{"linkButtonClass":"stories-filter__top-new-button button button_default","href":"\/en\/stories-add","title":"Add story","displayFirstSpan":true,"firstSpanClass":"stories__top-new-button-icon","firstSpanContent":"\n<svg class=\"svg-icon icon-add-button-icon\">\n <use xlink:href=\"\/build\/sprite-83eb32dceb21b468932833be844ed846.svg#add-button-icon\"><\/use>\n<\/svg>","displaySecondSpan":true,"secondSpanClass":"stories__top-new-button-text","secondSpanContent":"Add story","checkDeactivatedProfile":true}
-
Un viaggio in barca
Amo stare a mare, ma non in spiaggia. Preferisco stare su una barca per gustare la sensazione di libertà che mi provoca.
Possiedo un piccolo cabinato con cui, assieme alla mia compagna Carla, facciamo spesso delle gite giornaliere lungo la costa, occasionalmente, anche di più giorni.
Godo quando il fresco vento marino mi accarezza. Mi piace la sensazione di libertà quando sono all’ancora in una spendita costa non raggiungibile da terra.
Anche le cose più semplici hanno un gusto diverso, inaspettatamente migliore che altrove.
Spesso sto seduto nel pozzetto, all’ombra del tendalino, ascoltando della buona musica e mi lascio trasportare in un profondo mondo di pensieri dal dondolio delle onde.
Carla invece ama fare lunghi bagni di sole, possibilmente nuda.
In molte occasioni abbiamo organizzato giornate a mare con i nostri amici Mario e Teresa. Si parte di mattina presto, si raggiunge la meta predefinita e poi si ritorna in serata. Una lunga giornata tra mare e sole in totale libertà.
Le nostre belle donne sono amanti del sole. Possono, pertanto, senza nessun problema, fare lunghi bagni di sole con le tette al vento indossando solo il pezzo di sotto del costume.
In una delle tante uscite in barca, Mario e Teresa, hanno lanciato la proposta di fare una gita più lunga, di alcuni giorni, raggiungendo le isole vicine. Una sorta di camping nautico.
Proposta accettata ben volentieri da noi, con l’avvertimento che non sarebbe stato semplice gestire la convivenza in barca visto che la stessa aveva una sola cabina, anche se abbastanza grande, e uno spazio sottoponte di poppa non molto comodo che, però, permetteva l’alloggiamento di altre due persone per la notte. Spazi non separati da nessuna chiusura.
Certamente le dimensioni della barca non avrebbero concesso privacy.
Mario e Teresa accettarono ben volentieri le limitazioni che la barca poneva.
Organizzammo il viaggio, comprammo tutto il necessario per i pranzi e le bevande. Il giorno concordato partimmo di mattina presto per raggiungere il luogo prescelto per il primo approdo.
Arrivati in tarda mattinata, ci ancorammo e passammo una bella giornata di sole e bagni. Le donne sul grande prendisole di poppa, come al solito in topless e io e Mario sulla prua della barca.
La giornata passò tranquilla tra bagni a mare e pranzo e cena.
La sera tardi, dopo cena, totalmente soddisfatti della bella giornata trascorsa insieme, ci coricammo in cabina.
Tutto si era svolto normalmente, senza nessuna complicazione e senza ostacoli.
L’indomani tirammo su l’ancora e partimmo per la seconda tappa del nostro viaggio tra le isole.
Raggiunta la nuova meta ci ancorammo dove erano presenti già altre barche. Era un’insenatura bellissima, dal mare azzurro e cristallino, molto vicina all’abitato dell’isola.
Restammo lì per l’intera giornata tra sole e bagni.
La vita in barca era stata splendida, favorita da un tempo bellissimo, tra di noi quattro si era creato un ottimo feeling, cosa indispensabile visto le dimensioni non certo grandi della barca.
Stavamo tutto il giorno in costume e gestivamo gli spazi e la vita a bordo in modo efficiente. In fondo ci conoscevamo da sempre e non è stato difficile trovare una linea comune di condotta.
Dopo cena e una bella e lunga chiacchierata accompagnata da un buon vino bianco freddo andammo a riposare in cabina.
Prima di addormentarci Carla mi sussurra piano piano all’orecchio: “A volte vorrei che fossimo solo noi due”.
La guardo perplesso. Dopotutto abbiamo iniziato questo viaggio insieme ai nostri migliori amici solo il giorno prima.
Lei continuò cercando di spiegarsi meglio: "Questa notte mi piacerebbe fare sesso, ma non è possibile se siamo in cabina con loro due. Nel pozzetto è ugualmente impossibile, ci sono le altre barche vicine."
In effetti eravamo in quattro in un piccolo spazio immerso nella poca luce della luna con tante altre barche intorno.
"Mario e Teresa non se ne accorgeranno nemmeno se ci accarezziamo un po'." le rispondo e inizio a baciarle il collo.
Lei mi lascia fare e si gode i baci. Ne approfitto per accarezzarle il seno e i baci diventano più caldi.
Le mie mani trovano la via verso i suoi bellissimi capezzoli. Li accarezzo e poi li stuzzico. Anche attraverso il reggiseno riesco a sentirli grossi e duri.
Voglio di più. La mia eccitazione difficilmente può più essere controllata.
Tocco la sua figa per qualche secondo. Sento che è bagnata anche attraverso il perizoma.
Lei, forse per un senso di pudore, mi allontana la mano.
"Non qui, tesoro. Questo mi mette a disagio. Se ne accorgeranno."
"Oh, no di certo," dico con la massima calma possibile "stanno già dormendo".
A poca distanza da noi, infatti, non si sentiva più nulla dai nostri amici.
"Goditi le carezze e non gemere troppo forte." Le sussurro con un sorriso e le slaccio il reggiseno. Le sue tette ora sono libere e ben visibili.
Carla ha la pelle molto morbida e i suoi capezzoli sono quasi sempre duri.
La mia mano si incunea dentro il suo perizoma riappropriandosi della sua figa ancora più umida di prima. Con il mio massaggio al clitoride l'eccitazione di Carla aumenta notevolmente. Ora lei respirando ansima.
I miei movimenti diventano più veloci e lei inarca la schiena per offrirmi il contatto del suo culo sul mio cazzo già in erezione.
Ormai i suoi seni luccicano sotto il chiaro di luna che entra dall’oblò posto sul tetto della cabina.
Il pensiero che ci possano essere altri occhi che ci vedono mi fa eccitare ancora di più.
Cerco di controllare con discrezione se Mario e Teresa dormono davvero.
Sono sorpreso nello scoprire che non è così. Abbracciati, si scambiano ardenti baci.
Per un breve momento pensai di aver sorpreso Mario a guardarci.
La mia eccitazione continuava a crescere.
Spingo il perizoma in basso. Il corpo abbronzato di Carla diventa sempre più nudo e visibile.
Il mio dito cavalca impetuoso il suo clitoride, alterno con l’accarezzare le labbra della sua figa.
Lei, un po’ titubante, mi tiene forte la mano, poi però la lascia di nuovo libera di operare.
Le tolgo lentamente il perizoma, cosa che lei mi lascia fare. Ora è completamente nuda sotto la luce della luna.
Le mie dita entrano dentro la sua figa, è bagnata dall'eccitazione e calda come non mai.
Non riesce più a trattenersi, è eccitata e totalmente presa dal piacere. Ora si sentono i suoi lamenti anche se volontariamente silenziati.
È evidente che sta arrivando il suo orgasmo. La penetro con il dito e noto come tutto il suo corpo comincia a tremare.
Mi fermo per un attimo, lei mi guarda con un misto di supplica ed eccitazione chiedendomi di continuare. Le sussurro all'orecchio: "Lo farò per te, ti voglio sentire fremere e godere".
Lei a questa mia affermazione esita un attimo e guarda verso la coppia di nostri amici che si trovano vicinissimi a noi.
Le prendo la testa e le chiedo, guardandola negli occhi: "Vuoi che continui?"
Noto come l'eccitazione sta riprendendo il sopravvento sul suo corpo. Lei annuisce.
Il corpo nudo di Carla è visibile in tutto il suo splendore alla luce della luna che penetra dall’oblò.
Ha raggiunto da poco i 36 anni, ha una figura formosa che incorona la sua femminilità. Gambe bellissime che aprono la strada a un fondoschiena con i glutei sodi.
Vedo che Teresa e Mario adesso hanno smesso di baciarsi e ci dedicano tutta la loro attenzione.
Possono ammirare il corpo nudo della mia donna, che ora è inerme in balia del loro sguardo.
Carla non si è nemmeno accorta di essere osservata.
Non riesco più a trattenermi e mi tolgo velocemente lo slip.
Sento gli occhi dei nostri amici sul mio cazzo duro.
Mi sdraio sul suo corpo caldo e la penetro nella fica bagnata.
Provo una sensazione ancora più forte del solito.
Carla geme e si guarda intorno imbarazzata.
Ora nota, per la prima volta, che loro due la guardano.
Quella vista sembra aver portato anche la sua eccitazione all'estremo.
Lei continua a guardare i nostri amici vicino a noi mentre io le scopo la figa. Si sente nella piccola area il suono inconfondibile della penetrazione del mio cazzo dentro di lei.
Lo scenario sembra fare eccitare anche loro. Teresa e Mario cominciano a spogliarsi e a ricoprirsi di caldi baci e profonde carezze.
Riesco a intravedere le tette piccole e sode di Teresa che si adattano perfettamente al suo corpo snello.
Poi ci mostra la sua figa completamente rasata. La sua figura sembra ancora più giovane di quanto suggerirebbero i suoi 32 anni.
Mario si presenta anche da un lato del tutto inaspettato. Essendo un po’ in sovrappeso la pancetta nascondeva nel costume da bagno la vera natura del suo cazzo, ora quel rigonfio si manifestava in tutta la sua splendida consistenza. Grosso e duro come una roccia.
Teresa ha potuto godersi la vista del cazzo di 20 cm di Mario.
È strano rivelarsi così a una coppia amica che si conosce da tanti anni. All'improvviso condividi le tue cose più intime.
Sentì la mia donna gemere per l'eccitazione. Si sente nella cabina lo schiocco del mio cazzo che penetra la sua figa bagnata.
Anche nella poca luce della cabina si può vedere perfettamente il mio cazzo completamente eccitato e duro, come la figa rasata di Carla e come le sue labbra si spalancano durante la penetrazione.
Condividere tutto questo spinge l'eccitazione a livelli senza precedenti e ti muove a fare cose a cui non avresti nemmeno osato pensare prima.
Allora le sussurro all'orecchio: "Li facciamo venire da noi? Li stanno molto stretti."
Mi avvicino a loro. Carla mi segue. E dico: “Venite da noi, lo spazio è maggiore e staremo bene in quattro.”
Dal loro atteggiamento si capiva immediatamente che non aspettassero altro. Quindi ci siamo riuniti tutti nel letto armatoriale.
Carla, in modo molto malizioso, si appoggia con una gamba alla murata della barca. In questa posizione apre completamente le gambe e si intravede la figa nella sua interezza. Gli chiedo di girarsi e la penetro da dietro.
Teresa e Mario ora hanno una visione diretta della sua figa e del mio cazzo. Mario si sdraia sul letto e intravede le gambe aperte e si gode la vista di Carla mentre Teresa si lavora il suo cazzo duro con le sue labbra sensuali.
Accecato dall'eccitazione, senza accorgersene, Mario afferra le tette della mia donna, che ondulano e seguono il ritmo delle mie spinte.
Lei sussulta sotto il tocco di una mano sconosciuta.
La situazione è così eccitante che devo concentrarmi per non venire immediatamente.
Affascinato dalla situazione, spingo il bacino di lei più vicino alla faccia di Mario.
Ora può osservare da vicino il mio cazzo che si infila nella figa di Carla.
Dopo qualche minuto di spinte, Carla indietreggia leggermente.
Pensavo che fosse perché tutto stava diventando troppo per lei. Invece, il suo movimento era funzionale ad altro.
lo scopo era per consentirle di chinare la testa verso Mario. Le loro labbra ora sono molto vicine l'una all'altra. All'improvviso lui gli afferra la testa e gli dà un lungo bacio.
Mario e Carla flirtano tra loro da un po'. Giocano spesso con i controsensi e con gli sguardi complici. Ora lei ha colto la palla al balzo per coronare questo suo desiderio di trasgressione.
Il bacio non è passato inosservato neanche a Teresa. Entrambi li guardiamo. Il silenzio teso della stanza era rotto solo dal suono di lingue che si incrociavano.
Una situazione del genere può condurre a due risposte molto diverse: o inizia una grande discussione o l'eccitazione del momento continua a crescere.
Teresa, senza pensarci su, si avvicina a me, i suoi occhi costantemente concentrati sui due che si baciano. La sua mano calda afferra il mio cazzo e lo tira fuori dalla figa della mia donna.
Lei mi guarda lussuriosa e si inginocchia davanti a me e mi lecca voracemente il glande. Poi il mio cazzo scompare nella sua bocca calda.
Operazione che mi fa gemere. Adesso siamo noi ad essere osservati dagli altri due.
Sento lo sguardo di Carla su di me e Teresa. L’incertezza sembra avvolgere la stanza, eppure non ho mai avuto la sensazione, nemmeno per un secondo, che qualcuno possa avere una reazione negativa sulla situazione che stava nascendo. Piuttosto, la cabina era impregnata da quella sensazione di benessere che da potenza ai nostri desideri sessuali.
Teresa pompa davvero bene e l'intera area risuona dei rumori che il suo succhiare provoca.
Si odono anche i gemiti di piacere della mia donna.
Quando guardo, vedo che la testa di Mario è scomparsa tra le sue gambe e la sua lingua la sta portando sull'orlo dell’orgasmo.
Lei mi guarda e mi dice: "Scusa tesoro, ma voglio sentire Mario dentro di me, non riesco più a trattenermi."
L’eccitazione della situazione, la pompa di Teresa, le parole di Carla mi portano ad esplodere in un orgasmo potentissimo e schizzo una grande quantità di sperma nella bocca di Teresa.
Lei deve fare uno sforzo notevole per accogliere l'intero carico. Il seme bianco cola dagli angoli della bocca. Lei chiude gli occhi, il suo viso si irrigidisce un po' e alla fine ingoia tutto il mio sperma.
Quando poi mi presenta la sua bocca vuota, mi rendo conto per la prima volta che l’avevo sempre considerata erroneamente una donna poco stuzzicante.
Teresa sembra dare nuova forza al detto “L'acqua cheta rovina i ponti”.
Carla e Mario hanno seguito tutto.
L’eccitazione di Carla sembra toglierle ogni controllo sui limiti naturali della sua lussuria e così dice: "Per favore, fottimi Mario. Lo desidero da così tanto tempo." Una fitta mi attraversa e mi dà nuova eccitazione.
Io e Teresa ci sediamo di lato sul letto e guardiamo Carla che allunga il sedere verso di noi. Mario ci guarda mentre si posiziona dietro di lei e la penetra lentamente.
In quel momento vedo il cazzo del mio amico che penetra la mia donna.
Lei geme ad alta voce: “Dio che bello sentirti dentro, era da un po’ che lo desideravo.”
La mia eccitazione continua a crescere e non mi resta che toccare Teresa.
La mia mano scivola sulla sua figa. Sono sorpreso di vedere quanto sia bagnata. Quando le mie dita la penetrano, sento quanto è calda e morbida la sua figa.
Lei non riuscendo a nascondere la sua eccitazione mi abbraccia e mi bacia.
Mentre il suo bacino cerca di seguire il ritmo delle mie dita dentro di lei, posso osservare come Carla, cambiando posizione, cavalchi il cazzo del mio amico.
Non mancano nemmeno i baci sensuali.
In questo momento tutto il corpo di Teresa trema. La guardo alzare gli occhi al cielo prima che tre violente spasmi accompagnino l'orgasmo attraverso il suo corpo sudato.
Soddisfatti, ci abbracciamo e ci sdraiamo tra le gambe aperte di Mario in modo da avere una visione diretta del suo cazzo nella figa di Carla.
Mi colpisce di nuovo la strana consapevolezza che sto guardando la mia donna fare sesso con qualcun altro.
Noto che ci sono già le prime tracce di liquido che cola sul suo cazzo. Un mix tra i suoi umori e quelli di Carla colano e lubrificano il loro scopare.
Mario prende dai fianchi Carla e la fa mettere alla pecorina per trapanarla da dietro. Infila il suo cazzo dentro di lei e continua a scoparla.
Dopo poco aumenta la sua penetrazione, il suo cazzo e le sue grandi palle scompaiano quasi completamente dentro Carla inumidendosi con la densa miscela cremosa.
Stranamente è solo in questo momento che mi rendo conto che Mario sta per venire nella figa della mia donna.
Nessun preservativo separa i due. Scaricherà tutto il suo seme in lei. Non riesco quasi più a respirare a causa di quanto sono arrapato.
Teresa e io guardiamo i suoi movimenti diventare sempre più veloci e profondi, accompagnati da gemiti che riempiono la cabina. Vediamo proprio davanti a noi come il suo sacco si contrae e lui schizza lo sperma in profondità nella mia donna.
Un sentimento di paura si diffonde dentro di me. Ho paura di quello che succederà dopo. Ma non potevo aspettarmi l'indescrivibile eccitazione che provavo e che, sicuramente, provavano tutti gli altri.
Mario dopo qualche attimo tira fuori il cazzo dalla figa di Carla, è visibilmente ricoperto di sperma. Deve essere stato un carico incredibile.
Carla resta ancora in posizione alla pecorina. Prima che potessi capire, Teresa mi tira direttamente sotto la figa aperta della mia ragazza e inizia a baciarla e, alternativamente, a baciarmi appassionatamente.
All'improvviso sento qualcosa di caldo sulla guancia. Solo adesso mi accorgo che lo sperma di Mario cola su di noi dalla figa di Carla. Vorrei spostarmi di lato, ma Teresa mi tiene stretto.
Un'altra goccia le cade sul viso e si fa strada dalla guancia. Vedo una grossa goccia di sperma formarsi sulla figa della mia donna.
Cade e atterra direttamente sulle nostre bocche.
Oggi non riesco più a spiegarlo, ma la pura lussuria mi ha attraversato.
Teresa può vederlo nei miei occhi. Lei continua a leccarle la figa e il clitoride ricoperti di sperma.
I miei occhi seguono increduli lo spettacolo che mi si presenta.
Incapace di trattenermi per l’eccitazione mi masturbo. Il mio cazzo è già duro come non mai. Con estremo piacere sento le dita di Teresa avvinghiarlo masturbandolo mentre le sue labbra si avvicinano al mio viso.
La sua lingua mi lascia prendere nuovamente parte all'azione e mi porge un miscuglio di sperma e succo della mia donna.
Tutto il seme della precedente scopata si mischia nelle nostre bocche.
Le forti sensazioni che mi provocano le mani di Teresa, la sua lingua e il suo corpo mi fanno impazzire dal piacere, in poco tempo la mia già rigida erezione diventa sempre più insostenibile.
Guardo verso Mario che tutto rilassato si gode la vista della sua donna che si prodiga su di me.
Vedo Carla serena e con un sorriso eloquente stampato sul volto.
Tutta la situazione mi spinge sempre più verso l’orgasmo. In poco tempo, dopo un mio sussulto di piacere, partono gli spruzzi di sperma che vanno a colpire la pancia e le gambe di Teresa.
Carla non si fa pregare e piegandosi in avanti inizia a leccare sia la pancia di Teresa sia il mio cazzo, recuperando quasi tutto lo sperma da me spruzzato. Avendo la figa di Teresa a tiro non si lascia scappare l’occasione di stuzzicare il suo clitoride con intensi movimenti della lingua.
Ero in estasi quando una folata di fresco vento mi ha riportato dal mondo dei pensieri al presente. Tremando ancora per l'eccitazione, guardo quello che sta avvenendo davanti a me e Mario.
Carla sta leccando e succhiando in lungo e in largo il seno e i capezzoli di Teresa, con le dita masturba con intensità il suo clitoride.
Improvvisamente un gemito di Teresa si propaga nella cabina, le sue membra vibrano sotto l’impulso del piacere. Carla l’aveva fatta godere intensamente.
Eravamo tutti appagati sia sessualmente sia per la complice intesa che si era creata tra di noi.
Giacevamo sul letto stanchi ma sinceramente soddisfatti.
Quel viaggio per mare ci ha portato verso le isole che volevamo visitare, inoltre ci ha condotto anche ad un rapporto di coppia, o di coppie, diverso da quello fino a quel momento sperimentato. Sicuramente più libero sia mentalmente che sessualmente.
Non avremmo mai pensato che potesse accadere, forse, in fondo in fondo, lo speravamo. Sappiamo solo che quel viaggio in barca, oltre a far spingere l’amicizia tra noi ad un livello che non pensavamo di poter raggiungere, potremmo definirla come complicità sessuale pienamente realizzata, ci ha fatto conoscere un lato della nostra sessualità che era presente ma non pienamente espresso.
Quel viaggio continuò per i giorni successivi tra mare, sole e sesso. Al nostro rientro ci ripromettemmo che le belle ore passate insieme non sarebbero state le ultime ma che il nostro rapporto di amicizia e complicità doveva continuare anche sulla terra ferma.
31
0
1 year ago
Al2016,
62
Last visit: 1 day ago
-
Maestro e schiava
Mi chiamo Sandra, ho 43 anni, sono alta, bionda e con gli occhi chiari. Ho un bel seno, una 3° piena, un ventre piatto ed un bel culo a mandolino, che sovrasta cosce lunghe e snelle. Da ventitré anni sono sposata con Riccardo, un bel maschio un po’ più alto di me, capelli biondi, splendidi occhi azzurri e dal fisico ben scolpito da anni di nuoto. Ci siamo conosciuti ad una mostra e, subito, non sembrava fosse scoccata la scintilla fra noi due. Son rimasta incuriosita per il fatto che lui non ha cercato di portarmi subito a letto. La cosa mi è sembrata un po’ strana, in quanto, fino a quel momento ero sempre stata corteggiata per uno scopo ben preciso: scoparmi! Invece lui mi corteggiava in maniera garbata ed elegante, creando situazioni piuttosto romantiche, come cene in luoghi da favola, fiori e tante attenzioni senza apparire interessato al sesso. Una sera, dopo circa due mesi che ci frequentavamo, mi ha portato nel suo appartamento e lì ho capito il motivo. Per lui il sesso, diciamo convenzionale, non era piacevole; a lui piaceva la dominazione. Son rimasta un po’ stupita, perché ero avulsa da questo modo di vivere la sessualità. Lui, con calma e tanta pazienza, alla fine mi ha istruito e, da quel momento in poi, ci siamo dati al nostro gioco preferito: padrone e schiava. Col tempo abbiamo affinato tecniche ed esperienza e, adesso, lo pratichiamo solo quando scatta in noi il desiderio di giocare. L’ultima volta è stato due sere fa. Eravamo a tavola e, mentre stavamo consumando la nostra cena, ci siamo scambiati il nostro speciale sguardo d'intesa. Nella nostra mente, sapevamo che entrambi, in breve tempo, ci saremmo trasformati in persone completamente diverse dal normale, con desideri e bisogni non visibili all'esterno, ma da esser condivisi solo da noi. Dopo aver finito di lavare i pochi piatti e ripulire il disordine provocato dal pasto, andammo in soggiorno per rilassarci e leggere. Riccardo era in piedi accanto al caminetto, quando entrai nella stanza. Vidi le fiamme tremolanti proiettare la sua ombra nera, alta e dalle spalle larghe contro il muro, netta contro il bianco dell'intonaco. In quel momento ho sentito un'ondata di desiderio di esser stretta dal suo abbraccio confortante. Mi avvicino lentamente al punto in cui è posizionato, dondolando i fianchi con estrema delicatezza. Gli chiedo se stasera finirà di scrivere la sua relazione amministrativa (lui è un dirigente di banca), ma mi sorride sornione e mi risponde che gli restano solo poche pagine, e che la finirà domani sera, quando sarà maggiormente in grado di concentrarsi su quell'argomento, perché, al momento, ha altri propositi che gli frullano per la mente.
Lo guardo e sorrido.
«Potrei sapere quali sono le cose che ti distraggono dal tuo prezioso lavoro?»
Lui mi guarda e mi risponde in modo allusivo.
«Per prima cosa, tu! Tutto quello che desidero in questo momento sei tu, con i tuoi capelli morbidi e lucenti, che ondeggino dolcemente nel calore del fuoco, e la tua bellissima figura sinuosa. Tutto quello cui riesco a pensare in questo momento, è ciò che desidero fare al tuo corpo, assaporandolo, toccandolo e facendolo vibrare.»
Io, in risposta, a questa dichiarazione di intenti, elimino la distanza tra noi, cementando il mio corpo al suo. Alzo la mano ed afferro una manciata dei suoi folti capelli biondo chiaro, avvicinando la mia bocca al suo orecchio, così da potergli sussurrare quello che è il mio desiderio.
«Voglio che tu mi mostri i tuoi desideri, piuttosto che parlarne semplicemente; voglio che tu mi rapisca, mi tocchi e mi riempi completamente.»
Bacio velocemente le sue labbra lisce e carnose, facendo saettare la mia lingua dentro e fuori. La mia lingua tocca a malapena la sua, per poi uscire di nuovo. Gli sfilo il blazer scuro dalle spalle larghe, lasciandolo cadere sul pavimento con un leggero fruscio. Facendo un passo indietro, sbottono lentamente la sua camicia bianca con colletto, sentendo il cotone fresco sotto le mie dita sensibili. Gli tiro fuori le braccia dalle maniche, prendendomi il tempo per ammirare la sua pelle abbronzata e dorata, sentendomi provocata dai suoi muscoli sodi e increspati. Comincio a far scorrere le mani su spalle e schiena, sentendo il sangue che scorre nella sua carne. D'improvviso conficco in quella carne le mie unghie affilate, facendola sanguinare. Potevo sentire la calda umidità, iniziare ad abbellire le mie punte delle dita. Ansima rumorosamente e poi, senza preavviso, mi strappa completamente la maglietta, lasciando il reggiseno, che fascia ancora il mio seno. Mi afferra il sedere, portandomi abbastanza vicino, perché le nostre labbra si incontrino di nuovo. Con una mano ancora aggrappata ad una guancia, mi sgancia il reggiseno e me lo toglie completamente, lasciandolo cadere sul pavimento. Comincia ad accarezzarmi leggermente la schiena con le sue mani ben curate, facendo scorrere le unghie lisce su e giù per la mia schiena, mi provoca un formicolio che si sviluppa laddove tocca. Comincio a sentire una pulsazione nel profondo, il mio battito accelera, anticipando il piacere che mi procura. Mi premo contro la sua carne, sento la sua durezza prendere forma. Premuto contro il mio basso ventre, si contrae e divento sempre più consapevole del mio desiderio.
Decido di liberare la sua virilità da questi abiti costrittivi. Gli sbottono i pantaloni blu scuro, aprendo la cerniera così, lentamente, per stuzzicarlo ed i pantaloni cadono a terra, lasciando solo i suoi boxer che ancora trattengono la sua virilità. Geme piano, mentre infilo la mano nei boxer, stringendolo forte. Con una luce subdola negli occhi, afferra l'orlo inferiore della mia gonna corta di pelle nera, facendola fermare intorno alle caviglie. Adesso indosso solo un paio di autoreggenti nere; afferro l'unico capo di abbigliamento rimasto sul suo magnifico corpo e tiro a terra i suoi boxer di seta blu scuro. La sua prorompente virilità è finalmente libera. Mi raggiunge e cerca di afferrarmi; schivo la cattura e fa una risatina divertita, riempiendo la stanza di allegria. Mi sculaccia scherzosamente il culo ed io rido allegra. Poi do il via ad un dispettoso inseguimento per casa. Scappo agilmente, lui mi segue spensierato, mentre corro silenziosamente nella nostra camera da letto. Mi guardo indietro, gli faccio un sorriso e raggiungo la stanza; salto nel nostro immenso letto, rintanandomi sotto le coperte. Riccardo entra silenziosamente, come se stesse inseguendo la sua preda; nota una collina distorta sotto la trapunta. Si avvicina e getta indietro la spessa coperta, scoprendomi come una palla stretta. Mi sdraio sulla schiena e poi scoppio a ridere; inizia a ridere anche lui e sentenzia la sua vittoria.
«Ti ho trovato, dolcezza, ora sai cosa faccio con una bellissima donna sdraiata sulla schiena, nel mio letto, hmm? Vediamo un po’?»
Rispondo scherzosamente.
«Niente!»
Salto giù dal letto, sorprendendolo, mentre riprende l'inseguimento. Attraverso la stanza a passi veloci per raggiungere la porta, ma il mio amore ha ripreso la calma e si ritrova proprio dietro di me, mettendomi le braccia intorno alla vita e tenendomi stretta. Posso sentire il suo cuore battere sulla mia schiena, mentre appoggia la testa sulla mia spalla destra. Mi sussurra, con una voce piena di desiderio, quasi gemendo:
«Adesso, mia piccola puttanella, dove pensi di scappare ancora? Quando entrambi abbiamo impulsi molto intensi e bisogni da soddisfare proprio in questa stanza, non ti puoi sottrarre a ciò che ti meriti! NO! NO!»
Mentre parlava mi ero resa conto che il suo pene duro premeva sulle mie natiche, con la punta che sfiorava appena il mio ano. Ho iniziato a strusciare il mio sedere sul suo cazzo teso e duro. Mi solleva e mi mette piegata a 90, davanti al letto. Comincia a passare la lingua sulla mia schiena. Mi lecca dalla base della nuca e poi giù, lungo le vertebre della spina dorsale.
Gioca su di me con la lingua e anche affondando leggermente le unghie nella mia pelle, provocandomi brividi in tutto il corpo. Con una mano scende fin sotto e, improvvisamente, pizzica il mio clitoride gonfio, tra le sue dita spesse e forti. Sussulto e gemo, sorpresa di trovarmi così eccitata e pronta, affinché lui mi penetri nel profondo. Gli afferro subito la mano e la spingo più in basso, schiumavo di desiderio. Prende l'iniziativa e infila il dito medio nella mia vagina fradicia, entrando e uscendo, ruotandolo e inclinandolo, per darmi quanti più brividi di piacere possibili. Si ferma e tira fuori da me il suo dito ormai fradicio e, in un istante, mi piega e spinge il suo cazzo nella mia figa, riempiendomi completamente. Arrivo quasi al culmine, proprio in quel momento; è così estasiante averlo dentro di me. Mi afferra per le spalle ed entra ancora di più, gemo di piacere, sentendolo far eco a me. Mi raddrizza e inizia a spingere con un'intensità che non sentivo da parecchio tempo. Poi si abbassa abbastanza per affondare i suoi denti aguzzi nel mio collo; ho come uno spasmo e crollo in estasi. Poi spinge magnificamente ancora qualche volta, per poi tirarsi fuori, lasciandomi perplessa. Poi mi prende in braccio e si avvicina al letto, adagiandomi delicatamente sul materasso. Rotolo sulla schiena, le gambe divaricate, il petto che si alza e si abbassa, le palpebre che sbattono, respiro affannosamente. Mentre inarco la schiena, in un'ondata di desiderio, gemo in modo allettante e gli chiedo:
«Vieni, ti prego! Ti voglio sentir dentro: voglio che godi nel mio ventre!»
Lui non risponde, ma sale velocemente sul letto e si posiziona sopra di me, penetrandomi ancora una volta nel profondo. Inarco la schiena, facendo alzare il seno fino al suo viso. Prende rapidamente uno dei miei capezzoli rigidi in bocca e lo morde con forza. Un'onda oceanica di dolore, misto a piacere, pervade il mio corpo, generando un fantastico orgasmo che mi scuote tutta. Gemendo ed ansimando, inarco la schiena, appoggiando i fianchi sul materasso, piacevolmente cedevole. Urlo ad alta voce, mentre possenti ondate di piacere si infrangono su di me; i miei muscoli si contraggono dentro di me, tremo mentre sento il piacere scorrere lungo tutto il corpo.
Continua a spingere, mentre è prossimo ad un potente orgasmo. Un brivido prende il controllo del suo corpo, i suoi gemiti stridenti echeggiano in tutta la stanza, mentre si unisce a me nel mio orgasmo. Il suo seme si riversa dentro di me, il liquido caldo che sgorga non fa altro che aumentare il mio piacere. La gioia comincia a diminuire, le onde diventano sempre meno impetuose, finché i nostri corpi non si calmano ed il nostro respiro ritorna normale.
Dopo qualche minuto di riposo, Riccardo si stacca da me, tira fuori il suo pene ancora rigido, disturbando la mia armoniosa beatitudine. Mi rivolgo a lui scherzosamente.
«Adesso dove pensi di andare, mio signore? Forse da qualche tua amante secondaria? Se è così, portala qui, così potrà unirsi a noi nella nostra alcova»
Gli rivolgo un sorriso malizioso, facendogli capire che lo sto solo prendendo in giro. Lui risponde semplicemente con un sorriso e si avvia verso il soggiorno. Mi alzo dal letto; prendo il mio pareo di raso rosso sangue e lo avvolgo intorno a me, mentre lo seguo. Lo guardo mentre si aggira per il corridoio: il suo passo leggermente spavaldo, mostra i suoi muscoli finemente tonici che si increspano sotto la pelle scintillante, sul sedere. Lui gira a destra nel soggiorno, mentre sta sistemando la legna nel fuoco, io entro nella stanza e, silenziosamente, mi avvicino alle sue spalle. Proprio mentre mette l'ultimo pezzo di legno e ripone l'attizzatoio al suo posto, prendo un giornale arrotolato dal cestino della carta e gli do una pacca sul sedere. Si limita a ringhiare contro di me, ma dalle mie labbra rosee sfugge una risatina.
Riccardo mi guarda e, all'improvviso, un'espressione piena di perverso desiderio attraversa il suo viso.
«Ne vuoi ancora, eh, puttanella? Penso che tu abbia ancora voglia e allora ti darò tutto ciò che vuoi, ma, questa volta, sarà come lo vuoi davvero, ora che abbiamo soddisfatto i nostri impulsi piacevoli, lo faremo per soddisfare le nostre perversioni.»
Annuisco, mentre la mia mente viaggia verso il luogo dei miei reali desideri, impulsi e bisogni interiori. Il luogo dove risiede il dolore piacevole prende il sopravvento e regna dove io sono la schiava e lui il mio padrone. In un istante, Riccardo è di fronte a me e mi strappa il pareo color sangue, lasciandomi nuda. Premendo il suo corpo contro il mio, il mio padrone afferra saldamente una manciata dei miei capelli biondi, tirandomi la testa indietro e mordendomi violentemente su un lato del collo, forando la pelle al punto da farlo sanguinare. Il dolore esplode nel punto in cui ha affondato i denti nella mia carne, ma gemo di piacere perché è provocato da un dolore davvero intenso. È il dolore che desidero da giorni, che riempie gloriosamente tutto il mio corpo, facendomi rabbrividire e tremare. Mi lascia andare, allontanando la mascella dal mio collo.
Mi prende in braccio, si porta verso il centro della sala, camminando silenziosamente sul pregiato tappeto. Si inginocchia a terra e, con un solo movimento, mi scaraventa violentemente a terra, mettendomi una mano attorno al collo. Sostituisce la mano con il ginocchio sinistro, esercitando una pressione sul mio collo. Mi dimeno e mi contorco, gemendo piano, gli occhi che roteano all'indietro nella mia testa. Lui allarga le mie gambe, strettamente serrate, scoprendo una vulva gonfia e pulsante. Si allunga verso uno dei nostri mobili della sala e, da uno dei cassetti, tira fuori le pinze per i capezzoli, diversi pezzi di corda e una candela rosso brillante. Applica immediatamente con attenzione le pinze per i capezzoli, provocandomi un dolore mozzafiato, che mi riempie il petto. Grido intensamente, il dolore si trasforma in un insolito inaspettato piacere, mi dimeno, inarco la schiena e schiaccio i fianchi sul pavimento. Il mio Maestro mi urla.
«Smettila di muoverti per un istante o dovrò metterti in catene, mia sporca lurida puttana? Ora chi è lo schiavo e chi è il padrone, qui?»
Grido, la mia voce risuona di dolore.
«Io sono la tua schiava, tu sei il mio Padrone e sono sotto il tuo controllo. Picchiami, schiaffeggiami, mordimi, ma puniscimi e fai di me quello che vuoi. Ho bisogno di soffrire. Sono stata una cattiva ragazza ultimamente e desidero il dolore che solo tu puoi procurarmi!»
Lui urla di rimando.
«Non hai ancora smesso di muoverti, come ti avevo ordinato. Ora sai cosa ti farò: lo sai vero?»
Mette la candela accanto al caminetto acceso, per usarla più tardi. Mi dà uno schiaffo pungente sulla guancia. Con movimenti rapidi, lega entrambe le mie caviglie alle gambe del tavolo, allargandole. Prende i miei piccoli polsi nelle sue grandi mani e poi li lega assieme ad un gancio posto in basso, nella pietra del camino in mattoni. Il mio adorato padrone decide che la cera è sufficientemente calda per provocarmi un'agonia straziante. Lui ansima leggermente, la candela comincia a far gocciolare cera calda, rosso sangue, su ogni centimetro della carne pallida e morbida all'interno delle mie cosce. Le prime gocce mi colpiscono le cosce, grido con angoscia. La mia schiena si inarca e i miei fianchi si sollevano in aria, il mio clitoride sfiora la sua bocca; lui me lo morde dolcemente. Il mio grido riecheggia nella stanza. Mi tortura per dei lunghissimi minuti e poi, quando ho raggiunto un orgasmo intenso, lui mi guarda e parla con voce dolce, dicendomi:
"Penso che possa bastare con queste cose".
Mi sfugge un sospiro mentre il mio benevolo marito rimuove le pinze dai miei capezzoli pulsanti. Poi mi scioglie i polsi e mi toglie le legature dalle caviglie. Mi siedo, mi inginocchio, le nostre labbra si incontrano e posso assaporare debolmente il mio stesso sangue nella sua bocca, mentre esploro la sua bocca deliziosa. I nostri corpi sono strettamente intrecciati insieme, posso sentire il battito del suo cuore, attraverso il corpo. I nostri fianchi iniziano a sfregare l'uno contro l'altro. La nostra eccitazione è al massimo da settimane, lui duro come una pietra ed io caldo e umida. Gli sussurro dolcemente all'orecchio
«Torniamo nella nostra camera da letto, così possiamo sdraiarci entrambi, su qualcosa di morbido.»
Lui annuisce. Ci alziamo entrambi e ci facciamo strada lungo il corridoio, sbattendo contro i muri un paio di volte, perché non vogliamo lasciare andare le labbra dell'altro. Raggiungiamo il nostro letto, ci cadiamo sopra. Ad un tratto lui riprende improvvisamente la sua espressione di Padrone. Sentendomi schiava, gemo, anticipando la sua mossa; si avventa su di me e, con un unico gesto, penetra e spinge dentro di me la sua massiccia virilità. Nello stesso momento, sussultiamo forte, nella sensazione di esser un tutt’uno. Comincia a pompare, dentro e fuori, all'inizio lentamente, ma solo per pochi minuti. Poi il ritmo si fa più veloce e più forte, affermando il suo dominio ad ogni colpo. Comincio ad incontrarlo, colpo su colpo. All'inizio i nostri fianchi si scontrano, poi riusciamo ad avere un ritmo, accelerando man mano sempre più velocemente, sempre più forte.
In un lampo di follia, conficco le mie unghie affilate nella sua schiena muscolosa e sudata.
«Quante volte ti ho detto di tenere le tue sporche mani lontane da me, stronza?»
Mi dice con un ringhio quasi animalesco.
Mi dà uno schiaffo forte e pungente sulla guancia; che mi fa vedere le stelle. Mentre mi afferra i polsi, stringendoli forte, me li blocca sopra la testa.
Gemo e parlo stordita.
«Oh, mio Dio! Ho visto le stelle con quello schiaffo!»
Riccardo fa un sorriso soddisfatto, mentre continua a sbattere la sua erezione nella mia vagina calda e gocciolante, e lo fa sempre più veloce e più forte, io gemo e mi contorco sotto di lui, implorando di esser portata all’apice del piacere, che inizia a gremire la mia insaziabile ostrica, ripiena della sua portentosa verga.
Poi, di colpo, si sfila, mi gira velocemente; inizia a trascinare le unghie sulla mia pelle, affondando le sue unghie affilate nella carne morbida della mia schiena. Sussulto, mentre mi penetra di nuovo proprio mentre sento che il piacere inizia a prendere il sopravvento.
Ma lui inizia a spingere in modo lento e ritmico, invece del ritmo forte e veloce che desidero e tutto quello che posso fare è sdraiarmi a faccia in giù, aspettando il mio piacevole dolore, che solo lui può darmi.
Sussurro implorante:
«Perché mi prendi con tanta delicatezza? Fammi male, così da godere forte!»
Risponde, affossandomi la testa fino a farmi mancare il respiro, spingendomela con forza sul letto.
«Ti prenderò così piano o forte, se tu me lo chiederai, per favore, sporca puttana!»
Gemo, con l’eccitazione alle stelle!
«Sono una cattiva ragazza! Sono una sporca puttana ed ho bisogno di esser punita, Maestro. Dimmi cosa devo fare o puniscimi! Ti prego, Maestro, dammi solo dolore!»
Il Maestro non risponde immediatamente, ma continua a seguire quel ritmo lento e snervante. All'improvviso si ferma e si sdraia su di me; il suo cazzo è ancora dentro di me, il suo peso schiacciante mi conforta. Con una voce bassa e intensa, inizia a sussurrarmi all'orecchio.
«Voglio infilare il mio cazzo duro nel tuo culo caldo e stretto. Che tu lo voglia o no, senza che provengano lamenti o piagnucolii dalla tua lurida bocca.»
Esito, perché voglio qualcos’altro. Ho bisogno di sapere quale meraviglioso dolore ha in mente il mio Maestro, con le sue parole dure e il suo stretto abbraccio: le unghie e le mani afferrano e costringono il mio corpo. Il mio Maestro rileva la mia esitazione, rileva il tremore del mio corpo, e dice dolcemente:
«Ti amo e ti amerò sempre!»
Poi scivola di lato e si mette supino. Io mi metto a cavalcioni su di lui, afferrando il suo pene duro, lo inzuppo per bene nella mia figa sbrodolante. Mi posiziono, rilasso lo sfintere e, scivolando lungo la sua asta, percepisco la sua erezione riempirmi completamente: sospiro di piacere. Mi chino e lo bacio, le nostre labbra si incontrano. La lingua è pronta a invadergli la bocca.
La spingo nella sua bocca, le lingue si incontrano e, immediatamente, iniziano a duellare. I nostri corpi si toccano strusciandosi e provocandosi, aggiungendo ancor più sensazioni al bacio. Aspiro completamente la sua lingua nella mia bocca; la mordo con forza, sentendolo contorcersi sotto di me. Lo sento gemere, mentre inizio a muovere i fianchi, su e giù, la sua verga dura scivola dentro e fuori, dentro e fuori dal mio buco di culo, caldo e stretto. Sento che inizia il dolore, il che significa che il piacere non è molto lontano. Il meraviglioso dolore inizia a diventare più intenso, man mano che il ritmo accelera.
Ho lasciato andare la sua lingua; afferra forte una crocchia dei miei lunghi capelli biondi, mi tira indietro la testa, avvicina le labbra al mio orecchio, e mi sussurra parole di fuoco.
«Ti piace questo, ti piace il mio cazzo duro che pompa dentro e fuori al tuo culo stretto, spingendoti fino alla soglia del piacere? Dimmelo troia!»
I gemiti e le urla che volevo regalare al padrone, mi restano in gola, perché, all’improvviso, mi mette entrambe le mani attorno al collo, stringendolo in modo alternato. Stringe e lascia, poi stringe di nuovo facendomi provare brividi lungo la schiena. Faccio fatica a respirare, ma mi esce comunque un gemito dalla gola, che tradisce il mio piacere. Con voce flebile, simile ad un sussurro, riesco a dire:
«Non ce la faccio più a respirare, amore mio; lasciami andare la gola!»
Il mio Maestro ribatte duro.
«Devi esser punita, mia dolce puttana, per l'insolenza che hai appena commesso, dicendomi cosa fare adesso! Sei una stupida puttana!»
Mi lascia il collo, ma mi dà uno schiaffo tremendo; con la faccia che mi pizzica, vado a baciarlo. Mi schiaffeggia ancora, ancora e ancora, facendomi venire le lacrime agli occhi.
Riccardo percepisce l'umidità scintillante agli angoli dei miei occhi; li bacia via, usando le labbra per asciugare le lacrime salate.
La sua voce è piena di affetto, mentre mi parla:
«Ti ho davvero ferito, amore mio? Se è così, mi dispiace.»
Rispondo, con la voce tremante di passione.
«Sì, mi hai ferito, ma il dolore che mi porti è parte del motivo per cui ti amo.»
Faccio una pausa nel mio discorso, faccio un respiro profondo e ricomincio a parlare.
«Desidero il dolore, ho bisogno di soffrire e tu me lo dai in maniera davvero sconvolgente. Mi dai un dolore ed un piacere struggente. E, oltre a te che mi dai dolore, ho voglia di ricevere la tua verga dentro di me. Tu ami chi sono. Adoro come riesci sempre a farmi ridere. Adoro il tuo umorismo e i tuoi sorrisi, ma, soprattutto, ti amo per quello che sei e non mi aspetto mai che tu cambi: voglio che resti sempre te stesso.»
Sorride perplesso a quella mia dichiarazione d'amore. Comincia a spingere di nuovo, i miei occhi roteano all'indietro e la mia schiena si inarca. I miei fianchi incontrano i suoi colpi più forti e procediamo più veloci. La pressione sta crescendo dentro di me, tendendo ogni muscolo. All'improvviso esplode: è una sensazione deliziosa che mi riempie tutta, facendomi gemere e sussultare, urlare e godere. Posso sentire il suo sperma riempire ogni spazio disponibile dentro di me, aumentando solo l'estasi che riempie il mio corpo.
È stato come sempre: un amplesso forte, intenso e carico di sensazioni violente e dolci, come solo lui mi sa regalare, quando si comporta con me da Maestro che insiste ad istruire la schiava riluttante che ama esser punita.
Mi abbraccia da dietro, ci raggomitoliamo a forma di cucchiaio e scivoliamo in un sonno ristoratore.
26
0
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
La receptionist
1. Introduzione.
Tutto ebbe inizio una sera d'estate, all'hotel "De Gerstekorrel" di Amsterdam, in Olanda, dove i nostri protagonisti lavoravano.
Entrambi emigrati per fare esperienza e in un mondo che non era il loro, connazionali, si erano fatti simpatia ma senza che tra loro scattasse la fatidica "scintilla"...
Prima, però, di addentrarci oltre nella storia, vi voglio parlare brevemente di loro...
Emma è una giovane di 24 anni, alta pressappoco 170 x 50 kg, snella, capelli ricci e occhi castani, con un bel sorriso aperto e un viso da santarellina che nasconde invece una gran voglia di divertirsi.
Già da vestita, mostra delle piccole tette - una seconda -, ingraziosite da due capezzoli con areola un pochino larga, rosei e fini a bottoncino...
D'estate non porta alcun reggiseno ma soltanto una canottiera bianca che non nasconde proprio nulla.
Sotto, al lavoro è obbligata ad indossare una minigonna che però all'apparenza non dà adito a nessuna immaginazione.
Il suo compito è quello di svolgere mansioni da receptionist.
Anche se molto formale, già in passato ha tradito il suo ex fidanzato, anche se con una certa titubanza...
A svolgere quel lavoro entusiasmante ma impegnativo si alterna con Gerardo, 32 anni e come già accennato italiano come lei.
Più basso di lei, ma più tarchiato, circa 165 x 65 kg, uno sguardo sempre triste, forse perché timido, è il classico ragazzo vagamente "chubby", con uno stomaco ben pronunciato e anch'esso con una gran voglia di fare sesso, benché le occasioni fossero davvero poche.
Ebbene, Emma era dietro al bancone della reception quando - guardando l'orologio - si accorse che erano le 22 passate.
Era molto tardi, e lei aspettava il cambio da parte del suo collega Gerardo, così finalmente poteva andarsene a casa.
Faceva molto caldo, e Emma indossava una formale camicetta bianca sopra una bella gonna blu elettrico che le arrivava a metà coscia.
Si sentiva "strana", ansiosa, per quel ritardo del collega o forse per qualcosa di simile a un'attesa che non riusciva a spiegarsi bene, e infatti da sotto quella canotta spingevano prepotenti i capezzoli, duri e ritti, che quasi principiavano a farle male.
Ma ecco che - accaldato per il ritardo - Gerardo fece il suo ingresso dall'entrata principale.
La salutò come faceva ogni giorno, e dalla sua voce e dal suo sguardo si capì che il solo vederla lo metteva di buon umore dandogli fiducia in se stesso.
- "Ciao, Emma, anche stasera sei bellissima... Un minuto e ti lascio andare...".
Corse in ufficio a mettersi in abito da lavoro, e fu subito pronto a darle il cambio.
Improvvisamente, però, Emma si ricordò che quella mattina aveva lasciato in sospeso l'inventario della biancheria dell'hotel.
Così, si spostò in ufficio, e disse a Gerardo:
- "Ah, maledizione!, dimenticavo che ho un lavoretto da completare... Domani il Direttore lo vuole sulla sua scrivania... Vabbeh, mentre tu sei qui, io vado in ufficio a fare il mio...".
Gli ultimi clienti erano appena rientrati, e fuori scese il silenzio della notte...
2. Una visita inaspettata.
Emma era una giovane molto seria sul suo lavoro, e quella sera si concentrò talmente tanto che non si accorse che la porta della stanza dove si trovava si aprì senza far troppo rumore per poi richiudersi immediatamente.
Fu solo un urto accidentale contro uno schedario a fare tornare in sé Emma, la quale si accorse che Gerardo – abbandonato il suo posto di lavoro – si era fermato in estasi ad ammirarla.
Il giovane, quasi rammaricato di essere stato la causa involontaria del rompersi di quell'incantesimo, si rianimò anch'esso e le disse:
- "Là fuori è una noia mortale, non c'è nessuno... Certo, la notte è così, maaaa... Bisognerebbe trovare qualcosa da fare... Qualcosa di...".
Si mise a girovagare stancamente per l'ufficio, toccando qua e là una miriade di oggetti e guardandoli come se fosse la prima volta che li vedeva, e a un certo punto iniziò a farle mille complimenti, del tipo:
- "Emma, ma perché non ti cerchi qualcosa di più gratificante? Secondo me, qui sei proprio sprecata... Hai un sorriso che incanterebbe qualunque datore di lavoro, e là fuori se volessi avresti il mondo ai tuoi piedi...".
Da quando lavoravano insieme, Gerardo non si era mai esposto così tanto, timido com'era, anche perché sapeva bene che lei era fidanzatissima.
Questo drastico e inaspettato cambiamento di rotta suscitò in Emma un certo malcelato orgoglio, che la spinse a "guardarlo dall'alto in basso", ma con una innocente civetteria...
D'altro canto, Emma cominciò a sentire qualcosa di "strano" al basso ventre: una sensazione indefinibile che le rimescolava tutte le budella, che si contraevano spasmodicamente creandole uno stato di malessere via via crescente.
E nello stesso tempo, i capezzoli – stuzzicati meccanicamente dalle dita di lei – si indurirono come il ferro, tradendo quello stato e provocando in Emma un brivido molto piacevole, che non riuscì a dissimulare...
A quel punto, non fu più possibile fare finta di niente. Gerardo, benché inesperto di cose femminili, se ne accorse subito, e timidamente cominciò a fissarle il seno, mentre la ragazza – che non sapeva più cosa fare chiusa in quella stanza a tu per tu con un uomo – avvampò all'istante, e con un gesto portò il braccio destro a coprire entrambe le tette all'altezza di quei "dispettosi" bottoncini di carne.
Allora lui si fece ancora più intraprendente... Andò verso la porta, la chiuse a chiave e tornando al suo posto confessò a Emma:
- "Sai, con me non ti devi vergognare... Tu mi piaci... Ho visto tutto, perciò se vuoi mettiti pure in libertà, fa così caldo! L'ho capito che non hai il reggiseno, ma per una bella ragazza come te è naturale...".
3. I timori di Emma.
Emma restò un attimo titubante, era fidanzata e sulle prime non volle mostrarsi a un maschio che non era il suo uomo.
Già in passato, il suo ragazzo precedente lo aveva cornificato alla grande, senza pensarci troppo, e se ne era pentita quando era ormai troppo tardi.
Ma quel "sentore" del tutto nuovo e particolare andava via via crescendo...
Inizialmente, la giovane si schernì, ringraziò ancora Gerardo dei complimenti, ma arrossendo si negò dicendogli:
- "Guarda che non è il caso... Io sono una donna e tu sei un tesoro, ma mi conosco troppo bene... Potrebbe succedere di tutto... Non è colpa tua, ma...".
Non riuscì a trovare le parole giuste per concludere la frase, e così facendo gli fece capire che quella sarebbe stata l'occasione giusta: ora o mai più!
Fin da adolescente Gerardo nutriva una voglia matta di vedere una donna nuda, dal vivo, ma purtroppo fino a quel momento lui non aveva avuto nessuna fidanzata né aveva tantomeno scopato mai...
Quando conobbe Emma, la ragazza le parve subito molto arrapante, ma non aveva mai avuto il coraggio di entrare in certi discorsi con lei. Si sentiva frustrato.
Sapeva che doveva osare, al massimo avrebbe ricevuto un suo diniego...
Così le disse, a bruciapelo:
- "Dai, Emma, togli pure la canotta... Perché non me li fai vedere?".
E lei:
- "Vedere cosa?".
- "Ma sì, i tuoi capezzoli che prima ho potuto vedere da sopra la camicetta... Quando ancora non te ne eri accorta, ho potuto ammirare quanto devono essere duri... Non ti preoccupare, la cosa resterà tra noi due...", ribatté Gerardo mentre sentiva di dover osare sempre di più.
Emma, che era un po' anche esibizionista, avrebbe voluto cogliere la palla al balzo, ma al contempo non voleva dargli a vedere che fosse una ragazza "facile"... Fingendo uno stupito scandalo, quasi urlò:
- "Ma tu sei pazzo! E se entra qualcuno?".
Ma lui, pronto, non le lasciò il tempo di dire altro:
- "Emma, stai tranquilla, poco fa ho chiuso a chiave la porta... Allora, ti prego... Tu hai bisogno di metterti in libertà, lo si vede lontano un miglio, e io muoio dalla voglia di vedere quanto sei bella...".
Emma non aveva più scuse... Tutto era pronto.
Aprì lentamente, ad uno ad uno, i quattro bottoni della camicetta, e finalmente Gerardo si trovò al cospetto dell'oggetto del suo desiderio.
Si sarebbe voluto gettare a capofitto là in mezzo, ma la logica gli consigliò di essere prudente, perché un sesto senso gli diceva che qualcosa stava per accadere...
4. Un odore irresistibile.
Ora Emma era a seno nudo.
Un seno piccolo ma assolutamente perfetto che non aveva bisogno di alcun genere di sostegno e che le conferiva un aspetto raffinato. Un ventre piatto e una vita sottile, pelle liscia e chiara, e quei chiodini poi!, tutto questo ebbe su Gerardo un effetto fortemente erotico, che neanche un seno grande avrebbe potuto scatenare.
L’uomo, avrebbe anche voluto toccare tutto quel ben di Dio, ma non ne ebbe il coraggio.
Intanto, lo sguardo della ragazza andò a finire – senza volere – sulla patta dei pantaloni di lui, e ciò calamitò perdutamente i suoi occhi.
C'era un gran bozzo, e la zip sembrava stesse per cedere da un momento all'altro...
Dallo stupore, Emma spalancò la bocca e gli sguardi dei due si incrociarono.
Fu allora che Gerardo capì definitivamente che la giovane doveva essere solo spinta ancora un po', fino all’orlo del baratro...
Oramai la sua timidezza era un lontano impaccio, si abbassò i pantaloni e i boxer, e le prese una mano, sulla quale appoggiò il suo prezioso "giocattolo"...
Poi, le disse, con una sicurezza inaspettata:
- "Ecco, ora vedi tu... È inutile che fai la santarellina, tanto sappiamo bene entrambi che lo vuoi...".
Tacque. E lei, d'impulso, si ritrasse di scatto. Ma l'attrazione che suscitava quel cazzo peloso era così forte che Emma tornò ad ammirarlo... Chiuse gli occhi... E una voce quasi diabolica da dentro di lei le suggerì:
- "Dai, che hai una voglia matta di giocarci!".
Ma, all'opposto, un'altra le ricordava:
- "Emma, come puoi tradire così il tuo fidanzato? Lo hai già fatto una volta, ora sarebbe davvero troppo! Tu non sei una puttana!".
Prevalse, ahimè, la prima, e la giovane ebbe la chiara e inequivocabile sensazione che si stava vergognosamente bagnando le mutandine... Erano già un lago dentro al quale sguazzava felice la sua passerina...
Poi, intervenne bruscamente un altro “trauma”: Gerardo, cominciò letteralmente a "schiaffeggiarla", sbattendogli la cappella nuda su tutto il volto...
L'asta era ancora flaccida, ma il membro nel suo complesso era come una frusta che la percuoteva, senza però causarle dolore, anzi... E l’abbondante precum le ricopriva il viso.
L'uomo sembrava impazzito, e con le braghe alle ginocchia continuava imperterrito. Muoveva il suo basso ventre in maniera tale da finire anche sul petto di Emma, passando e ripassando sui capezzoli che si erano fatti più grossi del normale…
La ragazza, sulle prime, parve incapace di reagire, quando invece afferrò quel membro come una clava ed esclamò:
- “Stronzo, porco, pensi che sia un pezzo di ghiaccio? Ho cercato di lottare fino all'ultimo e di non mettere le corna al mio fidanzato, ma io al cazzo non resisto! Mi hai provocata, e adesso vedrai”.
Come ipnotizzata, lo strinse forte – al punto che Gerardo fece una leggera smorfia sofferente – e prese autonomamente ad usarlo come fosse un pennello da trucco.
Avvicinò la cappella alle sue narici ed inspirò forte per sentire tutto il suo odore... Un odore che per lei era un potente afrodisiaco e che fin da ragazzina la faceva andare fuori di testa.
Ormai andava a briglie sciolte Emma, e la “fame” di cazzo divenne davvero troppa: appoggiò la punta del glande alle sue labbra, fissò i suoi occhi in quelli di lui come a sfidarlo, e se lo mise in bocca…
Ma in quello sguardo c’era uno strano sorriso. E infatti, cacciò fuori subito il pene dalla sua bocca, lasciando di stucco quel poveretto che sbottò:
- “Troia!, Sei una cagna lurida… Che ti prende adesso??”.
5. Una scarica elettrica.
Emma non si offese per nulla delle ingiurie appena subite da Gerardo.
Era in ginocchio davanti a lui, chiuse gli occhi e – sempre tenendo il cazzo per l’asta – si piegò in avanti spingendo la lingua giù fino al punto più estremo dello scroto.
È una scarica elettrica per entrambi, e Gerardo andò in uno strepitoso alzabandiera…
La sua azione fu come un pennello, lo leccava, lo puliva con la saliva, e lo “coccolava” con i polpastrelli delle due mani che si spandevano su tutta la superficie.
La parte sembrò irrigidirsi per l’azione superba e sapiente, e lei sentì i muscoli delle gambe del maschio iniziare a tremare.
A un certo punto, si soffermò ad “assaggiare” i testicoli… Sembrarono sfuggirle, scivolosi com’erano diventati a causa del liquido che proveniva dalla sua bocca. Perciò, dovette agguantarne uno con le labbra. Erano davvero grossi, e Emma fu costretta a spalancare esageratamente le mascelle… Sostenendo il cazzo con due dita serrate sotto il filetto, aumentò la stretta ed iniziò a succhiare come fosse un “chupa chups”.
Gerardo allora sentì i suoi denti conficcarsi brevemente nell’organo, e un lamento gli salì su dalla gola nel silenzio notturno dell’ufficio:
- “Emma ti prego, fai piano… I denti noooo…”.
Quello che in realtà poteva sembrare un "peccato" dovuto all'inesperienza della donna, era però un "giochetto" erotico che a Emma piacque fare per stimolare ancora di più l'eros di entrambi. E visto il risultato, si dovette ammettere che riuscì alla perfezione, tanto che per reazione Gerardo - che aveva i capezzoli turgidi di lei tra le sue mani - strinse forte i chiodini di carne, suscitandole una potente squirtata.
Emma strinse le cosce per non lasciar colare il suo succo, e contemporaneamente riprese il lavoretto che aveva interrotto.
Si dedicò ora, con l'attenzione di una brava scolaretta, all'altro testicolo, "ciancicandolo" tra le labbra. Non le ci volle molto a capire che erano pieni di sborra, e che di lì a poco si sarebbe ubriacata della sua bevanda preferita.
Gli disse, con un sorrisino:
- "Ti avevo sottovalutato, caro... Hai due palle grosse come quelle di un toro... Il mio ragazzo se lo sogna un cazzo così bello ed efficiente... Vorrà dire che le corna saranno almeno giustificate".
E giù una risata fragorosa...
A Gerardo, però, quel "trattamento" evidentemente non bastò, e strappò di mano alla ragazza il suo giocattolo, dritto e duro.
Emma non ebbe nemmeno il tempo di prendere il respiro che quell'uomo le prese la testa e gliela spinse contro il glande, incitandola:
- "Visto che non hai problemi con il cazzo, fammi un pompino... Eh sì, hai proprio una faccia da pompinara!".
Emma rimase un attimo sconcertata per quella richiesta, nonostante i due si fossero già spinti abbastanza avanti, ma senza dir nulla aprì la bocca e fece entrare il gradito ospite.
Per iniziare, cominciò a leccarlo ricominciando tutto da capo, e poi lo sfiorò con le labbra, ma questo modo di procedere non soddisfaceva granchè a Gerardo, il quale la bloccò con il suo membro dentro la bocca e – parlandole all’orecchio, benché non ce ne fosse motivo – le fece capire cosa volesse realmente:
- “Su, non fare la stupida, siamo qui per divertirci e forse non hai capito bene… Voglio un bel pompino… con ingoio, perfetto, come sono sicuro che sai fare, troia!”.
La giovane stette a quel gioco, fingendo di sottomettersi al maschio, e tornò a succhiarlo con maggior slancio, stringendo tra le labbra la cappella – che a causa di un abbondante precum le sfuggiva come un’anguilla impazzita – e scendendo subito dopo fino alle palle per poi ritornare sù e ricominciare a ciucciarlo con vigore.
Dopo un attimo, principiò anche ad accompagnare quel movimento della bocca con entrambe le mani, masturbando l’uccello e provocando in Gerardo i primi gemiti, accompagnati da insulti sempre più pesanti.
Si vedeva che Emma ci sapeva proprio fare, che le piaceva il cazzo, eccome! Continuava con quel pompino da manuale fino quasi a soffocare, e ben presto capì che lui stava per venire…
A questo punto, però, l’obiettivo di Emma era identico a quello di Gerardo: voleva farlo sbarrare nella sua bocca.
Tuttavia, la sua volontà fu preceduta da quel bastardo, il quale le prese la testa e la tirò a sé, in mezzo alle sue cosce – ormai luride di un misto di seme e saliva –, facendole arrivare il cazzo fino in alle tonsille.
Immediatamente dopo, Gerardo si lasciò andare, e la bocca di Emma venne invasa dalla sua calda sborra… Uno schizzo, un altro, e un altro ancora, fino a quando non si sentì svuotato completamente.
Emma ingoiò tutto, fino all’ultima goccia, con gusto.
Finito di accogliere dentro di sé il succo che amava e che ancora le colava dai lati dalla bocca, lui era inerme, appoggiato alla scrivania, senza più forze, con il cazzo a ciondoloni, mentre Emma si ripulì con dei fazzolettini di carta.
Gerardo, trovò solo la forza per farle i complimenti:
- “Con quella faccetta, e chi se lo sarebbe immaginato che mi avresti svuotato anche l’anima! Brava porca… Ora so come passare il tempo la notte… Ahahah…”.
E chi si sarebbe immaginato anche la resistenza di Gerardo? Il giovane, ci mise poco a tornate in forma, duro come non mai… Le ordinò, tra il “minaccioso” e il divertito:
- “Non credere che sia finita qui… Su, inginocchiati…”.
E Emma:
- “Lo voglio ancora!”.
Così, l’uomo se lo prese tra le mani, impugnandolo proprio sopra le palle, ed iniziò a segarsi tornando a strofinare il glande contro la faccetta sorridente di lei, muovendo il bacino come una ballerina provetta di Hula Hoop…
6. Lussuriosa sorpresa.
Emma quella sera si era comportata come una vera succhiacazzi, e la possibilità che lei e Gerardo potevano essere sorpresi l'aveva mandata su di giri.
Tutta ansimante, si alzò per risistemarsi un poco, e quando fu in piedi il giovane notò una "strana" cosa sul suo vestito che solitamente era sempre impeccabile. Emma, infatti, aveva una grande macchia scura sulla gonna, all'altezza del basso ventre e un palmo sotto l'ombelico.
Gerardo dovette fissarla con tale intensità che anche lei abbassò lo sguardo e solo allora prese coscienza che aveva goduto come mai fino ad allora...
I due si misero a ridere, e infine l'uomo le suggerì:
- "Beh, non credi che sia il caso di toglierti quell'abito sporco? Non dirmi che ti vergogni dopo tutte le porcherie che abbiamo fatto!".
Emma non aveva più freni, e con il sapore di lui ancora sulle labbra non esitò a farlo. Chiese a Gerardo di aiutarla ad abbassare la zip, si voltò di spalle, e quindi – ancheggiando – fece scendere la gonna fino alle caviglie per poi gettarla via lontano da sé.
Girò ancora su se stessa, e mostrò a lui il suo bel perizoma bianco ridottissimo che inquadrava alla perfezione due splendide gambe affusolate.
Era un indumento che non lasciava quasi niente all'immaginazione, per di più era oramai ridotto a una autentica pozza di umori...
Si osservarono un'altra volta, e lei – un po' imbarazzata – sentenziò:
- "Credo proprio sia inutile tenerlo ancora...".
Con un rapido gesto, quasi teatrale, se lo tolse. Finalmente, Gerardo poté ammirare anche lui il suo corpo in tutta la sua nudità, e soprattutto la sua patatina, ornata da una stretta striscettina di pelo che però non precludeva la vista di due grandi labbra strette e accostate...
7. The End.
Se Emma non si era onestamente accorta di essersi tutta impiastricciata dei suoi umori, era ben cosciente però che i suoi genitali erano uno spettacolo a cui nessun maschio aveva mai saputo rinunciare.
E così accadde anche a Gerardo, il quale restò a contemplarla a lungo e in silenzio... I suoi occhi non si staccavano dalla fica di Emma, lucida di quel "piacere" che pareva non avere fine.
La femmina istintivamente chiuse gli occhi, e dopo qualche istante sentì delle dita che facevano pressione esattamente sul grilletto.
Sentì pure il suo cuore battere in simultanea con il clitoride.
Era una sensazione che raramente aveva provato, e allora afferrò alla cieca la sua mano e la strinse forte contro le sue intimità.
Era sull'orlo di quello che si annunciava come un potentissimo orgasmo quando, all'improvviso, si sentì il suono argentino di un campanello e delle voci che provenivano da fuori dalla porta. Certamente erano dei clienti giunti inopportuni quanto in ritardo...
Emma e Gerardo – che aveva ancora le mani "in pasta" – rimasero impietriti. Si guardarono con uno sguardo interrogativo, e poi lei sussurrò:
- "È il tuo turno, prega che con loro non ci sia anche il direttore! Su, vai...".
In fretta e furia si rivestirono. Il loro "momento di gloria" era finito, lasciando entrambi con l'amaro in bocca per quello che sarebbe potuto ancora succedere e invece non era avvenuto.
FINE
17
2
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
Un’estate “a cavallo”
1. Prologo.
La storia che oggi vi andrò a raccontare ha inizio in quel di Vieste, una incantevole cittadina pugliese sul mare.
Lì, vive serenamente Paolo con la sua famiglia, proprietaria di un bar-ristorante molto frequentato sulla piazza principale.
L'uomo, un uomo generoso, ha sposato Concetta, ora 55 anni, una donna dinamica, che non passa certo inosservata per la sua avvenente bellezza, e dalla quale ha avuto un figlio, Giuseppe, di 24 anni.
I tre, godono di una certo benessere economico, anche grazie al successo del locale, e quindi – ogni estate – Paolo può permettersi di “spedire” in vacanza moglie e figlio presso un agriturismo con maneggio a Rodi Garganico, il cui titolare è anche un apprezzato fornitore del ristorante.
Ed è proprio in questo luogo – in assenza del capofamiglia – che accadrà qualcosa di inatteso e che sconvolgerà per sempre la pace del nucleo familiare...
2. Presentazioni.
Ebbene, una mattina che si preannunciava – già alle prime luci dell’alba – afosa e insopportabile, Concetta e Giuseppe partirono...
Paolo li salutò a malincuore, ma proprio non si poteva chiudere il locale in quel momento di così grande lavoro.
Caricarono tutti i bagagli in auto, e con il giovane alla guida si mossero con il proposito di fare di tutto per scaricare lo stress accumulato durante un anno che era stato molto pesante.
- "Sai, mamma, penso che mi farò proprio delle belle battute di pesca, affitteremo un motoscafo e mentre tu prenderai il sole io proverò la nuova attrezzatura...", disse pensieroso il ragazzo.
E la donna, che invece stava già fantasticando di ritagliarsi i suoi spazi di libertà a modo suo, gli rispose:
- "Veramente, più che di mare io avrei bisogno di contatto con la natura... Approfitterò, mentre tu sarai in mare, per fare delle belle cavalcate… Oltretutto, il signor Gabriele è così generoso!".
E tra bei propositi di relax e la prospettiva di giornate spensierate, dopo circa un'ora di viaggio i due giunsero alla loro meta.
Come previsto, a Rodi trovarono ad attenderli un uomo sui 60 anni ma di aspetto ancora giovanile, sebbene corpulento, massiccio.
Per chi non lo conosceva, incuteva quasi terrore, con i suoi 100 kg distribuiti su un metro e 90 di altezza, barbuto e di carattere un pò scontroso.
Gli andò incontro quasi barcollando per la mole, vestito con una canotta lisa a strisce rosse e bianche che lo faceva sembrare un gondoliere, sotto la quale si immaginava un petto villoso e un ventre notevole…
Poi, salutò Concetta, dicendo con una intonazione che aveva del selvaggio:
- "Sono contento che siete qui... Vedrete vi troverete bene… Io e i miei assistenti siamo a vostra completa disposizione, per qualsiasi cosa...".
Al sentire quelle parole, Giuseppe si mise già sul "chi-va-là", geloso della madre, e cercò di "marcare il territorio". Rispose, freddo:
- "Sarà sicuramente così, mia mamma e io abbiamo bisogno di tranquillità".
Senza aggiungere altro, il gigante li condusse al loro alloggio, e poi – ricordandosi della passione di Concetta per i cavalli – a visitare il maneggio, dove le assegnò (per tutta la durata di quella vacanza) un bel purosangue arabo:
- "Con questo può stare tranquilla, è assolutamente mansueto", disse.
Poi, rivolgendosi a Giuseppe:
- "Tu, invece, potrai usare la mia barca per le tue battute di pesca...".
Ma il ragazzo, sibilò tra i denti:
- “Si, certo, lascio mia madre sola con un essere raccapricciante come te…”.
Sfortunatamente, Concetta era alle sue spalle, e quando il padrone di casa si fu allontanato gli urlò in faccia:
- “Ma sei matto? E se ti sentiva? Oltretutto, mi avresti fatto passare per una mangiatrice di uomini… Fortuna che è un mezzo frocio!”.
3. Via… si monta!
La donna era contenta di trovarsi in quella sorta di paradiso terrestre, dove avrebbe potuto essere davvero se stessa, lontano dai continui rimbrotti del marito che si preoccupava continuamente del suo contegno: era gelosissimo – anche lui – della consorte, ed ogni sguardo della moglie per i clienti lo rendeva furente…
Concetta, approfittando della totale solitudine che aveva trovato in quel recinto tutto per se, sin dal primo giorno sfoggiò una mise spettacolare.
Dei pantaloncini ridottissimi le avvolgevano perfettamente le natiche e lasciavano affiorare da sopra un sottile perizoma.
Le cosce poi, erano le sette bellezze! Ingombranti ma toniche, stavano li a ribadire tutta la sua provocante voglia di libertà.
Per non parlare del top che comprimeva a forza due seni immensi: benchè potessero all’apparenza sembrare rifatti, erano in realtà tutta “roba naturale”, talmente sodi che – nonostante un robusto reggiseno – presentavano dei capezzoli grossi e lunghi.
A cavallo, poi, assumeva una postura che suscitava voglie inconfessabili… E Gabriele, che a volte la guardava dal cancello e fingeva di apprezzare le sue gesta sportive, non riusciva a trattenere un profondo sospiro di mal celata libidine.
A volte, Concetta, usciva per una galoppata sulla spiaggia, ma quasi sempre preferiva restarsene in maneggio.
Dopo quel duro diverbio, il figlio aveva preferito curare il suo hobby lasciando la madre al suo, ogni mattina presto se ne usciva per le sue battute di pesca, e non rientrava mai prima dell’ora di pranzo.
Un giorno, la donna – facendo affidamento su queste abitudini ormai consolidate dei due uomini (aveva capito che Gabriele la mattina era impegnato a governare la proprietà) –, presa anche dalla grande calura, sentì il bisogno di maggior libertà: si tolse il top di jeans, slacciò il reggiseno, e lasciò letteralmente “esplodere” la sua bella sesta misura.
Così acconciata, cominciò a condurre il cavallo al passo e poi al galoppo, facendo sobbalzare ad ogni passo quelle tette meravigliose.
Si sentì finalmente emancipata, e pensò bene di replicare quella scelta ogni mattina, anche nei giorni seguenti…
Il pomeriggio, invece, data la presenza di altri ospiti, si comportava come una tranquillissima e normalissima donna di mezza età in vacanza, intrattenendosi a volte in cortesi discussioni…
Nessuno sospettava del “vizietto” di Concetta, fin tanto che, una mattina che ancora non albeggiava, lei decise di osare l’inosabile…
Era un’idea che le frullava per la testa già da qualche giorno, ma ora – guardandosi furtivamente attorno e non vedendo nessun movimento insolito – decise che era l’occasione giusta.
Si spogliò completamente e montò a cavallo “a pelle”, senza sella…
Era così bello ed emozionante! Concetta iniziò un’andatura a piccoli passi, e più andava e più sentiva crescere l’eccitazione: strofinando il suo pelo nero e rigoglioso sul mantello del cavallo, tra le cosce le scorreva indecorosamente un fluido appiccicoso.
Purtroppo, quell’esperienza paradisiaca durò pochi giorni, poiché la femmina – presa nel vortice dell’estremo godimento – aveva rischiato di essere rovinosamente disarcionata.
Così, le mattine seguenti, Concetta si limitò a rimanere in topless.
Era sola, o almeno così pensava…
Difatti, da qualche giorno, mentre lei era alla monta, Gabriele – nascosto nella penombra – aveva preso l’abitudine di restarsene ad ammirarla.
Passava così anche delle ore, e quei movimenti delle mammellone di lei lo faceva andare fuori di testa; tutto questo durava finchè – sentendo un certo umido sulle sue parti basse e abbassando lo sguardo sui pantaloni – non si accorgeva di una grande chiazza umida e scura: era venuto!
Furtivo, si allontanava dal “luogo del misfatto” per andare a cambiarsi, lasciando l’ignara femmina al suo divertimento.
4. A tu per tu.
Gabriele si contentò per un pezzo di stare lì a guardare quella donna così incantevole, ma accadde che un giorno – non resistendo più – decise di uscire allo scoperto.
Concetta era appena scesa da cavallo, ancora con le tette al vento ed imperlate da una miriade di goccioline di sudore, quando l’uomo le si avvicinò, lentamente ma tranquillamente alle spalle:
- “Signora Concetta! Ma lo sa che è davvero bellissima?”.
La donna, in un primo momento raggelò, stando sopra pensiero e non riconoscendone la voce; si voltò di scatto, e quando lo ebbe dinanzi a meno di un metro tentò invano di coprire con una mano quelle immensità, riuscendo però solamente a nascondere le areole scure e i grossi capezzoli che dall’imbarazzo le si erano drizzati in maniera incredibile.
Poi, corse verso le scuderie a prendere i suoi indumenti, seguita da presso da Gabriele:
- “Signora, non faccia così, non scappi, non voglio fare del male… E’ così bella che, anche volendo, non riuscirei a farle nulla…”.
Rincuorata, Concetta si fermò al centro del recinto e tolse la mano dai seni che – assecondando la forza di gravità – immediatamente precipitarono verso il basso, mentre l’uomo continuava a tenere lo sguardo fisso su quel ben di dio.
Era sì imbarazzata, ma il suo primo pensiero – di terrore – andò a suo marito:
- “Signor Gabriele, la prego, non dica niente a mio marito di quanto è successo… Sarebbe capace di farne una tragedia!”.
Lui le sorrise e replicò:
- “Stia tranquilla, io non ho visto niente, anzi mi perdoni, ma sa, non sono abituato a vedere delle cose così belle… Non sono sposato, e non ho nemmeno avuto mai il piacere di toccare una donna…”.
Concetta si stava sciogliendo, e così rispose all’uomo con un sorriso altrettanto largo e, incuriosita, gli chiese:
- “Se posso permettermi… Come mai non ha ancora conosciuto una donna? E’ una persona così generosa!”.
Ma Gabriele seguiva un ragionamento tutto suo, e riprese:
- “Si, sono generoso ma anche sempre molto eccitato… Sa, erano tanti giorni che la guardavo… Lasci che le confessi che l’ho vista anche quando cavalcava completamente nuda…”.
Così, i due iniziarono uno strambo colloquio, durante il quale Concetta iniziò a vedere in quel gigante più un “bambinone” che una minaccia, tanto che gli fece un pò pena e alla fine – colta da un sentimento “materno” – lo invitò a toccare quegli oggetti da lui tanto agognati:
- “Ascolti, Signor Gabriele, qui non ci vede nessuno, siamo solo io e lei… Forza, le tocchi!”.
Gabriele non avrebbe mai sperato in una tale offerta, dapprima restò un poco imbambolato, ma non se lo fece ripetere due volte… Afferrò con pollice ed indice di entrambe le mano i capezzoli di lei, li fece roteare più volte in un senso e nell’altro, e alla fine afferrò a mani aperte quelle coppe gigantesche, restandone quasi ipnotizzato.
Concetta, allora, si fece più audace e cercò di provocare il suo interlocutore:
- “Signor Gabiele, perché non ci diamo del tu? Che ne dice?”.
E l’altro:
- “Ma dice sul serio? Non è che si sta prendendo gioco di me?”.
- “Suvvia” – rispose la donna, scrutandolo con sguardo malizioso – “mi sembra che al punto in cui siamo…”.
E così fecero… Da quel momento, l’uomo, non perdeva occasione per incrociarla in qualsiasi momento della giornata, e lei ricambiava questo “giochino”, facendo la massima attenzione affinchè Giuseppe – il figlio – non sospettasse di nulla…
La situazione si stava infiammando, e così Concetta – un altro giorno in cui i due si incontrarono nelle scuderie mentre lei (sempre in topless) governava il cavallo – affondò il colpo:
- “Gabriele… Posso farti una domanda… uhm… diciamo un po’ indiscreta?”.
- “Ma certo” – ribadì lui non immaginando neppure lontanamente dove la donna voleva arrivare – “tu puoi chiedermi tutto, senza problemi… Allora, cosa vuoi sapere?”.
E lei:
- “L’altra volta mi hai detto che non hai mai toccato una donna… Come mai? Alla tua età… Ben posizionato economicamente…”.
Gabriele rimase come fulminato… Non si aspettava una domanda del genere… Come avrebbe potuto dirle la verità? Temeva di perdere la sua “compagnia”, ma a quel punto si fidava talmente tanto di lei che, tutto d’un fiato, le sparò:
- “Ho un problema in quello che voi donne cercate in un uomo… e tutte mi hanno fatto capire che è troppo piccolo!”.
Concetta quasi non voleva crederci, ma vista la sua sincerità, dissimulando meraviglia gli disse:
- “Sono pochissimi i casi in cui una donna non riesce ad essere soddisfatta da un uomo, e può dipendere anche da noi femminucce… Non credo che questo sia il tuo caso!”.
Poi, dopo una breve pausa, si mise le mani sui fianchi e ridendo continuò:
- “Dai, mostrami questo problema!”.
Gabriele sgranò gli occhi, incredulo e vergognandosi della stupefacente richiesta di Concetta. Non sapeva cosa pensare, se si trattava di semplice curiosità o cosa… E se poi anche lei – come tutte le altre – avrebbe finito per deriderlo?
A bassa voce (come se lì ci fosse qualcuno), le disse:
- “No, ti prego… Credimi, è proprio così… E’ davvero improponibile…”.
Ma la femmina non volle darsi per vinta… Ormai, era troppo eccitata e su di giri, e alla fine riuscì a convincere l’uomo, il quale – sospirando cedette:
- “E sia! Facciamo l’ennesima figuraccia!”.
5. La sua “prima volta”.
Mentre Gabriele si guardava intorno cercando il posto adatto, Concetta fu più lesta di lui e gli additò il morbido strato di paglia che era posto sul pavimento della stalla al momento vuota.
Sentendosi in qualche modo rassicurato di un minimo di privacy, l’uomo iniziò a spogliarsi e quindi si stese dove la donna gli aveva indicato.
Concetta era talmente oppressa dalla gelosia di marito e figlio che vedendo quel cazzo lì dinanzi a lei, che fu un momento passare dalla semplice curiosità alla bramosia sessuale…
Lo prese in mano, e cominciò a manipolargli le palle, completamente avvolte da un irsuto pelo, dure e gonfie a causa di una ben visibile eccitazione.
Era talmente ammaliata da quei testicoli che lì per lì non indugiò sulla piccola asta.
Il marito, anch’egli non era un superdotato, ma comunque la “gratificava” a sufficienza, e bastavano pochi tocchi perché il suo attributo assumesse dimensioni incoraggianti, mentre quel cazzo sembrava essere inanimato, come morto…
La brava femmina cercò di darsi da fare, impegnando tutta la sua abilità: lo pompava con fervore, ma ogni sforzo si rivelò vano.
Presa dallo sconforto, Concetta si lasciò andare a un’imprecazione:
- “Ma cazzo, è davvero minuscolo questo uccello!”.
Gabriele, oltre alla vergogna, provò una delusione che certo non lo aiutò a raggiungere un’erezione anche minimale, e le confessò:
- “Te lo avevo detto che è piccolo, al massimo dell’eccitazione non raggiunge più di 12 centimetri scarsi”.
Tra l’altro, Concetta notò che quel pene non era circonciso, provò a giocare un po’ con il prepuzio, ma ecco un’altra sorpresa: l’uomo era affetto da una severa fimosi, che a stento gli permetteva la fuoriuscita – forzando non poco – completa della cappella…
Da moscio, tutto sembrava filare per il verso giusto, ma al culmine del pompino l’operazione gli provocava un male cane…
- “Ma perché non ti sei fatto circoncidere” – esclamò lei – “almeno così un problema l’avremmo risolto… Ok, non ti preoccupare, proviamo a vedere se con il mio infallibile sistema succede qualcosa di buono…”.
E detto questo, si sfilò gli stivali, poi i pantaloni attillati da equitazione, ed infime gli tirò in faccia il suo microscopico perizoma trasparente, nella speranza di farlo “risvegliare” almeno un altro pò, ma niente, era sempre ai minimi termini…
Concetta, letteralmente presa dallo sconforto, gli montò sopra per disperazione… Guardandolo fisso negli occhi in gesto di sfida, si introdusse tre dita dentro la sua fica già abbondantemente lubrificata dalla voglia di sesso, e quando fu dilatata a sufficienza si calò lentamente sul pene del suo padrone di casa, che sparì tutto dentro le sue viscere.
- “Ahhhhh…”, fu il solo, interminabile, gemito soffocato che uscì all’unisono dalle loro bocche…
Ma mentre per Gabriele quello fu già un trionfo, la donna quel cazzetto lo sentì appena.
Provò a farlo sviluppare con sapienti e collaudati movimenti dei muscoli vaginali… Provò e riprovò, ma alla fine dovette arrendersi all’evidenza…
Concetta, però, non era tipo da gettare la spugna così facilmente: voleva godere, e godere con quel cazzo!
Percui, si sfilò da in mezzo alle grandi labbra quel piccolo mucchietto di carne, e – con il maschio sdraiato supino e con l’enorme stomaco che si ergeva fino a fare diventare quasi marginale il suo pene – afferrò saldamente con la mano sinistra la base della minuscola asta, mentre posò “a pinza” pollice ed indice della destra sull’imboccatura stretta e frastagliata del prepuzio.
Il pollice descrisse un rapido cerchio sulla circonferenza esterna, per poi farsi largo e tentare di penetrarvi.
Vista la problematicità dell’operazione, riposizionò il pollice in corrispondenza dell’indice ed iniziò a far scivolare la pelle verso il basso, incurante delle smorfie di dolore di Gabriele:
- “Eh, lo so che fa male, ma vedrai che presto sarà tutto risolto, e ci divertiremo un mondo!”.
Entrambi,con sensibilità diversa, sentirono che sforzava, ma anche che si stava scoprendo una piccola porzione di cappella.
Lei abbassò del tutto quel rivestimento una prima volta, ma quando mollò la presa il glande tornò a ricoprirsi lentamente del tutto.
Per evitare di dover ricominciare tutto da capo, Concetta lo impugnò appena sotto la corona del glande, mentre con la sinistra lo teneva fermo all’attaccatura delle palle.
La pelle, sottile, sembrò un po'arrossata dalla trazione, ma la donna sembrò divertita, presagendo il piacere che avrebbe provato con quel cazzo scappucciato dentro: infatti, per la prima volta, si potè apprezzare un’erezione importante…
Arrotolò il prepuzio fino in fondo, e constatò come lui fosse incredibilmente arrapato.
Non volle che lui venisse proprio ora, e con due dita ricoprì velocemente il tutto; poi, lo fece ridiscendere completamente, verificando con piacere che questa volta il movimento meccanico era sensibilmente più agevole.
La donna non perse tempo… Decise di far provare a Gabriele una sensazione che sicuramente non aveva mai provato prima: risollevò per la seconda volta il prepuzio, e con il volto a poca distanza dal membro fece combaciare le sue labbra al punto di massimo restringimento, iniziando a praticargli un bocchino che ebbe fine solamente quando il cazzo risultò completamente scappucciato nella sua gola.
Aprì le sue fauci, e finalmente l’erezione era a un livello accettabile… Emise un sospiro di soddisfazione e disse:
- “Ora si che ci siamo!”.
Recuperò la posizione eretta che aveva assunto all’inizio, “a cavallo” dell’uomo, e questa volta se lo fece entrare tutto dentro senza problemi.
Gemette, Concetta, impegnandosi in uno smorzacandela appassionante, che terminò quando Gabriele le scaricò in utero tutto il seme che aveva “accumulato” per tutti quei lunghi anni…
Sfinita, la femmina si accasciò accanto a lui, a gambe larghe, mentre lo sperma principiava a stillare dalla fessura.
I due estemporanei amanti non si resero conto di tutto il tempo che era trascorso in quel convegno amoroso, ma evidentemente era giunta l’ora di pranzo, dato che Giuseppe – rientrato dalla pesca – stava cercando la madre in ogni luogo.
Quando entrò nella scuderia, Concetta e Gabriele erano talmente spossati che non lo udirono né lo videro.
Al contrario, lui stava ritto in piedi a vedere lo “spettacolo” che era dinanzi ai suoi occhi, e soprattutto la madre che – ancora ansimante – aveva la sborra dell’uomo che fuoriusciva dal suo ventre.
Giuseppe, era un bel ragazzo, sessualmente superdotato, che – vista la “vivacità” della mamma – sognava da sempre di scoparla in travolgenti amplessi.
Inizialmente, restò a bocca aperta, senza riuscire a dir parola…
Ripresosi, poi, dallo shock iniziale, urlò contro i due adulteri:
- “Schifosi che altro non siete! E tu, mamma, che cosa hai fatto a papà che è rimasto a casa a lavorare per noi? Ti ha detto di divertirti, ma così…”.
Concetta si sentì assalita da una grande vergogna, nuda e “goduta” davanti al figlio…
Cercò di nascondere maldestramente le sue “intimità” tra le braccia di quel gigante, restando immobile e muta, e non seppe che dire…
Ma lo sapeva benissimo Giuseppe, che – al colmo del rancore – si voltò su se stesso lasciando la donna smarrita per le possibili conseguenze che il fatto avrebbe potuto avere.
6. Faccia a faccia, madre e figlio.
Dopo un attimo di spavento, Concetta si rivestì in fretta, uscì frastornata dalle scuderie e si mise in cerca del figliolo: voleva spiegargli, ma… In fin dei conti, cosa c’era da spiegare? Era tutto così evidente…
Ad ogni modo, non trovandolo in giro pensò che fosse andato a smaltire rabbia e gelosia in una nuova battuta di pesca.
Così, pensando di avere del tempo per argomentare meglio le sue scuse, si diresse verso la loro camera per farsi una doccia e prepararsi per il pranzo, ragionando tra se e sé:
- “Che vergogna… Come faccio a guardare ancora in faccia il signor Gabriele? Mi sono lasciata andare come una puttana…”.
Mentre cercava una soluzione soddisfacente, giunse a destinazione…
Stava per inserire la chiave nella serratura ed aprire la porta, quando questa – inaspettatamente – gli si allontanò aprendosi verso l’interno…
Alzò lo sguardo con il cuore in gola… Era Giuseppe, che – contrariamente alla sua immaginazione – la aspettava per un chiarimento che si preannunciava davvero tempestoso:
- “Ah, eccoti, finalmente… Hai finito di farti i tuoi comodi?”, approcciò il ragazzo senza dargli il tempo di aprir bocca.
Concetta, che cominciava a sentirsi in colpa ma non si aspettava un approccio del genere, abbassò lo sguardo e sommessamente rispose:
- “Giuseppe, guarda che non è come pensi tu, è successo tutto così improvvisamente, che non ho avuto il tempo di ragionare… Io non ho tradito nessuno, io amo te e tuo padre…”.
- “Lo vedo!, ci ami così tanto che, non appena ti ho lasciata sola, ti sei buttata tra le braccia di quell’energumeno”, ribattè incurante di aver di fonte la genitrice il ragazzo.
- “Dai, figlio mio, non fare il bambino… Ci siamo incontrati al maneggio, mi ha fatto i complimenti, e io ho capito subito che era un poveretto che non aveva mai avuto una donna… Mi ha fatto pena… Ecco tutto!”.
- “Tanto pena che gli hai aperto le cosce e ti sei fatta riempire… Andiamo, mamma, ammetti che ti sei comportata come una femmina in calore”.
- “No, questo non è vero!, mi ha preso alla sprovvista anche a me, non mi aspettavo che mi venisse dentro senza preservativo, ma ti giuro che non c’è stato nessun coinvolgimento emotivo serio”.
Ma Giuseppe era davvero furente, non credette alle incerte e impacciate spiegazioni di Concetta, anzi la provocò:
- “Mio padre non meritava questo tradimento, e io non posso far finta di niente…”.
- “Che vuoi dire? Non ti intromettere in cose più grandi di te, e soprattutto che non ti riguardano!”, provò a contrattaccare la donna per recuperare almeno un po’ della sua autorevolezza nei confronti del figliolo.
- “Ah si?, non mi devo intromettere? Con che faccia tu vieni a dirmi questo? Non ti sembra abbastanza grave tutto quello che hai fatto alla nostra famiglia? No, mamma, questa volta hai davvero esagerato, e io non posso non raccontare tutto a papà!”.
- “Ma sei pazzo? Quello mi ammazza a bastonate, geloso com’è… Se poi lo venissero a sapere in paese, direbbe che ho macchiato il suo buon nome… No, ti scongiuro!, non farmi questo! Ho capito di aver sbagliato e non lo farò mai più, ma non fare questa pazzia!”.
Il giovane respirava con affanno dalla rabbia repressa e dalla richiesta della madre, che a lui parve davvero impossibile da recepire…
In quella piccola stanza regnava un’atmosfera pesante e da ultima resa dei conti…
Nessuno dei due osava più parlare della faccenda per ribattere alle ragioni dell’altro, quando all’improvviso sulle labbra di Giuseppe comparve una risatina perfida e perversa.
Riaprì la bocca e disse, duro, alla genitrice:
- “Va bene. Potrei anche rinunciare a mettere mio padre sull’avviso. Potrei coprire il tuo tradimento. Ma potrei anche non farlo…”.
Concetta era sulle spine: prima il figlio si mostrava accondiscendente, per poi svelare tutta la sua durezza d’animo… Non sapeva più cosa pensare, quando Giuseppe affondò il colpo, aggiungendo tre semplici parole:
- “A meno che…”.
La donna intuì subito che la dolcezza del “frutto del suo seno” aveva lasciato il posto alla reazione di un uomo ferito, ma in un primo momento non realizzò la portata di ciò che da lì a poco si sarebbe rivelato un autentico ricatto...
Quel giorno restò impresso a fuoco nella mente e nei corpi dei due: Concetta apparve ancor più bella del solito agli occhi del figlio, oltre che molto sexy, e lui ne aveva tanta voglia.
Così, senza tergiversare oltre, le disse:
- “Mamma, io potrei anche dimenticare tutto,ma…”.
- “Ma?”, fece interrogativa la donna, che quasi stava per svenire dalla grande tensione nervosa.
- “Ma tu, adesso, devi fare con me quello che hai fatto con quel porco!”.
Concetta rimase esterrefatta dalla ferma richiesta del ragazzo che non ammetteva repliche. Provò a farlo desistere:
- “Giuseppe, tu devi proprio essere pazzo… Oltre al fatto che ciò sarebbe un autentico ricatto, che mi chiedi di tradire tuo padre, questo sarebbe un incesto, non si può fare”.
- “Si può eccome”, rintuzzò lui, “ma a parte che resterebbe tra me e te, non vedo come tu possa negarti… Sei con le spalle al muro… Te ne rendi conto??”.
La donna non ebbe via di scampo; dovette capitolare, accettando la minaccia:
- “Va bene!, va bene, stronzo… Scopami!”.
Fu in quel momento che iniziò il loro amore… Era sì un incesto, ma si rivelò ben presto un amore vero…
7. Amore filiale.
Quando ebbero finito di pranzare, Giuseppe, che aveva alzato un po' il gomito ed era arrapato al punto giusto, disse alla madre:
- "Beh, non credi che sia il momento giusto di pagare il tuo debito?".
Concetta, tentò un ultimo disperato, seppur poco convincente, rifiuto, ma vista la determinazione del giovane ad iniziare quel gioco così "pericoloso" e al limite del pensabile, sospirò:
- "Andiamo!".
Era un vero e proprio salto nel buio, una decisione forte... Raggiunsero in fretta il loro alloggio, e lì - uno di fronte all'altra – si arresero entrambi alla furia dei sensi.
Giuseppe si spogliò completamente, e la strinse a sé, come un trofeo a lungo ambito e finalmente conquistato. Poi, si lasciò cadere a terra: aveva la faccia all'altezza della fica materna, e le strappò con veemenza i suoi fuseaux e le mutandine nello stesso istante.
La spinse sul letto, e immerse la testa tra le sue bellissime cosce, dopo di che con la lingua iniziò a frugare nella sua intimità, e a leccarle e a succhiare quella passera pelosa e selvaggia che già era zuppa di umori.
Concetta, dal canto suo, godeva come una matta, godeva sempre più, lasciando che il figlio si nutrisse del suo nettare tenendole allargate bene le gambe...
La esplorava, e andava a torturare il clitoride, lasciandolo e riprendendolo, facendo si che l’orgasmo si tornasse indietro e lei ricominciasse a godere di nuovo.
Sazio per un istante, lui la prese per le gambe, le aprì le labbra vaginali e vi accostò il cazzo ormai turgido e gonfio di sperma, i cui testicoli cominciavano a fargli male, tesi allo spasimo.
Il ragazzo non poté più aspettare, e le entrò dentro, delicatamente ma con forza, cavalcandola come una puledra riottosa.
Nella foga dell'amplesso, Giuseppe sussurrò all'orecchio di sua madre:
- "Ti amo, e voglio venirti dentro, per purificare questo grembo dal seme clandestino di Gabriele".
E lei, allo spasimo del piacere, come in un rito, dopo averlo baciato, gli disse:
-"Si, godi dentro di me, purifica tua madre dal suo errore!".
Giuseppe era veramente in paradiso, e uscì dalla donna per non venire subito...
Si sollevò fino a baciarla in bocca, con la lingua che esplorava avidamente il suo cavo orale, e le tolse con la stessa facilità di prima il grosso reggiseno, godendosi a pieno le sue enormi tette dai capezzoli massicci e appuntiti.
Ma il richiamo del l'intenso profumo e del sapore della passerona della genitrice era irresistibile, cosicché il giovane vi si rituffò nuovamente dentro con la lingua, spennellandola e percependone un calore sempre crescente.
Poi, sentendo che il momento cruciale stava per giungere, inserì di nuovo il suo membro nelle viscere della donna, facendole traboccare la vagina di un copioso seme bollente.
I due passarono ore ed ore a fare l'amore, sempre con posizioni diverse. E siccome a lei piaceva immensamente stare sopra, lui la accontentò ricevendone sensazioni ineffabili.
Da quando aveva cercato di fare di tutto per sottrarsi a Giuseppe, ora la donna urlava senza ritegno mentre si impalava su quel cazzo durissimo.
Alla fine, venne anche lei con una squirtata sconquassante, e crollò sopra di lui, stanca e con la fica impiastricciata di seme.
Si addormentarono quasi subito, e dormirono abbracciati per il resto del pomeriggio, fino a tardi...
Quella sera, madre e figlio non cenarono, ma ripresero le loro evoluzioni amorose: il ragazzo le mise l'uccello - rinvigorito dal riposo - in mezzo al suo petto mastodontico, per una favolosa spagnola, fino a che una potente sborrata inondò il corpo della femmina, la quale assaporò con sana ingordigia lo sperma, fino a ripulirsi per bene leccando via tutto.
Giuseppe era l’uomo più felice della terra, e con incalcolabile letizia ragionò che aveva davanti ancora tanti giorni e tante notti per godersi la madre.
E volle inventarsi qualcosa di ancora più elettrizzante...
Infatti, un giorno - quando ormai vivevano come una vera coppia regolare - lui propose a Concetta:
- "Sai mamma, pensavo che il signor Gabriele è veramente un pover'uomo, e mi fa un pò pena pure a me... Che ne dici se uno di questi giorni lo facciamo divertire insieme con noi?".
Tante volte, la femmina aveva fantasticato in cuor suo di fare sesso con due maschi, ma non aveva mai avuto il coraggio di proporlo al marito, perbenista com'era, ed ora il figlio gli dava la possibilità di realizzare quel sogno.
Gli disse:
-"Figlio mio, dici sul serio? Sarebbe fantastico, ma come facciamo? Ricordati che fuori dal letto io devo rimanere una donna seria...".
E ridacchiò.
Un attimo dopo, Giuseppe le espose il suo progetto:
- "Ormai, mi pare che con il signor Gabriele tu sia abbastanza intima... Perché non gliene parli schiettamente?".
I giorni seguenti trascorsero con Concetta che cercò in tutti i modi di avvicinare il gestore del luogo, il quale dal giorno del "fattaccio" si era sempre tenuto a debita distanza.
Una mattina presto che ancora non albeggiava, le piombò di nascosto alle spalle, e gli bisbigliò:
- "E' stato bello vero? Scommetto che mi sogni anche la notte, e vorresti scoparmi ancora...".
Lui, si voltò di scatto, spaventato, e vedendo che era Concetta si aprì in un gran sorriso. Poi, ancora imbambolato, abbozzò una risposta:
- "Per me è stata la prima volta, ma questo tu lo sai, ma è stato speciale... E non mi vergogno a dirtelo: sì, ti sogno di notte, di averti nuda nel mio letto, su di me, esattamente come quel giorno...".
In quel momento, Concetta capì di averlo in pugno:
- "E mi scoperesti, vero?".
Gabriele non voleva giocarsi male quella che si prospettava come forse l'ultima possibilità, e quindi rimase in silenzio a lungo... Infine, trovò il coraggio, le prese le mani e disse:
- "Sarebbe bellissimo, ma tuo figlio...".
- "Oh, non ti preoccupare di lui, è d'accordo con me, vedrai che in tre sarà ancora più bello, ha un palo tra le gambe…", lo rassicurò Concetta.
Ma anziché sentirsi rassicurato, l'uomo sembrò una statua, rigido, indeciso. Domandò alla donna:
- "Vuoi dire che anche lui...? No, ti prego, io mi vergogno, con il mio pisellino che a mala pena lo senti...".
Tutto si muoveva sul filo del rasoio, sarebbe bastato poco perché Gabriele si tirasse indietro, e lei ci aveva già fatto la bocca... Una "doppietta" non gliela aveva fatta provare ancora nessuno, così come ancora non aveva perduto la verginità anale... Ma per quella ci avrebbe pensato il suo Giuseppe...
Dopo averci pensato su, cercò di essere il più possibile convincente:
- "Devi fidarti di me, tu avrai la mia patatona mentre lui il mio culetto... E vedrai che andrà tutto bene... Ma devi essere convinto... Stai sereno, e vedrai che godremo tantissimo, come e più dell'altra volta!".
Quel gigante villoso la abbracciò quasi soffocandola, tanto era emozionato:
-"Va bene... Ma mi raccomando... Tuo marito non deve sapere niente, lo sai che è mio amico...".
- "Te l'ho detto, non devi avere paura, anche perché stavolta se lo venisse a sapere mi squarta viva!".
In conclusione, Gabriele fu ben lieto di tornare a "godere" della sua avvenenza, e poco gli importò di doverla possedere con quel giovane così insopportabile...
8. Doppio piacere.
Concetta e suo figlio, quella sera, cenarono tranquillamente nella sala da pranzo dell'agriturismo, e quando ebbero finito arrivò Gabriele che offrì loro – per "riscaldare" l'ambiente – una bicchierino di acquavite.
Ma quando si alzarono da tavola, la bottiglia era vuota, e tutti e tre erano abbondantemente brilli, il giusto per abbattere gli ultimi freni inibitori.
Si recarono, dunque, nell'alloggio del padrone, e lì ci volle ben poco affinché si ritrovassero completamente nudi.
Gabriele iniziò a pungolare – dapprima solo verbalmente – la donna:
- "Allora, porcellina, non ti basta più un cazzo per volta? Bene, bene... Stasera sarai accontentata...".
E lei:
- “Accomodati pure, stasera sarò tutta vostra!”
Intanto Giuseppe taceva: sembrò che la sua gelosia si fosse dileguata all'improvviso, e se ne stava in disparte con il suo lungo cazzo in mano, in attesa di capire bene le intenzioni della madre.
La quale, dopo un paio di palpatine alle palle dei due maschi, accennò a Gabriele di stendersi:
- "Su, cominciamo a vedere cosa si può fare con questo cazzetto".
E, contrariamente alla volta precedente, questa che sarebbe potuta sembrare una offesa, stavolta essere apostrofato in quel modo provocò nell’uomo maturo una forte e improvvisa erezione, con la cappella che sgusciò subito fuori dal prepuzio.
Dinanzi a una tale scena, la femmina si leccò le dita della mano destra, se le strofinò in mezzo alla fica, e – senza perdere altro tempo – si impalò sopra quel pene che aveva assunto dimensioni quasi normali e che era divenuto granitico:
- "Ahhh... Dio che meraviglia! Bravo Gabriele, stavolta hai fatto tutto da solo...", esclamò.
Poi cominciò ad andare avanti e indietro, strusciando appassionatamente le sue grandi labbra sui testicoli di lui, fino a schiacciarlieli.
Nel mentre, Giuseppe si stava eccitando sempre di più, e vedendo quello spettacolo non riuscì a trattenersi in silenzio oltre ed incitò la madre:
- "Dai, troia, se mio padre potesse solo sospettare quanto sei vacca, non se ne sarebbe restato a casa a lavorare...".
Concetta era ormai al settimo cielo, aveva tutti per sé due maschi che l’avrebbero fatta sentire davvero “femmina”, e nulla l'avrebbe fermata fino al raggiungimento del più sensazionale orgasmo della sua vita.
A un certo punto, si piegò in avanti, facendo ciondolare la sua sesta misura piena e soda sulla faccia di Gabriele, e scoprendo uno sfintere piccolo e ancora stretto.
Fu allora che, continuando a lavorarsi per bene il suo gigante, fece cenno con una mano a suo figlio che era arrivato il momento di osare ciò che non avevano mai osato...
Giuseppe era eccezionalmente in tiro: 22 cm di carne e nervi tesi allo spasimo che si proiettavano senza indugi verso il culo della femmina.
Salì sul letto e si posizionò in ginocchio, in corrispondenza delle chiappe della genitrice.
Lei era vagamente spaventata, sia a causa delle dimensioni ragguardevoli del figlio, e sia perché alcune amiche le avevano parlato della scopata in culo, che la prima penetrazione nel “buchino stretto” è il momento più doloroso ma che poi resta solo un grande piacere.
Anche se lo voleva fortemente, pensando al dolore che avrebbe provato le venne spontaneo di allontanarsi da quella cappella turgida e gonfia, facendo affondare il cazzo di Gabriele ancor più dentro la sua vagina.
Si voltò verso suo figlio, il quale capì che la paura stava prendendo il sopravvento sulla voglia, e per tranquillizzarla le disse all’orecchio, in modo che anche Gabriele sentisse:
- “Voglio averti come nessuno, neanche papà, ti ha mai avuta. Voglio che mi dia qualcosa di esclusivo, che non darai mai più a nessuno… Non dirmi di no, ti prego!”.
E mentre le diceva così, le accarezzò il culo massaggiando lo sfintere, e la baciò sulla bocca.
- “E se mi fa male?”, replicò Concetta.
- “Mamma, tranquilla, non ti farò male… Farò piano... Ti voglio godere mentre ti apro… Se ti farà male, tu me lo dici e io mi fermerò!”.
Convinta dalle maniere gentili del figlio, di cui si fidava ciecamente, gli disse:
- “Va bene…. Sono tutta tua… Aprimi anche lì”.
Giuseppe si bagnò abbondantemente le dita con la saliva, e le toccò la rosellina posteriore. Poi leccò lo sfintere, trasmettendole per la prima volta delle sensazioni favolose che mai aveva sperimentato prima.
Gli leccò ancora tutto intorno e poi mise la lingua dentro l’ano: fu una sensazione nuova per Concetta, una sensazione di freschezza e anche di piacere che non avrebbe mai immaginato di poter ricevere dal suo ragazzo!
Si eccitò talmente tanto che la sua fica era un lago, e il cazzo di Gabriele ci scorreva dentro che era un vero piacere.
Giuseppe la stimolò a lungo:
“Troia, rilassati per bene, più che puoi!”.
Cosparse di nuovo lo sfintere di saliva ed entrò dentro di lei con un dito per lubrificare il primo tratto di intestino.
Usò quel dito per penetrarla con dolcezza: dentro e fuori, dentro e fuori…
Poi inserì un altro dito dentro, la stava ora penetrando con due dita, che ruotava entrando sempre più in fondo.
- “Brava porcellina... Quando ti senti pronta dimmelo che ti entro nel culo”, la incitò.
E la femmina, a quelle parole, replicò con voce roca dalla libidine:
- “Sono pronta. Fallo!”.
Moriva dalla voglia di essere inculata. Le dimensioni e la forma erano ideali… Giuseppe le annunciò, finalmente, quasi con solennità:
“Adesso ti inculo. Inarca la schiena, metti il culo in fuori… Spingi il culo all’infuori come se dovessi fare la cacca. Ti farà meno male, e ti sarò dentro più facilmente…”.
Le appoggiò la cappella sull’ano e la pressione che esercitò sullo sfintere fece si che si aprisse senza difficoltà. Concetta era molto tesa, aspettandosi un forte dolore, ma l’asta entrò in lei scivolando senza problemi, senza provocarle alcun male.
Voleva che andasse fino in fondo, ma lui si era fermato ed aspettava una reazione di lei.
- “Inculami che aspetti? Mettilo dentro fino in fondo, non mi fa male… E’ bellissimo!”
Giuseppe spinse il cazzo dentro fino a che le palle non andarono a sbattere contro le sue chiappe e cominciò a pompare vigorosamente e le aprì il culo.
Era tutta dilatata e con il culo letteralmente in fiamme, sotto le poderose spinte del membro del maschio che aveva generato.
Tutti e tre ansimavamo e nessuno rallentava, ed entrambi i maschi percepivano i movimenti del pene dell’altro dentro il ventre della donna;
la quale stava regalando la sua verginità anale al suo amato figliolo, che aveva preso definitivamente possesso di tutto il suo corpo e che glielo fece notare:
- “Sei fantastica, mammina mia… Ah, che bel culetto!“.
Ma il giovane ormai non si controllava più, e la inculava vigorosamente facendo sbattere le palle contro la fica e contro i testicoli di Gabriele.
Il risultato fu che Concetta ebbe un orgasmo fantasmagorico, e anche i maschi vennero. Giuseppe le sborrò nel culo e quando lo tirò fuori il cazzo era moscio e il buco oscenamente dilatato.
Si era fatta mattina quando i tre amanti si alzarono da quel letto ridotto a un campo di battaglia, intriso di umori femminili e sperma di ogni genere, con un odore forte e nauseabondo da non credere.
Si ripulirono, e passarono a fare colazione, dopo di che madre e figlio caricarono l’auto con i loro bagagli per far ritorno a Vieste dal padre che li aspettava e che non sospettava minimamente di essere divenuto doppiamente cornuto…
9. Il piacere del rischio.
Rientrati a casa da quella vacanza indimenticabile, Concetta non fu mai più la stessa: insieme a suo figlio Giuseppe, approfittava di ogni momento di assenza del capofamiglia per continuare quel "gioco" perverso che non riusciva più a dominare. E il letto coniugale finì per divenire un diabolico "altare" da violare...
Capitò, infatti, che – un giorno che i due erano soli in casa – la donna si sentì, al solo ricordo di quei giorni di fuoco trascorsi con il suo ragazzo, particolarmente giù di morale...
Giuseppe era nella sua stanza che giocava alla PlayStation, e la donna lo sentiva parlare.
La porta era socchiusa, e così lo raggiunse fermandosi alle sue spalle. Poi, dopo qualche minuto in cui smaniava silenziosamente, all'improvviso sbottò:
- "Oh, caro, ma tu non senti bisogno di accoppiarti? Io non resisto più, tuo padre pensa solo al ristorante e io...".
Lasciò la frase in sospeso, ma era sicura che il figlio ne avrebbe afferrato al volo il significato.
E così fu... Il giovane, si voltò di scatto per rispondere alla madre, e vide che lei indossava solamente una leggera vestaglietta che le arrivava a metà coscia; era aperta sul davanti, e sotto non c'era alcun accenno di biancheria intima; i piedi, poi, affusolati e bellissimi, erano scalzi, proprio come piaceva a lui vederli...
I loro occhi languidi si inabissarono gli uni negli altri; e fu un attimo: Giuseppe la prese per mano e la condusse nella sua stanza, poi le disse:
- "D'ora in poi sarò io il tuo maschio, l’unico “signore” del tuo corpo in questo letto!".
Si denudò prontamente e – sollevando tra le sue forti braccia la madre – la condusse senza fretta sul talamo nuziale.
Ma prima, le sfilò la vestaglietta e cominciò subito ad esplorare quel corpo così sensuale che gli aveva già dato tante soddisfazioni:
-"Sapessi quanto mi sei mancata... Quanto mi è mancato il tuo calore, il sapore e il profumo della tua pelle e delle tue carni!".
Lei gli sorrise maliziosa, e – distesa supina – spalancò spudoratamente le cosce dinanzi al suo maschio ritrovato, iniziando a introdurre spietatamente le dita dentro la fica fradicia.
-"Anch’io ti desidero, e non immagini nemmeno quanto... Fammi tua per sempre!".
Giuseppe allungò una mano e le carezzò dolcemente l'interno coscia, generando di conseguenza il pronto risveglio del suo arnese pulsante.
Cosi, mentre con una mano coccolava la genitrice, con l'altra iniziò a masturbarsi energicamente.
A un certo punto, Concetta, vedendo che lui non si decideva, ruppe gli indugi e gli urlò:
- "Leccamela, maiale, lo so che la vuoi… Ti prego, leccalaaa!!!".
Giuseppe allora le si inginocchiò tra quelle cosce madide di voglia e infilò la lingua nella fessura già dilatata, facendo sobbalzare la donna e facendola dimenare dal godimento.
Concetta sbrodolava come una matta, e infine ebbe un orgasmo tanto intenso che non provava da parecchio tempo... e cioè, da quando lui stesso l'aveva inculata per la prima volta!
Ormai erano entrambi prigionieri del complesso di Edipo, che si era impossessato in maniera animalesca dei loro corpi: lei era una vera femmina da letto, da montare, e lui un maschio votato alla monta di lei...
- "Dai, ora basta, che me la consumi!", gli disse ridendo, "invece, perché non ti fai una bella ciucciata di queste tette come quando eri neonato e ti allattavo? Hai visto che tettone che ho?".
Giuseppe non se lo fece dire due volte, e le replicò, secco:
- “Ha un bellissimo seno”.
Poi, afferrò con entrambe le mani una mammella, cominciò a baciarla delicatamente ma con passione, e con una mano la accarezzò teneramente. Baciò l'areola e poi il capezzolo, dopo di che passò all'altra tetta e cominciò a fare la stessa cosa.
Prese a leccare le areole con un movimento circolare, stuzzicando i capezzoli con la punta della lingua e infliggendogli dei colpi leggeri e rapidi che già così la fecero impazzire.
Finalmente, iniziò a ciucciarli davvero, alternando l’uno e l'altro, e a quel punto Concetta non fu più in grado di resistere a quelle “tirate”, poiché era molto eccitabile in quei punti.
La femmina lo lasciò “lavorare” sul suo seno, e nel frattempo gli accarezzò la nuca ridendo, e gli disse:
- "Ti piacciono proprio le mie zinne? Anche a me piace quello che mi stai facendo… dai, ciucciami i capezzoli".
Giuseppe continuava il suo lavoro così seducente, ed ormai era eccitatissimo pure lui, a tal punto che se ne uscì con una richiesta davvero improbabile:
- “Allattami, mamma!”.
Nel frattempo, con una mano era sceso ad accarezzarle il ventre fino ad arrivare di nuovo al folto pelo della fica.
Con le dita, le aprì la micia scivolosa, andando a sfiorarle di continuo il clitoride gonfio, e poi – abbandonando i capezzoli – a leccarlo con ingordigia.
Gli umori di Concetta ebbero l’effetto del sangue per uno squalo: lo fecero andare in tilt, lui le infilò la mano dentro fino al polso, e poi cominciò a leccare la sua “foresta”.
Le confessò, guardandola ancora fissa negli occhi:
- “Sei grandiosa… Adoro sentire il tuo splendido pelo solleticarmi la lingua…”.
Concetta – con gli occhi semichiusi – stava per venire… Si strizzò quasi le tette, martirizzando i capezzoli, con la bocca aperta in affanno; poi, se le avvicinò per leccarsi le grosse areole scure e spesse...
Giuseppe capì che era il momento… Si posizionò sopra di lei – rischiando, con il peso di entrambi, di fracassare la sdraio su cui si trovavano – e le squarciò la fica: l’aveva di nuovo penetrata!
Non sapevano più nemmeno loro quante volte il suo pisello era sceso nelle sue viscere in quei pochi giorni…
La donna inarcò la schiena, e come per un oscuro automatismo aprì gli occhi. Il figliolo era sopra di lei con il suo pisello che sbucava dalla fica.
Gli disse:
- "Se mai fosse possibile, ragazzo mio, stavolta è stato ancora più bello! E' stupendo!".
Per tutta risposta, lui estrasse completamente il membro che pulsava, e con la cappella cominciò a pennellare le labbra della vagina materna.
Poteva sembrare impossibile, ma stavolta Giuseppe era ancor più eccitato, a tal punto che il glande era diventato enorme e completamente fuori, e le palle sembravano gigantesche!
Una nuova penetrazione, un colpo secco, e Concetta sentì un dolore lancinante e qualcosa di bollente che apriva la sua fica come il burro finendo la sua “corsa” contro l’utero:
- “Mi sembra di sentirti nella pancia, mi sta squarciando!”, urlò ancora una volta lei.
Forse senza volerlo, ma è a questo punto che Concetta ricordò alla “carne della sua carne”:
- “Giuseppe, tu non hai indossato il preservativo, ed io non prendo la pillola da un bel pò”.
Ma lui le rispose:
- “Mamma, voglio metterti incinta!”.
E proprio nell’istante i cui finì di pronunciare quel proposito, si irrigidì e delle potenti scariche di godimento arrivarono dal cervello a dare il via libera al seme del maschio.
- “Sì, vienimi dentro…”, urlò ancora Concetta, ma non c’era bisogno di quell’incitazione, tanto la sua fica era già stata inondata.
Dopo qualche istante di pausa, giusto per riprendere fiato, Giuseppe – senza dir nulla – accostò la cappella allo sfintere ormai violato della genitrice e cominciò a spingere.
- "Amore, ti prego, fai piano… E’ ancora in rodaggio", sghignazzò la femmina. Ma lui, continuò a spingere imperterrito, riuscendo a entrare seppur parzialmente.
Le stava sfondando il sedere, ma non pensò minimamente di fermarsi; anzi, le strinse le chiappe sode nel tentativo di entrare fino in fondo, provocandole un dolore assurdo, poichè quel pisello era davvero troppo largo per non essere sentito da uno sfintere “alle prime armi”.
Finalmente, Giuseppe – dopo aver esploso sperma anche negli intestini della madre – esausto, decise di uscire, e lei tirò un profondo e affannoso sospiro di sollievo.
Sfiniti e sudati, si lasciarono andare sulla sabbia, come se fossero stati investiti da un treno sui loro corpi.
Un'altra volta, mentre Paolo era a un congresso sindacale, madre e figlio si vollero concedere una giornata di mare, in una spiaggetta solitaria non lontana da casa.
Per loro era un pò un paradiso terrestre, di poco al di sotto del letto matrimoniale...
Ebbene, quel pomeriggio la marea aveva trascinato a riva delle vongole che si erano accatastate in una piccola collinetta.
Giuseppe, annoiato mentre Concetta dormiva placidamente in topless, prese uno dei molluschi e cercò di aprirlo. La manovra risultò più complicata del previsto, cosicché il ragazzo si spazientì e quasi urlò tra sè:
- "Cazzo, è più facile aprire la fica di mia mamma...".
Ridestata dal dormi-veglia da quella imprecazione, la donna non riuscì a trattenere una sana risata, cui seguì una domanda ironica:
- "E così, la mia bernarda assomiglia a una vongola, ed è pure facile da aprire... Va bene, vorrà dire che d'ora in poi farò la preziosa...".
Giuseppe capi che quello era il segnale in codice per l'inizio di un nuovo "gioco", e non si sottrasse alla schermaglia verbale:
- "No, vabbeh, mammina, è molto più bella, più attraente, e direi che somiglia a un bel nido di rondini!".
Civettuola, Concetta si strinse i capezzoli tra le dita, segno di un'eccitazione montante che si cominciava a notare anche con una lunga striscia scura e bagnata sul perizoma rosso.
Quando se ne accorse, Giuseppe si senti come calamitato da quell'unguento, e – poste le mani sui fianchi della madre – fece scorrere la stoffa fino a scoprire completamente la sua vulva.
A pochi centimetri da essa, rimase come al solito incantato:
- "Beh, ti dicevo che non era difficile aprirla... Guarda com'è bella pronta! C'è poco qui da fare la preziosa, in questo stato resistetai ben poco... Scommettiamo?".
Intanto, si era tolto anche lui lo slip del costume, mostrando alla ingorda femmina che gli era dinanzi un'erezione fenomenale.
- "Wow... Questo è proprio un bel giocattolone... Ogni volta che lo vedo e mi ci trastullo è sempre più bello e interessante", disse lei beata. E proseguì:
- "Oggi, però, voglio farti un regalino che non hai mai ricevuto da nessuno, e che credo ti piacerà".
Si sistemò per bene sulla sdraio, a busto eretto, e prese in mano quel randello che con pochi sapienti tocchi divenne duro come l’acciaio.
Poi, gli si avvicinò e racchiuse l'asta tra i suoi meloni – che sembrarono ancora più grosse e piene del solito – fagocitandolo nonostante le dimensioni non proprio trascurabili del ragazzo.
A quella inaspettata “spagnola”, il ragazzo sussultò un istante, mentre lei iniziava un perfetto movimento di sali-scendi, ottimamente sincronizzato sul ventre del figlio e che spaziava dai testicoli su fino alla cappella, che così massaggiata andava scoprendosi e ricoprendosi continuamente.
Il suo Giuseppe – che nel frattempo stava toccando i suoi capezzoli – era come in trance: sua madre, né sapeva una più del diavolo, e – se avesse continuato così per molto – lo avrebbe fatto sborrare di sicuro...
Difatti, Concetta sembrava instancabile, e quella amorevole “morsa” non accennava ad attenuarsi.
Lo guardò di nuovo e gli disse:
- "Preparati a sborrare… La voglio tutta sulle tette, non sprecarne nemmeno una goccia!”.
Era arrivato allo stremo, e bastò un solo altro ciclo di sfregamenti perché quelle sfere di carne fossero uniformemente ricoperte di una densa crema bianco latte.
La donna, allora, si ritirò e prese a guardare negli occhi il giovane uomo:
- “Direi che abbiamo fatto proprio un buon lavoro…”.
Poi, sollevò le mammelle ed iniziò a ripulirle con molta attenzione, leccando e deglutendo fino all’ultima goccia di quel seme che andava rapprendendosi.
Quand’ebbe finito, le sue labbra erano ricoperte di uno speciale “rossetto” che lei gradiva molto più di quello in vendita nelle profumerie.
10. Incinta del figlio di suo figlio.
Dopo quei mesi di sesso no-stop, Concetta e Giuseppe dovettero diradare di molto le loro performance amorose, poiché era arrivato anche per Paolo il tempo delle ferie, in cui – chiudendo il locale – passava intere giornate a casa intento al suo hobby preferito: la cucina.
I due amanti si sentirono “guardati a vista”, benché non poterono constatare il minimo sospetto da parte dell’uomo, ed ogni giorno che passava erano sempre più nervosi…
Quando si incrociavano in casa, i loro occhi saettavano negli occhi dell’altro, senza sfiorarsi fisicamente ma con atteggiamenti che la dicevano lunga.
Finalmente (per madre e figlio), le vacanze di Paolo terminarono, e mentre lui tornò dietro il bancone del locale, i due tornarono a “frequentarsi” come piaceva loro.
Un pomeriggio che Giuseppe era rientrato prima del previsto – sapendo anche che la mamma non si sentiva troppo bene – e pensava che lei fosse a letto a riposare, entrando nella sua stanza per giocare al pc, la trovò appoggiata alla finestra in una posa che sembrava quasi una pecorina...
Lei, che non lo vide entrare, restò pensierosa in quella postura, con una piccola minigonna, mentre il ragazzo – dopo aver chiuso a chiave la Porta – si avvicinò e le si appoggiò da dietro confezionandole un gran succhiotto sul collo.
Concetta iniziò a muoversi, e Giuseppe – sollevandole la gonna – le disse:
- “Ah, è così che saresti indisposta? Vediamo, ora, se invece sei ben disposta per me!”.
E così dicendo – constatando piacevolmente che non portava nulla sotto – le apri il culo e la penetrò a fondo.
Le coprì la bocca con la sua mano per non farla urlare, la fece voltare per guardarla negli occhi, e la baciò.
Intanto, le fece salire la gonna fin sopra la vita e le spalancò le gambe facendola sedere sul davanzale della finestra, dove le introdusse il pene tra le cosce e iniziò a scoparla.
Il suo cazzo sparì tutto dentro di lei, e Concetta sembrò essere più sottomessa del solito: non disse nulla, ma gli gettò le braccia al collo mentre lui continuava a penetrarla come una freccia acuminata...
Poi, tutto d’un tratto, Giuseppe – fermandosi di colpo con il suo membro nella vagina genitoriale – si fece serio come non mai le si dichiarò:
- “Mamma, ti amo... Voglio un figlio da te, un bimbo che renda unica la nostra unione!”.
E lei, piangendo dal desiderio di realizzare quella proposta, ma conscia della follia:
- “Non dovremmo pensare a queste cose… Sono tua madre... Pensa ai problemi che ci sarebbero…”.
Concetta non disse più nulla, ma continuò a farsi sbattere finche vennero insieme: anche quella volta, come sempre, erano senza protezioni, e non avevano mai goduto tanto dall’inizio del loro amore…
La femmina, gli aveva fatto capire di accontentarsi di “divertirsi insieme”, ma in cuor suo la richiesta del figlio la stuzzicava.
Continuarono a far sesso anche nei giorni successivi e lui le sborrava sempre – abbondantemente – nella fica…
Qualche settimana dopo, Concetta sentì che nel suo fisico qualcosa non andava… Era convinta di essere in menopausa, ma volle verificare lo stesso, e andò in farmacia ad acquistare un test di gravidanza.
Mentre il marito era al lavoro e il figlio giocava come al solito ai videogiochi, si chiuse in camera sua e fece il test… che le risultò positivo! Era incinta!
Sconvolta, corse da Giuseppe, spalancò la porta della sua stanza, lo abbracciò in lacrime e gli disse:
- “Amore mio, che disastro… Pensavo che non potesse accadere, è quasi un miracolo, ma sono in stato interessante!”.
Rifletterono insieme, e gli confidò di non avere più scopato dopo quel pomeriggio, neanche con suo padre…
Ciò significava che era stato Giuseppe ad aver ingravidato sua madre… Il ragazzo, nonostante lo sbigottimento di lei, era felicissimo, il suo sogno si stava avverando:
- “Oh mamma, finalmente… Il mio seme ha fatto il suo dovere, ti ha fecondata… E’ un vero segno del destino”.
- “E ora? Dovrò farmi sbattere in fretta da tuo padre, sperando che quell’impotente riesca a sborrarmi dentro!”, replicò rabbiosa lei.
Ma il progetto di Giuseppe era ben altro.
- “No, mammina mia, lo abbiamo fatto insieme io e te, lui non c’entra, lo riconoscerò io e diremo tutto a papà…”.
- “Ma sei matto? Così invece si sistema tutto, il cornuto crederà di essere ancora buono a qualcosa e noi continueremo a scoparci!”, replicò lei.
- “No. Adesso basta, non voglio più dividerti con nessun altro maschio, voglio crescere nostro figlio insieme e ch tutti sappiano che è frutto del nostro amore. Costi quel che costi… Diremo la verità…”.
Così, in un burrascoso dopo-cena, riconobbero dinanzi a Paolo la loro “colpa”, e l’uomo – sentendosi ingannato da entrambi – li cacciò dalla sua dimora.
Da allora sono passati ormai 2 anni e Concetta e Giuseppe vivono come marito e moglie, amandosi liberamente alla luce del sole, mentre il loro bambino cresce bello e sano.
FINE.
24
0
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
Visita dal nutrizionista.
Quella che vi racconterò è una storia realmente accaduta.
Qualche giorno fa, con mia moglie siamo andati da un nutrizionista, perché, come dice lei, l’estate arriverà all’improvviso e non si vuole far trovare impreparata.
Il giorno della visita, era la prima volta che andavamo da questo medico, chiedo a mia moglie di scegliere io l’abbigliamento e l’intimo da mettere sotto, dato che per pesarla e prendere le misure già sappiamo che la farà spogliare.
Alla mia richiesta, mia moglie ha facilmente acconsentito perché già sa cosa ho in mente, e l’idea piace anche a lei.
Inizio con il dire che ho scelto che non indossasse vestitini o gonne ma dei jeans, in modo da evitare che poi restasse con i collant indossati, invece sfilandosi i jeans e il maglioncino è rimasta con il solo intimo.
Mia moglie si è ritrovata davanti al medico in reggiseno e perizoma, accuratamente scelto da me, ovviamente ne ho scelto uno bianco trasparente che lasciava trasparire tutto, lei ha un esile triangolo di pelo, e guardando bene si intravedevano anche le labbra della sua figa.
Il medico ha fatto una serie di domande a mia moglie sulle sue abitudini alimentari, per poi passare alla misurazione del suo peso corporeo e alle varie misure delle principali parti del corpo.
Il medico ha iniziato a prendere le misure a mia moglie che indossava reggiseno e perizoma, ma dopo essersi accorto che il perizoma era trasparente ho avvertito in lui una certa titubanza, forse imbarazzo, parlava guardandoci in faccia come se volesse prendere tempo, come se fosse indeciso, ma a questo punto intervengo io, che mettendola sullo scherzo, gli chiedo se mia moglie riuscirà prima dell’estate a rassodare le cosce e le gambe, dandogli delle pacche a mo di scherzo sul culo, toccandola davanti al medico, il medico sta allo scherzo dicendo che va quasi bene già cosi, che ha un bel corpo, e riprende con le misurazioni.
A questo punto, eravamo più a nostro agio, tanto che mia moglie nel mentre si slaccia il reggiseno e lo lascia scivolare per poi darlo a me, si rivolge al medico dicendogli: cosi non gli da fastidio per misurarmi, ma il medico non si scompone più di tanto, le risponde solo con un gran sorriso.
Ora mia moglie era rimasta con le tette al vento, mostrando i suoi capezzoli che erano diventati turgidi, forse per il freddo, forse per l'imbarazzo o forse perchè si stava eccitando.
Il momento che più mi è piaciuto è stato quando le ha misurato la circonferenza delle cosce, perché si vedeva distintamente che il dottore, senza farsi nessun problema, come se non si capisse, le guardava il perizoma, e dato che era trasparente le stava guardando la figa.
Dettaglio importante da dire è, che mia moglie a casa nell’indossare il bianco perizoma, aveva fatto in modo di mettere la figa in risalto, cioè dopo aver indossato il perizoma si è piegata sulle gambe allargandole tirando per qualche istante le labbra della vagina, per far sì che “ingoiassero” la parte iniziale del perizoma, che consiste in un sottile lembo di tessuto.
55
1
1 year ago
MAIALINABSX,
46/46
Last visit: 2 weeks ago
-
Mi hanno scopato davanti a lui.
Mi chiamo Marina, ho 29 anni, sono di media statura, mora, occhi neri, fisico morbido, ma non grasso, una bella quarta di seno, un bel culo alto e sodo, che sormonta due cosce snelle e ben tornite. Da sei annui son sposata con Mattia, coetaneo, alto quanto me, moro fisico snello, insomma siamo una coppia come tante, che lavorano e si divertono quando possono, senza crearsi tanti problemi. A letto, Mattia non è il massimo, mentre io vengo da un passato piuttosto libertino, fatto di scopate e bocchini elargiti soprattutto in gioventù, ma poi, da quando mi son legata a lui, non l'ho più fatto, ho voluto esser leale nei suoi confronti, anche se il sesso che facevo allora, mi manca molto e mi dava molte soddisfazioni. Mi piacevano i cazzi duri e molto resistenti, se poi erano anche grossi, erano sempre ben accetti. Invece con Mattia il sesso si esaurisce dopo soli dieci, massimo, quindici minuti. Sapevo che lui era così e l'ho accettato, perché il sentimento che provavo allora e provo ancora oggi, non mi stimola a tradirlo, sebbene, di recente, ha preso a farmi dei discorsi strani sul sesso fatto con altri. Io, quando me lo ha detto, l’ho guardato con espressione davvero sorpresa ed interrogativa, ma, nello stesso tempo, molto preoccupata.
«Ma stai scherzando? Dico: non ci riesce di farlo fra noi, se non qualche volta proprio quando la voglia ci divora, e tu vorresti aggiungere altre persone nei nostri amplessi? Secondo me stai dando di matto! Il caldo ti ha dato alla testa!»
Poi, eri sera, Mattia mi chiama a casa, dopo la sua classica giornata di lavoro, e mi chiede di preparare due cosette da mangiare al volo per cena, perché più tardi sarebbero passati da noi Nico, Fabio e Andrea, per far una partita con la nuova playstation 5, ultimo acquisto di mio marito. Sono un po’ irritata perché mi mette a parte di queste cose sempre all’ultimo momento: mi desse almeno il tempo di organizzarmi. In fretta e furia, preparo qualcosa ed eccoli qui, comodi e pronti a sfidarsi con il nuovo gioco di guerra, che ha acquistato mio marito. Potrebbe stupire che, a 29 anni, giochi ancora con la Play, ma lui lo fa da sempre, assieme ai suoi tre inseparabili amici. Solo di recente, ha acquistato questo nuovo modello e perciò sono da noi, altrimenti l'avrebbero fatto una sera a casa di ciascuno. Sono a conoscenza che, anche se non le conosco, le mogli dei suoi amici mal sopportano queste serate passate con la Play; però, in cambio, anche esse possono poi andare, con il marito al seguito, a far shopping con loro, senza che il consorte abbia nulla da ridire, anzi si offre di portare gli eventuali pacchetti degli acquisti fatti. Sono ancora in cucina a preparare degli stuzzichini, che è poi quello che a loro fa piacere, e già li sento imprecare nelle varie fasi del gioco. Fa caldo, son tronata di corsa dal lavoro, giusto il tempo di una rinfrescante doccia veloce e mi son subito messa a preparare ciò che mi aveva chiesto; quando arrivo nel salone con dei popcorn e delle olive, qualche pizzetta e salutare sia mio marito che i suoi amici, mi rendo conto che il mio è un abbigliamento quanto mai succinto. In effetti indosso una vestaglietta molto sottile e totalmente trasparente. Mattia mi guarda e mi sorride sornione, senza che la cosa lo faccia innervosire, anzi, mi fa delle battute davvero spinte.
«Accidenti, ragazzi, la mia mogliettina questa sera è proprio provocante!»
I suoi amici squadrano, dalla testa ai piedi, le mie forme, contenti della splendida visione che offro loro. Io, dal canto mio, come ogni volta che ci sono loro, mi tiro in disparte in cucina, dove ho l’altro apparecchio televisivo e mi guardo qualche film, o me ne vado a letto. Li lascio al loro gioco, poi, quasi per caso, mi rendo conto che in sala è sceso uno strano silenzio. Poco dopo mi ritrovo Andrea che, con la banale scusa di bere, è venuto in cucina. I suoi passi sono cosi silenziosi, che non mi accorgo di lui, ma sento una mano che, dolcemente, mi carezza la natica sinistra e la voce di un uomo che mi sussurra all’orecchio una cosa che mi stupisce e, nello stesso tempo, mi manda fuori di testa.
«Accidenti! Speravo proprio di vincere io questa sera e mi son impegnato al massimo. Sai, da tempo, fra di noi giochiamo e chi perde è fuori, solo chi vince ha il diritto di cercare di scoparsi la moglie di chi ci ospita a casa sua. La prima volta, è stato proprio tuo marito a far questa proposta e lui stesso si è scopato mia moglie. Poi, ha vinto Nico e si è fatto quella di Andrea; la volta successiva è avvenuto il contrario, cioè lui si è scopato quella di Nico. Io speravo proprio di vincere questa sera, perché, quando ti incontriamo al supermercato assieme a Mattia, lui mi fa un sorrisetto quasi ironico, per essersi scopato mia moglie, mentre tu, con quel visino ingenuo, ma vestita e conciata come una gran puttana da strada, son certo che assecondi il gioco di tuo marito, che ci gode a metterti in mostra; di sicuro anche a te piace che gli uomini ti guardino, ti fissino e si costruiscano nella mente le peggiori porcate sul tuo corpo. Insomma hai piacere che gli si drizzi il cazzo al tuo passaggio e sapessi adesso quanto avrei voglia di scoparti.»
Dopo quest’ultima frase, Andrea mi preme ancor più forte sul culo e mi fa sentire la sua vibrante erezione, strusciandola sulla mia coscia. Mi sento eccitata e, nello stesso tempo, molto irritata per esser usata come un trofeo e, a mia insaputa, anche fatta "cornuta".
«Ma tu pensi che io sia come tutte le altre? Chi ti dice che io sia disponibile? E poi, le altre, cosa hanno fatto quando ve le siete scambiate? Non credo che nessuna abbia avuto nulla da obiettare. E poi, voi dove eravate, mentre il vincitore, riscuoteva il suo premio?»
Lui mi sorride quasi ironico, mentre ora sento che mi sto eccitando nel sentire quella grossa verga premere contro il mio culo. Mi stupisce anche la sua risposta.
«Non ci crederai, ma ciascuno di noi aveva già fatto opera preventiva di convincimento con la propria consorte e, anche se con qualche titubanza, alla fine, ci sono state tutte, mentre noi eravamo in sala a continuare a giocare, come se nulla fosse successo in un'altra stanza. Aggiungo che tu, fra tutte, sei la più bella, la più provocante. Sei quello che ogni uomo sogna; una donna di classe, raffinata, intrigante, con modi garbati e, nel contempo, una gran troia, golosa di altri cazzi.»
Le sue parole mi lasciano stupita e orgogliosa. Qualsiasi donna vorrebbe sentirsi fare questi complimenti, dolci e forti allo stesso tempo. Mi rendo conto che, a differenza delle altre tre, mio marito non ha fatto molta opera di convincimento, anzi per niente e, adesso, decido di prendermi una piccola rivincita. Mi appoggia al mobile della cucina, ma io lo blocco.
«No! Non qui e non così: seguimi! Preferisco farlo come dico io, altrimenti non se ne fa nulla!»
Lo prendo per mano e ritorno in sala. Gli altri, per un attimo, restano in silenzio, mi guardano ed aspettano la mia reazione, che non tarda a venire.
«Se devo esser un trofeo da esibire e donare al vincitore, voglio esser esibita davanti a tutti! Dai, Andrea, fa vedere come mi scopi davanti ai tuoi amici ed a quel coglione di mio marito.»
Lui ha un attimo di esitazione, poi guarda verso Mattia che resta un po’ stupito, poi con un sorriso beffardo, mi si avventa letteralmente addosso. Ci mette un secondo a denudarmi e la sua lingua mi ricopre di bava tutto il corpo: accidenti, che foga!
«Finalmente! Ho atteso tanto questo momento ed avevo proprio voglia di chiavarti. Non mi aspettavo di farlo davanti a lui, ma questo non fa che aumentare la mia libidine ed il piacere di farlo. Ti voglio far impazzire!»
Non resto passiva, anzi mi metto subito all’opera; gli slaccio i pantaloni, mentre lui già geme, pensando a quello che la mia bocca gli regalerà fra poco. Apro la patta e vi infilo una mano dentro; mi trovo davanti una bella mazza, già dura, abbastanza lunga e di notevole spessore. È un bel cazzo, come non è ho visti tanti, di cosi belli. È pulito, profumato e, dopo averlo ammirato per un po', lo lecco sulla cappella bella rossa e lucida, per poi affondarlo tutto in bocca, fino alle palle. Lui adesso geme senza ritengo.
«Sì, che bocca! Accidenti, che gola profonda! Che troia succhiacazzi è tua moglie! Dai, così, mi fai impazzire!»
Mentre lo tengo in bocca, con lo sguardo spazio intorno e vedo che, adesso, tutti mi guardano e, sia Nico che Fabio, hanno il cazzo in mano. L’unico a guardarmi stupito e incredulo è mio marito. Mi sento un lago fra le cosce e ora lo voglio dentro, così mi sollevo, mi sposto di un passo e mi inginocchio sulla poltrona, davanti al divano, dove stanno tutti e tre; mi giro a guardare Andrea, che non esita e mi si mette dietro, in piedi, con il cazzo in mano e me lo appoggia alla vagina fradicia di umori, che si dilata e lo lascia scorrere dentro, tutto fino in fondo.
Mi sento dilatare e riempire nello stesso tempo. Me lo spinge tutto dentro, fin in fondo, facendo aderire il suo corpo al mio; poi mi afferra per i fianchi ed inizia a pomparmi con un ritmo lento, ma assiduo. Esce quasi del tutto, per poi affondarlo ancora tutto dentro, facendo sbattere la punta sul fondo della mia vagina che, ad ogni colpo, mi trasmette una scarica di piacere tale da farmi godere all'istante. Sono sbattuta, chiavata e, intanto, Nico si è alzato per veder più da vicino; lo guardo, è in preda ad una libidine tremenda, senza controllo, lo faccio avvicinare dell’altro lato della poltrona e gli prendo il cazzo in mano. È una bella verga anche la sua e, dopo un momento che ne ho saggiato durezza e consistenza, lo porto alla bocca ed inizio a succhiarlo. Un grido di piacere esce dalla sua bocca, mentre io lo ingoio tutto.
«Caspita, che bocca bollente! Lei sì che sa succhiare un cazzo! Dai, così, che mi fai impazzire!»
Ora mi sento un pollo allo spiedo. Un cazzo dentro da dietro ed uno in bocca, che mi chiavano con un sincronismo perfetto
Ho un orgasmo che mi fa mugolare a bocca piena; chiudo gli occhi per non dimenticare questo momento ed imprimere nella mia mente queste sensazioni davvero particolari. Quando riapro gli occhi ho anche l’altro cazzo di fianco a me, pronto per esser succhiato. Quello di Fabio non ha nulla da invidiare agli altri. Lungo abbastanza, ben dritto e con la cappella molto rossa e grossa. Me la avvicina alla guancia ed io mi sfilo l’altro e la lecco, con il risultato che adesso anche lui mi fa i complimenti.
«Bravissima, così, dai, succhia! Accidenti che bocca! Che bocca, dai ingoia»
Intanto Andrea mi scopa sempre più forte ed avverto che non reggerà a lungo. Mi stantuffa e mi porta ad un ennesimo orgasmo, che grido a bocca piena.
«Sì, dai, così… dai, così… più forte! Più forte che vengo! Dai, vengo! Vengo!»
Mi sento scossa da un'ondata di piacere e mi rimetto il cazzo in gola; lo succhio come se non ci fosse un domani. Nico non può reggere al mio servizietto di bocca e mi regala la sua crema direttamente in gola.
«Dai, così, sborro! Cazzo, mi stai succhiando anche l’anima! Dai, sborro!»
Densi schizzi di crema prelibata mi inondano la bocca e la gola. Ingoio e pulisco tutto, poi mi giro e, mentre prendo quello di Fabio in bocca, Andrea mi sbatte con forza e mi scarica dentro un getto di sborra bollente, che percepisco inondarmi del tutto la vagina.
«Vengo! Cazzo, sborro pure io adesso! Tieni! Senti come te la farcisco!»
Lo sento scoparmi convulsamente, scosso dal piacere, poi si sfila, mentre io ricevo in gola quella di Fabio che, molto eccitato dal gioco, non ha retto molto. Li pulisco entrambi e poi, sfinita, me ne vado in bagno. Sento delle voci confuse, mentre, seduta sul bidet, mi lavo. Poco dopo, arriva Mattia e mi guarda in silenzio. Intuisco che se ne sono andati e lui non sembra trovare le parole per dirmi qualcosa. Faccio un bel respiro e poi mi alzo, mi avvicino a lui e scopro che ha il pacco durissimo. Mi guarda ed abbassa gli occhi. Io mi inginocchio davanti a lui, gli estraggo il cazzo e glielo prendo in bocca. Lo pompo sempre più forte, come una dannata, e lui non resiste molto; alla fine se ne viene nella mia bocca. Ingoio anche la sua crema, poi mi sollevo e lo bacio in bocca. Per un attimo cerca di sottrarsi, ma io gli tengo la testa bloccata fra le mani ed insisto finché accetta e ricambia il bacio. Dopo di che lo guardo negli occhi, lui mi sorride in cerca di una conferma, che arriva puntuale.
«Mi è piaciuto, lo voglio rifare e, se è possibile, anche con le mogli dei tuoi amici, quindi pensa ad organizzarle una serata di questo tipo, altrimenti, la prossima volta che vengono a giocare qui in casa, io esco e vado a scopare con il primo che passa.»
Ora mi guardo allo specchio, mentre sento suonare alla porta; sono i suoi amici, con le mogli: questa sera, chi sarà il trofeo da esibire?
94
1
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Brigitte e la vacanza al lago
1. Premessa.
In una Berlino appena riunificata, Brighitte – una donna imprenditrice di 52 anni, divorziata e madre di 5 figli – sbuffava per il gran caldo che quell'anno attanagliava tutta la Germania...
Il lavoro languiva, ostaggio delle ormai prossime ferie estive, e la donna si stava organizzando per trasferirsi nella sua graziosa villetta con piscina di Waren, sul lago di Muritz.
Aveva appena terminato di ascoltare per telefono la sua numerosa prole, e quel mese di Agosto sarebbe stato epocale: tutti sarebbero riusciti a raggiungerla per alcuni momenti di relax in famiglia.
Dopo due ore e mezza di macchina, ecco finalmente apparire il piccolo borgo natio, dove Brighitte aveva trascorso la sua giovinezza prima di trasferirsi in città.
Disfatti i bagagli e salutati amici e parenti che ritrovava in quelle occasioni, la donna aveva potuto finalmente rilassarsi a bordo piscina...
Era sempre un piacere vederla abbandonata ai suoi pensieri: alta un metro e 65 per 55 kg, occhi scuri e capelli castani, carnagione chiara, aveva una bella quarta misura di seno (sodo), dei fianchi abbastanza sporgenti, un pancino appena accennato, e un piedino relativamente piccolo.
2. Finalmente riuniti.
Brighitte, era adusa prendere il sole in bikini, e d'altronde il suo fisico ancor giovanile glielo permetteva...
Complice un piacevole venticello, sprofondò in un sonno profondo e ristoratore quando all'improvviso sentì delle voci ovattate in lontananza...
Che stesse sognando? No, non era possibile, quel vociare confuso apparteneva a degli individui ben precisi e a lei noti...
Si, ma chi erano? Aprì gli occhi, ma la sua vista era ancora appannata... Tanto, però, le bastò per riconoscere l'avverarsi di quel desiderio che il suo cuore cullava da un anno.
Si, quelle voci appartenevano ai suoi "ragazzi"!
Cercò di alzarsi di scatto, e fu allora che li vide intorno a lei, in carne ed ossa... Non era un sogno!
La stavano ammirando come non avessero mai visto una donna, e in effetti aveva un fisico stellare, da far invidia a una teenager...
La salutarono tutti quanti con entusiasmo, baci e abbracci che volevano dare e chiedere molto di più, come dimostrava il gonfiore dei loro “pacchi” che emergeva mirabilmente dai costumi.
Il primo a parlare in nome di tutti i fratelli fu Simon, il più grande:
- “Mamma, ti trovo davvero in splendida forma, sembri una ragazzina”.
Poi fu la volta di Helmut, che osservò:
- “Non hai neppure una smagliatura, né un filo di pancia, andando avanti così mi lascerai disoccupato!”.
Ci fu una gran risata… e anche Brighitte si associò a quel momento di goliardia.
Wolfgang aggiunse:
- “Mamy, se non fossi mia madre ti chiederei di sposarmi…”.
E scattò un altro abbraccio tra i due.
Fabian, invece, la buttò più sul romantico:
- “Mi sembri Biancaneve tra i nani, che siamo noi cinque…”.
Infine, Alex:
- “Mamma, che posso dirti ancora che non hanno già detto i miei fratelli… Penso che quello che ti hanno detto sia tutto vero, ma è riduttivo per una splendida femmina come te”.
Ognuno di essi, come per tacito accordo, mentre si avvicinavano alla avvenente genitrice, fece anche in modo di strusciare il loro membro su di lei…
Brighitte dapprima arrossì, chinò il capo e provò a stemperare la situazione:
- “Sciocchi adulatori… Su, andiamo a tavola, che è ora di colazione…”.
Prima, però, di proseguire nel racconto delle vicende che coinvolsero intimamente questa donna con i suoi figli, credo sia il caso di “presentare” un po’ ciascuno di loro…
Ebbene, cominciamo con Simon, il più anziano della “nidiata”, 28 anni, alto 185 x 75 kg, capelli biondi e ben fisicato, elegante nei modi, gran carisma… Fa il boscaiolo, e sotto è ben messo, 20 cm. di potenza e resistenza.
Poi c’è Wolfgang, 26 anni, 165 x 90 kg, tarchiato e robusto, con una folta barba e pochi capelli rossicci. E’ musicista, ed ha una “dotazione” di 22 cm.
Appresso viene Fabian, 24 anni, 170 x 65 kg, fisico normale ma molto poco “tedesco”, infatti è scuro di carnagione, capelli neri, e 17 cm. “sotto”. E’ impiegato delle Ferrovie…
E ancora Alex, 23 anni, ispettore di polizia assai serioso, alto 168 x 70 kg, robusto, capelli biondi, e non molto dotato in lunghezza ma che “si sente” in larghezza.
Per ultimo viene Helmut, 21 anni, 170 x 80 kg con pochi muscoli, capelli corti castano chiaro, occhi castano, normodotato di 17 cm. E’ studente di medicina.
3. Una brusco risveglio.
La mattina seguente, molto presto, Brighitte – dimentica di avere in casa quella cresciutella cucciolata di allupati – vista la bella giornata che si annunciava, scese in piscina completamente nuda…
Le sue bellissime curve avrebbero emozionato chiunque… Era davvero una “femmina da letto” che da troppo tempo non provava quelle pulsioni sessuali proprie di un rapporto completo…
Dopo aver fatto un tuffo rigenerante, si sdraiò sul lettino e chiuse gli occhi… Ogni suo dettaglio risultava straordinario, e i capezzoli – toccati dal tepore dei raggi del sole – si erano già inturgiditi, mentre inaspettatamente la passerina stava manifestando le sue “voglie” (chissà, la vista dei corpi della sua prole, il giorno prima, l’aveva stuzzicata) sopite da troppo tempo…
Stava fantasticando, e meditava sulla possibilità di potersi ancora concedere – alla sua età ancora giovanile – a un uomo, quando un fischio alla pecorara la sorprese…
Aprì gli occhi, cercando di coprirsi istintivamente – con entrambe le mani – le sue "vergogne", e vide Wolfgang impietrito dalla bella sorpresa, ai piedi del lettino, anch'esso in costume adamitico e con un'importante erezione tanto era in estasi.
Lui si coprì il basso ventre, mettendo le mani a coppa, e mortificato le disse.
- “Scusa Mamy, ma non sono riuscito a trattenermi…”.
La donna lo guardò confusa, ma poi piano piano le sue labbra si aprirono in un sorriso che alla fine sfociò in una risata:
- “Ahahah… Se ti faccio questo effetto, la prossima volta non ti invito…”.
Le mani a coppa che il ragazzo aveva posto a “protezione” dei suoi genitali, infatti non riuscivano a nascondere il membro che prepotente faceva capolino.
L’imbarazzo di madre e figlio era evidente… Così Brighitte, per uscirne – dato che erano sempre stata una famiglia “liberale” – propose:
- “Dai, che stiamo a fare così impalati? Togliamo le mani e succeda quel che succeda!”.
Intendeva dire che se doveva essere così, che venissero pure alla luce del sole le loro rispettive emozioni…
Difatti, tolte quelle fragili protezioni, i due mostrarono tutto il loro stato: lei aveva la fica che le colava abbondantemente fin sulle cosce, mentre lui aveva i palmi delle mani insudiciati di abbondante precum.
Senza volerselo confessare, ma si sentivano soddisfatti da ciò che potevano finalmente contemplare.
Wolfgang riuscì per primo ad aprire bocca:
- “Se penso che nessuno ti ha più toccata… Mi fa una rabbia… Sei bellissima Mamma!”.
E Brighitte:
- “Beh, anche tu non hai messo a frutto quel ben di dio che ti ritrovi”.
Ma questa fragile armonia tra madre e figlio fu interrotta improvvisamente, quando i due sentirono avvicinarsi qualcuno…
Erano gli altri fratelli… Chissà cosa avrebbero pensato se li avessero trovati lì in quella situazione…
Madre e figlio, quindi, sgattaiolarono in tutta fretta verso i rispettivi spogliatoi per ricomporsi e rendersi decisamente più presentabili.
Intanto, pure gli altri fratelli non erano rimasti insensibili alle morbide fattezze della madre che avevano sempre sotto i loro occhi, benché lei si comporti con estrema naturalezza e senza far nulla per ostentarle in maniera provocante.
E una sera, dopo la consueta cena conviviale, nella loro stanza i discorsi dei ragazzi cadono fatalmente su di lei:
- “Ma avete visto che movenze? Se non fossi suo figlio la metterei a parete e sapeste che gli farei…”, disse Simon che era abituato ad andare per le spicce…
Tutti assentirono, e Wolfgang – che senza dir nulla ai fratelli l’aveva vista “come mamma l’ha fatta” – aggiunse:
- “Proprio così… E poi che corpo… Tonico… Chissà sotto come si bagna”.
Anche dinanzi a questa considerazione così spinta furono tutto d’accordo, e si toccarono le parti basse con insistente voglia, come se si masturbassero da sopra i boxer da mare.
L’ultimo a parlare, questa volta fu Alex, il quale ipotizzò:
- “Chissà che desiderio deve avere dopo tutti questi anni in solitaria…”.
Si fermò un attimo, e poi:
- “E se cercassimo noi di aiutarla?”.
Calcò appositamente la voce sulla parola “aiutarla”, guardando di sottechi gli altri quattro.
In breve, decisero di “metterla in mezzo”, di crearle appositamente imbarazzo…
4. Waren… ovvero il Paradiso terrestre.
La mattina del giorno seguente, li trovò già belli e vivaci per mettere alla prova la loro madre, perfettamente ignara dei progetti dei suoi ragazzi…
Infatti, mentre Brighitte – in bikini – era indaffarata a preparare la colazione, eccoli comparire l’uno dopo l’altro in sala…
Si sedettero a tavola, allegri come al solito, ma lei era troppo presa per accorgersi della “novità”.
Quando, però, lei si apprestò a servirli, giunta dinanzi al primo, Alex, vide che erano tutti a torso nudo, ma quando il suo sguardo si posò all’altezza delle sue cosce e risalì su fino all’inguine, noto un wurstel di carne che non gli era certo scivolato giù dalla padella…
Sgranò gli occhi, e il tegame che aveva in mano quasi gli cadde…
Stava per mettersi a urlare contro la bravata del figlio, quando – percorrendo con gli occhi tutti quanti gli altri – vide la stessa cosa: una parata, al vero rispettabilissima, di uccelli né mosci né ancora in tiro.
Non ebbe, quindi, la forza di inveire contro Alex, ma – guardando nel vuoto all’indirizzo dei cinque manigoldi – reagì bruscamente:
- “Ragazzi, ma che diamine avete fatto? Ma siete impazziti, tutti quanti con quei cosi di fuori?”.
Come era già avvenuto, a rispondere fu Simon, il più grande:
- “Ma mamma, mica ti scandalizzi per questi cannoli… Siamo o no a colazione? Abbiamo pensato di portarti dei gustosissimi dolcetti, tutti per te”.
E giù una sonora e cameratesca risata…
Brighitte, sentitasi in minoranza, non seppe che replicare, rimase un attimo a pensarci su, e poi:
- “Su, figli miei, se volete prendervi libertà qui in villa ok, ma non esagerate…”.
Finito il desinare, la donna no riusciva a non pensare a quello spettacolo offertole gratuitamente dalla sua prole... E si sentì, dopo tanto tempo, “smuovere” qualcosa tra le gambe…
Certo, era indubbio che i suoi ragazzi avessero dei fisici appetibili, ma lei, caspita, era la loro madre!
I ragazzi continuarono con queste “provocazioni” anche nei giorni seguenti, chi mostrandosi durante una masturbazione, chi mentre “giocava” lascivamente con i suoi grossi testicoli…
Dai oggi, dai domani, nonostante il suo lassismo, un bel giorno le disse, accoratamente, quasi supplicandoli:
- “Ma vi sembra giusto? Ma dai, su ragazzi, non fate i cretini…”.
Ma i figli, imperterriti, continuarono per settimane con questi giochetti…
Allora, Brighitte cercò di cambiare strategia e cercò di buttarla sullo scherzo, sulla battuta:
- “Scemi, su togliete di mezzo questi batacchi… che se no ve li suono io…”.
I ragazzi, colsero quell’innocente battuta come una seria offerta da parte della madre, e non si lasciavano sfuggire la pur minima occasione per rintuzzarla…
Alla fine, disperata, Brighitte si rassegnò a vederseli girare così per casa e in piscina, e loro ebbero marcato un altro punto a loro vantaggio…
5. Fuori controllo.
Iniziò così, per la seria imprenditrice, una nuova fase della sua vita… Meditò sul passato e sull’educazione che aveva dato ai suoi figli, sul senso del pudore, e sulla “lezione” che in queste settimane loro le stavano impartendo…
E sì, perché capì che la nudità non era per forza da vedere come scandalo, ma poteva anche essere vissuta serenamente.
Cominciò, quindi, a lasciarsi andare… E iniziò anche lei ad andare in giro nuda tutto il giorno, non solo la mattina presto in piscina quando nessuno la vedeva.
Un giorno, confessò ai suoi ragazzi:
- “Sapete, i vestiti sono solo orpelli non naturali…”.
I cinque erano al settimo cielo, ma non avevano ancora visto niente.
Un giorno, in pieno giorno, era in piscina e fece in modo che fossero tutti presenti: poi si sfilò le scarpe, si slacciò il reggiseno del costume, via gli slip, e in un lampo era nuda, completamente nuda, in piedi dinanzi a loro!
Helmut, il più sfacciato, gli domandò:
- “Come ci sente da donna libera?”
E lei, dopo aver fatto un sospiro profondo:
- “Benissimo!”.
Da allora, in quella casa, i vestiti furono banditi… E Brighitte iniziò a tenere un atteggiamento del quale a volte si vergognava, ma che le piacque molto.
Capitava, infatti, che – a turno, ma senza averlo studiato – si trovassero soli la donna con ciascuno dei suoi ragazzi.
Il primo fu Fabian, il quale non perdeva occasione di avvicinarsi con una scusa qualsiasi e strusciargli il cazzo addosso; Brighitte, per tutta risposta, si lasciò andare a un apprezzamento che in altri tempi non avrebbe mai fatto:
- “Ma che bel cazzo che hai, ragazzo, ho fatto proprio un bel lavoro…”.
Un’altra volta, toccò a Helmut “appartarsi” con la mamma… A lui piaceva da morire bagnarsi le dita e farle roteare i capezzoli, con conseguente uscita di testa di lei…
Quando ciò accadeva, Brighitte, quasi in trance emotiva, rispondeva con:
- “Sei un amatore di stile, fortunata la donna che ti avrà tutta per sé…”.
Wolfgang, invece, amava andare al sodo… Scese subito ad accarezzarle il monte di venere, e lì lei perse completamente il lume della ragione, e lo apostrofò:
- “Con quello spettacolo tra le gambe, farai faville…”.
Ad Alex faceva impazzire il corpo della genitrice nel suo complesso: non si stancava mai, quando si incrociavano, di girarle intorno mostrandole il suo apprezzamento…
E lei:
- “Se mi prendi tutta te, poi ai tuoi fratelli cosa resta?”.
Infine, arrivò Simon, il maggiore, che era sempre stato il “cocco di mamma”. Lo squadrò dalla testa ai piedi e gli disse:
- “Per te, darei il meglio, il mio lato b!”.
La sera, a letto, quei maschi ingrifati fecero il punto della situazione, constatando che la madre – sotto le vesti “pubbliche” di donna in carriera – era parecchio disinibita, e decisero di affondare il colpo decisivo: sottoporla ad una “gangbang familiare”, da cui nessuno sarebbe stato escluso, ma di cui nessuno – fuori della famiglia – doveva sapere...
6. La cena delle meraviglie.
L'occasione giusta per coinvolgere Brighitte nel loro progetto si presentò l’ultima sera delle vacanze, quando un'umidità pazzesca che invadeva la casa consigliò la donna ad organizzare la cena a bordo piscina, una bella tavolata di mandrilli serviti da una "cameriera" molto speciale…
Quando tutto fu pronto, Brighitte uscì fuori con il primo vassoio, e fece per avvicinarsi al tavolo quando Simon si alzò in piedi e chiese ai fratelli un grande applauso per la mamma, per ringraziarla di quelle splendide giornate vissute insieme e per lo spettacolo che gli aveva dato con il suo fisico, e che era stato un sicuro nutrimento per i loro occhi.
Poi, le disse:
- "Mamma, scusa ma noi avremmo pensato a un vassoio molto più prezioso e che fa certamente maggior onore a queste ottime pietanze".
Come era diventato usuale da qualche giorno in quella casa, tutti stavano completamente nudi...
E visto che Brighitte rimase stralunata dinanzi alla richiesta del figlio, i ragazzi tutti si alzarono da tavola e – dopo averle tolto di mano il piatto – la presero per braccia e gambe sollevandola da terra e la depositarono sul banco.
Lei, dapprima non volle, si irrigidì e cercò di tirarsi indietro:
- “Ma cosa fate, non vi pare questa volta di esagerare, siete tutti matti?”.
Ma poi, piano piano, l’idea di “offrirsi” in quella nuova veste cominciò ad intrigarla, e non poco…
Così Helmut iniziò ad imbandire il banchetto: collocò delle tartine al salmone “infilzandole” sulle punte dei suoi capezzoli e tutte intorno alle sue splendide mammelle, irrorandole di un condimento a base di soia che poi sarebbero andati ad intingere nella incantevole conca dell'ombelico; e ancora, sottili scaglie di parmigiano le adornarono il bel ventre piatto, e per finire una fettina di prosciutto crudo, ripiegata in quattro parti, fu introdotta nella fessura della vagina: quello, sarebbe stato il "premio" per chi – dopo aver mangiato tutto il resto – vi fosse arrivato per primo...
Allestito questo appetitoso banchetto, si rimisero a tavola, e cominciarono a desinare con gusto sul corpo di Brighitte.
Il boccone più prelibato toccò infine ad Alex, il quale lo estrasse religiosamente tutto inzuppato da un succo che non era soia… Lo mostrò orgoglioso ai fratelli e lo ingerì in un sol boccone…
Terminata la cena, la mamma stava per rialzarsi quando i ragazzi – trattenendola supina per le spalle – le fecero capire che non era ancora finito il divertimento: ora veniva il meglio…
7. Gangbang per una madre.
Mentre Brighitte stentava a comprendere le ragioni di quel rifiuto, i ragazzi si erano alzati in piedi e stavano iniziando a masturbarsi in prossimità del suo viso…
La donna era troppo riservata per accettare passivamente quella situazione, e ci volle quindi un gran lavoro da parte di Simon per convincerla.
Gli disse:
- “Mamma, avremmo pensato di concludere questa vacanza in modo degno… E qual è il modo migliore per un figlio se non dare tutto se stesso a sua madre? E qual è il modo migliore per una madre se non accogliere di nuovo un figlio dentro di sé?”.
Brighitte capì benissimo, ma ora non aveva più la forza per opporsi… Aveva dato il suo corpo come vassoio, perché non avrebbe dovuto fare altrettanto con quest’ultima richiesta, magari divertendosi un pò anche lei?
Non aveva mai provato personalmente una gangbang incestuosa, aveva solo sentito parlare di lontani parenti che si erano congiunti creando un certo scompiglio…
Ma cosa le importava? Erano tutti maggiorenni, tutti d’accordo e pienamente consenzienti… E dunque?
Guardò uno per uno i suoi figli, carne della sua carne, e poi:
- “Vi voglio quanto voi volete me… Beh, ragazzi, iniziamo?”.
Dopo quella prolungata seduta di autoerotismo, Brighitte osservò che erano tutti a buon punto, e la cosa la eccitò molto; si sollevò in ginocchio, senza alcuna sollecitazione, e con un gesto eloquente li chiamò in cerchio intorno a se.
Il primo cazzo che assaggiò fu quello di Alex; se lo infilò in bocca per succhiarlo, mentre con la mano sinistra e con la desta teneva rispettivamente quelli di Wolfgang e di Helmut.
Nel frattempo, sentì altri due membri – quelli di Fabian e di Simon – che gli si erano posizionati alle spalle, gli strusciavano le cappelle sulle sue chiappe sode, mentre ed iniziarono a palpargli il sedere.
Quando, pochi minuti prima, aveva iniziato quel “gioco”, si era imposta di contenersi, che avrebbe fatto una gangbang “soft”, ma più passava il tempo e più si sentiva come la peggiore delle troie, e questo la fece infoiare sempre di più.
Voleva assaporare e soddisfare tutti i suoi maschi, e quindi iniziò a ruotare lentamente su se stessa, per ciucciarseli tutti a turno e per poi ricominciare il giro da capo.
E mentre con la bocca Brighitte si dedicava a fare pompini, i ragazzi iniziarono – alternandosi – a leccarle la fica.
Brighitte cominciò a bagnarsi come non le era mai capitato, e si sentì le cosce umide del suo umore e della saliva dei suoi cinque figli.
Iniziò poi a mugugnare sempre più forte, gemeva con i cazzi in bocca come se la stessero già scopando.
E anche loro si eccitavano al sentire i gemiti della madre, percui aumentarono la forza con la quale le leccavano la fica e quella con cui le infilavano i membri in bocca.
Di tutti, l’unico che riusciva a contenere tutto fino in gola – palle comprese – era quello di Alex, che era il più piccolo. E fu proprio lui il primo a venire...
Brighitte sentì la sua gola che si infuocava del caldo sperma del figlio, ed anche lei ebbe il suo primo orgasmo…
Il ragazzo, preso dall’eccitazione del momento, le disse:
- “Adesso, ingoia tutto!”
Lo guardò, poi abbassò lo sguardo ed ingoiò il suo seme.
Rivolse nuovamente lo sguardo al figlio, aprì la bocca e gli dimostrò – muta – che del suo sperma non era rimasto niente.
Il sapore di sborra fu come un eccitante che diede alla femmina nuova forza per divorare anche gli altri quattro cazzi con relativo contenuto bollente.
Oramai, Brighitte era una scheggia impazzita, chiamò a sé Simon e lo fece stendere sulla tavola al posto suo, dopodiché salì accucciandosi su di lui e gli annunciò:
- “Ti voglio dietro, dai spingimelo dentro”.
E il giovanotto – che ce l’aveva più lungo di tutti – la accontentò appoggiando la sua cappella sul buchino stretto della mamma e scendendo profondamente nel suo intestino.
Poi, afferrò per un braccio Alex e se lo tirò su anche lui, indicandogli il buco della fica aperto ma ancora disponibile.
Si fece penetrare vaginalmente da un cazzo non super ma molto largo, che la squartò facendola ululare dalla libidine.
Stretta in quel groviglio di cazzi tutti per lei, Brighitte si sentì esplodere le interiora, e… venne una seconda volta!
Fece ruotare di posizione tutti i suoi ragazzi diverse volte, di modo che alla fine tutti e cinque avevano assaggiato la sua patata, il suo culo, la sua bocca e le sue mani…
Raggiunse ancora altri molteplici orgasmi, e a un certo punto pensò bene che era giunto il momento di farsi sommergere da un maremoto di sperma: scese dal tavolo, si inginocchiò e dispose i cinque attorno a lei, e come all’inizio ricominciò la sua attenta opera, spompinandoli fino a portarli al limite del piacere.
Mentre si aggirava ancora tra un cazzo e l’altro, sentì uno schizzo caldo nelle tette: il primo era venuto.
Il secondo le venne in bocca, e quasi contemporaneamente il terzo le sborrò in faccia.
Prese infine l’ultimo cazzo, e lo succhiò fino a che gli schizzò violentemente in gola.
La “gangbang di famiglia” era finita!
8. Conclusioni.
Così come quella intensissima gangbang, anche quelle vacanze stavano per finire...
Brighitte e i suoi ragazzi si interrogarono spesso nei mesi a venire su come avevano potuto non pensarci prima: lei divorziata e libera, loro pure senza alcun legame affettivo, avevano finalmente trovato il modo per completarsi.
Si promisero che quando uno dei sei avesse "bussato", tutti avrebbero risposto senza indugi...
Ritornarono alle loro vite di sempre, ma nelle loro menti e nei loro corpi ormai c'era come un marchio indelebile, come scolpito a lettere di fuoco: INCESTO.
E loro non sarebbero mai più tornati indietro...
FINE.
25
1
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
Volevo essere fatto cornuto.
Mi chiamo Fabio, ho 35 anni, sono bassino, un po’ stempiato e con un po’ di pancetta. Da nove anni sono sposato con Costanza, una bella donna, più alta di me, con curve morbide, ma non grassa; inoltre è molto simpatica e solare. Ha un bel seno grosso, una quinta misura ed il culo con due belle chiappone, che mi eccitano molto. Fino a poco tempo fa, ero convinto che fosse una brava donna, leale, fedele, invece, casualmente, ho scoperto che è una vera troia. La nostra vita coniugale è sempre viaggiata su canoni di assoluta normalità. Lei è una donna bella, appariscente, carina e le piace vestire alla moda. Le piacciono i vestiti che lasciano trasparire un po’ le sue grazie: pantaloni a vita bassa, che le permettono di far vedere il filo del perizoma che indossa. Da qualche tempo, durante i nostri rapporti sessuali, abbiamo iniziato a giocare di fantasia. È avvenuto causalmente e, parlando, abbiano fatto delle ipotesi, che ci hanno eccitato tantissimo e poi, da lì, sempre più intrigati da questo gioco, abbiamo allargato i nostri orizzonti ed immaginato che potrebbe esserci un qualche bel giovane che la scopi. Questa fantasia mi eccita molto, soprattutto a sentirle dire che le piacerebbe avere un altro cazzo
«Sì, porco. lo sai che mi piacerebbe avere un altro cazzo, più lungo e più grosso del tuo!»
Naturalmente assecondo il gioco e le rispondo che mi piacerebbe se mi facesse cornuto.
«Sì, amore, fammi cornuto, mi piacerebbe che scopassi con un altro; l’importante è che poi mi racconti tutto.»
Una volta però sfogati i nostri istinti sessuali, nella realtà lei mi confessava che non aveva il coraggio di fare una cosa del genere.
«Come faccio? Mi vergogno! No! Con uno sconosciuto, mai!»
Poi una sera, parlando delle nostre esperienze passate, è emersa una storia di cui non ero a conoscenza.
«Quando avevo appena 15 anni, Luca, mio cugino, quello sposato che ha due gemelline, allora ne aveva 19 e si faceva far le seghe da me e, più in là, mi insegnò a fargli dei pompini.»
Appena ho preso atto di ciò che diceva, il mio cazzo è esploso: le son salito sopra e l’ho scopata come un pazzo furioso. Dopo, quando ho dato sfogo alla mia eccitazione, ho deciso che dovevamo provare.
«Ma stavi parlando di Luca, quello che fa il falegname?»
Lei annuisce.
«Molto bene! Mi hai detto che con uno sconosciuto non lo faresti mai, quindi con lui potresti provarci? Chiamalo e digli che abbiamo bisogno di fare un lavoro in casa. Ti vestirai in modo da farlo arrapare ed il resto verrà di conseguenza.»
L’indomani, in mia presenza, lo chiama e lo prega di venir da noi per vedere se si può fare un lavoro. Naturalmente, mentre lo aspetta, vedo che si prepara a riceverlo: docciata e ben profumata, si veste con una minigonna, perizoma e reggiseno. Ai piedi, mette scarpe da zoccola, dal tacco alto e sottile. A solo guardarla mi viene il cazzo duro ed una voglia di scoparla da non credere, ma lei mi ha respinto sorridendo con malizia.
«No, mio caro, oggi no! Oggi devi accontentarti di guardare me. Dai, vatti a nascondere nel solaio, che sta arrivando.»
Mi nascondo dietro la porta delle scale, che portano in soffitta, ed aspetto. Dopo una ventina di minuti, arriva Luca. Lei fa finta di chiamarmi e io le rispondo che sono nell’impossibilità di raggiungerli, che lei sa bene di cosa avevamo bisogno e, perciò, poteva bastare che fosse lei ad illustrare cosa c'era da fare. Dal mio nascondiglio, avevo un’ottima visuale sui luoghi dove si sarebbero trattenuti. Li spiavo con il cazzo in mano. Lei gli mostra i lavori e poi gli offre un caffe. Vedo lui letteralmente preso da lei: se la mangia con gli occhi.
«Sei bellissima! Più passa il tempo e più diventi bella!»
Mia moglie cerca di svilirsi facendo un po’ di scena, ma intanto civetta con lui.
«Sei un adulatore! Ora non sono più come un tempo: ho qualche smagliatura, guarda le cosce, vedi? Non son più, cosi belle!»
Lui, visibilmente eccitato, insiste con i complimenti.
«Ma non scherzare! Sei stupenda! Magari mia moglie fosse come te! Dopo il parto è lievitata ed è diventata il doppio di quello che era prima!»
Costanza finge di non credergli, ma si vede che si sente lusingata.
«Dai, non scherzare, che una donna è portata a credere a certe cose!»
Lui allora cambia tattica.
«Ti ricordi che splendidi pompini mi hai fatto da ragazzina?»
Mia moglie annuisce e lui insiste a rinnovarle i ricordi.
«Ti piacerebbe tornare a qualche tempo fa? A quando ci divertivamo insieme?»
Costanza lo guarda e non dice di no, ma nemmeno sì.
«Luca! Dai, smettila, che dici? Ora sono sposata!»
Luca però è eccitato e le si avvicina.
«Vieni, Costanza, guarda come mi hai fatto eccitare!»
Lui lo tira fuori e a Costanza sfugge un'esclamazione di stupore. Poi le si avvicina e la esorta a prenderglielo in mano.
«Vieni, Costanza, prendilo in mano: ricordo che avevi appreso bene come fare.»
Ho visto mia moglie raggiante di felicità.
«Che bello! È un cazzo stupendo! Lo voglio in bocca! È bellissimo!»
Lui, con ormai l'eccitazione alle stelle, la incitava a succhiarglielo.
«Dai, succhialo! Dai, Costanza, succhia! Sì, brava! Lecca la cappella!»
Lei, altrettanto eccitata, non smetteva di provocarlo.
«Porco, ti piace, eh? Dai, porco, scopami! Facciamo cornuto mio marito!»
Lui le rispondeva per le rime.
«Sì, troia, mi fai impazzire! Adesso te lo infilo tutto dentro!»
Io ero così eccitato che ho sborrato subito, ma, a sentire che chiavavano, mi è rimasto duro. Lei, nel sentirlo dento, è come impazzita di piacere e non smetteva di elogiarlo.
«Sì, tutto dentro! Che bello! Com’è grosso! È anche più lungo e grosso di quello di mio marito! Sì fottimi! Scopami tutta!»
La pompa bene ed a lungo, facendola godere diverse volte, poi sento che lui è pronto a venire.
«Sto per sborrare! Apri la bocca! Sì, ingoia la sborra, come facevi ai vecchi tempi!»
Vedo che glielo prende in bocca, lo succhia come un'idrovora ed ingoia tutta la crema. Lo fa così bene, che a lui resta il cazzo duro. Lei è ormai fuori controllo: dalla forte eccitazione che l'ha assalita, gli chiede di farle il culo.
«Dai, fammi il culo! Lo voglio tutto dentro, fino in fondo!»
Lui ne è subito entusiasta. La fa girare in ginocchio sul divano, si abbassa e le lecca il buchetto per un po', poi le appoggia il cazzo sopra e glielo affonda dentro: che bello veder mia moglie con il cazzo di un altro nel culo. Lei cerca di aprirsi il più possibile, mentre se lo sente arrivare in fondo. Dopo qualche istante, comincia a godere come una maiala.
«Aaaiiihh, fa piano: è grosso! Fa piano! Sì, così, ma piano! Sì, lo sento tutto! Che bello! Sì, dai, che mi piace! Dai scopami il culo più forte! Dai, fammi sentire il tuo cazzo fino in gola.»
Lui la sbatte e lei gode come una troia da strada. Resto stupito da questo dettaglio e mi rendo conto che, forse, non è la prima volta che le succede.
Quando lui è al culmine, mia moglie mi stupisce ancora: lo esorta a schizzarle la crema dentro.
«Costanza sborro! Sto venendo!»
Lei si gira e lo invita a riempirla davanti. Lui si ferma un attimo, glielo sfila dal culo e scarica tutta la sua broda dentro la fica di mia moglie, che gradisce alla grande.
«Eccomi, sborro! Ti riempio la fica!»
«Sì, porco, riempimi tutta!»
Restano un attimo immobili, poi lei lo fa rivestire in fretta.
«Dai, rivestiti e vai; fra poco torna quel cornuto di mio marito!»
Lui la bacia in bocca e poi le chiede di rivederla.
«Ci rivedremo? Ti voglio scopare ancora!»
Lei gli sorride compiaciuta.
«Certo che si rivedremo! Adesso che ho assaggiato di nuovo il tuo cazzo, lo voglio ancora e con maggior frequenza. Dai, che poi ti faccio sapere: ora vai!»
Si salutano e lui va via.
Esco dal mio nascondiglio e la vedo che mi aspetta. Era in mutandine, io mi inginocchio e gliele abbasso; vedo la sua figa con un rivolo che le cola fuori. Avverto subito il desiderio di leccarla: ora ero lì a leccare la sua fica ricolma della sborra di suo cugino e lei mi incitava a farlo.
«Dai, cornuto, lecca la sua sborra! Porco, ti piace la sborra del toro che mi ha montato così bene?»
Ero sconvolto da quanto ero eccitato.
«Sì, mi piace. Te la leccherò sempre, purché continui a farmi cornuto, come hai fatto oggi, per la prima volta.»
Lei mi ha schiacciato testa e bocca sulla sua fica e mi ha risposto:
«Bravo, lecca! E' vero, sei cornuto, lo sei da tanto tempo, perché le corna te lo ho fatte fin da quando ci siamo sposati, ma, temendo che potessi arrabbiarti, te l'ho nascosto facendo un po’ di manfrina, ma, da oggi, mi chiaverò mio cugino tutte le volte che ne ho voglia, facendomi sempre farcire cosicché, leccandomi, potrai godere anche tu!»
E' così che ho scoperto di esser già un gran cornuto e lei, da allora, scopa con il cugino ed io la spio di nascosto, per poi leccarle la fica imbrattata di sperma.
Finalmente son riuscito a coronare il mio sogno di esser cornuto, anche se lo era già, ma senza saperlo.
56
0
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Finalmente mio marito ha scoperto quanto sono zoccola!
Mi chiamo Lucrezia, ho 43 anni, sono alta 1,70, capelli castani lunghi, occhi scuri, bocca ampia, labbra sensuali, seno di una buona 4ª abbondante, curve morbide arrotondate e con un bel culo tondo e sodo. Sono sposata da vent’anni e mi piace tradire mio marito, il quale è troppo impegnato dal lavoro per accorgersi delle corna che gli crescono in testa. Lui in testa ha solo tre cose: il lavoro, il golf, e le sontuose corna che ogni mese provvedo a render lucide e ben ramificate. Ho un amico fisso che mi accompagna sempre, quando incontro i miei amici di letto. Piero, questo il suo nome, è uno splendido cinquantenne in perfetta forma, con una meravigliosa dotazione che mi fa sempre godere da matti. È talmente porco che qualche volta ne resto stupita anch'io dopo tanti anni. Sono circa una decina di anni che ci conosciamo. È stato lui ad iniziarmi al piacere di scopare senza protezione. È avvenuto tutto in maniera casuale, dopo circa un anno che mi faceva letteralmente impazzire, un giorno mi ha proposto di scopare insieme ad un suo amico fidato e sicuro. Al momento di prendere il cazzo dentro, ci siamo accorti che avevo un solo preservativo e, poiché lui lo conoscevo già da tempo e mi fidavo, abbiamo dato il preservativo al suo amico. Ho goduto tantissimo con entrambi, ma la cosa sconvolgente è stata quando Piero mi ha riversato dentro una quantità industriale di sborra. Sentirmi allagare la vagina da quell’ondata di calore, è stata un’esperienza che mi ha letteralmente sconvolta. Da quel momento in poi ho sempre voluto scopare a pelle. Piero è diventato il mio bull fisso e, poiché mi piacciono gli uomini più giovani di me, soprattutto se ben dotati, li accolgo dentro di me solo se sono certificati, cioè donatori di sangue, con i quali scambio relative analisi prima di entrare nel motel e da essi adoro farmi godere dentro, liberamente, senza preservativo, anche più di uno alla volta. Per realizzare le nostre stupende scopate, affitto un bungalow in un motel, poco fuori una uscita dalla tangenziale. Con il proprietario della struttura, ho come stipulato un contratto: io telefono, lui mi fa trovare disponibile uno dei suoi locali sempre pulito e discreto e, in cambio, come pagamento, una volta al mese mi faccio scopare da lui, senza negargli nulla. In bocca, in culo o in fica, lui può godere di ogni mio orifizio, ma con un piccolo dettaglio: poiché si tratta di una vera e propria marchetta, da lui pretendo sempre il preservativo, perché di lui non mi fido, ma in più la cosa mi fa sentire intimamente puttana. È solo una sensazione mia, legata proprio all’utilizzo del preservativo. Una delle ultime maialate, che mi ha fatto veramente andare fuori di testa, è avvenuta circa una settimana fa. È avvenuto tutto casualmente, una mattina in cui ho visto arrivare il tecnico che doveva aggiornare il software del mio computer. A differenza delle altre volte, che si presentava un signore anziano e alquanto svogliato, improvvisamente mi son trovata davanti uno splendido maschio. Era un bel ragazzone gentile, educato e quando si è avvicinato alla mia scrivania, è rimasto piacevolmente colpito dal mio outfit. Quel giorno indossavo come sempre una gonna corta, le mie immancabili autoreggenti ed una camicetta bianca che, quando l’ho visto, mi ha indotto ad aprire un altro bottone, per evidenziare ancor più il mio seno. Poiché io ero seduta e lui in piedi accanto a me, ho accavallato le gambe e questo gli ha permesso di vedere il pizzo delle mie autoreggenti, mentre lo sguardo continuava a trattenersi nel solco dei miei seni. Mi son girata verso di lui e, all’altezza dei miei occhi, c’era il suo pacco che si stava gonfiando in maniera davvero esponenziale. Stranamente quella mattina indossavo le mutandine che, a vedere quella lievitazione istantanea di qualcosa che doveva esser veramente notevole, si sono inzuppate all’istante. Lui, dopo un attimo di piacevole stupore, mi ha fissato negli occhi ed ha esordito in maniera molto garbata, facendo ricorso ad un poco velato doppio senso.
«Buongiorno, signora, dovrei inserire qualcosa, qui.»
I nostri occhi si sono incrociati e mi son sentita veramente sciogliere dal languore della sua voce calda e sensuale. Ho fatto un piccolo sospiro, mentre continuavo ad ammirare quel pacco che ora sembrava voler strappare la stoffa dei jeans.
«Non c’è problema. Però voglio che lei faccia una cosa: ora inserirà pure qualcosa qui, ma domani mattina andrà a farsi un bell’esame del sangue e, appena avrà il risultato con dati precisi e sicuri, mi chiamerà in quanto le fornirò la password per inserire un’altra cosa in altri posti!»
Lui mi ha guardato ed ha sorriso in maniera un po’ maliziosa e, dopo essersi seduto, si è girato per ammirare il mio culo da dietro, mentre mi allontanavo dalla scrivania. Ha lavorato alacremente sul mio computer, senza mai staccare gli occhi né dallo schermo né dalla tastiera e, dopo circa due ore, è venuto da me per salutarmi.
«Signora, io quello che avevo da inserire, l’ho fatto ed ho constatato che tutto funziona a meraviglia. Ora farò quanto lei mi ha chiesto e poi mi metterò di nuovo in contatto con lei.»
L’ho guardato con l'aria di chi si aspetta qualcosa di importante e, mentre si allontanava ho potuto ammirare il suo splendido fondoschiena, che mi ha provocato ulteriori brividi di piacere. Il pomeriggio del giorno successivo, ricevo la sua chiamata.
«Signora Lucrezia, sono Luca, il tecnico di ieri, le ho inviato sulla mail i risultati delle mie analisi ed ora mi aspetto di conoscere quale sia la password, per poter inserire programma che dovrò aggiornare con lei.»
Mi son messa a ridere, mentre aprivo la mia posta elettronica. Effettivamente aveva delle analisi perfette e così gli ho dato appuntamento per il pomeriggio del giorno successivo, precisando che non sarei stata sola, ma avremmo messo in atto un gioco di due uomini con una donna: prendere o lasciare.
«Nessun problema! Un doppio innesto di dati, manderà sicuramente in sovraccarico il suo sistema, ma, stia tranquilla, riuscirò a controllare l’afflusso in maniera tale che lei non abbia nessuna ripercussione sul sistema operativo.»
Ho riso ancora per la sua sfacciata, ma simpatica, ironia. Il pomeriggio del giorno successivo mi sono ritrovata all’interno del solito bungalow assieme a Piero, che subito ha cominciato a scaldarmi, facendo scorrere le sue mani in ogni dove sul mio corpo, ma io tendevo a quel bel cazzone che tanto mi aveva irretito qualche giorno prima e che il giovane mi ha letteralmente sbattuto davanti al viso. Della lunghezza di una ventina di cm., la sua peculiarità era nello spessore: molto largo! Appena ho visto l'attrezzo, non ho resistito: mi son messa cavalcioni su di lui e l'ho inglobato in fica, impalandomi su quella trave, fino alla radice.
«Oddio, è enorme! Questo mi apre in maniera incredibile! Fantastico! Mi sento così piena e, nello stesso tempo, letteralmente sfondata!»
Mentre urlavo il mio piacere, Piero aveva appena finito di spogliarsi che io avevo già sbrodolato su quel palo, urlando per l'orgasmo. Ho notato che era rimasto un po' male e, poiché non mi andava di prenderlo nel culo, anch'egli me lo ha messo in fica, da dietro, facendomi urlare per un bel po', non saprei per quanto, ma di sicuro per una buona mezz'ora: avevo due cazzi, belli grossi e duri, che mi pompavano la fica, resa sempre più larga.
«Bellissimo! Mi state spaccando in due! Spingeteli più a fondo! Ancora più dentro! Li voglio sentire fin dentro l’anima!»
Godevo e strillavo ad entrambi affinché spingessero più a fondo possibile. Essi ovviamente mi accontentavano e, più spingevano, più io strillavo per gli orgasmi che si succedevano in continuazione.
Ho perso il conto di quante volte ho goduto. Era un orgasmo infinito senza soluzione di continuità. Sfiniti ci siamo fermati per qualche attimo, ma io provvedevo a tener alte le aste dei miei amici, con delle vigorose pompe ai due cazzi in contemporanea, che ha ulteriormente meravigliato Luca.
«Accidenti, come succhia! Questa troia ne prende due in bocca con una disinvoltura impressionante! Deve aver succhiato tanti di quei cazzi da averne perso il conto!»
Per gratificarlo dei complimenti che mi aveva rivolto, ho aperto le cosce e l’ho esortato a donarmi una bella leccata di fica, dove lui si è inebriato dei miei umori. Poi abbiamo ripreso a scopare in uno dei miei modi preferiti: li ho fatti mettere sdraiati supini, uno accanto all'altro, da bravi fratellini e me li sono scopati a turno, cavalcandoli: in ogni momento avevo un cazzo in fica e l'altro in mano o in bocca, prima l'uno poi l'altro, poi di nuovo il primo e così via, per cinque/sei cambi ciascuno. A quel punto ero così eccitata che li avrei preso anche in culo, ma ero esausta per esser stata chiavata da quelle grosse mazze in fica. Alla fine non ne potevo più, mi son messa sdraiata supina, ho aperto le cosce quanto più potevo ed ho chiesto il gran finale con una copiosa sborrata.
«Dai, Luca, adesso scopami e sborrami dentro tutto il tuo piacere!»
Lui mi ha penetrato, perché era davvero al limite e, dopo poco, mi ha schizzato dentro una sborrata che mi ha allagato la fica. Ho sollevato le gambe e l’ho bloccata dentro di me, mentre contraevo i muscoli vaginali; ho preso a mungere quel cazzo, strizzandolo fino all’ultima goccia con la fica. Ciò non è sfuggito al giovane stallone che ne è rimasto veramente affascinato.
«Caspita, che meraviglia! Ti sento contrarre i muscoli vaginali ed ho la sensazione quasi mi stessi facendo un pompino con la fica! Sei veramente straordinaria!»
Poi l’ho liberato dalla mia presa e l'ho lasciato scivolar fuori, così Piero, nel vedere quel ben di Dio che colava fuori, mi si è accostato e me l'ha leccata a fondo e per bene. Questa è una cosa che mi sconvolge da morire. Non solo perché Piero mi fa godere con la lingua quando lecca tutto ciò che sgorga dalla mia fica, appena farcita dall’altro maschio, ma anche per la particolare sensazione che provo, quando sento la sua lingua scorrere fra le pieghe della mia fica: in quei momenti, chiudo gli occhi e immagino che sia mio marito che fa il suo dovere di perfetto cornuto a leccarmi la fica. È solo una sensazione, un desiderio che covo dentro di me da tempo, che è capace di donarmi piaceri di una intensità tale da farmi raggiungere un nuovo orgasmo. Vedermi godere mentre ero leccata da Piero, ha stupito anche Luca, che mi aveva presentato il cazzo alla bocca, dopo la sua copiosa sborrata.
«Accidenti, che porca! Ti fai leccare la fica che ti ho appena farcito! Ma la cosa sconvolgente è che ci stai godendo ancora!»
Ho sollevato gli occhi e gli ho sorriso, annuendo mentre continuavo a ripulire il suo cazzo. Un attimo dopo, anche Piero, che aveva le palle gonfie, mi ha penetrata e mi ha fatto godere con un'abbondante sborrata, proprio in fondo alla fica e come piace a me.
«Eccomi, Lucrezia! Sborro! Senti la mia sborra che ti riempie?! Ora!»
Nonostante la mia fica fosse completamente slabbrata dalla notevole verga di Luca, ho provato molto piacere nel sentire Piero che mi scopava freneticamente. In effetti il suo cazzo è più corto di quello di Luca e anche di minor spessore; pur rimanendo sempre una splendida verga, ha una sua particolare conformazione: è ricurvo verso l’alto, una specie di banana che, quando mi penetra, mi stimola la parte superiore della vagina e questo mi provoca un orgasmo davvero potente e diverso da tutti gli altri che, in genere, come anche Luca, mi dilatano o mi sfondano per la loro lunghezza. Lui invece accarezza la mia vagina in alto e questo mi fa letteralmente impazzire. Appena Piero si è svuotato dentro di me, rimanendo ancora diversi istanti immobile, affinché lo gratificassi con le mie contrazioni vaginali, in modo da spremerglielo anche a lui, una volta uscito, mi si è inginocchiato di lato per farselo ripulire dalla mia bocca; allora ho rivolto lo sguardo verso Luca e, aprendo le cosce, l'ho invitato a leccare, come aveva fatto Piero. Ho letto nei suoi occhi un che di stupore, un lieve imbarazzo, mentre declinava l’invito. Ci son rimasta malissimo! Fino a quel momento mi era piaciuto tutto di lui, ma, il fatto di non gradire di leccarmi, come aveva fatto Piero, per ricambiare, in qualche modo, il piacere che gli avevo dato, mi ha deluso oltremodo. Piero, che mi guardava, ha intuito la mia delusione e, prontamente, si è offerto di farlo lui, ma io ho rifiutato. Ho notato che Luca aveva intuito il mio disappunto e cercava, in qualche modo, di porvi rimedio, ma, dal mio punto di vista, il gioco era rotto. Con un sorriso forzato, ho detto ad entrambi che era ora di andare, perché si era fatto tardi. Ho indossato il mio tanga, aggiungendo un piccolo salva slip, perché volevo che la sborra mi restasse dentro il più a lungo possibile. Tornata a casa, trovo il maritino che è appena tornato dalla sua partita di golf e, stranamente, aveva voglia. Non potevo proprio perdere un'occasione così rara. Così gli ho messo la fica in faccia e, mentre gli scolavo in bocca la sborra dei miei amici, mi ha chiesto come mai ero così fradicia di umori.
«È tutto merito tuo, amor mio, mi ha fatto eccitare l’idea che tu sia rientrato con la voglia di far l’amore con me e quindi ti sto sbrodolando in bocca!»
Lui, contento, ha ingoiato tutto con avidità, provocandomi un intenso orgasmo al solo pensiero che non stava facendo altro che leccare la sborra che un altro mi aveva riversato dentro, per, infine, scoparmi felice e contento, come solo i mariti cornuti sanno fare, regalandomi la terza sborrata della serata. Ero proprio convinta di meritarmela a conclusione delle due eccezionali sborrate ricevute da due maschi tanto generosi. Poi ebbe a verificarsi un fatto assolutamente imprevisto. Due giorni dopo, appena rincasata, lui mi stava aspettando e appena giunta al suo cospetto, mi ha guardato con occhi duri e cattivi. Senza dir nulla, mi ha afferrato per i polsi e mi ha immobilizzato, stringendomi a lui e facendomi sentire il suo cazzo duro e gonfio. Ammetto che mio marito è abbastanza dotato e, sentirlo premere contro la mia fica, mi ha, in qualche modo, eccitato.
Dopo di che sono rimasta strabiliata dalle sue parole.
«Sei una zoccola! E adesso te lo dimostro!»
Senza aggiungere altro, mi ha fatto girare e, distesa sul tavolo della cucina, ha sollevato la gonna e, poiché non avevo indossato l’intimo, ha estratto il cazzo già duro e, con un solo affondo, me lo ha spinto tutto nel culo.
«Fa piano! Mi fai male, così, a secco!»
Lui mi ha assestato due sonore pacche sul culo, mentre proseguiva a sfondarmi come un forsennato.
«Stai zitta, zoccola, lo so che hai il culo rotto e la fica completamente spanata!»
Mi ha pompato per un po’ e poi, all’improvviso, mi ha afferrato per i capelli e, dopo essersi sfilato da dietro, mi ha fatto inginocchiare e mi ha infilato il cazzo tutto in bocca!
«Succhia e bevi zoccola! Sei una puttana! Una baldracca sfondata!»
Un attimo dopo mi ha riversato in gola tutto il suo piacere ed io l'ho ingoiato fino all’ultima goccia. Ho intuito che doveva aver scoperto qualcosa e così, dopo avergli ripulito il cazzo a dovere, mi son alzata e, con ancora una buona dose di sborra in bocca, ho afferrato la sua testa e l'ho baciato con passione.
Lui ha risposto al bacio infilando la sua lingua nella mia bocca e insieme ci siamo gustati il sapore di quel nettare. Quando mi sono staccata da lui, l’ho guardato e lui, continuando a tenermi abbracciata a sé, con occhi completamente diversi, mi ha fissato e mi ha chiarito ogni cosa.
«Questa mattina, è venuto il tecnico del computer e raccontava ad un mio collega di come si era scopato una troia insieme ad un altro e, quando ha proceduto alla descrizione della zoccola che si erano fatti insieme, lì per lì, non ho prestato molta attenzione, ma quando ha detto che aveva una piccola voglia, a forma di cuore sopra la chiappa destra, ho capito che stava parlando di te. Così mi son avvicinato ed ho chiesto ulteriori dettagli, fingendomi particolarmente interessato. Dopo qualche insistenza, mi ha raccontato di come ti sei fatta scopare da lui e da un altro, con due cazzi nella fica e ti sei fatta riempire di sborra. Quando gli ho chiesto in che giorno era avvenuta la monta, allora ho capito che, quando sei tornata a casa, quella che stavo leccando era la loro sborra. Son corso in bagno a farmi una sega, per quanto ero eccitato. Ho capito che la zoccola, di cui stavano parlando, eri proprio tu e questo mi ha mandato letteralmente ai matti. Non immagini da quanto tempo avevo voglia di chiederti di cambiare qualcosa nel nostro rapporto, ma non ero certo che il cambiamento potesse avvenire in maniera così repentina e, in ogni caso, son felice che tu sia una gran zoccola, così da potermi divertire anch’io, con te.»
L'ho baciato ed abbracciato forte, con le lacrime agli occhi, e gli ho promesso che non lo avrei mai più tenuto all’oscuro circa le mie avventure. Mi ha chiesto di partecipare ai miei incontri e di poter essere attivo nei giochi o, anche solo da spettatore, ed io, intimamente, son felice di sapere che finalmente mio marito abbia scoperto la mia indole da zoccola.
50
0
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Elisabetta, alice e il pub a luci rosse (ii parte)
6. Il "contratto".
Alice aveva detto ai suoi genitori che aveva trovato lavoro: avrebbe dovuto stare fuori casa la sera tardi, ma a lei andava bene così, e oltretutto avrebbe guadagnato una cifra ragguardevole... Ovviamente, non gli aveva raccontato di cosa si trattava nello specifico, ma semplicemente che si svolgeva in un pub.
Cosi, quella sera, assieme alla sua vecchia compagna di scuola, puntualissime, alle ore 22,00 si trovarono a bussare alla porta di servizio del locale.
Come per il provino, anche quella sera gli andò ad aprire lo zio in persona:
- "Benvenute, ragazze... Siete pronte? Vedrete che sarà un lavoro divertente, che vi metterà in tasca parecchi soldini... Come dire: l'utile e il dilettevole!", disse tutto contento l'uomo.
Le fece passare nel suo ufficio che – con grande sorpresa di Alice – non era più quello stanzino squallido dell'altra volta, ma un ambiente più ampio e con un bello scrittoio in mogano.
Le fece sedere su due confortevoli poltrone in pelle, e lui si andò ad accomodare di fronte a loro.
Poi, cominciò a parlare, spiegando quali sarebbero state le loro mansioni, e alla fine – presentando a ciascuna un foglio con una penna – le incoraggiò a firmare:
- "Ecco il vostro primo contratto... E chissà che un giorno non possiate raccontare orgogliose di questo vostro inizio, del vostro primo impresario...", disse sornione.
Alle due, questo sembrava l’avverarsi di un sogno: avrebbero fatto soldi facili semplicemente avvalendosi del loro corpo... E allora – pensò tra se e se Elisabetta – sia benedetto quel “video dello scandalo” e quel porco dello zio!
7. Il debutto.
Luca ripose con cura quei documenti, e quindi le scortò al loro camerino, dove potersi cambiar d'abito e prepararsi per la serata.
Un'ora dopo, le ragazze si presentarono al banco del bar nella sala grande, che si presentava già affollata di maschi di mezza età, tutti tra i 45 e i 55 anni, in attesa dello show pubblicizzato sui manifesti affissi sui muri della città...
Alle pareti, videro che erano piazzati dei divanetti in velluto, e al centro una serie di tavoli rotondi si affacciavano su un palco sopraelevato, dove l'orchestra già stava suonando, e dove era montato un palo da “lap dance”.
Elisabetta, quella sera, era ancora più affascinante del solito: indossava un vestitino nero tutto d'un pezzo, con la gonna scampanata che si allargava man mano che scendeva verso le ginocchia, e sopra un corpetto sostenuto da due bretelline sottili, mentre ai piedi calzava un raffinato paio di infradito da sera color argento.
Alice, invece, pur potendo sembrare fuori luogo con quella sua maglietta verde casual che dalle spalle le scendeva giù restringendosi poco sopra il ginocchio, era ugualmente una favola con le sue inseparabili Vans.
La loro avvenenza, non sarebbe comunque passata inosservata, e infatti non appena uscirono dal camerino Alice fu "vittima" del socio di Luca, il quale le si parò dinanzi e con galanteria e le disse:
- "Complimenti, signorina, ma lo sa che ha proprio delle belle tette?”.
La ragazza, rimase stupita da quell’affermazione alquanto inconsueta, ma quello riprese:
- “Mi scusi se mi sono presa questa libertà, ma la sto osservando da quando è entrata nel locale con la sua amica… e non ho proprio resistito…. Mi consenta di augurarle buon lavoro...".
Intanto, ad un cenno perentorio di Luca, la musica cambiò, facendosi più avvolgente, più “calda”, e le due giovani – con fare lascivo - si appressarono alle loro postazioni.
Betty, salì sul palco e – agguantando con padronanza il palo – cominciò con fare conturbante ad incantare il pubblico. Lentamente, fece scivolare giù le spalline, in modo tale da dare l'impressione di voler risolvere la faccenda in poco tempo.
E invece, lanciando uno sguardo malizioso agli astanti che già si stavano agitando, le fece risalire al loro posto.
Compì un giro completo attorno al palo a tempo di musica, e poi tornò ad armeggiare con quei sottili lembi di tessuto... Li spostò nuovamente verso il basso, facendoli scavallare dalle spalle, prima l’una e poi l'altra, e reggendo nel frattempo con l'avambraccio il corpetto – all’altezza del seno – che iniziava a muoversi autonomamente.
Dalla sala cominciarono a levarsi i primi discreti e isolati applausi di incoraggiamento, ai quali Elisabetta rispose ancheggiando ed iniziando ad fare scendere le coppe e poi – con una mano sul fianco – l’intero bustino, esponendo alla vista un bel reggiseno nero, semitrasparente, che lasciava scorgere già buona parte delle mammelle e immaginare i bei capezzoli.
Il suo sguardo andò a spaziare su tutta la platea, finché incrociò gli occhi lucenti di libidine dello zio che finalmente poteva ammirare sua nipote in azione, dal vivo.
Luca, perso in un mondo tutto suo, si lasciò sfuggire, improvviso, un grido:
- "Bra-va! Sei bellissima!".
Tutti si voltarono nella direzione da cui era venuto quell’apprezzamento, mentre Betty abbassò lo sguardo e riprese a svelare le sue grazie tanto gradite: con entrambe le mani sui fianchi, spinse la gonna verso il basso, la quale ondeggiando abbandonò la sua posizione... Giù, sempre più giù, scoprì prima le cosce, poi le ginocchia, e infine si abbatté a terra.
Con un movimento aggraziato, la ragazza sollevò prima una gamba e poi l'altra, liberandosi completamente da quell'abito.
Fece per aggrapparsi, ancora una volta, al palo, ma si guardò i piedi, poi il guardò quello che era diventato già il “suo” pubblico, e mettendosi una mano sulla bocca con un gesto “alla Betty Boop”, finì per liberarsi di quelle eleganti infradito.
Il suo incantevole fisico era ormai lì, sotto gli sguardi di quei maschi "affamati", che sembravano dire: "Non fermarti proprio adesso!".
Ancora, cercò lontano, in fondo alla sala, un cenno di consenso dello zio, il quale le fece di si con la testa, come a dire: "Non vedi che sono tutti ai tuoi piedi? Vai avanti!".
Elisabetta, allora, si voltò dando le spalle a quella moltitudine, spingendo all'indietro quel suo bel culetto sodo ma non troppo, e spudorato. Voltò il capo verso di loro, e intuendo dove avevano posato gli occhi, muovendo a destra e a sinistra il dito indice fece segno do no, che non era ancora giunto il momento di offrirglielo in versione “full nude”.
Invece, artigliò – risoluta – il ferretto del reggiseno, e lo sganciò...
Mentre i due lembi di quel capo d’abbigliamento le cadevano lungo la schiena, in sala si udì simultaneo un coro di entusiasmo, seguito da un primo fragoroso applauso.
La fanciulla, aveva davvero un grande senso della teatralità, tanto che si strinse con tutte le dita delle due mani alla pertica, e piano piano – ruotando su se stessa – sfoggiò apertamente quel gran bel paio di tette che finora erano state apprezzate da pochi fortunati, privatamente.
Agli applausi, stavolta, si unì una istintiva "standing ovation", mentre Luca, soddisfatto, gongolava...
Ma Elisabetta sapeva bene che era lì per darsi in pasto a quei degeneri, sapeva esattamente cosa doveva fare, e quindi proseguì ostinata in quel gioco perverso, dal quale stava cominciando anche a provare piacere.
Scese le mani dal palo, giù fino all'altezza dei fianchi, dove inserì i pollici a mo' di gancio nella fettuccia del perizoma che le cingeva la vita e che le metteva delicatamente in evidenza le sue provocanti "maniglie dell'amore".
Tirando verso l'esterno, calò adagio quella fettuccia elasticizzata all'altezza delle anche, principiando a svelare – nuda – la spacca delle natiche, fino a quando non la abbassò del tutto, prima alle ginocchia e poi alle caviglie... Come già fatto con la gonna, puntò a terra le dita dei piedi sollevando i talloni, si tolse il perizoma, lo raccolse, e – facendolo roteare sull'indice della mano destra, da consumata pornostar – si voltò e lo lanciò verso gli spettatori...
Ora era completamente nuda, ma stranamente non provava vergogna di tutti quei maschi, anzi il suo corpo le trasmetteva una sensazione di grande sicurezza.
Portando l'avambraccio all'altezza della vita, salutò come fosse in teatro, ricevendo in cambio una raffica di applausi interminabile.
E a premiare il pieno successo dello spettacolo, si alzò in piedi uno degli astanti che fece voci:
- "Sei meglio di una pornostar! Non andar via… Non puoi lasciarci così…".
Ma Betty, non ascoltava più le grida provenienti da quella platea, raccolse le sue cose, indossò un’elegante vestaglia da scena, e si ritirò nel suo camerino...
Dal canto suo, Alice – che aveva seguito con viva partecipazione le evoluzioni della sua amica – si era data da fare in platea, passando tra tavoli e divanetti a "tener compagnia" ai clienti che si stavano scaldando grazie alle voglie che forniva loro Elisabetta...
Lei – che aveva ancora molto da imparare – non si era spogliata, ma quando si sedette la maglietta che indossava fece sì da mettere in bella mostra la sua di “nudità”, dall'anca alle caviglie.
Era sì piccolina di statura, ma ogni centimetro esprimeva pura sensualità, tanto che più di un avventore la notò… In particolare, un facoltoso signore, che le chiese di venire vicino a lui e le garbo le disse:
- "Ehi, bellezza, hai delle cosce che sembrano scolpite, sono la fine del mondo...".
Ed iniziò ad accarezzargliele, a mano aperta, con sempre maggior intensità e brama di saggiarne e goderne le forme.
Un altro le si dichiarò:
- "Potrei fare follie per queste delizie... Guarda che polpacci, ben torniti, lisci... da non credere, se non li vedessi di persona...".
Alice stava al gioco, consapevole di non essere inferiore a Betty, ma che doveva percorrere la sua strada, e che ognuna di loro aveva le sue specifiche “qualità”.
Ad esempio, quando lo "spettacolo" dell'amica era arrivato al culmine, ci fu un tizio che – disinteressandosi di Betty – puntò i suoi interessi morbosi sui piedini della giovane... Incurante di coloro che gli stavano intorno, dopo averle levato le Vans, avvicinò quelle estremità al suo naso, e – benché fossero sudate – con estrema gentilezza le sorrise, annusò tutto a pieni polmoni, ed ebbe solo la forza di balbettare:
- "Sono di una raffinatezza… Due babà... Vedi, per uno come me che adora il piede femminile, non c'è niente di meglio... Non ho mai visto un particolare più sublime...".
Insomma, anche Alice aveva avuto la sua parte di ammiratori… Poteva sembrare poca cosa, ma questo era nulla a confronto di ciò che sarebbe ancora dovuto accadere!
8. La lotteria.
Per movimentare la serata, che sembrava stesse languendo dopo l’eccellente prova di Elisabetta, Luca prese il microfono ed comunicò ai presenti:
- "Gentili ospiti, ho il piacere di annunciarvi che le nostre showgirl si sono rese disponibili a fare da premi – e che premi! – per una fantastica lotteria... I due fortunati primi estratti, avranno il piacere di potersi appartare con loro, per un'ora di puro piacere... Potranno scegliere, ciascuno, due posizioni di loro gradimento da sperimentare con le ragazze... Le inservienti, passeranno ora tra i tavoli per la vendita dei biglietti. Buona fortuna, e ancora buon divertimento!".
Dopo circa una mezz'oretta di suspance, tutto si era concluso, e i vincitori, Marcello ed Enzo – accompagnati dalle fanciulle – si erano ritirati nelle stanze loro assegnate.
Tutti gli altri, erano rimasti ai loro posti, benché delusi, a sorseggiare delle bibite offerte dall'organizzazione, ma sopratutto tenuti fermi ai loro posti da una allettante prospettiva che Luca gli aveva segnalato:
- "Signori clienti, siete pregati di rimanere seduti ai vostri posti, perché quando i vincitori della lotteria avranno riscosso i loro premi, ci sarà una gradita sorpresa per tutti quanti".
La prima a chiudersi la porta dietro di sé con il “suo” uomo fu Alice, a cui il fato volle assegnare proprio quell'avventore che poco prima – sul divanetto – le aveva annusato i piedi.
Senza indugiare oltre, Marcello le ordinò:
- "Tu non lo sai, divina creatura, ma io sono da sempre un feticista dei bei piedini femminili... Per favore, togliti quelle inutili calzature...".
La ragazza, ligia al suo incarico, non esitò a farlo, e glieli porse sulle ginocchia.
Al che lui, tutto tremante per il grande onore ricevuto da quella ragazzina, li prese sorreggendoli per le palme, e portandoseli alle labbra li baciò con venerato rispetto. Poi, alzò gli occhi verso Alice, e ammirato proclamò:
-"Sono due gioielli, due splendidi diamanti da custodire con infinita attenzione...".
E si rituffò con avido desiderio su quei frutti gustosissimi.
Ma stavolta, anziché stamparvi sopra solo un tenero bacio, dischiuse le sue labbra e vi introdusse – una ad una – le dita, che prese a succhiare come se potesse con quel gesto estrarne un imperscrutabile alimento per sé indispensabile.
Si dedicò ad ogni fenditura, risalendo infine, con la lingua saettante a far da pennello, lungo il dorso fin sulla caviglia.
Ripetè l’azione su entrambi i piedi, e poi soddisfatto depose quelle sue conquiste e tornò a parlare:
- "Hai visto che rispetto ho portato per loro? Adesso, però, tocca a loro, a te, ricambiare, e farmi vedere come sei brava ad usarli".
Detto ciò, si alzò in piedi, si sbottonò i pantaloni, se li abbassò insieme ai boxer, e tranquillamente tornò a sedersi, sollevando la camicia su fino all'ombelico e mostrandole il suo membro ancora flaccido.
Quello era il secondo cazzo che aveva davanti, dopo quello del suo ragazzo, e le parve promettere molto bene…
Alice capì subito, da ragazza intelligente qual'era, cosa Marcello volesse da lei, e si mise subito all'opera: si allontanò quel tanto che bastava per poter distendere le gambe e azionare correttamente i muscoli delle cosce, serrò stretta – tra gli alluci – l'asta, e cominciò a muoversi in su e in giù, con la stessa facilità che avrebbe mostrato se avesse usato le mani.
Scendendo, si portò con sé la pelle del prepuzio, scoprendo la cappella e mettendo in tensione il frenulo; risalendo, ricoprì quel cazzo, finendo per accarezzare con il pollice il glande ormai avvolto di nuovo nella sua protezione...
L’uomo era al settimo cielo:
- “Ohhhh… Siiii… Vai alla grande, tesoro… Non ti fermare, sei il mio premio, l’unico che potessi mai desiderare… Dovresti insegnarlo a mia moglie che ha il triplo dei tuoi anni… Vai… Vai… Non fermartiiii”.
Anche Alice, però, era andata fuori di testa:
- “Daiii… mettiti a sborrare al più prestoooo…”
Quel movimento alternato durò per una buona decina di minuti, fintanto che l'arnese di Marcello non raggiunse il massimo dell'erezione.
A quel punto, lui si ritenne assolutamente soddisfatto:
- “Se non ti avessi qui davanti, faccia a faccia, ti farei più grande… E invece, ti faccio i miei complimenti… Sei riuscita a farmi godere senza farmi sborrare! E’ questo che mi eccita di più… E vedrai, che avrai tempo per assaggiare il mio seme…”.
Decise, quindi, di passare alla seconda "posizione"...
Alice, fu lesta a calare il suo asso nella manica: si alzò in piedi, ed agguantando la sua bella maglia verde per il pizzo inferiore, la sollevò tirandola su verso il capo.
Quel gesto, fece sobbalzare come caprioli impazziti le sue tettone, che poi ripiombarono immediatamente giù per via della gravità in un bellissimo movimento sussultorio.
Sfilata completamente la maglia, il cliente restò imbambolato ad osservare quel topless da urlo, e benché fosse così impressionato da tanta bellezza, non si dimenticò del suo “secondo desiderio”.
Pretese, inoltre, come fosse un extra, che la ragazza facesse un giro completo su se stessa, poiché volle contemplare anche il suo culo:
- “Tesoro è proprio bello, formoso… in una parola, stratosferico… Incredibile! Con quel culo, potrai fare tanta strada… E’ un portento… Sembra fatto apposta per far venire strane idee… Me ne sto innamorando, e voglio vederlo nudo!”, le disse, mentre lo schiaffeggiava per saggiarne bene la compattezza.
Alice assecondò quel porco anche in quella sua fantasia, in fondo le piaceva essere guardata, le scatenava dentro tanta adrenalina da non credere.
Perciò, sapendo di avere un “lato b” molto invitante, non si fece pregare… Indossava ancora un bel perizomino rosso, con il triangolo di tessuto anteriore molto compatto – così da non permettere la visuale della sua micetta – mentre sul di dietro era praticamente ridotto a una strisciolina in vita, raccordata con quella che le passava in messo alle chiappe da un elegante ricamo.
Quelle poderose chiappe erano già così bene in vista, ma lei tentò di copiare Betty nel togliersi lo slippino, e bisogna dire che ci riuscì alla grande, suscitando in Marcello che guardava una reazione ancora più estasiata.
E quando quel sedere fu completamente nudo, lui ci passò sopra le sue mani, palpeggiandolo con impegno, in ogni dove; lo leccò, inumidendolo con la saliva, e poi spargendo il suo liquido su tutta la superficie.
A tratti, insinuandosi tra le sue gambe, andò anche a lambire la sua passerina, che mostrò di gradire quell’inattesa attenzione…
Ma era il momento di “riscuotere” la seconda posa, non c’era più tempo per tergiversare, e soprattutto non poteva domandare altre prestazioni…
Erano entrambi ormai nudi, perciò disse alla ragazza:
- “Appoggia le mani sulla porta, e piegati a 90 gradi”.
Alice, docile ai comandi, obbedì, posò le mani sul legno dell’uscio, a mezza altezza, e contemporaneamente divaricò leggermente le gambe, ben tese.
Poi, Marcello le ordinò di nuovo:
- “Adesso, stai rilassata, e vedrai che ci divertiremo…”.
Le si avvicinò al culo con il cazzo ancora in tiro, anzi sempre di più, striscò la mano in mezzo alle gambe e saggiare la sua eccitazione, e poi afferrando con forza le sue natiche le separò il più che potè.
Finalmente, si palesò, in tutto il suo splendore, quel rosone che era stato già violato durante il provino…
Non appena quel maschio lo toccò per valutarne la cedevolezza, Alice ebbe un fremito di piacere, e sospirò:
- “Ohhh… Siiii… Entra, ti prego… Non fa male… E’ molto meglio che davanti, credimi…”.
Marcello non si aspettava quella “sfacciata” reazione, ma ne fu contento: “almeno”, si disse tra se e se, “non ho a che fare con una ragazzina schizzinosa…”.
Le disse:
- “Sei pronta?”
E senza attendere risposta, dopo un altro breve tocco alla fica gocciolante, e dopo essersi inumidito la cappella con quel succo, si appoggiò di peso al suo orifizio e spinse con decisione…
La ragazza, provò un dolore pungente, sebbene fosse ormai “ben disposta”, e gli urlò:
- “Ohhh… Sei grosso! Mmmhhh… Possiedimi… Sono il tuo premio… Aahhh…”
Ma ormai il cazzo era entrato nel culo, e stava percorrendo il suo giovane intestino, giù fino a sentire le palle sbattere sulle sue chiappe sode…
La stantuffava con forza e potenza, veloce e più lentamente.
Intanto, nell’attesa di proseguire la serata, Luca aveva lasciato per un momento i suoi clienti e stava facendo un giro nei corridoi prospicienti le stanze in cui i fortunati avventori stavano copulando con le “sue” dipendenti.
Passò davanti alla stanza in cui sapeva si fosse appartata Alice con quel feticista dei piedi… Indugiò a lungo, e all’improvviso sentì quella porta sbattere forte…
- “Ma che sta succedendo?”, si chiese.
Era sorpreso, però non voleva entrare e interrompere il tutto sul più bello… Si guardò intorno, e non vedendo nessuno nei paraggi decise di chinarsi a spiare dal buco della serratura…
Spettacoloooo… Ecco cosa stava succedendo! Vide Alice piegata a 90 gradi, appoggiata proprio a quella porta, e dietro di lei Marcello che se la stava pompando alla grande…
E’ ancora più sorpreso, ma riflettendo a bassa voce si disse:
- “Bene, ci sa proprio fare, questo! Guarda come se la chiava e come le ballano quelle tettone di quella sgualdrina… Maria e Giulia ci hanno visto lungo…”.
Nel frattempo, l’uomo le era venuto nel culo, con un’espressione quasi animalesca:
- “Ohhh… Vengoooo… Ferma così troia!”.
E dopo averle rovesciato dentro tutto ciò che aveva, si sfilò lasciando quel pertugio oscenamente spalancato… Una mucosa rosso fuoco dal buon uso che i due ne avevano fatto…
Poi passò davanti alla stanza di Elisabetta, e sentì degli strani “rumori” provenire dall’interno. Si disse:
- “Perfetto, si stanno proprio divertendo! E mia nipote si sta confermando proprio una bella macchina da sesso…”.
Infatti, anche se per Elisabetta Enzo aveva scelto la posizione più classica, quella femmina sapeva proprio come trasformare anche un morto in perfetto macho…
In quel frangente, mentre Luca si fermò a spiare, Betty aveva appena domandato a quel maschio di mettersi il preservativo, ma lui le aveva risposto, con disprezzo:
- “Bella, con tutto quello che ho pagato per entrare… voglio sentire tutto, e al naturale!”.
Stava già supina, e in breve assunse la tipica posizione del missionario, che a lei piaceva molto. Poi gli disse:
- “Dai, entra…”.
Enzo, che era un tipo cerebrale e voleva sentirselo chiedere, non esitò, entrò dentro e cominciò a scoparla per bene… Più la scopava e più la fica di Betty si allargava in modo incredibile, ma lei era tranquillissima, pareva che lasciasse lui guidare quella penetrazione ma invece era lei a fargli fare ciò che voleva…
Anche costui, a un certo punto, essendo vicino a eiaculare e non volendo rischiare di ingravidarla, si sfilò in tempo e le fece assumere la seconda posizione prevista da regolamento quella del cucchiaio.
Le ordinò:
- “Mettiti lunga su un fianco, e chiudi un pò le gambe…”.
Poi si sdraiò anch’esso, dietro di lei, aderendo al suo corpo quasi come un guanto, e le chiese:
- “Alza la gamba sinistra, per favore, così riesco a penetrarti meglio in fica”.
E sentendo su di sé quel fantastico culo, si spinse a stropicciarle dolcemente le tette, la pancia, i fianchi soffici e tutte curve… e finalmente a penetrarla a fondo, molto a fondo!
Quanto le piacque, ad Alice, la sensazione che provò giacendo con lui in quella posizione a lei sconosciuta!
Il moto era indolente, placido, ma allo stesso tempo molto appassionante.
Il desiderio crebbe esponenzialmente, e lei gli prese una sua mano e se la portò fra le labbra, succhiandola, leccandola, in un certo senso “consumandola” di saliva.
Le bocche si unirono, ed i giochi di lingua crebbero con la stessa cadenza dei colpi che lui le dava in vagina.
Ad un certo punto, un non voluto morso di passione manifestò la sopraggiungente pace dei sensi: Enzo – che era riuscito così bene a controllare i suoi impulsi fino a quel momento – le era venuto dentro…
Troppo bello, anche per lei, ma… Che rischio che stava correndo!
9. Orgia cerebrale.
Finalmente, l'ora di sesso è finita, e Alice ed Elisabetta – provate nel fisico ma appagate dalla loro prestazione – tornarono nel loro camerino.
Si accasciarono, ancora nude, sulle poltroncine che avevano a disposizione, e – lontane da orecchie indiscrete – cominciarono a chiacchierare tra loro:
- "Dopo tutto, è stato divertente", disse ridendo Alice all'amica, con la spensieratezza di chi poteva ancora essere considerata - dinanzi ai suoi cari – una “brava ragazza”.
E Betty:
- "Nonostante il mio precedente, pensavo che mi sarei morta dalla vergogna, davanti a tutta quella gente, e invece... Non so come dire... Mi sono sentita assolutamente normale, come quando sono nuda davanti all'uomo che mi scopa...".
- "Davvero, amica mia", le rispose ammiccando la recluta, "io, quando hanno cominciato soltanto a palparmi le cosce, ero terrorizzata... Vederti li, nuda, che ti muovevi con quella naturalezza, é stato per me un grande addestramento...".
- "Insomma, mi sono sentita così libera che mi sono pure bagnata dall'eccitazione!", tagliò corto Betty.
- "Proprio vero, e lo hanno notato tutti!", rise a crepapelle Alice...
E mentre le due amiche si stavano scambiando quelle confidenze, bussò alla loro porta un inserviente:
- "Scusate, ragazze, ma il signor Luca vi vuole vedere subito... Ah, mi ha detto di riferirvi di raggiungerlo in ufficio con solo l’accappatoio...".
Le due, si guardarono senza dir nulla... Elisabetta, conoscendo bene quel porco dello zio, temette un altro ricatto, e quindi – sentendo su di sé la responsabilità dell'amica – si mise sulla difensiva:
-" Alice, mi raccomando, se ti chiede ancora di scopare, o vuole scoparti, la risposta è no! Non ti deve coinvolgere in cose di famiglia!".
Ad ogni modo, fecero come le era stato chiesto, e dopo una bella doccia che le levò di dosso l'odore nauseabondo di maschio e di sperma, si recarono nello studio del padrone, il quale le ricevette con tutti gli onori:
-"Ecco qua le nostre showgirls", esordì lui non appena le vide, "ma lo sapete che avete avuto un gran successo? I due che vi hanno scopate in stanza, sono rimasti contentissimi e non vedono l'ora di rivedervi... Grazie a voi, il nostro pub farà un gran salto di qualità, andremo a finire persino sulle pagine di quotidiani nazionali... Ho già capito a cosa pensate, ma tranquille, che nessuno conoscerà mai la vostra vera identità... E per questo, voglio dirvi che vi raddoppierò il compenso...".
Ad ogni modo, Betty e Alice non riuscivano a crederci: tutto ciò era nato per uno sbaglio della più “esperta”, da una costrizione, ed ora si stava tramutando in una cosa seria e molto allettante...
Ma non è tutto oro quello che luccica, e infatti Luca – dopo i complimenti – le chiese un "servizio extra" sul palco.
Nonostante quello che si erano dette in camerino pochi minuti prima, e tenendo conto della riconoscenza mostrata, non seppero rifiutare...
Così, uscite dall'ufficio, si diressero direttamente nella sala grande, dove però era tutto cambiato: il palco, adesso era al centro della sala, e tutto intorno erano in febbrile attesa quegli uomini non ancora sazi di emozioni forti e che aspettavano l'ennesima razione di sesso.
Con il loro incedere, elegante e altero, e con lo sguardo perso nel vuoto, le ragazze parevano due condannate che stavano per scendere nell’arena per essere sbranate dai leoni…
Avvolte solamente in una essenziale vestaglia di seta bianca, che le copriva a malapena l’inguine, sembrava che quella marea umana si facesse da parte, per lasciare il passo alle stelle nascenti del firmamento del porno...
Nel mentre, Luca annunciò:
- "Signori!, siamo finalmente giunti al clou della serata... Alice e Betty hanno accettato di mostrarsi a tutti noi... Siccome ho notato un po’ di malumore tra coloro che non sono stati estratti durante la lotteria, abbiamo deciso che le ragazze saranno ancora qui a per ognuno... C'è un detto che fa: guardare e non toccare, ma noi stasera lo cambiamo... Guardate e toccate pure! Buon divertimento, e alla prossima occasione!".
Intanto la musica impazzava ad alto volume, per coprire i gemiti delle ragazze che sicuramente sarebbero ben presto esplosi…
Le due, avevano raggiunto le loro postazioni... Un rullo di tamburi fece da introduzione a questo momento; poi ogni rumore cessò, e Betty ed Alice iniziarono a sciogliere la stola che chiudeva le vestaglie.
In un momento, quel fragile tessuto cadde, in un impercettibile fruscio, ai loro piedi nudi, lasciando quelle due angeliche creature in balia di mille sguardi e pensieri lascivi.
Per la prima volta in vita sua, anche Alice era nuda davanti a tutti quegli uomini, lei che non si era ancora mai offerta totalmente a nessun maschio di sua spontanea volontà.
In quella che poteva sembrare una bolgia infernale, le venne spontaneo prendersi per mano, forse per darsi coraggio in quella nuova “avventura”, ma la platea interpretò quel gesto come qualcosa di assai spettacolare...
Ogni parte dei loro corpi era oggetto di morbose attenzioni... Emanavano un chiarissimo e indiscutibile profumo di femmina, mentre quei maschi le giravano attorno, come fossero dei manichini di carne...
Alice, allora, guardò supplichevole Betty, e sottovoce le sibilò:
- "Dimmi che sto sognando, che è un incubo... Meglio essere scopata cento volte per davvero che essere trattata così, come una bestia...".
Ma l'amica, che era molto più avanti di lei, le rispose:
- "Stai zitta, cretina, non è meglio aprire le cosce che spaccarsi la schiena in fabbrica? Perciò, pensa a godere anche in questo modo...".
Stavano ancora parlottando tra di loro che una voce – che Betty riconobbe non essere dello zio – all'altoparlante disse:
- "Signori clienti, potete avvicinarvi alle ragazze e toccare ciò che di più vi piace... Buonanotte...".
A quelle parole si scatenò il parapiglia: chi accarezzava il grosso sedere di Alice e chi le tette di Betty, che per reazione irrigidì i capezzoli; chi tastò il monte di venere della fanciulla e chi passò di taglio tutta la mano nella fessurina della nipote del padrone; chi massaggiò il ventre di Betty e chi la dolce micetta di Alice...
Alla fine di tutte quelle esplorazioni, alle due ragazze colava tra le gambe un liquido appiccicoso, mentre un rigagnolo di sudore imperlava le loro fronti... Avevano goduto di nuovo!
Quella sera rimase davvero indimenticabile, sebbene ne seguirono mille e mille altre, tutte spettacolari, e il pub dello zio Luca fu annoverato tra i migliori locali a luci rosse della regione...
FINE.
23
0
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
Elisabetta, alice e il pub a luci rosse (i parte)
1. Prologo.
Dopo quello "scandaloso" pranzo di famiglia, Elisabetta viveva nel terrore delle conseguenze che quel video - girato da suo fratello - poteva avere.
Per il momento, a conoscerlo erano "solo" i familiari più stretti, ma lo zio Luca - tra gli "spettatori" di quel giorno - aveva in mano due armi con cui si sarebbe potuto giocare un ricatto formidabile, che peraltro già le aveva preannunciato in quei SMS maledetti: la prima, che era il solo (a parte Antonio e la stessa protagonista) a conoscere l'epilogo del video, e cioè la formidabile inculata che si era fatta fare da Ahmed; la seconda che avrebbe potuto postare quelle scene sul gruppo WhatsApp della famiglia, dove potevano vederlo anche i cuginetti e i nipotini più piccoli... Figurarsi cosa sarebbe successo se le avessero chiesto delle spiegazioni!
E figurarsi se lo avessero visto i genitori, specie suo padre, che dopo quel disastroso pomeriggio l'aveva cacciata di casa!
Ebbene, lo zio Luca, un giorno, decise di tirar fuori questo video dal cassetto ben custodito e chiuso a chiave...
Ed è proprio la potenza di questo video che ora vi andrò a raccontare...
2. Zio Luca... sotto una nuova luce.
Gli SMS che avevano incastrato Betty ripresero dopo circa un mese da quando quel porco le aveva dichiarato apertamente quali erano le sue intenzioni, e un giorno - inaspettatamente - quando la ragazza ormai credeva lo zio Luca se ne fosse dimenticato, ecco trillare il suo smartphone.
Andò a leggere, e inorridì dal tono del messaggio:
- "BETTY L'ORA È ARRIVATA. DEVI PAGARE IL DEBITO. CHIAMAMI E TI SPIEGHERÒ TUTTO".
Sapeva bene di cosa si sarebbe potuto trattare, ma voleva sperare di sbagliarsi... Così, compose quel maledetto numero e aspettò che lui rispondesse.
Dopo i soliti convenevoli a cui lei reagì freddamente, lui andò dritto al punto:
- "Senti porcella, ascoltami bene... Io non ho alcun interesse a mettere in giro le tue bravate, ma tu devi fare quello che ti dico... Tu non sai nulla perché i tuoi sono i soliti bacchettoni,
ma ora te lo dico... Sono proprietario di un pub molto speciale".
E calcò molto su quelle ultime due parole...
Poi, riprese:
- "Si, insomma... Un club a luci rosse, per facoltosi clienti... Uomini maturi... Capisci?".
La ragazza, che non era una sciocca, capì immediatamente di che tipo di locale si trattava, ma rimase ugualmente sorpresa da quella rivelazione: non avrebbe mai immaginato lo zio Luca - sebbene fosse noto in famiglia per essere un uomo di vedute molto "libere" - coinvolto in situazioni così piccanti.
Mentre era soprapensiero, dall'altra parte del telefono quella voce tornò a farsi sentire:
- "Ci sei, Betty? Non dirmi che ti sei scandalizzata", e ridacchiò.
Poi, tornando al dunque, fece:
- "Ora che conosci il mio lavoro, devo dirti che sono sempre in cerca di nuove ragazze da dare in pasto a quei porci... E tu sei perfetta, ho visto nek video come ti muovi, senza falso pudore, e che non ti fai mancare proprio nulla...".
Al che, in un impeto di ribellione, Elisabetta lo bloccò:
-" Non crederai mica...?".
Ma Luca, che appena la ascoltava con una certa insofferenza, con forza le chiarì chi era che conduceva i giochi:
- "Ehi, bella, hai poco da fare la schizzinosa, ricordati che ti ho in pugno... Ad ogni modo, a te penserò dopo, ti conosco bene... Ora, piuttosto, stammi bene a sentire: hai un'amica che sia maialina almeno come te? Mi serve una coppia di femmine con cui sollazzare i sensi dei miei clienti migliori...".
Betty rimase di sasso, e provò a balbettare qualcosa:
-"Ma ti sei ammattito? Sono cose che si possono chiedere a delle ragazze? Ti pare possibile che io vada lì e dica alle mie amiche: c'è qualcuna che vuole farsi sbattere da dei maiali un po' anzianotti? No, non se ne parla neanche...".
Zio Luca, però, non desistette:
-"Che ti piaccia o meno, o fai come ti ho detto, oppure dirai addio alla tua rispettabilità... Fai come ti pare, ti do due giorni per riflettere e trovarmi una delle tue troiette...".
Una volta che terminò di parlare, la giovane non senti più alcun segnale, ed intuì che la comunicazione era stata bruscamente interrotta.
3. Alice in trappola.
Elisabetta, dal canto suo, era inferocita, si sentiva come una belva in gabbia, e maledisse il fratello che l'aveva messa in quel brutto casino...
Cominciò a riflettere: volente o no, doveva trovare della "carne fresca" da dare in pasto a quel pervertito, e alla fine - dopo aver riflettuto a lungo - non accorgendosi che stava parlando da sola, esclamò:
- "Ma certo... Alice!!!".
Alice era una sua vecchia conoscenza, una ex compagna di scuola alle medie, una "amica del cuore" di cui però aveva perso un po' i contatti...
Non la vedeva e non la sentiva da parecchio tempo, ma aveva conservato il suo numero di telefono... Lo prese, e trepidante provò a chiamare...
Con sua grande soddisfazione, rispose una voce che avrebbe riconosciuto tra mille... Era proprio lei, Alice!
Si presentò, ricordandole i tempi passati, poi il discorso cadde sui loro interessi presenti:
- "E tu, Alice, che fai di bello?".
E l'altra:
- "Mah, che vuoi che ti dica? Ricorderai che a me non è mai piaciuto studiare... È da quando ho finito le scuole superiori che mi sono messa a cercare un lavoro, ma di questi tempi non si trova nulla di serio... Cerco, cerco, ma niente, e francamente sono un po' avvilita...".
Betty era un po' sulle spine, ce l'aveva in pugno, questo l'aveva capito, ma come farle quella" proposta indecente"?
Alla fine, preso coraggio, sputò tutto d'un fiato:
- "Forse posso aiutarti, certo non è un lavoro "da segretaria", però... Ho uno zio che ha un pub un po' particolare, e sono sicura che non avrà problemi ad aiutarti... Oltretutto, credo che lì paghino bene...".
Alice non fece nemmeno finire di parlare la sua ex compagna che le disse:
- "Ok, accetto!".
- "Bene", ribatté Elisabetta, "stasera ti proporrò a mio zio e poi ti faccio sapere...".
E così fece, chiamò lo zio e disse, trionfante – in fondo, alla troia, la cosa stava cominciando ad eccitarla –:
- "L'ho trovata! Per di più ha pure bisogno di soldi...".
L'uomo, però, frenò l'euforia della nipote, e le domandò:
- "Ma tu l'hai vista di recente? Non è che mi porti un cesso?".
Ed Elisabetta:
- "Beh, per la verità è un pò di tempo che non la vedo...".
Luca, allora, tagliò certo:
- "Ok, facciamo così: venite a casa mia, tu e lei, così vi spiego tutto per bene... Anzi, facciamo che domani sera venite a cena...".
La ragazza convenne che era la soluzione migliore, anche se temette di incontrare Giulia e la zia dopo la proiezione del "video dello scandalo".
Quindi, richiamò Alice e le raccontò la telefonata con lo zio, per poi darle appuntamento per la cena con il suo futuro, possibile, "datore di lavoro".
Intanto, Luca si stava sfregando le mani dalla soddisfazione: se le cose fossero andate come si erano annunciate, quella puttanella della nipote sarebbe divenuta la sua migliore talent scout.
Chiamò sua moglie Maria e sua figlia Giulia per avvertirle che la "trappola" era scattata, ma che loro due non dovevano farsi vedere a cena, ma che sarebbero state loro – dopo, in una sorta di "consiglio di famiglia" - a decretare il successo o meno di quel reclutamento.
La sera, era tutto pronto, e quando Betty passò a prendere Alice, per poco non ne rimase fulminata: il "brutto anatroccolo" dei tempi della scuola, era sbocciato in uno splendido cigno, e tale fu anche l'impressione che ne ebbe lo zio quando Elisabetta gliela presentò. Alla ragazza bastò uno sguardo al volo con il padrone di casa per capirlo…
Alice si era presentata in un tailleur di velluto nero, che la fasciava esaltando e le forme, e sfoggiando una cascata di capelli rosso fuoco...
La cena si svolse in maniera assolutamente perfetta, con Alice che si complimentò più e più volte per le prelibatezze, e alla fine si trasferirono entrambi in salotto per il caffè.
Fu lì che – nell'attesa – lo zio prese la parola:
- "Bene, Alice, vogliamo parlare un pò di affari?", e sorrise.
Poi riattaccò:
- "Dunque, io posseggo, assieme a un socio, un pub molto elegante, l’“Olimpo”, frequentato da una clientela particolare, uomini maturi che vengono per svagarsi un pò... Vedi, tu sai certamente che ci si può divertire in diversi modi, e uno di questi è il sesso... Spero di non scandalizzarti se dico cosi, ma d'altronde non sei più una bambina... Perciò, come ti dicevo, il mio locale è molto simile a un club prive', dove non contano i legami legali ma solo la voglia di giocare con tutti quelli che lo vogliono fare...".
La guardò fissa negli occhi e disse ancora:
- "E qui entreresti in gioco tu... Naturalmente, insieme alla nostra Betty... Insomma, il tuo ruolo è quello di stare al bar, in topless, ballare sul cubo o al palo senza veli, e – se avrai richieste – appartarti con i miei amici migliori... Tutto questo, per mille euro a settimana... più le mance! Che ne dici?".
Alice non si aspettava proprio una proposta di lavoro di quel genere, ma quei soldi le facevano gola, e ne aveva davvero bisogno...
Dopo tutto, le era sempre piaciuto mostrarsi, e quell'occasione faceva proprio al caso suo.
Percui, non ebbe alcuna difficoltà ad accettare...
Superato questo primo ostacolo, lo zio precisò qual'era la condizione indispensabile per formalizzare l'accordo: un casting in piena regola:
- "Vedi Alice, io pago bene, ma ho bisogno di merce di prima qualità, e devo accertarmene di persona... Dunque, adesso fissiamo una data e tu verrai a fare un bel provino... Ti saranno poste domande molto intime, e ti sarà chiesto di fare cose un pò pesanti... Pensi di sentirtela? ".
- "Certo, signor Luca, non c'è problema... ", rispose la giovane un pò imbarazzata.
Cosi, terminata la cena e presi gli ultimi accordi, le due amiche si congedarono.
Ritornando verso casa, Alice non riuscì, però, a trattenersi dal domandare a Betty:
- "Scusa, Elisabetta, ma ci sarai pure tu al provino, vero?".
E lei, che già si aspettava quella domanda, candidamente e con una gran dose di faccia tosta, rispose:
- "No, cara, li sarete soli te, lo zio e... No, questo non te lo dico, lo scoprirai sul momento... Ma non temere, sono sicura che andrà tutto per il meglio!".
4. Il provino.
Erano le nove quando si trovò a bussare, emozionatissima, a un portoncino anonimo che dava accesso al pub.
Luca l'attendeva, eccitato all'idea che di lì a poco si sarebbe gustato uno show che sicuramente prometteva bene.
L'accompagnò nel suo ufficio, uno spazio angusto, ricavato in quello che una volta doveva essere stato uno sgabuzzino.
La fece accomodare dinanzi ad una scrivania in ferro, e si andò a sedere al suo posto, faccia a faccia con la ragazza. In alto, una piccola webcam era pronta a riprendere anche il colloquio...
E prima di iniziare le disse:
- "Sei bellissima!".
Infatti, Alice, per quella occasione, aveva indossato una maglietta nera di lana non troppo attillata, dei pantaloncini di jeans dello stesso colore, con bottone e cerniera frontale, e un paio di Vans ai piedi. Sotto, un reggiseno e un perizoma, neri entrambi…
Sotto, un reggiseno – in tessuto leggero, semitrasparente e molto sexy, a spallina stretta e allacciato dietro al collo – e un perizoma supersexy – formato da un ampio triangolo di tessuto trasparente sul davanti, e una sottile striscia “a T” che si insinuava tra i glutei – entrambi neri.
Infine, ai piedi calzava magnificamente un bel paio di eleganti quanto sportive Vans…
Ebbe così inizio l'intervista:
- Luca: "Salve, amici... Allora andiamo a incominciare l'intervista a questa splendida ragazza... Raccontaci un po' qualcosa di te".
- Alice: "Mi chiamo Alice, ho 22 anni, e sono di Genova".
- Luca: "Perfetto... Che lavoro fai nella vita?".
- Alice: "Non ho un lavoro, sono disoccupata".
- Luca: "Ok... E dicci come mai sei qui, come mai hai deciso di accettare questa proposta...".
- Alice: "Allora... Sono qua perché ho bisogno di lavorare, e comunque sono molto incuriosita da questo mondo, e poi perché ho anche bisogno di un po' di soldini...".
- Luca: "E senti, a parte i soldi, cosa è che ti piace? Esibirti, fare sesso?".
- Alice: "Perché mi piace esibirmi, e anche fare sesso, anche se un po' mi sento impaurita perché comunque è la prima volta che faccio una cosa del genere davanti a una telecamera e con qualcuno che mi sta a guardare...".
- Luca: "E tu, nella tua vita privata, che esperienze particolari hai avuto? Intendo dire, con più uomini l'hai fatto? Con donne?".
- Alice: "Mi piacerebbe provare con una donna".
- Luca: "E cos'è che ti piace di più in assoluto?".
- Alice: "Tutto... Attivo, passivo... Quello che capita...".
- Luca: "Senti, quando fai l'amore, hai dei tabù particolari? Cioè, c'è qualcosa che non faresti mai?".
- Alice: "No, assolutamente...".
- "Ascolta, a che età hai cominciato a scoprire il sesso, a che età?".
- Alice: "17 anni...".
- Luca: "E hai avuto esperienze di spettacoli o cose del genere?".
- Alice: "No".
- Luca: "Perfetto... Per me può bastare così... Adesso, però, ti voglio vedere un poco come sei fatta, ok? ".
- Alice: "Ok...".
Le fece strada, e la condusse in un grande spazio vuoto, circondato da finte colonne corinzie color rosso pompeiano, che doveva essere la sala principale del pub, dove si intrattenevano i clienti e dove si tenevano gli spettacoli.
Diversamente dal mobilio che doveva esserci tutte le sere, quella mattina vi era stato collocato un grande letto, senza cuscini e rivestito da un drappo blu.
Indicandole quel talamo, le disse:
- "Siediti lì, che tra poco cominciamo la seconda parte del provino...".
Alice si sedette, accavallò le sue gambe grassottelle, e vide che era stata collocata una grande telecamera, dietro a cui Luca andò a fare gli ultimi aggiustamenti.
Voltato di spalle, lo zio si disse, tra sé e sé, a bassa voce:
- “Caspita che cosce… non sono da modella ma lo fai venire duro, tesoro!”.
La ragazza, che aveva udito qualcosa, senza però riuscire a capire bene le parole, si guardò intorno ma – ovviamente – non vide nessun altro all’infuori di lui…
Luca, si sistemò fuoricampo, e la informò:
- "Da adesso in poi, sappi che tutto quello che dirai e farai sarà ripreso... Sei pronta?".
- "Si", rispose lei con un filo di voce.
Allora, la spia rossa si accese, e lo "spettacolo" poté avere inizio...
Luca, le disse:
- "Ciao, Alice... Tu, hai tutti i numeri per sfondare, ma bisogna che mi faccia vedere il tuo corpo nudo... I miei clienti, verranno per questo...".
Così la ragazza, con grande naturalezza, si alzò dal letto e, muovendo sinuosamente il suo metro e cinquantacinque – come quel porco non avrebbe mai sospettato sapesse fare – cominciò a sbottonare i suoi bei calzoncini e a far scendere la cerniera lampo.
Poi, ancheggiando, li fece scorrere giù, fino alle caviglie, e scavalcandoli con leggerezza se li tolse…
Afferrò agilmente il bordo inferiore della maglietta, e lo sollevò lentamente verso l’alto – con movenze da far invidia a una consumata pornostar –, scoprendo prima un bel ombelico, e poi un seno da sballo, una quarta misura favolosa, ancora racchiusa in un reggiseno che stentava a svolgere il suo compito di contenimento.
Ma quando la ragazza – con un gesto di sfida ben calcolato – guardò negli occhi Luca ed allentò il laccetto posto dietro la nuca, ecco che schizzarono fuori due incantevoli mammelle, che nonostante la giovinezza tendevano leggermente verso il basso a causa della loro considerevole mole.
L’uomo fu colpito da leggere contrazioni al basso ventre, soprattutto quando i due capezzoli dritti manifestarono tutta la sua eccitazione: e sì, perché quella piccola donna – che all’apparenza era anche un pò timida – nell' intimità doveva essere anche una gran porcellina... e non poco.
Poi prese il filo del perizoma che le stringeva i fianchi, lo fece ondeggiare brevemente, si voltò mettendo in bella mostra un culo grande e armonioso, e iniziò ad abbassarlo verso le ginocchia; si piegò in avanti, e – sollevando prima un piede e poi l’altro – fece volar via anche quell’accessorio che era l'ultimo baluardo della sua nudità più totale.
Si voltò nuovamente, esponendo con grande semplicità tutto il suo bel corpo nudo, ad eccezione dei piedi a cui aveva mantenuto per il momento ancora le scarpe da ginnastica.
A questo punto, senza attendere alcun impulso da parte di Luca, si prese i capezzoli tra le mani e se li schiacciò delicatamente sotto i polpastrelli... Reclinò il capo, cacciò fuori una linguetta molto provocante, e infine ci pennellò prima il capezzolo sinistro e poi quello destro.
Sapeva bene come provocare un maschio… Percui, si massaggiò sensualmente i fianchi… Quella situazione le stava sfuggendo di mano, e lei era sempre più su di giri: si mise in posizione supina sul letto, alzò in alto le gambe mettendo in mostra la sua bellissima fichetta, depilata di fresco, con un cuore tatuato appena sopra il monte di venere, e - sorpresa! – un anellino che le trapassava il clitoride.
Si dischiuse le grandi labbra – mostrando che realmente non era più vergine –, passò un dito della sua mano sulla fessura per tutta la sua lunghezza, ed iniziò a giocherellare con il suo “gioiellino”...
Luca, preso anch'esso dall'eccitazione, la guardava in viso… Le ordinò, perentoriamente:
- "Bene, bene... Adesso, vediamo quando sei porca… Masturbati...".
Allora, Alice cominciò infilandosi due dita della mano destra nella passerina (dimostrando, così, di non essere più vergine davvero) e prese a massaggiarla, mentre con la mano sinistra tornò a tormentarsi con passione i capezzoli.
Si vedeva che non era la prima volta che lo faceva, magari non davanti a un uomo che la guardava e la riprendeva con la telecamera, ma aveva già una certa esperienza nel darsi piacere…
Andò a stimolare lievemente il clitoride, sfregandolo con un dito, per proseguire con una lieve pressione sul monte di Venere e ridiscendere sulle grandi labbra.
Poi, per aumentarsi il piacere, scappucciò il suo grilletto, e – posizionandosi per un po’ con il ventre a contatto con il letto – strofinò il glande contro di esso semplicemente muovendo il bacino; si rigirò, e stringendo le cosce l'una contro l'altra si stropicciò le grandi labbra producendo il medesimo effetto.
Ma l'uomo non era ancora soddisfatto... Prese un vibratore, glielo passò, e la sfidò:
-"Prendi... E buon divertimento!
La ragazza, non fece una piega, evidentemente già ne faceva uso e sapeva come fare; se lo portò alla bocca per lubrificarlo con la saliva, e quando reputò il tutto sufficiente se lo avvicinò alla fica facendolo scivolare ripetutamente sul clitoride e sulle labbra ormai bagnatissime.
Poi, piano piano, lo fece entrare dentro, fino in fondo, muovendolo su e giù, proprio come un cazzo vero...
Un fremito, poi cominciò a gemere, come un flebile lamento, cosa che piacque tanto al maschio:
- “Ohhhh… Mmmhhh… Siiiiii… Dio quant’è bello”, se ne uscì lei come se fosse nella sua camera, sul suo letto, nella sua più totale intimità.
Dopo un pò di questi giochini, Luca – considerando di aver visto abbastanza – le fece cambiare posa:
- "Girati, per favore, e mostrami il tuo bel sederone!".
Alice obbedì, e quel "lato b" era bello davvero: grosso a sufficienza, e con due chiappe sode che lasciavano vedere al centro il fiorellino che doveva essere ancora intatto... Insomma, messa a pecorina era uno splendore!
Quel corpo nudo valeva, da solo, il prezzo dell'ingresso: cicciottella al punto giusto, con il segno della spina dorsale assai pronunciato e due fianchi nei quali affondare le mani, era di una sensualità difficile da descrivere, per non parlare delle tette, grosse ma soffici allo stesso tempo, in mezzo alle quali ogni pisello prendeva vita.
Era così morbida da far tenerezza, e quella carnagione chiara, quasi lattea, a contrastare la sua fantastica "criniera" rosso fuoco, sarebbe sicuramente stata una irresistibile attrazione per il locale...
Luca era davvero soddisfatto di quella stellina nascente, ma sentiva che mancava ancora la cosa più importante a quella splendida esibizione: la "prova su strada"; cioè, voleva vedere come se la cavava con un cazzo vero...
Perciò le disse:
- "Siediti e riposati un momento... Ho una sorpresina per te".
Uscì dalla sala lasciando la porta aperta... Passarono solo pochi minuti che tornò da lei, seguito da un ragazzo sui 30 anni, alto sul metro e settanta, nero come la notte, completamente nudo, ma soprattutto – cosa che colpì immediatamente la giovinetta – con un membro spaventoso di quasi 30 centimetri e largo come una sua caviglia.
Si avvicinò ad Alice per presentarsi, ma lei, intimorita dalle dimensioni ma anche dal colore della pelle (non che fosse razzista, eh, ma non aveva mai scopato con un ragazzo nero), fece un salto all'indietro, e quasi urlò, rivolta a Luca:
- "Ma è un mostro!, scordatevi di me...".
Il ragazzo, un po’ sorpreso, guardò il padrone (anche lui era un dipendente del pub), il quale disse alla giovane:
- “Su dai, non fare la difficile… Cosa credi, che i miei clienti sono dei finocchi, dei mini dotati? Vogliamo vedere come ti comporti con i grossi calibri”.
E lei:
- “Ok, ma io, anche se non sono vergine, qui sotto sono stretta, mi spaccherà tutta!”.
Allora intervenne il ragazzo, Rahsaan era il suo nome, che cercò di confortarla:
- “Amica mia, farò piano, vedrai che non ti farò male… Ti piacerà…”.
Alice era indecisa, ma al solo pensiero di dover rinunciare a tutti quei soldi si convinse:
- “E va bene… Ma se dico di fermarti, tu ti fermi, ok?”.
- “Ok”, rispose Rahsaan con un gran sorriso, e prendendola per mano la accompagnò su quel gran lettone che adesso assomigliava più ad un’ara sacrificale…
Seduti sul bordo, mentre i due attendevano istruzioni, il nero le toccò le chiappe sfiorandole con il dito medio il fiorellino dello sfintere.
Nel frattempo, lo zio gli disse:
- “Bene, ragazzi, ora datevi da fare… Alice, iniziamo con un bel bocchino…”.
E mentre l’uccello di lui si mostrava con la cappella già fuori per l’eccitazione, lei abbassò la testa, si scostò all’indietro i capelli e tirò fuori la lingua per cominciare a leccarlo.
Leccò quel membro in tutta la sua infinita lunghezza, da sotto a sopra, fino ad arrivare alla cappella, e aprendo le labbra lo prese tutto in bocca. Ci sapeva proprio fare la ragazza: muoveva la lingua in modo sublime, diversificando la velocità delle leccate; lo tirò fuori, scorrendo ancora una volta tutta l’asta, fino ad arrivare ai testicoli, che leccò e succhiò con avidità.
Luca aveva voglia di vederla mentre Rahsaan assaggiava i succhi di quella cagnetta, così interruppe quell’incantevole lavoretto orale per intimare:
- “Buon lavoro, Alice… Rahsaan, adesso sdraiati” di schiena e vediamo come se la cava nel 69”.
“Esaminatore” ed “esaminanda” eseguirono, lui la attrasse a se, e lei si rimise in bocca il cazzo, mentre il nero cominciò a tastarle la fica, separando le grandi labbra e prendendo a leccare tutto fino a giungere al clitoride.
Alice prese a sbrodolare come un torrente in piena, e allora il giovane – con uno sguardo d’intesa con l’altro uomo – le inserì in vagina tutta la sua manona fino al polso, procurandole il suo primo fisting, mentre con la lingua “inseguiva” l’ano per poter leccare anche lui…
Furono sufficienti solo pochi colpi, ben assestati, perchè Alice esplodesse in un orgasmo fenomenale, lasciando che lui andasse a bere i suoi umori pieni del suo sapore di donna.
Così ben lubrificata, Luca approfittò per ordinare:
- “Visto che siete al punto giusto, adesso voglio vedere, Alice, come te la cavi in uno smorzacandela”.
Lei si voltò a guardare Luca, poi si sollevò il tanto che bastava per avvicinare il suo orifizio maggiore al pene di Rahsaan, che glielo sfregò sulla passerina e pian piano lo fece entrare con grande facilità, vista l’eccellente lubrificazione data dai suoi umori.
A questo punto, Alice cominciò un lento saliscendi sull’asta di lui, per poi aumentare la velocità e parimenti i suoi gemiti, sempre più intensi…
Benchè Rahsaan sia una vera macchina da sesso, il maschio non resisterà ancora a lungo, perciò bisogna che Luca si affretti a visionare le ultime posizioni importanti. Richiamò Alice e le disse:
- “Adesso esci e mettiti a pecora…”.
Il nero si alzò, e la penetrò da dietro, stantuffandola a più non posso… Vederla così, a quattro zampe, era una goduria già di per se stesso, e allo “scopatore” fu sempre più difficile resistere…
Luca se ne accorse, e per finire gli chiese:
- “Ottimo lavoro, Rahsaan, ora completiamo con una semplice missionaria… Voglio vederla passiva…”.
Alice, da brava esaminanda, si sdraiò tranquillamente supina e divaricò le gambe.
Lui, che era sempre più infoiato e con quel cazzo che sembrava un pilastro di cemento armato, non esitò a penetrarla nuovamente, con sempre minori attriti, e con sempre maggior forza e frequenza di colpi.
Quella fica, inizialmente stretta, era diventata una caverna in cui anche quel “mostro” ci sciacquava, era un lago di umori…
Anche la cappella era gonfia al limite, e Rahsaan temette di non poter resistere più per molto, così si sfilò prontamente dalle sue viscere e – dopo averla aiutata ad inginocchiarsi a pochi centimetri da lui – puntò il glande in direzione di quel bel visino…
Fece appena in tempo… La sborra, velocemente, risalì tutta l’asta ed esplose con violenza sulla faccia della ragazza… Uno, due, tre, quattro schizzi che andarono a spalmarsi sulla pelle…
Sembrava finita, il ragazzo era davvero esausto, ma a questo punto – travolta dalla libidine – Alice non riuscì più ad arrestare il suo di piacere, e la “pipì” a lungo trattenuta sgorgò in fiotti potenti… Per la prima volta (un’altra prima volta…) aveva squirtato!!!
5. Madre, figlia e... il consulto di famiglia.
Il provino era finito, e Alice si era rivestita ed era tornata a casa, con la promessa da parte dello zio che le avrebbe fatto sapere l'esito attraverso Elisabetta.
Luca, intanto, se lo stava visionando di nuovo, rivivendo – fotogramma per fotogramma – le emozioni di quella mattina.
Una volta che si fu sincerato che tutto era a posto, chiamò al telefono la figlia:
- "Giulia, sono io... È andato tutto secondo programma... Te lo invio sulla tua mail... Tu, intanto, chiama la mamma e preparatevi... Stasera poi ne parliamo a casa...".
La ragazza fece esattamente come suo padre le aveva detto, e pochi minuti dopo le due donne erano davanti al monitor del pc a vedere l'esibizione di quella porcellina.
Già dall'inizio furono positivamente impressionate da come si muoveva e si spogliava:
- "Roba da non credere, si muove davvero bene... L'avresti mai detto... D'altronde, per essere amica di quella troia di tua cugina...", fece la madre, che già si stava eccitando anche lei.
- "Effettivamente, ha un non so che di sensuale, innato", replicò Giulia, sfregandosi le mani al solo pensiero di quello che poteva venire dopo.
E infatti, quando l'obiettivo della telecamera la inquadrò completamente nuda, madre e figlia decisero di mettere il fermo immagine, e cominciarono a valutarla:
- "Mah, io direi che c'è molto su cui lavorare", disse Maria, che riprese:
- "Per esempio, guarda le tette: sono anche più toste di quelle di Betty... Più gonfie, più consistenti... Come dire? Sembrano fatte apposta per essere toccate, accarezzate, schiaffeggiate, godute!".
Giulia, dal canto suo, si soffermò ad elogiarne i capezzoli:
- "Mamma, guarda quei chiodini... A prima vista sembrano non dire granché, ma a me paiono perfetti, mettono in risalto le areole che già sono belle sviluppate...".
- "Ok", ribadì la madre, "andiamo oltre... Io valuterei molto bene anche fianchi e cosce... Guarda che maniglie dell'amore, polpose, da far gola a quei maiali come tuo padre... E le cosce? Sembra che si toccano l'un l'altra, esagerate, ma in fin dei conti sono esattamente ciò che un uomo cerca... Io le darei un bel 9!".
A questo punto la giovane ruppe gli indugi e arrivò al dunque:
-"La patatina, poi, è meravigliosa... Stretta, composta, depilata alla perfezione... E il monte di venere grassottello fa venir voglia di darci una leccatina...".
- "Ehi, non dirmi che ti stai eccitando! Si, è vero, è proprio ben fatta, ma... Vediamo come la usa!",e ridacchiò la madre.
E siccome entrambe erano accaldate dalla passione, riattivarono il video... Ora si vedeva Alice che faceva quel magnifico lavoretto di bocca... e fu di nuovo Maria ad esprimere la sua autorevole opinione (era notorio che i suoi bocchini erano i migliori della provincia) :
- "Dio mio!, ma questa mi supera alla grande... Quelle labbra a ventosa sono spettacolari... Fortunato quel cazzo!".
Intanto Giulia aveva colto un altro aspetto del lavorio della giovane... la lingua:
- "Mamna, guarda un pò come si muove con disinvoltura sul filetto... Guarda, guarda!".
Era letteralmente ammirata dalla maestria di Alice!
Mentre le due riflettevano e si scambiavano opinioni, ecco che il video era andato avanti, e si era giunti alla prova cruciale della penetrazione. Maria restò allibita:
- "Hai visto che troietta!? E pensare che sembrava una verginella, stretta, spaventata da quel cazzone... Guarda come lo prende e come si bagna... Li dentro c'entrerebbe il cazzo di un cavallo! Che maiala... E come squirta, e come ci sta a farsi fistare! È sempre più sorprendente! ".
La donna, si voltò verso la figlia, che stranamente silenziosa – senza nemmeno esserne pienamente consapevole – si stava sgrillettando furiosamente tra le gambe.
I loro sguardi si incrociarono, e Giulia ebbe solo la forza di dire:
-" Non ho parole...".
Il filmato volgeva al termine, e le due donne si stavano preparando per emettere il loro responso... Alice, non aveva proprio nulla da imparare, e anzi avrebbe fatto la fortuna del locale...
Solo una cosa, un piccolo rimpianto, scaturì dalle labbra della madre:
- "Peccato che non le hanno fatto il culo...".
Alla sera, dopo cena, Luca – in trepidante attesa – chiese alle sue donne una parola definitiva. Per lui, era un esemplare di femmina stupenda, ma siccome aveva promesso che avrebbero deciso insieme e che lui avrebbe ascoltato il parere autorevole dell'altra "metà del cielo", domandò loro:
- "Dunque, che ne pensate?".
E loro, all'unisono, risposero con solo due parole:
- "È perfetta".
Confortato da quel responso, Luca poté andare a lavorare al pub più tranquillo...
Da lì, si chiuse nel suo ufficio – poiché non voleva rovinare la "sorpresa" al suo socio – e con il suo cellulare chiamò la nipote, che impiegò non poco a rispondere:
- "Ehi, porcella, ti stavi facendo sbattere da qualche altro negrone?", la apostrofò.
- "Beh, se aspettavo un impotente come te...", rintuzzò Elisabetta.
Poi, riprese:
- "Allora, che notizie hai da darmi? Come si è comportata la ragazzina?".
- "Direi piuttosto bene", disse lui soddisfatto, "a parte il culo si è fatta fare di tutto, che anche tua zia è ammutolita".
E Betty, con grande disappunto:
- "Ma come, non le hai fatto rompere quel culone che si ritrova? Non ti riconosco più, zio, e meno male che avevi scelto un maxi dotato... Quanta carne sprecata!".
Era davvero delusa, e non fingeva, tanto che l'uomo dovette rassicurarla:
- "Stai tranquilla, cagnetta mia, che il suo sfintere sarà il premio per uno dei miei clienti più affezionati...".
Solo un istante di silenzio, per riprendere fiato, e poi aggiunse:
- "A proposito... Quasi mi dimenticavo... Come avrai capito, è stata assunta... Venite, tu e la tua amica, domani sera alle 22,00, così avrò tutto il tempo di spiegarvi quale sarà il lavoro che dovrete fare per me".
Betty non credeva alle sue orecchie... Alice, all'apparenza così riservata, si era scatenata anche lei con un negro…. Ad ogni buon conto, pochi minuti dopo andò da lei a portarle la buona notizia...
FINE I PARTE.
23
0
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
il piacere della sorprea
Un sito esplicito..un profilo interessante..malizioso....un contatto con il lui di coppia...che ha un unico obiettivo...rendere regina la sua signora...appassionata..piacente...sorridente...meravigliosamente provocante e sensuale... abbiamo chiacchierato a lungo...ipotizzando diversi scenari....seduzione e malizia...provocazione e sensualità...lei donna donna donna..intensamente femmina....sacerdotessa del piacere..che ama godere e far godere.. lui sapiente regista....intenso organizzatore e tessitore di situazioni... qualche scambio di foto...di video..che evidenziano passione e desiderio..che magnificano i sensi purtroppo la geografia non aiuta...ma in qualche modo si riesce ad organizzare una situazione maliziosa... lui propone a lei una serata fuori..senza una meta precisa....ma dagli occhi e dal tono della proposta lei intuisce che sarà una serata eccitante... piena di emozioni e di sorprese... "ma perchè non indossi le autoreggenti e quella gonnellina che piace tanto a me?" le dice lui..."tanto non fa cosi freddo"... "va bene amore" risponde lei.... ha capito che sarà una serata di passione ...quindi indossa le autoreggenti...non indossa l' intimo..perchè intuisce che potrebbe essere strappato dalla foga erotica del proprio compagno sale in auto....senza chiedere nulla di più.... si fida ciecamente del proprio uomo...non ha bisogno di chiedere...dove andremo o cosa faremo lei sa perfettamente che l' attenzione del proprio uomo nei suoi confronti è senza remore..senza se e senza ma... iniziano a correre per le strade di montagna..la montagna che entrambi amano immensamente.... la velocità è moderata..non vi è fretta...e in ogni caso bisgona guidare con prudenza... lui le carezza la gamba....e con le dita bordeggia il profilo dell' autoreggente...alternando i polpastrelli tra pelle e nylon... "ma dove stiamo andando ..." pensa lei..ma naturalmente no chiede nulla... anche lei allunga la mano sulla coscia del suo uomo che sta guidando...e con dita sbarazzine....raggiunge la patta...e sente un turbamento incisivo... "uhmmm....che voglia di slacciare la patta e prenderlo in bocca....adorare lo scettro del mio piacere..." ma non lo fa...si limita a tamburellare sopra la patta... apprezzando che il turbamento si fa sempre più duro..insistente...erotico... la serata è piacevole..un po fredda...ma cmq piacevole....lei sa che non avrà freddo lei sa che il suo uomo vuole solo il suo piacere.... e che uno dei suoi piaceri più elettrici e intensi è godere all' aria aperta... sentirsi sua ..completamente sua in mezzo alla natura... dopo un po di chilometri...l' auto devia verso un parcheggio...a lei sconosciuto... un posto intimo....riservato... la macchina si ferma... "amore...ti ho portato qui..perchè questo è un posto tranquillo e voglio goderti fino in fondo..." dice lui si volta verso di lei e la bacia intensamente....con lingua saettante...profonda..liquida ..vibrante eravamo giò d' accordo su luogo ed ora...io ero già li ....con l' auto spenta..un po discosto per non creare imbarazzo... li vedo da lontano vedo che hanno spento l' auto...io e lui eravamo d' accordo sul come fare.... si stanno baciando con avidità e intensità rare... lui ha già le mani sotto la gonnellina... lei è eccitata.....bagnata...travolta dal desiderio... mi avvicino lentamente.....con l' auto sempre a fari spenti... lei ha un sussulto....si blocca....percepisce che non sono soli... "amore...non ti preoccupare.....è una persona che conosco"...dice lui cercando di tranquillizzarla... un pizzico di imbarazzo....da parte di lei....ma lui le riprende la nuca ..la porta verso di sè e comincia a ribaciarla con fervore... quelle parole e quel gesto le rendono di nuovo tranquillità.. nel suo intimo lei sa che con il suo uomo è sempre al sicuro... e lei sa che lui sa quanto le piaccia farsi ammirare... riprende a baciarlo con intensità.. lascia che le mani del suo uomo esplorino i seni... è bagnata come non mai.. gli slaccia la patta e fa uscire il suo scettro...duro..forte prepotente che comincia a carezzare con delicata malizia... ...io scendo dall' auto..voglio ammirare meglio quell' universo di eccitazione e travolgente desiderio ...mi avvicino alla porta con delicatezza....senza essere invasivo... ho già il cazzo duro...durissimo...mi eccita da morire la situazione da sotto la giacca...mi carezzo delicatamente...da sopra i pantaloni sono vicino alla porta...vedo benissimo la situazione dal finestrino lei percepisce la mia presenza....mentre con le mani continua a sfiorare il cazzo di lui...si volta...mi guarda... uno sguardo malizioso...ama il fatto che io la stia ammirando... e dopo aver appurato che stavo guardando la loro intimità.... la sua energia..la sua voglia di esibizione...si spinge oltre... con la bocca si avvina alla punta del cazzo del suo amore...e la infila completamente in bocca... quasi senza respirare... e si inginocchia sul sedile con la gonna un po alzata...per farmi ammirare il suo saper essere femmina..provocante e provocatoria... inizia a succhiare come se non fosse un domani e con l' altra mano solleva di piu la gonna... vuole farmi vedere che ha le autoreggenti e che non indossa l' intimo... sono eccitatissimo... tiro fuori il cazzo dai pantaloni..in piedi accanto al finestrino e comincio a carezzarmi.... direttamente..senza piu pudore.... dopo un po lei si volta....mi guarda... vede che mi sto carezzando... apre il finestrino e mi dice... ciao ...mi chiamo Laura....tu chi sei... io imbarazzzato per la situazione le rispondo..."sei bellissima ed eccitantissima..." "ma povero.." dice lei ..."ti sei turbato....avvicinati un po..." mi avvicino e prende il mio cazzo delicatamente in mano allungando il braccio dal finestrino... lo porta alla bocca...e inizia succhiarmelo... "vi voglio entrambi....voglio godere di voi..e voglio vedere che mi desiderate...che siete eccitati per me"... scende dal' auto....e invita il suo uomo a scendere... in piedi accanto all' auto....alza la gonna da dietro.... e struscia il suo culo meraviglioso sulla punta del cazzo del proprio uomo che è in piedi dietro di lei..... lui appoggia la punta del cazzo tra le cosce e inizia sfregare lentamente..fradicio del suo desiderio... mi dice di avvicinarmi.....mi prende il cazzo in mano....e lo struscia su di lei...punta con punta che si toccano... si diverte a farci strusciare su di lei...e mi bacia con avidità... una donna che si sente femmina...desiderata e desiderabile..una principessa con due cavalieri dedicati al suo piacere... il suo uomo che si struscia da dietro...mentre il complice la bacia con passione mente lei ha il suo cazzo in mano...e fa toccare le due punte.... è inverno..ma l' atmosfera è caliente....non si sente il pungere della stagione... ..stacca la bocca dal complice e incita al suo uomo di scoparla..di prenderla da dietro... "scopami amore....mettimelo dentro ti voglio sentire tutto...muoviti con veemenza come solo tu sai fare..." si abbassa un po per offrire meglio la sua figa fradicia al cazzo del suo umo che non perde un attimo e la imbuca.... con forte prepotenza.....mentre lei approfittando della posizione si abbassa ancora di piu..e prende il mio cazzo in bocca... i colpi del suo uomo..profondi e incisivi....si riverberano su di me...ad ogni suo colpo i mio cazzo le si pianta in gola... e per gestire meglio i movimenti..per non perdere un millimetro di cappella grossa e turgida....con le due mani mi prende le palle...e l' asta del cazzo....per spingerla ancora piu in fondo... sono stordito dal piacere..non riesco a muovermi....le mie mani inerti lungo il corpo la testa reclinata avvolta dall' intensità emozionale ....sento la sua lingua..la sua bocca..le sue mani sul mio cazzo....come se ci conoscessimo da sempre donna provocante..donna assetata...donna malizia..donna passione...donna donna donna...meravigliosamente femmina non vuol perdere un istante del piacere che sta provando ....sento i colpi del cazzo del suo uomo che si infrangono su una figa gronda di eccitazione..senti gli schizzi del desiderio ..un profumo intenso di femmina poi improvvisamente si ferma..si blocca.....e dice al suo uomo..."amore...ti amo...grazie per questa sorpresa...ma adesso voglio che mi guardi mente il tuo amico mi scopa...voglio che ammiri il mio piacere..." ...mi offre la schiena...si inarca ancora di piu...e mi dice.."scopami..." mente con le mani allontana il suo uomo ...lo appoggia verso la macchina e gli dice ..."toccati che voglio vedere che ti piace il mio piacere..." il suo uomo..con il cazzo durissimo....quasi stupefatto e sorpreso della iniziativa della propria donna si appoggia alla macchina e comincia a masturbarsi lentamente... mentre vede la propria femmina...godere...godere del cazzo straniero che ha in figa..godere del fatto che il suo uomo la guarda ...godere del fatto che è all' aperto..il luogo che ama di piu ...colpi lunghi profondi la prendo per i fianchi per sbatterla con maggiore determinazione con maschia intensità... un piacere assoluto... sento il suo corpo vibrare... mi cola l' essenza del suo piacere e della sua eccitazione sulle cosce... poi non paga di scosta...e dice.. "voglio bere di voi....dopo aver goduto con i miei due uomini singolarmente....voglio ammirarvi mentre raggiungete l' orgasmo..." si accovaccia....con una mano continua a pastruganre la figa fradicia...mentre con l' altra alternativamente avvicina i nostri due cazzi alla faccia...alla bocca..alla lingua... li prende in bocca uno alla volta.... uno lo infila in gola.. l' altro continua a masturbarlo "come state..." ci chiede..."siete pronti a sborrare?" noi impietriti ed eccitatissimi...rispondiamo di si... e lei "...venitemi in faccia....voglio vedere i flutti di sborra che mi inondano la faccia..la bocca..le labbra.." noi due come se conoscessimo da sempre ..acceleriamo nel movimento..avviciniamo la punta alla sua bocca....e come se fossimo un corpo solo..un solo uomo con due cazzi.....contemporaneamente le schizziamo la faccia... lei avida di sborra.....con la lingua raccoglie i succhi che non le sono finiti in bocca...sorride... con le labbra raccoglie le ultime gocce dalle punte dei nostri cazzi... e come se avesse mangiato il dolce piu buono che esita...si lecca i baffi copiosamente... la mano con cui si trastullava la figa..la avvicina alla sua bocca e lecca anche di se... storditi...soddisfatti....stravolti..quasi attoniti..io e il suo uomo ci ricomponiamo... la guardiamo..il suo volto radioso..appagato... ci sorride.. le sorridiamo... allungo la mano e mi presento..."piacere oscar..." THE END
647
0
1 year ago
Intimacy, 42
Last visit: 2 months ago -
Elisabetta si diverte - ii parte
6. Che cos’è il kamasutra?
Quel footjob aveva grandemente esaltato Ahmed, al punto che il suo membro era pronto a soddisfare Betty…
Data la sua stazza, il nero la prese per i fianchi come se fosse un ramoscello leggero, e la sistemò per bene al centro del letto.
La ragazza aveva le braccia tirate su verso l’alto, e con una si copriva vagamente il volto come se si vergognasse o volesse sentire tutto senza vedere.
L’addome, invece, si sollevava e si abbassava, in spasmi dovuti alla grande eccitazione: sapeva che adesso stava arrivando il suo momento di godere a fondo, e infatti aveva spalancato le cosce, mettendo in piena luce l’ano e la vagina, con i talloni puntati sul materasso e le dita dei piedi alte a mulinare l’aria.
Betty guardò seria negli occhi Ahmed, che si era già posizionato là in mezzo, e gli disse:
- “Ce lo hai bello dritto… Ne hai voglia, no? Facciamolo, allora, senza perdere altro tempo… Dai, che mi sento in paradiso!”.
Lui, le diede per un attimo le spalle e fece per prendere il preservativo dalla sua borsa, ma lei lo bloccò per un polso e intimò:
- “No, niente di questa roba, voglio sentire ogni goccia del tuo piacere”.
Figurarsi Ahmed, che non avrebbe mai osato domandarle di farlo così liberamente…
Aveva anche lui una gran voglia, e una volta che in università avevano parlato delle posizioni preferite, si erano ritrovati d’accordo che quella preferita da entrambi era proprio quella del “missionario”.
- “Dai, entra, lo voglio… adesso!”, ribadì lei.
E lui, non facendoselo dire un’altra volta, spinse dentro quella cappellona che nel frattempo si era fatta ancor più larga, ed iniziò a scoparsela per bene.
- “Ahhhh… sei proprio una femmina da letto”, le disse mentre affondava nel suo addome colpi potentissimi, martellate incredibili che si frangevano contro l’utero.
- “Sììì… sono la tua troia”, rispondeva Betty per aumentare il proprio stato di libidine.
Ad ogni colpo, la fica perfettamente rasata si allargava sempre di più, mentre i suoi capezzoli erano diventati d’acciaio.
Ad un certo punto, Ahmed aumentò la velocità di penetrazione, e dopo poco sentì che lo sperma voleva uscire…
- “Stò per venire, piccola”, disse lui.
Betty, allora, spaventata, lo pregò:
- “Esci, esci subito prima che succede un casino…”.
Il nero uscì dalle sue viscere, e non passò neanche un minuto che le sparò contro il monte di venere, grassottello, liscio e pulito della vagina una quantità tale di sborra da farlo diventare quasi invisibile.
Finirono con lui che si abbattè sul corpo di lei, e rimasero in quella posizione, avvinghiati, per un tempo incalcolabile…
Intanto Antonio, che si stava godendo – da privilegiato spettatore – la scena, si aspettava di vedere sua sorella fecondata della sborra di quel colosso, e quindi ne restò, sulle prime, un poco deluso…
Ma, non appena lei si riprese minimamente da quella sconquassante sensazione, lesta si sottrasse dal peso del corpo di Ahmed e gli balzò fulmineamente sopra, pronta a ricominciare come se fosse il primo amplesso.
Questa volta, però, la ragazza decise di far rinvigorire quel serpentone che la stava soddisfacendo, stringendoselo proprio in mezzo alle tette, creandogli quasi un'alcova calda e accogliente, della quale beneficiare senza freni.
Iniziò a muovere – con un ritmo lento e costante – quelle bombe su e giù, e ogni volta che la cappella di Ahmed le giungeva a tiro, gli sferrava un deciso colpo di lingua.
Le mani di lui accompagnavano il lavoro di lei, posate sui suoi capezzoli che stringeva, quasi strizzandoli, fino a farli dolere.
Betty aumentò il ritmo della spagnola, e le sue incantevoli tette si arrossarono dallo sfregamento; lei, però, non se ne curò più di tanto, poiché era certa che presto avrebbero ricevuto il giusto sollievo da una "cura miracolosa".
Difatti, bastarono ancora pochi e giusti movimenti ed ecco che lei lo sentì sussultare: era il seme che stava salendo su dai testicoli verso le sue tette e la sua bocca.
Ma Betty, con quella spagnola, non aveva l’intenzione di farlo eiaculare, percui allentò la presa e contemporaneamente gli montò a cavallo...
Con un balzo felino, si sistemò nel suo grembo la pertica vibrante del cazzo del suo compagno di studi:
- "Ahhhh... Mi stai sventrando la fica... Il cervello mi esplode... E’ bellissimo, mi piace così… Fammi tua... Anzi, no, sarò io a farti male, maschiaccio!".
E dicendo questo, sovrappose i palmi delle mani sopra l'ombelico di Ahmed, e comprimendogli l'addome cominciò a cavalcarlo con gusto, come una forsennata, permettendo a quel membro granitico di affondare come una lancia infuocata nelle sue giovani carni.
Era una vera troia Elisabetta, instancabile e straordinariamente fantasiosa... E quella che aveva davanti era un'occasione forse irripetibile, chissà se e quando le sarebbe ricapitata la possibilità di dare sfogo a degli istinti sessuali così animaleschi... La sua famiglia le aveva inculcato il valore della verginità, ma fuori da quella cerchia così oppressiva lei voleva divertirsi e provare di tutto.
Così, dopo essersi goduto Ahmed faccia a faccia, facendo perno sul suo cazzo che la stava trapanando esattamente come lei voleva, iniziò a ruotare su se stessa di 180 gradi, fin tanto che quel maschio non ebbe dinanzi ai suoi occhi il suo sedere.
E mentre lui la afferrava per i fianchi, lei – fatte combaciare le sue piante dei piedi sulle cosce del nero, e con una mano a maciullarsi una tetta – riprese a fare su e giù in uno smorzacandela che entusiasmò sia Ahmed che suo fratello Antonio, il quale era sempre lì ad immortalare le sue imprese erotiche.
- "Non avrei mai pensato che eri così suina", disse con un filo di voce, ridacchiando, Ahmed, e aggiunse:
- "Però mi piaci, sembra che siamo perfetti l'uno per l'altra...".
Ma Betty lo zittì subito e gli disse:
- "Taci e pensa a scopare bene, il mio ex nemmeno se le sognava certe posizioni... Ho dovuto aspettare te per godere così tanto... Perciò, non perdere la concentrazione, che adesso viene il bello!".
Difatti, la piacevole “tortura” a cui stava sottoponendo quel povero ragazzo non era ancora finita: con un altro guizzo in avanti, si gettò a quattro zampe e voltandosi indietro verso di lui lo spronò:
-"Prendimi a pecora, e vediamo come te la cavi!".
Elisabetta, infatti, adorava farlo in quella posizione...
Ahmed, allora, si alzò in ginocchio... Era in tiro assoluto, e vedere la giovane cosi, con quella faccia da maiala, glielo fece divenire ancora più duro...
Senza starci troppo a pensare, la prese per la vita, appoggiò il glande alle sue labbra fradice di umori e spinse... Andò giù, tutto dentro fino in fondo, mentre con una mano le schiaffeggiava quelle chiappone sode e le titillava i capezzoli che ormai erano diventati dei chiodi incredibili.
Ahmed, come impazzito, iniziò a stantuffarsela per bene, dando possenti colpi di reni, e poi afferrandole i capelli come fossero delle briglie per domare quella puledra imbizzarrita.
Lei gridava di piacere come fosse indemoniata… Con la sua fichetta stretta già di suo, e resa ancora più stretta da quella posizione, dentro cui stava stritolando quel cappellone gigante, Ahmed non impiegò molto a goderla… Senza alcun preavviso, riempì la vagina di Betty… Entrambi erano fuori di testa, e un brivido percorse la schiena della ragazza:
- “Finalmente… Erano anni che volevo provare questa sensazione… Sei il primo che ho ricevuto senza protezione…”.
Ahmed si riprese in fretta, e realizzato quello che era accaduto, le disse:
- “Oh, mamma mia, che abbiamo fatto… Che disastro! E se ti ho fecondata? Tu sei una femmina bianca, ed io un maschio nero… Sarebbe davvero una tragedia!”.
Uscì da lei, permettendole di adagiarsi – sotto di lui – a cosce larghe… Da quella fessura stava cominciando a colare una crema calda e densa, che lei però cercava di trattenere dentro.
Guardò fisso quel nero che nel frattempo era tornato a sorriderle, e gli rispose:
- “Sia quel che sia! Non me ne frega niente dei miei, voglio pensare a me stessa, ho pure l’età per essere madre… Ma ora non pensiamo troppo al futuro…”.
Antonio non credeva ai suoi occhi… Aveva ripreso in primo piano il grembo di Betty pieno di bianco sperma… Che dire? Forse, era stato l’unico testimone – a parte il maschio protagonista – della sua fecondazione… Quello sperma che tracimava e che lei rabboccava dentro era ben visibile dall’obiettivo del suo smartphone… Tra se e sé, pensò:
- “Porca vacca, sorellina… Come vorrei essere stato io il fortunato!”.
I due stavano ansimando… nella stanza c’era un silenzio quasi assoluto, e quindi si udì distintamente come un sussurro, un lieve fruscio… Si guardarono attorno ma non videro nulla… Allora Ahmed si alzò prontamente dal letto, e prese a girare per la stanza…
Antonio fece appena in tempo a nascondersi, ma il nero sentiva che c’era qualcosa di strano:
- “Uff… Qui c’è qualcosa che non va… come se ci fosse qualcuno che ci osserva…”.
Betty non ne voleva sapere di finirla così, percui lo richiamò:
- “Dai, non esagerare!, chi vuoi che ci sia, un fantasma guardone? Su, abbiamo ancora tempo per divertirci un altro pò…”.
Gli prese la mano e lo tirò a se, nuovamente sul letto… Lo sdraiò supino, e ricominciò a lavorare di bocca… Mentre riprendeva fiato, gli disse:
- “Ma lo sai che hai proprio un gran buon sapore?”.
La sua bocca si stava deformando per riuscire a contenere tutta quella meraviglia, e le mani la aiutavano a compiere l’opera…
Quando l’attrezzo fu di nuovo in grado di “funzionare”, Elisabetta gli intimò:
- “Adesso voglio che mi fai il culo”.
Si mise a chinino sopra di lui, e aprendosi oscenamente le chiappe a dismisura, portò lo sfintere sopra il glande che svettava prepotente a novanta gradi rispetto al corpo di Ahmed.
Sentì bagnarsi la fica dall’eccitazione, ma fece finta di niente… Si lasciò cadere lentamente di peso finchè la cappella non fu completamente entrata…
Si morse le labbra dal dolore, ma era poca cosa a confronto del piacere che l’attendeva…
Con una mano sulla pancia, proseguì a far scendere l’asta nell’intestino… Quel trave la stava distruggendo, ma lei voleva sentire assolutamente le palle sbatterle sul sedere…
Quando quel tragitto fu tutto compiuto, cominciò a salire e scendere, con le sue bellissime tette che le ballonzolavano senza sosta… Il canale rettale si stava abituando a delle dimensioni inusuali, e piano piano il suo movimento si fece sempre più fluido.
Ahmed la guardava sbalordito, mentre Betty si auto-impalava su di lui, e allo stesso tempo si masturbava il clitoride.
Mentre si trovava in quella posizione beata, la ragazza lo fissò con uno sguardo da vera porca e con un verso gutturale gli disse:
- “Voglio che mi sborri sulle tette… perciò, ricaricati in fretta e fai il tuo dovere…”.
Le sue tette erano sempre stato un suo punto forte, perciò iniziò a giocarci, se le strinse tra le mani, scese dal letto e si mise in ginocchio speranzosa…
Lui fece altrettanto, e le si parò dinanzi con la sua mazza a pochi centimetri dal viso.
Con essa, andò a saggiare i suoi capezzoli duri, il porcello, se lo teneva con tutte e due le mani spompinandolo con grande foga, e anche lei cominciò a sovrapporre le sue di mani su quell’asta così massiccia…
Vedeva perfettamente la cappella, con il suo buchino, scoprirsi e poi ricoprirsi ad ogni stantuffata…
La giovane donna si sentiva come una pornostar protagonista di un film a luci rosse, socchiuse gli occhi, si strizzò ancora le tette e poi – sentendo imminente l’atteso evento – diresse quella proboscide sui suoi seni…
Finalmente, lui iniziò a scaricarle addosso un fiume inarrestabile di sborra, che Betty diresse proprio lì dove voleva…
Quelle tette stavano scomparendo sotto quella bianca crema, che lei accolse fino all’ultima goccia.
Le mani di Ahmed ed Elisabetta finirono per essere come incollate tra di loro e sulle mammelle di lei…
Lui ansimava ancora, erano stanchissimi, sudati, e l’ano di Betty rimaneva ancora dilatato come non lo era stato mai.
Quella, era stata (forse) l’ultima “prova” per quel giorno che stava volgendo al termine… Fuori dalle finestre stava avanzando il crepuscolo, e con esso l’ora in cui i genitori sarebbero rientrati a casa…
Andare avanti? Sarebbe stato troppo rischioso, l’avrebbero ammazzata se l’avessero trovata in quello stato…
Così, tutta colma di sborra dalla testa ai piedi, disse al compagno:
- “Ahmed, è stato bello, mi è piaciuto tutto un casino, ma dobbiamo finirla qui… Rivestiamoci e mettiamoci a studiare, davvero…”.
Fece per alzarsi e dirigersi verso il bagno per ripulirsi un poco, e nello stesso tempo – precedendola di pochi istanti, appena sufficienti a non farsi scoprire – Antonio sgattaiolò fuori dalla sala ed andò a rinchiudersi nella sua stanza, con il suo prezioso “trofeo”.
Il ragazzo era troppo affaticato e stordito per ritrovare la giusta concentrazione necessaria allo studio, si scusò con lei e le suggerì:
- “E’ tardi, Betty, devo andare, ci vediamo domani in università, poi chissà che…”.
7. I tormenti di Antonio.
Quella sera tutta la famiglia cenò come se nulla fosse: i genitori, ignari di ciò che era accaduto in loro assenza, Betty, finalmente appagata, e Antonio che non aveva mai smesso di pensare a quanto aveva visto...
Guardarono tutti insieme la TV, e dopo il ragazzo si ritirò nella sua camera.
Prese in mano il cellulare, e lo “studiò” pensieroso.
- "Ma pensa un pò che puttanella che ho in casa...", si disse, e poi:
- "Beh, vediamo di approfittarne per farmi una bella sega, che è già troppo tempo che non sfogo anch'io le mie esigenze...".
Detto ciò, chiuse a chiave la porta, si tolse i pantaloni e le mutande, e si allungò sul suo letto.
Poi avviò il video, e – con la mano rimasta libera – scappellò il suo uccello.
I fotogrammi che scorrevano sullo schermo accrescevano il suo livello già alto di testosterone, così che l'unico modo per dare sfogo a quello stato di esaltazione fu quello di manovrare l'asta in maniera compulsiva. Si strinse con forza anche i testicoli, che gli dolevano per quanto erano gonfi, con il risultato che il glande rosso fuoco si fece sempre più grande e maturo.
Vedere Betty così avvezza a certe pratiche lo sconvolgeva, preso anche da una certa gelosia nei confronti della sorella...
Cercò di resistere, di trattenersi, perché voleva venire “insieme a lei”, e così fece: infatti, mentre il video mostrava Elisabetta che veniva “imbottita” dallo sperma di Ahmed, lui eruttò fiotti di caldo seme che gli ricaddero infine sulla pancia.
Quasi esanime, Antonio riprese a pensare sul da farsi: quel filmato era troppo prezioso per tenerselo tutto per se, ma d'altra parte non poteva condividerlo platealmente se non voleva rischiare di essere scoperto da Betty...
Così, spense il cellulare e si addormentò, rimandando ogni decisione al giorno dopo, magari insieme al suo fidato amico di scuola che avrebbe visto la mattina poichè dovevano preparare una ricerca.
8. Riunione di famiglia... con sorpresa.
Il giorno dopo la memorabile copula era una Domenica, e come ogni domenica nella famiglia dei due ragazzi era tradizione riunirsi tutti assieme con nonni materni e paterni, zii e cugini.
Il pranzo, come sempre, si era rivelato quasi luculliano, tanto che un caffè forte era quello che ci voleva per digerire.
Betty, però, che aveva partecipato anch’essa all’incontro, non potè trattenersi fino alla fine… Salutò con cortesia i familiari e disse:
- "Ciao a tutti! Purtroppo, devo andare in ospedale per il tiricinio... Mi spiace, divertitevi...".
La ragazza uscì di casa, e mai si sarebbe immaginata il terremoto che di lì a poco si sarebbe scatenato per “causa” sua...
Infatti, poiché quella domenica c'era da festeggiare il compleanno di Giulia, una delle cugine, la mamma – che aveva preparato una magnifica torta – propose a tutto il parentado:
- "Signori, perché non andiamo a festeggiare in sala, che stiamo più comodi?".
Giovani e adulti accolsero con entusiasmo l’idea, e – uno ad uno – presero posto sulle sedie che erano state lì appositamente collocate, e su quel divano letto che meno di 24 ore prima aveva visto (all’insaputa di tutti) le evoluzioni amorose di Betty, in presenza di Antonio che infatti si mostrò da subito un poco turbato.
Lo stesso Antonio, che – tanto per ingannare l'attesa – si alzò in piedi e a voce alta domandò:
- "Vi andrebbe di vedere un video che ho fatto questa mattina con il mio compagno di scuola? Lo dobbiamo presentare domani, e mi piacerebbe avere la vostra opinione...".
La curiosità conquistò tutti, e il giovane – spinto sopratutto dalle ragazze – iniziò ad allestire il gigantesco TV a 75".
Lo accese, e collegò il suo smartphone, sul quale cercò nervosamente il filmato da mostrare...
Forse per un errore, si accorse di aver catalogato tutta una serie di video con dei semplici codici alfanumerici anziché con un titolo ben chiaro...
Sottovoce, imprecò tra se e sè:
- "Accidenti che casino! Vabbeh, dovrebbe essere questo, sì è proprio lui...".
E, tornando a sedersi tra gli zii, avviò la riproduzione...
Ma, tra la sorpresa generale, anziché visualizzarsi il video prodotto con l’amico, sul televisore apparve quello fatto "clandestinamente" a Elisabetta, completamente nuda, mentre scopava con un ragazzo di colore...
Antonio impallidì, e restò senza fiato per il grave errore commesso. E la stessa reazione ebbero tutti i presenti, tanto che si udì un generalizzato clamore: "Ohhhh...".
Il primo a reagire fu il papà della "traviata", il quale – a denti stretti e a testa bassa dalla vergogna – si lasciò sfuggire:
- "Ma questa è diventata pazza... Si è fatta deflorare prima del matrimonio!".
Pian piano, però, la sua vergogna si mutò in rabbia, a tal punto che il pover'uomo si alzò di scatto e uscì di casa, senza salutare nessuno e sbattendo la porta.
Nel frattempo, le cugine femmine avevano iniziato a commentare – bisbigliando e senza distogliere lo sguardo dal televisore – le immagini che si susseguivano, con una punta di malcelata invidia:
- "Guardate come lo cavalca sta troia!! Doveva avere proprio una fame di cazzo arretrata...", disse Giulia ridendo.
E Sabrina, mordendosi il labbro inferiore dalla libidine:
- "Proprio vero… E’ una bella puttanella la cuginetta!".
Daniela, invece, che si teneva tutta la mano aperta a strofinarsi sfacciatamente tra le cosce, esclamò:
-"Beata lei...".
Giulia, che era la più sboccata del gruppo, in fondo avrebbe voluto approvare le performance della fortunata cugina, ma si limitò a convenire con le altre:
- "Dio che bel cazzo... La impala proprio alla grande! Nel culo deve essere fantastico...".
Gli adulti, dal canto loro, in principio si finsero disgustati, ma tranne la mamma della tirocinante – che, impietrita, non sapeva che dire e che fare – erano tutti piacevolmente eccitati.
Soprattutto gli zii...
Massimiliano, che si “mangiava” la nipote con gli occhi, osservò senza ritegno:
-"Grande, la Betty, guardate come gode!".
Non riuscì a trattenersi oltre, e strizzandosi la patta dei pantaloni corse in bagno, avendo cura di lasciare la porta socchiusa in modo da poter continuare a vedere lo "spettacolo" che gli aiutava la masturbazione.
Zio Luca, invece, seduto accanto a Antonio, domandò all’unico nipote maschio, fratello della protagonista:
- "Complimenti, hai una sorella davvero calda... Senti, non è che mi potresti passare quel video? Sai, ho un debole per le sue cosce e i suoi piedini...".
E il ragazzo, preso da cameratesca solidarietà maschile, gli promise, una volta finito di visionarlo tutti insieme, di mandargliene copia sul suo telefonino.
C'erano, poi, le zie femmine... Emiliana si mostrò schifata sul serio:
-"Ma guarda, alla sua età, questa zoccoletta che cosa è stata capace di fare... Roba da non credere...".
L'altra, Maria, invece, insieme alla figlia Giulia, aspettò il ritorno del marito, e tutti e tre insieme concordarono che la cugina era matura per futuri "lavori", che avrebbero dato a tutti grandi soddisfazioni.
Maria, esordì dicendo:
- "Max, non ho mai visto una ragazza normale come la Betty fare cose tanto spinte... Oltretutto, ha un fisico molto curato, tonico... Non è una bomba sexy, ma sarebbe assai richiesta da uomini di ogni età... E perché no, anche da donne...".
E sorrise sorniona.
Giulia, non poté che dar ragione alla madre:
-"Sembra che non abbia mai fatto altro in vita sua... Bisogna sfruttare questo momento, e farle prendere coscienza che valorizzando il proprio corpo come merita potrebbe divertirsi di più che seguendo la carriera medica...".
Infine, il padre:
- "E ha anche due belle tette, e poi i piedini… guardate! Bisognerebbe convincere mio fratello... Avete visto come è scappato? È un talebano, ha cresciuto quella povera ragazza come una suora, e questi sono i risultati... Comunque, io sono fiducioso, ha carattere...".
Nel frattempo, il video stava terminando, e Antonio mantenne la sua parola: riversò quel video sulla e-mail di zio Luca – il quale gli fece un occhiolino d’intesa –, consapevole che quel gesto sarebbe stato solo l'inizio di un nuovo episodio.
9. SMS con lo zio.
Mentre le rispettive famiglie avevano fatto ritorno alle loro case e Betty era ancora al lavoro, uno squillo sul cellulare della ragazza richiamò la sua attenzione…
Con ancora il camice addosso andò a vedere, e con un moderato stupore trovò un sms dello zio Luca.
Incuriosita, si allontanò di pochi passi dai colleghi ed aprì il messaggio:
- “Ciao Elisabetta, volevo farti i complimenti, non mi sarei mai aspettato di vederti così… Chiamami”.
Lì per lì, non pensò assolutamente di aver lasciato tracce di quella bellissima cavalcata, men che mai che qualcuno l’aveva ripresa e mostrata, soprattutto tra i familiari. Perciò, rispose:
- “Zio, ma era per me quel messaggio? Che vuoi dire?”.
E lui:
- “Dai Betty, non far finta di non capire… Mi riferisco a quando ti sei fatta sbattere dal nero…”.
La giovane si sentì crollare il mondo addosso: come poteva sapere? E soprattutto, tutto quei particolari… Chi glieli aveva forniti?
Non pensava che suo fratello…
Oltre che spaventata delle possibili conseguenze, era anche curiosa. Quindi, replicò di nuovo:
- “Zio, sei impazzito?”.
Lui era stanco di quell’atteggiamento “negazionista” della nipote, percui andò giù diretto:
- “Oggi, dopo pranzo, quando sei andata via, per sbaglio Antonio ci ha mostrato il video dove scopavi il nero”.
Elisabetta rimase quasi fulminata: si domandò, tra se e se:
- “Antonio? Ma se ieri è rientrato a casa tardi? Vuoi vedere che con la sua mania per i video… Stronzo!”.
Comunque sia, decise di fare un ultimo, disperato tentativo di conciliazione, e scrisse un altro sms a quel porco di zio Luca:
- “E va bene! L’ho fatto… Mentre erano tutti fuori mi sono fata scopare da un compagno di studi. Ma ti prego, non dirlo ai miei genitori…”.
Pochi istanti, ed ecco la risposta:
- “Troppo tardi, piccola, tutti i presenti di ieri lo hanno visto, e tuo padre è furioso. Ma possiamo limitare i danni”.
- “Adesso? Adesso che lo sanno tutti?”, quasi urlò lei, mentre componeva il messaggio.
- “Lo sanno tutti, ma… Non tutto! Il video che ho ricevuto da tuo fratello è più completo, e c’è anche la tua inculata… Non vorrai mica che papà e mamma…”.
Sempre più atterrita, Elisabetta crollò:
- “E va bene! Dimmi cosa devo fare!”.
E lo zio:
- “Voglio che tu faccia un lavoretto anche per me… Capisci?? Che mi dici?”.
La ragazza era spalle al muro, ma le parve una richiesta davvero esagerata… Anche se non aveva specificato bene il tipo di “lavoretto”, Betty era troppo sveglia e intelligente per non capire.
Provò ancora a ridurre al minimo i danni, e domandò:
- “E se non accetto?”.
- “Ricordi il gruppo di famiglia, di whatsapp? Con i cuginetti e i nipotini piccoli? Beh, pubblico il video integrale lì… Pensa quando li incontrerai faccia a faccia…”.
Era finita… e a Betty non restò che accettare la proposta…
- “Va bene, porco!”.
- “Ottimo, aspetta mie notizie”, concluse zio Luca.
E quel frenetico scambio di sms terminò così…
FINE.
26
1
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
Elisabetta si diverte - i parte
1. Premessa.
In un piccolo centro dell'entroterra ligure, Cornigliano, vive con la sua famiglia Elisabetta, una giovane studentessa in medicina di 23 anni.
Fisicamente, la ragazza non è quella che si può considerare una bellezza mozzafiato, con frotte di ragazzi che le corrono dietro, ma comunque è un tipo che incuriosisce perché comunque emana un chiaro "odore di femmina": alta 1 metro e 65 per 60 kg, vagamente chubby, occhi scuri e penetranti nascosti da un paio di occhiali da vista e capelli nero corvini che le scendono ondulati sulle spalle, si contraddistingue dinanzi a chi la conosce bene come una persona tranquilla e senza grilli per la testa, senza smanie di esibire spudoratamente il proprio corpo che si sta affacciando ai piaceri della vita...
Solitamente, non indossa biancheria intima troppo sexy, tipo micro-perizomi o reggiseno minimalisti, ma solo slip “da donne mature”, poco sotto l'ombelico e reggiseno neri che non fanno apparire la minima ombra delle sue forme, una 3 misura piena, un culo bello consistente ma non troppo, e una passerina depilata e con delle labbra strette il giusto.
L'unico particolare che, invece, è spesso in vista sono due magnifici piedini, con caviglie sottili e dita lunghe e snelle, che Elisabetta mostra con orgoglio ed usa "segretamente"...
Caratterialmente, non è molto aperta, così come vuole un'educazione religiosa e tradizionalista che la sua famiglia le ha inculcato in tutti quegli anni.
Betty si è lasciata da poco con il suo ragazzo, con cui ha sempre avuto – a dispetto dei genitori – un rapporto abbastanza disinvolto, e questo più passano i mesi e più le pesa, fisicamente e mentalmente.
La ragazza ha pure un fratello, più giovane di lei di qualche anno, Antonio, alto 1 metro e 70 per 70 kg, occhi marroni e capelli castani corti, di carnagione chiara, che non ama particolarmente lo sport: difatti, lo scarso movimento, è rivelato da un pò di pancetta per nulla sgradevole.
Anch'esso abbastanza chiuso di carattere, guarda alla sorella come al modello perfetto di donna, soprattutto esteticamente, e non di rado fa di tutto per osservarla sotto la doccia e masturbarcisi.
La famiglia... Che dire? A metà strada tra il moderno e la struttura patriarcale di una volta, ha un "rito" irrinunciabile: la domenica, la loro casa diventa scenario di un pranzo “solenne”, a cui prendono parte – oltre a loro quattro – zii, cugini e nonni.
2. Come tutto ebbe inizio.
Betty, per dimenticare la delusione amorosa, si era buttata anima e corpo nello studio, e perciò aveva un ottimo profitto scolastico.
Ma ciò non le bastava, sentiva un vuoto dentro di se:
- "Accidenti, Betty, sei sempre così bagnata, devi assolutamente fare qualcosa per risolvere il problema", si disse.
Così, cominciò a navigare in Internet: chat, siti di amicizie, e-mail... E alla fine si trovò intrappolata in un famoso sito di incontri erotici...
La ragione le diceva di smetterla, ma i sensi la portavano sempre più dentro quel vortice.
Ormai, tutte le sere, prima di addormentarsi, era calamitata da questa nuova mania, e fu soprattutto un nickname a "prenderla" di testa: "BlackSnake".
Si erano conosciuti un giorno di circa un mese fa, e da allora il loro modo di comunicare era divenuto ogni giorno sempre più intrigante.
Il loro appuntamento era invariabilmente alle 11 di sera, quando Elisabetta, chiusa nella sua stanza, sentiva sprigionarsi dentro un'energia incredibile.
Si era chiamata "FeetAngel", Angelo dei Piedi, per via di quel suo particolare anatomico che piaceva tanto ai ragazzi.
In 30 giorni, non avevano mai saltato un appuntamento, ogni reciproca parte anatomica era nota all'altro, e lui di tanto in tanto gli regalava dei video in cui si masturbava in suo onore, e poi eruttava fiumi di sperma dal suo grosso cazzo nero come l'ebano.
Erano diventati così intimi che a un certo punto Betty – presa dalla curiosità – gli propose:
- "Snake, giù la maschera! Ti voglio vedere tutto... Conosciamoci nella nostra integrità".
Fu allora che la sorpresa dei due "amici" raggiunse il culmine quando si videro in volto...
Betty rimase schoccata... Si era mostrata senza veli, in nudo integrale al suo "collega" di corso, che avrebbe incontrato di nuovo la mattina seguente...
Presa dalla vergogna, chiuse istantaneamente la conversazione e si ritirò sotto le coperte, come se quel "luogo" avesse il potere di proteggere la sua intimità regalata deliberatamente.
Il giorno dopo, con il cuore in gola, si recò a lezione come se nulla fosse, e incontrò Ahmed (questo era il suo nome), il quale le sorrise senza dir nulla.
Da allora, Betty interruppe unilateralmente quegli appuntamenti notturni, e i rapporti tra i due tornarono ad essere prettamente scolastici.
La ragazza, però, continuava a "soffrire" la mancanza di un rapporto stabile, anzi quell'esperienza interrotta in maniera così traumatica era stata come una droga, e ora si sentiva in uno stato di grave astinenza. Si vergognava come un cane, ma aveva terribilmente bisogno di lui... Ma come dirglielo? Non poteva certo dirgli: "Scopami!", così su due piedi!
Si sentì impazzire, gli ormoni a mille, e si disse:
- "Devo fare qualcosa, ogni volta che lo penso divento un lago... Elisabetta, muoviti!".
3. La "trappola".
Ahmed viveva in un convitto con altri suoi connazionali, e quindi era escluso andare da lui se non voleva rischiare uno stupro di gruppo da parte di poveri ragazzi che non toccavano una femmina da troppo tempo.
Così come era escluso riceverlo nella sua stanza, magari con i suoi genitori presenti in casa: con la loro mentalità, non glielo avrebbero mai permesso...
Ma un giorno si presentò a Betty l'occasione propizia per rivederlo e porre in atto il suo pruriginoso progetto...
Quella mattina, il padre e la madre le comunicarono che sarebbero stati fuori casa fino a tardi, percui sarebbe rimasta sola con suo fratello; il quale, però, poco dopo, le annunciò:
- "Betty, io esco, vado da Romeo... Torno per cena... Ciao!".
E lei:
- "Ok, tanto io sono qui, che devo studiare…".
Non le sembrava vero... Avrebbe avuto casa libera tutto il giorno... E siccome doveva preparare un esame particolarmente difficile ma – essendo terribilmente indietro – da sola non ce l'avrebbe mai fatta, meditò dentro di sè:
- "E se chiamo Ahmed che se la cava meglio di me in questa materia?".
E subito dopo:
- "Poi, chissà... Porca miseria, ho così tanta voglia di sesso che non mi frega niente dell'esame... Ha proprio un cazzo bello grosso e io, per la miseria, lo voglio tutto dentro di me!".
Non volle far passare altro tempo: chissà, altrimenti l’avrebbe avuta vinta la “brava ragazza” che c’era dentro di lei, e lei ci avrebbe anche potuto ripensare!
Così, compose il suo numero e attese febbrilmente che rispondesse:
-"Ciao, Betty... Allora non sei arrabbiata con me... Sai, a lezione non ti potevo parlare liberamente, e poi tu scappavi via subito... Comunque, mi fa piacere di risentirti...".
All’udire quelle parole, la ragazza si sentì al settimo cielo, ma non voleva fargli vedere subito che era cotta di lui e stava per cadere ai suoi piedi, perciò cercò di cambiare discorso:
-"Senti, Ahmed, ti andrebbe di studiare insieme? Tanto stiamo preparando lo stesso esame, e... Ho casa libera…".
- "Certo che mi và, sorellina!", rispose euforico il giovane.
Al che Betty, volendolo tenere ancora sulla corda, e dimostrargli che era lei a condurre i giochi, freddamente gli disse:
- "Calma, non farti strane idee, eh?! È solo per studiare... Ce la fai a stare qui tra un'ora?".
Ahmed non se lo fece ripetere due volte, e fu puntualissimo...
Era un bel maschio nero, di origini africane, alto 1 metro e 80 per 75 kg, capelli pettinati con delle treccine fitte e lunghe fino al collo, fisico asciutto, palestrato e molto muscoloso.
La ragazza andò ad aprirgli con un sorriso smagliante ma misurato, e lo fece accomodare nel salotto di casa, dove spiccavano un grande divano, una scrivania d'epoca e un televisore enorme.
Nella sua semplicità "casual", Betty era in gran forma: indossava un top giallo, con una profonda scollatura sul davanti, e sotto un paio di jeans corti a mezza coscia, tenuti su da una bella cinta nera con borchie di metallo.
Si sistemò al tavolo, e cominciò a sfogliare pigramente un libro. Lui, che era un bravo ragazzo e molto preparato, si immerse nella materia, mentre lei lo osservava di sottecchi studiandolo nei minimi dettagli.
Erano faccia a faccia, e per circa un'ora Ahmed provò con tutte le sue forze a far capire tacitamente a Betty ciò per cui era andato da lei.
Ma la ragazza sembrava non ascoltarlo, sembrava avesse la testa altrove... Smaniava e sbuffava, e ogni volta che lui alzava gli occhi dal libro lo interrompeva:
- "Uffa che caldo che fa oggi, Ahmed, non ti pare pure a te?".
E si toccava il top, tirandolo verso il basso e mostrandogli fugacemente un accenno del suo bel seno.
Finse di ascoltare gli “insegnamenti” che lui le dava, ma dopo qualche minuto tornò nuovamente a divagare, aggiungendo un altro pizzico di voluta sfacciataggine che – per la prima volta – imbarazzò e non poco il giovane:
-" Saranno le mestruazioni in arrivo... Ma io sto sudando incredibilmente, sono bagnatissima... Che dici, sarà proprio così, vero?".
E calcò l’accento su “bagnatissima”, andando ancora una volta a deformare il tessuto del suo corpetto...
Ahmed si sentiva confuso, non riusciva a decifrare a pieno i messaggi di lei, ma cominciava ad apprezzare (dal vivo) le sue forme.
Ciononostante, sottolineò tutto il suo imbarazzo, continuando a non dir parola, rallentando il ritmo delle sue frasi e torcendosi nervosamente le dita delle mani:
- "Betty, per favore, cerca di non distrarti, dobbiamo studiare, l’esame è vicino…".
Ma non ci fu niente da fare… La ragazza, con uno scatto quasi rabbioso e allo stesso tempo con assoluta naturalezza, si sfilò l’indumento lasciando apparire palesemente – benché custodito in un castigato reggiseno nero – un bellissimo décolleté.
Quella situazione, ipnotizzò decisamente Ahmed – che fino ad allora aveva strenuamente combattuto contro se stesso – come non gli era mai accaduto prima, tanto che – quasi senza volerlo – il povero ragazzo esplose in una esclamazione incontrollata:
- "Sei bel-lissi-maaaaa!".
E protese una delle sue manone scure verso di lei.
Si fermò a pochi centimetri e, guardandola in viso, continuò:
- "Betty, se rimani cosi, io non ce la faccio a studiare, sei così bella da oscurare il sole...".
Lusingata da quel complimento tanto galante, ma determinata a tenerlo sulle spine, si schernì:
- "Esagerato... Tra l’altro sono anche bruttina… Lo so, non negare per compiacermi… E non dirmi che non hai mai visto una donna in reggiseno... Ce ne sono a migliaia meglio di me!".
Ma Ahmed già non la ascoltava più, e meccanicamente si era posato la stessa mano che aveva tentato di toccarla sulla patta dei suoi pantaloni nel tentativo di nascondere quel bozzo via via crescente, o forse per dar vita ad una masturbazione soft.
Betty, però, se ne accorse lo stesso, e – maliziosa – decise di calcare la mano spingendosi oltre: si sciolse la grossa cintura, poi si tolse le scarpe, e infine si calò anche i piccoli calzoni che indossava, gettando ulteriore “benzina” sul fuoco delle emozioni che si erano accese in Ahmed...
Lo slip superstite fasciava alla perfezione il suo spettacolare culo, tosto e sodo, un vero mappamondo costellato qua e là da piccoli accenni di cellulite che però lo rendevano ancora più bello.
E scendendo più in basso, Ahmed potè rimanere affascinato anche da due piedini che, nervosi e impazienti, battevano il tempo a terra, non vedendo l’ora di finire dove la ragazza avrebbe voluto.
Le sue forme scoperte adesso erano inequivocabilmente "mangiate" con gli occhi dal nero...
"Finalmente è mio", pensò tra se e se Betty, la quale tornò a sedersi composta – dinanzi alla sua "preda" – alla scrivania, sotto la quale stese subito le gambe spingendo i piedi in avanti proprio sul basso ventre di Ahmed.
Con uno sguardo intenso che non ammetteva repliche, lo guardò negli occhi e cominciò a massaggiare la parte sensibile, mentre le dita smaltate di azzurro si muovevano come dei piccoli serpentelli impazziti, a cercare il più piccolo varco nella cerniera per poter entrare.
Ahmed si dichiarò mutamente vinto, stese in avanti le sue lunghe gambe, si tolse gli infradito che portava, sollevò le sue estremità ed andò a ricambiare il favore della ragazza, percorrendo a lungo in su e in giù – da sopra lo slip – la fessura della vagina, che, mostrando di gradire il trattamento, si andava allagando dei suoi umori.
Fu allora che il ragazzo si rese conto che lo studio era definitivamente terminato…
A testa bassa, si alzò in piedi aprendosi lentamente la camicia e mettendo in mostra un petto ampio ma glabro, e abbassò i jeans cosicchè quel “mostro” di carne ebbe la possibilità di palesarsi ancora di più…
Nel frattempo, Betty si era alzata dalla sua seggiola ed era andata ad aprire il divano, che si trasformò in un comodo e spazioso letto.
Lui ansimava dall’eccitazione sempre più crescente… In un battibaleno, capì le intenzioni della ragazza e – rapido – fece volar via anche il perizoma che portava, dando libero sfogo a quel boa che gli stava crescendo tra le gambe.
Infine, non avendo più nulla da togliersi, si risedette e cominciò a segarsi vigorosamente.
Elisabetta, benché fosse di spalle, aveva visto tutto con la coda dell’occhio; si voltò di scatto e fingendosi scandalizzata riprese il suo ruolo di ingenua fanciullina:
- “Ma cosa stai facendo, ti sei ammattito?”.
- "Sì, sono pazzo di te... Ti ho sempre desiderata, e quando ti vedo in università con il tuo ragazzo non riesco a non farmi prendere dalla rabbia... Quel ragazzino non ti merita, e non riuscirà mai a farti essere femmina... Ecco, ora te l'ho detto!", disse lui tutto d'un fiato.
Betty stette al gioco, voleva farlo ingelosire e divertirsi un pò con lui:
- "E tu che ne sai? Io sono femmina non una ma cento volte; comunque, se ti fa piacere saperlo, sono di nuovo single, ci siamo lasciati...".
Ahmed, allora, smise di masturbarsi, mollò la presa sull'uccello e aprì le cosce, lasciando che quel traliccio pauroso si innalzasse aggressivo verso l’alto.
Aveva raggiunto un'erezione perfetta, e quel cazzo di 30 centimetri, circonciso, con una cappella rosa che contrastava il nero di tutto il corpo, percorso per tutta la sua lunghezza da due vene assai pronunciate, avrebbe spaventato chiunque. Ma non Betty, la quale aveva troppa voglia di farsi rompere, tanto che i muscoli del suo ventre si contrassero provocandole dei crampi dolorosissimi.
Pur non essendo più sollecitato, il membro di Ahmed non accennava minimamente ad ammosciarsi... Lui ne era giustamente orgoglioso, e si fece inaspettatamente ancora più sfrontato:
- "Pensi che possa bastarti? Se vuoi, puoi provarlo, e poi vedrai che ti dimenticherai in fretta del tuo ragazzino...".
Le sfide erano sempre piaciute alla ragazza, la quale si risedette tranquilla, senza replicare alcunché: guardandolo fisso negli occhi, infilò pollice e indice delle due mani sui fianchi, dentro le sue mutandine, e le fece scorrere lentamente verso i piedi.
Poi, con un gesto rapido, svincolò il gancetto del reggiseno rimanendo completamente nuda.
Erano l'uno di fronte all'altra in costume adamitico, e lei – allungando le gambe verso il pube nudo del maschio – cominciò a praticargli un footjob da favola.
Le dita dei piedi di Betty erano fermamente avvinghiate attorno a quel glande pulsante, e – grazie al precum – scivolavano facilmente a stantuffarlo.
Lei andò avanti per un bel pò di tempo, ma quando si rese conto che lui avrebbe potuto esplodere tutto il suo piacere da un momento all’altro, richiamò a sé i suoi piedini.
La passerina si era dilatata e luccicava dal godimento, mentre la giovane, ad occhi semichiusi, sussurrò:
- "Sono stata brava, eh!? Pensa che questo non è ancora niente di ciò di cui sono capace...".
Ahmed era in uno stato catalettico, ma ebbe la forza di replicare:
- "Non ne ho alcun dubbio, porcellina... Ma stai attenta, che potresti pentirtene... Lui (e indicò il suo cazzo) sa come tenere a bada le cavalline selvagge!".
- "Vedremo se saprai fare anche i fatti oltre che le chiacchiere, a parole siete tutti bravi...", lo sfidò lei.
Si alzò di nuovo in piedi, e tese il braccio verso di lui offrendogli la sua mano, per fargli capire che doveva seguirlo sul letto...
Ahmed non esitò, afferrò al volo il concetto, ma quello che accadde dopo non fu esattamente ciò che Betty aveva previsto, e la situazione le sfuggì letteralmente di mano...
4. Sorprese e certezze.
Avevano appena iniziato quella che sarebbe stata una lunga e intensissima giornata di sesso, ma Betty si sentiva già spossata… Quel mirabile bull l'aveva fiaccata, anche se lei era risoluta ad esplorare con lui tutte le vie del piacere...
Perciò, divincolandosi dalla stretta di Ahmed – sempre tenendolo per mano –, lo condusse fin sui margini del divano letto, dove lei si accomodò sistemandosi affinchè potesse stare il più confortevolmente possibile.
Lui, invece, era proprio di fronte a lei, in piedi, a gambe leggermente aperte, e con quel missile che – dopo aver fatto il suo dovere –, proprio all’altezza della sua bocca, stava godendo di qualche attimo di riposo.
La fanciulla era determinata a sorprendere il suo "uomo di giornata": così, rannicchiando le gambe fin sulle tette, si coricò supina, e quindi ridistese gli arti fino a che le falangi dei piedi non andarono ad intrappolare il glande di Ahmed.
Voleva sorprenderlo con una pratica che lui non si sarebbe certo aspettato, un vero e proprio footjob, e ci riuscì egregiamente visto che il cazzo riprese subito vigore.
- "Sei una pervertita troietta, piccola", brontolò lui, imbrigliato in quella ferrea presa...
Elisabetta cominciò a verificarne la consistenza con i suoi piedini numero 37, e mentre col piede destro gli schiacciava dolcemente le palle, con il sinistro gli esplorava l'asta, centimetro a centimetro, ormai nuovamente bella in tiro.
Era puro spettacolo vederla "lavorare" quell'enorme palo di carne...
Pian piano, aumentò il ritmo, ed anche le palme dei piedi si serrarono su quell’uccello, alternando movimenti veloci a movimenti lenti, con l’obiettivo di far durare il più possibile quel reciproco divertimento.
Infine, preso alla sprovvista, Ahmed venne ancora una volta in zampilli del suo caldo nettare bianco, il quale andò a velare i piedini della ragazza, regalando ad entrambi una sensazione mai sperimentata insieme fino a quel momento.
Ma le sorprese non erano finite: fu a questo punto, infatti, che il nero prese prima uno e poi l’altro piede di Betty e cominciò a massaggiarli usando il suo sperma come se fosse un unguento.
Era letteralmente innamorato di quei piedini, così volitivi, ben fatti, e che la "proprietaria" sapeva usare magistralmente... Cominciò a baciarli sul collo e a leccare quelle estremità così paradisiache, il cui odore gli invase le narici, penetrandogli il cervello, e lo mandò in esaltazione totale, poiché erano perfettamente curati e profumati anche quando erano sudati.
Dopo aver ricevuto il footjob più eccitante della sua vita, Ahmed iniziò dunque a leccare quelle delizie partendo dalle dita e risalendo su fino al tallone...
Poi, completato il suo “lavoro”, le confessò:
- "Betty, sono un amante dei piedi femminili, e belli come i tuoi non li avevo mai visti... Oltretutto, li usi divinamente!".
E lei, di rimando, ridendo:
- "Sono il mio punto forte, a loro non ha mai resistito nessun maschio…".
5. Uno spettacolo inatteso.
Intanto Antonio stava per rientrare a casa: il suo amico era dovuto uscire improvvisamente con i suoi genitori, e lui – sconsolato e annoiato, e sapendo che l'attendevano ore e ore di abbrutimento totale – non sapeva proprio cosa fare.
Ma di lì a poco gli eventi che l’aspettavano lo avrebbero “consolato”...
Infatti, era così scocciato che non se la sentiva di dare spiegazioni alla sorella che certamente avrebbe ritrovato in casa, e per evitare di incontrarla almeno fino al ritorno dei genitori aprì la porta cercando di girare silenziosamente la chiave nella serratura.
Aveva sete, e decise di avviarsi verso la cucina, dove potè constatare che regnava un silenzio assoluto...
La cosa gli parve strana, in quanto Elisabetta gli aveva detto che sarebbe rimasta a casa a studiare, e lei solitamente occupava proprio quello spazio perché si trovava più a suo agio...
Pensò che avesse cambiato programma, e fosse uscita con qualche amica, e quindi si diresse verso la sua stanza... Passò davanti alla porta chiusa del salotto, e fu allora che udì dei rumori sospetti: che fossero entrati i ladri per svaligiare la casa?
Dapprima ebbe un attimo di sgomento, ma poi sentì che ai rumori si erano aggiunte delle voci soffocate di un uomo e una donna.
- "Ma questa è la voce di Betty!", si disse, ma non aveva lo stesso il coraggio di entrare...
Subito dopo, seguì una voce maschile che – con un accento molto particolare – diceva:
- "Hai dei piedini magnifici...", e lei che rispondeva:
- "Grazie… In effetti, nessun maschio mi è mai resistito...".
Era sempre più sbalordito: quelle frasi afferrate a tratti non potevano comunque essere riferite alla materia di studio...
Così, si fece coraggio, e cercando di fare il più piano possibile, socchiuse la porta e buttò dentro un occhio...
A quel punto, potè udire chiaramente il maschio che le diceva:
- "Sei fantastica...".
Ancor più attratto, Antonio aprì di più la porta quel tanto che bastava per introdursi nella sala, rimanendo però nascosto, ben protetto dietro un pilastro, da dove però riusciva ad osservare chiaramente tutta una scena a cui mai si sarebbe immaginato di poter assistere: sua sorella e quel maschio, completamente nudi, sul divano, con i piedi di lei poggiati sulla cappella di lui!
In sostanza, Betty stava facendo una sega in piena regola a un ragazzo di colore, e a quanto pareva pure con ottimi risultati...
Quante volte Antonio si era chiuso nella sua camera da letto, si era spogliato, e – fantasticando di accarezzare il corpo della sorella – si era masturbato fino a venire copiosamente sulle lenzuola?
E quante volte – quando lei dimenticava di chiudere la porta del bagno – si era intrufolato a guardarla mentre si faceva la doccia?
Ora, pero, era tutto diverso. Quello che vedeva non era assolutamente frutto della sua fantasia o di situazioni innocenti rubate di nascosto...
Aveva sorpreso la sorella mentre faceva sesso, un’occasione più unica che rara e che non si voleva perdere per nessuna ragione al mondo.
Il suo "pacco", intanto, si stava gonfiando a dismisura, e in quel momento il ragazzo si ricordò che aveva nella tasca dei pantaloni – proprio a contatto con il suo arnese – il suo smartphone.
Abbassò alla cieca la mano destra, estrasse il telefono ed iniziò ad immortalare quella fenomenale prestazione, filmando ogni scena...
Per sua fortuna, dalla posizione che aveva assunto, poteva vedere tutto mentre i due non sospettavano neanche lontanamente di quella indiscreta presenza; la sua patta dei pantaloni presentava già una larga chiazza scura, umida, che non avrebbe certo deposto a favore di Antonio se qualcuno lo avesse notato, considerato che fino a quel momento anche lui era un giovane irreprensibile, come la famiglia lo aveva allevato.
FINE DELLA I PARTE.
24
0
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
La consacrazione di una vergine – ii
Le prime luci dell’alba accolsero Abir all’uscita da quel luogo. La sera precedente, bendata e in preda ad uno stato di forte agitazione, al momento del suo arrivo non si era resa conto della bellezza della natura circostante. Adesso invece, libera ormai da qualsivoglia freno inibitorio, alla giovane donna quell’ambiente sembrava tutta un’altra cosa, un paesaggio paradisiaco, tanto che avrebbe volentieri continuato a rimanere completamente nuda, proprio come Eva, la prima donna.
Stava attendendo il suo accompagnatore, Carlo, quando sentì alla spalle una voce femminile chiamarla con tono imperioso:
- “Abir!”
Si voltò di scatto, quasi intimorita da quella voce che non ammetteva esitazioni, e vide, ferma in mezzo alla radura, una donna che indossava una mascherina dorata ed un mantello rosa.
Subito la ragazza si accorse che era una delle Sacerdotesse che l’avevano introdotta nella Comunità, la quale, sorridendo, le disse:
- “Abir, ora sei una consorella, una adoratrice, la più giovane, ma sei ancora inesperta nei nostri Misteri. Perciò, questa sera, alla stessa ora di ieri, verrai di nuovo qui per il secondo atto della tua consacrazione. Ora vai a riposare, per essere pronta al momento della prova”.
L’Adoratrice rimase sorpresa: ma come, ancora una esame?
Nel frattempo un colpo di clacson la richiamò dai suoi turbamenti… era Carlo, la sua prima Guida verso il Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina.
Salì prontamente in macchina, accolta dallo sguardo sorridente dell’uomo, che le domandò:
- “Allora, Abir, com’è andata?”
Al sentirsi chiamare con quel nome da Carlo, la donna rimase sbigottita e gli disse:
- “Come fai a sapere il mio nuovo nome?”
Ma bastò uno sguardo dell’altro perché le venisse implicitamente rivelato l’arcano: era lui l’Adoratore Defloratore, colui che le aveva “rubato” l’imbarazzante verginità.
Arrossì leggermente, ma poi sentì venirle su dal profondo del cuore un irresistibile:
- “Grazie, Carlo”…
E per tutto il resto del viaggio di ritorno non disse più una sola parola.
****
Era frastornata quando la sveglia risuonò nella sua stanza… le sembrava di aver dormito per giorni e giorni tanto era sfinita, e invece erano solo poche ore che aveva chiuso gli occhi dopo quell’esaltante nottata.
Così, ci volle una mezz’oretta buona prima che il pensiero di doversi recare al lavoro, proprio come una normalissima ragazza, avesse ragione sul suo desiderio di restarsene lì pigra come una gatta al sole…
Era in ritardo, come al solito, ma in pochi minuti fu pronta a schizzare in ufficio…
Mentre stava per varcare il portone di casa, incontrò una vicina che la salutò con un sorriso vagamente ammiccante:
- “Ciao… Alice!”
E lei, rispondendole con un altro sorriso, si ritrovò a pensare, tra sé, cosa avrebbe detto quella pettegola se avesse saputo che Alice adesso non esisteva più e che al suo posto c’era la viziosa Abir…
Comunque, tra una telefonata ed una relazione da trascrivere al pc, la giornata passò che quasi non se ne accorse nemmeno.
Alle 19,30, si incamminò a piedi di nuovo verso casa, dove l’attendeva un’altra drammatica attesa e l’ormai consueta visita di Carlo che l’avrebbe preparata ad affrontare il secondo stadio della sua consacrazione.
Quando la sua Guida bussò alla porta, verso le 22,30, Abir era ancora in accappatoio, e in quello stato andò ad aprire.
- “Buona sera, Abir”, le disse Carlo con il suo rassicurante fare gentile.
- “Buona sera, Carlo”, rispose la ragazza.
Lo fece accomodare, precedendolo, nella sua camera da letto:
- “Spero non ti disturba se nel frattempo mi preparo?”
- “No, Abir, certo che no, ma prima dobbiamo parlare, affinché tu sia pronta ad affrontare la solenne serata dinanzi alla Sacro Ordine”.
Così dicendo, si sedettero entrambi sul bordo del morbido letto, e l’uomo iniziò con calma a spiegare:
- “Vedi, questo secondo passo potrà sconvolgere un poco i tuoi convincimenti, Abir; sei molto giovane, e forse non immagini quante sfaccettature possa avere il Sommo Piacere. Nella nostra società moralista, l’unica forma di amore universalmente accettata è quella tra un uomo e una donna; ma per noi non è così, per noi uomo e donna sono la stessa cosa, e la sola cosa importante è imparare a conoscere sempre meglio il corpo dell’uno come dell’altra… Ebbene, questa notte tu sarai chiamata a tutto questo, farai l’esperienza delle mani femminili sul tuo corpo… e non solo: ma questa sarà una sorpresa che non posso e non voglio rovinarti”.
****
Il silenzio calò in quella stanza, con Carlo che continuava a sorridere ammirando lo stupore di Abir, e la ragazza incredula e tesa per le parole che aveva appena ascoltato dalla sua bocca.
Fu solo un attimo, poiché si stava facendo tardi – erano ormai le 23 passate – e l’ora della cerimonia era prossima.
Così Abir si alzò dal letto e, slacciando la cintura che le cingeva i fianchi, lasciò cadere in terra l’accappatoio candido che indossava, svelando in tal modo il suo incantevole corpo completamente nudo. Ormai, non si vergognava più di mostrare le sue grazie a quell’uomo, e d’altronde lui era ben lieto di ammirare quel capolavoro della natura, privo della pur minima imperfezione: il candore della pelle, poi, la rendeva ancor più affascinante e desiderabile… Ma Carlo sapeva bene che quella notte Abir non sarebbe stata per lui…
La stette a contemplare mentre si vestiva, e la vide indossare – come prescrivevano le regole che le aveva appena enunciato - un microscopico perizoma bianco che a stento copriva le natiche e l’apertura di una splendida vagina, ed un reggiseno altrettanto microscopico. La giovane, affaccendata in tali operazioni, non disdegnava però di lanciare di tanto in tanto occhiate di fuoco verso Carlo, che non resistette oltre ed iniziò a masturbarsi.
Completò la vestizione, sopra la biancheria intima, una tunica lunga fino alle caviglie e, a differenza di quella del suo primo rituale, di color rosa.
Abir domandò a Carlo la ragione:
- “Che strano… Perché questo colore rosa?”
- “E’ il colore che richiama l’altra metà del cielo, l’universo femminile” spiegò l’uomo.
Ma Abir non capì il senso di quelle parole…
- “Sei pronta?” riprese Carlo, impaziente vista l’ora davvero tarda.
- “Sì, possiamo andare… e sia quel che sia!”.
Scesero le scale dell’appartamento, ed Alice – a dispetto della vicina impicciona - divenne di nuovo Abir. Carlo le aprì lo sportello della sua auto, e la bendò come la notte precedente:
- “Scusa, dolcezza, ma è la regola; finché non avrai superato il secondo grado della tua consacrazione, dovrai essere all’oscuro di dove si trova la “Sala delle Sessioni Maggiori”.
E così dicendo si avviarono verso il misterioso luogo…
****
Fu in questo modo che per Abir ebbe inizio la prova che le sarebbe rimasta per sempre impressa nella mente e nel cuore come la più esaltante della sua vita.
Giunti alla radura, Carlo sciolse la benda che celava la vista della giovane e le fece indossare la solita mascherina dorata propria di tutti i Confratelli.
Scesero dall’auto, e si diressero verso il portone. Lì, dopo un triplice bussare con le nocche delle dita, vennero ad aprire due donne: nude dai fianchi in su, invitarono Carlo ed Abir ad entrare e li condussero in una piccola anticamera, dove Carlo, le prese entrambe le mani e le disse:
- “Abir, il mio compito finisce qui. D’ora in avanti, io smetterò di essere la tua Guida e tornerò ad essere per te un semplice confratello”.
Sempre più dubbiosa, Abir si mise a sedere su quell’unico sgabello presente nella stanza ed attese istruzioni.
Passarono pochi istanti, e le due donne che l’avevano accolta gli annunciarono che il Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina era radunato e che quindi la cerimonia poteva avere inizio. La accompagnarono per un passaggio angusto e buio che terminava su una porta chiusa.
La fecero entrare… Abir aveva il cuore in gola, e stava per andare incontro al suo nuovo misterioso destino…
Le due donne avevano delle tette imperiali, una sesta abbondante impreziosita da capezzoli duri e molto pronunciati.
Una di loro, si accorse che la ragazza le stava osservando il seno e, con un sorriso beffardo, le disse:
- “Bella mia, ti piacciono le mie tette? Non sei la sola, e comunque tra poco avrai di che saziarti”…
La presero per le braccia… una delle due aprì un’altra porta e la consegnarono a coloro che sarebbero state le sue Ancelle di quella sera, le quali le fecero varcare un’altra porta ancora, e la introdussero in un ambiente illuminato solamente da piccole, tremolanti, fiaccole.
Abir, però, riconobbe subito la sala nella quale la sera prima era stata deflorata: strano a dirsi, ma quel ricordo ebbe come effetto di tranquillizzarla immediatamente…
Nonostante l’oscurità, sentiva la presenza di moltissime persone i cui sguardi erano tutti su di lei e su di un’altra persona che però lei non vedeva; pensava si trattasse di Carlo, dal quale era stata separata poco prima, ma presto avrebbe capito che non era così.
Improvvisamente, iniziò un rullo di tamburi, ossessionante, che avrebbe accompagnato il suo incedere insicuro verso un punto illuminato da un grande faro.
Era lo stesso percorso che già aveva conosciuto, la stessa sala, la stessa assemblea… e forse gli stessi officianti.
L’unica differenza stava nel fatto che questa sera le era stata lasciata addosso la sua tunica, e le mani delle persone non cercavano di toccare morbosamente la sua seducente flessuosità.
Ora, finalmente, poteva vedere meglio le sue Ancelle: non erano semplicemente a seno nudo come le donne che aveva sin qui incontrato; al contrario, non avevano nulla indosso: ne scarpe, né slip… ed entrambe avevano una caratteristica comune: erano leggermente in carne, ed avevano dei fianchi larghi, abbondanti, assai pronunciati.
Man mano che procedevano, la luce si faceva più intensa, e il cuore in tumulto le batteva sempre più forte; dinanzi a sé c’era l’altare di marmo, freddo e severo, che ben conosceva, e dietro di esso, disposte a semicerchio, un cospicuo numero di Adoratrici. Nessun uomo, infatti, come si sarebbe accorta ben presto, avrebbe preso parte al rito quella sera...
Giunte all’altare, le due Ancelle tolsero alla ragazza la sua tunica, lasciandola solamente con quell’intimo che aveva tanto infiammato l’eros di Carlo. Ed anche questa volta l’effetto non fu certo differente: si videro infatti molte mani andare verso i rispettivi “strumenti del piacere” per dare sfogo ad una libidine che stava contagiando tutte, tanto era bella Abir.
L’Adoratrice principale, avanzando verso il piccolo corteo che era ormai giunto in sua presenza, introdusse il rito dicendo:
- “Consorelle, siamo qui per condurre Abir al 2° grado del nostro Sacro Ordine. Dopo aver conosciuto Adamo, questa sera Abir conoscerà Eva”.
La giovane, che aveva notato che quella sera l’assemblea era composta esclusivamente da donne, sempre più sconcertata, si guardò timidamente attorno, ma non riuscì ugualmente a comprendere in cosa consistesse la prova che le era stata annunciata ed a cui stava per essere sottoposta.
E l’Adoratrice riprese:
- “Abir, offrici nuovamente la tua nudità come le consorelle che ti hanno accompagnata. Lascia che l’assemblea goda, si sazi pienamente ed intimamente della sensualità del tuo corpo”.
Docili ai comandi, le Ancelle aiutarono la fanciulla, immobile e con le braccia aperte in croce al centro della scena. Le sue solide mammelle, libere dal vincolo del reggiseno, sobbalzarono leggermente, prima verso l’alto e poi precipitando verso il basso, facendo risaltare tutta la loro spettacolare consistenza.
Così, avvenne pure per il perizoma, che le venne sceso con accurata lentezza, come fosse un immaginario sipario che stava disvelando quella incantevole rotondità che era il culetto sodo di Abir.
Tutti furono frastornati da tanta bellezza, al punto che si udì un ammirato e sommesso:
- “Oooooh”…
Benchè gli astanti potessero vederla solo di spalle, ciò era sufficiente a restarne ammirati. La sua pelle fresca e bianchissima, ogni curva e muscolatura del suo corpo, tutto era lì a proclamare ad alta voce come l’inizianda fosse appena entrata nel fiore degli anni (ne aveva appena 18).
Anche lei, come le Ancelle, aveva dei fianchi leggermente forti, ma non disturbavano affatto, anzi, erano perfettamente in armonia con tutto il resto. Quelle due chiappette, poi, erano sorrette da due gambe lunghe ed affusolate, che terminavano su sottili caviglie, foriere di ulteriori emozioni che poteva provare solo chi si fosse fatto estimatore dei suoi conturbanti piedini.
L’Adoratrice, che per ora era l’unica a poterla ammirare frontalmente, assisa sul suo seggio riprese:
- “Abir, questo altare di pietra attende il sacrificio del tuo corpo di carne. Distenditi ora, e donati interamente al Sacro Ordine. Noi saremo qui testimoni, ad accogliere i tuoi gemiti e ad esaltarti nel momento del superamento della prova. Fai molta attenzione: dovrai dare ascolto unicamente ai tuoi sensi e alle tue emozioni”.
Quando la celebrante ebbe terminato di parlare, Abir avanzò lentamente fino all’altare. Fu quindi sollevata da due Adoratrici Aiutanti fin sull’ara di marmo dove, come ordinatole, si adagiò disciplinatamente. Poi, una terza Adoratrice le posò le mani sul capo e le tolse con fare quasi sacrale la mascherina e le velò gli occhi con una benda di panno pesante che le avrebbe impedito di vedere alcunchè.
Improvvisamente, il rollio dei tamburi che aveva accompagnato il suo ingresso in sala riprese. Le due Adoratrici si erano nel frattempo portate nuovamente al fondo dell’enorme stanzone, dove avevano accolto un’altra donna. Processionalmente, le tre stavano ripercorrendo lo stesso tragitto fatto da Abir che, supina sull’ara, non poteva assistere a ciò che accadeva.
Trascorsero solo pochi minuti, che a lei comunque parvero un’eternità, e il suono dei tamburi cesso ancora una volta.
La ragazza iniziò ad ansimare dal nervosismo procuratole dall’attesa di un evento, un qualsiasi evento.
Giunte all’altare, le Adoratrici si posero alle spalle della donna che avevano condotto. Sì, perché con grande sorpresa di Abir, era un’altra donna al centro dell’attenzione in quel momento.
Lentamente, quella vista le aprì gli occhi dell’intelletto, e lei intuì cosa avrebbero significato per lei le parole che la Sacerdotessa aveva pronunciato quando le si era presentata dinanzi all’altare: “…questa sera Abir conoscerà Eva”.
Quella sera, lei, Abir si sarebbe congiunta sessualmente con una donna…
Lì per lì, ebbe come un senso di nausea, ma si fece forza e decise di proseguire nella sua iniziazione. Sapeva bene, infatti, che un suo rifiuto significava l’immediata espulsione dal Sacro Ordine… Libertina com’era stata creata, cosa ne sarebbe stato di lei in caso di fallimento?
Intanto, l’altra donna che era stata condotta era proprio dinanzi a lei; ora Abir la poteva vedere bene, ed anche l’assemblea potè vedere bene cosa stava accadendo.
L’Adoratrice principale si alzò nuovamente dal suo scranno, e stendendo la mano verso la nuova arrivata le disse:
- “Benvenuta consorella Sidonia. Sei giunta a noi in età non più fertile, ma questo non ti priverà del Sommo Piacere. Oggi sarai lo strumento per mettere alla prova Abir”.
A quelle parole, Abir si volse verso Sidonia e vide che non solo quella sera avrebbe fatto sesso con una donna, ma anche con una donna matura. Difatti, dinanzi a se, aveva un bell’esemplare di femmina adulta, sulla cinquantina.
Nonostante l’anagrafe, però, Sidonia era ancora più che appetibile, e tutte le presenti se ne accorsero non appena le Ancelle la spogliarono del mantello che la avvolgeva.
Fu allora che il suo corpo nudo fece trasalire di ammirazione e di cupidigia Abir: quella donna matura, infatti, era davvero un opera d'arte; bassina di statura – circa 1 metro e 65 – carnagione perfettamente abbronzata, ma soprattutto due tette sode, una quarta misura che, forse complice l’abbronzatura, sembravano ancora più abbondanti. E poi delle areole che parevano disegnate con il compasso, perfettamente rotonde, a fare da corona a dei capezzoli piccoli, duri come la pietra e già turgidi.
Abir ebbe modo di osservare anche il suo basso ventre, assolutamente piatto e “protetto” da un ciuffetto di pelo nero, riccio ed acconciato a forma di triangolo i cui lati erano leggermente convessi.
****
Il cuore della nostra ragazza cominciò a galoppare a mille, e si ritrovò a provare tra le cosce tremanti un leggero formicolio di godimento, all’altezza dell’inguine; e si rimproverò di aver solo per qualche istante pensato di rinunciare alla prova…
Questo stato di dissoluta estasi, portò Abir quasi a dimenticare la ragione per la quale era là, ma una voce tagliò come una lama il silenzio che si era venuto a creare:
- “Abir, stai per essere trasportata nel regno di Saffo. Sidonia ti condurrà per mano, fino all’estrema beatitudine. Le sue mani esperte e i tuoi sensi faranno il resto. Procedete, dunque!”
Udito quel comando, la matura Sidonia si avvicinò ad Abir e, chinandosi sul suo volto, le stampò un caldo e passionale bacio sulla bocca. La ragazza non si sottrasse, ma anzi stette lì immobile a nutrire il suo animo di quell’imprevisto incantesimo.
Poi Sidonia si ritrasse, lasciando Abir solo per un momento, quanto era necessario cioè per distendersi supina sul pavimento e farsi sollevare da sei Adoratrici fin sulla mensa; lì le officianti le fecero incontrare per la prima volta il corpo caldo ed eccitato della giovane, e ve la deposero sopra a formare un perfetto “69”.
Sidonia, reggendosi sulle ginocchia, aprì un poco le gambe, mostrando all’amica un magnifico ed entusiasmante panorama.
Istintivamente, Abir iniziò ad annusarla, percependo chiaro l’odore inebriante della sua fica che ormai si faceva sempre più intenso e le entrava nelle narici dilatate… la donna matura era completamente bagnata, ed i suoi umori asprigni gocciolavano copiosamente sulla lingua della giovane.
Intanto Sidonia era impegnata a lavorarsi le fresche carni della vagina di Abir… le mani sfiorarono e strofinarono freneticamente il monte di venere, mentre la lingua saettava tra le grandi labbra strette e perfettamente depilate; quasi le spalancava con violenza, aiutandosi con due dita, e le percorreva in tutta la lunghezza della fessura. Poi risaliva verso l’alto, e cercava di raggiungere il clitoride che sotto i suoi sapienti tocchi era cresciuto… incredibile quanto era diventato grosso, sembrava proprio un cazzo in miniatura…
La ragazza stava già sommessamente gemendo di piacere, ma Sidonia, non ancora paga del risultato, spostò l’attenzione sulle piccole labbra dell’inizianda: erano davvero splendide, morbide, e adagiate verso l’esterno sulle grandi labbra, a dar l’idea di una vera farfallina in volo…
Sidonia le afferrò con la bocca, ed iniziò golosamente a succhiarle, tirandole leggermente verso di sé fino a provocare un tenue sospiro della ragazza.
Così esposta, la vagina di Abir si prestava bene ad altre attenzioni, ed infatti Sidonia non si fece sfuggire l’occasione, e rapida introdusse il suo dito medio a saggiarne le pareti interne.
Come folgorata da un misterioso desiderio di privare la sua compagna di un tale godimento, Sidonia si voltò di scatto a guardare la compagna di giochi con un sorriso ironico… poi riprese la sua posizione e, facendo scorrere lo stesso dito medio verso il basso, lo poggiò sul buchetto. Istintivamente, lo sfintere vergine di Abir si contrasse a difendere ciò che custodiva, ma poi si si rilassò, aprì docilmente, lasciando entrare parte del dito nelle sue viscere.
Non fece quasi in tempo a realizzare l’accaduto che già Sidonia le aveva tolto il dito dal culo. Lo sfintere si irrigidì in un rapido spasmo, ed immediatamente il buchetto si richiuse.
Passarono pochi istanti che la donna penetrò di nuovo analmente Abir, ma questa volta con maggior forza e con due dita, dilatandole il culo con più sofferenza per la ragazza, che strillò.
Uscì ancora da lei, ed ancora il culo si contrasse e si richiuse.
Rientrò una terza volta, penetrando lentamente con tutta la mano, sino al polso, nelle carni di Abir che questa volta lanciò un urlo lacerante, riempita da quell’insolita realtà.
Ancora, Sidonia si sfilò… e questa volta, il buco rimase aperto.
Allora, rientrò con maggior cattiveria, e affondò nel culo più in profondità.
Il volti ed i corpi di entrambe erano coperti di sfavillanti goccioline di sudore…
Quando Sidonia si sfilò definitivamente da Abir, il buchetto non era più buchetto… ma oscenamente aperto tardava a riprendere le forme di sempre.
Fu allora che si udì un colpo di campana risuonare in quell’ambiente… tutti trasalirono, comprese le due donne offerte su quell’altare.
Ma solamente la donna matura sapeva il senso di quel rintocco… le era stato spiegato poco prima di entrare che quello sarebbe stato il segnale al quale avrebbe dovuto sollevarsi e cessare ogni attività sul corpo di Abir…
****
Sidonia si ritrovò di nuovo ai piedi dell’altare, sul freddo pavimento, stesa sul dorso ad attendere che le solite sei Adoratrici la posizionassero nuovamente sopra Abir, per l’ultima osservazione.
Questa volta però non fu adagiata a contatto diretto con la sua vogliosa passerina, ma ebbe tra le mani quel volto giovanile.
Iniziò quindi a baciarle il collo, mentre le mani si producevano in una carezza che partendo dal ventre, saliva su all’ombelico, e giungeva fin sui seni dell’inizianda che, per la rinnovata eccitazione, erano diventati di marmo e con i capezzoli durissimi.
La ragazza se ne stava immobile… anche se da una lato avrebbe voluto dirle di smetterla, dall’altro la sua curiosità era enorme e voleva lasciarla fare.
Non resistette oltre, tentò di divincolarsi, ma Sidonia la bloccò con il peso del suo corpo e le disse:
- “Sò che per te è la prima volta con una donna, sin qui sei stata bravissima; ora lasciati andare e immagina di stare con un maschio”.
Così Abir fece, e lasciò che la donna le accarezzasse i seni, che ogni tanto le pizzicasse i capezzoli, e le succhiasse il lobo dell’orecchio…
Andò avanti in questo modo per qualche minuto, finchè uno sconquassante brivido sulla schiena ed un urlo breve ma acuto fecero capire a tutta l’assemblea che Abir aveva avuto il suo orgasmo.
A quel punto, Sidonia si fermò come pietrificata, si rialzò, e sussurrò all’orecchio dell’inizianda:
- “Sei proprio una calda troietta, vedo che ti è piaciuto il mio servizio…”.
E lei, con il fiato corto, rispose a fatica:
- “Si, non pensavo che avresti saputo accendermi fino a questo punto”.
****
Terminato il suo compito, Sidonia incrociò per qualche istante lo sguardo con l’Adoratrice che stava guidando il rito ed assisteva alle evoluzioni delle due femmine, e quindi scese dall’altare.
Si andò a sedere poco lontano, su di uno scranno di colore rosa, come rosa era tutto quella sera…
Fu allora che l’Adoratrice principale, dal suo seggio che dominava la scena, proclamò:
- “Abir, alzati ed avvicinati!”.
La ragazza fece come le era stato ordinato, si sollevò lentamente dall’altare, scese con le gambe ancora tremanti dall’orgasmo, ed andò ad inginocchiarsi dinanzi a colei che le aveva parlato con quel tono deciso.
L’Adoratrice, tenendole una mano sulla testa, riprese:
- “Benvenuta nel’esercito di Lesbo… Sidonia, qual è il tuo giudizio?”.
La donna, il cui corpo era stato lo strumento di prova, disse:
- “Mia Signora, la prova è stata superata, senza ombra di dubbio. Abir non ha opposto resistenza, si è offerta coscientemente al Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, ed ora spetta a te emettere il verdetto definitivo per ciò che hai visto”…
Abir venne invitata ad alzarsi… le Adoratrici le posero sulle spalle una cappa nera e dissero:
- “Sorella, ti sia dolce questo nuovo stato!”
****
Era ormai notte, ed Abir venne introdotta all’aperto, fuori dalla Sala, per lo stesso tragitto che aveva compiuto all’andata, e le fu finalmente rivelato il luogo in cui si riuniva quella immorale compagnia.
21
0
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
La consacrazione di una vergine – i
Ecco, finalmente il gran giorno era arrivato. Sono le dieci del mattino quando Alice, toccata dal sole che filtra attraverso le imposte semichiuse, esita ancora a schiudere gli occhi. Pigramente si rigira nel suo letto, solitaria, malinconica, ma con tutta se stessa in subbuglio. Nella sua testa, rimbalzano, impetuose, una dopo l’altra, le domande: “Cosa accadrà questa sera?”; “Sarò in grado di far fronte alla situazione?”; “Il mio padrone sarà soddisfatto?”.
Presa in questo vortice mentale, Alice è però anche consapevole dei lunghi mesi attraverso cui, pazientemente, è giunta, con l’autorizzazione del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, a questo passo. Questa notte, l’ultima notte di Aprile, sarà per sempre e indissolubilmente unita a Lui…
La ragazza, comincia così a tranquillizzarsi, e dentro di se cresce a poco a poco un sentimento di rilassatezza.
E’ ancora prigioniera di questi contrastanti stati d’animo quando squilla il telefono. E’ come un sonoro schiaffone che la riporta subitaneamente alla realtà.
- “Alice, sono Carlo”.
- “Carlo? Chi è? Scusi, ma credo che abbia sbagliato numero…”.
- “Non c’è nessun errore, Alice. Sono io colui che ti condurrà alla completa legittimazione!”.
- “Salve, non credevo di dover essere accompagnata”.
- “Questa sera, ti aspetterò alle 23 all’ingresso del vecchio cimitero per guidarti. Il nostro Sacro Ordine non può permettersi di essere banalmente svelata ai non eletti”.
- “D’accordo, Carlo, sarò puntuale”.
- “Bene. E mi raccomando, esegui alla lettera le prescrizioni rituali!”.
E così dicendo, Carlo saluta Alice…
Ormai è quasi l’ora della colazione, sono le 13… ma non per lei. Il primo punto delle prescrizioni che le sono state date, prevede infatti un rigoroso digiuno, che la giovane potrà interrompere solo con il banchetto che seguirà la fine del rito.
Che fare? Per far trascorrere più velocemente il tempo ed allentare la tensione, Alice si corica nuovamente sul suo giaciglio cercando di riposare… Questa sera dovrà essere in piena forma!
Il tepore della primavera incipiente, non fa altro che conciliare il sonno della adepta… Si addormenta, pervasa totalmente dal pensiero dolce e soave di ciò che le capiterà…
Ma chi è Alice?
Alice, è una ragazza indipendente di 18 anni appena compiuti che, come tutte le ragazze della sua età, sente destarsi forti impulsi sessuali… Purtroppo, però, la sua famiglia l’ha cresciuta con ferree regole di comportamento: niente contatti promiscui e nessun ragazzo che le ronzi intorno prima della maggiore età…
Non volendo disobbedire platealmente ai suoi genitori, Alice si è attenuta a questi insegnamenti, benché li abbia sempre considerati sbagliati e sciocchi…
Ora, però, si cambia… Il 18° anno è arrivato, è stato un gran giorno, un bellissimo compleanno, preludio all’assunzione in prima persona delle responsabilità che riguardano la sua vita… e con ciò anche… IL SESSO!!! Alice, infatti, a differenza delle sue amiche, è ancora vergine…
Ma torniamo nella stanza da letto della fanciulla… Mancano poche ore… Sono le 18, la sveglia il solito Carlo, con un’altra telefonata:
- “Alice, tutto bene?”.
- “Si certo, grazie di avermi svegliato”.
- “E’ il mio unico dovere, per questa giornata, ricordalo!”.
- “Comunque, grazie lo stesso”.
- “Ricordi cosa devi fare adesso?”
- “Si”.
- “Bene… Allora, non perdere tempo… E’ il momento del lavacro purificatore. Non trascurare nulla. Anche il più piccolo dettaglio è di fondamentale importanza”.
La telefonata finisce così, e la ragazza si avvia verso la stanza da bagno…
Si sveste dei pochi capi che ancora avvolgono il suo giovane corpo… completamente nuda dinanzi allo specchio, ammira frettolosamente, con una punta di compiacimento, le sue forme, che nessun uomo ha avuto ancora la ventura di conoscere. E infine, si immerge, quasi sprofondandovi dal piacere, nella vasca…
Ristorata dal bagno, la adepta inizia una dolce ma totale depilazione… prima le ascelle, poi scende tra le gambe e libera il pube dal folto boschetto tipico in una donna a cui non piace radersi nell’intimità. Sorride tra sé, guardandosi la patatina assolutamente “ignuda”, pronta affinchè questa sera possa essere alla mercè di tutti gli sguardi interessati…
Alice è soddisfatta del lavoro fatto, e senza perdere tempo si infila la lunga tunica nera che le è stata consegnata dalla Società, e che và a ricoprire il suo bellissimo corpo… E sì, perché Alice è proprio una bella ragazza: alta un metro e 70, pelle chiarissima, bianco-latte, tette smisurate e toste (una sesta abbondante…) che balzano fuori dal reggiseno e stanno su da sole, capelli neri lunghi e lisci che le giungevano fino al sedere, occhi di uno stupendo azzurro cielo, labbra carnose da autentica bocchinara, e un culetto assai pronunciato, impeccabile, con due chiappe sode da far svenire, incorniciate di volta in volta in tanga e perizomi da infarto. E dei piedi che sono la fine del mondo… Insomma, un fisico straordinario!!!
Tutto è ora pronto affinché la vergine possa presentarsi nel migliore dei modi all’incontro tanto sospirato.
Ormai, Carlo non la chiamerà, ma l’attende all’ingresso del cimitero, come concordato…
La tensione è alle stelle quando Alice si incammina verso il luogo dell’appuntamento. Una sola incertezza: come farà a riconoscerlo? Poi, come in un flash, l’intuizione: “certamente, a quest’ora, non ci sarà nessuno al cimitero, all’infuori di lui”… E così riflettendo raggiunge il fatidico sito.
E’ buio pesto… non c’è una luce ad illuminare i suoi passi… Si ferma… Ad un certo momento, si sente poggiare una mano sulla spalla… Si volta di scatto, impaurita… Un uomo, avvolto in un bellissimo manto rosso di seta, la saluta suadente, e le dice:
- “Alice, sei pronta?”.
In quell’istante, riconosce la voce… E’ Carlo!
- “Sì, ormai non si torna indietro”, dice Alice sicura, per la prima volta in quella serata.
Carlo prendendola per mano, dolcemente la benda con una pesante stola che le copre anche le orecchie, e le dice:
- “Da questo istante per te il mondo sarà oscurità e silenzio”.
Poi, sostenendola per le braccia, la conduce alla sua macchina.
La giovane perde quasi subito l’orientamento ed ogni cognizione del tempo… Quando l’auto del suo accompagnatore si ferma, le pare di aver viaggiato per ore, chilometri… Il cuore le batte forte, se lo sente in gola, quando Carlo la risveglia dai suoi turbamenti:
- “Alice, dammi la mano… ti guiderò sulla soglia del benessere… Da quel momento in poi, sarà il Maestro Adoratore il tuo condottiero. Orsù, andiamo!”.
E così dicendo la aiuta a scendere dall’auto, proprio dinanzi ad una porticina color rosso. Passano pochi minuti, e la ragazza sente delle mani che le slegano la stola che le bendavano gli occhi… La prima cosa che vede è un individuo – non sa se uomo o donna – con indosso un mantello blu, lungo sino ai piedi e completamente chiuso sul davanti, e sul volto una maschera dorata. Carlo si è quasi dissolto nel nulla…
La nuova guida di Alice, sull’uscio saluta con un profondo inchino la ragazza, e senza pronunciare verbo la conduce dentro, per un lungo corridoio, fino ad un ambiente freddo ed umido e buio, in pesanti pietre antiche, arredato in modo confortevole ma spartano.
Qui, finalmente, le fa sentire la sua voce:
- “Attendi qui, mentre io vado a comunicare agli Adoratori ed alle Adoratrici che sei pronta per il Rito dell’Esplorazione”.
E immediatamente esce, chiudendosi la porta alle sue spalle. Alice resta sola… sono infiniti istanti… non sa più cosa pensare: cosa sarà questo rito di cui non ha mai sentito parlare? Ha brividi di paura, si guarda intorno, ma ormai è troppo tardi per tornare sui suoi passi...
Dopo altri pochi attimi, il rumore secco della serratura la fa sussultare, richiamandola alla realtà… l’uomo che l’ha accolta nella casa ritorna per portarle l’annuncio che la stanno attendendo.
Con determinazione, il suo accompagnatore batte tre colpi alla porta, la apre, ed introduce la adepta in un nuovo, più vasto ambiente, dove trenta individui con mantelli neri di velluto stanno disposti a semicerchio intorno a colui che doveva essere la personalità di maggior prestigio. L’accompagnatore, rivolto al gruppo, in segno di rispetto, accenna un inchino, dicendo:
- “Vi presento colei che desidera entrare a far parte del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina”.
E detto questo, ritornando sui suoi passi, lascia la ragazza al destino che si è scelta…
Il Grande Adoratore, le chiese:
- “E così, tu chiedi di entrare a far parte del nostro Sacro Ordine. Credi di esserne all’altezza?”
Alice, guardandosi intorno, rispose, impassibile:
- Sì, lo sono.
Un altro Adoratore le domandò:
- “Sei pronta a sottoporti all’esame iniziale per entrare?”
- “Sì, sono disposta”, rispose la ragazza.
A questo punto, la voce che aveva parlato per prima, le disse, con tono formale:
- “Spogliati, novizia!”
Alice, ebbe solo un attimo di incertezza, poi lasciò cadere a terra il mantello che la ricopriva, rimanendo completamente nuda.
La ragazza, era consapevole del gesto che a questo punto doveva compiere: raccolse i vestiti di cui si era liberata poco prima, si diresse verso il braciere acceso posto alla sua destra, e ve li gettò dentro.
Di nuovo, la voce di prima le disse:
- “Ora che è caduto anche l’ultimo legame con il mondo profano, puoi scegliere chi tra noi ti condurrà nel successivo passaggio del rito”.
L’Adoratore, aveva accompagnato le sue parole con un gesto circolare della mano e le aveva mostrato tutti i fratelli.
La ragazza alzò lo sguardo e rimase attonita: tra gli astanti, c’erano tutte persone – comprese le donne - a lei note, di cui non aveva mai sospettato nulla... Ora se le ritrovava lì come affiliati. Mostravano una smorfia indulgente, indubbiamente il suo turbamento era tipico di tutti i postulanti.
Alice fissò negli occhi uno ad uno i presenti… poi, puntando il dito verso un ragazzo, disse solo:
- “E’ lui!”
- “Vuoi spiegarci la tua decisione? Bada bene che non sei obbligata a farlo” – replicò l’Adoratore.
- “Posso spiegarla senza problemi. Il ragazzo che ho scelto, è il mio più caro amico. Mai avrei immaginato di trovarlo qui, ma ne sono felice...”.
Non appena Alice ebbe finito di parlare, il giovane prescelto si fece avanti, la prese per mano, ed i fratelli gli fecero largo disponendosi su due file in modo da formare un lungo camminamento che terminava in un altare costituito da un tavolo di marmo.
Quando la coppia giunse in prossimità, la solita voce ordinò:
- “Novizia, sali su questo tavolo e sdraiati con braccia e gambe aperte”.
Alice obbedì, seppur con una leggera trepidazione che le sgorgava dal cuore.
Prontamente, le legarono polsi e caviglie, ed un velo nero le fu tirato sugli occhi.
La voce disse, ancora:
- “Questo velo è allegoria dell’oscurità in cui sei ancora, della limitata padronanza del tuo corpo e del corpo umano in genere; quell’oscurità in cui sin qui hai desiderato il godimento, aggirandoti senza discernimento alla ricerca del vero piacere, ma senza cogliere l’effettiva importanza delle tue emozioni. Il Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina ti aiuterà a liberarti da questa oscurità, a prendere una rinnovata coscienza di te e delle tue molteplici risorse sessuali. Nessuno di noi ti spingerà a comportarti in opposizione ai tuoi ideali; ti solleciteremo a sciogliere ogni freno frutto degli insegnamenti che ti hanno impresso nella mente sino ad oggi. Dovrai “uccidere” la vecchia Alice per poi risorgere a una vita libera da qualsiasi convenzione, nella quale sarai solo tu a governare pulsioni, cupidigie, e piacere; nella quale osserverai esclusivamente le frontiere che tu stessa sentirai come tuoi limiti. Vivrai, finalmente, la vita come un’opera d’arte, il piacere come unico fine dell’esistenza… Sei, pertanto, intenzionata ad affrancarti?
- “Sì” – rispose Alice.
- “Proclami sinceramente di essere comparsa dinanzi a noi a implorare la consacrazione nel Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, senza impedimenti, con generosità e senso di immolazione per il tuo e nostro diletto?”
- “Sì, lo affermo in tutta onestà”, rispose emozionata la ragazza.
Il Grande Adoratore disse ancora:
- “Ora capiremo se sei davvero all’altezza del nostro Sacro Ordine, se puoi farne parte. Sei pronta?”
- “Sì, lo sono”, rispose con un filo di voce la novizia.
Per interminabili momenti non successe niente; poi una mano le sfiorò, delicatamente, il ventre. Le dita le scorrevano sull’ombelico, lentamente introducendovisi dentro. Nel frattempo, un’altra mano, diversa, le accarezzò, stuzzicandolo, un capezzolo, glielo tirava, lo schiacciava dolcemente.
Un’altra mano ancora era sull’altro seno: lo prendeva in mano, lo stringeva forte, torcendolo.
Ed ecco una terza mano: le risalì in mezzo alle cosce, indugiando sulla passerina rasata e morbida; la massaggiava adagio, la penetrava delicatamente. Altre mani le toccarono le ascelle, le spalle, i piedi e il collo…
All’improvviso le mani si ritirarono, come a comando, e lei rimase là, con le tette doloranti ed i capezzoli, nerissimi, eretti. Infine, la slegarono, le levarono quella sorta di sudario nero che le copriva il volto, e la aiutarono a scendere dal tavolo.
L’uomo che aveva condotto la cerimonia, disse:
- “Congratulazioni, novizia, sei parte del nostro esclusivo club, hai superato brillantemente la prima prova!”.
Seguì un fragoroso applauso... e le misero sul volto la mascherina dorata.
Poi, un Adoratore le espose le regole del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina:
- “Tu ora sei una novizia. Dovrai darti un nome, che segnerà l’inizio della tua nuova libera vita”.
Il Grande Adoratore si avviò verso il fondo della sala e lei lo seguì, fino ad un’altra porta. L’uomo la spalancò e disse ad Alice:
- “Quale nome hai scelto, novizia?”
La giovane riflettè un poco, e poi disse:
- “Abir, che significa Fragranza”.
- “Bene, Abir, sii la benvenuta!”
Ora, Alice – o meglio Abir, secondo il suo nuovo nome – aveva ricevuto l’approvazione del Comitato Supremo, ma per poter far parte a pieno titolo del Sacro Ordine doveva sottoporsi ancora ad alcune fondamentali prove…
Venne condotta in una cameretta attigua; era ancora completamente nuda...
Le si avvicinò allora un Adoratore che lei non aveva mai visto prima, il quale procedette a prepararla per il momento successivo della cerimonia:
- “Abir, la tua nudità creerebbe scandalo nel mondo di fuori, ma ormai tu non sei più schiava di quelle falsità; ti sei votata a dispensare e ricevere piacere, e per questo sarebbe superfluo indossare abiti. Nessuna barriera dovrà frapporsi tra te e chi si compiacerà dei tuoi piaceri”.
Detto ciò, la aiutò – con gesti lenti e sacrali - ad indossare una corta tunica di juta color rosso, e la fece attendere, così abbigliata, fino a che non fosse stata chiamata per essere presentata a tutti i Confratelli.
* * *
Quando giunse il momento, l’Adoratore che l’aveva preparata bendò nuovamente Abir e la introdusse nella Sala delle Sessioni Maggiori, un tetro ambiente scarsamente illuminato.
La novizia, pur avendo la vista preclusa, percepiva il mormorio - nell’ambiente che la circondava – di molti esseri viventi che erano li convenuti per lei. Mentre avanzava con passi lenti, sentiva il freddo pavimento di marmo far da sostegno ai suoi piedi incerti; sentiva il lieve strofinamento della tunica che indossava sul suo corpo nudo… e null’altro.
I suoi istitutori le avevano detto che avrebbe dovuto raggiungere, da sola, il centro della sala… Ad un certo momento, Abir sentì una mano leggera di donna sulla spalla, che la bloccò. Era la sua “madrina”, che rivolgendosi all’Adoratore Defloratore, disse:
- “Fratello Defloratore, conduco una novizia. E’ una giovane femmina, che viene a donarci la sua verginità”.
La “madrina” aiutò Abir a deporre la tunica… Ora la ragazza era di nuovo totalmente nuda, ed un brusio di ammirazione serpeggiò per la sala… Ogni uomo avrebbe voluto congiungersi con quel corpo che emanava un calore incredibile, ed ogni donna avrebbe voluto recarle piacere, come solo le donne sanno fare tra loro… Poi, l’aiutò a distendersi sull’altare…
Nel silenzio che nel frattempo era tornato ad avvolgere nuovamente l’ambiente, la novizia udì alcuni passi avvicinarsi… Poi, all’improvviso, un oggetto metallico le si posò, spingendolo in dentro, sul capezzolo sinistro.
- “Femmina, cosa senti sulla tua mammella?” – chiese una voce misteriosa (era il Fratello Defloratore che lei ancora non conosceva).
- “Mi sembra il filo di una spada”, fù la risposta che Abir diede, secondo ciò che le era stato insegnato in precedenza
- “Brava, è esattamente una spada, la tua sensibilità non ti tradisce, – replicò il Defloratore – dovrai imparare a seguire con docilità le tue sensazioni, a non mortificarle mai. Questa lama trafiggerà il tuo capezzolo giungendo fino al cuore, e ti ucciderà, se rinnegherai il segreto del nostro Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina oppure se qualche confratello o consorella dimostreranno che ti sarai servita di noi per ottenere un esclusivo appagamento personale”.
La mano che le teneva premuta la spada sul capezzolo si ritrasse.
La voce continuò:
- “Femmina, ti è stato detto che dovrai superare ancora alcune prove. Sei pronta a sottometterti a tutto ciò che ti è stato chiesto di fare?”.
- “Sì, lo sono” – rispose Abir.
- “Femmina, questo Sacro Ordine ha i suoi codici e i suoi decreti. Sei pronta a giurare su di essi?
- “Sì, sono pronta”.
- “Bene. Adoratore di Afrodite, avvicinati con il nettare della Dea” disse la voce che ormai era diventata familiare alla giovane.
- “Bevi, Abir”
Abir si abbeverò dalla coppa che le era stata portata alle labbra… Era uno squisito vino bianco, del quale ne deglutì un assaggio…
Poi, consegnato il calice alla donna che era rimasta sempre al suo fianco, disse:
- “Io, Abir, giuro sul mio corpo di mantenere il più totale silenzio sui dettagli di questo Sacro Ordine e sulle verifiche che state per compiere, qualunque sia il loro risultato finale”.
- “Bevi un altro sorso, femmina”, le intimò l’Adoratore di Afrodite.
A questo punto, la novizia fù avvicinata da una Adoratrice, la quale le sciolse la benda che copriva gli occhi, prese uno stiletto dorato da un vassoio e, senza profferir parola glielo conficcò con forza nel seno destro. Abir emise un urlo… L’Adoratrice, pronta, mise la coppa del vino sotto la mammella sanguinante e ne raccolse il sangue che usciva con grandi zampilli.
Abir prese nuovamente la coppa e ne bevve tutto d’un fiato il contenuto rimasto. Un cenno di nausea comparve sul volto della ragazza. Questa volta, il vino era assai più disgustoso della volta precedente…
Il Grande Adoratore riprese, spiegandole il significato:
- “Il vino che hai assaggiato ora, è diventato amaro a simboleggiare l’amarezza dei tormenti che ti puniranno qualora dovessi tradire il giuramento che ha appena fatto. Puoi ancora decidere di tirarti indietro, questo è il momento che separa la tua natura attuale dall’essere una consorella a tutti gli effetti… Se deciderai invece di proseguire nelle prove, sappi che dovrai andare sino alla fine, senza esitazioni”.
- “Ho deciso di seguire il mio destino… qualunque siano le prove che mi aspettano”, disse Abir scandendo bene le parole “a qualunque costo”.
La mano del’Adoratrice si strinse al polso della ragazza, e dopo averla deposta dall’ara su cui giaceva, le indicò di avanzare adagio e senza indecisioni.
Abir, prese quindi ad avanzare… in pochi passi fù al centro dell’abside, in cui troneggiava un nuovo monumentale altare di pietra grezza, e dove erano assisi tutti gli Adoratori che officiavano il rito…
L’Adoratrice che la scortava le porse uno sgabello sul quale l’inizianda prese posto, di fronte al Grande Adoratore il quale, fatto cenno all’assemblea dei confratelli di sedersi e assistito da due coadiutori, diede fuoco all’incenso nella ciotola d’argento e lo lasciò bruciare di modo che tutta la sala ne venisse pervasa… Poi, porgendo ad Abir un alto vaso di cristallo, prese a dire:
- “Femmina, donaci la freschezza gorgogliante della tua pioggia dorata”.
Prontamente, la giovane si alzò e divaricò le gambe, dando alla vista del pubblico il magnifico spettacolo del suo culo sodo e tonico; le natiche si scostarono leggermente l’una dall’altra, evidenziando un secondo canale anch’esso ancora assolutamente integro…
Eseguita l’operazione, l’Adoratrice aiutò Abir a salire sull’altare… la fece stendere… un brivido le percorse la schiena, forse il contrasto fra la sua pelle calda e sudata ed il freddo della pietra, o forse il timore per ciò che l’aspettava, e che lei non riusciva ad immaginarsi.
Venne legata ai polsi e alle caviglie ai quattro lati dell’altare, braccia e gambe divaricate; quattro Adoratori portarono quattro candele accese che deposero in prossimità degli arti della ragazza.
Il primo, toccandole il capezzolo sinistro, disse:
- “O Spirito della Lussuria, infondi in questa nostra Sorella la consapevolezza dell’essere Femmina, affinchè sappia concedersi in libertà e con sempre rinnovata passione”.
Il secondo, strizzandole il capezzolo destro, proclamò:
- “O Spirito della Fornicazione, conserva a lungo in questa ragazza un corpo sensualmente integro e perfetto, affinchè possa essere seducente giaciglio a colui o colei che vi giaceranno”.
Il terzo Adoratore, bagnandole con il pollice insalivato l’ombelico, proclamò:
- “O Spirito della Seduzione, sii maestro per Abir, poiché solo tu conosci questa nobile arte, affinchè lei possa essere a lungo fonte di deliziose emozioni per l’anima e per il corpo dei suoi confratelli e delle sue consorelle”.
Infine, il quarto Adoratore, tracciando un semicerchio sul monte di venere, così disse:
- “O Spirito della Sodomia, concedi a questa giovane il segreto del piacere più profondo, affinchè possa a sua volta concedere tutta se stessa liberamente e instancabilmente”.
Terminate le invocazioni, l’assemblea rispose:
- “O Spirito del Piacere Universale, noi te la consacriamo!!!”.
Detto questo, il Grande Adoratore scese dal suo seggio, si avvicinò all’altare e, immerso il palmo della mano destra nel vaso contenente la pioggia dorata di Abir, iniziò un lavacro rituale sul corpo della giovane. Quando ebbe finito, nell’assemblea si fece un silenzio quasi spettrale, ed egli pronunciò solennemente:
- “Confratelli e Consorelle… Abir ora è una di noi!”
Un applauso proruppe dai presenti, i quali, come ad un segnale convenuto, all’unisono, si liberarono dei mantelli… Uomini e donne erano adesso completamente nudi, esattamente come Abir.
Il Grande Adoratore riprese:
- “Cara Sorella, come da te chiesto, siamo adesso qui a ricevere da te l’ultimo segno esteriore della tua vita passata… la tua verginità. Fra poco, scenderò io stesso nel tuo profondo, aprendo la strada a molteplici momenti di piacere, che d’ora in avanti condividerai esclusivamente con noi eletti. Ti domando, dunque: vuoi essere deflorata?”.
- “Sì, Grande Adoratore, lo voglio… lacerami! Di fronte a te ed in presenza di tutti i Confratelli e le Consorelle, io rinuncio al mio passato…”
La giovane, distesa sulla fredda pietra con i seni turgidi ornati dai capezzoli eretti, fù ancora una volta preparata dalla Adoratrice, con le cosce aperte e rivolte al cielo, le grandi e le piccole labbra morbide ed oscenamente spalancate, pronte ad accogliere la lingua del Grande Adoratore.
Poi, l’Adoratore Defloratore, lasciò cadere il suo mantello, e scoprendo una verga già in tiro e pronta all’uso, scese lentamente a prendere contatto con le giovani carni di Abir. Fissò gli occhi della ragazza, per cercar di capire i suoi impulsi e tranquillizzarla.
Da dove si trovava, Abir aveva una vista totale della sala e di ciascun singolo che si trovava al suo interno… e per la prima volta capì che stava per avere il suo primo rapporto alla presenza di una moltitudine di esseri umani.
Lentamente il Defloratore sfregò la sua cappella fra le labbra e sul clitoride eccitato, disponendosi all’ingresso di quel magnifico fiore… il pene incontrò per un attimo una piccola resistenza… poi penetrò deciso, e raggiunse sicuro l’obiettivo… Stette per un po’ immobile, poi lentamente iniziò a pompare dentro la nuova ennesima femmina da lui deflorata, fino al raggiungimento di un intenso e squassante orgasmo.
Le venne dentro, abbondantemente, purificando per via rituale la giovane vagina…
Ma non era ancora finita…
Abir, non emise alcun gemito… mentre un brusio d’approvazione cresceva sempre più dall’assemblea dei confratelli. Aveva sognato quella situazione fin dall’inizio del rito, aveva sognato quella presenza nel ventre. Si lasciò quindi devastare dal godimento, e si accinse ad accogliere il seme del Defloratore che la allagava…
Non fece in tempo a raggiungere il “suo” orgasmo… Fù infatti risvegliata da quello stato di suprema eccitazione dalla voce del Grande Adoratore, il quale intimò all’Adoratore Defloratore di ritrarsi…
Solo allora, Abir, invitata dal Grande Adoratore, scese dall’altare e restò in piedi di fronte a tutti. Percepì nella regione della passerina un intenso calore ed un fluido vischioso gocciolare dalle gambe socchiuse; istintivamente, abbassò lo sguardo e vide una sottile colata di sperma che andava a morire sul pavimento.
Nel mentre che la fanciulla realizzava la situazione, il Grande Adoratore si avvicinò a lei recando tra le braccia un mantello blu, la aiutò ad indossarlo, e disse:
- “Io ti costituisco Sodale del Sacro Ordine degli adoratori della Dea Vagina”.
Il rito era finalmente compiuto. Accorsero, allora, molti confratelli che si congratularono con lei che, rivestitasi, uscì da quel luogo orgogliosa di far parte di quella compagnia.
[FINE I PARTE]
27
0
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
Luana e i 44 bestioni
[UN RACCONTO UN PO' VECCHIOTTO, VEDIAMO SE PIACE...]
Luana è una donna normale sui 60 anni, non troppo appariscente, madre e moglie esemplare, tutta casa e chiesa, dedita alla famiglia come nessuna mai…
Fisicamente, per chi la sa apprezzare, è una meraviglia: alta un metro e ottanta, ben piazzata ma non grassa, un pancino sexy ben in vista, una fantastica quinta misura di tette invidiabili, belle sode e alla cui sommità spiccano due capezzoli scuri e perennemente eccitati; in più, un culo considerevole e dei fianchi imponenti, ne fanno la classica femmina con cui ogni maschio vorrebbe accoppiarsi…
Una donna così, però, non è per tutti, ha bisogno di essere “valorizzata” come merita… ma il marito non sembra accorgersi di tutte le sue necessità e potenzialità…
Un giorno, mentre parlava del più e del meno con il figlio ormai trentenne, con il quale la femmina aveva instaurato una complice confidenza, e che aveva intuito che qualcosa non andasse tra i suoi genitori, Luana si sfoga:
- “Sai tesoro mio, devo farti una confessione, tuo padre stà troppo fuori casa; sì, certo, lo fa per lavoro e per darci benessere, ma sembra ormai vedere in me solo una sguattera, e non una moglie, una compagna…”.
- “Mamma, non capisco…” – ribatte il figlio – “cosa vuoi dire”?
Al che, Luana, un po’ imbarazzata e timorosa di aprirsi a tal punto con il figlio, esplode come un fiume in piena:
- “Insomma, Marco, ormai sei abbastanza grande… Tuo padre sembra aver dimenticato quanto sia importante per me fare sesso, non mi scopa più, e una donna senza cazzo non ci può proprio stare… Ho così tanta voglia di essere sbattuta, che mi farei montare da una schiera di maschi infoiati come bestie…”.
- “Mamma, ma che dici? Papà forse è solo stanco dal lavoro… sarà un momento passeggero, vedrai che tutto si accomoderà presto…”.
- “Eh no, figlio mio, è proprio come ti dico, e forse è pure diventato impotente… Quelle rare volte che si lascia fare un pompino, sapessi che fatica portarlo in erezione … Così non posso più continuare… Non ce la faccio piu, stò diventando pazza!”.
Marco resta in silenzio, a testa bassa, preoccupato per lo stato in cui versa quella donna che lui ammira così tanto… Non sa cosa risponderle, e la conversazione finisce lì…
Fintanto che, un giorno, un amico (che conosceva la donna e a cui lei piaceva molto) al quale il ragazzo aveva confidato la cosa, si offre di aiutarlo a risolvere il “problema”: organizzare un festino hard a sorpresa… ben 44 uomini avrebbero posto le loro attenzioni su Luana, naturalmente insieme a loro due…
Detto fatto… i ragazzi prenotano con trepidazione il locale dove la monta avrebbe avuto luogo; in quel momento, Marco stava dando fondo a tutti i suoi risparmi, ma ne valeva la pena…
Il tempo che lo separava dal giorno fatidico il giovane lo trascorse dando vita con l’amico ad un autentico casting in cui scelse, ad uno ad uno, i 44 bull, tutti tra i 40 e i 50 anni: tutti dovevano avere un peso non inferiore agli 80 Kg., altezza tra 1,70 e 2,00 metri, “attrezzo del mestiere” depilato e non inferiore a 25 centimetri…
Ebbene, il grande giorno è arrivato…
Approfittando dell’assenza del padre per lavoro, Marco convince (non senza fatica) la genitrice a concedersi uno svago, una volta tanto… a trascorrere con lui e Dario (così si chiamava l’amico) una serata diversa, in un locale appena fuori città…
Le chiede di “farsi bella” per lui, cosa che non è certo difficile data la grande sensualità della donna, nonostante l’età non più verde… Le dice che quella serata sarà indimenticabile… e lo sarà davvero!!!!
All’orario prestabilito, la donna è pronta… emana un fascino mozzafiato, avvolta in un abito lungo nero, da sera, con due sottili spalline dello stesso colore…
E sotto? Sarà una sorpresa anche per Marco…
Intanto, il locale si và popolando della moltitudine di maschi ingaggiati… pronti ad “accendersi” al momento giusto…
Quando finalmente Luana e i suoi due giovani accompagnatori mettono piede nella sala, tutto appare assolutamente normale, come in qualsiasi altro ristorante: tavoli affollatissimi, solo che “stranamente” non c’è alcuna donna al di fuori di Lei…
Un’altra cosa che Luana nota subito è la presenza di un enorme tavolo rettangolare rivestito di un soffice velluto rosso…
Marco, aveva convenuto con i numerosi “convitati” un apposito segnale per “dare il via alle danze”: quando tutto sarebbe stato al posto giusto, lui e Dario avrebbero preso per mano – uno a destra ed uno a sinistra – la donna…
E ciò avvenne poco dopo… Fu in quel momento che i “44 bestioni” si mossero dalle loro rispettive postazioni per andare a posizionarsi a semicerchio attorno al grande tavolo…
Con grande meraviglia di Luana, quei maschi erano completamente nudi dalla cintola in giù…
La donna ebbe una reazione di imbarazzo, guardò prima il figlio e poi il suo amico come a chiedere aiuto… non si accorse che nel frattempo i due giovani si erano anch’essi denudati e mostravano due bei membri turgidi…
Ebbe come un moto di ribellione, sedato immediatamente da Dario e Marco, che – afferrando le spalline del vestito della donna con la mano che gli restava libera, le scostarono facendo sì che l’abito precipitasse a terra…
- “Mamma, siamo qui tutti per te… buon divertimento!”, le sussurrò il figlio.
Tutti nella sala ebbero un fremito quasi simultaneo di eccitazione a tale vista… Luana, come era solita fare, non indossava affatto biancheria intima, e quella moltitudine di occhi se la stavano letteralmente divorando… Una carnagione chiarissima faceva da contraltare a un bellissimo e rigoglioso pelo nero che, racchiuso tra le sue cosce, celava alla vista la vulva… I fianchi burrosi e la pancia pronunciata della donna ne esaltavano una femminilità incredibile… E le tette? La sua quinta misura era notevole, ma stava su che era una bellezza…
I presenti, ne apprezzarono ogni centimetro, come testimoniavano quei 46 cazzi tutti in estrema erezione.
Luana, a cui quei pochi istanti parvero un’eternità, non ebbe il tempo di fare o dire nulla… Marco la prese dolcemente per mano e la aiutò a salire su quel tavolo che si stava trasformando in un altare per il sacrificio rituale di una vergine… Peccato che Luana non era certamente più vergine da un pezzo!
A un segnale di Marco, una selva di mani “aggredirono” senza pietà quel corpo nudo e presero a toccarlo ovunque: chi andò a verificare la consistenza delle sue tette, chi si soffermò sui capezzoli che fece roteare, chi le accarezzò il ventre, teso dall’eccitazione, chi scese tra le sue gambe… in due gliele divaricarono, afferrandola per le caviglie, stupendamente sottili… una mano, facendosi largo in quel soffice boschetto, si insinuò fino a raggiungere il solco vaginale che andava inumidendosi copiosamente di una sostanza viscida e lucida…
Poi, un uomo le allargò violentemente e con forza le labbra, mentre un altro posizionato frontalmente piazzò la sua verga durissima sull’imboccatura di quella magnifica caverna e finalmente la penetrò!
Luana emise un gran gemito di piacere, e il maschio che le stava già dentro e che si era fermato per un istante iniziò a pomparla con grande vigore, finchè le sue viscere non furono ripiene di una crema bianchissima che iniziava a traboccare copiosamente…
Il maschio esausto, dopo essersi abbattuto con il petto villoso sulle soffici tette della donna, si fece da parte, sostituito prontamente da un secondo, e poi da un terzo, e così di seguito fino a che tutti non ebbero fatto la loro parte…
La femmina era fisicamente stanchissima, ansimava, ma finalmente era felice… Era tanto tempo che non veniva posseduta da un maschio così selvaggiamente!
Nel frattempo, Marco se ne stava in disparte, a segarsi e a tenere in tiro il proprio cazzo mentre guardava la madre che veniva devastata come una vera troia… non avrebbe mai immaginato che avrebbe resistito così tanto…
Adesso era consapevole che si avvicinava il suo momento… Chissà che effetto gli avrebbe fatto? Chissà come avrebbe reagito la madre? Stava per entrare nel “buco” dal quale era uscito tanti anni prima… Era al settimo cielo…
Si avvicinò con le gambe che gli tremavano dal desiderio, guardò negli occhi la mamma che ricambiò il suo sguardo, come se silenziosamente volesse trasmettergli tutta la sua gratitudine per quel “regalo” che le aveva fatto…
Quando la cappella del pene del ragazzo sfiorò la fica della donna, fu allora che Luana capì ciò che stava per accadere… terrorizzata… alzò una mano, e subito la riabbassò, ma non reagì… A Marco bastò poco per entrare dentro di lei, il suo cazzo le sembrava più duro degli altri, e che si spingesse fin dentro l’utero… piano piano il piacere che i due provarono all’unisono spense definitivamente ogni timore … Iniziò allora a rispondere perfettamente agli stimoli del figlio… Rimasero così avvinghiati, a scopare, per un tempo che ai due “amanti” parve eterno…
Alla fine, Marco si accasciò sul corpo della madre… che lo abbracciò.
Vennero simultaneamente, e gli umori di Luana si mescolarono indissolubilmente con lo sperma del figlio, che essendo venuto ultimo tra tutti i maschi, a lui parve come se andasse a purificare le viscere della madre dalle precedenti eiaculazioni…
Ma fu a questo punto che Luana perse ogni freno inibitorio… Non sentendosi ancora soddisfatta, afferrò il figlio per i testicoli, stringendoli forte, lo attirò a se e gli bisbigliò:
- “Adesso, devi farmi il culo, stronzo!!!”.
Lo preparò adeguatamente, facendogli un sontuoso pompino, tale che il cazzo di Marco riprese vigore…
Quasi sotto ipnosi, il giovane sollevò le gambe alla madre, puntò la cappella contro il buchetto stretto, e sparò dentro il suo intestino quel palo d’acciaio di 25 centimetri di potenza…
Luana restò senza respiro… il suo culo, fino a quel momento, era vergine… ma le stava piacendo, era contenta che a violarlo fosse Marco, e più quel cazzo la dilaniava e più lei era di nuovo vicina all’orgasmo…
Durò un tempo indefinito, ma quando il figlio venne pure lui e uscì da quel corpo, lo sfintere di Luana oscenamente spalancato…
Si guardarono entrambi attorno, e…… non c’era più nessuno!!!
La donna si sentiva serena… tutta ricoperta di sperma dalla testa ai piedi, ma adesso tutte le sue frustrazioni erano come per magia svanite…
Si rivestirono alla bene e meglio e tornarono a casa come due fidanzatini, mano nella mano…
Quella sera, prima di andare a dormire, sfiniti com’erano, Luana accompagnò il figlio fin sull’uscio della sua stanza, lo baciò sulle labbra e gli sussurrò:
- “Ora sei mio, come figlio e come uomo, non scordarlo mai!!!”
37
2
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
Il colloquio di lavoro.
Mi chiamo Paolo, ho 27 anni e sono sposato da tre con Silvia. Lei è una donna bellissima. Ha la mia stessa età. Bella, mora, alta, magra, una terza di seno, un culetto a mandolino al culmine di cosce lunghe e snelle. Fra di noi c'è un bel rapporto, ma quello che è capitato giorni fa ha dato una luce nuova a tutta la nostra storia. Io l’amo da morire e voglio sempre la sua felicità. Sta ultimando un master, ma le hanno proposto un colloquio di lavoro. È consapevole che, essendo un posto ben remunerato e di una certa importanza; sa benissimo che sarà dura, ma non vuole perder l'occasione. Farà di tutto per avere quel posto, ne sono convinto. Una sua amica ha già fatto il colloquio e le ha detto che la persona che incontrerà è un uomo molto attraente, sicuro di sé, autoritario, che sa il fatto suo. Mentre me lo dice, ridacchia, come se, sotto sotto, ci sia qualcos'altro. Sono anche convinto che lei non mi abbia detto tutto quello che le aveva riferito l'amica. Fin da subito, ho capito che c'è qualcosa di particolare, perché la vedo che si sta vestendo in modo molto ricercato: lingerie nuova, autoreggenti, tubino nero. Trucco leggero come piace a lei e, mentre lo fa, sorride, mi guarda con i suoi occhi dolci e mi illanguidisce così tanto, che non le rifiuto nulla. Mi sento il cuore in tempesta; sono certo che, per avere il lavoro, è disposta a tutto, anche a tradirmi. Di questo me ne sono convinto durante il tragitto che abbiamo fatto insieme verso l'appuntamento. Mi ha chiesto di accompagnarla in macchina ed io, da bravo maritino, l’ho accompagnata. Lungo il percorso, lei ha continuato a dirmi di quanto sia importante per lei sentirsi realizzata come donna, sotto tutti gli aspetti. Che il nostro amore non è in discussione, ma che ha bisogno di altro: sentirsi realizzata dal punto di vista lavorativo. Desiderava vedersi apprezzata per le sue capacità in quel campo, sentirsi adulata e, a volte, anche se sfruttata, di sentirsi in ogni caso necessaria.
Siamo arrivati, l'appuntamento è nella hall di un hotel a cinque stelle. Dentro di me ho pensato che non avevano badato a spese. La vedo tesa. Si gira verso di me e mi parla con tono alquanto ansioso.
«Senti, facciamo così: se c'è qualcosa che non va, ti chiamo e ti faccio sentire come vanno le cose. Così che tu possa valutare se venirmi in aiuto; ok?»
Sono alquanto indeciso, ma non glielo dimostro e, anzi, cerco di rassicurarla.
«Sta tranquilla! Credo che non ce ne sarà bisogno; ma, nel caso, corro da te! Vai e...in bocca al lupo!»
Appena pronunciato questa frase, mi rendo conto che andrà davvero in bocca ad un lupo, ma sono consapevole che la mia donna ha le palle per gestire la situazione. Sono abituato a vederla sempre sicura di sé e mi fa strano questo suo malumore. La vedo camminare sui suoi tacchi, muovendo le anche mentre entra nell'hotel e penso che mia moglie sia davvero una bella fica. Ho deciso di rimanere lì, in macchina e mi sposto per aver una migliore visione dell'hotel: noto che alcune camere hanno la luce accesa, altre sono al buio. Sono completamente all'oscuro su cosa stia succedendo lì dentro!
Augusto.
Mi chiamo Augusto, 55 anni, top manager di un importante gruppo finanziario. Sono un bell’uomo, alto oltre la media, capelli brizzolati, occhi scuri, dall’aspetto imponete, massiccio, duro. Sono alla ricerca di una nuova collaboratrice, da quando, un mese fa, un facoltoso cliente mi ha portato via Elena, la mia più fidata e preziosa collaboratrice. Il tizio se ne è invaghito e l’ha veramente comperata a suon di soldoni, che lei non ha rifiutato. Ora ne sto selezionando altre, ma fino a questo momento ho solo conosciuto delle puttanelle senza palle, mentre a me serve una davvero motivata, capace, sveglia, ma, soprattutto troia! Sì mi serve troia e scaltra, perché nel nostro lavoro la scaltrezza e la spregiudicatezza, anche nel saper aprire le cosce è fondamentale, in quanto il settore finanziario è un mondo di squali, senza scrupoli. Ora sto aspettando quest'ultima candidata. La vedo camminare nell'androne e avvicinarsi alla reception per chiedere informazioni. Io son seduto su una delle poltrone lì vicino. Bella mora, alta, magra, una terza di seno e un tubino nero che rileva le curve giuste del suo corpo. L'addetto alla reception le fa un cenno verso di me; lei gira la testa e mi sorride. Mi alzo e le vado incontro.
«Piacere, sono Silvia.»
Stretta di mano come da prassi.
«Piacere, sono Augusto. Le posso offrire un drink o un caffe?»
La invito al bar per bere qualcosa e parlare di lavoro.
Lei accetta ben volentieri. Durante il nostro aperitivo, le spiego quali dovrebbero essere le sue mansioni.
«Il suo incarico, all’inizio, è lavorare dietro una scrivania per fare lo screening dei potenziali clienti e segnalarli a me; poi raccogliere tutte le informazioni possibili su di essi, per infine contattarli, affinché investa nelle azioni che noi gli proponiamo. Certo, all'inizio, non le sarà facile, ma se vuole il posto ed il relativo stipendio, molto lauto, ce la deve metter tutta.»
Lei continua a dirmi che sta ultimando gli studi, ma vorrebbe iniziare a lavorare, anche per raccogliere maggior autostima per sé stessa.
«Certo che sono disposta ad impegnarmi fin da subito, anche se sto terminando gli studi, ma voglio lavorare per sentirmi utile ed impegnata al massimo.»
Mentre l’ascolto, le guardo le labbra e già sogno il momento in cui le vedrò strette attorno al mio cazzo. Non ci posso far niente. Quando trovo una donna così, la mia fantasia galoppa. Lei si accorge che c'è qualcosa che non va e mi chiede se va tutto bene.
«Scusi, ci sono problemi? Va tutto bene?»
Io mi scuso e le dico di continuare, sorridendo. Proseguiamo la nostra piacevole conversazione, nella quale spaziamo dal lavoro alla vita privata. Scopro che è sposata non solo dall'anello al dito, ma anche dalle sue parole.
«Ho notato la fede al dito, è sposata da molto tempo? Ha figli?»
Lei sorride e mi ribadisce che è sposata da tre anni e mi fa di capire che il suo rapporto, almeno fino a questo momento, non sarà un pericolo per la sua carriera. Le dico che, per far carriera, una donna deve saperci fare e deve esser molto disponibile.
«Certo, nel nostro ambiente, una donna che vuol far carriera, deve esser sempre disponibile e far sì che il cliente, con ogni mezzo, si convinca ad investire con noi.»
Lei lo sa benissimo e mi dice che ne aveva giusto parlato con una sua amica, cui avevo fatto il colloquio la settimana prima. Mentalmente penso a "chi sarà?" lei mi dice il nome.
«La mia amica Federica mi ha parlato molto bene di lei.»
Nel sentire il nome ripenso alla splendida serata passata con la sua amica biondina. Anche con lei ho consumato un aperitivo e poi il clima si è riscaldato, finendo in camera mia, dove ci siamo lasciati andare ai piaceri della carne. Una biondina con occhi da cerbiatta, che mai avrei pensato si sarebbe trasformata in una vera troia, a letto. Pompino, figa e culo, non si è fatta mancare niente, l'amichetta. Mi fingo preoccupato.
«Oh, mio Dio, chissà cosa le avrà raccontato la sua amica!?»
Lei mi guarda e ride divertita.
«Mi ha raccontato tutto, ma non si preoccupi; capisco perfettamente la mia amica: lei è un bell'uomo e, poi, dopo un bicchiere, lei si lascia andare, abbandonando completamente ogni freno inibitore.»
La osservo continuando a fingermi stupito.
«Ah no? A me sembrava capisse molto bene la sua amica biondina e non mi è sembrata che cadesse dalle nuvole!»
Ci facciamo una risata e la nostra chiacchierata prosegue mentre vengo compiaciuto da notevoli accavallamenti di gambe, che le fanno risalire il tubino sulle cosce; le risate in libertà si susseguono con movimenti più disinvolti da parte sua verso di me, che comportano una maggiore vista del suo fantastico decolté. Sembra ubriaca, ma sa perfettamente cosa fare, sa che, per avere il posto, dovrà esser più brava della sua amica.
Paolo.
Sono in macchina da un'ora e mezza. Continuo a controllare il cellulare, che non suona. Da una parte son contento, mentre dall'altra sono un po' preoccupato, perché mi vengono in mente i suoi occhi ed il suo sorriso, mentre si vestiva; quel sorriso che era tutto un programma su cosa volesse far intendere riguardo alla sua determinazione.
Augusto.
Siamo ancora seduti al bar. Lei inizia a farmi domande molto personali, a cui rispondo tranquillamente. Parliamo delle ferie e di come lei sia riuscita a non farsi marcare il corpo da alcun segno: sbarazzina, mi mostra la spalla nuda. Le piace la libertà, ma le piace anche il controllo. Mi appoggia una mano sul ginocchio, mentre mi parla, e il calore della sua mano si espande lungo la mia coscia, entrando nei miei boxer e facendomi avere un'erezione. Ancora le guardo le labbra e ancora le immagino strette attorno alla mia cappella.
«Ops, scusami! Non volevo…»
Finge di esser stata invadente, passando perentoriamente al tu e, sorridendo, guarda prima me, negli occhi, e poi la mia patta. I miei pantaloni non nascondono la mia sensazione di calore e si intravede perfettamente la mia eccitazione. Mi scuso e lei sorride maliziosamente: sa benissimo di esser riuscita nel suo intento. È consapevole che io la desidero ed anche lei, a questo punto, desidera me.
Passato l'attimo di imbarazzo e confusione, parliamo ancora un po' di lavoro e, tra le varie cose, le dico che visto che mi sembra molto sveglia, vorrei, se ha ancora un attimo di tempo, che guardasse delle carte nella mia camera.
Silvia.
Ho subito intuito che mi vuole portare in camera per scopare e, per vero, sono disposta anche a questo. Devo solo far capire a mio marito, che sono decisa. Guardo l'orologio e gli assicuro che non c'è nessun problema. E qui mi scatta l'idea: ho sempre voluto coinvolgere mio marito in queste mie fantasie. Mi è sempre piaciuto trasmettergli la sensazione di poter esser fatto "cornuto". Fargli capire come vorrei esser trattata a letto, usata, goduta e trattata da puttana, mentre lui mi scopa con tutta la tenerezza possibile, quasi a temere di farmi male, mentre io voglio sentirmi "troia". Mi alzo dal divano tenendo la mano nella borsetta e, così, faccio partire una chiamata, mentre ci dirigiamo verso l'ascensore.
Paolo.
Sento il cellulare che suona, vedo la sua foto fatta al mare. Rispondo e sento dei rumori, poi sento un campanello e la sua voce, che, parlando mi informa; ascolto in religioso silenzio.
«Lei mi dice che il posto potrebbe esser mio se riuscissi a farle capire quanto ci tengo? Da come sono determinata ad adattarmi ad ogni situazione?»
Impallidisco. Mi rendo conto che sono nell'ascensore.
Silvia.
Continuo a tenere aperta la comunicazione con mio marito, che non sa che, io, in ascensore ho allungato le mani sulla patta di lui e gli ho palpato il cazzo, che si è indurito di colpo al solo tocco. Lui non è sorpreso e risponde alla mia domanda, che sicuramente farà impazzire mio marito che ci ascolta.
«Con questa sua constatazione, son sicuro che, se la mette così, le probabilità che il posto sia suo direi sono notevoli. Certo dovresti mostrare di esser molto brava!»
Lui sente chiaramente la sua voce e capisce che deve esser successo qualcosa.
Paolo.
Sento il rumore delle porte dell’ascensore che si aprono, sento i passi nel corridoio. Una porta che si apre. Altri passi. La porta si chiude, ascolto.
Augusto
Entrati in camera le nostre lingue si avvinghiano. Lei mi toglie la giacca in fretta. Io mi sfilo le scarpe e le abbasso il tubino, scoprendole il seno perfetto. Le bacio i capezzoli turgidi, mentre lei mi slaccia la cintura e mi apre i pantaloni. Le sue mani vogliose corrono sui miei boxer, abbassandoli. Si china, solleva lo sguardo, compiaciuta nel trovarsi davanti la mia verga grossa e dura, di ottime dimensioni, inizia un pompino spettacolare. Le prendo la testa tra le mani, lei alza gli occhi verso di me e mi guarda, mentre me lo succhia impugnandolo per bene. Finalmente le sue labbra sulla mia cappella! Mi complimento con lei.
«Bravissima signorina, ecco l'esame orale cui volevo si sottoponesse! Brava, continui a usare la lingua su ogni argomento!»
Paolo
Ecco le parole che ho sentito; sono rabbrividito all'idea che lei lo stia facendo. In cuor mio sapevo che sarebbe successo. Ho sempre saputo che, con una donna come lei, le corna erano da tener in conto, mi stupisce solo che siano arrivate così in ritardo. Sento i suoi gemiti di piacere, non so cosa fare. Sono certo che lei ha tutto sotto controllo e la cosa mi eccita. L'idea che lei sia in una camera a scoparsi uno sconosciuto, mi fa eccitare. Il mio cazzo si indurisce nei jeans, mentre ascolto, e ci passo la mano sopra.
Augusto.
Mi godo la pompa e la incito a continuare.
«Continua a succhiare, non ti fermare! Succhiami bene, che poi ti faccio io un bel servizio!»
Le parlo mentre mi siedo comodamente sul letto.
Lei rimane solo con gli slip, inginocchiata davanti a me, che ormai sono nudo. Poi si alza e mi appoggia il seno sul cazzo duro, iniziando una favolosa spagnola, guardandomi negli occhi. Mi piace, ma io voglio di più e anche lei. Mi alzo, baciandola e le tolgo gli slip; la sbatto sul letto, le apro le gambe e inizio con dita e lingua a prendermi cura della sua passerina rasata e ridotta ad un lago. Non bado al fatto che, mentre ho la testa tra le sue gambe, lei prende la sua borsetta, ansimando.
Silvia.
Adesso è giunto il momento di far capire a mio marito che indietro non si torna: o mi accetta così o lo lascio. Controllo il cellulare; è ancora acceso. Attacco la chiamata. Poi di nuovo un’altra chiamata: una video chiamata. Lo lascio in una modalità che lui possa avere una buona visuale.
Paolo
"tu...tu...tu..." caduta la linea? Improvvisamente non sento più nulla. Mi sto chiedendo cosa sia successo, quando ecco di nuovo una chiamata: una video chiamata. Rispondo e resto a guardare in silenzio. Vedo la testa di un uomo tra le gambe di mia moglie, poi il cellulare si gira e vedo il suo viso, mi fa segno di far silenzio e vedo dai suoi occhi che la cosa le piace molto. Appoggia il cellulare sul comodino e riesco perfettamente a vedere la scena. Non ce la faccio più: sono troppo eccitato, apro la zip, abbasso boxer e me lo tiro fuori, segandomi.
Augusto.
Le parlo e lei ansima e geme.
«Ti piace così, vero? Ne vuoi ancora?»
Non mi risponde, ma le sue mani sono sulla mia testa e spingono verso la sua ostrica umida. Le mi dita si alternano tra quella fessura ed il suo culetto, mentre la lingua non dà tregua al clitoride. Poi la faccio girare a pecorina e continuo a leccare. Mi alzo in piedi e la penetro. Lei ansima di piacere.
«ooh…sì! Finalmente.... un bel cazzo duro dentro di me!»
La domino.
«Zitta! Una troia deve solo ansimare! Devi farmi sentire come ti piace il cazzo del capo, perché non sarà né la prima né l'ultima volta che lo prenderai così!»
Miagola come una gatta in calore.
«Sì, mi piace! Mi piace molto! lo sento molto grosso che mi apre e mi dilata tutta! Dai, dammelo ancora a fondo!»
Paolo.
Sono queste le parole che escono dalla bocca di mia moglie. La vedo perfettamente che si tocca i capelli, mentre quell'uomo la sta prendendo da dietro. Vedo perfettamente il suo viso e i suoi occhi e continuo a segarmi, pensando a quanto lui sia più maschio di me. Mi sento umiliato, ma anche felice di aver una moglie così bella e puttana. Guardo in silenzio e mi sego al loro ritmo.
Augusto.
Mentre la scopo a pecorina, lei inarca la schiena, si alza, gira la testa verso di me e ci baciamo.
«Vieni, dai, fammi sentire il tuo calore dentro.»
Le sorrido e scuoto il capo.
«Non voglio venir subito e dentro. Ti voglio godere ancora e poi voglio anche il tuo culetto.»
Lei gode al solo sentirmi dire queste cose.
«Sì, dai, sfondami anche il culo! Lo voglio anche lì. Voglio sentirlo tutto dentro! Dai, fammi sentire che sei un vero toro da monta!»
Sentirmi dire che lo vuole nel culo e che la sodomizzi, che le faccia sentire chi comanda, mi eccita di più e allora non mi faccio pregare due volte. La faccio abbassare, inumidisco con la saliva il suo buchino e, piano piano, le spingo dentro la mia cappella.
«Sì, dai, ma fa piano, che me lo spacchi! Però dai, che mi piace! Sfondami il culo!»
Urla di piacere. Il buchino è stretto, ma una volta entrato, riesco agilmente a spingere con più facilità fino in fondo. La sfondo e la monto come un toro scatenato. Lei allunga le mani e si tocca il clitoride, mentre le affondo il cazzo nello sfintere. Gode e urla di piacere.
«Vengo! Mi fai godere, porco, vengo!»
La sento urlare di puro piacere. Sento che il suo respiro si fa sempre più affannoso e poi viene. La sento godere di piacere. Mi sfilo dal culetto, la faccio girare e glielo infilo dritto in bocca; lei lo accoglie tutto. Ha l’aria stanca, ma lo vuole: vuole la mia crema! Si aiuta con le mani e continua la splendida pompa che aveva iniziato entrando in camera. Le vengo con un fiotto di sborra che le finisce in faccia e in bocca. Lo raccoglie con le dita e lo assapora tra le labbra, poi lo ingoia, come una vera troia. Sono soddisfatto, ma sono sfinito. Ho deciso che la ragazza ci sa fare molto più della sua amichetta, ma forse le prenderò entrambe per avere delle alternative.
Paolo.
Vedo lo schizzo di sborra che entra perfettamente nella bocca di mia moglie e il mio schizzo che finisce sul cruscotto. Son venuto con lui, ma non c'è mia moglie a ripulirmi: lei sta ripulendo un altro.
Augusto.
Siamo ancora distesi sul letto. Sono soddisfatto, mi è piaciuta, mi giro verso di lei e, sorridendo, le comunico la mia decisione.
«Ottimo esame! Direi che ci rivedremo presto, signora, perché la prova è ampiamente superata!»
Mi fa un sorriso compiaciuto e mi conferma quello che volevo sentirmi dire.
«Ne sono molto contenta e vedrà che, insieme, miglioreremo sempre più. So esser molto brava ad apprendere e mi voglio impegnare per fare in modo che lei sia molto fiero di me! Voglio esser la sua miglior collaboratrice!»
Le do un bacio sulla fronte e le dico che la camera è a sua disposizione. Prendo i miei vestiti e mi trasferisco attraverso una porta nella stanza accanto, a farmi una doccia.
Paolo.
Appena si chiude la porta, lei prende il telefono e mi parla.
«Sei ancora lì?»
Sentire la sua voce ancora rotta dal piacere, mi emoziona. Balbettando le rispondo.
«… sì... sono ancora qui… ma... ma... io...»
Devo riconoscere che è stata dura, ma lei mi sprona.
«Ma, cosa? Dai, non fare lo stronzo! Anzi, vieni su che ti aspetto: terzo piano, stanza 311»
Esco di corsa dalla macchina e entro; passo velocemente davanti alla reception e salgo al terzo piano, stanza 311, non busso neanche ed entro; la vedo ancora distesa sul letto, che si sta toccando.
«Avvicinati, dai, vieni qui. Ti è piaciuto, vero?»
Sono sconvolto, ma tanto eccitato; lei vede che i miei jeans sono schizzati.
«Ti sei segato, vero? Ti è piaciuto esser diventato cornuto? Dimmelo?»
«Sì. Mi è piaciuto molto e son felice per te che hai trovato un vero toro da monta, che ti farà godere più di me!»
Lei sorride un po’ ironica, apre le braccia e mi invita fra di esse.
«Allora adesso vieni qui e baciami!»
L’abbraccio e la bacio in bocca e, facendolo, mi accorgo che la sua bocca ha un gusto strano: che stupido, è il gusto dello sperma dell'altro; un sapore a me sconosciuto, al quale mi dovrò abituare presto. Lei si apre e si offre a me.
«Bravo, cornuto, ora leccamela, perché voglio godere anche con te!»
Mi chino fra le sue cosce. La vedo ancora ben dilatata, a conferma del fatto che, da quanto ho visto, il toro lo ha bello grosso e la lecco come mai avevo fatto prima. Lei gode di piacere, mi tiene le mani sul capo e mi accarezza la testa; avverto la sensazione che mi stia lucidando le corna appena spuntate, ma che, col tempo, diventeranno sempre più forti ed abbondanti.
43
1
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Eros e la cinghialotta di maspalomas
1. Premessa: i protagonisti.
Benvenuti in questo nuovo racconto che vado ora a presentarvi!
Gli interpreti, principali e centrali di questa storia saranno due, un uomo e una donna non più giovanissimi, apparentemente tanto diversi, provenienti da due mondi assai differenti, ma che alla fine diverranno così inseparabili da non poter più fare a meno l’uno dell’altra.
Il primo è Eros (nomen omen), fotografo professionista giramondo di 56 anni, alto 1 metro e 65, per niente palestrato, occhi marroni e capelli castani, il classico maschio italiano che ultimamente si è specializzato in book di nudo per modelle alle prime armi.
Lei, invece, è Conchita, una donna spagnola di 48 anni, alta 155 x 86 kg, robusta, occhi marroni e capelli castani ricci e ondulati lunghi fino alla schiena, con un sorriso aperto: insomma, una donna che per il suo fisico non proprio appetibile non ha mai avuto occasione di incontrare un uomo che la amasse davvero…
2. Genesi di un incontro.
Un sabato sera Eros rientra a casa annoiato e stanco dopo una lunga e infruttuosa giornata di lavoro.
I suoi amici lo hanno cercato per tutto il pomeriggio, ma lui quella sera non ha proprio nessuna voglia di uscire e ficcarsi nella confusione delle solite strade del lusso metropolitano.
Così, dopo essersi fatta una bella doccia rinfrescante e aver consumato una cena frugale, decide di staccare il telefono e chiamarsi fuori dal mondo.
In TV però non c'era nulla di interessante, e allora accende il suo pc per passare qualche ora girovagando tra una chat e l'altra: chissà che non riesce ad agganciare qualche ragazzetta desiderosa di provare la strada dello spettacolo e che perciò necessiti di foto ben fatte…
Per mantenersi in esercizio, cerca gente che parli la lingua spagnola, ma sembra che quella sera tutto congiuri contro di lui: su ognuna delle piattaforme virtuali iberiche che esplora non c'è anima viva...
Eros sta per abbandonare la partita quando nella sua finestra appare lampeggiare un nickname davvero curioso: PottyaGirl.
Eros sa chi sono le “Pottya”, una band di ragazze giapponesi tutte con le caratteristiche da chubby ed oltre.
Da sempre, l’uomo è un patito delle forme generose femminili, e quindi si rincuora, non vuole lasciarsi sfuggire quell’occasione che si preannuncia davvero ghiotta: forse, quella sera, non dovrà forzosamente andare a letto "con le galline", e così comincia a leggere:
- "Hola soy Conchita y tu?".
Si schiarisce la vista, legge bene quel nome – Conchita – e capisce che è una donna…
Gli brillano gli occhi, e – da single non per scelta – spera che quella serata possa essere la sua occasione umana e professionale.
Così risponde:
- "Hola Conchita, soy Eros".
Lo spagnolo di Eros non è molto curato, si avvale del traduttore di Google poiché risale ai tempi della scuola, e dunque non si azzardò ad intrecciare una conversazione articolata, ma con delle frasi molto elementari quell’incontro casuale si trasforma in un qualcosa che coinvolge profondamente entrambi...
Sulle ali di una crescente confidenza, quella sera i due si informarono quanto più possibile l'uno dell'altra, ed essendo ormai notte fonda si diedero appuntamento per la sera seguente, stessa chat, stesso orario…
Il giorno seguente, chiuso nel silenzio della sua stanza, non appena Eros vide quel nickname lampeggiare di nuovo, trasalì per un istante ed attaccò:
- "Hola Conchita, buenas noches como estas?".
E lei:
- "Quiero decir, esta noche estoy un poco deprimido".
- "¿Puedo preguntarte porque? Sabes, incluso para mí hoy no fue un día para recordar..."
- "Bueno, tal vez porque no tengo un hombre que me haga reír y me lleve a cenar ... Bueno, olvídalo, no quiero aburrirte con mi paranoia".
- "No te preocupes, te entiendo muy bien, yo también por la noche cuando llego a casa no tengo a nadie con quien pueda intercambiar algunas palabras y que me haga sentir bien".
Tra i due cominciava a nascere una simpatia, forse un affetto in fase embrionale, ed Eros non riusciva più a pensare una sera senza vedere quel soprannome “danzare” sul suo schermo... Se aveva impegni di lavoro che lo tenevano fuori fino a tardi interrompeva qualsiasi riunione per correre dalla “sua” spagnola…
Correre in senso metaforico, dato che non sapeva nemmeno dove stesse geograficamente. E così una sera, vinto dalla curiosità, prese l’iniziativa:
- "¿De qué parte de España eres?".
E lei:
- "Vivo en Maspalomas, en Canarias".
L'uomo rimase molto colpito da quella risposta: quella zona la conosceva benissimo per averci lavorato all’inizio della sua carriera, proponendo foto istantanee sulle spiagge...
Raccontò a Conchita aneddoti su aneddoti, e lei se ne entusiasmò, conoscendo benissimo quelle atmosfere: finalmente, avevano trovato qualcosa in comune, qualcosa che nel volgere di un paio di mesi avrebbe portato Eros in terra iberica, ma questa volta non per lavoro!
3. Angelica visione.
Una sera Conchita (ormai si chiamavano per nome) fece ad Eros una proposta che entrambi in cuor loro covavano da tempo:
- “Eros, no sé cómo decírtelo, y espero que esto no lo estropee todo como siempre ... Pero no puedo esperar más”
- “Dime ... Sabes que puedes contarme todo, sin problemas ... ¡Orlai nos conocemos tan bien!”
- “¿No crees que es el caso de empezar a dar ese paso extra ...”
- “Por supuesto” rispose lui, restando sulla difensiva, non capendo bene cosa la donna volesse da lui…
- “Así que vamos, vamos a encender la cámara, que tengo unas ganas locas de verte”.
Aveva troppa voglia di vedere com’era fatto quell’uomo che le stava suscitando suggestioni inspiegabili, ed anche lui francamente non ci sperava più, dopo giorni e giorni “inutili” da quel punto di vista.
Accettò con entusiasmo:
- “Es una gran idea, que yo también me muero por saber cómo eres”.
- “Espero no decepcionarte, les hice una mala impresión a demasiados chicos”, disse lei, e così – entrambi trepidanti – cliccarono sul rispettivo pulsante “Trasmetti”…
E la prima immagine che Eros vide fu il suo mezzobusto.
Al fotografo piacque subito la figura di quella donna, era proprio come se l'era immaginata, un viso che ispirava fiducia e dal quale traspariva una certa inquietudine, e – cosa che lo impressionò – un seno davvero imponente.
Dopo un silenzio carico di tensione, Conchita gli domandò:
- "Te decepcioné, ¿verdad? Era mejor quedarse con un conjunto de palabras escritas en el teclado...".
Ma lui non rispondeva, non perché gli dava ragione, ma perché era rimasto attonito dalla semplicità della sua bellezza.
Non ricevendo risposta, la donna riprese:
- " Por otro lado, me gustas mucho ... Además de inteligente, también eres hermosa...".
Eros allora si scosse da quel torpore che lo attanagliava, e non volendo lasciarle credere che fosse insoddisfatto, con calma le disse:
- "ú también me gustas mucho, y lamento haberte hecho pensar lo contrario ... ¡Es solo que eres exactamente como te imaginaba!".
Era davvero emozionato, e Conchita lo percepì, e continuò quella "danza" di parole:
- " Todavía no has visto mucho ... ¿Cómo me imaginas con esta ropa? Ese es el problema: cuando me ven bien, todos desaparecen ...".
In quel momento, cominciò a prendere coscienza che forse finalmente aveva trovato la donna della sua vita...
Quella sera, si lasciarono così, spossati dalla gran quantità di emozioni che la loro “prima volta” in video gli aveva dato.
L’indomani, puntuali come orologi svizzeri, i due si ritrovarono all’ormai consueto appuntamento…
La prima a collegarsi fu la donna, e quando Eros vide che aveva già aperto l’accesso alla cam, per un momento ebbe un attacco di gelosia.
Non riuscì a trattenersi, tanto che – prima ancora di andare in trasmissione con la sua – le scrisse:
- “¿Con quién estás chateando?”.
Conchita, non stava parlando con nessuno, e quando lesse quelle parole rimase offesa, e gli rispose:
- “¿Estás celoso?”
Ma Eros non voleva ammetterlo e dargliela vinta, così le replicò:
- “¿Estoy celoso? Puedes hacer lo que quieras... ¡Eres libre de hablar con quien quieras!”.
La donna quella sera aveva in mente di farle una sorpresa, ma offesa, chiuse la conversazione.
Eros la attese per ore invano, speranzoso che la spagnola avesse un ripensamento… Si maledì tutta la notte per quelle parole quanto mano avventate… Le avrebbe voluto chiedere scusa, ma l’unico canale che aveva era quella maledetta chiat, e così dovette attendere la sera seguente…
Ma Conchita non si fece vedere… Era sparita… E lo stesso avvenne per le sere successive.
Fin tanto che, un giorno – Eros non aveva smesso di collegarsi ogni sera, al “loro” orario – ebbe a restare sorpreso quando, collegandosi alla chat, trovò nella sua casella di posta un messaggio che diceva:
- “Estúpido, ¿pero aún no te has dado cuenta de que estoy enamorado de ti? ¿Cómo podría charlar con otros? Quiero darte mi vida… Mientras tanto, si quieres, ven a charlar esta noche… ¡Tendrás pruebas!”
Eros era al settimo cielo… Oltre ad aver ritrovato la sua Musa, lei gli aveva confessato di essersi innamorata di lui… Che voleva di più?
Non era il caso di fare ancora il sostenuto, e poi, quell’ultima frase di lei gli risuonava in testa, sibillina.
Così, la sera riprese ad avere un senso…
All’ora concordata, lui era già in postazione, e stavolta fu lei – da brava femmina – a tardare qualche minuto.
Quando arrivò, PottyaGirl esordì:
- “Dame dos minutos y luego abre la cámara…”.
Quando finalmente apparve, Eros credeva di sognare: non è una normale inquadratura, Conchita è in topless! E ciò che aveva potuto solo immaginare la prima volta, ora si materializzava ai suoi occhi…
Fosse stato per lui, sarebbe rimasto a guardarla fino al giorno dopo e anche oltre, ma Conchita aveva attivato pure il microfono:
- “Entonces, ¿no me dirás nada? ¿No me gustas?”.
Avrebbe voluto prendersi a schiaffi per la sua irruenza e il rischio di perderla che aveva corso…
Istintivamente, congiunse le mani e le rispose:
- “Ahora no tengo más dudas, ¡eres la mujer más hermosa que he visto en mi vida!”.
Intanto, lei si massaggiava quell’ottava misura di tette che “bucava” lo schermo e sembrava volersi strusciare sul suo volto.
Quelle tette erano solidissime, piene e – nonostante le dimensioni – stavano su che era una meraviglia… Una pelle liscia da mettere i brividi faceva da contrasto a due areole stupendamente rugose… E i capezzoli? Fini ma carnosi da volerli succhiare fino allo sfinimento…
Conchita sapeva bene che quello spettacolo lo avrebbe incollato, muto, al video, ma quella sera si giocò ogni possibilità: o la va o la spacca, si disse tra sé e sé…
- “Mi vida, ¿los quieres? Mira, soy un gran compromiso”, ci scherzò sopra, e poi:
- “Sin embargo, estoy seguro de que podrá cumplir con esta responsabilidad”.
Eros voleva ricambiare il suo dono così generoso, ma non voleva andare subito al sodo, e non voleva esagerare… Così, non trovò di meglio che togliersi la maglietta e rimanere a petto nudo.
Poi, ci scherzò su anche lui:
- “¡Aquí, aunque los míos no sean tan bonitos como los tuyos!”.
Quella battuta ebbe come risultato quello di strappare una risata alla donna… La prima risata da quando si erano conosciuti.
Erano entrambi felici come bimbi, e trascorsero tutta la sera così, immaginando quanto sarebbe stato bello un petting dal vivo.
Ma era tardi, e i due innamorati si lasciarono. Non prima, però, che lei gli avesse promesso:
- “Mañana tendrás el resto ... ¡Y recuerda que quería darte este regalo porque te amo!”.
La finestra in cui era racchiuso quell’angelo si oscurò improvvisamente, ed Eros rimase per qualche istante pensieroso: Conchita ormai era sua!
Il pomeriggio del giorno seguente, il fotografo fu chiamato ad una trasferta, che lo avrebbe tenuto impegnato per tutto il fine settimana.
Maledisse il cielo di non fare l’impiegato, ed inviò alla sua amata un messaggio:
- “Amor, el trabajo me llama y no podré estar aquí contigo esta noche. Nos vemos el lunes por la noche, si quieres...”.
Dopo qualche ora, arrivò la risposta di lei:
- “No, la espera será tanto tiempo si tengo todo de vuelta para mí”.
I giorni passavano, ed Eros non pensava ad altro che a Conchita, mentre Conchita aveva cuore solo per Eros…
Quando alla fine giunse il Lunedì, e la loro chat potè essere riattivata, la donna non aspettava altro che potergli offrire il meglio di se…
Anziché usare il microfono, stavolta gli scrisse:
- “Cuando activo la cámara, sin dudarlo... Si no te gusta, tienes que decírmelo... ¿Ok?”.
Eros rispose:
- “Seguro que me gustará, no te preocupes...”.
Conchita gli disse:
- "¡Aquí estoy listo! ¡Puedes encenderlo!".
Eros, ormai, ogni volta che vedeva quel corpo si sentiva una pace indicibile dentro, e quindi obbedì al comando della donna e al suo richiamo...
Attivò la cam, ma vide soltanto un qualcosa di indecifrabile, sfocato e scuro... Poi, questa "cosa" iniziò a muoversi, indietreggiò, e sul monitor dell'uomo cominciò a prendere forma della peluria riccia, nerissima, che luccicava sotto le luci ravvicinate.
A un certo punto, si vide una spaccatura verticale, in mezzo alla quale quel pelo si diradava...
Conchita, infine, si mise a una distanza tale da far capire a Eros che il suo "regalo" di quella sera era il suo bellissimo ventre, con la vulva fradicia dall'eccitazione...
Si allontanò ancora, per farsi vedere a figura intera, e gli strillò:
- "Buenas noches mi amor, espero que hayas disfrutado del showcito... Toma, esta soy yo, si lo quieres algún día...".
Eros avrebbe voluto abbracciare, stringere forte a sé quella meraviglia, baciarla con passione... Ma c'era un piccolo problema, quel maledetto schermo!
Rimase folgorato da quel corpo un po' abbondante e anche un po' sgraziato, ma che anziché respingerlo lo incuriosiva...
Era piccina e con una notevole stazza... Tornò ad essere la ragazza insicura di qualche tempo prima, e così lui le disse, con voce tremante di gioia:
-"¡Te deseo! Te quiero todo y solo para mi, Cinghialotta!".
Sulle prime non si accorse nemmeno di aver pronunciato quel nomignolo, segno che la loro intimità era a buon punto.
Quando Conchita gli domandò, felice come una pasqua:
- "Como me llamaste?"
Lui non seppe che dire, non ricordava nulla, e rispose:
- "¿Por qué, cómo te llamé?".
E lei:
- "Cinghialotta!".
E gli sorrise di nuovo.
Eros avrebbe voluto nascondersi, non era certo un bel apprezzamento per una donna quello che gli aveva fatto, ma accorse lei in suo aiuto:
- "Me llamaste Cinghialotta... ¡Es hermoso, de ahora en adelante siempre me llamarás así!".
Era la prova che era sbocciato l'amore, impetuoso e improvviso.
Eros era eccitatissimo, voleva fare qualcosa per lei, e non trovò di meglio che tirarsi giù pantaloni e boxer ed esclamare:
- "No es tan hermoso como el tuyo, ¡pero es tuyo para siempre!".
Adesso era il turno di lei a restare senza parole, ammirava quel "coso" ricoperto di un folto vello, che si ergeva ritto verso di lei, e alla fine gli disse:
- "Lo quiero... me lo llevo, y ay de quien lo toque, Pisellone!".
Anche in questo caso, quel nomignolo gli uscì spontaneo, e da allora furono "Cinghialotta & Pisellone"...
In ultimo, Conchita propose:
- "En tu honor, a partir de ahora hablaremos en italiano ... No me va muy bien, pero con el tiempo mejoraré”.
4. Invito a Maspalomas.
Ormai Eros e la Cinghialotta sono una coppia di fatto, sempre più intimi nella bellezza del loro sentimento.
Ma la chat non gli basta più, e Conchita ogni giorno che passa è sempre più nervosa.
Così, un giorno, - o la và o la spacca – si azzarda a proporgli:
- "Eros, perché non vieni a trovarmi a Maspalomas? È molto bello in questi giorni, ci sono così tante persone, così tanto divertimento! Dai, passeremo tutta l'estate insieme...".
Per Eros quello era un momento pieno di lavoro, ma ci mette un secondo a decidere, anche lui è troppo su di giri e vuole finalmente conoscerla a fondo.
Così, le annuncia:
- "Prenderò il primo volo e domani sarai tra le mie braccia...".
Detto fatto, e la sera seguente Cinghialotta è tra le sue braccia, in carne (tanta) ed ossa (poche)...
Come si dice, il primo bacio non si scorda mai, e infatti fù un bacio lunghissimo e di una intensità struggente...
Le lingue si intrecciarono, e andarono a rincorrersi freneticamente, per nutrirsi di quella passione che cominciavano allora ad "assaggiare"...
Eros era stanco dal viaggio, ma una volta a casa di lei si rinvigorì e si gettarono sul lettone l'uno nelle braccia dell'altra.
Affannosamente, va alla ricerca di quelle tettone tanto agognate, che aveva solo visto e mai toccate...
Il pesante reggiseno volò via in un attimo, e le sue labbra si chiusero a tenaglia su quei seni:
- " Sono troppo belli per essere veri, fammeli assaggiare per bene", ebbe modo di dirle guardandola fissa in quegli occhi che si erano trasformati in un mare di serenità.
Intanto, pure Conchita aveva slacciato la camicia del fotografo, e il suo petto villoso era diventato terreno di conquista per le sue mani che lo esploravano palmo a palmo:
- "Solo tu mi dai sicurezza... Da quando ti conosco, mi sento una vera femmina… la tua femmina!".
Poi Eros le strappò via un perizoma che a stento riusciva a contenere un lato b sconfinato... L'uomo era così eccitato che non riusciva a capire dove metteva le mani, ma riuscì ugualmente ad aprirle le natiche per penetrarla di dietro con due dita.
Lei cacciò un urletto, poi si voltò e gli disse, maliziosamente:
- "Sei il primo visitatore, che dici, ti meriti un premio?".
E, vedendo che lui si mostrava indeciso, fu più esplicita:
- "Forza, inculami, ma fai piano... Sono vergine!".
Eros trasecolò... Pensare che la Cinghialotta aveva preservato per lui quella parte di sé che solitamente viene sacrificata per mantenere intatto il centro massimo del piacere, una donna di quasi 50 anni, lo fece tremare per la responsabilità che si stava caricando sulle spalle...
Mentre era assorto in questi pensieri, Conchita gli iniziò un pompino da favola, da vera maestra del handjob: lo scappellò, stringendo la mano a pugno e facendola scivolare lungo l'asta, dal glande ai testicoli e viceversa, sempre più veloce, velicissima... fino a quando non le parve che il cazzo di Eros fosse diventato duro abbastanza.
A quel punto, lei si dispose a pecora, e lui le disse, carezzandole il suo "mappamondo" di carne:
- "Se ti faccio male, fermarmi subito!".
E lei, dolcissima:
- "Non ti preoccupare, è il prezzo da pagare al nostro amore!".
Così Eros le allargò per bene le natiche, sputò un pò di saliva sullo sfintere e lo massaggiò fino a quando non iniziò a cedere.
Poi, vi infilò due dita e le fece ruotare al suo interno, prima verso destra e poi verso sinistra, per allenare il pertugio al" gran momento".
La Cinghialotta ebbe una smorfia non di dolore ma di leggero fastidio, ma alla fine si abituò a quella pratica...
Eros si mise in ginocchio dietro di lei, e – sempre tenendo le chiappone ben larghe – appoggiò la cappella sull'ano, si sistemò comodo ed iniziò ad esercitare la pressione necessaria.
Lentamente il suo membro si occultò nel suo intestino – che lo accolse senza alcuna difficoltà –, fermandosi ogni tanto per farlo abituare, e scese giù fino alle palle...
Eros si era un pò calmato, e così anche Conchita...
Il maschio poté quindi iniziare a stantuffarla con regolarità e potenza, fino a che non le venne dentro con una calda schizzata di sborra.
Si accasciò su di lei, la arpionò sui suoi meravigliosi fianchi, e distendendendoglisi sopra le sussurrò:
- "Ora che ti ho posseduta, sei davvero mia!".
Si stesero sul letto uno affianco all'altra, e mentre ancora ansimavano lei gli disse:
- "Per la gente abbiamo fatto una cosa molto sporca, ma per me è stato tutto molto belloe naturale... Comunque, manca ancora il meglio!".
Gli fece così capire che gli avrebbe concesso anche la penetrazione vaginale, ma prima di addormentarsi sfinita gli annunciò:
- "Bada che dovrai prenderti anche quella verginità...".
L'indomani mattina si svegliarono nella stessa posizione in cui si erano assopiti, baciati dai raggi del sole che penetrarono dalle finestre a riscaldare i loro corpi nudi...
Conchita ed Eros si prepararono ed uscirono a fare una passeggiata lunga l'intera giornata, e quando rientrarono erano sfiniti.
Cenarono "tete a tete", e poi lei si fece seria... Gli prese una mano tra le sue, e:
- "Eros, e arrivato il momento di essere tua... In tutto e per sempre!".
Strano a dirsi, ma un "uomo di mondo" come lui si sorprese a lasciare l'iniziativa a una donna alla prima esperienza...
E infatti, la Cinghialotta gli chiese:
- "Mi apri la cerniera per favore?".
E si voltò dandogli le spalle.
Ora, quella cerniera partiva dal collo per arrivare giù fino a sotto le natiche; il fotografo iniziò a scenderla, sempre più in basso... Superò le spalle, poi l'altezza del seno, e niente!, non c'era nessun indumento... Poi arrivò ai fianchi, e ancora più in basso sul sedere, e non incontrò nemmeno un filo di stoffa...
Una volta giunto al limite inferiore, lei sentì di dovergli offrire ancora una volta quello spettacolo che lo faceva impazzire: cominciò a dimenarsi tutta, e lentamente si sfilò prima le maniche, e poi – seguendo la linea dei fianchi e delle cosce – la parte della gonna, rimanendo completamente nuda.
Le dava le spalle, e quel lato fu per lui un nuovo, entusiasmante delirio dei sensi.
Era bella come il sole e scintillante come un manto di stelle, al che lui crollò ai suoi piedi: spaventata, Conchita si voltò di scatto, allargò le braccia e vide quella scena tanto risibile... Il suo uomo in ginocchio, come in estasi, la guardava...
Restarono senza parole per dei lunghissimi momenti, poi lei gli si avvicinò piano piano, e giunta a pochi passi da lui disse:
- "Eccoci, finalmente, su vieni... Lo fece rialzare e lo precedente in camera da letto...
Aveva già disposto ogni cosa... Si sdraiò con fare lascivo, con un cuscino sotto la testa e un altro sotto i glutei... Trascinò le cosce verso il bacino allargandole il più possibile.
Poi lo chiamò a sè con un semplice gesto, e gli fece posare il volto sul suo soffice vello...
A un tale richiamo, risvegliato anche da quel profumo intenso, lui tirò fuori la lingua e come un martello pneumatico iniziò ad affondarla tra le labbra della fica...
Sentì un gran calore e un succo di femmina delizioso; si aiutò con le mani a divelgere quella barriera, ma poi pensò alla donna e a quello che sarebbe stato il suo vero desiderio, atteso fino ad allora.
Sollevò la faccia, si sbottonò i pantaloni estraendo il pene già eretto, e lo infilò nella passerina, trovandosi davanti un vero muro di gomma...
Si appoggiò con tutto il suo peso, e alla fine ne ebbe ragione, affondando nella stretta sacca fino a sbattere contro l'utero.
Estrasse il cazzo per metà, e vide l'asta sporca di sangue: la sua Cinghialotta era diventata femmina, e gli aveva fatto dono della cosa più preziosa che avesse, la sua verginità.
Erano faccia a faccia, e lei avvolse i lombi di lui con le sue gambe, stringendo come se non volesse far finire quel momento così sublime.
Si fissarono, e mentre Eros continuava a pomparla, lei gli disse, carezzandogli la nuca:
- "Ora, tu sei mio per sempre... Non ci serve un pezzo di carta a dirlo... Sei sangue del mio sangue!".
5. Giorni "di fuoco".
Nei giorni seguenti i due fecero sesso in ogni angolo di quella casa e dietro ogni duna di quel posto meraviglioso.
Conchita era come se si fosse sbloccata, liberata da un macigno che la opprimeva...
Eros, dal canto suo, si sentiva più sicuro di sé, benché cosciente della responsabilità che si era assunta nei confronti di quella creatura così fragile e così piena di iniziativa.
Fecero l'amore mettendo in pratica tutte le posizioni del Kamasutra, e anche oltre, inventandosi le più spericolate pose.
Li si poteva trovare sempre insieme, sorridenti, finché un "bel" giorno Eros dovette dire a Conchita ciò che non avrebbe mai voluto dirle: a breve sarebbe dovuto rientrare in Italia...
Che tragedia!, la donna scoppiò in un pianto isterico, piangeva e rideva allo stesso tempo...
- "Dimmi che è uno scherzo, che non andrai via, non puoi abbandonarmi così, dopo tutto quello che abbiamo fatto insieme...".
Eros sapeva che doveva partire ma non voleva, e soprattutto non voleva veder soffrire la sua donna...
Come sempre fu la Cinghialotta a prendere l'iniziativa:
- "Facciamo cosi: ci divertiamo a più non posso per questa settimana, poi si vedrà…".
E i due fecero proprio così, tutto il giorno ad "annusarsi" e a palpeggiarsi l'un l'altra, finché non accadde l'imponderabile...
Infatti, sul far della sera, dopo un bagno in mare, uscendo dall’acqua ci stendemmo al sole e ci addormentammo.
Quando ci risvegliammo, avevamo davanti due ragazzi, un maschio e una femmina, che ci sorridevano…
- “Buongiorno, anche a voi piace il nudismo?”, ci domandarono in un inglese maccheronico.
Conchita trasalì, e tenendo la testa bassa si coprì le sue intimità, mentre io li guardai ed abbozzando un sorriso di circostanza risposi:
- “Un pò, tanto per cambiare. E voi?».
Fu allora che facemmo le presentazioni, e scoprimmo che i due ragazzi – Hans, un colosso di 25 anni, una grossa mazza, quasi 100 kg per 1 metro e 90, e Kirsten, 22 anni, 55 kg per 1 metro e 60, tettine piccole a punta e una patatina rasata che sembrava una sedicenne – erano danesi di Aarhus.
Risposero:
- “Noi lo facciamo da anni, ma non vogliamo essere di disturbo, anzi ce ne andiamo subito. Ci aveva parlato di questo posto una coppia che lo frequenta da anni, e così siamo passati per dare un’occhiata”.
A quelle parole, la Cinghialotta sollevò lo sguardo, incrociò gli occhi di Kirsten, le sorrise complice, e poi si rivolse ad Hans:
- “Restate pure, c’è posto per tutti, gustiamoci insieme questa bella giornata di sole e di mare!”.
Kirsten le fu riconoscente, e si distesero vicino a noi.
Dopo un pò, le due femmine si se ne andarono per fare una quattro passi a riva mentre gli uomini cominciarono a conversare tra loro del più e del meno.
In breve, Eros venne a sapere che Kirsten era una vera troia da letto, dotata di grande fantasia, ma che di prenderlo in culo nemmeno voleva sentirne parlare; per di più – avendo un seno piccolo – non poteva offrire al compagno “giochi” lussuriosi, men che mai delle spagnole da infarto.
- “È la cosa che ti invidio di più, avere una femmina cosi dotata di seno” disse il danese ad Eros.
Il quale non gli rispose, anche perché stavano tornando le due donne...
Quando arrivò l’ora del tramonto, le due coppie erano ancora in spiaggia, e passarono dei momenti stupendi a gustarsi quel incantevole spettacolo della natura.
Rientrati a casa sua, Conchita era eccitatissima per l’incontro fatto; scoprii che le piaceva sentirsi osservata, desiderata, al centro dell’attenzione di tanti cazzi diversi: era un lago tra le gambe…
Benchè geloso, Eros la scopò, e godettero molto: la Cinghialotta ebbe due orgasmi impressionanti, poi disse:
- “Lo voglio nel culo!”
E’ proprio eccitata di brutto, perché – ormai Eros ha imparato a conoscerla – solo quando la sua libidine è al massimo esce fuori dal profondo il suo essere troia, smaniosa di essere rotta in ogni pertugio.
Il fotografo le fece il culo con poderose spinte, e lei lo incitò a penetrarla analmente più forte che poteva. Fu colta dall’ennesimo orgasmo, dopodiché si abbatté stremata sul letto e gli chiese:
- “Ora che ci siamo divertiti, finisci nella mia bocca”.
Si sfilò, appoggiando la cappella ancora pulsante sulle sue labbra, e lei gli succhiò anche l’anima, finché Eros non le venne in gola…
Si baciarono un’ultima volta, poi lei si addormentò, mentre lui ripensò al corpo di Kirsten, così straordinariamente e apparentemente minuto e “immaturo”:
- “Scoparla deve dare l’idea di avere sotto una ragazzina”, pensò.
Poi, però, si ricordò che aveva già 22 anni.
La sera successiva Cinghialotta era andata a fare delle spese…
Quando Eros la vide – dalla finestra – rientrare, era insieme a un’altra coppia, che riconosco subito: erano Kirsten e Hans.
Li lasciò con me in sala e sparì in camera sua. Quando ne uscì, rimasi a bocca aperta: indossava una camicia bianca sbottonata per un paio di bottoni, tette senza reggiseno, minigonna nera senza calze, sandali legati alla caviglia con dei fiocchi di tela.
Anche Kirsten non era da meno: indossava un abito da sera nero, senza maniche, con uno spacco abissale che faceva intuire il suo seno contenuto in un reggiseno che lo faceva risaltare nonostante sia stato microscopico.
Le spalle erano nude, e dietro la scollatura le arrivava alla spaccatura delle chiappe: era così esteso che mostrava come sotto non indossasse nessuno slip...
Senza tanti preamboli – Conchita e la sua nuova amica si erano messe d’accordo – Eros sentì la ragazza danese mettergli un braccio sul collo e baciarlo. Poi, la sua lingua gli penetrò in bocca in cerca di quella del fotografo e le sue mani andarono alla ricerca del “pacco”…
Eros, per tutta risposta, infilò le sue sotto l’abito, e notò che la sua fica era già bagnata. Con fervore, gli aprì i pantaloni, gli tirò fuori il cazzo, e afferrandolo stretto con forza gridò, come per una liberazione:
- “Finalmente un cazzo di giuste dimensioni!”.
Poi, se lo mise in bocca, senza problemi…
Intanto Hans aveva messo una mano in mezzo alle cosce di Conchita, e ne rimase piacevolmente sorpreso:
- “Caspita, sei un lago! Sapessi come ho sognato di scoparti dal primo momento che ti ho visto!”.
Lei pure, però, non rimase con le mani in mano, brandendo il suo trave di carne e dicendo:
- “Io, invece, ho desiderato di sentire questo membro colossale dentro di me da quando l’ho ammirato al mare”.
Kirsten, che aveva ascoltato il botta e risposta mentre aveva il cazzo di Eros inabissato tutto in gola, lo estrasse dalla bocca per un istante, giusto il tempo di ribattere a Conchita:
- “Aspetta di sentirtelo nel ventre… Mi ci sono voluti anni per imparare a prenderlo tutto, e ogni volta ho i dolori per giorni…”.
Poco dopo, la nordica salì a cavallo e si impalò sul membro dell’italiano. Lui sentì perfettamente scivolarsi dentro di lei, e sentì la sua fica caldissima dai suoi umori.
Hans, nel frattempo, aveva fatto coricare la Cinghialotta sotto di lui e le era salito su anche lui per possederla.
Non fu facile, a causa delle dimensioni di lui, e allora Conchita lo fece scendere, poi lo fece mettere sotto, e infine si impalò da sola su quel palo eretto e rigido.
Scese lentamente su quella cosa spaventevole… Si sforzò di dire qualcosa, riuscì solo ad implorarlo:
- “Piano, fai piano, non spingere, sei enorme, mi sventri! Fai piano…”.
Ma si era infilata quasi tutto quel cazzo dentro, e lui ne gioì:
- “Lo sapevo che eri una troia stupenda… Lo sento sbattere in fondo all’utero… E’ bellissimo!”.
Ma Hans stava impazzendo anche per le tette di Conchita.
- “Che belle! Le ho sognate da sempre!».
E Conchita gliele avvicinò alle labbra, provandone in contraccambio un gran diletto.
Disse al maschio dell’altra coppia:
- “Ciucciale e spremile, mi piace da morire sentirle abusare… Un uccellino mi ha detto che hai un sogno inconfessabile, vedrai che se sarai bravo dopo ti esaudisco. Adesso, però, voglio godermi il tuo bastone dentro di me…”.
Subito dopo, Kirsten guardò Eros:
- “Mi rincresce, ma con i miei ti divertirai davvero poco…”.
Lui, allora, per dimostrarle che si sbagliava, gliene prese uno in bocca, lo infilò tutto dentro, e si gustò il sapore di quella tettina.
Kirsten ne restò sorpresa:
- “Fantastico, me la stai divorando in maniera stupenda. Caspita come la succhi, mai provato un simile godimento!”.
Mentre la ragazza beneficiava dei servigi della sua bocca, Eros fissava con gli occhi il meraviglioso “sali-scendi” di Conchita sul cazzo di Hans, che ben presto la portò a raggiungere il primo orgasmo.
La Cinghialotta ululò:
- “Uuuhhhhh! Lo sento tutto dentro… Mi squarcia, mi spacca l’utero, mi sento così piena che mi chiedo come ho potuto prenderlo tutto…”.
E a questo punto, anche Kirsten raggiunse il suo orgasmo…
Poi Conchita si piegò a novanta gradi, e Hans la scopò da dietro:
- “Ti ho detto di fare piano! Lasciami almeno abituare alle tue misure… Cazzo, sei enorme, ma è piacevole… Dai, scopami!”.
Mentre le due donne venivano possedute dai maschi, Conchita si stese sul corpo di Kirsten ed andò a popparle i seni.
L’altra gemette, poi ricambiò il “favore”, trovandosi davanti al volto le formose tette della donna di Eros.
Si lasciano scopare ancora per poco, poi si sfilano i cazzi e si avvilupparono tra di loro in un 69 da urlo: Kirsten, distesa sotto la Cinghialotta che gli leccava la fica, la fece godere così tanto che Conchita – quando raggiunge l’orgasmo – urlò a squarciagola.
Eros e Hans le guardarono estasiati, senza dire nulla: lo spettacolo era così esaltante che non c’era bisogno di parole!
Poi, la Cinghialotta, dopo aver goduto con Kirsten, tirò a sé il danese e finalmente gli donò le sue mammelle…
Non appena ebbe dinanzi quelle meraviglie, Hans parve in delirio:
- “Non ci posso credere! Una spagnola tra le tue tette! Divina…”.
Mise il cazzo tra le poppe di Conchita, che nel frattempo gliele presentò in fuori e gliele lasciò “scopare”.
Quando Hans spingeva il cazzo verso il suo volto, lei gli lambiva la cappella con la punta della lingua, e gli frizionava l’asta con le zinne strette intorno a quella verga che scompariva nel fenditura del suo petto.
A un certo punto, prese ad sollecitarlo a venire:
- “Dai, voglio il tuo seme sul petto, sul viso… dappertutto… Dai, sborra toro favoloso…”.
Dai e dai, alla fine, Hans esplose il suo piacere, e lei:
- “Bravo, così! Dai, la voglio tutta!”.
Terminata quella “rappresentazione” così spettacolare, Kirsten recuperò il cazzo di Eros e se lo rimise fra le labbra, iniziando a succhiarlo in un modo davvero portentoso: se lo tenne bloccato in fondo alla gola e lo succhiò con veemenza avvolgendogli la lingua sul glande.
Poi, lo estrasse, dedicandogli una sega veloce, e riprese a succhiarlo di nuovo.
Eros provò un piacere fortissimo deflagrargli nel ventre e poi svuotarsi nella bocca della ragazza, che lo ricevette fino all’ultima goccia.
Lui godeva senza fine, e lei gli succhiava ogni energia…
Infine, l’uomo si sentì come inchiodato, incapace della benché minima reazione.
Hans, che si trovava nello stesso stato del “compagno d’avventura”, gli lanciò uno sguardo e poi gli disse:
- “Caro mio, dobbiamo sentirci dei maschi favoriti dalla fortuna: abbiamo due troie meravigliose. Sono così stupende… Grazie!”.
Eros stava per aprir bocca e rispondere al nordico, quando Conchita ruppe il silenzio, e rivolta all’amica le guarda in faccia.
- “Kirsten, sei una troia di prima classe! Mi hai fatto impazzire… Ti amo!”.
Dopo ore ed ore di sesso assoluto, i quattro si ricomposero, e la coppia danese se ne andò per conto suo...
Eros e la Cinghialotta si infilarono immediatamente – ancora “caldi” e sporchi di sudore e umori – a letto… Si presero tra le braccia l’uno dell’altra e si resero conto che tra di loro l’affiatamento era ancora più grande.
Conchita riprende a succhiargli il cazzo, fino a che non gli torna bello duro, poi gli sale sopra, se lo infila dentro e lo guarda con uno sguardo struggente:
- “Ho visto che eri geloso… Devi stare tranquillo, con lui ho appagato i sensi, ma adesso con te voglio fare l’amore, e voglio che me lo metti nel culo… Sono molto orgogliosa di te”.
Rifecero l’amore, e alla fine si addormentarono beati.
Il giorno dopo, si rincontrarono al mare alla solita spiaggetta. Stava per finire anche la loro vacanza, e allora Hans ed Eros decisero di fare una sorpresa alle due troie: le regalarono una “doppietta” culo-fica ciascuna, che culminò in un orgasmo estremo e che le riempì di una quantità di sborra mai vista.
6. Fine di un amore.
Quelli vissuti a Masoalomas furono i giorni più belli della loro esperienza, ma le loro vite erano troppo “lontane”: Eros non poteva abbandonare il suo ambiente di lavoro, e Conchita non voleva ricominciare la sua vita in un altro posto, la spaventava…
Così, anche se a malincuore si salutarono senza rimpianti, consapevoli di aver vissuto dei momenti forse irripetibili.
Ripresero i loro “appuntamenti” serali in chat, fino a quando – forse per stanchezza mentale – non sparirono l’uno dal monitor dell’altra, così all'improvviso come erano apparsi…
FINE.
26
0
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
Il doppio incesto di amanda
1. Prologo.
Con questo racconto, torniamo a "vivere" una storia oltreoceano, e precisamente ad Abbeville, una tranquilla cittadina statunitense della Louisiana dove si trova la famiglia Collins, una famiglia benestante formata dal capofamiglia Michael, 75 anni, da Amanda, 47 anni e madre di due figli, e da Louis, il figlio maggiore di 22 anni.
Per la verità, ci sarebbero anche il coniuge e la figlia minore di lei, ma mentre la seconda – impegnata negli studi – vive in Europa, il primo è sempre in giro per il mondo per lavoro...
Come annunciato, e come vedremo in seguito, la protagonista principale è Amanda, istruttrice di fitness e nutrizionista, che si occupa di tenere in forma specialmente personaggi famosi e soprattutto facoltosi.
Metà latina (da parte di madre) e metà statunitense (da parte di padre), è alta un metro e 63, occhi scuri e capelli neri lunghi e mossi, labbra carnose, spalle muscolose e una quarta misura di tette (rifatte), areole larghe e capezzoli nella norma tratteggiano una figura che certamente desta più di qualche interesse, insieme a una fica perfettamente rasata e a un culo "importante" ormai non più vergine...
Caratterialmente solare e socievole, affettuosa, comprensiva e complice con i suoi ragazzi, è estremamente determinata quando vuole ottenere qualcosa.
Il padre di lei, Michael, è invece un pensionato che per tutta la vita ha prestato il suo servizio per la comunità locale, dove ricoprì anche una carica importante – per quasi 20 anni – per la valorizzazione storica della cittadina. Calvo, con barba bianca ben curata alla Sean Connery, è alto 1 metro e 75 per 80 kg. ben portati, robusto, un grande stomaco e intimamente dotato di 23 centimetri di cazzo grosso e nerboruto. Carattere forte ma altruista, è sempre pronto ad aiutare la sua unica figlia e la sua famiglia...
Infine c'è Louis, il figlio di Amanda. Fisicamente, il ragazzo è normale, poco appariscente, anzi occhi e capelli castani, 1 metro e 80 di altezza per 70 kg., con un accenno di pancetta, moderatamente villoso ma molto dotato sotto l'aspetto virile, con 25 centimetri di piacere e anch'esso bello largo (ha decisamente preso dalla famiglia materna, soprattutto dal nonno).
Come carattere è solare, in famiglia, ma assai schivo con gli altri. Alle volte viene bullizzato dagli amici, e non riesce a tenere molto bene i segreti di cui viene a conoscenza...
Ebbene, sono loro che daranno vita alla nostra vicenda, con situazioni inaspettate e "intrighi" davvero al limite dell'immaginazione...
2. Padre e figlia: "prima volta", primo incesto.
Era una mattina limpida come l'animo di Amanda quando – parlando tra sé e sé ma davanti a suo padre, con sguardo sognante – la donna disse:
- "Eh, ci vorrebbe proprio un miracolo... Chissà quanti soldi ci vorranno!".
Infatti, causa la svolta che aveva impresso alla sua attività professionale, si ritrovò nelle condizioni di dover assolutamente ristrutturare sia la casa dove viveva con la sua famiglia, che lo studio dove avrebbe ricevuto i clienti più in vista...
Ma l'investimento andava ben oltre la sua più rosea immaginazione, e – nonostante tutto – le sue finanze non glielo permettevano.
Così suo padre, che da sempre stravedeva per quell'unica figlia, le domandò:
- "Amanda, figlia mia... C'è qualche problema?".
Tuttavia lei – orgogliosa quanto bella – voltò lo sguardo da un’altra parte, e con reticenza tacque dinanzi a quella domanda così diretta e incalzante del genitore.
Il quale, non si diede per vinto, e prendendo amorevolmente il viso di lei tra le sue grosse manone, tornò a parlare, questa volta sarcastico:
- "Tuo marito è sempre lontano, beato lui… Perciò, tocca a me occuparmi di voi... Hai bisogno di qualcosa? Sai che io non mi sono mai tirato indietro di fronte alle responsabilità... Allora, che c'è che non va?".
Amanda continuava a tergiversare, mai e poi mai avrebbe voluto sentirsi una mantenuta, ma alla fine si arrese e "vuotò il sacco"...
Aveva bisogno di molti soldi, ma aveva già impiegato tanto per gli studi della figlia in Europa.
Si vergognava come una ladra ad ammetterlo, e così fu la dura ma immensa sensibilità di Michael a prendere l'iniziativa:
- "Bene, ci penserò io... D'altronde i tuoi figli sono i miei nipoti, e tu... Lasciamo perdere, lo sai... Non devi preoccuparti di niente, hai già abbastanza problemi sulle spalle...".
Per farla breve, l'uomo rivoltò quella villetta da cima a fondo, chiamò le migliori maestranze dello Stato, e andò a scegliere personalmente i materiali migliori, secondo i desideri di sua figlia.
Amanda, però, era una donna ostinata, e cercò in ogni modo di mostrare tutta la sua riconoscenza nei confronti di suo padre: incrementò il suo impegno per occuparsi di lui più di quanto già non facesse da quando era rimasto vedovo, ma ancora non le sembrò sufficiente per contraccambiare.
Finché non successe la "pazzia"...
Una sera, infatti, andati via gli operai, mentre l'uomo si trovava a controllare lo stato di avanzamento dei lavori, padre e figlia rimasero a tu per tu, soli, nel silenzio di quegli ambienti immensi.
In un momento di grande intimità, ecco che si riaffacciò nel cuore di Amanda il tarlo dell'orgoglio, e – di fronte a tutta quella meraviglia – la donna non seppe davvero più dove andare a sbattere la testa... Ogni parola le sembrava vana per dimostrargli la sua gratitudine...
Si guardarono negli occhi e lei gli disse:
- “Grazie di tutto, papà… Non so proprio come ringraziarti per quello che hai fatto…”.
E lui:
- “Non ti preoccupare non c'è nessun problema… Io stò bene quando ti vedo serena…”.
Istintivamente, Amanda lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia destra, e nel mentre andò a sfiorare senza volere la patta dei suoi pantaloni… Ed ebbe un brivido, che non riuscì neanche lei a spiegarsi…
In quel frangente, indossava un abito nero di velluto che la fasciava con sobria eleganza, come era abituata a fare senza che ci fosse per forza una ragione particolare... Un vestito tutto d'un pezzo, con una generosa scollatura che faceva risaltare le sue grandi tette nuove di zecca e che le arrivava un pò sopra al ginocchio, scoprendo due gambe non da perdere la testa ma comunque affascinanti...
Ebbene, fu un niente... Quasi ipnotizzata, sorrise, come una bambina che finalmente ha trovato ciò che cercava:
- “Lo so io cosa fare per te… Una cosa che non ha fatto mai nessuno, neanche la povera mamma…”.
E crollò ai piedi di suo padre...
In un’altra situazione, data l’educazione puritana che aveva ricevuto, non si sarebbe mai nemmeno sognata di fare una cosa del genere, ma ora senza esitazione gli slacciò la cintura, sbottonò quell’unico bottone, e abbassò in un colpo solo la zip dei pantaloni.
Michael rimase attonito, e imbarazzato per aver intuito le intenzioni di lei la implorò:
- “Per carità, figlia mia… Ma che fai? Fermati, finchè siamo in tempo… Noi vecchi non siamo abituati a certe cose!”.
Ma Amanda non volle sentir ragioni, e gli replicò:
- “Lascia fare a me, e vedrai…”.
Sembrava tornata una ragazzina, gli tirò giù con spontaneità anche i boxer che si erano improvvisamente gonfiati, e gli prese l’uccello tra le labbra, come l’ultima delle puttane.
Per la prima volta, stava facendo un pompino a suo padre... Il primo pompino che lui riceveva in vita sua!
Concentrata sul da farsi, lo guardò, mentre con la lingua lavorava per far sviluppare quel cazzo... Lo mandò giù più che potè, ma ad ogni spinta trovò il modo di farlo andare oltre il punto raggiunto in precedenza, facendolo sparire nella gola fino all’attaccatura dell’asta sulle palle.
L’uomo, avvertì la bocca calda e umida della figlia sul suo membro, e a un certo punto si lasciò andare, “abbattendosi” sulla parete che fortunatamente aveva alle sue spalle…
Aveva ceduto a quelle lusinghe, e con un filo di voce sussurrò:
- “Tuo marito non sa cosa si perde… E’ da quando è mancata tua madre che…”.
Per pudore, non riuscì a concludere quella frase, ripensando agli anni felici che aveva trascorso con la sua povera consorte.
Ad ogni affondo di Amanda, il glande poi quasi usciva dalla sua bocca sempre più duro e arrossato, mentre con le mani gli teneva in tensione il prepuzio e il frenulo, che si sarebbe detto stesse per rompersi.
Lo succhiava con tutta la forza delle sue mascelle, mentre Michael era allo stremo; sentiva che non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo, e infatti dopo poco esplose tutta la pressione accumulata in anni in cui non era stato più “toccato” da una donna...
Finalmente, mollò ogni remora, e gridò:
- “Vengoooo… Bevi… Bevi tutto…”.
Il suo seme inondò la bocca della figlia, la quale respirava a fatica colma di quei liquidi, e per non rischiare di rimanerne soffocata li ingoiò senza lasciar cadere nemmeno una goccia.
Amanda ormai ci aveva preso gusto, e continuò a succhiare suo padre fino a quando Michael non si sentì completamente svuotato, e con le gambe che gli tremavano rischiò un autentico collasso...
Con gli occhi spiritati a causa degli ormoni a mille, e con un verso che assomigliava più a qualcosa di animalesco gli disse:
- “Papà, quanto sei buono…”.
Entrambi stremati, i gemiti che si erano diffusi per la casa cessarono, e i due si ricomposero prima che il figlio maggiore rientrasse e li trovasse in quello stato davvero difficile da spiegare…
3. Di "riconoscenza" in "riconoscenza".
Ma la "riconoscenza" di Amanda non si fermò a quel folle gesto, e divenne inconsciamente una pratica quasi quotidiana...
Forse anche complice la lontananza di suo marito, la donna – dopo quell'approccio spontaneo con suo padre – sentì l'esigenza di un rapporto intimo che la valorizzasse ancora "femmina".
E ancora una volta fu il genitore a rispondere consapevolmente a quel bisogno...
Padre e figlia erano andati ad acquistare degli accessori per la casa quando, a un certo punto, in auto, Amanda sentì irrefrenabile quell'impulso. Aveva il perizoma fradicio, e non riuscì a resistere...
Fermò l'auto in uno spiazzo isolato, e – chinata la testa sul volante – le tornò alla mente quella scena in cui aveva succhiato con gusto il cazzo di Michael.
Senza guardarlo in viso, gli disse:
- "Papà... devo dirti una cosa, ma non so come fare... Non vorrei che tu mi giudicassi male... Io, amo mio marito, ma da quando l'altra volta ti ho fatto quel LAVORETTO, non riesco più a dimenticare il tuo pisello... Il profumo, l'odore, il sapore... Mi sono entrati nella testa... Ti prego, fammelo assaggiare ancora...".
Quasi aveva le lacrime agli occhi, e smaniando si toccò tra le cosce per poi leccarsi le dita intrise dei suoi umori.
Al che suo padre scoppiò a ridere, e senza alcun ritegno le sibilò:
- "Certo che siete proprio puttane voi donne mature!".
E lei, avvampando dal disagio, dovette però implicitamente dargli ragione:
- "Ho tanta voglia di trasgredire, e nonostante abbia un compagno, di essere... Sì, di essere sfondata in dietro, davanti e in bocca... Ho voglia di cazzo... Del TUO cazzo".
Pronunciò quelle parole tutte d'un fiato, forse temendo che altrimenti non sarebbe stata capace di manifestare quello stato di eccitazione; e così facendo diede un calcio al senso del pudore e sentì dentro di sè nascere una vera e propria ninfomane...
Poi, con voce da cerbiatta e sbattendo le palpebre, riprese:
- "...Basta che il mio maschio sia ben dotato, porco, e abbia un forte desiderio di me... Insomma, te papi".
Michael era estremamente combattuto tra il suo ruolo “istituzionale” di padre e quello pur “carnale” di maschio ancora nel pieno delle sue capacità di soddisfare una femmina così insospettabilmente calda...
Stette qualche attimo in silenzio, e poi proruppe:
- "Dio mio, Amanda, cosa stiamo facendo! L'altra volta è stata una follia momentanea, non si può...".
Ma la donna non gli lasciò il tempo di dire altro che, malignamente, attaccò:
- "Su papà, vedo che anche LUI mi vuole... Hai la patta gonfia, è evidente che ti stai scaldando...".
E così dicendo, decise che ormai non era più questione di riconoscenza, tutte quelle smancerie erano superate, ed era giunto il momento di tornare a divertirsi un pò con il suo cazzo: un pompino era proprio ciò che ci voleva per scaricare la tensione!
Si sporse verso il sedile del passeggero, gli mise le mani sui fianchi, e senza fiatare gli tirò fuori un "signor uccello", già dritto e duro...
Guardò quello strumento di piacere, poi interrogò con gli occhi suo padre, e gli disse:
- "Mamma mia che bel cazzo!".
E Michael, di rimando:
- "Ti piace? È lui che ti ha fatta così bella, anche se poi hai voluto perfezionare l'opera della natura... ".
Alludeva chiaramente a quando la donna volle – senza averne assolutamente bisogno – rifarsi il seno…
Nell'abitacolo di quell'auto la temperatura, non solo atmosferica, si era fatta incandescente... Al punto che Amanda proseguì con quel discorso "a luci rosse":
- "Si, mi piace molto il tuo cazzo, grosso, lungo, con una cappella fatta apposta per essere succhiata... Proprio come piace a me!".
E all’improvviso, con un tono da bimba che chiede un regalo al suo papà:
- "Me lo metti in bocca??".
L'uomo, continuò a temporeggiare per via di un senso profondo di vergogna che stentava ad abbandonarlo, ma poi – senza rispondere nulla – le prese amorevolmente la testa da dietro e la fece calare fin sulla patta.
Come impazzita dall'eccitazione, Amanda gli scese pure i boxer e cominciò ad operare di bocca su quell'uccello così fortunato.
La lingua, prese a godersi la cappella, esplorandola millimetro per millimetro, fiutando quel forte aroma e apprezzandone il sapore così penetrante; la leccava spostandosi freneticamente dalla punta all’attaccatura del prepuzio, facendolo impazzire di piacere, tanto che Michael cominciò a genere come un maiale…
Poi, la figlia passò a maneggiare con sapienza e a succhiare anche i testicoli, attraverso uno scroto morbido e teso come un tamburo.
Si immerse nuovamente il cazzo in bocca, e principiò – mentre lo scappellava con le labbra – uno scatenato saliscendi sul glande che era cresciuto a dismisura. Si fermò ancora un altro istante, giusto il tempo di osservare le smorfie sempre più inumane di lui e di dirgli:
- "Sei pronto? Mi vieni in bocca?".
E quando lui, sofferente e allo stremo, le rispose: "Certo, bambina mia, sei stata brava... ora avrai il tuo premio", spavalda riprese – ad occhi chiusi e con maggior energia – quel pompino, facendoselo arrivare fino alla trachea.
Era impaziente di ingoiare lo sperma, e d'altronde anche il suo genitore voleva sborrare, e finalmente – quando cominciava ormai a non farcela più, con le mascelle e la mandibola appesantite dallo sforzo – arrivò la sua "gratificazione" più attesa e di cui Amanda era veramente golosa...
Tanta, densa e calda.
Ancora ansimante per l'apnea, tornò a “dare ascolto” alla sua patata, che era ormai stagnante di umori, e negli occhi le balenò un'idea ancora più perversa: scostò il perizoma, e mostrò al maschio quel piccolo laghetto scintillante...
Si guardarono, ma questa volta Michael non era per nulla titubante: padre e figlia avevano superato le loro personalissime "Colonne d'Ercole" e non potevano più tornare indietro.
L'uomo aveva ritrovato "l'altra metà del cielo", anche se non avrebbe mai immaginato che ciò sarebbe accaduto con la sua stessa carne e il suo stesso sangue...
Ad ogni modo, riferendosi al suo stato di esaltazione estrema, chiosò:
- "Credo che tu non possa tornare a casa così... Bisogna che ti sfoghi".
E, afferrando con una mano il perizoma, lo spostò; ma subito, come colto da un pensiero, guardò la donna e aggiunse:
- "...ma se vuoi ci fermiamo qui... Scusa, figlia mia, mi sono fatto prendere la mano e mi sono dimenticato chi siamo…".
Amanda non rispose, ma bastò il suo sguardo supplicante per fargli capire che in quel momento non doveva fare il padre ma il “toro”.
Michael non ebbe più esitazioni: si succhiò con perizia l’indice per inumidirlo, strisciò un dito lungo la fessura della sua passerina e poi sul monte di venere gonfio e sulle labbra umide; lo estrasse da quella piccola fessura, e se lo portò alla bocca gustando tutta quella prelibatezza, e infine le abbassò il piccolo perizoma facendolo scivolare lentamente fino alle sue caviglie.
Si fermò, ma non era un segno di indecisione anche quello, anzi, poiché le disse – con voce ferma – sicuro più che mai:
- "Forse stiamo sbagliando, ma è così bello, ed è ciò di cui abbiamo bisogno entrambi...".
Dopo di che, le sibilò qualcosa di incomprensibile… In realtà, le aveva sussurrato:
- “Vieni, avvicinati, mettiti sulle mie gambe, e pensa solo a essere felice…”.
Sistematisi più comodamente padre e figlia, lui tornò a “governarla”, penetrandola nuovamente con quel dito, e lei reagì istantaneamente gemendo e rovesciando all’indietro le pupille come se fosse andata in coma… Un coma profondo!
Una esalazione di calore le impregnò il ventre, lasciandola senza fiato e portandola a quell’appagamento dei sensi che si tumultuoso si evolveva rapidamente, a seconda delle gesta che lui compiva dentro di lei.
Fuori controllo, guaì con sgarbatezza:
- “Sgrillettami più forte!!!! Metti dentro un altro dito, porca miseria!”.
Allora, il genitore aggiunse all’indice anche il medio, le dita grassocce presero possesso delle pareti della vagina, e nell’addome di Amanda – con un clitoride che si andava facendo sempre più grosso e duro – si scatenarono delle sensazioni mai provate prima.
Un orgasmo impetuoso prese forma, e – irradiandosi dalla fica aperta – bagnò tutta la tappezzeria.
La donna mugolò di piacere senza regolarsi: per fortuna che erano soli in quella zona, e che nessuno nelle vicinanze poteva sentire le alte grida di soddisfazione...
Fu quello il “battesimo del ditalino” per Michael… Benchè un uomo abbondantemente “navigato”, ai suoi tempi quelle cose non erano di moda…
4. Festa di laurea... a pieni voti.
Michael prese così "possesso” del corpo della figlia...
Si erano dati piacere con dell’ottimo e soddisfacente sesso orale, ma entrambi sentirono che era ancora troppo poco, e che desideravano qualcosa di più.
Inoltre, anche se finalmente Amanda aveva una bella casa e uno studio accogliente, un altro successo familiare si stava palesando all'orizzonte: la laurea di Louis.
Una giornata che sarebbe rimasta indimenticabile non solo per il ragazzo, il quale pianificò tutto alla perfezione, mentre il nonno (sempre generoso ed ora orgoglioso del "dottore") gli offrì – al cospetto di parenti e amici – un pranzo eccezionale in un ristorante assai rinomato della zona.
Ma, nel frattempo che Louis si mostrava paludato in una cappa e tocco blu, sua madre finì per essere lei ad attirare le attenzioni degli invitati, sfoggiando un vestitino rosso fiammante – stretto in vita e lungo fino a metà polpaccio – e sopra un décolleté molto castigato...
Insomma, madre e nonno erano raggianti, certamente per quel traguardo ma non solo... Tanto che a chi li conosceva bene non poté sfuggire quella nuova sintonia.
Per di più, seduti a tavola l'uno di fronte all'altra (un tavolo assai stretto, attraverso cui non era difficile instaurare “contatti”), cominciarono a dar vita a una "danza", fatta di movimenti sottotraccia, occhiate di fuoco inequivocabili, e premure che tutto avevano tranne che di “filiale”…
A un certo punto, mentre lei si teneva larga quella veste che sembrava fatta apposta per ricercare ciò che nascondeva al suo interno, lui prese a risalire con le mani lungo le sue gambe, sempre più su, fino ad arrivare a contatto con la stoffa delle mutandine.
Erano in mezzo a tutta quella gente, ma a Michael e ad Amanda sembrò non interessare, tutto era perfetto per i loro "affari" privati.
Il padre, iniziò ad sfiorarle prudentemente la fica da sopra il tessuto, cogliendone il calore, e fu allora che i due amanti incestuosi e clandestini si "incendiarono", non resistettero più e – discretamente – guadagnarono la toilette.
Michael chiuse la porta bloccandola dall’interno, di modo che nessuno potesse disturbarli, e solo allora si “avvitarono” in un abbraccio interminabile, mentre la donna – vinta l’emozione – confessò al genitore:
- "Papà, non so cosa mi sta succedendo... Mi sento in difficoltà a dirtelo, anche se tra di noi c'è sempre stata grande franchezza... È come se... Io non vedo più in te mio padre, ma un uomo dal quale pretendere di più... Lo so, mio marito... Ma non è la stessa cosa... Tu mi conosci da sempre, e ora anche intimamente, ma...".
L’uomo, la guardò teneramente mentre ascoltava quell'evidente disagio della figlia, e volendo toglierla d'impaccio la interruppe:
- "Oh, cara la mia bambina, come sei cresciuta! Da ragazzina a donna, e ora femmina... Non credere che questo stato di cose non preoccupi anche me, lo so, lo percepisco che non é normale, che stiamo facendo un'altra pazzia... Ma è come se ci fosse una calamita che ci attira l'uno verso l'altra... Non possiamo farci niente... Non possiamo opporci... Sarebbe tutto inutile... Certo, la morale ci giudicherà, e duramente, ma noi siamo noi... Ci viene data una seconda occasione, e non dobbiamo sprecarla...".
Allora lei, esalando un profondo sospiro, concluse:
- "Già... Ma siamo sicuri di quello che vogliamo veramente? Da una parte vorrei che tu mi prenda, ma mi sento anche così imbarazzata! Un conto è un pompino, ma il resto... Scusami, forse ho esagerato, è tutta colpa mia... Facciamo preso, e torniamo di là prima che si accorgano della nostra assenza...".
Michael allargò le braccia sconsolato... Non era abituato a vedere sua figlia così indecisa, ma comunque si convinse che quella era la cosa migliore. Se non che, bastarono quei pochi istanti perché Amanda tornasse nuovamente sui suoi passi, e perentoria tagliò corto:
- "Eh no, accidenti! Ora siamo qui... Non si può buttare via tutto... Facciamo una bella cosa...".
Non gli disse esattamente cosa avesse in mente, ma si abbassò la cerniera del vestitino, rimanendo sull’addome con solo il reggiseno che riusciva appena ad accogliere le sue tette massicce. Poi, lo sganciò e se lo tolse gettandolo a terra, mentre suo padre rimaneva letteralmente incantato ad osservare quelle mammelle così gonfie...
Erano una favola, con areole grandi e capezzoli nella norma, ma già perfettamente turgidi per l’eccitazione!
Amanda, allora, gli prese le mani per avvicinarlo a sè, gli fece chinare la testa sul suo seno, e con un sorriso lo invitò ad accomodarsi a quella mensa, molto migliore di quella che avevano lasciato là fuori:
- "Mi piacerebbe molto che le leccassi...".
Il genitore chiuse le labbra sui suoi capezzoli, prima l'uno e poi l'altro, li morse come se dovesse mangiarseli, e infine la sentì gemere, quasi in un lieve lamento.
Iniziò a leccare avidamente quelle meravigliose protuberanze e a infastidire garbatamente ogni cosa...
Alla donna venne subito la pelle d’oca, con il corpo attraversato da dei brividi penetranti: non avrebbe mai immaginato che suo padre era un amante così bravo e attento!
Quel “trattamento”, stava portando Amanda sull’abisso del piacere quando si ricordò improvvisamente della "promessa" appena fatta...
Gli sollevò il viso piantandogli un dito sotto il mento, e gli disse:
- "Papà, io mantengo sempre la parola...".
Si inginocchiò davanti a lui, e in un sol gesto – dopo avergli aperto un pò sul fondo la camicia – quasi gli strappò di dosso pantaloni e slip.
Immediatamente, il cazzo di Michael sgusciò fuori vigoroso, e la donna gli strinse delicatamente – uno con ogni mano – i testicoli.
In breve tempo, tutto era pronto... L'uomo si sedette sul lavabo, e Amanda gli si accostò con il petto che sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro.
Le dita grasse di Michael ripresero a tormentare con forza quelle tette (forse dimenticando che non erano del tutto “naturali”), e allora – per farlo calmare –Amanda dovette strepitare:
- "Ehi, fai piano... Vuoi farle scoppiare?".
Intanto, i capezzoli erano diventati grandi come dei boccioli di rosa, e la femmina decise che era giunto il momento di creare per quel randello che gli piaceva così follemente un’alcova degna, calda e accogliente, nella quale potesse godere senza riguardo.
Cominciò a "scoparlo" ondeggiando con il busto su e giù, e non appena la cappella le arrivò a portata di bocca gli diede una botta di lingua, decisa come una frustata.
Sentire quel cazzo che era diventato così superbo grazie a lei, la riempì di orgoglio, felice di sapere che Michael stava godendo grazie alla sua “bravura”…
Progressivamente, aumentò il ritmo… Le tette si stavano arrossando a causa dello sfregamento sull’asta di Michael e le provocarono un certo malessere, ma lei sapeva che di lì a poco avrebbero ricevuto la "cura" di cui avevano bisogno.
E infatti, suo padre era lì lì per “detonare”, il pisello palpitava, e lui aggiunse le sue mani a quelle della figlia, per stringere ancor di più quelle meraviglie in una morbida trappola.
Fu una questione di pochi altri attimi, e Amanda ottenne ciò che si era prefissata: lo sentì venire, e il suo seme le imbrattò il seno e le labbra.
Anche lei ansimava, ma ebbe ancora il fiato per chiedere a Michael:
- "Sei contento? Sai bene che per te farei qualunque cosa...".
Nella toilette, i gemiti dei due furono così forti che solo grazie agli schiamazzi gioiosi della festa in sala vennero coperti, e nessuno si accorse di nulla...
5. Inaugurazione con botto
E finalmente, giunse il giorno dell'inaugurazione della "nuova" casa... Erano tutti presenti: Amanda, che fece splendidamente gli onori di casa, suo marito con i due figli, e Michael, il nonno e loro "benefattore".
Naturalmente, furono invitati anche gli amici più stretti della famiglia, e i clienti più in vista della donna, che trovarono tutto magnifico e ogni cosa al posto giusto.
Finita la festa, i ragazzi seguirono i loro amici, il coniuge – adducendo la scusa di avere impegni non più derogabili, poiché non vedeva di buon occhio il suocero tanto facoltoso e famoso – lasciò con la sua auto la moglie, e nella villetta rimasero soltanto Amanda e suo padre.
I due, si ritrovarono ancora una volta faccia a faccia, e lei – dopo quella parentesi di tranquilla spensieratezza – tornò ad essere preda di quell'imbarazzo per ciò che il genitore aveva fatto per lei...
Gli ripetè, per l'ennesima volta:
- "Papà, non ti ringrazierò mai abbastanza...".
E lui, schernendosi con un leggero fastidio:
- "Beh, io credo di si... Mi hai fatto tornare indietro di almeno vent'anni... Su, mi vuoi far vedere per bene come ho investito i miei soldi?".
Di stanza in stanza, ispezionarono ogni angolo, anche il più recondito, finché giunsero inesorabilmente a "visitare" la camera da letto.
Nella "sacralità" di quel luogo, Amanda riandò con nostalgia a quanto era successo tra loro due alla festa di laurea di Louis, si allontanò di qualche passo dal genitore e si diresse verso il finestrone che rischiarava la stanza, dando le spalle a Michael...
Era emozionata, e si sentiva nell'aria che voleva dire qualcosa ma che non riusciva a trovare le parole giuste...
Poi tornò sui suoi passi e si mosse verso il letto, e quando arrivò al bordo posò con leggerezza le mani sul materasso fino a percorrerlo da una parte all'altra.
Quel giorno, la donna indossava un abito non particolarmente sensuale, chiuso "a portafoglio": forse aveva sognato sin dal mattino di regalare a suo padre un'altra emozionante sorpresa, e così – tirando i laccetti della cintura – si aprì la veste...
Grande fu la sorpresa dell’uomo quando Amanda si voltò verso di lui... Voleva dire qualcosa, ma le parole gli morirono in bocca dallo stupore: la figlia, infatti, indossava solamente un paio di autoreggenti nere.
Anche se inizialmente si sentì cogliere dall'imbarazzo e dalla confusione che lo aveva preso solamente qualche giorno prima – quando aveva visto le tette prima e la fica poi di quella femmina adulta – non riuscì comunque a distogliere lo sguardo dal suo corpo.
Per la prima volta, Amanda gli si "presentava" in un nudo praticamente integrale, e lui poteva ammirarne le bellissime cosce e le gambe ben tornite, i fianchi generosamente ampi, una pancia appena più pronunciata del normale, e un culo "sostanzioso" quanto basta...
Con studiata malizia, gli diede di nuovo le spalle e salì sul letto mettendosi a pecorina, mostrando da dietro uno spettacolo mozzafiato.
Si distese supina in tutta la sua generosa avvenenza, e guardandolo gli bisbigliò:
- "Non ti preoccupare… Sarà il nostro piccolo segreto... Dopo che mi hai dato la vita, voglio che tu mi dia la passione...".
Michael le fece di sì con la testa, e iniziò a togliersi la giacca e poi la camicia, mostrando un petto ampio e con un tatuaggio sul lato sinistro che raffigurava il suo viso.
Amanda rimase stupefatta, non si aspettava un simile “omaggio”, e allora lui salì sul letto al suo fianco, le si avvicinò e le spiegò tutto:
- "Dopo tua madre, sei stata l'unica donna che mi ha preso il cuore...".
Di nuovo, si sentì eccitata per "colpa" di suo padre, le cui dita le parvero più leggere del solito mentre le sfiorarono i capezzoli già dritti...
Sicuro di sé, Michael andò quindi alla ricerca della sua carne più delicata allargandole le gambe, e quando la trovò la penetrazione con due dita le bloccò il respiro.
Con la faccia a pochi centimetri dal suo sesso, lui – tremante di piacere – le sussurrò:
- “Sei così bagnata… Bene, sarà solo e puro divertimento...”.
E riprese a muovere le dita dentro di lei, sempre più velocemente.
Poi, risalì verso il clitoride, e lo trovò eccitato tra il folto pelo; cominciò a leccarlo, e Amanda gemette per la prima volta...
Michael, nonostante l'età, sapeva bene come e cosa fare: si spogliò anch'esso, e finalmente la donna vide colui che l'aveva generata completamente nudo, tale e quale a lei.
Poi, la afferrò per i fianchi e con un solo colpo le entrò nel grembo di donna e di madre...
Entrambi, volevano solo godere e far godere l’altro. Le bordate del padre si fecero sempre più frequenti, il ritmo aumentò, e dopo un pò vennero entrambi violentemente – lui con una sborrata abbondante –, soffocando appena un grido di piacere...
Michael era distrutto, ma ne lui voleva finire così, ne lei era disposta ad accontentarsi.
Tanto che, mentre l'uomo si rotolò pancia in su, Amanda non perse tempo, e senza dire nulla si piazzò in ginocchio davanti a lui, prendendosi il cazzo in bocca e iniziando ad assaporarne la cappella...
Le sue labbra e la sua lingua fecero egregiamente il loro dovere, e il membro di Michael ritornò rinvigorito in poco tempo.
Gli montò sul ventre e gli disse:
- “Dai, papi, goditela tutta, è tutta tua...”.
Il genitore la sentì scendere a smorzacandela sul suo glande duro come una roccia, e quando finì per toccare dentro l'utero e fuori le palle di lui, lo guardò e soddisfatta esclamò:
- “Aaah, siii... Quanto tempo che mio marito non mi apriva la fica in questo modo...”.
Intanto, continuava a saltargli sopra come una indemoniata, noncurante del dolore che quel movimento sublime provocava a tutti e due, finché Michael – con il terrore negli occhi – non le intimò:
- "Levati, ti prego... Sto per venire... Tu sei ancora fertile, non ti basta quello che stiamo facendo? Ci manca solo un piccolo bastardo...".
Ma la donna andò avanti imperterrita ancora per un pò, voleva che quel momento durasse il più a lungo possibile, e solo quando i primi schizzi sopraggiunsero si sfilò da suo padre...
Il quale, d’istinto, le diede uno schiaffo, ma subito dopo se ne pentì, e la abbracciò ringraziandola per avergli fatto provare l'ebbrezza del rischio:
- "Siamo due pazzi, figlia mia, ma la nostra è una pazzia che nessun altro può darci!".
Il tempo passava, e il pericolo di essere sorpresi dal resto della famiglia che stava per rientrare era altissimo.
Amanda sembrava una ossessa, una "macchina da sesso" inesauribile, sempre pronta a nuove emozioni...
Con il fiato corto, mentre cercavano di riprendersi, fianco a fianco su quel letto ormai intriso di sudore, sperma e umori di donna, fece a suo padre l'ultima richiesta:
- "Sai, stavo pensando una cosa... Mi piacerebbe provare dietro... Si, insomma... Hai capito... Tu l'hai mai fatto, con mamma?".
Michael certo che aveva capito, ma si sentì così tanto in imbarazzo come mai si era sentito in vita sua... Anche lui non aveva mai provato il sesso anale, ed era davvero tentato, ma "rompere il culo" a sua figlia, non era troppo?
Nel frattempo, Amanda si era già messa a pecorina, e aspettava... Ma visto che il genitore non si decideva, si voltò e prese a urlare disperata:
- "Allora, ti decidi? Non voglio morire vergine di culo, e quell'incapace di tuo genero non lo vuole fare...".
Sarebbe stata un'altra "prima volta" per quei due, e dunque Michael si decise:
- "Sei una figlia generosa... E sia!".
Il "problema", però, erano le dimensioni non proprio trascurabili di lui, che oltre ad avere un attrezzo discretamente lungo era pure abbastanza spesso...
Perciò, aggiunse, come a tranquillizzarla:
- "Non ti preoccupare, farò piano...".
Cominciò a baciarla stando alle sue spalle, prima sul collo e poi con la lingua che saettava nella bocca di Amanda.
Le sue mani si avvicinavano sempre di più al fondoschiena di quella femmina in calore, spingendosi fin sulla vulva che iniziava a bagnarsi.
A un certo punto, lo sentì piegarsi con la faccia dietro di lei, e subito dopo sentì la sua lingua iniziare a darsi da fare attorno al buchino stretto.
Per Amanda erano tutte sensazioni nuove, e cercò di assaporare intensamente ogni istante, e dentro di sé si domandò dove lui avesse potuto imparare quelle "tecniche" se non aveva mai inculato nessuna femmina.
Sentì un senso di gelido prodotto dal lubrificante che Michael gli stava spargendo sul rosone dello sfintere, una sensazione fastidiosa che poi però divenne uno stimolo all’eccitazione che si fece strada nel suo basso ventre.
Tempo qualche altro minuto, e Amanda sentì un dito farsi largo dentro il suo retto, come un senso di riempimento assoluto, e poi muoversi – lento e regolare – all’interno del suo corpo...
Improvvisamente, al dito che era già presente si aggiunse anche il medio, e con quello Michael le allargò il budello che di li a poco avrebbe alloggiato il suo uccello.
E difatti, il momento favorevole giunse presto: Amanda sentì le dita di suo padre uscire con lentezza dalle sue viscere, e – a distanza di pochi attimi – la punta del suo cazzo sistemarsi al centro dello sfintere.
Attendeva – con il cuore che le pulsava forte dall’emozione della sua prima inculata – l’ingresso di quell’oggetto che sino ad allora le aveva dato piacere davanti, quando nelle orecchie le risuonò ancora la domanda:
- “Sei proprio sicura?”.
Era l’estrema verifica di Michael, il quale non voleva farle male, e alla donna piacque la tenerezza che esibì nei suoi confronti in quel momento così cruciale.
Ma Amanda non desiderava altro che offrirsi a lui, come una “vittima sacrificale”…
Gli disse, al colmo dell’eccitazione:
- “Si… Ti voglio, voglio essere tua… Entra dentro di me, nel più profondo che puoi…”.
Il genitore, esitò un poco dall’emozione per quel gesto così inconsueto che stava per compiere, mentre Amanda provò una lieve fitta quando la cappella – centimetro dopo centimetro – si incuneava come un ariete dentro di lei.
Giunto in fondo, il maschio si fermo brevemente, per poi iniziare a pomparla come se stesse nella fica, provocandole un senso di appagamento indescrivibile a parole.
Amanda capì che un orgasmo irruento la stava per prendere, e capì che anche il “suo uomo” stava per raggiungere il Paradiso; infatti, non fece in tempo a percepire quelle sensazioni che uno schizzo potente si abbattè rovente nel suo intestino, mentre a lei si liberò una forte scarica di adrenalina.
Fu un orgasmo molto particolare, e diverso da quelle che aveva provato, vaginalmente, fino ad allora…
Alla fine, Michael uscì da lei, ed entrambi rimasero – svuotati di ogni energia – a lungo bocconi sul letto…
Quando si ripresero, la donna si girò verso suo padre e gli sussurrò:
- “Grazie”.
Un “grazie” che veniva dal profondo del cuore, un grazie per essere diventato il suo vero “uomo”, ma soprattutto un grazie per averla fatta godere come non godeva da tempo…
6. Maledetta videosorveglianza.
Quella che si era appena conclusa era stata veramente la "summa" di tutti gli amplessi che padre e figlia avevano consumato in quel periodo...
Ma quel pomeriggio, i due erano così presi dal darsi piacere che dimenticarono di spegnere le telecamere della videosorveglianza che Michael aveva fatto installare per dare maggior sicurezza alla famiglia.
Cosicché, tutte le loro scabrose evoluzioni amorose erano rimaste fissate nel lungo video, e quando Louis – come faceva sempre quando tornava a casa – andò a controllare il filmato immaginando di trovare le solite cose di poca importanza, venne a conoscenza del morboso rapporto che si era instaurato tra sua madre e quel nonno che per lui era stato fino ad allora un modello di integrità morale...
Ebbene, osservando quelle immagini, il giovane rimase letteralmente di stucco, pietrificato... Da quanto tempo andava avanti? Aveva sempre pensato a sua madre come a una gran lavoratrice, attaccata amorevolmente a suo padre, che seppur lontano per lunghi periodi non gli faceva mai mancare nulla, e che soprattutto non aveva mai dato adito di alcun tradimento.
Oltretutto, aveva visto la donna lasciarsi andare fino a chiedere lei stessa di essere sodomizzata, e quando i due ebbero terminato di spassarsela il suo meraviglioso "lato b" risultava oscenamente dilatato come una caverna.
Ma in quel momento di tale sgomento non fece e non disse nulla, conservando però il nastro per l'occasione più opportuna...
Louis sapeva anche che la madre avrebbe fatto di tutto per proteggere la sua famiglia, anche da loro stessi se ciò fosse stato necessario. A qualunque costo, anche sacrificando la sua persona. E certamente questo sarebbe accaduto se lo "scandalo" fosse venuto a galla...
Così, un giorno che in casa erano solo lui e la donna, tranquillamente seduti sul divano del salone, Louis tirò fuori dalla tasca quel CD, lo gettò sul tavolo e le disse:
- "Credo che questa sia roba tua...".
In quelle parole, si avvertì un certo disprezzo, che non ci si sarebbe aspettati da un figlio nei confronti di una madre.
Al che, Amanda – che ormai aveva quasi dimenticato la "pazzia" ed era ritornata per sempre nelle braccia di suo marito – lo guardò sconcertata e balbettò:
- "Che cos'è?".
E Louis:
- "Guarda! Anzi, guardiamolo insieme!".
Accese la TV a 32" e inserì il CD. Le immagini cominciarono a scorrere, e si vedevano lei e Michael nel più completo campionario del kamasutra. Il figlio Fermò l'immagine nel momento in cui suo nonno introduceva il pene nell’ano della femmina, e la guardò fisso e severo negli occhi...
Amanda per poco non ebbe un infarto, e abbozzò un'autodifesa alquanto improbabile:
- "Posso spiegarti tutto...".
Ma lui, spietato, replicò:
- "Mamma, che vuoi spiegare?, è tutto così chiaro!".
Provò allora ad attaccare, e gli urlò contro:
- "Sono tua madre, e questi sono fatti miei!".
Ma Louis non si lasciò intimorire:
- "Veramente, sono anche fatti di mio padre, queste sono corna... Pensa se andassi da lui con questa registrazione cosa succederebbe... Tempo un fiato e ti ritroveresti con un divorzio sulle spalle... Per non parlare dei tuoi clienti: Amanda la escort di lusso! Ahahah...".
La donna, a quelle minacce, scoppiò in lacrime, non sapeva cosa fare, e da spavalda che era si fece implorante:
- "Ti prego, Louis, cerca di essere comprensivo, è stato un colpo di testa, rovineresti non solo me ma anche tuo nonno... La sua reputazione costruita in decenni di lavoro onesto... Ti prometto che non succederà più… Insomma, cosa vuoi?".
Ma il ragazzo taceva sdegnato...
Così, Amanda, impaurita dalle minacce ma anche eccitata, andò fuori di sè e cominciò ad essere "carina" anche con lui, ma senza andare oltre certi limiti, e sperando di "comprare" in tal modo il suo silenzio.
Non voleva ripetere l'errore fatto con suo padre, e provò a parlargli più volte, a spiegargli che era sua madre, ma tutto fu inutile... anzi.
Louis era sempre più taciturno, e lei arrivò a temere di perderne il controllo, e che diventasse una mina vagante pronta ad esplodere da un momento all'altro.
Percui, decise di rompere gli indugi, e un giorno lo affrontò determinata.
Creò l'occasione giusta, e gli propose di fare una passeggiata al parco vicino casa. Ad un certo punto, si sedettero su una panchina, e lì la madre posò sbadatamente una mano sulla coscia del figlio. Poi, lentamente, risalì verso l'inguine e cominciò a tastargli in superficie la patta.
Fu allora che Louis si ritrasse come punto dalla tarantola, e guardando sorpreso la donna gli disse:
- "Ma che fai?".
E lei, con una gran dose di faccia tosta che non credeva nemmeno di avere, rispose semplicemente:
- "Nulla... Perché, cosa faccio?".
Rimasero in silenzio, ma senza togliersi lo sguardo di dosso, e piano piano sulle loro labbra spuntò un leggero sorriso ammiccante.
Amanda, accolse quell'espressione facciale come una sorta di via libera, ma avvertì dentro di sé una specie di "catena" che la tratteneva dal proseguire.
Si disse che non aveva il diritto di giocare anche con suo figlio: e se invece di tacitarlo, lo spingeva ulteriormente ad aprire gli occhi a suo padre? Si sentì davvero combattuta, quasi vergognandosi di pensare solo che così poteva salvare se stessa e la famiglia... E se era solo un pretesto che si era costruita nella sua testa??
C'era, comunque, una molla che la spingeva ad agire, e fu quella che prevalse...
Con il pollice e l'indice di quella mano che era già appoggiata sul ventre di Louis svincolò in un attimo il bottone dei pantaloni, fece scendere la cerniera, e aiutandosi con l'altra mano si fece strada sotto i boxer liberando il pisello di suo figlio.
Si guardò intorno, seguita dagli occhi terrorizzati di lui, per vedere se qualcuno li stesse osservando, e visto che era tutto tranquillo abbassò la testa per raggiungere il suo "oggetto del desiderio", mentre il ragazzo reclinò il capo all'indietro preparandosi a godere della sua genitrice.
Nonostante fosse ancora mezzo "addormentato", quel cazzo presentava già una consistenza notevole ("ereditata" da suo nonno), e i suoi 25 centimetri non mancarono di fluttuare tra le mani di Amanda.
La quale, appoggiate le sue labbra sull'increspatura del prepuzio, prese a scendere verso il basso, esercitando una certa pressione su di esso per non farselo sfuggire e scappucciare completamente il glande.
Finalmente, il "mostro" si era destato, e lei si ritrovò piantato in gola un palo che quasi la soffocava... Ironica, lo cacciò fuori e disse al legittimo proprietario:
- "Però... In famiglia siete tutti ben attrezzati per far divertire una donna... A parte tuo padre!".
Quest'ultima frase gli sfuggì senza volerlo, e temendo di rovinare tutto completò:
- "Scusa, non volevo...".
Per farsi perdonare quell'uscita infelice, riprese dunque il suo lavoretto con zelo, e anzi con maggior energia, facendo su e giù fino allo stremo.
Quando poi si accorse che Louis stava per venire, rialzò la testa sollevandosi dal "fiero pasto".
Ma il ragazzo, deluso perché aveva capito le intenzioni di sua madre, la oltraggiò con un urlo che parve più un ringhio:
- "Beh?, finisce così? Non credo che al nonno non l'hai ingoiato!".
La donna non battè ciglio, e riprese ancora una volta da dove si era interrotta; cominciò a pompare senza più interrompersi, finché lui – rantolando – non venne.
Era giovane, e la produzione di seme fu ricca e abbondante, e Amanda – con il viso tutto impastato – fu lesta a gustarsela fino all'ultima goccia...
Madre e figlio si guardarono intorno per l'ennesima volta: non c'era anima viva, e Louis scoppiò in una fragorosa risata:
- "Certo che se ti vedesse mio padre, così conciata... È meglio che ti pulisci per bene prima che torniamo a casa!".
Sembrava che quel clima teso a causa del "tradimento" si stesse rasserenando, e quindi Amanda provò ad azzardare:
- "Allora, lo tieni il segreto?".
E il ragazzo le promise che non avrebbe fatto parola con suo padre di quanto accaduto.
D'altronde, era molto legato al nonno, e sapere che ora avevano in comune anche la condivisione della bocca di sua madre lo rese orgoglioso...
Un altro giorno, come ormai gli accadeva sempre più spesso, madre e figlio erano in casa da soli a sbrigare le rispettive faccende.
Improvvisamente, il ragazzo aprì la porta del bagno e si trovò davanti Amanda a seno nudo. Confuso e imbambolato nel vedere dondolare leggermente quelle tette, si affrettò a scusarsi, ma non poté fare a meno di ammirare come potessero stare su che era una bellezza.
Gli uscì spontaneo:
- "Mamma che poppe!".
La donna, dopo un primo momento di imbarazzo – ancora non si era mai mostrata così a suo figlio – prese la cosa come un complimento, e ricambiò l'apprezzamento:
- "Grazie... Sono contenta che ti piacciono... Allora, vuol dire che è stato un buon investimento... Adesso, però, vai e fammi vestire...".
Ma Louis si sentì ormai libero di fare e dire qualunque cosa, e perso nei suoi pensieri la mise a tacere con severità:
- "Aspetta, aspetta... Qui non c'è nessuna fretta... E, a pensarci bene, il pompino dell'altra volta ai giardini non mi pare che possa bastare a farmi chiudere la bocca con mio padre...".
Ad Amanda tornarono a cadere le braccia: non sapeva davvero più cosa poter offrirgli e fino a che punto lui si sarebbe spinto con quel ricatto. Ma non si considerò vinta, e decise di giocarsi un’altra carta del suo repertorio, senza remore, tanto non aveva più nulla da perdere...
Gli disse:
- "E va bene... Forse hai ragione tu, ma stavolta è davvero l'ultima...".
Si avvicinò a quel porco che altro non era, lo denudò dalla cintola in giù, e si sedette sul water.
Poi, afferrò le sue gemelle e con esse strinse in un abbraccio "mortale" il membro del giovane che si stava facendo sempre più duro...
Prese a muoversi con maestria, poiché non era la prima volta che faceva una spagnola, ma a un certo punto fu Louis a voler prendere l'iniziativa: allontanò le mani della genitrice, e posò le sue sulle mammelle, tastandole e palpeggiandole come se non vi fosse un domani.
In realtà, voleva saggiarne la consistenza, oltre che guidare lui quel "gioco" che non aveva mai fatto...
E quando reputò il momento opportuno, accelerò le mosse, fino a sborrare su sua madre per la seconda volta; la quale si leccò tutto, passando e ripassando sui capezzoli che ormai si erano fatti incredibilmente tosti.
Sfinito, si ritirò nella sua stanza, e Amanda restò lì pensierosa a domandarsi se tutto ciò aveva sortito l’effetto sperato…
7. Epilogo.
Da qualche giorno Amanda si sentiva strana, aveva la percezione che stesse sprofondando davvero in basso e che difficilmente sarebbe riuscita a ridare alla sua vita sentimentale e sessuale una connotazione di normalità.
Aveva un forte mal di testa e la febbre, e così ne approfittò per restarsene a letto sperando di poter trovare un pò di calma, ma i pensieri tornarono inevitabilmente a quel pomeriggio con Louis... Provò a scacciarli, ma non ci fu nulla da fare; era come se stesse vivendo una situazione di bonaccia prima di una nuova tempesta...
E infatti, ecco che sentì bussare alla porta: era suo figlio!
Rispose, e subito il ragazzo si materializzò dinanzi a se… Avanzò verso il talamo, lasciando dietro di sé la porta appena accostata...
Amanda non aveva voglia di vedere nessuno, né di iniziare una nuova discussione, e così attese che fosse lui a fare il primo passo. Lo guardò con un'aria inespressiva, come se quell'individuo non fosse nulla per lei...
Il sapore acidulo della sua cappella era sempre presente alle sue papille gustative, e per scacciarlo ebbe a dire:
- "Vuoi qualcosa?".
Louis rimase un attimo a disagio, ma si vedeva che era lì per domandare qualcosa, ma che adesso aveva perso tutta la sua sicurezza...
Rispose:
- "Non so, forse non è il momento giusto, vedo che non stai bene...".
E lei:
- "Ma no, dai, dimmi pure... Forse così mi passa tutto... E poi sono tua madre…".
Allora il giovane si sedette su una sedia che era accanto al letto, e cominciò tranquillamente a spiegare a sua madre che anche lui non era riuscito a dimenticare ciò che era avvenuto dal giorno del ritrovamento di quel video. Che non riusciva a togliersi dalla testa le sue tette, la durezza dei capezzoli, e la morbidezza della sua pelle che strusciava su di lui...
Amanda lo ascoltava, e sembrava non voler reagire, ma dentro di lei tutto si stava rimettendo in movimento.
Con voce fioca, lo interruppe e replicò:
- "Figlio mio, perdonami... Ho sbagliato un'altra volta, anche con te... Se non fossi mio figlio ti avrei già dato tutta me stessa, e poi tuo padre...".
Ma il ragazzo che aveva dimenticato il motivo che li aveva portati a questo punto, tagliò corto:
- "Lascia perdere mio padre, a lui non avrei detto comunque nulla... Ma sapere che ti sei concessa a mio nonno... Capisci, mamma? Per me non è una cosa facile da accettare… Io ti voglio, così come lui ti ha avuta...".
La donna si sentì morire, quasi... Sapeva bene cosa il ragazzo intendesse, cosa le stava chiedendo, ma sapeva anche che se si fosse concessa carnalmente lo avrebbe segnato per tutta la vita...
D'altronde, madre e figlio erano sempre stati complici fin da quando lui era fanciullo, e alla fine la donna non trovò la forza di negarsi a quell'estremo gesto d'unione profonda.
Allungò una mano verso di lui, e gli disse:
- "Vieni... Prendiamoci ciò che ancora manca al nostro legame!".
Nonostante quella fosse stata una sua precisa istanza, Louis rimase in silenzio per un pò... Non sapeva proprio che fare o che dire... In quei brevi attimi, le parole della sua genitrice non le sembrava potessero essere vere, pensò quasi a una sua illusione, o a una burla...
Ma le successive, chiarirono tutto:
-"È arrivato il momento, per noi due, di far fare un salto di qualità al nostro amore… Per te, sarò femmina oltre che madre", gli disse senza dargli possibilità di protesta alcuna.
Gettò via la coperta e gli fece cenno di venire sul suo giaciglio; poi – una volta coricato – gli salì sopra, e con infinito garbo lo baciò.
Per un bel pò di tempo stettero così, senza far altro che attorcigliare le loro lingue l'una con l'altra; e intanto l’erezione del ragazzo iniziò a farsi sentire sul ventre della madre…
Amanda, lo voleva tremendamente, e con una mano si sbottonò la camicetta del pigiama, rimanendo solamente in reggiseno.
Lo guardò, e con fare istrionico abbassò una coppa e gli offrì il capezzolo che – man mano che la lingua di lui lo solleticava – si inturgidiva sempre di più, strappandole dei lunghi e profondi sospiri.
Quel giorno era molto caldo, e Louis aveva indossato solamente una tuta da ginnastica senza null’altro sotto, in modo da evidenziare magnificamente il suo “equipaggiamento”. La madre, allora, si alzò in piedi e lo spogliò, si abbassò anch'essa i pantaloni, e rimase con sotto il suo candido perizoma. Infine, si slacciò il reggiseno, liberando definitivamente entrambe le mammelle, e lo lasciò cadere in terra...
Poi, rimontò su letto coniugale che stava dissacrando, e si stese accanto a lui.
Prese ad accarezzarlo in ogni dove, come se volesse riconoscerlo, e sincerarsi che fosse proprio suo figlio.
Gli disse, in un sussurro:
- "Dio che splendore, che gran maschio che ho sempre avuto… non ti ricordavo così bello, sensuale e dotato...".
E mentre lo accarezzava, l’erezione crebbe ancora...
Il pisello, rigido, si muoveva a scatti, “rimbalzando” incontrollato sull'addome del maschio, e Amanda lo afferrò stretto al volo, fissò il giovane, e con voce tremante – come se stesse parlando a se stessa – gli ricordò:
- “Lo sai che non dovremmo giocare tra di noi... lo chiamano incesto, dicono che è vietato…”.
Ma Louis cercò di scongiurare una clamorosa marcia indietro, e rispose:
- “Mamma… non è più il momento di porsi certi problemi… Io ti voglio, tu mi vuoi… E’ questo che conta!”.
Amanda ne era convinta come e più di lui, ma voleva sentirglielo dire... Gli sorrise, accarezzandogli il viso, e tornò a baciarlo, mentre la sua mano faceva su e giù con forza sul suo attrezzo…
Poi, come rinsavendo, e con un velo di tristezza che le spense il sorriso, balbettò impaurita:
- “Figliolo, non immagini quanto io vorrei andare fino in fondo, ma non è proprio possibile… ”.
E lui:
- "Ma come?? Voglio farlo con te… Solo con te! Voglio darti la prova inconfutabile del mio amore...”.
Allora Amanda dovette spiegargli tutto, per filo e per segno, senza nascondergli nulla:
- “Non possiamo farlo… Cerca di capire, è troppo rischioso… Io non prendo la pillola, e purtroppo non sono ancora in menopausa… ”.
Il giovane sembrò molto abbattuto da quest'altro, improvviso "dietrofront", e lei non se la sentì di deluderlo:
- "Accidenti! Tu hai il diritto, alla tua età, di essere incosciente, ma io dovrei essere responsabile... Ma non ci riesco!".
Lo baciò… un bacio tenero, quasi impercettibile, ma che ai due "amanti" trasmise una voglia ancora più grande di donarsi reciprocamente.
Perciò, Amanda concluse:
- "Beh, ho troppa voglia per rinunciare... Dammelo!".
Si riprese con tutte e due le mani il cazzo di Louis e ricominciò a farlo crescere, e ben presto il suo “balocco” preferito tornò a rizzarsi al punto giusto.
Si guardarono... e il figlio aiutò la mamma a liberarsi del perizoma, l’ultimo indumento che le era rimasto addosso…
Per la prima volta, il ragazzo si trovò faccia a faccia con la fica della sua genitrice, affascinato in tutto il suo incanto...
L’aria fu permeata dalla fragranza, intensa, dei suoi umori che già stillavano in mezzo alle cosce di lei, e guardando bene Louis potè “innamorarsi” perdutamente – sotto una pancia leggermente prominente e adornata di un elegante piercing all’ombelico – di una vagina liscia, abbronzata e perfettamente rasata.
Amanda si abbandonò a lui a gambe larghe, e il giovane vi si posizionò nel mezzo, per poter scrutare meglio due labbra umide e vogliose, con meravigliose increspature, che si aprivano come una finestra sul baratro del piacere…
Si domandò come quei pochi centimetri di mucosa rosea potessero sviluppare una così dirompente ebbrezza, e curioso le chiese:
- “Ti sei depilata per me, o la porti sempre cosi, bella in vista?”.
Amanda arrossì, non si aspettava una simile osservazione, e nessuno prima glielo aveva domandato… Ma al suo figliolo tutto era permesso, così gli rispose:
- “La depilo sempre, è più sensibile, e al passaggio della lingua si provano sensazioni inspiegabili a parole… Ti piace?”.
- “Certo che mi piace… Non ne ho vista mai una più bella ed elegante… E poi è tua! E’ da lì che sono uscito, mamma, e lì sto per rientrare…”, ribadì l’uomo, che poi riprese a “studiarla” come avrebbe potuto fare un ginecologo, e parlando con una esaltazione crescente continuò:
- “Dio che clitoride, è fantastico”, disse mentre lo osservava giocherellandoci con le dita, e muovendolo su e giù.
Poi, notò il cappuccetto “trafitto” da un delicato piercing:
- "Immagino ti regala degli orgasmi indimenticabili… Speriamo che sia così anche con me...", riprese sorridendole…
Intanto le dita del ragazzo avevano mollato la presa su quel “divin bottoncino” e passarono lungo lo spazio tra le piccole e le grandi labbra. Amanda lo sentì separarle – forse un pò grossolanamente – con tutte e due le mani, e tirare le piccole labbra per separarle in modo quasi esagerato.
Si stava eccitando la donna, e gli sorrise dicendo:
- “Ecco il mio piccolo maniaco!”.
A quelle parole, Louis si sentì invogliato, ed entrò con un dito dentro la grotta vaginale, mentre il pollice affondò nel retto.
Amanda aveva uno sguardo profondamente lascivo, e ansimò:
- "Non ti credevo così porco, ma dovevo immaginarlo: degno nipote di tuo nonno! Mi piaci, non smettere...".
Per tutta risposta, il ragazzo le rispose – ancora una volta – pungente:
- "E non hai ancora sentito niente... Adesso, cominciamo a fare sul serio!".
Si allungò verso il comodino, dove entrando aveva posato un piccolo pacchetto, e prese qualcosa che la femmina – che già stava guaendo dal piacere – non potè individuare sul momento.
Ma quando ebbe la percezione di un corpo estraneo e gelido che si era poggiato sul monte di venere e che poi le scorse fino a in mezzo alle labbra, si irrigidì all'istante.
Pochi istanti ancora, e quell'oggetto “misterioso” cominciò a vibrare nelle sue viscere.
Amanda fece per sollevare la testa per vedere cosa le accadeva, cercò di tastare con una mano il suo addome, ma Louis glielo impedì categoricamente, e sottovoce si informò:
- "Ti piace eh? E' un vibratore mamma... Sono sicuro che già lo usi quando mio padre non c'è... Comunque, consideralo il mio regalo per le nostre nozze ideali, anche se d’ora in poi credo che non ti servirà tanto spesso: ci sarò io a darti tutto ciò di cui avrai bisogno...".
Ansimò ancora, la donna, mentre il figlio iniziò a far funzionare il vibratore sul suo clitoride; la sua faccia era rosso fuoco, e il suo corpo tremava per l'imbarazzo di quel "piacere solitario" che stava provando davanti a Louis...
Ma, allo stesso tempo, Amanda cominciò a sentir crescere terribilmente dentro di sé un piacere incontrollabile.
Fu allora che lui le introdusse anche due dita in vagina, e lei non riuscì più a resistere… Stava per avere un orgasmo, ebbe un sussulto, e sentì quella sensazione insopprimibile che le colmava le pelvi... E non poté fare a meno di gemere forte a causa della doppia stimolazione che stava subendo.
Amanda ormai era docile sotto le mani di suo figlio che la stava esplorando in ogni recondito interstizio, e l'orgasmo che aveva appena avuto le rese la vagina abbondantemente lubrificata…
Perciò, non appena si fu ripresa da quel "temporale", afferrò il cazzo del giovane che – causa l'adrenalina sviluppata con quel "servizietto" praticato alla madre – si era indurito allo spasimo, e lo guidò con esasperante lentezza tra le labbra della sua fica.
Louis entrò con una delicatezza sopraffina, la quale permise ad entrambi di godere appieno di quei momenti così cruciali, e a lei di farfugliare, con infinito amore:
- "Era tanto tempo che ti aspettavo, e finalmente sei tornato dentro di me, bambino mio... Sapessi com'era bello sentirti muovere, e ora sto provando la stessa emozione...".
Provarono un’energia inedita, difficile da spiegare, con la vagina della donna che si schiudeva al passaggio della cappella turgida...
Sospirava anche, e stringeva i denti: evidentemente era davvero molto tempo – nonostante Michael avesse fatto da apripista – che dentro di lei non entrava nulla di tanto poderoso.
Superato quel primo ostacolo, Amanda mise le mani sulle chiappe di Louis ed iniziò a dettare lei il ritmo della scopata, prima lento e poi sempre più veloce.
Ma la donna amava lo smorzacandela, e quindi lo disarcionò installandosi lei sopra, dando modo al suo figliolo di poter vedere le tette della genitrice sobbalzare disordinatamente sotto ogni colpo che lei imprimeva alla cavalcata…
Il ragazzo sentì poi lei che iniziava a godere in modo quasi torrenziale, e subito dopo si accasciò su di lui. Lo sperma caldo finì per essere “sparato” dentro l’apparato riproduttore di sua madre, la quale lo strinse forte a se, a significare che anche a lei era piaciuto quel “gioco”...
Rimasero così, lui dentro di lei, per un altro pò, dopo di che Amanda se lo fece scivolare fuori… Si stese accanto a lui, si guardarono negli occhi lungamente, e poi la donna gli ordinò:
- “Non dire niente a nessuno… mi raccomando... nessuno dovrà mai saperlo… È il nostro segreto... Sarò per te un pò mamma e un pò concubina… Da domani comincerò a prendere la pillola… E faremo fuoco e fiamme, io e te!”.
I due neo-amanti erano felici, stanchi ma felici di quello che avevano fatto…
Madre e figlio si attardarono l'uno nelle braccia dell'altra, dato che la casa era ancora deserta. O almeno era quello che pensavano...
Difatti, Michael era rientrato già da qualche ora quando fu attirato da strani rumori provenienti dalla stanza di Amanda. Preoccupato, si avvicinò all'uscio – che Louis aveva incautamente lasciato socchiuso – e vide uno "spettacolo" a cui mai si sarebbe immaginato di poter assistere: figlia e nipote che se la spassavano alle spalle di quel pluricornuto del genero.
Il canuto capofamiglia restò di sasso, ma non si sentì offeso del “tradimento”: in fondo, anche lui aveva avuto la sua parte; al contrario, fu orgoglioso di quello che era sangue del suo sangue... E si disse:
- "Però... Ho una figlia davvero troia, ma che toro mio nipote!".
FINE.
35
1
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
La zia che non ti aspetti
1. Introduzione.
Ecco a voi, cari amici, un racconto nuovo di un genere nuovo.
Tutto si svolge in un piccolo paese della bassa lombarda, dove vivono i nostri protagonisti. Sono zia e nipote. I quali conducono una vita assolutamente normale. Fino a che non accade l'imponderabile.
Ma andiamo con ordine, e vediamo chi sono...
Anzitutto, c'è Gabriella, la zia di 49 anni, di Rivolta d'Adda, minuta, alta solo 1,65 per 55 kg, con una terza misura di un seno strepitoso, ben fatto e tosto, con due areole scure non molto grandi e dei capezzoli di medie dimensioni.
Ascelle depilate, una bella mora, capelli lisci e lunghi a metà schiena, occhi di fuoco color nocciola, labbra sottili, si distingue anche per un ombelico “a tortellino” aperto, fianchi stretti e una strisciolina sottilissima di pelo scuro su una fica che presenta grandi labbra chiuse su se stesse ma abbastanza consistenti, piccole labbra non visibili dall'esterno e un clitoride piccolino ma estremamente sensibile.
Anche le cosce sono una meraviglia, magre ma toniche; il culetto è bello pieno (nella parte più intima, lo sfintere è abbastanza aperto, il che denota un uso assiduo), e la spina dorsale a vista si incurva sinuosa in una maniera davvero sexy.
Più giù, le caviglie sottili fanno impazzire molti uomini, e un piedino perfetto sembra fatto apposta per "giocare" con le virilità maschili.
Lavora come estetista, percui cura maniacalmente il suo corpo.
Solitamente veste con minigonna nera, autoreggenti, tacco 12 e slip abbastanza castigati. Sopra, delle camicette di raso sono sempre aperte di 3 bottoni e nascondono dei reggiseni a balconcino.
Sposata con un figlio, non di rado resta tutta la giornata sola in casa perché il figlio studia fuori città ed il marito per lavoro rientra in tarda serata.
Abbiamo poi il nipote Vincenzo, un uomo di 30 anni abbastanza timido, che abita non lontano da Gabriella.
Fisicamente quasi speculare alla zia, è alto 1,70 per 65 kg, non molto muscoloso e poco peloso, con pettorali da uomo sedentario e un filo di pancetta.
Tra le gambe, ha delle grandi palle e 18 centimetri di cazzo non circonciso.
Veste sportivo, con tute da ginnastica eleganti e scarpe Adidas ultima moda.
2. Una strana idea.
Ebbene, era già da un po' di tempo che il Vincenzo aveva messo gli occhi addosso a Gabriella.
Era sì sua zia, la sorella di sua madre, ma era pur sempre una donna. Una bellissima donna per i suoi canoni femminili…
Il “problema”, era la timidezza di lui, che gli aveva sempre impedito di andare oltre piccoli apprezzamenti di ammirazione.
Con il passare degli anni, però, Vincenzo cominciò a cambiare, e si mise in testa una strana idea: quella di voler vedere la sua biancheria intima.
Apparentemente, poteva apparire come un ingenuo desiderio, ma sotto sotto tutto ciò era legato a un forte “profumo” erotico che gli sprigionava la sola visione di quella donna. La quale era sposata con un figlio, suo cugino, ma adesso Vincenzo vedeva l’altro ragazzo come un suo “rivale”, e lei come “sua”…
Per sua fortuna, poi, zia e nipote abitavano a pochi isolati di distanza, e così il giovane uomo – che aveva comunque sempre avuto una assidua frequentazione con Gabriella, la zia “preferita” – cominciò a stringere con lei un legame quasi morboso.
La andava a trovare praticamente ogni giorno, e la riempiva di complimenti:
- “Zia, sei davvero uno spettacolo!”.
Oppure:
- “Fossi io lo zio, non ti lascerei sola un minuto”.
O ancora:
- “Eh, ma perché io non riesco a trovare una ragazza come te?”.
E Gabriella non faceva nulla per stroncare sul nascere quelle pericolose lusinghe, convinta com’era che si trattasse solo di quel sentimento che le aveva sempre dimostrato fin da piccolo…
3. Clamorosa scoperta.
A volte, Vincenzo arrivava all’improvviso a casa di sua zia, quasi inopportuno, poiché lei era alle prese con il suo lavoro. Era infatti un’estetista, e svolgeva il suo lavoro in casa, in un’ala dell’appartamento in cui aveva ricavato il suo studio…
Perciò, lo pregava di attendere che finisse e che i clienti si rivestissero e andassero via…
Un giorno che si era realizzata questa situazione per l’ennesima volta, lo accolse indossando un camice bianco che la fasciava in maniera davvero sensuale, con una scollatura “a V” e lungo fino a metà coscia. Sotto, sembrava non esserci granchè di abbigliamento ordinario. Il giovane, venne poi a sapere che quando lavorava, per stare più comoda, la donna indossava solo biancheria intima...
Poi, frettolosamente gli disse:
- “Lo sai che sto lavorando… ma tra poco sarò da te. Intanto, conosci la casa, fai quello che vuoi”.
E Vincenzo la prese in parola, cominciò a gironzolare per ogni stanza, aprì ogni porta, e infine – quasi annoiato – finì nella camera da letto di lei...
Una normalissima stanza con un talamo semplicissimo, un armadio “4 stagioni”, e un comò a cassettoni.
Fu proprio quel mobile che – chissà perché – attirò particolarmente la sua attenzione.
Si avvicinò, e prese ad aprire il primo cassetto, e poi il secondo e il terzo. Non contenevano nulla di intrigante, ma quando giunse all’ultimo, ecco che si concretizzò la sua speranza.
Pensò, tra sé:
- “Bingo! Ecco quello che cercavo…”.
Trovò, infatti, una collezione sterminata di mutande colorate e reggiseni da far invidia ad una modella, ma con suo grande disappunto erano tutte di una dimensione tale da essere ritenute abbastanza "serie" persino da sua nonna. Insomma, erano quasi dei pantaloncini di pizzo che le arrivavano poco sotto l’ombelico e a mezza coscia…
La delusione di Vincenzo fu grande, tanto che si domandò:
- “Ma come può essere? Zia Gabriella è molto timida, ma sprigiona sesso da tutti i pori! Come può essere che lo zio non le abbia mai regalato qualcosa di più spinto? E poi, con il lavoro che fa…”.
La sua immaginazione andò a ciò che accadeva ogni giorno nello studio, e questo lo fece ingelosire, ma a un certo punto tutto cambiò.
Nella foga di cercare l’oggetto del suo desiderio, mise a soqquadro quel cassetto, e sotto a un primo strato “anonimo” – nascosti, quasi non volesse che qualcuno anche solo per errore per errore li trovasse – scoprì dei capi che lo lasciarono basito: perizomi e tanga di varia fattura, alcuni davvero minimali, del tipo a filo che “spacca” fica e culo, oppure di tessuto aperto sul davanti che facilita qualsiasi "gioco" e soprattutto la penetrazione.
E che dire dei reggiseni? Ve ne erano di varietà che a stento sarebbero riusciti ad accogliere comodamente la sua 3 misura, ed altri fatti per coprire solamente i capezzoli…
Estasiato, si chiese ancora:
- “Dio, e chi se lo aspettava una zia così porca! E’ vero che ero interessato a qualcosa di particolarmente piccante, ma non pensavo assolutamente di poter trovare tanta meraviglia… E pensare che tutti contengono le sue intimità più profonde…”.
Si toccò la patta dei pantaloni, e fece appena in tempo a correre in bagno per evitare di sborrarsi negli slip.
Si sedette sul water e lì si sparò una sega colossale, finendo per svuotarsi completamente le palle.
E visto che si trovava in quel luogo, pensò:
- “Chissà se nel cesto dei panni sporchi ci sono pure le sue mutandine usate…”.
Già pregustava di prenderle e strofinarsele sotto il naso per annusare quella delizia che lo stava mandando ai matti.
Aprì il cesto, ma... che delusione! C'erano calze da tennis - probabilmente di suo cugino - e slip di suo zio, calze da donna, ma dei perizomi usati nessuna traccia...
Immerso nella sua ricerca, non si accorse che Gabriella si era liberata della cliente ed era alla sua ricerca.
Lo chiamò con insistenza:
- "Vincenzo! Vincenzo, ma dove sei finito? Ma se ne è andato??".
In un attimo si ricompose, giusto in tempo per presentarsi alla zia, che per sua fortuna non sospettò di nulla...
4. Un segreto per due.
Ormai, però, quel tarlo stava scavando nella testa del ragazzo. Lo logorava. Chi si sarebbe aspettato una zia così "moderna"? Certo, la speranza di trovare qualcosa del genere era tanta, ma la realtà stava superando la fantasia...
Vincenzo, in ogni luogo si trovava, non smetteva mai di "vedere" Gabriella con indosso quelle striminzite mutandine...
Spesso e volentieri, si ritrovò con la testa fra le nuvole a chiedersi:
- "Dio mio, che fisico da favola che ha la zia... Non so perché, ma sento che è una femmina super... Anche se non ti ho mai vista nemmeno in bikini, ma sento che è capace di grandi cose...".
Il giovane, muore dalla voglia di tornare in quella casa per continuare la sua "ricerca", mosso dalla certezza che ci deve essere dell'altro...
Così, bussò nuovamente alla porta di Gabriella, e anche stavolta dovette aspettare che la zia sbrigasse il suo lavoro.
Riprese a frugare, da dove era stato interrotto la volta precede, e nell'attesa decise di alzare il tiro.
Pensò, stravolto dall'eccitazione via via crescente:
- "Chissà questa vacca in che situazione indossa quella biancheria... Se la nasconde con tanta attenzione, magari sono dei regali di uno scopamico... Strano, però, che in tutte queste visite a sorpresa non abbia mai incontrato nessuno... Che sia un suo cliente?".
Vincenzo si stava facendo sempre più geloso. Voleva, anzi doveva scoprire assolutamente qualcosa. Si avvicinò ad origliare alla porta dello studio, benché fosse insonorizzato, ma nulla, il silenzio assoluto...
Poi gli venne un'idea... Corse in bagno come una furia e si precipitò ad aprire il cesto dei panni da lavare.
Cominciò a tirar fuori capo per capo, ma non trovò nulla di "interessante". C'erano calze, slip e canotte dello zio e di suo cugino, collant, mutande e reggiseni "normali" di Gabriella, ma niente del tipo che lui aveva visto nel sottofondo del cassetto del comò...
Deluso e amareggiato, prese rapidamente una decisione:
- "E va bene... Vuol dire che la porcella le nasconde da qualche altra parte...".
Tornò in camera da letto, e stavolta andò a colpo sicuro.
La sorpresa e la fretta della volta scorsa gli aveva fatto trascurare un capo che stavolta invece lo fece sobbalzare, e quello che aveva di morbido tra le gambe si indurì immediatamente.
Tra decine e decine di perizomi, infatti, ce n'era uno che era davvero micro, praticamente un filo interdentale avanti e dietro...
- "Hai capito che troia la zia!", si disse tra i denti, questa volta compiaciuto poiché tutto andava nella direzione da lui sperata.
Ma proprio mentre Vincenzo era assorto con quel minuscolo oggetto che stringeva un'unica mano, stringendola a pugno, ecco che la zia cominciò a chiamarlo:
- "Enzo, finalmente ho finito e possiamo parlare un po'... Scusami se ti sto trascurando...".
Vincenzo, però, non si accorse di nulla, assorto nei suoi"sporchi" pensieri.
A un certo punto, un gran frastuono colpì le orecchie del ragazzo che si trovava ancora seduto sul letto. Era Gabriella. La porta della stanza si aprì e la voce argentina e allegra di sua zia disse:
- "Ah, sei qui... Ti ho cercato per...".
Bruscamente, quella voce si interruppe, e la donna cominciò ad urlare come un'isterica contro il nipote che aveva scoperto il suo "segreto":
- "Disgraziato, ma cosa stai facendo? Dammi subito quella roba! Dove l'hai trovato? Come ti sei permesso?".
Poi, stizzita, lo schiaffeggiò e continuò ad urlargli in faccia:
- "Vattene via subito... Quando lo racconterò allo zio...".
Lì per lì, non si accorse di quanto fosse insensata quella minaccia, e infatti Vincenzo - per nulla intimorito - fu pronto a controbattere:
- "Zia porcella... Mi fai ridere... A chi lo vai a dire? Se tutta quella roba l'hai nascosta così bene nel tuo cassetto, significa che non la deve trovare nessun... Tantomeno lo zio... Dico bene?".
Scese un gran silenzio tra i due, che si guardarono negli occhi, mentre lei capì che non era il caso di proseguire in quel "duello" e scoppiò in lacrime singhiozzando:
- "Ti prego, non mi rovinare... Lo zio è così puritano! Figuriamoci se lo sapesse tuo cugino, non vedrebbe l'ora di ricattarmi, allupato com'è...".
Vincenzo rifletté attentamente, e si rese conto che anche a lui non conveniva far scoppiare quella "bomba". E se Gabriella andasse a raccontare tutto a sua madre?
No, non si poteva rischiare...
Alla fine, la abbracciò e per la prima volta sentì le tette di Gabriella sul suo torace. I capezzoli erano diventati durissimi, dei veri chiodi.
Poi, sentenziò con un sorriso tra il conciliante e il diabolico:
- "Stai tranquilla zia... Se tu non parli, non lo sa nessuno tranne noi due, e questo sarà il nostro segreto...".
E così dicendo se ne andò con quello "scandaloso" perizoma stretto in pugno...
5. Inaspettato spogliarello
Oramai Vincenzo aveva libero accesso ad ogni stanza di quella casa, senza più tabù o preclusioni.
Così, si concretizzò ciò che Vincenzo sperava da tanto tempo, ma che non si sarebbe immaginato potesse accadere in quella maniera...
Un'altra volta in cui il giovane era assorto a contemplare la biancheria intima della zia, Gabriella lo sorprese con un suo perizoma in mano.
Era il più piccolo che lui avesse mai visto tra quelli che appartenevano alla sorella di sua madre, trasparente a tal punto da essere quasi inutile.
Improvvisamente, gli era piombata alle spalle senza far rumore e quel "segreto intimo" si stava trasformando in un feticcio.
Anche lei era del tempo che stava riflettendo su come avrebbe potuto usarlo per attirare il nipote – cosa che d'altronde non c'è n'era bisogno – un trappola.
Fece un respiro profondo e poi disse:
- "Ti piace, vero? A cosa stai pensando?".
Vincenzo non batté ciglio, si voltò verso di lei, e guardandola con un amore mai dimostrato prima le rispose:
- "Certo che mi piace! Penso a come devi essere bella con questo piccolo oggetto addosso... Mi sei sempre piaciuta zia, ma non come zia...".
Gabriella, che fino a quel momento aveva tenuto represso ogni sentimento poco consono al suo ruolo parentale, si lasciò andare... E con semplicità lo interrogò ancora:
- "E ti piacerebbe vedermelo addosso?".
Il ragazzo non ci pensò su due volte, e di scatto le disse:
- "Oh zia, non ho mai avuto altro desiderio più grande... Sì, mi piacerebbe eccome!".
Così, Gabriella quasi glielo strappò nervosamente dalle mani, prese dal cassetto "incriminato" anche il reggiseno che lo completava, e stava per voltarsi e andare verso il bagno per indossarlo quando il nipote si fece ancora più audace e la fermò che era già sulla porta della stanza. Le fece una proposta che in cuor suo richiedeva una risposta negativa:
- "Aspetta... Voglio che lo indossi qui, davanti a me!".
Gabriella si sentì avvampare da una botta di calore e divenne tutta rossa in viso... Poi si ricompose, ma reputando che ciò fosse davvero troppo replicò, stizzita:
- "Sei davvero impazzito? Solo mio marito mi ha vista senza slip, non se ne parla nemmeno!".
A Vincenzo, però, quel diniego non piacque affatto, e duro seppe tenerle testa:
- "Non dimenticare del nostro segreto... Se decidessi di rivelarlo, chi credi che avrebbe più da perdere? Pensa allo scandalo, ai tuoi clienti... Dai, obbedisci, e vedrai che sarà bello per entrambi...".
Gabriella vorrebbe ancora opporre resistenza, ma capisce che il giovane potrebbe rovinarla.
Era entrata nella sua camera da letto indossando ancora il camice da lavoro, e sotto aveva solamente uno slip non troppo sgambato.
Sbottonò con calma – come se volesse ancora prendere tempo – bottone dopo bottone, rimanendo a seno nudo.
Allora si affrettò a coprirsi le tette indossando quel reggiseno che aveva in mano insieme al perizoma, ma Vincenzo – che era lì seduto come uno spettatore al nightclub – subito la gelò:
- "No, ho detto che voglio vederti indossare quel perizoma, non il reggiseno!".
A malincuore, timida com'era, Gabriella desistette, si tolse il camice e restò in uno splendido topless, il suo primo splendido topless, naturale e sensuale, che trasmetteva una carica erotica da impazzire...
Quelle sue bellissime tette, una terza misura ben fatta, ondeggiavano all'aria, e Vincenzo rimase imbambolato da quella visione.
- "Che c'è, non hai mai visto un seno nudo?", attaccò la zia, che per "vendicarsi" lo volle trattare come un giovinetto alle prime armi.
- "Certo che l'ho visto, e anche più grosso... Ma il tuo è perfetto, non ha il minimo difetto, è esattamente come ogni uomo vorrebbe quello della sua donna...", tenne botta Vincenzo, in quel "duello" fatto di parole ben ponderate.
Per di più, il ragazzo amava follemente le areole scure e i capezzoli di medie dimensioni. Proprio come li aveva quell'esemplare di femmina...
Sicura di sé, la donna sperò con tutte le sue forze che quell'esibizione potesse distogliere il nipote dalla sua richiesta originaria, ma non ci fu nulla da fare...
Vincenzo era fermo nei suoi propositi, e dopo aver ammirato il seno le disse:
- "Zia, hai dimenticato la promessa? Voglio vederti indossare il perizoma che hai in mano...".
Lentamente, Gabriella cominciò ad abbassare le mutandine, mentre lui – non sapendo cosa aspettarsi di preciso – si domandò tra sé e sé:
- "Sarà pelosa? O rasata? Beh, ora lo scopriremo...".
Rientrò quasi subito nel mondo reale, pur rimanendo in un clima di paradiso in terra, e si avvide che ora lo slip era giunto alle caviglie di sua zia...
Sì, un altro punto erotico a cui Vincenzo non sapeva resistere, le caviglie. Che erano deliziose: sottili che sembravano quasi doversi spezzare da un momento all'altro, ma i cui tendini le davano un aspetto volitivo.
Gabriella si era accorta che suo nipote era con la testa da tutt'altra parte, e non volle privarlo della vista di quel momento. A quel punto, infatti, la loro complicità era assoluta...
La zia, che era rimasta solo in autoreggenti e tacchi alti, alzò la gamba sinistra e la spostò verso l'esterno, la riposò a terra, e con il piede destro lanciò verso il ragazzo la mutandina.
Il giovane, la afferrò lesto e la strinse al petto, ma fece un gesto che la donna non si aspettava.
Lei, infatti, gliela aveva lanciata come sfida, e forse come un "regalo" che sapeva sarebbe stato assolutamente gradito... e lui la afferrò al volo, tirò fuori la parte interna che era stata a contatto con la passerotta, e la guardò con attenzione.
Si poteva vedere una vasta macchia biancastra e una zona ancora umida, che aveva raccolto gli umori di un'intera giornata.
Poi, la portò a contatto con il suo naso.
Inspirò a pieni polmoni per "nutrirsi" di quell'odore che ad altri poteva nauseare ma che a lui fece impazzire.
E lei, immobile – che nel frattempo guardava la scena a testa bassa per la vergogna – gli disse:
- "Tu sei pazzo! Continua, dai, ti piace il mio odore?
Vincenzo guardò Gabriella, con due dita sotto il mento le sollevò il volto, e infine replicò:
- "Zia, hai un sapore così invitante che te la mangerei tutta...".
Finalmente, Vincenzo spostò lo sguardo da quello slip a ciò che aveva contenuto fino a pochissimi attimi prima, e rimase estasiato: il basso ventre di Gabriella era costituito da un pancino appena pronunciato ed estremamente sexy, e subito sotto una strisciolina sottilissima di pelo scuro decorava il monte di venere.
Tale acconciatura così "minimalista", era l'ideale per lasciare libera la visuale sulle grandi labbra, chiuse su se stesse ma abbastanza consistenti.
Le piccole labbra, invece, non si vedevano per nulla – così come il clitoride –, custodite alla perfezione da quei lembi di carne...
Il ragazzo, nonostante la sfrontatezza messa in mostra, non seppe cosa fare e cosa dire, riuscì soltanto a balbettare:
- "Io... Io... Io non ho mai visto una fica così bella! Oh, zia, coprirla con il perizoma è quasi un delitto sacrilego, ma ti prego, che muoio dalla voglia di vederti indossare quel capo...".
Gabriella questa volta vide tutta la sincerità di quel giovane uomo, e civettuola indossò il perizoma bianco trasparente per esaudire il suo desiderio.
In realtà, Vincenzo ambiva a godersi un'altro "spettacolo". Senza dir nulla, fece cenno alla donna con una mano di girare su se stessa, ed ella obbedì ancora una volta.
Un culetto bello pieno, tosto e sodo, appari' come una visione al suo sguardo...
Poi, non facendocela più, esplose:
- "Dio che creatura meravigliosa che sei zia!".
In tutto questo tempo, Vincenzo non si era accorto che si stava toccando l'uccello da sopra la patta dei pantaloni per l'eccitazione. Ma ciò aveva dato i suoi "frutti".
E quando infine lo liberò da quella stretta e tolse la mano, Gabriella scoppiò in una risata che sembrava non voler finire mai:
- "Poveroooo... Davvero ti faccio questo effetto? Ne sono lusingata, ma adesso come fai a tornare a casa? Dirai a mia sorella che ti sei arrapato per la mia patatina?".
Vincenzo era copiosamente venuto nelle sue mutande...
6. Denudata.
L'episodio della sborrata nelle mutande e la risata della zia, fece vergognare e indispettì Vincenzo.
Perciò, pensò di vendicarsi a modo suo, e quando tornò a trovarla la aspettò sdraiato sul letto della sua stanza.
Ormai erano intimi, e quando la vide il ragazzo le disse:
- "Voglio che metti di nuovo quel perizoma che mi ha fatto sognare e bagnare l'altra volta... Stavolta, però, ti ho fatto un regalo...".
Le porse un pacchetto pregandola di aprirlo. Dentro, c'era un reggiseno a balconcino nuovo fiammante, di raso nero satinato, del tipo aperto che lasciava il seno scoperto, adatto più a una prostituta che a una donna del suo rango. L'aveva acquistato presso un sexy shop online, e inoltre l'aveva preso di una misura inferiore, cosicché costringesse le tette ad essere compresse in maniera innaturale...
Gabriella lo guardò con attenzione e anche con curiosità, ma non fece problemi... Anzi, per indossare quel completino si dovette spogliare. Completamente. E in tal modo offrì al ragazzo, per l'ennesima volta, lo spettacolo di un nudo integrale...
Ma Vincenzo questa volta volle andare oltre, e non si accontentò di quella semplice visione.
Si avvicinò, e prese ad accarezzarla su ogni parte del corpo. La palpeggiò in ogni anfratto, dalla testa ai piedi, dall'ombelico al rosone scuro dello sfintere che sfiorò soltanto. Dalla punta dei capezzoli ormai turgidi al clitoride che era schizzato fuori per l'eccitazione...
Gabriella, che non si aspettava tanta audacia, ebbe un fremito, gli scostò la mano e si tirò indietro imbarazzata.
Ma lui le disse:
- "Non hai ancora capito nulla? Non hai capito che chiedere di vederti in biancheria intima era solo un pretesto?".
Ci fu un attimo di silenzio che accrebbe ancora di più l'angoscia della donna... Poi, Vincenzo riprese a parlare:
- "Io voglio possederti! Non mi frega niente di quello che potranno pensare mio cugino e tuo marito! Te la sei tirata anche troppo...".
A Gabriella cominciarono a tremare le gambe e dovette sedersi sul ciglio del letto. Poi, incurante che qualcuno la potesse sentire, urlò:
- "Tu devi essere proprio impazzito! Io non ho mai tradito mio marito e mai lo farò... Sei un ragazzo, vatti a cercare una ragazza della tua età...".
Ma suo nipote si era esposto troppo per fare un passo indietro, e così ribatté:
- "Senti, non fare tanto la snob, la schizzinosa viziata... E poi mi pare che quelle mutandine erano zuppe di umori, e trasudavano una voglia matta, era bagnatissima la tua fica... Mi spiace per te, ma a quanto pare il tuo maritino non è in grado di soddisfarti come meriti... Beh, adesso comando io i giochi, e tu farai tutto quello che ti dico... Oltretutto, ricordati che potrei svelare a chi di dovere il nostro segreto...".
Gabriella era con le spalle al muro, e dovette sottostare al ricatto di Vincenzo. Il quale gettò tutte le sue carte in tavola:
- "Tanto per cominciare, voglio farti mia sul lettino da estetista, dove chissà quanti cazzi hai maneggiato...", proclamò.
7. Le doti nascoste dell'estetista.
Gabriella voleva ribellarsi, ma capì immediatamente che non era possibile, non aveva alternative.
In fondo, era da tempo che la sua vita sessuale si trascinava in un grigiore assoluto, e ciò che aveva detto al nipote erano soltanto scuse con cui aveva tentato di resistere. Lei aveva ancora una gran voglia di vivere e di lasciarsi andare...
Così, prese quella decisione senza ritorno, e stabilì di concedere a Vincenzo un appuntamento come se fosse un normalissimo cliente, soltanto che lo avrebbe atteso per ultimo, alla fine della giornata lavorativa. Gli disse:
- "E sia! Ci vediamo domani sera alle 19, ma mi raccomando nessuno deve sapere nulla, non una parola!".
Il ragazzo, allora, le prescrisse alcune regole:
- "Benissimo... Se sei un'estetista, voglio che tu lo sia fino in fondo... Professionale! Ahahah...".
E si mise a ridere a crepapelle...
Gabriella si sentì umiliata, ma il nipote - incurante - riprese:
- "Mi riceverai in camice bianco, ma con alcuni particolari che di solito non curi nel tuo lavoro... Scarpe con tacchi alti, trucco e nient'altro...".
La donna ascoltò le richieste in assoluto silenzio, poi domandò perplessa e timorosa di dare al ragazzo spunti per atti troppo in là con il suo pudore:
- "Tutto qui?".
Vincenzo sembrò aspettarsi quella domanda, tanto che parlò lentamente e con teatralità:
- "Si... Direi di sì...".
E infine calò il suo asso:
- "Non indosserai altro. Ah, dimenticavo, quel giorno non farai la doccia, devi "puzzare" di femmina selvaggia, voglio prenderti così, come neanche lo zio ti ha mai avuta...".
Così, la sera seguente, Vincenzo si recò da lei tutto baldanzoso. Suonò il campanello, e Gabriella andò ad aprire... Ci fu un attimo di imbarazzo da parte sua, ma subito il ragazzo la salutò come se stesse recitando un ruolo prestabilito:
- "Buonasera, signora, spero di non essere troppo in anticipo...", disse Vincenzo che aveva occhi nel cui fondo Gabriella lesse un brillare demoniaco...
Con il cuore che le andava all'impazzata per la paura, replicò a quella battuta:
- " Ma si figuri!, sistemo un paio di cosette e sono subito da lei... Intanto si accomodi e cominci pure a prepararsi...".
Lo accompagnò nella stanza che fungeva da studio e lo lasciò solo richiudendosi la porta alle spalle...
Vincenzo, sapeva ciò che voleva, e - in quella stanza dove andava una musica rilassante - iniziò a spogliarsi fino a rimanere completamente nudo. Si sdraiò sul lettino, mettendosi un asciugamani a coprire il pube ed attese.
Passarono solo pochi minuti e la porta si aprì, e Gabriella entrò senza dire nulla. Si avvicinò al ragazzo, il quale le sorrise e la tirò a se per un braccio, sussurrandole:
- "Vediamo cosa sai fare...".
La donna aveva capito perfettamente il tremendo doppio senso di quella frase, e con le lacrime agli occhi, muta, fece il suo lavoro...
Cominciò squadrandolo ben bene, e passò una mano leggera leggera sulle gambe e poi sul petto.
E mentre la donna stava per afferrare i suoi unguenti, si avvide che sotto l'asciugamani c'era "qualcosa" in movimento...
Era giunta al punto topico, e come suo solito sollevò quel drappo di stoffa. Quanti ne aveva visti nel suo lavoro! Certo, ora era tutto diverso, era suo nipote, ma quel che contava fu che si ritrovò tra le mani un pene in totale alzabandiera. Bello turgido, piantato come una colonna di travertino in mezzo a due palle gonfie allo spasimo. Sopra, anche la cappella sembrava pronta a entrare in azione...
A un certo punto, non riuscì più a trattenersi e - senza nemmeno rendersene conto - esclamò:
- "Ma è splendido!".
Stava per afferrarlo come avrebbe fatto ogni donna, quando ritornò in se stessa. Si coprì con la mano destra il volto e bisbigliò, tra sé e sé:
- "Dio mio, che sto facendo? Mi sto trasformando in una puttana...".
Allora Vincenzo capì che quello era il punto debole di Gabriella, e che era il momento di agire... Si alzò piano piano dal lettino e prese a sbottonarle il camice. Un bottone, poi due, poi tre, e così via fino all'ultimo in basso...
La zia cominciò a tremare dalla vergogna per ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, mentre il giovane - senza esitare un istante - le aprì l'unica veste che lo separava dal suo agognato traguardo.
Gabriella, aveva eseguito alla lettera le richieste di lui, e si presentò in tutta la sua disarmante nudità. Un solo particolare, non richiesto, colpì Vincenzo: la donna, aveva dato un tocco di civettuola femminilità a quegli istanti che sarebbero rimasti impressi nella memoria dei due... e aggiunse alle scarpe nere con "tacco 12" delle autoreggenti in pizzo a rete larga, davvero provocanti, che ne esaltarono le cosce la cui muscolatura era ben evidente...
Vincenzo, le diede un dolce bacio sulla fronte, per poi scendere ad "assaggiare" il sapore delle sue labbra umide di saliva.
Come una serpe, la sua lingua si intrufolò nella bocca di lei, esplorandola e "annodando" la sua con quella della zia, fino a succhiarla avidamente.
Posò poi le labbra sul collo di Gabriella, e con le dita fece scivolare il camice della donna a terra, quasi in un impercettibile fruscio...
Ora Gabriella non aveva più nulla da nascondere, e i due consanguinei erano crudemente nudi, l'uno di fronte all'altra.
Lei era un autentico spettacolo, tutta curve, di cui il ragazzo volle godere fino in fondo.
Le mani di Vincenzo si protesero in avanti sino a posarsi sui suoi fianchi stretti. Quel corpo sembrava bruciare tanto era su di giri, e palpitava... L'emozione non si controllava più in entrambi, e così l'uomo si mosse fino a risalire sfiorando le mammelle... Erano straordinariamente toste, dure, al punto che Vincenzo si azzardò a stringerle con più forza, ma Gabriella si ritrasse istintivamente, e sorridendo alla sua inesperienza disse:
- "Fai attenzione, non si tocca così una donna... Piano, e vedrai che sarà tutto molto bello...".
Gli prese la mano e se la mise sul seno sinistro, invitandolo a riprovare.
Le areole scure, non molto grandi, facevano da contrasto con la lattea carnagione, ed accoglievano i capezzoli che - benché non enormi - si erano gonfiati e induriti.
La libidine era ormai alle stelle, e grazie a quei tocchi maldestri portarono la donna a gemere:
- "Mmhhhh... Siiii, così, bravo... Continua...".
Le gambe si fecero via via sempre più insicure, e stavano per non sorreggerla più quando Vincenzo se ne avvide e di scatto abbracciò la zia.
Che emozione! Per la prima volta, il suo pisello turgido entrò in contatto con il basso ventre di lei... La punta della cappella, ancora non lubrificata, sfregò contro la strisciolina sottilissima di pelo scuro che decorava la fica. Un brivido colpì anche lui, e per dissimulare quello stato ebbe a domandare:
- "Zia, ma sei tutta bagnata!".
Infatti, le grandi labbra, consistenti e chiuse su se stesse, gocciolavano copiosamente lungo le cosce...
Gabriella non rispose, ma lo abbracciò ancora più stretto, tanto da far sì che il glande finì prigioniero in mezzo alla "porticina del paradiso".
Era quello che voleva dal "suo" ragazzo, e ormai il blocco psicologico che per tanto tempo l'aveva trattenuta era caduto.
In piedi, c'era da fare soltanto un altro piccolo passo, e Vincenzo guardò negli occhi la donna come a chiedere il suo consenso.
Questa volta, Gabriella fu più esplicita:
- "Vieni, prendimi, possiedimi... Voglio essere tua... Ora o mai più! Spingi deciso, non avere paura...".
Così, il giovane - tenendola ferma con le sue mani sui glutei belli pieni di lei - fece come la zia le aveva chiesto.
Le piccole labbra lasciarono strada alla virilità del maschio, il quale scese direttamente nell'intimità di Gabriella, sfiorando il clitoride in tutta la sua sensibilità.
La donna, "colpita" al punto giusto, abbandonò ogni freno inibitorio e - conficcando le unghie nella schiena di suo nipote per l'eccitazione - cominciò a urlare come una indemoniata:
- "Daiii... Sbattimi... Sfondami, sono la tua troia, sono solamente una troia...".
Anche Vincenzo non ebbe più alcun ritegno, e prese a pompare come un forsennato.
Benché poco avvezzo al sesso, non ci mise tanto a rendersi conto che la vagina di lei aveva già dato assiduamente piacere a molti uomini... L'asta del suo cazzo, ci sciacquava dentro, e i muscoli vaginali non riuscivano più a stringersi attorno a quel randello di carne.
E mentre continuava ad andare su e giù percuotendo con forza l'utero, le domandò con un respiro affannoso:
- "Ne hai presi di cazzi, e pure grossi... Altro che non volevi tradire lo zio... Povero cornuto! Sei una cagna...".
Gabriella era diventata un'altra donna, non gli importava più che le sue confessioni potessero costituire un altro segreto che ora Vincenzo conosceva, e quindi ribatté subito:
- "Ragazzo mio, credevi davvero che mi importava di zio? La mia unica preoccupazione era quella di non portarti sulla cattiva strada, ma visto che ormai ci siamo finiti insieme ti dirò che sì, mi sono divertita parecchio nella mia vita... Ho fatto di tutto, e come vedi li ho sempre voluti ben dotati... Vuoi mettere la goduria, mi sono anche penetrata con ortaggi di tutte le forme e dimensioni, giocato con femmine bellissime e tanto altro...".
Il ragazzo, che non si aspettava quella confessione, rimase attonito, pensava e sperava di averla quasi integra e invece dovette constatare che - sessualmente parlando - era un demonio scappato dall'inferno, che aveva il fuoco dentro...
Si disse:
- "Caspita, zia, che vacca! Beh, meglio così, almeno non avrò l'imbarazzo di prendermi anche il culo... Non ho mai avuto il coraggio di chiederlo a nessuna, ma sono certo che tu non mi dirai di no...".
La afferrò per la vita e la fece voltare, facendo in modo che lei gli mostrasse la vista del suo"lato b".
Che bella visione! Il culo di Gabriella era sempre stato la sua passione... Per quanti anni aveva accarezzato il desiderio di poterlo toccare senza correre il rischio di ricevere un sonoro ceffone? Ed ora era li a sua disposizione, e lei non opponeva la benché minima resistenza...
Quella femmina aveva pure una spina dorsale a vista che segnava tutta la schiena, incurvandosi in una maniera davvero sexy.
E su quella schiena Vincenzo poso la sua mano destra, con tutto il palmo aperto, accompagnando la donna ad assumere la classica posizione a novanta gradi, mentre con le braccia si allungava sul lettino...
Gabriella aveva già capito tutto, ma le piacque essere guidata da suo nipote. Solo a questo punto, restando con le gambe ben piantate a terra, ruotò tutto il tronco verso di lui e - guardandolo fisso con uno sguardo da vera ninfomane - lo apostrofò:
- "Sei un maiale, ma mi piaci così... So perfettamente cosa vuoi, l'ho capito da molto tempo, ed è ciò che desidero anch'io... Non immagini nemmeno lontanamente quanto io goda più di culo che di patata... Dai, sono pronta, aprimi tutta...".
Il cazzo di Vincenzo era diventato enorme, soprattutto in larghezza. Grosso come quello di un mandingo, alle parole da vera troia in calore di Gabriella.
Le palle gonfie e dure da fargli male, sembravano due sfere d'acciaio, ed erano in attesa di pompare nel suo intestino tanta sborra quanta non ne aveva mai scaricata neanche durante tutte le masturbazioni della sua vita.
L'asta, tozza e con la vena principale pulsante a più non posso, sembrava troppo grande per l'orifizio che l'avrebbe dovuta accogliere.
Per non parlare della cappella, una sorta di fungo gigante che metteva paura solo a guardarla...
Anche l'uomo era pronto, e mentre quella bagascia si allargava con le mani le chiappe, luì poté notare un bellissimo rosone scuro che contornava uno sfintere abbastanza aperto già così "a riposo".
Impugnò deciso il suo bastone a due mani, e sicuro di sé appoggiò la cappella sul buco che al confronto parve estremamente piccolo...
Al solo contatto Gabriella ebbe un fremito forte e improvviso, misto di piacere e paura... Si voltò nuovamente, e vide quel coso che più che a un cazzo assomigliava a un missile pronto ad esploderle dentro. Lo scrutò ben bene, e poi:
- "Cosa vuoi fareeee???? Non ci entrerà mai!".
In effetti, quella cappella era davvero di dimensioni ragguardevoli, e inizialmente sembrò trovare un'opposizione.
Una prima spinta ebbe come effetto quello di preparare lo sfintere a quello che sarebbe stato uno sforzo improbo, senza però riuscire ad avanzare di un solo centimetro: era come un muro di gomma che lo respingeva...
Vincenzo pensò:
- "Ma allora non è vero che si è fatta inculare tanto spesso...".
Riprovò con una nuova spinta, un colpo di reni decisamente più potente, e finalmente il glande prese ad avanzare, benché strozzato in una maniera incredibile.
Data la scarsa lubrificazione, Gabriella si sentì bruciare, ed iniziò a lamentarsi:
- "Ahiiii.... Dio che male! Fermati, ti prego... Forse non sei adatto al mio buchetto... Ti prego, fa troppo male...".
Ma Vincenzo ormai era li dentro, ed erano anni che anelava a incularla. Perciò, stendendosi quasi sulla sua schiena, le latrò in un orecchio:
- "Senti troia, non fare tanti capricci, fa male anche a me ma non intendo rinunciare... Vedrai che poi urlerai dal piacere...".
Inoltre, quella posizione favorì un ulteriore passo avanti, e tornando in posizione eretta il ragazzo riuscì ad infilare la corona del glande.
Così piantato nel retto della donna, era consapevole che non sarebbe potuto sfilarsi se prima non avesse perso l'erezione, e ciò sarebbe potuto avvenire solo dopo il coito.
Percui, sostenendosi ora al tronco di Gabriella, proprio sotto il suo seno che ondeggiava come in un moto perpetuo, fece una nuova pressione che gli provocò un'estensione anomala del frenulo con conseguente rottura del "filetto"...
L'acutezza del dolore fu tale che per un attimo rimase immobile... Voleva sfilarsi per verificare i danni, ma dal sangue copioso che fuoriusciva dal buco del culo della donna capì che ciò che temeva era accaduto. Imprecò:
- "Cazzo, si è rotto, si è rotto!".
Era anche un po' spaventato, ma adesso era sua zia a non volerlo lasciare andare. Si girò per la terza volta verso di lui e sprezzante gli disse:
- "Tranquillo, non succede a tutti, ma non è niente di grave... Adesso sei un uomo vero. Su, riprendiamo il nostro lavoro!".
Vincenzo decise che la troia aveva ragione, e di non fermarsi più.
Lentissimamente, introdusse - millimetro dopo millimetro - anche tutta l'asta fino alla base...
Sembrava fossero incastrati definitivamente in quella posizione, e senza parlare pensarono la medesima cosa. Gabriella, infatti, temette il peggio, e se ne uscì:
- "Ci manca solo che finiamo in ospedale così messi... Pensa che figura di merda...".
A quelle parole Vincenzo diede uno strattone all'indietro, e senza capire come si rese conto che quel budello si era dilatato.
Il primo pensiero fu:
- "Allora questa vacca ne ha davvero presi tanti... Stava fingendo, stringendo i muscoli...".
Sentito il cazzo più libero, si comportò come fosse la fica di poco prima, e prese a stantuffare in maniera furibonda, andando su e giù, con lei che si toccava il grilletto, finché ululando schizzò indegnamente tutto intorno, mentre lui le sborrò nell'intestino anche l'anima...
Si accasciarono così l'uno nell'altra, fin tanto che l'erezione del maschio non cominciò a scemare, consentendogli di estrarre il membro dal culo.
Ansimante, restò a gustarsi lo spettacolo: lo sfintere di sua zia, grazie alle sue dimensioni, stentava a richiudersi, e come una cataratta lasciò uscire da esso una cascatella di sperma e sangue.
Piegato sulle ginocchia, il ragazzo si esaminava quel lembo di pelle che era caduto, e con esso la sua giovinezza.
Nel frattempo, Gabriella si era chinata anche lei ad esaminare la questione, lo guardò negli occhi e sorridendo concluse:
- "Complimenti! Anche tu hai perso la verginità!".
Vincenzo era in uno stato che neanche lui seppe definire, era contento che ciò fosse avvenuto grazie alla donna dei suoi sogni, ma un altro pensiero gli frullava per la testa.
E fu Gabriella stessa a dargli la risposta che cercava:
- "Lo so cosa vuoi sapere... Ebbene sì, caro nipote, lì dentro ne sono passati parecchi, tanto che ora anche il tuo cazzone ci sta comodamente... Ma tu vuoi sapere anche altro: perché prima ci eravamo incastrati così pericolosamente... Stai tranquillo, sono stata io a volerlo... Avevo capito che non ti avevano ancora fatto quel servizietto, e ho voluto essere io a farlo... Dio, quanti segreti abbiamo adesso io e te!".
E questa volta rise a crepapelle, di cuore...
Infine, su sollevò in piedi e prese a muoversi, ma dovette piegarsi di nuovo in due per il dolore... Vincenzo l'aveva fatta godere come non mai, ma le aveva anche massacrato l'ano...
8. Epilogo.
Vincenzo aveva ottenuto così ciò che voleva, e anche di più.
Era andato a casa di sua zia con l'intenzione di rovistare tra la sua biancheria intima, ed aveva finito per realizzare un altro suo sogno, quello di possederla facendo cornuto lo zio.
Poteva pure accontentarsi, ma Vincenzo era diventato uomo grazie a lei.
Gabriella, da parte sua, capì subito che quella relazione era troppo pericolosa e ingombrante, e cercò in tutti i modi di dissuaderlo da quell'infatuazione. Gli disse:
- "Vincenzo, cerca di capire... Fin qui c'è andata bene, nessuno ha sospettato di nulla, ma non posso rischiare... Basterebbe poco a fare scoppiare un casino... No, questa è una pazzia... Ti confesso che anche per me è stato tutto molto bello e coinvolgente, però dobbiamo accettare la realtà, tu sei un ragazzo e io una donna sposata con un figlio... Pensa anche a tuo cugino, eh...".
Ma il giovane era troppo preso, e non volle sentire ragioni:
- "Gabriella, ormai non siamo più solo zia e nipote... Accetta tu la realtà... Prenderemo tutte le precauzioni del caso, ma non possiamo gettare tutto alle ortiche. Facciamo così: io sarò tuo cliente fisso, in questo modo nessuno potrà pensare a niente di strano...".
Dovette essere stato davvero convincente, poiché la donna accettò il compromesso. In fondo, l'idea di avere un giovane amante stuzzicava i suoi "pruriti" sessuali, e una volta a settimana Vincenzo era lì sul lettino dell'estetista, ma i due tutto facevano tranne che occuparsi del benessere fisico. Per la precisione, si univano fisicamente, proprio come piaceva a loro...
Una volta, Gabriella ebbe anche un ritardo nelle mestruazioni, e furono giorni in cui la coppia stette con i nervi a fior di pelle... Figurarsi se potevano permettersi il lusso di una gravidanza... Per fortuna, fu solo un falso allarme, e da allora ogni rapporto fu rigorosamente protetto.
Diventano amanti ufficiali, e tutto questo grazie a uno striminzito perizoma nascosto nel sottofondo di un comò...
FINE.
40
0
1 year ago
pollicino1965,
58
Last visit: 2 months ago
-
Mi scopo il collega
Mi chiamo Anna, ho 27 anni, sono alta 1.70, mora, capelli a caschetto, occhi neri, bocca ampia, labbra carnose ed un bel seno di una terza piena. Fisicamente sono longilinea, ventre piatto, bel culo alto e sodo, cosce lunghe e snelle. Da cinque anni, lavoro come impiegata in una ditta molto importante e, fra le regole che ci ha imposto la direzione, vi è quella di non intessere relazioni con i colleghi. Poi, un anno fa, mi hanno trasferito in un nuovo ufficio con un incarico molto prestigioso. Mi son trovata in coppia con Mario, un bel maschio di 36 anni, sposato. Alto, biondo, dal fisico ben curato e, nonostante le restrizioni, fin da subito ha cominciato a corteggiarmi, prima discretamente, poi sempre più apertamente. Fra noi è cominciato un vero e proprio gioco della seduzione. Io lo provocavo e lui che, reso impotente dall'osservanza del regolamento, soffriva ogni giorno di più. Naturalmente anche lui ci andava giù pesante, nel confessarmi di come mi avrebbe lasciata "sofferente" e come mi avrebbe "scopata, lasciandomi senza respiro", ma, nel contempo, temeva per davvero che una notte con me, avrebbe potuto rovinarlo personalmente e professionalmente. Il rischio era notevole per entrambi, ma per lui molto di più, in quanto, da poco promosso, rivestiva la posizione di quadro dirigente. Alla fine sono stata proprio io a convincerlo a venire da me per un weekend, mentre sua moglie era fuori città. Lo avevo cotto a puntino.
«Ti devo avere! Cazzo, non ce la faccio più! Devo per forza entrarti dentro.»
Il venerdì, mentre andavo via dal lavoro, gli ho proposto di venirmi a trovare a casa, alle 19:00, lasciandogli l'indirizzo: intimamente contavo le ore fino al suo arrivo. Ho pianificato ad arte nella mia mente, tutte le cose che gli avrei fatto quella sera. L'ho accolto alla porta, quella sera, con il mio miglior top nero ed una gonnellina pari colore, tacchi alti ed autoreggenti, come gli avevo fatto immaginare più volte, inventando un eventuale incontro con lui ed ho subito notato che il suo cazzo si era drizzato al massimo ancora chiuso nei pantaloni
«Ben venuto, accomodati!»
L'ho portato in salotto, giusto per bere assieme un bicchiere di vino. Abbiamo fatto un paio di sorsate, parlando del più e del meno, ma non ha indugiato molto a ficcarmi la lingua in bocca, mentre mi accarezzava i capelli. Mi sentivo così bene nel sentire le sue mani addosso, che quasi dimenticavo che questa era la nostra prima volta insieme.
Mi aveva descritto così tante volte come mi avrebbe accarezzato, toccato e fatto eccitare, che, adesso, nel provare certe sensazioni, mi sembrava troppo naturale, ovvio ed intimo; ero molto rilassata e pronta a godere con lui. Sapeva tutto di me, gli avevo parlato a lungo di me. Gli avevo raccontato della mia adolescenza. Di come avevo scoperto il sesso ed il piacere che provavo nel farlo con dolcezza ed intensità. Nel mio gioco di seduzione., gli avevo descritto tutti i dettagli della mia vita sessuale, tutte le cose che adoravo mi fossero fatte, insomma gli avevo rivelato la mia vera natura di troia a letto. Spesso mi chiedevo come fosse il suo matrimonio: ero convinta che gli mancasse qualcosa. Adesso, però, mentre mi tirava a sé e continuava a baciarmi, l’ho guardato negli occhi con curiosità.
«Allora, ti trovi a tuo agio qui con me? Hai abbandonato fuori dalla porta tutte quelle regole che limitano tanto i nostri desideri?»
Avevo a lungo immaginato questo momento e volevo che anche lui si sentisse a suo agio. Non volevo che lui potesse pentirsi per avermi chiavato, perché sapevo che quell'amplesso avrebbe, di certo, cambiato i nostri rapporti. Rinvolsi uno sguardo penetrante nei suoi occhi e percepii tutto quello che avevo bisogno di sapere, ma che lui tenne comunque a precisare.
«Sono consapevole che ci stiamo imbarcando in qualcosa di folle, ma, se usiamo il cervello lì fuori, qui dentro possiamo far tutto quello che vogliamo. Qui siamo io e te, fuori io sono il tuo dirigente e ti striglio, anche se non ce ne sarebbe motivo. Chiaro?»
Ho annuito, mi sono appoggiata a lui e l'ho baciato con passione, mentre gli sbottonavo la camicia con una mano. Ho fatto scorrere le mie dita sul suo petto, per, infine, sbottonargli i pantaloni. Riuscivo a percepire la dimensione ed il calore del suo membro al massimo dell'erezione, mentre vi passavo sopra la mia mano nel tirargli giù i pantaloni. Ho sempre avuto la sensazione che fosse molto dotato, ma ora, finalmente, avrei avuto la conferma e, spero, anche il piacere di accoglierlo dentro. Ero già un lago ed anche cosi in ansia di sentire quel cazzo dentro di me, che ho fatto in modo di prolungare il piacere il più possibile. Lui era in trepida attesa di vedere come mi sarei comportata nel realizzare quel desiderio a lungo represso, che sapeva avrei voluto durasse per sempre; per qualche motivo, volevo qualcosa di più di una semplice oscena chiavata con lui.
«Rilassati e lasciami fare.»
Adesso, con una mano nei suoi pantaloni, ho iniziato a carezzargli il cazzo, sfiorandolo con le unghie, ed ho sentito qualcosa di gran lunga grossa e dura.
Ho impugnato la sua verga e le dita non riuscivano a cingerlo completamente, tanto era grosso. La bellissima sensazione di tenerlo in mano, mi ha fatto bagnare ancor di più. Era così caldo e duro, che ho desiderato prenderlo subito in bocca. Ho finito di spogliarlo e poi mi sono inginocchiata davanti alle sue gambe; ho estratto la sua dotazione decisamente bella, lunga oltre la media e grossa; molto grossa, con una bella magnifica cappella rossa, lucida. Ho preso a leccarglielo piano, dalla punta alla base. Lui ha preso a gemere dolcemente, mentre si abbandonava indietro ad occhi socchiusi.
«Sì, brava, così! Sei magnifica! Dai: mi fa impazzire esser leccato.»
Io, molto lentamente, gli ho preso il cazzo in bocca, dapprima solo la punta, poi, pian piano, quasi fin in fondo. Quella verga era decisamente enorme e, a mala pena, riuscivo ad ingoiarla tutta, ma volevo che lui capisse che aveva a che fare con una troia davvero speciale, perché così volevo apparire in quel momento per lui: la sua troia! Ho tenuto la verga a lungo infilata in bocca e lui ha preso a gemere di piacere, elogiando il mio pompino.
«Sì, bravissima! Cazzo, sei stupenda! Quella stronza di mia moglie riesce appena a metterselo fra le labbra! Dai, ingoialo tutto, che mi fa impazzire!»
Sentirgli dire queste cose, mi ha fatto quasi venire all’istante. Continuavo a scivolare, su e giù, sul suo cazzo, mentre con una mano, adesso, gli carezzavo le palle grosse e, sicuramente, piene di crema, che anelavo bere in gran quantità. Ho intensificato la suzione per farlo sborrare e lui ha cercato di resistermi, ma io avevo troppa voglia di bere il suo piacere di maschio.
«No, dai, così mi fai schizzare subito! Cazzo, sei tremenda! Mi fai sborrare! No! Cazzo, vengo!»
Ho serrato le labbra sul glande e mi son fatta una fantastica bevuta di crema dolcissima, mentre lui letteralmente impazziva fra le mie labbra.
«Sei fantastica! Mi fa impazzire sborrare in bocca ad una donna! Quella zoccola di mia moglie non me lo ha mai fatto un bocchino con l’ingoio, nemmeno a pagamento!»
Sono venuta con lui! Ho avuto un orgasmo che ho mugolato a bocca piena. L’ho leccato e succhiato facendolo restare bello duro e lui mi ha fatto alzare e L'ho portato in camera da letto e mi ha disteso a cosce aperte; mi ha strappato via il perizoma, per poi infilare la sua lingua nella mia ostrica assurdamente piena di umori. Ha presso a leccarmi in maniera divina ed io ho avuto un nuovo repentino orgasmo.
«Sì, dai, sei meraviglioso! Oddio, mi fai già venire! Dai, che vengo! Sì, ora!»
Ho serrato le cosce, imprigionando fra esse la sua testa, mentre la sua lingua proseguiva a percorrere, in lungo e in largo, la mia fica. Era sconvolgente! Di cazzi ne ho presi ed anche tanti, ma sentirmi leccare così, non mi era mai capitato. Mi ha latto godere da pazzi, poi mi ha spogliato nuda e si è disteso supino, mi ha trascinato su di sé, ed io mi sono impalata su quella verga maestosa, che mi ha riempito fin dentro l’anima.
Ho chiuso gli occhi, focalizzando ogni mia sensazione sulla pienezza che avvertivo nel ventre, poi ho iniziato ad oscillare avanti/indietro, con lui che, sollevate le mani, ha afferrato i seni e me li strizzava, impastava, provocandomi altre dolcissime sensazioni. Era sconvolgente! Ho iniziato a godere senza più rendermi conto di quanto: un orgasmo finiva ed un altro iniziava. Si stava davvero concretizzando il nostro desiderio: una chiavata bellissima, senza fine! Dopo aver goduto fino allo stremo, mi sono spalmata sul suo petto. Lui mi ha accarezzato a lungo, poi si è sfilato da me e mi si è messo affianco. L’ho guardato e gli ho sorriso. Questa era la sua notte; voleva essere lui ad avere il controllo della situazione, realizzando tutte le fantasie che aveva ipotizzato in questi ultimi mesi. Sapeva bene che gli avrei consentito di far cose che, con sua moglie, non avrebbe mai potuto; perciò mi son messa in ginocchio, voltandogli le spalle.
Era l’invito più sconvolgente che si aspettava da me: gli stavo offrendo il culo, nella piena consapevolezza che sua moglie non l'avrebbe mai fatto.
«Brava! Adesso ti sfondo il culo! L’ho talmente desiderato, che quasi non mi sembra vero! Questo tuo meraviglioso culetto mi ha sempre fatto impazzire !»
Io l’ho guardato e, con movenze da maliarda consumata, l’ho invitato a goderselo.
«Sì, lo so che lo vuoi, porco! Ho notato quante volte ti sei eccitato ad immaginare di mettermelo nel culo! Sono certa che quella puttana di tua moglie non te lo dà, quindi, dai, sfonda il mio e fammi godere anche di culo!»
Lui, però, da porco consumato, ha indugiato ancora un po'. Si è inginocchiato dietro di me, afferrandomi i seni e baciandomi la nuca con tutta la passione possibile, provocandomi ulteriori gemiti di piacere, poi, ha allungato una mano davanti, in basso, fino ad arrivare alla mia ostrica: ha preso a titillare il mio clitoride. Non poteva non sentire quanto mi bagnavo ancora ad ogni suo tocco e, alla fine, sono stata costretta ad implorarlo.
«Porco, scopami! Dai, mettilo dove vuoi, ma scopami! Ti voglio dentro!»
Bruciavo dal desiderio e lui mi ha infilato la sua grossa verga da dietro, nella fica, procurandomi un fremito di piacere lungo tutto il corpo.
Per un po' mi ha stantuffato la vagina fradicia di umori e poi, dopo averlo inzuppato per bene, me lo ha appoggiato allo sfintere. Io, impaziente, ho dato una spinta all’indietro, facendomelo penetrare completamente nel culo. L’ho sentito entrare e dilatarmi meravigliosamente.
«Sì, così, porco, sfondami! Cazzo, come sei grosso e duro: mi fa impazzire sentirlo tutto dentro nel culo! Dai, ancora più a fondo!»
Mi ha penetrato il culo con due affondi molto decisi. Poi mi ha afferrato per i fianchi e mi pompato come un folle. Sentivo il suo corpo, sbattere contro il mio e mi sentivo devastata per il piacere che provavo. A sua volta anch'egli era sconvolto: godeva da matti a sfondare il mio culo.
«Sei una gran troia rotta in culo! Cazzo è meraviglioso sfondarti il culo! Bellissimo! Te lo spacco tutto!»
Mi ha pompato il culo a lungo. Ha portato di nuovo una mano sul mio bottoncino e mi masturbava, mentre mi chiavava con un impeto selvaggio.
Ho allungato una mano, portando le mie dita sulle sue, per poi spingerle dentro di me, implorandolo di non smettere.
«Sì, cosi, devastami tutta! Sei meraviglioso! Dai, che vengo ancora! Dai, fammi impazzire!»
Lui non si è risparmiato: io godevo come non mai, mentre il suo cazzo, che ora sembrava ancor più grosso, mi dilatava esageratamente; intanto continuava a scoparmi con spinte poderose e profonde. Ero di nuovo all’apice del piacere; il suo ritmo accelerava ad ogni affondo, mentre io gli andavo incontro, spingendo il culo all'indietro, contro di lui. Gridavo, ogni volta che tirava fuori il cazzo quasi del tutto, solo per poi sbattermelo di nuovo dentro, strappandomi un grido di piacere ad ogni infilata. Continuò a scoparmi il culo senza pietà, fino a sentire quel bellissimo membro pronto ad esplodere nel profondo del mio, ormai più che dilatato, culetto. Ho desiderato averlo di nuovo in bocca, per gustarmi il sapore della sua crema.
«Dai, sborrami dove vuoi, ma sappi che ne voglio parte anche in bocca! Ti prego, fammi bere ancora il tuo piacere.»
Lui mi ha dato altre spinte molto vigorose, poi, con un grugnito da vero maiale, mi ha riversato nel culo uno schizzo bollente di sperma.
«Sì, così, dai sborrami in culo! E' bellissimo!»
Un attimo dopo l’ho sentito sfilarsi ed una strana sezione di vuoto mi ha sorpreso, poi mi ha fatto girare e mi ha schizzato il resto del suo carico appiccicoso, su faccia e collo, ricoprendomi tutta di sperma bollente. Famelica, gli ho divorato le ultime gocce del suo dolce liquido, mentre me ne spalmavo il resto su tutto il corpo.
Con uno sguardo da maliarda, l’ho indotto a leccarmi la fica irrorata del suo sperma, poi ho preso a massaggiargli il cazzo, ormai moscio, facendolo scorrere sulle mie tette, rese appiccicose dal suo piacere. Dopo di che l'ho baciato ed egli ha risposto con passione, limonando con me che avevo ancora la bocca ricolma dei suoi umori.
Soddisfatto, mi ha guardato, esprimendo tutto il suo compiacimento.
«Sei una troia meravigliosa! Sei esattamente come avevo immaginato. Ribadisco quello che ti ho detto prima: in ufficio sarai oggetto di bei cazziatoni, ma, qui dentro, sarai tu a dominare, se mi vorrai ancora.»
Gli ho fatto fare una vigorosa doccia, per non lasciare residui o odori che avrebbero potuto compromettere il suo matrimonio, poi l’ho lasciato andare, ben consapevole che era solo la nostra prima volta e che, di sicuro, ce ne sarebbero state molte altre, in futuro.
Nell'accompagnarlo alla porta, gli ho fatto capire che ho apprezzato ogni minuto passato con lui e, dopo sei mesi, lui ha divorziato e, adesso, siamo una coppia fissa, pronti a darci tutto il piacere possibile, senza remore o timori. Lui mi ha detto che, finalmente, aveva trovato la donna della sua vita e che, per nessuna ragione al mondo, se la sarebbe lasciata sfuggire.
32
0
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Ho fatto cornuto e felice mio marito.
Mi chiamo Chiara, ho 32 anni e da cinque sono sposata con Marco, che ha un anno più di me. Sono alta, ho un bel corpo snello e ben curato, il seno, di una terza piena, bocca ampia, labbra carnose e un bel culo a mandolino. Con Marco siamo stati fidanzati da una vita e, a letto, sono stata sempre e solo con lui: fra noi il sesso era davvero bello ed appagante. Marco, però, da circa un anno, nell'intimità, mi diceva che avrebbe voluto farmi scopare da un altro maschio. Io non mi sbilanciavo, ma devo riconoscere che la cosa mi eccitava da morire, anche se, pur nella fantasia, non avevo pensato di andare oltre. Col passare del tempo, Marco, mio marito, si faceva sempre più insistente, cosicché dalle fantasie eravamo passati a veri e propri inviti a farlo cornuto. Io che ero andata a letto solo con lui, ero sempre più eccitata e incuriosita all’idea di provare un cazzo diverso. È chiaro che eravamo ancora indecisi a trasformare quelle fantasie in realtà e ne parlavamo solo nei momenti di sesso; lo avremmo considerato come un gioco: il nostro gioco! Poi, una volta, in preda all'eccitazione e dopo la sua ennesima proposta di farlo cornuto, mi feci stranamente audace acconsentendo a quelle che erano pur sempre le sue intenzioni.
«Dai, va bene: facciamolo! Facciamo questa pazzia, così, alla fine, sarai contento!»
Eravamo in prossimità delle ferie estive e, quindi, decidemmo che, una volta in vacanza, avremmo fatto in modo di conoscere altra gente, con cui avremmo potuto creare la giusta atmosfera, per vivere questa esperienza. L’occasione si presentò proprio la prima sera che eravamo in vacanza; eravamo nella discoteca del villaggio turistico. Tra noi i patti erano chiari: una volta entrati, ci saremmo separati. Io avrei ballato con mi invitava e mi sarei fatta abbordare da chi mi piaceva, poi, prima di passare all'azione, ci saremmo dati l'ok, affinché entrambi fossimo resi coscienti dell'inizio del gioco Il patto era, però, che avrei potuto fare tutto quello che volevo, ma non ci avrei scopato. In fondo mi sembrava un compromesso equo. Era arrivata la fatidica sera, ci preparammo per andare, eravamo nervosi ed eccitati, allo stesso tempo. Optai per una mini bianca trasparente. Un intimo molto minimale: un perizoma quasi invisibile ed un reggiseno nascosto sotto il top, ancora più sottile. Ai pedi dei sandali dal tacco alto a zeppa, che mi evidenziavano ancor più il culo. Una volta entrati in discoteca, ci separammo come da accordi.
All'inizio, mi sentivo spaesata, impaurita, poi feci una bevuta e cominciai a ballare da sola. Ben presto, mi ritrovai in mezzo ad un codazzo di ragazzi, che cercavano, in qualche modo, di attirare al mia attenzione, ma nessuno mi interessava. Un po’ delusa, tornai al bar e, qui, i miei occhi incrociarono quelli di un lui biondo, occhi azzurri, abbastanza muscoloso. Indossava dei pantaloni bianchi ed una camicia che ne modellava il torace, rendendolo stupendo. Si avvicinò, mi sorrise e, poi, dopo essersi presentato, mi prese per mano e mi invitò a ballare. Luca, il suo nome, mi chiese con chi fossi e inventai che ero con una amica, che, però, si era appartata, lasciandomi sola in pista. Iniziammo a ballare in maniera sempre più coinvolgente, permettendomi di farlo eccitare subito. Mentre ballavo, guardavo in lontananza mio marito, che mi spiava, e la cosa mi eccitava da morire. Pian piano, Luca iniziava a farsi più audace e iniziò a strusciarmelo sul ventre; devo dire che, da quel che sentivo, prometteva abbastanza bene! Ero già tutta bagnata. Mi strusciavo al suo cazzo e, nel mentre, fissavo Marco negli occhi, che si era avvicinato, fingendo di ballare. Era una sensazione bellissima. Dopo un po' Luca, mi chiese se mi andava di uscire dalla discoteca; voleva scoparmi e io non desideravo altro, ma mi ricordai degli accordi presi con mio marito.
«Aspettami all'uscita, saluto la mia amica e ti raggiungo.»
Subito cercai mio marito e, appena lo vidi, gli andai incontro, baciandolo con passione, per fargli capire quanto fossi eccitata; gli chiesi se fosse d'accordo a che il gioco proseguisse o se preferiva che mi fossi fermata; nel chiederglielo gli toccai il cazzo, accertando che era durissimo: mi è bastato come risposta.
«Vedo che il tutto ti sta facendo divertire? Non te ne pentirai; aspettami sveglio in camera, porco!»
Lui mi fissò negli occhi ed io lo lasciai di colpo, decisa a vivere questa mia prima avventura. Lui mi ha ricordato l'unica condizione che mi aveva posto, ma io son corsa via, facendo finta di non sentire. Trovai Luca ad aspettarmi e ci recammo in camera sua; ci divertimmo alla grande e poi ho raggiunto mio marito nel nostro bungalow. Appena entrata, ho trovato mio marito che mi aspettava a letto, sveglio ed eccitato.
Impaziente, mi chiede subito come fosse andata.
«Allora com’è andata? Dai, racconta!»
Io, soddisfatta, ma non ancora sazia, l’ho sconvolto.
«Benissimo... senti tu stesso!»
E lo bacia in bocca, con ancora il sapore di qualche minuto prima, quando aveva ingoiato lo sperma di un altro. Lui, davvero molto eccitato, mi ha esortato a raccontare tutto nei minimi dettagli. Io Iniziai a segarlo, nel mentre raccontavo.
«Siamo andati nel suo bungalow e, appena dentro, abbiamo iniziato a baciarci. All'inizio ero alquanto in imbarazzo, un po' freddina, ma lui ha iniziato a mettermi le mani da per tutto, provvedendo anche a sfilarmi la camicetta. A quel punto, l'ho fatto anch'io e, con la mano, sono scesa tra le sue cosce ed ho iniziato a toccargli il cazzo da sopra i jeans. Marco, ero troppo eccitata, non vedevo l'ora di poterglielo vedere: sai bene che non ho mai visto un altro cazzo, tranne che il tuo. Fremevo, così gli ho sbottonato i pantaloni e glieli ho tolti. Era in mutande, col suo cazzo che cercava di uscire. Allora subito l'ho preso in mano, ma non l'ho tirato fuori, volevo gustarmi l'attesa, e così, prima l'ho segato da sopra le mutande, mentre lui mi levava il resto degli indumenti, riducendomi con la sola biancheria indosso. A quel punto, gliel'ho tirato fuori.»
Marco fremeva curioso.
«Dimmi: ce l’aveva più grosso del mio?»
Io ho continuato il racconto.
«Sì, era enorme, Marco! Era fantastico, già scappellato, faticavo a stringerlo in mano, da quanto era grosso. E poi era durissimo!»
Al solo ricordo, me ne sbrodolavo e mi son resa conto che avevo esagerato nel descrivere quel cazzo meraviglioso, intanto, per la descrizione che ne avevo fatto, è successo che Marco ha schizzato. Ripulii il suo sperma con la bocca, ma, da quanto che era eccitato, il suo cazzo rimase dritto. Egli, allora, mi ha esortato a proseguire il racconto.
«Dai, porca, non ti fermare: continua il racconto!»
Così ripresi a masturbarlo, mentre continuavo a raccontare i dettagli che lui voleva sentire.
«Appena l'ho visto, non ho resistito. Mi son chinata e l'ho preso subito in bocca. Ci entrava a malapena, avevo la bocca spalancata, da quanto era grosso e duro. Non ti offendere, amore, ma il tuo non l'avevo mai sentito così duro!»
Marco è visibilmente sconvolto, ma eccitatissimo.
«Ok, ho capito era un bel cazzo; ma poi?»
«Poi l'ho leccato tutto e provato a farlo entrare in bocca; lo sai, con te ci riesco, ma del suo ne rimaneva un bel pezzo fuori. Poi, non ho resistito, lo volevo sentire in fica, ero troppo eccitata, ero ridotta ad un lago.»
Vedo lo stupore sul suo volto.
«Ma non hai ceduto, vero? Hai tenuto fede ai nostri patti?»
Lo guardo e riconosco la sua ansia, nell’attesa della mia risposta.
«Amore, avrei voluto resistere, ma quel cazzo era così bello e grosso da invogliarmi sempre più a sentirlo dentro. Luca il tempo di indossare il preservativo, e mi ha presa, mentre ero in piedi e me l'ha spinto tutto dentro, sbattendomi contro il muro. A quel punto mi ha detto: "Cazzo che fica stretta! Te la sfondo tutta!"
Nonostante fossi un lago, ha dovuto dare tre, quattro colpi, per farlo entrare! Oh, amore, so bene che eravamo d'accordo che avrei dovuto conservare per te la mia vagina, ma non ce l'ho fatta a resistere.»
Leggo una leggera delusione nei suoi occhi, ma mi rassicura e mi invita a continuare il racconto.
«Tranquilla, amore, è il nostro gioco: sapevamo a cosa andavamo incontro. Certo che sei proprio porca! Ma dimmi: ti è piaciuto sentirlo tutto dentro?»
Io ero indecisa se esser sincera, ma decisi di giocare correttamente.
«Ammetto che i primi colpi mi hanno fatto un po' male, ma, poi, amore, ho goduto tantissimo. Lo sentivo nella pancia, mi sentivo riempita come non mai. Amore, è stata la prima volta che provavo qualcosa del genere, non che il tuo non mi faccia godere, anzi, lo sai che mi piace da morire il tuo cazzo, vero? Ma sai anche che per me era una novità, una scoperta, perché, in realtà, di te sono soddisfatta.»
Vedo che fa una piccola smorfia, ma cerca ancora di tranquillizzarmi.
«Tranquilla, amore; sono consapevole che con me ti diverti. Dai, continua, che è successo, dopo?»
Io, tranquillizzata, proseguii nel racconto con assoluta sincerità.
«Mi ha sbattuto sul letto, mi ha aperto le gambe ed ha iniziato a chiavarmi in maniera decisa. Mi dava dei colpi forti, a ritmo incessante; ero in estasi e sono venuta subito, ma, amore, posso esser sincera?»
Marco mi guarda ed annuisce.
«Certo, amore, che lo devi essere: è il nostro gioco!»
Rasserenata, continuo.
«Ho avuto un orgasmo, mai provato prima! Cioè, non volevo venire subito, ma non ce l’ho fatta: un orgasmo profondo mi ha scosso per oltre un minuto. Avevo ancora voglia, lui non si fermava e continuava a spingere forte; io ero come inebetita dal piacere, non capivo più nulla. Lui, oltre ad esser munito di un cazzo meraviglioso, aveva anche una gran resistenza. Amore, ti ho sempre pensato, per tutto il tempo che è durato il nostro gioco, ma lì mi son scordata anche di te; godevo troppo, ero come soggiogata! Appena svaporato l’effetto del primo orgasmo, son venuta di nuovo! Questa volta in maniera meno forte, ma sempre molto intensa.»
Leggo lo stupore sul volto di Marco.
«Come di nuovo? Due orgasmi di seguito? Io, in tutti questi anni, non ci sono riuscito mai, porca! Sei davvero una gran porcona!»
Cerco di minimizzare, per non ferirlo oltre.
«Amore, sarà stata la situazione o le sue dimensioni, non lo so, ma sta di fatto che non ne avevo mai abbastanza! Poi gli ho chiesto di avvertirmi quando sarebbe stato pronto a venire, perché non volevo sprecare il suo sperma nel preservativo, e così me lo ha messo in bocca e, amore, mi ha schizzato in bocca!»
«Bevi, troia! Bevilo tutto!»
Mentre glielo racconto, lo vedo sempre più eccitato e curioso.
«Era tanto? Che sapore aveva?»
Decido di non inferire.
«…mmh, buono, ma preferisco il tuo e, comunque, lo hai appena sentito anche te.»
E nel dire queste parole, lo guardai negli occhi, con aria da porca, e continuo a ringraziarlo.
«Grazie, amore, per avermi regalato un'esperienza così particolare! Sei il mio amore dolcissimo!»
Mio marito non ha resistito al desiderio di scoparmi.
«Ok, va tutto bene, ma ora scopa con me.»
Ovviamente ero ancora eccitata, soprattutto a seguito del racconto appena fatto, e gli montai sopra, mi misi il suo cazzo dentro, che non faticò a penetrarmi, da quanto ero ancora dilatata. Mio marito se ne accorse.
«Accidenti: ma ti ha slargato a dovere? Vedo che stasera Il mio cazzo sguazza alla grande dentro di te?!»
Eccitata gli ho replicato.
«Te l'ho detto, amore, che era enorme!»
Lui, più scatenato di me, mi ha rivolto una domanda.
«Dimmi, porca: ti farebbe piacere aver qui Luca adesso, a scoparti con me?»
Ancora in preda al piacere, non ho saputo mentire.
«Amore, sì, mi piacerebbe avere due cazzi contemporaneamente!»
Lui, sempre più curioso.
«Dimmi, porca, dove lo vorresti, adesso, il suo cazzo?»
Ormai, partita del tutto, ho risposto ancora con molta sincerità.
«Amore, il tuo in bocca, ma, sotto, quello di Luca, perché, almeno per stasera, la mia passera è abituata al suo uccello: mi ha dilatata davvero tanto e fatta impazzire!»
Nel sentire le mie parole, mi ha sborrato all’istante, ma a me non interessava più di tanto, perché, almeno per quella sera, ero sazia.
Il giorno dopo, in spiaggia, abbiamo incontrato Luca. Dopo un attimo di imbarazzo, ci siamo messi a parlare e lui ha capito che eravamo una coppia libera. La sera lo abbiamo avuto a cena e, poi, entrambi mi hanno scopato alla grande. In verità Marco ha più guardato che scopato, perché appena mi metteva il cazzo in bocca, schizzava a raffica.
Io mi son fatta sfondare anche il culo da Luca, che mi ha fatto godere per i restanti cinque giorni, sempre di più. Dopo quella volta, però, non abbiamo più ricercato altre esperienze così, ma spesso, quando Marco mi scopa, Luca entra nelle nostre fantasie e, devo dire, che godiamo tantissimo. A me piacerebbe rifarla una simile esperienza, ma ho capito che a mio marito la cosa lo mette a disagio e, quindi, non gli chiedo nulla, anche se dentro di me, a volte, quando lui mi scopa, chiudo gli occhi e do spazio alla mia mente, immaginando di esser sotto un maschio poderoso, che mi sfonda e mi fa godere davvero tanto. Devo solo farlo capire a lui e fargli tornar la voglia di avere delle belle corna in testa. Chissà, forse la prossima estate...?
61
1
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Il mio adorabile cuckold.
Mi chiamo Angela, ho 36 anni, sono di media statura, capelli castani lunghi, occhi scuri, un seno abbastanza florido di una buona quarta misura. Il ventre è abbastanza piatto, nonostante abbia avuto una gravidanza ed ho un bel culetto a mandolino, che piace tanto a mio marito, che, regolarmente, me lo visita con la sua splendida verga. Da undici anni sono sposata con Carlo, un bel maschio più alto di me, dal fisico asciutto ma non palestrato, dagli occhi scuri, braccia forti e mani grandi: è anche ben dotato Stiamo insieme da 15 anni e, quando ci siamo conosciuti, io avevo già fatto qualche esperienza con dei fidanzati, ma ero ancora vergine, anche se, in bocchini, mi consideravo un'artista. Lui era fidanzato con una ragazza molto più grande, che aveva fama di esser una che apriva le cosce facilmente e, facendo leva su questo fatto, son riuscita a farlo litigare con lei per poi mettersi con me. Fra di noi il sesso è stato subito molto bello e intenso. Lui è molto bravo a letto, ama molto i preliminari e mi porta al piacere, prima ancora di possedermi. Dopo la mia verginità di fica, con calma si è preso anche quella anale. Un certo cambiamento, nel nostro modo di divertirci a letto, è avvenuto durante la gravidanza, circa sei anni fa, quando abbiamo deciso di avere un figlio. Fortunatamente le cose sono andate tutte nel verso giusto e, insieme, abbiamo procreato una splendida bambina che oggi ha quasi sei anni. Come ho detto, in quel periodo, quando la mia pancia cresceva e ogni volta che mi specchiavo, mi sembravo una balena, lui per ridarmi autostima, inventava sempre dei giochi nuovi, molto piacevoli. Si inventava di esser uno sconosciuto che, vedendomi nuda, mi accarezzava e mi toccava, dicendomi che mi desiderava, perché ero già pregna e, se mi avesse scopato in quello stato non se ne sarebbe accorto nessuno. Erano solo giochi, però, io ricordo che mi eccitavo talmente tanto che, alla fine, scopavamo come due bestie in calore. Dopo la nascita di nostra figlia, per i primi anni, le cose sono tornate un po’ come prima, ritornando al nostro sesso sempre ottimo ed appagante. Poi, forse, la stanchezza, forse, la routine, o semplicemente la consapevolezza che allungando una mano, ottieni quello che desideri, le cose sono un po’ cambiate. Il piacere di scopare con lui è rimasto sempre molto forte, ma non vi era più quella eccitazione che esisteva in passato. Sì, lui continuava ad eccitarmi, leccandomi in ogni dove; poi lo sentivo entrare dentro di me, e mi portava all’apice del piacere, finché non mi riversava dentro tutto il suo piacere, smettendo con l'incantesimo. Avevo compreso che il tempo era nostro nemico: tutto era diventato meccanico, ovvio e, alla fine, non riuscivo più a goderne. Anche lui doveva esser giunto alle mie stesse conclusioni, così, una sera, a letto, ne abbiamo parlato in maniera serena e pacata.
«Amore, non si può più andar avanti così. Il sesso fra noi è diventata solo ginnastica, mi rendo conto che forse sto invecchiando e che magari a te possano piacere di più ragazzine giovani.»
Lui mi ha guardato con stupore, poi ha scosso il capo e mi ha assicurato che non era interessato dalle ragazzine; al contrario, era sempre più innamorato di me ed era per questo che si sentiva responsabile del fatto che tra noi il sesso fosse diventato troppo scontato. Parlando, mi è venuto in mente il gioco che si faceva durante la gestazione e cosi gli ho chiesto se era interessato a riprenderlo e, magari, far in modo che si potesse renderlo ancor più eccitante.
«Ricordi quanto ti divertivi ad inventare situazioni molto eccitanti, dove io ero sempre trattata da puttana. All’inizio mi infastidiva non poco, ma poi, con il passar del tempo, ho iniziato a prenderci gusto e ad elaborare delle mie fantasie. Una di queste, la più ricorrente, era quella di giocare con altri uomini. Non sono in grado di spiegarlo, ma il pensiero di esser al centro delle attenzioni di altri uomini, mi fa bagnare tantissimo.»
Appena finito di parlare, Carlo mi guarda e sorride.
«Ma lo sai che le inventavo per te, ma, poi, mi immedesimavo al punto da eccitarmi tanto anch’io! Una volta, mentre ero al lavoro, ti ho chiamato e non mi hai risposto, così ho immaginato che potessi esser impegnata a chiavare con un altro! Mi son dovuto nascondere in bagno e farmi una sega, da quanto ero eccitato! Nemmeno io me lo so spiegare, ma questo pensiero, fantasia, mi sconvolge al massimo!»
Abbiamo continuato ad esternare i nostri desideri, le nostre fantasie, poi mi ha scopato con rinnovato ardore che, davvero, non provavo da tempo. Da quella sera, abbiamo preso ad inventare situazioni, imprevisti e giochi mentali, così forti, che, se colti dall’eccitazione, in qualunque posto ci trovavamo, eravamo costretti a scopare per placarla. Addirittura, un pomeriggio, vito che ci stavamo stuzzicando da inizio mattina, ci siamo sentiti colti dal raptus, mentre eravamo a camminare sul percorso verde e lui non ha perso tempo: mi ha scopato in piedi, mettendomi appoggiata ad un albero. Ero così sconvolta, che ho urlato forte al punto da richiamare l’attenzione di una persona che, un po’ titubante, si è avvicinata e quando si è reso conto che stavamo scopando appoggiati alla pianta, si è messo ad osservarci. Presi dalla libidine, nessuno di noi si è limitato, o ha fatto più di tanto per nasconderci, o smettere in quello che stavamo facendo, e il tizio, un uomo di circa 50anni, si è messo lì a guardarci, mentre se lo menava piano, nascosto dietro un arbusto. Non son riuscita a vedergli il cazzo, ma la cosa mi ha sconvolto moltissimo e lo stessa è successo a mio marito. Quando è venuto, me lo ha urlato in faccia: «Angela! Angela! Sborro! Amore, vengo!»
Mi ha farcito con una sborrata colossale. Ci siam puliti alla meglio e poi siamo scappati, nella direzione opposta a quella dove si trovava il tizio che ci guardava. Per circa un mese, abbiamo ripensato a quella situazione, fantasticando su eventuali sviluppi. Una delle cose che mi faceva impazzire era che spesso Carlo, offrendomi il cazzo da succhiare, ipotizzava:
«Te lo immagini se quello ti si fosse avvicinato e te lo avesse messo in bocca? Per vero avrebbe anche potuto scoparti, dopo di me. Accidenti, amore, è sconvolgente solo a pensarla, una cosa del genere.»
Ammetto che anche a me questa fantasia sortiva lo stesso effetto; ma, poi, una volta gli ho rivolto una domanda:
«E se succedesse davvero? Voglio dire, se dovesse realmente capitarmi di fare una scopata con qualcuno, tu come la prenderesti?»
Lui ci ha pensato un poco, poi mi ha guardato negli occhi e la sua voce era turbata dall’emozione.
«Non lo so! Lo vorrei e, son certo che mi eccita da morire, ma non saprei cosa dirti. Dovrei trovarmi davanti al fatto compiuto, cosi non avrei il tempo di riflettere e, allora, sono certo che ne ricaverei tantissimo piacere!»
Ci rifletto un po' anch'io e giungo alla conclusione che, tanto, quella cosa non avverrà mai, quindi inutile farsi seghe mentali. Passa un po’ di tempo e un giorno mi è capitata una cosa che ha dato una svolta imprevista alla nostra esistenza. Un sabato mattina, che ero andata a far un po’ di spesa, dopo aver accompagnato la piccola all’asilo, entrai trafelata in casa e vi trovai ancora Carlo, che era pronto per uscire, ma si era trattenuto a parlare in video conferenza con dei colleghi di lavoro. Mi avvicino e, dopo essermi assicurata di aver chiuso il collegamento, l'ho guardato stravolta.
«Ti devo parlare: si è verificata una cosa incredibile!»
Lui mi guarda preoccupato.
«Che ti è successo? Dai, parla, non tenermi sulle spine!»
Io sollevo la gamba destra e la appoggio alla sedia su cui è seduto.
«Metti una mano nelle mie mutandine. Guarda bene, cosa noti? Cosa senti?»
Lui alza la gonna, abbassa le mutandine ed osserva: sono bagnate e me ne chiede spiegazione.
«Ma che diavolo è successo? Ti sei fatta la pipì addosso?»
Io lo incalzo.
«Sei sicuro che sia pipì? Guarda meglio!»
Lui non sembra convinto e perciò passa una mano sulla stoffa della mutandina e si rende conto che la sostanza è viscida e appiccicosa.
«Non sembra pipì, vero? Prova ad annusarla o assaggiarla e dimmi cosa ti ricorda?»
Lui ancor poco convinto, mi fruga con il dito fra le pieghe della mia ostrica fradicia e poi l’annusa, l'assaggia.
«Ma? Sento il tuo odore che è quello predominante, ma dal sapore direi che è sborra! Ma chi ti è venuto dentro?»
Lo guardo rapita e gli racconto tutto ciò che è successo.
«Dopo aver accompagnato la bambina all’asilo, sono andata in quel nuovo supermercato che hanno costruito nella zona nuova. Sono entrata ed ho iniziato a girare fra i vari scaffali, quando, d'un tratto, mi son accorta che c’era un uomo che mi seguiva. All’inizio, pensavo trattarsi di un fatto casuale, invece mi son resa conto che mi stava seguendo, osservandomi con attenzione. Faccio la mia spesa, prendo le poche cose che mi servivano e poi, sempre seguita da lui, vado alla cassa. Quando ho recuperato le mie cose e mi son avviata verso l’uscita, lui mi si è avvicinato e mi ha fatto una domanda: “Scusi signora, ma lei è Angela?”
Lo guardo e cerco di capire perché conoscerebbe il mio nome, ma non mi riesce di focalizzare nessuna occasione che possa farmi capire perché questo signore, che non conosco, mi chiami per nome. In ogni caso, annuisco e lui, sempre camminando al mio fianco, prima si scusa asserendo che non era sua intenzione mettermi in imbarazzo, ma non gli sembrava vero di avermi rincontrato. Io lo guardo e cerco di capire dove potessi averlo incontrato, ma ancora non riesco a far mente locale, su nessun evento che potesse riportarmi alla mente la sua faccia. Lui, intanto, sorride e mi copre di complimenti. Inizia a dirmi quanto son bella, affascinante, e che, dal giorno che mi ha vista, non faceva altro che desiderare di incontrami. Io cerco di tagliar corto, perché proprio non riesco a ricordarmi la sua faccia.
“Grazie, ma devo andare, ho fretta.”
Lui però insiste nel volermi offrire un caffe lì, nel bar adiacente al centro commerciale. Accetto, perché mi sembrava scortese rifiutare, ma, a questo punto, ero stuzzicata nella mia curiosità a cercar di capire dove, come e quando, l'avessi visto. Entriamo, ci sediamo ad un tavolino e ordiniamo. Dopo aver ordinato i caffè, vedo che mi osserva e, alla fine, incuriosita, gli chiedo dove ci saremmo visti. Lui fa un mezzo sorriso ironico, poi, mentre sta per rispondere, arriva la cameriera con le bevande.
Prendo la tazzina in mano e, mentre sorseggio, lo guardo: mi rendo conto che ha un aspetto simpatico, galante e che, fisicamente, è anche un bell’uomo. Prima di finir di sorseggiare il caffè, mi fermo un attimo e lui si presenta.
“Mi chiamo Franco; ci siamo visti una mattina vicino ad una pianta. Per esser più precisi, tu e tuo marito eravate vicini alla pianta, mentre io ero un po’ più distante, seminascosto da un arbusto.”
Lo guardo sbalordita! Lui sorride e continua a parlarmi con calma.
“È stata una scena stupenda e di un erotismo unico. Vedere come godevi, sotto i colpi di tuo marito, mi ha eccitato in maniera incredibile, inducendomi a mettere in atto una delle seghe più belle della mia vita. Mi hai eccitato così tanto, che ora mi piacerebbe potermi appartare con te da qualche parte e far sesso. Non mi riesce di non pensare di chiavare una bella donna come te!”
Io l’ho guardato stupita ed ho avvertito dentro di me una strana voglia, che mi ha indotto ad annuire. Ero desiderosa di vedere il suo cazzo; da quella volta con te, non facevo altro che pensare a quell'uomo che ci guardava e quanto avesse potuto godere nel guardarci. Ci siamo alzati ed abbiamo raggiunto la sua auto, una grossa BMW X 4 e, ti assicuro che, a salirci si mi ha veramente eccitato. Ci siamo allontanati velocemente dal parcheggio e, superato lo svincolo della tangenziale, si è arrampicato su per una collina, fino a giungere e fermarsi in un piazzale, davanti ad un campo di ulivi. Fermata l’auto, mi ha fatto passare sul divano posteriore e, ti assicuro amore, sembrava di trovarmi su quello di casa nostra. Appena seduta e chiusa la portiera, lui mi ha messo una mano dietro la nuca e, senza alcun cenno, mi dà un bacio sulla bocca. La sua lingua si insinua nella mia bocca con prepotenza ed autorità. Gioca con la mia, facendomi eccitare moltissimo. Le sue mani prendono a scorrere sul mio corpo, mentre io sono ormai preda di una fortissima eccitazione. Inizia a palparmi il seno da sopra la camicetta, poi scende giù ed infila una mano fra le mie cosce. Mi sbottona la camicetta, allunga le mani dietro la mia schiena, mi sgancia il reggiseno e prende a giocare con i capezzoli, che trova già turgidi. Mi spinge all’indietro e incomincia a succhiarmeli, facendomi gemere di piacere. Mentre sta facendo questo, si slaccia la cintura dei pantaloni, che abbassa insieme agli slip, mentre riprende ad accarezzarmi sotto la gonna. Afferra le mutandine e le fa scorrere fin giù alle caviglie, sfilandone una per potermi tenere a cosce aperte. Mi piace moltissimo la sua bocca sul mio seno e sento l’eccitazione aumentare all'inverosimile. Ho voglia di lui, ho voglia di scopare con questo maschio così autoritario, che sta godendo del mio corpo a suo piacimento. Si stacca dal mio seno, poi si tira su e mi guarda negli occhi: con tono autoritario, mi impartisce un ordine ben preciso.
«Adesso succhiami il cazzo, troia! Voglio un bel bocchino da te.»
Sono eccitata, ma, nello stesso tempo, un po’ intimidita da questa situazione, indecisa esito per un attimo a guardare quel bel membro che avevo tanto desiderato di vedere fin dalla prima volta e che ora è lì, duro e pronto, a farsi succhiato dalla mia bocca. Lui nota la mia esitazione e, con tono ancor più perentorio, mi impone di succhiargli il cazzo, continuando a tenere la mano dietro la mia nuca; mi stringe i capelli e mi spinge la testa sopra il suo pene. Apro la bocca e subito lui me lo infila dentro, fino a farlo penetrare giù per la gola. È un bel cazzo, grande e grosso, ed ha una cappella a forma di fungo, più grossa rispetto all’asta. Dopo un po' che me lo ha tenuto premuto nella gola, fin quasi a soffocarmi, toglie la mano ed io prendo a leccarlo tutto, facendo su e giù con la testa. Lo accarezzo con una mano, mentre con la lingua continuo a leccarlo e, quando lo riprendo in bocca, lo sento ingrossare ancor di più. Gli succhio la grossa cappella, poi scendo giù, lungo l’asta, e gli lecco le palle; lui geme dal piacere e si complimenta con me per il lavoretto di bocca che gli sto facendo.
“Ero certo che fossi una gran troia! Mi stai succhiando il cazzo in maniera fantastica!”
Ho continuato succhiarlo ancora per un po’, poi mi tolto camicetta e gonna. Non ho fatto niente per fermarlo, anzi l'ho assecondato fino a trovarmi completamente nuda davanti a lui. Mi allarga le cosce, si allunga su di me ed appoggia la grossa cappella fra le pieghe della mia ostrica, più che fradicia e, lentamente, prende a spingermelo dentro: lo sento scivolare dentro centimetro per centimetro, sempre più in profondità. Mi tiene le gambe sollevate e, dopo l'inizio delicato ed amorevole, ha preso a chiavarmi come un forsennato. Ho avuto un rapido orgasmo, allora lui ha aumentato la foga. Mi ha baciato ed io rispondevo al bacio, perché ero in piena libidine, il tutto mi aveva travolto all'eccesso. Ha continuato a pomparmi per circa una ventina di minuti, sempre con molto vigore, provocandomi orgasmi continui, poi, mi ha guardato negli occhi, e la sua bocca si è incollata alla mia: le nostre lingue si rincorrevano furiose, ho sentito un forte calore che saliva dal ventre, fino al cervello: mi è venuto dentro, senza quasi che me ne accorgessi. Siamo rimasti immobili per un lungo istante, abbracciati, mentre sentivo che il suo cazzo scivolava fuori da me. Mi ha offerto dei fazzolettini per pulirmi ed io, solo in quel momento, ho realizzato che avevo fatto una cosa talmente incredibile, da sembrare incredibile. Mi son rivestita e lo stesso ha fatto lui. Al che, gli chiedo di riportarmi alla mia auto. Lungo il percorso, siamo rimasti in silenzio e, quando sono scesa, lui, nel salutarmi, mi ha detto che se avessi voluto rivederlo, lo avrei trovato al supermercato, in quanto ne è proprietario. Sono letteralmente fuggita via, perché, in quel momento, ho realizzato che ti avevo tradito. Mentre tornavo a casa, ho cominciato ad avvertire una sensazione di bagnato tra le cosce, del resto mi aveva sborrato dentro una gran quantità di sperma. Solo allora, mi son resa conto di tutto questo. Ora vorrei sapere che idea ti sei fatto di me: sei arrabbiato?»
Carlo resta in silenzio. Mi osserva, poi scosta di nuovo le mutandine e passa ancora la mano sulla mia fica ancora intrisa del seme di quel maschio. Ad un tratto, scatta in piedi, mi prende per mano e, quasi di corsa, mi porta in camera da letto, mi spoglia completamente e mi prende con forza. Lo sento entrare in corpo come un ariete impazzito. Mi stringe per i fianchi, mentre mi tiene inginocchiata sul letto e mi scopa con colpi fortissimi, devastanti. È una monta furiosa quella cui mi sottopone ed io comincio a godere e incitarlo a scoparmi, ancora più forte.
«Sì! Sì, amore mio, sfonda questa puttana! Non è altro che quella troia di tua moglie, che ti ha appena cornificato! Scopa più forte! Fammelo sentire tutto, fino in gola!»
Lui sembra un animale impazzito e mi sottopone a questa monta quasi animalesca, finché sento anche il caldo del suo sperma che mi riempie il ventre. Mi inonda con un grido quasi disumano.
«Puttana, eccomi, ti sto sborrando dentro! Troia, ti riempio! Sei una puttana! Sei una troia che ha appena fatto una marchetta, ma sei il mio più grande amore!»
Sono ancora così eccitata per tutto quello che è successo, che le sue parole non fanno altro che procurarmi ancora un orgasmo. Sfiniti, ci distendiamo uno accanto all’altro. Lui mi stringe, abbracciandomi da dietro, ed appoggia il suo mento sopra la mia spalla. La sua voce calma è rotta dall’emozione.
«È stato qualcosa di sconvolgente, ciò che mi hai raccontato: in fondo era quello che avevamo ipotizzato in più occasioni e che, oggi, finalmente, si è realizzato. Allo stato, avverto, dentro di me, emozioni contrastanti, ma tutto è stato così eccitante che voglio chiederti solo una cosa: lo rifarai ancora, vero? Voglio dire: tornerai ancora da lui a farti chiavare come una puttana, per poi tornare a casa bella piena del suo seme? Dimmi che lo farai!»
Mi son girata e l'ho baciato in bocca. Mi son stretta a lui e gli ho ribadito quanto lo amavo, mentre ammettevo che la prospettiva da lui suggerita mi intrigava da morire.
Da quel giorno, son diventata una troia pazzesca: non mi riconosco più; adoro farmi scopare e riempire da altri maschi. È così che lui è diventato il mio adorabile cuckold.
40
2
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Vacanza indimenticabile in egitto.
Qualche estate fa siamo andati con mia moglie in vacanza in Egitto, in uno di quei villaggi multinazionali con la formula all inclusive.
La vacanza è durata una settimana, e siamo andati noi due da soli, liberi da tutti e da tutto.
Durante tutta la vacanza abbiamo “giocato” in più occasioni, dando sfogo alla nostra voglia di esibizionismo ogni volta che ne abbiamo avuto voglia e occasione.
Un pomeriggio abbiamo deciso di fare una sauna, entrando abbiamo trovato già due giovani coppie straniere, che abbiamo capito non conoscersi tra loro, le rispettive donne erano coperte da asciugamano, e quando cambiavano posizione sono riuscito a sbirciare che erano nude, quindi anche mia moglie si è tolto il costume e si è coperta con l’asciugamano, ma dopo tutte le donne si erano messe con il seno scoperto, anche mia moglie, coprendosi appena la parte intima di sotto.
Un’altra situazione che si è creata è stata quando una sera siamo usciti per andare in città, visitando il tipico centro dove vi sono innumerevoli artigiani di ogni tipo, uno in particolare ci ha colpito, cioè quello che faceva i tatuaggi henne, di cui mia moglie è stata sempre incuriosita ed attratta, quindi siamo entrati trovando un signore che sapeva parlare solo in arabo, superati i limiti linguistici mia moglie si è adagiata su una specie di lettino, e il tipo ci ha mostrato una specie di catalogo per scegliere il disegno da fare, ma quando mia moglie si è alzata la lunga e larga gonna che indossava mostrando il punto esatto dove voleva essere tatuata, il signore posa il catalogo e si mostra ancora più interessato con un bel sorriso stampato in faccia, praticamente mia moglie voleva essere tatuata tra l’inguine e la parte bassa del pube, cosi il tipo si posiziona davanti a mia moglie e inizia la sua opera partendo dall’inguine destro, dicendogli in arabo di tenere un po' spostato il perizoma che gli impediva di lavorare liberamente, così dopo sposta di qua e sposta di la, gli dico a mia moglie: ma perché non lo togli che gli da fastidio a tatuare? Tanto siamo da soli e poi sposta di qua e sposta di la ha già visto quello che doveva vedere, che poi chissà quanto può coprire un perizoma! Cosicché lei alza il sedere e si sfila le mutande, restando con la gonna alzata alla vita e completamente nuda dall’ombellico in giù.
Ora il signore lavorava liberamente, senza che si fosse più di tanto scandalizzato della mossa improvvisa di mia moglie, anzi la posizionava al meglio per agevolare la sua opera, che partiva dall’inguine e si spostava attorno all’attacco delle labbra vaginali, posizionandola come se fosse un ginecologo.
All’improvviso, in quella piccola bottega priva di anticamera e con la sola porta chiusa senza mandata, entrano due signori del posto, che parlando in arabo stavano chiamando il tatuatore, trovando mia moglie con le gambe spalancate e il tatuatore all’opera. Mia moglie fa un solbazzo e di istinto chiude le gambe, anche io rimango sorpreso, ma il tatuatore ci tranquillizza, continuando a parlarci sempre e solo in arabo, facendoci capire che era tutto ok, che non ci dovevamo preoccupare, rassicura soprattutto mia moglie, invitandola a riposizionarsi come prima, ora gli appoggiava le mani sulle gambe invitandola, con le mani a stendersi e aprire le gambe, e poco dopo si fece convincere, con i due che nel frattempo si erano seduti poco distanti.
Riepilogando, vi era mia moglie sdraiata con la gonna alzata fino all’ombellico, senza intimo, con le gambe divaricate, con un signore che disegnava attorno la figa e altri due soggetti seduti che guardavano, dato che nel locale non vi erano telecamere e nessuno aveva un cellulare in mano, con mia moglie abbiamo lasciato che tutto ciò continuasse.
Solo dopo che il tatuatore finalmente aveva finito il suo lavoro, che tra l’altro devo dire che era venuto veramente bello, abbiamo capito perché quei due erano entrati (sicuramente la porta chiusa era il segnale che dentro vi era un cliente) e che cosa stavano aspettando, praticamente dopo il tatuaggio, si erano alzati e avvicinandosi a mia moglie, le stavano offrendo un massaggio mostrando una bottiglietta di olio di argan, facendo con la mano il segno di 5 (sicuramente volevano dice che costava 5 euro), mia moglie con un chiaro accenno di testa accetta, e mentre si sfilava la gonna mi chiede se era il caso di mettere lo slip ma … uno dei due tipi gli stava già versando l’olio addosso, cosi lei resta sdraiata senza perizoma, anzi si toglie anche la maglietta, mostrando le tette, ora giaceva sdraiata completamente nuda, davanti a tre uomini, con due dei quali le stavano facendo un massaggio a quattro mani.
Uno dei due massaggiatori stava massaggiando la parte superiore del corpo, prestando maggiormente attenzione alle tette di mia moglie, praticamente insisteva soprattutto sul seno, tanto che la mia lei aveva i capezzoli turgidi, evidentemente si stava eccitando.
Mentre l’altro massaggiatore stava massaggiando la parte inferiore del corpo, facendo scorrere le sue mani lungo le cosce di mia moglie, spingendosi insistentemente fino all’interno coscia, sfiorando sempre di più la figa di mia moglie.
Inutile dire che stavo mostruosamente godendo, la vista di quello che stava accadendo sotto i miei occhi mi provocava molto piacere, ma guardando la figa di mia moglie, mi accorsi che anche lei si stava divertendo, tanto che le stava sgocciolando sul lettino, segno che era eccitatissima e, conoscendola, feci la mossa che sapevo l’avrebbe fatta scattare …
Mi alzai, mi avvicinai a lei e, con due dita le toccai, strofinandogli il clitoride, improvvisamente lei emise un forte gemito, che sorprese gli uomini che la toccavano, chiuse gli occhi e allungò la mano verso il pisello di quello che le stava più vicino, che immediatamente si alzò la lunga veste e tirò fuori un cazzo turgido, e mia moglie con una mossa repentina si girò e lo prese in bocca, iniziando uno spettacolare pompino.
L’altro massaggiatore prima mi guardo, come per chiedermi qualcosa, e subito dopo senza proferire parola, come se il mio silenzio lo avesse incoraggiato, tirò fuori il suo cazzo e salendo sul lettino si posizionò alle spalle di mia moglie, e lo appoggio sulla figa e con movimento cadenzato e continuo, faceva aventi e indietro con il bacino, ed io a distanza ravvicinata vedevo distintamente quel cazzo uscire dalle labbra della figa di mia moglie e riaffondare, per poi uscire e nuovamente rientrare, praticamente la stava scopando a dovere mentre lei stava spompinando l’altro.
116
3
1 year ago
MAIALINABSX,
46/46
Last visit: 2 weeks ago
-
Mia nipote fa la escort.
Mi chiamo Mario, ho 51 anni, sono alto 1.85, capelli brizzolati, occhi scuri, fisico un po’ in sovrappeso, ma non grasso. Diciamo che ho un po’ di pancetta, dovuta al lavoro sedentario che svolgo: sono direttore della produzione di una grossa industria dolciaria. Da 16 anni sono vedovo, da quando, cioè, un grosso tir, condotto da uno straniero, distrusse la vettura su cui viaggiava mia moglie, uccidendola sul colpo. Da allora non ho più voluto legami. Di donne ne ho scopate e ne scopo ancora molte, perché sono considerato un bel maschio, anche in considerazione della notevole dotazione che so usare proprio bene. Vivo in un appartamento di una palazzina, nella zona nuova della città. Ho una sorella più piccola di due anni, sposata, che abita in campagna. Lei ha due figlie; la più grande si chiama Enrica, ha 27 anni ed è già sposata e vive all’estero, mentre l’altra, Giusy, la più giovane ha da poco compiuto 25 anni e studia in un’altra città. È una bella ragazza, alta, mora come la madre, occhi scuri, un bel seno di una 3a piena, un bel ventre piatto, un culo alto e tondo, molto bello. Per puro caso, a motivo di lavoro, mi trovo nella città dove studia questa mia nipote. Sono alloggiato in un grosso hotel molto rinomato e, a sera, mentre sto cenando, sento due signori che stanno parlando, nel tavolo vicino al mio, di un locale dove è facile rimorchiare giovani studentesse che, con quattro spiccioli, si fanno scopare. Tutto il giro è gestito dal barista di nome Max: annoto il nome del bar e quando lo cerco su Google Maps, vedo che è a poca distanza dal mio albergo. Ho voglia di scopare e allora, dopo cena, mi reco al bar e cerco Max. Mi si presenta un tizio dai capelli bianchi e, quando gli chiedo se ha modo di farmi divertire un po', lui, dopo un attimo di incertezza, mi chiede quanto sono disposto a pagare. Io ribadisco che, se il gioco vale la candela, i soldi non sono un problema. Mi chiede cosa voglio ed io ribadisco che ne cerco una giovane, al massimo sui 20/22 anni, possibilmente carina e con delle belle tette, molto spudorata e disinibita. Lui mi chiede una certa somma ed io acconsento. Mi chiede in quale albergo alloggio e che camera. Gli fornisco le indicazioni e lui fa una telefonata, dopo di che mi dice di andare in camera mia ed aspettare. Pagherò alla ragazza l’importo pattuito. Ritorno in albergo, e mi siedo sul letto a guardare la tv e, dopo circa una ventina di minuti, sento bussare. Mi alzo, vado ad aprire e resto quasi di sasso: ho davanti la escort che ho prenotato, ma purtroppo si tratta di mia nipote! Lei mi fissa, mentre io, dopo un attimo di esitazione, la prendo per un braccio e la trascino dentro.
«Giusy?! Che cazzo ci fai tu qui?»
Lei è ammutolita. La guardo e quasi non la riconosco. Indossa una parrucca bionda, una mini molto corta plissettata, da scolaretta, una camicetta bianca con un fiocco al collo, autoreggenti e tacchi alti. Sta con gli occhi bassi in silenzio. Poi solleva lo sguardo e mi parla quasi sussurrando.
«Ma zio, tu che ci fai qui? E perché hai chiesto una di noi?»
Io la guardo e le rispondo a tono.
«Non funziona così! Io sono vedovo ed ho il diritto di scopare chi voglio, meglio se pagata, cosi non sorgono complicazioni, ma tu, piuttosto, che ci fai qui? Da quando ti vendi? Se lo scopre tua madre ti ammazza!»
Lei mi guarda con occhi supplichevoli.
«No, ti prego, sta zitto! Non dirle nulla! Farò tutto quello che vorrai! Tutto, senza alcun limite, ma, ti prego, taci con i miei!»
La guardo e mi rendo conto che ho davvero tanta voglia di scopare, da esser tentato a chiavare anche con mia nipote. Le faccio altre domande.
«Spigami come hai cominciato. Voglio sapere tutto dal principio.»
Lei si calma e mi racconta che ha cominciato da poco, da quando si è trovata a corto di soldi e una sua coinquilina gli ha suggerito Max; allora, di tanto in tanto, si presta, ma solo quando lui non ha altre a disposizione. Mentre parla io la guardo e la immagino che fa la puttanella; intanto il mio cazzo si gonfia nei pantaloni. Lei se ne accorge, si avvicina e mi elargisce qualche moina.
«Ma... zio, vedo che le mie parole ti hanno fatto effetto? Senti, perché non metti da parte il fatto che sono tua nipote e, senza farti tanti scrupoli, mi dai una bella ripassata, dal momento che ne ho davvero voglia. Sai, a volte, lo faccio solo perché mi fa piacere scopare con degli sconosciuti; ci godo tanto che, alla fine, essi se ne compiacciono. Dai, lasciami provare anche con te. Son sicura che non te ne pentirai.»
La guardo con un'insolita eccitazione. La stringo fra le braccia e la bacio.
«Sì, va bene, tu sei la mia nipotina puttanella e sono davvero onorato di conoscerti in un contesto come questo: mi hanno parlato bene di te. Max dice che ci sai fare molto.»
Lei si struscia come una gattina in calore.
«Sì, zio, me lo dicono in tanti, che sono proprio una bella puttanella. Adesso te lo dimostro. Sai, mi eccita molto l’idea di scopare con te. Da sempre ti ho immaginato come un bel maschio e mi son masturbata spesso, pensandoti. Ho poi notato che hai una certa confidenza con mamma, che ti adora.»
La guardo eccitato.
«Spogliati per lo zio. Fammi vedere quanto sei bella!»
Lei si spoglia lentamente, mostrando un corpo da urlo.
La guardo estasiato. Ammiro le sue grazie.
«Sei stupenda! Che belle tette che hai! Da brava, fammi vedere la fighetta!»
Lei si muove con fare da consumata troia.
«Come... subito? Leccami un po’ le tette, prima. Dai, toccami.»
Io sono molto eccitato.
«Va bene lo faccio, ma tu fammela vedere, che il cazzo mi cresce di più così come la mia eccitazione.»
Lei si avvicina e mi invita a denudarla completamente.
«Sì, porco! Dai, toglimi il perizoma, mentre mi succhi le tette. Dai, che sto già sbrodolando!»
Le sfilo il sottilissimo indumento già fradicio e poi la faccio distendere sul letto. Allungo bocca sui suoi capezzoli e succhio: la sento gemere di piacere.
«…ooohh! Sì, dai, non smettere che mi piace tanto! Oh mio dio, come sei bravo, zio, succhiameli: sì, dai che mi fai impazzire!»
Mi godo il suo piacere.
«Sì, ti lecco e succhio queste tette meravigliose! Che bei capezzoli hai! Te li divoro! Sei proprio una bella puttanella! Adesso metti una mano dentro i miei boxer e senti cosa ci trovi dentro.»
Lei mi aiuta a spogliarmi velocemente e, quando affonda le mani nei miei boxer, leggo sul suo viso uno stupore infinito.
«Mamma mia, che cazzone che hai! Ma sei davvero uno super! Fammi sentire come sei eccitato! Come sei duro, zio! Che gran bel cazzo che hai!»
Lo afferra e se lo porta alla bocca.
«Ti piace il mio cazzone? Sei già fradicia, troietta? Fatti leccare tutta, mentre me lo ingoi!»
Con un po’ di fatica, riesce ad infilarselo in gola e la cosa m stupisce.
«Brava, puttanella! Così ingoialo tutto, fino in fondo!»
Le spingo giù la testa, ma poi mi rendo conto che la zoccoletta sa il fatto suo: se lo infila giù per la gola, senza troppi complimenti. Lo lavora di lingua lungo tutta l’asta e poi succhia la cappella.
«Zio, hai un cazzo stupendo! Mi piace molto! Senti come mi fai eccitare? Son già un lago! Leccami bene, che dopo te lo succhio tutto!»
Affondo la lingua nella sua ostrica gocciolante.
«Piccola troietta, hai un miele stupendo, dolcissimo! Te la divoro!»
Lei gode come una pazza.
«Si dai, ancora! Dai, non smettere, continua così! Mi fai godere! Sì, mi fai godere!»
Io sono scatenato.
«Smettere? Fossi pazzo? Te la spacco tutta!»
Gode, poi mi fermo, la rigiro.
«Adesso facciamo un bel 69: voglio leccarti mentre me lo succhi! Ti metto anche due dita nel culo!»
Impazzisce!
«Sì, così, masturbami con le dita! Sì, dai, zio, anche mentre mi lecchi! Sì… sì, mi piace! Dimmi: ti piaccio cosi porca?»
Sbrodola senza ritegno. Io la incito a succhiarlo ancora più forte.
«Dai, succhialo, che te lo pianto dentro.»
Lei è scatenata.
«…ooohhh sì! Sì, dammelo da succhiare! Sì, dammelo tutto! Mi fa impazzire il cazzo in bocca!»
Glielo spingo tutto in gola.
«Prendilo tutto! Giù, tutto in gola, fino alle palle! Dai, che voglio sentire la tua lingua giù, fino al culo! Leccami anche il culo!»
È davvero scatenata. Mi lecca le palle ed il buco del culo. Poi ha un orgasmo, che la travolge.
«Vengo! Dai, continua, che mi piace! Dai, mi fai godere di più, così! Vengo! Ancora... vengo!»
La faccio godere e poi la scopo.
«Brava, così, godi, puttanella! Godi che ora te lo metto dentro! Sei una gran bocchinara! Chissà quanti ne hai succhiati, per esser cosi brava!»
Lei è in delirio.
«Sì, è vero, zio; me lo dicono tutti che sono una brava succhiacazzi! Ne ho succhiati davvero tanti, zio; mi piace tantissimo succhiarli!»
La metto distesa sotto di me e le entro dentro. La sento stretta e lei gode quasi subito.
«Dai, che ho voglia di esser chiavata! Sei grosso! Mi apri tutta! Dai, spingilo tutto fino in fondo! Mi fai godere!»
Le affondo il cazzo tutto dentro. Gode mentre ora la pompo con vigore e colpi molto ben assestati, profondi. Solleva le gambe e le annoda dietro di me.
Gode e urla di piacere.
«Si dai scopami! Si ancora scopami! Scopami forte! Fammelo sentire tutto! Sfondami tutta! Che bel cazzo duro che mi spingi dentro! Vengo!»
La sbatto come un pazzo scatenato. Sento il mio orgasmo montare e le assesto altri due colpi fortissimi e appena la sento godere di un nuovo orgasmo le inondo il ventre con una generosa sborrata.
«Zio vengo! Dai mi fai impazzire! Vengo!»
La seguo a ruota.
«Eccomi ti sborro tutta! Lo senti come tre la farcisco la fica troia! Sentimi! Ora sborro!»
Le scarico dentro lunghi getti di crema. Lei mi serra le gambe dietro per paura che esca. Poi pero mi fa sfilare si tuffa rapidamente sul mio cazzo. Lo prende in bocca e lo succhia come una furia scatenata. È così brava che mi ritrovo ancora il cazzo duro.
«Ma sei davvero bravissima! Continua che te lo rimetto dentro.»
Lei mi sorride e poi mi sale sopra e si impala sulla mia verga che svetta alta e dura.
«Brava prendilo tutto dentro. Cosi stai sopra che lo senti arrivare tutto in corpo. Te la sfondo tutta!»
«Si bravo! Spingilo in alto … ooohh si lo sento tutto! Grazie zio che mi fai godere! Dimmi sono la tua troietta vero? Si bravo! Così bravo! Dai
fai godere la tua nipotina troia! Dai zio si fammi godere! Sbattimi forte...ooohhhh si mi fai godere zio… mi fai godere! Vengo!»
Mi cavalca mentre io sollevo le mani e gli afferro i seni e li strizzo fra le dita.
«Lo senti puttanella te lo spingo dentro tutto fino in fondo! Ti sto sfondando con colpi durissimi! Te la spacco! Godi che poi ti faccio anche il culo, ma prima ti sfondo questa fica da troia che ti ritrovi!»
Lei gode io allungo il capo e imprigiono un capezzolo fra i denti e lo succhio e lo mordo con forza. Urla e gode e poi si accascia sfinita su di me.
«Si così mi fa impazzire! Lo senti come colo e come godo! Mi hai sfinito! Bravo! Sei un vero toro!»
La guardo stupito.
«Ma come sei già sfinita? Una puttana che dopo alcuni orgasmi è già a terra? Mi stupisci!»
Lei mi guarda con occhi carichi di ammirazione.
«Il punto è che di solito loro vengo quasi subito o poco più! Cavolo! Tu mi hai sfinito e sei appena venuto una sola volta, mentre io almeno cinque! Non è la stessa cosa no?»
La guardo e rido di gusto.
«Ok adesso girati che ti voglio fare il culo! Ti metto a pecora e ti sfondo anche io culo!»
Lei mi sorride compiaciuta.
«Bravo mettimelo anche nel culo che mi piace molto! Mi piace il tuo cazzo dentro zio! Sfondami il culo!»
Lo appoggio lo spingo dentro con un colpo solo. Urla di dolore e piacere e le assesto anche due sonore sculacciate che la fanno godere anche di più. Le sfondo il culo con la stessa intensità con cui le faccio il culo rosso a sculacciate. La doppia azione ha come risultato che lei gode e urla di piacere.
«Sì, dai, lo voglio tutto dentro! Ancora, sculacciami, ancora! Dimmi che sono la tua nipotina troia, mentre mi sculacci e mi inculi! Dai, spaccami il culo! Sfondamelo tutto!»
La sbatto e me la godo, mentre lei urla di piacere.
«Dai, zio, continua che godo! Dai, che vengo! Mi fai morire di piacere!»
Sono super eccitato, al di là di ogni immaginazione.
«Sei una vera troia! Sì, lo sei di gran lunga, anche più troia di tua madre!»
Gode, poi si gira e mi guarda; fa un sorriso da vera porca.
«Sono a conoscenza del fatto che sei lo stallone di mia madre! Ma, dimmi, sei contento che sia troia anch'io? Che lo sia più di lei?»
In quel momento mi rendo conto che, nella foga, ho detto cose da non svelare, ma, ormai, la frittata era fatta. Mi sento prossimo ad un nuovo orgasmo e le affondo il cazzo nel culo con più vigore.
«Sto per sborrare di nuovo. Adesso voglio riempirti la bocca!»
Lei mi supplica di inondarle il culo.
«No! No, zio, ti prego! Voglio che mi vieni dentro al culo, godo di più così!»
La sbatto e poi, dopo che la sento urlare di nuovo, le inondo il culo provocandole un ennesimo orgasmo.
«Eccomi! Godi, troia! Senti come te lo farcisco questo culo rotto!»
Lei delira di piacere.
«Sì, così mi fai godere da impazzire, zio! Sei meraviglioso! Bravo riempimi il culo e dopo fammelo succhiare.»
Le scarico una buona dose di crema nel culo, poi lo ritiro e subito lei lo prende in bocca, pulendolo alla perfezione. Sfinita si sdraia con il capo sul mio petto.
«Mi hai davvero sconvolto! Ero nel bar, quando sei entrato, non mi hai visto, ma io ti ho riconosciuto. Lo scorso anno ti avevo visto scopare mia madre, la sera del ferragosto, sulla spiaggia: allora avevo visto il manganello che ti ritrovi fra le gambe. Quando hai chiesto a Max una puttana, io gli avevo già mandato un messaggio e mi ero proposta. In effetti sapevo che c’eri tu questa sera in questa camera d’albergo. Ti volevo. Fra tre mesi, finisco di studiare qui e torno a casa; se lo vuoi, vorrei esser la tua puttana, al pari di mia madre. Ti prego non privarmi mai del tuo meraviglioso cazzone, perché ne morirei. In cambio sarò la tua puttana, al tuo completo servizio. Mi potrai concedere a chi vuoi, ma senza farmi mancare il tuo meraviglioso strumento.»
Le ho sorriso e poi lei se n'è andata.
Da allora è la mia escort di fiducia. A volte la faccio montare dai miei amici e lei ne gode tantissimo, anche se cerca, in tutti i modi, di non far capire a sua madre, che è lei più puttana fra le due.
35
1
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Do.ani, sono certo che accadrà
E da tempo che frequentiamo un lido in zona varcaturo, in qualsiasi periodo dell'anno se il tempo è bello ci rechiamo al mare. Il figlio del proprietario del lido vive presso lo stabilimento balneare ed è nostro amico..e spesso siede con noi mentre prendiamo la tintarella. Inutile dire che la lady è attratta dall'uomo e quindi non fa altro che provocare mettendo in mostra il seno indossando bikini di ridotta misura... io sto al gioco e spesso mi allontano lasciandoli soli..e proprio in un di queste occasioni lui le ha chiesto il numero telefonico.. la cosa va avanti non da poco.. lui sebbene sedotto dallo sguardo accattivante della lady non trova mai il coraggio di toccarla...spesso io e lui ci sentiamo per telefono ed io lo inducono spesso a parlare della lady.. ultimamente l'ho invitato ad accettare uno scambio di foto, dove gli ho inviato una foto raffigurante la lady in atteggiamento sex con l'esposizione del seno completamente nudo... riferendogli di fargli visita per la giornata di domani... 19 c.m., gli ho assicurato che la porca con la scusa di preparare il caffè, lascerà me sulla pedana a prendere il sole, recandosi in casa in sua compagnia.. vestirà una tuta ma sotto indosserà un mini reggiseno... lo provocherà cercando con le mani il suo cazzo, sperando di trovare una bella mazza.. lo stupirà con la lingua.. per farsi poi scopare a percora. Subito dopo mi chiamerà al telefono dicendomi: vieni il caffè con la schiuma è pronto... vi farò sapere il seguito... seguendo tutto ciò che mi racconterà la troia..
35
3
1 year ago
coppiacm33,
50/50
Last visit: 4 days ago
-
Un fine settimana al mare
Sono passati ormai diversi anni da quando mi è successa una singolare avventura durante un fine settimana in cui ero stato invitato da una coppia di amici nella loro casa al mare.
Cristina era una collega di lavoro con la quale ero diventato molto amico.
Nelle pause dai nostri impegni lavorativi ci scambiavamo spesso confidenze sulla nostra vita, anche quelle sentimentali e sessuali.
Era una donna molto bella, atletica, bruna con gli occhi castani e la carnagione scura, alta circa 1 metro e 70. Oltre ad essere una bella donna, mi piaceva in modo particolare il suo modo di porgersi agli altri, metteva tutti a proprio agio immediatamente.
Ho avuto modo anche di conoscere Giuseppe, suo marito, durante varie cene tra colleghi.
Quando Cristina mi ha invitato ho accettato subito volentieri. Era quasi estate. Faceva caldo e la temperatura in città consigliava gite a mare.
Ho raggiunto la loro casa sabato mattina. Quando ho suonato al cancello del loro giardino Cristina si stava preparando per andare in spiaggia con alcuni amici.
Mi ha suggerito di mettermi comodo e sistemarmi nella stanza che mi aveva riservato.
Gli ho detto che pensavo di fare, subito dopo, una passeggiata per godermi il panorama della costa.
Lei ha chiamato Giuseppe per avvisarlo che ero arrivato e gli ha chiesto se volesse unirsi a me per la passeggiata.
Giuseppe era un uomo sportivo dal fisico imponente. Doveva essere alto poco più di 1 metro e 90, pesava circa 90 kg.
Quando mi raggiunse mi suggerì di andare a cambiarmi per mettermi qualcosa di più pratico, indicandomi dov'era la mia stanza e di rivederci tra un quarto d'ora in giardino per uscire insieme. E così siamo andati a fare una passeggiata.
Sarebbe stato un modo per conoscerci meglio, in fondo avremmo trascorso l’intero fine settimana insieme e non ci conoscevamo bene.
Durante la passeggiata abbiamo così avuto modo di parlare delle nostre rispettive vite.
“A proposito,” mi disse Giuseppe, senza voler essere indiscreto, “come mai sei venuto da solo? Cristina non ti ha detto di portare chi volevi?"
Gli ho spiegato che mi ero separato da poco e che, per il momento, stavo bene così, da solo.
Sembrava incuriosito dalla cosa e mi chiese se avessi delle relazioni con altre donne.
Non nascosi che ne avevo avute alcune, ma che non avevo particolarmente voglia di rivivere un esperienza di convivenza con un'altra persona, almeno per il momento.
Giuseppe, in un modo inusuale per due persone che si conoscono poco, continuò chiedendomi se avessi avuto anche relazioni con uomini.
Nella mia reazione a quella domanda era evidente un accenno di imbarazzo, non ero stato in grado di nasconderlo.
Il mio imbarazzo era proprio legato alla mancanza di vicinanza tra noi e sono rimasto sorpreso dal fatto che lui aveva osato affrontare questo argomento.
Ho immaginato che magari ne avevano parlato con Cristina visto che spesso noi ci confidavamo anche le cose più riservate.
In fondo non lo conoscevo veramente e non volevo approfondire l’argomento con lui.
Allora ho continuato la conversazione senza rispondere alla sua domanda.
Ad un certo punto, in una zona molto panoramica della costa, mi ha chiesto di aspettarlo un attimo perché aveva bisogno di liberarsi.
Ha lasciato il percorso che stavamo facendo per prendersi una pausa tecnica. Sono rimasto anche sorpreso dal fatto che non sia andato molto lontano.
L'ho visto tirare fuori il pacco e fare pipì contro un albero.
Una volta finito, si voltò per agitare la mazza, molto imponente. Fece alcuni movimenti con la mano per far cadere le ultime gocce.
Non ho potuto fare a meno di fissare il suo cazzo che mi dava l'impressione che diventasse ancora più grande.
Riavvolse il pacco e allora mi resi conto che aveva visto che non avevo smesso di guardarlo.
Tornò da me con un grande sorriso e disse: “Sono stato fortunato nella distribuzione dei cazzi, mi è toccato uno bello grosso!".
Infatti, ne aveva uno veramente grosso ed era già semiduro, i suoi pantaloncini ora erano deformati dal colosso.
Lui disse, ritornando alla domanda già fatta in precedenza: "Sei sicuro di non aver mai avuto relazioni con ragazzi? Ho visto come mi guardavi e ho l'impressione che il mio cazzo non ti lasci indifferente."
Gli risposi: “Certo che ho avuto relazioni con uomini, non tante ma qualche volta è capitato. E si, il tuo cazzo mi ha davvero impressionato”.
Lui di rimando mi chiese: “Ti piacerebbe toccarlo?”
Non ho risposto e, quindi, lui mi fece cenno di seguirlo: "Vieni con me. Andiamo un po’ dentro la pineta."
Mi condusse qualche decina di metri più in là, in un luogo più tranquillo e discreto.
Non c'era nessuno nei paraggi, in fondo ancora non era alta stagione estiva quindi non vi era quasi nessun al mare.
Stava camminando davanti a me e all'improvviso si voltò. Si abbassò i pantaloncini. Il suo cazzo era lì, duro e in bella mostra, e disse: “Ti ho visto il culo prima, mentre ti stavi cambiando. Da allora, ho avuto una grande erezione a causa tua. Toccami il cazzo, puttanella, mi piacerebbe che tu lo facessi.”
Sono rimasto sorpreso dal suo linguaggio, ma ero così attratto da questo grosso cazzo del tutto depilato e in bella mostra davanti a me che non ho potuto resistere alla tentazione di prenderlo in mano.
L'ho masturbato dolcemente. Accarezzandolo per tutta la sua lunghezza, aveva delle palle grandi e sode che lo completavano.
A quel punto mi disse: "Leccamele, fallo per me."
Mi sono accovacciato e ho fatto come mi aveva chiesto. Gli ho sollevato il cazzo per poter leccare al meglio le sue grosse palle depilate.
Lui, in piena eccitante euforia di piacere disse: "Mi ecciti. Prendi il mio cazzo in bocca e pompalo, masturbalo velocemente! "
Il suo tono era diventato ancora più autoritario.
Ho succhiato il suo bellissimo membro, aveva un odore e un gusto molto eccitante, mi piaceva leccarlo.
Lui: “È da un'ora che ho voglia di venirti in bocca. Diventa la mia cagna in calore!"
Il suo cazzo era bellissimo, grande e grosso. Lo sentivo pulsare nella bocca.
Sempre più eccitato disse: "Ti sborrerò in bocca e in faccia. Ho un sacco di seme pronto per te."
Lo sentivo pulsare, ogni volta che andavo su e giù per la sua canna, lo sentivo gemere dal piacere. Era già pronto per venire.
Mi ha infilato il cazzo in profondità nella bocca, sputando fuori il suo sperma denso. Ne avevo la bocca piena.
Eccitato mi ha fatto alzare per baciarmi. Le nostre lingue giocavano con il suo seme.
Ha interrotto il bacio e poi mi ha chiesto di ingoiarlo tutto. Cosa che ho fatto.
Era stato del sesso rapido e senza preliminari ma molto eccitante per via del luogo e delle circostanze in cui era avvenuto.
Non avevo immaginato che potesse accadere e, forse, neanche lo cercavo in quel momento della mia vita.
Quando si è ricomposto e siamo ritornati nella strada panoramica mi ha detto che era un bisessuale attivo, che da tempo non scopava quasi più con Cristina, perché lei non era molto esigente in fatto di sesso e non le concedeva di essere sodomizzata, cosa che a lui piaceva particolarmente. Quindi aveva trovato il suo equilibrio con i ragazzi.
Mi chiese di non dire nulla delle sue confidenze, mi ha anche assicurato che non avrebbe detto nulla di me a Cristina e, se avessi voluto, avremmo potuto provare a stare insieme altre volte durante il fine settimana.
Gli ho assicurato che ero d’accordo, Cristina non doveva saperlo e che per le prossime ore si sarebbe visto cosa poteva accadere ma che nulla poteva essere preventivamente organizzato, anche per rispetto a Cristina che mi aveva invitato.
Lui ha annuito e mi ha detto che sarebbe stato a mia disposizione per questo fine settimana.
Dopo un lunghissimo giro ci siamo fermati in un gazebo per mangiare qualcosa visto che si era fatto l’ora di pranzo. Siamo rimasti lì, davanti la spiaggia per un bel po’ di tempo e dopo, pian piano, siamo tornati a casa.
Cristina ci accolse nel giardino di casa, anche lei era rientrata da poco dalla spiaggia, ci suggerì di fare una doccia per riprenderci dalla lunga passeggiata.
Giuseppe si è offerto di mostrarmi il bagno.
L'ho seguito. Una grande doccia annessa ad un bagno era nella stanza adiacente alla mia.
Stavo per entrare per rifrescarmi un po’ quando Giuseppe mi prese saldamente per le spalle e mi spinse nella mia camera da letto.
Quando fummo dentro mi prese la mano e la posò sul suo grosso cazzo già in erezione e disse: "Succhiami, pompami ben bene!" Ho bisogno di allentare la mia voglia prima di fare una doccia.”
Con la porta della camera semiaperta, mi sono inginocchiato e lui ha infilato dentro di me di nuovo il suo cazzo già umido.
Giuseppe disse: “Non faccio sesso regolarmente da diversi giorni. Solo tu prima mi hai fatto godere. Avrai un'overdose di sperma questo fine settimana.”
Ho pompato il suo cazzo mentre accarezzavo le sue grandi palle. Sentivo che era eccitato dalle mie carezze. Quindi mi sono abbassato di più ed ho iniziato a leccagli le grosse palle dal buco del culo in su. Andavo su per le palle fino all’asta e alla cappella, quindi lo pompavo con la bocca, e di nuovo giù. Ad ogni passaggio sentivo i gridolini di piacere di Giuseppe.
Ad un certo punto mi disse: "Mettiti a carponi sul letto!" Ti prenderò come una femmina! Ti fotterò il culo."
Mi sistemai appoggiandomi sul letto con il culo in posizione perfetta per essere trapanato. Lui appoggiò la sua verga, ormai dura e lucidata dalla mia saliva sul mio buco e con movimenti brevi ma rapidi, entrò il suo grosso pene dentro di me.
Disse: "Stai tranquilla, bella troia, ti impalerò dolcemente con il mio cazzo, tu muoviti quando vuoi maggiore penetrazione."
Cosa che ho fatto.
La sua grande nerchia calda mi riempiva il culo. Con movimenti ampi andavo e venivo sul suo cazzo.
Ad un certo punto, lui ha fermato il mio movimento e ha diretto la manovra di penetrazione dicendo: "Ti sbatterò tutto questo fine settimana, bella troia."
Le sue parole in effetti si dimostrarono la realtà delle sue intenzioni. Infatti, aumentando il suo movimento, iniziò a scoparmi intensamente il buco.
Con un tono di voce perentorio disse: “Dimmi, vuoi il seme del tuo padrone? Vuoi che ti inondi il culo?"
Io, in preda a forti sensazioni di piacere risposi: "Sì, riempimi Giuseppe."
Mi diede una pacca sulle natiche e disse: "Ti fotterò il culo come mai prima di oggi, sarò il tuo padrone, almeno per questo fine settimana."
In preda ad una vera follia di piacere, risposi: “Fottimi padrone!!!”.
Come aveva preannunciato, mi ha riempito il culo per lunghi minuti e ho sentito il suo seme inondarmi.
Quando completò la sua azione disse: “Hmmmmm. Adoro il tuo culo da troia.” Poi aggiunse “Fatti una doccia poi riposati e ci vediamo di sotto. Cristina non deve sospettare nulla”.
Ci lasciammo così per poi rivederci più tardi.
Dopo essermi riposato, nel tardo pomeriggio, scesi le scale andando in giardino: "Come va? Vieni qui Alberto. Sembri ancora un po' stanco, è così?" disse Cristina.
“È stata una settimana impegnativa e il giro con Giuseppe è stato lungo, non sono abituato a camminare molto." Ho risposto.
Abbiamo aspettato, parlando un po’, prima che Giuseppe venisse. Un buon prosecco era già pronto dentro il ghiaccio per essere degustato.
Il fine settimana era iniziato in un modo molto diverso da quello che avevo immaginato ma prometteva di svolgersi sotto i migliori auspici.
La serata era bella. L'atmosfera era fantastica. Dopo il prosecco, Giuseppe mi ha suggerito di andare a vedere la sua cantina e ha chiesto a Cristina di preparare il barbecue per la cena.
Io e Giuseppe ci avviamo verso la cantina mentre Cristina organizzava per la cena.
Entrati nel sotto casa, esclamai: "La tua cantina è fantastica!"
In effetti era un ambiente ben organizzato con tanto spazio e molte bottiglie di vino alloggiate in rastrelliere posizionate nelle pareti.
Lui per tutta risposta, ancora in preda a desideri sessuali, mi ordinò: "Togliti i pantaloncini e vieni qui, ti voglio.”
Non potevo crederci, aveva ancora voglia di scoparmi.
Anche se intimorito dalla situazione, Cristina sopra e noi in cantina, l’ho accontentato e, appoggiandomi su un tavolo di legno posto al centro della stanza, mi piegai in modo da fornirgli il migliore approccio al mio culo.
L'ho sentito spingere il suo bastone di nuovo dentro di me. Si mosse lentamente. La sua enorme asta calda mi stava demolendo di nuovo il culo.
Giuseppe mi possedeva letteralmente.
Ad un certo punto si sentì la voce di Cristina: “Giuseppe, Alberto? Cosa fate? Il barbecue per la cena è pronto.”
Velocemente Giuseppe tirò fuori il cazzo e, con voce bassa: mi disse: “Non pensare che sia finita qui, non ti perderai nulla, devi solo aspettare”.
Siamo tornati sopra con diverse bottiglie di vino rosso.
"Mi chiedevo dove eravate finiti" sorrise Cristina.
“La vostra cantina è davvero impressionante” risposi.
Iniziammo a preparare la cena, nel tavolo del giardino organizzato perfettamente da Cristina c’era un tagliere di salumi e formaggi, Il cibo era veramente ottimo come il vino, fresco al punto giusto.
La cena continuò con della carne cotta alla brace accompagnata da verdure grigliate e tanto, ma tanto, vino.
In conclusione, una buona grappa fredda ha completato piacevolmente la cena.
Alla fine della cena Cristina ci ha detto che aveva esagerato un po' con il vino e che sarebbe andata a letto.
Non era solo un po' alticcia, era molto brilla.
Giuseppe l'accompagnò nella sua stanza e scese velocemente: "Sta già russando!" mi disse con un grande sorriso.
Poiché il giardino della casa era molto riservato, si spogliò e mi disse di fare lo stesso. Era ancora duro come un asino. Si è seduto su una poltrona e mi ha ordinato di ingoiare il suo cazzo e ricoprirlo di saliva.
Il suo grosso cazzo era bellissimo da vedere e da assaporare.
Poi disse: "Maialona!" Vieni ad impalarti e fammi venire nel tuo garage per cazzi."
La sensazione di inserire un pene del genere, centimetro per centimetro, è stata straordinaria. Quando ho sentito le sue palle contro le mie natiche e il mio appoggiarmi sul suo pube, ho iniziato il mio lavoro.
Giuseppe mi guardò muovermi sulla sua verga e disse: "Lo senti, è tutto dentro."
Risposi: "Siiiii! Mi fai morire."
Alternavo movimenti veloci e lenti.
La sua eccitazione stava crescendo. Mi accarezzava i capezzoli, li pizzicava dicendo: “Accelera i movimenti. Ti rendi conto che sei una grande puttana che ti fai scopare come una troia? "
Le sue parole mi eccitavano, mi piaceva sentirle durante il sesso.
Anche lui godeva alla grande, non ne poteva quasi più, era vicino all’orgasmo. All'improvviso, con le sue grandi mani, mi ha bloccato per farmi muovere ed incularmi fino in fondo con il ritmo da lui scelto. Il suo cazzo si irrigidì ed eiaculò il suo seme.
Ho sentito diversi lunghi schizzi nel mio buco. Lisciai il mio didietro sulla sua asta calda.
Giuseppe disse: “È stato veramente fantastico."
Abbiamo sparecchiato e poi ci siamo seduti sulle poltrone, sorseggiando un altro bicchiere di grappa.
Lui, inizio dicendomi: “Ti ricordi che ci siamo visti ad una festa organizzata con i colleghi di Cristina?"
Ho annuito. “Ricordo Cristina che era con un grande colosso. Non pensavo, all’epoca, che fossi attratto dagli uomini" dissi.
Giuseppe ha continuato: “All’epoca mi ero detto che avrei trovato un’opportunità per scoparti. Adoro sentire la mia asta andare avanti e indietro nei culi.
Poiché si stava facendo tardi, andammo a letto. Mi sono addormentato come un sasso, avendo bevuto tanto.
La mattina tardi ho sentito un rumore al piano di sotto e ne ho approfittato per alzarmi. Ho visto Cristina che non aveva un bell'aspetto.
Si è scusata per la sera prima e mi ha detto che non era abituata a bere così tanto e che aveva i postumi di una sbornia.
Poi mi ha suggerito di andare a fare colazione con Giuseppe in paese, mentre lei organizzava la giornata.
Vidi apparire Giuseppe che sembrava in gran forma. “Grande serata ieri. E oggi ho una fame da lupo, devo fare una bella colazione”, diceva ridendo. “Dato che Cristina è un po’ stordita, voglio cogliere l'occasione per andare a fare un giro. Preparati, partiamo tra cinque minuti."
Dopo un po’, eravamo pronti per la partenza.
Giuseppe disse: "Dovremmo avere qualche ora. Il che ci dà del tempo per fare un giro in paese.”
Entrati nel suo grande 4x4, avviandosi per la strada Giuseppe ha iniziato con il ringraziarmi per la giornata precedente, avendo lui gradito molto la mia presenza e le mie “qualità” fisiche.
Era inusualmente ancora eccitato per la giornata di ieri e disse: “Non c’è niente come una buona dose di sesso per rinvigorire. E tu mi hai fatto questo grande dono."
Dopo pochi minuti di strada eravamo seduti in un bar all'aperto di un centro commerciale. Facemmo un abbondante colazione per poi fare rientro a casa, Giuseppe disse: “Andiamo, torniamo a trovare Cristina.”
Con il sorriso sulle labbra Cristina ci accolse a casa, si era ripresa ed era ora di nuovo pimpante.
Giuseppe entrò in casa e io e Cristina restammo in giardino a parlare un po’.
Lei mi chiese: “Come è andata fino ad ora, ti sei trovato bene con noi?”
Risposi: “Certamente, tutto bene, voi siete fantastici e il luogo è bellissimo.”
Cristina sorrise maliziosamente, me ne accorsi e le chiesi: “Perché questo sorrisino? Non mi credi?”
Lei ridacchiando ancora disse: “Cosa pensi che non mi sia accorto che Giuseppe ti fa il filo? Lo so che ti ha proposto di scopare con lui, lo fa sempre con i miei amici. A lui piaccio i maschietti e in particolare gli piaci tu.”
Risposi: “Caspita Cristina non immaginavo che fossi così libera sessualmente o, meglio, che lasciassi così libero Giuseppe nel soddisfare le sue voglie sessuali. Ti voglio chiedere una cosa. Quindi quando mi hai invitato lo sapevi che ci avrebbe provato con me?”
Cristina: “Ne ero sicura …. ed ero sicura che anche a te avrebbe fatto piacere essere montato da lui.”
Rimasi interdetto e continuai chiedendogli: “Allora questo fine settimana lo hai organizzato per lui, sapevi già cosa sarebbe successo?”
E lei: “Si e ne sono felice sia per Giuseppe sia per te. Credo, da quello che ho visto e sentito, che tutto sia stato soddisfacente. Per Giuseppe sicuramente, non lo avevo visto da tempo così attizzato e con il cazzo sempre duro. E per te?”
Risposi: “Lo sai benissimo che Giuseppe ci sa fare quindi perché dovrei non essere soddisfatto, lo sono e anche molto. Posso dirti, in tutta sincerità, che mi manca per un po’ di figa, di cazzo ne ho avuto tanto.”
Lei sorrise e disse: “Non ti preoccupare, senza dire nulla a Giuseppe ci rifaremo noi. In fondo gli amici si vedono nel momento del bisogno.”
Io e lei ridemmo sonoramente.
La mattinata trascorse in giardino a prendere il sole, poi Cristina organizzò il pranzo.
Dopo pranzo Giuseppe salì nella sua stanza a riposare un po' ed io e Cristina restammo in giardino.
Lei non si fece scappare l’occasione e mi disse: “Se ti va, ora possiamo passare un po' di tempo insieme, Giuseppe non si farà vivo prima di un paio di ore.”
Le dissi: “Per me va più che bene, non vorrei rovinare, però, la nostra bella amicizia solo per un po’ di sesso.”
Cristina disse: “Nulla di tutto ciò, anzi si salderà di più il nostro rapporto, oltre che lavoro e amicizia ci sarà anche la complicità che lo solidificherà. Poi ho voglia di scopare.”
Cristina era molto eccitata dalla situazione, non riusciva più a contenere la sua voglia di sesso. Mi condusse in una stanza del piano terra, dove c’era un bel divano e mi abbracciò, mi baciò e disse: “Carissimo, vedrai faremo oggi del buon sesso senza complicazioni sentimentali.”
Poi mi prese la mano e la portò verso il suo ventre e disse: “Senti come sono bagnata, sono pronta a riceverti”.
Era davvero bagnata, i suoi umori inumidivano tutta la figa. Potevo infilare, senza problemi, le mie dita dentro.
Lei era così vogliosa che mi invitava esplicitamente a fare sesso. Ero molto disorientato, non avevo mai immaginato Cristina in questa veste, sicuramente l’idea di fotterla mi attizzava anche prima di questo fine settimana ma averla proprio lì, a disposizione, mi frastornava oltre che stimolarmi.
Comunque, pensai, perché non farlo, tirai giù i pantaloni e, dopo aver fatto distendere supina Cristina sul divano, infilai il mio cazzo in profondità nella sua umida figa.
Dopo una lunga e aggressiva cavalcata, Cristina si girò, posizione che, come diceva lei, le provocava maggiore piacere perché poteva osservare il volto del suo partner. Quindi, posizionando un grosso cuscino sotto la sua schiena, alzando ben bene le gambe, mi mostrò per intero la sua figa e il suo buco del culo, io feci scorrere con cura le mani sulle sue curve. Mi fermai, per un attimo, a godermi quel momento e quella bella vista.
Lussurioso lasciai che la mia lingua vagasse per le sue parti intime. Mentre mi avvicinavo all'ano con la lingua, lei mi guardo in faccia con una espressione che faceva trasparire tutta la sua soddisfazione per ciò che stavo facendo. Mi guardò con la passione dipinta negli occhi, le restituii lo sguardo e le dissi: “Se per te va bene, io continuerei lentamente a lubrificarti.”
Lei, con un profondo sospiro rispose: “Si, mi piace molto … ma non ti dimenticare di masturbarmi il clitoride”.
Eravamo entrambi sul divano, le mie mani e la mia lingua esploravano il suo corpo perfettamente tonico, un bellissimo seno, una figa fantastica.
Ho passato la mano sui suoi addominali, sfiorando leggermente la sua figa.
Quando le mie dita sfiorarono il suo clitoride, la sentì fremere ed emise un gemito di piacere.
Mentre la mia lingua esplorava il suo corpo, le mie dita finalmente trovarono la giusta collocazione. Ho aperto le sue labbra morbide mentre il mio dito affondava nel suo tunnel umido. Emise un altro gemito. Era stretta, ma già estremamente bagnata. Ho aumentato l’intensità della masturbazione del suo clitoride. Questo la fece vibrare intensamente ed emise un grugnito di piacere.
Dopo lunghi minuti di carezze disse: “Ti voglio di nuovo dentro di me."
Non avevo bisogno di ulteriori motivazioni. Mi sono spostato finché non sono stato sopra di lei e ho portato la mia asta nella sua apertura bagnata.
Mi sono chinato in avanti e l’ho baciata delicatamente sulle labbra.
Aveva la figa più stretta che avessi mai sentito!
Era come se una morbida mano mi stringesse il cazzo.
Sapevo che sarebbe stata dura resistere a lungo, ma per il piacere sia mio sia di Cristina era giusto concentrarmi al massimo per reagire alla tentazione di eiaculare subito.
Ho iniziato il mio movimento lento dentro di lei. Si sentivano per tutta la stanza i nostri lamenti di piacere.
Dopo una lunga cavalcata mi sono fermato di nuovo per baciare il suo splendido corpo, oltre i suoi seni, sopra la sua pancia tesa, lungo la sua fessura finché non ho potuto assaporare i suoi dolci succhi.
L'ho leccata finché non stava per venire, poi ho smesso.
Mi ha implorato di andare avanti, ed io ho ripreso la mia posizione tra le sue gambe.
Le ho piegato le gambe indietro in modo che le sue ginocchia fossero al petto e l'ho scopata con tutto me stesso, con i suoi piedi sul mio petto.
Non ci è voluto molto e l'ho sentita gridare dal piacere, aveva raggiunto un orgasmo esplosivo.
Non potevo più trattenermi e ho sparato il mio seme nel profondo di lei, mentre lei veniva.
Restammo abbracciati così per quella che sembrò un'eternità, ma probabilmente furono solo pochi minuti.
Notai le contrazioni dei suoi muscoli, sapevo cosa voleva dire e cosa dovevo fare. Infatti, mentre seguivo le linee del suo corpo con la mia lingua fino alla figa, ho lentamente spinto una mano tra le sue gambe e accarezzandole di nuovo il clitoride. Dopo alcuni minuti del mio lavoro, la sentì genere di nuovo e godere con intensità.
Mi stesi sul divano e strisciai tra le sue gambe. Mentre facevo questo movimento, lei abbassò il bacino e mi spinse in faccia la sua figa completamente bagnata. Felicissimo, la leccai intensamente. Eravamo tutti e due esausti ma felici, Cristina si abbassò su di me, e con passione prese il mio cazzo, ancora pieno di sborra, in bocca. Lo succhiò così intensamente da tiragli fuori tutto il seme. Lo sentì rinvigorirsi così tanto da diventare duro di nuovo.
Eravamo veramente stanchi, ma, tutti e due, soddisfatti e piacevolmente rilassati.
Ci ricomponemmo e uscimmo dalla stanza per andare di nuovo in giardino a sorseggiare dell’altro vino.
Le sensazioni che avevamo provato insieme erano state meravigliose. Non immaginavo che potesse essere così bello fare sesso con Cristina e glielo dissi esplicitamente: “Cristina sono stato veramente bene con te, è stato meraviglioso godere del tuo splendido corpo e della tua forza sessuale. Spero che sia stato così anche per te?”
Lei rispose: “Carissimo, io lo immaginavo invece, per questo ti ho invitato, volevo a tutti i costi trovare il tempo e la possibilità di stare con te e fare sesso. Ho provato sensazioni che da tempo non avevo più avuto e ne sono felice. Credo, anzi ne sono convinta, che da oggi la nostra amicizia sia più solida di prima.”
Restammo lì a chiacchierare per quasi tutto il pomeriggio, rilassati e contenti.
Il resto della giornata trascorse serenamente, nella tarda serata feci rientro in città. Avevo trascorso un fine settimana veramente diverso da tutti gli altri, molto più appagante dei tanti precedenti. L’intenzione sia mia sia di Giuseppe era di rivederci anche in altre occasioni. Lo stesso sarebbe stato con Cristina, ci riproponemmo che avremmo avuto altre occasioni per soddisfare la nostra voglia di sesso tra amici senza impegno sentimentale.
25
0
1 year ago
Al2016,
62
Last visit: 1 day ago
-
Mia moglie visitata in guardia medica
Vi voglio raccontare quella volta che mia moglie fu morsa al sedere da un cane.
Tutta la storia è REALMENTE ACCADUTA.
Una volta mia moglie in visita da una sua amica era stata morsa al sedere dal suo cane, dopo le prolungate scuse della sua amica la cosa si chiuse lì, anche perchè si trattava di un piccolo cane da compagnia, e dopo lo spavento iniziale la cosa si era quasi trasformata in una scena comica, e ci avevano scherzato e bevuto sopra.
Dopo qualche giorno il morso del cane era diventato violaceo, inoltre presentava qualche foratura della pelle dovuta ai denti del cagnolino.
Effettivamente mia moglie non aveva tanto dolore, ma io ho voluto cogliere al volo l’occasione e mia moglie ha acconsentito di andare in guardia medica sia per precauzione, ma soprattutto per compiacermi, perché sa che io vado matto per quelle situazioni strane che si creano.
Alla guardia medica trovammo un dottore molto anziano che stava facendo le parole crociate, e sentito il racconto dell’accaduto di mia moglie, prima si fere una bella risata e poi la visitò.
Vi confesso che quasi d'istinto stavo per dire a mia moglie di andarcene, ma poi ripresi a ricontrollarmi.
Il dottore con il sorriso sulle labbra, ridacchiando ancora, da seduto disse a mia moglie di avvicinarsi e di mostrare il morso, quindi lei dopo aver sbottonato i jeans che indossava, stretti e aderenti, li abbassò, tirando giù involontariamente, come gli succede sempre a casa, in parte anche il perizoma, che si sistemò, e qui il doc anziano e furbo fece la sua prima battuta, ed io capì subito che tipo era.
Il dottore un po' per scherzo un po', secondo me, per buttare l’amo con la speranza che qualcosa abbocchi disse, a proposito del perizoma mezzo abbassato e risistemato da mia moglie:
Alla battuta del dottore mia moglie non diede tanto peso e rise, mentre io invece mi concentravo per capire se era la mia mente perversa che già stava fantasticando o era il dottore che maliziosamente stava facendo il provolone.
Partiamo dal fatto che vedere il dottore che da seduto, con le gambe allargate, visitare o per meglio dire guardare il culo di mia moglie esattamente dove era stata morsa, che era rimasta con i jeans abbassati alle ginocchia e con il solito perizoma, questa volta uno di pizzo di colore rosa, non mi ha lasciato certo indifferente, infatti da lì a poco avevo già l’uccello duro.
Il dottore fece una serie di discorsi del tipo che i morsi dei cani non devono essere sottovalutati e che bisognava capire se il morso avesse fatto danni, secondo me stava di proposito esagerando perché vedeva da un lato mia moglie ridere insieme a lui, ma allo stesso tempo riusciva a farla preoccupare, perché non si sapeva se il cane fosse sano o malato, se il morso avrebbe potuto avere una carica batterica elevata, e cose del genere, in poche parole il dottore era riuscito in poco tempo ad avere l’attenzione e la collaborazione di mia moglie, la metteva a suo agio facendola ridere ma allo stesso tempo la faceva preoccupare, giustificando una più attenta visita.
Durante la visita il dottore ha confrontato il gluteo morso con quello sano, per costatare se fosse gonfio, palpando entrambi i glutei per capire se la muscolatura di quello morso avesse reagito risultando contratto, e nel mentre spiegava ad alta voce quello che faceva e il perché, inoltre le faceva alzare prima l’una e poi l’altra gamba chiedendo se avesse dolore, praticamente la comandava come una burattina, permettendosi il lusso di guardargli il culo e la palpava a suo piacimento, con la scusa di verificare che tutto fosse a posto.
Nel frattempo, con tutti questi movimenti, i jeans gli erano scivolati ai piedi ostacolando i suoi movimenti, lei si gira verso di me e mi guarda come per dire “gli tolgo o no ?” io gli mando un bacio di consenso e lei con semplicità si libera delle scarpette e dei jeans, il dottore capisce il nostro dialogo muto ma non dice niente, inoltre mi becca che mi stavo senza rendermi conto toccando il pisello, che dentro i pantaloni mi era diventato duro, e si mette a ridere sotto i baffi.
A questo punto il dottore le dice di posizionarsi perché gli avrebbe disinfettato la ferita, e lei non so se per malizia o perché non aveva capito cosa gli aveva detto di fare, si era appoggia con la pancia sul lettino che stava dietro di lei, praticamente si era messa a pecora sul lettino, mettendo inevitabilmente il suo bel culo all’altezza della faccia del medico, dato che era rimasto seduto.
A questo punto ho sperato che lui facesse qualcosa di azzardato, ma niente, si è limitato a mettere le sue mani sul culo di mia moglie, e ridendo gli ha detto: , così dopo aver capito di aver sbagliato, si sdraia a pancia in giù sul lettino.
A questo punto decido di intervenire spronando ancora di più il dottore, quindi mi alzo e gli chiedo: dottore secondo lei il culo di mia moglie è veramente un’opera d’arte ?
Mentre disinfettava la ferita, mi diceva che sono veramente fortunato ad avere una moglie così bella e partecipe, e mentre lui stava parlando mia moglie che oramai si stava divertendo anche lei, maliziosamente allarga le gambe, portandole a limite del lettino, io guardo il medico e gli faccio segno con la testa verso quel belvedere, ma lui ancora niente, allora gioco il jolly e la faccio io la mossa azzardata, infilo un dito sotto il perizoma di mia moglie e tirandolo verso di me, lo sposto di lato.
Contestualmente mia moglie, sicuramente per riflesso, inarca la schiena mostrando ancora meglio la sua figa che, libera dal piccolo pezzo di stoffa, si vedeva chiaramente essere bagnata, tanto da aver creato un filamento bavoso con il perizoma.
Ci ritroviamo a guardarci negli occhi con il medico che, con un altro mio cenno di testa, invito nuovamente ad osare, e questa volta finalmente allunga una mano che va a mettere direttamente tra le piccole labbra della figa di mia moglie che, appena sente quella mano che la tocca, emette un grido, che subito soffoca mordendosi le dita, chiaro segno che stava quasi per avere un orgasmo, ora il medico si muoveva abilmente con le mani, massaggiando anche il clitoride di mia moglie, che all’improvviso si lascia andare, abbandonandosi ad un meraviglioso e liberatorio orgasmo.
44
1
1 year ago
MAIALINABSX,
46/46
Last visit: 2 weeks ago
-
Che troia è diventata!
Mi chiamo Adriano, ho 27 anni, un po’ basso di statura, occhi e capelli scuri, fisico normale, né grasso né magro. Da due anni, son fidanzato con Emma, una ragazza di media statura, bionda e con gli occhi chiari, un bel seno tondo ed un culetto a mandolino. Le cosce non sono troppo lunghe, ma lei ama calzare sempre scarpe con il tacco, come minimo 12. Sessualmente parlando è una bella porcellina. Le piace scopare, succhiare il mio cazzo di buone dimensioni ed anche prenderlo nel culo con molto piacere. Adora molto quando le vengo in bocca ed ingoia tranquillamente, oppure se le vengo addosso, specie sul seno o in faccia. Poi abbiamo deciso di finalmente convivere. Mentre organizzavamo il nostro nido d’amore, abbiamo avuto contatti con mobilieri, elettricisti e altri artigiani che hanno sempre indugiato a lungo sulle forme del suo corpo e questo ha provocato in noi il desiderio di realizzare qualche fantasia di un rapporto a tre. Ne stavamo parlando da un po’ di tempo, specie dopo che avevo visto con quanto piacere lei si era lasciata ammirare da quegli sconosciuti, che non hanno certo nascosto il desiderio che avevano di scoparla. Una sera, a letto, dopo aver fatto del buon sesso e lei aveva goduto a lungo, abbiamo affrontato l’argomento.
«Dobbiamo trovar qualcuno per un gioco a tre. Ci vuole una persona fidata e, soprattutto, discreta.»
Ho iniziato a far dei nomi, bocciandone alcuni ed approvandone altri, dando sempre più motivazioni non campate in aria. Però si finiva sempre con una frase che lasciava tutto in sospeso.
«Sarebbe bello e, un giorno, un ipotetico terzo lo troveremo, ma il gioco deve riguardare una femmina con due maschi.»
Naturalmente entrambi eravamo d’accordo sul fatto che l’ipotetico terzo non dovesse esser qualcuno di anonimo o sconosciuto, ma qualcuno che conoscevamo entrambi e di cui potessimo fidarci. Eravamo entrambi affascinarti e convinti di fare questo passo, ma senza fretta; insomma avevamo tracciato l'identikit fisico, mentale, sentimentale, del candidato ideale, quello che avremmo voluto ospitare nel nostro letto. Partendo dal presupposto che volevamo qualcuno che conoscessimo e non un estraneo, bisognava dunque trovare qualcuno di cui ci si potesse fidare ciecamente. Un soggetto che potesse, in primo luogo, esser interessato ad un'esperienza non proprio convenzionale, ma, soprattutto, che non rompesse comunque gli equilibri della coppia. Uno a cui non interessava il lato sentimentale, ma solo quello sessuale, insomma, qualcuno che fosse interessato e disponibile a farsi una scopata e basta.
In un primo momento abbiamo pensato a diversi nostri amici, ma poi, uno dopo l’altro, li abbiamo scartati quasi tutti, perché ognuno presentava qualche difetto che non ci dava serenità. Poi la svolta, quasi casuale. Lascio la mia vettura dal concessionario per il tagliando e la sera mi faccio venire a prendere da Emma al lavoro. Poiché il mio ufficio è posto in uno stabile che, al piano terra, ha molti negozi, lei, nell’attesa che io uscissi, aveva parcheggiato e si era messa a curiosare fra le vetrine. Indossava una bella mini nera, che le fasciava il suo bel culetto ed una camicetta di pizzo traforata, che la rendeva davvero attraente, molto bella, in quanto le modellava il seno in maniera stupenda. Ai piedi calzava dei sandali dal tacco 12, che le inarcavano il culo meravigliosamente. Esco in compagnia di Piero, un mio collega di 37 anni, divenuto un buon amico dopo anni passati insieme, non solo sul lavoro. Lui è quello che mi ha insegnato tantissime cose sul lavoro e, col tempo, la nostra amicizia si è consolidata anche fuori dal posto di lavoro. In più di una occasione, Emma aveva avuto modo di parlare con lui e, fra di loro, era sorto è un certo feeling. Piero, di recente, era solo perché la sua compagna/convivente, è stata mandata, dalla ditta per cui lavora, molto lontano ed avrebbe fatto ritorno solo ogni due mesi. Inoltre è un tipo tranquillo, ma pazzo per la fica, come me. Appena l’ha vista, le ha fatto dei complimenti e io, in quel momento, ho capito che era lui quello giusto.
«Emma! Sei uno splendore! Se mai lui ti dovesse trascurare, dimmelo che mi candido come sostituto!»
Un breve scambio di simpatiche battute e poi ci siamo salutati. Mentre tornavo verso casa con lei, ho fatto una riflessione nel mio intimo. Piero, candidato perfetto! Già legato sentimentalmente, quindi nessun rischio e poi fra noi si era creato un ottimo rapporto di fiducia e rispetto. Anche dopo una eventuale fine del gioco, ero sicuro che non ci avrebbe creato alcun problema e anche su questo mi sentivo molto fiducioso. Per sondare il terreno, nei giorni a seguire, intavolo con lui un bel dialogo, fatto di battute sul tipo: ‘mi scoperei quella, farei questo, mi piacerebbe fare quello, ecc. ecc.’
Ho continuato così per qualche giorno; nei vari discorsi fra noi, non sono mancati dei video porno, dove si vede una scopata a tre con due maschi, cosa che mi ha offerto l’occasione di sondare il terreno, scherzando sul fatto di un’ipotetica avventura a tre.
«Ma tu la faresti una cosa a tre, MfM, con la mia tipa o con la tua?»
Lui mi ha guardato e sorriso asserendo che, con le persone giuste, anche la sua donna si sarebbe prestata ad un gioco di quel tipo. Era ciò che volevo sentire, ora dovevo solo convincere Emma.
Come spesso ci capita fare, iniziamo a provocarci a vicenda, esponendo le nostre proposte riguardo alla ipotetica scopata che ci saremmo fatti a fine giornata. Forse, complice il buon vinello, che ci stava facendo compagnia durante il pranzo, sia io che Emma, eravamo un po' sopra le righe e metto in campo il discorso sul gioco a tre.
«Quando sarà il caso di fare la famosa cosa a tre?»
Lei sorride quasi divertita.
«Appena hai trovato quello giusto.»
La guardo e le espongo la mia idea.
«Che ne dici di Piero?»
Lei mi guarda un po’ titubante. Obbietta subito che è un mio collega e questo, forse in futuro, si potrebbe ripercuotere sfavorevolmente sul mio lavoro.
«Ma poi, sei sicuro che ci starebbe a fare un gioco a tre con noi?»
Le ribadisco che è il candidato perfetto. Lei mi sembra pensierosa ed insiste con le domande.
«Ma sei sicuro? Ma, a te, non darebbe fastidio? Ma non è che poi fai casini? Non è sposato, mi sembra!»
Mi rendo conto che ho fatto breccia e quindi espongo le motivazioni per le quali sostengo che sarebbe un ottimo candidato e che lui ci starebbe. Lei mi guarda e, quasi in segno di sfida, mi dice che, se proprio mi va, posso procedere.
«Se hai il coraggio, per me va bene. Speriamo che tutto non si risolva in un casino!»
La guardo convinto e quindi insisto.
«Vuoi che glielo chieda? Se lui è libero, sarebbe possibile anche oggi stesso: questa sera andrebbe bene per te? Non è che poi ci ripensi?»
Lei annuisce e mi dà la sua completa disponibilità. Risaliti in auto mi ha guardato e, forse per testare la mia convinzione, mi ha provocato ancora.
«Voglio proprio vedere se non avrai fastidio a vedermi mentre faccio la troia con lui ed inizio a ciucciarglielo!»
Io le ho sorriso ed ho preso la sua mano; le ho fatto sentire quanto lo avevo duro al solo pensiero. Torno in ufficio e incontro Piero.
«Ciao, vorrei sapere se hai impegni questa sera?»
Lui mi guarda e mi dice che la sua compagna non torna che fra due settimane, quindi le sue serate sono tutte uguali: cena e poi a letto. Lo guardo e poi gli avanzo il mio invito.
«Allora stasera vieni a cena a casa mia. Ti aspettiamo alle 20:00: non tardare.»
Lui mi guarda un po’ perplesso, io gli sorrido e gli dico che sarà una sera da ricordare. Lui mi osserva, ma io non aggiungo altro. Quando arrivo a casa, trovo Emma che ha già preparato tutto. Mi lascia solo apparecchiare la tavola, mentre lei va a farsi una doccia veloce, per poi vestirsi per la serata. Mi sembra tranquilla, mentre io sono già molto eccitato. Puntuale alle 20.00 arriva Piero. Lei mi manda a riceverlo, mentre finisce di preparare. Mi parla dalla cucina e non ho avuto modo di vederla vestita. Quando lui entra con me in salotto e lei fa la sua comparsa, restiamo davvero sbalorditi: indossa un abitino lungo di seta nero, con spacco laterale e con una scollatura non troppo vistosa. Reggiseno di pizzo, perizoma anch’esso di pizzo nero, collant velati neri, trucco leggero, capelli mossi, scarpe con tacco 12.
La guardiamo estasiati; Piero, prima guarda lei, poi me ed infine le fa i complimenti.
«Sei davvero splendida! Se non sapessi che sei la sua donna, farei dei pensieri davvero sconci su di te!»
Lei mi guarda e poi, sorridendo, gli risponde.
«Bene! È esattamente quello che volevo: farti fare dei pensieri davvero sconci! Spero che non restino solo pensieri!»
Piero mi guarda e io annuisco. Ci mettiamo a tavola e lui sembra non avere occhi che per lei. Ben presto il vinello che annaffia la cena fa il suo effetto e i discorsi diventano sempre più incentrati sul sesso. Lui, ad un certo punto, mi fa una domanda molto precisa.
«Dunque, era questo che intendevi per una cosa a tre?»
Io non faccio in tempo a rispondere che Emma si alza, lo prende per mano e lo fa sedere sul divano. Mi guarda e poi mi parla con calma.
«Pensaci! Siamo ancora in tempo a fermarci. Se vado avanti, poi indietro non si torna.»
La guardo ed annuisco. Lei si gira verso di lui, lo guarda in faccia. Lui le sorride.
«Piero, sei sicuro che non ti creo problemi con la tua donna? Non voglio esser motivo di divergenze fra voi. È chiaro che adesso vorrei giocare con te e anche con lui che non aspetta altro, ma se ti crea problemi fermiamoci qui.»
Lui ci sorride, prende il cellullare e poi chiama la sua donna. Un attimo e siamo in collegamento in videochiamata.
«Amore, ecco la coppia di cui ti ho parlato.»
Gira lo schermo e vediamo la sua donna, che ci sorride, poi si rivolge ad Emma.
«Ciao, sono Claudia e vi ringrazio di tener compagnia al mio uomo. Fallo divertire, ma lasciane un po’ anche per me, perché, quando torno, avrò voglia sia di lui che di voi. Buona serata e divertitevi!»
Emma mi guarda e poi si inginocchia fra le gambe di Piero. Lui apre i pantaloni e sfodera subito un bel cazzo; è ben fornito, sia in lunghezza che circonferenza. Subito Emma lo prende in bocca e lo succhia, facendolo gemere di piacere.
«Accidenti, come succhia bene! Se scopa allo stesso modo, questa sera sarà davvero indimenticabile!»
Emma si scatena e lui, ad un certo punto, la ferma per non concludere subito. Io mi sistemo a masturbare Emma, che è già un lago fra le cosce. Sono troppo eccitato e mi avvicino alla sua bocca, mentre Piero la fa distendere per leccarle la fica. Vorrei sborrare nella sua bocca, ma lei mi blocca.
«No! Adesso mi guardi far la troia con lui e non sborri, altrimenti ti mando fuori di casa!»
La guardo sconvolto. Ho il cazzo che mi scoppia in mano e lei non mi permette nemmeno di segarmi. Impazzisco. Lui è bravo a leccarla e ben presto lei ha un violento orgasmo.
«Sì, dai, sei magnifico! Dai, che…dai, che vengo! VENGO!»
Ha un orgasmo che la scuote tutta. Lui si solleva e poi, senza nemmeno pensarci un attimo, si posiziona con il cazzo fra le pieghe della sua ostrica fradicia e, dopo averle sollevato una gamba, affonda dentro di lei. Lei spalanca la bocca e geme di piacere, subito, all’istante.
«Sì! Sì, così, fino in fondo! Scopami! Fagli vedere quanto e come sono troia!»
Lui mi guarda e poi inizia a scoparla con vigore. Lei gode ed urla di piacere. La scopa molto e a lungo, cambiando spesso posizione. Alla fine lei si ritrova in ginocchio, con lui che la sfonda da dietro. Lei gode e poi mi reclama vicino.
«Avvicinati, che adesso voglio anche il tuo in bocca!»
Mi metto davanti a lei che mi succhia a ritmo veloce il cazzo, mentre lui la chiava fino a sborrarle dentro, urlando il suo piacere.
«Sì, vengo! Adesso te la farcisco per bene questa fica da troia!»
Le scarica dentro una ingente quantità di sborra, mentre io le inondo la bocca. Emma non ne perde una goccia e poi mi costringe a baciarla. Rispondo a quel bacio che mi eccita come se non fossi venuto. Poi mi fa distendere e si impala su di me. Si gira, guarda Piero invitandolo a farle succhiare il cazzo ancora intriso del suo piacere e degli umori suoi. Lo lecca con dovizia e, quando è di nuovo duro, lo invita a scoparle il culo. Al solo sentirle avanzare quella proposta, mi fa quasi sborrare. Poi si distende su di me, mentre lui si posiziona dietro di lei; sento chiaramente che lentamente affonda nel suo culo. Lei resta immobile fin quando il corpo del nostro amico non tocca il suo e, solo allora, ci esorta entrambi a scoparla forte.
«Sì, maiali, sfondatemi! Voglio sentirvi entrambi dentro, fino in fondo!»
Non ci facciamo pregare! La scopiamo bene e a lungo, finché, dopo un suo ennesimo orgasmo, ci svuotiamo dentro di lei. Sfiniti, restiamo distesi sul divano. Piero ci guarda e poi parla ad entrambi.
«Sono contento che abbiate deciso di provare questa esperienza. Con Claudia abbiamo fantasticato spesso su di voi e, quando lui mi ha accennato ad una possibile esperienza a tre, non mi sembrava vero. Adesso aspetto solo che torni Claudia per giocare tutti e quattro insieme. Intanto, però, vorrei ripetere questo gioco ogni volta che vi va.»
Emma mi ha guardato e poi ha sorriso.
«Certo che giocheremo ancora! Adesso che ho capito quanto si gode, lo rifaremo ogni volta che ne ho voglia, quindi, mio caro cornutello, preparati a vedermi godere con lui molto spesso.»
La guardo un po’ stupito.
«Quasi non ci credo: e pensare che non voleva! Era così titubante ed ora, invece, sembra non volersi fermare più!»
Lei si gira, mi bacia e poi sorride divertita.
«Te l’avevo chiesto prima di cominciare, se ne eri convinto e lo volevi per davvero. Ero sicura che mi sarei divertita, quindi, adesso di che ti lamenti?»
La guardo soddisfatto. Non mi lamento per nulla; penso solo che adesso è davvero diventata una gran troia!
30
0
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Un complice inaspettato!
Mi chiamo Francesco, ho 28 anni e sono sposato con Manuela che ha la mia stessa età. Sono abbastanza alto, snello, dagli occhi scuri e capelli neri. Manuela è una bella ragazza, più bassa di me, ed anche lei capelli neri e lunghi, occhi scuri e grandi, un bel viso tondo ed una bocca dalle labbra carnose. Il seno è abbondante: una 4° piena! Le gambe non sono molto lunghe, ma snelle al cui culmine sfociano in un culetto abbastanza tondo e sodo. Siamo sposati da due anni. Fra di noi vi è una perfetta intesa sessuale. Quando ci siam conosciuti, avevamo entrambi fatto le nostre esperienze e lei ha apprezzato di me, oltre a possedere una buona dotazione, anche il fatto che la facevo goder bene ed a lungo e che son di larghe vedute. Nel nostro rapporto vi è molta complicità: mi piace esibirla ed a lei questo piace ed eccita tantissimo, così da predisporci ad una sonora scopata, fino allo stremo. Mi piace quando si veste in maniera seducente, provocando i maschi, specie quelli giovani, che strabuzzano gli occhi sorpresi nel vedere il pizzo delle autoreggenti o il colore del suo perizoma. Fino ad oggi, avevamo solo giocato senza ma andare oltre la provocazione, anche se a me fosse piaciuto lo step successivo, in cui lei avesse mostrato meno indecisione. Conoscendo il suo carattere, preferivo aspettare il momento propizio e sono sicuro che, quando arriverà, sarà qualcosa di sconvolgente. Lei lavora nel negozio di abbigliamento e sartoria di sua cugina, mentre io sono impiegato come ragioniere in una ditta di impor/export. Il mio titolare è un uomo molto importante, carismatico ed autoritario. Carlo, questo è il suo nome, è un quarantacinquenne scapolo, molto ambito dalla fauna femminile, al punto da cambiarne una a settimana e, a volte, anche con maggior frequenza.
Un sabato di un po' di tempo fa, eravamo pronti per uscire: avevamo in programma una cena e poi andare a ballare in qualche discoteca. Manuela si era preparata alla grande con la sua minigonna nera, che le copriva a malapena il sedere; completavano l'outfit, calze autoreggenti senza mutandine ed una maglietta attillata senza reggiseno, che disegnava i suoi ampi seni. Ero molto eccitato al solo pensiero di quanti cazzi avrebbe fatto rizzare. Improvvisamente mi squilla il cellulare. Dal numero, mi accorgo che è il mio datore di lavoro.
«Buona sera, Francesco, sono Carlo. Comprendo che è molto insolito disturbarla a quest’ora e, per di più, di sabato, ma vorrei chiederle una piccola cortesia.»
Manuela mi guarda un po’ scocciata, io invece sono molto disponibile ad assecondarlo, perché proprio il giorno prima ho scoperto che il mio capufficio andrà in pensione e, avendo io i requisiti giusti aspirerei a quel posto.
«Nessuno disturbo, signor Carlo, mi dica come posso esserle di aiuto.»
Una volta avuta la mia disponibilità, mi chiede:
«Sarebbe così gentile da passare in ufficio e recuperare dalla cassaforte il fascicolo denominato "Pandora"? La combinazione non è un problema, perché quando sarà a destinazione, gliela invio ed avverto il custode che la dovrà accompagnare ed assistere. Dopo di che, me lo dovrebbe portare a casa. Grazie.»
Manuela mi guarda delusa. Io sorrido e le prometto che non faremo tardi. In pochi minuti, andiamo in azienda, il custode mi scorta in ufficio, prendo quello che serve e me ne vado. Giunto a destinazione, mi trovo davanti al cancello di una splendida villa e la sua finezza incuriosisce anche Manuela.
«Accidenti, amore! Questa sì che è una casa!»
Una volta alla villa, dopo aver percorso un bel viale alberato, trovo lui sulle scale dell'ingresso principale che mi aspetta. Viene verso di me e, quando si avvicina all’auto e vede Manuela, la guarda senza dir nulla. Io gli consegno il fascicolo, ma lui è chiaramente affascinato da mia moglie.
«Grazie, Francesco. Perché non entrate a prendere un drink? Dai, che non vi sottrarrò altro tempo.»
Lui parla rivolto a me, ma guarda lei, che fissa lui. Anche lei sembra davvero affascinata dalla sua personalità. Sto per rifiutare, quando Manuela scende dall’auto e, nel farlo, gli mostra lo splendido spettacolo delle sue cosce e, forse, anche il fatto che non indossa intimo, sotto.
«Lei dev'essere la sua signora, immagino? Piacere, Carlo.»
Manuela gli stringe la mano e poi, dopo essersi presentata, continua a tenergli la mano ed insieme entrano in casa, mentre io li seguo senza dir nulla. Entrati in casa, ci troviamo immersi nel lusso. Mobil stupendi, quadri di gran pregio e lui che si muove con lei sempre al fianco. Raggiungiamo il suo studio e lui la invita a sedersi su di un divano in pelle nera stupendo. Intorno a noi, libri e soprammobili vari e, forse, anche di valore. Al telefono, parla in inglese con uno sconosciuto interlocutore a proposito dei documenti che gli ho portato e sembra che concluda un affare molto vantaggioso ed importante.
«Perfetto! Ho appena concluso un importantissimo affare con una ditta posta all’altro capo del mondo, per questo mi servivano questi documenti e, grazie a te, Francesco, e alla tua meravigliosa signora, che è stata di buon auspicio, tutto è andato alla perfezione. Dobbiamo festeggiare.»
Ci trasferiamo nel salone, prende una bottiglia di una rinomata marca di prosecco, la stappa e ne riempie tre flûte dal gambo lungo, porgendone uno ciascuno a noi e poi, sollevando il suo, con un sorriso e mentre continua ad osservare Manuela:
«A noi ed a questo momento speciale!»
Lei lo guarda con occhi languidi, da vera maliarda e lo provoca un poco avvicinandosi di più a lui, che la sta spogliando con gli occhi.
«La ringrazio, ma non credo di portar fortuna. Sicuramente è la prima volta che me lo dicono.»
Lui la fa accomodare accanto a sé, poi le riempie di nuovo il bicchiere. Lei, con fare civettuolo, gli fa notare che non è il caso di ubriacarsi, perché la serata è ancora lunga. Egli allora ci chiede dove eravamo diretti e, quando scopre che volevamo andare a ballare, si alza in piedi, apre un piccolo mobile e accende un impianto wi-fi bellissimo. Invita Manuela e scegliere il genere musicale e lei, con occhi affascianti, lo provoca ancora un po'.
«Mi piace molto la musica sudamericana.»
Senza aggiunger altro, nella sala si diffondono i ritmi richiesti e balla con lei che si diverte, in ogni occasione, a stuzzicarlo. Lui sta al gioco e, fra un brindisi e l’altro, ed una samba e l'altra, mi rendo conto che lui si è eccitato. Anche lei sembra divertirsi molto e, ad un tratto, lui mi chiede di andare in cucina a prendere un’altra bottiglia. Eseguo e, quando torno, prima di entrare sbircio attraverso lo stipite della porta, per veder se fosse successo qualcosa. Ho visto mia moglie seduta sulla poltrona con le gambe leggermente divaricate e Carlo sul divano, di fronte a lei, mentre parlavano lui la guardava insistentemente fra le gambe. Ho deciso di rientrare nel salone e, quando son arrivato, Manuela mi ha chiesto se mi sentivo deluso per non esser andati in discoteca. Ho notato con quanto interesse guardava Carlo e mi son reso conto che questa poteva rappresentare la grande occasione e l'ho colta.
«Non mi sembra che le cose stiano andando diversamente da quanto preventivato. Sicuramente hai in mente qualcosa ed io non vedo l'ora di assistere allo spettacolo! Dai, divertiti e fa divertire anche me e lui!»
Manuela si è girata verso di lui e, con fare malizioso ha sorriso ad entrambi; poi, con una voce da maliarda, ha sussurrato che, se era uno spettacolo che volevo, allora me ne avrebbe offerto uno. Mi son seduto sul divano, mentre lei era in piedi davanti a Carlo e, a suon di musica, seguendo il ritmo, ha sollevato lentamente la maglietta, facendo fuoruscire i suoi abbondanti seni che, da soli, erano pur sempre uno spettacolo. Con i seni, son saltati in tutta la loro concupiscenza i grossi capezzoli duri. Carlo ha sorriso e si è girato verso di me; ho stretto le spalle ed ho alzato le braccia in segno di resa.
«Lei è fatta così. Quando decide di far una cosa, non è facile farle cambiare idea. Hai già visto la sua figa? Sicuramente anche quella è un bello spettacolo.»
Senza aggiungere altro, ho visto Manuela che ha iniziato a muoversi con grazia, lentamente, in maniera sinuosa ed ha iniziato ad ondeggiare davanti a Carlo, poi si è avvicinata a lui e gli ha sbattuto i seni in faccia. Lui appariva molto compiaciuto, ha sollevato entrambe le mani e, afferrati i seni, ha stretto i capezzoli tra le dita. Lei ha iniziato a gemere di piacere. Mentre la guardavo, il mio cuore batteva velocemente, anticipando con la mente quello che fra poco sarebbe successo; il mio cazzo si stava gonfiando nei pantaloni e tutto sembrava mi appariva come in un sogno. Ero nella casa del mio capo, un uomo molto rigido e scrupoloso sul lavoro, eppure ora era qui, davanti a me, e stava torturando i capezzoli di mia moglie: dentro di me mi domandavo come sarebbe andata a finire. Non ho dovuto aspettare molto. Si è sollevato in piedi e, dopo aver abbracciato Manuela, l’ha baciata, stringendola forte a sé. Nel breve attimo in cui si è sollevato, ho visto il suo pacco voluminoso gonfiare il tessuto dei suoi pantaloni e, sicuramente, ora che stringeva mia moglie fra le braccia, lei aveva l'esatta percezione di quanto fosse grosso e voluminoso. Senza neanche preoccuparsi per me, appena si sono staccati, restando comunque abbracciati, si son avviati oltre la porta del salone e, dopo aver percorso un corridoio, lui l’ha fatta entrare in una camera. Io li seguivo come un automa. Dentro di me, si alternavano sensazioni contrastanti. Un misto di gelosia e, nello stesso tempo, l’immenso piacere nel vedere che quest’uomo, così potente, ora era completamente preso dalle grazie di mia moglie. Era una questione di profondo orgoglio e, nello stesso tempo, ero sconvolto da quanto immaginavo potesse seguire. Appena entrata nella camera, Manuela era già nuda e, seduta sul letto, con lui che si era sfilato pantaloni e boxer e stava ancora provvedendo a togliersi la camicia, aveva già iniziato a dare una buona succhiata al suo cazzo. Manuela era seduta sul bordo del letto con le tette esposte e a figa nuda e bagnata. Quando mi son avvicinato di lato, ho potuto notare la splendida verga che mia moglie, con estrema perizia, si infilava in gola. Si trattava di un bell'arnese, lungo e grosso, sormontato da una cappella che lei non lesinava a leccare, strappando al proprietario gemiti di piacere.
«Brava! Sei un’ottima pompinara! Così, ingoialo tutto!»
Sbalordito ed eccitato, mi son avvicinato lentamente per dare un'occhiata più da vicino, mentre la testa di mia moglie oscillava su e giù lungo l'asta. Che spettacolo vedere la sua lingua che, di tanto in tanto, si muoveva intorno alla punta, quando veniva su per prender aria. Ho iniziato a spogliarmi, ma Carlo si è chinato e le ha sussurrato qualcosa all'orecchio; lei mi ha guardato per un istante ed ha sorriso con il suo cazzo in bocca. Ha succhiato per un altro paio di minuti, poi, con tono determinato, ha dato un ordine preciso.
«Non ti spogliare! Questa sera non ti faccio scopare! Questa sera sarò solo sua! Al massimo puoi sederti su quella poltrona e masturbarti lentamente, aspettando i nostri ordini!»
L’ho guardata e, stranamente, non ero arrabbiato, anzi ho avuto emozioni contrastanti nel sentirmi dire tutto questo, dal momento che guardare era ciò che mi piaceva fare. Ubbidiente mi son seduto ed ho tirato fuori il cazzo, che era durissimo. Mi segavo lentamente, mentre lui continuava a gustarsi la bocca di mia moglie che ora lambiva, con la lingua, anche le palle e scendeva giù, fino al culo. Per agevolare questo movimento, lui aveva sollevato la gamba destra e l’aveva appoggiata sul bordo del letto. Ero un po’ dispiaciuto, perché a me questo trattamento mia moglie non l’aveva mai fatto. Soddisfatto dalle cure ricevute, Carlo l'ha spinta sul letto a cosce aperte e si è inginocchiato davanti alla sua fica.
«Brava, puttanella! Hai dimostrato di esser una splendida succhiacazzi ed ora ti faccio sentire come piace a me far godere una donna che soddisfa le mie aspettative.»
Ha incollato la bocca alle labbra della fica di Manuela ed ha cominciato a leccarla facendola ben presto godere.
«Sei meraviglioso! Bravissimo, continua! Mi fai impazzire! Se mi stringi il clitoride fra i denti, mi fai morire! Dai, che vengo! Ancora, vengo! Vengo!»
Il suo corpo ha preso a sobbalzare, scosso da un’ondata di piacere. Teneva entrambe le mani appoggiate sul capo di Carlo, quasi ad impedirgli di staccare la bocca dalla sua ostrica profumata, da cui sgorgava nettare a profusione, che lui aspirava e raccoglieva senza perder una sola goccia. Dopo essersi goduto a lungo gli umori di mia moglie, lui ha preso a risalire il suo corpo, insistendo a baciarle prima l'ombelico, poi su, fino ai seni. Le sue labbra hanno afferrato i capezzoli e lei ha continuato a gemere. Anche in questo caso lei gli teneva le mani strette intorno alla testa e, quando lui le ha morso i capezzoli, lei lo ha stretto forte a sé e poi, con entrambe le mani, ha trascinato il suo volto, fino alla bocca, baciandolo e stringendolo forte a sé. In quello stesso istante, lui, con un movimento del bacino, sicuramente le entrato dentro, perché lei ha inarcato il corpo e sollevato ancora più le gambe, fino ad appoggiar i piedi sui glutei di lui, che si stava spingendo dentro di lei, fino in fondo.
«Fantastico! Ti sento tutto dentro! Mi sfondi! Sei enorme! Dai, scopami! Fammi impazzire!»
Ho dovuto smettere di segarmi, perché rischiavo di sborrare. Veder lei sparire sotto la possente mole di lui che, ora, con movimenti lenti ma poderosi, la pompava con estremo vigore. Ha iniziato a godere di un orgasmo dopo l’altro e lui, ogni volta, le lasciava il tempo di gustare appieno il piacere provato. Hanno cambiato posizione diverse volte. L'ha scopata da dietro, tenendola per i fianchi e costringendola ad inarcare il corpo per ogni affondo che le dava, mentre lei urlava nel sentirsi letteralmente sventrata. Poi l'ha scopata ancora con lei sdraiata di lato ed ho potuto ammirare quella grossa verga entrare ed uscire dalla fica di mia moglie. Lui le teneva la gamba sollevata, proprio per farmi vedere con quanto vigore la stava scopando. Ha urlato di piacere ogni volta che ha cambiato posizione ed io prendevo atto che lui la stava chiavando ormai da un tempo infinito. Lei, stremata, ad un certo punto l’ha implorato di sborrare.
«Dai, vieni! Fammi sentire il tuo seme che mi riempie il ventre. Dai, ti voglio! Sborrami dentro!»
Lui è rimasto un attimo a guardarla, poi si è girato verso di me e, con un cenno del capo, mi ha invitato ad avvicinarmi. Mi son inginocchiato sul letto vicino a lei e lui, dopo averle dato un ennesimo bacio in bocca, si è girato verso di me e mi ha impartito un ordine preciso.
«Inculala! Voglio che le apra il culo e vi sborri dentro il più in fretta possibile? È una troia insaziabile, una vera amante del cazzo e me la voglio godere anche in quel buco!»
Io ho avuto un attimo di esitazione, perché conosco Manuela e so che lo prende nel culo, ma, a farlo, vuole che la si prepari con cura, perché ha qualche difficoltà ad accogliere il mio cazzo, quindi come immaginare di permettere a lui di sfondarle il culo con l'enorme verga che si ritrova? Mentre ero preso da questa riflessione, Manuela mi ha dato uno schiaffo in faccia riportandomi alla realtà.
«Cornuto di merda! Hai sentito cosa ti ha detto? Mi devi fare il culo con il tuo cazzo e sborrare in fretta per lubrificarlo a dovere! Cosa stai aspettando? Muoviti! Cornuto!»
Si è messa prona, inginocchiata davanti a me, con le mani sulle chiappe per aprirle e permettermi di penetrarle nel culo. Mi son abbassato, le ho fatto colare un po’ di saliva sul foro, poi, lentamente, ho spinto il mio cazzo dentro di lei. L’ho sentita gemere e subito, afferrati fianchi, ho preso a scoparla a ritmo accelerato. Nel frattempo lei continuava a succhiare e leccare il cazzo di Carlo, che a me sembrava ancor più grosso.
«Guarda, Francesco, osserva come questa donna adora il cazzo! Questa è una vera e propria sacerdotessa del dio Priapo! Guarda come lo venera! Lo adora, è proprio una troia molto appassionata!»
Vedere Manuela intenta a lucidare quell’enorme verga, mi ha fatto raggiungere velocemente l’orgasmo. Le ho sborrato in culo e poi, lentamente, mi son sfilato; lei si è girata ed ha offerto a lui il culo, da cui faceva capolino un rivolo di sborra bianca. Appoggiata con il viso sul materasso e con entrambe le mani ad aprire il culo, si è rivolta a lui e lo ha esortato a sfondarle anche quel buco.
«Dai, aprimi anche il culo! Completa l’opera! Fa vedere a questo cornuto di merda come si sfonda il culo di una donna!»
Lui ha appoggiato la cappella contro le grinze di quel buchetto e, dopo averla afferrata per i fianchi, con due spinte decise, ha infilato quella lunga verga tutta nel culo di mia moglie.
«Ahhiiiaa! Sì, spaccami il culo! Me lo stai sfondando! Ho male, ma, nello stesso tempo, mi piace, è bellissimo!»
Lui è rimasto un lungo istante immobile piantato dentro di lei, poi si è girato verso di me e mi ha dato un ordine perentorio.
«Renditi utile! Sdraiati sotto di lei e leccale la fica, così il piacere andrà ad attenuare il dolore che le procura il mio cazzo nel culo!»
Senza nessuna esitazione, ho fatto quanto mi è stato chiesto e, dalla mia posizione privilegiata, potevo vedere quella verga enorme entrare/uscire e sfondare alla buon'ora il culo di mia moglie. Leccavo avidamente e, spesso, mi ritrovavo in faccia le sue grosse palle da toro che, ad ogni affondo, sembravano più grosse. Lei ha avuto un orgasmo anche di culo.
«Dai, così! Continua! Ora mi piace! Lo sento anche nello stomaco! Dai, sborrami nel culo! Riempimi tutta!»
Lui ha continuato a stantuffarla sempre più velocemente, poi, d'un tratto, è rimasto immobile, con oltre la metà del cazzo piantato dentro di lei. Ho visto i suoi muscoli contrarsi e ho realizzato che, in quel momento, le stava riversando in culo una copiosa sborrata. Lei lo ha percepito e ha iniziato a godere ancor di più.
«Sì, ti sento! Mi stai facendo un clistere di sborra!»
Lui, di punto in bianco, si è sfilato. La sua grossa verga, nell’uscire, ha lasciato aperto il foro di mia moglie, da cui è iniziata colare la sborra ed io che ero bloccato sotto di lei, mi son ritrovato la faccia ricoperta del suo seme, anche perché continuava a schizzare sborra sulla schiena e sul culo di Manuela. Sembrava inesauribile, un vero idrante di sborra e lei si è girata e, dopo aver aperto la bocca, ha ricevuto lì gli ultimi schizzi.
«Ancora! Sborrami addosso, ancora!»
Si è distesa e lui, che era inginocchiato di lato a lei, ha lasciato che la sua bocca avida andasse a raccogliere le ultime gocce che sgorgavano da quella verga, che sembrava non aver perso molto del suo vigore. Lui si è sdraiato supino e lei ha continuato a leccare e succhiare il cazzo, facendolo godere ancora.
«Sei una troia impareggiabile! Se continui a tenere il mio cazzo in bocca, finisce che sborro ancora!»
Lei ha sorriso a bocca piena e poi ha continuato a leccare e succhiare quella grossa verga, che sembrava proprio non volerne sapere di cedere. Lo ha leccato e succhiato per una decina di minuti e lui, a quel punto, ha sorriso e, compiaciuto, l'ha fatta distendere supina e, dopo averle chiesto di star sollevata, appoggiata sui gomiti ed a bocca aperta, si è inginocchiato davanti a lei e, con il cazzo fra le mani, ha preso a segarsi velocemente.
«Eccomi TROIA! Adesso ti faccio vedere cosa significa fare una maschera di sborra!»
Improvvisamente ha cominciato a schizzare getti di seme sul viso di Manuela, fino quasi a ricoprirlo completamente. Era inesauribile. La sborra che colava lungo il mento sulle tette di mia moglie e lei che, a bocca aperta, cercava di raccoglierne il più possibile. Dopo aver lanciato l’ultimo schizzo, lei si è allungata in avanti e, con la punta della lingua, è andata raccogliere l’ultima goccia di sborra che ancora colava da quella grossa verga. Solo allora, lui si è sdraiato accanto a lei, con le spalle appoggiate alla testiera del letto, ha sollevato la mano e con le dita ha spalmato la crema sul viso di Manuela e, poi, giù lungo il collo, fino ai seni ed al ventre. Lei lo guardava estasiata. Io, senza neanche rendermene conto, mi ero sborrato addosso. Siamo rimasti un lungo istante in silenzio, poi è stato lui che ci ha guardato in faccia entrambi ed ha esordito:
«Sul lavoro non cambia nulla, anzi, presto per te un cambiamento ci sarà, ma non è dovuto a quanto successo oggi: è solo frutto delle tue capacità. Nella vita privata, vorrei che voi due prendeste in considerazione l’ipotesi di accogliermi fra di voi. Questa sera ho trovato finalmente la donna che andavo cercando. La femmina calda e troia che amasse il cazzo per il gusto, il piacere di sentirsi possedere e non perché volesse scopare con me per quello che rappresento e l’ingente capitale che possiedo. Manuela, sei una impareggiabile puttana, la troia meravigliosa che vorrei sempre il mio fianco, ma sono anche consapevole che sei sua moglie ed è per questo che per il rispetto che nutro nei tuoi confronti e anche nei suoi, vi chiedo di potermi accogliere fra di voi come amico intimo, come compagno dei vostri giochi.»
Manuela si è girata verso di me ed ho visto i suoi occhi che brillavano di gioia, poi ha messo un braccio intorno al mio collo e l’altro intorno al suo ed ha avvicinato le nostre guance alle sue, ancora ricoperte della sborra di Carlo.
«Vi amo tutti e due! In modo diverso, ma di uguale intensità; sento che, per voi, due provo davvero lo stesso sentimento. A te, Francesco, ho dedicato il mio cuore e sei la luce dei miei occhi. In te, Carlo, ho trovato il compagno, il complice, il porco che ha saputo far esprimere la mia vera personalità, la mia lussuria e mi hai portato ad esser così libertina, da poter godere i piaceri del sesso in maniera illimitata. Con te, Carlo, questa sera ho scoperto cosa significa godere. Non che mi lamenti di lui, ma tu sei ad un livello così alto che non avevo mai pensato di poter raggiungere. Mi piacerebbe molto che Francesco accettasse di averti insieme a noi e, personalmente, penso che sarebbe la cosa più bella del mondo!»
E così è stato. Son diventato sul lavoro il suo consigliere fidato, con grado e stipendio molto alto. Nella coppia, sono il loro complice, perché, seppur Manuela non fa distinzioni, in realtà mi rendo conto che quello che prova con lui è di gran lunga superiore a quello che io riesco a farle provare.
Sentirla godere fra le sue braccia e vedere con quanto ardore e vigore lui la sfonda e farcisce in ogni buco, mi fa impazzire di piacere, perché era esattamente quello che avevo sempre desiderato.
Ora però, dentro di me, si sta creando un piccolo dilemma: lui la vorrebbe ingravidare. Ed io? Glielo permetterò? Chissà.
32
0
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Visita senologica di prevenzione
Quello che vi racconto adesso è una STORIA REALMENTE ACCADUTA.
Circa due mesi fa, ottobre 2023, vi è stata la campagna della prevenzione al seno, ed io ho prenotato una visita gratuita per mia moglie.
Il giorno dell'appuntamento siamo andati in ospedale per la visita, dopo aver aspettato in sala d'attesa, dove vi erano due signore sicuramente del volontariato, ci hanno chiamato in sala visite perchè era il nostro turno.
Ad aspettarci abbiamo trovato due medici, un medico specialista italiano e un altro suo collega di colore, che parlava un italiano stentato e non corretto, in quanto un'università straniera, non ho capito di dove, lavorava in collaborazione con l'ospedale del nostro paese, e il medico di colore stava facendo un periodo di affiancamento, cioè di tirocinio pratico.
Dopo le classiche domande di rito che hanno rivolto a mia moglie, il medico italiano ha fatto accomodare mia moglie su un lettino, dicendogli di liberare il seno. Lei si alza, toglie i vestiti di sopra, toglie il reggiseno, e si si accomoda seduta sul lettino, come gli aveva ordinato il medico, a questo punto i due medici che parlavano tra di loro si avvicinano a lei, e il medico italiano spiega al medico di colore come eseguire la visita senologica.
Io mi godevo da seduto la scena, ovvero vedere mia moglie, nuda dalla cintola in su, di fronte a due uomini che le palpavano in ogni modo il seno, lo so che lo facevano per studi medici, ma a me piaceva vedere quella scena.
Ad un punto della spiegazione il medico bianco dice a quello di colore di posizionarsi alle spalle di mia moglie in modo tale di poter eseguire altre manovre.
Una delle cose che ho notata è stata che, quando il medico italiano spiegava a quello di colore come fare, l'altro si fermava ad ascoltare, restando con il seno di mia moglie tra le sue mani e, non so se per caso o per altro, in più occasioni ho visto che tra le sue dita scure stringeva lievemente i capezzoli, ho guardato il viso di mia moglie, per capire se era una mia impressione, ma lei non mi guardava, e non faceva nessuna espressione.
Un'altra cosa che ho notato è che il medico di colore era un tipo molto simpatico e divertente, che rideva continuamente, forse perchè aveva difficoltà a comprendere la lingua italiana, e forse anche perchè provava un minimo di imbarazzo, fatto sta che la sua risata era diventata contagiosa per tutti noi, era veramente simpatico, e inconsapevolmente era riuscito a mettere mia moglie a suo agio, a differenza di prima la vedevo molto più rilassata, lo notavo da piccoli dettagli, come ad esempio prima stava tesa, da seduta e/o da sdraiata con le gambe chiuse, ora Lei non stava più tanta attenta alle gambe, infatti la vedevo sciolta, tanto da non preoccuparsi più della posizione delle sue gambe, infatti ora mi sembravano leggermente allargate.
In tutte queste posizioni, con manovre eseguite su mia moglie come se fosse una cavia, l'avevano fatta sedere, stendere, risedere per poi farla nuovamente stendere sul lettino più volte, avevo notato che la sua gonna nera, già corta di suo, si era spostata, lasciando intravedere il suo perizoma bianco, e considerato che in Sicilia ad ottobre faceva ancora caldo, non indossava neanche i collant.
Premetto che l'abbigliamento tutto, lo avevo scelto io, con la speranza di essere un pò fortunato e assistere a qualcosa, e questo mia moglie oramai lo sa benissimo.
La cosa che mi ha divertito è stata che mia moglie quando la facevano rialzare per mettersi seduta sul lettino, o quando rimaneva sdraiata, non si ricomponeva la gonna, forse per farmi piacere o forse perchè anche lei era incuriosita e attenta alla spiegazione che, non faceva più caso alla gonna.
Un'altra cosa che mi ha colpito è stata che i medici e mia moglie facevano come se io non ci fossi, come se fossi invisibile, come se io non fossi presente in quella stanza, e la cosa mi piaceva.
Giunti alla fine della lunga spiegazione, entrambi i medici si vanno a sedere dietro la scrivania e prendono alcuni appunti, dopo di ciò dicono a mia moglie che si poteva alzare e rivestire.
E qua arriva il colpo di scena, mia moglie nel scendere dal lettino, uno di quelli larghi e alti, aiutandosi con le mani, prima struscia e poi fa un piccolo salto per ritrovarsi giù all'impiedi, ma non so perchè e come, la sua gonna nera fatta di tessuti sintetici semirigidi, resta come per magia alzata, restando di fatto con il suo perizoma bianco, semitrasparente, in bella vista, ma lei non se ne era accorta e continuava a sistemarsi i capelli, a differenza dei due medici che, senza farsi tanti problemi, la stavano fissando.
Lei ignara di tutto quello che stava accadendo, spontaneamente fa una mossa che ci lascia completamente a bocca aperta.
Come tutte le donne, ha la mania di sistemarsi a puntino, in quel momento istintivamente si abbassa per sistemarsi le fibie delle sue scarpe, con l'inevitabile risultato ri restare per alcuni secondi china in avanti, mostrandoci un culo completamente nudo, se non per un esile filo bianco di stoffa che si perdeva tra le chiappe, e nell'abbassarsi, piegando lievemente le gambe, i glutei si sono allargati mostrando, ai medici che continuavano insistentemente e increduli a guardarla, addirittura la parte di pelle più scura che si trova attorno al retto.
19
2
1 year ago
MAIALINABSX,
46/46
Last visit: 2 weeks ago
-
Il piacere corre sul filo.
Mi chiamo Letizia, ho 57 anni e sono sposata con Steve, che ne ha 54. Mio marito ha un bel fisico. Alto un metro e novanta, spalle larghe e fisico asciutto, muscoloso, ma non palestrato. Occhi e capelli scuri, mani forti ed una bella dotazione fra le gambe. Non ha una lunghezza eccessiva, di poco sotto i venti, ma è molto largo. Quando mi penetra, si fa sentir bene. Io sono un po' più bassa di lui. Bionda, fisico longilineo, seno grande, una quinta piena. Occhi chiari, gambe lunghe e lisce, sormontate da un culetto tondo e sodo: la parte del mio corpo che mio marito adora. Siamo sposati da vent’anni e fra di noi il sesso è stato sempre il filo conduttore della nostra vita coniugale. Ricordo i primi tempi che si stava insieme: mi scopava ogni giorno. Con lui son sempre stata bene, a mio agio, sicura e desiderosa di nuove esperienze. Fin da subito, per lui è stato chiaro che ero disponibile al gioco dello scambio o metter in pratica le "porcate" che mi proponeva. Ricordo che, alla prima vacanza insieme, mi scopava tre volte al giorno ed io ci godevo come una pazza: mi ha letteralmente sfondato il culo con il suo cazzone, è la cosa che maggiormente lo manda ai pazzi quella di incularmi e sborrare sul mio viso. Poi son passati gli anni e, come tante altre coppie, abbiamo avuto degli alti e bassi, ma, nel sesso, abbiamo trovato sempre un punto d’incontro, che ci ha unito e fatto divertire sempre tanto. Nonostante tutta la nostra buona volontà, ad un certo punto della nostra vita, è subentrata un po’ di routine, dettata più dalle condizioni della vita comune, che ci ha fatto mettere il sesso un po' in secondo piano. Entrambi ci siam resi conto che era ora di trovare un nuovo stimolo per il nostro rapporto. L’occasione, di apportare qualche modifica al nostro rapporto, si è presentata involontariamente tre anni fa, quando mio marito, ingegnere, che lavora per una grossa multinazionale delle costruzioni, è stato mandato a lavorare all’estero. Era la fine di giugno, sarebbe rimasto fuori casa per cinque e o sei settimane. Fin dalla prima sera, mi son resa conto che, essendo abituata ad addormentarmi con una persona al fianco e non trovarla la mattina, è veramente dura. Le prime sere, le nostre telefonate erano incentrate sul suo lavoro, mentre, dentro di me, il desiderio di lui cresceva a dismisura. Il sabato, poi, è stato il giorno peggiore. Abituati a dedicare quel giorno della settimana a noi due, ritrovarmi da sola è stato molto triste. La sera ho cenato poco, mi son fatta una doccia e mi son distesa sul letto, nuda come sempre (entrambi amiamo dormire nudi), in attesa della sua telefonata, che, però, non arrivava. Ero inquieta, nervosa ed impaziente, di sentir la sua voce. Ho preso un libro per leggerlo, ma mi son resa conto che non riuscivo a seguire il racconto. Volevo lui, mi mancavano le sue labbra, il suo corpo. Ad un tratto ha squillato il cellulare, era lui.
«Ciao, amore, come stai?»
Sentir la sua voce mi ha eccitato subito. Ero carica di malinconia e desiderio.
«Mi manchi. Vorrei sentir le tue mani sul mio corpo. Vorrei sentire le tue labbra che mi succhiano i capezzoli, li stringono, mi fanno impazzire. Vorrei il tuo cazzone nel culo!»
Mi sono stupita di come le mie parole siano uscite a fiume, dalla mia bocca. Lui è rimasto un attimo in silenzio, poi l’ho sentito sospirare.
«Manchi tantissimo anche a me. Sentire che mi desideri, mi fa venir voglia di segarmi, pensando a te che sei nuda sul nostro letto.»
La sua voce mi ha fatto bagnare. Sentire il forte desiderio che aveva di me, sapere che aveva il cazzo in mano, mi ha quasi portato all’orgasmo. Le sue parole, poi, sono state un'autentica rivelazione.
«Amore, vai nel mio studio. Nel secondo cassetto, c’è la scatola del tuo cellulare, vai a prendere il filo dell’auricolare, inseriscila sul telefono, così potrai sentir la mia voce ed aver le mani libere. Prendi anche una cosa dal frigo, un cetriolo, una zucchina, qualunque cosa che possa esser simile al mio cazzo. Da sbrigati che ti faccio, impazzire!»
Eseguo e, poco dopo, torno sul letto. Lui mi richiama e inizia a descrivere quello che mi farebbe se fosse qui con me. Io gli rispondo per le rime. Incominciamo un gioco erotico, fatto di immagini mentali, sensazioni e giochi con mani e altro, che, ben presto, ci conducono al piacere.
«Sì, dai, troia...succhiami il cazzo! Sì, così…dai, lecca, che poi ti sfondo il culo! Sì, troia, ingoialo! Sei una vacca succhi cazzi!»
Sbrodolo al solo sentirmi dare della troia. È vero, lo sono. Con lui, anche se lo ammetto a denti stretti per non dargli troppo potere, mi sento veramente una troia. Lo ha sempre saputo e se ne approfitta facendomi godere del fatto che lo sono. Ricambio il gioco.
«Porco, leccami bene! Voglio sentir la tua lingua fino in fondo! Vengo! Sei un maiale! Mi fai godere! Dammelo tutto! Lo voglio!»
Lui rincara la dose.
«Sì, sei proprio una troia! Appena senti un cazzo addosso, vieni e schizzi da vera maiala! Se credi che ti sfondo subito il tuo culo da zoccola, ti sbagli: prima devi godere tanto!»
Lo imploro, sono un lago fra le gambe. Immaginarlo con me, mi eccita da morire.
«Prendimi! Scopami! Lo voglio dentro! Mi fai venire!»
Tremo, scossa dal piacere. Mi sconvolge questo gioco che non avevamo mai fatto. Lui mi tortura la mentre.
«Ti piacerebbe, troia, che ti sfondassi fica e culo? Allora mettiti dentro il cazzo che hai in mano, infilalo tutto fino in fondo! Lo so che ti piace star sopra...dai cavalcami, cosi vieni anche tu! Godi, che poi ti sfondo il culo! Scopati con quello! Sei una puttana!»
Mi pianto dentro un bel cetriolo. Non è come avere il suo, ma al momento mi va bene anche questo. Non è la prima volta che mi scopo con un ortaggio. Da fidanzati lui si divertiva a vedermi godere con un cetriolo in figa ed io impazzivo, mentre lui si segava per me. Alla fine, gli prendevo il cazzo in bocca, lo succhiavo e lui mi sborrava su tette e viso. Era sconvolgente. Godo nel penetrarmi e glielo dico.
«Lo sento dentro! Sei enorme! Godo! Dai scopami, porco! Fai godere la tua troia!»
Lui si immedesima ancor di più e mi porta al piacere.
«Cagna, ti sfondo! Godi e mettiti le dita in culo, che ti faccio godere! Sborro! Mi fai schizzare! Bevi troia!»
Vengo. Urlo e godo. Sento il mio corpo attraversato da scariche di piacere simili a quelle elettriche, con potenza a mille. Ho le convulsioni, da quanto tremo. Lui non è da meno. Gli sento il respiro accelerato attraverso le cuffiette che tengo inserito nelle orecchie. Mi sembra di averlo accanto a me. Restiamo per un momento in silenzio. Ognuno sente il respiro affannato dell’altro.
«Grazie, amore. Sei stata magnifica. Ho goduto come un porco. Era come se ti avessi avuto qui con me. Sei una vera troia, che sa far godere un uomo. Grazie.»
Le sue parole mi riempiono di infinito orgoglio. Mi ha fatto davvero piacere far la troia con il mio uomo e, sentire che sborrava per me, ha aggiunto piacere al piacere.
«Anche tu sei stato meraviglioso. Non avevamo mai fatto sesso al telefono: mi è piaciuto tantissimo.»
Trascorriamo le altre settimane continuando a far questo gioco. Lo incrementiamo con fantasie ancora più spinte e porche, che mi fanno sentir sempre più troia. In particolare, lui mi chiede se, durante la mia giornata lavorativa, ci fosse stato qualche maschio che mi avesse riservato delle attenzioni particolari. Per farlo contento, invento delle situazioni che lo eccitano e lui non mi lesina epiteti: troia, vacca e puttana, che mi fanno eccitare ancor di più. Quando ritorna, ai primi di agosto, passiamo due giorni a letto a far sesso, durante i quali, dopo avermi scopato tenendomi sopra di sé, (godo solo se lo cavalco), mi sfonda il culo in tutti i modi. Me lo allarga allo stremo, per poi sborrarmi in faccia, chiamandomi "troia". Gli piace come lo succhio e pulisco senza ingoiare, poi faccio in modo che il suo seme coli dal mento fin sopra le mie tette. Nei mesi a seguire, lui ha dovuto assentarsi altre volte per lavoro, ma abbiamo sempre goduto al telefono assieme. Quando, l’anno dopo, gli hanno assegnato un ufficio fisso nella nostra città, abbiamo ripreso la vita di sempre. Per sei mesi, le cose sembravano esser migliorate, ma, senza che nessuno dei due lo dicesse, si era creato fra noi, nel sesso, un senso di apatia: sembrava come se ci mancasse qualcosa per esser perfetto. Qualche mese dopo, eravamo in vacanza e stavo sotto l’ombrellone al mare. Lui leggeva distrattamene il giornale, quando ho sentito la mia vicina, seduta sul lettino sotto il suo ombrellone, parlare con il marito o compagno al telefono. Lei gli diceva: "amore, mi manchi, quando arrivi? Sono tutta un fremito". Ovvio che parlava a bassa voce, ma l’ho sentita benissimo.
Di colpo, ho capito cosa ci mancava. Mi son alzata, ho detto a mio marito che andavo in camera, in albergo. Una volta entrata, ho preso il telefono e l’ho chiamato. Gli ho chiesto di allontanarsi dall’ombrellone, di raggiungere delle barche tirate in secco sulla spiaggia e poi, quando l’ho visto raggiungere il posto, ho cambiato tono.
«Bravo, porco! Ho visto che hai memorizzato il mio numero, mentre lo scandivo alla mia vicina e adesso mi chiami; scommetto che ti sei accorto che non ho il marito con me. L’ho fatto di proposito per poter sentire quello che desideri da me.»
Lui, per un attimo, è rimasto in silenzio. Poi, ha capito il gioco ed ha cominciato a recitare la sua parte.
«Certo, grandissima troia! Ti sto chiamando, perché avevo capito subito che una vacca come te aveva bisogno di un cazzo in più per godere, come si deve. Sono un bel cazzone, pronto a scoparti in tutti i buchi ed a sfondare quel bel culo da troia, che ti ritrovi perché tu sei una troia, vero? Dai, ammettilo, dimmi che sei una troia.»
«Certo che sono una troia! Avevo capito subito, dalle occhiate che mi hai dato, che mi volevi e, da brava zoccola, ho dato il mio numero alla vicina affinché tu lo sentissi. Dimmi: che mi faresti? Io sono nuda ed aspetto d'esser riempita da un toro come te!»
Lui recita la sua parte.
«Mentre ti parlo, tu accarezzati. Inizia a godere. Ti accarezzo e bacio i seni. Ci infilo in mezzo il mio cazzo e mi lascio spompinare da una succhiacazzi come te. Mi fai una bella spagnola, ma non ti schizzo subito in bocca. Troppo facile. No, prima voglio infilarti due dita, anzi, una troia come te è sicuramente ben aperta e, di dita, ce ne vogliono almeno tre, ti masturbo a lungo. Ti faccio sborrare anche l’anima e, poi, ti chiavo prima la figa e poi il culo, che, di certo, è dilatato al massimo per tutti i cazzi che una puttana come te avrà preso, nel tempo. Alla fine, ti schizzo in faccia e sulle tette.»
Ansimo di piacere. Continuo a recitare la parte, ma sono eccitata al massimo.
«Sei un porco! Ti sento! Mi stai facendo bagnare tantissimo! Porco, ti voglio!»
Ero così presa dal gioco, che non mi son accorta che Steve, nel frattempo, era risalito in camera.
«Eccomi! Adesso ti sfondo! Tu continua a parlare con il porco al telefono, digli che si deve segare per te.»
Ha appoggiato il suo cellulare sul comò e mi ha inculato subito, con un solo colpo. Ho urlato di piacere/dolore per la repentina entrata, così veemente. Ha preso a scoparmi, mentre io continuavo a parlare con un ipotetico interlocutore dall’altro capo del telefono.
«Mi sfonda! Che toro! Spaccami! Godo…vengo!»
Ero un lago! Lui mi stantuffava il culo ad una velocità esagerata. Era un toro scatenato, mentre io, mi sentivo una VERA TROIA, che stava godendo nell'immaginare che un altro uomo si stava segando per lei. Il suo orgasmo è arrivato in breve tempo. L’eccitazione, il gioco hanno limitato di molto la sua resistenza. Ha emesso un grido e poi mi schizza un po' nel culo, per poi presentarsi davanti alla mia bocca.
«Succhia e pulisci, troia!»
Lo accontento, ma poi mi sovviene un’idea. Pulisco il suo cazzo che è ancora duro, faccio colare la sborra sulle tette e lo sconvolgo.
«Dopo quella di mio marito in culo, voglio la tua sulla faccia. Sei stato fantastico! Succhiarti il cazzo, mentre lui mi sfondava il culo è stato veramente un lavoro da VERA TROIA! Guarda, porco, mi son presa la sborra di un altro maschio in bocca, mentre tu mi sfondavi il culo e, da brava troia, la faccio colare sul seno come una crema tonificante.»
Per lui è troppo: è eccitato come un cavallo, si distende supino e mi mette sopra di sé. Mi scopa in maniera sconvolgente! Viene e si accascia sfinito.
«Amore, quando ti ci metti sei una vera troia! Mi hai fatto impazzire. Ti amo!»
Lo guardo compiaciuta. Sì, mi sento veramente la sua troia. Lo lascio sempre sulla corda, non voglio che abbia troppe certezze, se ne approfitterebbe.
«Hai sempre saputo che sono una troia. Mi sembra che la cosa non ti dispiaccia e ne ricavi tanto godimento.»
Ci siam resi conto che quel gioco ci sconvolgeva. Continuiamo a fingere di aver una persona che mi contatta per godere, mentre lui mi scopa. Passati altri mesi, un giorno Steve torna a casa e mi dice che ha un'idea che mi piacerà. Mi mostra un sito di coppie scambiste. Scatto in piedi come una molla.
«No, cazzo! No! Io lo scambio non lo faccio! Io non voglio un altro maschio che mi scopa! Non voglio vedere un’altra con te! Mi basti tu!»
Lui sorride, mi lascia sfogare poi si spiega.
«Nessuno scambio. Metteremo un nostro annuncio, specificando che cerchiamo solo ed esclusivamente un singolo che, contattato al telefono, si masturbi mentre ti scopo. Né più e né meno di ciò che facciamo nel gioco che tanto piacere ci dà.»
A sentir la sua idea, che a me già frullava per la testa da un poco, mi bagno, ma, da brava troia quale sono, non lo do a vedere, anzi, simulo una certa diffidenza.
«Non credo sia una buona idea, dare il tuo contatto telefonico in giro per il mondo. Immagina se ti chiamano mentre sei in riunione o stai con il presidente. No, è meglio di no!»
Lui, da bravo porco, ha notato il breve tremore nella mia voce. Sa che, da brava troia, devo archiviare quella sua idea, anche se mi son già bagnata, al solo pensarci.
«Tranquilla, metteremo dei last minute. Ci faremo inviare il loro numero e poi, vedi, ho preso una scheda nuova, la metto nel telefono vecchio e lo attiviamo solo, per il nostro gioco. Inoltre regolo le impostazioni in modo che non invii il nostro numero. Non ci sarà nessun rischio. Va in camera e vestiti da troia, come sai fare benissimo, che ti scatto delle foto da mettere sul sito.»
Lo guardo estasiata. Lui mi ha veramente letto nel pensiero. Sa benissimo che, quando stimola la mia natura da troia fin dentro il midollo, non gli nego nulla.
Vado, mi vesto da perfetta "puttana". Mi immortala con degli scatti molto erotici. Posta le foto e, dopo qualche ora, siamo sommersi da richieste e numeri telefonici. Ne scelgo uno di un bel ragazzo. Lo chiama Steve, gli spiega quello che vogliamo, poi, eccitato come un cavallo, mi incula, mentre descrivo al giovane quello che provo e, soprattutto, quello che voglio da lui. Collabora e mi provoca una vera ondata di piacere. Finalmente una voce reale che mi stimola ad esser sempre più troia e mio marito che sa benissimo quanto lo sono, gode sfondandomi il culo. Invito il nostro interlocutore a segarsi sempre più in fretta, perché mio marito mi sta davvero devastando il culo. Sento, dall’altra parte del telefono, lui che ha il respiro corto, eccitato.
«Sì, grandissima troia...mi sto segando mentre vorrei esser lì con te a sborrarti su tette e faccia! Sei una vacca! Mi fai godere! Dì a quel porco di tuo marito di scoparti il culo come non l'ha mai fatto. Dai, che sborro!»
Mio marito è sconvolto. Si rende conto che ha fatto emergere, in tutto e per tutto, la vera TROIA che era latente in me. Io stessa mi stupisco per come, fino a questo momento, abbia cercato di nasconder l’evidenza: sono una TROIA, e ne sono fiera! Sconvolto, chiude di colpo la comunicazione, mentre mi sborra in faccia un fiume di crema bollente.
«Basta! Vacca…puttana…ti schizzo tutta!»
Gode e mi presenta il cazzo davanti alla faccia. Lo succhio e lecco in maniera famelica. Lo guardo, la sua espressione è da estasi pura, è sconvolto dal piacere o dal fatto che, finalmente, ho accettato il mio ruolo di moglie troia?
Dopo quel primo contatto, abbiamo ripetuto questo gioco diverse volte, sempre cambiando il porco che mi ascoltava mentre godevo.
Poi, una sera, abbiamo osato molto di più. Lui ne ha chiamati tre, con i nostri tre cellulari e con i numeri oscurati; è stato quanto mai sconvolgente, sentirmi desiderata da tre maschi, mentre lui mi scopava come un pazzo scatenato. Ho goduto tantissimo. Son convinta che, dopo questa esperienza, vorrà di più. Ma, anche se continuo a negare la mia disponibilità, lui sa benissimo che la troia che è in me, non gli negherà nessuna nuova emozione.
35
0
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Léon, il mio nuovo speciale amico
Avevo raggiunto i 32 anni e avevo collezionato rapporti sessuali con tante donne ma, occasionalmente, anche con gli uomini di coppie.
Era normale che prima o poi avrei raggiunto una tappa importante della mia vita da bisessuale.
Tutto questo doveva sottostare, ovviamente, alla necessità che la mia tendenza rimanesse riservata e, quindi, mi dovevo muovere con discrezione.
Forse questo è stato l’ostacolo principale per cui per molto tempo non sono stato in grado di realizzare i miei desideri.
Tra amici o sul lavoro, ovviamente, non avevo nessun timore a mostrare il mio amore e il mio desiderio per le belle donne, ma quello nei confronti di un uomo era una storia diversa.
Ero sempre stato attratto da certi maschi, non dal punto di vista sentimentale, era solo un'attrazione puramente fisica, semplicemente sessuale.
Da quando mi era capitato di avere alcune esperienze con coppie i cui uomini erano bisex, nei mie sogni più trasgressivi si manifestavano succhiate di cazzo, massaggi con uomini, culi leccati ed anche inculate per bene.
Pertanto, da un po' di tempo, volevo provare cosa significasse essere scopato da un uomo.
Mi ero dato all’uso di diversi oggetti per provare questa sensazione, da quelli vegetali, carote e altro, ai toys. Provavo belle sensazioni ma nulla rispetto al desiderio e il piacere di un uomo che mi scopasse in profondità il culo.
Non ho cercato situazioni particolari con uomini in modo ossessivo, volevo che tutto accadesse in forma spontaneo. Cosa non facile da ottenere.
Le coincidenze della vita spesso aiutano.
Tutto accadde durante uno di quei pomeriggi che non avevo granché da fare, sono entrato in un bar vicino casa a bere qualcosa visto il caldo atroce della giornata.
Entrando vidi al bancone del bar un uomo che potenzialmente avrebbe potuto soddisfare tutti i miei desideri sessuali. Sorseggiava una birra scura.
Una volta entrato dentro il bar ho ordinato anch’io una birra, eravamo quasi di fronte nei due lati del bancone e, senza accorgermene, osservavo quell'uomo.
Se non avesse avuto la naturale riservatezza che in queste occasione è necessario mettere in atto, gli avrei chiesto, in modo sfrontato, di scoparmi immediatamente, era così attizzante quella persona.
Era piuttosto alto, credo più di un metro e novanta, magro con un fisico normale non certamente da atleta, ma c’era qualcosa in lui che traspirava sesso.
Forse era soprattutto il modo in cui beveva la birra ad emozionarmi.
Lui si prendeva il tempo di gustarla bene, appoggiava delicatamente le labbra succulente sul bordo del bicchiere. Lo osservavo mordendomi il labbro inferiore ed immaginavo di fare sesso con lui.
Dopo aver finito la mia birra, mi alzai per andare in toilette. Avviandomi mi girai discretamente a guardare verso il bancone dal suo lato e mi accorsi che non c’era più.
Un po' deluso, continuai ad andare verso la toilette.
Quando all'improvviso sentì una mano possente che mi toccava la natica destra e qualcuno che mi sussurrava: "Ti voglio. Ho visto che guardavi verso di me prima, anche tu mi piaci".
Mi girai e, con grande piacere, vidi il bell’uomo che prima era appoggiato al bancone.
“Mmmmm, vai avanti, quello che dici mi potrebbe interessare” risposi maliziosamente.
Quasi per istinto, guardai tra le sue gambe e notai il pacco dell'uomo che stava già evidentemente diventando duro.
Lui mi mise le mani intorno alla mia vita e, come se ci conoscessimo da sempre, mi abbracciò in un saluto caloroso.
D’istinto, mi strinsi a lui.
Cominciarono a formarsi nella mia mente delle scene erotiche, premevo il mio ventre sul suo pene come se fossi pronto ad accogliere il suo bel cazzo.
Con quella immagine nella mente e la sensazione di contatto del suo corpo dissi: “Sediamoci, beviamo qualcosa e parliamo un po’. Questo momento, se la cosa ti va, potrebbe durare tutto il pomeriggio.”
Entrambi sapevamo che avremmo voluto di più di qualche chiacchera e un po’ di alcol, quindi, dopo un po’, gli suggerì: “Ti va di andare a casa mia? E qui vicino.”
Lui, che nel frattempo mi aveva detto di chiamarsi Léon e di essere francese da parte della madre, rispose: "Con grande piacere!”
La mia casa era a poca distanza dal bar, arrivammo in pochissimo tempo. Quando infilai la chiave nella serratura ho sentito la sua mano che mi accarezzava le chiappe.
Entrati a casa presi per mano Léon e cominciai a denudarlo lentamente. In poco tempo, era a torso nudo e, in appena trenta secondi, eravamo completamente nudi sul mio letto.
Cominciai a leccargli il petto, i capezzoli e continuai fino al bordo del suo cazzo!
Avevo immaginato il pene di Léon, era evidente che doveva essere possente ma, vedendolo davanti a ne, rimasi veramente impressionato. Era munito di una verga veramente lunga, grossa e bella da vedere.
Cominciai a baciagli il grosso cazzo, leccando tutta l’asta dalla cappella alla base. Scesi fino a quelle due bellissime palle che lo addobbavano.
L’ho leccato fino in fondo prima di prenderlo in bocca. Alternavo la potenza del succhiare alla velocità con cui muovevo la bocca su e giù per la sua canna, volevo sentire il suo cazzo in ogni parte della bocca fino alla gola profonda.
Léon iniziò a muovere i fianchi per amplificare il suo piacere e disse: "Voglio ficcarti le palle in bocca, bella cagnolina".
Sentivo il cazzo in bocca diventare sempre più duro e umido.
Léon, ad un certo punto, lo ritrasse dalla mia bocca. Si inginocchiò accanto a me e mi indusse a sdraiarmi prono premendomi con forza dal sedere. Ero ormai completamente a sua disposizione.
Quindi si sdraiò su di me. Sentivo il suo cazzo proprio sopra il buco del culo quando lui sussurrò all’orecchio: "Mi prenderò cura di te".
Io risposi: “Sono tutto tuo, fai quello che vuoi di me”.
Si mise in ginocchio dietro di me, mi alzò il ventre e allargò le mie chiappe con le sue grandi mani.
Cominciò ad accarezzarmi l'ano con uno e poi due dita.
Non appena mi toccò l'ano, gemetti di piacere: "Ah ahhhhahhhhhhh, sì!
Il bel Léon disse: “Ho capito, voi di più ed io ora te lo darò”.
Quindi mi lubrificò delicatamente l'ano con la sua saliva. Mi diede delle pacche e dei baci su entrambe le natiche e mi chiese: “Sei pronto?”.
Ero così eccitato che non sono stato in grado di rispondere, dissi solo: "Mmmmmmm".
Lui lo prese come un sì. Sentii il cazzo di Léon spingersi sempre più in profondità tra le mie chiappe fino a raggiungere il buco del culo.
Ben presto, intensificati i movimenti dell'anca, riuscì ad aprirsi la strada dentro di me. Il mio ano era abituato ad essere penetrato ma non da un cazzo e, soprattutto, di quelle dimensioni ragguardevoli. Quindi, era abbastanza resistente alla penetrazione.
Si capiva dai suoi movimenti che ci sapeva fare, che non era la prima volta che penetravo un buco stretto. Con attenzione fece scivolare dentro, pian piano, solo la cappella del suo cazzo. Per la stanza si sentì oltre al magnifico suono della penetrazione i gridolini di piacere che io emettevo. Poi, sempre pian piano, affondò il suo cazzo dentro, muovendosi con una certa accortezza per evitarmi quanto possibili il dolore.
A quella sensazione di riempimento, gemendo, esclamai: “Bellissimo!!! Che felicità averti dentro di me!!!”
E lui per tutta risposta disse: “Vuoi che vada più forte e più dentro?”.
Non aspettò un secondo e, accelerando i movimenti, affondò sempre di più la sua enorme verga in profondità.
Iniziò a martellare con forza dentro di me, sentivo la sua verga dura dentro per tutto l’ano, sentivo il suo ventre e le palle sbattere sulle mie chiappe, era una sensazione bellissima che mi ha indotto una erezione impressionate.
Dopo molto tempo di martellamenti, rallentò i suoi movimenti fino a restare fermo col cazzo dentro il mio culo e mi chiese: "Com'è andata fino ad ora?"
Risposi: "Una magia, non sapevo fosse possibile godere così tanto."
E lui, per tutta risposta: "Aspetta, non ho finito ancora."
E riprese a trapanare le mie viscere. Sentivo il suo cazzo scivolare dentro di me aderendo, per via delle sue dimensione, alle pareti del mio retto. La sensazione di calore che emanava la sua attività di movimento era bellissima, sentivo il suo corpo su di me e le vibrazioni che mi forniva.
Era tutto così eccitante e, senza accorgermene, dopo la possente erezione del mio cazzo, ero venuto per il piacere che provavo.
Lui, a quel punto, si alzò e tirato fuori il suo cazzo dal mio culo, ha goduto spruzzando il suo sperma sulla mia schiena.
Ho sentito il calore del suo seme che inondava la mia schiena.
Lui si adagiò sopra di me e continuò a muoversi come se seguitasse a scoparmi. Anche il suo sperma bagnava il petto di Léon.
Dopo qualche secondo, mi sono girato verso di lui e l’ho baciato dicendogli: "Grazie per questa bella scopata. Desideravo da tanto tempo provare queste sensazioni e tu sei stato grande."
Poi continuai dicendo: "Se ti va, possiamo continuare, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Facciamo una doccia e poi possiamo scopare ancora. Mi piacerebbe prenderlo ancora dentro il tuo cazzo.”
Lui rispose che non era possibile per lui andare oltre, aveva un impegno, ma che, se volevo, potevamo fare un secondo round la sera dopo.
Io con un cenno del capo acconsentì e dissi: “Dove abito lo sai, poi venire quando vuoi. Poi ci scambiamo i numeri del cellulare e restiamo in contatto.”
A quel punto, si alzò, andò nel bagno fece una doccia e, subito dopo, si rivestì è, dopo un breve saluto, andò via.
Io rimasi a letto pieno del suo sperma su per tutto il mio corpo e con una sensazione piacevole per la goduria che mi aveva dato il mio nuovo amico Léon.
22
0
1 year ago
Al2016,
62
Last visit: 1 day ago
-
Avevo voglia di due maschi tutti per me.
Mi chiamo Aurora, ho 30 anni, alta, 1,75, occhi chiari, capelli neri corti a caschetto. Ho una bocca abbastanza grande e labbra carnose. Sono molto longilinea con seno piccolo, al massimo una seconda; ho un culetto sodo, alto a cuoricino, che rappresenta la parte finale di due cosce lunghe e snelle. Il mio bel fisico lo devo al fatto che sono insegnante di danza classica. Sentimentalmente parlando sono libera, mi reputo molto porca, qualcuno mi dice che sia una autentica ninfomane. Sono sempre stata una stimatrice del buon sesso, in ogni suo modo o perversione e, quando mi prende un certo prurito fra le cosce, non mi rendo conto nemmeno io di ciò che posso fare per farmelo passare. Di recente, casualmente, mi son trovata stretta fra due ballerini. Due ragazzi molto bravi, ma in un errore di passo, sono finiti contro di me e me li son sentiti entrambi addosso. Nulla di che, figuriamoci; non hanno fatto nulla di sconveniente e si sono scusati subito, ma la sensazione che ho provato nel sentire il mio corpo stretto fra due corpi maschili mi ha fatto scattare una tremenda voglia di esser penetrata da due uomini nello stesso momento. Non ho dato subito seguito a questo mio desiderio, anzi, fra una cosa e l’altra, è passato quasi un mesetto o forse più, ma, un sabato sera, sono andata a ballare con alcuni amici, in una nuova discoteca che era stata inaugurata la settimana prima e tutti ne parlavano bene. Durante la serata ho incontrato un mio carissimo amico, che non vedevo da tempo, e con cui avevo fatto diverse gare di ballo con lusinghieri risultati e, in più, ci ero stata a letto diverse volte.
«Ciao, Marco! Che piacere vederti: anche tu non hai resistito al richiamo del ballo?»
Lui mi ha stretto e baciato sul collo, in maniera molto sensuale e mi ha detto che gli sarebbe piaciuto ballare le danze latino/americane con me. Naturalmente ho accettato subito. Per buona parte della serata abbiamo ballato insieme e, quando siamo andati al bar per un drink, lui mi ha presentato Manuel, un bellissimo ragazzo cubano, che mi ha subito affascinato per il suo forte carisma ed il suo aspetto decisamente da macho. Un bell'esemplare di maschio sulla trentina come noi, alto, muscoloso, con la pelle ambrata ed i capelli neri e lunghi.
«Aurora, lui è Manuel, un carissimo amico di Cuba in visita nella nostra città.»
Mi ha spogliato con lo sguardo. Indossavo una leggera gonnellina svolazzante nera, abbastanza corta con sopra una camicetta color oro, che metteva in risalto i miei capelli neri. Sotto dei collant sottilissimi, con riga dietro ed ai piedi scarpe alte, tacco 12, con plateau. Sotto la gonna, avevo un micro perizoma, assolutamente invisibile. Mi ha chiesto di ballare e Marco mi ha dato il suo assenso. Un ballerino davvero stupendo. Mi ha fatto prima impazzire con i balli sudamericani, poi quelli caraibici. Ero ridotta ad un lago fra le gambe. Per tutto il tempo che abbiamo ballato, ho sentito il suo pacco sempre ben attaccato al mio corpo. Ero così carica, che ho deciso di abbandonarmi alla voglia che mi aveva assalito. Lo volevo e lui se ne è reso conto. Per un attimo mi ha quasi portato verso l’uscita, poi si è fermato e si è voltato verso di me.
«Per te sarebbe un problema aver compagnia? Non posso lasciare Marco così di punto in bianco e fuggire con la sua amica. È troppo scorretto!»
Lo guardo e gli sorrido.
«Non ti preoccupare, non ho paura e penso di averne abbastanza sia per te, che per Marco. A me il sesso piace e non è mai abbastanza!»
Recuperiamo l’amico e ci dirigiamo verso casa di Marco, dove sapevo già esser presenti una buona collezione di giochini presi al sexy shop: lubrificanti, anello stimolatore, collari, manette e fruste, che spesso, nei nostri amplessi perversi, avevamo usato, a volte io su lui e altre lui su di me. Saliamo in macchina, ciascuno sulla propria. Durante il tragitto verso casa di Marco, pensavo a come sarebbe stato, se mi avessero appagata e se io fossi stata in grado di reggere entrambi: il tutto mi incuriosiva molto. Era l’esperienza che volevo, ma ero incerta sul risultato. Arriviamo a casa di Marco, saliamo insieme e, appena entriamo in casa, Manuel mi sbatte contro il muro ed inizia a baciarmi, mentre il mio amico rimane sconvolto nell'assistere alla sua irruenza. Devo ammettere che anch'io non me l'aspettavo, ma lo lascio fare. Mi spoglia subito, mi ritrovo nuda e loro due vestiti. Vedo Marco che mi osserva stando in disparte, quindi lo invito vicino a me e gli ordino di spogliarsi, lui ubbidisce. Poi ci spostiamo in camera da letto. Subito mi ritrovo davanti alla faccia la sua splendida verga, che tanto volte, in passato, mi ha fatto godere. Ha un bel cazzo non troppo lungo e nemmeno troppo grosso, insomma perfetto nelle sue dimensioni. Ti arriva a stimolare la cervice dell’utero e te la massaggia così bene che, quando godi, senti il piacere inondare quel palo che, così bene, ti ha stimolato. Lui si distende sul letto appena sul bordo. Il suo cazzo svetta duro e teso ed io, dopo aver dato un’occhiata a quello di Manuel, mi son resa conto che lui era di gran lunga più grosso, non lungo, ma di notevole spessore. Mi chino a 90 gradi, abbastanza per arrivare al cazzo di Marco con la bocca. Lascio colare la mia saliva sulla sua cappella e me lo infilo fino in gola; mentre glielo succhio per bene, arriva dietro di me Manuel, che si inginocchia e si mette a laccarmi da dietro, a partire dalla rosellina anale, fin giù alla figa. È un formichiere! La sua lingua mi stimola le parti più intime di me, si insinua fra le pieghe della mia figa, che già gronda come una fontana. Mi strappa un orgasmo, che esterno a bocca piena! Ci sa fare e io ne sono davvero felice. Faccio spostare Marco un po’ più al centro del letto, gli salgo su e me lo pianto dentro. Lo sento arrivare al punto che mi dà tanto piacere, poi mi giro e Manuel, con fare molto esperto, prende in mano la situazione: apre le gambe di Marco, si avvicina al mio culo, mi fa spalmare sul mio amico che ha ancora il suo cazzo nella mia figa e, apertomi per bene le chiappe me lo sbatte dentro. Sììììì. Era esattamente quello, che volevo! Avevo entrambi i buchi riempiti e stavo godendo come una vera maiala ninfomane. Mi stavo godendo due scopate molto diverse tra loro. Manuel era forte e virile nel penetrarmi, mentre Marco era più dolce e premuroso, quasi subiva i colpi di Manuel, che senza alcun riguardo mi chiavava in culo, con la sua mazza esagerata. Ho preso a godere la doppia che desideravo e, per una ventina di minuti, mi sono lasciata sfondare; quando son venuta, ho bagnato entrambi dei miei succhi.
Era qualcosa di molto bello sentirli scivolare dentro di me, a volte insieme, altre uno dentro e l’altro fuori. Poi si sono scambiati di posto. Manuel si è disteso supino e mi ha piazzato il suo cazzo in figa e, a seguire, Marco mi ha infilato da dietro; ora toccava a lui il mio bel culetto sfondato. Mi scopavano di nuovo in perfetta sintonia e, ad un tratto, è avvenuta una cosa che mi ha davvero mandato ai matti. Ho visto che hanno incrociato i loro sguardi, sentivo, sotto di me, le loro palle sbatter l'una contro l'altra, poi, ad un tratto, essi prendono a baciarsi, appena sopra la mia spalla sinistra. Li ho guardati e poi mi sono intromessa nel loro bacio. Ho infilato la mia lingua tra le loro, che me la succhiavano. Il gioco ha eccitato troppo Marco, che non ha resistito: è venuto. Ho sentito il mio orifizio anale riempirsi di calore e lui gemere sommessamente, mentre mi riempiva il culo del suo piacere. Manuel è rimasto immobile, finché Marco non si è svuotato completamente dentro di me. Io ero estasiata dal piacere provato. Si è sfilato e se ne è andato in bagno. Al ritorno, ha trovato Manuel che mi scopava ancora e, allora, lui me lo ha piantato in gola.
«Dai, succhialo che, appena duro, ti scopo ancora!»
Appena duro, Manuel mi solleva le gambe e mi penetra di nuovo la figa. Si piega quel tanto che basta, per mettere in risalto il suo culo. Marco gli arriva da dietro, gli sputa sul buco e gli lo sbatte dentro. Ho visto l’espressione del viso di Manuel, passare dal piacere al dolore e, poi, di nuovo al piacere. Era infinitamente bello vedere Marco inculare Manuel e la cosa mi ha dato una ulteriore scossa di piacere, al punto da farmi venire ancora. Manuel non resisteva più. La sua stimolazione anale, per merito del cazzo di Marco in culo, lo stava portando alle stelle. Più godeva e più me lo sbatteva con forza. Più mi sbatteva con forza, più urlavo di piacere, e questo cerchio di lussuria trovava la sua conclusione in Marco, che si eccitava e lo inculava con più vigore, sfondando al massimo il culo di Manuel. Quel gioco erotico ci coinvolge e sconvolge tutti, finché, dopo il mio ennesimo orgasmo, sborrano. Il primo a venirsene è Manuel, lo tira fuori da me velocemente e mi sborra sulle tette. Un fiume di schizzi bollenti ricopre il mio ventre, il seno e su fin quasi alla faccia. Il movimento ha determinato la fuoruscita del cazzo di Marco dal culo dell'amico e lui, dopo aver sborrato tutto il suo piacere su di me, se ne va in bagno a pulirsi. Marco, però, aveva ancora voglia di venire. Prima me lo sbatte in bocca e me lo fa succhiare spingendolo fin dentro la trachea. Mi sentivo infilzare la bocca con impeto, però, ben presto, si è reso conto che non sarebbe riuscito a sborrare; cosi lo ha sfilato dalla bocca e mi fa mettere a pecora, me lo sbatte in culo con ancor più vigore e più veloce. Manuel esce dal bagno, vede la scena e si distende sotto di me; incomincia a leccare il mio clitoride, stimolandolo velocemente. Non ho resistito e gli ho squirtato in faccia, mentre urlavo in preda ad un ennesimo orgasmo.
Ero letteralmente travolta da quel tipo di 69, mentre ospitavo un cazzo in culo. Ho visto il cazzo di Manuel davanti alla faccia e, dopo essermi ripresa un attimo dal piacere provato, me lo sono infilato tutto in gola. Aveva perso un po' della consistenza iniziale a seguito della recente sborrata, ma la mia insuperabile maestria nel succhiare un cazzo ha fatto miracoli. Marco continuava a penetrarmi il culo senza riuscire a sborrare di nuovo. Io ho permesso che Manuel si sfilasse da sotto di me e così ha potuto posizionarsi dietro l'amico e, con un affondo deciso, lo ha infilato tutto nel culo di Marco. Ho sentito il cazzo del mio amico gonfiarsi di più, mentre Manuel gli sfondava il culo, pompandolo senza sosta e sempre più forte. Di nuovo il piacere si è trasmesso da loro a me e viceversa. Marco, alla fine, è arrivato al suo apice. Lo ha tirato fuori, si è segato velocemente e mi è venuto sul culo. Ho sentito i getti di sborra schizzare fra le natiche e poi, a seguire, anche Manuel mi ha ricoperto con la sua sborra. Ero felice ed appagata. Siamo rimasti distesi senza fiato. Eravamo tutti stremati, sudati, accaldati, affannati, ed in più io ero completamente imbrattata di sborra. Senza neanche rendercene conto ci siamo addormentati. All’alba mi sono ritrovata ancora in mezzo a loro che continuavano a dormire. Silenziosamente mi son recata in bagno, ho fatto una doccia veloce, lavando via tutte le tracce di sesso che avevo addosso. Quando son uscita, li ho trovati sul letto intenti a far un bel 69. Si stavano succhiando il cazzo a vicenda. Si sono staccati per un attimo e mi hanno inviato fra loro.
«Dai, vieni, che ti facciamo godere ancora!»
Li guardo, sorrido ma decido che per me l’avventura è conclusa e li ho lasciati soli.
In auto, mentre mi avviavo verso casa, ripensavo a questa esperienza molto appagante, ma, la prossima volta, ne voglio due solo per me e basta.
Spingo sull’acceleratore e vado verso casa: penso che, in fondo, è stata un’esperienza insolita, ma, tutto sommato, mi ha molto soddisfatta.
32
0
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Latte e caffè.
Mi chiamo Luca, ho 32 anni, sono di media statura, occhi scuri e capelli neri. Il mio fisico è ben modellato dal mio stesso lavoro. Vivo nel centro Italia, sono sposato da sei anni con Silvia, mia coetanea. Alta come me, occhi chiari, una capigliatura bionda naturale e lunga, il seno, bello tondo, è di una terza taglia, un culo a mandolino e gambe affusolate, Abitiamo in una piccola villetta a schiera che, essendo la prima della fila, ha anche un piccolo giardino. Lavoro per un grande gruppo alimentare, sono capo magazziniere. Questo fa sì che spesso i miei orari sono molto flessibili, specie durante i periodi natalizi o pasquali, quando capita di ricevere anche due o tre tir di rifornimenti. Quella sera era una di queste; avevo lavorato fino alle due di notte, faceva molto freddo, stavo tornando a casa, quando, uscendo da una curva, la macchina mi parte, reagisco con rapido contro sterzo e la mia bassa velocità mi permette di fermarmi senza troppi problemi: è andata bene! C’era una pericolosa lastra di ghiaccio. Sto per ripartire, quando noto giù, nella scarpata, una vettura rovesciata di lato.
Giro i fari della mia vettura verso la macchia rovesciata e scendo a vedere; al suo interno vedo un uomo ed una donna di colore, che era al volante; entrambi sembrano svenuti, inequivocabile i segni di due testate sul vetro: quegli scemi non avevano indossato le cinture! Mi affretto a chiamare il 118 e, dopo poco li vedo arrivare, in compagnia di una pattuglia di Carabinieri, che cercavano di saper da me conoscessi la dinamica dell'incidente. Gli faccio solo un rapido resoconto dei fatti, lascio le mie generalità e, visto che se ne sarebbero occupati loro, decido di andare a dormire; per me la cosa era finita li. Circa due mesi dopo, alla fine di marzo, una domenica pomeriggio, mentre eravamo in casa intenti a guardare quali lavori fare al giardino in vista della primavera, abbiamo sentito suonare al campanello. Entrambi ci portiamo verso la porta e vedo due persone al cancello, sono di colore; chiedo cosa vogliano dal citofono.
«Mi scusi, cerco il signor Luca. Cerchiamo Luca, la persona cui dobbiamo la vita.»
Io realizzo al volo.
«Siamo quelli dell’incidente, sì, grazie ai Carabinieri, siamo riusciti a rintracciarla.»
Li invito ad entrare. Ci presentiamo: Luca e Silvia, lei si chiama Lucy e lui Bob. Sono due americani, lavorano per una casa farmaceutica americana e abitano in una cittadina non lontano da noi. Sono ricercatori; studiano una variante dell’anemia mediterranea. Sono arrivati da poco in Italia e la sera dell’incidente stavano tornando a casa da un giro dalle nostre parti, poi il casino. Mia moglie gli offre un caffè, ci sentiamo subito a nostro agio, sembra come se li conoscessimo da sempre. Ci informano che parlano abbastanza bene la nostra lingua, perché i loro padri erano marines all’ambasciata americana a Roma e le loro madri lavoravano alla base di Camp Derby in Toscana; anche lui è stato per cinque anni nei marines. Poi ha deciso, per amore di lei, di passare nel campo della ricerca, dove già lavorava lei. Gli chiedo come mai non indossavano le cinture di sicurezza e la risposta ci stupisce non poco.
«Nel nostro paese, le vetture, se le cinture non sono allacciate, non si avviano o fanno un gran baccano. Qui invece, ce le siamo dimenticate, perché avevamo anche un po’ esagerato con il vostro fantastico vino. Però abbiamo imparato la lezione!»
Ci mettiamo a ridere e, continuando a parlare, cresce di più la nostra empatia. Siamo passati quasi subito dal lei al tu, con estrema naturalezza e, nel frattempo si era fatta sera, Silvia li invita a fermarsi per cena. Loro fanno dapprima un po’ di complimenti, ma poi accettano.
Lei chiede a Silvia, di farle vedere cosa cucina.
«Mi piace molto la dieta mediterranea e voglio imparare la cucina italiana, che ci piace davvero tanto.»
Mentre le donne cucinano, noi ci occupiamo della tavola; Bob si complimenta per la bellezza della nostra casa.
«Avete una bella casa: è molto che ci vivete?»
«Sì, sono dieci anni, e tu?»
Lui mi racconta che hanno sempre vissuto nelle basi militari. Fin da piccoli, i loro genitori erano amici e commilitoni nello stesso reparto. Loro si conoscono da sempre, hanno la stessa età, niente figli e, per ora, va bene così. Ceniamo, poi loro ci dicono che devono tornare; hanno avuto piacere a fare la nostra conoscenza, cui rispondo che il piacere è reciproco; ci scambiamo i nostri cellulari e restiamo d’accordo di vederci dalle loro parti, appena possibile. Dopo le feste di Pasqua, riesco a liberarmi dal lavoro e, poiché sta esplodendo il caldo, decidiamo di andare una domenica al mare. Loro ci chiedono se abbiamo mai sentito parlare di una spiaggia in Toscana, dove si può fare del nudismo.
«Certo! Al parco di marina di Alberese: noi ci andiamo sempre.»
1Ci accordiamo per andarci una domenica assieme. Durante il viaggio, le donne, sedute dietro di noi, fanno un continuo parlare fra loro, con risatine e doppi sensi divertenti. Io e lui parliamo del mio paese e del loro desiderio di volerlo visitare per bene. Parcheggiata la vettura, ci incamminiamo lungo la spiaggia, fino a raggiungere una delle tante capannine, dove poggiamo le nostre cose: acqua e frutta. Le donne iniziano a spogliarsi, Bob rimane visibilmente affascinato dalla bellezza di Silvia che, per l’occasione, ha raccolto i suoi splendidi capelli biondi sulla nuca, in una coda di cavallo. Io pure non resto insensibile al fascino di Lucy: anche lei alta come Silvia, due cosce che sembrano scolpite, tanto sono belle e tette alte e tonde, che sembrano sfidare le leggi di gravità, capelli nerissimi e corti, che evidenziano i lineamenti del viso. Perdo volutamente tempo ed attendo che Bob si spogli. Lo fa mostrando un corpo, dove era evidente la formazione militare. Vita stretta a V, spalle larghe e muscoli ben in evidenza, poi, come vuole la regola della sua razza, un cazzo di notevoli dimensioni. Io mi spoglio con calma. Il mio fisico si è forgiato con anni di casse di alimentari scaricate; non sarò super come lui, ma mi difendo bene, poi Lucy ha uno sguardo ammirato quando vede il mio cazzo: non sarà lungo come quello di Bob (Silvia una volta lo volle misurare: circa 19 cm. ma con 8 di circonferenza) è sicuramente di tutto rispetto. Nelle due ore successive, ci ritroviamo circondati da singoli: ovvio, con due fiche come quelle che avevamo con noi? Le nostre donne si divertono a provocarli con evidente piacere, aprono e chiudono le gambe, mostrando ora la fica ora il culo. Poi dico a Bob, di seguirmi. Lui mi segue verso il mare, ma è preoccupato.
«Non sarà troppo rischioso, lasciarle da sole con tutti quei tipi intorno?»
Io rido e lo tranquillizzo.
«Non ti preoccupare; con Silvia lo abbiamo fatto altre volte, vedrai che quando si faranno troppo sotto, lei si tufferà in mare.»
Il gioco va avanti per un po’, poi le donne si alzano e s'immergono, raggiungendoci e ridendosela di gusto.
«Caspita che focosi questi italiani! Non credevo che bastasse così poco!»
Commenta Lucy. Ridiamo tutti e loro, ci buttano le braccia al collo e tutto torna normale, anche se, entrambi, siamo un po’ eccitati; torniamo a riva, le donne riprendono a provocare i maschi. Verso le 16:00, decidiamo di tornare, ma io propongo una deviazione e passiamo per Saturnia.
Restano letteralmente affascinati dal piacere del bagno a Saturnia; non vi restiamo molto, poi andiamo a cena in un ristorantino che conosco, lì vicino. Durante la cena progettiamo una vacanza per l’imminente ponte del 1° maggio. Loro si entusiasmano molto, quando propongo di andare all’Elba.
Non ci sono mai stati, pur avendone sentito molto parlare. Tornati a casa, quella sera, abbiamo scopato come matti: Silvia era eccitatissima. L’ho scopata con vigore e passione: le ho fatto provare tutti i brividi di piacere possibili. Si è pure fatta penetrare il culo, da quanto era infoiata. Merito del gioco sulla spiaggia con i maschi che si masturbavano per loro, merito del cazzo di Bob o, forse, solo merito del fatto che la cosa aveva fatto piacere a tutti e due. Dieci giorni dopo, un giovedì pomeriggio, passiamo a prenderli e via: rotta per Piombino. Le donne parlano fra loro, molti misteri. Si sono sentite spesso, hanno in mente qualcosa che io e Bob non riusciamo a capire, ma ci va bene così. Viaggiamo in grande allegria; arrivati a Porto Azzurro, provvediamo a prendere possesso del bungalow che ho prenotato. La sera decidiamo di andare a cena a Capoliveri, dove conosco un ristorante molto bello e si mangia davvero bene. Attendiamo le nostre signore che devono cambiarsi e, quando arrivano, lasciano me e lui a bocca aperta: accidenti che spettacolo! Lucy veste un bellissimo abito elasticizzato: un tubino bianco al ginocchio, che mette in risalto la sua pelle scura, mentre il seno viene esaltato da un'abbondante scollatura, che lo mette generosamente in mostra. Silvia non è certo da meno. Abito quasi uguale, ma nero, che mette in risalto la sua capigliatura biondo naturale, la sua terza di seno è evidenziata da una trasparenza nella parte alta dell'abito, che ha un effetto 'vedo non vedo' molto sexy; entrambe calzano sandali con tacchi da capogiro.
«Queste due vogliono uccidere tutta l’isola?»
Commento compiaciuto io. Bob le guarda e puntualizza:
«Forse non tutta l’isola, ma, al momento, ne hanno già ammazzati due!»
Ridiamo e via. Quando entriamo nel ristorante, attiriamo l’attenzione di tutti i maschi e l’invidia di tutte le donne presenti. Ci sediamo ad un tavolo, dove si vede fino a Punta Calamita. La cena è perfetta. Ci concediamo un goccio di troppo: il vino va giù che è una meraviglia. Quando usciamo, Silvia mi dice di andare in una spiaggetta lungo la penisola della Fetovaia. Arrivati sul posto, prendo la torcia e cominciamo a scendere verso il mare. Le donne si tolgono i trampoli e, arrivati giù al mare, troviamo un posticino deserto: non c’è la luna piena, ma la notte è rischiarata da un cielo stellato, il mare è calmo. Silvia propone di fare il bagno e comincia a spogliarsi, subito seguita da Lucy. In un attimo sono in acqua. Noi due le vediamo andare verso un piccolo scoglio che affiora più in là.
Poche bracciate e le raggiungiamo; il posto è stupendo. Le stelle ok. Io inizio a toccare mia moglie, lui bacia la sua, ma le donne ci mollano di colpo e, ridendo tornano verso riva. Un po’ delusi, le raggiungiamo; c’è una grossa pietra piatta, loro ci stanno sedute sopra. Mi avvicino a Silvia e comincio a baciarla. Lei non disdegna e cominciamo a toccarci, nudi noi vicino a loro, che già danno segni di una crescente eccitazione. Faccio distendere Silvia, mi abbasso e comincio a leccarle la fica. Geme. Al suo gemito fa eco quello di Lucy, che riceve lo stesso trattamento. Inginocchiati stiamo leccando le due donne che si voltano, si guardano e le loro mani si uniscono, mentre, nello stesso istante, una bellissima luna esce da dietro una nuvola, rischiarando la notte. Sollevo lo sguardo mentre continuo a leccare e mi accorgo che i visi delle ragazze ora sono vicinissimi; le mani di una accarezzano il seno dell’altra, si toccano, io resto stupito, non mi sarei mai aspettato di vedere Silvia accettare una carezza da una donna, poi si baciano e quasi vengo dal piacere nel rimirare la scena. Si baciano con passione, accarezzandosi sempre più. Sono così preso che quasi mi fermo ad ammirare lo spettacolo. È incredibile come in poco tempo stiano accadendo cose che mai avrei immaginato; osservo e resto fermo. Intanto Lucy sta scendendo in basso; ora è quasi giunta a leccare la fica di Silvia; io le lascio il posto. Bob la guarda e si mena il cazzo, quasi in attesa degli sviluppi. Le donne sono avvinghiate in un dolcissimo 69; io mi alzo in piedi, ho il cazzo durissimo, sono affascinato dal fatto che anche Silvia ora risponde alle stimolazioni di Lucy; ha infilato la testa fra le sue gambe e si è messa a leccare anche lei. Bob le guarda e si sega, senza perdere un solo attimo di quello che succede fra loro e poi, quasi si avventa su Lucy, le spalanca rapidamente le cosce e le infila dentro il cazzo, in un sol colpo. Io resto un momento immobile, stupito da tutta questa situazione, poi le mani di Silvia mi toccano ed io pure la giro e le metto il cazzo dentro. Cominciamo a scopare come matti, con impeto e le donne godono, urlano il loro piacere; Silvia si gira, si mette di traverso, ora succhia i seni a Lucy, lei gradisce e gode. Bob le dà dei colpi tremendi, che la scuotono tutta, poi, improvvisamente, esce da lei, si tiene il cazzo in mano e schizza sul corpo di Lucy e sul viso di Silvia, un fiume di sborra che la mia donna lecca e raccoglie. Poi si allunga appena un po' ed ora lei ha preso in bocca il cazzo di Bob che, anche se ha sborrato, è sempre di buone dimensioni. Io mi sfilo da lei, Lucy si sposta, scenda dalla pietra e si inginocchia davanti a me.
«Dai, sborrami in bocca!»
Si infila tutto il mio palo fin in gola. È tremenda! Lo ingoia tutto e, con la lingua, continua a stimolarmi le palle; è fantastica, non resisto a lungo e, quando grido, lei non demorde: se lo infila ancor più in gola ed accoglie tutto il mio seme, senza perderne una goccia, me lo spreme, lo pulisce benissimo, continua a succhiarlo, mantenendomelo durissimo. Bob intanto ha rigirato Silvia, le ha fatto mettere i piedi a terra; lei è appoggiata alla pietra, lui le infila il cazzo da dietro e lei è in delirio. Lo incita a scoparla più forte. Resto basito. È la prima volta che vedo mia moglie impazzire così; anche se fra noi il sesso è sempre stato più che appagante, mi sembra che stia godendo ora, per la prima volta. Lucy si alza, mi stringe a sé e mi fa una insolita richiesta:
«Ti prego, inculami! Lui ce l'ha troppo grosso e, se prima non mi apre qualcuno, sento tanto dolore; il tuo è perfetto, dai, mettimelo nel culo!»
La vedo appoggiare le mani sulla pietra, girarsi ed offrirmi il culo. Resto affascinato da quel culo perfetto, tondo, sodo, lo bacio, le lecco il buchetto, lo lubrifico, sia con i suoi stessi umori vaginali, sia con la mia saliva che le infilo dentro con un dito, poi due, mentre lei geme.
«Dai, non resisto! Ti voglio!»
Mi chiede impaziente, io sputo sulla punta del mio cazzo e lo appoggio al suo buchetto, lei spinge il corpo all’indietro:
«Spingimelo dentro! Ti ho detto di sfondarmi il culo!»
Le afferro i fianchi e, con un solo durissimo colpo, le sfondo il culo. Lei urla e mi incita a continuare.
Metto in atto un brutale va e vieni, fatto di colpi che la scuotono tutta. Anche Bob mi incita.
«Dai, sfondale il culo! Spaccalo per bene, che poi ci passo anch'io!»
La cosa incredibile sta nel fatto che, mentre mi dice questo, sta scopando Silvia che, inerte, sembra svenuta: subisce i suoi durissimi colpi, si lascia sbattere il corpo come una bambola di pezza. Allora la inculo con forza, sento il piacere arrivarmi dentro, sto per sborrare e lei, che si rende conto di questo, mi invita a riempirle il culo.
«Dai, sborrami in culo! La voglio dentro!»
Le sue grida mi mandano via di testa, non resisto e le vengo in culo. Urlo il mio piacere e le spingo ancor più in profondità, il cazzo nel culo. Resto sfinito dentro di lei, sento il cazzo ammosciarsi, mi sfilo e vengo subito rimpiazzato da Bob, che le pianta il suo dentro, con un colpo tremendo. Guardo Silvia, inerte, è sdraiata sulla pietra. Il suo corpo è ancora scosso da brividi di piacere, io mi avvicino le tocco i seni, lei si gira, mi sorride.
«Amore, ti amo.»
Poi, con la bocca, si avvicina al mio cazzo, lo lecca, lo succhia in maniera stupenda; gli altri, intanto, stanno godendosi l’inculata. Lei urla di dolore e piacere, lui le sfonda il culo. La scena è decisamente erotica: Lucy riesce a spostarsi quel tanto che basta così da, insieme a Silvia, leccarmi il cazzo. Godo nel sentire le due lingue che mi massaggiano il cazzo; la loro azione congiunta mi fa impazzire; il cazzo mi torna di nuovo duro. Lucy mi incita a scopare il culo di mia moglie.
«Dai, falle il culo! Dai, così poi anche Bob le potrà entrare dentro. Se glielo apri prima tu, per lui sarà più facile e lei godrà molto di più!»
Mi abbasso, le lecco il culo, vedo la sua fica oscenamente dilatata. Sono eccitato da morire, poi la giro, le infilo con decisione il cazzo dentro. Lei geme per il mio penetrare cosi impetuoso; io me ne rendo conto e cerco di esser delicato, ma sono talmente infoiato che le spingo dentro il cazzo, senza troppi complimenti. Gode e, dopo un iniziale momento di dolore, ora gode, mi incita. Io sono una furia. La sbatto con forza.
«Tieni, vacca! Senti come ti dilato il culo? Poi sentirai lui!»
Lei ci sfida, ormai in preda ad un delirio senza più freni. Lucy si ferma, si gira, ora è Bob che si siede sulla pietra, lei resta a gambe aperte ed invita Silvia:
«Dai, avvicinati, leccami la fica! Dai, cagna!»
Silvia si sposta e le lambisce la fica stretta per la pressione che lui le fa, inculandola. Poi è Bob a guardarmi e farmi una richiesta che, al momento, mi sembra assurda.
«Infila il tuo cazzo dentro la fica di Lucy! Dai, che la facciamo morire; lei va pazza per le doppie»
Mi sfilo dal culo di Silvia ed entro dentro la fica di Lucy, non senza qualche difficoltà. Silvia ci osserva a bocca aperta.
«Ma...? Come fai a prenderli tutti e due?»
Lei la guarda, ma riesce solo ad urlare il suo piacere. Ora la scopiamo e inculiamo con forza. Lei non si appoggia a nulla, è sorretta dai nostri cazzi infilati dentro di lei. È sconvolta, gode a ripetizione, poi, stremata, ci chiede di smettere di scoparla.
«Basta, vi prego, non ne posso più! Sono sfinita!»
Io esco per primo, lui l’appoggia alla pietra, poi, insieme, prediamo Silvia. Lui all’inizio le lecca un po' il culo, poi vi entra dentro lentamente, consapevole delle proprie dimensioni, ma lei non riesce a prenderlo.
«Piano! No, ti prego NO! È troppo grosso! NO, BASTA!»
Lui mi guarda, mi invita a far a cambio, ma oramai lei è troppo insicura.
«No! No ... mi fa male!»
Io desisto. Le pianto il cazzo dentro la fica, lei si rilassa, la giro, la sollevo a gambe aperte. Lucy si abbassa e le lecca la fica da davanti, poi Bob appoggia il suo cazzo al mio; percepisco che entra lentamente dentro Silvia, assieme a me davanti. Lei ha la bocca spalancata, non riesce a proferir parola. Insieme ora la scopiamo in fica. Il movimento è lento, ma continuo, lei si è abbandonata con le spalle rivolte a me. Gode e quasi sviene dal tanto piacere provato! Sento che la sua fica si sta abituando alla presenza di due cazzi. Ora ci muoviamo più in fretta e, ad un tratto, dopo l’ennesimi suo grido di piacere, Bob accelera la pompata. Lei grida per l’ennesimo orgasmo e lui le viene dentro.
«Sborro! Silvia, ti vengo dentro!»
Sento la sua sborra schizzare dentro di lei, che quasi sviene; sono al limite pure io e mi svuoto dentro di lei. A fatica riusciamo a restare uniti, poi, lentamente, ci sciogliamo da quel perverso intreccio. Sono sfinito e loro non sono da meno. Guardo il mare e, fatti due passi, mi tuffo nell'acqua. Mi sento rigenerare, loro mi seguono: è tonificante. Silvia mi si avvicina: è sfinita, ma felice.
«Grazie, amore, è stato fantastico. Ne avevamo parlato io e Lucy, ma non ero sicura di riuscirci e nemmeno che potessi esser d’accordo. Grazie. Ti amo: sei il marito migliore del mondo!»
La stringo a me, la bacio. Anche loro sono abbracciati e si baciano. Tornati a riva, ci sediamo di nuovo sul masso piatto. Bob si complimenta con mia moglie.
«Sei grande, Silvia! Nemmeno Lucy è mai riuscita a prenderne due davanti!»
Andiamo a dormire; fino a mezzo giorno ed il resto della vacanza è un continuo scopare in tutte le posizioni e, pure Lucy, alla fine, è riuscita a prenderci entrambi davanti. Ha goduto così tanto che, alla fine, è svenuta, mentre Silvia è riuscita a prender nel culo il cazzo di Bob.
Da quel giorno siamo diventati inseparabili. Vacanze, fine settimana o semplici serate, sempre insieme, con scopate che, devo dire, ci sono sempre piaciute tantissimo.
Poi, dopo un anno, son tornati negli Stati Uniti; ci hanno invitato a passare il capodanno da loro. Li abbiamo raggiunti ed è stato bellissimo. Ci siamo ritrovati in un appartamento in un grattacielo di New York e la sorpresa è stata nel fatto che noi eravamo l’unica coppia di "bianchi" in mezzo a sei coppie di colore, ma devo dire che sia io che Silvia ce la siamo cavata alla grande.
La mia Silvia è stata molto apprezzata per la disinvoltura con cui accoglieva in fica due cazzi contemporaneamente, mentre io ho sfondato tutti i culi che mi si son presentarti davanti e, alla fine, abbiamo ricevuto complimenti da tutti. Ora aspettiamo che siano loro a venirci a trovare: gli stiamo preparando una sorpresa particolare.
21
0
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
L’anniversario.
Anna era quasi pronta. Si controllò nello specchio, prima di indossare l’abito nero a tubino. Si vide bella. I capelli raccolti in alto valorizzavano il suo viso, un’ovale perfetto, ben truccato, i grandi occhi scuri, labbra rosse e carnose, un sorriso dolce e irresistibile. Spalle tonde, seno pieno che traboccava dal reggiseno a balconcino di pizzo nero. Vita stretta, fianchi dalle morbide curve. Reggicalze e mutandine, anch'esse di pizzo nero, completavano, insieme alle calze appena velate, un tutto davvero intrigante. Anna si trovò davvero bella, sebbene i suoi trentacinque anni, era veramente una donna capace di far girare gli uomini al suo passaggio. Era al suo decimo anno di matrimonio e, anche in quella circostanza, indossava una combinazione come questa di oggi, solo che era bianca e, quando Mario l’aveva spogliata, la prima notte di nozze, aveva trovato le mutandine inzuppate dei suoi umori, tanto era eccitata. Era stato veramente bravo, molto dolce, determinato, l’aveva posseduta con passione e dolcezza, fino allo stremo. Al solo ricordo, Anna si stava già bagnando; indossò l’abito scuro e si osservò allo specchio, era perfetta. Quei dieci anni erano come volati: lui era diventato un bravo avvocato, aveva conquistato molta stima senza mai mettersi troppo in vista, e lei era sempre stata la donna perfetta al suo fianco, spesso lui le diceva: "sei bellissima, la più bella del mondo", Anna rideva e si schermiva.
«Sì, figurati se sono ancora bella! Sai quante ne trovi di ragazze più giovani e belle al posto mio?»
Ma lui ribadiva: la più bella donna del mondo! Entrambi amavano le situazioni particolari. Spesso lui le infilava le mani dappertutto, portandola ad una folle eccitazione. In genere finiva che lei si adoperava per fargli un pompino e lui le leccava la fica con molta passione. Amavano molto le situazioni trasgressive: le trovavano divertenti, oltre che eccitanti, ne avevano vissute tante; questa sera, però, era particolare. Anna finì di vestirsi, si dette un’ultima occhiata allo specchio: perfetta! Si girò verso la stanza, tutto era pronto per una cenetta a lume di candela. Lo champagne, le ostriche e tutto il resto erano pronti. Si versò un aperitivo, quindi si affacciò alla terrazza della suite dove alloggiavano. L’aria calda della sera le procurò un brivido di piacere: Napoli era stupenda, lungo via Partenope, sulla sinistra, era visibile Castel dell’Ovo, le luci illuminavano la baia, mentre lei aspettava con una certa impazienza: guardò dentro, vide le dodici rose rosse che lui le aveva mandato nel pomeriggio.
‘Scusami, farò un po’ tardi.’
Così era scritto nel biglietto e lei non vedeva l’ora di riabbracciarlo. Era stato il caso a far sì che fossero finiti lì per il loro anniversario. Una conferenza, che avrebbe dovuto tenere il socio dello studio più anziano, ma, all’ultimo momento, un problema cardiaco lo aveva messo fuori gioco e, allora, era toccata a Mario. Quando glielo aveva detto, lei era rimasta un attimo a riflettere; si rendeva conto che per lui era come esser promosso sul campo, quindi decise che avrebbero festeggiato lì la loro ricorrenza: tre fantastici giorni dedicati anche a sé stessi, ma ora, proprio quella sera, lui ritardava.
«Amore, buon anniversario.»
La voce di Mario la scosse da quel momento da ' impasse '.
Lui ebbe per lei uno sguardo d’ammirazione.
«Sei splendida! Mi preparo in un secondo, poi ceniamo e, magari, vorrei prima un assaggio della serata, poi si va, sempre che non hai cambiato idea.»
Mentre parlava così, appoggiò le labbra sul collo di lei. Anna apprezzò il bacio, la dolcezza di lui era sempre una cosa piacevolissima, ma riuscì a resistere alla tentazione.
«No, preparati, poi ceniamo e poi…»
Accese le candele, lui la raggiunse poco dopo, lei prese un’ostrica e la portò alle sue labbra; il gesto era assolutamente eloquente, lui sfiorò il frutto con la punta della lingua, lei lo portò alla bocca e le loro labbra si unirono; il sapore del mare, il desiderio e la passione erano fuse insieme. Uno scialle fasciava le spalle di Anna, mentre, sicura, camminava al fianco di suo marito; erano nella parte vecchia del porto, le strade quasi buie non incoraggiavano certo un turista a percorrere quelle zone; lui si guardò intorno, forse quella sera avevano esagerato, non si fidava troppo. Un brivido passò lungo la schiena, era oltre la mezzanotte ed il rischio di far brutti incontri lo preoccupava non poco, ma era il loro anniversario; Anna si era data da fare per organizzare una sorpresa per lui, tanto più che erano a Napoli e non doveva esser stato facile. Dopo una via stretta, voltando l’angolo, si trovarono davanti ad un bar, dove lei entrò decisa. Il locale era peggio di quello che sembrava dall'esterno: c’era gentaglia e già parecchio alticcia. Mario si portò dietro di lei e, insieme raggiunsero il bancone; due tipi, dall’aria poco raccomandabile, li scrutavano. Lei si avvicinò al bancone ed il barista, un tipo grasso, pelato, dalla barba incolta, li osservò.
«Due whisky.»
Lui li servì, Anna bevve tutto d’un fiato, lui invece sorseggiava, guardandosi intorno.
«Un altro.»
Chiese lei. Da una porta laterale, entrò una donna, con dei lunghi capelli tenuti legati dietro la nuca; li vide e si avvicinò alla coppia, poi si rivolse a lei.
«Decisa?»
Anna fece un cenno d’assenso, allora lei li invitò a seguirli. Passarono oltre la porta da dove lei era venuta. Un tanfo di piscio li investì, un sudicio cesso, poi un lungo corridoio; lei accese una minuscola pila, aprì una porticina ed illuminò l’interno. Doveva esser stata una palestra di boxe: vi era ancora il ring, ma a livello calpestio, senza le corde; si avvicinarono, Anna si girò verso di lui.
«Mi ami?»
Lui la baciò con passione.
«Allora lascia che lei si occupi di te.»
Mario seguì la donna sul ring, seguito da Anna; lei gli passò la pila e lui fu fatto sedere su di uno sgabello posto in un angolo, l’unico dove c’era ancora il palo imbottito del ring.
«Dovrò sostenere un incontro di boxe?»
Chiese lui ironicamente.
«Peggio, amor mio, molto peggio! Fra poco vedrai.»
Rispose Anna. La donna gli legò, con gesti semplici e rapidi, le caviglie e le mani. Anna passò la pila alla donna, che venne fuori dal quadrato e accese un vecchio mangianastri, che diffuse una musica ovattata, una specie di nenia indiana, spense la pila e subito una luce dal soffitto illuminò il ring, mentre tutto il resto era al buio. Anna cominciò a muoversi sulle onde della musica, come stregata da quella melodia. Danzava con movenze sinuose, sembrava una diva, una cubista. Poi, seguendo la melodia, e allungate le mani in basso, prese a spogliarsi; con un semplice e ben studiato gesto, sfilò il vestito verso l’alto. La splendida lingerie indossata, risaltava sul bianco candore del suo corpo. Dal buio, emersero quattro individui dall’aria poco raccomandabile, sembravano usciti da un film dell’orrore. Uno era altissimo, flaccido e grasso, con un’aria ferale, con radi ciuffi di capelli rossi sulla testa; indossava dei pantaloni da lavoro ed una maglietta che forse era stata azzurra, ma ora era sudicia, in quanto piena di macchie. Il secondo era tutto l’opposto del primo: basso, tarchiato, con dei pantaloncini corti e sandali, che facevano risaltare le sue gambe assolutamente storte; una maglietta che tentava di fasciare un torace molto peloso e grasso, con un viso da pugile, devastato dagli infiniti colpi ricevuti nel passato, non lo rendevano certo invitante. Era sicuramente sulla sessantina, sembrava un incrocio fra un granchio ed un orango. Il terzo, aveva una faccia da killer: baffetti e capelli neri, indossava una tuta da lavoro. L’ultimo era davvero impressionante: era a torso nudo, con dei pantaloncini corti e ciabatte. Il corpo era completamente tatuato ed il viso era pieno di piercing; la sua imponente mole, fece sobbalzare Mario. I quattro entrarono nel ring e si avvicinarono alla sua donna, che continuava a danzare, incurante di loro. Lui ebbe come un gesto dettato dalla paura; avrebbe voluto alzarsi per difenderla, ma si rese subito conto che lo sgabello era inchiodato al pavimento e che le cinghie, che lo immobilizzavano, erano state perfettamente strette; guardò con furore la donna che lo aveva legato, che si mise seduta vicino a lui, aveva appoggiato la testa sulle sue ginocchia, mentre lui osservava impaurito la scena. Anna, con indosso solo lingerie, calze e scarpe, continuava a danzare in maniera sempre più sensuale, provocando quei maschi, che ora si erano avvicinati a lei. Mario, intanto, cercava di liberarsi, mentre la donna, seduta ai suoi piedi, allungava una mano e prese a toccargli il sesso, attraverso i pantaloni, con movimenti lenti ma precisi; si mise a segarlo lentamente, fino a che lui, se lo ritrovò molto consistente e duro. L’orango, intanto, con un gesto rapido e veloce strappò il reggiseno di Anna: i bianchi e sodi seni, balzarono fuori in tutta il loro splendore; poi fu la volta delle mutandine: ora lei era nuda davanti a loro, con solo il sottile reggicalze, calze e scarpe, e continuava a ballare, seguendo la melodia. Nel frattempo i quattro si erano liberati degli indumenti e cominciarono a darsi da fare con Anna. Nella luce del ring, i loro uccellacci apparvero grossi, osceni e guizzanti: quattro enormi cazzi di dimensioni spropositate, soprattutto quello del gigante tatuato, appariva incredibilmente grande e grosso da sembrar finto; ad ogni sobbalzo sembrava un’arma pronta a colpire. Il grasso e l’orango afferrarono Anna per un’ascella ed una caviglia ciascuno, sollevandola come se fosse una bambola, offrendola, a gambe divaricate, al sesso del gigante; lui, con una cappella grossa quanto una mela, si avvicinò e, dopo un attimo di esitazione, penetrò dentro la profumata e depilata fessura di lei. L’impatto le fece inarcare, per qualche istante, tutto il corpo, ma poi, lentamente, prese ad oscillare e dondolare su quel gigantesco palo di carne, che le trafiggeva. Il killer dai baffetti neri si sdraiò sotto di lei: il suo sesso era lungo e svettante, si sputò ripetutamente su di una mano e lubrificò il palo, poi attese che il grasso e l’orango, depositassero la donna, sempre ingombra del palo del gigante, su di lui. Vide le morbide chiappe di lei, esser appoggiate alla punta del piolo, che entrò in lei in maniera invereconda. Mario era stordito, emozionato ed impaurito dallo spettacolo della sua donna, presa da quelle creature dotate di sessi enormi; sentì che la donna gli aveva aperto la patta dei pantaloni e, estratto il suo cazzo duro, se lo mise in bocca. Lui cercò di assecondare il movimento, ma lei glielo impedì. Si teneva il suo cazzo in bocca, senza che lui potesse far un movimento: restava eccitato, senza poter venire. Intanto, appena Anna fu impalata sul cazzo del killer, il grasso si posizionò davanti a lei e si mise a strofinare il lungo arnese fra le guance ed i seni, mentre l’orango si impadronì velocemente della sua bocca, infilando senza riguardo il suo cazzo duro e lungo, direttamente nella gola della donna. La musica non era in grado di coprire gli strilli di piacere di quella femmina nel suo momento più esaltante. I mostri la sfondavano senza ritegno. Il primo ad eruttare fu il gigante, sfilò il suo lungo sesso da lei e la inondò di schizzi di sperma emettendo un urlo, non diverso da un grugnito. Poi, fu la volta di quello dietro, che uscì rapidamente da lei e le schizzo il suo seme direttamente in viso. Il killer, a quella vista, si posizionò velocemente sotto di lei e prese il posto lasciato libero dietro, con un movimento rapido. Senza alcun riguardo, infilò Anna che poi venne spinta distesa su di lui dall’orango, che, con un movimento fulmineo, andò ad infilarsi davanti, iniziando a fare un movimento strano, ma che gli permetteva di chiavarla, stando quasi in piedi. I due che avevano già dato, si posizionarono ai lati della donna, che ebbe il compito di succhiare i loro membri, che sembravano non aver perso la loro consistenza. Le grida di piacere di Anna si confusero con incomprensibili parole di dialetto napoletano e, con non poco furore, la scoparono ripetutamente, godendo sempre addosso a lei. L’orango schizzò molta sborra su seno e viso, mentre l’altro la fece girare e, con un grido roco, le coprì la schiena di schizzi bianchi. Poi, come tutto era cominciato, i quattro energumeni raccolsero le loro cose e tornarono nel buio; Anna si avvicinò a Mario, la donna si tolse il sesso dalla bocca ed offri a lei un panno pulito per asciugarsi, poi si voltò e li lasciò soli. Di colpo si ritrovarono soli: Anna si accoccolò seduta, sul sesso duro e voglioso di lui e lo baciò.
«Buon anniversario, amore mio.»
Lui rispose al bacio. Sentiva il calore della sua vulva che lo risucchiava e, con un sospiro liberatorio, venne in lei.
«Son trascorsi dieci anni ed io ti amo come il primo giorno.»
Disse lui, mentre lei lo liberava; poi raccolse il proprio vestito.
«Le mutandine ed il reggiseno sono irrecuperabili.» Lui sorrise.
«Non importa, te ne regalerò di nuove e più belle. Direi che quest’anno ti sei superata: spero non ti sia costato troppo.»
Lei lo guardò con occhi di adorazione.
«Ho dato dei soldi alla donna; i maschi sono suoi amici che si sono accontentati di partecipare.»
Si guardarono negli occhi; ora era lui che la guardava con ammirazione.
«Lo credo bene che si sono accontentati! Chi non vorrebbe scopare una donna bellissima come te?»
Sorrisero e tornarono sui loro passi; percossero il fetido corridoio e poi il lurido bar; c’era ancora gente seduta a bere, forse, in mezzo a loro, vi erano anche i tipi di prima, ma nessuno li degnò di uno sguardo.
La donna che aveva organizzato il tutto, ora era appoggiata al bancone, beveva un liquore e non disse nulla al loro passaggio. Anna e Mario uscirono. A loro non interessava la gente che era lì dentro. Erano come inutili comparse, che erano entrate ed uscite dalla loro vita; il loro mondo non gli apparteneva, se non per il capriccio di una notte.
Percorsero alcuni vicoli ed uscirono in via Caracciolo; la luna piena splendeva su Castel dell’Ovo; lei si strinse al braccio di lui, sentiva colare dei liquidi fra le cosce: quella sensazione era l’ennesima conferma che la serata era stata indimenticabile.
«Ti amo. Sei stata meravigliosa, come sempre!»
Anna si appoggiò con la testa alla sua spalla, la notte era tiepida.
Napoli era splendida.
32
1
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Il mio amico mi ha offerto sua moglie.
Mi chiamo Luca, ho 32 anni e son single. Sono alto 1,85, biondo. occhi azzurri ed un fisico ben scolpito da anni di nuoto. Con il mio aspetto riscuoto molto successo tra le donne e, se ci aggiungiamo una buona dotazione (ben oltre i venti cm di lunghezza e un notevole spessore), posso dire con certezza cha la fica non mi manca. Sabato scorso, di passaggio per una città vicina, sono andato a trovare il mio amico Luigi. Appena giunto mi ha accolto calorosamente e mi ha offerto da bere; abbiamo chiacchierato, perché non ci vedevamo da molto tempo. Abbiamo lavorato nove anni insieme, poi lui si è sposato ed ha accettato il trasferimento in questa città. Essendo estate, lui mi ha proposto di rinfrescarmi con un bel bagno nella piscina di casa sua. Mi ha prestato un costume e ci siamo immersi in piscina. Mentre stavamo chiacchierando, sempre in acqua, è arrivata dal lavoro sua moglie Paola. Paola è una donna molto graziosa, perché ha un corpo meraviglioso ed è anche molto simpatica. Alta, mora, capelli corti a caschetto, occhi grandi e scuri, un bel seno, una quarta piena ed un bel culo a mandolino, posto alla fine di cosce snelle e ben tornite. L’avevo vista solo al loro matrimonio e, da allora non avevo avuto modo di rivederla. Quando ci ha visto in piscina, ci ha simpaticamente rimproverati.
«Dovreste vergognarvi! Una povera donna ha trascorso un'intera giornata di duro lavoro e voi due ve la spassate in piscina! Mi fate rabbia!»
Luigi l'ha invitata ad entrare anche lei in piscina.
«Ma, amore, perché non entri in acqua anche tu, con noi? Potresti rilassarti e toglierti di dosso la fatica di una dura giornata di lavoro.»
Lei ha fatto un sorrisetto malizioso ed è entrata in casa, per indossare il bikini. Quando è uscita, mi è mancato il fiato, perché il suo corpo era più bello di quanto potessi immaginare. Le sue grosse tette rotonde, che il bikini riusciva a malapena a coprire, erano quanto di più bello si potesse ammirare. Il suo culo era tondo, a mandolino, e con le chiappe praticamente scoperte, perché il bikini, essendo molto ridotto, si era infilato nel solco delle natiche ed era, praticamente, sparito. Davanti, la esigua stoffa del costume bianco, era così minuscola che lasciava ben poco all’immaginazione; quella visione mi ha subito creato un'erezione che, fortunatamente, essendo in acqua, non si notava. Luigi si è allontanato per prendere da bere per lei e per noi, che avevamo i nostri bicchieri già vuoti, lasciandoci soli in piscina. Paola mi ha chiesto se mi desse fastidio se avesse tolto il top; aveva l'abitudine di farlo, per non far restare il segno, perché non era bello a vedersi con certi capi di abbigliamento.
«Ti spiace se mi tolgo il di sopra del costume?»
Ho risposto di no, anzi, era sempre bello star con una ragazza in topless, ancora di più con il corpo che si ritrovava, quindi, mentre rideva del commento, si è tolto l’indumento. Mamma mia, che tette aveva! I suoi capezzoli mi guardavano con aria di sfida, come se mi chiedessero di morderli. Luigi è arrivato con le bevande ed ha visto Paola a tette nude.
«Dimmi, Luca, che ne pensi delle tette di mia moglie?»
Io ero un po’ in imbarazzo e, nello stesso tempo, molto eccitato perché mi stavo rendendo conto che era in corso un gioco, dove pure io ne ero protagonista, ma non capivo fin dove avrebbe potuto portare.
Intanto, però, ho deciso di giocare.
«Sono bellissime! Raramente ho visto delle tette più belle!»
Lui ha sorriso compiaciuto, poi è entrato in acqua con noi, appoggiando i bicchieri sul bordo, ci ha invitato ad avvicinarci per bere. Quando lei si è avvicinata, lui gli ha fatto una ulteriore richiesta.
«Amore, perché non togli anche la parte inferiore? Lo sai che adoro vederti abbronzata, integralmente!»
Lei ha avuto un attimo di finto pudore.
«Mi vergogno un po' ad essere nuda, non siamo da soli. Se devo esser nuda, allora dovrete spogliarvi anche voi!»
«Luca, ti dispiace metterti nudo?»
Mi ha chiesto Luigi, mentre si toglieva il costume da bagno. Intrigato da quel gioco, ho aderito subito.
«No! Nessun problema!»
Ho risposto io, mentre mi toglievo il costume e lasciavo il mio cazzo completamente duro, in bella vista, davanti a loro che si sono scambiati una occhiata. Lui ha fatto un cenno di assenso vero di lei che, vedendo la mia erezione, si è avvicinata ancor di più.
«Sembra che tu abbia un bel problema!»
Sorridendo si è avvicinata ancora un po' e lui, che già rideva, le ha dato un suggerimento.
«Paola, sembra che tu debba provvedere a ridurre quel gonfiore!»
Paola ha preso il mio cazzo in mano ed ha iniziato a masturbarmi lentamente. Io godevo di quel tocco, che si alternava dal cazzo, fin giù ai testicoli: ero decisamente molto eccitato. Ero immobile, ma Luigi, mi ha spronato a far qualcosa.
«Non sorprenderti se ti sta toccando; tocca a tua volta lei, senza timore. Noi amiamo particolarmente questo gioco: da due anni, abbiamo deciso di esser una coppia aperta e tu, a lei, sei sempre piaciuto.»
Non potevo crederci! Il mio amico Luigi mi stava invitando a palpare sua moglie davanti a lui. Me la offriva su di un piatto d’argento! In preda ad un ultimo, quanto inutile scrupolo, gli ho rivolto una domanda.
«Davvero non ti dispiace se lo faccio? Voglio dire: non è che poi roviniamo la nostra amicizia?»
«Al contrario, mi fa così tanto piacere che non puoi nemmeno immaginarlo. Riguardando le foto del nostro matrimonio, Paola mi ha detto più volte che eri un bel fico e, quando oggi gli ho comunicato che saresti passato, mi ha espressamente detto che non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione di giocare con te! Chiedile pure se non è la verità? Ma, aspetta, vado a prendere la videocamera, così registro, qualora volessimo rivedere questo momento.»
Mi giro, la guardo, lei ride, mentre accenna di sì con la testa. Lui non ci ha messo più di un secondo a tornare con la videocamera già in ripresa e, quando Paola lo ha visto, mi ha buttato le braccia al collo e mi ha infilato la lingua in bocca, in un bacio appassionato. Non ho resistito oltre, ho afferrato quel culo che ho desiderato tanto, fin da quando l'avevo visto, con entrambe le mani e l’ho stretta a me. Paola ha preso il mio cazzo e se l'è messo tra le gambe, iniziando ad accarezzarmi il culo e spingendomi verso di lei. Ho iniziato a prenderle le tette e ad accarezzarle e, a quel punto, Paola ha cominciato a gemere per quanto mostrava d'esser eccitata.
«Uhumum…sì, dai, porco, succhiami le tette! Cazzo quanto ti volevo! Mi son scopata tutti gli amici di mio marito: mancavi solo tu!»
Ho abbassato la testa e ho cominciato a passare la lingua su quei capezzoli, duri e tesi; le ho messo una mano tra le gambe, cercando la sua fessura. L’ho trovata e ci ho infilato due dita dentro; era totalmente lubrificata. Ho preso a masturbarla con vigore, mentre lei sospirava e mugolava di piacere.
«Sì, porco, dai! Sono un lago! Mi fai impazzire!»
Aveva preso il mio cazzo e continuava a segarlo sempre più veloce, come per bilanciare il ritmo che tenevo io, mentre infilavo ed estraevo le dita dalla sua fica, finché non è esplosa in un orgasmo che le ha fatto vibrare tutto il corpo.
«Dai, non ti fermare, che vengo! Mi sta facendo godere!»
Ha avuto un bell’orgasmo, poi è saltata fuori dalla piscina e si è seduta sul bordo a gambe aperte, offrendomi la sua fica spalancata.
«Leccamela, per favore! Fammi godere ancora!»
Mi son avvicinato ed ho preso a far scorrere la mia lingua lungo tutta la sua fessura. La introducevo, di tanto in tanto, nel suo foro, mentre lei si toccava le tette e pizzicava i capezzoli. Era sconvolta dal piacere.
«Porco, sei fantastico! Mi divori la fica e mi fai impazzire! Dai, che vengo! Amore, mi sta facendo godere!»
Luigi si è avvicinato per eseguire un primo piano; il suo cazzo era teso e duro. Paola ne ha approfittato per afferrarlo e metterselo in bocca, succhiandolo, mentre io gliela leccavo sempre più forte. Poi ha afferrato la mia testa e mi ha costretto a smettere.
«Esci dall'acqua e fottimi! Scopami! Sfondami tutta! Lo voglio tutto dentro questo cazzone stupendo!»
Ho obbedito. Si è messa a quattro zampe, ho avvicinato il mio cazzo allo spacco e l'ho inserito molto lentamente, sentendo il terribile calore del suo corpo sul mio membro. Sono scivolato piano, dentro di lei, che mi sembrava terribilmente stretta. L’ho sentita che si dilatava. Ho iniziato a pompare lentamente, poi, con una spinta più forte, gliel'ho infilato tutto dentro di lei. Questo l'ha fatta impazzire e l'ha fatta godere all'istante.
«Sì, così, fottimi forte! Distruggimi! Sfondami tutta! Guarda, amore, come mi spacca!»
Luigi si è avvicinato di nuovo e ne ha approfittato per mettere il suo cazzo nella bocca di Paola, che ha iniziato a succhiarlo selvaggiamente. Era troppo eccitato ed è venuto velocemente, riempiendole la bocca con il suo seme.
«Cazzo, sborro! Troia, bevilo tutto! Dai, Luigi, sfondamela questa troia!»
Ho preso a scoparla tenendola per i fianchi e, ad ogni affondo, il suo copro si inarcava per reggere la spinta; il suo seno ondeggiava oscenamente. Lui era impazzito e alternava foto a riprese, mentre lei delirava dal piacere.
«Amore, godo! Questo porco mi sta letteralmente sfondando! È il migliore di tutti i tuoi amici! Guarda come mi dilata e ti fa cornuto! Mi fa impazzire!»
L’ho pompata a lungo, facendole provare vari orgasmi. Abbiamo cambiato diverse posizioni e, alla fine, si è messa distesa supina sotto di me, facendosi ancora chiavare da me con colpi sempre più veloci. Ero al limite e le ho detto che stavo per venire. Lei mi ha inviato a sborrarle dentro.
«Sì, vieni! Riempimi tutta! Fallo senza paura, prendo contraccettivi e non ci son problemi. E tu, cornuto, guarda come mi riempie la fica del suo seme!»
L’ho pompata fin quando non ha raggiunto un ennesimo orgasmo e poi, quando ho sentito un'ondata di piacere travolgermi, le ho scaricato dentro un orgasmo come non avevo mai avuto prima di allora, riempiendole la fica con il mio seme.
Ho continuato a pomparla lentamente ancora un po', finché non ho smesso di sentire il mio piacere per l'orgasmo che avevo provato. Ho tirato fuori il mio cazzo da quella fica così oscenamente aperta ed ho visto uscire parte del mio sperma. Lei ha fatto scorrere le dita lungo la fessura, afferrando ciò che ne usciva e portandolo alla bocca per assaggiarlo.
«Buono! Molto buono! Dai, cornuto, fa il tuo dovere!»
Luigi si è avvicinato e l’ha leccata tutta, per ripulirla del mio seme. Lei, invece, mi ha preso il cazzo in bocca e l'ha leccato fino all’ultima stilla.
Abbiamo passato il resto del pomeriggio nudi a chiacchierare e mi hanno chiesto di restare a cena. Ho accettato e la notte abbiamo scopato ancora Paola ed io le ho anche fatto il culo. Da allora, regolarmente, due volte al mese, vado da loro o loro vengono da me per scopare insieme. L’ultima volta mi hanno messo al corrente di una sorpresa:
«Paola è finalmente incita!»
Io li ho guardati e loro, sorridendo, mi hanno tranquillizzato.
«Tranquillo! È nostro figlio! Nessuno ti chiederà mai gli alimenti!»
Quella sera ho scopato Paola con un piacere, ancor più intenso.
29
0
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
È la mia natura di cuckold.
Mi chiamo Sergio, ho 25 anni, sono di media statura, occhi e capelli neri, un fisico normalissimo ed una dotazione non esagerata, anzi, nella media. Da due anni sono fidanzato Paola, una bella ragazza di 22 anni. Alta quanto me, dagli occhi chiari, una quarta taglia di seno ed un culetto da favola, che sormonta due belle gambe lisce e ben tornite. Cira due mesi fa, in piena estate, siamo andati una settimana insieme al mare, in Sardegna. Un bel volo e poi, con un’auto presa a noleggio, abbiamo raggiunto il sud dell’isola. Preso possesso del nostro alloggio, siamo andati in spiaggia e subito io le ho fatto una proposta:
«Amore, perché non ti metti in topless?»
Lei mi ha guardato quasi infastidita.
«Ma sei matto? Mi vergogno: qui ci son tutti quelli del residence.»
Io però ero voglioso ed ho cercato di convincerla.
«Dai, solo per un po', per vedere quanto interesse riesci a suscitare.»
Conoscendo la vena esibizionista di Paola, cerco di sfruttarla. Alla fine lei ha ceduto e si è tolto il sopra del costume. Subito tre ragazzi, che erano nelle vicinanze, si son messi a fissarla, facendola eccitare. Io mi ero già eccitato appena ho visto che se l'era tolto ed ora, a vederla così desiderata mi ha travolto ancor di più. Lei se n'è accorta e mi ha chiesto se fossi contento.
«Ma non sei geloso?»
Io, in preda alla libidine, le ho sorriso.
«No, amore, a me non dà affatto fastidio! Anzi, la cosa mi eccita molto!»
Lei ha scosso il capo, aggiungendo:
«Sei un porco!»
Poi, stanchi del viaggio e tutto il resto, ce ne siamo andati al nostro alloggio, per organizzarci per la cena. Fatta una bella doccia, lei ha indossato una mini molto corta nera, con dei sandali con il tacco a zeppa, abbastanza alto da farle inarcare il suo bel culo; sopra aveva indossato un top giallo che copriva un reggiseno a fascia. Abbiamo iniziato a girare per il paese, alla ricerca di un posto per cenare, ma era pieno dappertutto. Quando siamo giunti in una pizzeria, il gestore ci ha detto che non aveva posto e, mentre uscivamo dal locale, ci hanno chiamato.
«Ehi, ragazzi, venite: qui c’è posto!»
Ci siamo girati e abbiamo riconosciuto i tre della spiaggia. Guardo Paola e ricevo un suo cenno d'assenso; cosi ci avviciniamo e loro ci fanno un po’ di posto. Subito mettono Paola in mezzo a due, mentre io mi ritrovo dall’altro lato, con il terzo.
Si presentano: Luca, Fabio e Carlo. Io sono con Carlo, mentre Paola è in mezzo a Luca e Fabio. La cena si rivela divertente. Essi sono tre amici che hanno appena finito l’università e si son presi un po’ di respiro. Fra una risata ed una birra, arriva il momento di andare a dormire, ma restiamo d’accordo con loro che ci si vede il giorno dopo, per andare con la nostra auto in giro a trovare spiagge meno affollate. Durante la serata ho notato che Paola spesso faceva dei movimenti un po’ strani ed ho ipotizzato che forse le toccavano le cosce. Infatti, più tardi, nella nostra camera, lei me lo ha confermato.
«Quei maiali mi palpavano le cosce. Ero sul punto di alzarmi e venir via, ma tu, non ti sei accorto di nulla? Domani non mi metto in topless, se ci sono anche loro.»
Io le ho sorriso ed ho messo una mano fra le cosce, trovandola bagnata.
«Sei eccitata! Allora non ti è dispiaciuto sentirti palpare!»
Lei mi è salita sopra e se lo è infilato dentro! Era un lago!
«Sei un porco! Certo che mi sono eccitata! Pero mi scoccia! A te non dà fastidio? Voglio dire: loro ci provano con me e tu te la ridi?»
Ho preso a scoparla forte e le ho detto che, al contrario, mi eccitava.
«Non mi dà fastidio, anzi mi eccita saperti desiderata e, chissà, anche scopata!»
È venuta subito! Si è distesa e me lo ha preso in bocca, gli son venuto in gola subito dopo. Ha ingoiato e poi mi ha baciato.
«Porco! Sei un porco ed anche un aspirante cornuto! Guarda che se mi provochi, io ci vado con loro e poi le corna te le ritrovi tu!»
Mi son sentito al settimo cielo! La mattina dopo, mentre facevamo colazione, sono arrivati i nostri amici e, insieme, siamo andati su una spiaggia che era piuttosto distante da tutte le altre. Giunti in quel posto, abbiamo notato che non c’era quasi nessuno. Dopo un poco, le ho suggerito di mettersi in topless e lei, anche se po’ riluttante, ha aderito. Luca era l’unico dei tre che non era andato a far il bagno e, quando l’ha vista, ha fatto due occhi da orco.
«Wow! Che spettacolo! Che tette! Sei un bel vedere!»
Il mio cazzo è diventato subito duro. Lei mi ha guardato ed ha scosso il capo, poi si è alzata e se n’è andata verso il mare, dove c’erano già Fabio e Carlo. Anche Luca l’ha seguita ed io mi godevo lo spettacolo nel vederla in acqua, con le tette in bella vista. I tre si sono avvicinati ed hanno preso a giocare con lei.
Facevano a gara per starle vicino e la toccavano. Lei fingeva di adirarsi, ma, quando è torna in spiaggia, aveva i capezzoli belli gonfi e duri: chiaro sintomo della sua eccitazione! Ci siamo messi ad asciugarci, quando, d'un tratto, una nuvola molto scura ha coperto il sole.
«Forse è meglio che ce ne torniamo, altrimenti ci becchiamo un forte temporale!»
Il suggerimento di Luca è stato subito accettato da tutti. Appena il tempo di avvicinarci alla macchina, che è venuto giù uno scroscio d’acqua, che ci ha inzuppati tutti. Rapidamente sono arrivato al nostro alloggio, che era il più vicino, e siamo entrati tutti dentro. Paola è andata a far la doccia, mentre noi tre ci siam fatti una birra. Luca mi ha detto che Paola era una gran bella scopata.
«Sei fortunato ad avere una bella fica come lei.»
Io li ho guardati tutti e poi, scherzando, gli ho chiesto:
«Ma voi davvero la scopereste Paola?»
Loro si son dati un'occhiata ed hanno annuito. Allora io gli ho detto che potevano farlo, sempre che lei fosse d'accordo. Appena è uscita dal bagno, io l’ho abbracciata e le ho avanzato una proposta.
«Amore, abbiamo l’occasione di far un gioco molto erotico con loro: facciamoli divertire un po’; mi pacerebbe che ti facessi scopare da loro!»
Lei mi ha guardato non troppo stupita, ma, per salvare un minimo di apparenze, ha protestato in maniera molto blanda.
«Farmi scopare da loro? Ma sei veramente un porco e anche cornuto! Scordatelo!»
Mentre parlava però, mi son messo dietro di lei ed ho preso ad accarezzarla dietro la nuca, che so esser una cosa che la manda subito in tilt.
«Dai, amore, poi ti facciamo un bel regalo tutti e tre!»
Lei ormai illanguidita dalla prospettiva di una bella scopata, ha dato un colpo di coda a me, facendomi impazzire.
«Ok, ma tu dovrai star a guardare! Se ti devo farti cornuto, tu, al massimo, ti seghi e basta!»
Mi è scoppiato il cazzo nei pantaloni!
«Ok, amore, è fantastico! Non vedo l’ora di vederti all’opera!»
Lei ha fatto un sorrisetto e poi se n'è di nuovo andata in bagno. Io son rimasto con loro e li ho istruiti a dovere.
«Ok, allora potrete farle di tutto! Voglio vedere come ve la scopate in tutti i modi possibili, culo compreso. Alla fine, però, le dovete sborrare in bocca. Io resterò qui a guardare come la tratterete da troia!»
Ho visto i loro occhi brillare di una luce sinistra, che, per un attimo, mi ha un po’ impensierito, ma si è subito dissolto. Paola è tonata e, immediatamente, Luca le ha messo il cazzo in bocca.
«Succhia, troia! Adesso ti facciamo capire cosa significa godere!»
Mentre lei succhiava, Fabio l’ha fatta mettere in ginocchio sul letto ed ha appoggiato il cazzo, da dietro, sulla fica, per poi penetrarla di colpo.
«Cazzo, questa vacca è già fradicia!»
Carlo che tra i tre era il più dotato, soprattutto in conferenza, è rimasto un po' in disparte a guardare e, quando Fabio si è ben posizionato, ha fatto girare e distendere Paola su di lui e, con calma, le è entrato in culo. Io intanto mi stavo segando, mentre quei due godevano della mia ragazza. Paola, ogni tanto, mi guardava con occhi colmi di malizia, mentre ora tutti e tre se la scopavano in ogni buco. La stavano sfondando ed hanno iniziato anche ad insultarmi.
«Guarda, cornuto! Guarda la tua ragazza come scopa con noi. Ti piace veder la tua ragazza chiavata? Adesso te la apriamo ben bene! Vedrai come te la troverai aperta. Bravo Carlo, che le hai aperto bene il culo. Adesso, però, lasciaci godere un po’ anche a noi! Vogliamo inculargliela anche noi, la ragazza!»
Così, a turno, tutti e tre se la sono inculata a fondo e, mentre la sfondavano, continuavano ad insultarmi. Io ci godevo da perfetto maiale.
«Cornuto, guarda come gode a farsi rompere il culo!»
Poi hanno chiesto a Paola se ci provava gusto.
«Ti piace farti fottere da noi? Godi? Ti fanno godere i nostri cazzi? Più di quello del cornuto? Rispondi puttana!»
Paola si è tolta il cazzo dalla bocca e ha risposto un languido "si".
Luca allora le ha schiaffeggiato i seni e l’ha esortata a parlare più forte.
«Parla più forte, troia! Fa sentire al cornuto quanto ti piace goderti i nostri cazzi!»
«Sì, mi piacciono tanto e me li sto godendo alla grande. Godo! Sì!»
Io mi stavo già segando furiosamente e, nel sentirla, quasi sborro all'istante. La vedevo in balia di quei tre che si chiavavano la mia Paola. Anche loro erano però vicini al piacere. Carlo li ha esortati a venire insieme.
«Ok, ragazzi, adesso le sborriamo tutti in bocca, e tu, cornuto, vieni qui davanti, cosi vedrai bene come se la ingoia tutta, la nostra crema!»
Paola si è messa in ginocchio davanti a loro, che, a giro, le hanno riempito la bocca di crema. Alla vista della bocca di Paola piena di sperma, non ho resistito e ne ho schizzato anch’io una gran quantità. Lei ha ingoiato e pulito i loro cazzi alla perfezione e, poi, anche il mio è finito nella sua bocca per la pulizia finale.
Quando si è alzata, mi ha baciato in bocca, facendomi sentire il sapore della loro sborra e poi, con un sorriso senz'altro sarcastico, ha decretato le nuove condizioni.
«Adesso sei contento, amore?»
Io le ho sorriso ed ho annuito; lei, allora, ha continuato.
«Bene, ne son felice, perché mi son davvero divertita e, da questo momento in poi, a questo gioco non ci rinuncio più!»
Io l’ho abbracciata, baciata e le ho risposto che ne ero molto felice; così per il resto della vacanza, loro se la son scopata in continuazione.
Poi, una volta tornati a casa, abbiamo iniziato a divertirci frequentando siti e locali per scambisti, anche se io resto sempre molto affascinato quando la vedo sfondata da più maschi: è la mia natura di cuckold che ha il sopravvento!
32
1
1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 14 hours ago -
Accade tutto di venerdì – seconda parte
Il nostro incontro a tre, pianificato e attuato qualche tempo prima con la mia compagna Veronica, è stato sorprendente e fantastico. Ne parlavamo tra di noi ogni qual volta il sesso era argomento di conversazione.
Da allora, prima di riuscire ad organizzarne un altro è intercorso un po’ di tempo. Le difficoltà che la vita di tutti i giorni impone e, non ultimo, la difficoltà di individuare la persona adatta sono stati i principali impedimenti.
Avendo più tempo libero per via dei giorni di festa, siamo riusciti a programmarne uno tra Natale e Capodanno. Ci dicevamo che quello sarebbe stato il nostro reciproco regalo.
Il partner che Veronica ha individuato online e poi contattato per un incontro in presenza è molto bello ma soprattutto, come diceva sempre: “Deve essere ben fornito.”
Il suo nome è Omar, la sua carnagione è tendente all’olivastro, come molti uomini del meridione. È molto alto, circa un metro e novantuno ed è molto dotato. Lui, con palese orgoglio, afferma che è lungo 24 centimetri e non è possibile dubitarne viste le sue foto. In effetti, anche in presenza, la sua verga si è rivelata lunga e grossa, molto ben fatta, dura e nerboruta.
Prima dell’incontro Veronica era totalmente presa sia dalla bellezza sia dal suo pene ma, anche, se non soprattutto, era attratta dai suoi modi di relazionarsi con noi, pacati e garbati. Continuava a dire ogni volta che ne parlavamo: “Che bella persona che deve essere Omar, ho proprio voglia di conoscerlo meglio”.
Nel primo incontro a tre Veronica aveva voluto gestire tutto organizzando l’evento in modo maniacale, questa volta eravamo d’accordo nel non ipotizzare nulla e fare in modo che tutto si svolgesse spontaneamente.
Per conoscere meglio Omar ci siamo dati appuntamento in un bar del centro. Dopo l’imbarazzo iniziale che naturalmente si prova in queste occasioni, tutto si è svolto senza alcuna difficoltà, con cordialità e con molta soddisfazione da parte di tutti. In quella occasione, Veronica ha invitato Omar per una cena, indicando il sabato successivo come data, il dopo cena, come disse lei esplicitamente: “Sarebbe stato tutto da scoprire.”
Omar accettò ben volentieri, quindi, ci salutammo dandoci appuntamento per sabato.
Veronica per quella sera aveva preparato una cena a base di pesce, con abbondante vino bianco molto freddo.
L’abbigliamento che aveva pensato per la serata era estremamente sexy; la gonna di un bel rosso intenso, cortissima e molto aderente, metteva in mostra la sua bella figura, soprattutto la linea del lato B, molto apprezzata da tutti i maschietti che la incontravano. La camicetta bianca di seta lasciava intravedere tutto quello che c’era sotto, non avendo messo il reggiseno l’impatto visivo era veramente accattivante. Le calze autoreggenti e il perizoma che indossava completavano il suo abbigliamento. Indossava, inoltre, un paio di scarpe rosse con tacco alto che slanciavano la sua figura.
Quando Omar suonò alla porta all’orario convenuto, Veronica volle che andassi io ad accoglierlo, cosa che feci molto volentieri.
Ci accomodammo in salotto, gli offri un drink e iniziammo a conversare un po'. Scusandomi, gli chiesi l’origine del suo nome e lui, senza nessun imbarazzo mi rispose: “Omar è un nome di origine araba ed ebraica, lo ha scelto mio padre, il quale ha vissuto, lavorando per diversi anni nelle ambasciate italiane all’estero, sia in Israele e sia in Giordania”.
Lui mi spiegò, inoltre, di essere circonciso non per questioni religiose ma per un problema medico. Questa sua caratteristica fisica e il suo nome spesso conduce le sue partner a confondere la sua origine.
Dopo qualche minuto, fece il suo ingresso nella stanza Veronica. Era molto bella e sexy. Si sedette accanto a Omar sul divano e parlammo per un po’ come amici che si conoscevano da sempre. In effetti quell’imbarazzo che naturalmente si dovrebbe provare in situazioni del genere non si è manifestato, almeno per noi, forse per Omar le cose erano un po' diverse. Ma tutto svanì una volta seduti a tavola per la cena.
Infatti, Veronica ci invitò a sederci al tavolo già apparecchiato e iniziammo a cenare. Tutto prosegui in modo perfetto, il cibo era ottimo e il vino scorreva abbondantemente.
Dopo il dessert e qualche bicchierino di una buona grappa eravamo tutti alquanto alticci. La discussione, pertanto, divenne sempre più indirizzata al sesso.
Veronica, avendo sentito quanto Omar mi aveva detto circa l’essere circonciso volle fargli una domanda: “Caro, l’essere circonciso quindi avere la rimozione del prepuzio cosa comporta nel fare sesso? Un vantaggio o uno svantaggio?”
Lui, senza evidente imbarazzo e con dovizia di particolari le rispose: “Un pene circonciso è anatomicamente diverso da un pene al naturale. Il prepuzio, infatti, può contare circa mille terminazioni nervose, in buona parte sacrificate dal bisturi nel caso della circoncisione. La conseguenza più rilevate è l’esposizione del glande che può determinare una riduzione di sensibilità e il bisogno di maggiore stimolazione per raggiungere l’orgasmo, di questo te ne accorgerai sicuramente se ci sarà un seguito alla cena.”
Veronica, con un sorriso ammiccante, rispose con un cenno di consenso del capo.
Naturalmente, anche con l’aiuto dell’alcol, l’imbarazzo che queste situazioni potevano far insorgere, si dileguarono dopo esserci seduti di nuovo sul divano, le nostre mani e la nostre menti passarono all’azione.
Omar sbottonò la camicetta di Veronica e iniziò a palparle le tette ed a baciare e stuzzicarle i capezzoli.
Io, alzando per quanto possibile la gonna di Veronica, ho iniziato a stuzzicare il suo clitoride.
Lei si girò verso Omar e gli tirò giù la cerniera dei pantaloni e, entrando una mano dentro la patta, iniziò ad accarezzare il suo cazzo esclamando: “Caspita Omar, ma hai una verga meravigliosa, me ne compiaccio e lo voglio vedere fuori.”
Lui annuì con un cenno del capo.
Vidi Veronica avvicinarsi di più ad Omar, e con un movimento rapido, tirare fuori dagli slip la sua verga accarezzandola per farla diventare dura. Erano ora evidenti le sue fattezze e la sua condizione di circonciso.
Una volta ottenuta la sua attenzione, facendolo diventare già quasi completamente duro con la mano, si abbassò su quel grosso pezzo di carne e, con molta fatica, lo fece entrare nella sua bocca.
In effetti era un grosso attrezzo, dalle dimensioni veramente ragguardevoli, non so se di 24 centimetri ma sicuramente ci andava vicino.
Dopo alcuni minuti di preliminari, ci siamo trasferiti, per stare più comodi, nella stanza da letto.
Veronica ha iniziato a denudarsi, completata l’operazione, abbiamo iniziato noi due uomini a spogliarci e, poi ci siamo sdraiati sul letto accarezzandoci i cazzi per farceli diventare duri.
Veronica ci osservava e, lentamente, con il solo perizoma addosso, salì sul letto e si posizionò tra di noi.
Io le ho sfilato il perizoma e le ho iniziato a toccarle le labbra della figa e il suo clitoride mentre lui le leccava e succhiava le tette.
Mi sono chinato mentre la toccavo e togliendo l’attenzione dalla figa di Veronica ho iniziato a leccare la cappella di Omar.
Lui, un po’ sorpreso, chiese: “Cosa me pensi, ti va che il tuo compagno mi succhi il cazzo?”
E lei: “Mi piace molto, è molto sexy e mi eccita davvero.”
Era davvero eccitante avere il suo grosso cazzo in bocca. Mi sono spostato tra le sue gambe e ho invitato Veronica a unirsi a me. Noi due ci siamo scambiati il cazzo l’un l’altro, succhiandolo con tutte le nostre forze.
Veronica mi ha sorpreso perché è riuscita a prenderlo quasi per intero in bocca.
Ci siamo baciati con la punta del suo cazzo premuta contro entrambe le nostre labbra. Omar continuava a dire quanto fosse bello sentirci entrambi sopra.
Io leccavo l'asta mentre lei succhiava la cappella, poi invertivamo i ruoli ed io prendevo la cappella in bocca e la succhiavo e lei gli leccava l’asta e le palle.
Dopo un po’, ho lasciato sola Veronica nell’operazione e, girando intorno a lei, mi sono posizionato dietro e ho iniziato a scoparla mentre lei prendeva il cazzo di Omar in bocca.
Lei lo lavorava con una intensità pazzesca, lo succhiava e lo leccava, lo portava dentro e lo tirava fuori con rapidi movimenti maneggiando sempre la parte dell’asta che non riusciva ad ingoiare.
Io continuavo a pompare il mio cazzo dentro di lei, stavo quasi per venire ma volendo far godere prima Veronica, ho fermato il mio movimento e sono sceso sotto di lei per stuzzicare con la lingua il suo clitoride, ho anche infilato due dita dentro il suo buco del culo mentre lei continuava a lavorarsi con la bocca Omar.
Dopo non molto, sentii le sue membra vibrare per l’orgasmo e il suo ano contrarsi ritmicamente. Lei con un grido di piacere era venuta in modo molto rumoroso, evidentemente le era piaciuto tutto.
Anche se nelle discussioni fatte prima dell’incontro avevamo detto che tutto si sarebbe svolto senza programmare nulla ma lasciandoci condurre dalle situazioni, potevo vedere che Veronica era totalmente presa dal cazzo di Omar, quindi le ho suggerito di provarlo, di farsi scopare la figa.
Ovviamente a lei andava bene, e con un sorriso malizioso sul volto mi disse: “Se ti fa piacere proverò a prenderlo!!!” Quindi si posizionò in ginocchio sul letto alla pecorina per ricevere quell’enorme cazzo.
Omar non si è fatto pregare due volte, si è posizionato dietro di lei dicendo: “Ora ti farò provare l’ebrezza del piacere intenso, preparati che ti scopo alla grande.”
Con un movimento rapido ha infilato il suo cazzo nella figa di Veronica, il rumore che ha fatto questa operazione si è riverberato per tutta la stanza. I gridolini usciti dalla gola di Veronica confermavano sia il dolore patito ma, soprattutto, il piacere nel ricevere quel grosso membro dentro di lei.
Omar, con delicatezza lo fece scivolare lentamente dentro la sua figa prima di iniziare a cavalcarla con veemenza. Io mi godevo la vista da vicino sdraiato sotto Veronica, al contempo gli succhiavo le palle e gli leccavo il buco del culo.
Le ho chiesto: “Come va cara, tutto ok?”
Lei rispose con mezze parole tra gridolini e sospiri: “Si …. No …. Ahuuuurg … è veramente grosso e lungo ….. fa un po' male però le sensazioni che provo sono meravigliose.” Poi, rivolgendosi ad Omar disse: “Continua così fammi morire dal piacere con il tuo cazzo dentro di me.”
Io, a quel punto, mi sono alzato e mi sono posizionato davanti a Veronica in modo che lei potesse prendere il mio in bocca.
Veronica è letteralmente impazzita cavalcata da quel grosso cazzo, diceva ripetutamente: “Ahuuu!!! Omar sei meraviglioso, continua così, mi stai facendo impazzire. Impalami con il tuo cazzo e sfondami tutta.”
Dopo un po' Omar ha fatto girare Veronica nella posizione del missionario, le ha messo le gambe sulle sue spalle, ed ha fatto scivolare il suo pene dentro di lei e ha continuato a martellarla.
La sentivo urlare dal piacere e, all’improvviso, fremere per tutte le sua membra in un orgasmo molto violento e lungo. Più tardi mi disse che era venuta più volte quando Omar la montava. Per tutto il tempo della cavalcata Veronica mi ha succhiato, afferrandomi dalle chiappe e trascinandomi dentro di sé. Potevo vedere quell'enorme cazzo entrare nella sua figa per tutta la sua lunghezza, fino in fondo dentro di lei. Era davvero hot guardare pomparlo dentro e fuori.
Dalla intensità delle urla di godimento di Omar pensavo che avesse già raggiunto l’apice del piacere ed era pronto per spruzzare tutto il suo sperma, in realtà, non era così.
La sua resistenza era veramente sorprendente. Sicuramente era anche merito della circoncisione.
Dopo innumerevoli andare e vieni, ha estratto il suo pene dalla figa di Veronica e si è sdraiato di schiena sul letto chiedendogli di posizionare la sua figa in faccia per poterla leccare e gustare. Lei lo fece immediatamente.
Io e Veronica facevamo a turno a segare e a succhiare il cazzo di Omar. Potrei dire che Veronica era totalmente incantata dalle sue dimensioni, non riusciva a distogliere lo sguardo mentre menava e succhiava la grossa e lucida cappella.
Io mi sono avvicinato e ho messo il mio cazzo contro il suo e li ho uniti entrambi. Il confronto era del tutto improponibile. Veronica mi ha aiutato in questa mia operazione afferrando entrambi i cazzi tenendoli saldamente insieme, poi ha iniziato a leccarli e succhiarli passando dall'uno all'altro.
Le sensazioni che provavo erano così intense che non sono stato più in grado di trattenermi. Ho detto, con un gridolino: “Sto per venire, è tutto troppo forte non ce la faccio più!!!”
Veronica, tenendoci sempre insieme, mi disse: “Dai spruzza il tuo sperma sul cazzo di Omar.”
A quell’incitamento, e soprattutto per il movimento delle mani di Veronica, non sono più stato in grado di trattenere il mio orgasmo e mentre Omar leccava e succhiava la sua figa e il suo buco del culo, gli ho sparato tutto il mio seme. Una quantità ed una sensazione di piacere sicuramente più intensa del solito, continuavo a schizzare flotte di sperma.
Veronica, subito dopo, ha afferrato il cazzo di Omar ricoperto dal mio sperma e l'ha iniziato a succhiare con molta intensità. Lei lo ha pompato lungamente chiedendogli di venire nella sua bocca ma lui, imperterrito, riusciva a resiste.
A quel punto Omar disse a Veronica: “Se vuoi che io venga devi concedermi di più, permettimi di trapanarti il culo.”
Vidi sul volto di Veronica una espressione che andava dal lusingato al perplesso. Era in dubbio se accettare o meno. Prendere un cazzo così grosso le avrebbe procurato sicuramente molto dolore ma, allo stesso tempo, un piacere che fino ad allora non aveva mai provato.
Si girò verso di me e disse: “Cosa mi consigli di fare, il suo cazzo è impegnativo, devo accettare o meno?”
Non sapevo cosa dire e rimasi un attimo a pensare, poi le risposi: “Cara è una tua decisione, devi essere tu a dare o meno il consenso, in fondo il buco è tuo. Per quanto mi riguarda appoggerò ogni tua decisione.”
Dopo qualche secondo di riflessione, Veronica disse: “Certo che voglio farlo, quando mi capiterà di nuovo una possibilità del genere.”
Rivolgendosi a Omar: ”Per aiutarti a venire accetto la tua proposta, però, se per te va bene gestirò la prima fase.”
Omar acconsentì e, a quel punto, Veronica ha afferrato il suo cazzo e mettendosi a cavalcioni su di lui ha iniziato a provare a farlo entrare nel suo culo. Viste le dimensioni questa era una operazione alquanto complessa che ha richiesto del tempo, prima per lubrificare con del gel sia il buco che la verga, poi per allargare lentamente l’ano di Veronica.
La stessa, facendo queste operazioni, disse: “Dai Omar, io ti darò il mio buco del culo, tu fammi il dono del tuo sperma, vieni dentro di me.”
Con questa incitazione, alla fine, con una spinta più intensa da parte di Veronica, il cazzo di Omar è penetrato dentro di lei. Si è sentito un grido di dolore: “Hauggg!!! È enorme.“ e si è tirata indietro.
Omar, prendendo l’iniziativa, si misi dietro di lei che aveva fatto appoggiare sul bordo del letto, a quel punto il suo cazzo era perfettamente allineato con il buco del culo.
Veronica era ancora titubante, lui le disse: "Oooooh, non preoccuparti, non sei la prima donna con cui l’ho fatto, farò in modo di penetrarti con delicatezza, però poi lo metterò tutto dentro."
A quel punto ha messo la mano sinistra sulla sua natica e ha usato la mano destra per puntare la testa del cazzo verso il suo piccolo foro. Appena entrata in contatto carnale lui ha fatto un movimento in avanti, spingendo la verga. Il buco ha resistito ma lui ha continuato. Pian piano, il buco si allargò attorno alla testa del cazzo mentre spingeva ulteriormente, lei emise un forte gemito.
Questo movimento lento ma incisivo ha consentito di far entrare la cappella dentro l’ano di Veronica, poi, pian piano, l’intero pene fino in fondo per tutta l’asta. A quel punto, le sue natiche rotonde erano aderenti al bacino di Omar.
Il cazzo era così grande e il buco era così stretto che ad ogni movimento di Omar si sentiva un gemito di Veronica. Si sentiva il suo respiro pesante.
Dopo questa fase, Omar ha tirato fuori il suo cazzo lasciando dentro solo la cappella, stretta saldamente dal suo ano. Poi ha afferrato Veronica per i fianchi ed ha sbattuto dentro di lei tutto il suo cazzo. Le sue palle rimbalzavano sulle natiche rotonde con un rumore inconfondibile.
I precedenti gridolini di dolore mutarono sempre più in gridolini di piacere. Alla fine, lei urlava di piacere e la su eccitazione era evidentemente al massimo. Ad ogni penetrazione in profondità con il ritorno indietro erano contornati da gemiti di piacere di Veronica.
Omar, ritmando il suo movimento, ha iniziato a sbatterla prima velocemente poi lentamente, alternando i movimenti con alcuni secondi di fermo. Veronica lasciò crollare la parte superiore del corpo sul materasso, appoggiando la testa e tenendo il sedere in aria.
Omar continuò a fotterla per un lunghissimo tempo. La stanza era piena dei suoni delle palle che schiaffeggiavano il culo, del letto che scricchiolava sotto la spinta poderosa, dalle urla e dai grugniti di entrambi.
Lui è andato avanti in questo movimento per diversi minuti, molto più a lungo di quanto mi aspettassi, ma quando è arrivato all’orgasmo, avresti potuto sentirlo urlare dal piacere anche dall'altra parte della strada: “Aaaaaaahhhhhhh!!! Non mi sono trattenuto per nulla cara. Ti ho infilato il cazzo così in alto nel culo che le mie palle erano parzialmente dentro di te.” Disse Omar.
Il suo grido di piacere faceva comprendere come dopo tanto andare l’orgasmo finalmente era stato da lui raggiunto con estremo piacere.
Dopo aver goduto, lui si è fermato per assaporare tutte le sensazioni che quella condizione le provocava.
Veronica poiché era così stretto tra le sue pareti, poteva sentire il suo cazzo pulsare ancora, poteva sentire ogni schizzo di sperma che spruzzava dentro di lei. Era sicuramente il massimo che le fosse mai capitato.
Dopo aver finito, Omar si adagiò sulla schiena di Veronica lasciando il suo cazzo dentro di lei, con il suo sperma che iniziava a uscire fuori dalle viscere. Aveva gli occhi chiusi, avrebbe potuto semplicemente restare lì dietro di lei per molto tempo, e disse: "Mi sei piaciuta molto Veronica, il tuo culo era così stretto che ho avuto fortissime sensazioni, ho goduto alla grande, come è stato per te?"
Veronica gli rispose: "Oh mio Dio, è stato meraviglioso, sono tutta ancora un fremito."
Io l’ho guardata negli occhi e le ho sorriso dicendo: "Bene, credo che per tutti è stata meraviglioso questa serata”.
Omar uscendo il suo cazzo che lentamente si stava ammorbidendo si adagiò sul letto, Veronica si appoggiò con le tette sul suo petto ed io, per rilassarmi, mi sdraiai accanto loro.
Veronica, baciando Omar, continuò con le sue parole di apprezzamento, disse: “Che sensazione meravigliosa, mi hai scaricato il tuo seme dentro e pur avendolo tirando fuori la tua verga la sento come se fosse ancora dentro di me. Quando stavamo pianificando questo incontro non avrei mai immaginato di poter godere così intensamente, grazie per questo Omar.”
Ci eravamo divertiti davvero tutti e tre, sdraiati sul letto ci siamo rilassati. Siamo rimasti lì parlando per circa mezz'ora, poi ci siamo alzati e poco dopo lui si è rivestito e se n'è andato.
Io e Veronica abbiamo fatto la doccia e dopo ci siamo seduti sul divano del salone abbracciandoci.
Immaginavo che Veronica fosse venuta molte volte e, discutendo, continuavo a prenderla in giro per questo. Gli dicevo: “Da ora in poi, se non c’è Omar o un altro delle sue dimensioni, come farai? Sembravi totalmente estasiata dal suo corpo, dal tono e dal colore della sua pelle e da tutto il resto, come farai a godere di nuovo?”
Lei rispose a tono dicendomi: “La mia vagina e, soprattutto, il mio culo sono molto doloranti, probabilmente avrò difficoltà a camminare domani. Non voglio assolutamente un grosso cazzo del genere dentro di me regolarmente, è troppo impegnativo. Certo che il piacere provato durante l’intera serata mi piacerebbe riprovarlo, non certo domani o dopodomani, ne dovrà passare di tempo prima. Ovviamente mi piacerebbe mantenere i contatti con Omar, è proprio un bel tipo.”
Con un cenno del capo confermai la mia risposta positiva alla sua richiesta.
Nei giorni successivi, tutto ritornò alla routine di sempre, anche se l’idea di un nuovo incontro con Omar, con cui mantenemmo i contatti, veniva fuori ogni volta che facevamo sesso.
23
0
1 year ago
Al2016,
62
Last visit: 1 day ago