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Incontro al buio.
Mi chiamo Pamela, ho 37 anni, sono alta m. 1,70, bionda, capelli lunghi, occhi chiari, fisico snello, nonostante una gravidanza, che, però, non ha lasciato nessun inestetismo sul mio corpo, il seno è una buona terza misura piena e le cosce sono lunghe e snelle, alla cui sommità figura uno splendido culetto tondo e sodo. Da 12 anni, sono sposata con Luigi, un bell’uomo alto, con un bel fisico, ben curato, moro, dagli occhi scuri, cui piace molto coccolare il mio corpo, fin quando le sue mani e carezze mi portano nelle alte vette del piacere, mai raggiunte con i maschi con cui ero stata prima di lui. Viviamo e lavoriamo in una grande città, entrambi abbiamo posti di rilievo che ci permettono di avere uno status sociale abbastanza positivo, che ci permette di vivere in maniera piuttosto agiata. Abitiamo uno splendido appartamento in una zona molto bella della città e questo mi permette di raggiungere il luogo di lavoro senza dover usare l'auto. Ricopro un posto di rilievo nella mia azienda: sono direttrice del marketing e questo mi impone anche di aver un abbigliamento sempre adeguato alle circostanze, elegante, un po' provocante, che fa di me una donna molto attraente, abbastanza corteggiata. Naturalmente mi sottraggo in maniera garbata ad ogni avance che ricevo e, forse, è per questo che quando ho incontrato Vittorio, tutto mi sarei aspettata tranne che la nostra amicizia avesse avuto questa strana evoluzione. Tutto è avvenuto casualmente, una mattina d'inizio autunno, mentre andavo al lavoro. Camminavo avvolta nel mio lungo cappotto e, per proteggere il collo, avevo uno splendido foulard di seta, quando, giunta in prossimità di un bar, una ventata molto forte mi ha fatto volar via il foulard. Il vento malandrino ha scaraventato il foulard addosso ad un signore, che stava sorseggiando il suo caffè e lui lo ha afferrato al volo; quando mi son girata, i nostri occhi si sono incrociati. È stata una sensazione incredibile, perché il suo sguardo mi è letteralmente penetrato dentro, fin nell’anima. Ci siamo guardati per un lungo istante e, quando mi ha sorriso, in quel preciso momento, ho sentito come un tuffo al cuore e credo di essermi innamorata di lui in quell'istante. Mi ha sorriso mostrandomi il foulard e, con un gesto della mano, mi ha invitato a sedermi.
Contrariamente al mio modo di gire, ho accettato. Ero rimasta affascinata da quest'uomo che, con uno sguardo così intenso e profondo, mi aveva già conquistato.
«Credo che questo sia suo. Poiché ha interrotto la mia colazione, come risarcimento le chiedo di sedersi qui con me e di consumare un caffè insieme a me, perché la sua presenza mi ripaga del danno subito.»
Per un attimo l'ho guardato senza capire, ma poi ho realizzato l'ironia contenuta nelle sue parole, allora mi son seduta, sentendomi felice di quell'invito.
«Piacere, il mio nome è Vittorio e mi piacerebbe conoscere il nome di questa splendida donna, che ho qui davanti.»
Gli ho detto il mio nome e, nello stringermi la mano, ho sentito una presa forte e vigorosa; nello stesso tempo, un lungo brivido ha percorso la mia spina dorsale al semplice contatto con quella mano così bella, dalle dita così lunghe e forti. Ero rimasta affascinata dalla sua galanteria, dal suo modo di esprimersi, ma soprattutto da quello sguardo così dominante, cui non riuscivo a sottrarmi e me ne sentivo succube. Mi ha spiegato di esser il direttore della filiale della banca situata dall'altro lato della strada; mi sentivo affascinata dal timbro della sua voce, dal suo modo di muovere le mani mentre parlava e, quando mi ha detto che gli sarebbe piaciuto cenare con me, senza nessuna esitazione ho accettato. Ci siamo scambiati i contatti telefonici, dopo di che lui se n'è andato; mentre lo vedevo allontanarsi mi chiedevo per quale motivo, tutto d'un tratto, avessi accettato con estrema facilità quell'invito a cena, ben sapendo che, da quanto ne ero rimasta affascinata, di certo la cosa avrebbe potuto avere un epilogo alquanto scontato. Ho aspettato tutta la settimana una sua chiamata, che non è arrivata. La cosa mi ha indispettito e, nello stesso tempo, mi ha generato una specie di ansia, perché mi son chiesta per quale motivo ancora non mi avesse chiamato. Volevo sentire ancora la sua voce, veder le tue mani muoversi e gesticolare, mentre parlava, perché tutto questo mi aveva affascinato. Il venerdì mattina ricevo un pacchetto e, quando lo apro, contiene una chiave ed un biglietto con un indirizzo. Guardo e cerco di capire cosa significhi, ma non ci sono indicazioni, né spiegazioni. Sono terribilmente indecisa, perché mi rendo conto che sicuramente questa non sarà la solita avventura extraconiugale, perché tutto quello che stavo facendo era completamente diverso dai normali canoni di un adulterio. Mi sarei aspettata una corte serrata, messaggi, fiori, e quant'altro, invece questo, con il suo silenzio, mi ha sconvolto, incuriosito, irritato e, nello stesso tempo, mi ha portato a dipendere al suo volere. No, non è normale tutto ciò e questo mi sconvolge ancor di più! Dopo circa un'ora che ho ricevuto il pacchetto, suona il mio telefono e vedo che è lui. La sua voce, le sue parole hanno tutte il tono di un ordine, cui, senza fiatare, decido di ubbidire incondizionatamente.
«Domani alle 15:00, andrai all’indirizzo scritto su quel foglietto, entri e ti spogli nuda; troverai un cappuccio, lo indosserai e poi resta così, immobile; esegui tutto quello che ti verrà ordinato di fare.»
Non aggiunge altro e non aspetta la mia conferma, che, evidentemente, dà per scontata. Resto basita, sconvolta ed incuriosita da tutto ciò, mai successa per il passato. Passo una giornata ed una notte da incubo. Ho in animo di rifiutare un simile trattamento, ma sono terribilmente attratta da tutto questo. Decido di non andare, anche perché dovrei giustificar la cosa a mio marito e questo non è possibile! Non voglio rovinare il nostro rapporto, per una simile pazzia. No, non ci andrò! A cena, mio marito mi informa che il giorno dopo sarà assente per un impegno di lavoro, legato ad un progetto che stanno sviluppando nella sua azienda, e questo mi destabilizza, perché, in realtà, avrei tutta la disponibilità di tempo per accettare la sua proposta. Tremo. Sono agitatissima! NO! NON DEVO ACCETTARE! Ma il mio corpo si rifiuta di obbedire alla mente!
Alla fine, decido di andare. Sono emozionata, indecisa su cosa indossare, alla fine, sapendo che comunque mi dovrò metter nuda, indosso un completo giacca e pantaloni, con sotto dell'intimo elegante quanto sexy. Tesa come la corda di un violino, mi reco all'indirizzo e scopro che si tratta di una villetta isolata, circondata da un piccolo parco. Non vedo macchine davanti all'ingresso, entro e, appena chiusa la porta, trovo un piccolo corridoio, appena illuminato da luci molto fioche, in fondo vedo una porta aperta, da cui proviene una flebile luce. Entro e quella luce illumina solo il piccolo spazio davanti alla porta. Sulla mia destra, c'è un piccolo tavolo su cui figura uno strano cappuccio nero. In silenzio mi spoglio, lasciando solo l'intimo. Indosso il cappuccio e resto in trepidante attesa. Nella mia mente si affollano pensieri contrastanti. Sono qui e sono pronta. Non voglio pensare. Voglio annullare la mia parte razionale. Mi impongo di pensare che son qui, solo per lui. Sono pronta come mi aveva chiesto di essere: nuda, bendata ed immobile. Tutto il mio corpo freme nell’attesa. Mi sento impacciata, nervosa, tesa perché è tutto cosi insolito e nessuno sa che sono qui. Mio marito è fuori per il suo lavoro, il bimbo è dalla nonna e, al lavoro, mi aspettano solo il prossimo lunedì: quindi? Sono al massimo della pazzia! L’attesa e snervante. Il silenzio assordante. Da quando ho conosciuto quell'uomo, tutto il mio mondo è in bilico. Hai annullato le mie certezze, scardinato la mia sicurezza, fatto battere il mio cuore come quello di un’adolescente in calore davanti alla sua prima volta. Pazza, devo esser pazza. Le sue mani, non riesco a smettere di pensare a loro. Nessuno mi aveva mai affascinato così. Ero certa che la mia vita fosse completa, senza scosse, punti interrogativi o situazioni tanto rischiose; allora: perché sono qui? Perché mi vengono in mente queste domande, cui non riesco a dare una risposta? Perché sono arrivata a questo punto? Perché, in questo momento, so di esser come non sono mai stata, io che ho non ho mai assecondato il volere di altri nelle scelte riguardanti la mia vita? No. Adesso sto procedendo contro quella che è la mia indole, perché voglio godere. Voglio esser scopata, posseduta, voglio esser riempita, voglio che il mio sesso sgoccioli tutto il suo godimento e del seme di chi me lo riempirà, a fondo e bene. Voglio poter urlare di piacere e di dolore. Sono nuda, come lui voleva e pronta, come non lo ero mai stata fino ad ora. All'improvviso sento un rumore dietro di me. Una porta che si apre e si chiude; ho un sussulto quando delle mani calde si appoggiano dietro di me, alle mie spalle. Non una parola, non un gesto, nulla, solo una leggera spinta in avanti che mi induce a fare alcuni passi. D'un tratto quelle mani mi fanno girare e mi spingono ad abbassarmi, mi trovo seduta su qualcosa che potrebbe esser un letto. Sento il rumore di una cerniera che si apre e, subito dopo, una mano si appoggia sul mio capo e mi spinge in avanti. Sento l'odore di un sesso maschile, il profumo di quello che sicuramente è un membro, che mi viene posto davanti sulle labbra. Stranamente, il cappuccio che indosso ha solo questa apertura. Una profumata cappella si appoggia alla mia bocca e la leggera pressione mi fa capire che devo aprirla, cosa che faccio immediatamente. Sollevo una mano, impugno questa verga enorme, su cui non riesco a cingere le dita, data la notevole circonferenza. Mentalmente faccio il confronto con quella di mio marito e, mentre faccio il rituale movimento di su e giù con la mano, scopro che, sicuramente, quella di mio marito è più lunga, ma questa è notevolmente più grossa. Mi viene spinta in bocca, cerco di prenderne il più possibile, ma il notevole spessore me lo impedisce. Allora passo la lingua lungo tutta l'asta e mi rendo conto che è una verga veramente notevole. La lecco e la bagno convinta che fra poco dovrò accoglierla tutta nel ventre e il solo pensiero mi fa già bagnare in maniera incredibile. Sono molto eccitata, mi sto bagnando moltissimo, mentre continuo a succhiare quello che sento esser un cazzo di notevoli dimensioni. Lo lavoro alacremente con la lingua, passandolo ripetutamente tra le mie labbra, scivolo giù fino in basso, dove trovo due grosse palle che alterno nella mia bocca, sperando di sentir un gemito provenire dalla bocca di colui cui sto facendo questo lavoretto. Nulla! Nulla esce dalla sua bocca, mentre io continuo a sentire i miei umori, che ora colano giù tra le mie cosce! Improvvisamente mi viene sfilato dalla bocca ed ora immagino che devo aspettarmi di ricevere il premio del mio lavoro, ma, al contrario, vengo spinta più in alto sul letto e, subito, una mano dopo l'altra viene immobilizzata con delle manette sicuramente presenti sulla tastiera del letto, che sento esser in ferro battuto. Resto immobile, in attesa degli eventi, e subito vengo immobilizzata anche per le caviglie, con delle semplici corde che mi costringono a tenere le cosce aperte. Fremo dal desiderio di sentirmi possedere da quella verga che mi ha fatto così tanto sbrodolare! Poi, chi mi ha immobilizzato scende dal letto ed io resto ancora una volta in attesa, mentre un brivido di paura percorre il mio corpo.
Mi sembra di sentire altri rumori, come se lui si stesse spostando da un lato all'altro della stanza e, mentre seguo quei movimenti, d'improvviso una mano si impossessa del mio seno sinistro e, subito dopo, una bocca calda lo morde, facendomi urlare di dolore/piacere. È un attimo, poi la persona che mi ha morso, sparisce. Sono sconvolta! Sto quasi per ribellarmi, quando, improvvisamente, nella mia bocca viene infilata una sfera, che mi impedisce di parlare e, subito dopo, sento lo schioccare di un frustino, che va a colpire il mio capezzolo sinistro. È una sferzata che mi provoca dolore, ma anche un piacere istantaneo! Urlo sommessamente, a bocca piena! Che mi fanno? Impazzisco dal terrore! Sento un’altra sferzata, che mi arriva sul clitoride. Urlo di dolore, ma, nello stesso tempo, ho un orgasmo che mi stordisce! Pazzesco! Ho goduto nel sentirmi frustare il clitoride! È stato un orgasmo devastante! Mai provata una cosa simile! Poi di nuovo silenzio! Per alcuni secondi, sono scossa da convulsioni erotiche che mi fanno tremare, ma il silenzio che ne segue mi sconvolge ancora di più. Dopo alcuni interminabili minuti, mi sento slegare. Cosa? Ma è pazzesco! Mi lascia così!? Non mi ha scopato ed ho goduto, intanto avverto la sensazione di esser stata rifiutata. Resto alcuni secondi immobile sul letto, completamente libera, e poi la voce di Vittorio, inconfondibile, che mi ordina di andarmene.
«Togliti il cappuccio e vattene!»
Lo tolgo all'istante, cercando di guardare nella direzione da dove ho sentito provenire la voce, ma non vedo nessuno e, così, scendo dal letto e mi ritrovo un po' malferma sulle gambe, perché l'orgasmo avuto mi ha veramente stravolto! Di fatto indispettita, infuriata, mi rivesto e vado a casa, mi faccio una doccia e mi metto a letto, ma non riesco a dormire. Una situazione assurda, incomprensibile sotto tanti punti di vista, ma, nello stesso tempo, incredibilmente eccitante. È stata una follia, però mi son sentita indifesa, esposta, nuda alla mercé di una voce che mi ha dato degli ordini e mi ha fatto godere in maniera diversa, assolutamente pazzesca! Sono inquieta e sento tornare mio marito, che si spoglia, viene a letto e mi accarezza. Le sue mani indugiano sul mio corpo e mi bagno quasi repentinamente.
Mi sale sopra, sento il suo membro iniziare a penetrarmi e, improvvisamente, vengo scossa da un orgasmo. Sento il mio corpo esplodere come se finalmente riuscisse a godere, dopo esser stato tenuto a lungo in un limbo senza conclusione. Un orgasmo fortissimo che, in un certo qual modo, mi sconvolge, perché mi aspetto che mio marito ne sarà stato sorpreso e mi chiederà il perché di tanta eccitazione. Lui, invece, mi scopa con calma, senza fretta, in modo completamente diverso dal solito e questo mi permette di assaporare bene, ed a fondo, il piacere che sto provando. Poi mi abbraccia e mi trascina su di sé, facendomi impalare sulla sua splendida mazza, che ora sento scivolare fin in fondo. Solleva le mani e, quando sfiora con le dita il capezzolo che è stato morso, mi provoca un sussulto, perché mi provoca un misto di dolore/piacere nello stesso tempo. Anche in questo caso, temo che egli possa rendersi conto che qualcosa è cambiato, ma non dice nulla; mi guarda solamente e continua a darmi piacere, mentre ora, dopo aver inarcato le gambe, mi sbatte dal basso, sempre con ritmo calmo e rilassato, che mi provoca un ennesimo orgasmo, che mi stordisce al punto da farmi cadere su di lui. È la sua voce che, in qualche modo, mi costringe a riflettere.
«Amore, questa sera sei particolarmente sensibile. Era tanto che non ti sentivo godere così intensamente e questo mi fa molto piacere.»
Tremo nel sentire le sue parole e, nello stesso tempo, mi eccito ancora di più. Godo ancora e anche lui, all'improvviso, si svuota dentro di me con un orgasmo lungo ed intenso, che sento arrivare e riempire la mia vagina. Restiamo abbracciati ed il sonno ci avvolge. Il giorno dopo, mi sento inquieta, nervosa, perché sento che ho vissuto un'avventura che non mi ha completamente soddisfatto, ma, nello stesso tempo, prendo atto di aver messo a repentaglio tutta la mia vita; così decido che dovrò dare un taglio a quella storia. Il lunedì mi aspetto una telefonata da Vittorio che, al contrario, non arriva e, dentro di me, mi sento tranquilla, perché ho deciso di non averci più niente a che fare.
Passa il martedì e anche il mercoledì, anche se comincio a sentire una certa inquietudine perché vorrei… NO! No, non voglio! Non tornerò ad esser un giocattolo nelle sue mani! Il giovedì sono distrutta! Sento forte il desiderio di esser di nuovo alla sua mercé, ma lui mi ignora e, dentro di me, la parte razionale dice che è giusto che sia così, mentre il mio corpo invece non aspetta altro che di esser di nuovo messo a dura prova. La sera, a cena, mio marito mi dice che il venerdì sera ha un importante cena di lavoro con dei clienti stranieri e, quindi, avrò la serata libera. Dentro di me, sento una strana inquietudine perché, pur essendo libera, non ho avuto nessun contatto con Vittorio e questo mi fa sentire tremendamente triste. Ripenso all'esperienza vissuta, al dolore della frustata ricevuta sul clitoride e, nello stesso tempo, all'immenso piacere che me ne è derivato in quel preciso istante. Sono a pezzi! Ormai la mia mente non ragiona più; è solo il mio corpo a dettar legge: anela ancora di sentir quella splendida frustata così perfettamente calibrata, da procurarmi un orgasmo devastante. Venerdì mattina, guardo continuamente il cellulare nella speranza di aver un messaggio da Vittorio, che non arriva. Esco un momento per prendere un tramezzino al bar e, quando rientro, trovo sulla mia scrivania una scatolina che apro velocemente e, finalmente, trovo di nuovo la chiave e il solito indirizzo, dove mi viene ordinato di recarmi quella sera stessa. Subito vengo presa da pensieri contrastanti: la parte razionale della mia mente mi dice di non darvi retta, mentre il mio corpo ormai ha già preso la decisione di presentarsi a quell'indirizzo, per farsi di nuovo umiliare e, sicuramente, per godere tantissimo. Consapevole che la mia scelta avrà delle conseguenze impreviste, mi vesto rapidamente, in maniera semplice ma sexy. Indosso una minigonna, una camicetta e, sotto, nessun tipo di intimo, solo un paio di autoreggenti e scarpe con il tacco 10. Puntuale mi reco all’appuntamento, lascio l'auto ed entro all'interno di quella casa che, ormai, conosco perfettamente. Percorro il breve corridoio e una volta entrata mi ritrovo nel buio più assoluto.
Questa volta non c'è luce, niente di niente! Cerco di far abituare i miei occhi al buio, ma prima che ciò avvenga, qualcuno arriva alle mie spalle, silenziosamente, e vengo immediatamente bendata con qualcosa che assomiglia ad un foulard. Viene legata in maniera stretta dietro la mia testa e subito le mie braccia vengono alzate, la camicetta sfilata con una rapidità impressionante e sento i miei polsi imprigionati a delle catenelle, che probabilmente pendono dal soffitto. Poi è la volta della mia gonna, che viene tirata verso il basso e devo sollevare una gamba per volta, per liberarmene. Qualcuno è inginocchiato davanti a me e sento che vengono bloccate le mie caviglie, ma non al pavimento, ad una barra che le tiene distanziate, aperte, in maniera che le mie cosce non possano esser in alcun modo richiuse. Resto in silenzio, mi faccio fare di tutto, ma, una volta che tutta questa operazione è completata, è di nuovo silenzio e buio totale, in quanto ora sono completamente bendata, legata e questo mi manda ai matti. Un brivido di paura percorre la mia spina dorsale e mi domando perché ancora una volta mi son messa in questa insolita situazione. Mi sembra che il tempo si sia fermato, quando, improvvisamente, sento una mano che mi fa sussultare, mi tocca da dietro e qualcosa di fresco, che presumo esser del lubrificante, mi viene spalmato sia sul forellino anale che davanti. Non sono vergine analmente, perché mio marito periodicamente mi penetra il culo, ma sentirmi così all'improvviso toccare e lubrificare, mi lascia in qualche modo sconvolta. Poi di nuovo silenzio. È devastante questo esser usata senza capire da chi o cosa si stia facendo, ma, nello stesso tempo, mi sento così eccitata da far paura! Improvvisamente qualcuno da dietro comincia a baciarmi su collo e nuca e, a scender giù lungo la schiena, facendo scorrere la lingua lungo la spina dorsale. È una sensazione incredibile e, nello stesso tempo, sento un'altra mano che, da davanti, mi accarezza la fica. In silenzio due dita grosse si insinuano all'interno delle mie labbra e vanno a masturbarmi velocemente. Sento che sto per venire ed avere un orgasmo e, quando inizio a tendere il corpo, pronto ad esplodere, le dita si fermano e mi lasciano sospesa, ad un attimo dal piacere.
«No! Non ti fermare! Voglio godere!»
Niente. Non una risposta, non un lamento, non un fremito, non un respiro, nulla! Sono sempre più sconvolta e poi, all'improvviso, sento quattro mani che mi afferrano e un grosso membro inizia a penetrarmi davanti, entrando in profondità. Lo sento che mi apre, mi dilata e nello stesso tempo, mi riempie la fica così bene da farmi impazzire! Spalanco la bocca per urlare, ma non ci riesco, perché una persona, da dietro, mi mette una mano proprio sulla bocca e, nello stesso tempo, sento un bel membro che mi penetra il buco del culo, con una spinta secca e decisa. Mi sento sfondare e, nello stesso tempo riempire tutta. Non ho mai avuto due maschi contemporaneamente e, anche se è entrato dentro di me in maniera brutale, quel misto di dolore piacere che ho sentito, mi ha provocato una sensazione incredibile. Mi sento piena, riempita davanti e dietro, incapace di poter dire o fare alcunché, mentre ora questi due, che sembrano esser perfettamente sincronizzati, mi sbattono in maniera pazzesca! Mi entrano insieme, escono insieme, e questo mi provoca un misto di piacere incredibile. Mi sento riempita e svuotata all'istante, per poi di nuovo riempita. Vengo. Ho un orgasmo devastante che mi sconvolge tutta. Il mio corpo trema, mentre la mia mente viene devastata da un orgasmo di un'intensità tale, che quasi svengo. Godo ed urlo con tutta la voce che ho in corpo, ma sembra che la cosa non abbia nessuna ripercussione sui due maschi, che ora mi sbattono sempre più velocemente, fin quando, all'improvviso, due ondate di calore, in maniera simultanea, riempiono i miei buchi. Mi sento l'intestino invaso da un'ondata di calore, che mi procura un orgasmo fortissimo, mentre la mia vagina riceve schizzi generosi, talmente forti che, ad ogni bordata, sento la crema colare fuori giù lungo le cosce, fino ad superare le ginocchia. È un orgasmo sconvolgente quello che sto provando. Non ho mai goduto così tanto in vita mia e, nello stesso tempo, non mi son mai sentita così indifesa, posseduta e usata, come in questo momento. Sto ancora tremando per il piacere provato, quando sento che i due maschi, simultaneamente, si sfilano da me e i miei buchi, ormai dilatati, rilasciano tutta la crema che vi è stata riversata dentro.
Subito due mani mi liberano le gambe e le catenelle dal soffitto si abbassano; senza dir nulla, riesco a liberarmi facilmente. Improvvisamente una luce mi indica la porta; raccolgo i vestiti e, questa volta, veramente barcollando, riesco a raggiungere la mia auto e torno a casa. Durante tutto il tragitto, ho sentito colare tutto e di più dai miei buchi più che dilatati e, quando raggiungo casa, vedo che la gonna è completamente lurida dei miei e della loro sbroda. Metto tutto a lavare, mi faccio una doccia, finito entro nel letto. Mi sento stanca, distrutta, ma, nello stesso tempo, infinitamente appagata, e così mi addormento. E' l'alba quando le sapienti mani di mio marito, mi destano dal sonno e, mentre mi accarezzano fra le cosce, per un attimo, mi procurano un brivido di paura, perché son consapevole che potrebbe accorgersi che sono alquanto aperta. Invece non mi dice nulla, mi presenta solo il suo splendido membro da succhiare, cosa che faccio immediatamente, cercando il più possibile di portarlo all'orgasmo nella speranza che non mi penetri. È una vana speranza, perché lui, dopo un po', mi sdraia sotto di sé e mi penetra con vigore. Lo sento entrare bene ed arrivarmi fino in fondo, anche se mi rendo conto di esser ancora aperta ed avere le labbra della fica gonfie e tumefatte, ma lui sembra non accorgersene, anzi ora mi pompa con un certo ritmo veloce; mi rilasso e provo subito un bell'orgasmo. Mentre sto godendo, lui mi abbraccia e mi gira di lato, mi stringe a sé e scorre con le mani lungo la mia schiena; questo mi procura uno strano brivido, perché ripenso a quella lingua che mi ha leccato lungo la spina dorsale, solo la sera prima. Sussulto quando sento il suo dito che va ad insinuarsi nel mio fiorellino anale, ancora indolenzito. Mi penetra parzialmente ed io cerco di rilassarmi, ma, nello stesso tempo, provo quel brivido di paura temendo di esser scoperta. La cosa lo eccita, perché mentre tiene metà del suo dito dentro il mio culetto, ora mi sbatte con colpi più forti e, improvvisamente, si svuota dentro di me. Anche in questo caso la sensazione di sentire il calore invadere la mia vagina, non può fare altro che farmi ricordare la sensazione provata la sera prima e ciò mi provoca un orgasmo ancor più forte. Lui si svuota dentro di me, poi mi bacia, mi sorride e mi guarda con occhi carichi d'amore, mentre io avverto una tremenda sensazione di colpa.
Restiamo ancora un po' abbracciati, poi lui mi dice che dobbiamo uscire; questa sera avremo un ospite e vuole che io sia bellissima. Lo guardo un po' stupita, perché non è sua abitudine invitare gente a casa ed i suoi rari amici, in genere, li incontra in qualche ristorante di lusso. Usciamo a metà mattinata e mi lascia in un centro estetico, perché vuole che abbia i capelli perfettamente a posto ed il corpo liscio e morbido. Sono ancora più stupita e incuriosita e, quando ritorno a casa, lo guardo cercando di capire cosa devo fare e lui mi dice di andar in camera e indossare ciò che trovo sul letto. Quando entro, trovo un mini abito che, a mala pena, mi arriva a metà coscia, della biancheria intima nera bellissima, calze autoreggenti e scarpe con un tacco proibitivo. Torno da lui, mostrandogli come mi sta ciò che ho trovato; lui mi guarda e, con un tono serio, mi dice che devo andarmi a preparare, perché tra poco arriva l'ospite. Lo guardo sconvolta, ma il suo tono deciso e il suo sguardo serio, mi impongono di aderire a quanto mi viene chiesto. Il tempo di indossare ciò che è stato preparato e, quando esco dalla camera, lui mi aspetta alla porta; un attimo dopo, mi benda con un foulard legato intorno agli occhi.
«Ma, amore..., mi spieghi cosa sta succedendo? Perché tutto questo mistero? Perché mi hai fatto vestire in maniera così succinta, se dobbiamo…»
Mi mette una mano davanti alla bocca e mi intima di star zitta. Mi aiuta a percorrere i pochi passi che mi portano nel salone e, subito dopo, mio marito mi ordina di inginocchiarmi. Incuriosita mi metto in ginocchio e, improvvisamente, sento le sue mani dietro di me e qualcosa di grosso e voluminoso, mi viene presentato davanti alla bocca. Cerco di reagire, ma lui mi regge la testa ben ferma e la sua voce mi sconvolge.
«Troia, apri la bocca! Che c'è non lo vuoi? Eppure l'altra settimana te lo sei leccato e goduto, tutto fino in fondo!»
Improvvisamente, mi toglie la benda e mi trovo davanti uno splendido membro, che sicuramente è quello che ho succhiato e leccato la prima volta, che entrai nella casa. Alzo gli occhi e vedo la faccia di Vittorio, che sorride.
«Mio caro amico, avevi ragione tu! Lo ha sicuramente riconosciuto, ma ha esitato a prenderlo in bocca, come avevi previsto tu!»
Mi giro e guardo mio marito, che ora ha tirato fuori il suo membro e me lo offre da succhiare insieme all'altro.
«Adesso, mia cara puttana, ce li lavori tutti e due per bene con la bocca; poi ti prenderemo di nuovo in doppia, come è successo ieri sera.»
Tremo e, nello stesso tempo, sento tra le mie cosce che mi sto bagnando in maniera incredibile. Non so a quale gioco sono stata sottoposta, ma l'unica cosa che so è che, da questo momento in poi, la mia vita diventerà qualcosa di assolutamente diverso dalla normale routine e decisamente più eccitante.
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10 months ago
baxi18, 55
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Una brava e fedele donna di casa.
Mi chiamo Antonella, ho 36 anni, sono alta m. 170, occhi scuri, capelli neri lunghi, un bel fisico snello e ben curato, perché pratico molto sport, un bel seno alto e sodo di una terza misura piena ed un bel culetto che piace tanto a mio marito. Sono sposata da 15 anni con Filippo, un bell'uomo un po' più alto di me, anche lui moro, con gli occhi marroni e anche il suo fisico è ben curato, perché anch'egli, come me, ama molto fare sport. La nostra è stata sempre una bella unione, tranquilla e, a volte, monotona, anche se allietata dalla nascita di nostro figlio o il suo avanzamento in carriera: oggi direttore di banca, ma sempre con le solite amicizie con cui passiamo le serate o le vacanze estive, assolutamente tranquille. Siamo una coppia che non vive forti emozioni, ma il tranquillo scorrere della vita quotidiana. Non ho mai tradito mio marito, ero vergine quando mi son sposata e lui è stato il primo ed unico uomo che ho avuto. Ho sempre rispettato il principio di fedeltà, perché tra di noi c’è sempre stato un buon feeling, con sesso normale, privo di forti emozioni. Lui è un maschio tranquillo a letto e mi ha sempre accontentato e fatto godere, anche senza far cose strabilianti. Io lavoro come impiegata statale e, prima di conoscere mio marito, ho partecipato come volontaria nel soccorso durante un’alluvione in un piccolo borgo, dove salvammo una decina di persone giusto in tempo. Quest'anno i sopravvissuti di quella brutta avventura ed i loro discendenti hanno deciso di festeggiare in maniera solenne quella triste ricorrenza. Per l'occasione hanno invitato tutti i volontari, che parteciparono come me a quel soccorso, alquanto difficoltoso, ad una serata da trascorrere insieme nel paese. Ero un po' restia ad andarci, perché avrei dovuto fare circa un'ora e mezzo d'auto su strade di montagna, ma è stato proprio mio marito ad invogliarmi ad andare.
«Dovresti partecipare, perché sei tra quelle persone che hanno messo a repentaglio la loro vita pur di portare in salvo persone in serie difficoltà. È un riconoscimento che ti spetta di diritto e, quindi, sono veramente contento se partecipi a questa rievocazione, in cui, senz'altro, verrà riconosciuto il vostro fattivo contributo.»
Così mi son incamminata e mi son ritrovata a destinazione, dove sono stata accolta in maniera cordiale e più che amicale. Dopo un bel pomeriggio passato insieme alle persone soccorse ed a tante altre che son venute alla festa, abbiamo cenato nel più importante ristorante della zona. Annessa alla sala da pranzo, c'era anche una pista da ballo e, quando mi sono seduta a tavola, mi sono trovata di fianco Mario, un ragazzo di poco più grande di me che, durante quei giorni, non aveva mai smesso di corteggiarmi e, a parte un mezzo bacio, quasi rubato, non c’era stato niente di più. Seduti allo stesso tavolo, abbiamo iniziato a ripercorrere i momenti salienti di quella strana avventura. Per l’occasione ero vestita con un semplice vestito nero, lungo fino al ginocchio, per nulla provocante o che invogliasse a pensieri osceni. In buona sostanza si trattava di un outfit da brava donna di casa. Non avevo certo intenzione di andare con altri uomini; per me c’era stato solo mio marito fino a quella sera, quindi mi sentivo tranquilla. Mario, invece, che appare come un ragazzo poco affidabile e che faceva il volontario solo per rimorchiare, era diventato un personaggio di rilievo nel suo lavoro; adesso era un industriale di successo ed aveva un fascino tutto particolare quella sera. Il suo modo di fare, la ostentata sicurezza e faccia tosta, ha fatto sì che, d'un tratto, senza proferir parola, mi prende per mano e mi porta a ballare.
«Lo sapevo che saresti diventata questa splendida signora che sei! All'epoca avrei dovuto darmi una calmata e corteggiarti con intenzioni veramente serie. Sei proprio una bellissima donna! Adesso sei ancor più desiderabile!»
Mi sento lusingata e stordita da tutti quei complimenti e mi lascio andare. Mi abbraccia ed io non mi sottraggo, anzi, abbandono la mia condizione di moglie e madre e, quando arriva il primo lento, sono ancora in mezzo alla pista che ballo con lui, solo che, adesso, siamo molto più accostati e le sue mani cominciano ad accarezzare la mia schiena in un modo inequivocabile. Avvolti dalla melodia della musica, mi sento illanguidire le gambe. Sento le farfalle nello stomaco, quando le sue mani scendono sui miei glutei e la sua bocca sfiora la mia. Inspiegabilmente abbasso ogni mia difesa e mi lascio conquistare dal suo fascino, dal suo esser maschio, che sa corteggiare una donna e, soprattutto, mi estraneo dal resto del mondo. Per me, in quel momento, siamo solo noi due. Stretta tra le sue braccia, sento il suo membro che spinge contro il mio inguine con prepotenza. Il mio seno si schiaccia contro il suo petto duro e forte e lunghi brividi di piacere scorrono giù, lungo la schiena, e si concretizzano in umori che infradiciano le mie mutandine. Nel ballare mi sposta in un angolo del locale un po' più buio e, improvvisamente, la sua bocca si incolla alla mia: accetto quel bacio, come se lo avessi sempre desiderato.
Le nostre lingue ingaggiano una danza furiosa nelle nostre bocche, mentre le mani si fanno più ardite, alla ricerca dei nostri corpi, che esplorano senza alcun ritegno. Quando ci stacchiamo, i suoi occhi brillano come due tizzoni ardenti, ci mettiamo seduti su di un divanetto e, come una ragazzina al suo primo turbamento, lascio che lui giochi con il mio corpo. La sua mano scivola sotto la mia gonna, mentre i suoi baci travolgono la mia effimera resistenza: mi sto bagnando in continuazione. Egli valica l'elastico delle mie mutandine e le sue dita forti vanno a carezzare i petali della mia patata fradicia. Mi accarezza il bottoncino, poi, con decisione, ne spinge due dentro e mi trova bagnatissima; io apro ancor di più le cosce, per dargli più libertà nel muoversi a suo piacimento. Mi masturba velocemente e, ben presto, il mio corpo viene scosso da un orgasmo che mi provoca un terribile fremito, mentre dalla mia bocca, incollata alla sua, emerge un gemito strozzato. Allungo la mano e vado alla ricerca del suo membro, che stringo da sopra la stoffa dei pantaloni e subito mi rendo conto di quanto sia voluminoso. Improvvisamente si stacca da me, si alza in piedi e, tenendomi per mano, mi porta oltre una pesante tenda, che nasconde un corridoio. Entriamo in quello che sembra essere un magazzino, lui chiude ermeticamente la porta dietro di noi. In quel momento non sono più una donna fedele, ma una fedifraga che intende far le corna al marito; solo che, in quel momento, non me ne rendo conto, perché sono come in trance per la situazione. Mi appoggia ad un tavolo e, tirato su il vestito, mi strappa con violenza lo slip; la sua furia erotica mi fa bagnare ancor più e reagisco a quel gesto allargando le cosce: in pratica non faccio altro che offrire tutta me stessa, senza riserve. Si inginocchia davanti a me, mi solleva le gambe e mi fa appoggiare i talloni sul tavolo; in quella posizione la mia vagina è perfettamente all'altezza della sua bocca e le cosce, oscenamente spalancate, devono offrirgli una visione altamente erotica, perché immediatamente la sua bocca inizia a brucare la mia intimità, strappandomi continui gemiti di piacere. La sua lingua si insinua in ogni piega della mia vulva, raccogliendo ogni singolo rivolo dei miei umori simili a miele. Stringe il bottoncino fra le labbra e mi strappa un primo orgasmo, che mugolo a denti stretti, perché, per non urlare, mi son coperta la bocca con una mano. Tremo e vibro come la corda di un violino, sotto le sapienti mani di questo artista, che mi sta letteralmente facendo impazzire di piacere. La sua bocca avida, continua a raccogliere il miele che sgorga da me e sembra non esserne mai sazio. Mi fa godere ancora, portandomi per l'ennesima volta ad un nuovo orgasmo, che provo nel preciso istante in cui sento di nuovo le sue dita penetrare nella mia Intimità e, quasi a voler andare a raccogliere ancora altro miele, che non è sgorgato fuori. Serro le cosce per bloccare la sua testa, mentre sono devastata da spasmi di piacere, che mi fanno sobbalzare come se una scarica elettrica stesse attraversando il mio corpo. Vibro e tremo, mentre lui, inesorabile, insiste a leccarmi, facendomi impazzire. Poi, all'improvviso, si stacca, si solleva e mi aspetto di sentire il suo membro dentro di me; invece lui mi fa scendere dal tavolo e immediatamente mi presenta alla bocca il suo splendido gioiello! Mentalmente lo confronto con quello di mio marito e trovo che, forse il suo è più lungo, ma questo di Mario è sicuramente molto più spesso. Lo avvicino alla bocca e ne aspiro l'aroma di maschio che emana; mentre le mie narici si riempiono del suo profumo, avverto ancora altri umori scorrere dalla mia farfallina. Lecco la punta e poi inizio a scendere lungo quell'asta, che mi sembra cresca ad ogni passaggio. Sollevo le mani e slaccio la cintura dei suoi pantaloni, li faccio cadere ai suoi piedi assieme ai boxer. Con una mano lo impugno, ma non riesco a cingerlo con le dita, tanto è doppio, mentre, con l'altra accarezzo le grosse palle. Lui mugola e geme nel sentire la mia lingua lavorare lungo l'asta e poi, quando son di nuovo con la bocca sulla punta, mi appoggia una mano sul capo e, con decisione, me lo spinge in bocca. È enorme! Spalanco più che posso la mandibola, ma solo una minima parte riesce a trovare posto tra le mie labbra. Si muove con calma scivolando avanti e indietro nella mia bocca, mentre io sento prepotente il desiderio di averlo dentro. Lo sfilo della bocca, sollevo lo sguardo e, nella fioca luce del posto, i nostri occhi si incontrano.
«Prendimi! Mettimelo dentro! Voglio sentirlo tutto, fin in fondo! Voglio sentire il tuo sperma scaldarmi il ventre! Scopami!»
Lui si abbassa, mi abbraccia e mi fa di nuovo sedere sul tavolo; solleva le mie gambe appoggiando i miei talloni al suo petto. Poi sento il calore del suo membro mentre si affaccia alle labbra della mia vagina, che si apre per accogliere e stringere quel membro grosso, gonfio, duro, che, in men che non si dica, mi scivola dentro, mi apre e mi riempie con il suo spessore. Mi faccio scopare come l’ultima delle troie e, come esse, godo a cosce aperte e senza ritegno. Mi sbatte e mi tratta da troia.
«Finalmente ti sfondo, troia! Ho sempre desiderato il tuo corpo! Questa sera, quando ti ho visto, ho deciso che ti avrei avuta, a qualunque costo! Sei una troia meravigliosa! Una donna come te l'avrei voluta al mio fianco per tutta la vita! Sei una zoccola stupenda! Una troia eccezionale! Devi diventare la mia troia!»
Godo. Mi lascio sbattere davvero come una troia! La sua troia! È questo che mi sento di essere in questo momento con lui! Lo incito a sfondarmi ancora di più e poi ha inondare il mio ventre con il suo piacere.
«Non ti fermare! Fammi godere ancora! Hai ragione sono una troia! Fammi godere e sarò per sempre la tua troia! Vienimi dentro! Marchia questa tua troia con il tuo seme!»
Mi sbatte, mette le sue mani sotto il mio sedere e comincia ad aumentare il ritmo, a scoparmi con un ritmo forsennato, che, ben presto mi porta a godere ancora e poi, ancora, senza soluzione di continuità. Sono stravolta dal piacere! La mia mente è del tutto annientata dal piacere che sto provando e perdo di vista il fatto che sono una donna sposata, madre e moglie fedele, fino ad ora. L’unica cosa che so è che mi piace esser qui con lui e mi piace sentirmi viva, desiderata, scopata e troia, come da molto non mi capitava. Solo in questo momento mi rendo conto di aver trascorso anni senza vivere, accontentandomi di ciò che passava il convento, senza mai desiderare qualcosa in più. Ora lo sento tutto dentro, mi tocca la cervice con la punta e mi trasmette scosse continue con quel suo incessante entrare ed uscire; raggiungo orgasmi in continuazione. Le sue mani forti continuano a tenermi per i fianchi e con le gambe in alto, completamente offerta e indifesa sotto i suoi fortissimi assalti che mi fanno impazzire e, dopo aver perso il conto di quante volte ho goduto in quell’angusto magazzino, lo sento finalmente ruggire e scaricare il suo piacere dentro di me.
«Vengo! Ti sto sborrando dentro! Ti inondo il ventre, troia! Troia mi senti? Lo senti come ti sto riempiendo di me?»
Abbasso le cosce e le avvolgo dietro la sua schiena per impedirgli di uscire, mentre sento il mio ventre riempito da ondate di calore che mi fanno ancora godere per l'ennesima volta. Ad ogni suo sussulto, sento schizzar dentro la sua crema e, mentre lo fa, la sua bocca è incollata alla mia in un bacio che toglie il fiato ad entrambi.
Sfinito, rimane sopra di me e poi, lentamente, dopo avermi abbracciato di nuovo, si solleva, si sfila e si mette seduto sul tavolo accanto a me, mentre io, mi giro e guardo quell’enorme membro che mi ha fatto impazzire e, senza nessuna esitazione, mi inginocchio tra le sue gambe e glielo prendo in bocca, come non avevo mai fatto con mio marito. È intriso dei miei umori e del suo seme e, mentre lo lecco e ripulisco, sento che dalla mia fica slabbrata sta colando il suo seme abbondante. Sollevo lo sguardo e vedo che mi sta osservando, allora, con una mano, scendo lungo le mie cosce, raccolgo un po' del suo seme e con esso imbratto di nuovo il suo membro, per poi continuare a leccarlo e pulirlo. Il gesto lo sconvolge!
«Che femmina meravigliosa! Che troia straordinaria! Ti voglio! Voglio che tu diventi la mia troia!»
Il gesto lo eccita, perché il suo membro ora è di nuovo duro e palpitante nella mia bocca e, mentre lo pompo convinta di bere ancora altro suo seme, lui si abbassa, mi solleva, mi bacia in bocca, e condivide con me il sapore delle mie labbra, poi, quando si stacca, mi guarda dritto negli occhi e, senza dire niente, mi invita a girarmi per offrirgli il mio culetto. Non ho bisogno di parole, mi piego e mi allungo sul tavolo, mentre lui, inginocchiato dietro di me, insinua la sua lingua tra le grinze della mia rosetta, mi lecca e lubrifica quel buchetto, raramente usato da mio marito. Con le dita raccoglie la crema che sgorga ancora copiosa dalla vagina e con essa mi lubrifica ancora di più. Si solleva, inzuppa il membro in quella fonte di umori che è diventata la mia fica, poi lo estrae ed appoggia la punta sul mio buchetto. Faccio un respiro profondo, mentre allungo le mani e dilato le chiappe per agevolare ancora più quella intrusione. Mario preme e, lentamente, comincia la penetrazione nel mio intestino. Anche in questo caso, sento che mi apre e mi riempie, nello stesso tempo. Si muove lentamente, senza fretta, lasciando che i miei muscoli anali si adattino alle sue dimensioni, alla sua intrusione e, ben presto, sente il suo corpo aderire alle chiappe, realizzando che me lo ha infilato tutto nel culo. Resta immobile, piantato dentro di me, e poi, lentamente, comincia a limare il mio foro che, lentamente, si adegua al via vai e, ben presto, mi regala altre sensazioni, ancor più belle delle precedenti.
«Muoviti, fammelo sentire tutto! Lo voglio sentire fin nello stomaco! Voglio che me lo dilati tutto!»
Mi tiene per i fianchi e non si fa pregare. Mi sbatte con più vigore rispetto a come mi aveva chiavato la fica. Si rivela un toro scatenato quello che mi sta devastando il culo e, nello stesso tempo, mi fa avere altri due orgasmi, uno dopo l'altro, in rapida successione.
Anche per lui il gioco è estremamente eccitante al punto che, d'improvviso, gli sento aumentare il ritmo della chiavata per, alla fine, restare immobile, tutto piantato dentro di me, e riversarmi nell'intestino ciò che ancora è rimasto del suo seme, dopo la lunga scopata fatta fino a quel momento.
«Vengo sto sborrando! Troia ti sto sborrando nel culo!»
Sento un'ondata di calore riempirmi il corpo e questo mi fa ancora godere. Rimane qualche istante piantato dentro di me, poi si sfila e si appoggia al tavolo, perché, evidentemente, quel piacere deve aver spezzato le gambe anche a lui. Restiamo immobili, poi utilizzando dei tovaglioli, ci diamo una ripulita e, con fare discreto, ritorniamo nel salone.
Da quella sera tutto è cambiato. All'inizio mi son rifiutata di diventare la sua amante, ma, alla fine, ho sentito il bisogno di sentirmi viva, troia e puttana tra le sue braccia.
Non ne abusiamo, ma io con Mario son tornata ad esser una donna viva e vogliosa, anche se, per tutti, sono sempre una brava e fedele donna di casa.
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10 months ago
baxi18, 55
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Sexy Befana Al Bolero -3- La Sala Coppie
Ciao, mi chiamo Marica. Sono la protagonista femminile della storia che stai leggendo. Per quest'ultima parte del racconto, Giorgio mi ha chiesto di fare da voce narrante.Come al solito, lui presterà le sue mani per scrivere, mentre io condividerò con lui i miei pensieri, le mie emozioni e le mie sensazioni di questa splendida serata.È stata una serata spontanea, molto più piacevole ed emozionante dei miei piani originali, che fortunatamente sono andati a monte. Un sabato unico, piacevole e libertino.Abbiamo iniziato con una piacevole passeggiata per le strade di Bologna, tra una leggera pioggerellina che non ci ha dato troppo fastidio. Abbiamo esplorato tutti i negozietti lungo via Indipendenza fino a raggiungere Piazza Maggiore. Giorgio doveva comprare una camicia al negozio Desigual, il che mi ha dato l'opportunità di trovare una bellissima giacca rosa con un grande cuore al centro. Purtroppo, le camicie erano finite, quindi siamo usciti dal negozio a mani vuote, tranne la mia giacca.Dopo due ore, la fame cominciava a farsi sentire. Sulla via del ritorno, ci siamo fermati in un pub nella zona universitaria, dove abbiamo soddisfatto il nostro appetito con deliziose e saporite fajitas, accompagnate da una birra scura.Subito dopo abbiamo recuperato la nostra auto e siamo andati in hotel, dove mi sono rinfrescata e preparata velocemente.Ero molto curiosa di vedere il locale, Giorgio me ne ha parlato spesso, ma non vivendo a Bologna non l’ho mai ne visitato e ne frequentato.Appena arrivati, abbiamo fatto un rapido giro. Il posto mi ha ricordato l’Harem di Milano, un club simile, ma molto più grande. Come ha già raccontato Giorgio: ci siamo recati prima alla spa e poi abbiamo fatto una visita veloce e stimolante nella sala Bdsm, sia per ingannare il tempo, sia per dare sfogo a qualche piccola voglia.Il tempo passò velocemente e arrivò inevitabilmente l'ora di cena. Un grande buffet con tanti piatti freddi e caldi era stato allestito nella zona ristorante. Presi delle verdure e della pasta, tutto accompagnato da un Sangiovese corposo e profumato. Feci due giri e per terminare, trascinai Giorgio nella sala fumatori.Fu gentilissimo e non mi stressò per il fumo e per questo lo ricompensai appoggiandogli la mia manina in mezzo alle gambe e gli stropicciai un pochino il suo duro amichetto.Dopo aver finito la sigaretta, tornammo nella sala principale, dove la musica era iniziata e la pista da ballo era gremita. Due splendide ragazze vestite da streghette sexy erano intrecciate intorno ai pali e ballavano in modo seducente e altamente erotico. Non perdevano occasione per toccarsi il seno e scambiarsi baci.Mi eccitai molto per la scena che si proponeva davanti ai miei occhi e iniziai a bagnarmi. Mi avvicinai alle ragazze con la speranza di giocare insieme a loro.La mia natura esibizionista mi spinse ad abbassare la parte superiore del vestito per scoprire i miei seni e offrirli alle incantevoli ballerine. Purtroppo, solo una di loro ne approfittò. Le sue mani accarezzarono tutto il corpo partendo dal collo, passando per i capezzoli rigidi e sensibili fino ad arrivare sui fianchi.La musica mi fece vibrare il corpo e l’anima, mentre il viso angelico e allo stesso tempo perverso della ragazza accendeva qualcosa di profondo e umido dentro di me. Con un gesto, feci cenno a Giorgio di avvicinarsi e gli chiesi di andare a visitare il privé al primo piano per vedere come fosse la situazione e poter dar sollievo alla mia calda e vogliosa passerina. Afferrai la mano di Giorgio e l’intrecciai alla mia, poi ci dirigemmo verso le scale.L’affollamento era alto e si era formata anche una fila per salire.«Andiamo direttamente nella sala delle coppie, non credo che qui troveremo una saletta libera».Effettivamente, dopo un veloce giro, tutte le stanze erano sold-out. L’unica speranza era la sala coppie. Varcato il cancello d’ingresso, notammo che il sovraffollamento era presente anche lì. Tuttavia, non ci scoraggiammo e ci inoltrammo all’interno.I gemiti e le urla di piacere ci circondavano. L’odore di sesso impregnava l’aria e quando arrivammo nella sala più spaziosa facemmo un po’ ti fatica a trovare un posticino per noi.I grandi letti erano presi, solo il divano laterale ci offrì dello spazio. Attorno a noi tantissime coppie nude erano concentrate sul proprio piacere.Io mi sfilai il vestito e rimasi solo con le scarpe ai piedi. Una volta nuda, armeggiai con la cintura e i pantaloni di Giorgio, riuscendo a sfilarglieli insieme ai boxer. Il pene del mio compagno risultò timido, ma appena mi abbassai e la mia bocca si prese cura di lui, divenne arzillo e pronto a nuove avventure. Lo sentii pulsare e crescere. Il suo sapore lievemente salato stuzzicò la mia lingua.Mentre la mia testa andava su e giù, guidata dalla mano che vi era appoggiata sopra, notai una coppia che si era seduta accanto a noi. L'uomo, sulla cinquantina, vestito con jeans scuri e camicia bianca, mise la sua mano sulla mia gamba. La donna, anch'essa sulla cinquantina, portava occhiali da segretaria troia, rosa con le punte estreme all’ insù, aveva uno sguardo da Bambi e i capelli raccolti in uno chignon.Si inginocchiò e iniziò ad assistermi. Le nostre lingue si sono intrecciate e io ho sentito subito un sentore di frutti di bosco, probabilmente dovuto a una caramella che aveva mangiato poco prima.Le morsi leggermente il labbro inferiore e la punta della sua lingua scivolò prima sotto il mio labbro superiore, e poi lungo i miei denti prima di tornare a esplorare il resto della mia bocca.Cercai di allontanarmi da lei e di concentrare la nostra attenzione sul glande pulsante e in attesa, che si trovava a pochi centimetri dalle nostre bocche.«Tesoro io sono Marica, tu come ti chiami?»«Sono Eleonora, mentre mio marito si chiama Franco.»«Eleonora, dai aiutami a succhiare questo cazzo, facciamo sentire a Giorgio quanto siamo brave.»Mentre guidavo Eleonora, la mano di Franco salì fino ad arrivare sulla Figa. Pochi istanti dopo sentii un dito entrare dentro di me.Ero bagnatissima e questo agevolò il polpastrello che si divertì a un massaggio interno, come se stesse cercando la X del tesoro. Tuttavia, il tesoro lo trovò il pollice appena si scontrò con il mio grande e infuocato clitoride. Appena Franco si rese conto della grandezza del mio fiore peccaminoso, decise che la sua bocca era il luogo migliore per accoglierlo. Sentii le labbra lisce e calde avvilupparmi e iniziare a succhiarmi. La lingua, leggermente ruvida, passò più volte attorno al mio piccolo pene femminile, facendomi sussultare più volte. Ad ogni risucchio io mi bagnavo sempre di più.La mia bocca, impegnata ad assaggiare lentamente il funghetto rosa di Giorgio, spesso si scontrava con la lingua di Eleonora. Le nostre lingue indugiavano sul frenulo, accarezzandolo e picchiettandolo.Allontanai il viso di Eleonora. La fissai intensamente negli occhi, sputai sulla cappella davanti a noi e poi, la spinsi fino a farle ingoiare tutto il pene fino alla base e la mantenni ferma in quella posizione.Dopo alcuni secondi, risalì l’asta creando un effetto sottovuoto spettacolare, le sue guance erano incavate ed evidenziarono la forma del glande che le accarezzava dall’interno. Andava su e giù con grazia, litri e litri di saliva colavano ai lati della bocca. Ad un certo punto, Eleonora si fermò.Lasciò libero il cono gelato che puntò verso la mia bocca che lo catturò immediatamente per emulare ciò che pochi istanti prima stavo ammirando. Eleonora mi lasciò sola per dedicarsi ai miei capezzoli. Li morse e li succhiò abbandonando la delicatezza che prima aveva avuto con il pompino.Percepii una profonda e intensa voglia scaricarsi dalla sua bocca. Anche le sue mani presero a stringermi e a palparmi con intensità. Fortunatamente i morsi erano leggeri, come le piccole scariche elettriche che invadevano il mio corpo.Franco uscì da me, con le mani allargò le mie gambe e il vuoto lasciato dalla sua mano e dalla sua bocca venne colmato da Eleonora. La sensazione fu completamente diversa. Molto più rude ed energica. Le dita che aiutarono la sua instancabile lingua erano perfide e senza pietà. Il marito era lento e gentile, lei era veloce e affondava con vorace consapevolezza. Il tutto divenne ancora più travolgente quando le dita divennero tre, riempiendomi completamente.Il ritmo divenne incalzante. Mi sentivo profanata ed eccitata fino ad esplodere.L’orgasmo arrivò violento, la bocca piena mi impedì di palesare il mio piacere, ma comunque sarebbe stato uno tra i tanti che in quel momento erano miei compagni di viaggio. Il mio miele invase completamente la bocca e la faccia di Eleonora. Il mio piacere fu di stimolo a quello di Giorgio che si riversò nella mia bocca. Il pulsare del suo membro sembrava sincronizzato agli spasmi della mia pancia, i suoi schizzi mi arrivarono direttamente in gola.Credevo che Franco avrebbe approfittato della situazione, tuttavia, sia lui che Eleonora si alzarono. Li vidi andare al bagno, forse per ripulirsi, ma non tornarono più.Mi tirai su e andai anche io al bagno per sistemarmi un po’ e per ripulirmi. Quando tornai da Giorgio, la sala si era riempita ulteriormente, ma si era liberato un posto sul letto grande e ne approfittammo per prenderlo subito e stare più comodi. Ovunque i miei occhi si giravano, vedevano gente che scopava, che elargiva pompini e tutto quello che poteva dare piacere.Donne e uomini si guardavano, si toccavano e chiedevano il permesso di unirsi agli amplessi. Alcuni curiosi erano semplicemente degli spettatori passivi, altri erano dei protagonisti. Faceva caldo e l’odore di sesso si era intensificato, stavo per chiedere a Giorgio di uscire, quando un uomo, anzi un cazzo mostruoso mi chiese se mi potesse essere di aiuto. Si presentò come Gerardo.Fisicamente, un uomo medio, non particolarmente attraente. Con barba e capelli color sale e pepe e un fisico piuttosto magro. Tuttavia, ciò che lo rendeva perfetto per l'occasione era un pene grande come una lattina di birra da mezzo litro. Sia la lunghezza che la circonferenza mi hanno spaventato, ma hanno anche stuzzicato la mia curiosità di provare.«Ciao Gerardo, sono Marica e questo è il mio ragazzo Giorgio. Devo dire che ammiro i tuoi impressionanti attributi. Inoltre devo anche ammettere che sono allo stesso tempo curiosa e apprensiva. Se mi assicuri che sarai delicato e gentile, forse potremo fare qualche attività divertente e stimolante insieme. Giorgio, cosa ne pensi?»«Per me nessun problema, però deve promettere che lo tiene lontano anche da me! Ti va di prenderlo da davanti? Così io posso godermi le tue espressioni e non solo.»Notai un sorriso malizioso sul volto di Giorgio. Mi spostai verso il bordo del letto e allargai le gambe, cercando di aprire la mia vagina il più possibile. Usai le dita per tenere aperte le labbra esterne. Gerardo mi mise un preservativo. La cosa preoccupante è che il preservativo, sebbene grande, arrivasse solo a metà della sua lunghezza.Iniziò a premere e a strofinare contro di me. Me lo fece sentire per tutta la sua lunghezza. L'attrito con le mie labbra stimolò la lubrificazione e iniziai a bagnarmi. La sua asta, muovendosi, si scontrava anche con il mio clitoride, che mostrava la sua approvazione inviandomi segnali piacevoli.Arrivò il momento della penetrazione.La cappella puntò direttamente al centro, agevolata dalle mie dita che mi tenevano aperta e pronta per l’invasione. Spinse piano, la punta riuscì ad entrare completamente. Provai immediatamente una pressione interna sulle pareti che mi ricordò la nascita di mia figlia. Rimase qualche secondo immobile per abituare e poi continuò ad entrare. Centimetro dopo centimetro la trivella avanzò fino a giungere al collo dell’utero spingendolo.Non provai dolore, ma una sensazione di totale pienezza. Aprii gli occhi che avevo tenuto chiusi durante la penetrazione e vidi che, anche se era arrivato a destinazione, il suo enorme pene era entrato solo per metà.Gli poggiai una mano sugli addominali come segnale di stop per non spingere ulteriormente. Prese le misure, Gerardo iniziò a scoparmi lentamente. Io sentivo chiaramente la cappella andare su e giù, inizialmente con un po’ di fastidio, ma poi, grazie ai miei umori, divenne solo piacevole e stimolante. Intanto i miei capezzoli vennero presi di mira dalle labbra di Giorgio, che sdraiato accanto a me, li leccava e li succhiava. Le due parti del mio corpo più sensibili mi stavano facendo impazzire. I miei rochi “sii” si unirono alla sinfonia della stanza.Giorgio, che mi conosce bene, è consapevole del mio intenso amore per il gioco di baci e leccate, sia sui capezzoli che sulle areole, che provocano in me lunghi e profondi brividi in tutto il corpo. Per questo si è impegnato tutto il tempo a lentamente. Ogni tanto, si è distratto e i baci sono arrivati sul collo così come dei piccoli morsi e il tutto ha intensificato le mie sensazioni. Per distrarlo ho allungato una mano fino ai suoi testicoli. Ho giocato con loro e con il pene che stava dormendo, ma io sono brava in queste cose e sono riuscita a svegliarlo: in un baleno è tornato duro e pronto alle mie attenzioni.«Giorgio te lo voglio succhiare, ti prego mettimelo in bocca, ti voglio far godere come prima. Resisterò ancora per poco, Gerardo mi sta per far venire.»Mi piace quando i miei desideri vengono percepiti come comandi e, poco dopo la mia richiesta, la mia bocca era di nuovo piena e pronta a elargire piacere. Sapendo che era già venuto da poco, per avere la certezza di un nuovo orgasmo, insinuai un mio ditino nell’ano fino ad arrivare alla prostata. L’arma segreta funzionò egregiamente. Dopo neanche cinque minuti, la mia bocca tornò ad assaporare l’essenza di Giorgio.La troia che è in me riuscì subito a raggiungere un nuovo orgasmo, questa volta più forte di prima. Gerardo continuava a spingere, aumentando sempre di più il ritmo.«Te lo posso mettere in culo?»Ebbi un attimo di terrore. Rifiutai la richiesta perché il calibro del membro di Gerardo era troppo grosso per il mio forellino anale, anche se ogni tanto anche lui si diletta a godere, ma con cazzi più piccoli.«Se non riesci a venire te lo prendo in bocca!»«No, adesso vengo, aumento un po' il ritmo, fermami se senti dolore.»Lo volevo far giungere al traguardo, quindi strinsi i denti e lo lascia fare. Nel mentre Giorgio tornò a sdraiarsi accanto a me per donarmi una serie infinita di bacini sul viso e sul collo.Fortunatamente Gerardo venne poco dopo e neanche tanto silenziosamente. Il suo urlo orgasmico turbò delle fanciulle che si girarono a fissarlo. La mia patatina era distrutta, la sentivo dolorante ma felice.«Gio, ci rivestiamo e scendiamo a bere qualcosa?»«Certo, anche io ho bisogno di uscire e prendere aria. Per caso sai dove sono finiti i miei Boxer?»Cercammo ovunque, ma non li trovammo più. Quindi indossò i pantaloni e sorridendo mi fece: «Ora siamo in due a non portare le mutande, troveremo il modo di approfittare dell’opportunità!»Ormai erano le due del mattino e nella zona bar/sala da ballo erano rimaste poche persone, tutte le altre si divertivano al primo piano. Io presi l’ultimo gin-tonic, mentre Giorgio che doveva guidare si accontentò di un succo di frutta all’ ananas.«Gio, pensavo, ma se mi facessi un’ultima sigaretta e poi torniamo in albergo? Visto che domani mattina alle undici ho il treno per Milano.»«Per me va bene, ma se vuoi rimanere, ricordati che il biglietto può essere spostato.»«No, preferisco andare via, così mi posso fare una doccia con calma e dormire il più possibile.»Andammo nella sala fumatori dove trovammo una ragazza con due bei cazzoni in bocca che si divertiva, mentre i compagni fumavano beati una sigaretta.Io mi sedetti accanto al trio e accesi la sigaretta. Lo spettacolo era intrigante e mi fece apprezzare ancora di più le boccate di fumo. L’angelo tentatore di Giorgio mi chiese se per caso non volessi aiutare la biondina con le grandi tette che sollazzava i ragazzotti infoiati e goduriosi. La tentazione era forte, ma sapevo che le cose probabilmente sarebbero andate oltre il semplice pompino. Quindi declinai l’offerta.«Bastardello, lo so che ti piace la biondina e speri di fartela. Però sono stanca, magari quando arriveremo in albergo, farò in modo di non farti rimpiangere il fatto di non aver approfittato della situazione.»Per convincerlo ulteriormente gli misi una mano dentro i pantaloni e scoprii che la mancanza dei boxer mi rendeva il palpeggio più facile, ma soprattutto lo trovai durissimo, anche se era già venuto due volte. Feci scendere la mano fino ai testicoli, perché mi piace molto la sensazione di morbidezza e come una pallina antistress ci giocai fino al termine della sigaretta. Poi ci alzammo, prendemmo le nostre cose dallo spogliatoio e saliti in macchina prendemmo la via dell’hotel.Non appena entrammo nella stanza, mi tolsi rapidamente i vestiti e mi diressi verso il bagno. La doccia fu veloce, calda e tonificante. Mi asciugai e uscii.Trovai Giorgio sdraiato nudo sul letto, intento a darsi piacere. Ricordando la promessa fatta al club, mi avvicinai a lui. Non potevo limitarmi a fargli un pompino, perché sarebbe stata la terza volta; gli dovevo qualcosa di più.Presi un preservativo e glielo misi. Poi salii sul letto e mi abbassai lentamente su di lui, con le gambe ben aperte. Uno smorzacandela perfetto.Lui mise le mani sui miei fianchi e io iniziai a muovermi. Mi chinai per baciarlo e le sue mani si spostarono dai miei fianchi alla mia schiena, abbracciandomi strettamente.Mi piace molto la posizione, sia perché così ho io il controllo, sia perché mi permette di muovere i fianchi in ogni direzione, non solo nel tipico su e giù della penetrazione, ma anche movimenti circolari. Mi piace strusciare le mie parti intime su quelle del mio partner facendo in modo di stimolare il mio clitoride e sentire la resistenza del suo pene contro le mie pareti interne ad ogni giro. I movimenti circolari sono i migliori per me; amplificano notevolmente il mio piacere e ho scoperto che anche Giorgio li apprezza.Mi alzai in posizione seduta e questa volta le mani del mio compagno si posarono su entrambi i seni per palparli e accarezzarli.Aumentai il ritmo della cavalcata, lo spinsi ripetutamente dentro di me, sfregando vigorosamente il glande ogni volta che rientrava.L'attrito raggiunse il suo scopo e un altro orgasmo mi stravolse i sensi e il corpo.Purtroppo, Giorgio era ancora lontano, quindi decisi di passare al piano B, ovvero il piano Bocchino che prevedeva la sempre valida ed efficace stimolazione orale. Tuttavia, non gli feci un vero e proprio pompino, ma la mia bocca si concentrò sui suoi testicoli, succhiandoli e giocandoci mentre la mia mano destra lo masturbava e la mano sinistra gli massaggiava l'ano , visitandolo anche dentro. Ad un certo punto, sentii che la mano di Giorgio chiedere di sostituire la mia. Prese in mano il suo membro e la masturbazione si fece più intensa; nemmeno due minuti dopo il suo sperma uscì, sporcandomi i capelli e il viso.«Scusami, non volevo impiastricciarti, mi merito un bel pezzo di carbone!»«Stupido! Altro che carbone, dai vado a lavarmi di nuovo i capelli e poi ti lascio la doccia.»Certo, usare l'asciugacapelli alle quattro del mattino mi aveva fatto guadagnare un sacco di insulti, ma non potevo fare altro. Me ne andai e lasciai il bagno a Giorgio. Non appena mi sdraiai sul letto, i miei occhi si chiusero e mi addormentai immediatamente. Mi destai per cinque secondi solo quando sentii Giorgio sdraiarsi accanto a me e mi abbracciarmi.A quel punto caddi in letargo e solo dei leggeri morsi sui capezzoli e un infinità di bacini riuscirono a svegliarmi la mattina seguente alle dieci pronta per tornare a casa.*******Grazie per aver letto la mia storia fino alla fine. Spero che ti sia piaciuta e ti invito a votarla e magari anche a lasciare un piccolo commento se ti va.Non sono uno scrittore professionista e la mia presenza su questa piattaforma è solo un altro modo per essere un po' esibizionista. Per questo motivo, apprezzo molto il fatto di ricevere un feedback.Le mie storie sono basate sulle mie esperienze e possono essere considerate come dei diari, ma non sono semplici resoconti. Di tanto in tanto li arricchisco con un po' di fantasia per renderli più accattivanti.Sono sempre alla ricerca di nuove esperienze e di ispirazione. Se vuoi, puoi contattarmi qui su A69 o su Tlgm con lo stesso nickname, giorgal73, per proposte, suggerimenti, commenti o inviti a serate o club per creare la nostra storia.A volte aiuto anche gli altri utenti a mettere per iscritto le loro avventure/esperienze. Contattami per maggiori dettagli. Che si tratti di rivedere e migliorare la tua storia da pubblicare sul tuo profilo o di crearne una nuova sulla base delle tue indicazioni da pubblicare sul mio profilo, sarò sempre disponibile e ci metteremo d'accordo.
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10 months ago
Giorgio, 52
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Sexy Befana Al Bolero -1- La Sauna
Venerdì mattina ero sdraiato nella mia camera da letto, immerso in un romanzo Sexy-Fantasy mentre la voce sensuale di Mina suonava dolcemente in sottofondo. Il vinile che girava sul mio giradischi Technics 1200 è un disco classico che fa parte della mia collezione da oltre 20 anni. La musica riempiva la stanza con una sensazione di calore e nostalgia, mentre mi perdevo nelle pagine del libro.Il potere della musica è davvero notevole. Può commuoverci fino alle lacrime, farci ballare come se nessuno ci guardasse e persino risvegliare i nostri dispositivi elettronici da uno stato di quiescenza. Sì, hai letto bene. Mentre sono sul letto a leggere, perso nei miei mondi fantastici e sensuali, il mio telefono giaceva immobile e senza vita accanto a me. Ma poi, come un oracolo ancestrale, è arrivata “Se Telefonando”, una canzone così potente e accattivante che sembrava dare nuova vita al mio dispositivo.“Lo stupore della nottespalancata sul marci sorprese che eravamo sconosciutiio e te.Poi nel buio le tue manid'improvviso sulle mie,è cresciuto troppo in frettaquesto nostro amor.Se telefonandoio potessi dirti addio ti chiamerei.”All'improvviso, il mio telefono ha iniziato a vibrare con un'energia quasi palpabile, come se fosse vivo e pulsasse al ritmo della musica. Era come se la canzone avesse lanciato un incantesimo sul mio telefono, obbligandolo a prendere vita e a partecipare alla danza.I miei occhi abbandonarono le righe del libro e si posarono sul display luminoso del mio telefono. Con immensa gioia lessi il nome "Marica" e la mia testolina bacata iniziò a correre tra aspettative e possibilità.«Tesoro come stai?»«Bene, grazie e te? Sei sparita, è dal 30 dicembre che non dai segni di vita. Hai visto il video che ti ho inviato per Capodanno?»«Sì, l'ho visto. Mi scuso per non averti risposto prima, ma ultimamente sono stata sommersa da eventi e spettacoli. Come se non bastasse, il mio telefono è caduto e lo schermo si è rotto. Solo oggi, ora che i negozi hanno riaperto, ho potuto acquistarne uno nuovo. È stata un'esperienza piuttosto frustrante dover rimanere senza telefono per alcuni giorni. Tuttavia, sono riuscita a sopravvivere e, come puoi vedere, la prima cosa che ho fatto è stata chiamarti.»«Capito! Spero almeno che tu abbia avuto tempo per divertiti. Che mi racconti?»«Ho appena acquistato i biglietti del treno per Bologna perché il 6 e il 7 verrò dalle tue parti per girare un film con un produttore che mi ha presentato Sissi l’altra sera al Classe Mista».«Allora fammi sapere se avrai 5 minuti, magari ti raggiungo per un caffè. Poi se dovesse servire un aiuto per le riprese, io sarei sempre disponibile…se dovesse servire un aiuto».Sono passati diversi mesi dall'ultima volta che io e Marica abbiamo trascorso del tempo insieme. Purtroppo, a causa di impegni di lavoro, non ho potuto fare un viaggio a Milano per andare a trovarla. Tuttavia, so che anche lei è stata incredibilmente impegnata con il suo lavoro e i suoi impegni personali.Nonostante la distanza e gli impegni frenetici, ho cercato di rimanere in contatto con Marica il più possibile. Ci scriviamo spesso e occasionalmente ci videochiamiamo, ma non è come vederci di persona. Ovviamente la verità tra le righe è che mi manca il suo corpo e i momenti di pura perversione passati insieme.Quest'anno ho fatto il bravo e ho messo impegno e dedizione in ogni cosa. Con la Befana alle porte, mi auguro che il mio impegno venga premiato con un regalo speciale e sorprendente. Chissà, forse la Befana avrà notato la mia buona condotta e mi riserverà qualcosa di davvero unico e orgasmico!La telefonata mi ha distolto dalla lettura e, stanco di fissare le parole sulla pagina, decisi di fare una pausa.Anche se i saldi non erano ancora iniziati, vivendo vicino a un outlet e con il bisogno di uscire di casa, l’idea di fare una passeggiata ammirando le vetrine e le commesse dei negozi prese consistenza e si accese come una lampadina da 1000 watt.La tonificante aria invernale mi riempì di energia mentre mi godevo la mia piacevole passeggiata, finché non ricevetti un messaggio inaspettato da Marica. In poche parole, c'era scritto: "Cazzo!!!"Ho aspettato qualche secondo, ma non sono apparse altre parole oltre all'esclamazione fallica. Riprendendo la mia passeggiata, riflettei sulle possibili interpretazioni. Tuttavia, la curiosità mi rodeva l'anima come uno scoiattolo impazzito, così presi il telefono e chiamai Marica per avere una spiegazione.«Bel messaggio! Pregno di significato. Hai visto un bastone adamitico e mi volevi rendere partecipe dell’esperienza oppure è accaduto qualcosa?»«Il produttore ha annullato le riprese perché si è preso il Covid, quindi salta tutto. Almeno ha promesso che mi rimborserà il biglietto del treno.»«Uhh! Mi dispiace, però se ti va, visto che sicuramente non riuscirai a organizzarti per domani, che ne dici se vieni lo stesso a Bologna? Andiamo a fare shopping per le vie del centro e nel pomeriggio relax alla Spa e super festa trasgressiva, così il film lo fai con me?»«Guarda, mi avevi già convinto appena hai pronunciato la parola “shopping”, però l’idea della seratina sexy con te mi stimola. Ma dove andiamo?»«È un club Privé molto bello ed elegante con un'area spa. Ci vado da un paio di mesi. Non è lo stesso di quest'estate, è un altro. Di solito ci vado nei giorni feriali, perché nei giorni festivi è troppo affollato. Tuttavia, domani è l'Epifania e hanno organizzato un evento che credo sarà piacevole e intrigante. Dato che usciremo tardi e l'alcol non mancherà, prenoterò anche una stanza in un hotel vicino al locale e poi, domenica mattina, ti riaccompagnerò alla stazione.»«Affare fatto!Riassumiamo, il piano sarà: tu vieni a prendermi alla stazione alle 12:00. Porterò un vestito carino e scarpe comode per la nostra passeggiata e la sera ti sorprenderò con un vestito super erotico ornato di diamanti e tessuto trasparente che può essere rimosso con un solo gesto. Avrei dovuto indossarlo per il film, ma dato che le riprese sono state annullate, lo indosserò per te.»Sono stato felice di rivedere Marica, soprattutto perché ero curioso di conoscere le sue nuove attività. Alle 12:00 sono stato puntuale e ho trovato un posto al Kiss&Ride vicino all'uscita principale. Tuttavia, la mia amica, che ha il senso dell'orientamento di un'anatra confusa e rimbecillita, non riusciva a trovarmi. Dopo infinite istruzioni e indicazioni, mi sono arreso. Ho parcheggiato l'auto e sono entrato nella stazione per cercarla.Alla fine, l'ho trovata nella vecchia stazione e non in quella ad alta velocità. Non riesco ancora a capire come sia finita lì, un mistero che nemmeno Sherlock Holmes potrebbe risolvere.Dopo aver recuperato il "pacco", ci siamo diretti verso l'auto per sistemare le valigie e poi è iniziato il nostro shopping per le strade di Bologna. Dopo aver saccheggiato una serie di negozi e con i piedi stanchi per i chilometri percorsi, abbiamo concluso che era arrivato il momento di rilassarci all'interno della Spa. Pertanto, siamo tornati alla macchina e abbiamo preso la strada per Altedo.All'arrivo abbiamo subito notato che il locale era già piuttosto affollato. Abbiamo incontrato qualche difficoltà nello spogliatoio a causa del gran numero di persone, ma alla fine siamo riusciti a liberarci di tutti i vestiti e ci siamo diretti verso l'area SPA con solo un asciugamano avvolto intorno alla vita.Anche la piscina era affollata, quindi abbiamo deciso di dirigerci verso la sauna dove abbiamo notato solo due coppie.Una volta entrati, ci siamo posizionati al centro, ma il calore non era molto intenso; quindi, ci volle un po' di tempo prima di iniziare a sudare. Seduti l'uno accanto all'altra, le nostre mani iniziarono a fare le birichine. La mia iniziò ad accarezzarle la coscia e le parti interne, avventurandosi di tanto in tanto verso un punto più umido e succulento, mentre la sua mano si concentrava sul tronchetto della felicità, ma senza spingersi troppo oltre. Massaggi delicati, carezze delicate e occasionali avances ai gioielli per farli sentire meno soli.Poiché il sesso è vietato nella sauna, ci siamo divertiti a stuzzicarci a vicenda in modo sensuale e a scambiarci baci. Marica, come al solito, ama condividere e ha chiesto alle altre ragazze se volessero unirsi al divertimento. Il partner maschile di una delle coppie ha accolto l’invito e si sedette alla sinistra della mia compagna.«Ciao, sono Enrico. Posso accarezzare il tuo seno?»«Tuttavia, dobbiamo impegnarci in uno scambio equo. Tu accarezzi i miei seni e la tua partner deve ricambiare il favore, dedicando le giuste attenzioni al qui presente mio amichetto!».La mano di Marica lasciò i miei testicoli e afferrò il pene per sottolineare a quale amichetto si stesse riferendo.Enrico sorrise e chiese alla moglie: «Lucia, ti va di giocare con noi? Solo per cinque minuti, poi magari dopo facciamo un salto in piscina».Lucia rispose al marito che sentiva caldo e che sarebbe stato meglio spostarsi fuori, sul divano, per un bel giochino. Così tutti e quattro ci alzammo e uscimmo dalla sauna. Prendemmo i teli e li sistemammo sul mega-divano. Marica si sdraiò sulla schiena, sollevando le ginocchia e allargando le gambe per offrire la sua patatina a Enrico. Io mi sedetti accanto alla sua testa, posizionando la mia mano destra sul seno più accessibile e iniziai a stuzzicare un capezzolo. Da moglie obbediente, Lucia si posizionò alla mia sinistra e, sporgendosi in avanti, iniziò a usare la bocca nel modo più appropriato, date le circostanze.Enrico rimase fermo per qualche istante, ammirando lo spettacolo davanti ai suoi occhi. Prima di abbandonarsi alle sue perversioni orali, espresse complimenti e apprezzamenti per ciò che stava ammirando.«Sei meravigliosa e questi tatuaggi sono un libretto di istruzioni molto chiaro e arrapante. Posso leccarti?»Chi ha letto il racconto “Le Occasioni Sono Fugaci” sa esattamente cosa i tatuaggi istigano a fare.Marica allungò il braccio destro e afferrò la testa di Enrico, tirandola verso di sé. Lui si tuffò e mise all'opera la sua lingua e le sue labbra, trasformandosi in un piranha vorace e affamato.Lucia non si fece parlare dietro. Anche le sue labbra fecero un lavoro spettacolare. Sentire la sua bocca calda massaggiare e succhiare avidamente il mio glande, fece solo che aumentare la durezza e l’erezione. L'intensa mungitura mi fece desiderare di più.Allungai il braccio sinistro e riuscii a inserire due dita dentro di lei. Era calda e molto bagnata, e sicuramente non era a causa della sauna precedente. Le mie dita iniziarono a entrare e uscire lentamente, la bocca di Lucia affondava ripetutamente fino a raggiungere la base del mio pene. Il mugolio di Marica richiamò la mia mano destra e io portai il mio indice alla sua bocca, che lei iniziò a succhiare.Le mie dita erano prigioniere di due ambienti caldi e umidi, ma profondamente diversi. Erano in competizione con Little Joe, anch'egli ospite di una calda grotta abitata da una lingua serpentina che mi stimolava in ogni modo possibile.Dalla dedizione di Lucia, capii che succhiare i cazzi era il suo hobby preferito. Non si fece distrarre dal didalino che le stavo facendo. La sua lingua percorreva in lungo e largo la mia asta e alcune volte cercava di profanare l’orifizio sulla punta del Glande gonfio e violaceo per la quantità infinita di sangue che scorreva nelle vene risucchiato dalla potente passione. Tuttavia, ogni volta che affondavo le dita, emetteva a sua volta dei perversi versetti di approvazione.Tre uomini, in piedi dentro la piscina, ammirarono la nostra performance masturbandosi con discrezione. C'erano anche un paio di donne che guardavano lo spettacolo, ma dato che i loro corpi erano completamente immersi nell'acqua, non potevo sapere se anche loro si stessero sollazzando.Marica iniziò a mordicchiare le mie dita. La osservai allargare ancora di più le gambe. Le mani di Enrico erano intrappolate tra le sue natiche e si sforzavano di tenere la zona pelvica il più in alto possibile, mentre la lingua percorreva la lunga fessura ripetutamente sostando ogni volta sul bocciolo gonfio quasi quanto il mio glande. L'orgasmo inondò il suo corpo, facendolo inarcare.Supposi che la bocca di Enrico venisse riempita dal caldo nettare prodotto dal piacere di Marica, così come il mio riempì la bocca di sua moglie.La bocca di Lucia, ormai piena, si allontanò da me e si avvicinò a quella di Marica. Mi spostai per fare spazio. Le due donne iniziarono a baciarsi e a scambiarsi il latte da me secreto. Mentre loro giocavano con le rispettive lingue, io mi divertivo a inserire la mia nel buchetto che le mie dita avevano precedentemente esplorato e conosciuto.Lucia aveva un buon sapore, le sue grandi labbra non erano così pronunciate come quelle della mia compagna, ma il calore che producevano era afrodisiaco. Assomigliava a una vagina asiatica: piccola e succulenta. L'orgasmo la travolse rapidamente, probabilmente stimolato dall'eccitazione del momento e dalla precedente penetrazione delle mie dita.Lo spettacolo era giunto al termine. Solo tre di noi si erano divertiti godendo come maialini in calore. Tuttavia, Enrico non sembrava insoddisfatto.Andammo sotto la doccia per una rapida rinfrescata. Sapevo che Marica non avrebbe lasciato Enrico a bocca asciutta. È una donna di sani principi e, una volta raggiunta l'area della doccia, si è messa all'opera. Soprattutto perché era attratta dalle dimensioni del palo che le stava davanti. L'ha assaporato con piacere, inghiottendolo tutto e pompandolo con foga. Io e Lucia abbiamo assistito al pompino mentre ci aiutavamo a lavarci a vicenda, ovviamente ho colto l'occasione per toccarla ovunque e soprattutto per testare i suoi piccoli capezzoli tra le mie labbra.Lucia non poté fare a meno di commentare l'abilità di Marica, mentre osservava il marito in uno stato di beatitudine con gli occhi chiusi.«La tua donna è veramente una gran troia, sembra una professionista del pompino»«Se prometti di mantenere il segreto, ti confesso una cosa. Non sembra una professionista, lo È! Ha girato alcuni film e ti assicuro che non erano né casti e ne innocenti».Appena Enrico sentì le mie parole, aprì gli occhi e riversò il suo piacere nella bocca di Marica. Tuttavia, la scena più bella fu quella successiva, che stupì Lucia. Marica non sputò subito lo sperma che l'aveva inondata. Si alzò lentamente, mantenendo lo sguardo fisso sugli occhi di Enrico fino a raggiungere la sua bocca. Si avvicinò e replicò l'azione che Lucia fece prima con lei, ovvero riversò tutto quello che aveva raccolto nella bocca del marito, trasformandolo successivamente in un bacio sensualmente bagnato. Lo sperma gocciolò a terra dalle bocche di entrambi.In risposta alla precedente affermazione di Lucia, le dissi:«Comunque, anche tuo marito è un gran sporcaccione. Vedo che non si trattiene, anzi, gli piace e si diverte!».«Non posso crederci, è la prima volta che lo fa! Con me non si è mai spinto oltre».Tutti e quattro ci sentivamo estremamente soddisfatti mentre ci dirigevamo verso la piscina calda per goderci appieno la lussuosa acqua. Mentre ci immergevamo nell'acqua, sentivamo i nostri muscoli rilassarsi e i nostri corpi ricaricarsi per le successive sessioni di “distrazione”.*******Ti ringrazio di aver letto il mio racconto fino alla fine. Nella speranza che ti sia piaciuto, ti invito a votarlo e se ti va anche di lasciare un piccolo commento.Non sono uno scrittore professionista e la mia presenza su questo portale alla fine è solo un altro modo di essere un po' esibizionista; pertanto, mi fa molto piacere ricevere dei feedback .I miei racconti sono frutto delle mie esperienze, potrebbero essere considerati dei diari, ma non sono dei semplici resoconti, ogni tanto vengono conditi anche da un po' di fantasia per renderli più accattivanti.Sono sempre alla ricerca di nuove esperienze e ispirazioni, se volete mi potete sia qui su A69 oppure anche su tlgm con lo stesso nickname, ovvero giorgal73 per proposte, suggerimenti, commenti o inviti.Ogni tanto aiuto anche qualcuno di voi a mettere per iscritto le proprie avventure/esperienze, contattatemi per maggiori dettagli. Se si tratta di revisionare e aggiustare un vostro racconto da pubblicare sul vostro profilo oppure di crearne uno nuovo in base alle vostre indicazioni da pubblicare sul mio di profilo, sarò sempre disponibile e ci organizzeremo di conseguenza.
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10 months ago
Giorgio, 52
Last visit: 3 weeks ago -
Il personal trainer... speciale
Era ormai qualche settimana che andavo in quella palestra, nel tentativo di migliorare un po’ il mio fisico molto magro e cercare di rimanere in forma quel minimo che bastava per non fare una rampa di scale con il fiatone.
L’orario era sempre abbastanza tardi la sera, per poter conciliare il più possibile l’attività fisica con quella lavorativa, nell’arduo tentativo di fare in modo che la vita privata non fosse cancellata dagli impegni lavorativi sempre molto pressanti.
A quell’ora si era sempre in pochi e spesso anche male assortiti, tanto che Mark, l’istruttore, un uomo di colore figlio di militari americani di stanza in Italia, dell’indefinibile età tra i quaranta e i cinquantacinque, completamente calvo ma con una rada barba, si doveva fare in quattro per poter seguire i pochi frequentatori. Era un uomo ovviamente in piena forma, dal fisico muscoloso ma non in maniera eccessiva, dai modi gentili ma fermi e decisi, soprattutto quando c’era da correggere postura e movimenti di chi frequentava la palestra sognando di migliorare il proprio fisico tanto da somigliare appena vagamente a lui. Alle volte sembrava più un sergente dei marines che un istruttore, e tutto questo faceva sì che la sua età restasse un po’ un mistero: giovane palestrato o maturo comandante?
Di certo aveva un gran fisico e, come notai una sera in cui venne a fare la doccia nello spogliatoio in cui mi ero sistemato, dotato come se oltre a sviluppare i muscoli, l’attività fisica gli avesse permesso di sviluppare anche una notevole dotazione. Non potei fare a meno di notarlo: si piazzò in una doccia di fronte alla mia e il suo uccello pur moscio si faceva notare per le generose dimensioni. Totalmente depilato, ondeggiava invitante e venoso mentre lui si lavava. L’ennesima conferma che i neri da quel punto di vista sono di gran lunga superiori a noi bianchi, e che il luogo comune sulle loro dimensioni era, di certo nel suo caso, la pura realtà dei fatti. Mi resi conto che forse lo stavo osservando troppo insistentemente, per cui distolsi lo sguardo in fretta sperando che nessuno si fosse accorto delle occhiate un po’ troppo interessate che gli stavo dedicando. Tornai a casa fantasticando su come doveva essere in azione, ma dalla volta successiva cercai di scacciare il più possibile tali pensieri dalla mia testa per evitare ogni possibile figuraccia in palestra.
Una sera, quando ormai l’estate si avvicinava, in palestra eravamo davvero in pochi. Io rimasi a fare il mio programma di allenamento fino alla fine, mentre tutti gli altri avevano accorciato i loro carichi di lavoro, un po’ per il caldo, e un po’ perché le serate invogliavano ormai più ad uscite in giro per la città che alla fatica di una palestra. Stanco ma soddisfatto di quanto fatto andai nello spogliatoio a farmi una meritata doccia, e mentre mi finivo di sciacquar via il sapone, vidi Mark entrare nella doccia di fronte alla mia. Mi salutò con un sorriso che ricambiai, ed io indugiai ancora qualche secondo nel lavar via accuratamente il sapone (più che altro una scusa puerile), rimanendo ancora una volta incantato nel vedere quel grosso pezzo di carne far bella mostra di sé fra le sue gambe tornite e muscolose. Presi l’accappatoio e mi andai a sedere sulla panca, asciugandomi i corti capelli ed il corpo, ripensando ancora in maniera ossessiva a quel che avevo ammirato.
Dopo poco, Mark arrivò e si sedette sulla panca di fronte alla mia, e sorridendo mi fece i complimenti, cosa molto rara per lui. “Grazie Mark, ma… per cosa?” chiesi con un sorriso. “Vedo che il tuo fisico è molto più tonico della prima volta che sei venuto, segno che questi mesi sono serviti” disse lui, nel suo perfetto italiano, dopo anni nella mia città. “Beh, grazie a te, direi” replicai lusingandolo anche un po’ “visto che ho solo fatto quello che mi hai detto di fare”. “Vero” disse lui “ma non darlo per scontato. In tanti non ci mettono il giusto impegno e non eseguono bene quello che ordino loro, e i risultati non arrivano”. “Sei tu l’istruttore” dissi “quindi do per scontato che quello che mi dici di fare sia la cosa più giusta. E poi,” aggiunsi tra il serio e lo scherzoso “spesso il tuo tono non ammette repliche, comandante”. Lui rise e poi rispose “È l’approccio più giusto per arrivare al risultato: io ordino, tu esegui. Sarà che in effetti ho un po’ l’indole del comandante in tutte le cose…”. “Si intuisce abbastanza” gli dissi mentre finivo di asciugarmi. “E’ che mi piace sempre avere il controllo sulle cose e sulle persone… sul lavoro e nella vita… anche a letto” aggiunse portando il discorso su un argomento che poteva diventare rovente.
“Non so perché, ma l’avevo immaginato” dissi sorridendo come se stessimo solo giocando con le parole e niente di più, dandogli la possibilità di finirla lì. “Posso capirlo” disse ridacchiando. “Il fatto è che finisco per diventare esigente, e oggi le donne sono diventate molto poco remissive. È davvero difficile trovarne abbastanza sottomesse da sottostare ai miei ordini” aggiunse serio, riportando l’argomento in una zona minata pronta ad esplodere. “Davvero? Eppure ero quasi convinto che fossero comunque in tante a volere un uomo che le guidi” replicai. “Invece sono molto poche… forse perché più che guidarle tendo ad… usarle” disse con naturalezza, ma senza più sorridere “e magari posso diventare molto esigente”. “Come qui in palestra” dissi provando ad alleggerire un po’ l’atmosfera, senza rendermi conto che invece stavo provocando l’effetto contrario. “Esatto” disse lui prontamente, togliendosi l’accappatoio “E come hai visto i risultati arrivano se ti lasci guidare da me… e secondo me a te viene naturale eseguire…” aggiunse lasciando lì appesi una quantità intrigante di sottintesi. In piedi, guardandomi, con un asciugamano si strofinava accuratamente l’inguine, l’interno delle cosce e il membro, con movimenti fin troppo lenti, come ad aspettare una mia reazione.
“So che se faccio tutto quel che mi chiedi di fare ottengo i risultati che voglio, quindi… eseguire i tuoi ordini è la cosa migliore da fare” dissi sorridendo e lasciando a lui l’interpretazione delle mie parole. Non volevo correre il rischio di interpretare male le sue… magari ero io che ci vedevo quello che non era, e che invece volevo vedere… e la figura da idiota era giusto dietro l’angolo…
“Bravo, è proprio quello che voglio” disse posando l’asciugamano e lasciando il suo cazzo libero di oscillare, moscio ma invitante “Se ti lasci guidare da me ti garantisco che ci toglieremmo molte soddisfazioni… potrei essere il tuo personal trainer speciale ed insegnarti un bel po’ di cose… che ne dici?” chiese con un tono che evidentemente non avrebbe ammesso un no come risposta. Io lo guardavo cercando di non far trasparire la voglia che ormai era cresciuta a dismisura, ma il mio sguardo finiva sempre per abbassarsi a contemplare quel grosso arnese nero che prometteva di diventare qualcosa di davvero grosso.
“Il mio… personal trainer… speciale? Sarebbe fantastico” non trovai di meglio da dire, mentre lui si avvicinava a me. “Ottimo” disse lui soddisfatto ma senza nemmeno l’accenno di un sorriso “Ma dovrai eseguire i miei ordini… essere a mia disposizione… sottomesso a me… e a lui” aggiunse ormai ad un metro da me, indicando il suo grosso uccello che iniziava lentamente a prendere vita. Io lo guardai, e risposi senza esitare nemmeno per un attimo: “Mi piacerebbe moltissimo…”. Non riuscii ad aggiungere altro, mentre il suo cazzo ormai iniziava ad assumere dimensioni sempre più importanti. “Ne ero sicuro… e poi ho visto come guardavi il mio cazzo sai?” aggiunse quasi con tono di rimprovero. “Ti avviso che sarà un addestramento molto molto impegnativo… ma ti piacerà, vedrai” disse ormai ad un passo da me. “Non vedo l’ora di iniziare” dissi con un inequivocabile tono di voce da cui traspariva tutta la voglia che ormai mi stava facendo perdere il controllo.
Mark non se lo fece ripetere, afferrò il suo cazzo sempre più vicino ad una piena erezione e, mettendomi una mano sulla testa per tenerla ferma, inizio a passarmi il grosso membro sul viso senza tanti complimenti. Lo strofinò sulle guance e sulle labbra, e poi lo usò per colpirmi con forza il viso. “Apri la bocca” mi ordinò perentoriamente subito dopo. Io obbedii prontamente spalancando le labbra e lui senza troppi complimenti mi spinse in bocca il cazzo, iniziando a pompare. Sentivo il cazzo ormai duro fra le mie labbra scorrere deciso sulla lingua, riempiendomi completamente la bocca, costringendomi ad aprirla al massimo per accoglierlo per il diametro impegnativo di quel tronco nero. Lui mi teneva saldamente la testa con le mani e spingeva deciso, ma riusciva abilmente ad affondare fino all’inizio della gola, senza forzare. Era comunque impegnativo per le notevoli dimensioni e per l’energia delle spinte, tanto che abbondante saliva iniziò a colarmi fuori dagli angoli della bocca. “Bravo” disse sfilando dalla bocca il suo splendido cazzo “Questo mi sembra l’atteggiamento giusto”.
Mi prese per un braccio facendomi alzare e tirandomi verso la sala pesi parzialmente illuminata. “Vieni, adesso iniziamo a fare sul serio” disse portandomi verso una panca per i pesi. Mi ordinò di sdraiarmi a pancia sotto e mi disse di non muovermi. Dopo poco tornò con delle cose in mano e prese innanzitutto a sistemarmi come voleva lui. Mi mise con il culo al limite della panca, poi prese delle fasce elastiche per i polsi e le usò per legarmi le caviglie alle gambe della panca, immobilizzandole. Senza tanti complimenti mi prese prima un braccio e poi l’altro portandomeli dietro la schiena, e con un'altra fascia mi legò i polsi. Io non dicevo nulla, lasciandogli fare ciò che voleva, eccitato ma anche un po’ intimorito pensando alle minacciose dimensioni del suo splendido membro. Poi si sedette davanti a me, mi sollevò leggermente la testa e infilò il suo grosso cazzo nero nella mia bocca, avanzando con il bacino fino a che non arrivò al limite della gola. Ero ormai completamente bloccato a quella panca dalle fasce elastiche e dal suo cazzo, e non potendo in alcun modo guardare quello che stava facendo, cercai di capire cosa stesse succedendo dai rumori.
Ad un tratto sentii le sue mani decise iniziare a massaggiarmi i glutei e ad allargarli e stringerli, un massaggio interrotto improvvisamente da una potente e sonora sculacciata che risuonò nella palestra deserta. Poi sentii le sue mani staccarsi dal mio culo, armeggiare con qualcosa e subito dopo le sue dita passarmi sul buco bagnandolo con una sostanza fresca e densa che evidentemente era gel lubrificante: ne spalmò in abbondanza sul buco e poi affondò dapprima un dito, poi due e infine tre insieme, massaggiandomi lo sfintere e allargandolo con le dita, lubrificandolo abbondantemente.
All’improvviso si alzò, svuotandomi la bocca, e lo sentii girare attorno alla panca e piazzarsi dietro di me. Immaginai che stesse usando il gel per il suo grosso uccello, o forse più che altro lo speravo vivamente, viste le sue dimensioni… e le sue intenzioni. “Ora iniziamo l’addestramento” disse con voce ferma “Voglio proprio vedere se con te ci ho visto giusto” aggiunse iniziando a strofinare la cappella turgida fra le mie natiche. “Se è così… diventerai la mia troia sottomessa e io il tuo personal trainer… anale” disse poi iniziando a spingere. Sentii il suo enorme cazzo spingere contro il mio culo e la cappella iniziare a farsi strada, allargandomi l’ano in modo da levarmi il fiato, nonostante avesse già visto cazzi di tutto rispetto. L’abbondante gel per fortuna faceva la sua parte, ma il diametro del suo arnese era davvero fuori misura. Mark sfilò la cappella e poi riprese a spingerla dentro, facendo sì che il mio sfintere cedesse ancora. Ripeté l’operazione più volte, mentre io quasi senza fiato provavo un piacere perverso che superava ogni timore di quel grosso cazzo. Quando sentì che il mio culetto era pronto, affondò ancora ma questa volta non si fermò, spingendo lentamente quell’enorme tronco nel mio culo centimetro dopo centimetro. “Sapevo che ci saresti riuscito… Lo sai? È difficile trovare qualcuna che voglia il mio cazzo nel culo… hanno tutte paura… Ma non tu… a te piace vero troia?” mi sussurrò all’orecchio. “Oh sì” gemetti sentendo che il culo si stava lentamente rilassando “Da morire…”. Una potente sculacciata mi colpì il gluteo destro, facendomi istintivamente stringere il culo e sentire quell’enorme cazzo in tutta la sua durezza e grandezza. “Non ho sentito, puttana!” disse lui deciso. “Mi piace da morire!” dissi con voce più forte. “Ne ero certo… si vede che sei fatto per prendere cazzi” disse. “Adesso però iniziamo a fare sul serio… Vedrai… Sarà un addestramento duro e impegnativo”.
Iniziò a muoversi lentamente, avanti e indietro, affondando fin dove poteva quello splendido esemplare di cazzo nero che scorreva ben lubrificato e accolto sempre più docilmente dal mio culo sempre più rilassato. L’idea che quell’enorme cazzo fosse entrato nel mio culo da sola bastava a farmi perdere da testa e sentirlo durissimo muoversi dentro di me mi dava un piacere intenso e perverso. “Bravo, stai andando davvero bene… pochi arrivano fin qui…” disse mentre lentamente ma inesorabilmente i suoi movimenti si facevano più profondi, decisi e veloci.
Mi afferrò per i polsi legati con entrambe le mani, e tirò verso di sé, facendomi inarcare la schiena mentre le spinte si facevano man mano più decise. Sentivo il suo membro durissimo e larghissimo affondare sempre più energicamente nel mio buco ormai aperto come mai mi era successo. “Così, troia… così!” disse piantandomelo a fondo, e muovendo il bacino a destra e a sinistra, massaggiandomi il culo e facendomi sentire la sua grossa presenza dentro di me. “Preparati troia, perché adesso iniziamo a fare sul serio… questo era solo un assaggio” disse. “E non azzardarti a dire basta, perché finiresti per peggiorare le situazione” aggiunse quasi come una minaccia, sottolineata da una potente sculacciata.
Mi prese ancor più saldamente i polsi e ricominciò a muoversi. Dopo pochi colpi il ritmo era già diventato sostenuto e il suo cazzo affondava nuovamente deciso nel mio culo ormai pronto per la fase successiva dell’addestramento. Ad ogni colpo Mark spingeva un po’ di più, e la foga che iniziava a metterci sempre maggiore, facendo diventare quell’inculata sempre più impegnativa. Immobilizzato e con il suo splendido attrezzo nero che mi sbatteva con sempre maggior forza, provavo sensazioni intensissime e perverse, ansimando e gemendo ad ogni colpo, con la panca che quasi iniziava a spostarsi sotto le sue spinte, mentre il rumore ritmico del suo bacino che sbatteva contro il mio culo era l’unico rumore che accompagnava il nostro ansimare nella palestra deserta e silenziosa.
“Cazzo che culo che hai” disse Mark senza smettere per un attimo di scoparmelo con sempre maggio forza. “Finalmente una troia degna del mio cazzo”. “Oh sì… bravo… non smettere… spaccamelo… spaccami il culo” mugolai. “Ti piace essere scopato così vero? Lo sapevo che avevi bisogno di un toro… Ti accontento subito troia… te lo spacco questo culo!” disse aumentando ancora la forza delle spinte, affondando senza alcuna pietà il suo cazzo dentro di me. “Lo vuoi troia? Ne vuoi ancora?”. “Sì… sì! Dammelo… inculami così…” ansimai. “Devi chiedermelo nel modo giusto troia!” disse fermandosi all’improvviso e dandomi un’altra forte sculacciata che mi fece bruciare il culo. Ripresi fiato, e poi dissi “Sfondami il culo… ti prego…”. “Così va meglio… brava la mia troietta” disse ricominciando a montarmi come un toro, usando il mio culo come se fossi il suo oggetto di piacere.
Mi spaccò il culo per lunghi minuti ad un ritmo forsennato, e mentre mi godevo quella monta selvaggia mi chiedevo come facesse a resistere così a lungo con quel ritmo. Quello stallone nero spingeva senza mai rallentare il suo splendido cazzo equino nel mio culo ormai reso elastico come non mai, lubrificato dall’abbondante gel e dai suoi umori.
D’un tratto lo sfilò dal culo, mi slegò le caviglie, mi fece alzare e mettere in ginocchio a fianco di un grande specchio a muro. Mi ritrovai il suo splendido cazzo durissimo davanti al viso, solcato da vene che lo rendevano ancora più possente. “Guardati nello specchio!” mi ordinò, mentre lui iniziava a menarsi furiosamente il cazzo. “Adesso ti riempio la faccia di sborra…” disse un attimo prima che il primo schizzo di sperma sgorgasse potente a colpirmi il viso. Altri schizzi seguirono, abbondanti e potenti, bagnandomi guance, labbra, naso e colandomi lungo il viso sul mento e anche sul collo. “Apri la bocca troia” ordinò. In un attimo il suo cazzo era fra le mie labbra, e lo sentii pulsare ancora due o tre volte, sentendo la sborra bollente riversarsi nella mia bocca. Finì di svuotarsi i coglioni nella mia bocca e poi sfilò il suo cazzo, ed io assaporai ed ingoiai il nettare bollente che mi aveva schizzato fra le labbra. “Mi sembra un buon inizio credo” disse facendomi guardare nello specchio il mio viso bagnato dalla sua sborra. “Sei un ottimo allievo” aggiunse “Credo che tu sia davvero portato. Farò di te l’oggetto del mio piacere, da usare a mio piacimento. E sappi che non accetto un no come una risposta, perché non c’è nessuna domanda…”.
Dal basso, con il suo sperma che colava sul mio viso, lo guardai e dissi semplicemente “Usami”. La seconda lezione stava per iniziare…
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11 months ago
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Giocando a tre (2)
Era passato qualche mese dalla sera della sfilata e le fantasie da quella volta si susseguirono rapide, fino ad un altro fatidico venerdì sera.Eravamo a casa dal lavoro e il pomeriggio lo passammo a stuzzicarci. Era appena arrivato per posta il nuovo giocattolino, un plug anale. Tu volevi provarlo subito, per vedere come mi calzava questo “gioiello” nel culo, io invece ti stuzzico perchè ho altri progetti.Alle 20 iniziammo a prepararci per uscire, avevamo appuntamento alle 21 con Marco per provare un nuovo ristorante. Il mio ragazzo mi avvertì che Marco era fuori dal cancello, ma io ovviamente non ero ancora pronta, mancavano gli ultimi dettagli da “femme fatale”, che non potevo certo trascurare visto i due begli uomini con cui uscivo! Io indosso un vestitino nero aderente, che segnava le mie curve, abbastanza corto, con autoreggenti e un perizoma che lasciava intravedere tutto dalla bellissima trasparenza. Lui appena mi vide mi abbracciò, mi baciò il collo e mi sussurrò in un orecchio "Piegati". Io lo guardai con occhi furbi, avevo già capito cosa voleva fare di me. Mi chinai in avanti appoggiandomi al tavolo del soggiorno. Lui si inginocchiò dietro di me, mi spostò il perizoma e mi diede una profonda leccata alla figa, da davanti a dietro, come solo lui sa fare. Andai in estasi, adoro essere presa così alla sprovvista, adoro essere leccata. Estrasse dalla tasca il plug, lo insalivò e lo spinse dentro di me. Sussultai, un misto tra dolore e piacere. Ammirò un po’ il mio culo incorniciato da questo giocattolo, poi risistemò il perizoma al suo posto. Ero evidentemente bagnata! Ma così com’ero uscii di casa.Io salii in macchina dietro, lasciai davanti i due uomini a chiacchierare. Il mio lui chiese a Marco come va, poi si girò e con un sorriso malizioso mi chiese “E te come va?!”. La mia risposta fu altrettanto maliziosa: "MOLTO bene". Marco ci guardò un po’ curioso, ma sono convinta che avesse intuito qualcosa di malizioso nei nostri toni. Mi fecero molti complimenti per come ero vestita. Il mio ragazzo colse la palla al balzo e aggiunse un po’ sfacciato “E vedessi sotto il vestito, è uno schianto!”. Io stetti al gioco, aprii di scatto le gambe e poi le chiusi ridendo. Peccato che Marco non potesse vedermi proprio bene dal sedile davanti!La serata passò tra chiacchiere divertite e buon cibo. Ad un certo punto, mentre Marco stava ordinando il solito amaro a fine pasto, il mio ragazzo mi guardò intensamente, si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi con fare imperativo: "Ora da brava vai in bagno, ti togli il perizoma e lo metti nella borsa. Poi torni qui a sederti".Diligentemente mi alzai e andai in bagno. Quando tornai al tavolo, gli feci vedere il trofeo in mano, mi diede un bacio sulla guancia e con la mano passò lungo la mia schiena. Senza dare nell'occhio fece un giro leggero, mi palpò il culo e sentì con piacere il suo dito non aveva incontrato l'elastico. Nella mano avevo veramente il mio perizoma!Marco chiese incuriosito “Che c'è?” e lui gli disse "Oh niente, solo che se volevi vedere l'intimo adesso puoi" e così facendo gli mostrai la mia borsa con dentro il perizoma nero.Sgranò gli occhi incredulo, voleva mangiarmi, tirar su il vestito e guardare se era vero che ero nuda. Lui rincarò la dose dicendo "Adesso indossa solo il nuovo giocattolo". Gli mostrò la foto del plug, quella che mi aveva fatto di nascosto mentre me lo stava infilando a casa! Diventa sempre più rosso, un misto di voglia e di imbarazzo per il luogo in cui si stava svolgendo questo gioco malizioso. Io ridendo lo guardai e confermai di avere solo addosso il plug. “Eh no, allora voglio vederlo anche io!” fu il suo commento diretto. E la mente tornò allo spettacolino di qualche mese prima. La mia mente stava già macinando una nuova fantasia a tre. La serata proseguì, ma eravamo visibilmente eccitati tutti e tre. Io ero già bagnata, per il plug e per la fantasia, ma fortunatamente il vestito scuro non lasciava trasparire i miei umori. Una volta a casa, mentre sale l’ultimo caffè di rito, mi infilai di nuovo il mio perizoma. Era palpabile che stavano aspettando un nuovo spettacolino, e io mi preparai. Chiesi ad entrambi di sedersi sul divano, mentre finivo di preparare il caffè. Questa veste di cameriera sexy era molto eccitante. Mentre aspettavamo il caffè, mi sistemai di fronte ai due uomini seduti sul divano, presi il mio vestito dalle spalline, le allargai, fino a lasciare le spalle scoperte. Il vestito scese ancora, in modo molto sensuale; si intravvedeva il reggiseno a balconcino, poi le tette uscirono fuori veloci, il capezzolo turgido bello in vista.Il vestito scese ancora, ora si intravvedeva il perizoma, fino a che lo spingo giù veloce a terra. Resto solo con i tacchi, le autoreggenti, il reggiseno a balconcino, il perizoma semi trasparente che lasciava intravvedere le labbra nella penombra della luce soffusa.La moka fece rumore, il caffè era pronto. Mi voltai per andare ai fornelli. Sentivo i loro sguardi eccitati addosso. “Sei veramente uno schianto!” mi sentii ripetere da entrambi. Camminavo e il mio culo si muoveva in modo sensuale. Giocavo a fare la diva. Il mio ragazzo mi disse “Sono eccitato da morire, vieni a sentire quanto è duro”. Posai i caffè sul tavolino, ma non erano certo interessati a quelli. Mi dissero: "Beh ora ci puoi mostrare anche il nuovo giocattolino". Li guardai ammiccante.Mi girai, mi piegai a novanta davanti a loro. Loro erano li impalati, cosi eccitati da non riuscire a dire altro che “sei uno schianto”. Anche se ero girata, ogni tanto li guardavo e sentivo il fuoco nei loro occhi. Misi le mani sulle ginocchia e mi piegai ancora di più. Eccolo, si vedeva li, tra le fosse del mio culo. Si vedevano anche le mie labbra, e gli umori che colavano tra le cosce. Ero molto eccitata. Mi fecero cenno di sedermi in mezzo a loro. Io mi alzai e obbedii. Conosco quello sguardo: il mio ragazzo vorrebbe prendermi e scoparmi li sul posto, con foga. La testa e le mani appoggiate al corpo di Marco, mentre affonda i suoi colpi su di me. Me lo aveva già raccontato una volta mentre mi scopava, quella volta mi stava immaginando addosso ad un altro uomo mentre lui pompava con forza su di me. Infatti non resistette, lo tirò fuori e me lo mise in mano. Io iniziai a segarlo; con la mano andai sulla patta dei pantaloni di Marco dicendogli “Dai faccio sfogare anche il tuo cazzo". Gli sbottonai i pantaloni e glielo tirai fuori.Non ci misero molto a venire tra le mie mani, eccitati com'erano. Mi bagnarono con i loro succhi; li tenni in mano per un po’, per lasciar loro il tempo di riprendersi dal godimento. Ormai si erano fatte le due di notte, e vedendo Marco stanco e leggermente brillo, il mio ragazzo gli propose di dormire sul divano. Ci preparammo tutti e tre per la notte, ma il mio ragazzo era ancora troppo eccitato. Aveva voglia di prendermi. Appena entrai a letto, mi volle completamente nuda, anche senza slip. Iniziò a palparmi e a stuzzicarmi. Solo l’abat-jour del comodino emanava una luce soffusa, molto provocante. Tolse le coperte, mi volle vedere completamente nuda. Mi stese, iniziò a far scorrere la sua lingua su tutto il mio corpo, allungò la mano e prese la benda per gli occhi che teneva nel comodino. Mi nascose alla vista e mi legò le braccia con le manette che teneva fisse al letto; le sue mani correvano dappertutto, una sensazione meravigliosa. I miei piedi furono imprigionati da altre manette. Ero aperta, spalancata, a sua disposizione, il suo oggetto del desiderio. Non era la prima volta che mi legava, avevamo fatto altri giochi insieme, più o meno spinti. Ricordo la prima volta, io timorosa di quello che sarebbe successo. Ricordo la seconda, che fu un’esplosione di sensualità e passione, con musica soffusa, carezze di piume, tocchi di frustino e mani che mi esploravano. Ricordo un’altra volta, che in mancanza di giochi, uso dei pezzi di verdura per procurarmi piacere. Ogni volta un gioco nuovo, una complicità diversa, una passione intensa.Iniziò a leccarmi.. le mie labbra erano umide e lui le succhiava con piacere. Risalì verso di me e mi sussurrò in un orecchio “Aspettami un attimo che vado a lavare il vibratore”. Sono lì con le orecchie tese a captare ogni vibrazione dell’aria, non potendo vedere niente. Pochi istanti e lo sento di nuovo sopra di me. Fece scivolare il vibratore su tutto il mio corpo facendolo entrare dentro.lo fece pompare.. stavo godendo. Sentii una lingua che accompagnava il vibratore.Poi la bocca mi succhiò, mi leccò, esplorò ogni singolo centimetro delle mie labbra sentendo il mio sapore come se non lo avesse mai sentito prima.E in effetti era così: andando a lavare il vibratore aveva incrociato Marco che spiava da fuori la camera e lo aveva invitato ad entrare e spogliarsi in silenzio.Ora era lui che mi leccava con avidità, voglioso, ma io bendata ero all'oscuro di tutto e mi lasciai leccare godendo profondamente.Gli fece cenno di togliersi perchè voleva scoparmi. Salì sul letto e si mise in mezzo alle mie gambe. Mi staccò le manette dai piedi in modo da potermi prendere bene, e con le gambe appoggiate alle sue braccia iniziò a scoparmi con foga. Marco era lì che ci guardava voglioso. Lui gli fece un cenno verso il comodino, vide che sopra c’era un preservativo, lo prese e se lo mise. Si alzò dal letto e lo invitò a prendere il suo posto. Io sentii qualcosa di strano, ma ero bendata, e stavo godendo. Nel silenzio di loro due pensai che fosse stato il mio ragazzo ad aprire la bustina del preservativo. Qualcuno salì di nuovo sul letto, mi prese le gambe e infilò il suo cazzo dentro di me. Il mio lui guardava la scena, guardava mentre Marco mi prendeva veloce, non vedeva l'ora di vedermi tra le mani di un uomo che non era lui. E io godevo. Più tardi mi confesso che era un piacere guardarmi mentre godevo con un altro. Io sentivo che non erano gli stessi movimenti di sempre, ma nell’eccitazione del momento non feci domande, non volevo perdere nessun brivido. Ad un certo punto sento un cazzo che si avvicina alla mia bocca!! Per un attimo restai ferma, quasi pietrificata, ma poi ripresi a godere, pompata com’ero sotto. Il cazzo dentro la bocca era del mio ragazzo, ne riconoscevo il gusto! Mi stava pompando e io lo accolsi.Marco venne dentro di me, lo sentii… fu una sensazione strana ma eccitante, essere posseduta da un altro uomo. Quando Marco vide che lo stavo succhiando al mio ragazzo, volle unirsi anche lui. Uscì da me, si tolse il preservativo e si mise dall'altra parte del mio corpo. Alternavo leccate e succhiate tra i due uomini al mio fianco.. mi sentii una mano liberata dalle manette, poi anche l’altra. Ora con le mani libere li presi entrambi, e mentre segavo uno succhiavo l'altro.Stavano quasi per venire entrambi, ma c'era ancora una cosa che il mio ragazzo voleva fare di me. Mi sussurrò nell'orecchio di girarmi e mettermi a pecorina. Voleva il culo! Io obbedii, sempre bendata, e lui si mise dietro di me. Stava quasi per entrare, ma mi faceva un pò male. Disse a Marco: “Vuoi avere l’onore di farle il culo prima tu?". Si tolse dal letto e lasciò il posto a Marco. Io ero in attesa di essere scopata, mi piace essere presa da dietro, da delle sensazioni speciali. Sentii Marco che sforzava, fino a quando entrò. Pompò dentro di me fino a venirmi dentro. Si tolse e il mio ragazzo prese il suo posto, iniziando a pomparmi di nuovo. Stavamo godendo entrambi; mentre affondava dentro di me, gridò di piacere. Anche io ero sazia di lui! Uscì dal mio corpo e mi buttai sul letto stanca ma pienamente soddisfatta! L’orgasmo era stato amplificato a mille grazie alla benda, che mi procura ogni volta sensazioni amplificate. Dopo qualche ora di sonno, a mattina presto ci alzammo per fare colazione insieme. Non eravamo ancora stufi di noi, tra sorrisi soddisfatti e occhiate complici.
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11 months ago
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Giocando a tre (1)
Sono passati 3 anni da quel novembre in cui li ho conosciuti, e da allora siamo sempre stati insieme, una bella amicizia che col tempo si è consolidata. Con loro mi trovavo veramente a mio agio. Marco e il mio ragazzo si conoscono da una vita, sono più che amici, quasi fratelli. Anche se tra noi due era nato un rapporto che andava ben oltre l'amicizia, quei momenti a 3, specie il venerdi e il sabato sera, non li abbiamo mai lasciati, anche da fidanzati. Serate sempre molto leggere e divertenti, chiacchiere, molto feeling... si parlava veramente di tutto! questioni di lavoro, fatti quotidiani, amicizie in comune...e anche sesso. Ci scherzavamo spesso, al mio ragazzo intrigava parecchio questa libertà che avevamo, anche perchè la fantasia non gli manca...e non solo la fantasia! Una sera come altre… ero distesa sul letto, nuda. Lui inginocchiato vicino a me, mi mise il suo cazzo davanti alla bocca. Mentre lo guardavo intensamente, lo feci sparire veloce tra le labbra, fino in fondo come piace a lui. Le sue dita stavano scivolando tra le mie labbra, insistendo e giocando con il grilletto. La passione si era decisamente accesa tra di noi quella sera… si avvicinò al mio orecchio e iniziò a sussurrarmi una sua fantasia.... darmi ad un altro uomo! "Immagina che ora, mentre me lo stai succhiando, c'è un altro che ti sta leccando e palpando le tette!". Mentre glielo succhiavo, prese le mie gambe, le spalancò velocemente, come per espormi completamente al terzo del gioco, in piedi davanti a me aperta... Mi eccitai ancora di più… si sentiva che mi stavo bagnando... ma era solo una fantasia. Nella stanza non c'era nessuno. Fu durante un'altra scopata che si materializzò per caso un nome. Eravamo sul divano, io lo cavalcavo completamente nuda, girata di schiena...lui mi stava palpando dappertutto, e io mi inarcai al passaggio delle sue mani esperte per offrirgli tutto... le tette, il ventre, giù all'inguine fino ad arrivare alle labbra, che trovò già bagnate. Non ci vuole molto, quest'uomo mi eccita solo col pensiero! Mentre mi stava accarezzando vogliosamente, appoggiai la testa alla sua spalla, mi inarcai completamente perchè mi potesse esplorare...è qui che iniziò di nuovo a sussurrarmi la fantasia a tre. "Immagina che ora li davanti a te ci sia un altro, che ti vuole... devi allargare bene le gambe, cosi ti può vedere bene e occuparsi della tua fighetta." Per renderla ancora più reale, mi sistemò, mi aprì... Ero sempre più eccitata. E nell'eccitazione del momento, gli sussurrai quasi per scherzo: "e chi è il terzo? Marco?". Non so come mai sono stata cosi audace, ma credo che per lui sia stata come una fitta, perchè mi ha guardato stralunando gli occhi. Non aveva mai pensato al suo amico in questa veste. Quando raccontava era sempre un estraneo che giocava con noi, qualcuno fuori dal giro degli amici stretti. E così mi guardò e sorridendo disse: "Beh, forse in fondo chi meglio di lui potrebbe apprezzare questo gioco con noi? Noi praticamente siamo fratelli, è un ragazzo serio, carino, riservato. E soprattutto, posso darti in mano ad una persona affidabile!". Da quel momento diventò per lui un chiodo fisso, nei discorsi, nei pensieri, nelle sue fantasie... voleva che il terzo fosse Marco. Si sa, le fantasie non restano tali per molto tempo.... questa prese forma durante una serata "only men" che erano soliti fare in settimana, amiconi com'erano. Davanti ad una birra al solito bar, gli mostrò alcune mie foto e video hot che gli avevo mandato in privato... questi giochi erotici a distanza erano il nostro modo di colmare la lontananza fisica che ogni tanto eravamo costretti a subire causa lavoro. Quella volta al bar, sicuramente dopo una serata passata a parlare di donne e sesso, come spesso gli uomini fanno, provò ad alzare la posta in gioco… non più foto e video di sconosciute recuperati facilmente in internet, ma pose e gesti di una persona a loro molto vicina...io!! Iniziò a provocarlo, facendo cadere il discorso apposta su di me per vedere se era interessato...e Marco non era certo indifferente! Prima gli mostrò alcune mie foto nuda, per tastare il terreno... poi non resistette alla tentazione di fargli vedere un video dove giocavo con un vibratore. A seguire gli fece vedere un altro video dove mi stavo masturbando: infilavo il dito dentro, giocavo con la mia "tana", poi mi alzavo e camminando verso la camera leccavo il mio dito in modo provocante. Il video era molto sexy... evidentemente ispiravo molto sesso! Marco disse che dopo aver visto un video cosi era impossibile non volermi scopare subito. Quando glielo mostrò il mio ragazzo sentì una scossa, un'eccitazione incredibile nel mostrarmi così intimamente e nel vedere Marco che mi mangiava con gli occhi. Marco era visibilmente eccitato, tanto che gli chiese di rivederlo dal suo cellulare. Il giorno dopo mi raccontò di com’era andata la serata e il gioco che aveva iniziato. Mi chiese se poteva far vedere ancora a Marco i miei video, se avrei provato imbarazzo. Io gli dissi che se li vedeva dal suo telefono non c'erano problemi, conosco Marco e la sua riservatezza, mi fido ciecamente. Il mio ragazzo si stupì della mia audacia, non pensava che glielo avrei lasciato fare. Dopo questa prima provocazione, le cose andarono sempre più veloci. Marco non osava mai con me per paura di rovinare la nostra amicizia, ma il mio ragazzo, eccitatissimo all'idea, iniziò ad escogitare un piccolo piano che fosse realizzabile, senza essere troppo impegnativo per nessuno. Un giorno nella nostra chat, per caso (ma neanche tanto), buttò lì una scommessa con me: chi perdeva era alla mercè degli altri due. In particolare, se avessi perso io, avrei dovuto fare una sfilata con dell'intimo che avrebbero scelto gli altri due. Neanche a farlo apposta, perdo la scommessa... in fondo era opinabile chi aveva realmente vinto! Era il gioco che stava prendendo forma. Non c'è dubbio che un po' gliel'ho lasciato fare, perchè sentivo che la sua eccitazione stava crescendo. Ma in fondo cresceva anche la mia voglia di superarmi e di sfidare la situazione. Il mio lui iniziò a pubblicare in chat qualche proposta di completino intimo che avrei dovuto indossare per la sfilata... ormai i giochi erano veramente avanti. Restai al gioco, anche un po' ignara di quello che realmente sarebbe successo. Neanche a dirlo, loro avevano scelto un completino molto molto minimal, che lasciava vedere le tette e la figa...ma io ho preferito un vestitino a rete, che comunque non lasciava molto spazio alla fantasia. In pochi giorni arrivò il pacco, il mio ragazzo lo aprì ed iniziò già a fantasticare e lanciare provocazioni nella nostra chat, che accesero di colpo la situazione. E' un venerdì sera e ci siamo trovati come spesso succede noi tre per una birra. Io maglia scollata, tacchi e pantaloni molto aderenti. Come sempre la serata finì a casa del mio ragazzo per l'ultimo caffè di rito e le ultime chiacchiere. Non mi ci è voluto molto a capire che ormai i giochi erano quasi fatti! Il mio ragazzo portò il discorso sulla scommessa persa e tirò fuori il vestitino appena arrivato. Sentivo che i suoi ormoni erano a mille, glielo leggevo in faccia... non vedeva l'ora di mostrarmi a Marco con quel completino addosso! Con un sorriso dissi "Ok! ho promesso che pago il mio debito!". Sentii palpabile l'eccitazione di entrambi, e nonostante facessero i navigati sul sesso, anche per loro era la prima volta in un gioco cosi. Mentre si prepararono il caffè, io andai in camera a prepararmi...mi sentivo un po' incosciente nel fare questo spettacolo, ma ormai il dado era tratto e volevo vedere fin dove mi sarei spinta in questo azzardo. Aprii la porta della sala un po' intimorita: era la prima volta che mi offrivo nuda ad uno che non fosse il mio ragazzo. Erano seduti sul divano. Entrai! Feci una camminata per la sala...indossavo scarpe nere con il tacco a spillo, un perizoma semitrasparente e il vestitino a rete che ovviamente lasciava le mie curve in bella mostra. Il vestitino era cortissimo, mi arrivava giusto all'inizio del culetto; le tette spingevano contro la rete e mettevano in mostra i capezzoli turgidi ed eccitati per la situazione.Mi mangiarono con gli occhi, lo sentivo... Un po' ci presi gusto, mi piaceva essere guardata, era qualcosa di nuovo per me. Mi chiesero altro caffè… presi la moka, andai sculettando verso il lavello e iniziai a preparare altro caffè. Ero voltata di spalle, il mio culo era in bella vista attraverso la retina, sodo e rigido sopra i tacchi. Gli apprezzamenti non finivano mai. Ad un certo punto mi sentii presa da dietro...era il mio lui che non resistette e mi venne a toccare, a baciare, ad abbracciare. Si erano alzati tutti e due, in verità. Eravamo lì tutti e tre vicino ai fornelli. Il mio ragazzo tirò fuori il suo cazzo duro, di marmo. Voleva che sentissi quanto era eccitato, voleva che lo segassi, che lo prendessi in bocca, che me lo infilassi dentro. Voleva tutto, lo sentivo, lo sapevo. Era un fuoco! Mi chinai e lo presi in bocca per succhiarglielo. So che non resiste quando mi chino ai suoi piedi, lo guardo dritto negli occhi e lo prendo tutto in bocca fino in fondo. Iniziai a leccarlo profondamente. Sentii che disse con soddisfazione a Marco "Allora, che te ne pare?". Marco gli rispose subito: "Beh, da voi due ora vedrei proprio volentieri uno spettacolino in diretta". Non c'è stato invito più accattivante: il mio lui mi prese, mi appoggiò al muretto della cucina, mi alzò il vestitino a rete, neanche tanto piano, mi spostò il perizoma... me lo infilò bello duro e iniziò a prendermi da dietro, mentre Marco ci guardava eccitato. Le sue mani correvano davanti sulle mie tette. Io lo lasciai fare, l'eccitazione era veramente tanta. Spinse il suo cazzo dentro di me un po' di volte...io ero molto bagnata, lo volevo dentro di me per godere. Marco continuava a guardarci con molta voglia negli occhi, lo spettacolo improvvisato lo eccitava da morire. Pensavo che si sarebbe unito anche lui, magari allungando una mano per toccarmi le tette....ma non è successo niente. Forse aspettava un mio cenno per agire, o forse la situazione aveva già toccato un livello inaspettato per la nostra amicizia. E penso che in fondo sia stato bello cosi. Come prima volta ci eravamo già spinti tutti e tre oltre le nostre fantasie iniziali.
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11 months ago
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Un appuntamento trasgressivo – terzo episodio
L’amicizia con Roberto e Nicoletta continuò dopo quel primo incontro per molto tempo.
Poteva capitare di passare il pomeriggio e/o la notte in loro compagnia.
In una delle diverse occasioni di incontri, dopo aver passato il pomeriggio e tutta la sera insieme, esausti per la lunga maratona di sesso, ci eravamo addormentati tutti e tre sul grande letto.
La mattina successiva, all’improvviso, una piacevole sensazione si diffonde nel mio corpo mentre mi risveglio lentamente dalla fase di sonno profondo.
Il mio pene è duro come una roccia.
"Che succede? Che ore sono?" penso ancora assonnato nella mia mente.
Guardo alla mia sinistra e vedo Nicoletta che giace nuda accanto a me.
Alla mia destra, vedo Roberto inginocchiato tra le mie gambe che mi sta succhiando il cazzo duro e geme compiaciuto.
Il sole splende e illumina la stanza attraverso la tenda semiaperta e i miei occhi si girano di riflesso verso l'orologio.
Dico stizzito a voce alta: "Cazzo è tardi, ho dormito troppo, sono già le 7:30, a quest'ora dovrei essere già in viaggio per l’ufficio".
Come se fossi stato morso da una tarantola, scrollo di dosso Roberto completamente stupito e, in preda al panico, mi infilo frettolosamente i vestiti.
Chiedo scusa a Roberto e Nicoletta dicendo loro: “Devo andare via immediatamente sono molto in ritardo.”
Lei, per il trambusto da me fatto, ora è sveglia e sta appoggiata alla testiera del letto piuttosto confusa: "Cosa è successo, perché tanta fretta?" dice con un filo di voce, nella confusione e la fretta non sento nemmeno.
Una volta rivestito, mi avvio per andare via cercando di spiegare la mia fretta: “Scusate ma è già troppo tardi. Oggi ho una riunione importante a cui non posso mancare, devo scappare.”
Arrivato nella sala riunioni, saluto frettolosamente la persona seduta accanto a me dopo aver preso posto.
“Ciao Alberto, non ti sei perso niente. Come sai parla molto ma non dice niente di interessante." Leone è un tipo simpatico e rilassato con i suoi modi divertenti.
Lo stimo perché pur essendo giovanissimo e alle prime armi è molto competente sul lavoro.
Mi guardo intorno, mi rilasso un po’, lascio che la noiosa dissertazione del Direttore prenda il sopravvento.
Rifletto sul giorno andato. Mi rivengono in mente tutti i momenti passati con i miei amici, esperienza molto erotica quella della sera precedente ... continuo a scuotere la testa quasi incredulo per la fortuna avuta nel far parte della loro vita sessuale.
"Cosa stai pensando, sembri totalmente da un’altra parte?" Mi dice Leone sorridendo.
Risposi: "Non sono nelle corde giuste, sono molto distratto questa mattina.”
Leone: “Rilassati e stai attento così da evitare problemi con il capo, ti sta guardando da quando sei entrato."
"Sì, Leone, giusto, sono solo un po' in confusione oggi."
"Ok Alberto," dice e mi mette una mano sul braccio, "se mai hai voglia di chiacchierare, sono un buon ascoltatore."
“Grazie, magari qualche volta potremmo andare a bere una birra insieme."
"Non c'è di che, Alberto, ma ora è meglio tornare dal nostro noioso dottor Bla Bla Bla."
Nella tarda mattinata, la riunione volge al termine, il Direttore distribuisce ancora alcuni documenti e ci chiede di leggerli attentamente.
Tutti i partecipanti dopo i suoi tortuosi monologhi hanno abbandonato la sala delle riunioni e si sono avviati alle loro rispettive stanze.
Leone mi saluta con una stretta di mano e dice: "Ciao, Alberto, spero che tu possa rilassarti un po’ dopo tutte queste stupide chiacchiere."
Risposi: "Cercherò di distrarmi un po'. Ci vediamo."
La sera, uscendo dal lavoro prendo un taxi, voglio tornare al più presto per rivedere i miei amici che avevo abbandonato senza una vera spiegazione.
Era già sera tardi, dopo una giornata faticosa, non avevo voglia di chiudermi a casa e andare da Nicoletta e Roberto immaginavo sarebbe stato molto più piacevole.
La massiccia porta di legno si apre e Roberto mi saluta con un veloce bacio sulla guancia: "Entra, Alberto." mi accoglie e mi fa entrare nella grande sala, "Prima di tutto, siediti e rilassati. Vuoi qualcosa da bere? Come è andata oggi? "
«Con piacere, Roberto, se hai una birra fredda la bevo volentieri. Oggi sono piuttosto annoiato, una giornata come questa richiede un certo livello di sopportazione che non ho più. Dov'è Nicoletta? Volevo scusarmi anche con lei per questa mattina, sono scappato via senza una adeguata spiegazione."
"La mia Nicoletta si è presa una pausa, questo pomeriggio è partita con la sua amica Teresa per il fine settimana benessere in una Hotel con Spa. Ha detto che dovremmo prenderci cura di noi da soli per questi due giorni."
Roberto sorride compiaciuto.
Nella mia mente passano diversi pensieri: “Probabilmente aveva voglia di concedersi un momento per sé stessa. Le sue vibrazioni erotiche mi mancheranno.”
Penso anche che abbia voluto togliersi di mezzo per lasciare campo aperto a Roberto.
Lui, quasi per giustificare Nicoletta, disse: “Come sai, entrambi abbiamo un rapporto molto aperto e onesto l'uno con l'altro. Ognuno di noi asseconda l'altro nelle sue scappatelle."
Pensando a Nicoletta con la sua amica, il mio piccolo si è svegliato tra i pantaloni e preme pesantemente contro il tessuto: "Wow, Roberto, è molto bello quello che dici, quindi vi raccontate tutto sulle vostre relazione di sesso non avute insieme?"
E lui: “Si, certamente, in fondo è solo desiderio fisico di sesso sfrenato e indecente, desiderio del cazzo di qualcun altro, di un corpo attraente di una donna che ti desidera senza inibizioni. Questo non ha niente in comune con l'amore, noi ci amiamo incondizionatamente.”
Poi. Continuando, disse: “Se ti va, puoi restare qui con me in questi giorni."
Risposi: “Per me è ok, mi piacerebbe molto. Dovrei farmi una doccia prima di andare a letto, oggi è stata veramente dura come giornata. Hai degli asciugamani per me?"
"Certo, ne troverai un po' nel bagno sullo scaffale all'angolo."
In bagno mi tolgo i vestiti, il mio cazzo sussulta mentre mi levo i boxer e mi infilo nell’ampio piatto doccia ed inizio a insaponarmi generosamente.
Ne ero quasi sicuro, quando la porta della cabina si aprì e Roberto si presentò dietro di me nudo, non rimasi sorpreso.
Lui chiese lascivamente se potesse entrare. Senza nemmeno aspettare la mia risposta, iniziò a massaggiare la schiuma sulle mie spalle.
Mi manipolava delicatamente il collo e la schiena e poi, spostando le sue mani calde, anche il petto.
Sentivo il suo grosso pene rigido che si spingeva tra le mie natiche e le sue mani che si muovevano verso il basso, accarezzando il mio corpo.
Tenevo le braccia appoggiate alla parete e inarcavo la schiena e spingevo il sedere verso di lui, allargando un po' di più le gambe.
Un brivido piacevole mi prese quando raggiunse l'interno delle mie cosce e poi mise una mano sulle mie palle e l'altra avvolse il cazzo ormai duro come una roccia.
Molto lentamente e con delicatezza, Roberto tirò indietro il mio prepuzio e mi accarezzò il frenulo con il dito.
Di seguito, la mia verga viene energicamente accarezzata dalla sua mano.
Senza liberare la mia asta dalle sue mani, Roberto si rannicchia dietro di me.
Mi viene la pelle d'oca mentre lecca delicatamente il mio culo, partendo dalla parte posteriore, che copre di baci caldi, fino alla base del sedere, e danza intorno tamponandola con la sua lingua appuntita.
Forti emozioni mi travolgono, cedo ai miei bisogni animaleschi, Roberto fa di tutto per farmi impazzire.
La sua lingua si insinua profondamente tra le mie natiche.
Il mio pre-sperma inumidisce il mio glande, Roberto lo raccoglie e lo strofina con piacere sul mio cazzo, io gemo di lussuria mentre cerca di trovare la mia apertura posteriore con la lingua: “Uhmmm … auchhhh … bellissimo mi fai morire.” Dico con la voce rotta dall’emozione.
All'improvviso l'ha fatto, la punta della sua lingua è rimasta bloccata nel mio retto.
Il suo piccolo sostituto del cazzo mi scopa devotamente nella mia fessura e cerca di spingermi sempre più in profondità, intuitivamente mi allungo un po' più verso di lui.
Un orgasmo fenomenale si sta preparando: “Vengo … vengo … vengooooo!”
Il "punto di non ritorno" è stato superato, le mie grosse palle si induriscono ancora un po' e lo sperma inesorabilmente risale verso l'alto.
Comincio a urlare forte e lo riverso nella sua mano che mi masturba, il mio cazzo schizza lo sperma violentemente.
Lui riesce a prenderne una parte, il resto schizza sulla parete e scorre lentamente verso il piatto della doccia.
Dopo un violento orgasmo il mio cazzo si calma lentamente, pulsa solo leggermente nella sua mano, Roberto masturbandomi fa uscire ancora qualche goccia di seme che sta perdendo la sua durezza.
Mi ha completamente prosciugato, crollo debolmente contro la parete.
Si porta alla bocca lo sperma che ha in mano e se lo lecca dalle dita con abbandono.
“Alberto, sei un po' più rilassato di prima?" mi chiede Roberto con la bocca ricoperta di sperma.
Sorride soddisfatto mentre si mette in bocca l’ultima goccia.
"Andiamo a letto, penso che adesso potrai dormire bene e ricaricare le batterie per domani."
Così facemmo, senza perdere tempo andammo a dormire nel grande letto.
La mattina dopo, quando mi sveglio, Roberto sta coccolato dietro di me, mi divincolo dalle sue braccia nel modo più discreto possibile e vado in bagno per fare una doccia veloce, lavarmi i denti e pettinarmi i capelli.
Al ritorno nella stanza da letto, do a Roberto un piccolo bacio sulla guancia, anche lui adesso è sveglio e mi dice: "Mi è piaciuto molto ieri sera."
"Ci penso io a te oggi." gli sorrido.
Fin dal primo incontro con Roberto sapevamo entrambi che eravamo destinati a fare del sesso insieme.
Come diceva sempre Nicoletta, Roberto ha sempre desiderato l'avventura e la spontaneità nei rapporti con il proprio sesso.
Questi due giorni insieme sarebbero stati l’occasione perfetta per lasciarsi andare.
Io ero sempre lo stesso con cui aveva fatto sesso insieme a Nicoletta.
Stavamo godendo dell'atmosfera dopo il risveglio e una sana doccia.
Facevamo colazione quando mi sono avvicinato a lui e ho sussurrato: "Andiamo,” prendendogli la mano “ritorniamo in stanza da letto."
Roberto sentì un brivido elettrico scorrergli nella schiena mentre io lo trascinavo verso il corridoio che conduceva al letto.
Una volta dentro, l'atmosfera cambiò, l'aria era allo stesso tempo carica e intima, e le ondate di emozione che si riversavano tra noi erano fitte.
Le sue mani tremavano leggermente mentre mi toglieva la maglietta.
Roberto non riusciva a distogliere lo sguardo dal mio corpo.
Anche lui si tolse tutto, e presto le nostre labbra si unirono mentre ci godevamo la libertà dello stare soli.
Mi tolse i boxer, svelando la mia erezione gonfia e pulsante.
Roberto si inginocchiò e fece scivolare la mia verga nella sua bocca, gli occhi chiusi per il piacere mentre il calore inondava i suoi sensi.
Le sue mani correvano su e giù per il mio corpo mentre gemevo di piacere. Roberto si stava godendo ogni secondo, ma voleva di più.
Si allontanò, con la faccia arrossata e gli occhi scintillanti.
Io sorrisi, presi la bottiglia di lubrificante e cominciai a distribuirlo sul mio pene.
La vista del movimento per ungermi la verga era troppo per Roberto.
I suoi occhi mi mangiavano avidamente mentre si preparava al piacere.
Io sorrisi di nuovo, e ben presto ci siamo posizionati sul bordo del letto.
Scivolai lentamente dentro Roberto che giaceva supino sul letto, con le gambe spalancate e il bacino ben alzato per mettere in mostra il suo bel buco del culo.
Posizione che permetteva ai nostri due corpi di potersi accoppiare facilmente e consentire agevoli movimenti tra di loro.
Roberto sussultò e gemette mentre gli riempivo il culo: “Si … si …. mi piace averti dentro … si scopami in profondità, fottimi senza fermarti, fammi godere.”
Io mi assicurai di mantenere il ritmo lento e stuzzicante.
La nostra passione cresceva ad ogni spinta e Roberto mi avvolse le gambe attorno, stringendomi a sé ed emettendo gemiti intensi mentre il suo piacere aumentava.
Sentì i suoi muscoli tendersi mentre spingevo, percepivo che era vicino al limite del piacere mentre tenevo il passo costante con un ritmo veemente.
Alla fine, le ondate di piacere divennero troppe e Roberto ed io ci lasciammo andare entrambi in una beata liberazione, gridando insieme in una perfetta unità di passione scaricammo il nostro seme, io dentro di lui e lui sul mio ventre.
Rimanemmo insieme, in quella posizione, per qualche secondo ancora dopo l’eiaculazione.
Era stata una scopata piena di passione e intensità, sapevamo entrambi che quella non sarebbe stata l’ultima.
Dopo ci ricomponemmo, ci siamo rivestiti e, quella mattinata la passammo facendo una lunga passeggiata rigeneratrice.
Rientrati a casa, Roberto disse: “Ora prepariamo qualcosa per pranzo. Non sono molto capace, ma ci sono delle pizze surgelate in frigo, le infiliamo nel forno caldo, ti va?"
Accennai con la testa un sì e preparammo le pizze.
Mangiammo in silenzio, la pizza surgelata non è proprio il massimo.
A fine pasto, dopo una bella birra fredda, Roberto disse: «Ci sediamo in salotto a bere un amaro?”
Io gli risposi: "Prima mi faccio una doccia veloce, poi vengo da te."
Ho deciso di viziarlo oggi e ovviamente di compiacermi del suo corpo sexy... Torno dal bagno indossando solo un paio di boxer, il mio pene è già semi duro.
Roberto, ancora vestito, mi sorride compiaciuto: "Vuoi sederti accanto a me?" Senza dire una parola, mi siedo.
Lui aveva preparato due bicchieri di amaro.
L’alcol sicuramente alleggerisce l'atmosfera e mi aiuta a rilassarmi ancora di più, deciso, lo spingo orizzontalmente, non senza togliergli il bicchiere di liquore dalla mano.
Non c'è segno che voglia difendersi dalla mia azione.
Lo afferro sotto la cintura dei pantaloni. Lui solleva il suo dolce culetto per consentirmi di toglierlo.
Oggi indossa dei boxer e la mia mano lo accarezza lungo i contorni del suo enorme cazzo semirigido.
La sua reazione è evidente, la verga si muove verso di me irrigidendosi.
Le mie dita scivolano nell'ampia apertura della gamba.
Accarezzo le sue grosse palle.
Basta una leggera pressione per suscitargli il primo gemito.
Con entrambe le mani sfilo i boxer di Roberto, il suo cazzo ormai rigido, si mostra in tutta la sua grande figura allungandosi con forza verso di me.
Gli dico: “Roberto, dovrai raderti? I peli stanno già crescendo sul tuo ventre. Sono bravo nel radere."
La proposta erotica viene accolta con favore da Roberto.
Senza attendere oltre, scompaio nel bagno per prendere gli utensili necessari. Schiuma da barba, rasoio, acqua calda e un grande lenzuolo dalla sua camera da letto.
Lo faccio sdraiare sul lenzuolo e gli strofino il cazzo compreso lo scroto e il buco del culo con la schiuma da barba.
Dopo aver cosparso tutte le sue arti intime di schiuma, gli sollevo con le dita il cazzo eccitato per arrivare con attenzione a tutti i peli fastidiosi, sto molto attento nei movimenti poiché questa regione è estremamente sensibile.
Con le mani gli allargo le gambe in modo che possa arrivare ai lati dei suoi testicoli.
Lo strofino delicatamente sul glande e sul frenulo.
Questa sensazione lo fa gemere profondamente e insistentemente, il suo ventre si muove verso di me tanto che devo stare attento con il rasoio per non ferirlo.
"Roberto, per favore, metti i piedi sul divano." Gli dico.
Lascio che il cazzo pulsante mi scivoli via dalle dita per poter accedere meglio al suo bel buco del culo.
Con una mano libero questa regione sensibile da tutti i peli. Lo faccio aprendo la fessura con due dita per avere un migliore accesso con il rasoio bagnato.
Lo sciacquo con spugnate di acqua tiepida e lo tampono con l’asciugamani.
Lascio scorrere generosamente la mia saliva sul piccolo foro e lo massaggio delicatamente.
L'indice bagnato comincia a girare intorno al buco e mi muovo lentamente. Roberto urla dal piacere, era molto eccitato non riesce più a controllare il suo orgasmo e, senza alcun preavviso, mi schizza in faccia un fiotto di sperma.
Il primo getto mi colpisce l'occhio e poi la punta del naso. Istintivamente mi tuffo sul suo cazzo eiaculante, lo infilo in profondità nella mia bocca dove può finalmente sfogarsi.
Il glande di Roberto si contrae ancora un po' e secerne le ultime gocce, che raccolgo sulla lingua.
La mia bocca con il suo sperma caldo dentro scivola sulla sua asta dura altre volte prima di ingoiare il suo carico.
La tensione che aveva avuto Roberto per tutto il tempo della rasatura crolla, lui è profondamente soddisfatto.
"Il tuo sperma ha un sapore delizioso," sorrido a Roberto mentre rilascio dalla mia bocca il suo pene sempre più rimpicciolito, non senza prima spremere un'ultima goccia dal glande e succhiarlo con piacere.
Lo ripulisco con l’asciugamano. Bevo un piccolo sorso dal bicchiere di amaro.
"Il mio dessert" gli sorrido lascivamente.
“Wow Alberto, è stata pura follia, grazie, grazie, grazie per questa fantastica esperienza. Sei un vero talento naturale, non avevo mai sperimentato un orgasmo così intenso senza una vera penetrazione ma solo con un gioco sensuale."
"Non ho ancora finito con te. Ora ti voglio scopare ben bene!" Roberto non si sforza minimamente quando lo spingo sulla pancia in modo dominante.
Ora giace prono completamente nudo davanti ai miei occhi eccitati.
Comincio a massaggiare delicatamente le spalle di Roberto e la base del collo. Conquisto la sua schiena, che si allunga comodamente verso di me.
Lui giace davanti ai miei occhi lucenti come una statua.
Metto il cuscino spesso sotto la parte inferiore del suo corpo e il suo sedere si solleva e si mostra in tutta la sua bellezza.
“Che spettacolo divino!” Le mie mani calde scivolano pazientemente sulle sue natiche.
Roberto geme dolcemente tra le sue braccia, che ha messo sotto il viso. Massaggio delicatamente le sue natiche, che si protendono così teneramente e con desiderio verso di me.
Contrariamente alle sue aspettative, ora comincio a massaggiargli i piedi.
Roberto si contrae brevemente per la sorpresa, ma rimane pazientemente e in attesa nella sua posizione.
Risalgo lentamente l'interno delle sue cosce. Gli allargo le gambe e lui si fa guidare godereccio.
Il mio glande in attesa rilascia tonnellate di goccioline, la mia cappella è completamente bagnata dal pre-sperma.
Accarezzo teneramente i suoi testicoli sodi e glabri e allargo leggermente le sue natiche con entrambe le mani.
La sua dolce apertura giace indifesa davanti a me e per un attimo mi godo questo spettacolo fantastico.
Roberto si offre a me con sottomissione, pieno di fiducia e di aspettativa sfrenata.
Penso: “Desideri il mio cazzo duro? Sono qui per dartelo!”
Le mie mani allargano il suo sedere un po' di più, il suo foro aperto si contrae mentre lascio che la mia saliva vi scorra sopra.
Uno spettacolo pazzesco, sto muovendomi speditamente con lussuria.
Ancora una volta ho lasciato scorrere lo sputo sul buchetto.
Voglio sentirlo, assaporarlo, la mia lingua si infila nel suo culo e lecca dolcemente la sua rosetta affinché possa accogliermi meglio.
Con immensa pazienza la punta della lingua penetra e lecca avidamente tutto. Torno indietro.
Con l'indice bagnato traccio una scia calda dall'estremità dei suoi testicoli fino al retto che si contrae selvaggiamente.
Probabilmente la regione più sensibile di ogni uomo.
Roberto geme ad alta voce mentre il mio indice bagnato entra lentamente nel suo culo e supera l'anello con leggera resistenza.
Lascio che il dito ricurvo circoli dolcemente dentro di lui.
Il suo sedere si solleva improvvisamente verso il mio indice, i suoi gemiti diventano più forti, più selvaggi, i suoi movimenti diventano più impulsivi.
Il secondo dito nel suo culo lo fa esplodere, Roberto urla di piacere e improvvisamente rilascia i suoi umori sul lenzuolo.
Lui ha le contrazioni, urla, sussulta. Tende ritmicamente tutti i suoi muscoli, le mie dita sono letteralmente intrappolate nel suo culo, che stringe ritmicamente nella follia del suo fenomenale orgasmo.
Il suo culetto si muove e si agita dal piacere.
La tensione lentamente si attenua e Roberto si lascia cadere quasi in trans sul cuscino.
Voglio usare il mio pene gocciolante per raggiungere finalmente l’orgasmo.
Non ho bisogno di lubrificante per la sua penetrazione, poiché le mie abbondanti quantità di saliva sul suo dolce buco e il precum sul mio glande forniscono la lubrificazione necessaria.
Al primo tentativo il mio glande riesce a superare l'anello interno del suo buco.
Che sensazione. Il caldo culo di Roberto lo avvolge. Il mio cazzo è al settimo cielo.
Mi spingo avanti millimetro per millimetro, il mio pene sembra stretto in una morsa viscida.
Roberto ha una corporatura perfetta e un culo bellissimo.
Senza alcuna ulteriore resistenza significativa penetro fino a far battere le mie palle, il culo di Roberto mi accoglie sottomesso e si spinge con veemenza verso di me. "Alberto fottimi, fottimi, fotti il tuo Roberto, io appartengo a te..." urla nel cuscino sotto di lui.
Un'immagine pazzesca, il suo culo stretto proteso verso di me, il mio cazzo incastrato dentro di lui fino in fondo alla radice.
Lo lascio per un momento fermo dentro di lui, poi incomincio a penetrarlo ritmicamente con forza.
Devo rallentare i movimenti, altrimenti verrei subito, era troppo eccitante la situazione.
Lui: "Alberto, fottimi il culo, fottimi la testa ... prendimi con forza … lo voglio tutto dentro!"
Con colpi lenti e profondi penetro nel suo culo, massaggiando leggermente le sue natiche divine che si protendono verso di me ad ogni spinta.
I miei sensi si immergono in una dimensione strana, la mia mente vaga oltre, infilo interamente il mio cazzo dentro di lui e mi ritorna in mente la sua dolce metà che non c’è oggi.
Sento i miei testicoli contrarsi forte, il mio sperma vuole essere rilasciato con forza bruta nel suo culo.
Afferro le natiche di Roberto in modo quasi brutale e inizia a pompare con maggiore vigore, sono pronto per venire.
Un'infinita soddisfazione personale mi travolge mentre inondo Roberto con il mio sperma caldo.
Colpo dopo colpo, il mio cazzo esplode e si svuota nel suo culo.
Mugolando, Roberto si spinge sulla sua verga schiacciata sul lenzuolo sotto di lui.
Rimango esausto sulla sua schiena per quella che sembra un'eternità, il cazzo ricoperto di sperma ha perso la sua durezza e sta uscendo dal sedere di Roberto.
Completamente spossato, mi giro sulla schiena per allungarmi sul lenzuolo. Roberto si rannicchia contro il mio addome e prende amorevolmente il mio piccolo in bocca.
Con invidiabile devozione libera il mio cazzo dai residui della nostra scopata.
La bottiglia di amaro è ancora lì, accanto a noi, Roberto succhia il mio cazzo inerte e io mi verso e bevo un sorso di liquore.
Roberto continuava a succhiarmi amorevolmente il cazzo. Allargo le gambe per facilitare il suo lavoro e lo lascio fare.
Il mio pene rialza la testa in aria compiaciuto dalla bocca calda che lo stimola.
"Hmmm, delizioso." mormora mentre prende il mio cazzo sempre più in profondità, fino alla radice e continua dicendo: "Posso succhiarti di nuovo?"
I suoi grandi occhi mi guardano dal basso.
Roberto lascia scorrere tonnellate di saliva sul mio cazzo ormai di nuovo duro, lui sa che mi piace particolarmente.
La sua bocca scivola delicatamente su e giù sul mio tronco.
I rumori che ne derivano provocati dal suo sputo mi fanno ribollire.
Le mie mani si posizionano sulla sua nuca e lo avviano al ritmo che mi fa godere di più.
Intuitivamente premo profondamente la sua testolina sul mio tubo e questa gli affonda in gola con uno schiocco.
Roberto ansima, ha le lacrime agli occhi quando lo rilascio indietro.
Per la gioia, o semplicemente ero troppo in gola?
I suoi occhi avidi e vitrei mi dicono che vuole di più.
Ancora e ancora metto la sua bocca bagnata sulla mia verga pulsante, che è già sul punto di scoppiare di nuovo.
Roberto annuisce leggermente, indicando che lo vuole profondamente. Entrambe le mani gli artigliano la testa e lo tirano su di me, il mio glande pulsante preme in modo dominante nella sua gola e in pochi secondi esplodo.
Spinta dopo spinta, pompo il mio carico di sperma nella bocca di Roberto.
Lui ha un forte conato di vomito per quanto la sua situazione lo consente e vuole liberarsi dalla mia dura presa.
Dopo quella che sembra un'eternità, gli libero la testa dalle mani e lui cade di lato, completamente esausto.
Saliva mescolato al mio sperma escono dalla sua bocca aperta e malconcia.
Roberto sussulta con veemenza, i suoi occhi sono socchiusi.
Si sta lentamente riprendendo dalla mia scopata in gola.
“Oh, cavolo Alberto, penso che sia stato il pompino più brutale ma anche più hot della mia vita! Voglio che questo sogno non finisca qui ora."
Accarezzo la sua dolce testolina in modo quasi comprensivo.
"Ho bisogno della tua mano che mi guidi, puoi usarmi come una troia, come la tua puttana ogni volta che ne hai voglia, Alberto."
Il mio cazzo semiduro, adagiato di lato, è ancora viscido e bagnato.
Con l’indice raccolgo i residui appiccicosi delle nostre secrezioni e glieli porto alla bocca.
Roberto mi guarda con i suoi occhi azzurri di profonda devozione e li lecca con entusiasmo.
"Grazie, Alberto," esce dalla sua bocca, mentre dalla sua posizione sottomessa mi guarda profondamente e infinitamente grato.
All’improvviso, senza nessun preavviso, si aprì la porta dell’ingresso ed entrarono Nicoletta e Teresa.
Nicoletta disse: “Carissimi come va? Noi non ci siamo trovati bene nell’hotel e abbiamo deciso di ritornare in città. Voi cosa avete fatto?” poi vedendoci continua “Oh cazzo, lo vedo cosa avete combinato!!! Ve la state spassando alla grande coppia di porconi.”
Risponde Roberto: “Oltre quello che vedi, non abbiamo fatto nulla di particolare, questa mattina siamo andati un po’ in giro a fare due passi e poi siamo rientrati a casa. Di pomeriggio abbiamo fatto, come vedi, del gran sesso. E voi?”
Rispose Teresa: “Anche noi ci siamo date da fare, abbiamo fatto molto sesso!”
Non era la prima volta che Nicoletta portava a casa una sua amica “particolare”. Teresa era poi una vecchia conoscenza di Roberto, tante volte era stata ospite loro. Si può dire che erano molto in intimità.
Si comprese quanto fossero amici quando Roberto la salutò.
Infatti, dopo essersi avvicinato, prese il suo viso tra le mani e la baciò sulla bocca come se fossero amanti, e disse: "Cavolo, sei bellissima, sei veramente in forma, una gran bella figa."
Nicoletta sorrise all’uscita del suo compagno.
Teresa, senza nessun indugio, rispose al suo bacio avvolgendo le sue braccia sul suo corpo nudo, si abbracciarono l'un l'altro e lasciarono che le loro mani vagassero liberamente l'una sull’altra.
Mentre si baciavano ed esploravano a vicenda, Nicoletta disse: “Lui è Alberto, un nostro caro amico.”
Teresa si voltò verso di me e con un grande sorriso disse: “Piacere di fare la tua conoscenza. Nicoletta mi ha parlato molto di te. Ora posso affermare compiutamente di conoscerti meglio.” Poi sorride maliziosamente vedendomi completamente nudo.
Io risposi con un grande sorriso e con un classico: “Il piacere e mio.” Poi aggiunsi, “Anch’io ho sentito parlare di te da Roberto e Nicoletta, spero di poter approfondire oggi la tua conoscenza.”
E lei: “Sicuramente, oggi sarà il giorno giusto per conoscerci meglio.”
Alle sue spalle c’era Nicoletta che iniziò scherzosamente a strofinare il suo ventre teso contro la sua amica.
Si comprendeva da quel piccolo movimento cosa intendessero alludere Nicoletta e Teresa … la giornata si stava prospettando in modo molto interessante … ma questa è un’altra storia…..
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Mi fa scopare dal collega superdotato.
Mi chiamo Stefania e sono sposata da sei anni con Luca, dopo due di fidanzamento. Sono alta 1,70, mora, occhi scuri, bocca ampia e labbra carnose, una buona terza di seno ed un bel culo a mandolino, che attira tante attenzioni. Luca è un marito fantastico. Ha un bel fisico che cura molto, facendo sport, in particolare il padel: sport che pratica assieme a tre suoi colleghi di lavoro, Diego, Claudio e Fabio. Sessualmente parlando, ha una discreta dotazione, diciamo un po’ sopra la media, ma niente di particolare. La cosa che lo rende speciale è il fatto che, a letto, è un gran porco! Quando ci siamo messi insieme, avevamo già fatto le nostre esperienze e, fin da subito, il sesso è stato un elemento base per la nostra unione. Con lui mi sento libera di esprimere le mie fantasie e lui mi asseconda in tutto. Lui stesso è un grande scopatore, instancabile e fantasioso. Gli piace farmi vivere delle fantasie e, per realizzarle, si è procurato un invitante vibratore che ci fa compagnia nelle nostre scopate. Luca mi scopa nel culo col suo cazzo durissimo, mentre col vibro mi sfonda la fica ed io godo come una maialina. Una sera, mentre eravamo a letto, intenti ad eccitarci per una ennesima scopata, lui mi ha fatto una domanda che mi ha colto impreparata.
«Che ne diresti se, al posto del vibratore, ci fosse un cazzo vero? Un maschio molto dotato che te la sfondi tutta?»
Resto di sasso, lo guardo negli occhi e prendo atto che sta dicendo sul serio.
«Sì… cioè io... sì, mi piacerebbe, ma non saprei con chi farlo. Non credo sia così facile trovar qualcuno e, per di più, super dotato.»
Lui sorride e mi racconta che la sera prima, mentre faceva la doccia nel nuovo impianto sportivo riservato al padel, ha potuto notare che due suoi amici, Diego e Claudio, sono ben messi, ma il super dotato è Fabio. A suo dire, avrebbe un cazzone enorme.
«Sono sicuro che, eretto, supera i venticinque centimetri, con uno spessore di non meno conto.»
Mentre parla, mi penetra e continua ad elogiare le doti equine del cazzo del collega ed io mi vedo simile ad una cagna in calore, che gode nel sentirsi esortata a realizzare quella sua certa idea.
«Prova ad immaginare di averlo nel culo, mentre io ti scopo!»
Chiudo gli occhi e immagino quel bastone dentro di me, mentre mi infila il vibro nel culo. Sbrodolo immediatamente e godo in maniera così repentina da restarne stupita io stessa. Lui se ne compiace e mi dice che, se intendo provare questa esperienza, lui è pronto ad assecondarmi: vorrebbe invitare Fabio una sera a cena da noi. Mi sento molto eccitata all'idea e la sera, quando Fabio arriva, mi trova ancora molto indecisa. Luca mi ha fatto indossare un tubino molto leggero che lascia poco all’immaginazione.
«Complimenti, Luca! Tua moglie è proprio una bella donna!»
I suoi complimenti sortiscono l'effetto di farmi rilassare. Ceniamo e ci divertiamo tra battute e doppi sensi, che si fanno sempre più spinti, anche grazie a qualche bicchiere di vino, che lentamente scioglie i freni inibitori. Avverto sempre più spesso lo sguardo di Fabio indugiare sul mio corpo; naturalmente la cosa mi eccita. Finito di cenare, ci spostiamo sul divano e, mentre mi avvicino per offrir loro il caffè, Luca mi mette una mano sul culo. Fabio guarda, sorride e, senza scomporsi, fa una battutina un po’ spinta.
«Un bel culo così, lo accarezzerei anch’io!»
Luca mi guarda, io sorrido e ribatto.
«Se vuoi, puoi accomodarti!»
Mi giro verso Luca ed offro il mio culetto alle attenzioni di Fabio, che gradisce e subito fa scomparire ogni remora. Così, mentre Fabio mi tocca il culo, mio marito mi massaggia le tette. Poi la mano di Fabio scende sotto il vestito e si trova a verificare che non indosso l’intimo. Mi squadra da capo a piedi compiaciuto, ed io mi eccito ancor di più.
«Accidenti! Ma questa porcellina è nuda sotto! Che troia! Fantastica! Luca sei davvero molto fortunato!»
Senza nessun indugio, inizia a masturbarmi la figa, ormai ridotta ad un lago di umori. Luca si apre i pantaloni e mi trovo il cazzo di mio marito davanti al viso. È eccitatissimo! Intanto Fabio, mentre con una mano mi continua a massaggiare la figa, si apre i pantaloni a sua volta e, quando Luca mi fa girare, mi trovo davanti al viso il tanto decantato palo di carne del collega. È davvero un cazzo enorme! Fabio è in piedi, mi fa inginocchiare e me lo pianta in bocca. Io mi metto d'impegno a succhiare quel bastone che sembrava lievitare sempre più nella mia bocca; era diventato il doppio di quello di Luca. La cappella a mala pena riusciva a passare tra le mie labbra. Fabio mi ha fatto i complimenti e poi si è rivolto a Luca.
«Sei davvero un'esperta succhiacazzi! Luca, quando mi hai invitato a cena, avevo immaginato che tua moglie volesse il mio cazzo. È accaduta la stessa cosa con la compagna di Claudio, la scorsa settimana; anche lei ha gradito la mia super minchia! Dai, bella troia, succhia che dopo ti sfondo e potrai vedere quanto lui ne sarà contento!»
Naturalmente io succhiavo con dedizione, senza fermarmi. Luca ha suggerito di spostarci in camera e subito ci siamo spogliati; solo allora ho potuto constatare che Fabio era un bell’esemplare di maschio, dal fisico scolpito e dal cazzo davvero super. Luca mi ha subito infilato il cazzo dentro la fica, mentre io continuavo a gustarmi il sapore di Fabio in bocca. Ho avuto un rapido orgasmo e poi si son dati il cambio. Mi ha fatto distendere supina, ho spalancato le cosce e lui ha appoggiato la grossa cappella fra le labbra della mia ostrica, già fradicia di succhi e, lentamente, ha affondato quel paolo tutto dentro di me. Al sentirlo entrare è stato come esser sverginata per la seconda volta. L’ho sentito penetrare tutto dentro, fin in fondo. Mi ha dilatato con impegno e subito ho iniziato a godere. Mi sbatteva come un toro scatenato. Ho raggiunto un altro orgasmo, che ho urlato sfilandomi il cazzo di Luca dalla bocca.
«Vengo! Sì, dai che vengo! Godo! Mi fai impazzire! Dai, ancora, continua!»
Naturalmente non si è fermato. Mi ha sollevato le gambe in alto, ha fatto spostare Luca che mi guardava estasiato e poi ha preso a sfondarmi con colpi tremendi, che mi hanno procurato altri tre orgasmi in rapida successione. Poi abbiamo cambiato posizione. Mi ha preso da dietro. Ha infilato la sua poderosa verga tutta dentro ed io ho inarcato la schiena per reggere l’impatto. Mi son sentita quel palo tutto dentro in tutta la sua innaturale lunghezza. Mi ha afferrato per i fianchi ed ha iniziato a pomparmi, mentre mi assestava delle potenti sculacciate sulle chiappe, acuendo il mio piacere.
«Vacca, ti sfondo! Guarda, Luca, come si monta una vacca come lei! Questa il cazzo lo adora e, stai sicuro che, questa sera, ne avrà una bella razione! Ora però voglio farle anche il culo!»
Ho subito avvertito un brivido che era un misto di paura/piacere nel pensare di ritrovarmi con quella trave nel culo, ma devo ammettere che desideravo provarla anche lì. Mi ha fatto provare un ennesimo orgasmo, poi ha puntato la cappella durissima al mio buchetto e, con fatica, mi ha infilato tutta l'asta, fino in fondo. Ho sentito il suo corpo aderire al mio ed ho realizzato di averlo ospitato tutto nel mio culo.
«Piano! Ti prego, fa piano! Mi piace, dai muoviti, ma piano!»
All’inizio era doloroso, ma, dopo le prime pompate, ho iniziato a godere intensamente, mentre succhiavo il cornuto di mio marito. Mi sembrava di esser impalata. Lo sentivo nello stomaco ed ho iniziato a godere anche così.
«Sì, dai! Godo! Accidenti: mi fai godere di culo? Dai, che vengo!»
Ero sconvolta! Mai avevo avuto una simile esperienza e stavo realmente andando ai pazzi, da quanto mi piaceva. Dopo l’ennesimo orgasmo, Fabio ha chiesto a Luca di sdraiarsi supino, mi ha fatto impalare sul suo cazzo dandogli le spalle. Sentire il suo cazzetto nel culo, dopo che lo aveva ben dilatato Fabio, mi ha quasi fatto sorridere, poi Fabio mi ha infilato davanti ed ha preso a pomparmi come un pazzo. Ero sconvolta dal piacere e, in delirio, lo incitavo.
«Sì, dai, più forte! Dai, spingi… spingi non ti fermare! Spaccami tutta!»
Travolta dal piacere che mi trasmettevano quei due cazzi dentro di me, godevo come una forsennata, senza soluzione di continuità. Forse la forte eccitazione, oppure il fatto che mi stava inculando mentre davanti un altro cazzo mi sfondava la fica, proprio come avevamo fantasticato tante volte, ha fatto sì che Luca mi sborrasse nel culo. Mi ha riempito di sborra, per poi sentirlo diventar moscio. Si è sfilato e mi ha lasciato fra le braccia di Fabio, che sembrava un toro infuriato; non perdeva un colpo. Ha continuato a montarmi con quel cazzone durissimo. Lo alternava in ogni buco, cambiando foro non appena ne godevo. Poi, alla fine, anche lui mi ha sbarrato dentro. Quando si è sentito prossimo alla schizzata, mi ha guardato e chiesto:
«Dove la vuoi?»
Io gli ho sorriso e l’ho esortato ad inondarmi il ventre.
«Dai, vieni! Sborrami dentro! Sei un toro stupendo e ti voglio tutto dentro!»
Mi ha fatto godere di nuovo e poi ha urlato il suo piacere, mentre mi farciva con tutta la sua crema bollente.
«Eccomi, troia! Sborro! Ti vengo dentro!»
Un attimo dopo, avevo la fica tutta piena della sua sborra. L’ho lasciato svuotarsi in me, poi l’ho preso in bocca e, prima di leccarlo, mi sono girata verso Luca.
«Adesso, cornuto, se vuoi che ti lasci la possibilità di scoparmi ancora, lecca tutta la sua sborra dalla mia fica!»
Mentre sentivo la lingua di mio marito che lambiva, succhiandole, le labbra della mia fica farcita dal piacere dell'altro, ho preso quel magnifico palo tutto in bocca. Nonostante avesse appena goduto, era ancore un cazzo di tutto rispetto ed io l’ho omaggiato suggendolo con la mia lingua, per raccogliere fino all’ultima goccia di quel nettare, di cui era ricoperto. Poi Fabio si è rivolto ad entrambi:
«Tu sei una troia stupenda. Chiavarti è stato, oltre che un onore, un vero piacere e, quanto a te, cornuto, non ti lamentare se in seguito lei ne vorrà ancora, perché è questo il risultato che si ottiene quando si fa provare un cazzo come il mio ad una troia stupenda come tua moglie.»
Poi si è rivestito, mi ha salutato, ribadendo che ci saremmo rivisti perché aveva in mentre un certo progetto, che mi vedeva coinvolta. Ora sono in trepidante attesa, perché questa sera Fabio verrà a cena da noi, assieme a due suoi amici che, da quanto mi ha promesso, sono dei veri tori da monta, dotatissimi e Luca vuole ancora provar la gioia di esser trattato da cuckold: gli piace segarsi, mentre ammira la moglie godere alle prese con altri cazzi. Oddio hanno suonato!
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11 months ago
baxi18, 55
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LA PRIMA VOLTA DI MIA MOGLIE
LA PRIMA VOLTA di MIA MOGLIE – 1^ PARTE
Questa è una storia reale vissuta nel marzo 2022 che ha rappresentato molto nella mia vita di coppia.
Sono un marito innamoratissimo di Patrizia, un’avvenente e calda moglie dotata di un’immensa fantasia erotica. Quando ci siamo conosciuti, quasi 25 anni fa’, aveva avuto poche esperienze sessuali, nonostante ciò a letto si è da subito rivelata molto più passionale e coinvolgente di me.
Infatti, sebbene io avessi un “curriculum” sentimentale molto più ricco del suo, è stata Lei a iniziarmi ai provocanti giochi fatti di trasgressioni virtuali dove l’immaginazione la faceva da protagonista. Mentre scopavamo ci eccitavamo raccontandoci reciprocamente le avventure sessuali con i precedenti partners. Io in particolare amavo (e, a dir il vero, ancora oggi amo) ascoltarla raccontare i dettagli più intimi e scabrosi dei suoi precedenti amplessi.
Più la sentivo “porca” e più mi eccitavo.
Grazie a Lei ho scoperto il sesso in tutti i suoi aspetti fisici e soprattutto cerebrali. Ho imparato a fare l’amore con tutti i 5 sensi: vista, udito, gusto, tatto e olfatto. Ancora oggi adoro palparla tutta, toccarla in profondità, guardare ogni centimetro quadrato del suo corpo, sentirla gemere, assaporare il gusto dei suoi umori, sentire il profumo della sua pelle.
Ben presto però la sua intrigante fantasia ci ha spinto a voler sperimentare qualcosa di più realistico. Da qui la decisione di frequentare i club privé….come sempre è stata Lei a presentare la cosa. Non che io non ci avessi mai pensato ma temevo di poter essere frainteso nell’avanzare una tale sconveniente proposta.
E si….lo confesso….all’epoca ero un po’ bigotto….inibito da tutte le preclusioni sociali, ma Patrizia mi ha guarito da questa tremenda “malattia”.
Le prime imbarazzanti esperienze sono state poco più che conoscitive, ci eccitavamo guardando gli altri e poi facevamo l’amore tra noi. Piano piano però ci siamo sbloccati e abbiamo permesso ad altre coppie (ed anche a qualche singolo) di interagire in modo soft con noi.
È stato in questi frangenti che ho scoperto quanto mi piacesse vivere i momenti più intimi di Patrizia da spettatore. Non credo di essere un cuckold…..è solo un problema di prospettiva. Quando facciamo l’amore abbracciati non riesco a vedere il mio amore in tutta la sua interezza….sono costretto ad accontentarmi di una visione parziale di Lei. Inoltre la partecipazione all’amplesso, in qualche modo, limita la possibilità di focalizzare la mia attenzione su ogni parte del suo corpo, sull’attimo della penetrazione, sulle espressioni di piacere, etc. .
Dopo un po’ giocare a quattro cominciava a non gratificarmi più, perché intrattenere la Lei dell’altra coppia inevitabilmente mi impediva di osservare Patrizia e così facendo rischiavo di non percepire i suoi movimenti, le sue espressioni, le sue parole,,,,,i suoi gemiti. A me non interessava l’altra, io ero preso solo da Patrizia.
Da qui la decisione di passare ai giochi a 3….Io, Patrizia ed un singolo. Tuttavia anche il club privè cominciava a starmi stretto: troppo buio, troppo scontato e soprattutto il tutto si viveva troppo velocemente. Avevo bisogno di ricordare, di rivedere e soprattutto di rivivere quelle esperienze anche nei giorni e nelle settimane successive. Pertanto abbiamo deciso di cambiare anche la location…….basta con i privè…….da quel momento in poi i giochi si faranno in casa….la nostra.
Abbiamo così iniziato a giocare con singoli stabilendo dei nostri limiti…..niente rapporti orali (da parte di Patrizia) e no rapporti penetrativi. Ed è stato anche l’inizio della creazione di una mia ricca e preziosa cineteca privata avente come protagonista principale la bella e calda Patrizia, i singoli del caso (a cui, tranne rarissime occasioni, non veniva mai fornita una seconda opportunità di incontro) rappresentavano per noi solo comprimari….comparse. L’unica vera regina della scena hard era Lei……Patrizia.
La visione dei filmati dei “giochi di mia moglie” ancor oggi allietano molte mie serate solitarie.
Spesso con Patrizia parlavamo di sesso, di sentimenti, di amore. Entrambi riconosciamo che certi bigotti luoghi comuni della nostra società sono assurdi, contraddittori, ipocriti.
Ad esempio: mentre lo scambio di coppia è condannato dai benpensanti, le “corna” tra coniugi sono quasi all’ordine del giorno. Sembrerebbe quasi che se si scopa di nascosto dall’altro sia accettabile, ma se si opera un consapevole scambio di coppia “in presenza” sia indecente.
Due partners che accettano consensualmente di vivere “momenti” di trasgressione con altri che male fanno? Il fatto che uno scopi la moglie dell’altro (e viceversa) altera forse il loro rapporto sentimentale? Forse non si amano più? Io non lo credo affatto. Al contrario, durante i nostri giochi, io e Patrizia abbiamo conosciuto splendide coppie di scambisti che si adorano alla follia e che si amano molto più di certe bigotte coppie che, pur dimostrando a livello sociale comportamenti integerrimi, non hanno da anni più nulla da dirsi a livello sentimentale e ancor di più nell’intimità delle lenzuola.
Io penso che se il gioco viene vissuto insieme (intendo dire “alla luce del sole”….senza inganni e falsità) possa essere un elemento di unione, di complicità che può anche essere utile ad alimentare la sessualità di coppia.
Ma poi….cosa si vuole veramente intendere col il verbo “tradire”?
A mio parere il termine è un’abbreviazione del più ampio “tradire la fiducia del partner”. Ecco pertanto che anche una cena intima mano nella mano tra una persona “non libera” e un Terzo soggetto, sebbene non costituisca tecnicamente un rapporto sessuale, costituisce un grave tradimento dell’inconsapevole compagno/a. Viceversa lo scambio di coppia non può considerarsi un tradimento giacché accettato e vissuto insieme dai partners.
Come dico sempre io: il vero e più grave tradimento è quello dell’anima……quello che viola il rapporto di fiducia.
Questa lunga premessa, per arrivare al fatto che, dopo anni di incontri soft, siamo arrivati ad un punto in cui si è sentito il bisogno di un altro passo avanti. I giochi di fantasia erano ancora apprezzati ma, per mantenerli vivi, era opportuno realizzarne concretamente alcuni che in precedenza rientravano nella nostra zona OFF LIMIT.
Ed è da qui che partirà la seconda e ultima parte della mia storia.
- CONTINUA -
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11 months ago
lucrezia13,
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Un appuntamento trasgressivo con una coppia– secondo episodio
Dopo quel fantastico incontro avuto con Marco, ho ripensato spesso alle sensazioni provate, alla piacevole complicità avuta con lui.
Quella esperienza aveva fatto maturare, dentro di me, una nuova fantasia, figlia di quel giorno.
Mi ritrovavo spesso a pensare come sarebbe stato fare sesso con una coppia con entrambi bisex o quantomeno con lui bisex.
Immaginando questa nuova situazione e ripensando al sesso fatto con Marco mi diventava duro, evidentemente la situazione mi eccitava molto.
Decisi di rientrare nel sito di incontri per iniziare a chattare con coppie con tali caratteristiche.
In una di queste mie incursioni sul sito ho accolto un invito a chattare da una coppia dal nome utente "Coppia fantastica bisex ".
Nel mio subconscio, credo, che l’idea di fondo fosse: “La prima volta è andata alla grande perché non provare ancora e magari allargare gli orizzonti”.
Ero molto curioso e volevo provare.
Quindi decisi di mettermi in relazione con questa coppia di possibili amici.
Dopo alcune e-mail, ci siamo dati un appuntamento su WhatsUp per parlare un po’ tra di noi.
Lo scopo era solo di fare conoscenza e valutare le eventuali affinità.
Dopo una breve chiacchierata, loro mi hanno accennato quale fossero le loro intenzioni.
Stavano cercando qualcuno che si unisse a loro per fare sesso in totale libertà e divertirsi insieme.
Ho messo subito in chiaro che ero nuovo a tali situazioni in quanto stavo ancora esplorando questa mia nuova fantasia sessuale.
Ero troppo timoroso per dire che avrei voluto sentire un cazzo duro in bocca perché non ero ancora sicuro se fossi stato in grado realmente di farlo o mi sarei tirato indietro nel momento decisivo.
Ma ancora una volta ero così eccitato che ho pensato: “Perché non allentare la tensione. Fai la loro conoscenza … poi si vedrà cosa potrà nascere. Puoi sempre fermare tutto.”
Loro mi hanno proposto di incontrarci dal vivo ed io ho accettato ben volentieri.
Roberto (la sua compagna si chiamava Nicoletta) durante una lunga conversazione online mi disse: “Perché non ci incontriamo, chiacchieriamo un po’, beviamo qualcosa e poi si vedrà. Se vuoi puoi venire a casa nostra. Non stabiliamo nulla a priori, ma valutiamo la nostra compatibilità. Per noi è possibile anche oggi pomeriggio.”
Proposta che io ho accettato molto volentieri.
L’appuntamento era ormai preso, quel pomeriggio, visto che abitavamo a poca distanza, mi sono preparato e mi sono avviato verso l’indirizzo indicatomi.
Il mio cuore ha iniziato a battere forte mentre mi avvicinavo a casa loro.
La distanza era breve, la loro casa era solo a pochi minuti a piedi dalla mia.
Pensavo tra me e me lungo il tragitto: "Fanculo, cosa stai facendo … torna indietro. Non posso farlo! Cosa succederà? E se sono delle persone violente?"
Poi, per amore della trasgressione e per un certo arrapamento che in quel periodo avevo, ho messo da parte questi pensieri e ho continuato a camminare nella direzione giusta, anche se una certa ansia pervadeva il mio corpo.
Prima che me ne rendessi conto, stavo entrando nel vialetto di una bellissima casa con giardinetto.
Per calmarmi ho cominciato a fare profondi respiri, il pensiero di andare via era ancora presente nella mia mente.
Li avevo già avvisati con un messaggio che ero quasi a casa loro.
Arrivato davanti la loro porta di casa, li vedo all’ingresso ad aspettarmi.
Penso: “Ora non posso più tornare indietro, vediamo cosa nasce, in fondo tutto può fermarsi a livello di amicizia e nulla più.”
Entrando in casa ci scambiamo dei saluti e i soliti convenevoli.
Come è ovvio che sia, nell’area serpeggiava un certo imbarazzo.
Nicoletta disse: “Carissimo, ben venuto a casa nostra. Siamo molto contenti di averti qui con noi.”
Io risposi: “Il piacere è mio, avevo proprio voglia di fare la vostra conoscenza, non vi nascondo che sono molto agitato, credo sia evidentissimo.”
Roberto disse: “Non ti preoccupare, è normale essere agitati quando si incontrano persone che non si conoscono bene. In fondo anche noi lo siamo un po’. Abbiamo tutto il tempo che ci serve per fare conoscenza e poi si vedrà cosa potrà nascere tra di noi.”
Quelle parole hanno avuto l’effetto di tranquillizzarmi, mi sentivo finalmente un po' più rilassato.
Mi hanno fatto accomodare in una grande sala dove erano presenti diversi divani, un pianoforte a muro e dei mobili in stile classico. Il tendaggio era particolarmente curato.
La casa era arredata in modo molto singolare, sicuramente realizzata da un esperto di arredamento.
Infatti, nella chiacchierata successiva, quando abbiamo approfondito la nostra conoscenza, Nicoletta mi disse che svolgeva la professione di Interior Designer.
Roberto, invece, lavorava in una grande azienda di telecomunicazioni come esperto di cybersecurity.
Ci siamo seduti in salotto e, per sciogliere un po' la tensione, mi hanno offerto un cocktail che avevano già preparato.
La prima cosa che notai è che in presenza erano ancora più interessanti che online.
Nicoletta era una donna molto bella, dalla figura snella, con dei seni ben proporzionati.
Guardandola da vicino il suo volto era armonioso e con grandi occhi verdi molto profondi.
Era vestita con un tubino nero che lasciava intuire le sue sensuali forme.
Si poteva intravedere la langery, molto sexy e sicuramente di pizzo nero.
Roberto era molto alto e ben strutturato fisicamente, la sua presenza scenica faceva trasparire grande autorevolezza e una sicurezza da far invidia.
Dal rigonfiamento dei suoi pantaloni si poteva constatare che, molto probabilmente, aveva un bel pacco lì davanti.
Bevevamo e parlavamo di noi, delle nostre amicizie, del nostro lavoro e di tante altre cose, ma non abbiamo toccato, per un lungo periodo, il tasto “sesso”.
Probabilmente complice il cocktail alquanto alcolico, all’improvviso senza nessun accenno premonitore, Roberto disse: “Cosa ne pensi di fare del sesso con noi, in fondo è anche per questo che ci siamo incontrati oggi.”
Sia io, sia Nicoletta, siamo rimasti per un attimo sorpresi dall’uscita di Roberto, poi lei disse: “Ha ragione, mi pare giusto parlare anche di sesso, in fondo la tensione e l’imbarazzo iniziale si sono dissolti … vero Alberto?”
Risposi: “Si è vero, mi sento molto più tranquillo, appena arrivato ero agitato, ve ne siete accorti anche voi. Ora sto bene, non so ancora cosa sarò in grado di fare, ma il desiderio di provare nuove sensazioni e nuove emozioni c’è dentro di me. Poi voi siete delle persone molto belle e seducenti. Quindi se vi va, io ci sto!!!”
Roberto, ricollegandosi a quanto detto, aggiunse: “Noi siamo molto trasgressivi, come ti abbiamo accennato online, tutti e due siamo bisex attivi e passivi. Ci piace il sesso in tutte le sue forme. Non abbiamo, pertanto, limiti. Siamo assolutamente contraria alla violenza. Non ci piace e non la pratichiamo né, tanto meno, lo facciamo agli altri.”
Risposi: “Ottimo, credo che la base di partenza sia comune. E che tutti e due siete bisex mi intriga ancora di più.”
Dopo queste mie parole, loro hanno proposto di trasferirci nella loro camera da letto. La stanza era alla fine di un lungo corridoio.
Mi avvio con la consapevolezza che ormai non potevo più tirarmi indietro.
La camera da letto era arredata anch’essa in modo molto elegante, vi era un letto king size veramente bello.
Appena dentro loro, d’intesa, piano piano, iniziarono a togliermi i vestiti.
Prima il maglione, poi la camicia, rimasto a petto nudo Roberto ha iniziato a massaggiarmi le spalle e il petto mentre Nicoletta iniziava a slacciarmi le scarpe e ad aprire la cintura dei pantaloni.
Mi sentivo avvolto dalle loro attenzioni, sensazione splendida.
Rapidamente rimasi in boxer che con maestria veniva tolto da Nicoletta facendomi rimanere con il cazzo penzolante tra le gambe.
Dopo essere rimasto nudo, loro due, iniziarono a spogliarsi l’un l’altro.
Li osservavo attentamente, erano una coppia molto bella e molto ben fatta fisicamente.
Oltre ad aver intravisto e immaginato sotto il vestito il corpo di Nicoletta, ora lo vedevo nudo. Lei maliziosamente per farsi guardare interamente, fece un lento giro di 360 gradi.
Aveva un seno splendido, più grosso di quello che potessi attendermi. Su come una roccia e con l’aureola dei capezzoli molto grande.
I capezzoli erano già turgidi e molto consistenti.
Le gambe di Nicoletta erano perfette e mettevano in mostra un pube con dei peli ben definiti che lasciavano intravedere le labbra rosa della sua figa e il suo grosso clitoride.
Il culo era molto sodo e ben fatto.
Nicoletta sicuramente attirava sessualmente qualsiasi uomo o donna.
Roberto, una volta denudato da Nicoletta, metteva in mostra il suo bel corpo e, soprattutto il suo enorme cazzo ancora penzolante tra le cosce, aveva le parti intime depilate, comprese le enormi palle.
Il suo culo era strepitoso, sodo e molto pronunciato, molte donne lo avrebbero voluto avere così.
Lui lo metteva in mostra con molta enfasi.
Dopo che si sono spogliati, Roberto mi ha chiesto di distendermi sul letto.
Non appena l’ho fatto, ho sentito una fantastica e calda sensazione di velluto attorno al mio cazzo, Nicoletta si stava dando da fare su di me.
Rimasi sdraiato con gli occhi quasi chiusi per godermi il fantastico pompino che stavo ricevendo.
Nella stanza echeggiavano i rumori prodotti dalla bocca e dalla lingua di Nicoletta.
Mentre mi godevo la sua bocca calda e l’intrepida lingua che scendeva fino alle palle per poi risalire, mi è venuto in mente che avevo perso di vista Roberto.
Cominciai a guardare intorno nella stanza e lo vidi seduto sopra la mia testa ad osservare la sua partner che mi succhiava.
Guardando più attentamente il suo corpo snello e tonico intravedo il suo cazzo ormai duro come una roccia, lui lo accarezzava masturbandoselo.
Un cazzo fantastico. Lungo almeno 22 centimetri, forse anche più, con una buona circonferenza. Vene grosse che spuntavano ovunque.
La cappella aveva una forma quasi perfetta. Grossa e totalmente scappellata.
Gli chiesi, tra un gemito di piacere e l’altro, mentre Nicoletta mi pompava: “Ho visto che sei circonciso. Non che la cosa mi dispiaccia ma solo per curiosità, quel è stata la ragione per cui lo hai fatto?”
Roberto mi rispose: “Non sono circonciso per questioni religiose ma da ragazzo è stato necessario operarmi per la rimozione chirurgica del prepuzio, la piega della pelle che copriva l’estremità terminale del mio pene era quasi chiusa, il glande non riusciva ad uscire fuori.”
Chiesi: “Com’è, molti dicono che migliorino le prestazioni sessuali.”
E lui: “Si è vero ma ogni cosa è sempre personale. La condizione della circoncisione porta il glande ad essere meno sensibile, quindi ci sono aspetti positivi, duro di più, e negativi, diventa duro con più difficoltà. Ma come vedi, questo problema io ora non ce l’ho!!!”
In effetti il suo cazzo era dritto e duro come una roccia.
Quella vista mi fece venire l'acquolina in bocca, come se stessi guardando una succulenta cena.
Allora, senza rendermi conto di quello che stavo facendo, allungai una mano e gli afferrai il cazzo.
È stata una così bella sensazione sentire quell’enorme verga nella mia mano.
Tutto si svolse in un modo così naturale, senza imbarazzo da parte mia.
Mentre stringevo le mie dita attorno al suo bellissimo cazzo lo feci avvicinare a me per prenderlo in bocca.
Finalmente la fantasia che mi frullava in testa fin da quella prima esperienza con Marco poteva essere esaudita.
Girando la testa di lato, avvolgo lentamente le labbra attorno al glande sentendo che mi riempie completamente la bocca.
Faccio roteare la lingua intorno alla cappella assaporandone la carne viva e godendone ogni centimetro della sua verga.
Poi comincio a lavorare con la mia bocca per infilarlo fino alla base del suo cazzo.
Vengo fermato in questa operazione dalla lunghezza della sua asta che mi colpisce in fondo alla gola quando ancora non sono nemmeno a metà della sua lunghezza.
Le mie guance sono tese cercando di infilare quell’enorme cazzo nella mia bocca.
Volevo così tanto andare più fino in fondo ma non potevo.
Quindi, risalgo lentamente fino alla punta, godendomi il gusto delizioso del suo pene e ascoltandolo gemere.
Sentivo Nicoletta ingoiare il mio cazzo giù per tutta la gola dopo averlo leccato in lungo e in largo.
Sensazione bellissima che mi ha mandato in estasi.
Ero arrapato come non mai, una donna mi stava facendo un bellissimo pompino ed io lo facevo ad un altro uomo, situazione mai vissuta prima di quel momento, ma eccitantissima.
Avevo immaginato innumerevoli volte di avere un cazzo in bocca, immaginavo la sensazione di soffocamento che doveva provocare e la goduria di sentire un altro godere del tuo lavoro su di lui.
Queste sensazioni mi conducevano a volere che Roberto sparasse il suo carico di sperma in fondo alla gola.
Notai che lui ha cominciato a gemere e vibrare sotto l’effetto del mio andare su e giù per la sua asta, quindi ho aumentato la velocità.
Assicurandomi di mantenere una buona suzione sul suo cazzo e di usare la mano per muovere su e giù la restante parte del suo lungo pene che non riuscivo a ficcare in bocca.
Potevo sentirlo respirare più pesantemente ad ogni movimento delle mie labbra. Ero in paradiso.
Mi sentivo come il collegamento tra loro due, entrambi traevano piacere da quanto stavamo facendo, amavo questa sensazione.
Ho iniziato ad avvicinarmi all’orgasmo, ero pronto a inondare la bocca di Nicoletta con il mio sperma ma non volevo che quella goduria finisse.
Cercai di trattenermi e di durare ancora un po' così da poter sentire il piacere del pompino che mi stava facendo e tenere ancora quel cazzo duro come la roccia sepolto nella mia bocca.
In quel momento ho sentito qualcosa colpirmi in fondo alla gola.
Dei violenti spruzzi di sperma mi hanno riempito la bocca, era la prima volta che assaporavo il seme di un uomo, il sapore leggermente salato era piacevole.
Per catturarlo tutto, spinsi la testa del cazzo più il basso che potevo nella gola. Ero riuscito ad ingoiare quasi tutto il suo seme, una parte colava lungo il mio mento.
La mia bocca si era riempita di sperma, dal cazzo di Roberto continuava ad uscirne, sembrava che non si fermasse più.
Quella sensazione di lui che esplodeva nella mia bocca mi ha mandato oltre il limite e ho scaricato un enorme carico di sperma nella bocca di Nicoletta.
Lei ha inghiottito abilmente ogni quantità del mio seme mostrando quanta più esperienza avesse mentre io lottavo per non perdere una goccia di quello di Roberto.
Alla fine, il suo cazzo smise di pulsare e il carico smise di riempirmi la gola. Rendendomi conto che Roberto non aveva nessuna intenzione di lasciare la mia calda bocca non mi rimaneva che continuare a succhiarglielo e leccarglielo.
Non potevo perdermi niente di quella ricompensa dolce e salata che mi ha pompato in gola.
L'ho leccato tutto lasciandolo bello e pulito.
Volendo andare avanti e fare di più, mi sono alzato nel tentativo di chiedere cos'altro potevamo esplorare vedendo il cazzo di Roberto ancora in erezione.
Sono andato a prenderlo in mano chiedendomi in quale altro divertimento potessimo dedicarci.
Roberto era molto alto e snello, sospirò mentre massaggiavo la sua verga.
Poi, si girò e si posizionò sul letto a quattro zampe.
Vidi che aveva in mano, passatogli dalla sua compagna, un tubetto di gel.
Ho immaginato a cosa potesse servire.
Gli chiesi: “Che intenzioni hai? Vuoi che ti fotta il culo? Non vorrei farti male. Starò attento e lo farò con delicatezza.”
Lui rispose: “Non ti preoccupare, fai tutto con molta calma e senza nessuna violenza ed andrà tutto bene. Intanto lubrificami e lubrificati abbondantemente.”
Presi molto gel e ho iniziato a spargerlo nel buco del suo culo, poi con un dito ho iniziato a massaggiarlo ed a far scorre il gel all’interno del suo ano.
La sensazione che provavo era molto piacevole. Mi attirava massaggiarlo con le dita ma anche evitare qualsiasi suo eventuale dolore. Una forte vibrazione godereccia mi pervadeva.
Per migliorare la lubrificazione del suo ano ho inserito due dita con molto gel.
Sentivo che questo movimento dentro di lui gli piaceva, lui gemeva e diceva: “Mhmmmmmm! Come sei bravo, Mi piace quello che stai facendo.”
Anche io provavo sensazioni che non avevo mai avuto e, devo dire, erano molto piacevoli.
Certo le dita della mia mano non erano sicuramente grossi come la mia verga.
Lubrificai la mia cappella con altro gel e, quindi, la appoggiai sul suo buco.
Spinsi il mio pene leggermente per aprire la via e, pian piano, superai il primo ostacolo, ero entrato dentro di lui.
Un rumore strano si sentì nell’aria, oltre al suo gridolino di dolore. Sicuramente era da molto che non veniva inculato.
Il dolore per l’allargamento dell’orifizio anale si faceva sentire e lui lo manifestava con dei lamenti. Ma resistette alla tentazione di lasciar perdere.
Io per aiutarlo ad abituarsi alla presenza del mio cazzo dentro di lui, rimasi per qualche secondo fermo, questo per far adattare il suo buco alla dimensione della mia cappella.
Non fu più così sopportabile per Roberto quando tentai di infilare il mio cazzo più in profondità nel suo culo.
Lui disse: “Aaargh … Aaaaahh … Aaaahhh … fai piano, sento molto dolore, ti prego fai lentamente.”
Obbedì e mi fermai per qualche secondo, poi ripresi lentamente il mio movimento di penetrazione.
La sensazione di pienezza che sentiva nel culo era veramente eccitante per lui. Gli piaceva quello che provava e lo diceva: “Si … si … siiii! È meravigliosa la sensazione che provo. Infilalo dentro con movimenti lenti. Spingi fino in fondo. Fottimi, sbattimi anche le palle nel mio didietro!”
Pian piano dall’intenso dolore che percepiva per l’apertura dell’ano, passò a sentire sensazioni di piacere.
Grugniva tutta la sua goduria accarezzandosi il cazzo mentre il suo culo veniva riempito dalla mia verga.
Non riuscendo più a reggere le mie spinte si sdraiò sul letto.
Gli infilai un cuscino sotto la pancia e ripresi a trapanargli il culo.
Il letto tremava mentre lo cavalcavo con una certa intensità, le mie profonde penetrazioni facevano sbattere le mie palle sul suo didietro.
Per la stanza si propagavano oltre ai gridolini di piacere anche il rumore inconfondibile di tale attività.
Davanti a me vidi Nicoletta che si toccava il clitoride mentre si godeva lo spettacolo.
Era piuttosto eccitata da ciò che stava vedendo, disse: "Hai bisogno di più lubrificante?" e afferrò il tubetto di gel per rendersi utile.
Sorrisi e ritirai il cazzo dal suo buco del culo.
Nicoletta lo baciò e poi aggiunse altro gel sul suo culo, cosa di cui lui fu molto grato.
Quindi spinsi di nuovo il mio cazzo dentro, questa volta senza nessuna esitazione o delicatezza.
"Grazie, tesoro." disse Roberto, facendo l'occhiolino a Nicoletta mentre riprendevo a scopargli il suo culo.
La sua schiena era inarcata per via del cuscino, io gemetti profondamente mentre il mio cazzo riempiva di nuovo il buco del culo di Roberto.
Pensai: “Stasera sarai con il cazzo a pezzi ma ne è valsa la pena, è stato meraviglioso fino ad ora provare queste forti sensazioni.”
"Mi sto godendo il tuo culo?" dissi a Roberto, gemendo mentre il mio cazzo continuava a trapanarlo in lungo e in largo.
Nicoletta annuì continuando a masturbarsi.
Poco dopo feci mettere Roberto di nuovo a quattro zampe sul bordo del letto, mi posizionai in piedi, divaricando leggermente le gambe per abbassarmi un po’ per poter infilare meglio la mia asta.
Nicoletta, seduta nelle vicinanze, si masturbava il clitoride e si infilava due dita dentro la figa mentre guardava.
Dopo un po', decise di rientrare in azione.
Nella posizione che aveva assunto Roberto, aveva notato che il suo cazzo era diventato duro mentre lo scopavo.
Leccandosi le labbra, si coricò sotto di lui dicendo: “Mmhhhh, lo voglio tutto per me!” afferrò il suo cazzo e lo accarezzò.
Io ne fui a dir poco sorpreso e guardai Nicoletta.
Sorridendo, lei fece l'occhiolino e poi si spinse ancora più giù sotto di lui e prese il suo cazzo in bocca.
"Wow, continua Nicoletta, che bello!" disse sospirando Roberto.
Lei annuì e massaggiò inoltre le mie palle e il mio cazzo che trapanava il culo di Roberto.
Ero molto eccitato dalla situazione e pompavo con maggior vigore il mio cazzo in profondità nel suo culo, facendolo gemere ancora di più, dicendogli a denti stretti: "Prendi il mio cazzo, goditi anche quello che Nicoletta ti sta facendo, oggi è il tuo giorno!"
Poi continuai: “Il tuo culo e dannatamente stretto, sento le pareti del tuo sfintere stringermi spietatamente il cazzo … la sensazione che mi provoca è meravigliosamente intensa.”
Come aveva detto in precedenza Nicoletta, Roberto ama avere trapanato il buco del culo.
Non gli importava se a scoparlo fosse una donna con un strap-on o il cazzo di un uomo. A lui piaceva aver infilato qualcosa di duro e poi darci dentro.
Dopo aver scopato il suo culo per un po', lo tirai fuori.
"Mhmmmm, sì, è bello, ma ora voglio altro. Mi piacerebbe scopare Nicoletta." Dissi.
Lui sospirò quando il mio cazzo lasciò libero il suo buco del culo.
Roberto era dispiaciuto della cosa e disse: “Una volta che ti sei allontanato ho sentito una sensazione di vuoto, l’effetto piacevole che la tua presenza dentro di me mi provocava prima già mi manca. Ma se vuoi farti Nicoletta non ho nulla in contrario, anche a lei piacerà averti dentro”
Nicoletta, senza partecipare alla discussione, continuava a succhiargli e leccargli la verga.
Io mi spostai in piedi sul letto, poi mi posizionai davanti a lui.
Li sotto c’era Nicoletta, in posizione supina, mi inginocchiai e le allargai le gambe e cominciai a scoparla per bene nella figa.
Roberto ormai era pronto per venire. Nicoletta continuò a pomparlo con forza finché non gli ha fatto raggiungere l’apice del piacere e, quindi, l’orgasmo.
Ingoiò fino all'ultima goccia del suo sperma.
"Mmhhhh, avevo bisogno del tuo cazzo in bocca” disse, guardando Roberto.
Sorridemmo tutti.
Qualunque cosa avevo in mente prima dell’incontro con i miei due nuovi amici è stata da loro esaudita in quella camera da letto.
Ma ancora il pomeriggio di sesso non era finito.
Continuai a pompare dentro la figa di Nicoletta con tutta la mia energia, lei si masturbava il clitoride ansimando e dicendo:” Scopami con forza, dammi tutto il tuo cazzo, lo voglio dentro di me. Sto arrivando.”
Dopo non molto la sentì irrigidirsi e, quindi, scaricare in un sussulto di piacere tutto il suo orgasmo, dicendo: “S … si … siiii … godo … non fermarti sto godendo … Mhmmmm.”
Dopo quella violenta scarica di adrenalina, Nicoletta si alzò e fece sdraiare sul letto Roberto, si misi a cavalcioni su di lui.
Poi posizionò il suo cazzo ancora mezzo moscio nella sua figa umida e calda.
Nicoletta sorrise, accarezzandosi le chiappe mentre accolse il suo cazzo dentro di sé cominciando a cavalcare il bastone che pian piano ridiventava duro.
Disse: “Facciamo che il divertimento continui ... ho ancora voglia di cazzi!”
Lui rispose: “Sono di nuovo pronto e caldo, eccomi qui tutto per te cara."
Lei si stava godendo l’enorme cazzo di Roberto incastrato nelle labbra della sua figa.
Io ammiravo lo spettacolo.
Roberto sapeva esattamente cosa volesse Nicoletta e sorridendo disse: “Credo che la mia donna voglia anche il tuo di cazzo e se la conosco bene vuole che la scopi nel culo. Lei ama le doppie!”
Io risposi: “Qualunque cosa desideri la signora, per me, è un ordine. Sono qui pronto per lei.”
Prendendo il gel lubrificante, mi sono preparato per un divertimento ancora più intenso.
Roberto sorrise, accarezzando le tette di Nicoletta mentre lei cavalcava il suo bastone.
“Wow … lasciamo che il divertimento continui ... roba veramente calda, eccomi qui." dissi, accarezzandomi il cazzo mentre guardavo Nicoletta cavalcare Roberto.
La giovane e sexy donna sembrava divertirsi come non mai con quel grosso cazzo incastrato nella sua figa.
Ammiravo il bellissimo sedere di Nicoletta. Sorridendo, mi misi un po’ di gel e poi mi posizionai dietro di lei con le gambe aperte per superare quelle di Roberto.
Voltandosi velocemente, Nicoletta mi rivolse un sorriso intrigante e un cenno di assenso con il capo. Poi si piegò in avanti mostrando il suo didietro completamente aperto e stimolante.
Esiste un invito migliore?
Quindi, allargai le sue chiappe e infilai il mio cazzo duro dentro il suo buco del culo.
Scivolò dentro quasi senza ostacolo, eravamo tutti e due ben lubrificati.
Trovai difficoltà ad affondare i colpi per via del fatto che lei aveva già dentro nella figa l’enorme cazzo di Roberto.
Sentivo perfettamente la sua presenza. Cosa che mi eccitava tantissimo.
Lei con movimenti lenti del bacino ha spinto la verga di Roberto più in profondità nella sua figa.
Gemeva appassionatamente mentre veniva cavalcata dai due cazzi duri.
Nicoletta, donna molto esuberante, è una vera scopatrice selvaggia.
Lei urlava dal piacere mentre noi due muovevamo i nostri cazzi ... e la loro energia ... nei suoi buchi.
Era evidente che stavamo godendo da matti tutti e tre, nella stanza riecheggiavano i nostri gemiti di piacere, soprattutto quelli di Nicoletta che stava godendosi l’intensità del rapporto a tre come non mai.
Raggiunse il climax prima lei. Con un urlo di goduria che rimbombò per tutta la stanza disse: “Si … si … siiiiiii!!! Godo … godo di nuovo … continuate vi prego continuate … mhmmm!!!”
Sentimmo il corpo di Nicoletta cominciare a vibrare e irrigidirsi. La sua figa e il suo culo si contraevano stringendo i nostri cazzi in un caldo e potente abbraccio.
Nel frattempo, io spingevo il mio pene più in profondità nel suo sfintere.
Gemevo appassionatamente mentre cavalcavo il suo culo.
Prima di quel pomeriggio non pensavo di sopportare l'intensità e la durata di un rapporto così entusiasmante.
Eppure, mi stavo rivelando come un esuberante è vero scopatore di culi.
Urlavo di piacere mentre inondavo Nicoletta con il mio sperma.
Mi stavo divertendo come non mai.
Roberto, quasi in contemporanea stava venendo, tirò fuori il suo cazzo dalla figa di Nicoletta e, alzandosi verso di me, mi esplose tutto il suo seme sulla faccia e sul mio petto.
La sua sborra scorreva sul mio corpo e sulla schiena di Nicoletta. Eravamo tutti e due impasticciati dalle nostre secrezioni e da quelle di Roberto.
Pienamente soddisfatti del sesso fatto ci siamo adagiati sul letto.
Percepivo la sensazione di benessere che emanavano i due miei nuovi amici ed ero loro grato profondamente per avermi accolto nella loro relazione e di avermi fatto far parte.
Dopo un pomeriggio pieno di sesso, io mi sono rivestito e dopo averli salutati con un caldo abbraccio sono andato via.
Roberto e Nicoletta mi salutarono chiedendomi: “Carissimo sei d’accordo di rifare nei prossimi giorni un altro pomeriggio insieme”.
Io risposi: “Certamente, sono assolutamente felice di rivedervi, rimarrò in trepida attesa del vostro invito”.
Molte persone perdono i contatti con amici perché questa è la vita. Con Nicoletta e Roberto feci di tutto per assicurarmi che ciò non accadesse e che la nostra amicizia eroticamente interessante potesse durare nel tempo.
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1
11 months ago
Al2016,
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Adoro far ingelosire mio marito.
Mi chiamo Angela, ho 29 anni, sono alta m. 1,75, bionda, occhi azzurri, seno di una bella terza molto piena, bocca ampia con labbra carnose, che stimolano a mettervi un cazzo in mazzo, ventre piatto, culo alto, tondo e sodo, ben aperto, fica semi depilata, perché ho lasciato un piccolo triangolo di peli sul monte di venere, cosce lunghe e snelle. Sono sposata con Marco da tre anni ed abbiamo un bimbo piccolo di un anno. La gravidanza ha fatto emergere un aspetto di me che prima non conoscevo: mi piace farmi corteggiare e scopare in presenza di mio marito. Nella vita di ogni giorno, sono una moglie fedele ed una mamma premurosa, in realtà, nella privacy, mi piace far la troia ogni volta che se ne presenta l’occasione. La cosa che però mi fa davvero impazzire è far sesso con qualcuno, quando mio marito è in casa e si gode lo spettacolo. Certo non son cose che capitano tutti i giorni, ma, in certi periodi dell’anno, mi sento particolarmente troia e soprattutto incline a rapporti di sesso con altri uomini.
In passato, abbiamo discusso di questa mia propensione ed abbiamo concluso che il mio è proprio un bisogno fisico, quello di far sesso con altri. Ci son certe donne che, come me, non si accontentato di un uomo solo nella vita. Personalmente ho preferito metter in chiaro questa cosa fin da subito e lui, devo dire, non ha mai censurato questo mio comportamento, mostrandosi, al contrario, abbastanza accondiscendente. Certo, le prime volte, forse non è troppo felice, ma oggi ci godiamo quei momenti come evasione dalla routine quotidiana. Ricordo bene la nostra prima volta in cui ho chiavato davanti a lui. Eravamo in vacanza e sono stata rimorchiata da un bel signore sulla quarantina, molto elegante e distinto. Mi ha corteggiato per l'intera sera al bar del villaggio, sempre sotto lo sguardo di mio marito, che mi aveva lasciato campo libero. Quando mi ha proposto di spostarci nel suo alloggio, io ho rifiutato, ma gli ho proposto di venire lui nel mio. Ho fatto un cenno a mio marito, che ha subito capito, e ci ha preceduto nel nostro bungalow. Appena entrati Carlo, il tizio che mi aveva corteggiato, ha visto mio marito e, per un attimo, è rimasto frastornato, poi ci ha scherzato su.
«Ottimo scherzo! Mi scuso se l’ho importunata, ma farmi trovare suo marito in casa è il modo più elegante per farmi capire che sono stato stupido a non aver considerato che una bella donna come te potesse esser sposata. Mi scusi, signore, tolgo il disturbo e complimenti a sua moglie: oltre che molto bella, è anche molto spiritosa.»
Marco l’ha bloccato dicendogli:
«Nessuna botta di spirito. Se intende giacere con Angela, l’unica condizione che pongo è di assistere all'amplesso. Lei è libera di giacere con chi vuole, ma sempre con me presente, quindi: prendere o lasciare. Le assicuro che io sarò il più invisibile possibile, anche se sempre presente.»
Lui, dopo un attimo di pura incredulità, mi ha guardato e io ho annuito; allora ha pensato bene di non porsi alcun problema. Mi ha abbracciato e baciato, poi, lentamente, mi ha spogliato e fatto impazzire con mani e bocca, fin quando, a mia volta, l'ho denudato, ritrovandomi davanti un gran bel cazzo. Non troppo lungo, giusto, ma di un buono spessore. L’ho preso in bocca e me lo son gustato fin tanto che lui mi ha disteso e mi ha infilato quel paletto tutto dentro. Ho subito preso a gemere e ad esortarlo a chiavarmi forte.
«Sì, così, spingimelo dentro! Mi piace, dai! Scopami forte! Amore, guardami come godo fra le braccia di questo nuovo amico.»
Ha preso a pomparmi con un bel ritmo sostenuto, fatto di colpi lunghi e profondi. Ogni tanto variava la velocità, ruotava il bacino facendomi sentire il cazzo, che mi dilatava per bene. Ho avuto due orgasmi, per poi farmi mettere su di lui, impalata su quel cuneo che mi trafiggeva tutta. Mi son girata verso mio marito, che, in silenzio, si segava piano. Ho visto il suo bel cazzo, perché anch'egli è ben dotato, stretto nella sua mano che faceva su e giù seguendo il mio ritmo e, allora, ho goduto, facendolo felice.
«Sì, amore, guarda come faccio la troia per te! Guardami: sono una troia! Dai, Carlo, dì a mio marito quanto pensi che sia troia!»
Lui ha sorriso e mi ha accontentato.
«Mio caro amico molto cornuto, Angela è davvero una gran troia! E' bellissimo chiavarla e tra poco te la farcisco tutta!»
Mi ha sollevato le gambe ed ha preso a sbattermi dal basso, con colpi così violenti e forti, che sobbalzavo sul suo cazzo alla maniera di un'amazzone, per poi ricadervi sopra, consentendo che mi si infilasse sempre più a fondo.
«Vengo! Sto godendo da matti! Dai, vieni anche tu! Sborrami dentro! Lo voglio sentir tutto, fin in pancia!»
Lui non è durato molto di più e si è svuotato tutto dentro di lei.
«Adesso vengo! Angela, sborro! Guarda, cornuto, come te la riempio tutta!»
Ho sentito caldi spruzzi di sperma riversarsi dentro di me, per poi colar fuori dalla mia fica aperta. Son rimasta per un momento immobile, fin quando lui non ha finito di pomparmi dentro il suo piacere e poi son andata in bagno.
Al ritorno, Carlo si era rivestito e ci ha detto che gli sarebbe piaciuto rivederci per giocare ancora. Marco ha solo detto che non vi erano problemi, se anche a me fosse piaciuto. Una sola precisazione: durante il girono non mi doveva importunare, ma lasciarmi libera di passare la giornata come volevo, senza alcuna ingerenza. Lui ha accettato e, per tutta la settimana, abbiamo scopato ogni sera. Dopo che lui se ne andava, Marco mi possedeva come un pazzo furioso e io godevo di più con lui, piuttosto che con l’altro. È strano, ma il mio piacere è rafforzato se so che Marco mi guarda mentre faccio la troia, per poi chiavarmi a quel dio biondo. Solo così ho la percezione di sentirmi troia per lui e son felice di suscitare la sua fortissima gelosia, che si traduce in scopate selvagge. Da allora, lo abbiamo rifatto diverse volte: ogniqualvolta se ne presentava l’occasione. L’ultima è stata con due uomini, che mi hanno fatto la festa non meno di due giorni fa. Il tutto è avvenuto a casa nostra, davanti al cornuto. Li ho soddisfatti entrambi ed ho goduto davvero tanto e bene. Tutto è successo per puro caso. Sono andata a comprare un frigo nuovo da sistemare nella nostra taverna, appena ristrutturata. Ovviamente un frigo non entra nella macchina e quindi ho programmato la consegna con Luca, il giovane e bellissimo ragazzo che lavora nel negozio.
«Non si preoccupi, signora; le porteremo il frigo domani pomeriggio alle 15:00»
Sono arrivati in due, il giorno dopo. Bravissimi nel consegnare ed installare posizionandolo proprio dove lo volevo io, nella taverna. Indossavano delle magliette con il logo del negozio, quanto mai attillate, che modellavano i pettorali muscolosi e potenti; quella vita mi ha portato a desiderare di portarmeli a letto. E coì ho fatto: me li son portati a letto! Essi avevano già capito tutto, da come mi ero presentata. Quasi completamente nuda, con la scusa che ero appena uscita dalla doccia. Hanno portato il frigo giù nel seminterrato, dove abbiamo realizzato una piccola, ma funzionale cucina.
Ho chiesto loro di sistemarlo nel posto migliore e, nel mentre vi provvedevano, mi son fermata a controllare, seduta su di uno sgabello. L’accappatoio in micro fibra si è aperto, mostrando che non indossavo mutandine. Allora è intervenuto mio marito, che, ricorrendo ad un doppio senso, ha ricordato ai ragazzi, che me lo dovevano mettere esattamente dove lo volevo io. Luca e l'altro, di nome Sergio, si sono scambiati un'occhiata e subito hanno capito che quella frase non era riferita al frigo.
Io mi son spostata e piegata più volte, indicando loro dove era la presa di corrente e Luca si è avvicinato a me e, fingendo di dover vedere dov'era posizionata, mi ha appoggiato da dietro un bel pacco, duro ed abbastanza voluminoso. Io mi son girata ed ho sorriso.
«Ecco lo voglio esattamente qui! Son sicura che ci starà benissimo! Naturalmente se lei ha altri posti da proporre, io sono disponibile ad accettare ogni suggerimento.»
Lui ha sorriso e ha detto che non c'erano problemi, che me lo avrebbe messo in qualunque posto desiderassi! Ho visto i suoi occhi brillare nel pronunciare queste parole. In pochi minuti lo hanno collegato alla rete domestica e poi, a quel punto, mio marito ha suggerito di offrir loro qualcosa.
Mi son girata verso di loro e, facendo in modo che l'accappatoio si sciogliesse e mostrasse il mio splendido fisico, ho detto loro che era disposta ad offrire qualsiasi cosa. Luca mi ha guardato e mi ha cosa intendessi per “qualsiasi cosa". Non ho aggiunto altro, mi son solo inginocchiata davanti a lui ed al suo amico ed ho subito messo le mani sui loro rigonfiamenti. È intervenuto ancora una volta mio marito e, avvicinatosi, ha messo un braccio sopra le spalle dei due ragazzi.
«Perché non andiamo di sopra, che staremo di sicuro molto più comodi?»
Io ho sorriso e, sculettando come una troia, sono risalita lungo le scale prima di loro e, appena giunta in cima, prima di entrare nella nostra camera da letto, ho lasciato cadere per terra l'accappatoio. L’ha raccolto mio marito, entrando in camera assieme a loro due, che in un tempo brevissimo, si son spogliati nudi completamente, mostrando il loro fisico ben scolpito, ma, soprattutto, due belle verghe fra le gambe. Quello di Luca era sicuramente il più lungo, mentre quello di Sergio, il suo collega, era molto più dotato in circonferenza. Mi son inginocchiata di nuovo davanti a loro ed ho preso tra le mani quelle due splendide mazze, che sentivo pulsare calde e dure, nello stesso tempo.
Dopo aver dato un paio di colpetti con la lingua sulle punte, ho infilato in bocca quello di Luca, suscitando il suo stupore.
«Accidenti! Sei proprio brava ad ingoiare! In genere fanno tutte e un po' di storie, asserendo che è troppo lungo, mentre invece tu lo hai imboccato senza fare una piega, come una vera succhia cazzi!»
Mi son sentito orgogliosa e anche mio marito è intervenuto.
«Tranquillo, Luca! Vedrai che non è brava solo a prenderlo in bocca!»
L’ho spompinato a lungo, gustandomi il piacere di sentire quella splendida verga che scivolava lungo la mia gola e la punta del mio naso che andava a sbattere contro il suo pube. Poi mi son dedicata a quello di Sergio. Lo sentivo grosso fra le mani, al punto che le mie dita non riuscivano a congiungersi; mi son girata e gli ho dato una bella leccata sulla cappella, poi, lentamente, un po' alla volta, ho cominciato a farlo penetrare tutto in gola. Anche lui si è stupito del fatto che riuscivo a fagocitare la sua mazza.
«Cavolo! Sei riuscita ad infilartelo tutto in gola? Accidenti, che troia che sei!»
Ero un brodo fra le cosce. Sentirmi dire che erano soddisfatti per il fatto che avevo una ottima capacità orale, mi ha fatto bagnare ancor di più. Mi son alzata e sdraiata sul letto, con Luca che si è messo al rovescio e subito mi ha infilato la testa fra le cosce. Ho sentito la sua lingua scivolare lungo le pieghe della mia ostrica già fradicia, poi lui che indugiava sul mio clitoride e poi scivolava giù, in basso, fino a raggiungere la mia rosellina anale. Ha eseguito una lunga stimolazione, che ben presto mi ha portato ad avere un orgasmo molto intenso. Anche Sergio non è rimasto inattivo. Si è inginocchiato davanti alla mia faccia e, mentre io mi gustavo con piacere la lingua di Luca, lui ha ripreso ad infilarmi il suo splendido randello direttamente in bocca, muovendo il bacino avanti e indietro, quasi a scoparmi la gola, lasciandomi assaporare il piacere di sentirmi dilatare l'esofago. Grazie alla bravura di Luca, ho raggiunto un orgasmo che mi ha fatto vibrare e tremare tutta, ma, soprattutto, mugolare a bocca piena. Sergio allora si è sfilato dalla mia bocca e, dopo essersi sdraiato, mi ha invitato a salir su di lui ed infilarmi dentro quel totem di carne dura e vibrante. Ho sentito la punta farsi strada tra le pieghe della mia ostrica e le pareti della vagina dilatarsi, mentre lui scivolava sempre più in fondo. È stata una cosa lenta, senza fretta, che mi ha permesso di assaporare il piacere di sentirmi slargare da quella mazza, così voluminosa. Mi son sentita piena e, nello stesso tempo, ben aperta. Ho iniziato a muovermi su e giù, assaporando il piacere di sentirmi sfondare ogniqualvolta il mio corpo aderiva al suo. Intanto Luca, si è inginocchiato dietro di me e, mentre osservava quel che facevo con Sergio, ho sentito che, con le dita, mi stava lubrificando il buchetto. Quando ho capito che Sergio era ben piantato dentro la mia fica, mi son sdraiata sopra di lui ed ho portato ambedue le mani ad aprirmi le chiappe.
Giratami, ho guardato Luca, invitandolo a fare ciò che aveva in mente.
«Ti prego, entra piano, mi piace molto prenderlo nel culo, ma non ho mai fatto una doppia! Voglio godere nel sentirmi riempita dalle vostre due splendide verghe.»
Lui ha lasciato colare un po' di saliva lungo il solco delle mie natiche e, con la punta del suo randello, l'ha spalmata sul mio buchetto e poi ha cominciato a spingermelo dentro. Ho sentito lo sfintere dilatarsi ed accogliere il suo scettro tutto dentro. È scivolato piano, senza fretta, facendo in modo che i miei muscoli anali si adattassero all'intrusione, permettendo così che mi penetrasse tutto dentro, fino in fondo. Quando il suo corpo ha aderito al mio, ho capito che lo avevo inglobato tutto nel culo! Lui è rimasto immobile, lasciandomi il tempo di abituarmi a quella poderosa intrusione. Ho fatto un bel respiro, poi mi son girata e l'ho pregato di chiavarmi per farmi godere.
«Vi sento! Mi avete riempito tutti e due i buchi e, adesso fatemi godere! Voglio sentirmi la vostra troia! Amore, guardami. Guarda come questi due splendidi maschi, stanno sfondando ogni buco della tua cara mogliettina!»
Mio marito si è avvicinato; aveva il cazzo in mano e ho visto lo sguardo stupito di Luca, che ha commentato ciò che vedeva.
«Accidenti! Adesso capisco perché ti son entrato facile nel culo! Guarda che cazzo si ritrova tuo marito? Lo credo bene che sei ben aperta nel culo e capisco anche perché sei diventata così esperta a farti sfondare la gola!»
Poi si è sollevato un po' sulle gambe ed ha iniziato a limare il mio buchetto, alternando il suo movimento a quello di Sergio, che, dopo avere inarcato le gambe, ha preso a sbattermi da sotto. Era un bel gioco di squadra. Uno entrava e l'altro usciva, stantuffandomi alla perfezione. Mi hanno pompato bene ed a lungo, per oltre una ventina di minuti; io ho avuto una serie di orgasmi, sempre più intensi e forti, che hanno portato il mio corpo a vibrare, a tremare, scosso da fremiti di piacere incontrollato. Poi, ad un tratto, ho sentito che il ritmo era cambiato di colpo. Adesso mi pompavano sempre più forte, fin quando il primo ad arrivarmi dentro è stato Luca.
«Vengo! Accidenti Ti sto sborrando nel culo! Che meraviglia! Sei davvero una splendida troia, rotta in culo!»
Un istante dopo, ho sentito un'ondata di calore riempirmi l'intestino.
È rimasto dentro, scaricando tutta la sua semenza, poi si è sfilato e me l'ha presentato davanti alla bocca, per farsi pulire il cazzo, ancora intriso dei miei succhi anali. Anche Sergio ha cambiato ritmo. Ha cominciato a sbattermi dal basso sempre più velocemente, fin quando, con un grugnito, mi ha inondato Il ventre.
«Ci sono anch'io! Eccomi, vengo! Ti sborro dentro!»
Anche in questo caso ho sentito un'ondata di calore riversarsi nella mia vagina. Mi son spostata, sempre tenendo in bocca la splendida verga di Luca e, un attimo dopo, anche Sergio mi ha presentato il suo da pulire; mi son resa conto che, nonostante avessero già sborrato, le due verghe erano ancora ben dure e pronte ad un nuovo assalto. Io non mi son tirata indietro. Questa volta è stato Luca che si è sdraiato supino, mi ha fatto salire su di sé e farmi impalare sul suo scettro, che aspettava dritto e teso verso l'alto. Me lo son lasciato scivolare dentro e l'ho sentito arrivare ben bene, fino in fondo. Essendo più lungo, è arrivato a battere con la punta contro il fondo e questo mi ha provocato una scarica elettrica, che si è subito propagata per tutto il mio corpo. È stata una cosa molto intensa, che mi ha fatto immediatamente raggiungere un orgasmo.
«No! Non è possibile: vengo ancora! E' pazzesco! Mi stai facendo godere all'istante!»
Nonostante i precedenti orgasmi, son venuta immediatamente. A quel punto Sergio ha preso posto dietro di me ed ho sentito che ha appoggiato la punta del suo randello fra le mie chiappe. Ho portato le mani dietro, rimanendo sdraiata con il mio corpo schiacciato sul petto di Luca e anche con lui ho dilatato le natiche per agevolare l'intrusione. È stato qualcosa di diverso rispetto all'altro, perché ho sentito quel grosso membro cominciare a farsi strada all'interno del mio intestino. Essendo più grosso di spessore, mi son sentita aprire e lentamente scivolare quella grossa mazza dentro di me. Lui è stato veramente bravissimo! Ha fatto tutto in maniera molto lenta e delicata, dando tempo al mio sfintere di adeguarsi alle sue dimensioni. Quando ho sentito il suo corpo sbattere contro le mie chiappe, ho capito che me lo aveva messo tutto nel culo! Non che se ne fosse bisogno, perché mi sentivo completamente sfondata! Anche in questo caso, son rimasti immobili, lasciando che il mio corpo si adattasse alle loro dimensioni e, poi, hanno preso a pomparmi, anche in questo caso, con un sincronismo quasi perfetto.
Essendo Sergio più grosso, si è mosso più lentamente, mentre Luca, dal basso, mi sbatteva facendomi subito raggiungere due orgasmi, in rapida successione. Mi hanno scopato bene per circa una mezz'ora, scambiandosi per due volte la posizione. Alla fine, dopo aver goduto ripetutamente, mi son venuti tutti e due in faccia. Grondavo dei loro schizzi di sperma ed ho iniziato a leccarla come so fare io: si trattava di una gran dose di sborra e non ho voluto perdermela. Ero molto felice, perché una stupenda doppia penetrazione come quella l'avevo sognata da tempo ed ora era divenuta una realtà. Mio marito, sebbene presente, non è intervenuto, ma è rimasto a guardare per tutto il tempo e, alla fine, mi ha fatto un applauso, per quanto son stata brava nella mia perversione. Sfinita mi hanno lasciato distesa sul letto e se ne sono andati. Subito dopo, mio marito mi ha scopato con cieco furore, dettato da un'incredibile gelosia. Mentre mi sfondava con il suo cazzone, mi ha detto di tutto.
«Troia! Puttana! Sei una vacca sfondata! Adesso sei contenta che ti hanno spaccato culo e fica in contemporanea? Dimmelo troia! Dimmelo che li volevi insieme, perché il mio non ti basta più! Sei una zoccola rotta in culo e troia!»
Godevo nel sentirlo così furioso e possente, mentre mi spaccava il culo a colpi di cazzo durissimo. Ho goduto di un altro vero orgasmo. Sì, con lui ho sempre un piacere MOLTO diverso da quello che provo con gli altri.
Con gli altri godo, ma con lui provo piacere! Adesso, per un po’ di tempo, me ne starò tranquilla, ma, appena, si presenterà una nuova occasione, non me la lascerò sfuggire: voglio ripetere la doppia, che mi ha letteralmente sconvolto ed è piaciuta moltissimo anche a lui.
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1
11 months ago
baxi18, 55
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Ho una moglie davvero troia!
Mi chiamo Daniele, ho trentasei anni e sono sposato con Anna, che ha la mia stessa età. Sono di media satura, moro, occhi scuri e un fisico normale. Lavoro come contabile in una grande azienda di trasporto merci. Anna invece lavora come impiagata in un ufficio demaniale. Sessualmente parlando, penso di esser nella media come dotazione, mi piace scopare mia moglie che, però, è sempre più esigente in fatto di sesso. Sembra che a lei, che è una bella donna, alta, bionda, occhi chiari, quarta di seno, bocca ampia idonea ai pompini che fa benissimo ed un bel culo sempre pronto a ricevere il mio cazzo, non soddisfi più il sesso che facciano fra noi.
«Uffa! Mi annoia la solita scopata! Vorrei emozioni nuove. Tu sei bravo, ma io ho bisogno di sentirmi un po' più troia.»
Queste parole mi hanno chiaramente messo in allarme: dovevo, in qualche modo, cercare di neutralizzare la possibilità di ricevere delle "corna" senza saperlo, così le ho avanzato delle proposte piuttosto accattivanti.
«Vuoi che lo facciamo con un’altra coppia o, meglio, con un lui?»
Era un sabato mattina, entrambi liberi dal lavoro, distesi a letto, quando le ho fatto questa proposta, mentre la chiavavo.
«Promettimi che, quanto prima, mi farai godere due cazzi insieme!»
Ho acconsentito, pensando che lo stesse dicendo in quanto eccitata e che, come al solito, più tardi, sfogata la libidine del momento, la cosa sarebbe finita nel dimenticatoio. Era già successo che si era eccitata all’idea di trovarsi fra più maschi, ma poi, venuto meno il momento erotico, tutto era rimasto relegato a fantasie da letto, dovute alla momentanea eccitazione. La sera siamo andati a spizzicare qualcosa ad una sagra paesana che si svolgeva in riva al lago, distante una mezz’ora da casa nostra. Già prima di partire, mi era apparsa alquanto strana. Si era vestita e preparata con cura. Indossava una mini nera molto corta, che le fasciava il culo, modellandolo in maniera davvero molto sensuale. Sopra aveva indossato una camicetta bianca che lasciava poco all’immaginazione, perché allacciata da due soli bottoni, senza celare alla vista il reggiseno bianco, molto sottile, che le gonfiava i seni spingendoli in alto, in bella mostra. Mentre stavamo spiluccando qua e là, mi ricordò la promessa che le avevo fatto al mattino. L’ho guardata ed ho cercato di capire se il suo fosse uno scherzo o meno.
«Ma sei seria? Guarda che ti prendo in parola e, se poi ti tiri indietro, mi fai dispiacere ed arrabbiare.»
Lei mi ha guardato intensamente e mi ha riferito che, al solo pensiero, l'aveva già tutta bagnata. Ho allungato una mano al di sotto del tavolo e gliel'ho infilata sotto la gonna: era bagnatissima e priva di mutandine.
«Mah, allora sei davvero decisa?»
Lei mi ha rivolto un sorriso malizioso ed ha annuito. Poi ha appoggiato la sua mano sulla patta dei miei pantaloni ed ha potuto verificare che anch’io ero eccitato all'idea.
«Porco, anche tu sei molto eccitato! Che razza di maiale ho sposato, se si eccita al solo pensiero che io voglia scopare un cazzo diverso dal suo? Sei un vero porco!»
Le ho piantato gli occhi fissi sul viso per carpire ogni più piccola espressione, mentre le chiedevo come intendeva agire. Lei ci ha riflettuto un attimo, poi si è girata verso la pista da ballo, dove un'orchestrina suonava musica live.
«Forse è meglio che io vada in pista da sola, cosi mi sarà più facile rimorchiare un bel ragazzo per realizzare il nostro progetto.»
Si è alzata ed ha percorso il breve tratto fino a raggiungere la pista da ballo. L’ho seguita con lo sguardo, sempre prestando molta attenzione a chi le si fosse avvicinata. Poteva sembrare semplice, ma non lo era per niente per una coppia sposata trovare un altro cazzo, in mezzo a tutta quella gente; fin da subito ho notato che a lei tanti non erano di suo gradimento. Anna si mostrava molto selettiva: dopo aver rifiutato molti inviti a ballare, si è diretta verso il bar. Ho visto che un ragazzo le si è avvicinato, offrendole qualcosa da bere e lei ha accettato. Il giovane l’ha invitata a sedersi ad un tavolino, dove era già seduto un altro uomo, sicuramente più adulto di noi. Era un uomo molto distinto, grande, che subito ha carpito l'interesse di Anna, dicendole delle cose che la facevano ridere, per poi accettare anche di ballare con lui. Li ho guardati volteggiare in pista. Il tizio sapeva ballare molto bene e Anna era davvero divertita. Ero eccitato al pensiero che, dopo, Anna intendeva scopare con qualcun altro. Ero preso in queste mie riflessioni, quando lei, con un cenno, mi ha chiesto di avvicinarmi. Mi son seduto con loro, il cuore mi batteva forte, il cazzo mi scoppiava nei pantaloni. Si son presentati: Andrea era il giovane, di circa 30 anni e Piero, il più grande, di circa 50, che si è rivolto a me:
«Anna mi ha riferito ogni cosa e mi sento di dire che sei davvero fortunato ad avere una moglie bella e solare come lei!»
Il tempo di finire i drink che avevano davanti e Piero ci invitò tutti a casa sua: viveva da solo e la sua abitazione era a pochi passi da dove ci trovavamo. Ho scrutato il viso di mia moglie: i suoi occhi brillavano di felicità e lussuria. Era eccitata e, sicuramente, aveva la figa bagnata. Non potevo deluderla ed ho subito acconsentito. Appena usciti dalla piazza ed incamminati per il piccolo vicolo che conduceva alla sua abitazione, Piero ha abbracciato Anna stringendola a sé e le ha detto qualcosa mentre la baciava sul collo. Lei si è girata e mi ha guardato con un sorriso ammaliante. Dentro di me ho pensato che finalmente mi era chiaro che Anna era una gran troia! Appena entrati in casa, Piero ed Andrea hanno iniziato a spogliarla e baciarla in bocca. Piero ha suggerito di accomodarci in camera da letto per star più comodi. In camera ci siamo spogliati tutti velocemente ed ho notato, fin da subito, che il cazzo di Piero era quello più grande in tutto, sia in lunghezza che in circonferenza. Grosso e maestoso, svettava potente da far brillare gli occhi di Anna, che mi ha guardato laccandosi le labbra. Quello di Andrea era forse un po’ più lungo del mio, ma di uguale spessore. Subito Anna è stata fatta distendere supina, a cosce aperte, sul letto e, mentre Piero ha iniziato a leccarle la figa, Andrea le ha messo il cazzo in bocca. Lei ha preso subito ad ansimare e gemere dal piacere; non ha perso tempo a fargli uno dei suoi stupendi bocchini.
«Brava, troia, succhia!»
Piero la leccava, infilandole le dita in figa, Anna sembrava un'altra, era eccitatissima e li incitava a scoparla ed a farla godere.
«Sì, sfondatemi tutta! Sono la vostra troia! Su, che vi voglio tutti!»
Ero incantato da questa trasformazione. Stentavo a riconoscere mia moglie. Poi si è messa a pecorina e, mentre Piero la scopava da dietro, lei continuava a succhiare il cazzo di Andrea.
«Che bella porcona! Ti sfondo tutta, zoccola!»
Vederla alle prese con due cazzi era una scena molto arrapante, che avevamo immaginato tante volte, ma mai realizzata. Ora mi sembrava di vedere un film porno, da quanto lei era coinvolta e ne godeva. Mi son avvicinato e le ho messo il mio cazzo vicino alla bocca, lei succhiava avidamente tutti e due i cazzi, mentre Piero la sbatteva con colpi ben assestati. Lei non faceva altro che gridare di piacere.
«Sì, ancora più forte! Vengo! Godo!»
Ha preso a godere di un orgasmo infinito e sempre più intenso. Ci siamo messi d'impegno a scoparla a lungo. Le abbiamo fatto provare molti orgasmi, alternandoci a penetrarla in tutti i buchi: bocca, figa, culo. Quando ero convinto che avesse saziato la sua voglia, avendoci fatto venire in abbondanza in ogni suo buco, lei, non contenta, si è girata verso Piero e gli ha ricordato quanto le aveva promesso, lasciandomi non poco sorpreso.
«Adesso mantieni la promessa e fammi la doppia!»
L’ho guardata stupito e lei si è resa conto che aveva parlato senza riflettere; io ero davvero stupito, incredulo: lei e Piero erano d’accordo?! Dopo un attimo di incertezza, Piero si è sdraiato supino, Anna si è impalata sul suo cazzo ancora durissimo e si è sdraiata su di lui. Lui l’ha afferrata per i fianchi spingendola un po’ in alto e mettendo bene in evidenza il suo bel culo. Andrea le si è misso dietro e, prima ha bagnato il buchetto con della saliva, con la mano se ne è messa anche un po’ sulla punta del cazzo, per poi appoggiarlo al buco. L’ha penetrata spingendolo lentamente dentro di lei, che ha preso subito a gemere e godere.
«Sì, cazzo, come vi sento! Spingi... piano! Sì, dai, spingimelo tutto dentro!»
Lui le ha lasciato qualche istante per adattarsi alla penetrazione, poi entrambi hanno iniziato a scoparla, come due tori scatenati. La sfondavano e Andrea le dava delle sonore sculacciate, mentre affondava il cazzo dentro il suo culo.
«Tieni, troia! Senti come ti sfondo il culo? Dai, godi, puttana! Era questo che volevi no?»
Lei gridava di piacere. Era sconvolta e urlava, mentre la pompavano senza ritengo.
«Sì, così! Su, sfondatemi! Rompetemi tutta! Vengo! Adesso, vengo!»
La guardavo in preda ad un misto di rabbia e piacere immenso. Ero straordinariamente eccitato nel vedere quella scena di lei così puttana, che godeva tantissimo; il cazzo mi è ridiventato subito duro. Mi son messo davanti a lei e gliel'ho infilato in bocca per farmi fare un ricco pompino.
«Succhialo, puttana! Sei una troia! Intanto adesso succhialo, che ti voglio sborrare in gola, zoccola!»
Sembrava impazzita! Mi ha succhiato il cazzo come un'indemoniata, mentre loro le sfondavano i buchi sempre più velocemente. Le son venuto in bocca. lei ha serrato le labbra ed ha ingoiato tutto, leccando fino all’ultima stilla. Poi è stata la volta di Andrea, che le ha riempito il culo di sperma.
«Eccomi, troia! Adesso ti sborro in culo!»
È rimasto immobile, piantato a fondo dentro di lei, che ha goduto ancora nel sentirlo sborrare. Poi anche Piero le è venuto dentro, ma davanti.
«Adesso tocca a me, puttana: senti come ti inondo la figa, troia?»
Siamo rimasti in silenzio per un lungo istante. Solo il rumore dei nostri respiri ansanti era percepibile nella stanza. Lei si è sciolta dal loro abbraccio e mi ha guardato con occhi da maliarda; poi ha abbassato lo sguardo e mi ha dato la spiegazione che attendevo, parlando sommessamente.
«Lui è Piero, il mio nuovo dirigente. Da quando è arrivato qui, mi ha fatto una corte spietata. Avrebbe voluto subito portarmi a letto, ma gli ho detto che non era possibile perché ero già fornita di un cazzo e mi bastava. Lui non si è arreso ed ha insistito, dicendo che una bella donna come me non poteva accontentarsi di uno solo, ma, come minimo, ne doveva avere due. Tu, da tempo, insistevi per farlo in tre e, così, ho architettato questa messa in scena. Questa sera eravamo d’accordo per vederci qui, ma non sapevo che lui avrebbe portato un amico. In gioco vi era il fatto che, se mi fosse piaciuto farlo in tre, lui mi avrebbe dovuto far provare una doppia penetrazione. Il resto lo hai visto da te. Ora, però, mi rendo conto d'averti tradito, per cui sono pronta a pagarne le conseguenze.»
La guardo senza sapere se incazzarmi o adorare questa stupenda femmina. È Piero che rompe” l’impasse" ed aggiunge:
«Se fossi in te, una donna così me la terrei ben stretta. Ti ha fatto godere, ha reso reale una tua fantasia e, in più, ha dimostrato di esser capace di ammettere un errore. Ero convinto che tu ne fossi al corrente, ma, in ogni caso, non può non riconoscersi quanto sia eccezionale!»
Guardo mia moglie mentre loro si allontanano per andare in bagno. Resto un attimo a riflettere sul fatto che la mia bella mogliettina è una gran troia, le sorrido, ci rivestiamo e ci salutiamo. Piero, sulla soglia della porta, le dice una cosa che mi fa quasi ritornare il cazzo durissimo.
«Se, per caso, lui dovesse lasciarti, sappi che io ti accoglierei a braccia aperte. Se invece ti tiene, qui sarete sempre i benvenuti!»
È iniziato così un cambiamento radicale della nostra vita matrimoniale e, soprattutto, sessuale.
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1 year ago
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L'adolescenza di serena 1
Non tutte le estati sono uguali ma ce n'è una che resta più unica delle altre. È quella che segna il passaggio verso l’adolescenza. Per Serena fu l’estate della sua prima vacanza senza i genitori. Pochi giorni al mare con gli zii in una piccola isola siciliana.
La mattina del suo arrivo Serena la trascorse in totale relax. Aveva cominciato tutta l’intenzione di prendere seriamente il sole e si era prefissa di non perdere un solo pomeriggio intero di tintarella.
“Va bene, se vuoi puoi rimanere qui in spiaggia. Ti aspettiamo a casa verso le 18, le 19 al massimo”
”Va bene. Grazie zia” la felicità per quella prima prova di autonomia si concretizzò in un grosso bacione sulla guancia di zia Angela.
“Stai attenta in spiaggia, e, se fai il bagno, non allontanarti troppo” le raccomandò lo zio, come sempre apprensivo quando si trattava della nipote che le era stata affidata dal fratello.
“Contaci zio. Starò attentissima!” promise Serena guardandoli allontanarsi.
Quel pomeriggio per raggiungere la spiaggia indossava un perizomino azzurro con un reggiseno dello stesso colore, una canottierina stretta nera, infradito e un paio di pantaloncini da mare. La prima sosta fu al bar che dava proprio sulla spiaggia dove, al bancone, si imbattè in suo cugino Luigi che sorseggiava una birra.
“Oh buon pomeriggio cugina” la salutò allegramente il ragazzo, soffermando più del dovuto lo sguardo sulla scollatura e sulle gambe.
“Buon pomeriggio” salutò Serena.
Nonostante tra di loro ci fossero solo tre anni di differenza, quello si poteva considerare a tutti gli effetti il primo momento in cui Luigi si rivolse alla cugina non considerandola una bambina da ignorare. La differenza di tre anni di età può essere minima come un abisso, tutto dipende dal periodo della vita in cui si manifesta. Quella fu l’estate in cui quei tre anni si accorciarono pericolosamente.
“Il mio ombrellone è poco distante. Sono solo pochi passi, se vuoi”.
Si avviarono dalla parte opposta del bar e dopo pochi minuti di camminata, durante i quali parlarono del più e del meno, attraversa la prima fila di lettini, dove molti ombrelloni erano piantati uno vicino agli altri.
“Siamo un po’ stretti qui” disse Luigi “Ma si sta benissimo. L’ombrellone è un riparo indispensabile dal sole a quest’ora”
L’ombrellone di Luigi era orientato dalla parte opposta rispetto agli altri e proprio di fronte vi era una barca di legno rovesciata. Difficilmente qualcuno avrebbe potuto vedere chi c’era ad occupare quel pezzo di ombra, nonostante la spiaggia non fosse proprio deserta il posto dove il ragazzo aveva condotto la sua cuginetta era molto riservato e al riparo da sguardi indiscreti, quelli degli altri ovviamente non il suo.
“Vieni, vieni, mettiti pure comoda come se fossi… a casa tua” le disse gentilmente Luigi.
Serena prese possesso dello spazio occupandolo con il suo telo da mare giallo. Sembrava una vera e propria oasi, stranamente e contemporaneamente isolata e nel pieno del casino di una spiaggia di agosto. Intorno a loro non c’era nessuno, tra chi era in acqua e chi al bar , si sentiva solo in lontananza il vociare di gente rilassata in vacanza che non avrebbe trovato nulla di interessante in due ragazzi giovani sotto un ombrellone al riparo di una barca.
Come se potesse leggere nel pensiero di Serena, Luigi non perse tempo: “La mia ragazza ha pensato bene di fare un giro in paese. Sai, è fissata con lo shopping e deve assolutamente vedere tutti i negozi di qualsiasi posto in cui vada!” esclamò ridendo per tranquillizzare la cugina e allo stesso tempo lasciare intendere cose a cui lei non stava neanche pensando.
Serena sorrise educatamente ma quella precisazione sull’assenza della fidanzata le mise addosso una strana agitazione. Poi si sedette sulla piccola sediolina da spiaggia.
“Allora, come è stare in vacanza senza i tuoi tra i piedi?” si interessò subito Luigi.
“Bello” si limitò a rispondere Serena “anche se sono qui solo da mezza giornata praticamente”.
“Bene bene, è un’isola piccola che in realtà non ha nulla di veramente particolare ma vedrai che qualche giorno lo trascorrerai piacevolmente” cercò di entrare più in confidenza Luigi.
Serena annuì, impaziente di togliersi i vestiti per il caldo e forse non solo.
“Allora” esordì ancora Luigi, che indossava un costume a pantaloncino piuttosto largo e una maglietta a maniche corte “cosa aspetti a levarti i pantaloncini? Non vorrai fare il bagno con quelli” le chiese in tono neutro.
“Si, è proprio quello che stavo pensando” disse Serena forse un po' troppo entusiasta.
Luigi per darle il buon esempio si sfilò la maglietta.
“Dai fammi vedere come sta la mia cuginetta in costume” disse affabilmente Luigi mentre coglieva lo sguardo della ragazza scendere curiosa dal suo petto verso l’addome.
Serena rimase un attimo interdetta ma pensò che in fondo non ci fosse nulla di male dato che erano cugini. Così timidamente imitò il cugino nello sfilarsi la maglietta e rimase in bikini davanti a Luigi.
”Vediamo… Mi sembra che l’azzurro ti stia bene” le disse.
“E’ un costume dell’anno scorso, mi sembra un po’ stretto, tirano leggermente” gli disse Serena senza rendersi pienamente conto della provocazione che gli aveva appena lanciato.
“Non mi pare. Girati un po’ che vediamo se posso allentartelo un pò”.
Serena si girò, Luigi sembrava davvero tranquillo e per nulla malizioso nel fissarle il culetto mentre armeggiava con il pezzo di sopra, poi le disse di levarsi anche il pantaloncino. Ancora non del tutto consapevole dello spogliarello che stava offrendo a un ragazzo più grande in un luogo pubblico, Serena lo fece e si girò. Luigi rimase a contemplare lo splendido triangolino della fighetta, messo in risalto dal costume effettivamente un po' stretto e lei allargò impercettibilmente le gambe. Notò subito qualcosa risvegliarsi sotto i pantaloncini del cugino e lì iniziò a collegare il suo sederino come causa e la fatica che il ragazzo faceva a tenere le gambe attaccate l’una all’altra come effetto.
“Oddio, ti sta benissimo” le disse Luigi “mi sembra la misura perfetta” per farti una radiografia alla fica, pensò ma non lo disse.
“Dici?” chiese Serena dubbiosa, cercando di guardarsi il sedere con la coda dell’occhio.
Anche Luigi stava osservando le rotonde chiappette della cugina, che il costumino metteva bene in risalto. Seguiva con lo sguardo la linea del perizoma fino a dove si allargava a contenere la fighetta leggermente pronunciata di Serena.
“Si, è perfetto” disse Luigi non sapendo più se si riferisse al costume o al culo mentre sentiva il cazzo stringergli nei pantaloncini.
Durante tutta quella scena che si stava prolungando più del dovuto, Serena mostrava quell’ingenuità tipica della sua età ma si univa a uno sguardo profondamente curioso. Luigi decise, dunque, di continuare con la massima cautela possibile, un solo errore, una richiesta troppo esplicita avrebbero potuto insospettirla e rovinare ogni cosa.
“Adesso mettiti comoda e goditi il sole” le disse sorridendo Luigi.
Serena seguì il consiglio stendendosi a pancia sotto e chiudendo gli occhi. Luigi, fissando spudoratamente quel delizioso perizoma e approfittando del fatto che Serena non poteva vederlo, prese a massaggiarsi lentamente il pacco. Il cazzo gli stava per esplodere, cominciava quasi a dolergli da tanto era duro, quel corpicino perfetto e quasi immacolato gli faceva venire dei giramenti di testa.
Tolse la mano appena in tempo, Sara aprì gli occhi sbadigliando e stiracchiando le cosce toniche e vellutate.
Il ragazzo la guardò girarsi e per poco non gli venne quasi un colpo. Finora si era concentrato soprattutto sul culetto della ragazza, ma ora si accorse che anche il suo seno meritava il giusto apprezzamento. Contenuto a stento dal costume, Luigi poté osservare le perfette rotondità delle tette, generose ma senza essere troppo vistose. Si legavano armoniosamente col resto del corpicino un po’ minuto che faceva dunque da sfondo perfetto per quel bel paio di tette.
Serena, su invito di Luigi, si girò su un lato. La visione del profilo del seno ebbe un effetto dirompente su Luigi, il suo cazzo era al massimo dell’erezione e, se la cosa si fosse protratta, sarebbe stato obbligato a slacciarsi i pantaloncini. Quel corpo che stava ormai sbocciando, il visino dolce e delicato, quella labbra carnose e tremendamente sexy rappresentavano, per Luigi, un bocconcino che non si sarebbe fatto scappare per nulla al mondo.
Decise che era il momento di osare un po’ di più, era necessario per capire se con quella ragazza vi erano margini per giungere ad un livello successivo. Sapeva bene che ogni gesto, ogni parola doveva essere calibrata perfettamente, ed osservare le reazioni che essi generavano era il segreto per giungere all’obiettivo. Mise in conto anche la possibilità che tutto naufragasse ma questi erano i rischi e sapeva che chi non rischia rimarrà sempre a bocca asciutta.
“Ma che scemo, non puoi restare al sole senza la crema!” esclamò Luigi, congratulandosi con se stesso per averla portata. “Eccola! Puoi metterne quanto vuoi”.
Serena sorrise e lo ringraziò, cominciando a spalmarla sulle cosce e le spalle.
Dopo essersi seduto, lasciò che Serena facesse da sola regalando a un uomo inconsapevolmente, il primo spettacolino di una lunga serie. Passarono solo pochi attimi e Serena si accorse che da un lato del costume riusciva a scorgere qualcosa di segreto del cugino. Il costume tipo boxer quando il ragazzo era seduto di fronte a lei con le gambe incrociate si allargava per lasciar intravedere quello che non riysciva più bene a contenere. Mentre spalmava più lentamente la crema, Serena buttava ogni tanto lo sguardo tra le gambe del ragazzo, il quale sapeva perfettamente che Serena, di natura curiosa come tutte le ragazze della sua età, avrebbe certamente dato un’occhiata proprio là.
Luigi si mise in posizione strategica, seduto con le gambe aperte, in modo che il pacco si vedesse particolarmente bene. Si guardò il cavallo, il rigonfiamento dei pantaloncini era sempre più evidente e quei pantaloncini larghi lo scoprivano in maniera clamorosa.
Serena gettò un primo sguardo verso Luigi, e si accorse che lui non la vedeva, lei stesa e lui seduto permetteva sguardi in direzioni diverse, l’unica cosa che poteva vederle lui erano le gambe e il sedere. Di lui lei poteva vedere solo parte delle gambe, ciò che c’era in mezzo fino al busto.
“Tutto ok?” interruppe il silenzio Luigi.
“Si grazie” disse Sara gettando uno sguardo più prolungato verso lo scroto di Luigi che faceva capolino dalle pieghe del costume. Con grande stupore osservò il cavallo dei pantaloncini di Luigi notando un rigonfiamento. Imbarazzatissima distolse subito lo sguardo, convinta di essersi sbagliata. Ma passarono solo pochi secondi e la curiosità di Serena ebbe la meglio. Cercò di nuovo con gli occhi Luigi e vide di nuovo le sue gambe aperte, e un grande gonfiore proprio all’altezza del cavallo dei pantaloni. Diventò rossa, l’imbarazzo era sempre più evidente ma rispondeva alle domande che le faceva Luigi con la maggior naturalezza possibile.
Luigi si rese subito conto che Serena aveva notato quello che lui le voleva far notare. Ne era sicuro dal suo tono di voce, improvvisamente fattosi più timoroso e incerto. Continuò l’esperimento. Decise che quella sarebbe stata la prova del nove, avrebbe capito se Serena fosse una ragazza inconsciamente desiderosa di emozioni nuove e diverse, da grande.
Mentre le faceva altre domande Luigi allungò la mano e se la portò sul cavallo. Lentamente cominciò a massaggiarsi il cazzo, che sotto i pantaloncini era diventato di marmo.
Il fatto che le facesse domande di natura generale avrebbe fatto credere a Serena che lui era assolutamente convinto che lei non potesse vederlo.
Serena aveva rallentato le operazioni di incrematura, il cuore le batteva all’impazzata, era per lei una situazione completamente nuova, ed era allo stesso tempo intimorita ma curiosa. In fondo era convinta che lui non sapesse che lei poteva vederlo e questo la rassicurò. Così buttò un’altra occhiata tra le sue gambe e vide la mano di Luigi che lentamente si massaggiava il cavallo.
Si mise la mano di fronte alla bocca e fermò sul nascere un sospiro di sorpresa. Rimase ferma in quella posizione, ad osservare la mano di Luigi che continuava nel massaggio. Si scoprì più curiosa di quanto credeva e non riusciva a distogliere lo sguardo da quella scena. Stranamente non provava quasi nessun timore, non aveva mai avuto la percezione che corresse un qualsiasi pericolo. Per un breve attimo immaginò come potesse essere sotto e subito si vergognò di quel pensiero, che le era venuto però in modo naturale e istintivo, e arrossì violentemente.
Improvvisamente percepì una strana sensazione di umidità, scese con la mano e la infilò nel piccolo slip. Capì di essere bagnata, come poche altre volte le era capitato di essere. Era la prima vera situazione trasgressiva che viveva e il suo corpo reagì in una maniera per lei del tutto inaspettata.
“Ma che mi succede?” si disse.
Le salì intensa la voglia di toccarsi, una sensazione che la scombussolò totalmente, una cosa a cui non era assolutamente preparata.
Quasi spaventata da quella reazione si fermò immediatamente e disse a Luigi “Non ho l’orologio, forse dovrei andare”.
Luigi si fermò, si ricompose e, dopo essersi alzato in piedi, le domandò se c’era qualcosa che non andava.
“No, no” disse Serena infilandosi i pantaloncini e la canottierina “E’ solo che è tardi”.
”Ma dobbiamo ancora fare almeno un bagno” disse astutamente Luigi.
Serena, però, era rossa in volto e piuttosto agitata. Luigi la guardò, capì subito che Serena aveva visto tutto e la cosa non l’aveva certamente lasciata indifferente. Aspettò allora quel gesto che gli avrebbe dato la conferma che l’esperimento fosse riuscito in pieno. E il gesto arrivò subito, non dovette attendere neanche un minuto.
Aspettando il momento in cui Luigi non potesse accorgersene, la cugina gettò uno sguardo sul suo cavallo, quasi come a cercare ancora la vista di quell’attraente gonfiore. Fu uno sguardo veloce, fugace, ma per Luigi rappresentò la prova che cercava.
Era sicuro ora che questa timida ragazza era alla ricerca di emozioni forti e particolari. Solo che fino a quel momento non ne era assolutamente cosciente.
“Io… devo andare, dai ci vediamo a casa” gli disse Serena e mentre Luigi le stava per rispondere lasciò veloce la spiaggia per tornare a casa.
Luigi, rimasto solo, sorrise. L’esperimento era andato a buon fine e pensò che nei prossimi giorni lui e suo fratello Giacomo ne avrebbero viste delle belle. Aveva intravisto nello sguardo di Serena quella voglia nascosta che cercava solo qualcuno che la facesse esplodere.
Intanto Serena era tornata a casa in fretta e furia ed i suoi zii arrivarono di lì a poco.
“Allora” le chiese zio Paolo “come ha passato la sua prima giornata di vacanza la mia nipotina?”
Serena non sapeva che rispondere, alla fine al mare non ci era neanche andata.
“Bene zio” improvvisò” ma sono stata poco in spiaggia, faceva troppo caldo”.
Mentre la zia preparava la cena, Serena ripensò alla situazione del pomeriggio, e si sorprese a pensare ancora a quello che aveva visto, alla sua tanto improvvisa quanto sorprendente reazione e a quanto fosse stata imprudente a cacciarsi in una situazione del genere. Ma, rassicurata dalla certezza che Luigi non si fosse accorto di nulla, cominciò a riflettere su quale era l’effetto che il suo corpo faceva agli uomini e, tra un misto di vergogna e piacere, pensò che quello accadesse magari anche a quelli che le fissavano il culetto sul bus o al bar. Ripensò ora con più consapevolezza anche agli sguardi dei padri delle sue amiche, quando si trovava a casa di qualcuna di loro per studiare, o ai complimenti e agli sguardi che riceveva dagli altri genitori in occasione delle partite di pallavolo. Scacciò questi pensieri, le era difficile riuscire a capire cosa le stesse succedendo, metabolizzare quanto aveva appena realizzato non era certo una cosa che poteva fare nell’arco di pochi minuti e, con questi affannosi pensieri nella testa, si sedette a tavola a mangiare con gli zii.
Con la scusa della stanchezza per il primo giorno di mare, dopo cena Serena si buttò sotto la doccia e si chiuse in camera. La sua mano non poteva più aspettare prese ad accarezzare i pantaloncini, poi scivolò sotto l’elastico degli stessi e delle mutandine, trovando la sua fica bagnata e bollente, che implorava di poter esplodere in un potente orgasmo rimandato da tutto il pomeriggio.
Si maledisse per aver portato con sé il suo vibratore, ma aveva paura che qualcuno le avesse scoperta e raccontare di quello sconosciuto che glielo aveva regalato sarebbe stato troppo complicato da spiegare. Non poteva permettere che succedesse, sarebbe riuscita a darsi piacere lo stesso ripensando al cugino.
Non ha tempo di penetrarsi, non riesce, deve attaccare il suo clitoride, maltrattarlo, colpirlo, fotterlo come era sicura avrebbe fatto Luigi. Per poter godere doveva ammetterlo: stava pensando al suo cazzo! Tre dita affondano dentro la sua giovane vagina tirando fuori desiderio liquido, alimentando il fuoco della sua perversione che stava nascendo quella sera. Perdendo ogni freno si fotte con violenza con un suono viscido che fuoriesce dalla sua fica schizzando gocce sul letto.
“Scopami, Luigi…” sussurrò mentre un senso di vergogna avvolse il suo viso.
“Scopami, Luigi…” un’altra voce dalla stanza accanto stava dando fiato ai pensieri di Serena. Era Alessandra, la fidanzata che suo cugino stava fottendo senza riguardo, devastandone la passera e strizzando una grossa tetta; e la ragazza, che più che eccitata o appassionata, sembrava entusiasta di quel trattamento.
Una parte di Serena, non poteva negarlo, la stava invidiando, mentre le sue dita continuavano a possederla, in un crescendo di umori che colano lungo le sue gambe e riempivano l’aria della stanza di eccitazione e suoni liquidi. Pochi minuti dopo, un gemito di piacere sfuggì dalle sue labbra, mentre un’ondata di calore attraversava il suo corpo lasciandole una sensazione di soddisfatta stanchezza.
Chiuse gli occhi, si sentiva quasi male all’idea di essersi sditalinata pensando a suo cugino. Ma, al contempo, non poteva che desiderarlo dentro di lei, mentre usava il suo corpo per spegnere il furore che gli aveva provocato.
La cosa la confondeva, la straniva… preferiva non pensarci. Quando riapre gli occhi, resta in ascolto dei rumori della stanza accanto: si aspettava che avessero finito, ma non era così. Non poteva vederlo ma in quel momento Alessandra era inginocchiata davanti a Luigi, e lui stava usando la bocca della fidanzata per raggiungere piacere: le teneva ferma la testa e la sua pancia piatta che sbatteva contro il viso della ragazza; lei stringeva le chiappe di Luigi, strizzandole come lui aveva fatto con le sue grosse tette.
Serena non poteva evitare di immaginare mentre Alessandra infilava un dito nel buco del culo del ragazzo per aumentarne il piacere e farlo spruzzare come un idrante.
Il pensiero e l’emozione del pomeriggio le fece rendersi conto di voler essere in mezzo a loro due, con Luigi che la fotteva violentemente e Alessandra che la leccava in mezzo alle chiappe… O anche il contrario, o il contrario ancora.
Il grido di Luigi che viene la strappa dai suoi pensieri. La sua attenzione viene riportata completamente sul ragazzo che nell’altra stanza spingeva il bacino contro il volto della ragazza, lo ritraeva lentamente, lo spingeva di nuovo verso di lei, il lungo cazzo bagnato, che luccicava di piacere vaginale e saliva di Alessandra, e scompariva completamente tra le sue labbra.
Luigi, infine, smette di muoversi, resta immobile dentro la bocca della ragazza. Soffoca un gemito roco, rilassandosi visibilmente dopo qualche secondo, chiudendo gli occhi e la bocca. Le accarezza i capelli mentre sfodera il cazzo dalle sue labbra, ora privo delle dimensioni che Serena aveva ammirato in spiaggia, liberando un fiume di saliva e sborra collosa e densa che cade sulla maglietta di Alessandra e sul suo maestoso seno scoperto.
Luigi riuscì a mettere via il suo grosso cazzo nei pantaloni con una certa difficoltà, mentre lei inghiottiva quanto aveva in bocca sollevando la testa e deglutendo. Lui però non riusciva più a pensare a lei non lei, riposto il suo strumento di piacere e chiuso il bottone dei jeans, il pensiero tornò alla cugina che dormiva nella stanza accanto. La tentazione di bussare alla sua porta fu fortissima ma si trattenne e arrivato vicino alla sua porta tirò dritto verso il bagno.
Serena, intanto, lo osservava dal buco della serratura, con un misto di desiderio, eccitazione e disprezzo. Ma il disprezzo lo stava provando nei confronti di se stessa all’idea che lui usasse il suo corpo per il suo piacere, che la fottesse senza il minimo rispetto del fatto che erano cugini, immaginare quel grosso e lungo cazzo sprofondare nella sua fica grondante e nella sua bocca di adolescente famelica per svuotare il suo piacere dentro, non faceva che renderla ancora più desiderosa ed eccitata. Strinse le cosce Serena, comprimendo le grandi labbra come se avesse paura e piacere insieme che qualcuno le potesse guardare la fica in quel momento.
Luigi scomparve chiudendosi alle spalle la porta del bagno e Serena tirò un sospiro di sollievo e di agitazione per tutti quei pensieri.
La sua mano destra era scivolata di nuovo sul suo giovane sesso, le dita accarezzavano il clitoride che, tanto era eccitata, le sembrava grosso quanto il cazzo di Luigi. Le faceva male toccarlo ma non poteva smettere. Doveva godere di nuovo, liberarsi di quel desiderio oppressivo.
Avvicinandosi alla finestra per cercare di alleviare la calura di quell’agosto siciliano, scorge in strada la figura di quella zoccola che si è appena fatta fottere da suo cugino.
Non riesce a impedirsi di sporgersi e sbirciare fuori dalla finestra, cercare la ragazza dai capelli di fuoco e il seno prosperoso.
L’eccitazione che non la faceva ragionare divenne in un attimo insopportabile quando i suoi occhi incontrano quelli di Sara. La ragazza la fissa, sorride leggermente. Solleva una mano in segno di saluto.
Resta un attimo a guardarla, ritardando il momento in cui Serena si sarebbe potuta liberare dall’orgasmo, poi, soddisfatta, si avvia lungo la strada e scompare. Serena sente le gambe cedere e quell’ultimo orgasmo se lo regala davanti alla finestra, rimpiangendo di aver atteso che la ragazza non fosse più nei paraggi.
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1 year ago
Menestrella,
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Nicole la mia schiava parigina e inizio castità forzata
Nicole è una ragazza francese di origine italiana. Mi scrive una mail il sette di giugno dicendo che è da sempre una mia grande lettrice, ma che solo ora si è sentita pronta a fare il grande passo e a contattarmi.
Per provocazione le chiedo di mostrarmi la merce, cosa che le ho chiesto per metterla in imbarazzo e vedere se è veramente una sottomessa, o una delle solite folgorate sulla via delle sfumature di grigio, a posteriori credo che l’avesse capito essendo una persona molto intelligente.
La sua risposta mi lascia abbastanza basito oltre a mandarmi le foto mi dice che è pronta e disponibile a fare qualsiasi cosa le ordinerò. E’ una ragazza abbastanza alta, un seno non grandissimo anche se comunque porta una terza misura, un bel sederino.
Le dico allora che comunicare la mail non è che sia tanto comoda e che su whatapp o telegram sarebbe più comodo. Lei mi dà immediatamente il suo numero di cellulare chiedendomi di scriverle subito, che è impaziente di diventare la mia schiava anche se è fidanzata, ma non le interessa.
Nella foga però mi dice però una cosa da cui si denota che dalla lettura dei miei racconti non ha colto quello che mi piace di più ordinare, infatti mi dice che si masturba spesso fino anche a tre volte al giorno.
Le scrivo subito su whatapp dicendole che sono esigente e che come prima cosa dovrà pulire il water con la lingua, lei dice che è una cosa che un po’ la disgusta condividendo l’appartamento con altre persone, ma che obbedirà.
A questo punto le ordino dieci giorni di castità forzata e di depilarsi completamente la passerina, lei mi risponde che prenderà subito appuntamento con l’estetista per depilarsela e che per lei sarà dura non toccarsi in quanto le piace masturbarsi spesso.
Mi dice poi che domani è il suo compleanno e che viene il suo ragazzo dall’Italia e che sicuramente vorrà scopare, ma le rispondo che essendo in castità forzata non può farlo, ma può far godere lui, ma non viceversa lui non può toccarla. Lei anche se controvoglia mi dice che obbedisce.
Il ragazzo non prende affatto bene la cosa e contrariato dal fatto di essersi fatto un viaggio dall’Italia a Parigi per trovare la sua ragazza che non lo fa neanche scopare la molla.
La sera dopo capita un fatto che rischia di stroncare il nostro rapporto, essendo fuori a un compleanno di un amico le rispondo che non posso occuparmi di lei e non la prende bene dicendo che come lei mi ha dato serietà come schiava io le devo dare serietà come padrone e che non vuole più essere una mia schiava e si limiterà a masturbarsi sui miei racconti come aveva fatto prima di contattarmi.
Capisco subito però che in realtà ciò non è vero e che dice questo solo perché si è sentita trascurata, per un paio di giorni mi manda messaggi in cui mi tiene il broncio, fino a che mi dice che avevo ragione io e che si era sentita trascurata, voleva farmelo capire. Io le dico che va bene, ma deve chiedermi scusa in ginocchia e la castità sarebbe stata di quindici giorni e non più di dieci.
Il pomeriggio successivo mi scrive un messaggio in cui dice che si è svegliata con il lenzuolo tutto bagnato dai suoi umori, che si sente mentalmente assoggettata a me e per fortuna aveva i pantaloni perché le cadevano gli umori lungo la gamba.
Le difficoltà di Nicole sono ogni giorno superiori in quanto facendo la baby sitter per arrotondare si mette inevitabilmente in certe posizioni con le gambe andando a stimolare parti sensibili, cosa che rende ancora più difficoltoso resistere alla castità.
Almeno due, tre volte al giorno mi dice che questa prova le sta facendo passare le pene dell’inferno, ma vuole farcela per soddisfare il suo padrone, oltre che nel timore per quella che sarebbe la punizione se non ce la facesse.
Per vedere se effettivamente sta rispettando la castità forzata le chiedo di farmi vedere le mutandine che indossa e mi mostra degli slip completamente impregnati di umori, poi mi dice che questa sera prima di coricarsi leggerà lo stesso qualcuno dei miei racconti anche se sa di farsi del male non potendosi toccare.
Il giorno dopo la cosa si fa sentire quando è seduta con le bambine su un tavolo avrebbe voglia di incrociare le gambe per darsi un po’ di piacere, ma riesce a resistere e a non farlo. La sera va a letto presto senza leggere racconti erotici, sperando di dormire meglio della notte precedente.
La mattina però non sta affatto bene si sveglia con un raffreddore accentuato, ma dopo aver preso dei farmaci nel pomeriggio le passa subito, torna ad eccitarsi e mi dice che ogni volta che le scrivo o mi sente è felice e si eccita subito.
Nei giorni seguenti non ci sono sussulti si abitua alla castità forzata, anche se soffrendo arriva però un momento particolare quando deve andare dall’estetista per fare la manutenzione alla depilazione della passerina.
L’estetista era una ragazza di 22 anni, molto gioviale che parlava con lei del più e del meno in tranquillità, ma l’imbarazzo è venuto quando per qualche istante le ha toccato il clitoride e si è accorta di quanto era bagnata e allora le ha fatto un sorrisino ammiccando.
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1 year ago
padrone44,
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I due gemelli e il servizio militare
0. Avvertenze.
Il racconto che ora vado a pubblicare non si può definire esattamente "Racconto di fantasia" o "Racconto reale", poiché – come tutti quelli di questa serie – sono un po' una via di mezzo tra le due situazioni.
Sono passati più di 40 anni dai fatti di cui vi parlerò, e quindi anche la memoria non sempre mi sostiene nei dettagli meno importanti, percui molti dei dialoghi non sempre riportano ciò che allora fu detto, mantenendo comunque le dinamiche di ciò che furono i nostri rapporti più intimi.
1. Premessa.
Quando io avevo 18 anni il servizio di Leva era ancora obbligatorio e un "dovere" per ogni cittadino maschio.
Per un anno, riuscii – con la scusa che dovevo completare gli studi – a procrastinare questa scomoda incombenza, ma poi fui costretto ad affrontare il problema. E nel peggior modo possibile...
Infatti, ecco che – tenuta – un giorno mi fu recapitata la cosiddetta "cartolina".
All'epoca, io e Tati (ricorderete che questo era il nomignolo che suo padre aveva affibbiato a mia cugina) eravamo appena usciti e riusciti a superare una situazione a dir poco incredibile – il matrimonio forzato e non voluto di lei e a cui sua madre l'aveva obbligata con l'inganno –, percui queste vicissitudini ci avevano uniti – a dispetto di chi, invece, avrebbe voluto dare un colpo mortale alla nostra unione – più che mai.
Era praticamente impensabile, quindi, per i "gemelli", vivere sradicati l'uno dall'altra...
Oltretutto, il nostro legame si manifestava anche – come ricorderanno i miei lettori – attraverso un'unione sessuale e un'intesa "spirituale", che ci aveva condotti a "sentire dentro" – reciprocamente – dal più piccolo disagio al più grande pericolo per la nostra "coppia".
Perciò, questa "notizia" della mia – come si diceva una volta con un termine pomposo – "chiamata alle armi" giunse a destabilizzare il nostro equilibrio psicologico che stavamo faticosamente ritrovando.
Tutto andò più o meno così: leggetemi e capirete quest'altro episodio della travagliata storia dei "gemelli"...
2. Cartolina precetto.
Ebbene, era come tante ed io stavo al telefono quando suonò al cancello del nostro villino l'addetto alla consegna delle raccomandate.
Ero solo in casa con la mia gemella, e quindi fu giocoforza che andasse lei ad aprire.
Da dove stavo udii la sua voce – concitata e confusa – che diceva:
- "No, non è possibile, ci sarà stato certamente uno sbaglio... Tato non può...".
Intuii pure che si trattava di qualcosa di importante che mi riguardava, ma non ebbi il tempo di pensare ad altro perché sentii sbattere forte il cancello e subito dopo la porta di casa mia si spalancò.
Ricorderete, infatti, che a quel tempo mio padre – un ingegnere civile – aveva costruito un villino bifamiliare per noi e per la famiglia di suo fratello, cioè mio zio e papà di Blanca.
Dunque, Tati entrò come una furia. Aveva le lacrime che le offuscavano la vista, tremava in un modo difficile da descrivere ma che solo lei sapeva fare, e disperata mi porse – senza dir niente e con il braccio teso in avanti – un foglio. Poi mi abbracciò, e posando il capo sulla mia spalla sottovoce mi spiegò:
- "Oh, mio piccolo gemello! Devi partire per il militare... Ti hanno mandato a Udine".
Sembrò essersi calmata, ma dopo un lungo silenzio mi prese le mani e ricominciò a parlare affannosamente:
- "Tato è una tragedia. Capisci? Un anno lontani... Non è mai successo, nemmeno quando mia madre mi aveva spedito in collegio... Nemmeno quando mi aveva dato a Firmino... Chi ci penserà a te? No, non voglio! E se incontri un'altra? Io muoio già adesso al pensiero...".
Mi crollò il mondo addosso... Quelle parole così accorate mi fecero correre un brivido lungo la schiena per il loro reale significato, e nello stesso tempo sentii Blanca venir meno... Le sue braccia mollarono la presa su di me, e come un sacco vuoto la vidi scivolare a terra, proprio si miei piedi. Era svenuta...
Cercai di rianimarla come meglio potrei, e stavo quasi per attaccarmi nuovamente al telefono per chiamare Tata (la cugina medico) quando per fortuna si riebbe.
Gemella non aveva dimenticato la "tragedia". Si mise una mano all'altezza dello stomaco e poi di corsa andò verso il bagno, e io dietro di lei. Vomitò dal nervoso così tanto da farsi uscire quasi gli occhi dalle orbite, e tutto stava succedendo per "colpa" mia...
Non mi vergogno a dirlo, ma - per dimostrare forse più a me stesso che a lei quanto la amassi - la accompagnai al lavandino e mi misi con cura a lavarle il viso, per dimostrarle quanto fosse importante per me.
Eravamo ancora soli in casa, e la portai nella mia stanza, dove ci chiudemmo dentro e dove si ripeté quel "rito" che tanto amavamo e che eravamo soliti compiere quando avevamo un problema.
Seduti a terra a gambe incrociate, faccia a faccia, ci tenevamo le mani di modo che i palmi di entrambi si toccavano...
Chi ci avesse osservato, avrebbe visto semplicemente due individui immobili e silenti, ma non era così. A noi – fin da piccoli, per un imperscrutabile "gioco" del destino – non servivano le parole per comunicare, poiché ci fu dato (come già detto) il dono di "sentire" – cosa che nessun altro possedeva e possiede tuttora in famiglia – le emozioni dell'altro.
E in quel momento, io "sentii" gemella che gli si stava spaccando il cuore...
Forse, direte: ma che esagerazione!, ma era proprio così. La conoscevo (e la conosco) bene, e percepivo che lei mi diceva: Tato, non andare!
Sentivo anche l'impulso irrefrenabile di prendere Blanca e scappare via, ma stavolta non sarebbe servito a nulla.
Così, provai – sebbene non ci credessi io per primo – a convincerla che tra di noi non sarebbe mai cambiato niente.
Aprii la bocca, senza rendermi conto di quello che dicevo:
- "Blanca, non devi fare così, vita mia. Non rendiamo tutto più difficile. Un anno passa presto. Cercherò di venire a casa ogni volta che mi sarà possibile...".
Parlavo a testa bassa poiché sapevo che se l'avessi guardata negli occhi non sarei stato in grado di sostenere quella situazione.
Ma quando ebbi terminato e alzai di nuovo il capo, vidi uno "spettacolo" orribile: Tati mi stava fissando, forse non aveva mai smesso di farlo in tutto quel tempo, e piangeva e io non me ne ero accorto, impegnato com'ero a convincere entrambi... Non l'avevo mai vista così stremata psicologicamente e credo che non ho mai più visto nessuno distrutto da tanto dolore.
Provai ad asciugarle le lacrime alla nostra maniera – e cioè leccando quelle gocce amare che copiose scendevano da quegli occhi che mi avevano catturato sin da quando eravamo nati –, ma fu come asciugare l'oceano con un foglio di carta assorbente.
Alla fine mi rassegnai e – alzandomi per andarle ancora più vicino – incontrai le sue braccia tese che mi cercavano.
Sapevo bene che la sera, a centinaia di chilometri di distanza, uscendo in libera uscita non sarei mai potuto andare da lei, e nemmeno la domenica mi sarebbe bastata per raggiungerla.
Le baciai la fronte e infine crollai anch'io e le confessai:
- "Tati mia, non ce la faccio più. Ho provato ad essere forte per me e per te, ma non sono capace... È vero, questa è una tragedia, hai ragione tu come sempre, e non me la sento di minimizzare. Oltretutto, il nostro sesto senso non ci permette di fingere... Ti ricordi quando tua madre ti aveva mandata in collegio ed io sono venuto a riprenderti? Beh, stavolta è diverso...".
In quel momento, mi venne un'idea:
- "Però, potresti venire su il sabato e la domenica e staremo insieme... Che ne dici? Dobbiamo parlarne subito con zio, lui ci può consigliare come ha sempre fatto...".
Grazie alla mia proposta, Gemella sembrò essersi un attimo risollevata, ma rimase in silenzio a pensare. Poi, all'improvviso, vidi il suo sguardo illuminarsi e di scatto rispose:
- "Claro che si!".
Ma subito dopo ripiombò nello sconforto. Mi guardò sull'orlo di una nuova crisi di nervi e riprese:
- "E se mia madre non vuole? Sai quello che pensa di noi... Quando saprà che devi partire sarà contenta quella strega!".
Non so perché, ma quella volta ero sicuro che nessuno avrebbe potuto mettersi in mezzo. Chiosai:
- "Stai tranquilla... Appena arrivo su, cercherò un alberghetto senza pretese. Sarà il nostro rifugio... Tu però dovrai fare tutto da sola stavolta... Voglio dire, prenderai il treno da sola...".
E lei:
- "Fosse quello il problema!".
Da allora e fino alla mia partenza, io e Tati impiegammo gran parte del tempo a fare dei lavoretti artigianali da vendere, e con cui creare un piccolo "fondo cassa" da utilizzare per i viaggi e i soggiorni di lei...
3. Il “piano di battaglia”.
Il Distretto Militare mi fissò la data della partenza: dovevo presentarmi in caserma il 6 novembre, e quindi non avevamo tempo da perdere.
Più che mai, in quei giorni – se ciò fosse stato possibile – eravamo ancora più uniti, a dispetto di buona parte delle nostre famiglie che continuarono ad ostacolarci, nonostante fossero ormai chiare da tempo le nostre intenzioni.
Così, un giorno, di nascosto da tutti, con la nostra consueta abitudine di tenerci per mano, ci ripetemmo, all'unisono:
- "Perché noi non siamo normali!".
Ci volevamo dare forza l'un l'altra, e con quella certezza ci intrufolammo nello studio di zio.
Il quale, appena ci vide in quell'atteggiamento e con l'umore sotto i piedi che implorava consiglio da lui, ci disse:
- "Avanti... Sputate il rospo. Cosa avete combinato stavolta? Tua madre (lo disse rivolgendosi a Tati) stasera mi è sembrata più allegra del solito. Il che non è da lei...".
Lo disse con un sorriso ironico appena abbozzato, e in realtà era successo che parlando con mia madre quest'ultima le aveva dato la notizia della mia prossima partenza...
Ebbene, senza tanti fronzoli, Blanca mise al corrente suo padre - fin nei minimi dettagli - di quello che mi aspettava...
O meglio, "ci" aspettava... Perché, raccontando ogni cosa, alla fine esclamò:
- "E io come faccio? Tato è la mia vita, io morirei così lontano da lui...".
Sentii la sua mano che mi stringeva ancora più forte quando chiese a zio, come ultima spiaggia:
- "Ma tu non conosci nessuno per evitare questa cosa inutile? Tanto lo sanno tutti che è un anno perso... Un anno delle nostre vite che ci rubano!".
Finì la frase in un crescendo, quasi urlando, e ricominciò a piangere...
Generalmente zio, come me d'altronde – gli unici uomini della sua vita –, non poteva vederla in un simile stato e se poteva (mettendosi spesso e volentieri contro la moglie) finiva per cedere ed accontentarla. Ma stavolta non si lasciò impietosire e le tenne testa:
- "Blanca, non dire stupidaggini... Nella mia posizione, dovrei brigare e fare esonerare il tuo gemello (ormai anche lui aveva cominciato a chiamarmi così) per un capriccio? Non è mai morto nessuno durante il militare! E poi vi farà bene stare un po' lontani! Forse tua madre, stavolta, non ha tutti i torti...", tagliò corto.
A quelle ultime parole, mi tornò davanti agli occhi un'immagine di tantissimi anni prima, quando – per la prima volta nella nostra ancora giovane vita – fummo separati in occasione delle vacanze estive e Tati ne soffrì molto. Tanto che, in quell'occasione, arrivò a dirmi:
- "Credo che non potrò sopravvivere... Addio Claudio... Se non ci vediamo più, non guardare le altre femmine!".
Allora eravamo piccoli, e quella era stata la reazione di una bambina, ma da quei giorni non era cambiato nulla, e noi eravamo ancora lì, a vivere la possibilità di un'altra dolorosa separazione...
Sopra pensiero, sentii che gemella mi diede un'altra forte stretta. Mi riscossi, proprio nell'istante in cui rispondeva al genitore:
- "No. Non ci farà bene, ci farà malissimo, perché noi siamo gemelli. E va bene, facciamo finta che non ti ho mai disturbato. Però, allora, siccome non possiamo stare lontani tutto questo tempo, io ogni fine settimana andrò su da lui... Abbiamo già pensato a tutto noi, visto che non possiamo contare su nessuno. Non vogliamo soldi da nessuno. Abbiamo fatto dei lavoretti che venderò e così mi compro il biglietto per il treno... E tutto il resto!".
Zio rimase in silenzio, meditabondo. Aveva capito benissimo il senso di quelle parole della figlia: "...E tutto il resto". Cioè, che – senza più impedimenti – saremmo andati a letto insieme... Per la prima volta, lontani da casa...
Non disse più nulla in proposito, ma dal suo atteggiamento nei nostri confronti, che tornò benevolo come sempre, intuii che in fondo era pure contento di quell'occasione che si stava volgendo a nostro favore.
Di tutt'altra opinione fu invece zia, la quale non si era ancora stancata di far si che Blanca fosse definitivamente allontanata da me.
In buona fede, fu zio a metterla al corrente dei nostri progetti, felice che stavamo trovando la nostra strada. E una sera, che ci trovavamo insieme a cena a casa loro, senza che in quel momento nessuno le avesse dato motivo, disse, come fosse un interrogatorio:
- "Che cosa vorresti fare tu, Blanca? Tu non ti muovi da qui. E tu (rivolta stavolta a me) vai a Udine che così ti raddrizzano le ossa...".
Senza volerlo, marito e moglie avevano detto la stessa cosa, ma gemella era troppo "orgogliosa" per lasciarsi "sconfiggere" così platealmente, ma soprattutto la cosa importante era di mettere in chiaro che ormai eravamo padroni delle nostre di noi stessi.
Le urlò in faccia:
- "Io vado dove voglio. E non lascerò solo Tato. Rassegnati, lui è il mio gemello, quello vero, non i nostri fratelli! Io voglio soltanto lui!".
E questo era solo l'inizio...
4. Come manna dal cielo.
Il conto alla rovescia era partito, ed io avevo giurato a me stesso che in quei giorni neanche un respiro avrei fatto senza di lei, perché – come diceva il poeta – "del doman non v'è certezza".
In casa, avevamo troppe distrazioni, e così una sera di tardo autunno – mentre eravamo seduti in giardino, spalla a spalla – Blanca mi disse:
- "Tato, non ti piacerebbe trascorrere questi ultimi giorni soltanto io e te? Ci guardano tutti con mille occhi e non siamo liberi di farci i fatti nostri...".
Era il mio stesso pensiero, ma non le avevo detto nulla per non aggiungere altro sale sulla ferita già sanguinante. Ma siccome adesso era stata lei a porgermi quella domanda, accostando la mia guancia alla sua le risposi con un velo di malinconia:
- "Altroché se mi piacerebbe, vita mia, ma come? E dove? Abbiamo di nuovo tutto il mondo contro!".
Tacqui, e in quel silenzio sentivamo soltanto rimbombare dentro i battiti dei nostri cuori che stavano andando in confusione. Ci sentivamo così impotenti che a un certo punto la mia gemella mi guardò fisso e mi disse, con un tono di voce dal quale capii che stavolta avrebbe fatto sul serio se solo io fossi stato d'accordo:
- "Se tutto il mondo è contro di noi, l'unica cosa da fare è andarcene! Non abbiamo chiesto noi di arrivare insieme e forse qualcuno lo ha voluto. Ci aveva fatto vedere quanto è bello vivere così in una sola anima, ma adesso...".
La ascoltavo come inanimato, e dopo aver elaborato quel messaggio capii che non voleva dire di scappare di casa. Tati voleva che ci dessimo la morte se non avessimo potuto continuare a vivere il nostro sogno. Altro che Giulietta e Romeo!
Le risposi:
- "Sei sicura di volerlo? Io sono pronto a seguirti ovunque. Sono certo che in qualunque posto dell'universo andremo ci sarà un posto tranquillo per tutti e due. Ma cosa direbbe mammina? Non si merita un dolore così grande...".
"Mammina" era uno dei nomignoli con cui chiamavamo Maria Grazia, l'altra cugina più grande di noi di sei anni che fin da subito era diventata la nostra consigliera...
Così, tentai un accordo, e le proposi:
- "Ascolta, gemellina. Diamoci un po' di tempo fino alla mia partenza. Se non riusciremo a trovare una soluzione secondo i nostri desideri, faremo come hai detto tu...".
Di sicuro, non le avrei permesso di fare un gesto simile quando io ero già lontano, perché non sarei stato in grado di rimanere qui senza più la sua presenza...
Quella notte, come tante altre, ci addormentammo ognuno nella sua casa, ognuno nel suo letto, immaginandoci che quella solitudine era nulla rispetto a ciò che ci aspettava, e l'indomani ci recammo a casa di mammina a raccontarle della sera precedente.
Disperati ma determinati, poiché quella poteva essere per noi davvero una delle ultime giornate che vedevano il sole...
Avevamo pensato a tutto nei dettagli e nei tempi. Perfino a riscrivere le lettere necessarie a disporre le nostre ultime volontà.
Ma Maria Grazia, che per fortuna era riuscita a mantenere la lucidità che in quel frangente a noi mancava, ci diede un ceffone ciascuno. Poi, ci urlò dietro:
- "Ma siete diventati matti? A tutto c'è rimedio... Per esempio, intanto vi serve un posto dove stare. Mi prenderò la colpa anche di questo, ma a casa vostra non potete rimanere. Mi pare una buona idea, invece, di farvi un gruzzoletto per quando Claudio sarà a Udine. Fatemi pensare un po', ma intanto voi non fate sciocchezze!".
Ci abbracciammo tutti e tre, perché – come dicevamo quando eravamo più piccoli – anche adesso sarebbe stato "uno per tutti e tutti per uno"...
Nel frattempo, a casa Blanca era sempre più stanca e inquieta, e io con lei, finché non ci venne a trovare – attesa come la manna dal cielo – Tata.
Noi gemelli speravamo, anzi eravamo sicuri nel nostro cuore che non ci avrebbe delusi anche lei, e così – in un angioletto e non visti da nessuno – le gettammo le braccia al collo lasciandoci andare in un pianto di nervi.
Poi, con la scusa di una passeggiata, uscimmo tutti e tre per il quartiere. Ci sedemmo al nostro bar preferito, e lì non si poté più sfuggire alla verità. Maria Grazia, ci guardò un'altra volta, prima uno e poi l'altra, e infine ci prese le mani, fece un sospiro e ci disse:
- "Ragazzi, ci siamo. Ho pensato bene a quello che mi avete detto e credo di aver trovato la soluzione".
Era visibilmente emozionata, e con fatica riprese a parlare:
- "Ricordate di quel casale a Castel Fusano dove nonno aveva quel pezzetto di terra? Beh, anni fa' l'avevo ristrutturato ma non ci è andato più nessuno... Pensavo che potreste stare lì a lavorare. E perché no, a vivere da gemelli. Non vi posso vedere così sbattuti. Tu, Tati, sembri il fantasma di te stessa. E tu, Tato, pensa solo a proteggerla. E basta con quelle brutte idee, siamo ancora tutti così giovani!".
Non ci sembrò vero che almeno un problema era stato risolto.
Il giorno dopo, senza dir niente a nessuno, andammo a vedere il posto, facemmo i bagagli e ci trasferimmo lì con l'essenziale. Non avevamo ancora un letto, né un tavolo e nemmeno la cucina – che acquistammo usati –, ma per noi era meglio di un castello, perche finalmente lì dentro si stava riaccendendo la speranza.
Cominciammo a lavorare instancabilmente, e ogni tanto – con un piccolo banchetto clandestino – ci mettevamo per strada a vendere le nostre cose.
Devo dire che ottenemmo un buon successo, forse anche perché alla gente che si fermava a guardare Tati raccontava – impietosendola – la nostra storia e a cosa ci servivano quei soldi...
5. Un aiuto dalla natura.
Il tempo scorreva veloce, e purtroppo giunse l'antevigilia della mia partenza.
Quel giorno Blanca si era svegliata di cattivo umore, e io la sentivo girarsi e rigirarsi nel letto. Insieme, restammo così a farci coccole, teneramente assopiti nel calore dei nostri corpi nudi.
Quando si accorse che anch'io ero sveglio, cominciò a dire:
- "Ecco, domani sarà tutto solo un bellissimo ricordo... Lo sapevo che dovevamo fare come avevo detto io... È un incubo, Tato, spero di svegliarmi e che sia davvero un brutto sogno... Tu non hai paura di stare da solo? Il fatto è che noi non siamo mai stati abituati...".
La ascoltavo, e cercavo di "nutrirmi" della sua voce. Temevo che lassù, con il tempo, me la sarei persino dimenticata. Che orrore!
Infine mi dissi che stavo esagerando, ma non riuscivo a uscire da queste paure.
Le risposi:
- "Gemellina mia, perché questo? Dobbiamo ringraziare Tata che ci ha dato questa opportunità, ma forse è stato peggio... Ora la solitudine ci morderà più forte che mai. E tu come farai? E se tua mamma cercherà di fare un'altra porcheria delle sue? Non ci posso proprio pensare...".
Con Blanca riuscivo sempre a essere me stesso, ma ciò trascinava entrambi nel baratro più profondo.
Volevo averla sempre al mio fianco, così cominciai a baciarla. Era il segnale muto di un desiderio che stava per esplodere in entrambi... Ci amavamo, e quel giorno non avremmo fatto altro che fare l'amore. Esattamente come avevamo fatto tante altre volte negli ultimi quattro anni, ma stavolta con un qualcosa di più. Perché quando gemella capì cosa volevo, si illuminò e mi gridò talmente forte da stordirmi:
- "Siiiii... Come abbiamo fatto a resistere fino ad ora?? Facciamolo, Tato!!! Così poi tu gli porti i documenti e non dovrai stare lassù un anno intero...".
Portargli i documenti? Ma cosa dovevamo fare esattamente? Cosa stava progettando la vulcanica mente della mia gemella?
Sulle prime non riuscii a focalizzare, ma poi – quando guardai le mie mani posate sopra le sue tette – mi si riaccese il cervello... E di colpo reagii basito:
- "Oh Tati, ma ti rendi conto di cosa significa? Usarlo SOLO per i nostri bisogni? E se dovesse nascere con qualche problema?".
In realtà, Blanca mi stava proponendo di fare un figlio perché in questo modo avrei potuto chiedere l'esonero o almeno l'avvicinamento a Roma.
Dio solo sa quanto anch'io desideravo un bimbo con lei! Sangue del nostro sangue, che avrebbe portato su di sé le "stimmate" del grande amore dei suoi genitori. Ma non era giusto in quel modo. E a 19 anni. E se poi il suo progetto non andava a buon fine? Avrebbe dovuto portare da sola tutto il peso della gravidanza, e magari mia "zia-suocera" l'avrebbe fatta abortire approfittando della mia lontananza...
Cominciò a battere con "cattiveria" i pugni sul cuscino e – con le lacrime che cominciavano di nuovo a solcare il suo bel viso – a dire:
- "Merda, merda, merda! Che schifo di mondo... Nessuno capisce quanto ci amiamo! Da sola a casa non ci torno. Ti prego Tato, tentiamo...".
Eravamo due pazzi, ma anch'io avevo troppa voglia di qualcosa che ci avrebbe legati per sempre (e detto a posteriori, che avrebbe tenuto lontane tante sofferenze postume), e quindi cominciammo a darci da fare.
Tra una carezza e un tenerissimo bacio cominciammo a toccarci, e arrivò l'eccitazione e con essa - senza amplesso, ma solo toccandoci reciprocamente - un primo orgasmo di lei.
Conoscevamo la nostra anatomia alla perfezione, e con maestria ed eleganza esaudivamo i reciproci desideri. Mi presi cura di lei, facendole un ditalino bellissimo, i nostri corpi erano scossi da mille sensazioni quando Tati si accucciò tra le mie gambe prendendo in bocca il mio pisello.
Mi guardò, facendomi capire con gli occhi che non aveva nessuna intenzione di risparmiarsi ma che quel giorno mi avrebbe messo tutta la grinta di cui era capace e mi avrebbe fatto un pompino come non mi aveva fatto mai.
Allora io le sussurrai:
- "E allora leccami la cappella! Chissà poi quando ti ricapiterà...".
Mi fece andare su di giri in pochissimo tempo, con le mani e con la bocca, alternando movimenti forti e delicati, "giocando" con il mio prepuzio e il filetto fino a portarmi sulla soglia del Paradiso.
Blanca ci sapeva fare, e fu dura resistere, soprattutto quando si dedicò a leccare il perineo. Lì, l'asta ebbe uno scatto repentino, e sulla punta del glande si affacciarono le prime gocce traslucide di precum...
Con la sola forza di una mano la allontanai dal suo giocattolo preferito, e rotolandoci confusamente tra le lenzuola presi possesso del suo ventre.
Mentre lei mi carezzava amorevolmente la nuca, mi dedicai con passione al monte di venere – ornato di una rada peluria castana –, che ricoprii di un'infinità di baci, respirando profondamente per assorbire in me tutto il dolce effluvio della sua fichetta.
Scesi, con la lingua – come mi piaceva sempre fare – in quell'interstizio magico compreso tra la coscia e l'inguine, e Tati proruppe in una risatina prolungata e squillante. Mi disse:
- "Mi fai il solletico, ma continua, ti prego... È così bello... Non so proprio come farò senza la tua bocca...".
D'altronde, io non avevo nessuna intenzione di fermarmi, e mi spostai più al centro, sulle grandi labbra. Fin dalla prima volta che le avevo viste me ne ero innamorato, forse a causa della loro conformazione, grassottelle e toste, che quando inavvertitamente sfioravo con le mani fredde la superficie assumeva la caratteristica puntinatura "a pelle d'oca"...
Mi piacevano così tanto quelle grandi labbra – chiuse su se stesse nonostante in appena quattro anni fossero già state notevolmente usate – che vi indugiai sopra lappandole.
Ormai sapevo cosa piacesse di più e cosa di meno alla mia gemella, e cosa significavano le smorfie che di tanto in tanto si dipingevano sul suo volto. Così, insistevo – con bonaria malizia – quando la vedevo andare in estasi, "torturando" la parte più sensibile ed evitando di avvicinarmi troppo presto al punto focale...
Poi, però, naturalmente, quelle meravigliose valve di carne si schiusero senza che nessuno le toccasse, e lasciarono strada alle mie dita che vi furono come risucchiate in mezzo.
C'era già un discreto laghetto, che mi permise di raggiungere con facilità ed aprire le labbra più interne.
Là dentro, senza peraltro essere ancora entrato in vagina, il sapore di Blanca era inconfondibile, buono, tanto che – con la bocca a ventosa – mi ci soffermai di nuovo a lungo per succhiare quella grazia di dio.
Le tenni aperte con due dita, e nel frattempo risalii rapito da quel lembo di carne che custodiva il meglio.
Come lei aveva fatto con il mio prepuzio, adesso ero io a giocare con il suo. Lo schiacciai verso il basso, ed ecco il grilletto saltare fuori.
Nella sua fisiologia, Tati lo aveva bello grosso, direi quasi "appariscente".
Non ci volle molto perché lo afferrassi con le labbra e con delicatezza cominciassi a succhiarlo.
Cosicché, la mia gemella gemette dal profondo:
- "Oh siiii... Mi fai morire! Che bello Claudio, voglio essere tua prigioniera... ".
E subito esplose in un secondo orgasmo.
Blanca è una di quelle rare femmine che sanno squirtare, perciò mi schizzò fino in gola i suoi umori, aiutata anche dal sottoscritto che per non perdersi nulla e cercare di tenerla ferma le piantò le mani nei fianchi.
Deglutii tutto, e mentre la mia femmina ancora respirava con affanno lesto le ficcai due dita in fica spingendole in profondità.
Era così bello che l'eccitazione di entrambi raggiunse livelli mai sperimentati prima. Tati, allora, tirandomi a sé gridò forte:
- "Ti voglio dentro, tutto, fino alla fine".
Fuori di me, mi sollevai un poco con il membro in tiro perfetto e la penetrai.
Blanca mi strinse le gambe dietro i miei lombi, tanto che ebbi difficoltà a muovermi e a pomparla, ma l'importante fu che di lì a poco sentii prepotente lo stimolo di eiaculare...
Fu davvero un attimo, nel quale come un lampo mi resi conto di quello che stavamo facendo. Niente pillola ne preservativo, e dunque stava per accadere un "disastro". Eh sì, perché in breve tornai a valutare negativamente la possibilità di evitare il militare con un mezzo tanto assurdo... Certo, nonostante la nostra giovane età, un figlio lo desideravamo tanto, ma poi?
Tentai disperatamente di divincolarmi, ma la ferrea volontà di Blanca vinse. Le venni dentro, fino a scaricare completamente le palle nel suo utero. Oltretutto, erano giorni e giorni che non scopavamo, e quindi ero bello carico...
Sfinito io e felicissima lei, tornammo ad abbracciarci e a farci coccole, mentre lei mi disse:
- "Speriamo che vada tutto bene... Sono nei giorni più fertili, ma non si sa mai...".
6. Una cocente delusione.
Avevamo fatto tutto per bene, e adesso non potevamo che attendere il corso della natura.
Per il primo mese di militare anche solo fare una telefonata mi fu complicato – allora non esistevano i cellulari –, e di Blanca non ebbi notizie.
Lo stesso era pure per lei, che – spalleggiata da Maria Grazia – non era tornata a casa ma continuava a lavorare per il nostro scopo.
Un mese può sembrare tanto o poco allo stesso tempo, ma per noi che non eravamo abituati a una separazione così lunga cominciava a diventare insopportabile.
Peraltro, entrambi ci distruggevamo dentro, poiché il responso che più ci stava a cuore non arrivava.
Tati aspettava con ansia i primi sintomi della gravidanza, ma nulla: ciclo mestruale regolarissimo, niente nausee... Insomma, come se avessimo usato una qualche forma di anticoncezionale...
Non poteva confidarsi certo con sua madre, anche perche lei non sapeva nemmeno che da tempo avevamo regolari rapporti completi. E poi, cosa le avrebbe potuto dire? Che avevamo progettato di concepire un figlio? L'avrebbe ammazzata...
Così un giorno si fece accompagnare da Tata e andò a fare il test di gravidanza in ospedale. Gli spiegò che cosa avevamo escogitato per risolvere il nostro "problema", e lei – pur rimanendo dalla nostra parte – le rispose:
- "Voi siete matti. Ma vi voglio bene lo stesso...".
I risultati si rivelarono un'autentica doccia fredda: non c'era nessun bambino in arrivo per noi!
Era disperata, anzi ancora di più. Cosa poteva fare adesso? Doveva decidere tutto da sola, ora che io ero lontano... Mi avrebbe dovuto dire che avevamo fallito, e si sentiva schiacciata da questo peso... Poteva farlo telefonando in caserma, ma anche lì come si presentava? Lei, era "soltanto" mia cugina per chi non ci conosceva, e magari non me l'avrebbero neanche passata...
L'unica cosa che le era rimasta da fare era ciò a cui aveva pensato fin dall'inizio, e in verità ci provò sulla strada del ritorno. Infatti, lasciata Maria Grazia, mentre aspettava il trenino che la riportava a casa – questo me lo raccontò lei stessa, in seguito – si gettò in mezzo ai binari per mettere la parola fine a tutto, ma proprio pochi minuti prima dell'arrivo del treno (per fortuna) si spaventò e scappò via...
Una volta, nei giorni seguenti, ripensando a quei momenti, si disse tra se e se:
- "Sono proprio una stupida! Non sono capace di fare niente... Non sono stata capace di dare un figlio a Tato che ne aveva bisogno, e non sono stata nemmeno capace di farla finita...".
Poi ci pensò sù e scoppiò in lacrime:
- "Avrei fatto morire di crepacuore il mio gemellino! Come avrei potuto fare quel gesto lasciandolo da solo? C'è un patto tra noi, e non posso tradirlo...".
A Udine, intanto, io stavo completando l'addestramento, mentre – ripresasi di nervi – Tati aspettava febbrilmente di potermi parlare.
Come da tradizione, dopo il giuramento potei usufruire di tre giorni di licenza, e senza perdere tempo corsi da lei.
Per l'esattezza, fu lei a venirmi ad aspettare alla stazione... La vidi da lontano e la riconobbi ancora prima che il treno si fermasse. Sceso al volo le corsi incontro, abbracciandola.
Non bisogna mai dimenticare, per capire bene ogni cosa, quella nostra "sensibilità" che ci rendeva unici – e che non venne mai meno – facendoci sentire ogni sofferenza e preoccupazione dell'altro. Percui, io percepii immediatamente che qualcosa non andava. Ma eravamo troppo felici per farci rovinare quegli istanti...
Così, solo nel nostro rifugio che ci aveva messo a disposizione Tata, Blanca crollò emotivamente per l'ennesima volta e mi raccontò nei dettagli ogni singolo avvenimento da quando io ero partito.
Si sentiva in colpa per non essere rimasta incinta, e allora io feci di tutto per rincuorarla. E insinuai il dubbio:
- "E se non dipendesse da te ma da me? Comunque, Tati, è normale che la prima volta possa succedere... Oltretutto, eravamo pure stressati... Dai, non ti preoccupare, vedrai che prima o poi... Tu, invece? Ti stai preparando? Credo che dovremo concentrarci sulla seconda ipotesi. Appena rientro comincerò subito a cercare un piccolo albergo che ci possa accogliere senza chiedere troppe spiegazioni...".
7. Di nuovo insieme.
Per quei giorni, i gemelli rinacquero a nuova vita. A Roma o a Udine poco importava, ma adesso l'importante era che si stava di nuovo insieme....
E fu bellissimo dimenticare la lontananza. Posai a terra lo zaino e mi sedetti, stanco, sulla prima seggiola che trovai dietro di me, ma non feci in tempo a emettere un profondo sospiro dì sollievo per essere finalmente a casa che Blanca mi salì sopra a cavalcioni. Faccia a faccia, mi gettò le braccia al collo.
Entrambi emozionatissimi come fosse stato il primo incontro, restammo così a fissarci – io, perso nei suoi incantevoli occhi slavati e color nocciola – e a ritrovare la familiarità dei rispettivi tratti somatici.
Fuori dal tempo, non so per quanto rimanemmo inerti in uno stato che fu interrotto soltanto dal pianto incessante e angosciato di Tati. La quale, apparentemente senza un motivo, esplose.
Mi fece una gran pena, trascinandomi nella sua stessa disperazione.
Infine, mi spintonò e mi disse:
- "Tu non immagini nemmeno come sono stata male... Senza di te, è stato l'inferno, come... Come se mi mancava il cuore! Non ce la posso fare, Tato, a tirare avanti per altri undici mesi!".
Era proprio così. Nei trenta giorni precedenti, infatti, anch'io avevo vissuto una sensazione identica alla sua, e prendendola per i polsi mi avvicinai a lei che quasi le nostre labbra si sfiorarono.
Avrei dovuto essere felice, ma invece avevo lo stomaco sottosopra come se qualcuno me lo stesse mangiando... E le risposi:
- "Oh, gemellina mia, che tristezza! È vero, abbiamo vissuto dei momenti terribili, e io ho sentito... Sì, sentito come solo noi due possiamo sentire... Ho sentito cosa stavi facendo, e ho pregato che qualcuno o qualcosa ti fermasse... Almeno fino al mio ritorno... Ricordi il nostro giuramento? Così come siamo arrivati insieme, insieme ce ne andremo! Siamo come due anelli incrociati l'uno nell'altro e che nessuno potrà mai separare! Perciò, se ti dovesse succedere qualcosa, sappi che io sono pronto a volare via per venire a raggiungerti!".
Queste mie parole, non riuscirono a farci stare meglio, ma almeno ci diedero la possibilità di sfogarci.
E un'unica cosa ci avrebbe ridato pace, trasformando quelle chiacchiere in un'energia inesauribile: il dono reciproco di noi stessi, fino in fondo...
Uno sguardo ci bastò per intenderci, e senza muovere un passo da quella posizione cominciammo ad amarci...
Blanca, quel giorno, indossava un paio di pantacollant elasticizzati – dai quali però non riuscivo a capire se sotto avesse o meno il suo solito perizoma – e una felpa con cappuccio che non lasciava trapelare nulla.
Io, invece, ero arrivato vestito da militare: pantaloni e camicia grigio-verde...
Iniziai a respirare affannosamente per la smania di "metterle le mani addosso", fino a che non ce la feci più e le afferrai la felpa.
In un attimo, mentre lei stava su con il busto eretto, gliela sfilai dalla testa, e man mano che la sollevavo mi si cominciò a svelare tutta la sua bellissima candida carnagione.
Mi succedeva sempre così quando la spogliavo: il cuore accelerò i battiti, e le mie mani presero a tremare, finché non giunsi a scoprirle tutto il torace...
In quell'istante mi calmai... Avevo due magnifiche tette sotto i miei occhi, lasciai andare la felpa e la presi per i fianchi.
Solo adesso potevo dire di essere davvero "a casa", perché il mio vero rifugio - la mia vera "casa, da sempre - era il corpo di Blanca.
Tremante, le confidai:
- "Dio, quanto mi sei mancata, quanto mi sono mancate anche loro...".
E, con le mani aperte sulla sua schiena a palpeggiarla centimetro dopo centimetro, me la avvicinai lentamente fino a raggiungere quelle tette così incredibili – una quinta più o meno – e nel pieno del loro radioso splendore.
Ogni muscolo era teso, e con la bocca "impastata" nel solco creato da quelle meraviglie, sussurrai:
- "Ecco, ora sì che sto di nuovo bene... Io ho bisogno soltanto di te!".
Poi alzai appena il capo e mi ritrovai "a tu per tu" con delle areole infinite.
Non esitai neanche un secondo e iniziai a passarci sopra la lingua, mentre Blanca stava andando, piano piano, fuori giri... Le leccai torno torno, per assaporare la loro asperità e nutrirmi di quel senso di salino che la sua pelle – sudata – cominciava a secernere...
I capezzoli "prepotenti", che nel frattempo si stavano inturgidendo, invogliavano ad essere succhiati, e così feci. Li serrai dolcemente tra le mie labbra e i denti, tirandoli leggermente a me e provocandone un certo allungamento. Brevemente li toccavo, provocando alle mammelle un contemporaneo ma contenuto movimento sussultorio.
Sembrava che non riuscissi più a separarmi dal corpo di gemella, e in effetti quel calore così "terapeutico" che emanava mi incoraggiava a restarvi attaccato.
Alla cieca, andai a cercare i suoi fianchi tondeggianti, e tastai quel pancino leggermente sporgente che mi aveva sempre mandato ai matti e che avrebbe potuto ospitare nostro figlio.
Intanto Blanca gemeva forte, e in modo quasi "disordinato" si avventò sulla mia camicia rischiando di strapparla.
La redarguii, dicendole:
- "Tati, stai attenta, che poi la devo restituire...".
Ma lei, imperterrita, mi rispose, tutta piccata:
- "E tu pensi a queste stupidaggini? Lasciami fare, oggi non ho proprio voglia di pensare alle buone maniere...".
Continuò con le sue manovre, e infine rimasi anch'io a torso nudo... Fu bellissimo, perché eravamo nella stessa identica condizione... Gemella non mi diede neanche il tempo di replicare che fece a me quello che io poc'anzi avevo fatto a lei. Si chinò in avanti e si prese cura dei miei capezzoli che - per essere un uomo - erano parecchio sviluppati.
Sapeva, la mia porcellina, che quelle attenzioni per me – in specifiche circostanze – erano meglio dei lavori di bocca, e vi si impegnò a fondo... Cominciò a morderli come se avesse fame di me, e vi si attaccò succhiandoli. Lo faceva spesso quando eravamo più piccoli – come se io potevo allattarla – e ciò la tranquillizzava.
Mi pizzicò e tirò delicatamente i capezzoli con le punte delle dita e poi con la lingua, portandomi a un livello di eccitazione mai raggiunto prima.
Allora, mi accorsi che stavo perdendo il controllo del "gioco", e prendendola per le spalle le sollevai il busto. Scesi lungo i fianchi, e afferrai i pantacollant per l'elastico.
Dio, non ci potevo credere! Sotto non aveva nulla, e guardando meglio notai il segno inequivocabile della spacca. Proprio lì, inoltre, l'indumento aveva una macchia scura, ad indicare che si stava bagnando...
Ci guardammo, e lei con un sorriso fantastico mi confermò che avevo ragione.
Così, seduta sulle mie cosce, unì le sue braccia dietro al mio collo per sostenersi meglio, e stese le gambe sopra le mie spalle. Aveva capito perfettamente cosa volevo, e infatti mi accinsi a far scendere il pantacollant fino a superare a fatica il punto in cui il suo culo era a contatto con le mie gambe.
Volevamo fare tutto senza alzarci, e ci riuscimmo.
Ora Tati era completamente nuda, come non la vedevo da tempo, a cavallo di me come una provetta cavallerizza, mentre io avevo ancora addosso i pantaloni e le mutande della divisa.
- "Uffa...", sbuffò, "così non riuscirò mai a spogliarti...".
E infatti non ci fu verso di farlo mantenendo quella posa da sesso acrobatico. La feci alzare sollevandola per i fianchi, e lei capì. Mi si inginocchiò dinanzi per ricambiare il favore, e in un attimo fui anch'io nudo, con le palle gonfie e il cazzo che svettava verso l'alto, "avvolto" ancora nel suo prepuzio...
Eravamo felici come due bimbi. Avevamo dimenticato in breve tutti i nostri problemi, e ci accingevano al meglio.
Istintivamente, ci abbracciammo, e la mia cappella andò a strusciare proprio nel bel mezzo della sua fessurina. All'istante, provammo un brivido, simultaneo. Mi sedetti di nuovo, e indicai a gesti a Blanca cosa volevo...
Senza dir nulla, mi prese il pene in mano fingendo di direzionarlo all'ingresso della vagina, salì lesta sopra di me e si lasciò infine trafiggere.. lo sfintere!
Restai senza fiato... Non sono mai stato un superdotato, ma la larghezza del mio attrezzo è tale da farsi sentire bene, figurarsi senza una preventiva lubrificazione...
Ebbene, quella femmina aveva mille risorse, e sapeva sempre sorprendermi con esperienze che sapeva rendere uniche.
Iniziò a saltare come una indemoniata, ululando. Dapprima – me ne accorsi da una smorfia che si dipinse sul suo viso – per il dolore, ma poi per il piacere che quella penetrazione le stava dando...
Per avere maggior stabilità, si era anche appoggiata con le mani sul mio petto, ed ora andava come un treno.
Stordito da tanta irruenza, non saprei dire quanto tempo passammo così, ma all'ennesima volta che il suo culo schiacciò le mie palle non riuscii più a trattenermi e mi svuotai completamente nel suo intestino. Non prima, però, di averle torturato a dovere il clitoride, cosicché venimmo praticamente all'unisono...
Mi si accasciò sopra come su un morbido cuscino (già allora ero abbastanza rotondetto) e strinse i glutei. Mi baciò e mi disse:
- "Non è giusto sprecare... Voglio tenerti tutto dentro".
Poi – evidentemente stava ripensando alle parole che aveva appena detto –, senza preavviso si sollevò un poco e mi diede un pugno sulla pancia.
E mi spiegò:
- "Scusa Tato, non volevo... È che mi sarebbe piaciuto riprovare!".
Lì, non c'erano più dubbi, gemella avrebbe voluto riprovare a rimanere incinta di me...
Quella scopata era stata favolosa e di una tenerezza infinita, ma era stata soltanto una parentesi.
Ora, tutti e due ci sentivamo di nuovo a pezzi. Tra meno di quarantott'ore, io sarei ripartito, e il ricordo di quel momento ci avrebbe dato lo slancio per trovare il modo di vincere la lontananza...
8. Un brutto incontro.
Ripartii con il cuore a pezzi, ma cercando di non darlo a vedere a gemella.
Anche lei era "sotto a un treno", e fu meno brava di me a nasconderlo.
Così, mi misi subito all'opera. Durante le ore di libera uscita, battei la città in lungo e in largo, e finalmente – in estrema periferia – trovai ciò che faceva al caso nostro: un hotel a ore, dove nemmeno le prostitute del luogo andavano più per quanto era ridotto in uno stato a dir poco fatiscente.
A noi, però sarebbe andato benissimo, e dopo aver trattato a lungo con il proprietario riuscii a spuntare un prezzo accettabile...
Ero felicissimo, e rientrando in caserma non chiusi occhio quella notte, nella prospettiva di dare a Tati la bella notizia.
Passò un altro giorno intero, e la sera successiva chiamai al telefono Maria Grazia – poiché nel casale di Castel Fusano non c'era la linea telefonica – pregandola di fare da tramite con Blanca, e di permetterle di ricevere la mia telefonata.
Ovviamente, saputa la buona notizia, "mammina" si rese immediatamente disponibile, andò dalla mia gemella e insieme attesero l'orario per l'appuntamento.
È inutile dire che anch'io ero in fibrillazione, e quando all'altro capo del telefono Tati rispose, in un sol fiato le annunciai:
- "Ce l'abbiamo fatta, cuoricino mio, l'ho trovato!".
Poi, le spiegai tutti i dettagli, e infine le dissi, emozionato:
- "Ormai non ci saranno più problemi, il peggio è passato... Non devi più piangere, perché da adesso in avanti non ci dividerà più nessuno... Non potranno più farli, e non ce ne sarà più motivo...".
E chiusi:
- "PERCHÉ NOI SIAMO GEMELLI...".
Dall'altra parte, ci fu un lungo silenzio, seguito da un grande pianto, che non era più un pianto di angoscia ma di liberazione.
Attesi, e dopo un po' ecco la voce di Blanca:
- "Tato mio, ma è bellissimo! Comincio subito a preparare la valigia e sabato ci vediamo! Ero sicura che ce l'avresti fatta, perché tu mantieni sempre la parola... Io... Io non so che dire... Sono orgogliosa del mio gemellino... Sai, mia madre è furiosa che sono scappata via di casa, e stavolta se l'è presa con mammina... Povera mammina!, per difenderci...".
E riprese a singhiozzare...
Purtroppo i gettoni erano finiti – all'epoca di usavano le cabine telefoniche –, ma ormai poco importava. Di lì a qualche giorno ci saremmo rivisti, e per me e Tati contava solo quello...
E giunse il venerdì sera.
La mia cuginetta era emozionatissima, perché da lì a poche ore ci saremmo riuniti, mentre io ero rientrato da poco in caserma dopo essere stato a dare un'ultima sistemata alla camera dell'hotel. Tutto doveva essere perfetto, e la mia trepidazione era alle stelle, forse anche perché si riaffacciò nel mio cuore quello strano sentimento. Sentivo che qualcosa stava per accadere... E – steso nella mia branda – una lacrima scese spontanea a rigare il mio volto...
Infatti, alle 23 in punto, il treno che me l'avrebbe condotta si mise in marcia.
Lei era vestita come al solito in maniera non appariscente – un paio di jeans attillati e sopra un giubbino nero di pelle –, benché il suo fisico colpiva sempre chi la guardava (e questo era un "inconveniente" di cui non avevo tenuto conto quando le proposi di venire da sola su da me).
Era sola nello scompartimento e questo le fu dì sollievo, ma ecco che alla prima fermata salirono tre ragazzi sui 20 anni, in divisa, e che da come si comportavano dovevano conoscersi bene tra loro.
Blanca cominciò a sentirsi a disagio, anche perché i tre – per rompere il ghiaccio – cominciarono a farsi invadenti e a farle un sacco di domande personali:
- "Ciao, come ti chiami? Che cosa fai tutta sola a quest'ora?", disse uno.
E un altro:
- "Ma c'è l'hai un ragazzo che ti lascia andare da sola a quest'ora di notte? Evidentemente, non è buono a scoparti, e magari tu cerchi un diversivo...".
Si misero a ridere, mentre Tati era sempre più imbarazzata.
Si guardò per vedere se il suo abbigliamento potesse destare "cattivi pensieri", ma – a parte la sua avvenenza su cui non poteva farci nulla – non aveva nulla fuori posto.
A un certo punto, quello che non aveva ancora parlato si alza e chiude le tendine dello scompartimento. Poi si rimette a sedere, mentre quello che aveva davanti le sfiorò le gambe aprendogliele leggermente.
Blanca non voleva crederci che stava accadendo davvero, e dentro di sé si disse:
- "No, Tati, rilassati, è la tua immaginazione... Hai così voglia di gemello che...".
Ma non riuscì a finire quel pensiero che un'altra mano si aggiunse alla prima
Mia cugina non riuscì a muoversi dalla paura, ma si accorse di essere tutta bagnata nelle parti intime.
Poi, improvvisamente, i tre le tirarono giù i jeans. Avrebbe voluto gridare, chiedere aiuto, ma sapeva che quella carrozza era deserta, e il controllore era già passato, e le sembrava di essere in un sogno.
Ma quando quei maschi – rompendo gli indugi – si tirarono giù i pantaloni e lei vide tre cazzi duri e grossi, allora si scosse e capì che era tutto vero...
Gemella, benché formosa, all'epoca era minuta, e pesava non più di 45 kg. Perciò, quando simultaneamente se li trovò addosso fu presa dal panico. Gridò, supplicando quei maledetti:
- "Oh no, lasciatemi! Non voglio... L'ho fatto solo con Tato mio, e sono solo sua!".
Ma uno dei tre ribatté, sprezzante:
- "Uno che lascia la sua donna da sola, di notte, deve essere una checca... E tu, puttanella, non fare tante storie...".
Per dieci interminabili minuti Blanca lottò con tutte le sue forze, urlò più forte che poteva, e alla fine riuscì a scrollarseli di dosso sferrando un calcio di rabbia nei genitali di uno di quei maiali.
Scappò, terrorizzata, fino a raggiungere un'altra carrozza dove nel frattempo erano salite delle persone.
Per tutto il resto del viaggio non chiuse occhio, terrorizzata che quei delinquenti potessero raggiungerla anche lì.
La mattina seguente, Udine le si presentò sotto un sole splendente, ma nel suo cuore era ancora notte. C'era mancato davvero poco che venisse violentata per "colpa" mia, e solo la forza della disperazione aveva evitato il peggio...
Io, intanto, avevo davanti una giornata di lavoro, ma quel giorno mi ero svegliato di soprassalto. L'avevo sognata che gridava tendendo una mano verso di me, ma era come muta e la sua voce non mi arrivava, e io non riuscivo ad afferrarla...
Non era normale, quella doveva essere per noi una giornata superlativa e invece nell'aria era palpabile un grande nervosismo.
Cosa era successo? Guardai l'orologio e mi dissi:
- "Tati è qui... Ancora un po' di pazienza e ci siamo...".
9. Ho aperto gli occhi.
E finalmente giunse l'ora della libera uscita. Gemella era davanti alla porta carraia della caserma insieme ad un gruppetto di ragazze che aspettavano l'uscita dei propri "morosi", come dicono da quelle parti.
Fuori dal cancello, la riconobbi all'istante e le corsi incontro mentre lei stava facendo la stessa cosa.
Ero felice, avevo la mia gemella tra le braccia e avrei trascorso un fine settimana con lei. Che cosa avrei potuto pretendere di più?
Quando però le presi il viso tra le mani per baciarla mi accorsi subito che nei suoi occhi non risplendeva la solita luce, ma la paura. E rimasi impietrito in quella posizione... Un sesto senso, e poi un brivido di terrore... Le domandai, tornando a stringermela al petto, mano nella mano:
- "Blanca... Cosa è successo? Sento che è successo qualcosa di brutto, a me puoi dirlo vita mia...".
E proprio mentre lei mi stringeva la mano più forte e stava per dirmi qualcosa, ecco che alle mie spalle udii degli schiamazzi indirizzati nei miei confronti.
Pensai ai soliti scherzi, ma quando quei miei commilitoni mi raggiunsero mi gridarono:
- "Ehi Claudio, ma allora è veramente la tua ragazza... Certo che potresti insegnarle le buone maniere!".
E giù un'altra risata...
Non ero in vena di scherzi, e lasciai perdere, anche perché mi ero accorto che Tati aveva cominciato a tremare... Pensai avesse freddo, visto che lassù a dicembre cominciava già a fare la neve, e tenendola sottobraccio la esortai:
- "Oh Tati, amore mio, ma tu stai tremando... Perdonami... Hai freddo? Su, dai, andiamo in albergo, sarai pure stanca...".
In realtà, la mia gemella aveva riconosciuto senza ombra di dubbio i suoi "aggressori", ma conoscendomi (come ricorderete, avevo rotto il setto nasale a un compagno di scuola per molto, molto meno) non mi disse nulla...
Era pressappoco la mezza, e avevo fatto bene a scegliere un posticino lontano dalla caserma, infatti non incontrammo nessuno di coloro con cui avevo a che fare tutti i giorni. Lì potevamo stare tranquilli...
Ma in camera avvenne una cosa strana. Visto che avevamo la comodità della vasca, mi feci premura di consigliarle di farsi un bel bagno caldo. Volevo aiutarla a spogliarsi anche per ritrovare la nostra intimità, ma lei reagì facendo un balzo indietro e si coprì il corpo con le mani.
Sorrisi, e volendo fare lo spiritoso esclamai:
- "Oh scusa, credevo che fossimo ancora i gemelli!".
Allora Tati, rendendosi conto della illogicità del suo comportamento, sconfortata manifestò tutto il suo dispiacere:
- "Cazzo, proprio con te che mi vuoi bene... Non volevo Tato... Noi saremo sempre gemelli... Il fatto è che...".
Mi guardò con uno sguardo timorosa di non essere capita, e poi:
- "Il fatto è che stanotte in treno... Hai visto quelli che poco fa ti hanno preso in giro davanti alla caserma? Beh, stanotte erano in treno con me e hanno cercato di DIVERTIRSI, ma stai tranquillo io sono scappata giusto in tempo...".
Restai di sasso. Avevano cercato di violentare Tati! Bastardi! E se fosse successo davvero, ora dove eravamo?
Mi dissi:
- "È stata tutta colpa mia che non ho valutato bene il pericolo che lei, da sola, di notte, poteva correre! Come posso essere stato così stupido a non capire... Non è successo niente... Eccome se non è successo niente... Blanca è terrorizzata...".
Diedi un calcio contro il muro dalla stizza, poi mi calmai e tornai a guardarla... Mi sembrò essere diventata piccola piccola, e aspettava che dicessi qualcosa, come una sentenza, come se la responsabile fosse lei...
Allora, le tornai vicino e la abbracciai con un amore infinito:
- "Tu non ti devi giustificare, vita mia... Non ce l'ho con te, ero arrabbiato con me stesso, perché non ho saputo proteggerti. Ti prometto che non succederà più, non ti lascerò più sola... Se vuoi, ti do i loro nomi e li denunci... E se fossero riusciti a fare di peggio?", le domandai ben sapendo entrambi qual'era la risposta.
Sapevo che quella sarebbe stata una ferita difficile da rimarginare, quell'incontro non lo avrebbe dimenticato per tutta la sula vita, ma sapevo anche che se le avessi chiesto ancora di viaggiare da sola lei lo avrebbe fatto per me. E in quel momento decisi che non glielo avrei mai più chiesto:
- "Ascoltami... Noi ci abbiamo provato, e io ti ho chiesto troppo... La prossima volta, verrò io giù a Roma... Pensa se fosse successo qualcosa di irreparabile... No, non ci voglio nemmeno pensare...".
Ce ne rimanemmo in silenzio per un bel po', dondolando con struggente desiderio di buttarci tutto alle spalle, ma in quell'assenza di parole – prima sommessamente e poi sempre più forte – la sentii piangere. Cercava di trattenersi, ma avrei udito pure uno spillo che le trafiggeva il cuore...
La guardai, muto, mentre le lacrime scendevano come un torrente in piena.
Fu allora che mi venne spontaneo di fare quel movimento che tante volte, a vicenda, avevamo fatto l'uno con l'altra. Andai a leccare quelle goccioline infinitesimali che la facevano soffrire, come a dirle senza usare una sola parola: "Sono qui, a prendermi e condividere il tuo dolore"...
Piano piano, la crisi passò, e allora le chiesi:
- "Hai fame?".
Ma lei, fece un cenno di no con la testa...
In quei momenti, in effetti, avevamo bisogno di una sola cosa... Scossi come eravamo, dovevamo ritrovare la nostra integrità. Certo – lo ripeto ancora – "non era successo niente", ma ci avevano portato via la nostra spensieratezza e fiducia nel prossimo...
Così, le proposi, con tatto, timoroso di un'altra reazione:
- "Mettiamoci a letto, se non vorrai non facciano nulla... Soltanto coccole...".
Dopo qualche minuto, benché fosse ancora giorno, eravamo già sotto le lenzuola, e avevamo lasciato il mondo fuori dalla porta.
Prima, però, di togliersi tutti gli indumenti, gemella mi mostrò una cosa: la sera precedente, prima di partire, aveva indossato il reggiseno e il perizoma di pelle che le avevo regalato io. Era tutto strappato, e forse era stato quello a salvarla.
E io, avevo aperto gli occhi. Per lei, ero e sono pronto a qualunque cosa...
10. Dalle stelle alle stalle.
Dopo quei fatti, non chiesi più a Blanca di venire su da me, e purtroppo io non potevo "scendere" tutte le settimane.
Vivemmo quella nuova lontananza – se mai ce ne fosse stato bisogno – come una prova per la nostra storia... Ci furono momenti in cui ci sembrò di impazzire, con la reciproca solitudine che ci strappava l'anima, ma cercammo di vedere il lato positivo della cosa, e cioè che intanto i mesi trascorrevano inesorabilmente.
Finalmente, verso la fine del mese di ottobre dell'anno successivo, fui di nuovo a Roma. Per sempre.
Nel frattempo, mia zia era venuta a sapere di quella notte in treno, e non volle sentire ragioni. Riportò Tati a casa sua e – tanto per cambiare – incolpò me dell'accaduto.
Zio, invece, fu più benevolo, e fu grazie a lui che potemmo continuare a frequentarci al sicuro.
Al villino, infatti, non c'erano barriere di sorta, e le porte erano sempre aperte. Ma i nostri fratelli, per invidia del nostro amore, cercarono ancora di ostacolarci facendo in modo di non lasciarci mai soli.
Era una situazione insostenibile, tanto che dopo qualche tempo scoppiò l'ennesima "bomba"...
Una sera, una di quelle in cui non faceva ancora troppo freddo, ci trovavamo nel nostro angolo di giardino – che avevamo eletto a nostro rifugio – a godere della presenza l'uno dell'altra, con Blanca riversa di schiena sul mio basso ventre, quando la sentii mormorare con tono lamentoso:
- "Mi sento male, Tato...".
Mi voltai di scatto verso di lei, preoccupato, e le accarezzai il viso. Le domandai:
- "Cosa ti senti?".
E lei:
- "È da quando sei tornato che non riusciamo a fare l'amore... Ho i crampi alla mia cosina e tu non te ne puoi occupare. In casa neanche a dirlo... Se continua così, io impazzisco! Era così bello quando stavamo da Tata... Come una vera coppia, e facevano tutto liberamente... Oh Tato, fai qualcosa!".
La presi per mano e ci alzammo... Avevamo bisogno di scaricare quel nervosismo che aveva contagiato anche me, e allora facemmo una "passeggiata" torno torno al villino... Una, due, tre volte...
Finché, a un certo punto, ci cadde l'occhio sulla porta in ferro del locale caldaia. Ci guardammo, e in un istante il pensiero mio fu anche il suo...
Mi fece:
- "Ti piace? Per me andrebbe bene anche una cantina piena di sorci. Non ce la faccio più, veramente!".
Per me, non era una questione se mi piacesse o meno, l'importante era che potessimo finalmente tornare ad amarci. Così, le diedi un bacio sulla fronte con tutta la dolcezza di cui ero capace, e le risposi sottovoce:
- "Con tutta la voglia che abbiano, ce lo faremo andare bene...
Era parecchio tempo che nessuno vi entrava, come dimostrò il fatto che quando la aprii la porta cigolò di brutto.
Dentro non me lo ricordavo, ma con il tempo era diventato più che altro un deposito, tanto che la fortuna fu dalla nostra parte. In un angolo, infatti, era accatastata una branda pieghevole con tanto di materasso. Certo, non era il massimo del confort, ma questo avevamo e di questo ci dovevamo accontentare...
Dissi a Blanca, indicandole quel giaciglio di fortuna:
- "Dai, aiutami ad aprirlo".
Lo stendemmo nel poco spazio che avevamo a disposizione, e poi la esortai:
- "Sbrighiamoci, che se ci cercano...".
Ma lei mi rispose:
- "Ti ricordi quando a scuola ci si sono messi in sei per dividerci? Beh, stavolta non mi separeranno da te neanche in mille!".
Ci spogliammo gettando all'aria i vestiti, e poi gemella si mise a novanta gradi, alla pecorina... Le piaceva tanto quella posizione, e anche a me. Così avevamo cominciato la prima volta grazie alla sua intraprendenza, quando lei giustificò la cosa – non me lo dimenticherò mai – dicendo:
- "Sai Tato, ho visto che i cani scopano così".
Fu di una ingenuità sconvolgente quella spiegazione, ma eravamo poco più che bambini, e la posizione del missionario già ci sembrava cosa da vecchi...
Insomma, era talmente su di giri che forse non si rese conto del linguaggio che stava usando. Mi spronò:
- "Dai, sbattimi...".
Appoggiai le mie mani ai suoi fianchi che adoravo, e – felice – in un sol colpo le fui dentro. Senza preliminari, ditalini o pompini vari...
Avevamo fretta. Fretta per non farci scoprire, ma pure fretta di amarci. Non potevamo più aspettare, era troppo tempo ormai che...
La scopai forte e veloce, proprio come fanno i cani che lei evocò quel giorno...
Tati cominciò a gemere, e visibilmente accalorata cominciò a strofinarsi il clitoride con veemenza, mentre io la tenevo per i capelli raccolti in due treccine – non come atto di sottomissione ma perché quando facevamo quella posizione così voleva lei – e le sbattevo le palle sulle chiappe tanto cercavo di andare più giù possibile.
Ero talmente teso che di lì a poco sarei esploso nella sua micetta, ma pompata dopo pompata accadde che all'ultimo inserimento sbagliai canale e scesi nell'intestino con la stessa foga che stavo usando nella fica...
Non era mai successo che usassimo questa "procedura" così immediata, ed era veramente tanto tempo che non lo facevamo, tanto che inizialmente – vuoi la disabitudine, vuoi che nella mia massima espansione il cazzo aveva raggiunto una larghezza ragguardevole – le feci un po' male.
Gridò, e poi mi disse:
- "Era una vita che non ci entravi, non ero più abituata... Ma come vedi, non ti ho mai tradita quando sei stato lontano...".
Dispiaciuto per averle mancato di rispetto, lo tirai fuori, e solo dopo pensai:
- "Oh Tatina mia! Non mi è mai passato neanche nell'anticamera del cervello l'idea che tu potessi averlo fatto!".
Visto che ormai era successo, lo rimisi dentro a quel buco, ma questa volta facendo più attenzione... Piano piano, di modo che si abituasse...
Le piaceva, anche se vedevo che la dilatazione rettale senza lubrificazione le faceva male, ci faceva male. Però, il piacere di entrambi lentamente superò il dolore, e presi ad incularla con la stessa forza con la quale prima l'avevo scopata.
Finché, all'apice del godimento, non le inondai le viscere... Sentivo il calore delle sue budella e quello della mia sborra...
Che bello che era, tutto era stato così fortemente desiderato che un senso di soave appagamento cominciò a pervadere le nostre teste.
E più questa sensazione si spostava dal fisico alla mente, e più sentivo il mio ventre pompare sperma dentro gemella...
Saremmo andati avanti ancora per chissà quanto se - all'improvviso - non udimmo il cigolare della porta. Blanca ebbe un sussulto di paura, ma io – che ero di spalle – minimizzai:
- "Tranquilla Tati, sarà qualche randagio, ma arriva tardi perché qui è tutto occupato...", le dissi scherzando.
E scoppiammo a ridere. Una risata fragorosa che, nel corso della notte e a causa di quell'ambiente così angusto, rimbombò, interrotta dalla voce ululante di zia.
Essendosi infatti svegliata e non avendo trovato nel suo letto la figlia, era andata a cercarla dappertutto, trovandola infine con me in quel luogo...
Restammo impietriti. Evidentemente, era il nostro destino essere sorpresi durante un appagante sesso anale, così come era accaduto al collegio. Stavolta, però, non c'era zio a difenderci.
La megera mi prese per un braccio ed entrambi ci alzammo da quella posizione, abbracciandoci per i fianchi. Nudi come eravamo, non provavamo vergogna, poiché ci era sempre stato naturale fin da piccoli.
Zia, invece, prese ad aggredirci:
- "Credevo che eravate diventati più maturi. Possibile che non capite che siete cugini, accidenti!".
Blanca era fuori di testa, sia per quello che aveva detto la madre, e sia perché ci aveva interrotti nel momento in cui ci stavamo gustando gli effetti di quell'atto. Così, le urlò furibonda:
- "NOI SIAMO GEMELLI. Ci vogliamo bene, ma non come cugini normali. Noi ci amiamo. Accettalo una volta per tutte!".
Ma la donna non era mai stata tenera, e anche stavolta minacciò provvedimenti drastici:
- "Puttanella, domani facciamo i conti".
Non scherzava, purtroppo... E infatti, un'altra "tragedia" ci aspettava...
FINE.
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1 year ago
pollicino1965,
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Una scopata all’autogrill.
Sono Silvana, ho 32 anni, mora, capelli a caschetto, occhi marroni, bocca ampia ed un bel culo tondo e sodo. Porto una terza di seno, che fa ancora un figurone. Sono sposata da quattro anni con Piero, un bel maschio che mi scopa bene e, nonostante ciò, pur non essendo una che tradisce il marito facilmente, devo dire che, in 4 anni di matrimonio, una scappatella con un bel ragazzo me la ero già concessa. Questo è stato possibile perché mi sono accorta che anche mio marito mi aveva cornificato con una badante che assisteva mia suocera e, quindi, mi son sentita libera di concedermi qualche sporadica e veloce avventura ogni volta che ne avverto il bisogno. Mi reputo una persona che ha la ferma convinzione che, nella vita, bisognerebbe fare un po’ di esperienze anche fuori dalla sfera coniugale, sia per una questione di una più profonda autostima, ma anche perché, ogni tanto, una novità rende il rapporto coniugale più forte. Eravamo in viaggio verso il Gargano, dove avremmo trascorso una decina di giorni di puro relax, dopo un intenso periodo lavorativo e anche molto impegnativo, come genitori di una bimba di due anni. Dopo tre ore di viaggio, ho chiesto a mio marito di fare una sosta. Eravamo quasi a metà mattinata, ero vestita leggera, avevo una gonnellina che copriva il perizoma nero con sopra una maglietta che evidenziava i miei seni liberi da ogni costrizione. Il sudore aveva bagnato la maglietta ed i capezzoli erano ben in evidenza. Mio marito ci aveva scherzato un poco.
«Sembri una puttanella pronta a farti montare.»
Quella battuta mi aveva eccitato talmente tanto che, prima di arrivare nell’area di sosta, mi ero piegata sul suo cazzo e gli avevo fatto un pompino, facendolo sfogare nella mia bocca.
«Accidenti, mi stai davvero facendo morire. Dai, che sborro!»
Ovviamente la bambina dormiva tranquilla dietro, ben assicurata al seggiolino e io ero rimasta con una voglia pazzesca, che speravo ben presto di togliermi; non vedevo l'ora di arrivare in hotel per sfogarmi. Quella fermata in autogrill era provvidenziale, volevo sciacquarmi la bocca e darmi una rinfrescata per proseguire il viaggio. A mio marito non piace l’aria condizionata e già il caldo cominciava a farsi sentire. Appena giunti nel parcheggio, gli suggerisco di restare con la bambina, mentre io vado a rinfrescarmi ed a prendere qualcosa per spezzare la mattinata, mentre lui, appagato e soddisfatto dal mio lavoretto di bocca, mi sorride felice e mi dice di fare con calma. Lo credo bene che è soddisfatto, sono proprio una bravissima succhiacazzi, virtù che lui apprezza notevolmente. Entro nel ristoro e, per prima cosa, cerco il bagno. Per raggiungerlo devo attraversare tutto il locale e passare davanti agli scaffali che espongono divere cose, che vanno dal mangiare ai giornali. Mentre butto uno sguardo distratto ai giornali, vedo un camionista che sbircia, non visto dai clienti nel salone, una rivista porno e, istintivamente, i miei occhi cadono su lui e subito dopo sulle foto porno. Lui si gira e mi spoglia con lo sguardo. I suoi occhi sono penetranti e carichi di lussuria; capisco benissimo cosa pensa, mentre mi vede lì con la mia gonnellina ed i seni a vista con i capezzoli che rischiano di bucare la stoffa. Cerco di distogliere lo sguardo da lui, ma è come se ci fossi rimasta ipnotizzata. Restiamo a fissarci per un tempo lungo, senza che nessuno di noi due dice nulla, poi, con uno sforzo enorme, mi stacco dai suoi occhi e vado in toilette. Vi è pochissima gente, fortunatamente i bagni sono puliti e così mi infilo nell’ultimo, quello più in fondo al locale. Faccio per chiudere la porta, quando sento una mano forzarla e vedo il mio camionista che entra e la chiude dietro di sé. Resto immobile, stupita dal gesto inaspettato, ma, nello stesso tempo, quasi sperato. Senza dir nulla, le sue mani afferrano decise i miei seni, mentre comincia a baciarmi in bocca. La sua lingua entra prepotentemente nella mia. Il gesto è così deciso come la sua prepotente fermezza, le mani mi strizzano i capezzoli ed il bacio cosi impetuoso, mi provocano subito un orgasmo violentissimo, che subito mi fa aprire le gambe, nell'attesa di esser scopata come l’ultima delle troie. Lui mi appoggia alla parete, mi alza la maglietta e libera il mio seno nudo. Subito prende a leccare e mordere i capezzoli, facendomi impazzire di piacere, mentre le sue mani scendono sotto la mini e mi sfilano il perizoma. Vedo che si abbassa i pantaloncini corti che indossa e, senza far altro, mi fa mettere una mano dentro. È così che faccio la conoscenza con una verga davvero unica, durissima, di notevole spessore ma anche abbastanza lunga; devo faticare per impugnarla. Quando la estraggo, trovo conferma a quanto ho percepito con la sola stretta nella mano. Mi rendo conto che è esageratamente grosso, mai preso un cazzo cosi nella mia vita. Solo l’idea di averlo dentro, mi porta quasi ad avere un altro orgasmo. Mi abbasso e lo porto alle labbra, lui geme e mi invita a succhiarlo. È enorme non entra nella mia bocca.
«Brava leccalo e succhialo che poi ti sfondo!»
Ci gioco un po', ma lui non ha intenzione di perder tempo; mi fa sollevare una gamba e la appoggia sul water, io lo afferro e porto quella meraviglia a contatta della mia fica, che sta già schiumando; poi metto le mani sul suo culo ed aspetto. Lui prende le mie natiche e mi penetra con un solo affondo, rude e violento, e mi lascia senza fiato. Le pareti della vagina sono ben lubrificate dal primo orgasmo avuto e, nonostante questo, fatico nel sentirlo penetrare dentro di me. È davvero un cazzo esagerato e, pur essendo, bella larga e pronta, sento quel cazzo che si fa spazio a fatica. Incomincia a scoparmi senza ritegno. Sento il mio corpo spinto contro la parete del bagno e il dolore iniziale lascia il posto al piacere. Si spinge tutto dentro di me e quando le sue palle sbattono conto il mio culetto, emetto un gemito, che lui prontamente spegne con un bacio. Continuo ad appoggiare le mani alle sue natiche per sentir spingere dentro di me quell'arnese stupendo e, quando lo fa quasi uscire, per poi infilarlo di nuovo tutto dentro, mi fa godere tantissimo. Ho un orgasmo continuo, repentino e sempre più intenso, roba da svenire. Non riesco più a fermarmi e lo assecondo nei movimenti, mentre ogni singola mia cellula è travolta dal piacere ed i muscoli vaginali operano al meglio per accoglierlo facendomi, nello stesso tempo, sentire assurdamente riempita. Sono esausta e sfinita dalla repentina serie di orgasmi provati, mentre lui sembra esser infaticabile: non è ancora venuto! Lo guardo negli occhi e lo supplico di concludere.
«Dai, vienimi dentro, sono protetta e vedi di farlo in fretta: c’è mio marito che mi aspetta in macchina.»
Lui mi guarda e sorride con un ghigno beffardo.
«Aspetterà!»
Poi riprende a scoparmi con più veemenza. Mi morde i capezzoli sino a farmi male e, ben presto, riprendo a godere senza che la mia mente possa pensare ad altro se non ad impazzire per il piacere che sto provando. Godo urlando il mio piacere nella sua bocca e lascio che lui faccia quello che vuole. Lo prego ancora una volta di venire, ma lui imperterrito continua a scoparmi, senza pietà. Mi sento bruciare la fica come non mi era mai successo. Quando lo tira fuori, valuto che è molto più lungo di quello di mio marito che, una volta, per gioco, avevo misurato ed arrivava a circa una ventina di centimetri. Ora però mi meraviglio di come posso tenerlo tutto dentro di me, senza esser uccisa. Poi, quando lo affonda di nuovo tutto dentro, sbattendomi le palle sulle mie chiappe, ho solo il fiato per emettere un nuovo gemito, presto seguito da un altro e, infine, da un ulteriore orgasmo. Lo estrae e mi invita a succhiarlo per farlo sborrare.
«Non riesco a venire, ho scopato troppo poco, prendilo in bocca e fammi venire.»
Mi rendo conto che è passato troppo tempo e devo, in ogni caso, porre fine al gioco. Mi piego veloce e cerco di prenderlo tra le labbra, ma sto scomoda: il luogo è troppo angusto per un bocchino fatto bene, non riesco a farlo entrare in bocca tanto è grosso per circonferenza e allora capisco perché mi brucia così tanto la fica. Gli prendo solo l’inizio della cappella e comincio a succhiarla, lui continua a incitarmi di prenderlo tutto in bocca, ma, non ci riesco. Lui si spazientisce, mi fa alzare e mi fa piegare con le mani appoggiate al coperchio del water, si mette dietro di me e rapidamente me lo rimette nella fica da dietro e riprende a pomparmi con un ritmo fortissimo. Mi prende il terrore che volesse mettermelo nel culo. Mi scopa violentemente e sento la fica che mi brucia ancor di più. Lo sento che si appoggia alla mia schiena, mi prende le tette e stringendole mi da un paio di colpi, che quasi mi sfondano, poi, finalmente, sborra dentro di me. Un getto caldo riesce a riempirmi tutta e a farmi godere ancora una volta. Resto sfinita appoggiata al muro, mentre lo sento che si svuota dentro di me. Sento la sua sborra colare giù per le gambe e mi sembra che stia pisciando da quanta ne esce. Lui rapidamente tira su i pantaloncini, rimette dentro la sua proboscide ed esce, come se non fossi mai esistita. Aspetto un attimo per riprender fiato e ritornare ad assumere un aspetto normale. Velocemente mi pulisco con della carta e poi esco. Solo ora mi rendo conto che mi son fatta scopare in uno squallido bagno e, per questo, mi sento una perfetta idiota, ma, nello stesso tempo, penso a quanto ho goduto sotto i colpi di quel cazzo esagerato e mi ritorna la mia autostima. Esco dalla toilette e noto lo sguardo lascivo di una donna che, evidentemente, deve aver capito cosa abbiamo fatto. Torno nel locale, dove acquisto in tutta fretta qualcosa. Salgo in macchina, mio marito riparte ed ironizza sul fatto che ho impiegato tanto tempo.
«Che cazzo hai fatto in tutto questo tempo? Ti sei fatta una scopata con qualcuno?»
Io, con le cosce doloranti e la fica gonfia e tumefatta dallo sforzo affrontato, gli ricambio il sorriso e rispondo nello stesso tono.
«Sono dovuta andare in bagno ed ho trovato gente in coda. Purtroppo non ho avuto l'occasione di darla a qualcuno, però, se mi fosse capitato, chissà...?!»
E mentre lui sorride alla mia battuta, io giro lo sguardo e vedo il mio camionista che esce e passa a poca distanza da noi. Lo guardo e lui mi sorride sornione. Poi chiudo gli occhi e stringo forte le cosce, tentando di riprovare a sentire la verga di quello sconosciuto dentro di me.
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1 year ago
baxi18, 55
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Gode solo se la guardo mentre me la montano.
Mi chiamo Stefano e, fra pochi giorni, avrò 62 anni. Sono di media statura, ma con il corpo ben curato che non dimostra gli anni dell’età anagrafica. Mantengo molto allenato il mio fisico, facendo come minimo un’ora al giorno di nuoto. Porto i capelli molto corti per mascherare un principio di calvizie e, sessualmente parlando, ha una dotazione oltre la norma, sia in lunghezza che circonferenza. Di professione sono architetto e da 25 anni sono sposato con Anna, che ha 15 anni meno di me. Anna è una donna bellissima, che cura il suo corpo in maniera maniacale. È alta un metro e ottanta e ha una capigliatura nera e lunga davvero splendida. In effetti non ha nemmeno un capello bianco. Nei suoi meravigliosi 45 anni, lei ha sempre mantenuto il suo fisico in perfetta forma e, anche la gravidanza, non ha in nessun modo intaccato la sua bellezza. Il suo seno è una quarta, bella tonda, che sembra frutto di un lavoro di un chirurgo estetico, mentre è naturale al 100%. Il suo ventre è piatto ed ha un culo bello tondo, sodo ed alto, che sormonta due cosce stupendamente lunghe e ben affusolate. La sua bocca è ampia e le sue labbra sono carnose. La nostra storia è cominciata quando suo padre, un facoltoso imprenditore specializzato in lavori edili stradali, contattò lo studio dove io lavoravo come architetto, per chiedermi di realizzare un progetto molto particolare: voleva una magnifica villa per la sua figlia ventenne. È stato in quell’occasione che ho conosciuto Anna e il fatto di stare sempre una accanto all’altro nel progettare quella sua nuova dimora, ci ha fatto innamorare. Sono rimasto affascinato dal fatto che, nonostante fosse così giovane, aveva un carattere forte, determinato, e molto sicura di sé. Nello stesso tempo, era la donna più dolce del mondo, quando stava al mio fianco, perché anche lei era rimasta affascinata dalla mia sicurezza e, soprattutto, dal modo gentile e molto educato con cui la trattavo. Dopo poco tempo, siam finiti a letto insieme. È stata una notte di sesso sconvolgente, dove lei ha dato prova di tutta la sua esperienza. La sua bocca era qualcosa di travolgente, ingoiava il mio cazzo fino alle palle, cosa che mi ha veramente fatto impazzire di piacere e la sua fica era qualcosa di assolutamente unico: una superba fonte da dove sgorgava nettare in continuazione, aveva orgasmi a ripetizione, senza soluzione di continuità. L’unico suo neo era di aver ancora il culetto vergine, ma, dopo il primo anno di matrimonio, sono riuscito a farle apprezzare anche quel nuovo tipo di piacere. Perdere la sua verginità anale è stato un momento veramente molto bello, dove io ho dato sfoggio a tutta la mia abilità nel preparare quel foro ad esser iniziato a nuovi piaceri.
Per prima cosa, l’ho scopata fino a sfinirla e, una volta sazia e rilassata, ho iniziato a preparare il suo buchetto, lavorandolo con lingua e dita, lubrificandolo in maniera molto abbondante e così, quando le ho spinto dentro la cappella del mio cazzo, lei ha avuto solo un breve attimo di bruciore, quando ho varcato la soglia dello sfintere, per poi lasciarle il tempo di abituarsi, così da farle provare solo piacere. Ne è stata così felice che, per molto tempo, oltre ad una bella scopata, preferiva anche farsi inculare con forza e vigore. Tutto questo è proseguito fin quando non si è ritrovata incinta e, anche dopo, non ha disdegnato di concludere una bella scopata, con un orgasmo forte appagante mentre sentiva me che le inondavo il culo. I nostri anni di matrimonio sono stati sempre bellissimi. La nostra vita sessuale è stata un crescendo di emozioni e di intense scopate molto appaganti. A questo va aggiunto che ho sempre apprezzato gli sguardi che altri maschi le rivolgevano, indugiando sulle sue forme e, dentro di me, ne ero inorgoglito. Lei, però, non ha mai fatto niente per provocare situazioni di quel tipo e anch’io non afferravo bene le sensazioni che provavo nell'avvertir piacere per quell'involontario esibizionismo. La svolta avvenne circa cinque anni fa, durante il matrimonio di mio nipote. In quell’occasione Anna era semplicemente magnifica. Il suo abito era asimmetrico, con un top sagomato che le accarezzava la figura e sottolineava il punto vita, mentre le varie lunghezze del vestito davanti si aprivano liberamente sulle gambe, leggere e svolazzanti, lasciando intravedere le forme attraverso un discreto nude look. Ai piedi calzava delle décolleté nere tacco 12, legate alla caviglia con un cintino. Dopo la sposa era la donna più bella della festa. Durante il ricevimento, una simpatica orchestrina suonava per intrattenere gli ospiti e molti maschi erano venuti al nostro tavolo per invitarla a ballare. È stato quello il momento in cui, osservando mia moglie stretta fra le braccia di altri uomini, improvvisamente, mi si è aperta la mente: quella cosa mi faceva impazzire di piacere! Quello che mi mandava ai pazzi era il fatto che mi rendevo conto che molti di loro, in maniera più o meno velata, strusciavano il loro inguine gonfio, contro il ventre di mia moglie. È stata una sensazione incredibilmente forte, contrastante, ma che, nello stesso tempo, mi ha procurato una eccitazione così forte che ho dovuto faticare molto, per mascherare il grosso bozzo che avevo sul davanti dei pantaloni. Ricordo che quella sera, dentro il nostro letto, l’ho scopata in modo bestiale. Sembrava insaziabile. La sbattevo con un vigore ed una passione così forte, che quasi non mi sembrava vero. Dopo anni, mi sembrava di scopare mia moglie come nei primi tempi di matrimonio. Sembrava insaziabile. La sbattevo con un vigore ed una passione tale che quasi non mi sembrava reale. Nella mente mi folgorava l’idea di immaginarla sotto un altro maschio che la pompava con estremo ardore. Questa cosa è andata avanti per alcune sere e, poiché, come già detto, Anna è una donna intelligente, ha notato subito questo rinnovato ardore nei nostri amplessi. Dopo una ennesima scopata, in cui l’ho sentita godere bene ed a lungo, mentre eravamo abbracciati a farci le coccole, con la sua voce dolcissima mi ha esternato le sue osservazioni.
«Amore, lungi dal lamentarmi, ma, in questi ultimi giorni, sento che il nostro sesso è ritornato ad esser quello focoso, intenso, degli anni passati. Ripeto, non che mi dispiaccia, ma a cosa son dovuti questi rinnovati momenti in cui mi scopi con un ardore e vigore tanto sconvolgente? Dimmi che non è frutto di pasticche o altri aiuti chimici, di cui tanto si parla. Non voglio che tu metta a repentaglio la tua salute, per farmi godere ancor di più.»
Ero certo che, prima o poi, se ne fosse accorta e, fissandola negli occhi, non senza un minimo di imbarazzo, ho cercato le parole giuste per spiegarglielo.
«Tranquilla, amore, non faccio uso di nessun tipo di viagra o altre sostanze simili, ma diciamo che c’è qualcosa, nel mio rapporto con te, che mi eccita oltremodo. È una cosa che non so spiegarti per bene e, soprattutto, non vorrei esser frainteso o che le mie parole ti offendessero e, in qualche modo, poter creare problemi fra noi.»
Lei si è sollevata dal letto e guardandomi fisso negli occhi, con aria un po’ impaurita, ha preteso che le spiegassi meglio.
«Ti prego, amore, non farmi stare in ansia. Noi due ci siam sempre detti tutto senza nulla nascondere, quindi, ti prego, apri il tuo cuore e dimmi cosa ti crea questo strano stato di imbarazzo e, nello stesso tempo, di forte eccitazione.»
Fatto un profondo respiro, ho cercato di dosare le parole, mentre vedevo i suoi occhi carichi di profonda attesa.
«Sono sempre stato fiero della tua bellezza e, orgogliosamente, ho sempre osservato le persone che ti ammiravano, ma alcuni giorni fa, quando siamo stati al matrimonio, è successa una cosa strana che, in un certo modo, faccio fatica a spiegarti, perché io stesso provo difficoltà a spiegare anche a me stesso. È successo mentre ballavi ed io ti guardavo; molti dei maschi che ballavano con te, ecco… qui mi diventa difficile spiegarlo, in breve, mi eccitava vedere come essi strofinavano il loro pacco duro contro il tuo ventre. In qualche modo, la cosa mi ha eccitato tantissimo, perché, in quel momento, ho pensato quanto sarebbe stato bello vederti mentre godevi sotto i colpi del cazzo di un altro uomo. È questo che sconvolge la mia mente in questi giorni; mi eccita così tanto che, come hai potuto notare, ti scopo con rinnovato ardore, perché, nella mia mente, immagino che quello che ti sta facendo godere non sono io, ma un altro.»
Mi guarda per un attimo sbalordita, poi abbassa gli occhi e, dopo avermi baciato, la sua voce ha assunto il tono di un flebile lamento.
«Comprendo appieno le tue sensazioni, perché, ti sembrerà strano, ma in un certo modo anch’io mi sono sempre sentita inorgoglita quando altri maschi mi osservavano e alcuni, in maniera non troppo velata, mi facevano capire che avrebbero fatto carte false pur di avermi nel loro letto, ma, fino a qualche giorno fa, anche a me era sembrato solo un gioco piacevole e niente di più. Invece anch’io, mentre ballavo con quei maschi, mi sono eccitata moltissimo nel sentire i loro sessi duri premere contro il mio ventre. La cosa, in sé e per sé, non mi dava particolare eccitazione, non era il cazzo che premeva che mi eccitava, bensì ben altra cosa e molto particolare: godevo del fatto che tutto avveniva mentre tu mi guardavi! Mi eccitava sapere che mi guardavi, mentre venivo trastullata da quelle verghe. Anch’io non so dare una spiegazione a questa strana sensazione, ma ammetto che, mentre ora mi scopi in maniera così sconvolgente, a volte chiudo gli occhi ed immagino che sia un altro maschio che mi sta sbattendo, mentre tu sei lì' e mi osservi; questo fatto mi eccita e mi fa godere in maniera incredibile.»
Essere guardata da me. Quel fatto di farlo davanti a me, ha in qualche modo illuminato il lato oscuro del gioco, che ancora non avevo percepito. Lei lo faceva per esser guardata da me ed io ne godevo nel guardarla. È stata la svolta della nostra vita. Quella sera siamo stati tutta la notte a parlare delle nostre sensazioni, delle emozioni, del piacere che questa strana sensazione ci regalava. Non era tanto il desiderio di interagire con altri maschi il fulcro del nostro piacere, ma il fatto di farlo mentre io la guardavo o, meglio, mentre lei lo faceva sapendo che io la stessi osservando. Di colpo la nostra vita sessuale è cambiata radicalmente. Non è che ci siamo buttati allo sbaraglio, al contrario, abbiamo pianificato situazioni, momenti, per il nostro piacere che, poi, si sono rivelate essere di un erotismo sconvolgente. Lentamente ho preso a farla esibire in posti e luoghi dove nessuno ci conosceva, facendola indossare abiti un po’ più corti e tacchi sempre più alti e questo, naturalmente, la faceva eccitare così tanto che a volte eravamo costretti a fermare l’auto e scopare direttamente sul sedile, perché l’eccitazione era talmente elevata che nessuno dei due riusciva a resistere fino a casa. Per tre anni, questo gioco ci ha letteralmente fatto impazzire. Poi, circa due anni fa, poco dopo la laurea di mio figlio, anch'egli in architettura, siamo andati una settimana in vacanza io e lei da soli, in Croazia. Appena giunti ci siam resi conto che su quelle spiagge, star nudi era qualcosa di assolutamente normale e, se all’inizio, è stata un po’ titubante, anche Anna, alla fine, ha accettato di prender il sole nuda. Naturalmente vederla desiderata da altri maschi che si masturbavano per lei, mi ha eccitato ancor di più ed una sera, mentre eravamo seduti in un piccolo ristorante, un uomo seduto al tavolo accanto al nostro, per tutta la serata ha continuato a fissare mia moglie con occhi carichi di desiderio. Quella sera non so cosa mi abbia preso, ma, usciti dal ristorante e visto che lui continuava a seguirla con lo sguardo, anziché andare verso il centro della città, mi sono diretto verso il porticciolo e, giunti all’estremità del molo, in una zona abbastanza buia, con lui che ci aveva seguiti a distanza, ho chiesto ad Anna una cosa che, in un primo istante, l'ha abbastanza sconvolta.
«Perché non provi a giocare con lui qui, adesso, davanti a me?»
Lei mi ha guardato certamente sorpresa, poi si è girata verso il tizio che era a poca distanza da noi e, con un cenno, l’ha fatto avvicinare. Giunto a breve distanza da noi, lei si è inginocchiata davanti a lui e, in un attimo gli ha estratto il cazzo dai pantaloni, abbastanza lungo ma non troppo grosso. Sempre guardandomi fisso negli occhi, ha preso a leccare e segare quel tizio che gemeva in maniera decisamente soddisfatta. Anch’io avevo il cazzo in mano e Anna alternava la sua bocca tra il mio e quello dell'altro. È stato lui il primo a venire con un grido quasi soffocato, schizzando il suo seme sul viso di mia moglie. Dopo averlo spremuto bene, l’uomo ci ha rivolto un inchino e se n’è andato. Allora io ho sollevato mia moglie e, dopo averla appoggiata al muretto, ho preso a scoparla come una puttana.
«Troia! Puttana! Senti come me lo fai diventare duro quando fai la zoccola con un altro?»
Lei era eccitata in maniera da non credere.
«Porco, maiale! Ammettilo che ti è piaciuto da morire vedermi succhiare quel cazzo e, soprattutto, vederlo che mi copriva la faccia di sborra. Sei un maiale! Sei un porco! E adesso voglio che mi scopi, facendomi sentire quanto hai gradito che io faccia la puttana per te.»
Sono venuto dentro di lei, inondandole il ventre con una sborrata da produzione industriale. Il giorno successivo, siamo andati in una piccola spiaggia, dove abbiamo fatto la conoscenza di Mario, un singolo molto simpatico ed educato. La sua età era di poco superiore alla nostra, ma il suo modo garbato ha saputo conquistare la nostra simpatia. Abbiamo passato l’intera giornata a parlare con lui e ci siam resi conto che era molto esperto, sia in esibizionismo che nel gioco che avevamo da poco scoperto.
«Stefano, devi capire che il potere della mente è di gran lunga più forte di qualsiasi viagra esistente al mondo. Una donna bella come Anna è già, in sé per sé, qualcosa che eccita la fantasia di ogni maschio per la sua prorompente bellezza; se poi aggiungi che fra di voi c’è una stupenda complicità, è assolutamente normale che il vostro gioco ecciti anche altri in maniera così travolgente. Son sicuro che il passo successivo sarà quello di volerla veder far sesso con un altro uomo e questo sarà il punto di svolta del vostro rapporto. In quel momento dovrai decidere se continuare ad interagire con lei o fare il cuckold sic et sempliciter.»
Ho riflettuto molto sulle sue parole e soprattutto sul fatto che non mi sentivo ancora pronto per esser un cuckold. La cosa che invece mi faceva impazzire era la sensazione provata quando Anna aveva preso in bocca il cazzo di quello sconosciuto, la sera prima. Una emozione così forte che al solo pensiero mi veniva duro come il marmo. Quella sera siamo andati a cena insieme a lui ed Anna era davvero molto intrigante. Indossava un abitino non troppo lungo, nero, con spacco laterale, la scollatura, non troppo esagerata, lasciava intravedere un reggiseno di pizzo, con sotto un perizoma quasi invisibile, trucco leggero, capelli mossi, scarpe dal tacco 12. Mario quando l’ha vista, le ha esternato tutti i possibili complimenti e la sua forte ammirazione. Durante la cena, ho fatto in modo di lasciarli soli e questo ha rafforzato un po’ la loro tresca, così, quando siamo usciti, lui ci ha invitato nel suo appartamento, a bere un liquore che fanno da quelle parti. Una volta in casa, io ed Anna ci siamo dati uno sguardo d’intesa e, mentre eravamo tutti e tre seduti sul divano, a sorseggiare il liquore, io ho allungato una mano ed ho accarezzato le cosce di mia moglie, che si è girata verso di me e mi ha baciato in bocca, mentre schiudeva le gambe. Lui è rimasto ad osservarci in silenzio e, solo quando io, con uno sguardo intesa l’ho invitato ad allungare le mani su di lei, ha preso a risalire la coscia di mia moglie, accarezzandola lentamente per vagliare la sua reazione. Anna si è staccata da me, mi ha guardato dritto negli occhi e quando io le ho fatto un cenno di assenso, si è girata verso di lui e l’ha baciato in bocca. È stato un momento sconvolgente! Ho sentito qualcosa di strano dentro di me, un misto di piacere, eccitazione, gelosia, paura e profondo orgoglio. I due hanno limonato per un po’, mentre lui ora le accarezzava la fica da sopra il sottile tessuto del perizoma. Io mi son alzato e inginocchiato fra le cosce di mia moglie, le ho sfilato lo string e subito ho preso ad affondare la mia lingua fra le valve della sua figa. Il profumo del suo piacere era qualcosa di inebriante, che mi stordiva, e quando la mia lingua, ha preso a scorrere lungo lo spacco della sua figa ed è risalita su, fino a quel bottoncino duro e molto sensibile, lei ha serrato di colpo le gambe, bloccando la mia testa ed ha cominciato a gemere, mentre continuava a baciare Mario. Il suo corpo ha preso a vibrare, a tremare in maniera sconvolgente, mentre ora le mani di lui le carezzavano il seno e ne stimolavano i capezzoli, facendola gemere ancor di più, mentre la mia bocca veniva riempita per la prima volta da un orgasmo. Ho bevuto quel piacere fino all’ultima goccia, mentre mia moglie continuava a tremare e gemere di piacere sotto le nostre mani. Ad un tratto ci siamo staccati, lei si è alzata in piedi davanti a noi e, con fare lento e molto lascivo, ha fatto cadere per terra tutti i suoi indumenti, rimanendo meravigliosamente nuda. L’abbiamo imitata in un attimo e tutti e tre nudi ci siamo portati sul letto e, sdraiati di lato a lei, abbiamo preso a baciarla e carezzarla facendola godere moltissimo. Mario si è rivelato un uomo molto esperto e anche lui ha fatto godere Anna, leccandola avidamente fra le cosce, mentre lei si infilava la sua splendida verga tutta in bocca. Anche lui ha una bella dotazione ed ho provato molto piacere nel vedere con quanta abilità mia moglie se lo spingeva giù per la gola, strappandogli gemiti e, dopo che lei ha goduto sotto i colpi della sua lingua, lui si è staccato ed ha sfilato il cazzo dalla bocca di mia moglie, mentre si complimentava per la sua bravura.
«Caspita! Ha una bocca che è qualcosa di superbamente meraviglioso!»
Per un lungo istante siamo rimasti tutti e tre immobili. Entrambi tenevamo il cazzo in mano, teso e duro, ma sembrava che nessuno di noi due fosse pronto ad andare oltre. Ho fissato Anna negli occhi e vi ho letto il desiderio di non fermarsi, quindi mi sono girato verso Mario e appoggiando una mano sulla sua spalla l'ho invitato a scopare mia moglie.
«Dai, prendila tu! Voglio vedere mia moglie godere sotto i colpi del cazzo di un altro uomo.»
Lui ha guardato Anna, le ha sorriso, poi si è inginocchiato fra le sue cosce e dopo aver spennellato più volte la grossa cappella lungo le labbra della fica di mia moglie, che, già fradicia di umori, teneva le cosce aperte, pronta a riceverlo, lui lentamente le è scivolato tutto dentro. Quando ho visto il corpo di Mario aderire a quello di mia moglie e la bocca di lei spalancarsi senza emettere nessun suono, dentro di me ho provato una forte eccitazione, che quasi mi ha fatto godere all’istante. Finalmente vedevo i miei sogni realizzati e finalmente vedevo esattamente quello che volevo vedere: mia moglie scopata da un altro maschio! È stato qualcosa di sconvolgente. Lui ha preso a pomparla movendosi con un ritmo abbastanza veloce e cadenzato. Lei ha preso a godere un orgasmo dopo l’altro e, ad ogni orgasmo che raggiungeva, girava il suo sguardo verso di me. Ad un tratto ha allungato le mani e ha preteso la mia presenza accanto a sé. Inginocchiato di lato alla sua testa, ho visto il suo viso sfatto dal piacere e poi la sua mano si è sollevata, ha afferrato il mio membro e l’ha portato alla bocca. Ha preso a succhiarlo per un po’, fin quando Mario si è sfilato da lei e l’ha costretta a girarsi in ginocchio; posizionatosi dietro di lei, ha preso a penetrarla tenendola per i fianchi, mentre io, sdraiato davanti a lei, le offrivo il mio cazzo da succhiare. Ad ogni affondo di lui, lei riceveva tutto il mio cazzo in fondo alla gola. L’abbiamo sentita godere ancora altre volte, fin quando lui, dopo un ennesimo orgasmo, si è sfilato da lei ed ha cominciato a schizzare sopra la sua schiena, ricoprendola di sborra. Anch’io, non ho resistito a quella visione così forte e le ho riversato in bocca tutto il mio piacere. Siamo rimasti sdraiati in silenzio per alcuni istanti, poi lui si è complimentato con Anna per la sua potente carica erotica. Dopo esserci dati una ripulita, siamo usciti e tornati al nostro alloggio; appena dentro, senza che nessuno dei due dicesse nulla, ci siamo immediatamente spogliati e sdraiati sul letto; abbiamo cominciato a scopare come se tutto il piacere provato prima non fosse mai esistito. È stata una scopata lunga, intensa e molto appagante. Ho sentito Anna godere ripetutamente, mentre la sbattevo come un toro scatenato. Alla fine le ho riversato in corpo tutto il mio piacere e, sdraiati di lato, siamo rimasti abbracciati. Il sonno ci ha sorpresi e all’alba eravamo ancora abbracciati. Lei si è svegliata un attimo prima di me, ho sentito la sua bocca baciare la mia, e scendere giù lungo il mio corpo fino ad impossessarsi ancora del mio sesso che è subito diventato duro. Sono rimasto un po’ stupito dalla mia repentina erezione, mentre la sua bocca continuava ad indugiare lungo l’asta ed a succhiare le palle, facendomi gemere di piacere. Quando si è resa conto che ero all’apice dell’erezione, mi ha spinto a sdraiarmi supino e, di colpo, è salita su di me e si è impalata sulla mia verga. Ha preso a ondeggiare avanti/indietro offrendomi il suo splendido seno da succhiare e da godere. I suoi ripetuti orgasmi hanno rotto il silenzio della stanza e, alla fine, stremata, prima ancora che io avessi raggiunto l’orgasmo, si è sdraiata su di me. La sua voce, resa languida dal piacere, ha riempito di gioia il mio cuore.
«Ti amo! Ti amo come non ha mai amato nessuno in vita mia e poi, son contenta di passare la mia vita sempre così, in maniera così tenera, con te. Ieri sera ho provato un’emozione indicibile quando mi hai offerto a lui e, nello stesso tempo, ho goduto tantissimo nel vedere te che mi osservavi mentre scopavo con lui. È stato qualcosa di veramente sconvolgente, ma non tanto per il fatto che Mario è sicuramente un attimo amante, bravo nel far godere una donna ed un ottimo stallone da monta o perché mi ha chiavato in maniera molto appagante, quanto per il fatto che tutto è avvenuto sotto i tuoi occhi pieni di lussuria. È qualcosa che mi manda ai pazzi veder il tuo viso che si illumina nel vedermi godere, mentre lui mi sbatte con furia e mi scopa come una troia. Grazie, amor mio. Grazie perché mi regali queste emozioni così belle e intense.»
Stretta a me, l’ha baciata e spintala di lato, ho preso a scoparla come un toro scatenato. Ero così eccitato che mi è bastato poco per riversarle in corpo tutto il mio piacere, proprio nello stesso istante in cui anche lei raggiungeva un ennesimo orgasmo. Soddisfatti siamo rimasti abbracciati e, con le lacrime agli occhi, ho esternato il mio piacere.
«Non devi ringraziarmi, perché è una cosa che abbiamo voluto entrambi. È stato un momento, anche per me, così intenso e sconvolgente che, al solo pensiero, come vedi, godo all’istante. È stato veramente bello vederti godere sotto i colpi della sua verga, mentre ti sbatteva come una troia e, soprattutto, è stato meraviglioso schizzare nella tua bocca nello stesso istante in cui lui ha preso ad eruttare sulla tua schiena. Io ti amo e questo per me è solo un gioco, che spero che in nessun modo vada ad intaccare il nostro amore, il nostro rapporto e la profonda fiducia e stima che ho nei tuoi confronti. In qualunque momento dovessi ritenere che il nostro rapporto possa esser in pericolo, interromperemo senz'altro il gioco, perché l’unica cosa che dobbiamo perseguire è la tua felicità, il tuo piacere ed il tuo amore.»
Abbiamo trascorso il resto della settimana in compagnia del nostro amico ed abbiamo fatto sesso ancora altre volte con lui, sempre sotto il mio attento sguardo. Estasiato, ha ammirato Anna godere sempre di più. Tornati nella nostra città, abbiamo potuto constatare che Mario non abitava molto lontano da noi e così abbiamo ripetuto altre volte quel gioco. Spesso e volentieri, Anna ha voluto esser posseduta in doppia da noi, cosa che l’ha fatta godere in maniera incredibile. Poi, circa un mese fa, avevamo programmato di passare una serata insieme, ma all’ultimo momento ho avuto un impegno e tutto è stato rinviato. Alcuni giorni dopo, mentre parlavo con Anna per riprogrammare quel nostro nuovo incontro con Mario, che ormai era diventato il nostro bull di fiducia, ad un tratto, dentro di me, è affiorata un’idea un po’ strana che le ho subito esternato.
«Forse non avremmo dovuto rinunciare a quella serata. In fondo di Mario mi fido e ho piena fiducia in te, quindi avresti anche potuto andar da sola e passare la serata con lui.»
Questa nuova idea mi ha procurato un’erezione incredibile e lei non ha potuto non mostrarsi sorpresa.
«Perché avrei dovuto accettare di passare la serata con lui, da sola? Ogni volta che siamo stati insieme è sempre stato molto bello, perché tu mi guardavi mentre godevo con lui, quindi, perché ora vuoi che io lo faccia da sola?»
L’ho guardata ed ho notato un certo velo di preoccupazione nei suoi occhi, quindi ho cercato di rasserenare la sua mente.
«È vero, quello che dici è esattamente quello che abbiamo sempre fatto. È per questo che, forse, questa volta avremmo dovuto sperimentare qualcosa di nuovo. Potrebbe esser interessante vederti il giorno dopo e sentire te che mi racconti tutto ciò che è avvenuto con lui, senza la mia presenza. Tutto questo nasce dal fatto che ho piena fiducia sia in lui che in te, soprattutto perché questo nasce dal desiderio di vedere cosa succede se sei lontana dal mio sguardo. È una cosa che non abbiamo mai fatto e, quindi, potrebbe esser interessante sperimentare.»
Lei mi ha guardato un po’ titubante, poi, ha si è tuffata in un’attenta riflessione su come avrebbe potuto essere un’esperienza completamente nuova da vivere. Ieri sera, per la prima volta, è uscita da sola e lui era fuori ad attenderla; insieme se ne sono andati, mentre io son rimasto in casa, sconvolto da una montagna di pensieri. Avevo sensazioni molto contrastanti. Un misto di gelosia e piacere, mi hanno procurato un’erezione sconvolgente e mi sono masturbato, pensando a lei che, in qualche modo, era a sua completa disposizione e questo mi faceva impazzire. Ho vissuto una notte insonne, immaginandola in mille modi e mille posizioni ed ora che la vedo tornare, son curioso di sapere da lei quali sensazioni ha provato. Appena dentro, mi rendo conto che il suo sguardo non è esattamente felice e mi liquida velocemente, dicendo che è stanca e che, dopo aver riposato un po’, mi racconterà tutto. Passo delle ore sui carboni ardenti e, quando lei si sveglia, mi bacia, mi abbraccia e guardandomi dritto negli occhi, le sue parole sono qualcosa di veramente sconvolgente.
«Mario è una persona stupenda, capace di farmi godere molto e intensamente. Aveva in programma una serata veramente stupenda, durante la quale mi ha esibito e masturbato davanti ad alcune persone, che si sono segate per me e mi ha anche scopato sotto lo sguardo estasiato di un altro uomo, che mi ha sborrato sui piedi. Il resto della serata lo abbiamo passato in casa sua, prima sotto la doccia e poi nel suo letto, dove, ripetutamente, mi ha posseduto facendomi godere moltissimo. Questo sicuramente ti farà molto felice, ma non fa felice me. È stato molto bello, intenso e, per certi versi, anche molto appagante, ma è mancato l’elemento più importante di tutta la serata: il tuo sguardo. Senza i tuoi occhi addosso, io non godo. Sì, fisicamente raggiungo l’orgasmo, urlo e strillo di piacere, ma nella mia mente, nel mio cuore, nel mio esser troia per te, mi mancano i tuoi occhi. Senza i tuoi occhi io non sono niente, non sono appagata da nulla. Ti prego, non chiedermi mai più di ripetere una simile esperienza. Io godo, se vedo che ammiri il mio esser puttana. Raggiungo l’orgasmo quando leggo il piacere nei tuoi occhi e mi sento troia quando tu accarezzi il mio corpo, mentre un altro mi monta e mi spacca in due.»
Alcuni giorni dopo, ne abbiamo riparlato con Mario e anche lui ha convenuto che il gioco è bello se siamo tutti e tre insieme ed io, di questo, sono così immensamente felice che ho abbracciato mia moglie e proprio non so se, in futuro, ripeteremo quest’esperienza. Per il momento son felice ed appagato per tutto quello che insieme siamo capaci di donarci.
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1 year ago
baxi18, 55
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Io e mia sorella - la colf [ii parte]
7. Fuoco alle polveri.
Erano le 18 quando, tutti e tre insieme, soddisfatti ma lerci di succhi e sudore, ci dirigemmo verso il bagno per darci una veloce rassettata, prima che Aisha tornasse riaccompagnata dalla compaesana della nostra colf.
In realtà, quella donna era stata troppo solerte, tanto da far si che la ragazza fosse in casa molto prima del previsto, giusto in tempo per assistere dal buco della serratura – proprio come avevamo fatto io e Giorgia la fatidica notte – alla prima inculata di sua nonna...
La giovane non rimase affatto sconvolta da quella scena, ma cercò di volgerla a suo favore... Lasciò che la sera trascorresse tranquilla, con Ammina che – apparentemente senza un motivo – preparò una cena da leccarsi i baffi, e quando come al solito ci ritirammo nelle nostre stanze, lanciò la "bomba".
Io e mia sorella volevamo "festeggiare" quell'epica giornata a modo nostro, anche perché Giorgia mi aveva messo il broncio e si sentiva trascurata sessualmente.
Così, gettati all'aria i vestiti, non badammo troppo ai dettagli.
Stavamo già sul letto, impegnati in un favoloso "69", quando di scatto si aprì la porta e comparve Aisha.
Raggelammo. Avevamo fatto di tutto per tenerle nascosto il nostro "status" di peccatori incalliti, ma evidentemente ciò non era bastato.
La ragazza restò a guardarci come se stessimo facendo la cosa più normale di questo mondo, e dopo qualche istante si avvicinò e si sedette in pizzo al letto.
Rimase in silenzio, tanto che mia sorella – non facendocela più a sopportare quello sguardo così sfacciato – se ne uscì:
- "Ehi, ragazzina, non ti hanno insegnato a bussare prima di entrare?".
Finalmente Aisha aprì bocca:
- "E a voi non vi hanno insegnato ad essere sinceri? Sono più giovane, ma mica sono cretina! Ho capito che non siete fratello e sorella come tutti... Scopate tra di voi. Ma questi sarebbero fatti vostri se non fosse che avete coinvolto pure mia nonna...".
Fece una pausa, e noi ci guardammo, e cercammo di capire cosa sapeva. Cosa che ci spiegò, dettagliatamente lei stessa... Aveva visto tutto. Non solo, ci minacciò anche:
- "Se mia nonna vuole fare la puttana alla sua età, sono fatti suoi, ma cosa succederebbe se io scappassi da casa vostra e andassi a rifugiarmi nell'ambasciata del mio paese, e raccontassi che mi avete violentata? Sono maggiorenne, ma la violenza sessuale è una cosa grave...".
Io non capivo tutto questo astio che stava dimostrando nei nostri confronti. Si, va bene, mi ero inculato la madre di sua madre, ma dove voleva arrivare? Non restava che attendere la sua prossima mossa, cosa che puntualmente avvenne.
- "Però", disse, cominciando a passeggiare nervosamente per la stanza, "non è mica detto che io vi voglio denunciare. Come avete fatto del bene a mia nonna... potreste farlo anche a me! Sì, avete capito bene...".
Si avvicinò, e ci guardò fissi negli occhi:
- "Voglio essere posseduta, scopata da tutti e due. Sesso etero e saffico. D'altronde tu, Giorgia, sei bellissima nuda... Non ditemi che non è possibile perché non sapete di cosa sono capace...".
Allora io provai a trovare una scusa per toglierci da quel casino. Obiettai:
- "Ma lo capisci che sarebbe una pazzia!? Tua nonna sta sempre in casa. Cosa vuoi che ci scopre mentre ti fottiamo?".
Ma Aisha aveva già un piano:
- "Ho pensato anche a questo: voi dovrete solo assecondarmi. Il giorno, sarà sabato prossimo...".
Tempo prima, io avevo fatto installare nella nostra villetta una piscina dove ci potevamo rilassare lontano da occhi indiscreti. Non era un granché, ma a livello familiare andava più che bene.
Ebbene, il sabato mattina, come prestabilito, ci ritrovammo tutti e tre a bordo vasca.
Aisha, aveva domandato a sua nonna se poteva andare a comprarsi un abito che aveva visto in un centro commerciale in città, ma Ammina si era opposta decisamente. Era troppo lontano, e lei da sola non ci sarebbe andata. La giovane propose di farsi accompagnare da noi, ma sia io che mia sorella – debitamente istruiti dalla troietta –, le dicemmo di volerci godere in santa pace la giornata di sole in vasca.
Così, alla povera Ammina – incapace di dire di no alla ragazza – non restò che mettersi su un pullman per accontentarla.
Sarebbe tornata tardi, perciò avremmo avuto tutto il tempo necessario ad assecondare i bollenti spiriti di Aisha...
A un certo punto, forse stanca di starsene a oziare sulla sua sdraio, la giovane nigeriana decise che era giunta l'ora di "dare fuoco alle polveri”.
Per un'occasione così esclusiva, aveva indossato un bikini bianco che faceva risaltare stupendamente il suo corpo mozzafiato color ebano.
Gambe lunghe e sode – alla cui estremità, sulla caviglia destra, campeggiava una bella cavigliera d'argento –, con difficoltà la mutandina resisteva a non intrufolarsi nel bel mezzo delle ampie natiche.
Davanti, invece, i laccetti erano annodati in alto, in modo da rendere il tutto più sgambato, e si poteva scorgere con precisione millimetrica la provocante "silhouette" della sua passera e il clitoride gonfio per l'eccitazione del momento.
Sopra, si vedevano quasi interamente le tette, avendo Aisha ridotto notevolmente il reggiseno in modo tale da celare solo i capezzoli appuntiti dal freddo della brezza mattutina.
Eccetto che per l'altezza, aveva preso tutto da sua nonna!
Si alzò, e – lanciandomi uno sguardo di fuoco – finse un "incidente". Fece cioè in modo che il gancetto del reggiseno del suo costume restasse impigliato nella staffa di apertura dell'ombrellone. Istrionicamente, simulò di non accorgersene, e passando dinanzi al mio lettino rallentò deliberatamente il passo, percui fu giocoforza che mi sbattesse in faccia le sue tette, nude e crude...
Nerissima di carnagione, quel dettaglio anatomico non mi lasciò certo indifferente. Dopo l'accoglienza all'aeroporto – quando avevo notato sommariamente la portata dei suoi pettorali – adesso potevo rendermi conto dalla vera consistenza di quelle mammelle, che dovevano essere almeno una quinta misura davvero compatta...
Fatto questo defilee, tornò indietro come se si fosse dimenticata qualcosa, e prese la boccetta dell'olio. Se ne versò un poco, e poi iniziò a massaggiarsi il décolleté che divenne subito lucido, accentuando l'intensità del colore della sua pelle.
Da parte mia, restai di stucco, con il cazzo che dentro lo slip cominciava ad agitarsi, e per cercare di nascondere il pacco vi misi sopra il giornale che avevo in mano.
Giorgia era furibonda. Quell'ochetta voleva competere con lei. Forse pensava che il suo fisico slanciato avrebbe vinto a mani basse, ma lei – la mia sorellina – non mi avrebbe mollato ed io – nonostante tutto – non avrei mai e poi mai mollato lei...
Quella troia ci fece assistere, poi, a un'altra mossa delle sue: proseguendo nel suo cammino, tirò – sciogliendoli – i laccetti della mutandina che lanciò platealmente in acqua. Si voltò ancora una volta e mi disse:
- "Dai pisellone, vediamo come te la cavi con le ragazzine... Lascia perdere quella là. Verremo a riprenderla dopo, quando vorrò farmela leccare da una femmina... Per adesso, voglio un vero maschio...".
Sorrise ironicamente a Giorgia, la quale raccolse immediatamente il "guanto di sfida"...
Difatti, quella mattina mia sorella aveva scelto di indossare quanto di meglio aveva per fare colpo. Un micro-bikini che le avevo regalato io molto tempo fa' e che nemmeno ricordavo, ma che non appena glielo vidi addosso per poco non mi prese un colpo...
Gli stava divinamente, anche se era molto "audace".
In pratica, la "mutandina" (se vogliamo chiamarla così) era fatta di laccetti uniti tra loro da un sottilissimo lembo di stoffa che a malapena riusciva a coprire la fessura non proprio stretta della fica, mentre dietro era solo laccetti che penetravano in profondità tra le chiappe.
Sopra, altrettanti laccetti erano uniti da due microscopici brandelli che si tenevano faticosamente in equilibrio sui grossi capezzoli della mia donna...
Dunque, Giorgia si alzò anch'essa dal lettino ed io temetti seriamente che le due potessero venire alle mani. Ma per fortuna la freddezza di nervi di mia sorella sistemò tutto.
Guardò, invece, la sua "avversaria" e poi le corse incontro. Le bloccò le braccia, e gridò:
- "Io scopavo quando ancora tua madre non era stata sverginata! Pensavi di poterti fare chiavare da sola da mio fratello? Noi facciamo tutto insieme... O in tre, o nulla".
Fu allora che ad Aisha – persa tutta la sua baldanza – spuntò una lacrima di stizza, e disse:
- "Ok, ok... Per me è pure meglio...".
Io non credevo alle mie orecchie: un trio, FFM, si stava per realizzare dopo quello con Ammina.
E volli "vendicare" l'affronto subito quando quella ragazzina ci aveva spiati con la nostra colf. Conclusi:
- "Così sapremo chi è meglio tra te e tua nonna!".
8. Godere, godere, godere...
La pace tra noi tre era tornata, e anche io e mia sorella mettemmo in tavola le nostre "carte".
Ci spogliammo lì per lì, a bordo piscina.
Io feci presto, perché il mio pisello spingeva ormai con forza da sotto il costume. Me lo tolsi conscio delle mie possibilità, e in effetti quando il salsicciotto balzò fuori era già in piena erezione.
Giorgia, dovette trafficare un po' di più perché i laccetti si "impigliavano" continuamente nei capezzoli e dentro il suo culo.
Fatto sta' che in breve ci sembrò di stare in uno di quei locali per scambisti che frequentavamo, e le nostre "dotazioni" erano pronte a scatenarsi.
Aisha – memore di quando lei era tornata in anticipo sorprendendoci con sua nonna – mi disse:
- "Possiamo andare in casa? Non vorrei che qualcuno ci scopre... Sai che figura di merda...".
Capii la sua richiesta, e la assecondai.
Preceduto dalle due donne sculettanti, mi venne l'idea di punire quella maialina sul nostro letto, esattamente dove ci aveva trovati qualche giorno prima.
Giunti nella stanza stavolta mia sorella si assicurò di aver chiuso a chiave la porta.
Intanto la negretta non perse tempo e salì a pecorina sul talamo. Potei così vedere più da vicino entrambi i suoi orifizi che fin dal primo giorno avevo desiderato di poter esplorare: la fica, "colorata" di un rosa opaco, e il buco del culo nero come tutto il resto.
Ma ci fu un particolare che mi colpì immediatamente e che segnalai anche alla mia metà:
- "Guarda com'è largo... Ne deve aver presi parecchi, e anche belli grossi".
E lei:
- "Vuoi cominciare da lì? Per me va bene... Ma se è così aperto vuol dire che...".
Non la lasciai finire la frase e replicai:
- "No. Non dire niente. A quello ci penseremo dopo.
Intanto ero arrivato a tiro e le poggiai le mani sul culo. Mi colse una sensazione splendida, tanto era vellutata la sua pelle, ma Giorgia mi diede una spinta facendo sì che il mio glande scappellato dall'eccitazione andasse ad infilarsi per un paio di centimetri nel buco oggetto delle mie attenzioni...
Aisha non batté ciglio, segno evidente che c'era abituata a penetrazioni tanto "secche". Mi disse soltanto:
- "Ti voglio sentire che mi spacchi l'intestino...".
Incitato da quella troia, affondai con potenza, sempre più in fondo, senza mai fermarmi, sentendo chiaramente il budello dilatarsi al mio passaggio, come se si stesse fondendo.
Le palle, gonfie e in attesa di liberarsi da quella pressione fastidiosa, fecero da fermo, ed io mi arrestai.
Avrei voluto svuotarmi nella sua gola, ma andava bene così. Anzi, era anche meglio.
Poi, come se stessi parlando tra me e me, dissi a voce alta:
- "Oh come avrei voluto anche leccarti il buco del culo e farti venire come una vacca, ma vedo che non ce n'è bisogno...".
Infatti, mettendole una mano sotto la pancia, ebbi l'impressione che la fica fosse già un lago di succhi prelibati. La tolsi subito e me la misi in bocca, leccando fino all'ultima goccia.
Ora che stavo riprendendo la mia lucidità mentale, cominciai a vedere le cose sotto un'altra prospettiva: il cazzo – ancora in tiro – non era più stritolato dal budello di Aisha ma quasi ci sciacquava dentro.
Mi chiesi:
- "Ma che strano... Ma cosa mi sta succedendo! È soltanto una mia impressione?".
Provai a muovermi con cautela, e mi accorsi che invece era proprio così. Ci andavo largo!
La ragazza vide dai miei movimenti che stavo cercando dì capirci qualcosa. Con la bocca impastata dal godimento bisbigliò:
- "All'inizio ti è sembrato che fossi vergine di culo, vero? Ma non è così, era solo un'illusione... È un mese che non mi sodomizzano, perciò c'è voluto un po' per riprenderci l'abitudine... Sai, nella mia cultura si deve arrivare vergini al matrimonio, e io mi dovevo pur sfogare in qualche altra maniera!".
Ascoltata questa rivelazione così illuminante, presi a pomparla, caricandoci sopra tutto il mio peso... E Giorgia, che sembrava starsene in disparte ma che in realtà aveva sentito ogni cosa, fece il suo programma di battaglia:
- "Quand'è così, le sfonderai anche la fica, cultura o non cultura!".
Intanto io ero allo stremo, e feci quello che avevo promesso a me stesso: sborrai nel retto liberamente, consapevole che la parte migliore di me sarebbe stata assorbita dalle pieghe del suo intestino. Immaginai di poterlo spingere fino a dentro lo stomaco, ma quella era una mia fantasia che mi prendeva anche ogniqualvolta inculavo mia sorella…
Terminò così la prima “fase” di quel dannato accoppiamento. Adesso toccava a Giorgia avere la sua parte.
Con un balzo felino la mia metà montò sul letto, e con una manata mi allontanò. Poi, afferrò Aisha con tutte e due le mani da sotto il ventre e la rovesciò, schienandola.
La giovane restò per un attimo basita, non aspettandosi tanta energia dalla sua ormai ex rivale. Era attratta dal pelo folto e rigoglioso di Giorgia che si stagliava molto bene sulla sua carnagione lattea, e colta da un raptus incontrollabile gliene strappò alcune ciocche, tanto che la mia sorellina strillò – piangendo dal dolore – e rivolta a me disse:
- "Ahiii... Sei scemaaa... Mi ha fatto maleeee... Guarda Marco!".
E riprendendosi il suo pelo divelto me lo mostrò...
Che cosa avrei dovuto fare? Difendere Giorgia, certo, e difendere ciò a cui anch'io tenevo tantissimo, ma sapevo che se mi fossi scagliato contro quella pazza avrei messo la parola fine ai giochi, e chissà come avrebbe reagito Aisha.
Perciò, abbracciai forte la mia cucciola, ad indicare da che parte stavo, ma la invitai a proseguire, e allo stesso tempo intimai alla nigeriana:
- "Così non va bene... Quella pelliccetta mi appartiene, perché me ne prendo cura da tanti anni. Che non si ripeta più. Può capitare che durante la scopata ci siano degli estremismi, ma cerca di controllarti...".
Detto questo, eravamo piombati tutti in un clima di imbarazzo quando Giorgia si riscosse e passò al contrattacco... L'affronto subito le scatenò dentro un "appetito" che doveva assolutamente estinguere, perciò allargò le gambe ad Aisha fino alla posizione "della spaccata". Non fu difficile, grazie all'elasticità della ragazza, che però si sentì costretta praticamente ad essere immobilizzata...
Neanche io, sulle prime, riuscii a capire dove volesse arrivare mia sorella, ma quando anche lei – con un po' più di fatica – assunse la medesima postura sovrapponendo i suoi genitali esterni a quelli della giovane tutto si chiarì.
Si aprì le grandi labbra e lo stesso fece con quelle – perfettamente glabre – della negretta, e cominciò a strusciarsi su di lei. Prima lentamente, massaggiandola al contempo dal pube al collo, e via via sempre più alacremente, come impazzita.
Aisha, dapprima assolutamente passiva, a un certo punto iniziò a rispondere a quel fantastico massaggio, muovendo anch'essa il suo ventre con fare circolatorio.
Sembravano invasate, finché – all'unisono – non emisero un gemito inconfondibile: stavano venendo, e Giorgia squirtò anche...
Alla fine, l'odore forte dei loro umori aveva permeato tutta la stanza, e le due sembrarono delle marionette inanimate che a malapena riuscirono a stampare dei teneri baci l'una sul corpo dell'altra...
Io ero in uno stato di shock straordinario, e rimasi deluso quando la mia troia si rialzò, e correndomi incontro per gettarmi le braccia al collo gridò in modo che anche l'altra potesse udire:
- "Oh Marco... è stato fantastico! Questa troietta non dobbiamo assolutamente farcela scappare... Ma c'è di più. Mentre mi ci strusciavo sopra per farla impazzire ho cercato di penetrarla con le dita. Ebbene, tu non ci crederai... È vergine davanti! Lo so che al suo paese devono restare così fino al matrimonio, ma ti prego: la sverginiamo? Sono sicura che poi ci ringrazierà. Sotto sotto, muore dalla voglia di farlo...".
Come potevo negare a mia sorella per un verso e ad Aisha per l'altro un’emozione tanto suggestiva? D'altronde, la libidine era già alle stelle...
Ma il tempo passava, e il pericolo che Ammina tornando mi trovasse con il cazzo conficcato nella pancia di sua nipote cresceva di ora in ora.
Nessuno voleva rinunciare, e così alla fine fu la ragazza stessa – che “sentiva” la mia indecisione – ad implorarmi:
- "Marco, non puoi non farmi questo! Mia nonna non ha avuto il coraggio di dirvelo, ma sono venuta qui apposta per essere fatta femmina da te... Non voglio perdere la verginità da sola, con due dita in fica, è deprimente... Mi ha detto anche che tu sei un maschio eccezionale!".
Così, diedi ancora un'occhiata a Giorgia e poi presi Aisha per le cosce trascinandola un po' più verso di me.
Anche lei – come Ammina – era totalmente depilata, e questo mi spiegò almeno in parte il perché prima avesse tentato di strappare il magnifico pelame di mia sorella: era cresciuta con quella mentalità, e adesso mi si offriva "pulita" per darmi la possibilità di fare centro al primo colpo.
Con il mio attrezzo a pochi centimetri da lei, iniziai a strusciarle la cappella sul viso, sporcandoglielo con il mio liquido pre-seninale.
Aisha inspirò a pieni polmoni, raccogliendo l'odore forte del glande violaceo e turgido, e in quel momento perse completamente il senso della ragione: si mise a leccarmi lo scroto, e poi tutto l'uccello con grande voglia e una dedizione infinita.
Mi spompinava come una di quelle che si trovano agli angoli delle strade, le sue mani appoggiate sui miei fianchi robusti, mentre aveva il mio cazzo fisso in bocca ed io con le mie mani dietro la sua testa la aiutavo a mantenere il ritmo giusto.
Mugolava sguaiatamente, e mi succhiava con gli occhi chiusi, e mi accarezzava le palle che sembravano voler scoppiare da un momento all'altro per quanto ero teso.
Per provocarla ulteriormente, le dissi:
- "Sei bravissima, una delle migliori pompinare che abbia mai provato, dai che poi ci divertiamo...".
Eravamo ormai in perfetta sintonia, e lei quando capiva che stavo per venire rallentava la pompa per non rovinare tutto...
Il momento era troppo importante: la "scoperta" era stata merito di Giorgia, e lei avrebbe in qualche modo partecipato al "sacrificio", aiutandomi.
E devo dire che ce ne fu proprio bisogno, visto che – quando la sfiorai per accingermi ad allargare le grandi e piccole labbra – Aisha, forse per la prima volta, si rese conto di ciò che significava. Tentò di divincolarsi dalla mia presa, ma mia sorella era già lì pronta a bloccarla tenendola ferma per le spalle.
Con una dolcezza che non le avevo visto prima, le sussurrò:
- "Sei sicura? Poi non si può più tornare indietro... È un passo molto importante, lo sai?".
E lei:
- "Si, sì... Scusate, va tutto bene... Lo voglio fare... Lo devo fare...".
Lasciai il compito di ostendere l'imene intatto a Giorgia, e mi concentrai esclusivamente sul mio "ariete" che era ansioso di entrare.
Guardai un'ultima volta la giovane. Sentivo che non avrei resistito più a lungo, perciò appoggiai la cappella alla sua carne viva e subito diedi la botta...
Aisha, allora, che non sapeva prima cosa si sarebbe dovuta aspettare, diede un urlo tanto forte da farmi indolenzire i timpani. Poi, più nulla...
Lo tenni dentro in quella posizione di modo che ciò che restava della membrana si finisse di lacerare, e cominciai a pompare con una velocità sempre crescente.
Non avevamo preservativi in casa quel giorno, e quindi avrei dovuto fare ancora più attenzione ad uscire un attimo prima che la mia sborra facesse il disastro.
Mi stavo fissando a "sentire" quell'istante irripetibile, quando inspiegabilmente fui preso da una sorta di paralisi che mi impedì di mettere in atto quel buon proposito... Le venni dentro. Fino all'ultimo sussulto, fino all'estrema goccia del mio piacere...
Sembrò incredibile, ma solo allora riuscii a sbloccarmi, a riprendere il controllo di me stesso e a tirarmi fuori.
Rimasi inebetito ad osservare la fica della negretta, da dove intanto principiava a sgorgare una massa bianca informe.
E negli stessi istanti Aisha mi guardò ma non disse nulla. Viceversa, sentii una mano toccarmi la spalla. Era Giorgia, terrorizzata e tremante. Esclamò, passandosi una mano nei capelli:
- "Che casino! E ora?".
A testa bassa ci ripulimmo alla meglio tutti e tre. Ci facemmo una doccia, Aisha cercando di "svuotarsi" il più possibile, e tornammo in piscina, dove ci attendeva Ammina...
Non proferì parola, ma dalle sue occhiate capimmo che aveva capito tutto, anche perché aveva trovato, sparsi in terra, i nostri costumi, ed entrando nella nostra stanza per fare le pulizie rinvenne il lenzuolo sporco di sangue. E siccome Giorgia non era più vergine da un pezzo, capì…
9. La cruda realtà.
Passarono dei giorni e il nostro timore si tramutò in cruda realtà. Aisha si accorse che le si erano fermate le mestruazioni, lei che era sempre stata così regolare come un orologio svizzero.
Attese ancora, ma infine – una notte – preoccupata venne da noi... Bussò alla porta – cosa inconsueta ormai tra di noi –, e quando rispondemmo si precipitò dentro la nostra stanza e scoppiò in lacrime.
Subito ci annunciò:
- "Mi si è fermato il ciclo... Non era mai successo fin'ora... Perciò, credo che ci sia una sola spiegazione".
Giorgia, da donna, sapeva bene cosa significava quell’annuncio. Prese in mano la situazione e – in gran segreto – fece fare alla giovane il test di gravidanza, che ovviamente risultò positivo. Glielo fece ripetere in ospedale, dove fu confermato che Aisha era incinta...
Nessuno in quella casa avrebbe preso in considerazione l'ipotesi dell'aborto, e quindi ci dovemmo organizzare per trovare il modo di dirlo ad Ammina.
La povera donna, ricevuta la notizia, si sentì come tramortita che quasi cadde a terra se non avesse avuto lì sotto una poltrona. Con uno dei suoi proverbiali fazzolettoni si asciugò la fronte, e poi chiese, ben conoscendo però la risposta:
- "Ma come può essere? Da quando è un Italia non ha incontrato nessun uomo! Chi può essere stato?".
Restammo tutti in silenzio, in attesa che magari lei dicesse qualcos'altro.
E così fu. Infatti, mi guardò scura in volto come non era mai stata con me e con mia sorella, e poi:
- "Sei stato tu, vero!? Dimmelo, ti prego!".
E aggiunse:
- "Dio mio, noooooo! È stato l'altro giorno quando... Dimmi di no... Aisha, hai tradito la mia fiducia...".
Scoppiò in un pianto disperato, dopo di che si alzò e si rinchiuse in camera sua.
Indugiammo così io, Giorgia e Aisha a interrogarci con gli occhi sul da farsi. Nessuno dei tre aveva il coraggio di affrontare nuovamente la donna, ma alla fine mia sorella – che era legatissima alla colf – si risolse ad andare da lei. La trovò a letto e le si sedette accanto. Poi, le prese la mano e cominciò a parlare, a voce bassa e con calma:
- "Ammina, è tutta colpa miaaaa! Stavamo giocando e io ho fatto notare a Marco che Aisha era vergine. Ma pure lei... Sì, ci ha chiesto di essere sverginata. Pensavamo di riuscire a controllarci, che la prima volta non potesse succedere, e invece... Abbiamo fatto già il test e purtroppo è positivo... Ma non ti preoccupare, al bimbo o la bimba ci pensiamo noi... Marco ha detto che si assumerà le sue responsabilità di padre...".
10. I tormenti di mia sorella.
Giorgia riuscì a risollevare, almeno parzialmente, il morale di Ammina, ma adesso fu lei a crollare...
Dal silenzio del suo cuore, sgorgò prepotente una paura che si fece di giorno in giorno sempre più travolgente:
- "E se, con la gravidanza di Aisha, Marco si allontanasse da me per unirsi alla madre di suo figlio? In tutti questi anni, non sono stata in grado di dargli un figlio... Cosa potrà accadere adesso?".
A differenza di quanto poteva dare a vedere, Giorgia infatti era una donna molto sensibile, ed io – che non avevo mai avuto dubbi su chi fosse la "padrona" del mio cuore – mi accorsi subito che qualcosa non andava.
Ci eravamo sempre confidati tutto, nel bene e nel male, mi ero preso cura di lei nei momenti più difficili, come potevo non raccogliere il suo silenzioso grido di soccorso adesso che ero il maggior responsabile di quel casino?
Così, durante uno di quei suoi - sempre più frequenti - momenti di apatia, la strinsi a me coccolandola e le chiesi:
- "Sorellina, che succede? Pensi che non mi sia accorto del tuo stato d'animo! Su, dimmi tutto, e cerchiamo di risolvere insieme il problema, come abbiamo sempre fatto...".
Ma Giorgia si era rinchiusa nel suo "mondo", aveva deciso di portare da sola quel fardello così pesante, e prontamente ma con un sorriso malinconico mi rispose:
- "Passerà...".
Dovevo forse far finta di crederle, e lasciar perdere, per non innervosirla ulteriormente? Giammai! E insistetti:
- "Tu sai che ti conosco meglio di me stesso. Che ogni cosa passa in secondo piano se tu hai bisogno di me. Non puoi dire "passerà" perché sai bene che non sarà così, almeno se non facciamo qualcosa. Allora, che hai??".
Nei suoi occhi lessi una tristezza infinita, e finalmente si decise a dirmi la verità, dura ma inevitabile. E mi raccontò di tutte le sue paure...
Dio mio!, ma come era stato possibile... Io che amavo alla follia Giorgia la stavo facendo "morire" di crepacuore!
Giurai a me stesso che – da quel momento – sarebbe tornata ad essere al centro delle mie attenzioni, e così fu.
Cercai e trovai un confronto schietto con Aisha, la quale le giurò:
- "Tu sai bene come sono andate le cose... È successo tutto in una maniera così imprevedibile... Posso capire la tua gelosia, ma credimi non ho nessuna intenzione di legarmi sentimentalmente a tuo fratello... Avremo un figlio insieme, questo è vero, un "rischio" che forse abbiamo tutti un po' sottovalutato hai dato a Marco il consenso per penetrarmi senza preservativo. Ma stai tranquilla, non sono una rovina famiglie!".
Inoltre io, per farmi "perdonare", la portai un weekend lontano da tutto quel turbinio di emozioni negative, e ricominciammo a gustarci i nostri momenti di intimità.
Certo, una volta rientrati a casa e vivendo per forza di cose a stretto contatto con la gestante, gli alti e bassi si fecero sentire dì nuovo, ma purtroppo nessuno poteva farci più nulla...
A proposito di "vacanze"... Quella di Aisha a casa nostra divenne una permanenza fino a data da destinarsi. Sarebbe dovuta a breve rientrare in patria da sua madre, ma ciò avrebbe significato scontrarsi con la "cultura" della sua tribù: se si fosse diffusa la notizia che non era sposata e attendeva un figlio, ciò avrebbe gettato disonore su tutta la famiglia, e poteva significare per lei anche la lapidazione.
Perciò, insieme a sua nonna, decidemmo che il suo futuro sarebbe stato qui, con noi...
11. Oltre ogni limite.
Ben presto, la pancia di Aisha cominciò ad essere evidente, ma lei non cambiò abitudini, e in piscina con noi non smise di esibire bikini sempre più microscopici se non addirittura mostrarsi completamente nuda.
Ogni giorno, io e mia sorella facevamo a gara per monitorare con gli occhi il progressivo svilupparsi di quella "protuberanza" tanto sexy quando lei – di proposito – lasciava la porta della sua stanza aperta e si osservava allo specchio. Notavamo che le tette si stavano gonfiando e facendo ancora più turgide, che la pelle – già bella di suo – era diventata più luminosa, e che le sue forme si erano arrotondate a cominciare dai fianchi (un mio feticcio) che invece aveva sempre avuto sottili...
Stando in posizione eretta, con il passare del tempo, non riuscì più nemmeno a vedersi la patata, e noi fratelli ci alternavano con piacere nell'aiutarla a depilarsela, perché – almeno così ci sembrava – aveva assunto una fragranza e un gusto particolarmente invitanti.
Ebbene, questa nuova "esperienza" ebbe inizio il giorno che Aisha sentì crescere esponenzialmente il suo appetito sessuale, e (in presenza di mia sorella) mi disse:
- "Sai Marco, al solo pensiero di poter avere ancora la tua mazza nella fica e nostro figlio che cresce nell'utero, mi eccito così tanto che non posso fare a meno di sgrillettarmi, anche se alla cieca".
Ed io:
- "Sei bellissima... Con Giorgia, quando ti guardiamo, ci eccitiamo da matti anche noi... Non ho mai ficcato con una femmina gravida, e non ti nascondo che mi stuzzicherebbe parecchio l'idea...".
Giorgia, allora, visto che si era in vena di confessioni erotiche, aggiunse la sua:
- "Anche a me piacerebbe molto giocare con te in questo stato... Ma in maniera diversa... Magari un bel fisting! Eh, che ne dici? Devi assolutamente provarlo, e io sarei quella giusta per aiutarti!".
La nigeriana restò un attimo a pensarci sù. Aveva un po' di timore, e quindi rispose:
- E se dovesse fare male alla bimba? Aspettiamo qualche mese, tanto ormai rimarremo qui per sempre...".
Ma Giorgia non si diede per vinta, e la incalzò:
- "Ma che vuoi che succeda? Tu non hai nemmeno idea di cosa fanno a letto tante mie amiche incinte! Anzi, sarà l'esercizio ideale per prepararti nel modo migliore!".
Sù... Dimmi di sì!".
Pressata in quel modo, Aisha capitolò e diede il suo assenso per quel "gioco" al limite...
In poche parole, io e mia sorella eravamo come due iene che si contendono la carcassa di un animale, ed eravamo tutti in una tempesta ormonale che si faceva sempre più ingestibile, finché – all'ottavo mese di gravidanza, quando il pancione ormai sfiorava le tette – il fuoco della passione divampò nuovamente.
Aisha aveva già fissato la data per partorire quando Giorgia si ricordò della promessa che le aveva estorto. Il momento tanto atteso per provare e farle provare qualcosa di nuovo era arrivato...
Così, un giorno che Ammina non era in casa – ormai non si preoccupava più che alla nipote potesse accadere qualcosa di "disdicevole" –, chiamammo la ragazza in camera nostra. Era più comoda, e poi c'era il letto matrimoniale...
Da un bel po' di tempo – da quando cioè avevamo compreso che con Aisha tutto era possibile – in casa avevamo ripreso l'antica abitudine di non indossare vestiti, perciò non ci volle molto ad iniziare a "scaldarci", e visto che le due donne avevano trovato la giusta confidenza non mi intromisi e lasciai che – di fatto – fosse la mia sorellina a fistare.
Mi sarebbe piaciuto provare in prima persona quella situazione che era nuova anche per me, ma volli regalare a Giorgia il privilegio di quell'esaltante momento, a parziale risarcimento per il "sacrificio" che le avevo imposto.
Intanto Aisha si era stesa sul letto a gambe divaricate e l'altra – che era concentrata al massimo per non farle male – iniziò a "sperimentare"...
Per prima cosa, Giorgia dedicò il suo impegno a stimolarle il clitoride con un'energia mai vista, tanto che non ci volle molto per portare la giovane a un livello tale di eccitazione che squirtò come una porca.
Un sorrisino si dipinse sul volto di mia sorella, la quale sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare ora ma non volle accelerare troppo i tempi. E, per fare crescere ancora di più la tensione emotiva, che percepì essere di Aisha ma anche la mia, disse:
- "Vedi quanto succo hai cacciato fuori? Sei stata brava, non tutte sanno squirtare così a spruzzo, come noi...".
Poi – come se quel fluido fosse del normalissimo sapone liquido – si frizionò le mani l'una con l'altra fintanto che non divennero opportunamente scivolose.
Dunque, aprì con due dita la fessura ormai già abbondantemente dilatata della ragazza e pronta per il parto, e la penetrò con un dito della mano che si era "unta".
Poi ne inserì un altro che si andò ad aggiungere al primo, e prese a roteare entrambi nella vagina. Aggiunse un terzo dito e poi un quarto, e tutti insieme sembrò che saturassero il ventre di Aisha già di per sé ricolmo a causa della presenza del feto...
Giorgia parve volersi accontentare così, ma mancava ancora il pollice. E siccome le prime quattro dita erano scivolate dentro senza troppi intoppi e la ragazza dimostrò di essere rilassata, mia sorella introdusse – con un po' più di fatica – anche quello...
Questa aggiunta bastò a fare sì che Aisha si sentisse come spaccata in due, altro che quando era stata sverginata!
La "bocca" della vagina avvolgeva come un guanto la mano che la stava indagando, e fu allora che – per la prima volta – l'ormai prossima partoriente fece una smorfia di fastidio. Non dolore, ma fastidio sì.
Giorgia, allora, sogghignò:
- "Non temere! Se è fatta per farci passare la testa di un bambino, figurati se non ci passa la mia mano!".
Riprese a stimolare quella troia, e con il pollice della mano che non aveva impegnato nelle viscere le massaggiava ancora il clitoride.
Aisha si sentì quasi allo stremo, godeva spudoratamente, colava umori su umori, e adesso non sentiva più nessun dolore, anzi quando si accorgeva che l'altra tentennava nello spingersi in profondità l'aiutava afferrandole il braccio e spingendo lei stessa...
La nigeriana stava sudando, perché a volte il dolore si ripresentava, ma era un dolore che sfociava in un piacere sublime.
Ad un certo punto Giorgia era anche lei così su di giri che osò l'inosabile per una donna incinta: scese dentro fino al polso!
Aisha restò senza fiato, e poi piagnucolando esclamò:
- Vacca ladra, mi sei entrata nel collo dell'utero... Che hai combinato! Il mio bambino!".
E cercò di tirarsi via quell'oggetto estraneo...
In realtà, la paura della giovane era decisamente un'altra. Temeva, infatti, che dopo quel "gioco" assurdo nessun uomo che l'avesse penetrata avrebbe più goduto a metterci dentro il cazzo...
Ma la mia donna si oppose in maniera gagliarda, e restò dove si trovava. Cominciò a muovere la mano avanti e indietro come se stesse scopando, cercando di allargare ulteriormente la fessura.
Aisha ebbe un orgasmo, ed io fui tentato di avvicinarmi per raccogliere con la bocca la calda prelibatezza dei suoi succhi.
Purtroppo, però, quell'intensa goduta determinò un fatto imprevedibile, che pose termine al nostro "gioco".
Improvvisamente, infatti, la troietta di colore gridò:
- "Ahi!".
Stavolta non c'era nulla da scherzare, perché erano le contrazioni...
Rapidamente Giorgia si sfilò da quel ventre che le era diventato così familiare, mantenendo però nel tragitto di uscita la mano chiusa a pugno.
Varcò l'ingresso della vagina, e allora Aisha provò una sensazione strana, come se avesse già partorito. Come di vuoto assoluto.
Restammo tutti e tre in "religiosa attesa", ma per fortuna era un falso allarme...
Anche mia sorella era sfinita. Non ebbe nemmeno lei le forze per rialzarsi o per dire qualcosa, e si lasciò andare. Le due femmine si addormentarono così, insieme, viso contro viso, mentre io finivo la mia potente eiaculazione sul culo di Giorgia...
12. Epilogo.
Quel giorno, si poteva dire che io rimasi a bocca asciutta. Ma in realtà non fu esattamente così.
Vedere la mia compagna di "giochi" che fistava la giovane negretta, era stato come se avessi scopato in prima persona.
Avevo sudato anch'io, e anch'io avevo il cuore accelerato che piano piano provava a calmarsi.
Ero contento così, almeno ero riuscito a mettere mia sorella al centro delle mie attenzioni, come le avevo promesso...
Infine, Aisha si riprese e se ne tornò a riposare nella sua stanza, mentre io attesi che Giorgia tornasse in sé. La guardavo che dormiva ed era così bello! Qualunque cosa fosse successa da quel momento in avanti, ero sicuro una volta dì più che la scelta di tanti anni addietro non era stato un errore. Anzi, quello "scherzo" del destino mi aveva donato la creatura più bella, più fantasiosa, e più intelligente con cui avrei mai potuto sperare di trascorrere la vita.
Ma non era ancora finita, perche quando la mia cucciola riaprì gli occhi e non vide più vicino a sé Aisha si rabbuiò.
Mi si strinse forte al petto, come una bambina, e mi disse, rammaricata:
- "Che fine ha fatto la troia? Avessi sentito come vibrava tutta, dentro! Con questa ci divertiremo ancora per tanto...".
Allora, dovetti spiegarle tutto, che nel suo stato era meglio che non si stancasse troppo.
Ma Giorgia replicò:
- "Uffaaaa... Avevo un'idea! Un regalo per te! Tu non ti sei divertito come noi, fratellino mio! Volevo che, per la prima volta, scopassi una donna incinta... Incinta di tuo figlio, poi! Era un'occasione unica...". Accidenti a quella puttanella così delicata!".
Ero sempre stupito di come mia sorella riusciva a fare andare di pari passo i suoi e i miei godimenti mentre io a volte non riuscivo a comprenderla come meritava...
Stavolta, però, era giusto come erano andati i fatti, e guardandola teneramente mi affrettai a rassicurarla:
- "Grazie per il tuo pensiero, tesoro, ma forse è meglio che non rischiamo... Il parto è vicino...".
Difatti, due settimane dopo nacque una bellissima bimba mulatta, che chiamammo Luisa. Ma questa è tutta un'altra storia...
FINE.
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pollicino1965,
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Io e mia sorella - la colf [i parte]
1. Premessa.
La storia che ora vado a raccontare risale a quando io ero sulla soglia dei 50 anni e Giorgia di conseguenza ne aveva circa 45.
I miei assidui lettori ricorderanno di quando – al principio di questa avventura – fummo cacciati di casa dai nostri genitori, dopo che ci avevano sorpresi a scopare tra di noi.
Ebbene, con i miei risparmi affittai un monolocale dove andammo a vivere insieme, e lì - quasi contemporaneamente - con il primo stipendio prendemmo al nostro servizio una giovane colf che avrebbe anche insegnato a Giorgia come si conduceva una casa.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Cambiammo parecchie abitazioni, ma quella donna ci seguì ovunque, e adesso assolve in esclusiva alle mansioni di donna di casa, avendo io deciso che i doveri di Giorgia sarebbero stati limitati a "sotto le lenzuola".
A conti fatti, perciò, oltre ad essere più di 30 anni che Ammina stava con noi, divenne con il tempo praticamente quella mamma che avevamo "perso" per le ragioni ormai note, e a lei ricorrevamo ogniqualvolta si rendeva necessario il suo ascoltato consiglio, anche a riguardo della nostra sregolata vita.
Ma chi era Ammina?
Ammina era una donna – come si dice oggi – "di colore" di origine nigeriana, affidabile in ogni cosa tanto che la lasciavamo spesso sola in casa.
Fisicamente, poi, era il tipo di femmina che piaceva a me, e per questo Giorgia la "temeva" e mi teneva d'occhio, soprattutto quando eravamo tutti più giovani, perché mia sorella non mi proibiva nulla ma tutto doveva succedere sotto il suo controllo.
Dicevo, fisicamente Ammina era nera come l'ebano, alta pressappoco 1 metro e 60, un viso allegro e sempre sorridente, occhi scuri, labbra sanguigne e capelli corti ricci e – ovviamente – neri.
Era vicina ai 70 anni, ma non mi fraintendete, perché era una donna ancora desiderabile, con un seno enorme e che sembrava crescere in continuazione, due fianchi infiniti e piedi incredibilmente piccoli.
Del resto, non sapevo nulla, poiché in casa – anche d'estate – indossava sempre una casta vestaglia che la copriva interamente.
Io e Giorgia eravamo abituati a scherzarci e a parlare di tutto con lei, mentre invece lei era molto riservata sulla sua vita privata.
Finché non accadde qualcosa...
2. Un problema e la sua soluzione.
Un giorno, infatti, passando per la cucina con l'intenzione di farmi un caffè, incrociai Ammina. Era seduta al tavolo dove eravamo soliti consumare i pasti, e mi sembrò molto diversa dal solito, come se fosse cambiata dal giorno alla notte: piuttosto taciturna, pensierosa e preoccupata...
Avrei voluto dire qualcosa per capire meglio, ma alla fine reputai che rimanere in silenzio sarebbe stata la cosa migliore, convinto che si trattava di qualcosa di passeggero.
Stessa cosa accadde, qualche giorno dopo, anche a Giorgia, la quale – solare com'è – le sorrise pensando a un momento di stanchezza.
Le si accoccolò vicino, e le domandò:
- "Ammina, tutto bene? Se sei stanca, stasera alla cena ci posso pensare io...".
Ma l'altra negò con un cenno della testa, e abbozzando una risata forzata replicò:
- "Ahahah... Tu che cucini?? Tranquilla, piccola, tu pensa a tuo fratello, è compito mio badare alla casa...".
Mia sorella essendo più giovane di me, ed essendo stata una ragazzina quando perse la sicurezza di nostra madre, si legò tantissimo alla donna nigeriana fin da subito, e così rimase anche in seguito. Perciò, alla risposta "rassicurante" di Ammina fece finta di fidarsi, ma dentro di sé sentiva che c'era qualcosa che non tornava... Non riusciva a capire che cosa, ma "sentiva" che la nostra cameriera-confidente aveva un problema che non voleva condividere...
La sera, a cena, non era la solita gioiosa donna di sempre, e io e Giorgia ci lanciammo sguardi interrogativi senza trovare alcuna risposta sul da farsi.
Così, a letto, dove oltre che fare l'amore ci eravamo di sostegno l'uno con l'altra per qualsiasi problema, Giorgia tornò sull'argomento e mi disse:
- "Ammina ha bisogno di noi... Lei non ha un fratello o una sorella che possano aiutarla, è lontana dal suo paese, dalla sua famiglia. Marco, dobbiamo aiutarla...".
Rimasi a riflettere, ma in quel poco tempo non riuscii a trovare la soluzione. Così, risposi alla mia cucciola:
- "Vedi, anche noi siamo rimasti da soli quando abbiamo fatto quella scelta così chiara... Tu eri piccola, e sei stata quella che ha sofferto di più. Forse, pensavo, che tra donne... Insomma, si, potresti parlarle tu, con me potrebbe vergognarsi, ma con te...".
E così fu... Giorgia accettò di buon grado l'incombenza, e la mattina seguente aspettò che io uscissi di casa per sgattaiolare tra le braccia di Ammina.
Inventò che alla sua età cominciava a sentire il peso di una vita così "strana", che forse stavamo sbagliando tutto, e che non si sentiva più felice come un tempo...
La donna, nonostante i suoi problemi che teneva chiusi nel suo cuore, abbracciò ancor più teneramente del solito quella che ormai considerava una figlia a tutti gli effetti. La guardò fissa, e seria le parlò lentamente:
- "Ma che sono queste sciocchezze? Lo sai pure tu che Marco, da quando siete usciti di casa, non ha mai avuto ripensamenti. Stravede per te, e anche se non è poi tanto normale quello che avete fatto, dovete rimanere uniti. Ci sono ben altri problemi nella vita, tesoro...".
E la baciò come avrebbe fatto con sua figlia.
Allora Giorgia fece passare qualche istante, e poi prese la palla al balzo.
Ammina le aveva detto testualmente che "ci sono ben altri problemi nella vita", perciò le buttò là, a bruciapelo:
- "Mimmina (così la chiamava da piccola), hai forse dei problemi? Sai, la tua bambina è stata cattiva perché non ti ha detto la verità. Non c'è nessun problema con Marco, anzi non potrebbe andare meglio. Ma ho capito che tu devi avere qualche problema... Non sei più la mia Mimmina, ti vedo così triste, non mi parli più, non ridi più... A me lo puoi dire, che succede? Ti prometto che non lo saprà nessuno... Giuro!".
E fece il classico segno delle due dita incrociate sulle labbra...
Allora Ammina scoppiò in lacrime e crollò. E iniziò a parlare:
- "Gioia mia, è terribile! Quando sono venuta qui ero poco più che una ragazzina, come eri tu quando ci siamo conosciute. Ma la differenza è che io allora ero già sposata. Sai che al mio paese ci fanno sposare da piccole, vero? Ebbene, poco dopo rimasi incinta, e tornai al mio paese con mio marito. Ma non erano tutte rose e fiori, mi picchiava. Per fortuna, a un certo punto scappò con un'altra donna, e io rimasi sola con la bambina. Ero pronta a tutto per proteggerla, ma si vede che quello era in nostro destino... Si sposò alla mia stessa età e nacque un'altra femmina, mia nipote che adoro... Aisha, così si chiama, vive in Nigeria con sua madre, e adesso è nato questo problema...".
Cacciò fuori dalla tasca della vestaglia delle fotografie tutte spiegazzate e le mostrò a Giorgia:
- "Ecco, sono loro... Ti dicevo del problema con mia nipote... È una brava ragazza, ma a 20 anni è ancora senza marito e al nostro paese questa cosa non è vista di buon occhio, e tutta la famiglia è indicata come un esempio da non seguire...".
La povera donna non sapeva che fare, non aveva il coraggio di chiedercelo ma avrebbe voluto tanto portarla con sé in Italia.
E allora Giorgia fece lei il primo passo. Le propose:
- "Ammina, perché non la fai venire qui? Chissà che non possiamo aiutarla in qualche modo...".
Mia sorella ha davvero un cuore grande, e così si mise subito all'opera...
Mi aspettò scrutando da dietro le tende della finestra, e quando vide la mia macchina mi corse incontro. Senza attendere che entrassi in casa – o forse volle evitare proprio questo – mi portò nella casetta degli attrezzi che usava il custode. Mi fece sedere su una cassapanca, mi prese le mani e mi si inginocchiò davanti. Poi, tutta accalorata mi disse:
- "Marco, ho capito tutto. Ammina è preoccupata per sua nipote. È una brava ragazza, ma è giudicata male perché a 20 anni non è ancora sposata. Perché non la facciamo venire qui con noi? Dai, non dirmi di no, gliel'ho promesso... Tu conosci tanta gente, magari un bravo ragazzo lo troviamo, eh?! Che ne dici?".
Non ero mai stato capace – se mai avessi voluto – di dire di no alla mia sorellina, anche per un enorme debito di riconoscenza, perché grazie a lei stavo vivendo una favola. E anche stavolta fu così...
Entrammo in casa, ed andammo subito a parlare con Ammina. La quale - non appena ci vide insieme - intuì cosa poteva essere successo e guardò Giorgia con uno sguardo di rimprovero. La mia metà, tentò di giustificare il suo aver mancato alla parola data:
- "Perdonami, Mimmina, ma non ce l'ho fatta a rimanere con le mani in mano...", le spiegò.
Ed io, per toglierla dall'imbarazzo, non diedi il tempo a nessuna delle due di replicare, e mi impegnai per ciò che Giorgia mi aveva pregato:
- "Ammina, ho saputo... Stai tranquilla, adesso farò un po' di telefonate e vedrai che tua nipote sarà qui prima di quanto pensi".
La donna mi ringraziò, ma io non volli che andasse oltre, confuso anch'io per l'emozione:
- "In realtà, io e mia sorella non saremmo qui se tu non ci avessi aiutati quando avevamo più bisogno. Quindi, siamo noi che ti dobbiamo ringraziare. Intanto che io sbrigo le faccende burocratiche, vai a preparare la stanza degli ospiti...".
La sera, a cena, mostrò anche a me le foto della ragazza, e l'atmosfera cambiò di nuovo, anche perché sul finire del pasto annunciai:
- "Bene, è tutto a posto. Domani mattina andiamo insieme a prenderla all'aeroporto...".
A letto, Giorgia mi regalò una notte di fuoco, e mentre stava sopra di me mi disse:
- "Sono felice. Sono orgogliosa di te. Sei il mio uomo. Il migliore. E scusa se con Ammina ho detto che non ero felice con te...".
Restai un attimo interdetto, e infine scherzando la rimproverai:
- "Come fratello maggiore, ti dovrò punire per questo...".
Le diedi un sonoro schiaffone su quel culo enorme e bellissimo che tanto amavo, ma lei dimostrò di non averlo nemmeno sentito per quanto era tosto.
Ci fu un altro momento di silenzio, finché Giorgia non ritornò sul tema del giorno e sorniona mi disse:
- "Ti piacerebbe l'idea di tagliandarla? Chissà se è vergine... Visto che non si è ancora sposata potrebbe esserlo, e non farebbe il confronto con i cazzoni neri del suo paese...".
In quel frangente, io non pensavo affatto alla possibilità di "conoscerla" in orizzontale, ma visto che mia sorella mi aveva stuzzicato reagii:
- "Ma allora sei proprio una gran troia! Magari sarà come la nonna, che - senza offesa - non è proprio il mio tipo... E poi, che significa quel discorso sui cazzoni neri? Vuoi forse dire che il mio non ti soddisfa abbastanza?".
Giorgia non era tipa da lasciare agli altri l'ultima parola, e così fece anche adesso. Insinuò:
- "E se Ammina sotto sotto avesse doti nascoste che non conosciamo? Non ti ho mai visto rinunciare a inzuppare il tuo biscotto in una paperella... A prescindere dall'età...".
Ci addormentammo davvero felici per quello che avevamo fatto, e per le prospettive che si erano aperte per un futuro abbastanza prossimo...
3. Una apparizione "soprannaturale".
Il giorno dopo, di buon'ora, eravamo già tutti in macchina – io, Giorgia e lei – diretti all'aeroporto. Ammina era raggiante, e non si teneva più dall'emozione, avvolta nel suo più bel vestito tradizionale.
Quando finalmente la vide, la nostra colf le corse incontro e le gettò le braccia al collo, e le due restarono così molto a lungo, con la gente che le urtava da ogni parte.
Poi, passato quell'attimo di gioia infinita, Ammina ci presentò:
- "Sono loro che hanno reso possibile questo miracolo. Lui è Marco e lei Giorgia. Sono fratelli, anzi molto di più...".
Detto ciò, fece un passo indietro, prese Giorgia per un braccio e le sussurrò all'orecchio:
- "Per piacere, non facciamole sapere di più della vostra storia...".
Ed io, che avevo sentito tutto, le feci l'occhiolino in segno di assenso.
Non potei, però, esimermi dal constatare che la ragazza non era affatto come la rappresentavano le foto.
Caspita!, era molto più bella, ed era l'esatto contrario – anche considerando la differenza d'età – della nonna.
Era bellissima, una panterona nera, alta più o meno un metro e settantacinque, con dei capelli neri lunghi e acconciati in una miriade di treccioline tipiche della sua terra.
Inoltre, spiccavano degli occhi assai vivaci e una bocca con delle labbra grandi e gonfie, due poppe sporgenti dalla sua maglia nera attillatissima, e un culo stratosferico fasciato in un jeans tempestato di perline...
Io e mia sorella ci guardammo in uno sguardo che voleva dire tutto, ma per educazione cercammo di non dare a vedere la nostra "fame" di lei, soprattutto in presenza di sua nonna.
Tornammo alla macchina, e in breve fummo a casa, dove Aisha poté sistemarsi e darsi una rinfrescata dopo quel lungo viaggio…
4. Buon sangue non mente.
I primi giorni di convivenza a casa nostra trascorsero in un clima strano.
Ammina, cominciò a comportarsi diversamente dal solito – soprattutto in presenza di sua nipote –, direi in maniera quasi "fredda": non abbracciò più mia sorella (e di ciò lei ne soffrì parecchio) con quell'affetto che era cresciuto tra di loro giorno dopo giorno in tutti questi anni. Forse, per non dover dare troppe spiegazioni alla nuova arrivata…
Da parte nostra, noi due cercammo di controllarci, e di limitare quelle effusioni amorose che manifestavamo sempre apertamente e senza falsi pudori per quei momenti in cui eravamo soli o chiusi a chiave nella nostra camera da letto.
Una situazione che avevamo scelto liberamente ma che cominciava a pensarci, sia fisiologicamente che moralmente...
Infine, Aisha. Dopo già solo una settimana, ci sembrò un tantino imbarazzata di trovarsi in una casa non sua. Per carità, ci era riconoscente, ma stava diventando sempre più insofferente delle limitazioni che le erano imposte di fatto non conoscendo ancora bene il luogo.
Tutto questo, finché – una notte – sentimmo degli strani rumori in casa. Eravamo abituati a coricarci verso le 22. Era tardi, circa mezzanotte, e nelle altre stanze nonna e nipote dormivano. O almeno così pensavamo...
Giorgia, che aveva un udito finissimo, a un certo punto si svegliò di soprassalto, e spaventata mi chiamò:
- "Marco... Marco, sentì questi rumori? Oddio, sono entrati i ladri... Io ho paura... Dai, vai a vedere! Ricordati che siamo responsabili anche di quella ragazzina...".
Stetti un attimo in ascolto, e anch'io udii qualcosa in lontananza. Poi mi alzai dal letto cercando di non fare troppo rumore. Aprii la porta, feci qualche passo, ed avanzai verso l'uscio della camera di Aisha che confinava con la nostra. Tesi l'orecchio ma niente. Silenzio assoluto. Proseguii lungo il corridoio e raggiunsi la porta della stanza di servizio dove alloggiava la nostra colf. Ancora nessun rumore.
Stavo quasi per voltarmi e tornare dalla mia sorellina a rassicurarla che era tutto tranquillo, quando all'improvviso udii di nuovo quel rumore. Accostai l'orecchio alla porta a cui stavo dinanzi, e capii immediatamente che il rumore in questione proveniva da dentro...
- "Che strano", mi dissi, "Ammina non ha un televisore in camera...".
Ma quel rumore continuava. Preoccupato che non si sentisse bene, feci una cosa che non avevo mai fatto da quando la donna era entrata in casa nostra. Mi chinai, e misi l'occhio nel buco della serratura...
Per prima cosa vidi il letto, con la spalliera bassa. Era sistemato in modo tale che potessi scorgere l'occupante in viso. Ma ecco che, subito dopo, mi si materializzò una scena incredibile: Ammina era completamente nuda, a gambe larghe, e si toccava un mezzo alle cosce mugolando:
- "Mmmhhhh... Aahh...".
Ora era tutto chiaro, inequivocabile, e guardando la scena cominciai a toccarmi anch'io...
Lo spettacolo era davvero invitante, troppo per godermelo da solo. Improvvisamente, mi tornò in mente quando – fanciulli, insieme alla mia cucciola – spiavamo i nostri genitori che scopavano.
E decisi di fare la stessa cosa... Corsi in camera e tutto d'un fiato dissi a Giorgia:
- "Altro che ladri! Tu non ti immagini nemmeno cosa sta succedendo nella camera di Ammina...".
La presi per mano senza darle il tempo di abbozzare una risposta, e la condussi nel luogo della mia "scoperta". Le indicai di chinarsi verso il buco della serratura come avevo fatto io, e restai in attesa.
Pochi secondi ci vollero perché Giorgia, rialzandosi di scatto, si mise la mano davanti alla bocca per non gridare tutta la sua meraviglia... Ma subito ebbe un rimorso:
- "Marco, non sta bene intromettersi nella vita privata degli altri... Cosa diresti se lei lo facesse con noi?".
Poi, fece un respiro profondo e voleva andar via. Allora io la trattenni e le dissi sottovoce:
- "Aspetta... Guardiamo un po'... Io non pensavo che Ammina avesse ancora certe esigenze...".
Ma mia sorella iniziò a tirarmi con forza per un braccio, obiettando:
- "Tu sei pazzo... E se si sveglia Aisha che deve andare in bagno? Che figura ci facciamo?".
Così tagliai corto:
- "Dai, solo pochi secondi... Non stiamo facendo nulla di male!".
Giorgia infine acconsentì, ed entrambi tornammo a goderci quello show insperato...
Devo dire che mia sorella aveva ragione quando mi teneva sotto controllo, ben sapendo che – come dissi all'inizio di questa storia – la colf era quel genere di donna che mi faceva sangue.
Non avrei mai pensato che sotto quella veste da lavoro che Ammina indossava tutto il giorno ci potesse essere tanta "roba", e di pure ottima qualità...
Sdraiata sul letto in quella posizione, le tette "spiaggiate" sul suo torace, una cadente sul fianco destro e l'altra sul fianco sinistro, dovevano essere almeno una ottava misura che sobbalzava con ridondanza ad ogni sua azione.
Nella semioscurità, il colore della sua pelle sembrava di un nero ancora più intenso, "lucidato" anche dal sudore che la imperlava tanto da attribuirle ai miei occhi una carica erotica che non avevo mai valutato.
Per la stessa ragione, non era facile scorgere le areole – uno dei miei tanti feticismi – ma i capezzoli invece erano ben marcati. Così come la pancia, che faceva un tutt'uno con i fianchi abbondanti.
Standole proprio di fronte, i nostri occhi – che si alternavano in prossimità di quel foro – restarono estasiati alla vista della sua bella fica che non dimostrava certo l'età che aveva. Impegnata a masturbarsi, la teneva bella aperta, aggiungendo erotismo ad erotismo, e dal suo interno spiccava un colore rosa che la "accendeva" tutta, in perfetto contrasto con ogni altro dettaglio circostante.
Insomma, era tanto bella che sembrava fusa nel bronzo da uno di quegli scultori dell'antica Grecia...
Giorgia era come impazzita da quel "regalo" che le avevo fatto, e corse in camera a prendere il suo smartphone per filmare ogni movimento e ogni gemito, e per poter conservare in futuro il ricordo di quella notte.
Ben presto, però, il suo telefono segnalò l'arrivo di un messaggio con quei caratteristici sibili, e contemporaneamente io vidi Ammina che smise di masturbarsi e si tirò sù il lenzuolo.
Lo dissi a mia sorella, e temendo di essere stati scoperti ce ne tornammo rapidamente in camera nostra.
Ci spogliammo completamente, spegnemmo la luce per paura che filtrasse da sotto la porta, e nel buio Giorgia ricominciò a chiacchierare:
- "Che dici, ci avrà visti?? Però... Ammina... Alla sua età... È proprio bella... Chissà se anch'io a 70 anni sarò ancora come lei...".
Non mi piaceva quando colei per la quale avevo lottato tanto contro il mondo intero diceva queste cose. Mi piaceva com'era adesso, e mi piaceva pensare che il suo favoloso corpo fosse come "protetto" da una sorta di elisir di eterna giovinezza, percui replicai subito, stringendola forte a me e facendole sentire il mio cazzo sulla sua micetta:
- "Non dire queste cose, vita mia, tu sei e sarai sempre bellissima!".
Pian piano, Morfeo ci trascinò tra le sue braccia, cosicché solo l'indomani mia sorella poté accorgersi che con noi anche un'altra persona in quella casa aveva vegliato. E non era Ammina...
Trovò infatti sul suo cellulare un messaggio whatsapp che diceva:
"ECCO CHI È AMMINA... NON DITE CHE NON VE NE ERAVATE MAI ACCORTI. MA C'È DI MEGLIO DI UNA VECCHIETTA COME LEI...".
Le si gelò il sangue. Andò a cercare immediatamente il mittente, ma c'era soltanto un numero anonimo a lei sconosciuto. Ci guardammo in silenzio, e poi io esclamai:
- "Vuoi vedere che è stata quella...".
E Giorgia completò la mia frase:
- "Intendi dire quella puttanella di Aisha? Caro fratellino, quella la sa lunga... Ma guai a lei se fiata con sua nonna!".
Dopo quei fatti, la mia sorellina cominciò a sentire di essersi messa in casa due rivali. Non perché io avrei mai potuto voltarle le spalle, ma perché la colf poteva rappresentare uno sfizio mentre con Aisha – essendo molto più giovane di lei – sarebbe stata dura giocarsela...
D'altronde, a me – come sempre era stato – non interessava "giocare" da solo senza di lei, e per non farla soffrire di un inutile attacco di gelosia glielo spiegai chiaramente:
- "Cucciola, non devi essere così agitata... Ho capito che tu hai capito... Ma stai tranquilla, al centro di tutto ci sei tu, solo tu. Ammina e Aisha ce le spolperemo per bene, ma INSIEME".
Era la mia ennesima dichiarazione d'amore per lei, ma ancora non sapevamo che la “nipotina” non era quella tipa tranquilla che ci era stata descritta, e non passò molto tempo che scoppiò una guerra tra nonna e nipote, e noi ci ritrovammo nel bel mezzo di quella disfida...
5. Prima volta, a tre.
Tre giorni dopo la "splendida nottata", Ammina decise di mandare sua nipote Aisha a trovare una connazionale che abitava non molto lontano e che non vedeva da tempo, con la scusa di portarle una sua lettera.
Scrivo "con la scusa", ma di questa sorta di trappola ce ne accorgemmo solo a tarda sera, quando la "punizione" da parte della colf ebbe termine.
Ad ogni modo, era una domenica mattina ed io non ero andato a lavorare... In cucina stavamo solo io e Giorgia a consumare la nostra colazione quando giunse Ammina, con il suo solito grembiulone...
Si piazzò a debita distanza, con le mani sui fianchi, e prese ad osservarci scuotendo la testa.
Aveva uno sguardo torvo che non le avevamo mai visto in tanti anni, e allora io – che avevo già dimenticato ogni cosa – le domandai, ingenuamente:
- "Ammina, c'è qualcosa che non và?".
La donna, continuava a scuotere la testa, e infine ci disse:
- "Ma vi rendete conto di quello che avete fatto? Se lo aveste fatto con Aisha vi avrei pure capito, ma con me?! Non vi basta mai...".
E Giorgia:
- "Ma di cosa stai parlando? Aisha non l'abbiamo neanche pensata...".
La colf era abituata a queste schermaglie di mia sorella, percui andò subito al sodo. Attaccò:
- "Infatti, non parlo di mia nipote. Credevate che io non me ne accorgessi? Oltretutto, siete stati anche sfortunati, perché il cellulare di Giorgia mi ha messo in allarme. Dimmi, troietta, a cosa ti serviva stanotte? Io lo so, ma voglio che me lo dici tu, vediamo se hai il coraggio delle tue azioni...".
La mia metà cercò di negare anche l'evidenza dei fatti, ma quando si rese conto che sarebbe stato anche peggio della verità, confessò francamente:
- "E va bene... Sì, ho sentito i tuoi rumori e ho mandato Marco a controllare... Poi, lui mi ha chiamata e io non ho resistito a riprendere tutto... Eri così eccitante, anche da sola!".
Tacque, imbarazzata per essere stata scoperta. Perciò, venni io in suo soccorso, cercando di metterci una pezza:
- "Mia sorella ha detto la verità. Sono stato io a cominciare. L'ho chiamata quando ho visto che...".
Allora Ammina, pronta, proseguì:
- "Che mi stavo eccitando... Ebbene sì, ragazzi, anche io devo farvi una confessione… Lo ammetto, stare senza un uomo non è facile, e io mi devo arrangiare come posso. Ma adesso non mi basta più...".
Fece una pausa che denotò un evidente fastidio, e poi riprese:
- "Oh, ragazzi...".
Ma subito capì che stava facendo una sciocchezza e corse via a rinchiudersi in camera sua.
Senza dire una parola, ci alzammo da tavola e le andammo dietro, fermandoci davanti alla sua porta, proprio come quella notte. Ora, però, era tutto molto diverso. Giorgia, che provò inutilmente ad aprire poiché l’uscio era stato chiuso da dentro, la pregò:
- "Ammina, Mimmina… Apri per favore... Non è successo niente... Scusaci se non abbiamo capito da soli, ma non c'è nulla di male...".
Ed io, a seguire:
- "Sì, insomma... Siamo tutti grandi, e tu sei una donna ancora molto piacente".
Giorgia intuì immediatamente cosa volevo dire – e fare –, e tenendo a bada la sua gelosia sottovoce mi diede il suo benestare:
- "Giusto. Non è mica un sacrificio. Ammina è molto bella. Ma la voglio anch'io!".
Quindi, riprese il dialogo a distanza con la colf:
- "Mio fratello ha ragione... Tu sei la nostra famiglia, lascia che ti aiutiamo...".
Non sapevamo più cosa dire per convincerla. Dopo pochi istanti, però, sentimmo la chiave girare nella serratura e la porta si aprì. Ci guardammo, e cautamente avanzammo... Ammina era di spalle, e lentamente stava tornando verso l'interno della stanza.
Quando fummo tutti entrati, si voltò di nuovo... Eravamo finalmente faccia a faccia, e la donna – a testa bassa – spiegò quel suo strano comportamento degli ultimi giorni. Ci disse:
- "Ragazzi, vi devo chiedere scusa per avervi ingannati e rimproverati. Non c'era nessuna cosa tanto importante da fare sapere alla mia amica... L'ho fatto solo per togliermi dai piedi Aisha fino a stasera e restare sola con voi. Perché non potevo più aspettare... Vi dicevo che non mi basta più fare certe cose, e vorrei...".
Un'altra pausa, ma stavolta fu Marco a portarla con serenità dove lei voleva:
- "Vorresti che ad AIUTARTI fossimo noi... Bene, noi siamo felici di farlo. Ho parlato con Giorgia e lei mi ha detto che è un caso particolare, e di te non è gelosa...".
Sul volto di Ammina tornò a splendere il suo magico sorriso. Si asciugò le lacrime, si avvicinò e ci abbracciò. Poi bisbigliò a mezza bocca:
- "Al mio paese è l'uomo che deve fare la prima mossa...".
E io, di rimando:
- "Sarà bellissimo anche per me... A patto che mia sorella sia partecipe".
Ammina – per la quale quella “pretesa” era scontata – accettò. Fece un passo verso il letto ma non vi si sedette, e rispose:
- "Ma certo!".
Sentivamo nell'aria che tutto era pronto. Che le parole non servivano più. E avvenne un fatto che aggiunse adrenalina ad adrenalina...
Mi avvicinai ad Ammina per slacciarle il suo grembiulone. Percepii al tatto una sensazione inspiegabile. Sotto, non sentivo la morbidezza dei panni... Il cuore cominciò a battermi forte, anche se non era la prima volta che mi approcciavo sessualmente con una donna. Lei tergiversava, e io non capivo il perché...
A un certo punto, la donna sbuffò bonariamente e – facendo un passo indietro – si strappò di dosso quella veste e mi disse:
- "Ecco fatto... Era tanto difficile?".
Rimasi imbambolato e mi tremarono le gambe. La "visione" di quella notte era stata incompleta, mentre adesso la vedevo in tutta la sua intera, spettacolare magnificenza.
Caddi in ginocchio e cominciai a toccarla, la abbracciai stringendole quel "lato b" che era l'unico dettaglio che non avevo ancora potuto ammirare, e affondai il viso nelle sue vistose tettone cadenti che sembrava volermi offrire senza però dir nulla.
Intanto Giorgia, che era dietro di me, anch'essa ammirata da quel corpo di donna anziana, cominciò a spogliarsi, e in breve tempo rimase completamente nuda come Ammina, la quale – con il mio capo tra le mani – mi fece la domanda delle domande:
- "Allora, ti piaccio? Pensi ancora di potermi AIUTARE?".
Che dire... Ero commosso e sentii una gran voglia di piangere. Lei, non doveva dirmi una cosa simile come se mi chiedesse l’elemosina. Dopo Giorgia, era la sola che avrei voluto possedere, e adesso quel desiderio si stava concretizzando...
Perciò non ebbi esitazione:
- "Oh, Ammina... Ti desidero talmente tanto che non uscirò da questa camera senza prima averti fatto sentire femmina come sicuramente qualcun'altro ha fatto prima di me".
Mi disse ancora:
- "Sei il mio padrone, fai di me ciò che vuoi... Al mio paese, adesso tocca alla donna spogliare l'uomo... Me lo permetti, Giorgia?".
Alla mia sorellina, acconsentire a questa richiesta costò tantissimo, essendosi più volte accapigliata con altre femmine per me. Ma Ammina era un'altra cosa. Le sorrise di un sorriso sincero, e rispose:
- "Ti dono il sangue del mio sangue, la mia stessa vita. Quella VITA che tra poco scorrerà anche dentro di te".
L'emozione si percepiva forte in quel luogo, ed io ero teso come una corda di violino quando la colf iniziò a spogliarmi.
Adesso era lei inginocchiata ai miei piedi, e sentivo che quel gesto aveva in se una sacralità dirompente.
Quando ebbe terminato il suo "dovere", esclamò:
- "Adesso ti capisco, Giorgia... Mmm, è davvero bello!", riferendosi al mio attrezzo che mi guizzava tra le gambe.
Non riuscivo a credere ai miei occhi, avevo due donne tutte per me, e tutte e due avevano il loro fascino, diverso ma che mi invogliava ad "assaporarle" entrambe.
Adesso, però, toccava alla colf, e la voglia di sesso mi travolse. La rialzai senza darle spiegazioni e la trascinai sul letto. Il suo letto. Poi le ordinai, con cipiglio:
- "Mettiti esattamente come stavi l'altra notte, voglio ricominciare da lì".
Mansueta, Ammina si adagiò a cosce aperte davanti a me e a Giorgia, che nel frattempo stava cominciando a toccarsi anche lei infervorata come una vera troia in calore. Ma proprio mentre la negra stava per iniziare a sgrillettarsi, la stoppai:
- "No, lascia stare. D'ora in poi sarà cosa mia. Tu, pensa solo a godere. Se sarò bravo, vedrai che sarà per tutti una giornata da ricordare...".
Mi sistemai – quasi "a pecorina" – tra le sue coscione grandi che mi facevano da riparo, e mi trovai a tu per tu con una fica altrettanto gigantesca.
Voltai il capo verso mia sorella per "organizzare" anche il suo "lavoro" e le dissi:
- "Tu occupati delle tette, vedrai che ci sarà anche lì da divertirsi...".
E tornai sulla vulva... Così da vicino, mi apparve ancora più bella di quando la potei ammirare attraverso il buco della serratura: era quasi venti centimetri di spacca che provvidi immediatamente a "squarciare" con tutte le dita di entrambe le mani.
Leccai a più non posso – proprio come fanno gli animali –, con la lingua interamente fuori dalla bocca, dal perineo al clitoride, che presi infine tra le labbra succhiandolo avidamente.
Lo sentii vibrare e crescere in maniera abnorme, ma forse era una mia suggestione...
- "Se è così a quasi 70 anni", mi dissi tra me e me, "da giovane doveva essere una vera sex-machine vivente, difficile da gestire per qualunque uomo...".
Mi ripresi da questa distrazione momentanea, e tornai a leccare, piccole e grandi labbra, irrorandole ad ogni passata della mia saliva e stimolando tutta quella meraviglia a produrre una cascata di umori salmastri.
La tenevo ben aperta, perché non volevo risparmiarle il benché minimo stordimento emotivo, volevo portarla in paradiso come facevo abitualmente con la mia metà.
A un certo punto, Ammina ebbe come una scossa, un brivido che la percorse lungo tutta la schiena. Prese ad ansimare, sempre più forte, con gemiti che sembravano implorarmi di donarle quel piacere supremo che non gustava da anni:
- "Mmmm... Ohhh... Così, sei bravissimo, non ti fermare...".
Si irrigidì, poi cominciò a sussultare come in preda ad attacchi epilettici, e infine mi squirtò in faccia.
Si rilassò leggermente. Era felice, ed anch'io lo ero, perché avevo raggiunto il mio primo scopo, ma continuai a lappare quella mucosa che si era fatta ancor più rosso fuoco, portandola in breve a un nuovo orgasmo...
Intanto Giorgia assolveva egregiamente il compito che le avevo affidato. A vederla, sembrava una poppante attaccata al seno materno. E in effetti, mentre "giocava" con il seno di Ammina sospirò:
- "Oh, come mi sarebbe piaciuto farmi allattare da te, Mimmina, saranno state così cariche quando hai nutrito tua figlia...".
Non sapeva come prendere quelle tettone tanto erano grosse, morbide, e in un certo senso "sfuggenti", e tettone come quelle che aveva davanti la eccitavano da matti.
Mia sorella iniziò a leccarle con gran vigore. Ammina non era abituata a farsi fare un trattamento simile da una donna, e restò un attimo sorpresa. Ma la cosa era talmente gradevole che decise di lasciarla fare...
Così, mentre ne palpava una – stringendola delicatamente e rilasciandola subito dopo –, con la lingua gli leccava l'altra su tutta l'enorme superficie, e pure Giorgia – a cui piacevano decisamente le donne con grandi mammelle – cominciò a bagnarsi intimamente.
Io e mia sorella non potevamo saperlo, ma ad Ammina non piaceva stare zitta quando faceva l'amore, e anche stavolta seguì il suo istinto e chiese alla mia porcellina:
- "Ti piaccio?".
E lei, senza guardarla e senza preoccuparsi di fare una cosa che tra donne "non stava bene", si lasciò andare e sboccata replicò sicura:
- "Certo che mi piaci! Le troie negre e grasse mi fanno sesso appena le vedo...".
Al che, Ammina – che non l'aveva mai sentita parlare così – la redarguì come faceva quand'era piccola:
- "Ma ti sembra il modo di parlare?".
Ed io, sollevandomi dal mio "fiero pasto", mi misi a ridere di gusto e risposi al posto dell'interrogata:
- "Non farci caso, Ammina... La mia troietta si eccita, così...".
In realtà, non era solo Giorgia che si eccitava con il turpiloquio, ma pure io. Infatti, quelle sue parole mi rimescolarono tutto nelle mie parti basse, me lo fecero venire di marmo, ed esclamai:
- "Anche a me le negre piacciono, sai... Ora vediamo se tu sei pure troia!".
Senza esitare un solo istante, accompagnai – con una mano alla base dell'asta, appena sopra i testicoli gonfi di sborra – il mio membro all'ingresso della sua vagina. Ero così eccitato che, senza essermelo toccato, avevo il prepuzio già calato a mezza altezza sul glande. La guardai ancora, e nei nostri reciproci sguardi si stampò un desiderio irrefrenabile, ma anche – da parte mia – un interrogativo a cui solo noi due potevano dare una risposta: era giusto quello che stavamo per fare? Violare l'intimità di una donna che era madre e nonna?
Come se avesse udito quella mia riflessione, fu Ammina a togliermi d'impaccio:
- "Non temere... Lo vogliamo tutti e due... Anzi, tutti e tre. È la natura che ci sta chiamando...".
Da quel momento, non ebbi più esitazioni, e mentre Giorgia continuava a “mangiarsi” i suoi seni io entrai tutto d'un colpo.
Il cuore mi batteva come impazzito, ed io puntai i pugni sul materasso per sostenermi il meglio possibile. I suoi muscoli vaginali si serrarono improvvisamente intorno al mio sesso, come se non volessero più farselo scappare. Una sensazione che non avevo mai provato ma che mi piacque subito tantissimo.
Ero a pochi centimetri dai volti delle due femmine, le quali ormai "lavoravano" in perfetta sincronia.
Sentendo che Ammina stava per dirmi qualcosa, non volli rompere quell'idillio e non indugiai oltre... Cominciai a pompare lentamente, senza però mai sfilarmi da dentro, con brevi escursioni avanti e indietro, che grazie alla nostra reciproca grande lubrificazione ci diede solo piacere.
Ma quando fui sul punto di donarle il mio seme, mi trovai di fronte a un'ulteriore amletico dubbio: era giusto con una donna che voleva solo divertirsi?
Pensai a cosa davvero era il DIVERTIMENTO, e alla fine le venni dentro, abbracciandola più stretta che potei e restando così per cinque minuti buoni...
6. Un regalo per Ammina.
Intanto anche mia sorella era impazzita di piacere – vuoi per quello "spettacolo" che stava osservando dall'esterno mentre solitamente ne era la protagonista principale, vuoi perché si era masturbata con così tanta "violenza" da farsi arrossare incredibilmente la sua stupenda fichetta - ma non a sufficienza da voler mettere la parola fine a un "accoppiamento" che meritava ancora qualcosa di più.
Mi si avvicinò da dietro, e – senza farsi sentire da Ammina – mi suggerì:
- "Marco, vogliamo farle un regalo? Da quello che ho visto, dietro non c'è ancora entrato nessuno...".
Guardai Ammina – immobile, in quello stato di beatitudine che la mia insifonata le aveva donato – e poi le dissi:
- "Adesso voltati... Le negre hanno sempre un magnifico culo, bello grosso, e tu mi pare che non fai eccezione. Voglio godermelo tutto...".
Uscii lesto dal suo ventre di nuovo in tiro per la prospettiva suggeritami da mia sorella, e la colf fece come le avevo richiesto.
Si voltò mettendosi alla pecorina, immaginando che volessi scoparla in fica in quel modo. Sicuramente lo aveva già fatto.
Lo spettacolo che mi si presentò fu davvero unico: un culone che dire enorme era riduttivo, discretamente tosto, che presi ad accarezzare a lungo non sapendo da dove iniziare per "usarlo" come meritava.
Conseguenzialmente alla sua immaginazione, si aprì le chiappone con entrambe le mani, esponendo tutti e due gli orifizi e permettendomi di notare bene come quello posteriore fosse stato fin qui usato solo a scopo "fisiologici".
Chiamai a raccolta – con un'espressione del viso – Giorgia e le feci notare:
- "Guarda... Mi pare non sia mai stato allargato... Tu che ne dici?".
Mia sorella, esaminato attentamente lo sfintere dilatandolo ancora un po' di più usando anche le sue mani, fu d'accordo con me e sentenziò in via definitiva:
- "Caro fratello, sei proprio un uomo fortunato... Dovrai faticare, ma quel buco ti darà parecchie soddisfazioni...".
Era giunta l'ora... Per prima cosa massaggiai tutta l'area circostante muovendo i due pollici in maniera circolare ma in senso contrario, e lubrificando con delle gocce di saliva che vi lasciavo cadere dalla mia bocca.
Poi, mi chinai e mi misi a pennellare con la lingua le grinze che facevano da corona all'ano.
Sembrava che tutto stesse andando nella giusta direzione, visto che la mucosa aveva cominciato gradualmente a cedere, ma all'improvviso Ammina ebbe uno scatto in avanti come se volesse sottrarsi a quel "gioco".
Forse, le facevo un po' di solletico, e probabilmente era ancora convinta che volessi penetrarla per via vaginale, ma quando io alzai repentinamente un ginocchio ed appoggiai la carne viva della cappella al suo buco del culo si ribellò:
- "Ma cosa mi vuoi fare, sporcaccione! Queste non sono cose da fare con una signora... Quel buco è fatto per ben altro, non ti fa schifo?".
Restai interdetto da quella reazione così veemente, anche perché ormai con Giorgia finivamo sempre “lì dentro”, e le spiegai:
- "Guarda che non c'è nulla di male, è il metodo che usiamo con mia sorella per non rischiare di farla rimanere incinta. E comunque, è molto più eccitante che davanti. Vedrai che ti piacerà, fidati... Forse la prima volta ti farà un po' male, ma poi non ne potrai più fare a meno...".
Allora la colf si rassegnò, ed io andai ad esercitare una pressione sempre crescente, senza più fermarmi.
Avendo la cappella molto sensibile a causa del prepuzio che solitamente la proteggeva, lo sfregamento tra grande ed ano mi procurò un certo fastidio, ma non ci badai troppo.
Sentivo il budello che piano piano cedeva... Eravamo arrivati alla parte più larga della capocchia del mio uccello, ed era questa la parte più difficile. Un altro colpetto di reni, e giunsi feci passare anche la corona del glande.
Ammina, con voce rauca, si lamentò:
- "Ahi che male! Fermati che non entra... Non c'è la posso fare a farlo entrare tutto...".
Giorgia conosceva bene le "problematiche". Le stava tenendo la mano, e fu lei a rassicurarla:
- "Rilassati... Così vi fate veramente male... Ma se seguirai il mio consiglio vedrai che poi mi ringrazierai... So cosa vuol dire, oltretutto Marco è bello largo là sotto...".
Intanto era dentro anche metà dell'asta, e con l'ultima botta anche la restante parte si inserì nell'intestino.
Mia sorella mi guardò facendomi segno di fermarmi. In effetti, quello era il momento di attendere che il retto si abituasse al mio intruso, ed io ne approfittai per allungare una mano davanti e mettere il dito medio dentro la fica per tornare a stimolarla.
Era fradicia di umori, segno che quella prima volta “contro natura” le stava piacendo...
Così piantato nell'ano, mi sentii come prigioniero, e quindi decisi che dovevo muovermi. Presi a pompare la nera anche in quel canale, prima con calma e poi sempre più velocemente: finalmente le avevo rotto il culo!
Come era mia abitudine, ressi per un bel po', mentre adesso Ammina rantolava di puro godimento.
Infine, senza alcun preavviso, la riempii tutta del mio caldo seme. La pancia le ribolliva, e dopo sette, otto potentissimi fiotti mi accasciai esanime sopra l'anziana donna...
FINE I PARTE
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1 year ago
pollicino1965,
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Un appuntamento trasgressivo con un uomo
Nelle fasi del passaggio dall’adolescenza alla gioventù non ho mai considerato gli uomini come possibili partner sessuali, né tanto meno ho mai considerato di poter fare sesso con qualche ragazzo.
Nella età adulta, più per desiderio di conoscere ma anche per una certa motivazione di ordine sessuale, avendo del tempo libero a disposizione e non avendo nessuna relazione con una donna, sono stato attratto dal mondo gay. Per curiosare sono entrato in un famoso sito di incontri.
Immagino che il mio processo di pensiero sia stato: "Sono abbastanza carino, forse posso semplicemente farmi fare un pompino e far sparire questo arrapamento che ho".
Ero ancora abbastanza giovane ed avevo bisogno di far sfogare il mio cazzo e la mia mente.
Devo ammettere che l'attenzione che ho ricevuto dai ragazzi che ho contattato e conosciuto online è stata una bellissima sorpresa e una pregevole sensazione.
A molti di loro piaceva davvero il mio uccello, le sue dimensioni e la circonferenza.
Ovviamente non pensavo che il mio sesso fosse qualcosa di entusiasmante, lo ammetto, in fondo non era eccezionalmente lungo anche se abbastanza grosso.
Molti altri avevano un approccio più dolce e socievole. Molto coinvolgente ed interessante.
Navigare nel sito è stato piacevole e, pertanto, ci sono rimasto per un po’ di tempo.
Continuavo a diventare sempre più incuriosito dalle proposte di incontri che qualche ragazzo mi offriva, l’idea di provare questa nuova esperienza, diversa da quelle fatte fino a quel momento, incominciava a farsi strada nella mia mente.
Alla fine, dopo qualche tempo, ho ceduto alla mia inquietudine e ho deciso di accettare l’invito di un ragazzo ad incontrarci dal vivo. Online si faceva chiamare Marco.
Quell’invito a conoscerci ha fatto scattare qualcosa in me, nella mia mente si è formata l’idea che fare sesso con un uomo potesse essere molto interessante, in fondo siamo tutti un po’ attratti dalle situazioni ambigue.
Mi ricordo ancora perfettamente come si è svolto e cosa è successo in quell’incontro con Marco.
Ci siamo dati appuntamento per fare conoscenza e valutare il nostro feeling davanti un bar del centro della città, molto frequentato quindi molto anonimo.
Marco, un ragazzo dalla carnagione molto chiara, alto circa un metro e ottantacinque, molto magro, dall’aspetto normale. Sicuramente non frequentava una palestre, il suo fisico era tonico ma non palestrato.
Non faceva trasparire minimamente il suo interesse sessuale per gli uomini. Portava i capelli lunghi ed aveva gli occhi di un verde scuro molto intenso. Era, come si dice in genere, “un bell’uomo”.
Dopo aver parlato forse per un'ora delle nostre esperienze di vita e del nostro lavoro, ho capito che potevamo passare ad un livello superiore di conoscenza, a qualcosa di più “intimo”.
Lui era della stessa mia idea, un buon feeling era nato tra di noi.
Quindi gli chiesi: “Se sei d’accordo, possiamo continuare la nostra conversazione in un luogo più tranquillo, casa mia non è molto distante da qui. Possiamo raggiungerla a piedi in pochi minuti.”
Lui rispose con un sì entusiastico, ed aggiunse: “Mi piacerebbe molto, ho voglia di approfondire la nostra conoscenza.”
Pertanto, siamo usciti dal Bar e ci siamo avviati. Mentre andavamo verso casa abbiamo continuato a parlare amabilmente delle nostre amicizie e dei nostri desideri.
Io ero estremamente nervoso ma ormai non potevo tirarmi indietro, stava arrivando il momento di trasgredire.
Entrati in casa mi sono assicurato che tutto fosse ok, che lui si sentisse a proprio agio.
L’ho invitato a sedersi sul divano ed abbiamo continuato a parlare affabilmente.
Io ero un po’ in tensione perché mi preoccupavo per il mio nervosismo, immaginavo che potesse impedire al mio cazzo di diventare duro.
Gli ho offerto da bere, mentre parlavamo e sorseggiavamo una birra fredda, il mio cuore batteva all’impazzata, ero veramente agitato per la situazione.
Lui se ne accorse e, per stemperare la tensione, incominciò a parlare di sé, di come, prima dell’incontro, avesse fantasticato su di me.
Marco, con voce calma, disse: “Fino ad ora, tutto quello che avevo ipotizzato si è concretizzato nella realtà, ora spero che tutto il resto dei miei sogni su di te si possano avverare. Credo, se accadranno, che non te ne pentirai.”
Quindi mi chiese: “Se sei d’accordo, possiamo spostarci nella stanza da letto, li potrò mettere in pratica quello che ho in mente e, spero, di esaudire anche i tuoi desideri.”
Senza proferire una parola mi alzai, gli indicai la stanza e, facendo strada, ci avviammo.
Quando fummo dentro lui si sedette sul letto scrutandomi con uno sguardo eccitato.
Ho pensato: "A questo punto non posso più scappare, ora è il momento".
Quindi, dopo aver slacciato e tolto le scarpe, mi abbassai lentamente i pantaloni e restai solo con i boxer.
Il mio cazzo era ancora semiduro, prima che me ne accorgessi lui, con una mano, a iniziato ad accarezzarlo abbassando l’indumento intimo.
Ho provato a rilassarmi, preoccupato che il mio nervosismo impedisse al mio cazzo di stare sull'attenti.
Mentre tentavo di rilassarmi chiudendo anche gli occhi e facendo un respiro profondo, sentivo le mani di Marco palpeggiare la mia verga e le mie palle con delicatezza.
Stimolazione che ha avuto l’effetto voluto, il mio cazzo si è indurito e, quindi, si è sviluppata una erezione notevole.
La sua mano lavorava su di esso in modo impagabile, lo scappellava e poi stimolava le mia palle massaggiandole e stringendole con la mano.
Una volta completamente eretto, Marco ha iniziato a leccarlo e a succhiarlo.
Ho sentito qualcosa di meraviglioso e caldo avvolgermi lentamente il cazzo.
La mia risposta immediata fu dei gridolini di piacere: “Bellissimo, mi fai morire, la tua bocca è caldissima, la tua lingua è divina.”
Il mio cazzo era duro come una roccia.
Sentivo la sua lingua girare intorno alla cappella con un vortice di sensazioni bellissime che non riesco a descrivere a parole.
Quindi allungai la mano e la appoggiai sulla parte posteriore della sua testa desiderando entrare completamente dentro di lui.
Spinsi leggermente e lui colse il suggerimento e ingoiò ogni centimetro del mio cazzo.
Sentivo il suo naso appoggiarsi appena sotto l’ombelico.
Ero completamente in paradiso.
La sua bocca sembrava velluto, così morbida e calda mentre faceva il suo lavoro muovendosi su e giù sul mio cazzo.
Le sensazioni che provavo mi fornivano l’idea che, in fondo, un pompino fatto da un uomo non era così diverso da quello di una donna.
È stato fantastico e ho capito che aveva senso quello che avevo cercato.
All'improvviso mi è venuto in mente che non avevamo mai parlato se accettava la mia sborra in bocca o se l'avrei dovuto tirata fuori la verga prima dell’orgasmo. Sentendo avvicinare sempre di più l’apice del piacere, gemendo, gli dissi: “Ooohhh. Siiii mi fai impazzire. Sei veramente bravo, sto per venire, vuoi che lo tiri fuori dalla tua bocca”.
Queste sono le uniche parole che sono riuscito a dire.
Lui, per tutta risposta, aumentava la velocità e, maneggiando più intensamente le mie palle, lo spinse più in profondità dentro la sua bocca.
Stavo perdendo il controllo. Ero in paradiso.
Ho iniziato a sentire delle vigorose contrazioni e il mio orgasmo fu così forte che ho dovuto appoggiarmi al letto per evitare che le mie gambe si piegassero.
Ho avuto uno degli orgasmi più intensi che ricordi, probabilmente, per via della situazione che al momento mi sembrava molto strana.
Era stato un pompino tra i più goderecci che abbia mai avuto.
Dopo aver ingoiato il mio sperma, lui ha ripulito tutta la cappella leccandola, sensazione splendida e piacevolissima.
Quando si è allontanato da me ho iniziato a tirarmi su il boxer, Marco si alzò, e ci sedemmo sul letto.
Io ero completamente appagato e Marco, dall’espressione del suo volto, faceva trasparire tutta la sua soddisfazione.
Come un fidanzatino alla prima esperienza, gli chiesi: “Ti è piaciuto? A me tantissimo, mi hai fatto provare sensazioni bellissime e molto intense.”
Lui risposte: “Certamente che mi è piaciuto, era quello che volevo. Ma non pensare minimamente che sia finito qui, ora viene il mio turno. Voglio godere anch’io!”
Rimasi interdetto, cosa intendeva con “ora viene il mio turno, voglio godere anch’io?”
Quindi gli chiesi: “Spiegami, cosa pensi possa succedere ora?”
Marco, per tutta risposta, si alzò sul letto dicendo: “Ora te lo faccio vedere.”
Iniziò, con movimenti lenti, a togliersi la camicia, quindi, si sfilò i pantaloni e, in ultimo, lo slip rimanendo completamente nudo.
Aveva un fisico, anche se non palestrato, molto armonioso.
Quello che mi ha colpito di più era l’enorme cazzo che gli pendeva d’avanti, molto carnoso e dalla circonferenza impressionate. Doveva essere lungo più di 22 centimetri.
Rimasi colpito dai suoi movimenti molto eleganti e sensuali.
Lui si avvicinò chinandosi e riprendendo in bocca il mio cazzo semi duro.
Le sue labbra scivolavano sul glande, con le mani mi stuzzicava le palle e il buco del culo.
Un pensiero strano mi è passato per la mente rispetto i suoi propositi, quindi gli chiesi: “Quali sono le tue intenzioni … per caso mi vuoi fare il culo o vuoi che ti succhi il cazzo? Io non l’ho mai fatto e non penso al momento di essere pronto a farlo.”
Marco, per tutta risposta: “No … no, non è quella la mia intenzione. Giocavo con il buco del culo per stimolarti una erezione possente e da quello che vedo ci sono riuscito. Le mie intenzioni sono altre ora le vedrai.”
Ero di nuovo così eccitato guardandolo mentre Marco faceva lentamente scorrere le dita dentro e fuori e su e giù per il mio didietro.
Poi, ogni volta che si appoggiava con le labbra sulla cappella e si infilava dentro la verga sembrava dire: “Sì paziente, ora ti faccio vedere cosa ti aspetta.”
Dopo avermi stuzzicato per diversi minuti, alla fine ha spinto il mio cazzo dentro in profondità fino alla gola, l’intera asta era scomparsa dentro, continuando a stuzzicarla con la lingua.
Ho scopato lentamente la sua bocca potendo vedere la lussuria sul suo viso e l'anticipazione di tutto quello che avrebbe fatto dopo per farmi impazzire dal piacere.
Lui mi guardò, sorrise e lo tirò fuori completamente, poi, girandosi e inginocchiandosi sul letto, posizionò il culo di fronte a me. In ultimo, tirandosi indietro, lo appoggiò sul mio cazzo.
Ero molto perplesso ma, allo stesso tempo, molto eccitato.
Il cazzo era così duro che mi faceva quasi male.
Non era la prima volta che penetravo un culo, lo avevo fatto tante volte con una mia ragazza che amava essere inculata.
Ma con un uomo era la prima volta.
Marco lanciò un urlo di incitamento: “Dai fottimi, lo voglio tutto dentro il tuo cazzo. Scopami il culo e poi vienimi dentro, lo voglio tutto lì il tuo seme.”
Io cominciai a spingere il mio cazzo nel buco, era stretto e poco lubrificato; quindi, lo massaggiai con la punta del mio pene per un po’ per passargli qualche goccia di pre-sperma.
Poi, con una pressione più forte, spinsi per aprirgli il buco.
Con mia sorpresa fu facile e accolse in mio cazzo dentro con un caldo invito.
Marco gemette ed io iniziai a scoparlo prima molto lentamente e non in profondità, poi con più velocità e forza.
Continuai così per molti minuti, con una mano lo tiravo dai lunghi capelli e con l’altra lo tenevo dai fianchi.
Al tatto aveva una pelle vellutata e bella da toccare. L’ho preso, con le due mai dai fianchi e lo tiravo a me.
Poi ho cominciato a rallentare e a spingere la mia verga in profondità dentro di lui.
Marco apprezzava questa mia mossa, e disse: “Si, si …. Siiii! Continua così mi fai morire. Dai mettilo tutto dentro, ti sento … ti sento … ti voglio … riempimi il culo di sperma!!!”
Una volta che ho ripreso un po' di velocità nello scopare il suo culo, e con la profondità di penetrazione che avevo intrapreso, Marco ansimava e si contorceva dalla goduria.
Ho notato che per accompagnare il mio movimento e per eccitarsi di più si masturbava il cazzo con intensità crescente. Il suo pene era ormai duro e dall’aspetto massiccio.
Ho continuato a scoparlo fino a quando lui ha raggiunto l’orgasmo, con un fremito poderoso ha urlato la sua soddisfazione ed ha schizzato il suo sperma sulle lenzuola del letto.
Una volta che Marco ha raggiunto l’orgasmo, mi sono sdraiato e gli ho chiesto di mettersi a cavalcioni.
Lui l’ha fatto e poi ha diretto il mio cazzo verso il suo buco del culo.
Ha iniziato a cavalcarmi con una forza ed intensità eccezionale.
Stavo impazzendo dal piacere e il mio secondo orgasmo si avvicinava sempre di più.
Io lo incitavo: “Dai, infilalo tutto, sto godendo da matti, fammi venire ora … prenditi tutto il mio sperma!”
Le mie membra hanno iniziato a vibrare, la mia verga stava fremendo e non poteva più trattenersi; quindi, arrivò violento il primo spruzzo e poi un altro, e via così, il mio seme inondava le sue viscere.
Raggiunto l’orgasmo, siamo rimasti distesi sul letto per alcuni minuti, uno accanto all’altro, senza dire una parola.
Eravamo completamente soddisfatti ed esausti.
Dopo qualche tempo, lui si alzò dal letto dicendomi: “Sono stato meravigliosamente bene con te. Ho goduto ogni singolo momento passato insieme. Spero che sia lo stesso per te.”
Io risposi: “Assolutamente sì, sono totalmente soddisfatto del nostro incontro, non potevo chiedere di più.”
Marco, piano piano, si rivestì, lo accompagnai all’ingresso, ci salutammo e andò via.
Quella fu l'unica volta che lo incontrai, non ci vedemmo più di presenza.
Però, quell’incontro, ha creato una breccia nella mia mente che mi ha portato spesso a ripensare a quanto è successo tra me e Marco.
Mi ha condotto ad avere una visione totalmente diversa nei rapporti con il mio medesimo sesso.
Forma mentis differente da quella in precedenza avuta che in futuro mi ha portato a creare rapporti di amicizia particolari con altri uomini.
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1 year ago
Al2016,
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Così mi ha disinibita.
Mi chiamo Anna, ho quarantanove anni, anzi, fra due mesi, cinquanta e sono sposata con Carlo, che ne ha due più di me. Sono alta 1,70, capelli biondo naturale, occhi azzurri, fisico slanciato, seno di una buona terza misura, un culo a mio avviso non troppo bello, ma che rappresenta il culmine di gambe lunghe e ben tornite, bocca normale con labbra non troppo sensuali. Sono, a mio giudizio, una donna come tante. Lavoro in un istituto scolastico, come vice direttore. Nel mio ambiente di lavoro, siamo solo quattro donne ed i restanti nove elementi sono uomini di varie età, dal preside che è il più anziano, sfiora i sessanta, al docente più giovane, che ne ha trentotto. Fra noi c’è una certa armonia, anche se, a volte, bisogna proprio aver tanta pazienza con i maschi, che sembra aver nella testa solo una cosa: il sesso! Io non sono affatto un tipo provocante, né tanto meno una che cerca di farsi notare. Ho un buon rapporto con mio marito, con cui vivo serenamente. Abbiamo un figlio che, dopo la laurea in ingegneria elettronica, vive e lavora in un’altra città. Carlo è il classico marito, alto un po’ più di me, moro, anche se cominciano a vedersi i primi capelli bianchi, occhi scuri, con un po’ di pancetta, ed è sempre allegro e solare: sa mettere tutti a loro agio, in ogni situazione. Lavora come impiegato comunale e non sono sempre stata sicura della sua fedeltà: a volte ho preferito lasciar perdere per non creare dissapori all’interno della coppia. Sessualmente parlando è un porco, che ha trovato in me scarsa complicità in quanto poco propensa a fantasie strane. Quando l’ho conosciuto, venivo da alcuni amori giovanili di scarsa importanza e, per me, lui è stato il primo ed unico vero amore. A letto lui vorrebbe tanto di più, ma io sono molto retriva ed indecisa su cosa concedergli, specie se si parla di sesso anale, che non ho mai voluto provare. Anche con il rapporto orale non do il massimo: lo prendo in bocca e lo succhio un po', poi, quando lui viene, lo sputo sempre. Capisco che la mia scarsa collaborazione possa averlo portato a cercar donne più troie e, su questo, non ho mai voluto indagare più di tanto. Con l’avvicinarsi delle vacanze estive, Carlo mi ha chiesto di cambiare la destinazione dove trascorrere due settimane di assoluto riposo. Generalmente andiamo sempre in riviera ed optiamo per la pensione completa. Io distesa al sole e lui che passeggia e parla con i vicini di ombrellone. Dopo quattro ore di nave ci siamo ritrovati in Corsica. Fin da subito mi è piaciuta l’idea di visitare questa terra, di cui avevo sentito parlare, ma, appena arrivata su una spiaggia, ho capito il motivo per cui lui l’ha scelta.
Il 90% delle donne distese al sole erano nude ed il restante erano in topless.
«Carlo, dove siamo capitati? Non penserai che io mi metta nuda?!»
Lui mi sorride e, dopo aver piantato l’ombrellone e fatta distendere su di un telo, mi si avvicina e mi bacia sul collo.
«Tranquilla, qui a nessuno importa se sei nuda o vestita, nessuno ti osserva e, in più, siamo così lontani da casa, che, quand'anche fossi nuda, nessuno sa chi sei.»
È questo che mi sussurra dietro la nuca, dandomi bacetti sul collo, ben sapendo che, quando fa così, mi riduce a non negargli quasi nulla. Mi fa distendere a pancia in giù, mi spalma la crema sul corpo e, con un gesto rapido, mi sgancia il reggiseno. Provo ad obiettare, ma lui, con fare calmo e sereno, mi convince a lasciarmi andare. Dopo aver indugiato a lungo anche sulle mie natiche, facendo scomparire il costume nel solco dei glutei, mi fa rigirare. Cerco di coprirmi i seni, ma lui, con estrema delicatezza, mi convince a lasciarli liberi. Mi distendo ed inforco i miei occhiali da sole, giusto per celare un certo imbarazzo che sto provando. Lui continua a spalmar la crema e, quando lo fa sui seni, il gesto diventa un vero e proprio palpeggio, che alla fine mi eccita ed i miei capezzoli gonfi e duri lo dimostrano platealmente. Scivola verso il basso e, alla fine, dopo una mia breve e inutile resistenza, mi sfila anche gli slip. Sono nuda! Subito mi sento avvampare le guance. Mi vorrei rigirare e ma lui, con fare deciso, mi costringe a restare supina. Avverto una strana sensazione di eccitazione nel restar nuda in mezzo alla gente che, apparentemente, non si cura di me, né di noi. Devo ammettere che le sue parole mi hanno instillato dentro una strana sensazione, un certo desiderio di capire se ancora riesco da attirare l’attenzione di maschi sconosciuti, perfetti estranei che non mi conoscono e non già le solite persone con cui ho rapporti di lavoro e da cui ho sempre ricevuto complimenti e, spesso, anche proposte non troppo velate. Osservo, attraverso gli occhiali scuri, le persone intorno e vedo gente rilassata, distratta, che pensa solo al proprio benessere e questo mi tranquillizza e rilassa abbastanza. Dopo un po', Carlo si alza e va a far il bagno. Mi invita a seguirlo, ma io, per l’imbarazzo che provo, non accetto e resto sola, mentre osservo lui che, allontanandosi, guarda le femmine distese al sole. Sento una punta di gelosia e mi metto a guardare tutt'intorno, per analizzare i vari maschi nei pressi della mia postazione. Tre sono decisamente da scartare "a priori", ma due mi sembrano dei magnifici esemplari di maschio. Uno in particolare, mi sta osservando in maniera alquanto eloquente e con una certa insistenza. Si trova a poca distanza da me. Lo osservo meglio e noto che è già in erezione, la cosa mi stupisce e, nello stesso tempo, mi eccita. Mi sento osservata ed i suoi gesti, lenti e precisi, mi indicano che si sta toccando per me e la cosa mi esalta ad un punto tale che divarico appena le gambe e mostro parte della mia micetta, con il suo triangolino di pelo perfettamente curato. Non amo depilarmi totalmente, perché questo genera dei problemi e si rischia di contrarre verruche, cosa capitata ad una mia collega più giovane, che ne ha sofferto molto. Lui percepisce lo scopo del mio movimento e, allora, accentua ulteriormente la masturbazione, evidenziando un sesso decisamente lungo ed anche bello grosso. Fingo indifferenza, mentre, in realtà, mi sto eccitando moltissimo. Il ritorno di Carlo interrompe per un momento il suo muover la mano sul sesso, che, adesso, è un vero e proprio palo di carne, ben teso ed eretto. Il gioco non è sfuggito a mio marito che, con un sorriso sornione, si siede vicino a me e mi accarezza i seni. Il suo gesto non sfugge a quel maschio, che riprende subito a masturbarsi in maniera palese.
«Come vedi risulti ancora esser un bel bocconcino, molto appetibile, che suscita interesse.»
Lo guardo incuriosita, cercando di capire dove vorrebbe andar a parare, e lui, con il sorriso di chi la sa lunga, mi sfiora il sesso. Lo fermo e lo guardo contrariata.
«Adesso non esageriamo! Non vorrai offrire uno spettacolo davanti a tutti.»
Lui continua a sorridere e scuote il capo.
«Davanti a tutti no, ma se fossimo soli, o quasi, accetteresti di giocare con me?»
Lo guardo sorpresa e, nello stesso tempo, incuriosita.
«Cosa intendi per giocare? Non vorrai far sesso davanti a sconosciuti?»
Lui mi bacia sul capezzolo destro e mi sorride compiaciuto.
«Sarebbe una cosa tanto terribile? Non credi che darebbe una bella scossa al nostro rapporto, che, da un po’ di tempo, è entrato nella "routine". Sono certo che non ti farebbe male un poco di autostima: prender atto che riesci ancora ad eccitare un maschio, mi è sembrato che non ti è dispiaciuto, quindi, se lui ci osservasse mentre ti scopo, non credo che gli dispiacerebbe tanto.»
Lo guardo, senza rispondere. Mi rendo conto che questa sarà una vacanza molto diversa dalle solite. In fondo è da un po’ di tempo che, mentre facciamo sesso, lui mi parla di certe sue fantasie che coinvolgono altre persone e, in particolare, un maschio ben dotato, non diverso dal nostro vicino, che adesso si sega molto lentamente, cercando di capire se può interessarmi. Per essere un bel maschio lo è, eccome! Mi chiedo se mai riuscirei a far sesso con lui e questo mi mette una certa ansia addosso, che cerco di nascondere dietro gli occhiali. Passiamo buona parte della giornata distesi al sole e, quando vado a fare il bagno, mi sento molto osservata e, stranamente, la cosa mi eccita. In acqua, Carlo mi accarezza e mi fa raggiungere un orgasmo che mi sconvolge, perché tutto accade sotto gli sguardi di tanta gente e la cosa mi ha eccitato tantissimo. Mentre mi distendo di nuovo al sole, vedo il nostro vicino che mi fa un cenno di saluto con il capo, e Carlo, che lo ha notato, gli si avvicina e si mettono a chiacchierare a bassa voce. Poco dopo lo invita sotto il nostro ombrellone, anche perché sono le 14:00 ed il sole picchia forte. Si chiama Luca e, fatte le presentazioni, Carlo, per meglio conoscerlo, lo invita ad illustrarci i posti che val la pena di visitare nei paraggi.
«Ci sono molti posti dove prendere il sole in santa pace: qui è bello, ma troppo affollato; se volete, domani vi posso accompagnare in una spiaggetta che, per arrivarci si deve percorrere un sentiero un po' lungo, ma, alla fine, il posto ripaga del sacrificio.»
Luca ci racconta che abita in una città vicina alla nostra. Scapolo, ha trentasette anni e lavora in una banca come impiegato. Si rivela da subito una persona molto simpatica, educata, cortese e attenta nei miei confronti. Immediatamente si stabilisce un certo feeling tra noi quando il discorso cade sul sesso. Fra una risata e una battuta anche un po' osé, la situazione si fa incandescente e io avverto forte il suo sguardo su di me, accompagnato da quello compiaciuto di mio marito. Allora decido che andrò di nuovo a far il bagno. Carlo declina l’invito e Luca si offre di accompagnarmi. Ci incamminiamo in silenzio verso la battigia e una volta dentro l’acqua, lui mi si avvicina e, insieme, nuotiamo verso il grande scoglio che emerge, appena poco distante dalla riva. Lì giunti, ci appoggiamo alla roccia e, quando un’onda mi fa perdere la presa, è lui che mi afferra deciso e mi ritrovo fra le sue braccia, girata di schiena: è quello il momento in cui avverto nel solco delle natiche il suo palo perfettamente in tiro. Resto un attimo immobile, ma poi mi allontano. Sentire quel contatto mi ha provocato un certo imbarazzo: sembrava come se lo avessi cercato. Dentro di me sono fortemente combattuta: una parte di me vorrebbe goderselo, ma la parte più pudica e razionale, non mi permette di lasciami andare. Quando torno a distendermi al sole, vedo lo sguardo d’intesa che si scambiano mio marito e Luca. Passiamo il resto del pomeriggio a crogiolarci al sole e, al tramonto, mi rendo conto che siamo rimasti da soli sulla spiaggia. Carlo si guarda intorno e poi, lentamente, si avvicina a me. Sento le sue mani sul mio corpo, mentre Luca ci osserva in silenzio, con il suo membro ben in tiro: sembra stia aspettando il momento giusto per interagire con noi, mentre io, al contrario, sono molto tesa, come se fossi stritolata in una situazione che non mi fa rilassare, anzi, mi innervosisce. Carlo mi accarezza e mi vuole baciare, ma quando io mi giro e rifiuto le sue labbra, lui rimane immobile, un po’ stupito, mentre Luca interviene prontamente, avendo di certo capito il mio disagio.
«Perché non torniamo a casa, ci facciamo una bella doccia e andiamo a mangiare il pesce in un bel posto che conosco?»
Carlo lo guarda e capisce che non è il caso di insistere. Insieme ci incamminiamo verso le rispettive case e, quando siamo in camera, lui mi stringe a sé e mi bacia con dolcezza.
«Scusami se ho esagerato in spiaggia, credevo che ti saresti lasciata andare. Va bene così, sono solo stupito dal tuo rifiuto. Dopo un pomeriggio di provocazioni, ero certo che avresti approfittato a goderti il momento. Ti amo e non voglio forzarti a far nulla che non ti va.»
Lo guardo e mi rendo conto che sono nella confusione più totale. Ho voglia di godere, ma non son sicura di esser pronta a quello che vuole lui. Mi stringe a sé e, sotto la doccia, quando mi passa le mani sul collo e sulla schiena, non resisto al desiderio di sentirlo dentro di me. Mi giro, apro le gambe e lui mi penetra con decisione. Lo sento entrare tutto, fino in fondo, e godo subito. Mi stringe a sé. Mi spinge contro la parete della doccia e mi chiava con colpi decisamente forti. Vengo, ma continuo ad assecondarlo, andando incontro al suo corpo con il movimento del bacino; lui mi afferra per i fianchi e mi sbatte come un tappeto. Godo e lo incito a scoparmi, sempre più forte.
«Dai… sei … meraviglioso ... ancora.»
Lo sento pomparmi sempre più forte, poi, improvvisamente, resta immobile dentro di me ed esplode in un orgasmo travolgente. Viene e mi inonda il ventre di seme bollente, che sento schizzare in profondità. Mi bacia con passione ed impeto. Sento il suo corpo tremare e stringersi a me, che impazzisco per il piacere che provo. Mi guarda compiaciuto e poi, mentre ci asciughiamo, mi sorride divertito.
«Sono piacevolmente compiaciuto di sentirti veramente calda e vogliosa. Credo che in parte sia merito di una giornata diversa dal solito e anche del fatto che, oltre me, un altro maschio ha mostrato di desiderarti.»
Lo guardo e sorrido, annuendo al suo discorso che trovo perfettamente corretto.
«Non mi stupirei se, alla fine di questa vacanza, tu riuscissi a chiavare con lui e me insieme.»
Lo guardo scuotendo la testa, lui ride sostenendo che non è il caso di porre limiti alla provvidenza. La sera prosegue con Luca che ci porta in un bel posticino, dove, fra un piatto e l’altro, sono in due che mi coprono di complimenti ed attenzioni, mentre io non riesco a liberarmi dal ritegno che mi assilla e, quando la serata volge al termine, vedo come un velo di delusione nei loro occhi, convinti che avrei accettato di finire il gioco in camera con loro. Luca ci saluta e ci dà appuntamento per il giorno dopo, per andare in spiaggia. A letto, quella sera, Carlo lascia che sia io a parlare ed a chiarirgli che ancora non mi sento libera e che deve aver pazienza. Forse lo dico più a me che a lui. Dentro di me ho una grande incertezza: ho paura di sperimentare un gioco nuovo, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero. Paura di scoprire che il nostro rapporto è cambiato, che potrebbe piacermi e, forse, intaccare l’amore che ho per lui o, che diavolo ne so, ho solo paura! Ho solo incertezza e molta confusione in testa. Il giorno dopo, percorriamo un tratto di strada bianca e poi, giunti in un piccolo parcheggio, lasciamo la vettura e ci incamminiamo per circa venti minuti su un sentiero appena accennato e giungiamo ad una piccola spiaggia di sabbia bianca e finissima, tipo Caraibi. In tutto sarà una striscia di una cinquantina di metri di spiaggia, chiusa fra due enormi costoni di roccia. Anche davanti, nel mare, presenta una corona di rocce che ne impediscono l’accesso, quindi, per raggiungerla, si deve per forza percorrere quel sentiero. Non c’è nessuno e, piantato l’ombrellone e stesi i nostri teli, ci esponiamo al sole. Luca, con la complicità di Carlo, mi spalma la crema sulle spalle e poi, lentamente, copre tutto il mio corpo, fino ad indugiare fra il solco delle natiche, senza forzare; poi scende in basso, fin alle caviglie. Per tutto il tempo che ho sentito le sue mani su di me, il mio corpo si è, gradualmente, rilassato e, quando mi chiede di girami supina, onde procedere allo stesso trattamento anche sul davanti, non oppongo resistenza. Le sue mani scorrono libere su di me e mi provocano un lento e graduale rilassamento, che mi porta, lentamente, ma inesorabilmente, a sentirmi a mio agio. Comincio a godere sotto il tocco di quel lieve spalmare che, ora, è diventato un vero e proprio massaggio erotico, anche senza mai portare le mani sul sesso, ma indugiando molto sui seni ed accarezzando le cosce e tutto il resto del corpo. Sento dentro di me un languore che si sta trasformando in un piacere sottile e molto intenso, ma instillato con pacatezza e delicatezza. Sento che mi sto bagnando e quasi spero che le sue dita si intrufolino dentro il mio corpo; istintivamente schiudo un po' le gambe, quasi ad invitarlo, mentre Carlo ci osserva e si masturba piano il cazzo, ora diventato duro e teso. Mi sono quasi spinta a prender la mano di Luca per metterla sulla fica, che ora reclama il suo piacere, quando dal sentiero sentiamo provenire delle voci; poco dopo, sopraggiunge una coppia, con due ragazzine molto piccole: avranno al massino una decina di anni. Il sopraggiungere di due minori, ci fa subito desistere dal continuare il gioco. La coppia ci fa un cenno di saluto e si sistema un po' più distante da noi. Lui è un bel maschio sulla quarantina, alto e ben piantato, non grasso e con una dotazione che, a riposo, sembra ben messa, lei, nonostante le due gravidanze, sfoggia un fisico da sincera invidia. Ventre piatto e seno bello tondo, avrà al massino trentacinque anni, capelli biondi e corti, labbra carnose e mani con dita lunghe e sottili. Ci osservano un attimo, poi si distendono al sole e si mettono a leggere, quasi ignorandoci. Per scaricare la tensione erotica che ho accumulato con le carezze di Luca, mi alzo e percorro il bagnasciuga, dove le due ragazzine stanno raccogliendo conchiglie. Le guardo e devo riconoscere che son belle come la madre. Gioco un poco con loro, le porgo delle conchiglie e sento che non parlano la nostra lingua, poi, alle mie spalle, si materializza la madre. Ci rivolgiamo un breve sguardo, lei mi sorride e poi va verso il mare ed io, quasi senza un reale motivo, la seguo e ci mettiamo a nuotare dirette alla corona di scogli, fin quando non arriviamo dove la scogliera è più piatta. Un attimo di respiro, lei si avvicina e si presenta.
«Piacere di conoscerla, mi chiamo Helen, sono olandese, ma ho vissuto per tre anni in Italia e mi dispiace di aver interrotto il vostro gioco.»
Mentre parla, guarda, come me, verso la riva, dove ora i nostri uomini sono in piedi e si stanno parlando.
«Piacere, mi chiamo Anna e non si preoccupi più di tanto; non ha interrotto nulla che non si possa riprendere.»
Lei mi sorride e continua a parlare.
«Adoro questo posto, ci veniamo tutti gli anni, è qui che abbiamo concepito le nostre figlie. Vieni che ti faccio vedere una cosa unica.»
Riprende a nuotare verso la grande scogliera che sta poco distante e, arrivata nelle vicinanze, mi fa cenno di immergermi. Prendo una bella boccata d'aria e mi immergo con lei, che mi prende per mano e, appena sotto la superficie, si apre una grande caverna invisibile da fuori e poi subito riemergiamo: lì dentro ci si presenta uno spettacolo indescrivibile. Ci troviamo dentro una grotta appena sotto il pelo dell’acqua ed il sole, che dalla superficie la illumina, fa un effetto quasi simile alla Grotta Azzurra di Capri, solo che qui il colore è di un verde smeraldo bellissimo. Nuotiamo fino ad una lastra di granito appena sul pelo dell’acqua e mi giro per ammirare lo spettacolo che è così bello da togliere il fiato. Seduta con lei vicino che mi guarda, con un gesto lento, mi scosta i capelli bagnati dal viso. Il suo gesto è una carezza dolcissima, che mi lascia alquanto stupita, per poi vedere le sue labbra avvicinarsi alle mie. Sento il suo respiro così vicino che, quando mi bacia, mi sembra di non aver più il mio. Mi bacia con tantissima dolcezza, sento uno strano languore scorrere dentro di me: non ho mai vissuto un'esperienza simile, ma non mi dà alcun fastidio. Non mi sento né tesa, né preoccupata, e nemmeno in imbarazzo; mi sembra come se avessi atteso da sempre di vivere questa emozione. Le sue mani scorrono sul mio corpo. Mi accarezza dolcemente, poi mi fa distendere e, lentamente, scorre su di me. Le sue labbra ora si impossessano dei miei capezzoli, li succhiano e mordono, procurandomi un piacere sconvolgente, che assaporo da immobile e passiva. Sento scorrere liberamente il piacere dal corpo al cervello e poi scendere libero fra le mucose del mio sesso, che si sta bagnando oltremodo. Quando la sua bocca raggiunge il mio monte di Venere, tendo il mio corpo alla disperata ricerca della sua bocca. Mi apre le gambe, si tuffa fra le pieghe della mia carne bollente, che desidera solo sentire la sua bocca. Mi lecca, affondando la sua lingua come un serpente dentro il mio corpo, che reagisce con poderosi fremiti. Godo e gemo in un lungo grido liberatorio; è come se avessi atteso questo momento per sentirmi viva, libera ed appagata. Mi sento come se avessi ricevuto una fortissima scarica di corrente. Tremo e cado in preda a convulsioni che scuotono tutto il mio corpo, per poi, di colpo, restare immobile, svuotata nella mente e nel corpo. Ho avuto un orgasmo sconvolgente che mi ha fatto venire, godere, fino allo stremo delle forze. Le sue mani, adesso, si insinuano dentro di me, allora sollevo la bocca e mi trovo con le labbra sulla sua fica, appena coperta da una leggerissima, e quasi invisibile, peluria bionda e, nonostante, la mia totale inesperienza, mi metto a leccare e succhiare il suo clitoride, in modo da restituire almeno un po’ del piacere ricevuto. Lei abbassa un poco il proprio corpo e sento che asseconda le mie leccate con un movimento lieve ma dolce, abbandonandosi ai fremiti che le provoca il contatto della mia bocca; si muove in maniera da accogliere il piacere che si merita. Mi scopa con due dita piantate dentro di me. Sbatte con il palmo della mano contro il mio bottoncino gonfio e teso e mi fa venire di nuovo. Godo e intensifico la mia leccata per farla godere insieme a me. All’improvviso sento il suo corpo che si tende, viene insieme a me, che sono travolta da un nuovo orgasmo. I nostri corpi vibrano, scossi dal piacere. Poi, lentamente, lei si rigira e le nostre bocche si incontrano, mentre ci guardiamo con occhi estatici di languido piacere. È un attimo e siamo di nuovo avvinghiate in un abbraccio: le labbra si cercano e, quando si trovano, si uniscono in un bacio carico di passione. Sento la sua lingua entrare nella mia bocca e cercare la mia, con cui intreccia una danza erotica che ci travolge nella passione che proviamo. Un bacio lungo, erotico e carico di trasporto che, quando finisce, sembra come se da sempre avessimo desiderato farlo. Scivoliamo di nuovo nell’acqua ed usciamo fuori. Appena riemerse, la luce del sole è quasi un fastidio rispetto alla penombra della caverna. Giunte a riva, usciamo mano nella mano e vedo lo sguardo stupito di mio marito e Luca, che sorridono contenti. Hanno spostato gli ombrelloni vicino alla scogliera ed io e lei ci mettiamo sedute con le spalle rivolte alla roccia, mentre i tre maschi si siedono quasi in ginocchio, a semicerchio, con le spalle rivolte verso il mare. Ci osservano e lei, che è con la spalla appoggiata alla mia, mette una mano sulla mia coscia e, lentamente, mi accarezza, mentre io resto immobile, con gli occhi appena socchiusi, quasi a godere di quel momento. I maschi si stanno eccitando. Mi è chiaro, dal leggero spiraglio tra gli occhi socchiusi, che il gioco, iniziato dentro la grotta, ora si sta replicando qui fuori, ma ci sono le ragazzine che giocano sul bagnasciuga e che, sicuramente, non ci permetteranno di poter fare grandi cose, anche se vedo il marito di Helen, di nome Franz, che, adesso, ha una bella erezione al pari degli altri, e mi osserva con curiosità, quasi a voler capire se, e dove, può spingersi. La mano di lei è scivolata fra le mie gambe, che ho appena divaricato, e anche la mia mano, adesso, scorre sullo spacco umido, avvertendo che l’eccitazione sta prendendo una piega molto piacevole. Con un'occhiata d’intesa con Helen, Franz si alza, va verso il mare e porta entrambe le figlie a far il bagno. Resto un attimo sorpresa, ma non ho il tempo di reagire, che il piacere adesso è aumentato per l’aggiunta della mano di Luca che si è insinuata fra le mie gambe e, poco dopo, si distende e sento la sua lingua che mi lecca e si insinua fra le pieghe della mia micetta bagnata. Anche mio marito si distende e, dopo uno sguardo verso il mare, dove gli altri sono spariti in direzione della scogliera, si tuffa con la bocca sulla fica di Helen, che gradisce il gesto e subito divarica ancora più le gambe, per meglio facilitare il servizietto che lui le sta donando. Sono stupita e, nello stesso tempo, avverto uno strano senso di calore: mi sembra di arrossire, e non mi sento a mio agio. Non capisco cosa mi stia prendendo, ma a veder mio marito a far godere un’altra donna, scatena in me un senso di rabbia, un misto di gelosia e furore. Capisco che è stupido, stiamo giocando, eppure mi fa ingelosire e, quasi con impeto rabbioso, mi sporgo in avanti e prendo il cazzo di Luca in bocca. Non lo succhio, né lo lecco, lo tengo solo in bocca, quasi con rabbia, poi di scatto mi alzo e vado verso il mare, lasciandoli basiti a guardarmi. Carlo si solleva di scatto e mi raggiunge, cingendomi da dietro ai fianchi, mi bacia sul collo. La sua voce è pacata e dolce.
«Tranquilla, piccola. Va tutto bene. Sta calma, credevo che ti piacesse e non mi ero reso conto che poteva ingelosirti quello che facevo all'altra. Tranquilla, non è successo nulla e va tutto bene.»
Ho gli occhi pieni di lacrime. Mi sto dando della cretina, stupida, e solo la dolcezza delle parole del mio uomo mi fanno tornare sui miei passi. Quando mi siedo di nuovo fra loro, Helen mi bacia e mi sussurra che va tutto bene; anche lei, la prima volta che ha visto Franz con una altra donna, ha sentito uno strano dolore al petto ed ha reagito anche peggio di me: si è alzata ed è andata via, lasciandoli tutti attoniti. Le sue mani mi accarezzano lentamente in modo da farmi riprendere la serenità smarrita. Restiamo un poco in silenzio, fin quando si odono le voci delle ragazzine che escono dal mare, seguite dal padre e vengono a mettersi sui teli, distese accanto a noi. Helen e Franz si scambiano una breve occhiata e, con un cenno del capo, si scambiano un tacito messaggio: adesso è lui che ci invita visitare la caverna sottomarina. Carlo e Luca si mettono subito in piedi vicino a lui, mentre lei mi guarda sorridendo e mi invita a seguirli, onde godermi il momento. Comprendo per bene le sue parole. In breve ci troviamo tutti e quattro a nuotare verso la scogliera, dove Franz ci mostra una sporgenza, indicando il punto esatto dove immergerci per accedere alla grotta. Un attimo dopo riemergiamo dentro quella meraviglia, che è ancor più brillante a causa del sole a picco. Io e Franz ci dirigiamo subito verso lo scoglio piatto in fondo, mentre Carlo e Luca restano un attimo ad ammirare la bellezza del luogo, poi ci raggiungono e si siedono vicino a me. Carlo si è seduto dietro di me, mi abbraccia da dietro ed afferra i miei seni, mentre mi bacia alla base del collo.
«Amore, lasciati andare e vedrai che sarà bellissimo.»
Mentre mi massaggia i seni, io, istintivamente, socchiudo le cosce e subito Luca ci si infila in mezzo e la sua lingua prende a scorrere lungo lo spacco della mia ostrica, rinnovandomi l’eccitazione che avevo prima. Anche Franz si dà da fare: in piedi, vicino a me, avvicina la sua verga alla mia bocca. In un attimo, mi trovo stimolata fra le cosce, vellicata sul seno da mio marito e, ora, ho questa splendida verga da succhiare. Faccio un profondo respiro e mi lascio andare. Sono travolta dal momento. Ho un orgasmo così intenso che, quando urlo il mio piacere, la voce viene amplificata dalla grotta. Luca, dopo avermi fatto godere, si inginocchia fra le mie cosce e, con un affondo deciso ma lento e dolce, spinge la sua verga tutta dentro di me. Mi sento subito riempire e dilatare e, nello stesso tempo, aumento il risucchio al cazzo che ho in bocca. Dopo aver affondato questo palo di carne dentro di me, Luca si muove con un ritmo più sostenuto e il piacere totale travolge il mio corpo.
«Continua, ti prego! Mi fai impazzire! Vengo!»
Sono scossa da un orgasmo intenso e Luca mi abbraccia, mentre sto ancora godendo; poi si sdraia sotto di me ed io mi ritrovo impalata su di lui. Sento ancora il piacere scorrere lungo il mio corpo, quando avverto la presenza di un altro membro che preme fra le mie natiche. Mi volto e vedo Franz che, con la complicità di Carlo, si appresta a violare il mio culo. Mio marito tiene le mie natiche aperte, mentre l'altro, dopo aver fatto colare un po’ di saliva lungo il solco, appoggia la sua verga contro la mia rosellina e, stranamente, resto passiva, accettando questa ulteriore penetrazione che, sicuramente, mi squasserà. Sento del fastidio quando lui mi penetra e anche Luca si rende conto che sono a disagio, per questo inarca un po’ le gambe e comincia a sbattermi dal basso. Il piacere che provo nel sentire il suo cazzo scorrere dentro di me, allevia il fastidio che provo per l’altro nel culo. Carlo si abbassa, mi guarda negli occhi e mi bacia con passione.
«Amore, sei meravigliosa! Godi, non aver riserve, assapora appieno il momento che stai vivendo.»
Franz si sincronizza con Luca e, insieme, ora mi pompano in maniera intensa e profonda. Sono scossa da un nuovo orgasmo, ancora più forte del precedente al punto da stordirmi. Carlo mi osserva e, quando vede che il piacere riduce il mio viso ad una maschera, avvicina il suo cazzo alla mia bocca.
«Dai, amore! Succhia anche il mio cazzo! Ti voglio piena, riempita in ogni buco, perché desidero che provi il massimo del piacere!»
Non capisco più nulla. Sono stordita dal piacere e, nello stesso tempo, vengo scossa da un’insolita frenesia erotica, che mi spinge a provare cose mai fatte. Mi lascio sbattere da questi tre maschi che mi fanno impazzire di piacere ed urlo e godo fin quando, stremata, crollo sdraiata sul petto di Luca. Carlo fa un gesto agli altri due e, in un attimo, mi ritrovo sdraiata a terra, con loro tre intorno che si segano velocemente e, all’improvviso, il mio corpo viene ricoperto da copiose sborrate. Quando l’ultima goccia è uscita da quei membri poderosi, a turno, ciascuno me lo presenta alla bocca per farselo pulire. Sorridono tutti e tre, compiaciuti, mentre io sono ancora stordita dal piacere provato. Luca e Franz si tuffano verso l’uscita della caverna, mentre Carlo resta abbracciato a me.
«Amore mio dolcissimo, mi hai finalmente regalato un'emozione bellissima che desideravo vivere da tempo. Vederti fra le braccia di questi due maschi, mi ha fatto impazzire di gelosia e di piacere. Non so spiegarti quale delle due è stata più forte, ma ti assicuro che è stata un’esperienza assolutamente stupenda.»
Lo guardo mentre mi stringe e mi abbraccia ancora ricoperta del seme che mi hanno schizzato addosso, poi mi bacia e, quando ci stacchiamo, lo guardo dritto negli occhi.
«Anche per me è stata una cosa sconvolgente. Ho provato una profonda gelosia nel vederti fra le braccia dell'altra e non sono certa che sia una cosa che vorrò ancora vedere. Diversamente, mi son sentita molto coinvolta nel saggiare questa esperienza, durante la quale ho provato sensazioni molto contrastanti. Era bello esser al centro delle attenzioni di più maschi e, nello stesso tempo, ho provato un senso di disagio nel farlo davanti a te. Spero di riuscire a capire se desidero ancora provare queste sensazioni, oppure sia un’esperienza che deve finir qui.»
Lui mi abbraccia, mi bacia e mi dice che, qualunque sia la mia decisione, sarà sempre al mio fianco. Torniamo sulla spiaggia e passiamo il resto della giornata insieme agli altri. Anche durante la vacanza siamo stati ancora insieme ed abbiamo di nuovo fatto sesso tutti insieme e, di nuovo, ho provato quella forte gelosia nel vedere mio marito fra le braccia dell'altra, mentre vedevo lui gioire nel vedermi scopata da altri maschi. Tornati alla vita di tutti i giorni, non ho più voluto ripetere questa esperienza, anche se, dentro di me, mi sento inorgoglita nel vedermi desiderata da altri uomini e, poiché amo mio marito, sono certa che, prima o poi, accetterò di nuovo a farmi stringere fra le braccia di altri, sotto il suo sguardo incantato.
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1 year ago
baxi18, 55
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Io e mia sorella (xxviii) - ospiti al convento
1. Premessa.
Io e la mia sorellina Giorgia, fin da ragazzini eravamo sempre stati incuriositi dalla vita dei frati e delle monache. Come facevano a non impazzire, rinchiusi in convento e senza l'altra metà del cielo a disposizione per sfogarsi? Pensate che una volta, a catechismo per la prima comunione, chiedemmo all'insegnante se i preti e le suore scopavano... Sì, proprio così, e senza tanti giri di parole... Fummo cacciati in malo modo, e non ci ammisero ai sacramenti...
Comunque sia, quella curiosità così morbosa ci perseguitò a lungo, e anche da grandi non riuscimmo a immedesimarci in un essere umano che faceva liberamente una rinuncia "fisiologica" tanto impensabile.
Fino a quando, per i miei 40 anni, non ci regalammo un weekend a Firenze...
Allora, vivevamo già stabilmente come una coppia, molto più consolidata di tante altre "regolari", e per risparmiare qualche soldino scegliemmo di non prendere una stanza d'albergo ma – ironia della sorte – optammo per la possibilità di chiedere alloggio presso la foresteria di un convento. E lì accadde l'impensabile...
2. Un letto per due.
Eravamo così fieri del nostro "scandaloso" stile di vita, che non ci passò neanche per la testa delle difficoltà che avremmo potuto incontrare per accedere a quel luogo.
Così, ci presentammo alla Madre Portinaia che erano quasi le 19 e le domandammo un pernotto:
- "Buonasera Madre... Siamo turisti, sarebbe possibile trascorrere con voi questa notte?".
Giorgia, per stare più comoda, vestiva – nonostante la sua quinta misura di seno – un top leggero, attillato, senza reggiseno e quasi trasparente, che le lasciava scoperto l'ombelico, e sotto un bel paio di jeans a mezza coscia altrettanto stretto.
La suora, un donnone con i baffi che non faceva nulla per nascondere, basso e largo cosicché si faceva prima a saltarla piuttosto che a girarle intorno, ci squadrò dalla testa ai piedi, e poi con una smorfia di disgusto rispose:
- "Ma certo, abbiamo una stanza matrimoniale... Perché voi siete cristianamente e devotamente sposati, vero??".
Come fratello maggiore, pronto a difendere la sua metà di sangue, mi misi sulla difensiva e risposi io per entrambi:
- "Veramente... No. Noi siamo fratelli...".
La religiosa, allora, toccandosi il velo come se volesse grattarsi il capo, scosse la testa e disse, spostando lo sguardo da me a mia sorella e viceversa:
- "Questo è un problema... Non abbiamo stanze doppie... Vorrà dire che vi farò assegnare due singole... Va bene?".
Anche per noi era un problema, poiché avevamo fatto quella scelta per una ragione economica, e due camere non ce le potevamo assolutamente permettere. Oltretutto, non eravamo più abituati da decenni a – diciamo così – "dormire" in stanze separate...
Perciò Giorgia, che era la meno "diplomatica" dei due e che fino a quel momento era rimasta in silenzio, scattò come una molla e risentita cercò di far valere le sue ragioni:
- "Assolutamente no! Non va bene proprio per niente! Io da sola non ci sto, voglio stare con mio fratello, mi sento più sicura!".
Ma la suora non volle sentire ragioni, e tagliò corto:
- "Ragazzi, mi dispiace, ma queste sono le regole del Vescovo... O così, o dovrete cercatevi un altro posto...".
Cercai di analizzare freddamente la situazione, che non era per niente facile: infatti, era ormai tardi per andare in giro per la città a cercare un albergo senza troppe pretese. Percui, presi da parte Giorgia e sottovoce cercai di farla ragionare:
- "Lo so, cuoricino mio, che è impensabile per noi due separarci anche solo per poche ore, ma dove andiamo? Per strada sarebbe ancora più pericoloso. Ti prego, per questa volta facciamo come ha detto quella bacchettona, poi si vedrà. Ti prometto che farò di tutto per proteggerti, e non è detto che la notte la trascorreremo come vorrebbe lei...".
La mia sorellina era imbronciata, ma a me non sapeva dire di no ed accettò fidandosi della mia promessa.
Tornammo così all'accettazione ed io – volendo dimostrare alla suora che non ero tipo da cedere su tutti i fronti – le dissi:
- "E va bene, stanze separate. Ma almeno che siano vicine... Altrimenti non se ne fa nulla per davvero. E d'altronde a quest'ora non credo che neanche voi vorrete perdere questi soldi... Non troverete nessuno per rimpiazzarci...".
Lo dissi dopo essermi guardato intorno ed aver visto che il convento era messo piuttosto maluccio, muri scrostati con molta umidità, ed aveva bisogno quindi di entrate certe per sostenersi.
Versai prontamente e anticipatamente le quote, e la suora suonò una campanella che quasi ci sfondava i timpani. Pochi istanti, ed ecco comparire dalla porta della clausura una giovane con un velo di colore diverso dalle altre – forse una novizia –, la quale parlottò brevemente con la Portinaia e poi ci fece strada.
Salimmo su per un corridoio illuminato da sole lampade ad olio (sembrò che là dentro il tempo si fosse fermato al medioevo), e in fondo trovammo i nostri alloggi.
Con il passepartout aprì due porte e ci fece passare dicendo:
- "Se avete bisogno, chiamate pure", e indicò dei campanelli mezzi arrugginiti posati sui comodini, "ma mi raccomando, non uscite dalle stanze durante la notte e soprattutto non entrate per nessuna ragione nelle stanze degli altri...".
Evidentemente, la suora-matrona della reception le aveva detto delle nostre rimostranze iniziali, e la povera novizia stava cercando di farci rispettare delle regole imposte dall'alto.
Giorgia, mi fece un sorrisino, e poi rispose:
- "Stia tranquilla, io la notte dormo!".
Ci lasciò così per far ritorno da basso, e quando rimanemmo soli mia sorella aggiunse:
- "Col cazzo che dormirò! Io senza di te non potrò dormire... Ma se non dormirò io, qui succederà un casino... Gliela farò pagare!".
Il guanto di sfida era stato lanciato, ma nemmeno io potevo immaginare come la fervida e infernale mente di Giorgia sarebbe arrivata a tanto...
3. Una promessa enigmatica.
Sistemati i bagagli, scendemmo in refettorio per la cena. Un pasto assai spartano, a testa bassa sul piatto.
Le suore usavano desinare in silenzio, e anche noi ci dovremmo adattare a quell'abitudine, specie quella chiacchierona di mia sorella.
L'unico lato positivo di quei momenti, fu che la novizia – senza farsi vedere dalle consorelle e da me ricambiata – cominciò a lanciarmi continue occhiate e sorrisi.
Per fortuna, non se ne accorse nessuna delle monache, altrimenti – dopo lo "scandalo" che avevamo suscitato al nostro arrivo – sarebbe successo un putiferio, ma a Giorgia – che avevo accanto – non sfuggì nulla.
Infastidita, si preoccupò di marcare il territorio d'appartenenza con quella che già reputava una sfigata. La fissò incenerendola con il solo sguardo, e a me diede una gomitata nel fianco da lasciarmi senza respiro. Poi, mi ringhiò a denti stretti:
- "Non fare lo stronzo con quella... Non devi farle sprecare energie inutili, la voglio in perfetta forma per questa notte...".
Non mi disse altro, ma tanto bastò per farmi capire che mi aspettavano ore ed ore di forti emozioni.
Ci ritirammo che erano circa le 21, ma quando fummo in procinto di salutarci e chiudere l'uscio delle stanze Giorgia mi trattenne – cingendomi con il braccio la vita – e nel silenzio del corridoio mi sussurrò, sibillina:
- "Quando sentirai pronunciare la parola "BASTA", corri in camera mia... Avrai la tua parte. Perciò, orecchio alla parete e buonanotte...".
4. Lo scandalo.
Mi ritrovai da solo in una stanza poco illuminata e poco più grande di una cella di un carcere, e mi domandai com'era possibile condurre una vita così per tutta l'esistenza.
Neanche io ero abituato a dormire senza Giorgia al mio fianco, né comunque a giacere lontano da lei. Mi sentivo come un leone in gabbia, avrei voluto correre nella sua stanza e abbracciarla e farci i nostri "comodi", ma mi trattenni e feci esattamente come mi aveva "consigliato" la mia dolce sorellina.
All'inizio non si udì nulla. Ma ecco che trascorsa un'ora finalmente ascoltai nuovamente la voce di Giorgia che parlava al telefono. Diceva, al misterioso interlocutore che era all'altro capo:
- "Buonasera... Mi scusi, potrei avere un asciugamani? Qui nel mio bagno non c'è... Forse, è stata una dimenticanza...".
Sentii riagganciare, e poi un attimo di silenzio, e subito dopo la voce di Giorgia che era praticamente un urlo:
- "Evvaiiii... C'è cascata!".
Non poter vedere la scena mi impediva di capire bene, ma tutto fu più chiaro quando si sentì bussare alla sua porta.
Prontamente, il mio diavoletto andò ad aprire, e si trovò di fronte la novizia che ci aveva accompagnati poche ore prima.
La invitò ad entrare:
- "Dai, entra, non ti mangio mica... Posa pure lì l'asciugamani... Mi faresti un po' di compagnia? Scusa sai, ma qui mi sento sola e questo silenzio mi fa un po' paura...".
Ma la novizia, timorosa che la sua superiora non condividesse quel gesto così amichevole, rispose:
- "Veramente... Non potrei... La mia Maestra non vuole...".
Giorgia allora, la strattonò tirandola a sé e chiuse la porta. Poi, per rompere il ghiaccio le domandò:
- "A proposito, come ti chiami? Io sono Giorgia...".
E l'altra:
- "Io sono Helena... È il mio nome di battesimo, ma quando diventerò suora lo cambierò".
Mia sorella la incalzò di nuovo:
- "Io ho 35 anni fatti... E tu?".
La novizia rispose:
- "Ne farò 19 tra un mese esatto".
- "Che strano", disse Giorgia, "ripensavo a quello che mi hai detto sul tuo nome... io mi rifiuterei di cambiarlo... Ma dimmi, come fate voi suore, non avete mai voglia di.....". E fece il gesto di scopare...
Helena era molto intelligente, e capì subito il senso di quella frase lasciata in sospeso. Così, arrossì di botto, e chinando il capo per non incrociare lo sguardo di mia sorella, sottovoce rispose:
- "Di avere rapporti con l'altro sesso? Semplice, non ci si pensa... Ci sono tante cose da fare in convento tutto il giorno che la sera siamo stanche morte e quando andiamo nelle nostre celle ci addormentiamo subito...".
- "Io impazzirei", esclamò la mia porcellina, "se non avessi un uomo che si prendesse cura di me e delle mie esigenze più intime...".
Helena – non sapendo nulla di noi sotto quell'aspetto – fraintese la confidenza e, cominciando a sciogliere il suo imbarazzo chiese ingenuamente a Giorgia:
- "Ah, capisco... Ma tu sei sposata? Ho sentito che volevi dormire con quell'uomo che è con te...".
Mia sorella era come un pallone che stava per esplodere... Non aveva mai parlato esplicitamente con nessuno della nostra relazione e pensò che avrebbe trovato comprensione in quella ragazza... Le mise due dita sotto il mento per sollevarle la testa e poterla guardare negli occhi, e poi le chiarì:
- "No. Non sono sposata, non ne ho bisogno".
Allora Helena, sempre più confusa, replicò:
- "E vuoi giacere con un uomo che non è tuo marito? Lo sai che è peccato!?".
Con l'orecchio appiccicato alla parete, io ero sempre più orgoglioso della mia metà, e capii finalmente dove volesse portare quella ragazzina. Sorrisi ironicamente tra me e me, e mi dissi:
- "Ora è tutto chiaro... Ora sì che ti riconosco Giorgia mia!".
Ma non potevo immaginare il seguito. Mia sorella, infatti, aveva fatto di tutto per "costringere" l'altra a "costringerla" a raccontarle la sua – o meglio la nostra – vita...
La mia "piccolina" iniziò il suo racconto spiegando ad Helena chi veramente fossi:
- "Hai ragione, quell'uomo non è mio marito... perché è mio fratello! Fratello, capisci? Sangue dello stesso sangue! Scopiamo insieme praticamente da quando eravamo ragazzini. Lui mi ha portata con sé quando i nostri genitori ci hanno scoperti e ci hanno cacciati di casa... Non riesco a pensare a un uomo, un maschio, diverso da lui... Per me il Paradiso è quando facciamo l'amore, cioè ogni giorno... Capisci?, anch'io come te vivo il mio Paradiso!".
La giovane non voleva crederci, e dapprima si tappò le orecchie per non ascoltare quella storia così assurda, ma poi interrogò di nuovo Giorgia:
- "E se lui dovesse trovare un'altra e sposarsi?".
A mia sorella si dipinse il terrore in viso... Sarebbe morta di crepacuore – questo lo sapevo bene –, ma non era un argomento all'ordine del giorno. Sapeva bene, infatti, che mi sarei fatto castrare piuttosto che dare il mio seme a un'altra donna...
E sicura ribatté:
- "Impossibile. E poi, se dovesse accadere, piuttosto che con un altro uomo, io preferirei provare con una donna...".
5. Uomo o donna?
Adesso era davvero troppo. Helena, scandalizzata, scoppiò in lacrime e pensò:
- "Questa cella è abitata dal diavolo che mi vuole mettere alla prova...".
Cercò di voltarsi e di scappare di corsa da quella che lei considerò la sua tentazione personale quando Giorgia la bloccò per i polsi e le sue labbra finirono per comprimersi su quelle della aspirante suora...
Non potendo avvalermi della vista, l'unico senso che potei esercitare fu quello dell'udito. E con esso percepii un incredibile trambusto, a cui però sul momento non riuscii a dare una spiegazione plausibile.
Giorgia ed Helena stavano "combattendo" la loro personale battaglia, la cui posta in palio era diametralmente opposta: la novizia per mantenere la sua purezza, mia sorella, invece, per conquistarsi un ambito sextoy vivente...
Erano ormai scoccate le 23 all'orologio a pendolo che segnava il tempo in quella piccola comunità, e in quel silenzio notturno si potevano percepire soltanto dei rumori simili a rantoli.
Giorgia stava vincendo, sebbene ai punti, e più passava il tempo e più la vittoria si faceva netta.
Ora, il sangue del mio sangue aveva infilato anche la lingua nella bocca di Helena, la quale cominciava a rispondere positivamente alle sue sollecitazioni.
Il velo le era volato via, strappato con veemenza da mia sorella che non poteva vedere la sua "compagna" costretta a nascondere ingiustamente la propria criniera in una sorta di hijab.
E in effetti, per quello che avevo potuto vedere anch'io a cena – suscitando le ire di Giorgia – quella "quasi suora" non era affatto brutta come la Portinaia, anzi.
Dopo il velo fu la volta della candida camicetta chiusa su fino al collo.
- "Sei così bella... Fatti vedere un po'... Chissà a quanti ospiti qua dentro hai dato la tua personalissima ospitalità... Avanti, apriamo almeno qualche bottone!", la invitò perentoria colei che era sempre stata l'ispiratrice di ogni mia azione.
Ma a questo punto avvenne qualcosa di imprevisto. Helena, che fino ad allora era sembrata tanto docile quanto disponibile, si impuntò e non volle assolutamente acconsentire alla richiesta:
- "Non si può... La Maestra dice che è il nostro scudo contro il mondo di fuori", spiegò.
Riuscii a stento a trattenermi da sbottare in una fragorosa risata, che si sarebbe certamente sentita risuonare per tutto l'istituto richiamando l'attenzione delle suore addormentate nel cuore della notte. Giorgia si sarebbe incazzata di brutto, e non mi avrebbe perdonato di averle rovinato quel suo capolavoro. Non potei, però, esimermi dal fare un commento piuttosto acido, e tra me e me valutai quella sciocca scusa:
- "Ihihih... Che stronzata... Scommetto che lo fa perché si vergogna... Sarà così piatta da essere uscita dalle mani di San Giuseppe!".
Intanto Giorgia si stava spazientendo, e in un accesso d'ira gliela strappò riducendola in brandelli...
La suora non voleva credere ai suoi occhi, e guardando il volto accalorato della mia metà le puntò il dito contro e urlò:
- "Vade retro, Satana! Questa donna è posseduta!".
Ma Giorgia subito le tappò la bocca e replicò:
- "Stai zitta, idiota... Fai svegliare tutto il convento! Pensa se la Madre Superiora ti trova qui. Che gli dici, che ti ci ho trascinato io fuori dalla tua dorata clausura?".
Oltretutto, quella camicetta era di pessima qualità:
- "Guarda con che stracci vi fanno andare in giro...", continuò mia sorella, la quale - sbirciando attraverso quel tessuto lacerato - vide qualcosa che la lasciò sbalordita:
- "Azzooo! Una novizia porcellona come te, dove mai si è vista? E non mi dire che la tua Maestra ti impedisce di indossare il reggiseno... Con due tettone come le tue...".
E ridendo di gusto finì di scoprirle tutto il busto fino a sotto l'ombelico...
Helena taceva, non sapendo più cosa rispondere. Era stata platealmente scoperta – in tutti i sensi –, e adesso nessuno l'avrebbe potuta aiutare.
La mia attesa per la "chiama" di Giorgia crebbe in maniera esponenziale, anche perché dovevo affidarmi esclusivamente alle sue parole che mi facevano un po' come da radiocronaca.
Ad ogni modo, ora non si udiva più la voce di quella poveretta, mentre dopo pochi istanti mia sorella - con ironia - sentenziò:
- "Visto che mi stai mostrando le tue tette, mi sembra giusto che anch'io ti mostri le mie! Sai, quell'adorabile porco di mio fratello ne va matto...".
Ma la novizia continuava a tacere... Così Giorgia, senza attendere oltre, si tolse la canotta e gliele sbatté in faccia:
- "Beh, effettivamente... Hai ragione a stare zitta... Non c'è proprio partita! Le tue saranno pure più grosse, ma le mie...".
Per l'ennesima volta, potevo solo immaginare quello che stava facendo la mia sola e unica ragione di vita. Le stava mostrando le sue "gemelle", ed io ne ero orgoglioso a tal punto che dovetti fare i salti mortali per tenere a bada il mio "socio" sotto le mutande...
Quel satanasso di Giorgia si stava divertendo un mondo – in fondo, aveva giurato che gliela avrebbe fatta pagare a quelle bacchettone – con quella disgraziata che aveva la sola sfortuna di essere l'unica abbastanza appetibile. E non aveva nessuna intenzione di fermarsi.
Difatti, quando stavo già per allontanarmi dalla parete, pensando che lo spettacolo fosse finito e che lei si fosse stancata e dimenticata della "promessa" che mi aveva fatto, ecco sopraggiungere un nuovo ordine imperioso:
- "Helena, mica vorrai tornare in cella così? Hai fatto 30, facciamo anche 31! Forza, via la gonna!".
La giovane, se fino a quel momento aveva opposto una resistenza più che altro formale, adesso fece un balzo indietro verso la porta, ma mia sorella fu più veloce. La acchiappò per la cintola, e in quella colluttazione così "feroce" la gonna le restò ben presto in mano.
Giorgia era esterrefatta ma compiaciuta da ciò che vide: Helena non aveva nemmeno le mutande. Niente di niente, né uno slip, né un perizoma...
Stavolta – per quel che potei udire – mia sorella era meravigliata per davvero:
- "Passi per il reggiseno, ma pure la patata al vento! E tu saresti una suora? Credimi, ripensaci finché sei in tempo...", le disse.
Volle mettersi alla pari con quella svergognata: si tolse i calzoncini, e quindi facendole uno strip dei suoi rimase "come mamma l'aveva fatta".
L'una di fronte all'altra, erano due femmine completamente nude, di cui di una conoscevo ogni centimetro del suo corpo.
Però, non era ancora finita... Ne ero sicuro. Sapevo, sentivo dentro di me che la MIA donna si sarebbe inventata ancora qualcos'altro...
6. Amore saffico.
E "invenzione" fu! Non la vedevo, ma la sentii fare un fracasso assurdo, e quel rumore mi aiutò a capire...
Stava spostando lo scrittoio, uguale a quello che avevo anche nella mia cella. La immaginai, presa da una veemenza irrefrenabile. Poi più nulla...
Altra attesa spasmodica, e poi un tonfo.
- "Forse si è seduta su quel tavolino", mi dissi.
Finalmente, parlò di nuovo alla sua "compagna", e con un tono secco le intimò:
- "Annusala, e poi leccamela!".
Sobbalzai, rimbalzai quasi contro il muro, perché non pensavo che Giorgia si sarebbe spinta fino a quel punto con un'estranea.
L'avevo già vista in passato coinvolgersi nell'amore saffico, ma pensai che stavolta volesse "giocare" da sola con quella femmina. E ciò mi fece ingelosire, perché – in tante occasioni – mi aveva promesso che il suo corpo era sempre stato mio, e che solo con il mio consenso lo avrebbe "offerto" ad altri...
Comunque, mi dissi:
- "Ci siamo! O la va o la spacca... Tutto dipende dalla reazione di quella stupidina!".
E non mi sbagliavo... Helena, infatti, inizialmente temette di non aver capito bene, era così assurda come richiesta! Ma proprio in quel frangente dimostrò a mia sorella di che pasta era fatta... Sotto a quell'apparente scorza da ingenua quanto irreprensibile novizia, c'era la sua vera natura, che le diede il coraggio di tenere testa a Giorgia...
Sgranò gli occhi e con tutto il fiato che aveva nei polmoni obiettò:
- "Co-coosaaa?".
- "Sì, valà che hai capito benissimo... O ti fa schifo la mia passera? Mio fratello ne è ghiotto, e sono sicura che qui dentro non è la prima volta che lo fai...", le rispose impaziente la mia metà.
Sotto i panni da religiosa, c'era una vera donna, con tutti i suoi istinti primordiali. Era soltanto combattuta tra gli insegnamenti che aveva ricevuto in quegli anni e il desiderio di sesso.
L'odore della fica di mia sorella, moltiplicato dai suoi umori che sgorgavano da sotto il suo folto e magnifico tappetino nero, non fece altro che accrescere quel combattimento spirituale, ma alla fine Helena si tirò indietro definitivamente...
Giorgia non ne poté più di quel tira e molla, anche perche sapeva che io stavo aspettando il suo "segnale", e scese dal tavolo come – è il caso di dirlo – una posseduta dal maligno. Prese per un braccio l'altra donna e la sbatté al suo posto con tale violenza che questa – spaventata – non si azzardò a reagire...
Mia sorella cominciò a ravanarla per benino, di mano e di lingua, suscitando nella novizia dei mugolii da troia in calore:
- "Mmmhhhh... Dio che bello... Sii, non smettere ti prego... Quanto tempo che non mi toccavo così...".
Allora, la mia vacca cercò di affondare di più dentro la vagina dell'altra, ma ben presto si avvide che Helena era vergine. Esclamò, stupita:
- "Nooo, non ci posso credere! A 19 anni ancora vergine... Vabbeh, vuol dire che ci sarà chi provvederà... Peccato che non posso fartelo io il "servizietto", non ho il mio strapon, perché sarebbe davvero gustoso aprirti come una vongola fresca...".
Perciò, si limitò a leccarla come non ci fosse stato un domani. E più leccava e più la novizia si accalorava tutta. Era un lago, tra le cosce, che rischiava di straripare...
A un certo punto, l'aspirante suora, non riuscì più a trattenersi, e sbraitò:
- "Bastaaaaa!".
E infine spruzzò abbondantemente anche l'anima sulla faccia di mia sorella...
Dall'altra parte della parete, c'ero sempre io, che recepii quella parola come il segnale convenuto, come un bravo soldatino.
Mi lanciai verso la porta della mia stanza, e in un attimo fui da Giorgia. La quale, proprio in quegli istanti, si era avvicinata all'orecchio di Helena sussurrando:
- "Brava. Hai fatto come volevo io. Ora avrai il tuo premio. Te lo sei meritato. Alla Madre Portinaia verrà un infarto quando lo verrà a sapere... Un giorno anche tu mi ringrazierai...".
Ma la giovane, al solo pensiero di dover affrontare quella megera, supplicò:
- "Per l'amor di Dio, sarebbe la mia fine... Farò tutto quello che vorrai, ma non dire niente a nessuno, è stato solo un momento di debolezza...".
7. Nella cella del peccato.
Ero abituato a vedere Giorgia gironzolare per casa completamente nuda – tette, mammelle e fica, che mi suscitavano sensazioni difficili da descrivere a parole, sempre a mia disposizione – ma mai mi sarei immaginato che entrando nella cella di un convento avrei potuto godere di un simile "spettacolo": due donne senza alcun vestito addosso, la novizia – esausta e supina sul tavolo che si sorreggeva sui gomiti – e mia sorella accanto a lei...
Mi fu evidente – senza dover chiedere spiegazioni – che quella era la "vendetta" che la mia Cucciola aveva inscenato contro il mondo ecclesiastico in generale e contro quella cicciona di suora in particolare che aveva osato dividerci anche se solo per poche ore!
Ma era solo l'inizio di una "guerra"...
Al mio comparire sull'uscio, Giorgia mi corse incontro e mi baciò, mentre io – come era nostro uso – la "salutai" con una veloce carezza lungo la sua fessurina.
Era su di giri anche lei, e mi accolse dicendo, scherzando ma non troppo:
- "Benvenuto nella cella del peccato! Ti presento Helena. Suor Venuta. Sapessi, è una bella porcellina... Non proprio come me, ma insomma... Sono certa che ti piacerà".
Poi, si accorse che – durante quegli interminabili momenti di "ascolto passivo" – mi ero masturbato e mi sgridò, sorniona:
- "E bravo il mio fratellone porcellone! Adesso ti basta anche soltanto ascoltare i gemiti di due troie per eccitati come un mandrillo! Ora, però, calmati, che il bello per te sta per arrivare...".
Si avvicinò alla porta e girò la chiave: la serratura scattò, e la novizia capì che da quel momento in avanti sarebbe stata nelle nostre mani, e che la cosa non sarebbe durata poco.
La mia sorellina tornò indietro, poggiò un braccio sulla mia spalla, ed entrambi restammo a contemplare quel fisico, apparentemente sgangherato ma forse proprio per quello così pregno di impulsi erotici.
Una manna dal cielo era Helena, la quale nel frattempo era venuta giù dallo scrittoio, e imbarazzatissima – con entrambe le braccia e stringendo le gambe – tentò inutilmente di coprirsi le sue "vergogne".
Perciò, Giorgia – con manifesta malizia – le ordinò:
- "Per la miseria, Helena, vuoi togliere quelle mani? Cosa c'è da nascondere? Sappiamo tutti com'è fatta una donna, e mio fratello vuole vedere la qualità della merce!".
E giù una sonora risata...
Alta più o meno un metro e sessanta per una ottantina di chili, occhi grigio-azzurro come quelli dei gatti, capelli neri e tagliati cortissimi – ma che una volta dovevano essere stati incantevoli –, il tutto si stagliava alla perfezione su un ovale del viso completato con due "pomelli" rosei sulle guance.
Già così avevamo sotto gli occhi un gran bel pezzo di ragazzona – sebbene avesse qualche leggera smagliatura – ma c'era decisamente di più. Scendendo, infatti, due spalle imponenti e muscolose – doveva essere stata una sportiva prima di entrare in convento – precedevano un seno davvero "solenne": forse una ottava misura naturale, in grado di competere (per quello che avevamo visto) solamente con la Madre Portinaia.
Su tanta magnificenza, spiccavano poi delle areole appena più scure della pelle candida che punteggiava il resto del corpo, al centro delle quali si ergevano due fantastici capezzoli lunghi e larghi, già turgidi, proprio come piaceva a me...
Per ovvie ragioni, stando in piedi la ragazza, quelle zinnone tendevano a precipitare verso il basso, anticipando una pancia immensa e adiposa che accoglieva al centro un grosso e vistoso ombelico aperto "a tortellino".
Vita relativamente stretta e fianchi larghi da vacca da riproduzione, con evidenti maniglie dell'amore, ogni dettaglio contribuiva a "disegnare" una figura piuttosto massiccia, con inevitabili contrasti che però scatenarono in me un violento attacco di adrenalina.
Le cosce... Enormi ma vellutate, e nella loro grandezza assolutamente armoniose, strusciavano costantemente l'una contro l'altra al loro interno, e facevano strada verso una vulva a dir poco favolosa, il cui monte di venere – così come le ascelle, d'altronde – era quasi completamente occultato da una bel "cappottino" di pelo castano tendente al nero.
Scendendo ancora con lo sguardo, mi cominciai a toccare compulsivamente quando giunsi a "venerare" i suoi piedini. Apparentemente sproporzionati per quanto erano esili – in confronto alla sua mastodontica figura –, erano però grassottelli al punto giusto...
Senza esagerare, stavo quasi per venire anch'io, ma Cucciolotta – che se ne era accorta – per distrarmi mi sollecitò da presso:
- "Non dirmi che non ti interessa vedere pure il lato b... Tu che sei un estimatore di quel dettaglio... Sù, vai...".
Così le girai intorno con fare "professionale", e dovetti ammettere che la scelta di mia sorella era ricaduta, come al solito, su un esemplare di femmina che era il top per i miei gusti di maschio... Infatti, anche quel particolare era veramente un tripudio di sensualità...
A quel punto, Cucciola – che mi aveva seguito passo passo nell'esplorazione e che si era riservata di comunicarmi quella notizia per ultima – mi rivelò, in modo tale che anche Helena la sentisse:
- "Adesso viene il bello... Lo sai che è completamente vergine? Dimmi: sono stata o no brava a prepararti questo piatto così appetitoso? Sù, ammettilo!".
La guardai, e poi guardai di nuovo la novizia. Certo, la novità mi stuzzicava e anche tanto. Deflorare una vergine era sempre stata la mia fissa, ma vedere Giorgia lì, nella sua più assoluta e disarmante nudità, davanti a un'altra donna, mi fece venire voglia di fare l'amore con lei, in un luogo tanto insolito e dove – in tutti quegli anni in cui l'avevamo fatto ovunque – non ci era mai capitato...
Quella notte, infatti, il suo corpo mi attraeva tantissimo. Era splendida, in controluce, sotto il fioco chiarore dell'abat-jours poggiata sul comodino giù in fondo vicino al letto.
Nel suo metro e 70 x 90 kg, formosa anche lei ma atletica, con due belle tette toste – una quinta misura piena –, areole grandi e molto più scure di quelle di Helena e capezzoli carnosi, era l'unica cosa bella che avevano fatto i nostri genitori...
Anche lei aveva la pelle bianchissima, dei fianchi tondeggianti e un culo abbondante. Ma ciò che veramente mi mandava ai matti era la fica: non solo e non tanto perché ogni maschio è attratto da quella parte anatomica del corpo femminile, ma perché la fica di Giorgia aveva un monte di venere assai adiposo e ricoperto da un ampio e riccio vello. Inoltre, il clitoride – di dimensioni fuori dalla media – lo avevamo abbellito con un anellino con diamante che le avevo regalato io quando andammo a vivere insieme.
Cosce enormi ma solide, gambe con bei polpacci voluminosi, caviglie sottili e taglia 37 di piede – che le permettevano di fare ottimi footjob – completavano la dotazione di cui io per primo andavo sempre orgoglioso...
Sommessamente, le sibilai in un orecchio:
- "Voglio scoparti. Qui, davanti a lei. Subito!".
Ma la mia paperella – un altro nomignolo con cui ero solito chiamarla – mi rispose:
- "Marco! Che figura mi fai fare! Questa troia ha bisogno di te...".
Mi abbracciò forte, e – sorprendendomi un poco – mi si chinò davanti e mi calò i pantaloni e i boxer... Prese in mano il mio uccello come fosse la cosa più preziosa che aveva, ci posò sopra le labbra, e dando un'occhiata maliziosa ad Helena – orgogliosa del mio cazzo – le disse:
- "Ti presento Charly".
E precisò, con fare di bimba:
- "Noi lo chiamiamo così. La mia pisellina, invece, si chiama Patty!".
Rimase un attimo a pensare, e intanto Charly cresceva a vista d'occhio... Si agitava sotto il tocco familiare delle mani di Giorgia, la quale spiegò alla giovane cosa stava per fare:
- "È così buono! Ho fame, e mio fratello mi accontenta sempre quando glielo chiedo...".
Così, mentre io le accarezzai il capo in segno di approvazione, lei – con quella lentezza esasperante che sapeva piacermi un mondo – me lo scappucciò per bene, tirando giù fin quasi alle palle il mio abbondante prepuzio.
Tornò – con le labbra umide di saliva – sulla punta, e vi stampò un gran bacio.
Con l'altra mano rimasta libera, mi massaggiò lo scroto, "graffiandolo" dolcemente con le unghie sotto proprio lungo la linea mediana, e infine – tastandoli con i polpastrelli – fece una certa pressione sui testicoli.
Sollecitato in quel modo, il mio cazzo reagì prontamente, e l'asta svettò verso l'alto, rigida come il marmo. Rantolai, per l'immenso piacere che mi donò:
- "Ahhh... Ohhh... Sì, Giorgia, così, sei grande... Non mollare!".
La mia sorellina aveva però anche altri mezzi per prepararmi a "servire" Helena. Si avvicinò con la bocca ai miei "gioielli", cacciò fuori la lingua, e prese a percorrere una "strada" che mi avrebbe condotto in breve al delirio universale.
Stavo sudando da far schifo, chiusi gli occhi, e lei risalì lungo l'asta fino a raggiungere il frenulo. Un brivido quando la mia metà iniziò a sollecitarlo con rapidi e decisi colpi di punta, come frustate o scosse elettriche intense.
Sembrava non volersi fermare più, finché io – seppur a malincuore – le dovetti intimare:
- "Tesò, smettila... Sei bravissima, ma se vai avanti così mi fai saltare il filetto e mi fai venire... E tu non lo vuoi, vero?".
Mi rispose:
- "Oh no, Marco... Il mio godimento stanotte sarà indotto dal vederti godere grazie a questa puttanella...".
Intanto, piegata "a chinino", si era infilata ben tre dita nella sua Patty, e proprio sotto di lei si stava formando una bella pozza di caldi umori...
8. La via per l'inferno.
Giorgia acconsentì alla mia richiesta, si alzò in piedi e – lasciandomi nudo fino ai fianchi, con la verga dritta – raggiunse Helena, che nel frattempo era rimasta lì dove si trovava e a testa bassa per non guardare uno spettacolo che era sconveniente per una novizia.
La prese per mano e la fece sdraiare su quello che sarebbe dovuto essere il suo giaciglio dove riposare, ma che invece stava per trasformarsi nell'altare su cui avremmo sacrificato l'integrità fisica della ragazza.
Poi, guardando di nuovo nella mia direzione le disse:
- "Non avresti potuto avere di meglio. Mio fratello è un toro. Tra poco, sarà tutto finito, e tu sarai femmina come me. Non sarai mai più suora...".
Helena, da parte sua, stava lentamente perdendo tutti i freni inibitori, e si lasciò andare:
- "Voglio confessarti una cosa... Non ho mai scopato, ma muoio dalla voglia di farlo... Prendetemi, e fatemi ciò che volete... ma vi prego, fate presto!".
E Giorgia, parlando ancora al mio indirizzo:
- "Che ti avevo detto? Questa è più troia di me! Dai, Marco, non perdiamo tempo, che il divertimento è assicurato...".
La prese per le ginocchia e le allargò le cosce, ma la ragazza – data la sua mole e la scarsa elasticità – ebbe una certa difficoltà a mantenere la posizione, perciò mia sorella per aiutarla escogitò uno stratagemma: salì anche lei sul letto, alle sue spalle, e si sedette come vediamo spesso fare dagli equipaggi del bob. Allungò le gambe fino ad "agganciare" i polpacci della novizia, e con esse le tenne le cosce aperte in modo tale da lasciare bene in vista la fessura...
Solo allora Helena, in uno sprazzo di lucidità, si rese conto in che casino si era cacciata, ed implorò:
- "No vi prego, non voglio, noooo... Lasciatemi stare...".
Ma ormai era troppo tardi. Noi eravamo al settimo cielo, e pregustavano la dolce crudezza del momento.
Perciò, a un cenno della mia Cucciola, mi avvicinai a loro due e presi il mio pene in mano, stringendolo saldamente a metà dell'asta. Cercai – come ero solito fare con Giorgia – di allargare simultaneamente, con pollice e indice della mano sinistra, grandi e piccole labbra, ma mi resi subito conto che quella sarebbe stata un'operazione complicata, resa ancora più difficile dal pelo di Helena reso viscido dai suoi umori.
Allora, mia sorella intervenne sollecitamente, e – oltre alle gambe – impiegò anche le sue mani per divaricare gli organi esterni.
Dentro, la fica della novizia era di un rosa acceso, il clitoride era enorme, e l'orifizio vaginale risultò davvero sbarrato dall'imene intatto...
La guardai e le dissi, con soddisfazione mista a un fare riconoscente nei suoi confronti:
- "Sorellina, questa qua' è davvero vergine...".
Nonostante fosse in tachicardia per la "sacralità" di quel momento, Helena mi supplicò:
- "Non farmi male... Fai piano!".
La punta della mia cappella – per precisa volontà di Giorgia senza protezioni – era ormai pronta a scendere in quelle tenere carni, ma ebbi un'esitazione... Fu un solo istante, durante il quale presi coscienza che a quella donna stavo per cambiare la vita, e al contempo che quella "barriera" stava opponendo troppa resistenza.
Così, aumentai la pressione, e – con un colpo secco di reni – mi introdussi facendo sparire tutto il mio glande al di là dell'orifizio.
Helena – che forse si aspettava qualcosa di meno traumatico –, si irrigidì e le si fermò il respiro. Urlò angosciata, e allo stesso tempo sollevò il bacino, forse anche a causa di uno "sfizio" che contemporaneamente alla mia penetrazione si era tolto mia sorella. Le aveva infilato due dita nell'ano fino all'inverosimile... Insomma, una doppia penetrazione...
Mi fermai un poco, tanto per farla abituare a quel corpo estraneo – soprattutto in larghezza ero ben messo, e il mio cazzo veniva sempre ben percepito –, e quindi con lentezza lo spinsi in profondità, fino a che le mie palle non andarono a cozzare contro le sue chiappone.
Di nuovo, mi arrestai in quella posizione, e poi lo tirai fuori completamente. Con la cappella usata come un ariete, le avevo "strappato" letteralmente l'imene, ed ebbi la certezza di aver avuto successo quando vidi il mio uccello ricoperto di sangue.
- "Molto bene, puttanella, e benvenuta nel club delle fiche rotte", le disse Giorgia ridendo...
Intanto io mi inserii nuovamente una seconda e una terza volta per poi uscire subito.
Finalmente, l'ingresso era stato aperto! Iniziai a scoparla con irruenza, costanza e potenza, mentre quella vacca fantasiosa della mia metà prese a stuzzicarle il grilletto senza pietà, divertendosi a sentirla tremare tutta.
Ero affamato di fica… Entravo e uscivo dalla sua spacca ormai dilatata con una energia che non credevo di avere, sfilavo il mio salsicciotto e mi chinavo tra le sue cosce a leccarle la fica "sporca" dei suoi umori e del mio precum per poi tornare a fotterla con tutto me stesso.
Una volta, la guardai negli occhi e mi eccitai incredibilmente. Le urlai in faccia:
- “Troia, volevi farti suora? Fatti scopare, piuttosto... È questa la tua missione di femmina...".
Le mie "botte" agitavano inesorabilmente – facendola ondeggiare – la sua ciccia, e in breve la novizia ebbe un forte orgasmo e poi un'altro ancora, sottolineati entrambi da sospiri profondi, mentre gli umori che fuoriuscivano senza soluzione di continuità dal suo ventre indolenzito impregnarono irrimediabilmente le lenzuola...
Mancava, però, ancora qualcosa. Stavo infatti per uscire definitivamente da quel meraviglioso e accogliente antro quando Giorgia – che capiva al volo le mie intenzioni – mi prese un braccio e mi intimò:
- "Marco, non ci provare nemmeno! Non vorrai mica sciupare tutto questo ben di dio?".
E detto ciò – temendo un rifiuto della ragazza – afferrò Helena per le spalle immobilizzandola...
In fondo, ciò che voleva mia sorella era il mio stesso desiderio. Ripresi a stantuffare alacremente nella pancia di quella cicciona, e dopo qualche minuto le annunciai, con solennità:
- "Suor Helena, tieniti forte... Stiamo per arrivare all'inferno!".
Cominciai ad eiaculare dentro a più non posso. Sentii il mio sperma lasciare i testicoli e il condotto seminale per finire la sua corsa contro l'utero, e sentii anche le pareti della vagina contrarsi e stritolarmi la cappella ad ogni fiotto. Più lei contraeva i muscoli pelvici, e più io riversavo nelle sue viscere il succo della mia virilità.
Mia sorella, eccitata anch'essa, mi incitava:
- "Ancora uno sforzo, caro... Non lasciare nulla... Svuotati completamente...".
Avevo la testa che mi pulsava, e dopo non so quanto tempo ebbi una strana sensazione: la sacca scrotale si era ridotta talmente tanto di volume che al suo interno i testicoli – come se si fossero rinsecchiti – mi facevano male...
Tutto era finito. Mi accasciai sopra ad Helena, percependo tutta la sua morbidezza, e finii sul volto della mia Cucciola che stava ancora alle sue spalle. Insomma, un sandwich perfetto che avrebbe concluso il mio sforzo.
Giorgia mi baciò, come aveva fatto quando ero entrato in quella cella, e mi disse:
- "Ora ti puoi riposare, la vendetta è consumata. E abbiamo liberato un'innocente da una vita che lucidamente non poteva volere".
Solo allora mi rialzai. Mia sorella si sfilò da sotto, mentre la (ormai ex) novizia si tolse anch'essa da quella posizione così imbarazzante, e con le lacrime agli occhi esclamò:
- "Era ora! Non ne potevo più, era un peso troppo grande per me. Solo una cosa: e se sono rimasta incinta?".
Giorgia, che ci era passata prima di lei e che aveva calcolato tutto, prontamente le suggerì la soluzione:
- "C'è sempre l'aborto...".
Erano circa le cinque di mattina e la luce dell'alba stava per inghiottire l'oscurità della notte, e tre soli individui erano ancora svegli nel convento.
Avevamo ancora due ore buone di sonno, ed io mi ritirai nella mia stanza. Helena, riprendendo le sue vesti, si diresse verso la clausura, mentre Giorgia – allegra e soddisfatta – si rotolò sul suo giaciglio intriso dei frutti del nostro piacere, come una scrofa nel porcile...
9. Epilogo.
Rinfrancati dal riposo e da una frugale colazione, io e la mia metà – che non contenta dello "sgarbo" commesso volle presentarsi con una camicina trasparente da cui spuntavano impertinenti due capezzoli ritti come non mai – ci avviammo verso la reception, dove aveva già preso posto la Madre Portinaia.
Riconsegnammo le chiavi, e prima di lasciare il convento ci piacque "giocare" un po' con quella suora-megera:
- "Grazie di tutto, il servizio in camera è stato impeccabile", disse Giorgia con un sorriso che era un chiaro sberleffo.
La Portinaia, allora, alzò immediatamente gli occhi dai suoi incartamenti, la guardò e le rispose, acida:
- "Ma non c'è nessun servizio in camera!".
E mia sorella, che non voleva andarsene senza aver prima vinto la partita anche con lei, replicò:
- "Forse lei non è al corrente, ma c'è stato eccome...".
Posò sul bancone un biglietto da cento euro, e prima di varcare per l'ultima volta il portone disse:
- "Lo dia a Helena, con i complimenti di mio fratello...".
Mesi dopo, ricevemmo una busta con dentro un foglio. Era la "nostra" novizia, che ci diceva di aver lasciato l'abito...
FINE.
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1 year ago
pollicino1965,
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Alice, la cugina, e i ladri di sesso
1. Premessa.
Siamo di nuovo "in compagnia" di Alice, la ragazza di 24 anni che già conosciamo bene per la sua spregiudicata vita sessuale. Questa volta, però, la nostra porcellina non è sola, e soprattutto dovremo "perdonarla" per ciò che sta per accadere, poiché – come vedrete –, nonostante il "teatro delle operazioni" è ancora una volta casa sua, non sarà lei a prendere l'iniziativa...
Quel pomeriggio, Alice era sola... Era Luglio avanzato, ed essendo la mamma fuori città per lavoro, la ragazza si annoiava. Perciò, decise di telefonare a sua cugina Valentina, 26 anni e più grande di lei di due.
Lasciò squillare parecchio, tanto che stava quasi per rassegnarsi ad ore ed ore assai pesanti, ma quando finalmente udì la voce della sua consanguinea – senza nemmeno lasciarle dire nulla – subito esclamò:
- "Oh, Vale!, meno male... Non c'è la faccio più a starmene chiusa dentro casa... E non mi va nemmeno di uscire da sola... Guarda che bel pomeriggio caldo! Perché non ce ne andiamo al mare? Magari incontriamo pure qualche bel figo... Tu mi capisci, vero? Ahahah...".
Valentina era si più grande di lei, ma anche un po' timida, e così – leggermente imbarazzata – attese un attimo prima di rispondere.
E poi, quando si decise, sussurrò:
- "Ma che dici? Tu sei pazza! Comunque, va bene, anch'io avrei voluto fare qualcosa ma non sapevo cosa... Poi, magari, facciamo pure quattro salti alla discoteca in spiaggia...".
La più "anziana" aveva così vinto l'incertezza, ed Alice – prima che l'altra ci ripensasse – concluse:
- "Ok, affare fatto! Ci vediamo tra un quarto d'ora...".
Indossò uno dei suoi proverbiali costumi che "incorniciavano" splendidamente il suo "lato b", e quel pomeriggio si trasformò come per incanto in una incredibile fonte di divertimento, nel loro "paese dei balocchi" preferito...
Tutto filò liscio. In discoteca, si agitarono così tanto che iniziarono a sudare, tanto che Alice e Valentina sentirono i capelli incollarsi sulla nuca.
Lo slip dei costumi delle due cugine, come per un tacito accordo, ad ogni movimento andava a infilarsi tra le chiappe mentre loro ballavano ad occhi chiusi.
Alice, soprattutto, era così sensuale che dopo un po' sentì il suo corpo sfiorato da una moltitudine di mani, così come Valentina che comunque – nonostante la sua magrezza – era anche lei un appetibile bocconcino...
Alice capì immediatamente quel "messaggio", e voltandosi di modo che la sua schiena si trovasse in maniera speculare con quella di sua cugina, le sibilò:
- "Guarda... Senti... Abbiamo fatto colpo! Ora li faccio morire!".
Alzò entrambe le braccia ed accentuò i suoi movimenti sinuosi, ondeggiando lentamente e sinuosa i fianchi.
Fece finta di non essersi accorta di niente, ma mentre loro cercavano di afferrarla e di palparle il culo praticamente nudo Alice da parte sua si sottrasse a quelle mani vogliose... Prese per un braccio Valentina e – faccia a faccia – decretò:
- "Basta!, il gioco è bello quando dura poco... Adesso ci vuole qualcosa di più tranquillo per rilassarci...".
E se la portò lontano da quel trambusto...
2. Una sex-machine molto particolare.
Appena che furono fuori dalla discoteca, Alice si fermò con sua cugina ancora per mano. Scoppiò a ridere a crepapelle e piegandosi in due, quasi incapace di respirare, disse:
- "Ma hai visto come si fa a prendersi un uomo? E tu cosa aspetti, di arrivare alla menopausa? Ti assicuro che è una cosa bellissima sentirsi il cazzo dentro...".
Poi, si rialzò, e annusò con ribrezzo i suoi indumenti, e con una faccia schifata verso se stessa, esclamò:
- "Weaaa, che vomito... Puzzo come una capra...".
Infatti erano entrambe sudatissime, e allora la troia propose a Valentina di andare a casa sua a darsi una bella sistemata. E nel mentre che attendeva una risposta le tornò in mente che sua madre aveva fatto un acquisto straordinario:
- "Sai, ho qualcosa che non puoi davvero rifiutare! La mia matusa ha comprato una Jacuzzi che deve essere una bomba. Non l'abbiamo mai provata, e siccome lei è fuori e non tornerà prima di domani, mi pare perciò giusto che la proviamo io e te... Beh, che ne dici?".
Valentina era davvero stanca e avrebbe voluto tornarsene a casa per stendersi in tutta tranquillità, ma quella proposta era allettante. Chissà quando le sarebbe ricapitata un'occasione del genere!, i suoi non avevano certo le disponibilità per un simile lusso...
Perciò, d'impeto rispose:
- "Caspita! Sei proprio fortunata, cuginetta... Certo che vengo!".
Questa sintonia d'intenti mise le ali ai piedi alle due ragazze, che in poco più di una ventina di minuti furono davanti al portone di una bellissima villetta a due piani.
Alice fece gli onori di casa... Trasse un mazzo di chiavi dalla borsa ed aprì la serratura, smaniosa di lasciare l'altra a bocca aperta dinanzi alla vasca idromassaggio nuova fiammante.
Ed era talmente eccitata che – sbadata – una volta dentro, si dimenticò di chiudere bene dall'interno.
La porta, quindi, rimase solo accostata, in un quartiere dove non era mai accaduto nulla, tantomeno furti o rapine di alcun genere...
Gettata al vento ogni cosa, le cugine si diressero immediatamente verso la stanza da bagno. Alice non stava più nella pelle dalla voglia di "presentare" a Valentina la Jacuzzi nuova fiammante, e così – una volta dentro – con un gesto della mano indicò quel "trofeo" e disse:
- "Ti piace? È a due posti, giusto giusto per noi... Su, spogliamoci, non vedo l'ora di stare lì dentro, con tutte le bollicine e. La schiuma da bagno!".
Valentina esitò qualche secondo: sì, è vero che al mare Alice l'aveva già vista in costume senza nessun problema, ma non si era mai denudata completamente davanti a nessuno, e nonostante l'altra fosse "di famiglia" si vergognava come una ladra...
Poi, sospirò, e a testa bassa acconsentì definitivamente:
- "Ok, facciamolo, anch’io voglio rilassarmi un po’...".
Allora Alice, senza perdere tempo si tolse ogni indumento di dosso, aprì l'acqua e abbassò le luci della stanza per creare l'atmosfera migliore, subito seguita da Valentina ancora un po' a disagio per quella situazione...
Nelle loro diversità, entrambe erano due bellissime femmine che attiravano l'attenzione di molti uomini, l'una in modo più "sfacciato", l'altra più discretamente.
Alice, la conosciamo bene, ma quella sera – nonostante la stanchezza – "brillava" come una stella.
Di carnagione chiara e alta 1 metro e 55, sfoggiava una acconciatura scapigliata rosso fuoco che la faceva davvero sexy. Così "nuda e cruda", inoltre, il suo seno da sballo – due incantevoli tette morbide e sode, pressappoco una terza abbondante –, ondeggiava ad ogni movimento, e non poteva certo passare inosservato neanche agli occhi della cugina, così come le cosce e quella fantastica passerina "full shaved".
Anche il suo "lato b" era spettacolare, in perfetta forma, bello grosso e con due chiappe che incorniciavano uno sfintere angusto ma aperto e "malleabile".
Grassottella al punto giusto, rivelava la linea della spina dorsale assai evidente, e delle "maniglie dell'amore" da afferrare e stringere proprio con soddisfazione...
Ma anche osservare Valentina in quei momenti dava una forte"tirata" alle parti intime: molto magra, anche lei di pelle color latte, aveva dei capelli biondo cenere lisci e lunghi fino alle spalle.
Occhi chiari – leggermente a mandorla –, alta 1 metro e 70 x 50 kg, i piedi erano l'unica cosa che a prima vista potevano sembrare sgraziati per essere quelli di una ragazza: portava, infatti, un "41" pieno...
Tutta questa magrezza, però, era contrastata da un seno che poteva a buon diritto fare a gara con quello di Alice: una 4 misura, con areole abbastanza contenute e capezzoli grossi.
Sotto, una fichetta che nessun uomo aveva ancora avuto la gioia di "cogliere", con delle grandi labbra poco appariscenti e incorniciate da un folto pelo corvino.
Infine il culetto era una favola: minuto, con un rosone scuro e delle grinze assai vistose e invitanti, era già stato abbondantemente – a differenza della micetta – "esplorato"...
Ebbene, nell'attesa che tutto fosse pronto, la nostra puttanella guardò il corpo della cugina e se ne uscì con una battuta folgorante:
- "Ehi, Vale, che bosco! Non ti pare il momento di darci un taglio? Così nessun maschio ci metterà la lingua... Se mai lo ha fatto...".
L'altra abbassò lo sguardo sul suo pube, e – dopo essersi coperta pudicamente con entrambe le mani – rispose sottovoce:
- "Beh... Per la verità... Sono vergine...".
E Alice, di rimando:
- "Cara, è ora che ti dai una svegliata!".
Valentina aveva lo stomaco sottosopra dal nervosismo, e non resistette oltre a stare sotto gli occhi indagatori di Alice, così si sbrigò a scendere immediatamente in acqua.
La troietta, invece, eccitata da quello stato di frustrazione che aveva indotto nella sua "compagna di bagno", le voltò le spalle e uscì dalla stanza dicendo:
- "Tornò subito, tu intanto ammorbidisci la tua foresta... Ihihih...".
Passò un po' di tempo, ed Alice sembrò svanita nel nulla, tanto che Valentina iniziò ad inquietarsi. Ma proprio mentre la ragazza stava per afferrare il suo accappatoio ed uscire dalla vasca, ecco che la "desaparecida" ricomparve tenendo in mano due calici e una bottiglia di buon vino. Posò tutto sul tavolino dei trucchi e – impaziente di testare quella meraviglia dell'idromassaggio – entrò anch'essa in acqua, porgendo alla cugina uno dei due calici.
Cominciarono a ridere e a bere, e – siccome entrambe erano praticamente astemie – calice dopo calice finirono per essere completamente brille...
Alice, sempre ridendo, propose a Valentina un brindisi:
- "A noi due, le superfighe della famiglia!"
E risero ancora, mentre la bottiglia si andava svuotando e le loro inibizioni pian piano svanirono...
A un certo punto, Alice prese a muovere lentamente il suo bacino su e giù, avvicinandolo e poi subito ritraendolo da uno dei bocchettoni dell’idromassaggio.
Al che Valentina, con gli ultimi scampoli di lucidità che le erano rimasti, incuriosita le chiese:
- "Ma che fai, Aly?".
La troia, per nulla imbarazzata, e assumendo il ruolo di una sorta di insegnante di educazione sessuale, cercò di spiegare alla pivellina:
- "L’acqua, quando va a finire proprio LI, ti fa letteralmente impazzire, non hai mai provato?, è come avere una lingua... Dai, prova anche tu!".
Così Valentina chiuse gli occhi e cercò di imitare i movimenti della cugina, assecondando la "carezza" del getto e cominciando a sentire come un piacevole pizzico sul clitoride.
Passarono pochi istanti, e senza accorgersene si lasciò sfuggire un gemito soffocato:
- "Ohhh... Oddioooo”.
Alice, allora, che nel frattempo aveva chiuso gli occhi anche lei per lasciarsi meglio stimolare dall'acqua, li riaprì svogliata e le sorrise lascivamente.
Entrambe si guardarono nella penombra, i loro corpi bellissimi semisommersi, la bottiglia vuota, i fianchi che salivano e scendevano come in un vero amplesso...
Inoltre, muovendosi fuori controllo, il piede destro di Alice toccò la gamba della cugina, e per le due ragazze fu come una scossa.
Valentina, per una reazione incontrollata, avanzò anch'essa il suo piede, fino a toccare la fessura della fica di Alice, la quale si sentì ormai prossima all’orgasmo e perse completamente la testa.
Mosse l’altro piede fuori dall’acqua e andò a cercare con le dita del piede i capezzoli dell'altra...
Un orgasmo fantastico si impadronì quasi all'unisono delle due, scuotendole come fossero indemoniate e facendole reclinare le teste all’indietro in maniera perfettamente speculare...
3. Che lo spettacolo abbia inizio.
Ci vollero parecchi minuti perché Valentina ed Alice riuscissero a calmarsi.
E quando la prima si rese conto di quello che - per la prima volta - le era successo, molto imbarazzata uscì svelta dalla vasca, si asciugo' alla bene e meglio, e si avviò a piedi nudi fino alla porta con i suoi bellissimi capezzoli turgidi.
Intanto, mentre le due ragazze si stavano sollazzando come abbiamo visto, fuori due balordi senza arte ne parte - un italiano, Manuel, e uno straniero, Anton - si aggiravano nei paraggi della casa in cerca di alloggi da ripulire.
Si fermarono per fumarsi una sigaretta, e - inavvertitamente - Manuel si appoggiò alla porta d'ingresso della casa di Alice.
Ci mancò poco che - scivolando all'indietro - vi finisse dentro!
I malviventi si guardarono attoniti e quasi increduli della facilità con cui avrebbero potuto introdursi in quella proprietà senza effrazione alcuna a fare man bassa.
Poi, quello che era rimasto in piedi, gettò via la sigaretta e urlò sottovoce:
- "Bingo! Non credevo fosse così facile!".
Quatti quatti e guardinghi avanzarono, e subito si richiusero la porta alle loro spalle, addentrandosi nell'oscurità dell'appartamento e facendosi guidare soltanto da una piccola torcia a batteria. Tutto era immerso nel silenzio, anche perché le ragazze, ubriache e sfinite, erano in uno stato di catalessi profonda.
Anton cominciò ad arraffare preziosi, posate d'argento e cose varie con la massima calma, nella certezza che quell'abitazione fosse vuota... Aprirono ogni armadio ed ogni porta, ma quando giunsero dinanzi alla stanza da bagno ed aprirono con circospezione anche quella udirono delle voci femminili. In fretta e furia la richiusero, ma poi Manuel - preso dalla curiosità - la riaprì un poco, di modo da poter vedere all'interno senza però essere visti.
Alice e Valentina si erano risvegliate e - ancora completamente nude - si stavano prendendo gioco dei ragazzi che avevano fatto impazzire poco prima in discoteca, e non si accorsero di nulla.
Così, Manuel e Anton avrebbero avuto ancora del tempo per razziare altri beni e andarsene, ma - dinanzi a quello spettacolo insperato che le due stavano offrendo ai loro occhi - dimenticarono ben presto il motivo percui erano lì.
Anton si stava letteralmente "innamorando" della padrona di casa... Le grazie della sua estrema nudità, unite alle sue generose curve lo fecero trasecolare. E senza riuscire a mantenere il silenzio necessario a quel frangente, disse all'amico:
- "Ohhh... La roscia è una dea, io la voglio!".
Di scatto, Manuel riuscì giusto in tempo a chiudergli la bocca con una sua mano, replicando:
- "Ma sei matto? Vuoi farci scoprire e finire in galera? Ora ti tolgo la mano, ma non fare altre cazzate! Piuttosto andiamocene finché siamo in tempo... Io non voglio finire in trappola...".
Lasciò la presa, ma l'altro tornò alla carica:
- "Beh, fai come vuoi... Vai pure, io resto qui a godermi la MIA puttanella. E se per caso cambi idea, sappi che a te non resta che l'altra... Troppo secca per i miei gusti...".
Poi riprese:
- "Dio mio che corpo... Chissà come si chiama...".
E proprio in quel momento udì "la secca" che chiamò per nome sua cugina...
Continuò, non staccando mai gli occhi dalla ragazza che era davanti a lui:
- "Guarda Alice che occhi vispi che ha... Quanti anni avrà? Ad ogni modo, è una gran femmina, su questo non si discute..."
Manuel, benché non fosse molto preso da quel genere di donna, dovette però ammettere che neanche a lui era rimasta indifferente:
- "Amico mio, certo che ha delle chiappe favolose... Un culo grosso come un'anguria e tosto come una noce di cocco... Eh, peccato che possiamo solo guardare, comincio ad avere una certa fame di femmina...".
Anton, allora, come se volesse puntualizzare che ormai Alice era la sua "prima scelta", tornò a fare notare:
- "E perché le tette? Guarda, guarda come si muovono quando cammina... Si vedono da qua i capezzoli duri e appuntiti! Ha dei piedini così curati, delle caviglie fine e sensuali...".
A un certo punto la ragazza, con un rapido scatto si voltò mettendosi a favore dei loro sguardi, e mostrò il suo pube. Cosicché stavolta fu Manuel ad esclamare:
- "Madonna che fica! Deve essere una vera porcellina, con quella bocca che ha tra le cosce!".
Luccicava alle luci soffuse, e si vedeva che era completamente bagnata, forse al pensiero di quei giovani che l'avevano palpeggiata poche ore prima...
E quando - con elegante sensualità - mise due dita nella sua fessura, il più giovane quasi sopra pensiero disse:
- "Mmm... A proposito di bocca, deve fare dei servizi niente male... Però anche l'altra...".
Fu così che Manuel, resosi conto che stava esaltando un po' troppo la sua "avversaria", decise di spostare l'attenzione sulle qualità della sua prediletta:
- "Valentina mi ha colpito subito... Credimi, è meno esplicita di Alice, ma credo sia un diavolo tentatore... Per esempio, le tette... A me sembrano ancora più grandi di quelle dell'amica... Guarda che belle e come stanno sù... Io poi adoro i capezzoli carnosi, e questi sotto i denti si sentono alla grande... Sì, c'è di che divertirsi...".
Anton prese ad osservare anche lui ciò che gli veniva suggerito, e quando Valentina fece una giravolta su se stessa constatò:
- "A me, invece, quel culetto stretto mi farebbe venir voglia di spaccarlo... Chissà...".
Ma Manuel, scherzando ma non troppo, replicò per mettere le cose in chiaro:
- "Ah no, ormai hai scelto la cicciottella, ad ognuno il suo!".
E l'altro:
- "Ok, ma facevo così per parlare... Anche perché guarda che patata: io non mi ci avvicinerei proprio...".
Intendeva dire che non amava avere a che fare con l'abbondante pelo che Valentina si era fatto crescere in mezzo alle gambe.
Ma Manuel, che fino a poco prima era sembrato più sensibile al bottino che alle ragazze, adesso volle ergersi a difensore della cugina maggiore. Quindi, cercò di valorizzare ogni aspetto di lei:
- "Sì è vero che non ha le forme della TUA, ma guardala bene... Che movimenti fluidi ed eccitanti... Si direbbe una skinny, ma a guardarla con attenzione ci sarebbe molto da fare... Per esempio, che zinne! Converrai che c'è l'ha più grandi di quelle della tua Alice!".
Anton sorrise, compiaciuto di aver fatto sciogliere quel pezzo di ghiaccio del sodale, e lo stuzzicò ancora:
- "Caro mio, hai proprio ragione!, sarà la magrezza complessiva ma quella ha due belle gambe longilinee e affusolate, oltre che delle bombe enormi... Credo che... Vabbeh, lasciamo perdere...".
Manuel, "cancellando" dalla mente quei "cattivi pensieri", afferrò il sacco della refurtiva e si avviò all'uscita. Stava per varcare l'ingresso quando qualcosa lo fermò. Si disse:
- "Però è un peccato non approfittare... Perché non unire l'utile al dilettevole?".
Tornò sui suoi passi, batté una mano sulla spalla di Anton, e sottovoce gli sussurrò:
- "Ehi, e va bene, hai vinto tu... Ma se dobbiamo rischiare allora facciamolo fino in fondo... Scopiamole!".
Adesso, toccò ad Anton non essere d'accordo:
- "Ma dai, sono solo due ragazzine, io dicevo solo perche sono stupende entrambe, però...".
Manuel, vedendo la precipitosa marcia indietro dell'amico, si indispetti' ed esclamò:
- "Eh no, prima mi hai fatto eccitare come un mandrillo e adesso non se ne fa nulla? Assolutamente no!, ora andiamo fino in fondo!".
Prese per un braccio Anton per allontanarlo un poco dalla porta del bagno e lo portò nel salone, dove gli comunicò il suo piano:
- "Adesso aspettiamo buoni buoni dietro alla porta, e quando apriranno noi saremo pronti, con le pistole in mano... Il resto, improvviseremo... Solo una cosa: io porterò Alice in camera da letto, tu starai qui con l'altra. Ma lasceremo le porte aperte, così sentiranno l'una i gemiti dell'altra, e anche noi ci ecciteremo di più... Che ne dici?".
L'accordo fu pieno e completo tra i due, i quali tornarono a prendere il loro posto di prima, armi in pugno.
Dentro, come accennato, Valentina era grandemente imbarazzata per essersi mostrata in un gesto così "intimo" (era venuta) davanti alla cugina, e - così come si trovava, nella sua totale e disarmante nudità - andò di corsa verso la porta.
Alice fece altrettanto, ma prima che potesse raggiungerla la udì lanciare un grido di terrore...
4. Doppia coppia.
Erano sole le due cugine, percui Alice – ripresasi subito dallo spavento – non riuscì a immaginare cosa potesse essere accaduto alla sua ospite.
In realtà, una volta spalancata la porta con impeto, Valentina si era trovata a tu per tu con Manuel.
Siccome quando erano entrate in casa le due ragazze sapevano di essere sole, ora non potevano immaginare neanche lontanamente che qualcuno si era introdotto furtivamente nell'alloggio. Perciò lo sbigottimento fu accresciuto anche dal fatto di non avere nulla addosso: erano nude e crude esattamente come erano venute al mondo.
Per di più, Valentina sentì che un capezzolo – stimolato dall'eccitazione provata nell'idromassaggio e ancora turgido – era finito imprigionato nella canna di una Beretta calibro "9"...
Il ladro capì che una cosa erano le parole e un'altra i fatti, e superato un primo istante in cui non riuscì a decidere sul da farsi, intimò alla giovane:
- "Stai zitta e vedrai che nessuno si farà male... Anzi, ti prometto che ci sarà da divertirsi".
Con la mano non armata, poi, le cinse la vita e la tirò a sé, proprio nel momento in cui sopraggiunse anche Alice in aiuto della cugina...
Anche lei, senza nulla addosso, provò ad abbozzare una qualche reazione, ma Anton sbucò dall'ombra e la immobilizzò:
- "E adesso chi è questa qua? Calma, penso che sei troppo intelligente e bella per fare una sciocchezza!", le disse.
Ma la padrona di casa, facendosi forza su quel suo stato, cercò di salvare entrambe reagendo e tenendo testa al suo aggressore:
- "Se vuoi prendi tutto, ma lasciaci stare. Tra poco tornerà mia madre e farete i conti con lei...".
Ovviamente, sapeva bene che quella notte non sarebbe arrivato nessuno ad aiutarle, ma tentò disperatamente di bleffare, finché Anton non replicò con altrettanta fermezza:
- "Non sei tu, puttana, a dovermi dire cosa fare... Quello lo so io... Guarda quel sacco: la dentro c'è tutta la vostra roba... Ma tranquilla, ci prenderemo tutto, proprio TUTTO... Tu sarai il piatto forte...".
E guardando il compare si mise a ridere sguaiatamente...
Manuel era impaziente, così condusse Valentina in sala da pranzo... Si guardò attorno, la scaraventò senza tanti complimenti sul divano, e sarcastico disse:
- "Proprio il posto giusto per un bel pranzetto...".
Poi andò verso l'uscio e finse di chiuderlo, ma non lo fece. Viceversa, guardando negli occhi la ragazza le domandò:
- "Sai perché lascio aperta la porta? Perché la tua amica e il mio compare possano sentire quanto mi diverto e quanto sei troia!".
Nel frattempo, Anton era rimasto quasi in estasi dinanzi ad Alice, e la sua durezza tornò a sciogliersi in quella sorta di "innamoramento" che lo aveva colpito appena l'aveva vista. Ebbe però il piglio di prenderla sottobraccio e domandarle:
- "Dov'è la camera da letto? Così staremo più comodi... Tanto ho la sensazione che tu sai quello che si deve fare...".
E ricevuta la risposta con un cenno del capo ve la condusse.
Ma Anton era lì anche lui per prendersi qualcosa con la forza, e non volle fare credere ad Alice che fosse un debole.
Con una manata sul petto la spinse all'indietro su un letto matrimoniale di cui non riuscì a darsi una spiegazione, e con lo sguardo interrogativo le chiese la ragione. Al che la giovane confessò senza remore:
- "È la stanza di mia madre...".
E Anton:
- "Bene bene, oltre ad essere una gran porcella, scommetto che ti diverti pure con lei... Oh come vorrei che fosse qui per mettere un altro po' di pepe sul nostro gioco!".
Infine, tornò sui suoi passi. Guardò la porta e poi di nuovo Alice. Le chiese:
- "Che dici, la chiudiamo?".
Ma non attese la risposta, e sorridendo continuò:
- "No, mia cara... Il mio amico deve sentire cosa si è perso. Sai a un certo punto voleva avere te al posto di Valentina, ma io non ho accettato lo scambio... Chissà, ho fatto male? E poi, anche noi dobbiamo sentire come la tua amica si lascerà godere...".
A quelle parole Alice si rabbuiò leggermente in viso e guardò l'uomo, aggiungendo con tono lapidario:
- "Valentina è vergine...".
5. Primi approcci.
Manuel si avvicinò a Valentina e le si sedette con calma accanto sul divano, mentre la giovane si rannicchiò su se stessa sempre più spaventata.
Non assunse alcun atteggiamento eclatante, ma le lacrime cominciarono a scenderle sul viso, come un tumultuoso torrente in piena inarrestabile...
Il malvivente non era avvezzo a usare violenza, e quindi prese ad accarezzarle il volto per tranquillizzarla dicendole:
- "Non avere paura, non sono un assassino e non voglio farti del male... È normale che un uomo e una donna facciano certe cose, vedrai che sarà un gioco che ti piacerà... Sei così bella che sarebbe stato eccitante spogliarti piano piano, come quando si scarta una caramella... Ma pazienza, faremo altre cose... Intanto, perché non mi spogli tu invece?".
La ragazza, allora, come se fosse stata punta da una tarantola, salto' sù ritrovando la forza e il coraggio di controbattere a quello che lei considerava un bruto. Gridò:
- "Ma sei matto? Non lo farei neanche a mio fratello!".
Dall'altra stanza, Alice e Anton sentirono parola per parola, e a un certo punto la puttanella guardò il "suo" uomo e gli disse:
- "Che ti avevo detto? Non è mai andata a letto con nessuno... Pensa che prima si è vergognata di stare nuda anche con me. Dovrà faticare parecchio il tuo amico, anche se alla fine avrà un premio forse inaspettato".
E urlò all'altra:
- "Vale non fare la stupida! Siamo femmine, e questo è il nostro compito!".
Intanto, Manuel - che aveva cercato di comportarsi da gentiluomo - stava perdendo la pazienza. E per mettere in chiaro chi comandava lì, le annunciò:
- "Senti ragazzina, ora tu fai quello che dico io; Hai capito bene?".
Valentina si sentì - per la prima volta - veramente sola in quella casa, anche se a pochi metri di distanza c'era la cugina... E ben presto si sarebbe resa conto che l'altra non avrebbe potuto far nulla.
Così - per non avere altri problemi - obbedì, quasi sprofondando in una sorta di trance. Prese Manuel per una mano e lo fece sdraiare accanto a sé, togliendogli molto lentamente scarpe e calzini. Tergiversò nella speranza di prendere tempo e che qualche ipotetico "salvatore" sarebbe giunto a tirarla fuori da quell'assurdità. Ma il lento passare del tempo si tramutò in una crescita esponenziale dell'eccitazione dell'uomo, che arrivo' a stelle...
Con un movimento un po' goffo provò a scimmiottare quello che facevano le pornostar nei filmetti che di tanto in tanto guardava per dare sfogo ai suoi "bisogni". Afferrò la fibbia della cintura di lui, e poi la slacciò con un colpo deciso.
Lo guardò fisso negli occhi con una intensità che voleva dire: "l'hai voluto tu...", e quindi vi si sdraiò sopra.
Se Alice l'avesse vista in quei momenti, sarebbe rimasta a bocca aperta, forse compiaciuta... Non sembrava più lei, Valentina, la quale - strusciando il pube sulla patta dei pantaloni di lui - cominciò gradualmente ad aprirgli i bottoni della camicia.
Si lasciò andare, e man mano che il torace - ansimante - di Manuel si andava scoprendo mettendo in evidenza il rigonfiamento della prominente pancia, lei lo ricoprì di una miriade di baci...
A questo punto, il malvivente - con un accento che denotava chiaramente uno stato di forte agitazione sessuale - diede voce all'amico nella camera da letto:
- "Ehi, Anton, questa chissà quanti se n'è passati... Ancora non abbiamo cominciato e già mi sta spolpando...".
Alice udì perfettamente ogni parola, e facendo al suo uomo il segno del "pollice su", scoppiò un un sorrisino che subìto si represse con una mano davanti alla bocca. Poi, portandosi in prossimità dell'orecchio, disse:
- "Ero sicura che bastasse poco per accenderla... E anche che fosse una porca peggio dì me... Hai capito la santarellina!".
Al che Anton replicò alla ragazza:
- "Lascia stare quella... E sbrigati a farmi vedere cosa sai fare. Basta chiacchere, avanzo di bordello!".
Aveva infatti capito che ad Alice piaceva essere presa con durezza, e così fece...
Perciò, la padrona di casa, iniziò a "scartare" quel prezioso e inaspettato regalo, e - quasi fosse una minaccia - gli fece una promessa:
- "Io distruggerò la tua vita!".
Si passò la lingua sulle labbra in senso circolare, prima un un senso e poi nell'altro, e infine si morse il labbro inferiore.
Entrambi volevano arrivare al punto di "prendere fuoco", ma Alice non aveva fretta, benché la pazienza di sbottonare ad uno ad uno quei bottoncini piccoli piccoli della maglia che indossava e che le sfuggivano dalle dita stava per esaurirsi per sempre.
Le piacque di godersi ogni secondo, mentre spogliava quel maschio che aveva sotto, e frugava compulsivamente, e gli leccava la pelle man mano che veniva scoperta...
Allora Anton, che era rimasto fin troppo in silenzio, volle far sapere all'amico ciò che stava accadendo, e alzando la voce del necessario disse:
- "Manuel, mi senti? Abbiamo trovato proprio la casa giusta, la casa delle puttane... Sapessi cosa mi sta facendo... E credo che questo sia solo l'inizio...".
L'altro, non rispose nulla, ma guardò Valentina, la quale gli confermò senza alcun problema:
- "Il tuo amico non esagera affatto, mia cugina ha la fama di essere a letto una vera femmina. È più giovane di me, ma ha tanta esperienza da fare invidia a una vera escort...".
Manuel si fece impaziente, e per tutta risposta tirò a sé la ragazza tenendola per la nuca e schiacciandola con il viso sulla zip dei suoi pantaloni, facendole passare il messaggio che era ora di spingersi oltre.
Le mani di Valentina cominciarono a tastare alla cieca, e trovarono ben presto la cerniera. La aprirono, e tirarono l'indumento verso il basso, mentre la giovane gli lanciava sguardi di fuoco. Prima una gamba e poi l'altra furono fuori e Valentina poté vedere e ammirare quanto era peloso quell'uomo.
Restò per qualche attimo a guardarlo pensierosa, e - ritrovando un minimo di fiducia in se stessa - concluse:
- "Beh, dato che è così villoso anche lui, il mio pelo non dovrebbe fargli tanto schifo...".
Manuel adesso era in mutande, e gli si vedeva un pacco stupendo... Era già in tiro quando Valentina gli afferrò l'elastico alla vita, e senza tanti convenevoli gliele sfilò sollevandogli anche le gambe.
Le gettò alle sue spalle come potrebbe fare una sposa con il suo buche', e solo allora si accorse della fierezza di un membro eretto che aspettava solo il tocco del sue dita tremanti.
Il "ladro di emozioni" strinse con decisione le sue mani su quelle della ragazza e insieme le appoggiò sull'asta che dalla libidine si stava muovendo a scatti avanti e indietro. Poi la incoraggiò a fare ciò che una femmina avrebbe dovuto fare, ma vedendola incerta la spronò ancora:
- "Dai, è facile no!? Chissà quante volte lo avrai fatto!".
Solo allora Valentina capì che Manuel non era uno sprovveduto e che lei non avrebbe potuto mentire, e confessò la sua "vergogna":
- "Perdonami ma non l'ho mai fatto. Ho provato una volta, ma è stato un disastro...".
L'uomo non credeva alle sue orecchie e reagì con una sonora risata:
- "Ahahah... Oh dio mio! Hai un corpo da troia e non hai mai fatto un pompino!".
Quindi alzò la voce verso l'amico che stava nell'altra stanza:
- "Hai sentito Anton? Questa è proprio una suora! Speriamo che almeno la tua sia più smaliziata...".
E infatti così fu. Alice non aveva nulla da invidiare ad una che faceva il "mestiere". Si fregò le mani e si mise all'opera per dimostrargli di che pasta era fatta... Ma prima preciso':
- "Ti è andata bene... Mia cugina gioca a far vedere ciò che in realtà non è. Ma con me sarà tutt'altra musica!".
Quindi, notò che dalla tasca dei pantaloni di Anton usciva un coltello a serramanico che lui aveva sempre con se quando "lavorava". Lo estrasse con destrezza, suscitando nell'uomo uno sguardo terrorizzato. Le strinse il polso e gridò:
- "Sei matta? Non fare la stupida, se vuoi riprenditi pure tutto quello che sta nel sacco ma perdio non fare pazzie!".
Allora Alice tornò a fissarlo, e capì la causa delle sue paure... Ridacchiò e poi si avvicinò al suo volto dicendogli:
- "Ma cosa hai capito? Io mi voglio solo divertire... Lascia fare a me, e vedrai...".
Così, affondò la lama nelle mutande e tirò, tagliandole a brandelli.
Lentamente, il cazzo di Anton si palesò, ma la paura che aveva provato gli aveva fatto perdere l'erezione...
La giovane, per nulla preoccupata ma forse ancora in preda ai fumi dell'alcool, come se stesse intavolando un discorso diretto con quell'arnese, disse:
- "Eh no, così non va bene per niente... Non fare il timido...Su, adesso Alice ti farà diventare un bellissimo giocattolo tutto per sé...".
Anton sentì improvvisamente le sue labbra accerchiare quel mollusco, facendogli riprendere vita, come se fosse posseduta, e in effetti raramente aveva ciucciato un cazzo con così tanto trasporto. Si sarebbe detto che - se avesse potuto - se lo sarebbe mangiato.
Intanto quel pisello cresceva tra le sue tenere fauci, e divenne in poco tempo duro come non era mai stato in vita sua.
La faccia di lui cominciò a contrarsi in una smorfia di estremo piacere, e parimenti l'uomo mise una mano su quella testa rosso fuoco che gli stava regalando dei momenti di estasi inaspettata.
Alice succhiava sempre più forte, finché Anton non ce la fece più ed esplose con fragore nella bocca di lei... Sborra ovunque, da record, che quasi - nonostante la sua esperienza - la faceva strozzare...
Ripresosi da quella prova suprema quanto desiderata, Anton quasi rantolando chiamò Manuel:
- "Ehi, mi senti? C'è mancato poco che rischiassi l'infarto... Però, le ho fatto bere tanta sborra da restare a secco... Ed ha ingoiato tutto!".
6. E giunse l’ora di rompere gli indugi.
Era passata da poco la mezzanotte quando Manuel, steso - supino e a cazzo dritto - sul divano a contemplare estasiato il corpo nudo di Valentina che gli stava sopra, con quel magnifico culetto appoggiato sui talloni e la fessurina che di tanto in tanto strusciava sull'asta del suo membro, sbuffò disarcionandola.
La mise sotto, spalle al materasso, le aprì rozzamente - e senza darle la possibilità di resistere - le cosce, e ridendo le chiese:
- "Zoccoletta, non ti sembra il momento di divertirci insieme? I pompini non li sai fare, e va bene... Vediamo cosa ti ha insegnato tua madre!".
Lo disse con tale naturalezza che sembrò avesse fatto sesso da sempre con quella ragazza. Che, invece, era realmente alle prime armi, come lasciava intendere la sua fichetta incorrotta...
Eh sì, quello "strumento di piacere" era proprio come piaceva a Manuel. Se ne era "innamorato" sin dal primo istante, nella stanza da bagno, quando aveva proposto all'amico di "rubare" anche quelle meraviglie di femmine. E adesso eccola che era lì, tutta bella e adornata di una pelliccetta nera corvina - folta e riccioluta - dalla quale si stagliava il rosa chiaro delle grandi labbra, ben accostate e solo vagamente socchiuse.
La fissò, pregustandone l'odore delicato e il sapore acidulo, e immaginando brandelli di quel pelame che sarebbero rimasti "incastrati" nella sua bocca.
Poi si avvicinò con le sue manone e prese a frugare alacremente, scansando quei lembi di carne per andare a indagare più a fondo.
Le piccole labbra erano davvero piccole!, ma lui non si arrestò. Tentò di entrare, fece un po' di pressione senza esagerare lì dove c'era già un lago, ma ecco la sorpresa: quella meravigliosa fichetta non se l'era ancora "presa" nessun uomo...
Valentina si ritrasse di scatto e si mise a piangere:
- "No, ti prego, non farlo, sono vergine...".
Questo poteva essere un "problema", però Manuel, ne fu sorpreso, e le rispose:
- "Che cosa?? Un corpo da troia come il tuo non ha ancora goduto e fatto godere nessuno! Vacca miseria...".
Si anticipò mentalmente il fascino di quella "prima volta", e subito ne volle rendere partecipe il suo socio:
- "Caspita, Anton, questa qua' davanti è chiusa da non credere...".
E l'altro, di risposta, tanto per fare una battuta:
- "E tu entra di dietro! Ahahah...".
Già, il culo, quel "lato b" che era così invitante... Ma, se davanti era vergine, dietro... Insomma, pensò Manuel tra sé e sé:
- "Sarà una faticaccia, ma vuoi mettere poi raccontarlo agli amici?".
Così, guardando negli occhi quella giovane, spaventata come un agnellino, mise le cose in chiaro:
- "Io da qui non me ne vado senza aver inzuppato il mio biscotto...".
Mollò quindi la presa sulla fica, e - con un altro colpo "cattivo" - la fece voltare di schiena. Le sistemo' gambe e braccia, le diede una postura adatta, e si apprestò a cogliere - con le buone i con le cattive - un'altra primizia...
E già, perché Manuel era straconvinto che - se davanti era ancora "terra di nessuno" - dietro avrebbe comunque potuto lasciarsi andare liberamente, qualunque fosse stata la situazione...
Il cazzo era ancora in tiro per tutte le sollecitazioni emotive che aveva provato, e lui iniziò ad aprirle le chiappe con dei movimenti delle mani come quelli che si fanno quando si vuole spaccare un'arancia in due. Lentamente, e più apriva e più si avvicinava con il volto...
A un certo punto si arrestò mantenendo la posizione, e una seconda sorpresa lo colse: il buco in cui terminava l'intestino era abbastanza dilatato, e per quanto lui cercasse di vedere se allentando la presa poteva restringersi per via naturale ciò non accadde. E questo non perché avesse problemi cronici di evacuazione.
Inoltre, tutto intorno, un rosone scuro e grinzoso rendeva ancor più eccitante la vista...
Quello, fu un richiamo troppo forte perché Manuel potesse resistere ancora. Si apprestò in ginocchio a quel mini cratere, ma giunto con la cappella - che si era ulteriormente ingrossata - a pochi centimetri, gridò con entusiasmo in direzione degli occupanti la camera da letto:
- "Culo alto ci fo' un salto! E stavolta non credo che questa mocciosetta si tirerà indietro!".
Alice sapeva tutto, e con il suo uomo commentò:
- "Sapessi... Non potendo dare la fica, si è specializzata lcon il culo! Lo so per certo! Ahahah...".
Poi, rimasero entrambi in silenzio ad ascoltare i rumori...
Manuel si era appoggiato con le mani ai fianchi della ragazza, immobilizzandola e tirandola a se, finché la punta arrossata del glande non andò ad aderire allo sfintere.
Disgraziatamente, non aveva con sé alcun profilattico, e non pensò a lubrificare a sufficienza, ma spinse dentro con una serie di "botte" progressivamente più decise.
Il cazzo si fece strada come una serpe, dilatando le pareti dello sfintere, e scavando e squarciando il canale dell'intestino, mentre Valentina iniziò a gridare. Inizialmente per il dolore, e poi per il puro piacere che le scioglieva il cervello...
Quando finalmente quell'attrezzo si arrestò trovando come ostacolo le palle che si abbatterono contro le chiappe di lei, l'uomo cominciò a pompare sempre più velocemente e la puttanella iniziò a infoiarsi, agitandosi e dimenando quel magnifico culetto, e accrescendo all'infinito anche la goduria di Manuel.
Ululava come un'ossessa:
- "Ssssiiii, che belloooo... Daiiii, sfondami, spaccami... Trattami come la troia che sono... Rompimi il culo!".
Il mariuolo la cavalcò "obbedendo" alle sue vaneggianti invocazioni, e le distrusse il buco e tutto il resto, fino ad eruttarle un fiume di sborra nelle budella.
Le palle si sgonfiarono, e Manuel si accasciò stremato sul divano accanto a Valentina, la quale iniziò solo allora a prendere coscienza di quanto le era accaduto. Aveva il culo in fiamme, e prese a roteare pugni in aria, come a voler scacciare il dolore che si era fatto lancinante... Infine, voltò lo sguardo verso il suo "carnefice" e sibilò piangente:
- "Stronzo, mi hai fatto male... Ma non credere che sei stato tu ad aprirlo, era già rotto..."
Fu allora che Manuel decise in cuor suo di andare fino in fondo: la giovane non avrebbe visto l'alba con la passerina salva...
Intanto Anton, dopo tutta quella serie di travolgenti rumori, non aveva sentito più nulla... Tutto era silenzio. Perciò si disse:
- "Quello l'ha ammazzata...".
Ma Alice, conoscendo bene la resistenza anale della cugina, gli rispose:
- "Ma daiii... Quella ha sette vite come i gatti... Piuttosto, che ti frega di quella rotta in culo... Prendimi come ti pare, adesso devi essere tu a fare l'uomo... Fica o culo? Fai tu, tanto in questi giorni non mi puoi mettere incinta!".
E si mise a sghignazzare come una bimba innocente...
In quattro e quattrotto, il maschio prese la sua decisione, ma prima volle che la troia lo facesse tornare in perfetta erezione.
Le impose:
- "Vediamo chi delle due è più porca... Devi farmi un servizietto dei tuoi... In giro si dicono cose pazzesche su di te... Sù, spicciati...".
Alice era conosciuta infatti per le sue abilità di bocca oltre che per tutto il resto, e ogni sua leccata sulla cappella era come uno schiaffo, capace di far sborrare all'istante. E ingoiava anche. Tutto. Quella, era la sua "bibita" preferita. E amava che il maschio la guardasse mentre lo faceva... Amava rendere felice l'altra metà del cielo...
Perciò, prese la cosa come un affronto personale, e ci mise tutto il suo impegno.
Si allontanò di un poco, e strinse l'asta di Anton in una sorta di anello tra pollice e indice della mano destra.
Era gia enorme. Alice si piegò in avanti e cominciò a serrare il glande tra le sue labbra, muovendo sapientemente le mascelle in un massaggio che soltanto lei sapeva fare.
Gli piaceva l'odore di quella cappella, era buona e sapeva di sesso.
Poi, lo fece scendere tutto in bocca, mentre lui le accarezzava il capo, e quando Alice cominciò a scorrere lungo tutta la sua lunghezza Anton prese ad accompagnarle la nuca in quel movimento...
Spesso, in quei frangenti, le capitava di provare quasi una sensazione di soffocamento, e fu così anche questa volta.
Ma il malvivente non se ne diede pena, e le domandò:
- "Ti piace troia il mio cazzo, vero?"
Da lì Alice non ci capì più niente... Era esaltata, e aveva le labbra doloranti per lo sforzo, però lo faceva con passione, lo leccava come fosse un gelato, lo baciava con rapidi tocchi e lo pompava velocemente di mano...
Anton era in Paradiso, e a un certo punto - mentre lo aveva in bocca - Alice sentì la cappella come se si dovesse espandere all'infinito fino a scoppiare, fin quando l'uomo - non riuscendo più a trattenersi - le esplose dentro.
Il suo seme era bollente e salato, ma buono. Gliene riversò talmente tanto che alla fine prese a colare disperdendosi in mille rivoli dai lati della bocca, mentre la ragazza si affannava a raccoglierlo con la lingua e se lo ingoiava avidamente...
Soddisfatto e ansimante, Anton si sollevò un poco dal materasso poggiandosi sui gomiti, la guardò e le fece:
- "Brava! È stato il più bel pompino della mia vita!".
E lei, volendosi sentire ancor più apprezzata, lo incalzò:
- "Davvero sono brava?".
Così Anton tagliò corto e proclamò con fare solenne:
- "Sei la Signora dei Pompini!".
Rimasero sul letto, con lei riversa con le tette e i capezzoli ancora rigidi sul torace del rumeno...
E mentre potevano udire l'una il respiro dell'altro, lei gli propose un bel "missionario":
- "Mi piace, è bello perché alla fine lo tiri fuori e mi schizzi sulla pancia e sul seno... E io cerco di prenderlo con la lingua...".
Ma Anton ebbe un'intuizione, fulminea, e le rispose:
- "Niente affatto... Per una troia come te il missionario è troppo poco... Ti voglio a cavallo!".
Così, dopo l'ennesimo pompino fatto a regola d'arte, Alice si appresto' a salire sopra di lui, ma quello la stoppò con decisione:
- "No. Non così. Voltati!", le disse.
La giovane, che era davvero intelligente e fantasiosa a livello di sesso, obbedì e dopo una rotazione di 180 gradi si infilò il pene nel ventre. Scese fino a toccare con i glutei i testicoli di lui, e infine - spostando le braccia leggermente indietro - intrecciò le sue mani con quelle di Anton.
Che spettacolo che era vedere quella creatura così in quella posizione! Il suo grosso culo, peraltro armonioso e sodo, ad ogni suo movimento sobbalzava.
Sopra, le scapole e la schiena, che divisa a metà dalla spina dorsale assai pronunciata, aveva preso ad assecondare tutte le sollecitazioni che Anton le imprimeva, usando braccia e mani come fossero briglie...
Da parte sua, l'uomo sentì la punta della cappella battere - ogni volta che lei si lasciava cadere di peso - sull'utero.
Era una sensazione di dolore ma anche di piacere estremo, dato sì che i genitali di Alice erano oramai abbondantemente slabbrati dall'uso intensivo che ne faceva, e soprattutto i suoi umori lubrificavano alla perfezione.
Per di più lui si divertiva, a tratti, a svincolarsi dalla presa per allargarle con le mani le chiappe, massaggiarle lo sfintere, e ritmicamente - quando lei si sollevava - ad infilarle uno o entrambi i pollici nell'ano...
Fu una gara a chi resisteva di più, ma dopo un tempo che nessuno dei due sarebbe riuscito mai a quantificare Alice urlò che sembrava la stessero scannando: era venuta, e sembrava non smettere più di schizzare ovunque i suoi succhi.
Dalla sala, Manuel e Valentina rimasero un attimo con il fiato sospeso. Non era da Alice reagire in questo modo, percui la cugina si preoccupò di cosa potesse esserle accaduto. Ma l'altro, che era un volpone e amava lo squirt, le spiegò:
- "Tranquilla, quella cagnetta ha appena goduto... Quando imparerai a farlo pure tu, vedrai che per voi femmine è il massimo del piacere...".
La reazione di lei e la sua immediata risposta fecero nascere però in Manuel un'idea.
Con la scusa di dover andare in bagno, abbandonò la sua donna - che dal dolore non riuscì a rigirarsi per capire cosa stesse accadendo - e si alzò dal divano.
Ormai conosceva bene quella casa, e sapeva che nel tragitto sarebbe dovuto passare davanti alla stanza in cui l'altra coppia stava godendo del proprio amplesso. Come da accordi, la porta era rimasta aperta, e non appena fu in una posizione a lui favorevole la curiosità di Manuel fu troppa per resistere.
Ai primi cenni dei gemiti di Alice vi buttò dentro un occhio e restò incantato: la fanciulla era saldamente impalata sul membro dell'amico, e data la posizione lui poté ammirarla in tutto il suo splendore...
Gli sembrò una dea, tanto che tra sé e sé si disse:
- "Che fesso che sono stato! Eh, sono troppo generoso...".
Sulle prime, infatti, rimpianse di essersi ritrovato con Valentina, e la cosa che lo colpì immediatamente furono le tette da sballo di Alice:
- "Non sto sognando, vero? Dio che voglia di godermele anch'io... Magari è anche brava a prenderlo lì in mezzo... Non importa se non sono enormi, sento che le sa usare alla grande!".
Non che fossero più sviluppate di quelle della sua troia, anzi, ma - forse per quel movimento sussultorio così sensuale - soltanto la loro vista gli causò una forte emozione, e il suo uccello si inalberò in pochi istanti, divenendo duro come la roccia al punto di fargli male.
Inoltre, Alice aveva dei capezzoli fantastici, grossi e sempre ritti di loro natura, ed ora Manuel li vedeva quasi "mungere" dalle grosse mani di Anton, il quale poteva gustarsi appieno anche tutta la superba morbidezza delle mammelle che strizzava e rilasciava ritmicamente.
Intanto, la minore - che era estremamente sensibile ai tocchi del maschio - sospirava in maniera evidente e cristallina, benché non fosse ancora prossima all'orgasmo. Il suo corpo, madido di sudore, era ancora più affascinante, e a un certo punto lei gemette:
- "Oddiooo... Sì, così ma più forte, non ti fermare, ti prego... Stringili, strapazzali, falli a pezziiii...".
Poi, l'attenzione di Manuel si spostò più in basso, dove poté vedere il palo di Anton che a fasi alterne appariva e scompariva nel più bel meandro che quella donna potesse possedere. Quel trave animato che - come un pistone impazzito - andava a torturare anche il clitoride...
Tornò a riflettere:
- "Come scopa bene la maiala! Azzecca i tempi alla perfezione e non gli dà nemmeno il tempo di prendere lui l'iniziativa... Se non sta attenta gli spezza l'osso del cazzo...".
E come se avesse udito telepaticamente quel pensiero, Alice riprese a genere, ma ancora più forte... Gemiti "pesanti", spasmi, che a volte le facevano perdere l'equilibrio, poi tornava in sé e ansimando urlava:
- "Sei il mio toro, e io la tua vacca... Montani, fecondami...".
Anche se sapeva bene che ciò sarebbe stato impossibile.
Questo stato di profonda eccitazione per lo spettacolo che via via si dipanava sotto i suoi occhi, fece sì che - inavvertitamente - l'inatteso "ospite" si prendesse tra le mani il proprio giocattolo di carne ed iniziasse a masturbarsi.
Ben presto - è proprio il caso di dirlo -, la situazione gli sfuggì di mano, e con voce soffocata - vuoi dalla libidine, vuoi dalla sua volontà di non farsi sentire - iniziò ad emettere strani grugniti:
- "Mmm... Ohhh... Ahhh...".
Fu allora che Alice voltò di scatto la testa verso la porta e lo vide. Ma lungi dall'essere imbarazzata la ragazza gli fece l'occhiolino e riprese la sua galoppata con maggior entusiasmo e intensità di prima.
Manuel aveva visto tutto ciò percui era andato lì. Gli bastava, o meglio quell'esperienza lo stava "caricando" nuovamente per tornare dalla sua puttanella...
Anton, da parte sua, non aveva ancora goduto, e Alice continuava a dimenarsi saltando su di lui come un'ossessa, tanto che a un certo punto accadde l'insperato.
Entrambi, in cuor loro, lo avrebbero voluto, ma fino a quel momento non si erano confessati il desiderio di farlo...
Insomma, dopo un'altra lunga serie di cavalcate, il membro di Anton si sfilò dalla vagina, e subito prese possesso del budello.
Non ci fu nessun problema, poiché i movimenti avevano fatto colare i succhi dalla fica al buco del culo, facilitando una penetrazione profonda ed appagante.
Fu però quell'impatto così traumatico e inaspettato nel canale intestinale che scatenò una botta di adrenalina e finalmente liberò in un sol colpo tutto lo sperma, spingendolo dentro come una fucilata.
Ecco, adesso anche Anton si era scaricato, e pote' finalmente lasciarsi andare a un sonno ristoratore...
7. La prima di Valentina.
Manuel, al contrario, era in febbrile trepidazione, più sveglio che mai, e soprattutto voleva concludere la "pratica" che aveva lasciato in sospeso poco prima.
Perciò, tornò alla carica:
- "Ragazzina, che ne dici se mi fai entrare anche davanti? Ti prometto che farò tutto con la massima attenzione... Farò il bravo... Ahahah...".
Ma Valentina fu irremovibile, e si tirò indietro, in un cantuccio.
Si disse, tra sé e sé:
- "Ma guarda in che casino mi ha messo quella stupida! Ho sempre dato il culo per salvare la fica, e adesso... Come faccio a dirgli ancora di no? Uffa...".
Allora Manuel insistette:
- "Dai, non ti farò male... Guarda quella là... Senti come si diverte? Vedrai che dopo anche tu, con i tuoi amici...".
Ma la giovane esitava, sembrava terrorizzata da tutto quello che le era stato raccontato in proposito, e tenendo lo sguardo basso sottovoce disse:
- "Ho paura...".
- "Capisco... Facciamo una cosa: tu chiudi gli occhi e ti rilassi, al resto penserò a tutto io... Sì, mi sono introdotto in casa vostra per rubare, però mi pare di averti trattata bene. Io non ho mai sverginato una ragazza e questo mi piacerebbe molto; tu non hai mai provato il piacere completo del sesso e muori dalla voglia anche se hai paura... In fondo, vogliamo la stessa cosa... Allora?", replicò Manuel.
Valentina alla fine cedette, e come se stesse per togliersi un peso dall'anima sospirò:
- "E sia...".
Si stese con il dorso appoggiato allo schienale del divano, i talloni sul sedile, e allargò le cosce, mostrando il pelo della sua patata già fradicio.
Di fronte a lei, il malvivente si avvicinò segandosi frettolosamente il cazzo fino a che non tornò in perfetta erezione. La baciò sulla fronte e per rassicurarla le spiegò:
- "Più è duro e più sarà facile...".
Poi iniziò a giocherellare con i riccioletti che la ragazza aveva in mezzo alle gambe, si piegò leggermente, e scostò con due dita le labbra esterne.
Valentina ebbe un fremito improvviso, come dei brividi, e Manuel ne approfittò per scendere con le dita un po' più in profondità e divaricare anche le labbra più interne.
La guardò fisso negli occhi. Anche lui era emozionato per la "solennità" di un momento unico che sapeva non sarebbe mai più tornato un'altra volta.
Salì sù fino ad impattare contro una sorta di cappuccetto. Lo tirò indietro, e sotto i suoi polpastrelli sentì materializzarsi un grosso bottone scivoloso. Era il clitoride che per l'eccitazione si era ingrossato incredibilmente...
Ridiscese, e tastò in prossimità di dove si sarebbe dovuto trovare l'orifizio tanto agognato, ma si trovò di fronte un muro. Un muro di una elasticità fuori dal comune.
Provò a fare più forza con la punta del pollice, ma niente, anzi sul volto di Valentina si dipinse una smorfia di fastidio.
Le sussurrò:
- "È l'imene... Stai tranquilla, perché appena mi darà strada libera ti porterò in un'altra dimensione...".
E senza perdere altro tempo punto' la cappella proprio nel bel mezzo. Ma mentre stava per dare la botta di reni decisiva lei urlò:
- "Noooo!, Così no, io non prendo la pillola e tu non hai il preservativo!".
Manuel si sentì perduto:
- "E ora? Non possiamo mica rinunciare così, arrivati a questo punto...", le disse.
Poi, diede voce al suo socio:
- "Ehi Anton, hai mica un preservativo?".
Stava per intervenire ancora una volta Alice - che ne aveva sempre una scorta a disposizione - quando il rumeno le tappò la bocca e rispose al compagno:
- "No Manuel, ma che problema c'è, che vuoi che sia! A pelle sarà ancora più bello, vai giù con attenzione e vedrai che non succederà nulla...".
Allora Alice guardò in volto il suo uomo e capì al volo ogni cosa, e sghignazzando sottovoce gli disse:
- "Noi due siamo della stessa pasta... Un giorno la mia cuginetta ci ringrazierà...".
Manuel ricominciò da capo tutta la procedura, un po' turbato, e quando giunse al punto critico sferrò il colpo.
Un colpo tremendo per la giovane, che si sentì come bloccare il respiro, come un pugno nello stomaco, come se una lancia incandescente le avesse squarciato il ventre proprio all'altezza dell'ombelico, e un calore indescrivibile a parole le pervase anche il cervello.
Gridò forte, non preoccupandosi minimamente di essere ascoltata:
- "Dio che maleee... Sei un pazzo, un maledetto... Mi hai stuprata!".
Manuel restò fermo giusto il tempo di farla abituare a quel corpo estraneo che aveva preso possesso delle sue viscere, poi iniziò a pompare con cautela per finire il lavoro che aveva iniziato, mentre l'asta del suo pene si andò ricoprendo del sangue verginale di Valentina...
Esaurito l'effetto di quel devastante "ariete", la ragazza sentì quello strano calore trasformarsi piano piano in una sensazione dì assoluto piacere, ed aprì ancora di più le cosce, come se lo volesse accogliere in pienezza senza più remore o tentennamenti.
Manuel colpì forte, dando botte clamorose. Era fuori di sé per quell'esperienza che anche per luì era nuova, e perse il controllo finendo per eiaculare dentro. Sembrava che i suoi testicoli non finissero mai di produrre liquido seminale, e anche Valentina - presa in un delirio dei sensi - non si rese conto subito di ciò che stava accadendo nel suo corpo...
Solo quando l'uomo le uscì dalla vagina accasciandosi pesantemente al suo fianco, e lei vide traboccare dai suoi genitali come un torrente di sperma, le fu tutto chiaro.
Scoppiò in lacrime e aggredì a manate il "colpevole":
- "Tu devi essere impazzito... Ma certo, che te ne frega? Ora ti pulisci, ti rivestì e te ne vai... E tanti saluti! Prega che non succeda niente, perché altrimenti...".
Ma non riuscì a completare la frase, perché ebbe un crollo di nervi e tra un singhiozzo e l'altro trovò la forza di dire:
- "Mi ha rovinato la vita... Come lo spiegherò ai miei?".
La notte stava per lasciare strada alle prime luci dell'alba, e in quella casa calò il silenzio.
Nella camera da letto, anche Anton stava rimettendosi i vestiti. Era imbarazzato anche lui per il casino che aveva combinato il suo socio, e per stemperare quel clima pesante pensò di fare una battuta:
- "Che ti avevo detto, Alice, ieri sera? Che ci saremmo presi tutto... Proprio tutto!".
Ma la giovane che aveva capito dal trambusto cosa era accaduto alla cugina, gli rispose:
- "Ma vaffanculo!".
8. Il tempo passa…
Manuel e Anton se ne andarono in fretta e furia per non essere visti nel vicinato, lasciando tutta la refurtiva.
Solo allora la minore delle due corse dall'altra trovandola in uno stato pietoso.
Valentina, infatti, oltre ad aver imbrattato il divano con il suo sangue non aveva ancora smesso di lacrimare.
Subito, Alice abbracciò sua cugina cercando di rincuorarla:
- "Oh cara, ho dovuto accettare che ci scopassero... Chissà cosa ci avrebbero fatto se non gli avessimo dato la cosa più preziosa che abbiamo... Certo, soprattutto Manuel è andato ben oltre quello che potevo immaginare, e forse è anche un po' colpa mia... Ma Anton mi ha impedito di dare a quel disgraziato il preservativo che invece io avevo... Credevo che di fronte a quel problema si sarebbe fermato, e invece...".
Si abbracciarono ancora più forte, come solo le ragazze sanno fare, e nessuna delle due disse ancora una parola. Infine, si accordarono affinché nessuno sapesse nulla, portando questo segreto tra di loro...
Ripresero una vita "tranquilla" ma nessuna delle due era più la stessa. Soprattutto Valentina, che dopo pochi giorni dal "fattaccio" cominciò ad accusare strane nausee, stanchezza e seni doloranti.
Inoltre, il suo ciclo mestruale - che era sempre stato regolarissimo - accusò un ritardo, ed era già al sesto giorno di "attesa"...
La giovane cercò di non farci caso pensando a fenomeni passeggeri, ma quando gli eventi si fecero sempre più fastidiosi decise di parlarne con Alice:
- "Ho paura, Aly... Ti ricordi quei delinquenti la sera dell'idromassaggio? Beh, ho paura che il mio mi ha fregato... Insomma, si, ho tutti i sintomi... Tu mi capisci... Possibile che la prima volta che l'ho fatto e giaaaa... E adesso, che casino... Mio padre mi rompe la testa se lo viene a sapere...".
La cugina ormai quasi non ci pensava più, ma in quel momento ripercorse mentalmente ogni istante. Si passò una mano sulla fronte e prese in mano la situazione. Le chiese:
- "Vale, hai fatto le analisi? O almeno il test di gravidanza?".
E l'altra:
- "No. Ti ho detto che ho paura...".
Ma Alice capì che era impossibile tergiversare ancora, e con voce sicura si occupò di avere una certezza in proposito:
- "Ok, intanto ti vengo a prendere e starai qualche giorno a casa mia... A mia madre diremo che vogliamo stare un po' insieme. Passeremo anche in farmacia a prendere il test...".
Ma Valentina si oppose decisamente:
- "Sei matta? Io mi vergogno!".
Alice allora perse la pazienza e sbottò:
- "Potevi VERGOGNARTI prima! Comunque, stai calma, so io come fare...".
Detto fatto, le due rientrarono a casa, la stessa casa in cui tutto era cominciato.
La mattina seguente, Alice si accostò di buon'ora al letto di sua cugina con un bicchiere e un tubetto di dentifricio, e le disse:
- "Sveglia, dormigliona! Oggi è il gran giorno: voglio sapere se mi farai diventare zia!".
Ancora intontita dal sonno, l'altra - scura in volto - non seppe fare altro che grugnire:
- "Ti diverte la cosa, vero? Questa è una tragedia... E poi cosa sono quelle cose che hai in mano?".
Allora Alice le spiegò:
- "È il nostro test di gravidanza... Fidati, che funziona! Intanto, devi fare pipì in questo bicchiere...".
- "Cosa???", urlò Valentina, "tu non sei mica tanto normale...".
A forza di insistere, però, alla fine la ragazza obbedì, seppur controvoglia, ed urinò un bel bicchiere caldo di pioggia dorata.
Alice fu soddisfatta del "prodotto" che pochi minuti dopo sua cugina le presento', e continuò nella spiegazione della procedura:
- "Ottimo! Adesso dobbiamo lasciarla raffreddare".
La mise sul comò, e nell'attesa si misero a chiacchierare, cercando di pensare a tutt'altro per stemperare un po' la tensione.
Passata un'oretta circa, la nostra "piccola chimica" prese un altro bicchiere e vi mise sul fondo un po' di dentifricio. Era del tipo completamente bianco, come prescritto. Poi, con un cucchiaino, vi aggiunse qualche goccia di urina e mescolò bene il tutto...
Trascorsero altri pochi minuti, e quando Alice andò a controllare vide che quella miscela aveva assunto una colorazione che tendeva al blu, e vi era una leggera presenza di schiuma...
Dalle istruzioni che aveva letto su internet sapeva cosa ciò significasse, ed ebbe un certo timore.
Si chiese:
- "E adesso, come glielo dico?".
Guardò Valentina negli occhi, la abbracciò, e lei capì senza bisogno di parole...
Ad ogni modo, sentì il dovere di confermarlo:
- "Oh Valy, non ci sono dubbi... Aspetti un bambino!".
Ora bisognava escogitare qualcosa di più lunga portata per allontanarla dalla famiglia.
Ebbene, Alice si ricordò di una comune cugina che viveva in Canada. Scrisse una falsa lettera in cui questa invitava Valentina per un Master di un anno in Nord America, tutto spesato.
Al resto ci si sarebbe pensato quando il marmocchio sarebbe nato...
9. Una speranza che si fa realtà.
Manuel rimase scosso per un bel po’, nell'incertezza che il suo errore avesse o meno portato Valentina a diventare madre. Così, si tenne lontano per un po' da quella casa, e insieme al socio decise di battere altre zone.
Passarono un paio di mesi, e piano piano il suo pensiero si spostò su Alice. Ne era rimasto affascinato da quando – per "sbaglio" – l'aveva vista scopare quella fatidica notte. Tanto da progettare, questa volta in solitaria, un nuovo "incontro" con lei...
Ma come? Non era facile, e soprattutto era molto rischioso. E se le due ragazze, nel frattempo, avevano sporto denuncia? E se la casa era controllata?
Alla fine, la voglia di "giocare" con il suo corpo come aveva fatto Anton fu talmente forte che decise di correre il rischio...
Si camuffò alla bene e meglio, si fece crescere barba e baffi, e cominciò a gironzolare per il quartiere per capire come avrebbe potuto introdursi – senza dare sospetti – là dove c'era la sua "preda". Si accorse che le abitudini erano cambiate, poiché la madre di Alice era in casa dal pomeriggio e per tutta la sera, e senza tergiversare oltre prese la decisione: sarebbe andato a "trovarla" la mattina...
Pochi giorni, e Manuel si appostò dietro a un albero che gli consentì una perfetta visuale, e non appena la genitrice uscì di casa passò all'azione...
Afferrò il suo passepartout e – aperta in un lampo la porta – si guardò attorno, fece qualche passo all'interno – non perdendo mai di vista l'ingresso per paura che la madre potesse tornare indietro – e rimase alquanto perplesso. Tutto era silenzio. Richiuse l'uscio dal di dentro, ma niente... Nessuna traccia di Alice...
Si addentrò verso la sala, e continuando a non sentire alcun rumore ebbe il tremendo sospetto di aver fatto un buco nell'acqua.
Ma ecco la "sorpresa": una porta cominciò a cigolare...
Manuel, spaventato, cercò rifugio dietro a un divano, proprio lo stesso divano su cui aveva sverginato la cugina... Vi si acquattò per bene ed attese.
Pochi istanti, e tutti i suoi timori svanirono in un sol colpo. Alice si materializzò dinanzi ai suoi occhi, bella come se la ricordava.
Ancora assonnata, gli passò dinanzi senza sospettare nulla, con movenze da fare godere all'istante anche un impotente, scalza e – Manuel lo intuì immediatamente – con il solo accappatoio addosso...
Sbadigliando rumorosamente aprì la porta del bagno, e se la richiuse subito alle spalle.
Di corsa, il mariuolo si precipitò in quella direzione e si fermò davanti ad essa, e un altro ricordo affiorò alla sua mente: proprio li l'aveva vista, per la prima volta, assieme ad Anton, ma sulle prime non le era piaciuta...
Questa volta, però, la porta era chiusa, e solo il rumore dello scorrere dell'acqua "risvegliò" l'uomo riportandolo alla concretezza del momento.
Si avvide, così, che all'altezza dei suoi occhi c'era uno spioncino, forse rimasto lì da una precedente destinazione d'uso di quella stanza.
L'altra volta non lo vide poiché essendo quella porta rimasta socchiusa non fu necessario, ma ora lo considerò come una vera e propria manna dal cielo, che gli avrebbe permesso di gustarsi ogni istante di ciò che la ragazza si apprestava a compiere.
Si accostò, e vide che questa volta la donna aveva optato per una veloce doccia anziché una più rilassante seduta nella vasca dell'idromassaggio, cosa che lo lasciò piacevolmente sorpreso poiché gli dava la possibilità di ammirarla - senza ostacoli - nella sua sensuale nudità.
Lascivamente, Alice si liberò dell'accappatoio ed entrò in doccia dando le spalle alla porta. Iniziò a lavarsi, assecondando i movimenti della spugna con incredibili e ondeggianti spostamenti delle anche, che finirono per esaltare ancora di più il suo opulento culo.
Le spalle, poi, con quelle stupende scapole, non fecero altro che accrescere in maniera esponenziale l'eccitazione del maschio spettatore...
Finalmente, dopo un bel po' di tempo che stava quasi per indispettire Manuel, Alice si voltò permettendogli di ammirare un paio di tette davvero spettacolari. Se qualcuno glielo avesse chiesto, l'uomo non avrebbe saputo dire perché gli piacevano così tanto, ma quel che era certo era che esercitavano su di lui un'attrazione irresistibile. Lì in mezzo, se solo avesse potuto, vi avrebbe fatto scorrere immediatamente il suo pisello con la stessa potenza e precisione di un pistone nel cilindro... Fu inoltre decisivo il modo in cui l'acqua della doccia vi scivolava sopra, percorrendone esattamente il profilo e colpendo inesorabilmente i capezzoli che – minuto dopo minuto – si andarono drizzando come le punte acuminate di "minacciose" lance...
Manuel respirava a fatica dall'intensa goduria e dal desiderio di stringere a se quel corpo giovanile quando la ragazza – per raccogliere la saponetta che era caduta a terra – si chinò, e quelle sfere di carne, quelle macchine perfette che stavano su' che era una bellezza, presero a dondolare brevemente e in maniera "secca" nell'aria.
Quella porca da competizione aveva le chiappone schiacciate contro il vetro del box. Si risollevò un poco, non del tutto, e lui vide molto bene il buco dell'ano aperto senza che fosse stato forzato nell'immediato.
Alice prese la boccetta del detergente liquido e se ne versò un po' su indice e medio della mano destra, li insaponò per bene, e se li infilò entrambi – ripiegandoli come fossero un gancio – nell'intestino, girandole e rigirandole poi con assoluta disinvoltura.
Infine, la donna tornò in posizione eretta, faccia alla porta, e scese con la spugna sulla pancia, disegnando dei movimenti rotatori, fino a raggiungere il clou di quello spettacolo che stava offrendo a Manuel.
Gli occhi dell'uomo, infatti, attraverso il vetro trasparente, si erano già posati sulla patatina di Alice. Totalmente diversa da quella di sua cugina. Bella liscia e depilata.
Non ci volle nulla perché lei riservasse al suo "lato a" lo stesso trattamento che poco prima aveva indirizzato al "lato b". Anche qui, due dita si intrufolarono lungo la spacca fino a sparire totalmente al suo interno, e la troia – piegando le gambe – iniziò ad emettere dei suoni gutturali che però Manuel non poté udire, coperti com'erano dal rumore dello scrosciare dell'acqua...
La visione del corpo nudo di quella femmina lo aveva mandato in tilt, e – fulmineo, senza pensare alle possibili conseguenze – decise di affrontarla a viso aperto.
Fece irruzione nella stanza da bagno, si avvicinò alla doccia, e la sorprese proprio sul più bello.
Aveva il cazzo gonfio e duro come un bastone, che subito gli regalò una sborrata fenomenale, tale da imbrattargli i pantaloni. Ma l'uomo ma non se ne avvide...
Sorpresa dal frastuono, Alice uscì dal box e lo guardò, con l'acqua che scivolando sulle curve del suo corpo finì per creare a terra una pozza che li divideva proprio nel mezzo come fosse stato un muro invalicabile...
Poi, scese con lo sguardo sulla patta dei pantaloni di lui, sorrise – mettendosi, con eleganza, un dito sotto il naso –, prese la parola e gli disse:
- "Ah sei tu... Sapessi da quanto tempo ti aspettavo... Si, insomma, speravo che tornassi a scopare anche me... Se hai messo incinta mia cugina, ci devi saper fare... Peccato solo che hai rimandato indietro il mio orgasmo... Però, se mi volevi vedere, potevi entrare prima... Non c'era mica bisogno che ti masturbavi come un animale con l'occhio appiccicato allo spioncino! Guarda che ti ho visto... e guarda come ti sei ridotto...”.
Ma l'uomo provò, con poca convinzione, a negare:
- "Cosa? Che stai dicendo, piccola puttanella?".
E lei:
- "Si, ti ho visto che dallo spioncino mi mangiavi con gli occhi... Ma non c'è nessun problema, stai tranquillo... Ho rivisto in te quello sguardo affamato che avevi quando stavo sopra a Anton...".
Si fermò un istante e poi di nuovo:
- "Ah, quasi mi dimenticavo... Come ti ho detto, Valentina è incinta, ma tu non hai nulla da temere... L'ho spedita in America da una parente e tornerà solo a cose fatte... Comunque, non ti denuncia, e nemmeno io, figuriamoci! Ma adesso...".
Lasciò cadere così quella frase, mentre Manuel capì che avrebbe avuto strada libera, ma volle essere lui a comandare.
La prese per un braccio, nuda com'era, e la portò nella stanza della volta precedente. Tutto doveva ripetersi per filo e per segno. Ma Alice protestò:
- "Noooo!, questa è la camera di mia madre! Andiamo da me...".
L'uomo ne aveva abbastanza, e tagliando corto ribatté in maniera definitiva:
- "Lì ti ha scopata il mio amico, e lì anch'io ti farò la festa...".
Ma Alice si fece insistente:
- "Ti ho detto di no. E poi, non ti piacerebbe di avere qualcosa di speciale, tutto per te?? Dai, andiamo in camera mia!".
10. Menù alla carta.
Cosa avrebbe potuto replicare Manuel a quella pretesa così ferma della padrona di casa? In fondo, la proposta di Alice non è che gli dispiacesse poi tanto, anzi, e quindi – fingendo di assoggettarsi a lei – accettò, lasciandosi condurre verso l'ignoto.
Lì, avrebbe giocato "fuori casa", ma reputò che proprio quel fattore sarebbe potuto essere per lui un elettrizzante stimolo in più...
Visto che aveva dovuto cedere per quanto riguardava la "location" dell'evento, l'uomo – senza tante smancerie – volle però stabilire il "menù" di quello che si annunciava un ricco banchetto:
- "Ti voglio nella stessa identica posizione che hai fatto con Anton. Eri uno spettacolo solo a vederti quando lo montavi, e lui se lo ricorda ancora adesso...".
La ragazza non batté ciglio, ma volle metterci del suo. Prima che Manuel potesse fare qualsiasi movimento, fermo in mezzo alla stanza, con un ghigno a mezza bocca gli si inginocchiò dinanzi.
Era assai singolare, per chi li avesse visti, il contrasto tra lui – vestito di tutto punto – e lei – totalmente nuda –, ma ciò non inibì certo la sua intraprendenza.
Come una brava geisha, iniziò slacciandogli i lacci delle scarpe e sfilandogli quest'ultime una alla volta per poi gettarsele disordinatamente alle spalle. Gli levò le calze, con la stessa gestualità di prima, e chinandosi gli andò a baciare le estremità, secondo una improvvisazione che gli venne sul momento.
Era una forza anche in questo, Alice, perché riusciva sempre – quando era a letto con un uomo – a non limitarsi a fare il "minimo sindacale", ma dava il meglio di sé con un tocco di fantasia sempre originale...
Poi si alzò un momento e – sostenendosi sulle forti spalle del malvivente – salì con i suoi morbidi piedini di fanciulla sbarazzina su quelli robusti del maschio. Ne saggiò la misura con le punte delle dita, finché lui – persa un po' della sua asprezza – non le sussurrò:
- "Sei un diavoletto... Così mi piaci, perché non vai subito al sodo... Tua cugina, invece, era un po' inesperta... Mi stai facendo impazzire, e mi sorprendi con delle iniziative che non avrei mai immaginato... Adesso però vai avanti e non ti fermare...".
Così Alice, dopo essersi sollevata un'ultima volta sulle punte dei piedi ed avergli stampato un bacio alla francese sulla bocca – per fargli capire che quello era solo il principio di una giornata che anche lui non avrebbe mai più dimenticato –, tornò a genuflettersi con una devozione tipica delle geishe.
Vedendo ciò, Manuel – per agevolare il "lavoro" di lei – posò le mani sulla fibbia della sua cintura per liberarsene, ma la ragazza – posando con tutta la sua forza una sua mano su quella dell'uomo – lo guardò severamente negli occhi e lo bloccò:
- "No. Lascia fare a me e non te ne pentirai. Poi saprai dirmi se sono meglio io o quella ex verginella di Valentina".
E spostando le mani di lui completò quell'azione, apparentemente semplice ma dal forte senso erotico... Sfilò la cinta dai passanti, e come una domatrice da circo la fece schioccare nell'aria.
Gettò via anche questa... A mani aperte ripercorse tutta la lunghezza dei pantaloni, dalle caviglie su fino ai fianchi di lui, per aggrapparsi infine alla sua vita. Lo guardò ancora, e lentamente si avvicinò a quell'unico bottone centrale e alla zip che in breve "addomesticò" con la sapienza delle sue mani esperte.
- "Altro che Valentina, questa mi fa sborrare un'altra volta in pochi minuti", bofonchiò tra sé e sé Manuel che stava dolcemente rinunciando a comandare, per "agonizzare" piacevolmente invece in un mare di lussuria...
Intanto, Alice – che non conosceva ostacoli – stava procedendo a "scartare" il suo uomo. Senza più resistenze, con tutto il dolce peso del suo corpo si lasciò cadere verso il basso, trascinandosi dietro il tessuto dei jeans e i boxer.
Per un attimo, Manuel fu tentato di mettere una mano sull'elastico dell'intimo per trattenerlo per una successiva "manovra", ma Alice lo fulminò con il solo sguardo. E subito dopo gli sussurrò sottovoce, come a non voler rovinare quell'atmosfera:
- "Non ti azzardare a farlo! Si vede che era destino che scendesse tutto insieme...".
Detto ciò, con uno strappo violento scese l'abbigliamento fino ai piedi del manigoldo, il quale a questo punto l'aiutò sollevando prima un piede e poi l'altro...
Alice cominciava ad essere soddisfatta della sceneggiatura che aveva messo in opera. Ne osservò il risultato sedendosi sui talloni e con le braccia conserte come a voler sostenere il peso delle tette. E infine si morse un labbro per l'emozione.
Manuel era finalmente nudo dalla cintola in giù, e con indosso ancora la camicia era davvero sexy agli anni della ragazza: con il suo "coso" ancora dormiente, a penzoloni tra le gambe per effetto della gravità, tutto circondato da un boschetto irsuto e con due coglioni di tutto rispetto, calamitava la sua attenzione...
Alice non resistette oltre, e preso un cuscino che aveva a portata di mano se lo mise sotto le ginocchia e cominciò a masturbarlo. Prima – per prenderci confidenza – piano, con due dita, scappellandolo e ricoprendolo con una certa difficoltà, poiché gli sfuggiva da tutte le parti come un'anguilla. Due, tre, quattro, cinque volte ripeté quel "gioco". Poi, quando cominciava a dare cenni di vita, lo strinse dentro l'intero pugno accompagnando il prepuzio dalla cima fino a quando non metteva al massimo della tensione il filetto.
Insomma, le ci volle un bel po' affinché il cazzo di Manuel tornasse pienamente operativo...
Fu allora che la giovane si sollevò, strusciando rapidamente il suo seno su quel membro, ed andò a mettersi nuovamente "vis-a-vis" con lui. Le chiese:
- "Ti è piaciuto?".
E lui:
- "Non ho mai ricevuto un pompino migliore...".
Allora Alice gli rispose:
- "Per forza... Io sono la migliore!".
Abbassò il capo e prese a dedicarsi alla camicia, che aprì in un batter d'occhio. Sotto Manuel non aveva canottiera né altro, era assolutamente depilato, tanto che alla troia venne un'idea... Gli occhi le scintillarono per la sorpresa che avrebbe sicuramente suscitato in lui, si chinò fino ad avere le labbra all'altezza del suo petto, ed iniziò a ciucciargli i capezzoli con brevi tocchi di labbra e di lingua, fino a farli inturgidire e fino a quando Manuel non la scongiurò:
- "Tu prego, Alice, basta... Mi fanno male...".
E ai "piani bassi", l'asta dell'uccello puntava minacciosa – a novanta gradi – verso la bellissima fessurina della fichetta di Alice...
Nuda lei e nudo lui, si poteva cominciare a dar seguito alla iniziale richiesta dell'uomo. Il quale si sdraiò sul letto. Con le gambe leggermente divaricate, sembrava un sommergibile con il periscopio alzato. Non voleva perdere l'erezione proprio sul più bello, e quindi le fece fretta:
- "Sù, a cavallo... E come ti ho detto prima!".
Poi, riflettendo sulla fisicità e l'energia che Alice metteva nell'accoppiamento, come le aveva visto fare con Anton, aggiunse:
- "Mi raccomando, non esagerare con i movimenti... Non vorrei che me lo rompi...".
La nostra porcellina sapeva bene cosa fare e cosa non fare, e così – dandogli le spalle – allargò le gambe, si posizionò esattamente sopra il glande turgido e violaceo, e si aprì con due dita la fica già strillante abbondanti gocce di umori. Di pari passo, anche la cappella di Manuel era preparata a quella "mistica unione", ricoperta di un discreto strato di bianco precum...
Lentamente scese, finché i suoi stupendi glutei non si adagiarono sulle cosce dell'uomo, e l'asta del membro non terminò il suo "viaggio" in vagina, in prossimità dell'utero di Alice. A quel punto, sporse le braccia all'indietro e aspettò che l'uomo le afferrasse le mani, intrecciandole alle sue.
Entrambi – quasi per un tacito accordo dei sensi, poiché con lei di spalle non potevano vedersi – emisero un profondo sospiro come se volessero svuotarsi i polmoni, ed ecco che la ragazza iniziò a muoversi: con un breve colpo di reni si sollevò di qualche centimetro, senza peraltro farsi sfilare il cazzo dalle viscere, in un ininterrotto saliscendi che le fece provare quella sensazione stupenda che solo quella posizione sapeva trasmetterle.
Così, cominciò a mugolare:
- "Ohhh... Siiii... Sei... molto... meglio del tuo amico... Che bello... Mmmm...".
E l'altro:
- "Lo sentivo che dovevo scoparti... Per essere una ragazzina non sei male, anzi... Hai il fuoco dentro... Adesso però fammi vedere il resto...".
Alice non se lo fece ripetere, e impresse ancor più energia a quella cavalcata, dimenandosi e dondolandomi avanti e dietro per sollecitare il clitoride il più possibile.
Da dietro e sdraiato, Manuel aveva una visuale assai limitata, ma sufficiente a mostrargli uno spettacolo la cui protagonista era colei che aveva desiderato con tutte le sue forze. Agitata da stimoli che anche lui da sotto le forniva, scuoteva il busto verso destra e poi verso sinistra, facendo sì che Manuel potesse gustarne – seppur di tre quarti – ogni minimo dettaglio. Solo i capezzoli restarono preclusi al suo benessere visivo, ma quando – improvvisamente – Alice si svincolò dalla sua presa e si distese sul suo corpo, allora lui non si fece trovare impreparato: le afferrò le mammelle e vi "giocò" come fossero di gomma, strizzando con forza i capezzoli fino quasi a farle male...
La troia, infastidita, gli urlò:
- "Ma sei matto? Non sono mica una di quelle bambole gonfiabili che usi tu...".
Riprese quindi il "comando delle operazioni" e tornò in posizione eretta a compiere i movimenti a lei consueti, ma con una velocità sempre crescente.
Voleva un orgasmo con i fiocchi, e per questo si titillò il grilletto, che ormai si era fatto duro ed estremamente sensibile, ma prima che riuscisse a squirtare tutti i suoi succhi Manuel la precedette.
Con una voce roca per il godimento, l'avverti':
- "Attenta... Sto per venire... Levati finché siamo in tempo... Non voglio essere responsabile di un altro marmocchio...".
Ma Alice finse di non aver sentito. Continuò a cavalcare finché l'uomo non le venne dentro. Una interminabile serie di schizzi le martoriarono l'utero, e alla fine anche lei ebbe il suo orgasmo tanto atteso...
Prosciugati nelle forze, si accasciarono l'una sull'altro, come morti.
Ci volle una decina di minuti perché fosse ripristinata in loro ogni capacità di essere maschio e femmina.
Poi, la donna – che non volle lasciare quel poveretto nell'incertezza – gli diede un bacio su una guancia e gli sibilò, ridendo:
- "Coraggio... Stai tranquillo... Io non sono come quella fessa di mia cugina... Prendo la pillola... Perciò puoi venirmi dentro quando e quanto ti pare!".
Si alzarono dal letto, e nudi com'erano andarono in cucina per rifocillarsi un poco. Fecero man bassa di ogni genere di cibarie, e quando furono satolli – seduti l'uno di fronte all'altra – Manuel tornò alla carica:
- "Sei stata grande... Una grande TROIA. Ma non credere che sia finita qui. A me dovrai dare qualcosa che non hai dato a Anton...".
La prese per mano, dandole un'affettuosa quanto sonora pacca sul culo. Alice lo precedeva, ancheggiando come una paperella, e nel breve tragitto si domandò cosa potesse dargli ancora di esclusivo. Poi, le brillarono gli occhi e si disse:
- "Ma si, il culo... Gli darò proprio il culo! A ogni uomo piace. Sarà il mio regalo di congedo...".
E quando fecero ritorno in camera da letto, mentre Manuel si stava fumando una sigaretta, lei salì sul materasso e si dispose a quattro zampe mostrandogli il suo sontuoso "lato b". Poi, si aprì le chiappe per mettere in evidenza un buco del culo non certo vergine, e lo esortò:
- "Beh, che ne dici? Questo ti piacerebbe?".
Manuel si voltò di scatto e – trovandosela dinanzi così esposta – non poté far altro che ammirarla per l'ennesima volta. Si sedette su una sedia che era ai piedi del letto, ed osservò quel dettaglio. Infine, non poté far altro che constatare, silenziosamente:
- "È magnifico... Mi piacerebbe sì pompare quel budello".
E poi, rivolto alla ragazza:
- "Lo voglio...".
Ma il suo sguardo fu rapito di nuovo dalle tette... Ancora madide di quel "sudore da sesso", pendenti ma toste come le sue palle, erano un'attrattiva irresistibile per lui. Subito si fiondò lì sotto di lei, la fece abbassare un poco, e i giochi poterono avere inizio...
Cominciò a baciare le coppe, usò la lingua, le mordicchiò tutte, spostandosi infine verso il centro e scendendo a lambire la periferia delle areole.
Il livello di eccitazione di entrambi aumentava sempre più, e siccome Manuel indugiava senza arrivare al dunque Alice lo supplicò:
- "Baciami i capezzoli! O dovrò fare tutto da sola...".
Manuel, allora, cercò di dissuaderla, continuando ad occuparsi del circondario e non cedendo alle sue richieste.
La sua eccitazione crebbe ancora, insieme ai suoi gemiti sempre più potenti:
- "Cattivo... Dai, ti scongiuro, i capezzoli, mangiami i capezzoli!".
L'uomo, allora, finse di volerla accontentare, e mosse la sua lingua e la sua bocca sempre più vicino ai capezzoli. Ma proprio poco prima di raggiungerli tornò indietro e riprese a prestare la sua attenzione alle areole, utilizzando solo la punta della lingua.
Leccò con precisione i contorni, mentre Alice era sempre più infoiata, ansimante e vogliosa.
E finalmente giunse il momento fatidico, quello di "attaccare" i capezzoli... Lì bagnò con la saliva e immediatamente dopo ci soffiò sopra, e queste sensazioni alternate di caldo e freddo fecero sì che la sua compagna di divertimento vibrasse tutta.
Infine, aprì la bocca e con essa avvolse – uno alla volta – tutto il corpo di quelle bellissime protuberanze che, grazie a quel calore umido, si inturgidirono.
Di nuovo, Alice gemette forte:
- "Oh, diooo... Sei davvero bravo... Mi stanno scoppiando... Il cervello mi scoppia!".
E detto questo ebbe un forte tremito. Per la seconda volta in quella mattina era venuta. Squirtando sul pisello di lui...
Manuel era sempre più soddisfatto, e le disse:
- "Sei una femmina da letto... Ti andrebbe di essere la mia puttana fissa?".
Ma poi si ricordò della promessa fatta in cucina... Lesto le infilò due dita con prepotenza nella fica ancora fradicia, giusto per acquisire quel magnifico lubrificante naturale, e con altrettanta destrezza gliele piantò nel sedere.
Al che la giovane troia intuì qual'era la "cosa" che non aveva dato ad Anton, e – voltando solo il capo per guardarlo in volto – con una smorfia da gran porca gli annunciò:
- "Perfetto... Mi sembra il modo giusto per concludere...".
Si rimise correttamente a pecora, Manuel la afferrò per le maniglie dell'amore, ed iniziò.
Era davvero un toro scatenato che non conosceva momenti di deifallance, e per la seconda volta il cazzo era bello eretto e tosto come l'acciaio, pronto a fare il suo dovere.
Quel bastone faceva novanta gradi perfetti con il suo corpo in piedi, così come a novanta gradi era Alice.
L'uomo le si avvicinò e le diede una clamorosa sculacciata, tanto da lasciarle il segno di tutte e cinque le dita sulle natiche, dopodiché si prese il pisello con una mano e lo indirizzò verso il buchino stretto di Alice. Che poi tanto stretto non era, visto come appariva dopo che Manuel lo aveva ben preparato e "oliato" con i suoi stessi umori...
Cominciò a spingerglielo nel culo, mentre lei taceva. Solo qualche mugolio, ma nulla di che, uscì dalla bocca della ragazza.
Poi iniziò a urlare, stava impazzendo di piacere, e Manuel la inculava sempre più forte e le diceva:
- "Ti piace come ti sfondo? Lo senti che sta arrivando nello stomaco? Stai godendo, puttanella?".
La inculava brutalmente, ma a lei piacque così, forse perché non aveva mai avuto prima una penetrazione così invasiva...
All'improvviso, quella perfetta unione sembrò spezzarsi... Manuel rallentò progressivamente le sue spinte fino a irrigidirsi dentro il budello di Alice, la quale fece altrettanto. Pochi istanti, e la sborra cominciò a colare e a rigare le gambe della fanciulla: era venuto.
Da parte sua, la femmina si sentì un bollore nella pancia, un fuoco crescente...
Manuel riprese a muoversi, ma lentamente, per far scendere nell'intestino di quella maiala fino all'ultima goccia del suo sperma.
Infine, estrasse il cazzo – moscio ma ancora grosso – e lo usò come una frusta sul deretano di lei. La colpì più volte, e alla fine si complimentò:
- "È stata la più bella scopata della mia vita...".
Erano ormai quasi le 13, e Alice se ne accorse:
- "Cazzo, sta per tornare mia madre! Non che se ne farebbe un problema, ma insomma non mi va di farmi trovare così, tutta sborrata... Sarebbe capace di ripulirmi con la sua lingua!".
Così Manuel si rivestì di corsa e lasciò la giovane ancora ansimante sul letto. Prima, però, di richiudersi alle spalle la porta d'ingresso depose sul tavolo della cucina una banconota da 500 euro con un biglietto:
"TE LE SEI MERITATE".
FINE.
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1
1 year ago
pollicino1965,
58
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Le nostre piccole trasgressioni.
Mi chiamo Matteo, ho ventisette anni e convivo con Giulia che ne ha ventisei. Io sono alto un metro e settanta, fisico asciutto, ma non palestrato ed ho una dotazione fra le gambe, che va ben oltre la media, anzi, credo che in lunghezza, sia decisamente molto oltre. Giulia è una ragazza dal corpo stupendo, alta quasi quanto me, gambe lunghe e ben affusolate, con un culetto stupendo, viso bello e sguardo solare, ma il suo punto di vera forza è il seno. Lo adoro. Una quasi quarta o, se vogliamo, una terza al massimo, che sta su sfidando tutte le leggi di gravità. Lei lo valorizza con reggiseni che lo gonfiano e lo innalzano ancor di più e, a volte, il suo decolté rende satelliti tutti i maschi che incontra, perché si girano ad ammirarla. La nostra storia è nata quattro anni fa e, dopo due, ci siamo trasferiti per motivi di lavoro, in un’altra città. Vivendo in un contesto diverso e privo di amici, ma solo per lo più conoscenti, ci ha portato a dar sfogo alle nostre fantasie erotiche. Fin da subito, abbiamo capito che per noi il sesso era qualcosa di speciale. Da quando ci siamo trasferiti, è stato un continuo crescendo di emozioni. All’inizio era un po' restia ad assecondarmi, ma, da quando si è resa conto di quanto le piace esser ammirata, le cose vanno sempre meglio. Uno dei nostri giochi preferiti è quello in cui la faccio vestire con una mini molto corta, autoreggenti, tacchi altissimi ed una camicetta con il reggiseno extra push-up, che evidenzia ancor più quella meraviglia di seno che si ritrova e poi la faccio camminare davanti a me, distanziata di pochi metri e mi godo lo sguardo allupato e voglioso dei maschi che sbavano al suo passaggio. La sera, poi, nel nostro letto, è sesso a sfinire, eccitati dalle situazioni che, in aggiunta a quelle vissute, immaginiamo avrebbero potuto crearsi. Un sabato pomeriggio, abbiamo deciso di andare a cena fuori. Lei, sempre molto provocante, era seduta accanto a me in auto, quando, lungo il viale, abbiamo visto delle prostitute; allora lei mi ha chiesto, se fossi stato capace di andare con una di loro. L’ho guardata, cercando di capire dove volesse arrivare e lei, sollevando ancora un po’ la mini e scoprendo le gambe, mi ha detto che avrei potuto immaginare lei, che era salita in auto con me, come una puttana. Ho trovato un parcheggio deserto, ho reclinato il suo sedile, lei si è tolta il perizoma e mi sono messo a scoparla, come un pazzo, eccitato da quella fantasia. Non c’è voluto molto tempo per farla godere e, quando lei ha urlato il suo piacere (lei quando gode urla tantissimo e forte) sono venuto dentro di lei, inondandole la vagina con un fiume di sborra. Ci stavamo pulendo con dei fazzolettini, quando ho visto due auto entrare nel parcheggio e, presi dalla paura, ce ne siamo allontanati di gran carriera. Giunti al ristorante, lei, nello scendere dall’auto, si è accorta che non aveva rimesso l’intimo. Ho insistito perché non lo indossasse e, alla fine, siamo entrati. Lei era decisamente tesa, quasi convinta che tutti, dentro il locale, potessero accorgersi che era nuda, sotto. Invece, dopo un poco, si è rilassata e la serata è stata molto bella e divertente, con me che la stuzzicavo e, alla fine, quando siamo usciti, eravamo molto eccitai entrambi, così siamo tornati a casa a scopare da matti. Questa intensa emozione ci è durata un bel po’ e lei l’ha voluta ripetere diverse altre volte, rendendo questo gioco uno dei nostri preferiti. Passato qualche mese, in un week end abbiamo deciso di andare in un hotel in montagna, dove c’era anche una bella SPA. Quando siamo arrivati, il povero concierge si è trovato davanti agli occhi il suo splendido seno e questo l’ha mandato nel pallone. Era confuso, eccitato, ed ha pure sbagliato la chiave della nostra camera. Appena in camera, Giulia ha voluto farsi una doccia e io, eccitato da quanto successo poco prima, ho iniziato a scoparla dentro la doccia. Lei era molto calda e vogliosa, e mi son messo a fantasticare con lei su situazioni eccitanti, che avremmo potuto goderci in questa vacanza. Ero talmente eccitato, che son venuto sulle sue tette e viso. Ci siamo trasferiti sul letto e, mentre la scopavo, ho notato che la nostra camera aveva un finestrone enorme, che dava direttamente sulla piazza del paese. Immediatamente l’ho sollevata e fatta appoggiare nuda contro la vetrata: dall'esterno, chiunque, alzando lo sguardo, avrebbe potuto veder noi, che stavamo scopando. Ero elettrizzato dal fatto che contro il vetro i suoi meravigliosi seni erano schiacciati e dilatati. Lei, tutta nuda, con le braccia in alto appoggiata alla vetrata ed io dietro, che, ad ogni affondo, le appiccicavo le tette al vetro. Mi ha sconvolto anche il fatto che lei godeva come una pazza, per l’insolita situazione e per il fatto che ci potessero vedere. Dopo aver goduto, sfiniti, ci siamo distesi sul letto e, senza accorgercene, ci siamo addormentati per circa due ore. Al risveglio, lei ha indossato un costume molto striminzito e siamo andati sul retro dell’hotel, dove c’era una piscina di acqua calda e, quando lei è entrata, tutti i maschi si son voltati ad ammirarla, stimolando ancora la mia eccitazione. Siamo rimasti a giocare fra noi sotto lo sguardo voglioso di diverse persone, fin quando abbiamo deciso che era ora di andar a cena. Giunti in camera, l’ho convinta a vestirsi osé per la cena al ristorante dell’albergo e lei mi ha accontentato. Ha indossato un top molto sottile, che sortiva l’effetto vedo non vedo e, senza reggiseno, era una favola. Una mini molto corta, con autoreggenti e tacchi molto alti, completavano il suo outfit. A cena il povero cameriere era quasi impazzito ogni volta che si avvicinava al nostro tavolo: iniziava a sudar freddo e lei si divertiva a provocarlo, accavallando spesso le gambe. La serata è poi proseguita in un pub, dove c’era tanta di quella gente che beveva e rideva di gusto; lei ha attirato gli sguardi di molti maschi, che passavano spesso davanti al nostro tavolo, dove io mi divertivo a stuzzicarla con una mano fra le sue cosce. Eccitata al massimo, mi ha letteralmente trascinato in camera e mi ha scopato come una furia selvaggia e, alla fine, il suo urlo, soffocato da un mio bacio, è stato indicativo del suo massimo appagamento. Il mattino seguente, al risveglio, lei mi stava facendo una delle sue meravigliose pompe e, quando mi ha portato al massimo dell’eccitazione, ho cominciato a pomparla. Eravamo quasi all’apice del piacere, quando sentiamo bussare alla porta per la colazione in camera e lei, nuda com'era, ha indossato una vestaglia velata ed è andata ad aprire. Si trova davanti il cameriere della sera precedente, che, quando la vede, a momenti rovescia tutto il carrello. Lo fa entrare e poi, dopo che lui ha preparato la colazione, lei fa per dargli la mancia, ma lui la rifiuta, dopo aver dato un ennesimo sguardo al suo meraviglio seno e, con un sospiro, se ne va. La trascino a letto e la scopo facendole immaginare che mentre io la sfondo dietro, lei abbia in bocca il cazzo del cameriere. Gode come una pazza, urla, mentre mi inonda il cazzo: il suo è stato un orgasmo, come non l'aveva mai avuto. Passiamo la giornata alla SPA fra bagni, giochi eccitanti e molti occhi di maschi che sbavano nel vedere lei che li provoca spudoratamente, mentre io sono eccitato da paura. La sera, in camera, mentre ci vestiamo è tutto un continuo di provocazioni, che mi portano ad un livello di eccitazione elevatissimo, e lei per giunta si veste da vera troia. Una mini veramente esagerata, autoreggenti che si intravedono, niente intimo, né sotto, né sopra, una camicetta quasi trasparente che metteva in evidenza i capezzoli ben eccitati e dei tacchi da diciotto che le inarcavano il culo e lo rendevano assolutamente desiderabile. Quando entriamo nel ristorante, si sente solo il rumore dei tacchi. Tutti i maschi la guardano e sbavano. Le donne presenti la trafiggono con occhiate di chiara invidia, io sono al settimo cielo. Arriva il nostro cameriere, che non le stacca gli occhi di dosso e lei fa di tutto per una ennesima provocazione. Appena ordinato, lei mi invita a seguirla nel bagno e, appena entrati, mi spinge contro il muro e mi estrae il cazzo durissimo: sono molto eccitato da tutti i giochi fatti in giornata e se lo infila in gola, lo succhia come una pazza. Mi godo la pompa, mentre mi accorgo, con la coda dell’occhio, che dietro la porta c’è il nostro amico cameriere, che ci sta spiando. Lo faccio presente a lei che mi sorride e prosegue a pomparmi ancor più forte, fin quando non le arrivo in gola. Serra le labbra e lo ingoia tutto, poi ce ne torniamo in sala e quando lui ci reca le portate, lei gli fa gli occhi languidi e lui è sempre più impacciato. La serata termina sempre nel pub dove, alla fine, la devo trascinar fuori altrimenti me la scopano come minimo in sei. La mattina, sempre come l’altra volta, mentre scopavamo, bussano alla porta e lei, sempre con la vestaglia trasparente, va ad aprire e si ritrova davanti il solito cameriere. Lei, che dalla sera prima mi aveva confessato che oggi avrei avuto una sorpresa, sale sul letto, mi toglie il lenzuolo e inizia a segarmi. Il cameriere si gira e guarda la scena: resta come folgorato, ma lei si abbassa e me lo prende in bocca, sempre guardando il poveretto. Io, che mi sto eccitando come un porco, decido che voglio vedere fin dove è capace di arrivare; perciò faccio un cenno al tizio e lo invito ad avvicinarsi.
«Tiralo fuori e segati.»
Lui mi guarda stupito, poi esegue e sfodera un bel cazzo lungo e duro. Lei mi guarda stupita e mi succhia come una pazza, poi allunga una mano e lo afferra, mi guarda, cercando il mio consenso e, quando le perviene il mio cenno, capisce che può osare. Lo sega e mi succhia, poi gira il capo ed assaggia anche il suo per un attimo. Il poveretto resta in parte basito, poi prende a segarsi velocemente e, alla fine, schizza nella sua mano, mentre io le inondo la gola, eccitato da tanta porcaggine. Dopo l'evento, lui se ne va e noi dobbiamo far i bagagli per il ritorno.
Il gioco è stato molto provocante, ci ha fatto eccitare per un bel po’ di tempo nei mesi a venire. Abbiamo immaginato tutti i possibili sviluppi di quella situazione ed io mi sono eccitato molto, al pensiero che lei, in fondo, aveva succhiato, anche se per un attimo, un altro cazzo.
Ogni inizio stagione, maggio o giugno, andiamo al mare in una riserva naturista, dove, per raggiungerla bisogna far molta strada a piedi, per questo è poco frequentata. Noi ci andiamo per prender un po’ di sole, per non farci vedere bianchi quando andiamo nelle spiagge affollate. Spesso è frequentata da gay e, ogni tanto, anche qualche coppia nudista. Lo scorso giugno siamo andati in settimana e c’era poca gente. Lei si è messa in topless: a me piace tanto vederla con le tette al vento, alla luce del sole. Per tutto il giorno è stato uno stuzzicarci continuo, poi, quando erano le 17:00 e anche l’ultimo uomo che era più vicino a noi stava andando via, passandoci davanti, io mi son fiondato su di lei: avevo una voglia tremenda. Eravamo rimasti quasi soli, c’era altra gente, ma era lontana e quell'uomo stava andando via. Iniziamo a toccarci e lei mi ha subito tirato fuori il cazzo, me lo sega un po' e poi se lo mette in bocca, mentre quell'uomo, nell'incamminarsi di tanto in tanto si voltava per guardarci. Gli era chiaro che stavamo per scopare e si è messo a spiarci spudoratamente.
Iniziai a scoparla con lei sdraiata ed io sopra. L’ho scopata e fatta godere diverse volte, poi l’ho messa a 90°, ma, per la troppa eccitazione son venuto. Era sconvolgente scoparla mentre lui ci guardava ed ero certo anche che, dietro le dune, doveva esserci qualcun altro che ci spiava.
Il tizio che stava per andarsene, si era fermato e si stava segando e, quando son venuto, ho visto che godeva anche lui. Era una situazione sconvolgente sapere che ci stavano spiando e la cosa ci piaceva tantissimo: per la prima volta, abbiamo fatto il bagno nudi ed abbiamo ripreso a scopare in acqua, fin quando non son venuto nella sua bocca e sulle sue tette. Quando siamo usciti e ci stavamo rivestendo, lei mi ha dato un bacio e mi ha assicurato che la prossima estate sarebbe stata una di quelle indimenticabili ed io non aspetto altro.
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1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 12 hours ago -
La collega
Voglio raccontare una mia esperienze avuto che ancora dopo anni ne conservo un ricordo indelebile.
Io giovane 21 anni ho trovato lavoro come custode di una palestra , il lavoro mi piaceva perché ero a contatto con la gente , ho fatto anche parecchie amicizie nelle ore serali , il mercoledì sera veniva un gruppo che erano quasi tutte donne erano pochi gli uomini . Tra tutte le donne ho iniziato a fare amicizia con Daniela una donna sui 45 anni ma ancora in forma non so se per la ginnastica o altro fatto sta che lei era tra le prime ad arrivare e poi si fermava a parlare anche una volta finita la ginnastica.
Sono venuto a sapere da lei che era sposata senza figli suo marito era responsabile in una ditta, spesso andava anche in trasferta , con lei avevo creato una bella amicizia era solare sempre curata così mi veniva d’istinto farle i complimenti lei poi ci scherzava , fatto sta che una sera dopo che ha finito di fare ginnastica e se era fermata a parlare io scherzando gli dissi …. Daniela ma come fa dopo la ginnastica ad essere ancora in ordine non ha un capello fuori posto !!!! e lei questa sera non ho fatto ginnastica sono venuta per andare fuori di casa , mio marito mi ha fatta arrabbiare , ed io pronto beh adesso torna a casa e fate pace dai sotto le coperte , lei mi guarda e di risposta lei Paolo non farmi dire brutte cose , che brutte cose scusi Daniela???? Paolo vuoi sapere cosa gli ho detto ? Che sarà mai di così brutto da non poterlo dire…. gli ho detto che non la vede più per un mese io scoppio a ridere e scherzando le rispondo beh allora la può dare a me (ho pensato adesso mi arriva uno schiaffo) invece no Paolo avrai ragazze più giovani di me , perché lei che ha che non hanno le giovani signora Daniela ? Poi non sarà mica vecchia è nel fiore dei suoi anni .
Paolo sei sempre gentile lo sai , Daniela venga qua che le offro un caffè dopo questo complimento , nel frattempo tutti erano andati via siamo rimasti io e Daniela , mentre si beveva il caffè la guardavo e poi per scherzarci …. ma come fa a non darla per un mese crescono le ragnatele poi e bisogna toglierle e lei quando avrò le ragnatele vengo da te a farle togliere , meglio non farle crescere e darle aria Daniela non crede (la provocavo volevo vedere la sua reazione) si avvicina e rimango sorpreso nel sentirmi dire tu sei bravo a non farle crescere? Signora Daniela può sempre mettermi alla prova andiamo in palestra a fare ginnastica non ho finito la parola che sento la sua mano sul pacco , Paolo come mai è già così ? Sono di carne e certi discorsi mi fanno salire gli ormoni , mi avvicino la stringo a me e la bacio sulla bocca.
Daniela spegnamo le luci qui fuori andiamo dentro che siamo più tranquilli , entriamo in palestra prendo un tappeto la metto a terra la faccio distendere poi mi metto di fianco inizio ad accarezzarla dietro la testa poi scendo sulle spalle, lei si lasciava fare apro la cerniera della giacca della tuta porto la mia bocca sui seni lì bacio i capezzoli iniziano a inturgidirsi lei con la mano va sotto i miei pantaloni lo accarezza da sopra i boxer io con le mani vado sotto il reggiseno prendo il capezzolo tra le dita e la bacio scendo con la mano verso il basso accarezzo l’interno coscia Daniela inizia a gemere mi dice di continuare la bacio lei infila la lingua a cercare la mia mi dice che gli piace di non smettere con la mano vado a sentire la fica se è bagnata.
Era bagnata le dico Daniela alzati vieni con le mani tieniti alla spalliera prima però le ho tolto la tuta era con il reggiseno e perizoma, lei con le mani sulla spalliera le tolgo reggiseno e perizoma allarga le grande io vado sotto e lecco la fica e tengo i capezzoli tra le dita ansima adesso la fica è fradicia infilo un dito poi due e faccio su e giù ha un orgasmo con le dita bagnate vado nel buchetto dietro mi dice di fare piano entro con un dito lo muovo piano dopo poco mi dice che vuole il mio cazzo in bocca ci distendiamo sul tappeto in un 69 entro con la lingua Daniela ha il mio cazzo in bocca lo prende tutto fino in fondo stuzzico il clitoride con la punta della lingua e infilo un dito dietro poi due mi dice che adesso vuole il mio cazzo dentro la faccio salire sopra a smorzacandela così da poterlo sentire tutto fino alle palle con le mani gli accarezzo i seni lei mi cavalca avverto Daniela che sto per godere fa uscire il cazzo e lo prede in bocca con le mani le tengo la testa mentre lei su e giù sento che sto per godere le tengo ferma la testa le vengo in bocca la ingoia tutta lascia il mio cazzo e mi bacia sento il sapore del mio piacere siamo rimasti un po distesi e abbracciati poi ci siamo alzati rivestiti ed è arrivato il complimento da parte di Daniela, Paolo sei bravo a non far crescere le ragnatele, questa è una serata stupenda e ne seguiranno altre mi hai fatta impazzire tanto Paolo.
PS.ha mantenuto la promessa perché per sei mesi una volta alla settimana i nostri corpi si sono uniti.
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1 year ago
Maturo063,
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Adesso lo voglio rifare!
Mi chiamo Stefania, ho 29 anni e sono sposata con Marco che ha la mia stessa età. Siamo stati fidanzati per cinque anni e, poi, abbiamo deciso di sposarci, dopo che entrambi ci eravamo assicurati un buon posto di lavoro. Economicamente parlando siamo una coppia tranquilla, abbiamo come tante altre coppie il nostro bel mutuo da pagare, ma grazie al nostro lavoro ben remunerato, possiamo anche permetterci di fare una vita abbastanza agiata. Sono alta un metro e settanta, capelli neri a caschetto, occhi scuri, bocca abbastanza ampia, che piace tanto a mio marito, soprattutto quando ci infila il suo bel cazzone. Terza di seno, ventre piatto e un bel culo, anche se giudico i miei fianchi un po’ troppo ampi, e questo del mio aspetto non mi soddisfa tanto.
Marco è un bel ragazzo: anche lui moro, occhi scuri, fisico abbastanza asciutto, amante di diversi sport, che gli permettono di mantenere una buona condizione fisica. Sessualmente parlando, quando ci siamo conosciuti, ognuno di noi aveva fatto le sue esperienze e, fra di noi, l’intesa sessuale è stata subito completa e appagante. Lui ha un’ottima dotazione, un po’ sopra la media e, in ogni caso, è un buon amante a letto: ama molto eccitarmi, sia con le mani che con la lingua, per poi penetrarmi a lungo, pompandomi dolcemente, fin quando io non ho raggiunto diversi orgasmi e, a quel punto, lui si sente appagato e mi riversa nel ventre tutto il suo piacere. Circa un mese fa, mi ha un po’ sorpreso, quando mi ha proposto una storia a tre con un altro uomo. Non pensavo che mio marito potesse avere questo tipo di fantasie e, istintivamente, ho rifiutato, in parte, certamente, per il timore di confessare che l’idea mi piaceva e non poco. Poi, una settimana fa, si presenta l’occasione per vivere questa insolita esperienza. Di passaggio nella nostra città, c'è un vecchio amico di Marco, che io ho visto solo una volta, nel giorno del nostro matrimonio, in quanto egli lavora e vive in un’altra città. Luca è arrivato a casa nostra nel tardo pomeriggio del sabato e, dopo aver lasciato il bagaglio nella camera degli ospiti a lui riservata, siamo usciti tutti insieme per andare a cena al ristorante, dove entrambi si sono prodigati per farmi trascorrere una serata allegra e divertente. Dopo il ristorante, siamo andati a ballare in una discoteca e, fino a tarda notte, ci siamo divertiti tutti e tre. Prima di tornare a casa, li ho visti parlottare a bassa voce tra loro e, poi, una volta pronti a partire, Marco mi ha chiesto di mettermi alla guida, perché, a suo dire, aveva un po' esagerato con l'alcool. Mentre guidavo, Marco, che era seduto dietro di me, ha iniziato ad accarezzarmi il seno, mentre Luca, che mi era a fianco, osservava la scena con molto interesse. Mi sentivo eccitata, ma, nello stesso tempo, un po’ indecisa per la presenza del nostro amico, che mi guardava con occhi carichi di desiderio. Arrivati in casa, ci siamo seduti sul divano per fare un ennesimo brindisi e, dopo aver bevuto il classico bicchiere della staffa, Marco mi ha preso da dietro e, baciandomi sul collo, ha cominciato ad accarezzarmi dolcemente, facendomi illanguidire per il piacere che stavo provando.
«Luca, che ne pensi di mia moglie? È di tuo gradimento? Credi che insieme saremo in grado di farle toccare le vette dell'estasi, che vorrei provasse, stretta fra le nostre braccia.»
Mentre parlava, Marco ha allungato le mani e mi ha sollevato la gonna, facendola salire lungo i fianchi e mostrando a Luca i miei indumenti intimi e, soprattutto, reggicalze e autoreggenti, che avevo indossato per l’occasione, assieme a delle scarpe tacco 12. Mentre venivo esposta e mostrata, avvertivo un misto di imbarazzo, ma, nello stesso tempo, ero eccitata da questa insolita situazione, che era venuta a crearsi fra noi. Allora ho deciso che volevo vivere in maniera completa e appagante questa nuova esperienza, così ho proposto di andare in camera nostra, per stare più comodi. Mentre eseguivo un eccitante spogliarello, essi si sono denudati velocemente ed ho potuto ammirare la splendida dotazione che svettava, dura e maestosa, sull’inguine di Luca. Uno splendido cazzo, più lungo di quello di mio marito e, sicuramente, con una circonferenza maggiore della sua, che mi ha subito fatto bagnare fra le cosce. Avvertii un dolce brivido scorrermi lungo la schiena, al solo immaginare di esser penetrata da quella colonna di carne. Poi Luca mi ha abbracciato da dietro ed ho sentito quella splendida verga insinuarsi nel solco delle natiche, instillandomi altri brividi di intenso piacere, che Marco accoglieva in bocca in quanto si era inginocchiato davanti a me, leccandomi la fica. Ho goduto subito e un lungo gemito è promanato dalla mia bocca, mentre il mio corpo ha preso a tremare, scosso da brividi lascivi. Con indosso le sole autoreggenti, mi hanno fatto sdraiare sul letto e subito hanno iniziato ad accarezzarmi e baciarmi tutto il corpo. Ero un oggetto nelle loro mani, uno strumento che loro suonavano a piacimento, facendomi vibrare di piacere. Mi hanno letteralmente divorato la fica e, contemporaneamente, le loro dita hanno cominciato ad esplorare ogni orifizio, portandomi sempre ad un livello di piacere così intenso, che ho chiuso gli occhi ed ho lasciato che le loro mani, le loro bocche, brucassero liberamente sul mio corpo. Ad un tratto ho sentito il cazzo di mio marito premere sulle mie labbra e, dischiusa la bocca, l’ho accolto dentro, iniziando a leccarlo e succhiarlo con ingordigia. Luca, intanto, si è inginocchiato fra le mie cosce e, afferrata la sua splendida verga, mi ha fatto scorrere la cappella nello spacco della fica, che era ridotta ad una fonte di continui umori: fino a quel momento non avevo mai provato niente di simile; poi, ha iniziato a penetrare e, con due affondi decisi, l’ho sentito tutto dentro di me. Quando la punta ha battuto sul fondo della fica, ho provato un misto di dolore/piacere che subito mi ha provocato un ulteriore orgasmo: ho urlato a bocca piena, in quanto Marco mi aveva spinto il suo cazzo tutto in gola. Ero in estasi completa! Sentivo quel membro pomparmi con un ritmo molto sostenuto e, nello stesso tempo, succhiavo avidamente il sesso di mio marito, che mi sembrava sempre più gonfio e pronto all’orgasmo. Lui deve essersi reso conto di esser prossimo al piacere e, dopo averlo estratto dalla mia bocca, ha cominciato ad accarezzarmi i capezzoli con la cappella, strofinandomela sui seni. Stavo godendo ripetutamente ed ero ormai presa dal delirio erotico, quando ho iniziato ad incitarli a scoparmi con più vigore, a sfondarmi la fica con un ritmo sempre più veloce. Dopo l’ennesimo orgasmo, Luca è uscito da me ed il suo posto è stato preso da mio marito, mentre ricevevo in bocca ancora quel suo splendido palo di carne, ricoperto dei miei stessi umori. L’ho leccato e succhiato, cercando di ingoiarne quanto più possibile, mentre Marco ora mi scopava in maniera forsennata.
Mi sbatteva velocemente, pompandomi con forza e facendomi godere di nuovo, così, dopo l’ennesimo orgasmo, si è sfilato da me; mi ha rivoltato per poi penetrarmi di nuovo da dietro, tenendomi stretta per i fianchi; intanto Luca continuava a scoparmi la bocca, tenendomi la testa ferma e muovendo il bacino con una lentezza esasperante: me lo spingeva tutto fin in fondo alla gola. Poi si è allungato su di me e le sue mani hanno raggiunto la mia fica; ha iniziato a masturbarmi, mentre Marco, ancora da dietro, mi scopava come una furia. Ho goduto di nuovo, con un orgasmo ancora più forte e devastante del precedente, al punto che sono quasi svenuta; allora Marco si è sfilato da me ed ha lasciato il posto a Luca, che si è inginocchiato dietro e, con un affondo deciso, me lo ha infilato tutto, fino in fondo. Ho spalancato la bocca, nel sentire quel membro che scorreva tutto dentro di me fino in fondo, mentre Marco si è sdraiato sotto di me ed ha iniziato a leccarmi il clitoride, ritrovandomi così il suo cazzo davanti alla bocca. Sentire la sua lingua che stimolava ancor di più il mio bottoncino, mentre Luca mi pompava con un ritmo molto sostenuto, mi ha fatto di nuovo arrivare all’orgasmo e, dopo l’ennesimo urlo di piacere, ho abbassato la testa e mi sono infilata in bocca il cazzo di mio marito. Ero stordita dal piacere. Ho succhiato con forza quel membro, mentre mi sentivo ancora scorrere nel ventre l’altro, che, ad ogni affondo, penetrava sempre più dentro di me, fin quando ho sentito il suo corpo aderire al mio e, allora, mi sono resa conto che lo avevo tutto dentro. Dopo avermi portato all'ennesimo orgasmo, Luca ha allungato le mani e mi ha afferrato i seni, tirandomi in alto e facendomi inginocchiare davanti a lui, che, dopo avermi abbracciato, si è disteso trascinandomi sul suo corpo. Mi sono ritrovata a gambe aperte, con lui che, inarcate le gambe, mi pompava dal basso, permettendo così a Marco di inginocchiarsi fra di noi e, tenendo il cazzo in mano, con quello ha cominciato a martellarmi il clitoride. Era sconvolgente sentire quei colpi in quel punto sensibile del mio corpo, che non smetteva di giungere a nuovi godimenti per il tramite di quelle sollecitazioni. Poi, ho sentito la punta del cazzo di mio marito appoggiarsi fra le labbra della mia fica: l’ho guardato, cercando di capire quali potessero essere le sue intenzioni, e, nei suoi occhi, ho letto il forte desiderio di spingermelo dentro. Ho subito avuto un brivido di paura e stavo per dirgli di non farlo, quando lui, invece, con una spinta decisa, mi ha infilato dentro più della metà del suo cazzo. Mi sono sentita aprire, dilatare, tendere le pareti della vagina, che comunque l’ha accolto al suo interno, lasciandomi profondamente stupita: avevo due cazzi in fica! Questa presa d'atto, mi ha mandato ai matti, ma subito ho ripreso a godere, come se, fino a quel momento, non l'avessi già fatto. Mi scopavano entrambi in rapida successione, insieme dentro e insieme fuori, per poi riaffondare di nuovo contemporaneamente dentro di me. Ho goduto e urlato il mio piacere con tutto il fiato che avevo in gola, poi, sfinita, mi sono lasciata cadere inerte su di loro, che, aumentato il ritmo, poco dopo mi hanno inondato il ventre con un'ingente quantità di sperma, che è sgorgata dalla mia vagina, completamente dilatata, slabbrata, aperta, da quei due cazzi che mi avevano fatto letteralmente impazzire. Marco, si è sfilato e si è sdraiato di lato, mentre io sono scivolata fra lui e Luca, che mi ha baciato sulla guancia, complimentandosi con me per la splendida performance.
«Complimenti, sei stata veramente speciale! Prenderne due dentro la fica come hai fatto tu, non è da tutte e tu, amica mia, sei veramente una gran troia! Marco, sei molto fortunato ad avere una moglie così esuberante!»
Li ho guardati entrambi, ed ho appurato quanto fossero ebbri di felicità; nello stesso tempo, anch'io mi sentivo al settimo cielo. Avevo goduto così tanto che quasi non mi sembrava vero e, nello stesso tempo, la bocca di Marco ha preso a baciarmi il collo, dietro la nuca, facendomi vibrare di nuovo; quella stimolazione è stata avvertita anche da Luca, che ha preso ad accarezzare ancora il mio corpo, insinuando di nuovo le dita nella mia fica non ancora chiusa, da cui continuava a sgorgare il loro seme. Li ho guardati, non senza meraviglia, ed ho cercato di capire le loro intenzioni.
«Ragazzi! Ragazzi, calma! Non mi direte che avete ancora voglia? Vi prego, fermatevi, altrimenti non rispondo più di me.»
Era vero, nonostante avessi già goduto in maniera così intensa, sentire di nuovo quelle loro mani scorrere sul mio corpo, mi stava procurando altro piacere, ancora più intenso, che mi ha letteralmente stravolta. Incuranti delle mie parole, hanno continuato ad accarezzarmi e, a turno, mi sono ritrovata davanti alla bocca i loro membri ancora turgidi e, dopo averli succhiati e leccati, alternandoli nella mia bocca, ben presto erano pronti per una nuova battaglia. Intenta a succhiare il cazzo di Marco, ho sentito Luca posizionarsi dietro di me e, dopo aver a lungo infilato due dita nella fica fradicia del loro piacere, ho sentito che utilizzava quei succhi per lubrificarmi il culo. Ho subito intuito le sue intenzioni e, decisa ad accoglierlo anche in quell'orifizio, mi sono posizionata in maniera da rendergli più agevole l’operazione. Lui, dopo aver affondato ripetutamente la sua splendida verga all’interno della mia vagina farcita di sperma, l’ha tolta, puntandola con decisione sul mio buchetto, che sotto la pressione di quella cappella dura e vogliosa, si è aperto lentamente, lasciandolo scivolare tutto dentro di me. Mi è sembrato come se qualcuno mi stesse infilando una spranga nel culo, tanto mi sembrava lungo quel cazzo che mi stava penetrando. Lui, con delicatezza, ma risoluto, è affondato tutto dentro di me e quando il suo corpo ha aderito al mio, mi ha afferrato per i fianchi e per l’ennesima volta si è sdraiato trascinandomi su di sé. Quando Marco, si è posizionato fra le sue cosce, ho realizzato che per l’ennesima volta avrei provato un’altra esperienza indimenticabile: una doppia penetrazione. Sentire il membro di mio marito, incunearsi nella mia vagina, mi ha subito fatto godere e, quando hanno iniziato a pomparmi, ho urlato subito un ennesimo orgasmo. Mi hanno scopato in doppia, per un tempo che a me è sembrato infinito, facendomi raggiungere diversi orgasmi e, soprattutto, sono rimasta sconvolta quando Luca ha chiesto a mio marito di scambiarsi di posto. Praticamente, sentirlo di nuovo nella vagina, mentre mio marito mi pompava il culo, mi ha fatto ancora urlare di piacere. Questa volta, mi hanno scopato a lungo ed a fondo, strappandomi continue urla finché credo di essere svenuta, perché mi sono ritrovata nel letto, con loro due che, inginocchiati ai lati, mi stavano osservando con aria preoccupata. Una volta tranquillizzati sul mio stato di salute, entrambi hanno preso a segarsi molto velocemente e, in breve, il mio ventre, i miei seni, il mio viso è stato ricoperto dagli schizzi del loro piacere. Mi sentivo più che lusingata nel vedere il mio corpo imbrattato del loro seme e, nello stesso tempo, ho provato un lungo brivido che mi ha scosso tutto il corpo e, psicologicamente, mi sono sentita veramente troia e felicemente appagata. Sfiniti, siamo rimasti tutti e tre sdraiati sul letto e, all’alba, ho sentito le mani di Luca che continuavano ad accarezzare il mio corpo.
«Accidenti! Mi hai scopato per tutta la notte e, adesso, hai ancora voglia di me?»
Lui mi ha sorriso e, dopo avermi dato un bacio sulle labbra, ha continuato ad accarezzare il mio corpo, mentre la sua voce risuonava nel silenzio della stanza.
«Stefania, sei una femmina talmente seducente che proprio non riesco ad esser sazio di te. È stato così bello averti questa notte ed ora, al solo pensiero che tutto debba considerarsi finito, mi fa venire ancora voglia e non oso staccarmi da te.»
Poi, senza aggiungere altro, ho sentito il suo membro che, da dietro, andava di nuovo ad insinuarsi fra le pieghe della mia fica, ancora abbondantemente ricolma di succhi, certamente di quelli che mi avevano riempito e che ancora colavano da essa. Ha ripreso a scoparmi in maniera lenta ma determinata, con affondi lunghi che, ben presto hanno iniziato a farmi godere di nuovo. Stavo per urlare il primo orgasmo, quando improvvisamente mi sono ritrovata in bocca il cazzo di mio marito, duro e teso. L’ho succhiato con forza, mentre Luca mi scopava sempre più velocemente e ben presto, ho sentito entrambi riversare dentro di me il loro piacere. Il primo ad arrivarmi in bocca è stato Marco, che mi ha schizzato il suo piacere fin dentro la gola, seguito immediatamente da Luca che, con due affondi decisi, è rimasto ben piantato dentro di me, mentre la mia vagina veniva inondata dal suo piacere. Mi hanno lasciato stremata nel letto, mentre loro sono andati a farsi una doccia e preparare la colazione. Ho chiuso gli occhi, mentre sentivo il mio corpo ancora scosso dai brividi di piacere appena provato e, dentro di me, ho avvertito forte il desiderio di provare ancora una volta, questa straordinaria esperienza, così forte quanto appagante, che, spero, mio marito mi proponga di viverla ancora molto presto e, semmai,
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Sesso a tre in un sera estiva
Sesso a tre in un sera estiva
Questa è un'esperienza personale che ha significato molto per me.
È successa in un momento della mia vita in cui avevo bisogno di fiducia, di una spinta e dell’aiuto che gli altri ti possono dare per superare un momento di crisi.
Subito dopo la rottura con la mia donna, sono andato in vacanza. L’unica cosa da fare quando sei triste.
È quasi sempre curativo distrarsi dalla ex, passare un po' di tempo piacevole da solo e, se dovesse accadere, fare nuove amicizie.
Ero sull'isola di Stromboli, un luogo splendido frequentato da tante persone interessanti.
Uno degli ultimi giorni della mia permanenza sull’isola, nel tardo pomeriggio, nella spiaggia di Ficogrande, la mia attenzione fu attratta da un uomo dalla pelle scura sdraiato al sole. Ho immaginato che venisse da un’altra parte del mondo, si distingueva sicuramente tra i bagnanti.
Mi ricordo di averlo guardato e di aver pensato: "Wow, è così sicuro di sé, ha un'aria molto distinta!"
Arrivato sulla spiaggia, ho sistemato il mio telo vicino a lui. Ci siamo scambiati un cenno di saluto.
Dopo un po’ che ero sdraiato al sole, per via della mia innata curiosità, presentandomi, gli chiesi da dove venisse.
Pur non conoscendo perfettamente l’italiano, aveva capito la mia domanda e mi rispose: "Vengo qui in vacanza dal nord America, precisamente da Brooklin, New York. Il mio nome è Robert” aggiunse “conosco un po’ l’italiano in quanto mia moglie lo è di origine. I suoi genitori sono arrivati in America proprio da Stromboli”
Dopo questo breve accenno abbiamo iniziato a parlare.
L'atmosfera tra noi era fantastica e abbiamo chiacchierato speditamente, discutendo delle nostre vacanze e della vita.
Dopo circa 20 minuti, ci ha raggiunti sua moglie. Lei ha catturato immediatamente il mio interesse.
Una donna molto bella, un corpo splendido dalle forme sinuose, un viso perfetto con degli occhi dal colore verde molto intenso. Ma quello che ha attratto maggiormente la mia attenzione è stato il seno bellissimo, grande e sodo, se ne vedono poche in giro così perfetti.
Guardandola, nella mia mente da singolo quasi sempre arrapato, il mio primo pensiero è stato: "Fai di tutto per abbracciare questa donna, anche solo per salutarla quando se ne andrà! Così sentirai quelle enormi tette premute contro il tuo petto!”
La donna del mio nuovo amico aveva la pelle molto chiara e lunghi capelli castani che le scendevano sulle spalle. Il suo modo di fare era molto amichevole, direi quasi caldo e coinvolgente, come quello di suo marito.
Appena arrivata si è tuffata nella nostra conversazione e noi tre abbiamo continuato a chiacchierare e ridere per più di un'ora, finché il sole non ha cominciato a tramontare.
La maggior parte delle spiagge dell'isola sono molto assolate tutto il giorno. La stragrande maggioranza dei bagnati, però, lasciano la spiaggia molto prima del calare del sole.
Anche noi abbiamo sentito il sole pian piano calare all’orizzonte, il panorama era splendido. Prima che sopraggiungesse il buio, il marito ha voluto fare un ultimo bagno il mare, quindi, si è allontanato.
Siamo rimasti soli io e Grace (così si chiamava la moglie di Robert) la mia mente eccitata correva.
Guardando la gente andarsene, Grace mi ha chiesto: "Alberto, quali sono i tuoi programmi per la serata?"
Ho pensato velocemente …. l'atmosfera era così bella, andavamo così d'accordo .... dovevo provarci, quindi dissi: "A dire il vero, sto aspettando che la gente se ne vada, così posso fare il bagno nudo di sera."
E lei: "Oh … wow," fece una pausa, "mi piacerebbe, non l’ho mai fatto, meno che mai di sera."
Il mio cervello è esploso. Immediatamente ho gridato dentro di me: "Devo far sì che ciò accada!"
Robert tornò e Grace sollevò l'argomento senza esitazione: "Alberto vuole fare il bagno nudo questa sera, che ne dici? Ci aggreghiamo?"
Lui ha risposto velocemente: "Sembra bello! Perché no! Facciamolo!"
Non potevo credere alla mia fortuna.
A quel punto il sole era quasi tramontato ed era diventato piuttosto buio. Le luci delle case che si affacciano sul mare, anche se abbastanza lontane, rischiaravano un po’ la spiaggio.
Camminammo insieme lungo la riva verso la spiaggia di Punta Lena, lontano dalle poche persone rimaste in spiaggia. Quando ci siamo fermati, ci siamo riuniti per fare un piano.
C'era ancora della gente lungo la spiaggia, anche se lontane forse potevano vederci.
Grace suggerì: "Forse potremmo entrare in acqua e poi toglierci i costumi da bagno? Tenerli in mano e basta?"
Io e Robert non eravamo d'accordo.
Dissi: "Oh no, così non va bene! Voglio entrare in acqua completamente nudo e libero! Se volete possiamo raggiungere la spiaggia in zona Piscità, li è possibile fare il bagno nudi, è frequentata anche da nudisti."
E lei: "Ok, andiamo e facciamo lì il bagno.”
Raggiuta la spiaggia Grace disse: “Voi due entrate per primi a mare e poi entro anche io."
Abbiamo annuito mentre lei aggiungeva: "Mi divertirò a vedervi entrare in acqua".
Pensai: “Oh mio Dio ... adoro questa donna.”
Sia Robert che io abbiamo accettato il suo piano e ci siamo subito tolti il costume ed abbiamo fatto una breve corsa verso l’acqua con il batacchio moscio penzolante tra le gambe.
Entrammo in acqua e ci voltammo rapidamente per vederla unirsi a noi.
Mi ero già tuffato nudo con delle amiche e le avevo viste correre verso l'acqua, proteggendosi le tette con una mano e il pube con l’altra, urlando: "Non guardare!".
Grace non fece così, si tolse prima la parte superiore del bikini mostrando il suo splendido e prosperoso seno; poi, rapidamente si sfilò la parte inferiore dello stesso e rimase totalmente nuda, senza nessun imbarazzo o richiesta particolare.
Si avvicinò all'acqua ed entrò lentamente per abituarsi alla sua temperatura, quindi, si mosse verso di noi.
Non coprì mai il suo corpo, permettendoci di guardare la sua stupenda silhouette e, soprattutto, il bellissimo seno.
La sua eleganza e totale disponibilità è stata una grande sorpresa per me!
Si unì a noi e, tutti e tre, ci avvicinammo tra di noi.
Le onde del mare erano un po’ alte e ci tenevamo per mano formando un triangolo, questo per evitare di essere spinti o travolti.
Stavamo ridendo e scherzando, ci sentivamo così bene e totalmente disinibiti ... fare il bagno nudi di sera era veramente elettrizzante, bisognava provarlo.
Le onde spingevano molto. Grace, essendo più bassa di noi, aveva gli schizzi d'acqua fino al mento; quindi, ha iniziato a trascinarci verso acque meno profonde.
Dovevo attirare l'attenzione di lei in qualche modo, ed ero a pochi centimetri da quei seni meravigliosi che non riuscivo a smettere di fissare, con le mani che non vedevano l'ora di toccarli ... quindi ho detto: "Per te nuotare non deve essere difficile; hai questi fantastici dispositivi di galleggiamento."
Frase terribile. Lo so.
Che razza di idea mi è venuta in mente?
Sono imbarazzato dal mio comportamento e dalla totale mancanza di eleganza, ma dovevo dire qualcosa.
In qualche modo, non ha riso di me e non ha scosso la testa con delusa incredulità.
Invece, alzò le mani per stringere e sollevare le tette, mi guardò e disse: "Oh, ti piacciono?"
"Li adoro." ho risposto velocemente "Sono incredibili! Il seno più bello che abbia mai visto!" Ancora una volta, era giunto il momento di spingersi oltre e provarci, "Posso toccarli?"
Grace guardò Robert per avere conferma: "Oh, non lo so, per te va bene caro?"
"Per me va bene se tu lo vuoi," le assicurò il marito "penso che si possa fare. Voglio toccarle anch'io."
"Mmmmm, bene! Mi piacerebbe, ci sto volentieri." disse con aria sognante, tendendo la mano a ciascuno di noi.
Mi sono avvicinato per primo, mettendo la mano sulle sue tette.
Erano enormi, incredibilmente sode. Avrei volute portarmele alla bocca, leccarle e baciarle mentre ne tastavo la consistenza.
Ho le mani grandi, ma non riuscivo a coprire un seno.
Mentre accarezzavo prima una poi l'altra, Robert si è unito a me e siamo rimasti fianco a fianco, ognuno con una tetta e vagando con le mani attorno al suo corpo.
Lei ha messo le mani sulle nostre spalle e ha lanciato un gemito di apprezzamento.
Si crogiolava nell'attenzione come una dea che riceve la sua giustificata adorazione da tutti gli uomini intorno.
È stato un momento perfetto e mi stavo eccitando moltissimo.
Lei cominciò a far scivolare la mano lungo il mio corpo, finché non trovò il mio pene ormai fatalmente duro.
Il mio cazzo puntava verso l'alto lungo il mio corpo, penso che in quel momento ogni grammo del mio sangue scorresse lì.
Ho appoggiato la mia asta sul corpo di Grace, sembrava essere molto colpita, dirigendo su di esso la sua attenzione.
Anche Robert sembrava attratto dalla situazione e, prima che me ne rendessi conto, lei stava accarezzando il cazzo di entrambi, facendo scorrere le mani su e giù, stringendoli, testandone la durezza.
Grace afferrò saldamente il mio cazzo, usandolo come maniglia per trascinarmi in acque meno profonde: "Vieni con me, Alberto" mi ordinò.
È stato allora che ho capito che sarebbe stato un bagno a mare molto eccitante. Grace è una donna è eccezionale ... la situazione era straordinariamente sexy!
Una volta che i miei fianchi furono molto sopra la linea di galleggiamento, lei si chinò e prese il mio cazzo in bocca, succhiandomi intensamente e leccandomi lungo tutta l'asta.
La sua bocca calda era incredibile con l'acqua fresca intorno a me, ho apprezzato questo momento inaspettato e perfetto.
Robert ci seguì nelle acque poco profonde e guardò sua moglie succhiarmi il cazzo, massaggiandole la schiena con le mani. Poi anche lui si accucciò accanto a lei e riprese ad accarezzarle le grosse tette.
Fino a quel momento non avevo mai considerato di potermi trovarmi in quella situazione, ma non ho esitato, l'atmosfera sembrava quella giusta.
Grace con il mio cazzo in bocca lo succhiava con intensità. La sua bocca era meravigliosa, lei si crogiolava nell'attenzione simultanea di due uomini.
Non lo avevo pianificato, ma mi sono subito sentito a mio agio mentre entrambi, io e Robert, riversavamo l’attenzione sul magnifico corpo di Grace.
Lei giocava con me, succhiandomi il cazzo e facendo scorrere le mani su tutto il mio corpo, finché non diventammo troppo freddi e decidemmo di uscire dall’acqua per andare ad asciugarci.
Mentre ci asciugavamo, ognuno di noi sembrava sorpreso e felice di questa svolta spontanea degli eventi.
La mia mente ripensava: non mi aspettavo di essere coinvolto in rapporto a tre, volendo preservare questa esperienza perfetta così com'era, anche in considerazione del fatto che l’indomani loro sarebbero andati via dall’isola, pensai che forse sarebbe stato meglio concludere lì la serata.
Quindi dissi: "È stato fantastico incontrarvi e fare la vostra conoscenza, mi sono divertito moltissimo, grazie mille per tutto. Non voglio approfittare di voi oltre quindi vi saluto e vi auguro una buona serata!".
"Oh certo, siamo molto contenti di aver fatto la tua conoscenza," rispose Grace, "è stato molto divertente."
Ci siamo salutati abbracciandoci.
Mi rivestì e raccogliendo le mie cose mi accinsi ad allontanarmi.
Mentre stavo per farlo, sentì Grace che, richiamando la mia attenzione, mi diceva: “Ti andrebbe di cenare con noi? Casa nostra non è molto distante da qui, io e Robert, abbiamo pensato che sarebbe bello concludere la giornata insieme.”
Risposi senza esitazione: “Certamente, ne sarei felicissimo, se mi indicate casa vostra, prima passo dall’hotel per farmi una doccia e poi vi raggiungo.”
Rientrato in hotel ho fatto una rapida doccia, mi sono vestito e sono andato velocemente verso la loro casa. Lungo il tragitto mi sono fermato in un bar ed ho acquistato una bottiglia di passito di malvasia delle Lipari.
Arrivato a casa loro, una tipica casa eoliana con terrazzo vista mare, ho bussato e sono entrato.
Robert mi ha accolto invitandomi a sedermi sul terrazzo e mi ha detto: “Grace si sta facendo bella, tra non molto si unirà a noi.”
Io risposi: “Più bella di quanto lo era oggi è impossibile. È una splendida donna, molto elegante e, se posso, sexy.”
Appena dette queste parole, si è profilata la figura di Grace dalla casa, bellissima come mi ricordavo. Indossava un vestito bianco di lino, molto trasparente e niente altro addosso.
Rimasi con la bocca aperta a quella vista, nella mia mente sono passati, in pochi attimi, tutte le cose che avrei voluta fargli.
Il mio cazzo già era duro e pulsava mentre la guardavo avvicinarsi. Il suo corpo prorompente, racchiuso nel morbido lino implorava attenzione.
Oltre al seno, potevo vedere la stretta striscia di peli pubici ben disegnata.
Nell'angolo della terrazza, seduto tranquillamente, suo marito si gustava la scena del mio quasi imbarazzo. Era evidente, a lui quella situazione lo attirava e attendeva che ci potesse essere un seguito più intenso.
Chiaramente l'idea di un altro uomo che scopasse Grace lo eccitava, era chiaro dalla sua espressione mentre ci osservava.
Grace ci invitò a sederci nell’ampio tavolo dove già era tutto organizzato per la cena. Ci sedemmo e brindammo al nostro incontro con un buon calice di vino bianco freddo.
La cena continuò tra sguardi e battute più o meno esplicite. Il vino svolgeva benissimo il suo ruolo fornendo quel grado di allegria necessario in queste occasioni.
Dopo cena, io e Robert, ci sedemmo nel grande divano della terrazza, Grace si sedette davanti a noi in una ampia poltrona di rattan.
L’ho vista accostare il vestito e scoprire interamente la sua bella figa.
Si vedeva che era molto eccitata per la situazione e che era sua intenzione essere intraprendente. Infatti, allargando le gambe e scostando il vestito, iniziava a massaggiarsi la figa e poi il clitoride, era una visione bellissima e molto eccitante.
Era evidente dalle smorfie del volto e dai gridolini di goduria che, se avesse continuato, avrebbe potuto raggiungere un piacevole orgasmo anche da sola. Robert, nel frattempo, si accarezzava il cazzo.
L’area era elettrizzante, Grace, prendendo l’iniziativa, disse: “Entriamo dentro casa, li saremo più tranquilli e lontani da occhi indiscreti, vi va?”
Le parole di Grace non lasciavano adito a incomprensioni rispetto a cosa ci attendesse, era evidente cosa voleva dire.
Io risposi: “Certamente, per me va benissimo se Robert è d’accordo.”
Robert annuì con un “Si” convinto.
Entrammo dentro casa. Grace, prendendomi per mano, fece strada per la loro stanza da letto. Poi con movimenti rapidi, ci svestì entrambi, lasciandoci nudi. Iniziò da Robert sfilandogli prima la maglietta e poi i pantaloncini con tutti gli slip. Poi con movimenti molto sensuali, mi sbottonò la camicia e abbassando i pantaloncini e i boxer scoprì il mio cazzo già in tiro.
Quindi, si sedette sul letto e continuò quanto stava già facendo in precedenza nella veranda.
Sembrava pronta per l'orgasmo autoindotto e totalmente bagnata dai suoi umori. Robert le si avvicinò, la fece girare di spalle e inginocchiare sul letto, con il suo grosso cazzo, fece in modo di sfiorarle le labbra della figa e il suo clitoride e, poi, la penetrò facendo aumentare i gridolini di piacere e l’attesa dell'orgasmo.
Mi stavo godendo lo spettacola con il cazzo completamente in tiro. Grace ha lanciato un'occhiata verso di me, invitandomi.
Quando la raggiunsi prese in mano il mio cazzo. Era duro e pulsante ed era bagnato di pre-sborra. Lo accarezzò, facendo trasudare altro liquido dalla punta luccicante.
Sorrise mentre le mie mani scivolavano dentro il suo vestitino ed accarezzavano i suoi grandi seni caldi. Trovai i grossi capezzoli già duri ed eretti.
Lei gemette al tocco e accarezzò con maggiore intensità la mia verga.
Nel frattempo, Robert la cavalcava impetuosamente. Quando lui rallentò per un attimo, lei mi fece salire e sedere sul letto davanti a lei, si abbassò, e prese in bocca il mio pene.
Subito dopo disse: “Ha un sapore divino.”
Con la sua lingua lo sfiorava mentre lo assaggiava e lasciò che il nettare salato stuzzicasse le sue papille gustative.
La mia mano cadde sui suoi capelli mentre la testa di lei oscillava su e giù lungo l’asta.
Grace mi stava facendo un pompino meraviglioso, faceva scomparire la mia asta per intero dentro al sua bocca, succhiava e leccava il mio cazzo con una intensità da vera esperta della fellatio.
La situazione era esaltante, Robert che la scopava da dietro e io che le scopavo la bocca. Grace si godeva alla grande i due cazzi in contemporanea.
Non passò molto tempo prima che la sua bocca calda che scivolava su e giù sul mio cazzo venisse riempita da grossi getti di sperma fino giù nella gola.
Lei soffocò leggermente per la quantità di sperma. Era molto, più di quanto avesse mai immaginato. Ha ingoiato tutto quello che poteva prima di continuare a masturbarlo per far sgorgare tutto il seme.
Quando ebbe finito, sorrise, alzò lo sguardo e vide suo marito che osservava entusiasta mentre la scopava alla pecorina.
Lei gemette mentre le mie mani accarezzavano i suoi seni e massaggiavano il suoi capezzoli.
La situazione era meravigliosa e potevo sentire le sue imprecazioni di piacere che le facevano contorcere il corpo.
La sua figa era in fiamme mentre Robert la possedeva, lei con una mano si massaggiava il clitoride per aumentare il piacere dell’orgasmo che stava pian piano maturando.
All’improvviso, con un gemito di piacere, Robert urlò: “Godo … godo … sto venendo … mmmmmhh!!!”
Nello stesso tempo si sentì Grace, con un urlo acuto, dire: “Si … si … siiiii … vengo … vengoooo!!!”
Nell’aria risuonavano i loro gemiti e le loro parole di soddisfazione.
Una volta calmati, Robert ritrasse il suo cazzo da dentro Grace e si adagiò sul letto, mentre Lei mi accarezzò di nuovo, sentendo il mio cazzo completamente in erezione, era ancora pronta a goderselo di nuovo, era instancabile.
Lei, togliendosi il vestito, si l’alzò per svelare completamente i suoi grandi meravigliosi seni, vi infilò il mio cazzo al centro, tra le due poppe, e iniziò a massaggiarlo. Una sega spagnola, da brivido.
Con un movimento molto particolare, chinando il capo, ad ogni su e giù fatto nel suo seno, leccava la mia cappella fiammate.
Dopo un po', con una voce sensuale, disse: “Voglio sentirti dentro di me. Voglio sentirlo spingersi in profondamente dentro di me. Voglio cavalcarti spingendo il tuo cazzo avanti e indietro nella mia figa.”
Mi spinse indietro dolcemente, si posizionò sul letto in modo da offrirsi alla pecorina per essere montata.
Osservò suo marito che prendeva in mano il suo cazzo mentre ci guardava, e gli disse: "Perché te ne stai li, avvicinati. Mi piacerebbe avere anche il tuo di cazzo."
"Non volevo essere una distrazione." Robert disse avvicinandosi a lei.
Guardò suo marito avvicinarsi e iniziò ad accarezzare il suo grosso cazzo.
Nella posizione assunta da Grace avevo una visione perfetta della sua figa e Il suo bel culo. Lei era pronta, una vista molto sexy ed era lì a mia disposizione.
La sua figa era ricoperta da un morbido monticello di peli ben rifinito. Le sue labbra brillavano per le secrezioni già avute e il suo clitoride sporgeva dalla vulva.
Presi il cazzo e lo guidai fino all'apertura. Lei gemette mentre strascicavo il mio pene lungo le sue labbra bagnate e il suo clitoride.
Mi concentrai sul clitoride e feci roteare il mio cazzo attorno ad esso, stuzzicandolo, facendole un massaggio che dai gridolini di Grace evidentemente era bel accolto.
Lei mosse i fianchi come se cercasse di spingerlo dentro di sé.
Cedetti alla tentazione, afferrandola dai fianchi, spinsi dentro lentamente la mia verga.
La figa era calda e bagnata, sembrava di morbida seta, avvolgeva il mio cazzo completamente.
Gemette mentre lo spingevo più in profondità. Poteva sentire il mio cazzo riempirla, aprendole le viscere mentre mi muovevo su di lei.
Guardò suo marito, i suoi occhi osservavano il suo volto mentre gli accarezzava il cazzo. Era duro e rigido come la roccia, dall'aspetto forte e quasi osceno mentre lo pompava eccitata.
Lui la guardò e amò l'espressione di piacere lussurioso sul suo viso. Le sue labbra erano socchiuse e i suoi occhi sbattevano le palpebre mentre io spingevo il cazzo avanti e indietro dentro di lei.
Adesso avevo entrambe le mani sui suoi fianchi e la stavo scopando più velocemente, mantenendo un ritmo sostenuto e facendola gridare e gemere forte.
Il letto tremò quando alzandomi un po’ di più la tirai più stretta a me spingendo il mio cazzo più in profondità che potevo.
Lei gridò, venendo forte. Sentivo ogni parte del suo corpo formicolare e tremare mentre l'orgasmo l’attraversava.
La sua figa esplose mentre mi sporgevo in avanti e mi muovevo dentro di lei, spingendo il mio cazzo duro in profondità.
La sua vagina tremava, pulsava e si contraeva. Sensazione meravigliosa.
Si girò e mi guardò mentre il suo orgasmo raggiungeva il culmine.
Poi tornò a guardare Robert e gli fece un cenno per prendergli la fava più in profondità in bocca.
Gli occhi di Robert si spalancarono quando sentì le sue labbra morbide e calde accoglierlo. La guardò e annuì soddisfatto della situazione.
Robert si rilassò e si godette la moglie mentre gli succhiava il cazzo.
Era davvero una situazione erotica mentre lei gli ciucciava il cazzo e un altro uomo se l’era scopata da dietro.
Nella stanza risuonavano i rumori del cazzo dentro la figa e quelli prodotti dalla bocca di Grace che succhiava voracemente il cazzo di Robert.
Si potevano percepire i nostri gemiti di piacere.
Robert venne all’improvviso con un profondo grido gutturale, le scaricò enormi getti di sperma caldo in gola.
Lei prese ogni goccia del suo sperma e lo deglutì proprio mentre io emettevo un forte gemito e le penetravo profondamente.
Sentì lo sperma caldo schizzarle dentro, riempiendola e riscaldandola mentre la pompavo tenendola per i fianchi, la sua figa si contraeva e stringeva come una morsa il mio cazzo, sensazione inimmaginabile di goduria.
Lei venne di nuovo proprio in quel momento e si avventò suo cazzo duro di Robert e alle sue palle, gli umori miei e di Grace si mescolavano e uscivano dalla sua bellissima figa.
Crollammo sul letto, eravamo tutti esausti e respiravamo affannosamente. Robert si sdraiò e sospirò. Sorrise a Grace. Sembrava contento e felice. Il suo sorriso diceva tutto.
Non l'aveva mai reso infelice in camera da letto. Le è sempre piaciuto il loro sesso, ma l'espressione sul suo viso oggi era diversa.
Era più realizzato e soddisfatto. Gli piaceva quello che vedeva. Amava la vista di lei che baciava il suo cazzo ora flaccido mentre giaceva tra le sue gambe.
Io mi sono seduto sul letto e ho detto: “Mi piacerebbe bere qualcosa!”
Robert con voce calma disse: “Se ne avete voglia, possiamo aprire la bottiglia di passito e poi facciamo un altro giro. Cosa me pensate?”
Io sorrisi. Ero pronto al nuovo round. Grace annuì con un sorriso.
Bevemmo il passito e chiacchierammo tranquillamente per un po’, nessuno di noi si era rivestito.
Nella discussione tra un bicchiere e l’altro abbiamo parlato anche della situazione a tre che avevamo vissuto.
Robert e Grace mi spiegarono che era stata la loro prima volta che facevano sesso in tre, anche se da tempo Robert aveva il desiderio di creare le condizioni affinché qualcuno facesse l'amore con sua moglie assieme a lui.
La loro vita sessuale era lungi dall'essere noiosa. Era ancora abbastanza eccitante per loro, ma Robert aveva trovato la fantasia emozionante e amava l’idea di guardare Grace con un altro uomo.
Lo eccitava al punto che Grace lo aveva sorpreso più volte a guardare film porno Threesome.
Più bevevamo, più diventavamo lussuriosi, e presto Grace si sedette accanto a me sul letto e mi accarezzò la coscia.
Aveva un buon odore mentre faceva scivolare la mano lungo la mia coscia e sopra il mio monticello pubico fino al mio cazzo. Lo accarezzo per tutta la sua lunghezza.
Poi si abbassò e lo prese dentro la bocca e lo succhiò, sentendolo balzare sotto il suo tocco e diventare ancora più rigido e grosso.
"Oh cazzo," gemetti mentre lei mi pompava e stringeva la mia asta con una mano e massaggiava le mie palle con l’altra.
La mano di Grace era morbida e calda e le sue dita avvolgevano il mio cazzo.
Lei sorrise, mi sputava sul cazzo, lasciando che la saliva gorgogliante colasse su di lui e sotto le sue dita. Lo accarezzò, ricoprendo il mio cazzo duro finché non si mosse fluidamente sotto il suo tocco.
I suoni emessi mentre pompava riempirono presto la stanza, facendo sì che Robert si eccitasse ed avesse una nuova erezione.
Grace lo guardò. I suoi bellissimi occhi sembravano brillare di desiderio e lussuria.
Pompò più velocemente, si sporse in avanti e lo infilò per intero dentro la sua bocca, toccando il fondo fino alla gola.
Sentivo le sue labbra morbide e calde per tutta la mia asta, facendomi gemere.
"Che ne dite se vi faccio divertire di nuovo entrambi?" chiese Grace, guardando Robert.
Robert smise di accarezzarsi il cazzo e guardò verso di me e disse: "Io dico che ci puoi provare."
Grace emise un piccolo grido di eccitazione e si inginocchiò. Fece segno a noi due di avvicinarsi e poi fece scivolare le mani sui seni, massaggiandoli lentamente prima di fermarsi sui propri capezzoli irrigiditi.
Li pizzicò delicatamente e li tirò prima di abbassarsi ulteriormente e far scorrere le mani sul suo morbido monticello.
Lei grondava di eccitazione quando le sue dita trovarono la figa e il clitoride.
Era bello far scorrere le dita contro di esso e poi di nuovo mentre guardava i due uomini puntare i loro cazzi verso di lei.
Grace li prese entrambi in mano e li accarezzò ciascuno lentamente.
Quello di Robert era duro e ricoperto di pre-sperma dopo essersi masturbato. Quello mio era ormai all’apice della sua consistenza.
Lei poteva sentire il calore emanato da entrambi i membri rigidi mentre li accarezzava lentamente.
Fermò la sua attenzione sul precum di suo marito, si avvicinò e lo leccò. Era salato e dolce allo stesso tempo.
Robert amava il modo in cui la punta della sua lingua leccava e premeva contro la piccola fessura in cima al cazzo.
Più pre-sperma fuoriusciva più lei succhiava. Robert le mise una mano dietro la testa mentre lei si muoveva avanti e indietro su di lui.
Grace per cambiare cazzo si allontanò da Robert e continuò ad accarezzarlo mentre prendeva la mia verga in bocca.
Assaggiò la mia erezione e sentì il nettare salato esplodere sulle sue papille gustative.
La sua figa pulsava per l'eccitazione. Il suo clitoride desiderava essere toccato. Aveva bisogno di attenzione. Per lei succhiare due cazzi era più che erotico.
Ha dovuto trattenersi per non venire, era eccitatissima quando la sua lingua assaporava le nostre cappelle.
I suoi occhi sbatterono le palpebre assaporando il caldo delle nostre verghe.
Vedendola dimenarsi mentre mi pompava, diedi un colpetto sul braccio a Robert per catturare la sua attenzione.
Robert guardò dove io stavo indicando. Poteva vedere quanto era bagnata sua moglie. Stavano gocciolando umori dalla sua figa. Sul lenzuolo sotto di lei si era formata una piccola pozzanghera. Robert annuì.
Grace però sorrise e attirò entrambi gli uomini più vicini a sé. I due cazzi si toccavano mentre lei li prendeva entrambi in bocca allo stesso tempo. Li succhiò, leccando le due verghe fino in fondo.
Dopo un po' si tirò indietro e guardò suo marito, sembrava confusa, poi si sollevò e mi fece cenno di unirmi a lui e ci disse: “Voglio che tutti e due insieme mi scopate, voglio provare una doppia.”
Non avrei mai potuto immaginare che quella sera poteva essere così intrigante e sessualmente completa.
Mi sdraiai sul letto mentre Grace si metteva a cavalcioni e guidava il mio cazzo dentro di lei. La mia calda asta rigida le riempiva la figa.
La tenni stretta, attirandola a me mentre suo marito le si avvicinava da dietro.
Aveva preso del lubrificante e ne stava spremendo una quantità generosa sul cazzo e se lo accarezzava dappertutto finché non era liscio e pronto.
"Oh, Robert ... ti voglio tutto dentro!!! disse Grace, sentendo le sue dita invadere il suo stretto retto mentre la lubrificava con abbondante gel.
"Oh cazzo, sì, Robert, ti prego riempimi il culo, vi voglio tutte e due dentro di me!" Guardai Grace mentre il suo viso passava dalla beatitudine totale al vedere i suoi occhi spalancarsi e poi chiudersi stretti mentre Robert fece scivolare il suo cazzo duro nel suo culo stretto.
All'inizio strinse i denti mentre il dolore di avere il buco del culo aperto la attraversava.
La sua espressione passò dal dolore al piacere mentre sia io che Robert la scopavamo a turno.
Era in paradiso mentre entrambi facevamo scivolare i mostri cazzi duri avanti e indietro dentro di lei.
Il suo clitoride, per la posizione acquisita, strusciava pesantemente sul mio ventre, cosa che le stava creando le condizione per una esplosione di piacere che non aveva mai provato prima.
Ondate di dolore e piacere la travolsero. I suoi capezzoli facevano male perché erano così duri e rigidi.
Li presi tra le mani uno alla volta e li accarezzai mentre lei veniva cavalcata da entrambi.
Grace gridò di goduria per tutto il tempo della doppia scopata che stava ricevendo. Sentiva come se il suo corpo fosse in fiamme mentre entrambi i cazzi la battevano.
Le sensazioni di goduria che provavo erano inimmaginabile, sentivo il corpo di Grace su di me e la sensazione della sua figa sul mio cazzo ma, anche, la presenza del cazzo di Robert dentro di lei per l’esigua separazione tra sfintere e vagina. Probabilmente le stesse sensazioni li provava Robert.
Sentì Robert venire per primo. Getti caldi del suo delizioso seme le schizzarono le viscere. Il suo stesso orgasmo la faceva contrarre e tremare.
La sua figa esplose di sensazioni e lei sollevò i fianchi. I movimenti dei fianchi di lei sul mio cazzo fecero sì che raggiungessi il mio apice e arrivai velocemente ad un orgasmo violento e travolgente.
Mi irrigidì mentre sputavo sperma caldo dentro di lei.
Il culo e la figa di Grace erano incantevoli e si prendevano il carico di seme di entrambi.
Robert la teneva ferma mentre stava ancora nel suo culo stretto.
Poi, si alzò sulle gambe, guardò in basso mentre il suo cazzo flaccido ed esausto, pendeva tra le sue cosce.
Diede un leggero schiaffo al sedere di sua moglie e crollò accanto a noi due sul letto
Lo sperma caldo che l’aveva riempita e riscaldata incominciava ad uscire dai suoi buchi mentre giaceva distesa sul letto. Tutti e tre respiravamo affannosamente, ognuno cercando di riprendere fiato.
Ci appisolammo sul letto, Grace era sdraiata tra di noi.
Passammo quasi l’intera notte a dormire su quel letto. La mattina successiva, dopo aver fatto colazione ci salutammo. I miei nuovi amici sarebbero partiti il giorno stesso per rientrare a casa loro. Era stata lo loro ultima sera a Stromboli, sicuramente non l’avrebbero dimenticata presto.
Da quella sera non ci siamo più visti, ci siamo sentiti spesso tramite chat o video chiamate. Purtroppo, la loro vita era in tutt’altra parte del mondo, ma, ancora oggi, penso spesso a loro.
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Ho pareggiato i conti con due maschi!
Mi chiamo Daniela, ho 47 anni e sono sposata con Giacomo che ha la mia stessa età. Abbiamo un figlio, che da tempo ha lasciato la casa paterna per vivere la sua vita in compagnia di una bella ragazza, che fra non molto ci renderà nonni. Sono alta 1,70, capelli neri, occhi scuri, labbra abbastanza carnose, un bel seno di una terza abbondante ed un bel culo tondo al culmine di gambe lunghe ed affusolate. Mi piace molto curare il mio aspetto e, per questo, pratico molti sport. Mi reputo donna molto attraente, cui piace poter godere tantissimo e in questo mio marito ha sempre avuto un ruolo di primo piano, essendo un bel maschio dal fisico ben curato e con una bella dotazione, che sa usare benissimo. È stato proprio questo dettaglio che ha scatenato in me il desiderio di pareggiare un torto subito da lui. Per un certo periodo sono stata assegnata dal mio ufficio presso una sede distaccata e questo comportava restar fuori casa per alcuni giorni della settimana. Lui, il fedifrago, ne ha approfittato per scoparsi due puttanelle che lo intrigavano molto. Avevo avuto il sentore delle corna casualmente, alla cena della piscina dove lui si reca per insegnare il nuoto ad un gruppo di bambini ed avevo notato come le mamme se lo bevevano con gli occhi. Quando feci notare la cosa a mio marito, lui sembrò cascare dalle nuvole.
«Ma che dici? Dai, non esser gelosa! Sono solo due persone che mi ammirano per la pazienza e la costanza con cui alleno i loro figli.»
Non l’avevo bevuta. Un pomeriggio, dopo l’ufficio, quando sapevo che lui doveva esser in piscina, sono ritornata a casa e ho visto la sua auto parcheggiata davanti al nostro villino. Ho atteso e l’ho visto uscire con una delle due signore più giovani di me. Ho ingoiato il rospo, ripromettendomi di pareggiare il conto. Non soddisfatta, ho continuato a seguirlo altre tre volte ed ho potuto verificare, senza ombra di dubbio, che il porco mi aveva cornificato anche con l’altra mammina, e non solo con quella, anche con un’altra un po’ più grande delle altre due. Ho masticato amaro per un po’ di tempo, cercando la soluzione al problema, ma non mi veniva in mente nulla che mi desse soddisfazione.
Il divorzio? No, troppi casini! Sputtanarlo? Anche peggio! Poi, come spesso succede, la soluzione ti si rivela quando meno te lo aspetti. Nell’ufficio distaccato, che dirigo, sto istruendo due ragazzi di circa una trentina di anni, che dovranno esser trasferiti, una volta resi idonei, in sedi all’estero e, fra di loro, ho notato che vi è una buona complicità, ma, soprattutto, entrambi mi corteggiano in maniera particolarmente carina, velata, soft quel tanto che basta per farmi sentir lusingata, ma non aggredita. Con loro, a breve, avrò portato a termine il mio compito e, una volta salutati, non ci vedremo più; quindi, nel mio intimo, ha preso forma una certa idea di vendetta: andare a letto, per la prima volta nella mia vita, con due uomini assieme. Riconosco che forse esagero; qualcuno potrebbe pensare che io sia una poco di buono, che si comporta da donna di facili costumi, che ha ideato una cosa del genere solo, ed esclusivamente, per vendetta, ma... ebbene sì, voglio divertirmi con due maschi contemporaneamente, cosi da pareggiare il conto con il marito fedifrago, almeno in parte. Questa idea mi si è insinuata nella mente con forza, inducendomi a realizzarla. Non mi reputo una donna pronta a prostituirsi, ma mi va di vivere questa esperienza per sentirmi davvero bene, in pace con me stessa e con la mia coscienza, che mi stimola a far la troia quel tanto che basta, per ottenere la mia vendetta.
Per realizzare il mio progetto, ho organizzato quanto segue: dopo il conferimento dell’idoneità, li ho pregati di raggiungermi nella stanza del mio albergo, per il definitivo saluto di commiato. Appena arrivati, mi son fatta trovare coperta dal solo accappatoio, cosa che ha provocato in loro uno sguardo d’intesa. Erano stupiti nel vedermi cosi discinta, io che mi ero sempre mostrata piuttosto morigerata, attenta e severa, ora apparivo ad essi come una puttana che riceve i suoi clienti. Avevo le farfalle allo stomaco. Ero tesa e, nello stesso tempo, molto eccitata. Li ho guardati e poi, con voce un po’ alterata dall'emozione, gli ho parlato:
«Ok ragazzi: adesso che ho smesso i panni della vostra istruttrice, mi dovete convincere che siete idonei per il lavoro che dovrete svolgere. Voglio che mi dimostriate d'esser anche all'altezza di tenere alto il cliché del maschio italiano, molto virile e sempre pronto a scopare, perché sarà così che vi vedranno nei paesi dove andrete a lavorare. Voglio però che mi assicuriate che tutto quanto accadrà qui sarà tenuto nel più assoluto segreto.»
Mi giurano che nessuno ne verrà mai a conoscenza e io li invito a spogliarsi.
«Benissimo! Era quello che volevo sentir da voi. Adesso spogliatevi e non mi risparmiate nulla! Voglio essere trattata da vera puttana!»
Si danno uno sguardo da veri maiali e, in breve, ci troviamo tutti e tre nudi. Essi mi guardano con ammirazione e noto che hanno due verghe di tutto rispetto. Luca, il più grande di età, lo ha più lungo, rispetto a Marco, che invece lo ha molto grosso. Inizio ad accarezzarli entrambi. Luca si prodiga a leccarmela, mentre, a mia volta, mi adopero a far un buon servizio orale a Marco. Mi eccitano alternandosi nella mia bocca, mentre le dita delle loro mani si intrufolano nei miei buchi. Inizio a godere, mentre mi rivolgono parole vergognose e mi promettono di sfondarmi tutta.
«Sì, dai, puttana! Succhialo che poi, oltre alla bocca, ti sfondo anche il culo! Dai, troia, ingoialo!»
Ero in completa estasi! Era la prima volta che facevo e ricevevo un simile trattamento. Quattro mani infilate dappertutto, mi facevano sentire strana, ma anche molto elettrizzata. Stavamo godendo tutti insieme come porci, senza un minimo di ritegno: essi si alternavano a darmi piacere, mentre io ricambiavo, dimostrando quanto gradivo quelle loro attenzioni, continuando a godere senza mostrare stanchezza. Ero in ginocchio sul letto e Luca, da dietro, mi ha penetrato: l’ho sentito entrare tutto, fin in fondo. Mi ha afferrato per i capelli per farmi inarcare la schiena e mi ha montato come una vacca.
«Tieni, troia! Lo senti tutto dentro? Te la spacco questa fica, puttana!»
Mentre lui mi pompava da dietro, continuavo a prendere Marco in bocca e a muovermi in sintonia con loro; devo dire che la cosa mi eccitava tantissimo, al punto da esortarli a scoparmi più forte.
«Sì, dai, spingimelo tutto dentro! Dai, così! Dai, che vengo! Cazzo, vengo!»
Mi son resa conto che avere due uomini che ti fanno godere assieme è un’esperienza davvero unica, che ti rimane impressa nella mente, e dentro i tuoi buchi, per sempre! Dopo avermi fatto godere da pazzi, Luca ha cambiato posizione. Si è disteso supino e con il cazzo ben ritto mi ha invitato a sedermi su di lui. Mi ha fatto girare di spalle e, quando ho appoggiato il mio corpo al suo, con una mossa rapida, ha indirizzato la sua verga verso il mio culo. Per un attimo son rimasta immobile, mentre lui, sollevate le gambe, me lo ficcava dentro.
«Apriti, troia! Lasciati sfondare questo culo!»
L’ho sentito entrare deciso, anche se delicatamente. Ho abbassato il mio corpo e mi son seduta su di lui con il suo cazzo ben piantato nel culo.
«Piano! Fa piano, che me lo dilati tutto!»
Lui mi ha afferrato per i fianchi e mi ha trascinato distesa su di lui.
«Zitta, zoccola! Non sarò io a dilatarti. Sentirai quando vi entrerà Marco, come te lo aprirà. Adesso solleva le gambe, che ti facciamo impazzire.»
Ho visto Marco inginocchiarsi a cavalcioni delle sue gambe, per poi puntare la sua verga fra le labbra della mia fica. L’ho guardato alquanto dubbiosa e l’ho implorato a non prendermi davanti.
«No, dai, non può entrare: sei troppo grosso, inoltre ho Luca dietro. Mi spaccherete!»
Lui mi ha sorriso e poi lo ha infilato lentamente dentro di me. Mi sentivo aprire e dilatare da quel palo duro che, inesorabilmente, entrava deciso, fino in fondo. Quando il suo corpo ha aderito al mio, ho avuto un orgasmo devastante.
«Vengo! Oddio, mi fate venire! NON CI CREDO! VENGO!»
Ho provato una sensazione unica nel sentire il mio corpo fremere dal piacere come mai in vita mia. Sconvolta da quel piacere così particolare, li ho esortati ancora a chiavarmi e farmi morire di piacere.
«Sì, dai, scopatemi! Godo! Bravi, ecco, ormai sono la vostra puttana! Sfondatemi tutta!»
Ho preso a godere come non mai, mentre loro mi scopavano con sincronia e, dopo un numero infinito di orgasmi, si sono scambiati di posto. Marco si è disteso sotto e mi ha infilato il suo grosso cazzo nel culo. Mi è sembrato ancor più grosso e mi ha fatto anche un po’ male, ma non ho avuto modo di pensarci, perché già Luca mi stava sfondando la fica. Ho ripreso a godere come una pazza, incurante delle grida di piacere che emettevo e che saranno state udite tutt'intorno. Anch'essi erano soddisfatti per le forti sensazioni che stavamo provando ed erano pronti a venire. Mi hanno guardato e io gli ho sorriso, intuendo il loro desiderio.
«Sì, ragazzi, vi voglio dentro! Mi dovete riempire tutta perché, poi, la faccio leccare a quel porco bastardo di mio marito. Dai, riempitemi!»
Increduli, hanno proseguito a pomparmi, finché sono esplosa in un ultimo orgasmo, che è stato da stura anche al loro, riempiendomi entrambi i buchi con il loro seme.
«Sì, ora! Sborro! Senti come te la riempio tutta, troia!»
Al grido di Luca, Marco è rimato immobile e lo ha lasciato svuotare dentro di me. Poi, mentre l’amico si sfilava, mi ha fatto metter di lato e, con colpi davvero devastanti, mi ha farcito il culo.
«Eccomi: dopo avertelo sfondato, ti riempio il culo di sborra!»
Ho sentito un'ondata di calore invadermi il retto. Mi sembrava che non finisse più. Intanto Luca me lo aveva di nuovo infilato in bocca.
«Succhialo e fallo restar duro, che ho ancora voglia!»
Non potevo sottrarmi, perché effettivamente ce l'aveva ancora molto duro. Marco, dopo essersi svuotato, si è sfilato e Luca mi ha spinto distesa, a gambe aperte, e mi ha chiavato mentre leccavo il cazzo del suo amico, intriso sia dei miei che dei suoi umori.
Luca sembrava indemoniato. Mi scopava con una velocità pazzesca e mi urlava che ero una puttana, una troia, la sua zoccola, tutta da riempire. Io godevo così tanto che, ad un certo punto, credo di aver perso i sensi. Infatti, quando son tornata in me, essi mi guardavano un po’ preoccupati. Gli ho sorriso e li ho esortati a sborrarmi ancora in bocca. Si sono inginocchiati ai miei lati e, segandosi velocemente, mi hanno ricoperto la faccia di sborra. Ne ho leccata tanta e ingoiata molta; alla fine loro mi hanno abbracciato soddisfatti e compiaciuti per la verve dimostrata fino a quel momento.
Soddisfatta, mi son rivestita, li ho salutati e son tornata a casa. Lì ho trovato mio marito ad aspettarmi, avendolo avvertito che, al ritorno, avrei avuto qualcosa da mostrargli. Lui incuriosito mi ha accolto e cercava di capire cosa avessi di così importante da mostrargli. Allora l’ho fatto metter seduto sul divano, mi son spogliata nuda e gli ho detto:
«Ho scopato con due maschi che mi hanno fatto impazzire di piacere. Come puoi vedere, sono ancora ricoperta del loro seme. Questo, almeno per il momento, pareggia i conti con quelle due puttanelle che ti sei scopato, mentre ero via. Ma, da questo momento in poi, ogni volta che tu mi tradisci, io me ne trovo altri due e me li scopo. Tieni presente che sono ancora in perdita, perché tu ne hai scopate una terza e, quindi, decidi: o la smetti di farmi le corna oppure rassegnati ad averne anche tu, a iosa.»
Mi ha guardato, ha sgranato gli occhi. Era incredulo, stupito. Mi son avvicinata, ho afferrato la sua testa e l’ho spinta contro il mio ventre.
«Leccami, cornuto! Goditi il sapore della sborra di cui son piena!»
Ero sorpresa dalle mie stesse parole, ma lo son rimasta ancor di più, avendolo visto pronto ad obbedirmi e prendere a leccarmi, come avrebbe fatto un cagnolino. Dopo avermi ripulita tutta, in ogni anfratto del corpo, mi ha distesa e chiavata come un pazzo scatenato.
Era troppo eccitato. Infatti, appena mi ha penetrato, è venuto.
Mi ha fissato negli occhi e le sue parole sono state come miele per le mie orecchie.
«Va bene, mia piccola troia. Se vuoi scopare con altri maschi, per me va bene, ma ad una sola condizione: che io sia presente e che, dopo, ti lasci scopare anche da me. Prendere o lasciare!»
Non serve dirvi cosa ho scelto, vero? Vi dico solo che, da quel giorno, la nostra vita è diventata davvero più estrosa, piena di sorprese e, adesso, ce la godiamo insieme, senza alcun tabù.
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1 year ago
baxi18, 55
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I due gemelli - l'ultimo “regalo” di tata
1. Premessa.
Questa ennesima vicenda dei due sfortunati "ragazzi" non è il seguito cronologico esatto che prende avvio da dove avevo finito di narrare l'ultima volta, ma racconta di un episodio "tragico" che ci aveva riavvicinati.
Come e in che modo lo vedrete seguendomi passa dopo passo...
2. Lontani eppure così vicini.
Durante la nostra tumultuosa vita, ne abbiamo affrontare tante di peripezie, ma questa vicenda che stavamo vivendo al presente era veramente la prova più dura che eravamo stati chiamati a sopportare. Direi quasi una prova incredibile, poiché – al principio di questi avvenimenti – ciascuno di noi due, nel silenzio del proprio isolamento interiore, si trovò incapace di gestire i propri sentimenti.
Forse per una sorta di rassegnazione da parte di lei, che cercava di limitare i danni ad entrambi (ma questo io lo seppi solo molto più tardi).
Per di più, io non ero affatto soddisfatto del "tran-tran" quotidiano con la mia compagna che stava consumando un rapporto forse mai veramente decollato.
Giorno e notte, in ogni mio respiro, c'era posto soltanto per lei, la mia "Tati", anche se non la potevo vedere ne toccare.
Il nostro, infatti, era sì diventato un rapporto etereo, impalpabile, "spirituale", ma non aveva mai smesso di essere anche un qualcosa di "fisico", e per tutte queste ragioni la lontananza ci consumava i nervi.
In un paese piccolo come uno sputo, dove abitiamo, era assurdo quello che stava accadendo.
Lei, Blanca, veniva controllata "a vista". Di ciò ne ero sicuro da tempo, anche se spesso non riuscivo a distinguere tra la gente le sue "guardie del corpo", mentre loro mi avevano ben inquadrato fin da quando – non avendo altra possibilità di parlarle – le avevo scritto l'ultima lettera, che era finita nelle mani sbagliate; loro, mi “conoscevano” bene, poiché uscivo di casa quasi esclusivamente per accompagnare il mio cagnolino al guinzaglio.
L'unico lusso che mi potevo permettere era di scorgerla da lontano, senza nessun contatto tra di noi…
D’altra parte, lei faceva di tutto per sfuggirmi, e non mi dava punti di riferimento da quando aveva lasciato (più o meno volontariamente) la casa che suo padre le aveva acquistato.
Ci stavo male, e nel mio animo spesso mi domandavo:
- "Ma perché Tati? Che cosa ti ho fatto? Di cosa hai paura? Del tuo gemello?".
Infatti, mi ero reso conto che – anche dentro casa, quando passavo sotto le sue finestre – era terrorizzata, ma non riuscivo a capire da cosa in particolare...
Sì, è vero che quella banda che ne aveva assunto la “gestione” l'aveva praticamente plagiata, dicendole tra l'altro che io ero uno "psicopatico" pericoloso (me lo dissero quasi in faccia, una volta che ci incrociammo per strada), ma io non riuscivo comunque a capacitarmi come la straordinaria intelligenza di Tati aveva potuto soccombere dinanzi a quelle interessate menzogne.
Ci “incontravamo” per strada, uno da una sponda e l'altra dall'altra, e quando ciò accadeva gemella abbassava lo sguardo, timorosa che io vi "leggessi" dentro qualcosa che non mi voleva confessare...
Una volta, però, quei pochi istanti mi bastarono affinché potessi "immergermi" nei suoi occhi e discernere nella profondità della sua anima, e scorgere così con chiarezza una cosa in particolare.
Ne presi atto, malinconicamente, e come se stessi parlando a lei, dissi:
- "Tati, cosa ti sta succedendo? Io ti conosco come me stesso, è inutile che cerchiamo di ingannarci. I tuoi occhi erano il mio sollievo, anche nei momenti difficili sorridevano sempre, erano pieni di gioia, di speranza, di vitalità, mi davano la spinta e il coraggio di vedere che prima o poi tutto si sarebbe sistemato... E adesso? Guardati, ti sei spenta e dimagrita, come una candela, non sei più la mia gemellina! Oh, ma che dico? Tu lo sarai sempre, non basteranno quattro disgraziati a spezzare il nostro meraviglioso incantesimo!".
In effetti, Blanca era davvero cambiata moltissimo, anche fisicamente.
Il suo magnifico caschetto biondo aveva lasciato il posto a una anonima acconciatura fatta di capelli lisci biondo cenere. Le sue bellissime tette, che avevo visto crescere e svilupparsi, con cui avevo giocato mille e mille volte, era come se si fossero liquefatte. E le cosce? E il culo che era stato il mio vanto e il bersaglio di tanti ragazzi? E il suo modo di muoversi, così sensuale nonostante potesse sembrare a prima vista un autentico “maschiaccio”? Tutto era svanito.
Quei pochi istanti, mi permisero però anche di cogliere con certezza la sensazione che lei avesse recepito quel mio stato d’animo.
Non poteva fermarsi, non poteva farmi capire che aveva capito, ma era così.
3. E un giorno accadde che...
Questa "sceneggiata" durò per diversi mesi, ma a quanto pare non bastava, "meritavamo" di soffrire ancora, di più.
Infatti, alcuni paesani – che evidentemente non avevano di meglio da fare – fecero alla mia compagna una "soffiata", dicendole di stare attenta alle corna...
Che assurdità! Certo nessuno sapeva chi eravamo l'uno per l'altra, e noi – per diversi motivi – ci guardammo bene dal mettere in piazza le nostre cose più intime, di cui eravamo sempre stati gelosissimi anche in famiglia.
Avrei voluto spaccare il mondo e andare a prendere per il collo il "colpevole" di quel chiacchiericcio da comari, ma mi convinsi che avrei fatto peggio.
Così, per un po', non mi feci più vedere "con" lei, e – con la morte nel cuore – cambiai itinerario quando uscivo con il cane...
Finché accadde un evento che non coinvolse solo noi due, e che ancora oggi non riesce proprio ad accettare.
Fu una fortuna o una tragedia? Non lo so... Quel che so con sicurezza, invece, è che – ancora una volta – una innocente stava per "pagare" il prezzo (altissimo) del nostro ricongiungimento.
Il mio nuovo itinerario nelle passeggiate con il cane al guinzaglio non durò molto, era così innaturale starci lontani, e così ripresi a percorrere quella via che mi avrebbe portato inevitabilmente ad "incontrarla".
Proprio come un giorno accadde...
Ci incontrammo una mattina che non erano ancora le 8 lungo una stradina ancora più stretta che conduceva alla sua vecchia casa.
Questa volta, però, eravamo entrambi dallo stesso lato, e chissà perché nessuno dei due decise di cambiare.
Ci avvicinammo inesorabilmente, passo dopo passo, e "finalmente" giungemmo a che i nostri nasi quasi si toccarono, e i nostri occhi si "agganciarono" con una intensità che non ricordavo di aver mai provato prima.
Non abbassai lo sguardo, anche se ero sicuro che sostenere la sua vista mi avrebbe fatto male, rassegnato com'ero ad averla persa per sempre.
Non chiedetemi quanto tempo passò, perché non sarei in grado di quantificarlo, né quanto ne trascorse prima che uno dei due aprisse bocca.
Ma a un certo punto, la mia adorata gemellina scoppiò in un pianto disperato...
Attorno a noi, pedoni e automobili andavano e venivano, e quasi ci sfioravano. Eravamo diventati l'attrazione del luogo, visto che nei paraggi c'erano tutti gli esercizi commerciali già aperti. Ci guardavano, probabilmente con quella morbosa curiosità che li aveva portati ad "accusarci" di fare – come dicono i siciliani – "cose vastase".
Ma io a veder piangere Blanca proprio non resistetti. Era sempre stato più forte di me, per gemellina – anche adesso che abbiamo quasi 60 anni, peraltro molto ben portati – volevo e voglio tutt'ora solo il meglio e nessun dolore...
Così, dopo quasi due anni di "astinenza", presi tra le mie mani il suo viso e la baciai sulla fronte.
Le sue lacrime scorrevano silenziose e senza darle tregua, e così le chiesi:
- "Oh Tati... Perché piangi? Ti hanno fatto male? Cosa è successo? Sai che a me puoi dire tutto...".
Solo a quel punto, lei alzò le mani con le dita tirate in uno spasmo incredibile e mi rispose:
- "Tato, es terrible... ¡¡¡Mami está enferma!!! ¿¿Tú entiendes?? Nuestra madre está enferma... ¡Todo es culpa mía, maldita sea!".
Ah, dimenticavo... Come avete visto, Tati parla spesso in spagnolo. È la lingua del paese della madre. La usa quando è preda della paura per qualcosa, quando è spaventata o c'è qualcosa di eccezionale. Per me non c'è problema, lo capisco perché l'ho imparato da lei quando eravamo piccoli ed era diventato un po' come un linguaggio in codice dato che in famiglia non lo conosceva nessuno...
Ritornando a noi, io non capivo, non potevo capire, ero frastornato da tutto quell'accavallarsi di emozioni in così breve tempo. Come aveva fatto gemella ad avere notizie di Tata se non poteva avvicinare nessuno della famiglia?
Ad ogni modo, era troppo scossa perché io non facessi qualcosa. Al diavolo se quel branco di paesani pettegoli ci vedevano insieme e se d'ora in poi ci sarebbero stati alle costole!
D'altronde, non volevo nemmeno far sentire i fatti nostri a chi – magari – avrebbe travisato ogni cosa, così le proposi:
- "Vieni, andiamo a casa!".
Ma lei, asciugandosi i suoi stupendi occhioni, rossi e gonfi, obiettò:
- "¿Y Silvana? No Tato, no quiero causarte más problemas por mi culpa...”.
Restammo di nuovo "appesi" entrambi per alcuni secondi a quelle ultime parole, poi Blanca si rese conto di aver detto cose che sapeva ma su cui avrebbe voluto tacere per il mio bene: ALTRI... E mi disse:
- "Sí, en fin… Cuando intentabas protegerme y siempre estabas en su camino, fueron esas serpientes venenosas las que a propósito le hicieron saber a Silvana cosas que no eran ciertas a través de no sé quién… Fue Juan quien difundir ese rumor.... Disculpe...".
Si vergognava di avermi – anche se involontariamente – fatto del male, e allora la abbracciai e in un orecchio le sussurrai:
- "Lo immaginavo, ma noi saremo più forti di tutto... Non ti preoccupare, forse è un bene, Silvana dovrà accettarci per quello che siamo: I GEMELLI... E poi, non so nemmeno io perché mi ci sono messo insieme... Ora, però, pensiamo a un problema alla volta...".
4. Un cuore diviso il tre.
Quella mattina, nessuno mi avrebbe potuto fermare. Stavo vivendo una realtà assurda, ma l'orgoglio di avere accanto l'unica creatura che veramente mi capiva mi restituì nuovo coraggio.
Al nostro passaggio, mano nella mano – fu un gesto che ci venne spontaneo di fare, come quando lo facevamo da ragazzini –, molti ci guardavano con morbosa curiosità e poi bisbigliavano tra loro, ed io ben potevo immaginare che non si trattava di cose belle.
Poche centinaia di metri ci separavano dal nostro "traguardo", ma diventarono un'eternità, e quando finalmente giungemmo a destinazione ed io richiusi la porta del mio alloggio alle nostre spalle, provai come un senso di liberazione.
Lì dentro eravamo al sicuro, ma soprattutto LEI era al sicuro... Juan non avrebbe potuto fare nulla.
Inoltre, constatai che Silvana non era in casa.
Entrai nella stanza a piano terra, ansioso di trovare quella tranquillità che avrebbe permesso a Blanca di darmi delle spiegazioni più precise.
C'era un divano letto ancora sfatto da quando mia "suocera" era venuta a stare da me, e lì ci accomodammo.
Per l'esattezza, mi ci sedetti prima io, e mentre – tenendola sempre per mano – mi aspettavo che la mia gemella prendesse posto accanto a me, con estrema naturalezza lei venne a stare sulle mie ginocchia.
Ebbi un brivido... Facevamo sempre così, noi due, fin da piccoli, quando sentivamo la necessità di proteggerci o di essere protetti, e in quell'occasione capii che la mia Tati era tornata... o forse non se ne era mai andata.
La accolsi con il cuore traboccante di felicità, la strinsi a me, e solo allora mi accorsi che aveva il viso tumefatto, come se qualcuno l'avesse picchiata.
Esclamai:
- "Oddio, gemellina! Non è possibile... Chi è stato, e perché??".
Poi, quasi subito intuii cosa era accaduto, ma fu ancora lei – sentendosi protetta – a spiegarmi:
- "En cuanto supe de Tata fue como si despertara de una pesadilla... Quería volver contigo inmediatamente, pero Juan no quería dejarme ir... Sabes que él vivía con el dinero que se embolsó gracias a mí... Me hizo amenazar y golpear... También te amenazó, dijo que vendrá a buscarnos con sus amigos... Ay Tato, ahora tú también estás en peligro, pero yo No pude evitar venir y contarles sobre Tata...”.
Tutto stava inesorabilmente precipitando, e in un impeto d'amore verso la mia gemella le carezzai il viso e le dissi:
- "Dobbiamo chiamare zio... Lui ci aiuterà".
Poi, mi tornò alla mente la ragione percui eravamo lì, e la pregai:
- "Ora, però, dimmi di Tata...".
A quell'ennesima domanda, sentii Blanca stringermi ancora più forte, preda di una reazione nervosa incontrollabile. Chinò il capo dietro le mie spalle e lentamente cominciò a raccontare tutto:
- "Mi gemelo, ya sabes lo que me hicieron hacer esos desgraciados... Bueno, cuando un enviado de Juan pagó bien, le dio permiso para desahogarse por completo... Es decir, para venirse dentro de mí... Tú Entiendes lo que quiero decir, ¿verdad? Y luego necesitaba que me protegieran. Entonces el otro día me acompañaron a surtir la receta de la pastilla, pero cuando llegamos a la clínica afuera de la puerta había un cartel que decía que Tata la reemplazaba por otro médico. Cuando llegó mi turno, ese doctor vio el apellido y me preguntó si éramos parientes... ¡Y me contó qué le pasó a mami! ¿Tú entiendes?”.
Blanca, sempre più agitata, prese a strattonarmi forte per la camicia. Io, però, ancora non riuscivo ad avere chiara la situazione, e tornai ad incalzarla:
- "Tati, per favore, dimmi che è successo, dimmi tutto!".
E per l'emozione la parola mi si strozzò in gola, mentre una lacrima – che prontamente asciugai – rigò il mio viso...
D'altronde, si vedeva chiaramente che gemellina era "sulle spine" e tergiversava, sull'orlo di una crisi di nervi.
Per fortuna che abito in un posto un po' isolato, perché alla fine Blanca sbottò in un urlo che rimbombò per tutta la casa, e tutto d'un fiato mi disse:
- " Mami tiene cáncer de páncreas y le dieron un año de vida!”.
Restai di sasso, e raggelai, poiché solo chi conosce bene l'avventura dei "Tati" può capire certe dinamiche.
Inoltre, Tata era anche il mio medico di base e io non avevo saputo nulla. Ma soprattutto, LEI non mi aveva detto nulla! Perché?
Ora, però, era arrivato il momento di agire. Insieme a gemella telefonai a Luca (il figlio, nonché nostro nipote) che ci confermò la realtà dei fatti.
Ci guardammo attoniti, e subito sentimmo – irrinunciabile – la stessa esigenza: dovevamo vederla. A qualunque costo. Se la diagnosi era quella, avremmo trascorso quest'ultimo anno più uniti che mai...
Maria Grazia ci accompagnava nel bene e nel male dal momento che noi – i "gemellini" – avevamo aperto gli occhi su questo mondo, e adesso toccava a noi "proteggerla" fino a che ci sarebbe stato possibile. L'indomani l'avremmo incontrata...
5. Attrazione fatale
Erano circa le 11 di mattina e Silvana era ancora fuori, ma ciò aveva poca importanza: io avevo ritrovato il mio "mondo"...
Noi due eravamo soli in casa, e – alla luce delle minacce che aveva subito – Blanca da quel momento in avanti non avrebbe potuto più uscire da sola. Rischiava grosso, e io ero l'unico a poterle evitare ogni pericolo, poiché lo zio ancora non sapeva nulla, né del presente, né del recente passato a cui era stata costretta la mia "gemella".
Quindi, per non perdere tempo, fulmineamente presi una decisione. Le proposi:
- "Tati, intanto che aspettiamo domani, perché non chiamiamo tuo padre e gli diciamo tutto? Tutta la verità, tanto tu non hai nulla da temere, non hai fatto nulla di male...".
Ma lei, terrorizzata, mi rispose:
- "¡No, Tato, por favor! Confío en ti... Papá me mataría si supiera...”.
Non ebbi il coraggio di contrastarla, almeno per ora, ne aveva passate troppe, povera!
Calò così un silenzio spettrale su di noi. Faccia a faccia, non smettevamo di guardarci, di "nutrirci" di parole che solo noi potevamo "udire", espresse in un linguaggio tutto nostro, totalizzante. Ci avvicinammo: le punte dei nostri nasi si toccarono, le labbra si sfiorarono senza congiungersi, e potemmo sentire - dopo tanto tempo - la bellezza dei nostri respiri...
Sprofondati in una ipnosi sempre più coinvolgente, fu allora che – con un flebile filo di voce, timorosa di rompere l'incantesimo che si era creato – Blanca mi disse una cosa che aspettavo di sentirmi dire da molto tempo ma che in quel momento terribile mi sembrò assurda:
- "Quiero hacer el amor contigo...”.
Perciò, come uno scemo le risposi:
- "Tati, ti sembra il caso?".
Le vidi la delusione dipingersi sul suo viso, e allora subito capii che quello non era un capriccio ma una "necessità", e cercai di riprendermi:
- "Oh vita mia, scusami, sono proprio uno scemo!".
6. Brutalizzata nel corpo e nell'anima.
Blanca era sempre stata la "maestra delle cerimonie" della nostra "strana coppia", e anche in quella circostanza seppe perfettamente dettare i tempi giusti...
Senza perdere nemmeno per un istante il mio sguardo si alzò, e senza tradire emozioni cominciò a spogliarsi.
Si sfilò le sue inseparabili "Vans" candide e sbottonò i jeans attillati, sfilandoseli poi dai piedi. Non aveva calze, e rimase con un minuscolo perizoma bianco.
Con la stessa calma, si aprì la camicetta e la posò sul mio tavolo da lavoro che era alle sue spalle, mettendo in mostra un reggiseno di quelli che amava di più, e cioè senza spalline, "a balconcino".
Eccola, era proprio lei, la mia Tati, ed io tradii un'emozione davvero grande quando lei allargò le braccia e abbozzò un sorriso stentato.
Mi disse:
- "Aquí estoy, estoy todo aquí".
Quelle parole potevano significare tante cose, ma in quel momento una sola permeò la mia anima.
Dio mio com'era cambiata! E il sospetto che mi era sorto quando per la prima volta la rividi in lontananza per strada, adesso era diventato realtà. Si era fatta davvero magrissima, come non era mai stata...
Intanto, quel "sesto senso" che ci aveva fatto sentire ogni cosa l'uno dell'altra, le stava facendo sentire che il mio cuore stava andando in pezzi per lei.
Finì di mettersi a nudo, e quando fu esattamente come era stata tante volte dinanzi a me corse ad abbracciarmi...
Una creatura forte come lei, non riuscì a padroneggiare i sentimenti così contrastanti e si sfogò:
- "Sé que ya no te gusto... Por otro lado, ya no me gusto ni siquiera cuando me paro frente al espejo... No quería decepcionarte pero no es mi culpa, mi pequeño gemelo!”.
In realtà, non era questo il punto: per il solo fatto di averla riavuta sana e salva quando non ci speravo più, avrei accettato di tutto, ma quell'aspetto quasi scheletrico mi fece toccare con mano ciò che aveva sofferto.
E mentre io non riuscivo ad aprir bocca, Blanca tentò di spiegarmi:
- "¡Ay Tato, eso fue horrible! ¡Solo me hacían comer un sándwich al día y a veces ni siquiera era eso! Tenía hambre, un hambre maldita, pero no les importaba, sólo era una máquina de hacer dinero... Estaba desesperada porque sentía que tú también lo estabas, desde que Juan te había humillado en la calle bajo mis ventanas. Me hablaban todos los días de esos niños que se burlaban de ti, pero ¿qué podía hacer?”.
E, per l'ennesima volta, riprese a piangere...
Tentai di staccarla da me, non per indifferenza al suo dolore ma perché volevo correre in cucina e arraffare ciò che trovavo per sfamarla. Gemella doveva rimettersi in sesto, e presto, perché anch'io ero arrivato allo stremo e non riuscivo a vederla in quelle condizioni.
La rassicurai, e le spiegai:
- "Sto male perché tu stai male, ma ti voglio. Non dire che non mi piaci più perché non è così. Ora vado a prenderti qualcosa da mangiare... Sei così magra! E pensare che io ho sempre avuto oltre il necessario... Da oggi ci penserò io a te...".
Ma Blanca mi si avvinghiò ancora di più, e urlò con quanto fiato aveva in gola:
- "¡Usted no entiende! ¡Solo quiero hacerte el amor! Necesito sentirte sobre mí, dentro de mí, el calor de tu cuerpo sobre el mío, ¡tus ganas de tenerme!, ¡eres mi alimento!”.
Adesso si era sfogata... E di fronte a quella implorazione, a un desiderio così grande che poi era anche il mio, non riuscii a dirle di no, e piano piano l'eccitazione mi avvolse e prese il posto della rabbia nei confronti di quelle nullità che lei aveva generato.
Tati aveva preso a denudare anche me. In un attimo, mi sembrò che la macchina del tempo si fosse messa a camminare all'indietro, facendoci tornare a tutte quelle volte che avevamo fatto l'amore nei momenti e nei posti più impensati, nudi senza vergogna l'uno dell'altra e senza paura di essere scoperti, ma con assoluta naturalezza.
Stavamo bene, e non avremmo permesso a nessuno di rovinarci quel tripudio dei sensi.
Mano nella mano, ci sistemammo nuovamente su quel divano letto l'uno di fronte all'altra, con le gambe dell'uno che andavano a cingere i fianchi dell'altra e viceversa, di modo che i nostri sessi strusciassero senza soluzione di continuità, in una "danza" di toccata e fuga che accresceva esponenzialmente la voglia di noi.
Colei che tanti anni prima mi aveva fatto uomo - facendomi conoscere il sesso e risolvendo il mio "problemino" - ora non desiderava altro che restituirsi al legittimo "proprietario".
Mi lasciai trasportare da quello stato di grazia che ci faceva sentire come i bimbi di più di 40 anni prima, e facendo una leggera pressione sul suo petto la feci stendere supina.
Con folle bramosia allungai le mie mani e raggiunsi la sua micetta.
Nulla, nella mia vita, avevo mai desiderato più di quel meraviglioso e delicato antro, dall'odore garbato e dal sapore sopraffino, ma quando me la trovai nuovamente di fronte restai per un attimo con il fiato "sospeso".
Ai miei occhi, sembrò che ad essersi spogliata non era stata solo Tati, ma anche la sua "amichetta"... Senza l'ombra di un pelo!
La interrogai con lo sguardo smarrito, e lei timidamente mi rispose:
- "¿Recuerdas mi arboleda que tanto te gustaba? ¡Si supieras qué vergüenza! Cuando Juan y sus amigos decidieron mi destino, una noche me dijo que a los hombres no les gustaba el pelo. Le objeté que estabas perdidamente enamorada de él, pero él me dijo: ¡deja en paz a ese cobarde, olvídalo! ¿Qué podía hacer?, solo contra alguien que era más fuerte que yo ¡tenía que ceder si no quería que me mataran a bofetadas! En fin, Juan lo hizo con las manos... Usó su crema de afeitar y la navaja, y al final, mirándome, me dio asco...”.
Si vedeva che con quelle parole la mia gemella era come se rivivesse istante per istante quei momenti così strazianti per lei... Non tanto per il fastidio della lama, ma perché era come se mi avesse defraudato di qualcosa che mi apparteneva. Si affrettò perciò a rassicurarmi:
- "No te preocupes, no es una depilación permanente, ¡verás que en poco tiempo volverá a crecer más bonita que antes!”.
Ad ogni modo, adesso era bagnatissima, e aveva davvero quella voglia che per ben due volte mi aveva sbattuta in faccia.
Subito mi chinai in avanti, e – dopo essermi messo comodo – cominciai a giocarci, senza voler affrettare i tempi. Accarezzai il monte di venere, scorsi con le dita tremanti in sù e in giù lungo le grandi labbra rese lucide dai suoi umori, e infine leccai e assaporai tutto quel ben di dio di cui ero sempre stato ghiotto.
Mi addentrai a "coccolare" il clitoride con il polpastrello del pollice della mano destra, e lei si lasciò andare a un primo gemito di piacere.
Blanca, improvvisamente tornò a parlare, ansimando come se avesse fatto una corsa, ed elogiò il mio lavoro dicendomi:
- "Hacía años que nadie me lamía como tú...”.
E io, di rimando:
- "Ma certo, mia cara... Quelli probabilmente volevano solo sfogarsi, brutti stronzi! Io, invece, la conosco da sempre, e so cosa ti piace...".
Tati sentì la sua "cosina" contrarsi, mentre io tornai a poggiarci la bocca. Tirai fuori la lingua e la infilai nella profondità del suo addome, tenendo al contempo la mano sul pube per schiacciarlo un po’.
Eravamo entrambi in estasi, la mia lingua calda si muoveva dentro di lei, poi intorno alle labbra, poi di nuovo dentro, e andò a lambire velocemente anche lo sfintere...
Ansimava, la mia gemella, stava impazzendo di piacere al limite della perdita di coscienza, aveva i brividi e i capezzoli – che erano sempre stati molto sensibili – erano diventati turgidi.
A proposito: preoccupato di organizzarmi per farla tornare agli antichi splendori, quasi non mi ero accorto che c'era qualcosa di strano sul suo petto, un piercing che Tati aveva al capezzolo sinistro. Era una barretta che le trapassava la carne, come una sorta di piccolo bilanciere da pesistica lungo circa un centimetro.
Ma la cosa davvero particolare era l'estremità, poiché da un lato questa si chiudeva con un dischetto piatto che brillava sotto il riflesso della luce artificiale.
Allora, ci volli vedere più chiaro, così mi avvicinai e lessi incisa su di esso la lettera "J"...
Incuriosito sempre di più, le domandai:
- "Che cos'è? Perché quella lettera? Se ti piaceva, potevi scegliere un gioiello prezioso e Tato te lo avrebbe regalato... Anche se penso che le tue tette stanno meglio al naturale, sono così belle!".
Blanca mi guardò con una tristezza infinita. Sapeva che la spiegazione che stava per darmi mi avrebbe fatto molto male, ma tra di noi la sincerità non era mai venuta meno.
Perciò ammise:
- "Es una J, viste bien... Cuando una vez intenté huir, Juan logró encontrarme nuevamente. Me dijo que yo era de su propiedad y que si quería podía hacerme marcar. También me dijo que no lo hacía porque entonces yo me devaluaría. Y luego me hizo hacerme este piercing... Sabes bien, mi pequeña gemela, cuánto miedo siempre he tenido de estas cosas. Llamó a un amigo suyo que lo hacía por trabajo, y no pude decirle que no... Créanme, me dolía muchísimo, estaba llorando pero no podía ni moverme porque me habían atado... Sé que no te gusta, no te gusta. A ti tampoco te gustó nunca, si quieres te lo quitaré...”.
Che maledetto! Farla prostituire e per di più farla soffrire, nel corpo e nell'anima, in quel modo.
Avrei voluto assecondare la sua proposta e farglielo togliere subito, per dare un segnale a tutti che Tati era tornata ad essere soltanto mia, ma adesso le priorità erano altre...
Nonostante i suoi terribili racconti, mi sembrava di stare in paradiso quando, a un certo punto, Blanca – con un gesto repentino della mano – mi scansò con decisione.
Si rannicchiò tutta su se stessa come faceva quando da piccola veniva rimproverata, ma stavolta non c'è n'era ragione, nessuno la biasimava. Anzi, io stavo facendo di tutto per dimostrarle che stavo dalla sua parte...
Ma lei cominciò nuovamente a lacrimare, e tra i singhiozzi mi fece capire la ragione di quel comportamento.
Mi disse:
- "¡Qué pena Tato! Mira como estoy reducido... ¡No pude mantener bien lo que tanto te importaba! Todos se aprovecharon de mí, y ahora creo que algo anda mal en mí... Me da mucha vergüenza, y sólo como madre me dejaría examinar, pero ahora...”.
Ora cominciavo a capire anch'io! Esteticamente, era sì cambiata la sua patatina, ma per me era lo stesso la più bella. Mi piaceva come la prima volta che l'avevo vista. L'odore e il sapore erano gli stessi di sempre.
Certo, si vedeva bene che doveva essere stata trattata senza troppo rispetto, e così la strinsi a me abbracciandola e facendole sentire tutto il mio amore:
- "Tranquilla, domani Tata ci saprà consigliare per il meglio... Ma devi essere certa che per me sei sempre la stessa... Non permetterò più a nessuno di toccarti, perché tu sei solo mia...".
La ricoprivo di baci in ogni parte, e tornai a prendermi cura di quella splendida fichetta.
L'avevo lasciata - o meglio, me l'avevano strappato, facendo leva sulla sua bontà - che era un gioiello, con delle labbra sempre a posto, accostate, che come piaceva a me non lasciavano vedere nulla al loro interno, ed ora me la ritrovavo oscenamente spalancata, con le piccole labbra sporgenti dal loro scrigno...
7. Per sempre.
Ci mettemmo nella classica posizione del "sessantanove", e stavo ancora riflettendo su quello scempio, comunque incantato davanti al suo pube, quando sentii un formicolio che conoscevo bene salire dai miei genitali...
Era Blanca, che aveva preso coraggio e stava "giocando" con le mie palle.
La morbidezza delle sue mani sullo scroto, il calore della sua pelle, e le unghie che "solcavano" delicatamente il derma di quella zona così sensibile mi stavano "accendendo" come ai bei tempi.
La mia gemellina, mi stava dimostrando di conoscere il mio corpo come nessun altra, e che non se lo era dimenticato.
Si stava concentrando sulla piccola linea – quasi una cucitura – che divideva a metà lo scroto, e quando i miei gemiti le fecero capire che io gradivo quei "massaggi" lo accolse nel palmo della sua mano.
Sembrò volesse soppesare il contenuto, ma poi cominciò ad accarezzare gentilmente anche i testicoli.
Dentro la loro sacca di pelle, li fece muovere come un set di palline, eccitandosi anche lei, e li tirò per "allungarli" verso il basso.
Nel frattempo, con l’altra mano percorreva lentamente l'asta (in quasi completa erezione) per tutta la sua lunghezza, avvicinandosi alla punta del prepuzio...
Quella parte, era stata la parte che – in gioventù – aveva strenuamente "difeso" da chi avrebbe voluto rimuoverla chirurgicamente. Gli piaceva terribilmente, ne era sempre stata incuriosita e attratta.
Così, divaricando leggermente indice e medio, poggiò quelle due dita sulla punta instabile della mucosa, chiuse gli occhi, e senza più fermarsi prese a scendere verso il basso...
Negli stessi istanti (eravamo "gemelli" anche in questo sentire), anch'io avevo chiuso gli occhi per gustarmi il piacere sublime di quel gesto, finché il prepuzio non fu completamente disteso sotto alla corona del glande, mettendo nella massima tensione il frenulo e provocandomi un dolore troppo forte da sopportare.
Aprii gli occhi. Erano passate alcune ore da quando avevo ritrovato Tati tutta per me, ma solo in quel momento la vidi sorridere di nuovo...
Il cuore mi si aprì e il dolore scomparve, mentre Blanca – sottovoce, come se qualcuno ci potesse sentire – tutta seria e come se parlasse a se stessa sentenziò:
- "Eh, tenemos que empezar a hacer ejercicio de nuevo, esto no es realmente bueno...”.
E cominciò a scappucciarlo e a ricoprirlo ripetutamente, in un movimento che alla fine si trasformò in un superbo pompino, di quelli che solo lei sapeva fare.
Il mio "diavoletto" sapeva bene come muovere le mani, e sapeva cosa a me piacesse a letto...
Intanto, anche io mi stavo dando da fare per farle sentire che nulla era cambiato, e farle gustare la differenza tra amore e sesso, quando sentii le sue mani fermarsi strette sul mio pene e la sua voce che diceva:
- "Por siempre... nunca más te dejaré...”.
8. Come quella volta in collegio.
Le parole di Tati furono il dolce preludio di qualcosa da cui non saremmo più potuti tornare indietro.
Si spostò dalla posizione in cui si trovava, si mise in ginocchio e mi diede il volto. E la luce delle lampade le andò a colpire – quasi un involontario "occhio di bue" – il ventre luccicante dei suoi copiosi succhi...
Poi, si sistemò "a chinino" ad ammirare il mio cazzo, e senza staccare lo sguardo da quel suo capolavoro, mi confidò:
- "¡Es realmente bello! En los últimos años he visto muchos, incluso mucho más grandes, que me han hecho daño, pero el tuyo es algo especial... Porque es tuyo...”.
In quel momento, i miei testicoli erano così gonfi che facevano sfigurare tutto il resto, ma larghezza e lunghezza erano ciò che serviva a una femmina.
Gemella lo prese alla base, poco sopra le palle, per tenerlo ritto. Adesso era davvero duro, un fascio di nervi, più o meno 17 centimetri, e la vena profonda pulsava... Più sopra, il glande era diventato violaceo e - per la prima volta dopo tanto tempo - era nuovamente strozzato dal prepuzio.
Mi guardò, e piano piano si calò su di esso avvolgendolo come un guanto con le piccole labbra, che solo ora vedevo essere sformate.
Quell'orifizio era stato “offeso” e allargato tanto che pensai di averlo davvero piccolo, ma Tati mi fece uno smorzacandela fenomenale, impalandosi da sola in una "danza" di una sensualità unica, un gioco di bacino che solo lei aveva mai saputo farmi, e per me iniziò il Paradiso…
Lei era stupenda per come cavalcava il mio "destriero", per come muoveva quel culo che nonostante tutto era sempre uno spettacolo a vedersi, e per come inarcava la schiena. Sembrava un'anguilla, in quei movimenti di "su-e-giu" ci mancò un niente che le venissi subito dentro...
Pensai che quella scopata fosse davvero quello che Blanca voleva, ma lei aveva in serbo per me qualcosa di esclusivo.
Si sollevò quel tanto che bastava per sfilarsi completamente il mio uccello e mi lasciò con il mio “orgasmo sospeso”.
Tra il mio precum e soprattutto i suoi umori, avevo la cappella ricoperta di uno strato biancastro e viscoso che lentamente mi colava lungo l'asta. Ma a quel punto ecco l'inaspettato...
Gemella tornò a fissarmi, e poi mi annunciò:
- "Tengo algo más en mente para celebrar nuestra segunda primera vez... ¡Créeme!”.
La vidi "intingere" una mano sul mio glande e poi strofinarsela dietro, sul culo. Sapeva che quella pratica mi faceva impazzire più di ogni altra cosa, perciò non perse altro tempo e preso il mio pisello se lo puntò deciso tra le chiappe.
Al primo contatto, sentii che era stretto come quando lo avevo posseduto l'ultima volta prima di averlo dovuto abbandonare contro la mia volontà.
Il nostro reciproco "sesto senso" le fece comprendere questa sensazione, e subito si affrettò a spiegare:
- "¿Lo ves? Finalmente llegué a un acuerdo con Juan: ¡nadie lo usaría! No le dije por qué, pero en mi corazón solo existía el deseo de guardártelo, como el regalo más preciado... Sólo sabía cuántas personas intentaron convencerme, pero aquí está...”.
Detto questo, si fece scivolare il mio membro dentro l'intestino in un solo colpo, fino ad arrivare a "sedersi" con le sue chiappe sulle mie palle.
- "Oh, sí... ¡Rrótame por completo, pequeño gemelo! Él es el único que quiero, quiero sentirlo como una espada, como una con mi barriga", mi disse.
Rimase così un istante, poi allargò le cosce e prendendomi per un polso si portò la mia mano sopra il monte di venere urlando:
- " Este también es tuyo. ¡Déjame disfrutar, por favor!”.
Cominciai allora un movimento circolare sul suo prezioso bottoncino, che lei ricambiò iniziando un fantastico smorzacandela di culo...
Percepivo ogni singola piega del suo budello, ed era una sensazione bellissima mentre mi pompava come una forsennata.
Grazie a quel ritmo, ero ormai al limite, ma non volevo venire. Volevo "aspettarla", volevo venire con lei, e quindi mi concentrai per trattenere l’eiaculazione. Allo stesso tempo, aumentai la velocità del mio pollice sul suo grilletto, e quando capii che c'eravamo mi lasciai andare...
Venimmo insieme, un lunghissimo e interminabile orgasmo che si liberava!
Avremmo voluto goderci fino in fondo quel lento fluire delle nostre linfe sopra e dentro i nostri corpi caldi, sudati e ansimanti, ma all'improvviso un urlo ci fece sobbalzare, destandoci dalla nostra estasi:
- "Ma... Che cazzo state facendo? Ti sei fatto scopare da quella puttana? Siete pazzi, disgustosi, mi fate schifo!".
Era la voce di Silvana che era appena rientrata, ma noi – troppo impegnati in quello scambio reciproco di autentico affetto che nessuno avrebbe potuto capire – non avevamo sentito aprire e richiudere la porta...
Fu una sensazione strana: forse a causa di quell'imprevisto, il mio cazzo – dopo aver sborrato da poco anche l'anima – tornò in tiro, e Tati non ebbe la benché minima voglia di farselo uscire dal culo.
Così, riversa sul mio petto, volle sfidare con lo sguardo la sua rivale... Non disse nulla, ma si sentì fiera di essersi ripresa ciò che gli apparteneva da sempre, cioè io...
Ma alla fine, non facendocela più a tenersi tutto per sè, con una risatina spiegò alla mia compagna:
- "Stai tranquilla, non è la prima volta... Non sei stata la prima a sorprenderci, per quanto alla PUTTANA non gliene possa fregare proprio un cazzo... Si, quella è la parola giusta: cazzo! Forse Tato non te l’ha mai detto, ma sappi anche che per quanto ti impegni lui vuole solo me. PERCHÉ NOI SIAMO GEMELLI!".
Fu come un flash accecante, una retrospettiva che mi riportò con Blanca a quando avevamo 16 anni... Fu allora che si fece inculare – da me – per la prima volta. Al collegio, dove sua madre l'aveva spedita, e quando ci scoprirono eravamo pressappoco nella medesima posizione...
Forse, senza averlo voluto fare deliberatamente, Tati mi aveva "liberato". Silvana se ne andò sbattendo la porta, mentre noi due rimanemmo tranquillamente così come stavamo.
Quasi 50 anni dopo, l'esclamazione "PERCHÉ NOI SIAMO GEMELLI" era tornata a renderci consapevoli di ciò che era veramente la nostra natura...
9. La "réunion" dei Tati.
Il giorno dopo, era il "gran giorno". Avremmo rivisto la nostra mammina. Era passato così tanto tempo che non riuscivo a immaginare come l'avrei trovata. Oltretutto, per me la malattia – soprattutto quella delle persone più care – era sempre stata un tabù che pur sforzandomi non ero mai riuscito a superare...
E anche la mia gemella – gemelli anche in questo, eravamo – "impazziva" di fronte al dolore, ma era stato proprio quel "problema" di Maria Grazia a spingerla di nuovo tra le mie braccia.
Maria Grazia aveva fatto questo "miracolo", riuscendo dove io avevo fallito per ben due anni...
Quando perciò quella mattina – ancora insonnolito – mi svegliai e la cercai a tastoni sul divano letto, non trovandola aprii subito gli occhi per capire cosa stava accadendo.
Blanca era lì accanto, vestita di tutto punto, e prese a strattonare le lenzuola per farmi muovere. Mi incitò alla sua maniera, senza darmi tregua finché non mi fossi deciso ad alzarmi:
- "¡A Tato, date prisa! Tata nos espera... Nos necesita...”.
Ma era più forte di lei... Scostando, infatti, il lenzuolo mise giocoforza in mostra il mio pisello... Come sempre, non riuscì neanche stavolta a non farmi un pompino da fare perdere i sensi a chi non era abituato ai suoi "trattamenti". Splendido, meglio di un caffè di prima mattina...
Cercai di tergiversare ancora, perché sentivo dentro di me qualcosa che mi diceva che stavolta – anche tutti e tre insieme – i “Tati” non ce l’avrebbero fatta.
Alla fine, però, ci mettemmo in macchina, e dopo una ventina di chilometri fummo a destinazione...
Trovammo mammina che stava nervosamente spazzando lo spazio antistante la sua villetta. Mi accorsi subito che l'emozione stava travolgendo anche lei, ma mi feci forza... Presi per mano gemella e corsi verso colei che era sempre stata la nostra guida materiale e spirituale.
Blanca tremava, era troppa la pressione a cui in questi giorni era stata sottoposta.
Giunti davanti a lei, non riuscimmo a pronunciare nemmeno una parola, nessuno dei tre, ma i nostri occhi "parlavano", eccome!
Ci abbracciammo in un "triangolo" perfetto, e sentimmo fluire – dall’uno verso gli altri – una forte energia positiva. Il mondo fuori non esisteva, e noi eravamo nella nostra realtà personale...
Poi, Tata ci salutò uno alla volta, come faceva sempre, e quando fu la volta di gemella le disse:
- "Bimba mia, cosa devi dirmi di così importante? Ragazzi, in verità anch'io devo dirvi qualcosa...".
Non riuscì a proseguire, mentre la vista le si offuscava dalle lacrime e da una malinconia mai vista fino a quel momento in una persona positiva come lei.
Riuscì solo a dire:
- "Su, entriamo...".
In casa, ci sedemmo su un divano che Maria Grazia aveva fatto trasportare lì anni prima dalla casa dei nonni, e lei si sistemò in mezzo a noi due.
Noi gemelli ovviamente non sapevamo l’origine di quell’arredo, ma la prima cosa che Tata fece fu quella di tirare fuori una vecchia fotografia ingiallita dal tempo.
La guardammo per qualche minuto tutti e tre: raffigurava una ragazzina di poco più di sei anni che teneva stretti a se due neonati...
Poi mammina ci chiese:
- "Li riconoscete?".
Ci guardammo consultandoci con lo sguardo, ma non trovammo nessuna risposta. A noi, quei tre non dicevano proprio nulla...
Così, fu di nuovo Maria Grazia a parlare:
- "Siamo noi! Tanti, tanti anni fa... Ma cosa è cambiato? Nulla... Il nostro spirito è quello di allora se non fosse che...".
Si interruppe, e una nuova lacrima le rigò il viso. Prontamente se la asciugò, e – sospirando come per togliersi un peso dall'anima – riprese:
- "Sì, ragazzi, avete detto a Luca che dovete parlarmi, ma anch'io devo dirvi una cosa... Molto importante... Se non fosse stato per voi, chissà se avrei mai avuto il coraggio!".
Io e gemella sapevamo tutto, ci guardammo per un attimo e infine la abbracciammo come quando avevamo combinato qualche marachella e volevamo la sua protezione. Stavolta, però, era diverso...
Fu mammina a trovare le parole giuste, e finalmente sputò il rospo:
- "Ricordate che noi siamo Tati, vero? Ebbene, non potevo lasciarvi fuori da questo segreto... Come medico avevo capito subito che cosa mi stava succedendo. Ho un tumore, e mi resta un anno... Si vede che il mio compito è finito, oramai voi siete grandi, volevo solo dirvi questo con sincerità...".
Blanca, che dietro a quella sua scorza dura ha un cuore capace di slanci incredibili, si strinse ancora più forte a lei e gridò, come tutte le volte che da bambini tentavano di dividerci:
- "Noooooo... Tata mia, noi abbiamo ancora bisogno di te! Facciamo una cosa, adesso tocca a noi occuparci di te, vero Tato? Non dire nulla, lascia fare a noi... Tu guaritai…".
Tati non si voleva rassegnare, stava per prendere l'iniziativa e chissà cosa aveva in mente di pianificare quando Maria Grazia le chiese:
- "Ma non dovevate dirmi qualcosa pure voi? Su, vi ascolto...".
Gemella raggelò... Sperava che se ne fosse dimenticata, ma quando si avvide che così non era mi guardò come per chiedere aiuto. La mia proposta di farsi visitare da mammina l'aveva accettata a malincuore per farmi piacere, e ora? Oltretutto, significava spiegare tutte le peripezie a cui l'avevano sottoposta, e un po' se ne vergognava... Significava anche mettere un altro macigno sul cuore di mammina…
Così, mentre Blanca si era già seduta sulle mie ginocchia, fui io a parlare:
- "Oh Tata, tu non sai nulla... Sono stato io a convincerla a venire da te. Ma capisco che non è facile dirti tutto, non lo è neppure per me, Dio mio!".
Cominciai a spiegare che erano anni che era finita nelle mani di Juan in casa sua, e che la "vendeva" per fare soldi e campare alle sue spalle... Spesso mi interrompevo nel racconto, perché se lei ne era rimasta segnata nel corpo io ero distrutto dentro. Io che non l'avevo mai toccata neanche con un dito, avevo "assistito" a tutto il male che le avevano fatto...
Alla fine, conclusi:
- "Vedi mammina, ieri abbiamo finalmente ritrovato la nostra unione più completa... Tu mi capisci, vero? È stato tutto così dolce e tenero... Ma Tati non è più la stessa. Intimamente intendo dire... L'hanno maltrattata, e adesso non so se possiamo continuare a VIVERE come abbiamo sempre fatto... Per favore, la puoi visitare tu? Di un altro dottore si vergogna, povera!".
Maria Grazia si coprì il volto con le mani. Avrebbe voluto denunciare tutti, ma non ne aveva più la forza. L'importante era che la sua "bimba" ora era di nuovo nelle mie braccia...
Si alzò per prima dal divano e cingendole i fianchi si avviò verso lo studio che aveva allestito in casa, mentre io restai li ad attendere l’esito.
Ma quando Tati, voltandosi verso di me, capì che io non le avrei seguite – volevo che avessero un loro momento di vera privacy – si fermò immediatamente e ricordò alla nostra cugina maggiore:
- "Mammina, io non vado più da nessuna parte senza Tato. Troppo tempo siamo stati divisi, e poi non ho segreti per lui... Abbiamo sempre condiviso tutto e continueremo a farlo!".
Subito, mi tornò alla mente quando – in I media – ci volevano dividere e lei scatenò un casino… Così, mi alzai e presi per mano la mia gemella, seguii le due donne e ci accomodammo entrambi davanti alla scrivania dello studio.
Tata, da parte sua, cominciò a farle le domande di prassi, a volte anche un po' imbarazzanti, ma con calma Blanca rispose a tutto... Si sentiva "a casa" e tranquilla...
Poi, Maria Grazia la aiutò a togliere le scarpe, i jeans e le mutandine, la pregò di stendersi sul lettino, si mise dei guanti di lattice e le allargò le gambe.
Le labbra della patatina della mia gemella si schiusero e Tata le alzò la maglietta fino a mettere in mostra la parte inferiore del seno.
La vidi esitare, aveva visto che non portava il reggiseno e sembrava volesse scoprire anche tutte le tette ma si fermò.
Poi spostò lo sguardo giù in basso e disse a Tati:
- "Questo piercing quando l’hai messo? Non me lo ricordavo...".
Era un piercing applicato al cappuccio del clitoride, e c'è da dire che la nostra mammina era sempre stata la ginecologa di Tati percui conosceva bene ogni aspetto del suo corpo...
Ebbene, gemella con un po' di vergogna – più che per essere nuda davanti a lei per dover spiegare ancora una volta queste situazioni – le rispose:
- "Me l’hanno messo due settimane fa’ e mi fa ancora male... A me non piace e nemmeno a Tato, ma ormai... Juan mi disse che era molto richiesto dai clienti...".
Me ne ero accorto anch’io il giorno prima, quando eravamo tornati a fare l’amore, ma siccome lei non mi disse nulla io non volli crearle altro imbarazzo.
Dopo quella "confessione" era ancora più tesa, ma Maria Grazia ne approfittò per infilarle due dita nella fica e controllare la vagina e l'utero.
Non fece commenti, e invece scoprì completamente le mammelle. Iniziò a toccarle con perizia, e ne rimase quasi sconvolta. Esclamò:
- "Ma che ti è successo, bimba mia! Erano il tuo orgoglio... E anche quello del tuo gemello!".
Sentendomi chiamato in causa, intervenni io:
- "Mammina, sapessi! La trattavano come un cane a catena... Mangiava come un uccellino. Non vedi come è tutta dimagrita? Ma stai tranquilla che adesso ci penso io! Avevano cercato di spezzare quel filo rosso che ci lega fin dal momento che siano nati, ma ci siamo dati da fare e adesso lo abbiamo riannodato per bene ed è tutto come prima... O quasi!".
Sorrise Maria Grazia, diede un buffetto sulla guancia a Tati come a volerle dire che aveva capito tutto, e riprese a palpeggiare quelle mammelle, che nonostante tutto erano sempre uno spettacolo, e a controllare i capezzoli...
Ecco, era più forte di lei, ogni volta che anch’io "giocavo" con quei meravigliosi bottoncini di carne Tati si bagnava, e anche adesso le accadde la stessa cosa.
Quella micetta un po’ slabbrata a causa di tutti i cazzi che l'avevano penetrata contro la sua volontà, era diventata una fontana, e Blanca si lasciò andare...
Allora mammina si tolse i guanti e, dandole una carezza affettuosa sull'addome, le disse:
- "Coraggio, è tutto apposto! Non credo che tu voglia sottoporti a un intervento per rimettere in ordine le labbra, e non credo che Tato lo voglia...".
Mi lanciò uno sguardo, tanto che dovetti rassicurare gemella, e confermai:
- "Oh mammina, certo che io la voglio così com'è... La mia Tati e nient'altro! Ieri, oggi e sempre!".
La visita era finita e i timori di Blanca erano svaniti. La aiutai amorevolmente a rivestirsi, e quando tornammo a guardare Maria Grazia era come se fossero passati anni luce.
Si era fatta di nuovo seria, ci strinse a sé come quando eravamo arrivati, e prese a parlare:
- "Ragazzi miei, non ci nascondiamo... Tra poco resterete soli, io non ci sarò più. Certamente, vi sarò sempre accanto, sarò nei vostri cuori e nei vostri ricordi, ma sarà diverso. Per questo voglio che mi promettete di non lasciarvi mai più. Non cercate altrove la vostra forza, avete dentro di voi tutta l'energia di cui avete bisogno... Insomma, mi avete capito... Tato, è lei la tua femmina... Tati, è lui il tuo maschio...".
10. L’eredità di Tata.
Quel giorno Tata ci aveva congedati con delle parole che più chiare di così non potevano essere.
Sapeva tutto di noi da sempre, e dunque sapeva anche che il nostro legame andava oltre una affettività esasperata, e si esplicava in una unione fisica fuori controllo.
Avevamo provato sinceramente ad avere una vita "normale" come tutti, ma non ci eravamo riusciti: ci eravamo cercati anche nella "notte" più buia di sempre, quando sembrava che il mondo intero fosse contro di noi, e finalmente ci stavamo ritrovando.
In poche parole, Maria Grazia ci aveva affidato un'eredità di cui eravamo ben lieti di portare il peso...
Ritornando a casa, eravamo anche consapevoli di essere diventati la "pietra dello scandalo" per il paese intero. Era infatti presumibile che Silvana fosse andata a parlare – o sparlare, vista la sua più totale incapacità ad essere riservata – gettando parole di fuoco contro di noi.
Questo fatto, portava con sé due problemi: il primo, Blanca sarebbe tornata ad essere (una volta di più) una "rovina famiglie", mentre io sarei finito sulla graticola come un irriconoscente.
Perciò, dopo aver girovagato a lungo senza meta, era notte fonda quando fummo di nuovo in quel luogo che era divenuto così inospitale.
Al nostro passaggio, si sentivano solo i rumori di cui ci eravamo quasi disabituati: cani che guaivano, l'acqua della fontana della piazza che scorreva inesorabile, condizionatori in funzione... Insomma, in quel silenzio così spettrale, la paura di incontrare qualcuno in strada – faccia a faccia – era talmente tanta che sobbalzavamo ad ogni minimo cenno di vita...
E fu un sollievo incredibile quando – chiusa la porta a chiave alle nostre spalle – ci guardammo negli occhi.
Poi, cominciammo a spogliarci. Non volevamo perdere nemmeno un istante, poiché sentivamo di essere stati già defraudati ingiustamente di troppo tempo, e anzi sentivamo impellente la necessità di "inaugurare" subito questa nuova vita, secondo il cuore di Tata.
Dentro di noi scese una calma incredibile, e Tati si sdraiò sul divano letto, chiuse gli occhi e si abbandonò con fiducia alle mie mani.
In quel momento, il mio desiderio di possederla "profondamente" lasciò il posto a una strana voglia. Un "flash", e una voce dentro di me mi disse:
- "Leccala! Leccala tutta, non lo avete mai fatto!".
La guardai, e decisi che quello era il momento... Salii sul divano insieme a lei, e gattonando verso il suo orecchio destro le sussurrai:
- "Rilassati, vedrai che ti piacerà...".
Si abbandonò nelle mie mani, mentre io mi chinai con il viso fino a poter cominciare a leccare i suoi piedi e le sue caviglie.
Poi risalii lentamente, ed ebbi l’impressione che la mia lingua le faceva il solletico ma che in fin dei conti la faceva stare bene.
Continuai a salire sempre più su, accarezzando con la punta i polpacci e poi le ginocchia e le cosce.
A quest'ultimo tocco, gemella divaricò istintivamente le gambe più che poté, ed io – comprendendo il messaggio – raggiunsi senza indugio la pussy alitandovi sopra con leggerezza, precisamente su quel monte di venere che nel frattempo si era gonfiato per l'eccitazione.
Blanca ebbe un lungo brivido lungo tutta la schiena, e me lo disse, e un sussulto le causò un quasi impercettibile discostarsi delle grandi labbra che subito si richiusero.
Erano passati solo una decina di minuti e già Tati aveva una voglia matta di "sfogarsi", ma conoscendo bene quella "macchina" perfetta che era il suo corpo mi fermai un momento prima...
Attesi qualche istante, e poi mi dedicai a pennellare la fica dal basso in alto, fino a quel clitoride che si era di colpo inturgidito.
Un secondo brivido di piacere pervase il ventre di lei, mentre io continuai a leccare in modo sempre più frenetico, tanto che Blanca mi disse:
- "¡Me haces morir! Ni siquiera esas fieras que se creían tan buenas me habían hecho jamás un cunnilingus tan intenso...”.
Mi sentii gratificato da quelle sue bellissime parole che venivano accompagnate dai fatti, e con rinnovato entusiasmo ripresi a pennellare e a strusciare il viso su quella micetta, senza però calcolare che quello sfregamento sarebbe stato "letale" anche per gemella... La quale, non resistendo più, mi spruzzò un getto potente sulla mia bocca, sul viso, e mi inzuppò le mani.
Dopo un primo momento di sorpresa, cominciai a gustarmi quei succhi quando la mia femmina mi spinse la testa contro la sua intimità.
Eravamo considerati dei "peccatori", ma io considerai che il Paradiso doveva essere proprio così...
Mi mancava l'aria, ma per nulla al mondo mi sarei staccato dal mio "fiero pasto"...
Presi allora a mugolare anch'io mentre la penetravo, con la saliva che andava a mescolarsi ai suoi umori nella vagina ormai ridotta a un lago.
La mia lingua la leccava anche attorno al buco del culo. Si muoveva lentamente in senso circolare, e ad ogni rotazione si avvicinava sempre più "pericolosamente" al "centro".
Quando arrivai finalmente ad appoggiare la lingua nel foro, Blanca ebbe un nuovo balzo. Io strinsi forte le mie mani sui suoi fianchi e – poggiando i gomiti sulle lenzuola – proseguii nella risalita.
Le baciai ancora il pube, e poi la pancia e l'ombelico, fino a raggiungere i seni.
Ahimè!, le tette di mia cugina non erano più così floride come due anni prima, ma erano pur sempre un'attrazione irresistibile ed io avevo giurato a me stesso che me ne sarei preso cura, riportandole agli antichi splendori...
Preso da quel fantastico momento, cacciai di nuovo fuori la lingua e – aiutandomi con le mani per tenerle ferme – iniziai a giocare con le mammelle.
Vi affondai con tutto il viso per poi riemergere, annusai a pieni polmoni, e con gli occhi non mi lasciai sfuggire il minimo dettaglio.
Era si, in alcuni suoi modi di fare, vagamente mascolina, ma le tette della mia gemella avevano un potere infallibile su di me, e la lingua andò da sola come fosse il braccio impazzito di un robot.
Leccai ogni minuscola porzione della superficie, irrorandola di saliva in abbondante quantità, tanto che a un certo punto vidi Blanca scoppiare in una risata.
Mi spiegò:
- "Dicen que la saliva es un excelente humectante para la piel... Asegúrate de hacer un buen trabajo, los han tratado mal...”.
Ma era tutto un pretesto per mascherare l'eccitazione che stava nuovamente montando, e infatti percepii sul mio corpo nudo un senso di umido: era la sua fichetta che si era "svegliata" ancora una volta e voleva partecipare anche lei alla festa delle tette...
Feci un balzo in avanti, e diedi il mio contributo al benessere delle areole. Una superficie infinita, di tonalità più scura, con cui mi divertivo a giocarci fin da ragazzino percorrendola in un senso e nell'altro.
Era, però, solo un passo di avvicinamento verso i capezzoli, che "aggredii" effettuando dei movimenti rotatori su tutto quel favoloso "accessorio".
Sempre in tiro, lo erano anche adesso, vogliosi, e richiedevano un'attenzione speciale.
Così mi misi al lavoro, colpendoli alternativamente, e vedendoli ingrossarsi via via che la mia lingua lì umettava.
Quei due gioielli erano ormai diventati dei chiodi.
Le facevano male, e questo era ciò che io non volevo... Percui, feci in modo di condurre a termine il gioco, tirando a me quei grumi di carne finche Tati, lacerando con le grida il cuore della notte, non strepitò:
- "Ohhhhh... Siiii...".
Era venuta ancora!
Stremati entrambi, ci abbracciammo baciandoci teneramente. Quella notte l'avevo solo leccata, ma ciò fu sufficiente a farla godere incredibilmente...
FINE.
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1 year ago
pollicino1965,
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Visita dal nutrizionista. parte 2
Vi voglio raccontare una nuova esperienza che ho vissuto, come raccontato nella parte 1, mia moglie, pur avendo un fisico in linea, sta facendo una dieta seguita da un nutrizionista, in vista della prossima estate.
Alla prima visita mia moglie ha voluto essere accompagnata, cosa che io ho fatto con piacere e, sapendo che le avrebbe preso le misure, oltre che a pesarla, ho approfittato dell'occasione per "giocare", infatti in quell'occasione, il medico ha notato che mia moglie si è presentata vestita in un certo modo, e anche lui né ha approfittato, basta pensare al fatto che per pesarla, gli ha fatto togliere anche il reggiseno, lasciandola praticamente solo con il perizoma. Io credo che se una donna va a fare una visita da un medico indossa uno slip, invece mia moglie indossava un perizoma, tra l'altro anche trasparente, e il dottore, secondo me, ha colto il messaggio, stando al gioco, ovviamente il tutto con la complicità di mia moglie.
Come stavo dicendo, al primo appuntamento siamo andati insieme, mentre poi a quelli successivi mia moglie è andata da sola, fino all'appuntamento di ieri che, dato che ero libero, l'ho accompagnata, e la cosa mi intrigava già, e non solo a me, infatti mia moglie mi stuzzicava dicendo che stavolta mi sarei divertito ancora di più, con il suo amico dottore (mia moglie per scherzare, per stuzzicarmi, per farmi eccitare, sapendo che provo piacere in queste cose, lo chiama: il mio amico dottore).
La prima volta le ho chiesto io di indossare il perizoma trasparente invece del classico slip, questa volta invece è stata lei a mettere direttamente uno di quei perizomi minuscoli e trasparenti, dicendomi che ultimamente ci è andata sempre cosi.
Alla visita, dopo le classiche domande, il dottore le ha chiesto di spogliarsi per riprendere le misure e pesarla, e lei ridendo gli dice: "come sempre ?", dicendomi che ogni grammo è importante, continuando a ridere, per dirmi poi: "stai tranquillo il dottore oramai è mio amico e mi fa sentire a mio aggio, con lui non ci sono problemi". Cioè io vedevo a mia moglie completamente nuda sulla bilancia, del tutto rilassata e chiacchierona con il medico, con il quale spesso ridevano insieme per niente.
Poi ha iniziato a prendere le misure, e ho notato che mia moglie non era per niente tesa e imbarazzata come la prima volta anzi, agevolava il medico nel suo lavoro, allargando le gambe, alzando le braccia, mi guardava e faceva di tutto per mettersi in mostra, in più occasione si è chinata per grattarsi la parte bassa della caviglia, mostrando ancora meglio i glutei che per via del movimento si allargavano, non ho francamente capito se lo faceva per finta o meno, tanto che ad un certo punto il dottore, scherzando dice a mia moglie: "il solito ciuffo che mi guarda", e si fanno una gran risata, si stava riferendo al ciuffo di pelo che mia moglie porta sopra la figa, agguantandolo con tre dita e tirandolo un pò, allorché si mette in bocca un pelo che gli era rimasto in mano, mi guarda e mi dice: "sua moglie è molto birichina", e mia moglie per tutta risposta mi guarda, sorride e poi dice al medico: "anche a loro" stringendo tra le sue mani le tette, e il medico senza tentennare le da due baci sui capezzoli, e mia moglie le dice: “hanno fatto le monelle”, e il medico si riavvicina con la bocca e le mordicchia i capezzoli facendoli diventare turgidi.
Io ero rimasto meravigliato per quello che stavo vedendo ma allo stesso tempo enormemente contento che mia moglie, dopo tanta mia insistenza, si stava lasciando andare con naturalezza a questi tipi di giochi che tante volte gli ho implorato di regalarmi; cosi con un lento movimento avvicino la sedia, sulla quale ero seduto, verso la bilancia posizionandomi quasi alle sue spalle e appoggio una mano sul suo sedere facendola scivolare sotto le chiappe arrivando a toccare la fica di mia moglie, toccando il clitoride e allargando le labbra, contemporaneamente il medico mi guarda come per chiedere il mio consenso e posiziona entrambe le sue mani sul culo di mia moglie, la quale gli prende la mano destra e gliela porta davanti, sulla fica, e io gli lascio il posto.
Il medico la stava masturbando davanti a me, e sentire mia moglie gemere cosi tanto, mi ha fatto impazzire cosi tanto che all’improvviso mi tiro giù i pantaloni uscendo il mio cazzo, mia moglie si gira e me lo prende in bocca, con il risultato di aversi chinata, mettendosi a pecora, davanti al medico, offrendogli il sul meraviglioso culo, il medico infila una mano nella tasca del camice, tira fuori un preservativo, che lo calza in pochi secondi, e appoggia il suo cazzo sulla fica di mia moglie prendendola da dietro, e con un rittimo costante glielo infila tutto dentro, continuando a scoparla ad una andatura costante, ad ogni singola botta mia moglie, che nel frattempo mi stava spompinando, emetteva gemiti di puro piacere, poi si ferma e mi dice: “ora sei contento, perché questo quello che mi hai chiesto tante volte”.
All’improvviso arrivo ad una abbondante sborrata liberatoria, mia moglie (come già fa qualche volta nella nostra vita privata) ingoia tutto, mi guarda senza dire niente e dopo avermi sorriso mi abbraccia, ma io sentivo ancora il medico dimenarsi dietro di lei, quindi restiamo cosi, abbracciati, io seduto e mia moglie piegata in avanti, continuando a sentire le spinte decise che gli dava il medico, e sentivo anche molto chiaramente mia moglie anzimare, fino a quando anche lui viene, tira fuori il cazzo e con fare quasi furtivo si allontana andando nell’altra stanza.
Rimasti soli io e mia moglie, rapidamente ci rivestiamo, e dopo averci adeguatamente ricomposti. Mia moglie mi prende per mano e mi porta verso la porta, usciamo andando via senza neanche salutare chiudendoci la porta alle spalle.
Non ho capito se anche quest’ultima parte, ovvero il finale, è stata improvvisata o mia moglie aveva già spiegato al medico il nostro modus operandi, cioè noi due dopo essere arrivati all’orgasmo, preferiamo tagliare di netto, è come se all’improvviso, dopo che l’eccitazione è arrivata ai massimi livelli e poi crolla a seguito dell’orgasmo, ripiombiamo all’improvviso nella quotidiana realtà, prendendo coscienza di quello che abbiamo appena fatto, dettato da una precedente eccitazione quasi fuori controllo, riprendendo il normale controllo di noi stessi.
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1 year ago
MAIALINABSX,
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Bull maturi per moglie porca.
Mi chiamo Carlo, ho 36 anni e da dodici sono sposato con Fabiola. Siamo stati fidanzati per tre anni e poi ci siamo sposati. Quello che voglio raccontarvi e avvenuto circa cinque anni fa. All’epoca Fabiola era una donna carina e ben messa. Lo è anche adesso, ma allora, anche se due anni prima aveva partorito il nostro primo figlio, aveva mantenuto un fisico ben tonico. Belle tette di una terza abbondante, culo proporzionato e la gravidanza aveva avuto il merito di riempirle le forme, rendendola davvero formosa e concupiscente.
Il suo esser sempre molto curata, a partire dall'abbigliamento, alquanto disinvolto, con gonne molto sopra il ginocchio, camicette scollate o magliette attillate, la rendevano oggetto del desiderio di molti maschi. Io, a quel tempo, ritenevo di esser un bel maschio, dall’aspetto curato ed in forma, oltre che sessualmente dotato e resistente. In quel periodo, dopo la nascita di nostro figlio, avevo casualmente scoperto che mi eccitavo molto quando notavo che qualcuno guardava mia moglie in un certo modo al mare e, semmai, tentare addirittura di abbordarla. Avevo percepito da tempo che avevo piacere a vederla concupita. A seguito della complicità raggiunta con mia moglie, ella stessa si è resa conto di quanto questo gioco mi eccitava e, perciò, si divertiva a civettare, provocando qualcuno per godere delle mie reazioni. In una di quelle volte, in cui fu realmente abbordata da un distinto signore, che le avanzò delle chiare proposte di sesso, tutto mi apparve più chiaro: quel gioco mi piaceva ed ero più che orgoglioso aver al fianco una donna per cui altri sbavavano. Lei aveva capito quanto mi eccitassi e, per questo, non perdeva occasione per riferirmi quello che le dicevano gli uomini, quando le passavano accanto.
«Sai, il tizio con i baffi mi ha detto che mi avrebbe leccato la fica a sangue, per poi sfondarmi ogni foro, riempiendolo di crema!»
Nel sentire quelle parole mi eccitavo moltissimo e la scopavo con rinnovata energia, senza ben sapere se tutta quella euforia fosse dovuta al fatto che le avevano avanzato delle proposte, o perché già la immaginavo a gambe aperte, mentre si faceva chiavare da un porco, che la sfondava tutta. Questo gioco è continuato anche immaginando che lei realmente venisse rimorchiata e poi sbattuta nei modi più vari e nei posti più insoliti. Tutto questo, però, era sempre rimasto un pio desiderio e basta. Tutto finiva dopo aver goduto e non superava l'uscio della nostra stanza. Un giorno eravamo al parco con nostro figlio e notammo il comportamento un po’ insolito di una coppia.
All’apparenza, sembrano due giovani con passeggino ed un signore di mezza età che poteva benissimo esser un famigliare, tipo padre o suocero, tanto per intenderci e, fin qui, nulla di strano. Ma l'anomalia fu che, ad un tratto, ci siamo accorti che avevano cambiato atteggiamento: credendosi ben occultati da un grosso cespuglio, ora era il giovane a reggere il passeggino, mentre, un po’ in disparte, il tizio maturo e la ragazza si davano da fare con lei in ginocchio che gli succhiava il cazzo. Un piccolo muretto, impediva loro di vederci, ma non era sufficiente ad impedire a noi di sentirli parlare, in specie lui, che si faceva spompinare.
«Brava, puttanella, succhiamelo per bene, che poi ti sborro in bocca; così potrai andar a baciare il cornuto, che non vede l'ora di sentire nella tua bocca il sapore della mia sborra. Appena mi sarà possibile, vengo a casa e ti scopo davanti a lui!»
Per non farci notare, ci siamo allontanati e li abbiamo aspettati un po’ più lontano, vicino ai giochi per bambini. Dopo una ventina di minuti, ci hanno raggiunto, ma il signore maturo non era più con loro. Approfittando del fatto che la loro bimba giocava assieme a nostro figlio, abbiamo un po’ socializzato, scoprendo che i piccoli frequentavano lo stesso asilo. Marina e Piero, i loro nomi, si sono subito rivelati molto simpatici e cosi ne è sorta una bella amicizia. Le donne hanno preso a contattarsi fra di loro e, dopo una settimana, sono anche uscite da sole, per fare dello shopping. Io ho chiesto a mia moglie di indagare su quello che avevamo sentito e visto al parco e, allora, lei ha avuto la bella idea di far venire lui a casa nostra con la piccola, mentre loro due erano fuori a far compere.
«Così, mente io mi lavoro lei in giro, tu puoi indagare con lui e cercare di comprendere lo scopo di quel loro gioco.»
Una volta che le donne sono uscite, io e lui ci siamo messi parlare, mentre i bimbi giocavano fra loro. Lo stuzzico un po' e lui mi sorprende molto di più di quello che mi aspettavo.
«Bella donna tua moglie! Oggi, con la mia, sembrano due sorelle! Chissà quanti se le fileranno e le molesteranno.»
Lui mi sorride con un’aria tranquilla e mi risponde:
«Non so la tua, ma alla mia piace esser filata e molestata! A lei piace esibirsi e civettare; da come è vestita tua moglie, credo che si troveranno presto circondate da maschi, che le vorrebbero scopare e non mi stupirei più di tanto se qualcuno ci riuscisse!»
Lo guardo e mi fingo preoccupato.
«Ma dici che potrebbero scoparcele? Cioè, voglio dire, a te non darebbe fastidio?»
Lui mi guarda e mi conferma quello che già sapevo.
«E che fastidio dovrebbe darmi? Lei è una bella fica ed ha il diritto di farsi una bella scopata, se le capita. Poi me lo racconta, perché fra noi non ci sono segreti. Ma tu, non hai mai pensato che ti potrebbe metter le corna? Immagino che ci resteresti male, no? Quindi, meglio saperlo e poi, alla fine, è anche eccitante trovarla bella piena del seme di un altro maschio.»
Lo guardo e mi rendo conto che lui ha già realizzato tutto quello su cui fantasticavo da tempo.
«Sì, certo che mi farebbe arrabbiare; per questo la esorto a farlo alla luce del sole, ma ancora non ci son riuscito. Tu, come hai fatto? Sai, mi eccita saperla desiderata, ma lei si blocca ed evita che il gioco proceda oltre.»
Mi racconta che ha trovato una persona matura, discreta, che si è preso la briga di disinibire al massimo sua moglie.
«Devi trovare un “bull”, un toro che la monti e la chiavi per bene. Deve godere molto e, a questo scopo, la persona matura è molto meglio. Hanno dalla loro l’esperienza e la porcaggine che le spinge ad esser delle troie scatenate. Solo così, puoi riuscirci.»
«Ma tu, non temi il confronto? Se lui fosse più bravo e la scopasse meglio?»
Lui mi guarda meravigliato.
«Ma è proprio questo che voglio! La deve scopare meglio e più di me, altrimenti che senso avrebbe a mandarla con lui? Deve farla sentire una troia! Solo così sono felice d'esser cornuto! Credimi, esserlo è la cosa più bella del mondo! Saperla che sta scopando, mentre tu sei a casa ad aspettarla, è una sensazione davvero unica, speciale. Mille pensieri, mille domande, affolleranno la tua mente: cosa starà facendo? Si starà divertendo? Poi, quando torna a casa e ti racconta quanto e come ha goduto, e senti che è stremata e la trovi ripiena del seme di chi te l’ha montata a dovere, ti assale improvvisa la voglia di leccarla tutta! Tutto questo non ha prezzo e non si può raccontare così, a cuor leggero; bisogna viverlo, per capire a fondo quanto possa esser bello.»
Nel sentir le sue parole, mi sento sempre più rammaricato.
«La fai facile tu! La mia fa ancora tante storie e poi, dove lo trovo questo “bull”, come lo chiami tu? Non posso certo proporre, al primo che passa, di scoparmi la moglie?»
Lui mi guarda, ci pensa un attimo ed aggiunge:
«Forse ne potrei parlare con Mario, quello che si scopa mia moglie. Lui ha degli amici molto validi e lui stesso è un bel toro da monta, che, ogni due giorni, viene a scopare la mia.»
Cerco di capire il metodo di selezione per trovare un valido strumento per trovarmi con le sospirate "corna".
«Come si fa a scegliere un buon maschio per la moglie?»
Lui mi risponde e subito noto una notevole competenza.
«Il bull per la moglie deve avere i requisiti giusti. Dev'esser abbastanza prestante, ma senza sovrastare me come uomo, al massimo, potrà anche umiliarmi mentre la scopa, ma tutto dev'esser limitato in un quadro ben definito. Lui se la scopa, perché sei tu a permetterlo: è questo il perno principale intorno al quale ruota tutto.»
Mi son reso conto che forse era ora di spronare mia moglie a trovarne uno. Più tardi, al rientro, le donne ci raccontarono di esser state abbordate da diversi tizi che avrebbero voluto scoparle, ma, a nessuna delle due, erano andati a genio i soggetti da cui erano state avvicinate. La serata si concluse e se ne tornarono a casa. Ne letto, quella sera, dopo l'abituale scopata, ci siamo messi a confronto; anche a lei, Marina aveva raccontato più o meno le stesse cose, aggiungendo che, in effetti, c’era stata una cosa che, al ritorno, non aveva riferito a Piero: si era fatta una scopata extra con il titolare di un negozio, in cambio di un bel paio di sandali, piuttosto costosi. Per non coinvolgere mia moglie, l’aveva fatto quando Fabiola l’aveva lasciata sola, per entrare in un super mercato, a prender cose necessarie per casa. Aveva fatto in fretta e, rientrando nel negozio di scarpe, l’aveva vista appartarsi con il proprietario e, allora, lei era andata a fare un giro; qui, aveva avuto un incontro interessante che, in qualche modo, aveva dato la stura al suo comportarsi da troia. Era stata avvicinata da un tizio che, di vista, già la conosceva, perché portava la nipotina all’asilo di nostro figlio. Due chiacchiere, poi un caffe. Nel sentir questo, subito l’ho pregata di raccontarmi tutto nel dettaglio.
«Pasquale, così si chiama, mi ha detto di avermi notato all’ingresso dell’asilo e subito gli ero piaciuta molto. Non aveva mai avuto occasione di riuscire a parlarmi, in quanto io, lasciato il bimbo, scappo al lavoro.
Ha presso a coprirmi di complimenti e, poiché era un bell’uomo, sulla cinquantina, molto ben portati e, sapendo Marina impegnata con il tizio, mi son permessa di alimentare un po' il gioco. Dopo il caffe, mi ha espresso il desiderio di conoscermi meglio, in modo più discreto e riservato. Gli ho ribadito che ero in compagnia di una amica, ma, se si accontentava, avremmo potuto appartarci un po’, giusto per capire se eravamo compatibili. Appena giunti nel parcheggio sotterraneo, lui ha spostato la vettura in un luogo più appartato ed ha iniziata a toccarmi i seni, poi mi ha infilato una mano fra le cosce. Ero emozionata e molto eccitata, ma non volevo far tardi con Marina, quindi gli ho aperto la patta e mi son trovata davanti un gran bel cazzo. Era parecchio lungo, ma il suo spessore mi ha davvero sorpreso.
«Dai, succhialo. Prendimelo in bocca, che ti regalo una copiosa dose di crema prelibata.»
Mi son abbassata e gliel’ho preso in bocca. Lui mi ha messo una mano sulla testa, imponendomi il ritmo della pompa. L’ho succhiato per un poco, ma poi son arrivati dei ragazzi con delle auto, che facevano dei caroselli nel parcheggio per far stridere le ruote e, allora, ho sospeso tutto e l’ho lasciato dicendogli che sarebbe stato il caso di rivederci con più calma, magari a casa nostra. Gli ho dato il mio numero di cellulare e son tornata da Marina che, proprio in quel momento, usciva dal negozio con un'aria un po’ sbattuta.»
Il racconto mi ha fatto subito drizzare il cazzo e me la son scopata di nuovo, con grande soddisfazione, perché già la immaginavo a cosce aperte, sotto il corpo di Pasquale. Il giorno successivo, nel pomeriggio, abbiamo portato nostro figlio dai nonni con una scusa ed abbiamo aspettato che arrivasse Pasquale. Ho detto a mia moglie che, essendo la prima volta, sarebbe stato il caso di lasciarli soli, così da dar modo ad entrambi di rompere il ghiaccio più facilmente. Quando è arrivato, era come me lo aveva descritto mia moglie: sui 50 anni, fisico asciutto, brizzolato. Ho visto lo stupore nei suoi occhi nel trovarmi in casa, ma io, dopo un breve saluto, con una scusa, mi son dileguato. Son sceso giù in garage e, dopo una decina di minuti, non ho resistito e, pian piano, sono risalito su; erano in camera nostra. Non so come lei fosse riuscita a convincerlo, ma erano seduti sul letto e stavano ancora giocando. Fabiola, semi nuda, si lasciava leccare e strizzare seni e capezzoli, mentre lei gli scappellava il cazzo con una mano e, con l'altra, gli reggeva i coglioni. Si son denudati completamente ed ho potuto ammirare, da uno spiraglio della porta, che lui aveva davvero un bel cazzo, di media lunghezza, ma grosso. Si è disteso e lei glielo ha preso in bocca ed ha iniziato a succhiarlo.
Lui ha preso a gemere ed incitarla.
«Dai, puttanella, che, per ora, ti sfondo la gola, ma poi anche la fica!»
Per effetto del sapiente lavoretto di mia moglie, il cazzo di Pasquale è diventato grosso e nodoso, con una capocchia enorme. Fabiola l'ha messo in mezzo alle tette e con la lingua lo leccava. Il gioco però è durato poco, perché lui l’ha messa sotto, distesa supina, si è inginocchiato fra le sue cosce aperte e glielo ha infilato dentro, con una spinta decisa. Ho visto i seni sobbalzare in alto, da quanto decisa è stato la spinta. Ha preso a pomparla con vigore, mentre lei ha iniziato a godere e ad elogiarlo per come la scopava.
«Si, bravo, che toro! Mi stai spaccando la fica! Dai, più forte, fammelo sentire tutto dentro, ancora più a fondo! Vengo!»
Ha iniziato a godere a ripetizione. Lui, dopo alcuni orgasmi, ha cambiato posizione. L’ha presa e girata a pecora. Le ha infilato il cazzo tutto dentro, fino alle palle, ed ha iniziato a stantuffarla da dietro, reggendola per i fianchi.
«Prendilo tutto, troia! Te la fondo tutta, questa fica! Ti spacco in due!»
Le dava dei colpi bestiali. Vedevo i seni oscillare avanti/indietro, ad ogni affondo. Lei godeva come una vacca.
«Sì, dai, vengo! Scopami forte! Così, vengo! Vengo!»
L’ha fatta godere ancora poi, non soddisfatto, si è disteso supino e l'ha fatta impalare su di sé, girata di spalle. Vedevo mia moglie rivolta a me con il cazzo di lui tutto dentro la fica. Lei si rimirava nello specchio dell'armadio, le tette sballottavano, mentre lei faceva su/giù, sull'asta di Pasquale. Ha goduto ancora e allora lui l’ha rimessa nella posizione iniziale: mia moglie a cosce spalancate e lui che, finalmente, le ha sborrato in pancia.
«Sborro, troia! Ecco, ora te la inondo di crema! Ora!»
Ho visto i suoi glutei contrarsi più volte ad ogni scarica di sborra, che le riversava dentro; ne ho contate sei. È rimasto disteso di lato, accanto a lei che, dopo che era uscito, gli ha preso il cazzo in bocca e glielo puliva. Lui si è girato verso la porta e mi ha chiamato.
«Dai, entra, cornuto! lo so che sei lì a spiarci! Dai, che ho un bel lavoretto da farti fare.»
Un po’ titubante sono entrato. Avevo il cazzo durissimo e mi faceva male. Ho guardato mia moglie che mi ha sorriso mentre si levava quel cazzo dalla bocca. Lui mi ha fissato e poi mi ha chiesto di fare una cosa, che non avrei mai pensato di fare.
«Dai, pulisci! Lo so che lo desideri! Lecca la sua fica grondante del mio seme! Dai, che a tutti i cornuti piace farlo! Il marito di Marina mi aveva detto che parla con te e mi indicava dove avrei trovato tua moglie e, quindi, so che tu lo vuoi fare, perciò fallo e bene!»
Lo guardo sorpreso, ma, poi, mi inginocchio fra le cosce di mia moglie, vedo la sua fica slabbrata, gonfia, tumefatta e oscenamente dilatata. Dal suo interno cola un rivolo bianco e, con un po’ di incertezza, lo lecco. Ad un tratto, sento la mano di lui che mi schiaccia la bocca sulla fica.
«Lecca, cornuto! Dai, devi abituarti a questa pratica! Questa vacca di tua moglie mi piace, perciò verrò periodicamente a chiavarla.»
Ho leccato e mi è piaciuto. A mia moglie lui era piaciuto molto e si sentiva soddisfa dal suo modo di farla godere, al punto che, da quel giorno, ha preso a frequentare casa nostra. Solitamente veniva due volte a settimana: il mercoledì pomeriggio ed il venerdì sera. Io, sempre più succube sia di lui che di lei. È successo anche di averlo nel nostro letto per una notte intera, con mia moglie che si eccitava come una porca a vedermi segare, mentre lei si faceva riempire la fica. In una occasione o due, mi ha spompinato, mentre lui la fotteva a pecorina, schizzandola sulla schiena. Era diventato un vero rapporto quello tra noi, coppia sposata, ed un bull. Aveva il permesso di sborrare liberamente dentro di lei e, ad un certo punto, anche di uscire con lei, quasi fossero una coppia, la sera, mentre io restavo a casa ad aspettarla, prendendomi cura del bimbo; quando tornavano, scopavano come ricci, mentre io guardo la Tv. Oppure veniva a cena e restava per la notte e, al mattino, spesso scopavano di nuovo, prima di lasciarsi. Quando capitava che mia moglie sospendeva la pillola, usavano i preservativi che avevano comprato e che tenevano nel nostro comodino. In quelle occasioni, a volte lui la prendeva a pelle, senza venirle dentro. Tremavo per il timore che potesse mettermela incinta, anche se ne ero terribilmente eccitato. Io, qualche volta, la scopavo alla domenica, con lei che mi provocava.
«Ti conviene scoparmi il culo, perché davanti, ieri sera, Pasquale mi ha slargato cosi tanto, che il tuo non lo sento! Dai, cornuto, che ti stai divertendo anche tu, no? Non era questo che volevi?»
In effetti il culo ancora non l'aveva dato a Pasquale, perché temeva di sentir troppo male, dal momento che era dotato di una capocchia enorme. Per più di un anno, si è ripetuto questo nostro gioco, poi lui si è trasferito molto distante da noi e, con lui, è tutto finito, non prima però di averci fatto conoscere Ezio.
Costui era un suo amico di circa una sessantina d'anni. Aveva il cazzo un po’ più lungo di quello di Pasquale, ma della stessa circonferenza e, in più, possiede una qualità che, a me e mia moglie, piace tantissimo: ha due palle enormi come serbatoi, che schizzano una quantità enorme di sborra. E non è finita qui. Con lui, abbiamo allargato il nostro giro di conoscenze, prendendo a divertirci con altri suoi amici maturi che, regolarmente, vengono a casa, a montare mia moglie tutti i venerdì e lei, regolarmente li spompa e li fa tornare a casa, completamente svuotati. Li adora! Sì, mia moglie ha scoperto che la eccitano particolarmente gli uomini maturi.
Lei afferma che quelli giusti impiegano un po' di tempo per farlo duro, ma, poi, si rivelano più resistenti.
Si è iscritta ad un sito per coppie che vogliono scopare con i singoli ed ora se li sceglie lei, con delle nerchie sempre molto grandi.
È diventata una gran porca ed ha sempre più sete di sborra; meno male che i suoi amanti la riempiono "ad abundantiam", perché è così che lei ne gode.
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1 year ago
baxi18, 55
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Una sera di sesso con una amica
Per la nostra giovane età io, Alberto, e la mia ragazza, Teresa, eravamo entrambi nuovi a giochi di sesso più “intriganti”.
Nel nostro rapporto c’è stato sempre il desiderio di provare cose nuove, in particolare, lei spesso diceva di voler sperimentare il tocco e il corpo di un'altra donna.
Questa sua idea spuntava sempre nei nostri discorsi durante e dopo il sesso. Giocando un po’ cercavamo online le possibili partner. In uno dei tanti profili visitati abbiamo individuato una donna che racchiudeva in sé tutte le nostre fantasie, sembrava perfetta per entrambi.
L’abbiamo contattata prima con e-mail e, poi, con lunghi incontri online tra chat e videoconferenze, abbiamo stretto una buona conoscenza tra di noi.
La donna di circa 32 anni, si faceva chiamare online Anna, probabilmente non era il suo vero nome, ma poco importava.
Vivendo in città distanti tra di noi non sembrava semplice riuscire a conoscerci in presenza.
Anna, avendo la possibilità di prendersi una pausa dal lavoro per una breve vacanza, e poiché aveva sempre desiderato visitare Taormina, decise di prendere una stanza per il fine settimana in un hotel della cittadina.
Il suo volo sarebbe dovuto arrivare in aeroporto in giorno prestabilito alle 14:00. quindi abbiamo concordato di incontrarci nel suo hotel per le 20:00.
Quel giorno, il nostro breve viaggio in auto verso l'hotel è stato snervante. Ero nervoso e potevo dire che anche Teresa lo era!
Abbiamo parlato con questa donna online per diversi mesi, ci siamo scambiati foto, ci siamo visti ed abbiamo giocato in cam e ora, finalmente, la stavamo incontrando.
Durante il tragitto avrei voluto parlare con Teresa dell’incontro che avremmo fatto da lì a poco, ma non sapevo come iniziare l’argomento.
Teresa era così sexy! Aveva sistemato i suoi capelli lunghi in un modo tale da mettere in luce il suo bel volto e i suoi occhi verde scuro, il trucco e le unghie erano perfetti, il tubino che indossava aveva una scollatura molto profonda e lasciava intravedere le sue gambe con i collant autoreggenti.
Come al solito indossava dell’intimo molto sexy, reggiseno a balconcino in pizzo che conteneva a malapena il suo bel seno sodo e un perizoma coordinato molto piccolo con fianchetti laterali molto sottili.
Avrei voluto accostare e saltarle addosso proprio lì, ma avevo così tanti pensieri che mi passavano per la testa che sicuramente avrei avuto problemi ad avere una erezione.
Avremmo trovato il feeling giusto?
Le ragazze avrebbero stabilito un legame in presenza come era successo online?
Chi fa cosa, a chi e quando?
Tutte queste domande mi affollavano il cervello, così ho deciso di accendere la radio dell’auto nel tentativo di calmare un po' la mente.
Arrivati al parcheggio dell’hotel sentivo la tensione cresce in me, guardando in volto Teresa era evidente che anche lei aveva una certa tensione.
Le chiesi: “Tutto ok? Se non sei convinta possiamo anche non entrare in hotel e tornare indietro.”
Lei mi rispose dopo un sospiro: “Al contrario, non vedo l’ora di conoscere la nostra amica. Ho tante cose che voglio sperimentare se a te va bene?”
Risposi: “Certamente, mi va bene, voglio proprio vederti all’opera.”
La prendo per mano mentre scende dall'auto e ci dirigiamo verso la porta d'ingresso. Una volta entrati, chiediamo al receptionist di telefonare nella stanza 319 della nostra amica.
Lui, una volta contattata, mi passa il telefono.
Anna, senza dilungarsi in chiacchiere, ci invita a salire nella sua stanza.
Andiamo all'ascensore e quando le porte si chiudono, non posso trattenermi dal chinarmi e dare un bacio a Teresa.
Arrivati al piano raggiungiamo la camera.
Mi sento come se quasi non riuscissi a respirare mentre mi avvicino alla porta della stanza e busso.
Prima che possa riprendere fiato, la porta si apre ed eccola lì.
Lei è lì di fronte a entrambi con indosso un sexy body nero e nient’altro.
Come avevamo visto online era una bellissima donna, molto sensuale e con un corpo splendido: lunghe gambe, seno sodo e un lato B da favola.
Quello che più mi ha colpito erano le sue splendide labbra, molto carnose.
Mi giro verso Teresa e lo sguardo di gioia che traspare dai suoi occhi mi fa quasi venire una erezione.
Entriamo nella stanza, Anna ci invita a sederci su un divanetto mentre lei si siede sul letto.
Per rompere in silenzio imbarazzante che si era creato, lei incomincia a farci delle domande su di noi: “Da quanto tempo vi conoscete? Chi di voi è più intraprendente nel sesso? Ecc. ecc.”
Dopo poco tempo la tensione iniziale si era dissolta, parlavamo di noi come se ci conoscessimo da sempre.
Mentre chiacchieravamo, potevo vedere le donne incrociare i loro sguardi, potevo capire dall’espressione del volto che Teresa si stava eccitando.
Anche Anna sembrava attratta dalla mia ragazza, si guardavano intensamente l'una con l'altra.
Prima che me ne rendessi conto, Anna si è alzata dal letto, si è avvicinata a Teresa e le ha dato un lungo e sensuale bacio.
Mi scappo un: “Oh, mio Dio!!!”
Era una delle cose più sensuali che avessi mai visto.
Anna preso Teresa per mano e l'ha condusse sul letto. Una volta li, iniziò a baciarla con passione.
Potevo sentire il mio cazzo che iniziava a crescere mentre la guardavo togliersi i vestiti.
Teresa abbassando il tubino, si è slacciata il reggiseno mostrando il suo seno sodo e bellissimo.
Anna ha iniziato a leccargli e succhiagli lentamente e delicatamente i capezzoli.
Lei disse: “Ora capisco il tuo entusiasmo quando parlavi del seno di Teresa, è veramente bello ed ha una pelle morbidissima, di velluto. Mi fa impazzire baciarla. Mi immagino già giù come sia delicata e morbida.”
Ero così eccitato che sono quasi caduto dal divanetto su cui ero seduto.
Anna, con una certa malizia, si è tolta il body e, prima di spogliarsi del tutto, si fece accarezzare e baciare il seno da Teresa.
Ero in paradiso. Seduto lì a guardare due bellissime donne che si baciano e si leccano le tette a vicenda!
Anna ha fatto sdraiare la mia ragazza, gli ha tolto le scarpe, gli ha sfilato il tubino e le autoreggenti. Gli ha scostato il perizoma e ha iniziato a leccarle la figa in modo lento e sensuale.
Sentivo il rumore dei colpi di lingua di Anna sul clitoride, sentivo i gridolini di piacere di Teresa, si diffondeva nella stanza l’inconfondibile odore di due corpi che fanno sesso.
Tra una leccata e un dito inserito in profondità nella figa rovente di Teresa, Anna disse: “Avevo ragione, la tua figa è bellissima, il suo profumo è inebriante e non mi staccherei da qui per nessuna ragione al mondo. Sei bellissima.”
Proprio mentre le stava facendo raggiungere l'orgasmo, Anna mi fece cenno di unirmi a loro.
Mi sono sdraiato sul letto accanto e ho leccato le tette della mia ragazza e i suoi capezzoli mentre Anna continuava, dopo avergli fatto scivolare via il perizoma, a leccarle il clitoride ed a infilarle la lingua dentro la figa umida.
I gemiti e i contorcimenti di Teresa mi hanno stimolato un'erezione in piena regola.
Dopo pochi minuti del nostro lavoro, Teresa con un lamento di piacere e con un tremore per tutto il corpo, ha raggiunto un orgasmo potentissimo: “Si … si … siiiiiiii!!! Mi fate morire, continuate …. vi prego continuate …. Oooooohhh …. Vengo! Vengo! …”.
Il mio cazzo stava per scoppiare dentro i pantaloni, Anna se ne è accorta e ha iniziato a massaggiare il rigonfiamento.
Mentre lo faceva, Teresa dopo essersi ripresa dall’orgasmo, si è seduta sul letto e mi ha tolto la maglietta mentre la nostra amica mi ha abbassato i pantaloni per mettere in mostra la mia erezione.
Teresa ha iniziato a baciarmi appassionatamente mentre Anna ha iniziato a leccare e succhiare il mio cazzo duro come la roccia.
Loro due mi hanno fatto sdraiare e Teresa ha cominciato a leccarmi il capezzolo sinistro mentre Anna mi succhiava: “Oh mio Dio! Mi state facendo impazzire!”
Dopo che Teresa ha lavorato un po' sui miei capezzoli, si è avvicinata al mio cazzo e ha iniziato a condividere il pompino con Anna.
Sentire due lingue che lavoravano sulla mia asta mi ha fatto eccitare così tanto che ho dovuto concentrarmi al massimo per non venire immediatamente.
Teresa, prendendo l’iniziativa, ha fatto stendere Anna e ha iniziato a ricambiare la leccata del clitoride.
La mia attenzione si è spostata su Anna, ho iniziato a leccare e succhiare i suoi capezzoli mentre le massaggiavo la parte posteriore della testa.
Dopo aver leccato i capezzoli per un po', mi sono mosso e mi sono posizionato in modo da poter leccare la figa della mia ragazza mentre lei si lavorava Anna.
Faceva molto caldo, oltre all’eccitazione per la situazione anche il clima incideva nell’aumentare le nostre temperature.
Teresa mi ha chiesto se volessi “assaggiare” la nostra amica; quindi, mi sono spostato e mi sono messo in posizione in modo che entrambi le potessimo leccare la figa e il buco del culo.
Teresa aveva preso posizione e, prima un dito e poi con due insieme, ha trapanato, dopo averlo inumidito con la lingua, il suo buco del culo.
Mentre le leccavo il clitoride sentivo le vibrazioni del corpo di Anna, era sempre più eccitata. Con le mani le stuzzicavo i capezzoli duri e prospicenti.
Ad Anna evidentemente la cosa piaceva particolarmente, era tutta un tremore e un insieme di mugolii gli uscivano dalla bocca: “Si, si continuate così, è meraviglioso quello che fate, sto arrivando ….. sto venendo …. Siiiiiiii!!!
Con un sussulto improvviso del corpo è arrivata all’orgasmo e, cosa che non avevo mai visto ha iniziato a spruzzare del liquido dalla sua figa, inondando il mio volto e il letto. Una vera e propria eiaculazione, un liquido denso e biancastro simile allo sperma.
Avevo sentito parlare dello squirting, ma non di questa forma di eiaculazione femminile. Come ci ha spiegato successivamente Anna, è una forma rara di espulsione di liquido da una donna durante o prima di un orgasmo.
La cosa ha molto eccitato Teresa, lei a quel punto voleva sentire il mio cazzo dentro di lei, mi ha fatto mettere supino sul letto, ha posizionato Anna sopra la mia faccia in modo tale che le potessi continuare a leccare e succhiare la umida figa e, quindi, ha iniziato a cavalcarmi.
Mentre lei mi cavalcava, Anna accarezzava e stuzzicava i suoi capezzoli baciandola appassionatamente in bocca.
Teresa mi ha cavalcato finché, all’apice del piacere, ha urlato per un orgasmo impetuoso: “Si …. siiiii …. Vengo! …. vengooooooo!!!!”
Le sensazioni che provavo erano incontrollabili e con un urlo di piacere intenso dissi: “Vengooooo! ….. vengoooo! …. non fermatevi vi prego, sto impazzendo … godooo!!!”
Con un vibrare del corpo ho inondato la figa di Teresa che, come gli avevo chiesto, non si era fermata dopo il suo orgasmo.
Anna continuava a baciare e accarezzare Teresa. Lei, dopo ver assaporato il mio sperma caldo, è scesa dal mio cazzo dicendo: “Cara, ora è il tuo turno, devi assaporare la sua verga, se ti va.”
Lei, senza aggiungere nulla, per prima cosa ha preso in bocca il mio cazzo ancora pieno di sborra e semi duro, con una maestria eccezionale lo ha leccato e succhiata per cui, in pochissimo tempo era di nuovo in erezione.
Quindi, saltandomi addosso, ha iniziato a cavalcare il mio cazzo mentre Teresa mi baciava e mi mordicchiava il collo e i capezzoli.
Poi si è rivolta verso Anna ha iniziato a baciarla e a succhiarle le tette mentre lei mi cavalcava.
Sentire la sua figa andare giù e su per la mia verga mi stava portando ad un nuovo orgasmo, gli ho chiesto di rallentare per far durare di più la mia erezione.
Lei per tutta risposta, con una mossa che non pensavo potesse fare, si girò di spalle e, allargando le bellissime e sode chiappe, appoggiò il suo buco del culo sul mio cazzo e disse: “Voglio sentirti dentro il mio ano, voglio godere con il tuo cazzo dentro il mio culo. Sfondami ti prego!”
Invito che non potevo non accettare, con un movimento del bacino, inarcando la schiena, spinsi il mio cazzo nel suo buco.
Con una certa meraviglio notai che, al contrario delle sesso anale praticato con Teresa, la resistenza alla penetrazione era molto labile e il mio cazzo è penetrato quasi facilmente dentro Anna. Era evidentemente una pratica sessuale da lei molto usata.
Lei al contatto del mio cazzo dentro il suo ano ha iniziato ad andare su e giù con una forza impressionante.
Teresa ci osservava con un volto che faceva trasparire tutta la sua eccitazione.
All’improvviso, anche per la masturbazione che lei effettuava sul suo clitoride, con un urlo di goduria che è riverberato per tutta la stanza, Anna ha raggiunto un intenso orgasmo: “Ooohhhhh! …. Godo! ….. godooooooo! …... sfondami il culo ti prego vienimi dentro!!!”
Sentivo le pareti del suo sfintere stringersi e vibrare per un tempo lunghissimo. Il suo volto faceva trasparire tutta la sua goduria del momento.
Una volta venuta, rimase sul mio cazzo dicendo a Teresa: “Voglio farlo venire dentro di me se per te non è un problema, voglio sentire la sua sborra scaldarmi il culo.”
Teresa con un cenno del capo annuì.
Anna iniziò a cavalcarmi con una intensità che mi lasciavano poco tempo prima di godere.
Saltava quasi sul mio cazzo fino a quando, prima che me ne rendessi conto, sono esploso in un orgasmo così intenso che pensavo che il mio cuore si sarebbe fermato.
Dissi: “ Vengo! vengoooo! Dai continua fammi morire dal piacere.”
Dopo queste parole il mio cazzo ha inondato di sperma il culo di Anna, come lei aveva chiesto.
Dopo un po' si è alzata e assieme a Teresa hanno continuato a leccarmi e succhiarmi il cazzo.
Una mi leccava l'asta mentre l'altra mi mordicchiava le palle e succhiava la cappello. Sensazione eccezionale.
Dopo che ci siamo tutti calmati, ci siamo adagiati nel letto per rilassarci con me al centro che li abbracciavo entrambi.
Prima che ci addormentassimo per un breve sonnellino, l'ultima cosa che ricordo è stato guardare il soffitto e pensare: "Wow, non pensavo potesse essere così intenso il sesso con due donne!"
Dopo questo breve incontro non avemmo più la fortuna di stare insieme ad Anna in altre occasioni, la distanza purtroppo non ha consentito una relazione duratura, ma il ricordo di quelle poche ore trascorse insieme è rimasto impresso per lungo tempo nelle nostre menti.
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Al2016,
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Il mio ragazzo è bisex.
Mi chiamo Rita, ho 24 anni, di media statura, mora, capelli corti a caschetto, occhi scuri, un seno non troppo grande, appena una seconda, un bel culetto e le gambe non troppo lunghe, ma ben proporzionate al resto del corpo. Da due anni, sono fidanzata con Lucio, un bel ragazzo di due anni più grande di me. È più alto, biondo ed occhi azzurri, fisico molto scolpito. È il personal trainer in una palestra e, fra le gambe, ha anche una buona dotazione. Da quando siamo insieme, non mi ha mai dato motivo di esser gelosa. Ovvio, con il suo lavoro, ci sta che qualche bella puledra voglia scoparselo, eppure lui non mi ha mai dato motivo di dubitare sulla sua fedeltà, nulla! Così è sorto in me il sospetto che fosse bisessuale. Lui non mi ha mai detto niente, eppure, il presentimento l’ho avuto, soprattutto dopo che un pomeriggio ho avuto modo di usare il suo computer per emergenza e mi si è aperta una pagina web di un sito gay. Inizialmente ho pensato potesse esser una pubblicità indesiderata, poi, sfogliando la cronologia, ho notato diversi siti del genere, ma non ne ho parlato con lui, almeno non subito. Mi son messa ad esplorare le varie pagine e i video che ho visto, non solo mi hanno eccitato, ma dentro di me è maturata l’idea di provare insieme un'esperienza diversa, più coinvolgente. Una sera stavamo facendo sesso, ho pensato che avesse provato piacere se gli avessi leccato l’ano e così ho fatto.
«Sì, bravissima! Dai, continua che mi piace!»
Il suo cazzo era durissimo! Mi sembrava anche più grosso del normale e, dopo che mi ha scopato, mi son girata e gli ho offerto il mio culetto.
«Dai, mettilo nel culo! Voglio che me lo sfondi per bene!»
Mi ha pompato a lungo, poi quando è venuto ha goduto tantissimo. Dopo esserci rilassati, io ho ripreso a succhiargli il cazzo ancora molle, ma che è diventato durissimo, appena gli ho infilato un dito nel culo. Mi son convinta che il suo più grande desiderio era quello di averlo pieno. Ho sollevato lo sguardo e lui, con un po’ di imbarazzo, ha preso a mugolare di piacere.
«Accidenti, mi fai impazzire! Dai, non ti fermare!»
Allora ho aggiunto un secondo dito ed ho preso a scoparlo velocemente, mentre continuavo a succhiargli il cazzo, che è esploso nella mia bocca.
«Sento che ti piace avere il culo stimolato da un dito e mi chiedevo se ti piacerebbe scopare con un ragazzo. Involontariamente ho trovato nel tuo computer delle pagine di video gay e mi son eccitata all’idea di te che ti fai inculare davanti a me.»
«Sì, è vero, mi piacerebbe molto, anche se non ho mai avuto il coraggio di parlartene. Una sera, in palestra, due si sono scopati a vicenda, convinti che non vi fosse nessuno. Quella scena mi ha eccitato e, da allora, sento il desiderio di provare una simile esperienza, ma, per amor tuo, non l’ho mai realizzata e nemmeno te ne ho parlato, in quanto ero convinto che a te potesse dar fastidio se mi facessi sfondare il culo da un bel maschietto.»
Gli ho sorriso, baciandolo, e poi gli ho chiesto se aveva in mente qualcuno con cui fare una simile esperienza. Lui ha stretto le spalle ed ha ammesso che gli sembrava piuttosto complicato trovare qualcuno con cui scopare, in considerazione che non avrebbe voluto coinvolgere nessuno di quelli che conosceva. Avrebbe preferito una cosa più intima e discreta. Inoltre era sempre deciso a vivere questa esperienza solo e sempre con me, ora che mi ero detta disponibile. Ci ho riflettuto un po' e poi gli ho detto che conoscevo un bel ragazzo, che lavorava nel bar sotto il mio ufficio e sapevo per certo che era gay. Volendo lo avrei potuto contattare e cercar di capire se fosse interessato a partecipare ad una cosa del genere. Lucio mi ha abbracciato e mi ha detto che gli sarebbe davvero piaciuto.
Il giorno dopo, ne parlai con Daniele, il barista.
«Sai ho una persona che vorrebbe provare una prima esperienza bisex, ma vorrebbe che tutto avvenisse, oltre che in mia presenza, anche in modo dolce e quanto mai discreto. Tu saresti disponibile a fargli vivere una simile esperienza?»
Daniele mi sorrise e poi, sottovoce, mi diede la sua disponibilità.
«Certo che sono disponibile. Non sai quanto mi piace iniziare un maschio al piacere bisex. E poi, se ci sei anche tu, la cosa mi eccita di più. Faccio credere a tutti che sono gay, ma, in realtà, sono un bisex anch’io e se c’è da leccare una bella patatina, non mi tiro indietro.»
Ci siamo accordati per vederci la sera dopo a casa sua, pronti a goderci questa esperienza. Lucio sembrava un po’ nervoso e, appena entrato e fatta la conoscenza di Daniele, ha accettato il drink che ci ha offerto. Lo ha bevuto tutto d’un fiato, per poi guardarmi con l’aria un po’ smarrita. Forse non era molto convinto, cosi mi sono inginocchiata davanti a lui e gli ho subito succhiato il cazzo. Lui era seduto sul divano, di lato a Daniele e, allora, l'ho esortato a fare la stessa cosa al mio amico.
«Dai, succhialo anche a lui!»
Dopo un attimo di incertezza, glielo ha tirato fuori ed è rimasto stupito da quanto fosse grosso e lungo, sicuramente più del suo.
«Accidenti che bella mazza che hai!»
Io ho avuto un fremito fra le cosce e mi son bagnata al pensiero di averlo dentro, e la stessa cosa deve aver pensato il mio ragazzo, perché ha iniziato a spompinarlo per bene; intanto continuavo a farlo anche io su di lui e mi sembrava che anche il suo fosse lievitato. Dopo un po', Daniele ci ha inviato a spostarci in camera da letto e, in un attimo, ci siamo trovati, tutti e tre, nudi sul letto. Ho visto lo sguardo di Daniele compiaciuto allorché quando mi son sdraiata nuda sul letto e poi lui si è inginocchiato dietro Lucio ed ha iniziato a lubrificare il suo culetto. Ha applicato della crema, mentre Lucio continuava a succhiargli il cazzo. Anch’io mi son avvicinata e, per un po', l’ho preso in bocca: era enorme! Poi Daniele mi ha chiesto di sdraiarmi sotto Lucio e di succhiargli il cazzo, mentre lui mi avrebbe leccato fra le cosce. Un bel 69 caldo, per godere tutti insieme. Una volta che ci siamo posizionati, Daniele ha appoggiato il suo palo al forellino del culo di Lucio e poi, inesorabilmente, glielo ha spinto tutto dentro. All’inizio, Lucio ha provato un leggero fastidio, ma subito dopo ha goduto tantissimo, come un porco.
«Piano, cazzo, come sei grosso! Mi stai aprendo in due! Fa piano che mi piace! Dai, continua!»
Daniele l’ha afferrato per i fianchi e, se all’inizio ci andava giù piano, man mano lo sbatteva sempre più forte.
«Che bel culo stretto! Te lo sfondo tutto! Ti spacco!»
Naturalmente più gli dava colpi sempre più forti e più lui mi leccava. Alla fine gli son esplosa in bocca e lui mi è venuto sulla lingua, mentre Daniele continuava ad affondare il cazzo nel culo del mio ragazzo con sempre maggior ritmo. Veder scopare Lucio, mi ha eccitato e, nello stesso tempo, mi sentivo un po’ gelosa. Però era bellissimo veder quel cazzo che lo stantuffava e, ogni tanto, con la lingua, andavo incontro a quelle sue palle belle gonfie, finché è stata la volta di Daniele di godere. Lo ha tirato fuori, si è girato e gli ha presentato il cazzo in bocca.
«Dai, bevi e ingoia la sborra del primo cazzo che ti ha sfondato il culo!»
Ho visto Lucio stringere la cappella fra le labbra e ricevere in bocca tutta la crema che Daniele gli scaricava ad ogni schizzata. Poi lui mi ha guardato ed io l’ho baciato e mi son sentita ricevere in bocca un po’ di quella crema, che ho assaporato con piacere. Siamo rimasti distesi e poi abbiamo parlato un po': Daniele gli ha detto che anche a lui sarebbe piaciuto sentirlo nel culo, cosa che Lucio ha fatto, dopo che io e Daniele gli abbiamo fatto di nuovo tirare il cazzo.
È stata una bella serata. Credo che Lucio non abbia mai goduto tanto, così abbiamo deciso di ripetere questa esperienza: compreremo uno strap on, così potrò sfondarlo anche io. Inoltre Daniele ci ha detto che, la prossima settimana, sarà ospite, a casa sua, una coppia molto speciale: lei, una trans bellissima con la sua compagna, una lesbica fantastica!
Non vedo l’ora di vivere anch’io questa nuova esperienza.
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1 year ago
baxi18, 55
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Con le corna mi scopro bisex.
Mi chiamo Paolo, ho 48 anni e da circa 25 anni sono sposato con Daniela, che ha 45 anni. Sono di media statura, un po’ calvo e con un principio di pancetta, dovuta all'attività lavorativa sedentaria: sono un impiegato di banca. Daniela è una bella donna. Cura molto il suo aspetto con lunghe camminate e molto sport in generale. Un po’ più alta di me, bionda, occhi chiari, un gran bel seno generoso ed un culo tonico e alto. Circa tre anni fa, ho iniziato ad accusare problemi cardiaci, di natura genetica. La terapia intrapresa, ebbe a compromettere la mia virilità: non avevo più un'erezione tale da far godere mia moglie. Sapendo quanto a mia moglie piacesse scopare, questo fatto mi ha fatto sentire inutile come compagno di letto, ma lei, da vera innamorata, ha accettato di dover rinunciare alla sua vita sessuale. Non tollerando questo stato di cose, ritenendolo ingiusto per il suo equilibrio psicofisico, le ho proposto di sostituirmi con un altro uomo.
«Trovati un maschio che ti faccia godere, così, almeno tu, puoi ancora usufruire del piacere del sesso.»
Come risposta, mi fu detto che non era interessata.
«Cosa?! Ma scherzi o sei serio? Non mi interessa. Sto bene così!»
Nonostante tutto, con una mia paziente azione di convincimento, alla fine son riuscito a farle capire che aveva bisogno di divertirsi un po'.
«Va bene, ci penserò! Anzi, pensaci tu, visto che lo vuoi quasi più di me!»
In effetti sembrava proprio così. Ne abbiamo parlato ed abbiamo persino stabilito un certo percorso, che ci avrebbe portato ad incontrare la persona prescelta e ciò che le sarebbe piaciuto fare con lui. Insieme abbiamo esplorato molti siti di incontri e, alla fine, la scelta è caduta su di un tizio, di nome Marco, di 40 anni, perché lei non voleva che fosse troppo giovane.
Lo abbiamo contattato e, dopo qualche telefonata ed una video chiamata, in cui lei ha potuto ammirare il candidato, abbiamo deciso di incontrarlo.
Daniela si era sentita intrigata dalla bellezza di Marco.
«È un uomo più giovane, molto bello, con cui sarà molto piacevole parlare.»
Non essendo mai stata con un altro uomo oltre me, quando abbiamo deciso di incontrarlo il sabato successivo, lei era piuttosto tesa e spaventata.
«Mi sento brutta e inadeguata: pensi che sarò di suo gradimento? E se non dovessi piacergli?». Ho dovuto tranquillizzarla.
«Stai tranquilla! Sei una bella donna e, quindi, non hai motivo di preoccuparti: vedrai che gli vai benissimo. Se poi lui non dovesse rispondere alle nostre aspettative, pazienza: ne troveremo un altro.»
Abbiamo deciso di incontrarlo in un bar, a poca distanza da casa nostra. È arrivato puntuale e si è presentato.
«Piacere, Marco. Complimenti, sei davvero molto bella, meglio di quanto si poteva immaginare.»
Subito l’atmosfera si è stemperata e Marco che, all’inizio era un po’ teso, ha subito messo Daniela a suo agio. Li ho osservati e, dentro di me, morivo dalla voglia di vedere questo maschio prender mia moglie. Dopo un drink, ci siam resi conto che per noi era la persona giusta e, essendo anche noi graditi a lui, lo abbiamo invitato a casa nostra. Una volta giunti, li ho lasciati soli, adducendo che dovevo controllare una certa cosa sul mio pc. Avevo sentore che fossero già sufficientemente complici.
«Andate pure in camera, che arrivo. Controllo una mail e vengo da voi.»
Ho ricevuto un sorriso, soprattutto da lei, che era tutto un programma, e si son diretti lì. Ho aspettato circa 15 minuti ed ho guardato dentro. Daniela aveva il suo cazzo in bocca. Era il cazzo più lungo e grosso che avessi mai visto. Mia moglie riusciva a prender in bocca solo la punta. Ho avvertito un brivido lungo la schiena ed uno strano dolore nel petto. Vedevo mia moglie che ora, per davvero, mi faceva cornuto. Lo so: ero stato io a volerlo e ne ero consapevole, ma ciononostante provavo un dolore fortissimo e, nello stesso tempo, mi sentivo più che felice. Lei avrebbe goduto ed io ne sarei stato contento e partecipe. Marco le ha lasciato tutto il tempo di assaggiare per bene il suo membro, poi l’ha girata, si è sdraiato su di lei ed ha iniziato a baciarla. Ho notato con quanta passione si son baciati. Si stavano baciando come avrebbero fatto degli amanti di lunga data. L’atmosfera era incandescente. Avrei dato non so che per avere, a mia volta, una buona erezione, ma non si è mosso nulla nelle mie mutande. Dopo un po', l'ha girata. Lui era disteso supino, lei era al suo fianco, continuando ancora a baciarlo. Lui le ha sussurrato qualcosa. Lei ha guardato me e poi lui ed ha annuito con la testa. La voce di Daniela ha rotto il silenzio della stanza.
«Amore, avvicinati e leccagli il cazzo!»
L’ho guardato con un attimo sgomento. Non ho mai fatto niente del genere prima, ma il pensiero mi eccitava, anche se solo nella mia mente.
Daniela ha ribadito il suo ordine.
«Entrambi desideriamo vederti succhiare il suo cazzo!»
Mi son passati per la testa, 1000 pensieri, di ogni genere, ma la cosa principale a cui pensavo, era di esser incluso in quel gioco di sesso. Sono andato subito sul letto, mi sono sdraiato accanto a loro ed ho preso il suo cazzo in bocca. Dopo un istante di incertezza, l’ho afferrato e ne ho sentito la consistenza: era durissimo. Il suo cazzo era grande, molto grande e ne ho accolto in bocca quanto più potevo. Loro hanno ripreso a baciarsi e mi guardavano, mentre io mi lavoravo bene la verga dell'amante di mia moglie. Poi lui mi ha fatto smettere. Ha afferrato Daniela, l'ha fatta distendere supina e, con un movimento veloce, si è posizionato fra le sue cosce aperte ed ha fatto scivolare il cazzo nella fica bagnata di mia moglie. All'inizio lei ha emesso un piccolo grido, poi un gemito, che si è trasformato rapidamente in un mugolio di piacere.
«Oooooh, uuhhhmmmmmm! Piano! Mi sfondi! Sì, dai, mi piace!»
Ha iniziato a sbatterla ed aumentava il ritmo sempre di più. Potevo vedere il suo enorme cazzo entrare e uscire dalla fica stretta di mia moglie. Ha preso a farla godere in continuazione. Lei era sconvolta e godeva, incitandolo a scoparla sempre più forte.
«Sì, dai, così! Mi piace! Dai, vengo! Ancora, vengo!»
Ha cambiato posizione. L’ha presa e fatta sistemare su di sé. Impalata su quella verga, Daniela ha goduto molto intensamente. Poi hanno cambiato di nuovo posizione: lui l'ha fatta sistemare carponi, mi ha ordinato di mettermi sdraiato sotto di lei, con la bocca sulla sua fica, mentre lui la prendeva da dietro. Così potevo vedere quella enorme verga entrare e sfondare la fica di mia moglie. Lei ha avuto un altro orgasmo e, a quel punto, lui ha dato dei colpi fortissimi, duri e veloci, fino a che è rimasto immobile, piantato dentro di lei. Stava sparando il suo sperma dentro di lei. Sembrava non finire mai, continuava a venire e venire. Poi si è sfilato ed una cascata di sborra è colata dalla fica slabbrata di Daniela ed è finita anche sul mio viso. Ho aperto la bocca e l’ho leccata con piacere, mentre lui si è disteso accanto a lei. Hanno ripreso a baciarsi, mentre io ripulivo tutto la crema che sgorgava da quella voragine, che era diventata la fica di mia moglie. Mi son tolto e loro hanno ripreso a toccarsi ed eccitarsi, come se non esistessi. Poi lui mi ha detto di succhiarlo di nuovo. Questa volta l'ho fatto, senza nessuna esitazione. Mi piaceva. Ero ebro di paciere, seppur con il cazzo moscio, la cosa mi eccitava moltissimo.
Succhiami il cazzo, impotente e cornuto. Lo abbiamo capito che ti piace e allora, datti da fare. Ho ripeso a svolgere il mio compito succhiandolo avidamente, segandolo con molta destrezza. Ad un tratto lui si è irrigidito, ha guardato Daniela e poi mi ha sborrato in bocca.
«Accidenti! Succhia quasi meglio di te! Sono sicuro che con voi due mi divertirò tantissimo! Non saprei dire se sei più zoccola tu o lui!»
Mi ha riversato una bella quantità di crema in bocca, tanto che non son riuscito a contenerla tutta. Ho iniziato ad inghiottirla, aveva un sapore agrodolce. Non volevo perder nulla ed ho continuato a deglutire, finché non l’ho ingoiata tutta. È stato meraviglioso.
Da quella prima volta lui è diventato il bull fisso di mia moglie e, da allora, tutti insieme, giochiamo bene.
Mi hanno sempre permesso di pulirla dopo che lui ha finito di schizzare il suo sperma dentro di lei.
Lei lo adora ed io sono l'uomo più felice del mondo.
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1 year ago
baxi18, 55
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Sesso con l'infermiera
Un infortunio al ginocchio capitato durante una partita, dopo vari controlli mi costringe a un piccolo intervento chirurgico: niente di grave, roba da tre o quattro giorni in ospedale.
Appena arrivato iniziano con prelievi e domande di rito.
E qui inizia il viaggio…. arriva Francesca, infermiera di circa trent’anni. Moooolto carina, capelli lunghissimi neri raccolti in una coda di cavallo. Ha occhi neri, svegli e profondi ed emana una sensualità pazzesca. Penso che non è proprio il momento di notare certe cose e cerco di rilassarmi…
Mi dice che prima dell’intervento dovrà depilarmi per motivi igienici e pratici… lì per lì annuisco senza darci peso. Dopo circa mezz’ora rientra con la macchinetta e inizia a rasarmi le gambe, poi più sù fino all’inguine. Io mi irrigidisco, lei sorride e mi dice “non preoccuparti, sono abituata, non ti faccio male e non te lo sciupo!”
Sorrido anch’io imbarazzato.
Me lo prende in mano, quasi lo soppesa (per fortuna sono in una stanza singola) e pian piano, con una delicatezza mai provata, mi depila tutto intorno al cazzo, palle comprese, fino all’ombelico, e succede…
Si rizza, e non poco, mi sa che son diventato rosso fuoco e invece diventa sempre più duro.
Sono senza parole…. è davvero un erezione da guinness…con una vocina fioca riesco solo a dire …”scusa, scusami davvero tanto”.
Resto a bocca aperta e la osservo mentre continua… lei alza lo sguardo, mi fissa e me lo prende in mano e lo stringe…”Hai un bel cazzo Marco! Ora pensiamo all’operazione, poi ne riparliamo”.
Sarà anche un luogo comune, ma l’idea dell’infermiera, in un ambiente ovattato, è davvero una delle situazioni più eccitanti. Davvero non me l’aspettavo!
Poi mica sono bellissimo, forse ho un fisico atletico, ma niente di che. Certo ho il cazzo grosso, lungo e grosso, ma non credo basti quello, poi sono sposato, ho mille problemi col lavoro (come tutti) eppure, nonostante mi debba anche operare, adesso non riesco a pensare a nient’altro…
Mi sveglio dall’anestesia, Francesca è lì.
“Buon giorno Marco, come ti senti?”
“Completamente rintontito, ma bene, un po’ di dolore al ginocchio”
“È normale, adesso ti daremo antidolorifici e un pizzico di morfina”
Le ore passano veloci nel dormiveglia, passa il chirurgo e mi assicura che l’operazione è perfettamente riuscita, fra tre giorni mi rimandano a casa.
Francesca ogni ora passa a controllare, mi dice cose carine, mi prende in giro e mi fa ridere.
Non so perché ma oggi si intravedono particolarmente le sue forme sotto gli abiti da lavoro, ha due tette grosse e ritte e un culo tutto da mordere, non secco, non palestrato, un culo vero dove perdersi. Viene a salutarmi prima del cambio turno.
“Mi sono fatta cambiare il turno, così domani faccio la notte “Si avvicina, mi bacia sulla fronte, poi scende e ci troviamo faccia a faccia a pochi millimetri, prendo coraggio, allungo una mano e le prendo la vita tirandola a me, la bacio sulla bocca, a lungo, sento che la apre e tira fuori la lingua, facciamo una pomiciata pazzesca, roba da adolescenti.
Se ne va, mi tasta il pacco e trovandolo duro sorride.
“A domani”
La notte è infinita, fra dolori e il pensiero di Francesca mi addormento all’alba.
Al mattino sto meglio e sono affamato, inizio a smaltire l’anestesia e tutto il resto del cocktail. Fra analisi e visite la giornata scorre via veloce.
Ed eccola che arriva: ho quarantadue anni ma adesso mi sento un diciottenne alle prime armi. Sempre più bella e tirata, continuano gli ammiccamenti e i sorrisi.
Verso l’una di notte entra in camera, mi dice di stare tranquillo che si è messa d’accordo con le colleghe. Si siede sul letto e iniziamo a baciarci, le lingue in gola, le mie mani la esplorano. Si spoglia, è ancora più bella di come immaginavo. Si sdraia accanto a me e ci masturbiamo a vicenda. Io me lo sento gonfio e duro, lei è bagnatissima. Si gira e facciamo un sessantanove storico. La lecco tutta, il clito, le grandi labbra, le infilo la lingua nel buco del culo. Lei me lo sta ingoiando mentre mi massaggia energicamente le palle.
Si volta e continua a succhiarlo mentre si infila due, tre dita dentro da sola.
Adesso ci muoviamo con più naturalezza e armonia, i baci e le carezze si alternano a morsi e strizzate di capezzoli.
Mi mette la in bocca quelle mammelle enormi e perfette. Le succhio a lungo. Le piace!
Si alza e prende dalla tasca i profilattici…
“Ho preso gli XL…”
Sorrido mentre lo calza…
Si siede sopra di me…
Ci sputa e lo avvicina…
È caldissima, infuocata. Lo infila fino in fondo e inizia a cavalcarmi con energia, andiamo avanti e mi chiede se riesco a prenderla a pecorina. In equilibrio su una gamba e con lei a pancia in giù sul letto. Che spettacolo!
La lecco ancora e inizio con dei colpi più forti alternati a movimenti più lenti. Mi dice che viene, mi fa impazzire Leviamo il profilattico e continuiamo col sessantanove finché viene nuovamente. Anch’io le esplodo in gola. Restiamo fermi in quella posizione continuando a leccarci… Poi si mette accanto a me. Parliamo sottovoce.
È il momento delle coccole…non sento più dolore o fastidio al ginocchio. È passata un’ora credo. Mi lascia riposare…
La mattina dopo sono in condizioni pietose, dolori ovunque, passa il chirurgo. Mi trova stranamente la gamba affaticata, mi consiglia di restare qualche giorno in più in osservazione…OTTIMO!!!!!!!!
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1 year ago
Tausirio,
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L'ho fatto cornuto con un vecchio amico
Mi chiamo Claudia una donna di 48 anni, di media statura, mora, occhi scuri quarta di seno, ventre abbastanza piatto, cosce lunghe ed un bel culo a mandolino; sono sposata con Luigi da vent'anni.
Siamo professionisti con istruzione universitaria ed abbiamo una vita abbastanza normale. Circa un mese fa però, è avvenuto un fatto che ha cambiato la nostra vita ed è questa la storia che mio marito ha voluto raccontassi.
Prima di conoscere e sposare Luigi, ho frequentato, per circa un anno, un altro uomo, Marco. Era alto e muscoloso, aveva i capelli chiari, decisamente biondi, e dolci occhi scuri, insomma un bell'uomo. Il suo aspetto particolare non passava certo inosservato e, soprattutto, era molto ambito dalle donne, perché la sua dotazione era decisamente fuori dal comune.
Marco ha, fra le gambe, un membro lungo circa 24 cm. con una circonferenza davvero notevole, che sapeva usare benissimo e, con lui, una donna poteva provare la differenza che c'era tra gemiti di passione e grida di dolore, oltre ad essere un amante formidabile.
Quando facevamo sesso, Marco mi faceva sempre venire più volte. Non credo ci sia mai stata un'occasione in cui anche lui non sia venuto almeno tre volte, con enormi quantità di sperma.
La nostra storia ebbe a durare circa un anno, perché il nostro scopo era rivolto al solo sesso senza vincoli, né legami di sorta, e, di quel periodo, dentro di me, ho tenuto un bellissimo ricordo che ancora conserva con piacere.
Dopo un po' di tempo che io e Luigi stavamo insieme, dopo aver fatto sesso avevamo preso la simpatica abitudine di parlare, raccontando le storie di persone con cui avevamo fatto sesso prima di incontrarci. I nostri racconti erano sempre abbastanza ricchi di dettagli, trovando questo gioco particolarmente eccitante. Luigi amava molto conoscere certe storie nei minimi dettagli, insomma si eccitava a sapere delle mie scopate con Marco. Più di una volta, mi ha confessato che, se mai avessimo incontrato Marco, avrebbe voluto diventare suo amico e sarebbe stato contento se anch'io avessi, in qualche modo, ripreso la nostra amicizia. Alla fine, mi ha confessato anche che per lui sarebbe stato molto bello, se una sera fossi tornata a casa e gli avessi raccontato di aver scopato ancora con Marco.
Naturalmente questo era solo un suo desiderio, anzi una sua fantasia, e tale sarebbe rimasta perché l'amico, da tempo, si era trasferito in un'altra città, molto distante da noi. Tutto questo avveniva nei primi anni di matrimonio, poi, con il passare degli anni, i nostri discorsi sulla fantasia di vedermi scopare con Marco si sono diradati e la nostra vita ha preso a scorrere sui binari della assoluta normalità e il sesso tra noi, anche se buono, non è vigoroso come una volta.
Un mese fa, ho partecipato ad un convegno in un hotel di una grande città, non lontana la casa mia. È stato un convegno molto noioso, cui, però, ho dovuto partecipare obbligatoriamente, e si sarebbe protratto per l'intera giornata, che mi sembrava non voler mai finire.
Mentre tornavo dal pranzo di lavoro, percorrendo uno stretto corridoio, un uomo è uscito da una porta laterale e mi è quasi venuto a sbattere contro. Giusto il tempo per scusarmi della appena evitata collisione e sono rimasta scioccata: ero faccia a faccia con Marco!
Anche lui si mostra non meno sorpreso di me ed abbiamo iniziato a parlare, riferendoci l'un l'altro di ciò che era accaduto in tutti questi anni di lontananza. Gli ho parlato di me, dicendogli che era sposata da quasi una ventina d'anni e che avevo due figli.
Lui mi ha detto che, da poco, si era di nuovo trasferimento nella nostra regione e che aveva casa a circa una trentina di km da casa mia; che era presente in città, perché stava organizzando una manifestazione per un grosso partito politico, che avrebbe avuto luogo fra qualche giorno. Mentre parlavamo, ho notato quanto fosse ben vestito e che era ancora attraente come sempre. Il suo fascino, il suo carisma, non era per niente cambiato, anzi, con il tempo, era cresciuto ancor più. Mentre lo ascoltavo, mi son resa conto che i ricordi, che la sua presenza faceva emergere in me, mi stava facendo bagnare fra le cosce in maniera tanto copiosa da esserne veramente stupida. Così mi sono ritrovata ad usare un tono più civettuolo, un linguaggio decisamente più sensuale, che mi ha portato ad avere un atteggiamento abbastanza languido e sensuale, direi proprio molto disponibile.
Mi sentivo di nuovo profondamente attratta da quel maschio che, in passato, mi aveva fatto veramente impazzire. Anche Marco stava inviando segnali inequivocabili di ampio gradimento e, mentre in me aumentava l'eccitazione, la mente si è rifiutata di pensare ad altro che non fosse il desiderio forte di avere ancora quel maschio dentro di me.
Siamo andati avanti per un po' a parlare e Marco, alla fine, ha sorriso e ha detto che non gli riusciva di non pensare alle volte in cui eravamo stati insieme. Senza nessuna remora, anzi proprio da sfacciata, gli ho confessato che ci stavo pensando anch'io, con ciò aprendo alla possibilità di divertirci come ai vecchi tempi, prendendo una strofa.
Senza pensarci su due volte, gli ho detto di sì. Ho aspettato nel corridoio per quelle che sembravano ore, mentre Marco prendeva la stanza.
Ricordo di aver pensato che, in quel momento, indossavo l'intimo meno sexy che possedevo, mentre mi sarebbe piaciuto poter sfoggiare un intimo molto più erotico.
Quando stavo con lui, mi ero sempre vestita con un intimo molto sexy, cosa che aveva sempre apprezzato. Mentalmente ho preso ad elucubrare com'era far sesso con lui e, soprattutto, quanto fosse bello. Mentre ci avviavamo verso l'ascensore, ricordo di aver pensato che avremmo potuto imbatterci in qualcuno che ci conosceva, però, nello stesso tempo, la cosa mi eccitava in maniera così forte da farmi quasi tremare le gambe. Quando le porte dell'ascensore si son chiuse, Marco mi abbraccia e mi dà un lungo bacio, carico di passione. Mi ha trasmesso una sensazione di calma assoluta, facendomi sentire scevra da ansia, perché l'unico intento che volevo tracciare era quello di appagare l'eccitazione che mi stava facendo bagnare in maniera incredibile. Appena entrati, la porta si è automaticamente chiusa dietro di noi. Mi son resa conto che ero sola con Marco e stavo per realizzare la fantasia che era non solo mia, ma anche di Luigi. Stavo tremando e son sicura che Marco se ne sia accorto. Mi disse di rilassarmi, mi avvolse tra le braccia e mi baciò appassionatamente.
Sdraiati sul letto, ci siamo abbracciati ed abbiamo cominciato a baciarci avidamente, quasi a voler recuperare il tempo perso e così ho dimenticato di aver paura, di esser tesa, e mi sono lasciata andare fra le sue braccia. Marco mi ha sbottonato la camicetta ed ha lasciato che la mia mano vagasse fino al suo inguine. Il suo cazzo era grosso e duro come lo ricordavo e l'ho accarezzato da sopra i suoi pantaloni. Lentamente Marco mi ha tolto la camicetta, poi mi ha fatto alzare in piedi e mi ha slacciato la gonna, lasciandola cadere per terra. Ero un po' imbarazzata, mentre mi trovavo di fronte a lui; ero consapevole che due gravidanze avevano lasciato il segno sul mio corpo, rispetto alle volte che mi aveva visto nuda e, forse, non ero più attraente come poteva ricordare.
Lui, invece, incurante di ogni cosa, ha continuato a denudare il mio corpo ed ha provato molto piacere nel vedere i miei seni liberi, che ha subito preso a baciare, succhiandomi i capezzoli duri. Mentre godevo delle sensazioni che mi dava la sua bocca sui miei seni, ho preso a denudarlo e, una volta sfilati i suoi indumenti, mi sono trovata davanti al viso il suo bellissimo fallo enorme, grosso, teso e duro.
Mi apparve enorme proprio come lo era la prima volta che lo vidi. Ne ho subito preso la punta in bocca e l'ho succhiata, mentre accarezzavo l'asta.
Gemette e chiuse gli occhi e, mentre succhiavo e leccavo quel bel cazzo, gli carezzavo le palle. Mi leccai la punta del dito e gliela spinsi delicatamente nel culo: sapevo che lo adorava.
Mi ha lasciato fare per qualche minuto, poi mi ha sollevato e dopo avermi completamente denudata, mi ha adagiato sul letto e mi son ritrovata lì con la figa bagnata in attesa, mentre lui era in piedi sopra di me con il suo cazzo duro che gli ondeggiava davanti.
Lo, non vedevo l'ora di sentirlo volevo dentro di me, ma tornando con la mente al passato, mi son ricordata che lui non me l'avrebbe dato subito, perché era sua consuetudine farmi godere a lungo e bene, con la lingua, prima di penetrarmi. Marco ha usato magnificamente la sua lingua per stuzzicare il mio clitoride e sondare, sia il mio culo stretto che la figa. Era conscio delle sue capacità a farmi godere a lungo e, mentre mi massaggiava il clitoride con la lingua, ha fatto scivolare il dito indice nella mia figa.
Ha iniziato con un movimento avanti/indietro lento, ma continuo. È stato meraviglioso! Dopo un paio di minuti, mi ha inserito un secondo dito e, dopo averlo abbondantemente bagnato, l'ha tirato fuori dalla mia figa ed ha iniziato ad inserirlo nel mio sedere.
Ben presto mi son ritrovata con un dito in figa ed uno nel culo, mentre lui insisteva con la lingua sul mio clitoride. Non c'è stato molto tempo prima che raggiungessi un orgasmo forte e intenso, che ho urlato con tutta la voce che avevo in corpo. È stato bellissimo e non ho dato importanza al fatto che qualcuno potesse sentirmi godere così forte.
Mi ha lasciato assaporare per un lungo istante tutto il piacere provato e, per fare questo, ci siamo sdraiati sul letto, coccolandoci, finché non mi son ripreso.
Volevo ricambiare il piacere provato, ma il cazzo di Marco era troppo grande per entrare in bocca per un pompino e, sicuramente, questo non lo avrebbe soddisfatto alla stessa maniera di come avevo goduto io.
Abbiamo ripreso a baciarci e lui mi ha fatto stendere supina, così, quando si è posizionato fra le mie gambe, ho visto il suo splendido membro avvicinarsi alle labbra gonfie e bagnate della mia figa. Per un attimo, ho provato la stessa sensazione di panico della prima volta che abbiamo scopato, chiedendomi se non fosse troppo grosso, ma, subito dopo, questo pensiero è stato archiviato dalla mia mente, consapevole che la mia figa aveva già partorito due figli. Lentamente ho sentito la sua grossa cappella entrare dentro di me e la fica tendersi per permettere l'intrusione di quello splendido membro. All'inizio ho provato un leggero fastidio, quasi dolore, e guardandolo negli occhi, con la bocca spalancata ed un filo di voce, l'ho pregato di infilarlo subito tutto dentro, perché volevo passare il prima possibile dal dolore al piacere.
Per un istante mi sono sentita dilatare completamente e, nello stesso tempo, infilare da quell'enorme palo di carne viva, che si stava incuneando dentro di me. Pensavo di esser al limite della sopportazione, quando, d'improvviso, un'ondata di piacere ha invaso il mio corpo, e i muscoli della vagina si son così rilassati, che ho iniziato subito a godere con quello splendido membro che ora scivolava liberamente dentro e fuori, procurandomi, ad ogni affondo, un'ondata di piacere sempre maggiore.
Sentivo il suo corpo muoversi con estrema decisione, mentre faceva scivolare con lentezza il suo grosso cazzo dentro e fuori dalla mia figa, ormai più che dilatata. Non riuscivo a controllare i miei orgasmi e lui mi fece venire velocemente, continuando a pomparmi con forza.
Lo abbiamo fatto in molte altre posizioni, ma sono stata felice che si sia ricordato quanto mi piace sentirmi inondata dalla sua sborra, quando mi scopa da dietro. Ero impaziente di sapere quando mi avrebbe fatto inginocchiare sul letto e posizionato dietro di me, tenendomi per i fianchi e me lo avrebbe piantato ancora tutto dentro, pompandomi nel ventre con quella splendida trave, fino in fondo. Ad un tratto si è sfilato e, dopo avermi fatto girare, ho sentito quella splendida cappella spingersi con forza dentro la mia fica, completamente dilatata, per continuare ad affondare finché non è giunto completamente dentro: a quel punto ho emesso un lieve gemito, a conferma del piacere che stavo provando. Mi ha pompato per diversi minuti, finché non ho iniziato a venire una seconda volta.
Quando si è reso conto che stavo venendo, il ritmo di Marco è aumentato e, piantatosi profondamente in me, ho avvertito con estremo piacere che mi riempiva di sperma.
Adoravo sentire la sua calda sborrata che mi inondava completamente la vagina. Siamo rimasti a lungo abbracciati, poi mi son chinata ed ho preso in bocca quello splendido membro che, anche se aveva appena goduto, deteneva ancora le sue dimensioni e, lentamente, usando tutta la mia capacità di esperta pompinara, l'ho fatto tornare di nuovo duro, così da farmi scopare ancora. La seconda sborrata l'ha indirizzata sui seni, mentre la terza l'ho voluta in bocca.
Nel venir via, dopo che io e Marco ci siamo scambiati i nostri recapiti telefonici, ho deciso di non farmi la doccia e mi sono semplicemente rivestito.
Era una sensazione particolare sentire le mie mutandine bagnate dallo sperma di Marco, che, continuando a colare, le stava inzuppando in maniera incredibile. Quando ci siamo lasciati, ho ripreso la via verso casa ed ho iniziato a pensare a come comportarmi, quando sarei rientrata.
Quando Luigi è tornato a casa, essendo soli, l'ho pregato di venire con me nella nostra stanza perché avevo una sorpresa per lui.
Una volta in camera, ho detto a Luigi che avevo incontrato un vecchio amico al convegno e lui mi ha guardato, cercando di capire di chi si trattasse. Quando gli ho detto che avevo rincontrato Marco, lui mi ha chiesto, con esitazione, come erano andate le cose ed ho avuto la sensazione che aveva paura della mia risposta.
Gli ho detto che avevamo parlato per un po' e poi avevamo deciso di prendere una strofa. Lui mi ha guardato sorpreso e, per un momento, ho pensato che sarebbe andato su tutte le furie. Per un lungo istante è rimasto in silenzio, poi i suoi occhi si sono illuminati, e, memore del fatto che Marco era stato per tanto tempo una nostra fantasia, mi ha guardato e mi ha pregato di spogliarmi completamente. Sdraiata sul letto, voleva sapere tutto quello che era successo nei minimi dettagli. Mi son tolta i vestiti e, quando mi sono tolta le mutandine, ha visto l'inguine ricoperta dello sperma di Marco e, così, dopo avermi attentamente osservata, mi ha fatto allargare le gambe per permettergli di guardare bene. Ero un po' imbarazzata, ma, allo stesso tempo, molto eccitata. Ha passato il dito nello sperma che ora scorreva lungo il mio sedere e mi disse che trovava la mia figa molto aperta. Gli ho detto che avrebbe dovuto vedere cosa c'era dentro non meno di un'ora fa. Si è spogliato completamente ed il suo cazzo era estremamente duro; gli ho raccontato del mio incontro con Marco, senza omettere nessun dettaglio, anzi specificando quanto era stato bello, quando Marco mi aveva, ripetutamente, inondato il ventre con il suo piacere.
Quando ho finito, si è alzato e mi ha messo il suo cazzo in faccia, dicendomi che era il suo turno. Gli ho preso il cazzo in bocca e l'ho succhiato, finché non è venuto.
Ci son voluti circa trenta secondi! Nonostante il rapido orgasmo, non passò molto tempo prima che fosse di nuovo duro e ha voluto metterlo dentro per vedere quanto Marco mi avesse allungato. Ho allargato le cosce e lui mi ha penetrato immediatamente. Ha pompato dentro e fuori per un minuto e mi ha detto che non riusciva nemmeno a sentire il contatto con le pareti della fica, da quanto trovava aperta la mia fica, così si è alzato e mi ha presentato di nuovo il suo cazzo duro in faccia: voleva che succhiassi via la sborra di Marco.
Leccare di nuovo il suo cazzo, intriso degli umori della mia fica e della sborrata di Marco, mi ha davvero eccitata. Dopo alcuni istanti, Luigi mi ha guardato con occhi un po' strani e, poiché ho dovuto convenire con lui che la mia fica era ancora troppo dilatata per il suo cazzo, mi ha chiesto di girarmi, perché voleva fottermi il culo.
Era un po' titubante, perché anche se il cazzo di Luigi non è delle dimensioni di quello di Marco, è pur sempre una verga di tutto rispetto e sentirla nel culo, non è cosa facile.
Mi sono rigirata e, dopo che lui ha abbondantemente lubrificato il mio culo usando lo sperma di Marco, che ancora colava dalla fica ed averci inzuppato nuovamente il suo cazzo, ho sentito la testa del cazzo di Luigi contro il mio culo. Ho urlato quando me l'ha spinto dentro, con un affondo secco e deciso. Ho cercato di aprirmi il più possibile, perché ho avuto la sensazione che desiderasse proprio farmi male, quasi a volermi punire per aver fatto la puttana, senza aver chiesto il suo permesso. Ho gridato di dolore, mentre lui mi penetrava completamente.
Non mi ha dato il tempo di abituarmi alla penetrazione e sapevo che mi stavo preparando a pagare il prezzo per la mia gioia pomeridiana. Mi ha pompato con forza e mi ha invitato a masturbarmi per alleviare il dolore, mentre lui mi ha schiaffeggiato forte sul culo e, mentre mi scopava, ho iniziato a godere, eccitata dal fatto che, in qualche modo, ora lo stavo facendo con il mio marito e mi stavo preparando ad esser sborrata da un secondo maschio, nello stesso giorno. Sentivo dentro di me un piacere immenso, era davvero bello sentirmi, in quel momento, come una vera puttana. Il mio orgasmo ha provocato anche quello di Luigi, che mi ha riempito il sedere con il suo sperma, dopo di che si è sdraiato sopra di me, respirando pesantemente. È rimasto dentro di me fino a quando il suo cazzo non è diventato morbido e ho usato i muscoli dello sfintere per espellerlo. Siamo rimasti sdraiati sul letto a coccolarci a lungo, mentre dentro di me ero ancora scossa dalle forti emozioni provate durante il giorno. Il giorno dopo, mentre facevamo colazione, Luigi mi ha confessato che gli sarebbe piaciuto vedermi scopare con Marco e, mentre me lo diceva, ho visto il suo pacco crescere in maniera esponenziale.
L'ho guardato un attimo e, consapevole del fatto che prima o poi doveva pur avvenire, se non altro per gratitudine a mio marito, che aveva accettato che sua moglie lo avesse cornificato a sua insaputa, mi sono inginocchiata davanti a lui e gliel' ho preso in bocca, non prima di avergli detto di immaginare che, mentre lo stavo succhiando, l'altro, Marco, mi sfondava la fica.
È durato meno di 10 secondi!
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1 year ago
baxi18, 55
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Una pausa pranzo molto speciale
Qualche tempo fa ho conosciuto per via della mia attività lavorativa Antonio.
Un uomo alto e ben messo fisicamente. In breve tempo abbiamo stretto una buona amicizia.
Nelle nostre lunghe conversazioni a pranzo si parlava di tutto, dalla politica ai nostri hobby, dalle nostre esperienze professionali alla vita di tutti i giorni.
Come accade normalmente tra amici, pian piano, le conversazioni hanno toccato anche questioni della sfera personale e intima.
Parlare della nostra vita privata ci portava, per qualche minuto, lontano dalle tensioni che inevitabilmente erano presenti nella nostra attività professionale.
In una di quelle pause pranzo, tra le tante chiacchiere, mi è scappato di dire con un certo tono entusiastico: “Sai, la mia donna è brava nel sesso, ieri sera mi ha fatto un bellissimo pompino”.
Lui, trasecolato ma fortemente incuriosito dalla mia uscita, mi chiese: “Un pompino completo, con l’ingoio?”
Gli risposi: “Si, certamente!!! Perché mi fai questa domanda?”
Era evidente che la cosa lo incuriosiva.
Come ha avuto modo di spiegarmi sua moglie gli aveva sempre negato questo piacere, spiegandomi: “Ovviamente mi succhia il cazzo ma nel momento in cui percepisce che sono pronto per venire, si tira indietro e completa con le mani. Modalità che mi ha sempre lasciato un po' frustrato.”
Qualche tempo dopo, in un’altra occasione durante il pranzo, mi divertivo a raccontargli le bizzarrie sessuali che spesso la mia focosa donna mi proponeva. Era evidente come lui si interessasse maggiormente ai miei racconti quando facevo riferimento al sesso orale.
Ad ogni mio racconto era palese il suo arrapamento, era visibile dal suo pantalone il bozzo del cazzo. Condizione che lo metteva un po’ a disagio.
La mattina dopo quando sono arrivato al lavoro, mentre prendevamo un caffè insieme ha ammesso che si era masturbato pensando a quello che gli avevo raccontato.
In quel momento mi è venuta un'idea. Alcune volte, io e la mia donna, lasciamo la telecamera accesa durante il sesso, tempo fa avevamo immortalato alcune nostre prestazioni sessuali.
Ho chiesto ad Antonio: “Ti andrebbe di vedere la mia donna in azione su di me in un filmato? Ti potrei far gustare le immagini di un ottimo pompino. Lei non rientra oggi a casa per pranzo è da certi suoi clienti in provincia; quindi, ci possiamo andare nella pausa pranzo.”
La risposta non si è fatta attendere ed è stata ovviamente affermativa.
A mezzogiorno in punto mi venne incontro nel parcheggio, salimmo in macchina, ed andammo a casa mia, distante pochi minuti.
Arrivato a casa ho collegato velocemente la telecamera alla TV mentre lui si sedeva sul divano, ho scelto un filmato in cui Giulia mostra chiaramente le sue doti di succhiatrice di cazzi e sono andato a sedermi accanto a lui sul divano.
Appena iniziata la visione ho notato formarsi un enorme rigonfiamento nei suoi pantaloni, Antonio stava sbavando.
Dopo alcuni minuti di quella “tortura” ha finito per dirmi che avrebbe dovuto sfogarsi prima di tornare al lavoro.
Io stesso ero molto accalorato sia nel vederlo in quello stato di eccitazione sia per le immagini che scorrevano sulla TV e, istintivamente, senza pensarci ho messo la mia mano sul rigonfiamento dei suoi pantaloni e ho afferrato il suo cazzo duro attraverso il tessuto.
Lui mi ha guardato con un aria un po' sorpresa ma era così eccitato che non ha fatto nulla per fermarmi. Anzi, con un gemito di piacere, strinse la mia mano sul suo cazzo manifestando così tutto il suo apprezzamento.
Vedendo che non opponeva resistenza alle mie carezze, ho avuto un desiderio irresistibile di andare oltre.
Occasionalmente, in precedenza, era successo in alcuni incontri sessuali tra Giulia, me ed altre coppie o con singoli, di andare oltre ai canonici rapporti tra sessi. Situazioni nate e vissute in presenza di entrambi, sempre in coppia con la mia donna. Non ero mai stato da solo con un altro uomo.
Quelle esperienze avevano fatto nascere in me il desiderio, nel caso in cui si fossero presentate le condizioni ottimali, di provare a fare sesso da solo con un partner maschile.
Antonio mi piaceva sia come amico sia come uomo. Il suo fisico e i suoi modi mi avevano sempre affascinato, non nego che qualche volta avevo fantasticato su di lui.
L’idea di offrire ad Antonio il piacere che la sua donna gli aveva sempre negato mi eccitava, allora mi sono alzato e mi sono inginocchiato davanti a lui, tra le sue gambe.
Lui mi ha chiesto incredulo: “Cosa stai facendo? Ne sei sicuro?”
Gli risposi: “Non lo so ancora, però la situazione mi eccita, lasciami fare e semplicemente goditi il momento se ti va.”
Antonio, anche se non completamente convinto, ha accettato la mia proposta e da quel momento mi ha assecondato.
Quindi, gli ho slacciato i pantaloni e tirato giù la cerniera. Lui ha alzato il bacino in modo tale da facilitarmi nel togliergli i pantaloni. Con un rapido movimento ho liberato il suo cazzo e le sue palle anche dello slip.
Aveva un'erezione formidabile e senza esitazione ho afferrato questo bellissimo cazzo ed ho iniziato, lentamente, a masturbarlo. La reazione di Antonio era evidentemente di piacere, a quel punto, spinto da un desiderio incontrollabile, ho preso il suo glande in bocca.
Le sensazioni che provavo erano molto forti, il grosso cazzo di Antonio riempiva completamente la mia bocca, il sapore dello stesso era veramente intenso e profondamente piacevole.
Lui ha cominciato a gemere, ho sentito le sue mani prendermi la testa.
Ero in ginocchio con il cazzo del mio amico in bocca e le sue due mani spingevano la mia testa avanti e indietro lentamente, ero totalmente sottomesso al suo volere.
Dopo un po’, in estasi per il piacere provato, mi ha afferrato la testa con ancora più forza e ha iniziato ad infilarmi furiosamente il suo cazzo, mi trapanava la bocca con molta intensità.
Ho sentito il suo respiro diventare sempre più rapido e i suoi gemiti sempre più forti.
Il suo cazzo si irrigidiva ancora di più e, contraendosi vistosamente, mi sparava un enorme carico di sperma dentro la bocca.
Io mi affrettavo ad assaporarlo e, quindi, ingoiarlo fino all'ultima goccia.
La cosa evidentemente lo aveva talmente gratificato che, dopo aver preso fiato, mi ha detto: “E’ la prima volta da tanto tempo che mi è stato fatto un pompino completo. Il primo in assoluto con un partner uomo. Mi è piaciuto molto e ti garantisco che se ci fosse la possibilità di replicare lo rifarei ben volentieri.”
A quel punto gli ho detto: “Se vuoi non è finita qui, se ti va passiamo nella stanza da letto e continuiamo”.
Lui non ha perso tempo ad accettare la mia proposta.
Raggiunta la stanza da letto, mi sono spogliato completamente mostrando il mio didietro ad Antonio. Era un esplicito riferimento a cosa mi attendevo che lui facesse.
Sentivo il suo respiro affannato mentre gli voltavo le spalle. La mia idea evidentemente gli piaceva.
Ero completamente nudo e un po' paralizzato da un certo imbarazzo.
Ero troppo emotivamente coinvolto per avere un’erezione, al contrario della prima esperienza del pompino, ora il mio cazzo era totalmente moscio.
Riflettendo alla situazioni in cui mi ero messo penso: “Cosa ci faccio qui così messo? Sono sicuro di volerlo fare?”
Dietro di me c’è Antonio e immagino che mi stia guardando.
Giro la testa verso lo specchio posto di lato all’armadio, vedo il mio riflesso. Il riflesso di un uomo alto, abbastanza in forma ma, allo stesso tempo, vedo Antonio più alto di me e anche un po' più muscoloso con il cazzo enorme in bella vista.
Era in piedi davanti al letto, ormai completamente nudo, e perfettamente in tiro.
Lo vedo che si avvicina e sento il suo respiro caldo sulla schiena.
Siamo entrambi nudi e il calore dei nostri corpi sono percepibili da ognuno di noi.
La sua mano si ferma sul mio sedere. Un contatto infuocato, deciso.
Adesso ha entrambe le mani sui miei fianchi. Non posso crederci. Sento tutto il suo corpo sopra al mio. Mi accarezza la schiena.
Ora il suo viso è contro la mia schiena. Le sue braccia mi circondano e le sue mani avanzano sul mio corpo.
Percepisco il calore del suo bacino contro le mie natiche, tra le quali si vuole insinuare qualcosa di duro e caldo.
Gemo di piacere, sono in paradiso, il contatto fisico mi scalda anche l’anima.
Articolo debolmente qualche parola: “Fai l'amore con me, ma ti prego si gentile all’inizio, non voglio che ci sia violenza.”
Lui mi gira la testa e, con un gesto eloquente oltre che con le parole, mi fa capire che rispetterà tutte le mie indicazioni su come fare sesso insieme.
Per rendere meno dolorosa la penetrazione gli chiedo di prendere nel cassetto del comodino il gel lubrificante che utilizza spesso la mia donna in queste situazioni.
Lui si allontana per qualche secondo e ritorna con in mano il tubetto del gel.
Visivamente il suo cazzo sembra più in tiro prima, i suoi muscoli sono tesi, mi stringe, sento il suo vigore su di me.
Mi fa adagiare sul letto. Sdraiare a pancia in giù sopra un cuscino.
In quella posizione mi sento vulnerabile, ma la cosa mi eccita.
Le mie gambe sono divaricate, i miei piedi sono oltre il bordo del letto. Immagino che abbia una vista perfetta delle mie natiche e del mio buco.
L’attesa mi far trepidare. Lo sento avvicinarsi sempre di più il momento del contatto carnale. Lui è sul letto, appoggiato sugli avambracci.
Emetto un gridolino: “Oooohhhh!” al contatto delle sue mani calde sul mio sedere, lui mi allarga le natiche.
Me ne scappa un altro: “Mmmmm!” quando la sua mano con il gel lubrificante si insinua tra le mie pieghe più intime.
Mi massaggia lentamente e sento crescere la voglia.
Ho impazienza di lui, voglio che mi riempia, che me lo infili nel culo, che mi penetri con tutta la sua verga e, poi, mi inondi di sperma.
La sua mano scorre lentamente sul buco del culo e sulla mia pelle, con grande dolcezza, come la migliore tortura, le sue dita mi penetrano l’ano per lubrificarlo. Movimento che mi procurano un piacere intenso.
Dopo avere cosparso il suo cazzo con del gel si posizionò completamente sopra di me.
Una sensazione di tranquillità e di rilassamento mi pervade, sono felice e completamente coinvolto.
Finalmente, con movimenti lenti, tenta di entrare dentro di me.
Sento il suo glande premere dolcemente. Si fa strada delicatamente dentro di me.
Ecco, mi penetra, una sensazione di dolore intenso misto a calore mi fa uscire dalla gola un grido.
Spinge un po’ di più, il suo grosso cazzo duro mi fa male, urlo dal dolore.
Lui mette la sua mano sulla bocca, per soffocare il mio lamento, e dice: “Tranquillo, non urlare, come ti ho promesso ti fotterò con calma e delicatezza, ti piacerà! Vedrai!”
Con queste sue parole mi rilasso, i muscoli ora sono meno tesi e, pian piano, tutto cambia, il dolore è presente ma mi sento più tranquillo e le fitte gradualmente lasciano il posto al piacere e inizio a gemere per l’appagamento.
- Oooohhhhh, aaaahhhhh, per favore fai piano ... mmmmm ... non fermati ... continua ….. siiii …. ancora …. sì, sì, sì … mi piace ….. uuuhhhhh ... mi fai impazzire!!!
E lui, di rimando: “Siiiii, ti piace? Sei una meravigliosa troia, hai voluto provare il mio cazzo oggi? Te lo darò tutto!” dice schiaffeggiandomi i glutei.
Pian piano mi riempie il culo con il suo pene e, dopo esser tutto dentro, inizia a pompare delicatamente.
Io resto fermo per godere della sua presenza dentro di me.
Il dolore diminuisce e lui continua con più ardore a scoparmi.
Mi penetra, pian piano, aumenta la velocità e la profondità.
L’inculata è iniziata con piana soddisfazione di tutti e due.
“Voglio che mi scopi … che mi scopi e mi infili tutto dentro il tuo cazzo!” urlo, mentre lui è già completamente dentro di me.
Continuo dicendo: “Fottimi forte! Sempre di più.”
Nel pieno dell'estasi, abbandono ogni decenza, ogni moderazione, tutto ciò che desidero è che lui mi scopi ma, soprattutto, che mi inondi con il suo seme.
La sensazione di piacere che provo nel far godere il partner è una delle mie aspirazioni più forti nel fare sesso, sia essa una donna o un uomo.
Lui si sdraia sopra di me, le sue braccia mi tengono stretto, le sue ginocchia bloccano le mie gambe. Continua a muoversi dentro di me, lentamente, delicatamente, esce da me, per assestare meglio il prossimo colpo. Dopo, continua a scoparmi. È troppo bello!!!
Lui continua a cavalcarmi per un tempo che sembra lunghissimo.
Sono completamente preso dal piacere, sudato e nell'affamata attesa del suo seme.
“Riempimi il culo di sperma! Inondami!” gli grido.
Lui ansima al ritmo delle spinte, a volte più veloci, a volte più lente.
Il suo cazzo è così duro che mi fa male eppure voglio che continui, voglio che il suo martellare duri e la sua eiaculazione sia abbondante.
Sento che a breve verrà, non è più molto lontano dal godere.
Antonio dice: “Aaaaah! Dai! Dai! È così bello scoparti! Adoro il tuo culo!”
Gli rispondo: “Mmmmm, fottimi ancora! Vienimi dentro!”
Sento le sue spinte sempre più febbrili e l'attesa cresce. Sta per venire. Mi riempirà del suo nettare. Lo sento.
Il suo cazzo ha spasmi mentre gli sfuggono gemiti acuti. Sento vibrare tutto il suo corpo.
Crolla sopra di me dopo aver sfogato tutta la sua voglia e tutto il suo seme dentro il mio culo.
Mi sento soddisfatto, vibrante, felice, mentre mi rilasso.
Lui si adagia sulla schiena. È appagato, felice, sereno.
Mi confessa: “E’ stato proprio bello venirti dentro. Mi sono goduto tutti i momenti della scopata, sei una meravigliosa troia.”
Gli salgo sopra. A cavalcioni sulle gambe. Il mio pene ora è duro.
Gli accarezzo il suo cazzo e le palle con il mio pene, è molto eccitante e piacevole.
Ma ho qualcos'altro in mente. Mi alzo e vado indietro ancora un po'. Lui capisce, alza la schiena e si mette seduto sul letto.
Gli ho concesso il mio ano, ora tocca al mio cazzo, è in trepida attesa di attenzioni.
Antonio comprende la mia necessità e stringe le sue mani lungo la mia asta.
Il piacere che mi provoca è amplificato anche dalla sensazione bellissima che mi procura il suo seme ancora dentro di me e che scende, pian piano, dal mio ano ogni qualvolta contraggo i muscoli.
Lui mi masturba con una dolcezza incomparabile e il suo liquido comincia a fuoriuscire ancora più copioso dalle mie chiappe.
È così bella la sensazione che provo che Il mio cazzo è così duro da farmi male.
Sono pronto ad esplodere, presto verrò anch'io.
Mi sposto posizionandomi di nuovo sul suo ventre, strofino velocemente il cazzo su di lui e lui con le sue mani mi aiuta in questo movimento.
Vengo all'improvviso, il mio cazzo vibra sotto la pressione dei getti di sperma. Gli inondo la pancia e il petto.
Attendo che tutto il mio seme sia uscito, facilitato dalle sue mani.
Dopo lo abbraccio e ci adagiamo sul letto. Condividiamo il contatto dei nostri corpi con il mio sperma tra di loro. I nostri cazzi ormai mosci si adagiano uno sull’altro.
La sensazione che provo è di estremo piacere.
Dall’espressione del volto si comprende che anche Antonio prova le stesse sensazioni.
Soddisfatto, dopo un poco, mi stendo accanto sul letto.
Eravamo tutti e due appagati e rilassati, giacevamo sul letto totalmente sereni.
Antonio, con un filo di voce disse: “Sono completamente soddisfatto, non avrei mai immaginato di poter godere così tanto con un altro uomo. Non avrei nemmeno immaginato, prima di oggi, di poter esser contento nel segare un altro e nel condividere il suo seme senza nessun problema. È stato un bellissimo momento.”
Io risposi: “Anche per me è stato molto intenso oggi, ho goduto pienamente. Anche io non avrei mai immaginato che dalla nostra amicizia potesse nascere tutto questo. Ora ne sono estremamente felice e pienamente appagato.”
Non vi era imbarazzo tra di noi, quello che era successo si era svolto in modo naturale e molto partecipato da parte di tutti e due.
In quella pausa pranzo avevamo fatto diversamente dal solito. Ci eravamo nutriti di altro, di sesso non di cibo.
Una volta ricomposti dopo una rapida doccia, siamo tornati al lavoro. Lungo il breve tragitto di ritorno, ci siamo ripromessi che altre pause pranzo del genere ci sarebbero state in futuro.
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1 year ago
Al2016,
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Orgia per mia moglie in un convento.
Mi chiamo Paolo, ho 35 anni, sono di media statura, moro, occhi scuri, fisico ben curato e forgiato da anni di nuoto. Da sei, sono sposato con Silvia, mia coetanea, alta, mora, capelli ricci, occhi azzurri, bellissimi, fisico snello, ventre piatto, un gran bel seno di una quarta misura, bocca ampia e labbra carnose più che adatte a far pompini, cosa che adora, ed un culo da favola, alto, sodo, tondo, che culmina al di sopra di gambe lunghe e snelle.
Stiamo assieme da più di dieci anni: lei era reduce da due storie finite in quanto i suoi ex erano di un'assurda e pericolosa gelosia. Infatti a lei piace molto esibirsi, provocare, indossando spesso abiti succinti, privi di reggiseno e tacchi alti. Se per quelli questo suo abbigliarsi era motivo di farli impazzire di gelosia, a me, al contrario, provoca un'eccitazione da sballo e, essendo ben dotato, la scopo a bestia, con reciproca soddisfazione. A noi piace il sesso libero, fatto in modo che si possa sempre ricavare il massimo piacere da ogni situazione che viene a crearsi.
Una di queste si è presentata quasi per caso. Lo scorso giugno, dovevo recarmi per lavoro nel Montenegro. Avendo solo due giorni impegnati, ho chiesto a Silvia di accompagnarmi, così da prolungare il soggiorno per un'intera settimana, in modo da visitare quella terra da noi poco conosciuta, ma di cui avevamo sentito parlare molto bene.
La domenica sera siamo giunti a Podgorica, la capitale, ed abbiamo preso possesso di camera ed auto, messe a nostra disposizione. Il mattino successivo, mentre ero intento ad assolvere ai miei impegni di lavoro, Silvia ha fatto un bel giro per la città e, alla sera, mi ha raccontato che, pur non parlando il serbo, lingua ufficiale di quello stato, aveva preso atto che più di un maschio se la sarebbe scopata, in virtù del fatto che era andata in giro con indosso quasi nulla. Una mini troppo corta, sandali a zeppa e un top molto sottile, che a stento copriva seno e capezzoli, irti per l'emozione nel vedersi concupita. Quella rivelazione mi ha eccitato così tanto, da non potermi trattenere dal chiavarla all'istante.
Il mattino successivo, dal momento che sarei stato impegnato solo per un paio d'ore, lei ha approfittato per recarsi in un'agenzia turistica per assumere informazioni su cosa visitare. All’ora di pranzo, ci siamo ritrovati ed abbiamo concordato un programma di escursioni, da poter fare nei giorni a seguire.
Fra i vari itinerari suggeriti, abbiamo deciso per uno che consisteva nel percorrere una strada che sale in montagna, ed ammirare il panorama delle due valli sottostanti, fino a raggiungere la sommità, dove era ubicato un vecchio monastero.
Iniziamo la salita e ben presto restiamo attratti, ad ogni tornante, dalla bellezza mozzafiato del panorama, che, più si sale e più è impareggiabile. Ci fermiamo in alcune piazzole per immortalare quello spettacolo offerto dal posto ed io non perdo l’occasione di riprendere anche Silvia che, per l’occasione, indossa un leggero vestito estivo, con una gonna svolazzante e leggera, che le arriva appena alla coscia. La stoffa della parte superiore di quel vestito a mala pena copre i seni liberi, su cui spiccano, in tutta la loro pretenziosità, dei capezzoli duri, appuntiti, che invitano a farsi succhiare. Se a quanto descritto si aggiungono i suoi piedini nudi, ben curati ed offerti alla vista da sandali a zeppa, in modo da stimolare l'istinto feticista che alberga in ciascun maschio, oltre al suo culo stupendo e ben definito da quella mise, il quadro è davvero completo. Noto che Silvia si sente eccitata da quel nostro gioco e, alla terza foto, mi tira contro il perizoma che si è sfilato di sottecchi; è fradicio dei suoi umori vaginali, indice di una crescente eccitazione che sicuramente dovrà, in qualche modo, esser sfogata.
Un tornante dopo l’altro, arriviamo alla sommità della montagna. Ci fermiamo davanti una piccola edicola con una madonnina: lo spettacolo che ci si presenta, ci lascia senza parole per la bellezza che offre. Mi giro e vedo che, a poca distanza da noi, dopo un vasto prato verde, c’è la costruzione di un antico convento, posto a ridosso di un costone roccioso. Di lato, un boschetto di querce offe frescura; ci avviciniamo, avendo notato una fontanella vicino ad una quercia, che sembra secolare. Sul prato, ci sono dei ragazzi vestiti con sai da monaci, che giocano a pallone. Il nostro arrivo suscita il loro interesse e, quando siamo in prossimità della fontanella, troviamo sedute su di una delle due panchine due persone, anch'esse vestita da monaci.
Sembrano aver più anni di tutti noi. Uno ha i capelli bianchi e l’altro è calvo. Silvia vede la fonte, mi informa che vorrebbe dissetarsi, ma non sa se l’acqua è potabile. Il monaco con i capelli bianchi si gira, sorride e poi le risponde:
«Le assicuro che non solo è potabile, ma è anche bella fresca! Come vede sgorga direttamente dal cuore della montagna!»
Ci mettiamo a ridere, stupiti di sentir parlare la nostra lingua. Mi avvicino a loro, mentre lei, per bere, si piega, mostrando le cosce in tutta la loro sensualità. La cosa ha suscitato l’interesse di alcuni dei ragazzi, che si avvicinano a loro volta, con il pretesto di bere, mentre, in realtà, osservano più da vicino mia moglie, che, guarda caso, non fa nulla per sottrarsi a quegli sguardi, cosi bramosi. Il frate si presenta: dice che si chiama Petar e parla la nostra lingua perché, essendo francescano, ha studiato nel nostro paese. L’altro si chiama Milian. Chiedo chi siano i giovani che giocano sul prato e lui mi dice che sono dei seminaristi all’ultimo anno del corrispondente liceo, diciottenni, o poco più; insomma pronti per il diploma. Ho notato che spesso si voltavano, più che altro distratti dalla presenza di mia moglie che, nei suoi 35 anni, è pur bella soda, con un paio di cosce appena coperte da un vestito leggero, una bocca carnosa e uno sguardo da cagna; chiaramente rappresentava una tentazione troppo forte per esser ignorata. Lei, poi, seduta sulla vasca in pietra della fonte, si faceva vento usando la gonna che, sollevata, mostrava a tutti che, sotto, era nuda. Era palpabile la loro eccitazione dalle tonache gonfie sul davanti. Lei, ormai decisa a divertirsi con quei giovani stalloni, in piena tempesta ormonale, ha cominciato ad aprire e chiudere le cosce, ritmicamente. Mi son reso conto che il gioco si stava rendendo molto interessante per tutti. Era chiaro che voleva provocarli, ma voleva solo limitarsi a questo o sperava di farsi scopare da qualcuno di quei ragazzi, che adesso stavano letteralmente impazzendo? Dopo essersi scambiati una occhiata fra loro, Petar e Milian si son girati verso di me, che li ho fissati negli occhi e, fra di noi, ci siam detti tutto, mentre osservavamo il comportamento sempre più provocatorio di mia moglie. A tutti e tre è stato chiaro che la troia li voleva, ma... li avrebbe soddisfatti tutti e dieci, compresi i due frati seduti con me sulla panchina? Milian ci ha inviato a far un giro dentro il convento, giusto per farcelo visitare. Dopo aver attraversato il chiostro, tra l'altro bellissimo, siamo entrati in una sala grande, dove erano accumulati vari paramenti, stoffe, anche di un certo pregio, una sull’altra per terra. La sala era piuttosto buia, nell’ombra il viso di Silvia sembrava quello di una diavolessa, rossa in viso, accesa dal desiderio di vedere quei giovani intorno a lei, ansiosi di possederla. Leggeva, nei loro occhi, l’oscena voglia di riempirla dappertutto del loro seme. Avvertiva il loro ansimare, che si confondeva col suo. Petar mi ha dato un’altra occhiata e poi ha messo un braccio attorno al corpo di mia moglie.
«Questi ragazzi sono ad un punto del loro cammino di formazione spirituale, che è necessario comprendere in cosa consista il peccato, e tu mi sembri la persona giusta per farglielo capire: credi di esser abbastanza libidinosa da reggere il loro vigore di giovani maschi? Dico questo perché, dopo che io e Milian ti avremo scopato, ti daremo in pasto ad essi tutti, affinché pecchino per poi espiare le colpe, imparando cosa si prova nel peccato.
Sarà una bella esperienza per loro, ma sicuramente anche per te. Però, se pensi di non esser in grado di reggere questi dieci giovani maschi, a cui si aggiungeranno altri quattro che ora sono in cucina, allora puoi sempre tirarti indietro e nessuno ti dara fastidio; ti lasceremo andare senza aver nulla da rimproverarti. In tutto saremo sedici maschi, che ti avranno fin quando non saranno sazi e spremuti fino all’ultima goccia, quindi, pensaci bene, perché dopo non avremo nessun riguardo per te!»
Per un attimo, ho temuto per mia moglie. In passato, avevamo fatto una gang con tre o, al massimo, quattro maschi, ma qui erano esattamente quattro volte di più. Lei ha fatto un sorrisetto malizioso e poi si è leccate le labbra, lentamente, mentre mi ha chiesto di sfilarle il vestito.
«Spogliami, che adesso insegno a questi giovani cosa significa peccare!»
In un attimo era nuda dinanzi a quei giovani, messi in cerchio intorno a lei, che l’ammiravano. I suoi seni gonfi e turgidi, le sue cosce calde e lisce, il suo monte di Venere coperto da una peluria nerissima e il suo bellissimo culo sporgente, riempivano gli occhi dei seminaristi, che percorrevano quelle curve con uno sguardo avido e lascivo. Mi son seduto su una poltrona lì vicino ed ho fatto un cenno a Petar, che si era spogliato, imitato dalla maggior parte dei ragazzi. Era un uomo sulla cinquantina, ma forte, alto e ben messo fra le gambe, con una verga di notevole spessore, anche se non troppa lunga. Ha cominciato a carezzarle seni e capezzoli, che si son subito induriti al tocco.
Ha baciato in bocca mia moglie, limonando a lungo con lei, mentre con le mani le strizzava i seni. L’ha accarezzata piano, lungo le curve dei fianchi, mentre lei mi guardava con uno sguardo da cagna in calore. Il mio pene era già duro e me lo tenevo tra le mani, ma non mi segavo ancora. Intanto Milian si è messo dietro e, nudo pure lui, le strusciava il cazzo nel solco delle natiche; lei ha preso a gemere, mentre i ragazzi tutti, o quasi, ben messi, si accarezzavano i cazzi e guardavano in silenzio la scena altamente erotica.
«Sì, bastardi datemi i vostri cazzi, che ve li spremo io! Adesso vi farò peccare molto e dovrete pregare tantissimo, per ripulire le vostre anime, dopo avermi chiavato! Datemi i vostri cazzi! Li voglio!»
Petar l’ha fatta distendere a terra sul mucchio di stoffe ed ha preso a leccarla, mentre l’altro le ha infilato il suo randello in bocca. Ha detto qualcosa nella loro lingua, ma era chiaro che si gustava il lavoretto di bocca a cui Silvia lo stava sottoponendo. Ho visto che lei ha avuto un primo orgasmo, che ha mugolato a bocca piena, per poi farsi subito possedere da Petar, il quale le ha spalancato le cosce e l’ha penetrata senza riguardi. Il suo membro, durissimo, è entrato a fondo, fino alle palle, stantuffandola con ferocia animalesca.
«Vacca, ti sfondo tutta! Adesso ti apro in due, poi ci divertiremo a sfondarti ogni buco!»
Ho visto il suo cazzo entrare ed uscire rilucente degli umori suoi e di mia moglie, che ansimava, si contorceva e gemeva dal piacere.
«Sì, porco, sfondami! Fammelo sentire tutto dentro! Vedrai come li faccio peccare i tuoi angioletti!»
Mentre lui la pompava con vigore, Milian si è fatto succhiare il cazzo che era più lungo di quello che la scopava, per poi dire una frase che ovviamente non ho capito; un attimo dopo, ho intuito quale fosse il senso delle sue parole. Milian si è disteso supino e Petar ha fatto sistemare mia moglie sopra di lui, ben impalata sul suo cazzo e, appena le è entrato bene in corpo, l’ha fatta spalmare su Milian per poi posizionarsi dietro di lei: era ovvio che ora
l'avrebbero sottoposta ad una doppia fica/culo.
Il tempo di sputare sul buco del culo di Silvia e poi, con una spinta vigorosa le è penetrato nel culo! Lei ha emesso un gemito, subito soffocato dal cazzo di uno dei giovani, che si è unito al gioco, infilandole la propria verga in bocca.
«Ehi, piano! Me lo spacchi tutto, però mi piace: cerca di far piano, bastardo!»
Lui ha fatto un ghigno quasi sadico, prima di replicare alle sue parole.
«Zitta, troia! Hai il culo cosi aperto, che sembra di averti preso davanti! Ma puoi star tranquilla, che te lo slargheremo tutto!»
Ha preso a pomparla con forza, mentre Silvia intanto riceveva in gola la prima razione di sborra dal giovane che, evidentemente, troppo eccitato, non aveva retto il gioco. Lei ha avuto un orgasmo, che non ha potuto urlare, perché il cazzo appena sborrato era stato sostituito da un altro. Ho visto però il suo corpo tendersi e godere, in quanto scosso dal piacere; poi è stata la volta di Petar, che le ha farcito il culo, con un grido rauco.
«Eccomi, vacca! Ti inondo il culo, cosi gli altri ci scivoleranno meglio e tu ne godrai di più!»
Le ha dato dei colpi violenti ad ogni schizzata e poi si è sfilato. Milian, allora, ha preso a sbatterla con più vigore, fin quando anche lui le è venuto dentro. Una volta finito, lo ha estratto afflosciato, ma soddisfatto. Un rivolo di crema bianca è sgorgato fuori dalla fica slabbrata di mia moglie. È stato solo un attimo, perché un altro cazzo l’ha penetrata immediatamente. Poi si è girato trascinandola con sé, offrendo il culo a chi lo voleva e subito si è scatenata la ressa per accaparrarselo, ma Milian, con un ordine secco, li ha richiamati all'ordine. Cosi a gruppi di tre, hanno perso a fotterla contemporaneamente. Lei ha iniziato a godere in continuazione, senza soluzione di continuità, e li esortava a scoparla più forte.
«Coraggio, angioletti, fatemi godere! Datemi i vostri cazzi! Vi spremerò come limoni, ma fatemi godere!»
L’hanno posseduta in doppia, tripla e poi uno dei giovani, dopo che tutti erano già venuti anche più di una volta, si è sdraiato supino e, seguendo le indicazioni di Milian, le ha messo il cazzo in fica con lei girata di schiena, a gambe aperte. Un altro si è inginocchiato e l’ha penetrata a sua volta. Per un attimo pensavo fosse una normale doppia fica/culo, ma il grido di Silvia mi ha tolto ogni dubbio: le erano entrati in due, davanti!
«Bastardi! Vi piace sfondarmi tutta, vero? Allora fatemi godere ancora di più! Ancora più forte!»
In breve si è fatta un altro giro con due cazzi nella fica, che l’hanno devastata e riempita di sborra. Ero convinto che fossimo alla fine, ma invece, dopo che i giovani erano sazi e svuotati fino all’ultima goccia, si son fatti di nuovo avanti Milian ed il giovane che, per primo, le era venuto in bocca. Questa volta è stato Milian a mettersi supino ed inculare Silvia, poi, tenendole le gambe aperte ed alte, ha fatto sì che anche il giovane le entrasse nel culo assieme all’altro.
«Tieni, cagna! Adesso sei davvero sfondata!»
Le ha urlato Petar. Con immenso stupore ho visto Silvia sorridergli e poi incitarli a fare di meglio.
«Tutto qui, porci? Pensavo che ne avrei avuto di meglio!»
Lui ha fatto un ghigno e poi Milian le ha rotto il culo, a colpi di cazzo fin quando ho visto il corpo tendersi e scaricare nel retto di mia moglie, ormai più che sfondato, ingenti schizzi di crema, che è debordata fuori. Entrambi le son venuti nel culo, riempiendo il suo intestino. Tutti gli altri poi, a giro, le hanno anche schizzato addosso, finché si son svuotati tutti, stremati di ogni energia.
Allora mi son avvicinato e l’ho vista abbandonata, distrutta; aveva la bocca ancora piena del loro seme, giovane e caldo, le cosce erano imbrattate, i peli della fica brillavano di sborra, i seni coperti da schizzi bianchi e densi. Lei mi ha sorriso, poi ha sollevato la mano ed ha afferrato anche il mio cazzo durissimo. Lo ha portato alla bocca e, dopo averlo succhiato con forza e segato a lungo, mi ha fatto sborrare sul suo viso. Le ho schizzato addosso una enorme quantità di sborra, pensando a quanto si era dimostrata troia la mia giovane mogliettina, a quanto aveva fatto godere quei giovani che la guardavano ancora ammaliati dalla sua immensa libidine. Anche Petar si è avvicinato e, segandosi, le ha spruzzato addosso ancora un po’ di sborra, benedicendola.
«Brava, troia! Con questi schizzi, ti purifico dei tuoi peccati da puttana che ha indotto questi giovani al peccato; adesso dovranno espiare le loro colpe, sempre con il ricordo della tua smodata lussuria!»
Ho visto un sorriso di compiacimento sul volto del monaco, mentre le schizzava addosso le ultime gocce. Poi Milian le ha dato una mano a rialzarsi e l’ha accompagnata a darsi una ripulita.
Malferma sulle gambe si è appoggiata a me e siamo ritornati alla nostra auto. Sulla via del ritorno le ho chiesto se si era divertita. Lei mi ha sorriso e mi ha detto, con un fil di voce, una cosa che mi ha fatto sorridere.
«Non ho mai goduto tanto in vita mia! Dovremmo farli più spesso questi pellegrinaggi!»
Poi si è girata e si è addormentata stremata.
Io ho pensato che, forse, in fondo, aveva ragione.
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Sorpresa sotto l'Albero: Quando la Vita Ti Gioca uno Scherzo Natalizio
Trama: Era la notte prima di Natale e in tutta la casa non si muoveva una creatura... tranne me e mi arrabbiavo sempre di più mentre passavo da una stanza all'altra alla ricerca di ciò che avrebbe dovuto esserci. In casa avrebbero dovuto esserci una moglie e tre figli, ma non c'erano.>Sono Marco Colombo, un dirigente aziendale che aveva pianificato con cura di trascorrere le festività natalizie con la mia amata. Avevo preparato sorprese per i miei bambini e volevo dedicare del tempo speciale alla mia vecchia mamma. Tuttavia, la vita ha il suo modo di sorprenderci.Una società cinese con cui la mia azienda aveva importanti rapporti commerciali ha organizzato un meeting cruciale a Parigi. Nonostante fossi stato assolutamente determinato a godermi le vacanze, il dovere ha chiamato, e mi sono trovato costretto a partire per la capitale francese in un periodo così speciale. Ho comunicato con tristezza la notizia alla mia, promettendo che sarei tornato il prima possibile.Il meeting si è svolto con una tensione palpabile, ma proprio quando sembrava che il mio Natale sarebbe stato lontano da casa, ho ricevuto una chiamata che ha cambiato tutto. La società cinese aveva deciso di cancellare il prosieguo nei giorni successivi del meeting a causa di circostanze impreviste.Ho deciso di mantenere la sorpresa per me stesso, desiderando vedere la gioia negli occhi della mia quando mi sarei presentato all'improvviso.Avevo preso così il telefono e iniziato a chiamare le compagnie aeree per vedere se riuscivo a trovare un posto a sedere a così breve distanza dalla festività. Ho ricevuto un "mi dispiace" da tutte, tranne una. Mi dissero che erano al completo, ma che c'era stata un'ondata di cancellazioni e di “no show” e che se avessi voluto venire all'aeroporto e mettermi in "lista d'attesa" sarei riuscito a prendere un volo. Era il mio giorno fortunato, il mio regalo di Natale da parte del destino, e così riuscii a prendere un volo.Con il cuore colmo di felicità, avevo preso un taxi per tornare a casa, desideroso di creare una sorpresa indimenticabile per la mia proprio alla vigilia di Natale.Arrivato a casa, avevo notato subito l'atmosfera festosa. La casa era splendidamente decorata, le calze erano appese con cura, e l'albero di Natale risplendeva con luci scintillanti. Ma qualcosa non quadrava. Non c'erano regali sotto l'albero. L'atmosfera di festa era presente, ma l'assenza di pacchetti avvoltoi mi aveva colpito.Confuso, ho iniziato a cercare una spiegazione. Avevo pianificato con cura ogni dettaglio della mia sorpresa, e non potevo credere che i regali fossero mancati all'appello. Con il cuore in gola, ho chiamato mia moglie, ma il telefono non era raggiungibile. Il panico ha iniziato a farsi strada mentre tentavo di immaginare cosa fosse successo.Dopo aver chiamato a casa dei miei genitori, ho parlato con mia madre, sperando di ottenere qualche informazione. Mi ha spiegato che Monica aveva chiamato chiedendo se poteva badare ai bambini per un po'. Poiché voleva uscire con le amiche per la cena di Natale, aveva deciso così di consegnare i regali ai bambini in anticipo e poi li avrebbe portati da mia madre per la notte. I bambini erano accoccolati nei loro letti, ignari della mia improvvisa comparsa.Monica aveva lasciato la casa alle sette, dicendo che li avrebbe visti la mattina successiva. Inizialmente, ho respirato un sospiro di sollievo, ma il mio stato d'animo è rapidamente cambiato quando ho sentito della cena con le "vecchie amiche di liceo."Nove anni di matrimonio erano trascorsi senza che mia moglie menzionasse mai queste amiche, e il repentino cambio di piani aveva suscitato il mio sospetto. I pensieri negativi avevano cominciato a fiorire nella mia mente, e la paura di una rivelazione sconcertante si era fatta strada.All'improvviso, un'auto aveva svoltato nel vialetto di casa, come dimostravano i fari che attraversavano la finestra del soggiorno. Avevo guardato l'orologio e avevo notato che erano le dieci e dieci. Ero balzato su dal divano, mi ero avvicinato alla finestra, avevo spostato la tenda e avevo guardato fuori.Il bagliore della luna sulla neve appena caduta aveva chiaramente mostrato un uomo e una donna seduti in macchina, baciandosi come due adolescenti. Un brivido di confusione e stupore mi aveva attraversato mentre cercavo di capire chi potesse essere. Il cuore aveva battuto forte nel petto, e la mia mente era stata travolta da pensieri incerti.Il loro abbraccio sembrava non avere fine, e mentre i finestrini dell'auto non emanavano fumo, il mio sconcerto stava raggiungendo livelli vertiginosi. La mia mandibola si stava stringendo, e le mie mani erano diventate pugni serrati, tanto che provavo dolore agli avambracci.Mentre osservavo incredulo, giunto il momento in cui avrei dovuto essere testimone di ciò che i miei occhi non potevano credere, l'uomo si era spostato all'indietro, e la testa della donna era scomparsa dalla mia vista. Non c'era bisogno di essere un genio per capire cosa stesse accadendo.La realizzazione mi colpì come un pugno nello stomaco. Il tradimento era davanti ai miei occhi, e la sensazione di tradimento e dolore si fece strada in me. Mentre la scena continuava a svolgersi nel vialetto di casa, ho sentito un misto di rabbia, tristezza e incredulità. La neve caduta sembrava ora un velo freddo su un momento che avrebbe cambiato tutto.Avevo capito in un attimo che l'uomo stava ricevendo un pompino, un pompino di livello mondiale, come ben sapevo da tutti quelli che Monica mi aveva fatto. Lo vedevo nella mia mente. Le dita di Monica che si appoggiano alle sue palle mentre lei gli leccava la lunghezza e stuzzica la testa del cazzo con la lingua, prima di prenderlo in bocca e lavorarlo fino a farlo entrare in profondità nella sua gola. Riuscivo a immaginare i pensieri che gli frullavano in testa.Mentre lei godeva, lo pompava sempre più velocemente per farlo eccitare e farlo sborrare. Era facile immaginare la sensazione che avrebbe provato lui nel momento in cui Monica avrebbe ingoiato fino all'ultima goccia e poi lo avrebbe leccato per bene.E poi in un batter d'occhio vidi la sua testa sobbalzare all'indietro e capii che si era appena sfogato e un attimo dopo la testa di lei tornò su. Si scambiarono alcune parole e poi vidi aprirsi sia la portiera del passeggero che quella del guidatore e capii che stavano entrando in casa.Ho chiuso la tenda lentamente, incapace di guardare oltre. La mia mente era in tumulto, e il calore che sentivo non era più dovuto all'emozione natalizia. L'aria intorno a me si era fatta densa di un silenzio scomodo, e il Natale che avevo immaginato si era trasformato in un'inattesa e dolorosa rivelazione.Lasciai la finestra e mi diressi verso il seminterrato dove tenevo tutta l'attrezzatura. Pensai di usare una mazza perfettamente adatta allo scopo".Ma lo stato d'animo in cui mi trovavo in quel momento era buono per un omicidio.Sentii la porta d'ingresso aprirsi e i due entrare. Sentii dei mormorii mentre i due si muovevano per la casa verso le scale che portavano alle camere da letto e mi chiesi se lei lo avrebbe portato sul nostro letto o avrebbe usato una delle camere dei bambini. Decisi di permettere loro di spogliarsi e sistemarsi sul letto, iniziando il loro accoppiamento. Pensavo che il mio ingresso sarebbe passato inosservato fino a quando non mi fossi avvicinato abbastanza per colpire con la mazza.Con il cuore pesante e la mente in tumulto, salii silenziosamente le scale.Mi fermai in cima ai gradini e i gemiti provenienti dalla nostra camera da letto raggiunsero le mie orecchie, stringendomi la mascella. Mentre mi muovevo silenziosamente lungo il corridoio, i pensieri ronzavano nella mia mente, un'elaborata strategia si stava formando.Raggiungere la camera da letto era come camminare sull'orlo di un precipizio. Tutte le cose che avrei dovuto fare, quasi tutte richiedevano la collaborazione di un'altra persona. Dovevo trovare un buon posto dove nascondermi, almeno fino al giorno dopo Natale. Sapevo che coinvolgere la polizia sarebbe stato inevitabile, una volta che avessi affrontato l'intruso nella mia camera, sul mio letto.Le prospettive di dover affrontare conseguenze legali mi spinsero a pianificare con attenzione. Non potevo permettermi di finire dietro le sbarre prima di aver sistemato le cose che erano davvero importanti. Dovevo rimanere fuori dalla custodia almeno fino alle 10 del mattino del giorno dopo le festività. Questo mi avrebbe dato abbastanza tempo per sistemare i conti bancari e svuotare la cassetta di sicurezza. Il giorno di Natale, pianificai di recarmi agli sportelli del servizio clienti per cancellare le carte di credito e proteggere al meglio i miei averi.La tensione nel corridoio era palpabile mentre mi avvicinavo alla porta della nostra camera da letto. Il Natale che avevo immaginato era diventato un intricato labirinto di segreti, tradimenti e decisioni difficili. Con la mascella serrata e il cuore pesante, ero pronto a confrontarmi con quello che mi attendeva al di là di quella porta.Mi ritrovai in una situazione difficile, in bilico tra l'impulso di reagire con rabbia e il bisogno di pianificare attentamente i passi successivi. Non avevo mai picchiato una donna, e anche se il desiderio di farlo poteva pulsare dentro di me, sapevo che Monica non doveva essere la prima vittima di una mia violenza.La mia mente macinava opzioni, cercando di trovare una via d'uscita che potesse garantire la giustizia senza compromettere ulteriormente la situazione. L'idea di vederli piangere sul loro tradimento, consapevoli che avrei preso la mia parte di carne nel processo legale, era il mio unico conforto.Mentre mi avvicinavo alla porta della camera da letto, decidetti di aspettare di sentirli giungere al culmine del loro piacere prima di interrompere la loro festa. Sembrava giusto infliggere loro il massimo dolore nel momento in cui stavano godendo del massimo piacere. Mi posizionai accanto alla porta, con le spalle al muro, ascoltando attentamente ciò che accadeva in camera da letto.Le sue voci, i gemiti e i piccoli gridi acuti riempivano il corridoio, e un senso di nausea cresceva in me. "Basta," pensai, "è ora di mettere fine a tutto questo." La porta sembrava più pesante mentre la spingevo lentamente, preparandomi a fronteggiare la verità che si celava dietro di essa.Lei gemeva ed emetteva piccoli gridi acuti e sentii lui dire:"Dannazione tesoro, sei stretta. Non riesco a capire. Per quanto ti scopo e per tutto il tempo che ti ho scopato dovresti essere abbastanza larga da non dover faticare per entrare".Cristo santo! Quanto era durato tutto questo? Per quanto tempo stava succedendo dietro le mie spalle? Non ne avevo idea. Non ne avevo mai avuto idea. Le mie frequenti assenze per progetti fuori città sembravano averle fornito ampio spazio per giocare con il fuoco. Avevo sempre creduto di avere un matrimonio solido, una roccaforte di fiducia reciproca, ma sembrava che mi stessi illudendo.La rabbia e la delusione si mescolavano dentro di me mentre continuavo ad ascoltare dalla porta socchiusa. La realizzazione che tutto ciò che credevo fosse stabile stava crollando come un castello di carte era schiacciante. L'inganno, nascosto dietro il velo delle mie assenze, mi colpiva come un pugno allo stomaco.Le emozioni turbolente si agitavano mentre cercavo di affrontare la realtà di quanto stesse accadendo. Avevo investito tanto in questo matrimonio, credevo che ci fosse una base solida su cui costruire il nostro futuro. E ora, tutto sembrava sgretolarsi davanti ai miei occhi.Il desiderio di vendetta si mescolava al senso di tradimento, ma sapevo che dovevo rimanere calmo e pianificare attentamente i passi successivi. Non volevo precipitare le cose, ma allo stesso tempo, il bisogno di affrontare la verità diventava sempre più urgente. Con il cuore pesante e la mente in tumulto, mi preparai a entrare nella camera da letto e affrontare il caos che si era instaurato nel mio matrimonio."Oh sì, piccola, spingi, spingi. Dai, spingi indietro e prendi tutto il mio cazzo !"Il suono inconfondibile della carne che si scontra l'una contro l'altra risuonava attraverso la porta chiusa. Era un rumore crudo e intimo, un rituale di passione tradita che riecheggiava nel corridoio.Ogni colpo sembrava vibrare nell'aria, un'armonia malinconica che sottolineava il tradimento svelato dietro quella porta. Era come se il mondo intorno a me si stesse dissolvendo in quel suono, rendendo la mia presenza in quel luogo ancora più surreale.Le percussioni irregolari e appassionate si diffondevano attraverso le pareti, amplificando la profondità della tragedia che stava accadendo al di là della mia vista. Ogni sussurro della carne in movimento sembrava un colpo al cuore, un richiamo a una realtà che avrei preferito evitare."Ci sono quasi" disse e io presi in mano la mazza. Proprio mentre ero pronto ad allontanarmi dal muro e a girarmi per attraversare la porta della camera da letto, il mio cellulare suonò. L'avevo messo in vibrazione prima di lasciare il seminterrato, perché non volevo che un cellulare che squillava sconvolgesse i miei piani.Chi diavolo poteva chiamarmi a quest'ora della vigilia di Natale? Ho tirato il cellulare e vidi che il numero sullo schermo era il numero di cellulare di Monica. La troia mi stava chiamando per parlare con me mentre il suo amante la scopava? Era così che si eccitava?La mia mente era confusa, sospesa tra il tumulto dell'infedeltà che stavo per affrontare e la curiosità di scoprire cosa potesse spingere Monica a chiamarmi in quel momento. Mi infilai nella stanza di fronte, chiusi silenziosamente la porta e poi risposi al telefono. Risposi al telefono cercando di mantenere la calma, anche se il mio cuore batteva forte nel petto."Pronto?""Ciao tesoro. Tua madre mi ha appena detto che hai chiamato per dirmi che eri a casa"."Dove sei !!??""Sono a casa dei tuoi genitori. Dove sei tu?""Sono a casa"."A casa?""Sì"."Devi uscire da lì e venire qui e devi farlo subito!! "."Perché!!?""Perché ho fatto un regalo di Natale a mia sorella. Visto che tu dovevi essere via e io sono venuta qui da tua madre, ho detto a Isabella che lei e Roberto potevano usare la nostra casa stasera, invece di prendere una stanza d'albergo. Le lascio prendere in prestito la casa per una notte. Devi uscire da lì e venire qui per non rovinare la loro serata!"Abbassai lo sguardo sulla mazza che avevo appoggiato al muro quando aprii il telefono e borbottai: "Rovinargli la serata, oh sì; non vorrei rovinargliela. Ci vediamo tra poco"."Sbrigati, tesoro, ho un regalo da darti, ti amo", disse e poi ridacchiò, "ma non puoi fare troppo rumore quando vieni potresti svegliare i tuoi genitori. Ti voglio bene, tesoro"."Ti amo anch'io". La mia risposta, anche se carica di amore, trasudava un'ombra di amarezza.Mentre chiudevo la chiamata sapevo cosa mi sarei regalato per Natale: avrei tenuto per me quello che avevo quasi fatto. Monica non sarebbe stata minimamente contenta di me se avesse saputo i pensieri che avevo avuto da quando quell'auto era entrata nel vialetto. Ora potevo capire tutto.Con un sorriso beffardo, uscii di casa, presi la mia bici dal garage e mi avviai verso i tre chilometri che mi separavano dalla casa dei miei genitori.Mentre pedalavo fuori dal vialetto, ho esclamato, prima di sparire: "Buon Natale Isabella e Roberto! Che la vostra notte sia altrettanto movimentata quanto la mia! Ah, e Roberto, sembra che tu abbia appena guadagnato il premio di 'Sopravvissuto alla Vigilia'! Ah... ah... ah..."...Quando una telefonata salva la vita!...
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LiberaCoppia43,
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