo di una donna che a differenza degli altri commensali anziche' seguire le discussioni e partecipare alle chiacchiere , era silenziosa e stralunata ....assente , quasi come se non c'entrasse niente concon quella gente.
Intanto bevevano e ribevevano tutti compresa lei , la donna bionda con un decolte' che non lasciava nulla all'immaginazione , una maquillage di prim'ordine , dita affusolate con anelli di brillanti , occhi grandi e attenti......ma non rideva mai...beveva vino bianco e mangiava poco....
La compagnia s'era scaldata e tutti ridevano a crepapelle intorno alla donna bionda che ada un certo punto si alzo' mi prese il braccio e mi chiese " mi scusi , gentilmente potrebbe favorirmi la mia pelliccia ? andrei volentieri a fuma re una sigaretta fuori in giardino....."
Le chiesi di seguirmi al guardaroba , aveva un profumo avvolgente , e il suo vestito verde smeraldo di raso andava a definire un fisico da vera femmina che conosce le sue armi per sedurre, infatti il rumore dei tacchi dietro di me andavano a tempo con il battito del mio cuore....
L'aiutai a infilare la pelliccia e gli indicai la porta che dava sul giardino.
Mi invito' ad andare con lei a farle compagnia , ma non essendo fumatore la ringraziai lo stesso dell'invito ,un piccolo inchino e mi mi diressi verso la sala.....
"Minchia !!" pensai , quella strafica mi aveva dato la possibilita' di passare qualche minuto con lei....
Collegai le cose : " ...mi guarda insistentemente , mi sembra non essere accompagnata , mi offre una sigaretta come pretesto per parlare , si' , e' un po' piu grande di me e' sui 50 ma chissenefrega, magari cerca un'avventura....? "
tutte considerazioni che facevo tra me e me continuando il servizio... da li' a poco la biondona torno' al tavolo , eravamo quasi al dessert ....
Continuava a cercare il mio sguardo.
Un tizio ordino' champagne per tutti e porti 5 bottiglie di moet.....
Notavo che lei , la biondona beveva e ribeveva.....continuava a farsi riservire .... arriva il titolare e fa portare altre 5 bottiglie ...evvai!!!!!!!
Una confusione , gente che rideva , un tipo che faceva le imitazioni....tutti che si dicertivanoi e ridevano....la biondona al massimo sorrideva e il bello era che si era gia scolata almeno una bottigli di champagne......
Si alzo' barcollando nell'incuranza dei suioi amici e si diresse verso la toilette...io , che che l'avevo notata , con discrezione , la raggiunsi ...poco proma che entrasse le chiesi: " ....tutto bene signora ? "
si giro' e sorridendo mi prese le mani , diede una culata alla porta e in un baleno eravamo dentro la toilette che ci baciavamo appassionatamente....
Io chiusi la porta pricipale con il mio pass che avevo semore in tasca ....
quando mi girai verso di lei ... era appoggiata al lavandino con il vestito su' senza mutande ..." ...allora vieni alla festa o resti li' impalato?"
dopo 1 minuto l'impalata era lei , dal mio grosso cazzo che gli entrava e gli usciva dalla sua fica calda e bagnata .....
ansimava e si muoveva , la troiona, mettendo una mano sul suo culo e appoggiandosi un po' qua un po' la' dove trovava un appiglio di fortuna......
stavo per venire , studiavo dove fare il gran finale , mi anticipo' girandosi verso di me baciandomi...
era totalmente ubriaca e folle e calda e eccitata che non rispondeva delle sue azioni ... gli inforcai le gambe e me la presi in braccio come una bambola..... la sbattei a me con forza , ad un certo punto lei si appoggio' con le mani ai lavabo dietro di lei mentre io continuavo a fottermela con vigore.... si leccava le lavvra e mi guardava negli occhi...
c'elavevo in punta!
la misi giu', con affanno reciproco intuimmo che la festa non poteva finire cosi' ..... e come il torero sfida il toro ....guardandomi fisso negli occhi....si abbasso' sulle gambe e me lo prese in bocca mentre per non raffreddarsi si sgrillettava ......mi sponpinava guardandomi negli occhi...irresistibile, le venni in bocca un mare di sperme ... lo ingoio' fino all'ultima goccia ....mi tremavano le gambe....
Si alzo' tiro' giu' il vestito e mi fece cenno di uscire sussurrandomi "... va via adesso ..se no' si insospettiscono "
mi aggiustai alla meglio , raggiunsi la sala volando , e la tavolata era in piena euforia !
"....e Simona che fine ha fatto?" spunta la voce di una amica....
"...sara' caduta dentro?" il coglione di turno..... e giu' tutti a ridere!!!
messaggisubliminari
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 4 hours ago -
La mia professoressa di sesso
La conobbi in una domenica di aprile, lo scorso aprile. Faceva ancora abbastanza freddo e io indossavo il mio doppiopetto di velluto. Ero arrivato all’appuntamento abbastanza in anticipo e aspettavo dinanzi al bar concordato. Mi guardavo attorno per vedere da dove sarebbe arrivata. L’avrei incontrata per la prima volta. Il primo contatto l’avevamo avuto in internet e poi c’eravamo sentiti al telefonino un paio di volte. Lei era una professoressa di lettere, io un giovane ingegnere. Aveva 36 anni lei e non si era mai sognata di conoscere un 25enne, ma io ero fuori dal comune. Già al telefonino mi appagava moltissimo parlare con lei, pochi limiti, poche vergogne e ci capivamo quando si scherzava, senza fare circumlocuzioni di ogni genere; eravamo entrambi diretti.
Non mi accorsi del suo arrivo quando all’improvviso la vidi di fronte al bar girarsi intorno per capire dove fossi. Io aspettavo sullo spartitraffico e quando la vidi, le andai incontro attraversando la strada senza guardarla, come per volerla sorprendere. Ci presentammo e subito entrammo nel bar. Lei sicuramente abitava lì vicino ma mi diede appuntamento poco lontano per non mostrarmi dove fosse casa sua. Aveva un elegantissimo rotacismo, che io imitavo sempre. Era bionda, ma non naturale, lo si vedeva dalla scriminatura. Portava occhiali piuttosto doppi, opacizzati; non mi piacevano per niente e, menomale che soltanto raramente gli indossasse. Il suo viso mi sembrava particolarmente segnato dalle rughe, era magro e aveva del lineamenti spigolosi. Le sue gambe e i suoi fianchi erano piuttosto robusti ma non eccessivamente. Indossava un bruttissimo vestito celestino tempestato di minuscoli fiorellini. Nemmeno il suo trucco mi piaceva e nemmeno il suo culo, il seno era piccolo. Prendemmo un caffè e parlammo del più e del meno, le solite cose, cosa fai e cosa hai intenzione di fare ecc; la buttavamo sempre sull’ironico. Decidemmo di mettere due passi su via Unità d’Italia. Lei inforcò i suoi occhiali e mi precedette nell’uscire dal bar. Le chiesi del passato e poi non ricordo di cos’altro. Passò nemmeno mezz’ora e ci lasciammo.
Mi rimisi in auto, sulla strada per casa. Avevo fatto venti chilometri a vuoto pensai subito. Mi ci trovavo bene intellettualmente, ma fisicamente non mi piaceva affatto. Io le avevo fatto una buona impressione, lo sapevo e glielo avevo detto anche. Se non si fosse fatta più viva a me fregava poco.
Ci sentimmo forse dopo una settimana. Concordammo di andare a cena. Non so perché, comunque volli rivederla. Quella sera andammo a Mola di Bari, ma non riuscimmo a cenare in un bellissimo ristorante, forse anche molto costoso; era tutto occupato ci dissero dal citofono. Restammo a Mola e trovammo posto in un piccolo ristorante del centro storico. Non era un granché.
Dopo cena ci mettemmo in macchina e imboccammo subito la strada per casa. La serata volgeva al termine e non so come mi venne ma dovevo fare qualcosa anche se lei non mi attirava ancora. Anche quella sera non mi piaceva affatto com’era vestita. Indossava delle scarpe orrende, con tacchi alti, sui quali nemmeno sapeva camminare. Una gonna altrettanto brutta, molto business, lunga. Notai che non era abituata a portarle. In auto era seduta a gambe aperte. Glielo dissi e lei sorrise. Quel che mi piaceva è che c’era un’affinità intellettuale strabiliante. Eravamo molto simili e non mi era mai capitato di trovare una donna così. Allungai il braccio portandogli la mano sulle spalle e stringendola a me. Lei inclinò il suo corpo verso di me e il volante lo lasciai in una sola mano. Deviai per Torre a mare. Trovammo posto sulla spiaggia, dove ci arrivai con l’auto. Cominciò a piovere e piuttosto insistentemente. Io non mi sentivo molto bene, non avevamo mangiato della buona roba, e glielo riferii. Lei nel frattempo si tolse tutto restando subito a seni scoperti. Cominciai a pizzicarli i capezzoli e strizzargli i seni. Era molto sensibile sui capezzoli. Avevo elaborato una mia teoria a riguardo della sensibilità dei seni delle donne. Quelli particolarmente piccoli era altrettanto particolarmente sensibili e te ne accorgevi da quanto diventassero acuminati i capezzoli quando li sollecitavi, mentre quelli grandi difficilmente lo erano; e per me leccare, baciare, accarezzare e massaggiare senza produrre alcun effetto su di lei non mi entusiasmava. Eppure i seni grandi mi piacevano. Ma presto avrei cambiato idea.
Quella sera lei era molto eccitata ma io alla fine cedetti. Non mi sentivo proprio bene, a volte avevo delle fitte alla pancia anche se esageravo un po’; usavo il malessere anche come scusa per non andare avanti perché lei non mi eccitava particolarmente.
Quando la lasciai sotto casa sua, sulla strada del ritorno decisi di non vederla più. Ma non andò così. Ci vedemmo ancora, parlavamo di tutto. Mi mostrò le sue poesie, parlavamo di politica, letteratura, attualità, scienza e anche del nostro passato. Presto lei cominciò a piacermi moltissimo e presto lei avrebbe portato a galla tutto quello che c’era in me, tutta la mia vera sessualità.
Le giornate si fecero più lunghe e il sole presto cominciò a far sentire tutto il suo vigore estivo. Io avevo una seconda casa, in campagna. Decidemmo di andare lì una sera per stare tranquilli. Avevo aspettato tanto quel momento, e voleva salutarla facendo l’amore con lei, visto che dopo due giorni sarebbe partita per Los Angeles; e sarebbe tornata soltanto a metà luglio.
Era paziente con me. Non trovammo subito una perfetta intesa ma lei mi guidava. Diceva che imparavo in fretta. Lei era pluriorgasmica. Avevo già provato a leccargli il clitoride in modo vorace, leccandoglielo avidamente, con colpi di lingua ben assestati ma mai come quella volta. Si contorceva dal piacere, si strizzava i seni e gemeva e io continuavo. Il suo sapore mi piaceva tanto e io leccavo sempre più velocemente; come si fa con un piatto che ti piace così tanto e che temi che possano togliertelo. Poi a volte la sollecitavo con le dita. Con i polpastrelli attorno al clitoride, e poi le affondavo dentro. Prima due, poi tre e poi quattro. Raggiunse due, tre volte l’orgasmo. Poi gli feci capire che volevo lo prendesse in bocca. Era brava ma io volevo di più. A volte a denti stretti inspiravo forte, quando mi faceva sentire i suoi denti. Mi faceva male. Mi chiedeva scusa se non riusciva ad andare più giù, ma per lei era troppo grande. Ero troppo eccitato così la feci stendere supina e portai il mio fallo sul suo viso e la martellavo con il mio glande sulle labbra e lei mi guardava sorridendomi compiaciuta. Man mano acquistavo confidenza, mi spogliavo di ogni inibizione e timore e lei capì subito quanto fossi esibizionista. Dall’alto premevo dentro la sua bocca e cercava di resistere il più possibile costringendola ad assurde apnee. Avemmo quella volta solo rapporti orali.
Il giorno dopo, di pomeriggio passai a salutarla prima che partisse per l’America. Andammo in un bar della periferia e mangiammo una crepe favolosa. C’erano bacche, more immerse in un mare di panna e crema chantilly. A volte immergevo l’indice in quel mare di calorie dal quale lei voleva mantenere distanze di sicurezza e lo portavo alle sue labbra. Mi sorrideva, leccava e mi chiedeva di smetterla perché c’era gente. Quando c’era gente s’inibiva parecchio. Era una gran porcella a letto e lei soleva chiamarmi “pulcino” oppure “pisellone”, questi furono i due nomignoli che mi affibbiò. Le diedi una poesia scritta quello stesso giorno, di getto, a lei dedicata. La trovò molto bella. Mi aveva ispirato quel suo odore, rimastomi sulle mani, che io avevo elevato a profumo meraviglioso; per me era stupefacente come i suoi umori vaginali potessero essere ancora presenti sulle mie mani dopo due giorni. Mi disse che quelli era giorni particolari. Partì.
Ero molto romantico, poetico, ma anche molto passionale. Le donne che facevano tanto le reticenti sul sesso, sulla masturbazione e su tutto quello che concerneva il corpo e i suoi bisogni, m’infastidivano. Non solo le donne, anche gli uomini. Per me era sintomo di certi indottrinamenti culturali retrogradi, che io imputavo all’ambiente familiare.
Quando tornò ci vedemmo subito. Mi portò in regalo un termos, simpaticissimo, mi disse che lo usavano tutti gli studenti all’interno del campus nel quale lei era stata. Non faceva sesso da quando mi aveva lasciato. Andammo a casa. Quel giorno portai il mio notebook con me. Avremmo visto qualche film porno insieme, ma solo per pochi minuti, trovandoli ridicoli.
Non dimenticherò mai quella sera. Lo facemmo in tutti i modi e quando giunse il momento di andarcene io sentivo il bisogno di lavarmi. Mi feci un bidet. Poi tornai a letto e lo proposi a lei. Glielo avrei fatto io. Mi disse ok. Si sedette, e io nudo di fronte a lei mi spalmavo il sapone liquido fra le mani e poi la insaponai bene. Lei mi raccomandò di non esagerare, altrimenti gliela avrei disidratata. Quando fu bella pulita, la feci precedere dinanzi a me, e andammo verso il letto. Era a due passi, ma il mio cazzo era diventato di nuovo durissimo e glielo feci sentire mettendoglielo fra le chiappe. Giunti a bordo letto, lei si mise a pecora e mi chiese di sfondarla. Quanto mi eccitava quando mi faceva certe richieste. Le dicevo che era una gran troia, la più grande puttana che io avessi conosciuto. Mi piaceva usare questo linguaggio volgare al massimo dell’eccitamento. Piaceva anche a lei. Fu difficile penetrarla analmente. Così mi disse di prendere una certa bustina dalla sua borsa. Erano dei campioncini che aveva comprato da un sexy shop lì a Los Angeles. Per lei era giunto il momento di provarlo quel lubrificante. Glielo spalmai bene sul quel culone da sogno, e presto la penetrai. Lei strinse i denti, e cominciai a sbattermela almeno per venti minuti. La mia spalla grondava di sudore e il condizionatore acceso in quel mese di luglio di certo non mi dava alcun refrigerio. Era troppo bello, non avevo mai preso da dietro una donna. Alla fine lei si stancò ma io non riuscii a venire una seconda volta.
Da allora ne facemmo diverse, e anche la mia auto oltre la mia casa divenne un bel laboratorio dove sperimentare quel che ci veniva in mente. Le piaceva quando le inondavo i seni con il mio sperma, poi glielo spalmavo. Mi sarebbe piaciuto venirle in faccia ma questo non lo accettava.
Il giorno del suo compleanno le chiesi se aveva anche un altro e, sinceramente, mi rispose di si. Le regalai un paio di bellissimi orecchini d’argento; avevo ottimi gusti e sapevo che le sarebbero piaciuti. Prima ancora di darle gli orecchini però, le feci leggere una lettera che le avevo scritto. Si commosse. Mi piaceva sempre più, ma la differenza d’età che ci separava mi lasciava titubante. Invece lei era decisa che tra noi non sarebbe dovuto esserci nulla di più. Quella sera eravamo sulla spiaggia di Palese, in auto. La feci sdraiare supina facendole poggiare il capo fra le mie gambe. Piegandomi la baciavo. Poi le infilai una mano sotto la gonna e poi dentro gli slip. Cominciai a masturbarla e quando iniziò a gemere, per evitare che qualche passante ci sentisse; perché eravamo sul ciglio della strada, le tappai la bocca. Quando raggiunse l’orgasmo fu percorsa come da un impulso nervoso, simile a quello che capita agli uomini quando mingono. Mi accarezzò e mi disse che con le dita ero un mago e che le era piaciuta la mossa di tappargli la bocca. Si complimentò con la mia variegata fantasia sessuale. Fu un bel complimento per un narcisista come me, soprattutto quando questo proveniva da una che di esperienza ne aveva. Era una bella donna davvero.
Imboccammo la tangenziale e mi misi sulla corsia di marcia più lenta. Cominciai ad accarezzarle l’interno coscia sino a quando non mi venne duro. A quel punto, mentre guidavo, mi sbottonai i bermuda portando all’aperto il mio cazzo. Le dissi di prendermelo in bocca e di succhiarmelo forte, e così fece. Sino a quando non ebbi il bisogno di fermarmi e completare l’opera. Ormai avevo superato l’uscita che avrei dovuto prendere per accompagnarla a casa, così imboccai la statale 100 e mi fermai alla prima piazzola di sosta e fra le macchine che passavano, e illuminavano con i loro fari l’abitacolo della mia auto mi fece venire facendomi emettere certi gemiti che somigliavano a quelli che si emettono quando si cercano di sollevare pesi notevoli. A lei piaceva ascoltarmi così.
Andammo a mare qualche volta sino a quando, all’improvviso, di domenica pomeriggio fece squillare il mio telefono. Mi disse che non ci saremmo più potuti vedere. Aveva deciso di fidanzarsi con l’uomo con il quale usciva, oltre a me. Lui era più grande e io avevo capito che lei aveva voglia di scommettere nuovamente per cominciare a crearsi un futuro. Non era una troia, anzi, una donna sincera e libera. Lui era una caccola paragonato a me e non mi spiegavo come era potuto succedere. Ma l’aspetto, e gli argomenti che poteva trattenere con me, mi disse che non erano tutto e che io in fondo ero troppo giovane e non potevo legarmi a lei. Non poteva durare per sempre.
Ci conoscemmo in una domenica pomeriggio e ci lasciammo in un’altra domenica pomeriggio. Quell’ultima domenica di luglio, così afosa; per me fu fredda più di quella in cui l’avevo conosciuta. Mi stavo invaghendo di lei. Da quella domenica non sarei stato più lo stesso, e l’universo femminile ai miei occhi sarebbe apparso diverso.
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17 years ago
admin, 75
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The dark side of the moon
E si...... esiste veramente un lato oscuro della luna ed è racchiuso dentro ognuno di noi, un confine invalicabile che pensi di non raggiungere mai .......eppure la vita, il destino,la sorte (ad ognuno il termine che gli è piu consono) ci mette sempre alla prova senza preavviso alcuno.
Mai e poi mai avrei potuto immaginare di mettere in gioco la donna che amo nei miei desideri sessuali e comunque il merito non e soltanto mio, anzi se devo essere sincero la maggior parte del merito e proprio suo, ed e da quasi due anni a questa parte, che durante le nostre effusioni amorose,i suoi desideri cominciavano a farsi sempre piu frequenti e non mancavano mai di colorare qualsiasi nostro rapporto, sia con parole, racconti e sfumature (che farebbero rizzare le carni ad un ottantenne) che con oggetti di varie forme e dimensioni .
Abbiamo sempre giocato ad immaginare una terza persona insieme a noi una persona , ne giovave , ne vecchia,ne uomo ,ne donna una persona senza un volto,esistente solo nei nostri pensieri una persona che ci ammirasse e che partecipasse ai nostri giochi erotici piu incredibili, ma soprattutto una persona che alla fine di tutto scompariva come fumo nell'aria.
Ma purtroppo non e sempre cosi, ed ecco entrare in gioco il lato oscuro della luna,quello che non avresti mai pensato succedesse.............cosi cominciammo a frequentare qualche posteggio in cerca di qualcuno che ci ammirasse,e chi lo sa al momento giusto partecipasse con nostra approvazione si intende.
Ma per nostra sfortuna o fortuna questo non avvenne; fino a che un giorno quando le speranze erano ormai perse eccolo avvicinarsi guardingo e voglioso di catturare ogni momento della nostra intimita:
Si avvicino con fare molto gentile,complimentandosi della bellezza che lei scaturiva in ogni sua forma in ogni suo gesto e movimento,alchè decidemmo di farlo partecipare e lo invitammo a salire nella nostra auto.
Naturalmente non partecipò completamente al nostro rapporto anche perchè ci limitammo a dei giochi manuali,visto e considerata la nostra prima esperienza e rimase meravigliato di quanto io e lei ci amassimo in quel momento,che ne rimase affascinato e incredulo, tanto che non riusci poi quasi a muovere neanche un muscolo,che decise di ammirarci nella nostra sensibilita senza nessuna volgarita ma solo con tutto l'amore che io e lei riusciamo a scaturire dai nostri corpi.
Ricordo chealla fine di tutto la abbracciai cosi forte come per proteggerla da qualcosa o qualcuno.......o forse per farmi perdonare di quella situazione molto eccitante che mi a portato a pensare a un dopo ............un dopo pieno di amarezza un dopo pieno di MEA CULPA che cosa ho fatto ,come ho potuto permettere che un altro uomo la toccasse,le baciasse il seno la accarezzasse in volto ............ma lei con fare molto gentile, mi guardo negli occhi e baciandomi sulle labbra mi disse (anche senza parole) che lei ha desiderato tutto questo e che il nostro amore non finira mai .
Inaspettatamente la situazione di quella sera si ripatè ancora e con la stessa persona (alle volte il caso) e fu ancora più bello della prima, tanto che il nostro rapporto e andato via via a fortificarsi sempre di più
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17 years ago
admin, 75
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Voglio te
Stasera, metterò sù una dolce musica
e mi avvicinerò
a passo felino dietro di te......
ti alzerò i capelli e ti bacerò il collo........
muoverò il mio corpo lentamente dietro al tuo....
Stringerò i tuoi seni tra le mie mani......
Sentirò Il tuo corpo che si scalda al mio contatto...
e la tua voce sussurrare il mio nome.
facendo vibrare tutto il mio essere....
Mi struscero' come piace a te.........
per farti sentire il mio possente inguine
e farti esplorare il mio corpo con il tuo..............
Lentamente scivolerò di fronte a te
le mie mani sulla tua schiena
Il tuo profumo su di me....
sentirò la tua bocca sfiorarmi
il tuo corpo aderire
le tue mani accarezzarmi
e mi perderò tra
le sinuose curve del tuo morbido corpo
E finalmente sarò tutto
TUO
Colpo dopo colpo...........
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17 years ago
admin, 75
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Lo sconosciuto
“Finalmente! …anke questa giornata è finita!” cosi ho sospirai all’uscita dell’ufficio. Mi avviai al parcheggio assaporando già il piacere di un bagno caldo e di un panino sprofondata nel divano. Accesi la macchina ma…dopo un attimo di rumori e di schioppettii si abbandonò al silenzio. Infastidita e sicura di nn saper far nulla scesi apro il cofano, una nuvola di fumo mi colpisce il viso, “e ora cosa faccio?” afferrai la borsa presi il telefono e cercai di tel ma nn c’era campo. “Ma bene!” – questa è la ciliegina. La rabbia nn mi aveva fatto notare che un camion si era affiancato e che il conducente si stava avvicinando. –“Salve! Problemi con la macchina?” ----L’ho guardato quasi in cagnesco e ho annuito cautamente. Lui con un sorriso malizioso si è avvicinato. Aveva addosso solo un paio di jeans e una maglietta nn ho potuto fare a meno di guardare il suo petto muscoloso. Lui mi fa cenno di avvicinarmi x farmi vedere dov’era il danno le nostre braccia si toccarono un brivido mi scosse. “Freddo?”--- lo guardai con malizia e istintivamente gli risposi ---“No!...anzi!” lui mi sfioro ancora lo guardai e lui mi tocco il seno, nn feci una mossa x impedire anzi lo incitai di più lasciando che la mia mano toccasse quel corpo alabastro.--- “aspetta, vieni con me”--- mi disse prendendomi di peso . Mi condusse dietro gli uffici si sedette su una panca mi fece sedere in grembo mi ha afferrato i seni li ha mordicchiati, ero a cavalcioni su di lui con la gonna tirata fino alla vita, e lui mi impastava il culo con quelle mani poderose. Sentivo il suo cazzo disperatamente teso nei jeans. Si è slacciato la cintura e lo ha tirato fuori, era duro rovente, mi ha preso la testa e mi ha spinto su quella meraviglia! Era enorme!! Mi teneva la testa e spingeva…spingeva. .dopo un po’ è esploso in un gemito. Mi ha staccato e mi ha sbattuta contro una parete mi ha strappato il perizoma e ha iniziato a leccarmi la fica con avidità, a quel punto ero io che lo spingevo..sentivo la sua lingua dentro mi scavava e beveva i mie liquidi. Nn so quanti orgasmi ho avuto prima ke lui mi facesse fare una giravolta e mettendomi a carponi me lo ha sbattuto dentro “Prendilo troia!”. La sensazione di quella massiccia verga che mi entrava in corpo era straziante e squisita. Mi ha cavalcato alternando fica e culo…culo e fica. Lo ha tirato fuori appena in tempo x riempire la mia bocca di tutto il suo miele…caldo vischioso. Ci siamo rivestiti ci siamo salutati . Nn so nemmeno il suo nome spero di incontrarlo ancora.
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17 years ago
admin, 75
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Immaginami
Guardami come sai tu,
immaginami come sai tu:
forte, tenero, passionale..
Adoro donarmi a te
adoro darmi alle tue mani......
che mi accarezzano e mi stringono e poi .......
mi parlano
avverto le tue dita
afferrare il membro eretto
Ti sento premere ,e lentamente scivolare
fino a quando arrrivi giù
al delirio del mio piacere.
Lo senti anche tu,
mi sorridi mentre i tuoi occhi diventano il mio unico appiglio,
il resto se ne va tra spasmi e grida sussurrate...........
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17 years ago
admin, 75
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Avevo la bocca piena n.2
Ero a casa della mia compagna di scuola per una ricerca musicale e
Ingenuamente raccontai il fatto del mio insegnante di armonie
alla mia amica del cuore,gli confidai tutto, cosa provavo ad assaporare il sapore dello sperma caldoe cosa si provasse a deglutirlo sentendomi la lingua impiastricciata
e appicicosa.
Cosa si provasse a ricevere il sesso maschile in gola e sentire
le vibrazioni che gli trasmettevo al cervello.
Che troietta che ero ancora non lo avevo preso nella mia topina
e già me lo gustavo come fossi una donna esperta.
Forse tutta la mia eccitazione per le donne partì da qui.
Mentre raccontavo la mia prima esperienza con un uomo vero vedevo che la mia amica joelle si mordeva le labbra,e strusciava le sue gambe l'una contro l'altra, e con mia sorpresa mi fece capire che era già da molto che lei veniva riempita in tutti i suoi forellini dal seme caldo di un uomo.
Mi eccitai e le chiesi chi era e lei con uno scatto mi disse ,vieni con me.
Non capivo prendemmo l'ascensore e arrivammo al pian terreno erano le 18 circa e uscendo dall'ascensore passammo davanti alla guardiola del portiere un giovane di 32 anni sposato da poco con un bimbo.
Lei passando davanti alla guardiola gli fece un cenno e scendemmo nelle cantine del palazzo, lei mi disse aspetta e vedrai.
Dopo poco fummo raggiunte dal portiere,inutile dire che i due davanti a me iniziarono ad infilarsi le loro lingue in ogni orfizio ,ma mi eccitava di più vedere che la troietta della mia amica presa per le spalle e fatta inginocchiare davanti al membro lo tirò fuori e iniziò a succhiarlo avidamente.
Non era particolarmente dotato ma sembrava che lei facesse fatica a succhiarlo la vedevo presa per la testa andare su e giù per tutta l'asta insalivandola e facendosela sparire tra le gotei.
Mordicchiava leccava e lui si contorceva dal piacere bhe non ci vidi più
andai vicino a loro e mentre lei imboccava quel dardo infuocato fino in gola io infilai le mie dita nelle mutantine e nella fessura della mia amica
era meraviglioso vedere la sua bocca allargarsi per ricevere quel membro fino alle tonsille e vederla contorcersi dal piacere quando le mie dita sparirono tutte nella sua cavità bagnata di umori praticamente la stavamo prendendo in due ,mi bagnai
da morire i miei capezzoli erano turgidi e dritti tirai fuori le mie mammelle e presa la sua testa la tolsi da quel sesso eretto e la avvicinai ai miei seni.
Lei iniziò a leccarmi a baciarli ed io eccitata vedendo quel membro duro e leggermente ricurvo lo feci sparire tra le mie labbra, lei mi leccava mi toccava ed io ebbi il primo orgasmo mi infilò un dito nell'ano e uno nella topina e li faceva roteare con delicatezza mentre io mi accanivo sul membro del ragazzo.
Poi ad un tratto il mio gioco finì lei si scansò e tolte le mutandine si piegò in avanti appogiandosi alla ringhiera mettendo in mostra la sua femminilità di cucciola lui sfilò il suo membro dalla mia bocca e lo immerse nella fessura baganta della mia amica che dilatandosi lo ricevette tutto fino ai testicoli,vedevo il dardo uscire ed entrare
nella sua passera lei non fece un lamento quando lui mi prese il mio dito e lo condusse verso lo sfintere della mia amichetta, lo infilai tutto fino alle nocchie e iniziammo così a scoparla insieme io avanti e in dietro nel suo culo e lui che sprofondava dentro di lei
allargata a dismisura, ormai avevo assaporato cosa significasse godere insieme ad una donna senza penetrarla
Lui la riempì di seme e quando uscì sgocciolante dalla sua topina io continuai a penetrarla con il mio dito ripulendo con la lingua la sua fessura succhiandole la clitoride e raccogliendo lo sperma caldo introdotto nella sua vagina .
Non capivo ancora se avevo goduto vedendo quel cazzo eretto agitarsi in lei o se avevo goduto facendomi toccare e leccare dalla mia compagna .
Non so perchè dopo quella esperienza rimanemmo solo amiche di scuola, lei mi evitò ed io per rispettarla assecondai la sua indifferenza ,però una cosa mi frullava per la testa forse era venuto il momento viste le dimensioni ragionevoli di fare una visiata da sola al
portiere.
naci jenny
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17 years ago
jenny69,
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Last visit: 14 years ago
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L\'ufficio
Racconto fantasioso
L’ufficio.
Lavoro in una azienda con sede in un palazzone dove risiedono molte altre aziende, capita spesso che in mensa o alle macchinette del caffè si conoscano persone nuove.
Qualche mese fa incontrai alla macchinetta del caffè una signora sulla cinquantina, molto ben portati, che notavo spesso passare nel corridoio, è una dipendente di una azienda con cui collaboriamo.
Da una chiacchiera e l’altra, da quel giorno mentre passa nel corridoio guarda nel mio ufficio e sorride.
I colleghi che sono in ufficio con me hanno un livello molto alto di testosterone e fanno parecchi apprezzamenti…………… sinceramente non cerco avventura per cui …….
Un giorno con una scusa, molto evidente, entra in ufficio e mi chiede un favore, se posso andare nel suo ufficio per chiarirle una pratica. Al momento non ci faccio caso e senza nessuno scopo vado nel suo ufficio, al piano superiore. Un ufficio dove lei lavora sola, iniziamo l’analisi della pratica quando un foglio cade e lei per raccoglierlo, con un braccio sfiora il mio sesso, non dico nulla ma mi sembra non casuale. Terminiamo e rientro nel mio ufficio, la mattina seguente vengo di nuovo contattato da lei, stavolta per telefono, che mi chiede se posso salire.
Busso alla porta dell’ufficio, mi viene detto di entrare e aperta la porta mi ritrovo lei girata di schiena, piegata in avanti, che raccoglie qualcosa e praticamente mi porge il suo culo in visione, indossa un paio di pantaloni abbastanza aderenti, mi sembra abbia il perizoma.
Stavolta siamo seduti su due poltroncine e discutiamo della pratica, ad un certo punto lei si sposta e passandomi davanti si strofina, al che le accarezzo una gamba, non oppone resistenza anzi si fa toccare tutto e contraccambia, fino a quando non mi sbottona i pantaloni ed inizia con il leccaremi la cappella, poi comincia a infilarsi tutto il mio pene in bocca, le sua mani mi accarezzano le palle, non mi ci vuole molto a riempirle la bocca, mi fa sistmare. Non riesco a fare nient’altro…….
Per alcuni giorni cerco di contattarla e di incontrarla, ma è quasi sempre in compagnia oppure non si fa trovare, pazienza, penso, qualcosa ho ricevuto.
La scorsa settimana mi contatta se posso salire da lei, e quando sono nel suo ufficio mi chiede scusa e sostiene di aver avuto un attimo di “distrazione” e che non è abituata a certe cose.
Mi chiede di non farne parola in quanto il marito è un suo collega e le voci corrono…………..
Ieri, mi contatta chiedendomi di salire, stavolta però dovremmo scendere nell’archivio, arrivati in archivio mi chiede “ma io faccio schifo?” , resto un attimo colpito dall’affermazione, e senza avere modo di rispondere mi ritrovo appoggiato al muro con la sua lingua in bocca, ci baciamo e iniziamo ad accarezzarci, ha i capezzoli duri, ci spogliamo. La giro e la faccio appoggiare con le mani al muro, le sfilo lo slip, mi inginocchio e metto la faccia tra le sue gambe, la mia lingua inizia a leccare tutto, figa e culo, la sento bagnare piano piano e i suo umore scende nella mia bocca. Si gira, mi fa alzare mentre si inginocchia lei, mi succhia il cazzo fino a quando mi fa venire in bocca e ingoia tutto il mio sperma (sono alquanto veloce). Oggi non è doma vuole che la scopi. Non è facile dopo un pompino simile, ma ci provo, e per riprendermi ricominciamo a toccarci, riprendo a leccarla tutta, le infilo due dita nella figa, mi sposta la mano e la indirizza verso il suo ano, vuole che le penetri con le dita il suo didietro, stiamo così qualche minuto. Finalmente sono abbastanza duro e cerco di scoparla, non vuole che lo metta nella figa, vuole che lo infili nel culo, si gira e si mette a capretta, “bagnano” sussurra. Spingo per entrare, è bella elastica (si vede che è abituata), lei geme, si agita, vuole che contemporaneamente le tocchi il clito, siamo uno dietro l’altra e lei è appoggiata al muro. Vengo di nuovo, le riempio l’ano, si gira, mi bacia, con un sorriso scende e “pulisce” il mio cazzo, ci vestiamo, e ognuno per la propria strada.
Stamani arrivato in ufficio. apro una sua mail, mi ringrazia per essere stato gentile con lei, mi dice che non crede potremmo ripetere, e che si è lasciata andare perché ha scoperto che il marito l’ha tradita, ma che lei lo ama li le ha chiesto di perdonarlo e lo ha perdonato dandogli tutta se stessa la sera precedente e che il ricordo della giornata le ha fatto provare più piacere del solito.
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17 years ago
mirco1963,
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Meglio soli?
E' difficile! molto difficile! E' vero che c'è il vecchio detto " meglio soli che male accompagnati". Ma io ora sono solo, vivo, non mi lamento, riesco a passare le giornate (il lavoro mi aiuta molto): ma la sera? i gironi di festa?. Il discorso cambia: prima di addormentarmi, dopo un'abbondante overdose di libri e TV, i pensieri si accavallano come cavallette che scorrazzano in un campo di grano. E allora penso, ed è inevitabile che per smaltire i pensieri, il mio inteletto si rivolga al sesso.
Sere fa ( ed è stato bellissimo) mi sono recato in un locale e ho avvicinato Tania, una ragazza ucraina stupendamente bella. Alta, bionda, un bel viso tondo, occhi grandi e azzurri, gambe perfette un seno sodo e giusto nella sua misura, il culo a mandolino proprio come piace a me.
Siamo stati assieme un'ora, un sogno durato un' ora. Era lei che si stringeva a me, mi cercava e io la baciavo con un'intensità tale che da anni non ricordavo. Non ci siamo spogliati subito, ci piaceva quell'intenso scambio di effusioni senza provare noia. Ora che scrivo mi sento eccitare al solo pensiero.
Poi piano piano sono arrivati i fatti. Ci siamo spogliati e vicendevolmente ci liberavamo di ogni indumento.
Una volta nudi, adagiati, Tania me lo ha preso in bocca con una dolcezza tale che non sembrava un gesto erotico: era una carezza, un dolce accarezzare con le labbra sinuose ove più urgeva il desiderio.
Io impazzivo... mi lasciavo andare e sentivo il mio pene che pare volesse ingrandirsi oltre la sua misura già di per sé notevole.
Poi abbiamo iniziato a scopare, alla pecorina tale era il desiderio di vederle e soprattutto accarezzarle le chiappe, turgide, lisce la fine del mondo!
Poi a un certo punto cisiamo di nuovo sdraiati l'uno accanto all'altra e io le ho fatto scivolare la mano sul clitoride: mai me lo sarei apstettato; sembrava non aspettasse altro. La sentivo godere, godeva veramente e intensamente, ha voluto baciarmi, si stringeva ame mentri io continuavo a pasare le dita sul clitoride e ogni tanto entrare dentro la fica. Il tutto fino a quando no l'ho sentita lasciarsi andare stringendomi e godere. Che meraviglia! L'ho sentita godere tra le mie braccia e la sentivo mia!
Poi anch'io ho goduto ed è finita la passione, ma siamo ancora rimasti per un pò abbracciati teneramente, con carezze e leggeri baci sulle labbra piacevoli quanto il più intenso momento di sesso.
Sono uscito cona sensazione di soddisfazione tale che ho dimenticato la solitudine, i problemi quotidiani o altro.
Era ora: mi sentivo utile e sereno.
Gianni
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17 years ago
giannig178842, 46
Last visit: 16 years ago -
Senza opposizione!
Nel giro di qualche secondo incespicammo contro le scale sconnesse della nostra unica volta insieme sorprendendoci amanti dopo esserci incontrati per caso in stazione. Mezz’ora più o meno per darci del tu, sfiorarci la mano e cercare una pensione in quel posto pieno di neve di un lunedì di una settimana bianca. Non credo di aver parlato o di aver agito affinché qualcosa succedesse, ma credo di non aver fatto resistenza a quel vento di tramontana che mi soffiava alle spalle. Da mesi e da anni cercavo due occhi per tuffarmici dentro e naufragare alla prima avvisaglia, trasportata da corrente di mare bevendo acqua e piacere. Inciampammo dentro un cielo ocra al tramonto ritrovandoci distesi e nudi, trasparenti e perfettamente in simbiosi coi nostri desideri reciproci. Il nostro piacere era tutto lì, ingigantito dalla semplice scoperta di noi stessi, più solida di qualsiasi prudenza, più forte di qualsiasi immaginazione, più travolgente di qualsiasi voglia masturbata di notte e rinnegata al risveglio.
E con gli occhi dell’esploratore ai margini di confini di lande sconosciute rividi più volte a rallentatore immagini di impercettibili, sensazioni registrate dalla mia mente sul nastro dei miei pensieri. Erano i miei sogni adolescenti che mi sorprendevano nuda nel letto ad immaginare come sarebbe successo e quale remota ragione m’avrebbe portata a convincermi che era questo, proprio questo il momento, esattamente questa la situazione che l’attesa aveva gonfiato, infarcendola di come non sarebbe mai stata. Mi disse più volte che ero bella, quasi alla noia mi fece credere che non aveva mai visto niente di più incantevole, come le mie gambe perfette o l’arco regolare del mio sedere che pieno di pudore non s’aspettava altro che carezze e complimenti per tornare maestoso come tutte le volte che da solo rifletteva nello specchio del bagno. Mi fece notare l’armonia del mio corpo, le fattezze precise del mio viso, frutto di incroci di popoli e religioni che m’avevano partorita mora dallo sguardo cupo e celeste incavato da zigomi sporgenti. Non seppi nulla di lui, se fosse sposato o se una donna lo stava aspettando, invaghita dallo stesso mio desiderio, in un’altra pensione proprio lì accanto. Se avesse una figlia, magari più bionda e più grande di questa piccola donna che confusa nel letto s’abbandonava al destino. Non guardò mai l’orologio, non accennò mai all’imbrunire che fuori dalla finestra rincasa gli uomini o gli fa fare una telefonata sottovoce.
Confusa e mescolata dall'ebbrezza annusai la temperatura del suo corpo che saliva lievitando ad ogni respiro, che lento e rapido annebbiava le ragioni e appannava i vetri. Fuori la neve attutiva i suoni, come dentro i nostri cuori gli imbarazzi coprivano i silenzi. Seguii nella mia mente lo scorrere leggero e incostante della sua mano attraverso un percorso senza spartito e, per un lampo o per qualche minuto, si compose nella mia testa un adagio che dai semplici tasti bianchi si trasformò via via in un percorso imponente di diesis neri e minori che cadevano a cascata lungo i timori dei miei non posso. Mi venne in mente Handel, forse il Messia, o forse una colonna sonora che la mia testa compose al passaggio dei tanti momenti che non erano diventati questo momento, perché le tante ragioni non avevano prodotto una sola ragione per abbandonarmi prima di oggi. Mi venne vicino strofinandosi ai fianchi prima che m’accorgessi che il suo sesso di maschio, eretto, esperto e voglioso, aveva raggiunto il punto del non ritorno. Sopra l’ultimo dubbio cercai di stringere le cosce e rimandare senza dare nell’occhio come solo una donna sa fare, dire o non dire, amare o non amare. Ma la sua mano s’intrufolò decisa sfiorando peli e piacere e immergendo dita e ragione proprio nel punto preciso dove la volontà non fa resistenza. D’improvviso, scostò le mie mutande, allargò le mie cosce ormai obbedienti, le mie labbra umide e convinte che si spalancarono a quella voglia maestosa di uomo che affondava indisturbato il suo sesso come lama nel burro, come governo senza opposizione, come cervello plagiato. Immerse il suo piacere quasi galleggiando, quando oramai nuda di me stessa e del mio controllo localizzavo le sue dita, le sue labbra, i suoi respiri, in ogni parte del mio corpo; senza soluzione di continuità avvertivo milioni di terminazioni impazzite fibrillare contemporaneamente nelle zone più estreme, dai peli radi dell'inguine fino alle dita dei piedi, sotto le unghie smaltate di bianco e le narici allargate dalla carenza di ossigeno.
Con gli occhi sbarrati e spalancati al desiderio incollai il mio sguardo verso la rotta di chissà quale mare, interminabile e superbo strinsi il suo membro per sentirlo più grande, per farmi comprimere nel collo del mio ventre tutta la voglia in attesa dell'esplosione. Avvistai, un frammento dopo, sullo stesso mare oltre la mia rotta, le mie poche energie che arrancavano al suo ritmo martellante che risaliva e si tuffava a catapulta senza lasciarmi una pausa di coscienza. Cercandomi dove il piacere si confonde al dolore, sentii l’essenza più profonda del maschio che fisso sulla preda gode provocando piacere fino ad illudersi di impossessarsi di anima, testa e pensieri che ormai anarchici correvano senza padrone. Racimolai le forze e continuai sullo stesso percorso al di là dell'ultimo gabbiano oltre l'orizzonte che fino a poche ore prima non ero mai riuscita a scorgere. Mi scopava e mi dibattevo come se vita non m’avesse mai più prospettato di meglio, come se i miei anni fossero il doppio, come se in quel Paradiso non ci fosse che Adamo. Benché esausta incoraggiai di nuovo la sua brama colpendo a più riprese, col mio ginocchio ormai livido, la spalliera del letto che chissà come mai si trovava in quel posto. Convinta in quel momento che niente e nessuno avrebbe potuto più darmi il senso dell'abbandono, mi feci più recipiente danzando sul senso di colpa che, di fronte a quella natura gonfia di sangue e passione, nonostante i miei sforzi non lo sarei mai stata abbastanza.
Il fatto che non l’avrei più rivisto, perché così era il patto, aumentò il mio ardire, fino a cercare ostinatamente nella mia audacia la vergogna rossa, il rimpianto amaro, il pentimento falso del giorno dopo, ed ancora fino a provare quel turbamento necessario ad imprimere per sempre nella mia mente l’immoralità del mio corpo che sfacciato si dimenava senza un minimo di freno tra le braccia di quello sconosciuto. Ci amammo come non l'avevo mai fatto e come, a suo dire, non era stato mai capace con centinaia d'altre donne che svendevano fiche come mercati in chiusura o compravano cazzi in valuta pregiata. Non credo d’aver creduto a tanta cortesia, come non credo di aver chiesto perdono per quel sublime peccato che avevo desiderato con tutta me stessa. Non credo di aver avuto il minimo dubbio come non credo, ancora, di aver cacciato dalla sorgente dei miei pensieri una piccola lacrima di gratificazione quando, in preda alla passione oramai oltre il limite di ogni buon senso, lo implorai di penetrarmi oltre la lunghezza del suo membro, seccando quella voglia bagnata che indecente si squagliava come immondizia in liquame. Mi prese di fianco e di lato, prona e supina, schiava e padrona fottendomi divino come solo una femmina vuole che sia. Mi trascinò invasato fino alla finestra e curvandomi appena mi prese guardando la neve che senza avvertirci ricominciava a cadere.
Per la prima volta in vita mia pensai “Cazzo”, per la prima volta lo rivendicai urlandolo a me stessa e a quel l’uomo che s’era fatto tramite, mezzo e mero strumento. Nuotavo immersa nelle acque del peccato rinnegando anni di timore e di catechismo, convinta com’ero che il peccato era stato soltanto privarmi per anni di quelle mani che mi carezzavo i seni, le labbra e la memoria. Mi prese senza più remore, senza il minimo dubbio di essere comunque anonimi, mentre i nostri corpi in fusione riempivano e ed erano riempiti. Mi esplorò nelle viscere incontaminate, nelle zone più buie e dolorose che nessun’altro mai, dopo allora, avrebbe più osato pensare senza il mio consenso. E mi fotteva senza soggezione e riserbo come un cane sopra il marciapiede, come soldato su un popolo vinto, come usuraio che reclama il dovuto. E mi fotteva entrando ossequioso nel tempio e uscendo invasato di fede. E mi fotteva chiamandomi per nome, un nome di donna che ora la mia mente confonde, ma che in quel momento mi ci sentivo appropriata, perfettamente identica al suo sogno che gli dava causa e rabbia di resistere, ancora, al piacere imminente. E mi fotteva schiacciandomi naso e consenso sul vetro, e mi sorpresi mignotta a puntellare le mani sul davanzale per guadagnare qualche millimetro di piacere non ancora sondato. E mi fotteva fitto e battente come un cecchino che inquadra nel mirino la preda e lascia il grilletto solo quando è convinto di aver fatto un lavoro decente. E ci volle poco di meno, meno della sensazione che trasmessa al cervello ti fa sentire calda e bagnata come terra piovuta sotto un temporale d’estate. E sale l’odore che ti riempie i momenti che già si fanno ricordi, e sfalda emozioni fino a riallacciare il corpo al cervello, fino a salutarti distante e tornare di nuovo anonimi, fino a ringraziarsi per un favore reciproco, fino ad essere certa che mai non ci sarebbe stato di meglio. k....
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17 years ago
admin, 75
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Primo regalo
Dopo 10 anni di felice matrimonio, coronato dalla nascita di 2 figli percepiamo il desiderio di trasgressione, intesa come gioco.
Seguendo indicazioni, di mia moglie, molto implicite, ho acquistato un fallo e un anello vibrante.
Questa sera, sedata la prole, nascondero il pacchetto regalo, tra i cuscini del nostro letto con il segunete biglietto:
Nella notte più lunga che ci sia,
inventiamo un nuovo gioco,
che scateni la tua fantasia;
che il limite sia dettato
da ogni tuo deisiderio inconfessato;
che il piacere sia il fine
di questa ricerca senza fine.
bb
Non sono un poeta, ma un marito innamorato,
se vi interessano gli sviluppi della vicenda
scrivetemi. Sono ben accetti consigli e suggerimenti derivanti da Vs esperienze già vissute.
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17 years ago
admin, 75
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Dedicata a lei
Voglio frugare nei tuoi recessi nascosti
sfiorare dolcemente la tua femminile potenza
disegnare con le dita
piccoli cerchi di caldi brividi
e farli miei, dentropelle.
Frugare, ancora
e sentir crescere fremiti
in mugolii d'estasi
tra vezzeggianti baci
umidi e caldi.
E scivolare con le mani sul tuo seno
dei tuoi capezzoli percorrere il profilo.
Mani bagnate dei nostri umori
come farfalle golose
sfiorano le curve tue armoniose
e con labbra assetate del tuo piacere
e affamate del tuo sapore
lasciarmi completare di te
fino a perdere quasi il respiro
E intanto sentire la tua voglia
farsi impaziente
cercando la mia nei gemiti sommessi.
Aprirti a me
come fiore al mattino di sole
alla mia bocca esperta
offrire la turgida gioia dei seni
e il sapore sublime
della stanza del piacere.
Nel groviglio dei sensi
i nostri corpi appagati
in uno struggente palpito d'ali,
ci sorprenderanno amanti
ad esplorarci ogni volta di più
e ad amarci tra le lenzuola
di un sogno poetico....
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17 years ago
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