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Elisabetta si diverte - ii parte
6. Che cos’è il kamasutra?
Quel footjob aveva grandemente esaltato Ahmed, al punto che il suo membro era pronto a soddisfare Betty…
Data la sua stazza, il nero la prese per i fianchi come se fosse un ramoscello leggero, e la sistemò per bene al centro del letto.
La ragazza aveva le braccia tirate su verso l’alto, e con una si copriva vagamente il volto come se si vergognasse o volesse sentire tutto senza vedere.
L’addome, invece, si sollevava e si abbassava, in spasmi dovuti alla grande eccitazione: sapeva che adesso stava arrivando il suo momento di godere a fondo, e infatti aveva spalancato le cosce, mettendo in piena luce l’ano e la vagina, con i talloni puntati sul materasso e le dita dei piedi alte a mulinare l’aria.
Betty guardò seria negli occhi Ahmed, che si era già posizionato là in mezzo, e gli disse:
- “Ce lo hai bello dritto… Ne hai voglia, no? Facciamolo, allora, senza perdere altro tempo… Dai, che mi sento in paradiso!”.
Lui, le diede per un attimo le spalle e fece per prendere il preservativo dalla sua borsa, ma lei lo bloccò per un polso e intimò:
- “No, niente di questa roba, voglio sentire ogni goccia del tuo piacere”.
Figurarsi Ahmed, che non avrebbe mai osato domandarle di farlo così liberamente…
Aveva anche lui una gran voglia, e una volta che in università avevano parlato delle posizioni preferite, si erano ritrovati d’accordo che quella preferita da entrambi era proprio quella del “missionario”.
- “Dai, entra, lo voglio… adesso!”, ribadì lei.
E lui, non facendoselo dire un’altra volta, spinse dentro quella cappellona che nel frattempo si era fatta ancor più larga, ed iniziò a scoparsela per bene.
- “Ahhhh… sei proprio una femmina da letto”, le disse mentre affondava nel suo addome colpi potentissimi, martellate incredibili che si frangevano contro l’utero.
- “Sììì… sono la tua troia”, rispondeva Betty per aumentare il proprio stato di libidine.
Ad ogni colpo, la fica perfettamente rasata si allargava sempre di più, mentre i suoi capezzoli erano diventati d’acciaio.
Ad un certo punto, Ahmed aumentò la velocità di penetrazione, e dopo poco sentì che lo sperma voleva uscire…
- “Stò per venire, piccola”, disse lui.
Betty, allora, spaventata, lo pregò:
- “Esci, esci subito prima che succede un casino…”.
Il nero uscì dalle sue viscere, e non passò neanche un minuto che le sparò contro il monte di venere, grassottello, liscio e pulito della vagina una quantità tale di sborra da farlo diventare quasi invisibile.
Finirono con lui che si abbattè sul corpo di lei, e rimasero in quella posizione, avvinghiati, per un tempo incalcolabile…
Intanto Antonio, che si stava godendo – da privilegiato spettatore – la scena, si aspettava di vedere sua sorella fecondata della sborra di quel colosso, e quindi ne restò, sulle prime, un poco deluso…
Ma, non appena lei si riprese minimamente da quella sconquassante sensazione, lesta si sottrasse dal peso del corpo di Ahmed e gli balzò fulmineamente sopra, pronta a ricominciare come se fosse il primo amplesso.
Questa volta, però, la ragazza decise di far rinvigorire quel serpentone che la stava soddisfacendo, stringendoselo proprio in mezzo alle tette, creandogli quasi un'alcova calda e accogliente, della quale beneficiare senza freni.
Iniziò a muovere – con un ritmo lento e costante – quelle bombe su e giù, e ogni volta che la cappella di Ahmed le giungeva a tiro, gli sferrava un deciso colpo di lingua.
Le mani di lui accompagnavano il lavoro di lei, posate sui suoi capezzoli che stringeva, quasi strizzandoli, fino a farli dolere.
Betty aumentò il ritmo della spagnola, e le sue incantevoli tette si arrossarono dallo sfregamento; lei, però, non se ne curò più di tanto, poiché era certa che presto avrebbero ricevuto il giusto sollievo da una "cura miracolosa".
Difatti, bastarono ancora pochi e giusti movimenti ed ecco che lei lo sentì sussultare: era il seme che stava salendo su dai testicoli verso le sue tette e la sua bocca.
Ma Betty, con quella spagnola, non aveva l’intenzione di farlo eiaculare, percui allentò la presa e contemporaneamente gli montò a cavallo...
Con un balzo felino, si sistemò nel suo grembo la pertica vibrante del cazzo del suo compagno di studi:
- "Ahhhh... Mi stai sventrando la fica... Il cervello mi esplode... E’ bellissimo, mi piace così… Fammi tua... Anzi, no, sarò io a farti male, maschiaccio!".
E dicendo questo, sovrappose i palmi delle mani sopra l'ombelico di Ahmed, e comprimendogli l'addome cominciò a cavalcarlo con gusto, come una forsennata, permettendo a quel membro granitico di affondare come una lancia infuocata nelle sue giovani carni.
Era una vera troia Elisabetta, instancabile e straordinariamente fantasiosa... E quella che aveva davanti era un'occasione forse irripetibile, chissà se e quando le sarebbe ricapitata la possibilità di dare sfogo a degli istinti sessuali così animaleschi... La sua famiglia le aveva inculcato il valore della verginità, ma fuori da quella cerchia così oppressiva lei voleva divertirsi e provare di tutto.
Così, dopo essersi goduto Ahmed faccia a faccia, facendo perno sul suo cazzo che la stava trapanando esattamente come lei voleva, iniziò a ruotare su se stessa di 180 gradi, fin tanto che quel maschio non ebbe dinanzi ai suoi occhi il suo sedere.
E mentre lui la afferrava per i fianchi, lei – fatte combaciare le sue piante dei piedi sulle cosce del nero, e con una mano a maciullarsi una tetta – riprese a fare su e giù in uno smorzacandela che entusiasmò sia Ahmed che suo fratello Antonio, il quale era sempre lì ad immortalare le sue imprese erotiche.
- "Non avrei mai pensato che eri così suina", disse con un filo di voce, ridacchiando, Ahmed, e aggiunse:
- "Però mi piaci, sembra che siamo perfetti l'uno per l'altra...".
Ma Betty lo zittì subito e gli disse:
- "Taci e pensa a scopare bene, il mio ex nemmeno se le sognava certe posizioni... Ho dovuto aspettare te per godere così tanto... Perciò, non perdere la concentrazione, che adesso viene il bello!".
Difatti, la piacevole “tortura” a cui stava sottoponendo quel povero ragazzo non era ancora finita: con un altro guizzo in avanti, si gettò a quattro zampe e voltandosi indietro verso di lui lo spronò:
-"Prendimi a pecora, e vediamo come te la cavi!".
Elisabetta, infatti, adorava farlo in quella posizione...
Ahmed, allora, si alzò in ginocchio... Era in tiro assoluto, e vedere la giovane cosi, con quella faccia da maiala, glielo fece divenire ancora più duro...
Senza starci troppo a pensare, la prese per la vita, appoggiò il glande alle sue labbra fradice di umori e spinse... Andò giù, tutto dentro fino in fondo, mentre con una mano le schiaffeggiava quelle chiappone sode e le titillava i capezzoli che ormai erano diventati dei chiodi incredibili.
Ahmed, come impazzito, iniziò a stantuffarsela per bene, dando possenti colpi di reni, e poi afferrandole i capelli come fossero delle briglie per domare quella puledra imbizzarrita.
Lei gridava di piacere come fosse indemoniata… Con la sua fichetta stretta già di suo, e resa ancora più stretta da quella posizione, dentro cui stava stritolando quel cappellone gigante, Ahmed non impiegò molto a goderla… Senza alcun preavviso, riempì la vagina di Betty… Entrambi erano fuori di testa, e un brivido percorse la schiena della ragazza:
- “Finalmente… Erano anni che volevo provare questa sensazione… Sei il primo che ho ricevuto senza protezione…”.
Ahmed si riprese in fretta, e realizzato quello che era accaduto, le disse:
- “Oh, mamma mia, che abbiamo fatto… Che disastro! E se ti ho fecondata? Tu sei una femmina bianca, ed io un maschio nero… Sarebbe davvero una tragedia!”.
Uscì da lei, permettendole di adagiarsi – sotto di lui – a cosce larghe… Da quella fessura stava cominciando a colare una crema calda e densa, che lei però cercava di trattenere dentro.
Guardò fisso quel nero che nel frattempo era tornato a sorriderle, e gli rispose:
- “Sia quel che sia! Non me ne frega niente dei miei, voglio pensare a me stessa, ho pure l’età per essere madre… Ma ora non pensiamo troppo al futuro…”.
Antonio non credeva ai suoi occhi… Aveva ripreso in primo piano il grembo di Betty pieno di bianco sperma… Che dire? Forse, era stato l’unico testimone – a parte il maschio protagonista – della sua fecondazione… Quello sperma che tracimava e che lei rabboccava dentro era ben visibile dall’obiettivo del suo smartphone… Tra se e sé, pensò:
- “Porca vacca, sorellina… Come vorrei essere stato io il fortunato!”.
I due stavano ansimando… nella stanza c’era un silenzio quasi assoluto, e quindi si udì distintamente come un sussurro, un lieve fruscio… Si guardarono attorno ma non videro nulla… Allora Ahmed si alzò prontamente dal letto, e prese a girare per la stanza…
Antonio fece appena in tempo a nascondersi, ma il nero sentiva che c’era qualcosa di strano:
- “Uff… Qui c’è qualcosa che non va… come se ci fosse qualcuno che ci osserva…”.
Betty non ne voleva sapere di finirla così, percui lo richiamò:
- “Dai, non esagerare!, chi vuoi che ci sia, un fantasma guardone? Su, abbiamo ancora tempo per divertirci un altro pò…”.
Gli prese la mano e lo tirò a se, nuovamente sul letto… Lo sdraiò supino, e ricominciò a lavorare di bocca… Mentre riprendeva fiato, gli disse:
- “Ma lo sai che hai proprio un gran buon sapore?”.
La sua bocca si stava deformando per riuscire a contenere tutta quella meraviglia, e le mani la aiutavano a compiere l’opera…
Quando l’attrezzo fu di nuovo in grado di “funzionare”, Elisabetta gli intimò:
- “Adesso voglio che mi fai il culo”.
Si mise a chinino sopra di lui, e aprendosi oscenamente le chiappe a dismisura, portò lo sfintere sopra il glande che svettava prepotente a novanta gradi rispetto al corpo di Ahmed.
Sentì bagnarsi la fica dall’eccitazione, ma fece finta di niente… Si lasciò cadere lentamente di peso finchè la cappella non fu completamente entrata…
Si morse le labbra dal dolore, ma era poca cosa a confronto del piacere che l’attendeva…
Con una mano sulla pancia, proseguì a far scendere l’asta nell’intestino… Quel trave la stava distruggendo, ma lei voleva sentire assolutamente le palle sbatterle sul sedere…
Quando quel tragitto fu tutto compiuto, cominciò a salire e scendere, con le sue bellissime tette che le ballonzolavano senza sosta… Il canale rettale si stava abituando a delle dimensioni inusuali, e piano piano il suo movimento si fece sempre più fluido.
Ahmed la guardava sbalordito, mentre Betty si auto-impalava su di lui, e allo stesso tempo si masturbava il clitoride.
Mentre si trovava in quella posizione beata, la ragazza lo fissò con uno sguardo da vera porca e con un verso gutturale gli disse:
- “Voglio che mi sborri sulle tette… perciò, ricaricati in fretta e fai il tuo dovere…”.
Le sue tette erano sempre stato un suo punto forte, perciò iniziò a giocarci, se le strinse tra le mani, scese dal letto e si mise in ginocchio speranzosa…
Lui fece altrettanto, e le si parò dinanzi con la sua mazza a pochi centimetri dal viso.
Con essa, andò a saggiare i suoi capezzoli duri, il porcello, se lo teneva con tutte e due le mani spompinandolo con grande foga, e anche lei cominciò a sovrapporre le sue di mani su quell’asta così massiccia…
Vedeva perfettamente la cappella, con il suo buchino, scoprirsi e poi ricoprirsi ad ogni stantuffata…
La giovane donna si sentiva come una pornostar protagonista di un film a luci rosse, socchiuse gli occhi, si strizzò ancora le tette e poi – sentendo imminente l’atteso evento – diresse quella proboscide sui suoi seni…
Finalmente, lui iniziò a scaricarle addosso un fiume inarrestabile di sborra, che Betty diresse proprio lì dove voleva…
Quelle tette stavano scomparendo sotto quella bianca crema, che lei accolse fino all’ultima goccia.
Le mani di Ahmed ed Elisabetta finirono per essere come incollate tra di loro e sulle mammelle di lei…
Lui ansimava ancora, erano stanchissimi, sudati, e l’ano di Betty rimaneva ancora dilatato come non lo era stato mai.
Quella, era stata (forse) l’ultima “prova” per quel giorno che stava volgendo al termine… Fuori dalle finestre stava avanzando il crepuscolo, e con esso l’ora in cui i genitori sarebbero rientrati a casa…
Andare avanti? Sarebbe stato troppo rischioso, l’avrebbero ammazzata se l’avessero trovata in quello stato…
Così, tutta colma di sborra dalla testa ai piedi, disse al compagno:
- “Ahmed, è stato bello, mi è piaciuto tutto un casino, ma dobbiamo finirla qui… Rivestiamoci e mettiamoci a studiare, davvero…”.
Fece per alzarsi e dirigersi verso il bagno per ripulirsi un poco, e nello stesso tempo – precedendola di pochi istanti, appena sufficienti a non farsi scoprire – Antonio sgattaiolò fuori dalla sala ed andò a rinchiudersi nella sua stanza, con il suo prezioso “trofeo”.
Il ragazzo era troppo affaticato e stordito per ritrovare la giusta concentrazione necessaria allo studio, si scusò con lei e le suggerì:
- “E’ tardi, Betty, devo andare, ci vediamo domani in università, poi chissà che…”.
7. I tormenti di Antonio.
Quella sera tutta la famiglia cenò come se nulla fosse: i genitori, ignari di ciò che era accaduto in loro assenza, Betty, finalmente appagata, e Antonio che non aveva mai smesso di pensare a quanto aveva visto...
Guardarono tutti insieme la TV, e dopo il ragazzo si ritirò nella sua camera.
Prese in mano il cellulare, e lo “studiò” pensieroso.
- "Ma pensa un pò che puttanella che ho in casa...", si disse, e poi:
- "Beh, vediamo di approfittarne per farmi una bella sega, che è già troppo tempo che non sfogo anch'io le mie esigenze...".
Detto ciò, chiuse a chiave la porta, si tolse i pantaloni e le mutande, e si allungò sul suo letto.
Poi avviò il video, e – con la mano rimasta libera – scappellò il suo uccello.
I fotogrammi che scorrevano sullo schermo accrescevano il suo livello già alto di testosterone, così che l'unico modo per dare sfogo a quello stato di esaltazione fu quello di manovrare l'asta in maniera compulsiva. Si strinse con forza anche i testicoli, che gli dolevano per quanto erano gonfi, con il risultato che il glande rosso fuoco si fece sempre più grande e maturo.
Vedere Betty così avvezza a certe pratiche lo sconvolgeva, preso anche da una certa gelosia nei confronti della sorella...
Cercò di resistere, di trattenersi, perché voleva venire “insieme a lei”, e così fece: infatti, mentre il video mostrava Elisabetta che veniva “imbottita” dallo sperma di Ahmed, lui eruttò fiotti di caldo seme che gli ricaddero infine sulla pancia.
Quasi esanime, Antonio riprese a pensare sul da farsi: quel filmato era troppo prezioso per tenerselo tutto per se, ma d'altra parte non poteva condividerlo platealmente se non voleva rischiare di essere scoperto da Betty...
Così, spense il cellulare e si addormentò, rimandando ogni decisione al giorno dopo, magari insieme al suo fidato amico di scuola che avrebbe visto la mattina poichè dovevano preparare una ricerca.
8. Riunione di famiglia... con sorpresa.
Il giorno dopo la memorabile copula era una Domenica, e come ogni domenica nella famiglia dei due ragazzi era tradizione riunirsi tutti assieme con nonni materni e paterni, zii e cugini.
Il pranzo, come sempre, si era rivelato quasi luculliano, tanto che un caffè forte era quello che ci voleva per digerire.
Betty, però, che aveva partecipato anch’essa all’incontro, non potè trattenersi fino alla fine… Salutò con cortesia i familiari e disse:
- "Ciao a tutti! Purtroppo, devo andare in ospedale per il tiricinio... Mi spiace, divertitevi...".
La ragazza uscì di casa, e mai si sarebbe immaginata il terremoto che di lì a poco si sarebbe scatenato per “causa” sua...
Infatti, poiché quella domenica c'era da festeggiare il compleanno di Giulia, una delle cugine, la mamma – che aveva preparato una magnifica torta – propose a tutto il parentado:
- "Signori, perché non andiamo a festeggiare in sala, che stiamo più comodi?".
Giovani e adulti accolsero con entusiasmo l’idea, e – uno ad uno – presero posto sulle sedie che erano state lì appositamente collocate, e su quel divano letto che meno di 24 ore prima aveva visto (all’insaputa di tutti) le evoluzioni amorose di Betty, in presenza di Antonio che infatti si mostrò da subito un poco turbato.
Lo stesso Antonio, che – tanto per ingannare l'attesa – si alzò in piedi e a voce alta domandò:
- "Vi andrebbe di vedere un video che ho fatto questa mattina con il mio compagno di scuola? Lo dobbiamo presentare domani, e mi piacerebbe avere la vostra opinione...".
La curiosità conquistò tutti, e il giovane – spinto sopratutto dalle ragazze – iniziò ad allestire il gigantesco TV a 75".
Lo accese, e collegò il suo smartphone, sul quale cercò nervosamente il filmato da mostrare...
Forse per un errore, si accorse di aver catalogato tutta una serie di video con dei semplici codici alfanumerici anziché con un titolo ben chiaro...
Sottovoce, imprecò tra se e sè:
- "Accidenti che casino! Vabbeh, dovrebbe essere questo, sì è proprio lui...".
E, tornando a sedersi tra gli zii, avviò la riproduzione...
Ma, tra la sorpresa generale, anziché visualizzarsi il video prodotto con l’amico, sul televisore apparve quello fatto "clandestinamente" a Elisabetta, completamente nuda, mentre scopava con un ragazzo di colore...
Antonio impallidì, e restò senza fiato per il grave errore commesso. E la stessa reazione ebbero tutti i presenti, tanto che si udì un generalizzato clamore: "Ohhhh...".
Il primo a reagire fu il papà della "traviata", il quale – a denti stretti e a testa bassa dalla vergogna – si lasciò sfuggire:
- "Ma questa è diventata pazza... Si è fatta deflorare prima del matrimonio!".
Pian piano, però, la sua vergogna si mutò in rabbia, a tal punto che il pover'uomo si alzò di scatto e uscì di casa, senza salutare nessuno e sbattendo la porta.
Nel frattempo, le cugine femmine avevano iniziato a commentare – bisbigliando e senza distogliere lo sguardo dal televisore – le immagini che si susseguivano, con una punta di malcelata invidia:
- "Guardate come lo cavalca sta troia!! Doveva avere proprio una fame di cazzo arretrata...", disse Giulia ridendo.
E Sabrina, mordendosi il labbro inferiore dalla libidine:
- "Proprio vero… E’ una bella puttanella la cuginetta!".
Daniela, invece, che si teneva tutta la mano aperta a strofinarsi sfacciatamente tra le cosce, esclamò:
-"Beata lei...".
Giulia, che era la più sboccata del gruppo, in fondo avrebbe voluto approvare le performance della fortunata cugina, ma si limitò a convenire con le altre:
- "Dio che bel cazzo... La impala proprio alla grande! Nel culo deve essere fantastico...".
Gli adulti, dal canto loro, in principio si finsero disgustati, ma tranne la mamma della tirocinante – che, impietrita, non sapeva che dire e che fare – erano tutti piacevolmente eccitati.
Soprattutto gli zii...
Massimiliano, che si “mangiava” la nipote con gli occhi, osservò senza ritegno:
-"Grande, la Betty, guardate come gode!".
Non riuscì a trattenersi oltre, e strizzandosi la patta dei pantaloni corse in bagno, avendo cura di lasciare la porta socchiusa in modo da poter continuare a vedere lo "spettacolo" che gli aiutava la masturbazione.
Zio Luca, invece, seduto accanto a Antonio, domandò all’unico nipote maschio, fratello della protagonista:
- "Complimenti, hai una sorella davvero calda... Senti, non è che mi potresti passare quel video? Sai, ho un debole per le sue cosce e i suoi piedini...".
E il ragazzo, preso da cameratesca solidarietà maschile, gli promise, una volta finito di visionarlo tutti insieme, di mandargliene copia sul suo telefonino.
C'erano, poi, le zie femmine... Emiliana si mostrò schifata sul serio:
-"Ma guarda, alla sua età, questa zoccoletta che cosa è stata capace di fare... Roba da non credere...".
L'altra, Maria, invece, insieme alla figlia Giulia, aspettò il ritorno del marito, e tutti e tre insieme concordarono che la cugina era matura per futuri "lavori", che avrebbero dato a tutti grandi soddisfazioni.
Maria, esordì dicendo:
- "Max, non ho mai visto una ragazza normale come la Betty fare cose tanto spinte... Oltretutto, ha un fisico molto curato, tonico... Non è una bomba sexy, ma sarebbe assai richiesta da uomini di ogni età... E perché no, anche da donne...".
E sorrise sorniona.
Giulia, non poté che dar ragione alla madre:
-"Sembra che non abbia mai fatto altro in vita sua... Bisogna sfruttare questo momento, e farle prendere coscienza che valorizzando il proprio corpo come merita potrebbe divertirsi di più che seguendo la carriera medica...".
Infine, il padre:
- "E ha anche due belle tette, e poi i piedini… guardate! Bisognerebbe convincere mio fratello... Avete visto come è scappato? È un talebano, ha cresciuto quella povera ragazza come una suora, e questi sono i risultati... Comunque, io sono fiducioso, ha carattere...".
Nel frattempo, il video stava terminando, e Antonio mantenne la sua parola: riversò quel video sulla e-mail di zio Luca – il quale gli fece un occhiolino d’intesa –, consapevole che quel gesto sarebbe stato solo l'inizio di un nuovo episodio.
9. SMS con lo zio.
Mentre le rispettive famiglie avevano fatto ritorno alle loro case e Betty era ancora al lavoro, uno squillo sul cellulare della ragazza richiamò la sua attenzione…
Con ancora il camice addosso andò a vedere, e con un moderato stupore trovò un sms dello zio Luca.
Incuriosita, si allontanò di pochi passi dai colleghi ed aprì il messaggio:
- “Ciao Elisabetta, volevo farti i complimenti, non mi sarei mai aspettato di vederti così… Chiamami”.
Lì per lì, non pensò assolutamente di aver lasciato tracce di quella bellissima cavalcata, men che mai che qualcuno l’aveva ripresa e mostrata, soprattutto tra i familiari. Perciò, rispose:
- “Zio, ma era per me quel messaggio? Che vuoi dire?”.
E lui:
- “Dai Betty, non far finta di non capire… Mi riferisco a quando ti sei fatta sbattere dal nero…”.
La giovane si sentì crollare il mondo addosso: come poteva sapere? E soprattutto, tutto quei particolari… Chi glieli aveva forniti?
Non pensava che suo fratello…
Oltre che spaventata delle possibili conseguenze, era anche curiosa. Quindi, replicò di nuovo:
- “Zio, sei impazzito?”.
Lui era stanco di quell’atteggiamento “negazionista” della nipote, percui andò giù diretto:
- “Oggi, dopo pranzo, quando sei andata via, per sbaglio Antonio ci ha mostrato il video dove scopavi il nero”.
Elisabetta rimase quasi fulminata: si domandò, tra se e se:
- “Antonio? Ma se ieri è rientrato a casa tardi? Vuoi vedere che con la sua mania per i video… Stronzo!”.
Comunque sia, decise di fare un ultimo, disperato tentativo di conciliazione, e scrisse un altro sms a quel porco di zio Luca:
- “E va bene! L’ho fatto… Mentre erano tutti fuori mi sono fata scopare da un compagno di studi. Ma ti prego, non dirlo ai miei genitori…”.
Pochi istanti, ed ecco la risposta:
- “Troppo tardi, piccola, tutti i presenti di ieri lo hanno visto, e tuo padre è furioso. Ma possiamo limitare i danni”.
- “Adesso? Adesso che lo sanno tutti?”, quasi urlò lei, mentre componeva il messaggio.
- “Lo sanno tutti, ma… Non tutto! Il video che ho ricevuto da tuo fratello è più completo, e c’è anche la tua inculata… Non vorrai mica che papà e mamma…”.
Sempre più atterrita, Elisabetta crollò:
- “E va bene! Dimmi cosa devo fare!”.
E lo zio:
- “Voglio che tu faccia un lavoretto anche per me… Capisci?? Che mi dici?”.
La ragazza era spalle al muro, ma le parve una richiesta davvero esagerata… Anche se non aveva specificato bene il tipo di “lavoretto”, Betty era troppo sveglia e intelligente per non capire.
Provò ancora a ridurre al minimo i danni, e domandò:
- “E se non accetto?”.
- “Ricordi il gruppo di famiglia, di whatsapp? Con i cuginetti e i nipotini piccoli? Beh, pubblico il video integrale lì… Pensa quando li incontrerai faccia a faccia…”.
Era finita… e a Betty non restò che accettare la proposta…
- “Va bene, porco!”.
- “Ottimo, aspetta mie notizie”, concluse zio Luca.
E quel frenetico scambio di sms terminò così…
FINE.
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1
1 year ago
pollicino1965,
58
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Elisabetta si diverte - i parte
1. Premessa.
In un piccolo centro dell'entroterra ligure, Cornigliano, vive con la sua famiglia Elisabetta, una giovane studentessa in medicina di 23 anni.
Fisicamente, la ragazza non è quella che si può considerare una bellezza mozzafiato, con frotte di ragazzi che le corrono dietro, ma comunque è un tipo che incuriosisce perché comunque emana un chiaro "odore di femmina": alta 1 metro e 65 per 60 kg, vagamente chubby, occhi scuri e penetranti nascosti da un paio di occhiali da vista e capelli nero corvini che le scendono ondulati sulle spalle, si contraddistingue dinanzi a chi la conosce bene come una persona tranquilla e senza grilli per la testa, senza smanie di esibire spudoratamente il proprio corpo che si sta affacciando ai piaceri della vita...
Solitamente, non indossa biancheria intima troppo sexy, tipo micro-perizomi o reggiseno minimalisti, ma solo slip “da donne mature”, poco sotto l'ombelico e reggiseno neri che non fanno apparire la minima ombra delle sue forme, una 3 misura piena, un culo bello consistente ma non troppo, e una passerina depilata e con delle labbra strette il giusto.
L'unico particolare che, invece, è spesso in vista sono due magnifici piedini, con caviglie sottili e dita lunghe e snelle, che Elisabetta mostra con orgoglio ed usa "segretamente"...
Caratterialmente, non è molto aperta, così come vuole un'educazione religiosa e tradizionalista che la sua famiglia le ha inculcato in tutti quegli anni.
Betty si è lasciata da poco con il suo ragazzo, con cui ha sempre avuto – a dispetto dei genitori – un rapporto abbastanza disinvolto, e questo più passano i mesi e più le pesa, fisicamente e mentalmente.
La ragazza ha pure un fratello, più giovane di lei di qualche anno, Antonio, alto 1 metro e 70 per 70 kg, occhi marroni e capelli castani corti, di carnagione chiara, che non ama particolarmente lo sport: difatti, lo scarso movimento, è rivelato da un pò di pancetta per nulla sgradevole.
Anch'esso abbastanza chiuso di carattere, guarda alla sorella come al modello perfetto di donna, soprattutto esteticamente, e non di rado fa di tutto per osservarla sotto la doccia e masturbarcisi.
La famiglia... Che dire? A metà strada tra il moderno e la struttura patriarcale di una volta, ha un "rito" irrinunciabile: la domenica, la loro casa diventa scenario di un pranzo “solenne”, a cui prendono parte – oltre a loro quattro – zii, cugini e nonni.
2. Come tutto ebbe inizio.
Betty, per dimenticare la delusione amorosa, si era buttata anima e corpo nello studio, e perciò aveva un ottimo profitto scolastico.
Ma ciò non le bastava, sentiva un vuoto dentro di se:
- "Accidenti, Betty, sei sempre così bagnata, devi assolutamente fare qualcosa per risolvere il problema", si disse.
Così, cominciò a navigare in Internet: chat, siti di amicizie, e-mail... E alla fine si trovò intrappolata in un famoso sito di incontri erotici...
La ragione le diceva di smetterla, ma i sensi la portavano sempre più dentro quel vortice.
Ormai, tutte le sere, prima di addormentarsi, era calamitata da questa nuova mania, e fu soprattutto un nickname a "prenderla" di testa: "BlackSnake".
Si erano conosciuti un giorno di circa un mese fa, e da allora il loro modo di comunicare era divenuto ogni giorno sempre più intrigante.
Il loro appuntamento era invariabilmente alle 11 di sera, quando Elisabetta, chiusa nella sua stanza, sentiva sprigionarsi dentro un'energia incredibile.
Si era chiamata "FeetAngel", Angelo dei Piedi, per via di quel suo particolare anatomico che piaceva tanto ai ragazzi.
In 30 giorni, non avevano mai saltato un appuntamento, ogni reciproca parte anatomica era nota all'altro, e lui di tanto in tanto gli regalava dei video in cui si masturbava in suo onore, e poi eruttava fiumi di sperma dal suo grosso cazzo nero come l'ebano.
Erano diventati così intimi che a un certo punto Betty – presa dalla curiosità – gli propose:
- "Snake, giù la maschera! Ti voglio vedere tutto... Conosciamoci nella nostra integrità".
Fu allora che la sorpresa dei due "amici" raggiunse il culmine quando si videro in volto...
Betty rimase schoccata... Si era mostrata senza veli, in nudo integrale al suo "collega" di corso, che avrebbe incontrato di nuovo la mattina seguente...
Presa dalla vergogna, chiuse istantaneamente la conversazione e si ritirò sotto le coperte, come se quel "luogo" avesse il potere di proteggere la sua intimità regalata deliberatamente.
Il giorno dopo, con il cuore in gola, si recò a lezione come se nulla fosse, e incontrò Ahmed (questo era il suo nome), il quale le sorrise senza dir nulla.
Da allora, Betty interruppe unilateralmente quegli appuntamenti notturni, e i rapporti tra i due tornarono ad essere prettamente scolastici.
La ragazza, però, continuava a "soffrire" la mancanza di un rapporto stabile, anzi quell'esperienza interrotta in maniera così traumatica era stata come una droga, e ora si sentiva in uno stato di grave astinenza. Si vergognava come un cane, ma aveva terribilmente bisogno di lui... Ma come dirglielo? Non poteva certo dirgli: "Scopami!", così su due piedi!
Si sentì impazzire, gli ormoni a mille, e si disse:
- "Devo fare qualcosa, ogni volta che lo penso divento un lago... Elisabetta, muoviti!".
3. La "trappola".
Ahmed viveva in un convitto con altri suoi connazionali, e quindi era escluso andare da lui se non voleva rischiare uno stupro di gruppo da parte di poveri ragazzi che non toccavano una femmina da troppo tempo.
Così come era escluso riceverlo nella sua stanza, magari con i suoi genitori presenti in casa: con la loro mentalità, non glielo avrebbero mai permesso...
Ma un giorno si presentò a Betty l'occasione propizia per rivederlo e porre in atto il suo pruriginoso progetto...
Quella mattina, il padre e la madre le comunicarono che sarebbero stati fuori casa fino a tardi, percui sarebbe rimasta sola con suo fratello; il quale, però, poco dopo, le annunciò:
- "Betty, io esco, vado da Romeo... Torno per cena... Ciao!".
E lei:
- "Ok, tanto io sono qui, che devo studiare…".
Non le sembrava vero... Avrebbe avuto casa libera tutto il giorno... E siccome doveva preparare un esame particolarmente difficile ma – essendo terribilmente indietro – da sola non ce l'avrebbe mai fatta, meditò dentro di sè:
- "E se chiamo Ahmed che se la cava meglio di me in questa materia?".
E subito dopo:
- "Poi, chissà... Porca miseria, ho così tanta voglia di sesso che non mi frega niente dell'esame... Ha proprio un cazzo bello grosso e io, per la miseria, lo voglio tutto dentro di me!".
Non volle far passare altro tempo: chissà, altrimenti l’avrebbe avuta vinta la “brava ragazza” che c’era dentro di lei, e lei ci avrebbe anche potuto ripensare!
Così, compose il suo numero e attese febbrilmente che rispondesse:
-"Ciao, Betty... Allora non sei arrabbiata con me... Sai, a lezione non ti potevo parlare liberamente, e poi tu scappavi via subito... Comunque, mi fa piacere di risentirti...".
All’udire quelle parole, la ragazza si sentì al settimo cielo, ma non voleva fargli vedere subito che era cotta di lui e stava per cadere ai suoi piedi, perciò cercò di cambiare discorso:
-"Senti, Ahmed, ti andrebbe di studiare insieme? Tanto stiamo preparando lo stesso esame, e... Ho casa libera…".
- "Certo che mi và, sorellina!", rispose euforico il giovane.
Al che Betty, volendolo tenere ancora sulla corda, e dimostrargli che era lei a condurre i giochi, freddamente gli disse:
- "Calma, non farti strane idee, eh?! È solo per studiare... Ce la fai a stare qui tra un'ora?".
Ahmed non se lo fece ripetere due volte, e fu puntualissimo...
Era un bel maschio nero, di origini africane, alto 1 metro e 80 per 75 kg, capelli pettinati con delle treccine fitte e lunghe fino al collo, fisico asciutto, palestrato e molto muscoloso.
La ragazza andò ad aprirgli con un sorriso smagliante ma misurato, e lo fece accomodare nel salotto di casa, dove spiccavano un grande divano, una scrivania d'epoca e un televisore enorme.
Nella sua semplicità "casual", Betty era in gran forma: indossava un top giallo, con una profonda scollatura sul davanti, e sotto un paio di jeans corti a mezza coscia, tenuti su da una bella cinta nera con borchie di metallo.
Si sistemò al tavolo, e cominciò a sfogliare pigramente un libro. Lui, che era un bravo ragazzo e molto preparato, si immerse nella materia, mentre lei lo osservava di sottecchi studiandolo nei minimi dettagli.
Erano faccia a faccia, e per circa un'ora Ahmed provò con tutte le sue forze a far capire tacitamente a Betty ciò per cui era andato da lei.
Ma la ragazza sembrava non ascoltarlo, sembrava avesse la testa altrove... Smaniava e sbuffava, e ogni volta che lui alzava gli occhi dal libro lo interrompeva:
- "Uffa che caldo che fa oggi, Ahmed, non ti pare pure a te?".
E si toccava il top, tirandolo verso il basso e mostrandogli fugacemente un accenno del suo bel seno.
Finse di ascoltare gli “insegnamenti” che lui le dava, ma dopo qualche minuto tornò nuovamente a divagare, aggiungendo un altro pizzico di voluta sfacciataggine che – per la prima volta – imbarazzò e non poco il giovane:
-" Saranno le mestruazioni in arrivo... Ma io sto sudando incredibilmente, sono bagnatissima... Che dici, sarà proprio così, vero?".
E calcò l’accento su “bagnatissima”, andando ancora una volta a deformare il tessuto del suo corpetto...
Ahmed si sentiva confuso, non riusciva a decifrare a pieno i messaggi di lei, ma cominciava ad apprezzare (dal vivo) le sue forme.
Ciononostante, sottolineò tutto il suo imbarazzo, continuando a non dir parola, rallentando il ritmo delle sue frasi e torcendosi nervosamente le dita delle mani:
- "Betty, per favore, cerca di non distrarti, dobbiamo studiare, l’esame è vicino…".
Ma non ci fu niente da fare… La ragazza, con uno scatto quasi rabbioso e allo stesso tempo con assoluta naturalezza, si sfilò l’indumento lasciando apparire palesemente – benché custodito in un castigato reggiseno nero – un bellissimo décolleté.
Quella situazione, ipnotizzò decisamente Ahmed – che fino ad allora aveva strenuamente combattuto contro se stesso – come non gli era mai accaduto prima, tanto che – quasi senza volerlo – il povero ragazzo esplose in una esclamazione incontrollata:
- "Sei bel-lissi-maaaaa!".
E protese una delle sue manone scure verso di lei.
Si fermò a pochi centimetri e, guardandola in viso, continuò:
- "Betty, se rimani cosi, io non ce la faccio a studiare, sei così bella da oscurare il sole...".
Lusingata da quel complimento tanto galante, ma determinata a tenerlo sulle spine, si schernì:
- "Esagerato... Tra l’altro sono anche bruttina… Lo so, non negare per compiacermi… E non dirmi che non hai mai visto una donna in reggiseno... Ce ne sono a migliaia meglio di me!".
Ma Ahmed già non la ascoltava più, e meccanicamente si era posato la stessa mano che aveva tentato di toccarla sulla patta dei suoi pantaloni nel tentativo di nascondere quel bozzo via via crescente, o forse per dar vita ad una masturbazione soft.
Betty, però, se ne accorse lo stesso, e – maliziosa – decise di calcare la mano spingendosi oltre: si sciolse la grossa cintura, poi si tolse le scarpe, e infine si calò anche i piccoli calzoni che indossava, gettando ulteriore “benzina” sul fuoco delle emozioni che si erano accese in Ahmed...
Lo slip superstite fasciava alla perfezione il suo spettacolare culo, tosto e sodo, un vero mappamondo costellato qua e là da piccoli accenni di cellulite che però lo rendevano ancora più bello.
E scendendo più in basso, Ahmed potè rimanere affascinato anche da due piedini che, nervosi e impazienti, battevano il tempo a terra, non vedendo l’ora di finire dove la ragazza avrebbe voluto.
Le sue forme scoperte adesso erano inequivocabilmente "mangiate" con gli occhi dal nero...
"Finalmente è mio", pensò tra se e se Betty, la quale tornò a sedersi composta – dinanzi alla sua "preda" – alla scrivania, sotto la quale stese subito le gambe spingendo i piedi in avanti proprio sul basso ventre di Ahmed.
Con uno sguardo intenso che non ammetteva repliche, lo guardò negli occhi e cominciò a massaggiare la parte sensibile, mentre le dita smaltate di azzurro si muovevano come dei piccoli serpentelli impazziti, a cercare il più piccolo varco nella cerniera per poter entrare.
Ahmed si dichiarò mutamente vinto, stese in avanti le sue lunghe gambe, si tolse gli infradito che portava, sollevò le sue estremità ed andò a ricambiare il favore della ragazza, percorrendo a lungo in su e in giù – da sopra lo slip – la fessura della vagina, che, mostrando di gradire il trattamento, si andava allagando dei suoi umori.
Fu allora che il ragazzo si rese conto che lo studio era definitivamente terminato…
A testa bassa, si alzò in piedi aprendosi lentamente la camicia e mettendo in mostra un petto ampio ma glabro, e abbassò i jeans cosicchè quel “mostro” di carne ebbe la possibilità di palesarsi ancora di più…
Nel frattempo, Betty si era alzata dalla sua seggiola ed era andata ad aprire il divano, che si trasformò in un comodo e spazioso letto.
Lui ansimava dall’eccitazione sempre più crescente… In un battibaleno, capì le intenzioni della ragazza e – rapido – fece volar via anche il perizoma che portava, dando libero sfogo a quel boa che gli stava crescendo tra le gambe.
Infine, non avendo più nulla da togliersi, si risedette e cominciò a segarsi vigorosamente.
Elisabetta, benché fosse di spalle, aveva visto tutto con la coda dell’occhio; si voltò di scatto e fingendosi scandalizzata riprese il suo ruolo di ingenua fanciullina:
- “Ma cosa stai facendo, ti sei ammattito?”.
- "Sì, sono pazzo di te... Ti ho sempre desiderata, e quando ti vedo in università con il tuo ragazzo non riesco a non farmi prendere dalla rabbia... Quel ragazzino non ti merita, e non riuscirà mai a farti essere femmina... Ecco, ora te l'ho detto!", disse lui tutto d'un fiato.
Betty stette al gioco, voleva farlo ingelosire e divertirsi un pò con lui:
- "E tu che ne sai? Io sono femmina non una ma cento volte; comunque, se ti fa piacere saperlo, sono di nuovo single, ci siamo lasciati...".
Ahmed, allora, smise di masturbarsi, mollò la presa sull'uccello e aprì le cosce, lasciando che quel traliccio pauroso si innalzasse aggressivo verso l’alto.
Aveva raggiunto un'erezione perfetta, e quel cazzo di 30 centimetri, circonciso, con una cappella rosa che contrastava il nero di tutto il corpo, percorso per tutta la sua lunghezza da due vene assai pronunciate, avrebbe spaventato chiunque. Ma non Betty, la quale aveva troppa voglia di farsi rompere, tanto che i muscoli del suo ventre si contrassero provocandole dei crampi dolorosissimi.
Pur non essendo più sollecitato, il membro di Ahmed non accennava minimamente ad ammosciarsi... Lui ne era giustamente orgoglioso, e si fece inaspettatamente ancora più sfrontato:
- "Pensi che possa bastarti? Se vuoi, puoi provarlo, e poi vedrai che ti dimenticherai in fretta del tuo ragazzino...".
Le sfide erano sempre piaciute alla ragazza, la quale si risedette tranquilla, senza replicare alcunché: guardandolo fisso negli occhi, infilò pollice e indice delle due mani sui fianchi, dentro le sue mutandine, e le fece scorrere lentamente verso i piedi.
Poi, con un gesto rapido, svincolò il gancetto del reggiseno rimanendo completamente nuda.
Erano l'uno di fronte all'altra in costume adamitico, e lei – allungando le gambe verso il pube nudo del maschio – cominciò a praticargli un footjob da favola.
Le dita dei piedi di Betty erano fermamente avvinghiate attorno a quel glande pulsante, e – grazie al precum – scivolavano facilmente a stantuffarlo.
Lei andò avanti per un bel pò di tempo, ma quando si rese conto che lui avrebbe potuto esplodere tutto il suo piacere da un momento all’altro, richiamò a sé i suoi piedini.
La passerina si era dilatata e luccicava dal godimento, mentre la giovane, ad occhi semichiusi, sussurrò:
- "Sono stata brava, eh!? Pensa che questo non è ancora niente di ciò di cui sono capace...".
Ahmed era in uno stato catalettico, ma ebbe la forza di replicare:
- "Non ne ho alcun dubbio, porcellina... Ma stai attenta, che potresti pentirtene... Lui (e indicò il suo cazzo) sa come tenere a bada le cavalline selvagge!".
- "Vedremo se saprai fare anche i fatti oltre che le chiacchiere, a parole siete tutti bravi...", lo sfidò lei.
Si alzò di nuovo in piedi, e tese il braccio verso di lui offrendogli la sua mano, per fargli capire che doveva seguirlo sul letto...
Ahmed non esitò, afferrò al volo il concetto, ma quello che accadde dopo non fu esattamente ciò che Betty aveva previsto, e la situazione le sfuggì letteralmente di mano...
4. Sorprese e certezze.
Avevano appena iniziato quella che sarebbe stata una lunga e intensissima giornata di sesso, ma Betty si sentiva già spossata… Quel mirabile bull l'aveva fiaccata, anche se lei era risoluta ad esplorare con lui tutte le vie del piacere...
Perciò, divincolandosi dalla stretta di Ahmed – sempre tenendolo per mano –, lo condusse fin sui margini del divano letto, dove lei si accomodò sistemandosi affinchè potesse stare il più confortevolmente possibile.
Lui, invece, era proprio di fronte a lei, in piedi, a gambe leggermente aperte, e con quel missile che – dopo aver fatto il suo dovere –, proprio all’altezza della sua bocca, stava godendo di qualche attimo di riposo.
La fanciulla era determinata a sorprendere il suo "uomo di giornata": così, rannicchiando le gambe fin sulle tette, si coricò supina, e quindi ridistese gli arti fino a che le falangi dei piedi non andarono ad intrappolare il glande di Ahmed.
Voleva sorprenderlo con una pratica che lui non si sarebbe certo aspettato, un vero e proprio footjob, e ci riuscì egregiamente visto che il cazzo riprese subito vigore.
- "Sei una pervertita troietta, piccola", brontolò lui, imbrigliato in quella ferrea presa...
Elisabetta cominciò a verificarne la consistenza con i suoi piedini numero 37, e mentre col piede destro gli schiacciava dolcemente le palle, con il sinistro gli esplorava l'asta, centimetro a centimetro, ormai nuovamente bella in tiro.
Era puro spettacolo vederla "lavorare" quell'enorme palo di carne...
Pian piano, aumentò il ritmo, ed anche le palme dei piedi si serrarono su quell’uccello, alternando movimenti veloci a movimenti lenti, con l’obiettivo di far durare il più possibile quel reciproco divertimento.
Infine, preso alla sprovvista, Ahmed venne ancora una volta in zampilli del suo caldo nettare bianco, il quale andò a velare i piedini della ragazza, regalando ad entrambi una sensazione mai sperimentata insieme fino a quel momento.
Ma le sorprese non erano finite: fu a questo punto, infatti, che il nero prese prima uno e poi l’altro piede di Betty e cominciò a massaggiarli usando il suo sperma come se fosse un unguento.
Era letteralmente innamorato di quei piedini, così volitivi, ben fatti, e che la "proprietaria" sapeva usare magistralmente... Cominciò a baciarli sul collo e a leccare quelle estremità così paradisiache, il cui odore gli invase le narici, penetrandogli il cervello, e lo mandò in esaltazione totale, poiché erano perfettamente curati e profumati anche quando erano sudati.
Dopo aver ricevuto il footjob più eccitante della sua vita, Ahmed iniziò dunque a leccare quelle delizie partendo dalle dita e risalendo su fino al tallone...
Poi, completato il suo “lavoro”, le confessò:
- "Betty, sono un amante dei piedi femminili, e belli come i tuoi non li avevo mai visti... Oltretutto, li usi divinamente!".
E lei, di rimando, ridendo:
- "Sono il mio punto forte, a loro non ha mai resistito nessun maschio…".
5. Uno spettacolo inatteso.
Intanto Antonio stava per rientrare a casa: il suo amico era dovuto uscire improvvisamente con i suoi genitori, e lui – sconsolato e annoiato, e sapendo che l'attendevano ore e ore di abbrutimento totale – non sapeva proprio cosa fare.
Ma di lì a poco gli eventi che l’aspettavano lo avrebbero “consolato”...
Infatti, era così scocciato che non se la sentiva di dare spiegazioni alla sorella che certamente avrebbe ritrovato in casa, e per evitare di incontrarla almeno fino al ritorno dei genitori aprì la porta cercando di girare silenziosamente la chiave nella serratura.
Aveva sete, e decise di avviarsi verso la cucina, dove potè constatare che regnava un silenzio assoluto...
La cosa gli parve strana, in quanto Elisabetta gli aveva detto che sarebbe rimasta a casa a studiare, e lei solitamente occupava proprio quello spazio perché si trovava più a suo agio...
Pensò che avesse cambiato programma, e fosse uscita con qualche amica, e quindi si diresse verso la sua stanza... Passò davanti alla porta chiusa del salotto, e fu allora che udì dei rumori sospetti: che fossero entrati i ladri per svaligiare la casa?
Dapprima ebbe un attimo di sgomento, ma poi sentì che ai rumori si erano aggiunte delle voci soffocate di un uomo e una donna.
- "Ma questa è la voce di Betty!", si disse, ma non aveva lo stesso il coraggio di entrare...
Subito dopo, seguì una voce maschile che – con un accento molto particolare – diceva:
- "Hai dei piedini magnifici...", e lei che rispondeva:
- "Grazie… In effetti, nessun maschio mi è mai resistito...".
Era sempre più sbalordito: quelle frasi afferrate a tratti non potevano comunque essere riferite alla materia di studio...
Così, si fece coraggio, e cercando di fare il più piano possibile, socchiuse la porta e buttò dentro un occhio...
A quel punto, potè udire chiaramente il maschio che le diceva:
- "Sei fantastica...".
Ancor più attratto, Antonio aprì di più la porta quel tanto che bastava per introdursi nella sala, rimanendo però nascosto, ben protetto dietro un pilastro, da dove però riusciva ad osservare chiaramente tutta una scena a cui mai si sarebbe immaginato di poter assistere: sua sorella e quel maschio, completamente nudi, sul divano, con i piedi di lei poggiati sulla cappella di lui!
In sostanza, Betty stava facendo una sega in piena regola a un ragazzo di colore, e a quanto pareva pure con ottimi risultati...
Quante volte Antonio si era chiuso nella sua camera da letto, si era spogliato, e – fantasticando di accarezzare il corpo della sorella – si era masturbato fino a venire copiosamente sulle lenzuola?
E quante volte – quando lei dimenticava di chiudere la porta del bagno – si era intrufolato a guardarla mentre si faceva la doccia?
Ora, pero, era tutto diverso. Quello che vedeva non era assolutamente frutto della sua fantasia o di situazioni innocenti rubate di nascosto...
Aveva sorpreso la sorella mentre faceva sesso, un’occasione più unica che rara e che non si voleva perdere per nessuna ragione al mondo.
Il suo "pacco", intanto, si stava gonfiando a dismisura, e in quel momento il ragazzo si ricordò che aveva nella tasca dei pantaloni – proprio a contatto con il suo arnese – il suo smartphone.
Abbassò alla cieca la mano destra, estrasse il telefono ed iniziò ad immortalare quella fenomenale prestazione, filmando ogni scena...
Per sua fortuna, dalla posizione che aveva assunto, poteva vedere tutto mentre i due non sospettavano neanche lontanamente di quella indiscreta presenza; la sua patta dei pantaloni presentava già una larga chiazza scura, umida, che non avrebbe certo deposto a favore di Antonio se qualcuno lo avesse notato, considerato che fino a quel momento anche lui era un giovane irreprensibile, come la famiglia lo aveva allevato.
FINE DELLA I PARTE.
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pollicino1965,
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La consacrazione di una vergine – ii
Le prime luci dell’alba accolsero Abir all’uscita da quel luogo. La sera precedente, bendata e in preda ad uno stato di forte agitazione, al momento del suo arrivo non si era resa conto della bellezza della natura circostante. Adesso invece, libera ormai da qualsivoglia freno inibitorio, alla giovane donna quell’ambiente sembrava tutta un’altra cosa, un paesaggio paradisiaco, tanto che avrebbe volentieri continuato a rimanere completamente nuda, proprio come Eva, la prima donna.
Stava attendendo il suo accompagnatore, Carlo, quando sentì alla spalle una voce femminile chiamarla con tono imperioso:
- “Abir!”
Si voltò di scatto, quasi intimorita da quella voce che non ammetteva esitazioni, e vide, ferma in mezzo alla radura, una donna che indossava una mascherina dorata ed un mantello rosa.
Subito la ragazza si accorse che era una delle Sacerdotesse che l’avevano introdotta nella Comunità, la quale, sorridendo, le disse:
- “Abir, ora sei una consorella, una adoratrice, la più giovane, ma sei ancora inesperta nei nostri Misteri. Perciò, questa sera, alla stessa ora di ieri, verrai di nuovo qui per il secondo atto della tua consacrazione. Ora vai a riposare, per essere pronta al momento della prova”.
L’Adoratrice rimase sorpresa: ma come, ancora una esame?
Nel frattempo un colpo di clacson la richiamò dai suoi turbamenti… era Carlo, la sua prima Guida verso il Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina.
Salì prontamente in macchina, accolta dallo sguardo sorridente dell’uomo, che le domandò:
- “Allora, Abir, com’è andata?”
Al sentirsi chiamare con quel nome da Carlo, la donna rimase sbigottita e gli disse:
- “Come fai a sapere il mio nuovo nome?”
Ma bastò uno sguardo dell’altro perché le venisse implicitamente rivelato l’arcano: era lui l’Adoratore Defloratore, colui che le aveva “rubato” l’imbarazzante verginità.
Arrossì leggermente, ma poi sentì venirle su dal profondo del cuore un irresistibile:
- “Grazie, Carlo”…
E per tutto il resto del viaggio di ritorno non disse più una sola parola.
****
Era frastornata quando la sveglia risuonò nella sua stanza… le sembrava di aver dormito per giorni e giorni tanto era sfinita, e invece erano solo poche ore che aveva chiuso gli occhi dopo quell’esaltante nottata.
Così, ci volle una mezz’oretta buona prima che il pensiero di doversi recare al lavoro, proprio come una normalissima ragazza, avesse ragione sul suo desiderio di restarsene lì pigra come una gatta al sole…
Era in ritardo, come al solito, ma in pochi minuti fu pronta a schizzare in ufficio…
Mentre stava per varcare il portone di casa, incontrò una vicina che la salutò con un sorriso vagamente ammiccante:
- “Ciao… Alice!”
E lei, rispondendole con un altro sorriso, si ritrovò a pensare, tra sé, cosa avrebbe detto quella pettegola se avesse saputo che Alice adesso non esisteva più e che al suo posto c’era la viziosa Abir…
Comunque, tra una telefonata ed una relazione da trascrivere al pc, la giornata passò che quasi non se ne accorse nemmeno.
Alle 19,30, si incamminò a piedi di nuovo verso casa, dove l’attendeva un’altra drammatica attesa e l’ormai consueta visita di Carlo che l’avrebbe preparata ad affrontare il secondo stadio della sua consacrazione.
Quando la sua Guida bussò alla porta, verso le 22,30, Abir era ancora in accappatoio, e in quello stato andò ad aprire.
- “Buona sera, Abir”, le disse Carlo con il suo rassicurante fare gentile.
- “Buona sera, Carlo”, rispose la ragazza.
Lo fece accomodare, precedendolo, nella sua camera da letto:
- “Spero non ti disturba se nel frattempo mi preparo?”
- “No, Abir, certo che no, ma prima dobbiamo parlare, affinché tu sia pronta ad affrontare la solenne serata dinanzi alla Sacro Ordine”.
Così dicendo, si sedettero entrambi sul bordo del morbido letto, e l’uomo iniziò con calma a spiegare:
- “Vedi, questo secondo passo potrà sconvolgere un poco i tuoi convincimenti, Abir; sei molto giovane, e forse non immagini quante sfaccettature possa avere il Sommo Piacere. Nella nostra società moralista, l’unica forma di amore universalmente accettata è quella tra un uomo e una donna; ma per noi non è così, per noi uomo e donna sono la stessa cosa, e la sola cosa importante è imparare a conoscere sempre meglio il corpo dell’uno come dell’altra… Ebbene, questa notte tu sarai chiamata a tutto questo, farai l’esperienza delle mani femminili sul tuo corpo… e non solo: ma questa sarà una sorpresa che non posso e non voglio rovinarti”.
****
Il silenzio calò in quella stanza, con Carlo che continuava a sorridere ammirando lo stupore di Abir, e la ragazza incredula e tesa per le parole che aveva appena ascoltato dalla sua bocca.
Fu solo un attimo, poiché si stava facendo tardi – erano ormai le 23 passate – e l’ora della cerimonia era prossima.
Così Abir si alzò dal letto e, slacciando la cintura che le cingeva i fianchi, lasciò cadere in terra l’accappatoio candido che indossava, svelando in tal modo il suo incantevole corpo completamente nudo. Ormai, non si vergognava più di mostrare le sue grazie a quell’uomo, e d’altronde lui era ben lieto di ammirare quel capolavoro della natura, privo della pur minima imperfezione: il candore della pelle, poi, la rendeva ancor più affascinante e desiderabile… Ma Carlo sapeva bene che quella notte Abir non sarebbe stata per lui…
La stette a contemplare mentre si vestiva, e la vide indossare – come prescrivevano le regole che le aveva appena enunciato - un microscopico perizoma bianco che a stento copriva le natiche e l’apertura di una splendida vagina, ed un reggiseno altrettanto microscopico. La giovane, affaccendata in tali operazioni, non disdegnava però di lanciare di tanto in tanto occhiate di fuoco verso Carlo, che non resistette oltre ed iniziò a masturbarsi.
Completò la vestizione, sopra la biancheria intima, una tunica lunga fino alle caviglie e, a differenza di quella del suo primo rituale, di color rosa.
Abir domandò a Carlo la ragione:
- “Che strano… Perché questo colore rosa?”
- “E’ il colore che richiama l’altra metà del cielo, l’universo femminile” spiegò l’uomo.
Ma Abir non capì il senso di quelle parole…
- “Sei pronta?” riprese Carlo, impaziente vista l’ora davvero tarda.
- “Sì, possiamo andare… e sia quel che sia!”.
Scesero le scale dell’appartamento, ed Alice – a dispetto della vicina impicciona - divenne di nuovo Abir. Carlo le aprì lo sportello della sua auto, e la bendò come la notte precedente:
- “Scusa, dolcezza, ma è la regola; finché non avrai superato il secondo grado della tua consacrazione, dovrai essere all’oscuro di dove si trova la “Sala delle Sessioni Maggiori”.
E così dicendo si avviarono verso il misterioso luogo…
****
Fu in questo modo che per Abir ebbe inizio la prova che le sarebbe rimasta per sempre impressa nella mente e nel cuore come la più esaltante della sua vita.
Giunti alla radura, Carlo sciolse la benda che celava la vista della giovane e le fece indossare la solita mascherina dorata propria di tutti i Confratelli.
Scesero dall’auto, e si diressero verso il portone. Lì, dopo un triplice bussare con le nocche delle dita, vennero ad aprire due donne: nude dai fianchi in su, invitarono Carlo ed Abir ad entrare e li condussero in una piccola anticamera, dove Carlo, le prese entrambe le mani e le disse:
- “Abir, il mio compito finisce qui. D’ora in avanti, io smetterò di essere la tua Guida e tornerò ad essere per te un semplice confratello”.
Sempre più dubbiosa, Abir si mise a sedere su quell’unico sgabello presente nella stanza ed attese istruzioni.
Passarono pochi istanti, e le due donne che l’avevano accolta gli annunciarono che il Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina era radunato e che quindi la cerimonia poteva avere inizio. La accompagnarono per un passaggio angusto e buio che terminava su una porta chiusa.
La fecero entrare… Abir aveva il cuore in gola, e stava per andare incontro al suo nuovo misterioso destino…
Le due donne avevano delle tette imperiali, una sesta abbondante impreziosita da capezzoli duri e molto pronunciati.
Una di loro, si accorse che la ragazza le stava osservando il seno e, con un sorriso beffardo, le disse:
- “Bella mia, ti piacciono le mie tette? Non sei la sola, e comunque tra poco avrai di che saziarti”…
La presero per le braccia… una delle due aprì un’altra porta e la consegnarono a coloro che sarebbero state le sue Ancelle di quella sera, le quali le fecero varcare un’altra porta ancora, e la introdussero in un ambiente illuminato solamente da piccole, tremolanti, fiaccole.
Abir, però, riconobbe subito la sala nella quale la sera prima era stata deflorata: strano a dirsi, ma quel ricordo ebbe come effetto di tranquillizzarla immediatamente…
Nonostante l’oscurità, sentiva la presenza di moltissime persone i cui sguardi erano tutti su di lei e su di un’altra persona che però lei non vedeva; pensava si trattasse di Carlo, dal quale era stata separata poco prima, ma presto avrebbe capito che non era così.
Improvvisamente, iniziò un rullo di tamburi, ossessionante, che avrebbe accompagnato il suo incedere insicuro verso un punto illuminato da un grande faro.
Era lo stesso percorso che già aveva conosciuto, la stessa sala, la stessa assemblea… e forse gli stessi officianti.
L’unica differenza stava nel fatto che questa sera le era stata lasciata addosso la sua tunica, e le mani delle persone non cercavano di toccare morbosamente la sua seducente flessuosità.
Ora, finalmente, poteva vedere meglio le sue Ancelle: non erano semplicemente a seno nudo come le donne che aveva sin qui incontrato; al contrario, non avevano nulla indosso: ne scarpe, né slip… ed entrambe avevano una caratteristica comune: erano leggermente in carne, ed avevano dei fianchi larghi, abbondanti, assai pronunciati.
Man mano che procedevano, la luce si faceva più intensa, e il cuore in tumulto le batteva sempre più forte; dinanzi a sé c’era l’altare di marmo, freddo e severo, che ben conosceva, e dietro di esso, disposte a semicerchio, un cospicuo numero di Adoratrici. Nessun uomo, infatti, come si sarebbe accorta ben presto, avrebbe preso parte al rito quella sera...
Giunte all’altare, le due Ancelle tolsero alla ragazza la sua tunica, lasciandola solamente con quell’intimo che aveva tanto infiammato l’eros di Carlo. Ed anche questa volta l’effetto non fu certo differente: si videro infatti molte mani andare verso i rispettivi “strumenti del piacere” per dare sfogo ad una libidine che stava contagiando tutte, tanto era bella Abir.
L’Adoratrice principale, avanzando verso il piccolo corteo che era ormai giunto in sua presenza, introdusse il rito dicendo:
- “Consorelle, siamo qui per condurre Abir al 2° grado del nostro Sacro Ordine. Dopo aver conosciuto Adamo, questa sera Abir conoscerà Eva”.
La giovane, che aveva notato che quella sera l’assemblea era composta esclusivamente da donne, sempre più sconcertata, si guardò timidamente attorno, ma non riuscì ugualmente a comprendere in cosa consistesse la prova che le era stata annunciata ed a cui stava per essere sottoposta.
E l’Adoratrice riprese:
- “Abir, offrici nuovamente la tua nudità come le consorelle che ti hanno accompagnata. Lascia che l’assemblea goda, si sazi pienamente ed intimamente della sensualità del tuo corpo”.
Docili ai comandi, le Ancelle aiutarono la fanciulla, immobile e con le braccia aperte in croce al centro della scena. Le sue solide mammelle, libere dal vincolo del reggiseno, sobbalzarono leggermente, prima verso l’alto e poi precipitando verso il basso, facendo risaltare tutta la loro spettacolare consistenza.
Così, avvenne pure per il perizoma, che le venne sceso con accurata lentezza, come fosse un immaginario sipario che stava disvelando quella incantevole rotondità che era il culetto sodo di Abir.
Tutti furono frastornati da tanta bellezza, al punto che si udì un ammirato e sommesso:
- “Oooooh”…
Benchè gli astanti potessero vederla solo di spalle, ciò era sufficiente a restarne ammirati. La sua pelle fresca e bianchissima, ogni curva e muscolatura del suo corpo, tutto era lì a proclamare ad alta voce come l’inizianda fosse appena entrata nel fiore degli anni (ne aveva appena 18).
Anche lei, come le Ancelle, aveva dei fianchi leggermente forti, ma non disturbavano affatto, anzi, erano perfettamente in armonia con tutto il resto. Quelle due chiappette, poi, erano sorrette da due gambe lunghe ed affusolate, che terminavano su sottili caviglie, foriere di ulteriori emozioni che poteva provare solo chi si fosse fatto estimatore dei suoi conturbanti piedini.
L’Adoratrice, che per ora era l’unica a poterla ammirare frontalmente, assisa sul suo seggio riprese:
- “Abir, questo altare di pietra attende il sacrificio del tuo corpo di carne. Distenditi ora, e donati interamente al Sacro Ordine. Noi saremo qui testimoni, ad accogliere i tuoi gemiti e ad esaltarti nel momento del superamento della prova. Fai molta attenzione: dovrai dare ascolto unicamente ai tuoi sensi e alle tue emozioni”.
Quando la celebrante ebbe terminato di parlare, Abir avanzò lentamente fino all’altare. Fu quindi sollevata da due Adoratrici Aiutanti fin sull’ara di marmo dove, come ordinatole, si adagiò disciplinatamente. Poi, una terza Adoratrice le posò le mani sul capo e le tolse con fare quasi sacrale la mascherina e le velò gli occhi con una benda di panno pesante che le avrebbe impedito di vedere alcunchè.
Improvvisamente, il rollio dei tamburi che aveva accompagnato il suo ingresso in sala riprese. Le due Adoratrici si erano nel frattempo portate nuovamente al fondo dell’enorme stanzone, dove avevano accolto un’altra donna. Processionalmente, le tre stavano ripercorrendo lo stesso tragitto fatto da Abir che, supina sull’ara, non poteva assistere a ciò che accadeva.
Trascorsero solo pochi minuti, che a lei comunque parvero un’eternità, e il suono dei tamburi cesso ancora una volta.
La ragazza iniziò ad ansimare dal nervosismo procuratole dall’attesa di un evento, un qualsiasi evento.
Giunte all’altare, le Adoratrici si posero alle spalle della donna che avevano condotto. Sì, perché con grande sorpresa di Abir, era un’altra donna al centro dell’attenzione in quel momento.
Lentamente, quella vista le aprì gli occhi dell’intelletto, e lei intuì cosa avrebbero significato per lei le parole che la Sacerdotessa aveva pronunciato quando le si era presentata dinanzi all’altare: “…questa sera Abir conoscerà Eva”.
Quella sera, lei, Abir si sarebbe congiunta sessualmente con una donna…
Lì per lì, ebbe come un senso di nausea, ma si fece forza e decise di proseguire nella sua iniziazione. Sapeva bene, infatti, che un suo rifiuto significava l’immediata espulsione dal Sacro Ordine… Libertina com’era stata creata, cosa ne sarebbe stato di lei in caso di fallimento?
Intanto, l’altra donna che era stata condotta era proprio dinanzi a lei; ora Abir la poteva vedere bene, ed anche l’assemblea potè vedere bene cosa stava accadendo.
L’Adoratrice principale si alzò nuovamente dal suo scranno, e stendendo la mano verso la nuova arrivata le disse:
- “Benvenuta consorella Sidonia. Sei giunta a noi in età non più fertile, ma questo non ti priverà del Sommo Piacere. Oggi sarai lo strumento per mettere alla prova Abir”.
A quelle parole, Abir si volse verso Sidonia e vide che non solo quella sera avrebbe fatto sesso con una donna, ma anche con una donna matura. Difatti, dinanzi a se, aveva un bell’esemplare di femmina adulta, sulla cinquantina.
Nonostante l’anagrafe, però, Sidonia era ancora più che appetibile, e tutte le presenti se ne accorsero non appena le Ancelle la spogliarono del mantello che la avvolgeva.
Fu allora che il suo corpo nudo fece trasalire di ammirazione e di cupidigia Abir: quella donna matura, infatti, era davvero un opera d'arte; bassina di statura – circa 1 metro e 65 – carnagione perfettamente abbronzata, ma soprattutto due tette sode, una quarta misura che, forse complice l’abbronzatura, sembravano ancora più abbondanti. E poi delle areole che parevano disegnate con il compasso, perfettamente rotonde, a fare da corona a dei capezzoli piccoli, duri come la pietra e già turgidi.
Abir ebbe modo di osservare anche il suo basso ventre, assolutamente piatto e “protetto” da un ciuffetto di pelo nero, riccio ed acconciato a forma di triangolo i cui lati erano leggermente convessi.
****
Il cuore della nostra ragazza cominciò a galoppare a mille, e si ritrovò a provare tra le cosce tremanti un leggero formicolio di godimento, all’altezza dell’inguine; e si rimproverò di aver solo per qualche istante pensato di rinunciare alla prova…
Questo stato di dissoluta estasi, portò Abir quasi a dimenticare la ragione per la quale era là, ma una voce tagliò come una lama il silenzio che si era venuto a creare:
- “Abir, stai per essere trasportata nel regno di Saffo. Sidonia ti condurrà per mano, fino all’estrema beatitudine. Le sue mani esperte e i tuoi sensi faranno il resto. Procedete, dunque!”
Udito quel comando, la matura Sidonia si avvicinò ad Abir e, chinandosi sul suo volto, le stampò un caldo e passionale bacio sulla bocca. La ragazza non si sottrasse, ma anzi stette lì immobile a nutrire il suo animo di quell’imprevisto incantesimo.
Poi Sidonia si ritrasse, lasciando Abir solo per un momento, quanto era necessario cioè per distendersi supina sul pavimento e farsi sollevare da sei Adoratrici fin sulla mensa; lì le officianti le fecero incontrare per la prima volta il corpo caldo ed eccitato della giovane, e ve la deposero sopra a formare un perfetto “69”.
Sidonia, reggendosi sulle ginocchia, aprì un poco le gambe, mostrando all’amica un magnifico ed entusiasmante panorama.
Istintivamente, Abir iniziò ad annusarla, percependo chiaro l’odore inebriante della sua fica che ormai si faceva sempre più intenso e le entrava nelle narici dilatate… la donna matura era completamente bagnata, ed i suoi umori asprigni gocciolavano copiosamente sulla lingua della giovane.
Intanto Sidonia era impegnata a lavorarsi le fresche carni della vagina di Abir… le mani sfiorarono e strofinarono freneticamente il monte di venere, mentre la lingua saettava tra le grandi labbra strette e perfettamente depilate; quasi le spalancava con violenza, aiutandosi con due dita, e le percorreva in tutta la lunghezza della fessura. Poi risaliva verso l’alto, e cercava di raggiungere il clitoride che sotto i suoi sapienti tocchi era cresciuto… incredibile quanto era diventato grosso, sembrava proprio un cazzo in miniatura…
La ragazza stava già sommessamente gemendo di piacere, ma Sidonia, non ancora paga del risultato, spostò l’attenzione sulle piccole labbra dell’inizianda: erano davvero splendide, morbide, e adagiate verso l’esterno sulle grandi labbra, a dar l’idea di una vera farfallina in volo…
Sidonia le afferrò con la bocca, ed iniziò golosamente a succhiarle, tirandole leggermente verso di sé fino a provocare un tenue sospiro della ragazza.
Così esposta, la vagina di Abir si prestava bene ad altre attenzioni, ed infatti Sidonia non si fece sfuggire l’occasione, e rapida introdusse il suo dito medio a saggiarne le pareti interne.
Come folgorata da un misterioso desiderio di privare la sua compagna di un tale godimento, Sidonia si voltò di scatto a guardare la compagna di giochi con un sorriso ironico… poi riprese la sua posizione e, facendo scorrere lo stesso dito medio verso il basso, lo poggiò sul buchetto. Istintivamente, lo sfintere vergine di Abir si contrasse a difendere ciò che custodiva, ma poi si si rilassò, aprì docilmente, lasciando entrare parte del dito nelle sue viscere.
Non fece quasi in tempo a realizzare l’accaduto che già Sidonia le aveva tolto il dito dal culo. Lo sfintere si irrigidì in un rapido spasmo, ed immediatamente il buchetto si richiuse.
Passarono pochi istanti che la donna penetrò di nuovo analmente Abir, ma questa volta con maggior forza e con due dita, dilatandole il culo con più sofferenza per la ragazza, che strillò.
Uscì ancora da lei, ed ancora il culo si contrasse e si richiuse.
Rientrò una terza volta, penetrando lentamente con tutta la mano, sino al polso, nelle carni di Abir che questa volta lanciò un urlo lacerante, riempita da quell’insolita realtà.
Ancora, Sidonia si sfilò… e questa volta, il buco rimase aperto.
Allora, rientrò con maggior cattiveria, e affondò nel culo più in profondità.
Il volti ed i corpi di entrambe erano coperti di sfavillanti goccioline di sudore…
Quando Sidonia si sfilò definitivamente da Abir, il buchetto non era più buchetto… ma oscenamente aperto tardava a riprendere le forme di sempre.
Fu allora che si udì un colpo di campana risuonare in quell’ambiente… tutti trasalirono, comprese le due donne offerte su quell’altare.
Ma solamente la donna matura sapeva il senso di quel rintocco… le era stato spiegato poco prima di entrare che quello sarebbe stato il segnale al quale avrebbe dovuto sollevarsi e cessare ogni attività sul corpo di Abir…
****
Sidonia si ritrovò di nuovo ai piedi dell’altare, sul freddo pavimento, stesa sul dorso ad attendere che le solite sei Adoratrici la posizionassero nuovamente sopra Abir, per l’ultima osservazione.
Questa volta però non fu adagiata a contatto diretto con la sua vogliosa passerina, ma ebbe tra le mani quel volto giovanile.
Iniziò quindi a baciarle il collo, mentre le mani si producevano in una carezza che partendo dal ventre, saliva su all’ombelico, e giungeva fin sui seni dell’inizianda che, per la rinnovata eccitazione, erano diventati di marmo e con i capezzoli durissimi.
La ragazza se ne stava immobile… anche se da una lato avrebbe voluto dirle di smetterla, dall’altro la sua curiosità era enorme e voleva lasciarla fare.
Non resistette oltre, tentò di divincolarsi, ma Sidonia la bloccò con il peso del suo corpo e le disse:
- “Sò che per te è la prima volta con una donna, sin qui sei stata bravissima; ora lasciati andare e immagina di stare con un maschio”.
Così Abir fece, e lasciò che la donna le accarezzasse i seni, che ogni tanto le pizzicasse i capezzoli, e le succhiasse il lobo dell’orecchio…
Andò avanti in questo modo per qualche minuto, finchè uno sconquassante brivido sulla schiena ed un urlo breve ma acuto fecero capire a tutta l’assemblea che Abir aveva avuto il suo orgasmo.
A quel punto, Sidonia si fermò come pietrificata, si rialzò, e sussurrò all’orecchio dell’inizianda:
- “Sei proprio una calda troietta, vedo che ti è piaciuto il mio servizio…”.
E lei, con il fiato corto, rispose a fatica:
- “Si, non pensavo che avresti saputo accendermi fino a questo punto”.
****
Terminato il suo compito, Sidonia incrociò per qualche istante lo sguardo con l’Adoratrice che stava guidando il rito ed assisteva alle evoluzioni delle due femmine, e quindi scese dall’altare.
Si andò a sedere poco lontano, su di uno scranno di colore rosa, come rosa era tutto quella sera…
Fu allora che l’Adoratrice principale, dal suo seggio che dominava la scena, proclamò:
- “Abir, alzati ed avvicinati!”.
La ragazza fece come le era stato ordinato, si sollevò lentamente dall’altare, scese con le gambe ancora tremanti dall’orgasmo, ed andò ad inginocchiarsi dinanzi a colei che le aveva parlato con quel tono deciso.
L’Adoratrice, tenendole una mano sulla testa, riprese:
- “Benvenuta nel’esercito di Lesbo… Sidonia, qual è il tuo giudizio?”.
La donna, il cui corpo era stato lo strumento di prova, disse:
- “Mia Signora, la prova è stata superata, senza ombra di dubbio. Abir non ha opposto resistenza, si è offerta coscientemente al Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, ed ora spetta a te emettere il verdetto definitivo per ciò che hai visto”…
Abir venne invitata ad alzarsi… le Adoratrici le posero sulle spalle una cappa nera e dissero:
- “Sorella, ti sia dolce questo nuovo stato!”
****
Era ormai notte, ed Abir venne introdotta all’aperto, fuori dalla Sala, per lo stesso tragitto che aveva compiuto all’andata, e le fu finalmente rivelato il luogo in cui si riuniva quella immorale compagnia.
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pollicino1965,
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La consacrazione di una vergine – i
Ecco, finalmente il gran giorno era arrivato. Sono le dieci del mattino quando Alice, toccata dal sole che filtra attraverso le imposte semichiuse, esita ancora a schiudere gli occhi. Pigramente si rigira nel suo letto, solitaria, malinconica, ma con tutta se stessa in subbuglio. Nella sua testa, rimbalzano, impetuose, una dopo l’altra, le domande: “Cosa accadrà questa sera?”; “Sarò in grado di far fronte alla situazione?”; “Il mio padrone sarà soddisfatto?”.
Presa in questo vortice mentale, Alice è però anche consapevole dei lunghi mesi attraverso cui, pazientemente, è giunta, con l’autorizzazione del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, a questo passo. Questa notte, l’ultima notte di Aprile, sarà per sempre e indissolubilmente unita a Lui…
La ragazza, comincia così a tranquillizzarsi, e dentro di se cresce a poco a poco un sentimento di rilassatezza.
E’ ancora prigioniera di questi contrastanti stati d’animo quando squilla il telefono. E’ come un sonoro schiaffone che la riporta subitaneamente alla realtà.
- “Alice, sono Carlo”.
- “Carlo? Chi è? Scusi, ma credo che abbia sbagliato numero…”.
- “Non c’è nessun errore, Alice. Sono io colui che ti condurrà alla completa legittimazione!”.
- “Salve, non credevo di dover essere accompagnata”.
- “Questa sera, ti aspetterò alle 23 all’ingresso del vecchio cimitero per guidarti. Il nostro Sacro Ordine non può permettersi di essere banalmente svelata ai non eletti”.
- “D’accordo, Carlo, sarò puntuale”.
- “Bene. E mi raccomando, esegui alla lettera le prescrizioni rituali!”.
E così dicendo, Carlo saluta Alice…
Ormai è quasi l’ora della colazione, sono le 13… ma non per lei. Il primo punto delle prescrizioni che le sono state date, prevede infatti un rigoroso digiuno, che la giovane potrà interrompere solo con il banchetto che seguirà la fine del rito.
Che fare? Per far trascorrere più velocemente il tempo ed allentare la tensione, Alice si corica nuovamente sul suo giaciglio cercando di riposare… Questa sera dovrà essere in piena forma!
Il tepore della primavera incipiente, non fa altro che conciliare il sonno della adepta… Si addormenta, pervasa totalmente dal pensiero dolce e soave di ciò che le capiterà…
Ma chi è Alice?
Alice, è una ragazza indipendente di 18 anni appena compiuti che, come tutte le ragazze della sua età, sente destarsi forti impulsi sessuali… Purtroppo, però, la sua famiglia l’ha cresciuta con ferree regole di comportamento: niente contatti promiscui e nessun ragazzo che le ronzi intorno prima della maggiore età…
Non volendo disobbedire platealmente ai suoi genitori, Alice si è attenuta a questi insegnamenti, benché li abbia sempre considerati sbagliati e sciocchi…
Ora, però, si cambia… Il 18° anno è arrivato, è stato un gran giorno, un bellissimo compleanno, preludio all’assunzione in prima persona delle responsabilità che riguardano la sua vita… e con ciò anche… IL SESSO!!! Alice, infatti, a differenza delle sue amiche, è ancora vergine…
Ma torniamo nella stanza da letto della fanciulla… Mancano poche ore… Sono le 18, la sveglia il solito Carlo, con un’altra telefonata:
- “Alice, tutto bene?”.
- “Si certo, grazie di avermi svegliato”.
- “E’ il mio unico dovere, per questa giornata, ricordalo!”.
- “Comunque, grazie lo stesso”.
- “Ricordi cosa devi fare adesso?”
- “Si”.
- “Bene… Allora, non perdere tempo… E’ il momento del lavacro purificatore. Non trascurare nulla. Anche il più piccolo dettaglio è di fondamentale importanza”.
La telefonata finisce così, e la ragazza si avvia verso la stanza da bagno…
Si sveste dei pochi capi che ancora avvolgono il suo giovane corpo… completamente nuda dinanzi allo specchio, ammira frettolosamente, con una punta di compiacimento, le sue forme, che nessun uomo ha avuto ancora la ventura di conoscere. E infine, si immerge, quasi sprofondandovi dal piacere, nella vasca…
Ristorata dal bagno, la adepta inizia una dolce ma totale depilazione… prima le ascelle, poi scende tra le gambe e libera il pube dal folto boschetto tipico in una donna a cui non piace radersi nell’intimità. Sorride tra sé, guardandosi la patatina assolutamente “ignuda”, pronta affinchè questa sera possa essere alla mercè di tutti gli sguardi interessati…
Alice è soddisfatta del lavoro fatto, e senza perdere tempo si infila la lunga tunica nera che le è stata consegnata dalla Società, e che và a ricoprire il suo bellissimo corpo… E sì, perché Alice è proprio una bella ragazza: alta un metro e 70, pelle chiarissima, bianco-latte, tette smisurate e toste (una sesta abbondante…) che balzano fuori dal reggiseno e stanno su da sole, capelli neri lunghi e lisci che le giungevano fino al sedere, occhi di uno stupendo azzurro cielo, labbra carnose da autentica bocchinara, e un culetto assai pronunciato, impeccabile, con due chiappe sode da far svenire, incorniciate di volta in volta in tanga e perizomi da infarto. E dei piedi che sono la fine del mondo… Insomma, un fisico straordinario!!!
Tutto è ora pronto affinché la vergine possa presentarsi nel migliore dei modi all’incontro tanto sospirato.
Ormai, Carlo non la chiamerà, ma l’attende all’ingresso del cimitero, come concordato…
La tensione è alle stelle quando Alice si incammina verso il luogo dell’appuntamento. Una sola incertezza: come farà a riconoscerlo? Poi, come in un flash, l’intuizione: “certamente, a quest’ora, non ci sarà nessuno al cimitero, all’infuori di lui”… E così riflettendo raggiunge il fatidico sito.
E’ buio pesto… non c’è una luce ad illuminare i suoi passi… Si ferma… Ad un certo momento, si sente poggiare una mano sulla spalla… Si volta di scatto, impaurita… Un uomo, avvolto in un bellissimo manto rosso di seta, la saluta suadente, e le dice:
- “Alice, sei pronta?”.
In quell’istante, riconosce la voce… E’ Carlo!
- “Sì, ormai non si torna indietro”, dice Alice sicura, per la prima volta in quella serata.
Carlo prendendola per mano, dolcemente la benda con una pesante stola che le copre anche le orecchie, e le dice:
- “Da questo istante per te il mondo sarà oscurità e silenzio”.
Poi, sostenendola per le braccia, la conduce alla sua macchina.
La giovane perde quasi subito l’orientamento ed ogni cognizione del tempo… Quando l’auto del suo accompagnatore si ferma, le pare di aver viaggiato per ore, chilometri… Il cuore le batte forte, se lo sente in gola, quando Carlo la risveglia dai suoi turbamenti:
- “Alice, dammi la mano… ti guiderò sulla soglia del benessere… Da quel momento in poi, sarà il Maestro Adoratore il tuo condottiero. Orsù, andiamo!”.
E così dicendo la aiuta a scendere dall’auto, proprio dinanzi ad una porticina color rosso. Passano pochi minuti, e la ragazza sente delle mani che le slegano la stola che le bendavano gli occhi… La prima cosa che vede è un individuo – non sa se uomo o donna – con indosso un mantello blu, lungo sino ai piedi e completamente chiuso sul davanti, e sul volto una maschera dorata. Carlo si è quasi dissolto nel nulla…
La nuova guida di Alice, sull’uscio saluta con un profondo inchino la ragazza, e senza pronunciare verbo la conduce dentro, per un lungo corridoio, fino ad un ambiente freddo ed umido e buio, in pesanti pietre antiche, arredato in modo confortevole ma spartano.
Qui, finalmente, le fa sentire la sua voce:
- “Attendi qui, mentre io vado a comunicare agli Adoratori ed alle Adoratrici che sei pronta per il Rito dell’Esplorazione”.
E immediatamente esce, chiudendosi la porta alle sue spalle. Alice resta sola… sono infiniti istanti… non sa più cosa pensare: cosa sarà questo rito di cui non ha mai sentito parlare? Ha brividi di paura, si guarda intorno, ma ormai è troppo tardi per tornare sui suoi passi...
Dopo altri pochi attimi, il rumore secco della serratura la fa sussultare, richiamandola alla realtà… l’uomo che l’ha accolta nella casa ritorna per portarle l’annuncio che la stanno attendendo.
Con determinazione, il suo accompagnatore batte tre colpi alla porta, la apre, ed introduce la adepta in un nuovo, più vasto ambiente, dove trenta individui con mantelli neri di velluto stanno disposti a semicerchio intorno a colui che doveva essere la personalità di maggior prestigio. L’accompagnatore, rivolto al gruppo, in segno di rispetto, accenna un inchino, dicendo:
- “Vi presento colei che desidera entrare a far parte del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina”.
E detto questo, ritornando sui suoi passi, lascia la ragazza al destino che si è scelta…
Il Grande Adoratore, le chiese:
- “E così, tu chiedi di entrare a far parte del nostro Sacro Ordine. Credi di esserne all’altezza?”
Alice, guardandosi intorno, rispose, impassibile:
- Sì, lo sono.
Un altro Adoratore le domandò:
- “Sei pronta a sottoporti all’esame iniziale per entrare?”
- “Sì, sono disposta”, rispose la ragazza.
A questo punto, la voce che aveva parlato per prima, le disse, con tono formale:
- “Spogliati, novizia!”
Alice, ebbe solo un attimo di incertezza, poi lasciò cadere a terra il mantello che la ricopriva, rimanendo completamente nuda.
La ragazza, era consapevole del gesto che a questo punto doveva compiere: raccolse i vestiti di cui si era liberata poco prima, si diresse verso il braciere acceso posto alla sua destra, e ve li gettò dentro.
Di nuovo, la voce di prima le disse:
- “Ora che è caduto anche l’ultimo legame con il mondo profano, puoi scegliere chi tra noi ti condurrà nel successivo passaggio del rito”.
L’Adoratore, aveva accompagnato le sue parole con un gesto circolare della mano e le aveva mostrato tutti i fratelli.
La ragazza alzò lo sguardo e rimase attonita: tra gli astanti, c’erano tutte persone – comprese le donne - a lei note, di cui non aveva mai sospettato nulla... Ora se le ritrovava lì come affiliati. Mostravano una smorfia indulgente, indubbiamente il suo turbamento era tipico di tutti i postulanti.
Alice fissò negli occhi uno ad uno i presenti… poi, puntando il dito verso un ragazzo, disse solo:
- “E’ lui!”
- “Vuoi spiegarci la tua decisione? Bada bene che non sei obbligata a farlo” – replicò l’Adoratore.
- “Posso spiegarla senza problemi. Il ragazzo che ho scelto, è il mio più caro amico. Mai avrei immaginato di trovarlo qui, ma ne sono felice...”.
Non appena Alice ebbe finito di parlare, il giovane prescelto si fece avanti, la prese per mano, ed i fratelli gli fecero largo disponendosi su due file in modo da formare un lungo camminamento che terminava in un altare costituito da un tavolo di marmo.
Quando la coppia giunse in prossimità, la solita voce ordinò:
- “Novizia, sali su questo tavolo e sdraiati con braccia e gambe aperte”.
Alice obbedì, seppur con una leggera trepidazione che le sgorgava dal cuore.
Prontamente, le legarono polsi e caviglie, ed un velo nero le fu tirato sugli occhi.
La voce disse, ancora:
- “Questo velo è allegoria dell’oscurità in cui sei ancora, della limitata padronanza del tuo corpo e del corpo umano in genere; quell’oscurità in cui sin qui hai desiderato il godimento, aggirandoti senza discernimento alla ricerca del vero piacere, ma senza cogliere l’effettiva importanza delle tue emozioni. Il Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina ti aiuterà a liberarti da questa oscurità, a prendere una rinnovata coscienza di te e delle tue molteplici risorse sessuali. Nessuno di noi ti spingerà a comportarti in opposizione ai tuoi ideali; ti solleciteremo a sciogliere ogni freno frutto degli insegnamenti che ti hanno impresso nella mente sino ad oggi. Dovrai “uccidere” la vecchia Alice per poi risorgere a una vita libera da qualsiasi convenzione, nella quale sarai solo tu a governare pulsioni, cupidigie, e piacere; nella quale osserverai esclusivamente le frontiere che tu stessa sentirai come tuoi limiti. Vivrai, finalmente, la vita come un’opera d’arte, il piacere come unico fine dell’esistenza… Sei, pertanto, intenzionata ad affrancarti?
- “Sì” – rispose Alice.
- “Proclami sinceramente di essere comparsa dinanzi a noi a implorare la consacrazione nel Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina, senza impedimenti, con generosità e senso di immolazione per il tuo e nostro diletto?”
- “Sì, lo affermo in tutta onestà”, rispose emozionata la ragazza.
Il Grande Adoratore disse ancora:
- “Ora capiremo se sei davvero all’altezza del nostro Sacro Ordine, se puoi farne parte. Sei pronta?”
- “Sì, lo sono”, rispose con un filo di voce la novizia.
Per interminabili momenti non successe niente; poi una mano le sfiorò, delicatamente, il ventre. Le dita le scorrevano sull’ombelico, lentamente introducendovisi dentro. Nel frattempo, un’altra mano, diversa, le accarezzò, stuzzicandolo, un capezzolo, glielo tirava, lo schiacciava dolcemente.
Un’altra mano ancora era sull’altro seno: lo prendeva in mano, lo stringeva forte, torcendolo.
Ed ecco una terza mano: le risalì in mezzo alle cosce, indugiando sulla passerina rasata e morbida; la massaggiava adagio, la penetrava delicatamente. Altre mani le toccarono le ascelle, le spalle, i piedi e il collo…
All’improvviso le mani si ritirarono, come a comando, e lei rimase là, con le tette doloranti ed i capezzoli, nerissimi, eretti. Infine, la slegarono, le levarono quella sorta di sudario nero che le copriva il volto, e la aiutarono a scendere dal tavolo.
L’uomo che aveva condotto la cerimonia, disse:
- “Congratulazioni, novizia, sei parte del nostro esclusivo club, hai superato brillantemente la prima prova!”.
Seguì un fragoroso applauso... e le misero sul volto la mascherina dorata.
Poi, un Adoratore le espose le regole del Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina:
- “Tu ora sei una novizia. Dovrai darti un nome, che segnerà l’inizio della tua nuova libera vita”.
Il Grande Adoratore si avviò verso il fondo della sala e lei lo seguì, fino ad un’altra porta. L’uomo la spalancò e disse ad Alice:
- “Quale nome hai scelto, novizia?”
La giovane riflettè un poco, e poi disse:
- “Abir, che significa Fragranza”.
- “Bene, Abir, sii la benvenuta!”
Ora, Alice – o meglio Abir, secondo il suo nuovo nome – aveva ricevuto l’approvazione del Comitato Supremo, ma per poter far parte a pieno titolo del Sacro Ordine doveva sottoporsi ancora ad alcune fondamentali prove…
Venne condotta in una cameretta attigua; era ancora completamente nuda...
Le si avvicinò allora un Adoratore che lei non aveva mai visto prima, il quale procedette a prepararla per il momento successivo della cerimonia:
- “Abir, la tua nudità creerebbe scandalo nel mondo di fuori, ma ormai tu non sei più schiava di quelle falsità; ti sei votata a dispensare e ricevere piacere, e per questo sarebbe superfluo indossare abiti. Nessuna barriera dovrà frapporsi tra te e chi si compiacerà dei tuoi piaceri”.
Detto ciò, la aiutò – con gesti lenti e sacrali - ad indossare una corta tunica di juta color rosso, e la fece attendere, così abbigliata, fino a che non fosse stata chiamata per essere presentata a tutti i Confratelli.
* * *
Quando giunse il momento, l’Adoratore che l’aveva preparata bendò nuovamente Abir e la introdusse nella Sala delle Sessioni Maggiori, un tetro ambiente scarsamente illuminato.
La novizia, pur avendo la vista preclusa, percepiva il mormorio - nell’ambiente che la circondava – di molti esseri viventi che erano li convenuti per lei. Mentre avanzava con passi lenti, sentiva il freddo pavimento di marmo far da sostegno ai suoi piedi incerti; sentiva il lieve strofinamento della tunica che indossava sul suo corpo nudo… e null’altro.
I suoi istitutori le avevano detto che avrebbe dovuto raggiungere, da sola, il centro della sala… Ad un certo momento, Abir sentì una mano leggera di donna sulla spalla, che la bloccò. Era la sua “madrina”, che rivolgendosi all’Adoratore Defloratore, disse:
- “Fratello Defloratore, conduco una novizia. E’ una giovane femmina, che viene a donarci la sua verginità”.
La “madrina” aiutò Abir a deporre la tunica… Ora la ragazza era di nuovo totalmente nuda, ed un brusio di ammirazione serpeggiò per la sala… Ogni uomo avrebbe voluto congiungersi con quel corpo che emanava un calore incredibile, ed ogni donna avrebbe voluto recarle piacere, come solo le donne sanno fare tra loro… Poi, l’aiutò a distendersi sull’altare…
Nel silenzio che nel frattempo era tornato ad avvolgere nuovamente l’ambiente, la novizia udì alcuni passi avvicinarsi… Poi, all’improvviso, un oggetto metallico le si posò, spingendolo in dentro, sul capezzolo sinistro.
- “Femmina, cosa senti sulla tua mammella?” – chiese una voce misteriosa (era il Fratello Defloratore che lei ancora non conosceva).
- “Mi sembra il filo di una spada”, fù la risposta che Abir diede, secondo ciò che le era stato insegnato in precedenza
- “Brava, è esattamente una spada, la tua sensibilità non ti tradisce, – replicò il Defloratore – dovrai imparare a seguire con docilità le tue sensazioni, a non mortificarle mai. Questa lama trafiggerà il tuo capezzolo giungendo fino al cuore, e ti ucciderà, se rinnegherai il segreto del nostro Sacro Ordine degli Adoratori della Dea Vagina oppure se qualche confratello o consorella dimostreranno che ti sarai servita di noi per ottenere un esclusivo appagamento personale”.
La mano che le teneva premuta la spada sul capezzolo si ritrasse.
La voce continuò:
- “Femmina, ti è stato detto che dovrai superare ancora alcune prove. Sei pronta a sottometterti a tutto ciò che ti è stato chiesto di fare?”.
- “Sì, lo sono” – rispose Abir.
- “Femmina, questo Sacro Ordine ha i suoi codici e i suoi decreti. Sei pronta a giurare su di essi?
- “Sì, sono pronta”.
- “Bene. Adoratore di Afrodite, avvicinati con il nettare della Dea” disse la voce che ormai era diventata familiare alla giovane.
- “Bevi, Abir”
Abir si abbeverò dalla coppa che le era stata portata alle labbra… Era uno squisito vino bianco, del quale ne deglutì un assaggio…
Poi, consegnato il calice alla donna che era rimasta sempre al suo fianco, disse:
- “Io, Abir, giuro sul mio corpo di mantenere il più totale silenzio sui dettagli di questo Sacro Ordine e sulle verifiche che state per compiere, qualunque sia il loro risultato finale”.
- “Bevi un altro sorso, femmina”, le intimò l’Adoratore di Afrodite.
A questo punto, la novizia fù avvicinata da una Adoratrice, la quale le sciolse la benda che copriva gli occhi, prese uno stiletto dorato da un vassoio e, senza profferir parola glielo conficcò con forza nel seno destro. Abir emise un urlo… L’Adoratrice, pronta, mise la coppa del vino sotto la mammella sanguinante e ne raccolse il sangue che usciva con grandi zampilli.
Abir prese nuovamente la coppa e ne bevve tutto d’un fiato il contenuto rimasto. Un cenno di nausea comparve sul volto della ragazza. Questa volta, il vino era assai più disgustoso della volta precedente…
Il Grande Adoratore riprese, spiegandole il significato:
- “Il vino che hai assaggiato ora, è diventato amaro a simboleggiare l’amarezza dei tormenti che ti puniranno qualora dovessi tradire il giuramento che ha appena fatto. Puoi ancora decidere di tirarti indietro, questo è il momento che separa la tua natura attuale dall’essere una consorella a tutti gli effetti… Se deciderai invece di proseguire nelle prove, sappi che dovrai andare sino alla fine, senza esitazioni”.
- “Ho deciso di seguire il mio destino… qualunque siano le prove che mi aspettano”, disse Abir scandendo bene le parole “a qualunque costo”.
La mano del’Adoratrice si strinse al polso della ragazza, e dopo averla deposta dall’ara su cui giaceva, le indicò di avanzare adagio e senza indecisioni.
Abir, prese quindi ad avanzare… in pochi passi fù al centro dell’abside, in cui troneggiava un nuovo monumentale altare di pietra grezza, e dove erano assisi tutti gli Adoratori che officiavano il rito…
L’Adoratrice che la scortava le porse uno sgabello sul quale l’inizianda prese posto, di fronte al Grande Adoratore il quale, fatto cenno all’assemblea dei confratelli di sedersi e assistito da due coadiutori, diede fuoco all’incenso nella ciotola d’argento e lo lasciò bruciare di modo che tutta la sala ne venisse pervasa… Poi, porgendo ad Abir un alto vaso di cristallo, prese a dire:
- “Femmina, donaci la freschezza gorgogliante della tua pioggia dorata”.
Prontamente, la giovane si alzò e divaricò le gambe, dando alla vista del pubblico il magnifico spettacolo del suo culo sodo e tonico; le natiche si scostarono leggermente l’una dall’altra, evidenziando un secondo canale anch’esso ancora assolutamente integro…
Eseguita l’operazione, l’Adoratrice aiutò Abir a salire sull’altare… la fece stendere… un brivido le percorse la schiena, forse il contrasto fra la sua pelle calda e sudata ed il freddo della pietra, o forse il timore per ciò che l’aspettava, e che lei non riusciva ad immaginarsi.
Venne legata ai polsi e alle caviglie ai quattro lati dell’altare, braccia e gambe divaricate; quattro Adoratori portarono quattro candele accese che deposero in prossimità degli arti della ragazza.
Il primo, toccandole il capezzolo sinistro, disse:
- “O Spirito della Lussuria, infondi in questa nostra Sorella la consapevolezza dell’essere Femmina, affinchè sappia concedersi in libertà e con sempre rinnovata passione”.
Il secondo, strizzandole il capezzolo destro, proclamò:
- “O Spirito della Fornicazione, conserva a lungo in questa ragazza un corpo sensualmente integro e perfetto, affinchè possa essere seducente giaciglio a colui o colei che vi giaceranno”.
Il terzo Adoratore, bagnandole con il pollice insalivato l’ombelico, proclamò:
- “O Spirito della Seduzione, sii maestro per Abir, poiché solo tu conosci questa nobile arte, affinchè lei possa essere a lungo fonte di deliziose emozioni per l’anima e per il corpo dei suoi confratelli e delle sue consorelle”.
Infine, il quarto Adoratore, tracciando un semicerchio sul monte di venere, così disse:
- “O Spirito della Sodomia, concedi a questa giovane il segreto del piacere più profondo, affinchè possa a sua volta concedere tutta se stessa liberamente e instancabilmente”.
Terminate le invocazioni, l’assemblea rispose:
- “O Spirito del Piacere Universale, noi te la consacriamo!!!”.
Detto questo, il Grande Adoratore scese dal suo seggio, si avvicinò all’altare e, immerso il palmo della mano destra nel vaso contenente la pioggia dorata di Abir, iniziò un lavacro rituale sul corpo della giovane. Quando ebbe finito, nell’assemblea si fece un silenzio quasi spettrale, ed egli pronunciò solennemente:
- “Confratelli e Consorelle… Abir ora è una di noi!”
Un applauso proruppe dai presenti, i quali, come ad un segnale convenuto, all’unisono, si liberarono dei mantelli… Uomini e donne erano adesso completamente nudi, esattamente come Abir.
Il Grande Adoratore riprese:
- “Cara Sorella, come da te chiesto, siamo adesso qui a ricevere da te l’ultimo segno esteriore della tua vita passata… la tua verginità. Fra poco, scenderò io stesso nel tuo profondo, aprendo la strada a molteplici momenti di piacere, che d’ora in avanti condividerai esclusivamente con noi eletti. Ti domando, dunque: vuoi essere deflorata?”.
- “Sì, Grande Adoratore, lo voglio… lacerami! Di fronte a te ed in presenza di tutti i Confratelli e le Consorelle, io rinuncio al mio passato…”
La giovane, distesa sulla fredda pietra con i seni turgidi ornati dai capezzoli eretti, fù ancora una volta preparata dalla Adoratrice, con le cosce aperte e rivolte al cielo, le grandi e le piccole labbra morbide ed oscenamente spalancate, pronte ad accogliere la lingua del Grande Adoratore.
Poi, l’Adoratore Defloratore, lasciò cadere il suo mantello, e scoprendo una verga già in tiro e pronta all’uso, scese lentamente a prendere contatto con le giovani carni di Abir. Fissò gli occhi della ragazza, per cercar di capire i suoi impulsi e tranquillizzarla.
Da dove si trovava, Abir aveva una vista totale della sala e di ciascun singolo che si trovava al suo interno… e per la prima volta capì che stava per avere il suo primo rapporto alla presenza di una moltitudine di esseri umani.
Lentamente il Defloratore sfregò la sua cappella fra le labbra e sul clitoride eccitato, disponendosi all’ingresso di quel magnifico fiore… il pene incontrò per un attimo una piccola resistenza… poi penetrò deciso, e raggiunse sicuro l’obiettivo… Stette per un po’ immobile, poi lentamente iniziò a pompare dentro la nuova ennesima femmina da lui deflorata, fino al raggiungimento di un intenso e squassante orgasmo.
Le venne dentro, abbondantemente, purificando per via rituale la giovane vagina…
Ma non era ancora finita…
Abir, non emise alcun gemito… mentre un brusio d’approvazione cresceva sempre più dall’assemblea dei confratelli. Aveva sognato quella situazione fin dall’inizio del rito, aveva sognato quella presenza nel ventre. Si lasciò quindi devastare dal godimento, e si accinse ad accogliere il seme del Defloratore che la allagava…
Non fece in tempo a raggiungere il “suo” orgasmo… Fù infatti risvegliata da quello stato di suprema eccitazione dalla voce del Grande Adoratore, il quale intimò all’Adoratore Defloratore di ritrarsi…
Solo allora, Abir, invitata dal Grande Adoratore, scese dall’altare e restò in piedi di fronte a tutti. Percepì nella regione della passerina un intenso calore ed un fluido vischioso gocciolare dalle gambe socchiuse; istintivamente, abbassò lo sguardo e vide una sottile colata di sperma che andava a morire sul pavimento.
Nel mentre che la fanciulla realizzava la situazione, il Grande Adoratore si avvicinò a lei recando tra le braccia un mantello blu, la aiutò ad indossarlo, e disse:
- “Io ti costituisco Sodale del Sacro Ordine degli adoratori della Dea Vagina”.
Il rito era finalmente compiuto. Accorsero, allora, molti confratelli che si congratularono con lei che, rivestitasi, uscì da quel luogo orgogliosa di far parte di quella compagnia.
[FINE I PARTE]
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pollicino1965,
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Luana e i 44 bestioni
[UN RACCONTO UN PO' VECCHIOTTO, VEDIAMO SE PIACE...]
Luana è una donna normale sui 60 anni, non troppo appariscente, madre e moglie esemplare, tutta casa e chiesa, dedita alla famiglia come nessuna mai…
Fisicamente, per chi la sa apprezzare, è una meraviglia: alta un metro e ottanta, ben piazzata ma non grassa, un pancino sexy ben in vista, una fantastica quinta misura di tette invidiabili, belle sode e alla cui sommità spiccano due capezzoli scuri e perennemente eccitati; in più, un culo considerevole e dei fianchi imponenti, ne fanno la classica femmina con cui ogni maschio vorrebbe accoppiarsi…
Una donna così, però, non è per tutti, ha bisogno di essere “valorizzata” come merita… ma il marito non sembra accorgersi di tutte le sue necessità e potenzialità…
Un giorno, mentre parlava del più e del meno con il figlio ormai trentenne, con il quale la femmina aveva instaurato una complice confidenza, e che aveva intuito che qualcosa non andasse tra i suoi genitori, Luana si sfoga:
- “Sai tesoro mio, devo farti una confessione, tuo padre stà troppo fuori casa; sì, certo, lo fa per lavoro e per darci benessere, ma sembra ormai vedere in me solo una sguattera, e non una moglie, una compagna…”.
- “Mamma, non capisco…” – ribatte il figlio – “cosa vuoi dire”?
Al che, Luana, un po’ imbarazzata e timorosa di aprirsi a tal punto con il figlio, esplode come un fiume in piena:
- “Insomma, Marco, ormai sei abbastanza grande… Tuo padre sembra aver dimenticato quanto sia importante per me fare sesso, non mi scopa più, e una donna senza cazzo non ci può proprio stare… Ho così tanta voglia di essere sbattuta, che mi farei montare da una schiera di maschi infoiati come bestie…”.
- “Mamma, ma che dici? Papà forse è solo stanco dal lavoro… sarà un momento passeggero, vedrai che tutto si accomoderà presto…”.
- “Eh no, figlio mio, è proprio come ti dico, e forse è pure diventato impotente… Quelle rare volte che si lascia fare un pompino, sapessi che fatica portarlo in erezione … Così non posso più continuare… Non ce la faccio piu, stò diventando pazza!”.
Marco resta in silenzio, a testa bassa, preoccupato per lo stato in cui versa quella donna che lui ammira così tanto… Non sa cosa risponderle, e la conversazione finisce lì…
Fintanto che, un giorno, un amico (che conosceva la donna e a cui lei piaceva molto) al quale il ragazzo aveva confidato la cosa, si offre di aiutarlo a risolvere il “problema”: organizzare un festino hard a sorpresa… ben 44 uomini avrebbero posto le loro attenzioni su Luana, naturalmente insieme a loro due…
Detto fatto… i ragazzi prenotano con trepidazione il locale dove la monta avrebbe avuto luogo; in quel momento, Marco stava dando fondo a tutti i suoi risparmi, ma ne valeva la pena…
Il tempo che lo separava dal giorno fatidico il giovane lo trascorse dando vita con l’amico ad un autentico casting in cui scelse, ad uno ad uno, i 44 bull, tutti tra i 40 e i 50 anni: tutti dovevano avere un peso non inferiore agli 80 Kg., altezza tra 1,70 e 2,00 metri, “attrezzo del mestiere” depilato e non inferiore a 25 centimetri…
Ebbene, il grande giorno è arrivato…
Approfittando dell’assenza del padre per lavoro, Marco convince (non senza fatica) la genitrice a concedersi uno svago, una volta tanto… a trascorrere con lui e Dario (così si chiamava l’amico) una serata diversa, in un locale appena fuori città…
Le chiede di “farsi bella” per lui, cosa che non è certo difficile data la grande sensualità della donna, nonostante l’età non più verde… Le dice che quella serata sarà indimenticabile… e lo sarà davvero!!!!
All’orario prestabilito, la donna è pronta… emana un fascino mozzafiato, avvolta in un abito lungo nero, da sera, con due sottili spalline dello stesso colore…
E sotto? Sarà una sorpresa anche per Marco…
Intanto, il locale si và popolando della moltitudine di maschi ingaggiati… pronti ad “accendersi” al momento giusto…
Quando finalmente Luana e i suoi due giovani accompagnatori mettono piede nella sala, tutto appare assolutamente normale, come in qualsiasi altro ristorante: tavoli affollatissimi, solo che “stranamente” non c’è alcuna donna al di fuori di Lei…
Un’altra cosa che Luana nota subito è la presenza di un enorme tavolo rettangolare rivestito di un soffice velluto rosso…
Marco, aveva convenuto con i numerosi “convitati” un apposito segnale per “dare il via alle danze”: quando tutto sarebbe stato al posto giusto, lui e Dario avrebbero preso per mano – uno a destra ed uno a sinistra – la donna…
E ciò avvenne poco dopo… Fu in quel momento che i “44 bestioni” si mossero dalle loro rispettive postazioni per andare a posizionarsi a semicerchio attorno al grande tavolo…
Con grande meraviglia di Luana, quei maschi erano completamente nudi dalla cintola in giù…
La donna ebbe una reazione di imbarazzo, guardò prima il figlio e poi il suo amico come a chiedere aiuto… non si accorse che nel frattempo i due giovani si erano anch’essi denudati e mostravano due bei membri turgidi…
Ebbe come un moto di ribellione, sedato immediatamente da Dario e Marco, che – afferrando le spalline del vestito della donna con la mano che gli restava libera, le scostarono facendo sì che l’abito precipitasse a terra…
- “Mamma, siamo qui tutti per te… buon divertimento!”, le sussurrò il figlio.
Tutti nella sala ebbero un fremito quasi simultaneo di eccitazione a tale vista… Luana, come era solita fare, non indossava affatto biancheria intima, e quella moltitudine di occhi se la stavano letteralmente divorando… Una carnagione chiarissima faceva da contraltare a un bellissimo e rigoglioso pelo nero che, racchiuso tra le sue cosce, celava alla vista la vulva… I fianchi burrosi e la pancia pronunciata della donna ne esaltavano una femminilità incredibile… E le tette? La sua quinta misura era notevole, ma stava su che era una bellezza…
I presenti, ne apprezzarono ogni centimetro, come testimoniavano quei 46 cazzi tutti in estrema erezione.
Luana, a cui quei pochi istanti parvero un’eternità, non ebbe il tempo di fare o dire nulla… Marco la prese dolcemente per mano e la aiutò a salire su quel tavolo che si stava trasformando in un altare per il sacrificio rituale di una vergine… Peccato che Luana non era certamente più vergine da un pezzo!
A un segnale di Marco, una selva di mani “aggredirono” senza pietà quel corpo nudo e presero a toccarlo ovunque: chi andò a verificare la consistenza delle sue tette, chi si soffermò sui capezzoli che fece roteare, chi le accarezzò il ventre, teso dall’eccitazione, chi scese tra le sue gambe… in due gliele divaricarono, afferrandola per le caviglie, stupendamente sottili… una mano, facendosi largo in quel soffice boschetto, si insinuò fino a raggiungere il solco vaginale che andava inumidendosi copiosamente di una sostanza viscida e lucida…
Poi, un uomo le allargò violentemente e con forza le labbra, mentre un altro posizionato frontalmente piazzò la sua verga durissima sull’imboccatura di quella magnifica caverna e finalmente la penetrò!
Luana emise un gran gemito di piacere, e il maschio che le stava già dentro e che si era fermato per un istante iniziò a pomparla con grande vigore, finchè le sue viscere non furono ripiene di una crema bianchissima che iniziava a traboccare copiosamente…
Il maschio esausto, dopo essersi abbattuto con il petto villoso sulle soffici tette della donna, si fece da parte, sostituito prontamente da un secondo, e poi da un terzo, e così di seguito fino a che tutti non ebbero fatto la loro parte…
La femmina era fisicamente stanchissima, ansimava, ma finalmente era felice… Era tanto tempo che non veniva posseduta da un maschio così selvaggiamente!
Nel frattempo, Marco se ne stava in disparte, a segarsi e a tenere in tiro il proprio cazzo mentre guardava la madre che veniva devastata come una vera troia… non avrebbe mai immaginato che avrebbe resistito così tanto…
Adesso era consapevole che si avvicinava il suo momento… Chissà che effetto gli avrebbe fatto? Chissà come avrebbe reagito la madre? Stava per entrare nel “buco” dal quale era uscito tanti anni prima… Era al settimo cielo…
Si avvicinò con le gambe che gli tremavano dal desiderio, guardò negli occhi la mamma che ricambiò il suo sguardo, come se silenziosamente volesse trasmettergli tutta la sua gratitudine per quel “regalo” che le aveva fatto…
Quando la cappella del pene del ragazzo sfiorò la fica della donna, fu allora che Luana capì ciò che stava per accadere… terrorizzata… alzò una mano, e subito la riabbassò, ma non reagì… A Marco bastò poco per entrare dentro di lei, il suo cazzo le sembrava più duro degli altri, e che si spingesse fin dentro l’utero… piano piano il piacere che i due provarono all’unisono spense definitivamente ogni timore … Iniziò allora a rispondere perfettamente agli stimoli del figlio… Rimasero così avvinghiati, a scopare, per un tempo che ai due “amanti” parve eterno…
Alla fine, Marco si accasciò sul corpo della madre… che lo abbracciò.
Vennero simultaneamente, e gli umori di Luana si mescolarono indissolubilmente con lo sperma del figlio, che essendo venuto ultimo tra tutti i maschi, a lui parve come se andasse a purificare le viscere della madre dalle precedenti eiaculazioni…
Ma fu a questo punto che Luana perse ogni freno inibitorio… Non sentendosi ancora soddisfatta, afferrò il figlio per i testicoli, stringendoli forte, lo attirò a se e gli bisbigliò:
- “Adesso, devi farmi il culo, stronzo!!!”.
Lo preparò adeguatamente, facendogli un sontuoso pompino, tale che il cazzo di Marco riprese vigore…
Quasi sotto ipnosi, il giovane sollevò le gambe alla madre, puntò la cappella contro il buchetto stretto, e sparò dentro il suo intestino quel palo d’acciaio di 25 centimetri di potenza…
Luana restò senza respiro… il suo culo, fino a quel momento, era vergine… ma le stava piacendo, era contenta che a violarlo fosse Marco, e più quel cazzo la dilaniava e più lei era di nuovo vicina all’orgasmo…
Durò un tempo indefinito, ma quando il figlio venne pure lui e uscì da quel corpo, lo sfintere di Luana oscenamente spalancato…
Si guardarono entrambi attorno, e…… non c’era più nessuno!!!
La donna si sentiva serena… tutta ricoperta di sperma dalla testa ai piedi, ma adesso tutte le sue frustrazioni erano come per magia svanite…
Si rivestirono alla bene e meglio e tornarono a casa come due fidanzatini, mano nella mano…
Quella sera, prima di andare a dormire, sfiniti com’erano, Luana accompagnò il figlio fin sull’uscio della sua stanza, lo baciò sulle labbra e gli sussurrò:
- “Ora sei mio, come figlio e come uomo, non scordarlo mai!!!”
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pollicino1965,
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Una sera a tre
Lui era il mio migliore amico; chiamiamolo Pino. Ci conoscevamo da anni e da un po’ di tempo aveva iniziato a fantasticare con me sulla possibilità di incontrarci a 4, ossia con le rispettive mogli, per iniziare a fare sesso tutti insieme e poi per scambiarci le mogli.Io mi sarei scopato volentieri sua moglie Teresa, ma ero sicuro che questa proposta per me era improponibile in quanto mia moglie non era assolutamente dell’idea e mai lo sarebbe stata, con chiunque, non solo con lui.Pino insisteva e tute le volte che ci si vedeva faceva allusioni sempre più esplicite, anche in presenza delle lei. Teresa, altra mentalità, sembrava interessata e lo faceva capire con sorrisi ed occhiate decisamente “parlanti”.E fu così che un giorno, quando Pino mi aveva per l’ennesima volta lanciato la proposta, gli risposi molto pacatamente: Pino, come hai capito la cosa non si può fare; mia moglie non è il tipo da prestarsi a questi giochi. Mi sembra invece che Teresa sembrerebbe interessata; se voi siete d’accordo potremmo giocare a tre mettendola in mezzo tra noi due.Pino mi rispose che ci avrebbe pensato e che forse si poteva fare.Per qualche settimana non ritornò più sull’argomento, ma poi un week end in cui avevamo deciso di andare al mare e all’ultimo momento mia moglie per un contrattempo decise di restare a casa, ci trovammo tutti e tre nella situazione ideale per poter concretizzare la fantasia.Avevo deciso di lasciare a lui il compito di condurre il gioco e dopo cena ci trovammo tutti e tre sulla mia barca a parlare del più e del meno; nulla accadeva e dopo aver giocato a carte ed aver bevuto un paio di whisky decidemmo di andare a dormire.La mia barca aveva un grande lettone a prua e lui mi disse; perché non dormiamo tutti e tre insieme sulla tua barca? Aggiungendo subito dopo: però Teresa dorme dalla mia parte, sto io in mezzo.Teresa con un sorrisetto sornione ribadì: perché non tiriamo a sorte? Chi prende la carta più bassa sta in mezzo. E così fu. E la sorte decise che Teresa, avendo pescato un due, sarebbe stata la predestinata a dormire in mezzo; Pino reagì limitandosi a dire: dormire non significa fare altre cose…. Appena spenta la luce Teresa, che evidentemente si aspettava qualcosa di più che dormire, iniziò con grande cautela a sfiorare con la sua mano sinistra la mia coscia, aumentando l’intensità dello sfregamento, ma sempre lentamente, con pause sequenziate. Dopo qualche minuto, ritenendo che Pino si fosse addormentato, presi molto lentamente la sua mano con la mia e la portai sul mio pacco, per farle sentire il mio fratellino che nel frattempo aveva iniziato a risvegliarsi. Contemporaneamente mi girai verso Teresa, per permetterle di infilare la su mano sotto i pantaloni della mia tuta, cosa che fece senza esitare, fino a raggiungere il mio cazzo ormai in piena erezione e ad accarezzarne lentamente con i polpastrelli il glande.Fu a questo punto che Pino, finto dormiente, fece un balzo sul letto, mise la sua mano su quella di -Teresa che mi stava massaggiando, ed urlò “...ti ho beccato troia !!...”Restammo allibiti entrambi; io trovai la forza di dire “...volevamo vedere se stavi dormendo…” Pino a questo punto disse “va bene, volete scopare? allora facciamo così, Teresa, prima mi fai un bel pompino, poi ti scopo e lui te lo mette nel culo…” Teresa non se lo fece dire due volte, però afferrò anche il mio cazzo cercando di metterlo in bocca; questo fece molto arrabbiare Pino che intervenne dicendo “no il suo non lo devi prendere in bocca, solo nel culo”.Pretese poi che io indossassi il cappuccetto per incularla; a quel punto rinunciai al tutto leggendo negli occhi di Teresa un po' di delusione.Finito questo intermezzo i due si ritirarono nella barca di Pino per la notte.La mattina seguente, di buon’ora, sentii salire qualcuno sulla mia barca; era Teresa che esordì dicendo “…sono rimasta molto male per ieri sera…ho preso la scusa di vedere se hai del latte a bordo per venire a trovarti…” Le risposi, se vuoi ho un latte da mungere, bello caldo...” E lei, sai che ora non è possibile, fammelo solo prendere in bocca per un minuto, poi troveremo modo di rifarci a Milano… Lo afferrò, lo osservò per un attimo e disse. Hai proprio un bel cazzo, lo voglio prendere dappertutto. Il resto alla prossima puntata
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Ne_mo,
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Il colloquio di lavoro.
Mi chiamo Paolo, ho 27 anni e sono sposato da tre con Silvia. Lei è una donna bellissima. Ha la mia stessa età. Bella, mora, alta, magra, una terza di seno, un culetto a mandolino al culmine di cosce lunghe e snelle. Fra di noi c'è un bel rapporto, ma quello che è capitato giorni fa ha dato una luce nuova a tutta la nostra storia. Io l’amo da morire e voglio sempre la sua felicità. Sta ultimando un master, ma le hanno proposto un colloquio di lavoro. È consapevole che, essendo un posto ben remunerato e di una certa importanza; sa benissimo che sarà dura, ma non vuole perder l'occasione. Farà di tutto per avere quel posto, ne sono convinto. Una sua amica ha già fatto il colloquio e le ha detto che la persona che incontrerà è un uomo molto attraente, sicuro di sé, autoritario, che sa il fatto suo. Mentre me lo dice, ridacchia, come se, sotto sotto, ci sia qualcos'altro. Sono anche convinto che lei non mi abbia detto tutto quello che le aveva riferito l'amica. Fin da subito, ho capito che c'è qualcosa di particolare, perché la vedo che si sta vestendo in modo molto ricercato: lingerie nuova, autoreggenti, tubino nero. Trucco leggero come piace a lei e, mentre lo fa, sorride, mi guarda con i suoi occhi dolci e mi illanguidisce così tanto, che non le rifiuto nulla. Mi sento il cuore in tempesta; sono certo che, per avere il lavoro, è disposta a tutto, anche a tradirmi. Di questo me ne sono convinto durante il tragitto che abbiamo fatto insieme verso l'appuntamento. Mi ha chiesto di accompagnarla in macchina ed io, da bravo maritino, l’ho accompagnata. Lungo il percorso, lei ha continuato a dirmi di quanto sia importante per lei sentirsi realizzata come donna, sotto tutti gli aspetti. Che il nostro amore non è in discussione, ma che ha bisogno di altro: sentirsi realizzata dal punto di vista lavorativo. Desiderava vedersi apprezzata per le sue capacità in quel campo, sentirsi adulata e, a volte, anche se sfruttata, di sentirsi in ogni caso necessaria.
Siamo arrivati, l'appuntamento è nella hall di un hotel a cinque stelle. Dentro di me ho pensato che non avevano badato a spese. La vedo tesa. Si gira verso di me e mi parla con tono alquanto ansioso.
«Senti, facciamo così: se c'è qualcosa che non va, ti chiamo e ti faccio sentire come vanno le cose. Così che tu possa valutare se venirmi in aiuto; ok?»
Sono alquanto indeciso, ma non glielo dimostro e, anzi, cerco di rassicurarla.
«Sta tranquilla! Credo che non ce ne sarà bisogno; ma, nel caso, corro da te! Vai e...in bocca al lupo!»
Appena pronunciato questa frase, mi rendo conto che andrà davvero in bocca ad un lupo, ma sono consapevole che la mia donna ha le palle per gestire la situazione. Sono abituato a vederla sempre sicura di sé e mi fa strano questo suo malumore. La vedo camminare sui suoi tacchi, muovendo le anche mentre entra nell'hotel e penso che mia moglie sia davvero una bella fica. Ho deciso di rimanere lì, in macchina e mi sposto per aver una migliore visione dell'hotel: noto che alcune camere hanno la luce accesa, altre sono al buio. Sono completamente all'oscuro su cosa stia succedendo lì dentro!
Augusto.
Mi chiamo Augusto, 55 anni, top manager di un importante gruppo finanziario. Sono un bell’uomo, alto oltre la media, capelli brizzolati, occhi scuri, dall’aspetto imponete, massiccio, duro. Sono alla ricerca di una nuova collaboratrice, da quando, un mese fa, un facoltoso cliente mi ha portato via Elena, la mia più fidata e preziosa collaboratrice. Il tizio se ne è invaghito e l’ha veramente comperata a suon di soldoni, che lei non ha rifiutato. Ora ne sto selezionando altre, ma fino a questo momento ho solo conosciuto delle puttanelle senza palle, mentre a me serve una davvero motivata, capace, sveglia, ma, soprattutto troia! Sì mi serve troia e scaltra, perché nel nostro lavoro la scaltrezza e la spregiudicatezza, anche nel saper aprire le cosce è fondamentale, in quanto il settore finanziario è un mondo di squali, senza scrupoli. Ora sto aspettando quest'ultima candidata. La vedo camminare nell'androne e avvicinarsi alla reception per chiedere informazioni. Io son seduto su una delle poltrone lì vicino. Bella mora, alta, magra, una terza di seno e un tubino nero che rileva le curve giuste del suo corpo. L'addetto alla reception le fa un cenno verso di me; lei gira la testa e mi sorride. Mi alzo e le vado incontro.
«Piacere, sono Silvia.»
Stretta di mano come da prassi.
«Piacere, sono Augusto. Le posso offrire un drink o un caffe?»
La invito al bar per bere qualcosa e parlare di lavoro.
Lei accetta ben volentieri. Durante il nostro aperitivo, le spiego quali dovrebbero essere le sue mansioni.
«Il suo incarico, all’inizio, è lavorare dietro una scrivania per fare lo screening dei potenziali clienti e segnalarli a me; poi raccogliere tutte le informazioni possibili su di essi, per infine contattarli, affinché investa nelle azioni che noi gli proponiamo. Certo, all'inizio, non le sarà facile, ma se vuole il posto ed il relativo stipendio, molto lauto, ce la deve metter tutta.»
Lei continua a dirmi che sta ultimando gli studi, ma vorrebbe iniziare a lavorare, anche per raccogliere maggior autostima per sé stessa.
«Certo che sono disposta ad impegnarmi fin da subito, anche se sto terminando gli studi, ma voglio lavorare per sentirmi utile ed impegnata al massimo.»
Mentre l’ascolto, le guardo le labbra e già sogno il momento in cui le vedrò strette attorno al mio cazzo. Non ci posso far niente. Quando trovo una donna così, la mia fantasia galoppa. Lei si accorge che c'è qualcosa che non va e mi chiede se va tutto bene.
«Scusi, ci sono problemi? Va tutto bene?»
Io mi scuso e le dico di continuare, sorridendo. Proseguiamo la nostra piacevole conversazione, nella quale spaziamo dal lavoro alla vita privata. Scopro che è sposata non solo dall'anello al dito, ma anche dalle sue parole.
«Ho notato la fede al dito, è sposata da molto tempo? Ha figli?»
Lei sorride e mi ribadisce che è sposata da tre anni e mi fa di capire che il suo rapporto, almeno fino a questo momento, non sarà un pericolo per la sua carriera. Le dico che, per far carriera, una donna deve saperci fare e deve esser molto disponibile.
«Certo, nel nostro ambiente, una donna che vuol far carriera, deve esser sempre disponibile e far sì che il cliente, con ogni mezzo, si convinca ad investire con noi.»
Lei lo sa benissimo e mi dice che ne aveva giusto parlato con una sua amica, cui avevo fatto il colloquio la settimana prima. Mentalmente penso a "chi sarà?" lei mi dice il nome.
«La mia amica Federica mi ha parlato molto bene di lei.»
Nel sentire il nome ripenso alla splendida serata passata con la sua amica biondina. Anche con lei ho consumato un aperitivo e poi il clima si è riscaldato, finendo in camera mia, dove ci siamo lasciati andare ai piaceri della carne. Una biondina con occhi da cerbiatta, che mai avrei pensato si sarebbe trasformata in una vera troia, a letto. Pompino, figa e culo, non si è fatta mancare niente, l'amichetta. Mi fingo preoccupato.
«Oh, mio Dio, chissà cosa le avrà raccontato la sua amica!?»
Lei mi guarda e ride divertita.
«Mi ha raccontato tutto, ma non si preoccupi; capisco perfettamente la mia amica: lei è un bell'uomo e, poi, dopo un bicchiere, lei si lascia andare, abbandonando completamente ogni freno inibitore.»
La osservo continuando a fingermi stupito.
«Ah no? A me sembrava capisse molto bene la sua amica biondina e non mi è sembrata che cadesse dalle nuvole!»
Ci facciamo una risata e la nostra chiacchierata prosegue mentre vengo compiaciuto da notevoli accavallamenti di gambe, che le fanno risalire il tubino sulle cosce; le risate in libertà si susseguono con movimenti più disinvolti da parte sua verso di me, che comportano una maggiore vista del suo fantastico decolté. Sembra ubriaca, ma sa perfettamente cosa fare, sa che, per avere il posto, dovrà esser più brava della sua amica.
Paolo.
Sono in macchina da un'ora e mezza. Continuo a controllare il cellulare, che non suona. Da una parte son contento, mentre dall'altra sono un po' preoccupato, perché mi vengono in mente i suoi occhi ed il suo sorriso, mentre si vestiva; quel sorriso che era tutto un programma su cosa volesse far intendere riguardo alla sua determinazione.
Augusto.
Siamo ancora seduti al bar. Lei inizia a farmi domande molto personali, a cui rispondo tranquillamente. Parliamo delle ferie e di come lei sia riuscita a non farsi marcare il corpo da alcun segno: sbarazzina, mi mostra la spalla nuda. Le piace la libertà, ma le piace anche il controllo. Mi appoggia una mano sul ginocchio, mentre mi parla, e il calore della sua mano si espande lungo la mia coscia, entrando nei miei boxer e facendomi avere un'erezione. Ancora le guardo le labbra e ancora le immagino strette attorno alla mia cappella.
«Ops, scusami! Non volevo…»
Finge di esser stata invadente, passando perentoriamente al tu e, sorridendo, guarda prima me, negli occhi, e poi la mia patta. I miei pantaloni non nascondono la mia sensazione di calore e si intravede perfettamente la mia eccitazione. Mi scuso e lei sorride maliziosamente: sa benissimo di esser riuscita nel suo intento. È consapevole che io la desidero ed anche lei, a questo punto, desidera me.
Passato l'attimo di imbarazzo e confusione, parliamo ancora un po' di lavoro e, tra le varie cose, le dico che visto che mi sembra molto sveglia, vorrei, se ha ancora un attimo di tempo, che guardasse delle carte nella mia camera.
Silvia.
Ho subito intuito che mi vuole portare in camera per scopare e, per vero, sono disposta anche a questo. Devo solo far capire a mio marito, che sono decisa. Guardo l'orologio e gli assicuro che non c'è nessun problema. E qui mi scatta l'idea: ho sempre voluto coinvolgere mio marito in queste mie fantasie. Mi è sempre piaciuto trasmettergli la sensazione di poter esser fatto "cornuto". Fargli capire come vorrei esser trattata a letto, usata, goduta e trattata da puttana, mentre lui mi scopa con tutta la tenerezza possibile, quasi a temere di farmi male, mentre io voglio sentirmi "troia". Mi alzo dal divano tenendo la mano nella borsetta e, così, faccio partire una chiamata, mentre ci dirigiamo verso l'ascensore.
Paolo.
Sento il cellulare che suona, vedo la sua foto fatta al mare. Rispondo e sento dei rumori, poi sento un campanello e la sua voce, che, parlando mi informa; ascolto in religioso silenzio.
«Lei mi dice che il posto potrebbe esser mio se riuscissi a farle capire quanto ci tengo? Da come sono determinata ad adattarmi ad ogni situazione?»
Impallidisco. Mi rendo conto che sono nell'ascensore.
Silvia.
Continuo a tenere aperta la comunicazione con mio marito, che non sa che, io, in ascensore ho allungato le mani sulla patta di lui e gli ho palpato il cazzo, che si è indurito di colpo al solo tocco. Lui non è sorpreso e risponde alla mia domanda, che sicuramente farà impazzire mio marito che ci ascolta.
«Con questa sua constatazione, son sicuro che, se la mette così, le probabilità che il posto sia suo direi sono notevoli. Certo dovresti mostrare di esser molto brava!»
Lui sente chiaramente la sua voce e capisce che deve esser successo qualcosa.
Paolo.
Sento il rumore delle porte dell’ascensore che si aprono, sento i passi nel corridoio. Una porta che si apre. Altri passi. La porta si chiude, ascolto.
Augusto
Entrati in camera le nostre lingue si avvinghiano. Lei mi toglie la giacca in fretta. Io mi sfilo le scarpe e le abbasso il tubino, scoprendole il seno perfetto. Le bacio i capezzoli turgidi, mentre lei mi slaccia la cintura e mi apre i pantaloni. Le sue mani vogliose corrono sui miei boxer, abbassandoli. Si china, solleva lo sguardo, compiaciuta nel trovarsi davanti la mia verga grossa e dura, di ottime dimensioni, inizia un pompino spettacolare. Le prendo la testa tra le mani, lei alza gli occhi verso di me e mi guarda, mentre me lo succhia impugnandolo per bene. Finalmente le sue labbra sulla mia cappella! Mi complimento con lei.
«Bravissima signorina, ecco l'esame orale cui volevo si sottoponesse! Brava, continui a usare la lingua su ogni argomento!»
Paolo
Ecco le parole che ho sentito; sono rabbrividito all'idea che lei lo stia facendo. In cuor mio sapevo che sarebbe successo. Ho sempre saputo che, con una donna come lei, le corna erano da tener in conto, mi stupisce solo che siano arrivate così in ritardo. Sento i suoi gemiti di piacere, non so cosa fare. Sono certo che lei ha tutto sotto controllo e la cosa mi eccita. L'idea che lei sia in una camera a scoparsi uno sconosciuto, mi fa eccitare. Il mio cazzo si indurisce nei jeans, mentre ascolto, e ci passo la mano sopra.
Augusto.
Mi godo la pompa e la incito a continuare.
«Continua a succhiare, non ti fermare! Succhiami bene, che poi ti faccio io un bel servizio!»
Le parlo mentre mi siedo comodamente sul letto.
Lei rimane solo con gli slip, inginocchiata davanti a me, che ormai sono nudo. Poi si alza e mi appoggia il seno sul cazzo duro, iniziando una favolosa spagnola, guardandomi negli occhi. Mi piace, ma io voglio di più e anche lei. Mi alzo, baciandola e le tolgo gli slip; la sbatto sul letto, le apro le gambe e inizio con dita e lingua a prendermi cura della sua passerina rasata e ridotta ad un lago. Non bado al fatto che, mentre ho la testa tra le sue gambe, lei prende la sua borsetta, ansimando.
Silvia.
Adesso è giunto il momento di far capire a mio marito che indietro non si torna: o mi accetta così o lo lascio. Controllo il cellulare; è ancora acceso. Attacco la chiamata. Poi di nuovo un’altra chiamata: una video chiamata. Lo lascio in una modalità che lui possa avere una buona visuale.
Paolo
"tu...tu...tu..." caduta la linea? Improvvisamente non sento più nulla. Mi sto chiedendo cosa sia successo, quando ecco di nuovo una chiamata: una video chiamata. Rispondo e resto a guardare in silenzio. Vedo la testa di un uomo tra le gambe di mia moglie, poi il cellulare si gira e vedo il suo viso, mi fa segno di far silenzio e vedo dai suoi occhi che la cosa le piace molto. Appoggia il cellulare sul comodino e riesco perfettamente a vedere la scena. Non ce la faccio più: sono troppo eccitato, apro la zip, abbasso boxer e me lo tiro fuori, segandomi.
Augusto.
Le parlo e lei ansima e geme.
«Ti piace così, vero? Ne vuoi ancora?»
Non mi risponde, ma le sue mani sono sulla mia testa e spingono verso la sua ostrica umida. Le mi dita si alternano tra quella fessura ed il suo culetto, mentre la lingua non dà tregua al clitoride. Poi la faccio girare a pecorina e continuo a leccare. Mi alzo in piedi e la penetro. Lei ansima di piacere.
«ooh…sì! Finalmente.... un bel cazzo duro dentro di me!»
La domino.
«Zitta! Una troia deve solo ansimare! Devi farmi sentire come ti piace il cazzo del capo, perché non sarà né la prima né l'ultima volta che lo prenderai così!»
Miagola come una gatta in calore.
«Sì, mi piace! Mi piace molto! lo sento molto grosso che mi apre e mi dilata tutta! Dai, dammelo ancora a fondo!»
Paolo.
Sono queste le parole che escono dalla bocca di mia moglie. La vedo perfettamente che si tocca i capelli, mentre quell'uomo la sta prendendo da dietro. Vedo perfettamente il suo viso e i suoi occhi e continuo a segarmi, pensando a quanto lui sia più maschio di me. Mi sento umiliato, ma anche felice di aver una moglie così bella e puttana. Guardo in silenzio e mi sego al loro ritmo.
Augusto.
Mentre la scopo a pecorina, lei inarca la schiena, si alza, gira la testa verso di me e ci baciamo.
«Vieni, dai, fammi sentire il tuo calore dentro.»
Le sorrido e scuoto il capo.
«Non voglio venir subito e dentro. Ti voglio godere ancora e poi voglio anche il tuo culetto.»
Lei gode al solo sentirmi dire queste cose.
«Sì, dai, sfondami anche il culo! Lo voglio anche lì. Voglio sentirlo tutto dentro! Dai, fammi sentire che sei un vero toro da monta!»
Sentirmi dire che lo vuole nel culo e che la sodomizzi, che le faccia sentire chi comanda, mi eccita di più e allora non mi faccio pregare due volte. La faccio abbassare, inumidisco con la saliva il suo buchino e, piano piano, le spingo dentro la mia cappella.
«Sì, dai, ma fa piano, che me lo spacchi! Però dai, che mi piace! Sfondami il culo!»
Urla di piacere. Il buchino è stretto, ma una volta entrato, riesco agilmente a spingere con più facilità fino in fondo. La sfondo e la monto come un toro scatenato. Lei allunga le mani e si tocca il clitoride, mentre le affondo il cazzo nello sfintere. Gode e urla di piacere.
«Vengo! Mi fai godere, porco, vengo!»
La sento urlare di puro piacere. Sento che il suo respiro si fa sempre più affannoso e poi viene. La sento godere di piacere. Mi sfilo dal culetto, la faccio girare e glielo infilo dritto in bocca; lei lo accoglie tutto. Ha l’aria stanca, ma lo vuole: vuole la mia crema! Si aiuta con le mani e continua la splendida pompa che aveva iniziato entrando in camera. Le vengo con un fiotto di sborra che le finisce in faccia e in bocca. Lo raccoglie con le dita e lo assapora tra le labbra, poi lo ingoia, come una vera troia. Sono soddisfatto, ma sono sfinito. Ho deciso che la ragazza ci sa fare molto più della sua amichetta, ma forse le prenderò entrambe per avere delle alternative.
Paolo.
Vedo lo schizzo di sborra che entra perfettamente nella bocca di mia moglie e il mio schizzo che finisce sul cruscotto. Son venuto con lui, ma non c'è mia moglie a ripulirmi: lei sta ripulendo un altro.
Augusto.
Siamo ancora distesi sul letto. Sono soddisfatto, mi è piaciuta, mi giro verso di lei e, sorridendo, le comunico la mia decisione.
«Ottimo esame! Direi che ci rivedremo presto, signora, perché la prova è ampiamente superata!»
Mi fa un sorriso compiaciuto e mi conferma quello che volevo sentirmi dire.
«Ne sono molto contenta e vedrà che, insieme, miglioreremo sempre più. So esser molto brava ad apprendere e mi voglio impegnare per fare in modo che lei sia molto fiero di me! Voglio esser la sua miglior collaboratrice!»
Le do un bacio sulla fronte e le dico che la camera è a sua disposizione. Prendo i miei vestiti e mi trasferisco attraverso una porta nella stanza accanto, a farmi una doccia.
Paolo.
Appena si chiude la porta, lei prende il telefono e mi parla.
«Sei ancora lì?»
Sentire la sua voce ancora rotta dal piacere, mi emoziona. Balbettando le rispondo.
«… sì... sono ancora qui… ma... ma... io...»
Devo riconoscere che è stata dura, ma lei mi sprona.
«Ma, cosa? Dai, non fare lo stronzo! Anzi, vieni su che ti aspetto: terzo piano, stanza 311»
Esco di corsa dalla macchina e entro; passo velocemente davanti alla reception e salgo al terzo piano, stanza 311, non busso neanche ed entro; la vedo ancora distesa sul letto, che si sta toccando.
«Avvicinati, dai, vieni qui. Ti è piaciuto, vero?»
Sono sconvolto, ma tanto eccitato; lei vede che i miei jeans sono schizzati.
«Ti sei segato, vero? Ti è piaciuto esser diventato cornuto? Dimmelo?»
«Sì. Mi è piaciuto molto e son felice per te che hai trovato un vero toro da monta, che ti farà godere più di me!»
Lei sorride un po’ ironica, apre le braccia e mi invita fra di esse.
«Allora adesso vieni qui e baciami!»
L’abbraccio e la bacio in bocca e, facendolo, mi accorgo che la sua bocca ha un gusto strano: che stupido, è il gusto dello sperma dell'altro; un sapore a me sconosciuto, al quale mi dovrò abituare presto. Lei si apre e si offre a me.
«Bravo, cornuto, ora leccamela, perché voglio godere anche con te!»
Mi chino fra le sue cosce. La vedo ancora ben dilatata, a conferma del fatto che, da quanto ho visto, il toro lo ha bello grosso e la lecco come mai avevo fatto prima. Lei gode di piacere, mi tiene le mani sul capo e mi accarezza la testa; avverto la sensazione che mi stia lucidando le corna appena spuntate, ma che, col tempo, diventeranno sempre più forti ed abbondanti.
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1 year ago
baxi18, 55
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Eros e la cinghialotta di maspalomas
1. Premessa: i protagonisti.
Benvenuti in questo nuovo racconto che vado ora a presentarvi!
Gli interpreti, principali e centrali di questa storia saranno due, un uomo e una donna non più giovanissimi, apparentemente tanto diversi, provenienti da due mondi assai differenti, ma che alla fine diverranno così inseparabili da non poter più fare a meno l’uno dell’altra.
Il primo è Eros (nomen omen), fotografo professionista giramondo di 56 anni, alto 1 metro e 65, per niente palestrato, occhi marroni e capelli castani, il classico maschio italiano che ultimamente si è specializzato in book di nudo per modelle alle prime armi.
Lei, invece, è Conchita, una donna spagnola di 48 anni, alta 155 x 86 kg, robusta, occhi marroni e capelli castani ricci e ondulati lunghi fino alla schiena, con un sorriso aperto: insomma, una donna che per il suo fisico non proprio appetibile non ha mai avuto occasione di incontrare un uomo che la amasse davvero…
2. Genesi di un incontro.
Un sabato sera Eros rientra a casa annoiato e stanco dopo una lunga e infruttuosa giornata di lavoro.
I suoi amici lo hanno cercato per tutto il pomeriggio, ma lui quella sera non ha proprio nessuna voglia di uscire e ficcarsi nella confusione delle solite strade del lusso metropolitano.
Così, dopo essersi fatta una bella doccia rinfrescante e aver consumato una cena frugale, decide di staccare il telefono e chiamarsi fuori dal mondo.
In TV però non c'era nulla di interessante, e allora accende il suo pc per passare qualche ora girovagando tra una chat e l'altra: chissà che non riesce ad agganciare qualche ragazzetta desiderosa di provare la strada dello spettacolo e che perciò necessiti di foto ben fatte…
Per mantenersi in esercizio, cerca gente che parli la lingua spagnola, ma sembra che quella sera tutto congiuri contro di lui: su ognuna delle piattaforme virtuali iberiche che esplora non c'è anima viva...
Eros sta per abbandonare la partita quando nella sua finestra appare lampeggiare un nickname davvero curioso: PottyaGirl.
Eros sa chi sono le “Pottya”, una band di ragazze giapponesi tutte con le caratteristiche da chubby ed oltre.
Da sempre, l’uomo è un patito delle forme generose femminili, e quindi si rincuora, non vuole lasciarsi sfuggire quell’occasione che si preannuncia davvero ghiotta: forse, quella sera, non dovrà forzosamente andare a letto "con le galline", e così comincia a leggere:
- "Hola soy Conchita y tu?".
Si schiarisce la vista, legge bene quel nome – Conchita – e capisce che è una donna…
Gli brillano gli occhi, e – da single non per scelta – spera che quella serata possa essere la sua occasione umana e professionale.
Così risponde:
- "Hola Conchita, soy Eros".
Lo spagnolo di Eros non è molto curato, si avvale del traduttore di Google poiché risale ai tempi della scuola, e dunque non si azzardò ad intrecciare una conversazione articolata, ma con delle frasi molto elementari quell’incontro casuale si trasforma in un qualcosa che coinvolge profondamente entrambi...
Sulle ali di una crescente confidenza, quella sera i due si informarono quanto più possibile l'uno dell'altra, ed essendo ormai notte fonda si diedero appuntamento per la sera seguente, stessa chat, stesso orario…
Il giorno seguente, chiuso nel silenzio della sua stanza, non appena Eros vide quel nickname lampeggiare di nuovo, trasalì per un istante ed attaccò:
- "Hola Conchita, buenas noches como estas?".
E lei:
- "Quiero decir, esta noche estoy un poco deprimido".
- "¿Puedo preguntarte porque? Sabes, incluso para mí hoy no fue un día para recordar..."
- "Bueno, tal vez porque no tengo un hombre que me haga reír y me lleve a cenar ... Bueno, olvídalo, no quiero aburrirte con mi paranoia".
- "No te preocupes, te entiendo muy bien, yo también por la noche cuando llego a casa no tengo a nadie con quien pueda intercambiar algunas palabras y que me haga sentir bien".
Tra i due cominciava a nascere una simpatia, forse un affetto in fase embrionale, ed Eros non riusciva più a pensare una sera senza vedere quel soprannome “danzare” sul suo schermo... Se aveva impegni di lavoro che lo tenevano fuori fino a tardi interrompeva qualsiasi riunione per correre dalla “sua” spagnola…
Correre in senso metaforico, dato che non sapeva nemmeno dove stesse geograficamente. E così una sera, vinto dalla curiosità, prese l’iniziativa:
- "¿De qué parte de España eres?".
E lei:
- "Vivo en Maspalomas, en Canarias".
L'uomo rimase molto colpito da quella risposta: quella zona la conosceva benissimo per averci lavorato all’inizio della sua carriera, proponendo foto istantanee sulle spiagge...
Raccontò a Conchita aneddoti su aneddoti, e lei se ne entusiasmò, conoscendo benissimo quelle atmosfere: finalmente, avevano trovato qualcosa in comune, qualcosa che nel volgere di un paio di mesi avrebbe portato Eros in terra iberica, ma questa volta non per lavoro!
3. Angelica visione.
Una sera Conchita (ormai si chiamavano per nome) fece ad Eros una proposta che entrambi in cuor loro covavano da tempo:
- “Eros, no sé cómo decírtelo, y espero que esto no lo estropee todo como siempre ... Pero no puedo esperar más”
- “Dime ... Sabes que puedes contarme todo, sin problemas ... ¡Orlai nos conocemos tan bien!”
- “¿No crees que es el caso de empezar a dar ese paso extra ...”
- “Por supuesto” rispose lui, restando sulla difensiva, non capendo bene cosa la donna volesse da lui…
- “Así que vamos, vamos a encender la cámara, que tengo unas ganas locas de verte”.
Aveva troppa voglia di vedere com’era fatto quell’uomo che le stava suscitando suggestioni inspiegabili, ed anche lui francamente non ci sperava più, dopo giorni e giorni “inutili” da quel punto di vista.
Accettò con entusiasmo:
- “Es una gran idea, que yo también me muero por saber cómo eres”.
- “Espero no decepcionarte, les hice una mala impresión a demasiados chicos”, disse lei, e così – entrambi trepidanti – cliccarono sul rispettivo pulsante “Trasmetti”…
E la prima immagine che Eros vide fu il suo mezzobusto.
Al fotografo piacque subito la figura di quella donna, era proprio come se l'era immaginata, un viso che ispirava fiducia e dal quale traspariva una certa inquietudine, e – cosa che lo impressionò – un seno davvero imponente.
Dopo un silenzio carico di tensione, Conchita gli domandò:
- "Te decepcioné, ¿verdad? Era mejor quedarse con un conjunto de palabras escritas en el teclado...".
Ma lui non rispondeva, non perché gli dava ragione, ma perché era rimasto attonito dalla semplicità della sua bellezza.
Non ricevendo risposta, la donna riprese:
- " Por otro lado, me gustas mucho ... Además de inteligente, también eres hermosa...".
Eros allora si scosse da quel torpore che lo attanagliava, e non volendo lasciarle credere che fosse insoddisfatto, con calma le disse:
- "ú también me gustas mucho, y lamento haberte hecho pensar lo contrario ... ¡Es solo que eres exactamente como te imaginaba!".
Era davvero emozionato, e Conchita lo percepì, e continuò quella "danza" di parole:
- " Todavía no has visto mucho ... ¿Cómo me imaginas con esta ropa? Ese es el problema: cuando me ven bien, todos desaparecen ...".
In quel momento, cominciò a prendere coscienza che forse finalmente aveva trovato la donna della sua vita...
Quella sera, si lasciarono così, spossati dalla gran quantità di emozioni che la loro “prima volta” in video gli aveva dato.
L’indomani, puntuali come orologi svizzeri, i due si ritrovarono all’ormai consueto appuntamento…
La prima a collegarsi fu la donna, e quando Eros vide che aveva già aperto l’accesso alla cam, per un momento ebbe un attacco di gelosia.
Non riuscì a trattenersi, tanto che – prima ancora di andare in trasmissione con la sua – le scrisse:
- “¿Con quién estás chateando?”.
Conchita, non stava parlando con nessuno, e quando lesse quelle parole rimase offesa, e gli rispose:
- “¿Estás celoso?”
Ma Eros non voleva ammetterlo e dargliela vinta, così le replicò:
- “¿Estoy celoso? Puedes hacer lo que quieras... ¡Eres libre de hablar con quien quieras!”.
La donna quella sera aveva in mente di farle una sorpresa, ma offesa, chiuse la conversazione.
Eros la attese per ore invano, speranzoso che la spagnola avesse un ripensamento… Si maledì tutta la notte per quelle parole quanto mano avventate… Le avrebbe voluto chiedere scusa, ma l’unico canale che aveva era quella maledetta chiat, e così dovette attendere la sera seguente…
Ma Conchita non si fece vedere… Era sparita… E lo stesso avvenne per le sere successive.
Fin tanto che, un giorno – Eros non aveva smesso di collegarsi ogni sera, al “loro” orario – ebbe a restare sorpreso quando, collegandosi alla chat, trovò nella sua casella di posta un messaggio che diceva:
- “Estúpido, ¿pero aún no te has dado cuenta de que estoy enamorado de ti? ¿Cómo podría charlar con otros? Quiero darte mi vida… Mientras tanto, si quieres, ven a charlar esta noche… ¡Tendrás pruebas!”
Eros era al settimo cielo… Oltre ad aver ritrovato la sua Musa, lei gli aveva confessato di essersi innamorata di lui… Che voleva di più?
Non era il caso di fare ancora il sostenuto, e poi, quell’ultima frase di lei gli risuonava in testa, sibillina.
Così, la sera riprese ad avere un senso…
All’ora concordata, lui era già in postazione, e stavolta fu lei – da brava femmina – a tardare qualche minuto.
Quando arrivò, PottyaGirl esordì:
- “Dame dos minutos y luego abre la cámara…”.
Quando finalmente apparve, Eros credeva di sognare: non è una normale inquadratura, Conchita è in topless! E ciò che aveva potuto solo immaginare la prima volta, ora si materializzava ai suoi occhi…
Fosse stato per lui, sarebbe rimasto a guardarla fino al giorno dopo e anche oltre, ma Conchita aveva attivato pure il microfono:
- “Entonces, ¿no me dirás nada? ¿No me gustas?”.
Avrebbe voluto prendersi a schiaffi per la sua irruenza e il rischio di perderla che aveva corso…
Istintivamente, congiunse le mani e le rispose:
- “Ahora no tengo más dudas, ¡eres la mujer más hermosa que he visto en mi vida!”.
Intanto, lei si massaggiava quell’ottava misura di tette che “bucava” lo schermo e sembrava volersi strusciare sul suo volto.
Quelle tette erano solidissime, piene e – nonostante le dimensioni – stavano su che era una meraviglia… Una pelle liscia da mettere i brividi faceva da contrasto a due areole stupendamente rugose… E i capezzoli? Fini ma carnosi da volerli succhiare fino allo sfinimento…
Conchita sapeva bene che quello spettacolo lo avrebbe incollato, muto, al video, ma quella sera si giocò ogni possibilità: o la va o la spacca, si disse tra sé e sé…
- “Mi vida, ¿los quieres? Mira, soy un gran compromiso”, ci scherzò sopra, e poi:
- “Sin embargo, estoy seguro de que podrá cumplir con esta responsabilidad”.
Eros voleva ricambiare il suo dono così generoso, ma non voleva andare subito al sodo, e non voleva esagerare… Così, non trovò di meglio che togliersi la maglietta e rimanere a petto nudo.
Poi, ci scherzò su anche lui:
- “¡Aquí, aunque los míos no sean tan bonitos como los tuyos!”.
Quella battuta ebbe come risultato quello di strappare una risata alla donna… La prima risata da quando si erano conosciuti.
Erano entrambi felici come bimbi, e trascorsero tutta la sera così, immaginando quanto sarebbe stato bello un petting dal vivo.
Ma era tardi, e i due innamorati si lasciarono. Non prima, però, che lei gli avesse promesso:
- “Mañana tendrás el resto ... ¡Y recuerda que quería darte este regalo porque te amo!”.
La finestra in cui era racchiuso quell’angelo si oscurò improvvisamente, ed Eros rimase per qualche istante pensieroso: Conchita ormai era sua!
Il pomeriggio del giorno seguente, il fotografo fu chiamato ad una trasferta, che lo avrebbe tenuto impegnato per tutto il fine settimana.
Maledisse il cielo di non fare l’impiegato, ed inviò alla sua amata un messaggio:
- “Amor, el trabajo me llama y no podré estar aquí contigo esta noche. Nos vemos el lunes por la noche, si quieres...”.
Dopo qualche ora, arrivò la risposta di lei:
- “No, la espera será tanto tiempo si tengo todo de vuelta para mí”.
I giorni passavano, ed Eros non pensava ad altro che a Conchita, mentre Conchita aveva cuore solo per Eros…
Quando alla fine giunse il Lunedì, e la loro chat potè essere riattivata, la donna non aspettava altro che potergli offrire il meglio di se…
Anziché usare il microfono, stavolta gli scrisse:
- “Cuando activo la cámara, sin dudarlo... Si no te gusta, tienes que decírmelo... ¿Ok?”.
Eros rispose:
- “Seguro que me gustará, no te preocupes...”.
Conchita gli disse:
- "¡Aquí estoy listo! ¡Puedes encenderlo!".
Eros, ormai, ogni volta che vedeva quel corpo si sentiva una pace indicibile dentro, e quindi obbedì al comando della donna e al suo richiamo...
Attivò la cam, ma vide soltanto un qualcosa di indecifrabile, sfocato e scuro... Poi, questa "cosa" iniziò a muoversi, indietreggiò, e sul monitor dell'uomo cominciò a prendere forma della peluria riccia, nerissima, che luccicava sotto le luci ravvicinate.
A un certo punto, si vide una spaccatura verticale, in mezzo alla quale quel pelo si diradava...
Conchita, infine, si mise a una distanza tale da far capire a Eros che il suo "regalo" di quella sera era il suo bellissimo ventre, con la vulva fradicia dall'eccitazione...
Si allontanò ancora, per farsi vedere a figura intera, e gli strillò:
- "Buenas noches mi amor, espero que hayas disfrutado del showcito... Toma, esta soy yo, si lo quieres algún día...".
Eros avrebbe voluto abbracciare, stringere forte a sé quella meraviglia, baciarla con passione... Ma c'era un piccolo problema, quel maledetto schermo!
Rimase folgorato da quel corpo un po' abbondante e anche un po' sgraziato, ma che anziché respingerlo lo incuriosiva...
Era piccina e con una notevole stazza... Tornò ad essere la ragazza insicura di qualche tempo prima, e così lui le disse, con voce tremante di gioia:
-"¡Te deseo! Te quiero todo y solo para mi, Cinghialotta!".
Sulle prime non si accorse nemmeno di aver pronunciato quel nomignolo, segno che la loro intimità era a buon punto.
Quando Conchita gli domandò, felice come una pasqua:
- "Como me llamaste?"
Lui non seppe che dire, non ricordava nulla, e rispose:
- "¿Por qué, cómo te llamé?".
E lei:
- "Cinghialotta!".
E gli sorrise di nuovo.
Eros avrebbe voluto nascondersi, non era certo un bel apprezzamento per una donna quello che gli aveva fatto, ma accorse lei in suo aiuto:
- "Me llamaste Cinghialotta... ¡Es hermoso, de ahora en adelante siempre me llamarás así!".
Era la prova che era sbocciato l'amore, impetuoso e improvviso.
Eros era eccitatissimo, voleva fare qualcosa per lei, e non trovò di meglio che tirarsi giù pantaloni e boxer ed esclamare:
- "No es tan hermoso como el tuyo, ¡pero es tuyo para siempre!".
Adesso era il turno di lei a restare senza parole, ammirava quel "coso" ricoperto di un folto vello, che si ergeva ritto verso di lei, e alla fine gli disse:
- "Lo quiero... me lo llevo, y ay de quien lo toque, Pisellone!".
Anche in questo caso, quel nomignolo gli uscì spontaneo, e da allora furono "Cinghialotta & Pisellone"...
In ultimo, Conchita propose:
- "En tu honor, a partir de ahora hablaremos en italiano ... No me va muy bien, pero con el tiempo mejoraré”.
4. Invito a Maspalomas.
Ormai Eros e la Cinghialotta sono una coppia di fatto, sempre più intimi nella bellezza del loro sentimento.
Ma la chat non gli basta più, e Conchita ogni giorno che passa è sempre più nervosa.
Così, un giorno, - o la và o la spacca – si azzarda a proporgli:
- "Eros, perché non vieni a trovarmi a Maspalomas? È molto bello in questi giorni, ci sono così tante persone, così tanto divertimento! Dai, passeremo tutta l'estate insieme...".
Per Eros quello era un momento pieno di lavoro, ma ci mette un secondo a decidere, anche lui è troppo su di giri e vuole finalmente conoscerla a fondo.
Così, le annuncia:
- "Prenderò il primo volo e domani sarai tra le mie braccia...".
Detto fatto, e la sera seguente Cinghialotta è tra le sue braccia, in carne (tanta) ed ossa (poche)...
Come si dice, il primo bacio non si scorda mai, e infatti fù un bacio lunghissimo e di una intensità struggente...
Le lingue si intrecciarono, e andarono a rincorrersi freneticamente, per nutrirsi di quella passione che cominciavano allora ad "assaggiare"...
Eros era stanco dal viaggio, ma una volta a casa di lei si rinvigorì e si gettarono sul lettone l'uno nelle braccia dell'altra.
Affannosamente, va alla ricerca di quelle tettone tanto agognate, che aveva solo visto e mai toccate...
Il pesante reggiseno volò via in un attimo, e le sue labbra si chiusero a tenaglia su quei seni:
- " Sono troppo belli per essere veri, fammeli assaggiare per bene", ebbe modo di dirle guardandola fissa in quegli occhi che si erano trasformati in un mare di serenità.
Intanto, pure Conchita aveva slacciato la camicia del fotografo, e il suo petto villoso era diventato terreno di conquista per le sue mani che lo esploravano palmo a palmo:
- "Solo tu mi dai sicurezza... Da quando ti conosco, mi sento una vera femmina… la tua femmina!".
Poi Eros le strappò via un perizoma che a stento riusciva a contenere un lato b sconfinato... L'uomo era così eccitato che non riusciva a capire dove metteva le mani, ma riuscì ugualmente ad aprirle le natiche per penetrarla di dietro con due dita.
Lei cacciò un urletto, poi si voltò e gli disse, maliziosamente:
- "Sei il primo visitatore, che dici, ti meriti un premio?".
E, vedendo che lui si mostrava indeciso, fu più esplicita:
- "Forza, inculami, ma fai piano... Sono vergine!".
Eros trasecolò... Pensare che la Cinghialotta aveva preservato per lui quella parte di sé che solitamente viene sacrificata per mantenere intatto il centro massimo del piacere, una donna di quasi 50 anni, lo fece tremare per la responsabilità che si stava caricando sulle spalle...
Mentre era assorto in questi pensieri, Conchita gli iniziò un pompino da favola, da vera maestra del handjob: lo scappellò, stringendo la mano a pugno e facendola scivolare lungo l'asta, dal glande ai testicoli e viceversa, sempre più veloce, velicissima... fino a quando non le parve che il cazzo di Eros fosse diventato duro abbastanza.
A quel punto, lei si dispose a pecora, e lui le disse, carezzandole il suo "mappamondo" di carne:
- "Se ti faccio male, fermarmi subito!".
E lei, dolcissima:
- "Non ti preoccupare, è il prezzo da pagare al nostro amore!".
Così Eros le allargò per bene le natiche, sputò un pò di saliva sullo sfintere e lo massaggiò fino a quando non iniziò a cedere.
Poi, vi infilò due dita e le fece ruotare al suo interno, prima verso destra e poi verso sinistra, per allenare il pertugio al" gran momento".
La Cinghialotta ebbe una smorfia non di dolore ma di leggero fastidio, ma alla fine si abituò a quella pratica...
Eros si mise in ginocchio dietro di lei, e – sempre tenendo le chiappone ben larghe – appoggiò la cappella sull'ano, si sistemò comodo ed iniziò ad esercitare la pressione necessaria.
Lentamente il suo membro si occultò nel suo intestino – che lo accolse senza alcuna difficoltà –, fermandosi ogni tanto per farlo abituare, e scese giù fino alle palle...
Eros si era un pò calmato, e così anche Conchita...
Il maschio poté quindi iniziare a stantuffarla con regolarità e potenza, fino a che non le venne dentro con una calda schizzata di sborra.
Si accasciò su di lei, la arpionò sui suoi meravigliosi fianchi, e distendendendoglisi sopra le sussurrò:
- "Ora che ti ho posseduta, sei davvero mia!".
Si stesero sul letto uno affianco all'altra, e mentre ancora ansimavano lei gli disse:
- "Per la gente abbiamo fatto una cosa molto sporca, ma per me è stato tutto molto belloe naturale... Comunque, manca ancora il meglio!".
Gli fece così capire che gli avrebbe concesso anche la penetrazione vaginale, ma prima di addormentarsi sfinita gli annunciò:
- "Bada che dovrai prenderti anche quella verginità...".
L'indomani mattina si svegliarono nella stessa posizione in cui si erano assopiti, baciati dai raggi del sole che penetrarono dalle finestre a riscaldare i loro corpi nudi...
Conchita ed Eros si prepararono ed uscirono a fare una passeggiata lunga l'intera giornata, e quando rientrarono erano sfiniti.
Cenarono "tete a tete", e poi lei si fece seria... Gli prese una mano tra le sue, e:
- "Eros, e arrivato il momento di essere tua... In tutto e per sempre!".
Strano a dirsi, ma un "uomo di mondo" come lui si sorprese a lasciare l'iniziativa a una donna alla prima esperienza...
E infatti, la Cinghialotta gli chiese:
- "Mi apri la cerniera per favore?".
E si voltò dandogli le spalle.
Ora, quella cerniera partiva dal collo per arrivare giù fino a sotto le natiche; il fotografo iniziò a scenderla, sempre più in basso... Superò le spalle, poi l'altezza del seno, e niente!, non c'era nessun indumento... Poi arrivò ai fianchi, e ancora più in basso sul sedere, e non incontrò nemmeno un filo di stoffa...
Una volta giunto al limite inferiore, lei sentì di dovergli offrire ancora una volta quello spettacolo che lo faceva impazzire: cominciò a dimenarsi tutta, e lentamente si sfilò prima le maniche, e poi – seguendo la linea dei fianchi e delle cosce – la parte della gonna, rimanendo completamente nuda.
Le dava le spalle, e quel lato fu per lui un nuovo, entusiasmante delirio dei sensi.
Era bella come il sole e scintillante come un manto di stelle, al che lui crollò ai suoi piedi: spaventata, Conchita si voltò di scatto, allargò le braccia e vide quella scena tanto risibile... Il suo uomo in ginocchio, come in estasi, la guardava...
Restarono senza parole per dei lunghissimi momenti, poi lei gli si avvicinò piano piano, e giunta a pochi passi da lui disse:
- "Eccoci, finalmente, su vieni... Lo fece rialzare e lo precedente in camera da letto...
Aveva già disposto ogni cosa... Si sdraiò con fare lascivo, con un cuscino sotto la testa e un altro sotto i glutei... Trascinò le cosce verso il bacino allargandole il più possibile.
Poi lo chiamò a sè con un semplice gesto, e gli fece posare il volto sul suo soffice vello...
A un tale richiamo, risvegliato anche da quel profumo intenso, lui tirò fuori la lingua e come un martello pneumatico iniziò ad affondarla tra le labbra della fica...
Sentì un gran calore e un succo di femmina delizioso; si aiutò con le mani a divelgere quella barriera, ma poi pensò alla donna e a quello che sarebbe stato il suo vero desiderio, atteso fino ad allora.
Sollevò la faccia, si sbottonò i pantaloni estraendo il pene già eretto, e lo infilò nella passerina, trovandosi davanti un vero muro di gomma...
Si appoggiò con tutto il suo peso, e alla fine ne ebbe ragione, affondando nella stretta sacca fino a sbattere contro l'utero.
Estrasse il cazzo per metà, e vide l'asta sporca di sangue: la sua Cinghialotta era diventata femmina, e gli aveva fatto dono della cosa più preziosa che avesse, la sua verginità.
Erano faccia a faccia, e lei avvolse i lombi di lui con le sue gambe, stringendo come se non volesse far finire quel momento così sublime.
Si fissarono, e mentre Eros continuava a pomparla, lei gli disse, carezzandogli la nuca:
- "Ora, tu sei mio per sempre... Non ci serve un pezzo di carta a dirlo... Sei sangue del mio sangue!".
5. Giorni "di fuoco".
Nei giorni seguenti i due fecero sesso in ogni angolo di quella casa e dietro ogni duna di quel posto meraviglioso.
Conchita era come se si fosse sbloccata, liberata da un macigno che la opprimeva...
Eros, dal canto suo, si sentiva più sicuro di sé, benché cosciente della responsabilità che si era assunta nei confronti di quella creatura così fragile e così piena di iniziativa.
Fecero l'amore mettendo in pratica tutte le posizioni del Kamasutra, e anche oltre, inventandosi le più spericolate pose.
Li si poteva trovare sempre insieme, sorridenti, finché un "bel" giorno Eros dovette dire a Conchita ciò che non avrebbe mai voluto dirle: a breve sarebbe dovuto rientrare in Italia...
Che tragedia!, la donna scoppiò in un pianto isterico, piangeva e rideva allo stesso tempo...
- "Dimmi che è uno scherzo, che non andrai via, non puoi abbandonarmi così, dopo tutto quello che abbiamo fatto insieme...".
Eros sapeva che doveva partire ma non voleva, e soprattutto non voleva veder soffrire la sua donna...
Come sempre fu la Cinghialotta a prendere l'iniziativa:
- "Facciamo cosi: ci divertiamo a più non posso per questa settimana, poi si vedrà…".
E i due fecero proprio così, tutto il giorno ad "annusarsi" e a palpeggiarsi l'un l'altra, finché non accadde l'imponderabile...
Infatti, sul far della sera, dopo un bagno in mare, uscendo dall’acqua ci stendemmo al sole e ci addormentammo.
Quando ci risvegliammo, avevamo davanti due ragazzi, un maschio e una femmina, che ci sorridevano…
- “Buongiorno, anche a voi piace il nudismo?”, ci domandarono in un inglese maccheronico.
Conchita trasalì, e tenendo la testa bassa si coprì le sue intimità, mentre io li guardai ed abbozzando un sorriso di circostanza risposi:
- “Un pò, tanto per cambiare. E voi?».
Fu allora che facemmo le presentazioni, e scoprimmo che i due ragazzi – Hans, un colosso di 25 anni, una grossa mazza, quasi 100 kg per 1 metro e 90, e Kirsten, 22 anni, 55 kg per 1 metro e 60, tettine piccole a punta e una patatina rasata che sembrava una sedicenne – erano danesi di Aarhus.
Risposero:
- “Noi lo facciamo da anni, ma non vogliamo essere di disturbo, anzi ce ne andiamo subito. Ci aveva parlato di questo posto una coppia che lo frequenta da anni, e così siamo passati per dare un’occhiata”.
A quelle parole, la Cinghialotta sollevò lo sguardo, incrociò gli occhi di Kirsten, le sorrise complice, e poi si rivolse ad Hans:
- “Restate pure, c’è posto per tutti, gustiamoci insieme questa bella giornata di sole e di mare!”.
Kirsten le fu riconoscente, e si distesero vicino a noi.
Dopo un pò, le due femmine si se ne andarono per fare una quattro passi a riva mentre gli uomini cominciarono a conversare tra loro del più e del meno.
In breve, Eros venne a sapere che Kirsten era una vera troia da letto, dotata di grande fantasia, ma che di prenderlo in culo nemmeno voleva sentirne parlare; per di più – avendo un seno piccolo – non poteva offrire al compagno “giochi” lussuriosi, men che mai delle spagnole da infarto.
- “È la cosa che ti invidio di più, avere una femmina cosi dotata di seno” disse il danese ad Eros.
Il quale non gli rispose, anche perché stavano tornando le due donne...
Quando arrivò l’ora del tramonto, le due coppie erano ancora in spiaggia, e passarono dei momenti stupendi a gustarsi quel incantevole spettacolo della natura.
Rientrati a casa sua, Conchita era eccitatissima per l’incontro fatto; scoprii che le piaceva sentirsi osservata, desiderata, al centro dell’attenzione di tanti cazzi diversi: era un lago tra le gambe…
Benchè geloso, Eros la scopò, e godettero molto: la Cinghialotta ebbe due orgasmi impressionanti, poi disse:
- “Lo voglio nel culo!”
E’ proprio eccitata di brutto, perché – ormai Eros ha imparato a conoscerla – solo quando la sua libidine è al massimo esce fuori dal profondo il suo essere troia, smaniosa di essere rotta in ogni pertugio.
Il fotografo le fece il culo con poderose spinte, e lei lo incitò a penetrarla analmente più forte che poteva. Fu colta dall’ennesimo orgasmo, dopodiché si abbatté stremata sul letto e gli chiese:
- “Ora che ci siamo divertiti, finisci nella mia bocca”.
Si sfilò, appoggiando la cappella ancora pulsante sulle sue labbra, e lei gli succhiò anche l’anima, finché Eros non le venne in gola…
Si baciarono un’ultima volta, poi lei si addormentò, mentre lui ripensò al corpo di Kirsten, così straordinariamente e apparentemente minuto e “immaturo”:
- “Scoparla deve dare l’idea di avere sotto una ragazzina”, pensò.
Poi, però, si ricordò che aveva già 22 anni.
La sera successiva Cinghialotta era andata a fare delle spese…
Quando Eros la vide – dalla finestra – rientrare, era insieme a un’altra coppia, che riconosco subito: erano Kirsten e Hans.
Li lasciò con me in sala e sparì in camera sua. Quando ne uscì, rimasi a bocca aperta: indossava una camicia bianca sbottonata per un paio di bottoni, tette senza reggiseno, minigonna nera senza calze, sandali legati alla caviglia con dei fiocchi di tela.
Anche Kirsten non era da meno: indossava un abito da sera nero, senza maniche, con uno spacco abissale che faceva intuire il suo seno contenuto in un reggiseno che lo faceva risaltare nonostante sia stato microscopico.
Le spalle erano nude, e dietro la scollatura le arrivava alla spaccatura delle chiappe: era così esteso che mostrava come sotto non indossasse nessuno slip...
Senza tanti preamboli – Conchita e la sua nuova amica si erano messe d’accordo – Eros sentì la ragazza danese mettergli un braccio sul collo e baciarlo. Poi, la sua lingua gli penetrò in bocca in cerca di quella del fotografo e le sue mani andarono alla ricerca del “pacco”…
Eros, per tutta risposta, infilò le sue sotto l’abito, e notò che la sua fica era già bagnata. Con fervore, gli aprì i pantaloni, gli tirò fuori il cazzo, e afferrandolo stretto con forza gridò, come per una liberazione:
- “Finalmente un cazzo di giuste dimensioni!”.
Poi, se lo mise in bocca, senza problemi…
Intanto Hans aveva messo una mano in mezzo alle cosce di Conchita, e ne rimase piacevolmente sorpreso:
- “Caspita, sei un lago! Sapessi come ho sognato di scoparti dal primo momento che ti ho visto!”.
Lei pure, però, non rimase con le mani in mano, brandendo il suo trave di carne e dicendo:
- “Io, invece, ho desiderato di sentire questo membro colossale dentro di me da quando l’ho ammirato al mare”.
Kirsten, che aveva ascoltato il botta e risposta mentre aveva il cazzo di Eros inabissato tutto in gola, lo estrasse dalla bocca per un istante, giusto il tempo di ribattere a Conchita:
- “Aspetta di sentirtelo nel ventre… Mi ci sono voluti anni per imparare a prenderlo tutto, e ogni volta ho i dolori per giorni…”.
Poco dopo, la nordica salì a cavallo e si impalò sul membro dell’italiano. Lui sentì perfettamente scivolarsi dentro di lei, e sentì la sua fica caldissima dai suoi umori.
Hans, nel frattempo, aveva fatto coricare la Cinghialotta sotto di lui e le era salito su anche lui per possederla.
Non fu facile, a causa delle dimensioni di lui, e allora Conchita lo fece scendere, poi lo fece mettere sotto, e infine si impalò da sola su quel palo eretto e rigido.
Scese lentamente su quella cosa spaventevole… Si sforzò di dire qualcosa, riuscì solo ad implorarlo:
- “Piano, fai piano, non spingere, sei enorme, mi sventri! Fai piano…”.
Ma si era infilata quasi tutto quel cazzo dentro, e lui ne gioì:
- “Lo sapevo che eri una troia stupenda… Lo sento sbattere in fondo all’utero… E’ bellissimo!”.
Ma Hans stava impazzendo anche per le tette di Conchita.
- “Che belle! Le ho sognate da sempre!».
E Conchita gliele avvicinò alle labbra, provandone in contraccambio un gran diletto.
Disse al maschio dell’altra coppia:
- “Ciucciale e spremile, mi piace da morire sentirle abusare… Un uccellino mi ha detto che hai un sogno inconfessabile, vedrai che se sarai bravo dopo ti esaudisco. Adesso, però, voglio godermi il tuo bastone dentro di me…”.
Subito dopo, Kirsten guardò Eros:
- “Mi rincresce, ma con i miei ti divertirai davvero poco…”.
Lui, allora, per dimostrarle che si sbagliava, gliene prese uno in bocca, lo infilò tutto dentro, e si gustò il sapore di quella tettina.
Kirsten ne restò sorpresa:
- “Fantastico, me la stai divorando in maniera stupenda. Caspita come la succhi, mai provato un simile godimento!”.
Mentre la ragazza beneficiava dei servigi della sua bocca, Eros fissava con gli occhi il meraviglioso “sali-scendi” di Conchita sul cazzo di Hans, che ben presto la portò a raggiungere il primo orgasmo.
La Cinghialotta ululò:
- “Uuuhhhhh! Lo sento tutto dentro… Mi squarcia, mi spacca l’utero, mi sento così piena che mi chiedo come ho potuto prenderlo tutto…”.
E a questo punto, anche Kirsten raggiunse il suo orgasmo…
Poi Conchita si piegò a novanta gradi, e Hans la scopò da dietro:
- “Ti ho detto di fare piano! Lasciami almeno abituare alle tue misure… Cazzo, sei enorme, ma è piacevole… Dai, scopami!”.
Mentre le due donne venivano possedute dai maschi, Conchita si stese sul corpo di Kirsten ed andò a popparle i seni.
L’altra gemette, poi ricambiò il “favore”, trovandosi davanti al volto le formose tette della donna di Eros.
Si lasciano scopare ancora per poco, poi si sfilano i cazzi e si avvilupparono tra di loro in un 69 da urlo: Kirsten, distesa sotto la Cinghialotta che gli leccava la fica, la fece godere così tanto che Conchita – quando raggiunge l’orgasmo – urlò a squarciagola.
Eros e Hans le guardarono estasiati, senza dire nulla: lo spettacolo era così esaltante che non c’era bisogno di parole!
Poi, la Cinghialotta, dopo aver goduto con Kirsten, tirò a sé il danese e finalmente gli donò le sue mammelle…
Non appena ebbe dinanzi quelle meraviglie, Hans parve in delirio:
- “Non ci posso credere! Una spagnola tra le tue tette! Divina…”.
Mise il cazzo tra le poppe di Conchita, che nel frattempo gliele presentò in fuori e gliele lasciò “scopare”.
Quando Hans spingeva il cazzo verso il suo volto, lei gli lambiva la cappella con la punta della lingua, e gli frizionava l’asta con le zinne strette intorno a quella verga che scompariva nel fenditura del suo petto.
A un certo punto, prese ad sollecitarlo a venire:
- “Dai, voglio il tuo seme sul petto, sul viso… dappertutto… Dai, sborra toro favoloso…”.
Dai e dai, alla fine, Hans esplose il suo piacere, e lei:
- “Bravo, così! Dai, la voglio tutta!”.
Terminata quella “rappresentazione” così spettacolare, Kirsten recuperò il cazzo di Eros e se lo rimise fra le labbra, iniziando a succhiarlo in un modo davvero portentoso: se lo tenne bloccato in fondo alla gola e lo succhiò con veemenza avvolgendogli la lingua sul glande.
Poi, lo estrasse, dedicandogli una sega veloce, e riprese a succhiarlo di nuovo.
Eros provò un piacere fortissimo deflagrargli nel ventre e poi svuotarsi nella bocca della ragazza, che lo ricevette fino all’ultima goccia.
Lui godeva senza fine, e lei gli succhiava ogni energia…
Infine, l’uomo si sentì come inchiodato, incapace della benché minima reazione.
Hans, che si trovava nello stesso stato del “compagno d’avventura”, gli lanciò uno sguardo e poi gli disse:
- “Caro mio, dobbiamo sentirci dei maschi favoriti dalla fortuna: abbiamo due troie meravigliose. Sono così stupende… Grazie!”.
Eros stava per aprir bocca e rispondere al nordico, quando Conchita ruppe il silenzio, e rivolta all’amica le guarda in faccia.
- “Kirsten, sei una troia di prima classe! Mi hai fatto impazzire… Ti amo!”.
Dopo ore ed ore di sesso assoluto, i quattro si ricomposero, e la coppia danese se ne andò per conto suo...
Eros e la Cinghialotta si infilarono immediatamente – ancora “caldi” e sporchi di sudore e umori – a letto… Si presero tra le braccia l’uno dell’altra e si resero conto che tra di loro l’affiatamento era ancora più grande.
Conchita riprende a succhiargli il cazzo, fino a che non gli torna bello duro, poi gli sale sopra, se lo infila dentro e lo guarda con uno sguardo struggente:
- “Ho visto che eri geloso… Devi stare tranquillo, con lui ho appagato i sensi, ma adesso con te voglio fare l’amore, e voglio che me lo metti nel culo… Sono molto orgogliosa di te”.
Rifecero l’amore, e alla fine si addormentarono beati.
Il giorno dopo, si rincontrarono al mare alla solita spiaggetta. Stava per finire anche la loro vacanza, e allora Hans ed Eros decisero di fare una sorpresa alle due troie: le regalarono una “doppietta” culo-fica ciascuna, che culminò in un orgasmo estremo e che le riempì di una quantità di sborra mai vista.
6. Fine di un amore.
Quelli vissuti a Masoalomas furono i giorni più belli della loro esperienza, ma le loro vite erano troppo “lontane”: Eros non poteva abbandonare il suo ambiente di lavoro, e Conchita non voleva ricominciare la sua vita in un altro posto, la spaventava…
Così, anche se a malincuore si salutarono senza rimpianti, consapevoli di aver vissuto dei momenti forse irripetibili.
Ripresero i loro “appuntamenti” serali in chat, fino a quando – forse per stanchezza mentale – non sparirono l’uno dal monitor dell’altra, così all'improvviso come erano apparsi…
FINE.
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pollicino1965,
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Il doppio incesto di amanda
1. Prologo.
Con questo racconto, torniamo a "vivere" una storia oltreoceano, e precisamente ad Abbeville, una tranquilla cittadina statunitense della Louisiana dove si trova la famiglia Collins, una famiglia benestante formata dal capofamiglia Michael, 75 anni, da Amanda, 47 anni e madre di due figli, e da Louis, il figlio maggiore di 22 anni.
Per la verità, ci sarebbero anche il coniuge e la figlia minore di lei, ma mentre la seconda – impegnata negli studi – vive in Europa, il primo è sempre in giro per il mondo per lavoro...
Come annunciato, e come vedremo in seguito, la protagonista principale è Amanda, istruttrice di fitness e nutrizionista, che si occupa di tenere in forma specialmente personaggi famosi e soprattutto facoltosi.
Metà latina (da parte di madre) e metà statunitense (da parte di padre), è alta un metro e 63, occhi scuri e capelli neri lunghi e mossi, labbra carnose, spalle muscolose e una quarta misura di tette (rifatte), areole larghe e capezzoli nella norma tratteggiano una figura che certamente desta più di qualche interesse, insieme a una fica perfettamente rasata e a un culo "importante" ormai non più vergine...
Caratterialmente solare e socievole, affettuosa, comprensiva e complice con i suoi ragazzi, è estremamente determinata quando vuole ottenere qualcosa.
Il padre di lei, Michael, è invece un pensionato che per tutta la vita ha prestato il suo servizio per la comunità locale, dove ricoprì anche una carica importante – per quasi 20 anni – per la valorizzazione storica della cittadina. Calvo, con barba bianca ben curata alla Sean Connery, è alto 1 metro e 75 per 80 kg. ben portati, robusto, un grande stomaco e intimamente dotato di 23 centimetri di cazzo grosso e nerboruto. Carattere forte ma altruista, è sempre pronto ad aiutare la sua unica figlia e la sua famiglia...
Infine c'è Louis, il figlio di Amanda. Fisicamente, il ragazzo è normale, poco appariscente, anzi occhi e capelli castani, 1 metro e 80 di altezza per 70 kg., con un accenno di pancetta, moderatamente villoso ma molto dotato sotto l'aspetto virile, con 25 centimetri di piacere e anch'esso bello largo (ha decisamente preso dalla famiglia materna, soprattutto dal nonno).
Come carattere è solare, in famiglia, ma assai schivo con gli altri. Alle volte viene bullizzato dagli amici, e non riesce a tenere molto bene i segreti di cui viene a conoscenza...
Ebbene, sono loro che daranno vita alla nostra vicenda, con situazioni inaspettate e "intrighi" davvero al limite dell'immaginazione...
2. Padre e figlia: "prima volta", primo incesto.
Era una mattina limpida come l'animo di Amanda quando – parlando tra sé e sé ma davanti a suo padre, con sguardo sognante – la donna disse:
- "Eh, ci vorrebbe proprio un miracolo... Chissà quanti soldi ci vorranno!".
Infatti, causa la svolta che aveva impresso alla sua attività professionale, si ritrovò nelle condizioni di dover assolutamente ristrutturare sia la casa dove viveva con la sua famiglia, che lo studio dove avrebbe ricevuto i clienti più in vista...
Ma l'investimento andava ben oltre la sua più rosea immaginazione, e – nonostante tutto – le sue finanze non glielo permettevano.
Così suo padre, che da sempre stravedeva per quell'unica figlia, le domandò:
- "Amanda, figlia mia... C'è qualche problema?".
Tuttavia lei – orgogliosa quanto bella – voltò lo sguardo da un’altra parte, e con reticenza tacque dinanzi a quella domanda così diretta e incalzante del genitore.
Il quale, non si diede per vinto, e prendendo amorevolmente il viso di lei tra le sue grosse manone, tornò a parlare, questa volta sarcastico:
- "Tuo marito è sempre lontano, beato lui… Perciò, tocca a me occuparmi di voi... Hai bisogno di qualcosa? Sai che io non mi sono mai tirato indietro di fronte alle responsabilità... Allora, che c'è che non va?".
Amanda continuava a tergiversare, mai e poi mai avrebbe voluto sentirsi una mantenuta, ma alla fine si arrese e "vuotò il sacco"...
Aveva bisogno di molti soldi, ma aveva già impiegato tanto per gli studi della figlia in Europa.
Si vergognava come una ladra ad ammetterlo, e così fu la dura ma immensa sensibilità di Michael a prendere l'iniziativa:
- "Bene, ci penserò io... D'altronde i tuoi figli sono i miei nipoti, e tu... Lasciamo perdere, lo sai... Non devi preoccuparti di niente, hai già abbastanza problemi sulle spalle...".
Per farla breve, l'uomo rivoltò quella villetta da cima a fondo, chiamò le migliori maestranze dello Stato, e andò a scegliere personalmente i materiali migliori, secondo i desideri di sua figlia.
Amanda, però, era una donna ostinata, e cercò in ogni modo di mostrare tutta la sua riconoscenza nei confronti di suo padre: incrementò il suo impegno per occuparsi di lui più di quanto già non facesse da quando era rimasto vedovo, ma ancora non le sembrò sufficiente per contraccambiare.
Finché non successe la "pazzia"...
Una sera, infatti, andati via gli operai, mentre l'uomo si trovava a controllare lo stato di avanzamento dei lavori, padre e figlia rimasero a tu per tu, soli, nel silenzio di quegli ambienti immensi.
In un momento di grande intimità, ecco che si riaffacciò nel cuore di Amanda il tarlo dell'orgoglio, e – di fronte a tutta quella meraviglia – la donna non seppe davvero più dove andare a sbattere la testa... Ogni parola le sembrava vana per dimostrargli la sua gratitudine...
Si guardarono negli occhi e lei gli disse:
- “Grazie di tutto, papà… Non so proprio come ringraziarti per quello che hai fatto…”.
E lui:
- “Non ti preoccupare non c'è nessun problema… Io stò bene quando ti vedo serena…”.
Istintivamente, Amanda lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia destra, e nel mentre andò a sfiorare senza volere la patta dei suoi pantaloni… Ed ebbe un brivido, che non riuscì neanche lei a spiegarsi…
In quel frangente, indossava un abito nero di velluto che la fasciava con sobria eleganza, come era abituata a fare senza che ci fosse per forza una ragione particolare... Un vestito tutto d'un pezzo, con una generosa scollatura che faceva risaltare le sue grandi tette nuove di zecca e che le arrivava un pò sopra al ginocchio, scoprendo due gambe non da perdere la testa ma comunque affascinanti...
Ebbene, fu un niente... Quasi ipnotizzata, sorrise, come una bambina che finalmente ha trovato ciò che cercava:
- “Lo so io cosa fare per te… Una cosa che non ha fatto mai nessuno, neanche la povera mamma…”.
E crollò ai piedi di suo padre...
In un’altra situazione, data l’educazione puritana che aveva ricevuto, non si sarebbe mai nemmeno sognata di fare una cosa del genere, ma ora senza esitazione gli slacciò la cintura, sbottonò quell’unico bottone, e abbassò in un colpo solo la zip dei pantaloni.
Michael rimase attonito, e imbarazzato per aver intuito le intenzioni di lei la implorò:
- “Per carità, figlia mia… Ma che fai? Fermati, finchè siamo in tempo… Noi vecchi non siamo abituati a certe cose!”.
Ma Amanda non volle sentir ragioni, e gli replicò:
- “Lascia fare a me, e vedrai…”.
Sembrava tornata una ragazzina, gli tirò giù con spontaneità anche i boxer che si erano improvvisamente gonfiati, e gli prese l’uccello tra le labbra, come l’ultima delle puttane.
Per la prima volta, stava facendo un pompino a suo padre... Il primo pompino che lui riceveva in vita sua!
Concentrata sul da farsi, lo guardò, mentre con la lingua lavorava per far sviluppare quel cazzo... Lo mandò giù più che potè, ma ad ogni spinta trovò il modo di farlo andare oltre il punto raggiunto in precedenza, facendolo sparire nella gola fino all’attaccatura dell’asta sulle palle.
L’uomo, avvertì la bocca calda e umida della figlia sul suo membro, e a un certo punto si lasciò andare, “abbattendosi” sulla parete che fortunatamente aveva alle sue spalle…
Aveva ceduto a quelle lusinghe, e con un filo di voce sussurrò:
- “Tuo marito non sa cosa si perde… E’ da quando è mancata tua madre che…”.
Per pudore, non riuscì a concludere quella frase, ripensando agli anni felici che aveva trascorso con la sua povera consorte.
Ad ogni affondo di Amanda, il glande poi quasi usciva dalla sua bocca sempre più duro e arrossato, mentre con le mani gli teneva in tensione il prepuzio e il frenulo, che si sarebbe detto stesse per rompersi.
Lo succhiava con tutta la forza delle sue mascelle, mentre Michael era allo stremo; sentiva che non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo, e infatti dopo poco esplose tutta la pressione accumulata in anni in cui non era stato più “toccato” da una donna...
Finalmente, mollò ogni remora, e gridò:
- “Vengoooo… Bevi… Bevi tutto…”.
Il suo seme inondò la bocca della figlia, la quale respirava a fatica colma di quei liquidi, e per non rischiare di rimanerne soffocata li ingoiò senza lasciar cadere nemmeno una goccia.
Amanda ormai ci aveva preso gusto, e continuò a succhiare suo padre fino a quando Michael non si sentì completamente svuotato, e con le gambe che gli tremavano rischiò un autentico collasso...
Con gli occhi spiritati a causa degli ormoni a mille, e con un verso che assomigliava più a qualcosa di animalesco gli disse:
- “Papà, quanto sei buono…”.
Entrambi stremati, i gemiti che si erano diffusi per la casa cessarono, e i due si ricomposero prima che il figlio maggiore rientrasse e li trovasse in quello stato davvero difficile da spiegare…
3. Di "riconoscenza" in "riconoscenza".
Ma la "riconoscenza" di Amanda non si fermò a quel folle gesto, e divenne inconsciamente una pratica quasi quotidiana...
Forse anche complice la lontananza di suo marito, la donna – dopo quell'approccio spontaneo con suo padre – sentì l'esigenza di un rapporto intimo che la valorizzasse ancora "femmina".
E ancora una volta fu il genitore a rispondere consapevolmente a quel bisogno...
Padre e figlia erano andati ad acquistare degli accessori per la casa quando, a un certo punto, in auto, Amanda sentì irrefrenabile quell'impulso. Aveva il perizoma fradicio, e non riuscì a resistere...
Fermò l'auto in uno spiazzo isolato, e – chinata la testa sul volante – le tornò alla mente quella scena in cui aveva succhiato con gusto il cazzo di Michael.
Senza guardarlo in viso, gli disse:
- "Papà... devo dirti una cosa, ma non so come fare... Non vorrei che tu mi giudicassi male... Io, amo mio marito, ma da quando l'altra volta ti ho fatto quel LAVORETTO, non riesco più a dimenticare il tuo pisello... Il profumo, l'odore, il sapore... Mi sono entrati nella testa... Ti prego, fammelo assaggiare ancora...".
Quasi aveva le lacrime agli occhi, e smaniando si toccò tra le cosce per poi leccarsi le dita intrise dei suoi umori.
Al che suo padre scoppiò a ridere, e senza alcun ritegno le sibilò:
- "Certo che siete proprio puttane voi donne mature!".
E lei, avvampando dal disagio, dovette però implicitamente dargli ragione:
- "Ho tanta voglia di trasgredire, e nonostante abbia un compagno, di essere... Sì, di essere sfondata in dietro, davanti e in bocca... Ho voglia di cazzo... Del TUO cazzo".
Pronunciò quelle parole tutte d'un fiato, forse temendo che altrimenti non sarebbe stata capace di manifestare quello stato di eccitazione; e così facendo diede un calcio al senso del pudore e sentì dentro di sè nascere una vera e propria ninfomane...
Poi, con voce da cerbiatta e sbattendo le palpebre, riprese:
- "...Basta che il mio maschio sia ben dotato, porco, e abbia un forte desiderio di me... Insomma, te papi".
Michael era estremamente combattuto tra il suo ruolo “istituzionale” di padre e quello pur “carnale” di maschio ancora nel pieno delle sue capacità di soddisfare una femmina così insospettabilmente calda...
Stette qualche attimo in silenzio, e poi proruppe:
- "Dio mio, Amanda, cosa stiamo facendo! L'altra volta è stata una follia momentanea, non si può...".
Ma la donna non gli lasciò il tempo di dire altro che, malignamente, attaccò:
- "Su papà, vedo che anche LUI mi vuole... Hai la patta gonfia, è evidente che ti stai scaldando...".
E così dicendo, decise che ormai non era più questione di riconoscenza, tutte quelle smancerie erano superate, ed era giunto il momento di tornare a divertirsi un pò con il suo cazzo: un pompino era proprio ciò che ci voleva per scaricare la tensione!
Si sporse verso il sedile del passeggero, gli mise le mani sui fianchi, e senza fiatare gli tirò fuori un "signor uccello", già dritto e duro...
Guardò quello strumento di piacere, poi interrogò con gli occhi suo padre, e gli disse:
- "Mamma mia che bel cazzo!".
E Michael, di rimando:
- "Ti piace? È lui che ti ha fatta così bella, anche se poi hai voluto perfezionare l'opera della natura... ".
Alludeva chiaramente a quando la donna volle – senza averne assolutamente bisogno – rifarsi il seno…
Nell'abitacolo di quell'auto la temperatura, non solo atmosferica, si era fatta incandescente... Al punto che Amanda proseguì con quel discorso "a luci rosse":
- "Si, mi piace molto il tuo cazzo, grosso, lungo, con una cappella fatta apposta per essere succhiata... Proprio come piace a me!".
E all’improvviso, con un tono da bimba che chiede un regalo al suo papà:
- "Me lo metti in bocca??".
L'uomo, continuò a temporeggiare per via di un senso profondo di vergogna che stentava ad abbandonarlo, ma poi – senza rispondere nulla – le prese amorevolmente la testa da dietro e la fece calare fin sulla patta.
Come impazzita dall'eccitazione, Amanda gli scese pure i boxer e cominciò ad operare di bocca su quell'uccello così fortunato.
La lingua, prese a godersi la cappella, esplorandola millimetro per millimetro, fiutando quel forte aroma e apprezzandone il sapore così penetrante; la leccava spostandosi freneticamente dalla punta all’attaccatura del prepuzio, facendolo impazzire di piacere, tanto che Michael cominciò a genere come un maiale…
Poi, la figlia passò a maneggiare con sapienza e a succhiare anche i testicoli, attraverso uno scroto morbido e teso come un tamburo.
Si immerse nuovamente il cazzo in bocca, e principiò – mentre lo scappellava con le labbra – uno scatenato saliscendi sul glande che era cresciuto a dismisura. Si fermò ancora un altro istante, giusto il tempo di osservare le smorfie sempre più inumane di lui e di dirgli:
- "Sei pronto? Mi vieni in bocca?".
E quando lui, sofferente e allo stremo, le rispose: "Certo, bambina mia, sei stata brava... ora avrai il tuo premio", spavalda riprese – ad occhi chiusi e con maggior energia – quel pompino, facendoselo arrivare fino alla trachea.
Era impaziente di ingoiare lo sperma, e d'altronde anche il suo genitore voleva sborrare, e finalmente – quando cominciava ormai a non farcela più, con le mascelle e la mandibola appesantite dallo sforzo – arrivò la sua "gratificazione" più attesa e di cui Amanda era veramente golosa...
Tanta, densa e calda.
Ancora ansimante per l'apnea, tornò a “dare ascolto” alla sua patata, che era ormai stagnante di umori, e negli occhi le balenò un'idea ancora più perversa: scostò il perizoma, e mostrò al maschio quel piccolo laghetto scintillante...
Si guardarono, ma questa volta Michael non era per nulla titubante: padre e figlia avevano superato le loro personalissime "Colonne d'Ercole" e non potevano più tornare indietro.
L'uomo aveva ritrovato "l'altra metà del cielo", anche se non avrebbe mai immaginato che ciò sarebbe accaduto con la sua stessa carne e il suo stesso sangue...
Ad ogni modo, riferendosi al suo stato di esaltazione estrema, chiosò:
- "Credo che tu non possa tornare a casa così... Bisogna che ti sfoghi".
E, afferrando con una mano il perizoma, lo spostò; ma subito, come colto da un pensiero, guardò la donna e aggiunse:
- "...ma se vuoi ci fermiamo qui... Scusa, figlia mia, mi sono fatto prendere la mano e mi sono dimenticato chi siamo…".
Amanda non rispose, ma bastò il suo sguardo supplicante per fargli capire che in quel momento non doveva fare il padre ma il “toro”.
Michael non ebbe più esitazioni: si succhiò con perizia l’indice per inumidirlo, strisciò un dito lungo la fessura della sua passerina e poi sul monte di venere gonfio e sulle labbra umide; lo estrasse da quella piccola fessura, e se lo portò alla bocca gustando tutta quella prelibatezza, e infine le abbassò il piccolo perizoma facendolo scivolare lentamente fino alle sue caviglie.
Si fermò, ma non era un segno di indecisione anche quello, anzi, poiché le disse – con voce ferma – sicuro più che mai:
- "Forse stiamo sbagliando, ma è così bello, ed è ciò di cui abbiamo bisogno entrambi...".
Dopo di che, le sibilò qualcosa di incomprensibile… In realtà, le aveva sussurrato:
- “Vieni, avvicinati, mettiti sulle mie gambe, e pensa solo a essere felice…”.
Sistematisi più comodamente padre e figlia, lui tornò a “governarla”, penetrandola nuovamente con quel dito, e lei reagì istantaneamente gemendo e rovesciando all’indietro le pupille come se fosse andata in coma… Un coma profondo!
Una esalazione di calore le impregnò il ventre, lasciandola senza fiato e portandola a quell’appagamento dei sensi che si tumultuoso si evolveva rapidamente, a seconda delle gesta che lui compiva dentro di lei.
Fuori controllo, guaì con sgarbatezza:
- “Sgrillettami più forte!!!! Metti dentro un altro dito, porca miseria!”.
Allora, il genitore aggiunse all’indice anche il medio, le dita grassocce presero possesso delle pareti della vagina, e nell’addome di Amanda – con un clitoride che si andava facendo sempre più grosso e duro – si scatenarono delle sensazioni mai provate prima.
Un orgasmo impetuoso prese forma, e – irradiandosi dalla fica aperta – bagnò tutta la tappezzeria.
La donna mugolò di piacere senza regolarsi: per fortuna che erano soli in quella zona, e che nessuno nelle vicinanze poteva sentire le alte grida di soddisfazione...
Fu quello il “battesimo del ditalino” per Michael… Benchè un uomo abbondantemente “navigato”, ai suoi tempi quelle cose non erano di moda…
4. Festa di laurea... a pieni voti.
Michael prese così "possesso” del corpo della figlia...
Si erano dati piacere con dell’ottimo e soddisfacente sesso orale, ma entrambi sentirono che era ancora troppo poco, e che desideravano qualcosa di più.
Inoltre, anche se finalmente Amanda aveva una bella casa e uno studio accogliente, un altro successo familiare si stava palesando all'orizzonte: la laurea di Louis.
Una giornata che sarebbe rimasta indimenticabile non solo per il ragazzo, il quale pianificò tutto alla perfezione, mentre il nonno (sempre generoso ed ora orgoglioso del "dottore") gli offrì – al cospetto di parenti e amici – un pranzo eccezionale in un ristorante assai rinomato della zona.
Ma, nel frattempo che Louis si mostrava paludato in una cappa e tocco blu, sua madre finì per essere lei ad attirare le attenzioni degli invitati, sfoggiando un vestitino rosso fiammante – stretto in vita e lungo fino a metà polpaccio – e sopra un décolleté molto castigato...
Insomma, madre e nonno erano raggianti, certamente per quel traguardo ma non solo... Tanto che a chi li conosceva bene non poté sfuggire quella nuova sintonia.
Per di più, seduti a tavola l'uno di fronte all'altra (un tavolo assai stretto, attraverso cui non era difficile instaurare “contatti”), cominciarono a dar vita a una "danza", fatta di movimenti sottotraccia, occhiate di fuoco inequivocabili, e premure che tutto avevano tranne che di “filiale”…
A un certo punto, mentre lei si teneva larga quella veste che sembrava fatta apposta per ricercare ciò che nascondeva al suo interno, lui prese a risalire con le mani lungo le sue gambe, sempre più su, fino ad arrivare a contatto con la stoffa delle mutandine.
Erano in mezzo a tutta quella gente, ma a Michael e ad Amanda sembrò non interessare, tutto era perfetto per i loro "affari" privati.
Il padre, iniziò ad sfiorarle prudentemente la fica da sopra il tessuto, cogliendone il calore, e fu allora che i due amanti incestuosi e clandestini si "incendiarono", non resistettero più e – discretamente – guadagnarono la toilette.
Michael chiuse la porta bloccandola dall’interno, di modo che nessuno potesse disturbarli, e solo allora si “avvitarono” in un abbraccio interminabile, mentre la donna – vinta l’emozione – confessò al genitore:
- "Papà, non so cosa mi sta succedendo... Mi sento in difficoltà a dirtelo, anche se tra di noi c'è sempre stata grande franchezza... È come se... Io non vedo più in te mio padre, ma un uomo dal quale pretendere di più... Lo so, mio marito... Ma non è la stessa cosa... Tu mi conosci da sempre, e ora anche intimamente, ma...".
L’uomo, la guardò teneramente mentre ascoltava quell'evidente disagio della figlia, e volendo toglierla d'impaccio la interruppe:
- "Oh, cara la mia bambina, come sei cresciuta! Da ragazzina a donna, e ora femmina... Non credere che questo stato di cose non preoccupi anche me, lo so, lo percepisco che non é normale, che stiamo facendo un'altra pazzia... Ma è come se ci fosse una calamita che ci attira l'uno verso l'altra... Non possiamo farci niente... Non possiamo opporci... Sarebbe tutto inutile... Certo, la morale ci giudicherà, e duramente, ma noi siamo noi... Ci viene data una seconda occasione, e non dobbiamo sprecarla...".
Allora lei, esalando un profondo sospiro, concluse:
- "Già... Ma siamo sicuri di quello che vogliamo veramente? Da una parte vorrei che tu mi prenda, ma mi sento anche così imbarazzata! Un conto è un pompino, ma il resto... Scusami, forse ho esagerato, è tutta colpa mia... Facciamo preso, e torniamo di là prima che si accorgano della nostra assenza...".
Michael allargò le braccia sconsolato... Non era abituato a vedere sua figlia così indecisa, ma comunque si convinse che quella era la cosa migliore. Se non che, bastarono quei pochi istanti perché Amanda tornasse nuovamente sui suoi passi, e perentoria tagliò corto:
- "Eh no, accidenti! Ora siamo qui... Non si può buttare via tutto... Facciamo una bella cosa...".
Non gli disse esattamente cosa avesse in mente, ma si abbassò la cerniera del vestitino, rimanendo sull’addome con solo il reggiseno che riusciva appena ad accogliere le sue tette massicce. Poi, lo sganciò e se lo tolse gettandolo a terra, mentre suo padre rimaneva letteralmente incantato ad osservare quelle mammelle così gonfie...
Erano una favola, con areole grandi e capezzoli nella norma, ma già perfettamente turgidi per l’eccitazione!
Amanda, allora, gli prese le mani per avvicinarlo a sè, gli fece chinare la testa sul suo seno, e con un sorriso lo invitò ad accomodarsi a quella mensa, molto migliore di quella che avevano lasciato là fuori:
- "Mi piacerebbe molto che le leccassi...".
Il genitore chiuse le labbra sui suoi capezzoli, prima l'uno e poi l'altro, li morse come se dovesse mangiarseli, e infine la sentì gemere, quasi in un lieve lamento.
Iniziò a leccare avidamente quelle meravigliose protuberanze e a infastidire garbatamente ogni cosa...
Alla donna venne subito la pelle d’oca, con il corpo attraversato da dei brividi penetranti: non avrebbe mai immaginato che suo padre era un amante così bravo e attento!
Quel “trattamento”, stava portando Amanda sull’abisso del piacere quando si ricordò improvvisamente della "promessa" appena fatta...
Gli sollevò il viso piantandogli un dito sotto il mento, e gli disse:
- "Papà, io mantengo sempre la parola...".
Si inginocchiò davanti a lui, e in un sol gesto – dopo avergli aperto un pò sul fondo la camicia – quasi gli strappò di dosso pantaloni e slip.
Immediatamente, il cazzo di Michael sgusciò fuori vigoroso, e la donna gli strinse delicatamente – uno con ogni mano – i testicoli.
In breve tempo, tutto era pronto... L'uomo si sedette sul lavabo, e Amanda gli si accostò con il petto che sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro.
Le dita grasse di Michael ripresero a tormentare con forza quelle tette (forse dimenticando che non erano del tutto “naturali”), e allora – per farlo calmare –Amanda dovette strepitare:
- "Ehi, fai piano... Vuoi farle scoppiare?".
Intanto, i capezzoli erano diventati grandi come dei boccioli di rosa, e la femmina decise che era giunto il momento di creare per quel randello che gli piaceva così follemente un’alcova degna, calda e accogliente, nella quale potesse godere senza riguardo.
Cominciò a "scoparlo" ondeggiando con il busto su e giù, e non appena la cappella le arrivò a portata di bocca gli diede una botta di lingua, decisa come una frustata.
Sentire quel cazzo che era diventato così superbo grazie a lei, la riempì di orgoglio, felice di sapere che Michael stava godendo grazie alla sua “bravura”…
Progressivamente, aumentò il ritmo… Le tette si stavano arrossando a causa dello sfregamento sull’asta di Michael e le provocarono un certo malessere, ma lei sapeva che di lì a poco avrebbero ricevuto la "cura" di cui avevano bisogno.
E infatti, suo padre era lì lì per “detonare”, il pisello palpitava, e lui aggiunse le sue mani a quelle della figlia, per stringere ancor di più quelle meraviglie in una morbida trappola.
Fu una questione di pochi altri attimi, e Amanda ottenne ciò che si era prefissata: lo sentì venire, e il suo seme le imbrattò il seno e le labbra.
Anche lei ansimava, ma ebbe ancora il fiato per chiedere a Michael:
- "Sei contento? Sai bene che per te farei qualunque cosa...".
Nella toilette, i gemiti dei due furono così forti che solo grazie agli schiamazzi gioiosi della festa in sala vennero coperti, e nessuno si accorse di nulla...
5. Inaugurazione con botto
E finalmente, giunse il giorno dell'inaugurazione della "nuova" casa... Erano tutti presenti: Amanda, che fece splendidamente gli onori di casa, suo marito con i due figli, e Michael, il nonno e loro "benefattore".
Naturalmente, furono invitati anche gli amici più stretti della famiglia, e i clienti più in vista della donna, che trovarono tutto magnifico e ogni cosa al posto giusto.
Finita la festa, i ragazzi seguirono i loro amici, il coniuge – adducendo la scusa di avere impegni non più derogabili, poiché non vedeva di buon occhio il suocero tanto facoltoso e famoso – lasciò con la sua auto la moglie, e nella villetta rimasero soltanto Amanda e suo padre.
I due, si ritrovarono ancora una volta faccia a faccia, e lei – dopo quella parentesi di tranquilla spensieratezza – tornò ad essere preda di quell'imbarazzo per ciò che il genitore aveva fatto per lei...
Gli ripetè, per l'ennesima volta:
- "Papà, non ti ringrazierò mai abbastanza...".
E lui, schernendosi con un leggero fastidio:
- "Beh, io credo di si... Mi hai fatto tornare indietro di almeno vent'anni... Su, mi vuoi far vedere per bene come ho investito i miei soldi?".
Di stanza in stanza, ispezionarono ogni angolo, anche il più recondito, finché giunsero inesorabilmente a "visitare" la camera da letto.
Nella "sacralità" di quel luogo, Amanda riandò con nostalgia a quanto era successo tra loro due alla festa di laurea di Louis, si allontanò di qualche passo dal genitore e si diresse verso il finestrone che rischiarava la stanza, dando le spalle a Michael...
Era emozionata, e si sentiva nell'aria che voleva dire qualcosa ma che non riusciva a trovare le parole giuste...
Poi tornò sui suoi passi e si mosse verso il letto, e quando arrivò al bordo posò con leggerezza le mani sul materasso fino a percorrerlo da una parte all'altra.
Quel giorno, la donna indossava un abito non particolarmente sensuale, chiuso "a portafoglio": forse aveva sognato sin dal mattino di regalare a suo padre un'altra emozionante sorpresa, e così – tirando i laccetti della cintura – si aprì la veste...
Grande fu la sorpresa dell’uomo quando Amanda si voltò verso di lui... Voleva dire qualcosa, ma le parole gli morirono in bocca dallo stupore: la figlia, infatti, indossava solamente un paio di autoreggenti nere.
Anche se inizialmente si sentì cogliere dall'imbarazzo e dalla confusione che lo aveva preso solamente qualche giorno prima – quando aveva visto le tette prima e la fica poi di quella femmina adulta – non riuscì comunque a distogliere lo sguardo dal suo corpo.
Per la prima volta, Amanda gli si "presentava" in un nudo praticamente integrale, e lui poteva ammirarne le bellissime cosce e le gambe ben tornite, i fianchi generosamente ampi, una pancia appena più pronunciata del normale, e un culo "sostanzioso" quanto basta...
Con studiata malizia, gli diede di nuovo le spalle e salì sul letto mettendosi a pecorina, mostrando da dietro uno spettacolo mozzafiato.
Si distese supina in tutta la sua generosa avvenenza, e guardandolo gli bisbigliò:
- "Non ti preoccupare… Sarà il nostro piccolo segreto... Dopo che mi hai dato la vita, voglio che tu mi dia la passione...".
Michael le fece di sì con la testa, e iniziò a togliersi la giacca e poi la camicia, mostrando un petto ampio e con un tatuaggio sul lato sinistro che raffigurava il suo viso.
Amanda rimase stupefatta, non si aspettava un simile “omaggio”, e allora lui salì sul letto al suo fianco, le si avvicinò e le spiegò tutto:
- "Dopo tua madre, sei stata l'unica donna che mi ha preso il cuore...".
Di nuovo, si sentì eccitata per "colpa" di suo padre, le cui dita le parvero più leggere del solito mentre le sfiorarono i capezzoli già dritti...
Sicuro di sé, Michael andò quindi alla ricerca della sua carne più delicata allargandole le gambe, e quando la trovò la penetrazione con due dita le bloccò il respiro.
Con la faccia a pochi centimetri dal suo sesso, lui – tremante di piacere – le sussurrò:
- “Sei così bagnata… Bene, sarà solo e puro divertimento...”.
E riprese a muovere le dita dentro di lei, sempre più velocemente.
Poi, risalì verso il clitoride, e lo trovò eccitato tra il folto pelo; cominciò a leccarlo, e Amanda gemette per la prima volta...
Michael, nonostante l'età, sapeva bene come e cosa fare: si spogliò anch'esso, e finalmente la donna vide colui che l'aveva generata completamente nudo, tale e quale a lei.
Poi, la afferrò per i fianchi e con un solo colpo le entrò nel grembo di donna e di madre...
Entrambi, volevano solo godere e far godere l’altro. Le bordate del padre si fecero sempre più frequenti, il ritmo aumentò, e dopo un pò vennero entrambi violentemente – lui con una sborrata abbondante –, soffocando appena un grido di piacere...
Michael era distrutto, ma ne lui voleva finire così, ne lei era disposta ad accontentarsi.
Tanto che, mentre l'uomo si rotolò pancia in su, Amanda non perse tempo, e senza dire nulla si piazzò in ginocchio davanti a lui, prendendosi il cazzo in bocca e iniziando ad assaporarne la cappella...
Le sue labbra e la sua lingua fecero egregiamente il loro dovere, e il membro di Michael ritornò rinvigorito in poco tempo.
Gli montò sul ventre e gli disse:
- “Dai, papi, goditela tutta, è tutta tua...”.
Il genitore la sentì scendere a smorzacandela sul suo glande duro come una roccia, e quando finì per toccare dentro l'utero e fuori le palle di lui, lo guardò e soddisfatta esclamò:
- “Aaah, siii... Quanto tempo che mio marito non mi apriva la fica in questo modo...”.
Intanto, continuava a saltargli sopra come una indemoniata, noncurante del dolore che quel movimento sublime provocava a tutti e due, finché Michael – con il terrore negli occhi – non le intimò:
- "Levati, ti prego... Sto per venire... Tu sei ancora fertile, non ti basta quello che stiamo facendo? Ci manca solo un piccolo bastardo...".
Ma la donna andò avanti imperterrita ancora per un pò, voleva che quel momento durasse il più a lungo possibile, e solo quando i primi schizzi sopraggiunsero si sfilò da suo padre...
Il quale, d’istinto, le diede uno schiaffo, ma subito dopo se ne pentì, e la abbracciò ringraziandola per avergli fatto provare l'ebbrezza del rischio:
- "Siamo due pazzi, figlia mia, ma la nostra è una pazzia che nessun altro può darci!".
Il tempo passava, e il pericolo di essere sorpresi dal resto della famiglia che stava per rientrare era altissimo.
Amanda sembrava una ossessa, una "macchina da sesso" inesauribile, sempre pronta a nuove emozioni...
Con il fiato corto, mentre cercavano di riprendersi, fianco a fianco su quel letto ormai intriso di sudore, sperma e umori di donna, fece a suo padre l'ultima richiesta:
- "Sai, stavo pensando una cosa... Mi piacerebbe provare dietro... Si, insomma... Hai capito... Tu l'hai mai fatto, con mamma?".
Michael certo che aveva capito, ma si sentì così tanto in imbarazzo come mai si era sentito in vita sua... Anche lui non aveva mai provato il sesso anale, ed era davvero tentato, ma "rompere il culo" a sua figlia, non era troppo?
Nel frattempo, Amanda si era già messa a pecorina, e aspettava... Ma visto che il genitore non si decideva, si voltò e prese a urlare disperata:
- "Allora, ti decidi? Non voglio morire vergine di culo, e quell'incapace di tuo genero non lo vuole fare...".
Sarebbe stata un'altra "prima volta" per quei due, e dunque Michael si decise:
- "Sei una figlia generosa... E sia!".
Il "problema", però, erano le dimensioni non proprio trascurabili di lui, che oltre ad avere un attrezzo discretamente lungo era pure abbastanza spesso...
Perciò, aggiunse, come a tranquillizzarla:
- "Non ti preoccupare, farò piano...".
Cominciò a baciarla stando alle sue spalle, prima sul collo e poi con la lingua che saettava nella bocca di Amanda.
Le sue mani si avvicinavano sempre di più al fondoschiena di quella femmina in calore, spingendosi fin sulla vulva che iniziava a bagnarsi.
A un certo punto, lo sentì piegarsi con la faccia dietro di lei, e subito dopo sentì la sua lingua iniziare a darsi da fare attorno al buchino stretto.
Per Amanda erano tutte sensazioni nuove, e cercò di assaporare intensamente ogni istante, e dentro di sé si domandò dove lui avesse potuto imparare quelle "tecniche" se non aveva mai inculato nessuna femmina.
Sentì un senso di gelido prodotto dal lubrificante che Michael gli stava spargendo sul rosone dello sfintere, una sensazione fastidiosa che poi però divenne uno stimolo all’eccitazione che si fece strada nel suo basso ventre.
Tempo qualche altro minuto, e Amanda sentì un dito farsi largo dentro il suo retto, come un senso di riempimento assoluto, e poi muoversi – lento e regolare – all’interno del suo corpo...
Improvvisamente, al dito che era già presente si aggiunse anche il medio, e con quello Michael le allargò il budello che di li a poco avrebbe alloggiato il suo uccello.
E difatti, il momento favorevole giunse presto: Amanda sentì le dita di suo padre uscire con lentezza dalle sue viscere, e – a distanza di pochi attimi – la punta del suo cazzo sistemarsi al centro dello sfintere.
Attendeva – con il cuore che le pulsava forte dall’emozione della sua prima inculata – l’ingresso di quell’oggetto che sino ad allora le aveva dato piacere davanti, quando nelle orecchie le risuonò ancora la domanda:
- “Sei proprio sicura?”.
Era l’estrema verifica di Michael, il quale non voleva farle male, e alla donna piacque la tenerezza che esibì nei suoi confronti in quel momento così cruciale.
Ma Amanda non desiderava altro che offrirsi a lui, come una “vittima sacrificale”…
Gli disse, al colmo dell’eccitazione:
- “Si… Ti voglio, voglio essere tua… Entra dentro di me, nel più profondo che puoi…”.
Il genitore, esitò un poco dall’emozione per quel gesto così inconsueto che stava per compiere, mentre Amanda provò una lieve fitta quando la cappella – centimetro dopo centimetro – si incuneava come un ariete dentro di lei.
Giunto in fondo, il maschio si fermo brevemente, per poi iniziare a pomparla come se stesse nella fica, provocandole un senso di appagamento indescrivibile a parole.
Amanda capì che un orgasmo irruento la stava per prendere, e capì che anche il “suo uomo” stava per raggiungere il Paradiso; infatti, non fece in tempo a percepire quelle sensazioni che uno schizzo potente si abbattè rovente nel suo intestino, mentre a lei si liberò una forte scarica di adrenalina.
Fu un orgasmo molto particolare, e diverso da quelle che aveva provato, vaginalmente, fino ad allora…
Alla fine, Michael uscì da lei, ed entrambi rimasero – svuotati di ogni energia – a lungo bocconi sul letto…
Quando si ripresero, la donna si girò verso suo padre e gli sussurrò:
- “Grazie”.
Un “grazie” che veniva dal profondo del cuore, un grazie per essere diventato il suo vero “uomo”, ma soprattutto un grazie per averla fatta godere come non godeva da tempo…
6. Maledetta videosorveglianza.
Quella che si era appena conclusa era stata veramente la "summa" di tutti gli amplessi che padre e figlia avevano consumato in quel periodo...
Ma quel pomeriggio, i due erano così presi dal darsi piacere che dimenticarono di spegnere le telecamere della videosorveglianza che Michael aveva fatto installare per dare maggior sicurezza alla famiglia.
Cosicché, tutte le loro scabrose evoluzioni amorose erano rimaste fissate nel lungo video, e quando Louis – come faceva sempre quando tornava a casa – andò a controllare il filmato immaginando di trovare le solite cose di poca importanza, venne a conoscenza del morboso rapporto che si era instaurato tra sua madre e quel nonno che per lui era stato fino ad allora un modello di integrità morale...
Ebbene, osservando quelle immagini, il giovane rimase letteralmente di stucco, pietrificato... Da quanto tempo andava avanti? Aveva sempre pensato a sua madre come a una gran lavoratrice, attaccata amorevolmente a suo padre, che seppur lontano per lunghi periodi non gli faceva mai mancare nulla, e che soprattutto non aveva mai dato adito di alcun tradimento.
Oltretutto, aveva visto la donna lasciarsi andare fino a chiedere lei stessa di essere sodomizzata, e quando i due ebbero terminato di spassarsela il suo meraviglioso "lato b" risultava oscenamente dilatato come una caverna.
Ma in quel momento di tale sgomento non fece e non disse nulla, conservando però il nastro per l'occasione più opportuna...
Louis sapeva anche che la madre avrebbe fatto di tutto per proteggere la sua famiglia, anche da loro stessi se ciò fosse stato necessario. A qualunque costo, anche sacrificando la sua persona. E certamente questo sarebbe accaduto se lo "scandalo" fosse venuto a galla...
Così, un giorno che in casa erano solo lui e la donna, tranquillamente seduti sul divano del salone, Louis tirò fuori dalla tasca quel CD, lo gettò sul tavolo e le disse:
- "Credo che questa sia roba tua...".
In quelle parole, si avvertì un certo disprezzo, che non ci si sarebbe aspettati da un figlio nei confronti di una madre.
Al che, Amanda – che ormai aveva quasi dimenticato la "pazzia" ed era ritornata per sempre nelle braccia di suo marito – lo guardò sconcertata e balbettò:
- "Che cos'è?".
E Louis:
- "Guarda! Anzi, guardiamolo insieme!".
Accese la TV a 32" e inserì il CD. Le immagini cominciarono a scorrere, e si vedevano lei e Michael nel più completo campionario del kamasutra. Il figlio Fermò l'immagine nel momento in cui suo nonno introduceva il pene nell’ano della femmina, e la guardò fisso e severo negli occhi...
Amanda per poco non ebbe un infarto, e abbozzò un'autodifesa alquanto improbabile:
- "Posso spiegarti tutto...".
Ma lui, spietato, replicò:
- "Mamma, che vuoi spiegare?, è tutto così chiaro!".
Provò allora ad attaccare, e gli urlò contro:
- "Sono tua madre, e questi sono fatti miei!".
Ma Louis non si lasciò intimorire:
- "Veramente, sono anche fatti di mio padre, queste sono corna... Pensa se andassi da lui con questa registrazione cosa succederebbe... Tempo un fiato e ti ritroveresti con un divorzio sulle spalle... Per non parlare dei tuoi clienti: Amanda la escort di lusso! Ahahah...".
La donna, a quelle minacce, scoppiò in lacrime, non sapeva cosa fare, e da spavalda che era si fece implorante:
- "Ti prego, Louis, cerca di essere comprensivo, è stato un colpo di testa, rovineresti non solo me ma anche tuo nonno... La sua reputazione costruita in decenni di lavoro onesto... Ti prometto che non succederà più… Insomma, cosa vuoi?".
Ma il ragazzo taceva sdegnato...
Così, Amanda, impaurita dalle minacce ma anche eccitata, andò fuori di sè e cominciò ad essere "carina" anche con lui, ma senza andare oltre certi limiti, e sperando di "comprare" in tal modo il suo silenzio.
Non voleva ripetere l'errore fatto con suo padre, e provò a parlargli più volte, a spiegargli che era sua madre, ma tutto fu inutile... anzi.
Louis era sempre più taciturno, e lei arrivò a temere di perderne il controllo, e che diventasse una mina vagante pronta ad esplodere da un momento all'altro.
Percui, decise di rompere gli indugi, e un giorno lo affrontò determinata.
Creò l'occasione giusta, e gli propose di fare una passeggiata al parco vicino casa. Ad un certo punto, si sedettero su una panchina, e lì la madre posò sbadatamente una mano sulla coscia del figlio. Poi, lentamente, risalì verso l'inguine e cominciò a tastargli in superficie la patta.
Fu allora che Louis si ritrasse come punto dalla tarantola, e guardando sorpreso la donna gli disse:
- "Ma che fai?".
E lei, con una gran dose di faccia tosta che non credeva nemmeno di avere, rispose semplicemente:
- "Nulla... Perché, cosa faccio?".
Rimasero in silenzio, ma senza togliersi lo sguardo di dosso, e piano piano sulle loro labbra spuntò un leggero sorriso ammiccante.
Amanda, accolse quell'espressione facciale come una sorta di via libera, ma avvertì dentro di sé una specie di "catena" che la tratteneva dal proseguire.
Si disse che non aveva il diritto di giocare anche con suo figlio: e se invece di tacitarlo, lo spingeva ulteriormente ad aprire gli occhi a suo padre? Si sentì davvero combattuta, quasi vergognandosi di pensare solo che così poteva salvare se stessa e la famiglia... E se era solo un pretesto che si era costruita nella sua testa??
C'era, comunque, una molla che la spingeva ad agire, e fu quella che prevalse...
Con il pollice e l'indice di quella mano che era già appoggiata sul ventre di Louis svincolò in un attimo il bottone dei pantaloni, fece scendere la cerniera, e aiutandosi con l'altra mano si fece strada sotto i boxer liberando il pisello di suo figlio.
Si guardò intorno, seguita dagli occhi terrorizzati di lui, per vedere se qualcuno li stesse osservando, e visto che era tutto tranquillo abbassò la testa per raggiungere il suo "oggetto del desiderio", mentre il ragazzo reclinò il capo all'indietro preparandosi a godere della sua genitrice.
Nonostante fosse ancora mezzo "addormentato", quel cazzo presentava già una consistenza notevole ("ereditata" da suo nonno), e i suoi 25 centimetri non mancarono di fluttuare tra le mani di Amanda.
La quale, appoggiate le sue labbra sull'increspatura del prepuzio, prese a scendere verso il basso, esercitando una certa pressione su di esso per non farselo sfuggire e scappucciare completamente il glande.
Finalmente, il "mostro" si era destato, e lei si ritrovò piantato in gola un palo che quasi la soffocava... Ironica, lo cacciò fuori e disse al legittimo proprietario:
- "Però... In famiglia siete tutti ben attrezzati per far divertire una donna... A parte tuo padre!".
Quest'ultima frase gli sfuggì senza volerlo, e temendo di rovinare tutto completò:
- "Scusa, non volevo...".
Per farsi perdonare quell'uscita infelice, riprese dunque il suo lavoretto con zelo, e anzi con maggior energia, facendo su e giù fino allo stremo.
Quando poi si accorse che Louis stava per venire, rialzò la testa sollevandosi dal "fiero pasto".
Ma il ragazzo, deluso perché aveva capito le intenzioni di sua madre, la oltraggiò con un urlo che parve più un ringhio:
- "Beh?, finisce così? Non credo che al nonno non l'hai ingoiato!".
La donna non battè ciglio, e riprese ancora una volta da dove si era interrotta; cominciò a pompare senza più interrompersi, finché lui – rantolando – non venne.
Era giovane, e la produzione di seme fu ricca e abbondante, e Amanda – con il viso tutto impastato – fu lesta a gustarsela fino all'ultima goccia...
Madre e figlio si guardarono intorno per l'ennesima volta: non c'era anima viva, e Louis scoppiò in una fragorosa risata:
- "Certo che se ti vedesse mio padre, così conciata... È meglio che ti pulisci per bene prima che torniamo a casa!".
Sembrava che quel clima teso a causa del "tradimento" si stesse rasserenando, e quindi Amanda provò ad azzardare:
- "Allora, lo tieni il segreto?".
E il ragazzo le promise che non avrebbe fatto parola con suo padre di quanto accaduto.
D'altronde, era molto legato al nonno, e sapere che ora avevano in comune anche la condivisione della bocca di sua madre lo rese orgoglioso...
Un altro giorno, come ormai gli accadeva sempre più spesso, madre e figlio erano in casa da soli a sbrigare le rispettive faccende.
Improvvisamente, il ragazzo aprì la porta del bagno e si trovò davanti Amanda a seno nudo. Confuso e imbambolato nel vedere dondolare leggermente quelle tette, si affrettò a scusarsi, ma non poté fare a meno di ammirare come potessero stare su che era una bellezza.
Gli uscì spontaneo:
- "Mamma che poppe!".
La donna, dopo un primo momento di imbarazzo – ancora non si era mai mostrata così a suo figlio – prese la cosa come un complimento, e ricambiò l'apprezzamento:
- "Grazie... Sono contenta che ti piacciono... Allora, vuol dire che è stato un buon investimento... Adesso, però, vai e fammi vestire...".
Ma Louis si sentì ormai libero di fare e dire qualunque cosa, e perso nei suoi pensieri la mise a tacere con severità:
- "Aspetta, aspetta... Qui non c'è nessuna fretta... E, a pensarci bene, il pompino dell'altra volta ai giardini non mi pare che possa bastare a farmi chiudere la bocca con mio padre...".
Ad Amanda tornarono a cadere le braccia: non sapeva davvero più cosa poter offrirgli e fino a che punto lui si sarebbe spinto con quel ricatto. Ma non si considerò vinta, e decise di giocarsi un’altra carta del suo repertorio, senza remore, tanto non aveva più nulla da perdere...
Gli disse:
- "E va bene... Forse hai ragione tu, ma stavolta è davvero l'ultima...".
Si avvicinò a quel porco che altro non era, lo denudò dalla cintola in giù, e si sedette sul water.
Poi, afferrò le sue gemelle e con esse strinse in un abbraccio "mortale" il membro del giovane che si stava facendo sempre più duro...
Prese a muoversi con maestria, poiché non era la prima volta che faceva una spagnola, ma a un certo punto fu Louis a voler prendere l'iniziativa: allontanò le mani della genitrice, e posò le sue sulle mammelle, tastandole e palpeggiandole come se non vi fosse un domani.
In realtà, voleva saggiarne la consistenza, oltre che guidare lui quel "gioco" che non aveva mai fatto...
E quando reputò il momento opportuno, accelerò le mosse, fino a sborrare su sua madre per la seconda volta; la quale si leccò tutto, passando e ripassando sui capezzoli che ormai si erano fatti incredibilmente tosti.
Sfinito, si ritirò nella sua stanza, e Amanda restò lì pensierosa a domandarsi se tutto ciò aveva sortito l’effetto sperato…
7. Epilogo.
Da qualche giorno Amanda si sentiva strana, aveva la percezione che stesse sprofondando davvero in basso e che difficilmente sarebbe riuscita a ridare alla sua vita sentimentale e sessuale una connotazione di normalità.
Aveva un forte mal di testa e la febbre, e così ne approfittò per restarsene a letto sperando di poter trovare un pò di calma, ma i pensieri tornarono inevitabilmente a quel pomeriggio con Louis... Provò a scacciarli, ma non ci fu nulla da fare; era come se stesse vivendo una situazione di bonaccia prima di una nuova tempesta...
E infatti, ecco che sentì bussare alla porta: era suo figlio!
Rispose, e subito il ragazzo si materializzò dinanzi a se… Avanzò verso il talamo, lasciando dietro di sé la porta appena accostata...
Amanda non aveva voglia di vedere nessuno, né di iniziare una nuova discussione, e così attese che fosse lui a fare il primo passo. Lo guardò con un'aria inespressiva, come se quell'individuo non fosse nulla per lei...
Il sapore acidulo della sua cappella era sempre presente alle sue papille gustative, e per scacciarlo ebbe a dire:
- "Vuoi qualcosa?".
Louis rimase un attimo a disagio, ma si vedeva che era lì per domandare qualcosa, ma che adesso aveva perso tutta la sua sicurezza...
Rispose:
- "Non so, forse non è il momento giusto, vedo che non stai bene...".
E lei:
- "Ma no, dai, dimmi pure... Forse così mi passa tutto... E poi sono tua madre…".
Allora il giovane si sedette su una sedia che era accanto al letto, e cominciò tranquillamente a spiegare a sua madre che anche lui non era riuscito a dimenticare ciò che era avvenuto dal giorno del ritrovamento di quel video. Che non riusciva a togliersi dalla testa le sue tette, la durezza dei capezzoli, e la morbidezza della sua pelle che strusciava su di lui...
Amanda lo ascoltava, e sembrava non voler reagire, ma dentro di lei tutto si stava rimettendo in movimento.
Con voce fioca, lo interruppe e replicò:
- "Figlio mio, perdonami... Ho sbagliato un'altra volta, anche con te... Se non fossi mio figlio ti avrei già dato tutta me stessa, e poi tuo padre...".
Ma il ragazzo che aveva dimenticato il motivo che li aveva portati a questo punto, tagliò corto:
- "Lascia perdere mio padre, a lui non avrei detto comunque nulla... Ma sapere che ti sei concessa a mio nonno... Capisci, mamma? Per me non è una cosa facile da accettare… Io ti voglio, così come lui ti ha avuta...".
La donna si sentì morire, quasi... Sapeva bene cosa il ragazzo intendesse, cosa le stava chiedendo, ma sapeva anche che se si fosse concessa carnalmente lo avrebbe segnato per tutta la vita...
D'altronde, madre e figlio erano sempre stati complici fin da quando lui era fanciullo, e alla fine la donna non trovò la forza di negarsi a quell'estremo gesto d'unione profonda.
Allungò una mano verso di lui, e gli disse:
- "Vieni... Prendiamoci ciò che ancora manca al nostro legame!".
Nonostante quella fosse stata una sua precisa istanza, Louis rimase in silenzio per un pò... Non sapeva proprio che fare o che dire... In quei brevi attimi, le parole della sua genitrice non le sembrava potessero essere vere, pensò quasi a una sua illusione, o a una burla...
Ma le successive, chiarirono tutto:
-"È arrivato il momento, per noi due, di far fare un salto di qualità al nostro amore… Per te, sarò femmina oltre che madre", gli disse senza dargli possibilità di protesta alcuna.
Gettò via la coperta e gli fece cenno di venire sul suo giaciglio; poi – una volta coricato – gli salì sopra, e con infinito garbo lo baciò.
Per un bel pò di tempo stettero così, senza far altro che attorcigliare le loro lingue l'una con l'altra; e intanto l’erezione del ragazzo iniziò a farsi sentire sul ventre della madre…
Amanda, lo voleva tremendamente, e con una mano si sbottonò la camicetta del pigiama, rimanendo solamente in reggiseno.
Lo guardò, e con fare istrionico abbassò una coppa e gli offrì il capezzolo che – man mano che la lingua di lui lo solleticava – si inturgidiva sempre di più, strappandole dei lunghi e profondi sospiri.
Quel giorno era molto caldo, e Louis aveva indossato solamente una tuta da ginnastica senza null’altro sotto, in modo da evidenziare magnificamente il suo “equipaggiamento”. La madre, allora, si alzò in piedi e lo spogliò, si abbassò anch'essa i pantaloni, e rimase con sotto il suo candido perizoma. Infine, si slacciò il reggiseno, liberando definitivamente entrambe le mammelle, e lo lasciò cadere in terra...
Poi, rimontò su letto coniugale che stava dissacrando, e si stese accanto a lui.
Prese ad accarezzarlo in ogni dove, come se volesse riconoscerlo, e sincerarsi che fosse proprio suo figlio.
Gli disse, in un sussurro:
- "Dio che splendore, che gran maschio che ho sempre avuto… non ti ricordavo così bello, sensuale e dotato...".
E mentre lo accarezzava, l’erezione crebbe ancora...
Il pisello, rigido, si muoveva a scatti, “rimbalzando” incontrollato sull'addome del maschio, e Amanda lo afferrò stretto al volo, fissò il giovane, e con voce tremante – come se stesse parlando a se stessa – gli ricordò:
- “Lo sai che non dovremmo giocare tra di noi... lo chiamano incesto, dicono che è vietato…”.
Ma Louis cercò di scongiurare una clamorosa marcia indietro, e rispose:
- “Mamma… non è più il momento di porsi certi problemi… Io ti voglio, tu mi vuoi… E’ questo che conta!”.
Amanda ne era convinta come e più di lui, ma voleva sentirglielo dire... Gli sorrise, accarezzandogli il viso, e tornò a baciarlo, mentre la sua mano faceva su e giù con forza sul suo attrezzo…
Poi, come rinsavendo, e con un velo di tristezza che le spense il sorriso, balbettò impaurita:
- “Figliolo, non immagini quanto io vorrei andare fino in fondo, ma non è proprio possibile… ”.
E lui:
- "Ma come?? Voglio farlo con te… Solo con te! Voglio darti la prova inconfutabile del mio amore...”.
Allora Amanda dovette spiegargli tutto, per filo e per segno, senza nascondergli nulla:
- “Non possiamo farlo… Cerca di capire, è troppo rischioso… Io non prendo la pillola, e purtroppo non sono ancora in menopausa… ”.
Il giovane sembrò molto abbattuto da quest'altro, improvviso "dietrofront", e lei non se la sentì di deluderlo:
- "Accidenti! Tu hai il diritto, alla tua età, di essere incosciente, ma io dovrei essere responsabile... Ma non ci riesco!".
Lo baciò… un bacio tenero, quasi impercettibile, ma che ai due "amanti" trasmise una voglia ancora più grande di donarsi reciprocamente.
Perciò, Amanda concluse:
- "Beh, ho troppa voglia per rinunciare... Dammelo!".
Si riprese con tutte e due le mani il cazzo di Louis e ricominciò a farlo crescere, e ben presto il suo “balocco” preferito tornò a rizzarsi al punto giusto.
Si guardarono... e il figlio aiutò la mamma a liberarsi del perizoma, l’ultimo indumento che le era rimasto addosso…
Per la prima volta, il ragazzo si trovò faccia a faccia con la fica della sua genitrice, affascinato in tutto il suo incanto...
L’aria fu permeata dalla fragranza, intensa, dei suoi umori che già stillavano in mezzo alle cosce di lei, e guardando bene Louis potè “innamorarsi” perdutamente – sotto una pancia leggermente prominente e adornata di un elegante piercing all’ombelico – di una vagina liscia, abbronzata e perfettamente rasata.
Amanda si abbandonò a lui a gambe larghe, e il giovane vi si posizionò nel mezzo, per poter scrutare meglio due labbra umide e vogliose, con meravigliose increspature, che si aprivano come una finestra sul baratro del piacere…
Si domandò come quei pochi centimetri di mucosa rosea potessero sviluppare una così dirompente ebbrezza, e curioso le chiese:
- “Ti sei depilata per me, o la porti sempre cosi, bella in vista?”.
Amanda arrossì, non si aspettava una simile osservazione, e nessuno prima glielo aveva domandato… Ma al suo figliolo tutto era permesso, così gli rispose:
- “La depilo sempre, è più sensibile, e al passaggio della lingua si provano sensazioni inspiegabili a parole… Ti piace?”.
- “Certo che mi piace… Non ne ho vista mai una più bella ed elegante… E poi è tua! E’ da lì che sono uscito, mamma, e lì sto per rientrare…”, ribadì l’uomo, che poi riprese a “studiarla” come avrebbe potuto fare un ginecologo, e parlando con una esaltazione crescente continuò:
- “Dio che clitoride, è fantastico”, disse mentre lo osservava giocherellandoci con le dita, e muovendolo su e giù.
Poi, notò il cappuccetto “trafitto” da un delicato piercing:
- "Immagino ti regala degli orgasmi indimenticabili… Speriamo che sia così anche con me...", riprese sorridendole…
Intanto le dita del ragazzo avevano mollato la presa su quel “divin bottoncino” e passarono lungo lo spazio tra le piccole e le grandi labbra. Amanda lo sentì separarle – forse un pò grossolanamente – con tutte e due le mani, e tirare le piccole labbra per separarle in modo quasi esagerato.
Si stava eccitando la donna, e gli sorrise dicendo:
- “Ecco il mio piccolo maniaco!”.
A quelle parole, Louis si sentì invogliato, ed entrò con un dito dentro la grotta vaginale, mentre il pollice affondò nel retto.
Amanda aveva uno sguardo profondamente lascivo, e ansimò:
- "Non ti credevo così porco, ma dovevo immaginarlo: degno nipote di tuo nonno! Mi piaci, non smettere...".
Per tutta risposta, il ragazzo le rispose – ancora una volta – pungente:
- "E non hai ancora sentito niente... Adesso, cominciamo a fare sul serio!".
Si allungò verso il comodino, dove entrando aveva posato un piccolo pacchetto, e prese qualcosa che la femmina – che già stava guaendo dal piacere – non potè individuare sul momento.
Ma quando ebbe la percezione di un corpo estraneo e gelido che si era poggiato sul monte di venere e che poi le scorse fino a in mezzo alle labbra, si irrigidì all'istante.
Pochi istanti ancora, e quell'oggetto “misterioso” cominciò a vibrare nelle sue viscere.
Amanda fece per sollevare la testa per vedere cosa le accadeva, cercò di tastare con una mano il suo addome, ma Louis glielo impedì categoricamente, e sottovoce si informò:
- "Ti piace eh? E' un vibratore mamma... Sono sicuro che già lo usi quando mio padre non c'è... Comunque, consideralo il mio regalo per le nostre nozze ideali, anche se d’ora in poi credo che non ti servirà tanto spesso: ci sarò io a darti tutto ciò di cui avrai bisogno...".
Ansimò ancora, la donna, mentre il figlio iniziò a far funzionare il vibratore sul suo clitoride; la sua faccia era rosso fuoco, e il suo corpo tremava per l'imbarazzo di quel "piacere solitario" che stava provando davanti a Louis...
Ma, allo stesso tempo, Amanda cominciò a sentir crescere terribilmente dentro di sé un piacere incontrollabile.
Fu allora che lui le introdusse anche due dita in vagina, e lei non riuscì più a resistere… Stava per avere un orgasmo, ebbe un sussulto, e sentì quella sensazione insopprimibile che le colmava le pelvi... E non poté fare a meno di gemere forte a causa della doppia stimolazione che stava subendo.
Amanda ormai era docile sotto le mani di suo figlio che la stava esplorando in ogni recondito interstizio, e l'orgasmo che aveva appena avuto le rese la vagina abbondantemente lubrificata…
Perciò, non appena si fu ripresa da quel "temporale", afferrò il cazzo del giovane che – causa l'adrenalina sviluppata con quel "servizietto" praticato alla madre – si era indurito allo spasimo, e lo guidò con esasperante lentezza tra le labbra della sua fica.
Louis entrò con una delicatezza sopraffina, la quale permise ad entrambi di godere appieno di quei momenti così cruciali, e a lei di farfugliare, con infinito amore:
- "Era tanto tempo che ti aspettavo, e finalmente sei tornato dentro di me, bambino mio... Sapessi com'era bello sentirti muovere, e ora sto provando la stessa emozione...".
Provarono un’energia inedita, difficile da spiegare, con la vagina della donna che si schiudeva al passaggio della cappella turgida...
Sospirava anche, e stringeva i denti: evidentemente era davvero molto tempo – nonostante Michael avesse fatto da apripista – che dentro di lei non entrava nulla di tanto poderoso.
Superato quel primo ostacolo, Amanda mise le mani sulle chiappe di Louis ed iniziò a dettare lei il ritmo della scopata, prima lento e poi sempre più veloce.
Ma la donna amava lo smorzacandela, e quindi lo disarcionò installandosi lei sopra, dando modo al suo figliolo di poter vedere le tette della genitrice sobbalzare disordinatamente sotto ogni colpo che lei imprimeva alla cavalcata…
Il ragazzo sentì poi lei che iniziava a godere in modo quasi torrenziale, e subito dopo si accasciò su di lui. Lo sperma caldo finì per essere “sparato” dentro l’apparato riproduttore di sua madre, la quale lo strinse forte a se, a significare che anche a lei era piaciuto quel “gioco”...
Rimasero così, lui dentro di lei, per un altro pò, dopo di che Amanda se lo fece scivolare fuori… Si stese accanto a lui, si guardarono negli occhi lungamente, e poi la donna gli ordinò:
- “Non dire niente a nessuno… mi raccomando... nessuno dovrà mai saperlo… È il nostro segreto... Sarò per te un pò mamma e un pò concubina… Da domani comincerò a prendere la pillola… E faremo fuoco e fiamme, io e te!”.
I due neo-amanti erano felici, stanchi ma felici di quello che avevano fatto…
Madre e figlio si attardarono l'uno nelle braccia dell'altra, dato che la casa era ancora deserta. O almeno era quello che pensavano...
Difatti, Michael era rientrato già da qualche ora quando fu attirato da strani rumori provenienti dalla stanza di Amanda. Preoccupato, si avvicinò all'uscio – che Louis aveva incautamente lasciato socchiuso – e vide uno "spettacolo" a cui mai si sarebbe immaginato di poter assistere: figlia e nipote che se la spassavano alle spalle di quel pluricornuto del genero.
Il canuto capofamiglia restò di sasso, ma non si sentì offeso del “tradimento”: in fondo, anche lui aveva avuto la sua parte; al contrario, fu orgoglioso di quello che era sangue del suo sangue... E si disse:
- "Però... Ho una figlia davvero troia, ma che toro mio nipote!".
FINE.
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1 year ago
pollicino1965,
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La zia che non ti aspetti
1. Introduzione.
Ecco a voi, cari amici, un racconto nuovo di un genere nuovo.
Tutto si svolge in un piccolo paese della bassa lombarda, dove vivono i nostri protagonisti. Sono zia e nipote. I quali conducono una vita assolutamente normale. Fino a che non accade l'imponderabile.
Ma andiamo con ordine, e vediamo chi sono...
Anzitutto, c'è Gabriella, la zia di 49 anni, di Rivolta d'Adda, minuta, alta solo 1,65 per 55 kg, con una terza misura di un seno strepitoso, ben fatto e tosto, con due areole scure non molto grandi e dei capezzoli di medie dimensioni.
Ascelle depilate, una bella mora, capelli lisci e lunghi a metà schiena, occhi di fuoco color nocciola, labbra sottili, si distingue anche per un ombelico “a tortellino” aperto, fianchi stretti e una strisciolina sottilissima di pelo scuro su una fica che presenta grandi labbra chiuse su se stesse ma abbastanza consistenti, piccole labbra non visibili dall'esterno e un clitoride piccolino ma estremamente sensibile.
Anche le cosce sono una meraviglia, magre ma toniche; il culetto è bello pieno (nella parte più intima, lo sfintere è abbastanza aperto, il che denota un uso assiduo), e la spina dorsale a vista si incurva sinuosa in una maniera davvero sexy.
Più giù, le caviglie sottili fanno impazzire molti uomini, e un piedino perfetto sembra fatto apposta per "giocare" con le virilità maschili.
Lavora come estetista, percui cura maniacalmente il suo corpo.
Solitamente veste con minigonna nera, autoreggenti, tacco 12 e slip abbastanza castigati. Sopra, delle camicette di raso sono sempre aperte di 3 bottoni e nascondono dei reggiseni a balconcino.
Sposata con un figlio, non di rado resta tutta la giornata sola in casa perché il figlio studia fuori città ed il marito per lavoro rientra in tarda serata.
Abbiamo poi il nipote Vincenzo, un uomo di 30 anni abbastanza timido, che abita non lontano da Gabriella.
Fisicamente quasi speculare alla zia, è alto 1,70 per 65 kg, non molto muscoloso e poco peloso, con pettorali da uomo sedentario e un filo di pancetta.
Tra le gambe, ha delle grandi palle e 18 centimetri di cazzo non circonciso.
Veste sportivo, con tute da ginnastica eleganti e scarpe Adidas ultima moda.
2. Una strana idea.
Ebbene, era già da un po' di tempo che il Vincenzo aveva messo gli occhi addosso a Gabriella.
Era sì sua zia, la sorella di sua madre, ma era pur sempre una donna. Una bellissima donna per i suoi canoni femminili…
Il “problema”, era la timidezza di lui, che gli aveva sempre impedito di andare oltre piccoli apprezzamenti di ammirazione.
Con il passare degli anni, però, Vincenzo cominciò a cambiare, e si mise in testa una strana idea: quella di voler vedere la sua biancheria intima.
Apparentemente, poteva apparire come un ingenuo desiderio, ma sotto sotto tutto ciò era legato a un forte “profumo” erotico che gli sprigionava la sola visione di quella donna. La quale era sposata con un figlio, suo cugino, ma adesso Vincenzo vedeva l’altro ragazzo come un suo “rivale”, e lei come “sua”…
Per sua fortuna, poi, zia e nipote abitavano a pochi isolati di distanza, e così il giovane uomo – che aveva comunque sempre avuto una assidua frequentazione con Gabriella, la zia “preferita” – cominciò a stringere con lei un legame quasi morboso.
La andava a trovare praticamente ogni giorno, e la riempiva di complimenti:
- “Zia, sei davvero uno spettacolo!”.
Oppure:
- “Fossi io lo zio, non ti lascerei sola un minuto”.
O ancora:
- “Eh, ma perché io non riesco a trovare una ragazza come te?”.
E Gabriella non faceva nulla per stroncare sul nascere quelle pericolose lusinghe, convinta com’era che si trattasse solo di quel sentimento che le aveva sempre dimostrato fin da piccolo…
3. Clamorosa scoperta.
A volte, Vincenzo arrivava all’improvviso a casa di sua zia, quasi inopportuno, poiché lei era alle prese con il suo lavoro. Era infatti un’estetista, e svolgeva il suo lavoro in casa, in un’ala dell’appartamento in cui aveva ricavato il suo studio…
Perciò, lo pregava di attendere che finisse e che i clienti si rivestissero e andassero via…
Un giorno che si era realizzata questa situazione per l’ennesima volta, lo accolse indossando un camice bianco che la fasciava in maniera davvero sensuale, con una scollatura “a V” e lungo fino a metà coscia. Sotto, sembrava non esserci granchè di abbigliamento ordinario. Il giovane, venne poi a sapere che quando lavorava, per stare più comoda, la donna indossava solo biancheria intima...
Poi, frettolosamente gli disse:
- “Lo sai che sto lavorando… ma tra poco sarò da te. Intanto, conosci la casa, fai quello che vuoi”.
E Vincenzo la prese in parola, cominciò a gironzolare per ogni stanza, aprì ogni porta, e infine – quasi annoiato – finì nella camera da letto di lei...
Una normalissima stanza con un talamo semplicissimo, un armadio “4 stagioni”, e un comò a cassettoni.
Fu proprio quel mobile che – chissà perché – attirò particolarmente la sua attenzione.
Si avvicinò, e prese ad aprire il primo cassetto, e poi il secondo e il terzo. Non contenevano nulla di intrigante, ma quando giunse all’ultimo, ecco che si concretizzò la sua speranza.
Pensò, tra sé:
- “Bingo! Ecco quello che cercavo…”.
Trovò, infatti, una collezione sterminata di mutande colorate e reggiseni da far invidia ad una modella, ma con suo grande disappunto erano tutte di una dimensione tale da essere ritenute abbastanza "serie" persino da sua nonna. Insomma, erano quasi dei pantaloncini di pizzo che le arrivavano poco sotto l’ombelico e a mezza coscia…
La delusione di Vincenzo fu grande, tanto che si domandò:
- “Ma come può essere? Zia Gabriella è molto timida, ma sprigiona sesso da tutti i pori! Come può essere che lo zio non le abbia mai regalato qualcosa di più spinto? E poi, con il lavoro che fa…”.
La sua immaginazione andò a ciò che accadeva ogni giorno nello studio, e questo lo fece ingelosire, ma a un certo punto tutto cambiò.
Nella foga di cercare l’oggetto del suo desiderio, mise a soqquadro quel cassetto, e sotto a un primo strato “anonimo” – nascosti, quasi non volesse che qualcuno anche solo per errore per errore li trovasse – scoprì dei capi che lo lasciarono basito: perizomi e tanga di varia fattura, alcuni davvero minimali, del tipo a filo che “spacca” fica e culo, oppure di tessuto aperto sul davanti che facilita qualsiasi "gioco" e soprattutto la penetrazione.
E che dire dei reggiseni? Ve ne erano di varietà che a stento sarebbero riusciti ad accogliere comodamente la sua 3 misura, ed altri fatti per coprire solamente i capezzoli…
Estasiato, si chiese ancora:
- “Dio, e chi se lo aspettava una zia così porca! E’ vero che ero interessato a qualcosa di particolarmente piccante, ma non pensavo assolutamente di poter trovare tanta meraviglia… E pensare che tutti contengono le sue intimità più profonde…”.
Si toccò la patta dei pantaloni, e fece appena in tempo a correre in bagno per evitare di sborrarsi negli slip.
Si sedette sul water e lì si sparò una sega colossale, finendo per svuotarsi completamente le palle.
E visto che si trovava in quel luogo, pensò:
- “Chissà se nel cesto dei panni sporchi ci sono pure le sue mutandine usate…”.
Già pregustava di prenderle e strofinarsele sotto il naso per annusare quella delizia che lo stava mandando ai matti.
Aprì il cesto, ma... che delusione! C'erano calze da tennis - probabilmente di suo cugino - e slip di suo zio, calze da donna, ma dei perizomi usati nessuna traccia...
Immerso nella sua ricerca, non si accorse che Gabriella si era liberata della cliente ed era alla sua ricerca.
Lo chiamò con insistenza:
- "Vincenzo! Vincenzo, ma dove sei finito? Ma se ne è andato??".
In un attimo si ricompose, giusto in tempo per presentarsi alla zia, che per sua fortuna non sospettò di nulla...
4. Un segreto per due.
Ormai, però, quel tarlo stava scavando nella testa del ragazzo. Lo logorava. Chi si sarebbe aspettato una zia così "moderna"? Certo, la speranza di trovare qualcosa del genere era tanta, ma la realtà stava superando la fantasia...
Vincenzo, in ogni luogo si trovava, non smetteva mai di "vedere" Gabriella con indosso quelle striminzite mutandine...
Spesso e volentieri, si ritrovò con la testa fra le nuvole a chiedersi:
- "Dio mio, che fisico da favola che ha la zia... Non so perché, ma sento che è una femmina super... Anche se non ti ho mai vista nemmeno in bikini, ma sento che è capace di grandi cose...".
Il giovane, muore dalla voglia di tornare in quella casa per continuare la sua "ricerca", mosso dalla certezza che ci deve essere dell'altro...
Così, bussò nuovamente alla porta di Gabriella, e anche stavolta dovette aspettare che la zia sbrigasse il suo lavoro.
Riprese a frugare, da dove era stato interrotto la volta precede, e nell'attesa decise di alzare il tiro.
Pensò, stravolto dall'eccitazione via via crescente:
- "Chissà questa vacca in che situazione indossa quella biancheria... Se la nasconde con tanta attenzione, magari sono dei regali di uno scopamico... Strano, però, che in tutte queste visite a sorpresa non abbia mai incontrato nessuno... Che sia un suo cliente?".
Vincenzo si stava facendo sempre più geloso. Voleva, anzi doveva scoprire assolutamente qualcosa. Si avvicinò ad origliare alla porta dello studio, benché fosse insonorizzato, ma nulla, il silenzio assoluto...
Poi gli venne un'idea... Corse in bagno come una furia e si precipitò ad aprire il cesto dei panni da lavare.
Cominciò a tirar fuori capo per capo, ma non trovò nulla di "interessante". C'erano calze, slip e canotte dello zio e di suo cugino, collant, mutande e reggiseni "normali" di Gabriella, ma niente del tipo che lui aveva visto nel sottofondo del cassetto del comò...
Deluso e amareggiato, prese rapidamente una decisione:
- "E va bene... Vuol dire che la porcella le nasconde da qualche altra parte...".
Tornò in camera da letto, e stavolta andò a colpo sicuro.
La sorpresa e la fretta della volta scorsa gli aveva fatto trascurare un capo che stavolta invece lo fece sobbalzare, e quello che aveva di morbido tra le gambe si indurì immediatamente.
Tra decine e decine di perizomi, infatti, ce n'era uno che era davvero micro, praticamente un filo interdentale avanti e dietro...
- "Hai capito che troia la zia!", si disse tra i denti, questa volta compiaciuto poiché tutto andava nella direzione da lui sperata.
Ma proprio mentre Vincenzo era assorto con quel minuscolo oggetto che stringeva un'unica mano, stringendola a pugno, ecco che la zia cominciò a chiamarlo:
- "Enzo, finalmente ho finito e possiamo parlare un po'... Scusami se ti sto trascurando...".
Vincenzo, però, non si accorse di nulla, assorto nei suoi"sporchi" pensieri.
A un certo punto, un gran frastuono colpì le orecchie del ragazzo che si trovava ancora seduto sul letto. Era Gabriella. La porta della stanza si aprì e la voce argentina e allegra di sua zia disse:
- "Ah, sei qui... Ti ho cercato per...".
Bruscamente, quella voce si interruppe, e la donna cominciò ad urlare come un'isterica contro il nipote che aveva scoperto il suo "segreto":
- "Disgraziato, ma cosa stai facendo? Dammi subito quella roba! Dove l'hai trovato? Come ti sei permesso?".
Poi, stizzita, lo schiaffeggiò e continuò ad urlargli in faccia:
- "Vattene via subito... Quando lo racconterò allo zio...".
Lì per lì, non si accorse di quanto fosse insensata quella minaccia, e infatti Vincenzo - per nulla intimorito - fu pronto a controbattere:
- "Zia porcella... Mi fai ridere... A chi lo vai a dire? Se tutta quella roba l'hai nascosta così bene nel tuo cassetto, significa che non la deve trovare nessun... Tantomeno lo zio... Dico bene?".
Scese un gran silenzio tra i due, che si guardarono negli occhi, mentre lei capì che non era il caso di proseguire in quel "duello" e scoppiò in lacrime singhiozzando:
- "Ti prego, non mi rovinare... Lo zio è così puritano! Figuriamoci se lo sapesse tuo cugino, non vedrebbe l'ora di ricattarmi, allupato com'è...".
Vincenzo rifletté attentamente, e si rese conto che anche a lui non conveniva far scoppiare quella "bomba". E se Gabriella andasse a raccontare tutto a sua madre?
No, non si poteva rischiare...
Alla fine, la abbracciò e per la prima volta sentì le tette di Gabriella sul suo torace. I capezzoli erano diventati durissimi, dei veri chiodi.
Poi, sentenziò con un sorriso tra il conciliante e il diabolico:
- "Stai tranquilla zia... Se tu non parli, non lo sa nessuno tranne noi due, e questo sarà il nostro segreto...".
E così dicendo se ne andò con quello "scandaloso" perizoma stretto in pugno...
5. Inaspettato spogliarello
Oramai Vincenzo aveva libero accesso ad ogni stanza di quella casa, senza più tabù o preclusioni.
Così, si concretizzò ciò che Vincenzo sperava da tanto tempo, ma che non si sarebbe immaginato potesse accadere in quella maniera...
Un'altra volta in cui il giovane era assorto a contemplare la biancheria intima della zia, Gabriella lo sorprese con un suo perizoma in mano.
Era il più piccolo che lui avesse mai visto tra quelli che appartenevano alla sorella di sua madre, trasparente a tal punto da essere quasi inutile.
Improvvisamente, gli era piombata alle spalle senza far rumore e quel "segreto intimo" si stava trasformando in un feticcio.
Anche lei era del tempo che stava riflettendo su come avrebbe potuto usarlo per attirare il nipote – cosa che d'altronde non c'è n'era bisogno – un trappola.
Fece un respiro profondo e poi disse:
- "Ti piace, vero? A cosa stai pensando?".
Vincenzo non batté ciglio, si voltò verso di lei, e guardandola con un amore mai dimostrato prima le rispose:
- "Certo che mi piace! Penso a come devi essere bella con questo piccolo oggetto addosso... Mi sei sempre piaciuta zia, ma non come zia...".
Gabriella, che fino a quel momento aveva tenuto represso ogni sentimento poco consono al suo ruolo parentale, si lasciò andare... E con semplicità lo interrogò ancora:
- "E ti piacerebbe vedermelo addosso?".
Il ragazzo non ci pensò su due volte, e di scatto le disse:
- "Oh zia, non ho mai avuto altro desiderio più grande... Sì, mi piacerebbe eccome!".
Così, Gabriella quasi glielo strappò nervosamente dalle mani, prese dal cassetto "incriminato" anche il reggiseno che lo completava, e stava per voltarsi e andare verso il bagno per indossarlo quando il nipote si fece ancora più audace e la fermò che era già sulla porta della stanza. Le fece una proposta che in cuor suo richiedeva una risposta negativa:
- "Aspetta... Voglio che lo indossi qui, davanti a me!".
Gabriella si sentì avvampare da una botta di calore e divenne tutta rossa in viso... Poi si ricompose, ma reputando che ciò fosse davvero troppo replicò, stizzita:
- "Sei davvero impazzito? Solo mio marito mi ha vista senza slip, non se ne parla nemmeno!".
A Vincenzo, però, quel diniego non piacque affatto, e duro seppe tenerle testa:
- "Non dimenticare del nostro segreto... Se decidessi di rivelarlo, chi credi che avrebbe più da perdere? Pensa allo scandalo, ai tuoi clienti... Dai, obbedisci, e vedrai che sarà bello per entrambi...".
Gabriella vorrebbe ancora opporre resistenza, ma capisce che il giovane potrebbe rovinarla.
Era entrata nella sua camera da letto indossando ancora il camice da lavoro, e sotto aveva solamente uno slip non troppo sgambato.
Sbottonò con calma – come se volesse ancora prendere tempo – bottone dopo bottone, rimanendo a seno nudo.
Allora si affrettò a coprirsi le tette indossando quel reggiseno che aveva in mano insieme al perizoma, ma Vincenzo – che era lì seduto come uno spettatore al nightclub – subito la gelò:
- "No, ho detto che voglio vederti indossare quel perizoma, non il reggiseno!".
A malincuore, timida com'era, Gabriella desistette, si tolse il camice e restò in uno splendido topless, il suo primo splendido topless, naturale e sensuale, che trasmetteva una carica erotica da impazzire...
Quelle sue bellissime tette, una terza misura ben fatta, ondeggiavano all'aria, e Vincenzo rimase imbambolato da quella visione.
- "Che c'è, non hai mai visto un seno nudo?", attaccò la zia, che per "vendicarsi" lo volle trattare come un giovinetto alle prime armi.
- "Certo che l'ho visto, e anche più grosso... Ma il tuo è perfetto, non ha il minimo difetto, è esattamente come ogni uomo vorrebbe quello della sua donna...", tenne botta Vincenzo, in quel "duello" fatto di parole ben ponderate.
Per di più, il ragazzo amava follemente le areole scure e i capezzoli di medie dimensioni. Proprio come li aveva quell'esemplare di femmina...
Sicura di sé, la donna sperò con tutte le sue forze che quell'esibizione potesse distogliere il nipote dalla sua richiesta originaria, ma non ci fu nulla da fare...
Vincenzo era fermo nei suoi propositi, e dopo aver ammirato il seno le disse:
- "Zia, hai dimenticato la promessa? Voglio vederti indossare il perizoma che hai in mano...".
Lentamente, Gabriella cominciò ad abbassare le mutandine, mentre lui – non sapendo cosa aspettarsi di preciso – si domandò tra sé e sé:
- "Sarà pelosa? O rasata? Beh, ora lo scopriremo...".
Rientrò quasi subito nel mondo reale, pur rimanendo in un clima di paradiso in terra, e si avvide che ora lo slip era giunto alle caviglie di sua zia...
Sì, un altro punto erotico a cui Vincenzo non sapeva resistere, le caviglie. Che erano deliziose: sottili che sembravano quasi doversi spezzare da un momento all'altro, ma i cui tendini le davano un aspetto volitivo.
Gabriella si era accorta che suo nipote era con la testa da tutt'altra parte, e non volle privarlo della vista di quel momento. A quel punto, infatti, la loro complicità era assoluta...
La zia, che era rimasta solo in autoreggenti e tacchi alti, alzò la gamba sinistra e la spostò verso l'esterno, la riposò a terra, e con il piede destro lanciò verso il ragazzo la mutandina.
Il giovane, la afferrò lesto e la strinse al petto, ma fece un gesto che la donna non si aspettava.
Lei, infatti, gliela aveva lanciata come sfida, e forse come un "regalo" che sapeva sarebbe stato assolutamente gradito... e lui la afferrò al volo, tirò fuori la parte interna che era stata a contatto con la passerotta, e la guardò con attenzione.
Si poteva vedere una vasta macchia biancastra e una zona ancora umida, che aveva raccolto gli umori di un'intera giornata.
Poi, la portò a contatto con il suo naso.
Inspirò a pieni polmoni per "nutrirsi" di quell'odore che ad altri poteva nauseare ma che a lui fece impazzire.
E lei, immobile – che nel frattempo guardava la scena a testa bassa per la vergogna – gli disse:
- "Tu sei pazzo! Continua, dai, ti piace il mio odore?
Vincenzo guardò Gabriella, con due dita sotto il mento le sollevò il volto, e infine replicò:
- "Zia, hai un sapore così invitante che te la mangerei tutta...".
Finalmente, Vincenzo spostò lo sguardo da quello slip a ciò che aveva contenuto fino a pochissimi attimi prima, e rimase estasiato: il basso ventre di Gabriella era costituito da un pancino appena pronunciato ed estremamente sexy, e subito sotto una strisciolina sottilissima di pelo scuro decorava il monte di venere.
Tale acconciatura così "minimalista", era l'ideale per lasciare libera la visuale sulle grandi labbra, chiuse su se stesse ma abbastanza consistenti.
Le piccole labbra, invece, non si vedevano per nulla – così come il clitoride –, custodite alla perfezione da quei lembi di carne...
Il ragazzo, nonostante la sfrontatezza messa in mostra, non seppe cosa fare e cosa dire, riuscì soltanto a balbettare:
- "Io... Io... Io non ho mai visto una fica così bella! Oh, zia, coprirla con il perizoma è quasi un delitto sacrilego, ma ti prego, che muoio dalla voglia di vederti indossare quel capo...".
Gabriella questa volta vide tutta la sincerità di quel giovane uomo, e civettuola indossò il perizoma bianco trasparente per esaudire il suo desiderio.
In realtà, Vincenzo ambiva a godersi un'altro "spettacolo". Senza dir nulla, fece cenno alla donna con una mano di girare su se stessa, ed ella obbedì ancora una volta.
Un culetto bello pieno, tosto e sodo, appari' come una visione al suo sguardo...
Poi, non facendocela più, esplose:
- "Dio che creatura meravigliosa che sei zia!".
In tutto questo tempo, Vincenzo non si era accorto che si stava toccando l'uccello da sopra la patta dei pantaloni per l'eccitazione. Ma ciò aveva dato i suoi "frutti".
E quando infine lo liberò da quella stretta e tolse la mano, Gabriella scoppiò in una risata che sembrava non voler finire mai:
- "Poveroooo... Davvero ti faccio questo effetto? Ne sono lusingata, ma adesso come fai a tornare a casa? Dirai a mia sorella che ti sei arrapato per la mia patatina?".
Vincenzo era copiosamente venuto nelle sue mutande...
6. Denudata.
L'episodio della sborrata nelle mutande e la risata della zia, fece vergognare e indispettì Vincenzo.
Perciò, pensò di vendicarsi a modo suo, e quando tornò a trovarla la aspettò sdraiato sul letto della sua stanza.
Ormai erano intimi, e quando la vide il ragazzo le disse:
- "Voglio che metti di nuovo quel perizoma che mi ha fatto sognare e bagnare l'altra volta... Stavolta, però, ti ho fatto un regalo...".
Le porse un pacchetto pregandola di aprirlo. Dentro, c'era un reggiseno a balconcino nuovo fiammante, di raso nero satinato, del tipo aperto che lasciava il seno scoperto, adatto più a una prostituta che a una donna del suo rango. L'aveva acquistato presso un sexy shop online, e inoltre l'aveva preso di una misura inferiore, cosicché costringesse le tette ad essere compresse in maniera innaturale...
Gabriella lo guardò con attenzione e anche con curiosità, ma non fece problemi... Anzi, per indossare quel completino si dovette spogliare. Completamente. E in tal modo offrì al ragazzo, per l'ennesima volta, lo spettacolo di un nudo integrale...
Ma Vincenzo questa volta volle andare oltre, e non si accontentò di quella semplice visione.
Si avvicinò, e prese ad accarezzarla su ogni parte del corpo. La palpeggiò in ogni anfratto, dalla testa ai piedi, dall'ombelico al rosone scuro dello sfintere che sfiorò soltanto. Dalla punta dei capezzoli ormai turgidi al clitoride che era schizzato fuori per l'eccitazione...
Gabriella, che non si aspettava tanta audacia, ebbe un fremito, gli scostò la mano e si tirò indietro imbarazzata.
Ma lui le disse:
- "Non hai ancora capito nulla? Non hai capito che chiedere di vederti in biancheria intima era solo un pretesto?".
Ci fu un attimo di silenzio che accrebbe ancora di più l'angoscia della donna... Poi, Vincenzo riprese a parlare:
- "Io voglio possederti! Non mi frega niente di quello che potranno pensare mio cugino e tuo marito! Te la sei tirata anche troppo...".
A Gabriella cominciarono a tremare le gambe e dovette sedersi sul ciglio del letto. Poi, incurante che qualcuno la potesse sentire, urlò:
- "Tu devi essere proprio impazzito! Io non ho mai tradito mio marito e mai lo farò... Sei un ragazzo, vatti a cercare una ragazza della tua età...".
Ma suo nipote si era esposto troppo per fare un passo indietro, e così ribatté:
- "Senti, non fare tanto la snob, la schizzinosa viziata... E poi mi pare che quelle mutandine erano zuppe di umori, e trasudavano una voglia matta, era bagnatissima la tua fica... Mi spiace per te, ma a quanto pare il tuo maritino non è in grado di soddisfarti come meriti... Beh, adesso comando io i giochi, e tu farai tutto quello che ti dico... Oltretutto, ricordati che potrei svelare a chi di dovere il nostro segreto...".
Gabriella era con le spalle al muro, e dovette sottostare al ricatto di Vincenzo. Il quale gettò tutte le sue carte in tavola:
- "Tanto per cominciare, voglio farti mia sul lettino da estetista, dove chissà quanti cazzi hai maneggiato...", proclamò.
7. Le doti nascoste dell'estetista.
Gabriella voleva ribellarsi, ma capì immediatamente che non era possibile, non aveva alternative.
In fondo, era da tempo che la sua vita sessuale si trascinava in un grigiore assoluto, e ciò che aveva detto al nipote erano soltanto scuse con cui aveva tentato di resistere. Lei aveva ancora una gran voglia di vivere e di lasciarsi andare...
Così, prese quella decisione senza ritorno, e stabilì di concedere a Vincenzo un appuntamento come se fosse un normalissimo cliente, soltanto che lo avrebbe atteso per ultimo, alla fine della giornata lavorativa. Gli disse:
- "E sia! Ci vediamo domani sera alle 19, ma mi raccomando nessuno deve sapere nulla, non una parola!".
Il ragazzo, allora, le prescrisse alcune regole:
- "Benissimo... Se sei un'estetista, voglio che tu lo sia fino in fondo... Professionale! Ahahah...".
E si mise a ridere a crepapelle...
Gabriella si sentì umiliata, ma il nipote - incurante - riprese:
- "Mi riceverai in camice bianco, ma con alcuni particolari che di solito non curi nel tuo lavoro... Scarpe con tacchi alti, trucco e nient'altro...".
La donna ascoltò le richieste in assoluto silenzio, poi domandò perplessa e timorosa di dare al ragazzo spunti per atti troppo in là con il suo pudore:
- "Tutto qui?".
Vincenzo sembrò aspettarsi quella domanda, tanto che parlò lentamente e con teatralità:
- "Si... Direi di sì...".
E infine calò il suo asso:
- "Non indosserai altro. Ah, dimenticavo, quel giorno non farai la doccia, devi "puzzare" di femmina selvaggia, voglio prenderti così, come neanche lo zio ti ha mai avuta...".
Così, la sera seguente, Vincenzo si recò da lei tutto baldanzoso. Suonò il campanello, e Gabriella andò ad aprire... Ci fu un attimo di imbarazzo da parte sua, ma subito il ragazzo la salutò come se stesse recitando un ruolo prestabilito:
- "Buonasera, signora, spero di non essere troppo in anticipo...", disse Vincenzo che aveva occhi nel cui fondo Gabriella lesse un brillare demoniaco...
Con il cuore che le andava all'impazzata per la paura, replicò a quella battuta:
- " Ma si figuri!, sistemo un paio di cosette e sono subito da lei... Intanto si accomodi e cominci pure a prepararsi...".
Lo accompagnò nella stanza che fungeva da studio e lo lasciò solo richiudendosi la porta alle spalle...
Vincenzo, sapeva ciò che voleva, e - in quella stanza dove andava una musica rilassante - iniziò a spogliarsi fino a rimanere completamente nudo. Si sdraiò sul lettino, mettendosi un asciugamani a coprire il pube ed attese.
Passarono solo pochi minuti e la porta si aprì, e Gabriella entrò senza dire nulla. Si avvicinò al ragazzo, il quale le sorrise e la tirò a se per un braccio, sussurrandole:
- "Vediamo cosa sai fare...".
La donna aveva capito perfettamente il tremendo doppio senso di quella frase, e con le lacrime agli occhi, muta, fece il suo lavoro...
Cominciò squadrandolo ben bene, e passò una mano leggera leggera sulle gambe e poi sul petto.
E mentre la donna stava per afferrare i suoi unguenti, si avvide che sotto l'asciugamani c'era "qualcosa" in movimento...
Era giunta al punto topico, e come suo solito sollevò quel drappo di stoffa. Quanti ne aveva visti nel suo lavoro! Certo, ora era tutto diverso, era suo nipote, ma quel che contava fu che si ritrovò tra le mani un pene in totale alzabandiera. Bello turgido, piantato come una colonna di travertino in mezzo a due palle gonfie allo spasimo. Sopra, anche la cappella sembrava pronta a entrare in azione...
A un certo punto, non riuscì più a trattenersi e - senza nemmeno rendersene conto - esclamò:
- "Ma è splendido!".
Stava per afferrarlo come avrebbe fatto ogni donna, quando ritornò in se stessa. Si coprì con la mano destra il volto e bisbigliò, tra sé e sé:
- "Dio mio, che sto facendo? Mi sto trasformando in una puttana...".
Allora Vincenzo capì che quello era il punto debole di Gabriella, e che era il momento di agire... Si alzò piano piano dal lettino e prese a sbottonarle il camice. Un bottone, poi due, poi tre, e così via fino all'ultimo in basso...
La zia cominciò a tremare dalla vergogna per ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, mentre il giovane - senza esitare un istante - le aprì l'unica veste che lo separava dal suo agognato traguardo.
Gabriella, aveva eseguito alla lettera le richieste di lui, e si presentò in tutta la sua disarmante nudità. Un solo particolare, non richiesto, colpì Vincenzo: la donna, aveva dato un tocco di civettuola femminilità a quegli istanti che sarebbero rimasti impressi nella memoria dei due... e aggiunse alle scarpe nere con "tacco 12" delle autoreggenti in pizzo a rete larga, davvero provocanti, che ne esaltarono le cosce la cui muscolatura era ben evidente...
Vincenzo, le diede un dolce bacio sulla fronte, per poi scendere ad "assaggiare" il sapore delle sue labbra umide di saliva.
Come una serpe, la sua lingua si intrufolò nella bocca di lei, esplorandola e "annodando" la sua con quella della zia, fino a succhiarla avidamente.
Posò poi le labbra sul collo di Gabriella, e con le dita fece scivolare il camice della donna a terra, quasi in un impercettibile fruscio...
Ora Gabriella non aveva più nulla da nascondere, e i due consanguinei erano crudemente nudi, l'uno di fronte all'altra.
Lei era un autentico spettacolo, tutta curve, di cui il ragazzo volle godere fino in fondo.
Le mani di Vincenzo si protesero in avanti sino a posarsi sui suoi fianchi stretti. Quel corpo sembrava bruciare tanto era su di giri, e palpitava... L'emozione non si controllava più in entrambi, e così l'uomo si mosse fino a risalire sfiorando le mammelle... Erano straordinariamente toste, dure, al punto che Vincenzo si azzardò a stringerle con più forza, ma Gabriella si ritrasse istintivamente, e sorridendo alla sua inesperienza disse:
- "Fai attenzione, non si tocca così una donna... Piano, e vedrai che sarà tutto molto bello...".
Gli prese la mano e se la mise sul seno sinistro, invitandolo a riprovare.
Le areole scure, non molto grandi, facevano da contrasto con la lattea carnagione, ed accoglievano i capezzoli che - benché non enormi - si erano gonfiati e induriti.
La libidine era ormai alle stelle, e grazie a quei tocchi maldestri portarono la donna a gemere:
- "Mmhhhh... Siiii, così, bravo... Continua...".
Le gambe si fecero via via sempre più insicure, e stavano per non sorreggerla più quando Vincenzo se ne avvide e di scatto abbracciò la zia.
Che emozione! Per la prima volta, il suo pisello turgido entrò in contatto con il basso ventre di lei... La punta della cappella, ancora non lubrificata, sfregò contro la strisciolina sottilissima di pelo scuro che decorava la fica. Un brivido colpì anche lui, e per dissimulare quello stato ebbe a domandare:
- "Zia, ma sei tutta bagnata!".
Infatti, le grandi labbra, consistenti e chiuse su se stesse, gocciolavano copiosamente lungo le cosce...
Gabriella non rispose, ma lo abbracciò ancora più stretto, tanto da far sì che il glande finì prigioniero in mezzo alla "porticina del paradiso".
Era quello che voleva dal "suo" ragazzo, e ormai il blocco psicologico che per tanto tempo l'aveva trattenuta era caduto.
In piedi, c'era da fare soltanto un altro piccolo passo, e Vincenzo guardò negli occhi la donna come a chiedere il suo consenso.
Questa volta, Gabriella fu più esplicita:
- "Vieni, prendimi, possiedimi... Voglio essere tua... Ora o mai più! Spingi deciso, non avere paura...".
Così, il giovane - tenendola ferma con le sue mani sui glutei belli pieni di lei - fece come la zia le aveva chiesto.
Le piccole labbra lasciarono strada alla virilità del maschio, il quale scese direttamente nell'intimità di Gabriella, sfiorando il clitoride in tutta la sua sensibilità.
La donna, "colpita" al punto giusto, abbandonò ogni freno inibitorio e - conficcando le unghie nella schiena di suo nipote per l'eccitazione - cominciò a urlare come una indemoniata:
- "Daiii... Sbattimi... Sfondami, sono la tua troia, sono solamente una troia...".
Anche Vincenzo non ebbe più alcun ritegno, e prese a pompare come un forsennato.
Benché poco avvezzo al sesso, non ci mise tanto a rendersi conto che la vagina di lei aveva già dato assiduamente piacere a molti uomini... L'asta del suo cazzo, ci sciacquava dentro, e i muscoli vaginali non riuscivano più a stringersi attorno a quel randello di carne.
E mentre continuava ad andare su e giù percuotendo con forza l'utero, le domandò con un respiro affannoso:
- "Ne hai presi di cazzi, e pure grossi... Altro che non volevi tradire lo zio... Povero cornuto! Sei una cagna...".
Gabriella era diventata un'altra donna, non gli importava più che le sue confessioni potessero costituire un altro segreto che ora Vincenzo conosceva, e quindi ribatté subito:
- "Ragazzo mio, credevi davvero che mi importava di zio? La mia unica preoccupazione era quella di non portarti sulla cattiva strada, ma visto che ormai ci siamo finiti insieme ti dirò che sì, mi sono divertita parecchio nella mia vita... Ho fatto di tutto, e come vedi li ho sempre voluti ben dotati... Vuoi mettere la goduria, mi sono anche penetrata con ortaggi di tutte le forme e dimensioni, giocato con femmine bellissime e tanto altro...".
Il ragazzo, che non si aspettava quella confessione, rimase attonito, pensava e sperava di averla quasi integra e invece dovette constatare che - sessualmente parlando - era un demonio scappato dall'inferno, che aveva il fuoco dentro...
Si disse:
- "Caspita, zia, che vacca! Beh, meglio così, almeno non avrò l'imbarazzo di prendermi anche il culo... Non ho mai avuto il coraggio di chiederlo a nessuna, ma sono certo che tu non mi dirai di no...".
La afferrò per la vita e la fece voltare, facendo in modo che lei gli mostrasse la vista del suo"lato b".
Che bella visione! Il culo di Gabriella era sempre stato la sua passione... Per quanti anni aveva accarezzato il desiderio di poterlo toccare senza correre il rischio di ricevere un sonoro ceffone? Ed ora era li a sua disposizione, e lei non opponeva la benché minima resistenza...
Quella femmina aveva pure una spina dorsale a vista che segnava tutta la schiena, incurvandosi in una maniera davvero sexy.
E su quella schiena Vincenzo poso la sua mano destra, con tutto il palmo aperto, accompagnando la donna ad assumere la classica posizione a novanta gradi, mentre con le braccia si allungava sul lettino...
Gabriella aveva già capito tutto, ma le piacque essere guidata da suo nipote. Solo a questo punto, restando con le gambe ben piantate a terra, ruotò tutto il tronco verso di lui e - guardandolo fisso con uno sguardo da vera ninfomane - lo apostrofò:
- "Sei un maiale, ma mi piaci così... So perfettamente cosa vuoi, l'ho capito da molto tempo, ed è ciò che desidero anch'io... Non immagini nemmeno lontanamente quanto io goda più di culo che di patata... Dai, sono pronta, aprimi tutta...".
Il cazzo di Vincenzo era diventato enorme, soprattutto in larghezza. Grosso come quello di un mandingo, alle parole da vera troia in calore di Gabriella.
Le palle gonfie e dure da fargli male, sembravano due sfere d'acciaio, ed erano in attesa di pompare nel suo intestino tanta sborra quanta non ne aveva mai scaricata neanche durante tutte le masturbazioni della sua vita.
L'asta, tozza e con la vena principale pulsante a più non posso, sembrava troppo grande per l'orifizio che l'avrebbe dovuta accogliere.
Per non parlare della cappella, una sorta di fungo gigante che metteva paura solo a guardarla...
Anche l'uomo era pronto, e mentre quella bagascia si allargava con le mani le chiappe, luì poté notare un bellissimo rosone scuro che contornava uno sfintere abbastanza aperto già così "a riposo".
Impugnò deciso il suo bastone a due mani, e sicuro di sé appoggiò la cappella sul buco che al confronto parve estremamente piccolo...
Al solo contatto Gabriella ebbe un fremito forte e improvviso, misto di piacere e paura... Si voltò nuovamente, e vide quel coso che più che a un cazzo assomigliava a un missile pronto ad esploderle dentro. Lo scrutò ben bene, e poi:
- "Cosa vuoi fareeee???? Non ci entrerà mai!".
In effetti, quella cappella era davvero di dimensioni ragguardevoli, e inizialmente sembrò trovare un'opposizione.
Una prima spinta ebbe come effetto quello di preparare lo sfintere a quello che sarebbe stato uno sforzo improbo, senza però riuscire ad avanzare di un solo centimetro: era come un muro di gomma che lo respingeva...
Vincenzo pensò:
- "Ma allora non è vero che si è fatta inculare tanto spesso...".
Riprovò con una nuova spinta, un colpo di reni decisamente più potente, e finalmente il glande prese ad avanzare, benché strozzato in una maniera incredibile.
Data la scarsa lubrificazione, Gabriella si sentì bruciare, ed iniziò a lamentarsi:
- "Ahiiii.... Dio che male! Fermati, ti prego... Forse non sei adatto al mio buchetto... Ti prego, fa troppo male...".
Ma Vincenzo ormai era li dentro, ed erano anni che anelava a incularla. Perciò, stendendosi quasi sulla sua schiena, le latrò in un orecchio:
- "Senti troia, non fare tanti capricci, fa male anche a me ma non intendo rinunciare... Vedrai che poi urlerai dal piacere...".
Inoltre, quella posizione favorì un ulteriore passo avanti, e tornando in posizione eretta il ragazzo riuscì ad infilare la corona del glande.
Così piantato nel retto della donna, era consapevole che non sarebbe potuto sfilarsi se prima non avesse perso l'erezione, e ciò sarebbe potuto avvenire solo dopo il coito.
Percui, sostenendosi ora al tronco di Gabriella, proprio sotto il suo seno che ondeggiava come in un moto perpetuo, fece una nuova pressione che gli provocò un'estensione anomala del frenulo con conseguente rottura del "filetto"...
L'acutezza del dolore fu tale che per un attimo rimase immobile... Voleva sfilarsi per verificare i danni, ma dal sangue copioso che fuoriusciva dal buco del culo della donna capì che ciò che temeva era accaduto. Imprecò:
- "Cazzo, si è rotto, si è rotto!".
Era anche un po' spaventato, ma adesso era sua zia a non volerlo lasciare andare. Si girò per la terza volta verso di lui e sprezzante gli disse:
- "Tranquillo, non succede a tutti, ma non è niente di grave... Adesso sei un uomo vero. Su, riprendiamo il nostro lavoro!".
Vincenzo decise che la troia aveva ragione, e di non fermarsi più.
Lentissimamente, introdusse - millimetro dopo millimetro - anche tutta l'asta fino alla base...
Sembrava fossero incastrati definitivamente in quella posizione, e senza parlare pensarono la medesima cosa. Gabriella, infatti, temette il peggio, e se ne uscì:
- "Ci manca solo che finiamo in ospedale così messi... Pensa che figura di merda...".
A quelle parole Vincenzo diede uno strattone all'indietro, e senza capire come si rese conto che quel budello si era dilatato.
Il primo pensiero fu:
- "Allora questa vacca ne ha davvero presi tanti... Stava fingendo, stringendo i muscoli...".
Sentito il cazzo più libero, si comportò come fosse la fica di poco prima, e prese a stantuffare in maniera furibonda, andando su e giù, con lei che si toccava il grilletto, finché ululando schizzò indegnamente tutto intorno, mentre lui le sborrò nell'intestino anche l'anima...
Si accasciarono così l'uno nell'altra, fin tanto che l'erezione del maschio non cominciò a scemare, consentendogli di estrarre il membro dal culo.
Ansimante, restò a gustarsi lo spettacolo: lo sfintere di sua zia, grazie alle sue dimensioni, stentava a richiudersi, e come una cataratta lasciò uscire da esso una cascatella di sperma e sangue.
Piegato sulle ginocchia, il ragazzo si esaminava quel lembo di pelle che era caduto, e con esso la sua giovinezza.
Nel frattempo, Gabriella si era chinata anche lei ad esaminare la questione, lo guardò negli occhi e sorridendo concluse:
- "Complimenti! Anche tu hai perso la verginità!".
Vincenzo era in uno stato che neanche lui seppe definire, era contento che ciò fosse avvenuto grazie alla donna dei suoi sogni, ma un altro pensiero gli frullava per la testa.
E fu Gabriella stessa a dargli la risposta che cercava:
- "Lo so cosa vuoi sapere... Ebbene sì, caro nipote, lì dentro ne sono passati parecchi, tanto che ora anche il tuo cazzone ci sta comodamente... Ma tu vuoi sapere anche altro: perché prima ci eravamo incastrati così pericolosamente... Stai tranquillo, sono stata io a volerlo... Avevo capito che non ti avevano ancora fatto quel servizietto, e ho voluto essere io a farlo... Dio, quanti segreti abbiamo adesso io e te!".
E questa volta rise a crepapelle, di cuore...
Infine, su sollevò in piedi e prese a muoversi, ma dovette piegarsi di nuovo in due per il dolore... Vincenzo l'aveva fatta godere come non mai, ma le aveva anche massacrato l'ano...
8. Epilogo.
Vincenzo aveva ottenuto così ciò che voleva, e anche di più.
Era andato a casa di sua zia con l'intenzione di rovistare tra la sua biancheria intima, ed aveva finito per realizzare un altro suo sogno, quello di possederla facendo cornuto lo zio.
Poteva pure accontentarsi, ma Vincenzo era diventato uomo grazie a lei.
Gabriella, da parte sua, capì subito che quella relazione era troppo pericolosa e ingombrante, e cercò in tutti i modi di dissuaderlo da quell'infatuazione. Gli disse:
- "Vincenzo, cerca di capire... Fin qui c'è andata bene, nessuno ha sospettato di nulla, ma non posso rischiare... Basterebbe poco a fare scoppiare un casino... No, questa è una pazzia... Ti confesso che anche per me è stato tutto molto bello e coinvolgente, però dobbiamo accettare la realtà, tu sei un ragazzo e io una donna sposata con un figlio... Pensa anche a tuo cugino, eh...".
Ma il giovane era troppo preso, e non volle sentire ragioni:
- "Gabriella, ormai non siamo più solo zia e nipote... Accetta tu la realtà... Prenderemo tutte le precauzioni del caso, ma non possiamo gettare tutto alle ortiche. Facciamo così: io sarò tuo cliente fisso, in questo modo nessuno potrà pensare a niente di strano...".
Dovette essere stato davvero convincente, poiché la donna accettò il compromesso. In fondo, l'idea di avere un giovane amante stuzzicava i suoi "pruriti" sessuali, e una volta a settimana Vincenzo era lì sul lettino dell'estetista, ma i due tutto facevano tranne che occuparsi del benessere fisico. Per la precisione, si univano fisicamente, proprio come piaceva a loro...
Una volta, Gabriella ebbe anche un ritardo nelle mestruazioni, e furono giorni in cui la coppia stette con i nervi a fior di pelle... Figurarsi se potevano permettersi il lusso di una gravidanza... Per fortuna, fu solo un falso allarme, e da allora ogni rapporto fu rigorosamente protetto.
Diventano amanti ufficiali, e tutto questo grazie a uno striminzito perizoma nascosto nel sottofondo di un comò...
FINE.
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1 year ago
pollicino1965,
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Mi scopo il collega
Mi chiamo Anna, ho 27 anni, sono alta 1.70, mora, capelli a caschetto, occhi neri, bocca ampia, labbra carnose ed un bel seno di una terza piena. Fisicamente sono longilinea, ventre piatto, bel culo alto e sodo, cosce lunghe e snelle. Da cinque anni, lavoro come impiegata in una ditta molto importante e, fra le regole che ci ha imposto la direzione, vi è quella di non intessere relazioni con i colleghi. Poi, un anno fa, mi hanno trasferito in un nuovo ufficio con un incarico molto prestigioso. Mi son trovata in coppia con Mario, un bel maschio di 36 anni, sposato. Alto, biondo, dal fisico ben curato e, nonostante le restrizioni, fin da subito ha cominciato a corteggiarmi, prima discretamente, poi sempre più apertamente. Fra noi è cominciato un vero e proprio gioco della seduzione. Io lo provocavo e lui che, reso impotente dall'osservanza del regolamento, soffriva ogni giorno di più. Naturalmente anche lui ci andava giù pesante, nel confessarmi di come mi avrebbe lasciata "sofferente" e come mi avrebbe "scopata, lasciandomi senza respiro", ma, nel contempo, temeva per davvero che una notte con me, avrebbe potuto rovinarlo personalmente e professionalmente. Il rischio era notevole per entrambi, ma per lui molto di più, in quanto, da poco promosso, rivestiva la posizione di quadro dirigente. Alla fine sono stata proprio io a convincerlo a venire da me per un weekend, mentre sua moglie era fuori città. Lo avevo cotto a puntino.
«Ti devo avere! Cazzo, non ce la faccio più! Devo per forza entrarti dentro.»
Il venerdì, mentre andavo via dal lavoro, gli ho proposto di venirmi a trovare a casa, alle 19:00, lasciandogli l'indirizzo: intimamente contavo le ore fino al suo arrivo. Ho pianificato ad arte nella mia mente, tutte le cose che gli avrei fatto quella sera. L'ho accolto alla porta, quella sera, con il mio miglior top nero ed una gonnellina pari colore, tacchi alti ed autoreggenti, come gli avevo fatto immaginare più volte, inventando un eventuale incontro con lui ed ho subito notato che il suo cazzo si era drizzato al massimo ancora chiuso nei pantaloni
«Ben venuto, accomodati!»
L'ho portato in salotto, giusto per bere assieme un bicchiere di vino. Abbiamo fatto un paio di sorsate, parlando del più e del meno, ma non ha indugiato molto a ficcarmi la lingua in bocca, mentre mi accarezzava i capelli. Mi sentivo così bene nel sentire le sue mani addosso, che quasi dimenticavo che questa era la nostra prima volta insieme.
Mi aveva descritto così tante volte come mi avrebbe accarezzato, toccato e fatto eccitare, che, adesso, nel provare certe sensazioni, mi sembrava troppo naturale, ovvio ed intimo; ero molto rilassata e pronta a godere con lui. Sapeva tutto di me, gli avevo parlato a lungo di me. Gli avevo raccontato della mia adolescenza. Di come avevo scoperto il sesso ed il piacere che provavo nel farlo con dolcezza ed intensità. Nel mio gioco di seduzione., gli avevo descritto tutti i dettagli della mia vita sessuale, tutte le cose che adoravo mi fossero fatte, insomma gli avevo rivelato la mia vera natura di troia a letto. Spesso mi chiedevo come fosse il suo matrimonio: ero convinta che gli mancasse qualcosa. Adesso, però, mentre mi tirava a sé e continuava a baciarmi, l’ho guardato negli occhi con curiosità.
«Allora, ti trovi a tuo agio qui con me? Hai abbandonato fuori dalla porta tutte quelle regole che limitano tanto i nostri desideri?»
Avevo a lungo immaginato questo momento e volevo che anche lui si sentisse a suo agio. Non volevo che lui potesse pentirsi per avermi chiavato, perché sapevo che quell'amplesso avrebbe, di certo, cambiato i nostri rapporti. Rinvolsi uno sguardo penetrante nei suoi occhi e percepii tutto quello che avevo bisogno di sapere, ma che lui tenne comunque a precisare.
«Sono consapevole che ci stiamo imbarcando in qualcosa di folle, ma, se usiamo il cervello lì fuori, qui dentro possiamo far tutto quello che vogliamo. Qui siamo io e te, fuori io sono il tuo dirigente e ti striglio, anche se non ce ne sarebbe motivo. Chiaro?»
Ho annuito, mi sono appoggiata a lui e l'ho baciato con passione, mentre gli sbottonavo la camicia con una mano. Ho fatto scorrere le mie dita sul suo petto, per, infine, sbottonargli i pantaloni. Riuscivo a percepire la dimensione ed il calore del suo membro al massimo dell'erezione, mentre vi passavo sopra la mia mano nel tirargli giù i pantaloni. Ho sempre avuto la sensazione che fosse molto dotato, ma ora, finalmente, avrei avuto la conferma e, spero, anche il piacere di accoglierlo dentro. Ero già un lago ed anche cosi in ansia di sentire quel cazzo dentro di me, che ho fatto in modo di prolungare il piacere il più possibile. Lui era in trepida attesa di vedere come mi sarei comportata nel realizzare quel desiderio a lungo represso, che sapeva avrei voluto durasse per sempre; per qualche motivo, volevo qualcosa di più di una semplice oscena chiavata con lui.
«Rilassati e lasciami fare.»
Adesso, con una mano nei suoi pantaloni, ho iniziato a carezzargli il cazzo, sfiorandolo con le unghie, ed ho sentito qualcosa di gran lunga grossa e dura.
Ho impugnato la sua verga e le dita non riuscivano a cingerlo completamente, tanto era grosso. La bellissima sensazione di tenerlo in mano, mi ha fatto bagnare ancor di più. Era così caldo e duro, che ho desiderato prenderlo subito in bocca. Ho finito di spogliarlo e poi mi sono inginocchiata davanti alle sue gambe; ho estratto la sua dotazione decisamente bella, lunga oltre la media e grossa; molto grossa, con una bella magnifica cappella rossa, lucida. Ho preso a leccarglielo piano, dalla punta alla base. Lui ha preso a gemere dolcemente, mentre si abbandonava indietro ad occhi socchiusi.
«Sì, brava, così! Sei magnifica! Dai: mi fa impazzire esser leccato.»
Io, molto lentamente, gli ho preso il cazzo in bocca, dapprima solo la punta, poi, pian piano, quasi fin in fondo. Quella verga era decisamente enorme e, a mala pena, riuscivo ad ingoiarla tutta, ma volevo che lui capisse che aveva a che fare con una troia davvero speciale, perché così volevo apparire in quel momento per lui: la sua troia! Ho tenuto la verga a lungo infilata in bocca e lui ha preso a gemere di piacere, elogiando il mio pompino.
«Sì, bravissima! Cazzo, sei stupenda! Quella stronza di mia moglie riesce appena a metterselo fra le labbra! Dai, ingoialo tutto, che mi fa impazzire!»
Sentirgli dire queste cose, mi ha fatto quasi venire all’istante. Continuavo a scivolare, su e giù, sul suo cazzo, mentre con una mano, adesso, gli carezzavo le palle grosse e, sicuramente, piene di crema, che anelavo bere in gran quantità. Ho intensificato la suzione per farlo sborrare e lui ha cercato di resistermi, ma io avevo troppa voglia di bere il suo piacere di maschio.
«No, dai, così mi fai schizzare subito! Cazzo, sei tremenda! Mi fai sborrare! No! Cazzo, vengo!»
Ho serrato le labbra sul glande e mi son fatta una fantastica bevuta di crema dolcissima, mentre lui letteralmente impazziva fra le mie labbra.
«Sei fantastica! Mi fa impazzire sborrare in bocca ad una donna! Quella zoccola di mia moglie non me lo ha mai fatto un bocchino con l’ingoio, nemmeno a pagamento!»
Sono venuta con lui! Ho avuto un orgasmo che ho mugolato a bocca piena. L’ho leccato e succhiato facendolo restare bello duro e lui mi ha fatto alzare e L'ho portato in camera da letto e mi ha disteso a cosce aperte; mi ha strappato via il perizoma, per poi infilare la sua lingua nella mia ostrica assurdamente piena di umori. Ha presso a leccarmi in maniera divina ed io ho avuto un nuovo repentino orgasmo.
«Sì, dai, sei meraviglioso! Oddio, mi fai già venire! Dai, che vengo! Sì, ora!»
Ho serrato le cosce, imprigionando fra esse la sua testa, mentre la sua lingua proseguiva a percorrere, in lungo e in largo, la mia fica. Era sconvolgente! Di cazzi ne ho presi ed anche tanti, ma sentirmi leccare così, non mi era mai capitato. Mi ha latto godere da pazzi, poi mi ha spogliato nuda e si è disteso supino, mi ha trascinato su di sé, ed io mi sono impalata su quella verga maestosa, che mi ha riempito fin dentro l’anima.
Ho chiuso gli occhi, focalizzando ogni mia sensazione sulla pienezza che avvertivo nel ventre, poi ho iniziato ad oscillare avanti/indietro, con lui che, sollevate le mani, ha afferrato i seni e me li strizzava, impastava, provocandomi altre dolcissime sensazioni. Era sconvolgente! Ho iniziato a godere senza più rendermi conto di quanto: un orgasmo finiva ed un altro iniziava. Si stava davvero concretizzando il nostro desiderio: una chiavata bellissima, senza fine! Dopo aver goduto fino allo stremo, mi sono spalmata sul suo petto. Lui mi ha accarezzato a lungo, poi si è sfilato da me e mi si è messo affianco. L’ho guardato e gli ho sorriso. Questa era la sua notte; voleva essere lui ad avere il controllo della situazione, realizzando tutte le fantasie che aveva ipotizzato in questi ultimi mesi. Sapeva bene che gli avrei consentito di far cose che, con sua moglie, non avrebbe mai potuto; perciò mi son messa in ginocchio, voltandogli le spalle.
Era l’invito più sconvolgente che si aspettava da me: gli stavo offrendo il culo, nella piena consapevolezza che sua moglie non l'avrebbe mai fatto.
«Brava! Adesso ti sfondo il culo! L’ho talmente desiderato, che quasi non mi sembra vero! Questo tuo meraviglioso culetto mi ha sempre fatto impazzire !»
Io l’ho guardato e, con movenze da maliarda consumata, l’ho invitato a goderselo.
«Sì, lo so che lo vuoi, porco! Ho notato quante volte ti sei eccitato ad immaginare di mettermelo nel culo! Sono certa che quella puttana di tua moglie non te lo dà, quindi, dai, sfonda il mio e fammi godere anche di culo!»
Lui, però, da porco consumato, ha indugiato ancora un po'. Si è inginocchiato dietro di me, afferrandomi i seni e baciandomi la nuca con tutta la passione possibile, provocandomi ulteriori gemiti di piacere, poi, ha allungato una mano davanti, in basso, fino ad arrivare alla mia ostrica: ha preso a titillare il mio clitoride. Non poteva non sentire quanto mi bagnavo ancora ad ogni suo tocco e, alla fine, sono stata costretta ad implorarlo.
«Porco, scopami! Dai, mettilo dove vuoi, ma scopami! Ti voglio dentro!»
Bruciavo dal desiderio e lui mi ha infilato la sua grossa verga da dietro, nella fica, procurandomi un fremito di piacere lungo tutto il corpo.
Per un po' mi ha stantuffato la vagina fradicia di umori e poi, dopo averlo inzuppato per bene, me lo ha appoggiato allo sfintere. Io, impaziente, ho dato una spinta all’indietro, facendomelo penetrare completamente nel culo. L’ho sentito entrare e dilatarmi meravigliosamente.
«Sì, così, porco, sfondami! Cazzo, come sei grosso e duro: mi fa impazzire sentirlo tutto dentro nel culo! Dai, ancora più a fondo!»
Mi ha penetrato il culo con due affondi molto decisi. Poi mi ha afferrato per i fianchi e mi pompato come un folle. Sentivo il suo corpo, sbattere contro il mio e mi sentivo devastata per il piacere che provavo. A sua volta anch'egli era sconvolto: godeva da matti a sfondare il mio culo.
«Sei una gran troia rotta in culo! Cazzo è meraviglioso sfondarti il culo! Bellissimo! Te lo spacco tutto!»
Mi ha pompato il culo a lungo. Ha portato di nuovo una mano sul mio bottoncino e mi masturbava, mentre mi chiavava con un impeto selvaggio.
Ho allungato una mano, portando le mie dita sulle sue, per poi spingerle dentro di me, implorandolo di non smettere.
«Sì, cosi, devastami tutta! Sei meraviglioso! Dai, che vengo ancora! Dai, fammi impazzire!»
Lui non si è risparmiato: io godevo come non mai, mentre il suo cazzo, che ora sembrava ancor più grosso, mi dilatava esageratamente; intanto continuava a scoparmi con spinte poderose e profonde. Ero di nuovo all’apice del piacere; il suo ritmo accelerava ad ogni affondo, mentre io gli andavo incontro, spingendo il culo all'indietro, contro di lui. Gridavo, ogni volta che tirava fuori il cazzo quasi del tutto, solo per poi sbattermelo di nuovo dentro, strappandomi un grido di piacere ad ogni infilata. Continuò a scoparmi il culo senza pietà, fino a sentire quel bellissimo membro pronto ad esplodere nel profondo del mio, ormai più che dilatato, culetto. Ho desiderato averlo di nuovo in bocca, per gustarmi il sapore della sua crema.
«Dai, sborrami dove vuoi, ma sappi che ne voglio parte anche in bocca! Ti prego, fammi bere ancora il tuo piacere.»
Lui mi ha dato altre spinte molto vigorose, poi, con un grugnito da vero maiale, mi ha riversato nel culo uno schizzo bollente di sperma.
«Sì, così, dai sborrami in culo! E' bellissimo!»
Un attimo dopo l’ho sentito sfilarsi ed una strana sezione di vuoto mi ha sorpreso, poi mi ha fatto girare e mi ha schizzato il resto del suo carico appiccicoso, su faccia e collo, ricoprendomi tutta di sperma bollente. Famelica, gli ho divorato le ultime gocce del suo dolce liquido, mentre me ne spalmavo il resto su tutto il corpo.
Con uno sguardo da maliarda, l’ho indotto a leccarmi la fica irrorata del suo sperma, poi ho preso a massaggiargli il cazzo, ormai moscio, facendolo scorrere sulle mie tette, rese appiccicose dal suo piacere. Dopo di che l'ho baciato ed egli ha risposto con passione, limonando con me che avevo ancora la bocca ricolma dei suoi umori.
Soddisfatto, mi ha guardato, esprimendo tutto il suo compiacimento.
«Sei una troia meravigliosa! Sei esattamente come avevo immaginato. Ribadisco quello che ti ho detto prima: in ufficio sarai oggetto di bei cazziatoni, ma, qui dentro, sarai tu a dominare, se mi vorrai ancora.»
Gli ho fatto fare una vigorosa doccia, per non lasciare residui o odori che avrebbero potuto compromettere il suo matrimonio, poi l’ho lasciato andare, ben consapevole che era solo la nostra prima volta e che, di sicuro, ce ne sarebbero state molte altre, in futuro.
Nell'accompagnarlo alla porta, gli ho fatto capire che ho apprezzato ogni minuto passato con lui e, dopo sei mesi, lui ha divorziato e, adesso, siamo una coppia fissa, pronti a darci tutto il piacere possibile, senza remore o timori. Lui mi ha detto che, finalmente, aveva trovato la donna della sua vita e che, per nessuna ragione al mondo, se la sarebbe lasciata sfuggire.
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1 year ago
baxi18, 55
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Ho fatto cornuto e felice mio marito.
Mi chiamo Chiara, ho 32 anni e da cinque sono sposata con Marco, che ha un anno più di me. Sono alta, ho un bel corpo snello e ben curato, il seno, di una terza piena, bocca ampia, labbra carnose e un bel culo a mandolino. Con Marco siamo stati fidanzati da una vita e, a letto, sono stata sempre e solo con lui: fra noi il sesso era davvero bello ed appagante. Marco, però, da circa un anno, nell'intimità, mi diceva che avrebbe voluto farmi scopare da un altro maschio. Io non mi sbilanciavo, ma devo riconoscere che la cosa mi eccitava da morire, anche se, pur nella fantasia, non avevo pensato di andare oltre. Col passare del tempo, Marco, mio marito, si faceva sempre più insistente, cosicché dalle fantasie eravamo passati a veri e propri inviti a farlo cornuto. Io che ero andata a letto solo con lui, ero sempre più eccitata e incuriosita all’idea di provare un cazzo diverso. È chiaro che eravamo ancora indecisi a trasformare quelle fantasie in realtà e ne parlavamo solo nei momenti di sesso; lo avremmo considerato come un gioco: il nostro gioco! Poi, una volta, in preda all'eccitazione e dopo la sua ennesima proposta di farlo cornuto, mi feci stranamente audace acconsentendo a quelle che erano pur sempre le sue intenzioni.
«Dai, va bene: facciamolo! Facciamo questa pazzia, così, alla fine, sarai contento!»
Eravamo in prossimità delle ferie estive e, quindi, decidemmo che, una volta in vacanza, avremmo fatto in modo di conoscere altra gente, con cui avremmo potuto creare la giusta atmosfera, per vivere questa esperienza. L’occasione si presentò proprio la prima sera che eravamo in vacanza; eravamo nella discoteca del villaggio turistico. Tra noi i patti erano chiari: una volta entrati, ci saremmo separati. Io avrei ballato con mi invitava e mi sarei fatta abbordare da chi mi piaceva, poi, prima di passare all'azione, ci saremmo dati l'ok, affinché entrambi fossimo resi coscienti dell'inizio del gioco Il patto era, però, che avrei potuto fare tutto quello che volevo, ma non ci avrei scopato. In fondo mi sembrava un compromesso equo. Era arrivata la fatidica sera, ci preparammo per andare, eravamo nervosi ed eccitati, allo stesso tempo. Optai per una mini bianca trasparente. Un intimo molto minimale: un perizoma quasi invisibile ed un reggiseno nascosto sotto il top, ancora più sottile. Ai pedi dei sandali dal tacco alto a zeppa, che mi evidenziavano ancor più il culo. Una volta entrati in discoteca, ci separammo come da accordi.
All'inizio, mi sentivo spaesata, impaurita, poi feci una bevuta e cominciai a ballare da sola. Ben presto, mi ritrovai in mezzo ad un codazzo di ragazzi, che cercavano, in qualche modo, di attirare al mia attenzione, ma nessuno mi interessava. Un po’ delusa, tornai al bar e, qui, i miei occhi incrociarono quelli di un lui biondo, occhi azzurri, abbastanza muscoloso. Indossava dei pantaloni bianchi ed una camicia che ne modellava il torace, rendendolo stupendo. Si avvicinò, mi sorrise e, poi, dopo essersi presentato, mi prese per mano e mi invitò a ballare. Luca, il suo nome, mi chiese con chi fossi e inventai che ero con una amica, che, però, si era appartata, lasciandomi sola in pista. Iniziammo a ballare in maniera sempre più coinvolgente, permettendomi di farlo eccitare subito. Mentre ballavo, guardavo in lontananza mio marito, che mi spiava, e la cosa mi eccitava da morire. Pian piano, Luca iniziava a farsi più audace e iniziò a strusciarmelo sul ventre; devo dire che, da quel che sentivo, prometteva abbastanza bene! Ero già tutta bagnata. Mi strusciavo al suo cazzo e, nel mentre, fissavo Marco negli occhi, che si era avvicinato, fingendo di ballare. Era una sensazione bellissima. Dopo un po' Luca, mi chiese se mi andava di uscire dalla discoteca; voleva scoparmi e io non desideravo altro, ma mi ricordai degli accordi presi con mio marito.
«Aspettami all'uscita, saluto la mia amica e ti raggiungo.»
Subito cercai mio marito e, appena lo vidi, gli andai incontro, baciandolo con passione, per fargli capire quanto fossi eccitata; gli chiesi se fosse d'accordo a che il gioco proseguisse o se preferiva che mi fossi fermata; nel chiederglielo gli toccai il cazzo, accertando che era durissimo: mi è bastato come risposta.
«Vedo che il tutto ti sta facendo divertire? Non te ne pentirai; aspettami sveglio in camera, porco!»
Lui mi fissò negli occhi ed io lo lasciai di colpo, decisa a vivere questa mia prima avventura. Lui mi ha ricordato l'unica condizione che mi aveva posto, ma io son corsa via, facendo finta di non sentire. Trovai Luca ad aspettarmi e ci recammo in camera sua; ci divertimmo alla grande e poi ho raggiunto mio marito nel nostro bungalow. Appena entrata, ho trovato mio marito che mi aspettava a letto, sveglio ed eccitato.
Impaziente, mi chiede subito come fosse andata.
«Allora com’è andata? Dai, racconta!»
Io, soddisfatta, ma non ancora sazia, l’ho sconvolto.
«Benissimo... senti tu stesso!»
E lo bacia in bocca, con ancora il sapore di qualche minuto prima, quando aveva ingoiato lo sperma di un altro. Lui, davvero molto eccitato, mi ha esortato a raccontare tutto nei minimi dettagli. Io Iniziai a segarlo, nel mentre raccontavo.
«Siamo andati nel suo bungalow e, appena dentro, abbiamo iniziato a baciarci. All'inizio ero alquanto in imbarazzo, un po' freddina, ma lui ha iniziato a mettermi le mani da per tutto, provvedendo anche a sfilarmi la camicetta. A quel punto, l'ho fatto anch'io e, con la mano, sono scesa tra le sue cosce ed ho iniziato a toccargli il cazzo da sopra i jeans. Marco, ero troppo eccitata, non vedevo l'ora di poterglielo vedere: sai bene che non ho mai visto un altro cazzo, tranne che il tuo. Fremevo, così gli ho sbottonato i pantaloni e glieli ho tolti. Era in mutande, col suo cazzo che cercava di uscire. Allora subito l'ho preso in mano, ma non l'ho tirato fuori, volevo gustarmi l'attesa, e così, prima l'ho segato da sopra le mutande, mentre lui mi levava il resto degli indumenti, riducendomi con la sola biancheria indosso. A quel punto, gliel'ho tirato fuori.»
Marco fremeva curioso.
«Dimmi: ce l’aveva più grosso del mio?»
Io ho continuato il racconto.
«Sì, era enorme, Marco! Era fantastico, già scappellato, faticavo a stringerlo in mano, da quanto era grosso. E poi era durissimo!»
Al solo ricordo, me ne sbrodolavo e mi son resa conto che avevo esagerato nel descrivere quel cazzo meraviglioso, intanto, per la descrizione che ne avevo fatto, è successo che Marco ha schizzato. Ripulii il suo sperma con la bocca, ma, da quanto che era eccitato, il suo cazzo rimase dritto. Egli, allora, mi ha esortato a proseguire il racconto.
«Dai, porca, non ti fermare: continua il racconto!»
Così ripresi a masturbarlo, mentre continuavo a raccontare i dettagli che lui voleva sentire.
«Appena l'ho visto, non ho resistito. Mi son chinata e l'ho preso subito in bocca. Ci entrava a malapena, avevo la bocca spalancata, da quanto era grosso e duro. Non ti offendere, amore, ma il tuo non l'avevo mai sentito così duro!»
Marco è visibilmente sconvolto, ma eccitatissimo.
«Ok, ho capito era un bel cazzo; ma poi?»
«Poi l'ho leccato tutto e provato a farlo entrare in bocca; lo sai, con te ci riesco, ma del suo ne rimaneva un bel pezzo fuori. Poi, non ho resistito, lo volevo sentire in fica, ero troppo eccitata, ero ridotta ad un lago.»
Vedo lo stupore sul suo volto.
«Ma non hai ceduto, vero? Hai tenuto fede ai nostri patti?»
Lo guardo e riconosco la sua ansia, nell’attesa della mia risposta.
«Amore, avrei voluto resistere, ma quel cazzo era così bello e grosso da invogliarmi sempre più a sentirlo dentro. Luca il tempo di indossare il preservativo, e mi ha presa, mentre ero in piedi e me l'ha spinto tutto dentro, sbattendomi contro il muro. A quel punto mi ha detto: "Cazzo che fica stretta! Te la sfondo tutta!"
Nonostante fossi un lago, ha dovuto dare tre, quattro colpi, per farlo entrare! Oh, amore, so bene che eravamo d'accordo che avrei dovuto conservare per te la mia vagina, ma non ce l'ho fatta a resistere.»
Leggo una leggera delusione nei suoi occhi, ma mi rassicura e mi invita a continuare il racconto.
«Tranquilla, amore, è il nostro gioco: sapevamo a cosa andavamo incontro. Certo che sei proprio porca! Ma dimmi: ti è piaciuto sentirlo tutto dentro?»
Io ero indecisa se esser sincera, ma decisi di giocare correttamente.
«Ammetto che i primi colpi mi hanno fatto un po' male, ma, poi, amore, ho goduto tantissimo. Lo sentivo nella pancia, mi sentivo riempita come non mai. Amore, è stata la prima volta che provavo qualcosa del genere, non che il tuo non mi faccia godere, anzi, lo sai che mi piace da morire il tuo cazzo, vero? Ma sai anche che per me era una novità, una scoperta, perché, in realtà, di te sono soddisfatta.»
Vedo che fa una piccola smorfia, ma cerca ancora di tranquillizzarmi.
«Tranquilla, amore; sono consapevole che con me ti diverti. Dai, continua, che è successo, dopo?»
Io, tranquillizzata, proseguii nel racconto con assoluta sincerità.
«Mi ha sbattuto sul letto, mi ha aperto le gambe ed ha iniziato a chiavarmi in maniera decisa. Mi dava dei colpi forti, a ritmo incessante; ero in estasi e sono venuta subito, ma, amore, posso esser sincera?»
Marco mi guarda ed annuisce.
«Certo, amore, che lo devi essere: è il nostro gioco!»
Rasserenata, continuo.
«Ho avuto un orgasmo, mai provato prima! Cioè, non volevo venire subito, ma non ce l’ho fatta: un orgasmo profondo mi ha scosso per oltre un minuto. Avevo ancora voglia, lui non si fermava e continuava a spingere forte; io ero come inebetita dal piacere, non capivo più nulla. Lui, oltre ad esser munito di un cazzo meraviglioso, aveva anche una gran resistenza. Amore, ti ho sempre pensato, per tutto il tempo che è durato il nostro gioco, ma lì mi son scordata anche di te; godevo troppo, ero come soggiogata! Appena svaporato l’effetto del primo orgasmo, son venuta di nuovo! Questa volta in maniera meno forte, ma sempre molto intensa.»
Leggo lo stupore sul volto di Marco.
«Come di nuovo? Due orgasmi di seguito? Io, in tutti questi anni, non ci sono riuscito mai, porca! Sei davvero una gran porcona!»
Cerco di minimizzare, per non ferirlo oltre.
«Amore, sarà stata la situazione o le sue dimensioni, non lo so, ma sta di fatto che non ne avevo mai abbastanza! Poi gli ho chiesto di avvertirmi quando sarebbe stato pronto a venire, perché non volevo sprecare il suo sperma nel preservativo, e così me lo ha messo in bocca e, amore, mi ha schizzato in bocca!»
«Bevi, troia! Bevilo tutto!»
Mentre glielo racconto, lo vedo sempre più eccitato e curioso.
«Era tanto? Che sapore aveva?»
Decido di non inferire.
«…mmh, buono, ma preferisco il tuo e, comunque, lo hai appena sentito anche te.»
E nel dire queste parole, lo guardai negli occhi, con aria da porca, e continuo a ringraziarlo.
«Grazie, amore, per avermi regalato un'esperienza così particolare! Sei il mio amore dolcissimo!»
Mio marito non ha resistito al desiderio di scoparmi.
«Ok, va tutto bene, ma ora scopa con me.»
Ovviamente ero ancora eccitata, soprattutto a seguito del racconto appena fatto, e gli montai sopra, mi misi il suo cazzo dentro, che non faticò a penetrarmi, da quanto ero ancora dilatata. Mio marito se ne accorse.
«Accidenti: ma ti ha slargato a dovere? Vedo che stasera Il mio cazzo sguazza alla grande dentro di te?!»
Eccitata gli ho replicato.
«Te l'ho detto, amore, che era enorme!»
Lui, più scatenato di me, mi ha rivolto una domanda.
«Dimmi, porca: ti farebbe piacere aver qui Luca adesso, a scoparti con me?»
Ancora in preda al piacere, non ho saputo mentire.
«Amore, sì, mi piacerebbe avere due cazzi contemporaneamente!»
Lui, sempre più curioso.
«Dimmi, porca, dove lo vorresti, adesso, il suo cazzo?»
Ormai, partita del tutto, ho risposto ancora con molta sincerità.
«Amore, il tuo in bocca, ma, sotto, quello di Luca, perché, almeno per stasera, la mia passera è abituata al suo uccello: mi ha dilatata davvero tanto e fatta impazzire!»
Nel sentire le mie parole, mi ha sborrato all’istante, ma a me non interessava più di tanto, perché, almeno per quella sera, ero sazia.
Il giorno dopo, in spiaggia, abbiamo incontrato Luca. Dopo un attimo di imbarazzo, ci siamo messi a parlare e lui ha capito che eravamo una coppia libera. La sera lo abbiamo avuto a cena e, poi, entrambi mi hanno scopato alla grande. In verità Marco ha più guardato che scopato, perché appena mi metteva il cazzo in bocca, schizzava a raffica.
Io mi son fatta sfondare anche il culo da Luca, che mi ha fatto godere per i restanti cinque giorni, sempre di più. Dopo quella volta, però, non abbiamo più ricercato altre esperienze così, ma spesso, quando Marco mi scopa, Luca entra nelle nostre fantasie e, devo dire, che godiamo tantissimo. A me piacerebbe rifarla una simile esperienza, ma ho capito che a mio marito la cosa lo mette a disagio e, quindi, non gli chiedo nulla, anche se dentro di me, a volte, quando lui mi scopa, chiudo gli occhi e do spazio alla mia mente, immaginando di esser sotto un maschio poderoso, che mi sfonda e mi fa godere davvero tanto. Devo solo farlo capire a lui e fargli tornar la voglia di avere delle belle corna in testa. Chissà, forse la prossima estate...?
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1 year ago
baxi18, 55
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Il mio adorabile cuckold.
Mi chiamo Angela, ho 36 anni, sono di media statura, capelli castani lunghi, occhi scuri, un seno abbastanza florido di una buona quarta misura. Il ventre è abbastanza piatto, nonostante abbia avuto una gravidanza ed ho un bel culetto a mandolino, che piace tanto a mio marito, che, regolarmente, me lo visita con la sua splendida verga. Da undici anni sono sposata con Carlo, un bel maschio più alto di me, dal fisico asciutto ma non palestrato, dagli occhi scuri, braccia forti e mani grandi: è anche ben dotato Stiamo insieme da 15 anni e, quando ci siamo conosciuti, io avevo già fatto qualche esperienza con dei fidanzati, ma ero ancora vergine, anche se, in bocchini, mi consideravo un'artista. Lui era fidanzato con una ragazza molto più grande, che aveva fama di esser una che apriva le cosce facilmente e, facendo leva su questo fatto, son riuscita a farlo litigare con lei per poi mettersi con me. Fra di noi il sesso è stato subito molto bello e intenso. Lui è molto bravo a letto, ama molto i preliminari e mi porta al piacere, prima ancora di possedermi. Dopo la mia verginità di fica, con calma si è preso anche quella anale. Un certo cambiamento, nel nostro modo di divertirci a letto, è avvenuto durante la gravidanza, circa sei anni fa, quando abbiamo deciso di avere un figlio. Fortunatamente le cose sono andate tutte nel verso giusto e, insieme, abbiamo procreato una splendida bambina che oggi ha quasi sei anni. Come ho detto, in quel periodo, quando la mia pancia cresceva e ogni volta che mi specchiavo, mi sembravo una balena, lui per ridarmi autostima, inventava sempre dei giochi nuovi, molto piacevoli. Si inventava di esser uno sconosciuto che, vedendomi nuda, mi accarezzava e mi toccava, dicendomi che mi desiderava, perché ero già pregna e, se mi avesse scopato in quello stato non se ne sarebbe accorto nessuno. Erano solo giochi, però, io ricordo che mi eccitavo talmente tanto che, alla fine, scopavamo come due bestie in calore. Dopo la nascita di nostra figlia, per i primi anni, le cose sono tornate un po’ come prima, ritornando al nostro sesso sempre ottimo ed appagante. Poi, forse, la stanchezza, forse, la routine, o semplicemente la consapevolezza che allungando una mano, ottieni quello che desideri, le cose sono un po’ cambiate. Il piacere di scopare con lui è rimasto sempre molto forte, ma non vi era più quella eccitazione che esisteva in passato. Sì, lui continuava ad eccitarmi, leccandomi in ogni dove; poi lo sentivo entrare dentro di me, e mi portava all’apice del piacere, finché non mi riversava dentro tutto il suo piacere, smettendo con l'incantesimo. Avevo compreso che il tempo era nostro nemico: tutto era diventato meccanico, ovvio e, alla fine, non riuscivo più a goderne. Anche lui doveva esser giunto alle mie stesse conclusioni, così, una sera, a letto, ne abbiamo parlato in maniera serena e pacata.
«Amore, non si può più andar avanti così. Il sesso fra noi è diventata solo ginnastica, mi rendo conto che forse sto invecchiando e che magari a te possano piacere di più ragazzine giovani.»
Lui mi ha guardato con stupore, poi ha scosso il capo e mi ha assicurato che non era interessato dalle ragazzine; al contrario, era sempre più innamorato di me ed era per questo che si sentiva responsabile del fatto che tra noi il sesso fosse diventato troppo scontato. Parlando, mi è venuto in mente il gioco che si faceva durante la gestazione e cosi gli ho chiesto se era interessato a riprenderlo e, magari, far in modo che si potesse renderlo ancor più eccitante.
«Ricordi quanto ti divertivi ad inventare situazioni molto eccitanti, dove io ero sempre trattata da puttana. All’inizio mi infastidiva non poco, ma poi, con il passar del tempo, ho iniziato a prenderci gusto e ad elaborare delle mie fantasie. Una di queste, la più ricorrente, era quella di giocare con altri uomini. Non sono in grado di spiegarlo, ma il pensiero di esser al centro delle attenzioni di altri uomini, mi fa bagnare tantissimo.»
Appena finito di parlare, Carlo mi guarda e sorride.
«Ma lo sai che le inventavo per te, ma, poi, mi immedesimavo al punto da eccitarmi tanto anch’io! Una volta, mentre ero al lavoro, ti ho chiamato e non mi hai risposto, così ho immaginato che potessi esser impegnata a chiavare con un altro! Mi son dovuto nascondere in bagno e farmi una sega, da quanto ero eccitato! Nemmeno io me lo so spiegare, ma questo pensiero, fantasia, mi sconvolge al massimo!»
Abbiamo continuato ad esternare i nostri desideri, le nostre fantasie, poi mi ha scopato con rinnovato ardore che, davvero, non provavo da tempo. Da quella sera, abbiamo preso ad inventare situazioni, imprevisti e giochi mentali, così forti, che, se colti dall’eccitazione, in qualunque posto ci trovavamo, eravamo costretti a scopare per placarla. Addirittura, un pomeriggio, vito che ci stavamo stuzzicando da inizio mattina, ci siamo sentiti colti dal raptus, mentre eravamo a camminare sul percorso verde e lui non ha perso tempo: mi ha scopato in piedi, mettendomi appoggiata ad un albero. Ero così sconvolta, che ho urlato forte al punto da richiamare l’attenzione di una persona che, un po’ titubante, si è avvicinata e quando si è reso conto che stavamo scopando appoggiati alla pianta, si è messo ad osservarci. Presi dalla libidine, nessuno di noi si è limitato, o ha fatto più di tanto per nasconderci, o smettere in quello che stavamo facendo, e il tizio, un uomo di circa 50anni, si è messo lì a guardarci, mentre se lo menava piano, nascosto dietro un arbusto. Non son riuscita a vedergli il cazzo, ma la cosa mi ha sconvolto moltissimo e lo stessa è successo a mio marito. Quando è venuto, me lo ha urlato in faccia: «Angela! Angela! Sborro! Amore, vengo!»
Mi ha farcito con una sborrata colossale. Ci siam puliti alla meglio e poi siamo scappati, nella direzione opposta a quella dove si trovava il tizio che ci guardava. Per circa un mese, abbiamo ripensato a quella situazione, fantasticando su eventuali sviluppi. Una delle cose che mi faceva impazzire era che spesso Carlo, offrendomi il cazzo da succhiare, ipotizzava:
«Te lo immagini se quello ti si fosse avvicinato e te lo avesse messo in bocca? Per vero avrebbe anche potuto scoparti, dopo di me. Accidenti, amore, è sconvolgente solo a pensarla, una cosa del genere.»
Ammetto che anche a me questa fantasia sortiva lo stesso effetto; ma, poi, una volta gli ho rivolto una domanda:
«E se succedesse davvero? Voglio dire, se dovesse realmente capitarmi di fare una scopata con qualcuno, tu come la prenderesti?»
Lui ci ha pensato un poco, poi mi ha guardato negli occhi e la sua voce era turbata dall’emozione.
«Non lo so! Lo vorrei e, son certo che mi eccita da morire, ma non saprei cosa dirti. Dovrei trovarmi davanti al fatto compiuto, cosi non avrei il tempo di riflettere e, allora, sono certo che ne ricaverei tantissimo piacere!»
Ci rifletto un po' anch'io e giungo alla conclusione che, tanto, quella cosa non avverrà mai, quindi inutile farsi seghe mentali. Passa un po’ di tempo e un giorno mi è capitata una cosa che ha dato una svolta imprevista alla nostra esistenza. Un sabato mattina, che ero andata a far un po’ di spesa, dopo aver accompagnato la piccola all’asilo, entrai trafelata in casa e vi trovai ancora Carlo, che era pronto per uscire, ma si era trattenuto a parlare in video conferenza con dei colleghi di lavoro. Mi avvicino e, dopo essermi assicurata di aver chiuso il collegamento, l'ho guardato stravolta.
«Ti devo parlare: si è verificata una cosa incredibile!»
Lui mi guarda preoccupato.
«Che ti è successo? Dai, parla, non tenermi sulle spine!»
Io sollevo la gamba destra e la appoggio alla sedia su cui è seduto.
«Metti una mano nelle mie mutandine. Guarda bene, cosa noti? Cosa senti?»
Lui alza la gonna, abbassa le mutandine ed osserva: sono bagnate e me ne chiede spiegazione.
«Ma che diavolo è successo? Ti sei fatta la pipì addosso?»
Io lo incalzo.
«Sei sicuro che sia pipì? Guarda meglio!»
Lui non sembra convinto e perciò passa una mano sulla stoffa della mutandina e si rende conto che la sostanza è viscida e appiccicosa.
«Non sembra pipì, vero? Prova ad annusarla o assaggiarla e dimmi cosa ti ricorda?»
Lui ancor poco convinto, mi fruga con il dito fra le pieghe della mia ostrica fradicia e poi l’annusa, l'assaggia.
«Ma? Sento il tuo odore che è quello predominante, ma dal sapore direi che è sborra! Ma chi ti è venuto dentro?»
Lo guardo rapita e gli racconto tutto ciò che è successo.
«Dopo aver accompagnato la bambina all’asilo, sono andata in quel nuovo supermercato che hanno costruito nella zona nuova. Sono entrata ed ho iniziato a girare fra i vari scaffali, quando, d'un tratto, mi son accorta che c’era un uomo che mi seguiva. All’inizio, pensavo trattarsi di un fatto casuale, invece mi son resa conto che mi stava seguendo, osservandomi con attenzione. Faccio la mia spesa, prendo le poche cose che mi servivano e poi, sempre seguita da lui, vado alla cassa. Quando ho recuperato le mie cose e mi son avviata verso l’uscita, lui mi si è avvicinato e mi ha fatto una domanda: “Scusi signora, ma lei è Angela?”
Lo guardo e cerco di capire perché conoscerebbe il mio nome, ma non mi riesce di focalizzare nessuna occasione che possa farmi capire perché questo signore, che non conosco, mi chiami per nome. In ogni caso, annuisco e lui, sempre camminando al mio fianco, prima si scusa asserendo che non era sua intenzione mettermi in imbarazzo, ma non gli sembrava vero di avermi rincontrato. Io lo guardo e cerco di capire dove potessi averlo incontrato, ma ancora non riesco a far mente locale, su nessun evento che potesse riportarmi alla mente la sua faccia. Lui, intanto, sorride e mi copre di complimenti. Inizia a dirmi quanto son bella, affascinante, e che, dal giorno che mi ha vista, non faceva altro che desiderare di incontrami. Io cerco di tagliar corto, perché proprio non riesco a ricordarmi la sua faccia.
“Grazie, ma devo andare, ho fretta.”
Lui però insiste nel volermi offrire un caffe lì, nel bar adiacente al centro commerciale. Accetto, perché mi sembrava scortese rifiutare, ma, a questo punto, ero stuzzicata nella mia curiosità a cercar di capire dove, come e quando, l'avessi visto. Entriamo, ci sediamo ad un tavolino e ordiniamo. Dopo aver ordinato i caffè, vedo che mi osserva e, alla fine, incuriosita, gli chiedo dove ci saremmo visti. Lui fa un mezzo sorriso ironico, poi, mentre sta per rispondere, arriva la cameriera con le bevande.
Prendo la tazzina in mano e, mentre sorseggio, lo guardo: mi rendo conto che ha un aspetto simpatico, galante e che, fisicamente, è anche un bell’uomo. Prima di finir di sorseggiare il caffè, mi fermo un attimo e lui si presenta.
“Mi chiamo Franco; ci siamo visti una mattina vicino ad una pianta. Per esser più precisi, tu e tuo marito eravate vicini alla pianta, mentre io ero un po’ più distante, seminascosto da un arbusto.”
Lo guardo sbalordita! Lui sorride e continua a parlarmi con calma.
“È stata una scena stupenda e di un erotismo unico. Vedere come godevi, sotto i colpi di tuo marito, mi ha eccitato in maniera incredibile, inducendomi a mettere in atto una delle seghe più belle della mia vita. Mi hai eccitato così tanto, che ora mi piacerebbe potermi appartare con te da qualche parte e far sesso. Non mi riesce di non pensare di chiavare una bella donna come te!”
Io l’ho guardato stupita ed ho avvertito dentro di me una strana voglia, che mi ha indotto ad annuire. Ero desiderosa di vedere il suo cazzo; da quella volta con te, non facevo altro che pensare a quell'uomo che ci guardava e quanto avesse potuto godere nel guardarci. Ci siamo alzati ed abbiamo raggiunto la sua auto, una grossa BMW X 4 e, ti assicuro che, a salirci si mi ha veramente eccitato. Ci siamo allontanati velocemente dal parcheggio e, superato lo svincolo della tangenziale, si è arrampicato su per una collina, fino a giungere e fermarsi in un piazzale, davanti ad un campo di ulivi. Fermata l’auto, mi ha fatto passare sul divano posteriore e, ti assicuro amore, sembrava di trovarmi su quello di casa nostra. Appena seduta e chiusa la portiera, lui mi ha messo una mano dietro la nuca e, senza alcun cenno, mi dà un bacio sulla bocca. La sua lingua si insinua nella mia bocca con prepotenza ed autorità. Gioca con la mia, facendomi eccitare moltissimo. Le sue mani prendono a scorrere sul mio corpo, mentre io sono ormai preda di una fortissima eccitazione. Inizia a palparmi il seno da sopra la camicetta, poi scende giù ed infila una mano fra le mie cosce. Mi sbottona la camicetta, allunga le mani dietro la mia schiena, mi sgancia il reggiseno e prende a giocare con i capezzoli, che trova già turgidi. Mi spinge all’indietro e incomincia a succhiarmeli, facendomi gemere di piacere. Mentre sta facendo questo, si slaccia la cintura dei pantaloni, che abbassa insieme agli slip, mentre riprende ad accarezzarmi sotto la gonna. Afferra le mutandine e le fa scorrere fin giù alle caviglie, sfilandone una per potermi tenere a cosce aperte. Mi piace moltissimo la sua bocca sul mio seno e sento l’eccitazione aumentare all'inverosimile. Ho voglia di lui, ho voglia di scopare con questo maschio così autoritario, che sta godendo del mio corpo a suo piacimento. Si stacca dal mio seno, poi si tira su e mi guarda negli occhi: con tono autoritario, mi impartisce un ordine ben preciso.
«Adesso succhiami il cazzo, troia! Voglio un bel bocchino da te.»
Sono eccitata, ma, nello stesso tempo, un po’ intimidita da questa situazione, indecisa esito per un attimo a guardare quel bel membro che avevo tanto desiderato di vedere fin dalla prima volta e che ora è lì, duro e pronto, a farsi succhiato dalla mia bocca. Lui nota la mia esitazione e, con tono ancor più perentorio, mi impone di succhiargli il cazzo, continuando a tenere la mano dietro la mia nuca; mi stringe i capelli e mi spinge la testa sopra il suo pene. Apro la bocca e subito lui me lo infila dentro, fino a farlo penetrare giù per la gola. È un bel cazzo, grande e grosso, ed ha una cappella a forma di fungo, più grossa rispetto all’asta. Dopo un po' che me lo ha tenuto premuto nella gola, fin quasi a soffocarmi, toglie la mano ed io prendo a leccarlo tutto, facendo su e giù con la testa. Lo accarezzo con una mano, mentre con la lingua continuo a leccarlo e, quando lo riprendo in bocca, lo sento ingrossare ancor di più. Gli succhio la grossa cappella, poi scendo giù, lungo l’asta, e gli lecco le palle; lui geme dal piacere e si complimenta con me per il lavoretto di bocca che gli sto facendo.
“Ero certo che fossi una gran troia! Mi stai succhiando il cazzo in maniera fantastica!”
Ho continuato succhiarlo ancora per un po’, poi mi tolto camicetta e gonna. Non ho fatto niente per fermarlo, anzi l'ho assecondato fino a trovarmi completamente nuda davanti a lui. Mi allarga le cosce, si allunga su di me ed appoggia la grossa cappella fra le pieghe della mia ostrica, più che fradicia e, lentamente, prende a spingermelo dentro: lo sento scivolare dentro centimetro per centimetro, sempre più in profondità. Mi tiene le gambe sollevate e, dopo l'inizio delicato ed amorevole, ha preso a chiavarmi come un forsennato. Ho avuto un rapido orgasmo, allora lui ha aumentato la foga. Mi ha baciato ed io rispondevo al bacio, perché ero in piena libidine, il tutto mi aveva travolto all'eccesso. Ha continuato a pomparmi per circa una ventina di minuti, sempre con molto vigore, provocandomi orgasmi continui, poi, mi ha guardato negli occhi, e la sua bocca si è incollata alla mia: le nostre lingue si rincorrevano furiose, ho sentito un forte calore che saliva dal ventre, fino al cervello: mi è venuto dentro, senza quasi che me ne accorgessi. Siamo rimasti immobili per un lungo istante, abbracciati, mentre sentivo che il suo cazzo scivolava fuori da me. Mi ha offerto dei fazzolettini per pulirmi ed io, solo in quel momento, ho realizzato che avevo fatto una cosa talmente incredibile, da sembrare incredibile. Mi son rivestita e lo stesso ha fatto lui. Al che, gli chiedo di riportarmi alla mia auto. Lungo il percorso, siamo rimasti in silenzio e, quando sono scesa, lui, nel salutarmi, mi ha detto che se avessi voluto rivederlo, lo avrei trovato al supermercato, in quanto ne è proprietario. Sono letteralmente fuggita via, perché, in quel momento, ho realizzato che ti avevo tradito. Mentre tornavo a casa, ho cominciato ad avvertire una sensazione di bagnato tra le cosce, del resto mi aveva sborrato dentro una gran quantità di sperma. Solo allora, mi son resa conto di tutto questo. Ora vorrei sapere che idea ti sei fatto di me: sei arrabbiato?»
Carlo resta in silenzio. Mi osserva, poi scosta di nuovo le mutandine e passa ancora la mano sulla mia fica ancora intrisa del seme di quel maschio. Ad un tratto, scatta in piedi, mi prende per mano e, quasi di corsa, mi porta in camera da letto, mi spoglia completamente e mi prende con forza. Lo sento entrare in corpo come un ariete impazzito. Mi stringe per i fianchi, mentre mi tiene inginocchiata sul letto e mi scopa con colpi fortissimi, devastanti. È una monta furiosa quella cui mi sottopone ed io comincio a godere e incitarlo a scoparmi, ancora più forte.
«Sì! Sì, amore mio, sfonda questa puttana! Non è altro che quella troia di tua moglie, che ti ha appena cornificato! Scopa più forte! Fammelo sentire tutto, fino in gola!»
Lui sembra un animale impazzito e mi sottopone a questa monta quasi animalesca, finché sento anche il caldo del suo sperma che mi riempie il ventre. Mi inonda con un grido quasi disumano.
«Puttana, eccomi, ti sto sborrando dentro! Troia, ti riempio! Sei una puttana! Sei una troia che ha appena fatto una marchetta, ma sei il mio più grande amore!»
Sono ancora così eccitata per tutto quello che è successo, che le sue parole non fanno altro che procurarmi ancora un orgasmo. Sfiniti, ci distendiamo uno accanto all’altro. Lui mi stringe, abbracciandomi da dietro, ed appoggia il suo mento sopra la mia spalla. La sua voce calma è rotta dall’emozione.
«È stato qualcosa di sconvolgente, ciò che mi hai raccontato: in fondo era quello che avevamo ipotizzato in più occasioni e che, oggi, finalmente, si è realizzato. Allo stato, avverto, dentro di me, emozioni contrastanti, ma tutto è stato così eccitante che voglio chiederti solo una cosa: lo rifarai ancora, vero? Voglio dire: tornerai ancora da lui a farti chiavare come una puttana, per poi tornare a casa bella piena del suo seme? Dimmi che lo farai!»
Mi son girata e l'ho baciato in bocca. Mi son stretta a lui e gli ho ribadito quanto lo amavo, mentre ammettevo che la prospettiva da lui suggerita mi intrigava da morire.
Da quel giorno, son diventata una troia pazzesca: non mi riconosco più; adoro farmi scopare e riempire da altri maschi. È così che lui è diventato il mio adorabile cuckold.
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1 year ago
baxi18, 55
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Vacanza indimenticabile in egitto.
Qualche estate fa siamo andati con mia moglie in vacanza in Egitto, in uno di quei villaggi multinazionali con la formula all inclusive.
La vacanza è durata una settimana, e siamo andati noi due da soli, liberi da tutti e da tutto.
Durante tutta la vacanza abbiamo “giocato” in più occasioni, dando sfogo alla nostra voglia di esibizionismo ogni volta che ne abbiamo avuto voglia e occasione.
Un pomeriggio abbiamo deciso di fare una sauna, entrando abbiamo trovato già due giovani coppie straniere, che abbiamo capito non conoscersi tra loro, le rispettive donne erano coperte da asciugamano, e quando cambiavano posizione sono riuscito a sbirciare che erano nude, quindi anche mia moglie si è tolto il costume e si è coperta con l’asciugamano, ma dopo tutte le donne si erano messe con il seno scoperto, anche mia moglie, coprendosi appena la parte intima di sotto.
Un’altra situazione che si è creata è stata quando una sera siamo usciti per andare in città, visitando il tipico centro dove vi sono innumerevoli artigiani di ogni tipo, uno in particolare ci ha colpito, cioè quello che faceva i tatuaggi henne, di cui mia moglie è stata sempre incuriosita ed attratta, quindi siamo entrati trovando un signore che sapeva parlare solo in arabo, superati i limiti linguistici mia moglie si è adagiata su una specie di lettino, e il tipo ci ha mostrato una specie di catalogo per scegliere il disegno da fare, ma quando mia moglie si è alzata la lunga e larga gonna che indossava mostrando il punto esatto dove voleva essere tatuata, il signore posa il catalogo e si mostra ancora più interessato con un bel sorriso stampato in faccia, praticamente mia moglie voleva essere tatuata tra l’inguine e la parte bassa del pube, cosi il tipo si posiziona davanti a mia moglie e inizia la sua opera partendo dall’inguine destro, dicendogli in arabo di tenere un po' spostato il perizoma che gli impediva di lavorare liberamente, così dopo sposta di qua e sposta di la, gli dico a mia moglie: ma perché non lo togli che gli da fastidio a tatuare? Tanto siamo da soli e poi sposta di qua e sposta di la ha già visto quello che doveva vedere, che poi chissà quanto può coprire un perizoma! Cosicché lei alza il sedere e si sfila le mutande, restando con la gonna alzata alla vita e completamente nuda dall’ombellico in giù.
Ora il signore lavorava liberamente, senza che si fosse più di tanto scandalizzato della mossa improvvisa di mia moglie, anzi la posizionava al meglio per agevolare la sua opera, che partiva dall’inguine e si spostava attorno all’attacco delle labbra vaginali, posizionandola come se fosse un ginecologo.
All’improvviso, in quella piccola bottega priva di anticamera e con la sola porta chiusa senza mandata, entrano due signori del posto, che parlando in arabo stavano chiamando il tatuatore, trovando mia moglie con le gambe spalancate e il tatuatore all’opera. Mia moglie fa un solbazzo e di istinto chiude le gambe, anche io rimango sorpreso, ma il tatuatore ci tranquillizza, continuando a parlarci sempre e solo in arabo, facendoci capire che era tutto ok, che non ci dovevamo preoccupare, rassicura soprattutto mia moglie, invitandola a riposizionarsi come prima, ora gli appoggiava le mani sulle gambe invitandola, con le mani a stendersi e aprire le gambe, e poco dopo si fece convincere, con i due che nel frattempo si erano seduti poco distanti.
Riepilogando, vi era mia moglie sdraiata con la gonna alzata fino all’ombellico, senza intimo, con le gambe divaricate, con un signore che disegnava attorno la figa e altri due soggetti seduti che guardavano, dato che nel locale non vi erano telecamere e nessuno aveva un cellulare in mano, con mia moglie abbiamo lasciato che tutto ciò continuasse.
Solo dopo che il tatuatore finalmente aveva finito il suo lavoro, che tra l’altro devo dire che era venuto veramente bello, abbiamo capito perché quei due erano entrati (sicuramente la porta chiusa era il segnale che dentro vi era un cliente) e che cosa stavano aspettando, praticamente dopo il tatuaggio, si erano alzati e avvicinandosi a mia moglie, le stavano offrendo un massaggio mostrando una bottiglietta di olio di argan, facendo con la mano il segno di 5 (sicuramente volevano dice che costava 5 euro), mia moglie con un chiaro accenno di testa accetta, e mentre si sfilava la gonna mi chiede se era il caso di mettere lo slip ma … uno dei due tipi gli stava già versando l’olio addosso, cosi lei resta sdraiata senza perizoma, anzi si toglie anche la maglietta, mostrando le tette, ora giaceva sdraiata completamente nuda, davanti a tre uomini, con due dei quali le stavano facendo un massaggio a quattro mani.
Uno dei due massaggiatori stava massaggiando la parte superiore del corpo, prestando maggiormente attenzione alle tette di mia moglie, praticamente insisteva soprattutto sul seno, tanto che la mia lei aveva i capezzoli turgidi, evidentemente si stava eccitando.
Mentre l’altro massaggiatore stava massaggiando la parte inferiore del corpo, facendo scorrere le sue mani lungo le cosce di mia moglie, spingendosi insistentemente fino all’interno coscia, sfiorando sempre di più la figa di mia moglie.
Inutile dire che stavo mostruosamente godendo, la vista di quello che stava accadendo sotto i miei occhi mi provocava molto piacere, ma guardando la figa di mia moglie, mi accorsi che anche lei si stava divertendo, tanto che le stava sgocciolando sul lettino, segno che era eccitatissima e, conoscendola, feci la mossa che sapevo l’avrebbe fatta scattare …
Mi alzai, mi avvicinai a lei e, con due dita le toccai, strofinandogli il clitoride, improvvisamente lei emise un forte gemito, che sorprese gli uomini che la toccavano, chiuse gli occhi e allungò la mano verso il pisello di quello che le stava più vicino, che immediatamente si alzò la lunga veste e tirò fuori un cazzo turgido, e mia moglie con una mossa repentina si girò e lo prese in bocca, iniziando uno spettacolare pompino.
L’altro massaggiatore prima mi guardo, come per chiedermi qualcosa, e subito dopo senza proferire parola, come se il mio silenzio lo avesse incoraggiato, tirò fuori il suo cazzo e salendo sul lettino si posizionò alle spalle di mia moglie, e lo appoggio sulla figa e con movimento cadenzato e continuo, faceva aventi e indietro con il bacino, ed io a distanza ravvicinata vedevo distintamente quel cazzo uscire dalle labbra della figa di mia moglie e riaffondare, per poi uscire e nuovamente rientrare, praticamente la stava scopando a dovere mentre lei stava spompinando l’altro.
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3
1 year ago
MAIALINABSX,
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Mia nipote fa la escort.
Mi chiamo Mario, ho 51 anni, sono alto 1.85, capelli brizzolati, occhi scuri, fisico un po’ in sovrappeso, ma non grasso. Diciamo che ho un po’ di pancetta, dovuta al lavoro sedentario che svolgo: sono direttore della produzione di una grossa industria dolciaria. Da 16 anni sono vedovo, da quando, cioè, un grosso tir, condotto da uno straniero, distrusse la vettura su cui viaggiava mia moglie, uccidendola sul colpo. Da allora non ho più voluto legami. Di donne ne ho scopate e ne scopo ancora molte, perché sono considerato un bel maschio, anche in considerazione della notevole dotazione che so usare proprio bene. Vivo in un appartamento di una palazzina, nella zona nuova della città. Ho una sorella più piccola di due anni, sposata, che abita in campagna. Lei ha due figlie; la più grande si chiama Enrica, ha 27 anni ed è già sposata e vive all’estero, mentre l’altra, Giusy, la più giovane ha da poco compiuto 25 anni e studia in un’altra città. È una bella ragazza, alta, mora come la madre, occhi scuri, un bel seno di una 3a piena, un bel ventre piatto, un culo alto e tondo, molto bello. Per puro caso, a motivo di lavoro, mi trovo nella città dove studia questa mia nipote. Sono alloggiato in un grosso hotel molto rinomato e, a sera, mentre sto cenando, sento due signori che stanno parlando, nel tavolo vicino al mio, di un locale dove è facile rimorchiare giovani studentesse che, con quattro spiccioli, si fanno scopare. Tutto il giro è gestito dal barista di nome Max: annoto il nome del bar e quando lo cerco su Google Maps, vedo che è a poca distanza dal mio albergo. Ho voglia di scopare e allora, dopo cena, mi reco al bar e cerco Max. Mi si presenta un tizio dai capelli bianchi e, quando gli chiedo se ha modo di farmi divertire un po', lui, dopo un attimo di incertezza, mi chiede quanto sono disposto a pagare. Io ribadisco che, se il gioco vale la candela, i soldi non sono un problema. Mi chiede cosa voglio ed io ribadisco che ne cerco una giovane, al massimo sui 20/22 anni, possibilmente carina e con delle belle tette, molto spudorata e disinibita. Lui mi chiede una certa somma ed io acconsento. Mi chiede in quale albergo alloggio e che camera. Gli fornisco le indicazioni e lui fa una telefonata, dopo di che mi dice di andare in camera mia ed aspettare. Pagherò alla ragazza l’importo pattuito. Ritorno in albergo, e mi siedo sul letto a guardare la tv e, dopo circa una ventina di minuti, sento bussare. Mi alzo, vado ad aprire e resto quasi di sasso: ho davanti la escort che ho prenotato, ma purtroppo si tratta di mia nipote! Lei mi fissa, mentre io, dopo un attimo di esitazione, la prendo per un braccio e la trascino dentro.
«Giusy?! Che cazzo ci fai tu qui?»
Lei è ammutolita. La guardo e quasi non la riconosco. Indossa una parrucca bionda, una mini molto corta plissettata, da scolaretta, una camicetta bianca con un fiocco al collo, autoreggenti e tacchi alti. Sta con gli occhi bassi in silenzio. Poi solleva lo sguardo e mi parla quasi sussurrando.
«Ma zio, tu che ci fai qui? E perché hai chiesto una di noi?»
Io la guardo e le rispondo a tono.
«Non funziona così! Io sono vedovo ed ho il diritto di scopare chi voglio, meglio se pagata, cosi non sorgono complicazioni, ma tu, piuttosto, che ci fai qui? Da quando ti vendi? Se lo scopre tua madre ti ammazza!»
Lei mi guarda con occhi supplichevoli.
«No, ti prego, sta zitto! Non dirle nulla! Farò tutto quello che vorrai! Tutto, senza alcun limite, ma, ti prego, taci con i miei!»
La guardo e mi rendo conto che ho davvero tanta voglia di scopare, da esser tentato a chiavare anche con mia nipote. Le faccio altre domande.
«Spigami come hai cominciato. Voglio sapere tutto dal principio.»
Lei si calma e mi racconta che ha cominciato da poco, da quando si è trovata a corto di soldi e una sua coinquilina gli ha suggerito Max; allora, di tanto in tanto, si presta, ma solo quando lui non ha altre a disposizione. Mentre parla io la guardo e la immagino che fa la puttanella; intanto il mio cazzo si gonfia nei pantaloni. Lei se ne accorge, si avvicina e mi elargisce qualche moina.
«Ma... zio, vedo che le mie parole ti hanno fatto effetto? Senti, perché non metti da parte il fatto che sono tua nipote e, senza farti tanti scrupoli, mi dai una bella ripassata, dal momento che ne ho davvero voglia. Sai, a volte, lo faccio solo perché mi fa piacere scopare con degli sconosciuti; ci godo tanto che, alla fine, essi se ne compiacciono. Dai, lasciami provare anche con te. Son sicura che non te ne pentirai.»
La guardo con un'insolita eccitazione. La stringo fra le braccia e la bacio.
«Sì, va bene, tu sei la mia nipotina puttanella e sono davvero onorato di conoscerti in un contesto come questo: mi hanno parlato bene di te. Max dice che ci sai fare molto.»
Lei si struscia come una gattina in calore.
«Sì, zio, me lo dicono in tanti, che sono proprio una bella puttanella. Adesso te lo dimostro. Sai, mi eccita molto l’idea di scopare con te. Da sempre ti ho immaginato come un bel maschio e mi son masturbata spesso, pensandoti. Ho poi notato che hai una certa confidenza con mamma, che ti adora.»
La guardo eccitato.
«Spogliati per lo zio. Fammi vedere quanto sei bella!»
Lei si spoglia lentamente, mostrando un corpo da urlo.
La guardo estasiato. Ammiro le sue grazie.
«Sei stupenda! Che belle tette che hai! Da brava, fammi vedere la fighetta!»
Lei si muove con fare da consumata troia.
«Come... subito? Leccami un po’ le tette, prima. Dai, toccami.»
Io sono molto eccitato.
«Va bene lo faccio, ma tu fammela vedere, che il cazzo mi cresce di più così come la mia eccitazione.»
Lei si avvicina e mi invita a denudarla completamente.
«Sì, porco! Dai, toglimi il perizoma, mentre mi succhi le tette. Dai, che sto già sbrodolando!»
Le sfilo il sottilissimo indumento già fradicio e poi la faccio distendere sul letto. Allungo bocca sui suoi capezzoli e succhio: la sento gemere di piacere.
«…ooohh! Sì, dai, non smettere che mi piace tanto! Oh mio dio, come sei bravo, zio, succhiameli: sì, dai che mi fai impazzire!»
Mi godo il suo piacere.
«Sì, ti lecco e succhio queste tette meravigliose! Che bei capezzoli hai! Te li divoro! Sei proprio una bella puttanella! Adesso metti una mano dentro i miei boxer e senti cosa ci trovi dentro.»
Lei mi aiuta a spogliarmi velocemente e, quando affonda le mani nei miei boxer, leggo sul suo viso uno stupore infinito.
«Mamma mia, che cazzone che hai! Ma sei davvero uno super! Fammi sentire come sei eccitato! Come sei duro, zio! Che gran bel cazzo che hai!»
Lo afferra e se lo porta alla bocca.
«Ti piace il mio cazzone? Sei già fradicia, troietta? Fatti leccare tutta, mentre me lo ingoi!»
Con un po’ di fatica, riesce ad infilarselo in gola e la cosa m stupisce.
«Brava, puttanella! Così ingoialo tutto, fino in fondo!»
Le spingo giù la testa, ma poi mi rendo conto che la zoccoletta sa il fatto suo: se lo infila giù per la gola, senza troppi complimenti. Lo lavora di lingua lungo tutta l’asta e poi succhia la cappella.
«Zio, hai un cazzo stupendo! Mi piace molto! Senti come mi fai eccitare? Son già un lago! Leccami bene, che dopo te lo succhio tutto!»
Affondo la lingua nella sua ostrica gocciolante.
«Piccola troietta, hai un miele stupendo, dolcissimo! Te la divoro!»
Lei gode come una pazza.
«Si dai, ancora! Dai, non smettere, continua così! Mi fai godere! Sì, mi fai godere!»
Io sono scatenato.
«Smettere? Fossi pazzo? Te la spacco tutta!»
Gode, poi mi fermo, la rigiro.
«Adesso facciamo un bel 69: voglio leccarti mentre me lo succhi! Ti metto anche due dita nel culo!»
Impazzisce!
«Sì, così, masturbami con le dita! Sì, dai, zio, anche mentre mi lecchi! Sì… sì, mi piace! Dimmi: ti piaccio cosi porca?»
Sbrodola senza ritegno. Io la incito a succhiarlo ancora più forte.
«Dai, succhialo, che te lo pianto dentro.»
Lei è scatenata.
«…ooohhh sì! Sì, dammelo da succhiare! Sì, dammelo tutto! Mi fa impazzire il cazzo in bocca!»
Glielo spingo tutto in gola.
«Prendilo tutto! Giù, tutto in gola, fino alle palle! Dai, che voglio sentire la tua lingua giù, fino al culo! Leccami anche il culo!»
È davvero scatenata. Mi lecca le palle ed il buco del culo. Poi ha un orgasmo, che la travolge.
«Vengo! Dai, continua, che mi piace! Dai, mi fai godere di più, così! Vengo! Ancora... vengo!»
La faccio godere e poi la scopo.
«Brava, così, godi, puttanella! Godi che ora te lo metto dentro! Sei una gran bocchinara! Chissà quanti ne hai succhiati, per esser cosi brava!»
Lei è in delirio.
«Sì, è vero, zio; me lo dicono tutti che sono una brava succhiacazzi! Ne ho succhiati davvero tanti, zio; mi piace tantissimo succhiarli!»
La metto distesa sotto di me e le entro dentro. La sento stretta e lei gode quasi subito.
«Dai, che ho voglia di esser chiavata! Sei grosso! Mi apri tutta! Dai, spingilo tutto fino in fondo! Mi fai godere!»
Le affondo il cazzo tutto dentro. Gode mentre ora la pompo con vigore e colpi molto ben assestati, profondi. Solleva le gambe e le annoda dietro di me.
Gode e urla di piacere.
«Si dai scopami! Si ancora scopami! Scopami forte! Fammelo sentire tutto! Sfondami tutta! Che bel cazzo duro che mi spingi dentro! Vengo!»
La sbatto come un pazzo scatenato. Sento il mio orgasmo montare e le assesto altri due colpi fortissimi e appena la sento godere di un nuovo orgasmo le inondo il ventre con una generosa sborrata.
«Zio vengo! Dai mi fai impazzire! Vengo!»
La seguo a ruota.
«Eccomi ti sborro tutta! Lo senti come tre la farcisco la fica troia! Sentimi! Ora sborro!»
Le scarico dentro lunghi getti di crema. Lei mi serra le gambe dietro per paura che esca. Poi pero mi fa sfilare si tuffa rapidamente sul mio cazzo. Lo prende in bocca e lo succhia come una furia scatenata. È così brava che mi ritrovo ancora il cazzo duro.
«Ma sei davvero bravissima! Continua che te lo rimetto dentro.»
Lei mi sorride e poi mi sale sopra e si impala sulla mia verga che svetta alta e dura.
«Brava prendilo tutto dentro. Cosi stai sopra che lo senti arrivare tutto in corpo. Te la sfondo tutta!»
«Si bravo! Spingilo in alto … ooohh si lo sento tutto! Grazie zio che mi fai godere! Dimmi sono la tua troietta vero? Si bravo! Così bravo! Dai
fai godere la tua nipotina troia! Dai zio si fammi godere! Sbattimi forte...ooohhhh si mi fai godere zio… mi fai godere! Vengo!»
Mi cavalca mentre io sollevo le mani e gli afferro i seni e li strizzo fra le dita.
«Lo senti puttanella te lo spingo dentro tutto fino in fondo! Ti sto sfondando con colpi durissimi! Te la spacco! Godi che poi ti faccio anche il culo, ma prima ti sfondo questa fica da troia che ti ritrovi!»
Lei gode io allungo il capo e imprigiono un capezzolo fra i denti e lo succhio e lo mordo con forza. Urla e gode e poi si accascia sfinita su di me.
«Si così mi fa impazzire! Lo senti come colo e come godo! Mi hai sfinito! Bravo! Sei un vero toro!»
La guardo stupito.
«Ma come sei già sfinita? Una puttana che dopo alcuni orgasmi è già a terra? Mi stupisci!»
Lei mi guarda con occhi carichi di ammirazione.
«Il punto è che di solito loro vengo quasi subito o poco più! Cavolo! Tu mi hai sfinito e sei appena venuto una sola volta, mentre io almeno cinque! Non è la stessa cosa no?»
La guardo e rido di gusto.
«Ok adesso girati che ti voglio fare il culo! Ti metto a pecora e ti sfondo anche io culo!»
Lei mi sorride compiaciuta.
«Bravo mettimelo anche nel culo che mi piace molto! Mi piace il tuo cazzo dentro zio! Sfondami il culo!»
Lo appoggio lo spingo dentro con un colpo solo. Urla di dolore e piacere e le assesto anche due sonore sculacciate che la fanno godere anche di più. Le sfondo il culo con la stessa intensità con cui le faccio il culo rosso a sculacciate. La doppia azione ha come risultato che lei gode e urla di piacere.
«Sì, dai, lo voglio tutto dentro! Ancora, sculacciami, ancora! Dimmi che sono la tua nipotina troia, mentre mi sculacci e mi inculi! Dai, spaccami il culo! Sfondamelo tutto!»
La sbatto e me la godo, mentre lei urla di piacere.
«Dai, zio, continua che godo! Dai, che vengo! Mi fai morire di piacere!»
Sono super eccitato, al di là di ogni immaginazione.
«Sei una vera troia! Sì, lo sei di gran lunga, anche più troia di tua madre!»
Gode, poi si gira e mi guarda; fa un sorriso da vera porca.
«Sono a conoscenza del fatto che sei lo stallone di mia madre! Ma, dimmi, sei contento che sia troia anch'io? Che lo sia più di lei?»
In quel momento mi rendo conto che, nella foga, ho detto cose da non svelare, ma, ormai, la frittata era fatta. Mi sento prossimo ad un nuovo orgasmo e le affondo il cazzo nel culo con più vigore.
«Sto per sborrare di nuovo. Adesso voglio riempirti la bocca!»
Lei mi supplica di inondarle il culo.
«No! No, zio, ti prego! Voglio che mi vieni dentro al culo, godo di più così!»
La sbatto e poi, dopo che la sento urlare di nuovo, le inondo il culo provocandole un ennesimo orgasmo.
«Eccomi! Godi, troia! Senti come te lo farcisco questo culo rotto!»
Lei delira di piacere.
«Sì, così mi fai godere da impazzire, zio! Sei meraviglioso! Bravo riempimi il culo e dopo fammelo succhiare.»
Le scarico una buona dose di crema nel culo, poi lo ritiro e subito lei lo prende in bocca, pulendolo alla perfezione. Sfinita si sdraia con il capo sul mio petto.
«Mi hai davvero sconvolto! Ero nel bar, quando sei entrato, non mi hai visto, ma io ti ho riconosciuto. Lo scorso anno ti avevo visto scopare mia madre, la sera del ferragosto, sulla spiaggia: allora avevo visto il manganello che ti ritrovi fra le gambe. Quando hai chiesto a Max una puttana, io gli avevo già mandato un messaggio e mi ero proposta. In effetti sapevo che c’eri tu questa sera in questa camera d’albergo. Ti volevo. Fra tre mesi, finisco di studiare qui e torno a casa; se lo vuoi, vorrei esser la tua puttana, al pari di mia madre. Ti prego non privarmi mai del tuo meraviglioso cazzone, perché ne morirei. In cambio sarò la tua puttana, al tuo completo servizio. Mi potrai concedere a chi vuoi, ma senza farmi mancare il tuo meraviglioso strumento.»
Le ho sorriso e poi lei se n'è andata.
Da allora è la mia escort di fiducia. A volte la faccio montare dai miei amici e lei ne gode tantissimo, anche se cerca, in tutti i modi, di non far capire a sua madre, che è lei più puttana fra le due.
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1 year ago
baxi18, 55
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Do.ani, sono certo che accadrà
E da tempo che frequentiamo un lido in zona varcaturo, in qualsiasi periodo dell'anno se il tempo è bello ci rechiamo al mare. Il figlio del proprietario del lido vive presso lo stabilimento balneare ed è nostro amico..e spesso siede con noi mentre prendiamo la tintarella. Inutile dire che la lady è attratta dall'uomo e quindi non fa altro che provocare mettendo in mostra il seno indossando bikini di ridotta misura... io sto al gioco e spesso mi allontano lasciandoli soli..e proprio in un di queste occasioni lui le ha chiesto il numero telefonico.. la cosa va avanti non da poco.. lui sebbene sedotto dallo sguardo accattivante della lady non trova mai il coraggio di toccarla...spesso io e lui ci sentiamo per telefono ed io lo inducono spesso a parlare della lady.. ultimamente l'ho invitato ad accettare uno scambio di foto, dove gli ho inviato una foto raffigurante la lady in atteggiamento sex con l'esposizione del seno completamente nudo... riferendogli di fargli visita per la giornata di domani... 19 c.m., gli ho assicurato che la porca con la scusa di preparare il caffè, lascerà me sulla pedana a prendere il sole, recandosi in casa in sua compagnia.. vestirà una tuta ma sotto indosserà un mini reggiseno... lo provocherà cercando con le mani il suo cazzo, sperando di trovare una bella mazza.. lo stupirà con la lingua.. per farsi poi scopare a percora. Subito dopo mi chiamerà al telefono dicendomi: vieni il caffè con la schiuma è pronto... vi farò sapere il seguito... seguendo tutto ciò che mi racconterà la troia..
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1 year ago
coppiacm33,
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Un fine settimana al mare
Sono passati ormai diversi anni da quando mi è successa una singolare avventura durante un fine settimana in cui ero stato invitato da una coppia di amici nella loro casa al mare.
Cristina era una collega di lavoro con la quale ero diventato molto amico.
Nelle pause dai nostri impegni lavorativi ci scambiavamo spesso confidenze sulla nostra vita, anche quelle sentimentali e sessuali.
Era una donna molto bella, atletica, bruna con gli occhi castani e la carnagione scura, alta circa 1 metro e 70. Oltre ad essere una bella donna, mi piaceva in modo particolare il suo modo di porgersi agli altri, metteva tutti a proprio agio immediatamente.
Ho avuto modo anche di conoscere Giuseppe, suo marito, durante varie cene tra colleghi.
Quando Cristina mi ha invitato ho accettato subito volentieri. Era quasi estate. Faceva caldo e la temperatura in città consigliava gite a mare.
Ho raggiunto la loro casa sabato mattina. Quando ho suonato al cancello del loro giardino Cristina si stava preparando per andare in spiaggia con alcuni amici.
Mi ha suggerito di mettermi comodo e sistemarmi nella stanza che mi aveva riservato.
Gli ho detto che pensavo di fare, subito dopo, una passeggiata per godermi il panorama della costa.
Lei ha chiamato Giuseppe per avvisarlo che ero arrivato e gli ha chiesto se volesse unirsi a me per la passeggiata.
Giuseppe era un uomo sportivo dal fisico imponente. Doveva essere alto poco più di 1 metro e 90, pesava circa 90 kg.
Quando mi raggiunse mi suggerì di andare a cambiarmi per mettermi qualcosa di più pratico, indicandomi dov'era la mia stanza e di rivederci tra un quarto d'ora in giardino per uscire insieme. E così siamo andati a fare una passeggiata.
Sarebbe stato un modo per conoscerci meglio, in fondo avremmo trascorso l’intero fine settimana insieme e non ci conoscevamo bene.
Durante la passeggiata abbiamo così avuto modo di parlare delle nostre rispettive vite.
“A proposito,” mi disse Giuseppe, senza voler essere indiscreto, “come mai sei venuto da solo? Cristina non ti ha detto di portare chi volevi?"
Gli ho spiegato che mi ero separato da poco e che, per il momento, stavo bene così, da solo.
Sembrava incuriosito dalla cosa e mi chiese se avessi delle relazioni con altre donne.
Non nascosi che ne avevo avute alcune, ma che non avevo particolarmente voglia di rivivere un esperienza di convivenza con un'altra persona, almeno per il momento.
Giuseppe, in un modo inusuale per due persone che si conoscono poco, continuò chiedendomi se avessi avuto anche relazioni con uomini.
Nella mia reazione a quella domanda era evidente un accenno di imbarazzo, non ero stato in grado di nasconderlo.
Il mio imbarazzo era proprio legato alla mancanza di vicinanza tra noi e sono rimasto sorpreso dal fatto che lui aveva osato affrontare questo argomento.
Ho immaginato che magari ne avevano parlato con Cristina visto che spesso noi ci confidavamo anche le cose più riservate.
In fondo non lo conoscevo veramente e non volevo approfondire l’argomento con lui.
Allora ho continuato la conversazione senza rispondere alla sua domanda.
Ad un certo punto, in una zona molto panoramica della costa, mi ha chiesto di aspettarlo un attimo perché aveva bisogno di liberarsi.
Ha lasciato il percorso che stavamo facendo per prendersi una pausa tecnica. Sono rimasto anche sorpreso dal fatto che non sia andato molto lontano.
L'ho visto tirare fuori il pacco e fare pipì contro un albero.
Una volta finito, si voltò per agitare la mazza, molto imponente. Fece alcuni movimenti con la mano per far cadere le ultime gocce.
Non ho potuto fare a meno di fissare il suo cazzo che mi dava l'impressione che diventasse ancora più grande.
Riavvolse il pacco e allora mi resi conto che aveva visto che non avevo smesso di guardarlo.
Tornò da me con un grande sorriso e disse: “Sono stato fortunato nella distribuzione dei cazzi, mi è toccato uno bello grosso!".
Infatti, ne aveva uno veramente grosso ed era già semiduro, i suoi pantaloncini ora erano deformati dal colosso.
Lui disse, ritornando alla domanda già fatta in precedenza: "Sei sicuro di non aver mai avuto relazioni con ragazzi? Ho visto come mi guardavi e ho l'impressione che il mio cazzo non ti lasci indifferente."
Gli risposi: “Certo che ho avuto relazioni con uomini, non tante ma qualche volta è capitato. E si, il tuo cazzo mi ha davvero impressionato”.
Lui di rimando mi chiese: “Ti piacerebbe toccarlo?”
Non ho risposto e, quindi, lui mi fece cenno di seguirlo: "Vieni con me. Andiamo un po’ dentro la pineta."
Mi condusse qualche decina di metri più in là, in un luogo più tranquillo e discreto.
Non c'era nessuno nei paraggi, in fondo ancora non era alta stagione estiva quindi non vi era quasi nessun al mare.
Stava camminando davanti a me e all'improvviso si voltò. Si abbassò i pantaloncini. Il suo cazzo era lì, duro e in bella mostra, e disse: “Ti ho visto il culo prima, mentre ti stavi cambiando. Da allora, ho avuto una grande erezione a causa tua. Toccami il cazzo, puttanella, mi piacerebbe che tu lo facessi.”
Sono rimasto sorpreso dal suo linguaggio, ma ero così attratto da questo grosso cazzo del tutto depilato e in bella mostra davanti a me che non ho potuto resistere alla tentazione di prenderlo in mano.
L'ho masturbato dolcemente. Accarezzandolo per tutta la sua lunghezza, aveva delle palle grandi e sode che lo completavano.
A quel punto mi disse: "Leccamele, fallo per me."
Mi sono accovacciato e ho fatto come mi aveva chiesto. Gli ho sollevato il cazzo per poter leccare al meglio le sue grosse palle depilate.
Lui, in piena eccitante euforia di piacere disse: "Mi ecciti. Prendi il mio cazzo in bocca e pompalo, masturbalo velocemente! "
Il suo tono era diventato ancora più autoritario.
Ho succhiato il suo bellissimo membro, aveva un odore e un gusto molto eccitante, mi piaceva leccarlo.
Lui: “È da un'ora che ho voglia di venirti in bocca. Diventa la mia cagna in calore!"
Il suo cazzo era bellissimo, grande e grosso. Lo sentivo pulsare nella bocca.
Sempre più eccitato disse: "Ti sborrerò in bocca e in faccia. Ho un sacco di seme pronto per te."
Lo sentivo pulsare, ogni volta che andavo su e giù per la sua canna, lo sentivo gemere dal piacere. Era già pronto per venire.
Mi ha infilato il cazzo in profondità nella bocca, sputando fuori il suo sperma denso. Ne avevo la bocca piena.
Eccitato mi ha fatto alzare per baciarmi. Le nostre lingue giocavano con il suo seme.
Ha interrotto il bacio e poi mi ha chiesto di ingoiarlo tutto. Cosa che ho fatto.
Era stato del sesso rapido e senza preliminari ma molto eccitante per via del luogo e delle circostanze in cui era avvenuto.
Non avevo immaginato che potesse accadere e, forse, neanche lo cercavo in quel momento della mia vita.
Quando si è ricomposto e siamo ritornati nella strada panoramica mi ha detto che era un bisessuale attivo, che da tempo non scopava quasi più con Cristina, perché lei non era molto esigente in fatto di sesso e non le concedeva di essere sodomizzata, cosa che a lui piaceva particolarmente. Quindi aveva trovato il suo equilibrio con i ragazzi.
Mi chiese di non dire nulla delle sue confidenze, mi ha anche assicurato che non avrebbe detto nulla di me a Cristina e, se avessi voluto, avremmo potuto provare a stare insieme altre volte durante il fine settimana.
Gli ho assicurato che ero d’accordo, Cristina non doveva saperlo e che per le prossime ore si sarebbe visto cosa poteva accadere ma che nulla poteva essere preventivamente organizzato, anche per rispetto a Cristina che mi aveva invitato.
Lui ha annuito e mi ha detto che sarebbe stato a mia disposizione per questo fine settimana.
Dopo un lunghissimo giro ci siamo fermati in un gazebo per mangiare qualcosa visto che si era fatto l’ora di pranzo. Siamo rimasti lì, davanti la spiaggia per un bel po’ di tempo e dopo, pian piano, siamo tornati a casa.
Cristina ci accolse nel giardino di casa, anche lei era rientrata da poco dalla spiaggia, ci suggerì di fare una doccia per riprenderci dalla lunga passeggiata.
Giuseppe si è offerto di mostrarmi il bagno.
L'ho seguito. Una grande doccia annessa ad un bagno era nella stanza adiacente alla mia.
Stavo per entrare per rifrescarmi un po’ quando Giuseppe mi prese saldamente per le spalle e mi spinse nella mia camera da letto.
Quando fummo dentro mi prese la mano e la posò sul suo grosso cazzo già in erezione e disse: "Succhiami, pompami ben bene!" Ho bisogno di allentare la mia voglia prima di fare una doccia.”
Con la porta della camera semiaperta, mi sono inginocchiato e lui ha infilato dentro di me di nuovo il suo cazzo già umido.
Giuseppe disse: “Non faccio sesso regolarmente da diversi giorni. Solo tu prima mi hai fatto godere. Avrai un'overdose di sperma questo fine settimana.”
Ho pompato il suo cazzo mentre accarezzavo le sue grandi palle. Sentivo che era eccitato dalle mie carezze. Quindi mi sono abbassato di più ed ho iniziato a leccagli le grosse palle dal buco del culo in su. Andavo su per le palle fino all’asta e alla cappella, quindi lo pompavo con la bocca, e di nuovo giù. Ad ogni passaggio sentivo i gridolini di piacere di Giuseppe.
Ad un certo punto mi disse: "Mettiti a carponi sul letto!" Ti prenderò come una femmina! Ti fotterò il culo."
Mi sistemai appoggiandomi sul letto con il culo in posizione perfetta per essere trapanato. Lui appoggiò la sua verga, ormai dura e lucidata dalla mia saliva sul mio buco e con movimenti brevi ma rapidi, entrò il suo grosso pene dentro di me.
Disse: "Stai tranquilla, bella troia, ti impalerò dolcemente con il mio cazzo, tu muoviti quando vuoi maggiore penetrazione."
Cosa che ho fatto.
La sua grande nerchia calda mi riempiva il culo. Con movimenti ampi andavo e venivo sul suo cazzo.
Ad un certo punto, lui ha fermato il mio movimento e ha diretto la manovra di penetrazione dicendo: "Ti sbatterò tutto questo fine settimana, bella troia."
Le sue parole in effetti si dimostrarono la realtà delle sue intenzioni. Infatti, aumentando il suo movimento, iniziò a scoparmi intensamente il buco.
Con un tono di voce perentorio disse: “Dimmi, vuoi il seme del tuo padrone? Vuoi che ti inondi il culo?"
Io, in preda a forti sensazioni di piacere risposi: "Sì, riempimi Giuseppe."
Mi diede una pacca sulle natiche e disse: "Ti fotterò il culo come mai prima di oggi, sarò il tuo padrone, almeno per questo fine settimana."
In preda ad una vera follia di piacere, risposi: “Fottimi padrone!!!”.
Come aveva preannunciato, mi ha riempito il culo per lunghi minuti e ho sentito il suo seme inondarmi.
Quando completò la sua azione disse: “Hmmmmm. Adoro il tuo culo da troia.” Poi aggiunse “Fatti una doccia poi riposati e ci vediamo di sotto. Cristina non deve sospettare nulla”.
Ci lasciammo così per poi rivederci più tardi.
Dopo essermi riposato, nel tardo pomeriggio, scesi le scale andando in giardino: "Come va? Vieni qui Alberto. Sembri ancora un po' stanco, è così?" disse Cristina.
“È stata una settimana impegnativa e il giro con Giuseppe è stato lungo, non sono abituato a camminare molto." Ho risposto.
Abbiamo aspettato, parlando un po’, prima che Giuseppe venisse. Un buon prosecco era già pronto dentro il ghiaccio per essere degustato.
Il fine settimana era iniziato in un modo molto diverso da quello che avevo immaginato ma prometteva di svolgersi sotto i migliori auspici.
La serata era bella. L'atmosfera era fantastica. Dopo il prosecco, Giuseppe mi ha suggerito di andare a vedere la sua cantina e ha chiesto a Cristina di preparare il barbecue per la cena.
Io e Giuseppe ci avviamo verso la cantina mentre Cristina organizzava per la cena.
Entrati nel sotto casa, esclamai: "La tua cantina è fantastica!"
In effetti era un ambiente ben organizzato con tanto spazio e molte bottiglie di vino alloggiate in rastrelliere posizionate nelle pareti.
Lui per tutta risposta, ancora in preda a desideri sessuali, mi ordinò: "Togliti i pantaloncini e vieni qui, ti voglio.”
Non potevo crederci, aveva ancora voglia di scoparmi.
Anche se intimorito dalla situazione, Cristina sopra e noi in cantina, l’ho accontentato e, appoggiandomi su un tavolo di legno posto al centro della stanza, mi piegai in modo da fornirgli il migliore approccio al mio culo.
L'ho sentito spingere il suo bastone di nuovo dentro di me. Si mosse lentamente. La sua enorme asta calda mi stava demolendo di nuovo il culo.
Giuseppe mi possedeva letteralmente.
Ad un certo punto si sentì la voce di Cristina: “Giuseppe, Alberto? Cosa fate? Il barbecue per la cena è pronto.”
Velocemente Giuseppe tirò fuori il cazzo e, con voce bassa: mi disse: “Non pensare che sia finita qui, non ti perderai nulla, devi solo aspettare”.
Siamo tornati sopra con diverse bottiglie di vino rosso.
"Mi chiedevo dove eravate finiti" sorrise Cristina.
“La vostra cantina è davvero impressionante” risposi.
Iniziammo a preparare la cena, nel tavolo del giardino organizzato perfettamente da Cristina c’era un tagliere di salumi e formaggi, Il cibo era veramente ottimo come il vino, fresco al punto giusto.
La cena continuò con della carne cotta alla brace accompagnata da verdure grigliate e tanto, ma tanto, vino.
In conclusione, una buona grappa fredda ha completato piacevolmente la cena.
Alla fine della cena Cristina ci ha detto che aveva esagerato un po' con il vino e che sarebbe andata a letto.
Non era solo un po' alticcia, era molto brilla.
Giuseppe l'accompagnò nella sua stanza e scese velocemente: "Sta già russando!" mi disse con un grande sorriso.
Poiché il giardino della casa era molto riservato, si spogliò e mi disse di fare lo stesso. Era ancora duro come un asino. Si è seduto su una poltrona e mi ha ordinato di ingoiare il suo cazzo e ricoprirlo di saliva.
Il suo grosso cazzo era bellissimo da vedere e da assaporare.
Poi disse: "Maialona!" Vieni ad impalarti e fammi venire nel tuo garage per cazzi."
La sensazione di inserire un pene del genere, centimetro per centimetro, è stata straordinaria. Quando ho sentito le sue palle contro le mie natiche e il mio appoggiarmi sul suo pube, ho iniziato il mio lavoro.
Giuseppe mi guardò muovermi sulla sua verga e disse: "Lo senti, è tutto dentro."
Risposi: "Siiiii! Mi fai morire."
Alternavo movimenti veloci e lenti.
La sua eccitazione stava crescendo. Mi accarezzava i capezzoli, li pizzicava dicendo: “Accelera i movimenti. Ti rendi conto che sei una grande puttana che ti fai scopare come una troia? "
Le sue parole mi eccitavano, mi piaceva sentirle durante il sesso.
Anche lui godeva alla grande, non ne poteva quasi più, era vicino all’orgasmo. All'improvviso, con le sue grandi mani, mi ha bloccato per farmi muovere ed incularmi fino in fondo con il ritmo da lui scelto. Il suo cazzo si irrigidì ed eiaculò il suo seme.
Ho sentito diversi lunghi schizzi nel mio buco. Lisciai il mio didietro sulla sua asta calda.
Giuseppe disse: “È stato veramente fantastico."
Abbiamo sparecchiato e poi ci siamo seduti sulle poltrone, sorseggiando un altro bicchiere di grappa.
Lui, inizio dicendomi: “Ti ricordi che ci siamo visti ad una festa organizzata con i colleghi di Cristina?"
Ho annuito. “Ricordo Cristina che era con un grande colosso. Non pensavo, all’epoca, che fossi attratto dagli uomini" dissi.
Giuseppe ha continuato: “All’epoca mi ero detto che avrei trovato un’opportunità per scoparti. Adoro sentire la mia asta andare avanti e indietro nei culi.
Poiché si stava facendo tardi, andammo a letto. Mi sono addormentato come un sasso, avendo bevuto tanto.
La mattina tardi ho sentito un rumore al piano di sotto e ne ho approfittato per alzarmi. Ho visto Cristina che non aveva un bell'aspetto.
Si è scusata per la sera prima e mi ha detto che non era abituata a bere così tanto e che aveva i postumi di una sbornia.
Poi mi ha suggerito di andare a fare colazione con Giuseppe in paese, mentre lei organizzava la giornata.
Vidi apparire Giuseppe che sembrava in gran forma. “Grande serata ieri. E oggi ho una fame da lupo, devo fare una bella colazione”, diceva ridendo. “Dato che Cristina è un po’ stordita, voglio cogliere l'occasione per andare a fare un giro. Preparati, partiamo tra cinque minuti."
Dopo un po’, eravamo pronti per la partenza.
Giuseppe disse: "Dovremmo avere qualche ora. Il che ci dà del tempo per fare un giro in paese.”
Entrati nel suo grande 4x4, avviandosi per la strada Giuseppe ha iniziato con il ringraziarmi per la giornata precedente, avendo lui gradito molto la mia presenza e le mie “qualità” fisiche.
Era inusualmente ancora eccitato per la giornata di ieri e disse: “Non c’è niente come una buona dose di sesso per rinvigorire. E tu mi hai fatto questo grande dono."
Dopo pochi minuti di strada eravamo seduti in un bar all'aperto di un centro commerciale. Facemmo un abbondante colazione per poi fare rientro a casa, Giuseppe disse: “Andiamo, torniamo a trovare Cristina.”
Con il sorriso sulle labbra Cristina ci accolse a casa, si era ripresa ed era ora di nuovo pimpante.
Giuseppe entrò in casa e io e Cristina restammo in giardino a parlare un po’.
Lei mi chiese: “Come è andata fino ad ora, ti sei trovato bene con noi?”
Risposi: “Certamente, tutto bene, voi siete fantastici e il luogo è bellissimo.”
Cristina sorrise maliziosamente, me ne accorsi e le chiesi: “Perché questo sorrisino? Non mi credi?”
Lei ridacchiando ancora disse: “Cosa pensi che non mi sia accorto che Giuseppe ti fa il filo? Lo so che ti ha proposto di scopare con lui, lo fa sempre con i miei amici. A lui piaccio i maschietti e in particolare gli piaci tu.”
Risposi: “Caspita Cristina non immaginavo che fossi così libera sessualmente o, meglio, che lasciassi così libero Giuseppe nel soddisfare le sue voglie sessuali. Ti voglio chiedere una cosa. Quindi quando mi hai invitato lo sapevi che ci avrebbe provato con me?”
Cristina: “Ne ero sicura …. ed ero sicura che anche a te avrebbe fatto piacere essere montato da lui.”
Rimasi interdetto e continuai chiedendogli: “Allora questo fine settimana lo hai organizzato per lui, sapevi già cosa sarebbe successo?”
E lei: “Si e ne sono felice sia per Giuseppe sia per te. Credo, da quello che ho visto e sentito, che tutto sia stato soddisfacente. Per Giuseppe sicuramente, non lo avevo visto da tempo così attizzato e con il cazzo sempre duro. E per te?”
Risposi: “Lo sai benissimo che Giuseppe ci sa fare quindi perché dovrei non essere soddisfatto, lo sono e anche molto. Posso dirti, in tutta sincerità, che mi manca per un po’ di figa, di cazzo ne ho avuto tanto.”
Lei sorrise e disse: “Non ti preoccupare, senza dire nulla a Giuseppe ci rifaremo noi. In fondo gli amici si vedono nel momento del bisogno.”
Io e lei ridemmo sonoramente.
La mattinata trascorse in giardino a prendere il sole, poi Cristina organizzò il pranzo.
Dopo pranzo Giuseppe salì nella sua stanza a riposare un po' ed io e Cristina restammo in giardino.
Lei non si fece scappare l’occasione e mi disse: “Se ti va, ora possiamo passare un po' di tempo insieme, Giuseppe non si farà vivo prima di un paio di ore.”
Le dissi: “Per me va più che bene, non vorrei rovinare, però, la nostra bella amicizia solo per un po’ di sesso.”
Cristina disse: “Nulla di tutto ciò, anzi si salderà di più il nostro rapporto, oltre che lavoro e amicizia ci sarà anche la complicità che lo solidificherà. Poi ho voglia di scopare.”
Cristina era molto eccitata dalla situazione, non riusciva più a contenere la sua voglia di sesso. Mi condusse in una stanza del piano terra, dove c’era un bel divano e mi abbracciò, mi baciò e disse: “Carissimo, vedrai faremo oggi del buon sesso senza complicazioni sentimentali.”
Poi mi prese la mano e la portò verso il suo ventre e disse: “Senti come sono bagnata, sono pronta a riceverti”.
Era davvero bagnata, i suoi umori inumidivano tutta la figa. Potevo infilare, senza problemi, le mie dita dentro.
Lei era così vogliosa che mi invitava esplicitamente a fare sesso. Ero molto disorientato, non avevo mai immaginato Cristina in questa veste, sicuramente l’idea di fotterla mi attizzava anche prima di questo fine settimana ma averla proprio lì, a disposizione, mi frastornava oltre che stimolarmi.
Comunque, pensai, perché non farlo, tirai giù i pantaloni e, dopo aver fatto distendere supina Cristina sul divano, infilai il mio cazzo in profondità nella sua umida figa.
Dopo una lunga e aggressiva cavalcata, Cristina si girò, posizione che, come diceva lei, le provocava maggiore piacere perché poteva osservare il volto del suo partner. Quindi, posizionando un grosso cuscino sotto la sua schiena, alzando ben bene le gambe, mi mostrò per intero la sua figa e il suo buco del culo, io feci scorrere con cura le mani sulle sue curve. Mi fermai, per un attimo, a godermi quel momento e quella bella vista.
Lussurioso lasciai che la mia lingua vagasse per le sue parti intime. Mentre mi avvicinavo all'ano con la lingua, lei mi guardo in faccia con una espressione che faceva trasparire tutta la sua soddisfazione per ciò che stavo facendo. Mi guardò con la passione dipinta negli occhi, le restituii lo sguardo e le dissi: “Se per te va bene, io continuerei lentamente a lubrificarti.”
Lei, con un profondo sospiro rispose: “Si, mi piace molto … ma non ti dimenticare di masturbarmi il clitoride”.
Eravamo entrambi sul divano, le mie mani e la mia lingua esploravano il suo corpo perfettamente tonico, un bellissimo seno, una figa fantastica.
Ho passato la mano sui suoi addominali, sfiorando leggermente la sua figa.
Quando le mie dita sfiorarono il suo clitoride, la sentì fremere ed emise un gemito di piacere.
Mentre la mia lingua esplorava il suo corpo, le mie dita finalmente trovarono la giusta collocazione. Ho aperto le sue labbra morbide mentre il mio dito affondava nel suo tunnel umido. Emise un altro gemito. Era stretta, ma già estremamente bagnata. Ho aumentato l’intensità della masturbazione del suo clitoride. Questo la fece vibrare intensamente ed emise un grugnito di piacere.
Dopo lunghi minuti di carezze disse: “Ti voglio di nuovo dentro di me."
Non avevo bisogno di ulteriori motivazioni. Mi sono spostato finché non sono stato sopra di lei e ho portato la mia asta nella sua apertura bagnata.
Mi sono chinato in avanti e l’ho baciata delicatamente sulle labbra.
Aveva la figa più stretta che avessi mai sentito!
Era come se una morbida mano mi stringesse il cazzo.
Sapevo che sarebbe stata dura resistere a lungo, ma per il piacere sia mio sia di Cristina era giusto concentrarmi al massimo per reagire alla tentazione di eiaculare subito.
Ho iniziato il mio movimento lento dentro di lei. Si sentivano per tutta la stanza i nostri lamenti di piacere.
Dopo una lunga cavalcata mi sono fermato di nuovo per baciare il suo splendido corpo, oltre i suoi seni, sopra la sua pancia tesa, lungo la sua fessura finché non ho potuto assaporare i suoi dolci succhi.
L'ho leccata finché non stava per venire, poi ho smesso.
Mi ha implorato di andare avanti, ed io ho ripreso la mia posizione tra le sue gambe.
Le ho piegato le gambe indietro in modo che le sue ginocchia fossero al petto e l'ho scopata con tutto me stesso, con i suoi piedi sul mio petto.
Non ci è voluto molto e l'ho sentita gridare dal piacere, aveva raggiunto un orgasmo esplosivo.
Non potevo più trattenermi e ho sparato il mio seme nel profondo di lei, mentre lei veniva.
Restammo abbracciati così per quella che sembrò un'eternità, ma probabilmente furono solo pochi minuti.
Notai le contrazioni dei suoi muscoli, sapevo cosa voleva dire e cosa dovevo fare. Infatti, mentre seguivo le linee del suo corpo con la mia lingua fino alla figa, ho lentamente spinto una mano tra le sue gambe e accarezzandole di nuovo il clitoride. Dopo alcuni minuti del mio lavoro, la sentì genere di nuovo e godere con intensità.
Mi stesi sul divano e strisciai tra le sue gambe. Mentre facevo questo movimento, lei abbassò il bacino e mi spinse in faccia la sua figa completamente bagnata. Felicissimo, la leccai intensamente. Eravamo tutti e due esausti ma felici, Cristina si abbassò su di me, e con passione prese il mio cazzo, ancora pieno di sborra, in bocca. Lo succhiò così intensamente da tiragli fuori tutto il seme. Lo sentì rinvigorirsi così tanto da diventare duro di nuovo.
Eravamo veramente stanchi, ma, tutti e due, soddisfatti e piacevolmente rilassati.
Ci ricomponemmo e uscimmo dalla stanza per andare di nuovo in giardino a sorseggiare dell’altro vino.
Le sensazioni che avevamo provato insieme erano state meravigliose. Non immaginavo che potesse essere così bello fare sesso con Cristina e glielo dissi esplicitamente: “Cristina sono stato veramente bene con te, è stato meraviglioso godere del tuo splendido corpo e della tua forza sessuale. Spero che sia stato così anche per te?”
Lei rispose: “Carissimo, io lo immaginavo invece, per questo ti ho invitato, volevo a tutti i costi trovare il tempo e la possibilità di stare con te e fare sesso. Ho provato sensazioni che da tempo non avevo più avuto e ne sono felice. Credo, anzi ne sono convinta, che da oggi la nostra amicizia sia più solida di prima.”
Restammo lì a chiacchierare per quasi tutto il pomeriggio, rilassati e contenti.
Il resto della giornata trascorse serenamente, nella tarda serata feci rientro in città. Avevo trascorso un fine settimana veramente diverso da tutti gli altri, molto più appagante dei tanti precedenti. L’intenzione sia mia sia di Giuseppe era di rivederci anche in altre occasioni. Lo stesso sarebbe stato con Cristina, ci riproponemmo che avremmo avuto altre occasioni per soddisfare la nostra voglia di sesso tra amici senza impegno sentimentale.
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1 year ago
Al2016,
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Mia moglie visitata in guardia medica
Vi voglio raccontare quella volta che mia moglie fu morsa al sedere da un cane.
Tutta la storia è REALMENTE ACCADUTA.
Una volta mia moglie in visita da una sua amica era stata morsa al sedere dal suo cane, dopo le prolungate scuse della sua amica la cosa si chiuse lì, anche perchè si trattava di un piccolo cane da compagnia, e dopo lo spavento iniziale la cosa si era quasi trasformata in una scena comica, e ci avevano scherzato e bevuto sopra.
Dopo qualche giorno il morso del cane era diventato violaceo, inoltre presentava qualche foratura della pelle dovuta ai denti del cagnolino.
Effettivamente mia moglie non aveva tanto dolore, ma io ho voluto cogliere al volo l’occasione e mia moglie ha acconsentito di andare in guardia medica sia per precauzione, ma soprattutto per compiacermi, perché sa che io vado matto per quelle situazioni strane che si creano.
Alla guardia medica trovammo un dottore molto anziano che stava facendo le parole crociate, e sentito il racconto dell’accaduto di mia moglie, prima si fere una bella risata e poi la visitò.
Vi confesso che quasi d'istinto stavo per dire a mia moglie di andarcene, ma poi ripresi a ricontrollarmi.
Il dottore con il sorriso sulle labbra, ridacchiando ancora, da seduto disse a mia moglie di avvicinarsi e di mostrare il morso, quindi lei dopo aver sbottonato i jeans che indossava, stretti e aderenti, li abbassò, tirando giù involontariamente, come gli succede sempre a casa, in parte anche il perizoma, che si sistemò, e qui il doc anziano e furbo fece la sua prima battuta, ed io capì subito che tipo era.
Il dottore un po' per scherzo un po', secondo me, per buttare l’amo con la speranza che qualcosa abbocchi disse, a proposito del perizoma mezzo abbassato e risistemato da mia moglie:
Alla battuta del dottore mia moglie non diede tanto peso e rise, mentre io invece mi concentravo per capire se era la mia mente perversa che già stava fantasticando o era il dottore che maliziosamente stava facendo il provolone.
Partiamo dal fatto che vedere il dottore che da seduto, con le gambe allargate, visitare o per meglio dire guardare il culo di mia moglie esattamente dove era stata morsa, che era rimasta con i jeans abbassati alle ginocchia e con il solito perizoma, questa volta uno di pizzo di colore rosa, non mi ha lasciato certo indifferente, infatti da lì a poco avevo già l’uccello duro.
Il dottore fece una serie di discorsi del tipo che i morsi dei cani non devono essere sottovalutati e che bisognava capire se il morso avesse fatto danni, secondo me stava di proposito esagerando perché vedeva da un lato mia moglie ridere insieme a lui, ma allo stesso tempo riusciva a farla preoccupare, perché non si sapeva se il cane fosse sano o malato, se il morso avrebbe potuto avere una carica batterica elevata, e cose del genere, in poche parole il dottore era riuscito in poco tempo ad avere l’attenzione e la collaborazione di mia moglie, la metteva a suo agio facendola ridere ma allo stesso tempo la faceva preoccupare, giustificando una più attenta visita.
Durante la visita il dottore ha confrontato il gluteo morso con quello sano, per costatare se fosse gonfio, palpando entrambi i glutei per capire se la muscolatura di quello morso avesse reagito risultando contratto, e nel mentre spiegava ad alta voce quello che faceva e il perché, inoltre le faceva alzare prima l’una e poi l’altra gamba chiedendo se avesse dolore, praticamente la comandava come una burattina, permettendosi il lusso di guardargli il culo e la palpava a suo piacimento, con la scusa di verificare che tutto fosse a posto.
Nel frattempo, con tutti questi movimenti, i jeans gli erano scivolati ai piedi ostacolando i suoi movimenti, lei si gira verso di me e mi guarda come per dire “gli tolgo o no ?” io gli mando un bacio di consenso e lei con semplicità si libera delle scarpette e dei jeans, il dottore capisce il nostro dialogo muto ma non dice niente, inoltre mi becca che mi stavo senza rendermi conto toccando il pisello, che dentro i pantaloni mi era diventato duro, e si mette a ridere sotto i baffi.
A questo punto il dottore le dice di posizionarsi perché gli avrebbe disinfettato la ferita, e lei non so se per malizia o perché non aveva capito cosa gli aveva detto di fare, si era appoggia con la pancia sul lettino che stava dietro di lei, praticamente si era messa a pecora sul lettino, mettendo inevitabilmente il suo bel culo all’altezza della faccia del medico, dato che era rimasto seduto.
A questo punto ho sperato che lui facesse qualcosa di azzardato, ma niente, si è limitato a mettere le sue mani sul culo di mia moglie, e ridendo gli ha detto: , così dopo aver capito di aver sbagliato, si sdraia a pancia in giù sul lettino.
A questo punto decido di intervenire spronando ancora di più il dottore, quindi mi alzo e gli chiedo: dottore secondo lei il culo di mia moglie è veramente un’opera d’arte ?
Mentre disinfettava la ferita, mi diceva che sono veramente fortunato ad avere una moglie così bella e partecipe, e mentre lui stava parlando mia moglie che oramai si stava divertendo anche lei, maliziosamente allarga le gambe, portandole a limite del lettino, io guardo il medico e gli faccio segno con la testa verso quel belvedere, ma lui ancora niente, allora gioco il jolly e la faccio io la mossa azzardata, infilo un dito sotto il perizoma di mia moglie e tirandolo verso di me, lo sposto di lato.
Contestualmente mia moglie, sicuramente per riflesso, inarca la schiena mostrando ancora meglio la sua figa che, libera dal piccolo pezzo di stoffa, si vedeva chiaramente essere bagnata, tanto da aver creato un filamento bavoso con il perizoma.
Ci ritroviamo a guardarci negli occhi con il medico che, con un altro mio cenno di testa, invito nuovamente ad osare, e questa volta finalmente allunga una mano che va a mettere direttamente tra le piccole labbra della figa di mia moglie che, appena sente quella mano che la tocca, emette un grido, che subito soffoca mordendosi le dita, chiaro segno che stava quasi per avere un orgasmo, ora il medico si muoveva abilmente con le mani, massaggiando anche il clitoride di mia moglie, che all’improvviso si lascia andare, abbandonandosi ad un meraviglioso e liberatorio orgasmo.
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1 year ago
MAIALINABSX,
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Che troia è diventata!
Mi chiamo Adriano, ho 27 anni, un po’ basso di statura, occhi e capelli scuri, fisico normale, né grasso né magro. Da due anni, son fidanzato con Emma, una ragazza di media statura, bionda e con gli occhi chiari, un bel seno tondo ed un culetto a mandolino. Le cosce non sono troppo lunghe, ma lei ama calzare sempre scarpe con il tacco, come minimo 12. Sessualmente parlando è una bella porcellina. Le piace scopare, succhiare il mio cazzo di buone dimensioni ed anche prenderlo nel culo con molto piacere. Adora molto quando le vengo in bocca ed ingoia tranquillamente, oppure se le vengo addosso, specie sul seno o in faccia. Poi abbiamo deciso di finalmente convivere. Mentre organizzavamo il nostro nido d’amore, abbiamo avuto contatti con mobilieri, elettricisti e altri artigiani che hanno sempre indugiato a lungo sulle forme del suo corpo e questo ha provocato in noi il desiderio di realizzare qualche fantasia di un rapporto a tre. Ne stavamo parlando da un po’ di tempo, specie dopo che avevo visto con quanto piacere lei si era lasciata ammirare da quegli sconosciuti, che non hanno certo nascosto il desiderio che avevano di scoparla. Una sera, a letto, dopo aver fatto del buon sesso e lei aveva goduto a lungo, abbiamo affrontato l’argomento.
«Dobbiamo trovar qualcuno per un gioco a tre. Ci vuole una persona fidata e, soprattutto, discreta.»
Ho iniziato a far dei nomi, bocciandone alcuni ed approvandone altri, dando sempre più motivazioni non campate in aria. Però si finiva sempre con una frase che lasciava tutto in sospeso.
«Sarebbe bello e, un giorno, un ipotetico terzo lo troveremo, ma il gioco deve riguardare una femmina con due maschi.»
Naturalmente entrambi eravamo d’accordo sul fatto che l’ipotetico terzo non dovesse esser qualcuno di anonimo o sconosciuto, ma qualcuno che conoscevamo entrambi e di cui potessimo fidarci. Eravamo entrambi affascinarti e convinti di fare questo passo, ma senza fretta; insomma avevamo tracciato l'identikit fisico, mentale, sentimentale, del candidato ideale, quello che avremmo voluto ospitare nel nostro letto. Partendo dal presupposto che volevamo qualcuno che conoscessimo e non un estraneo, bisognava dunque trovare qualcuno di cui ci si potesse fidare ciecamente. Un soggetto che potesse, in primo luogo, esser interessato ad un'esperienza non proprio convenzionale, ma, soprattutto, che non rompesse comunque gli equilibri della coppia. Uno a cui non interessava il lato sentimentale, ma solo quello sessuale, insomma, qualcuno che fosse interessato e disponibile a farsi una scopata e basta.
In un primo momento abbiamo pensato a diversi nostri amici, ma poi, uno dopo l’altro, li abbiamo scartati quasi tutti, perché ognuno presentava qualche difetto che non ci dava serenità. Poi la svolta, quasi casuale. Lascio la mia vettura dal concessionario per il tagliando e la sera mi faccio venire a prendere da Emma al lavoro. Poiché il mio ufficio è posto in uno stabile che, al piano terra, ha molti negozi, lei, nell’attesa che io uscissi, aveva parcheggiato e si era messa a curiosare fra le vetrine. Indossava una bella mini nera, che le fasciava il suo bel culetto ed una camicetta di pizzo traforata, che la rendeva davvero attraente, molto bella, in quanto le modellava il seno in maniera stupenda. Ai piedi calzava dei sandali dal tacco 12, che le inarcavano il culo meravigliosamente. Esco in compagnia di Piero, un mio collega di 37 anni, divenuto un buon amico dopo anni passati insieme, non solo sul lavoro. Lui è quello che mi ha insegnato tantissime cose sul lavoro e, col tempo, la nostra amicizia si è consolidata anche fuori dal posto di lavoro. In più di una occasione, Emma aveva avuto modo di parlare con lui e, fra di loro, era sorto è un certo feeling. Piero, di recente, era solo perché la sua compagna/convivente, è stata mandata, dalla ditta per cui lavora, molto lontano ed avrebbe fatto ritorno solo ogni due mesi. Inoltre è un tipo tranquillo, ma pazzo per la fica, come me. Appena l’ha vista, le ha fatto dei complimenti e io, in quel momento, ho capito che era lui quello giusto.
«Emma! Sei uno splendore! Se mai lui ti dovesse trascurare, dimmelo che mi candido come sostituto!»
Un breve scambio di simpatiche battute e poi ci siamo salutati. Mentre tornavo verso casa con lei, ho fatto una riflessione nel mio intimo. Piero, candidato perfetto! Già legato sentimentalmente, quindi nessun rischio e poi fra noi si era creato un ottimo rapporto di fiducia e rispetto. Anche dopo una eventuale fine del gioco, ero sicuro che non ci avrebbe creato alcun problema e anche su questo mi sentivo molto fiducioso. Per sondare il terreno, nei giorni a seguire, intavolo con lui un bel dialogo, fatto di battute sul tipo: ‘mi scoperei quella, farei questo, mi piacerebbe fare quello, ecc. ecc.’
Ho continuato così per qualche giorno; nei vari discorsi fra noi, non sono mancati dei video porno, dove si vede una scopata a tre con due maschi, cosa che mi ha offerto l’occasione di sondare il terreno, scherzando sul fatto di un’ipotetica avventura a tre.
«Ma tu la faresti una cosa a tre, MfM, con la mia tipa o con la tua?»
Lui mi ha guardato e sorriso asserendo che, con le persone giuste, anche la sua donna si sarebbe prestata ad un gioco di quel tipo. Era ciò che volevo sentire, ora dovevo solo convincere Emma.
Come spesso ci capita fare, iniziamo a provocarci a vicenda, esponendo le nostre proposte riguardo alla ipotetica scopata che ci saremmo fatti a fine giornata. Forse, complice il buon vinello, che ci stava facendo compagnia durante il pranzo, sia io che Emma, eravamo un po' sopra le righe e metto in campo il discorso sul gioco a tre.
«Quando sarà il caso di fare la famosa cosa a tre?»
Lei sorride quasi divertita.
«Appena hai trovato quello giusto.»
La guardo e le espongo la mia idea.
«Che ne dici di Piero?»
Lei mi guarda un po’ titubante. Obbietta subito che è un mio collega e questo, forse in futuro, si potrebbe ripercuotere sfavorevolmente sul mio lavoro.
«Ma poi, sei sicuro che ci starebbe a fare un gioco a tre con noi?»
Le ribadisco che è il candidato perfetto. Lei mi sembra pensierosa ed insiste con le domande.
«Ma sei sicuro? Ma, a te, non darebbe fastidio? Ma non è che poi fai casini? Non è sposato, mi sembra!»
Mi rendo conto che ho fatto breccia e quindi espongo le motivazioni per le quali sostengo che sarebbe un ottimo candidato e che lui ci starebbe. Lei mi guarda e, quasi in segno di sfida, mi dice che, se proprio mi va, posso procedere.
«Se hai il coraggio, per me va bene. Speriamo che tutto non si risolva in un casino!»
La guardo convinto e quindi insisto.
«Vuoi che glielo chieda? Se lui è libero, sarebbe possibile anche oggi stesso: questa sera andrebbe bene per te? Non è che poi ci ripensi?»
Lei annuisce e mi dà la sua completa disponibilità. Risaliti in auto mi ha guardato e, forse per testare la mia convinzione, mi ha provocato ancora.
«Voglio proprio vedere se non avrai fastidio a vedermi mentre faccio la troia con lui ed inizio a ciucciarglielo!»
Io le ho sorriso ed ho preso la sua mano; le ho fatto sentire quanto lo avevo duro al solo pensiero. Torno in ufficio e incontro Piero.
«Ciao, vorrei sapere se hai impegni questa sera?»
Lui mi guarda e mi dice che la sua compagna non torna che fra due settimane, quindi le sue serate sono tutte uguali: cena e poi a letto. Lo guardo e poi gli avanzo il mio invito.
«Allora stasera vieni a cena a casa mia. Ti aspettiamo alle 20:00: non tardare.»
Lui mi guarda un po’ perplesso, io gli sorrido e gli dico che sarà una sera da ricordare. Lui mi osserva, ma io non aggiungo altro. Quando arrivo a casa, trovo Emma che ha già preparato tutto. Mi lascia solo apparecchiare la tavola, mentre lei va a farsi una doccia veloce, per poi vestirsi per la serata. Mi sembra tranquilla, mentre io sono già molto eccitato. Puntuale alle 20.00 arriva Piero. Lei mi manda a riceverlo, mentre finisce di preparare. Mi parla dalla cucina e non ho avuto modo di vederla vestita. Quando lui entra con me in salotto e lei fa la sua comparsa, restiamo davvero sbalorditi: indossa un abitino lungo di seta nero, con spacco laterale e con una scollatura non troppo vistosa. Reggiseno di pizzo, perizoma anch’esso di pizzo nero, collant velati neri, trucco leggero, capelli mossi, scarpe con tacco 12.
La guardiamo estasiati; Piero, prima guarda lei, poi me ed infine le fa i complimenti.
«Sei davvero splendida! Se non sapessi che sei la sua donna, farei dei pensieri davvero sconci su di te!»
Lei mi guarda e poi, sorridendo, gli risponde.
«Bene! È esattamente quello che volevo: farti fare dei pensieri davvero sconci! Spero che non restino solo pensieri!»
Piero mi guarda e io annuisco. Ci mettiamo a tavola e lui sembra non avere occhi che per lei. Ben presto il vinello che annaffia la cena fa il suo effetto e i discorsi diventano sempre più incentrati sul sesso. Lui, ad un certo punto, mi fa una domanda molto precisa.
«Dunque, era questo che intendevi per una cosa a tre?»
Io non faccio in tempo a rispondere che Emma si alza, lo prende per mano e lo fa sedere sul divano. Mi guarda e poi mi parla con calma.
«Pensaci! Siamo ancora in tempo a fermarci. Se vado avanti, poi indietro non si torna.»
La guardo ed annuisco. Lei si gira verso di lui, lo guarda in faccia. Lui le sorride.
«Piero, sei sicuro che non ti creo problemi con la tua donna? Non voglio esser motivo di divergenze fra voi. È chiaro che adesso vorrei giocare con te e anche con lui che non aspetta altro, ma se ti crea problemi fermiamoci qui.»
Lui ci sorride, prende il cellullare e poi chiama la sua donna. Un attimo e siamo in collegamento in videochiamata.
«Amore, ecco la coppia di cui ti ho parlato.»
Gira lo schermo e vediamo la sua donna, che ci sorride, poi si rivolge ad Emma.
«Ciao, sono Claudia e vi ringrazio di tener compagnia al mio uomo. Fallo divertire, ma lasciane un po’ anche per me, perché, quando torno, avrò voglia sia di lui che di voi. Buona serata e divertitevi!»
Emma mi guarda e poi si inginocchia fra le gambe di Piero. Lui apre i pantaloni e sfodera subito un bel cazzo; è ben fornito, sia in lunghezza che circonferenza. Subito Emma lo prende in bocca e lo succhia, facendolo gemere di piacere.
«Accidenti, come succhia bene! Se scopa allo stesso modo, questa sera sarà davvero indimenticabile!»
Emma si scatena e lui, ad un certo punto, la ferma per non concludere subito. Io mi sistemo a masturbare Emma, che è già un lago fra le cosce. Sono troppo eccitato e mi avvicino alla sua bocca, mentre Piero la fa distendere per leccarle la fica. Vorrei sborrare nella sua bocca, ma lei mi blocca.
«No! Adesso mi guardi far la troia con lui e non sborri, altrimenti ti mando fuori di casa!»
La guardo sconvolto. Ho il cazzo che mi scoppia in mano e lei non mi permette nemmeno di segarmi. Impazzisco. Lui è bravo a leccarla e ben presto lei ha un violento orgasmo.
«Sì, dai, sei magnifico! Dai, che…dai, che vengo! VENGO!»
Ha un orgasmo che la scuote tutta. Lui si solleva e poi, senza nemmeno pensarci un attimo, si posiziona con il cazzo fra le pieghe della sua ostrica fradicia e, dopo averle sollevato una gamba, affonda dentro di lei. Lei spalanca la bocca e geme di piacere, subito, all’istante.
«Sì! Sì, così, fino in fondo! Scopami! Fagli vedere quanto e come sono troia!»
Lui mi guarda e poi inizia a scoparla con vigore. Lei gode ed urla di piacere. La scopa molto e a lungo, cambiando spesso posizione. Alla fine lei si ritrova in ginocchio, con lui che la sfonda da dietro. Lei gode e poi mi reclama vicino.
«Avvicinati, che adesso voglio anche il tuo in bocca!»
Mi metto davanti a lei che mi succhia a ritmo veloce il cazzo, mentre lui la chiava fino a sborrarle dentro, urlando il suo piacere.
«Sì, vengo! Adesso te la farcisco per bene questa fica da troia!»
Le scarica dentro una ingente quantità di sborra, mentre io le inondo la bocca. Emma non ne perde una goccia e poi mi costringe a baciarla. Rispondo a quel bacio che mi eccita come se non fossi venuto. Poi mi fa distendere e si impala su di me. Si gira, guarda Piero invitandolo a farle succhiare il cazzo ancora intriso del suo piacere e degli umori suoi. Lo lecca con dovizia e, quando è di nuovo duro, lo invita a scoparle il culo. Al solo sentirle avanzare quella proposta, mi fa quasi sborrare. Poi si distende su di me, mentre lui si posiziona dietro di lei; sento chiaramente che lentamente affonda nel suo culo. Lei resta immobile fin quando il corpo del nostro amico non tocca il suo e, solo allora, ci esorta entrambi a scoparla forte.
«Sì, maiali, sfondatemi! Voglio sentirvi entrambi dentro, fino in fondo!»
Non ci facciamo pregare! La scopiamo bene e a lungo, finché, dopo un suo ennesimo orgasmo, ci svuotiamo dentro di lei. Sfiniti, restiamo distesi sul divano. Piero ci guarda e poi parla ad entrambi.
«Sono contento che abbiate deciso di provare questa esperienza. Con Claudia abbiamo fantasticato spesso su di voi e, quando lui mi ha accennato ad una possibile esperienza a tre, non mi sembrava vero. Adesso aspetto solo che torni Claudia per giocare tutti e quattro insieme. Intanto, però, vorrei ripetere questo gioco ogni volta che vi va.»
Emma mi ha guardato e poi ha sorriso.
«Certo che giocheremo ancora! Adesso che ho capito quanto si gode, lo rifaremo ogni volta che ne ho voglia, quindi, mio caro cornutello, preparati a vedermi godere con lui molto spesso.»
La guardo un po’ stupito.
«Quasi non ci credo: e pensare che non voleva! Era così titubante ed ora, invece, sembra non volersi fermare più!»
Lei si gira, mi bacia e poi sorride divertita.
«Te l’avevo chiesto prima di cominciare, se ne eri convinto e lo volevi per davvero. Ero sicura che mi sarei divertita, quindi, adesso di che ti lamenti?»
La guardo soddisfatto. Non mi lamento per nulla; penso solo che adesso è davvero diventata una gran troia!
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1 year ago
baxi18, 55
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Un complice inaspettato!
Mi chiamo Francesco, ho 28 anni e sono sposato con Manuela che ha la mia stessa età. Sono abbastanza alto, snello, dagli occhi scuri e capelli neri. Manuela è una bella ragazza, più bassa di me, ed anche lei capelli neri e lunghi, occhi scuri e grandi, un bel viso tondo ed una bocca dalle labbra carnose. Il seno è abbondante: una 4° piena! Le gambe non sono molto lunghe, ma snelle al cui culmine sfociano in un culetto abbastanza tondo e sodo. Siamo sposati da due anni. Fra di noi vi è una perfetta intesa sessuale. Quando ci siam conosciuti, avevamo entrambi fatto le nostre esperienze e lei ha apprezzato di me, oltre a possedere una buona dotazione, anche il fatto che la facevo goder bene ed a lungo e che son di larghe vedute. Nel nostro rapporto vi è molta complicità: mi piace esibirla ed a lei questo piace ed eccita tantissimo, così da predisporci ad una sonora scopata, fino allo stremo. Mi piace quando si veste in maniera seducente, provocando i maschi, specie quelli giovani, che strabuzzano gli occhi sorpresi nel vedere il pizzo delle autoreggenti o il colore del suo perizoma. Fino ad oggi, avevamo solo giocato senza ma andare oltre la provocazione, anche se a me fosse piaciuto lo step successivo, in cui lei avesse mostrato meno indecisione. Conoscendo il suo carattere, preferivo aspettare il momento propizio e sono sicuro che, quando arriverà, sarà qualcosa di sconvolgente. Lei lavora nel negozio di abbigliamento e sartoria di sua cugina, mentre io sono impiegato come ragioniere in una ditta di impor/export. Il mio titolare è un uomo molto importante, carismatico ed autoritario. Carlo, questo è il suo nome, è un quarantacinquenne scapolo, molto ambito dalla fauna femminile, al punto da cambiarne una a settimana e, a volte, anche con maggior frequenza.
Un sabato di un po' di tempo fa, eravamo pronti per uscire: avevamo in programma una cena e poi andare a ballare in qualche discoteca. Manuela si era preparata alla grande con la sua minigonna nera, che le copriva a malapena il sedere; completavano l'outfit, calze autoreggenti senza mutandine ed una maglietta attillata senza reggiseno, che disegnava i suoi ampi seni. Ero molto eccitato al solo pensiero di quanti cazzi avrebbe fatto rizzare. Improvvisamente mi squilla il cellulare. Dal numero, mi accorgo che è il mio datore di lavoro.
«Buona sera, Francesco, sono Carlo. Comprendo che è molto insolito disturbarla a quest’ora e, per di più, di sabato, ma vorrei chiederle una piccola cortesia.»
Manuela mi guarda un po’ scocciata, io invece sono molto disponibile ad assecondarlo, perché proprio il giorno prima ho scoperto che il mio capufficio andrà in pensione e, avendo io i requisiti giusti aspirerei a quel posto.
«Nessuno disturbo, signor Carlo, mi dica come posso esserle di aiuto.»
Una volta avuta la mia disponibilità, mi chiede:
«Sarebbe così gentile da passare in ufficio e recuperare dalla cassaforte il fascicolo denominato "Pandora"? La combinazione non è un problema, perché quando sarà a destinazione, gliela invio ed avverto il custode che la dovrà accompagnare ed assistere. Dopo di che, me lo dovrebbe portare a casa. Grazie.»
Manuela mi guarda delusa. Io sorrido e le prometto che non faremo tardi. In pochi minuti, andiamo in azienda, il custode mi scorta in ufficio, prendo quello che serve e me ne vado. Giunto a destinazione, mi trovo davanti al cancello di una splendida villa e la sua finezza incuriosisce anche Manuela.
«Accidenti, amore! Questa sì che è una casa!»
Una volta alla villa, dopo aver percorso un bel viale alberato, trovo lui sulle scale dell'ingresso principale che mi aspetta. Viene verso di me e, quando si avvicina all’auto e vede Manuela, la guarda senza dir nulla. Io gli consegno il fascicolo, ma lui è chiaramente affascinato da mia moglie.
«Grazie, Francesco. Perché non entrate a prendere un drink? Dai, che non vi sottrarrò altro tempo.»
Lui parla rivolto a me, ma guarda lei, che fissa lui. Anche lei sembra davvero affascinata dalla sua personalità. Sto per rifiutare, quando Manuela scende dall’auto e, nel farlo, gli mostra lo splendido spettacolo delle sue cosce e, forse, anche il fatto che non indossa intimo, sotto.
«Lei dev'essere la sua signora, immagino? Piacere, Carlo.»
Manuela gli stringe la mano e poi, dopo essersi presentata, continua a tenergli la mano ed insieme entrano in casa, mentre io li seguo senza dir nulla. Entrati in casa, ci troviamo immersi nel lusso. Mobil stupendi, quadri di gran pregio e lui che si muove con lei sempre al fianco. Raggiungiamo il suo studio e lui la invita a sedersi su di un divano in pelle nera stupendo. Intorno a noi, libri e soprammobili vari e, forse, anche di valore. Al telefono, parla in inglese con uno sconosciuto interlocutore a proposito dei documenti che gli ho portato e sembra che concluda un affare molto vantaggioso ed importante.
«Perfetto! Ho appena concluso un importantissimo affare con una ditta posta all’altro capo del mondo, per questo mi servivano questi documenti e, grazie a te, Francesco, e alla tua meravigliosa signora, che è stata di buon auspicio, tutto è andato alla perfezione. Dobbiamo festeggiare.»
Ci trasferiamo nel salone, prende una bottiglia di una rinomata marca di prosecco, la stappa e ne riempie tre flûte dal gambo lungo, porgendone uno ciascuno a noi e poi, sollevando il suo, con un sorriso e mentre continua ad osservare Manuela:
«A noi ed a questo momento speciale!»
Lei lo guarda con occhi languidi, da vera maliarda e lo provoca un poco avvicinandosi di più a lui, che la sta spogliando con gli occhi.
«La ringrazio, ma non credo di portar fortuna. Sicuramente è la prima volta che me lo dicono.»
Lui la fa accomodare accanto a sé, poi le riempie di nuovo il bicchiere. Lei, con fare civettuolo, gli fa notare che non è il caso di ubriacarsi, perché la serata è ancora lunga. Egli allora ci chiede dove eravamo diretti e, quando scopre che volevamo andare a ballare, si alza in piedi, apre un piccolo mobile e accende un impianto wi-fi bellissimo. Invita Manuela e scegliere il genere musicale e lei, con occhi affascianti, lo provoca ancora un po'.
«Mi piace molto la musica sudamericana.»
Senza aggiunger altro, nella sala si diffondono i ritmi richiesti e balla con lei che si diverte, in ogni occasione, a stuzzicarlo. Lui sta al gioco e, fra un brindisi e l’altro, ed una samba e l'altra, mi rendo conto che lui si è eccitato. Anche lei sembra divertirsi molto e, ad un tratto, lui mi chiede di andare in cucina a prendere un’altra bottiglia. Eseguo e, quando torno, prima di entrare sbircio attraverso lo stipite della porta, per veder se fosse successo qualcosa. Ho visto mia moglie seduta sulla poltrona con le gambe leggermente divaricate e Carlo sul divano, di fronte a lei, mentre parlavano lui la guardava insistentemente fra le gambe. Ho deciso di rientrare nel salone e, quando son arrivato, Manuela mi ha chiesto se mi sentivo deluso per non esser andati in discoteca. Ho notato con quanto interesse guardava Carlo e mi son reso conto che questa poteva rappresentare la grande occasione e l'ho colta.
«Non mi sembra che le cose stiano andando diversamente da quanto preventivato. Sicuramente hai in mente qualcosa ed io non vedo l'ora di assistere allo spettacolo! Dai, divertiti e fa divertire anche me e lui!»
Manuela si è girata verso di lui e, con fare malizioso ha sorriso ad entrambi; poi, con una voce da maliarda, ha sussurrato che, se era uno spettacolo che volevo, allora me ne avrebbe offerto uno. Mi son seduto sul divano, mentre lei era in piedi davanti a Carlo e, a suon di musica, seguendo il ritmo, ha sollevato lentamente la maglietta, facendo fuoruscire i suoi abbondanti seni che, da soli, erano pur sempre uno spettacolo. Con i seni, son saltati in tutta la loro concupiscenza i grossi capezzoli duri. Carlo ha sorriso e si è girato verso di me; ho stretto le spalle ed ho alzato le braccia in segno di resa.
«Lei è fatta così. Quando decide di far una cosa, non è facile farle cambiare idea. Hai già visto la sua figa? Sicuramente anche quella è un bello spettacolo.»
Senza aggiungere altro, ho visto Manuela che ha iniziato a muoversi con grazia, lentamente, in maniera sinuosa ed ha iniziato ad ondeggiare davanti a Carlo, poi si è avvicinata a lui e gli ha sbattuto i seni in faccia. Lui appariva molto compiaciuto, ha sollevato entrambe le mani e, afferrati i seni, ha stretto i capezzoli tra le dita. Lei ha iniziato a gemere di piacere. Mentre la guardavo, il mio cuore batteva velocemente, anticipando con la mente quello che fra poco sarebbe successo; il mio cazzo si stava gonfiando nei pantaloni e tutto sembrava mi appariva come in un sogno. Ero nella casa del mio capo, un uomo molto rigido e scrupoloso sul lavoro, eppure ora era qui, davanti a me, e stava torturando i capezzoli di mia moglie: dentro di me mi domandavo come sarebbe andata a finire. Non ho dovuto aspettare molto. Si è sollevato in piedi e, dopo aver abbracciato Manuela, l’ha baciata, stringendola forte a sé. Nel breve attimo in cui si è sollevato, ho visto il suo pacco voluminoso gonfiare il tessuto dei suoi pantaloni e, sicuramente, ora che stringeva mia moglie fra le braccia, lei aveva l'esatta percezione di quanto fosse grosso e voluminoso. Senza neanche preoccuparsi per me, appena si sono staccati, restando comunque abbracciati, si son avviati oltre la porta del salone e, dopo aver percorso un corridoio, lui l’ha fatta entrare in una camera. Io li seguivo come un automa. Dentro di me, si alternavano sensazioni contrastanti. Un misto di gelosia e, nello stesso tempo, l’immenso piacere nel vedere che quest’uomo, così potente, ora era completamente preso dalle grazie di mia moglie. Era una questione di profondo orgoglio e, nello stesso tempo, ero sconvolto da quanto immaginavo potesse seguire. Appena entrata nella camera, Manuela era già nuda e, seduta sul letto, con lui che si era sfilato pantaloni e boxer e stava ancora provvedendo a togliersi la camicia, aveva già iniziato a dare una buona succhiata al suo cazzo. Manuela era seduta sul bordo del letto con le tette esposte e a figa nuda e bagnata. Quando mi son avvicinato di lato, ho potuto notare la splendida verga che mia moglie, con estrema perizia, si infilava in gola. Si trattava di un bell'arnese, lungo e grosso, sormontato da una cappella che lei non lesinava a leccare, strappando al proprietario gemiti di piacere.
«Brava! Sei un’ottima pompinara! Così, ingoialo tutto!»
Sbalordito ed eccitato, mi son avvicinato lentamente per dare un'occhiata più da vicino, mentre la testa di mia moglie oscillava su e giù lungo l'asta. Che spettacolo vedere la sua lingua che, di tanto in tanto, si muoveva intorno alla punta, quando veniva su per prender aria. Ho iniziato a spogliarmi, ma Carlo si è chinato e le ha sussurrato qualcosa all'orecchio; lei mi ha guardato per un istante ed ha sorriso con il suo cazzo in bocca. Ha succhiato per un altro paio di minuti, poi, con tono determinato, ha dato un ordine preciso.
«Non ti spogliare! Questa sera non ti faccio scopare! Questa sera sarò solo sua! Al massimo puoi sederti su quella poltrona e masturbarti lentamente, aspettando i nostri ordini!»
L’ho guardata e, stranamente, non ero arrabbiato, anzi ho avuto emozioni contrastanti nel sentirmi dire tutto questo, dal momento che guardare era ciò che mi piaceva fare. Ubbidiente mi son seduto ed ho tirato fuori il cazzo, che era durissimo. Mi segavo lentamente, mentre lui continuava a gustarsi la bocca di mia moglie che ora lambiva, con la lingua, anche le palle e scendeva giù, fino al culo. Per agevolare questo movimento, lui aveva sollevato la gamba destra e l’aveva appoggiata sul bordo del letto. Ero un po’ dispiaciuto, perché a me questo trattamento mia moglie non l’aveva mai fatto. Soddisfatto dalle cure ricevute, Carlo l'ha spinta sul letto a cosce aperte e si è inginocchiato davanti alla sua fica.
«Brava, puttanella! Hai dimostrato di esser una splendida succhiacazzi ed ora ti faccio sentire come piace a me far godere una donna che soddisfa le mie aspettative.»
Ha incollato la bocca alle labbra della fica di Manuela ed ha cominciato a leccarla facendola ben presto godere.
«Sei meraviglioso! Bravissimo, continua! Mi fai impazzire! Se mi stringi il clitoride fra i denti, mi fai morire! Dai, che vengo! Ancora, vengo! Vengo!»
Il suo corpo ha preso a sobbalzare, scosso da un’ondata di piacere. Teneva entrambe le mani appoggiate sul capo di Carlo, quasi ad impedirgli di staccare la bocca dalla sua ostrica profumata, da cui sgorgava nettare a profusione, che lui aspirava e raccoglieva senza perder una sola goccia. Dopo essersi goduto a lungo gli umori di mia moglie, lui ha preso a risalire il suo corpo, insistendo a baciarle prima l'ombelico, poi su, fino ai seni. Le sue labbra hanno afferrato i capezzoli e lei ha continuato a gemere. Anche in questo caso lei gli teneva le mani strette intorno alla testa e, quando lui le ha morso i capezzoli, lei lo ha stretto forte a sé e poi, con entrambe le mani, ha trascinato il suo volto, fino alla bocca, baciandolo e stringendolo forte a sé. In quello stesso istante, lui, con un movimento del bacino, sicuramente le entrato dentro, perché lei ha inarcato il corpo e sollevato ancora più le gambe, fino ad appoggiar i piedi sui glutei di lui, che si stava spingendo dentro di lei, fino in fondo.
«Fantastico! Ti sento tutto dentro! Mi sfondi! Sei enorme! Dai, scopami! Fammi impazzire!»
Ho dovuto smettere di segarmi, perché rischiavo di sborrare. Veder lei sparire sotto la possente mole di lui che, ora, con movimenti lenti ma poderosi, la pompava con estremo vigore. Ha iniziato a godere di un orgasmo dopo l’altro e lui, ogni volta, le lasciava il tempo di gustare appieno il piacere provato. Hanno cambiato posizione diverse volte. L'ha scopata da dietro, tenendola per i fianchi e costringendola ad inarcare il corpo per ogni affondo che le dava, mentre lei urlava nel sentirsi letteralmente sventrata. Poi l'ha scopata ancora con lei sdraiata di lato ed ho potuto ammirare quella grossa verga entrare ed uscire dalla fica di mia moglie. Lui le teneva la gamba sollevata, proprio per farmi vedere con quanto vigore la stava scopando. Ha urlato di piacere ogni volta che ha cambiato posizione ed io prendevo atto che lui la stava chiavando ormai da un tempo infinito. Lei, stremata, ad un certo punto l’ha implorato di sborrare.
«Dai, vieni! Fammi sentire il tuo seme che mi riempie il ventre. Dai, ti voglio! Sborrami dentro!»
Lui è rimasto un attimo a guardarla, poi si è girato verso di me e, con un cenno del capo, mi ha invitato ad avvicinarmi. Mi son inginocchiato sul letto vicino a lei e lui, dopo averle dato un ennesimo bacio in bocca, si è girato verso di me e mi ha impartito un ordine preciso.
«Inculala! Voglio che le apra il culo e vi sborri dentro il più in fretta possibile? È una troia insaziabile, una vera amante del cazzo e me la voglio godere anche in quel buco!»
Io ho avuto un attimo di esitazione, perché conosco Manuela e so che lo prende nel culo, ma, a farlo, vuole che la si prepari con cura, perché ha qualche difficoltà ad accogliere il mio cazzo, quindi come immaginare di permettere a lui di sfondarle il culo con l'enorme verga che si ritrova? Mentre ero preso da questa riflessione, Manuela mi ha dato uno schiaffo in faccia riportandomi alla realtà.
«Cornuto di merda! Hai sentito cosa ti ha detto? Mi devi fare il culo con il tuo cazzo e sborrare in fretta per lubrificarlo a dovere! Cosa stai aspettando? Muoviti! Cornuto!»
Si è messa prona, inginocchiata davanti a me, con le mani sulle chiappe per aprirle e permettermi di penetrarle nel culo. Mi son abbassato, le ho fatto colare un po’ di saliva sul foro, poi, lentamente, ho spinto il mio cazzo dentro di lei. L’ho sentita gemere e subito, afferrati fianchi, ho preso a scoparla a ritmo accelerato. Nel frattempo lei continuava a succhiare e leccare il cazzo di Carlo, che a me sembrava ancor più grosso.
«Guarda, Francesco, osserva come questa donna adora il cazzo! Questa è una vera e propria sacerdotessa del dio Priapo! Guarda come lo venera! Lo adora, è proprio una troia molto appassionata!»
Vedere Manuela intenta a lucidare quell’enorme verga, mi ha fatto raggiungere velocemente l’orgasmo. Le ho sborrato in culo e poi, lentamente, mi son sfilato; lei si è girata ed ha offerto a lui il culo, da cui faceva capolino un rivolo di sborra bianca. Appoggiata con il viso sul materasso e con entrambe le mani ad aprire il culo, si è rivolta a lui e lo ha esortato a sfondarle anche quel buco.
«Dai, aprimi anche il culo! Completa l’opera! Fa vedere a questo cornuto di merda come si sfonda il culo di una donna!»
Lui ha appoggiato la cappella contro le grinze di quel buchetto e, dopo averla afferrata per i fianchi, con due spinte decise, ha infilato quella lunga verga tutta nel culo di mia moglie.
«Ahhiiiaa! Sì, spaccami il culo! Me lo stai sfondando! Ho male, ma, nello stesso tempo, mi piace, è bellissimo!»
Lui è rimasto un lungo istante immobile piantato dentro di lei, poi si è girato verso di me e mi ha dato un ordine perentorio.
«Renditi utile! Sdraiati sotto di lei e leccale la fica, così il piacere andrà ad attenuare il dolore che le procura il mio cazzo nel culo!»
Senza nessuna esitazione, ho fatto quanto mi è stato chiesto e, dalla mia posizione privilegiata, potevo vedere quella verga enorme entrare/uscire e sfondare alla buon'ora il culo di mia moglie. Leccavo avidamente e, spesso, mi ritrovavo in faccia le sue grosse palle da toro che, ad ogni affondo, sembravano più grosse. Lei ha avuto un orgasmo anche di culo.
«Dai, così! Continua! Ora mi piace! Lo sento anche nello stomaco! Dai, sborrami nel culo! Riempimi tutta!»
Lui ha continuato a stantuffarla sempre più velocemente, poi, d'un tratto, è rimasto immobile, con oltre la metà del cazzo piantato dentro di lei. Ho visto i suoi muscoli contrarsi e ho realizzato che, in quel momento, le stava riversando in culo una copiosa sborrata. Lei lo ha percepito e ha iniziato a godere ancor di più.
«Sì, ti sento! Mi stai facendo un clistere di sborra!»
Lui, di punto in bianco, si è sfilato. La sua grossa verga, nell’uscire, ha lasciato aperto il foro di mia moglie, da cui è iniziata colare la sborra ed io che ero bloccato sotto di lei, mi son ritrovato la faccia ricoperta del suo seme, anche perché continuava a schizzare sborra sulla schiena e sul culo di Manuela. Sembrava inesauribile, un vero idrante di sborra e lei si è girata e, dopo aver aperto la bocca, ha ricevuto lì gli ultimi schizzi.
«Ancora! Sborrami addosso, ancora!»
Si è distesa e lui, che era inginocchiato di lato a lei, ha lasciato che la sua bocca avida andasse a raccogliere le ultime gocce che sgorgavano da quella verga, che sembrava non aver perso molto del suo vigore. Lui si è sdraiato supino e lei ha continuato a leccare e succhiare il cazzo, facendolo godere ancora.
«Sei una troia impareggiabile! Se continui a tenere il mio cazzo in bocca, finisce che sborro ancora!»
Lei ha sorriso a bocca piena e poi ha continuato a leccare e succhiare quella grossa verga, che sembrava proprio non volerne sapere di cedere. Lo ha leccato e succhiato per una decina di minuti e lui, a quel punto, ha sorriso e, compiaciuto, l'ha fatta distendere supina e, dopo averle chiesto di star sollevata, appoggiata sui gomiti ed a bocca aperta, si è inginocchiato davanti a lei e, con il cazzo fra le mani, ha preso a segarsi velocemente.
«Eccomi TROIA! Adesso ti faccio vedere cosa significa fare una maschera di sborra!»
Improvvisamente ha cominciato a schizzare getti di seme sul viso di Manuela, fino quasi a ricoprirlo completamente. Era inesauribile. La sborra che colava lungo il mento sulle tette di mia moglie e lei che, a bocca aperta, cercava di raccoglierne il più possibile. Dopo aver lanciato l’ultimo schizzo, lei si è allungata in avanti e, con la punta della lingua, è andata raccogliere l’ultima goccia di sborra che ancora colava da quella grossa verga. Solo allora, lui si è sdraiato accanto a lei, con le spalle appoggiate alla testiera del letto, ha sollevato la mano e con le dita ha spalmato la crema sul viso di Manuela e, poi, giù lungo il collo, fino ai seni ed al ventre. Lei lo guardava estasiata. Io, senza neanche rendermene conto, mi ero sborrato addosso. Siamo rimasti un lungo istante in silenzio, poi è stato lui che ci ha guardato in faccia entrambi ed ha esordito:
«Sul lavoro non cambia nulla, anzi, presto per te un cambiamento ci sarà, ma non è dovuto a quanto successo oggi: è solo frutto delle tue capacità. Nella vita privata, vorrei che voi due prendeste in considerazione l’ipotesi di accogliermi fra di voi. Questa sera ho trovato finalmente la donna che andavo cercando. La femmina calda e troia che amasse il cazzo per il gusto, il piacere di sentirsi possedere e non perché volesse scopare con me per quello che rappresento e l’ingente capitale che possiedo. Manuela, sei una impareggiabile puttana, la troia meravigliosa che vorrei sempre il mio fianco, ma sono anche consapevole che sei sua moglie ed è per questo che per il rispetto che nutro nei tuoi confronti e anche nei suoi, vi chiedo di potermi accogliere fra di voi come amico intimo, come compagno dei vostri giochi.»
Manuela si è girata verso di me ed ho visto i suoi occhi che brillavano di gioia, poi ha messo un braccio intorno al mio collo e l’altro intorno al suo ed ha avvicinato le nostre guance alle sue, ancora ricoperte della sborra di Carlo.
«Vi amo tutti e due! In modo diverso, ma di uguale intensità; sento che, per voi, due provo davvero lo stesso sentimento. A te, Francesco, ho dedicato il mio cuore e sei la luce dei miei occhi. In te, Carlo, ho trovato il compagno, il complice, il porco che ha saputo far esprimere la mia vera personalità, la mia lussuria e mi hai portato ad esser così libertina, da poter godere i piaceri del sesso in maniera illimitata. Con te, Carlo, questa sera ho scoperto cosa significa godere. Non che mi lamenti di lui, ma tu sei ad un livello così alto che non avevo mai pensato di poter raggiungere. Mi piacerebbe molto che Francesco accettasse di averti insieme a noi e, personalmente, penso che sarebbe la cosa più bella del mondo!»
E così è stato. Son diventato sul lavoro il suo consigliere fidato, con grado e stipendio molto alto. Nella coppia, sono il loro complice, perché, seppur Manuela non fa distinzioni, in realtà mi rendo conto che quello che prova con lui è di gran lunga superiore a quello che io riesco a farle provare.
Sentirla godere fra le sue braccia e vedere con quanto ardore e vigore lui la sfonda e farcisce in ogni buco, mi fa impazzire di piacere, perché era esattamente quello che avevo sempre desiderato.
Ora però, dentro di me, si sta creando un piccolo dilemma: lui la vorrebbe ingravidare. Ed io? Glielo permetterò? Chissà.
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1 year ago
baxi18, 55
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Visita senologica di prevenzione
Quello che vi racconto adesso è una STORIA REALMENTE ACCADUTA.
Circa due mesi fa, ottobre 2023, vi è stata la campagna della prevenzione al seno, ed io ho prenotato una visita gratuita per mia moglie.
Il giorno dell'appuntamento siamo andati in ospedale per la visita, dopo aver aspettato in sala d'attesa, dove vi erano due signore sicuramente del volontariato, ci hanno chiamato in sala visite perchè era il nostro turno.
Ad aspettarci abbiamo trovato due medici, un medico specialista italiano e un altro suo collega di colore, che parlava un italiano stentato e non corretto, in quanto un'università straniera, non ho capito di dove, lavorava in collaborazione con l'ospedale del nostro paese, e il medico di colore stava facendo un periodo di affiancamento, cioè di tirocinio pratico.
Dopo le classiche domande di rito che hanno rivolto a mia moglie, il medico italiano ha fatto accomodare mia moglie su un lettino, dicendogli di liberare il seno. Lei si alza, toglie i vestiti di sopra, toglie il reggiseno, e si si accomoda seduta sul lettino, come gli aveva ordinato il medico, a questo punto i due medici che parlavano tra di loro si avvicinano a lei, e il medico italiano spiega al medico di colore come eseguire la visita senologica.
Io mi godevo da seduto la scena, ovvero vedere mia moglie, nuda dalla cintola in su, di fronte a due uomini che le palpavano in ogni modo il seno, lo so che lo facevano per studi medici, ma a me piaceva vedere quella scena.
Ad un punto della spiegazione il medico bianco dice a quello di colore di posizionarsi alle spalle di mia moglie in modo tale di poter eseguire altre manovre.
Una delle cose che ho notata è stata che, quando il medico italiano spiegava a quello di colore come fare, l'altro si fermava ad ascoltare, restando con il seno di mia moglie tra le sue mani e, non so se per caso o per altro, in più occasioni ho visto che tra le sue dita scure stringeva lievemente i capezzoli, ho guardato il viso di mia moglie, per capire se era una mia impressione, ma lei non mi guardava, e non faceva nessuna espressione.
Un'altra cosa che ho notato è che il medico di colore era un tipo molto simpatico e divertente, che rideva continuamente, forse perchè aveva difficoltà a comprendere la lingua italiana, e forse anche perchè provava un minimo di imbarazzo, fatto sta che la sua risata era diventata contagiosa per tutti noi, era veramente simpatico, e inconsapevolmente era riuscito a mettere mia moglie a suo agio, a differenza di prima la vedevo molto più rilassata, lo notavo da piccoli dettagli, come ad esempio prima stava tesa, da seduta e/o da sdraiata con le gambe chiuse, ora Lei non stava più tanta attenta alle gambe, infatti la vedevo sciolta, tanto da non preoccuparsi più della posizione delle sue gambe, infatti ora mi sembravano leggermente allargate.
In tutte queste posizioni, con manovre eseguite su mia moglie come se fosse una cavia, l'avevano fatta sedere, stendere, risedere per poi farla nuovamente stendere sul lettino più volte, avevo notato che la sua gonna nera, già corta di suo, si era spostata, lasciando intravedere il suo perizoma bianco, e considerato che in Sicilia ad ottobre faceva ancora caldo, non indossava neanche i collant.
Premetto che l'abbigliamento tutto, lo avevo scelto io, con la speranza di essere un pò fortunato e assistere a qualcosa, e questo mia moglie oramai lo sa benissimo.
La cosa che mi ha divertito è stata che mia moglie quando la facevano rialzare per mettersi seduta sul lettino, o quando rimaneva sdraiata, non si ricomponeva la gonna, forse per farmi piacere o forse perchè anche lei era incuriosita e attenta alla spiegazione che, non faceva più caso alla gonna.
Un'altra cosa che mi ha colpito è stata che i medici e mia moglie facevano come se io non ci fossi, come se fossi invisibile, come se io non fossi presente in quella stanza, e la cosa mi piaceva.
Giunti alla fine della lunga spiegazione, entrambi i medici si vanno a sedere dietro la scrivania e prendono alcuni appunti, dopo di ciò dicono a mia moglie che si poteva alzare e rivestire.
E qua arriva il colpo di scena, mia moglie nel scendere dal lettino, uno di quelli larghi e alti, aiutandosi con le mani, prima struscia e poi fa un piccolo salto per ritrovarsi giù all'impiedi, ma non so perchè e come, la sua gonna nera fatta di tessuti sintetici semirigidi, resta come per magia alzata, restando di fatto con il suo perizoma bianco, semitrasparente, in bella vista, ma lei non se ne era accorta e continuava a sistemarsi i capelli, a differenza dei due medici che, senza farsi tanti problemi, la stavano fissando.
Lei ignara di tutto quello che stava accadendo, spontaneamente fa una mossa che ci lascia completamente a bocca aperta.
Come tutte le donne, ha la mania di sistemarsi a puntino, in quel momento istintivamente si abbassa per sistemarsi le fibie delle sue scarpe, con l'inevitabile risultato ri restare per alcuni secondi china in avanti, mostrandoci un culo completamente nudo, se non per un esile filo bianco di stoffa che si perdeva tra le chiappe, e nell'abbassarsi, piegando lievemente le gambe, i glutei si sono allargati mostrando, ai medici che continuavano insistentemente e increduli a guardarla, addirittura la parte di pelle più scura che si trova attorno al retto.
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1 year ago
MAIALINABSX,
46/46
Last visit: 2 weeks ago
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Il piacere corre sul filo.
Mi chiamo Letizia, ho 57 anni e sono sposata con Steve, che ne ha 54. Mio marito ha un bel fisico. Alto un metro e novanta, spalle larghe e fisico asciutto, muscoloso, ma non palestrato. Occhi e capelli scuri, mani forti ed una bella dotazione fra le gambe. Non ha una lunghezza eccessiva, di poco sotto i venti, ma è molto largo. Quando mi penetra, si fa sentir bene. Io sono un po' più bassa di lui. Bionda, fisico longilineo, seno grande, una quinta piena. Occhi chiari, gambe lunghe e lisce, sormontate da un culetto tondo e sodo: la parte del mio corpo che mio marito adora. Siamo sposati da vent’anni e fra di noi il sesso è stato sempre il filo conduttore della nostra vita coniugale. Ricordo i primi tempi che si stava insieme: mi scopava ogni giorno. Con lui son sempre stata bene, a mio agio, sicura e desiderosa di nuove esperienze. Fin da subito, per lui è stato chiaro che ero disponibile al gioco dello scambio o metter in pratica le "porcate" che mi proponeva. Ricordo che, alla prima vacanza insieme, mi scopava tre volte al giorno ed io ci godevo come una pazza: mi ha letteralmente sfondato il culo con il suo cazzone, è la cosa che maggiormente lo manda ai pazzi quella di incularmi e sborrare sul mio viso. Poi son passati gli anni e, come tante altre coppie, abbiamo avuto degli alti e bassi, ma, nel sesso, abbiamo trovato sempre un punto d’incontro, che ci ha unito e fatto divertire sempre tanto. Nonostante tutta la nostra buona volontà, ad un certo punto della nostra vita, è subentrata un po’ di routine, dettata più dalle condizioni della vita comune, che ci ha fatto mettere il sesso un po' in secondo piano. Entrambi ci siam resi conto che era ora di trovare un nuovo stimolo per il nostro rapporto. L’occasione, di apportare qualche modifica al nostro rapporto, si è presentata involontariamente tre anni fa, quando mio marito, ingegnere, che lavora per una grossa multinazionale delle costruzioni, è stato mandato a lavorare all’estero. Era la fine di giugno, sarebbe rimasto fuori casa per cinque e o sei settimane. Fin dalla prima sera, mi son resa conto che, essendo abituata ad addormentarmi con una persona al fianco e non trovarla la mattina, è veramente dura. Le prime sere, le nostre telefonate erano incentrate sul suo lavoro, mentre, dentro di me, il desiderio di lui cresceva a dismisura. Il sabato, poi, è stato il giorno peggiore. Abituati a dedicare quel giorno della settimana a noi due, ritrovarmi da sola è stato molto triste. La sera ho cenato poco, mi son fatta una doccia e mi son distesa sul letto, nuda come sempre (entrambi amiamo dormire nudi), in attesa della sua telefonata, che, però, non arrivava. Ero inquieta, nervosa ed impaziente, di sentir la sua voce. Ho preso un libro per leggerlo, ma mi son resa conto che non riuscivo a seguire il racconto. Volevo lui, mi mancavano le sue labbra, il suo corpo. Ad un tratto ha squillato il cellulare, era lui.
«Ciao, amore, come stai?»
Sentir la sua voce mi ha eccitato subito. Ero carica di malinconia e desiderio.
«Mi manchi. Vorrei sentir le tue mani sul mio corpo. Vorrei sentire le tue labbra che mi succhiano i capezzoli, li stringono, mi fanno impazzire. Vorrei il tuo cazzone nel culo!»
Mi sono stupita di come le mie parole siano uscite a fiume, dalla mia bocca. Lui è rimasto un attimo in silenzio, poi l’ho sentito sospirare.
«Manchi tantissimo anche a me. Sentire che mi desideri, mi fa venir voglia di segarmi, pensando a te che sei nuda sul nostro letto.»
La sua voce mi ha fatto bagnare. Sentire il forte desiderio che aveva di me, sapere che aveva il cazzo in mano, mi ha quasi portato all’orgasmo. Le sue parole, poi, sono state un'autentica rivelazione.
«Amore, vai nel mio studio. Nel secondo cassetto, c’è la scatola del tuo cellulare, vai a prendere il filo dell’auricolare, inseriscila sul telefono, così potrai sentir la mia voce ed aver le mani libere. Prendi anche una cosa dal frigo, un cetriolo, una zucchina, qualunque cosa che possa esser simile al mio cazzo. Da sbrigati che ti faccio, impazzire!»
Eseguo e, poco dopo, torno sul letto. Lui mi richiama e inizia a descrivere quello che mi farebbe se fosse qui con me. Io gli rispondo per le rime. Incominciamo un gioco erotico, fatto di immagini mentali, sensazioni e giochi con mani e altro, che, ben presto, ci conducono al piacere.
«Sì, dai, troia...succhiami il cazzo! Sì, così…dai, lecca, che poi ti sfondo il culo! Sì, troia, ingoialo! Sei una vacca succhi cazzi!»
Sbrodolo al solo sentirmi dare della troia. È vero, lo sono. Con lui, anche se lo ammetto a denti stretti per non dargli troppo potere, mi sento veramente una troia. Lo ha sempre saputo e se ne approfitta facendomi godere del fatto che lo sono. Ricambio il gioco.
«Porco, leccami bene! Voglio sentir la tua lingua fino in fondo! Vengo! Sei un maiale! Mi fai godere! Dammelo tutto! Lo voglio!»
Lui rincara la dose.
«Sì, sei proprio una troia! Appena senti un cazzo addosso, vieni e schizzi da vera maiala! Se credi che ti sfondo subito il tuo culo da zoccola, ti sbagli: prima devi godere tanto!»
Lo imploro, sono un lago fra le gambe. Immaginarlo con me, mi eccita da morire.
«Prendimi! Scopami! Lo voglio dentro! Mi fai venire!»
Tremo, scossa dal piacere. Mi sconvolge questo gioco che non avevamo mai fatto. Lui mi tortura la mentre.
«Ti piacerebbe, troia, che ti sfondassi fica e culo? Allora mettiti dentro il cazzo che hai in mano, infilalo tutto fino in fondo! Lo so che ti piace star sopra...dai cavalcami, cosi vieni anche tu! Godi, che poi ti sfondo il culo! Scopati con quello! Sei una puttana!»
Mi pianto dentro un bel cetriolo. Non è come avere il suo, ma al momento mi va bene anche questo. Non è la prima volta che mi scopo con un ortaggio. Da fidanzati lui si divertiva a vedermi godere con un cetriolo in figa ed io impazzivo, mentre lui si segava per me. Alla fine, gli prendevo il cazzo in bocca, lo succhiavo e lui mi sborrava su tette e viso. Era sconvolgente. Godo nel penetrarmi e glielo dico.
«Lo sento dentro! Sei enorme! Godo! Dai scopami, porco! Fai godere la tua troia!»
Lui si immedesima ancor di più e mi porta al piacere.
«Cagna, ti sfondo! Godi e mettiti le dita in culo, che ti faccio godere! Sborro! Mi fai schizzare! Bevi troia!»
Vengo. Urlo e godo. Sento il mio corpo attraversato da scariche di piacere simili a quelle elettriche, con potenza a mille. Ho le convulsioni, da quanto tremo. Lui non è da meno. Gli sento il respiro accelerato attraverso le cuffiette che tengo inserito nelle orecchie. Mi sembra di averlo accanto a me. Restiamo per un momento in silenzio. Ognuno sente il respiro affannato dell’altro.
«Grazie, amore. Sei stata magnifica. Ho goduto come un porco. Era come se ti avessi avuto qui con me. Sei una vera troia, che sa far godere un uomo. Grazie.»
Le sue parole mi riempiono di infinito orgoglio. Mi ha fatto davvero piacere far la troia con il mio uomo e, sentire che sborrava per me, ha aggiunto piacere al piacere.
«Anche tu sei stato meraviglioso. Non avevamo mai fatto sesso al telefono: mi è piaciuto tantissimo.»
Trascorriamo le altre settimane continuando a far questo gioco. Lo incrementiamo con fantasie ancora più spinte e porche, che mi fanno sentir sempre più troia. In particolare, lui mi chiede se, durante la mia giornata lavorativa, ci fosse stato qualche maschio che mi avesse riservato delle attenzioni particolari. Per farlo contento, invento delle situazioni che lo eccitano e lui non mi lesina epiteti: troia, vacca e puttana, che mi fanno eccitare ancor di più. Quando ritorna, ai primi di agosto, passiamo due giorni a letto a far sesso, durante i quali, dopo avermi scopato tenendomi sopra di sé, (godo solo se lo cavalco), mi sfonda il culo in tutti i modi. Me lo allarga allo stremo, per poi sborrarmi in faccia, chiamandomi "troia". Gli piace come lo succhio e pulisco senza ingoiare, poi faccio in modo che il suo seme coli dal mento fin sopra le mie tette. Nei mesi a seguire, lui ha dovuto assentarsi altre volte per lavoro, ma abbiamo sempre goduto al telefono assieme. Quando, l’anno dopo, gli hanno assegnato un ufficio fisso nella nostra città, abbiamo ripreso la vita di sempre. Per sei mesi, le cose sembravano esser migliorate, ma, senza che nessuno dei due lo dicesse, si era creato fra noi, nel sesso, un senso di apatia: sembrava come se ci mancasse qualcosa per esser perfetto. Qualche mese dopo, eravamo in vacanza e stavo sotto l’ombrellone al mare. Lui leggeva distrattamene il giornale, quando ho sentito la mia vicina, seduta sul lettino sotto il suo ombrellone, parlare con il marito o compagno al telefono. Lei gli diceva: "amore, mi manchi, quando arrivi? Sono tutta un fremito". Ovvio che parlava a bassa voce, ma l’ho sentita benissimo.
Di colpo, ho capito cosa ci mancava. Mi son alzata, ho detto a mio marito che andavo in camera, in albergo. Una volta entrata, ho preso il telefono e l’ho chiamato. Gli ho chiesto di allontanarsi dall’ombrellone, di raggiungere delle barche tirate in secco sulla spiaggia e poi, quando l’ho visto raggiungere il posto, ho cambiato tono.
«Bravo, porco! Ho visto che hai memorizzato il mio numero, mentre lo scandivo alla mia vicina e adesso mi chiami; scommetto che ti sei accorto che non ho il marito con me. L’ho fatto di proposito per poter sentire quello che desideri da me.»
Lui, per un attimo, è rimasto in silenzio. Poi, ha capito il gioco ed ha cominciato a recitare la sua parte.
«Certo, grandissima troia! Ti sto chiamando, perché avevo capito subito che una vacca come te aveva bisogno di un cazzo in più per godere, come si deve. Sono un bel cazzone, pronto a scoparti in tutti i buchi ed a sfondare quel bel culo da troia, che ti ritrovi perché tu sei una troia, vero? Dai, ammettilo, dimmi che sei una troia.»
«Certo che sono una troia! Avevo capito subito, dalle occhiate che mi hai dato, che mi volevi e, da brava zoccola, ho dato il mio numero alla vicina affinché tu lo sentissi. Dimmi: che mi faresti? Io sono nuda ed aspetto d'esser riempita da un toro come te!»
Lui recita la sua parte.
«Mentre ti parlo, tu accarezzati. Inizia a godere. Ti accarezzo e bacio i seni. Ci infilo in mezzo il mio cazzo e mi lascio spompinare da una succhiacazzi come te. Mi fai una bella spagnola, ma non ti schizzo subito in bocca. Troppo facile. No, prima voglio infilarti due dita, anzi, una troia come te è sicuramente ben aperta e, di dita, ce ne vogliono almeno tre, ti masturbo a lungo. Ti faccio sborrare anche l’anima e, poi, ti chiavo prima la figa e poi il culo, che, di certo, è dilatato al massimo per tutti i cazzi che una puttana come te avrà preso, nel tempo. Alla fine, ti schizzo in faccia e sulle tette.»
Ansimo di piacere. Continuo a recitare la parte, ma sono eccitata al massimo.
«Sei un porco! Ti sento! Mi stai facendo bagnare tantissimo! Porco, ti voglio!»
Ero così presa dal gioco, che non mi son accorta che Steve, nel frattempo, era risalito in camera.
«Eccomi! Adesso ti sfondo! Tu continua a parlare con il porco al telefono, digli che si deve segare per te.»
Ha appoggiato il suo cellulare sul comò e mi ha inculato subito, con un solo colpo. Ho urlato di piacere/dolore per la repentina entrata, così veemente. Ha preso a scoparmi, mentre io continuavo a parlare con un ipotetico interlocutore dall’altro capo del telefono.
«Mi sfonda! Che toro! Spaccami! Godo…vengo!»
Ero un lago! Lui mi stantuffava il culo ad una velocità esagerata. Era un toro scatenato, mentre io, mi sentivo una VERA TROIA, che stava godendo nell'immaginare che un altro uomo si stava segando per lei. Il suo orgasmo è arrivato in breve tempo. L’eccitazione, il gioco hanno limitato di molto la sua resistenza. Ha emesso un grido e poi mi schizza un po' nel culo, per poi presentarsi davanti alla mia bocca.
«Succhia e pulisci, troia!»
Lo accontento, ma poi mi sovviene un’idea. Pulisco il suo cazzo che è ancora duro, faccio colare la sborra sulle tette e lo sconvolgo.
«Dopo quella di mio marito in culo, voglio la tua sulla faccia. Sei stato fantastico! Succhiarti il cazzo, mentre lui mi sfondava il culo è stato veramente un lavoro da VERA TROIA! Guarda, porco, mi son presa la sborra di un altro maschio in bocca, mentre tu mi sfondavi il culo e, da brava troia, la faccio colare sul seno come una crema tonificante.»
Per lui è troppo: è eccitato come un cavallo, si distende supino e mi mette sopra di sé. Mi scopa in maniera sconvolgente! Viene e si accascia sfinito.
«Amore, quando ti ci metti sei una vera troia! Mi hai fatto impazzire. Ti amo!»
Lo guardo compiaciuta. Sì, mi sento veramente la sua troia. Lo lascio sempre sulla corda, non voglio che abbia troppe certezze, se ne approfitterebbe.
«Hai sempre saputo che sono una troia. Mi sembra che la cosa non ti dispiaccia e ne ricavi tanto godimento.»
Ci siam resi conto che quel gioco ci sconvolgeva. Continuiamo a fingere di aver una persona che mi contatta per godere, mentre lui mi scopa. Passati altri mesi, un giorno Steve torna a casa e mi dice che ha un'idea che mi piacerà. Mi mostra un sito di coppie scambiste. Scatto in piedi come una molla.
«No, cazzo! No! Io lo scambio non lo faccio! Io non voglio un altro maschio che mi scopa! Non voglio vedere un’altra con te! Mi basti tu!»
Lui sorride, mi lascia sfogare poi si spiega.
«Nessuno scambio. Metteremo un nostro annuncio, specificando che cerchiamo solo ed esclusivamente un singolo che, contattato al telefono, si masturbi mentre ti scopo. Né più e né meno di ciò che facciamo nel gioco che tanto piacere ci dà.»
A sentir la sua idea, che a me già frullava per la testa da un poco, mi bagno, ma, da brava troia quale sono, non lo do a vedere, anzi, simulo una certa diffidenza.
«Non credo sia una buona idea, dare il tuo contatto telefonico in giro per il mondo. Immagina se ti chiamano mentre sei in riunione o stai con il presidente. No, è meglio di no!»
Lui, da bravo porco, ha notato il breve tremore nella mia voce. Sa che, da brava troia, devo archiviare quella sua idea, anche se mi son già bagnata, al solo pensarci.
«Tranquilla, metteremo dei last minute. Ci faremo inviare il loro numero e poi, vedi, ho preso una scheda nuova, la metto nel telefono vecchio e lo attiviamo solo, per il nostro gioco. Inoltre regolo le impostazioni in modo che non invii il nostro numero. Non ci sarà nessun rischio. Va in camera e vestiti da troia, come sai fare benissimo, che ti scatto delle foto da mettere sul sito.»
Lo guardo estasiata. Lui mi ha veramente letto nel pensiero. Sa benissimo che, quando stimola la mia natura da troia fin dentro il midollo, non gli nego nulla.
Vado, mi vesto da perfetta "puttana". Mi immortala con degli scatti molto erotici. Posta le foto e, dopo qualche ora, siamo sommersi da richieste e numeri telefonici. Ne scelgo uno di un bel ragazzo. Lo chiama Steve, gli spiega quello che vogliamo, poi, eccitato come un cavallo, mi incula, mentre descrivo al giovane quello che provo e, soprattutto, quello che voglio da lui. Collabora e mi provoca una vera ondata di piacere. Finalmente una voce reale che mi stimola ad esser sempre più troia e mio marito che sa benissimo quanto lo sono, gode sfondandomi il culo. Invito il nostro interlocutore a segarsi sempre più in fretta, perché mio marito mi sta davvero devastando il culo. Sento, dall’altra parte del telefono, lui che ha il respiro corto, eccitato.
«Sì, grandissima troia...mi sto segando mentre vorrei esser lì con te a sborrarti su tette e faccia! Sei una vacca! Mi fai godere! Dì a quel porco di tuo marito di scoparti il culo come non l'ha mai fatto. Dai, che sborro!»
Mio marito è sconvolto. Si rende conto che ha fatto emergere, in tutto e per tutto, la vera TROIA che era latente in me. Io stessa mi stupisco per come, fino a questo momento, abbia cercato di nasconder l’evidenza: sono una TROIA, e ne sono fiera! Sconvolto, chiude di colpo la comunicazione, mentre mi sborra in faccia un fiume di crema bollente.
«Basta! Vacca…puttana…ti schizzo tutta!»
Gode e mi presenta il cazzo davanti alla faccia. Lo succhio e lecco in maniera famelica. Lo guardo, la sua espressione è da estasi pura, è sconvolto dal piacere o dal fatto che, finalmente, ho accettato il mio ruolo di moglie troia?
Dopo quel primo contatto, abbiamo ripetuto questo gioco diverse volte, sempre cambiando il porco che mi ascoltava mentre godevo.
Poi, una sera, abbiamo osato molto di più. Lui ne ha chiamati tre, con i nostri tre cellulari e con i numeri oscurati; è stato quanto mai sconvolgente, sentirmi desiderata da tre maschi, mentre lui mi scopava come un pazzo scatenato. Ho goduto tantissimo. Son convinta che, dopo questa esperienza, vorrà di più. Ma, anche se continuo a negare la mia disponibilità, lui sa benissimo che la troia che è in me, non gli negherà nessuna nuova emozione.
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1 year ago
baxi18, 55
Last visit: 4 hours ago -
Léon, il mio nuovo speciale amico
Avevo raggiunto i 32 anni e avevo collezionato rapporti sessuali con tante donne ma, occasionalmente, anche con gli uomini di coppie.
Era normale che prima o poi avrei raggiunto una tappa importante della mia vita da bisessuale.
Tutto questo doveva sottostare, ovviamente, alla necessità che la mia tendenza rimanesse riservata e, quindi, mi dovevo muovere con discrezione.
Forse questo è stato l’ostacolo principale per cui per molto tempo non sono stato in grado di realizzare i miei desideri.
Tra amici o sul lavoro, ovviamente, non avevo nessun timore a mostrare il mio amore e il mio desiderio per le belle donne, ma quello nei confronti di un uomo era una storia diversa.
Ero sempre stato attratto da certi maschi, non dal punto di vista sentimentale, era solo un'attrazione puramente fisica, semplicemente sessuale.
Da quando mi era capitato di avere alcune esperienze con coppie i cui uomini erano bisex, nei mie sogni più trasgressivi si manifestavano succhiate di cazzo, massaggi con uomini, culi leccati ed anche inculate per bene.
Pertanto, da un po' di tempo, volevo provare cosa significasse essere scopato da un uomo.
Mi ero dato all’uso di diversi oggetti per provare questa sensazione, da quelli vegetali, carote e altro, ai toys. Provavo belle sensazioni ma nulla rispetto al desiderio e il piacere di un uomo che mi scopasse in profondità il culo.
Non ho cercato situazioni particolari con uomini in modo ossessivo, volevo che tutto accadesse in forma spontaneo. Cosa non facile da ottenere.
Le coincidenze della vita spesso aiutano.
Tutto accadde durante uno di quei pomeriggi che non avevo granché da fare, sono entrato in un bar vicino casa a bere qualcosa visto il caldo atroce della giornata.
Entrando vidi al bancone del bar un uomo che potenzialmente avrebbe potuto soddisfare tutti i miei desideri sessuali. Sorseggiava una birra scura.
Una volta entrato dentro il bar ho ordinato anch’io una birra, eravamo quasi di fronte nei due lati del bancone e, senza accorgermene, osservavo quell'uomo.
Se non avesse avuto la naturale riservatezza che in queste occasione è necessario mettere in atto, gli avrei chiesto, in modo sfrontato, di scoparmi immediatamente, era così attizzante quella persona.
Era piuttosto alto, credo più di un metro e novanta, magro con un fisico normale non certamente da atleta, ma c’era qualcosa in lui che traspirava sesso.
Forse era soprattutto il modo in cui beveva la birra ad emozionarmi.
Lui si prendeva il tempo di gustarla bene, appoggiava delicatamente le labbra succulente sul bordo del bicchiere. Lo osservavo mordendomi il labbro inferiore ed immaginavo di fare sesso con lui.
Dopo aver finito la mia birra, mi alzai per andare in toilette. Avviandomi mi girai discretamente a guardare verso il bancone dal suo lato e mi accorsi che non c’era più.
Un po' deluso, continuai ad andare verso la toilette.
Quando all'improvviso sentì una mano possente che mi toccava la natica destra e qualcuno che mi sussurrava: "Ti voglio. Ho visto che guardavi verso di me prima, anche tu mi piaci".
Mi girai e, con grande piacere, vidi il bell’uomo che prima era appoggiato al bancone.
“Mmmmm, vai avanti, quello che dici mi potrebbe interessare” risposi maliziosamente.
Quasi per istinto, guardai tra le sue gambe e notai il pacco dell'uomo che stava già evidentemente diventando duro.
Lui mi mise le mani intorno alla mia vita e, come se ci conoscessimo da sempre, mi abbracciò in un saluto caloroso.
D’istinto, mi strinsi a lui.
Cominciarono a formarsi nella mia mente delle scene erotiche, premevo il mio ventre sul suo pene come se fossi pronto ad accogliere il suo bel cazzo.
Con quella immagine nella mente e la sensazione di contatto del suo corpo dissi: “Sediamoci, beviamo qualcosa e parliamo un po’. Questo momento, se la cosa ti va, potrebbe durare tutto il pomeriggio.”
Entrambi sapevamo che avremmo voluto di più di qualche chiacchera e un po’ di alcol, quindi, dopo un po’, gli suggerì: “Ti va di andare a casa mia? E qui vicino.”
Lui, che nel frattempo mi aveva detto di chiamarsi Léon e di essere francese da parte della madre, rispose: "Con grande piacere!”
La mia casa era a poca distanza dal bar, arrivammo in pochissimo tempo. Quando infilai la chiave nella serratura ho sentito la sua mano che mi accarezzava le chiappe.
Entrati a casa presi per mano Léon e cominciai a denudarlo lentamente. In poco tempo, era a torso nudo e, in appena trenta secondi, eravamo completamente nudi sul mio letto.
Cominciai a leccargli il petto, i capezzoli e continuai fino al bordo del suo cazzo!
Avevo immaginato il pene di Léon, era evidente che doveva essere possente ma, vedendolo davanti a ne, rimasi veramente impressionato. Era munito di una verga veramente lunga, grossa e bella da vedere.
Cominciai a baciagli il grosso cazzo, leccando tutta l’asta dalla cappella alla base. Scesi fino a quelle due bellissime palle che lo addobbavano.
L’ho leccato fino in fondo prima di prenderlo in bocca. Alternavo la potenza del succhiare alla velocità con cui muovevo la bocca su e giù per la sua canna, volevo sentire il suo cazzo in ogni parte della bocca fino alla gola profonda.
Léon iniziò a muovere i fianchi per amplificare il suo piacere e disse: "Voglio ficcarti le palle in bocca, bella cagnolina".
Sentivo il cazzo in bocca diventare sempre più duro e umido.
Léon, ad un certo punto, lo ritrasse dalla mia bocca. Si inginocchiò accanto a me e mi indusse a sdraiarmi prono premendomi con forza dal sedere. Ero ormai completamente a sua disposizione.
Quindi si sdraiò su di me. Sentivo il suo cazzo proprio sopra il buco del culo quando lui sussurrò all’orecchio: "Mi prenderò cura di te".
Io risposi: “Sono tutto tuo, fai quello che vuoi di me”.
Si mise in ginocchio dietro di me, mi alzò il ventre e allargò le mie chiappe con le sue grandi mani.
Cominciò ad accarezzarmi l'ano con uno e poi due dita.
Non appena mi toccò l'ano, gemetti di piacere: "Ah ahhhhahhhhhhh, sì!
Il bel Léon disse: “Ho capito, voi di più ed io ora te lo darò”.
Quindi mi lubrificò delicatamente l'ano con la sua saliva. Mi diede delle pacche e dei baci su entrambe le natiche e mi chiese: “Sei pronto?”.
Ero così eccitato che non sono stato in grado di rispondere, dissi solo: "Mmmmmmm".
Lui lo prese come un sì. Sentii il cazzo di Léon spingersi sempre più in profondità tra le mie chiappe fino a raggiungere il buco del culo.
Ben presto, intensificati i movimenti dell'anca, riuscì ad aprirsi la strada dentro di me. Il mio ano era abituato ad essere penetrato ma non da un cazzo e, soprattutto, di quelle dimensioni ragguardevoli. Quindi, era abbastanza resistente alla penetrazione.
Si capiva dai suoi movimenti che ci sapeva fare, che non era la prima volta che penetravo un buco stretto. Con attenzione fece scivolare dentro, pian piano, solo la cappella del suo cazzo. Per la stanza si sentì oltre al magnifico suono della penetrazione i gridolini di piacere che io emettevo. Poi, sempre pian piano, affondò il suo cazzo dentro, muovendosi con una certa accortezza per evitarmi quanto possibili il dolore.
A quella sensazione di riempimento, gemendo, esclamai: “Bellissimo!!! Che felicità averti dentro di me!!!”
E lui per tutta risposta disse: “Vuoi che vada più forte e più dentro?”.
Non aspettò un secondo e, accelerando i movimenti, affondò sempre di più la sua enorme verga in profondità.
Iniziò a martellare con forza dentro di me, sentivo la sua verga dura dentro per tutto l’ano, sentivo il suo ventre e le palle sbattere sulle mie chiappe, era una sensazione bellissima che mi ha indotto una erezione impressionate.
Dopo molto tempo di martellamenti, rallentò i suoi movimenti fino a restare fermo col cazzo dentro il mio culo e mi chiese: "Com'è andata fino ad ora?"
Risposi: "Una magia, non sapevo fosse possibile godere così tanto."
E lui, per tutta risposta: "Aspetta, non ho finito ancora."
E riprese a trapanare le mie viscere. Sentivo il suo cazzo scivolare dentro di me aderendo, per via delle sue dimensione, alle pareti del mio retto. La sensazione di calore che emanava la sua attività di movimento era bellissima, sentivo il suo corpo su di me e le vibrazioni che mi forniva.
Era tutto così eccitante e, senza accorgermene, dopo la possente erezione del mio cazzo, ero venuto per il piacere che provavo.
Lui, a quel punto, si alzò e tirato fuori il suo cazzo dal mio culo, ha goduto spruzzando il suo sperma sulla mia schiena.
Ho sentito il calore del suo seme che inondava la mia schiena.
Lui si adagiò sopra di me e continuò a muoversi come se seguitasse a scoparmi. Anche il suo sperma bagnava il petto di Léon.
Dopo qualche secondo, mi sono girato verso di lui e l’ho baciato dicendogli: "Grazie per questa bella scopata. Desideravo da tanto tempo provare queste sensazioni e tu sei stato grande."
Poi continuai dicendo: "Se ti va, possiamo continuare, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Facciamo una doccia e poi possiamo scopare ancora. Mi piacerebbe prenderlo ancora dentro il tuo cazzo.”
Lui rispose che non era possibile per lui andare oltre, aveva un impegno, ma che, se volevo, potevamo fare un secondo round la sera dopo.
Io con un cenno del capo acconsentì e dissi: “Dove abito lo sai, poi venire quando vuoi. Poi ci scambiamo i numeri del cellulare e restiamo in contatto.”
A quel punto, si alzò, andò nel bagno fece una doccia e, subito dopo, si rivestì è, dopo un breve saluto, andò via.
Io rimasi a letto pieno del suo sperma su per tutto il mio corpo e con una sensazione piacevole per la goduria che mi aveva dato il mio nuovo amico Léon.
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1 year ago
Al2016,
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Last visit: 7 hours ago
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Avevo voglia di due maschi tutti per me.
Mi chiamo Aurora, ho 30 anni, alta, 1,75, occhi chiari, capelli neri corti a caschetto. Ho una bocca abbastanza grande e labbra carnose. Sono molto longilinea con seno piccolo, al massimo una seconda; ho un culetto sodo, alto a cuoricino, che rappresenta la parte finale di due cosce lunghe e snelle. Il mio bel fisico lo devo al fatto che sono insegnante di danza classica. Sentimentalmente parlando sono libera, mi reputo molto porca, qualcuno mi dice che sia una autentica ninfomane. Sono sempre stata una stimatrice del buon sesso, in ogni suo modo o perversione e, quando mi prende un certo prurito fra le cosce, non mi rendo conto nemmeno io di ciò che posso fare per farmelo passare. Di recente, casualmente, mi son trovata stretta fra due ballerini. Due ragazzi molto bravi, ma in un errore di passo, sono finiti contro di me e me li son sentiti entrambi addosso. Nulla di che, figuriamoci; non hanno fatto nulla di sconveniente e si sono scusati subito, ma la sensazione che ho provato nel sentire il mio corpo stretto fra due corpi maschili mi ha fatto scattare una tremenda voglia di esser penetrata da due uomini nello stesso momento. Non ho dato subito seguito a questo mio desiderio, anzi, fra una cosa e l’altra, è passato quasi un mesetto o forse più, ma, un sabato sera, sono andata a ballare con alcuni amici, in una nuova discoteca che era stata inaugurata la settimana prima e tutti ne parlavano bene. Durante la serata ho incontrato un mio carissimo amico, che non vedevo da tempo, e con cui avevo fatto diverse gare di ballo con lusinghieri risultati e, in più, ci ero stata a letto diverse volte.
«Ciao, Marco! Che piacere vederti: anche tu non hai resistito al richiamo del ballo?»
Lui mi ha stretto e baciato sul collo, in maniera molto sensuale e mi ha detto che gli sarebbe piaciuto ballare le danze latino/americane con me. Naturalmente ho accettato subito. Per buona parte della serata abbiamo ballato insieme e, quando siamo andati al bar per un drink, lui mi ha presentato Manuel, un bellissimo ragazzo cubano, che mi ha subito affascinato per il suo forte carisma ed il suo aspetto decisamente da macho. Un bell'esemplare di maschio sulla trentina come noi, alto, muscoloso, con la pelle ambrata ed i capelli neri e lunghi.
«Aurora, lui è Manuel, un carissimo amico di Cuba in visita nella nostra città.»
Mi ha spogliato con lo sguardo. Indossavo una leggera gonnellina svolazzante nera, abbastanza corta con sopra una camicetta color oro, che metteva in risalto i miei capelli neri. Sotto dei collant sottilissimi, con riga dietro ed ai piedi scarpe alte, tacco 12, con plateau. Sotto la gonna, avevo un micro perizoma, assolutamente invisibile. Mi ha chiesto di ballare e Marco mi ha dato il suo assenso. Un ballerino davvero stupendo. Mi ha fatto prima impazzire con i balli sudamericani, poi quelli caraibici. Ero ridotta ad un lago fra le gambe. Per tutto il tempo che abbiamo ballato, ho sentito il suo pacco sempre ben attaccato al mio corpo. Ero così carica, che ho deciso di abbandonarmi alla voglia che mi aveva assalito. Lo volevo e lui se ne è reso conto. Per un attimo mi ha quasi portato verso l’uscita, poi si è fermato e si è voltato verso di me.
«Per te sarebbe un problema aver compagnia? Non posso lasciare Marco così di punto in bianco e fuggire con la sua amica. È troppo scorretto!»
Lo guardo e gli sorrido.
«Non ti preoccupare, non ho paura e penso di averne abbastanza sia per te, che per Marco. A me il sesso piace e non è mai abbastanza!»
Recuperiamo l’amico e ci dirigiamo verso casa di Marco, dove sapevo già esser presenti una buona collezione di giochini presi al sexy shop: lubrificanti, anello stimolatore, collari, manette e fruste, che spesso, nei nostri amplessi perversi, avevamo usato, a volte io su lui e altre lui su di me. Saliamo in macchina, ciascuno sulla propria. Durante il tragitto verso casa di Marco, pensavo a come sarebbe stato, se mi avessero appagata e se io fossi stata in grado di reggere entrambi: il tutto mi incuriosiva molto. Era l’esperienza che volevo, ma ero incerta sul risultato. Arriviamo a casa di Marco, saliamo insieme e, appena entriamo in casa, Manuel mi sbatte contro il muro ed inizia a baciarmi, mentre il mio amico rimane sconvolto nell'assistere alla sua irruenza. Devo ammettere che anch'io non me l'aspettavo, ma lo lascio fare. Mi spoglia subito, mi ritrovo nuda e loro due vestiti. Vedo Marco che mi osserva stando in disparte, quindi lo invito vicino a me e gli ordino di spogliarsi, lui ubbidisce. Poi ci spostiamo in camera da letto. Subito mi ritrovo davanti alla faccia la sua splendida verga, che tanto volte, in passato, mi ha fatto godere. Ha un bel cazzo non troppo lungo e nemmeno troppo grosso, insomma perfetto nelle sue dimensioni. Ti arriva a stimolare la cervice dell’utero e te la massaggia così bene che, quando godi, senti il piacere inondare quel palo che, così bene, ti ha stimolato. Lui si distende sul letto appena sul bordo. Il suo cazzo svetta duro e teso ed io, dopo aver dato un’occhiata a quello di Manuel, mi son resa conto che lui era di gran lunga più grosso, non lungo, ma di notevole spessore. Mi chino a 90 gradi, abbastanza per arrivare al cazzo di Marco con la bocca. Lascio colare la mia saliva sulla sua cappella e me lo infilo fino in gola; mentre glielo succhio per bene, arriva dietro di me Manuel, che si inginocchia e si mette a laccarmi da dietro, a partire dalla rosellina anale, fin giù alla figa. È un formichiere! La sua lingua mi stimola le parti più intime di me, si insinua fra le pieghe della mia figa, che già gronda come una fontana. Mi strappa un orgasmo, che esterno a bocca piena! Ci sa fare e io ne sono davvero felice. Faccio spostare Marco un po’ più al centro del letto, gli salgo su e me lo pianto dentro. Lo sento arrivare al punto che mi dà tanto piacere, poi mi giro e Manuel, con fare molto esperto, prende in mano la situazione: apre le gambe di Marco, si avvicina al mio culo, mi fa spalmare sul mio amico che ha ancora il suo cazzo nella mia figa e, apertomi per bene le chiappe me lo sbatte dentro. Sììììì. Era esattamente quello, che volevo! Avevo entrambi i buchi riempiti e stavo godendo come una vera maiala ninfomane. Mi stavo godendo due scopate molto diverse tra loro. Manuel era forte e virile nel penetrarmi, mentre Marco era più dolce e premuroso, quasi subiva i colpi di Manuel, che senza alcun riguardo mi chiavava in culo, con la sua mazza esagerata. Ho preso a godere la doppia che desideravo e, per una ventina di minuti, mi sono lasciata sfondare; quando son venuta, ho bagnato entrambi dei miei succhi.
Era qualcosa di molto bello sentirli scivolare dentro di me, a volte insieme, altre uno dentro e l’altro fuori. Poi si sono scambiati di posto. Manuel si è disteso supino e mi ha piazzato il suo cazzo in figa e, a seguire, Marco mi ha infilato da dietro; ora toccava a lui il mio bel culetto sfondato. Mi scopavano di nuovo in perfetta sintonia e, ad un tratto, è avvenuta una cosa che mi ha davvero mandato ai matti. Ho visto che hanno incrociato i loro sguardi, sentivo, sotto di me, le loro palle sbatter l'una contro l'altra, poi, ad un tratto, essi prendono a baciarsi, appena sopra la mia spalla sinistra. Li ho guardati e poi mi sono intromessa nel loro bacio. Ho infilato la mia lingua tra le loro, che me la succhiavano. Il gioco ha eccitato troppo Marco, che non ha resistito: è venuto. Ho sentito il mio orifizio anale riempirsi di calore e lui gemere sommessamente, mentre mi riempiva il culo del suo piacere. Manuel è rimasto immobile, finché Marco non si è svuotato completamente dentro di me. Io ero estasiata dal piacere provato. Si è sfilato e se ne è andato in bagno. Al ritorno, ha trovato Manuel che mi scopava ancora e, allora, lui me lo ha piantato in gola.
«Dai, succhialo che, appena duro, ti scopo ancora!»
Appena duro, Manuel mi solleva le gambe e mi penetra di nuovo la figa. Si piega quel tanto che basta, per mettere in risalto il suo culo. Marco gli arriva da dietro, gli sputa sul buco e gli lo sbatte dentro. Ho visto l’espressione del viso di Manuel, passare dal piacere al dolore e, poi, di nuovo al piacere. Era infinitamente bello vedere Marco inculare Manuel e la cosa mi ha dato una ulteriore scossa di piacere, al punto da farmi venire ancora. Manuel non resisteva più. La sua stimolazione anale, per merito del cazzo di Marco in culo, lo stava portando alle stelle. Più godeva e più me lo sbatteva con forza. Più mi sbatteva con forza, più urlavo di piacere, e questo cerchio di lussuria trovava la sua conclusione in Marco, che si eccitava e lo inculava con più vigore, sfondando al massimo il culo di Manuel. Quel gioco erotico ci coinvolge e sconvolge tutti, finché, dopo il mio ennesimo orgasmo, sborrano. Il primo a venirsene è Manuel, lo tira fuori da me velocemente e mi sborra sulle tette. Un fiume di schizzi bollenti ricopre il mio ventre, il seno e su fin quasi alla faccia. Il movimento ha determinato la fuoruscita del cazzo di Marco dal culo dell'amico e lui, dopo aver sborrato tutto il suo piacere su di me, se ne va in bagno a pulirsi. Marco, però, aveva ancora voglia di venire. Prima me lo sbatte in bocca e me lo fa succhiare spingendolo fin dentro la trachea. Mi sentivo infilzare la bocca con impeto, però, ben presto, si è reso conto che non sarebbe riuscito a sborrare; cosi lo ha sfilato dalla bocca e mi fa mettere a pecora, me lo sbatte in culo con ancor più vigore e più veloce. Manuel esce dal bagno, vede la scena e si distende sotto di me; incomincia a leccare il mio clitoride, stimolandolo velocemente. Non ho resistito e gli ho squirtato in faccia, mentre urlavo in preda ad un ennesimo orgasmo.
Ero letteralmente travolta da quel tipo di 69, mentre ospitavo un cazzo in culo. Ho visto il cazzo di Manuel davanti alla faccia e, dopo essermi ripresa un attimo dal piacere provato, me lo sono infilato tutto in gola. Aveva perso un po' della consistenza iniziale a seguito della recente sborrata, ma la mia insuperabile maestria nel succhiare un cazzo ha fatto miracoli. Marco continuava a penetrarmi il culo senza riuscire a sborrare di nuovo. Io ho permesso che Manuel si sfilasse da sotto di me e così ha potuto posizionarsi dietro l'amico e, con un affondo deciso, lo ha infilato tutto nel culo di Marco. Ho sentito il cazzo del mio amico gonfiarsi di più, mentre Manuel gli sfondava il culo, pompandolo senza sosta e sempre più forte. Di nuovo il piacere si è trasmesso da loro a me e viceversa. Marco, alla fine, è arrivato al suo apice. Lo ha tirato fuori, si è segato velocemente e mi è venuto sul culo. Ho sentito i getti di sborra schizzare fra le natiche e poi, a seguire, anche Manuel mi ha ricoperto con la sua sborra. Ero felice ed appagata. Siamo rimasti distesi senza fiato. Eravamo tutti stremati, sudati, accaldati, affannati, ed in più io ero completamente imbrattata di sborra. Senza neanche rendercene conto ci siamo addormentati. All’alba mi sono ritrovata ancora in mezzo a loro che continuavano a dormire. Silenziosamente mi son recata in bagno, ho fatto una doccia veloce, lavando via tutte le tracce di sesso che avevo addosso. Quando son uscita, li ho trovati sul letto intenti a far un bel 69. Si stavano succhiando il cazzo a vicenda. Si sono staccati per un attimo e mi hanno inviato fra loro.
«Dai, vieni, che ti facciamo godere ancora!»
Li guardo, sorrido ma decido che per me l’avventura è conclusa e li ho lasciati soli.
In auto, mentre mi avviavo verso casa, ripensavo a questa esperienza molto appagante, ma, la prossima volta, ne voglio due solo per me e basta.
Spingo sull’acceleratore e vado verso casa: penso che, in fondo, è stata un’esperienza insolita, ma, tutto sommato, mi ha molto soddisfatta.
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1 year ago
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Latte e caffè.
Mi chiamo Luca, ho 32 anni, sono di media statura, occhi scuri e capelli neri. Il mio fisico è ben modellato dal mio stesso lavoro. Vivo nel centro Italia, sono sposato da sei anni con Silvia, mia coetanea. Alta come me, occhi chiari, una capigliatura bionda naturale e lunga, il seno, bello tondo, è di una terza taglia, un culo a mandolino e gambe affusolate, Abitiamo in una piccola villetta a schiera che, essendo la prima della fila, ha anche un piccolo giardino. Lavoro per un grande gruppo alimentare, sono capo magazziniere. Questo fa sì che spesso i miei orari sono molto flessibili, specie durante i periodi natalizi o pasquali, quando capita di ricevere anche due o tre tir di rifornimenti. Quella sera era una di queste; avevo lavorato fino alle due di notte, faceva molto freddo, stavo tornando a casa, quando, uscendo da una curva, la macchina mi parte, reagisco con rapido contro sterzo e la mia bassa velocità mi permette di fermarmi senza troppi problemi: è andata bene! C’era una pericolosa lastra di ghiaccio. Sto per ripartire, quando noto giù, nella scarpata, una vettura rovesciata di lato.
Giro i fari della mia vettura verso la macchia rovesciata e scendo a vedere; al suo interno vedo un uomo ed una donna di colore, che era al volante; entrambi sembrano svenuti, inequivocabile i segni di due testate sul vetro: quegli scemi non avevano indossato le cinture! Mi affretto a chiamare il 118 e, dopo poco li vedo arrivare, in compagnia di una pattuglia di Carabinieri, che cercavano di saper da me conoscessi la dinamica dell'incidente. Gli faccio solo un rapido resoconto dei fatti, lascio le mie generalità e, visto che se ne sarebbero occupati loro, decido di andare a dormire; per me la cosa era finita li. Circa due mesi dopo, alla fine di marzo, una domenica pomeriggio, mentre eravamo in casa intenti a guardare quali lavori fare al giardino in vista della primavera, abbiamo sentito suonare al campanello. Entrambi ci portiamo verso la porta e vedo due persone al cancello, sono di colore; chiedo cosa vogliano dal citofono.
«Mi scusi, cerco il signor Luca. Cerchiamo Luca, la persona cui dobbiamo la vita.»
Io realizzo al volo.
«Siamo quelli dell’incidente, sì, grazie ai Carabinieri, siamo riusciti a rintracciarla.»
Li invito ad entrare. Ci presentiamo: Luca e Silvia, lei si chiama Lucy e lui Bob. Sono due americani, lavorano per una casa farmaceutica americana e abitano in una cittadina non lontano da noi. Sono ricercatori; studiano una variante dell’anemia mediterranea. Sono arrivati da poco in Italia e la sera dell’incidente stavano tornando a casa da un giro dalle nostre parti, poi il casino. Mia moglie gli offre un caffè, ci sentiamo subito a nostro agio, sembra come se li conoscessimo da sempre. Ci informano che parlano abbastanza bene la nostra lingua, perché i loro padri erano marines all’ambasciata americana a Roma e le loro madri lavoravano alla base di Camp Derby in Toscana; anche lui è stato per cinque anni nei marines. Poi ha deciso, per amore di lei, di passare nel campo della ricerca, dove già lavorava lei. Gli chiedo come mai non indossavano le cinture di sicurezza e la risposta ci stupisce non poco.
«Nel nostro paese, le vetture, se le cinture non sono allacciate, non si avviano o fanno un gran baccano. Qui invece, ce le siamo dimenticate, perché avevamo anche un po’ esagerato con il vostro fantastico vino. Però abbiamo imparato la lezione!»
Ci mettiamo a ridere e, continuando a parlare, cresce di più la nostra empatia. Siamo passati quasi subito dal lei al tu, con estrema naturalezza e, nel frattempo si era fatta sera, Silvia li invita a fermarsi per cena. Loro fanno dapprima un po’ di complimenti, ma poi accettano.
Lei chiede a Silvia, di farle vedere cosa cucina.
«Mi piace molto la dieta mediterranea e voglio imparare la cucina italiana, che ci piace davvero tanto.»
Mentre le donne cucinano, noi ci occupiamo della tavola; Bob si complimenta per la bellezza della nostra casa.
«Avete una bella casa: è molto che ci vivete?»
«Sì, sono dieci anni, e tu?»
Lui mi racconta che hanno sempre vissuto nelle basi militari. Fin da piccoli, i loro genitori erano amici e commilitoni nello stesso reparto. Loro si conoscono da sempre, hanno la stessa età, niente figli e, per ora, va bene così. Ceniamo, poi loro ci dicono che devono tornare; hanno avuto piacere a fare la nostra conoscenza, cui rispondo che il piacere è reciproco; ci scambiamo i nostri cellulari e restiamo d’accordo di vederci dalle loro parti, appena possibile. Dopo le feste di Pasqua, riesco a liberarmi dal lavoro e, poiché sta esplodendo il caldo, decidiamo di andare una domenica al mare. Loro ci chiedono se abbiamo mai sentito parlare di una spiaggia in Toscana, dove si può fare del nudismo.
«Certo! Al parco di marina di Alberese: noi ci andiamo sempre.»
1Ci accordiamo per andarci una domenica assieme. Durante il viaggio, le donne, sedute dietro di noi, fanno un continuo parlare fra loro, con risatine e doppi sensi divertenti. Io e lui parliamo del mio paese e del loro desiderio di volerlo visitare per bene. Parcheggiata la vettura, ci incamminiamo lungo la spiaggia, fino a raggiungere una delle tante capannine, dove poggiamo le nostre cose: acqua e frutta. Le donne iniziano a spogliarsi, Bob rimane visibilmente affascinato dalla bellezza di Silvia che, per l’occasione, ha raccolto i suoi splendidi capelli biondi sulla nuca, in una coda di cavallo. Io pure non resto insensibile al fascino di Lucy: anche lei alta come Silvia, due cosce che sembrano scolpite, tanto sono belle e tette alte e tonde, che sembrano sfidare le leggi di gravità, capelli nerissimi e corti, che evidenziano i lineamenti del viso. Perdo volutamente tempo ed attendo che Bob si spogli. Lo fa mostrando un corpo, dove era evidente la formazione militare. Vita stretta a V, spalle larghe e muscoli ben in evidenza, poi, come vuole la regola della sua razza, un cazzo di notevoli dimensioni. Io mi spoglio con calma. Il mio fisico si è forgiato con anni di casse di alimentari scaricate; non sarò super come lui, ma mi difendo bene, poi Lucy ha uno sguardo ammirato quando vede il mio cazzo: non sarà lungo come quello di Bob (Silvia una volta lo volle misurare: circa 19 cm. ma con 8 di circonferenza) è sicuramente di tutto rispetto. Nelle due ore successive, ci ritroviamo circondati da singoli: ovvio, con due fiche come quelle che avevamo con noi? Le nostre donne si divertono a provocarli con evidente piacere, aprono e chiudono le gambe, mostrando ora la fica ora il culo. Poi dico a Bob, di seguirmi. Lui mi segue verso il mare, ma è preoccupato.
«Non sarà troppo rischioso, lasciarle da sole con tutti quei tipi intorno?»
Io rido e lo tranquillizzo.
«Non ti preoccupare; con Silvia lo abbiamo fatto altre volte, vedrai che quando si faranno troppo sotto, lei si tufferà in mare.»
Il gioco va avanti per un po’, poi le donne si alzano e s'immergono, raggiungendoci e ridendosela di gusto.
«Caspita che focosi questi italiani! Non credevo che bastasse così poco!»
Commenta Lucy. Ridiamo tutti e loro, ci buttano le braccia al collo e tutto torna normale, anche se, entrambi, siamo un po’ eccitati; torniamo a riva, le donne riprendono a provocare i maschi. Verso le 16:00, decidiamo di tornare, ma io propongo una deviazione e passiamo per Saturnia.
Restano letteralmente affascinati dal piacere del bagno a Saturnia; non vi restiamo molto, poi andiamo a cena in un ristorantino che conosco, lì vicino. Durante la cena progettiamo una vacanza per l’imminente ponte del 1° maggio. Loro si entusiasmano molto, quando propongo di andare all’Elba.
Non ci sono mai stati, pur avendone sentito molto parlare. Tornati a casa, quella sera, abbiamo scopato come matti: Silvia era eccitatissima. L’ho scopata con vigore e passione: le ho fatto provare tutti i brividi di piacere possibili. Si è pure fatta penetrare il culo, da quanto era infoiata. Merito del gioco sulla spiaggia con i maschi che si masturbavano per loro, merito del cazzo di Bob o, forse, solo merito del fatto che la cosa aveva fatto piacere a tutti e due. Dieci giorni dopo, un giovedì pomeriggio, passiamo a prenderli e via: rotta per Piombino. Le donne parlano fra loro, molti misteri. Si sono sentite spesso, hanno in mente qualcosa che io e Bob non riusciamo a capire, ma ci va bene così. Viaggiamo in grande allegria; arrivati a Porto Azzurro, provvediamo a prendere possesso del bungalow che ho prenotato. La sera decidiamo di andare a cena a Capoliveri, dove conosco un ristorante molto bello e si mangia davvero bene. Attendiamo le nostre signore che devono cambiarsi e, quando arrivano, lasciano me e lui a bocca aperta: accidenti che spettacolo! Lucy veste un bellissimo abito elasticizzato: un tubino bianco al ginocchio, che mette in risalto la sua pelle scura, mentre il seno viene esaltato da un'abbondante scollatura, che lo mette generosamente in mostra. Silvia non è certo da meno. Abito quasi uguale, ma nero, che mette in risalto la sua capigliatura biondo naturale, la sua terza di seno è evidenziata da una trasparenza nella parte alta dell'abito, che ha un effetto 'vedo non vedo' molto sexy; entrambe calzano sandali con tacchi da capogiro.
«Queste due vogliono uccidere tutta l’isola?»
Commento compiaciuto io. Bob le guarda e puntualizza:
«Forse non tutta l’isola, ma, al momento, ne hanno già ammazzati due!»
Ridiamo e via. Quando entriamo nel ristorante, attiriamo l’attenzione di tutti i maschi e l’invidia di tutte le donne presenti. Ci sediamo ad un tavolo, dove si vede fino a Punta Calamita. La cena è perfetta. Ci concediamo un goccio di troppo: il vino va giù che è una meraviglia. Quando usciamo, Silvia mi dice di andare in una spiaggetta lungo la penisola della Fetovaia. Arrivati sul posto, prendo la torcia e cominciamo a scendere verso il mare. Le donne si tolgono i trampoli e, arrivati giù al mare, troviamo un posticino deserto: non c’è la luna piena, ma la notte è rischiarata da un cielo stellato, il mare è calmo. Silvia propone di fare il bagno e comincia a spogliarsi, subito seguita da Lucy. In un attimo sono in acqua. Noi due le vediamo andare verso un piccolo scoglio che affiora più in là.
Poche bracciate e le raggiungiamo; il posto è stupendo. Le stelle ok. Io inizio a toccare mia moglie, lui bacia la sua, ma le donne ci mollano di colpo e, ridendo tornano verso riva. Un po’ delusi, le raggiungiamo; c’è una grossa pietra piatta, loro ci stanno sedute sopra. Mi avvicino a Silvia e comincio a baciarla. Lei non disdegna e cominciamo a toccarci, nudi noi vicino a loro, che già danno segni di una crescente eccitazione. Faccio distendere Silvia, mi abbasso e comincio a leccarle la fica. Geme. Al suo gemito fa eco quello di Lucy, che riceve lo stesso trattamento. Inginocchiati stiamo leccando le due donne che si voltano, si guardano e le loro mani si uniscono, mentre, nello stesso istante, una bellissima luna esce da dietro una nuvola, rischiarando la notte. Sollevo lo sguardo mentre continuo a leccare e mi accorgo che i visi delle ragazze ora sono vicinissimi; le mani di una accarezzano il seno dell’altra, si toccano, io resto stupito, non mi sarei mai aspettato di vedere Silvia accettare una carezza da una donna, poi si baciano e quasi vengo dal piacere nel rimirare la scena. Si baciano con passione, accarezzandosi sempre più. Sono così preso che quasi mi fermo ad ammirare lo spettacolo. È incredibile come in poco tempo stiano accadendo cose che mai avrei immaginato; osservo e resto fermo. Intanto Lucy sta scendendo in basso; ora è quasi giunta a leccare la fica di Silvia; io le lascio il posto. Bob la guarda e si mena il cazzo, quasi in attesa degli sviluppi. Le donne sono avvinghiate in un dolcissimo 69; io mi alzo in piedi, ho il cazzo durissimo, sono affascinato dal fatto che anche Silvia ora risponde alle stimolazioni di Lucy; ha infilato la testa fra le sue gambe e si è messa a leccare anche lei. Bob le guarda e si sega, senza perdere un solo attimo di quello che succede fra loro e poi, quasi si avventa su Lucy, le spalanca rapidamente le cosce e le infila dentro il cazzo, in un sol colpo. Io resto un momento immobile, stupito da tutta questa situazione, poi le mani di Silvia mi toccano ed io pure la giro e le metto il cazzo dentro. Cominciamo a scopare come matti, con impeto e le donne godono, urlano il loro piacere; Silvia si gira, si mette di traverso, ora succhia i seni a Lucy, lei gradisce e gode. Bob le dà dei colpi tremendi, che la scuotono tutta, poi, improvvisamente, esce da lei, si tiene il cazzo in mano e schizza sul corpo di Lucy e sul viso di Silvia, un fiume di sborra che la mia donna lecca e raccoglie. Poi si allunga appena un po' ed ora lei ha preso in bocca il cazzo di Bob che, anche se ha sborrato, è sempre di buone dimensioni. Io mi sfilo da lei, Lucy si sposta, scenda dalla pietra e si inginocchia davanti a me.
«Dai, sborrami in bocca!»
Si infila tutto il mio palo fin in gola. È tremenda! Lo ingoia tutto e, con la lingua, continua a stimolarmi le palle; è fantastica, non resisto a lungo e, quando grido, lei non demorde: se lo infila ancor più in gola ed accoglie tutto il mio seme, senza perderne una goccia, me lo spreme, lo pulisce benissimo, continua a succhiarlo, mantenendomelo durissimo. Bob intanto ha rigirato Silvia, le ha fatto mettere i piedi a terra; lei è appoggiata alla pietra, lui le infila il cazzo da dietro e lei è in delirio. Lo incita a scoparla più forte. Resto basito. È la prima volta che vedo mia moglie impazzire così; anche se fra noi il sesso è sempre stato più che appagante, mi sembra che stia godendo ora, per la prima volta. Lucy si alza, mi stringe a sé e mi fa una insolita richiesta:
«Ti prego, inculami! Lui ce l'ha troppo grosso e, se prima non mi apre qualcuno, sento tanto dolore; il tuo è perfetto, dai, mettimelo nel culo!»
La vedo appoggiare le mani sulla pietra, girarsi ed offrirmi il culo. Resto affascinato da quel culo perfetto, tondo, sodo, lo bacio, le lecco il buchetto, lo lubrifico, sia con i suoi stessi umori vaginali, sia con la mia saliva che le infilo dentro con un dito, poi due, mentre lei geme.
«Dai, non resisto! Ti voglio!»
Mi chiede impaziente, io sputo sulla punta del mio cazzo e lo appoggio al suo buchetto, lei spinge il corpo all’indietro:
«Spingimelo dentro! Ti ho detto di sfondarmi il culo!»
Le afferro i fianchi e, con un solo durissimo colpo, le sfondo il culo. Lei urla e mi incita a continuare.
Metto in atto un brutale va e vieni, fatto di colpi che la scuotono tutta. Anche Bob mi incita.
«Dai, sfondale il culo! Spaccalo per bene, che poi ci passo anch'io!»
La cosa incredibile sta nel fatto che, mentre mi dice questo, sta scopando Silvia che, inerte, sembra svenuta: subisce i suoi durissimi colpi, si lascia sbattere il corpo come una bambola di pezza. Allora la inculo con forza, sento il piacere arrivarmi dentro, sto per sborrare e lei, che si rende conto di questo, mi invita a riempirle il culo.
«Dai, sborrami in culo! La voglio dentro!»
Le sue grida mi mandano via di testa, non resisto e le vengo in culo. Urlo il mio piacere e le spingo ancor più in profondità, il cazzo nel culo. Resto sfinito dentro di lei, sento il cazzo ammosciarsi, mi sfilo e vengo subito rimpiazzato da Bob, che le pianta il suo dentro, con un colpo tremendo. Guardo Silvia, inerte, è sdraiata sulla pietra. Il suo corpo è ancora scosso da brividi di piacere, io mi avvicino le tocco i seni, lei si gira, mi sorride.
«Amore, ti amo.»
Poi, con la bocca, si avvicina al mio cazzo, lo lecca, lo succhia in maniera stupenda; gli altri, intanto, stanno godendosi l’inculata. Lei urla di dolore e piacere, lui le sfonda il culo. La scena è decisamente erotica: Lucy riesce a spostarsi quel tanto che basta così da, insieme a Silvia, leccarmi il cazzo. Godo nel sentire le due lingue che mi massaggiano il cazzo; la loro azione congiunta mi fa impazzire; il cazzo mi torna di nuovo duro. Lucy mi incita a scopare il culo di mia moglie.
«Dai, falle il culo! Dai, così poi anche Bob le potrà entrare dentro. Se glielo apri prima tu, per lui sarà più facile e lei godrà molto di più!»
Mi abbasso, le lecco il culo, vedo la sua fica oscenamente dilatata. Sono eccitato da morire, poi la giro, le infilo con decisione il cazzo dentro. Lei geme per il mio penetrare cosi impetuoso; io me ne rendo conto e cerco di esser delicato, ma sono talmente infoiato che le spingo dentro il cazzo, senza troppi complimenti. Gode e, dopo un iniziale momento di dolore, ora gode, mi incita. Io sono una furia. La sbatto con forza.
«Tieni, vacca! Senti come ti dilato il culo? Poi sentirai lui!»
Lei ci sfida, ormai in preda ad un delirio senza più freni. Lucy si ferma, si gira, ora è Bob che si siede sulla pietra, lei resta a gambe aperte ed invita Silvia:
«Dai, avvicinati, leccami la fica! Dai, cagna!»
Silvia si sposta e le lambisce la fica stretta per la pressione che lui le fa, inculandola. Poi è Bob a guardarmi e farmi una richiesta che, al momento, mi sembra assurda.
«Infila il tuo cazzo dentro la fica di Lucy! Dai, che la facciamo morire; lei va pazza per le doppie»
Mi sfilo dal culo di Silvia ed entro dentro la fica di Lucy, non senza qualche difficoltà. Silvia ci osserva a bocca aperta.
«Ma...? Come fai a prenderli tutti e due?»
Lei la guarda, ma riesce solo ad urlare il suo piacere. Ora la scopiamo e inculiamo con forza. Lei non si appoggia a nulla, è sorretta dai nostri cazzi infilati dentro di lei. È sconvolta, gode a ripetizione, poi, stremata, ci chiede di smettere di scoparla.
«Basta, vi prego, non ne posso più! Sono sfinita!»
Io esco per primo, lui l’appoggia alla pietra, poi, insieme, prediamo Silvia. Lui all’inizio le lecca un po' il culo, poi vi entra dentro lentamente, consapevole delle proprie dimensioni, ma lei non riesce a prenderlo.
«Piano! No, ti prego NO! È troppo grosso! NO, BASTA!»
Lui mi guarda, mi invita a far a cambio, ma oramai lei è troppo insicura.
«No! No ... mi fa male!»
Io desisto. Le pianto il cazzo dentro la fica, lei si rilassa, la giro, la sollevo a gambe aperte. Lucy si abbassa e le lecca la fica da davanti, poi Bob appoggia il suo cazzo al mio; percepisco che entra lentamente dentro Silvia, assieme a me davanti. Lei ha la bocca spalancata, non riesce a proferir parola. Insieme ora la scopiamo in fica. Il movimento è lento, ma continuo, lei si è abbandonata con le spalle rivolte a me. Gode e quasi sviene dal tanto piacere provato! Sento che la sua fica si sta abituando alla presenza di due cazzi. Ora ci muoviamo più in fretta e, ad un tratto, dopo l’ennesimi suo grido di piacere, Bob accelera la pompata. Lei grida per l’ennesimo orgasmo e lui le viene dentro.
«Sborro! Silvia, ti vengo dentro!»
Sento la sua sborra schizzare dentro di lei, che quasi sviene; sono al limite pure io e mi svuoto dentro di lei. A fatica riusciamo a restare uniti, poi, lentamente, ci sciogliamo da quel perverso intreccio. Sono sfinito e loro non sono da meno. Guardo il mare e, fatti due passi, mi tuffo nell'acqua. Mi sento rigenerare, loro mi seguono: è tonificante. Silvia mi si avvicina: è sfinita, ma felice.
«Grazie, amore, è stato fantastico. Ne avevamo parlato io e Lucy, ma non ero sicura di riuscirci e nemmeno che potessi esser d’accordo. Grazie. Ti amo: sei il marito migliore del mondo!»
La stringo a me, la bacio. Anche loro sono abbracciati e si baciano. Tornati a riva, ci sediamo di nuovo sul masso piatto. Bob si complimenta con mia moglie.
«Sei grande, Silvia! Nemmeno Lucy è mai riuscita a prenderne due davanti!»
Andiamo a dormire; fino a mezzo giorno ed il resto della vacanza è un continuo scopare in tutte le posizioni e, pure Lucy, alla fine, è riuscita a prenderci entrambi davanti. Ha goduto così tanto che, alla fine, è svenuta, mentre Silvia è riuscita a prender nel culo il cazzo di Bob.
Da quel giorno siamo diventati inseparabili. Vacanze, fine settimana o semplici serate, sempre insieme, con scopate che, devo dire, ci sono sempre piaciute tantissimo.
Poi, dopo un anno, son tornati negli Stati Uniti; ci hanno invitato a passare il capodanno da loro. Li abbiamo raggiunti ed è stato bellissimo. Ci siamo ritrovati in un appartamento in un grattacielo di New York e la sorpresa è stata nel fatto che noi eravamo l’unica coppia di "bianchi" in mezzo a sei coppie di colore, ma devo dire che sia io che Silvia ce la siamo cavata alla grande.
La mia Silvia è stata molto apprezzata per la disinvoltura con cui accoglieva in fica due cazzi contemporaneamente, mentre io ho sfondato tutti i culi che mi si son presentarti davanti e, alla fine, abbiamo ricevuto complimenti da tutti. Ora aspettiamo che siano loro a venirci a trovare: gli stiamo preparando una sorpresa particolare.
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1 year ago
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L’anniversario.
Anna era quasi pronta. Si controllò nello specchio, prima di indossare l’abito nero a tubino. Si vide bella. I capelli raccolti in alto valorizzavano il suo viso, un’ovale perfetto, ben truccato, i grandi occhi scuri, labbra rosse e carnose, un sorriso dolce e irresistibile. Spalle tonde, seno pieno che traboccava dal reggiseno a balconcino di pizzo nero. Vita stretta, fianchi dalle morbide curve. Reggicalze e mutandine, anch'esse di pizzo nero, completavano, insieme alle calze appena velate, un tutto davvero intrigante. Anna si trovò davvero bella, sebbene i suoi trentacinque anni, era veramente una donna capace di far girare gli uomini al suo passaggio. Era al suo decimo anno di matrimonio e, anche in quella circostanza, indossava una combinazione come questa di oggi, solo che era bianca e, quando Mario l’aveva spogliata, la prima notte di nozze, aveva trovato le mutandine inzuppate dei suoi umori, tanto era eccitata. Era stato veramente bravo, molto dolce, determinato, l’aveva posseduta con passione e dolcezza, fino allo stremo. Al solo ricordo, Anna si stava già bagnando; indossò l’abito scuro e si osservò allo specchio, era perfetta. Quei dieci anni erano come volati: lui era diventato un bravo avvocato, aveva conquistato molta stima senza mai mettersi troppo in vista, e lei era sempre stata la donna perfetta al suo fianco, spesso lui le diceva: "sei bellissima, la più bella del mondo", Anna rideva e si schermiva.
«Sì, figurati se sono ancora bella! Sai quante ne trovi di ragazze più giovani e belle al posto mio?»
Ma lui ribadiva: la più bella donna del mondo! Entrambi amavano le situazioni particolari. Spesso lui le infilava le mani dappertutto, portandola ad una folle eccitazione. In genere finiva che lei si adoperava per fargli un pompino e lui le leccava la fica con molta passione. Amavano molto le situazioni trasgressive: le trovavano divertenti, oltre che eccitanti, ne avevano vissute tante; questa sera, però, era particolare. Anna finì di vestirsi, si dette un’ultima occhiata allo specchio: perfetta! Si girò verso la stanza, tutto era pronto per una cenetta a lume di candela. Lo champagne, le ostriche e tutto il resto erano pronti. Si versò un aperitivo, quindi si affacciò alla terrazza della suite dove alloggiavano. L’aria calda della sera le procurò un brivido di piacere: Napoli era stupenda, lungo via Partenope, sulla sinistra, era visibile Castel dell’Ovo, le luci illuminavano la baia, mentre lei aspettava con una certa impazienza: guardò dentro, vide le dodici rose rosse che lui le aveva mandato nel pomeriggio.
‘Scusami, farò un po’ tardi.’
Così era scritto nel biglietto e lei non vedeva l’ora di riabbracciarlo. Era stato il caso a far sì che fossero finiti lì per il loro anniversario. Una conferenza, che avrebbe dovuto tenere il socio dello studio più anziano, ma, all’ultimo momento, un problema cardiaco lo aveva messo fuori gioco e, allora, era toccata a Mario. Quando glielo aveva detto, lei era rimasta un attimo a riflettere; si rendeva conto che per lui era come esser promosso sul campo, quindi decise che avrebbero festeggiato lì la loro ricorrenza: tre fantastici giorni dedicati anche a sé stessi, ma ora, proprio quella sera, lui ritardava.
«Amore, buon anniversario.»
La voce di Mario la scosse da quel momento da ' impasse '.
Lui ebbe per lei uno sguardo d’ammirazione.
«Sei splendida! Mi preparo in un secondo, poi ceniamo e, magari, vorrei prima un assaggio della serata, poi si va, sempre che non hai cambiato idea.»
Mentre parlava così, appoggiò le labbra sul collo di lei. Anna apprezzò il bacio, la dolcezza di lui era sempre una cosa piacevolissima, ma riuscì a resistere alla tentazione.
«No, preparati, poi ceniamo e poi…»
Accese le candele, lui la raggiunse poco dopo, lei prese un’ostrica e la portò alle sue labbra; il gesto era assolutamente eloquente, lui sfiorò il frutto con la punta della lingua, lei lo portò alla bocca e le loro labbra si unirono; il sapore del mare, il desiderio e la passione erano fuse insieme. Uno scialle fasciava le spalle di Anna, mentre, sicura, camminava al fianco di suo marito; erano nella parte vecchia del porto, le strade quasi buie non incoraggiavano certo un turista a percorrere quelle zone; lui si guardò intorno, forse quella sera avevano esagerato, non si fidava troppo. Un brivido passò lungo la schiena, era oltre la mezzanotte ed il rischio di far brutti incontri lo preoccupava non poco, ma era il loro anniversario; Anna si era data da fare per organizzare una sorpresa per lui, tanto più che erano a Napoli e non doveva esser stato facile. Dopo una via stretta, voltando l’angolo, si trovarono davanti ad un bar, dove lei entrò decisa. Il locale era peggio di quello che sembrava dall'esterno: c’era gentaglia e già parecchio alticcia. Mario si portò dietro di lei e, insieme raggiunsero il bancone; due tipi, dall’aria poco raccomandabile, li scrutavano. Lei si avvicinò al bancone ed il barista, un tipo grasso, pelato, dalla barba incolta, li osservò.
«Due whisky.»
Lui li servì, Anna bevve tutto d’un fiato, lui invece sorseggiava, guardandosi intorno.
«Un altro.»
Chiese lei. Da una porta laterale, entrò una donna, con dei lunghi capelli tenuti legati dietro la nuca; li vide e si avvicinò alla coppia, poi si rivolse a lei.
«Decisa?»
Anna fece un cenno d’assenso, allora lei li invitò a seguirli. Passarono oltre la porta da dove lei era venuta. Un tanfo di piscio li investì, un sudicio cesso, poi un lungo corridoio; lei accese una minuscola pila, aprì una porticina ed illuminò l’interno. Doveva esser stata una palestra di boxe: vi era ancora il ring, ma a livello calpestio, senza le corde; si avvicinarono, Anna si girò verso di lui.
«Mi ami?»
Lui la baciò con passione.
«Allora lascia che lei si occupi di te.»
Mario seguì la donna sul ring, seguito da Anna; lei gli passò la pila e lui fu fatto sedere su di uno sgabello posto in un angolo, l’unico dove c’era ancora il palo imbottito del ring.
«Dovrò sostenere un incontro di boxe?»
Chiese lui ironicamente.
«Peggio, amor mio, molto peggio! Fra poco vedrai.»
Rispose Anna. La donna gli legò, con gesti semplici e rapidi, le caviglie e le mani. Anna passò la pila alla donna, che venne fuori dal quadrato e accese un vecchio mangianastri, che diffuse una musica ovattata, una specie di nenia indiana, spense la pila e subito una luce dal soffitto illuminò il ring, mentre tutto il resto era al buio. Anna cominciò a muoversi sulle onde della musica, come stregata da quella melodia. Danzava con movenze sinuose, sembrava una diva, una cubista. Poi, seguendo la melodia, e allungate le mani in basso, prese a spogliarsi; con un semplice e ben studiato gesto, sfilò il vestito verso l’alto. La splendida lingerie indossata, risaltava sul bianco candore del suo corpo. Dal buio, emersero quattro individui dall’aria poco raccomandabile, sembravano usciti da un film dell’orrore. Uno era altissimo, flaccido e grasso, con un’aria ferale, con radi ciuffi di capelli rossi sulla testa; indossava dei pantaloni da lavoro ed una maglietta che forse era stata azzurra, ma ora era sudicia, in quanto piena di macchie. Il secondo era tutto l’opposto del primo: basso, tarchiato, con dei pantaloncini corti e sandali, che facevano risaltare le sue gambe assolutamente storte; una maglietta che tentava di fasciare un torace molto peloso e grasso, con un viso da pugile, devastato dagli infiniti colpi ricevuti nel passato, non lo rendevano certo invitante. Era sicuramente sulla sessantina, sembrava un incrocio fra un granchio ed un orango. Il terzo, aveva una faccia da killer: baffetti e capelli neri, indossava una tuta da lavoro. L’ultimo era davvero impressionante: era a torso nudo, con dei pantaloncini corti e ciabatte. Il corpo era completamente tatuato ed il viso era pieno di piercing; la sua imponente mole, fece sobbalzare Mario. I quattro entrarono nel ring e si avvicinarono alla sua donna, che continuava a danzare, incurante di loro. Lui ebbe come un gesto dettato dalla paura; avrebbe voluto alzarsi per difenderla, ma si rese subito conto che lo sgabello era inchiodato al pavimento e che le cinghie, che lo immobilizzavano, erano state perfettamente strette; guardò con furore la donna che lo aveva legato, che si mise seduta vicino a lui, aveva appoggiato la testa sulle sue ginocchia, mentre lui osservava impaurito la scena. Anna, con indosso solo lingerie, calze e scarpe, continuava a danzare in maniera sempre più sensuale, provocando quei maschi, che ora si erano avvicinati a lei. Mario, intanto, cercava di liberarsi, mentre la donna, seduta ai suoi piedi, allungava una mano e prese a toccargli il sesso, attraverso i pantaloni, con movimenti lenti ma precisi; si mise a segarlo lentamente, fino a che lui, se lo ritrovò molto consistente e duro. L’orango, intanto, con un gesto rapido e veloce strappò il reggiseno di Anna: i bianchi e sodi seni, balzarono fuori in tutta il loro splendore; poi fu la volta delle mutandine: ora lei era nuda davanti a loro, con solo il sottile reggicalze, calze e scarpe, e continuava a ballare, seguendo la melodia. Nel frattempo i quattro si erano liberati degli indumenti e cominciarono a darsi da fare con Anna. Nella luce del ring, i loro uccellacci apparvero grossi, osceni e guizzanti: quattro enormi cazzi di dimensioni spropositate, soprattutto quello del gigante tatuato, appariva incredibilmente grande e grosso da sembrar finto; ad ogni sobbalzo sembrava un’arma pronta a colpire. Il grasso e l’orango afferrarono Anna per un’ascella ed una caviglia ciascuno, sollevandola come se fosse una bambola, offrendola, a gambe divaricate, al sesso del gigante; lui, con una cappella grossa quanto una mela, si avvicinò e, dopo un attimo di esitazione, penetrò dentro la profumata e depilata fessura di lei. L’impatto le fece inarcare, per qualche istante, tutto il corpo, ma poi, lentamente, prese ad oscillare e dondolare su quel gigantesco palo di carne, che le trafiggeva. Il killer dai baffetti neri si sdraiò sotto di lei: il suo sesso era lungo e svettante, si sputò ripetutamente su di una mano e lubrificò il palo, poi attese che il grasso e l’orango, depositassero la donna, sempre ingombra del palo del gigante, su di lui. Vide le morbide chiappe di lei, esser appoggiate alla punta del piolo, che entrò in lei in maniera invereconda. Mario era stordito, emozionato ed impaurito dallo spettacolo della sua donna, presa da quelle creature dotate di sessi enormi; sentì che la donna gli aveva aperto la patta dei pantaloni e, estratto il suo cazzo duro, se lo mise in bocca. Lui cercò di assecondare il movimento, ma lei glielo impedì. Si teneva il suo cazzo in bocca, senza che lui potesse far un movimento: restava eccitato, senza poter venire. Intanto, appena Anna fu impalata sul cazzo del killer, il grasso si posizionò davanti a lei e si mise a strofinare il lungo arnese fra le guance ed i seni, mentre l’orango si impadronì velocemente della sua bocca, infilando senza riguardo il suo cazzo duro e lungo, direttamente nella gola della donna. La musica non era in grado di coprire gli strilli di piacere di quella femmina nel suo momento più esaltante. I mostri la sfondavano senza ritegno. Il primo ad eruttare fu il gigante, sfilò il suo lungo sesso da lei e la inondò di schizzi di sperma emettendo un urlo, non diverso da un grugnito. Poi, fu la volta di quello dietro, che uscì rapidamente da lei e le schizzo il suo seme direttamente in viso. Il killer, a quella vista, si posizionò velocemente sotto di lei e prese il posto lasciato libero dietro, con un movimento rapido. Senza alcun riguardo, infilò Anna che poi venne spinta distesa su di lui dall’orango, che, con un movimento fulmineo, andò ad infilarsi davanti, iniziando a fare un movimento strano, ma che gli permetteva di chiavarla, stando quasi in piedi. I due che avevano già dato, si posizionarono ai lati della donna, che ebbe il compito di succhiare i loro membri, che sembravano non aver perso la loro consistenza. Le grida di piacere di Anna si confusero con incomprensibili parole di dialetto napoletano e, con non poco furore, la scoparono ripetutamente, godendo sempre addosso a lei. L’orango schizzò molta sborra su seno e viso, mentre l’altro la fece girare e, con un grido roco, le coprì la schiena di schizzi bianchi. Poi, come tutto era cominciato, i quattro energumeni raccolsero le loro cose e tornarono nel buio; Anna si avvicinò a Mario, la donna si tolse il sesso dalla bocca ed offri a lei un panno pulito per asciugarsi, poi si voltò e li lasciò soli. Di colpo si ritrovarono soli: Anna si accoccolò seduta, sul sesso duro e voglioso di lui e lo baciò.
«Buon anniversario, amore mio.»
Lui rispose al bacio. Sentiva il calore della sua vulva che lo risucchiava e, con un sospiro liberatorio, venne in lei.
«Son trascorsi dieci anni ed io ti amo come il primo giorno.»
Disse lui, mentre lei lo liberava; poi raccolse il proprio vestito.
«Le mutandine ed il reggiseno sono irrecuperabili.» Lui sorrise.
«Non importa, te ne regalerò di nuove e più belle. Direi che quest’anno ti sei superata: spero non ti sia costato troppo.»
Lei lo guardò con occhi di adorazione.
«Ho dato dei soldi alla donna; i maschi sono suoi amici che si sono accontentati di partecipare.»
Si guardarono negli occhi; ora era lui che la guardava con ammirazione.
«Lo credo bene che si sono accontentati! Chi non vorrebbe scopare una donna bellissima come te?»
Sorrisero e tornarono sui loro passi; percossero il fetido corridoio e poi il lurido bar; c’era ancora gente seduta a bere, forse, in mezzo a loro, vi erano anche i tipi di prima, ma nessuno li degnò di uno sguardo.
La donna che aveva organizzato il tutto, ora era appoggiata al bancone, beveva un liquore e non disse nulla al loro passaggio. Anna e Mario uscirono. A loro non interessava la gente che era lì dentro. Erano come inutili comparse, che erano entrate ed uscite dalla loro vita; il loro mondo non gli apparteneva, se non per il capriccio di una notte.
Percorsero alcuni vicoli ed uscirono in via Caracciolo; la luna piena splendeva su Castel dell’Ovo; lei si strinse al braccio di lui, sentiva colare dei liquidi fra le cosce: quella sensazione era l’ennesima conferma che la serata era stata indimenticabile.
«Ti amo. Sei stata meravigliosa, come sempre!»
Anna si appoggiò con la testa alla sua spalla, la notte era tiepida.
Napoli era splendida.
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1 year ago
baxi18, 55
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Il mio amico mi ha offerto sua moglie.
Mi chiamo Luca, ho 32 anni e son single. Sono alto 1,85, biondo. occhi azzurri ed un fisico ben scolpito da anni di nuoto. Con il mio aspetto riscuoto molto successo tra le donne e, se ci aggiungiamo una buona dotazione (ben oltre i venti cm di lunghezza e un notevole spessore), posso dire con certezza cha la fica non mi manca. Sabato scorso, di passaggio per una città vicina, sono andato a trovare il mio amico Luigi. Appena giunto mi ha accolto calorosamente e mi ha offerto da bere; abbiamo chiacchierato, perché non ci vedevamo da molto tempo. Abbiamo lavorato nove anni insieme, poi lui si è sposato ed ha accettato il trasferimento in questa città. Essendo estate, lui mi ha proposto di rinfrescarmi con un bel bagno nella piscina di casa sua. Mi ha prestato un costume e ci siamo immersi in piscina. Mentre stavamo chiacchierando, sempre in acqua, è arrivata dal lavoro sua moglie Paola. Paola è una donna molto graziosa, perché ha un corpo meraviglioso ed è anche molto simpatica. Alta, mora, capelli corti a caschetto, occhi grandi e scuri, un bel seno, una quarta piena ed un bel culo a mandolino, posto alla fine di cosce snelle e ben tornite. L’avevo vista solo al loro matrimonio e, da allora non avevo avuto modo di rivederla. Quando ci ha visto in piscina, ci ha simpaticamente rimproverati.
«Dovreste vergognarvi! Una povera donna ha trascorso un'intera giornata di duro lavoro e voi due ve la spassate in piscina! Mi fate rabbia!»
Luigi l'ha invitata ad entrare anche lei in piscina.
«Ma, amore, perché non entri in acqua anche tu, con noi? Potresti rilassarti e toglierti di dosso la fatica di una dura giornata di lavoro.»
Lei ha fatto un sorrisetto malizioso ed è entrata in casa, per indossare il bikini. Quando è uscita, mi è mancato il fiato, perché il suo corpo era più bello di quanto potessi immaginare. Le sue grosse tette rotonde, che il bikini riusciva a malapena a coprire, erano quanto di più bello si potesse ammirare. Il suo culo era tondo, a mandolino, e con le chiappe praticamente scoperte, perché il bikini, essendo molto ridotto, si era infilato nel solco delle natiche ed era, praticamente, sparito. Davanti, la esigua stoffa del costume bianco, era così minuscola che lasciava ben poco all’immaginazione; quella visione mi ha subito creato un'erezione che, fortunatamente, essendo in acqua, non si notava. Luigi si è allontanato per prendere da bere per lei e per noi, che avevamo i nostri bicchieri già vuoti, lasciandoci soli in piscina. Paola mi ha chiesto se mi desse fastidio se avesse tolto il top; aveva l'abitudine di farlo, per non far restare il segno, perché non era bello a vedersi con certi capi di abbigliamento.
«Ti spiace se mi tolgo il di sopra del costume?»
Ho risposto di no, anzi, era sempre bello star con una ragazza in topless, ancora di più con il corpo che si ritrovava, quindi, mentre rideva del commento, si è tolto l’indumento. Mamma mia, che tette aveva! I suoi capezzoli mi guardavano con aria di sfida, come se mi chiedessero di morderli. Luigi è arrivato con le bevande ed ha visto Paola a tette nude.
«Dimmi, Luca, che ne pensi delle tette di mia moglie?»
Io ero un po’ in imbarazzo e, nello stesso tempo, molto eccitato perché mi stavo rendendo conto che era in corso un gioco, dove pure io ne ero protagonista, ma non capivo fin dove avrebbe potuto portare.
Intanto, però, ho deciso di giocare.
«Sono bellissime! Raramente ho visto delle tette più belle!»
Lui ha sorriso compiaciuto, poi è entrato in acqua con noi, appoggiando i bicchieri sul bordo, ci ha invitato ad avvicinarci per bere. Quando lei si è avvicinata, lui gli ha fatto una ulteriore richiesta.
«Amore, perché non togli anche la parte inferiore? Lo sai che adoro vederti abbronzata, integralmente!»
Lei ha avuto un attimo di finto pudore.
«Mi vergogno un po' ad essere nuda, non siamo da soli. Se devo esser nuda, allora dovrete spogliarvi anche voi!»
«Luca, ti dispiace metterti nudo?»
Mi ha chiesto Luigi, mentre si toglieva il costume da bagno. Intrigato da quel gioco, ho aderito subito.
«No! Nessun problema!»
Ho risposto io, mentre mi toglievo il costume e lasciavo il mio cazzo completamente duro, in bella vista, davanti a loro che si sono scambiati una occhiata. Lui ha fatto un cenno di assenso vero di lei che, vedendo la mia erezione, si è avvicinata ancor di più.
«Sembra che tu abbia un bel problema!»
Sorridendo si è avvicinata ancora un po' e lui, che già rideva, le ha dato un suggerimento.
«Paola, sembra che tu debba provvedere a ridurre quel gonfiore!»
Paola ha preso il mio cazzo in mano ed ha iniziato a masturbarmi lentamente. Io godevo di quel tocco, che si alternava dal cazzo, fin giù ai testicoli: ero decisamente molto eccitato. Ero immobile, ma Luigi, mi ha spronato a far qualcosa.
«Non sorprenderti se ti sta toccando; tocca a tua volta lei, senza timore. Noi amiamo particolarmente questo gioco: da due anni, abbiamo deciso di esser una coppia aperta e tu, a lei, sei sempre piaciuto.»
Non potevo crederci! Il mio amico Luigi mi stava invitando a palpare sua moglie davanti a lui. Me la offriva su di un piatto d’argento! In preda ad un ultimo, quanto inutile scrupolo, gli ho rivolto una domanda.
«Davvero non ti dispiace se lo faccio? Voglio dire: non è che poi roviniamo la nostra amicizia?»
«Al contrario, mi fa così tanto piacere che non puoi nemmeno immaginarlo. Riguardando le foto del nostro matrimonio, Paola mi ha detto più volte che eri un bel fico e, quando oggi gli ho comunicato che saresti passato, mi ha espressamente detto che non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione di giocare con te! Chiedile pure se non è la verità? Ma, aspetta, vado a prendere la videocamera, così registro, qualora volessimo rivedere questo momento.»
Mi giro, la guardo, lei ride, mentre accenna di sì con la testa. Lui non ci ha messo più di un secondo a tornare con la videocamera già in ripresa e, quando Paola lo ha visto, mi ha buttato le braccia al collo e mi ha infilato la lingua in bocca, in un bacio appassionato. Non ho resistito oltre, ho afferrato quel culo che ho desiderato tanto, fin da quando l'avevo visto, con entrambe le mani e l’ho stretta a me. Paola ha preso il mio cazzo e se l'è messo tra le gambe, iniziando ad accarezzarmi il culo e spingendomi verso di lei. Ho iniziato a prenderle le tette e ad accarezzarle e, a quel punto, Paola ha cominciato a gemere per quanto mostrava d'esser eccitata.
«Uhumum…sì, dai, porco, succhiami le tette! Cazzo quanto ti volevo! Mi son scopata tutti gli amici di mio marito: mancavi solo tu!»
Ho abbassato la testa e ho cominciato a passare la lingua su quei capezzoli, duri e tesi; le ho messo una mano tra le gambe, cercando la sua fessura. L’ho trovata e ci ho infilato due dita dentro; era totalmente lubrificata. Ho preso a masturbarla con vigore, mentre lei sospirava e mugolava di piacere.
«Sì, porco, dai! Sono un lago! Mi fai impazzire!»
Aveva preso il mio cazzo e continuava a segarlo sempre più veloce, come per bilanciare il ritmo che tenevo io, mentre infilavo ed estraevo le dita dalla sua fica, finché non è esplosa in un orgasmo che le ha fatto vibrare tutto il corpo.
«Dai, non ti fermare, che vengo! Mi sta facendo godere!»
Ha avuto un bell’orgasmo, poi è saltata fuori dalla piscina e si è seduta sul bordo a gambe aperte, offrendomi la sua fica spalancata.
«Leccamela, per favore! Fammi godere ancora!»
Mi son avvicinato ed ho preso a far scorrere la mia lingua lungo tutta la sua fessura. La introducevo, di tanto in tanto, nel suo foro, mentre lei si toccava le tette e pizzicava i capezzoli. Era sconvolta dal piacere.
«Porco, sei fantastico! Mi divori la fica e mi fai impazzire! Dai, che vengo! Amore, mi sta facendo godere!»
Luigi si è avvicinato per eseguire un primo piano; il suo cazzo era teso e duro. Paola ne ha approfittato per afferrarlo e metterselo in bocca, succhiandolo, mentre io gliela leccavo sempre più forte. Poi ha afferrato la mia testa e mi ha costretto a smettere.
«Esci dall'acqua e fottimi! Scopami! Sfondami tutta! Lo voglio tutto dentro questo cazzone stupendo!»
Ho obbedito. Si è messa a quattro zampe, ho avvicinato il mio cazzo allo spacco e l'ho inserito molto lentamente, sentendo il terribile calore del suo corpo sul mio membro. Sono scivolato piano, dentro di lei, che mi sembrava terribilmente stretta. L’ho sentita che si dilatava. Ho iniziato a pompare lentamente, poi, con una spinta più forte, gliel'ho infilato tutto dentro di lei. Questo l'ha fatta impazzire e l'ha fatta godere all'istante.
«Sì, così, fottimi forte! Distruggimi! Sfondami tutta! Guarda, amore, come mi spacca!»
Luigi si è avvicinato di nuovo e ne ha approfittato per mettere il suo cazzo nella bocca di Paola, che ha iniziato a succhiarlo selvaggiamente. Era troppo eccitato ed è venuto velocemente, riempiendole la bocca con il suo seme.
«Cazzo, sborro! Troia, bevilo tutto! Dai, Luigi, sfondamela questa troia!»
Ho preso a scoparla tenendola per i fianchi e, ad ogni affondo, il suo copro si inarcava per reggere la spinta; il suo seno ondeggiava oscenamente. Lui era impazzito e alternava foto a riprese, mentre lei delirava dal piacere.
«Amore, godo! Questo porco mi sta letteralmente sfondando! È il migliore di tutti i tuoi amici! Guarda come mi dilata e ti fa cornuto! Mi fa impazzire!»
L’ho pompata a lungo, facendole provare vari orgasmi. Abbiamo cambiato diverse posizioni e, alla fine, si è messa distesa supina sotto di me, facendosi ancora chiavare da me con colpi sempre più veloci. Ero al limite e le ho detto che stavo per venire. Lei mi ha inviato a sborrarle dentro.
«Sì, vieni! Riempimi tutta! Fallo senza paura, prendo contraccettivi e non ci son problemi. E tu, cornuto, guarda come mi riempie la fica del suo seme!»
L’ho pompata fin quando non ha raggiunto un ennesimo orgasmo e poi, quando ho sentito un'ondata di piacere travolgermi, le ho scaricato dentro un orgasmo come non avevo mai avuto prima di allora, riempiendole la fica con il mio seme.
Ho continuato a pomparla lentamente ancora un po', finché non ho smesso di sentire il mio piacere per l'orgasmo che avevo provato. Ho tirato fuori il mio cazzo da quella fica così oscenamente aperta ed ho visto uscire parte del mio sperma. Lei ha fatto scorrere le dita lungo la fessura, afferrando ciò che ne usciva e portandolo alla bocca per assaggiarlo.
«Buono! Molto buono! Dai, cornuto, fa il tuo dovere!»
Luigi si è avvicinato e l’ha leccata tutta, per ripulirla del mio seme. Lei, invece, mi ha preso il cazzo in bocca e l'ha leccato fino all’ultima stilla.
Abbiamo passato il resto del pomeriggio nudi a chiacchierare e mi hanno chiesto di restare a cena. Ho accettato e la notte abbiamo scopato ancora Paola ed io le ho anche fatto il culo. Da allora, regolarmente, due volte al mese, vado da loro o loro vengono da me per scopare insieme. L’ultima volta mi hanno messo al corrente di una sorpresa:
«Paola è finalmente incita!»
Io li ho guardati e loro, sorridendo, mi hanno tranquillizzato.
«Tranquillo! È nostro figlio! Nessuno ti chiederà mai gli alimenti!»
Quella sera ho scopato Paola con un piacere, ancor più intenso.
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1 year ago
baxi18, 55
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È la mia natura di cuckold.
Mi chiamo Sergio, ho 25 anni, sono di media statura, occhi e capelli neri, un fisico normalissimo ed una dotazione non esagerata, anzi, nella media. Da due anni sono fidanzato Paola, una bella ragazza di 22 anni. Alta quanto me, dagli occhi chiari, una quarta taglia di seno ed un culetto da favola, che sormonta due belle gambe lisce e ben tornite. Cira due mesi fa, in piena estate, siamo andati una settimana insieme al mare, in Sardegna. Un bel volo e poi, con un’auto presa a noleggio, abbiamo raggiunto il sud dell’isola. Preso possesso del nostro alloggio, siamo andati in spiaggia e subito io le ho fatto una proposta:
«Amore, perché non ti metti in topless?»
Lei mi ha guardato quasi infastidita.
«Ma sei matto? Mi vergogno: qui ci son tutti quelli del residence.»
Io però ero voglioso ed ho cercato di convincerla.
«Dai, solo per un po', per vedere quanto interesse riesci a suscitare.»
Conoscendo la vena esibizionista di Paola, cerco di sfruttarla. Alla fine lei ha ceduto e si è tolto il sopra del costume. Subito tre ragazzi, che erano nelle vicinanze, si son messi a fissarla, facendola eccitare. Io mi ero già eccitato appena ho visto che se l'era tolto ed ora, a vederla così desiderata mi ha travolto ancor di più. Lei se n'è accorta e mi ha chiesto se fossi contento.
«Ma non sei geloso?»
Io, in preda alla libidine, le ho sorriso.
«No, amore, a me non dà affatto fastidio! Anzi, la cosa mi eccita molto!»
Lei ha scosso il capo, aggiungendo:
«Sei un porco!»
Poi, stanchi del viaggio e tutto il resto, ce ne siamo andati al nostro alloggio, per organizzarci per la cena. Fatta una bella doccia, lei ha indossato una mini molto corta nera, con dei sandali con il tacco a zeppa, abbastanza alto da farle inarcare il suo bel culo; sopra aveva indossato un top giallo che copriva un reggiseno a fascia. Abbiamo iniziato a girare per il paese, alla ricerca di un posto per cenare, ma era pieno dappertutto. Quando siamo giunti in una pizzeria, il gestore ci ha detto che non aveva posto e, mentre uscivamo dal locale, ci hanno chiamato.
«Ehi, ragazzi, venite: qui c’è posto!»
Ci siamo girati e abbiamo riconosciuto i tre della spiaggia. Guardo Paola e ricevo un suo cenno d'assenso; cosi ci avviciniamo e loro ci fanno un po’ di posto. Subito mettono Paola in mezzo a due, mentre io mi ritrovo dall’altro lato, con il terzo.
Si presentano: Luca, Fabio e Carlo. Io sono con Carlo, mentre Paola è in mezzo a Luca e Fabio. La cena si rivela divertente. Essi sono tre amici che hanno appena finito l’università e si son presi un po’ di respiro. Fra una risata ed una birra, arriva il momento di andare a dormire, ma restiamo d’accordo con loro che ci si vede il giorno dopo, per andare con la nostra auto in giro a trovare spiagge meno affollate. Durante la serata ho notato che Paola spesso faceva dei movimenti un po’ strani ed ho ipotizzato che forse le toccavano le cosce. Infatti, più tardi, nella nostra camera, lei me lo ha confermato.
«Quei maiali mi palpavano le cosce. Ero sul punto di alzarmi e venir via, ma tu, non ti sei accorto di nulla? Domani non mi metto in topless, se ci sono anche loro.»
Io le ho sorriso ed ho messo una mano fra le cosce, trovandola bagnata.
«Sei eccitata! Allora non ti è dispiaciuto sentirti palpare!»
Lei mi è salita sopra e se lo è infilato dentro! Era un lago!
«Sei un porco! Certo che mi sono eccitata! Pero mi scoccia! A te non dà fastidio? Voglio dire: loro ci provano con me e tu te la ridi?»
Ho preso a scoparla forte e le ho detto che, al contrario, mi eccitava.
«Non mi dà fastidio, anzi mi eccita saperti desiderata e, chissà, anche scopata!»
È venuta subito! Si è distesa e me lo ha preso in bocca, gli son venuto in gola subito dopo. Ha ingoiato e poi mi ha baciato.
«Porco! Sei un porco ed anche un aspirante cornuto! Guarda che se mi provochi, io ci vado con loro e poi le corna te le ritrovi tu!»
Mi son sentito al settimo cielo! La mattina dopo, mentre facevamo colazione, sono arrivati i nostri amici e, insieme, siamo andati su una spiaggia che era piuttosto distante da tutte le altre. Giunti in quel posto, abbiamo notato che non c’era quasi nessuno. Dopo un poco, le ho suggerito di mettersi in topless e lei, anche se po’ riluttante, ha aderito. Luca era l’unico dei tre che non era andato a far il bagno e, quando l’ha vista, ha fatto due occhi da orco.
«Wow! Che spettacolo! Che tette! Sei un bel vedere!»
Il mio cazzo è diventato subito duro. Lei mi ha guardato ed ha scosso il capo, poi si è alzata e se n’è andata verso il mare, dove c’erano già Fabio e Carlo. Anche Luca l’ha seguita ed io mi godevo lo spettacolo nel vederla in acqua, con le tette in bella vista. I tre si sono avvicinati ed hanno preso a giocare con lei.
Facevano a gara per starle vicino e la toccavano. Lei fingeva di adirarsi, ma, quando è torna in spiaggia, aveva i capezzoli belli gonfi e duri: chiaro sintomo della sua eccitazione! Ci siamo messi ad asciugarci, quando, d'un tratto, una nuvola molto scura ha coperto il sole.
«Forse è meglio che ce ne torniamo, altrimenti ci becchiamo un forte temporale!»
Il suggerimento di Luca è stato subito accettato da tutti. Appena il tempo di avvicinarci alla macchina, che è venuto giù uno scroscio d’acqua, che ci ha inzuppati tutti. Rapidamente sono arrivato al nostro alloggio, che era il più vicino, e siamo entrati tutti dentro. Paola è andata a far la doccia, mentre noi tre ci siam fatti una birra. Luca mi ha detto che Paola era una gran bella scopata.
«Sei fortunato ad avere una bella fica come lei.»
Io li ho guardati tutti e poi, scherzando, gli ho chiesto:
«Ma voi davvero la scopereste Paola?»
Loro si son dati un'occhiata ed hanno annuito. Allora io gli ho detto che potevano farlo, sempre che lei fosse d'accordo. Appena è uscita dal bagno, io l’ho abbracciata e le ho avanzato una proposta.
«Amore, abbiamo l’occasione di far un gioco molto erotico con loro: facciamoli divertire un po’; mi pacerebbe che ti facessi scopare da loro!»
Lei mi ha guardato non troppo stupita, ma, per salvare un minimo di apparenze, ha protestato in maniera molto blanda.
«Farmi scopare da loro? Ma sei veramente un porco e anche cornuto! Scordatelo!»
Mentre parlava però, mi son messo dietro di lei ed ho preso ad accarezzarla dietro la nuca, che so esser una cosa che la manda subito in tilt.
«Dai, amore, poi ti facciamo un bel regalo tutti e tre!»
Lei ormai illanguidita dalla prospettiva di una bella scopata, ha dato un colpo di coda a me, facendomi impazzire.
«Ok, ma tu dovrai star a guardare! Se ti devo farti cornuto, tu, al massimo, ti seghi e basta!»
Mi è scoppiato il cazzo nei pantaloni!
«Ok, amore, è fantastico! Non vedo l’ora di vederti all’opera!»
Lei ha fatto un sorrisetto e poi se n'è di nuovo andata in bagno. Io son rimasto con loro e li ho istruiti a dovere.
«Ok, allora potrete farle di tutto! Voglio vedere come ve la scopate in tutti i modi possibili, culo compreso. Alla fine, però, le dovete sborrare in bocca. Io resterò qui a guardare come la tratterete da troia!»
Ho visto i loro occhi brillare di una luce sinistra, che, per un attimo, mi ha un po’ impensierito, ma si è subito dissolto. Paola è tonata e, immediatamente, Luca le ha messo il cazzo in bocca.
«Succhia, troia! Adesso ti facciamo capire cosa significa godere!»
Mentre lei succhiava, Fabio l’ha fatta mettere in ginocchio sul letto ed ha appoggiato il cazzo, da dietro, sulla fica, per poi penetrarla di colpo.
«Cazzo, questa vacca è già fradicia!»
Carlo che tra i tre era il più dotato, soprattutto in conferenza, è rimasto un po' in disparte a guardare e, quando Fabio si è ben posizionato, ha fatto girare e distendere Paola su di lui e, con calma, le è entrato in culo. Io intanto mi stavo segando, mentre quei due godevano della mia ragazza. Paola, ogni tanto, mi guardava con occhi colmi di malizia, mentre ora tutti e tre se la scopavano in ogni buco. La stavano sfondando ed hanno iniziato anche ad insultarmi.
«Guarda, cornuto! Guarda la tua ragazza come scopa con noi. Ti piace veder la tua ragazza chiavata? Adesso te la apriamo ben bene! Vedrai come te la troverai aperta. Bravo Carlo, che le hai aperto bene il culo. Adesso, però, lasciaci godere un po’ anche a noi! Vogliamo inculargliela anche noi, la ragazza!»
Così, a turno, tutti e tre se la sono inculata a fondo e, mentre la sfondavano, continuavano ad insultarmi. Io ci godevo da perfetto maiale.
«Cornuto, guarda come gode a farsi rompere il culo!»
Poi hanno chiesto a Paola se ci provava gusto.
«Ti piace farti fottere da noi? Godi? Ti fanno godere i nostri cazzi? Più di quello del cornuto? Rispondi puttana!»
Paola si è tolta il cazzo dalla bocca e ha risposto un languido "si".
Luca allora le ha schiaffeggiato i seni e l’ha esortata a parlare più forte.
«Parla più forte, troia! Fa sentire al cornuto quanto ti piace goderti i nostri cazzi!»
«Sì, mi piacciono tanto e me li sto godendo alla grande. Godo! Sì!»
Io mi stavo già segando furiosamente e, nel sentirla, quasi sborro all'istante. La vedevo in balia di quei tre che si chiavavano la mia Paola. Anche loro erano però vicini al piacere. Carlo li ha esortati a venire insieme.
«Ok, ragazzi, adesso le sborriamo tutti in bocca, e tu, cornuto, vieni qui davanti, cosi vedrai bene come se la ingoia tutta, la nostra crema!»
Paola si è messa in ginocchio davanti a loro, che, a giro, le hanno riempito la bocca di crema. Alla vista della bocca di Paola piena di sperma, non ho resistito e ne ho schizzato anch’io una gran quantità. Lei ha ingoiato e pulito i loro cazzi alla perfezione e, poi, anche il mio è finito nella sua bocca per la pulizia finale.
Quando si è alzata, mi ha baciato in bocca, facendomi sentire il sapore della loro sborra e poi, con un sorriso senz'altro sarcastico, ha decretato le nuove condizioni.
«Adesso sei contento, amore?»
Io le ho sorriso ed ho annuito; lei, allora, ha continuato.
«Bene, ne son felice, perché mi son davvero divertita e, da questo momento in poi, a questo gioco non ci rinuncio più!»
Io l’ho abbracciata, baciata e le ho risposto che ne ero molto felice; così per il resto della vacanza, loro se la son scopata in continuazione.
Poi, una volta tornati a casa, abbiamo iniziato a divertirci frequentando siti e locali per scambisti, anche se io resto sempre molto affascinato quando la vedo sfondata da più maschi: è la mia natura di cuckold che ha il sopravvento!
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1 year ago
baxi18, 55
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Accade tutto di venerdì – seconda parte
Il nostro incontro a tre, pianificato e attuato qualche tempo prima con la mia compagna Veronica, è stato sorprendente e fantastico. Ne parlavamo tra di noi ogni qual volta il sesso era argomento di conversazione.
Da allora, prima di riuscire ad organizzarne un altro è intercorso un po’ di tempo. Le difficoltà che la vita di tutti i giorni impone e, non ultimo, la difficoltà di individuare la persona adatta sono stati i principali impedimenti.
Avendo più tempo libero per via dei giorni di festa, siamo riusciti a programmarne uno tra Natale e Capodanno. Ci dicevamo che quello sarebbe stato il nostro reciproco regalo.
Il partner che Veronica ha individuato online e poi contattato per un incontro in presenza è molto bello ma soprattutto, come diceva sempre: “Deve essere ben fornito.”
Il suo nome è Omar, la sua carnagione è tendente all’olivastro, come molti uomini del meridione. È molto alto, circa un metro e novantuno ed è molto dotato. Lui, con palese orgoglio, afferma che è lungo 24 centimetri e non è possibile dubitarne viste le sue foto. In effetti, anche in presenza, la sua verga si è rivelata lunga e grossa, molto ben fatta, dura e nerboruta.
Prima dell’incontro Veronica era totalmente presa sia dalla bellezza sia dal suo pene ma, anche, se non soprattutto, era attratta dai suoi modi di relazionarsi con noi, pacati e garbati. Continuava a dire ogni volta che ne parlavamo: “Che bella persona che deve essere Omar, ho proprio voglia di conoscerlo meglio”.
Nel primo incontro a tre Veronica aveva voluto gestire tutto organizzando l’evento in modo maniacale, questa volta eravamo d’accordo nel non ipotizzare nulla e fare in modo che tutto si svolgesse spontaneamente.
Per conoscere meglio Omar ci siamo dati appuntamento in un bar del centro. Dopo l’imbarazzo iniziale che naturalmente si prova in queste occasioni, tutto si è svolto senza alcuna difficoltà, con cordialità e con molta soddisfazione da parte di tutti. In quella occasione, Veronica ha invitato Omar per una cena, indicando il sabato successivo come data, il dopo cena, come disse lei esplicitamente: “Sarebbe stato tutto da scoprire.”
Omar accettò ben volentieri, quindi, ci salutammo dandoci appuntamento per sabato.
Veronica per quella sera aveva preparato una cena a base di pesce, con abbondante vino bianco molto freddo.
L’abbigliamento che aveva pensato per la serata era estremamente sexy; la gonna di un bel rosso intenso, cortissima e molto aderente, metteva in mostra la sua bella figura, soprattutto la linea del lato B, molto apprezzata da tutti i maschietti che la incontravano. La camicetta bianca di seta lasciava intravedere tutto quello che c’era sotto, non avendo messo il reggiseno l’impatto visivo era veramente accattivante. Le calze autoreggenti e il perizoma che indossava completavano il suo abbigliamento. Indossava, inoltre, un paio di scarpe rosse con tacco alto che slanciavano la sua figura.
Quando Omar suonò alla porta all’orario convenuto, Veronica volle che andassi io ad accoglierlo, cosa che feci molto volentieri.
Ci accomodammo in salotto, gli offri un drink e iniziammo a conversare un po'. Scusandomi, gli chiesi l’origine del suo nome e lui, senza nessun imbarazzo mi rispose: “Omar è un nome di origine araba ed ebraica, lo ha scelto mio padre, il quale ha vissuto, lavorando per diversi anni nelle ambasciate italiane all’estero, sia in Israele e sia in Giordania”.
Lui mi spiegò, inoltre, di essere circonciso non per questioni religiose ma per un problema medico. Questa sua caratteristica fisica e il suo nome spesso conduce le sue partner a confondere la sua origine.
Dopo qualche minuto, fece il suo ingresso nella stanza Veronica. Era molto bella e sexy. Si sedette accanto a Omar sul divano e parlammo per un po’ come amici che si conoscevano da sempre. In effetti quell’imbarazzo che naturalmente si dovrebbe provare in situazioni del genere non si è manifestato, almeno per noi, forse per Omar le cose erano un po' diverse. Ma tutto svanì una volta seduti a tavola per la cena.
Infatti, Veronica ci invitò a sederci al tavolo già apparecchiato e iniziammo a cenare. Tutto prosegui in modo perfetto, il cibo era ottimo e il vino scorreva abbondantemente.
Dopo il dessert e qualche bicchierino di una buona grappa eravamo tutti alquanto alticci. La discussione, pertanto, divenne sempre più indirizzata al sesso.
Veronica, avendo sentito quanto Omar mi aveva detto circa l’essere circonciso volle fargli una domanda: “Caro, l’essere circonciso quindi avere la rimozione del prepuzio cosa comporta nel fare sesso? Un vantaggio o uno svantaggio?”
Lui, senza evidente imbarazzo e con dovizia di particolari le rispose: “Un pene circonciso è anatomicamente diverso da un pene al naturale. Il prepuzio, infatti, può contare circa mille terminazioni nervose, in buona parte sacrificate dal bisturi nel caso della circoncisione. La conseguenza più rilevate è l’esposizione del glande che può determinare una riduzione di sensibilità e il bisogno di maggiore stimolazione per raggiungere l’orgasmo, di questo te ne accorgerai sicuramente se ci sarà un seguito alla cena.”
Veronica, con un sorriso ammiccante, rispose con un cenno di consenso del capo.
Naturalmente, anche con l’aiuto dell’alcol, l’imbarazzo che queste situazioni potevano far insorgere, si dileguarono dopo esserci seduti di nuovo sul divano, le nostre mani e la nostre menti passarono all’azione.
Omar sbottonò la camicetta di Veronica e iniziò a palparle le tette ed a baciare e stuzzicarle i capezzoli.
Io, alzando per quanto possibile la gonna di Veronica, ho iniziato a stuzzicare il suo clitoride.
Lei si girò verso Omar e gli tirò giù la cerniera dei pantaloni e, entrando una mano dentro la patta, iniziò ad accarezzare il suo cazzo esclamando: “Caspita Omar, ma hai una verga meravigliosa, me ne compiaccio e lo voglio vedere fuori.”
Lui annuì con un cenno del capo.
Vidi Veronica avvicinarsi di più ad Omar, e con un movimento rapido, tirare fuori dagli slip la sua verga accarezzandola per farla diventare dura. Erano ora evidenti le sue fattezze e la sua condizione di circonciso.
Una volta ottenuta la sua attenzione, facendolo diventare già quasi completamente duro con la mano, si abbassò su quel grosso pezzo di carne e, con molta fatica, lo fece entrare nella sua bocca.
In effetti era un grosso attrezzo, dalle dimensioni veramente ragguardevoli, non so se di 24 centimetri ma sicuramente ci andava vicino.
Dopo alcuni minuti di preliminari, ci siamo trasferiti, per stare più comodi, nella stanza da letto.
Veronica ha iniziato a denudarsi, completata l’operazione, abbiamo iniziato noi due uomini a spogliarci e, poi ci siamo sdraiati sul letto accarezzandoci i cazzi per farceli diventare duri.
Veronica ci osservava e, lentamente, con il solo perizoma addosso, salì sul letto e si posizionò tra di noi.
Io le ho sfilato il perizoma e le ho iniziato a toccarle le labbra della figa e il suo clitoride mentre lui le leccava e succhiava le tette.
Mi sono chinato mentre la toccavo e togliendo l’attenzione dalla figa di Veronica ho iniziato a leccare la cappella di Omar.
Lui, un po’ sorpreso, chiese: “Cosa me pensi, ti va che il tuo compagno mi succhi il cazzo?”
E lei: “Mi piace molto, è molto sexy e mi eccita davvero.”
Era davvero eccitante avere il suo grosso cazzo in bocca. Mi sono spostato tra le sue gambe e ho invitato Veronica a unirsi a me. Noi due ci siamo scambiati il cazzo l’un l’altro, succhiandolo con tutte le nostre forze.
Veronica mi ha sorpreso perché è riuscita a prenderlo quasi per intero in bocca.
Ci siamo baciati con la punta del suo cazzo premuta contro entrambe le nostre labbra. Omar continuava a dire quanto fosse bello sentirci entrambi sopra.
Io leccavo l'asta mentre lei succhiava la cappella, poi invertivamo i ruoli ed io prendevo la cappella in bocca e la succhiavo e lei gli leccava l’asta e le palle.
Dopo un po’, ho lasciato sola Veronica nell’operazione e, girando intorno a lei, mi sono posizionato dietro e ho iniziato a scoparla mentre lei prendeva il cazzo di Omar in bocca.
Lei lo lavorava con una intensità pazzesca, lo succhiava e lo leccava, lo portava dentro e lo tirava fuori con rapidi movimenti maneggiando sempre la parte dell’asta che non riusciva ad ingoiare.
Io continuavo a pompare il mio cazzo dentro di lei, stavo quasi per venire ma volendo far godere prima Veronica, ho fermato il mio movimento e sono sceso sotto di lei per stuzzicare con la lingua il suo clitoride, ho anche infilato due dita dentro il suo buco del culo mentre lei continuava a lavorarsi con la bocca Omar.
Dopo non molto, sentii le sue membra vibrare per l’orgasmo e il suo ano contrarsi ritmicamente. Lei con un grido di piacere era venuta in modo molto rumoroso, evidentemente le era piaciuto tutto.
Anche se nelle discussioni fatte prima dell’incontro avevamo detto che tutto si sarebbe svolto senza programmare nulla ma lasciandoci condurre dalle situazioni, potevo vedere che Veronica era totalmente presa dal cazzo di Omar, quindi le ho suggerito di provarlo, di farsi scopare la figa.
Ovviamente a lei andava bene, e con un sorriso malizioso sul volto mi disse: “Se ti fa piacere proverò a prenderlo!!!” Quindi si posizionò in ginocchio sul letto alla pecorina per ricevere quell’enorme cazzo.
Omar non si è fatto pregare due volte, si è posizionato dietro di lei dicendo: “Ora ti farò provare l’ebrezza del piacere intenso, preparati che ti scopo alla grande.”
Con un movimento rapido ha infilato il suo cazzo nella figa di Veronica, il rumore che ha fatto questa operazione si è riverberato per tutta la stanza. I gridolini usciti dalla gola di Veronica confermavano sia il dolore patito ma, soprattutto, il piacere nel ricevere quel grosso membro dentro di lei.
Omar, con delicatezza lo fece scivolare lentamente dentro la sua figa prima di iniziare a cavalcarla con veemenza. Io mi godevo la vista da vicino sdraiato sotto Veronica, al contempo gli succhiavo le palle e gli leccavo il buco del culo.
Le ho chiesto: “Come va cara, tutto ok?”
Lei rispose con mezze parole tra gridolini e sospiri: “Si …. No …. Ahuuuurg … è veramente grosso e lungo ….. fa un po' male però le sensazioni che provo sono meravigliose.” Poi, rivolgendosi ad Omar disse: “Continua così fammi morire dal piacere con il tuo cazzo dentro di me.”
Io, a quel punto, mi sono alzato e mi sono posizionato davanti a Veronica in modo che lei potesse prendere il mio in bocca.
Veronica è letteralmente impazzita cavalcata da quel grosso cazzo, diceva ripetutamente: “Ahuuu!!! Omar sei meraviglioso, continua così, mi stai facendo impazzire. Impalami con il tuo cazzo e sfondami tutta.”
Dopo un po' Omar ha fatto girare Veronica nella posizione del missionario, le ha messo le gambe sulle sue spalle, ed ha fatto scivolare il suo pene dentro di lei e ha continuato a martellarla.
La sentivo urlare dal piacere e, all’improvviso, fremere per tutte le sua membra in un orgasmo molto violento e lungo. Più tardi mi disse che era venuta più volte quando Omar la montava. Per tutto il tempo della cavalcata Veronica mi ha succhiato, afferrandomi dalle chiappe e trascinandomi dentro di sé. Potevo vedere quell'enorme cazzo entrare nella sua figa per tutta la sua lunghezza, fino in fondo dentro di lei. Era davvero hot guardare pomparlo dentro e fuori.
Dalla intensità delle urla di godimento di Omar pensavo che avesse già raggiunto l’apice del piacere ed era pronto per spruzzare tutto il suo sperma, in realtà, non era così.
La sua resistenza era veramente sorprendente. Sicuramente era anche merito della circoncisione.
Dopo innumerevoli andare e vieni, ha estratto il suo pene dalla figa di Veronica e si è sdraiato di schiena sul letto chiedendogli di posizionare la sua figa in faccia per poterla leccare e gustare. Lei lo fece immediatamente.
Io e Veronica facevamo a turno a segare e a succhiare il cazzo di Omar. Potrei dire che Veronica era totalmente incantata dalle sue dimensioni, non riusciva a distogliere lo sguardo mentre menava e succhiava la grossa e lucida cappella.
Io mi sono avvicinato e ho messo il mio cazzo contro il suo e li ho uniti entrambi. Il confronto era del tutto improponibile. Veronica mi ha aiutato in questa mia operazione afferrando entrambi i cazzi tenendoli saldamente insieme, poi ha iniziato a leccarli e succhiarli passando dall'uno all'altro.
Le sensazioni che provavo erano così intense che non sono stato più in grado di trattenermi. Ho detto, con un gridolino: “Sto per venire, è tutto troppo forte non ce la faccio più!!!”
Veronica, tenendoci sempre insieme, mi disse: “Dai spruzza il tuo sperma sul cazzo di Omar.”
A quell’incitamento, e soprattutto per il movimento delle mani di Veronica, non sono più stato in grado di trattenere il mio orgasmo e mentre Omar leccava e succhiava la sua figa e il suo buco del culo, gli ho sparato tutto il mio seme. Una quantità ed una sensazione di piacere sicuramente più intensa del solito, continuavo a schizzare flotte di sperma.
Veronica, subito dopo, ha afferrato il cazzo di Omar ricoperto dal mio sperma e l'ha iniziato a succhiare con molta intensità. Lei lo ha pompato lungamente chiedendogli di venire nella sua bocca ma lui, imperterrito, riusciva a resiste.
A quel punto Omar disse a Veronica: “Se vuoi che io venga devi concedermi di più, permettimi di trapanarti il culo.”
Vidi sul volto di Veronica una espressione che andava dal lusingato al perplesso. Era in dubbio se accettare o meno. Prendere un cazzo così grosso le avrebbe procurato sicuramente molto dolore ma, allo stesso tempo, un piacere che fino ad allora non aveva mai provato.
Si girò verso di me e disse: “Cosa mi consigli di fare, il suo cazzo è impegnativo, devo accettare o meno?”
Non sapevo cosa dire e rimasi un attimo a pensare, poi le risposi: “Cara è una tua decisione, devi essere tu a dare o meno il consenso, in fondo il buco è tuo. Per quanto mi riguarda appoggerò ogni tua decisione.”
Dopo qualche secondo di riflessione, Veronica disse: “Certo che voglio farlo, quando mi capiterà di nuovo una possibilità del genere.”
Rivolgendosi a Omar: ”Per aiutarti a venire accetto la tua proposta, però, se per te va bene gestirò la prima fase.”
Omar acconsentì e, a quel punto, Veronica ha afferrato il suo cazzo e mettendosi a cavalcioni su di lui ha iniziato a provare a farlo entrare nel suo culo. Viste le dimensioni questa era una operazione alquanto complessa che ha richiesto del tempo, prima per lubrificare con del gel sia il buco che la verga, poi per allargare lentamente l’ano di Veronica.
La stessa, facendo queste operazioni, disse: “Dai Omar, io ti darò il mio buco del culo, tu fammi il dono del tuo sperma, vieni dentro di me.”
Con questa incitazione, alla fine, con una spinta più intensa da parte di Veronica, il cazzo di Omar è penetrato dentro di lei. Si è sentito un grido di dolore: “Hauggg!!! È enorme.“ e si è tirata indietro.
Omar, prendendo l’iniziativa, si misi dietro di lei che aveva fatto appoggiare sul bordo del letto, a quel punto il suo cazzo era perfettamente allineato con il buco del culo.
Veronica era ancora titubante, lui le disse: "Oooooh, non preoccuparti, non sei la prima donna con cui l’ho fatto, farò in modo di penetrarti con delicatezza, però poi lo metterò tutto dentro."
A quel punto ha messo la mano sinistra sulla sua natica e ha usato la mano destra per puntare la testa del cazzo verso il suo piccolo foro. Appena entrata in contatto carnale lui ha fatto un movimento in avanti, spingendo la verga. Il buco ha resistito ma lui ha continuato. Pian piano, il buco si allargò attorno alla testa del cazzo mentre spingeva ulteriormente, lei emise un forte gemito.
Questo movimento lento ma incisivo ha consentito di far entrare la cappella dentro l’ano di Veronica, poi, pian piano, l’intero pene fino in fondo per tutta l’asta. A quel punto, le sue natiche rotonde erano aderenti al bacino di Omar.
Il cazzo era così grande e il buco era così stretto che ad ogni movimento di Omar si sentiva un gemito di Veronica. Si sentiva il suo respiro pesante.
Dopo questa fase, Omar ha tirato fuori il suo cazzo lasciando dentro solo la cappella, stretta saldamente dal suo ano. Poi ha afferrato Veronica per i fianchi ed ha sbattuto dentro di lei tutto il suo cazzo. Le sue palle rimbalzavano sulle natiche rotonde con un rumore inconfondibile.
I precedenti gridolini di dolore mutarono sempre più in gridolini di piacere. Alla fine, lei urlava di piacere e la su eccitazione era evidentemente al massimo. Ad ogni penetrazione in profondità con il ritorno indietro erano contornati da gemiti di piacere di Veronica.
Omar, ritmando il suo movimento, ha iniziato a sbatterla prima velocemente poi lentamente, alternando i movimenti con alcuni secondi di fermo. Veronica lasciò crollare la parte superiore del corpo sul materasso, appoggiando la testa e tenendo il sedere in aria.
Omar continuò a fotterla per un lunghissimo tempo. La stanza era piena dei suoni delle palle che schiaffeggiavano il culo, del letto che scricchiolava sotto la spinta poderosa, dalle urla e dai grugniti di entrambi.
Lui è andato avanti in questo movimento per diversi minuti, molto più a lungo di quanto mi aspettassi, ma quando è arrivato all’orgasmo, avresti potuto sentirlo urlare dal piacere anche dall'altra parte della strada: “Aaaaaaahhhhhhh!!! Non mi sono trattenuto per nulla cara. Ti ho infilato il cazzo così in alto nel culo che le mie palle erano parzialmente dentro di te.” Disse Omar.
Il suo grido di piacere faceva comprendere come dopo tanto andare l’orgasmo finalmente era stato da lui raggiunto con estremo piacere.
Dopo aver goduto, lui si è fermato per assaporare tutte le sensazioni che quella condizione le provocava.
Veronica poiché era così stretto tra le sue pareti, poteva sentire il suo cazzo pulsare ancora, poteva sentire ogni schizzo di sperma che spruzzava dentro di lei. Era sicuramente il massimo che le fosse mai capitato.
Dopo aver finito, Omar si adagiò sulla schiena di Veronica lasciando il suo cazzo dentro di lei, con il suo sperma che iniziava a uscire fuori dalle viscere. Aveva gli occhi chiusi, avrebbe potuto semplicemente restare lì dietro di lei per molto tempo, e disse: "Mi sei piaciuta molto Veronica, il tuo culo era così stretto che ho avuto fortissime sensazioni, ho goduto alla grande, come è stato per te?"
Veronica gli rispose: "Oh mio Dio, è stato meraviglioso, sono tutta ancora un fremito."
Io l’ho guardata negli occhi e le ho sorriso dicendo: "Bene, credo che per tutti è stata meraviglioso questa serata”.
Omar uscendo il suo cazzo che lentamente si stava ammorbidendo si adagiò sul letto, Veronica si appoggiò con le tette sul suo petto ed io, per rilassarmi, mi sdraiai accanto loro.
Veronica, baciando Omar, continuò con le sue parole di apprezzamento, disse: “Che sensazione meravigliosa, mi hai scaricato il tuo seme dentro e pur avendolo tirando fuori la tua verga la sento come se fosse ancora dentro di me. Quando stavamo pianificando questo incontro non avrei mai immaginato di poter godere così intensamente, grazie per questo Omar.”
Ci eravamo divertiti davvero tutti e tre, sdraiati sul letto ci siamo rilassati. Siamo rimasti lì parlando per circa mezz'ora, poi ci siamo alzati e poco dopo lui si è rivestito e se n'è andato.
Io e Veronica abbiamo fatto la doccia e dopo ci siamo seduti sul divano del salone abbracciandoci.
Immaginavo che Veronica fosse venuta molte volte e, discutendo, continuavo a prenderla in giro per questo. Gli dicevo: “Da ora in poi, se non c’è Omar o un altro delle sue dimensioni, come farai? Sembravi totalmente estasiata dal suo corpo, dal tono e dal colore della sua pelle e da tutto il resto, come farai a godere di nuovo?”
Lei rispose a tono dicendomi: “La mia vagina e, soprattutto, il mio culo sono molto doloranti, probabilmente avrò difficoltà a camminare domani. Non voglio assolutamente un grosso cazzo del genere dentro di me regolarmente, è troppo impegnativo. Certo che il piacere provato durante l’intera serata mi piacerebbe riprovarlo, non certo domani o dopodomani, ne dovrà passare di tempo prima. Ovviamente mi piacerebbe mantenere i contatti con Omar, è proprio un bel tipo.”
Con un cenno del capo confermai la mia risposta positiva alla sua richiesta.
Nei giorni successivi, tutto ritornò alla routine di sempre, anche se l’idea di un nuovo incontro con Omar, con cui mantenemmo i contatti, veniva fuori ogni volta che facevamo sesso.
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1 year ago
Al2016,
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Che gran troia mia moglie!
Mi chiamo Alberto, 47 anni e da 22 sono sposato con Maria. Lei è una persona davvero dolce e simpatica, che piace a tutti. Abbiamo più o meno la stessa altezza, circa 1,80. Io capelli brizzolati e fisico leggermente in sovrappeso per la vita sedentaria, cui mi sottopone il mio lavoro da impiegato, mentre lei lavora come assistente sociale. Ha 45 anni, è mora di capelli, dagli occhi castani, ha una bocca con labbra abbastanza carnose ed il seno di una buona terza misura. Il ventre non è proprio piatto, perché anche lei ha un principio di pinguedine, ma, a mio avviso, la cosa la rende, se possibile, ancor più attraente. Il culo è abbastanza alto e sodo ed anche le cosce sono abbastanza snelle. Da circa cinque anni, abbiamo iniziato a fare qualche gioco trasgressivo con coppie conosciute in certi locali scambisti. All’inizio, per me è stata un po’ dura ad accettare il suo lato selvaggio e vizioso che, in certi momenti, la fa comportare da vera troia! Come ho scoperto in seguito, prima di iniziare questo nostro gioco, lei mi aveva già tradito all'inizio della nostra relazione e, da allora, si era data al piacere molte altre volte, a mia insaputa. Dopo questa presa d'atto, abbiamo iniziato a discutere sul tradimento e, per giorni, abbiamo intrapreso discussioni che sembrava non portare da nessuna parte. Io ero fermamente convinto che il sesso fatto di nascosto era puro e semplice tradimento, mentre lei sosteneva che quel tipo di sesso non era altro che un momento di svago, perché, in assenza del compagno, la donna era portata a lasciarsi andare con un’altra persona, purché, e questo era importante, avesse poi il coraggio di confessare al partner, l’avvenuta scappatella. Questa discussione si stava protraendo da alcuni giorni ed era ancora in atto, quando, per allentare un po' la tensione e svagarci, abbiamo deciso di andare in un locale da ballo, dove, in prevalenza, veniva eseguita musica allegra sui ritmi sudamericani. Ad entrambi piace molto questo genere di musica e, fra un ballo e l’altro, il discorso era di nuovo tornato sul fatto che, per me, una cosa fatta di nascosto, era da considerarsi tradimento, aggiungendo che quel tipo di divertimento sarebbe stato tale anche per me, se avessi potuto eccitarmi, fisicamente e mentalmente, nell'assistere alle sue chiavate. Al che, lei ribatteva:
«Invece credo che, se mi vedessi scopare con un altro, ci resteresti male; son certa che la tua gelosia ti farà andare fuori di testa. Perciò ritengo e sostengo che è molto meglio farlo a tua insaputa.»
Io, per niente d'accordo su quel suo modo di vedere, ho scosso il capo, continuando a sostenere la mia versione sul tradimento. Per l’ennesima volta la discussione era in perfetto stallo, così lei, quasi per sfidarmi, mi disse che mi avrebbe dimostrata la fondatezza del suo assunto: si sarebbe fatta chiavare da un altro sotto i miei occhi, certa che ne avrei sofferto.
Io, allora, le ho ribadito che, se voleva, poteva benissimo provarcisi e lei non si è persa d’animo. Si è guardata intorno e mi ha detto:
"Va bene: adesso trovo chi mi scopa e tu starai lì a vedere".
Ho sollevato il bicchiere del drink e, con quel gesto, le ho indicato la pista da ballo, invitandola a darsi da fare. In effetti la sala da ballo era gremita da tanti bei ragazzi, giovani e ben vestiti e, soprattutto, pieni di fascino. Ce n’erano per tutti i gusti e, offrire a mia moglie la possibilità di mischiarsi tra loro, era un chiaro invito a provarci con una splendida Milf. Quando ha iniziato a ballare, almeno due ragazzi le si sono avvicinati ed hanno iniziato a ballare e chiacchierare con lei. Potevo vederla flirtare, ridere e divertirsi; di tanto in tanto mi guardava negli occhi e ci limitavamo a scambiarci sorrisi. Ammetto che, in quel momento, si manifestava, dentro di me, una vera e propria tempesta di sensazioni. Fingevo indifferenza, ma, in realtà, ero roso dalla gelosia e, nel contempo, dal basso ventre cresceva prepotente la mia erezione. Dopo un’oretta, lei è tornata al tavolo seguita da tre ragazzi, dall’età apparente di una trentina di anni. Loro mi hanno guardato incuriositi e lei me li ha presentati, dicendo che ero un amico che l'aveva accompagnata a ballare. I tre si sono presentati. Il più alto, Michele, la teneva stretta per un fianco e, dall’altro lato, c’era Luigi, che dei tre era quello più basso, mentre ancora l’altro, Luca, sembrava quello dei tre più silenzioso. Dopo aver bevuto un po’, lei è tornata in pista insieme a loro. Vedevo che ballavano stando intorno a lei e, a turno, le si strofinavano da dietro, palpandole sedere e cosce. Quella scena, così oscenamente erotica, stranamente ha fatto svaporare la mia gelosia, facendo subentrare in me una strana eccitazione che, in qualche modo, mi faceva presagire quale sarebbe stato lo sviluppo della serata. Poco dopo la mezzanotte, mi ha riferito che alcuni di quei ragazzi ed un paio di ragazze, stavano andando a un'altra festa privata e lei avrebbe voluto andarci. Naturalmente non ho trovato nulla da obiettare, così lei è salita in auto con tutti e tre. Io, in silenzio, ho seguito il convoglio di macchine fino alla residenza privata, dove si stava svolgendo il partouze. La casa era una bella costruzione posta nel mezzo di un discreto parco e munita di una bella piscina. La festa era in corso nel seminterrato, che si apriva sul cortile, dove musica e liquori abbondavano in un clima sereno ma dall'atmosfera sensuale,
Le luci erano basse e le persone erano impegnate a conversare o sfrenarsi in divertenti balli di gruppo. Erano tutti molto giovani ed io mi son sentito un po' fuori posto, così mi son sistemato all’interno della casa e da lì potevo vedere mia moglie che era vicino al buffet ed appariva molto rilassata, mentre parlava con Michele e Luigi. Intanto io sorseggiavo il mio drink e li osservavo in silenzio. Michele era quello più intraprendente: la teneva stretta per il fianco e spesso le parlava molto da vicino all’orecchio; lei ne rideva, segno evidente che le venivano dette cose piuttosto carine. Dopo un po', sono stato avvicinato da una coppia di ragazze ed abbiamo iniziato a parlare: erano incuriosite per la presenza di uno più grande della massa dei presenti. Io ci ho scherzato un po', dicendo che, in realtà, ero addetto alla sorveglianza e loro, dopo un attimo di esitazione, hanno capito che scherzavo ed abbiamo preso a ridere. Quando mi giro, non vedo più mia moglie. All'inizio ho pensato che fosse andata in bagno, poi, dopo altri cinque minuti, ho pensato che avesse preferito far un giro nel parco. Dopo altri dieci minuti, mi son preoccupato ed ho deciso di fare una breve passeggiata, per vedere se riuscivo a trovarla. Sono uscito nel parco, ma tutto quello che ho visto erano alcune persone a mollo in piscina e, con mio grande stupore, ho potuto notare che erano nudi. Una ragazza mi ha invitato ad unirmi a loro, ma ho gentilmente rifiutato. Ero intenzionato a scovare mia moglie, per informarla di cosa stava accadendo all'esterno. Son rientrato e son salito dal seminterrato al piano di sopra, dove c'erano diverse persone nel soggiorno che non si preoccupavano a farsi vedere mentre si baciavano o si accarezzavano con passione. Mi sembrava sempre più intrigante quella festa. Mi son guardato intorno, cercando di capire dove poteva essersi rintanata mia moglie, quando ho visto Luca che è uscito da una dalle stanze sul retro; ho deciso di dar un'occhiata veloce. Ho seguito un corridoio e, mentre lo percorrevo, potevo sentire dei gemiti provenire dalle varie stanze: una porta si è aperta ed ho visto un gruppo di persone nude, su un letto; mi sono ritrovato con un'enorme erezione, che mi ha portato a chiedermi, ancora più insistentemente, dove potesse trovarsi mia moglie.
Ho continuato a camminare lungo il corridoio, fino all'ultima stanza; è stato allora che ho sentito un suono familiare: era mia moglie che rideva, mi son subito rilassato nel sentirla, perché, in fondo, doveva star bene. Quando sono arrivato alla porta, l'ho trovata semiaperta ed ho preso a guardar dentro con discrezione. Quello che ho visto mi ha stravolto: mia moglie era in ginocchio, completamente nuda, con Michele e Luigi anch'essi nudi, di fronte a lei. Non mi ha visto, perché era troppo occupata a succhiare cazzi duri ad entrambi i ragazzi. Per un attimo la mia gelosia è schizzata al massimo.
Ho avvertito forte il desiderio di irrompere dentro e fermarla, ma, nello stesso istante, ho provato un’eccitazione incredibile: mi piaceva vederla così troia e questo mi ha bloccato. Ero affascinato da ciò che vedevo; mentre la guardavo ho potuto notare con quanto vigore e passione, stesse succhiando cazzi e palle di quei due. Un altro ragazzo, che non avevo scorto prima, mi è passato accanto per entrare nella stanza; quando è entrato, si è voltato e mi ha chiesto se volessi entrare.
«Entra pure! Se vuoi approfittare, non ci son problemi! Questa troia si è già fatta due ragazzi insieme!»
Gli ho sorriso e ho declinato l’invito, dicendo che, per ora, mi piaceva limitarmi ad osservare. Ho di nuovo ho rivolto la mia attenzione su mia moglie. Ora Michele la stava inculando, mentre lei continuava a succhiare il cazzo di Luigi. Il nuovo ragazzo ha iniziato a massaggiarle il seno e, alla fine, ciascuno ha avuto il suo momento per scoparsela. Lei godeva come una pazza ed io avevo il cazzo durissimo. Luigi l’ha fatta girare e si è messo le sue gambe sulle spalle, mentre la penetrava con il suo cazzo: lei godeva e urlava forte il suo piacere.
«Sì, vengo! Ancora: vengo, dai, più forte! Bellissimo! Vengo!»
Lui l’ha scopata come un mantice e, dopo averla fatta godere, essendo anche lui pronto a venire, balzò in piedi e le sborrò su tutto il seno.
«Troia, vengo! Ti ricopro tutta! Che troia!»
Gli altri ragazzi? Dopo averla scopata, entrambi si sono alternati, venendole in bocca e, la maggior parte di quegli spruzzi, li ha ingoiati. Nel farlo, si è voltata ed i nostri sguardi si sono incrociati. Mi ha rivolto un malizioso sorriso ed è tornata a succhiare il cazzo di un ragazzo. E' stato allora che mi son reso conto di avere il cazzo in mano e che mi stavo masturbando per lei, che dimostrava quanto fosse provocante il suo esser troia. Sempre tenendo lo sguardo su di lei, mi son avvicinato, ci siamo guardati per un istante: lei mi ha afferrato il cazzo e se lo è portato alla bocca; ha ingoiato anche la mia crema, mentre tutti ci guardano, senza capire.
Una volta andati via, in auto ci siamo chiariti.
«Ero certa che mi avresti trovata e desideravo ardentemente che vedessi con i tuoi occhi quanto fossi troia al pensiero di metter le corna. Sei più contento? Adesso hai capito che a me piace scopare fino allo stremo delle forze? Con te sto bene, ma, ogni tanto, devo sfogare la mia attitudine a far la troia: mi piace farmi dei maschi secondo il momento ed il gradimento, ma, nel contempo, temevo di ferirti nel renderti consapevole che, al fianco, hai una zoccola senza pari. Se non mi vuoi più, se non ti vado più bene, posso capirlo e accettarlo. Ora mi rimetto a quella che sarà la tua decisone.»
Le ho sorriso, l'ho abbracciata e baciata con rinnovata passione.
«Non ci sono problemi. Mi vai benissimo così. In fondo avevamo ragione entrambi: è vero, ho sentito un forte sentimento di gelosia, ma quando ti ho vista godere, la mia eccitazione è salita a livelli altissimi, Perciò, dopo questa esperienza, puoi scopare con chiunque e quando vuoi, ma, quando lo farai, fammelo sapere, affinché io possa guardarti, mentre sei intenta a far la troia!»
Mi ha baciato e, da allora, la nostra vita è diventata ancor più ricca di sensazioni ed emozioni.
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1 year ago
baxi18, 55
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una notte di follia.
Mi chiamo Jessica, ho 36 anni e sono sposata con Marco, che ne ha sei più di me. Sono alta m. 1,70, occhi marroni, capelli neri e lisci, seno di una bella terza. Ho avuto due gravidanze, ma, nonostante ciò, ho conservato un bel ventre piatto, un bel culo a mandolino e delle cosce lunghe e snelle. Come ho detto, sono madre di due meravigliose creature, che adoro ed amo più della mia vita. Con mio marito, da tempo, ho scoperto il piacere di sentirmi libera di scopare con i maschi che lui stesso seleziona di volta in volta. Non è che fra noi le cose vadano male, anzi, fila tutto liscio, ma io sono una femmina che ha bisogno di emozioni forti, di sentirmi troia e allora lui, di tanto in tanto, mi concede la libertà di scopare con maschi che, però, seleziona lui. A me questo va benissimo, perché poi mi ritrovo a dover solo vivere l’avventura di una notte per poi, all’alba, tornare da lui che mi accoglie a braccia aperte e mi scopa con vigore raddoppiato. Trovo la cosa infinitamente bella, perché mi piace che lui mi scopi dopo che ho goduto come una maiala con un altro: la scopata con lui, di ritorno, dalle porcate è qualche cosa di sconvolgente. Questo week-end mi ha solo detto: vai in un determinato posto, trovi una camera a tuo nome e lì ci saranno due maschi che ti scoperanno a loro piacere per tutta la notte. Inutile dire quanta eccitazione mi ha creato questa situazione. Io non sapevo chi erano loro e loro non sapevano che ero la moglie di Marco. È questa la regola del gioco, nessuna domanda. Solo sesso a sfinire e basta; poi, ciao e ognuno per la sua strada. Mi son preparata accuratamente. Il cornuto non lascia nulla al caso, tutto deve esser perfetto, ogni singolo dettaglio, dall’abbigliamento alla parrucca nera, al nome, sì, anche quello cambia, io divento Genny. Mi ha fatto indossare una gonna nera di pelle a metà coscia, con sotto delle autoreggenti con pizzo a balza alta. Stivaletti alla caviglia, dal tacco 12. Sopra un reggiseno quasi invisibile e camicetta bianca di seta. Giacca che arriva precisa al bordo della gonna. Trucco un po’ marcato, da puttana, e via. Ho inserito la posizione sul navigatore e, dopo un'ora di autostrada, son giunta nei pressi di un motel. Erano le 22.30. Ho chiesto la chiave e son entrata. Dopo due minuti, mi hanno raggiunto due maschi sulla cinquantina e, subito, abbiamo iniziato a scopare. Poche parole e molti fatti. Dotati di cazzi abbastanza lunghi, ma di ottimo spessore, per due ore mi hanno posseduto insieme o singolarmente, fin quando, sfinita li ho pregati di darmi un attimo di respiro. Avevo già avuto innumerevoli orgasmi e loro erano venuti solo una volta. Sfinita mi sono assopita. Ad un tratto, sono stata svegliata dal movimento di uno dei due che si è alzato ed è andato in bagno. Questo fatto ha destato dal sonno anche l'altro uomo che condivideva il letto con me. Lui mi ha sorriso, poi mi ha abbracciato ed ha di nuovo infialo il suo cazzo dentro di me. Mi era già venuto dentro, prima della pausa ed ora teneva ancora il suo cazzo nella mia fica, mentre ci baciavamo con passione. Mi ha pompato ancora, fin quando non ho avuto un ennesimo orgasmo. Abbiamo proseguito a baciarci finché il suo cazzo, lentamente, non è scivolato fuori dalla mia fica slabbrata. Nell’aria della camera era forte l'odore di sesso che aleggiava a causa dello sperma fresco, che fuorusciva dalla mia fica.
«Sei una fantastica scopata! Marco aveva ragione nel dirci che ci saremmo divertiti.»
Poi senza aggiungere altro, si allontanò da me e ha lasciato il letto per andare in bagno. Ho tenuto le cosce aperte: mi piaceva sentir lo sperma scivolare lungo la fessura del culo fino a bagnare il letto; avevo la vagina aperta e slabbrata per due intense ore di sesso molto soddisfacente. Mi son girata di lato ed ho visto che l'altro uomo, tornato nella stanza, si avvicinava al letto. Aveva assistito alla monta ed ora si accarezzava il cazzo, mentre aspettava il suo turno per tornare a scoparmi. Una volta vicino, mi ha sorriso e mi ha guardato per carpire qualche mio cenno che lo autorizzasse a tornare a scoparmi. Si è seduto sul letto, mi ha abbracciato e io ho aperto di più le gambe, per accoglierlo dentro di me. Ero di nuovo in calore.
«Scopami più forte! Adesso sei tu che devi farmi godere: devi scoparmi la fica con la stessa forza con cui mi ha chiavato il tuo amico.»
Lui mi ha sorriso con una strana luce di cupidigia negli occhi.
«Sta certa che adesso si ricomincia e, ti assicuro che, ne prenderai di cazzo!»
Le sue parole hanno riacceso i miei sensi. Ho sentito colare dalla mia ostrica di tutto: il mio piacere, misto alla loro sborra! Ero un lago! Ora ero sveglia ed essi erano rivitalizzati dalla pausa, pronti a folleggiare e, a mia volta, mi sentivo più che pronta a soddisfarli di nuovo. Ho afferrato con la mano il suo sesso durissimo e l’ho imboccato allo spacco; lui con una spinta decisa mi è entrato tutto dentro, fino alla radice. Ho sentito le sue palle sbattere sulle mie chiappe ed ho avuto subito un altro orgasmo.
«Sì, porco, fottimi! Sei un toro? Allora montami come una vacca!»
Ha preso a pomparmi con un ritmo da macchinetta automatica. Colpi lunghi e spinti fin in fondo. La mia fica era ripiena di sperma, già aperta dal cazzo precedente, anch'esso di notevole spessore e il suo cazzo mi ha riempito tutto d'un colpo.
Ero consapevole che mi avrebbe riservato una lunga e dura scopata. La mia supposizione si è rivelata esatta. Mi ha scopato duramente per diversi minuti, prima di posizionarmi alla pecorina, montandomi da dietro ancora a lungo, prima di finire con una ulteriore sgorgata di crema in fica. Scivolata in avanti e sfilatami dal cazzo ancora duro, è così che mi ha trovato il suo compagno, tornato dal bagno già eccitato ad averci visto scopare; mi ha trascinata fino al bordo del letto in modo da poter prendere in bocca il suo cazzo semiduro. Appoggiata su un gomito, la mia bocca era all'altezza giusta perché lui potesse stare accanto al letto, fino a raggiungere un'erezione completa. Con una mano tra i miei capelli mi teneva ferma la testa, mentre il cazzo cominciava ad ingrossarsi tra le mie labbra. L’altro si è avvicinato e, insieme, hanno ripreso a masturbarmi, titillandomi il clitoride. Con una mano sulla mia coscia, mi ha allargato di più le gambe, poi altre dita si sono unite e io ho ripreso a godere. Scopata in bocca, mentre le dita si spingevano su per la mia figa, mi ha fatto urlare dal piacere. Si son alternati fra le mie labbra, fin quando entrambi non hanno raggiunto di nuovo una certa consistenza. Contemporaneamente hanno continuato a eccitarmi, giocando sia fra le cosce, torturandomi il clitoride, che impastando i seni, pizzicandomi i capezzoli duri e poi, scivolando in basso, fino ad arrivare di nuovo a sondare la fica. Soddisfatti per come li avevo di nuovo fatti tornare duri, mi hanno posseduto ancora in doppia, sia in fica che in culo. Li ho sentiti entrare lentamente insieme e mi hanno dilatato al massimo. Sono venuta in continuazione fin quando, sfinita, li ho pregati di sborrare.
«Adesso voglio sentire che mi riempite tutta. Dovete venirmi dentro! Voglio sentire il vostro calore dentro i miei buchi.»
Si son guardati un attimo e poi, uno dopo l’altro, mi hanno inondato culo e fica. Stremati, si son distesi di lato a me. Dopo essermi goduta l’ondata di calore che mi ha invaso in ogni dove, mi son alzata, vestita e li ho salutati con un bacio. Con loro il gioco era finito ed ero proiettata verso un altro desiderio: tornare a casa, dal mio cornuto, che impaziente mi aspettava. Ho viaggiato veloce e, dopo meno di un'ora, entravo in casa. Lui mi ha subito abbracciata e baciata, io mi son tolta la parrucca e Genny è svanita, sono tornata Jessica. Lui mi ha preso in braccio, mi ha adagiato sul letto e, in un attimo, ero nuda a gambe aperte per lui, che mi ha guardato estasiato.
«Scopami! Adesso che ti ho fatto le corna, mi devi far godere tu! Sei il mio uomo e mi devi leccare per sentire il sapore dei maschi chi mi hanno montato, poi mi devi far godere come solo tu sei capace di fare. Con loro ho scopato, ho goduto, ma non sono affatto soddisfatta: questo riesco a farlo solo con te, che mi possiedi mentre senti come mi hanno dilatato i buchi, usandomi a loro piacimento. Solo tu sei capace di appagarmi, perché solo tu mi conosci e sai come voglio esser trattata a letto.»
Mi ha leccato facendomi eccitare all’istante. Sentire la sua lingua fra le pieghe della mia ostrica gonfia e tumefatta, ha, come per magia, cancellato tutta la stanchezza accumulata nella notte con loro. Adesso ero pronta a godere con lui e mi son lasciata andare. Quando è affondato dentro di me e mi ha scopato come un toro impazzito, ho avuto un orgasmo devastante, unico ed intenso. Sentivo il mio corpo vibrare sotto i suoi colpi, era lui, mio marito, che, imperterrito, mi pompava con sempre più vigore, per infine esplodere dentro di me, con il suo carico di sborra, che ha come lavato quella degli altri maschi. Sono venuta, ho goduto e l’ho stretto a me. Lui si è messo di lato ed io ho chiuso gli occhi.
Fuori albeggiava, Genny era sparita. Jessica era venuta ed aveva goduto. La notte di follie era finita. Ho chiuso gli occhi e mi sono addormentata.
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1 year ago
baxi18, 55
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Surprise
Dopo l'esperienza che all'inizio sembrava forzata , il rapporto con la mia partner ha preso una piega totalmente differente dagli anni vissuti insieme! ad entrambi ci capitava di osservare con occhi diversi la nostra relazione ; coesi sempre, ma con un segreto condiviso che ci portava a vivere la sessualità in maniera completamente diversa. Ci ritrovavamo a scopare come mai avevamo fatto prima. Forse a tutti e due mentre lo facevamo , tornavano nella mente le immagini e le sensazioni vissute quella notte in cui mettemmo tra di noi una terza persona. Nessuno dei due però aveva il coraggio di riproporla apertamente . Lei perchè nonostante avesse sempre sostenuto di non essere capace di fare sesso oltre che con me ed io perchè mi ero ritrovato a provar piacere nel veder scopare la mia donna e anche ad avere il membro di un altro uomo vicino alla mia bocca. Venne il giorno.....dell'allucinante sorpresa. La mia donna crea fasce per i capelli. Una sera di quest'estate si avvicina una bellissima ragazza al suo banchetto che chiede di poterla provare. Inutile dire che la pelle abbronzata e la schiena scoperta da i suoi capelli raccolti dalla fascia indossata aveva attirato la mia attenzione. Aveva una gonna talmente corta che sarebbe bastato che si sedesse per capire di che colore fossero le sue mutande. Ad un certo punto la ragazza si volta e tra la folla dei passanti chiama a se con gesto amorevole quello che doveva essere il suo ragazzo. Riconosco il suo viso e bastano poche parole per riconoscere il tono delle nostre voci anche a lui. Ma quant'è piccolo il mondo!!!! E cosi dopo neanche 4 mesi ci ritroviamo senza volerlo di fronte alla persona che aveva cambiato il nostro modo di vivere la sessualità di coppia. E ora?? Anche lui all'inizio sorpreso e imbarazzato in poco tempo è riuscito a trovare argomenti che potessero tenerli a lungo li nella scelta della fascia da acquistare per la propria donna. Battuta dopo battuta si è creata una simpatica alchimia tra noi e la coppia che avevamo di fronte....chissà perchè!!!! avevamo di fronte il ragazzo con cui avevamo goduto e la sua splendida ragazza che forse non conosceva la sua doppia vita. Come giocarsi questa fortuna? a me già venivano in mente scene promiscue , ma soprattutto la voglia di scoparmi la sua donna. Convinto di parlare di questo con lui, trovai la scusa allora di lasciare sole le ragazze nella scelta e di allontanarmi , facendomi accompagnare dal ragazzo . Spinti da un istinto primordiale , Immediatamente svoltammo l'angolo e salimmo le scale della nostra casa poco distante dal luogo del lavoro. Aprii la porta e appena dentro lui si abbassò i pantaloni mostrandomi il suo cazzo che non avevo dimenticato. Mi disse che aveva una voglia matta di riaverci entrambi e per l'ennesima volta mi chiese di succhiarglielo. Non trovai nessuna motivo per dire di no alla sua richiesta anzi mi parve un'occasione di complicità che mai avrei immaginato potesse accadere. L'unica cosa che gli dissi prima di abbassarmi è che avrei voluto scoparmi la sua donna. Lui disse che sarebbe piaciuto anche a lui e che avrebbe fatto di tutto per farlo accadere. Mi ritrovai in un attimo a leccare la sua cappella lucida. Non l'avevo mai fatto, ma mi piacque tantissimo in quel momento. Ci misi due minuti a farlo sborrare . Mi venne addosso una quantità infinita di sperma. Il suo cazzo nonostante tutto, come ricordavo bene non perse l'erezione e allora continuai fino a quando non sentii di nuovo le sue pulsioni. Questa volta mi venne in bocca con assurdo piacere anche da parte mia. Prima di andare mi sbottonò i pantaloni e mi succhiò anch'esso il mio cazzo .Con enorme piacere gli sborrai addosso tutto quello che avevo nelle palle in un attimo. Ci lavammo quindi velocemente e tornammo dalle nostre ragazze che nel mentre sembravano diventate già amiche. Rimanemmo insieme ancora e i due ci chiesero se a fine lavoro volessimo berci qualcosa con loro.....ma il resto di questa splendida sorpresa che la vita ci ha offerto lo scriverò la prossima volta
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1 year ago
centomila,
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Scambio di ruoli
Sono Marco, lui di coppia che da tempo gioca piacevolmente a vivere momenti di profonda libidine con la propria moglie L'intesa ha raggiunto un buon livello grazie a tante piccole cose, oltre alla nostra volontà di tenere sempre vivo il nostro rapporto ed il desiderio di godere di momenti in cui possiamo prenderci la libertà di trasgredire; insomma si tratta di tante piccole cose che fanno della mia unione con Jessica, mia moglie, un momento di vita estremamente piacevole. Quella che voglio raccontarvi è una condizione che si è venuta a creare in questi ultimi tempi, da quando, cioè, abbiamo fatto la conoscenza di una persona che per noi è diventata punto di riferimento e fonte di intenso piacere. Max è una persona matura che abbiamo conosciuto tramite una chat su un sito, dove avevamo creato un profilo come coppia scambista. Fin da subito, si è rivelata la sua capacità di coinvolgere mia moglie in certe situazioni, che l'hanno portata a momenti di forte piacere. Lui vive distante dalle nostre zone, ma ciononostante, tramite chat è riuscito ad eliminare quella specie di torpore che stava rodendo il nostro rapporto. Lui è riuscito a coinvolgere la mente di mia moglie in tante piccole situazioni che, chattando con lui durante l'intero arco della giornata, la tengono in uno stato di eccitazione decisamente alto al punto che, quando la sera torna a casa, mentre aspetta il mio ritorno con i bimbi, spende ancora circa 20 minuti del suo tempo, a chattare con lui. Inutile aggiungere che quel suo stato di eccitazione sale così a livelli tali da procurarle un orgasmo ogni volta sempre intenso e liberatorio.
Quando rientro con i bimbi, mentre mi dà il bacio di benvenuto, passa la mano intrisa dei suoi umori sulla mia faccia, facendomi percepire il profumo del piacere che ha provato a chattare con Max. Quest'uomo riesce per davvero a scopare la mente di mia moglie in maniera così potente ed intensa, al punto che è necessario sfogare quell’eccitazione a letto, fra noi due, con vigorose chiavate, dove lei mi racconta tutte le porcate che lui le ha fatto immaginare durante l'arco della giornata. La coinvolge rappresentandole condizioni, all'apparenza, semplici e banali, ma che provocano in mia moglie una tensione erotica senza limiti, che la travolgono tanto, cosa che non succedeva più da tempo. Una banalità fra tante? In questo periodo, con il clima rinfrescato per l'arrivo dell'autunno, al posto della minigonna, sotto cui, da tempo, le ha impedito di indossare l'intimo, lui le ha suggerito di far uso di jeans, affinché la cucitura al cavallo riuscisse a procurarle una costante sollecitazione sul clitoride.
Va da sé che con una stimolazione di quel tipo, la sua eccitazione è quotidianamente sollecitata, se poi ci aggiungiamo anche il fatto che lui, durante la giornata, chattando con lei, le fa immaginare di vivere situazioni erotiche molto forti, Jessica è, spesso e volentieri, costretta ad andare in bagno a masturbarsi. Alle volte riesce a mantenere un livello di eccitazione così alto, che, una volta tornata a casa, non può far a meno di infilarsi due dita nella fica e godere, mordendo le labbra per non urlare a squarciagola. Il bello è che, anche da parte mia, c'è interazione con lui quasi quotidianamente e così abbiamo modo di confrontarci, mentre lui mi mette al corrente su tutto ciò che sta facendo vivere a mia moglie o che le proporrà di fare, per farla eccitare ancor più fino a ridurla nella condizione che, la sera, a letto, noi due ci sfoghiamo con travolgenti scopate. Questa settimana, grazie alla disponibilità dei miei suoceri, cui possiamo affidare i figli, abbiamo ipotizzato di trascorrere una serata in un club prive', perché Jessica ha proprio voglia di fottere, di sentirsi al centro dell'attenzione di più maschi e di godere nel sentirsi desiderata e posseduta fino allo stremo delle forze. È chiaro che con una simile prospettiva, per tutta la settimana Max non ha fatto altro che far salire sempre più il livello di eccitazione di mia moglie, facendole immaginare situazioni incredibili che saranno vissute sabato sera insieme a me. Mia moglie è una femmina che sicuramente non passa inosservata, grazie alla sua conturbante bellezza, e la prospettiva di ritrovarsi, come già detto, questo sabato in un club prive', fa sì che in Jessica, di giorno in giorno, aumenti l'eccitazione. Naturalmente è merito anche di Max se ha mantenuto quel livello di eccitazione, coltivandolo ogni giorno sempre più, ma il venerdì sera è salita alle stelle. Come? Suggerendoci una particolare situazione, cui non avevo pensato, ma che mi ha veramente stravolto ed eccitato all'istante, quando me l'ha proposta. È stato lui stesso a suggerire a Jessica questo gioco che avrebbe visto come protagonisti me, lei e lui: in buona sostanza ci ha proposto uno scambio di ruoli. Per un attimo non mi era stato chiaro a cosa si riferisse, ma, quando mi ha spiegato dettagliatamente cosa aveva in mente, ammetto che ho avuto un'erezione istantanea: il gioco proposto da Max era qualcosa di effettivamente intrigante.
Lui ci proponeva, di fatto, che questa sera, ognuno di noi avrebbe dovuto interpretare un ruolo diverso da quello solito e cioè: io, Marco, marito di Jessica, e Max, il nostro amico bull. Nello scambio di ruoli, io diventerei il bull, che porta fuori a cena e poi al club prive' Jessica, facendole indossare una parrucca nera a caschetto, mentre Jessica diventerebbe Genny. Max prenderà il mio posto in casa e diventerà il cornuto, che mi ha affidato la sua giovane mogliettina, affinché io, per una sera, la faccia divertire a far la troia. Questo gioco ci avrebbe permesso di goderci la serata esattamente come era stata programmata, ma interpretando, e vivendo le situazioni, in maniera diversa. Fino a che Jessica sarà dentro casa, sarà mia moglie ed io, anziché esser Marco, suo marito, sarò Max, il marito maturo che concede alla moglie di uscire con Marco, un giovane bull di quarant'anni, che le ha promesso di farla divertire. Max resterà a casa e sarà il cornuto che aspetta la moglie che è andata a farsi montare ed a godere con un giovane bull da lei scelto. Quando Jessica uscirà dalla nostra casa e, insieme, saremo usciti dal cancello, io che comunque sono in sua compagnia, non sarò più Marco, il marito, ma diventerò Marco, il bull che porta la troia alla monta, perché a casa sarà restato Max. Si tratta di un'esperienza non nuova per me, perché mia moglie era già uscita con un singolo, mentre io ero rimasto a casa a prendermi cura dei figli. Devo dire che è stata una notte incredibile per entrambi, ma questa nuova idea, proposta da Max, se da principio mi era sembrata poco interessante, quando ne ho capito per bene in cosa consistesse, mi son sentito subito fortemente coinvolto. Finalmente avrei potuto a vivere l’esperienza da bull, che porta fuori una moglie, a farla divertire come una troia, dopo aver vissuto e provato quella di essere Marco il cornuto che l’aspetta a casa.
Naturalmente, alla sola proposizione di questa novità, a Jessica si è subito bagnata la fica. Per entrambi è stato qualcosa di sconvolgente per come questo gioco ci ha coinvolti, trasformando una giornata già di per sé elettrizzante, in un'uscita serale trasgressiva, resa ancor più intrigante da questo scambio di ruoli. Al solo pensiero che io, per stasera, non sarò il marito di Jessica, ma Marco il bull che la porta a fare la puttana in giro per locali, mentre Max, per la prima volta, non sarà il bull che ha sempre fatto impazzire mia moglie in questi ultimi tempi, facendola godere anche solo ad immaginare situazioni che lui è stato capace di crearle nella fantasia, ma prenderà il mio posto di cornuto rimasto a casa ad aspettarla, mi fa eccitare tantissimo! Lei, poi, quando si è sentita proporre di cambiare la sua personalità, da moglie calda e vogliosa, a quella di Genny, una troia scatenata, con la voglia di godere con un giovane maschio, ha subito sbrodolato. Tutto questo ci ha portato a livelli di eccitazione tale, che i minuti son diventati ore e le ore sono diventati giorni, facendo sembrare che il tempo non passasse mai. Poi, finalmente, eccoci a sabato. Venerdì sera, ho avuto modo di parlare con Max per più di un'ora riguardo a questo progetto e ammetto che, insieme, abbiamo concordato tante cose. Abbiamo programmato come si dovrà svolgere la serata, di come io dovrò comportarmi come bull di mia moglie, di come dovrò farla godere, creando varie situazioni, prima in strada, poi al ristorante ed anche all'interno del club prive': insomma dovrò far in modo che lei ricavi il massimo del piacere dalla trasgressione. Mi è piaciuto da morire interagire con lui nel parlare di Jessica, e lui mi diceva semplicemente: voglio che tu, domani sera, le fai questo, fai provare a mia moglie quest’altro; oppure le farai fare quello; desidero che tu esibisca mia moglie in questo modo, oppure... eccetera, eccetera.
Parlava di Jessica come se stesse parlando realmente con il bull, che la doveva portare a scopare. Mi è piaciuto anche il semplice immedesimarmi in questo ruolo, che lui mi ha assegnato e non vedo l'ora che arrivi il momento per realizzare tutte le cose concordate. È stato interessante anche il fatto che, proponendogli a mia volta particolari situazioni, lui le abbia, non solo accettate, ma mi ha pregato di farle davvero vivere a sua moglie, cioè Jessica, trasformata in Genny. Poi ha aggiunto un'ultima cosa: mi ha chiesto, e vi assicuro che mi son eccitato da matti al solo sentirla, che, quando saremo rientrati in casa e lei si sarà tolta la parrucca, tornando ad esser Jessica, mia moglie, ed io Marco, suo marito, dovrò scoparla in piedi, all'istante, come avevo fatto la volta precedente quando era tornata, dopo esser stata una notte intera a farsi sbattere da un singolo.
In quel preciso momento, Max tornerà ad esser Max, io tornerò ad esser Marco, il cornuto, e Jessica tornerà ad esser mia moglie, la puttana che è stata in giro per tutta la notte a farsi chiavare da questo o da quello.
Alle 19.30, inizia la nostra recita.
Max.
Sono disteso sul letto e guardo Jessica, mia moglie, che si sta preparando per vivere la sua serata MOLTO trasgressiva. Avverto dentro sensazioni molto contrastanti: da un lato sento il morso della gelosia, ma subito però l’eccitazione ha il sopravvento: l’orgoglio di avere una donna così bella al mio fianco, mi fa impazzire di piacere. Sono consapevole che una tale bellezza non può esser appannaggio di un solo uomo: lei è uno spirito libero, deve volare, altrimenti si incupisce e, lentamente, muore. No, adesso deve volare e posarsi di... cazzo in cazzo... e godere del piacere che gliene deriverà. Se penso che, solo il mese scorso era spenta, annoiata e quasi priva di verve, mentre ora ha ritrovato lo spirito che l’ha sempre animata e di cui mi sono innamorato. Eccola, mentre indossa le autoreggenti che fasciano le cosce lunghe e tornite, poi il reggicalze, la mini gonna di pelle nera che non copre nulla. Sopra il bustino di pelle che, a mala pena, riesce a contenere la sua terza misura di seno ed i capezzoli sfregano conto la cucitura dell’esiguo indumento e si gonfiano, duri, irti, e le provocano altro piacere. Fra poco indosserà la parrucca nera e, allora, la metamorfosi sarà completa: Jessica, mia moglie, lascerà il posto a Genny, la troia!
Genny.
Sono inquieta. Ho un lago fra le cosce. È una situazione ancora più incredibile di quella che mi ero immaginata.
Da una settimana aspetto questa sera per godermi la mia uscita, come l'ha organizzata mio marito. Lo adoro, è l’uomo più dolce del mondo, mi ama e vuole che io, questa sera, mi diverta con un bull che lui stesso ha contattato ed ha messo in piedi tutta questa situazione. Hanno in mente di farmi impazzire e, da quello che ho capito, ci riusciranno benissimo. Da giorni chatto con questo bull e mi è sembrato una persona affidabile. Mio marito lo ha conosciuto e si fida ciecamente, altrimenti non mi manderebbe da sola. Sono eccitata e, se mi tocco, vengo all’istante, ma non lo faccio; voglio restare carica. È disteso sul letto, mi osserva e già questo mi eccita. Voglio esser una persona diversa, mi voglio estraniare da tutti i pensieri, i problemi e le remore per godermi al massimo questa serata che promette scintille. Adesso indosso la mia parrucca nera e Jessica, la moglie, lascerà il posto a Genny, la troia. Al solo pensiero già vengo!
Marco.
Sono un po’ pensieroso, voglio far bella figura con questa coppia perché il lui mi ha contattato ed ho capito quello che vuole: una serata in cui sua moglie goda, in tutti i modi possibili. Ho chattato tutta la settimana con lei e l’ho sentita molto carica; poi ho incontrato lui, che mi ha subito fatto sentire a mio agio. Abbiamo programmato ogni cosa nei minimi dettagli e, grazie alla mia esperienza, son certo che lei avrà la sua serata trasgressiva, indimenticabile! Ho visto le foto ed è una figa pazzesca! È talmente bella che quasi non ci credo, ma di una cosa son sicuro: la farò godere come una maiala!
Puntuale mi presento davanti al cancello di casa sua, lui mi aprirà ed io mi avvicinerò, lei salirà a bordo e poi via, verso la notte di piacere.
Max.
È pronta. Si sta truccando pesantemente, come le ho chiesto. Non deve aver remore nel sembrare puttana, perché è quello che voglio che sia. Si gira verso di me, mi sorride ed io annuisco, orgoglioso della sua bellezza. Mi manda un bacio e indossa la parrucca: la metamorfosi è completa.
Genny.
Mi preparo con cura e adotto un trucco pesante. Mi guardo allo specchio e mi sembra proprio di vedere una troia. Guardo mio marito e sento di amarlo ancora di più perché è così generoso con me: gli mando un bacio, che ricambia, poi indosso la parrucca e subito mi sento un’altra. Ora è Genny che lo guarda, il cornuto si avvicina e mi mette a pecora senza tanti convenevoli. Mi infila il gioiello nel culo e son pronta. Esco e salgo a bordo della macchina del bull; mi ritrovo davanti un bel ragazzo e, già questo, mi soddisfa.
Max.
La vedo uscire e salire velocemente con Marco. Ora per me inizia la lunga attesa e son consapevole che sarà davvero lunga. Avevo pensato di unirmi a loro, ma lei non si sarebbe lasciata andare, mentre io voglio che questa sera sia davvero unica per lei, libera di osare. Lui mi manda un messaggio e mi ringrazia.
«Max siamo in macchina e partiamo... a dopo!»
Leggo e sento che da ora sarà sua, mentre io aspetterò questi messaggi, che saranno come oro. Gli rispondo.
«Il gioco inizia adesso. Tienimi sempre informato e sul
progetto che sai CALCA LA MANO! Deve provare di più di quello che ha già provato, solo cosi sarò contento.»
Lui replica contento.
«Stai tranquillo è una troiona da paura! Cazzo che gnoccona tua moglie!»
Marco.
Appena salita, son rimasto davvero basito. Mi aspettavo una bella donna con i capelli castani e lunghi e, invece, mi trovo una mora con i capelli a caschetto con delle cosce favolose. Cazzo! È vestita in maniera da sembrar nuda! Ho il cazzo a mille! Lungo la statale decido di giocarci un po'. Mi fermo ad un piccolo bar e le ordino di andar dentro a prendermi una bottiglietta d'acqua. Lei scende con calma, entra e subito suscita l’interesse dei presenti. La troia ci gode e si diverte a piegarsi quel tanto da mostrare il culo; è lì che vedo che il cornuto le ha infilato un gioiello nel culo! Cazzo! Gioca con loro e poi se ne esce con calma. Mando un messaggio al cornuto.
«Tua moglie questa sera è spettacolare! Al primo autogrill lungo l’autostrada me lo faccio succhiare subito un po’.»
Mi risponde subito, segno che era in attesa spasmodica.
«Bravo! Ricordati che non voglio nessun riguardo!
Più la tratti pesante e più ni eccito. Sapere che sono un cornuto mi sconvolge!»
Genny.
Appena salita in auto, il bull mi ha messo in chiaro due cose: "tu, questa sera,
farai tutto quello che voglio io! Inoltre, tieni sempre le cosce aperte".
Ha subito infilato delle dita nella mia figa e l’ha trovata ben fradicia.
«Accidenti! Sei già calda? Ma non temere, provvederò a scaldarti ancora di più!»
Marco.
Cazzo, è bollente! Questa qui, stasera, ha davvero voglia di tanti cazzi ed io mi voglio proprio divertire. La porto ad un ristorante cinese in zona e, quando entro, noto che suscita l’interesse dei presenti per il suo abbigliamento osé. È incredibile con quanta disinvoltura si muove nel locale, consapevole di attirare l’attenzione di tutti. Seduti, consumiamo un pasto abbastanza veloce. Sotto al tavolo la masturbo di continuo. Lei gode, ma io mi fermo solo quando la sento pronta all’orgasmo. Impazzisce e mi supplica di farla godere.
«Dai, non ti fermare, che sto per venire! No, cazzo, così mi uccidi?!»
La guardo e mi rendo conto che è al limite. Usciamo dal locale, ma è un po’ presto per la discoteca, quindi mi invento un altro gioco. Mi fermo ad un grosso distributore, dove, nel piazzale, ci sono una ventina di tir allineati. Arrivo, do un colpo di clacson per attirar l’attenzione e poi la faccio scendere, così da mostrarla ai camionisti che, fin da subito, si rendono conto che lei si sta esibendo per loro. Si leva subito un frastuono di clacson, mentre i fari la illuminano da ogni angolazione. Ci gioco molto a farla metter piegata appoggiarla al cofano della vettura, le appoggio il cazzo sul culo e lei, sbrodola in continuazione. È vogliosa e ben carica, quindi mando un ultimo messaggio al cornuto e via al locale.
«Tutto alla grande! Sosta in autostrada, ristorante, ed ora stiamo partendo dal piazzale di camionisti, dove ha sfilato per riempire di libidine gli occhi di tutti quei maschi che la ammiravano. Fra un po’, andiamo al locale posto a circa sei minuti da qui. Stasera tua moglie è una troia fantastica.»
Lui, contento. mi dà l'ulteriore conferma che è quello che vuole.
«Bene mi raccomando vai giù peso. Nessuna indecisione!»
Max.
Ora mi rilasso relativamente. Adesso appoggio il cellulare e smetto di guardare, tanto, dentro al locale, non è consentito di usarlo e, quindi, è inutile aspettare: bisogna che il tempo passi. Da quello che mi ha detto, credo che Genny si stia davvero divertendo.
Genny.
Sono a mille, cazzo! Mi ha sconvolta nel ristorante, poi mi ha esibito in un parcheggio dove, ammetto, mi son eccitata come una maiala: avere tutti gli sguardi su di me è stato elettrizzante! Mi ha fatto godere, senza nemmeno toccarmi! Appena ho sentito il suo cazzone appoggiato al culo, son venuta! È pazzesca la serata che sto vivendo!
Marco.
Adesso si gioca, Già all’ingresso, è stata subito notata e molti maschi si sono avvicinati, chiedendole il nome e lei ha risposto a tutti: sono Genny. Poi abbiamo preso posto un po' al bar; lì, seduta su uno sgabello alto, si è mostrata oscenamente a tutti e questo, ho notato, le piaceva da matti. Ho salutato alcuni singoli che mi conoscono e che so esser molto validi. Conto sudi loro per farla divertire. La faccio salire in pista e lei balla, giocando a fare la puttanella; le viene naturale e questo aumenta sia la nostra libidine che il desiderio di chi la guarda. La vedo fremere e, quindi, decido di darle un primo assaggio. La conduco nella zona prive' e la invito ad entrare in una stanza con le grate, cosicché da fuori possano osservarci nelle evoluzioni erotiche cui presto si sottoporrà. Con noi faccio entrare un giovane singolo, che ci ha seguirti fin dal nostro ingresso nel locale. Una volta entrato, se la trova lì, seduta sul letto, a gambe aperte.
«Dai, falla godere cosi, sotto gli occhi di tutti, che devono vederla chiavare come piace a lei.»
A lui la proposta sembra un sogno e subito si mette a leccarla, facendola godere molto; poi, dopo una decina di minuti, gli passo un preservativo e gli ordino di chiavarla. È bravo, si impegna al massimo e la fa godere bene. Soddisfatto, la scopo pure io, mentre lei prende a succhiare i cazzi che le vengono offerti attraverso le grate, senza, però, farli venire. Non è ancora il momento: quello dell'eiaculazione sarà più in là, nel momento clou della serata. Dopo questa iniziale sua performance, la riconduco nel salone. Voglio che sia il più possibile al centro dell’attenzione di tutti. È troppo eccitata nel sentirsi desiderata e voglio che quel suo stato perduri ancora un po'. Appena esposta, viene subito affiancata da due singoli, di cui conosco le virtù; così, senza perder tempo, ritorniamo nella zona prive', seguiti da uno stuolo di maschi, che la toccano e palpano dappertutto. Ovvio che tutte queste attenzioni la facciano eccitare ancor di più. Una volta in camera, la fanno godere molto e poi la scopiamo a lungo, ricorrendo anche al threesome. Lei è in piena estasi ed io mi diverto al pensiero che presto le farò una sorpresa concordata con il cornuto.
Dopo questo altro momento di sfrenata lussuria, la faccio riposare non senza continuare ad esibirla ancora nel salone. Recupero il mio zainetto al cui interno ho delle piccole sorprese. La conduco ancora nei vari corridoi per farla palpare ancora e poi la chiudo dentro una stanza. Per prima cosa, le metto un collare e, già questo, la fa emozionare, poi le lego le mani e la bendo. Sentirsi così, costretta alle mie voglie, la sconvolge; quando le assesto una prima frustata sulla natica, ha quasi un orgasmo. Da lì è tutto un susseguirsi di situazioni in cui vengono coinvolti altri singoli, che la scopano a sfinire, mentre insisto a frustarla e scoparla anch'io, fino allo stremo totale. Usciamo dal locale, che sono le 4:30. L’ho fatta scopare e godere all'impazzata; le ho fatto percepire i brividi donati dalla frusta per tutta la serata. Ha accolto dentro di sé, oltre al mio cazzo, anche quello di altri sei maschi, che l’hanno chiavata a bestia. Appena in auto, crolla sfinita, mentre io mando un messaggio al cornuto.
«Usciti dal locale alle 4.30. Lei sfinita. Serata da urlo delirio puro al locale tua moglie ha dato il meglio di sé. Complimenti!»
Max.
Sento il bip del messaggio e leggo. Sono compiaciuto da quello che leggo. Appena torna, la scoperò a morte.
Genny.
Esco dal locale sfinita. Mi ha fatto godere in tanti modi, ma la frusta mi ha sconvolto. Sentirmi sottomessa alla sua volontà, bendata ed impotente, con lui che mi colpiva sia le natiche che i capezzoli, mentre vari cazzi di singoli mi sfondavano da sotto, mi ha letteralmente mandato fuori di testa. È stata una bellissima esperienza. Mi addormento e lui mi sveglia allorché siamo davanti casa mia. Entro e mi trovo fra le braccia di mio marito. Adesso lui mi vuole e io non mi sottraggo, ma lui, dopo avermi baciato, mi solleva di peso e mi adagia a letto. Lo guardo, mi sorride e mi dice che è tutto a posto: domani ne parliamo.
Max.
Appena è arrivata l’ho vista stremata: la voglio, ma non così. Adesso deve riposare e più tardi sarà mia: la troverò ancora ben aperta e sfondata, quindi, non è il caso di aver fretta. Nell’istante in cui lei si è tolta la parrucca, io son ridiventato Marco, suo marito e lei Jessica, la mia dolce troia.
Max se n’è andato con il sorgere del sole. Lo scambio di ruoli è finito. È stata una bellissima notte per tutti e tre, ma per noi, e in particolare per lei, è stata un'avventura indimenticabile!
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1 year ago
baxi18, 55
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Accade tutto di venerdì
Veronica e io (Alberto) conviviamo da circa cinque anni. In questo lungo periodo abbiamo sperimentato molte “posizioni” e “situazioni” nel fare sesso, tutte normali attività a letto per una coppia. Spesso, durate i rapporti, fantastichiamo su incontri di sesso con altre coppie o singole. Fantasie che ci hanno condotto a curiosare su un sito web per adulti con la speranza di renderle reali. Come nuovi membri del sito siamo stati sommersi di risposte alla nostra richiesta di una coppia o di una donna che si unissero a noi, ma abbiamo scoperto, dopo rapidi contatti, che la maggior parte non rientravano nei nostri parametri. Una sera, mentre Veronica stava guardando le foto di altri membri per curiosare, ha aperto il profilo di un ragazzo della nostra stessa città. Le sue foto lo mostravano piuttosto attraente e con un corpo tonico. Una foto ritraeva, in primo piano, il suo cazzo. Sembrava enorme, ben definito e molto nerboruto, lungo sicuramente più di 20 - 22 centimetri.
"Non prenderesti in considerazione una cosa a tre con un altro uomo?" chiese Veronica.
"Non ne sono sicuro, ti piacerebbe? Il suo profilo dice che è bisex, tu sei sicura che ti vada bene?" Risposi.
Tutte le nostre fantasie avevano coinvolto solo coppie o donne, e solo queste ultime facevano sesso tra di loro, la bisessualità tra maschi non era mai emersa.
"Guarda il suo cazzo però, non ti ecciterebbe succhiarlo prima che lui mi scopi?" Veronica si stava massaggiando tra le gambe mentre diceva questo e io non potevo nascondere la mia erezione. "Lo faresti, vero? Sei bicurioso, vero?"
Non ne avevamo mai parlato prima di quella sera, quando Veronica me lo chiese direttamente.
Mentre guardavo la foto immaginavo come sarebbe stato prendere il suo cazzo in bocca e scopare con forza Veronica. Nei miei sogni di sesso, avevo immaginato un coito con un partner maschile, come credo tutti i maschietti.
Per quella sera, il sito web è stato messo da parte e siamo finiti a letto a fare sesso.
Durante la scopata, però, la mia mente vagava oltre, non potevo credere che Veronica avesse nutrito pensieri come questi per così tanto tempo senza condividerli con me. Lei aveva descritto puntualmente cosa le sarebbe piaciuto fare: “guardarmi lavorare il cazzo di un ragazzo fino a quando non si contraeva e spruzzava sperma denso sulla mia lingua e in gola”. Con questo pensiero in testa ho sperimentato uno degli orgasmi più intensi che avevo provato fino ad allora.
Dopo il sesso ci addormentammo entrambi e quanto detto quella sera non fu ripreso finché, dopo qualche giorno, Veronica mentre oziavamo sul divano, sollevò di nuovo l'argomento chiedendomi se avessi pensato a ciò di cui avevamo parlato alcune sere prima.
Dopo averci pensato un attimo, le ho risposto che, per quanto mi riguardava, avrebbe potuto contattare il ragazzo, magari inviandogli anche alcune foto di entrambi e vedere come sarebbero andate le cose.
Veronica fece proprio come le avevo suggerito e nei giorni successivi si scambiarono numerose e-mail con il ragazzo, il suo nome era Giuseppe. Sembrava davvero desideroso di incontrarci pertanto si scambiarono i numeri dei cellulare per avere un contatto diretto. Nelle diverse discussioni, presentandosi, ci ha detto che aveva una ragazza, quest’ultima non era a conoscenza della sua bisessualità e che, nel caso di un incontro, non aveva la disponibilità per ospitare ma preferiva essere ospitato.
Veronica, senza avvisarmi, nell’ultima conversazione avuta con Giuseppe, lo ha invitato a casa nostra per il venerdì sera successivo. Rimasi colpito e compiaciuto dall’intraprendenza di Veronica.
Nei giorni successivi, prima del venerdì dell’incontro, abbiamo fatto del sesso fantastico al pensiero del nostro prossimo incontro. Durate il sesso, Veronica ha continuato a parlare di lei mentre veniva scopata da entrambi o io che la guardavo mentre veniva presa da Giuseppe. In quello che dicevamo non c'era alcun richiamo ai discorsi fatti in precedenza. Ero segretamente sollevato perché, sebbene il pensiero mi eccitasse, non ero ancora sicuro di volerlo sperimentare un rapporto bisex.
Arrivò il giorno e Veronica si preparò, era stupenda; i suoi capelli castani lunghi fino alle spalle pettinati alla perfezione, il suo trucco impeccabile e vestita con un abito corto nero con calze a rete autoreggenti e tacchi alti le davano un aspetto sexy ma non volgare.
Mentre si preparava, mi raccontò il suo piano per la sera. Voleva che per prima cosa bevessimo qualche drink per rilassarci e fare conoscenza, lei e Giuseppe sul divano mentre io stavo seduto davanti loro. Avrebbe flirtato con lui e avrebbe iniziato a pomiciare, baciandolo e toccandolo ma senza fare sesso. Una volta che le cose si sarebbero surriscaldate, voleva andare nella nostra stanza e legarmi al letto, così avrei dovuto vedere il loro fare sesso finché non avessero deciso di farmi far parte alla scopata.
"Ti ricorderai di usare la protezione?" Le chiesi.
"Certo, tesoro, si tratta di sesso, di stuzzicarti e poi unirmi a te in modo che voi due possiate usare insieme la tua donna come una troia in calore" rispose, baciandomi sulle labbra.
All’ora prestabilita Giuseppe suonò puntuale al nostro campanello. Veronica, senza esitare, andò ad aprire e con un saluto molto cordiale fece accomodare in casa Giuseppe. Era bello nella vita reale anche di più che nelle fotografie, eravamo entrambi sollevati per questo.
La serata è iniziata come Veronica aveva previsto, dopo il rito delle presentazioni e gli sguardi incrociati di compiacimento per quello che vedevamo, ci siamo accomodati in salotto. Veronica ha preparato dei drink e abbiamo iniziato a fare conoscenza chiacchierando un po’. Dopo poco. Giuseppe e Veronica hanno iniziato ad avvicinarsi e a toccarsi, lentamente hanno cominciato a baciarsi ma, come promesso, quando Giuseppe è diventato più intraprendente, Veronica lo ha fermato, dicendogli di attendere.
"Seguitemi, è ora di andare nella stanza da letto" disse, “li staremo più comodi e poi ho delle idee che penso di realizzare”. Quindi ci condusse in camera.
Una volta dentro, con un tono perentorio, mi ha ordinato di spogliarmi nudo e di sdraiarmi sul letto. Giuseppe osservava incuriosito la scena. Dopo mi legò con due bandane i polsi alla testiera e disse: "Buona visione, tesoro, guarda la tua donna mentre si fa riempire la fica dal grosso cazzo di Giuseppe."
La mia verga scattò sull'attenti mentre lei parlava, e dopo poco li vidi insieme nei preliminari di rito; Veronica era particolarmente eccitata. Tutto ciò a cui riuscivo a pensare guardandoli era come questo stallone stava facendo godere la mia bellissima donna, a casa mia, la cosa mi eccitava moltissimo.
Veronica, dopo aver denudato Giuseppe ed aver accarezzato il suo enorme cazzo, ha iniziato a spogliarsi lentamente creando una scenografia da far eccitare chiunque la guardasse.
Una volta completamente nuda, dopo aver fatto sdraiare Giuseppe sul letto, le montò sopra iniziando a massaggiare il suo pene con le tette. Sono stati necessari pochi minuti di massaggio e il cazzo di Giuseppe era completamente in erezione e duro come la roccia, quella specie di sega spagnola aveva ottenuto il risultato desiderato.
Era evidente dai gemiti di Giuseppe che il “massaggio” era stato molto apprezzato.
Veronica, pian piano, continuando a salire su di lui, ha posizionato la sua figa, già umida dei suoi umori, sulla sua faccia chiedendogli di stuzzicare il clitoride.
Giuseppe non si è fatto pregare due volte e, a quel punto, i “gemiti” di piacere di Veronica si potevano sentire per tutta la casa. La sua eccitazione era evidente e, dopo non molto, con un vibrante fremito delle sue membra, lei raggiunse l’orgasmo.
“Uuuugh! Giuseppe mi hai fatto morire dal piacere con la tua lingua, ora tocca a me farlo a te” Detto questo Veronica scesa pian piano sul suo corpo, leccando e succhiando ogni singola parte fino ad arrivare al suo pene.
Non avevo mai visto così eccitata Veronica, si dimenava su quel cazzo come mai aveva fatto con me. Pur essendo di dimensioni notevoli, se lo infilava in bocca quasi per intero, succhiandolo con un rumore che faceva comprendere l’intensità dell’operazione. Leccava per intero la sua asta e poi la immergeva completamente nella sua bocca fino alla gola emettendo suoni gutturali che facevano comprendere quanto fosse dentro di lei. Giuseppe apprezzava così tanto la sua azione che la incitava a piena voce fino a quando, con un sussulto, ha raggiunto l’orgasmo spruzzando il suo caldo seme dentro la mia Veronica. Lei non se ne perdette una goccia continuando a leccare la sua asta fino a ripulirla interamente.
Da quello che ho visto e sentito, credo che Veronica sia venuta un’altra volta in sintonia con i gemiti di Giuseppe, sicuramente mentre le riempiva la bocca e la gola con lo sperma.
Veronica con il volto arrossato dalla fatica appena fatta sorrideva con un sorriso perverso e disse: “Ora ti voglio dentro, nella mia figa, Giuseppe scopami ti prego!!!”.
Girandosi verso di me, mi disse: "Giuseppe sarà pronto di nuovo tra un secondo, ci penserò io". Veronica si inginocchiò vicino a me, di fronte alla testiera, con la sua figa tutta bagnata rivolta verso Giuseppe.
Lui a quel punto si posizionò dietro di lei e con un rapido movimento infilò il suo enorme cazzo, già di nuovo quasi completamente in tiro, dentro la sua figa umida. Vidi Veronica sobbalzare per la consistenza del pene che penetrava nella sua figa ma, rimasi sbalordito, dai lamenti di piacere che lei emetteva senza nessuna indicazione di dolore, era evidente che il piacere che lei provava era sicuramente molto intenso. Giuseppe la stava montando con intensità, le sue palle battevano sul suo di dietro violentemente e il rumore che si diffondeva per la stanza era inequivocabile.
Sentivo Veronica ansimare dal piacere e, allo stesso tempo, le parole di compiacimento di Giuseppe e il rumore dei suoi colpi dentro la sua figa. Alternava rapidi movimenti e brevi pause, stava arando ben bene la figa della mia donna.
Dopo un tempo lunghissimo, con un grugnito di piacere, Giuseppe riempiva di nuovo Veronica con il suo sperma, questa volta dentro la figa.
La stanza era piena degli odori dei due amanti, Veronica alzandosi in piedi sul letto si avvicinò a me ancora evidentemente eccitata.
"Ho una confessione da farti," ha detto, "Il suo cazzo non assomiglia a niente che abbia mai preso, ho voluto sentirlo senza preservativo, se non vuoi che rimanga incinta faresti meglio a togliermi la sborra il più velocemente possibile." Prima che potessi rispondere, anche per via della giustificazione banale da lei detta visto che era protetta dalla pillala, si abbassò su di me e mi ordinò "Leccami la figa, succhia il suo sperma cremoso".
Con esitazione, la mia lingua leccò lentamente la sua dolce apertura appena profanata da un cazzo enorme e per la prima volta, sentii il sapore dello sperma di un altro uomo, era intorno alle labbra della sua figa e sembrava che ne uscisse copiosamente altro.
"Ecco, assaggia lo sperma del mio amante, leccami e succhiami la figa, ingoialo tutto," mi ha incitato.
La sua figa era fradicia e mentre la mia lingua sondava l'interno, fuoriusciva altro sperma. Aveva un sapore strano ma non cattivo. Accettai il compito e la leccai più profondamente che potevo, ingoiando lo sperma di Giuseppe mentre si raccoglieva nella mia bocca. Veronica gemette di piacere, strofinando la sua figa appiccicosa contro la mia faccia.
Il mio cazzo era solido e anche lui aveva un disperato bisogno di attenzione, mi sarei masturbato ma le mie mani erano legate al letto.
Ho percepito un movimento nella camera e ho alzato lo sguardo, era Giuseppe in piedi accanto al letto, lo vidi chinarsi per baciare Veronica. Il suo impressionante cazzo semi eretto gli pendeva tra le gambe. Mentre si baciavano, Veronica lo masturbava e io lo guardai diventare sempre più grosso e duro, incredibile, dopo due abbondanti sborrate era ancora quasi in pieno tiro.
Quando Veronica ha deciso che la sua figa era abbastanza pulita si è allontanata da me, inginocchiandosi sul lato opposto del letto rispetto a Giuseppe.
Veronica vedendo il mio cazzo completamente in erezione, con un rapido movimento della mano ha iniziato a palpeggiarmi le palle ed accarezzarmi l’asta, poi ha allungato la mano sul comodino e preso un tubetto di lubrificante che aveva posizionato strategicamente. Dopo averne spalmato un bel po' sulle dita, ha iniziato a sondarmi delicatamente il sedere, facendo scivolare dentro di me prima una e poi due dita. Giuseppe ci stava guardando e il suo cazzo era ormai completamente eretto; era fantastico e se non avessi avuto le mani legate la tentazione di allungarle per toccarlo mi avrebbe condizionato sicuramente.
"Ah Ah! - rise Veronica - vieni avanti Giuseppe, mettigli il tuo cazzo in bocca".
Ho guardato sospettoso Veronica, allargando un po' di più le gambe mentre mi scopava con le dita il buco vergine.
"Non preoccuparti, saremo gentili con te. Beh, almeno all'inizio!" disse Giuseppe.
Ho girato la testa di lato e Giuseppe si è inginocchiato più vicino a me e ha infilato il suo cazzo nella mia bocca. Ho leccato la sua asta, assaggiando su di esso i succhi di Veronica dalla loro precedente scopata. Giuseppe sollevò il suo cazzo in modo che potessi leccargli la parte inferiore e poi si fece leccare e succhiare le enormi palle. Gemeva di piacere, Veronica osservava attentamente mentre prendevo un cazzo in bocca per la prima volta.
"Vedi, hai un talento naturale. Non posso credere quanto sia eccitante vederti fare una cosa del genere," disse Veronica, "Giuseppe, digli che è un bravo succhiacazzi."
Lui mi guardò e disse: "Ecco, troia, succhiamelo, preparati a ingoiare la mia sborra".
A quel punto, ha iniziato a masturbarsi impetuosamente e io ho spalancato la bocca, volendo prendere ogni goccia del suo sperma. Non potevo credere a quello che stava succedendo, eccomi qui, legato al letto, con la mia compagna che mi trapanava il culo e il cazzo di uno sconosciuto che stava sborrando in bocca.
"Ecco, sto per venire, Iuuuh!" gemette Giuseppe ad alta voce, la sua mano indirizzava verso di me lo schizzo.
Ho leccato la sua cappella pulsante e sono stato ricompensato con una boccata di sperma caldo, che mi è schizzato dentro e intorno alla bocca. Veronica si è chinata e ha leccato un po' dello sperma di Giuseppe dalla mia guancia prima di baciarmi e lasciarlo gocciolare nella mia bocca. Veronica poi mi sussurrò all'orecchio: "Guarderò Giuseppe mentre ti scopa, gli ho detto che può usarti come vuole. Va bene?"
Lei stava andando oltre quanto mi aspettassi. "Assolutamente no, è troppo grosso il suo cazzo, non sono pronto per questo," la supplicai.
Veronica guardò Giuseppe, che ora era di nuovo in piedi accanto al letto. "Giuseppe, infila la mano in quel cassetto e prendi un fazzoletto per usarlo come bavaglio, vuoi?"
"Veronica, no..." cominciai a dire ma lei mi interruppe.
"Stai zitto, rilassati e fai come ti dico", ordinò.
Ha preso il bavaglio da Giuseppe e me lo ha messo in modo da non farmi più parlare, fissandolo stretto. Poi aprì i legacci che mi tenevano alla spalliera del letto, mi fece girare di schiena e li fisso di nuovo.
"Ecco, è tutto tuo", disse a Giuseppe.
Veronica è tornata tra le mie gambe aperte e mi ha riapplicato del lubrificante sul sedere. Ha iniziato a toccarmi di nuovo facendo segno a Giuseppe di avvicinarsi, l'ho guardata mentre gli succhiava il cazzo, lavorando su di lui per farlo diventare di nuovo duro.
"Il tuo cazzo è così bello, non vedo l'ora di vederti usarlo sul mio uomo." ha detto.
Giuseppe ha semplicemente chiuso gli occhi e si è goduto le sue attenzione. Ho visto il suo cazzo iniziare a tornare in vita. La cosa era sorprendente, aveva già avuto tre orgasmi ed ancora riusciva a stare in tiro. Sicuramente la prestanza fisica e la giovane età lo aiutavano, ma in ogni caso era qualcosa di eccezionale.
Guardandomi, Veronica ha detto: "Tesoro spero che tu sia pronto per una bella scopata dura, Giuseppe è venuto diverse volte nell'ultima ora, quindi potrebbe durare a lungo prima di venire".
Nonostante i miei dubbi sulla situazione in cui mi trovavo al momento, il mio cazzo era ancora duro e ho cercato di godermi la sensazione delle dita di Veronica dentro di me, rendendomi conto che più mi rilassavo, meno doloroso sarebbe stato quando Giuseppe avesse provato a ficcare il suo mostro dentro di me.
Giuseppe si è posizionato dietro di me, ho sentito il suo respiro e il calore del suo corpo. Aveva di nuovo il cazzo duro. Si inginocchiò tra le mie gambe e Veronica si spostò accanto a me. Prendendo il suo cazzo in mano, ha posizionato la massiccia cappella all'ingresso del mio culo cospargendola con altro gel lubrificante. Giuseppe si sporse in avanti e il suo cazzo cominciò a premere sul mio ano tentando di scivolare dentro di me. L’abbondante lubrificante utilizzato anche in precedenza da Veronica faceva il suo lavoro mantenendo scivolosa sia la parte esterna sia quella interna del mio culo. All’improvviso, con una spinta più forte, il suo cazzo superò la resistenza del mio buco riuscendo a far penetrare la cappella dentro. Il dolore che ho sentito era quasi insopportabile, gemevo dentro il bavaglio che attutiva in parte la mia voce. Veronica continuava ad incitarlo dicendogli di ignorare i miei lamenti. Giuseppe mi teneva dai fianchi mentre centimetro dopo centimetro spingeva il suo cazzo dentro di me, lo infilava lentamente, fermandosi per lasciare il tempo necessario che il mio culo si abituasse alle sue dimensioni. Poi, proprio quando il dolore cominciò a diminuire, spinse con più forza gli ultimi centimetri dentro, le sue palle mi schiaffeggiarono le natiche. Sentivo per intero l’enorme cazzo di Giuseppe dentro di me, sentivo il suo calore e la sua pressione tra le pareti. Sensazioni che, se non fosse stato per il dolore provato, sarebbero state veramente entusiasmanti.
Nel frattempo, Veronica si stava toccando il clitoride guardando la scena e incoraggiava Giuseppe.
"Ecco fatto, ormai è tutto dentro, fottiti la puttanella, sbattitela come hai fatto con me prima."
Gli occhi di Giuseppe erano socchiusi mentre sbatteva il suo cazzo dentro e fuori da me. Veronica lo stava baciando appassionatamente, massaggiandogli con una mano le palle, cercando di strappargli un altro carico di sperma.
"Iuuuh! Vai avanti Giuseppe, fottigli il culo, riempilo con la tua sborra," gli disse.
Giuseppe non aveva bisogno di ulteriore incoraggiamento, mi stava sbattendo con forza. Il dolore che provavo all’inizio era quasi scomparso e mi ritrovai ad allargare ancora di più le gambe, a sollevare leggermente di più il sedere per facilitare la penetrazione; a quel punto, per il piacere che stavo provando, desideravo sempre di più averlo dentro di me. Il dolore si era trasformato in sensazioni di piacere molto intenso. Sentire il cazzo di Giuseppe dentro era qualcosa di incredibile. Sensazioni piacevolissime che non avrei mai immaginato di poter provare.
Gemetti di piacere e Veronica guardandomi allungò la mano e aprì il bavaglio.
"Digli che vuoi la sua sborra, che ami il suo splendido cazzo," ordinò.
"Mmmmm, fottimi il culo Giuseppe, per favore riempimi con il tuo sperma" ho gridato.
"Ti farò godere, piccola troia, ti riempirò il culo," sussurrò Giuseppe e i suoi sforzi aumentarono. Potevo sentire il suo cazzo pulsare dentro di me e sapevo che era vicino all'orgasmo. Con un ultimo sforzo, Giuseppe conficcò per l’intera lunghezza la sua verga e la tenne lì. Un secondo dopo ho sentito il suo cazzo vibrare e pulsare e lui, emettendo un gemito, veniva dentro di me spruzzando il suo ultimo sperma.
Veronica stava guardando con gli occhi spalancati e poi si unì a Giuseppe nell'orgasmo, immergendo le dita dentro di sé mentre veniva.
Le mani di Giuseppe mi tenevano stretta la vita mentre continuava a pompare il suo seme dentro. Dopo un tempo che non saprei indicare, il suo cazzo cominciò ad ammorbidirsi e lentamente lo tirò fuori. Non appena il suo cazzo è uscito completamente, ho potuto sentire il mio culo pulsare e il suo sperma ha iniziato a fuoriuscire. Eravamo tutti completamente esausti; Veronica si sdraiò accanto a me e cominciò a sciogliermi le mani.
"Ti è piaciuto questo ragazzo? È stata la cosa più eccitante che io abbia mai visto", ha detto.
Mi faceva male il culo, mi sentivo usato ma dovevo ammettere che quello che avevamo appena provato era piuttosto piacevole.
"L'ho adorato," ho detto a Veronica mentre mi liberava le mani l'abbracciavo forte, baciandola sulle labbra, assaporando lo sperma nel suo alito.
Giuseppe, completamente esausto ma consapevole di aver passato una serata meravigliosa, disse: ”Cara Veronica ora tocca ad Alberto raggiungere l’orgasmo. Ci possiamo pensare noi due insieme se ti va”.
Lei annuì con un cenno del capo. Giuseppe si avvicinò e con un gesto rapido si infilò il mio cazzo in bocca succhiandolo e leccandolo. Veronica si abbassò e inizio a leccare le mie palle e il buco del culo appena trapanato dal cazzo di Giuseppe. Quest’ultimo ha fatto un pompino perfetto e sono passati solo pochi minuti prima che io venissi. Ero così eccitato che non sono stato in grado di frenare il mio orgasmo. Con un fremito incontrollabile ho raggiunto l’apice del piacere inondando la bocca e la gola di Giuseppe con il mio sperma. Gli schizzi erano così violenti e copiosi da ribalzare sul suo palato e schizzare fuori dalla bocca. Quando tutto finì, lui non ingoio per intero il mio sperma ma, avvicinandosi a Veronica, la baciò e si scambiarono l'uno con l'altro il mio seme.
A questo punto eravamo veramente tutti sopraffatti dalla fatica ma completamente appagati per il piacere provato.
Giuseppe, dopo qualche minuto di riposo, si vestì silenziosamente. Poco prima di lasciare la stanza si rivolse a noi due.
"Voi due siete delle puttane totali" sorrise, "Mandatemi un messaggio se volete rifare il tutto."
"Ooooh, certo, ci terremo in contatto sicuramente non preoccuparti" gli disse Veronica e lui lasciò la stanza.
Sentimmo la porta d'ingresso chiudersi e Veronica si è accoccolata a me. La sua mano si è spostata lungo il mio corpo e le sue dita erano di nuovo sul mio culo, usando lo sperma che ne scorreva per lubrificarmi nuovamente.
"Che ne dici di utilizzare prossimamente lo strap-on?" chiese: "Non ci sono scuse ora che ti hanno fatto il culo!"
Arrapato com'ero, avevo subito acconsentito con un cenno del capo. Veronica ha colto con palese soddisfazione la mia risposta positiva.
"Va bene allora, per ora ti lascio riposare, ma domani torna direttamente a casa dal lavoro, ho una sorpresa in programma." Ho sentito a malapena quest'ultimo commento mentre mi addormentavo.
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1
1 year ago
Al2016,
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Hanno scopato e riempito mia moglie!
Mi chiamo Paolo e sono un marito cornuto. Ho sempre sospettato che Rebecca, mia moglie, mi cornificasse, ma non ne avevo mai avuto la certezza. Rebecca è una bella donna, alta, mora, un po’ rotodina, ma non grassa. Ha un bel seno florido, un bel culo tondo ed una bocca ampia dalle labbra carnose. È quel tipo di donna che, quando passa per strada, fa voltare ogni maschio che la incrocia. Lei, poi, fa di tutto per apparire provocante, indossando abiti molto succinti, tacchi alti e calze con reggicalze o autoreggenti. Circa tre masi fa, decidemmo di prenderci un periodo di riposo dal lavoro. Si era un po' dopo Pasqua ed il tempo prometteva. Decidemmo di passare tre giorni sulle Dolomiti. Ho prenotato il soggiorno in una piccola, ma accogliente baita, tutta in legno, dove avremmo trascorso tre giorni a riposare e ricaricarci dalle fatiche del lavoro, che ci avevano davvero stressati. Arrivammo un giovedì mattina, sistemammo le nostre cose e decidemmo di dare un’occhiata in giro. Era fuori stagione e sembrava che non ci fosse tanta gente in giro. Abbiamo preso una funivia e raggiunto un bel rifugio su, in alto. Il tempo era stupendo e allora, dopo aver pranzato, abbiamo deciso di raggiungere un altro rifugio, posto su di una cresta da cui si poteva ammirare tutta la bellezza del ghiacciaio sottostante. Il sentiero non era troppo impegnativo ed anche un'altra coppia di escursionisti, si sono accodati a noi. Ben presto i due giovani si sono allontanati, anche perché noi ci siamo attardati ad osservare il magnifico panorama che si stendeva sotto di noi. Così, fra una foto ed uno sguardo al percorso, invece delle due ore previste, ce ne abbiamo impiegate quattro. Non avendo molta esperienza, non ci siamo resi conto che si era fatto tardi per tornare indietro e, quando siamo entrati nel bar del piccolo rifugio, non eravamo gli unici clienti. Vi erano i due giovani ed altre quattro persone, più due in coppia, come noi. Ci siamo avvicinati al bancone ed un simpatico montanaro, ci ha chiesto se volevamo consumare qualcosa. Io mi son guardato un po’ in giro ed ho notato che tutti erano attrezzati per la notte: alcuni avevano dei sacchi a pelo, altri altre cose adatte a dormire.
«Scusi, ma quanto ci vuole per tornare indietro?»
Lui ci ha guardato stupito.
«Ma non avete prenotato per dormire, qui?»
Io ho guardato mia moglie ed ho precisato che avevamo solo fatto una passeggiata. Lui ci ha guardato, con non poca perplessità.
«Sarà dura trovarvi da dormire. In questo posto ci si viene per passare la notte e poi, il giorno dopo, si scala la parete sopra il ghiacciaio. Se non avete la prenotazione, come vi faccio dormire? Vedete anche voi che lo spazio è esiguo.»
Ci guardiamo intorno e in quel momento ci rendiamo conto del nostro errore. Abbiamo sottovalutato la montagna. Ci siamo imbarcati in una esperienza senza un minimo di preparazione. Vedo le persone in quel rifugio ben attrezzate ed equipaggiate anche con indumenti adatti al luogo, mentre noi due sembriamo due turisti davanti al Colosseo: Rebecca indossa una mini ed una camicia di jeans, con ai piedi delle semplici scarpette da ginnastica, ed io non sono da meno; jeans, camicia e scarpe da ginnastica. Mentre siamo intenti a riflettere, si avvicina la donna della coppia. Ci osserva e poi ci parla con calma.
«Scusatemi, ma ho sentito che siete in difficoltà. Se volete vi possiamo cedere uno dei nostri sacchi a pelo e ci potrete dormire insieme, mentre io dormirò con mio marito. Sarà un po’ stretto, ma se vi arrangiate, potete restare.»
La guardiamo come due naufraghi che sono appena stati salvati. Si era anche avvicinato il marito, un bel maschio alto con un fisico asciutto e ben scolpito. Rebecca lo osserva interessata e poi fa subito le presentazioni.
«Vi ringraziamo davvero tanto: io sono Rebecca e lui è Paolo.»
Io due si scambiano uno sguardo e lui annuisce.
«Piacere, io sono Carlo e lei è Stefania. Venite e sedervi con noi, che mangiamo qualche cosa insieme.»
Subito l’atmosfera si riscalda, anche perché qualcuno ha accesso il caminetto e, mentre fuori soffia un vento gelido, dentro l’atmosfera è subito cordiale e divertente. Seduti all’unico tavolo, facciamo anche la conoscenza delle altre persone. I due ragazzi che abbiamo visto alla partenza, sono Luca e Piero, poi ci sono anche il responsabile del rifugio, che si chiama Simone ed un’altra coppia di persone, un po’ meno giovani, che si chiamano Renzo e Mario. Ci sediamo e, mentre mangiamo pane, formaggio e salame, mi rendo conto che in tutto, dentro quel piccolo rifugio, ci stiamo in nove; sette maschi e due femmine. Mente mangio, bevo un po’ di birra, ma, non essendo un provetto bevitore, cerco di non ubriacarmi; non reggo l’alcol, sono quasi astemio.
Ad un tratto, fa la comparsa una bottiglia di grappa ed io, al secondo brindisi, sono già ko. La mia sbronza è subito evidente e poiché mi provoca sonnolenza, Rebecca e Carlo mi prendono sotto braccio e mi fanno distendere sul nostro sacco a pelo, posto di lato al caminetto, in un angolo un po’ più in penombra. Io farfuglio frasi da totale ubriaco.
«… no! Io…sono...io non ho voglia… non ho bevuto!»
Appena disteso, mi cala la palpebra e mi addormento. Non so dirvi quanto ho dormito, ma essendo abbastanza brillo, dopo un po’ mi sveglio e, nonostante i fumi dell’alcol, sollevo le palpebre e quello che vedo mi fa sorridere. Rebecca è a cavallo di uno, che la scopa dal basso, mentre in due gli fanno succhiare i loro cazzi. Stefania invece è in mezzo a tre, che la scopano insieme. Io sorrido divertito, incapace di rendermi conto di quello che succede, la prendo a ridere, mentalmente ci ironizzo.
“Accidenti, che bel sogno! Cazzo che troie!” Senza rendermi conto che una delle due troie è mia moglie. Richiudo gli occhi e torno a dormire, ma dura poco. Mi sveglio di nuovo e guardo meglio la scena. Adesso anche Rebecca è presa da dietro da Carlo, mentre succhia Simone. Mi sollevo un po' sui gomiti e mi appoggio alla parete. Resto ad ammirare il tutto ed il mio cazzo diventa di ferro. Ho sempre sospettato di esser un marito cornuto, ma non mi ero mai reso conto quanto lo fossi e, cosa che mi stupisce anche di più, è che ammiro mia moglie far la troia e la cosa mi eccita!
La guardo mentre si trova a disposizione di tutti i cazzi dei ragazzi e son certo che li ha già succhiati tutti e tre abbondantemente, mentre loro si scambiavano i posti tra le sue gambe ed affondando i loro cazzi fra le labbra bagnate della sua figa. La vedo stretta fra i tre maschi, che la fanno godere e la sento urlare di gioia, mentre i vari cazzi le scivolavano nella figa bagnatissima. Vedo che dietro, c’è Mario, che non mi sembra così ben dotato, ma, in ogni caso, la incula con vigore. Poi cambiano di nuovo posizione. Carlo, da sotto, la scopa, facendole provare diversi orgasmi. Mentre ora Simone e Mario, che si è sfilato da dietro, stanno entrambi in ginocchio accanto alla testa di Rebecca e lei si sta alternando a succhiare i loro cazzi rigidi, mentre continua ad esser chiavata. Vedo che Mario si scambia di posto con Renzo, che si posiziona dietro Rebecca. Lei si gira, lo guarda e gli sorride. Vedo che imbocca il culo di mia moglie, che ha come un sospiro ed un gemito promana dalla sua bocca.
«Dai, inculami! Però fa piano, che sei troppo grosso!»
In effetti mi rendo conto che lui ha un vero mostro di cazzo. Lungo almeno 20 centimetri e molto spesso. Renzo inizia a spingerlo lentamente, entrando a poco a poco, prima di affondarlo tutto dentro. Lo spinge nel culo di Rebecca che lo accoglie tutto, fino in fondo. Cazzo com’è sfondata mia moglie! Ora la scopa con calma e le sfonda il culo, facendola godere come una vacca.
«Si dai! Mi sfondi divinamente! Dai, spaccami il culo! vengo! Vengo ora!»
Urla, seguita dalle grida di Stefania che scopa con altri tre e la chiavano anche loro, facendola urlare di piacere. Gli altri si alternano nella bocca delle donne per mantenere alta la loro eccitazione, pronti ad infilarsi nel primo buco libero. Sono troppo eccitato e, adesso, la sbronza mi è passata o l’adrenalina non mi fa più sentire stordito. Sono eccitato ed incazzato con mia moglie e a fatica mi alzo in piedi e mi avvicino alla testa di Rebecca; le infilo in bocca il mio cazzo, mentre Renzo aumentava il suo ritmo.
«Succhiami puttana! Bevi e non perderne una goccia!»
Lei mi guarda un attimo stupita, poi lo ingoia tutto e mi succhia a morte. Le sborro in gola e lei lo manda giù tutto, pulendolo benissimo. Sono ancora eccitato e mi sposto verso Stefania, che mi afferra il cazzo e me lo succhia, mentre Renzo, adesso, sborra in culo a Rebecca, che ha avuto un altro orgasmo, mentre lui con un’ultima spinta la riempie con la sua sborra. Sono venuto di nuovo in bocca a Stefania, che mi ha guardato sorpresa dalla rapidità con cui le ho schizzato in gola il mio seme. Rebecca era stata davvero scopata e inculata per bene e ben riempita. La guardo e vedo che la sua figa pelosa è ricoperta di sborra, ed altra ne esce dal culo dilatato. Carlo si è avvicinato a sua moglie, appena sborrata da Simone, e si è inginocchiato fra le sue cosce, prendendo a leccarla. Io l’ho guardato stupito e Rebecca ha allungato le mani verso di me e mi ha invitato ad avvicinarmi. Mi ha dato un bacio ed ho sentito il sapore della sborra sulle sue labbra; poi, dopo, con una mano, mi ha spinto la testa giù fra le sue cosce.
«Dai, leccami anche tu! Assapora il piacere di leccare il seme di un altro maschio, che mi ha scopato!»
Come un automa l’ho fatto. Ho allungato la lingua e leccato l’intera lunghezza della sua fessura, dal culo al clitoride, leccando tutto quel che trasudava. Ero inebriato, inebetito, da questa incredibile situazione, mentre lei succhiava altri cazzi, io la leccavo e, ad un tratto, è venuta di nuovo nella mia bocca. Ero cosi eccitato che mi son allungato su di lei ed ho infilato il mio cazzo dentro quella fica, cosi slabbrata, piena di umori e sborra, che sembrava una fornace. L’ho scopata con furia selvaggia e lei ha sollevato le gambe e mi ha stretto ai fianchi, godendo mentre Luca le sborrava in bocca.
«Dai, amore mio cornutissimo! Scopami e bevi con me!»
Nel ricevere in bocca la sborra di Luca, ha spostato il cazzo verso il mio volto ed alcuni schizzi mi sono finiti in faccia e sulle labbra. Ho aperto la bocca e ho leccato il suo cazzo con lei, che me lo infilava in gola. Son venuto all'istante! Sfinito, mi sono disteso appoggiato alla parete, mentre intorno a me proseguiva l’orgia. Sembrava che nessuno fosse mai sazio di sborrare queste due puttane, che li hanno lasciati schizzare in ogni buco. Alla fine abbiamo anche dormito un poco. All’alba, dopo, aver salutato tutti calorosamente, abbiano intrapreso il sentiero per ridiscendere, mentre gli altri salivano in cordata il ghiacciaio. Con mia moglie non ho fatto parola di quello che era successo. Solo dopo, quando siamo rientrati a casa nostra, lei mi ha guardato e baciato in bocca.
«Sono così da sempre! Capisco che scoprirlo in quel modo forse ti ha ferito, ma non so resistere alla tentazione di scopare con un bel cazzo. Sono una moglie indegna e, per questo, ti dico fin da ora che, se vorrai il divorzio, io non biasimerò. Sei una brava persona e meriti una donna che ti rispetti, non già una che ti cornifica ogni 3x2!»
L’ho guardata incredulo e quanto mai sorpreso per ciò che stava dicendo. Durante tutto il tragitto, avevo riflettuto su tutta la faccenda e mi ero reso conto di aver per la prima volta davvero goduto a scopare nel veder mia moglie chiavata ed ora lei mi voleva lasciare? NO, CAZZO! NO!
«Ma che dici? Quale divorzio? Perché mi vuoi lasciare? Ti ho forse accusato di qualche mancanza nei miei confronti? Forse l’unica mancanza da rimarcare è che non mi hai mai permesso di godere insieme a te, come questa notte. Mi son reso conto di quanto mi sia piaciuto vederti far la troia e godere con te, mi dispiace solo di esserci arrivato dopo tanto tempo, quindi, essendo in ritardo, vorrei che tu da oggi mi coinvolgessi sempre di più nei tuoi giochetti con tutti i cazzi che ti scopi. Ti chiedo solo questo.»
Mi ha abbracciato e, da allora, siamo davvero una coppia più che felice.
A volte ripenso a quanto l’hanno farcita quella notte nel rifugio e mi torna il cazzo durissimo.
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1
1 year ago
baxi18, 55
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A cena dal mio amico maturo.
Mi chiamo Mario, ho quasi 50 anni. Sono di media statura, ho i capelli castani, con qualche capello bianco, gli occhi scuri ed un corpo ben tonico, perché pratico molti sport. Sono vedovo da sette anni, da quando, cioè, mia moglie fu uccisa da un ubriaco, mentre attraversava la strada. Ho un figlio maschio che vive e lavora in un’altra città. Come professione faccio il geometra per una grande azienda di costruzioni. Il mio lavoro mi porta a conoscere tanta gente e, fra queste conoscenze, a volte nasce una certa amicizia che, col tempo, diventa più stretta. Una di queste è stata quella con Augusto, un tizio di 65 anni, cui avevo, con la ditta con cui lavoro, ristrutturato una bellissima casa colonica. Durante i lavori nasce una certa confidenza e, alla fine, parlando un po’ di fica, io lo prendevo un po’ in giro, dicendo che lui ormai con il sesso aveva chiuso.
«Hai 65 anni, che vuoi scopare più? Al massimo gli dai una leccatina!»
Passano due settimane e poi, una sera, lui mi invita di sabato a cena da lui per festeggiare la fine dei lavori.
«Vieni a cena e ti faccio assaggiare la nuova produzione di vino.»
Così, puntuale, mi son presentato a casa sua. Appena giunto mi presenta Lorena e Massimo una coppia di amici, anch'essi invitati.
«Lui è Massimo e lei è Lorena, sua moglie, una coppia di miei amici che ho voluto invitare, perché, per la prima volta, son venuti dalle nostre parti.»
Guardo la donna e trovo che è una bella tipetta. Sui 34 anni, alta quanto me, mora dai capelli lunghi, un seno grosso, una quarta molto abbondante e un culo da favola. Lui sui 56 anni, ben portati. La cena si è svolta in piena allegria. Augusto ha tirato fuori le migliori bottiglie di vino dalla sua riserva privata ed ha fatto bere Lorena, con la complicità del marito che, in un momento in cui lei era in bagno, ci ha spiegato che la moglie, bevendo, perdeva ogni freno inibitorio, aggiungendo che lui godeva a veder la moglie fatta oggetto di attenzioni da persone mature.
«Ne ho parlato con mia moglie e lei ha detto che preferisce maschi maturi, a baldi giovani.»
Augusto con orgoglio ha detto di avere 65 anni, mentre io, più dimesso gli dissi di averne solo 50. Massimo si è messo a ridere.
«Non sei tanto maturo, ma, comunque, non sei un ventenne!»
Finito di cenare, Augusto ci ha invitato a fare una un giro nei sotterranei dalla sua cantina. Ci siamo alzati, abbiamo percorso un corridoio e poi una lunga scalinata, che portava sotto terra. Lorena era decisamente brilla.
Augusto e Lorena camminavano davanti a me ed al marito che, camminando al mio fianco, osservava Augusto che, con la scusa di sorreggerla per evitare che inciampasse, le palpava il culo da sopra la gonna, senza che lei protestasse. Massimo si è rivolto a me e mi ha dato, con tono allusivo, un suggerimento.
«Perché non aiuti Augusto a sostenere mia moglie?»
Subito mi son messo al fianco di Lorena, che sembrava contenta di procedere in mezzo a due uomini. Augusto, che aveva capito le intenzioni del marito, ha infilato, senza alcuna remora, la mano sotto la gonna per palparle il culo, mentre lei si è fermata e, ridendo, ha esordito:.
«Lo sai che sei un bell’impertinente a palparmi il culo davanti a quel cornuto di mio marito!»
Lui, per tutta risposta, non si è limitato a palparle il culo, ma le ha infilato le mani nelle mutandine ed ora, con assoluta sfrontatezza, gliele ha abbassate, portando quel culo in bella vista. Ho guardato verso Massimo che, a sua volta, mi ha guardato facendo un cenno d'assenso con il capo e questo ha scatenato in me una profonda libidine. Così, approfittando del fatto che ci eravamo fermati a vedere delle botti, mi sono abbassato ed ho afferrato le mutandine che stavano a metà coscia e le ho calate sino a terra, mentre lei, sollevando i piedi, mi ha permesso di sfilarle ed io le ho consegnate al marito, che, sorridendo, se le è messe in tasca. Ci siamo fermati in una specie di lunga galleria, vicino a delle botti piene e delle rastrelliere con delle bottiglie; Augusto, di fronte a Lorena, che lo guardava sorridendo, ha preso la mano di lei e se l'è portata sul pacco; lei ha tastato, dapprima con finta timidezza, poi con maggior decisione, sentendo crescere l'erezione di lui. Augusto, eccitato, si è slacciato i pantaloni e lei che lo aiutava ad abbassarli; quando ha visto cosa contenevano le mutande, ha fatto una faccia quanto mai sorpresa.
«Caspita, Augusto, hai un cazzo molto, ma molto grosso!»
Massimo si è messo a ridere e l’ha sfidata.
«Allora, fagli vedere come sei capace di prenderlo in bocca!»
Lorena ha abbassato le mutande di Augusto sino al ginocchio, rimanendo in contemplazione del cazzone che si è trovata davanti, che, pur non essendo completamente duro, aveva già assunto dimensioni asinine. Io stesso, che son ben messo, son rimasto sbalordito e, in quel momento, ho capito certe sue battute passate, quando un giorno, durante i lavori, avevo con me la nostra stilista e lui, scherzando le chiese se le piacevano i cavalli. Era una battuta che lei non aveva capito, ma anche io comprendo solo adesso: il suo è un vero cazzo da cavallo!
Lorena si è leccate le labbra con libidine e lo ha afferrato con entrambe le mani, cominciando a segarlo lentamente, mentre Augusto ha fatto arrivare a terra pantaloni e mutande, rimanendo con la sola camicia, che ha subito tolto, finendo per restar nudo, con le sole scarpe. Lorena si è avvicinata ancora di più ad Augusto ed io, da dietro, le ho slacciato la gonna e l’ho lanciata al marito, dietro di noi, mentre Augusto le ha messo entrambe le mani sulla nuca e l'ha incitata a succhiare.
«Succhia, troia! Fa vedere a tuo marito che bocchinara che sei! Dai, ingoialo tutto!»
Lei, spalancando la bocca, ha faticosamente ingoiato quella mazza. Augusto, gemendo di piacere, le ha sfilato camicia e reggiseno, lasciandola nuda. Anche Massimo si è spogliato ed io l’ho imitato. Augusto, per non sborrare subito, l‘ha allontanata dal suo cazzo e si è rivolto al marito.
«Che succhiacazzi tremenda è tua moglie!»
Poi si è girato e ci ha indicato un punto del corridoio, dove c'era una specie di grotta, dove si trovavano degli scatoloni aperti ed ha detto a Massimo di distenderli per terra. Poi ha invitato Lorena a mettersi stesa, perché le voleva leccarle la fica.
«Cavolo! È una vita che non vedo tette così belle! Mettiti distesa che ti lecco quella bella figona pelosa, che ti ritrovi.»
Lei ha ubbidito e si è stesa, spalancando le cosce in modo osceno. Augusto si è inginocchiato tra le sue cosce e le ha fatto i complimenti.
«Sei una grande zoccola, con questa bella figona aperta!»
Ha cominciato a leccarla con lei che ha preso subito a gemere di piacere. Massimo si è avvicinato a noi, segandosi; io, eccitato e col cazzo duro che, pur essendo di ottime dimensioni, non arrivava certamente a quelle di Augusto, vedendo Lorena distesa, con quella sua espressione libidinosa, mi son messo a cavallo della sua faccia, le ho fatto aprire la bocca e le ho fatto ingoiare il mio cazzo, che lei ha succhiato con ingordigia, mentre io mi complimentavo con lei.
«Brava, zoccola! Succhia, che poi ti chiaviamo, troia! Ti piacciono i cazzi grossi, vero? Specie grossi come quello di Augusto?»
Poi mi son rivolto ad Augusto.
«Dai leccale fica e culo che poi glieli ficchiamo dentro assieme! Dai, che la sfondiamo tutta!»
Ha preso a leccarle, oltre la fica, anche il buco del culo. Lei gemeva di piacere e, dopo un po', quando lei era già bella calda, lui si è sollevato e mi ha invitato a scoparla.
«Dai, smetti di farti succhiare il cazzo, che ci facciamo questa troia!»
Si è sollevato ed allungato su di lei, le ha appoggiato la cappella tra le grandi labbra, poi, con un colpo di reni, glielo ha affondato tutto dentro, facendola gemere di dolore.
«Aaahii, mi spacchi! Mi sfondi! Sei enorme!»
È durato solo per pochi secondi il suo lamentarsi, perché subito dopo il dolore si è trasformato in piacere; lui si è rigirato e lei si è trovata su di lui ed ha preso a cavalcarlo. Era lei che ora si impalava con goduria sul cazzone di Augusto e l’abbiamo fatta godere ancora di più, quando mi son sistemato dietro di lei e, trovato il ritmo giusto, gliel’ho ficcato nel culo, mentre Massimo, eccitato, si menava il cazzo e le diceva di esser molto compiaciuto.
«Che gran troia che sei, amore mio! È qualcosa di straordinario vedere come prendi due cazzi contemporaneamente! Sei una vaccona e dimostri alla grande quanto ti piace! La tua espressione estatica è quella di una troia! Guarda come ti saltano le tette, puttana! Dai, troia, muoviti ed accoglili per bene sia in culo che in fica! Mi eccita da pazzi vedere il cazzone di Augusto come ti slarga e ti pompa!»
Lei godeva ed urlava di piacere, mentre rispondeva a Massimo fra un orgasmo e l’altro.
«Sì, porco, godo da matti nel sentirmi sfondata da questi due tori! Sono due mostri che mi dilatano tutta… oddio, VENGO! Li sento entrambi e… vengo!»
A quel suo annuncio, siamo arrivati anche noi. Ci siamo sfilati, l’abbiamo fatta distendere e tutti assieme, compreso Massimo, le abbiamo ricoperto di sborra tutto il corpo. Lei ha goduto anche di questo.
«Sì, maiali, godete di me! Copritemi di sborra!»
Soddisfatti siamo risaliti in casa e Lorena ha chiesto di farsi una doccia, prima di andar via. Massimo era contentissimo.
«L’avete scopata proprio come meritava! Che sorpresa è stato vedere i vostri cazzi enormi! Non mi aspettavo di trovare due maschi così dotati. Grazie!»
Poi è tornata Lorena, avvolta in un accappatoio ed io ho proposto di bere il bicchiere della staffa. Mentre abbiamo iniziato a bere, Augusto ha avviato della musica lenta e le ha chiesto se voleva ballare con lui. Lei, sorridendo, ha annuito, cosi lui, tirandola a sé, le ha messo la lingua in bocca, mentre lei, con la mano, ha di nuovo preso a tastare il cazzone di lui, mentre io e Massimo siamo andati a sederci sul divano per goderci lo spettacolo, che tutto era tranne che un ballo. Augusto, baciandola, le ha aperto l'accappatoio, che poi ha fatto cadere a terra, lasciandola completamente nuda. Ha appoggiato il suo cazzone durissimo contro la sua fica, mentre lei, strusciandosi contro, come una cagna in calore, ha preso a gemere di piacere.
«Sì, dai, che mi piace! Sei un toro stupendo: chiavami ancora!»
Lui l’ha fatta girare e le ha infilato il cazzo fra le cosce da dietro, mentre, con una mano, le ravanava la fica da davanti, sino a che ha preso a masturbarla di brutto. Prima un dito, poi due, poi tre, eccitandola a tal punto che lei è scesa con la sua mano in basso ed ha aggiunto altre sue due dita alla sua masturbazione. La sua faccia da libidinosa era uno spettacolo da vedere. Augusto, che vedeva le nostri espressioni di piacere, si è rivolto a Massimo.
«Ti piace vedere quanto facciamo godere tua moglie?»
Massimo era estasiato.
«Sì, state facendo godere anche me! Vederla godere così, mi fa sballare quasi di più se, a chiavarla, fossi io!»
Augusto sempre masturbandola ha continuato.
«Lo sai che tua moglie è una troia eccezionale? Una vacca eccezionale! Chissà quanti cazzi le hai visto prendere? Ma scommetto che uno come il mio, uno esagerato di circa 28 x 12 cm., non lo avevi mai visto! Lei è una gran vacca e, senza offesa, tu sei un gran porco! Ho visto come ti eri eccitato prima a vederle accogliere, dentro di sé, un cazzo così grosso! Dimmi: da quanto le piacciono grossi?»
A Massimo brillavano gli occhi.
«Da un po’ di tempo le piacciono molto grossi... e non solo a lei.... capisci?»
Augusto sorridendo e sempre masturbandogli la moglie che godeva da matti, ha annuito compiaciuto.
«Se vuoi provarlo anche tu, son pronto a mettertelo nel culo. In fondo te lo meriti: mi fai chiavare questa vacca di tua moglie. Senti come è bagnata la troia! Anzi, voglio che vieni qua e metti il mio cazzone nel culo di tua moglie, che glielo sfondo, prima a lei e poi a te, per premio.»
Lorena ha guardato Massimo con occhi colmi di libidine. Lui le ha parlato emozionato.
«Amore, ora ti inserisco con le mie mani il cazzone di Augusto nel culo e desidero che lo prendi tutto, compresa la sborra e poi, per ricambiare la tua disponibilità, ti prometto che lo prenderò in culo anch’io. Però, prima, voglio vedertelo prendere in bocca, ancora una volta.»
Lorena si è inginocchiata davanti alla proboscide di Augusto e, spalancata la bocca, a fatica ha cominciato a risucchiare la grossa cappella, mentre Augusto, messale la mano sulla nuca, la esortava a far del suo meglio.
«Sei una succhiacazzi! Sei una troia, puttana e bocchinara! È meraviglioso veder come la tua bocca si dilata per succhiare il mio cazzo!»
Massimo era letteralmente impazzito da ciò che vedeva e la incitava ancor più.
«Oh, amore, che meraviglia! Veder la tua boccuccia che riesce ad ingoiare un cazzone cosi grosso e lungo, è qualcosa di straordinariamente bello! Dai, ingoialo tutto, fino ai coglioni, troia! È uno dei cazzi più grossi che ti ho visto succhiare e persino sproporzionato per la tua bocca! Però vedo che, anche se a fatica, lo stai risucchiando sino alle palle. Dai, puttana, respira col naso, altrimenti ti soffoca!»
Augusto le imprimeva il ritmo con le mani sulla nuca, incurante dei conati di vomito provocati dalle dimensioni della sua verga. Si eccitava e, quando il naso di lei ha sbattuto contro l'inguine di lui, con un rantolo di piacere ha immobilizzato la testa di Lorena e, con voce roca dal piacere, l’ha incitata ad ingoiare la copiosa sborrata che le stava regalando.
«Ingoia la sborra, troia! Te la inondo questa gola, succhiacazzi!»
Mentre lei, a fatica, ingoiava, io mi son alzato dal divano, dove ero rimasto a godermi lo spettacolo e mi son avvicinato a Massimo, che era chinato vicino alla moglie a guardare il cazzone di Augusto che le si svuotava in bocca.
«Adesso tu svuoterai me! Succhiami il cazzo, cornuto!»
Senza aggiungere altro, gliel’ho messo in bocca, mentre ora era lei che era estasiata a guardar suo marito che me lo succhiava, mentre Augusto, ormai svuotato, ci lasciava lì per andar in bagno.
Mentre lui mi succhiava, ho fatto accostare anche lei ed ho preso a leccarle la fica. Lorena ha gradito, offrendomi anche i capezzoli da succiare; ho chiesto a lui di spalancare le gambe di sua moglie e di tenergliele sollevate, allo scopo di fargli vedere come l'avrei chiavata.
«Dai, cornuto, spalanca le cosce di questa puttana di tua moglie, che ti faccio vedere come va chiavata.»
Lei, ubbidiente, si è seduta sul divano, lui le ha divaricato le cosce e le ha tenute sollevate, mentre io, senza nessuno sforzo, gliel’ho ficcato facilmente dentro, chiavandola con foga. Era un orifizio veramente caldo ed accogliente, specialmente dopo esserci passato il cazzone di Augusto; comunque era una libidine chiavarmi questa puttanona, davanti al marito, anzi con il suo aiuto. Poi son venuto dentro di lei, imbrattandole anche il pube.
«Leccala tutta, questa troia!»
Massimo non se lo è fatto ripetere. Lorena era davvero super eccitata dopo che lui aveva ben ripulito la sua fica slabbrata, al punto che lo ha trascinato su di sé e lui le è entrato dentro: ha preso a chiavarla con molto ardore. Mentre Massimo era intento a scopare sua moglie, è tornato Augusto che, al vederli chiavare come forsennati, si è ritrovato con il cazzo duro. Allora si è inginocchiato dietro a Massimo ed ha preso a strusciarglielo sul culo.
«Adesso ti do la tua parte!»
Con due spinte decise, gli ha sfondato il culo.
«Aaahhhiii, mi spacchi il culo! Cazzo, sei enorme: fa piano!»
Lorena ha sentito lui gridare, ha sollevato di più gambe ed ha incitato Augusto a sfondarlo il pià possibile.
«Dai, caro, spaccagli il culo a questo frocio cornuto! Dai che, anche se urla, in realtà gli piace!»
Come annunciato da lei, Massimo ha preso a godere sempre più, pur continuando a sfondare lei. Eccitato da quanto vedevo, mi sono trovato ancora il cazzo duro e mi son avvicinato alla bocca di lei che, senza dire una parola, me lo ha ripreso in bocca. Io mi gustavo Augusto che, come un martello pneumatico, inculava Massimo, che a sua volta, con la stessa foga, chiavava la moglie. Alla fine abbiamo sborrato tutti: io in gola a lei, Massimo in fica a sua moglie e Augusto nel culo di Massimo.
Sfiniti ci siam dati una bella rinfrescata e li abbiamo salutati. Io ed Augusto siamo rimasti per un po' da soli.
«Allora, che ne pensi di un vecchietto come me?»
«Cavolo! Sei ancora un gran toro e che attrezzo ti ritrovi! Ma dove li hai trovati quei due?»
Lui ha sorriso.
«Mi hanno contattato loro. Hanno visto una mia foto su di un sito porno e lui ha sfidato la moglie che non sarebbe stata capace di prenderselo tutto. In ogni caso, anche tu hai fatto la tua porca figura. Se capita l’occasione, lo rifacciamo. Ci stai?»
Gli ho garantito la mia piena collaborazione e spero proprio di rincontrarli di nuovo: troppo troia quella signora!
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1 year ago
baxi18, 55
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Emozioni particolari di un cuckold.
Sono Laura, la lei di coppia, ed ho deciso di metter nero su bianco su come abbiamo vissuto e si è sviluppata la nostra complicità.
Avevamo scoperto la trasgressione circa cinque anni fa e l'avevamo coltivata con varie esperienze, incontrando singoli in diversi locali notturni oltre a partecipare a diversi scambi di coppia. La cosa ci intrigava al punto da farci godere, a giochi finiti, lunghe scopate con il vigore che traeva spunto dall'aver rapporti di sesso con autentici sconosciuti. Io mi lasciavo andare alle voglie di maschi allupati e mio marito faceva altrettanto con femmine/mogli davvero scatenate. Da quegli incontri, ciascuno ricavava il proprio godimento fino ad appagarci. Poi, a casa, si riprendeva a far sesso, tirando in ballo questa o quella particolare condizione, che avevamo appena finito di vivere.
Per vero, in più occasioni, mi era capitato di sorprendere mio marito che mi osservava con intensa libidine, mentre mi facevo chiavare dall'estemporaneo amante ed anche questo era argomento di nostri intimi dialoghi.
In buona sostanza, al contrario di quanto si legge in tantissimi racconti presenti qui sul sito, la nostra complicità non consisteva tanto nel fatto che io fossi una di facili costumi e lui un cornuto da umiliare, anzi...
Egli rimaneva estasiato nel sapermi prima corteggiata e poi fottuta, con la mia più totale compartecipazione. Questo stato di cose, raggiunse il clou una volta che lui mi confessò che avrebbe desiderato sapere che fossi in compagnia di qualcuno che mi piaceva, che mi avesse corteggiato al punto da farmi desiderare di offrirmi a lui, per godere, godere, godere. Era questo ciò che mio marito desiderava, precisando che ne avrebbe goduto tantissimo a sapermi con un uomo, che potessi incontrarlo da sola e farmi fare di tutto e di più. Insomma considerava la cosa elettrizzante ai massimi livelli.
Lui sarebbe rimasto a casa ad aspettarmi, con i bambini, e io mi sarei opportunamente preparata per uscire con quest'ipotetico uomo.
Al solo pensarci, mi provocò una scarica di pura adrenalina, che mi si incuneò nel cervello come una droga: volevo provarla questa esperienza che, in effetti, era al di là di tutte le altre, che pure ci sembravano particolarmente eccitanti.
Questa idea ci stava facendo impazzire e il sesso fra noi era diventato estremamente potente: praticamente scopavamo come ricci.
Devo anche dire che, se a mio marito piaceva questa fantasia, non altrettanto era per me: non mi sentivo pronta... però, a rimuginarci su, ho capito che dovevo cercare di realizzare quella sua idea, se non altro per il rispetto che gli portavo. Quindi mi azzardai a dirgli che mi sentivo pronta e, semmai, era il caso di prepararsi all'idea di trascorrere più di una serata da solo, a fare il babysitter.
Io lavoro come segretaria in una grossa Azienda ed ho, come mio superiore, un uomo con cui sono gomito a gomito, da circa otto anni: lui è il classico dongiovanni che ci prova con tutte le dipendenti, ma, con me, ha subìto lo "scaccione": tutti suoi inviti a cene o aperitivi, sono sempre stati vani!!
Nel mentre, con mio marito, cresceva la voglia, acuita anche dalla curiosità per questa nuova condizione di gioco. Infatti, perché ridursi ad incontrare il solito singolo in una camera d'albergo oppure andare per locali? Tutto si riduceva al solito esito quanto mai banale, dato già per scontato e senza quell'adrenalina che cercavamo.
Si diede il caso che, qualche settimana fa, restai senza auto, dovendo provvedere alla sua periodica manutenzione.
Chiesi ad una collega se potevo contare su di lei per andare e tornare dal lavoro, atteso che era di strada.
Lei mi risponde che, purtroppo, per tutta settimana a venire non ci sarà, per suoi impegni familiari, però mi suggerisce di chieder aiuto a Stefano:
"Non preoccuparti: lui sicuramente non si tirerà indietro, soprattutto sapendo che si tratta di te".
Stefano non è altri che il mio superiore: un uomo di circa 50 anni, curato, molto elegante, con cui, per i motivi già detti, ho sempre voluto tener distinte le cose, allo scopo di non mischiare lavoro e sesso
A seguito della proposta, lui passa a prendermi al mattino e mi riporta a casa la sera. Per non apparire ingrata, mi trovo costretta ad accettare, prima di tornare a casa, di bere un aperitivo: quindi, la sera, e per tutta la settimana, usciamo dal lavoro e trascorriamo circa un’oretta insieme, cambiando spesso bar, tra quelli conosciuti nel centro città: per lui è come organizzare una sorta di sfilata, mi mette in mostra, facendosi vedere in giro accompagnato da una bella ragazza. Questo particolare intriga mio marito che, fin da subito, inizia a farsi delle fantasie che poi coinvolgono anche me e si trasformano in scopate pazzesche. Siamo certi che lui ci proverà con me, perché rappresento il suo desiderio da troppo tempo e, di certo, non si lascerà sfuggire l’occasione. Concordo con mio marito una linea da seguire. So che lui ama circuire le sue prede, portandole a pranzo in qualche posto romantico, per poi scoparsele, ma io ho deciso di giocare con lui come il gatto col topo.
Il primo attacco arriva il martedì, durante l’aperitivo, mentre io accavallo le cosce in modo provocatorio e noto il suo pacco crescere a dismisura.
Sono incuriosita da quella sua dotazione, che, a primo impatto, sembrerebbe notevole.
“Laura, una brava impiegata come te dovrebbe aver già avuto una promozione. Se me lo permetti, ci metto io una buona parola.”
Hai capito il porco?! Cerca di adularmi, per poi chiedermi la gratifica a letto! Lo guardo e replico in maniera alquanto diplomatica.
“Non c’è problema. Se non l’ho ancora avuta, è evidente che la direzione non lo ritiene opportuno, quindi, ti ringrazio, ma sarà meglio non interferire. Grazie lo stesso.”
Vedo che fa un sorriso di circostanza. Ha capito che non ha funzionato. Forse credeva che ero una puttanella che la dà via per delle agevolazioni sul lavoro, ma ancora non ha capito con chi ha a che fare.
Intanto il gioco con mio marito prosegue; a casa racconto ogni cosa ed egli, dopo essersi complimentato per il mio rifiuto, mi scopa dandomi della troia capace di vendersi per la carriera. Mi sfonda il culo con vigore e mi inonda la bocca di crema! Se intendevo togliere un po’ di ruggine al nostro rapporto, ero proprio sulla buona strada.
La mattina dopo, durante la pausa caffè, io, come da copione, telefono a mio marito con lui presente, che, ovviamente, si stupisce, ma comunque non demorde dal suo proposito: mi fa una nuova velata offerta per tradire il mio adorato cornuto.
“In pausa pranzo, potremmo andare in un piccolo agriturismo, qui vicino, dove si mangia benissimo.”
Mi aspettavo l’invito, ma lo declino dicendogli che lo trovo sconveniente, per il fatto che verrebbe notato da tutti i colleghi. Vedo che incassa ancora il due di picche, ma è sempre convinto che, alla fine, cederò.
Nel pomeriggio riferisco il fatto a mio a marito, che mi suggerisce di chiamarlo durante l’aperitivo, che ha un'idea.
Mentre siamo seduti nell’ennesimo bar, dove mi sta esibendo quasi fossi un suo trofeo, chiamo mio marito e lui ne è stupito ancor di più, perché dopo aver parlato un po' con lui, gli passo Stefano che, sorpreso, risponde al telefono.
“Ciao Stefano, ti ringrazio per esserti offerto a far da chauffeur a mia moglie. Per dimostrarti la nostra gratitudine, vorrei invitarti sabato sera, a cena da noi."
Lui accetta e poi mi ripassa l'apparecchio, con cui saluto mio marito.
Non posso non notare l'espressione di stupore disegnata sul viso di Stefano, che, per vincere l’imbarazzo, sorseggia il drink e, quando mi rivolge la parola è chiaramente in imbarazzo: proprio non se lo aspettava.
“Accidenti, avete una bella intesa di coppia, voi due!”
Capisce che con me sarà più dura del solito, ma decide di giocare in fretta le sue carte. Infatti, il giorno dopo, mi comunica che il venerdì mattina andremo in missione, presso un'azienda per acquisire dei documenti necessari al nostro lavoro. Obietto che non è una mia mansione, essendoci persone a tanto preposte e, in particolare, due puttanelle che so per certo che lui si scopa. Lui non batte ciglio e, poco dopo, mi arriva l’ordine dall’alto. Sono incazzata nera, perché capisco che vuole forzare i tempi e non so come frenarlo. La sera ne parlo con mio marito e lui ha la giusta intuizione.
“Domani mattina, niente minigonna. Indosserai un abbigliamento molto castigato e non accetterai nessuna divagazione: solo lavoro e poi a pranzo, al solito posto.”
La mattina dopo vedo la delusione nei suoi occhi, quando mi vede vestita in maniera così banale. Probabilmente si era già fatto l’idea di esibirmi con il titolare dell’azienda, dove va con le sue puttanelle messe in mostra, mentre io sembro Maria Goretti. Non gli concedo nemmeno un caffè e via. Chatto per tutto il viaggio con mio marito e lui se ne accorge; capisce di esser stato sconfitto.
La sera, al solito aperitivo, si arrende mentre io già gongolo, perché il piano che ho in mente per sabato sera, lo ucciderà! Ci lasciamo con lui convinto che, la sera dopo, sarà ospite di una bella famigliola, dove la mogliettina sfaccenda in cucina ed il marito intrattiene l’ospite. Nulla di più sbagliato!
La sera dopo, quando si presenta a casa, quasi gli viene un infarto. Gli apro la porta indossando un tubino nero elasticizzato, tacchi da capogiro, calze nere con balza di pizzo e reggicalze. Lui sgrana gli occhi, non riesce quasi a parlare.
“Ma sei bellissima! Io non mi aspettavo una sorpresa di tali proporzioni!”
Lo vedo spaesato. Non capisce che sono ben disposta verso di lui, ma lo blocca la presenza di mio marito. Per tutta la sera è un continuo provocare, sia da parte mia che sua, con palpatine sotto il tavolo. Io spero che lui osi, ma la presenza di mio marito lo inibisce, così, come d’accordo, il cornuto ci lascia soli. Stefano non perde tempo: subito mi abbraccia e bacia, ma non va oltre. Al ritorno di mio marito, la situazione è in stallo e, allora, giochiamo il jolly. A tutti e tre piace la musica latino americana, mettiamo su un po’ di musica e balliamo. Lui è durissimo. Sento il suo pacco che striscia un po’ sul mio corpo e, alla fine, mi lancio: lo bacio davanti al cornuto, che se la ride di gusto. Orami il ghiaccio è rotto e lui, dopo un momento di stupore, risponde al bacio e limoniamo; poi io mi inginocchio davanti a lui e gli tiro fuori il cazzo che è di marmo. Me lo trovo davanti, lungo, grosso, maestoso come un totem. Lo succhio da vera professionista e lui, quasi mi sborra in gola. Mi blocca e mi distende sul divano, si inginocchia fra le mie gambe e me la divora. Godo quasi subito, perché il porco ci sa fare. Mio marito ci invita a spostarci sul letto e lì cominciano a scoparmi, prima lui e poi anche con mio marito, fino alle tre del mattino. Il giorno dopo, appena sveglia, sono ancora tanto eccitata fa scopami il marito, che è in tensione come me. Parliamo della bellissima esperienza e decido subito che lo voglio rivedere. Mi è piaciuto il suo cazzo, sono stata chiavata divinamente, perché è molto resistente. Il cornuto è un po’ restio, ma io so come convincerlo: mi basta chiedergli di uscire, mentre gli succhio il cazzo, e lui non mi nega più nulla. Naturalmente mi scopa e mi incula di brutto! È così eccitato nel sentirsi fatto cornuto, gli piace fa matti questa nuova dimensione, notevolmente diversa dal gioco nei prive'; lo eccita al punto da averlo sempre durissimo e me lo pianta in culo con tanta libidine. Il lunedì mattina sono ancora cosi eccitata che, quando vedo Stefano, non posso far a meno di saltargli addosso. Lui è travolto più di me. La nuova esperienza lo ha completamente sballato. Ha dichiarato che non si sarebbe mai aspettato un simile risvolto e si sente infinitamente eccitato dal gioco. Decidiamo che mercoledì sera saremmo usciti io e lui da soli. Già questa cosa mi fa sbrodolare ed il cornuto non riesce a trattenersi dallo sfondarmi il culo. Molto lentamente passano i tre giorni e la mia lussuria ha raggiunto livelli altissimi: sono sempre più eccitata e mi sento troia come non mai.
Ho deciso che quella sera devo sconvolgerlo al massimo. Indosso una mini a pieghe, che mi copre appena la balza delle calze, senza slip, tacchi da 15 neri ed una giacca che mi copre il petto, ricoperto dal solo reggiseno. Prima di uscire, mio marito si è eccitato a vedere come mi preparavo per renderlo cornuto e mi fa due regali cui non avrei mai pensato: mi pianta un plug gioiello nel culo e, prima di uscire dal garage, mi infila il cazzo in bocca, me lo fa succhiare velocemente e mi sborra in bocca.
“Adesso, puttana, puoi andare da lui e, mi raccomando, fatti scopare per bene. Quando lo bacerai, lui sentirà il sapore della mia sborra e poi, al ritorno, bacerai me, affinché, a mia volta, possa sentire il sapore della sua nella tua bocca.”
Cazzo, che perversione! Tutta questa premessa mi eccita all'inverosimile, ma dopo lo lascio ai suoi pensieri, per raggiungere il mio amante: appena mi vede, non sta più nella pelle dal piacere. Lungo il tragitto verso il ristorante, le sue mani frugano fra le mie cosce e scopre che sono smutandata. Il cazzo gli scoppia nei pantaloni. Quando entro al ristorante, noto che tutti mi sbavano dietro. Sono un lago fra le cosce e lui mi esibisce a suo piacimento. Ne godo a mostrami troia, e così, per due volte, attraverso l'intera sala per andare in bagno; tutti mi rivolgono sguardi carichi di desiderio. Lui vorrebbe ancora qualcosa di più, ma io lo esorto a portarmi al motel, perché non resisto più dalla voglia di esser scopata. Lungo il percorso, lui è talmente eccitato che non può trattenersi dal fermarsi ad un distributore per inviare un messaggio al cornuto, onde informarlo che mi sta portando al motel per fottermi. Si profonde in ringraziamenti per avermi permesso di uscire senza mutandine, poi, nell'accarezzarmi il culo, si accorge del gioiello, e questo lo manda definitivamente in tilt: mi pianata il cazzo in gola e mi obbliga a succhiarlo.
“Succhia, troia! Ingoialo tutto, puttana!”
È letteralmente impazzino per tutta la lussuria che riesco ad esprimere: non avrebbe mai pensato che potessi esser così troia, io che in ufficio passo per una “santerellina!” Una volta in camera, mi sbatte sul letto e subito mi divora la figa. La lecca con una foga incredibile, mandandomi immediatamente in sollucchero. Poi infila il preservativo, regola imprescindibile, e mi scopa come un pazzo furioso. Ha il cazzo di marmo. Mi fotte a lungo e bene, fino a sborrare. Nonostante la copiosa venuta, il cazzo gli resta duro: mi basta succhiarglielo un po' ed è di nuovo pronto. Mi viene il sospetto che faccia uso di qualche pillola blu. Mi sbatte e mi dà della troia, poi mi sfila il plug dal culo e me lo fotte con estremo vigore. Mi scopa a lungo e poi mi sborra in bocca.
“Bevi, zoccola! Ingoiala tutta, puttana! Ti piace esser trattata da troia, vero? Provo solo ad immaginare le seghe che si farà il cornuto: bevi!”
Mi fa impazzire questo esser trattata da puttana, al punto da godere fino a tramortirmi. Vengo usata fino alle tre di notte. Poi mi riporta alla mia vettura e torno a casa, dove il cornuto mi attende impaziente; sono stremata, sfinita e desidero solo riposare. Ho goduto davvero tanto e, quando il cornuto mi si
avvicina per baciarmi e far sesso, come era nel suo diritto, io faccio la più grande delle cazzate: lo rifiuto!
Lui ci resta molto male, ma non dice nulla; io mi faccio una doccia e poi crollo. È l’alba quando mi sveglio e lo trovo scuro in volto. Subito mi rendo conto della cazzata commessa e cerco subito di farmi perdonare, ma lui è davvero incazzato, che mi lascia per andare al lavoro, senza quasi salutarmi.
Durante il giorno riesco a scusarmi con lui e, a sera, lo faccio scopare e divertire com'è suo diritto.
Intanto io sono ancora scossa dal piacere provato, al punto da sentirmi già proiettata alla prossima uscita, ma mi rendo anche conto che devo cercare di rabbonire il cornuto. Per fortuna so come fare: "Amore, ti voglio succhiare!"
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1 year ago
baxi18, 55
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Finalmente sono un cuckold.
Mi chiamo Michele, ho 46 anni e sono un tipo abbastanza normale, sia di aspetto che per altro. Sono sposato con Daniela, una bella donna che ha la mia stessa età. Fra di noi il sesso è sempre stato molto bello ed appagante. Ritengo d'esser stato fortunato a trovare in lei la degna compagna per la realizzazione di certe mie fantasie. Amo il sesso in maniera esagerata e Daniela è una donna che apprezza molto, allorché le propongo situazioni nuove, avendo un'indole molto libidinosa, insaziabile, oltre ad esser quanto mai conturbante. Il suo aspetto la fa esser sempre al centro dell’attenzione di più maschi, che le sbavano addosso. Alta, bionda, occhi chiari, 4ª di seno, un bel culo tondo e sodo, che sormonta due belle cosce, che lei ama molto metter in mostra, sempre adornate da calze autoreggenti. Adora anche indossare scarpe con il tacco alto, minigonne e camicette che evidenziano il suo splendido seno. È un'inguaribile esibizionista e mi ha sempre regalato momenti di profondo piacere, ogni volta che l’ho esibita in qualche situazione. Negli anni abbiamo creato momenti di forte eccitazione, durante i quali, lei non si è sottratta a nessuna fantasia che io le ho proposto, anzi, in alcune occasioni, è stata lei stessa a farmi impazzire dal piacere. Siamo riusciti a far l'amore, sesso, in ogni condizione, abbracciando ogni tipo di porcata che ci saltava in mente. Ricordo, in particolare, quando mi ha fatto un pompino in autobus, mentre viaggiavamo di notte, per raggiungere degli amici al mare. Questa, ma anche tante altre occasioni che hanno, in qualche modo, tenuta alta l'asticella dell'erotismo. Posso affermare con estrema certezza che siamo una coppia priva di limiti e/o tabù. L’unica cosa però che, fino ad oggi, non era mai successa, era il coinvolgimento diretto, il contatto fisico, con le persone con cui avevamo interagito. Fino ad oggi, le nostre avventure erano tese a stimolare la nostra eccitazione, servendoci di chi si rendesse partecipe di certi nostri giochi, per poi lasciare l’inconsapevole malcapitato con la voglia addosso, mentre noi portavamo a conclusione la nostra.
Poi si verificò la svolta che mi ha portato a scoprire il piacere di esser cuckold. Era un sabato sera d’inverno e il tempo era alquanto brutto, faceva anche abbastanza freddo. Dovevamo partecipare ad un evento culturale: la presentazione di un’opera letteraria, scritta da una nostra comune amica. Eravamo in un’ampia sala, seduti un po' defilati ed in penombra, rispetto al resto dei partecipanti. Accanto noi, c’era la consolle del tecnico delle luci, un bel ragazzo, alto e muscoloso, che si trovava accanto a Daniela ed era chiaro che si sentiva attratto da lei. Di fatti lei era piuttosto conturbante nella sua minigonna e tacchi alti. Appena iniziata la relazione, egli ha abbassato le luci della sala, creando un'atmosfera di soffusa penombra, per poi sedersi accanto a Daniela: in pratica io sedevo alla sua sinistra, mentre lui era alla sua destra. In quella sua posizione, Daniela era un po’ coperta dal mobile della consolle. Inizialmente non ci ho fatto caso, ero preso dal seguire la nostra amica che illustrava il contenuto del libro, ma poi, con la coda dell'occhio, ho notato che mia moglie stava allargando le cosce. Continuando a guardare, senza farmene accorgere, ho potuto notare che quel ragazzo aveva preso a palparle la coscia con una mano e, ovviamente, vedendo che lei non si sottraeva alle delicate carezze che le dava, ma, addirittura aveva allargato le gambe, egli, senza perder tempo, era risalito sotto la minigonna e, sicuramente, doveva aver incontrato il pizzo delle autoreggenti. La manovra doveva avergli permesso anche di arrivare ad infilarle le mani sotto il perizoma, che avevo visto indossare quella sera, e lei, ora, allargando le cosce, gli stava consentendo di poterla masturbare per bene. Ero letteralmente eccitato da questa nuova situazione che, fino ad oggi, non si era mai verificata e, più passavano i minuti, più mia moglie assumeva un'aria da maiala: era chiaro che ne stava godendo. Era incredibile! Eravamo in mezzo a tante altre persone, non molto distanti da noi, anche se, fortunatamente, sulla mia sinistra non c’era nessuno. La sala era piena di gente e chiunque avrebbe potuto, nel girarsi, accorgersi dell’espressione da troia di Daniela che stava godendo per quella intensa masturbazione. Mi si è gonfiato il cazzo nei pantaloni: la mia eccitazione era arrivata alle stelle, quando ho visto la mano destra di Daniela allungarsi verso di lui e, mentre lei godeva alla grande, gli ricambiava il piacere facendogli una sega. Infatti lui aveva aperto la cerniera dei pantaloni ed aveva estratto una splendida verga, lunga e dura, nonché di notevole spessore. Ero così eccitato che, senza toccarmi, quasi mi son sborrato nei pantaloni. Era una situazione che, in qualche modo, realizzava una fantasia, che, da diverso tempo, aleggiava nei nostri momenti intimi. Consisteva nella voglia di coinvolgere un’altra persona, di vederla scopata da un altro maschio, non era di certo una novità per lei che sapeva benissimo quanto lo desiderassi. Ed ora, vederla segare quella grossa verga, con il rischio di esser notata da qualcuno, mi stava mandando ai pazzi. Ho provato ad immaginare il seguito di quello che stavo vedendo: era già bello veder mia moglie masturbata da un altro uomo, mentre, a sua volta, lo segava, ma avrei desiderato che quell'azione fosse andata ben oltre.
Ad un tratto, lui ha rimesso precipitosamente il cazzo nei pantaloni e si è alzato in piedi, ha ripreso il controllo delle luci, mentre tutti ci siamo alzati in piedi per applaudire e, dopo esserci congratulati con l’autrice del libro, che ce ne ha donato una copia autografata, ho visto Daniela che ispezionava in giro alla ricerca del giovane. Si sono scambiati un cenno d’intesa e, finite le operazioni, lui ha fatto capire che sarebbe uscito e, così, ho preso atto che Daniela era in brodo di giuggiole per aver già raggiunto il primo di una lunga serie di orgasmi. Per noi era appena iniziata una serata trasgressiva, durante la quale sarebbero avvenute, finalmente, tante cose che avrebbero sensibilmente modificato il nostro modo di far sesso. Siamo usciti e, per un attimo, ci siamo guardati intorno, individuando il ragazzo che era ad aspettarci sull’altro lato della strada. Lo abbiamo raggiunto ed abbiamo avuto solo il tempo di scoprire che si chiamava Luca, perché subito Daniela lo ha invitato a venir da noi, per proseguire la serata. Ci ha seguito, anzi, sono io che ho seguito loro, perché un attimo dopo che lei gli ha chiesto di venire con noi, lui l’ha abbracciata e, insieme, si sono incamminati davanti a me, come due innamorati e, arrivati al parcheggio, io mi sono seduto al posto di guida e loro due si sono seduti sul divano posteriore per mantenere costante il livello di eccitazione. Era tutto nuovo, tutto così eccitante, che faticavo a contenere il cazzo nei pantaloni. Prima di avviarmi verso casa, ho messo a posto lo specchietto retrovisore, puntandolo direttamente in mezzo alle cosce di lei. Essi, senza perder tempo, si son subito allacciati in ardite effusioni. La mano di Luca era già in mezzo alle gambe di Daniela ed aveva ripreso a titillare il suo clitoride. La mia adorabile mogliettina così puttana stava già ansimando come una maiala. La sua mano aveva di nuovo liberato quella splendida verga e ci aveva anche appoggiato sopra le sue calde labbra, che se ne sono impossessate, consentendo che quel palo di carne bollente fosse inglobato nella sua gola. Anche Luca ansimava dal piacere.
«Che bocca stupenda! Che gran troia succhiacazzi!»
Ero eccitato da morire e non vedevo l'ora di arrivare a casa, per godermi in tutta serenità quello spettacolo che, finalmente, sanciva il fatto che mia moglie era diventata una gran troia ed io un gran cornuto. Arrivati in casa, ancora non avevo chiuso la porta, che lei se lo era trascinato direttamente in camera da letto. Quando li ho raggiunti, ho visto Daniela che era seduta sul letto con la minigonna completamente spostata in alto, in modo da far intravedere le autoreggenti. Lui era in piedi di fronte a lei, con i pantaloni abbassati alla caviglia, e le scopava la bocca con violenza.
«Succhialo tutto, troia! Ti sfondo la gola, puttana!»
Sentivo che mia moglie godeva come non mai. Era qualcosa di veramente travolgente veder con quanta determinazione Daniela si infilava quella lunga verga, di sicuro più della mia, giù per la gola, lasciandosela scopare come fosse la figa, e resistere a bocca piena, quando lui le bloccava tutto il cazzo in fondo alla gola. Quando lo sfilava, lunghi filamenti di bava colavano dal mento di Daniela e, qualche colpo di tosse, faceva seguito al fatto che, forse, aveva dovuto resistere a qualche insorto conato di vomito. Mi son seduto davanti a lei, sul bordo del letto, ed ho iniziato a masturbarmi. Ad un certo punto, ho visto che lui ha iniziato a schiaffeggiarla con una mano, mentre, con l'altra, le teneva stretti i capelli, quasi fosse una cavalla da domare.
«PUTTANA, devi resistere a tenerlo tutto in gola. Devo dilatarti anche quella, oltre al resto!»
Era una scena tremendamente sconvolgente! Per la prima volta, potevo veder lei far dei preliminari con uno sconosciuto e questo mi arrapava molto. Era qualcosa che andava ben oltre le mie più rosee aspettative. Ad un tratto, Daniela si è allungata sul letto e lui si è inginocchiato fra le sue cosce e, dopo averle letteralmente strappato il perizoma, ha incollato la bocca sulla fica di mia moglie, prendendo a leccarla e farla godere. Daniela si contorceva come un'anguilla, mentre teneva entrambe le mani sulla testa di Luca e, spingeva il bacino in alto contro la sua bocca, urlando che stava godendo.
«Vengo! Sei un porco! Un maiale! Ancora! Dai, ancora, che vengo!»
Lui sembrava un pazzo scatenato. Le succhiava il clitoride, tenendolo stretto fra le labbra, mentre, con due dita piantate nella fica, la masturbava velocemente, finché le ha fatto urlare un orgasmo decisamente inverecondo: era così forte e intenso che, in tutti questi anni di matrimonio, non ero mai riuscito a strapparle uno uguale, neanche nelle situazioni più estreme che avevamo vissuto. Il corpo di Daniela ha preso a scuotersi, a sobbalzare sul letto, scosso da ondate di piacere che lui ha leccato fino all’ultima stilla. Poi lei si era girata a pecora, sul letto, e lo supplicava affinché la inculasse con forza.
«Dai, porco, maiale! Spaccami il culo! Fammi sentire questo cazzone tutto piantato nel culo! Dai, sfondami il culo con forza! Fammi male!»
Conoscendo quanto piacere prova mia moglie nel farsi inculare in maniera rude e violenta, ho potuto subito ammirare la bravura di Luca che, dopo aver appoggiato la cappella al suo buchetto, con una spinta secca e decisa, le è entrato tutto dentro, fino in fondo. Lei ha emesso un gemito che era un misto tra piacere e dolore nello stesso tempo, per poi incitarlo a scoparla ancor più forte.
«Sì, così! Spaccami il culo! Fammi male che godo!»
Lui la stava montando con violenza, mentre le tirava i capelli per farle inarcare ancora di più il culo, per riceverlo meglio dentro di sé e intanto, con l'altra mano, la sculacciava! La stava scopando proprio come piaceva a lei, in maniera rude e violenta! Io ero dubbioso, combattuto tra la voglia di partecipare o solo continuare ad assistere a quello spettacolo da tanto tempo desiderato. È stata lei che, si è girata verso di me e mi ha chiesto di avvicinarmi e, mentre lui continuava a sfondarle il culo con colpi tremendi, io ho preso a spingerglielo in bocca. Ora Daniela stava prendendo il cazzo da tutte le parti e, più gliene davamo, più lei urlava: non l'avevo mai vista comportarsi così! Provavo sensazioni altalenanti bellissime, che mi hanno provocato un'eiaculazione all’istante. Le ho riversato in bocca tutto il mio piacere e lei lo ha ingoiato e leccato fino all’ultima stilla. Poi, anche Luca è arrivato al suo apice e, mentre insisteva a sfondarla con colpi sempre più possenti, ad un tratto le ha riversato in culo tutto il suo piacere, cui Daniela ha risposto con un nuovo orgasmo.
«Cazzo, ti sento! Mi stai riempendo il culo! Bellissimo! Ora vengo! Vengo!»
Anche lui si è svuotato dentro di lei e, dopo esser rimasti alcuni istanti immobili per riprendere fiato, Daniela, insaziabile, si è inginocchiata davanti a noi, ha preso in bocca le nostre verghe ancora turgide e, dopo averle succhiate con ingordigia, le ha riportate alla iniziale condizione, perfettamente dure. Al che noi, insieme, cambiati di posto, l’abbiamo scopata in doppia. Luca le è entrato in fica stando sdraiato supino con lei sopra; l’ha fatta distendere su di sé in modo da esporre il suo bel culo ancora aperto ed io le son penetrato dentro. È stato qualcosa di veramente sconvolgente vedere quanto ho goduto: urlava dal piacere e, dopo l’ennesimo orgasmo, le ho riempito il culo anche della mia sborra.
«Ti sborro in culo, troia! Sei una meravigliosa PUTTANA!»
Anche Luca, appena sentito che mi ero svuotato in lei, ha atteso qualche istante che io mi sfilassi, poi ha inarcato le gambe ed ha preso a sbatterla dal basso, facendola urlare ancora di piacere, finché non si è riversato, a sua volta, dentro di lei.
È rimasto immobile, con lei distesa su di lui.
Daniela era stremata e sconvolta su quel letto, dove, per la prima volta, avevo visto mia moglie scopare con un altro e, da quella sera, la nostra vita si è arricchita di tante nuove emozioni.
Luca è diventato il suo amante fisso e, spesso e volentieri, se la porta con sé a scopare con i suoi amici, mentre io, preferisco restar a casa ad aspettare il suo ritorno, così, eccitato nel trovarla farcita del seme di altri maschi, la scopo come un pazzo, mentre lei gode nel vedermi e sentirmi così tanto eccitato.
«Dai, mio adorabile cornuto: scopami, che ti ho riportato apposta tutti i buchi ripieni della sborra dei maschi che mi hanno appena sfondato. Sei contento di avere una moglie così "puttana"?»
Le sue parole risuonano nella mia mente, come la più meravigliosa delle melodie, cui non sono in grado di resistere.
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1 year ago
baxi18, 55
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Shooting
Era un caldo mercoledi di agosto e verso le 9:00 mi apprestavo ad andare a casa di un cliente per un servizio fotografico, Lui mi aveva parlato della sua relazione e del fatto che di tanto in tanto si divertiva vedere la moglie godere o giocare con altri uomini e si eccitava a guardare delle foto e video ricordo.
10:00 Arrivo in una bella casa a nord di salerno, mi apre lui un bell'uomo sulla 50, ci salutiamo decidiamo la le pose, le location dove scattare e i tagli di inquadratura nel mentre prima di scattare mi domanda se mi va un caffè o un bicchiere d'acqua, io accetto volentieri, cosi chiama la moglie, Martina, chidendogli di portarci un po d'acqua, cosi da un angolo leggermente in ombra una donna dalla pelle chiara e dai capelli rossi con un vestitino molto estivo con un fiocco che le sorreggeva il seno, un seno molto abbondante, io rimango un po spiazzato, il marito ci presenta, parliamo un po e lei ci ascolta lamentando l'eccessivo calore e passandosi le dita nel solco della sua immensa scollatura, io cerco di ricordarmi che sono li per lavoro cosi invito il mio cliente a cominciare, lei rimane li in zona, ed appoggia ad ogni scatto, con la scusa di guardare il marito attraverso lo schermo della fotocamera, il suo seno abbondante su di me, non deve indossare il reggiseno perchè sento i suoi capezzoli turgidi fare pressione sul mio avambraccio, cerco in tutti i modi di dissimulare quando in mio soccorso viene il marito che richiama la moglie consigliandogli dopo di approfittare per farsi fare due scatti da me, ma di lasciarmi adesso concentrarmi, finiamo il servizio sono le 11:00 e lui mi sussurra qualcosa all'orecchio:
"falla giocare un po, io poi mi guardo gli scatti" mi allunga una SD e mi dice di lasciargli gli scatti della moglie, la chiama, "Martina vieni qui, io vado a lavoro" , Martina ci raggiunge e lui le fa :" le tue foto però te le paghi da sola cara!"
di nuovo si gira verso di me e allungandomi il compenso per le sue foto mi intima "fammi degli scatti sexy" poi di nuovo quel "divertitevi". La porta si chiude e subito onde evitare imbarazzi le chiedo se ha in mente qualche abito da provare, cosi mi porta nella sua stanza da letto e tira fuori molti vestiti sexy, infermiera, cameriera , tuta di latex, io le consiglio di cominciare a provarne uno, mentre faccio per alzarmi e uscire lei gia ha fatto cadere il vestitino rosso a terra, non distogliendo mai lo sguardo da i miei occhi si avvicina e prende il vestitino da cameriera che è li sul letto di finaco a me, lo indossa completo di spolverino e mi sorride, io ormai ho capito che il discorso sulla coppia era stato fatto proprio nell'ottica del nostro appuntamento casalingo, ci spostiamo in soggiorno scegliamo le luci e le location e cominciamo a scattare, mentre scattiamo, lei si sbottona la veste, comincia a giocare con i suoi seni, io sono ormai duro e lei lo nota, avvicinandosi con lo spolverino, mi solletica l'uccello, poi mi guarda e mi dice: Possiamo accordarci sul pagamento? io le rispondo certo! Poi lei mi guarda tirando fuori un leccalecca dalla tasca, accetti qualsiasi tipo di pagamento? io sorrido, lei poi incalza: Facciamo cosi se te lo succhio il tempo del tuo lavoro? più foto voglio che mi lavori, più te lo succhio, devo essere io contenta degli scatti, però voglio fare anche un regalino a mio marito quindi voglio riprendermi!
io sono un pò preso alla sprovvista ma alla fine dico un secco: "Ci sto!"
Quindi continuiamo gli scatti dopo circa una 20 di minuti mi chiede anche qualche foto con il mio pisello in bella mostra, la cosa mi diverte cosi facciamo qualche scatto con il mio cazzo duro come il marmo adagiato sul suo viso sorridente, ne facciamo un paio di profilo con la sua punta della lingua che tocca la mia cappella pulsante, altri dove lei lo mostra adagiato sul suo seno, bhe abbiamo finito, a questo punto chiedo un posto per il pc, lei mi indica il top in cucina, cosi io rimango in piedi e lei si accomoda con un cuscino sotto al top , cosi dopo aver posizionato il suo cellulare per riprendersi, abbiamo cominciato.... e durato più del previsto, di solito mi capita che le donne si stanchino velocemente di succhiare un cazzo cosi, lei invece sembrava sempre più affamata, 2h dopo ero venuto 4 volte ma avevo finito....le do la schedina con le sue foto, lei mi guarda intensamente e mi sorride:" oggi ci siamo conosciuti ma la prossima volta voglio saltarci sopra" mi fa l'occhiolino e si riveste. mi accompagna alla porta poi in serata mi arriva un messaggio
" grazie amico gli scatti sono splendidi, e gia mi sono fatto una sega guardando il vostro video!
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1 year ago
admin, 75
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La zia
Sono le 9 di mattina e sono sotto il palazzo di una coppia di amici, ci siamo accordati per un gioco di ruolo dove io interpreterò il nipote immaturo sessualmente che darà una mano nelle faccende domestiche.
Arrivo in tuta come da accordi, busso e mi invitano a salire al piano.
Sono eccitato ma cerco di entrare subito nella parte, mi apre lui un uomo alto e imponente che mi saluta ad alta voce come per far sentire la moglie del mio arrivo, per semplificare li chiameremo con le iniziali dei loro nomi L per Laura e S per Stefano.
S: eccoti qui, come è andato il viaggio bello dello zio?
Io: Bene grazie
S: allora posa lo zainetto e vai a dare una mano a tua zia che io sono in ritardo per il lavoro!
Laura arriva all’ingresso è una bella donna bionda sulla 40ina è giunonica ma molto soda, indossa una canotta molto grande che le fa da abito.
L: Ciao amore! Ci vediamo più tardi per pranzo.
S lavora allo stesso piano in un altro appartamento, cosi L mi guarda e mi ordina di andare a lavarmi le mani e raggiungerla in camera da letto che c’è da rassettare.
Vado in bagno e colgo l’occasione per togliermi i boxer e lasciare il pendolo ben in vista, mi lavo le mani e mi dirigo in camera da letto, lei è seduta sul letto al telefono alza lo sguardo e mi osserva da capo a piedi.
L: eccoti qui! Allora sposta queste lenzuola da piegare e aiutami a fare il letto!
Io prendo di peso la pila di lenzuola pulite e la ripongo su una poltrona che è li in camera in un angolo. Mi avvicino al letto e lei mi lancia il coprimaterasso in faccia e sorride, le passo un lato e lei si china per sistemarlo, il mi sguardo cade subito nella enorme scollatura della sua canotta, senza intimo vengo quasi ipnotizzato dal modo ondulatorio del suo seno mentre da degli schiaffi al letto per stendere il coprimaterasso, passiamo al lenzuolo e già sento che il mio amichetto si sta svegliando, dalla tuta si incomincia a delineare un salsicciotto che mi pende fra le gambe, lei lo guarda e sorride, dopo aver finito con il letto passiamo a piegare le lenzuola, lei ne approfitta per schiacciarsi addosso a me ogni ultima piega prima di riporre le lenzuola nell’armadio, con l’ultimo lenzuolo me lo fa mantenere con la scusa che ci sia qualcosa,mentre lei passa una mano come per pulire quella macchia, che si trova proprio all’altezza del mio pendente, lo sbatacchia un altro poco, poi ripone via l’ultimo lenzuolo. Adesso mi chiede di mantenerle la scala mentre spolvera il lampadario, mentre sale comincio a notare la sua sola biancheria, un perizoma ricamato nero che fa da cornice ad un bel culo rotondo. Dopo aver spolverato mettiamo via la scala e lei si fa accompagnare in bagno.
L: bene adesso ci prepariamo che poi ti devo accompagnare che hai gli allenamenti!
E’un bel bagno patronale, lei prende un detergente e dell’acqua e comincia a sciacquare la vasca da bagno, con un po di astuzia si bagna la canotta, ora quelle tettoone sono fradice, lei mi guarda sorridente poi mi intima.
L: togliti i vestiti che non si possono bagnare, tanto siamo tra di noi!
Io mi tolgo i vestiti e lei rimane in tanga, riempie la vasca poi mi fa avvicinare, comincia ad accarezzarmi il cazzo.
L: e che cosa hai qui? Che ci fai con questo eh?
Io faccio un po il finto tonto imbarazzato
L: lo lavi bene?
Io annuisco ma lasciando intendere un po di perplessità, cosi lei mi guarda e mi dice
L: vabbhe dammi una mano a lavarmi che dopo ti insegno io!
La vasca è piena e lei si sfila il perizoma, entra in vasca mi passa una spugna.
L: adesso lava la zia
Io comincio a passarle lentamente la spugna con l’acqua calda sul volto, poi il collo, poi le passo la spugna sulle braccia, lei ogni tanto ne approfitta per toccarmi, le comincio a pulire i seni li guardo mentre piano piano le passo la spugna un seno alla volta.
L: ti piacciono
Io annuisco e le fisso come ipnotizzato, poi lei mi richiama all’ordine e mi porge una gamba, le passo la spugna sulle gambe, poi mi indica la sua passera , è depilata e il suo gesto di allargare le gambe la mette in bella vista
L: la spugna qui no però, prendi il sapone intimo, mettine un po sulla mano e puliscila con cura
Io eseguo e le insapono prima il monte di venere e poi con le dita piano piano vado alla scoperta delle sue labbra.
L: adesso mi devi insaponare tutta e poi lavare
Io eseguo la insapono tutta mi concentro molto sulle tette e il mio cazzo incomincia a pulsare le lo guarda e mi invita ad entrare in vasca, mi lascia in piedi poi mi prende il cazzo con una mano e con l’altra mi scopre piano piano il glande poi con il dito circoscrive l’areola del glande facendomi avere un brivido.
L: vedi qui si puo annidare lo sporco!
Prende con una mano del sapone e con l’altra afferra con forza la base del mio cazzo che ormai si è trasformato in un blocco di vene e con l’altra mano comincia ad insaponarlo, io non riesco a stare fermo immobile, lei mi guarda mi sorride
L: Vedi devi strofinarlo bene! Energicamente
Non so se è l’eccitazione, il sapone, quella stretta famelica o quella sega vigorosa sta di fatto che sento di venire cosi la guardo e le dico
Io: zia sta per succedere qualcosa
Mi sorride mi afferra le palle con una presa dedicata ma decisa e continua a segarlo forte si fa venire sulle tettone.
L: visto lo devi svuotare ogni tanto, altrimenti si riempie!
Io sto sbavando e sorrido, lei si alza insapona me e lei e ci sciacqua con la doccetta.
Usciamo dalla vasca e le porgo l'accappatoio lei mi abbraccia per asciugarmi e ci strofiniamo un po, poi mi intima di passare all’asciugatura cosi mentre lei si asciuga i capelli mi dice.
L: anche le donne si devono svuotare sai! Vuoi dare una mano alla zia?
Io annuisco e li mi passa un dildo e del lubrificante poi si siede su uno sgabello di fronte a una toilette da bagno mi fa accomodare sotto il tavolo.
L: prima lubrifichi
Stappo il lubrificante e le massaggio tutta la passera, mi piace e mi sto eccitando di nuovo, poi mi passa il dildo e mi invita a seguire il suo ritmo.
Cosi comincio a penetrarla mentre si asciuga i capelli, comanda i miei movimenti, si contorce e gode poi spegne il phon e mi dice
L: perfetto ci idratiamo un po e ci possiamo rivestire!
Prende un grosso flacone di olio da massaggi un asciugamano grande e si fa seguire sul letto, si stende e mi invita a massaggiarla, le massaggio tutto il corpo sbattendole spesso il mio bastone di nuovo eretto sul corpo, lei mi chiede di usarlo per il massaggio, cosi comincio a sbatterlo prima sulle sue gambe poi sulle braccia, poi si gira e continuo con il massaggio con particolare attenzione per le sue areole, i suoi capezzoli e il suo clitoride, lei con le mani unte gioca a farsi sfuggire il mio pendente dalle mani, poi mi invita allo scambio di ruolo, mi metto di schiena ma mi invita a girarmi, prende l’olio e ne fa cadere una cascata sul mio membro eretto, poi con la sua presa ben salda comincia a strizzarlo per bene, mi massaggia le palle e mi dice
L: ma qui c’è ne ancora!
Cosi comincia a segarmelo lentamente ma con una forte presa, sembra un totem ormai che si erege dinnanzi a lei, lei lo guarda ammirandolo
L: è bello, ma impegnativo non tutte saranno capaci…adesso alzati che cosi non ci sporchiamo!
Mi mette in piedi dinnanzi al letto, si mette dietro di me e sento tutto il suo corpo oleato, si struscia sulla mia schiena mentre mi riprende con due mani l’uccello e mi masturba fino a farmi schizzare nuovamente, stavolta sull’asciugamano.
L: ah è un lavoraccio, adesso vestiamoci che facciamo tardi
Ci diamo una mano a vestire a vicenda palpandoci e scherzando, poi passiamo dall’ufficio del marito per le chiavi della macchina.
S: allora tutto bene ti ha dato una mano?
L: E’ un bravo ragazzo, dobbiamo insegnargli ancora molte cose….ma stasera lo zio ha diritto a tutto ciò che vuole!
S: Allora è andata molto bene! Sono felice , di a tua madre che puoi venire quando vuoi a dare una mano alla zia!
Ci mettiamo in macchina e lei si fa guidare alla mia, non so se continuare ancora con il gioco, ma aspetto una sua mossa
Io: ecco è qui!
Lei accosta e mi dice
L: sai è stato molto bello, non ho mai una mano, se qualche altra mattina vuoi venirmi ad aiutare la zia ti insegna qualcos’altro.
Poi mi prende le guance e mi stampa un bel bacio affettuoso.
L: a presto!
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1 year ago
admin, 75
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