{"linkButtonClass":"stories-filter__top-new-button button button_default","href":"\/en\/stories-add","title":"Add story","displayFirstSpan":true,"firstSpanClass":"stories__top-new-button-icon","firstSpanContent":"\n<svg class=\"svg-icon icon-add-button-icon\">\n <use xlink:href=\"\/build\/sprite-83eb32dceb21b468932833be844ed846.svg#add-button-icon\"><\/use>\n<\/svg>","displaySecondSpan":true,"secondSpanClass":"stories__top-new-button-text","secondSpanContent":"Add story","checkDeactivatedProfile":true}
-
La migliore cliente
Riky mi telefonò, parlandomi di un amica con problema che averi dovuto aiutare. Accettai e fissai un appuntamento. Si presentò in ufficio una bella donna di circa 35 anni, sudamericana, non molto alta con scarpe di corda dal tacco molto alto ed una gonna a mezza coscia. Mi disse di essere argentina ma io non indagai più di tanto, anche se l’occhio cadeva nella scollatura, dove erano incastrati due seni, non proprio prosperosi, di quelli ben divisi uno dall’altro. cercai di mantenere un contegno professionale e di indagare la sua professione che mi insospettiva parecchio. Mi insospettiva il perchè fosse in Italia.
La trattai mantenendo la professionalità del caso senza troppo distarmi. Quello che mi stuzzicava maggiormente, non so perché, erano i suoi piedi, con unghie rossissime. Mi faceva voglia di prenderli in mano.
La rincontrai per lavoro altre due volte in ufficio. La seconda volta venne la sera verso l’orario di chiusura e ci trattenemmo a discutere sin dopo le 20,00, quando tutti i colleghi se ne andarono.
Mi spiegò che era venuta in Italia da parenti, per mancanza di lavoro in Argentina e che faceva la commessa in un negozio di articoli sportivi. Si accorse, probabilmente, che quando mi parlava io pensavo a guardarle il seno. Più ancora, non riuscivo a non guardare sotto la scivaniam, verso i suoi piedi. Questa volta aveva delle infradito che continuamente toglieva e rimetteva. Mentre parlava circa i problemi che la riguardavano, si fermò e mi chiese a bruciapelo di andare al bagno e farmi un “pippa”, così mi sarei sfogato e poi sarei stato più attento al suo problema. Io le risposi che l’avrei fatto, ma che senza lei davanti mi sarebbe mancata l’ispirazione. L’erezione mi premeva nei pantaloni. Si alzò, girò intorno alla scrivania e venendomi accanto, allungò le mani sulla cerniera, la abbassò me lo tirò fuori, e poi andò a riaccomodarsi nella sua sedia, dicendomi: “adesso fai pure”. Ma come, mi ero illuso …
Rimasi di sasso. Credetemi, non è facile masturbarsi da soli davanti ad una donna che ti guarda impassibile. Non feci nulla, penso, per un lunghissimo eterno minuto. Poi lei si alzò leggermente dalla sedia, alzò appena il suo sedere facendo forza su un bracciolo. Con l’altra mano, rima si tirò un pò su la gonna, quindi infilò la mano destra all’interno, armeggiando. Spinse la sedia un po’ indietro, distese le gambe e iniziò a sfilarsi le mutandine nere di pizzo, del tutto inadatte al personaggio: parevano quelle di mia mamma vent’anni fa.
Comunque se le sfilò, aperse un poco le game e le appoggiò, aperte, sulla scrivania. Devo avere detto qualcosa di stupido, nel frattempo, ma non mi ricordo bene cosa. Alice (le do questo nome di fantasia), mi chiese se con lei davanti a gambe aperte mi sarebbe stato più facile farmi una sega. Io risposi che mi sarebbe stato più facile scoparla, ma lei aggiunse che il problema era mio e che non dovevo toccarla. Della sua fica non si vedeva praticamente nulla, salvo il fatto che era rasata e che spuntavano i peli in ricrescita di qualche millimetro (come un uomo che non si fa la barba da una settimana).
Non mi pareva di avere molte scelte. Così rimisi l’arnese nei pantaloni e cercai di riprendere il discorso lavorativo. Lei, allora, si mise due dita in bocca e se le bagnò abbondantemente con la lingua. Poi si mise la mano tra le gambe e iniziò a masturbarsi. “Vedi”, disse, “si fa così”. Lo faceva con una naturalezza incredibile, premendo leggermente le labbra. Le dita compivano un movimento circolare molto leggero.
Ritornai sui miei passi, mi slacciai la cintura ed il bottone dei pantaloni e presi il mio cazzo con la mano. Se lo fa lei … presi a masturbarmi anch’io molto meccanicamente. Alice si fermò, rimise le gambe a posto, seduta composta nella sua sedia e mi chiese che cosa stessi immaginando. Io le risposi che la cosa che mi prendeva di più erano i suoi piedi, che avrei voluto leccarglieli… che nessuno mai mi aveva fatto una sega con i piedi. Si mise a ridere e di disse con quel suo accento spagnolo: “ non vedi quanto sono sporchi? Ho infradito!”. Mi chinai sotto il tavolo “te li pulisco io”, le dissi”. Prima che lei potesse tirare indietro le gambe, cosa che iniziò a fare, le afferrai un caviglia e mi portai il piede alla bocca. Gli infilai la lingua tra due dita e cominciai a limonare come se i suoi piedi fossero una lingua. Si mise a ridere di gusto, e continuai. Poi mi fece capire che questo gioco le piaceva molto. Con l’altro piede cercava di toccarmi il cazzo, cosa non facile in quella posizione, ma quando mi sfiorò mi fece sobbalzare e picchiai la testa sotto la scrivania con un gran botto. Lasciai il suo piede, mi allungai e mi misi le mani in testa. Trovando lo spazio libero, mi circondò il cazzo con entrambe le palme dei suoi piedi ed iniziò ad andare su e giù premendo leggermente. Fu una sensazione stupenda, durata un attimo, quindi mi mise la palma di un piede sulla bocca per farselo leccare. Lo feci avidamente e mentre lo facevo lei riprese a masturbarsi, reclinando la testa indietro, questa volta senza ridere. Mentre si toccava le leccai la gamba, dietro al ginocchio, e poi l’interno della coscia, fino a quando la mia lingua si confuse con le sue dita che roteavano attorno al clitoride.
Rimasi così, giocando con la lingua con le grandi labbra, il clitoride. Poi le leccavo il buchino del sedere e di nuovo lungo tutta la passera. Si bagnava molto abbondantemente e perdeva un liquidino più denso di una sborrata. Quindi venne e quando lo fece mi strinse la testa fortissimo dentro alle sue cosce come in una morsa. Si alzò quasi di scatto, si chinò sulla scrivania e mi offerse il buchino, bagandoselo con le due dita come aveva fatto prima. Mi disse solo “dai!”. Non me lo feci ripetere e cercai di infilarglielo ma da quella posizione era quasi impossibile. Allora si distese, lascindo il sedere alto, per offrirmelo. Feci fatica ad entrare, fu doloroso per entrambi, forse più per lei, ma una volta entrato la sensazione era fantastica. Iniziai a muovermi lentamente e lei iniziò a emettere piccole urla, trai l dolore ed il piacere. Quindi si ritrasse, si girò, me lo prese in bocca manipolandomi le palle con delicatezza. Le venni in bocca. Lei un pochino ingoiò, quindi chiuse la bocca piena di sperma si avvicinò alle mie labbra e mi sputò il liquido dentro alla mia bocca. Ingoiai e quindi cominciammo a limonarci e leccarci.
Ci vedemmo ancora per lavoro, ma lei rifiutò ogni successiva avance. Mi disse che il suo sedere era praticamente vergine, ma che non sa che cosa le fosse passato per la testa quando le lo offerse. Forse fu il modo con cui glielo leccai … Mi rimane ancora il desiderio di scoparla, non avendo provato a infilarglielo nella fica. Ma, in fondo, ci si può anche accontentare …
La migliore delle clienti.
5
1
17 years ago
Bonora,
40
Last visit: 15 years ago
-
Con una trav all\'autoparco di camion
Mi presento, sono un ultra quarantenne, separato, tendenzialmente solitario; detto ciò voglio raccontarvi una mia recente esperienza di vita..sperando che a qualcuno possa piacere o quantomeno ad interessare.
Dopo la separazione, avevo avuto una precedente esperienza con una trav, per alcuni mesi, ma fini anche quella, in quanto io volevo coltivare questa amicizia con riservatezza e in privato, lei invece voleva l’esatto opposto.
Casualmente, da quando cominciai a navigare in internet, provai a cercare qualche sito, dapprima senza grossi risultati, …poi, casualmente mi imbattei su Desidera, il nome non lasciava presagire gran chè, ma dopo un po’, vidi un sacco di annunci assai interessanti anche se li ritenevo a priori falsi.
In uno della mia città, c’era la foto di una trav, giovane e piacente, alta, slanciata, vestita da troiona…molto arrapate.
L’annuncio che corredava la foto,diceva che a lei piacevano le doppie penetrazioni, (non credevo allora fosse possibile) essere posseduta da più uomini adulti e trattata da cagna, sculacciata, sbattuta nei parcheggi, alla merce di uomini vogliosi incontrati per caso, ed altro ancora…
Il discorso proprio non mi interessava, ma la prima foto di quel culetto sodo e quella che se lo prendeva tutto fino in gola mi eccitava assai…
Provo timidamente a contattarla, preparo una mail, studiando parola per parola.
Mi risponde prontamente in maniera stringata, praticamente un ciao e il suo numero di cellulare. E’ una decisa penso io! Provo a telefonarle, mi risponde, e ci accordiamo per un appuntamento per il giorno dopo nel primo pomeriggio. Chiedo permesso dal lavoro e mi reco all’indirizzo che mi ha dato, praticamente un negozio chiuso in fase di ristrutturazione.
Mi apre, e la vedo gia vestita da troiona, autoreggenti, capelli lunghi biondi, maglietta aderente con 2 belle tette (finte) e slip aperti di dietro.. Sul viso aveva una mascherina rossa.. Saliamo al piano superiore del negozio, lei mi precede sulle scale, ho il suo culo davanti alla mia faccia la fermo e comincio a leccarglielo.Dopo un paio di linguate gli infilo 1, 2 e poi 3 dita dentro, ma penso che non sia il caso di insistere visto che al piano superiore c’è un divano che ci aspetta.
Prima di cominciare lei mi dice se se ho altri amici disposti ad usarla, lei si concederebbe volentieri ad un gruppo di maturi sporcaccioni. Le dico di no, ma se pensandoci meglio trovo qualcuno che potrebbe essere disponibile vedrò di accontentarla.
Mi dice che abbiamo non più di mezz’ora a disposizione per noi, in quanto poi, dopo di me ha 3 uomini, tutti per lei piu o meno della mia età.
Comincia col prendermelo in bocca, poi si mette supina e glielo infilo nel culo, conscio che con una abituata a farsene anche 3 alla volta non è che farò una grossa figura..
Cerco di sbatterla con forza visto il genere che preferisce e per immedesimarmi nella parte gli infilo quasi tutta la mia mano nel suo culo, cercando all’interno le sue parti erogene piu sensibili.. la sento soddisfatta. Poi glielo rimetto dentro con lei sopra di me e gli sborro copiosamente nel culo..
Finisce così la prima parte della mia esperienza, andandomene però e pensando se ero disposto ad andare avanti o mollare, mi accorsi che l’idea di lei assieme ad altri uomini, remissiva alla nostra volontà, cominciava lentamente a solleticarmi..
La settimana dopo ci sentiamo e pensando a qualche avventura del genere che lei predilige, salta fuori la proposta di portarla di notte in un autoparco di camion vicino al confine alla periferia della mia città. Li ci sono camionisti stranieri, gente sola, che assolutamente non ci conosce e notoriamente uomini forti e rudi, come a lei piace.
L’idea mi impensierisce e mi eccita nel contempo.
La vado a prendere alla sera sotto casa sua, lei esce avvolta in un soprabito lungo, con un berretto in testa che le nasconde la parrucca bionda, un paio di occhiali neri da sole, ottimi per la notte!!: Si intravvedono solo le gambe nude e le scarpette con altissimi tacchi a spillo.
Lei è emozionata e timorosa di incontrare qualcuno per le scale di casa, ma tutto va ok.
Andiamo in macchina e ci rechiamo all’autoparco.
Un bel giretto perlustrativi intorno ai camion posteggiati, tanto per sondare l’ambiente. Vediamo camionisti vicino al proprio automezzo in sosta, stazionare in gruppi ed intenti alcuni a cucinare o scaldarsi qualcosa su fornelli da campeggio. Uno di questi, vedendola e credendola una donna, presenza insolita a quell’ora in quei posti, impudentemente le fa un gesto osceno con le anche, (come quello che ha reso celebre elvis presley) come a dire vieni che ti chiavo.
E’ quello che aspettavamo. Scendiamo dalla macchina, io sorrido al gruppo dei tre camionisti per far capire loro che non sono assolutamente offeso e con lei mi avvicino a loro. In inglese gli dico che ho una moglie troia, che non sono riuscito a soddisfare questa sera e se vogliono darmi una mano sono contento di offrirgliela che facciano su di lei quello che vogliono…
Veniamo circondati dai 3 camionisti, scuri in viso e tutti coi baffi,(probabilmente turchi), non riesco ancora a capire le loro intenzioni, il rischio che vada finire male c’è, le facce non sono molto raccomandabili..
Uno comincia a toccarla davanti a me, lei si apre il soprabito e li lascia tutti senza fiato, col suo fisico asciutto e slanciato e la lingerie provocante che indossava…body bianco, reggiacalze e calze a rete nere, portato tutto sotto al soprabito…
Tutti e tre gli saltano addosso eccitati come animali, la toccano, la leccano e gli infilano le mani dappertutto, adesso penso c’è ancora una parte rischiosa per noi…Infatti uno di questi trovandogli il cazzo, sorride e dice qualcosa di incomprensibile agli altri……è andata penso.
Il più vecchio del gruppo fa cenno ai sui amici di portarsela nella cabina del camion, io e lui per il momento restiamo fuori. Le regole mi fa capire le decide lui. Io protesto ma visto che lei accetta la proposta, anch’io mi adeguo e resto fuori col capo del gruppo. Quest’ultimo mi chiede se poi voglio anch’io questo trattamento, io gli dico di no, che sono solo maschio come o piu di lui. Va bene mi risponde, dopo che i miei 2 amici si sono divertiti lo faremo io e te.
Io gli propongo di andarli a spiare in camion che la cosa mi eccita assai. Accondiscende alla mia proposta. Saliamo sulla cabina e dietro al posto di guida, diviso da una tenda c’e un letto quasi a 2 piazze. Scostiamo la tenda e la vedo alla pecorina, tutta impegnata con un grosso cazzo in bocca e con l’altro di dietro che afferrandole con le mani le sue spalle glielo sbatteva dentro con inaudita violenza fino allo stomaco.
Lei a questa sottomissione stava godendo e il rischio che la storia potesse prendere anche una brutta piega non faceva che aumentarne l’eccitazione.
I due la sbatterono a dovere, trattandola proprio come a lei piace, da troia da monta. Appena finiscono entriamo nel letto io e il capo del gruppo. Lei è distesa sul letto con il culo in posizione..Il capo si spoglia senza levargli un secondo gli occhi di dosso, ha un cazzo di dimensioni oltre la media, è un uomo corpulento e muscoloso, un po tendente al grasso, tipo lottatore di sumo tanto per intenderci.. Mi ordina di leccare il culo alla mia ..“moglie” detto in tono canzonatorio, io lo ascolto ed eseguisco l’ordine.
Dopo un po’ mi scosta bruscamente e glielo infila dentro con l’intento di farle male…(illuso) Comincia a sbatterla con forza, io glielo infilo in bocca, sento che le piace assai, infatti eccitata com’era me lo succhia come mai aveva fatto…sborriamo tutti e due.
Lei è fuori di se dal piacere, ansima come una porca e ci chiede di non smettere…Il capo ci fa cenno di scendere dal camion e ci invita a prendere assieme un caffè tutti assieme, che sia una loro usanza penso? Chiacchierando gli raccontiamo che siamo una coppia di amici in cerca di emozioni forti (piu per lei che per me..) Dopo il rito del caffè, veniamo nuovamente circondati, io vengo buttato fuori dal cerchio in malo modo. L’atteggiamento cordiale di poco fa e svanito all’improvviso, il capo dice a lei di inginocchiarsi, le dice- sei alla ricerca di emozioni forti? Eccotene una..Cominciano col tirarsi fuori l’uccello, le intimano di toccarglielo e leccarlo a turno, lei acconsente con gusto, poi credendo di farle un oltraggio gli sborrano assieme e copiosamente nel viso e dappertutto.. Lei non sembra assolutamente ne dispiaciuta ne oltraggiata, al che viene verso di me sorridente con la sborra che le scende dal viso, e tra gli sguardi meravigliati e disarmati dei tre ce ne andiamo salutandoli con un gesto della mano…
6
3
17 years ago
leonida1960,
37
Last visit: 3 years ago
-
Il mio primo incontro con una trav-terza e ultima
TERZA PARTE
La settimana sembrava non passasse mai…aspettavo con ansia il sabato per chiamarla. Di sabato mattina, appena alzato le telefonai e ci accordammo per incontrarci qui nella mia città, sulle rive, vicino ad un locale che lei conosce.
Arriva finalmente domenica, l’appuntamento era per le 14,30, ma io per scaricare la tensione ero gia li mezz’ora prima..
Vidi arrivare la sua macchina, un occhiata in giro che non mi veda qualcuno,,,ma la sorpresa dovevo averla e grossa di li a poco…
Appena salito, la vedo, quasi non credo ai miei occhi, vestita da donna, quasi come la sera che ci siamo incontrati!!
L’istinto di uscire dalla macchina c’era, e solo per il fatto che lei e prontamente ripartita che non sono riuscito a farlo…
Lei mi dice che dovevo capire che girava sempre vestita da donna, lavora in un ambiente artistico e la sua diversità è accettata…Io lavoro invece in un comunissimo stabilimento industriale ribadisco, e per molto meno si diventa lo zimbello di tutti…
Decidiamo allora di non fermarci nella mia citta ma di andare in una cittadina li vicino, Gorizia dove, in teoria non dovrei conoscere nessuno. Inoltre penso io, comincia gia il carnevale e ho un alibi in piu se dovessi incontrare qualcuno che mi conosce.
Lei era vestita in maniera provocante, truccatissima, sempre parrucca bionda riccioluta, un vestito aderente che sarebbe stato anche abbastanza casto se non fosse stato dotato di 2 cerniere laterali che lei maliziosamente usava spesso…L’abbigliamento era completato da giarrettiere bianche e calze color carne..
Appena usciti dalla città, un giovane in macchina, mentre si accingeva a sorpassarci, la vede, e invece di completare il sorpasso rimane appaiato a noi a guardarla. Poi desiste e si accoda a noi. Dopo un po ritenta il sorpasso, ma arrivato come prima appaiato a lei,la vedo sorridere, il giovane con una mano teneva il volante e con l’altra aveva il suo cazzo in mano e sorrideva… Lei mi chiede se voglio dividerla, io le dico di no, che sono gia abbastanza teso ed emozionato. Lei capisce, accelera e dopo un po lo seminiamo.
Arriviamo a Gorizia, io le dico di andare verso il castello, situato su una collina. Li penso che non ci saranno tante persone.
Scendiamo dalle macchina, non prima di averle accarezzata le coscie credendo che con l’eccitazione possa sparite il mio timore, ed in parte è così, con il cazzo duro si ragiona assai meno…
Prendiamo assieme una scalinata che ci porta sulla parte laterale del castello, ed imboccata una stradina che costeggia le mura, ci fermiamo dove la stradina finisce con un cancello in ferro. Il posto è abbastanza isolato e anche assai caratteristico (a chi interessa darò una approfondita descrizione per andarci) lei mi viene vicino e aprendo il soprabito quasi mi sbatte in faccia le sue tettone esagerate..Io la abbraccio, e comincio a leccarle il collo, mentre lei piu sbrigativa mi tira fuori il cazzo e comincia a prepararmelo accarezzandolo, per l’uso.
La faccio appoggiare con le mani al cancello, io da dietro, dopo averle alzato il vestito, le comincio ad accarezzare le gambe, le natiche e a passarle la mia lingua prima vicino e poi nel culo, entrando un po in profondità come per simulare l’amplesso.
A lei piaceva molto, lo capivo dai suoi gemiti e da come si inarcava per offrirmi piu culo possibile.
Mi alzo e le sbatto di forza il cazzo dentro, ormai lo sapevo che gradiva essere posseduta con forza.. Comincio a sbatterla, lei ansima e mi dice qualcosa forse in tedesco che non riesco a decifrare, nel dubbio aumento l’impeto, esagerando non si sbaglia mai…
Il mio cazzo entra ed esce ne suo culo fino all’ultimo millimetro e ad ogni colpo la costringo a tenersi con forza sul cancello per non finirci contro.”.siii, ancoraaaa”, mi dice, “sfondami tutta” ed altre amenità del genere, dopo un po, eccitato al massimo, ma intenzionato a prolungare l’accoppiamento, lo tiro fuori, la faccio girare e avvicinandola a me, la abbraccio e la bacio appassionatamente,. Alla fine del bacio eravamo tutti e due senza fiato e lei anche con meno rossetto..Era il primo bacio che ci davamo, quello dell’addio di 1 settimana fa era stato quasi fraterno..
Un bacio appassionato puo dire molto di piu di un atto sessuale, lei mi dice di avere capito subito che tra di noi non c’era solo desiderio di sesso, io ribadisco che non volevo credere a me stesso ma sentivo di amarla come si ama una donna…
Decidiamo di interrompere l’atto sessuale, di andarci a prendere qualcosa di caldo in un bar li vicino e di ritornare tra poco al cancello.
Entriamo nel locale, io mi comporto come un fidanzato premuroso, le levo il cappotto, la faccio accomodare ecc. Avevamo gli occhi puntati su di noi, ma io cercavo di estraniarmi dal mondo circostante e concentrarmi solo su di lei…Lei calamitava l’attenzione di tutti e quando si alzo, altissima, per andare al bagno (delle donne) camminando su tacchi altissimi ed ancheggiando, non c’era uomo e donna che non la osservava,,,
Ritorniamo al cancello per riprendere con altro spirito cio che avevamo interrotto, da qual momento non eravamo piu 2 amici che facevano sesso ma 2 fidanzati che si amavano.. La feci sdraiare su un muretto perche volevo perenderla dal davanti, alle sue spalle c’erano le luci della città, un paesaggio decisamente caratteristico. Aiutato dalle 2 cerniere che corredavano il suo vestito, lo alzai completamente perche la vista delle sue coscie con calze e giarrettiere mi eccitava moltissimo…Glielo infilai nuovamente nel culo, e baciandola cominciai a penetrarla stavolta con dolcezza, i risultati in quanto a piacere erano anche maggiori di quando puntavamo sulla foga…
Gli riempi il culo di sborra che lei nemmeno volle pulirla, dal culo usciva e scendendo dalle natiche le bagnava le calze…
Oltre al buio c’era anche molta umidità e decidiamo di andare in macchina.
Li dopo un po di riposo riparto all’attacco, ne andava anche dell’orgoglio nazionale!
Prima di cominciare di nuovo commentiamo che in quei posti, i nostri nonni forse si sono fronteggiati nella prima guerra mondiale e ironia del destino, io e lei nei medesimi posti siamo venuti a fare all’amore!
Che ci sia un preciso significato simbolico in tutto questo? Ma!
Recliniamo i sedili, io mi denudo completamente per assaporarla con ogni parte del mio corpo… lei si leva il vestito e rimane col body, reggicalze, calze e tacchi a spillo.
Mi viene sopra, comincia a leccarmi i capezzoli, cosa che con la mia ex moglie mi infastidiva parecchio.. Con lei l’effetto è decisamente diverso, ad ogni leccata il cazzo si alza come uno stantuffo, ed infine lei se lo prende con una mano e se lo infila con decisione nel culo…
Comincia a saltarmi sopra, la dolcezza del rapporto di prima è nuovamente dimenticata!!
Salta sul mio cazzo scassando tutta la macchina. Io assecondo il suo movimento, piu per solidarietà che per bisogno effettivo.
Ricomincia a godere “ sborrami dentro” mi dice,” dai bagnami tutta”… dopo un po l’accontento e appena mi sente venirgli dentro rallenta il ritmo dell’andivieni sul mio cazzo, ma lentamente e con piu forza lo prende fino in fondo.
Penso che adesso lo tiri fuori dal suo culo, invece no, visto che non si era afflosciato lei continua a prenderselo..
A questopunto devo correre ai ripari…
Per la prima volta nella mia vita, le prendo in mano il suo piccolo uccello che stonava con la prosperità delle tettone (finte) delle anche robuste e dei glutei da ruspante contadinella…comincio ad accarezzarglielo mentre lei ancora imprigiona amorevolmente il mio membro.
Glielo faccio diventare duro,e comincio a menarglielo. Lei eccitata ricomincia e saltare con impeto sul mio cazzo finche finalmente la faccio sborrare sui miei addominali e fino al torace.
Lei finalmente mme lo libera e comincia a leccarmi in particolare dove ci sono gli schizzi della sua sborra sul mio corpo..
Finito il servizio ci rivestiamo e lei mi riaccompagna a casa, dato che poi deve farsi alti 150 km per tornare a casa.
Vorrei raccontarvi che prima di lasciarla sono riuscito a chiavarla ancora una volta, prima di lasciarci ma non aggiungerebbe niente al racconto…
Adesso dopo una parentesi di intenso amore non ci siamo rivisti piu, per la sua testardaggine (o per la mia vigliaccheria…) a volere o tutto o niente, non accettava incontri clandestini, ma avrebbe voluto che andassi a stare da lei… per me era impossibile e tergiversavo.
Mi disse “dalle nostre parti se si dice si è si, se si dice no è no, se si dice forse,è no. Pertanto il mio forse lo interpretava come un rifiuto, e lasciandomi il tempo per pensarci se ne ando aspettando una mia telefonata che non arrivo mai…
Non l’ho mai dimenticata….
8
1
17 years ago
leonida1960,
37
Last visit: 3 years ago
-
La macellaia
Angela era una donna forte. Del resto la forza era necessaria nel suo mestiere. Una forza ben calibrata. Quasi dolce nel suo esplicarsi. Forse per questo motivo la sua bottega era sempre piena. Per quello e per il sorriso. Obliquo. Malizioso. Lampeggiante improvvisamente ad illuminare bottega e clienti in un unico abbraccio pieno di calore. Angela sapeva fare bene il suo mestiere. Era precisa. La mannaia calava senza esitazioni nella carne tenera sul bancone di marmo. Non usava macchine. Le detestava. Tagliava con accurata precisione la carne con affilatissimi coltelli che aveva comprato durante un suo lungo viaggio alla scoperta dell’impero del Sol Levante. Coltelli da sushi. Ma perfetti anche per la carne tenerissima che faceva bella mostra di se nelle lucide vetrine della bottega.
La carne non aveva segreti per Angela. Era una passione per lei. Sin da bambina. Quando da dietro le ginocchia di suo padre sbirciava quelle mani che, la sera, l’accarezzavano in modo così amorevole, afferrare con forza un taglio di controfiletto di vitello per scalopparlo con precisione e perizia. Crescendo Angela aveva coltivato questa sua passione. Divenuta donna, aveva scoperto nuove affascinanti declinazioni e applicazioni. La carne aveva esercitato il suo fascino ambiguo e un po’ perverso su di lei. Per questo all’inizio era rimasta perplessa. Quel giovanotto magro. Elegante. Con l’aria di quello che vorrebbe tanto essere vegetariano ma proprio alla cotoletta non riesco a rinunciare. Tutta colpa della mamma!!! Non era il suo tipo. Begli occhi certo. E un sorriso da mascalzone impunito. Ma niente carne. Non c’era polpa in quel corpo. Ossa minute. Pettorali perfettamente delineati ma sottili. Più che un giovane vitello sembrava un agnellino da latte. Non era cosa. Lei era per gli omaccioni sanguini. Quelli che solo a guardarli ti si rimescola al sangue. Quelli che già li vedi mentre ricami la loro pelle abbronzata di morsi violacei e graffi rosseggianti. Quelli che torreggiano su di te ma appena sentono al carezza ruvida del tuo cane diventano teneri come il miglior taglio di filetto di chianina. Quel ragazzo aveva qualcosa però. Le faceva venire voglia di preparargli un pasto pantagruelico. Diffidava da sempre infatti di chi non apprezza il cibo. Non avrebbe mai apprezzato il suo modo di scopare. Lei cercava il gusto della carne. Ne aveva il culto. La carne amorevolmente tagliata e servita con il migliore dei suoi sorrisi ai clienti. La carne perfettamente cucinata e servita agli amici che sempre riempivano la sua bella casa in collina. E la carne distesa, languidamente tormentata, offerta e violentemente presa dei suoi uomini e delle sue donne.
Il ragazzo era una sfida. Un enigma affascinate di fatto. E ormai aveva deciso. Non era solita frenare i suoi istinti. Lo avrebbe decifrato quell’enigma. Del resto era sicura che il ragazzo non tornasse per l’esangue bistecca di tacchino, che ogni volta le chiedeva di tagliare sottile. Ma per il generoso spettacolo del suo corpo che sembrava voler esplodere nel succinto camice bianco che indossava… E poi lo aveva colto più di una volta a fissare i movimenti delle sue mani sui coltelli. Un fremito le aveva attraversato il corpo sciogliendosi in liquido desiderio tra le cosce. Doveva mettere le mani sulla polpa tenera tra le gambe di quel timido agnellino. E doveva farlo presto.
Un istinto atavico, vecchio di qualche secolo le urlava nel sangue. Non avrebbe potuto ignorarlo ancora per molto. Il richiamo della carne. La voce del sangue. Doveva nutrirsi. Mentre assorta in questi pensieri tagliava con precisione assoluta le costate di manzo che uno dei suoi clienti migliori le ordinava ogni mercoledì, Angela, non si accorse del campanello del negozio che avvisava che era arrivato un nuovo cliente. Ma una breve occhiata all’orologio le fece immediatamente comparire sul volto un sorriso obliquo carico di maliziosa anticipazione. Le 18. Non poteva che essere lui. Tutti i mercoledì alle 18. Era un tipo metodico il ragazzo. Si slacciò un altro bottone del camice in modo che i suoi seni trovassero il giusto respiro davanti agli occhi del giovane e si avviò dietro il bancone.
Mentre si chinava per asciugarsi le mani sporche di sangue con un canovaccio che aveva buttato sul piano di marmo vicino ai coltelli Angela sentiva gli occhi del ragazzo incollati alla rotonda opulenza del suo culo. E sorrideva tra se pensando che ci avrebbe pensato lei a fargli venire fame. Molta fame. Ogni genere di fame.
“Cazzo, Cazzo, Cazzo quella donna lo stava facendo impazzire – Roberto ancora non capiva perché non riuscisse a stare lontano da quella dannata bottega dell’orrore. Lui era un’artista. Creava icone. Nutriva lo spirito. Elevava la mente. Praticava yoga e meditazione. E se proprio voleva dirsela tutta era da tempo che aveva dimenticato cosa fosse il piacere. Sepolto dai doveri che si era autoassegnato. Per giunta lui era quasi del tutto vegetariano. Solo che una volta alla settimana veniva a trovarlo suo padre. E guai a fargli mancare la carne in tavola. E così eccolo qui. In quella bottega dove c’era lei. L’incarnazione di tutte le tentazioni. Il ritratto dell’abbondanza. Profumava di vita quella donna. La vita che lui si era scordato di vivere preso come era dal tentativo di sopravvivere a se stesso. Anche adesso lo stava mandando in confusione. Non sapeva più chi era. Dentro di lui lentamente, settimana dopo settimana, era cresciuto o era tornato a vivere un altro Roberto. E l’altro voleva solo saltare al di là del bancone di marmo, strappare quel ridicolo camice dal corpo di Angela e sentirla urlare mentre affondava rapace nel calore rovente delle sue cosce. Ma non era tutto li. Quello Roberto, il Roberto puro e casto, lo avrebbe ancora potuto accettare. Era il resto. I pensieri. Le fantasie, che lo venivano a trovare nel dormiveglia, mentre si rigirava nello stretto letto di ferro battuto della sua spoglia stanza, così simile ad una cella di un convento, erano quelle che non riusciva a sopportare. La vedeva. Un trionfo di curve dorate, vestita solo di un bustino di seta bianca e di un paio di tacchi a spillo. In mano uno dei suoi inseparabili coltelli. Piccolo. Affilato. La lama leggermente ricurva. E si vedeva legato alla testata del suo letto. Pronto al sacrificio. Quasi in croce. Le braccia larghe fissate per i polsi con fasce di cuoio nero ai lati della testata. Le gambe bloccate con delle corde ai piedi del letto. Nudo. Pallido. Un bavaglio di seta a chiudergli la bocca. La freddezza di lei. Lo colpiva fino a farlo stare male. Lo eccitava. Suo malgrado. Sorrideva mentre passava di piatto la fredda lama del coltello sulla sua carne tremante. Si metteva a cavalcioni su di lui. La sua fica calda e mandida di umori a schiacciargli l’erezione. Con forza. E intanto ricamava con la punta del coltello. Ghirigori rossastri ricoprivano il suo petto.. Decoravano le braccia e le spalle. E ad ogni ghirigoro lei accoglieva un altro cm del suo cazzo nell’infernale calore tra le sue cosce e si chinava a leccare il sangue. Sorrideva. E lui si sentiva morire. Diviso tra il bruciante dolore delle ferite e il divino piacere di quella fica che lo divorava inesorabile. Si svegliava sempre sudato, tremante con una dolorosissima erezione che non scemava che dopo ore di meditazione silenziosa. E dunque eccolo lì. Ormai aveva deciso. Stavolta avrebbe cercato di capire se Angela era solo lontanamente simile alla donna che lo tormentava ogni notte. Eccola si era girata proprio in quel momento il coltello in mano…
“Ciao Roberto il solito?” - Gli aveva chiesto con quel maledetto sorriso che sembrava sempre alludere ad altro, invitarlo all’inferno. Non sapeva nemmeno lui come aveva fatto a rispondere con tono altrettanto allusivo:”Cosa altro mi consiglieresti?Sai ho voglia di cambiare…”
Ecco ora che era disteso sul letto di lei. Esattamente come aveva immaginato. Nudo. Legato. Tremante e eccitato. Adesso poteva congratularsi con se stesso. Quella donna era senz’altro la più bella incarnazione del demonio che gli sarebbe mai capitato di incontrare. E fanculo il resto.
Però infondo il ragazzo aveva più fegato del previsto. Certo questo non le avrebbe impedito di massacrarlo comunque. Ma provava una punta di riluttante e stupita ammirazione per il giovane. Anche legato al suo letto. Offerto alle sue voglie. Tremava ma di eccitazione, non certo di paura. Il suo cazzo svettava duro. Impavido.
Bene aveva fame. E sete. Molta sete. Voleva carne e sangue. Se la sarebbe presa. Se fosse sopravvissuto chissà forse avrebbe potuto dargli una chance vera.
Si calò lenta sulla sua erezione. Lo accolse bruciandolo nel colore umido della sua fica. E iniziò ad incidere. Lieve. Sembrava scrivesse. Ma ogni lettera era più dolorosa. E il sangue non faceva in tempo a colare che lei lo aveva già leccato via. Beveva avida. Le labbra rosse. Mentre il ritmo ipnotico con cui lo cavalcava continuava inarrestabile. Sorrideva. Però il ragazzo era resistente davvero. Sembrava un fuscello ma era tutto nervi e muscoli. Bene preferiva la carne soda a quella tenera. La carne di agnello era scipita in genere. Priva di sapore al di là della tenerezza. Na. Il sangue del ragazzo sapeva di selvatico. Come un giovane capretto. Aveva scritto i suoi versi vermigli sul petto e sulle spalle del giovane. Quindi gli aveva strappato il bavaglio e offerto la lama sporca di sangue di piatto. Si era limitata guardarlo. Bruciandolo con lo sguardo. Il ragazzo aveva leccato. Assaporando il suo sangue. Quello che le aveva offerto in dono perché placasse la sua sete. E aveva sorriso. Mentre leccava il suo sangue dal coltello l’aveva guardata si era inarcato dentro di lei, facendola sussultare e aveva sorriso. Il bastardo nascondeva vertigini insperate dietro quell’apparenza da asceta. Angela aveva affondato le unghie di una mano nelle palle di lui mentre con l’altra si portava il coltello macchiato di sangue e saliva alla bocca. Aveva guardato Roberto in quel momento. Era stata una frazione di secondo infinitesimale. Un attimo. Ma si erano riconosciuti. Lo aveva slegato.
Era al limite della resistenza. Il dolore determinato dai tagli lo tormentava ma non quanto il bisogno di fottere quella strega meravigliosa e crudele che lo aveva liberato da se stesso. Dal finto se stesso. L’aveva presa, rivoltata finchè non l’aveva avuta sotto. L’aveva montata come si fa con le cavalle. Coprendola con il suo corpo. Affondando in lei sempre di più. Martellandole il ventre. Artigliandole i fianchi e tirandola per il bavaglio che le aveva messo intorno al collo. E lei aveva goduto. Lo aveva incitato. Insultato. Finchè non erano esplosi entrambi. L’orgasmo si era mescolato al dolore delle ferite e al sapore del sangue di lei che usciva dal labbro tumefatto dai sui morsi. Prima di addormentarsi in un groviglio di lenzuola sporche e carne tumefatta si erano guardati… e una parola era uscita dalla bocca di entrambi, contemporaneamente, differente solo nella vocale finale: Mio! Mia! Dopo era stato solo buio e oblio.
4
0
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Moglie troia 5
scusate se mi esprimo non molto corretto con lingua italiano. essendo donatrice avis fui invitata dal presidente ad una cena e dovevano venire 20 donatori tra i 20 anni e i 30 insieme al loro presidente. dopo il rito del nostro presidente ed il loro presidente andammo a cena in un ristorante che era anche albergo io ero vestita in un modo che somigliavo ad una troia minigonna maglietta rosa e tanga invisibile. dal primo impatto notai subito che tutti mi volevano portarmi a letto, avevo tutti gli occhi puntati su di me. verso la fine fui invitata da uno di loro fuori dal locale perche mi doveva parlare, andammo fuori mi face i complimenti e mi disse senza peli sulla lingua se volevo passare la notte con loro anche senza fare sesso, io rimasi di sasso poi venne anche il mio presidente e mi disse se potevo stare un po con loro perche erano tutti bravi ragazzi e per regalo il mio presidente gli aveva detto che gli faceva conoscere una donna che loro non avrebbero dimenticato per parecchi anni.accettai avvisai mio marito che rientravo tardi e dopo finito il pranzo andai in camera, mi preparai e dissi a loro che dovevano venire in camera uno alla volta. e stata un esperienza fantastica mi hanno sborrato tutti in figa, erano arrapati che duravano non piu di tre minuti in tre quarti d ora me li avevo scopati tutti e venti, nel frattempo il loro presidente sui 55 anni insieme al mio presidente 60 anni sono venuti anche loro in camera gia quasi spogliati e ho dovuto accontentare anche loro due con una doppi penetrazione premetto che il mio presidente gia mi scopa da diversi anni.mi hanno ringraziato ed il presidente ospite ha fatto una proposta di organizzare una grande donazione di sangue solo per uomini e per regalo di fargli fare una scopata con me perche ha detto che io non sono una troia ne una zoccola ma una donna da far godere gli uomini.il prossimo racconto e sulla mega orgia che faro il 23 giugno anniversario del mio matrimonio.ciao ciao a tutti
5
8
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Un pomeriggio fortunato
ciao siamo marco 44 e antonella 39 coniugi normalissimi nella vita di relazione ma con molta fantasia erotica da vivere nei momenti di relax.lei e una maestrina bionda grosso seno 168x60kg labbra carnose molto fedele e pudica. nel tempo le ho fatto apprezzare le gioie del sesso in tutte le sfumature.una delle cose ke ci piace di piu e fare schopping in qualke centro commerciale con lei bardata da vera troia con trucco pesante e abbastanza in mostra ma sempre molto elegante.in una di queste ns scorrerie ke e andata benissimo in un pomeriggio dopo ke nn la scopavo e nn la facevo scopare x circa un mese da altri la preparai agghindata con spolverino e con minigonna calze a rete color carne corpetto con grossa parte del seno ben in vista(kiaramente in queste situazioni nn parliamo ma lei sa ke se incontriamo qualkuno ke ci da affidamento e le piace lo dovra conquistare e farsi scopare il tutto facendomi sentire tutto al tel) scegliamo un centro commerciale lontano dalla ns dimorax strada la mia mano si dedicava alla sua figa, lei molto eccitata mi supplicava di fermarmi x finire.arriviamo al centro con lei molto ingrifata e attaccata a me giriamo un po e vediamo una coppia di coniugi con lui molto distintop ke avra avuto sui 55 60 anni e il genere di uomo ke le piace la guardo le faccio lokkiolino capisco ke gli piace e lei inizia a fissarlo x farsi notare ma lui laveva gia notata al parkeggio mentre scendeva dalla makkina.dopo una mezzoretta ke loro si lanciavano sguardi lancinanti la moglie guarda lorologio e dice ci rivediamo al bar oppure passa tu dalla parrukkiera del centro. mi scatto la molla mi allontanai un po dicendo ad alta voce ke un cliente mi aveva kiamato e stava a poka distanza x cui lei avrebbe dovuto fare la spesa da sola e io sarei stato di ritorno di li a poko.anto mi strinse forte la mano tremava un bacio e le dissi datti da fare e apri il tel.la tel giunse quasi subito cercai di nn allontanarmi troppo x far si ke riuscissi a vedere la scena dellapproccio.le si avvicino e con nonschalance le disse sei bellissima complimenti si presento anto era attonita le tremavano le gambe ed arrapatissima le piace molto fare la puttana x meiniziano una coversazione lui molto brillante e anto in brodo di giuggiole con un viso ke faceva capire anke ad un ceko ke ci stava e lui molto manieroso e complimentoso. le dice se ti va conosciamoci meglio ho la makkina nel parkeggio ed una mezzoretta di tempo prima ke torni mia moglie(aveva anke sentito ke io sarei tornato dopo).vanno in makkina si spostano in una stradina li vicino si fermano lui inizia subito a complimentarsi x il seno le tocca anto si abbandona lui abbassa il sedile la bacia sui seni e poi sulla bocca lei le accarezza il kazzo sui pantaloni gia abbastanza in tiro in un battibaleno erano abbastanza nudi e anto gli si fionda sul cazzone ke pero viene subito.dopo tanti tentativi di rianimarlo ci riesce ma il tel la moglie sto lavando la makkina tra poco torno aspettami al bar.si rivestirono e andarono via lui si scuso x nn poterla ripagare e gli lascio il tel.
5
1
17 years ago
mabo5059,
45/45
Last visit: 13 years ago
-
Sara a roma 2
....Quindi alla fine della cena si scusò con i ragazzi e si congedò da noi. Io rimasi sola con i quattro ragazzi che mi invitarono in una delle loro camere per stare più tranquilli. Appena entrati in cmera venni come circondata dai ragazzi che iniziarono a toccarmi dappertutto, mi spogliarono e mi fecero accovacciare perchè potessi iniziare a succhiare i loro cazzi. Erano davvero ben messi, quattro grossi uccelli che non vedevano l ora di chiavarmi. Iniziai a spompinarli poi mi misero a cosce aperte su una piccol scrivania e a turno iniziarono a chiavarmi con forza. Sentivo la mia fica completamente piena e in contemporanea chi non mi scopava mi ficcava il cazzo in bocca. Ero davvero in estasi, stavo godendo come una porca e i quattro erano dei veri stalloni. Quindi uno di loro si sdaiò sul letto e mi disse di salire sopra, lo feci e improvvisamente un altro mi penetrò nel culo facendomi urlare dal piacere, gli altri due si misero in piede dandomi i loro cazzoni da succhiare; mi sentivo veramente la regina delle troie e per un attimo pensai che mio marito si stava perdendo uno show unico. Iniziarono a pomparmi con forza, sentivo le palle del tipo che mi inculava sbattermi sulle chiappe, quindi a breve distanza uno dall altro i due che mi scopavano mi inondarono culo e fica di sborra, venni anche io e mentre mi sfilavano i loro cazzi da dentro mi buttai sul letto completamente svuotata. Gli altri due mi poggiarono i loro cazzi in bocca e quasi all unisono svuotarono le loro palle su di me, ero completamente fradicia di sborra ma pienamente soddisfatta. Feci una doccia e baciai uno ad uno i miei amanti francesi che mi ringraziarono per la spendida avventura. L indomani raccontai tutto a mio marito il quale mi disse una cosa sulla quale ridemmo non poco " credo che quei quattro la gara non la termineranno, anzi forse non partiranno nemmeno". La Maratona di Roma forse non l hanno vinta ma quella del sesso sicuramente si. Un bacio a tutti. Sara-
10
4
17 years ago
ladyct,
40/40
Last visit: 12 years ago
-
Sara a roma
Di ritorno da un viaggio di lavoro parecchio stancante insieme a mio marito avevamo deciso di fermarci a Roma per riposarci e magari trascorrere qualche ora di relax nella capitale. Trovandoci in zona Salaria abbiamo pensato di non entrare in città, data la stanchezza e la quasi ora di cena , e di trovare un hotel decente in quella zona. Indivituatone uno che sembrava fare al caso nostro siamo entrati nella struttura e, parcata la macchina, siamo scesi a verificare se avevano disponibilità di una stanza. Il vecchio portiere di turno ci informò che eravamo capitati male poichè a Roma il giorno dopo ci sarebbe stata la Maratona internazionale e che erano invasi da atleti di ogni nazionalità e che avevano una sola disponibilità di camera doppia e non matrimoniale. Accettammo comunque la sistemazione e salimmo in camera per una bella doccia per poi andare a cena nel ristorante annesso all hotel. Indossai una mini jeans, autoreggenti e una camicetta corta bianca molto leggera e scesi in ristorante con mio marito. Una moltitudine di ragazzi di ogni nazionalità popolava la sala e prendemmo posto vicino a quattro di loro in tuta ginnica. Dopo un pò cominciammo a conversare con loro e ci dissero in un italiano stentato che erano francesi. Parlammo un pò ma notai che mi guardavano le gambe e mi sorridevano, lo notò anche mio marito che mi disse che se volevo divertirmi con loro non mi avrebbe accompagnato perchè molto stanco. --------continua--------
5
1
17 years ago
ladyct,
40/40
Last visit: 12 years ago
-
Una giornata qualunque
quando proprio sembra che non debba succedere niente e che le cose si muovano pesanti e lente...succede l'impensabile.
un sms strano "ho la febbre. mi coccoli un pò?".non conoscevo il numero. rispondo:"mettiti a letto. prendi un aspirina e poi mi fai sapere". poco dopo"spiritoso...". un messaggio tira l'altro...poi una telefonata. la donna dall'altro lato ha una voce suadente, calda. dopo i primi, ovvi, convenevoli cominciamo a parlare di sesso. finiamo per eccitarci e toccarci. poi un altra telefonata. a tutte le ore. io non libero...lei peggio. "vediamoci". se... è una parola. 900 km di distanza non sono pochi poi una ragazza gelosa e un marito possessivo...non aiutano. una telefonata. tra due ore sono a napoli!!!!
volevo morire! che scusa avrei trovato al mio "cane da guardia"?
doccia e subito via.
non la conoscevo.sapevo per sommi capi com'era. una folla di persone al gate. decine di donne mi sfilano accanto. l'unica cosa che sapevo era che aveva gli occhi azzurri. mi sposto tra la folla che si saluta,ai turisti, a due innamorati che si baciano. come se chiamato mi sono girato. vedo una bella donna con gli occhiali da sole ferma che guarda un orologio. mi avvicino...senza dire niente l'abbraccio. lei rimane ferma.sei tu...non mi sbaglio.
non chiedetemi cosa mi abbia fotto capire,non lo so ma in una folla di persone avevo trovato la donna che da piu' di un mese mi trapanava i pensieri.
mi guarda,ricambia timidamente il mio abbraccio....si toglie gli occhiali.due occhi azzurri come il cielo. "abbiamo poco tempo. ho l'aereo tra quattro ore". non volevo portarla subito in albergo ma.... un giro veloce, un dolce tipico e...andiamo in hotel.
sembra imbarazzata. le salto alla bocca. la stringo, l'accarezzo,la tocco. finiamo sul letto. "no, non mi spogliare". spostandole il perizoma comincio a leccarla con tutta la passione. i suoi mugugni si trasformano pian piano in urli di piacere. ha un seno meraviglioso. duro, con capezzoli disegnati. l'afferro cominciamo a scopare come assetati di passione. sopra,sotto,di lato, a pecora. godeva come non avevo mai visto ne sentito. bagna con i suoi umori le lenzuola. mi chiede di venire. mi metto all'impiedi innanzi a lei. sembra estasiata! comincio a menarmi e lei a ravanare con le mani la sua fica fradicia. prima di venire accosta le sue tettone alla mia cappella. la infradicio tutta. lei senza neanche sciacquarsi si aggiusta il reggiseno. e chiede la camicetta. devo scappare. una corsa al vicino aeroporto. "non ti fermare. odio gli addii. aspetta una mia telefonata". appena a casa accendo il telefono. due messaggi. uno "chiamami" (la mia ex) e l'altro:"non so se ci rivedremo, so solo che non ho mai goduto tanto"
altri voli hanno attrversato lo stivale da nord a sud e da sud a nord.
5
2
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
La mia vita
Avevo 12 anni quando indossai i primi completini da donna ed ora che li indosso quotidianamente mi sembrano un eternità.La mia prima volta che ebbi un rapporto fu per caso infatti decisi di andare in un sexy shop ,in quanto nn c ero mai entrata.Indossai come di consueto un completino nero di pizzo con reggicalze ,calze velatissime con la riga dietro da gran puttanae da sopra un jeans strappatoe una felpa.Il jeans era cosi strappato che mi usciva il ginocchio intero e di conseguenza si vedevano le calze.Entrai in un antobus urbano ,mi sedetti e accavallai le gambe.Difronte a me c erano due uomini di colore.Immaginatevi l emozione....I due ,parlavano tra di loro e avevano gli occhi puntati sulle mie gambe ,ed io che indossavo un paio di occhiali da sole cominciavo a sentirmi guardata.Ad un certo punto coinciai ad accarezzarmi il ginocchio destro e il tocco delle mie mani sulle calze mi eccitava ancora di piu ,tutto davantia loro.Nn avevo avuto mai rapporti e quel giorno sentivo che qualcosa sarebbe successa.Cominciai a abbassare giu la cerniera della felpa fino al punto che si intravedeva il reggiseno del colmpletino.Uno dei due cominciò a mettersi le mani sul suo pacco ed io sentivo che il mio perizoma era praticamente bagnato.Arrivata a destinazione scesi e contemporaneamente anche loro.Avevo il uore che mi batteva forte.Entrai dentro il sexy shop e dopo anche loro.Cominciai a guardare di tutto,quandovidi i due che mi guardavano .Io allora mi chinai a prendere un dvd ,e mi accorsi che da dietro si vedeva il reggicalze .La situazione mi piaceva,rimasi in questa posizione per un po, finche uno dei due mi venne vicino e mi disse che mi avrebbero aspettato fuori il negozio .Io rimasidi sasso ma accettai.Uscimmo e mi dissero di seguirli.Mi portarono in un posto alquanto buio,ci fermammo eli mi incominciarono a toccare e a spogliarmi.Mi fecero rimanere in lingerie e mi dissero che ero una vera puttana e che mi avrebbero sfondato il culo.Io ero contenta e cominciai a toccare i loro pacchi che a prima sensazione devo dire che erano niente male.Li presi entrambi in mano e cominciai a succhiarli,avevo una voglia matta erano cosi lunghi e grossi che nn volevo piu smettere.Loro mi disseo che ero una mignotta,finchè uno dei due mi strappò il perizoma e cominciò a mettermelo da dietro.Essendo la prima volta mi faceva un male cane ,poi anche le dimensione eranofuori dalla norma.Incominciai a godere come una cagna le mie urla erano cosi forti che si sentivano in strada ,SI diedero il cambio e alla fine uno di loro mi disse di togliermi una calza dal reggicalze.Io nn capii ma me la sfilai e vi introd usse il suo cazzo.,mentre l altro aveva messo il suo dentro il mio completino.Ad un certo punto il primo eiaculò nella mia calza ;io guardavo attonita e pensavo a quel buon nettare sprecato nella calza anzichè nella mia bocca.Aveva cacciato molta sborra tanto che la calza si era riempita fino al tallone.L altro mi sborrò nel cmpletino.Sentivo il liquido scorrere dentro di me.Alla fine mi dissero di rinfilarmi la calza .La infilai e fu stupendo .La mia gamba era praticamente inzuppta di sborra .Io la distesi su entrambe le gambe e cominciai a leccarle.I due nel frattempo se ne andarono e mi lasciarono li a leccarmi.Fu un esperienza bellissima che ricorderò per tutta la vita.
3
2
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Una sera all\'aperitivo, piccola trasgressione di
Vi racconto questa: è successa in un locale che frequentiamo spesso nella nostra città.
ieri sera eravamo al 192 per un aperi...figo:-P
locale molto di moda frequentato da gente figa, ben vestita e in estate molto poco vestita
siamo andati io e mia lei,
in settimana abbiamo discusso e non ci siamo presi, ancora tutt'ora!!!
lei per farsi perdonare si è tirata a 1000
pant. attillati neri lucidi che mostrano un culetto da urlo!!! e maglietta bianca con scollatura quadrata........moooolto appariscente
lo sa che mi eccita molto......con quelle tette così tonde che si fanno guardare così bene..........vorrà fare pace a letto dopo la serata?
Speriamo
Ariviamo nel locale, come sempre strapieno, bella musica , bella gente, piove ma le girls non ci hanno fatto caso ,tutte vestitini primaverili e sandali tacco alto:
anche sta sera è una bella serata.
così a metà serata ci avviciniamo al bancone, per un calice di vino, ancora un poco arrabbiati con un poco di cattiveria e volgia di farla pagare, ordino una barbera e un bianco per lei, mentre aspettiamo da dietro si avvicina una coppia per ordinare...........(carini entrambe ma più lui)
la mia lei è di fronte al menù sul bancone
l'altro sento che chiede alla lei cosa vuol prendere indeciso sul vino..... e con la scusa di leggere il menù.................si rifà gli occhi per bene sulla scollatura e sorride, io lo vedo e imperterrito continua a fissare, la stronza se ne accorge e lascia fare.....io mi aciglio.............
il bancone si libera la coppia avanza e l'altro appoggia una mano sul bancone.....
e la mia lei cosa fa?
si appoggia e gli mette preticamente un seno sulla mano...........porca...........penso tra me,
solo in quel momento mi accorgo che l'altra stava guardando e ha visto la scena in tanto lui diventa tutto rosso....
arriva solo uno dei nostri vini per l'altro bisogna aspettare un momento che aprono la bottiglia,
intanto servono i due guardoni.......lui ordina e lei rimane a controllare la situazione, noi aspettiamo intanto penso a come fargliela pagare...
intanto gli sussurro stronza, poi noto che la lei anche si era messa giù da gara forse perchè il suo uomo è di un livello superiore (in quel locale in realta sono tutti molto ....estivi, è per quello che ci piace).
Ha scelto una bella casacca stile geisha con scollatura bella profonda, e lo faccio notare alla mia, fisso con sguardo divertito e irriverente, capisce che mi riferisco alla scena di prima, e mi lascia vedere, nel frattempo arrivano altre persone e ci spingono sempre più vicini.............io mi sposto e mi metto vicino a quella tallonato dalla mia donna preoccupata.
Continuo fissare la sollatura e le belle tette rosee, messe in primo piano e incrocio di tanto in tanto lo sguardo che pare scocciata ma lascia fare,
non è male la tipa ma ha 2 tette da sballo,
arriva il vino e mi avvicino per prenderlo ma ci sono loro davanti, gli chiedo permesso per passare, guardo la mia lei e mentre passo metto una mano su una tetta alla mia amica in modo molto leggero mentre passo girato di schiena al sua lui, lei si avvicina leggermente e mi fa sentire un bel contatto, sono anche sode al punto giusto...............mi viene subito una bella erezione, passo il bicchiere alla mia, che guarda con sguardo fulminante, e ce ne andiamo.
Contianuiamo a fare finta di niente, ma incazzati, ci avviciniamo al bancone degli stuzzichini e cercando di prendere qualcosa da mangiare mi affianco a un tipa normale nulla di che ma con un bel top rosso di quelli allacciati sul petto con il reggiseno invista, mi avvicino ma si volta verso l'amica, io faccio finta di niente, cambio prospettiva e appena incrocio il suo sguardo mi soffermo per almeno 20 secondi tra le tette (non male la 3°) e i suoi occhi infastiditi..................poi si gira nuovamente...............
la mia lei mi fa smettila di fare in cascamorto, tanto ti va male..........
arrivano i dolci e tutti in fila, ci sono i ns 2 di prima, si sono beccati vistosamente
veniamo inghittiti dalla coda e inaspettatamente la lei si avvicina smpre più..
è davanti a me girata di spalle, gira lo sguardo per un secondo x incontrare quello della mia donna con provocazione come dire che ci sarebbe stata la sua vendetta, a sorpresa fa passare uno con un piatto davanti a se e viene contro di me, appoggiando il suo bel sedere al mio pube, facendo anche un poco di ondeggiamento per sentire il mio coso, che subito apprezza e lo dimostra, intanto si gia e sorride alla mia..............incazzatissima.
io apprezzo molto e facendo finta di niente le prendo la mano tanto pressati come siamo nessuno se ne accorge, lei mi lascia fare e stringe leggermente le dita
capisco che è l'ora della nostra vendetta aspetto qualche momento ma so già dove voglio arrivare, e l'idea mi piace molto.......................;-)))))))
le appoggi la mano delicatissima sul mio coso in modo molto leggero lei si sofferma li tastando dolcemente, quasi per prendere le misure, che vi dico sono del tutto nella norma.....ma a lei sembra piacere il gioco......................
passano i momenti avanziamo nella coda e lei sempre con la mano lì, che nel frattempo sento molto più calda.........
d'improvviso lui si gira a controllare................
neanche immagina quel che sta succedendo stretti come siamo e si rigira.........
io con la mia mano libera tocco leggermente la gamba della compiacente ospite con un dito sulla pelle nuda (ha quegli short lucidi neri che mi fammo tanto sesso).....poi piano piano salgo fino al sedere : generoso e placido......ma a me piace molto......
intrigato dalla situazione e dal fatto che la sconosciuta lascia fare mi sale l'eccitazione................
la mia lei immagina qualcosa ma non può vedere nulla ma si inc...za lo stesso.
io intanto raggiungo il massimo di er.zione e la sua mano si stringe perchè sente che mi piace, io strigo con decisione una sua natica, e lei fa un paio di volte su e giù, io sono palesemente imbarazzato.......
poi con il pollice si occupa della sommità e sente che si tratta di una ca pp el la ben dura e molto sporgente, anche se la dimensione del resto è normalissima, ma rimane piacevolmente sorpresa e ci gioca per qualche secondo con tutte le dita.
io lascio la presa e la sposto leggermente + di fronte a me, prendendola da sul fianco lei si lascia sportare e toglie la mano, la spingo di nuovo indietro e la appoggio di nuovo su quel bel sedere morbido, sta volta mi sente meglio e si muove pianissimo ma con la mia cosa nella piaga,
salgo con la mano e cerco di passare sotto la maglia ma non mi lacia e stringe il braccio ,
sto sulla maglia e mi lascia salire sotto l'ascella ma come faccio a toccarle quella fantastica tetta?
ci pensa lei si gira di scatto come per vedere cosa succede dietro di noi, con la sua mano mi mette la mia prorpio sul capezzolo duro come un fagiolo, e si rigira tutto in una frazione di secondo. Intanto quei ragazzi di fianco lasciali ridere hanno visto tutto. il suo lui si gira ma ora tocca a loro servirsi di pasta......lei alza le spalle con indifferenza come dire non so perchè ridono..............
e se ne vanno...............
così io ho compiuto la mia vendetta, dopo poco ce ne andiamo.........
incontro sulla porta di nuovo la ragazza del top rosso sulla porta che mi fissa ma ora non mi interessa più ho già avuto la mia parte.....
5
2
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Cristina
Avevo iniziato una relazione con una ragazza da un mese. Poi lei è partita per una vacanza in un villaggio turistico con una amica veramente carina. Essendo di passaggio da quelle parti, mi sono fermato un pomeriggio.
La ragazza (Anna) e l’amica (Cristina) erano in camera per una siesta pomeridiana. Le ho trovate in camera sudate. Anna era vestita con il top del bikini e sotto un pareo. Cristina indossava un costume intero, che teneva senza spalline e le schiacciava metà seno, piuttosto abbondante. Anna, quando mi si è avvicinata per darmi un bacino aveva un vago sapore. Avevo l’impressione d aver interrotto qualcosa. Dopo i come stai … ti presento Cristina, io dissi: “siete proprio una bella coppia di amichette”. Anna è leggermente arrossata in viso e dopo qualche istante Cristina scoppiò in una risatina imbarazzata e maliziosa. Ero certo di aver interrotto qualcosa. Mi spostai su una sedia, mi sedetti e dissi: “continuate pure quello che stavate facendo”.
Anna fu colta da incredibile imbarazzo e mi chiese di uscire con lei. Ma io continuai ad insistere. Cristina, allora, sollevò il pareo di Anna, che sotto non portava nulla, la spinse sul letto e iniziò a leccarla in mezzo alle gambe. Anna cercava di divincolarsi in modo timido ma poi cedette, aprì bene le gambe e cominciò ad ansimare.
Cristina, una volta che Anna si era ben scaldata ed iniziò a bagnarsi, alzò la testa e mi disse: “adesso scopala!”. Si avvicinò a me, mi abbassò i bermuda e le mutande. Mi diede una carezza sfuggevole al cazzo dicendo: “questo è una arnese che si fa ben sentire … dopo vediamo se lo sai anche usare come si deve”. Mi prese per mano e mi spinse sul letto dove Anna mi aspettava con le gambe ancora aperte.
Non feci in tempo a togliermi del tutto i bermuda che Cristina aprì la porta del bagno, e chiamò Giorgio, un animatore del villaggio. Le due porche si stavano facendo Giorgio quando arrivai … ecco cosa avevo interrotto!.
Giorgio era completamente nudo, aveva circa 20 anni ed era un po’ sbarbatello.
Fu subito evidente che era Cristina a comandare i giochi.
Giorgio e Anna erano un po’ timidi ed imbarazzati. Cristina accese ancor più i suoi occhi nerissimi e disegnò una espressione della bocca in modo quasi beffardo, da grande stronza viziata.
Si girò verso di me e mi disse: “volevi vederci lesbicare vero? Ti eccita vedere due donne fare sesso! Invece a me eccita vedere due uomini. Quindi se vuoi rimanere qui e farci divertire come si deve, prendi in bocca il cazzo di Giorgio e fagli un bel pompino, altrimenti vai pure a fare in culo da un'altra parte”.
Io non sapevo che fare, in un attimo divenni più imbarazzato di Anna: non avevo mai preso in bocca il cazzo di un uomo e non avevo mai avuto esperienze bisex.
Cristina iniziò a leccare Giorgio attorno ad un capezzolo con tutta la lingua fuori. Anna disse: “adesso basta” e si mise a seder sul letto.
Io rimasi fermo, con il cazzo duro, stupendomi di me stesso. Pensvo che in una situazione del genere potessi perdere vigore immediatamente. Guardavo Giorgio e vidi il suo pene ingrossarsi.
Cristina e trascinò Giorgio accanto al letto, mi prese per mano, mi davanti a lui. Mi mise una mano sopra le testa e cominciò a premere per farmi abbassare.
Mi abbassai, come un automa. Vidi il cazzo di Giorgio, un po’ più piccolo del mio, un po’ storto, davanti alla mia faccia. Intorno c’era un silenzio assoluto. Mi fermai in quella posizione. Il pene di Giorgio pulsava con un leggerissimo movimento. Lo assaggiai appena aprendo leggermente le labbra, come con un ghiacciolo. La sensazione era strana, ma mi iniziò a piacere. Aprii ancor più la bocca ed iniziai a fargli un pompino. Giorgio si lasciò sfuggire un efflato strozzato in gola e mi perse la testa con le mani cercando di infilarmelo ancor più. Io iniziai a leccare, succhiare, farmelo scivolare nella lingua.
Cristina, come una gatta, scivolò nel letto accanto ad Anna e le disse: “guarda che puttana che ti sei trovata … è proprio una grande puttana, guardalo come succhia il cazzo!”. Poi aggiunse”leccamela tutta anche tu. Siete due troie tu e il tuo moroso”.
Vedere Giorgio che godeva mi eccitava sempre più e mi dava una soddisfazione enorme. Più che altro un senso di potere che non avevo mai provato nel far sesso con una donna. Continuai sempre più forte, giocando con il suo arnese. Mi fermavo, gli leccavo le palle e più sotto, e poi riprendevo. Sentivo Cristina emettere versi come uuuuhmmm. Poi mi vidi la lingua di Cristina davanti alla faccia. Anche lei voleva leccare il cazzo di Giorgio come me. Giorgio emise un piccolo urlo strozzato e venne davanti alla mia faccia, tra me e Cristina. Cristina prese il cazzo di Giorgio con una mano e mise l’altra davanti per raccogliere lo sperma sulla conchetta della mano. Quando Giorgio emise l’ultima goccia, Crsitina mi spalmò tutta la sborra di Giorgio in faccia e chiamò Anna, che si mise a leccarmela insieme a Cristina. Mi stesero sul letto. Cristina si mise sopra a me, si infilò il mio cazzo commentando che si faceva proprio sentire bene, molto meglio di quel frocio di Giorgio.
Disse ad Anna di sbattersi lei Giorgio che a me ci avrebbe pensato Cristina. Si muoveva come una gatta e non ci volle molto a farmi venire eccitato com’ero. Così Cristina iniziò ad insultarmi. Quegli insulti mi fecero incazzare. Avevo ancora il cazzo bello duro. Mi girai, feci cadere Cristina dal letto. Poi in un attimo fui sopra di lei. Le aprii le gambe e mi misi la sua gamba detra qusi sopra la spalla. Entrai in lei come un toro incazzato e mi misi a pomparla come se fossi infuriato. Lei iniziò presto a gemere, ma questa volta non fui io a venire per primo.
2
2
17 years ago
Bonora,
40
Last visit: 15 years ago
-
Una serata a sorpresa
tutto si verificò in una serata d'agosto dell'anno scorso...passavo spesso da quella strada per andare al lavoro e la sera al rientro,avevo notato un locale che era segnalato con dei lumicini accesi.
La cosa mi insospettì, e così un sabato sera ci andai con la mia signora,lei era all'oscuro di tutto..per lei era una semplice pizzeria all'aperto con tanto di piscina,molto accogliente.Mi resi subito conto dagli sguardi degli altri ospiti che era un posto particolare.Portai mia moglie al bar e subito le feci bere due "bombe"che la stordirono all'istante.Ci sedemmo al tavolo e un cameriere davvero molto gentile prese le nostre ordinazioni.Anche mia moglie ad un tratto si sentì osservata..... in particolare da un giovane che era seduto accanto al nostro con una bella ragazza.D'apprima la vidi imbarazzata,ma poi mi accorsi che forse per l'effetto dell'alcol ammicco' ad un sorriso.Non mi disse nulla ......si alzò per andare alla toilette.La seguii con lo sguardo e subito dopo si alzò dal suo tavolo anche il giovane.Ero molto eccitato all'idea che forse quel giovane sui 35 anni stava andando da mia moglie.Aspettai impeziente il suo ritorno....non ci mise molto...a mè sembrarono minuti interminabili,la vidi che arrivava al nostro tavolo con una espressione beata,non mi disse niente si sedette al mio fianco...era seduta di fronte al giovane ...e vidi subito uno scambio tra i due di sguardi galeotti.Arrivarono gli antipasti e lei molto maldestramente fece scivolare sul suo vestitino abbastanza corto un sott'olio che lo sporcò,si alzò di scatto e quasi corse ancora verso la toilette...e ancora vidi quel ragazzo che intanto parlava con la sua ragazza in modo molto cordiale che depose il tovagliolo sul tavolo e si alzò anche lui.Questa volta ci misero più tempo ...mia moglie tornò rossa in viso e il vestito era un pò sgualcito...questa volta ero sicuro che nella toilette era successo qualcosa.Ordinai ancora da bere e finito di mangiare ci andammo a sistemare su delle sdraio che erano di lato alle piscina.Era una serata caldissima, vedevo il volto di mia moglie,raggiante,era felice anche se un pò ubriaca,rideva molto e volutamente faceva cadere la spallina sottile che le reggeva il vestitino di seta che lasciava intravedere tutte le sue forme il seno ancora sodo nonostante i suoi 45 anni e quel perizoma che si notava .
Si avvicinò il giovane e la invitò a ballare ,si alzò immediatamente e solo dopo mi chiese il permesso ...non aspettavo altro.Cominciarono a ballare ...ma non era un ballo si strusciavano come serpentelli ,vidi la mano del giovane che si soffermò sul suo culetto,le alzò leggermente la gonna e le accarezzò la coscia,lei lasciava fare...sempre ballando andarono dietro un cespuglio e lui la baciò forsennatamente sulla bocca sul collo le fece scivolare ancora una volta la spallina e baciò il suo seno.Ero come impietrito vedevo mia moglie che si contorceva sotto le mani di quel giovane che la palpava dappertutto.Era talmente presa dall'eccitazione che non si curava neanche di vedere se io la potessi guardare.Anche la signorina che era in compagnia del giovane seguiva l'evolversi della situazione con attenzione,ma senza scomporsi continuava a fare finta di leggere seduta su di una sedia a sdraio.Ad un tratto vidi mia moglie che si inginocchiò ,tirò fuori dal pantalone del ragazzo il suo membro e si buttò con la bocca aperta su di esso.Non durò molto le venne in faccia ,sul collo sugli occhi...mi ero avvicinato dietro il cespuglio e vedevo il suo viso stravolto dall'eccitazione lo sperma che le scivolava sul seno e entrava nel suo vestito.il ragazzo le rimise in bocca il suo cazzo e lei cominciò ancora a muovera la testa ...era con gli occhi chiusi e non si accorse che si era avvicinato un altro giovane..........la baciò sul collo e le afferrò i seni da sul vestito...... le fece scivolare le spalline del vestito ...solo dopo qualche istante mia moglie si accorse di quello che stava accadendo alle sue spalle... cercò di fuggire ma non la fecero allontanare si era rialzata ma la comprimevano in due per un momento ebbi paura che lei non volesse ed ero pronto a intervenire, guardai il propietario del locale che era al banco dei liquori,mi fece cenno di non preoccuparmi e con lo sguardo mi fece capire che l'altro ragazzo si sarebbe subito allontanato da lei se mia moglie non avesse voluto.... in un attimo le fecero scivolare il vestito per terra,restò nuda con il solo perizoma nero.IL giovane la baciava e l'altro la toccava di dietro aveva le sue mani sul seno...le baciava il collo,vidi mia moglie che abbracciò l'uomo che aveva davanti a sè..... aveva i due cazzi che la comprimevano la spinsero verso un lettino prendisole,il ragazzo se la tirò su di sè e subito le scostò il perizoma e la prese con il suo grosso membro che sparì dentro di lei in in solo colpo io immaginava quanto lei doveva essere eccitata..... era lei adesso che si muoveva piano piano il cazzo quando usciva dalla sua fica luccucava per quanto era bagnato dai suoi umori. L'altro ragazzo intanto a spingeva in giù prendendola dai fianchi per far sì che l'amico la potesse prendere più in fondo...si sentivano i suoi gemiti...e l'altro si avvicinò a lei di dietro e poggiò il suo bastone sul solco del suo culo...non era vergine di là ...però lei preferiva farlo con me in maniera "normale"...questa volta però vidi che si sporse verso il giovane.... il suo culo abbronzato ora era offerto al ragazzo che non apettava altro la prese dolcemente molto lentamente ....entrò anche quello dentro di lei...... vedevo sparire dentro di lei due cazzi molto più grossi del mio in contemporanea...ansimava come una cagna ......sbattela la testa e loro la tenevano ferma quello di dietro la mise la mano sulla bocca e le prese le sue dita in bocca .....venne subito ....gridava come una ossessa e loro le diedero gli ultimi colpi potenti,vennero insieme la riempirono di sperma e restarono dentro di lei finchè non ripresero fiato poi si staccarono da lei si alzarono anche lei si alzò,le colava lo sperma sulle cosce lo sperma si vedeva scorrere sulle sue gambe scure la baciarono e prendendolai per mano si tuffarono insieme nella piscina.
5
5
17 years ago
gully244782,
47
Last visit: 17 years ago
-
Esperienza di sottomissione iii parte.
Come chiesto dalla Signora, il giorno dopo non tornai, ma aspettai un loro contatto per sapere come muovermi.
Dopo due giorni di terribile attesa il mio telefono squillo.
Non feci in tempo a dire "Pronto", che gli ordini del Signore mi erano già conclusi.
Dovevo essere entro 25 minuti in casa Loro.
Impiegai meno tempo visto la nostra vicinanza.
Come fui da Loro mi spogliai, e mi misi in ginocchio a salutarLi baciando i Loro splendidi piedi.
La Padrona mi mise un collare e con il guinzaglio mi portava in giro per casa mentre completava gli ultimi lavori.
Il Padrone intanto stava preparando corde, manette e altre cose che non riconobbi.
Come la Signora ebbe finito, con uno strattone mi invitò a seguire i Suoi dolci piedi.
Con lo sguardo basso mi avvicinai al Padrone.
"In piedi, su le mani e gambe larghe".
Eseguii alla perfezione.
Il Padrone mi legò le mani e tirò una corda vero degli anelli che pendevano dal soffitto.
Mi mise un morso in bocca, e infilò uno splendido plug nel mio sedere.
Tirò la corda ancora un po'.
Le sole punte dei miei piedi toccavano terra.
"Tanta gente ci ha già chiesto di te" disse la Signora "E noi non vogliamo fare brutte figure...devi iniziare a sopportare tutto".
Con paura annuii con la testa.
Le prime due frustate furono come dei fulmini sul mio sedere.
Le altre colpirono la schiena e le gambe.
Strinsi le ginocchia, e come risposta mi arrivò uno schiffo in pieno viso.
"Pensavamo di poterci fidare di te, ma non possiamo, dobbiamo legarti anche i piedi".
Mi ritrovai con le gambe oscenamente divaricate, e i piedi che oramai erano a due centimetri da terra.
Il Signore si prendeva cura del mio sedere che ormai bruciava, mentre la Signora iniziò a giocare con il gatto a nove code sui miei testicoli e sul mio pene.
Iniziai a lacrimare, non ce la facevo più.
Ma non impietosii i miei Padroni che continuarono imperterriti a frustarmi.
Ero rosso come un peperone e stremato dalla fatica quando mi slegarono.
"In ginocchio non abbiamo finito" gridò il Signore.
Con fatica mi misi nella posizione richiesta, da dietro la Signora mi sfilò il plug, e con uno strap-on iniziò a penetrarmi, mentre il Signore mi scopava la bocca senza tregua.
Il Signore venne copiosamente dentro di me, e io per la prima volta venni senza toccarmi.
Manco a dirlo una raffica di schiaffi, mi colpirono il sedere e il viso.
"Fai schifo, non ti abbiamo ordinato di venire, ora pulisci tutto con la lingua schifoso".
Leccai il mio sperma a fatica e finito tutto i Signori mi presero per i capelli e mi portarono nella doccia.
Una raffica di urina mi colpì viso, e bocca, bevvi tutto quello che potei.
"Lavati, e resta qui a dormire per terra a fianco al nostro letto, sei stato bravissimo tesoro."
Queste le ultime parole della mia Signora.
8
0
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
La prima coppia... seconda parte
... lei mi succhia da perdere il controllo... golosa... le piace da impazzire... e finiamo sul letto, avvinghiati in un 69 di fuoco... ha un sapore intenso, fresco... è ben depilata, solo una strisciolina sul pube... è morbida... e ad ogni tocco di lingua inarca la schiena... si... su questo non avevo titubanze... sapevo già bene, cosa fare... vedo lui sdraiarsi sul letto... oddio... e adesso?... ma mi tranquillizzo subito... offre il suo uccello a lei, perché alterni la bocca anche su quello... poi, lei, si alza... apre un cassetto... un profilattico... "ti prego, lasciati infilare questo..."... non ribatto... lo poggia sul glande, e lo srotola con le labbra... mmm... avrei già voglia di venire, ma mi trattengo... e sale a cavalcioni su di me... iniziando a galoppare, alternando ritmi veloci a quasi soste... si alza fino a farlo quasi uscire, e riaffonda... il suo seno è davanti ai miei occhi... capezzoli che sono diventati come un pollice... li succhio avido... ho una passione speciale, per un seno prosperoso... i freni inibitori sono ormai andati... e non provo più quell'imbarazzo di prima ad ogni movimento di lui... neanche quando si mette in piedi davanti a lei, con le caviglie ai miei fianchi, offrendole l'uccello da succhiare... e neanche quando mi chiede di fargli un pò spazio... è suo diritto, no?... sono io, l'ospite che deve adeguarsi... la nostra scopata dura un pomeriggio... lei viene più volte, soddisfatta... e decide di concludere nella maniera che più gradisce... succhiandoli entrambi... mi ritrovo in piedi, davanti a lei, spalla a spalla con un uomo che fino a qualche ora prima era un perfetto sconosciuto, ma che adesso sento come un vecchio amico... come vecchi amici, entrambi... lui le viene sulle labbra, lei sposta il mio sul seno, quando arrivo... poi, lo spalma su di esso, come la migliore crema rassodante... che pomeriggio!... restiamo poi tranquilli, a chiacchierare, ancora un'ora buona... ci raccontiamo un pò di noi... senza scendere in tanti dettagli... ma aumentando l'affiatamento... dopo qualche tempo, gli incontri si sono fatti frequenti... è nata la doppia penetrazione, è sparito il profilattico, una volta rassicurati sulle nostre identità... è migliorato il feeling, sono sparite le mie ingiustificate remore, tanto da rendere l'incontro con coppie tra i miei preferiti... quelli che oggi sono davvero "cari amici", facevano parte di un circuito, anche se molto ristretto, di coppie con gli stessi gusti e desideri... e con molta discrezione mi hanno inserito anche lì... sono felice... nessuno mi ha filmato, come ingenuamente temevo... nessuno mi ha ricattato... anche se non sarebbe stato consigliabile... ho incontrato solo persone che volevano vivere senza pregiudizi la propria sessualità... e che hanno aiutato me a superare i miei, di pregiudizi... questa coppia è presente in questo sito... ci siamo reincontrati qui per caso, visto che alcuine esigenze personali hanno ultimamente reso meno frequenti gli incontri (ma non i contatti)... e certamente quando leggeranno questo racconto, si riconosceranno... e saranno felici di questo mio modo di ringraziarli per essere stati la mia... nave scuola... ;-)))
4
1
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
La prima coppia...
... è una storia di vita vissuta... risale ad oltre dieci anni fa... io, giovanotto trentenne che aveva già percorso molte miglia, nel mare del sesso, non avevo esperienze per quanto potesse riguardare i miei potenziali incontri con coppie... un supermercato, uno dei primi centri commerciali di una cittadina del medio adriatico... gironzolo distrattamente tra i banchi della frutta, osservando quello che un singolo acquista per la sua serata senza ingigantire il frigorifero... ed accanto a me, una donna che attira la mia attenzione... non è una modella, ma quella gonna molto sopra il ginocchio, il classico tubino che mi fa impazzire... quelle calze velate su tacchi altissimi e sottili... espressione di pura femminilità... quella camicetta di seta che poggia su di un seno prorompente lasciando intravedere il pizzo che lo contiene... accidenti... l'istinto di lupo si risveglia violentemente... ed aumenta al sorriso ammiccante di lei... gli sguardi si incrociano, lampi di luce molto, molto espressivi... poi, distratto da un conoscente che mi saluta... la perdo... ma inizio subito dopo una ricerca frenetica... e lei, lì... come se mi stesse aspettando... pregusto quella che potrebbe essere almeno una bellissima conoscenza, quando il tizio che spinge il carrello accanto al mio, mi rivolge la parola... "niente male, eh?... da farci proprio un pensierino..."... la mia risposta non può essere che di conferma, di complicità... e lui, nuovamente... "bene... è mia moglie..."... il sangue mi si gela... non ne verrebbe fuori una goccia con una coltellata... non mi era mai capitato... non ho alcun problema, in un confronto fisico, ma la cosa mi secca oltremodo... mi scuso... dico di lasciar perdere... e mi defilo... non ero pronto, a litigi, e soprattutto non avevo l'elasticità mentale di cogliere il reale senso della cosa...
Pago di corsa, ed esco... la mia macchina è in fondo al parcheggio... una strana sensazione mi fà percorrere il tragitto in un attimo... apro... salgo... e mi giro... lui vicino a me... lei lo segue... beh... se lite ci dev'essere, che venga!... ma mi bloccano... "non temere nulla... a lei piaci... se vuoi, questo è il nostro numero di telefono..."... e mi infila un biglietto nel finestrino...
Giro quel pezzo di carta tra le mani per due giorni, fantasticando su cosa potesse "esserci dietro"... cosa fà l'inesperienza... poi, un pomeriggio... chiamo... e loro, pronti... cordiali... mi rinnovano la proposta... hanno una villetta in una località vicinissima... potrebbero ospitarmi... prendo tempo... ma alla fine, la tentazione è forte, ed accetto un incontro caffé... senza impegno...
arrivano... un bar del centro... non sono giovanissimi, lei oltre la quarantina, lui qualcosa in più... inaspettatamente mi ritrovo ad avere con loro una confidenza che non avrei mai immaginato... e l'incontro conoscitivo finisce a casa loro...
... le gambe tremano, gli occhi vollteggiano dappertutto, sospettosi per i tanti racconti sentiti... e finiamo in camera da letto...
pelle profumata, liscia, ben curata... seno morbido, abbondante, che comunque non ha risentito degli anni... patatina tenera ma non diventata galleria... le mie labbra ruotano sul seno di lei, così come la mia lingua... scendono lungo il busto... girano sulla schiena, fino a giungere ai glutei che si tengono divinamente sù... bianca come il latte... da impazzire... prima che io riesca ad assaporare la sua fessura, lei si china davanti a me... ha già aperto i miei pantaloni e tirato fuori il pisello... un sorriso di compiacimento, e sento le sue labbra che lo sfiorano, delicate... poi la lingua... percorrendolo tutto fino in fondo... tornando sù per avvolgerlo ed iniziare un massaggio intenso, profondo... sento che lo gradisce tanto... mmm... lui è accanto, calmo, discreto... si accarezza l'uccello senza scomporsi... ed io, sempre titubante... chssà cosa ha in mente di fare... continua.
7
1
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
L\'ho tradita?
E' un periodo buio. Non so come uscirne. Tento qualcosa...
Mi apre la porta...
In fotografia sembrava meglio, ma quella era pubblicità...
Ha un corpo tutto curve, il seno, nella sua perfezione, è vistosamente rifatto.
E' la mia prima volta con una professionista.
Mi porta in camera e si toglie il body. Si distende sul letto mentre anch'io mi spoglio. Vuole parlare, ma non è il momento, per quello ci sono gli amici, ho bisogno di un corpo caldo da abbracciare, di un pò di passione in cui perdermi, almeno per un attimo.
Ho voglia di un pò di calore, di creare un minimo di feeling. Voglio massagiarla, sentire il suo corpo, conoscerlo. Fortunamente mi sono portato dell'olio per massaggi e lei ne è piacevolmente sorpresa.
Inizio a toccarla, carezzarla, lentamente, in silenzio...
ma lei sembra avere fretta, probabilmente ha un altro appuntamento e non vuole ritardare.
Non riesco a completare il massagio, sembra che le piaccia, ma il lavore è lavoro. Si avventa su di me, mi mette un preservativo e inizia a succhiarmelo. La faccio mettere a 69, ha un bellisima fica depilata, la bacio, la lecco, ma ecco che ancora lei accelera, si mette a pecorina e mi dice di prenderla.
Cambiamo un pò di posizioni, ma non riesco a sentire questo momento di sesso, a viverlo con naturalezza. Lei ci prova ad imitare un pò di passione, ma non le viene bene. Oppure è il vuoto che mi sento dentro che mi impedisce di godere di quel corpo a mia disposizione.
Le sono sopra, lei è distesa e mi da la schiena, ha un culo sodo, ben fatto, abbondante, lo voglio...
ma lei mi ferma, le fa male, dovevo avvertirla prima dice, me lo avrebbe conservato.
Mi stacco da lei, la solita tristezza di questi giorni mi assale.
Lei si lancia in un pompino furioso, ma la mia eccitazione sta scendendo.
Non è colpa sua, forse volevo - almeno pagando - una donna senza richieste, pronta ad assecondare i miei desideri, invece nulla.
Lei si incazza un pò, mi chiede di spiegarle...
"Tre giorni fa ho chiesto a Letizia, la donna che amo di sposarmi, e lei mi ha risposto no.
Eravamo in crisi da un anno, da quando non me la sono sentita di desiderare il nostro terzo figlio arrivato per caso.
Dopo l'aborto abbiamo iniziato una terapia di coppia, ma non è servito a nulla se non ha chiarire i motivi dei nostri attriti.
A fine ottobre è morta la sorella di Letizia. Per lei è stato un colpo durissimo.
Mi ha proposto di sposarci. Ed io le ho risposto, per l'ennesima volta, non ora (questa è un'altra lunga storia).
Lei ha conosciuto uno che le piace ed ha iniziato ad uscirci. Non me l'ha tenuto nascosto.
Non ci è andata a letto, tale scelta sancirebbe la rottura definitiva tra noi e forse non è ancora sicura.
Le ho chiesto di avere fiducia nella coppia, di metterci energia per affrontare e superare ognuno i propri demoni personali e come segno le ho fatto la proposta di matrimonio, in ginocchio, mettendole il solitario al dito.
Abbiamo deciso di separarci il giorno seguente, insieme ci facciamo soffrire.
Ci amiamo. Ma ci facciamo del male."
Ed ho pianto.
Come sempre negli ultimi giorno quando parla di Letizia.
Lei ha provato ha consolarmi, citando anche Petrarca (professionista colta ;-)
Me ne sono andato in fretta. La mia ora era scaduta ed un nuovo cliente stava già aspettando.
Speravo che tradirla mi avrebbe aiutato a smettere di amarla e di soffrire ogni volta che sento la distanza che c'è tra noi.
Forse dovrei anch'io, come Letizia, trovarmi una relazione nuova.
Ma cosa ho da dare adesso, solo il vuoto che ho dentro.
E qualche lacrima.
2
3
17 years ago
sky3spirit,
34
Last visit: 16 years ago
-
Il mio primo incontro con una trav-parte 2
continua dal racconto n.1.-
Dopo averla chiavata, con gusto, ritorno in me stesso, e improvvisamente mi accorgo che ci sono 2 uomini li vicino che ci guardano…all’improvviso temo siano poliziotti o altro, ma quando vedo che entrambi hanno il cazzo fuori dai pantaloni che se lo menano, mi tranquillizzo un po’, le faccio cenno alla mia occasionale amica trav di andarsene, ma lei mi fa cenno di no, e i due probabilmente più abituati di me alla psicologia di certi ambienti, si avvicinano a noi sempre con il cazzo duro in mano, eccitati piu che mai. Lei mi dice di stargli vicino che ha ancora voglia e vuole farseli anche quelli…
Sono emozionantissimo, ma questa nuova esperienza mi sta eccitando… Il più giovane dei due, un bel 35 enne, mi guarda come per ricevere il mio assenso, io annuisco, non so se ha ancora capito che è una trav, mi eccita pensare che lui creda voglia fargli chiavare la mia ragazza…Faccio girare nuovamente la mia amica con le mani appoggiate alla scaletta dello scivolo, lei inarca la schiena e le offre il suo buco del culo, ancora gocciolante della mia sborra…Il giovane, dopo averselo menato un po’, mi mostra il suo cazzo, molto più grosso del mio, come per dire adesso ti faccio vedere come si fa godere la tua troia! La cosa mi infastidisce un po, ma nel contempo mi arrapa. A questo punto glielo infila con decisione nel culo lubrificato dal mio sperma.. e comincia a pomparla…L’altro amico, più vecchio di me, circa sulla cinquantina eccitato pure lui se lo sta preparando all’uso a sua volta. Quest’ultimo ce l’ha molto più piccolo del mio, e una faccia da scemo…
Conosco la trav da 15 minuti circa e sono gia geloso di lei…andiamo proprio bene!!!
Il giovane anche a causa del culo della mia amica non proprio vergine e dell’abbondante lubrificazione che le ho dato poco fa, ha difficoltà a venire, comincia a pomparla con più impeto..quasi a volerla sfondare.. Lo confesso che oltre ad eccitarmi alla scena mi era venuta la voglia di tirargli un cazzotto in faccia…ma quando ho sentito la mia amica che gridava non dal dolore ma di godimento una miscellanea di gelosia ed eccitazione mi prendeva, facendomelo venire nuovamente duro…Il giovane adesso allo spasimo delle sue forze la pompava come un pazzo, anche perché non riusciva a venire, ad ogni colpo di uccello la spostava in avanti e ripartiva alla carica nuovamente colpo dopo colpo…Finalmente quando credevo che la sfondi gli ha sborrato dentro, lei adesso gridava siii ancora… tutto..nel suo particolare accento straniero.
Il giovane glielo tira fuori dal culo, e col cazzo ancora gocciolante di sborra me lo mostra come per dirmi- hai visto cosa ho fatto alla tua troia, ti piace il servizio?
Io non dico niente ma mi stanno girando le palle, e non è che li trovi simpatici.
Sono eccitato e dimenticando che c’era il più vecchio in fila mi accingo ad infilarglielo nuovamente nel culo alla mia troia…
Il piu vecchio dei due ribadisce che spettava a lui, e mi faccio da parte, ostenta un cazzo quasi la metà del mio e anche ricurvo in una maniera strana…
Di lui non sono certo geloso, alla mia puttanona fara si e no il solletico dopo i due cazzoni che si è presa. E così è stato, lo sbatteva dentro e fuori come un coniglio, ad alta velocità, lei non fece a differenza di prima neanche un gemito e ciò mi diede una grande soddisfazione. Finalmente sborrò dentro anche il terzo, e lo tirò subito fuori, con fare orgoglioso non so poi di che cosa…
La mia troia avrà avuto credo un buon bicchiere di sborra dentro al culo, e dalle cosce calava giù bagnandole le calze a rete…
Di insistere nel culo non era proprio il caso, così la pregai di prendermelo in bocca. I due ci guardavano..stavolta senza intervenire. La mia troia comincio a leccarmeli, invasata di sesso piu che mai. Andava su e giu con la bocca sul mio cazzo come io e il piu giovane siamo andati dentro il suo culo. Anche se avevo da poco sborrato venni abbastanza presto, e gli riempi la bocca di sperma: Credevo lo sputasse come faceva mia moglie e qualche amica che avevo avuto, ma lei prima apri la bocca per farmi vedere quanto sperma le avevo messo dentro e poi se lo ingoio tutto, leccandosi alla fine anche le sue labbra. Adesso la parte sessuale della serata era conclusa, mi ringraziò per esserle stata vicina ed assieme ci siamo seduti nell’oscurità su una panchina del giardino.
Abbiamo cominciato a parlare di noi, mi ha detto che avrebbe il piacere di rivedermi, io le risposi che non avevo avuto il coraggio di proporlo ma mi stavo accingendo a farlo. Ci siamo scambiato i numeri di cellulare e lei mi ha dato anche il suo biglietto da visita.
L’ho accompagnata alla macchina, lei è salita, si è levata le scarpe con i tacchi a spillo altissimi e si è infilata un paio di scarpette basse. Abbiamo accordato di incontrarci la prossima settimana. Mi ha offerto le sue labbra e l’ho baciata. Ha messo in moto la macchina e facendomi un cenno di saluto con una mano è partita.
La serata era stata veramente emozionante ma con lei di la a poco di emozioni ne avrei visto ancora tante che nemmeno con la piu fertile immaginazione potevo prevedere….
a presto la terza parte
7
1
17 years ago
leonida1960,
37
Last visit: 3 years ago
-
Una killer in libreria
Soffriva. Si detestava per questo. Ma cazzo se soffriva. Ecco, perché si era rifugiata lì. L’odore del cuoio. Le lettere lucenti impresse sul mogano delle brossure. Il frusciare di pagine antiche. La leggiadra bellezza delle lettere vergate con pazienza infinita da vecchi amanuensi le erano sempre stati di grande conforto. Le permettevano di uscire da se stessa. La liberavano. Le concedevano respiro. Tregua. Quella tregua che, altrimenti, le era sconosciuta. Per una serie di ragioni che nemmeno lei ormai ricordava più con precisione.
Stavolta però anche quel rifugio. Quel balsamo sembravano incapaci di aiutarla. Di offrirle il consueto sollievo. Il suo animo piangeva. Le sue viscere chiedevano ragione di ciò che la sua testa aveva già deciso. Non c’era via di uscita. Almeno non una che lei potesse valutare come accettabile. Era il suo lavoro. Anzi no. Era il suo mestiere. Lo amava. Anche se poteva sembrare assurdo ai più. Era una missione. Non avrebbero vinto. Non ci sarebbe mai stata una fine. O comunque, quando fosse stata raggiunta una soluzione, lei sarebbe già stata sotto un metro di terra da lungo tempo. Non aveva importanza. Era nata tra le verdi colline di quella terra attaccata ad un‘altra solo per un errore divino. Amava l’Irlanda. E non ne avrebbe mai tradito la causa. Nemmeno se questo significava distruggere ogni altra cosa in cui aveva creduto fino ad allora. Annientare se stessa. Non che le importasse un granchè di morire. Rischi della professione. Ogni volta che controllava l’attrezzatura. Oliava il caricatore della sua automatica Con gesti misurati precisi. Amorevoli quasi. Si preparava a giocare la sua partita con l’obiettivo come se fosse l’ultima. Per questo fino ad ora non aveva mancato un obiettivo. Sapeva che avrebbe potuto perdere. Semplicemente lo metteva in conto. Una delle possibilità. Neanche la più spiacevole infondo. Ma la questione stavolta era diversa. Cazzo. Perché proprio lui? Tra tutti. Sapeva che era un rischio. Ma non aveva saputo resistere. Lui era entrato nella sua vita in un momento in cui lei aveva la guardia abbassata. Ed ecco come era finita. Non lo faceva mai. Solo che, stavolta, si era vista come in uno specchio. Riflessa in lui. Spietata volontà. Camaleontica capacità di adattamento. Crudele ricerca del doloroso piacere. Lo aveva voluto. Non si era fatta domande. E non si era aspettata risposte. Certamente non da lui. Voleva solo il suo respiro rotto. Sotto i suoi colpi. Il suo ansimare rapido, mentre il piacere fluiva limpido nelle vene di entrambi. Lo voleva ferocemente. Da quella belva che era. Lui era la sua preda. In ogni senso. In ogni fottuta dimensione. Cazzo. Forse a ben pensarci era stato quello. Quella sovrapposizione tra il suo desiderio e il suo dovere. Non sapeva bene come ne quando ma, ad un certo punto, lui non era più stato l’obiettivo assegnatole ma il suo obiettivo. Quello della donna, della Signora, che era in lei. L’uomo che voleva per soddisfare il suo capriccio, per appagare la sua voglia, per far vibrare violentemente la femmina in lei. E i guai avevano iniziato a piovere come durante un temporale estivo i fulmini.
E così tra un guaio e l’altro. Inseguendo la sua preda e continuando ad ignorare che fosse anche l’obiettivo era arrivata in Italia. In quella piccola libreria della vecchia Milano. Ci sperava. Autenticamente. Lui. Forse. Almeno lui avrebbe potuto indicarle una via.
L’aveva osservata a lungo. Senza parere. A modo suo. L’aveva sentita quando ancora non era nemmeno vicina alla libreria. L’aura del suo potere lo aveva scosso fino alle viscere. Ma non era quello che l’aveva veramente colpito. A quello era abituato. Molte Signore era passate di lì. Le migliori. Lui le aveva servite. Come meglio era stato in grado di fare. Per ognuna di loro aveva dannato un piccolo pezzo della sua anima. Ma non se n’era mai pentito. Questa però lo aveva scosso. Il dolore violento che l’avvolgeva era sembrato impenetrabile persino alla sua dedizione totale. Impensabile. Non era mai accaduto prima che non gli riuscisse di servire. Aveva pensato che fosse arrivato il suo momento per pagare il prezzo. Ma poi uno spiraglio. Mentre la Signora sfogliava le pagine di un vecchio incunabolo dei Rosacroce… la luce delle molate lampade ad olio che illuminavano la sala che accendeva mille riflessi color fuoco sui suoi corti capelli rossi, lo aveva sentito. Il dolore. Profondo. La rabbia. Devastante. E c’era una cosa sola che poteva aver offuscato l’aura potentissima di quella magnifica donna. Una sola. La stessa che aveva dannato lui. Per sempre. Lei lo voleva. Anima e corpo. E non avrebbe dovuto. Lui. Il libraio ora capiva. Perfettamente. La signora doveva trovare una soluzione. Sciogliere una contraddizione. Affidarsi all’ennesimo azzardo. E stava raccogliendo el forze. Cercando il nucleo di potere nel fondo delle viscere. Lasciando fluire il dolore e la rabbia. Era di una bellezza sconvolgente. Perfetta eppure così viva. Mobile. Profonda.
Lo sguardo smeraldino di quegli occhi ardeva…Lui se n’era sentito marchiato anche se l’aveva sfiorato solo per pochi secondi.
Ora l’avrebbe fatto di nuovo. Non temeva più nulla ormai. E non aveva nulla da perdere. La sua vita era terminata tanti anni prima. Era sopravvissuto a se stesso. E a lei soprattutto. Non si sarebbe mai perdonato per questo. Ma stavolta forse. Avrebbe potuto trovare pace. Si. L’avrebbe fatto ancora una volta. Avrebbe sovvertito l’ordine. Violato le regole. Usato il suo potere per servirla. Fino in fondo. Lei, che era così simile all’altra. E che forse gli avrebbe sorriso. Dopo. Come l’altra non aveva più potuto fare. Doveva concentrarsi ora. Non era più forte come un tempo. E l’aura di lei era potentissima. Violarla l’avrebbe prosciugato. Ma aveva bisogno di sapere. Conoscere ogni minimo particolare. Leggere l’animo della signora. Fino in fondo. Doveva capire. Chi era lui. Nel profondo. Comprendere se ne fosse degno. Solo allora avrebbe agito. Ecco. Era pronto. Ora le avrebbe porto un calice di prezioso barbaresco. Nel farlo la sua mano avrebbe sfiorato quella di lei. E l’animo della Signora si sarebbe rivelato a lui, indegno servo, in tutto il suo oscuro splendore.
Il libraio tremava mentre le si avvicinava. Certo la situazione era un po’ diversa dal solito. Ma non riteneva che bastasse a turbarlo. La saggezza dolente di quell’uomo era evidente nella profondità dei suoi occhi , nella misurata grazia dei suoi gesti. No. C’era qualcosa di differente. Lo guardò negli occhi mentre accettava il calice di vino. Strano. Non riusciva a coglierne l’emozioni. C’era sempre riuscita. Era come trovarsi davanti ad un muro bianco. E poi, mentre il libraio si allontanava le spalle leggermente più curve di prima, capiì. Il dolore dentro di lei era diventato accettabile. Lui l’aveva lenito. Assorbendone la maggior parte su di se. Lo schiavo perfetto. Non ci aveva creduto quando le avevano raccontato la sua storia. Ma ora iniziava a dubitare. Ora era abbastanza lucida per scegliere. E lo avrebbe fatto. Ormai sapeva cosa doveva fare. Lui. Il giovane uomo che l’aspettava quella sera avrebbe capito. Lei aveva scelto.
La donna indossò il soprabito di pelle nera che aveva gettato negligentemente su una delle sedie della stanza ovale in cui il libraio l’aveva fatta accomodare e con passo sicuro si diresse verso l’uscita. Quella sera i nodi si sarebbero sciolti. Tutti. Definitivamente.
L’aveva chiamata. Con la mente. Con il corpo. L’anima marchiata a fuoco dalla voglia. Era rimasto intere notti sveglio. Lui, che aveva dormito in ogni situazione. Aveva smontato e rimontato il suo fucile di precisione un numero infinito di volte cercando di calmarsi. Aveva decine di dossier inevasi sul suo tavolo. E almeno un rapporto ancora da scrivere. In toto. Ma non poteva. Iniziare a scrivere quel rapporto avrebbe voluto dire accettare. Arrendersi dal suo punto di vista. E lui non ci riusciva. Ricordava perfettamente lo sguardo di lei nello specchio. Il trionfo animale. Il potere selvaggio. Certamente. Ma sotto, in fondo, mentre il suo corpo si apriva accogliendola ad ogni colpo violento un po’ di più, era sicuro di averla letta. Così straordinariamente incongrua. Ma così giusta. Tenerezza. Lei provava tenerezza. Struggente. Dolente. Profonda. Tenerezza. Per lui. E a quel punto tutto era andato in pezzi. Semplicemente non gli n’era importato nulla. La missione. Il governo. La patria. La giustizia. Inutile. Ci aveva provato. Aveva cercato di ricordare. Chi era. In cosa credeva. Prima. Già prima. Un tempo sorprendente breve. Rispetto all’ora. Il dopo in cui nulla aveva senso. Senza di lei. O sarebbe sopravvissuto ovviamente. Lo faceva sempre. Ma lei si sarebbe portata via la parte migliore di lui. Servirla gli aveva dato un senso. Vero. Aprirsi a lei. Donarsi ai suoi colpi. Lo aveva fatto sentire vivo di nuovo. Dopo anni in cui il dolore, la morte, il sesso, l’amore erano diventati solo la carta giusta da giocare al momento giusto in quel poker coperto che era la sua vita quotidiana. Era un agente. Al servizio di sua maestà britannica. Già. Nulla di così romantico come 007. Lui liquidava i killer. Faceva pulizia. Individuava l’obiettivo. Diventava la sua ombra. Per tutto il tempo necessario a conoscerlo. Colpiva e ripartiva. Nuovo scenario. Nuovo obiettivo. Nuova identità.
Quando lei lo aveva guardato per la prima volta aveva avuto paura. Non ricordava nemmeno più che sensazione fosse. Lei aveva visto lui. Non l’agente. Nemmeno lo scrittore di successo sotto cui si celava. Lui. Lo schiavo, che anelava di servirla. L’uomo, che bramava perdersi nella sua dolcezza. E gli aveva sorriso. Allora aveva riso. Di se stesso. Di lei. Ora. Sapeva che non gli sarebbero bastate le lacrime.
Era pronto. La stava aspettando. Del sangue sarebbe stato versato. Qualcosa sarebbe morto. Senza mai più poter rinascere…Era pronto. Davvero. Ogni fibra del suo essere la voleva. Nudo. Il fucile carico appoggiato sul letto. Si guardava nello specchio. Accarezzando i segni che lei aveva lasciato. I graffi. I morsi. I lividi. Doveva prepararsi. Indossò rapidamente un paio di jeans e un maglione dello stesso azzurro torbido dei suoi occhi. Guardò il fucile e sorrise a se stesso nello specchio. Sarebbe rimasto lì. Non si sarebbe difeso. Era lei a dover scegliere. Lui lo aveva già fatto. Si chiuse senza alcun rimpianto la porta alle spalle. E se lo trovò davanti. Sembrava scaturito dal nulla. Ammantato di ombre. Un vecchio signore distinto. Gli occhi penetranti e limpidi. Non sapeva nemmeno lui come. L’aveva subito capito. Era li per lei. Gli strinse la mano nelle sue. E quasi bruciandolo con l’intensità ammaliante del suo sguardo gli disse: “Servila. In ogni circostanza, anche la più estrema, donati totalmente. Senza riserve ne esitazioni. Lei farà la cosa giusta. Per entrambi. Guardala negli occhi quando l’avraì davanti. Leggeraì nel suo sguardo tutto ciò di cui hai bisogno per darti. Sii degno di lei. Servire è un dono. Servire una Signora come Lei un privilegio raro. Amala con la passione feroce e l’umiltà dolente che ti appartengono. Vai ora… non si fa mai aspettare una signora!”.
L’uomo sparì nelle ombre come era apparso. Era certo che l’avesse mandato lei. Ora si sentiva non solo pronto. Anche sicuro. Leggero. Se non fosse sembrato assurdo persino ai suoi occhi avrebbe azzardato felice.
In pochi minuti raggiunse a passo veloce il luogo dell’appuntamento. Quel vecchio affascinante locale in pieno centro. Deserto vista l’ora tarda. Lei era lì, tavolo d’angolo. Splendida in quel vestito dello stesso colore dei suoi occhi che fasciava il suo corpo voluttuoso come avrebbe voluto fare lui. Con le mani. Con la lingua. Con ogni cellula del suo corpo. Che non era più suo. Ma apparteneva a lei. Come tutto in lui. Fumava. Il corpo solo apparentemente rilassato. Ondeggiava a ritmo dello struggente blues, che il saxofonista sul palco stava suonando. Era certo che lo avesse sentito arrivare. Le giunse alle spalle. La sua mano scattò. Gli blocco il polso affondando le unghie laccate nella pelle sensibile all’interno. Lui le sorrise. E fece scivolare l’altra mano dentro la profonda scollatura del vestito di lei. Era nuda sotto. Naturalmente. Strinse un capezzolo tra il pollice e l’indice. Lei sospirò. Lo tirò a sedere al suo fianco. Lo baciò selvaggiamente. Succhiandogli l’anima attraverso il respiro. Riuscii guardarla negli occhi. E si rese conto che il vecchio delle ombre aveva ragione. Lei avrebbe fatto la cosa giusta. C’era una consapevolezza dolorosa e intensa in quegli occhi. E la tenerezza. Si senti stringere con forza i coglioni. Il fiato di lei ansimante nell’orecchio: ” Ora schiavo vai in bagno. Ti voglio nudo. Faccia alla parete. Il culo proteso e offerto…”. Lo lasciò e si voltò come se lui non esistesse.
Era certa che avrebbe obbedito. Ma non poteva guardarlo. Non in quel momento. Aveva bisogno di raccogliere tutte le sue forze. L’avrebbe preso. Sarebbe affondata nel calore avvolgente di quel magnifico corpo ancora una volta. E poi…
Si alzò di scatto. Non era possibile, le era parso di scorgere tra le ombre del locale. Sul lato opposto della sala. Il libraio. Improbabile. Non lasciava mai il negozio. Ma lo sentiva. Sentiva la sua dedizione incondizionata avvolgerla protettiva. Come se le dicesse andrà tutto bene. Hai fatto la scelta giusta. L’unica possibile. Scuotendo al corta massa di capelli rossi si avviò a passo deciso verso il bagno del locale.
Bene l’epilogo era vicino. La signora stava per compiere il destino di entrambi. Lui. Il libraio. Ora poteva godersi sereno il finale. Aveva scompaginato le carte. E perso se stesso per sempre. Ancora una volta. Ma aveva vinto.
Era lì. Offerto. La schiena inarcata. Il culo proteso. Lo colpì ancora prima di accorgersi di averlo fatto. Una. Due. Tre volte. Il palmo aperto. Le unghie ad artigliare la carne. Lui non emise un fiato. Continuò a sorridere. Lei affondò la mano nel suo culo. In cerca delle urla di lui. E lui urlò. Mentre i denti di lei gli divoravano il collo. Non sentiva che la meraviglia dolorosa del possesso totale di lei. Cosa sua.
Lentamente, spostando la mano impercettibilmente perché lei non se ne accorgesse, raggiunse l’oggetto che aveva posato sul ripiano del lavabo. Lo strinse tra le dita. Lei avrebbe fatto la cosa giusta. Lui le apparteneva. Caddero in ginocchio. Insieme. Lei a coprire violenta il corpo di lui. La senti ordinargli secca di sdraiarsi schiena a terra. L’avrebbe cavalcato e al culmine lo avrebbe colpito. Da quella distanza sarebbe stato tutto chiaro. Per tutti. Soprattutto per lui. Poi sarebbe sparita.
Ecco il momento era giunto. Si sporse per impugnare la sua semiautomatica che giaceva nascosta nella borsetta. E in quel momento lui aprì la mano destra. Una luce si accese dentro di lei. Abbagliante. La sua aura risplendette tanto fulgidamente da stordire anche il libraio seduto nella sua comoda poltrona di cuoio a chilometri di distanza. Sparò. Sicura. Senza esitazioni. Il corpo di lui si contrasse dentro di lei mentre l’orgasmo la travolgeva. Un sorriso a tagliargli il volto. E quello sguardo. Uno sguardo che diceva arrivederci. Non addio.
5
0
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
69
Il campanello suonò 3 volte prima che si alzasse per aprire.
Aspettava una ragazza ,si conoscevano già da un po’ e , soprattutto , erano persuasi di stare bene insieme.
Perché persuasi ? chi non lo è !
Aprì la porta e nel buio corridoio aspettò il bacio carnale di lei .
Era un’attrazione irresistibile quella che provava per le donne , e questa era una degna di tutta la sua attenzione.
Le baciò il collo , quella pelle levigata , quelle labbra , quel corpo…già si trovarono stesi sul letto , nudi , lei con addosso solo una magliettina bianca che lasciava trasparire il suo splendido seno stretto dalle fredde mani di lui .
Le entrò dentro provando un brivido di piacere , si baciavano e si muovevano con un ritmo lento e dolce .
Iniziò a sfogare tutta la sua passione su di lei che eccitata rispondeva con altrettanto calore .
Lui le uscì e la morbida mano di lei lo strinse fra le dita e lo portò alla bocca.
Steso sul letto girò la ragazza , che continuava a baciare il suo caldo trofeo , in modo di avere il pube di lei alla distanza giusta per poter ricambiare il piacere.
Si leccavano inebriati di loro stessi esausti dal piacere mentre lei succhiava lo sperma di lui .
0
1
17 years ago
favoladimiele,
30/30
Last visit: 11 years ago
-
Il mio primo incontro con una trav-parte 1
Era una sera di inverno, ricordo ancora, il gennaio del 2003.
Io, quarantenne, appena separato, solo e triste, passeggiavo di sera assorto nei miei pensieri….Giravo preferibilmente in posti solitari, isolati, per non incontrare amici e poter stare da solo con me stesso ed il mio dolore…
Passando casualmente per un viale alberato nella zona residenziale della mia città, posto che sapevo che di notte si diceva era anche frequentato da omosessuali, guardavo attorno… ad un tratto, vidi, seduta su una panchina, stava una signora, da sola.
Erano le 21 circa, era gia notte.. lei era bionda, capelli ricci e lunghi, un po’ robusta, con delle belle gambe piene, provocatoriamente accavallate.
Strano, pensai, una donna in questo posto, da sola e a quest’ora, che sia una che batte?
Guardo meglio e osservo che i suoi lineamenti sono un po’ duri, spigolosi, trucco molto vistoso, e con mia grande sorpresa, dalle gambe accavallate lasciava intravedere la fine delle calze a rete color nero ed il gancetto delle giarrettiere…Il sangue mi salì subito alla testa..e anche più in basso, facendomelo rizzare all’istante e palpitare da sotto i pantaloni.
Lei vede che la osservo e mi sorride, io vado avanti, mi guardo in giro per vedere che non ci sia il suo compagno li vicino, ..no, non c’è proprio nessuno intorno, è proprio sola.
Torno indietro sui miei passi, emozionato ed arrapato.
Lei intanto si era alzata.
Aveva aperto il cappotto e ostentava provocatoriamente un petto esagerato, credo da settima misura.
Calze nere, reggicalze tettona e fare da troiona, per me era il concentrato di ciò che mi eccitava da sempre…
Come ciliegina sulla torta oltre alle labbra con il rossetto aveva attorno alle stesse una riga di contorno in tonalità più scura del rossetto, che le faceva una bocca da pompini…e inoltre aveva delle unghie lunghissime, da pantera, di colore rosso fuoco….Il viso non era un gran che…mi avvicino a lei, temendo di ricevere la cifra per l’eventuale prestazione sessuale, ed invece mi fa un “ciaooo”, un po’ cupo ma malizioso assai…
La osservo meglio e vedo che di fronte a me, non c’è una battona, ma un uomo, proprio un uomo travestito da donna.
Prima di rispondere al suo ciaoo, penso tra me che è un travestito che batte e la tariffa me la dirà tra poco… Rispondo, come va’? Sei sola? Si mi dice. Ribatto –sei di qua?- No, sono di passaggio, anzi non sono neanche italiana ma lavoro da qualche anno in Italia.
Aveva, notandolo bene, un accento un po’ strano effettivamente, era infatti austriaca.
Le dico se vuole fare un giro con me, indicando il giardino scuro situato dietro al viale alberato.
Lei mi risponde -cosa vuoi fare?- Voglio scoparti rispondo, Lei non dice niente e si incammina al mio fianco dentro al giardinetto.
Ci fermiamo dove c’e un parco giochi per bambini. Lei si appoggia alla scaletta di uno scivolo , si leva il cappotto e mi mostra la schiena e il sedere….
Io le alzo il vestito, mettendo in vista la sua la sua biancheria intima arrappacazzi, le carezzo le gambe, sfiorando con le mani le calze e le giarrettiere, le sposto il minuscolo cordino posteriore del perizoma, tiro fuori dai pantaloni il mio cazzo più duro e palpitante che mai e glielo sbatto dentro, senza troppi riguardi nel culo, che lei inarcandosi in avanti agevolava l’operazione.
Avevo una fame arretrata di qualche mese, e da tempo la depressione non me lo faceva neanche sentire vivo…
Invece adesso ero li, col cazzo duro come il marmo, tanto duro da farmi anche male,e avevo una troia fra le mani tutta per me e la stavo possedendo con forza, quasi con violenza direi.
Lei gemeva come una troia in calore, incitandomi non alla moderazione, ma a farlo più forte e ancora con più impeto…
Dopo parecchi colpi di cazzo dentro e fuori dal suo culo, col le mani sulle sue tettone esagerate, venni e gli riempi il culo di sborra calda.
Lei gemette ancora, poi si giro guardandomi, si chinò davanti a me e prese il mio cazzo ancora gocciolante di sperma e se lo mise in bocca leccando e divorando tutto quello che rimaneva da leccare ed ingoiare.
Contemporaneamente da una tasca tirò fuori una strana boccetta come di collirio, la aprì ed annuso il contenuto della stessa intensamente…La richiuse e sempre prendendomelo in bocca, accucciata davanti a me, si tiro fuori il suo cazzo, di dimensioni molto più piccole del mio e spompinandomi se lo menò fino a sborrare abbondantemente con intenso piacere….
Credevo che la mia avventura stesse volgendo al termine, ma commettevo un grosso errore, il bello doveva ancora venire…
Fine della prima parte….
6
1
17 years ago
leonida1960,
37
Last visit: 3 years ago
-
Vita da schiava
Questo che sto per raccontare non e' altro che un mio desiderio e con la pubblicazione di questo racconto spero che qualche uomo riesca a realizzare il mio sogno.
quando mi travesto divento mirella, una bella travesta incline alla sottomissione e molto aperta ai giochi di ruolo; molte sere e molte volte faccio sempre lo stesso sogno e desidero sempre con ardore che prima o poi si realizzi: mi trovo a casa del mio padrone, un maschio adulto di 50 anni, pancetta,un po pelato,con un cazzo pesante fra le gambe e molto autoritario. egli chiama ogni volta che ha voglia di soddisfare qualche suo capriccio e questa volta mi ha chiamato perche' ha invitato a casa sua degli amici della sua eta', molto porci, e ha deciso di presentargli la sua serva. egli viene a prendermi in bagno, io sono completamente travestita e ben lubrificata dietro per ogni tipo di evenienza, mi mette collare e guinzaglio e mi porta a 4 zampe nella sala dove si trovano tre suoi amici, sono tutti e tre uomini grossi, over 50,e appena mi vedono si alzano in piedi e mi osservano da piu vicino. a quel punto il mio padrone li fa accomodare al tavolo, mi fa alzare e mi ordina di servire loro da bere, io chiaramente eseguo e torno con un vassoio e le bibite da servire. mentre servo al tavolo, ogni ospite ispeziona sotto la gonna le mie chiappe infilandomi anche una o piu dita nel culo oramai umido di piacere e pronto a qualsiasi cosa. ad un certo punto il padrone mi ordina di mettermi a 4 zampe ed andare sotto al tavolo che gli ospiti hanno bisogno di un lavoretto particolare. io mi presto immediatamente e scompaio sotto al tavolo con la gonna alzata e col culo ben in vista e mentre prendo in bocca il cazzo di uno, l'altro che sta seduto di fronte mi sculaccia le natiche e mi infila le dita nel culo e prende ad insultarmi incitato dal mio padrone che dice agli ospiti di non avere particolari riguardi per la sua serva. quando ho finito di preparare tutti e 4 i cazzi, essi a turno mi montano da dietro e mentre uno mi monta l'altro mi riempie la bocca con il suo bastone e cosi a turno. poi quando il mio buco del culo e' oramai bello largo si raddoppia la dose e me ne ritrovo due nel culo e uno in bocca. alla fine vado nella mia stanza col buco del culo ridotto ad un colabrodo ma soddisfatta di aver compiaciuto il mio padrone
5
3
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Chat
Si era preparata con estrema cura, aveva passato le ultime due ore tra bagno rilassante e stirarsi i capelli, finalmente dopo tanto tempo lei e Nicola avrebbero passato una serata insieme a casa sua. 22 anni, occhi azzurri e capelli biondi leggermente mossi, Sara era al colmo della felicità. I suoi erario partiti per Roma e sarebbero tornati solo tra qualche giorno, aveva mandato il fratellino a dormire da un amichetto e aveva tirato a lucido la casa….ora bastava aspettare le 21 di quel sabato.
Era più di un mese che non si vedevano, tra impegni di lavoro e l’università……si sentivano per sms, ma Sara aspettava impaziente il momento in cui si sarebbero incontrati, era un mese che organizzava tutto, e un mese che lui lo sapeva….
Alle 20.30 però un suo messaggio, dove si scusava ma non poteva venire perché il suo migliore amico gli aveva chiesto di uscire….. non era la prima volta che le mandava messaggi del genere, non era la prima volta che Luigi si metteva tra loro due, chiedendo a Nicola di uscire con lui con la scusa di parlargli…e lei aveva sempre accettato con riluttanza questi suoi messaggi, ma questo era troppo….
Rispose al messaggio con aria distaccata “se non vieni mi dispiace, peggio per te comunque”…..
Lui iniziò a chiamarla, ma lei dopo il secondo squillo e chiuse la chiamata.
Detto fatto, si collegò in chat, dove sapeva che era collegato fuffolo un suo amico, con cui chattava da ormai parecchi mesi…..
Si trovarono quasi subito e Sara iniziò a sfogarsi, sul fatto che Nicola non la metteva mai al primo posto e sul fatto che ormai aveva perso la speranza di trovare un uomo che la apprezzasse per quello che era…..
Inaspettatamente fuffolo propose a chiccola per quella sera un incontro tra amici, il loro primo incontro dopo mesi che si scrivevano e basta…si erano descritti a vicenda e si erano raccontati di tutto per mesi, parlando anche delle più intime fantasie personali….
Sorpresa ma curiosa, chiccola accettò….
Si trovarono in un anonimo bar del centro, si videro e subito si riconobbero nelle descrizioni che si erano fatti.
Alessandro, alto, capelli e occhi neri, aveva uno sguardo intenso, che si pose su Sara dal primo istante…..
Parlarono del più e del meno.. e senza rendersene conto Sara lo invitò a salire quando lui la riportò a casa… si ritrovarono in salotto a bere un cafè quando un po’ di zucchero cadde nella scollatura di Sara……la bocca di Alessandro fu più veloce e la ragazza si ritrovò con la sua testa in mezzo ai seni, mentre le mani di lui cominciarono a stringerle i seni e a cercare i capezzoli sotto il reggiseno….
Alzò la testa e si baciarono con passione, incrociando la lingua e mordendosi a vicenda le labbra.. Mentre le mani di lui continuavano a frugare il suo petto
la stese sul divano e iniziò a sbottonargli la camicetta, baciandola ogni volta che apriva un bottone…la spogliò delicatamente, facendole provare mille brividi mentre cercava con la lingua i capezzoli, ormai induriti dal piacere…..
Li assaggiò mordendoli e stringendoli tra le labbra.. lei iniziò a gemere di piacere, mentre con le mani cercava il petto di quell’uomo forte, che la stava facendo godere come una matta…..
Lui si staccò da lei e iniziò a percorre il suo petto con la lingua per poi passare all’ombelico, prese il bordo del perizoma e con i denti lo tirò via….
Le allargò delicatamente le gambe e iniziò dalle grandi labbra, le sfiorò con la lingua mentre con le mani le stringeva ancora il petto e i suoi seni…
La punta della lingua raggiunse poi il clitoride, ormai gonfio di piacere…lo leccò delicatamente mentre due dita si insinuavano dentro di lei, tornando fuori umide…
Poi lui si staccò e lei lo raggiunse, lo mise a sedere sulla poltrona e si inginocchio davanti a lui, spogliandolo velocemente. Si ritrovò la sua verga a pochi centimetri dalla bocca, iniziò passare la lingua sopra la cappella, sfiorandola velocemente, massaggiando intanto i testicoli. Poi la prese tutta in bocca e iniziò a succhiare con velocità, mentre le mani di lui le sfioravano la testa e le massaggiavano i capelli.
Leccava e succhiava senza fermarsi, si staccava solo per massaggiare le palle con la lingua.
Il cazzo di lui diventò duro come il marmo, accompagnava la sua testa con le mani, gemeva di piacere mentre lei insinuava la sua lingua dentro il suo stretto orifizio, non smettendo mai si segare il suo uccello.
Riuscì a farla staccare e lei lo accompagnò nella sua camera, stendendosi nel letto. Lui si mise sopra di lei e la penetrò dolcemente, spingendo delicatamente e baciandola in bocca con passione…lei iniziò a muovere il bacino e lui allora aumentò i colpi, iniziando a sentire gli ansimi di lei che diventavano sempre più forti, fino a quando non si aggrappò alla sua schiena gemendo il suo nome, ormai stravolta dall’orgasmo violento che aveva avuto…
Lui si staccò e cominciò ad accarezzarla sulle spalle e la girò con la schiena rivolta verso di lui…. Le bloccò dolcemente le braccia e si sedette sopra di lei, iniziando a leccare la sua schiena, seguendo la linea della spina dorsale…lei inizio a gemere e a pregarlo di smettere, ma lui insensibile ai suoi gemiti di piacere e alle sue suppliche continuò
Sara si contorceva lo pregava ora di andare avanti, ora di smettere, era tutto un tremito, mentre lui leccando sempre la schiena le infilò un dito dentro il suo stretto orifizio, inumidendolo prima con la saliva e poi penetrandola di colpo, facendola sussultare….
La mise poi a pecorina e dopo una leccatina veloce, le infilò il suo membro dentro la passerina, con un colpo deciso, iniziando a spingere velocemente, portandola velocemente ad un altro orgasmo intenso…
Poi si staccò , ormai prossimo anche lui all’estremo piacere, lei glielo prese in bocca e cominciò a succhiare con velocità , segando il suo membro velocemente, massaggiando le palle, fino a quando lui non la avvisò dell’imminente orgasmo.
Sara allora aumentò la velocità e il primo schizzo la raggiunse in gola
Continuò ad ingoiare e succhiare, fino a quando l’uomo non si stese sfinito al suo fianco, accarezzandole il viso e i capelli, per poi baciarla con dolce passione.
4
5
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Fantasie
Mi chiamo Gianni e sono un insegnante. Non mi è difficile scrivere, ma raccontare di fantasie erotiche è sempre per lo meno un po' imbarazzante. Beh!, ci provo.
Sono passati ormai dieci anni e insegnavo presso un Liceo scientifico, Italiano e Latino. Avevo, tra le tante, un'alunna bellissima: alta, bel portamento bei seni, un culo straordinario e gambe perfette.
Usava quasi sempre la minigonna: non è questo il problema, il problema è sorto con l'arrivo del caldo.
Avevo capito che mi adocchiava, sapendo tuttavia che io sul lavoro sono serissimo.
Però nelle ultime settimane avevo preso l'abitudine di sedersi sul primo banco, proprio davanti a me. Accavallava e scavallava le gambe( minigonna cortissima) a suo piacimento finché un giorno non mi accorsi che era senza mutande. C'era caldo e sudavo ma quel sudore aveva altra origine. E' stato difficilissimo terminare la lezione, e uscendo, Melissa ( questo è il suo nome) mi sorrise, sì mi sorrise ma con un certo ammiccamento. Il mondo della scuola è un mondo pettegolo, e io già pensavo alle ritorsioni di presa per il culo se la cosa fosse andata avanti. Tuttavia per tutto il fine settimana non dimenticai quel sorriso!
Alla ripresa delle lezioni, Melissa nn cambiò atteggiamento, anzi cercava di incoraggiarmi, finché fu più forte di me e la invitai la sera per una pizza. Accettò.
Fu una bella cena, Melissa è comunque una ragazza intelligente e di facile conversazione.
Fu più forte di me e le chiesi di venire a casa mia: ero già divorziato e vivevo da solo.
Salimmo a casa e fu il delirio.
Subito ci baciammo con intensità altissima, io le toccavo il culo e le tette e lei si attaccò al mio cazzo: era straordinariamente bello.
Ci denudammo a vicenda e andammo a letto. Melissa allargò subito le gambe e per me non fu difficile penetrare nella sua fica: il rapporto fu lunghissimo, io non venivo e la sentivo godere, non una sola volta, facemmo la pecorina, un numero indefinito di 69 ( che piacere il mio cazzo tra le sue labbra morbide e carnose e la mia lingua che oltre a leccare il clitoride cercava di penetrare nella fica.
Una meraviglia che durò circa un'ora finché esausto godeti e le sborrai in bocca: lei era contenta e io speravo non fosse un sogno.
Il giorno dopo ( era l'ultimo giorno di scuola prima degli esami di maturità) mi sorrideva contenta e avevo capito che non era un suo capriccio. Infatti continuò furtivamente per alcuni mesi; poi giustamente finì perché Melissa si innamorò di un ragazzo più giovane.
quel ricordo tuttavia rimarrà indelebile nella mia memoria.
6
2
17 years ago
giannig178842, 46
Last visit: 16 years ago -
Natale in libreria
Nevicava…ed era in ritardo ovviamente. Non era da lei. Detestava esserlo. La Vigilia di Natale, poi. Inammissibile. Ma la neve l’aveva colta impreparata. Nel suo bel vestito di satin rosso. E nei suoi tacchi a spillo poco adatti al dannato fondo scivoloso del vicolo di brera infondo al quale si annidava lei…la libreria. Non capiva perché si ostinasse ancora a darle retta. Tra tutte le sue amiche. Strano termine, in ogni caso, amica da applicare a lei. Ma, insomma di tutte le sue “amiche” era la più stravagante. Ma forse era lo spirito ribelle che covava sotto la cenere da signora borghese che ormai da anni la ricopriva tutta, che gliela rendeva così cara. In buona sostanza non era capace di dirle di no. Ecco spiegato perché alle 18 del pomeriggio della Vigilia di Natale, in piena bufera di neve arrancasse sull’acciottolato di brera per raggiungerla. Quella donna era una strega. I suoi desideri automaticamente diventavano ordini per lei. Ancora non capiva, come diavolo potesse accadere. Ma accadeva. Era curiosa certo. Del luogo e di lui. Il libraio. Lei le aveva parlato dell’uomo come di un personaggio speciale. A lei estremamente caro. Strano. Che fosse in grado di ricordarsi, non l’aveva mai vista deporre per più di un secondo la corazza di ironico cinismo che la circondava. Ma parlando del libraio c’era.. tenerezza si. Tenerezza nella voce di lei. Eccola finalmente. La libreria. E ora l’avrebbe visto. Non fece in tempo a salire i pochi gradini che la porta si aprì e un distinto signore l’invitò galantemente ad entrare. I suoi occhi. Fuoco ghiacciato. Due lastre di cobalto ardenti. Iniziava a capirla. “Buonasera. La Signora non è ancora arrivata ma mi ha ordinato - disse proprio così - ordinato di metterla a suo agio. Di occuparmi di lei”. Venne sospinta verso un camino enorme che occupava quasi l’intera parete della stanza e fatta sedere su una comoda e vecchia poltrona di cuoio nero. Il satin rosso del suo vestito riluceva al calore delle fiamme. Il libraio sorrideva guardando quella donna la cui massa di capelli rossi. Un rosso naturale. L’aveva immediatamente colpito. Il buongusto della Signora era innegabile. Quella donna vibrava di una luce appassionata, che aspettava solo di essere liberata. E lui aveva il privilegio di poter assistere a quella liberazione. La Signora era molto generosa con uno schiavo come lui. Che non poteva più servire. Se non minimamente. Come avrebbe voluto poter essere ancora un giovane lupo. Per accudirla, servirla, compiacerla e provocarla. Ma non era più tempo nemmeno di essere un saggio purosangue per lui. Non poteva nemmeno più anticipare i suoi capricci e adorare i suoi piedi. Poteva solo ammirarla. E avvolgerla nella sua ammirazione, come in una soffice coperta del più prezioso cachemire. Caldo ma leggero, quasi inavvertibile nella sua consistenza.
Ora il suo compito era preparare la giovane donna che gli stava davanti. Farla rilassare prima di condurla nella stanza verde. Lo smeraldo degli occhi di lei avrebbe riflesso perfettamente i toni della stanza. Tutt’altra faccenda era il suo animo. Ma il libraio aveva fiducia. La Signora non sbagliava. E se aveva visto passione e attitudine al servire in quella donna. Lui le credeva. Del resto che la giovane fosse legata alla Signora era evidente agli occhi allenati del libraio. Le sfumature dell’animo di lei erano meno facili da decifrare per lui di quelle maschili. Ma avvertiva la sua tensione verso al Signora. Come palpabile.
Le porse in silenzio il molato bicchiere di cristallo baccarat in cui il rubino prezioso del vino riluceva misterioso. La donna sorrise all’affascinate librario e sorseggiò il vino lentamente. Interrogandosi sulle intenzioni di lei. La sua amica. A volte si era sorpresa a pensare a lei, quando le difese che applicava a se stessa, persino quando era sola, le concedevano un attimo di tregua. Come alla sua padrona. Pensiero vertiginoso. Inquietante. Ma, che le aveva fatto nascere un sorriso spontaneo sulle labbra. Non ricordava quando era stata l’ultima volta che aveva sorriso non per ruolo o convenienza. Lei la faceva sorridere. Persino quando la schiacciava violenta contro il muro della toilette del Four Season e, le frugava le cosce, graffiandole la pelle delicata con le sue unghie scarlatte. Mentre suo marito attendeva fuori. Dimenticato.
Dopo si era chiesta cos’era. O meglio cosa fosse diventata. E l’unica risposta che era riuscita a darsi. L’aveva terrorizzata. Era una schiva. Schiava di lei.
E, infatti, eccola qui. In attesa. La mente sgombra. Il corpo vigile. Pronta. Senza domande. Senza volontà.
Il trillo argentino del campanello della porta la riscosse dai suoi pensieri. Eccola.
Lo spazio della libreria sembra animarsi mentre a falcate decise si avvicinava al punto dove lei era seduta. Solo lei poteva vestirsi di bianco e apparire luciferina. In tutto quel candore. Il vestito di seta avvolgeva carezzevole le sue curve. Sarebbe voluta esserci lei al posto della seta. Avvolgerla per sentirla sua. Almeno un secondo. Non sarebbe accaduto. In un lampo colse lo sguardo del libraio su di lei. Annuiva compiaciuto. L’aveva capita. Non sapeva come. Ma era certa che lui avesse letto la schiava che era in lei. E approvasse. In quell’istante decise. Irrevocabilmente. Si sarebbe regalata quelle ore. Avrebbe lasciato che facesse di lei quello che voleva. Si sarebbe concessa di rispondere al suo io più vero. Sarebbe stata schiava. E poi avrebbe vissuto di ricordi e sarebbe tornata alla sua facciata di perfetta signora borghese.
Bella era bella come la ricordava. Quella cascata di riccioli rossi che, nonostante le ore pazientemente trascorse dal parrucchiere di grido, non ne volevano sapere di essere domati. E quegli occhi trasparenti. Di un verde purissimo. Questa volta l’avrebbe piegata. Restituita a se stessa. Questa volta avrebbe scatenato il suo istinto e l’avrebbe ridotta alle lacrime. Già ne sentiva il sapore. Come le avrebbe bevute di gusto. Sorrise al libraio. Era prezioso quell’uomo. Davvero prezioso. Afferrò il polso della giovane con forza. Senza nessuna gentilezza e la sospinse verso le scale che salivano in mansarda. Mentre salivano gustò l’oscillare armonico del culo di lei. Rotondo. Perfetto per le frappe corte del suo gatto. I decori dolorosi avrebbero accesso di riflessi carmino la pelle eburnea di quelle rotonde superfici. Perfetta. Sarebbe stata perfetta. Distesa tra le lenzuola color smeraldo….
Si godette il timore avido negli occhi di lei, quando scorse le corde di seta fissate alla testa di elaborato ferro battuto del letto. Le sorrise. Ironica e con un fluido movimento le abbasso la zip del vestito, che cadde dimenticato ai piedi di lei. Era nuda sotto. La signora borghese. Nonostante tutto. Nell’animo era la troia che aveva sempre saputo sarebbe stata. Le sfiorò un capezzolo con un’unghia laccata di nero. Rabbrividì deliziosamente. L’afferrò per i capelli e le affondò le unghie nel culo incollandosela addosso. Aveva il sapore dolce e un filo selvaggio ricordava. Mugolava sotto i colpi implacabili della sua lingua. Stordita. Forse ancora un po’ reticente. Un barlume di pudore borghese sopravvissuto. Ma presto sarebbe svanito anche quello. Ci avrebbe pensato lei. Si liberò con una mano del vestito di seta e rimase con indosso solo il corsetto di cuoio e il piccolo perizoma. Neri. Come gli stivali dai tacchi a spillo che le avvolgevano le cosce. Il libraio nascosto nell’ombra in cima alla scale trattene il fiato. Dio. Non avrebbe saputo dire quale fosse la bellezza più perfetta in quella scena. Forse era impossibile dirlo. Si poteva solo tacere. E ammirare.
La signora mise un alto collare di cuoio tempestato di smeraldi al collo della giovane. Un anello di platino spiccava al centro. Fasce simili ben presto ornarono anche i polsi della giovane donna dai capelli rossi, che venne spinta supina sul letto. La pelle candida a spiccare contro il verde delle lenzuola di seta. I suoi polsi vennero bloccati con le corde alla testiera del letto. Lo stesso venne con rapida efficienza fatto per le caviglie. Un guinzaglio lungo un paio di metri venne agganciato al prezioso collare. E le note della cavalcata delle valchirie riempirono la stanza, illuminata solo dalle torce fissate negli anelli di bronzo alle pareti. Un cuscino di broccato nero venne collocato sotto la pancia della giovane, in modo che il culo spiccasse alto, pronto all’offerta.
Il primo colpo fece sussultare il libraio. La nostalgia lo avvolse a tradimento. L’odore del cuoio. I gemiti. Il vibrare delle frappe nell’aria. Il dolore lo travolse. Come allora. Come se fosse ancora con lei. La sua Signora. Offerto. Ai suoi colpi. Godendo della violenza di lei. Come quella giovane donna. Adesso. Si mordeva le labbra per non urlare. E ad ogni colpo. Sporgeva di più il culo. Si offriva. Ancora e ancora. Sorrideva la signora guardando le righe rossastre moltiplicarsi su quella pelle bianca. E colpiva implacabile. Il libraio contò 20 colpi prima che la signora lasciasse cadere il gatto e allargasse le cosce della giovane. Era un lago. Il dolore si era sciolto in piacere sempre più intenso tra le sue cosce. La Signora vi affondò il volto. Bevve quel piacere. Come si era nutrita del dolore di lei. Prima. Leccò avida ogni stilla di piacere. Frugò all’interno di quel nucleo rovente, mentre le dita affondavano ritmiche nella morbidezza del culo. Gemeva senza ritegno ora la giovane. Abbandonata al piacere. Un ultimo colpo di lingua. E la signora bevve l’orgasmo violento di lei. Poi la slegò. E tirandola per guinzaglio le fece affondare il volto tra le sue cosce.
“Ora lecca troietta e cerca di fare un lavoro accurato”. L’ordine arrivò secco. La giovane scattò come colpita ancora dalla frusta e prese a leccare, succhiare, accarezzare languidamente quella fica che aveva solo sognato prima. La signora si abbandonò al piacere. Il corpo rilassato. Lo sguardo offuscato. Il guinzaglio avvolto intorno al polso. Nero sulla pelle dorata. L’orgasmo la travolse. Una. Due. Tre volte. Ci sapeva davvero fare la ragazza. Non ne aveva dubitato un momento. Un talento naturale sepolto sotto strati di perbenismo borghese. Uno spreco. L’allontanò da se con uno strattone la legò per il guinzaglio ad uno degli alari del camino. Nuda. Il volto sporco del piacere di lei. La sua signora. Si rivesti rapida e senza una parola. Uno sguardo. Se ne andò. Uscendo dalla stanza sorrise e disse ad alta voce: “Sono sicura che saprete occuparvi di lei nel modo migliore. Ve l’affido. E’ una schiava promettente. Sapete cosa fare. Buon natale mio fedele amico”. A lunghe falcate scomparve nella sera. Mentre già le campane suonavano la mezzanotte.
4
1
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
L\'draulico
L’idraulico
Eravamo in estate la temperatura era insopportabile noi io e mia moglie stiamo stesi sul letto cercando di sopperire al gran caldo stando fermi quasi immobili ma ad un tratto nel silenzio udiamo un rumore di goccie di acqua che cadono mi alzo e vado a vedere cosa era, e scopro che il flessibile del lavandino è rotto e l’acqua sempre più forte sta allagando il pavimento, corro nel ripostiglio e chiudo il contatore, ma con questo caldo non ci voleva era davvero una cosa noiosa, perché trovare qualcuno per riparare il flessibile a quell’ora erano circa le 21 ’ non era facile anzi era impossibile, poi mi viene in mente uno che si arrangia anche in idraulica che lavora con me, però a quell’ora se mi avesse mandato a quel paese non avrebbe avuto torto, ma visto l’emergenza provai a chiamarlo, mi rispose proprio lui gli spiegai la situazione ma lui mi disse che non poteva perché doveva recarsi da amici che lo stavano aspettando io insistetti allora lui scherzando mi disse che sarebbe venuto se gli facevo scopare mia moglie, io rimasi perplesso ma lui mi disse subito dopo che stava scerzando, e che sarebbe venuto a vedere di cosa si trattava e riattaccò. Io raccontai a mia moglie cosa ci eravamo detti e ci mettemmo a ridere, però ripensandoci la cosa poteva essere divertente e decidemmo di vedere come andavano le cose. passò una mezzora e sentimmo suonare alla porta era lui, si presentò sorridendo ci scambiammo qualche battuta poi andammo nel bagno dove c’era il flessibile rotto e Corrado questo è il suo nome cominciò ad aggiustarlo ( Corrado è un ragazzo bravissimo ma parecchio bruttino e anche fisicamente è messo male ) gli chiesi se voleva qualcosa da bere e lui mi disse che andava bene un bicchiere di acqua fresca, io andai a prenderla nel frattempo mia moglie era andata a vedere a che punto fosse, addosso aveva una vestaglia molto fine e trasparente che teneva chiusa con le mani salutò Corrado che si girò per rispondere al saluto, ma a quel punto lei si fece scivolare una mano e la vestaglia si aprì mostrando così a Corrado praticamente tutto perché sotto non aveva nulla ma moglie come nulla fosse con calma si riordinò ma vide la faccia di lui che rimase stupito allora si riaprì la vestaglia mostrandogli ancora il suo corpo nudo e gli chiese cosa ne pensava lui non capiva più nulla non sapeva cosa dire ne cosa fare però la cosa le piaceva a giudicare dal gonfio della sua patta lei si abbasso e gli toccò il cazzo da sopra i pantaloni e si rese conto che doveva essere enorme, poi lei si alzò e disse a Corrado di finire il lavoro che poi lo avrebbe pagato. Io tornai con l’ acqua lui la bevve, ma era rimasto scosso da tutto ciò ma soprattutto non sapeva come comportarsi con me perché pensava che io non sapessi nulla e lo lasciai nel dubbio perché volevo vedere come sarebbe finito, quando ebbe terminato mi chiamo mise gli attrezzi nella borza e si avviò alla porta ma quando fu nel corridoio trovò sulla sua strada mia moglie che si aprì di nuovo la vestaglia mostrandosi a Corrado, non sapeva più cosa fare era imbarazzatissimo a quel punto intervenni io gli misi una mano sulla spalla e lo tranquillizzai poi dissi che tutti coloro che lavorano è giusto che siano pagati tu mi avevi chiesto mia moglie ed io mantengo i patti, mia moglie lo fece sedere su una sedia si mise in ginocchio davanti a lui, gli aprì la lampo dei pantaloni e gli tirò fuori il cazzo e cominciò a masturbarlo aveva un cazzo discretamente grosso e venoso con una cappella gonfia dalla voglia lei continuava a masturbarlo ma lui ormai tranquillo le prese la nuca e le portò la bocca sul suo cazzo era vicino a godere si vedeva dai movimenti che faceva inarcandosi ad ogni pompata che mia moglie gli dava si perché ormai il grosso cazzo era dentro la bocca di lei che lo succhiava a più non posso e di tanto in tanto si fermava a leccare la cappella ad un tratto Corrado disse che stava per venire lei comincio a masturbarlo e succhiarlo più velocemente fino a che dal cazzo cominciò a uscire un fiume di sborra che ben presto riempì la bocca di mia moglie che non smetteva di succhiare mentre lo sperma gli usciva dagli angoli della bocca perché non riusciva a berlo tutto quando Corrado ebbe finito di sborrare mia moglie gli ripulì per bene tutto il cazzo fino alle palle poi lui si risistemò e uscendo mi disse che quando avevo bisogno di chiamarlo che sarebbe venuto subito.
2
4
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Ritorno alla libreria
Erano gli uomini a tornare di solito. Non che si lamentasse, in questo caso. Ma era un’anomalia. E lui, il libraio, non credeva nelle anomalie. Non erano mai gratuite. L’anomalia nel comportamento di una Signora. Poi. E di una, come quella. Impossibile. C’era una ragione per quella comparsa. Lui ancora non la conosceva, ma presto avrebbe capito. Presto. Gli sarebbe bastato osservare la luce obliqua di quegli occhi d’indaco e la piega orgogliosa e seducente delle labbra. L’avrebbe letta. Era il suo carisma. Il suo potere. Il passare degli anni non lo aveva minimamente appannato. Era ancora uno schiavo perfetto. Solo che non poteva più appartenere. Non ad una come lei. Comunque. Lo sentiva. Quella donna stregava. Incantava come un cobra e poi colpiva. Lasciando storditi e svuotati. Annientava e Innalzava contemporaneamente. Si era Roba sua. Con buona pace di quel noioso di Verga, che mai aveva così poco amato come nel Mastro don Gesualdo…Quella donna era una Lupa invece. Ma con una scintilla di divino conficcata lì tra il buco del culo e il cuore. Era quello che la rendeva speciale.
Il libraio la osservava seminascosta da un pila di preziosi incunaboli trecenteschi, che lui avrebbe dovuto pulire e controllare pagina per pagina prima di consegnarli al collezionista che li aveva ordinati.
La donna si muoveva elegante. Lo spazio si apriva. Si animava intorno a lei. Le mani che sfogliavano le pagine di pergamena erano reverenti. Quella donna conosceva il valore delle cose. Molto bene. Si era seduta. Dio come era regale. Istintivamente regale. Stagliata contro lo sfondo di cuoio rosso dell’alto schienale della poltrona, posta accanto alla trifora decorata che illuminava il lato destro della libreria. Sorrideva di qualcosa che stava leggendo o di un suo pensiero segreto. Rilassata. Le gambe inguainate in calze di seta nera, velate, impalpabili.
Ricordi. Dannati. Maledetti ricordi. Non gli lasciavano requie. Non lo sapeva più quanti anni erano passati dall’ultima volta che una calza come quella gli aveva chiuso la bocca. Mentre l’arco di un piede, simile in tutto e per tutto a quello che ora ondeggiava languido davanti ai suoi occhi ornato da un tacco a spillo di acciaio, gli schiacciava inesorabile il cazzo. Basta. Doveva smetterla. Ora aveva una missione. Doveva capire. Poteva ancora servire. Qualsiasi cosa desiderasse. Lui l’avrebbe aiutata ad averla. Era nato per quello. Soddisfare i capricci di una Signora..
Si sentiva osservata. In modo benevolo. Uno sguardo adorante. Saggiamente adorante. Era sicuramente il libraio. Era certa di averlo stupito. Non si aspettava il suo ritorno. Ma si sentiva a casa lì. Il profumo del cuoio, la fragile e perfetta bellezza delle incisioni, le spirali aggraziate delle lettere miniate, i segreti che alcuni dei preziosi incunaboli, che il libraio custodiva, celavano. Era avvolta dalla voluttà di quel luogo. Dal mistero e dalla perversione che si celavano nei suoi angoli più nascosti. Nelle sue sale segrete. Per quello aveva dato appuntamento lì ad entrambi. Avrebbero obbedito ne era certa. Non aveva ancora deciso però. Chi avrebbe servito. Chi avrebbe offerto. Per entrambi il dolore sarebbe stato lacerante. Il piacere stordente. Bloccò con un lieve dondolio del piede destro lo sguardo del libraio su di lei. Lo ancorò in modo repentino e totale. Adorava quel vecchio uomo pieno di grazia e dignità e con una scintilla di ironica malizia nello sguardo che le faceva capire quanto dovesse essere stato abile nel servire la Signora che lo aveva scelto a suo tempo.
Il campanello della porta suonò rompendo il sensuale silenzio della stanza. Se lo aspettava. Era in anticipo. Così tipico di lui. Teneva gli occhi bassi. Era soggiogato, conquistato quanto l’altro scalpitava come il giovane puledro a cui assomigliava.
L’uomo la adorava. Aveva preso posto sullo sgabello ai suoi piedi non appena lei aveva inarcato un sopracciglio. Non era un uomo facile. Era un purosangue. Un cavallo di razza. Ma il potere di lei. La seduzione violenta e ammaliante di quelle labbra piene. La crudele dolcezza di quelle mani, che incidevano con sapiente maestria decori di sangue sulla sua pelle. Lo avevano vinto. Era suo. Appartenerle gli dava un senso e uno scopo. Illuminava il suo mondo. Colmava la sua anima. Come ora sedere ai suoi piedi. Sfiorato dalla punta gelida del suo tacco a spillo.
La donna sorrideva mentre affondava lenta ma inesorabile il tacco tra le gambe aperte dell’uomo. Lo sguardo che vagava fuori dalla finestra. In attesa. Il triangolo doveva chiudersi. E lei doveva mettersi alla prova. Capire. Già. Stava ancora sorridendo all’immagine che la sua mente andava formando quando colse lo sguardo del libraio nel riflesso dei vetri molati della bifora. Ammiccava divertito. Si voltò lentamente e lo vide. Era fermo all’ingresso della libreria. La guardava. Fiero, sfrontato, volutamente provocante. L’elasticità del suo passo la intrigava. Lo percorse con lo sguardo. Incatenando i suoi occhi. Forzandolo a guardarla mentre si faceva servire. Da un altro. Avanzava lento. Non aveva abbassato lo sguardo. I suoi occhi erano colmi di rabbia appassionata e di qualcosa d’altro, di più profondo. Il baluginio di un’emozione dolce. Si fermo alle spalle dell’uomo seduto. Un giovane lupo. Il potere vibrava dentro di lei inebriandola. Inarcò un sottile sopracciglio, che sembrava disegnato con la china, all’indirizzo del libraio che aprì una porta incisa con rune celtiche che dava su una saletta circolare, illuminata solo da candele fissate alle bianche pareti con morsi di ferro brunito. Nella sala c’era una piattaforma circolare d’ebano su cui era posto un morbido futon rosso lacca. Non guardò nessuno. Ne il maturo purosangue. Ne il giovane Lupo. Si alzò e si avviò nella sala. Certa che l’avrebbero seguita. Come del resto lo era il libraio. Anche se, le ragioni di quell’obbedienza erano limpide negli occhi del purosangue, mentre erano ancora torbide in quelle del lupo. Ma erano lì per quello. Lui lo sapeva. Loro. Beh. Loro avrebbero scoperto presto le intenzioni della Signora. E dopo indietro non sarebbe più stato possibile andare. Per nessuno. Nemmeno volendo. Ma il libraio era certo che nessuno dei due uomini avrebbe voluto. Avevano il dono. Conoscevano il valore. L’assoluta perfezione di servirLa. La porta si chiuse. La Signora era protettiva. Del resto, non sapeva che il libraio li avrebbe osservati lo stesso dallo specchio celato dietro il quadro di Tamara De Lempika, che lei adorava e che occupava la parete di destra della stanza.
Ecco aveva definito il campo. Ora li avrebbe fatti scegliere. E. Se avessero assunto naturalmente il ruolo che Lei aveva stabilito per loro. Avrebbero capito. Dolorosamente. Come era giusto. Dandole piacere. Infinito. Torbido. Perverso. Piacere. E negandoselo pur provandolo loro stessi. Non aveva dubbi sull’esito. Ma era curiosa. Si sfilò lentamente la gonna di seta e la giacca di pelle che indossava. La goupiere verde bottiglia riluceva alla fiamma delle candele. La sua pelle era del color dell’oro contro il verde del reggicalze che scivolava verso il bordo sottile della calza nera. C’erano degli anelli di ferro fissati alla parete di fronte al letto da cui pendevano delle corde nere. Li fissò. Seducente. Inesorabile. Dura. Una pantera. Selvaggia. Indomabile. Il loro posto. Quanto avrebbero impiegato a capire quale era. Passarono i minuti. Inesorabili e lentissimi. Scanditi dall’ipnotica nenia celtica, che il libraio aveva scelto come sottofondo. Alla parete a cui la piattaforma era appoggiata erano fissate due polsiere di cuoio nero. La donna le accarezzava languida. Scattarono all’unisono. Strappandole un sorriso. Il purosangue andò deciso verso la parete. Stringendosi le corde intorno ai polsi. Bloccandosi al muro. E il giovane lupo. Le porse con furia i polsi. Il cuoio morbido sembrava aspettare solo lui. Si adattò come un guanto alla sua pelle. Ecco. Ora il rito poteva essere celebrato….. Spogliò rapida il giovane uomo mentre gli occhi dell’altro non la lasciavano un’istante. Il suo corpo era teso. Il suo cazzo svettava. La voleva. Al di là di tutto. Com’era giusto fosse. Mancava una cosa. Si alzò. Raggiunse l’uomo alla parete. Lo fece piegare in modo che la sua lingua affondasse nel calore rovente tra le cosce di lei. La sentì guizzare a fondo. Una. Due. Tre volte. Poteva bastare. Con uno strattone ai capelli lo respinse contro la parete e con un unico fluido movimento montò a cavalcioni sul giovane uomo. Accolse il suo cazzo rigido dentro il suo liquido calore. Fu una violenza. Una sofisticata. Crudele. Elegante. Violenza. Calpestò le loro anime. Ancora e ancora. Mentre cavalcava selvaggiamente uno e, guardava intensamente l’altro. Il libraio era in estasi. Ammutolito. Immobile. Come era simile all’altra. A lei. Quella che gli aveva lasciato, solo, quel quadro. Il ritratto di Lui. Dipinto da Lei.
Il piacere travolse tutti nello stesso momento. Quello deciso da Lei. Godettero come mai prima. Loro malgrado. Entrambi. Come li invidiava . E come li capiva. Distrutti ma mai così intensamente vivi. La signora intanto si era rivestita. Aveva loro sorriso. E parlato, per la prima volta da quando erano arrivati alla libreria: “Per qualsiasi cosa potete rivolgervi al Libraio. Lui sa. E vi capirà…. A revoir….”.
Quando il tintinnio della campanella aveva annunciato la chiusura della porta. Quella da cui lei era uscita. Il libraio aveva avuto un brivido. Faceva freddo adesso. Molto freddo. Lì. Come nella stanza delle rune. Aveva afferrato il vassoio con il whisky invecchiato e i bicchieri di cristallo baccarat ed era entrato nella stanza: “Beviamo e poi risponderò alle vostre domande. A Tutte le vostre domande!”
4
0
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Il giovane e la libreria
Il fatto strano era che lui non amava i libri. Aveva sempre preferito sporcarsi le mani. Forse in parte perché aveva dovuto. Quando non hai scelta. Ti fai piacere la minestra che devi sorbire come fosse un risotto al tartufo. Ma quel luogo. Nascosto. Piccolo. In buona sostanza invisibile, per chi non lo cercasse esplicitamente. Quel luogo gli piaceva. Ci si sentiva a casa. Il profumo del cuoio. Quello si che gli era famigliare. Gli ricordava i suoi cavalli. Il suo piccolo laboratorio. Lassù tra le montagne. Il libraio osservava con un sorriso sornione il giovane uomo, che sfiorava con reverente stupore le brossure invecchiate dei libri di cui il suo piccolo regno era stracolmo. Gli era bastata un’occhiata. Una frazione di secondo in più del consentito. E aveva capito. Un’altra missione si preparava. Un’altra anima cercava un senso. Il fondo degli occhi di quel giovane bruciava. C’era tutto in quegli occhi trasparenti: dolore, rabbia, passione, orgoglio. Il librario in fondo lo invidiava. Avrebbe voluto anche lui avere ancora qualcosa per cui vibrare. Qualcosa che gli mangiasse le viscere. Gli mozzasse il respiro. Placasse le sue notti e tormentasse i suoi giorni. Avrebbe voluto che ci fosse ancora una Signora per lui. Una come Lei. Quella, da cui il giovane uomo stava cercando di allontanarsi. Quella, per la quale era approdato lì. Da lui.
Era inquieto. La schiena rigida. Le mani leggermente tremanti. Qualcosa lo divorava internamente. Piagava la sua anima e ossessionava la sua mente. Le Signore quelle vere fanno così. Pensava con una punta di ironica comprensione per il giovane il libraio. Ecco. Aveva trovato la scala. Il corrimano di lucido ebano. I gradini di legno coperti dalla moquette rosso carmino. Sorrideva. Ora. Al librario sembrava chiaramente di vederlo. Anche se di fatto il giovane gli dava le spalle. Sicuramente le lampade ad olio dalle elaborate volute in ferro battuto lo avevano affascinato. Aveva l’occhio dell’artista. Anche se forse ancora non lo sapeva. Scendeva sicuro. Nonostante la luce fosse fioca. Non c’era paura nel suo avanzare. Solo decisa curiosità. Si in quel giovane c’era molto di più . Più di quanto poteva apparire. Più di quanto lui stesso amasse mostrare.
Era arrivato in fondo alla scala. Davanti a lui si apriva una piccola stanza circolare. Completamente ricoperta di assi di legno scuro. Dal pavimento alle pareti. Due candelabri in argento molato spiccavano su un tavolo in lucido mogano che occupava il centro della stanza. Erano l’unica fonte luminosa in quello spazio. Una sedia dall’alto rigido schienale era collocata ad un lato del tavolo. Il cuoio scuro si accendeva di bagliori rossastri alla luce dei candelabri. Alcuni libri dai dorsi stampigliati in caratteri gotici giacevano negligentemente impilati al lato opposto del tavolo rispetto a quello in cui si trovava il giovane. E poi c’era lei. Cosa diavolo facesse lì. Come potesse sapere. Anche solo immaginare. Prevedere. Era cosa che colmava di rabbioso e ammirato stupore il giovane uomo. Era splendida. Ovviamente. I pantaloni di pelle nera fasciavano le sue gambe tornite, l’elaborata camicia bianca di seta accarezzava lieve le curve dei suoi seni orgogliosi, esaltandone la bellezza. I tacchi a spillo d’acciaio dei suoi stivali brillavano nella penombra.
Dio se era bella. Sfrontatamente audace. Decisa. Violenta. Indomabile. Accidenti a lui. Chissà cosa gli era preso, quando aveva deciso di sfidarla. Non che avesse paura. Non di lei almeno. Ma di lui. Di se stesso. Di quello che avrebbe potuto fare. Del dove sarebbe potuto arrivare. Se solo lei avesse chiesto. Invece ordinava. E la belva in lui ruggiva in risposta. Sorrideva ironica al suo ruggire. E ordinava ancora. Ad ogni ordine ignorato. I segni sulla sua pelle fiorivano.
Se n’era andato. Aveva bisogno di spazio. Di mettere distanza tra se e il profumo di lei. Inebriante. Come i suoi occhi d’onice. E quel corpo dorato. Sorseggiava un liquido ambrato in un calice di cristallo, appoggiata alla parete. Sembrava un rapace in agguato. Sorrideva. Naturalmente. Tutto in lei sorrideva. A lui. I suoi occhi. Le sue labbra. I suoi seni. Il vertice sublime delle sue cosce. Quasi la odiava, quando lo avvolgeva in quel dannato sorriso. Totale. Lo disarmava. Cercò di darsi un contegno. Anche se, istintivamente, gli venivano due reazioni contrapposte: cadere in ginocchio, affondando il volto tra quelle cosce oppure afferrala e sbatterla contro la parete incollandosi con ogni cm di pelle al suo corpo. Solo che entrambe sarebbero state per lei una vittoria.
Lei si mosse repentina. Nello spazio di un sospiro il giovane si ritrovò riverso sul tavolo con la bocca della donna che affondava nei muscoli tesi del suo collo. E i denti. Assalto ferino. Affondati nella pelle chiara. Una. Due. Tre volte. Un sospiro di rabbioso piacere lo attraversò come una scossa. Il corpo della donna si premette contro il suo. Schiacciandolo.
Le gambe intrecciate. I polsi bloccati dalle mani di lei. I suoi seni spinti insistentemente contro il suo petto. I capezzoli turgidi erano una tortura. E quelle labbra. Dio voleva morderle. Vederle sanguinare. E poi leccare lentamente il sangue.
Ma non ci sarebbe riuscito. Di questo il libraio era certo. Dal suo nascosto angolo di osservazione, dietro lo specchio molato appeso alla parete di fondo della sala, leggeva nella mente del giovane uomo riverso sul tavolo, come in uno dei suoi preziosi incunaboli. Non ci sarebbe riuscito. Ma per un solo motivo. Non voleva. La furia selvaggia. Il dominio istintivo. La bellezza avvolgente di quella iena rivestita di pizzo e cuoio nero erano le sue vere manette. Il suo guinzaglio quelli occhi di onice. Il suo collare il turgore di quella bocca dischiusa a marchiargli pelle e anima. Era suo.
Il libraio non aveva dubbi. E anche quella Signora selvaggia e charmant non ne aveva. Non poteva averne. Il suo sorriso parlava di lei. Per lei. Parlava della sua sicurezza. Del suo fascino istintivo. Della sua orgogliosa femminilità.
Li invidiava il libraio. Da solo dietro quel dannato specchio. Ridotto ad osservatore. Piccolo burattinaio da romanzo d’appendice. Li invidiava perché sapeva. La sua anima portava ancora i marchi indelebili di quel tipo di appartenenza. Riconosceva subito gli occhi di un uomo che era stato toccato dal suo stesso fato. E il giovane uomo fiero, che giaceva su quel tavolo di mogano come aveva fatto lui stesso molto molto tempo prima, aveva avuto quella sorte lieta. Apparteneva. Non lo sapeva ancora. Non era pronto ad ammetterlo meglio. Ma per il libraio era evidente. Avrebbe lottato ancora. Per la Signora. Contro la Signora. Anche. Ma invano. Lei intossicava il sua sangue. Modellava il suo corpo. E penetrava come lama acuminata la sua anima. Era febbre e medicina. Ah se lo invidiava! C’era stato un tempo che avrebbe ucciso senza rimorso per chinare il capo davanti ad una signora come lei. E lo aveva fatto. Ma questa era tutta un’altra storia. Davvero un’altra storia. Ora toccava al giovane e da come lasciava che la donna lo conducesse per mano fuori dalla stanza, su per le scale, verso la luce del giorno era pronto a scommettere che sarebbe tornato per guardarlo negli occhi e ringraziarlo. Tornavano sempre. Sempre!
4
1
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Sara
Ciao a tutti, sono Sara 35enne sposata con Lorenzo di anni 40. Siamo una coppia innamoratissima ma il sesso ci piace viverlo in estrema libertà e senza limiti. Abbiamo avuto tantissime esperienze soprattutto con singoli anche in gruppo e di colore poichè il mio amato maritino è un vero cuckold e mi lascia libertà assoluta nel fare sesso. Inizierò raccontandovi una mia avventura su una spiaggia naturista romagnola avvenuta la scorsa estate. Eravamo distesi al sole in un caldo pomeriggio di agosto quando vicino a noi prese posto uno stupendo ragazzo di colore che con estrema disinvoltura si tolse i pantaloncini lasciando venir fuori un cazzo talmente grosso che mi lasciò senza fiato. Ero come incantata a guardare quel grosso arnese che non mi accorsi che il ragazzo mi fissava, appena mi resi conto di ciò ebbi come un sussulto e fui assalita dalla voglia di farmi scopare. Dissi a mio marito che non si era accorto di questo mio movimento di alzarsi e di andare fuori dai piedi che gli avrei fatto assistere a uno spettacolino in bianco e nero, lui si alzò e io con sfacciataggine ed approfittando che si era verso il tardissimo pomeriggio e che quindi in spiaggia non vi era piu tanta gente dissi al ragazzo se aveva da fumare. Lui sorrise e si alzò venendo vicino a me. Alto, bello, fisico scolpito e si presentò "mi chiamo Charly" e mi diede la sigaretta. Si mise vicino e mi disse "ho notato che guardavi il mio uccello, ti piace?" io non risposi ma glielo presi in mano e cominciai a toccarlo, allora Charly chiese "e tuo marito?" gli dissi di stare tranquillo che lui guardava da lontano e non avrebbe rotto. Si girò verso di me e cominciammo a baciarci mentre le sue mani mi frugavano nella fica bagnata, quindi mi calai e comincia a succhiargli il cazzo che divenne duro come il marmo nella mia bocca. Nel calarmi vidi il cornutone che guardava e si segava. Allora fregandomene dei pochi presenti gli dissi se aveva voglia di mettrmelo dentro e lui "non vedevo l ora bella troiona bianca" mi girò mi spalancò le cosce e iniziò a ficcarmelo dentro con una forza tale che urlavo dal piacere "si si fottimi rompimi la fica amore..." mi baciava mi leccava e mi diceva che ero una grandissima puttana, iniziai a gridare "guarda amore..guarda quanto sei cornuto.. questo nero mi fà impazzire.." improvvisamente sentii un mare di calda sborra dentro la mia fica e venni anche io. Si tolse e ci baciammo li sulla spiaggia come due innamorati e mi accorsi che i pochi presenti si erano fatti dei segoni guardandoci. Chiamai Lorenzo "vieni cornutone, lecca tutto e puliscimi bene..vieni cornuto" , lui arrivò e iniziò a leccare mentre Charly e io continuavamo a baciarci, e con il mio amante di colore che disse a Lorenzo "sei veramente un gran cornuto ma sei fortunato con una donna così, peccato che siete in vacanza e state lontano perchè me la scoperei ogni giorno...cornuto,coglione e fortunato". Spero vi sia piaciuta e mi riprometto di raccontarvene altre. Un bacio a tutti.
7
6
17 years ago
ladyct,
40/40
Last visit: 12 years ago
-
Prime esperienze con coppie.
Quando avevo più o meno 23 anni vinsi un concorso in una città del nord ed andai a lavorare per tre mesi in un ente pubblico. Il soggiorno in quella città sconosciuta, per giunta grigia e molto fredda, all'inizio fu un po deprimente e noioso, ma poi, spinto anche dalla possibilità di conoscere persone, iniziai a scrivere al fermoposta di alcuni annunci che trovavo sui giornali. Inviai almeno 6 lettere ad annunci di coppie delle vicinanze, ma solo in 2 risposero. Al contrario di quanto immaginassi, non mi diedero un appuntamento, ma mi fecero la richiesta di foto. In entrambi i casi mi chiedevano delle foto sia nudo senza viso, che vestito con il viso in primo piano. Impiegai un po a prendere sul serio quelle richieste, pensando a scherzi di qualche imbecille, ma alla fine acquistai una polaroid, feci delle foto e le inviai come richiesto.
Con grande trepidazione mi recai ogni giorno al fermo posta dell'ufficio postale per avere buone nuove, ma dovetti attendere vari giorni prima che l'impiegato mi dicesse: "si, oggi ci sono due lettere per lei, signore".
Non vi dico la mia felicità a quelle parole. Ero così euforico ed impaziente di appartarmi da qualche parte per aprirle, che dimenticai persino i documenti sul bancone dell'ufficio postale. Per fortuna un signore mi rincorse fino a fuori per avvertirmi.
Girato l'angolo le avevo già aperte, intravedendo all'interno, in una ben cinque fotocopie di foto con due corpi nudi che scopavano e nell'altra una lunga lettera accompagnata dalle mie stesse foto che per correttezza mi avevano mandato indietro.
La prima coppia sembrava entusiasta di conoscermi, tanto che, senza perdere tempo, mi aveva inviato delle foto loro ed un appuntamento in un luogo appartato. Si trattava di un distributore di benzina che nel retro aveva un'ampia piazzola di sosta lontana da sguardi indiscreti. L'appuntamento era per la settimana successiva, previa una mia conferma al loro fermoposta.
Nelle fotocopie allegate i due apparivano in ottima forma fisica e ci davano di santa ragione anche. Scopavano avvinghiati in varie posizioni e c'era anche una foto in cui lui le veniva sul buco del culo enormemente dilatato.
L'altra lettera era meno esplicita, ma ben scritta. Si capiva subito che la coppia era realmente di ottimo livello sociale e che dimostrava grande serietà. In altri termini, mi ispirarono subito molta fiducia. Erano anche loro impazienti di conoscermi, ma mi chiedevano, in un giorno ed in un'ora stabilità, di sostare per circa un'ora all'angolo di una strada molto frequentata. L'intento era quello, per loro, di potermi vedere di persona senza essere visti, e me lo dichiararono apertamente. Non sapevano ancora se si sarebbero fermati o no, molto dipendeva da quanta fiducia gli ispirassi. Mi chiesero questo perchè avevano avuto esperienze disastrose e non volevano più incorrere nella spiacevole circostanza di imbattersi in persone che non corrispondevano alle qualità dichiarate nelle lettere.
Venne il momento di soddisfare questa loro richiesta. Mi sbarbai e mi vestì di tutto punto, misi addirittura giacca e cravatta. Mi recai nel luogo stabilito e mi misi in una posizione bene in vista con in mano un pacchetto di sigarette, come mi era stato chiesto. Ero emozionato come il primo giorno di scuola e questo doveva trasparire decisamente... dovevo essere tutto rosso di sicuro.
Passarono tre quarti d'ora ed iniziavo a pensare che mi avessero scartato per qualche ragione. Da li continuava a passare un sacco di gente. Inutile dirvi il mio stato d'animo di quel momento. Ad un tratto vedo un uomo avvicinarsi facendo un largo sorriso verso di me. Era un signore sui quaranta, ben vestito ma sportivo. Mi chiamò per nome e mi strinse la mano.
E' solo? Gli dissi. Facendomi segno con il capo, mi rispose: "no, Nadia è seduta al bar, ora la raggiungiamo".
Il tragitto da li al bar era di appena trenta metri, ma mi sembrarono interminabili. Nadia era seduta ad un tavolino con le gambe accavallate ma indossava una lunga gonna. Anche lei aveva intorno a 40 anni, molto ben portati, non grassa ma decisamente formosa, soprattutto di fianchi.
Parlammo del più e del meno, senza toccare alcun argomento di tipo sessuale. Aiutato anche da un buon bicchiere che gentilmente mi offersero, credo di essere apparso spigliato e senza problemi di sorta. Educato al punto giusto e capace di entrare in empatia con loro.
Fu lui a prendere, forse un po bruscamente, l'argomento. Mi prese il polso e mi guardò profondamente negli occhi. Mi disse: "se sei realmente bisex a noi piaci, e se sei uno che sa anche tenere la lingua a posto e non crei problemi, per noi questa amicizia può durare tutto il tempo che vogliamo". Gli risposi subito che da me non avrebbero avuto niente da temere e che la discrezione è una mia qualità innata. Dovevano solo dirmi il giorno ed il luogo e avremmo potuto approfondire meglio questa amicizia trasgressiva.
Mi sorprese molto Nadia, quando disse: "guarda che, se non hai altro da fare, possiamo salire subito a casa". A casa vostra? le risposi. Liberissimoooooo!!!!
Che sciocco che sono stato! Avevo passato tutto il tempo a guardare per la strada nella speranza di scorgere qualche coppia che mi guardasse con interesse, quando loro abitavano proprio di fronte e mi guardavano dalla finestra.
Nadia e Roberto mi accolsero in casa loro come un vecchio amico. Avevano una casa molto bella, anzi proprio lussuosa, ma si comportarono semplicemente e seppero mettermi perfettamente a mio agio. Quella casa divenne il mio luogo di delizie per tutta la mia permanenza in quella città. Per qualche settimana ci siamo visti tutte le sere. Non si faceva solo sesso, ma ci si divertiva in tutti i modi: da grandi mangiate e bevute a giocate a ping pong e biliardo, canzoni e risate. Sono stato veramente bene con loro, e per il legame che ho instaurato, non mi va di raccontarvi delle nostre scopate. Quelle sono e rimangono una cosa mia!
Dopo qualche giorno dal primo incontro con Nadia e Roberto, venne il momento di incontrare la coppia che mi aveva dato appuntamento dal benzinaio.
A dire la verità, la coppia già conosciuta mi soddisfava molto, ed avevo quasi deciso di non andare. Ma quella sera, un po per la noia, un po per l'angoscia che ti prende quando stai lontano da casa, decisi di prendermi questo svago.
Quando entrai nel parcheggio erano già li. In effetti ero già molto in ritardo, per via che, come al solito, avevo sbagliato strada, e gira che ti rigira, avevo percorso vari chilometri in più del dovuto.
Mi avvicinai alla macchina con le mani in tasca e quando fui a pochi metri da loro accesero gli abbaglianti per vedere meglio.
Mi dissero di salire. Sull'auto si erano già dati da fare, nel senso che entrambi erano già mezzi svestiti.
Stavo per allungare una mano verso le tette di lei, che lui mi disse di fermarmi. Guarda solo! Aggiunse.
I due iniziarono da prima a toccarsi reciprocamente, poi ad andarci dentro scopando. Per quanto lo spazio angusto della macchina non glielo permettesse molto.
I due tipi erano intorno alla trentina. Lei, faccia da porca con grandi labbra sottolineate da un tratto nero, vestita di tutto punto con biancheria molto sexy che metteva in evidenza un grosso seno con i capezzoli durissimi. Lui, molto muscoloso, con un grosso arnere che fuorusciva da una peluria molto folta che gli ricopriva il pube e tutto il torace. Sembravano molto eccitati dalla mia presenza ed anch'io lo ero... molto!!! Tanto che mi abbassai i pantaloni ed inizia a masturbarmi. Lui, ad un tratto, infilò due dita nella fica di lei e me li diede da annusare. Grondavano del suo nettare e le leccai avidamente, oltre ad annusarle. Subito dopo intervenne la mano di lei che mi toccò il cazzo durissimo, forse eccitata ancora di più dal fatto che avevo leccato i suoi umori. A quel punto lui mi disse di scendere e di farmi fare un pompino da lei attraverso il finestrino. Un invito che raccolsi subito.
La situazione si evolse quando anche lei scese dall'auto, si mise appoggiata alle ginocchia di lui e si offrì da dietro. La scena era la seguente: lui era seduto sulla macchina, lo sportello era aperto e lei stava fuori facendo un pompino a lui. A quel punto approfittai della posizione e la presi da dietro. Dal mettere il preservativo ad entrare dentro di lei fu questione di secondi. La scopai alla grande ed anche lui gradì molto tanto che mi sentì afferrare per una gamba come a spingermi meglio dentro. Quando ne ebbi abbastanza della sua figa iniziai a strofinarle il cazzo sull'ano. Una cosa che lei gradì molto, tanto che senza alcuna indecisione decisi di affondarglielo dentro. L'inculata fu devastante. Fino ad allora non avevo mai inculato con tanta energia. Lei gemeva come una gattina in calore, ma non protestava. Lui mi incitava e aveva gli occhi fuori dalle orbite per l'eccitazione: la scopava in bocca con un'energia pari alla mia dentro il culo. Le venni in culo quasi urlando. Quando estrassi il pene, il preservativo aveva retto ma la sborra era già tutta uscita fuori e le colava tra le gambe.
Da come la troia aveva goduto, mi aspettavo che mi dessero appuntamento per quanche altra volta, ma non fu così. Però, dopo quella volta, abbiamo ripetuto gli incontri in auto altre tre volte. In realtà non ci davamo mai appuntamento, ma mi dissero di essere abituali di quel posto perchè loro da coppia clandestina si vedevano spesso li in auto. Inutile dire che da li ci sono passato spesso!
Ritornando ad oggi, certe cose non mi capitano più da secoli. Non so perchè ma di gente così non se ne incontra più. Le mie ultime esperienze con coppie sono state molto deludenti: dai falsi annuci a gente che non si fa viva agli appuntamenti. Nell'epoca di internet la serietà non è molto di casa. E' tutto un gioco virtuale, ma che a me, dopo le belle esperienze avute, interessa poco e niente.
9
3
17 years ago
antoninodamessina,
47
Last visit: 11 years ago
-
Sesso cn mio cugino
ieri bellissima serata
ciao a tutti ieri ho fatto sesso cn il ragazzo di mia cugina è sttao bellissimo vedere i suoi occhi come mii desideravano l'ho fatto impazzire cn la mia calda bocca poi mi strusciavo a lui stava scoppiando mi ha abbassato le calze abbiamo fatto sesso per 2 ore è stato bellissimo
5
4
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
La donna della libreria
Non che credesse al destino. Era sempre stato convinto che gli esiti dell’esistere ce li costruiamo noi. Ciascuno di noi. Scegliendo ogni volta l’opzione che riteniamo migliore. Tessendo e ritessendo la tela, migliaia di volte. Ma che qualcosa o qualcuno scombinasse le carte. Un divertito e perverso croupier, magari. Beh iniziava a pensare che fosse possibile, se non probabile. Altrimenti come cazzo si spiegava che fosse finita proprio in quella piazza…Perché era certo che fosse Lei.
La osservava dalla soglia della sua libreria, nascosta in un angolo buio della piazza, quasi sempre dimenticata, complice anche l’insegna anonima che nulla rivelava della magia che il negozio squadernava seducente ai pochi temerari che ne varcavano al soglia. Del resto non era lì per quello. Da tempo ormai sapeva di avere una missione. E spesso si era compiaciuto delle variabili infinite di gioco, dei trucchi che il croupier inseriva nella partita per renderla più interessante. Una sola cosa infondo gli importava. Non farsi sconfiggere dalla noia. E Lei. Lì, ondeggiante sui suoi tacchi a spillo dorati, dall’altra parte della piazza. Lei, che percorreva ad ampie falcate lo spazio del marciapiede. E poi lo ripercorreva. Lei che aspirava avida il fumo del sigarillo che stringeva tra le dita, forse un filo tremanti. Forse. Lei era il perfetto antidoto alla noia. L’asso nella manica del suo avversario. La variabile impazzita gettata sul tappeto verde dal croupier. Ma ora lui, il libraio, non doveva avere fretta. Doveva studiare uan strategia per volgere la mossa del suo avversario a suo favore.
La donna osservava le spirali di fumo salire lente dalla punta del suo sigarillo. E contava. Presto si era accorta che la cadenza con cui contava il lento ascendere successivo delle spire era identica a quella con cui Lui contava , anzi con cui lui chiamava i suoi colpi. Implorava i suoi colpi. Aveva sorriso. Un sorriso ironico. Una sorta di taglio nella penombra del volto. Un sorriso che non aveva alterato il cupo bagliore dei suoi occhi. Neri come la pece.
Era in ritardo. Non era da Lui. Soprattutto non era ammissibile. Lo avrebbe punito. Doveva solo decidere come. Del resto, il lento sinuoso sfregare del bordo delle sue calze di seta contro l’interno delle sue coscie. Era una fonte di ispirazione, bastevole.
Certo, a voler ben guardare frustarlo non sarebbe servito. Amava troppo il suono della sua frusta. Il sorriso che compariva negli occhi di lei quando alzava il braccio per colpire. Nemmeno il suo fedele gatto l’avrebbe aiutata stavolta. No era da escludere anche lui. Morderlo poi sarebbe solo servito a farlo pavoneggiare come una giovane puttanella avvolta nel suo negligè di seta nuovo di zecca. No. Ci voleva qualcosa d’altro. Mentre lanciava occhiate distratte lungo il perimetro della piazza l’aveva notata. Era proprio all’angolo opposto. Quasi nascosta. Strano le fosse sfuggita. Adorava quel tipo di luoghi. Il profumo del cuoio. Il musicale frusciare delle pagine. La polvere accumulata sugli scaffali più alti.
La osservava venirgli incontro dietro lo schermo rigato dalla pioggia battente della libreria. Si era decisa dunque. Non che avesse mai realmente dubitato. Ma la pazienza non era realmente mai stata il suo forte. L’elasticità del passo della donna era una gioia per gli occhi. Camminava decisa, armoniosa, quasi musicale nell’incedere.
Capiva l’uomo. Ah come lo capiva. Guardandola ora avvolgere, con dita laccate di rosso, la maniglia della porta in una stretta vigorosa e decisa, era certo che quella forza, quel vigore serrassero l’uomo, il suo cazzo e la sua anima nello stesso modo.
E si lo capiva. E forse lo invidiava. Solo un po’. Appena Appena. Ma decisamente lo invidiava. Non c’era più tempo ora. Doveva agire. Lei era lì.
Si era tolta il cappello. Un borsalino nero che rivaleggiava degnamente con il tono scuro dei suoi corti capelli. Era bella. Ma di questo era stato certo sin dal primo istante in cui l’aveva scorta al di là della piazza. Era magica anche. E di questo infondo era stato meno sicuro. L’aura di seducente malia l’avvolgeva come un mantello e lei la portava con noncurante dignità. Come fosse un’abitudine di lungo corso. Una vecchia compagna. Bene questo avrebbe reso meno semplice il suo compito. E più divertente la vittoria. Perché avrebbe vinto. Ne era certo.
“Mi scusi – la donna accarezzava con reverente stupore i dorsi rilegati in cuoio e illuminati dalle lettere dorate dei romanzi esposti nel vecchio scaffale di mogano della parete ad est – a quando risalgono questi volumi? Sono anni che non vedo uan tale cura dei particolari in una brossura…”
Anche la sua voce era perfetta. Roca, bassa ,avvolgente, con una nota ironica costante che rendeva il tono malizioso.
“ Lei è un’appassionata signora – si decise a rispondere incrociando per la prima volta lo sguardo di Lei e non riuscendo a trattenere un sorriso compiaciuto – e questo riscalda l’anima di un vecchio libraio come me. E’ sempre più raro trovare giovani che apprezzino. Se me lo permette vorrei mostrale uan cosa, che sono certo troverà di suo gusto. Mi segua”.
Si inoltrò tra le vecchie scaffalature di mogano stracolme di libri , come i pavimenti e i tavoli sparsi per il piccolo, labirintico spazio fino a raggiungere una porta che apri deciso.
“Ecco – suggerì alla donna appoggiando lieve una mano alla base della schiena di lei quasi a saggiarne la concretezza della carne – si prenda pure tutto il tempo che vuole. Io sarò di là. Sono certo che qui troverà quello che cerca. Probabilmente anche di più”. La donna non fece in tempo schiudere le labbra per rispondere che il librario si era già eclissato.
Si guardò intorno allora. La stanza era spoglia. Solo la riproduzione di uno dei bozzetti di donna di Schiele campeggiava sulla parete di fondo. Sul tavolo di noce massiccio spiccava il cuoio cremisi della rilegatura di un grosso volume. Le lettere dorate stampigliate sul dorso brillavano alla luce della lampada liberty che illuminava con un piccolo cono di luce la scrivania. Si sedette sulla sedia anch’essa di cuoio e legno scuro. Il profumo era intenso, quasi la stordiva e la sensazione del cuoio contro il caldo umidore delle sue cosce nude non contribuiva certo a farle recuperare lucidità.
“Venere in pelliccia di Leopold Von Masoch, scelta stravagante certamente - sorrideva tra se la donna - ma molto azzeccata. Un conoscitore abile dell’animo femminile il libraio. Indubbiamente”.
Si mise sfogliare il libro velocemente, il frusciare delle pagine mandava brividi di piacere lungo l’arco della sua schiena. Cercava un passaggio. Lo ricordava vagamente. Ma sentiva che lì. Proprio in quelle righe c’era la risposta.
“…..quello che provo è una sensazione talmente strana. Non credo di essere
innamorato di Wanda, o per lo meno, al nostro primo incontro, non ho avvertito nessuna di quelle fulminee vampate con cui si annuncia la passione. Ma sento la trappola che la sua straordinaria, veramente divina bellezza mi tende. Non si tratta di un’inclinazione sentimentale lievitante in me, ma di un vero e proprio processo di assoggettamento fisico, lento ma tanto più totale. Soffro ogni giorno di più, e lei, lei ci ride sopra”.
Si le parole di Gregor erano perfette per Lui. E per lei del resto. Avrebbe riso. Lo avrebbe fatto strisciare, supplicare, implorare una sola occhiata. Il semplice sfiorare della punta aguzza della sua scarpa sul corpo di lui. E poi negandogliela avrebbe riso. Richiese il libro di scatto. Il colpo secco fece contrarre in risposta la sua fica. Non si sarebbe toccata. Il profumo della sua voglia lo avrebbe avvolto. Rendendo lo scrosciare della sua risata ancora più crudele. Per Lui. E sublime piacere. Per Lei.
Usci dalla piccola stanza. Percorse la libreria con lentezza deliberata.
Pregusta il momento. Sorrideva il libraio tra se. Lo smonta e lo rimonta nella sua mente. Lo colora sempre di sfumature diverse. Lo perfeziona. E ne gode. Ogni volta un po’ di più. Ah come invidiava l’uomo adesso. Ora lo invidiava veramente. Senza esitazioni. In modo feroce. Avrebbe davvero voluto essere lui il Savarin di quella donna. Gli stava sorridendo ora. A lui, all’insignificante, vecchio libraio. C’era tutto in quel sorriso. Gratitudine maliziosa e traboccante femminilità. Era il sorriso della Padrona. Di uan cosa sola si rammaricava. Non sarebbe stato lui a vederlo risplendere in tutta la sua potenza. Era per l’uomo della pioggia. Poteva almeno consolarsi con la certezza, che Lui, l’uomo, ne sarebbe stato degno. E con la certezza che Lui, il libraio, avrebbe rifilato una scala reale al dannato croupier.
Rideva la donna mentre usciva dalla piccola libreria. Rideva il libraio nel suo piccolo regno, pensando alla prossima missione. Ce n’era sempre un’altra.
4
0
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Quello che più mi piace
Un po’ di tempo fa venivo contattato a seguito di un mio annuncio, da un ragazzo di 22 anni, il quale si mostrava interessato a quello che cercavo ed era attratto solo dalle persone mature. Dopo qualche scambio di messaggi e una reciproca descrizione fisica, accettai di incontrarlo e fissammo un appuntamento. Giunto sul luogo del contatto, dalla descrizione che mi aveva fornito, lo riconobbi subito era una ragazzo molto bello, capelli scuri lunghi sulle spalle, fisico sportivo e vestito alla moda. Naturalmente anche lui mi riconobbe subito, si avvicinò e con voce ferma mi ordinò di seguirlo, lo feci senza batter ciglio tanto ero attratto da quel giovane, mi fece salire sulla sua autovettura e mi disse che saremmo andati a casa sua così nessuno ci avrebbe disturbato e avremmo potuto dare sfogo alle reciproche fantasie. Dopo qualche kilometro parlando del più e del meno, prendemmo una stradina di campagna alla fine della quale vi era una vecchia casa colonica completamente isolata senza nessun’altra abitazione nei paraggi, mi disse che quella era la casa di campagna dei suoi genitori che attualmente vivevano all’estero e che pertanto potevamo stare tranquilli che nessuno ci avrebbe disturbato. Mentre lui parcheggiava sul retro della casa, notai che vi era un’altra autovettura parcheggiata e che le finestre del piano terreno dell’abitazione erano aperte, quindi pensai che vi erano altre persone in casa. Lo feci notare a lui, e mi rispose di non preoccuparmi invitandomi ad entrare. Una volta dentro mi fece accomodare in salotto e mi offrì da bere tanto per rompere il ghiaccio, si sedette a fianco a me e mise una mano sulla mia coscia dicendomi che finalmente aveva trovato la persona giusta e senza dire altro si avvicinò al mio viso e mi baciò sul collo, questa cosa mi fece sussultare e senza che me ne rendessi conto la mia mano era già sul suo cazzo ad accarezzarlo. Improvvisamente entrò nella stanza una ragazza di 25 anni circa completamente nuda indossava solamente un paio di calze a rete rosse con relativo reggicalze, aveva minimo una 6^ di seno e avrà pesato sugli 80 Kg., proprio il tipo di donna che piaceva a me. Sobbalzai sul divano e lui mi disse di non preoccuparmi perché quella era la sua fidanzata e da abitudine condividevano sempre gli amanti. Accettai di buon grado la situazione che si era creata anche perché ero talmente eccitato da quanto accaduto poco prima, che non vedevo l’ora di finire a letto con loro. La donna si avvicinò mi prese per mano e mi accompagnò nella stanza da letto, la seguii senza indugio e una volta dentro iniziò a spogliarmi lentamente, le dissi che ero interessato sicuramente a lei ma principalmente volevo andare a letto con il suo fidanzato, mi rispose di stare tranquillo che anche lui era interessato a me, continuando a spogliarmi. Una volta rimasto nudo, mi fece sdraiare sul letto iniziando a toccarmi e a mordicchiarmi i capezzoli, naturalmente la mia eccitazione cresceva sempre di più, avevo il cazzo talmente duro che sembrava un pezzo di marmo, quando arrivò lui anch’egli completamente nudo, strabuzzai gli occhi in quanto avrà avuto sicuramente un cazzo lungo circa 22 cm., si avvicinò al letto e notai che in mano teneva una racchetta per giocare a palla sulla spiaggia, di quelle non con la rete ma completamente piene. Salì sul letto ordinando alla sua ragazza di distendersi a pancia in su e a me di mettermi a pecora e di leccargli la figa, lo feci immediatamente e mentre ero intento a leccare lui da dietro iniziò a colpirmi sul culo con quella racchetta da prima lentamente poi sempre con più foga, questo mi fece eccitare sempre di più perché mi piace terribilmente essere sculacciato, poco dopo sentivo il culo in fiamme tanto erano i colpi che avevo ricevuto. Lui a quel punto mi disse “preparati” e io sempre in quella posizione mi massaggiai le chiappe che iniziavano a farmi male, mi spalmò un po’ di crema lubrificante sul culo, avendo cura di metterne un bel po’ sul buco, mi disse di smettere di leccare la figa alla sua ragazza e di passare al culo infilandogli dentro la lingua, io naturalmente feci subito con immenso piacere quello che mi aveva ordinato mentre lui sistemandosi dietro di me iniziò a strofinarmi il suo cazzone sulle chiappe, indugiò per un attimo sul buco e con un colpo secco mi fece entrare 22 cm. di cazzo nel culo. Il colpo fu talmente secco e il cazzo talmente grande che mi fece gridare dal dolore, ma di li a poco il dolore si era trasformato in godimento e sentire quel cazzo che andava avanti e indietro dentro di me mi fece diventare ancora più porco di quello che già ero, l’eccitazione ormai era alle stelle anche perché lui mentre mi stava scopando aveva ripreso a rifilarmi dei sonori ceffoni sulle chiappe, avevo tutta la lingua infilata completamente nel buco del culo della sua ragazza e lo stavo leccando come un maiale, lui iniziò ad insultarmi con frasi del tipo sei una rotta in culo, una succhia cazzi una lurida puttana, mi presi il cazzo in mano e stavo per iniziare a masturbarmi, quando continuando a montarmi mi disse che non dovevo farlo, che potevo farlo solo quando me lo avrebbe permesso lui, di li a poco mi disse che stava per sborrare e voleva farlo dentro la mia bocca, tirò fuori il cazzo dal mio culo mi fece girare mi infilò il cazzo in bocca e mi riempì la gola di sperma dicendomi di non ingoiare o sputare e di iniziare a masturbarmi. Io rimasi in quella posizione con la bocca piena e spalancata iniziando a menarmi il cazzo, a questo punto la sua ragazza si sedette sulla mia bocca spalancata e cominciò ad innaffiarmi di pioggia dorata cosa che gradii immensamente, al che lui mi ordinò di ingoiare tutto e che se ne avessi perso anche solo una goccia mi avrebbe fatto il culo nero di ceffoni. Ma per quanto mi riguarda non serviva dirmelo, avrei ingoiato tutto in ogni caso. Mentre ingoiavo lo sperma condito dalla piscia di lei detti altri due o tre colpi al mio cazzo che sputò un fiume di sborra calda e densa, lui la raccolse con un cucchiaio e me la rovesciò in bocca ordinandomi di ingoiare anche la mia. Dopo esserci ripresi ci rivestimmo e io rincasai con il culo dolorante ma felice dell’esperienza avuta.
5
0
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Outing
Vidi la chioma rossiccia ondulare in mezzo a decine di altre teste della folla che affollava il mercatino. Non ero sicuro che fosse la Sua, era dal tempo in cui circolavano ancora le Lire che non La rivedevo, quindi nemmeno sapevo se mantenesse ancora la stessa capigliatura, ma associai immediatamente quella chioma a Claudia, una ragazza con cui avevo avuto una relazione semi-clandestina.
Nonostante fosse fidanzata, approfittando delle frequenti assenze del Suo fidanzato, turnista , ci incontravamo nella casa di Sua madre, consapevole della natura dei nostri incontri e, complice, assentandosi al mio arrivo.
Incuriosito, cercai di avvicinarmi, raggiungendola a fatica, sgomitando tra la folla, una decina di bancarella più avanti.
Era proprio Lei che, sorpresa, mi salutò con allegro entusiasmo.
Sbrigati i convenevoli, continuammo la conversazione curiosando tra i banchi.
Discorrendo delle conferme e dei cambiamenti che erano sopraggiunti nelle nostre vite, da quando c'eravamo persi di vista, rievocando alcuni momenti del nostro comune passato, ci soffermammo davanti ad una bancarella di calzature femminili.
Claudia distolse la Sua attenzione sulla conversazione, per dirottarla verso le calzature che facevano mostra di sé sulla bancarella.
In particolare, si concentrava su vari tipi di stivali con tacco alto.
La osservavo in silenzio mentre esaminava ogni capo, cercando di immaginarLa indossarli, cadendo in preda a morbose fantasie.
Afferrò uno stivale di pelle nera, lucido, con tacco a spillo cromato, lo osservò qualche secondo, girandolo e rigirandolo tra le Sue mani, con sguardo attento e concentrato. Poi lo volse verso di me, facendomi un cenno con la testa, come a chiedere un mio parere.
Con la mente completamente annebbiata dall'eccitazione delle immagini evocatemi dalla mia eccessiva fantasia, risposi: "Sarebbero perfetti per calpestare un uomo!"
"Cosa?", rispose scoppiando a ridere.
Io invece rimasi serio, e replicai: "Non so immaginare di meglio, per essere calpestato da una donna!"
Spalancò gli occhi e chiese, incuriosita: "Cioè, a te piacerebbe essere calpestato da una donna?"
Realizzai che le stavo rivelando la mia attrazione per la dominazione femminile, cosa che non avevo fatto con nessuno, nemmeno con i miei migliori amici, ma come ipnotizzato, non mi trattenni dal farlo, tutt'altro, lo confermai.
Assunse un'espressione meravigliata, rimanendo per qualche decina di secondo senza fiatare, immobile, con in mano lo stivale.
Poi si voltò, con un'espressione accigliata e pensierosa, come ad occultare il Suo viso dalla mia vista.
D'improvviso si voltò di nuovo verso di me, l’espressione del Suo viso era un’esplosione di entusiasmo.
Mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla bolgia.
“No, questa non me la voglio perdere per nulla al mondo. Devi dirmi tutto!”
raggiungemmo un piccolo bar lì vicino, dove seduti ad un tavolino, Le raccontai della mia inclinazione alla sottomissione, della mia aspirazione ad assoggettarmi alla supremazia delle Donne, al desiderio di umiliarmi e di essere umiliato da Esse.
Lei mi ascoltò in silenzio, a bocca aperta, senza mai interrompermi.
Solamente quando ebbi finito, commentò.
“Cioè, fammi capire, te che, come diceva quell’oroscopo che facemmo insieme, trattavi le donne come aspirapolvere, adesso vuoi essere trattato tu come un aspirapolvere?”
“Più o meno, è così”, risposi.
“Scusami, ma allora sei un sadomasochista?”
“Semmai un masochista. No, non lo sono, non esattamente. Sono solamente un feticista. Adoro la Femminilità e tutto ciò che la rappresenta e la esalta, dalla Donna agli stivali con i tacchi a spillo. Non trovo piacere nell’essere picchiato o torturato, ma nell’essere dominato e mortificato, annullato come persona e umiliato come uomo.”
“Quindi, cosa ti piace, a parte essere calpestato?”
“Non si tratta di essere calpestato o frustato, si tratta di essere completamente dominato, nella mente e nel fisico, posto a servizio del piacere e della femminilità e di chi la rappresenta.”
“Non ci posso credere, ma come ci sei arrivato?”
“Caratterialmente sono stato sempre sensibile alla femminilità, per la quale mi sono spesso facilmente ammansito. E, conosci benissimo la mia adorazione per gli accessori e l’abbigliamento femminile, che spesso ti chiedevo di indossare.
Prima però ero io a dominare questa mia inclinazione, negli ultimi tempi invece, mi sono lasciato dominare da essa.
Così ho cominciato a frequentare siti di feticismo, dove ho conosciuto la Dominazione Femminile e, niente, ne sono stato affascinato. Così ho cominciato ad interessarmi di più all’argomento, realizzando la mia inclinazione alla sottomissione.”
“Mi hai proprio incuriosita, devi dirmi quali sono questi siti!”
Le scrissi alcuni indirizzi sopra un biglietto. Quindi ci alzammo.
Lei mi salutò in fretta, promettendomi che mi avrebbe chiamato presto.
“Ciao, sono Claudia. Li ho comprati gli stivali, sai?”
“Mi fa piacere, come ti stanno?”
“Vieni a vederli tu stesso, ti ricordi dove abita mia madre?”
Ci guardavamo in un imbarazzante silenzio, del tutto impreparati a quel momento.
Fu Claudia a interromperlo, con una domanda: "Cosa vorresti fare adesso?"
"Quello che vuoi tu!", risposi senza esitare.
"Sei sicuro? Posso chiedere qualsiasi cosa?"
"Voglio essere il tuo schiavo!"
La mia determinazione sembrava spaventarla, non aveva mai avuto un uomo a Sua competa disposizione, da poter soggiogare ad ogni suo volere. Tutt'altro, era sempre stata disponibile ad assecondare richieste ed esigenze dei partner maschili, in special modo nella nostra passata relazione, seppur non estremizzata fino alla dominazione.
Questa volta era Lei ad avere in pugno la situazione e, in particolar modo, con uno dei Suoi amanti più pretenziosi, per il quale era stata sempre servizievole e disponibile, anche a richieste umilianti.
“Se non sbaglio, volevi farti calpestare. Sdraiati a terra!”
D’improvviso assunse un atteggiamento più severo e deciso, indicandomi il tappeto sotto il divano, dove mi distesi con la pancia a terra.
Si avvicinò con la punta degli stivali davanti al mio viso rivolto verso di essi, ad ammirarne tutta la loro bellezza e autorità.
Poggiò la pianta della suola su una mia guancia e la schiacciò leggermente, poi la fece scivolare a terra, intimandomi di voltare il viso dall’altra parte.
Subito dopo mi salì sulla schiena, poggiandosi delicatamente, solamente con le piante dei piedi, leggermente timorosa di procurarmi troppo dolore.
Cercò una posizione di equilibrio, evitando di puntare i tacchi sulla mia schiena, ma solamente sfiorandola con essi.
Titubante, mi chiese se poteva calpestarmi anche con i tacchi.
“Ti prego Claudia, non aver alcun riguardo nei miei confronti, considerami un essere inferiore indegno di provare desideri e esigenze, se non quella di umiliarmi per te.”
La sua reazione fu contraria a quanto mi fossi aspettato. Invece di affondare i tacchi, scese delicatamente, mettendosi a sedere sul divano di fronte.
Mi voltai verso di Lei, la vidi sghignazzare seduta sul divano, con le gambe accavallate, mostrandomi in primo piano uno dei due tacchi luccicanti.
“Allora, se vorresti essere calpestato, non sarà certo quello che farò!”
Disse ridendo di gusto.
Invece di esserne deluso, me ne compiacqui, intravedendo in quel gesto un’avvisaglia che potesse assumere il ruolo di Dominante; quindi Le sorrisi, compiaciuto.
“Beh, se posso decidere io cosa fare, decido che adesso ti devi spogliare completamente, rimanendo sdraiato lì per terra!”
Eseguii con determinata euforia.
Quando fui completamente nudo, si alzò e mi raggiunse all’altezza dei fianchi, con un piede m divaricò leggermente le gambe, poi calzò la punta tra di esse, sotto il mio ventre, carezzando i testicoli, e sollevandoli innalzando leggermente lo stivale.
“Solleva il culo, fammi vedere se è ancora in forma”.
Mi sollevai sulle ginocchia, innalzando i fianchi, mentre Lei assecondava il mio movimento con il collo dello stivale premuto sui miei genitali.
“Sempre un bel culetto!”, affermò, appoggiandoci violentemente una mano e palpeggiandolo.
La mano scivolò sui testicoli, accarezzandoli, fino al pene che la accolse già in erezione.
Lei lo afferrò e lo maneggiò delicatamente per alcuni secondi.
Lasciata la presa, si portò davanti a me.
“Baciami i piedi!”
Seppur lo avessi desiderato con tutto me stesso, di poter udire quella frase, sollevai il mio sguardo stupito di udirla dalla Sua bocca.
“Che hai da guardare? Fammi vedere che fai sul serio. Baciami i piedi!”
Mi abbassai a poggiare le labbra sul collo di uno dei Suoi stivali e lo baciai.
In quel momento realizzai, seppur con entusiasmo, che Claudia si stava rivelando ben oltre quanto avessi fino a quel momento immaginato.
Fino a quel momento ero convinto che stesse recitando una parte, ma quell’ultima intimazione, la determinazione del Suo sguardo e la fermezza del tono della Sua voce, mi suggerivano che in quel momento Claudia aveva preso il controllo della situazione.
“Bravo bambino, e adesso leccali. Tira fuori la lingua!”
Le Sue parole erano musica per le mie orecchie, eccitato, avidamente mi versai con la lingua sugli stivali, ricoprendoli della mia umida saliva.
Si sedette e accavallò le gambe, volgendomi la suola dello stivale destro.
La mia lingua si spalmò anche sul cuoio sottostante il Suo piede, leggermente ricoperto di scorie racimolate nel Suo cammino.
Mentre infilavo la lingua tra la pianta e il tacco, piegò il piede e poggiò il tacco sulla mia bocca.
“Ciucciami il tacco, fai finta di fare una pompa!”
Raccolsi il tacco per intero dentro la bocca, quindi presi a muovere la testa avanti e dietro, facendo scorrere ora dentro, ora fuori il tacco. Di tanto in tanto, lo avvolgevo con la lingua, o sfioravo leggermente la punta.
“Adesso vieni davanti a me, in ginocchio!”
Mi posizionai come mi aveva richiesto.
Mi fece sollevare in posizione eretta sulle ginocchia, mani dietro la testa.
Serrò le gambe, stringendo il mio pene tra i Suoi polpacci inguainati dagli stivali.
Sollevandomi il viso con una mano e porgendosi con il suo verso di me, ironicamente chiese:
“Ti piacciono tanto i miei stivali?”
Annuii.
“Allora scopali, fammi vedere come ti eccitano.”
Esitai, non capendo cosa voleva esattamente.
“Su, dai, muovi quei fianchi, infilacelo tutto dentro!”
Come richiesto, mossi i fianchi in avanti, spingendo il pene tra i due stivali, che stretti su di esso ne tirarono completamente la pelle, provocandomi non poco dolore.
Claudia colse il motivo della mia smorfia di dolore e mi fermò per sputare sul mio membro, ricoprendolo della Sua saliva, in qualità di lubrificante.
L’accorgimento si rivelò relativamente efficace, e potetti spingere più agevolmente il mio membro tra gli stivali, la cui pelle inumidita dalla saliva si rese meno resistente.
Sotto i Suoi incitamenti, presi a pompare con più ardore, arrivando alla massima erezione e al limite dell’orgasmo, che mi sforzavo di trattenere, leggermente imbarazzato.
Ancora una volta Lei avvertì il mio disagio, dalle smorfie del mio viso.
“Dai fammi vedere quanto ti piacciono, vienici sopra!”
Ormai al culmine dell’eccitazione, estrassi il pene dalla morsa degli stivali e lo smanettai veementemente, riversando copiosamente il mio sperma sul collo dei Suoi stivali.
Rallentai soddisfatto, ma Lei mi incitò a spremermi ancora, per farne uscire quanto più potevo.
Claudia rideva soddisfatta, mentre io mi lasciavo cadere all’indietro, estasiato ed esausto, tanto da non avvertire ancora il dolore delle escoriazioni che il ruvido sfregamento aveva procurato sull’epidermide che si arrotolava sul pene.
“Hai mai assaggiato lo sperma?”
Spalancai gli occhi, incredulo alle Sue parole, non riuscivo a credere che mi avesse chiesto tanto.
“Dai, fatti sotto, ripulisci i tuoi amati stivali!”
Colta la mia esitazione, mi spronò infilzandomi i genitali con un tacco, al che sollevai il busto e esitante mi avvicinai agli stivali.
Non era la prima volta che lo ingerivo, rapito dalle mie fantasie, già in passato lo avevo curiosamente assaporato, trovandolo però alquanto disgustoso. Ma, in quella situazione, alla repulsione di ingurgitare il mio liquido seminale, si aggiungeva l’umiliazione di doverlo raccogliere dai piedi di una Donna, che in passato se ne era più volte giovata per il mio piacere.
Ravvisai in quel gesto la consacrazione della Sua egemonia su di me ed esegui con celata soddisfazione.
Ripulito e tornato a lucido ogni lembo di pelle dei Suoi stivali, raccolti anche i piccoli schizzi caduti sul pavimento o infranti sul divano, mi fece rivestire e mi liquidò rapidamente, ripromettendosi che ci saremmo rivisti molto presto.
2
2
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
La libreria
Era in un angolo. Forse anche un po' nascosta. Certamente non evidente agli occhi di chi non aveva voglia di cercarla. Una piazza strana. Quella in cui sorgeva. Da un po' ormai. Vi aveva posto le radici in un certo qual senso. L'uomo vi era frettolosamente passato davanti più e più volte. Sempre di corsa. Senza prestare troppa attenzione, perso nell'ansia di essere puntuale, di non deluderla, di ricordare tutte le sue istruzioni o meglio i suoi ordini. "Occhi bassi, niente sorriso, non devo parlarle e non devo guardarla fino a quando lei non me lo ordina - l'uomo ripeteva le istruzioni che lei gli aveva scritto su quel cartoncino di pergamena color glicine come uan sorta di mantra. Immerso nei suoi pensieri e nel ritmo cadenzato con cui ripeteva le istruzioni non si era accorto del sorriso malizioso con cui il libraio al suo passaggio si affacciava sulla soglia e lo osservava. Ogni volta. Come in uan sorta di danza. E sullo sfondo. Lei. La libreria.
Antro magico, un po' stregato. Certamente oscuro e affascinante. Lei. Come gli ricordava l'altra. Colei a cui apparteneva. In ragione della quale respirava. Infondo ancora non si capacitava di essere finito in quella situazione. Alla sua età poi. Eppure ecco lì. Dimentico di tutto. Felice di fatto. Persino nell'attesa. Persino nell'assenza.
Era entrato poi. Una mattinata piovosa e grigia. Il tipico autunno di quella città del nord che Lei amava e lui non riusciva ad odiare. Nonostante fuggise appena possibile verso quel mare di cui non poteva fare a meno. Tornava sempre. Era andata così anche quella volta.
Era tornato ad aspettarLa. Anche se sapeva che non sarebbe arrivata. Non stavolta.
Ne aveva diritto del resto. Lei era libera. Era lui che era legato. Piegato da fili invisibili. Avvolto da corde così sottili da essere impalpabili ma tanto resistenti da non poter essere in alcun modo spezzate.
Si era messo a cercare un libro. Vagava tra gli scaffali, scrutando i ripiani, sollevando copertine. Leggendo una riga qui e una là. Avvolto dal profumo rassicurante, avvolgente come una coperta, come le braccia di Lei dopo...che aveva avvertito da subito aleggiare nella libreria. Profumo di casa.
Cuoio. Strisce di cuoio cremisi avvolte intorno al dorso. Lettere dorate impresse. Marchiate a fuoco. L'uomo accarezzava ritmicamente la rilegatura antica del volume che teneva in mano. Lo aveva trovato. Era Lui. Perfetto per Lei.
Si vedeva nell'atto di donarglielo. Come già aveva fatto con se stesso. Consegnarlo nelle sue mani. In ginocchio. Nudo. Il capo chino. Le braccia tese. Le mani a stringere delicatamente il cuoio. Il guinzaglio a sfiorare terra. Ondeggiante. In attesa della sua presa. La presa di Lei. Sul guinzaglio. Sul dono. Su di lui. Finalmente.
L'uomo si era riscosso. E sollevando lo sguardo dal libro che stringeva con forza tra le mani aveva incrociato quello del libraio. Sorrideva apertamente ora. Come se sapesse. Come se avesse capito. Come se avesse precisa cognizione di chi era lui. E di chi attendesse.
Ne era certo. Il libraio sapeva. Non solo. Il libraio capiva. Forse per questo si era sentito subito a casa lì. Come tra le mani di Lei. Sotto i suoi piedi. Avvolto. Legato. Serrato. Sicuro totalmente.
Aveva risposto al sorriso del libraio, mentre pagava. Si erano detti tutto con quel sorriso. Riconosciuti e compresi. Era stato uno squarcio violento e prezioso quel sorriso. Ne era stato rassicurato. Non aveva potuto parlare con nessuno della sua presa di coscienza. Solo con Lei. Ma a Lei apparteneva. Era diverso. In lei trovava ragione e scopo.
Ora mentre usciva sapeva di avere trovato un amico. Quando l'assenza di lei lo avesse torturato più dei suoi colpi. Quando si fosse sentito incapace di soddisfare tutti i suoi capricci. Incerto. Insicuro. Debole. Avrebbe varcato quella soglia. Si sarebbe lasciato avvolgere dal profumo famigliare del cuoio e rassicurare dal sorriso del libraio.
Lui lo avrebbe aiutato a diventare quel che lei meritava. Lo sapeva. Ne era certo.
Sorrideva l'uomo ora. Mentre ad ampie falcate lasciava la piazza battuta dalla pioggia.
Se si fosse voltato lo avrebbe visto. E forse avrebbe anche afferrato il senso di quel mormorio:"... lo schiavo perfetto". Il libraio quasi ridendo malizioso lo aveva ripetuto sommessamente fissando dalal soglia l'uomo che si allontanava. Poi era scomparso nei meandri del suo antro. Preparandosi ad una nuova missione.
1
0
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Incontro in disco
Poco tempo fa ho conosciuto una ragazza in discoteca. La seconda volta che siamo usciti da soli, mi ha portato a casa sua e lì abbiamo fatto l’amore. Ci siamo ritrovati sul letto e abbiamo cominciato a baciarci. Poi, pian piano ho cominciata a masturbarla.
Le mie dita entravano sinuosamente nella sua vagina bagnata, mentre col pollice le stimolavo il clitoride. Mentre la baciavo, lei ansimava fortemente e cercava la mia lingua. La mia mano usciva ed entrava dalla sua vagina e cercava anche il suo sedere, che lei si faceva accarezzare tranquillamente. Dopo aver raggiunto l’orgasmo, lei mi ha cominciato a spogliare, prendendo in mano il mio pene e cominciando a sfregare. Lo sfregava e lo bagnava con la sua saliva, denotando una certa “esperienza” nell’atto. Fin quando lo ha preso completamente in bocca. Il suo scendere e salire era favoloso. Lo succhiava divinamente, mentre la sua lingua roteava attorno al glande e lungo quello che alcuni medici chiamano il nostro punto G. Dopo avermi portato alla massima erezione, lo prendeva, e scostandosi leggermente, saliva su di me, infilandolo dentro sé. Eravamo un corpo solo, io disteso e lei sopra di me, che cavalcava fantasticamente, strusciando all’inverosimile. Le mie mani andavano sul suo seno, sui suoi fianchi, sul suo sedere e poi, infine, sullo sfintere del sedere. Laddove molte donne sono restie a farselo toccare, lei mostrava grosso piacere. Il mio dito scivolava proprio là, tra la sua vagina, piena di me, e il suo sedere, leggermente socchiuso. A quella posizione, ne seguirono altre tre, fin quando venni. I miei pensieri del post andavano proprio sul sedere. Possibile che lei non aveva detto nulla? Certo, non avevo spinto il mio dito, ma comunque il suo sfintere era molto propenso. Non volendo approfondire il discorso, abbiamo cominciato a parlare del più e del meno, fin quando ci siamo ritrovati io sopra di lei, da dietro, divisi da un lenzuolo. Ho cominciato ad eccitarmi e ad avere una forte erezione, mentre mi strusciavo da dietro su di lei, che mostrava enorme piacere. “Sì, ti piace vero?” – mi fa lei. “Quello però è il mio sedere. Lo vuoi?”. A quella domanda, che sembrava per me scherzosa, risposi con un “sì”, altrettanto scherzoso. “Vuoi il mio sedere?”, ripeté lei. Al mio assenso con la testa, si divincolò dal lenzuolo, si alzò, aprì l’armadio, prese una crema ammorbidente per il corpo, la spalmò sul mio pene e sul suo sedere, poi salì sopra di me e cominciò a infilarselo dentro. Ero eccitatissimo. Lei cercava di trovare, sopra di me, la posizione giusta per metterlo dentro, Si muoveva delicatamente, facendolo uscire a volte e a volte forzando. Il mio pene entrò solo per una parte. Forse stavamo sbagliando posizione. Allora decisi di cambiare. Mi alzai, andai da dietro, lei si mise nella posizione della pecorina e io, pian piano, cominciai a penetrare. Era fantastico. Lei urlava di piacere, mentre io andavo sempre più in profondità, fino a farlo entrare del tutto. Tutto il mio pene era nel suo sedere. Lei godeva da paura, mentre io cercavo di muovermi a modo, ma lei con la mano sul mio fianco mi chiedeva di sbatterla più forte. Fu un orgasmo da parte di entrambi straordinario, misto tra la perdita di sensi, piacere nel bagnarsi e libertà di corpo.
7
0
17 years ago
romantico69, 35
Last visit: 2 years ago -
La gabbia
Lo aveva lasciato in quel capannone. Perso tra le risaie e i navigli. Non era nemmeno riuscito a capire quanto tempo era trascorso da che era salito in macchina. Lei lo aveva bendato. Subito. E dopo c’era stata solo la sua voce. Roca, sensuale, ipnotica che lo aveva avvolto in una rete seducente di parole.
Dura. Era stata dura resistere alla malia di quel tono. Ma si era imposto di farlo. Voleva capire. Cosa gli stava chiedendo. Stavolta. No. Non chiedendo. Lei non chiedeva. Mai. Lei pretendeva. Esigeva. E lui? Lui semplicemente l’adorava. Totalmente. E sarebbe morto per la luce che si accendeva negli occhi di lei quando era soddisfatta. Sarebbe morto più e più volte. Se fosse servito. O bastato.
L’aveva ascoltata dunque. Attentamente. E così ora sapeva perché. O meglio sapeva cosa lei voleva da lui. Capire le sue motivazioni. Quelle di lei. Era un’altra faccenda. Spesso ardua.
Voleva una gabbia. Già. Lui era lì, immerso nella luce accecante di quei neon, per costruire una gabbia. Una gabbia a misura d’uomo. La sua gabbia. Quella che lei voleva per lui.
All’inizio aveva pensato scherzasse. Non poteva essersi spinta così oltre. Gli era sembrato troppo. Anche per lei. Ma poi qualcosa nel suo tono. Aveva solo quello a cui aggrapparsi per capire. Realmente. Lo aveva convinto. Era dura. Inflessibile. Ma calda. Aveva come l’impressione che gli stesse facendo un dono. Offrendo un’occasione. E così anche l’ultimo baluardo di blanda resistenza che era rimasto dentro di lui si era spezzato. Si era abbandonato definitivamente a lei. E ai suoi capricci. Era suo. Era libero. Davvero. Finalmente.
Ora però doveva smettere di filosofeggiare. Secondo il dannato orologio digitale che lo osservava beffardo dalla ringhiera del soppalco che attraversava il capannone, gli rimanevano solo tre ore, 24 minuti e 12 secondi prima che lei tornasse. Aveva un lavoro da fare. Un capriccio da soddisfare. Un gabbia da costruire.
Osservò il materiale e gli attrezzi che lei gli aveva fatto trovare. Da un rapido controllo non gli sembrava mancasse niente. Doveva darsi da fare.
Inizio a montare sulla base di lamiera forata le rotelle che avrebbero permesso alla gabbia di essere mobile. Non era difficile. Amava i lavori manuali. Lo rilassavano . E lo lasciavano libero di vagare con la mente. Si vedeva in quella gabbia. In ginocchio. Scosso dalla furia violenta. Meravigliosamente violenta di lei.
Passo all’inserimento dei tubi di acciaio smontabili nello scatolato di lamiera che aveva già provveduto a rivettare sulla base. Dovevano servire a creare il tetto della gabbia.
Non le aveva chiesto che misure avrebbe avuto la gabbia. Se avrebbe potuto starci in piedi. O se invece sarebbe stato costretto ad accucciarsi. Come l’animale. Il cagnolino obbediente e scodinzolante che Lei riusciva a farlo sentire. Sempre.
Se gli fosse stato consentito scegliere avrebbe preferito questa seconda ipotesi. Ma non sarebbe andata così. Lei decideva. E lui godeva delal luminosità che risplendeva sulla pelle di lei quando la decisione marchiava di sangue e lacrime la sua.
Completato il tetto aveva lanciato un’altra ansiosa occhiata all’orologio mancavano due ore e 14 minuti all ‘arrivo della sua Signora. Doveva muoversi davvero. Montò i panelli laterali della gabbia alla velocità della luce saldando i 4 incastri perpendicolari a spina in corrispondenza degli angoli. E riusciendo così a bloccare l’insieme della gabbia.
Le sue mani. Quelle di Lui. Stringevano con forza e determinazione gli attrezzi. C’era leggerezza e perizia nei suoi movimenti. Quella che era solito riservare ai capricci di Lei. Alla loro interpretazione e immediata soddisfazione. Lei amava le sue mani. Quando el massaggiava lento e suadente la pianta del piede si inarcava come una gatta. La sua gatta. La gatta a cui lui apparteneva.
Ecco ora la gabbia avevo preso forma mancava solo di montare la porta e di fissare i panelli alterali realizzati coi tubolari. Si appresto a compiere quegli ultimi passaggi che mancavano poco più di 20 minuti all’arrivo di lei.
Ecco al gabbia era finita e non era grande. Nemmeno piccola. Ma per Lui si. Lui avrebbe dovuto accucciarsi dentro. E quell’idea gli mandava brividi di piacere gelato in tutto il corpo. Si sarebbe offerto. Totalmente indifeso. Alle voglie di lei.
Aveva trovato un biglietto di pergamena glicine. L’inchiostro cremisi spiccava su quel delicato foglietto. Violento come i colpi di frusta che marchiavano la sua pelle. Ripetutamente. Costringendolo a piegare la schiena mentre un sorriso piegava gli angoli delle sue labbra. Lei gli aveva lasciato le istruzioni. Voleva trovarlo dentro la gabbia. Accucciato. Bendato. Con il guinzaglio al collo. Nudo. Naturalmente. Non l’aveva scritto. Ma non aveva bisogno di leggerlo. Lo sapeva. E poi così si sentiva da sempre. Al cospetto di Lei. Nudo. Esposto corpo e anima. Esibito.
Prima di entrare nella gabbia. La sua gabbia. Quella che Lui aveva costruito per lei. Per il suo diletto. Aveva spento tutte le luci tranne uno spot che puntato sulla gabbia, la faceva brillare di mille riflessi. Mancavano due minuti al suo arrivo. L’arrivo di lei. La sua Signora. La Padrona. Si legò la benda sugli occhi e poi si accucciò sul pavimento di freddo acciaio della gabbia. In attesa.
Ogni singolo nervo del suo corpo era in tensione. Si sentiva al suo posto. Eppure era inquieto. Avava bisogno di lei. Gli sarebbe bastato che afferrasse il guinzaglio che negligente pendeva fuori dalla gabbia e lo avesse tirato con forza. Una sola volta. Gli sarebbe bastato. Perché l’avrebbe vista sorridere nel farlo. E illuminarsi. E la ragione, lo scopo, la logica del suo esistere erano tutti lì. In quel sorriso.
Avverti il suono dei tacchi. Rompere il silenzio immobile dle capannone. Trasmettersi come un eco dei battiti accelerati del suo cuore. Istintivamente spinse il culo contro le sbarre.Il colpo lo fece stramazzare. Violento. Duro. Cattivo. Sentiva il sapore del sangue in bocca. Si era morso per non urlare . Lei l’aveva preso per il guinzaglio ora lo strattonava e la gabbia scivolava sulle rotelle ad ogni strattone.. Lo guardava. Non poteva vederla farlo. Ma sentiva chiaramente il peso dello sguardo di lei su di se. Poi..aveva leccato il sangue che gli colava dalla bocca e gli aveva sfiorato le labbra con un bacio…:”Buonanotte schiavo”. Era stato appena un sussurro. Poi solo lo scemare del ticchettio dei suoi tacchi che si allontanavano sul pavimento di ardesia del capannone. Ma lui non aveva bisogno più di niente. Ora.
6
0
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Un bacio a sara e marco
Due anni sono passati, ma quella amicizia carica di sensualità vive ancora oggi più forte che mai.
Soliti annunci in rete e infinite e_mail di primo contatto. Fino a quel momento non avevo esigenza di incontrare coppie, anche perché non rientravano nei mie pensieri, nei miei desideri sessuali e per come ne parlavano le mie amiche (sorelline) e amici, non era facile incontrare coppie che vivevano il sesso in simbiosi e in armonia.
Quando mi arrivavano e_mail da coppie da cui si intuiva dal nik, cestinavo immediatamente altrimenti lo facevo non appena aperta la posta.
Luglio 2005 mi arriva una e_mail, non riuscivo a capire se si trattava di coppia o singolo e decido di aprire, due semplici righe; sono Sara di coppia vorrei parlarti!
In quel momento leggendo quella stana E_mail pensai che la demenza umana non ha limiti, come può una persona mandare una E_mail del genere senza che avesse tutte le rotelline del cervello al posto giusto, clicco per cancellarla ma al momento di dare l’invio ho una esitazione e cosi decido di tenerla.
Quel giorno lavoravo, ma non riuscivo a distogliere i miei pensieri da quella strana E_mail, non facevo altro che pensare a quella persona strana e certamente a quale cosa strana voleva dirmi. La curiosità prende il sopravvento apro la mia posta e gli rispondo; di cosa?
Dieci minuti e mi risponde; ti prego vorrei parlarti questo è il mio numero di cell. 333………. chiama , chiama, chiama.
Leggo e resto di sasso, mi dico; cazzo a questa/o gli è davvero partito il cervello per una vacanza a lungo termine alle Maldive.
La sera non riuscivo ad addormentarmi, cercavo di capire che tipo di persona poteva comportarsi in quel modo, cercavo di ricordare se nella marea di e_mail ricevute ci fosse stata almeno una che si avvicinasse a quelle ricevute quel giorno, stanca perché volevo dormire decido che se il mattino successivo sarebbe stato il primo pensiero avrei chiamato.
E così è stato, 10,30 chiamo; sono Marina, lei esulata felice dicendo che sentiva che ero la persona giusta e che avrei chiamato. Mi dice che sono due liberi professionisti laureati entrambi di 39 anni molto carini e che da un anno avevano scoperto il piacere dello scambio di coppia anche se lo facevano molto raramente.
Si capiva benissimo che voleva parlare lei per non dare a me la possibilità di intervenire, ma in una pausa gli dico cosa centravo io in tutto questo, anche perché non avevo mai incontrato coppie e mai lo avrei fatto. Gli dico che ho fatto sesso con uomini e anche con donne e che era tempo sprecato se pensava che ci sarebbe potuto essere un incontro. Lei mi racconta di un incontro con una coppia avvenuto 3 mesi prima e che Marco suo marito, in una fase concitata sfiora con il viso il cazzo del lui di coppia e sono mesi che tutte le situazioni sono buone per ribadire la bellissima sensazione provate solo sfiorando quel membro.
Mi ribadisce che lo ama alla follia e per amor suo era riuscita a contattare e dopo ad avere un incontro con una coppia con lui bisex, ma che non era successo nulla, pur vedendo l’eccitazione di Marco nel guardare quel membro.
In quel momento capisco tutto, ed in tono scherzoso gli dico che aveva sbagliato ente e per cui si doveva rivolgere alla croce rossa italiana. Seriamente e successivamente gli dico che ci sono tantissime sorelline che amano incontrare coppie e visto che erano persone molto garbate avrei potuto presentargli delle mie amiche. Sara mi ribadisce che voleva conoscere me, a quel punto gli dico che dovevamo chiudere con la telefonata e che in tutto quel casino mi aveva fatto molto piacere sentirla e che avrei pensato seriamente a tutto quello che ci eravamo dette.
Nei due giorni successivi, quella telefonata era un chiodo fisso, quella voce dolce, sensuale, garbata, carica di amore verso la persona amata mi rimbombava nelle orecchie e nell’animo.
Chiamo Sara e gli dico che li incontro, ma che nulla o tutto sarebbe potuto accadere, lei quasi piange per la gioia e che sarebbe stata una sorpresa per Marco fino al momento dell’incontro, visto che gli avrebbe detto che era un incontro con una coppia.
Arrivano a casa, lui stupito di vedere me, guarda sua moglie e gli sorride. Sara si avvicina dicendomi che ero bella e se poteva darmi un bacio, al mio si le mi bacia in bocca con tenerezza e passione.
Li faccio accomodare sul divano e cosa strana ero eccitatissima, non riuscivo più a nascondere l’erezione visto il vestitino trasparente che avevo indossato per l’incontro.
Verso da bere e mi accorgo che Sara è la più eccitata di tutti, bacia Marco sul collo portando la sua mano tra le gambe ormai divaricate è pronte ad accogliere di tutto visto che era riuscita a bagnare anche il mio divano.
Mi avvicino con i bicchieri, ma capiamo che non c’è tempo per bere, mentre una mano di Marco era intenta a masturbare il clito di Sara, prendo l’altra mano e la porto sotto il mio vestitino, ormai le mie mutandine non riuscivano più a contenere l’erezione, ero eccitatissima. Avvicino il viso di Marco verso il mio cazzo ormai durissimo al punto da farmi male, ed al solo contatto delle labbra lo guarda e lo affonda tutto in bocca quasi a vomitare, inizia a pomparlo con foga, ormai a mollato del tutto Sara preso dall’eccitazione del mio cazzo.
Dico a Sara di mettersi a pecorina sul divano perché voglio masturbarla mentre suo marito mi sta pompando alla grande visto che a perso tutti i freni inibitori. Sara chiede a Marco se gli piaceva quello che stava facendo rispondendo che era il regalo più bello che poteva fargli. Masturbo Sara mentre e a pecorina sul divano , super eccitata nel guardare Marco, gode urlando tutto il piacere. Sara è ormai un lago, esco il mio cazzo dalla bocca di Marco per affondandolo nel lago di Sara, vuole sentire anche lei il mio cazzo. Marco mentre si masturba mi dice che è una buona moglie ma anche una grandissima troia e che rivuole in bocca il cazzo con su gli umori di Sara.
Decidiamo di metterci comodi sul letto, Marco si distende e Sara gli va su iniziando a dimenarsi con grazia ed eccitazione mettendo in mostra quel fondoschiena al limite della perfezione, mi avvicino ed inizio a toccare quel buchino con le mie dita impregnate dei suoi umori.
Mi dice che non lo aveva mai fatto ma ora lo voleva, voleva sentirmi dentro, suo marito l’aveva presa per la prima volta avanti rompendola, e voleva che fossi io a violarla dietro.
Prendo la crema e inizio a lubrificarla mentre si dimena sul cazzo di Marco, avvicino il mio glande al suo buco e sento che è impaziente, sento che lo desidera tantissimo, ma ho paura di farle male, lei lo capisce e con un colpo di reni secco si fa entrare tutto il mio cazzo emettendo un urlo di piacere al punto da preoccuparmi dei vicini di casa.
Io e Marco iniziamo a pomparla con sincronia, ormai siamo presi dall’eccitazione, ormai i nostri corpi sono diventati uno, per la sincronia dei movimenti, sussurro a Marco di non venire perché non era il momento. Dopo 10 minuti Sara esplode in un orgasmo incredibile, grida dicendo che non aveva mai goduto così tanto è ormai un fiume in piena, Marco la guarda e la bacia, lei mi cerca e bacia anche me.
Ci divincoliamo le si distende con le gambe aperte, Marco gli va su ed inizia a scoparla, capisco che vuole godere anche lui. Mentre scopa Sara prendo la crema ed infilo il dito nel culo di Marco, ecco che emette un gemito di piacere, e cosi continuo prima con due e dopo con tre dita, si dimena gli piace molto, a quel punto Sara mi dice di incularlo, assicurando Marco che è una sensazione bellissima. Marco non risponde, Sara mi sorride, avvicino il mio glande al suo buco e con un colpo secco sono dentro. Lo sto scopando mentre lui scopa Sara, dopo pochi colpi Marco esplode, urla e continua a dimenarsi sul mio cazzo , anche Sara raggiunge l’orgasmo urlando che non aveva sentito così tanto sperma da parte sua. Si guardano e si siedono in punta del letto dicendomi di mettermi in piedi, iniziano a pomparmi a vicenda, con in viso l’espressione di felicità per quella situazione, mi piaceva guardarli mentre mi pompavano a vicenda, ma ero troppo eccitata ed esplodo con dei getti fortissimi, hanno il viso pieno del mio sperma, lo leccano, lo ingoiano e si lanciano in un lungo bacio, io esausta ero sul letto, si distendono accanto a me e iniziamo a baciarci, cosa durata per dei bellissimi cinque minuti.
Sara mi ringrazia, Marco ringrazia Sara e me pregandomi che se anche decidevo di non incontrarli più sarebbe stato bello continuare a tenerci in contatto per una semplice Amicizia, visto che fino a quel momento solo due persone lo avevano reso una persona libera , io e Sara.
Prima di scrivere ho chiesto loro il permesso, lo hanno fatto con piacere.
Siamo diventati molto amici e non solo, ancora oggi ci vediamo molto spesso, siamo andati anche in vacanza insieme, ma no so dirvi se oggi prevale molto di più l’amicizia o la complicità sessuale, la cosa certa è che difficilmente si incontrano persone così speciali.
6
7
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago -
Sesso con mio amico
un giorno ospitai un mio amico. egli uscendo dalla doccia mi fece vedere il suo grosso pene e non me lo feci dire due volte, me lo misi subito in bocca. all'improvviso mentre spompinavo quel pene largo sentii tre grosse dita che mi entravano nel culo. poi anche quattro. stava per mettermi la mano dentro il sedere ma non ci riuscii completamente. cosi mi sedetti sopra quel paletto fino alle palle che mi riempii l'intestino. dopo una bella stantuffata mi ritrovai con un bucone enorme e fu li che entro comodamente la sua mano.
preso di spalle fui inculato violentemente fino a non sentire più neanche dolore. e mi trovai il sedere incremato come piace a me.
due schizzate di sperma mi entrarono dritte dentro il culo . poi fiotti e altre schizzate mi riempirono la bocca. ingoiai tutto e continuai a spompinare quel pene che odorave del mio sedere mmm. subi anche la pipi in faccia e in bocca. non male vero?
6
0
17 years ago
gigielacremeria,
30
Last visit: 16 years ago
-
L\' esecutore
In una delle tante notti trascorse immerso nel web rimango colpito da una proposta alquanto perversa e originale che mi ha sconvolto la mente. Una mail, una donna. Leggo e rileggo attentamente ogni frase. Aveva visto uno dei miei profili, aveva visto le mie foto, aveva letto il fondo dei miei pensieri. La mail inizia con un lungo elogio nei miei confronti, per il fascino del mio corpo e del mio modo di presentarmi, per il mio stile e per la mia fantasia. Si chiama Francesca e si presenta come una mistress, padrona di uomini, determinata, da una bellezza spietata quanto le sue fantasie. Dopo tutta una serie di complimenti chee non mi hanno toccato più di tanto la mail prosegue dicendo che ero io la “persona giusta”, colui che serviva al suo scopo. Francesca ha da un paio d’anni una relazione di amore-dominio con un uomo- schiavo che è letteralmente in suo potere, prigioniero della sua bellezza, schiacciato dal suo carattere dominante, un uomo che per lei è in grado di fare tutto e quelle poche volte che si era rifiutato di ubbidere ai suoi ordini era stato severamente punito. Qui nasce la proposta diabolica: un rifiuto grave dello schiavo, io la sua punizione. L’unica cosa che Francesca non ha mai fatto subire al suo servo è il sesso con un altro uomo, né tanto meno qualsiasi tipo di gioco anale su di lui, perché lei voleva sì uno schiavo, ma che rimanesse sempre un uomo “integro”, inviolato nella sua virilità fisica e questo a lei eccitava tantissimo. Ma non le bastava più, era talmente arrabbiata con lui che era disposta a rinunciare anche a quell’ultima virilità che gli era rimasta pur di dare a lui una severa e determinante punizione. Così ha scelto me dopo una lunga e attenta ricerca. Avrei dovuto trovarmi in un albergo indicato da lei, con stanza già prenotata, un sabato sera. Lì mi avrebbe raggiunto il suo schiavo con una lettera scritta da lei in cui mi indicava tutto quello che dovevo fare, perché io non potevo avere nessun tipo di iniziativa personale. Tutto dovevo essere ripreso da una videocamera e il filmato doveva finire nelle sue mani come strumento imperituro di umiliazione e divertimento nei confronti del suo uomo. Io sarei stato l’esecutore della sua volontà, una sorta di padrone con lui ma essenzialmente anch’io schiavo di lei e del suo volere. Non entra nei particolari, mi chiede se sono disponibile. Ero allucinato, ci ho pensato un paio di giorni prima di risponderle. Di incontri strani se ne fanno tanti, ogni incontro al buio ha il suo lato negativo, ma la cosa era troppo intrigante e la cosa che mi eccitava di più era proprio l’idea di dover “violentare” un uomo etero, puro. La decisione finale la presi quando mi arrivarono le foto di lui: solo un uomo così bello e muscoloso, trentaquattrenne, poteva stare con una padrona di quel livello. Bello ed etero, obbligato a me senza la presenza fisica di lei. L’ideale. Ultimo problema il video, Francesca mi dice che potevo indossare maschere e fare quello che volevo per la mia privacy. Accetto.
Un albergo curato e discreto in provincia di Udine, la mia stanza era confermata., numero 217. Appena entro trovo sul letto matrimoniale una rosa gialla con un biglietto con scritto “ Grazie in anticipo”. La rosa gialla, a Francesca deve essere costato un po’ donare il corpo del suo schiavo ad un’altra persona anche solo per qualche ora. C’è anche una bottiglia di prosecco sul comodino. Mi servo un bicchiere e aspetto. Passano venti minuti in cui penso di tutto. Poi qualcuno bussa alla porta. Vado ad aprire. E’ lui. Ci guardiamo un attimo negli occhi, quegli occhi neri di una dolcezza e una tristezza infinite. Non so se salutare, vedo che lui non reagisce, lo faccio entrare e mi mette in mano una busta. Chiudo la porta. Una lettera sigillata con ceralacca, è di Francesca. Leggo. Mi dice subito che lui non poteva parlare, solo eseguire il suo volere e i miei comandi. Di accendere subito la videocamera e riprendere ogni cosa. Poi la lista dei suoi desideri, i vari punti della sua punizione.
Il gioco ha inizio. Mi siedo sul letto. Mi porge il suo borsone. Lui non sa neanche il contenuto e quando vede la videocamera sembra cadere dalle nuvole. Da come mi guarda spaurito capisco che non ha nessuna idea di quello che stava per accadergli. D’altra parte non lo sapevo neanch’io. Ero solo al primo punto della lista, accendere la videocamera e farlo spogliare. Spogliati! Lo esorto. Un po’titubante e intimidito comincia a togliersi la giacca, la camicia e lì vedo tutti quei muscoli meravigliosi e quell’abbronzatura d’oltre oceano. Si toglie le scarpe e i pantaloni e le calze. Rimane in perizoma, un perizoma di lattex nero. Secondo punto: balla davanti a me. Comincia a muoversi come uno scarso cubista, che gambe e che culo! Il gioco comincia a piacermi e comincio a divertirmi sul serio. Ma non si vergogna? Penso. Terzo punto: togliere il perizoma. Rimane nudo, il cazzo depilato,moscio, era tutto liscio. Quarto punto: camminare da cagnolino per la stanza. Lo vedo inginocchiarsi e andare a culo all’aria su e giù per le stanza, a caso,mentre io lo seguivo con l’ obiettivo. Il suo volto, il suo sguardo non era più quello di prima, comincio a intravedere la sua determinazione e l’agio di trovarsi in quei panni abituali. Quinto punto: farmi sfilare le scarpe e i calzini e farmi leccare i piedi. Lo vedo un po’riluttante, chi adora i piedi femminili adornati da tacchi non può veramente godere su un mocassino numero 42 di un uomo. Ma lo fa, mi succhia l’alluce destro e mi lecca la pianta per poi con la lingua passare da un dito all’altro. Sesto punto: farsi toccare il culo dal mio piede. Interessante, è lì a quattro zampe davanti a me col culo alzato e il buco in tiro, mi diverte molto passare il mio piede sui quei muscoli sodi e giocare con l’alluce nel suo buco depilato. Sono davvero eccitato. Settimo punto: deve spogliarmi. E lo fa, mi toglie ogni indumento fino a sfilarmi i boxer trovando il mio cazzo duro e dritto. Lui invece non è eccitato. Ottavo punto: succhiarmi il cazzo. Appoggio la videocamera, lui avvicina la testa tra le mie gambe, guarda il mio cazzo da vicino, sembra studiarlo, chiude gli occhi e se lo prende tutto in bocca. Pompa,pompa alla grande come uno che l’ha sempre fatto ma si vede che non se lo sta gustando. Però ci mette impegno, esegue gli ordini accuratamente. Nono punto: cercare nel borsone un grosso fallo di gomma e del lubrificante ed usarlo su di lui. Mi vede con quel grosso cazzo finto in mano, sembra terrorizzato. E fa bene, non è semplice sentire nel culo una cosa così grande, soprattutto se è la prima volta. Francesca sta andando sul pesante, non sapevo ancora fin dove si sarebbe spinta. Dico allo schiavo di mettersi a pecora sopra il letto. Mi avvicino al suo buco e lo riempio di lubrificante, ci gioco con le dita, entrano che è un piacere. Mi piace, avevo voglia di scoparlo ma non mi era stato ancora concesso. Punto il fallo di gomma sul suo buco rosso e divaricato e spingo dolcemente, non voglio distruggerlo. Sento qualche lamento, contorce la testa, stringe i pugni sul letto, morde con la bocca un cuscino e io affondo, affondo sempre di più finché lo inghiotte tutto dentro di sé. Soffre ma ora mi piace vederlo così. Decimo punto: lasciargli dentro il dildo e scoparlo in bocca schiaffeggiandolo.. Lo faccio voltare supino e tenendogli aperte le gambe, aprendo il suo culo all’obiettivo, gli salgo sul petto e comincio a scoparlo in bocca, colpendolo sul volto,prima dolcemente per paura di fargli male poi pesante perché il suo dolore mi divertiva. Era un pupazzo. Culo pieno, bocca pieno, colpi sul volto. Undicesimo punto: liberarlo dal dildo, portarlo in bagno a lavarsi il culo facendogli tenere in bocca le mie mutande. Gli ficco i boxer in bocca e lo trascino in bagno, si siede sul bidé e si lava il culo dal lubrificante e il resto. Sembra distrutto e quasi soffocare. Non ho ancora visto una sua erezione. Dodicesimo punto: penetrarlo con forza. Finalmente. Lo faccio sdraiare a pancia in giù sul pavimento freddo del bagno, infilo un preservativo, punto bene la videocamera sulla vasca, mi butto su di lui e come un animale gli entro dentro di colpo, affondandolo, premendogli il volto per terra, moredendogli la schiena e insultandolo all’orecchio. E sento, sento tra le cosce il suo cazzo irrigidirsi, diventare di marmo ed esplodere con la cappella infuocata sotto le mie palle. Prendo la videocamera e continuando a scoparlo faccio un primo piano di quell’eccitazione improvvisa. Do un occhio alla lettera, sta per concludersi. Tredicesimo punto: pisciargli addosso. E lì mi ricordo della bottiglia di prosecco. La prendo e torno in bagno,mi siedo sul bordo della vasca e bevo a canna mentre lui mi fa da tappetino sotto ai piedi. Ci guardiamo fissi negli occhi, eppure mi fa ancora tenerezza. Mi sembra uno di quei rospetti che da piccolo torturavo e poi incendiavo con la cera rovente. Mi concentro nel rilassare la mia erezione, poi lo faccio entrare nella vasca. Intuisce,intravedo un accenno di disprezzo. Non m’importa, mi sento pronto, mi scappa, punto il mio cazzo prima sul suo, poi sul suo petto e lo ricopro del mio oro caldo. E come non bastasse gli verso addosso il prosecco rimasto. Sembra stia per vomitare. Quattordicesimo punto: penetrarlo con la bottiglia con la testa infilata nel cesso. Che fantasia morbosa. Ma lo faccio. S’inginocchia vicino al water e ci mette dentro la testa mentre io sputandogli sul culo gli infilo dapprima il collo della bottiglia e poi tutto quello che riusciva ad entrarci. Spingo, spingo, non ce la fa, rompe il suo mitismo per lanciare qualche straziante lamento. Quindicesimo punto: sborrargli in faccia e in bocca. Così facile. Lasciandogli la bottiglia nel culo mi siedo io sul water e l’obbligo a succhiarmi il cazzo che ormai era bagnato e stava per esplodere. Lo scopo in bocca, succhia ed è ancora eccitato. Prendo a calci il suo cazzone penzolante e sento col piede il freddo della bottiglia dietro di lui. Scoppio,il mio sperma gli schizza in faccia, gli infilo la cappella in bocca fino a farmela asciugare tutta. Ha il viso completamente ricoperto. Sedicesimo punto, l’ultimo: deve sborrare anche lui, sul pavimento e leccare tutto. Si masturba,con la bottiglia nel culo e il viso imbrattato di sperma. Gode sul pavimento e con la lingua raccoglie tutto. La lettera si conclude invitandolo a sistemarsi in fretta , scendere alla macchina che lei lo stava aspettando per riportarlo a casa. Passano dieci minuti, tutta la scena si ricompone,io rimango sdraiato sul letto, lo schiavo rivestendosi e sistemandosi ritorna ad assumere l’aspetto di un uomo normale. Raccoglie il borsone e tutte le sue cose e la videocamera è in stop. Esce dalla stanza così com’era entrato, non parlando, non guardandomi. Mi affaccio alla finestra, lo vedo salire su una mercedes scura, alla guida c’è una donna. Stordito dal vino e dall’eccitazione non penso a nulla e mi lascio crollare.
4
2
17 years ago
admin, 75
Last visit: 18 hours ago