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Il telefono che squilla, la lavastoviglie che non funziona, il gatto che reclama il suo cibo. In televisione le solite televendite, tra la posta le puntuali bollette, il letto ancora da rifare. Stop! Stacco il telefono, svuoto la lavastoviglie, spedisco il gatto in terrazza, spengo la tv, sbatto la posta in un cassetto e il letto si rifarà da solo. Stop! Se il buongiorno si vede dal mattino quella sarebbe stata una giornata di merda. Mi butto sul divano in mutande, provo a toccarmi un po' per rilassarmi, ma niente, ero un boscaiolo senza la sua sega. Stop! Allora me ne sto inerme a guardare il soffitto e lentamente chiudo gli occhi, mi assopisco piano piano, dolcemente e.... briiii briiii... il citofono! Eh no, mi rifiuto, chiunque sia non sarà mai più importante del mio divano. Briii briiii.... e due, non sarà mica il postino? Esiste la cassetta della posta apposta no? Briiii briiii...e tre, quindi non è il postino. Ma allora chi cazzo rompe i coglioni alle dieci del mattino? Mi alzo e mi affaccio alla finestra. Un venditore ambulante, di colore. Sono sorpreso, incuriosito e improvvisamente risvegliato. Lo faccio salire, non mi vesto neanche e rimango mezzo nudo. Gli apro la porta con un sorriso smagliante. Lui mi guarda stranito. E' davvero carino, giovane e scuro scuro, con gli occhi più neri che abbia mai visto e due labbra enormi. Lo faccio entrare e lo faccio accomodare in cucina. Apre subito quel borsone enorme che si portava dietro e comincia a mettermi sul tavolo l'impossibile: collane, mutande, cerotti, cd, fazzoletti, cinture, bonghi. Intanto gli offro un succo di frutta. Mi mostra tutto. Mi dice di essere nigeriano e di avere ventisette anni. Non lo ascolto, lo desidero e basta. Il cuore mi batte, sono agitato e non so cosa fare. Poi di getto, con l'idea di non aver nulla da perdere, almeno che non mi puntasse un coltello alla gola, gli offro di comprare cento euro di merce se mi avesse mostrato il cazzo. Così, deciso,brusco,intraprendente, fuori di testa, allucinato. Lui mi guarda come se fossi un pazzo maniaco.Io sorrido, in quel momento si accorge che ero in mutande. Fa per rimettere tutto nel borsone, indispettito, irritato. "Mi piacciono gli uomini e vorrei solo vederti nudo,tutto qui", gli dico quasi piagnucolando, e aggiungo" ti dò cinquecento euro". Che follia! Mi alzo, vado in un cassetto e gli mostro tanti biglietti arancioni. Lui smette di riempire il borsone e mi dice: " Io piaccio a te così tanto? Solo vedere nudo?" Annuisco,con gli occhioni da cucciolo ferito, con un mezzo sorriso sulle labbra, vergognoso e improvvisamente intimidito. Dov'era finito tutto il mio coraggio? "Ok", mi dice, " cosa fare io?" Ecco il mio coraggio ritornare. La lavastoviglie si accende improvvisamente. Gli faccio cenno di seguirmi e lo porto in bagno. "Spogliati, puoi farti una doccia" E lui comincia a spogliarsi tranquillamente: il giubbotto, la camicia, le scarpe, i jeans, la maglietta, i calzini. Era in mutande davanti a me. Quegli slip bianchi su quel corpo nigeriano così scuro e lucido come l'ebano, quella corporatura tonica e prestante, quel profumo selvaggio che mi inebriava fino a perdere la lucidità. Intanto squilla il telefono. Se ne sta lì quasi nudo davanti a me, vedo il suo imbarazzo e mi dispiace, allora mi tolgo io le mutande e con il mio solito malizioso sorriso lo invito a seguirmi. E' finalmente nudo. Rimango incantato davanti a quel cazzone nero che era strizzato negli slip e quelle palle grosse che penzolano informi in uno scroto abbondante. Tutti quei peli ricci e fitti mi facevano impazzire. La cappella chiara circoncisa e quel culo così sodo e muscoloso in cui avrei voluto subito soffocarmi. Sento il gatto che miagola. Per aprirgli l'acqua calda gli passo vicino e il mio cazzo già duro e bagnato sfiora la sua gamba, ho un sussulto. Entra nella vasca e comincia a bagnarsi, non è assolutamente eccitato ma in fondo non era quello che volevo. Il mio cervello aveva già avuto una serie infinita di orgasmi nel momento in cui quel ragazzo ha messo piede in casa mia. Mi appoggio al lavandino, lo guardo incantato, non resisto, e da quel metro e mezzo che ci divide comincio a masturbarmi dolcemente. Lui fa finta di niente. S'insapona, si bagna. Di nuovo un attacco di follia : "Posso lavarti?" gli chiedo con la voce spezzata. Non mi risponde, è come se gli fosse indifferente. Non mi fermo,prendo la spugna e comincio a passargliela sul petto,delicato.Lui se ne sta immobile, pietrificato. Allora faccio a modo mio. Lascio cadere la spugna nella vasca, mi verso del bagnoschiuma nelle mani e gliele passo sul petto,massaggiandogli i capezzoli, girando intorno all'ombelico, sfiorandogli il pube.Non reagisce. Allora m'inginocchio per non spezzarmi la schiena e comincio a passare le mie dita insaponate sul suo cazzo, premendolo per tutta la sua grossezza, contornandone la cappella e con due mani stringere le sue enormi palle e girare, premere, tastare, tirare. Sento che tra le mie mani la pressione sale, comincia a irrigidirsi, diventa sempre più sodo, si allunga a dismisura. Lui ha gli occhi chiusi. Ormai è gonfio e potente, lo masturbo con due mani, con l'acqua che scorre e la schiuma che scivola. Lui dischiude i labbroni in un labile fremito. Avvicino la mia faccia tra le sue gambe e lo inghiotto. Non mi sta in bocca, è grosso e caldo. Succhio la cappella con avidità e lo masturbo sempre con due mani. Lo tengo in bocca e frullo con la lingua, la mia saliva si mescola alla schiuma. Voglio godere,voglio impazzire, il mio sogno si sta realizzando nella mia bocca. Allungo una mano nella vasca e prendo quel tubo di bagnoschiuma, lui non si accorge, ha gli occhi chiusi e si lecca le labbra. Io accovacciato davanti a lui mi infilo quel tubo bagnato nel culo, diretto, senza dolore, per essere riempito dentro oltre che davanti. E'ora, non è più immobile,sta fremendo,sta vibrando nella mia bocca, è ora, con le mani mi afferra la testa e spingendomi nella gola viene, e sento la sua sborra bollente e acidula che scalda le tonsille, quasi soffocato dal cazzo e dal suo succo butto giù tutto, aspirando avidamente l'ultima delle sue gocce, fino a sentirlo ammosciare in bocca. Silenzio, ho il respiro affannato, il tubo ancora nel culo. Adesso è lui che sorride. Termina la doccia, m'infilo l'accappatoio. Si riveste. Torniamo in cucina. Beviamo un succo di frutta. Mi sembra tranquillo. Gli dò i suoi cinquecento euro. Mi ringrazia ma sono io a ringraziare lui. Mi lascia l'intero borsone e se ne va.
La mattinata ha finalmente preso una piega diversa, ma ora che la lavastoviglie funziona e il gatto ha mangiato, che ho risposto al telefono e in tv c'è Costanzo, come le pago le bollette?
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17 years ago
admin, 75
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Impressioni sul massaggio sensuale di coppia
Questo corso è indicato per le coppie, per i singol si entra in una lista di attesa fin che verranno fatte le coppie,
svolto nei week end in date da concordarsi.
Per qualsiasi chiarimento [email protected] Cell.338 2083718
Le impressioni di alcune Coppie che hanno partecipato ai corsi
ROMINA E MICHELE,
casualmente abbiamo conosciute due, simpatiche persone speciali, ci viene proposto, di partecipare a una prova, del di massaggio di coppia.
Dopo qualche titubanza e timidezza, fiduciosi di poter migliorare il nostro legame, ci lasciamo convincere.
LEI, R.
piacevoli, dolcissime, nuove sensazioni,
Al primo contatto, due mani forti e sicure, estremamente sensibili e delicate, con lentezza e calma mi hanno regalato sensazioni dolcissime … nel ”massaggio di coppia” di cui ignoravo l’esistenza. la parola “di”…coppia! devia l’attenzione,e viene scambiato per atto fisico tra coniugi, Questo massaggio a corpo nudo, protetto, da teli morbidi, in ambiente riscaldato, invece rende piacevole l’abbandono.
Con la “particolare” tenerezza non invasiva del contatto, dolcemente rilassata e protetta, sono tornata indietro nel tempo, quando bambina, restavo incantata nell’ammirare la dolce tranquillità con cui la mia micia si prendeva teneramente cura dei suoi gattini con poche ore di vita, la sensazione provata di affettuosa protezione, è estremamente piacevole e stupefacente!
LUI, M.
Io sportivo, abituato a un massaggio decisamente energetico, incredulo…mi sono lasciato cadere in una stupefacente surreale dimensione, due dolci e tenere mani, scorrevano sapientemente su di me, la mia epidermide, impreparata mi regalava morbide sensazioni, che proverò a spiegare.
Il massaggio di Copia, che ora definisco “affettivo”, lento e rilassato permette di spostare le attenzioni mentali, dalla mente al corpo, lentamente e semplicemente le tensioni ci lasciano, e ci trasportano in un'altra dimensione, dove riusciamo meglio a percepire ed appagare i bisogni del partner, cancelliamo con rilassata tranquillità, eventuali sensazioni sgradevoli, e ci riappropriamo di bellissime sensazioni sconosciute o dimenticate.
R , M,
Al termine della prova, guardandoci negli occhi, ci siamo stupiti delle sensazioni provate, e siamo ora ansiosi di scambiarci reciprocamente momenti di rilassato abbandono reciproco!
Sconvolgente e gratificante esperienza, da riprovare!
A due meravigliosi amici grazie!
CLAUDIA E DANIELE
C.
L’ambiente piacevolmente riscaldato, ha favorito l’affiorare in me di incredibili sensazioni, questo tipo di massaggio provato per curiosità, mi ha stupito, la manualità dolce, e sicura dell’istruttore nell’insegnarmi, ha permesso alla mia epidermide di inviarmi sensazioni mai provate, il lento fluire del massaggio mi ha trascinato in un dolce mare tropicale, distesa sul bagnasciuga, rilassata dal dolce infrangersi di un onda dolce calda e tranquilla, la sabbia finissima mi avvolgeva in un tenero dolce abbraccio.Questa nuova esperienza, sono curiosa di dividerla al più presto con D. affinché insieme noi ci si possa rilassare con altrettanta semplicità
D.
Comodamente disteso su un soffice tappeto, protetto da un telo, la dolce sicura manualità, mi ha fatto perdere la nozione del tempo, e mi sono ritrovato concentrato ad assaporare solamente le sensazioni, che la mia pelle faceva riaffiorare in me, i ricordi di quando bambino scatenato sempre nei guai, a fine giornata mi rifugiavo tra le braccia di mia madre, per scivolare lentamente in un sonno profondo e dolcissimo.Penso che il massaggio sia una fantastica opportunità di riappropriarci dei nostri ricordi più segreti, da condividere con molta naturalezza con la persona amata.
C.D. E' stato uno stupendo ed emozionante corso che ci ha permesso di ritrovare un'armonia di Coppia , così appena tornati a casa abbiamo potuto sperimentare quello che abbiamo appreso anche ai nostri figli (saltando qualche passaggio particolare). Grazie di tutto C.D.
Ciao mi chiamo Rebecca ho 33 anni e sono sposata da 2 con Filippo, ho conosciuto l’esistenza del MASSAGGIO DI COPPIA casualmente; navigando in internet alla ricerca di informazioni riguardo a terapie alternative sono approdata sul sito di OLISTIKA e mi ha subito colpito il “Massaggio di Coppia” tra i vari massaggi che OLISTIKA proponeva nei suoi programmi, ne ho letto immediatamente la descrizione e mi ha a dir poco incuriosita, così ho voluto saperne di più. Così ho contattato OLISTIKA e ho deciso di frequentare il corso per imparare a fare questo massaggio.Con il mio entusiasmo ho contagiato anche mio marito Filippo così abbiamo fatto il corso insieme…E stato elettrizzante! Un’esperienza unica! E’ un massaggio fantastico perché nella sua semplicità di esecuzione è accessibile a tutti (anche ai non addetti ai lavori!) ed è di una efficacia inaspettata
REBECCA E FILIPPO
Ho sempre conosciuto solo l’esistenza dei massaggi più comuni come il rilassante, l’estetico, il linfodrenante, lo shiatzu ecc. quelli eseguiti nei centri benessere, per altro molto validi, ma il Massaggio di Coppia ha decisamente avuto per noi una marcia un più. E’ un massaggio che entra nel profondo crea un contatto sia fisico che emotivo l’una con l’altro difficilmente raggiungibile in altri modi. Riesce a sciogliere eventuali tensioni e rigidità di ogni origine, riavvicina la coppia in una sorta di complicità, di gioco, dona un grande senso di appagamento nel dare e ricevere piacere attraverso il tocco, l’accarezzamento, l’esplorazione dolce e totale del corpo. A motivo della vita frenetica e stressante, il lavoro, la famiglia ecc. si perde di vista l’importanza sia fisica che psicologica che può avere questo tipo di incontro e approccio col partner per una sana e appagante vita sessuale. Sono convinta che attraverso il Massaggio di Coppia molte persone come me saranno aiutate a risolvere i propri problemi intimi o di comunicazione col partner, lo dico con convinzione perché è quello che ho sperimentato io personalmente, in quanto a motivo di una serie di circostanze negative avevo accumulato un grado di stress così elevato che mi impediva di riuscire a lasciarmi andare completamente durante i momenti intimi e questo stava diventando un problema sia per me che per mio marito.
Devo dire che grazie al corso di Massaggio di Coppia nel giro di 1 mese con mia grande gioia (nonché di mio marito!) ho risolto completamente il mio inconveniente. Perciò mi sento di consigliare di tutto cuore a chiunque avesse problemi del genere, o anche solo bisogno di rilassarsi, voglia di coccole, aggiungere qualcosa di più stuzzicante al proprio rapporto di coppia o anche solo per curiosità, di fare questa particolare e profonda esperienza come un viaggio attraverso le sensazioni, le emozioni e i piaceri che il nostro corpo può donarci ma che noi abbiamo quasi dimenticato.
Ringrazio OLISTIKA e…. Auguro a tutti Buon Viaggio!!!… Ciao Rebecca e Filippo
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17 years ago
admin, 75
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Moglie troia 3
sto organizzando per il 23giugno anniversario di matrimonio gang bang con 8 persone e in questi giorni ho incominciato a scegliere i fortunati concorrenti. gia ho scelto 2 persone uno ha un cazzo di 28cm in bocca non sono riusciuto a prenderlo ma nella figa e entrato quasi tutto che mio marito non riusciva a credere come avesse potuto entrare quel palo nella mia fighetta.ho incontrato 7 persone che non li ho mandati via a mani vuote gli ho fatto bocchini e seghe.stasera devono venire 5 persone di colore chissa come andra a finire.per il 23giugno al piu bravo daro il mio culo che e stato profanato solo 5 volte.ciao
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17 years ago
admin, 75
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Microstoria di follia e vendetta.
Microstoria di follia e vendetta.La ragazza passava, o meglio, danzava sul marciapiede opposto alla sua pasticceria, quattro volte al giorno: alle 9, 12.30, 15.00 e 19.30.Tre mesi erano passati da quando Orlando l’aveva notata per la prima volta, quasi soffocandosi con un babà dall’emozione, e da allora, il tempo era scandito dal suo passaggio.Talvolta capitava che una cliente s’attardasse negli acquisti facendogli perdere l’appuntamento ed il contrattempo lo rendeva così nervoso da non potergli parlare. La passione dedicata alla fanciulla aveva assunto aspetti patologici che pure la moglie, solitamente la più sprovveduta, aveva potuto non notare.Le sue rimostranze scivolavano via inascoltate perché Orlando era il tipico maschio che avrebbe fatto la gioia dei repubblichini mussoliniani; egli era infatti un fiero maschilista, razzista e, ovviamente, considerava le donne esseri inferiori!Il suo matrimonio era costellato di tradimenti con prostitute e clienti mentre la moglie, se dapprima lo aveva sopportato, talune volte gli aveva reso la pariglia.Quella femmina non aveva stregato solo Orlando, ma anche Luigi, Totò, Alessandro e Alberto, amici di lunga data che avevano condiviso le lunghe battute di caccia e i pestaggi a travestiti e prostitute. Erano tutti commercianti benestanti che disprezzavano le regole, gli immigrati e gli omosessuali, evadevano senza remore le tasse e sottopagavano i dipendenti.La ragazza aveva notato ben presto quale tormento provocava il suo passaggio e, consapevole sirena, ammaliava gli uomini ampliando i suoi ancheggiamenti, lanciando lunghi sguardi ironici ed ammiccando con le labbra.“Gli sfonderei il culo a quella troia” sussurrava Luigi“A chi lo dici” rincarava Totò “ io gli sborrerei in bocca e la obbligherei ad ingoiare tutto!”“Calmi ragazzi.” esortava Orlando che era il leader, “non è detto che non succeda.”“ Magari.” sospirava Alessandro, tastandosi l’inguine assorto in pensieri sconci.La storia andò avanti senza significativi cambiamenti finché un giorno la ragazza passò solo al mattino presto e poi più; la cosa non preoccupò dapprima Orlando, che pensò a qualche imprevisto, ma quando anche nei giorni successivi essa eluse gli appostamenti, l’agitazione divenne tangibile. Orlando perlustrò, nei pochi momenti che l’attività gli lasciava, i quartieri limitrofi ma senza esito. Non sapeva dove lavorasse ed ora malediva la sua inettitudine.Il lunedì sera, dedicato al poker, il gruppo espresse disparate congetture sull’accaduto ma nessuna di esse risultava plausibile; decisero dunque di pedinarla per scoprire l’arcano.La scelta cadde su Totò, unico erede dei supermarket “Prizzi” con molto tempo libero.L’attività investigativa ebbe presto successo: la ragazza aveva un fidanzato con cui pranzava e che la riaccompagnava alla sera a casa.Il gruppo reagì come un bimbo al quale fosse stato sottratto un gioco ma poi, veemente, emerse il distorto maschilismo e una nuova riunione fu convocata.“Dobbiamo rinunciare alla nostra vacchetta” esordì mestamente Totò.“Col cazzo che ci rinuncio” rispondeva Alessandro “io quella me la voglio scopare!”“Anch’io vorrei ma come?” diceva pensieroso Luigi.“Ragioniamo ragazzi” esortava Orlando “sappiamo che tutte le donne sono delle troie e questa non fa eccezione.”“Vi ricordate mia moglie,con il suo mal di testa cronico,che mai me la dava e poi la sorpresi a fare la civetta con il macellaio?”“Ricordo” disse sorridendo Alberto”e quante botte gli desti!”“Talmente tante da beccarmi una denuncia da quella vacca.”“ E la mia che faceva gli occhi dolci a quel senegalese” rincarò Alessandro “vi ricordate quante gliene abbiamo suonate a quel lurido negro?”“Belle soddisfazioni ma che non ci aiutano a trovare una soluzione.” disse mestamente Luigi.“Non possiamo farci soffiare una tale figa da un fottuto ragazzino brufoloso.” disse rabbioso Orlando.“Hai ragione, cosa proponi?”“Diamo una lezione allo sbarbato?”“ Non serve” rispose Orlando “dobbiamo escogitare qualcosa di più efficace.”“Vi ricordate quel bellissimo trans sulla Aurelia che lavorammo per una notte in quel casolare”? chiese Orlando grattandosi il mento “Che divertimento” disse ridendo sguaiatamente Totò“Ecco dobbiamo fare qualcosa di simile ma molto, molto più raffinatamente”“ Dobbiamo escogitare un piano perfetto che giri come un dodici cilindri”.Orlando ormai pensava ad alta voce noncurante dei presenti; vagava per il retrobottega cercando di cogitare un’idea valida.Ormai era tardi e si congedarono fissando al lunedì successivo un nuovo incontro.Le riunioni si succedettero numerose alternando i ritrovi ora nel negozio dell’uno ora in quello dell’altro per non destare sospetti con le rispettive famiglie.Tutti erano consapevoli che la decisone era ardua ed impegnativa, ma l’impunità che li aveva assistiti finora nelle loro bravate,aveva tolto loro ogni senso del limite.Fu discusso un piano operativo nei minimi particolari senza nulla tralasciare al caso.Esso prevedeva l’uso di un furgone noleggiato da un extracomunitario con regolare permesso di soggiorno incaricato da un altro personaggio a sua volta mandato da un ricettatore senegalese dal quale il gruppo comprava merce rubata commissionandogli, talvolta,anche furti mirati.Sebbene molto dispendioso, questa catena avrebbe fornito loro un valido alibi e qualora qualcosa fosse andato storto; sarebbe stata la parola di un pregiudicato nero contro quella di benestanti bianchi.La casa scelta per consumare la bravata fu quella estiva di Alessandro, una villetta a poche decine di chilometri dalla città in una zona frequentata esclusivamente nei periodi estivi.La data fu fissata un lunedì,serata in cui potevano assentarsi fino a tardi; inoltre i due ragazzi ogni lunedì sera si appartavano in una zona quasi sempre deserta nel grande parcheggio del centro commerciale, un posto dove avrebbero potuto agire con discreta sicurezza. Il ragazzo sarebbe stato neutralizzato con del cloroformio procurato da un amico infermiere di Totò e lautamente compensato,e la ragazza caricata sul furgone.Arrivò il fatidico lunedì: la ragazza transitò come al solito; il furgone era già parcheggiato, poco lontano, in una via secondaria; cloroformio, calze, passamontagna e manette pronte.Orlando, nonostante le numerose scorribande vissute, era molto nervoso; litigò con la moglie e con un paio di clienti. Le ore parevano cristallizzate e Orlando continuava ossessivamente a ripensare al piano , cosa che non lo aiutava certo a stemperare la tensione.E l’ora arrivò!Con una scusa lasciò l’incombenza della chiusura alla moglie, raggiunse il furgone dove lo aspettava Luigi e partirono. Lungo il percorso caricarono Alessandro, Totò e Alberto.Parcheggiarono poco lontano dall’uscita usata dalla ragazza e poco dopo arrivò il ragazzo.“Allora ragazzi, se avete dubbi o la cacarella, ora è il momento di parlare!” disse Orlando.Nessuno parlò ma i gesti scaramantici ed i tic si sprecarono.“Eccola!” gridò Totò indicando la ragazza che, a passo spedito, si avvicinava all’auto del fidanzato.Tutti la seguirono in silenzio: era una bellezza mediterranea, dai capelli ed occhi neri, con un seno prorompente: indossava una minigonna con collant fumé, un corto giubbotto e aveva gli stivali.L’erotismo che sprigionava quel corpo diede forza al gruppo che si ritrovò più deciso.Luigi aspettò che l’auto si dirigesse nel luogo consueto e dopo un paio di minuti parcheggiò il furgone a circa 200 m dall’auto. Scesero tutti tranne Luigi,il quale doveva avvicinare il mezzo all’auto ad azione compiuta; indossarono le collant sul viso, i guanti e si avvicinarono sparpagliati alla macchina.Orlando e Totò si avvicinarono sul lato guida mentre Alessandro e Alberto sul destro.Orlando frantumò il finestrino con un martello e lesto disinserì la chiusura; il ragazzo,dapprima stordito,tentò di uscire dall’auto ma Totò gli inondo il viso di cloroformio schiacciandogli un asciugamano sul viso. Contemporaneamente Alberto aveva trascinato la ragazza fuori dall’auto e, aiutato da Totò e dopo un breve colluttazione, l’aveva ammanettata e imbavagliata.Sistemarono il ragazzo addormentato sul sedile posteriore, con una pila segnalarono a Luigi di avvicinarsi, caricarono la ragazza e partirono.“Ma quanto siamo bravi?” urlò Totò ebbro di emozione.Orlando gli diede un violento spintone facendogli cenno con un dito sulle labbra di tacere. Le voci erano riconoscibili e perciò nel piano era contemplato l’uso di paradenti per alterare il tono,e Totò non l’aveva ancora imboccato.Nessuno più parlò e gli unici rumori rimasero quelli della ragazza,che sdraiata ai loro piedi, si agitava convulsamente.Dopo circa mezz’ora arrivarono alla villetta in riva al mare; la luna all’orizzonte spezzettava i suoi raggi a migliaia nelle increspature dell’acqua e l’atmosfera bucolica mal si addiceva alla situazione.Alessandro controllò che nessuno dei vicini fosse presente e invitò i compari ad entrare nella casa. Luigi parcheggiò il furgone dietro delle dune di sabbia sormontate da macchia mediterranea.Entrati nel salone, debitamente svuotato dalla mobilia per evitare qualsiasi riconoscimento tranne un lungo divano ricoperto da un telone plastificato e una coperta blu e 2 tappeti sul pavimento, imboccarono i paradenti, e si posero in piedi dinanzi alla ragazza mentre arrivava Luigi. Una luce alogena alle spalle degli uomini illuminava a giorno la ragazza che faticava a rimanere seduta ammanettata com’era e seguiva i rumori con brevi scatti della testa cercando di capire cosa stesse succedendo intorno a lei. Si spogliarono nudi e ad Alessandro e Orlando furono coperti dei tatuaggi con dei cerotti. La ragazza fu sbendata e il violento getto di luce la investì accecandola.“Ascoltami bene zoccoletta” parlò Orlando con voce gutturale falsata dal paradenti,” non vogliamo farti del male, anzi, vogliamo solo scoparti e poi riportarti a casa felice e contenta!”La ragazza,strizzando gli occhi,tentava di focalizzare le fisionomie degli uomini ma vedeva solo ombre sfocate.“Allora chiariamo bene i termini della serata” continuò Orlando “Se partecipi senza far la cretina, godrai, ti divertirai e ti beccherai un bel regalo, se invece volessi fare l’eroina, prenderai un sacco di botte e ti scoperemo lo stesso!” “A te la scelta; ora ti libereremo e non sprecare fiato a gridare, prenderesti solo delle sberle e non ti servirebbe a nulla perché nessuno potrebbe sentirti.”Totò liberò le mani e le caviglie dalle manette e la ragazza non si mosse; poi lentamente si tolse il bavaglio e, schermandosi gli occhi con il palmo della mano, sobbalzò quando s’avvide dei 5 uomini nudi. Quest’ultimi con sorrisi beoti, stavano toccandosi i membri già semiduri.“Siete dei folli!” urlò la ragazza “finirete in galera!”Alberto gli sferrò un violento schiaffo sulla guancia che si tinse di porpora. Alessandro si avvicinò e gli appoggio le mani sulle cosce tentando di divaricargliele. La ragazza gli sferrò un violento calcio sulla tibia facendo urlare l’uomo di dolore; riavutosi si scagliò sulla sventurata colpendola con schiaffi sul corpo e sulla testa chinata per proteggersi.“Basta ora!” intervenne Orlando“Ma quella troia mi ha quasi rotto in osso!”“Forse non hai capito ciò che ti ho detto?” gli disse Orlando con calma e avvicinando il viso a quello della ragazza.“Hai visto cosa succede se ti ribelli?”La ragazza sembrava ormai rassegnata; il suo sguardo era mutato sostituendo la fierezza alla tristezza.“Allora vediamo se hai capito?” disse Alberto avvicinandogli il membro alle labbra .La ragazza non si mosse e allora l’uomo tenendosi il cazzo gli spinse rudemente la nuca verso la violacea cappella; la forte pressione indusse la ragazza ad aprire la bocca e Alberto glielo spinse finché poté. Nonostante la ragazza si dimenasse Alberto rimase in quella posizione qualche secondo finché Totò non gli disse “Che fai vuoi soffocarla; non vorrai toglierci il divertimento?”Alberto gli sfilò il membro dalla bocca e la ragazza tossì violentemente.“E’ delicata la troietta!” disse Luigi ridendo sguaiatamente.La spogliarono lasciandola solo con le autoreggenti che aveva indossato per facilitare il fidanzato e gli stivali. Vedere quella pelle così liscia e chiara stagliarsi sulla stoffa blu del divano e il suo generoso seno con grandi capezzoli fece impazzire i cinque.Orlando la prese per le cosce e la fece scivolare finché il bacino non fu sul bordo del divano e la penetrò deciso. La ragazza ebbe un gemito subito soffocato dai membri di Alberto e Totò che si erano inginocchiati ai suoi lati e glieli premevano sulle labbra. A Totò bastarono pochi secondi e inondò di sperma il mento e la gola della poverina seguito poco dopo Alberto e Orlando che gli venne dentro senza preoccupazione. La prima scopata terminò quando anche Luigi la innaffiò dall’alto della spalliera del divano e Alessandro, sostituito Orlando le riempì a sua volta la figa.Alessandro, patito di fotografia scattò alcune foto alla ragazza resa irriconoscibile dallo sperma sul viso e poi fu mandata a lavarsi nella toilette insieme ad Alessandro come controllore.Ci fu bisogno di una lunga pausa nel quale gli uomini bevvero della birra parlando come fossero al bar e quando la ragazza finì la doccia e rientrò in salotto, trovò gli uomini seduti sul divano a cosce larghe che si masturbavano. Alessandro li imitò.“Allora ciccia, spompinaci un po’ così ti scopiamo ancora!” disse ridendo OrlandoLa ragazza ancora gocciolante li guardava stupita e non riusciva a muoversi; Alberto si alzò e la prese per i capelli costringendola ad inginocchiarsi tra le cosce di Orlando.“Forza troia!” disse Alberto spingendola con un piede sulle natiche.Iniziò a suggere il membro lentamente mentre gli altri commentavano divertiti la tecnica. Quando fu il turno di Totò l’uomo inarcò la schiena mostrandogli l’ano.“Forza leccami il culo.” Le urlò, ma dovette intervenire Alessandro che le spinse il viso tra le natiche. La pratica infervorò il gruppo e ben presto la ragazza fu obbligata a leccare tutti gli uomini.“Ed ora la voglio inculare!” disse Orlando compiaciutoAlessandro e Luigi presero la ragazza per le braccia che urlava e aiutati da Totò e Alberto, che gli tenevano le cosce aperte, la misero sopra il membro di Orlando.“Bastardi” urlava la ragazza tentando di divincolarsi ma 4 uomini erano troppo per lei e dopo poco iniziò a cedere alla loro spinta e Orlando, appena il culo fu vicino con un colpo secco la sodomizzò.Un urlo soffocato di dolore uscì dalle labbra della ragazza mentre l’uomo,per nulla impietosito,cominciò a fargli scorrere il cazzo per tutta la sua lunghezza sempre più rapidamente. Alberto si posizionò tra le cosce della ragazza per penetrarla ma le continue convulsioni glielo impedivano; allora le mollò due ceffoni sul viso che, calmandola,gli permisero di penetrarla.Luigi e Totò, in piedi sul divano ai lati della ragazza, si masturbavano vicino al viso mentre Alessandro filmava tutto.Totò come la solito resistette poco e segnò il bel viso con lunghi fiotti di sperma e mentre Luigi stava per venire a sua volta, un poderoso frastuono blocco la scena.La porta blindata in fondo al salone, tra nuvole di fumo acre, si abbattè sul pavimento con un rumore assordante; dietro di essa, con una velocità impressionante 4 uomini con giubbetti neri, passamontagna e piccoli mitra irruppero nel locale posizionandosi ai lati del gruppo.“Fermi tutti! Siamo dei carabinieri” tuonò una voceLa scena tragicomica era rimasta fissa come una fotografia nella sua oscenità e tutti gli attori fissavano inebetiti le armi che li puntavano.La prima a riaversi fu la ragazza che con uno scatto si liberò dai membri e corse verso il militare più vicino accucciandosi ai suoi piedi singhiozzante.Nel frattempo erano entrati un ufficiale,capitano dei carabinieri,con due sottoufficiali; l’ufficiale capo disse:“Sono il colonnello Guarneri dei ROS! Seguite le istruzioni e nulla vi accadrà.”“Ma questa è violazione di domicilio privato” sbottò Orlando riavutosi per primo dallo shock cercando di coprirsi le intime parti.“Che io sappia l’orgia non è proibita ancora nel nostro paese!” continuò riacquistando la freddezza del paracadutista.Le sue parole però furono smentite dalla ragazza che lasciate le gambe del militare corse incontro all’ufficiale gridando concitata:“Ma cosa stai dicendo?” disse Orlando tentando di alzarsi dal divano ma subito bloccato da un militare.“Si calmi signorina, è tutto finito.” Rispose il capitano mentre uno dei sottoufficiali passava alla ragazza un lenzuolo per coprirsi. I carabinieri fecero rivestire tutti e poco dopo una camionetta blindata portava gli uomini al commissariato di zona.DUE MESI DOPO.Aula 59 del tribunale di Livorno – sezione CIl giudice Fracassi sta emettendo le ultime parole della sentenza:“……e vista la volontà espressa dagli imputati Galeazzi, Pestalozzi, Ricasoli, Mendola e Ravasi di scegliere il rito abbreviato e di patteggiare la pena, questo tribunale li condanna a 10 anni di reclusione e al pagamento delle spese processuali. Gli eventuali danni richiesti dalla parte lesa, saranno presentati in sede civile ed in altro processo.”Alla sentenza Orlando imprecò rumorosamente mentre tra gli altri lo sconforto fu profondo, provocando lacrime e addirittura, nel caso di Totò, uno svenimento.Le mogli degli imputati tentarono di scavalcare le transenne per raggiungere i consorti ma furono prontamente bloccate dai carabinieri e non restò loro che inveire contro la ragazza che stava uscendo, scortata da due agenti, da una porta secondaria.UN MESE DOPO.Sala incontro detenuti del carcere di San Gimignano-------“Ciao amore; oddio come sei magro!” esordì Antonella sedendosi dietro lo spesso vetro che la separava dal marito.“ Se solo vedessi cosa ci danno da mangiare vomiteresti:” rispose piccato Orlando.“Se potessi verrei al tuo posto.” disse Antonella appoggiando la mano aperta al vetro.Orlando, che mai era stato un sentimentale, imitò la moglie con la mano“Hai bisogno di qualcosa?”“Un pizzicotto che mi risvegli da questo brutto sogno!”“….e tutto per una misera puttana” continuò Orlando fissando il vuoto.“ oh povero caro, quanto sei stato stupido a farti coinvolgere da quei fannulloni dei tuoi amici!”“Anto non rompere!” reagì rabbiosamente l’uomo “ non ti sembra stia pagando abbastanza?”“Scusa ciccio caro, ma soffro così tanto la tua mancanza da perdere talvolta la testa! Ti amo tanto.” Soggiunse la donna con un sorriso.“Anch’io” rispose con gli occhi velati Orlando.“Senti caro” disse la donna fissandosi le mani che stringeva ossessivamente “c’è un altro problema che dovrebbe essere risolto alla svelta!”“Oh cazzo, che altro c’è?”“Non ti arrabbiare. Adesso io uscirò e verrà una avvocatessa,che abbiamo assunto tutte noi,per spiegarti con parole più appropriate la questione.”Si salutarono e Antonella uscì. Poco dopo entrò una donna sulla quarantina, molto elegante e slanciata con una ventiquattro ore.“Come mi piacerebbe scoparmela.” Pensò Orlando.“Buongiorno, sono l’avvocato Massironi e sono stata incaricata…”“So già tutto” la interruppè bruscamente Orlando che fremeva dalla curiosità di sapere cosa succedesse” mi dica!”“Il problema” rispose la donna sistemandosi elegantemente sulla scomoda seggiola” è il risarcimento che la difesa della ragazza richiederà e che presumibilmente sarà molto alto!”“Cioè?” chiese allarmato OrlandoSignifica che questa causa potrebbe intaccare profondamente i vostri beni e risparmi.”“Ma che sta dicendo?” urlò rabbioso Orlando sporgendosi verso la vetrata” non l’abbiamo mica uccisa quella troia!”.“Forse lei non ha capito bene la gravità della questione.” Continuò con voce calma la donna” Si tratta di sequestro di persona, stupro con violenza di gruppo e con la pesante aggravante della premeditazione!”Orlando, fissando il pavimento e mordicchiandosi il labbro nervosamente, pensava smarrito alle parole dell’avvocatessa, poi come se avesse trovato uno spiraglio chiese:“Perché ha usato il condizionale? C’è una via d’uscita?”“Perché è possibile intestare tutte le proprietà e i conti bancari a sua moglie e diventare nullatenente!” rispose la donna con tono distaccato.“Oh cazzo!” esclamò Orlando fissando la donna senza più nessuna brama sessuale.“Deve però decidere adesso perché a giorni la difesa presenterà la richiesta di risarcimento e il giudice, che per sua sfortuna è una donna, bloccherà tutti i beni degli imputati, per poi riservarsi la decisione.”“Quella schifosa puttana!” mugugnò accigliato Orlando.“Mi creda il reato di cui vi siete macchiati è particolarmente inviso ai giudici e le richieste sono quasi sempre accettate.”“E gli altri?” chiese Orlando sperando che i suoi compari avessero resistito stoicamente.“Hanno tutti accettato.” Rispose lapidaria la donna.TRE MESI DOPO – MAGGIOPorto di Genova.Uno tiepido sole faceva risplendere gli antichi palazzi arroccati sui pendii; il porto brulicava di uomini intenti a svariate attività mentre nel cielo sfrecciavano acrobaticamente i gabbiani e i rondoni.Il bianco ed immenso transatlantico, alto come un grattacielo, copriva buona parte dell’orizzonte ed era assediato da camion e furgoni che lo rifornivano d’ogni bisogno.Centinaia di turisti sparivano nella pancia della nave tramite larghe scale venendo accolti calorosamente da hostess e steward; molti altri già ammiravano il panorama dai ponti sulla poppa.Ancora poco e la nave sarebbe salpata.Sul ponte centrale di fianco alla piscina, un gruppo di eleganti signore, noncuranti del fervore intorno a loro, spettegolavano allegramente gustandosi coloratissimi cocktails.“Ma quanto ci mette Marzia a sistemare i bagagli?” chiese Sara“Tranquilla, starà facendo la vamp con quello steward niente male.”“Mi preoccupa invece Giuliana, non si è ancora vista.” Disse Erica abbassandosi gli scuri occhiali per meglio guardare il ponte.Ma proprio in quell’attimo apparse dalla vetrata della hall Giuliana,con un cappello in paglia dalle larghe falde e occhialoni perlinati.“Benarrivata gioia.” Esclamò Roberta.“Scusatemi ragazze ma forse ho esagerato con le valigie e quel povero tassista a momenti moriva d’infarto.” disse sbuffando la giovane ragazza.“Ah, ecco la nostra principessa del foro! Adesso ci siamo proprio tutte.”“Ragazze stasera non aspettatemi” disse sorridendo Delia“ Ma come hai già cuccato?” chiese stupita Antonella.“Perché dubitavi?” rispose civettuola Delia mentre tutte ridevano.“Non ti invidio proprio.” Disse Elisa la più giovane del gruppo.”Io per almeno sei mesi non vorrò più sentire parlare di uomini.”“Ti capiamo ma vedrai che ti passerà rapidamente” chiosò Marzia.“Non penso proprio, ho ancora il sedere che mi brucia!”“Beh, penso che per 100.000 euro ne sia valsa la pena.” Disse Erica“Certo lo rifarei ma vi assicuro che non è stata una passeggiata e poi quei .sveglioni di carabinieri hanno anche tardato.”“Nella tua situazione è comprensibile, ma ricorda che le fasi del piano dovevano essere cronologicamente congruenti. “Quando i maritini ti hanno portato via, Marzia ha telefonato anonimamente da una telefono pubblico fingendosi un’automobilista che aveva assistito al rapimento e aveva seguito il furgone fino fuori la città. Poi la volante aveva soccorso il ragazzo e,svegliatolo facilmente perché il cloroformio era stato preventivamente annacquato, aveva riscontrato la veridicità della segnalazione. Un elicottero della polizia si era alzato in volo e aveva sorvolato la strada segnalata dalla misteriosa denuncia alla ricerca del furgone. Una seconda telefonata anonima aveva segnalato la presenza di uomini sospetti nella zona della villa di Alessandro e l’elicottero già sulla zona, aveva avvistato il furgone sulla spiaggia. Il tempo di organizzare una squadra speciale e l’irruzione.” Spiegò AntonellaInoltre i cari maritini,dovevano avere il tempo di consumare la bravata per aggravare la posizione penale.” aggiunse Erica.“Verissimo e la posizione si è aggravata molto “ continuò Delia” e avreste dovuto vedere le facce dei poveretti quando gli dicevo che avrebbero perso tutto.”Siamo troppo forti ragazze!” esclamò Sonia“E’ bastata l’avvenente Elisa e il posizionamento di registratori nei retrobottega dei bravi consorti per incastrarli bene.” continuò Marzia“e in più i fessi si sono anche filmati.” “Bene ragazze” disse con voce decisa Antonella alzandosi e tendendo un bicchiere di champagne“brindiamo alla nuova vita!”.Tutte le donne si alzarono e tesero le braccia facendo tintinnare i bicchieri.“A tutte noi, la Grecia ci aspetta!”sibilla&pegasus
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17 years ago
sibilla30pegasus, 49/49
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Con iaia al ristorante
Quello che segue è un racconto scritto qualche anno fa. Era la seconda parte di un "trittico", del quale ho perso (stupidamente) la prima ("Svolta (nella mia vita sessuale") e la terza parte ("Sotto esame"). Si tratta di vicende di fantasia, ma che ho dedicato a quella fantastica Donna che (aveva soli 15 anni) mi ha sconvolto la vita sessuale: Iaia.
L'ambientazione è un po' "banale", ma spero che vi piaccia lo stile.
Una buona lettura a voi.
Che vi piaccia o no, sarei grato se lasciaste dei commenti: aiutano a "perfezionare" le ambizioni di chi punta a migliorarsi. Grazie.
Dopo l'esperienza nel cottage del mio migliore amico, che ha realmente segnato tutta la mia vita sessuale in maniera inequivocabile, ci sono state tantissime occasioni particolari che hanno costellato la mia relazione con Iaia, rendendoci agli occhi di amici e semplici conoscenti come coppia aperta e "godibilissima".
Voglio raccontarvi di quella volta che andammo a cena nel ristorante di un amico comune.
Era gennaio e faceva freddo, anche in una cittadina di mare come la nostra.
Forse non capitava spesso che nevicasse, ma posso assicurarvi che nelle giornate di tramontana il freddo ti tagliava la pelle come un rasoio e ti penetrava nelle ossa.
In serate come quelle Iaia si copriva con dei dolcevita aderenti, che non lasciavano troppo all'immaginazione, disegnando con perfetta profilatura il suo seno.
Pur non avendo gambe da pin-up, non abbandonava quasi mai la gonna, sotto la quale gli immancabili Camperos le davano quel tocco di "ragazzaccia" che amava ostentare.
Non si truccava mai in maniera appariscente, anche perchè odiava dover essere schiava del trucco.
Il freddo e quindi il contrasto con il calore del ristorante avevano comunque donato alle sue gote un rossore "naturale" che metteva in risalto il verde dei suoi occhi e la sensualità delle labbra carnose.
Con la sua solita effervescenza, non appena accortasi della presenza, nel locale, di Luigi, il fratello del proprietario, Giovanni, mi abbandonò in mezzo alla sala con il suo piumino d'oca in mano e si precipitò ad abbracciare l'amico che non vedevamo da mesi.
Luigi era iscritto all'università e passava molto tempo lontano dalla nostra città per ragioni di studio. Veniva di solito per le vacanze di Natale e di Pasqua, difficilmente in quelle estive, preso com'era dagli esami.
Era nostro amico da anni. Uno di quegli amici "ereditato" dalla conoscenza con Iaia, in quanto loro si conoscevano da quando erano ragazzi, abitando le famiglie nel medesimo palazzo. Erano cresciuti assieme e so che qualche scintilla tra i due c'era stata, qualche anno prima. Cose da ragazzini, comunque.
"Luigiiiiiiii!" fu il saluto di Iaia mentre correndo si gettava letteralmente tra le sue braccia. Gli stampò un bacio sulle labbra lasciando Luigi in leggero imbarazzo.
"Noi ci salutiamo sempre così!" disse lei ridendo, quasi a volersi scusare, mentre io ero più divertito che indispettito.
Abbracciai a mia volta l'amico, scambiando qualche chiacchiera prima di scoprire che anche lui doveva ancora mangiare.
Era piuttosto tardi, dopo il cinema di prima serata, e non c'erano molti posti liberi nel locale, piccolo ma molto accogliente. Lo invitammo a sedersi con noi, anche se il tavolo che Giovanni ci aveva fatto preparare era piccolo e posizionato in un angolino del locale. Nonostante i suoi tentativi di declinare l'invito, Iaia lo prese sottobbraccio e strusciando le sue tette contro il suo braccio riuscì a vincere la sua resistenza.
Dicevo che il tavolo era in un angolo del locale. Non era il massimo della comodità, a volerci stare in tre. Per evitare spostamenti di sedie e troppo traffico in mezzo alla gente che già mangiava, ci siamo limitati a spostare il tavolo più a ridosso dell'angolo, approfittando della cassapanca che occupava parte della parete e che poteva essere usata come sedia suppletiva.
Lasciammo che Luigi raggiungesse la sedia contro l'altra parete, dove si sedette tentando sempre più timide proteste. Sulla cassapanca c'era Iaia ed io, di fronte a Luigi, avevo di spalle il resto del locale.
Vicino al nostro tavolo c'era un altro piccolo tavolo con due coppie di anziani ed una tavolata di una decina di ragazzi e ragazze che programmavano una settimana bianca, ridendo e scherzando.
"A proposito di settimana bianca! Ma lo sai che Luigi è uno sciatore provetto?" disse Iaia agganciandosi alla discussione dei chiassosi vicini di tavolo.
Siamo stati insieme ad una settimana bianca, io lui e suo fratello Giovanni, qualche tempo fa.
"Già!" commentò laconicamente Luigi, lievemente imbarazzato.
Di fronte al mio sguardo interrogativo fu Iaia a spiegare il motivo di tale imbarazzo.
"Fu quella volta che usciti dalla discoteca, con qualche grappa di troppo in corpo, ci ritrovammo tutti e tre in camera loro, a dormire nello stesso letto." ricordò ridendo ...
"E che al risveglio ..." stava per continuare.
"Ti prego!" disse Luigi seriamente intenzionato a lasciar cadere la cosa.
"Ma dai!! Cosa vuoi che sia!!!" riprese lei.
"Cosa successe al risveglio" domandai incuriosito io, mentre già l'idea di Iaia fra due fratelli mi faceva svegliare un pizzico di eccitazione: pregustavo già una situazione torbida, condita da scene di sesso sfrenato.
"Quando mi sono svegliata mi sono ritrovata sdraiata sul fianco sinistro, con Giovanni di fronte a me, pancia sotto, profondamente addormentato e Luigi che mi teneva stretta a se, con una mano sul mio seno sinistro ed il suo corpo aderente al mio ... con una sensibile erezione che spingeva contro le mie chiappe.
A differenza di Giovanni che era completamente vestito, io ero in slip e camicia, niente reggiseno e Luigi era in boxer e nient'altro.
Aperti gli occhi impiegai qualche minuto a ricordare la genesi e a riassumere la situazione. Mi mossi con il culo all'indietro per accertarmi di quanto avevo sentito dietro di me e sentii il suo cazzo durissimo appoggiato lungo il solco delle mie chiappe. Lui era addormentato ..." iniziò a raccontarmi con la sua consueta dovizia di particolari.
Vedevo la scena come se l'avessi di fronte a me, in quel momento.
"Vorrei vedere chi, al contatto con il tuo corpo e palpandoti una tetta non avrebbe un erezione!!" commentò Luigi, un po' per giustificarsi ma più per trasformare la situazione in "neutra" per lui, partito in svantaggio per via del racconto imbarazzante.
"E come è andata a finire?" chiesi non senza un tremito nella voce, che tradì al tempo stesso l'eccitazione di cui iniziavo ad essere preda e il timore che questa cosa si fosse esaurita così. D'altra parte Iaia non me ne aveva mai parlato, pertanto non doveva essere stata una situazione così scabrosa.
"Niente!" rispose lei "Non appena mi mossi si svegliò sia Luigi che Giovanni. Luigi, forse inibito dalla presenza del fratello si è rivestito con una velocità da box Ferrari al pit-stop e siamo scesi tutti e tre a fare colazione!"
Ridemmo per la battuta e per sciogliere un po' l'imbarazzo di Luigi.
La tavolata ci aveva preceduto di pochi minuti nel locale, quindi c'era da attendere ed il ragazzo, addetto ai tavoli della parte di locale ove sedevamo, ci avvertì della cosa portandoci delle bruschette insieme ad un po' di verdure in pinzimonio e chiedendoci cosa volessimo bere.
Chiedemmo una bottiglia di vino bianco, produzione di un contadino di nostra conoscenza che faceva il vino da se e ne imbottigliava diverse bottiglie per i suoi clienti più affezionati.
Come il ragazzo si allontanò percepii che il gioco di Iaia stava per riprendere.
"Vedo che ricordi bene quella settimana bianca" la stuzzicai io, sperando che lei riportasse il discorso sul binario a sfondo sessuale che aveva iniziato a stuzzicarmi.
"Certo! Mi sono divertita tantissimo ed è stato l'anno che ho messo gli sci ai piedi per la prima volta" disse Iaia. "Fu proprio Luigi a darmi le prime lezioni. Credo che abbia iniziato a prendere gusto nell'abbracciarmi da dietro proprio sulle piste" aggiunse ridendo.
"Beh, ma con la salopette di certo non avrai potuto constatare la sua reazione a quei contatti" dissi io provocatoriamente.
"Ti sbagli!" rispose lei, mentre Luigi addentava un pezzo di bruschetta al pompodoro.
"Un paio di volte ho finto di scivolare solo per potermi aggrappare a lui e verificare lo stato del suo attrezzo!"
A momenti la bruschetta finì di traverso al povero Luigi. Non era al corrente di questa cosa, evidentemente e dopo aver recuperato tossendo le briciole di pane dal profondo della sua gola, chiese: "E che risultato hai ottenuto?"
"In nessuna delle due occasioni ho potuto riscontrare la stessa erezione di quel mattino ..." rispose lei.
"... era superlativa. Provavo mentalmente a misurare quella erezione. Era appoggiato alla mia schiena e percepivo distintamente attraverso la stoffa dei suoi boxer che il suo cazzo doveva avere una bella consistenza, anche in lunghezza" aggiunse cogliendo la palla al balzo.
"Prima che si svegliasse sono anche riuscita a spostarmi leggermente in avanti e ad inserire tra le mie chiappe ed il suo cazzo la mia mano aperta. Ebbene, quando la punta del dito medio raggiunse il suo scroto, la punta del suo cazzo si appoggiava quasi a metà del mio avambraccio ... Ora io non ho una mano enorme, ma sono certa che si trattasse di un cazzo notevolissimo!" chiuse il suo intervento addentando la sua bruschetta e guardando nei miei occhi la reazione alla sua descrizione.
Sorrise con malizia quando si accorse del mio sguardo che indugiava sulla sua mano e sul suo braccio scoperto parzialmente dalla manica del dolcevita, tirata su.
"Però!" esclamai come compendio di racconto e misurazione.
Luigi sorrideva in silenzio, consapevole vittima sacrificale di quel gioco.
"Chissà se anche in questo momento gli hai provocato una di quelle erezioni!?" dissi come se non intendessi niente di più che porre una domanda.
In realtà mi eccitava l'idea che anche Luigi fosse eccitato dal fare porco ed aperto di Iaia. Se avessi potuto, per soddisfare la mia curiosità sarei andato io stesso a verificare il suo sesso.
"Inizia a fare molto caldo, qui!" disse, in tutta risposta Luigi.
Sollevando il tovagliolo in movenza di ventaglio, spostò la tovaglia quel tanto che bastò per scoprire la parte alta delle sue gambe e la sua patta.
Complice del gioco, vedendo me e Iaia fissargli il pacco in maniera interrogativa, abbassò la mano e si prese il cazzo attraverso la stoffa del pantalone, denunciando un'erezione mooooolto consistente.
Iaia si sfregò le mani, passandosi in maniera porca la lingua sulle labbra.
"Non so tu, Luigi, ma io accetterei volentieri una .... mano d'aiuto per calmare la mia eccitazione!" dissi ridendo ed ammiccando ad entrambi.
Iaia si avvicinò al tavolo, facendo in modo da avvicinarsi alle nostre gambe, sotto di esso, e da appoggiare le sue tette ben tornite sul desco.
"Ragazzi!" bisbigliò, facendo in modo che entrambi seguissimo il suo esempio, avvicinandoci a nostra volta al tavolo. "Posso avere un po' della vostra ... attenzione?" chiese allungando nel contempo la mano verso il mio cazzo.
Lo accarezzò attraverso la stoffa, girandosi verso di me e pronunciando queste frasi che difficilmente potrò dimenticare.
"Lee, sai cosa mi piacerebbe fare adesso? Vorrei avere i vostri cazzi nelle mie mani e vorrei accarezzarli a lungo per godere del contatto con due pali di carne calda!" La troia sapeva come portarmi dalla sua parte. Sapeva che adoravo le sue porcate e che mi faceva impazzire anche solo come me le proponeva. Sorrisi senza commentare, aspettando che andasse avanti.
"E lo voglio fare qui, adesso. Sarebbe facile finire di mangiare e poi andare a casa e farlo con la massima comodità! No. Voglio che si stia scomodi e con alta possibilità che dai tavoli vicini si percepisca ... qualcosa.
Voglio studiare la vostra abilità nel dissimulare il piacere. Il gioco che vi propongo è questo: io vi masturbo fino a farvi venire e voi non dovete tradire in alcun modo la situazione agli occhi degli altri" propose.
Non attese nemmeno una risposta, allungò la mano destra verso il pacco di Luigi e iniziò a lavorare sulle due cerniere per estrarre i cazzi.
"Adesso continuate a bisbigliare con me, altrimenti allontanandovi mi mettereste in difficoltà!" aggiunse, palesando così il fatto che ci aveva già "intrappolati" entrambi.
In effetti non potevamo allungarci troppo sotto il tavolo senza dare nell'occhio, nè potevamo pensare di passare la serata in quella posizione come dei cospiratori.
"Dobbiamo organizzarci" fu la sola cosa che riuscii a dire, mentre le sue dita scorrevano lungo la mia asta, accarezzando con fermezza e voluttà.
"Si, ma come?" aggiunse Luigi, senza aiutare molto la conversazione, ma di certo abbastanza bravo a mascherare il maneggio che Iaia gli stata propinando.
A tagliare la testa al toro ci pensarono le due coppie di avventori, che giudicarono di aver passato abbastanza tempo nel locale e si alzarono, lasciando vuoti i loro posti.
Non dovemmo fare molto (a parte ricomporci): la nostra posizione era così scomoda che subito il ragazzo dei tavoli ci preparò quei deschi per permetterci una "Soluzione più comoda" disse, suscitando un'ilarità esagerata in noi tre.
Una volta che il tavolo fu pronto, sul lato lungo, spalle al muro, presero posto Luigi e Iaia. Io mi accomodai sul lato corto, al fianco di Iaia mantenendo la tavolata alla mia sinistra.
"Stavamo dicendo?" disse Iaia per riprendere ... "in mano" la situazione.
E così, mentre io e Luigi studiavamo una posizione che al tempo stesso paresse naturale e permettesse a Iaia di "impugnare" ... la situazione come desiderava, Iaia prese un ravanello dal mucchietto di verdura, lo intinse nel preparato del pinzimonio e ci giocò oscenamente con labbra e lingua.
Il mio cazzo ebbe un nuovo guizzo, mostrando tutta la rinnovata vitalità. Immaginai che lo stesso stesse accadendo a Luigi.
Quella gran troia le studiava tutte.
Non solo con la mossa del ravanello ci aveva riacceso la libido, ma dal modo in cui lo teneva aveva fatto colare qualche goccia di olio tra le dita e ne aveva approfittato per lubrificare le sue mani.
Non ci fece attendere troppo.
Dopo aver preparato le mani, riprese la sua duplice azione.
La sua mano era ancora più calda e morbida sul mio cazzo e si muoveva sapientemente piano, soffermandosi di tanto in tanto, lasciando la cappella completamente scoperta, indugiando, altre volte, con l'indice sulla cappella stessa, sollecitando tutti i centri di piacere lì posizionati.
Stava mantenendo un ritmo lento ma costante, che non avvicinava all'orgasmo, senza dubbio, ma che impediva al cazzo di rilassarsi.
Senza dare troppo nell'occhio, seguivo il movimento della sua altra mano.
A giudicare dall'ampiezza del movimento, si doveva trovare al cospetto di una gran mazza. Intuivo il movimento del suo polso, ben nascosto dalla tovaglia, e per un istante mi soffermai a studiare la situazione.
Senza aver programmato una singola scena della serata, eravamo al ristorante di un amico, con Iaia che stava masturbando me ed un altro cazzo contemporaneamente, con intorno una discreta "folla" di estranei, compreso un cameriere che ogni tanto ci passava accanto, facendo aumentare i nostri battiti.
Nel frattempo le nostre discussioni continuavano a variare argomento. Più che altro si cercava di trovare dei temi che ci permettessero dei doppi sensi spinti.
Quando lasciai i miei pensieri, infatti, Iaia stava parlando (forse) del locale e disse: "E' proprio come me lo ricordavo: lungo e caldo ..."
La sua voce stava sempre più assumendo quella tonalità torrida che lei assumeva quando era particolarmente eccitata.
Dopo l'ennesima pausa a glande completamente scoperto, l'indice sollecita la fuoriuscita di un'abbondante dose di liquido prespermatico. Rapidamente Iaia passa indice e medio a mo' di forbice lungo l'intera asta, raccogliendo con le due dita quelle gocce di liquido trasparente. Esegue questa manovra con rapidità e precisione.
Poi mi guarda negli occhi, porta le dita quasi distrattamente alle labbra e lecca via gli umori, dando a Luigi un'inequivocabile dimostrazione di cosa stesse facendo.
Lo vidi contrarsi per un istante. Dopo pochi istanti lei stava ripetendo l'operazione, succhiando le dita della mano destra.
Nell'assaporare il liquido, lei chiuse gli occhi, mugolando leggermente, come se stesse assaggiando chissà quale prelibatezza.
Era chiaro che stava esagerando la situazione per il nostro piacere, ma sono comunque convinto che provava sincero piacere a fare quello che stava facendo.
Prima che potesse rimettere mano sui nostri cazzi tesi, al nostro tavolo si presentò il cameriere, con la bottiglia di vino richiesta. L'avevamo quasi dimenticata.
Domandò, rivolto a me, a "capotavola": "Chi assaggia?"
Riuscii a stento a trattenermi: "Lei!" dissi con prontezza. "Chi meglio di lei?" aggiunsi.
Detto ciò scoppiammo a ridere tutti e tre, lasciando in difficoltà il cameriere.
Lui non si mosse e Iaia fece una faccia risentita e si rivolse al cameriere: "Pensi che non sappia assaggiare?". Mentre pronunciava questa frase scelse tra la verdura un sedano. Senza passarlo nel pinzimonio lo avvicinò alle labbra e fissando negli occhi il cameriere simulò un golino al gambo di sedano. Vidi il ragazzo ingoiare saliva in maniera ... imbarazzata. Lei proseguì intingendo il gambo nel pinzimonio per poi leccare il gambo in una maniera che sono sicuro abbia procurato un'erezione allo stesso cameriere.
Mentre il cameriere si decideva a versare l'assaggio a Iaia, vidi con la coda dell'occhio che alcuni ragazzi della tavolata si davano delle palesi gomitate, indicando il nostro tavolo.
Erano tre i ragazzi che sedevano uno di fianco all'altro dalla parte del tavolo con la migliore visibilità del nostro terzetto.
Stavano parlottando tra loro, scambiandosi opinioni e battute.
La scena del vino si concluse portandosi dietro come risultato il fatto che il cameriere non tolse più gli occhi di dosso da Iaia (almeno fintanto che poteva).
Tra quella guardia stretta e le pietanze che iniziavano ad arrivare, l'azione di Iaia sui nostri cazzi si interruppe. Non voleva che ci ammosciassimo, perciò continuò delle azioni alternate, ma soprattutto usò il suo talentuoso modo di parlare per mantenerci in uno stato di eccitazione pazzesco.
"Se solo potessi spingere le cappelle dei vostri cazzi durissimi tra le mie labbra serrate, vi continuerei a masturbare con le mie labbra" era solo un esempio delle cose che ci diceva sorridendo, come se parlasse del più e del meno.
Oppure diceva "Non ho ancora deciso quale dei vostri cazzi gradirei di più nel culo!
Il tuo, Lee, è molto duro e sa darmi delle sensazioni sublimi quando passa lo sfintere, ma quello di Luigi è davvero un pezzo pregiato. Per prendere il suo nel culo dovrei metterci tutta la mia arte, ma ne trarrei la soddisfazione di esserci riscita, oltre al fatto di godermi un cazzo di queste dimensioni!"
Sembrava che parlasse di vestiti, illustrandoci la difficoltà di scegliere quale mettere tra due che le piacciono particolarmente.
Io e Luigi cercavamo, di rimando, di allungare le nostre mani sul suo corpo e lei ci lasciava fare fino a quando non percepiva il rischio di essere scoperti. Immediatamente prima che il cameriere portasse il sorbetto, avevamo raggiunto la massima conquista: le mie dita accarezzavano il clitoride e penetravano tra le labbra dandole l'ebrezza di una penetrazione, mentre sentivo quelle di Luigi che, inumidite degli abbondanti umori di Iaia si spingevano verso il basso, a perlustrare la sua zona anale.
Lei si muoveva sulla sedia alla ricerca della posizione migliore. La notai muoversi per permettere la contemporanea penetrazione delle mie dita nella sua vagina e di quelle di Luigi nel suo sfintere. Cercavo di muovermi come meglio potevo, per non dare troppo nell'occhio. Con le dita che si muovevano dentro di lei percepivo alla perfezione i movimenti delle dita di Luigi nel suo culo.
Per lui doveva essere lo stesso, perchè dopo poco iniziammo a giocare ognuno con le dita dell'altro, attraverso la sottile membrana di separazione tra i due canali di Iaia.
Lei ansimò un "Bastardi!" mentre cercava un diversivo nel versarsi e bere del vino.
La movenza della sua mano sul collo della bottiglia, invece, le ricordò i due cazzi ed iniziò a masturbare la bottiglia leggermente, mentre chiudeva gli occhi nell'estasi del gioco di dita.
Il nostro stazionare nelle vicinanze di Iaia, il suo godimento ad occhi chiusi e il suo osceno su e giù (pochi secondi, per la verità) della mano sul collo della bottiglia risvegliarono l'attenzione del cameriere da un lato e dei ragazzi dall'altro.
Lei si riprese e cercò di darsi un maggiore contegno, pur continuando a muovere il bacino, inarcando la schiena e roteando piano le anche. Questi movimenti, uniti alle contrazioni dei muscoli vaginali ed anali sembravano voler stritolare le dita mie e di Luigi.
La scena stava progressivamente sfociando nel surreale: due ragazzi con il cazzo in tiro, fuori dalla patta, nascosto agli sguardi dalla sola tovaglia stanno sditalinando selvaggiamente, in una doppia penetrazione "digitale" una ragazza, avvicinandosi sempre più ad un orgasmo che andrà dissimulato per evitare "complicazioni" con avventori e camerieri.
Lei si versò del vino. Poco, in realtà, perchè la bottiglia era quasi vuota.
"Non c'è più vino" esclamò lei.
"Peccato perchè avevo proprio voglia di bere" aggiunse fingendo contrarietà.
Altro guizzo dei nostri cazzi, eccitati dal messaggio di Iaia.
"Ci mancherebbe che tra due gentiluomini non ci sia chi si premuri di versare da bere ad una signora!" esclamai in preda all'eccitazione.
Luigi colse al volo e prese il calice di Iaia. Dando un'occhiata in giro si assicurò di non essere visto e portò il calice fuori dalla portata degli sguardi, sotto il tavolo. Iaia riprese il massaggio al suo cazzo, conscia della carica erotica di quello che stava per accadere.
Sapeva di dover dare un maggiore impulso a Luigi per farlo venire. Il massaggio non poteva essere troppo accentuato, nè in ampiezza nè in velocità, per via del luogo pubblico. Allora si avvicinò ancora al tavolo, leggermente spostata verso Luigi e cominciò a chiedere con l'aria più ingenuamente porca che si possa immaginare: "Lee. Ti dispiace se adesso Luigi mi riempie il calice di sborra?" disse, dando risalto alla parola sborra pronunciandola in maniera troiesca, in contrasto con il resto della frase, che sembrava invece la richiesta innocente di una bimba.
"Ti prometto che dopo che avrò bevuto il suo sperma, poi mi farò riempire il bicchiere anche da te!" aggiunse compiacente.
"Tu sai quanto mi piaccia assaporare piano il seme di un uomo, appena uscito dal suo cazzo. Se solo potessi lo berrei direttamente dalla fonte, giocando con labbra e lingua sulla sua asta, frizionando la cappella col palato e con la gola" diceva questo continuando il movimento di mano.
"Invece sarò costretta a far sborrare Luigi nel bicchiere. Non potrò nemmeno questa volta avere la gioia di essere scopata dal suo enorme cazzone. In nessuno dei miei buchi ... Però potrò bere il suo sperma ancora caldo, come fosse nettare. Mmmmmm!" continuava a provocare con voce calda e sensuale.
"Dimmi: dove lo vorresti, adesso, se solo fossimo in un altro posto?" chiesi provocatorio.
"Non vorrei essere in un altro posto. Questa situazione mi piace così com'è. Ho in mano uno dei cazzi più maestosi cha abbia mai avuto il piacere di conoscere. Sono con il mio uomo che mi incita ad essere porca e a dare il meglio della mia troiaggine. C'è un vasto pubblico che può solo intuire che sono in uno stato di eccitazione tale da fare un vero e proprio sforzo per non impalarmi su questo cazzo e chiedere a tutti gli uomini di schizzarmi addosso ..." disse.
"No non credo che potrei vivere eccitazione maggiore. Forse essere riempita mi darebbe più appagamento. Non più eccitazione. Quindi rimango in spasmodica attesa di sentire le pulsazioni del suo cazzo, di mirare la sua cappella dentro il calice e raccogliere la massima quantità di sperma per poi liberamente berlo al cospetto di tutti".
Fu tale l'enfasi delle sue parole e il calore nel richiedere la sborra da bere che Luigi iniziò a palesare la sua eiaculazione. Lei continuò il lavoro di mano, mentre lui gestiva il calice. Luigi fu bravissimo a far finta di niente. A parte la stretta della sua mano ai danni del tovagliolo, che potevo notare solo io al tavolo, per il resto sia il suo corpo che il suo viso rimasero abbastanza rilassati, considerando le attenuanti generiche.
Altra occhiata a 360 gradi ed ecco comparire il calice sul tavolo, di fronte a Iaia.
La quantità non era forse stratosferica, ma il liquido denso raggiungeva la metà del calice e rappresentava una discreta dose per un'estimatrice come Iaia.
Lei allungò subito la mano e prese il calice, si atteggiò a sommelier mentre lo agitava leggermente "Discreta consistenza!" disse con piglio accademico
Lo mise controluce "Colore pulito, leggermente torbido!" continuò scherzosamente
Lo accostò alle narici, annusando con grazia "Fragranza penetrante ..." decise.
Poi lo portò alle labbra e ne assaggiò appena un goccio.
Con fare porco lasciò che le labbra rimanessero bagnate per un po'.
Finse un aria pensierosa, mentre impercettibili movimenti delle mandibole mostravano come stesse giocandoci con la lingua, per passare tutto lo sperma sul palato, al fine di togliere gli altri sapori.
Degluttì vistosamente, regalandoci un'espressione estasiata.
Poi si passò lentamente la lingua sulle labbra, togliendo le tracce di sborra residua e regalandomi una delle viste più eccitanti di cui era capace.
Si accorse che il cameriere arrivava per chiederci eventuali dessert e altro da bere.
Lei non nascose il proprio calice, assolutamente consapevole delle conclusioni che avrebbe sicuramente tratto il cameriere.
Congedammo il cameriere e notammo che anche dalla tavolata si prestava attenzione al bicchiere di Iaia.
Lei riprese l'assaggio, introducendo metà del contenuto residuo in un unica soluzione. Un sottile filo di sborra si allungò dal bicchiere alle labbra e lei lo staccò con un guizzante colpo di lingua. La rapida visione della sborra nella sua bocca ebbe un effetto devastante in me ed in Luigi che vidi ingoiare la saliva in maniera rumorosa. I tre ragazzi della tavolata strabuzzavano gli occhi ed avevano la bocca semiaperta in espressione incredula.
Lei assunse un'espressione ancora più goduriosa e porca a questa seconda sorsata.
"E' ancora deliziosamente caldo!" disse dopo aver ingoiato la seconda dose.
Io non resistetti e presi il mio calice portandolo sotto il tavolo, riprendendo a masturbarmi con la massima discrezione possibile.
Lei sollevò il calice per la terza volta. Ne finì il contenuto, capovolgendolo e lasciando scolare fino all'ultima goccia sulla sua lingua protesa.
Già così era l'estasi. Quando poi vidi il suo dito raccogliere altre piccole parti dall'interno del bicchiere iniziai a sborrare copiosamente e quasi dolorosamente nel bicchiere, a mia volta.
Pur con il massimo di attenzione, fui colto dal cameriere proprio nell'atto di tirare fuori da sotto il tavolo il calice di sperma.
Lo vidi scuotere la testa, come ad indicare il suo rifiuto a credere ai suoi occhi. Poi lo vidi sparire dentro la cucina, mentre con una mano non riuscì a trattenere l'impulso di toccarsi il membro evidentemente eretto.
Iaia riprese il suo gioco con la sborra depositata da me stesso nel secondo calice.
La conoscevo bene e sapevo che in queste situazioni la sua carica erotica va tenuta sotto controllo altrimenti finisce con l'esplodere con effetti non meglio prevedibili.
La vedevo riprendere i movimenti ondulatori e capii che Luigi la stava ringraziando per lo show con un doppio ditalino (anale e vaginale). Perse quasi ogni ritegno e nell'assaporare la mia sborra più volte si girò verso la platea della tavolata a mostrare la sua bocca impiastricciata di liquido seminale, prima di ingoiare con voluttà e flebili mugolii eccitantissimi.
Con l'ultima dose di sborra che le scendeva lungo la gola vidi il suo corpo in preda ad un fremito continuo che mi annunciava in maniera inequivocabile che stava avendo il suo orgasmo.
Era spettacolare vedere lei, di solito piuttosto esplicita nel manifestare il suo godimento, godere in silenzio.
Il suo viso era paonazzo e perse la parola per qualche minuto.
Si riprese gradualmente, aiutata dalla mousse al cioccolato che nel frattempo arrivò dalla cucina.
"Mi spiace togliermi il magnifico sapore della vostra sborra ..." disse "ma il cioccolato è un altro dei piaceri di gola ai quali non riesco a rinunciare. Magari più tardi ve ne chiederò ancora!"
"Di cioccolato?" disse Luigi con aria finto ingenua di chi mostra di non aver capito!
Giù risate.
Dopo il dolce ed il caffè, io e Luigi prolungammo il piacere di quella cena con l'ammazzacaffè, Iaia declinò l'offerta della casa.
Dietro al cameriere che portava i nostri amari, Giovanni stesso portò un bicchiere anche per Iaia.
"Mi sono permesso di portare qualcosa da bere anche per te, Iaia"
Si trattava di una crema di limoncello, a giudicare dall'aspetto.
Quando Iaia prese il bicchiere si accorse subito che non lo era. Il bicchiere non era freddo come si addice ad una crema di limoncello. Guardò Giovanni con aria interrogativa.
"Filippo, il cameriere, mi ha accennato a cosa accadeva di qua. Così io e lui abbiamo pensato di rendere omaggio alla tua fantastica troiaggine con questo "ammazzacaffè" ..." disse con la massima calma Giovanni. Era stranamente sicuro che lo avrebbe gradito.
Lei non battè ciglio ed iniziò a sorseggiare anche quello sperma.
"Ho sempre ritenuto che fossi una gran troia, spesso litigando su questo con Luigi che era innamorato di te. Adesso credo che anche lui abbia avuto la sua dimostrazione" aggiunse Giovanni, non con tono offensivo, ma solo accompagnando l'atto oscenamente perverso di Iaia.
"Devo aggiungere che sei non solo una gran troia, ma oserei dire una fantastica troia! Per me sarà sempre un piacere averti nel mio locale e sai che un ammazzacaffè offerto dalla casa lo troverai sempre!" concluse sorridendo.
Nel frattempo Iaia si riempì la bocca con l'intero contenuto del bicchiere.
Ci giocò con la lingua e mostrò grazia e piacere estremo nel degluttire quel prezioso liquido. Si guadagnò le parole di Giovanni atteggiandosi a grande intenditrice di sborra e ringraziandolo per l'offerta e per le "belle parole" che aveva espresso su di lei.
Ero sempre più cosciente che molti erano i limiti che avremmo abbattuto durante la nostra relazione.
Salutammo gli amici in maniera ancora più calorosa di quando entrammo e mentre ci apprestavamo ad uscire, uno dei ragazzi della tavolata si avvicinò e lasciò un biglietto nelle mani di Iaia.
C'era scritto "Grazie!" in caratteri cubitali e portava i nomi dei tre deliziati dalla vista di Iaia, un numero di telefono ed un'ultima frase "Noi saremo qui tra due sabati"
Grazie per aver letto fin qui e per il tuo commento. Lee
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17 years ago
admin, 75
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SexyCommunity, 35
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Zitto e taci!
Suono la porta di casa tua per vederti, non ho resistito a restarti lontano piu’ di qualche ora. Sono conscio che ti stai preparando per la festa alla quale tra un paio d’ore ci uniremo, ma i miei sensi ti raclamano urlando e scandendo il tuo nome: A-les-san-dra!!!
Mi apri e il tuo sguardo trasmette una sensazione gradevole, legata a cio’ che e’ inatteso e che piace, mescolata a contrarieta’ perche’ sai che i tuoi ‘preparativi’ subiranno un ritardo e cio’ non rientrava certo nei nostri patti.
Indossi un body nero che espone, evidenziandoli, i tuoi seni generosi e ampi da cui si intravvedono i capezzoli, decisamente, extralarge che tanto amo stringere, dolcemente, tra i denti. Questi ‘pioli’ eleganti, conficcati in perfetti cerchi dal colore acceso, sottolineano tutta la tua femminilita’ e il capo di abbigliamento da te indossato ne impreziosisce i profili.
Riconosci i tipici tratti del ‘desiderio’ disegnati nel mio viso cosi’ decidi di farmi scontare questa mia manchenevolezza esclamando:
“Dato che non sei stato ai patti facendo il bambino cattivo, togliti la giacca e sistemati qui sulla sedia...subito!”
Conosco troppo bene quel tono che non ammette repliche, cosi’ mi tolgo la giacca e rimango con la maglia di color bianco lucente, elasticizzata, che fa risaltare la muscolatura. E’ stata una mossa premeditata poiche’ so’ bene che i pettorali e tutto cio’ che si trova in loro prossimita’ e’ “materiale” che adori.
Mi siedo ma non posso far a meno di notare che i ‘birilli’, posti tra i tuoi seni, hanno aumentato il loro volume. Mi passi dinnanzi e strusci la parte oggetto delle mie attenzioni sulla mia faccia mentre mi leghi i polsi, portati dietro alla schiena, allo schienale.
Mi fissi, noti il mio interesse per le tue magiche rotondita’ superiori esibite come fossero meloni perfetti, dall’odore e dal sapore inebriante, disposti nella vetrina del fruttivendolo di fiducia dentro ad una fine cassettina che lascia trapelare parte della paglia che gli avvolge.
Con la gamba alzata minacciosamente spingi la sedia facendola cadere sul suolo, ora mi trovo supino e, capisco di essere, alla merce’ dei tuoi istinti.
“Bene...adesso cominciamo questo giochetto...voglio vedere crescere il tuo desiderio fino a poterlo cogliere...tu non puoi far nulla se non subire...” mi dici e, contemporaneamente, allargando le gambe mi fai scivolare tra di loro in modo da regalarmi una vista della tua figura ‘da sotto’. Osservo chiaramente il tuo perizoma ridotto che viene tirato verso l’alto per farlo aderire alla pelle con lo scopo di far scorgere, ai miei occhi, le forme del tuo sesso.
Ti abbassi, lentamente, piegandoti sulle ginocchia facendo ruotare, a bassa velocita’, il bacino in ogni direzione fino a sfiorarmi la bocca. Lasci che non ci sia contatto con le mie labbra perche’ desideri che le mie narici possano riempirsi del profumo del tuo sesso.
Inspiro a ripetizione perche’ voglio catturare prima possibile quella fraganza che tanto mi fa impazzire...di cio’ tu ne sei a conoscenza.
Giochi con le ginocchia decidendo se regalare alla mia bocca il contatto con quella parte di te che hai stabilito di farmi assaporare. Ruoti il bacino, ti strusci ad intervalli regolari con tutte le mie ‘parti esterne’ e ti fai solleticare dal mio naso quella zona piu’ profonda capace di offrirti ‘scosse’ davvero intense di piacere.
Gli effetti di questa strana danza sembrano affiorare notando che si propaga per l'aria circostante l'odore del frutto di cio' che stai saggiando. Piccole goccioline cominciano a scivolare lungo le cosce giungendomi a bagnare via via il mento, la bocca e qualsiasi altra parte del mio viso che viene a contatto con quella parte di te che adoro.
La mia lingua impazzita decide di uscire allo scoperto per cibarsene, assomiglio ad una rana in attesa di acchiappare, al volo, l’insetto di turno.
Finalmente decidi di lasciarti andare, cominci ad accarezzarti i capezzoli con le mani decisa a cogliere quanto piu’ piacere riesci...ansimi...aumenti la velocita’...con una mano lasci un seno per scostare l’indumento di sotto godendoti appieno l’aderenza con la mia parte.
Divarichi maggiormente le coscie per agevolare i miei baci...”Siii cosi’ ti prego continua a muovere quella lingua perfetta fuori e dentro me...dai, daiii...cosiii’...solo tu sai farmi impazzire in questo modo...daiii...siii... li’ nel profondo...”
Intervalli, sapientemente, tutto questo disponendo in ogni direzione il tuo busto e scegliendo i punti di contatto tra la mia lingua e la tua pelle. Ami tutto, non ponendo limite al piacere...
“Dai Ale, fatti succhiare l’altro buchetto...” ti imploro ma tu replichi stizzita:
“Zitto! Decido io cosa e in che modo farmi LISCIARE...tu DEVI SUBIRE senza scelta...continua...”
Ora ti fai sfiorare il clitoride... affondi quando decidi che e’ tempo che la mia lingua vada ad insinuarsi altrove...saltano tutte le strategie e inizi a muoverti sempre piu’ forsenattamente come se stessi ‘sprintando’ nella gara olimpica dei 100 metri piani.
Non ti curi piu’ di nulla di cio’ che ti sta attorno, pensi solo e unicamente a ricevere il massimo piacere da ogni fibra coinvolta in tutto questo movimento...“Siii non smettere...uhm...piu’ a fondo dai...”.
Capisci che si sta avvicinando il momento del piacere estremo, sta per arrivare a prenderti per rapirti...ora sei al massimo...
“Dai ancora poche spinte e il tuo ‘miele’ riempira' la mia bocca...” penso intensamente smaniando perche’ tale condizione si verifichi. Parole, respiri ed urla si alternano come fossero pistoni di chissa’ che oggetto meccanico...
“ECCOMIIIIII....” odo, capisco che hai toccato il cielo con un dito dopo poco, infatti, travolta dal piacere ti sento lasciarti cadere totalmente sopra le mie labbra, quasi soffocandomi, con il tuo peso mentre ti svuoti di tutto il tuo succo.
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 1 hour ago -
Penetrami!
La tua voce riecheggia ancora nelle mie orecchie mentre pronuncia quell’ordine perentorio velato di dolcezza come la glassa di un pasticcino:
“Penetrami... ti prego non resisto...”
In quel momento hai deciso di far, dolcemente, oscillare il bacino con quelle due fossette principesche, poste leggermente sopra i glutei, che sembrano ammiccare maliziosamente.
Sei nella posizione ideale per stimolare ogni mio senso, mi sento avvolgere nella polvere elettrica con cui hai disseminato l’aria, sento pulsarmi ogni organo che e’ entro me avvertendone i palpiti di smania che nutre per unirsi a te...
“Siii... non resisto ti prego fammi sentire come il tuo strumento ‘principe’ il solo capace di regalarti quel piacere cosi’ intenso e spesso quasi fosse nebbia calata, improvvisamente, per rapirti dal mondo, siii...sento l’eccitazione che comincia a scorrermi dentro...uhm...ecco il suo profumo...” mi annunci attendendo di sentire il mio corpo caldo e teso che, finalmente, possa entrare in contatto con il tuo.
“Assaggiami in ogni mia parte, sii, perche’ nulla vada disperso...riempiti la bocca di tutto quel piacere che sto riversando all’esterno...siii...”, cosi’ cogliendo questo guanto di sfida, decido di raccogliere dalla tua fonte di, cotanto, godimento quel nettare prezioso capace di identificare univocamente il tuo stato d’animo. Scosto dolcemente quelle labbra inferiori, completamente lisce, gonfie e luccicanti per recarmi nella parte piu’ interna di te, mietendolo e, passandomelo con pazienza tra le dita. Successivamente, lo annuso come si trattasse di un fiore dal profumo intenso e mi succhio un paio di dita. Ripeto l’operazione cospargendomi interamente la parte iniziale di quel sesso che diviene immagine di una chiave arrugginita, bisognosa di lubrificante, necessaria per poter aprire la serratura.
“Ohhh...entra...entraaaa” mi inciti, continui ad ondeggiare i fianchi urtanndo la mia parte bassa...avverto che senti il profumo della mia pelle e delle gocce di sudore frutto dell’eccitazione. Ho il corpo che sembra ricoperto di rugiada e che riflette la luce sprigionando bagliori tutt’attorno.
“Ohhh...lo sentiiii...bellissimo...” ho spinto leggermente e ti sono dentro.
Le parole non riescono ad uscirmi di bocca per l’intensita’ di cio’ che sto provando, mi sembra di avvertire persino i battiti del tuo cuore trasmessi dalle tue contazioni tantoche’ riscontro che le pareti mi sono cosi’ incollate che mi giunge alla mente la visione di un treno mentre attraversa a, malapena, una galleria scavata nella roccia.
Non voglio che questa intensita’ fisica cessi cosi’ comincio anch’io a muovermi facendo ballare le anche. A tua volta, la voglia che detieni di continuare il processo ti spinge a venirmi incontro provocando l’interazione tra quella tua linguetta di carne reattiva e le mie sfere.
“Continua...ti prego, non smettere...lo voglio dentro fino in fondo...dai...siii...cosiiii’... ecco...ancora...ancora...uhhhh....” dici mentre non smetto di muovermi ‘a mille’ dentro te.
Le mie braccia ti afferrano i fianchi e seguono il roteare del tuo tronco, tutto cio’ mi catapulta a quand’ero ragazzo presenza, quasi costante, nei bar in cui esistevano ancora i flipper. Queste macchine venivano strappazzate con tenerezza dai miei avambracci per evitare che comparisse il messaggio: ‘TILT’.
Adesso la mia bocca ti sta lisciando la pelle posta sopra la colonna vertebrale e non si stacca da te mentre le tue mani cercano il tuo sesso per provare quella pienezza di sentimento che solo la sollecitazione, ripetuta, del 'lombrico' ti assicura.
“Much...much...” sento che ti stai succhiando le dita e, infatti, dopo una manciata di secondi me le offri porgendomele, oltre la schiena, con una mossa da contorsionista. Questo perche’ desideri che possa apprezzare e godere di quel succo favoloso che stai producendo.
Mi ecciti e l’effetto tangibile e’ l’aumento repentino del numero di colpi nonche’ dell’intensita’ con cui questi sono sferzati. Stiamo creando un processo in perfetta armonia, dove la giocosita’ dei movimenti e’ pilotato dalla tenerezza del sintemento che ci anima.
“Siii lo sento dentro, siii e’ tutto dentro...daiii...ohhh...sento i tuoi ‘campanelli’ che sbattono contro il mio ‘bottoncino’...dai non smettere...ancoraaaa” ti lasci sfuggire quasi fosse una preghiera recitata con l’enfasi massima al fine che possa esser esaudita istantaneamente.
Percepisco che il piacere da te provato e’ al massimo tantoche’ sei rapita da quel desiderio energico che mai ti sogneresti di lasciarlo, infatti, ruoto e mi muovo verso l’esterno in modo da stimolarti ogni tuo punto.
“Siii...bellissimo...e’ qui...dai ancora...sto per...sto peerrr...” a quelle parole non so resistere e sento che il mio seme mi sta salendo dal piu’ profondo di me, da quelle parte recondita dove il mio io inizia ed esclamo:
“Eccooo...veeennnggoooooo....siiiii” mentre i movimenti continuano ancora per altri interminabili secondi e le tue mani mi trascinano verso te, ancor piu’ in te. Hai la testa appoggiata sul materasso mentre ti sollevi poggiandoti sulle spalle. Capisco che ti stai facendo avvolgere totalmente da quel mio mare sotteraneo che ti ha invasa tutta e ti riscalda internamente.
Sono esausto cosi’ crollo, teneramente, adagiando il mio corpo al tuo, piegando le gambe e venendo ad assumere la tipica posizione di due cucchiai rovesciati e sovrapposti. Tra un po’ le forze mi abbandoneranno e dovro’ uscire da te per stendermi al tuo fianco, resisto ancora ma non ho idea per quanto ancora riusciro’ a reggere.
Intuisci tutto cio’ cosi’ contrai i muscoli della 'porta d'ingresso' per trattenermi mentre i tuoi sensi sono ebbri di felicita’.
Con gli occhi chiusi, la tua mano si sposta verso il ventre, procede oltre e poco dopo appare, in direzione opposta, mentre si dirige verso la bocca. Trascini sulle labbra due dita che tengono raccolto quel sapore di te che e’ la ciliegina posta sulla torta per assicurarne la perfezione.
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17 years ago
admin, 75
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Senza guardarmi
Il cielo stellato, i miei passi silenziosi, una calda notte d'estate e l' acre odore di piscio che si leva dall'asfalto. Passeggio curioso e attento tra enormi ruote scure, container e telonati dalle scritte straniere, slave, rumene, greche, olandesi, tedesche. Mi sembra di avere sottomano tutta l'Europa. Buffo , eppure è solo l'area di sosta dietro un autogrill. Decine e decine di tir parcheggiati uno in parte all'altro, come per farsi per compagnia. Il silenzio interrotto solo dalla musica in lontananza del benzinaio e da qualche auto che sfreccia in autostrada alle quattro di mattina. I camionisti dormono tutti. Cammino, m'intruffolo come un gatto tra un camion e l'altro, giro a destra e a sinistra, mi volto, mi fermo, tiro le orecchie per percepire qualche rumore e poi di nuovo passeggio tra una sigaretta e l'altra. Fa caldo, non ho sonno, l'odore del piscio dei camionisti sulle loro ruote mi turba il cervello. Divento ansioso, sbottono la camicetta, mi passo un dito sulle labbra. Comincio a passare in rassegna i camion uno per uno, guardo nelle cabine ma tutte le tendine sono tirate. Dormono. Un ratto esce di colpo da un bidone dell'immondizia, faccio per andarmene rassegnato quando ad un tratto sento aprire e sbattere una portiera. Mi dirigo veloce verso quel rumore,in cabina una luce è accesa. Mi avvicino silenzioso passando di ombra in ombra. Vedo una sagoma muoversi,aguzzo lo sguardo. E'un camionista sceso da un tir con una targa olandese. Gli passo vicino facendo finta di niente, si accorge di me e mi fissa in un modo che non mi piace. E'giovane, trenta o trentacinque anni, biondo, barba incolta. E'in mutande, degli slip neri e delle ciabatte ai piedi. Si è svegliato per il caldo o perché deve partire? Si accende una sigaretta e rimane lì fermo a guardarmi con sospetto. M'infilo tra i camion per andare nel retro del suo, dove non c'è nessuno. Tengo le distanze, abbasso i jeans fino a scoprire un po' il fondoschiena. Accendo subito un'altra sigaretta per smorzare la tensione. Lo vedo venire verso di me, nell'ombra, tra il suo tir e quello a fianco. Si ferma,sembra non badarmi, comincia a pisciare su una ruota, la cicca in bocca,le mani nelle mutande, ma io nel buio non riesco a vedere nulla. Voglio avvicinarmi ma ho paura, mi allontano.Lui fa per risalire nel camion ma vedo che prende qualcosa, un secchio, lo riempie d'acqua e torna verso il retro del camion. E'sotto la luce della luna,lo vedo bene. Fa finta di niente,come se non ci fossi. Si toglie le mutande. Il cuore mi batte forte. Il suo corpo è tonico,delle forti braccia muscolose tatuate, le gambe ben piazzate e un cazzo grosso circondato da una folta peluria chiara. Comincia a lavarsi, a detergersi col sapone, a bagnarsi dai capelli ai piedi,si strofina, si massaggia. Non credo ai miei occhi.Lui non mi guarda eppure sa che lo sto fissando.Vedo che insiste a lavarsi il cazzo,lo scappella, lo gira , si passa la mano sotto le palle. Gli si sta gonfiando,lo vedo mentre penzola semi turgido tra le sue cosce. Comincio ad avvicinarmi lentamente,voglio vedere quello che fa.Non si scompone. Sono a due metri da lui,mi avvicino. Un metro e non mi guarda ma sa che sono lì. Mezzo metro e sono in mezzo alla pozzanghera con l'acqua che mi schizza addosso. Sono in parte a lui, il suo cazzo è duro e alto come se mi puntasse. Nessun centimetro e ho la mano sulla sua cappella. Smette di lavarsi,finalmente mi guarda, m'inchino per chiedergli scusa e affondo la mia bocca sul suo cazzo profumato fino a sentirlo alle tonsille. E'grosso e pulsante,difficile da tenere in bocca. Faccio per appoggiare una mano sul suo culo ma lui me la leva con decisione e comincia a scoparmi in bocca,nudo in mezzo ai suoi colleghi sopiti con un ragazzo bagnato in ginocchio nella pozza insaponata. Non geme,trattiene tutto,sento i suoi primi liquidi sulla lingua,è eccitatissimo. Si ferma,si sposta al buio tra i camion, mi volta con forza e mi abbassa i pantaloni. Preme dietro di me, mi tira per il perizoma. Sfilo dalla tasca un preservativo, lo apre,se lo infila,mi sputa nel culo e punta il suo cannone nel mio ano. Spinge e spinge.Mi viene da urlare e lui prende le sue mutande sporche e me le infila in bocca.Ho la testa schiacciata contro una ruota di un camion, a novanta gradi con il puzzo di piscio proprio in bocca e il mio cazzo duro che mi sbatte contro le palle.Lui è deciso,a volte violento, mi fa male ma mi piace. I suoi colpi secchi, e poi veloci. Mi sembra d'impazzire,sborro senza toccarmi.Lui si ferma, è venuto.Mi libera il buco,si riprende le mutande,mi dà una pacca sul culo e risale senza guardarmi nella sua cabina.Stordito mi ricompongo, faccio per andarmene ma sento qualcosa, mi volto e vedo lì nell'ombra vicina,una sagoma. Un uomo si sta segando,aveva visto tutto, è grasso e peloso, senza capelli e con due baffi esagerati. Mi fa cenno di seguirlo. Mi avvicino a lui, se lo mena velocemente, anche lui col cazzone, non resisto, glielo afferro un attimo ma poi me ne vado. Anche nel buio, come un gatto, ci vedo benissimo.
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17 years ago
admin, 75
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In agriturismo a cavallo
CIAO VI VOGLIO RACCONTARE UNA STORIA REALMENTE ACCADUTA.
UN FINE SETTIMANA DI LUGLIO CON MIA MOGLIE DECIDIAMO DI ADARE AL MARE QUIDI PASSO DALLA NOSTRA AGENZIA E PRENOTO PRESSO UN AGRITURISMO IN COLLINA MA VICINO AL MARE CON PISSINA CAMPI DA TENNIS E MANEGGIO.
ARRIVATI A IN QUESTO BELLISSIMO POSTO POSIAMO LE VALIGE IN CAMERA E ANDIAMO SUBITO A VEDERE I CAVALLI E PRENOTIAMO PE LA MATTINA STESSA UNA ESCURSIONE A CAVALLO.
ALLE ORE 10 CI CAMBIAMO MIA MOGLI CON UN PAIO DI GINS ATTILLATISSIMI CHE GLI ENTRAVANO NEL CULO E NELLE FICA CON UNA MAGLITTA ADERENTE CHE SI VEDEVANO I CAPEZZOLI DA LONTANO.
MONTATI A CAVALLO SI PRESENTA UN RAGAZZO DI COLORE UN MULATTO CHE CI DICE DI ESSERE LA GUIDA E DI ESSERE NOI TRE SOLI AD ANDARE A CAVALLO.
CI INCAMMINIAMO LUI AVANTI MIA MOGLIE DIETO DI LUI ED IO PER ULTIMO E VEDEVO CHE IL RAGAZZO NON LE STACCAVA GLI OCCHI DI DOSSO E OGNI TANTO LE FACEVA UN COMPLIMENTO ISOMMA DOPO UNA MEZZORA DI CAMMINO CI CONDUCE IN UNA SPIAGGIA TRA UN ISENATURA DI UNA MONTAGNA CHE SOLO A CAVALLO O APIEDI POI RAGGIUNGERE.
ARRIVATI LEGHIAMO I CAVALLI SOTTO A DEGLI ALBERI CI SPOGLIAMO LASIANDOCI IL COSTUME PRENDIAMO I TELI DA MERE E CI METTIAMO VICINI ALLA RIVA A PRENDERE IL SOLE RIVOLTI CON LO SGUARDO VERSO I CAVALLI
AD UN CERTO PUNTO VEDIAMO VENIRE VERSO DI NOI QUEL RAGAZZO IN COSTUME E MENTRE CAMMINA LI SI NOTA BENISSIMO UN BELL PACCO TRALE GAMBE CHE SUBITO MIA MOGLI LO FISSA E VEDO IN LEI UNA CERTE ECCITEZIONE MA FACCIO FINTA DI NIENTE
SI SISTAMA VICINO A LEI E MIA MOGLIE MI CHIEDE SE LE SPALMO LA CREMA SOLERE MA è LA COSA CHE ODIO DI PIU PECHE TI RIMANE LE MANI APPICCICATE TUTTO IL GIORNO CON LA SABBIA.
NON FA UNA PIGA SI GIRA VERSO DI LUI SI DLACCIA IL REGGISENO E IL RAGAZZO LI SI AVVIVINA E INIZIA A SPALMARLE LA CREMA MASSAGGIANDOLA
DOPO POCHI MINUTI VEDO CHE LUI SI STA ECCITANDO E CHE GLI STA PER USCIRE DAL COSTUME E CHE MENTRE SI PIEGA PER MASSAGGIARE GLI SI APPOGGIA FREGANDISI SU MIA MOGLIE
VEDO LEI CHE MIGUARDA CON UNA ECCITAZIONE CHE LE SI INTRAVEDE NEL SORRIDERMI E FACEDOMI CAPIRE CHE A VOGLIA DI QUL CAZZO
PASSO ALL'AZIONE IO E GLI DICO A MIA MOGLI PERCHE VON TI FAI DARE LA CREMA ANCHE DAVANTI COME GLIELO DICO SI GIRA E CON LE SUE STUPENDE TETTE SI SDRAIA DAVANTI A LUI IO INIZIO A LECCARGLIELE LUI RIMANE QUALCHE SECONDO FERMO E POI MIA MOGLIE ALLUNGA UNA MANO DENTRO IL SUO COSTUME E LO TIRA FUORI ERA VERAMENTE SUPERDOTATO UN CAZZO ENORME CON UNA CAPPELLA LUCIDA E DUE PALLE BELLE GONFIE.
SFILA IL COSTUME HA MIA MOGLIE SI PORTA LE GAMBE APPOGGIATE SULLE SPELLE E INIZIA A PENETRARLA CON QUL BEL CAZZO
MIA MOGLIE INIZIA HA GODERE COME NON MAI DOPO POCO IL RAGAZZO LO SFILA E LA INONDA DI SPERMA
MIA MOGLIE MI DICE CHE HA ANCORA VOGLIA DI QUEL CAZZO MA ERA PINA DI SPERMA VA NEL MARE A LAVARSI E VEDO CHE LUI LA SEGUE IO RIMANGO LI DAVANTI A LORO CON IL CAZZO IN MANO ECCITATO DI TUTTO QUELLO CHE ERA SUCCESSO E DI QUELLO CHE MI ASPETTAVA DI VEDERE INFATTI LUI LA PRENDE LE DIVARICA LE GAMBE LA MONTA SOPRA I E LEI CON LE MANI AGGRAPPATE AL SUO COLLO INIZIA FRENETICAMENTE AD ANDARE IN SU E IN GIU GODENDO COME UNA PORCA.
SI VEDONO SOLO DAL PETTO IN SU MA INMAGINO CHE COSA SUCCEDE AL DISOTTO , SENTENTO GODERE MIE MOGLIE COME NON LAVEVO MAI SENTITA PRIMA E IO MI SPARO UN BEL SEGONE.
FINITO TUTTO CI RIVESTIAMO MONTIAMO A CAVALLO E TORNIAMO A CASA E DA QULLA VOLTA NON ABBIAMO TROVATO PIU UN'OCCASIONE PIACEVOLE COME QELLA.
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17 years ago
admin, 75
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Primo incontro
in una sera d'estate come di consueto andavo a ballare il latino americano,in quella sera conobbi il mio attuale marito:mi chiese di ballare una salsa e subito dopo uscimmo a prendere una boccata d'aria nel giardino sottostante al locale ad un certo punto mi afferro' per i capelli ovviamente senza farmi male lo tiro' fuori e altro che boccata d'aria si fece prima fare un pompino poi mi alzo' la gonna e me lo mise in culo stranamente per me era la prima volta che mi succedeva una cosa simile pero' vi posso assicurare che ogni volta che ci penso..........a tuttoggi noi abbiamo un ristorante e non vi dico alla prima occasione mio marito ed io facciamo delle scopate certamente non d'avanti ai clienti ma sotto sotto...datemi un commento su questo episodio tutti mi dicono che sono una gran porcona.ma a me piace sentirlo e chi piu' ne ha piu' ne metta baciiiiiiiiiiiiiiiii
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17 years ago
sfrenatar,
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Sexy week end in barca a vela
………………….Una conoscenza intrigante un colloquio con una amica…… la sua richiesta di sapere se la penso........……. Il racconto di un incontro casuale….
bhe sai come vanno certe cose......magari la stagione adesso è un po' fresca avevo in barca 3 coppie e usa amica di una delle coppie...... dopo cena in rada a golfo stella.... Elba..... quando la luna aveva solo un quarto..... gli altri sono andati a dormire........ mentre sono rimasto gustare il cielo con la ragazza ...
i suoi occhi ricordavano i tuoi del profilo..... faccia sbarazzina ....molto giovane intorno ai 30 ma non li dimostra come te del resto...... ( credo) mi sembravi tu...poi chissà perché ...forse per l'ora ho pensato che stavi con tuo marito........ rapida sostituzione dei soggetti, ho invitato a ragazza ad appoggiarsi al mio torace con la schiena mentre stavo seduto con le gambe allungate sulla panca del pozzetto per farle vedere Sirio che stava vicino alla luna
lei si è spostata ed è venuta a sedersi tra le mie gambe appoggiando la sua schiena al mio torace, con la mano gli ho indicato la stella mentre lei mandava indietro la tesa e poteva sentire il mio respiro sul collo,........ eri tu?! ... si è rilassata e ha lasciato che le mie labbra si avvicinassero al suo orecchio sussurrandole la descrizione del cielo..... intanto una mia mano la ha avvicinata .... stava scivolando..... prendendola sotto i seni....... avendo cura di non toccarli.........e tu stavi con tuo marito.....la reazione non ha lasciato dubbi e la mano a forma di coppa le ha circondato il seno avendo cura di sfiorare il suo capezzolo sotto sopra la maglia che intanto stava ben alta evidenziando la sua posizione...
la sua testa si è leggermente girata verso di me offrendomi il suo orecchio...... dalla percezione delle parole siamo passati alla percezione della mia lingua che ha iniziato a giocare con l'orecchio..... un suo respiro profondo....... di rilassamento.... l'altra mano si è presa cura dell'altro seno da sotto la maglietta...... e le dita hanno cominciato a prendere e lasciare i capezzoli facendoli scoppiare da quanto si indurivano.......... tuo marito intanto stava accarezzandoti all’ interno delle cosce avendo cura di sfiorarti con il pollice il tuo clitoride che si stava alzando....questo il pensiero.....
lei voleva girarsi... ma gli ho impedito di farlo e la mia lingua ha iniziato a scorrerle dietro l'orecchio e alla bare sella nuca avendo cura di salire verso il centro alla bade sella tesa dentro i suoi capelli, intanto anche l altra mano era scivolata sotto la maglia e scesa sull'ombellico,.... lei si stava inarcando in avanti appoggiando solo se spalle al mio torace...... la mano è scesa ancora sotto l'ombelico spostandosi a destra sulle ossa del bacino avvolgendole.... avendo cura di non sfiorare il pelo del suo corpo.......la mia stretta gli impediva di girarsi...
perché non me lo racconti..... ehhh ehhhh..... avanti ancora la mano si è insinuata all'interno del gambule dei pantaloni ed ha iniziato ad accarezzare l’interno della coscia......lei iniziava a cercare di divincolarsi dalla stretta dell'altra mano che passava da un seno all'altro e 2 dita ogni tanto si prendevano cura dei suoi capezzoli contemporaneamente schiacciandoli all’ interno dei seni mentre le altre dita li spingevano verso l'alto.........l'altra mano intanto iniziava ad insinuarsi sotto le mutandine dal basso..... avendo cura di sfiorare il buchetto del sedere....
ho allentato un po la stretta per consentirle di girare la testa mentre la lingua continuava il suo percorso sul collo adesso sulla sua gola in ascesa verso la bocca.... che intanto emetteva dei piccoli sospiri lasciando uscire ogni tanto la lingua a bagnare le labbra……
Perchè subito?.... il corteggiamento è bello assaporato e desiderato con intensità.....la mia lingua ga iniziato a scorrere sull'esterno delle sue labbra intanto lei si stava girando..... non era piu inarcata in avanti la mano che stava sopra i seni le aveva preso a massaggiare la nuca e ' l'altra era ritornata ad accarezzare l'interno delle cosce, i pantaloni che erano sorretti da un elastico intanto stavano scivolando...... le dita cominciavano ad arruffarle i peli e il pollice a prendersi cura del suo clitoride....... la lingua continuava a girare sulle labbra mentre lei con la sua cercava di incontrarla.....
la mano che le accarezzava la nuca era scesa verso il fondo della schiena e stava alzando la maglietta..... che si lascio prendere e salire.......... i suoi seni adesso erano liberi per il bacio della luna e del vento fresco..... la sua pelle non èra + liscia ma piena di brividi di freddo....quando la maglietta passo dalla tesa.....la mia lingua si insinuo nella sua bocca.......a trovare la sua.......mmmmmmmmmmmm fu cio che usci come suono....
le sue mani libere cominciarono ad accarezzare la faccia e la schiena dove avevano cura di fare sentire scivolare le unghie leggermente.......le lingue intanto combattevano la loro battaglia e la mano all’ interno delle mutandine continuava la sua esplorazione...... lei si alzo in piedi nel pozzetto e la mia bocca si trovo all'altezza dei suoi capezzoli che furono subito scaldati dalla mia bocca, le mie braccia l sorressero la schiena che si stava inarcando a testa indietro offrendomi completamente i suoi seni..........la mia lingua si muoveva intorno a loro partendo dalla bare e salendo ai capezzoli......... le sue mani intanto avevano preso i seni avvicinando i capezzoli che volevano essere succhiati insieme.....
tuo marito intanto con le mani stringeva i tuoi seni e tu li spingevi contro la sua bocca........ con un rapido movimento gli hai tolto i seni e gli hai offerto il tuo fiore che lui ha iniziato a succhiare dal clitoride......
la ragazza stava stringendosi i seni in una morsa che doveva darle dolore e piacere allo stesso tempo, i capezzoli erano da lei stretti in una morsa tale che sembrava volerli strappare e li portava alla mia bocca ....ho sostituito le sue dita con i miei denti mentre la lingua si prendeva cura della loro punta oramai rossa e durissima........ ....intanto la luna stava a guardare e il vento si era calmato....... la mano che si occupava del suo clitoride era stata bagnata... in modo abbondante ed il mio vagabondo non era + tale e stava cercando moto proprio la strada per uscire dalle mie mutande.....
la mia maglia fu letteralmente strappata,........., io reo sempre seduto sulla panca del pozzetto, lei mise un piede sulla panca aprendo cosi le cosce.....con un chiaro invito alla mia bocca, le sue mani lasciarono i seni e spinsero la mia testa verso il suo ventre......... le mie mani spinsero le presero una coscia e la fecero salire sulla panca del pozzetto..... la nuova posizione era magica,le presi le mutandine e tirandole verso l'alto le feci sparire all’interno della sua fessura avendo cura di strusciarle sul clitoride che pur gia bagnato fu rinfrescato dalla saliva della mia lingua.........
in quella posizione ero dominato completamente, le mie mani non potevano che accarezzare i sioi seni dal basso mentre lei con avidità spingeva il suo monte di venere sopra la mia bocca facendomi reclinare indietro la testa...... intanto non si sentiva più il rumore del mare ma solo il nostro rumore...... che èra stato percepito inconfondibilmente dalla coppia che stava dormendo nella cabina sotto la panchetta del pozzetto....... in quella posizione non mi potevo muovere era lei che spingeva in modo deciso e forte, le mutandine erano l'unico modo per controllarla..... le stavo tirando con tutta la forza che avevo e più tiravo + le strusciavano all'interno della passerina e le massaggiavano il culetto anche lui oramai aperto.....mi sono divincolato da quella posizione alzandola letteralmente con lo slipp e sorreggendole la schiena appoggiandola sulla panchetta......lei emise un forte grido di dolore e piacere al tempo stesso.....
avevo ripreso il controllo della situazione........ appena stesa sulla panca ....e io in piedi nel pozzetto sentii le sue mani che si stavano occupando dei mie pantaloni che non esitarono a scivolare insieme ai boxer......... non riuscii a capire quanto tempo sia trascorso ma il vagabondo era sparito all'interno della sua bocca......
cosi sdraiata sulla panchetta dura apri completamente le sue gambe ... e la sua fica nascondeva completamente le sue mutande al suo intermo, mi inginocchiai sulla panchetta avendo cura che lei non perdesse il vagabondo che curava con molta ingordigia all'interno della sua bocca..... emettendo ogni tanto rantolini di soffocamento tanto ne eraavida......le mie mani spostarono il sui slip che lascio posto alla mia lingua pur restando presente dentro dilei....
le presi il clitoride con la lingua e lo spinsi sopra ai mie denti..... a quella presa il suo bacino si inarcò verso la mia bocca che continuo con quel gioco sottile di lingua che spingeva e lasciava e i denti accarezzavano vioi dolcemente vuoi con forza....... dopo qualche giro di giostra fu inequivocabile il suo piacere........ .... la sua bocca pur essendo non libera emise un grande urlo soffocato dalla mia spinta...... le sue cosce cominciarono a grondare e il bacino a sussultare violentemente in preda a un orgasmo molto forte.....
le mie dita intanto avevano preso possesso della sua vagina e del suo buchetto posteriore.....
all’orgasmo ne segui un secondo immediatamente dopo e poi un terzo……… si era liberata del mio vagabondo che le stava sondando la gola…. Le avevo concesso un allentamento della pia pressione……..quando potè parlare chiese con voce alta che mi voleva dentro……. Oramai anche gli altri occupanti della barca erano a conoscenza di cosa stava accadendo nel pozzetto……. Dalla cabina opposta alla nostra panchetta, e da dove si poteva anche vedere fuori i rumori lasciavano chiaramente intendere che qualcuno stava seguendo l’esempio…..
alla sua richiesta mi girai avendo cura che il vagabondo rimanesse in prossimità della sua bocca e le mie palle strusciassero sopra i suoi seni……. Che lei prese e strinse immediatamente attorno ad esse mentre continuava a giocare con la sua lingua sulla mia cappella che era letteralmente pronta ad esplodere tanto era diventata grossa……
scivolai verso il suo ventre e il pene si perse tra i suoi capezzoli intanto la mia lingua aveva ripreso a percorrere la sua fronte sudata scendendo sopra i suoi occhi…..lungo le sue tempie……. Ritrovò l’orecchio….e poi la sua bocca….. le sue mani inequivocabilmente mi stavano facendo scendere verso il suo bacino, adesso le palle strusciavano sul suo clitoride completamente fradicio………. Un attimo e il vagabondo fu letteralmente inghiottito dalla sua fica …….. all’ingresso corrispose un urlato siiiiiiiiiiiii dai di più ……. Iil ritmo divenne insostenibile le sue natiche si alzavano dalla panchetta a cercare il cazzo che puntualmente affondava rigettandole violentemente sopra la bocca di lei era libera di dire qualsiasi cosa…… io dovevo corrispondere la sensazione che avevo in gola e senza + ritegno …… prendimi tutto dai cosìììì siiii….
La sua testa si dibatteva sulla panchetta a destra e a sinistra, i suoi capezzoli erano baciati dalla luna io in ginocchio sulla panchetta la avevo afferrata per il bacino e la infilavo letteralmente sollevata sul mio vagabondo…. Ilo sbattere del suo culetto sulle mie palle era inequivocabile come il rumore dello sfregamento bagnato tra la sua fica e il mio cazzo……… stava avendo un altro orgasmo…… anche io ero oramai arrivato ….. non riuscivo + a controllare…….. gli urlai se volesse bere …….. il suo inequivocabile siiiiiiiiiiiiii mi fece cambiare immediatamente posizione ritornando al 69 non potevo lasciarla sola a gustare il piacere anche io volevo nuovamente sentire il suo nella mia bocca…….. appena affondai la mia lingua nella sua fica sentii che il mio cazzo stava subendo letteralmente una violenta aspirazione…… stava soffocandosi……. Noooooooooo sssssssssssssssiiiiiiiiiii in un attimo sentii i suoi umori riempirmi la bocca, il suo bacino sussultare e il vagabondo scoppiare come un tappo di una bottiglia di champagne le mie palle erano bagnate dalla sua saliva e dal residuo che inevitabilmente gli era sfuggito……. Entrambi spossati………. Dopo qualche minuto di abbandono……… le bocche si incontrarono e si scambiarono i sapori gustati….. prima……. Tutta la barca si era svegliata e stavo oscillando ma non per la risacca ma per alcuni movimenti che provenivano da sotto coperta……
fine del primo tempo....... eri tu ?! chissà sicuramente piacevole........con altri successivi ....... durante la notte....ma chissà perché mi so trovato a pensare a te..... forse perché quella ragazza infondo era montata in barca solo la mattina...... e durante la giornata di navigazione aveva solo dimostrato interesse ad apprendere alcuni segreti del navigare..... chissà......Tu non mi hai detto niente...... un bacio
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17 years ago
jmcruise,
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La mia prima.....marchetta
Alla fine, dopo averci pensato e ripensato, essere stata quasi sul punto di tirarmi indietro, ho accettato.E' stato intrigante,lussurioso,perverso, un pò doloroso e indubbiamente remunerativo, già perchè alla fine ci sono anche scappati due regalini niente male, ma andiamo con ordine.
Durante tutto il viaggio con il mio capo porcellone, non abbiamo fatto altro che parlare della decisione che dovevo ancora prendere. Infatti non ero ancora decisa se accettare o meno. Lui non mi spingeva ne in un senso ne nell'altro, si limitava ad ascoltarmi, ribadendo che la decisione doveva essere solo mia e che in qualsiasi caso il nostro rapporto non sarebbe cambiato. Durante il viaggio ci siamo fermati un paio di volte e ci sono scappate anche due sveltine niente male, cosi' tanto per alleggerire un pò la tensione (:-)
Siamo arrivati a Dobbiaco nel primo pomeriggio, il tempo di cambiarci nell'albergo che ci era stato prenotato, e andare all'appuntamento con il cliente per la firma del contratto e per rivedere gli ultimi punti. L'incontro è stato assolutamente informale, come se nulla fosse, ci ha accolti in azienda, ci ha presentato i suoi collaboratori ecc.ecc.. L'unica cosa, ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano, probabilmente lui si chiedeva se avessi accettato ed io lo studiavo un pò.
Come ti ho detto non è un bell'uomo, interessante forse, alto, decisamente sovrappeso, mani grandi e grassoccie, labbra carnose, capelli brizzolati tagliati cortissimi, pelle che si arrossava facilmente, e, a giudicare dai peli che ricoprivano le mani doveva essere anche molto peloso. Mentre parlavano degli ultimi ritocchi al contratto, io cercavo di immaginarmelo nudo, intento a possedermi,quel grosso corpo che mi saliva sopra, immaginavo le sue mani che mi esploravano con rudezza e mi aprivano, immaginavo il suo fiato su di me.....tutte queste considerazioni ogni tanto venivano interrotte dal mio capo che mi chiedeva informazioni. Alla fine il contratto è stato firmato.
Il dr. Franz, questo il nome del cliente, s’intrattenne con noi ancora per una mezz’ora circa, poi ci congedammo dandoci appuntamento per la sera, avremmo cenato nel ristorante dell’hotel dove avremmo passato la notte. Non dissi una parola durante tutto il tragitto, arrivammo all’hotel e ognuno di noi si ritirò in camera.
Qui trovai una sorpresa, sul tavolino da notte c’erano due pacchetti accompagnati da un biglietto.
Nel primo trovai un rossetto di un rosso molto acceso, nell’altro un collarino di raso nero con al centro uno splendido cammeo dalla foggia antica, il biglietto era del dr.Franz che dopo alcune frasi gentili, mi chiedeva, nel caso avessi accettato la sua proposta, di indossare il collarino e di passarmi il rossetto sulle labbra, presentandomi così alla cena, lui avrebbe capito.
Mentre leggevo il biglietto il telefono della stanza suonò, era il mio capo che mi chiedeva che intenzioni avessi. La mia voce, stupendo anche me stessa, rispose che avrei accettato.
Mi ritrovai , come in trance, a prepararmi con cura, era come se un’altra persona lo stesse facendo e io stessi solo ad osservare.
Mi feci una lunga doccia, mi massaggiai a lungo il corpo con un olio al the verde e cominciai a vestirmi. Mi misi un body nero, molto scollato sul davanti che comprimeva un po’ il seno e lasciava praticamente scoperti i capezzoli, ero elettrizzata e anche eccitata, indugiai davanti allo specchio mentre indossavo il perizoma e le autoreggenti , indossai l’abito nero che avevo portato, di linea dritta, lungo appena sopra al ginocchio , senza maniche, scollatura generosa , sopra una giacchetta corta con maniche a tre quarti, mi truccai con cura, il rossetto era veramente molto forte, non era nel mio stile, cercai di mascherarlo un po’ passando la lingua più volte sulle labbra, mi spazzolai i capelli , mi spruzzai un po’ di profumo, mi agganciai il braccialetto, calzai le scarpe rigorosamente con il tacco alto,per ultimo, indossai il collarino, la prova, il marchio, evidente della mia prima “marchetta”. La mia fighetta si stava inumidendo, e avevo sempre quella sottile eccitazione che non mi aveva ancora lasciato.
Bussarono alla porta, era il mio capo, lo sguardo stralunato, e l’imprecazione che si lascio’ scappare, mi confermarono che ero pronta e appetibile.
Salimmo sull’ascensore, ero tesissima, il mio capo appoggio’ le labbra sul mio collo, sussurrandomi che sarei stata una meravigliosa puttana e una splendida cavalla da monta.
Entrammo nel ristorante, il dr. era già seduto, quando ci vide, si alzò, stringendomi la mano, il suo sguardo andò subito al collarino. Ero sempre più imbarazzata, ma la tensione si sciolse quasi subito, il dr. si rivelò un affabile e intelligente conversatore, la cena trascorse piacevolmente, devo dire che bevemmo anche abbastanza. Incrociai diverse volte le sguardo del dr. su di me, solo gli occhi tradivano la sua eccitazione, approfittando di un attimo di assenza del mio capo, mi chiese di andare a ripassarmi il rossetto, mi alzai e mi diressi verso il bagno. Quando tornai, il mio capo e il dr. smisero di parlare, si alzarono e mi vennero incontro. Lo sguardo del dr. scese sulle mie labbra e il sorriso di compiacimento mi confermò che era soddisfatto di quello che vedeva. Li seguii, in direzione dell’ascensore, salimmo tutti e tre, io in mezzo, dietro di me il dr., il mio capo mi dava le spalle. Mentre salivamo al piano sentivo il fiato del dr. sul mio collo, la porta si apri’ e il mio capo, ci salutò con un cenno del capo, feci per seguirlo, ma la mano ferma e autoritaria del dr. mi fermò, noi saliamo, disse. Le porte si richiusero, eravamo soli ora, l’ascensore sembrava lentissimo, lui era sempre alle mie spalle, con una mano mi attirò a se, facendomi aderire al suo corpo, grazie di aver accettato, mi sussurro’, mentre faceva scivolare l’altra mano nella mia scollatura. La mano grassoccia e sudaticcia, trovò subito un capezzolo, un grugnito di approvazione fu l’unico commento. Le porte si aprirono, lui uscì per primo facendomi strada lungo il corridoio, si fermò davanti all’ultima porta l’apri’ e facendosi da parte m’invito’ ad entrare. La luce era soffusa, la stanza era molto bella , divisa in due ambienti, un piccolo salottino con un divano, un tavolino sul quale era appoggiato un cestello con una bottiglia di vino , il pavimento era interamente ricoperto di tappeti dalle tinte calde che richiamavano il colore degli spessi tendoni della finestra che si affacciava direttamente sul lago. Era veramente una vista splendida. Per un attimo mi ero dimenticata del perché ero lì, il rumore della bottiglia stappata mi riportò alla realtà.
Senza una parola, il dr.Franz mi porse il bicchiere invitandomi a brindare con lui. Mi rivelò che mi aveva desiderata fin dalla prima volta che mi aveva vista, aveva desiderato la mia bocca , mentre diceva queste parole le sue dita grassoccie e sudate passavano sopra le mie labbra. Questo contatto mi provocò subito una sensazione mista di ribrezzo e piacere, sensazione che mi accompagnò per tutto il tempo che rimasi con lui. Gli leccai le dita, ne presi due in bocca e cominciai a simulare un pompino, lui biascicò qualche parola in tedesco che non capii ma potevo solo immaginare.
Tolse le dita dalla mia bocca e le sue mani si aggrapparono ai miei seni, mi aiutò a spogliarmi, lasciandomi con l’intimo e impedendomi di togliere le scarpe. Mi attirò a sé, infilò la sua lingua dentro la mia bocca e cominciammo a limonare mentre le sue mani non si staccavano dai miei capezzoli, li strizzava, li tormentava, mentre la sua lingua esplorava la mia bocca, mi baciò sul collo, dietro le orecchie, lasciando scie di saliva, io lasciavo fare, passiva, aspettavo un suo ordine, una sua richiesta. Non dovetti aspettare molto, con entrambe le mani mi prese la testa e la spinse verso la patta dei pantaloni. M’inginocchiai, gli slacciai la cintura i pantaloni caddero sul pavimento, gli abbassai le mutande, un grosso rotolo di carne, non ancora del tutto eretto mi si presentò. Rimasi un attimo interdetta, non mi aspettavo un cazzo e dei testicoli di quelle dimensioni.
Il cazzo era praticamente un bastone leggermente storto, scuro, che terminava con un accenno di cappella uncinata quasi delle stesse dimensioni. I testicoli erano grandi e pendenti, gonfi e rossastri.
La sensazione di ribrezzo mista a eccitazione s’impossessò di nuovo di me.
Alzai lo sguardo, il suo viso, complice anche il vino che avevamo bevuto era rosso e sudato, sempre fissandolo appoggiai le labbra su quel rotolo di carne, passai le dita sotto i testicoli e cominciai a massaggiargli lo scroto, aprii la bocca e cominciai a baciarlo, molto lentamente lungo tutta la lunghezza, scendendo anche sotto le palle, le presi in bocca, cominciai a succhiarle, mentre le dita accarezzavano il bastone. Le sue mani mi tenevano la testa e seguivano i miei movimenti.
Sapevo quello che voleva, risalii con la bocca, lasciando una scia di saliva, e cominciai a prendere in bocca il cazzo, non era ancora del tutto in erezione, questo cominciava a preoccuparmi, era già grosso così una volta “in tiro” come sarebbe stato? Aprii la bocca, mi sentivo oscena, cominciai a leccarlo, davo piccoli morsi, con la lingua seguivo le venature, per poi risalire sulla cappella leccandola in tondo, con le mani soppesavo i testicoli, li accarezzavo, li stringevo. Il cazzo cominciò a crescere, mi riempiva la bocca, lui spingeva con il bacino e lo faceva entrare fino in fondo, ogni tanto mi sembrava di soffocare e mi allontanavo un po’, poi riprendevo, leccavo e succhiavo, lui m’incitava a continuare, mi dava della puttana, della troia, mi diceva che mi avrebbe aperta in due con il suo cazzone, che mi avrebbe scopata per ore. Quasi con cattiveria mi tolse il cazzo dalla bocca e mi porse nuovamente il rossetto. “troia, rimettiti il rossetto” mi ordinò, mentre lo accontentavo, cominciò ad accarezzarmi il viso con il membro ormai duro e rigido. Era veramente grosso, la situazione mi stava eccitando più del previsto.
Terminata l’operazione del rossetto, mi dedicai nuovamente al mio pompino, cominciai a masturbarlo con la bocca e con le dita, lo lavoravo con velocità e devozione, assaporando il momento in cui mi avrebbe riempito la figa. Ogni tanto facevo entrare un dito nel suo ano, provocandogli gemiti di piacere e strappandogli insulti in tedesco e in italiano.
Ad un tratto mi aiutò a rialzarmi, mi accorsi così che si era spogliato quasi completamente, lo aiutai a togliersi del tutto i pantaloni e le mutande, nonostante la pancia pronunciata, il cazzo svettava che era una meraviglia. Era veramente molto molto peloso, si lasciò cadere sul divano e mi attirò sopra di se, mi fece sedere a cavalcioni su lui, dovetti allargare le gambe in modo osceno per riuscirci, non mi penetrò, si limitò a farmi appoggiare la figa fradicia sopra, stava sudando copiosamente, prese i miei seni con le sue grosse mani e li fece uscire del tutto dal body che ancora indossavo, cominciò a strusciarci la lingua e la bocca, prese i capezzoli in bocca, li succhiava, li mordeva, mi accarezzava le natiche, le stringeva tra le sue mani. Stavo veramente perdendo il controllo della situazione, avevo una voglia esagerata di godere di sentirmi penetrata dal quel rotolo di carne. Ansimavo insieme a lui.
Scopami ti prego, gli sussurrai, scopami, sbattimi, sono la tua puttana fai di mi quello che vuoi.
Ero totalmente infoiata. Con un sorriso beffardo, staccò la bocca dai miei seni e prendendomi con prepotenza per i capelli disse “non ancora puttana,non ancora”. Vai in camera e aspettami, mi ordinò. Gli obbedii subito, mi diressi verso la camera seguita da lui, aveva preso il cestello del ghiaccio con la bottiglia di vino. Feci per spogliarmi, ma con voce decisa mi vietò di farlo, e m’impedì anche di togliermi le scarpe. Mi spinse sul letto, allargai oscenamente le gambe, in modo che potesse vedere quanto ero eccitata e bagnata, prendendo il cazzo dall’attaccatura, cominciò a strofinarmi la figa con la cappella uncinata, muovevo il bacino cercando di farlo entrare di più ma lui si ritraeva e continuava il suo perverso gioco.
Senza che me ne rendessi conto aveva preso la bottiglia, rovesciò un po’ di vino sulla mia passera e si chinò a succhiarlo….faceva dei rumori osceni con la bocca, sentivo la sua lingua spessa che mi esplorava e succhiava il clitoride, dava delle leccate profonde, alternandole ad altre più veloci , mi stava facendo letteralmente impazzire.
Hai la figa bollente, sei proprio una troia di classe, vediamo come ti comporti adesso, mi disse, cominciando a penetrarmi con la bottiglia di vino. Il collo entrò praticamente subito, mi penetrava facendola ruotare, questo mi procurava un po’ di dolore, ma niente in confronto al godimento che mi stava dando. Riuscì a farla entrare più della metà, poi si fermò, me la lasciò dentro, prese il ghiaccio dal cestello e cominciò a passarmelo sui seni, sulle labbra, intorno alla figa dilatata, scendendo anche sul buco del culo. Il ghiaccio si scioglieva in fretta e si mescolava al mio piacere, ero un lago. Con un cubetto di ghiaccio cominciò a penetrarmi il buco del culo, e intanto passava il suo cazzo in mezzo alle natiche, io aiutandomi con le mani muovevo la bottiglia. Passò dall’altra parte del letto, dandomi il cazzo nuovamente da succhiare, si mise in posizione di un 69, senza coricarsi totalmente sopra di me, mi avrebbe schiacciata certamente. Mi avventai sul cazzo e cominciai con un gemito a succhiarlo,leccarlo, stringerlo, muovevo velocemente la bocca, lo facevo entrare ed uscire con voracità dalla bocca, anche lui accelerò il ritmo, con una mano continuava a spingere e muovere la bottiglia, con l’altra continuava a sodomizzarmi con le dita e i cubetti di ghiaccio, sentivo il buco del culo che si stava dilatando, sfregavo la testa sotto i suoi testicoli, li stringevo fra le mani, “continua puttana, continua s sbocchinarmi, troia, sei fantastica”, disse. Mi sentivo veramente così, e non me ne vergognavo, anzi. Lo sentivo ansimare e sudare sopra di me, il suo corpo era bagnato fradicio, un misto di sudore, di ghiaccio, dei miei umori. Il mio primo orgasmo arrivò senza che riuscissi a fermarlo, vengo vengo vengo, gridai come impazzita, mentre lui mi schiaffeggiava la figa e le natiche. Fu un orgasmo stupendo, che non mi fece calmare, anzi, ne volevo ancora ancora e ancora. Continuavo a sbocchinarlo con devozione, la lingua passava e ripassava su quell’asta, intorno alla cappella, continuavo a masturbargli i testicoli, erano tesissimi, pieni gonfi e caldi. Un gemito più prolungato degli altri, mi confermò che stava per esplodere anche lui, aumentai il ritmo della bocca lo volevo dentro, si fermò un attimo poi affondò il cazzo cacciandomelo in gola, pensavo di soffocare, era enorme e gonfio, un fiotto spesso lungo e caldo mi riempì la gola. “Bevi puttana,bevi, ingoialo tutto, troia” urlo’, sembrava che non dovesse finire mai, continuava a sborrare, mi accorsi che una parte della sborra mi colava dalle labbra, la raccolsi con le dita, e cominciai a leccarle guardandolo dritto negli occhi.
Era rossissimo in volto, grondava sudore come un toro, mi osserva mentre mi leccavo le dita piene del suo piacere. “Sei proprio una gran puttana, non ne hai ancora abbastanza vero?”
No! Gli risposi. Ne voglio ancora…ti voglio ancora, e questa volta ti voglio dentro di me.
Potrei farti molto male, lo sai vero?
Posso sopportarlo, la voglia di essere scopata ancora da te è troppa per rinunciare. Gli risposi, mentre mi accarezzavo con noncuranza in mezzo le gambe. Avevo ancora la bottiglia dentro, la tolsi e me la portai alla bocca, cominciai a succhiarla e leccarla, sapeva di me, del mio orgasmo, lui lasciava fare, accarezzandosi l’uccello semi moscio. Gli offrii la mia figa, aperta e bagnata, mi alzò le gambe, incominciò a strusciarlo contro le grandi labbra, mentre mi baciava le gambe ancora con le autoreggenti, sfregava la faccia sopra, arrivò con la bocca ai miei piedi che indossavano ancora le scarpe, le leccò, mentre spingeva il bacino contro la mia passera che si stava nuovamente bagnando.
Il cazzo riprese vita, lo sentivo crescere appoggiato alle grandi labbra, si stava gonfiando nuovamente, con le mani, cominciai a guidarlo dentro di me……lo vuoi vero? Mi chiese con la voce roca. Si…ti voglio dentro….lo stavo quasi implorando, riempimi, allargami, spaccami , ma voglio sentirlo dentro di me…..gemevo e gocciolavo….gli offrivo senza ritegno i miei capezzoli, la mia figa tutta me stessa, mi stava facendo letteralmente impazzire. Lui continuava il suo gioco, il cazzo continuava a pulsare contro le mie grandi labbra, ma non si decideva a farlo entrare….lo vuoi puttana? Lo vuoi dentro?…..lo vuoi anche nel culo vero? Vuoi che ti riempia tutti i buchi vero?…dimmelo puttana dimmelo….mi chiedeva, e io, quasi rendermene conto continuavo a rispondergli di si….sempre si….lo avrai puttana, lo avrai dentro….e m’implorerai di uscire…..quasi mi minacciò, con la voce sempre più roca….
Si staccò da me, andò in bagno, ritornò praticamente subito, in mano aveva la boccetta del sapone liquido, capii subito cosa avrebbe fatto…..
Mi fece alzare, mi leccò sul viso, sul collo, in mezzo ai seni….continuava a strofinare il cazzo contro di me….ero completamente soggiogata dalla situazione, quasi senza rendermene conto, mi girò e mi fece appoggiare al bordo rigido del letto…devo essere uno spettacolo perverso e eccitante, le calze e le scarpe sporche di sperma, mugolando apro la figa….”vai cazzone ….fottimi tutta…..ho veramente perso ogni inibizione…sento che appoggia la cappella alla mia figa fradicia, inizia a spingere….mi sembra di sognare….sento la mia figa che si apre…si allarga…sembra quasi strapparsi….colpo dopo colpo entra…mi sembra veramente di impazzire….non finisce più, ha una cazzo veramente enorme….mi sento la figa piena…la pancia anche….lui inizia a fottermi con decisione, colpi decisi, mi sbatte bene godendosi la mia figa fino in fondo, spinge con le reni e me lo fa arrivare in fondo, io mugolando lo incito a sfottermi bene, lo voglio tutto…..Il porco mugola e ansima come un toro….continua a dare colpi decisi mentre mi domanda…”ti piace troia, lo senti il cazzone duro….? Lo guardo…quasi in segno di sfida gli rispondo…siiii….ma dammi colpi forti, …spaccami per bene….rompimi la figa..daiii…..Lui con un sorriso ironico mi rimette sotto…si ferma un attimo…lo fa uscire quasi tutto e poi con due o tre colpi fortissimi mi ripianta il rotolo di carne in figa….mi sento quasi arrivare la cappella all’utero….mio dio…quanto sto godendo….scopata per bene alla pecorina, le mani appoggiate al letto mi godo la sua monta….ho la figa impazzita dal piacere ….la testa mi gira….godo quasi a svenire…a questo punto lui inizia a sfilarmelo dalla figa….mi giro a guardarlo quasi a chiedergli cosa stia facendo…..Puttana…..troia…hai un culo splendido…ti voglio inculare…provo a respingerlo….comincia a farmi un po’ paura…è veramente troppo grosso …gli dico…ti prego…mi farai male….Ti piacerà puttana….vedrai quanto di piacerà….ti prego fai piano però….è l’unica cosa che riesco a dire….sei già stata inculata, puttana, lo vedo dal buchetto che sembra già abbastanza sfondato….mi risponde….non erano grossi come te però…..è l’unica cosa che riesco a dire….mi zittisce con una sculacciata, mi rigiro, afferro per bene il bordo del letto… divarico per bene le gambe…e mi rimetto a pecorina. Lui prende un po’ di sapone e se lo spalma sul cazzone…poi mi appoggia la cappella al culetto…mi prende per i fianchi, me li stringe tra le mani…e con colpetti delicati inizia ad aprirmi il culetto….sento la cappella che spinge…il buchetto si apre….lentamente….molto lentamente… sento che mi dilato…ormai la cappella sta passando…dio come godo…mentre lui sempre delicatamente prosegue con i colpetti…dolci….delicati…lenti…sembra impossibile che un omone e un cazzone così grandi siano in grado di manovrare con questa dolcezza….è veramente bravo…lo sta mettendo in un modo talmente lento che invece che dolore…sto godendo come una pazza….Poco dopo la cappella è dentro….inizia a mettermi il cazzone…..mi sento svenire…qui comincio a provare dolore, cerco di ritrarmi…chiudendo il buchetto….ma due grosse sculacciate e una tirata di capelli per niente gentili, cagna…..mi grida….non provare a tirarti indietro….mi fanno desistere….cerco di rilassare al massimo tutti i muscoli dello sfintere….lui continua…cm dopo cm inesorabile….sento il mio culetto che si spacca…la pancia è piena…faccio fatica a respirare….gemo…mugolo …ansimo come una pazza…sono piena di cazzo di svenire…...non è ancora tutto dentro…cerco di aiutarlo, mi apro il sedere con le mani…piantata sui tacchi a spillo cerco di facilitarlo nell’entrata….non ce la faccio più è troppo grosso…mi sento morire…lui continua, ansima e suda….ancora due o tre colpetti poi finalmente sento le palle… che si appoggiano alla mia figa…è tutto dentro …..lui mi guarda sorridendo “che troia magnifica sei” ci sei riuscita, sei riuscita a prenderlo tutto dentro….sei veramente sfondata….non riesco nemmeno a sculettare per come sono piena, e il peggio deve ancora venire….ora m’inculerà…darà colpi.. mi fotterà come gli pare…ho appena finito di pensare questo che lui si pianta sui piedi…mi serra i fianchi ed inizia ad andare su e giu..mi sento veramente morire, il bastone mi scivola dentro e fuori dal culetto per metà, stringendomi per bene i fianchi mi incula in un modo stupendo…mi sembra di impazzire…ho il culetto in fiamme, il sapone mi ha aiutata…ora è dentro e mi sta montando in modo superbo….si muove bene, ci sa fare ad inculare il porco…mi stringe i fianchi e mi guida nell’incularmi..colpi decidi…di reni…spinge fino in fondo…è davvero bravo…mi sta fottendo come un vero maestro..godo da impazzire. Mi appoggio con le mani al bordo…gemo e ansimo in modo pazzesco…un ahhhh….sommesso e cupo mi sfugge dalla gola…mentre il porco mi dà colpi su colpi….me lo sento fino al cervello…dio che cazzo…mi sento scoppiare la pancia…lui va avanti, dei miei rantoli….mi incula senza sosta…colpi continui..il mio sederino ormai è completamente sfondato, colpo dopo colpo mi spacca il sedere….io lo prego di continuare…mi godo il cazzone tutto nel culo..una serie di brividi alla schiena mi fanno capire che sto godendo in modo meraviglioso. Lui ansima, e va avanti. Mi appoggia una mano sulla spalla, per spingere ancora di più, sento il buchetto che si sfascia….mio dio …sono aperta come una vacca…lui inizia ad aumentare la foga…ormai io rantolo continuamente….gemo..incito…godo…riesco a girarmi….lo guardo…sei stupendo…sei uno splendido toro….mi stai fottendo in maniera splendida….senti quanto mi stai facendo godere?….spaccami tutta…sto delirando….lui sorride e con un paio di colpi secchi mi fa riabbassare e rigirare la testa…pensa solo a godermi….e lo sta facendo davvero in modo superbo…..sono scossa da orgasmi continui..ormai fa quel che vuole,…sono totalmente sua. Il cazzone mi scivola fino alle palle…poi riesce per almeno la metà, poi me lo ribatte dentro con colpi secchi ad ogni colpi il buchetto si slabbra di più, dio che culo mi sta facendo…..è un toro… mi incula senza fermarsi..ho la sensazione di essere alla pecorina da un eternità…., avrò avuto tre o quattro orgasmi di fila con questo bastone…sono esausta…..lui continua..è duro da morire il porco..non viene mai…è duro sia di cazzo che di orgasmo…inizio lentamente a sculettare per farlo godere prima, ma non è facile..con quel bastone nel culetto…muovermi è difficile…sono impalata piena di cazzo ..è davvero enorme. Mi giro lentamente con la testa…lo guardo…e con un filo di voce lo imploro…ti prego…ora sborra…non ce la faccio più ….mi hai sfondata completamente…..ora sborra ti prego…..lui sorride beffardo…mi da uno sculaccione sul sedere e ridendo mi risponde….l’hai voluto tu..ora lo prendi…non sei stata tu a dirmi…prima….VAI CAZZONE FOTTIMI TUTTTA….non mi hai detto….INCULAMI TUTTA!….beh lo sto facendo….e cosi’ dicendo mi da un colpo più forte degli altri..un urlo mi soffoca la gola…,l’ho sentito tutto dentro!….mi rimetto appoggiata con le mani al letto…e li ricomincia a sfottermi..colpi continui..ormai sono suo ostaggio..fa quello che vuole…mi stringe il seno..mi stringe i fianchi..fa pesare il suo grasso corpo su di me….e m’incula come vuole…un ennesimo orgasmo mi riprende….lui è un martello affonda quel bastone tutto nel culetto….m’incula come un vero toro…colpi secchi..di reni..mi affonda la cappella fino alla pancia….sono esausta e mi giro ancora…lo supplico…stavolta quasi piangendo…”sborra ti prego…sono esausta…ti prego sborra..e finisci di fottermi…ti prego!….Ok dice lui..bene e sia! Mi stringe i fianchi quasi a farmi male, si prepara per bene…poi inizia a darmi colpi come un treno…..colpi forti…secchi…decisi….le palle sbattono sulla mia figa fradicia…..mi sembra di morire.. …mi sento sfondare ormai oltre ogni limite…ho il sedere totalmente sfondato che quel bastone esce quasi del tutto e poi mi si ricaccia dentro fino alle palle senza nessun problema…mi tratta come la peggiore delle troie. In un ultimi sussulto rigodo…un altro orgasmo…dalla mia figa fradicia ancora una volta escono gocce e gocce di piacere…..ho la figa che e’ un lago..lui lo sente,,,,sente le mie contrazioni per l’orgasmo…sente che godo ancora una volta….ora è eccitantissimo dal mio godere…decide di venire..e con una serie di colpi furibondi….finalmente…sborra! un gemito violento accompagna la sua venuta…e schizzi violenti…continui di riempiono il culetto …sento un fiotto di sperma caldo..denso..che mi arriva quasi in pancia…gli ultimi colpi mi lasciano esausta….appoggiata ai tacchi faccio fatica a tenermi in piedi. Che inculata fantastica…al limite dello stremo…finalmente esce….centimetro dopo centimetro fa uscire dal mio culetto ormai letteralmente sfondato il suo stupendo bastone….quando esce emetto una fortissimo gemito…quasi una liberazione per il mio culo dilatato da morire..mentre un fiotto di sperma misto a sangue mi fuoriesce dal buchetto ….lui si appoggia con tutto il peso sopra di me….mi morde l’orecchio…ci ficca la lingua dentro….”troia….ti ho rotto per bene questo tuo magnifico culo!…sei fatta per essere inculata….cagna! Lo sento pesante…sopra di me….la gambe cominciano a cedere….devo sdraiarmi….lo faccio mentre lui si dirige verso il bagno.
Butto un occhio allo specchio che ho davanti al letto, quasi non mi riconosco, rossa in viso, il trucco sfatto, il rossetto sbavato, i capelli arruffati, indosso ancora per metà il body, i seni però sono usciti fuori, la autoreggenti sono sporche di sperma, mi ha trattata proprio come una puttana penso.
Chiudo gli occhi esausta….mi sveglia la sua voce, riapro gli occhi, lui è già vestito, è chino sopra di me, sei stata f antastica, mi dice, mentre mi passa nuovamente la lingua su tutto il viso e da un’ultima strizzata alle tette. Resta pure quanto vuoi, la camera è pagata per tutta la notte, dice, io devo andare, porterò con me questo, mi mostra il mio perizoma, me lo passa sulla figa ancora piena di umori poi se la porta alle labbra, se lo strofina sul viso passandoci la lingua, saranno delle seghe fantastiche con questo ricordo, mi dice baciandomi, A domani, e così dicendo esce dalla stanza.
Mi alzo, mi dirigo in bagno, mi butto sotto la doccia….quando ritorno nella stanza, sul tavolino trovo un astuccio accompagnato da un bigliettino. Sei stata veramente una puttana all’altezza della situazione, questo è per ringraziarti delle magnifiche sborrate, sperando un giorno di ripetere l’esperienza. La prossima volta che ci incontreremo, probabilmente, ti chiederò di indossare quello che troverai nell’astuccio. Dr. Franz
Apro l’astuccio…dentro…delle palline cinesi in argento.
12
7
17 years ago
admin, 75
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Vecchio casale abbandonato
E’ una piacevole giornata di primavera e spinto da un'irrefrenabile voglia di farmi un giro in bicicletta per la campagna, decido di rispolverare la vecchia citybike riposta in cantina prima dell’inverno.
Polvere, ragnatele, ruggine… non so nemmeno io quante cose la ricoprino, però la voglia di assaporare il risveglio della natura e di approfittarne per iniziare a perdere qualche chiletto in previsione della prova costume è tanta.
Finalmente eccomi, spensierato, pedalare sulla mia bici. Mi lascio la città alle spalle e mi avventuro nell’unica strada con poco traffico e con un paesaggio decente. Dopo qualche chilometro svolto nella solita stradina di campagna e mi faccio il mio giro tra i campi verdi… Ogni tanto si incontra qualche agricoltore oppure qualche altro sportivo, ma, malgrado il sole, le giornate sono ancora fredde e la gente in giro non è molta ed inoltre è un giorno della settimana e non tutti sono liberi come me a quest’ora. Io per fortuna ho smontato dal turno di notte e fino a domani pomeriggio sarò libero!
Conosco questi posti a memoria e nella mente, da sempre, mi faccio le stesse domande, vedendo quella pianta enorme e mezza rinsecchita, mi chiedo quanti anni possa avere e se si tratta di una pianta sola o di due piante unite dal tempo e poi mi chiedo quale sia il nome di tutti quei casali che si incontrano e che non hanno via e indirizzo.
Alcuni abbandonati, altri ben ristrutturati e parecchi ormai conosciuti agriturismo in tutta la provincia. Uno in particolare, bellissimo e trascurato ormai da molti anni a giudicare dallo stato.
E’ un piccolo edificio che mi ha sempre incuriosito, ben nascosto, da una fitta vegetazione e arrampicato su di un colle. Ci si arriva solo con una stradina, percorribile con la bici o con una jeep, perché vista la pendenza, anche un trattore farebbe fatica a salire fin qui.
Ed eccomi arrivato. Il mio paradiso per le ore di pennichella d’estate e per i momenti tristi della mia giovinezza: quanti ricordi in questo posto che mi ha visto cambiare col passare degl’anni, ma lui è rimasto sempre uguale.
Rimango subito sorpreso da un cartello nuovo che spicca all’ingresso e da una catena di plastica bianca e rossa: “proprietà privata”… qualcuno doveva aver deciso di risistemare il casale e la cosa mi stava disturbando un po’.
Non ci avevo mai visto anima viva e me lo sentivo mio quel posto e sapere che qualcuno mi stava dicendo di restare fuori… non mi andava giù, così scavalco la catena e cerco di andare a scoprire qualcosa in più.
Una macchina parcheggiata al sole e silenzio, un pickup bianco… “beh, se mi vedono dentro, posso sempre dire che sono entrato per chiedere informazione, fingendo di essermi perso…” quindi proseguo e sbircio dalle vecchie finestre… vedo che dentro qualcuno aveva già pulito un po’ l’ambiente e inizio a sentire dei suoni, come dei lamenti. Provengono dal piano di sopra. Che qualcuno si sia fatto male?! In fondo era un edificio molto vecchio e potrebbe esser crollato qualcosa, meglio andare a vedere...
Sempre in silenzio proseguo nella mia intrusione e avvicinandomi, capisco sempre più che quelli non sono lamenti ma gemiti di piacere di una donna…
Sale la mia curiosità e la mia adrenalina è a mille. Arrivo in cima alle scale e ora i versi sono più forti e più insistenti, arrivo di fronte alla stanza nella quale dovrebbe esserci la scena che mi sto immaginando. La porta è socchiusa, ma aperta al punto giusto da poter vedere bene cosa sta accandendo: uno spettacolo inaspettato davanti ai miei occhi!
Quasi da non credere, un set, probabilmente per un video pornografico amatoriale: due ragazze su un materasso bianco, nuovo e pulito, crepe e ragnatele tutt’intorno e alcuni ragazzi che le stanno palpando e leccando.
Sono giovanissimi, avranno vent’anni o poco più e sono tutti belli. Le ragazze sembrano due modelle, una tinta di viola, con rossetto e smalto nero con quello stile dark che tanto va di moda adesso. Un seno meraviglioso libero e ballonzolante davanti ai miei occhi.
Per fortuna hanno le luci del set sparate in faccia e non mi vedono, ignari della mia presenza dietro la porta.
Però incomincio a chiedermi se in realtà l’abbiano presa veramente quella casa o affittata oppure se non l’abbiano semplicemente occupata abusivamente.
Passa poco tempo e i miei dubbi vengono sciolti.
Una delle due ragazze non sta “recitando” bene e un ragazzo, che non vedo, si lamenta, spiegando che devono sbrigarsi, perchè è un rischio restare lì (han paura che qualcuno scopra tutto) ed ecco che a me viene la fantastica idea di fingermi proprietario e di entrare in scena poco dopo.
Quei corpi mi stavano provocando e magari mostrandomi come l’autorità, chissà… potevo ottenere qualcosa.
Così entro in scena, spalanco la porta con violenza e grido “ma cosa?! Chi siete e cosa fate nel mio casale!!?”
Si ferma l’immagine, una fotogramma fermo per qualche secondo: impietriti sul letto, in piedi, dietro le due telecamere e mezzi nudi… alla fine uno balbetta qualcosa… “ma noi… pensavamo che … indomma… scusi…”
E IO: “scusarvi?! Ma siete impazziti… adesso vi denuncio tutti Io!!!”
E così è andata avanti per qualche minuto o meno, il tempo era rallentato per la paura di entrambi.
Improvvisamente prende l’iniziativa una delle due ragazze, forte della sua bellezza, quella che non riuscivo a vedere bene prima.
Era piccolina, capelli neri, magnifici occhi verdi e aveva addosso un reggiseno che evidenziava alla perfezione un seno generoso e un perizoma in tinta col reggiseno nero, calze in rete autoreggenti e anche lei truccata pesantemente: sembrava una giovane prostituta…
Timida si avvicina e mi dice dolcemente… “su dai, possiamo accordarci in qualche modo..” (aveva notato il mio sguardo e non so... era sveglia qeusta!)
Ed era quello che volevo sentirmi dire… e sentirmi fare, perché nello stesso istante in cui ha pronunciato quella frase mi ha preso in mano il pacco, visibilmente gonfio.
Indossavo una tuta e non era semplice nascondere la mia eccitazione.
I ragazzi iniziano a sorridere compiaciuti e in poco tempo la situazione era come quando la spiavo dall’esterno solo che ora c’ero anch’io nella stanza e più precisamente al centro della scena.
Mi sbattono sul letto e la bionda mi porge una tetta alla bocca… inizio a leccarle il capezzolo e lei comincia a gemere di piacere, con una mano inizio a perlustrarle i buchi: è bagnata e visibilmente eccitata.
Sono veramente belle e troie queste due!
L’altra mi ha già sfilato i pantaloni e tirato fuori il cazzo! Duro e fiero, stupita dalle dimensioni, me lo prende in bocca e incomincia il pompino inesperto. Era alle prime armi e si sentiva, non era bravissima, ma solo l’idea di avere quei due magnifici corpi a mia disposizione mi fece esplodere in poco tempo in un orgasmo abbondante nella sua bocca.
Me l’ha leccato e succhiato per bene: ripulito ed ero di nuovo pronto, ma questa volta decisi di prendermela tutta; la giro e la infilzo con il mio paletto di carne, l’amica mi porge le sue labbra umide e inizio a stantuffare una e a leccare l’altra.
Ora siamo tutti al culmine del piacere…
Immagino gl’altri che riprendono e che si gustano la scena e così si continua per un po’ e si ripete il tutto invertendo le parti e le persone.
Passa un intero pomeriggio e devo dire che mai mi sarei aspettato un regalo così grande da quel posto che avevo sempre adorato e che ora amavo ancora di più.
Prima di andare, però mi son preso le cassette delle videocamere, per evitare che mia moglie scoprisse la mia scappatella, visto che quelli l’avrebbero sicuramente venduto, e poi, cosa che sto facendo anche in questo momento, per aiutarmi a ricordare i particolari... per gustarmi le scene a casa...
I ragazzi, non obiettarono e mi diedero le videocassette, si scusarono ancora, mentre le ragazze mi salutarono con un lungo bacio in bocca e ringraziandomi per non averle denunciate. Una delle due, la morettina ha persino voluto lasciarmi il suo numero di cellulare…
Evidentemente si erano divertite anche loro!
…un giorno, con i risparmi di una vita, questo posto lo farò mio!
12
3
17 years ago
BUNCIA, 39/40
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Fughe e ritorni
Mentre l ' aspettavo ero intento a passeggiare su e giù davanti alla finestra del salotto, accendendo una sigaretta dietro l ' altra, eccitato e intimorito da quello che sarebbe successo. Indossavo una maglietta bianca che facesse intravedere le forme dei miei muscoli e un pantalone bianco, leggero, in bilico sull ' inguine. Si capiva che non avevo le mutande. Appena uscito dalla doccia profumavo di muschio bianco. Ero un angelo in attesa. A un certo punto sento fermarsi una macchina. Era lui. Attraversa il mio giardino, lo guardo attraverso le tende, non l ' avevo mai visto, era moro con le tempie sfumate d' argento. Il campanello suona. Apro la porta. Uno di fronte all'altro. L' angelo di fronte all' imminente peccatore. Ci diamo la mano,scambiamo un sorriso e ci presentiamo. Sapevo già che ci stavamo piacendo. Mi raccontò molto di lui, troppo forse, della moglie, del figlio, del lavoro. Non volevo portarlo su quei discorsi, era troppo rischioso,poteva ripensarci e fuggire da me. Lui voleva lasciarsi andare tra le braccia di un ragazzo e sarebbe stata la sua prima volta. Non sapeva cosa gli stesse accadendo, perché a quarant'anni gli fossero venuti in mente certi desideri,certe fantasie proibite, eppure era venuto da me per capire, per capirsi. Il caffé era stato consumato e con esso qualche sigaretta,i discorsi esaurirono e incombe il silenzio,quello imbarazzante tra due uomini che si vogliono ma non sanno come cominciare. Sapevo cosa gli sarebbe piaciuto. Mi alzo e gli faccio cenno di seguirmi. Siamo nella mia stanza, una leggera penombra illuminata da un paio di candele accese, l'incenso che fluttuava nell'aria, un tango dei Gotan Project in sottofondo. Lo lascio solo qualche minuto perché potesse spogliarsi e mettersi a proprio agio. Apro la porta e lo trovo lì ,sdraiato sul mio letto tra le lenzuola scure, supino con indosso un asciugamano rosso che gli avevo preparato sulla sedia. Mi avvicino dolcemente come un gatto pronto a fare le fusa,mi siedo accanto a lui e appoggio le mie mani sulla sua schiena, facendo colare una scia d'olio profumato. Il mio massaggio è dolce e forte allo stesso tempo,una carezza proibita che ti entra nei muscoli sciogliendoli ed eccitandoli. La sua schiena era mia,come il suo collo,le sue braccia, fino a scivolare sulle gambe.Lui non poteva vedermi,non poteva vedere quello che mi stava crescendo sotto i pantaloni. Mi piaceva attraversare la sua peluria e il mio cuore batteva all'impazzata. E la mia mano sale,sale scivolando sulle cosce, correndo silenziosa sotto l'asciugamano.Sento i suoi gemiti,i suoi sussurri.Era il momento. Sentivo con le dita la fessura del suo fondoschiena, azzardo e tocco di sfuggita il suo buco,una scossa ci pervade entrambi. Dolci le sue palle nel mio palmo,ci gioco,accarezzo,tiro e di nuovo deciso torno con due dita sul buco, girandoci intorno. Così sfilo quell'asciugamano,l'ultima barriera.Appoggio le mie labbra tra le sue chiappe e aprendogliele entro con la lingua nel suo buco, a fondo, nutrendomi di lui, dei suoi odori, dei suoi sapori.Si agita sotto di me, si dimena sul letto,lotta contro la mia lingua impertinente e viziosa che se lo voleva leccare tutto. Il suo buco ormai bagnato,le sue palle bollenti,ed ecco il suo cazzo spuntare turgido puntato sul materasso. Lo prendo per i fianchi e lo faccio girare, il suo cazzo ormai è mio,caldo nella mia bocca,bagnato sulle mie labbra. Stava per venire,la prima volta che una bocca maschile,bella e giovane come la mia,era pronta ad accogliere il suo sperma. Entro con due dita nel suo culo e lui esplode, la sborra calda mi scivola in gola, la mia mano spinge con forza dentro di lui. Le sue urla, il suo ansimare, il mio mugolio soffocato dalla bocca piena.Silenzio. Era sconvolto, io sfinito con la faccia tra le sue gambe, con la bocca e il naso impiastrati dallo sperma tra il pelo del pube. Silenzio. Ed ecco che va in bagno a pulirsi e mi lascia solo, ancora vestito ma bagnato.Non mi parla, il suo sorriso è scomparso. In viso ha l'espressione di chi si sente colpevole e imbarazzato. Si riveste in fretta. Mille dubbi e perplessità lo stanno inseguendo e lui fuggì dalla mia casa. Lo capivo bene. Un angelo come me ha creato un nuovo peccatore, le mie tentazioni sono sempre molto profonde. Sorrisi soddisfatto guardandomi allo specchio. Lui tornò da me. Sono passati sette anni e continua a tornare. La moglie,il figlio, il lavoro. Il rimorso e scappa. Ma poi torna sempre.
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5
17 years ago
admin, 75
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Solo una fantasia???
Da quando frequento questo mondo di trasgressione fatto di tante "sole" e poche "gioie" ...ho sempre avuto una fantasia...sicuramente banale,non originale ma quella che piu' mi gira per la testa...!!!
Ho avuto la fortuna di aver avuto esperienze con delle coppie persone gentili e trasgressive...ma il pensiero che più mi gira nella mente è questo:
Conosco una coppia su internet...loro amano esibirsi e io amo guardare!!!
Non in un appartamento, albergo, prive' ma un'auto una semplice auto che sia di giorno o di notte non fa' differenza...
Ci diamo appuntamento in un posto isolato ma non troppo...
loro mi fanno salire sulla loro auto iniziano a giocare tra di loro io li guardo eccitato ed estasiato...e inizio a masturarbarmi...vedo lei godere mentra lui la monta...io discreto rimango li a fantasticare se arrivera' il mio turno di ricevere qualche attenzione da questa splendida donna...
e dopo che i 2 raggiungono il massimo del piacere lui da' il permesso a lei di rendermi partecipe del gioco e iniziamo agiocare con lui che guarda fino a che lei non raggiunge un nuovo orgasmo ed io impazzisco dal piacere...poi discretamente scendo e lascio loro appagato , felice e grato di aver realizzato questa mia BANALE fantasia...
un saluto a tutti!!!
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17 years ago
admin, 75
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La grigliata di carne
Tutto quello che vi racconto è successo veramente otto anni fa con una coppia di miei amici (all'epoca fidanzati) che conosco da più di vent'anni e quindi amici con i quali ho avuto sempre una grande confidenza.
Quello che successe allora non si è più ripetuto nonostante continuiamo a frequentarci ancora. Non so bene il motivo per il quale accadde questa situazione, forse perchè mi ero lasciato da poco con la mia ragazza e fu un modo particolare che i miei amici vollero attuare per consolarmi.
Bho, non lo so. Perchè non è più ricapitato? Non so neanche questo e non mi va di chiedere a loro perchè non mi è mai piaciuto essere invadente.
Periodo estivo (agosto) ci troviamo a Marina di Ragusa sia io, per un paio d'orette di lavoro, sia la coppia di miei amici che invece sono in ferie. Dopo aver terminato il mio lavoretto vado a casa di mia sorella, mi metto in costume e vado in spiaggia a prendere un pò di sole. Mentre sono disteso al sole mi telefona il mio amico Marco (nome inventato) e mi dice che quella sera i nostri amici avevano organizzato una grigliata di carne a Ragusa. Gli dico che per me va bene e chiedo se mi potevano dare un passaggio per tornare a Ragusa in quanto la mattina mi aveva accompagnato un mio collega di lavoro e quindi ero senza auto.
Marco mi dice che sarebbe passato a prendermi sul presto, alle 15:00 del pomeriggio , perchè loro avevano delle faccende da sbrigare prima della serata. Mi vengono a prendere verso le 15:00 di pomeriggio a casa di mia sorella e quindi salgo in macchina, Mara (nome inventato dell'allora fidanzata del mio amico) si siede sul sedile posteriore cedendomi il posto accanto al guidatore.
Siamo ancora tutti in costume, partiamo... Mara dal sedile posteriore si affaccia verso noi per parlare mettendosi tra i due sedili anteriori. Si parla del più e del meno ma Mara sporgendosi tra i due sedili anteriori attira la mia attenzione e non riesco a togliere gli occhi dal suo seno sballonzolante. Marco dirige l'auto verso la strada che porta a Ragusa e nei pressi di una discoteca io incomincio a dire in tono scherzoso: Senti Mara parliamo da circa 10 minuti ma ci credi che non ricordo niente di quello che abbiamo detto? Ricordo solo due belle coppe di champagne che mi sballonzolano davanti e mi si sta surriscaldando il cervello.
Mara accenna una delicata risata e mi ringrazia del complimento ma continua a sporgersi tra i sedili tutta contenta di aver suscitato un così profondo interesse.
E mi dice: addirittura surriscaldare il cervello, ma deve essere da un bel pò che sei a secco?
Io: Si, è vero, sono a secco ma ti giuro che altri 2 minuti di questo sballonzolare di tette e salto sul sedile posteriore.
Lei una risatina.
Marco, rivolto a me: al solito tuo, tutto fumo e niente arrosto, vorrei vedere cosa faresti.
Io: scherza, scherza, forza su, prendi la stradina parallela a questa strada, si...si....quella che sbuca vicino alla casa in campagna di Fabio e fermati con la macchina in quel terreno con la casa di masseria abbandonata, si...si quel posto che tu ben sai.
Marco stando al gioco: si,si, voglio proprio vedere cosa farai.
Mara in silenzio (forse incomincia a pensare che facciamo sul serio). Marco imbocca la stradina di campagna e dopo circa un km prendiamo una trazzera sulla destra fino ad arrivare in quel terreno con la casa abbandonata.
Marco ferma la macchina posteggiando dietro un muro della casa in modo da essere coperti dalla vista di sconosciuti e mi dice: vediamo, ora che fai?
Io (ormai non potevo tirarmi indietro): ora ti faccio vedere.
Scendo dalla macchina e salgo dietro dove c'è Mara.
Lei mi dice scherzando: bhe e ora che vorresti fare?
Io: non lo hai ancora capito?? Guarda che sorta di cosa mi ritrovo tra le gambe, da quando siamo partiti con la macchina, grazie al tuo seno sballonzolante (il rigonfiamento era ben evidente sotto il mio costume). Lei aguzzando gli occhi e sorridendo dice: addirittura... non sapevo di poter fare questo effetto così celere.
Io, non so come, visto la mia timidezza, le prendo la sua mano e la appoggio sopra il rigonfiamento del mio costume.
Dopo un attimo di imbarazzo generale Mara incomincia a palpare il rigonfiamento essendosi eccitata per tutta la situazione vunutasi a creare.
Io mi dico, o ora o mai più, sfilo il mio costume restando a gambe aperte con il mio membro ben eretto offerto alla vista di Mara.
Lei guarda Marco un pò titubante sul da farsi ma non notando in lui nessuna contrarietà mi prende il membro con la mano e poi si abbassa con la testa per prenderlo in bocca. Le sue labbra calde iniziano a scorrere sulla cappella lentamente ed io mi gusto lo spettacolo guardandola e nella mia testa penso "non posso crederci, una mia amica nonchè ragazza di un mio caro amico mi sta...mi sta....mmmmm".
Allora allungo la mia mano verso le natiche di Mara provando ad intrufolarmi sotto il costume ma visto la posizione scomoda non riesco ad entrare bene con le dita ed allora lei capendo cosa voglio fare, stacca la bocca dal mio pene e sale con le ginocchia sul sedile e si riabbassa per riprenderlo di nuovo in bocca. Così facendo si mette alla pecorina sul sedile e ricontinua a prendermelo in bocca ed allo stesso tempo io, con la mano, posso andare sulle sue natiche (che ora sono ben aperte data la posizione) e posso far scorrere le mie dita prima sul suo buchino secondario e poi più giù sulla patatina tutta bagnata dall'eccitazione. Dopo averla toccata in abbondanza con estremo piacere sia mio che suo dico a lei: visto che sei così bagnata che ne dici di farti una bella cavalcatina? Mara non se lo fà dire due volte eccitata com'è, si stacca dal mio pene, si toglie la mutandina del costume, mi scavalca con una gamba posizionandoti sopra di me, io le tengo le natiche ben aperte con le mani per far vedere tutta la scena a Marco che è al posto guida e lei si abbassa facendosi scivolare dentro il mio pene. Mi sento il pene avvolto dal caldo e confortevole ventre di Mara e mi gusto le sue natiche accarezzandole con le mie mani mentre lei va su e giù lentamente sopra di me. Lei si sbottona il reggiseno del costume e se lo toglie restando davanti ai miei occhi con le tette nude, poi si abbassa verso il mio viso per strofinarmi il seno sulla faccia e quindi sento sia il calduccio del ventre di Mara sul pene e sia il seno caldo e morbido sulla faccia e incomincio a mordicchiarle i capezzoli duri tale è l'eccitazione. Lei è quasi al culmine e mentre si muove ritmicamente sopra di me incomincia a dire: sto venendo.... sto venendo ... siiii.....siiii...vengo......mmmmm
Lei se ne viene inondandomi le gambe di umori vaginali così abbondanti da macchiare pure la tapezzeria e resta ferma qualche minuto esausta. Poi mi dice : vuoi venire pure tu? Io (immaginando cosa vuole fare) dico : si , voglio venire anche io , si, ti voglio venire in bocca. Lei allora si rimette sul sedile alla pecorina e si abbassa sul mio pene per riprenderlo in bocca. Marco adesso vede (quando lei si mette alla pecorina) che sorta di buco che ha tra le gambe e avrà pensato
8anche se non me l'ha mai detto) "però.....non avrei mai creduto che il mio migliore amico mi riducesse la mia ragazza così".
Dopo qualche minuto anche io incomincio a raggiungere l'orgasmo: siii...siii. cosii.....sto venendo.....vengo..vengoooooo. Ed ecco che vedo fuoriuscire ai lati della bocca di Mara il mio denso sperma che va a colare lungo la mia asta, lei tenta di riceverlo tutto in bocca ma il getto è molto abbondante ed è costretta a togliere la bocca per evitare di soffocare ma poi si rigira la mia cappella sulla faccia impiastricciandosi tutta. Alla fine (con mio grande stupore, forse lei e lui lo facevano usualmente) si stacca dal mio pene e cerca il mio viso per baciarmi con la sua bocca piena ancora del mio sperma infilandomi la lingua in bocca profondamente e dopo di che mi dice "grazie per questa oretta passata in modo molto gradevole".
Ci ricomponiamo e riprendiamo la strada per Ragusa parlando di tutto ma non toccando mai l'argomento che era accaduto poco prima, la sera ci vediamo con gli amici per la grigliata di carne e salsiccia e che abbuffata che ci facciamo soprattutto io e Mara... dovevamo recuperare le energie perse... he..he..he
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17 years ago
ragusa69,
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Moglie troia 2
come dicevo nel precedente racconto ,mia moglie adesso va a letto con mio zio solo un paio di volte all anno perche lui vive in america. da quel giorno la nostra sfera sessuale e cambiata in meglio quando usciamo insieme ricevo molti complimenti per la splendida moglie tutti se la vorrebbero scoparla ma lei mi ha promesso che se andra con uno o piu uomini io saro il primo a saperlo.per domani sera 17marzo ha invitato due persone di colore di 60anni a cena da noi sono dueoperai che hanno fatto dei lavori nel nostro condominio per15 giorni e lei qualche volta le ha offerto il caffe e mi ha detto che i due le hanno fatto i complimenti per la sua sensualita.domani sera arriveranno verso le nove ceneremo poi io con una scusa diro di andare a fare un servizio al resto pensera lei che mi raccontera tutto dopo e mi ha dettoche per tutta la notte io dovro stare fuori casa ma ne vale la pena perche quando mi raccontera tutto io saro contentissimo.continua....
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17 years ago
admin, 75
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Al distributore...
giorno prima della partenza x le ferie. Vado a fare il pieno al camper e mentre son lì mi metto in fila per l'autolavaggio. Fa caldo ma fuori c'è un bel venticello e decido di scendere dal camper. In fila dietro di me c'è un bel tipo su un'auto sportiva, ha gli occhiali e non capisco dove sta guardando. Io ho un abitino corto di stoffa leggerissima che il vento riesce a sollevare, prendo una sigaretta .. il tipo scende dall'auto con l'accendino e sfiorandomi la mano mi fa accendere e... è prorpio carino penso sorridendo e ringraziando. Cominciamo a parlare e il discorso va sulla meta delle vacanze.. La fila x l'autolavaggio non scorre e decidiamo di metterci seduti all'ombra dell'unico albero del distributore. Parlando ci è inevitabile il contatto tanta è l'attrazione. Il tipo comincia a sfiorarmi un braccio per poi passare al seno. Mi osserva x vedere la mia reazione e forse non si aspettava l'invito a salir sul camper.. Lo faccio salire dietro mentre io mi metto alla guida x spostare il camper dalla fila. Lo raggiungo e lo trovo già steso sul lettino.. con addosso solo i boxer. Ha davvero un gran bel fisico e a giudicare dal gonfiore sotto i boxer è davvero dotato. Non ho intenzione di far passare altro tempo così mi siedo sopra di lui e cominciando a muovermi lo eccito ancor di più, il tipo mi strappa il vestito. Rimango in perizoma x ancora 2 minuti poi via tutto... prendo il suo cazzo in mano e comincio a succhiare quell'enorme palo. Lui intanto mi ha infilato le dita nella mia fica bagnatissima ormai vogliosa del suo cazzo. Mi siedo di nuovo sopra di lui e con pochi colpi ecco che me lo infila tutto dentro.. è stuoendo sentirsi "piene" in questo modo. E' instancabile mi fa cambiare più volte posizione e mentre cerca di farsi strada nel mio culetto sento bussare alla porta del camper.. mi si gela il sangue! la porta si apre e ... o cavoli è il mio uomo. Entra ci guarda e con mia grande sorpresa si spoglia e dice: con 2 cazzi è ancora più eccitante non trovi? così mentre il tipo mi sfondava il culo io lo succhiavo al mio uomo, poi è stata la volta del mio uomo a incularmi mentre il tipo me lo infilava di nuovo nella fica e devo dire che con 2 cazzi super come quelli credevo di non uscirne viva.. li ho sentiti sborrare quasi insieme.. a quel punto il tipo ha salutato e se n'è andato (non so neanche il suo nome) ma io e il mio uomo abbiamo continuato a scopare x un bel pò di tempo ancora. Lui era eccitatissimo e ha voluto fare sesso a "modo suo". A lui piace legarmi e sentirsi padrone del mio corpo, così con le mani legate mi ha fatto sedere sul bordo del lettino e me lo ha infilato in bocca pompando a più non posso. Poi mi ha fatto sedere sul tavolo si è chinato e ha cominciato a leccarmela come solo lui sa fare.. non ne potevo più volevo il suo cazzo dentro di me ma a lui piace giocare a farmi aspettare e ci ha infilato le dita poi ha visto un utensile da cucina lo ha preso e me lo ha infilato dentro scopandomi con quell'arnese.. lui sa che a me piace guradarlo mentre se lo mena così mentre l'arnese da cucina entrava e usciva dalla mia fica lui se lo menava... ero eccitatissima e finalmente dopo un pò me lo ha infilato tutto dentro con mio enorme piacere. Non so quanti orgasmi ho avuto dico solo che è stato indimenticabile!
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17 years ago
isengrim,
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Sales woman
SALESWOMAN
Con un lampo la fiamma dello zippo accese la prima sigaretta della mia giornata, ma la prima boccata non fu un piacere. Il gesto era stato automatico, ma mi ero subito pentito. "Quando mi deciderò a smettere..." Non si può dire che fossi esattamente nervoso mentre aspettavo l'arrivo di Clara all'angolo della fermata, piuttosto mi sarei definito un pochino inquieto. Clara mi aveva chiesto di accompagnarla da un cliente quella mattina. "Sai io non sono brava nelle cose tecniche e se mi fanno certe domande..." Ovviamente esagerava: lei la brava venditrice che in 6 mesi di azienda aveva scalato diverse posizioni ed era entrata nella zona dei migliori, aveva bisogno di me? Io anonimo e mediocre venditore con 10 anni di anzianità facevo il mio onesto lavoro ma senza eccellere troppo: mmmhh, c'era sotto qualcosa.
"Andiamo con la mia macchina, ti devo parlare di come sto impostando la trattativa..." ed eccomi qui a fumare in mezzo allo smog aspettando che fra le auto che scorrono a passo d'uomo appaia... che macchina ha? non mi ricordo più.
Altro lampo: uno sfarfallare di fari mi segnalava l'arrivo della mia collega. Aprendo lo sportello mi venne un paragone squallido: sono come una puttana qualsiasi che viene rimorchiata nei peggiori viali della città. In fondo oggi sono io a rimorchio: dovrò fare come dice lei. Vabbè, facciamo in fretta, pensai buttando la sigaretta ancora a metà.
"Ciao!", mi sorrise e partì rombando. Carino da parte sua non investirmi subito con questioni commerciali e avermi chiesto come sto. "Bene grazie...", Decisi di giocare un pò azzardando un complimento: "Sei elegante oggi... è per il cliente o per me?" Lei si girò e... "il cliente è un ingegnere vecchio stampo, sulla sessantina; dubito che possa fare colpo..." e la pausa successiva mi lasciò libero di completare a piacere la frase. "Allora è per me." stavo per dire, ma Clara mi anticipò con un "...anche tu stai molto bene con quella cravatta".
Chissà perchè questo scambio di battute ebbe il potere di sciogliere la mia inquietudine abbassando le barriere che inconsciamente avevo alzato. Ok pensai, in fondo è brava, ci sa fare, magari oggi imparo anche qualcosa.
Man mano che Clara iniziò a introdurmi allo scenario commerciale della trattativa, la sua voce sfumava sullo sfondo sovrapponendosi alla musica della radio. Io guardavo fuori dal finestrino il paesaggio che sfrecciava cambiando rapidamente.
Ci stavamo avvicinando alle montagne e le cime innevate cominciarono a spiccare sullo sfondo. Era una bellissima giornata di sole e mi allungai sprofondando nel sedile: intendevo godermi questa gita nel modo più rilassante possibile.
Dal finestrino il mio sguardo tornò a concentrarsi su Clara. Avevo afferrato l'ultima frase che parlava di possibili interferenze della concorrenza e le diedi un mio parere improvvisato. Evidentemente lo considerò azzeccato, perchè riprese a inondarmi di parole che io ritornai a spingere sullo sfondo del mio cervello sentendole senza ascoltare. Non so bene perchè, ma provavo un sottile piacere nel continuare a non ascoltarla e nello stesso tempo a investigare l'effetto che mi faceva il suo aspetto: il tailleurino nocciola le stava proprio bene!
La gonna era corta e aderente al punto giusto da suscitare un'ardente curiosità sulle forme che nascondeva, mentre l'effetto sexy delle calze nere era aumentato dallo stivale altrettanto nero e aggressivo. I capelli biondi si adagiavano sulle spalle in modo molto naturale rendendo piacevole il modo in cui scuoteva o inclinava la testa. Gli occhiali da sole poi nascondevano gli occhi e rendevano il tutto più intenso e misterioso. Qual'era dunque questo effetto? curiosità?, desiderio?, sorpresa? Sicuramente non l'avevo mai guardata con questi occhi ed era una sensazione tutta nuova, che sarebbe stato proprio un peccato disperdere in quel momento.
L'incontro col cliente andò molto bene: Clara condusse il gioco da par suo e il vecchio ingegnere non ebbe difficoltà a firmare il contratto. Mi sono sempre chiesto se le donne sappiano vendere meglio degli uomini e quando il cliente è un uomo indubbiamente il loro bell'effetto lo fanno sempre. Uscendo Clara era entusiasta e non finiva di ringraziarmi per il mio apporto determinante a suo dire nel momento più critico, quando una mia risposta contribuì a fugare i dubbi residui sulla fattibilità tecnica della nostra soluzione. "Dobbiamo festeggiare! adesso ti porto al ristorante..." Dopo pochi chilometri l'auto si inerpicava sulle strette vie del paesino limitrofo, le montagne innevate e brillanti sotto il sole sempre sullo sfondo. In fondo ero contento.
Trovammo un delizioso ristorante, e in una sala indondata dalla luce del sole mi trovai a chiacchierare con Clara di tutto tranne che di lavoro: ora sì che l'ascoltavo ed era un piacere scoprire che non era per niente quell'essere insensibile e pronto a tutto che i colleghi invidiosi dipingevano. Man mano che entravo in questa sorta di intimità con Clara, mi accorgevo che mi stavo dimenticando di ogni altra cosa.
Usciti dal ristorante e davanti all'auto, Clara, con in mano le chiavi invece di far scattare il telecomando guardò l'orologio e disse: "Ma... qualcuno forse ci impedisce di fare due passi?" Non che si aspettasse una mia risposta... E così la nostra chiacchierata continuò mentre camminavamo respirando forte l'aria fredda e lo sguardo spaziava sui campi innevati in fondo alla valle. In un punto il marciapiede era coperto da un piccolo strato di ghiaccio e Clara con i suoi stivaloni tacchi a spillo si appoggiò un attimo a me per non scivolare. Il suo braccio si insinuò sotto il mio in un movimento così naturale che non ci feci quasi caso. Solo dopo qualche secondo, quando il ghiaccio era ormai passato, mi resi conto che, anche se non ce n'era più alcun bisogno, stava continuando a stringersi al mio braccio. Mi lasciai andare totalmente a quel contatto stringendo a mia volta il suo braccio verso di me, senza farmi domande sui significati reconditi di quel gesto: stavo bene e mi stavo godendo la passeggiata!
Il contatto si sciolse solo al momento di risalire in auto, ma nessuno dei due si senti in dovere di commentare la cosa. Ora l'auto scendeva verso il fondo valle e per qualche minuto nessuno parlò. I campi innevati scorrevano ancora al di là dei finestrini e il sole si spostava di volta in volta in base alle curve del percorso accecandoci a vicenda. Clara si infilò gli occhiali da sole scuotendo un attimo la testa per spostare i capelli dagli occhi che volarono verso di me atterrando sulla sua spalla. La stavo guardando, pensando a qualcosa da dire quando, all'uscita da una curva, là in alto, in cima ad una rupe apparve un castello. Le mura e le torri brillavano al sole emergendo in mezzo alla coltre bianca che ricopriva la collina sottostante. Era decisamente stupendo e, prima che potessi parlare, sentii Clara che diceva "Bello vero? ci sono stata tanti anni fa...." e poi mi stupì per la seconda volta nella giornata, mentre girava il volante per imboccare una stradina laterale indicata da un cartello marrone: "...qualcuno ci impedisce di andarlo a rivedere???" "Oramai hai già deciso mi pare", ma il mio sorriso diceva in maniera eloquente che ero più che d'accordo.
Dopo un paio di chilometri ci trovammo in un parcheggio semi deserto e, lungo la stradina che saliva su per la collina, questa volta fui io che in maniera molto naturale infilai il mio braccio sotto il suo. Se anche solo uno dei colleghi ci avesse visto avrebbero avuto di che sparlare per mesi! Una volta pagato il biglietto ci trovammo all'interno delle mura di un piccolo castello medievale molto ben conservato e restaurato. Mentre lasciavamo le nostre impronte nel cortile pieno di neve seguendone il perimetro, mi accorsi del silenzio che regnava. Il rumore dei nostri passi risuonava all'interno dell'atrio dove un grande scalone in pietra conduceva in alto a un ballatoio affacciato sul cortile stesso. Una volta saliti poi, l'effetto degli stivaloni tacchi a spillo di Clara sulle tavole di legno del pavimento era ancora più imponente. Qualcosa di magico sembrava averci portato indietro nel tempo: nelle sale del castello gli arredi erano stati conservati o ripristinati, nella antica cucina le pentole annerite dal fumo erano appese sopra il gigantesco camino al centro della parete. Possibile che non ci fosse nessuno in giro? Nessuno di noi aveva ancora detto una parola, quando, fermandoci un attimo ad ascoltare il nostro respiro, udimmo risuonare dei passi che non erano i nostri. Qualche altro sparuto visitatore stava infilando la porta d'uscita. Mi usci di bocca un "caspita, bello!" ma fu come un sussurro, come se avessi avuto paura di turbare il silenzio.
Lungo un corridoio senza volerlo ci separammo: Clara si infilò in una porta alla sua sinistra e io proseguii. Quando udii i suoi passi fermarsi mi trovavo accanto ad una seconda porta che comunicava con la stessa stanza nella quale lei era entrata. Era la sala del trono. Immensa e luminosa, era piacevolmente affrescata in uno stile rustico, ma originale, sicuramente pregevole: una rappresentazione del signore inginocchiato davanti alla Vergine che teneva sotto il suo enorme manto un piccolo castello e tutta la famiglia padronale. Il mio sguardo scese dalle pareti verso il basso notando che al centro della parete corta, in cima a un paio di gradini, c'era un piccolo trono di pietra su cui.... era seduta Clara!. Aveva accavallato le gambe e guardava in alto gli affreschi con i gomiti appoggiati sui braccioli di quel seggio regale, mentre il sole le faceva brillare i capelli. Per sdrammatizzare quella visione mi venne da dire con enfasi: "Io, umile assistente, rendo omaggio alla Regina dei Funzionari Commerciali!!" L'eco del riso di Clara riempì tutta la sala. Poi torno il silenzio e mentre tutti e due ci stavamo godendo i colori delle pitture illuminate dal sole, accadde qualcosa.
Cosa poteva rompere un momento così magico, turbare un istante perfettamente armonico in cui due persone stanno apprezzando la bellezza nascosta del mondo? Un maledetto suono di un maledetto telefonino! Da circa un'ora non ne avevo più la percezione "fisica", avevo smesso di "sentire" la sua presenza attraverso la tasca, di palparmi per verificare che fosse al suo posto, l'avevo per così dire "dimenticato" e lui ha pensato bene di vendicarsi! Quell'osceno tìroriro, tìroriro, tìroriroriiii a ritmo di valzer ci fece prima sussultare, e poi giustamente tornare alla realtà. Era quello di Clara e il nome sul display non lasciava dubbi sulla necessità di rispondere: era il boss. Mi sorrise, si schiarì la voce e premette il pulsantino. Seduta su quel trono in quella sala affrescata, Clara raccontava disinvoltamente al capo come era andata la giornata e l'effetto era strepitoso. "Si, stiamo tornando.... Come? Sii, abbiamo mangiato bene, ... e speso tanto!!" L'eco di questa conversazione riempiva la sala. "Si, certo è stato fondamentale che ci fosse anche lui..." e capii che stavano parlando di me.
In quel momento Clara fece tre gesti la cui miscela accese in me come una miccia: nell'ordine, scosse la testa facendo ondeggiare i capelli, si tolse gli occhiali da sole e mi fece l'occhiolino. Era un cenno di approvazione e in un contesto diverso, che so, in ufficio sarebbe stato completamente normale, ma qui in quella sala principesca, seduta su quel trono da regina, la situazione era strana, eccitante, pazzesca. Era sexy da morire! Mi balenò l'immagine dello schiavo pronto a soddisfare i piaceri della sua signora. Mi avvicinai a Clara e appoggiai la mano sulla sua stringendola piano. Colsi nei suoi occhi un'espressione di sorpresa trattenuta dalla conversazione in corso. Ora stavano parlando di altri clienti e Clara si sforzava di mantenere un tono distaccato, mentre le mie dita le sfioravano la mano. Non so cosa mi guidasse in quel momento, non era un pensiero razionale, ma un istinto, una parte di me nascosta e imprevista che stava emergendo in mezzo a quei colori e a quella luce.
Girai dietro il trono. Ora lei non poteva vedermi, ma poteva sentire le mie mani che le carezzavano il collo scostandole i capelli. Per un attimo la sentii irrigidirsi, mentre le mie dita scivolavano sulle sue spalle scostando il colletto della camicetta, e scendendo piano sul davanti. Infilai le dita sotto le spalline del reggiseno accarezzando la pelle morbida. La mano libera dal telefono si sollevò dal bracciolo per afferrare le mie. "Ora mi dà uno schiaffo" pensai pronto a scusarmi con qualcosa del tipo "Era solo un massaggino per rilassarti un pò..." . Invece la sua mano mi afferrò, invitandomi a girare di nuovo attorno al trono. Clara non aveva troncato la conversazione, ma era chiaro che non ascoltava: "Si, certo, ovviamente, credo di si, non preoccuparti..." erano le parole che le uscivano, ma quando fui di nuovo davanti a lei mi accorsi che aveva gli occhi chiusi, persa nelle sensazioni che le stavo procurando. Aprì gli occhi e, sempre continuando a parlare al telefono, guidò la mia mano sopra la sua coscia e poi piano piano sotto l'orlo della gonna. Le mie dita avevano raggiunto il bordo delle autoreggenti quando mi resi conto che, se volevo continuare nella carezza proibita, avrei dovuto inginocchiarmi davanti a lei. In questo modo ero pericolosamente vicino al suo viso, mentre potevo sentire la voce del boss che dal microfono continuava a vomitare parole. Quando la mia mano era oramai arrivata ad accarezzare il culo, le appoggiai la bocca sul collo e Clara scostò i capelli con quel delizioso movimento della testa per offrirmi la pelle da baciare. Aspirai il suo profumo. Il tutto era sorprendentemente, dolcemente, inesorabilmente lento: quanti minuti erano passati? Dopo un'altra eternità passata a succhiarle e mordicchiarle il collo e il lobo dell'orecchio mi resi conto che Clara non parlava più: non mi ero accorto che aveva chiuso la telefonata e il maledetto arnese giaceva ora come appendice inerte della sua mano mollemente adagiata nell'abbandono. Sollevai il capo, la guardai negli occhi e sorrisi senza avere il coraggio di dire nulla. "Ma che ffai!?, sei impazzito??" mi disse sospirando, con un tono a metà strada fra lo stupito, il compiaciuto, e il malizioso.
Improvvisamente scattò come un fast forward: la lentezza di poco prima lasciò il posto a una brusca accelerazione: le nostre bocche si cercarono, si trovarono con violenza e mi ritrovai a succhiare la sua lingua nella mia bocca. Clara mi stringeva a sè mentre le mie mani iniziarono a frugarla dappertutto. Mi rialzai dalla mia scomoda posizione e la sporgenza nei miei pantaloni potè così rendere evidente l'eccitazione che aveva nascosto finora. Il telefono scivolò sul pavimento e le mani di Clara poterono così dedicarsi entrambe a verificare la bontà della mia erezione. Con foga abbassò la zip e infilò la mano per cercare di estrarre l'oggetto del suo desiderio: mordendosi le labbra lo impugnò, lo strinse forte e lo strofinò come pregustandolo. Alzai lo sguardo e vidi il nostro rilesso in una vetrina sulla parete di fronte: ero come un cortigiano, in piedi accanto al trono e dalla cerniera dei pantaloni del mio gessato blu-elegante sporgeva il cazzo ritto che la mia signora e padrona stava per prendere in bocca. Infatti subito Clara affondò sulla cappella ingoiandola tutta e risucchiando deliziosamente. Si scostò i capelli sistemandoli dietro le orecchie per lavorare meglio e prese subito un ritmo profondo e veloce. Ogni tanto lo estraeva e lo sbatteva contro la lingua quattro o cinque volte prima di ingoiarlo di nuovo. Era un pompino deciso, sfrontato, quasi violento, fra sospiri, mugolii e risucchi provocati dalla bocca di Clara che affondava sul mio uccello. Quel suo guardarmi dritto negli occhi mentre si strofinava e sbatteva la cappella sul viso e sul collo lasciando su di sè un'umida traccia della mia voglia era un modo per dirmi "l'hai voluto tu, mi hai provocato, adesso ti faccio vedere io che so fare...".
Poi, nel pieno dell'azione Clara si staccò e si alzò dal suo seggio. Con decisione mi fece capire che ora dovevo sedermi io e continuare a sottostare ai suoi voleri. Feci il cenno di slacciarmi la cintura per liberarmi dei pantaloni, ma mi fermò. Dovevo continuare ad essere uno strumento, solo il cazzo fuori dai pantaloni e nessun altro centimetro di pelle. Nessuna carezza, nessuna dolcezza, ma il puro sesso da lei dominato e goduto. Così seduto l'uccello svettava ancora più ritto e lucido verso l'alto e Clara si inginocchiò davanti a me per continuare quell'opera sublime con la sua bocca. Accovacciata nei suoi stivaloni alternava con decisione rapidi movimenti con la mano a deliziose leccate lungo l'asta giù giù fino alle palle e mentre la guardavo non riuscivo a fare nessun altro movimento. Mi godevo il lunghissimo pompino assaporando ogni sensazione provocata dalla sua bocca e dal suo sguardo, desiderando che non finisse mai.
Ora Clara si era alzata, in piedi davanti a me con i capelli tutti scompigliati mi guardava negli occhi pensando alla prossima mossa... Lentamente si afferrò l'orlo della gonna e lo tirò verso l'alto scoprendo le cosce. Calze autoreggenti e slippino brasiliano nero si accarezzò i fianchi mentre si girava per mostrarsi meglio. Aveva decisamente un bel culo, snello e morbido. Allargò un pochino le gambe e si sistemò la gonna in modo che non cadesse. Poi si preparò a salire sopra di me, scostando le mutandine per mostrami quanto il suo sesso fosse pronto a ricevermi. Impugnando l'uccello si accovacciò sopra di me guidandoselo verso la fessura. Poi affondò verso il basso e in un solo colpo la penetrai fino in fondo. Era calda, e scivolavo già che era un piacere nella sua figa bagnata di voglia. Appoggiando i piedi sul seggio aumentò il ritmo della penetrazione: mi stava scopando, mi stava possedendo! Affondai le mie mani nelle sue chiappe allargandole per sentirla scivolare meglio e arrivare a sbatterle il cazzo fino in fondo. Ora il ritmo era velocissimo e intenso. Le mie mani accompagnavano i suoi fianchi nella stupenda cavalcata e i nostri sessi si fondevano e sbattevano con un rumore di schiocco selvaggio.
Sto scopando da dio, mi venne da pensare, neanche un attimo di cedimento, solo pura concentrazione sul piacere dei nostri due sessi intrecciati. La stavo facendo godere: la sentivo contrarsi e respirare sempre più velocemente, finchè avvertii distintamente un piccolo lago inondarmi il cazzo e regalarmi un segno tangibile del suo orgasmo.
Ma la mia padrona magnanima non volle negare che anch'io prendessi il mio piacere: si sfilò l'uccello, mi fece alzare e appoggiò una gamba sul sedile facendomi capire che lo voleva sentire da dietro. Ancora nessuna parola aveva accompagnato la nostra selvaggia esplosione dei sensi, e ora Clara disse solo semplicemente, torbidamente un "Dai..." . Le afferrai i fianchi affondando le mani e appoggiando la cappella sul solco allargandolo ancora di più. Di nuovo affondai nella figa morbida e ancora allagata dal suo succo delizioso. Stavolta ero io a ritmare la penetrazione, potente, deciso, verso il mio piacere. Accelerai in maniera costante sbattendola sempre più forte finchè piano piano sentii salire dal basso il flusso del mio orgasmo. Mi godetti lentamente ogni attimo fino ad estrarre al momento giusto il cazzo per pilotare lo schizzo violento sul delizioso culo di Clara e strofinarglielo lentamente addosso, spalmandole il liquido cremoso su tutte le chiappe.
Una volta ricomposti e usciti dal castello, fino alla macchina e poi in autostrada... per tutto questo tempo nessuno disse nulla. Ogni tanto i nostri sguardi e i nostri sorrisi si incrociavano, ma nulla di più. Non era imbarazzo, ma forse era come se temessimo entrambi che le parole avrebbero avuto il potere di risvegliarci da quella specie di sogno. Eppure le macchie del piacere di Clara sui miei pantaloni erano reali! Poi, di colpo guardandoci ancora una volta entrambi scoppiammo a ridere. Una risata liberatoria che ci accompagnò ancora per un pezzo di strada. Poi Clara appoggio la mano sulla mia e mi disse: "Da anni nessun uomo mi faceva godere in questo modo, fino a farmi venire, sai? Grazie." Le sorrisi: "Per le prossime trattative puoi sempre contare sui miei servigi.... mia Signora!"
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17 years ago
littleoverzero,
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Moglia troia
tutto e incominciato 15 anni fa mia moglie aveva 26anni ed io 38. in quel tempo a casa mia v eniva a stare mio zio 65enne ogni volta che veniva dalla germania mangiava e dormiva.mia moglie era un periodo di tempo che voleva sempre scopare mi propose di fare sesso con mio zio tutti e tre insieme io subito risposi di no e la cosa fini la.premetto che io vado a lavoro alle 5 del mattino e la cosa mi dava fastidio che mia moglie rimanesse sola con mio zio cosi misi una telecamera nascosta.quella troia appena uscivo si infilava nel letto di mio zio e scopava come una zoccola dal pompino con lingoio all inculata e il bello che la tresca andava avanti da molto tempo.quando son rientrato ho proposto di fare lamore in tre e stata emozionante vedere mia moglie fare la troia
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17 years ago
admin, 75
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Al mare, nostalgia
Erano gli ultimi giorni d’estate per me. Di mare, voglio dire. Al solito, me ne andavo in spiaggia quasi tutto il giorno. E’ che me ne voglio stare tranquillo, faccio fuori e dentro dall’acqua così non sento caldo. In particolare, me ne andavo e vado tutt’ora, più che per le spiagge, in certi posti proprio sull’acqua, tra gli scogli o in esili spiaggette, dove non va nessuno, o meglio dove nessuno può romperti e viceversa.
Mi sono costruito giorno per giorno una specie di tettoia per coprirmi dal sole la testa, per studiare durante il giorno, ripararmi quando ho bisogno ecc. ecc. Mi butto sulla spiaggia nudo irraggiungibile da chiunque, poi nell’acqua, sensazione meravigliosa, se ci tenete, insomma un piccolo paradiso a saperci fare caso.
Al solito, uno di quei giorni, me ne andai su una fettina di spiaggia, oltre le ferrovie, al limitare di certi scogli in una piccola baia.
Avvicinandomi mi accorsi di una barca ancorata, abbastanza grande, tutta blu lucente.
Me ne andai al mio solito posto, incuriosito, a dire il vero.
Con una certa delusione mi accorsi che da quelle parti si era sistemata una coppietta, sicuramente i proprietari della barca. Questo significava: costume, riservatezza e rispetto. Mi consolai dicendo che fosse solo per quella volta.
Figurarsi se ce l’avevo con loro!
Prima di stendermi me ne andai in cerca di canne, rami secchi e quant’altro per consolidare la mia capannetta.
Arrivai vicino a loro. Eravamo noi tre. Fu inevitabile che si attaccasse discorso.
La coppietta, se ne andava lungo tutto il mare dal Ancona fino in Calabria con la loro barca. Si parlò del più e del meno, di lavoro, politica etante altre cose.
Il giorno dopo, vi tornai. Erano di nuovo lì. Il marito mi prese come compagno di svaghi, mi portò fino alla loro barca, veramente bella, mi portava birre e gassose. Per passare il tempo era sempre lì che mi parlava della sua gioventù dei suoi commerci, delle sue donne, delle orette che faceva di nascosto dalla moglie. A dirvi il vero non me ne fregava molto, in quanto il mio unico pensiero era di farmi un giretto con quella barca. L’unica cosa che veramente mi dava fastidio era il modo assurdo in cui mi parlava della moglie, donna veramente adorabile, prendendola in giro, e disprezzandola senza motivo.
Quello era il brutto. Perché doveva disprezzarla in quel modo davanti a me, ma soprattutto con cattiveria e, questo conta di più, lei era lì che soffriva e lo trattava bene, ed era una bellissima donna tra l’altro.
Quanto sentii questo, anche se una vocina mi diceva: “fatti i fatti tuoi” oppure, “pensa a riposarti, lascia perdere” “non pensare alle donne” ecc. ecc. non ci fu nulla da fare, decisi che la volevo, per farla felice probabilmente, non lo so neanche io, glielo avevo letto negli occhi, quant’era trascurata.
Nei giorni successivi, non mi fu difficile crearmi un ascendente su di lei, che si trasformò in una complicità molto fine, molto silenziosa, tra le righe insomma. Intanto grazie a lei, già mi ero fatto il mio giretto in barca.
Proprio la prima volta che ce ne andammo in barca, in alto mare, la mia dolce signora, si mise davanti sul ponte di legno solo con una specie di costume perizoma. Soltanto un esile triangolino dove serve.
Io invece vicino al volante del timone a sentirmi il marito che mi dava lezioni di navigazione. Però sapevo che lei aveva fatto tutto questo per me, ed ora voleva eccitarmi. C’era proprio riuscita.
Ci guardavamo e basta.
Il giorno successivo e quello dopo ancora, prese l’abitudine di prendere il sole davanti a me, oltre alle ovvie ragioni di spazio. Naturalmente in quella dolce nudità.
Da una parte, le leggevo la voglia che aveva addosso, da una parte quella sofferenza quasi remissiva che quel rapporto le aveva causato.
Pensavo a quanto la desideravo. E poi era così bella, siete coscienti di questa parola?, e le parlavo solo con i miei pensieri mentre mi si mostrava, e le dicevo pure che non doveva farsi trattare così dal marito, con tutte le parole che mi venivano in mente. Non avevo la possibilità di parlarne, ne tanto meno il coraggio di fare un passo che mi pareva comunque troppo azzardato.
Non osavo dirglielo perché non sapevo quanto andare in profondità, ma la us situazione era lampante per tutti. Tra l’altro, il marito andava solo con le prostitute insieme ai suoi amici, e se ne vantava con me, a dimostrazione che a palle stava a zero. Tutti sono capaci. Guarda la moglie, invece, che mi aveva conquistato con un battito di ciglia, e che invece poteva veramente permettersi di tutto, probabilmente lo faceva pure. Roba che se il marito fosse andato davanti ad una ragazza, gli si intoppava la lingua in bocca e se gli andava bene quella gli ammollava al minimo una sberla. Comunque!
Venne l’ultimo giorno per loro, che dovevano proseguire il loro solito viaggio.
Nel primo pomeriggio il marito partì in barca per andare ad una vicina città per caricarsi il vino che si dovevano portare a casa. La mia dolce signora, non voleva andare, e fece qualche finto capriccetto e diceva che voleva prendersi il sole. Quella sera penso che andavano in albergo a dormire.
Insomma costrinse il marito a tornare più tardi per riprenderla.
Da parte mia, la situazione mi si era già chiarita.
Me ne andai proprio al confine tra acque e spiaggetta da dove si videva la barca allontanarsi, mentre salutavamo. La signora se ne stava al suo posto una decina di metri da me. Pensavo: “questa è la tua ultima occasione”.
Cercavo di farmi coraggio, in un certo senso. Prima che mi alzassi io lo fece lei. Quindi rimasi a guardarla. Venne proprio vicino a me. Ci mettemmo a parlare. Cercai di cacciare tutto l’umorismo possibile per farla ridere. Era un po’ la cosa più bella. Mi bastava vederla ridere. Che poi era vederla felice. Da parte mia, mi ero scordato pure i vari intenti amorosi.
Figurarsi!
Il bello però venne dopo. Io mi ero appoggiato un po’ sulla sinistra per vederla bene. Lei quasi di fronte a me, un po’ alla mia destra.
Mentre parlavamo, con non curanza si slacciò la parte di sopra del costume, e mi sbatté in faccia le sue tette.
Sentii subito il cazzo che mi pulsava. Lei se ne accertò credo, quasi subito, con uno sguardo, ma continuammo lo stesso a parlare. Non erano tanto quelle tette o la sua linea, ma quel gesto, così volgare ma allo stesso tempo sicuro e disinibito che mi avevano fatto partire la testa.
Parlando mi strinsi un po’ a lei. La mia bella mi lasciò fare, poiché credo se ne fosse accorta.
Volevo baciarla. Non capivo perché fosse così difficile con lei.
Intanto prendemmo a giocare con i sassi della spiaggia e ce ne andammo all’ombra degli scogli.
Ci ritrovammo spalla a spalla. Finalmente, mi feci coraggio, mi voltai per baciarla, magari farci all’amore…
Lei però si tirò indietro sui gomiti, con i seni distesi su di lei. La segui anch’io. “cazzo!” pensai, “c’ero quasi riuscito!”.
Il cazzo lo avevo dovuto tirare di lato per quanto ero nelle sue grinfie..
Lei si rimise quasi seduta e me la guardavo. Poi, avvenne il fatto scatenante.
Mi guardò, con una faccia mista di sensualità angelica e di porcaggine completa. Quello sguardo mi fulminò. Stavo per lanciarmi all’assalto.
In quel silenzio d’attesa, non me ne diede il tempo. Ci mettemmo in un piccola lotta, come di gioco. Mise le sue mani sui bordi del costume e me lo tolse, per gioco e per davvero. La testa l’avevo proprio persa, ormai. La aiutai inarcandomi in alto, come se facessi finta di continuare a giocare. Si ritrovò il mio coso sbattuto sul suo musetto. Lo guardò solo un attimo. Poi si avvicinò! Credevo me ne venissi in quel momento…
Quella lentezza nell’avvicinarsi, mi accresceva talmente la voglia che mi si induriva al solo pensare quello che stava per succedere. Pose la sua lingua alla base del cazzo e me la tirò su fino alla cappella. Poi tornò a guardarmi negli occhi, mentre mi teneva il cazzo dalla base. Me lo guardò ancora. Poi tornò a succhiare, con dolcezza, e con maestria.
Vincendo le mie forze le allontanai la testa poiché non potevamo finire subito. Toglierle quel triangolino di stoffa tra le gambe, fu un attimo.
Sul fianco iniziammo a giocare con le labbra, le infilai due dita in bocca con dolcezza, vicino alla lingua, ma eravamo in fiamme.
Lei mi toccava con dolcezza. Eravamo troppo meravigliati l’uno dell’altro.
Le mie mani presero a muoversi su di lei. Lei aveva un po’ le gambe aperte. Mi immaginavo il succo che la bagnava. Staccai la mano dalla sua schiena e la feci scivolare silenziosa su di me. Poi la posai sulla sua fica, cogliendola alla sprovvista, toccando il suo clitoride. Gemette pazzescamente e mi disse che ero pazzo. Di certo non si aspettava una mano sulla fica così improvvisa. Non demordetti e le infilai due dita e tirai verso l’alto per farla godere. Raccogliendo le sue forze provò a smanettarmi. Dovetti chiederle di far piano perché mi faceva male quasi, per la foga. Lei era bellissima in quell’estasi. Poi la baciai sul collo e le dicevo che mi piaceva da morire. E gli strinsi in una morsa delicata il pollice sul clitoride e il dito medio ficcato nel suo buco, e le muovevo. Mugolava. “lo voglio dentro” mi disse. Tra me e me, le dissi che doveva soffrire ancora un po’!
Le scivolai dietro. La misi in ginocchio con la faccia sulle pietre. Le strofinavo la fichetta col cazzo e gli davo sui capezzoli e di tanto in tanto coi baci sulla schiena. Ormai, lo voleva dentro.
L’accontentai, perché anch’io non resistevo.
Scivolare su quel succo caldo, in quella fica così dolce!
Divenni pazzo di lei, quando guardai la sua faccia che godeva, la bocca che mugolava, gli occhi aperti a metà, capovolti un pochino. Gli occhi mi si erano appannati, di sudore. Con quello si che si scivolava.
Cambiammo qualche posizione. Si sbatté la mano sul clitoride. Ci misi pure la mia. Insieme era troppo bello, giocare con le dita avvinghiate, l’uno con l’altra. Quando venne volle che le spingessi il cazzo “più dentro” diceva e con una mano mi tratteneva, non mi faceva andare indietro e mi attirava dentro di lei dicendo di spingere.
Lasciò il clitoride, sentii la fica che si allargava, e l’orgasmo che la devastava.
Uscii da lei. Lei comprese quello che volevo.
Mi guardò e mi disse che ora mi avrebbe reso pan per focaccia. Si spinse i capelli di lato con la mano e giocammo con la sua bocca, tutti e due. Poi il mio succo bianco lo vidi nella sua bocca aperta, ai lati della lingua.
Che dire infine? E’ stato fantastico…forse è durato poco…comunque, da pazzi!!!
Ciao a tutti della comunità!
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17 years ago
rico819,
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La mia dolce troia
Tutto comincio circa 3 anni fà, io sono Ercole di 44 anni e la mia dolce metà si chiama Chiara ed ha 40 anni, prima di raccontare l'accaduto devo tornare indietro di circa 20 anni quando io e Chiara ci siamo sposati. In quel periodo Chiara era una ragazza che frequentava i gruppi di Azione Cattolica e quindi i week end lei andava sempre a riunioni o campi scuola, (devo dire che di positivo c'era che la sua preparazione cattolica praticante aveva fatto in modo che er avergine fino al monìmento che non ha conosciuto me) per circa 15 anni la nostra vita sessuale era basata sempre su cose non proibite dalla religone cattolica, ma piano piano con molto sudore ho iniziato a far capire a Chiara che ci sono tante cose belle da fare in coppia. Una sera con la scusa di vedere un film in videocassetta siamo andati in videoteca e nel self-service posto al di fuori abbiamo preso un filmetto che doveva essere una commedia divertente, con il fatto che con lo stesso titolo ma un pò modificato c'era anche in versione porno senza farmi accorgere ho preso il secondo. Dopo aver mangiato e messo a letto i figli ci siamo seduti nel divano di sala e abbiamo iniziato a guardare il film, lo stupore di Chiara e il suo imbarazzo si notarono subito dalle prime immagini, ma visto che l'aveva scelto lei non mi trattò male come di solito fà quando io inizio un discorso o cerco di far vedere a lei foto porno. Io subito ho preso la palla al balzo e ho incitato Chiara a vedere il film visto che l'avevamo preso e non avevamo altro da vedere in alternativa, offrendogli un bicchiere di vino bianco fresco che avevamo nel tavolino. Durante la visione vedevo che lei ogni tanto si toccava sotto la gonna, io la stringevo a me, mentre con la mia mano prendevo la sua e la portavo sul mio membro, lei a capito la mia voglia e non riconoscendola ha iniziato a fare le stesse scene che stavamo vedendo, con molta grazia ed abilità mi ha preso il cazzo e se le messo tutto in bocca facendomi un succulento pompino che si è concluso con un maestrale ingoio, stupito da questa prova di professionalità mi alzo sconvolto e diciamolo molto incazzato (perchè in 15 anni di matrimonio nemmeno un bacino sul cazzo mi aveva dato dicendo che lei certe cose non le faceva, ora mi domandavo come in 2 minuti di video aveva capito tutto sul pompino) e gli domando doveva aveva imparato questa pratica, lei arrossendo e iniziando a piangere mi confida che da circa 5 anni è l'amante del suo capo ufficio (che non è altro un vecchio amico e ex fidanzato) e che con lui fà anche altre pratiche erotiche, ma voleva mantenere questo segreto perchè mi amava e non voleva far soffrire i nostri figli. Io stupito della sua rilvelazione e immutolito per 5 minuti ho riflettuto sull'accaduto e senza gridare ho detto candidamente a mia moglie che se proprio doveva andare a letto con il suo capo ufficio nè traesse il massimo beneficio oltre che sessuale anche economico e di carriera, lei alloara offesa (di cosa non sò) mi rispose con voce alterata che lei non era una troia e che certe cose non le avrebbe ami fatte. Oggi dopo 5 anni mia moglie ha avuto già due volte un aumeto di livello (che le colleghe non capiscono come abbia fatto) e di conseguenza un aumento di stipendio rilevante con annessi regali in oro e diamanti. Io sono un felice cornuto con una dolce troia accanto e una soddisfacente vita sessuale in quanto qualche sera posseggo Chiara ciìon ancora la sborra tra le cosce del suo amante.
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17 years ago
bilgia,
40/40
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A roma
sono a Roma per lavoro, due sere fa ero a cena con persone nuove e alla fine della serata una coppia mi ha proposto di riaccompagnarmi in albergo...ho accettato volentieri poichè avevo bevuto un pochino ed era tardi per prendere un taxi..mi sono accomodata dietro con la lei e mentre si parlava, ha incominciato a toccarmi le cosce, poi i seni che hanno accettato le carezze indurendo i capezzoli.....presa dal piacere e dall'alcool ho allargato le gambe e mentre lui guardava dallo specchietto, lei ha incominciato a toccarmi la fica con la mano bagnata di saliva....la mia fica si è allargata subito e umida di piacere si è lasciata penetrare da quelle dita vogliose....lui ha incominciato a dire alla compagna" leccala, leccala........ha incominciato a penetrarmi con la lingua come un cazzo pronto a scoparmi.... arrivati in un posto isolato lui ha fermato la macchina abbastanza grande e ha aperto lo sportello..ero sdraiata sul sedile posteriore con le cosce larghe...mi ha infilato il suo cazzo duro in bocca mentre lei mi scopava con due dita in fica ed uno in culo ero tutta bagnata e succhiavo il cazzo con voracità...lei si alza e viene sopra di me per farsi succhiare la fica ..e succhiarmela...mmmmm che 69 di fiche bagnate....mi alza le gambe e dice.." dai il culo è largo ..inculala mentre mi viene in bocca...il compagno mi infila il cazzo nel culo con una botta sola...sbattendo le sue palle sui miei glutei fradici.....un urlo di piacere soffoca sulla fica di lei...che mi viene in bocca con gemiti di piacere.........lui sfila il cazzo dal culo e lo sbatte in fica facendo su e giù tra culo e fica..............ero larghissima non sapevo più dove lo stavo prendendo...........ma godevo da impazzire......sono venuta con il culo e la fica contemporaneamente mentre lui mi schizzava la sua sborra calda in faccia e lei la leccav.......................serata indimenticabile
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17 years ago
admin, 75
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Bagno pubblico
Ciao a tutti/e; ho sempre desiderato vedere mia moglie fare dei pompini ad altri uomini,ma sino a ieri non ne era mai capitata l'occasione!Siccome mentre facciamo l'amore le dico sempre che vorrei vederla con un altro cazzo in bocca, ieri mi ha chiesto se lo desideravo veramente:le risposi di si e lei mi disse che dovevo pensare a organizzare qualcosa!In quel mentre mi sono ricordato che in un bar frequentato giorni prima,c'erano due bagni pubblici concomitanti,con due buchi nella parete!Portai mia moglie in quel bar,andai nel bagno e scrissi in un muro di infilare i cazzi nei buchi per un pompino gratuito.Relazionai il tutto a mia moglie, contenta di soddisfarmi, senza essere vista dagli altri:entrammo nel bagno e dopo 5 minuti apparve il primo cazzo;mia moglie comincio' a succhiarlo con gusto,facendo anche roteare la lingua sulla cappella e poco dopo si fece sborrare in bocca,leccando avidamente!Pensavo volesse andare via,ma mi chiese di rimanere:nel mentre comparvero due cazzi dai buchi e mia moglie inizio' a sbocchinarli a turno:vedevo la sua bocca ingoiare quei cazzi;era meraviglioso,soprattutto quando li faceva venire:fiotti di sborra le riempivano la bocca e lei era entusiasta!Siamo stati in quel bagno 30 minuti e lei per accontentarmi si era fatta sborrare in bocca da 19 cazzi,ingoiando con piacere tutto quel nettare!Prossimamente le chiedero' di farsi sbattere da piu' uomini contemporaneamente,anche nel culo:a lei piace farsi inculare da me,ma io voglio vedere altri cazzi sfondarle l'ano,magari mentre altri membri le inondano il viso di sperma caldo.
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17 years ago
admin, 75
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La mia prima volta in club
Buonasera a tutti coloro che leggeranno questo mio racconto di una storia veramente accaduta nell'estate del 2000,in quel anno nella ditta dove prima lavoravo avevo avanzato alcuni giorni di ferie dall'anno precedente,quindi sono quasi stato costretto a doverle fare fuori dai miei programmi estivi,quindi piuttosto che perderle visto anche il periodo quasi fine giugno,decisi di prendermi una settimana di meritato riposo,che fare?dove andare?.
I miei fortunatamente quell'anno avevano deciso di fare tutta la stagione in campeggio al CAvallino di Venezia,cosi' ne approfittai e andai per tutta la settimana al mare in campeggio.
Mi ritovai da solo tutta la settimana,ma per fortuna durante la giornata non mi annoiavo,infatti in spiaggia durante il giorno partecipavo a diverse partite di beach volley, la sera invece prendevo la macchina e andavo a jesolo a farmi un giro,fu proprio una delle prime sere della settimane che svoltando per una via per evitare il traffico mi trovai per caso apassare davanti ad un club prive' preso dalla curiosita'mi fermai,ed entrai il prezzo era davvero alto per un single ma ormai la mia curiosita'era tanta ed anche l'eccitazione di poter vedere coppie che si scambiavano era diventata troppo forte.
Pagai il prezzo del biglietto ed entrtai,all'inizio mi sembrava una discoteca normalissima c'erano alcune coppie sedute sui divanetti,che si facevano gli affari propri,io mi diressi verso il bar e presi da beree andai a sedermi su un divanetto rivolto proprio verso il centro pista da dove si poteva veramente vedere tutto quello che sarebbe successo negli altri divanetti,mentr sorseggiavo la mia bibita vedevo che c'era una coppia che mi fissava e sempre guardandomi parlavano tra di loro,io pensai che forse avevo qualcosa addosso che non era consono con la serata,oppure ero vestito troppo appariscente (indossavo una maglia bianca attillata e un pantalone a pinocchietto sempre bianco di prada con un ovviamente infradito,d'estate il mio colore preferito perche' mi risalta troppo la mia abbronzatura).
questa signora veramente bella,con un fisico tenuto benissimo,mora,comincio a ballare sopra la pedana che era al centro pista,prima guardava il marito e poi si girava verso di me,ormai i suoi movimenti cominciavano ad eccitarmi lei si muoveva con un ritmo e una carica erotica impressionante,da li a poco comincio a spogliarsi io la guardavo sempre con piu' interesse,lei in quel momento mi fece cenno di raggiungerla sopra la pedana,io non aspettandomi quel gesto le feci cenno che non volevo,lei comunque continuo'la sua danza e spogliandosi rimase solamente in perizoma e credetemi era veramente fantastica,mi riguardo' e mi rifece il cenno di raggiungerla,a quel punto non potevo piu' rifiutare e salii sopra quella pedana,la signora comincio'dapprima a ballare estrusciarsi davanti a me,allora vedendo che ero un po' titubante perche' era la mia prima volta mi disse di lasciarmi andare,a quel punto comiciai a ballare sempre piu' attaccato al suo corpo che ripeto era fantastico,ad un certo punto lei mi mise le mani sotto la mia maglia e massaggiandomi il petto mi eccito' ancora di piu',mi disse che avrebbe voluto spogliarmi io risposi di fare pure,lei comincio con il toglirmi la maglia e restando a petto nudo avvicino' la sua bocca alla mia le ns linghe si incrociavano a meraviglia,pian piano con la bocca cominciava a scendere passava la sua lingua sopra i miei capezzoli,ando' piu' in basso con le mani cominciava a strofinarsi sopra il mio cazzo che era di marmo mi sbottono' i pantaloni e mi lascio' in mutande,questa scena la stavo vivendo di prima persona davanti a tutti non provavo vergogna,ad un certo punto mi abbasso' anche le mutande e rimasi completamente nudo con li cazzo rivolto verso la sua faccia,davanti anche a suo marito che era seduto sul divanetto a guardarsi lo spettacolo,lei comincio' a massaggiarlo dall'alto verso il basso finche' con la lingua che era un fuoco,la passava su tutta l'asta.
Quel pompino che mi stava facendo era qualcosa di veramente grandioso la sua bocca era calda come il fuoco,ad un certo punto mi disse di distendermi e si mise sopra di me a 69,avevo la sua fica davanti all mia bocca che emanava un profumo buonissimo incominciai apassare la mia lingua in quelle labbra bagniatissime e le tintillavo il clitoride che era diventato anch'esso duro,aveva sempre il mio cazzo durissimo nella sua mano e lo muoveva che era una meraviglia si giro' verso di me dicendomi di continuare a leccarla che stava impazzendo,ad un certo punto vidi che inarco di piu' il suo culo verso il mio viso,ormai la penetravo con la lingua mi sentii colare il suo liquido nella mia bocca era buonissimo,una volta venuta comincio' asucchiarmi ed insalivare tutto il mio cazzo pompava da dio,non resistevo piu' ancora un po' di su e giu' e le rovesciai in bocca tutta la sborra che avevo accumulato e doveva essere tanta perche' non riusci a trattenerla tutta in bocca e vedevo che alcune gocce scivolavano sopra il mio cazzo,in quel momento si rivolto' verso di me dicendomi se poteva continuare a leccarmelo io gli risposi di si e continuo'a leccare ed ingoiare tutto le sperma che le avevo dato,ad un certo punto sentii degli applausi ed era il marito insieme ad altre coppie che si erano visti il nostro spettacolo improvvisato,io e la signora ci recammo nei bagni per darci una pulita e sopratutto una bella rinfrescata,e quando tornammo io andai a sedermi nel mio divanetto,la signora mi fece cenno di raggiungerli nel proprio tavolo,accettai e andai a sedermi vicino a lei,cominciando a presentarmi alle altre persone,parlando del piu' e del meno suo marito si rivolse a me dicendomi che avevamo fatto un bellissimo spettacolo e che si era eccitato molto nel guardarci,spronandomi a ritoccare sua moglie .
il resto al prossimo [email protected]
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17 years ago
bamboo2575, 35
Last visit: 13 years ago -
Pensiero perverso
Chi sono io?---- Scrivo storie. Di persone, vere o false, immaginarie o reali, o forse solo ispirate da fatti visti nella vita di tutti i giorni, come se tutti noi nascondessimo qualcosa di segreto e perverso. Una perversione a cui non possiamo dire di no.
La storia incomincia….eravamo entrambi giovani, con tutta la vita davanti. Entrambi poco esperti nel mondo del sesso e tutto ciò che esso si portava appresso. Molte scoperte le facemmo assieme, altre ognun per sé. All'inizio fui io il “motore”, finchè anche lei non cominciò a lasciarsi andare, così che lei potesse esaudire le proprie voglie e soddisfare le proprie voglie.
Mi piaceva fare sesso con lei, ci metteva passione, ci metteva se stessa. E non c'era soddisfazione più grande per me nel vedere il suo dolce viso trasfigurato dal piacere e dal godimento. Un piacere che ero io a farle provare. Non ero io a dover godere. Il mio piacere era veder lei provar piacere.
Eravamo entrambi studenti e, con sua mamma lavorante, avevamo spesso la casa libera solo per noi. Un piccolo nido dove piaceva stare. Ely, il suo nome.
Avevamo da poco finito di fare l'amore, giacendo abbracciati e vicini, esausti e soddisfatti, nel grande letto a due piazze. Era estate, ed entrambi giacevamo nudi. Io la osservavo, ne osservavo il corpo mentre l'accarezzo dolcemente, lentamente, cullandola.
Poi l'idea, come un lampo nella notte.
“tesoro... potresti depilarti tutta, almeno una volta? così dissi, spuntando dal nulla. Lei mi guardò sorpresa,poi incuriosita.“tutta? dici sul serio?
“certo, senza più neanche un pelo, tranne i capelli.” ci guardavamo, seri, l'espressione di lei incuriosita.
“beh, non l'ho mai fatto.. ma se vuoi proviamo”
“proviamo?” c'era qualcosa, nel suo sguardo che mi incuriosiva.
“si. È da quando sono piccola che ho sempre avuto i peli li. Perchè non me li togli tu?” soddisfatto, entusiasta come un bambino, accettai e inizia a sistemare tutto. La feci salire su un tavolo, sistemando due sedie di lato in modo che potesse tenere le gambe aperte senza star troppo scomoda. Poi presi lametta, schiuma, asciugamano e forbici. Già il solo vederla lì, così, esposta davanti a me, mi faceva impazzire, ma spostai la concentrazione ed iniziai il lavoro.
Dapprima presi le forbici tagliando delicatamente i peli più lunghi, riducendoli. Operazione veloce e poco impegnativa. Ora inizia a bagnarla, inumidendole tutta la pelle coperta dai peli. Pochi istanti dopo avevo la schiuma nel palmo di una mano ed inizia a spargerla.
“fa attenzione a non tagliarmi” aveva paura, ma si fidava e vedevo l'eccitazione brillare nei suoi occhi.
Sparsi la schiuma sulla sua pelle, facendo attenzione a non coprirle né le labbra né il clitoride che tanto adoravo baciare e iniziai ad usare il rasoio, lentamente, dall'esterno verso l'interno. Quasi mi stupii di quanto riuscivo a tenere la mano ferma. Non mi lasciai toccare dall'eccitazione, ma proseguii nel mio “lavoro” con diligenza, cm dopo cm di peli in mano tra le gambe d Eily, scoprendo la sua pelle più delicata.
Con la sinistra tiravo la pelle, cosi da arrivare anche nelle pieghe più ostiche. Lei rabbrividì quando le sfiorai il clitoride e le passai la lama fredda sulla pelle sensibile. Ricordo che presto iniziò ad eccitarsi e le labbra divennero umide.
Quando arrivai alle labbra, le stendevo meglio che potevo con la sinistra e poi passavo il rasoio. Prima a sinistra, poi a destra. Non avevo ancora finito che i suoi umori avevano iniziato a colare lungo il solco tra le carni che portava tra le natiche.
Finalmente l'avevo li davanti a me, completamente nuda, priva di ogni tipo di difesa, protezione, solo e unicamente per i miei occhi. E le mie mani….ma non finisce qui…..
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17 years ago
admin, 75
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Menage a troix
Ormai era da giorni che nella solita spiaggia naturista veniva la coppia che tanto mi attirava.
Più giovani di qualche anno di me e della mia compagna, lei forse con qualche chilo in più ma comunque una bella ragazza, seducente, lui un bel tipo prestante, si presentavano sicuramente come una coppia affiatata, innamorata e come persone educate e pulite.
Ci era pure capitato di fare l'amore a qualche metro di distanza; magari iniziavamo noi e loro subito dietro a ruota o viceversa e sicuramente la cosa era stata molto più che piacevole, travolgente: diciamo pure che non ci eravamo certo risparmiati nel mostrarci reciprocamente le nostre abilità nell'atto d'amore, quasi un una competizione sfrenata dove però alla fine tutti vincevano e nessuno restava col premio di consolazione.
Ma, per quelle strane situazioni che si creano a causa di una paradossale (visto il contesto) forma di pudore reciproco nemmeno conoscevamo i nostri nomi ... anzi, salvo qualche timido saluto al momento di andare via, in effetti non c'era stato alcun rapporto personale.
Quel pomeriggio, erano abbastanza distanti da noi, mentre vicino si era accomodata un'altra coppia, più occasionale come frequentazione.
Ad un certo punto quest'ultimi, cominciarono a fare sesso, cominciando prima con sensuali e vari preliminari e successivamente, presi dall'impeto amoroso, con un rapporto completo ed appassionato: chiaramente la cosa mi eccitava particolarmente e avrei voluto fare lo stesso con la mia donna, che però, infastidita dalla particolare cafonaggine di alcuni voyer attirati dalla situazione per i quali evidentemente "la classe era acqua (e pure sporca!)", non riusciva a lasciarsi andare.
Chiaramente deluso e scocciato, decisi di fare due passi per distrarmi e mi diressi più avanti passando dal sentiero riparato dai cespugli e andai verso le dune, passanzo nei pressi della zona dove quel pomeriggio stava la ns coppietta "preferita".
Incontrai nel sentiero lui, visibilmente eccitato, che si era spostato per intercettarmi; già stimolato abbondantemente dalla situazione precedente, quest'ultima sorpresa mi caricò ulteriormente e non potei nascondere la mia eccitazione: un po' mi sentivo imbarazzato, non capivo le sue intenzioni, o forse non credevo alle conclusioni a cui mi portava il mio istinto.
In passato avevo già avuto qualche scambio bisex, in occasioni nelle quali mi andava e, pur essendo prevalentemente e decisamente etero, non mi aveva creato problemi.
Passai oltre, poi mi girai, e vidi che effettivamente ed inequivocabilmente mi lanciava come dei messaggi in codice: ero proprio io l'oggetto della sua eccitazione, il movimento silenzioso della sua mano ,sul suo turgido pene eretto, era come la melodia delle sirene che amaliano i marinai per attirali a loro e, in quasto caso, sprofondarmi in un gorgo di sensualità.
La cosa un pò mi rendeva perplesso, visto come ambedue avevamo verificato di avere la passione per le nostre compagne, ma la situazione mi intrigava e, con circospezione, mi avvicinai a lui.
Da quella posizione mi resi conto che la sua compagna aveva il controllo della situazione e quindi poteva vedere che lui si toccava per mantenere l'erezione mentre c'ero io; e poteva pure constatare l'analogo risultato su di me e vedere come anch'io rispondevo alla pari del suo uomo.
La cosa mi stava veramente mandando su di giri; lentamente mi accostai a lui cominciando ad accarezzarmi il pene, ormai eccitato al massimo.
Qualche secondo di stallo e poi lui allungò lentamente la mano cominciando ad accarezzarmi delicatamente il membro turgido.
A questo punto ruppi gli indugi e cominciai a ricambiare prendendo anch'io in mano il suo uccello, duro e di discrete dimensioni, un po' più dotato del mio; la ragazza ogni tanto guardava e la cosa mi faceva impazzire: chiaramente era consenziente che il suo uomo facesse tutto cio', ma fino a che punto poteva arrivare?
Ben presto i miei dubbi ebbero una risposta; lui si inginocchiò davanti a me e prese il mio cazzo in bocca, cominciando a succhiarlo con avidità, facendomi un pompino incredibilmente sensuale.
Ormai avevo la libido che straripava, e cominciai ad accarezzarlo come non avrei mai pensato di accarezzare un uomo: poi lo tolsi dalla sua calda bocca, gli feci segno di mettersi in piedi e nessuna remora decisi di ricambiare il pompino e, dopo averlo lavorato un pò con la mano, mi inginocchiai a mia volta e lo presi in bocca, duro e caldo com'era e cominciai a fare altrettanto.
Mi accorsi che la ragazza nel frattempo, piano piano, si era avvicinata, ogni tanto si toccava visibilmente eccitata dalla situazione: ormai era ad una decina di metri da noi; azzardai un segno verso di lei per farle capire che poteva avvicinarsi.
Quello che ormai poteva dirsi "il mio partner" confermò con un gesto e quindi vidi che lei, con una lentezza che mi sembrò quasi esasperante, comincio' ad avvicinarsi, con un'andatura cosi' sexy e maliziosa che dovetti concentrarmi per non venire troppo presto per l'eccitazione.
Dopo dei secondi che sembrarono anni, impiegati per coprire la distanza che ci separava, potevo averla fianco a me; ero sempre inginocchiato a succhiare il cazzo del suo uomo e lei si inginocchio' al mio fianco ed allungò la mano sul mio pene, cominciando a lavorarlo con un tocco morbido e sapiente.
Allungai la mano verso la di lei zona genitale, dirigendomi alla sua figa sapientemente semi rasata, cominciai a passare le dita in mezzo alle sue labbra, e sentendola già bagnata, introdussi prima uno e poi altre due dita assieme e cominciai a masturbarla. Ormai i giochi erano aperti, le carte scoperte, quindi prendemmo due asciugamani e dopo averli distesi in un punto un po' più riparato ci lasciammo andare a tutto cio' che la fantasia ed il comune accordo ci suggeriva.
Lei spompinava lui e nel mentre mi faceva una sega, io la accarezzavo e la penetravo con le dita, diventate quattro vista la dilatazione che aveva per l'eccitazione; poi io succhiavo il cazzo al suo uomo mentre lei succhiava il mio, lei che inginocchiata prendeva un cazzo per mano e ci masturbava in piedi di fronte a lei, accarezzavo i suoi seni incredibilmente alti quanto grossi e sodi (tutti naturali!!).
Oramai senza più remore, dissi a lui di farmi vedere come la penetrava, così come avevo potuto già vedere nei giorni precedenti e fui subito accontentato.
La sdraiò sull'asciugamano, lei senza attendere si posizionò aprendo le cosce e lui subito fu dentro la calda, bagnata e fremente passera con tutto il pene, spingendo con forza e facendola gemere subito per il piacere; subito le porsi il cazzo in bocca, che succhiò con avidità, mentre continuava a mugolare godendo immensamente: poi mi sollevai un po' e lo posi in bocca a lui che gradì immediatamente succhiando con forza ed intensificando le spinte sulla sua compagna.
Ormai qualsiasi freno era andato, c'erano solo tre persone eccitate che godevano immensamente, mani che accarezzavano, bocche che succhiavano e leccavano, e mi sembrò totalmente naturale ad un certo punto trovarmi a penetrare e spingere il mio sesso duro dentro quella figa calda.
Mi trovai sotto, con Lei che mi cavalcava e vidi che lui si era posizionato dietro di lei: cominciò a toccare il mio pene che entrava nella sua compagna, raccolse un pò di umori e capii che li usava per lubrificare l'ano di lei aggiungendo anche della saliva: confermò le sue intenzioni posizionandosi per bene dietro e poggiando la turgida cappella sul buchetto, poi cominciò delicatamente a spingere.
Mi resi conto che lei si abbassava di più per facilitare l'operazione, i suoi bellissimi e grossi seni quasi mi soffocavano: cominciò a emettere dei gridolini di piacere che diventarono quasi un urlo quando finalmente lui entrò del tutto e cominciò a pompare con vigore.
Sentivo il suo cazzo nel culo che quasi toccava il mio nella di lei figa, mentre lei ormai fuori di testa si agitava, gemeva ed assecondava con i movimenti del suo bacino quelli dei nostri cazzi che si muovevano dentro le sue intimità per trarne ogni minimo godimento. Ero quasi soffocato dalle sue grosse tette, leccavo e succhiavo i suoi capezzoli turgidi ed eccitati. Rotolammo di fianco sugli asciugamani, sempre avvinghiati e continuando i movimenti amorosi, poi ci scambiammo e io la penetrai nel culo messa di fianco e lui la prese nella vagina.
Poi, lui tolse il suo cazzo, prese in mano il mio togliendolo dal culo della compagna e me lo fece mettere di nuovo nella figa bagnata; si posizionò di fronte a lei, sdraiato e con mio stupore cominciò pure lui ad penetrare nella figa, delicatamente.
Lo sentivo che entrava, scivolando dentro, toccando il mio cazzo, e per un attimo pensai che la poveretta rischiava di rompersi veramente; ma questa sensazione fu subito spazzata via, mi accorsi che lei si dilatava ancora di più per accogliere tutti e due i cazzi, ormai grossissimi e durissimi per l'eccitazione parossistica, la sentii godere con voce strozzata, la sentii muoversi come una vera sacerdotessa del sesso per assecondare i nostri movimenti, la sentii vibrare in ogni cellula del suo corpo.
Quanto durò? minuti, ore, anni .... chissà !?! .... il tempo sembrava essersi fermato.
Furono momenti intensissimi, e quando alla fine cominciammo a venire, mi sembrò la cosa più eccitante del mondo dividere lo sperma di lui con la ns bella dea, succhiare con lei quel cazzo così bello e capace, e poi far fare a loro due la stessa cosa col mio.
Dopo qualche minuto passato per riprendere quasi conoscenza, cominciai a realizzare che avevo lasciato la mia compagna sola ed ormai era già passata più di un'ora.
Salutai con discrezione e tornai, facendo un giro largo per non far vedere la vera direzione di provenienza.
Lei mi vide e un pò scocciata mi fece notare che mancavo da un bel pezzo, che aveva dovuto assistere da sola oltre che all'amplesso anche a tutte le varie masturbazioni dei voyer di passaggio.
Insomma, mi presi una bella lavata di capo, giustificandomi che avevo camminato a lungo non rendendomi conto dell'ora: il nostro rapporto, allora, non prendeva in considerazione assolutamente situazioni simili.
------ Nota dell'autore ----
Questo racconto è ispirato, (seppur con molte aggiunte ed amplificazioni della situazione dettate dalla fantasia) a un fatto vero che è realmente accaduto e che ha portato ad una radicale evoluzione (fortunatamente in meglio) della nostra vita di coppia, in quanto dopo qualche mese ho voluto "confessare" tutto alla mia splendida (dentro e fuori) compagna, che contrariamente a quanto pensavo, mi ha capito, accettato ed ora ci ritroviamo più affiatati e complici di prima.
Siamo riusciti (anche grazie a Desideya) a reincontrare la splendida coppietta: c'e' stata una serata incredibile fra tutti e quattro, ed è per questo che vogliamo, io ed "Eva", ringraziare pubblicamente dal più profondo del cuore coloro che hanno, seppur involontariamente, portato questa grande e splendida evoluzione del nostro rapporto.
Siete splendidi !!! come si dice ... GRAZIE DI ESISTERE!!!
Drake
l
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17 years ago
drakEva,
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Rosso sangue
ROSSO SANGUE
Sentivo la necessità di rilassarmi un pochino….la mattinata era stata impegnativa e, dopo pranzo, scambiare quattro chiacchiere sulla video-chat più diffusa mi era sembrata l’idea migliore: d'altronde cosa c’era di più comodo che starsene pigramente seduti, senza dover uscire di casa per conversare con qualcuno?!?.
- Adoro scrivere, forse anche perché mi ritengo una persona estremamente timida e riservata; attraverso la scrittura, riesco ad esprimere i miei pensieri “a cuor leggero”….lo trovo un pratico modo di “relazione non diretta” con le altre persone, non immediata.
In questa maniera “aggiro” la mia timidezza, riuscendo ad esternare con naturalezza ed obiettività il mio modo di essere; per assurdo a me accade l’esatto opposto di quello che succede invece a molte persone: per sentirmi veramente me stessa, per poter “liberare” i miei pensieri, per riuscire a denudare i miei dubbi, per poter analizzare obiettivamente i fatti accaduti, spesso ho bisogno di mettere tutto nero su bianco. –
Mi ero comodamente sistemata sulla seduta imbottita della sedia posta di fronte al computer, che a sua volta era appoggiato sulla scrivania dello studio; questa rappresentava per me la “stanza del peccato”, nella quale avevano preso forma i “giochi virtuali” perpetrati in coppia con mio marito, ma anche da sola….
(Tutto in quella stanza evocava l’erotismo…..dal divano rosso acceso, alle tende trasparenti dalle tonalità calde ed avvolgenti che andavano dal giallo oro al rosso cardinale; dal quadro raffigurante un infuocato tramonto indiano, alle candele dai profumi forti ed aromatici; dalle appliques in ferro battuto bucherellato, dalle quali si diffondevano suggestivi raggi di luce, alla piantana in pelle colorata arancione scuro, che creava emozionanti atmosfere visive…..ed infine la tinta delle pareti e del soffitto, che, con la loro tonalità color del thè, ispiravano pensieri tutt’altro che rilassanti….)
Entrai nella chat, e constatai, con un po’ di delusione, che tra le persone che risultavano in linea in quel momento non ce n’era nessuna con la quale avrei voluto conversare.
Decisi dunque di aprire la posta elettronica, anche nella speranza di aver ricevuto qualche messaggio piccante; quel giorno avevo le mestruazioni e il mio desiderio sessuale aveva subìto un impennata verso l’alto…..quella notte infatti, come spesso accade durante i miei giorni di massimo desiderio, avevo fatto un sogno erotico che aveva stimolato la mia immaginazione , proiettando la mia mente verso pensieri decisamente poco pudichi.
La schermata aperta della pagina di posta elettronica, unitamente ai miei pensieri, distolsero la mia attenzione dalla chat: non mi ero accorta infatti che ora in linea c’era il “mio singolo preferito”….e non esitai un istante nel chiamarlo.
Fortunatamente per me non era impegnato in altre conversazioni, così ci salutammo, ci scambiammo qualche battuta piccante e decidemmo di effettuare una video-chiamata per aprire le rispettive web-cams ed attivare i rispettivi microfoni.
…….Caspita!.....Quel giorno lo trovai particolarmente attraente: indossava un completo gessato marrone con righe sottili celestine e camicia celeste - adoro gli uomini che riescono a valorizzare il proprio aspetto fisico anche attraverso il vestiario; trovo assolutamente sacrosanto il proverbio per cui l’abito non faccia il monaco…..ma è altrettanto vero che spesso gli indumenti sottolineano e valorizzano la personalità di chi li indossa - .
Il mio abbigliamento invece consisteva in una loungette bianca aderente con spacco centrale, autoreggenti bianche velate , scarpe bianche in pelle con tacco e cinturino alto che fasciava la caviglia, twin-set turchese con scollatura pronunciata frontale, reggiseno e perizoma bianchi in microfibra, collarino di perle bianche; indossavo inoltre un assorbente esterno (…non fate quella faccia….è vero, gli assorbenti interni sono molto più eccitanti, anche a vedersi….ma la mia scelta non era caduta a caso: mi piace infatti la pressione esercitata dal sangue mestruale lungo le pareti della mia vagina, mentre fluisce copioso: paragono tale sensazione, anche se, ovviamente, in maniera molto più attenuata, a quella che provo durante la pratica del “pissing”).
Conoscevo il “mio singolo preferito” da molti mesi, e mi era subito sembrata una persona totalmente disinibita, la cui sessualità era stata sempre espressa da un legame profondamente simbiotico tra mente e corpo….solo che, in considerazione delle mie intenzioni del momento, che esulavano decisamente dagli “schemi sessuali ordinari”, non avevo idea di come avrebbe potuto reagire.
Una volta accertati i nostri stati d’animo reciproci, tutt’altro che amichevoli, iniziai a mordicchiarmi le labbra; il gesto che apparentemente poteva sembrare non intenzionale, espresse tutta la sua natura peccaminosa quando aprii la bocca e disegnai con la lingua umida il contorno della mia bocca, che andò ad incorniciare un sorriso profondamente diverso da quello esternato fino a pochi istanti prima.
Lui fece lo stesso; si avvicinò alla sua web-cam in modo che la sua bocca potesse riempire tutta l’inquadratura; con la lingua inumidì le sue belle labbra, lentamente, in modo semicircolare…poi si ritrasse senza proferire alcuna parola e si sedette, coma fa uno spettatore che si accomoda per assistere all’imminente “spettacolo”, ansioso di conoscerne il contenuto.
Tolsi il giacchetto e sollevai la maglietta con entrambe le mani, facendola scivolare in alto lungo il mio busto, fino ad arrivare all’attaccatura dei seni: in quel punto premetti la maglietta con maggiore pressione, scoprendo lentamente i dossi lisci e morbidi sottostanti; i capezzoli, dapprima costretti nel reggiseno imbottito, si aprirono al suo sguardo attento in tutta la loro rosea rotondità; faceva molto freddo ed il contatto con l’aria, mischiato con la mia eccitazione li fecero subito inturgidire.
Feci uscire dalla mia bocca una goccia di saliva, che colpì prontamente il capezzolo sinistro; lo afferrai con le dita, stringendo la presa per cercare di tirarlo in fuori il più possibile….mi faceva quasi male, le mestruazioni avevano reso i miei seni tre volte più sensibile rispetto agli altri giorni del mese.
Mi piaceva….
Lui intanto si era slacciato la cinta e sbottonato i pantaloni, tenendo rigorosamente l’inquadratura della cam lontana dal mio sguardo indiscreto.
Mi diceva che avrei dovuto meritare la “ricompensa” e, tutto sommato, a me non dispiaceva affatto, anche perché nel frattempo avrebbe avuto tutto il tempo di eccitarsi completamente, se già non lo avesse fatto.
La sua voce calda e sensuale iniziò a scandire le sue parole decise, i suoi commenti spinti, le sue frasi estremamente esplicite nei miei confronti, provocando in me un’eccitazione intensa ed incontrollabile.
Allargai le gambe ed afferai la web-cam, abbassandone l’inquadratura fino ad arrivare all’altezza esatta del mio sesso; con l’altra mano spostai il perizoma con l’assorbente ed affondai l’indice nella mia carne bagnata: cercai di muovere il dito all’interno della mia vagina in modo che potesse impregnarsi di quanto più sangue possibile, mischiato ai miei umori; lo ritrassi lentamente, avendo cura di riprendere la scena da vicino, lo portai alla bocca e lo assaggiai…..con la punta della lingua raccolsi un po’ del mio sangue e prima di assaporarlo bene offrii la mia linfa vitale al mio singolo che, avendo intuito subito le mie intenzioni si stava masturbando. Si avvicinò nuovamente alla cam e, con mio immenso piacere leccò l’obbiettivo della stessa come “gesto contemporaneo di approvazione e gradimento”.
mmmmmmmm…….ora avevo avuto la conferma di quanto fossimo simili, da quel punto di vista.
Fu una sensazione indescrivibile: mi intrigava sapere che una persona “estranea” si fosse eccitata in seguito alla visione del mio sangue mestruale…si, insomma, che lo avesse attratto un fluido corporeo così intimo e personale.
Nel frattempo continuava a parlarmi con tono di voce basso e profondo; i suoi sospiri vogliosi spezzavano le sue frasi oscene e stimolavano la fuoriuscita di adrenalina che alimentava la mia fantasia, tanto da farle perdere un pò del suo significato irreale…..sembrava infatti che stessimo vivendo concretamente quell’evento, quasi riuscivo a percepire il suo respiro “animalesco” sul mio collo e le sue parole arrivavano dirette al mio cervello.
Volevo che mi scopasse, e l’unico modo era quello di sostituire il suo cazzo duro e gonfio con i miei “oggetti personali”….
Dal cassetto della scrivania estrassi un vibratore non larghissimo in circonferenza, ma molto lungo, su suggerimento del mio uomo, che già conosceva i miei “strumenti di piacere”.
Posizionai bene la cam sulla scrivania, affinché potesse sbirciare nell’inquadratura la totalità della mia figura, dalla testa ai piedi; mi voltai di schiena, sollevai una gamba ed appoggiai il piede sulla sedia: il mio gesto andò a rivelare il pizzo delle autoreggenti bianche; accarezzai il nilon setoso e trasparente che fasciava la mia coscia, poi mirai in alto e andai a svelare lentamente le mie parti intime, precedentemente private del perizoma e del suo assorbente; il sangue uscito nel frattempo aveva rigato la mia gamba e macchiato parte degli indumenti indossati; il solo pensiero mi eccitava ed iniziai a leccare una delle due estremità sporgenti dello schienale di legno della sedia, simulando una fellatio; sentivo il sangue uscire e colare caldo sulla mia pelle….ero in completa balia delle emozioni suscitate da una situazione tanto inusuale quanto, per me, estremamente eccitante.
I miei gemiti salirono d’intensità quando mi voltai verso la web-cam ed iniziai a strusciare il vibratore lungo la linea delle mie aperture lucide e scivolose…penetrai il mio ano senza aver dovuto precedentemente lubrificare l’oggetto utilizzato.
Iniziai a scoparmi a fondo…sentivo la cavità anale opporre una ovvia, iniziale resistenza, per poi piegarsi ai miei movimenti ed alla mia volontà, che la stavano rendendo sempre più cedevole e spaziosa.
Voltai lo sguardo verso di lui, e vidi finalmente l’immagine appagante del suo cazzo pronto, voglioso, eretto, lungo: con la mano destra aveva afferrato il suo membro, rovesciando il polso in modo che potessi godere dei suoi voraci movimenti nella maniera visivamente più ottimale; potevo così notare il suo glande gonfio e levigato sparire e ricomparire al ritmo frenetico scandito dalla sua mano, il sangue bluastro che riempiva il tortuoso reticolo venoso che ricopriva la sua asta, il colore acceso della sua cappella che si piegava alle insistenti sollecitazioni esterne e che contrastava con la tonalità più chiara delle pelle che rivestiva il suo membro.
Il mio orgasmo si manifestò in maniera inequivocabile, provocato da un misto di immagini e sensazioni fisiche e mentali.
Per nulla soddisfatta estrassi dal cassetto un altro fallo di gomma, il cosiddetto “senza palle”, denominato così per via del taglio netto dei testicoli che lo supportavano, apportato dalla sottoscritta per questioni di “praticità e comodità” che riguardavano il suo utilizzo personale (per esempio davanti allo specchio….non mi permettevano una visibilità della penetrazione a 360 gradi….. – beh….mio marito a volte ha paragonato i miei istinti, le mie pulsioni sessuali a quelle di un uomo….non posso dargli torto poiché è l’uomo, rispetto alla donna, ad essere maggiormente legato ad una sessualità “visiva”, statisticamente parlando).
Mi spostai sul divano posto di fronte alla scrivania, continuando a tenere, con l’ausilio di una mano, il vibratore dentro il mio corpo; salii sul divano e mi misi a quattro zampe, inarcando bene la schiena e sporgendo le natiche in fuori: la posizione assunta sottolineava le curve della mia schiena e del mio sedere sporgente, totalmente in fuori, che a sua volta contrastava e contemporaneamente si fondeva visibilmente con la concavità pronunciata della mia zona lombare, intervallata da fasce muscolari tese che ne esaltavano le rotondità.
Appoggiai il mento sui cuscini della seduta del divano e divaricai le gambe. Ritrassi per metà il vibratore, per poter fare maggiore spazio al fallo di gomma che iniziai ad inserire nella mia vagina aperta….la sensazione che provai fu un misto di piacere e dolore che man mano scomparve per lasciare il posto ad un’eccitazione completa, totale, piena. Con una spinta più decisa riuscii ad affondare l’oggetto fino in fondo, e, con entrambe le mani, con la testa che faceva contemporaneamente da appoggio e da perno di equilibrio al resto del corpo, mi scopai in entrambe le parti intime fino al momento di massimo piacere, che irruppe in maniera impetuosa e prolungata.
Estrassi il “senza palle” e mi avvicinai nuovamente alla cam: lo portai alla bocca e lo pulii di tutto il sangue che lo aveva imbrattato; il sapore ferroso del mio sangue misto ai miei umori appagarono i miei sensi e resero il mio viso colmo di espressioni di profonda soddisfazione.
Si avvicinò anch’egli alla cam inquadrando il suo cazzo duro ed i suoi testicoli gonfi di liquido seminale…ora ero io a parlargli con tono della voce basso, ma deciso; le mie parole, i miei sospiri, l’espressione della bocca, i movimenti della lingua incitavano il mio singolo a farmi dono del suo sperma…..desideravo intensamente che godesse e che il suo piacere si trasformasse, di conseguenza, nel mio piacere.
Il suo liquido vivo uscì dall’apertura apicale del suo glande con estrema pressione, nonostante la posizione verticale nella quale si trovava contrastasse con la forza di gravità; i primi schizzi di seme trasparente fluirono disordinatamente, mentre il resto, di consistenza più compatta e di colore bianco si posarono sulla sua coscia destra.
Leccai virtualmente ogni goccia visibilmente inquadrata dalla sua web-cam cercando di immaginare il sapore “dolce” di cui mi aveva tanto parlato…...
Le nostre emozioni si allinearono sulla stessa lunghezza d’onda, rendendo quell’esperienza appagante per entrambi, nonostante la natura non reale del nostro incontro…
E’ proprio vero che il potere della mente…..non ha confini.
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17 years ago
admin, 75
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Sorpresa ... doppia!
La sera del mio compleanno sta scorrendo tranquilla. Sono a cena a casa con mia moglie, calda 33enne capace di accendere le mie fantasie, specialmente grazie alle sue labbra di fuoco ed alle sue tette ... invidiatissime!
Attendo con ansia il momento in cui lei si avvicinerà a me con il sorriso sulle labbra per colpirmi con il suo classico regalo a sorpresa.
In tanti anni che siamo insieme non sono mai riuscito a capire il contenuto dei pacchetti che mi piazzava davanti agli occhi.
Arriva il fatidico momento e si avvicina con fare sensualissimo (era tutta la sera che la vedevo passarsi la lingua tra le labbra in maniera calda e provocante!) e mi si siede sulle ginocchia, mettendomi in mano un pacchettino piccolo e ben infiocchettato.
Lo soppeso, lo palpo ... ed ancora una volta "sparo" nella direzione sbagliata: "Una cravatta!" le dico.
"Che scarsa considerazione per la mia fantasia ..." e finge il broncio.
Apro il pacco e ... si tratta di una striscia di stoffa nera ... che lei prende subito e che usa per coprirmi gli occhi.
Inizia così uno dei giochi che più mi eccita in assoluto.
Lascio fare a lei i primi passi e mi metto completamente in balia delle sue fantasie e desideri.
Mi conduce per mano sulla parte del tavolo libera ... mi fa sdraiare sopra e con un tovagliolo mi lega le mani dietro la schiena.
Lei inizia a sbottonarmi tutto lo sbottonabile e a giocare a sfiorarmi. Sento le sue labbra giocare col mio cazzo e alitarmi un caldo soffio sul glande.
Mi lecca e mi succhia salendo e poi scendendo sempre più a fondo ... La sua bravura è tale che sento la sua lingua saettare dappertutto ...
Solo quando la morbidezza familiare delle sue labbra preme sulle mie ... mi rendo conto che la lingua che mi perlustra il cazzo ormai tesissimo non è la sua ...
Sorrido pensando a chi potesse essere l'amica di turno ... ma dopo qualche secondo passato a giocare con la sua lingua tra le mie labbra ecco il secondo momento di sorpresa. Lei stacca le sue labbra dalle mie ma percepisco la loro presenza a poca distanza, mentre lei mugola di un noto piacere ...
mi bacia, mi slingua le labbra e poi si stacca e mugola.
Dopo qualche ripetizione di questa manovra sento ancora una volta la sua lingua fare pressione ed aprirmi le labbra ... simultaneamente un morbido intruso accompagna la sua umida lingua e si accomoda tra le mie labbra.
Non faccio in tempo a rendermi conto di cosa sta succedendo che questo oggetto inizia a muoversi dentro e fuori delle mie labbra e sento lei incitarmi a spompinare per bene quel cazzo ...
Non riuscivo a crederci!
Tante volte mi aveva detto che avrebbe voluto fare un pompino ad un uomo insieme a me ... adesso si stava godendo la scena.
Protestai (mentalmente) che era il MIO compleanno ... ma continuai ad assaporare il primo cazzo vero della mia vita.
Perchè in effetti questo gioco con cazzi finti lo avevamo provato tante volte.
Quando lo sentii ritrarsi rimasi quasi ... male.
Sentivo la vorace bocca di mia moglie continuare il lavoro nel suo caratteristico ed arrapantissimo mugolio ...
Poi sentii la voce calda e rotta dall'eccitazione dell'ospite che descriveva minuziosamente le capacità di mia moglie.
Era pacato ma al tempo stesso molto efficace.
Mi descriveva con tale dovizia di particolari la scena che la mia immaginazione galoppava e si arricchiva dei suoni e dei sapori ...
Dopo qualche minuto di nuovo la cappella premeva contro le mie labbra e quel cazzo si insinuava di nuovo dentro di me.
Era molto più duro e grosso rispetto a prima e mentre pensavo al buon lavoro di mia moglie (era proprio una pompinara nata!) giocavo con la lingua (come lei mi aveva insegnato a fare sul dildo) prendendo confidenza con le dimensioni del cazzo ...
Adesso mi sembrava enorme. Quando lo spingeva a fondo mi soffocava quasi e non sentivo nemmeno i peli del suo pube
Era durissimo e lungo e grosso ed il mio cazzo iniziava a sobbalzare di un nuovo incredibile godimento.
Sentii mia moglie fare commenti su questa mia eccitazione mentre prendeva posizione per iniziare un 69 di fuoco ...
Mentre le sue sapienti labbra iniziavano ad igoiare il mio cazzo io leccavo le labbra della sua figa, che continuavano ad emettere umori dolcissimi ...
La mia lingua correva sul suo clitoride e sulle labbra fino a quando il suo posto è combattuto dal grosso cazzo dell'amico.
Percepisco la sua intrusione da molte reazioni: la figa di mia moglie che si allarga a dismisura e il suo clitoride che si inturgidisce; i movimenti di lei sul mio cazzo che si bloccano per lunghi secondi e poi riprendono col solito mugolio e con ritmo ancora più godurioso; infine sento le palle dell'ospite lambire il mio naso e le mie labbra.
A giudicare dal tempo che impiega ad entrare ed uscire completamente ... direi che si tratta di un cazzo davvero super ...
Ad un tratto lo sento scivolare fuori e colgo immediato il sospiro di mia moglie ...
La sua azione sul mio cazzo è sublime ... mi ha bagnato, però, in maniera abbondantissima e solo di rado succhia via gli umori in maniera eccitantissima e rumorosa come ama fare (ed amo che faccia) ...
La sua saliva cola lungo la mia asta e sul mio scroto.
Sento le sue dita giocare con le mie palle e bagnarsi della saliva stessa.
Poi sento la pressione del suo medio contro il mio sfintere e capisco che la mia festa sta solo per cominciare.
Mi allarga le chiappe con le mani, infilando due dita nel mio culo e continuando il pompino senza mani ...
Sono in estasi e la incito a continuare ...
Sento che il momento topico sta arrivando ed il mio culetto inizia a vibrare e ad allargarsi in anticipazione.
Sento lei insalivare bene quel palo e poco dopo la cappella enorme contro il mio buchetto ...
Il cazzo è duro come il marmo .... molto di più del solito dildo che usiamo nei nostri giochi ... lei continua ad insalivare il mio buco ed a usare le mani per allargarmi al massimo ...
Lo sento spingere e dopo qualche secondo di pressione folle sento che il mio sfintere cede e che il mio respiro rimane in sospeso ...
Pochi attimi e sento il calore del suo cazzo che mi profana l'intestino e mentre la percezione dell'enormità del suo cazzo mi sconvolge, mia moglie fa dettagliata telecronaca che mi manda in sollucchero ...
Non posso usare le mani, altrimenti le avrei spinto la testa sul mio cazzo ...
Lei perfidamente non mi sfiora nemmeno, sa bene che verrei subito ...
Vuole godersi e farmi godere al massimo la situazione ...
Solo dopo alcuni minuti di su e giù lento e profondo di quel cazzo la sento esplodere in un orgasmo cosmico ...
Dopo un primo momento di smarrimento il mio culo ha preso le misure all'intruso e ne trae il massimo godimento ...
Ancora qualche minuto e l'amico smania per godere .... Dal movimento repentino capisco che il suo nettare sarà mirato ad altri orifizi ..
Conoscendo l'ingordigia di mia moglie lo immagino togliere il preservativo ed inondare la bocca di lei.
Mi dispiaceva solo di non poterla ammirare in questa performance senza pari.
Invece lei mi toglie la benda, e vedo che il grosso cazzo appartiene ad un ragazzo di colore mai visto prima. Ha un cazzo di marmo e sta per esplodere.
Mia moglie lo impugna e lo lascia sborrare sul suo viso, nella sua bocca e sulle tette.
E' troppo egoisticamente innamorata dello sperma per fare diversamente.
Ma alla fine, le ultime gocce le lascia succhiare a me ... e poi mi bacia giocando con le nostre lingue a passarci lo sperma ...
Sono in uno stato di eccitazione pazzesco e mia moglie sorridendo abbandona le mie labbra per raggiungere il mio cazzo e lo fa esplodere nella sua bocca ... mentre con il suo sguardo più porco mi incita a guardare la sua pelle sporca di sperma ...
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 1 hour ago -
La prima volta in macchina con coppia
La mia prima volta in macchina con una coppia.
Adesso vi spiegherò perchè o cambiato idea e voglio esclusivamente incontri in macchina.
Gennaio 2007 tra messaggi con una coppia ci siamo affiatati sempre di più senza mai andare sul particolare su dove trovarci, un bel giorno facciamo il passo
(era una coppia un pò lenta con l'appuntamento) e con il cazzo duro gli srivo vengo da voi quando volete.
Doccia gelata mi rispondono che non possono ospitare e anche io non posso ospitare, mio dio va tutto a monte quando lei mi srive dicendo troviamoci almeno
per conoscerci, ci siamo parlati così tanto che sono curiosa.
Arriva il giorno fatale, venerdì sera ci troviamo in piazza alle 21:00, OK va bene dico io dopo averci detto le macchine che avevamo sono andato al luogo
descritto, passate le 21:30 ho detto bel bidone 40 km per un cazzo poi vedo dei fari che lampeggiano erano loro su un altra macchina che guardavano chi ero
prima di chiamarmi.
Un pò incazzato salgo dietro la macchina e gli dico " brutto scherzo questo avevate paura di un maniaco", lui risponde no ma essendo la prima volta eravamo
indecisi, dopo un pò che parlavamo e occhi indiscgreti di altra gente che non si faceva i cazzi suoi ci guardava, abbiamo deciso di andare nel parcheggio di
un supermercato fermandoci prima a prendere un paio di lattine da bere.
Una lunga conversazione arrivano le 24:00, io dico siete simpatici è un vero peccato che non abbiamo avuto l'opportunità di conoscerci intimamente, mi
dispiace ma adesso vado spero che troviate una persona che possa ospitarvi.
Ad un tratto lui sorride e da una carezza alla sua donna, poi si baciano e si girano e mi guardano con una sguardo fulminante, lei viene dietro con me e
continua a sorridere un pò vergognosa e indecisa se fare il passo mentre il suo lui ci guarda, aspetta un attimo non dice niente si avvicina con la bocca e
mi bacia, un bacio semplice bocca chiusa niente di speciale ma così intimo che il mio pisello comincia a pulsare.
Passa un altro po,lei sorride sempre e mi mette la mano sul cazzo pulsante mi infila la lingua in bocca e slimoniamo per un paio di minuti, dopo il suo lui
ci guarda e dice: a me niente fate tuttu voi? abbassa il sedile si sposta dietro e mi bacia, gli piace, nessuno di noi due è gay ma ci piace esplorare tutto
del sesso.
Lei mi tira fuori l'uccello e comincia a pomparmi l'atmosfera si accende, io tiro fuori l'uccello di lui e comincio anche io su e giù, cominciano i gemiti di
piacere cominciamo a toccarci lui si abbassa e mi spompina insieme alla sua donna, è un pò scomodo ma l'atmosfera è intrigante continuano e non si fermano
alzo la mano e li stacco tutti e due, mio dio stavo quasi per venire, lei si togie le mutande si passa il dito tra la figa e con il suo succo mi mette il
dito in bocca, tutto tenero niente parole o volgarità mi dice adesso tocca a me.
Preso dall'eccitazione mi abbasso e gli lecco la figa, lei urla gli piace urla tantissimo il marito gli dice smettila ci sentono fuori dalla macchina ma a
lei non inporta, il marito si abbassa dietro di me si mette il dito in bocca si infila il preservativo una bella insalivata al culo e mi penetra
delicatamente, quando sono pronto e lui lo sente comincia a pomparmi dentro sempre delicato, è proprio bravo a fare sesso, poi dopo una decina di minuti di
urla di piacere succede una cosa che mi ha lasciato a bocca aperta, la donna alza la voce e gli dice vorrai mica essere un egoista, fammi godere mentre vedo
che ti sfonda il culo!!!, lui si abbassa lei mi mette il preservativo gli lecca il culo gli sputa sopra un po di volte e mi dice adesso inculalo, e così ho
fatto su e giu pompando pompando paompando.
Sempre lei dice adesso uno nel mio culo e uno nella figa che la facciamo finita, voglio godere come una matta, io in figa lui in culo e via siamo venuti a
fiume e anche lei assieme.
Ci siamo vestiti erano le 2:00 di notte un bacio e alla prossima volta, gridando evviva la macchina.
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 1 hour ago -
Ciuffettino il mio virtuale amore
Tutto è iniziato un anno fà non avevo mai votota una miss sui concorsi ma quella sera vidi la sua foto era bellissima sembrava una dea non era una foto volgare ma bensi' un monumento alla bellezza erotica e sensuale quasi a dire VOTAMI lo feci ed inserii il mo commento nel messaggio privato ero convinto di non ricevere una risposta ma dopo pochi minuti arrivo' GREZIE DEL VOTO mi sentii lusingato risposi pur non vedendo l volto le scrissi come l'immagginavo quasi la conosessi da sempre iniziai con i primi timidi massaggi avevo puura di offenderla poi m'invio' una foto era bellissima ed io iniziai ad messaggiare su cosa avessi voluto fere con le succhiarla leccarla scoparla l iniziammo un dolcissimo ed erotico rapporto virtuale ancora oggi a distanza di un anno contunuiamo a msg a godere virtualmente tramite i nostri messaggi ed ho voglia di farlo sapere a tutti voi utennti ho trovato su desiderya la mia amica del cuore la compagna ideale a questo nostro virtuale rapporto e cosaa dire e bellissimo msg dirgli sti sto succhiando il clitoride sto leccando la tua figa o stiamoscopando alla pecorina davanti ad uno specchio ed e bellissimo ricever i suioi messaggi godiamo virtualmente quindi GRAZIE CIUFFETTINO
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17 years ago
gianfranco53,
53
Last visit: 17 years ago
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Mia cognata
Non speravo piu' che succedesse, c'era stato un breve incontro fugace quando eravamo ragazzi, io fidanzato con la sorella , lei piu' giovane e maliziosa, piccolina ma con un fisichino da sballo e una 4 di seno. Era stato un linguainbocca veloce e una toccata di tette mentre eravamo un attimo soli a casa di miei futuri suoceri. Da quella volta ci siamo scambiati sguardi complici e ammiccanti , ma non c'e' piu' stata occasione di riprovarci. Antonella si e' sposata, cosi si chiama mia cognata, sono passati diversi anni lei ha due figli e..... un marito che non la apprezza e la trascura. Ci vediamo poco, abitiamo lontano, percio' mi sembro' strano che mi telefonasse per dire di passare a casa sua il sabato mattina seguente. Ero curioso e eccitato , non pensavo che fosse per il motivo che speravo io........ ma fu propio cosi'.
Andai a casa sua verso le 9.30, prima la chiamai sul telefonimo, lei si affretto' a dirmi che era sola fino al pomeriggio , a questo punto c'erano pochi dubbi sulle intenzioni di Antonella.
Percorsi il tragitto come un pilota di formula 1, non volevo sprecare neanche un attimo del tempo che avevamo a disposizione.
Arrivato davanti a casa sua parccheggiai la macchina e scesi, suonai il campanello , lei mi apri' subito, segno che mi aspettava alla finestra e mi aveva visto arrivare. Era bellissima, indossava una minigonna nera che faceva vedere il reggicalze a cui erano agganciate delle calze nere con un pizzo eccitantissimo, portava scarpe con un tacco vertiginoso e completava la mise con una guepiere che faceva vedere le sue tette meravigliose. Ero senza parole.......... mi disse che si era decisa e voleva fare con me tutto quello che aveva sempre solo sognato. Mi prese per mano e mi porto' in camera da letto , io la attirai verso di me e cominciammo un rovente lingua in bocca, la sua lingua frullava nella mia bocca mentre le mie mani le palpavano le natiche sode, non aveva le mutandine e il mio cazzo gia' durissimo si allungo' ancora di piu'(non per vantarmi ma ho 23cm di lunghezza e 6cm di circonferenza...uncazzone!!!!!!). Le lo sentiva premere sulla sua pancia sotto i miei jeans, mi disse che aveva intuito guardandomi spesso la patta che avevo un gran cazzo, ma mai avrebbe sperato tanto. Mi spogliai in un baleno e mi misi sul letto , lei si tolse solo la gonna e mi raggiunse afferando il mio cazzo e iniziando a farmi una sega furibonda, le dissi di andare piano se no sarei venuto subito, mi guardo' con faccia da troiona e mi disse che l'ultina cosa che voleva era farmi venire subito. Io comincia a leccarle i capezzoli... due sassi, ansimava implorandomi di farle succhiare il mio cazzo. L'accontentai subito e, devo dire che era una grande bocchinara, si faceva sparire in bocca il mio cazzone quasi fino a soffocarsi. Ora era il mio turno, le spalancai le gambe e inizia a leccarle il clitoride, era bagnatissima , la sua mano premeva contro la mia nuca incitandomi a penetrarla con la lingua , intanto che la leccavo il mio dito le sollecitava il buco del culo, aveva ormai perso tutti i freni inibitori, mi incitava dicendo " sono la tua piccola troia inculami!". La misi alla pecorina leccandole e insalivandole per bene il suo buchetto che, tanto buchetto non era. Proseguii per qualche minuto il gioco penetrandola con un dito e poi con due, non ne poteva piu' mi prese il cazzo in mano e se lo appoggio' allo sfintere, io spinsi piano piano non volevo farle male, ma appena il mio cappellone oltrepasso' il suo sfintere lei con una spinta decisa prese tutta la mia asta. Il suo culo era un lago, gridava di scoparla forte e mi disse che l'entrata posteriore era la sua scopata prefreita. Cambiammo varie posizioni, poi lei si mise su un fianco dicendomi di scoparle il culo in quella posizione, poi allungo' una mano aprendo il cassetto del comodino.... come per magia usci' un cazzone di gomma nero , lei me lo porse e disse " adesso capisci perche' non ho fatto nessuno sforzo a prendere il tuo?". Era un sogno, mentre la inculavo le scopavo la figa con quel cazzone di gomma, urlava e godeva godeva e urlava..... proseguimmo per piu' di due ore facendone di tutti i colori, lei venne almeno 4 volte, poi al culmine dell'eccitazione mi disse di riempirgli la bocca di sperma, ne avevo un litro che aspettava solo di esploderle in gola... estrassi il mio cazzone dal suo magnifico culo e sborrai come mai avevo fatto fino a quel giorno , non ne perse neanche una goccia bevendola tutta avidamente, l'abbracciai stretta limonandola dolcemente , aveva ancora la bocca grondante del mio seme!!!!! IL mio cazzo non accennava a scendere, lei me lo menava dolcemente mentre la sua lingua non si staccava dalla mia. Antonella mi disse che mi voleva ancora, mi cavalco' furiosamente mentre io le mordicchiavo i capezzoli...
venimmo insieme ansimando e urlando di piacere.
Il tempo era passato in fretta, mi disse che era ora di smettere e mi promise che ci sarebbero state tante altre volte. Da allora la scopo tutte le settimane , a casa sua o a casa mia, e' una grande troia non ne ha mai abbastanza, le ho detto se gli sarebbe piaciuto farsi scopare da piu' uomini, e' venuta solo a sentirlo dire. Naturalmente ho organizzato tutto io........ ma questa e' un altra storia.
17
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17 years ago
PERIZOMA60, 45
Last visit: 14 years ago -
Incontrandoci
Icontrandoci per strada.
Ti avrò chiamata al cellulare solo poco prima per darti solo le ultime istruzioni.
Ti dirò dove aspettarmi. E come.
Ci incontreremo lì, nel posto che avrò stabilito, in mezzo a mille persone sconosciute che ci fluiranno intorno come se fossimo uno scoglio in mezzo a un mare.
Tu avrai gli occhi bassi, a guardare il suolo. Ferma, le mani e le braccia lunghe lungo i fianchi. E il capo chino in avanti, che chi ti passa intorno debba scansarti quasi. E il respiro che ti sembrerà un tamburo dentro il cuore.
Arriverò e non avrò parole, di me vedrai soltanto le scarpe fermarsi a poca distanza dai tuoi piedi.
Vorrai farlo ma non dovrai. Alzare gli occhi a guardarmi.
Avrò i miei tempi, per guardarti come se tu fossi nuda lì per strada.
Facendoti sentire totalmente nuda in mezzo a tutti.
Non riuscirai nemmeno più a distinguere rumori, voci e suoni intorno.
Avrò i miei tempi.
Per girare intorno al tuo corpo e cingerlo con gli occhi in quanto mi appartiene.
Li sentirai correrti sulla schiena, sul culo, fissarti e spogliarti, aprirti ed esplorarti, ogni millimetro di pelle anche nascosto dai vestiti. Come se gli occhi ti toccasserò la pelle.
Forse davvero ti toccherò. Non lo so ancora se e quando.
Ma a te non sarà dato toccarmi, alzare lo sguardo, parlare.
Il tempo ha tempi suoi che imparerai subito a imparare.
Eterni a volte e liquidi come l’attesa.
Liquido, viscoso, denso, appiccicoso e caldo. Struuggente mentre cola tra le cosce, il tempo.
Tra le tue cosce su quel marciapiedi.
Ti solleverò io il viso e d’istinto non riuscirai tu e non per divieto, a guardare gli occhi con cui ti guarderò viso, labbra, capelli pelle e occhi.
Riuscirai a farlo solo che ti avrò baciata. Dopo aver respirato il tuo respiro senza posare le mie labbra sulle tue per un attimo, pesante come un'ora alle ginocchia tue, che vorrebbero cedere solo.
E aspetterai che in quel bacio io abbia sciolto paura, ansia e desideri.
Ci saluteremo.
Allora.
Come si salutano due persone che si incontrano e fanno conoscenza lì, in quel momento, anche se di se stesse sanno più di quanto abbiano mai ammesso guardandosi allo specchio prima, in vita loro.
Ti porterò in un bar e ti troverai a parlare con me serenamente di qualsiasi cosa come se fossimo amanti da sempre. Con dolcezza e tenerezze che non avranno paura né pudore, solo tremito di pelle ad ogni sfiorarsi delle mani, delle braccia e dei sorrisi.
Sarai timida. Ma non impaurita, solo in attesa.
Al tavolo di fianco a destra e a quello sulla sinistra altri parleranno delle loro giornate, si racconteranno dei figli o del lavoro.
Io ti darò invece guardandoti negli occhi le ultime istruzioni.
Andremo verso la stanza con calma, berremo strada e marciapiedi lenti come un liquore su un divano a sera.
Io ti terrò per mano o ti abbraccerò, dipenderà da ciò che farà sentire più calda e dolce la giornata di autunno vivo.
Varcata quella soglia tu sai.
Che la mia volontà si infilerà come un guanto di cuoio sulla tua. Che l’avvolgerà e la terrà e la porterà fin dove e come voglio io. Che oltre quella porta, sarai tu a chiuderla alle tue spalle anche fisicamente intendo, e non io, io ti ordinerò di spogliarti e metterti in ginocchio.
Nuda nella penombra, le ginocchia larghe sulla moquette dell’albergo, rossa e scura.
Porterai le mani a intrecciare le dita posate alte sulla testa.
Guarderai il suolo.
Ti arriverò alle spalle, non ti toccherò. Ti leccherò con gli occhi, aperta indifesa e nuda.
Ti farò tremare senza sfiorarti.
Colare tra le cosce che sentirai bagnarsi senza bisogno di contatto di corpo, lingua, cazzo o dita alcuno.
Scosterò i tuoi capelli, libererò il tuo volto e farò notte per te.
La benda di raso nero toglierà ogni luce agli occhi ma farà diventare luminosa la tua pelle se la sfioro.
Imparerai a cercare nel buio il rumore attutito di un passo.
A decifrare nel buio un mio respiro per sapere da dove e come sto per prendere possesso. Di te.
Nemmeno gemiti e sospiri mi sarebbero graditi. Sappilo sin d'ora.
Poi io deciderò.
Il dove.
Il come.
Il quando e il quanto.
Darò i perché e le risposte io.
Ti prenderò per mano e ti darò gelo e fuoco. Piacere e dolore.
Deciderò la strada.
Io. Per te.
Ti porterò per mano oltre il piacere. Oltre il dolore.
Fino ad essere mia.
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1
17 years ago
admin, 75
Last visit: 1 hour ago -
Prima esperienza bisex
Questa cosa è accaduta realmente ,
E' un'episodio successo un pò di anni fà quando avevo circa 17 anni , allora ero nel pieno della mia attività segaiola e con un mio amico ci sparavamo delle grandi seghe assieme, infatti con la scusa che lui aveva casa libera tutto il pomeriggio causa lavoro dei suoi genitori , io andavo sempre da lui con la scusa di studiare assieme , e invece guardavamo film porno a ripetizione sparandoci tantissime seghe, solitamente ci segavamo ognuno il suo perchè eravamo entrambi etero e la nostra eccitazione era tutta rivolta alle fighe che vedevamo nei film , ma io era da tempo attratto da quel bel cazzo che aveva , già a quell'età era ben dotato saranno stati un 18/19 cm bello largo e soprattutto durissimo , si vedeva da coma stava bello dritto .
diciamo che per mlti mesi siamo andati avanti così ognuno si segava il suo , ma un giorno che ero particolarmente eccitato mi sono fatto coraggio e gli ho proposto di segarci a vicenda , perchè poteva essere più divertente, inizialmente lui non ha voluto e così io non ho insistito perchè avevo paura che volesse smettere di segarsi assieme a me, ma ad un certo punto succede l'episodio che dà al svolta al nostro rapporto e ciè al contrario di sempre io sborro prima di lui(cosa che di solito non succedeva mai ) così lui si ritrova adoversi segare da solo mentre io vado in bagno a pulirmi, quando torno lo trovo ancora che si stà segando e così ci riprovo , chiedendogli se vuole aiuto visto che oggi non riesce a sborrare, cos' dopo un pò di titubanza mi dice di sì, mi inginocchi davanti a lui che è seduto sul divano lui apre bene le gambe ,finalmente posso prenderlo in mano è durissimo mi piace da morire e come lo prendo in mano e inizio a segarlo lui chiude gli occhi e sento che gode come un pazzo , lo sento che anzima il suo cazzo è durissimo e inizia a pulsare re e dopo pochi secondi iniziano i getti il primo mi finisce sul viso e così il secondo e il terzo poi un'altro sul petto e continua sborrare , mai visto farne tanta ho le mani piene di sborra , avrei voglie di leccral ma non voglio esagerare per la prima volta , così mi alzo e torno in bagno a lavarmi.
Quando torno lui è ancora tutto nudo disteso sul divano è esausto e mi dice che è stato fantastico e che da oggi in poi lo potrò segari tutti i giorni, ma io ho in mente di più e l'occasione si presenta il Sabato sera successivo.
Infatti , visto che i miei vanno a via per il fine settimana, ho la casa libera e invito lui e la sua ragazza a cena da me dove ci sarà anche la mia ragazza.
E' una sera d'estate e siamo tutti vestiti molto poco e anche il mio amico ha una magliettina e un paio di pantaloncini corti.
La serata và avanti molto allegramente scherziamo ridiamo e soprattutto beviamo alla fine della cena ci siamo scolati tre bottiglie di vino, e siamo tutti 4 belli sbronzi, l'occasione per mettere in atto il mio piano arriva quando le nostre ragazze ritornano dal bagno , dove ovviamente erano andate assieme , e il mio amico dice che deve andare lui, io prendo l'occasione al volo e dico che visto che le donne vanno al bagno sempre in coppia stasera ci andiamo anche noi uomini, così mi avvio assieme al mio amico in bagno , appena entrati chiudo la porta e aspetto che si abbassi i pantalonci ni e le mutande , eccolo il suo bel cazzo è già mezzo barzotto , probabilmente perchè stava trattenendo un pò di pipì, senza dirgli niente mi avvicino e gli prendo il cazzo in mano, lui rimane senza parole , ma quando stà per dire qualcosa , io i ingonocchio e gli prendo il cazzo in bocca , che in un istante diventa duro come il marmo, lui è senza fiato vorrebbe dire qualcosa , ma io inizio a succhiarlo e leccarlo , è fantastico , durissimo ha un ottimo sapore, lo guardo in faccia ha gli occhi chiusi e stringe le labbra per non gemere , altrimenti le nostre tipe potrebbero sentirci.
IO vado avanti con il mio pompino, è fantastico stare inginocchiato a succhiare qul gran cazzo e vederlo godere, mi eccita tantissimo anche il fatto che nella stanza vicina ci sono le nostre ragazze ignare di tutto.
Ma il nostro gioco dura poco perchè dopo nenche due minuti lo sento pulsare , è il chiaro segnale che stà per sborrare, allora me lo infilo per bene in bocca , sento i primi getti che mi arrivano in gola , i primi sono potentissimi poi gli altri diminuiscono di intensità , ma sono moltissimi , saranna 10 /12 getti che mi riempono la bocca , guasi soffoco , ma riesco ad ingoiare tutto, gli do un'ultima succhiata e mi stacco, lui è esausto e io felicissimo.
Lo guardo e esco dal bagno, da allora non sò quanti pompèini gli ho fatto , è un vero torello!
Da allora mi sono sempre chiesta se la sera ,dopo il pompino ,quando o limonato con la mia ragazza , se lei ha sentito il sapore della sborra del mio amico che avevo ancora in bocca!
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17 years ago
drea10, 35
Last visit: 6 years ago -
Troppo bello
un giorno come gli altri,torni a casa,una bella doccia rigenerante e qualche ora davanti al tuo computer,cosi,tanto per farti consumare le ultime energie prima che venga il sonno.
Ma poi,qualcosa cambia.ti imbatti in un sito di quelli dove le persone si incontrano,fanno amicizia e si confidano le loro voglie le loro tendenze.
uno di quei siti dove tutto è possibile.
E allora.... decidi e pensi:perche non posso cercare anch'io? Perchè non esaudire un desiderio che da anni mi passa davanti agli occhi?
Cosi il sogno diventa realtà.divento giacomo162 ed inizio la mia ricerca, dopo poco mi metto in contatto con una coppia che risponde al mio invito.
Si tratta di una coppia che si rivela simpatica e disinibita,con la quale trascorro momenti davvero intensi e piacevoli. allegria,anche a cena, prima o dopo aver fatto sesso con loro.
E arrivato quel momento che da tempo attendevo.il momento in cui sai di essere a tutti gli effetti LIBERO.
ALLORA..... via.Si parte,alla ricerca di nuove avventure,anche in compagnia dei miei due amici coniugi che nel frattempo sono sempre piu fidati. Complici in questa fetta di liberta che mi sono creato.
TROPPO BELLO
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 1 hour ago -
Il mio mondo....bagnato.
IL MIO MONDO…..BAGNATO.
- Ci tengo a fare una premessa: e pensare che io e mio marito abbiamo sempre divulgato la notizia di non aver mai avuto "esperienze
a tre"....che balla mostruosa!!!! -
Era una giornata splendida, come poche se ne vedono ai Tropici; il cielo era terso, completamente sgombro da nubi, il sole primeggiava solitario e sembrava volesse abbagliare gli sguardi delle persone (tanto fosse luminoso) e riscaldare i loro pensieri, che, come sembrava trapelare dall’espressione rilassata e distesa dei loro volti, parevano essere decisamente positivi.
Il mare era insolitamente calmo, oserei dire piatto, come mai mi era capitato di osservare prima di allora (è risaputo che il Mar dei Carabi sia spesso battuto dal vento o increspato da brezze marine).Il totale livellamento della superficie del mare aveva valorizzato l’incredibile trasparenza dell’acqua che celava il movimento di molti suoi piccoli abitanti.
Eh….la vacanza…forse era quello il motivo che rendeva tutto così meraviglioso!
All’epoca non eravamo ancora sposati: avevamo finito da circa mezz’ora di fare colazione e, come ogni mattina eravamo scesi in spiaggia muniti di maschera e pinne. Nell’agenzia di viaggio ci avevano parlato di quel luogo (Akumal, Messico), come tra i migliori per praticare lo snorkeling….all’epoca ancora non avevamo conseguito il brevetto per subacquei, ed eravamo in cerca di barriere coralline che fossero accessibili dalla spiaggia, ma che non rispondessero al nome di Sharm el Sheikh e zone limitrofe, nelle quali acque avevamo già avuto modo di “rigenerarci” negli anni precedenti..
La realtà che era apparsa ai nostri occhi aveva di gran lunga superato la nostra fantasia, già straripante dei racconti di nostri conoscenti e completamente satura di eccellenti aspettative inculcateci dagli opuscoli dei vari Tour Operators: la barriera corallina si estendeva a circa 100 metri dalla costa, in un punto facilmente raggiungibile anche da chi non avesse avuto a disposizione un mezzo nautico a motore. Di fronte al nostro albergo si innalzava dal fondo del mare la parte interna della barriera, con la sua laguna piuttosto bassa (circa un paio di metri) mentre per raggiungere la parte esterna, e dunque il mare aperto, occorreva attraversare un canale posto lateralmente alla baia, in un punto in cui potevano passare anche le barche, vista la maggiore profondità del fondale (dieci, dodici metri).
Il mare quel giorno era talmente invitante che pareva chiamarci con un canto non udibile dall’orecchio umano...era il nostro cuore che lo ascoltava e percepiva il suo invito….era la nostra anima che aveva bisogno di sentirsi parte integrante di esso, di quella natura dalla quale mi sono sentite sempre profondamente attratta; di quell’amore per la natura che era da subito diventato un valore prezioso da coltivare all’interno del nostro rapporto di coppia.
Entrammo in acqua….faceva talmente caldo quel giorno che la sensazione di calore sulla pelle dava quasi fastidio; poiché ho sempre gradito il contatto diretto con il mio elemento (l’acqua, appunto), approfittai subito e tornai a riva per posare sia la muta che il reggiseno del costume.
Indossammo l’attrezzatura (pinne, maschera e boccaio) e iniziammo a pinneggiare verso la barriera corallina. Il cuore mi batteva forte…speravo di poter assistere ancora, come era accaduto nei giorni precedenti, allo spettacolo più bello offerto dal mare in quel punto specifico della costa messicana: l’incontro con le tartarughe marine (Akumal significa, appunto, luogo delle tartarughe).
Dopo nemmeno due minuti ne incontrammo una, nuotava verso di noi, forse incuriosita da quei buffi esseri che stavano invadendo il proprio territorio di caccia; era la tartaruga marina più grande che avessi mai visto prima, e si trovava in quel punto interno della barriera per cibarsi di alghe, in meno di tre metri di acqua: che spettacolo….il mare era talmente fermo e trasparente che riuscivo a percepire ogni suo piccolo movimento della testa, anche per la breve distanza che ci separava da essa. Ci fissò con uno sguardo incuriosito…si fermò a circa due metri di distanza da noi….ero in estasi, la sensazione che provai fu indescrivibile….(Ero in vacanza, con il mio uomo, in mezzo al mare, e stavo ammirando uno tra gli spettacoli più belli della natura…ero immersa nel mio mondo bagnato….bagnato perché, oltre al riferimento ovvio con l’acqua di cui è composto, ho sempre intuito una profonda “simbiosi” che mi unisce ad esso…..e ho sempre sperato che il mare godesse e dunque si “bagnasse” del rispetto e dell’amore che nutro nei suoi confronti e nei confronti di tutti i suoi abitanti; una sorta di “simbiosi orgasmica”, perché reciproche ed intense sono le sensazioni che ci ci siamo sempre scambiati vicendevolmente).
Decidemmo di seguire la tartaruga, che ora si stava dirigendo verso il mare aperto…riuscivamo a starle dietro nuotando normalmente, chissà, forse si sentiva a proprio agio…forse aveva intuito la nostra benevolenza nei suoi confronti o, molto più semplicemente (e realisticamente!), era abituata agli esseri umani.
Una volta superato il canale (ci mettemmo buoni venti minuti ad uscire sulla barriera esterna), prese il largo e si dileguò. Rimanemmo fermi, ci mettemmo perpendicolari al fondo marino, pinneggiando con vigore in modo da riuscire a tenere la testa fuori dall’acqua per poter esprimere con le parole le nostre sensazioni riguardo la straordinaria esperienza vissuta; sembravamo due bambini che gioiscono di questioni “banali”, drasticamente semplici…..ma per essi estremamente gratificanti….la nostra complicità era totale, spontanea, riuscivamo a respirarla ed aveva assunto l’aroma salutare della salsedine che circondava i nostri corpi, intesa sia come sale marino presente nell’acqua che come particelle di esso evaporate nell’aria.
Avevamo bisogno di assaggiare la nostra complicità…sentire che sapore aveva, fonderci con l’elemento che la produceva….fare l’amore noi due, nel mare…fare l’amore insieme al mare………renderlo partecipe del nostro piacere, renderlo oggetto del nostro piacere, come fossimo un unico elemento.
In quel punto esterno della barriera avevamo notato parecchi metri di coralli morti, anche se ancora integri, e, nei giorni precedenti avevamo anche scoperto una piazzola sabbiosa quasi affiorante la superficie (un metro e mezzo di acqua circa). Ci dirigemmo subito lì, alzammo le maschere, spostammo il boccaio ed iniziammo a baciarci…un bacio lungo, salato, voglioso, colmo di desiderio, intriso di complicità, straripante delle esperienze vissute insieme fino a quel momento, e di quelle che avremmo vissute in futuro…..un bacio d’amore, reso unico dalla realtà che stavamo vivendo.
Mi staccai dalla sua bocca e mi immersi fino a raggiungere la sua vita…presi in bocca la punta del suo sesso, assaporai la goccia di lubrificante rimasta intrappolata sulla punta, anche grazie la sua consistenza vischiosa…era salata, come salata era l’acqua che riempiva la mia bocca e accompagnava i miei movimenti ritmici. Avevo in bocca il cazzo di mio marito, mentre un altro essere mi circondava completamente e mi possedeva con le sue braccia vive, avvolgenti, bagnate, calde, salate. Riemersi e mi misi la maschera, volevo guardare il suo cazzo lungo e duro sotto l’acqua, godermi ogni centimetro quadrato di pelle, volevo assaggiare il suo piacere mischiato con il seme del mare….. la sua acqua.
Mi immersi di nuovo e, sempre in apnea, lo afferrai con la mano all’altezza della base: ricominciai a succhiarlo avidamente, con la lingua che frugava ogni sua piega, soffermandosi spesso sullo scalino esistente tra il glande ed il tronco del suo sesso (sott’acqua le sensazioni tattili sono meno pronunciate, e quello specifico punto sembrava annullare la differenza della medesima sensazione).
Alternavo “fasi di apnea” a boccate d’aria, tutto in maniera frenetica ed eccitata; il suo godimento si mischiò all’acqua del mare, nella mia bocca. Emersi nuovamente, rimasi qualche secondo con la bocca piena, poi, guardandolo negli occhi feci scivolare il suo seme misto ad acqua sul lato delle mie labbra, fino a riversarlo quasi completamente in mare. Si avvicinò e mi baciò nuovamente, assaporando anch’egli il suo piacere insieme al sapore della mia pelle.
Avevamo appena fatto l’amore sulla barriera corallina….avevamo scopato noi due, l’uno aveva posseduto l'altra e viceversa.....ma sopratutto il mare ci aveva posseduti entrambi.
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Memorie di uno schiavo
ÿþMemorie di uno schiavo
di Gianmarco
La mia storia comincia due mesi fa circa.
Essendo in procinto di terminare gli esami universitari, cresceva per me la necessità di trovare un'azienda in cui poter effettuare lo stage, sul quale avrei poi dovuto relazionare per la tesi finale di laurea. Iniziai quindi la mia ricerca con i soliti motori di ricerca, aprendo e visitando i siti web di diverse aziende del settore nel quale avrei dovuto lavorare. Il classico lavoro di routine: aprire il sito, dare un'occhiata, cercare l'indirizzo "info" o "cv" e mandare il curriculum.
Tuttavia alcune aziende non avevano la propria e-mail rintracciabile sul sito, in quanto avevano un form da compilare a mo' di curriculum online per i loro database. Nonostante i più di questi fossero lunghi, mi armai di buona volontà e ne compilai circa una ventina. In più avevo già spedito moltissime altre e-mail con il cv allegato, quindi avevo diverse speranze di poter trovare un posto facilmente.
Di fatto non fu così facile, e mi dovetti ricredere sul mio ottimismo. Ricevetti infatti solo una e-mail di risposta direttamente dal dirigente di reparto del marketing di un'azienda, tale ing. John White. Costui mi rispose con una mail piuttosto risoluta, con toni un po' spavaldi anche se non offensivi, chiedendo di contattarlo telefonicamente per fissare un incontro. Prima di chiamarlo però volli togliermi una curiosità: decidetti di indagare sull'azienda in questione per coglierne le dimensioni e l'importanza. Scoprii con sorpresa che l'azienda in questione era la più grossa multinazionale del settore, e molto probabilmente il dirigente del marketing di una corporate di tale livello, tale John White, avrà avuto sotto di sé parecchi dipendenti, quantomeno (per esperienza) direi 70-80 persone. Mi stupì quindi che fosse stato proprio lui a contattarmi di persona, ma non più di tanto in quanto ero consapevole che il mio corso di laurea era selezionatissimo ed inoltre avevo già un po' di esperienza nel campo.
Inizia quindi da qui il racconto di questa mia esperienza. Ma vorrei, prima di continuare, raccontare un episodio che meglio possa descrivere il mio carattere docile e remissivo. Senza questa prima esperienza non sarebbe possibile comprendere il mio comportamento per quanto riguarda il resto della storia e, quindi, della mia vita.
L'iniziazione
Era un caldo pomeriggio d'estate, e miei amici erano tutti in vacanza. Io però non volevo stare a casa, e così decisi di recarmi al centro commerciale vicino a casa, per fare due passi ed ammazzare un po' il tempo. Una volta entrato, notai che il posto era quasi deserto, sicuramente per il fatto che era agosto ed inoltre era un giorno lavorativo.
Decisi di prendere una coca in un bar e di uscire a sedere su una panchina all'ombra. Nell'uscire abbasso l'aletta del mio capello sulla fronte, visto che c'era molta luce e non avevo occhiali scuri, e notai che anche all'esterno non c'era praticamente nessuno, se non un gruppo di giovani, che conoscevo di vista, provenienti dalle case popolari. Erano tutti di origine siciliana, a giudicare dal dialetto che utilizzavano per parlare tra di loro.
Avvistata una panchina ombreggiata, mi avvicinai e mi sedetti, mentre il gruppo in questione stava seduto sulla panchina a fianco alla mia, circa a 3-4 metri di distanza, o sul muretto appena dietro la panca. Probabilmente il fatto che io fossi l'unica persona in zona oltre a loro attirò la loro attenzione, ed iniziarono a guardarmi, mentre continuavano a parlare tra loro.
Il gruppo era composto da quattro ragazzi e due ragazze. Il modo di fare che avevano era piuttosto arrogante e, di qualunque cosa stessero di volta in volta parlando, dimostravano di esserne sprezzanti ed insolenti. La cosa iniziava ad infastidirmi e a mettermi in imbarazzo, cosa che non sfuggì loro.
Uno di loro disse ad un altro che il suo capello era ormai vecchio e rovinato, da buttare, iniziando a guardarmi con insistenza. L'altro confermò e alzando il tono di voce consigliò all'amico di chiedermi in prestito il mio. Così il giovane si avvicinò e con aria decisamente boriosa mi rivolse la parola:
«Hey bello, fammi provare il tuo cappello, su!»
Vedendo il soggetto in questione, iniziai ad esserne intimorito. Al contrario di me, che sono basso e mingherlino, oltre che debole e docile, lui era alto e con un fisico palestrato, ben visibile sotto la maglietta attillata che portava. Non risposi alla sua provocazione, forse per la troppa paura. Il giovane riattaccò a parlarmi:
«Allora? Sei sordo oltre che sfigato?»
Mi prese il cappello dalla testa afferrandolo per l'aletta. Io feci per alzarmi in piedi, ma con un semplice spintone mi rimise a sedere e si mise a ridere.
«Meglio che stai buono lì, sfigato!»
Detto questo si rivolse ai suoi amici chiedendo cosa pensassero del "suo" nuovo cappello; essi risposero con una risata generale di consenso. Ma ormai il bullo si stava divertendo e non aveva intenzione di smettere lo show.
«Senti sfigato, fa caldo e voglio prendermi da bere. Dammi 5 euro. Anzi, 10 euro, visto che ho finito le sigarette, eheh!»
A quel punto io stavo vistosamente tremando e avevo gli occhi rossi; il centro commerciale era in fondo ad una strada chiusa, in mezzo ad una zona industriale. Essendo agosto tutte le fabbriche erano chiuse e, non essendoci nessuno nei dintorni, l'area era veramente deserta e nessuno avrebbe potuto prestarmi aiuto.
«Che c'è? Hai 5 secondi, poi ti prendo a mazzate oltre che a prendermi tutti i tuoi soldi, è chiaro?»
Non avevo nemmeno la forza di rispondere, e mentre tremavo presi il portafogli, che mi cadde dalla mano. Mi abbassai dalla panchina per raccoglierlo ma il giovane, prima che la mia mano lo potesse raggiungere, ci mise la scarpa sopra. Io alzai la testa per guardarlo, e lui disse:
«sai, ho cambiato idea: innanzitutto la tua coca diventa mia, e poi, visto che mi hai fatto perdere troppo tempo, mi prenderò comunque tutti i tuoi soldi. Però mi fai un po' pena alla fine& riprenditi il tuo cappello.», che si tolse dalla testa e gettò e terra.»
Risate di tutto il gruppo.
«Se però non ti sta bene dimmelo, così l'altro piede te lo metto direttamente in testa!»
Ero completamente annichilito, e così mi rimisi a sedere sulla panchina senza nemmeno rispondere. Il ragazzo raccolse il mio portafogli e si rallegrò del bottino con il proprio gruppo.
«Bravo sfigato! A buon rendere!»
Non ebbi la forza di rispondere nemmeno in quell'occasione.
Mentre tornava nel gruppo, lo guardavo con gli occhi arrossati dalla rabbia e dalle lacrime, sapendo di non poter fare nulla. Ed ecco l'episodio che, per primo nella mia vita, mi fece scoprire che la mia indole mi avrebbe portato ad essere per sempre umiliato.
Mentre guardavo con rabbia il ragazzo andar via, una ragazza del gruppo si alzò di scatto in piedi scendendo dal muretto dove sedeva con gli altri, e guardandomi disse: «tu ti sei appena permesso di guardare con aria di sfida il mio ragazzo, vero?» e, detto questo, iniziò a camminare verso di me. Gli altri la incitavano «Avanti Lety! mettilo a posto!».
Letizia era una ragazza fisicamente robusta ma non sgraziata, con un bel corpo e con un seno enorme, almeno 20 cm più alta di me. Quando arrivò a un paio di metri da me perse quel suo sguardo arrogante e aggressivo di qualche secondo fa& ora sembrava più maliziosa; poco dopo scoprii che con me si voleva proprio divertire, molto più di quanto aveva appena fatto il suo ragazzo.
«Se guardi così Miro significa che hai fegato, allora siediti lì con noi, forza!» e detto questo mi afferrò per la maglietta e mi trascinò fino al muretto. I 4 ragazzi si erano seduti un po' più in là su un'altra panchina, guardando la scena, mentre l'altra ragazza, Loredana, era seduta sul muretto.
Loredana era leggermente più bassa di Letizia, con i capelli tinti di color mogano / prugna, un fisico snello e slanciato e uno sguardo molto penetrante e determinato che, associato al suo sorriso di scherno, mi faceva sentire ancora più impaurito e senza difese. Letizia si sedette sul muretto, a circa 50 cm di distanza da Loredana, dopodiché mi ordino i sedermi per terra appoggiandomi al muretto, nello spazio tra loro due. L'altezza del muretto era tale che le loro gambe penzolavano facendo arrivare i loro piedi poco sotto l'altezza delle mie spalle. Avevo quindi le loro scarpe da ginnastica Stan Smith polverose a pochissimi centimetri dalle mie spalle.
Come se niente fosse, le due presero a parlare di argomenti abbastanza forti e con atteggiamenti molto focosi, che mi fecero subito tornare in imbarazzo e sentirmi a disagio, soprattutto seduto lì, in quella posizione già di per sé umiliante.
A un certo punto Letizia mi riprese:
«& e tu, mezza sega, cosa ne pensi?»
io purtroppo non ero attento al dialogo, e così balbettai un «N-non saprei& »
Era probabilmente il pretesto che lei aspettava per iniziare a divertirsi con me.
«Allora non ascolti eh? Pensi di poter fregartene!»
Prima che io avessi avuto il tempo di replicare lei si abbassò verso di me e mi mollò un sonoro ceffone, il cui schiocco fu notevole. Subito dopo Loredana attirò la mia attenzione toccandomi la testa col piede e ordinandomi di chiedere scusa a Letizia, cosa che feci all'istante, tra le risate generali delle due.
A questo punto Letizia scese dal muretto e mi fece mettere in ginocchio, eretto, vicino al muro sempre davanti / in mezzo a loro; mi tolse il cappello dalla testa,
«questo non ti serve più»
e, rivolta a Miro,
«Amò! Vieni, ho un regalo per te»
Il ragazzo, che prima mi aveva già umiliato, si avvicinò e Letizia posizionò il cappello sulla sua testa.
«Ti sta proprio bene!»
commentò, guardandomi con un sorriso di scherno e, afferrandomi la testa per i capelli e alzandomela verso l'alto (io dopo lo schiaffo ero seduto a terra), mi disse:
«guarda un vero uomo come bacia la sua donna, schiavo!».
Detto questo, lui la abbracciò ed iniziarono a baciarsi appassionatamente, mentre lei con una mano palpava il cazzo di lui e con l'altra mi teneva per i capelli in modo che fossi costretto a guardare la scena, mentre Loredana rideva di me.
Dopo pochi secondi si staccarono e Miro tornò dagli amici; Letizia tornò a sedere sul muretto.
Mentre continuava a conversare con Loredana, ogni tanto mi afferrava la testa per i capelli ma senza forzare, solo per il gusto di avermi come giocattolo, alternando carezze di scherno a strattoni per i capelli, pressandomi la testa al muretto. In alternativa, visto che stavo sempre a testa china, mi prendeva con dolcezza il mento facendomi alzare la nuca, per poi spararmi dei ceffoni, anche 3-4 di fila, il tutto tra le risate generali di Loredana e dei 4 ragazzi che nel frattempo si erano accesi una canna stando sempre sull'altra panchina.
La situazione stava via via scaldandosi, e le percosse di Letizia si facevano più pesanti. Tuttavia quello che era particolare era che si facevano anche sempre più umilianti: il suo scopo era la dominazione, e io con mio stupore non ero più terrorizzato, ma iniziavo a provare che quanto stava accadendo era giusto: chi domina, sopra; chi è dominato, sotto, in ginocchio, proprio come ero stato messo da lei. Intanto anche Loredana aveva iniziato a dimostrarmi che ormai ero il suo verme, oltre che di Letizia, e quando quest'ultima non mi stava schiaffeggiando, lei teneva appoggiato un piede fisso sulla mia spalla, sfregandone il lato sulla mia guancia, come se questa fosse uno zerbino.
Letizia, notando la cosa, disse sarcasticamente:
«Lory, le tue scarpe sono un po' impolverate, vediamo se la mezza sega più aiutarti con le sue guance da checca.»
Così mi afferrò la faccia per il mento e si avvicinò con il suo viso al mio con un sorriso di scherno, lasciò fuoriuscire dalla sua bocca un grande fiotto di saliva sulla mia guancia che stava dal lato di Loredana, la quale riappoggiò il suo piede sulla mia spalla e cominciò a sfregare il lato della scarpa sulla mia faccia proprio dove c'era la saliva, non mancando di commentare:
«Bene, pare che mezza sega ora possa essere battezzato: dimentica per sempre il tuo nome, da ora ti chiamerai semplicemente schiavo! Hai capito?!».
Io, imbambolato, non risposi, e mi arrivò così l'ennesimo schiaffo di Letizia.
«Allora non hai capito! Ti spiego una cosa: da adesso sei nostra proprietà, proprio come un oggetto, e dovrai chiamarci Dee, è chiaro?!»
«sì Dea»
«bravo!»
e mi sputò in faccia, alché le due scoppiarono a ridere. Letizia continuò:
«altra regola: ogni volta che ti sputo in faccia devi ringraziare, lasciar colare la saliva fino alle tue labbra, bere e ringraziare di nuovo. È chiaro?»
«sì Dea, grazie Dea»
e questa volta fu Loredana ad umiliarmi piazzando direttamente la sua scarpa sulla mia testa, visto che ormai il mio cappello non c'era più da tempo, ormai propriet0 del ragazzo di Letizia.
La situazione si era temporaneamente calmata, con le due che parlavano tra di loro mentre mi usavano per sporadiche risate. Loredana si era letteralmente sdraiata sul muretto a aveva ancora la scarpa sulla mia testa. Era particolarmente cattiva, si divertiva a muovere il suo piede sulla mia testa come un giocatore fa quando è immobile e ha il piede sul pallone, avanti e indietro.
Dopo circa 20 minuti di poggiapiedi per Loredana, che alternava le gambe, e di oggetto di sputi per Letizia, le due decisero di divertirsi ancora un po'. Loredana scese dal muretto, si voltò, si abbasso i jeans fino a sotto il sedere e disse a Letizia di metterci la mia faccia. Letizia mi afferrò con una mano per i capelli e con l'altra per il collo e mise il mio naso a pressione con l'ano di Loredana, la quale lasciò uscire una scoreggia potente e molto puzzolente, alla quale tutti e sei risero come forse mai nella loro vita. La ragazza si divertì a tal punto che disse a Letizia di tenermi fermo così, e quindi mi ordinò:
«ora tira fuori la lingua, schiavo, e leccami il buco del culo come fosse un gelato. Quando dico "stop" dovrai aprire la bocca e farla aderire al mio buco del culo, perché significa che ci devo scoreggiare dentro, chiaro?»
«sì, mia Dea»
a questo punto Letizia, che come ho detto sopra era molto forte, mi strappò letteralmente la t-shirt di dosso, lasciandomi a dorso nudo in modo che tutti potessero vedere il mio fisico mingherlino da checca sottomessa. Loredana poco prima si lamentava con Letizia che a mezzogiorno non avrebbe dovuto mangiare così pesante, ed io ora ne assaporavo le conseguenze mentre le due donne ridevano a crepapelle. Leccavo e aprivo la bocca, leccavo e aprivo la bocca, a ripetizione, proprio come mi era stato ordinato di fare, visto che ormai ero uno schiavo.
Dopo un quarto d'ora passato così, Loredana lamentò di essere stata in piedi troppo a lungo e che era stanca, così si tirò su i jeans e si rimise a sdraiare sul muretto. Letizia allora disse:
«Hai visto, merda! Hai fatto stancare Loredana! Ora devi rimediare!»
Stava per iniziare l'ennesima umiliazione: mi ordinò di inginocchiarmi davanti ai piedi di Loredana.
«Ora toglile le scarpe, ovviamente devi fare tutto con i denti!»
L'impresa fu ardua ma alla fine ci riuscii& Loredana non indossava calzini e, nonostante i suoi piedi fossero solo un po' polverosi, emanavano un fetore incredibile.
Neanche il tempo di toglierle che Loredana disse:
«aaah& che bella sensazione. Ottima idea, Lety!»
A questo punto iniziò a passarmi i piedi in faccia, guardandomi sempre da sdraiata con quel sorriso ironico e penetrante che era già di per sé sufficiente per avermi ai suoi piedi.
Letizia mi afferrò quindi per i capelli:
«allora sei proprio coglione! È stata in piedi fino ad ora per causa tua, ed ora vorresti che muovesse i piedi sulla tua faccia da verme? Prendili e strofinateli in volto, merda! Quando hai finito li voglio vedere puliti come appena asciugati dopo la doccia.»
accompagnando il tutto con uno schiaffo. Mentre eseguivo, Letizia era in piedi dietro di me e si era accomodata appoggiando un piede sulla mia spalla. Io, che ero già in ginocchio sulla ghiaia, dovevo quindi anche sopportare il suo peso, che lei scaricava sadicamente tutto su quella gamba.
Loredana apprezzava molto umiliarmi coi suoi piedi, che per altro erano esteticamente perfetti: me li fece baciare, quindi leccare, e quindi me li mise in bocca a mo' di pediluvio, per poi finire ordinandomi di asciugarli con i miei capelli. Nel frattempo Letizia si stava godendo tutta la scena e iniziò ad eccitarsi, toccandosi i capezzoli.
Loredana capì e mi allontanò calciandomi via in volto e Letizia, che era dietro, mi fermò al volo, mentre ero ancora inginocchiato. Mi guardo negli occhi e mi ordinò:
«ora stai fermo e guarda la tua Dea!».
Si spogliò completamente, scarpe e calze comprese. Ora era nuda a gambe divaricate davanti a me:
«prostrati, merda!»
e mi calciò io volto. Dopo essermi rapidamente rialzato, mi prostrai come fanno i credenti di alcune religioni mentre pregano.
Lei iniziò quindi a ridere apertamente:
«alza solo la testa», e così feci.
Lei mi stava osservando imperiosa: il suo corpo era statuario, e la sua vagina molto pelosa. Giusto il tempo di alzare la mia testa e la Dea, a gambe aperte che mi sovrastava, lasciò andare un grande getto di urina direttamente sulla mia testa e sulla mia faccia, con grandi risate di Loredana. Quindi lo trattenne, e mi disse:
«ora avvicinati e bevi. L'unica cosa che berrai oggi uscirà da questa fonte! Ahahah!»
e così feci. Avvicinai la mia bocca, che ormai in quel giorno aveva già assaporato ogni altra umiliazione, e bevetti tutto quanto usciva dalla mia Dea.
Non era finita: Letizia si stava eccitando; così, appena finì di scaricarmi tutto in bocca, mi afferrò per i capelli e mi ordinò:
«lecca ora! Fino a che non ti sono venuta in bocca, piccola troia!»
e il piacere aumentava di pari passo agli insulti:
«sììì& sei la mia puttana, nata per togliere lo sporco dai miei piedi con la tua lingua& per bere la mia piscia! La tua vita da oggi dipenderà dagli scarti del mio corpo, HAI CAPITO?!»
fino a che raggiunse l'orgasmo e sfinita si sdraiò sul muretto, completamente nuda e a gambe aperte.
Guardandola da quella posizione, io in ginocchio nella mia miseria e lei una Dea trionfante, capii che era quello per cui ero nato. Nel frattempo, Loredana era raggiante per lo spettacolo appena visto; si alzò e venne verso di me, mi prese per i capelli e mi trascinò fino ai piedi di Letizia:
«Li vedi questi?! Lety si è spogliata completamente prima e i suoi piedi ora sono tutti impolverati in quanto è stata nello sterrato! PULISCILI, TROIA SCHIAVA!»
Ed eccomi di nuovo asservito a dei piedi tanto belli quanto polverosi e puzzolenti, a baciarli, leccarli, ciucciarli dito per dito e poi tutti insieme, con Letizia semiaddormentata che si godeva il servizio e Loredana che nel frattempo si era spogliata a sua volta. Ora toccava a lei; si portò di fronte a me.
«Come puoi pretendere di pulire bene quei piedi se hai la bocca completamente secca per la polvere, idiota!»
e con questo mi appoggiò un piede sulla met0 destra della faccia, e facendo pressione sul mio corpo si abbassò avvicinando la faccia alla mia, e quando fù a pochi centimetri fece il suo magnetico sorriso di vittoria, e disse con fare lascivo:
«ora ti sciaquerò la bocca, amore& »
tolse il piede dalla mia faccia, mi fece aprire la bocca. Portò il piede di Letizia direttamente all'interno delle mia bocca, e iniziò a pisciarle sulla caviglia in modo che la piscia confluisse tutta nella mia bocca.
«Champagne!»
e si lasciò andare ad una risata trionfale, mentre la cosa andava avanti, lei in piedi, a gambe aperte, con una mano sul fianco e il busto eretto e l'altro braccio teso a tenermi per i capelli.
Terminata anche quest'ennesima completa e totale umiliazione, la situazione si stabilizzò e si calmò. Mentre Letizia riposava semiaddormentata, Loredana si mese a sedere sul muretto, mentre io ero ancora in ginocchio completamente fradicio delle loro urine. Appena sedutasi, Loredana, che era ancora completamente nuda, mi fece un cenno indicandosi con un dito i suoi piedi: non c'era neppure bisogno di parlare per darmi degli ordini; tutto ciò che disse fu:
«non provare ad alzarti in piedi per venire qui. Sei uno schiavo e devi stare a quattro zampe. Guarda i miei meravigliosi piedi: sono completamente impolverati. Visto che sei al mondo per me, ora ripuliscili per bene o ti farò rimpiangere di esistere»
il tutto con una calma e una pacatezza incredibili, segno che ormai la mia situazione era stabile. Ero loro, sotto tutti i punti di vista.
Le due dee si rilassarono così per un po' di tempo. Nel frattempo i loro quattro amici se n'erano andati e, nella zona, non c'era nessun altro all'infuori di noi tre; ciò che mi stava succedendo aveva dell'incredibile perchè mi avevano trasformato in uno spettacolo umano di sottomissione in un luogo pubblico, cose che probabilmente non si vedevano nemmeno 2000 anni fa indietro nell'antica storia. Per fortuna la zona era deserta e non c'era proprio anima viva nei dintorni.
Loredana era talmente stanca che si addormentò, ma poco dopo che questo avvenne fu Letizia a svegliarsi. Neanche il tempo di aprire gli occhi che già mi stava guardando con quell'area da padrona malvagia che non vede l'ora di abusare del suo schiavo e di farlo soffrire a suon di umiliazioni devastanti. È proprio questo il termine giusto: voleva farmi soffrire psicologicamente, era questo che si leggeva nei suoi occhi. A quanto pare il riposino le aveva giovato parecchio, sembrava più in forma che mai; guardandomi mentre ancora leccavo i piedi di Loredana addormentata, commentò:
«molto bene! Hai finalmente capito dov'è il tuo posto. Continua, intanto ora ti spiegherò il tuo futuro»
Letizia iniziò un discorso, non troppo lungo, con cui espose in parola quello che poco prima era stato realizzato in fatti. Avrei dovuto scordarmi per sempre la mia vita normale. Le due ragazze abitavano insieme e avrei quindi dovuto andare a vivere con loro, dove avrei mangiato per terra direttamente dai loro piedi, avrei dovuto essere il loro cuoco e la loro donna di servizio per pulire tutta la casa, essere pronto in ogni momento ad ogni tipo di abuso.
Disse chiaramente che Miro era una copertura, entrambe le due erano lesbiche e segretamente fidanzate: disse questo per farmi capire che io non avrei nemmeno potuto sognare di poter avere del piacere dalla mia condizione di schiavo, perché per loro sessualmente non esistevo nemmeno. Al termine di quest'ultima parte mi guardò in silenzio per alcuni secondi, ordinandomi di guardarla negli occhi. Ero lo sguardo della vincitrice assoluta, che umilia il perdente e lo sottomette.
Scese quindi dal muretto e si avvicinò al mio volto, mentre io ero costretto a stare in ginocchio su ordine di Loredana. Mi prese la faccia per il mento, spalancò le gambe, e mi appoggiò la fica in pieno volto, ordinandomi di tenere la bocca chiusa, e di assaporare l'odore di quella che era, da quel momento in poi, la mia unica ragione di vita. Mi lasciò nel frattempo il mento e mise entrambe le mani sui fianchi, in una classica posa da Dea. Mentre io annusavo, lei approfondì il discorso fatto poco prima, intanto roteava lentamente e leggermente il busto per sfregarmi il suo cespuglio sul volto, sottolineando la mia condizione di oggetto inerme.
«Mentre Lory dorme, inizierò ad insegnarti come mi devi trattare. Mettiti già a quattro zampe, prendi i miei due calzini» eseguii.
«Bene, hai fame per caso?»
e me ne forzò uno in bocca ridendo, legando l'altro intorno al mio volto all'altezza del naso, in modo che fossi sublimato sia dall'odore che dal sapore del sudore dei suoi piedi. Mi ordinava di ciucciare la sua calza e di annusare l'altra, ed io obbedii come il cagnolino che ero, mentre lei si sedette a cavalcioni sulla mia schiena. Il suo peso non era indifferente, e quando si accorse che stavo soffrendo, sia alla schiena che alle ginocchia, commentò scocciata:
«soffri per così poco?»
e ridendo aggiunse:
«allora adesso facciamo una passeggiata. Avanti, cammina schiavo!»
e con questo iniziò a calciarmi col tallone, come i fantini. Il dolore era forte ma non avevo scelta, iniziai a muovermi ed andai avanti per circa 5 metri, quando la Dea mi fece fermare sul marciapiede, in prossimit0 della pozzanghera che si era formata quando mi scaricarono addosso le loro urine.
Con voce dolce di scherno disse:
«visto che sei dolorante, ti concedo di riposarti almeno le braccia.»
Dalla schiena spostò il suo peso tutto sul mio sedere, e aggiunse:
«ora più abbassare la parte anteriore almeno, no? Ringrazia, verme!»
e detto questo mi diede un calcio in faccia, lasciando il piede davanti al mio volto in attesa del mio bacio di ringraziamento, incombenza che sbrigai a tempo zero.
«avanti, abbassa la tua faccia e le tue spalle fino a terra, in modo che potrai riposarti& ovviamente la faccia dovr0 poggiare nella pozza della mia piscia, ahahah!».
Ero in una posizione indescrivibilmente umiliante: in ginocchio con il sedere alzato, dove sedeva a cavalcioni la Dea, e la parte davanti del corpo abbassata con la testa di profilo nella pozza di urine. Letizia dalla sua posizione andò quindi ad allungare le sue lunghe e statuarie gambe, appoggiando un piede sul lato della mia faccia che dava verso l'alto, e l'altro direttamente nella pozza di piscia, davanti al mio volto.
Una volta delineatasi la posizione, la Dea pareva essere molto soddisfatta e trionfante. Iniziò così a muovere il piede sulla mia faccia facendo pressione come se stesse spegnendo una sigaretta, mentre nel frattempo mi insultava nei modi più vari. Non soddisfatta, mi ordinò di aprire la bocca cosicché la sua piscia potesse entrarvi e di bere, ma bere era impossibile vista la posizione del mio corpo.
Se ne accorse:
«oh, ma che peccato! Pare che tu non riesca a bere& ti aiuto io allora& »
detto questo iniziò a buttarmi l'urina in faccia e in bocca con il piede che fino a poco fa era nella pozza di fronte al mio viso, mentre rideva fragorosamente. Era veramente una situazione indescrivibile; eppure il peggio, il degrado assoluto, doveva ancora arrivare, e nemmeno troppo presto.
Ormai il pomeriggio andava verso la sera, e il sole si stava abbassando. Loredana si svegliò e Letizia, che se ne accorse, disse all'amica:
«ben svegliata Lory, ho buone notizie: arriva il bidet a domicilio!»
Loredana sapeva bene cosa stava per succedere, e le due scoppiarono a ridere. Letizia scese dalla mia schiena e mi prese per i capelli tirandomi in posizione eretta ma sempre rimanendo in ginocchio. Mi trascinò quindi fino alla figa di Loredana e mi ordinò di leccarla fino ad un suo ordine di stop. Letizia iniziò quindi ad accarezzare il seno e la pelle del corpo della sua compagna; lei due si lasciarono andare ad una serie di effusioni, baciandosi ed accarezzandosi a vicenda, mentre la mia lingua lavorava. Per potersi meglio esplorare, decisero di farmi sdraiare a terra a pancia in sù, salendo sul mio corpo e calpestandomi dal pene al volto mentre si baciano appassionatamente e si toccavano. Di tanto in tanto una delle due si posizionava all'altezza del mio viso, a gambe aperte e, dandomi un piccolo calcio in faccia, mi faceva capire che dovevo aprire la bocca per un getto di pioggia dorata in arrivo. Quando questo accadeva le due ridevano mentre continuavano a baciarsi, giocherellando con piccoli morsi e colpi di lingua.
Ad un tratto Loredana ricominciò a lamentarsi per il suo infausto pranzo... ma questa volta aveva trovato la soluzione ai suoi problemi:
«Tesoro, quella peperonata mi sta uccidendo! Ho un mal di pancia incredibile, e non mi va di andare a casa per andare al bagno proprio ora!»
ma Letizia suggerì un metodo ottimale per risolvere il problema, bisbigliando nell'orecchio della compagna che si dimostrò subito felice di tale idea.
Le due di fatto contarono a baciarsi e a toccarsi, ma questa volta l'atmosfera si era fatta di fuoco e Letizia, dopo essersi leccata un dito, ando con questo a massaggiare dolcemente il buchetto dell'ano della sua compagna. Fece il tutto con lentezza e delicatezza, fino a penetrarla completamente, mentre Loredana iniziava a godere vistosamente; il tutto mentre io ero ancora sotto i loro piedi, a petto nudo e fradicio delle loro urine. Letizia estrasse il suo dito medio dal culo di Loredana, vedendo che era completamente inzuppato delle feci del suo amore. Alla vista di ciò, Letizia esclamò ghignando:
«Ma tesoro! Avresti dovuto dirmelo prima che ti serviva così urgentemente un bagno! E a quanto vedo è molto molle, quasi liquida& » le due si scambiarono uno sguardo di intesa.
Loredana scese dal mio volto e Letizia, che era in piedi sul mi petto, si rannicchiò per poter avvicinarsi al mio volto, guardandomi con aria trionfante.
«Allora schiavo, cos'è quella faccia terrorizzata? Beh d'altronde è comprensibile: le mezze seghe come te sono nate per essere dominate, ed è logico che tu sia un codardo e che abbia paura di due donne come noi, non credi?»
lasciando scivolare un getto di saliva sul mio occhio destro. Io affrettai la mia risposta affermativa, sapendo cosa mi avrebbe aspettato in caso contrario.
Letizia sospirò un «bene», e si mise comodamente a sedere a cavalcioni sul mio petto, a gambe aperte.
«ora sarai iniziato ad una delle attività che presto sarà per te un incombenza quotidiana. Sai, sei proprio peggio di una puttanella, di una femminuccia timida e spaurita, quindi è giusto che tu abbia almeno un po' di make up.»
e sorrise in modo perfido. Appoggiò quindi il suo dito inzuppato della diarrea di Loredana all'angolo delle mie labbra, e le percorse come per mettermi un rossetto. La sensazione data dall'odore era terribile, tuttavia la mia paura e devozione era tale che non mi ribellai per nulla, anche se avevo paura di scoppiare per l'emozione. Mentre lo faceva, Loredana si posizionò dietro di me e mi bloccò la testa mettendo un piede sulla mia fronte e facendo pressione, in modo che anche se avessi avuto un impeto di rigetto non avrei potuto muovermi.
Chiaramente, nel frattempo, le due erano molto divertite e mi deridevano in continuazione, mentre Letizia mi "truccò" anche gli occhi. Per concludere il mio make-up in bellezza mi ordinò di fare con le labbra quel movimento che fanno le donne dopo che si sono messe il rossetto, facendomi sentire una vera puttanella. Le due ridevano a crepapelle:
«Lory, ma perché abbiamo deciso di chiamarlo schiavo? Lui è una schiava!»
«Hai ragione amore!»
risate.
«Bene Lory, ora la puttanella è pronta, cosa ne dici?»
la compagna asserì e così Letizia mi ordinò di spompinare il suo dito imbrattato di diarrea. Io proprio non ce la feci ad aprire la bocca, così Letizia iniziò a prendermi a schiaffi fino a che non la aprii.
«Perfetto, vedo che ti sei rassegnata al tuo ruolo, piccola troia!»
con un sorriso solare di chi vive questa situazione da sopra da anni.
Spompinai così il suo dito, la sensazione era orrenda eppure ero decisamente sorpreso dal non provare nemmeno la minima voglia di voler tentare di ribellarmi, anzi, ero deciso a ripulire quel dito nel modo migliore possibile per soddisfare le mie Dee.
Quando il mio lavoro terminò, Letizia si alzò: stava per arrivare il peggio. Loredana si accovacciò sul mio volto:
«Sei pronto? È un po' presto per cenare, ma la tua cena non è di quelle si possono cucinare quando si vuole eh!»
entrambe scoppiarono a ridere. Dall'ano di Loredana, che lei aveva provveduto a posizionare sulle mie labbra, iniziarono ad uscire una serie di scoregge terribili e molto rumorose, che mi fecero sentire ancora più inferiore e nullità che mai. Prendendomi per i capelli mi ordinò di iniziare a leccarle il culo ,e poco dopo, di aprire la bocca.
Ormai era degradato a cesso. Mi aspettavo che uscissero dei pezzi, ma come vi ho già detto la Dea aveva la diarrea, e il risultato fu per me travolgente. Dapprima iniziarono ad uscire dei rivoli marroni, i quali fui ordinato di raccogliere con la lingua.
Loredana, con tono dolce di scherno, disse:
«ho deciso di offrirti un po' di caffè! Su, bevi! Non vorrai rifiutare un mio regalo mi auguro».
Ad un certo punto il suo volto si fece più rossastro:
«il caffè è finito, adesso la torta.. anzi, il budino!»
le due risero a crepapelle&
«apri, schiava!».
La mia bocca e il mio viso furono inondate di diarrea. Letizia rideva e applaudiva, mentre Loredana mi teneva per i capelli con entrambe le mani, strattonandomi la testa e ordinandomi di gustare ed ingerire tutto. Obbedii con gioia e con la soddisfazione della schiavetta che compiace la propria padrona. Arrivarono altri getti, che però la Dea volle divertirsi a farmi cadere sulla fronte, sugli occhi, ovunque.
«ora torna alla pozza di piscia e lavati la lingua in fretta, poi torna e fammi il bidet, schiavetta! Ci andrai strisciando!».
Feci come disse. Ma Letizia, che si stava annoiando, si avvicinò a me e mi bloccò con un piede sulla testa prima che io potessi partire.
«povera mia, non voglio lasciarti andare così, potresti sentirti sola& ti ci accompagno io, tesoro!»
e mi salì in piedi sulla schiena.
«Avanti, andiamo al tuo pozzo personale!»
Risate di entrambe. Sempre con Letizia sulla schiena, mi pulii la lingua e tornai da Loredana che mi porse di nuovo il suo ano, Letizia scese e iniziai l'opera di pulizia.
«Aaaah, non c'è niente di meglio di avere una schiavetta da poter usare anche come carta igienica umana! Dovresti provarla Lety!»
«non preoccuparti, lo farò senz'altro al più presto ahah!».
Al termine del mio bidet, Loredana riflettè ad alta voce:
«non è giusto che tu abbia mangiato la mia merda e non quella del mio amore& Lety, ti prego, fai uno sforzo& ce la fai?»
«posso provare!»
«ma falla sul marciapiede, ho un'idea!».
Letizia si accovacciò e dopo qualche minuto sfornò un escremento solo, ma bello corposo, di colore chiaro.
«Dimmi Lory, cosa vuoi fare ora?»
«guarda» rispose Loredana, che rivolgendosi a me ordinò:
«schiava, qui subito! Lo vedi questo pezzo di merda? Vale più di te, quindi ora prendilo in mano con cura e bacialo con devozione!»
Letizia nel frattempo rideva come una pazza mentre si godeva l'imperiosità del suo amore.
«Riappoggialo a terra, e avvicinati con la faccia di lato ad 1 cm!», detto questo io eseguii nuovamente, quand'ecco che capii le intenzioni della Dea: d'un tratto salì a piedi pari sulla mia testa, schiacciandola tra la pianta dei suoi piedi e lo sciotto di merda. Era l'apice definitivo:
«ecco cosa meriti!» mi urlava da sopra la mia testa «sei meno di niente, zero, una troia di merda, in tutti sensi ahahah! Meriteresti che ti pestassimo, che ti facessimo sentire il dolore, ma fai così pena e schifo che non meriti niente. Sei nata per essere schiava!».
A quel punto le due donne furono soddisfatte. Loredana scese dalla mia testa, ed entrambe si rivestirono ad eccezione delle scarpe e delle calze, che lasciarono in giro. Rimaste quindi a piedi scalzi, calpestarono la merda in modo da avere i piedi il più sporchi possibile e tornarono a sedersi sul muretto, mentre io giacevo dolorante a terra con la faccia completamente inzuppata di urine e feci delle due padrone.
Letizia parlò:
«È da questo muretto che tutto è iniziato qualche ora fa, ed è qui che finirà! Guarda i nostri meravigliosi piedi di Dee: sono sporchi di terra, di merda e di piscia. Ora sentiamo, cosa deve succedere in questi casi, piccola schiava perdente che non sei altro?»
Io non accennai nemmeno a parlare: mi misi subito a quattro zampe nonostante tutto il mio corpo fosse a pezzi e mi diressi ai loro piedi, che iniziai a ripulire alla perfezione con la mia lingua.
«Molto bene, sei una schiavetta intelligente. Fai un buon lavoro altrimenti vedrai!».
Nei successivi 20 minuti ripulii i loro piedi mentre loro parlarono del più e del meno, di cosa potevano farmi fare in futuro, alternando gli argomenti ad insulti questa volta pesantissimi. Quando ebbi finito, Letizia mi ordinò di rimetterle i calzini, ma entrambe erano ancora senza scarpe.
Loredana sembrava avere un piacere particolare per la mia umiliazione attraverso piedi e scarpe, mi ordinò quindi di rimettere le scarpe a Letizia e quindi di inginocchiarsi davanti a lei. Lo feci, e mi ordinò:
«ora stai in ginocchio eretto e lecca le suole delle mie scarpe prima di rimettermele. Devi farlo molto lentamente, con la lingua completamente piatta, e mentre lo fai guardami negli occhi!».
Era il suggello finale della mia posizione di schiavo effeminato perdente. Svolta quest'ultima incombenza, rimisi le scarpe anche a Loredana. Le due scesero dal muretto, fresche come due rose, e se ne andarono senza nemmeno guadarmi, mentre parlavano tra loro.
Nella situazione in cui ero, dovetti aspettare il buio per poter tornare a casa senza farmi notare, nelle condizioni appariscenti in cui ero. Quel pomeriggio fu l'iniziazione del fuoco e l'inizio di tutto per me.
L'incontro in azienda
Ritorno ora ai tempi recenti.
Dopo aver quindi ricevuto l'e-mail dall'Ing. John White ed essermi informato un minimo sull'azienda in questione, decisi di chiamarlo. Rispose il centralino, che mi passò la segretaria. Essere sempre stato timido e remissivo, il tono di voce malizioso e quasi suadente della segretaria, che mi disse di attendere, mi mandò un po' in confusione. Dopo un primo scambio di battute, infatti, la segretaria, che scoprii poi chiamarsi Helen, probabilmente intuì il mio carattere debole (visto che al telefono ero emozionato e balbettavo continuamente) ed iniziò quindi a darmi del tu e a parlarmi con un tono vagamente sprezzante che mi fece già da subito capire che non aveva grande rispetto per me.
Inoltrò la mia chiamata all'ingegnere. Subito dalle prime parole e dalla rapidità con cui volle liquidare i combenevoli, notai che si trattava di una persona certamente altezzosa e scaltra, nonché intelligente e di indole aggressiva; la sua parlantina faceva inoltre emergere scaltrezza e prontezza nella risposta. Del resto, era quanto più o meno mi aspettavo dopo aver letto la sua risposta alla mia e-mail iniziale.
Mi indicò quindi la sua disponibilità per il colloquio e fissammo un appuntamento (di fatto fu lui a dirmi quando venire, senza nemmeno attendere una mia conferma).
Cercando l'indirizzo dell'azienda venni a scoprire che questa si trovava all'interno di uno dei più moderni, alti e prestigiosi grattacieli dell'area di Manhattan.
Quel giorno puntai la sveglia onde evitare il ritardo, mi vestii di tutto punto, scesi al bar sotto casa per fare rapidamente colazione e presi la metropolitana, arrivando con 15 minuti di anticipo sul posto. Appena entrato nell'atrio di accoglienza, una centralinista mi ricevette e mi indicò il piano e l'ufficio dove dirigermi, specificando che lì sarei stato accolto dalla segretaria dell'ingegnere, con la quale avevo parlato al telefono pochi giorni prima.
Presi l'ascensore per raggiungere l'ufficio, che si trovava all'ultimo piano dell'immenso edificio. Notai con sorpresa, una volta arrivato, che l'ultimo piano, quello dedicato ai massimi dirigenti, era alto circa tre volte un normale piano, conferendo all'ambiente un'area di maestosità nonché di ricchezza, visto il lusso degli arredi del largo corridoio. Arrivai all'ufficio della sig.na Helen Silverstone, dove bussai due volte prima di sentire un sonoro «Prego!».
Aprii la porta, formale scambio di saluti. Prima di avere il tempo di chiuderla, la voce di Helen, che sembrava seccata ed irritata, mi riprese subito con tono severo:
«È in anticipo rispetto all'orario concordato.»
«M-mi scusi, non pensavo di dare problemi& », fui subito interrotto dal suo fare incalzante.
«L'ingegner White è impegnato in una telefonata ora, si sieda qui nel frattempo, ho qualche domanda da farle.»
Obbedii prontamente al suo tono autoritario senza fiatare. La stanza di Helen era piuttosto grande, con una parete completamente a vetri che rendeva il locale molto luminoso ed accogliente. La sua scrivania doveva essere sicuramente lussuosa, così come gli altri complementi d'arredo, ed inoltre la tecnologia dell'ufficio (pc, lampade, fotocopiatrice, etc.) parevano essere all'ultima moda con dei design ultra-moderni.
Helen era una donna sulla trentina, con capelli lisci castani, carnagione chiara e due splendidi occhi verdi, che emanavano sicurezza ed eleganza; sensazione confermata dai lineamenti del suo volto.
Prima di iniziare con le domande di cui mi accennò, andò all'armadio poco distante dalla scrivania per prendere un raccoglitore. Notai così il suo gusto nel vestire un elegante abito che metteva perfettamente in mostra la bellezza del suo corpo, longilineo e proporzionato, anche se non era molto alta. Ai piedi portava dei sandali aperti con tacco alto neri, che si abbinavano alla perfezione con i suoi collant scuri di spessore medio. I suoi piedi erano meravigliosi, con delle caviglie fini e le dita smaltate di blu scuro; non il minimo segno di graffi o vene esposte.
Ad un certo punto iniziò a farmi domande, con un tono di voce e un modo di parlare che si fecero via via sempre più arroganti e aggressivi.
«Dunque, innanzitutto mi ripeta il suo nome, visto che qui di ragazzini come lei ne arrivano a decine ogni mese& »
Questo modo sprezzante di iniziare mi fece subito sentire in soggezione ed un po' impaurito. Risposi alla domanda, e prima ancora che potessi pronunciare per intero il mio cognome, con aria di chi è assolutamente disinteressato, mi incalzò nuovamente:
«La avviso subito: non cerchi di impressionare l'ingegnere durante il colloquio. Quelli come lei dovrebbero ringraziarci anche solo per il fatto di essere ammessi ad un incontro. Ha capito?»
Ero impietrito dal suo tono, non sapevo cosa risponderle.
«Hai capito sì o no?» mi riprese, iniziando a darmi del tu forse in segno di sprezzo, mentre mi fissava con il suo sguardo severo ed ipnotico.
«Certo..»
A quel punto si abbassò i suoi occhiali sul naso, e alzando leggermente la testa (stava guardando il raccoglitore preso dall'armadio mentre mi parlava), e con un sorriso di scherno ed una voce sensuale continuò:
«Molto bene. È importante che tu ti dimostri fin da subito disposto ad obbedire e a stare agli ordini, perché questa è una caratteristica essenziale per chi vuole lavorare con l'ingegner White& anzi, PER l'ingegner White.»
Detto questo mi sorrise e si mise comoda sulla sedia, allungando le gambe e urtando leggermente le mie gambe con la sua scarpa sotto la scrivania, dopodiché appoggiò un piede direttamente sopra una mia scarpa, che era nera e di pelle e appena lucidata.
Con aria ironicamente sorpresa disse:
«Oh scusami! Ho appoggiato le mie scarpe sopra le tue& ora si saranno sporcate& » senza però muoverle minimamente e, vedendo che io più che altro tremavo e stavo in silenzio mentre la fissavo imbambolato, aggiunse:
«Vedo che non ti spiace& meglio così, sono molto comoda.» Muovendo e calcando la sua scarpa sopra la mia come se stesse spegnendo una sigaretta.
Silenzio per alcuni minuti. Helen non mi degnava nemmeno di uno sguardo; continuava ad interessarsi al report che aveva estratto dal raccoglitore. D'un tratto, con voce autoritaria mi ordinò:
«Và a prendermi un bicchier d'acqua al distributore.» Mi alzai ed obbedii, il distributore era all'angolo destro del locale rispetto alla porta, vicino alla parete-finestra. Glielo porsi senza ricevere nemmeno una parola di ringraziamento, né il minimo segno. Ad un certo punto suonò il telefono della sua scrivania.
«Sì? Certo ingegnere, lo faccio entrare subito.»
E poi, rivolgendosi a me, «Ora puoi entrare.» e aggiunge, con un sorriso di scherno, «A dopo».
Bussai alla porta e ricevetti dall'interno l'invito ad entrare. Una volta aperta la porta, prima ancora di guardarmi intorno, decisi di voltarmi e chiuderla con decisione, per cercare di fare una figura migliore di quella fatta con Helen.
Appena voltatomi, vedo l'ingegner White di spalle, davanti alla parete-finestra. Era un uomo alto e di certo con un fisico atletico, capelli corti neri un po' ingellati. Si voltò lentamente, mi squadrò rapidamente; mi fece quindi accomodare:
«Buongiorno! Si sieda.»
John White era un uomo sui 30-32 anni, con la carnagione appena scura, forse anche per via di una probabile abbronzatura, con zigomi alti e pronunciati che gli davano l'espressione della persona che mi ero immaginato: autoritaria, arrogante, acuta, penetrante. Aveva un leggero pizzetto e le sopracciglia perfettamente disegnate. Era vestito di tutto punto: splendida giacca grigio scuro, accompagnata da una cravatta di stile con un fermacravatta in oro; ai piedi portava delle scarpe di pelle marrone chiara senza stringhe e con un solo laccio laterale, lucide alla perfezione e molto signorili.
Mi sedetti ed iniziammo a parlare. Il suo tono di voce era a tratti rilassato, e improvvisamente sapeva diventare severo ed imperioso. Sembrava si stesse divertendo in questa alternanza, in quanto molto probabilmente si era accorto del mio carattere docile e remissivo.
Era perfettamente padrone della situazione, e seppe dirigere la nostra chiacchierata sugli argomenti che voleva e al momento, con un gioco psicologico che mi portò presto a rispondere affermativamente ad ogni sua domanda pur di non dover incorrere nel suo sguardo ipnotico e severo da dominatore.
Mi spiegò nel dettaglio quale sarebbe stato il mio compito all'interno della pianificazione aziendale di marketing, cosa che mi piacque molto. La svolta della nostra discussione si ebbe quando si iniziò a parlare della retribuzione. La situazione stava cambiando: l'ingegnere si mise comodo sulla sua sedia-poltrona, iniziò a fissarmi con quello sguardo magnetico, e attaccò:
«quanto richiede come retribuzione mensile?»
Alla mia risposta, che consisteva in realtà in una somma piuttosto modesta, ebbe un sorriso sprezzante, e disse, iniziando così anch'egli a mostrare la sua vera personalità e a darmi del tu:
«Voglio immaginare che tu stia scherzando! Al massimo posso farti avere un terzo.»
L'ingegnere assunse un'aria irritata mentre pronunciò queste parole; credo avesse interpretato la mia risposta come un atto di arroganza, e a quanto pare la prese davvero male e la mise sul personale, vedendola come un atto di sfida da parte mia.
La situazione per me si stava mettendo male: non ero nella posizione di rifiutare, per due ottime ragioni. La prima era che quell'opportunità fù l'unica che mi si presentò nonostante tutti i cv inviati, e la seconda era che ormai ero alle strette con i soldi, visto che avevo già due arretrati di anticipo da pagare dell'affitto del mio monolocale.
Non ci pensai quindi più di tanto ed accettai, ma lo feci attendere troppo prima della mia risposta, ed ormai l'irritazione negli occhi dell'ingegnere si era trasformata in sfida. Si alzò in piedi, passeggio brevemente davanti alla parete-finestra, e tornò a sedere, mettendosi comodo sulla sua poltrona a rotelle, tipica degli uffici dei dirigenti di massimo livello.
«Vedi, mi hai dato una sensazione di arroganza, e con la gente come te è difficile lavorare» incominciò con un ghigno, mentre io tremavo.
«Dovresti essere un po' più umile, non credi?» e si lasciò andare ad una breve risata.
Stavo iniziando a pensare che per me era finita; l'unica cosa che rimaneva da fare era tirar fuori il mio orgoglio, mandarlo al diavolo ed uscire sbattendo la porta. Tuttavia, la questione economica per me aveva la priorità assoluta. Iniziai ad abbassarmi:
«Io credo di essere umile, signore, è per questo che ho accettato la sua controproposta& »; questo fu molto probabilmente quello che l'ingegnere sperava di sentire. Mi guardò con sfida negli occhi:
«Bene, avrai la tua possibilità allora, se mi dimostri fino a che punto sai essere umile. Avanti, come pensi di convincermi?»
Ormai era chiaro dove voleva arrivare: mi voleva vedere umiliato.
Mi alzai dalla sedia su cui sedevo, e feci il giro attorno alla scrivania. Nel frattempo lui seguiva i miei passi girando la sua sedia, e quando fui di fronte a lui mi gettai ai suoi piedi, e a testa bassa lo supplicai:
«La prego, sono disposto a tutto pur di essere suo dipendente, ho bisogno di lavorare, mi servono soldi& la scongiuro» mentre singhiozzavo e le lacrime iniziavano a cadere dal mio viso. Era il suo trionfo, ed ora poteva fare di me quello che voleva; ero praticamente a testa bassa con il suo piede accavallato proprio davanti alla mia faccia.
Mentre lo supplicavo se ne stava seduto bello comodo, con le braccia sui braccioli e le gambe accavallate davanti a me. Quando finii la mia scenata umiliante, mosse il piede della gamba accavallata, e fece aderire la punta della sua scarpa al mio mento, forzandomi lentamente ad alzare la testa per guardarlo in faccia. Con un'aria trionfante mi disse:
«Vedo che inizi a capire chi comanda qui. Torna a sedere, muoviti! Da oggi ogni volta che ti ordinerò qualcosa voglio vederti scattare, hai capito?!"
«S-sìssignore.»
«Ora siediti e avvicinati alla scrivania il più possibile. Mentre ti parlo mi devi guardare da vicino!»
Obbedii, avvicinandomi a tal punto da appoggiare i gomiti sulla scrivania per essere il più vicino possibile. Girò la sua sedia verso di me e, ormai semisdraiato nella sua lussuosa poltrona, mise i piedi sulla scrivania e li accavallò proprio a pochi centimetri dalla mia faccia, ordinandomi di non muovermi.
Ora stava passando dall'essere arrabbiato al godersi la situazione. Mi chiese ironicamente se mi piacessero le sue scarpe, e alla mia immediata risposta affermativa rise di nuovo.
Dopo pochi minuti di silenzio, in cui il mio ormai nuovo padrone godette a guadarmi in quella posizione, mi ordinò di alzarmi e di avvicinarmi nuovamente.
Una volta di fronte a lui, che aveva voltato la sedia verso di me, mi ordinò di mettermi di nuovo in ginocchio, con le mani a terra e le braccia dritte, quindi in posizione semieretta, e a testa bassa.
Prese quindi uno dei suoi costosi sigari e se lo accese, guardandomi dalla sua posizione dominante e di superiorità. Dopo il primo tiro, iniziò a dominarmi anche fisicamente.
Disaccavallò le gambe e le aprì, dandosi una sistemata con la mano tra le gambe, dopodiché alzo il piede destro e lo appoggiò sulla mia spalla, ridendo leggermente.
«Spero che tu sappia cosa significhi la tua accettazione incondizionata alle tue dipendenze, ora che vedi come tratto i ragazzini effeminati come te, vero? Altro che pianificazioni di marketing, tu da oggi sarai il mio schiavo, e mi chiamerai Padrone. Sono stato chiaro, schiavo?»
«Sì, padrone»
«Molto bene, eheh!» e fece pressione sulla mia spalla come per pulirsi la suola della scarpa.
«Verme, le mie scarpe non dovranno mai avere la suola sporca. E, secondo, io non dovrò mai affaticarmi per pulirla. Ora traine le conclusioni corrette, o pagherai le conseguenze!»
Era chiaro dove voleva arrivare: gli afferrai la caviglia e mi strofinai sulla giacca e sulla cravatta la suola della sua scarpa, più e più volte, mentre lui si godeva la scena con area di dominatore assoluto.
«Cosa credi? Non basta» disse quindi, guardandomi con gli occhi stretti e con il sigaro in bocca. Detto questo, rimise il suo piede sulla mia spalla e fece pressione:
«Giù! Ai miei piedi adesso!»
La pressione che esercitava era troppo forte per il mio fisico esile, e così mi sdraiai a terra a pancia in giù con la testa tra i suoi piedi. Allungò il piede destra sulla mia schiena, mentre quello sinistro me lo appoggiò direttamente sulla testa, pressandomi la faccia contro il parquet del suo ufficio.
La piega che stavano prendendo i fatti era evidente. Mentre sentivo la sua scarpa premere sulla mia guancia, immaginavo che cosa avrei presto passato e la cosa, al posto di risvegliare almeno in minima parte il mio orgoglio, mi eccitava e mi faceva venir voglia di essere ancora più sottomesso, ancora più usato.
Dopo avermi calpestato e aversi pulito i piedi a dovere, mi tolse i piedi di dosso.
«Ora lecca a fondo le mie scarpe. Da oggi sarà un tuo problema quotidiano pulirle!»
Mi diedi di fare per eseguire l'ordine. Ormai ero totalmente pervaso da uno strano desiderio di sottomissione: non mi importava più nulla, l'unico pensiero nella mia testa era servire il mio padrone come meglio potevo, perché ormai ero suo, ero il suo schiavo. Utilizzai quindi tutta la cura possibile: leccai a lingua piatta ogni parte della pelle della scarpa, con lentezza e d accuratezza, e dopo pochi minuti le scarpe scintillavano.
«Bravo schiavo, il tuo Padrone si è accorto che, oltre ad aver capito chi comanda qui, sei anche abbastanza bravo da esserti volontariamente sottomesso. È la logica conclusione, non credi?» detto questo mi appoggiò una scarpa direttamente sulla faccia, senza premere. Io rimasi immobile e risposi: «Certo mio Padrone. Spero di essere all'altezza di poter servirLa, lei è il mio Dio.»
A questa affermazione il mio Padrone, il mio Dio, aspirò nuovamente dal suo sigaro con gli occhi chiusi ed un sorriso stampato sul suo volto. Abbasso quindi lo sguardo verso di me, mi soffiò in faccia il fumo del sigaro e disse:
«Completa il tuo lavoro!»
Intuii che voleva che gli leccassi anche le suole, e non ci pensai due volte. Così come per la tomaia, lavorai con la lingua piatta e con leccate lunghe e lente, sia per pulire bene sia perché notai che questa tecnica era molto umiliante per me e, al contempo, altrettanto soddisfacente per il mio Padrone.
«Bene! Ora toglimi le scarpe, il tutto con i denti.»
Ovviamente ormai non avevo più alcun potere di rifiuto, ne se l'avessi avuto l'avrei esercitato, visto il mio stato psicologico. Con molta fatica obbedii ed eseguii, ma ne valse la pena per quanto i miei sensi percepirono a compito terminato.
Per la mia vista fu un vero spettacolo naturale: i piedi del mio Padrone erano avvolte da calze di seta / nylon velatissima, probabilmente molto costose, che pressappoco sembrano come i collant da donna. Si poteva intravedere così il piede, forse un 42, perfetto, con le dita affusolate e le unghie veramente belle.
Per quanto riguarda il mio olfatto, la goduria fu ancora superiore in quanto sentii proprio quello che volevo: i piedi del mio Padrone erano accaldati e leggermente sudati, così da sprigionare sia l'odore di cuoio della soletta interna, sia un certo odore stantio di piedi, che adoravo letteralmente. Quest ultimo particolare rese il tutto ancora migliore, in quanto probabilmente significava che il mio Padrone il giorno precedente non si era lavato i piedi e nemmeno cambiato le calze. Ottimo, visto che presto ai suoi piedi avrei pensato io.
«allora, ti piace l'odore dei miei piedi? Sei proprio un verme, una puttanella nata per essere mia schiava ed essere umiliata. Dimostrami quanto ami l'odore che stai annusando, che ti sta inebriando.»
Sempre sdraiato a pancia in giù ai suoi piedi, ne afferrai il destro con le mani ed inizia a baciarlo con devozione, cosa che lo fece ridere di gusto mentre appoggiò l'altro piede sulla mia spalla; ne sentivo il contatto sul mio orecchio.
A quel punto iniziai a sentire che il desiderio di dominazione iniziava a farsi sempre più forte. Presi a leccare a fondo il suo piede ancora nella calza e me lo misi in bocca iniziando a succhiarlo. Mentre feci quest'ultima cosa, lo guardai dal basso con lo sguardo che forse più mi si addice, quell'aria dello schiavo che si dà da fare alacremente e che con aria dolce e remissiva sembra chiedere il consenso sull'operato. Il mio Padrone mi ordinò allora di fare lo stesso con l'altro piede, sul quale stetti concentrato per un buon quarto d'ora.
«Ti sei meritato di togliermi i calzini, coi denti ovviamente. Guai a te se li rovini, te li faccio mangiare schiavo di merda hai capito?!»
«Sì mio Padrone, non succederà, lo giuro.»
«Sarà meglio per te.»
Tuttavia, ahimé, fù proprio quello che successe, ma non a causa mia. Il mio padrone, mentre stavo rimuovendo la parte finale del secondo calzino, ne trattenne apposta una parte tra le dita dei piedi, e così al mio movimento finale il calzino si strappò, e il rumore si sentì chiaramente.
Il Padrone l'aveva fatto di proposito perché voleva avere il pretesto per coronare la sua supremazia.
Si alzò in piedi di colpo:
«Stupida schiava! Guarda cosa hai combinato!» Io ero sempre sdraiato a faccia in giù tra i suoi piedi, mentre lui ora era in piedi ed il senso di dominazione era totale da quella posizione.
Mi mise un piede in testa ed iniziò a schiacciare:
«Ora vedrai come me la pagherai questa!» sputò a terra e mi ordinò di leccare. Con immenso senso di sottomissione obbedii. Quindi sputò di nuovò, ci mosse sopra il piede e mi fece leccare lo sputo direttamente dal suo piede. A quel punto si risedette.
«il tuo posto da oggi è uno ed uno soltanto: sotto la mia scrivania, ma nudo. Quindi ora spogliati, e tieniti solo i boxers e& la cravatta, che sarà il tuo guinzaglio. Ora ci divertiamo!».
Eseguii rapidamente e corsi ad accovacciarmi sotto la scrivania.
«Pancia in su, schiava!» e fatto questo, mi mise un piede in faccia e l'altro sul membro, che chiaramente era in erezione da tempo.
«Aaah, e così godi molto mentre ti domino eh? Bene& inginocchiati sotto la scrivania tra le mie gambe, verso di me& subito, verme!»
Nonostante la scrivania fosse grande, lo spazio tra le sue gambe non era molto ma comunque ci stetti. A questo punto il Padrone mi afferrò per la cravatta e mi mise la faccia tra le sue gambe.
«A quanto pare è questo che vuoi& » e detto ciò, con l'altra mano, mi afferrò la nuca da dietro e presso con forza la mia faccia contro il suo membro. Io stavo letteralmente impazzendo ed avevo una specie di pianto isterico.
«Sei proprio meno di zero, fai schifo! Abbassami la zip e poi i boxers con i denti, schiavetta.» Ero in visibilio, non riuscivo quasi più a controllare la mia voglia. Fatto ciò, mi spostò la faccia con la mano, ed estrasse il suo membro.
Era meraviglioso: di dimensioni un po' maggiori alla media, di una certa larghezza, depilato quasi completamente e con due palle perfette. Era già in piena erezione, la cappella era perfetta e non c'era nemmeno una vena in vista. Non vedevo l'ora del suo prossimo comando, che per fortuna non tardò ad arrivare.
«Dai schiavetta, voglio vederti baciarmi il cazzo con cura e devozione mentre sei lì in ginocchio ai miei piedi. Avanti!»
Il suo cazzo era fantastico; lo baciavo come se fosse la mia ragione di vita, dando di tanto in tanto qualche colpetto di lingua, cosa che lo faceva godere visto il leggero crescere della sua respirazione. Poco dopo ne ebbi la conferma:
«Ora succhialo, puttanella!» e, detto questo, mi afferrò per il retro della testa per i capelli e mi mise d'un colpo solo tutto il suo uccello in bocca, fino a solleticarmi la gola. Stavo godendo quanto lui, io per la dominazione subita e lui per il mio lavoretto; iniziai presto a gemere come una troia in calore, cosa che gli piaceva molto.
«Sai che gemi come la mia segretaria quando me la sbatto? Però c'è una differenza: lei la sbatto sul tavolo perché è una vera donna mentre tu, che sei una schiavetta, non meriti altro che stare lì sotto, ahahah!»
Mi tirò quindi indietro con uno strattone tramite la cravatta, e mi ordinò di leccargli le palle. Mentre eseguivo mi rendevo conto che gli piaceva quasi più del pompino, nonostante avesse esplicitamente dichiarato che sembravo nato per quello, e così le prese direttamente in bocca ed inizia a succhiarle leggermente in modo ritmato, a mo' di massaggio. Ormai era terribilmente eccitato, ed inizia a muovere la lingua sulle sue palle ancora nella mia bocca, il tutto mentre con una mano lo stavo masturbando ormai velocemente.
Presto mi prese per i capelli e mi staccò, mi mise l'uccello davanti al naso e mi venne copiosamente in faccia. La sua sborra sembrava non finire più, dovevo aver fatto proprio un buon lavoro. Alcune gocce mi scesero sulle labbra e le assaporai con la lingua. Il gusto era delizioso, ne avrei voluta molta di più. La prossima volta mi sarei fatto scaricare tutto direttamente bocca, proprio come il cesso umano che sono.
Mi ordinò quindi di ripulirgli in cazzo, cosa che feci immediatamente, godendomi i rimasugli di sperma che c'erano sulla sua cappella perfetta.
Ma non era ancora soddisfatto. Per fortuna, aggiungerei.
«Non credo di averti degradato abbastanza; tu devi capire che qui vali meno delle donne delle pulizie, hai capito?»
«Sì Padrone.»
Fece un sorriso di soddisfazione e supremazia, aveva un sorriso inquietante. Mentre ero ancora in ginocchio ai suoi piedi con la faccia davanti al suo cazzo (ancora duro), mi prese per i capelli e tirò indietro la mia testa, come per meglio vedermi in viso.
«Sai, sei proprio una mezza sega, e ho voglia di pestarti. Cosa fai se te le suono, eh? Ti metti ad urlare?» il tutto con quel ghigno terribile.
Io iniziai ad essere preso dal panico, e iniziai a tremare e mi si arrossarono gli occhi.
«Padrone la prego, non mi faccia male, sono il suo schiavo& »
«La mia schiava, vorrai dire, puttanella!» e con questo, mentre con una mano mi teneva per il sopra della testa per i capelli, costringendomi in posizione eretta, con l'altra iniziò a colpirmi con schiaffi leggeri, dritto e rovescio, scandendoli con ritmo ed il tutto mentre mi insultava in un modo veramente umiliante e degradante. Mentre questo accadeva io iniziai a singhiozzare e a piangere per l'emozione, ma di fatto ero felice, perché era giusto che fosse così, mentre lui rideva di gusto.
Poco dopo smise e mi ordinò di mettermi a quattro zampe, con la faccia però a terra in modo che la parte davanti del corpo poggiasse sulle spalle e quindi con le braccia a terra distese verso le gambe; era probabilmente la posizione più umiliante, forse per questo la mia preferita, soprattutto per essere dominato da un uomo vero come il mio Padrone.
Sapevo che cosa voleva fare. Mi abbassò i boxer, e sputo un paio di volte sul buco del mio culetto, dopodichè mi afferrò per i polsi delle mani, e con un colpò secco fece entrare tutto il suo meraviglioso cazzo nel mio culetto da schiava. All'inizio soffrii molto, ma l'idea di esser dominato in un modo così totale mi fece subito dimenticare il dolore. Ansimavo come una vacca e lui mi stava sfondando il culo mentre tirava le mie braccia.
Era fantastico; a quanto pare il mio culetto gli piaceva molto perché in poco tempo arrivò sul punto di venire. Fu allora che, proprio come speravo, estrasse il suo cazzone dal mio culo, mi alzo la testa da terra per i capelli e me lo mise tutto in bocca, scaricandoci dentro tutto il suo meraviglioso sperma, mentre io ovviamente glielo ripulivo con la lingua e con le labbra (cosa che lo mandò in visibilio).
Non era ancora finita: una volta finito di venirmi in bocca, mi disse:
«Guarda che non è finita qui, nella tua bocca ci entra tutto quello che voglio io, schiava! Apri bene adesso!»
Mi fece spalancare la bocca ed iniziò a pisciarci dentro ordinandomi di bere tutto. Ero al settimo cielo, cercai di bere il più possibile ma purtroppo qualcosa finì sul parquet. La sua piscia era interminabile, e circa a metà del getto mi prese la testa e mi infilò il cazzo in bocca. Gli stavo facendo un pompino mentre mi pisciava in bocca e mentre bevevo! Fu probabilmente l'esperienza sessuale più bella e degradante di sempre.
Quandò finì, sempre mentre mi rideva in faccia, estrasse il suo cazzo e mi iniziò a prendere a cappellate sulle guance mentre stava con le mani sui fianchi e mentre mi ripeteva in continuazione insulti di ogni genere. Ero lì in ginocchio, schiavo totale e asservito davanti a un essere superiore che adoravo come un Dio.
«Come la mettiamo ora con la piscia per terra, eh? Vuoi che si rovini il parquet, troia?»
Capii che dovevo leccare, e c'era molto da fare. Mi misi quindi a quattro zampe e, a testa bassa, inizia a leccare la sua piscia, mentre lui rideva apertamente mentre se ne stava in piedi di fronte a me con le braccia conserte e un piede sulla mia spalla, col quale mi schiacciava a terra come il verme che ero.
«Molto bene schiava, per ora mi sono divertito abbastanza, ora rimettimi calze e scarpe che devo andare ad una riunione.» Obbedii non prima di avergli leccato nuovamente a fondo i suoi bellissimi piedi. Mi ordinò di alzarmi in piedi e di seguirlo, anche se io non sapevo proprio cosa stava per succedere, e mi chiedevo se volesse farmi uscire in corridoio nudo ed in quelle condizioni.
Ma chiaramente aveva già mente chi doveva occuparsi di me o, meglio, abusare di me mentre lui non c'era. Entrammo così nell'ufficio confinante che era ancora quello di Helen, dove avevo atteso proprio poco prima.
«Helen, guarda questo verme, è addirittura meglio dei suoi predecessori! Ahahah!»
Ed Helen, che mi guardava sorridendo mentre ero nudo come un verme e a quattro zampe, commento sorpresa: «Davvero? Ottimo signore!»
«Bene, te lo lascio per divertirti un po' mentre sono in riunione& e visto quanto è docile, puoi praticamente fargli e fargli fare tutto quello che vuoi.»; uscì dall'ufficio di Helen e chiuse la porta.
Ero quindi ora in mano ad una padrona. Per come la vedevo, non era tanto importante se si trattasse di un padrone o di una padrona, o di chi fosse; il mio ruolo era quello di essere schiavo per colui o colei a cui venivo asservito, e quindi di servire lui / lei totalmente. Il fatto che Helen fosse una vera dea, sia mentalmente (molto forte) che fisicamente (praticamente perfetta) non cambiava le cose. Io da quel momento ero al pari della sua scrivania, della sua sedia, della suola delle sue scarpe: poteva fare di me ciò che voleva.
Ero in ginocchio a fianco della scrivania. Helen era una donna focosa, questo lo capii subito, il che la portava ad arrivare subito al dunque.
«Vieni qui, sdraiati a pancia in sù sotto la scrivania.»
Eseguii. Appoggiò il suo piede destro sul mio petto, accavallando l'altra gamba in modo che il suo piede sinistro, con il suo elegante sandalo nero con tacco alto, fosse proprio sopra la mia faccia.
Guardò sotto la scrivania a cercare il mio sguardo debole e sottomesso, mi penetrò con un'occhiata da vera padrona e mi derise.
«Guardati, verme: hai appena leccato i piedi di un uomo e bevuto la sua sborra e la sua piscia nonostante tu non sia gay, solo perché sei una vera merda che non sa reagire. Beh ora ti umilierò ancora di più, stanne certo. Per iniziare, devi leccare le suole di miei sandali, come un buon cane.»
La mia lingua da schiavo lavorò fino a che la suola non fu perfetta, dopodichè dovetti farlo anche per l'altra. Quindi Helen si divertì ancora un po' con le sue scarpe.
«Guarda i miei tacchi, sono un po' larghi. Beh, le scarpe le compro apposta così per farli spompinare agli schiavi come te, coglione! Ahahah! Avanti, succhia, fammi vedere quello che hai fatto con il cazzo dell'Ingegnere, ahahah!».
Notai subito che Helen era sicuramente molto più perfida del Padrone, glielo si leggeva in faccia quando escogitava qualcosa da farmi fare. Infatti la pratica del pompino al suo tacco non prevedeva che io usassi le mani: lei appoggiò il piede sulla mia faccia, e la parte anteriore rimaneva sempre aderente sulla parte alta del mio viso, da cui faceva leva muovendo il tallone su e giù per farmelo spompinare. Così, oltre all'umiliazione di dover succhiare il suo tacco, mi umiliava anche calpestandomi il volto e pressandolo, oltre che facendomi male. Era veramente una sensazione non descrivibile a parole, qualcosa di paradisiaco per uno schiavo.
«Sai, ho buone notizie per te: è dal giorno in cui ti ho fissato il colloquio che non mi lavo i piedi, proprio perché al telefono ho capito subito che eri nata per essere mia schiava.» e mi derise di nuovo.
«Ora toglimi le scarpe, in fretta!» obbedii, e appena fatto mi fece aderire al volto entrambe le piante dei piedi, calpestandomi la faccia come fosse uno zerbino.
L'odore dei piedi della Dea era davvero fortissimo e terribile, avevo paura di soffocare. Quando iniziò a sentire i miei colpi di tosse iniziò a ridere apertamente, e mi diede un calcio in faccia per farmi smettere.
«Che c'è, non ti piace? Bene, allora apri la bocca e succhialo. Mi raccomando schiava, alternalo con l'altro ogni qualche minuto.»
La cosa andò avanti per un'ora buona, durante la quale a volte mi ordinava espressamente di leccargli a fondo le piante dei piedi. Era una tortura tanto umiliante quanto favolosa, e ben presto non solo mi abituai al fetore dei suoi piedi, ma iniziai ad amarlo.
Ad un tratto rientrò il Padrone dalla riunione. Aveva un sorriso smagliante.
«Cara Helen, ti comunico che alla riunione annuale il reparto che è andato meglio è stato ancora una volta il nostro!»
«Fantastico! Sarà che gli schiavi ci tengono di buon umore e lavoriamo meglio!»
Risate di entrambi. Quindi Helen, mentre mi guardava negli occhi, gli disse: «Bisogna festeggiare con il nuovo collega, cosa ne pensa Ingegnere? Ahah& »
«Ottima idea! Portalo di là, assicurandoti che non si alzi mai in piedi. Anzi, prima gli ho permesso di venire di qui in ginocchio& » e poi, guardandomi, «ora tornerai nella tua posizione naturale: strisciando!»
Di nuovo risate generali. Il Padrone ci anticipò ed andò a sedersi alla sua scrivania mentre Helen, veramente sadica, si divertiva a prendermi a calci nei fianchi mentre strisciavo ordinandomi di essere più veloce:
«Muoviti, verme! È questa la velocità con cui pensi di eseguire i nostri ordini? Bene, questa lentezza significa che hai bisogno di allenamento»; mi si sedette quindi sulla schiena appoggiando i suoi piedi sulle mie spalle, e mi spronava tenendomi per i capelli.
Fu molto doloroso ma alla fine arrivai in prossimità della scrivania del Padrone, il quale se la rideva godendosi la scena. A quel punto Helen si alzò in piedi sulla parte bassa della mia schiena, ed il padrone lasciò la sua poltrona e con le sue scarpe salì anch'egli su di me, pressandomi con una scarpa la testa a terra. I due si abbracciarono ed iniziarono a baciarsi, il tutto in piedi su di me mentre io ero faccia a terra, con un piede del mio padrone che mi schiacciava la guancia. Una situazione per me ideale: una coppia di Dei che, trionfanti, si amano sul proprio inferiore, sul loro schiavo.
La Padrona si stava scaldando, e la sua passonalità aumentava vistosamente. Invertì la sua posizione sul mio corpo con quella del Padrone, il quale quindi era in piedi sul mio petto rivolto verso il mio volto, mentre lei scese per un attimo dal mio corpo. Guardandomi dall'alto con il suo sorriso arrogante e sadico, si chinò verso di me:
«Sei pronto? Ora mi farai il bidét con la lingua mentre spompinerò un vero uomo, cioè non una schiavetta ridicola come sei tu!» detto ciò, mi sputò in faccia e mi calpestò il viso con un piedi (entrambi ancora senza scarpe ma coi collant), il che provocò ilarità generale tra i due.
Si spogliò quindi completamente. Il suo corpo nudo era veramente divino, statuario: il suo seno era perfetto, una terza abbondante con dei capezzoli piccoli e ben visibili nella forma, la sua pancia era perfettamente liscia e le sue gambe sembravano una vera opera architettonica da quanto erano perfette, così come le sue caviglie ed i suoi piedi.
Si mise in ginocchio quindi a cavalcioni in modo da avere i piedi ai lati del mio volto, e l'ano proprio sopra la mia bocca, dandomi le spalle e quindi rivolta verso il Padrone.
Il suo viso era perfettamente davanti alla verga di Lui, ed iniziò subito ad accarezzarla con le sue mani di velluto, per poi prendere a baciarlo.
«Ingegnere, lei ha proprio un cazzo perfetto, è un vero onore poterla soddisfare!» e sorrise perversamente al suo amante, che rispose: «Il piacere è mio! Hai una bocca e delle mani che qualunque pornostar invidierebbe!»
Risate di entrambi. La Padrona si volse per un attimo a guardami in faccia, e mi ordinò con impeto:
«Idiota! Cosa pensi che ti abbia messo il buco del culo in faccia a fare, eh?! Sei sottomesso, e quindi devi obbedire! Ora LECCA!" urlò, ed io impaurito inizia con foga ad eseguire, cosa che portò i due a deridermi nuovamente.
«Del resto se è stato assunto è giusto che lavori, no?» disse ridendo il Padrone, e ribattè Helen: «Oh sì, e ancora è solo all'inizio!» e i due sghignazzarono.
Chissà che cosa avrebbero avuto in serbo per me, solo il futuro lo avrebbe poi rivelato.
Il lavoro di Helen doveva essere davvero di ottima qualità, visto che presto il Padrone fù sul punto di venire. A quel punto Helen, estremamente eccitata, si alzò di colpo, afferrò il Padrone facendolo scendere dal mio corpo, ne prese il cazzo e se lo mise in figa.
«Sì, voglio sentirti dentro, voglio sentire il tuo sperma riempirmi per la vacca che sono& sììì& !!»
Il Padrone la riempì di sperma, mentre lei ansimava e si agitava.
Dopo pochi secondi, la padrona aveva già in mente l'ennesima umiliazione da infliggermi.
«In ginocchio eretto, schiava!» e mi alzò praticamente per i capelli.
«Lo vedi questo cazzo? È un vero cazzo, di un vero uomo, virile, potente. Tutto ciò che non sei, insomma» e ridendo continuò: «vedi, è pieno dei miei liquidi oltre che del suo stesso sperma. Ora ci dimostrerai quanto ami lavorare qui! Prendilo in bocca e lavalo alla perfezione, forza!»
Detto questo si mese dietro di me, mentre il Padrone mi era proprio davanti a pochi millimetri con il suo cazzo eretto di fronte a me. La Padrona mi prese quindi la testa da dietro per i capelli e mi forzò il cazzo in bocca.
«Succhia, puttana! Succhia» mentre mi muoveva la testa avanti e indietro. Il Padrone sembrava godersi la scena a giudicare dall'espressione del suo volto.
Lei, da dietro di me, tolse allora la mano dalla mia testa, e appoggiò il suo bacino dietro la mia nuca, comandando il movimento del mio pompino spingendo col busto ogni volta che indietreggiavo. Non potevo fare altro che stare al gioco, per forza di cose, e due si divertivano alla grande.
La scena si prolungò per qualche minuto, fino a quando il Padrone fu ancora in procinto di venire, allorché Helen intervenne nuovamente. Corse a sedersi sul divano dell'ufficio, proprio lì a pochi metri, e disse al Padrone di andare lì e di venirgli sulle piante dei piedi, che lei aveva alzato. Il Padrone mi allontanò allora dal suo pene, avvicinandosi al divano e continuando il mio lavoro masturbandosi. Venne quindi copiosamente sui piedi di lei, quasi completamente bianchi.
Helen allora mi chiamò a sé:
«Schiavo, vieni qui, sempre stando a quattro zampe!» era chiaro che mi voleva far leccare lo sperma dai piedi. Beh, questa volta la sua crudeltà fu ancora maggiore.
Una volta arrivatole davanti a quattro zampe, disse al Padrone di sedersi a cavalcioni sulla mia schiena e di tenermi ferma la testa prendendomi per i capelli. Cosa che il Padrone fece con gusto. La sensazione di averlo sulla schiena mi faceva sentire ancora più inerme e sottomesso, e quindi eccitato.
Una volta immobilizzatami la testa in questo modo, la Padrona prese a sfregarmi con una certa forza i suoi piedi sulla faccia, imbrattandomela completamente di sperma. La cosa la fece letteralmente scoppiare a ridere, mentre continuava nel movimento. Non contenta, dopo pochi secondo che iniziò mi ordinò di stare a bocca semiaperta con la lingua completamente fuori, in modo da farle da vero e proprio zerbino completo.
«Allora ti piace lavorare qui? Vedi, non hai neanche bisogno dei gettoni per la bevanda del pomeriggio. Meglio che avere la solita macchinetta, no?»
Risate di entrambi.
Helen era davvero una donna crudele, e mi trattava come se mi odiasse più di chiunque altro al mondo. La cosa, ovviamente, mi piaceva molto: mi era perfettamente chiaro che essere dominato da una donna perfetta come lei era un fatto naturale per me, anzi, forse un privilegio.
I due iniziarono a dare segni di stanchezza. Si sedettero quindi l'uno accanto all'altra sul divano, ordinandomi di andare a prendere dal frigo (nell'ufficio di lei) una bottiglia di Champagne e due bicchieri. Una volta tornato mi fecero sdraiare davanti al divano, sotto i loro piedi, che si fecero leccare e succhiare mentre bevevano e brindavano al successo della riunione di reparto, ridendo e scherzando con me lì sotto come se fosse la cosa più naturale del mondo. Helen, sempre per umiliarmi, concesse di rovesciarmi qualche goccia di Champagne per terra che avrei poi bevuto con la lingua o, se lei ci metteva i piedi, direttamente dai suoi piedi.
Dopo circa un'ora così, si fece tardo pomeriggio, e i due erano quasi ubriachi. Mi ordinarono rispettivamente di masturbarli con la lingua fino a che lui mi venne nuovamente in bocca e lei in faccia. Helen, non essendo soddisfatta ed essendo ubriaca, sembrava ancora più incazzata con me, e mi ordinò di bere la sua piscia direttamente dalla sua figa, mentre mi teneva per i capelli. Al termine di questa ennesima incombenza, disse che ormai per quel giorno non voleva più vedermi, e quindi mi ordinò di sparire e di tornare il giorno dopo.
«Aspetta, ho un'ultima cosa per te oggi!» e, prima che io potessi alzarmi per andarmene, tirò la mia testa per i capelli vicino al suo culo e, immobilizzandola con entrambe le mani, si lasciò andare ad una scoreggia che fece scoppiare entrambi in grasse risate.
«A proposito, da domani avrai la tua scrivania personale. Sarà la mia! Solo che tu starai sotto di essa& e anche sotto i miei tacchi aggiungerei. Buona serata, cesso umano! Ahahah!» e mi allontanò con un calcio in faccia.
E fu così che si concluse il mio primo giorno di lavoro. I successivi, senza il bisogno di dirlo, furono tutti di questo genere, mentre Helen con me si faceva sempre più cattiva, utilizzandomi per cose progressivamente sempre peggiori: scat, umiliazioni da parte di colleghe (via via sempre più pesanti), sottomissione completa nella vita oltre che in ufficio.
Ad oggi, il Padrone e la Padrona si sono sposati e vivono insieme in un lussuoso appartamento di vari locali in piena Manhattan, ed io vivo lì, in uno stanzino adibitomi. Non vado più al lavoro, in quanto il Padrone mi ha licenziato e costretto a svolgere tutti i lavori domestici, oltre che a soddisfare le sue voglie e tutte le cattiverie della moglie. La Padrona adora invitare le amiche le colleghe, belle o brutte che siano, e obbligarmi a soddisfare le loro voglie e a sottostare ad ogni loro crudeltà. Di recente ha iniziato anche ad affittarmi alle stesse, alcune delle quali sono ex-colleghe con cui all'inizio non fui molto gentile, e che trovarono quindi ogni modo possibile per rifarsi su di me& ma questa è un'altra storia.
Mai avrei sognato di poter arrivare ad una vita così stupenda.
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Per ogni commento scrivetemi a [email protected]
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alessioX, 26
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