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La prima volta da sorellina
Dopo un bel periodo di navigazione sul vostro sito e alcuni incontri sempre positivi con travestiti, finalmente mi sono deciso…dovevo diventare una perfetta sorellina per poter lesbicare con altre trav porcellina come me, oppure divertirmi con coppie.
La preparazione è stata molto studiata; sono stati inizialmente acquistati parrucca azzurra a caschetto, trucchi, autoreggenti a rete e sandali aperti con tacco dodici…quindi scovando per casa e per mercatini ho aggiunto al corredo alcune collane, un bel vestitino stretto che mette in risalto le forme e altri oggetti utili a soddisfare la mia perversione, quindi eccomi pronta!!!
Pur continuando a svolgere una normalissima vita da fidanzato alcune sere mi trasformo in Rebecca, fighetta dai capelli turchini pronta a giocare…il primo incontro è stato veramente eccitante, la sorellina mi aveva ordinato massima depilazione trucco pesante tacco alto ed è stata esaudita, arrivata a casa sua sono corsa in bagno per rivedere gli ultimi dettagli mentre anche lei si cambiava, quindi ci siamo incontrati in semi buio dove abbiamo cominciato a slinguare toccarci e palparci i culi. Ero talmente eccitato che praticamente sono venuto limonando…un altro giretto in bagno a sistemarci e abbiamo cominciato a divertirci seriamente, prima Luana ha tirato fuori un cazzo di tutto rispetto, che ho preso in bocca con piacere per farlo irrigidire, poi è stata la sua volta di spompinare, mi ha succhiato il cazzo per 5 minuti buoni finchè non hanno suonato alla porta…stupito e anche un po’ impaurito guardo Luana che mi dice di non preoccuparmi se non mi dispiaceva aveva invitato un’altra sorellina.
Nessun problema ovviamente, inoltre quando abbiamo aperto la porta è arrivata una fica esagerata che ancora non era a posto con il trucco. Messi in salotto e riaggiustati cominciamo a farci due foto un po di conoscenza e bere qualcosa…al secondo bicchiere, dopo aver messo un bel film porno ci chiediamo a vicenda … “ti sei mai fatta pisciare addosso?”.
Subito rispondo di si un paio di volte, e voi? La nuova sorellina che si chamava Patrizia ci disse di no perché ogni volta non si riusciva, data l’eccitazione di entrambi a metà rapporto i cazzi erano troppo duri; detto fatto era il momento giusto, senza preoccuparci neanche di andare in bagno tiriamo fuori i due cazzi barzotti e cominciamo a inondare Patrizia che nel frattempo aveva capito tutto e si era messa in ginocchio per ricevere la pioggia dorata….man mano che procedevamo con la pisciata Patrizia ci toccava i coglioni suscitando in entrambe un’erezione che ha subito interrotto la pisciata, ma che ha cominciato il gioco.
Patrizia splendida e con il piscio che ancora le colava sulle tette comincia a spompinare i due cazzi mentre io e Luana limoniamo accarezzandole la nuca, ad un certo punto comincia a leccare il buco del culo di Luana che nel frattempo si era girata, e io mi abbasso per prendere in bocca il cazzo di Patrizia, cominciando così un bel trenino. A questo punto Luana voleva essere inculata; si mette a pecora e aspetta; Patrizia senza alzarsi dalla posizione comincia a insalivare il mio cazzo che in un niente riempie il culo della splendida sorellina, che si ritrova con un palo nel culo e il cazzo di Patrizia in bocca.
Ora tocca a Patrizia il centro dell’attenzione, e mentre io le lecco cazzo e palle Luana se la siede sul palo che la riempie. Io sono troppo eccitato e mollo l’arnese di Patrizia per metterle il mio in bocca…toccava a lei un cazzo in bocca e uno nel culo!! Resisto pochi colpi e riempio le sorelline con un bel getto di sborra che si passano limonando….ma so che tocca a me ricevere i getti e golosa mi metto in ginocchio…Luana tira fuori il cazzo da Patrizia ed entrambe si mettono a segasi su di me…pochi secondi e ho due sorelline che mi piovono addosso sborra calda….gran finale!!!
Tornate in noi ci rivestiamo, e con un paio di baci ci salutiamo…a presto!!
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 22 hours ago -
A volte in ufficio nn si lavora....
...pomeriggio tardo, arrivo, posteggio e avvicinandomi al portone chiamo, mi blocco, dallo stesso sta uscendo una donna brutta, bassa e larga, immagino chi sia, con disinvoltura effettuo la chiamata, "pronto" "sono qui, apri" "ehm... senti.." "si, è appena uscita, aveva in mano una radio vero?" "si, ma come..." "tesoro, io sò..." " ok apro"....
..entro, un sorriso mi rallegra quella che fino ad ora è stata una giornataccia, ma la voglia di possederla è forte, più forte del mio malumore. Un bacio, poi mi accomodo disinvolto sulla sua sedia, la fisso e lei si butta su di me baciandomi. Languidamente continuiamo a scambiarci convenevoli linguistici mentre le nostre mani automaticamente stanno già effettuando opera di svestizione, il suo capezzolo mi saluta orgoglioso e festante, avrà dolore e gioia, lo sa già.... Siamo ormai nudi e le offro la sorpresa del giorno, mi sono rasato, il mio pene è libero e felice della sua nudità e lei apprezza, chinandosi immediatamente per leccare. Sa ormai dove mi piace di più, desiderandomi, sa come portarmi subito su di giri.. Mi risiedo e la prendo per i fianchi, la faccio accomodare su di me e lascio che si penetri da sola. I miei occhi nei suoi, adoro leggerli in questi momenti, subito si modificano, il dolce sguardo lascia posto alla cattivona che è nel suo ventre, si anima la bestia che dorme nella sua umida tana. Dopo pochi colpi è già pronta ad inaugurare una serie di orgasmi, ma solo dopo il terzo vedo finalmente i lampi di odio partire verso di me dai suoi dolci occhi, in questi momenti mi odia, sappiamo entrambi perché, non c'è bisogno di dircelo, le mie grandi mani sono sui suoi fianchi, la bloccano, a volte stringendo a volte governando il ritmo. 5! La vedo che si rilassa un attimo, allora inizio a parlare mentre la costringo a mantenere un ritmo scomposto, innaturale, rapido, lento, delicato, brutale, senza senso, senza un filo logico. Nuovamente si eccita grazie alla mie parole, le parlo di uomini e donne di quel forum in rete, gente che adesso magari legge, ma il bello è questo, le commento le persone, li nomino, li giudico, i suoi cagnolini che sbavano immaginando di poter essere qui adesso.. E le donne, quelle con cui parla, dice battute e si confronta, quelle che dicono che non hanno più di un orgasmo alla volta... quelle multiorgasmiche... ridiamo... ci diamo dentro finché abbia lei quelli che non avete voi.... siamo a 9. ..."Sublime, ma tu non vieni?" "no gioia è lunga questa"... 10!
.. La sollevo, la giro appoggiata alla scrivania, e mi prendo il suo corpo da dietro, pochi colpi e sento il mio scroto umido, un leggero rivolo scende. Mi eccita scoparla, le blocco i capelli con la mano sinistra, li tiro a me, inarca la schiena per alleviare il dolore, la mano destra corre verso la clitoride, che ormai è tesa come la corda di un violino, la sfioro, poi la schiaccio brutale, provocandole degli scossoni di un sensuale mix tra dolore e godimento. 12! .. Ormai le tremano le gambe e mentre me ne accorgo, lei me lo conferma, "non ce la faccio più, non mi reggono le gambe" ed in effetti mi rendo conto che la tengo sollevata con il braccio destro, se togliessi la mano dalla clitoride si accascerebbe al suolo.
Mi risiedo e la riprendo sopra di me, ormai è totalmente abbandonata, non ha più forze, si sorregge con la scusa di passarmi le mani nei capelli, ma l'unico motivo è poter incrociare le dita dietro la mia nuca per sorreggersi... 13! Non ne può più è sfinita, mi guarda e mi chiede se devo venire, ma è ancora lontana, allora si lascia andare, scivola ai miei piedi, ma più che scivolare, cade sulle ginocchia per mancanza di forze, inizia a leccare, masturbare e succhiare, ma vedo che se non l'aiuto non potrà tornare dal suo maritino in tempo per la cena... prendo in mano la situazione ed inizio a menarmelo, sempre più forte, lei sa dove mettere la lingua e lo fa con la riconoscenza verso chi le ha dato tutti questi orgasmi, sento arrivare il momento, mi alzo in piedi, lei sempre accucciata sotto di me, si rende conto che il momento è vicino, sente i miei muscoli pulsare per l'avvicinarsi del momento, si contraggono, appoggiata con una spalla alla mia gamba sinistra ha un dettagliato report del momento, infatti senza che dica nulla, alza la testa quel tanto da mettere il suo bel viso davanti a lui che rosso di eccitazione è pronto ad inviarle il dolce miele, non vuole berlo, vuole sentirlo arrivare addosso, sul viso, sulle spalle sul seno, le piace, la fa sentire viva e donna, appagata di avermi soddisfatto.. Ed infatti ecco il premio di tanta fatica.... Mi toglie la mano, lo prende e se lo passa sul viso, ci gioca con la bocca, lo lecca tutto, appagandosi del sentirlo rilassarsi dolcemente..... E' li ai miei piedi, sudata, sporca della mia sborra. Guardo i rivoli di liquido che fanno presa sulle sue spalle, sui suoi capezzoli, sul suo viso.... la alzo, e la bacio, sentendo il mio sapore in lei.... il trasgressivo bacio degli amanti, quello che ti ricordi sempre, quello che ti segna dentro..
... ci spostiamo in bagno, ripulita rapida, mentre riprendiamo un filo di forza, siamo stremati entrambi, le gambe mi reggono a fatica, e vedo lei che ancora trema sulle ginocchia.
Qualche dolce bacio e siamo pronti ad uscire...
Strada, saluto senza bacio, come due conoscenti, ma i nostri occhi hanno già trasmesso il messaggio, non serve un bacio.. Sarebbe solo un'inutile rafforzativo ai nostri discorsi muti.
Accendo il cellulare, parte la prima chiamata... Si ritorna alla normalità!!
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 22 hours ago -
Quel giorno ............. (seconda parte)
Al lavoro, non poteva far altro …….. che ricordare quegli attimi, quei momenti intensi di …….. sesso che li aveva ormai ……… uniti, per cui …………. telefonò a Serena, sperando in un possibile approfondimento delle loro vicende.
“ciao Serena sono Carlo ……..”
“ciao Carlo, sai stamani con Lodovica ……… abbiamo parlato proprio di te ……….”
Pausa, la sua voce era dolce e nello stesso tempo distaccata, per cui un senso di gelido mi pervade su tutto il corpo
Serena riprese la conversazione “……..scusami per la lunga pausa ….. c’era un fattorino” …… riprese con voce più dolce e profonda “sei stato fantatico ……. Sento ancora la tua lingua, mia hai fatto impazzire, “
Carlo ripresosi “……. Grazie ….. anche tu sei stata unica ……..e Lodovica, che ne pensa”
“Carlo, ……. Abbiamo goduto molto e ……… vorremmo continuare …….. se a te va bene”
“Certamente …….. quando?”
“Nel pomeriggio, a casa mia ……… sai abito da sola”
“Solo io e te o ……. anche Lodovica”
“Lei verrà dopo ……… ha delle faccende da sbrigare …….. inziamo noi due …….. se a te va”
“non aspettavo altro …. che tu lo dicessi …………….. un bacio e ………. leccatina”
“oooohh …… Carlo, così mi fai bagnare ……….. a dopo, un bacino bacino”
Suonai il campanello e ……………. Rimasi incantato dal suo abbigliamento ……….
Lei era lì, il suo bel fisico delineato da un perizoma di pizzo nero, la giarrettiera e due calze velatissime ed un baby doll trasparente che lasciava intravedere il seno di lei, leggeremente sceso, ma pieno e con i capezzoli turgidi e pronunciati che…….. aspettavano solo lui ……. per essere toccati e …….. baciati ………..
Un bacio lingua a lingua lungo una miriade di minuti ……. dette il tempo di accarezzare quel corpo sinuoso e caldo ……… e ……….. ci avviammo alla camera da letto ………
Mentre mi spogliai, la mia bocca …….. avida di quel corpo ………… iniziò a baciare e mordere quel poco di pelle nuda ……. del suo collo e ……… la pelle di lei ……. si fece …….. d’oca ……..
Un lamento ed un fremito le pervase il corpo ……… ed accarezzo quei capelli e quella testa ….. così vicina e così sensuale …….. lasciandosi andare alla sua mercè …………
La bocca cominciò a leccare e mordicchiare ogni punto del corpo ed ogni angolo …….. le spalle, il collo, le braccia ……… fino alle dita …….. che entrarono sinuose nella sua bocca calda ……… e furono succhiate e leccate ………. poi ……….. il seno, i capezzoli ……. si irrigidirono …….
“Siii ……” usci dalla bocca di Serena ………sentendo i suoi umori ……. percorrerle le cosce ……. tanto stava …….. appagata da quella bocca che ………… si muoveva tra i seni, i capezzoli ed in ventre ……………..
Sentì una mano …………. accarezzarle le labbra …….. il clito e ………. percorrerle tutto fino al suo culo …………… e poi …………… di nuovo a muoversi come per appagarla ……….. mentre la bocca continuava sui suoi seni ed i capezzoli …………
“Siiiiiiiiiiiiiii ………. continuaaaa ……….”
Non riusciva a dire altro ………. Stava gemendo e godendo …….. al solo …….. “toccare”
Le dita di lui erano molto delicate e …….. travolgenti ……….. che quasi non si accorse che ……… erano finite dentro di lei ………..
“oooohh …….”
Due dita la prendevano davanti ed uno dal dietro …………… e la scopavano ………. D’incanto
La bocca scese sul suo clito e …………… lo succhio tutto ………… facendolo scomparire nella bocca e ………… un leggero fremito la pervase …….. appena la lingua si mosse per accarezzarlo …………
“Godoooooo ………”
Neppure lei si accorse di tutto questo che …………. Si trovò a godere nell’amplesso ……… senza che lo avesse toccato …………….
Era stupendo e …… bellissimo ……….. quasi Carlo conoscesse le sue voglie ed i suoi desideri ………….
Allungò la mano e …………….. prese quel membro …………. Già bagnato e voglioso e …………. scappellandolo …….. ne trasse fuori un po’ di liquido che ………. Scorse nelle sue mani ……….
Lo avvicinò alla sua bocca e ……….. leccò quel liquido e quella cappella ………… ormai sue
Lo avvolse tutto nella sua bocca e …………
Iniziò a muoverlo ed a leccarlo ……….. con la voglia di godere …….. e di farlo godere ………… insieme
Bastò pochi movimenti che …………. Un liquido caldo le si riversò nella bocca e nella gola ……… riempiendola …. tutta e fuoriuscendo ……… un poco
“Siiiiiiii ……..” disse Carlo mentre godeva ………. nella bocca di lei
Sembrava che ognuno ……….. volesse far godere l’altro ………. Senza esser vogliosi di ……. Sentirsi uniti e travolti dalle loro passioni
Continuò quel gioco ………. e ……… ripresisi dalle loro esplosioni ………. Iniziarono a baciarsi ed ad eccitarsi ……….
La bocca di lui ……… sul sesso di lei ……… esploravano quelle labbra ……… quella fica ………. quel culo ………. scopandola …. e facendola gemere
La bocca di lei e la sua lingua ……… sulla cappella di lui ……….. sulle sue palle ………. nel suo culo ……….. infilando la lingua e ……… scopandolo come se volesse ……….. prenderlo e …….. farlo suo
Si muovevano all’unisono …………
Gemevano e si contraevano …………
“Godooooooooo ……..” questo sottile accenno ………………. di lei ………….. “ti voglio dentro di me ………… vieni” …………….
Carlo si ……… girò ed ……… appoggiò la cappella bagnata di umori e di saliva …. A quelle labbra ……… ormai fradicie di umori e ………. Penetrò dentro di lei …………….
Le gambe sulle sue spalle ………… iniziò a muoversi dentro di lei …………
Su e giù ……. Con movimento lento, roteante e veloce ……… ritmato ………….
“siiiiiiii ……… “
Gemevano ……. si baciavano ………… e …………………
“GODOOOOOOOOO” insieme fu l’esplosione dei due corpi………………….…avvinghiati ed esausti ………… si unirono e si baciarono …………….. contenti …… e ….
………… insieme “Lodovica?” ………..
non era venuta …………
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17 years ago
carino6423,
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Last visit: 11 years ago
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Quel giorno .............
Quel giorno Carlo aveva deciso che, nonostante fosse ancora un po’ depresso, sarebbe andato al mare, ……….. adora andare sulla spiaggia a passeggiare a piedi nudi in questi giorni di ottobre inoltrato, quando tutti i bagni sono chiusi ermeticamente e si trovano solamente delle coppie a pomiciare e qualcuno che fa footing o che porta il cane a spasso.
Mentre camminava da circa un’ora, una coppia vicino ad uno scoglio lo incuriosì ….. sarà che da un po’ di tempo non aveva una donna, sarà la curiosità ……… si fermò un attimo e cerco di vedere meglio quegli strani movimenti ………..
Vide due corpi che si avvolgevano …. Ma non riusciva bene a distinguere quale fosse la donna e quale l’uomo ……… cosicché si avvicinò …. Per guardare meglio le due fisionomie ……….
Avvicinandosi ………. Non si accorse dello scoglio ed inciampò a terra ……. Bagnandosi e sporcandosi ……… e maledendo la sua curiosità ……..
Sentì delle risate ………….. ed alzò il capo …. Cercando chi stesse ridendo e ………
La sua curiosità fu appagata ……….
Dallo scoglio le due donne, ebbene sì due donne ………., avevano sentito il rumore e l’urlo di Carlo e si erano voltate verso di lui ridendo …….. della buffa caduta che aveva fatto ……..
Riconobbe quei visi ……….. e ………..
… inequivocabilmente le due donne erano le colleghe di Carlo, quelle della stanza a fianco alla sua.
Quante volte, assieme agli altri uomini dell’ufficio, aveva fatto peccaminosi apprezzamenti su Serena e Ludovica. La prima era una signora che aveva superato gli “anta” ed era considerata una donna algida e ritrosa a qualsiasi “avance”, la seconda, molto giovane, era stata assunta da qualche mese proprio come segretaria di Serena.
Trovarsele ora lì davanti, in atteggiamenti tanto giocosi quanto intimi e maliziosi, turbò non poco Carlo.
Alla sua caduta risolini di scherno si sollevarono immediati e mentre una delle due indicava nella sua direzione l’altra evidentemente si accorse di chi fosse quell’uomo, caduto in modo così buffo.
Per un attimo i tre rimasero come immobilizzati, ognuno con i suoi timori … ognuno con le proprie fantasie.
Poi Carlo prese coraggio e si avvicinò. “Ehi, come state …oggi di certo non mi aspettavo di fare certi incontri!” esclamò l’uomo, osservando con insistenza il micro abbigliamento delle due donne.
Serena aveva un perizoma rosso che delineava in maniera perfetta le sue splendide curve del culo, mentre Ludovica aveva un costume brasiliano che fasciava i suoi glutei sodi e abbronzati.
Ambedue erano in topless e il loro seno era sensuale, seppur con diverse modalità.
Quello di Serena era leggermente sceso, ma pieno e a base larga, con i capezzoli naturalmente turgidi e pronunciati.
L’altra collega aveva delle tette non particolarmente grandi, ad occhio una seconda, però stavano magicamente su, sfidando la legge di gravità.
“Ciao Carlo, anche tu frequenti questo angolo di paradiso?”
“In effetti non è un posto conosciuto da molti. Ma il fatto che ci siamo le dune di sabbia e tutti questi arbusti, mi fa immaginare di essere in una strana oasi lambita dal mare.”
“Come sei poetico” ribattè Ludovica “dai siediti vicino a noi”.
“Veramente” replicò Carlo “ nel vedervi così svestite i pensieri romantici lasciano posti a quelli un po’ più maliziosi. E poi non vorrei disturbare … mi sembrava che foste indaffarate a …giocare tra di voi … insomma …”
“Ci sembri impacciato, forse ti abbiamo scandalizzato … ma stavamo solo divertendoci, sai tra sole donne non è che si possa fare molto di più ..:”
“Perché, cosa avevate in mente?” rispose l’uomo toccandosi il membro che sotto lo slip era ormai evidente.
Gli occhi maliziosi delle donne saettarono verso il pube di Carlo, mentre le mani ripresero a carezzarsi con apparente innocenza. Una leggera brezza pomeridiana aveva intanto preso a spirare, facendo svolazzare i loro bei capelli, che sembravano essere un sipario magmatico sui loro corpi scolpiti.
A quella vista il glande dell’uomo iniziò a fare capolino dalla parte inferiore del costume, mentre le due colleghe avevano iniziato ad accentuare le loro carezze e ora stavano carezzandosi la punta dei seni.
Poi le bocche si avvicinarono e le lingue si resero visibili, intrecciandosi e rincorrendosi una nella bocca dell’altra. Carlo lasciò fare, voleva vedere fino dove le donne volessero arrivare.
Le mani di Ludovica cominciarono a carezzare il solco della schiena di Serena e le sue dita si insinuarono sotto il sottile filo del perizoma arrivando a solleticare il buchino posteriore della collega più matura.
L’uomo si guardò attorno, sembrava un deserto.
Loro compagno era solo il rumore del vento e delle onde che si rifrangevano con lamentosa monotonia sulla riva. Carlo si appropinquò senza intervenire, tirò fuori il suo membro ormai duro e iniziò a masturbarsi lentamente; la pelle del pene scendeva e saliva … su e giù … su e giù … con studiata lentezza.
Nel frattempo la lingua di Serena uscì dalla bocca di Ludovica e con decisione si diresse verso il ventre della collega, si soffermò qualche istante per sollecitare l’ombelico e poi scese verso il Monte di Venere.
Con le mani allargò bene le gambe della compagna ed iniziò a soffiarci sopra, tra le labbra della vagina…..
Ludovica guardò Carlo e …….. ammicando lo fece avvicinare …………
Prese quel membro tra le sue mani e lo avvicinò alla bocca ……….. facendolo scomparire dentro ………
Serena inizio a far danzare la sua lingua tra le labbra di Ludovica ……… ed a succhiarle il clito ….. quasi lo spompinasse ………… le sue mani accarezzavano le labbra e si insunuvano nella fica e nel culo, ormai umidi di umori e di bramosia ………..
Carlo …….. deliziato da tanto bontà non sapeva ancora cosa gli avrebbe dato il fato ………… il suo membro, duro e bagnato era alla mercè di Ludovica, che così esperta muoveva su e giù ………. Facendo passare la sua lingua sulla cappella ……… così da procurare scariche elettriche
In quel mentre ……… si allungò sul corpo di Serena e ……… iniziò a baciarle i seni, mordicchiare i capezzoli ……………… e scese tra le labbra di lei ……….. già bagnate di umori e così profumate che …………. affondò la sua lingua …………. e ……… iniziò ad assaporare quei sapori che tanto aveva immaginato.
L’amplesso portò i tre al godimento ……. Venire nella bocca dell’altro li aveva resi complici dei loro piaceri …….. e, nella penombra si …. avviarono.
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17 years ago
carino6423,
37
Last visit: 11 years ago
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La prima volta di duenovizi pte2
Si accomodano sul divano, che nel frattempo ho trasformato in letto, la luce è soffusa, rossastra, lei si sdraia, ha le gambe scoperte grazie alla minigonna che ancora indossa.
Lui inizia ad accarezzarle dolcemente le gambe, i piedi, il suo tocco è leggerissimo, lei chiude gli occhi, cerca di sciogliere il nervosismo che la pervade.
La aiuto accarezzandola anche io, dapprima le gambe, insieme a lui e poi salgo sul pube, sul ventre.
Ora sono quattro le mani a sfiorarla, comincia a gemere di piacere, la sensazione deve essere estasiante per lei!
Le sfilo maldestramente la gonna, è corta si, ma anche molto stretta, le fascia i fianchi, ride al mio goffo tentativo e mi aiuta, rimane col perizoma nero…è bellissima!
Ora io e lui siamo completamente nudi, lo invito a togliere quel piccolo lembo di stoffa che ci separa dal suo fiore, cosa che facciamo insieme iniziando a leccarlo con dolcezza!, i nostri cazzi sono duri e tesi!
Ci sdraiamo al suo fianco e ci strusciamo coi nostri corpi al suo, in un sensuale massaggio.
Le prendo una mano e tento di dirigerla verso il cazzo di lui, lei si ritrae ridendo, ma poi lo fa spontaneamente ed inizia a toccarlo, a sfiorarlo, con l altra mano gli accarezza la schiena, gli succhia e gli morde i capezzoli che sa essere molto sensibili e poi….
Si abbassa su di lui e lo prende in bocca!
Io rimango incredulo! Mia moglie che succhia il cazzo di un altro uomo…è una sensazione per me stupenda, è da tempo che la sognavo!
Ma la mia incredulità aumenta quando lei, con sguardo malizioso ed un sorriso ironico mi porge quel cazzo umido della sua saliva e mi invita a prenderlo in bocca insieme a lei!
…è bello, accidenti, mi piace!
Lo sento fremere in bocca, lo lecchiamo insieme e ci baciamo con il cazzo fra le nostre lingue, penso che a breve ci venga tra le labbra tanto forti sono i suoi gemiti di piacere!
No.... resiste, ed allora lei si dedica ad entrambi i cazzi che quella serata, che ormai si preannuncia essere fantastica, le ha messo a disposizione!
Un doppio pompino esaltante, le nostre cappelle turgide e tese che si toccano e la sua lingua che le lecca entrambe e che, a turno, spariscono nella bocca vorace di lei ormai completamente lasciatasi andare al piacere e all’ erotismo.
Ho voglia di scoparla e lo faccio, lentamente, dolcemente, mentre lei non smette di succhiare quel cazzo, non più estraneo, che le stà dando un piacere inaspettato.
Colgo il desiderio di lui e quindi smetto di pompare mia moglie e lo invito al mio posto, gli prendo il cazzo in mano e lo dirigo verso quella figa grondante di umori e di piacere e lo infilo dolcemente dentro di lei, mentre le tocco il clitoride, accarezzo le palle ed il buco di lui, mi chino a leccare entrambi, ormai sono in estasi totale, porgo il mio cazzo tra le loro labbra, lo succhiano mentre la scopa, sempre più velocemente…non resisto più!
Sborro copiosamente tra le labbra di lei, lo succhia avidamente, ha il viso, i capelli e la bocca pieni della mia sborra, mista al sudore di quei tre corpi avvinghiati ed avvolti dal piacere, il suo orgasmo è violento, gode con noi, quando lui esce dalla figa e le viene sul ventre e lei non esita a spalmarsi su tutto il corpo i nostri nettari asprigni!
Ci abbracciamo tutti e tre ansimanti,sazi di piacere, consapevoli di aver vissuto per la prima volta un esperienza bellissima, un piacere nuovo che , siamo certi, si ripeterà, perché ormai, non siamo più DUENOVIZI!
P.S. Un anticipato GRAZIE di cuore a tutti coloro che leggeranno questo racconto e vorranno lasciare un commento! R&D
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 22 hours ago -
La prima volta di duenovizi pte 1
Un saluto a tutti quelli che avranno la pazienza di leggere questo mio racconto! Vorrei dire loro che non si tratta di un frutto della mia fantasia, ma di una storia vera, vissuta il 01/09/2007
Ho pensato di suddividere il racconto in due parti per evitare di annoiare chi legge, vedi se ti piace il preludio e, se lo ritieni opportuno, prosegui!
Buona lettura.....
Era già un pò di tempo che sognavo una situazione trasgressiva da vivere assieme alla mia compagna, e finalmente!
Da mesi ormai era presente un nostro annuncio sul sito alla ricerca di una coppia con la quale instaurare un rapporto di amicizia che potesse portare a situazioni piccanti e trasgressive, e tante sono state le coppie che hanno risposto ed innumerevoli i singoli.
Ad onor del vero l esploratore sono io, perchè la mia lei non è mai stata convinta della cosa, dice che non ne sente il bisogno, però sta al gioco e accetta di conoscere alcune coppie.
In totale tre!
Ma, purtroppo, con nessuna delle tre si va oltre a momenti piacevoli, la cena, tante chiacchiere, anche piccanti, l instaurarsi di un amicizia e confidenza che potrebbero anche diventare durature, ma nulla di più!
Motivo?
La gelosia di mia moglie..! Dice che non sopporta l idea di vedermi alle prese con un altra donna, il pensiero che io possa trarre e dare piacere ad un altra la fa imbestialire!
...e allora che faccio?
Mi metto alla ricerca di un singolo......la mia voglia di trasgressione non si placa, proviamo così, mia moglie, non troppo convinta, accetta!
Senza molta fatica, ne affannate ricerche, trovo una persona che potrebbe fare al caso nostro, sembra una persona gentile, educata, pacata e non assatanata come molti altri!
Scrivo! Qualche scambio di mail, poi sms e telefonate, si instaura un bel rapporto di complicità e poi, finalmente, l incontro!
Ci si riconosce subito viste le tante foto scambiate, le presentazioni, le solite frasi di rito e poi, via, andiamo a mangiare una pizza!
Cena piacevole, un drink sul lungomare tra tante parole, allusioni, ammiccamenti, il tutto condito da una simpatia reciproca che pare consolidarsi col passare del tempo, dopo di che la fatidica frase....andiamo a casa nostra a bere qualcosa?
Si entra in casa, ci si versa da bere, l aria è tesa, siamo tutti in ansia, non dimentichiamoci che per tutti è la prima volta che ci si trova in una situazione simile, la tensione è palpabile!
Devo fare qualcosa per allentare la morsa!
Tra frasi fatte e sciocchezze, senza essere in alcun modo volgare, inizio ad accarezzarle i seni, ne estraggo uno dalla leggera maglia che indossa e...
....-guarda che capezzoli meravigliosi che ha !-
....-dai, non fare lo scemo !-
....-e cosa c è di male, li ha visti tante volte in fotografia, dal vero sono ancora più belli !-
Cerco un aiuto incrociando lo sguardo di lui che finalmente si sblocca un pò e dice....-hai delle belle gambe, ti farebbe piacere se ti facessi un massaggio rilassante?-
Lei, ridendo, ma evidentemente tesa e titubante, ma forse eccitata all'idea, accetta!
Colgo la palla al balzo, non mi sembra vero, porgo un flacone di olio profumato e propongo di accomodarci sul divano...-si sta più comodi!!!-
CONTINUA.....
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 22 hours ago -
...a due mani
In una camera...LEI:
luci soffuse... finestre aperte ma tende scure tirate...
iniziamo a baciarci...
dal bacio si capisce come sarà il sesso con un uomo...
caldo... intenso... e mai noiso...
la lingua, veloce dentro la mia bocca e poi lenta... attorno alle mie labbra... capisco che se userai il cazzo così...
inizio a baciarti il collo... e con le mani ti stringo i capezzoli... non te lo aspettavi... ma ti piace...
sento il cazzo che diventa duro...
anche tu appoggi la tua mano sul mio capezzolo...
sbottoni la mia camicetta e infili la mano...
ti bagni le dita e ritorni a stringere il capezzolo...
mmmmm... mi senti gemere un pò... ti piace sapere che gemo per te...
ti voglio... ma non te lo dico... aspetto...
tu mi spogli....
mi guardi... mi parli... mi dici cosa mi farai... mi sto eccitando... mi sento un pò bagnata... allora mi inginocchio di fronte a te... ti tolgo i pantaloni... il tuo cazzo... è duro... mi piace... lo tocco... con la lingua lecco la punta... la cappella... calda.. morbida... lo prendo in bocca ed inizio ad andare su e giù velocemente, poi rallento... lo prendo in mano e con la lingua seguo la vena, dalla base alla punta e lo riprendo tutto in bocca.
mentre lo succhio allungo le mani sul tuo culo... bello, sodo... ti sento gemere... vorresti venire... ma io ancora non voglio... allora lo tiro fuori e con la cappella sfioro la mia faccia, il mio collo... ti chiedo se vuoi godere così e poi farlo tornare duro per una bella scopata... dici di si...
ti faccio sedere sul divano... mi inginocchio di nuovo davanti a te... ti piace vedermi inginocchiata...
lo riprendo in bocca... mmmm
ti sento gemere... tu mi dici di andare più veloce, usare le mani e la bocca...
allora io... ci metto le tette e lecco la punta...
poi lo rimetto tutto in bocca...
sento che stai per venire... lo prendo in mano e ti lascio il comando...
"dove vuoi sborare?" ti chiedo...
"in bocca" mi rispondi... "bevilo"...allora ricomicio ad andare su e giù
sento il liquido caldo in bocca... tu godi, gemi, alloro lo faccio uscire e lascio andare le ultime gocce sul seno...
mi guardi...
le tue parole "ora tocca a te..."
io gemo... so che sarà meraviglioso
ma tu sai che voglio godere con il cazzo duro dentro di me...
iniziamo di nuovo a toccarci...
In una camera...LUI:
A questo punto sono io che voglio prendere in mano la situazione ed è per questo che ti faccio sedere sul divano...ma non diritta sarebbe scontato. Devi metterti con la gamba destra piegata in modo che il ginocchio tocchi il seno, il piede sul divano e l'altra gamba puntata per terra giù dal divano...così riesco a vederti completamente...e ti guardo. Ti stai chiedendo perchè non faccio qualcosa ma io voglio godermi ogni millimetro del tuo corpo offerto...e mentre sei in questa posizione mi chino verso di te e ti bacio...è strano sentire il mio sapore nella tua bocca, prima sapevi di frutta, ora no. Ma non mi da fastidio...il mio piacere ti è colato lungo le labbra ed è li che mi piace succhiare e mordicchiare...il labbro inferiore soprattutto, pieno e promettente...
Poi lentamente mi inginocchio e mentre lo faccio la mia bocca aperta percorre il tuo corpo. Non ti sto leccando, ma con la bocca socchiusa respiro ad un millimetro di distanza dalla tua pelle...sento il tuo profumo, il tuo odore inconfondibile...ed arrivo ai seni...che stringo fra le mani con energia...no non ti faccio male ma mi DEVI sentire...devi sentire che ho voglia, che lo metterei dentro subito e mi risvuoterei dinuovo...mi è tornato duro dopo il bacio che ti ho dato. E così prendo in bocca il tuo capezzolo e lo ripasso con la lingua, ci giro intorno e succhio con energia mentre con l'altra mano ti stringo la coscia...quella della gamba che stai puntando a terra e siccome sei in una posizione di tensione sento il muscolo che sporge sotto la pelle...e so che mi basterebbe salire di qualche centimetro per sentire la tua figa bagnata aprirsi alle mie dita...ma non lo faccio. Perchè ti voglio assaggiare prima di toccarti. Voglio prenderti in bocca e farti venire come tu hai fatto venire me...e scendo col viso sulla tua pancia...
e mentre scendo arrivo al ventre, all'ombelico e mi accorgo che mentre sto passando di la sussulti...è solletico? forse...allora torno un pò su e rispondi di nuovo...tiro fuori la punta della lingua e sfioro la pelle intorno all'ombelico...sopra e sotto...non dentro. Destra e sinistra...non dentro. Ora dentro. Muovo la lingua in circoletti lentamente intorno all'ombelico e dentro...bello sentirti gemere...nulla è più gratificante del sentire la propria compagna che prova piacere...e allora scendo di più...scendo sul pube dove c'è l'attaccatura dei peli...e appoggio la bocca in modo tale da sentirli dentro ed incomincio a succhiare e leccare non più piano ma con foga. La mia saliva si mischia ai tuoi peli...qualcuno mi resta in bocca...ma non mi interessa...in questo momento potrebbero prendermi a calci che non sentirei nulla...sento solo i tuoi sospiri e non conta altro...
> E finalmente arrivo dove volevo...sporgo la mia lingua ed arrivo a sfiorare l'attacatura delle labbra con il pube...il clitoride sporge lievemente...lo intravedo...e lo succhio. Sai ti ho fatto sedere così proprio perchè in questa posizione riesco ad avere la tua figa tutta a portata della mia bocca...dal clitoride al culo...non ho solo una parte a disposizione, posso prendere tutto quello che voglio e così faccio. Muovo la mia lingua lentamente dal clitoride al buco del culo...passo il contorno delle labbra e mi fermo a succhiarle...infilo la lingua dentro...e sento il tuo gusto lievemente metallico...buono...e poi di nuovo su e giù...ma sento che non ti basta...sento che ti ecciti alla grande ma non riuscirai a venire così...e allora avvicino due dita, indice e medio e le infilo in modo deciso anche se non veloce...e comincio ad andare avanti indietro mentre mi sono posizionato con la bocca sul clitoride...lo tengo in bocca e lo succhio...succhio e lascio, succhio e lascio...e con la mano aumento il ritmo...mi piace quando apri le gambe ed accompagni i miei movimenti...mi piace quando il tuo respiro si spezza ed inizi a muoverti al mio ritmo...siamo in sintonia alla grande, e sei completamente bagnata...il rumore delle mie dita dentro di te è sempre più veloce e così il tuo petto che si alza e si abbassa...i muscoli sulla pancia si tendono...la tua schiena si inarca lievemente come a volermi offrire tutto il tuo sesso...e infilo anche il terzo dito, l'anulare...indice, medio e anulare...ed eccoti...eccoti...non trattenerti...urla se ti va...esplodi come sono esploso io...
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17 years ago
admin, 75
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Col vento nel cuore
Cap. 1
Ancora poco e sarà quì. Come ogni giorno da 12 anni quasi alla stessa ora si affaccerà alla mia finestra facendo capolino e riportandomi alla mia vita reale, quella che durante tutte le notti riesco a dimenticare grazie ai sogni di libertà e spazi aperti. Come sempre lui sarà lì a ricordarmi di fare i conti con la mia coscienza. Lui è il primo raggio di sole del mattino quello che da 12 anni mi sveglia entrando dalla finestra di questa mia cella.
E’ curioso come quando non possiedi più niente, persino una squallida cella di un carcere possa diventare tua, sentendola come l’unico posto dove trovi rifugio.
Questa notte ho dormito poco, il pensiero del mio ultimo giorno all’interno della Agrippa e forse anche il mio ultimo giorno sull’Isola di Pianosa, mi ha reso inquieto.
Se da un lato sono felice di uscire e poter respirare soltanto se mi andrà, dall’altro so bene che i fantasmi della mia coscienza non potrò lasciarli quì.
In questi lunghi anni non mi sono mai professato innocente, sono reo confesso. Con un mio gesto ho tolto la vita ad un altro essere umano, e poco conta se sia stato un gesto involontario e se in buona parte il fatto sia stato dovuto al caso. Rimango sempre colpevole di non aver pensato, di non aver fatto attenzione, di non aver prevenuto, con la colpevole leggerezza di tutti quelli che pensano: “a me non può accadere”.
Subito dopo quel maledetto giorno di 12 anni fà, ho desiderato fortemente che il mio processo e la mia condanna fossero quanto più rapide possibile sapendo che la vera espiazione sarebbe venuta dopo, nella solitudine della mia mente e nell’ansia delle notti insonni. Speravo che la reclusione con tutto quello che sarebbe conseguito dal convivere con uomini spesso senza scrupoli e con niente da perdere, alla privazione della libertà, potessero lenire il mio dolore ed il mio senso di colpa, ma non è stato così.
Non credevo potesse esistere un dolore così persistente, come un’indolensimento che non ti abbandona mai, in ogni attimo della tua vita, è pronto a riemergere ricordandoti il come, il quando ed il perchè della tua condizione attuale.
Nei primi anni dopo la condanna mi convinsi che l’avrei fatta finita, privandomi del bene più grande e riequilibrando le cose: la mia vita in cambio di quella che avevo distrutto. In seguito si fece spazio il dubbio che così facendo mi sarei sottratto al peso della mia coscienza e che sopportare e convivere con questo dolore avrebbe, almeno in parte, reso , silenziosa giustizia, alla persona scomparsa ed ai suoi familiari.
Arrivai anche a chiedermi se questo mio sentire non fosse altro che una scusa legata all’istintivo desiderio di sopravivenza insito in ogni essere umano. Tutt’oggi non sono giunto ad una risposta certa. Sono però convinto del fatto che ogni giorno della mia vita in cui mi dannerò di aver stroncato un’esistenza, avrà il valore di un fiore deposto sulla tomba di quell’uomo.
Prima che tutto cominciasse ero un poliziotto, forse non bravissimo, ma con un certo istinto e con l’arte della mediazione. Là dove alcuni miei colleghi avrebbero risolto tutto con qualche schiaffo, io mi inerpicavo nella difficile ricerca di una mediazione verbale spesso con successo, ma qualche volta con clamorosi “tonfi”.
Sono cresciuto in una famiglia dove il valore più alto che mi sia stato trasmesso è quello della “vita umana” e della dignità degli individui. Per questo già da ragazzo ogni forma di sopraffazione verbale o fisica era contraria al valore da me attribuito all’individuo ed alla sua vita. Con questa motivazione ho potuto interpretare il ruolo di “poliziotto” contrastando, nel mio piccolo, la sopraffazione, la violenza e l’ingiustizia in ogni sua forma, cercando di non cadere mai nel paradosso di utilizzare la violenza per combattere la violenza.
Avevo costruito una famiglia, avevo una mia casa e come molti conducevo una vita regolare, ma le prove che la vita ti mette davanti sono talvolta più grandi di noi stessi e così un giorno ho perduto tutto: gli affetti, gli amici, il lavoro e tutto il resto.
Poi il baratro. Le voci urlanti dei parenti il giorno del processo che mi offendevano nel vano tentativo di alleviare la loro sofferenza esprimendo tutto l’odio che provavano per me. Dentro di me tanta carica aggressiva poteva soltanto unirsi al mio dolore trincerato dietro al mio ininterrotto silenzio durato per un intero anno dopo quel tragico giorno.
La vita sull’isola di Pianosa scorreva abbastanza bene. Durante il giorno le attività della colonia agricola riuscivano ad impegnarmi dal punto di vista fisico quel tanto da farmi giungere sfinito all’ora di andare a letto facendo sprofondare tutti i miei pensieri e le mie angoscie dopo “soltanto” un paio d’ore di arrovellamenti mentali.
Pianosa è una delle forme più “perfide” di reclusione che mente umana potesse concepire, ma non per le condizioni di vita dei detenuti. Il contrasto tra una vita di reclusione e privazione associato alla possibilità di guardare quasi ininterrottamente la linea dell’orizzonte con il contrasto del verde di una vegetazione rigogliosa e prepotente ed il blu scuro del mare, rappresentano una vera tortura per chiunque, non esclusi i secondini che conducono una vita in qran parte simile a quella dei detenuti, con la sola consapevolezza mentale di essere i vigilanti e non i vigilati.
Guardando il mare dalle sbarre della mia cella mi sono chiesto spesso come sarebbe stato il mio domani e se un domani ci sarebbe stato. Adesso che stavo per uscire non mi sentivo minimamente pronto ad affrontare il mondo. Non sò quando sia accaduto che questa prigione sia divenuta il mio carapace, in grado di proteggermi oltre che di ospitarmi, ma adesso che sentivo sempre più vicino il momento di liberarmene provavo un forte senso di disiagio.
Alle 9.00 in punto il Sovrintendente si presenta alla mia porta e sento che introduce la chiave nella toppa. Il mio cuore batte all’impazzata come quello di un 15 enne al primo appuntamento. Mi conduce all’Ufficio Matricola lo stesso dal quale sono passato il giorno del mio arrivo, ma questa volta gli oggetti che mi furono tolti allora, mi vengono restituiti. Alcuni di loro non li ricordavo neanche più. L’Addeto alla matricola, dopo aver depositato i miei “effetti personali” come li chiama lui, sul tavolo, si avvia verso la cassaforte e ne estrae una busta con spillato un foglio che stacca con un colpo secco e pone davanti a me insieme ad una penna.
Soltanto in quel momento apprendo che in tutti questi anni il mio lavoro nella colonia ha prodotto un guadagno che si è accumulato al fine di permettermi da “scarcerando” di poter contare su un minimo di autonomia economica sino al momento di una nuova sistemazione. Firmo, ringrazio sommessamente, mi guardano come se avessi bestemmiato, poi è il momento del commiato dei compagni e del Direttore.
Non riesco a nascondere la mia commozione quando mi trovo faccia a faccia col Maresciallo Del Pistoia, un uomo speciale, forse l’unico che nonostante il mio silenzio di questi anni si sia ostinato a parlarmi senza mai ottenere una sola risposta alle sue domande. Un uomo, gentile e fortemente legato al mare. I suoi racconti tra l’immaginario ed il reale mi hanno spesso fatto volare con la mente aldilà di quelle sbarre ed oggi che che parto, non posso che ricacciare in gola un nodo di pianto e distogliere il mio sguardo dal suo. Non potrò mai dirgli quanto questa sua umanità mi abbia scaldato il cuore in questi anni.
Poi come in un vortice, tutto si “srotola” troppo velocemente perchè io possa realmente rendermi conto di quel che sta accadendo. Vengo come spinto fuori dal portone che subito si richude dietro di me ed il panico mi assale.... mi volto un attimo a guardare il muro “sgarrupato” della Agrippa e poi mi volto lentamente verso il mare con lo sguardo ancora a terra è come se avessi paura di incrociare tutta quell’infinità, mi faccio coraggio e poco a poco alzo lo sguardo su quel trionfo di colori e luci.
Percorro di buon passo la strada che porta al porticciolo. Passando getto uno sguardo su Cala dei Turchi e poi giù sino alla banchina dove il molo e pieno di turisti. Mi confondo tra loro con la paura che qualcuno possa riconoscermi, ma è soltanto una mia idea, non sono ne un Boss mafioso ne un personaggio conosciuto ed infatti nessuno si volta a guardarmi. Per alcuni attimi resto rapito dalla bellezza di una donna con i capelli al vento. Non ricordavo più come fosse bello guardarle. Poi la mia attenzione cade su due ragazzini che giocano gioiosamente. Sono attimi di un’intensità indescrivibile e come risvegliarsi da un torpore durato 12 anni. E’ il momento dell’imbarco e l’uomo che controlla i biglietti è l’unico che può sapere da dove vengo. Il mio biglietto è diverso da tutti gli altri, infatti si sofferma, lo guarda con attenzione poi mi sorride e restituendomelo mi dice “ ben tornato”. Salgo a bordo e mi confondo nuovamente tra la folla.
Il viaggio per Livorno mi sembra interminabile, guardo l’Elba scorrere accanto a noi e sono incantato dalla sua bellezza. Continuano a venirmi in mente i racconti del Maresciallo Del Pistoia e quella volta in cui venne a bussarmi alla cella in piena notte per dirmi di seguirlo senza fare domande. Mi condusse nei sotterranei, aprì una porta cigolante e mi fece partecipe di un suo segreto.
Negli scantinati del carcere, aveva allestito un vero e proprio cantiere navale dove nottetempo, quando non era in servizio si dedicava alla costruzione di una barca di legno a vela con la quale, giurò più volte, sarebbe partito per il giro del mondo appena raggiunta l’età della pensione. Non gli chiesi mai come avrebbe fatto a farla uscire dagli scantinati giàcchè era forse lunga 7 metri e larga almeno 3, sicuramente più del vano scale che risaliva verso l’uscita.
L’Arrivo a Livorno mi provoca una nuova emozione, continuo a non saper dove posare lo sguardo per primo, so soltanto che tutto mi sembra bellissimo, il porto, le barche all’ormeggio, i pescatori, persino i rifiuti che galleggiano negli angoli della darsena vecchia.
Mi siedo e resto a guardare, la vita che scorre per alcune ore fino a quando “rinvengo”. Improvvisamente mi accorgo che la mia prigione è venuta via con me, non ho potuto lasciare i fantasmi sull’isola di Pianosa, sono tutti dentro di me in più con il cruccio adesso di essere stato assolto dalla giustizia dell’uomo avendo espiato la pena, ma di non poter in alcun modo ottenere il perdono della mia coscienza.
I giorni scorrono tra la ricerca di un equilibrio e le mille domande che mi assillano. Sono certo del fatto che non cercherò nessuno dei parenti o dei colleghi che di sicuro mi hanno dimenticato. L’ultima lettera l’ho ricevuta 2 anni dopo il mio ingresso in carcere, da allora 10 anni di silenzio ed assoluta assenza di chiunque.
Continuo a toccare nella mia tasca la busta contente tutto il denaro consegnatomi a Pianosa, ma è come se avessi paura anche soltanto di aprirla. Credevo che il mio primo giorno di libertà sarebbe stato pieno di quei confort che mi sono stati negati per così lungo tempo, invece mi scopro capace di accontentarmi di poco e resto cosi trà il porto e la città per almeno due settimane, dormendo sul ponte di una peschereccio alzandomi alle 4.30 tutti i giorni per non lasciare traccia della mia presenza e non essere scoperto dal pescatore che ogni giorno alle 5 salpa per il suo lavoro.
E’ un uomo anziano con capelli e barba bianca, un volto segnato dal freddo e dal sole sembra una persona semplice, ma dall’aria severa. Lo guardo ogni mattina dal ponte che sovrasta la darsena vecchia, mentre si accinge a lasciare l’ormeggio, non parla con nessuno, appronta la sua barca e salpa in completa solitudine per poi rientrare verso le 9 lui non rivolge mai lo sguardo verso di me anzi sembra non accorgersi nemmeno della mia presenza.
Lo guardo e un pò lo invidio fiero e libero di affrontare il mare contando soltanto sulle proprie forze. Proprio come quei gabbiani che lo accompagnano al suo ritorno in porto. Penso che vorrei avere il coraggio di imbarcarmi e partire forse per ricominciare e forse per farla finita, ma di sicuro per lasciare questo mondo che sento non appartenermi più.
Cap.2
Un sera più fredda delle altre, salendo sul ponte della barca di legno che scricchiola sotto i miei piedi, trovo una coperta ed un maglione ben piegati come se fossero li ad aspettarmi. Quella stessa sera, nuovamente assalito dai miei fantasmi stenterò a prendere sonno abbandonandomi soltanto a notte fonda. Come se fosse trascorso soltanto un attimo dal momento in cui mi sono addormentato vengo svegliato dal rollio della barca, qualcuno sta salendo a bordo. Il panico mia assale. Mi nascondo sotto la coperta cercando di diventare invisibile. Dopo pochi attimi sento il motore che si avvia e la barca che si muove. Resto come congelato sotto la coperta trattenendo il fiato. Intanto albeggia, l’uomo si muove sul ponte della barca. Penso fra me e me che dovrei saltare in mare per non dargli il tempo di accorgersi della mia presenza se non quando ormai fuori bordo. Un profumo di caffè mi avvolge, sa di caldo e di buono.
Il passo dell’uomo si avvicina, si sofferma, poi riparte. Ormai sono sicuro. Non può non evermi visto. Alzo un lembo del mio nascondiglio per sbirciare cosa accade. L’uomo ha depositato davanti a me una tazzina metallica di smalto blu colma di caffè e si è nuovamente dedicato alle sue attività. Rifletto e capisco che non solo sa della mia presenza, ma il caffè lo ha messo li proprio per me.
Mi faccio coraggio, esco lentamente da sotto la coperta, resto seduto sul ponte, accecato dai primi raggi del sole. Incrocio il suo sguardo. Accenna un sorriso. Poi si volta e riprende ad osservare l’orizzonte con in mano il timone.
Fulvio, questo è il suo nome mi racconta che da alcuni giorni aveva notato le tracce del mio soggiorno a bordo, ma che se ero tornato senza mai toccare niente, non rappresentavo un pericolo per lui e per la sua barca.
E’ un uomo solo, non ha famiglia, anzi dice: “la mia famiglia è Onda Etrusca, la sua barca, con la quale da oltre 8 anni tutti i giorni, anche quando il tempo non lo consiglia, esce dal porto di Livorno, per andare a pescare intorno allo scoglio della Meloria e nei pressi della Gorgona.
Fulvio non domanda mai niente di me, come se sapesse già tutta la mia storia e non volesse mettermi in imbarazzo.
La mattinata prosegue tra poche parole e molti sguardi. Cerco di rendermi utile a bordo come posso. Non ho mai pescato neanche con la canna, figuriamoci con le reti, ma osservando Fulvio, cerco di apprendere ed imitarlo.
Le settimane successive saranno le più belle dopo molto tempo, l’accordo mai espresso prosegue. Io continuo a dormire a bordo, ma questa volta in cabina in un vero letto, ed alle 5 di ogni giorno usciamo per la pesca dalla quale Fulvio mi lascia tenere quel che mi occorre per mangiare. Al rientro dalle battute, cerco di rendermi utile facendogli trovare Onda Etrusca pronta e pulita per il giorno successivo.
In breve mi rendo conto che trovarmi in mezzo al mare riesce a sollevare il mio spirito e la mia anima da tutte le angosce, come se mollando gli ormeggi, potessi lasciare tutto il mio passato a terra liberandomene sino al il mio rientro. In mare mi sento libero, veramente libero e felice.
Ogni giorno le prime luci dell’alba che illuminano la rocca della Darsena Medicea e poco a poco la diga foranea di Livorno accendono in me un desiderio irrefrenabile di prendere il mare.
I giorni passano e la confidenza con Fulvio cresce a poco a poco. Una sera, tornato al molo, vedendomi pulire il ponte mi invita a bere qualcosa. Io accetto, faccio l’atto di scendere dalla barca, ma lui con un gesto della mano mi ferma, sale a bordo e mi dice di mollare gli ormeggi. Non capisco ma eseguo senza discutere. E’ la mia prima navigazione notturna, ma vedere Fulvio al timone della sua Onda Etrusca, mi rassicura, lui certamente sa quello che fa. Dopo pochi minuti siamo in mezzo ad una splendida notte su un mare calmo e reso argenteo da una luna come non ricordo di averne mai viste prima. Fulvio ferma i motori. Gettà l’ancora e aprendo uno stipo, estrae una bottiglia di vino che stappa con un sol movimento, le sue mani, rugose e forti sembrano non incontrare mai ostacoli durante i movimenti.
Restiamo seduti ed incantati a raccontarci le nostre vite. Nessun commento, soltanto comprensione. Anche Fulvio no ha avuto una vita facile, ma almeno la sua vita attuale è una scelta. Io invece mi rendo conto che in queste settimane sto soltanto rimandando di occuparmi della mia “nuova vita”. La verità è che ogni volta che mi immagino intento nella ricerca di un vero lavoro o di una casa, sono assalito dalla sensazione di non meritare questa seconda opportunità. Sono comunque coscente che non potrò approfittare in eterno dell’ospitalità di Fulvio.
Racconto la mia storia ad un uomo del quale non so quasi niente e lui senza dir niente ascolta, con lo sguardo verso il buio. Intuisce la mia irrequietezza che ho la sensazione di non riuscire a dipingere con reale intensità. Le mie ansie e le mie paure raggiungono la superfice attraverso un flusso ininterrotto di parole, che come la forza delle acquee che rompono un argine all’improvviso, fuiscono oltre la mia reale volontà. Mi ascolto mentre parlo e le parole suonando insolite anche a me che sino ad oggi non ho mai raccontanto il mio dolore.
Terminato il mio racconto restiamo in silenzio per molti minuti. Sono attimi che hanno il valore di cento parole. Fulvio interrompera quel silenzio con una sola parola: “rientriamo”.
“Domattina niente pesca” dice Fulvio al nostro rientro. Passo a prenderti alle 8.
La notte che seguirà sarà la prima dopo tanti anni una in cui riuscirò a dormire senza sognare qualcosa che abbia a che fare con il motivo della mia reclusione. Forse condividere con qualcuno il mio peso mi ha fatto bene.
Puntuale come la ritmica del faro della Meloria, Fulvio arriva. Accenno a scendere dalla barca, ma con un gesto della mano mi ferma.
- Molla gli ormeggi (dice)
- Ma non avevi detto che oggi non si pescava?
- Infatti (risponde lui)
Non insisto, mollo gli ormeggi mentre Fulvio mette in moto.
Onda Etrusca non si lascia pregare e muove immediatamente verso l’uscita della darsena.
Questa volta però Fulvio non punta verso il mare aperto e risalendo la costa in direzione nord, imbocchiamo un canale che ci porterà ai piedi di un Casone da pesca. La struttura è di legno alta oltre 10 metri, posa su palafitte ed esattamente sopra di noi si stende un enorme bilancere da pesca. Accostiamo ad un improbabile molo di legno al quale ormeggiamo “all’ inglese”.
Fulvio tace e io non domando. La nostra conoscenza è fondamentalmente basata su questo. Libertà di non doversi dare spiegazioni. Molte volte del resto, basta attendere per capire tutto senza aver domandato.
Così scendiamo sul molo che ondeggia in maniera preoccupante sotto il nostro peso. Solo pochi passi ci separano da una scala verticale in legno che conduce verso l’interno del casone. Salgo preceduto da Fulvio, senza poter fare a meno di notare quanto l’intera struttura sia tanto affascinante quanto vetusta. A pochi metri da noi alcune anatre rumoreggiano come a segnalare la nostra presenza.
Un forte rumore richiama la mia attenzione. Fulvio con un colpo di spalla ha ribaltato la botola che si trova al vertice della scala e che immette all’interno della costruzione. Entro e resto a metà con la testa nella botola e le gambe ancora fuori sulla scala. L’interno del casone è incredibilmente affascinante. Il gioco di legni con i colori caldi e la qualtità di oggetti in esso accumulati, impegna il mio sguardo per alcuni minuti. Ogni angolo delle pareti e del soffitto è coperto di reti, gavitelli, cime, lanterne, palamiti e tutto quant’altro abbia attinenza con il mare. Un forte profumo misto tra sale, pesce e muffa pervade l’ambiente.
Entro e vedo Fulvio aprire una porta che immette in una seconda stanza, questa volta buia. Ancora un rumore ed una delle pareti di questo locale buio si apre verso l’esterno lasciando entrare una ventata di aria pulita e la forte luce del sole. Resto accecato per alcuni attimi, poi focalizzo al centro del grande locale qualcosa di molto grande coperto da un telo.
Si tratta di un’imbarcazione, evidentemente rimessata in attesa di chissà cosa. Fulvio mi racconta che quella è la vera “Onda Etrusca”, apprendo che il suo peschereccio si chiamava in un altro modo, ma Fulvio gli ha cambiato nome quando è entrato in possesso di questo “relitto”. Onda Etrusca è uno Shogun di 14 metri a vela armato Sloop, si tratta di un imbarcazione a chiglia, che ha recuperato ed acquistato per poche lire molti anni fa con l’idea di ripristinarla e partire per un viaggio intorno al mondo, ma che poi ha continuato a fissare per settimane, mesi ed anni senza mai avere il coraggio di cominciarne la ristrutturazione.
Restiamo seduti a parlare per diverse ore, capisco dalle parole di Fulvio che quella barca in realtà è il suo sogno nel cassetto. Quello che spesso accompagna la vita di un uomo restando il più delle volte inrealizzato, ma che conserva il valore di un obiettivo da perseguire, di una motivazione per andare avanti anche nei giorni in cui la vita è tutt’altro che facile. Mi confessa di non aver mai iniziato i lavori di ristrutturazione perchè economicamente troppo onerosi anche soltanto in termini di materiali e tutto sommato di essere anche troppo vecchio e stanco per trovare l’energia necessaria a provarci.
Posso soltanto intuire la silenziosa sofferenza di Fulvio che da oltre 10 anni osserva la sua Onda Etrusca stazionare in quel magazzino senza trovare le risorse per poterla rimettere in mare. Improvvisamente, mi ricordo della busta che ho in tasca. Adesso so cosa voglio fare di tutto questo denaro. Realizzare il sogno di Fulvio e forse anche un pò il mio. Ripristinare Onda Etrusca e prendere il mare verso una nuova vita.
Un pò timoroso propongo a Fulvio l’idea di lavorare insieme alla ristrutturazione e di fare società lui mettendoci la barca ed io offrendo le risorse economiche per la ristruttuazione.
Non risponde, mi guarda, allunga lo sguardo verso il mare, mi mette una mano sulla spalla e con le forti dita la stringe come a voler sugellare un contratto. Colgo un moto di commozione nei suoi occhi. Il silenzio sancisce il nostro accordo.
I mesi che seguiranno saranno pieni di entusiasmo e di fatica. Onda Etrusca è ridotta davvero male. Una falla nello scafo, l’albero diviso in due parti ed al suo interno segni evidenti dell’acqua che ha invaso tutto impregnando irrimediabilmente legni, tessuti ed anche il motore che si presenta come un unica incrostazione. Capisco lo sconforto di Fulvio davanti a tutto questo, ma la chiave delle “grandi opere” sta nel non guardarle nel loro insieme, ma nello scomporle in piccole parti. Ogni singolo piccolo lavoro, costituisce una conquista che ti avvicina al risultato finale.
Ogni giorno per 14 mesi, dopo aver pescato in mare per garantirci comunque quel che ci occorre per vivere, andremo al casone e riprenderemo i nostri lavori. Le mani spaccate dalla polvere e dal freddo a volte ci indurranno a desistere, ma fortunatamente l’alternarsi degli stati di umore ed entusiasmo tra me e Fulvio sosterranno a volte l’uno a volte l’altro .
Restaurare la barca sarà stimolante non soltanto per le nozioni di manualità che acquisirò durante tutta la lavorazione, ma anche per la continua attività mentale necessaria al reperimento del giusto pezzo o dell’impiego di qualcosa di recuperato in sostituzione di un pezzo non reperibile. Sfaciacarrozze, vecchi cantieri edili e navali saranno le nostre basi di approvigionamento. A volte dopo ore di estenuante trattativa commerciale riusciamo a farci cedere assi di legno e pannelli non più utilizzati in stato di evidente abbandono, ma che improvvisamente per il proprietario, assumono un enorme valore affettivo nonappena intusce l’opportunità di ricavarne un prezzo.
A maggio 2005 Onda Etrusca sarà pronta, almeno così credevamo. Per issare l’albero, ricavato dalla paziente lavorazione di un palo di legno proveniente da una dismessa rete elettrica, dovremo ricorrere all’internvento di un carro gru che prima alerà Onda Etrusca nel sottostante canale e poi isserà l’albero che fisseremo a strallo, paterazzo e sartie. Per la regolazione ed il fissaggio definitivo ricorreremo ad un esperto. Gianni Serafini, Comandate di lungo corso della Marina Militare in pensione, appassionato progettista e costruttore di barche noto per non volere compensi in denaro per la sua consulenza, ma per decidere se fornirla solanto in situazioni che lui stesso giudica o meno opportune. Dopo aver visionato Onda Etrusca ed aver ascoltato il raccolto della sua storia e della lunga opera di restauro, Serafini, con lo sguardo fisso sulla barca scosterà la pipa dalla bocca per un attimo, ed in una nube di profumato odore di tabacco bruciato emetterà l’attesa sentenza:
- Si può fare!
L’Indomani e per tre settimane sarà all’opera in piccole regolazioni e grandi modifiche. Diventerà il nostro capo cantiere, aggirandosi per la barca con l’aria del critico d’arte segnalerà tutti gli interventi da fare e rifare sino al raggiungimento dello stato dell’arte.
A volte la sua aria da consumato esperto, farà innervosire Fulvio, ma il rispetto per la figura del Comandante prevarrà su quei momenti di nervosismo anche in vista dell’avvicinarsi della prima uscita in mare aperto. Serafini farà molto di più di quanto fosse nei patti. Continuerà a verificare l’imbarcazione con meticolosa e professionale attenzione fino al giorno in cui un mattina arrivirà al casone non con il suo proverbiale ciclomotore, ma con un furgone. Senza parlare, indicherà con un gesto della sua pipa il furgone e aprendolo io e Fulvio ci troveremo davanti un quintale scarso di vele recuperate non sapremo mai dove, a volte è meglio non domandare, che serviranno ad invelare Onda Etrusca comprese randa, fiocco, tormentina e spinnaker. Serafini si rivelerà anche un abile velaio e per giorni e giorni misurerà, taglierà, cucirà ed incollerà completando l’attrezzatura di coperta con 2 winch recanti il simbolo della Marina Militare.
Il restauro di Onda Estrusca, intanto non è passato inosservato e numerosi curiosi tutti i giorni passano a vedere come procedono le operazioni.
Un maestro di una scuola elementare chiederà il permesso di condurre i ragazzi a vedere la barca da vicino. Fulvio un pò dubbioso accetterà a condizione però che rimangano sulla sponda del canale, senza salire a bordo. Quel giorno mi riconcilierò ulteriormente con la vita. I bambini con la loro innocente irruenza mi ricorderanno di quando ero ragazzino io. Le domande, a volte incomprensibili ed a volte incredibilmente argute, ci faranno sorridere non senza un pò di orgoglio per l’ammirazione che si legge nei loro occhi.
Al termine della visita dei ragazzi, mentre si allontanano restiamo seduti sul ponte suddisfatti ed appagati dalla loro presenza. Fulvio con un balzo salterà sulla tuga e chiamato il Maestro annuncerà:
- Se desiderate assistere domenica mattina ci sarà la prima uscita in mare di Onda Etrusca.
Lo guardo stupito. Mi sorride. Rispondo con un gesto della mano chiusa a pugno.
Il Maestro ringrazia e ci assicura la sua presenza e quella dei ragazzi all’imboccatura del canale alle 10 di domenica mattina.
Si allontanano. Guardo Fulvio e dico:
- ma non siamo ancora pronti
- noi no, ma Onda Etrusca si.
Annuisco. Siamo comunque increduli che il grande giorno sia arrivato. La notte la passeremo a bordo di Onda Etrusca senza quansi riuscire a dormire per la palpabile eccitazione ed all’alba siamo già in piedi. Pulire e riodinare la barca impegna le prime ore del giorno ed alle 9.30 Fulvio, con aria solenne dice:
- è ora!
sorrido e gli stringo la mano
- “molla gli ormeggi !”
Mentre libero Onda Etrusca mi tremano le mani. Fulvio avvia il motore che parte al primo colpo. In quel momento mi sovviene che non ho mai navigato a vela e sorpatutto non ho la minima idea di cosa si debba fare anche soltanto per dare assistenza. Mi volgo verso Fulvio per renderlo partecipe, ma la sua aria fiera mi rassicura. Così opto per un più dignitoso silenzio. Guardiamo scorrere la costa in silenzio. Onda Etrusca è al suo massimo splendore.
E’ Curioso non ho idea di come governarla, ma ne conosco ogni più intimo dettaglio, dai paglioli alla chiglia, dall’elica all’indicatore del vento posto in testa d’albero.
Mentre un tiepido sole ci riscalda guardo il mare in fondo al canale, le piccole onde disordinate sulla barra segnano l’incontrarsi della corrente fluviale con le onde del mare e probabilmente anche un basso fondale. Mentre inseguo i miei pensieri quasi dimentico il nostro “appuntamento”.
Fulvio fa segno con la mano ed indica la sponda destra della foce del canale. Un campanello di persone nel vederci arrivare intona un brusio crescente che si trasforma in fischi, applausi e grida via via che ci avviciniamo. Dentro di me penso che non stiano aspettando noi e guardo verso poppa. Invece non c’è nessun altro.
Quando ormai i volti cominciano a delinearsi, riconosco il maestro della scuola con la sua classe al completo più molti genitori, amici e curiosi. Onda Etrusca sfila il gruppo acclamata come una vera diva. L’ingresso in mare e liscio come l’olio. In pochi attimi cominciamo ad allontanarci dalla costa. Le voci degli amici venuti a salutarci si attutiscono sempre di più. Siamo euforici, non ho mai visto Fulvio sorridere così e ci abbracciamo in un walzer di esultazione.
Tornati in noi, Fulvio, mi dice di prendere il timone. Rispondo che non ho la patente. Lui ribatte: “ nessun’ onda ha mai chiesto la patente ad un marinaio prima di infrangersi sulla sua barca”.
Sorrido e mi accosto a lui. Prima una mano e poi l’altra, ecco, adesso Onda Etrusca è al mio comando. Fulvio issa la randa con non poca fatica. La tela è molta e forse il mio modo di prendere il vento non è l’ideale per aiutarlo. Terminato con la randa è il momento del fiocco, sento la barca inclinarsi verso sinistra. Fulvio mi fa un gesto passandosi una mano distesa sotto la cola come per tagliarsela. Capisco che si riferisce al motore. Internvego sul pulsante ed un beep accompagna lo spengimento e la magia.
Fulvio raggiunge il pozzetto e riprende il comando. Le vele gonfie di un vento non teso, ma costante sospingono la barca con maggior vigore di quanto non facesse il motore che non era certo al massimo dei giri, ma la sensazione della velocità in assenza di rumore se non quello del’acqua e del ventom, è inebriante.
Sono al limite della commozione quando mi volto verso terra e realizzo che si trova ormai lontana. Il nostro primo giorno di navigazione sarà salutato da 4 delfini che al largo di Marina di Massa ci affiancheranno passando più volte sotto la nostra prua. Nessun battesimo poteva essere migliore di questo: prima gli amici della scuola e poi i delfini.
Veramente, una giornata perfetta.
Alle 18.00 circa, siamo nei pressi della diga foranea di Spezia dove Fulvio, con l’aria di uno che è di casa, ammaina le vele e riaccende il motore per accostare alla banchina di un’associazione nautica dove alcune persone ci vengono incontro è ci assistono nelle manovre di ormeggio. Il racconto del restauro di Onda Etrusca e della nostra breve navigazione monopolizzerà la serata ed i nostri nuovi amici, offrendoci una cena a base di pesce, si intratterranno con noi fino a tardi. Nel frastuono delle risate penso che erano almeno 13 anni che non passavo una giornata così, ma poi ripensandoci capisco che forse una giornata così non l’avevo mai vissuta. Emozioni, natura, spazi aperti e la magia della vela. Forse sarà il vino, ma ho la sensazione che qualcosa di grande ed inaspettato si sia affacciato nella mia vita.
CAP.3
La mattina seguente dormirò fino a tardi e senza alcun fantasma che mi disturbi. Il vento ed il vino hanno giocato il loro ruolo. Alle 10 dei rumori provenienti dal pozzetto mi richiamano alla realtà. Esco ed abbagliato dal sole guardo Fulvio seduto sul pontile che osserva l’ampia baia. Mentre lo saluto noto accanto a lui il suo sacco.
- Cosa fai Fulvio ?
- E tutto pronto, aspettavo che tu ti svegliassi per andare.
- Andare dove ? domando
- A casa, risponde.
- Qui inizia la tua nuova vita.
Lo guardo senza capire:
- di cosa stai parlando?
- Ho parlato con gli amici dell’associazione, abbiamo fatto un accordo. Potrai restare ormeggiato qui e vivere su onda etrusca per tutta la stagione. In cambio loro utilizzaranno la barca per brevi crociere scuola e tu potrai sempre andare con loro così farai esperienza di navigazione ed imparerai a condurre. Sono molto bravi sai ?
Sono sempre più stupito.
- ma e come farai con la pesca ? mi interrompe
- hei ragazzo, ho fatto il pescatore solitario per tanto tempo prima di te, non crederai che non ne sia più capace?
- No certo.
- Allora poche storie, accompagnami alla stazione che tra poco il mio treno parte.
Lungo il tragitto insisto perche Fulvio rimanga con me o mi riconduca con Onda Etrusca a Livorno. Fulvio però è irremovibile. Dice che quando sarò pronto riporterò io stesso Onda Etrusca a casa. Così in un silenzio di quelli che già abbiamo sperimentato, camminiamo sino alla stazione dove Fulvio sbotta con aria severa:
- adesso vai, non mi sono mai piaciuti gli addii
- non vuoi che aspetti con te il treno ?
- perchè non ne hai mai visto partire uno ?
Ancora una volta mi chiude la bocca. E dopo una poderosa stretta di mano, ignorando il nodo che mi attanaglia la gola, mi volto e mi incammino nuovamente in direzione del porto.
Quella sarà l’ultima volta che vedrò Fulvio, al molo mi racconteranno alcuni mesi dopo che risulterà scomparso in mare durante un fortunale. La sua barca sarà recuperato dalla Guardia Costiera in prossimità della Gorgona, alla deriva, malandata, ma galleggiante. Di Fulvio nessuna traccia.
Al Circolo sarà inscenata una commovente cerimonia alla quale prenderò parte in segno di rispetto per Fulvio. Al termine della cerimonia, rimasto sul molo, con due soli amici, avvolgeremo un ancorotto in una bandiera tricolore e la lasceremo scivolare sul fondo del mare come ad accompagnare Fulvio. Ovunque lui sia.
Passeranno i mesi ed Onda Etrusca continuerà ad ospitare ragazzi e famiglie desiderose di vivere il mare e conoscere le tecniche di navigazione a vela. Io gli accompagnerò sempre, da prima, confesso, mosso dalla gelosia per Onda Etrusca, per non lasciarla sola con altri, poi ben presto, trascinato dal desiderio di prendere il largo. Col passare dei mesi svilupperò le mie capacità di “marinaio” così, seguendo i consigli e le critiche di Antonio Malaspina, socio anziano del circolo, casertano di nascita, ma spezino di adozione, con il suo dialetto ibrido, spezio-partenopeo, alternati a sproloqui incomprensibili in una lingua a me tutt’oggi incomprensibile, mi apostrofa spesso dicendomi: “sei il peggiore”, ma poco dopo sorride in segno di riconciliazione. Antonio segue i gruppi sia per le navigazioni da diporto che per i corsi di vela e così approfittando della sua esperienza e pazienza finisco col apprendere tutte le nozioni e la perizia del buon marinaio. Dalle andature alla regolazioni delle vele, dalla scelta dell’ancoraggio più adeguato alla stima delle condizioni meteo e persino un pò di navigazione astronomica.
Una sera, rientrati dalla solita navigazione scuola, mentre stiamo mettendo in ordine la barca, Antonio mi dice che l’accordo fatto quasi un’anno fa con Fulvio non è piu valido e se desiderò continuare a vivere al molo dell’associazione dovrò imparare a darmi da fare.
Lo guardo un pò perplesso, ma rispondo:
- certamente, ma come ?
- non ti preoccupare, ci vediamo domani
L’indomani alle 9 il nuovo gruppo si presenta sul molo pronto a prendere la prima lezione di vela, ma Antonio non si vede ancora. Faccio salire tutti a bordo e comincio ad illustrare le parti della barca e le nomenclature fondamentali. E’ una lezione tutta teorica che avendo sentito almeno 500 volte pronunciata da Antonio, ripeto come una poesia, peraltro con la capacità di prevedere anche le domande del gruppo, che, senza nulla togliere al loro estro, sono le stesse dei gruppi precedenti. Dopo quasi un’ora di teoria, sarebbe giunto il momento di prendere il mare, ma Antonio non si è ancora visto, voltandomi però lo scorgo seduto sul molo a pochi passi da me.
L’Imbarazzo mi assale, l’idea che mi abbia ascoltanto tutto quel tempo mi fa persino un pò arrossire.
- e bravo il nostro marinaio. Mo vo verè che si diventato nu capitano ??
- scusa Antonio tu non venivi ed i ragazzi si guardavono intorno così ho pensato...
- hai pensato bene, adesso molla gli ormeggi ed oggi la lezione la continui tu.
Così, faremo. In mare le mie spiegazioni risulteranno comprensibili e la pratica acquisita riuscirà a rendere le altre 2 ore di lezione piacevoli e divertenti. Ogni tanto cercherò lo sguardo di Antonio che sorridente con un movimento del capo mi inciterà a proseguire. Al rientro in porto, salutati i ragazzi, Antonio mi dirà che quel gruppo sarà mio per tutto il percorso scuola.
A quel gruppo ne seguirà un secondo e poi un altro ancora, e mese dopo mese continuerò l’attività della scuola diventando in breve conosciuto e popolare in tutto il porto.
Vivere in barca è un esperienza formidabile. Si finisce con il diventare tutt’uno con lei. Onda Etrusca per quanto grande ed accessoriata non potrà mai essere una casa. Il suo continuo muovimendo fluttuante diventa per me insostituibile, tanto che scendendo percepisco che il labirinto del mio orecchio non apprezza per niente la stabilità della terra ferma. La vicinanza con il mare ed il cielo riempono il mio animo e le mie notti. A volte, seduto in pozzetto, con la luna che illumina la tuga e si riflette sul mare, guardando Onda Etrusca, penso a Fulvio ed a quanto sarebbe stato orgoglioso di sapere di essere riuscito a fare di me un uomo di mare. Sono anche convinto che la sua sia stata una dolce fine. Abbracciato dal quel mare che lo ha accompagnato per tutta la vita, quando arriverà il mio momento vorrò finire come lui, altro che essere seppellito.
“Date le mie spoglie al mare, lui solo sapra cosa fare di me. Se vorrà ricambiare soltanto un pò dell’amore che ho avuto per lui, mi terrà con se.”
Cap.4
E’ il 28 di maggio, sono le 3.30 del mattino e qualcosa mi sveglia. E’ il rumore delle drizze che urtano sull’albero. Esco in pozzetto, il vento è rinforzato e probabilmente con lui il mare. Ormai sono sveglio e mi siedo in pozzetto a godermi il vento sotto un cielo stellato. Una luna dal colore surreale illumina tutta la baia, l’isola del Tino si profila all’orizzonte. Fuori dalla diga foranea le onde frangono, no le vedo ma posso sentirle. Resto ad ascoltare il rumore del mare. Scendo in quadrato a prendere qualcosa da bere e mentre risalgo in pozzetto, con un gesto istintivo della mano, abbasso l’interruttore che da corrente alla strumentazione. La radio si accende sul canale 16 e subito sento un appello coincitato. Una voce segnala di essere a bordo di un’imbarcazione a vela di 9 metri a 4 miglia ad ovest del porto di Spezia e di non essere più in grado di governare.
L’Istinto prende il sopravvento, metto in moto, mollo gli ormeggi ed in pochi attimi sto raggiungendo l’imboccatura della diga foranea. Il mare e formato. Le onde frangono con un rumore assordante. Nella fretta non ho pensato a coprirmi con la cerata e la prima onda mi bagna da capo a piedi. Vorrei innestare l’autopilota, ma il mare che giunge proprio dalla direzione in cui devo dirigermi non è assolutamente gestibile in automatico. Devo assecondare le onde prendendole al mascole, ma non appena raggiungo la cresta, nella fase discendente mi trovo a compensare perchè la poppa no scivoli in avanti. L’Inferno è appena cominciato e già mi chiedeo se sia stata una buona idea uscire in mare aperto. Intanto la radio ripete l’appello in maniera sempre più coincitata. Questa volta rispondo:
- Imbarcazione 9 metri da Onda Etrusca
- Vi ricevo Onda Etrusca, il nostro timone è saltato e siamo senza governo
- Avanzo verso di voi con tutte le luci accese, avvisatemi nonappena mi avvistate
Passano alcuni interminabili minuti di silenzio mentre le onde frangono sul ponte riuscendo a riempire il pozzetto ed in parte entrando dal tambucio. Avvio le pompe di sentina. Il mare cresce ancora. E’ di un colore vitreo, quasi completamente coperto di una schiuma disordinata dalla quale non si riesce quasi ad intuire la direzione delle onde.
Ecco la voce del mio intorlocutore farsi viva nuovamente:
- Onda Etrusca da Imbarcazione 9 metri, vi vediamo siete esattamente allineati con noi, proseguite così.
Un ultima onda mi solleva e proprio quando sono sulla cresta, vedo a non più di mezzo miglio uno scafo scendere troppo rapidamente da un’onda intraversandosi sino a coricarsi sul fianco. Soltanto il pesante bulbo riesce a riportarla in verticare non appena nel cavo dell’onda stessa. Lancio alcuni fischi di sirena come per rassicurare l’equipaggio della barca in avaria della mia presenza.
Ancora pochi attimi e sono prossimo a loro. In pozzetto una sola persona imbraccia un remo o qualcosa di simile con cui cerca di improvvisare timone nel vano tentativo di controllare la direzione della barca.
Il mio motore è al massimo dei giri, gli sflilo accanto lanciando una cima assicurata alle bitte di poppa l’uomo sul ponte capisce e rapidamente recupera la cima e prima che questa sia finita corre verso prua assicurandola alla meno peggio. Lo strattone è inevitabile. Porto al minimo il motore per attutire lo strappo e poi riprendo lentamente fino a vincere la massa inerziale della barca in avaria che subito si accoda ad Onda Etrusca. L’uomo, caduto con il primo strattone, si rialza ed assicura ulteriormente la cima che nel frattempo si è tesa come una corda di violino. Non oso pensare a cosa potrebbe accadere se dovesse cedere. Ancora sulla cresta dell’onda inizio una virata leggera che mi porta ad invertire la direzione proprio nel cavo tra due onde, effettuando una manovra molto ampia il mio traino riesce ad allinearsi. Appena lo vedo quasi dietro di me, do tutta manetta ed inizia la corsa con le onde. Ogni volta che io salgo l’onda lei scende la precedente con il risultato che la cima da continui e poderosi strattoni, mentre le onde continuano ad invadere Onda Etrusca che appesantita dal traino talvolta si ingavona passando dentro l’onda anzichè sopra.
Sono non più di 15 minuti di corsa, ma sembrano ore interminabili. Finalmente superiamo la diga foranea e le onde sparisocno come d’incanto. Mi spingo ancora all’interno per allontanarci dal frastuono del mare. Rallento, fermo il motore. Lo scafo che ora distinguo essere di colore giallo, continua il suo abbrivio e mi si affianca fino quasi ad un terzo della mia lunghezza.
Vado incontro all’uomo che è rimasto tutto il tempo attaccato allo strallo di prua.
- Grazie. Mi urla.
- Tutto bene ? domando
- Si , ma ce la siamo vista brutta
- Ci sono altre persone a bordo ?
- Si , mia moglie ed i miei due bambini
Appena nominati eccoli uscire, hanno i visi spauriti e pallidi. Uno dei due bambini che non avrà più di cinque anni è avvinghiato alla madre e piange. Dopo ancora qualche parola riprendiamo il traino ed attracchiamo entrambe alla banchina dove dimoro abitualmente.
Soltanto la mattina successiva, facendo un’analisi dell’accaduto, con Malaspina, realizzo di aver fatto tutta una serie di fesserie, tra cui la più evidente, quella di essermi lanciato in mare senza aver contattato la capitaneria ne avvisato nessuno.
Credo che un pò di tutti quegli anni di Polizia, mi siano rimasti addosso. L’Istinto di soccorrere chi è in difficoltà rimane inalterato anche dopo tanto tempo. Così non ho pensato, prima di lanciarmi al recupero e poi il mare mi ha impegnato senza lasciarmi il tempo di riflettere sino al rientro in porto.
Claudio e Daniela, così si chiamano i miei nuovi amici, la sera successiva organizzeranno una cena di ringraziamento per me. Così trasferiti tutti a bordo di Onda Etrusca, sufficentemente grande da ospitare anche i piccoli Alessandro e Claudia, Daniela preparerà una cena come soltanto una donna sa fare. Le molte scatolette aperte in questi mesi mi avevano fatto dimenticare il “commovente” sapore di una pietanza vera, cucinata con capacità ed amore.
Mi raccontano di essere di rientro da un lungo giro che gli ha visti prima raggiungere Gibilterra sempre navigando lungo costa e poi puntare dritti sulle baleari da dove con una navigazione d’altura, che per un 9 metri non è cosa da poco, hanno puntato sulla Corsica e poi da Calvì direttamente verso Spezia.
Come spesso accade in mare, quando ormai avevano cominciato a rilassarsi perchè prossimi a Spezia, ecco il mare gonfiarsi ed il vento salire nello spazio di qualche ora.
Il vero problema è stato quello della rottura della trasmissione alla pala del timone. Altre volte avevano navigato con mare grosso, raccontano Claudio e Daniela, tanto che i bambini sono talmente abituati al fluttuare della loro “casetta” che ne approfittano per fare giochi sotto coperta facendo scorrere una pallina da una murata all’altra della barca, senza minimamente preoccuparsi del mare. Questa volta però il vento forte, unito all’impossibilità di manovrare hanno reso la situazione davvero ingestibile.
Negli occhi di Daniela scorgo un bagliore, forse una lacrima che vorrebbe uscire.
Claudio interrompe il silenzio che è caduto sulla nostra conversazione:
- ma poi ho sentito la tua voce alla radio ed ho cominciato a sperare che avremmo potuto farcela anche questa volta.
- È stata una serie di coincidenze quasi inspiegabili: l’essere svegliato dal vento, l’appello via radio, e poi avervi individuati quasi subito.
- Credo che possiamo ringraziare la nostra buona stella.
- Già, proprio così.
La serata prosegue tra le grida dei bambini che su Onda Etrusca scoprono nuovi spazi ed angoli per poter giocare rispetto alla loro barca. Le loro voci mi fanno tornare in mente il giorno della visita della scolaresca al “cantiere” di Onda Etrusca. Fulvio mi manca. Quanto vorrei che fosse quì con noi questa sera.
La mattina seguente Claudio prenderà accordi con un cantiere li vicino ed alata la barca stimeranno che in una sola giornata di lavoro lui e tutta la sua famiglia potranno riprendere il mare per raggiungere casa.
Qualcosa si sta rompendo dentro di me. Un’ansia crescente mi rende inquieto. Claudio e Daniela con i piccoli hanno ripreso il mare questa mattina. L’Addio è stato commovente, ma una delle caratteristiche della vita in mare è quella di incontrare nuovi amici a cui donare un pò di se e dai quali ricevere un po di loro. Poi arriva sempre il momento di ripartire. Rimane una specie di piccolo suvenir che ti accompagnerà fin tanto che la memoria sarà in grado di ricordare. I Volti di Claudio e Daniela, come quelli dei bambini, mi accompagneranno e saranno per me una visione di conforto nei momenti bui dei mesi a venire.
Dopo giorni passati a cercare di capire perchè Malaspina e la sua scuola di vela non sembrerebbero più in grado di colmare il vuoto che c’è in me, capisco che Claudio e Daniela hanno riaperto in me il “miraggio di una famiglia”.
Sono solo ormai da troppo tempo e talvolta affiorano ricordi della mia “prima vita”, quella in cui avevo una casa ed una moglie. Quando credevo che il futuro sarebbe stato proprio quello che immaginavo per me e per lei. Poi la mia tempesta personale ha cambiato tutto. Come un uragano ha stravolto i tempi e le aspettative, ho imparato da allora che non bisogna mai essere troppo sicuri di ciò che la vita ci riserverà. Un solo episodio potrà cambiare ineluttabilmente tutti i giorni della tua vita successiva. Anche per questo ho imparato ad apprezzare ogni giorno come fosse l’ultimo.
Il mio nuovo uragano si chiama Simona. La guardo ogni giorno venire al molo attendere l’arrivo di Malaspina ed imbarcarsi sempre con un’aria seria ma distesa. Ha gli occhi verdi come il mare prima di un temporale e dei lunghi capelli neri. Resto seduto sulla coperta ad osservarla ogni giorno per tutta la durata della sua lezione di vela. Non le ho mai rivolto la parola e nemmeno lo farò. Sento di non poter condividere la mia vita con qualcuno. Sono abbrutito, sregolato. Ormai da troppo tempo dormo solo poche ore per notte, recuperando poi di giorno. I miei pasti sono fatti di pesci o scatolette. Proprio non potrei immaginarmi a dividere tutto questo “lusso” con una perla come lei.
Al termine dell’ultimo giorno del corso di Simona, dopo 10 giornate consecutive di mare, Antonio Malaspina si avvicina e mi chiede se mi interessa un lavoro di qualche giorno. Rispondo di si, penso che forse servirà a scuotermi un pò da quell’apatia che ha invaso le mie giornate. Lui annuisce, si volta e sbarca come al solito. Resto incuirosito, ma so bene che Antonio è sempre un pò enigmatico. Quando riterrà che sia il momento opportuno, probabilmente, mi darà maggiori dettagli.
La mattina seguente è sabato, mi attardo un p’ò di più in cuccetta perchè come sempre, ho dormito a tratti durante la notte. Alle 9.00 vengo svegliato dal rumore di un carrello sul pontile.
- Sveglia è ora di alzarsi. ( la voce di Antonio)
Salto giù dalla cuccetta ed esco in pozzetto. Antonio spinge un carrello carico di viveri come di uno che è appena uscito da un supermercato.
- Carichiamo la cambusa tra poco il tuo ospite sarà quì.
- Chi ? domando ancora frastornato dal sonno.
- Hai un cliente che vuole navigare tra le isole dell’arcipelago, anzi dovrebbe già essere quì.
- Ed io cosa devo fare ?
- Devi approntare un buon piano di navigazione che comprenda Elba, Capraia, Giglio e Montecristo, ma probabilmente deciderete le tappe lungo il percorso.
- Quanto staremo fuori ? domando
- Non fare domande sciocche, solo Dio sa per quanti giorni il mare sarà disposto a sopportarti.
E’ inutile cercare di capirne di più, quando Malaspina fa così bisogna lasciarlo fare. Mentre carico la cambusa stivando tutte le provviste, mi rendo conto che sono veramente tante, ne deduco che si tratti di un gruppo numeroso. Non ho mai fatto lo skipper, ma quello che mi preoccupa di più non è il mare, ma la convivenza con altre persone a bordo di Onda Etrusca. E’ dai tempi di Fulvio che non ho più avuto ospiti a bordo se non per qualche ora.
Termino la sistemazione del materiale, e mentre chiudo l’ultimo gavone, dico ad Antonio di collegare la bocchetta dell’acqua per riempie i serbatoi di Onda Etrusca, mi risponde OK,
ma il suo tono di voce mi lascia perplesso.
Esco in pozzetto e di Antonio non vi è più traccia, mentre seduta a poppa c’è Simona.
Resto immobile e senza parole. Mi sorride ed ancora una volta resto stregato dai sui occhi.
Cerco di darmi un contegno:
- Ciao dove sono gli altri? (domando)
- Gli altri chi ?
- Antonio mi ha detto che aspettavo un gruppo per un giro delle isole toscane
- Infatti. Sono io il tuo gruppo. Ho chiesto agl’altri ma nessuno poteva partire in questi giorni e così ci sono soltanto io. E’ un problema ?
- ....no, certo che non è un problema.
Soltanto adesso capisco il tiro mancino di Malaspina. Gran figlio di una megattera casertana.
Mentre stiamo ultimando i preparativi per la partenza, eccolo ricomparire, Si avvicina con aria sorniona e rimanendo sul molo e mi consegna una busta.
- Non aprirla. Conservala a bordo ed aprila soltanto se un giorno la capitaneria di porto o chi per loro dovessero fermarti per un controllo in mare. Soltanto in quel caso.
- Questo è l’ultimo favore che dovevo a Fulvio, me lo chiese prima di partire.
- Cosa centra Fulvio ?
- Non preoccuparti, prendila e fai come ti ho detto.
Avvolto da una profumata nuvola del fumo della sua pipa, Malaspina si allontana lasciandomi con un palmo di naso ed una curiosità morbosa di sapere cosa conterrà quella busta, ma ho grande rispetto per lui e per il buon Fulvio, così faccio come mi ha detto. Ripongo la busta nella cartellina dei documenti di bordo e riprendo le mie attività.
Il nostro piano di navigazione si articola in maniera molto semplice. Decidiamo di puntare su Gorgona, sede della colonia penale e pertanto non avvicinabile a meno di un miglio, poi rotta su Capraia e poi vedremo. Mentre rimetto via le carte mi sovviene che non ho mai navigato fuori dalle acque di Spezia se non per poche miglia al comando di Onda Etrusca.
La prima parte del viaggio sarà per me un rivivere alcune delle emozioni della prima uscita in mare con Fulvio a bordo della nostra barca appena restaurata. Il mio silenzioso pensare non passerà inosservato agli occhi di Simona che oltre che bellissima si dimostra anche molto sensibile. Le giornate proseguiranno tra un mare clemente ed un commosso racconto dei tempi andati. Anche lei ha una storia alle spalle, nonostante la sua giovane età, la scomparsa dei suoi genitori l’ha indotta ad una crescita rapida che oggi la rende molto più forte e matura dei suoi 26 anni.
Vive da sola e lavora come archeologa in una cooperativa fiorentina che si sta occupando del recupero di alcune navi etrusche rinvenute a Pisa. L’Archeologia è una passione che ha avuto sin da ragazzina e si ritiene fortunata di aver potuto fare di questa passione un lavoro.
Simona non domanda mai. Mi lascia il tempo di maturare il desiderio di raccontare piccoli frammenti della mia storia. Ascolta con attenzione e partecipa ai miei silenzi con una pazienza da “marinaio” .
In prossimità di Livorno, l’attrazione magnetica di quei luoghi esercita su di me un’irresistibile pulsione. Così un po’ sommesso domando a Simona il permesso di fare una piccola variazione al nostro programma. Prima di rispondere osserva i miei occhi un po’ umidi e con un cenno del capo darà il via alla manovra che ci condurrà all’imboccatura del canale lungo il quale Onda Etrusca fu restituita a nuova vita.
Procediamo al minimo e davanti ai miei occhi scorre tutta la mia seconda vita. Mi sembra persino di sentire le voci dei bambini che ci salutarono il giorno della partenza. Dopo l’ennesima curva ecco comparire il casone di Fulvio. Accosto, con un balzo scendo a terra e raggiungo l’ingresso. Sulla vecchia porta di legno svetta un lucchetto lucente che mi fa rimpiangere quello vecchio e rugginoso col quale litigavamo ogni giorno per aprire la mattina e per richiudere la sera. Quel pezzo di ferro lucente mi sveglia dal sogno. Fulvio non è più li ed il casone probabilmente adesso è di altri. Simona intanto mi ha raggiunto restando 2 passi dietro me a guardare cosa faccio. Quando mi siedo sul terreno singhiozzando si avvicina e mi abbraccia come a voler lenire il mio dolore. Restiamo li per un tempo indefinito e poi torniamo a bordo dove la cena sarà l’occasione giusta per raccontare tutta la mia storia, tra un bicchiere di vino ed il suo sorriso che su di me ha l’effetto di un caminetto acceso.
La mattina seguente, baciata da un sole caldo ed un cielo terzo, riporterà il buon umore a bordo. Alzatomi per primo preparo una colazione da essere umani. Mentre la caffettiera sbuffa ecco Simona uscire dalla sua cabina. I capelli in disordine, gli occhi semi chiusi, il pigiama di pile ed il suo inseparabile sorriso. Capisco che ancora un nuovo fantasma ha lasciato la mia vita. Addio Fulvio. Buon Vento.
Entro un’ora salpiamo riguadagnando il mare aperto, destinazione Capraia.
L’Isola di Capraia è un paradiso in terra. Una vera perla del mediterraneo, la bianca roccia interrotta da antiche colate laviche che colorano di rosso pareti e fondali rendono suggestiva la circumnavigazione. Il piccolo Marina di Capraia è quanto di più semplice si possa immaginare. Poche attività commerciali subito ai piedi della montagna. Una lunga salita ci conduce al paese arroccato sulla collina dalla quale si gode una vista mozzafiato.
Gli anni trascorsi a Pianosa hanno fatto di me un isolano. Poter guardare in ogni direzione sapendo che il mare mi circonda, anziché darmi ansia, come fa ad alcuni, mi rassicura. Adesso forse intuisco il mio legame con la barca. Onda Etrusca è la mia isola, quella dove posso rifugiarmi lontano dagli sguardi e dai cattivi pensieri, anche dai miei.
Per la prima volta, la presenza “stabile” di una persona a bordo, non mi infastidisce. Simona sembra aver infranto questo confine, entrando poco a poco nel mio mondo, in punta di piedi, così da non arrecare il benché minimo disturbo, anzi da farmi apprezzare il fatto di sapere che posso incontrare il suo sguardo ogni volta che ne sento il bisogno.
Cap. 5
Il nostro soggiorno a Capraia dura, come da programma, fino a che entrambe non decidiamo che sia il momento di ripartire. Dopo le esplorazioni a terra, tra una natura prorompente e stormi di gabbiani che imbiancano intere parti dell’isola, durante la cena del 4° giorno la decisione viene presa. Domani mattina si salpa, anche se il nostro programma originario viene subito modificato. Non più le isole della Toscana, ma rotta sulla Corsica.
Il mattino ha l’oro in bocca, era solito dire Malavolti, uno dei miei compagni dei giorni di Pianosa. Così alle 6.00 sono già sul ponte a preparare tutto per la partenza. Il mio andirivieni in pozzetto ha sicuramente svegliato Simona, che però resta in cabina. Così poco prima delle 7, terminati i rifornimenti di rito, mollo gli ormeggi e faccio scivolare Onda Etrusca verso l’uscita del marina. Una Brezza proveniente da est si manifesta subito ed è di quelle che non appena accenni a sciogliere il fiocco, lo fanno gonfiare in un attimo dando inizio alle danze.
Il mare è appena increspato e lo scafo scivola via come sull’olio. Mi volto a dare un ultimo sguardo a Capraia, come per ringraziarla dell’ospitalità e nel contempo mi lascio strappare la promessa che un giorno tornerò.
Avvolto dalle emozioni che mi investono ogni volta che la mia barca gioca col vento, vengo distratto dal rumore di un peschereccio che mi segue ad alcune centinaia di mentre appena fuori dal marina. Posandoci lo sguardo, vedo qualcuno che saluta, ma è troppo lontano per distinguere qualcosa. Penso alla proverbiale accoglienza degli uomini di mare e rispondo al saluto con grandi bracciate. Mentre passano i minuti il rumore del peschereccio si fa sempre più vicino, mi volto ancora a guardare ed adesso posso distinguere due persone a bordo, resto perplesso per il continuo salutare di una delle due. Così poggio leggermente per favorire il peschereccio che sembra volermi raggiungere a tutti i costi.
La persona che mi saluta e che presto si rivela essere un donna, è Simona. Una volta a bordo mi dirà che pensando di procurare la colazione si era allontanata prima del mio risveglio e poi si era scapicollata per la discesa che dal paese conduce al marina, ma senza fare in tempo a raggiungermi. Regalo al pescatore una bottiglia di vino per ringraziarlo, ma sembra gradire molto di più il bacio di Simona quando lo saluta. Adesso l’equipaggio è al completo e possiamo far rotta sulla Corsica.
Saranno giorni di rara serenità, il mare evidentemente ancora ci sopporta e così mi permette di solcarlo senza difficoltà. La traversata sarà effettuata in condizioni ottimali, anche se con poco vento. Il viaggio di Simona terminerà non appena in vista della Corsica, una telefonata la richiamerà prima in terra ferma e poi con un aereo a casa per improvvisi impegni di lavoro. Vi risparmio il momento del saluto che io stesso mi sarei risparmiato.
La sera della sua partenza resterò seduto in pozzetto sotto una luna che quasi sembra schiacciarmi, in compagnia di una delle numerose bottiglie di vino imbarcate che senza farmi domande si lascerà a poco a poco svuotare in un accalcarsi di pensieri e ricordi con i quali passerò in rassegna tutta la mia “seconda” vita come sull’orlo di un baratro, ancora una volta sento che tutto sta per finire, ma questa volta con una nuova idea che si affaccia nella mia mente.
Su di una malandata barca in legno ormeggiata accanto ad Onda Etrusca, un anziano signore dalla bianca barba e dalle braccia così magre da sembrare un ragno, mi fa compagnia con il suo bicchiere in mano, Non scambiamo neanche una parola favoriti forse anche dalla grande bandiera finlandese che espone a poppa, preferisco immaginare che abbia compreso il mio silenzio ed abbia voluto rispettarlo.
Il mattino come si sul dire ha l’oro in bocca è così alle prime luci dell’alba, io ed il mio mal di testa, molliamo gli ormeggi e mettiamo prua verso nord. Il volto del bianco signore Finlandese di ieri sera, che facendo capolino dal tambucio mi sorride, sarà l’ultimo che vedrò per oltre 10 giorni.
Quello che soltanto ieri sera era un’idea oggi è una decisione presa ed approvata. Niente più mi lega a nessun luogo. Andrò avanti fino a che il mare mi vorrà. Un po’ come Bernard Motessier con la sua Joshua, il mio accordo con Onda Etrusca sarà : “tu dammi vento ed io ti darò miglia”.
Confortato da un meteo rassicurante e dalla cambusa pensata per 2 persone dopo la partenza di Simona anche il mio mal di testa ha voluto sbarcare e così, carte nautiche alla mano e sestante, come Malaspina ha sempre predicato : “sfaccimme e gps” penso di aver fatto rotta verso le Isole Baleari, dico penso, perché quando ormai credevo di doverle scorgere a prua le ho invece scorte al traverso ma in lontananza. La mia navigazione solitaria che si è svolta sulle 24 ore mi ha portato in sintonia col mare.
Il suono delle onde che frangono sulla prua incessantemente, è un rumore che a poco a poco diventa familiare, come l’ondeggiare di tutto il mio “mondo solido”.
Sparuti gabbiani in lontananza mi hanno urlato qualcosa che non ho compreso, ma che ho come la sensazione volesse essere un saluto.
Questo rumoroso silenzio diventa come una colonna sonora che ti accompagna senza tregua. A volte si interrompe nella sua continuità con un sordo rumore proveniente dalla coperta. La prima volta mi ha spaventato, ma poi mi sono abituato all’idea dei pesci volanti che vengono a farmi visita a bordo atterrando sul prendisole e che io mi affretto a rigettare in acqua.
Il mare ha voluto concedermi anche un'altra gioia, quella dell’incontro con 3 delfini che si sono alternati a correre da un lato all’altro della prua tra salti, tuffi e grida.
E’ come guardare dei bambini che giocano al pallone.
Entusiasti della vita e con tutte le opportunità ancora nelle mani.
Ad uno di loro ho chiesto di portare un saluto a Fulvio, questa volta, nonostante la “diversa bandiera” sono certo abbia compreso.
Chi non è avvezzo a lunghe navigazioni in solitario può essere portato a pensare che sopraggiunga la noia, ma da quel che ho potuto vedere, i tempi del mare sono assai lontani da quelli dell’implacabile orologio, ad un certo punto, giorno o notte, fame e sonno diventano unicamente pezzetti di un unico insieme: la tua esistenza, è come se una forza magnetica mi richiamasse non so bene dove, continuo a fissare la carta con l’unica certezza che il mediterraneo sia troppo piccolo per noi due.
Così davanti al porto di xxxxxx il comitato di accoglienza si scatena riconducendomi alla realtà. Una motovedetta della xxxxxxxx mi abborda come abitualmente devono fare i pirati. Il loro aspetto severo e le armi che espongono come un vessillo distintivo mi provoca un dejevux. Sono passati molti anni ma ancora ricordo certi momenti e come fermare un auto o una barca, del resto non fa differenza, sia sempre un momento di tensione, almeno sino a quando i veicoli non siano fermi, le persone non siano a terra insomma la situazione sia sottocontrollo.
Li assecondo in un inglese molto all’ “Albertone”, confido che nessuno di loro sia madrelingua inglese. Una volta trasferiti a bordo riusciamo tutti a rilassarci. Uno dei militari sale e scende più volte sotto coperta
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17 years ago
admin, 75
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Noi - terza parte
Da quel giorno le cose cambiarono tra noi. Non cambiò la nostra voglia di sesso, di sesso orale in particolare. Però sentivamo entrambi che quell’episodio aveva aperto nuovi orizzonti alla nostra storia. Una sera tornai a casa dopo il lavoro, lei era già rientrata e aveva preparato una cena meravigliosa, molto romantica. Candele ad illuminare la tavola apparecchiata in terrazza. “Mi faccio una doccia e mi cambio” le dissi, vedendo che lei era già vestita per la cena: indossava una gonna di lino molto leggera e una bella maglia scollata che aveva acquistato la sera stessa. Mi vestii dopo la doccia, la raggiunsi fuori e iniziammo a mangiare. Dopo la cena, continuammo a bere del vino e parlare. Prese la mia mano, quasi improvvisamente, dopo uno sguardo malizioso e la mise sotto la gonna. “Ho una sorpresa per te, anzi per noi…”. Fece salire la mia mano, guidandola sul suo sedere perfetto, sentivo la pelle nuda, la morbidezza, le natiche che si materializzavano. Ma non sentivo le mutande, non sentivo nemmeno un minuscolo perizoma. Mi eccitò profondamente. “Sei magnifica” le dissi, mentre la baciavo. E lei fece passare la mia mano davanti; sentii solo pelle, pelle liscissima, morbida e poi il clitoride. Si era completamente depilata. “ti piace?” chiese, con la voce rotta dall’eccitazione che stava provando. Non le risposi, abbassai la gonna, gliela sfilai e la feci appoggiare al bordo della terrazza, con le spalle alla ringhiera. Mi inginocchiai davanti a lei e iniziai a guardarla, a toccarla, sfiorandola piano. Poi la leccai, sentivo tutta la sua pelle, il suo sapore mi entrava nella bocca, sulle labbra, lo gustai a lungo. “Ci possono vedere…” sussurrò piano, con tono compiaciuto. Di nuovo non le risposi, continuai a leccare quella magnifica pelle. E lei godeva, sentii aumentarne il piacere, crescere la voglia di venire nella mia bocca. “Sento tutto molto di più, è bellissimo” disse. Mi spostò per un attimo, si volle sedere sulla sedia di tela, allargò le gambe e guidò la mia testa in mezzo alle sue gambe. Venne, stringendomi la testa e stringendo le gambe, sforzandosi di non urlare ma non riuscendo a coprire i gemiti del suo piacere. Mi tenne tra le sue gambe per un po’.
Poi si fece passare una sigaretta che si fumò, aspirando lentamente seduta, rimanendo com’era. Continuai a guardarla “Sei meravigliosa”. “Domani voglio che levi anche tu i tuoi peli, voglio sentirti tutto, liscio, ingoiare il tuo pisello nudo” disse lei. E dicendolo mi aprì i pantaloni. Mi fece mettere in piedi come era stata lei precedentemente, appoggiato alla ringhiera. “Vorrei che qualcuno mi vedesse mentre te lo lecco” disse. Non potevo più resisterle, la vedevo lì davanti a me, inginocchiata, nuda dalla cintola in giù, con le mani sul mio cazzo e lo sguardo che si spostava per vedere se qualcuno la stesse osservando da qualche finestra. Lo prese in bocca e iniziò a muoversi come solo lei sapeva fare, la sua voglia di farmi godere mi stava facendo girare la testa. “Quanto sei porca….” e lei non si staccò ma mosse soltanto la testa per annuire, aumentando il ritmo dei suoi movimenti. Poi si staccò per un attimo con la bocca, continuando il suo movimento con le due mani. “Sai, ripensavo a quel pompino che ho fatto a Luca, e mi sono eccitata, avevo voglia di sentire una lingua che mi leccasse, così mi sono depilata…”. Stavo per venire ma volevo che quei momenti continuassero per molto tempo, così mi accesi una sigaretta, interrompendola per pochi attimi. “Vorresti farne altri, vero?” le dissi, non appena riprese il suo pompino “…vorresti mostrare ad altre persone quanto sei brava…” lei mosse ancora una volta la testa come ad annuire, poi me lo disse: “sì, vorrei far vedere ad altri come sono brava, vorrei lasciare un ricordo di me…”. Venni nella sua bocca, mentre lei aveva iniziato a toccarsi tra le gambe, eccitata da quello che stava facendo e da quello che stava pensando.
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17 years ago
lentezza,
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La massaggiatrice
La scorsa settimana avevo un dolorino alla schiena, ho preso uno di quei settimanali di annunci e ho cercato una massaggiatrice, uomini non ce n'erano negli annunci.
Finalmente risponde una voce cordiale e vivace, prendo appuntamento, si trova non lontano da Pordenone.
Mi presento puntuale, entro e mi accoglie una bella signora bionda sui 55 anni, 1,60 belle forme, abbronzata, con una vestaglia verde che le arriva un po' più in su di metà coscia. E' una fisioterapista in pensione con tanto di attestati appesi al muro.
Mi fa accomodare nella camera dove c'è un lettino per massaggi professionale, mi fa spogliare e dopo avermi chiesto notizie sul mio problema mi massaggia con un olio e mi rilassa tutto il corpo; ha un modo gentile di chiaccherare del più e del meno, mi giro e ripete il massaggio dai piedi al petto fino alla testa...
"Io ho finito la parte necessaria, adesso se vuoi puloi arrivare alla punta dell'iceberg?". "Con quelle mani portami dove vuoi" è mia risposta ammiccante....
Mi lascia steso e va a lavarsi le mani dall'olio, ritorna e si toglie la vestaglia per il caldo.....
Un corpo ben tornito si materializza. Una quarta di seno rinchiuso in uno stretto reggiseno che sembra esplodere e un bel culo sodo e tonto tagliato in due dal perizoma...complimenti.
Mi prende in mano il cazzo che nel frattempo non è rimasto insensibile, mi accerezza i testicoli e con un dito mi sfiora il buchetto che si contrae per il piacere.
" se vuoi ti posso anche infilare un ditino..." mi sussurra in un orecchio con voce calda.
"Guarda che uno naenche lo sento, ne voglio almeno due!"
Si infila un guanto in lattice, prende un preservativo e con la bocca lo srotola sul mio cazzo duro.
Intanto il suo dito mi penetra..."avevi ragione, è bello largo adesso provo con due...." ho un sussulto mentre mi spinge le dita dentro.
"adesso sì mi diverto" mi dice mentre mi masturba e mi succhia avidamente il cazzo "se un bel maialino.."
"e tu una gran bella porcona..." le rispondo accarezzandole il culo.
Lei alza una gamba e appoggia il piede sul lettino offrendomi il perizoma gonfio da accarezzare...
Allungo la mano, il perizoma è caldo e bagnato, lo sposto e trovo le labbra della figa completamente depilata che si schiudono.....
"anche a te piace allora..." e le infilo un dito dentro iniziando a rovistare.
Infilo il secondo e lei mi dice "un dito a me e uno lo metto io a te" infilando tre dita nel mio culo....
Indice, medio e anulare rovistano la sua figa che nel frattempo sembra un lago.....
Lei mantiene la promessa e la sua mano fino al palmo mi sta aprendo il culo, un dolore completamente superato dal piacere...
"porco se non togli quelle dita non riesco a sfondarti e succhiarti, o le togli o ti meni il cazzone (sono 20 centrimetri....) mentre ti inculo!"
Inarco un po' la sciena per facilitarle la penetrazione mentre con la mano libera mi sto menando il cazzo ormai prossimo all'esplosione....
"mi strai facendo godere porco....Togli in preservativo che mi sborri tra le tette!"
Fatto! io spingo dentro di lei, lei dentro di me asnimando a ogni mio colpo... "Sto per venire..." Un secondo e la mia cappella si trova stretta tra le sue tettone e inizia a schizzare....
Lei approfitta e con un colpo secco la sua mano scivola fino al palmo.
Qualche secondo e mi riprendo, sento il culo pieno, la pelle del buco tirata e il suo pollice che massaggia i miei testicoli..
"Sei un gran bel maiale, un gran bel cazzone e un buco bello aperto. Io e te possiamo fare tanti giochi insieme... intanto puliscimi le tette della sborra" Sfila la mano dal mio culo con sollievo, le mie dita scivolano fuori dalla sua fuga fradicia e mi trovo il solco delle tette pieno di sborra da leccare. Un po' lecco e un po' mi lecco le dita bagnate dal suo piacere....
"Se ti affidi alle mie mani in un paio di sedute risolviamo il tuo problema." mi dice mentre ci salutiamo rivestiti.
"Pensi possano bastare per la schiena?"
"Non parlavo di quello. Mi riferivo alla dilatazione del tuo culo per prendere tutta la mano fino al polso..."
Un bacio sulla guancia e via in ufficio per un pomeriggio di lavoro sicuramente poco pesante....
Adesso per due settimane lei è in ferie, non vedo l'ora che ritorni.
Alla prossima......
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17 years ago
cercosesso257333,
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Omaggio a voi...
E’ un po’ di tempo che il mio compagno ed io abbiamo iniziato a giocare… siamo una delle poche coppie che cerca esclusivamente singoli o gruppi (maschili) ben affiatati con i quali giocare.
Di singoli ne abbiamo visti, valutati e scartati parecchi, a volte scoraggiandoci perché si pensava che quello giusto non sarebbe arrivato mai!!! Poi in realtà una persona con la quale giocare in maniera “continuativa” seppur saltuaria per fortuna l’abbiamo trovata..
Ovviamente non è facile avere sempre gli stesi momenti liberi, esistono gli impegni improvvisi e improrogabili nella vita di ognuno e proprio a causa di uno di questi abbiamo fatto la conoscenza di tre simpatici e affiatati amici.
Il mio lui li ha contattati, a mia insaputa, quasi all’ultimo istante perché gli avevo annunciato che D non poteva venire quella sera. Così dopo cena, una volta tornati a casa mi aveva detto che di li a poco avremmo avuto ospiti: rimase molto sul vago, soprattutto sul.. numero degli ospiti!!!
…squillo sul cellulare per avvisare del loro arrivo.. lui si avvicina al citofono, apre il portone e li aspetta dietro la porta d’ingresso…
Ed ecco che entrano.. e sono in tre!
Ammetto che quando li ho visti, lì per li sono rimasta male, non certo per una questione estetica ma perché io volevo giocare con D! non con 3 sconosciuti! L’ultima esperienza avuta con un “duo” era stata tutt’altro che esaltante…
Ma mi sono dovuta ricredere molto in fretta!
Non sono certo una timida ma con loro tre è stato come se ci conoscessimo da tempo: simpatici e affabili tutti e tre fin dal primo momento e lo scambio di battute e risate hanno solo spianato la strada a quella che di li a poco si sarebbe rivelata una splendida serata.
Piccoli commenti per i miei adorati sandali.. per il mio decollette hanno acceso il desiderio di tutti i presenti.. come in un sogno mi sono trovata circondata da tre uomini che con delicatezza ma altrettanta decisione mi spogliavano.. e con crescente desiderio di assaggiarli mi sono inginocchiata davanti ai loro cazzi: fantastica la sensazione di averne due nella mia piccola bocca e di saggiare il crescente desiderio del terzo nella mia mano… e il mio compagno, in un angolo del salotto, si godeva la scena…
Nulla lasciato al caso.. tre uomini che giocano affiatati.. sono stata circondata dai loro cazzi duri e dalle sapienti e impazienti mani e sono stata oggetto, piacevolmente, delle loro fantasie.
Ho sentito le loro lingue darmi piacere titillando e succhiando il clitoride gonfio di desiderio.. le loro dita possedermi alla ricerca del tanto agognato “punto G” (e non è poi un “posto” così introvabile!!! ) regalandomi brividi di godimento…
Ho sentito i loro cazzi duri come il marmo riempirmi la figa resa scivolosa dagli abbondanti umori..
Mi hanno regalato piacere, orgasmi che hanno pervaso il mio ventre e la mia mente desiderosa che non finissero mai.
Dal canto mio ho cercato di non trascurare nessuno di loro: la mia bocca, la mia mano, non hanno smesso un attimo di cercare colui o coloro che non erano dentro di me contraccambiando il piacere che ricevevo…
E questa è stata la prima di, spero, tante serate piacevoli…
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17 years ago
admin, 75
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Il gioco del dottore
Il gioco del dottore
Da ragazzino i miei genitori mi portavano in villeggiatura al Circeo dove affittavano una villetta nei pressi della spiaggia per i tre mesi estivi. Colà mi divertivo a sguazzare nell’acqua, a giocare con la sabbia, a correre, nuotare e crogiolarmi al sole. Nella villetta accanto abitava una ragazzina poco più grande di me: Monica. Eravamo subito diventati compagni di giochi, amici.
Monica era molto carina, ben proporzionata, aveva i capelli castani leggermente ondulati ed era alta poco meno di me, che per i miei 8-9 anni ero già abbastanza alto e prestante.
Di solito, dopo il riposino pomeridiano, Monica mi veniva a chiamare. Per lo più giocavamo con la palla, con i birilli, con le piastrelle, con la corda, con le biglie di vetro, oppure a campana, ma a volte giocavamo anche con le sue bambole.
Monica aveva molti giocattoli. Il suo preferito, però, era la valigetta del dottore che gli aveva regalato Silvia, sua sorella maggiore. Questa valigetta conteneva alcuni oggetti curiosi e affascinanti: lo stetoscopio, la pompetta col bracciale per misurare la pressione, la siringa e il termometro, le boccette dei disinfettanti e dei medicinali, la garza e i cerotti. Io ero il dottore e lei era la mia infermiera. Insieme giocavamo a visitare le sue numerose bambole.
Una volta però a Monica venne una nuova idea e me la espresse esclamando con entusiasmo: “Ti va di lasciar perdere le bambole e giocare io e te al dottore e all’ammalata?” Le risposi subito di si. Ci sistemammo sul prato, all’ombra del bel salice piangente sul retro del giardino. Monica iniziò a spiegarmi come avrei dovuto visitarla. Mi disse di inforcare lo stetoscopio e ad ascoltarle il cuoricino, poi dovetti misurarle la pressione. Mi faceva preparare la medicina amara che poi lei ingoiava tappandosi il naso con le due dita, simulando un’esilarante smorfia di disgusto.
Io eseguivo le sue istruzioni con attenzione e accuratezza. Quel gioco mi piaceva e mi ero subito calato nella parte. Prendevo la cosa molto seriamente. A un certo punto Monica disse: “Ora devi misurarmi la febbre”. Stavo per infilarle il termometro sotto l’ascella quando lei, con un movimento repentino, si inginocchiò dandomi la schiena e si abbassò il costumino da bagno fino a metà delle cosce, restando con le gambe leggermente divaricate. Poi, piegandosi leggermente in avanti fino ad appoggiare una mano sul prato, con l’altra si allargò la natica: “Lecca la punta del termometro prima di infilarlo, così entrerà più facilmente” disse sorridendo. Feci come mi aveva detto. Aiutandomi con l’altra mano per tenere allargato il buchino, infilai il termometro di plastica nello sfintere anale che si allargò impercettibilmente per riceverlo. Monica mi guardò sorridendo ed esclamò: “Bravo dottore, non ho sentito quasi nulla!”
Ero affascinato da quel buchino che sembrava pulsare tutto intorno a quel bastoncino di plastica ed ero affascinato anche dalla fessurina che si scorgeva un po’ più in basso. Dopo qualche secondo, durante il quale ero rimasto imbambolato a fissare quell’insolito panorama, Monica esclamò allegramente: “Ora basta! Bisogna controllare se ho la febbre. Poi mi farai un massaggino con la pomata per curarmi il bruciore”.
A quel punto io sfilai delicatamente l’asticella osservando attentamente il contrarsi del buchino che si richiudeva. Rimasi immobile, imbambolato, a fissarlo.
“Che bello! non ho la febbre, non ho la febbre!” Esclamava ridendo Monica rimasta a quattro zampe con le mutandine calate sulle cosce: “Adesso devi farmi il massaggino. Mi raccomando, bagna bene il dito con la saliva, come se fosse una pomata!”.
Come al solito feci ciò che mi aveva ordinato. Mi infilai l’indice in bocca inumidendolo per bene, poi lo accostai al buchino e cominciai a massaggiarlo con un movimento circolatorio. Il buchino era morbido, tiepido e pulsava ritmicamente cedendo impercettibilmente ad ogni leggera pressione del mio dito. Massaggiai per un po’ di tempo con Monica che, con la testa reclinata, mi guardava negli occhi e sorrideva soddisfatta. In me cresceva il desiderio di premere un po’ di più il dito su quell’orifizio e non esitai molto ad esercitare una certa qual pressione. Lo sfintere anale cedette docilmente risucchiando al suo interno la prima falange. “Huuu!” sospirò Monica “Questo è un po’ più grosso del termometro, meno male che l’hai bagnato per bene!”.
Visto che mi lasciava fare, cominciai a muovere il dito avanti e indietro curioso di osservare le ulteriori reazioni di Monica. Intanto però dovevo anche fare i conti con le mie di reazioni: cominciavo infatti ad avvertire un insolito pizzicorino che si concentrava sulla punta della mia cappella, che all’epoca ingenuamente chiamavo “la pallina” e con l’altra mano iniziai quasi inconsciamente, istintivamente a massaggiarmi il pisello.
Il mio sguardo però era sempre più attratto dallo sfintere di Monica che cedeva all’intrusione del mio dito, ma anche dalle due cunette e dallo spacchetto sottostanti. Visto allora che Monica mi lasciava fare, allungai impercettibilmente il pollice verso quel punto e sentii anche li un soffice cedimento.
“Quella è la mia patatina” disse Monica. E, un istante dopo: “Vuoi vederla meglio?”
Non mi diede neppure il tempo di rispondere e, sempre sorridendo, con un rapido movimento si sfilò del tutto le mutandine. Poi, lentamente, si mise seduta di fronte a me con le gambe incrociate. Ora potevo vedere “la patatina” da una diversa angolazione e non aveva perso il suo fascino, anzi! Lo spacchetto ora era leggermente dischiuso e lasciava intravedere qualcos’altro al suo interno.
“La vuoi toccare? Ti faccio vedere com’è fatta. Dopo però tu mi farai vedere bene il tuo pisellino”.
Una vampata di calore mi salì fino alla testa e un senso di strana eccitazione mi si condensò nello stomaco. Contemporaneamente aumentava il formicolio proprio li dove Monica voleva andare ad indagare. Riuscii solo a fare Si con la testa e allora fu Monica a prendermi la mano e a condurla verso la sua patatina.
Io ormai ero preda di una sconosciuta eccitazione che mi avvampava il volto e mi sconvolgeva le viscere. Il mio piccolo pisello si era improvvisamente indurito nella mano e lo sentivo pulsare impercettibilmente. Giunto a contatto della morbida fessura, lentamente e dolcemente iniziai a massaggiarla, poi, con estrema delicatezza, vi introdussi un dito. Mi accorsi subito che era tiepida e umida. Subito pensai che Monica doveva fare la pipì e mi portai istintivamente il dito al naso. Quello che percepii fu un profumo a me sconosciuto e mi venne subito voglia di assaggiarne il gusto. Misi il dito in bocca e percepii immediatamente, misto all’acre sapore dell’urina, un sentore dolce come di miele, ma con un retrogusto leggermente acido. La scoperta di quel gusto mi eccitò ancora di più. Mi leccai per bene il dito e tornai all’esplorazione.
La patatina di Monica non ostacolava la mia iniziativa e lei guardava incuriosita le mie dita che frugavano dentro. A un certo punto disse: “Basta, ora tocca a me. Togliti il costume”.
Smisi di massaggiarmi il pisello, mi alzai e feci ancora una volta come mi ordinava. Rimasi in piedi di fronte a lei, con le gambe divaricate e il pisello in erezione arrossato e pulsante per l’eccitazione. Il formicolio era diventato devastante e mi partiva dal buco del culo. Il tocco leggero della mano di Monica più che darmi sollievo mi fece aumentare la smania! Tuttavia la lasciai fare senza profferire parola.
Con le due dita Monica palpava e stringeva impercettibilmente la pallina che, ancora all’interno del prepuzio, doveva però essersi trasformata in una cappella gonfia e arrossata. Muoveva delicatamente la pelle in modo da scoprire ritmicamente la parte nascosta. Monica si stava concentrando su quel punto con un leggero e delicato movimento. Pian piano la cappella veniva portata alla luce e tutto il pisello aveva assunto una certa consistenza ed era ancora cresciuto di volume, diventando un vero e proprio cazzetto L’innata delicatezza di Monica fece si che a un certo punto il mio piccolo cazzo si scappellò interamente. La cappella era gonfia e paonazza e ne sortiva un aroma deciso che giunse immediatamente alle narici di Monica. Lei, quasi stupefatta, alzo gli occhi verso i miei, mi fissò per un istante, poi li riabbassò. Assieme gli occhi abbassò tutto il volto. Il suo naso si avvicinò alla cappella, contornata all’attaccatura da un leggerissimo strato di candido caglio dal quale proveniva quell’aroma irresistibile. Monica, come ipnotizzata, dischiuse la bocca preparandosi a gustare quell’inattesa prelibatezza. Le sue piccole, calde labbra avvolsero delicatamente la cappella, la linguetta andò a cercare tutto intorno ogni particella che riusciva a percepire gustandola deliziata. Monica ripulì tutto e poi andò a cercare il resto giù, fino allo scroto ancora privo di peluria.
Una sensazione nuova mi pervadeva. Sentivo qualcosa salire su dalle viscere. Un’onda di piacere liquido che nulla aveva a che fare con la pipì! Monica continuava a leccare, ad annusare e ad avvolgere la cappella con la sua linguetta e con le sue morbide, piccole labbra. Sentivo il calore del suo alito, della sua bocca che accentuavano la sensibilità del mio piacere. Lentamente l’ondata di godimento che mi partiva dal buco del culo crebbe ed avanzò fino alle palle e poi ancora più su… Lo spruzzo finì dritto sulle labbra dischiuse di Monica che ebbe un lieve moto di stupore. Al primo spruzzo ne seguì un secondo, più potente, poi un altro e un altro e un altro che le imbrattarono la bocca e parte del viso, colando in parte sul prato sottostante.
Monica, che aveva appena discostato la bocca dalla cappella, accoglieva quel dono inatteso leccandosi lentamente le labbra e gustando quel sapore per lei sconosciuto. Fissava incuriosita e stupefatta la fonte di quel nuovo sapore, poi mi guardava negli occhi, felice di scoprire sul mio volto un’espressione d’ineffabile piacere.
Monica si leccò un ultima volta le labbra, poi si abbassò nuovamente la bocca sulla fonte di tanta prelibatezza andando a succhiare e ripulire fino all’ultima goccia di quella che solo in seguito seppi si chiamava sborra. Continuando a guardarmi negli occhi Monica aspirò piano col naso il profumo che circondava il suo viso, e sorrise felice. Tuttavia non era del tutto soddisfatta. Evidentemente anche lei doveva avvertire quel particolare pizzicorino… infatti mi disse: “Adesso tocca a te assaggiare la mia patatina.”
Non me lo feci ripetere due volte e tuffai immediatamente il naso e la lingua tra le sue cosce aperte. La patatina di Monica, a contatto con l’erba del prato dove era seduta, aveva un profumo sublime, e il gusto non era da meno!
Inizia a leccare, dapprima lentamente, poi sempre più veloce, infilando la lingua sempre più in profondità. Che gusto paradisiaco, e che profumo! Monica, con gli occhi socchiusi, gemeva impercettibilmente e iniziava ad ansimare un poco. Leccando sentii che nella parte superiore della patatina si stava producendo un piccolo rigonfiamento e mi concentrai a leccare proprio in quel punto. Monica ebbe un sobbalzo, poi un altro, poi mi prese la testa tra le mani stringendo i pugni sui miei capelli venne con un gemito roco. Dalla sua passerina già bagnata sgorgò un ulteriore colata di miele che deliziò ancor più la felicità di quell’istante, Io lo leccai tutto mentre lei iniziava lentamente a rilassarsi.
Quella magica trance fu interrotta dal clacson dei genitori di Monica di ritorno dal mercato. Avvertivano Silvia di aprire il cancello del giardino per poter parcheggiare la macchina. Monica, come risvegliandosi da un incantevole sogno, riprese tranquillamente la padronanza di se e, rivestendosi, mi disse di fare altrettanto. Una volta vestiti cominciammo a rimettere a posto gli strumenti nella valigetta del dottore.
Il pomeriggio del giorno seguente, dopo aver giocato insieme tutta la mattina sulla spiaggia, Monica mi venne a chiamare a casa. Quando uscii in giardino mi accolse col suo splendido sorriso, mi prese per mano e mi condusse nel giardino della sua villetta, sotto il salice. Giunti sul posto notai subito qualcosa d’inatteso. Un piccolo tumulo di ciottoli costruito proprio sul punto del prato dove era colata una parte della mia sborra.
“Questo sarà il nostro segreto - affermò lei - Dovremo trovare un altro posto bello come questo dove giocare la prossima volta!”. Ero d’accordo con lei, ma non dissi nulla. Annuii sorridendo e guardandola negli occhi. “Cominciamo a cercare!” esclamò improvvisamente lei scappando via allegramente.
Subito il formicolio s’irradiò dallo scroto alla punta della cappella. Le gambe scattarono e in un batter d’occhio mi trovai a correre al suo fianco. Un turbine d’immagini mi lampeggiavano davanti agli occhi: idee, fantasie, desideri, emozioni. Monica correva al mio fianco tenendomi per mano. Il mio cuore scoppiava di felicità, e il mio piccolo cazzo pure!
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17 years ago
admin, 75
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Il primo plug
Pomeriggio inoltrato. Il sole è ancora molto intenso. Procedo a rilento intrappolata in un groviglio di automobili. Sento i vestiti incollati alla pelle e alla radio non trasmettono nemmeno un brano decente che mi distragga da questa sensazione di soffocamento.
Nella mia testa passo a rassegna tutti i sexy shop della città che riesco a ricordare.
Il primo a tornarmi in mente è quello situato a pochi metri dalla mia vecchia scuola. L’ho visto per cinque anni!
Ogni tanto do uno sguardo alle macchine a fianco, arrestate sotto il sole in quella coda che pare interminabile. Le persone al volante mi sembrano tanti polli fritti confezionati nelle loro scatolette di metallo.
E’ deprimente l’idea di dare la stessa impressione… :-o
Penso all’assurdità di non prevedere delle corsie per i TIR o addirittura delle strade riservate solo a mezzi pesanti. Quando riesco ad avanzare di qualche metro con un pizzico di entusiasmo, avverto anche il fremito dell’imbarazzo di dover entrare in un sexy shop a comprarmi un plug... :-|
Non mi preoccupo tanto di cosa chiedere o che parole usare, ma di chi mi troverò di fronte. Non sono dell’umore giusto per sopportare sogghigni strani, eccessiva invadenza o tentativi d’approccio.
Sono già stata in quel genere di negozio. Mai da sola però. E quando sei in compagnia non ti curi neppure di chi sta alla cassa. In effetti non capisco perché mi faccio infastidire da preconcetti che non ricordo d’avere mai avuto. Come sicura di dover affrontare un maniaco bavoso che una volta varcato l’ingresso sorprenderò masturbarsi su un film porno... :-)
Forse è il caldo insopportabile o forse è solo la certezza che quanto comprerò poi lo dovrò utilizzare risucchiandolo completamente là dove in genere chiudo con il chiavistello! :-|
Finalmente passo l’incrocio e svolto in una via meno trafficata. Qualche minuto e sono già davanti al sexy shop. C’è un parcheggio libero lì vicino, ma faccio comunque il giro per ben tre volte nel tentativo che venga occupato da un’altra vettura. Avrei una giustificazione mentale per concedermi più tempo.
Niente! Ci infilo la mia auto.
Cammino qualche minuto all’esterno del negozio. C’è un bigliettino con scritto suonare ed una freccia che indica il campanello. Più leggo quel bigliettino più l’agitazione entra in circolo…
Suono. Si apre la porta. Timidamente entro e mi fermo per qualche istante sulla soglia. Mi allungo in avanti nel tentativo di vedere oltre quella mezza parete che divide l’ingresso dalla cassa. C’è un ragazzo, sulla quarantina, magro e alto con la barba di qualche giorno. E’ concentrato davanti al monitor di una tv. Avanzo. Lui si gira e con un sorriso un po’ ebete fa un commento sul film che sta guardando: “stavolta è un capolavoro!”. Bé, penso che perlomeno è intento a farsi i fatti suoi.
Come non detto: si alza con l’agilità di un felino zoppo, e in un sorriso oltremodo allargato in un’innumerevole quantità di denti mi dice: ”come posso aiutarti?”. Vorrei rispondere come mio solito “do solamente un’occhiata”, ma non è vero! Sono qui per comprare diamine! e non ho voglia di perdere tempo tra gli scaffali per poi dover ricorrere nuovamente al suo aiuto. Faccio un respiro profondo ed esclamo il più velocemente possibile: ”cercavounpluganalesemiindichidovelitrovo!”. Prendo fiato. Lui inclina il capo con espressione interrogativa, come sanno fare solo i cani nella loro versione più adorabile… ;-)
In uno slancio di coraggio provo a ripetermi più lentamente: ”cerco – un – plug – anale – dove – li – trovo?”. Lui sorride e io perdo il conto dei denti… Per un attimo temo lo estragga dalla bocca… :-)
Mentre mi fa strada verso lo scaffale al centro del negozio, dice che sono una delle poche clienti a chiamarlo correttamente (cioè? con il nome scientifico!?), e che il più delle volte gli chiedono il dildo a pera o il pomolo anale o la bomba o altre cose strane.
Mi guarda e mi mostra tutto fiero un plug di dimensioni davvero ridotte anche per una come me che il secondo canale lo tiene stretto come trattenesse il fiato! :-D
Vittima dell’imbarazzo per la situazione tragicomica, chiedo di un plug più grande. Lui prende delle confezioni di diverse grandezze e comincia ad estrarre plug come stesse stappando crodini!
Vedo subito il mio! Stop: eccolo! :-) Ma non faccio in tempo a dire “questo va bene!”, perchè Lui in uno slancio di umorismo mi mostra un plug di colore violaceo ad occhio e croce del diametro di venti centimetri! No ripeto: venti centimetri! No dico, un mostro del genere forse è adatto per sanare il buco nell’ozono non certo per aiutare la sottoscritta a dilatarsi in modo da poter sostenere l’ingresso del Padrone! :-D
Mi lascio andare in una risata isterica, anche perché voglio avvalorare l’ipotesi che si tratti solo di una battuta, e gli chiedo stralunata se ne ha mai venduti di quella taglia. Lui risponde di no, ma specifica che in alcuni film li ha visti utilizzare. Andiamo verso la cassa. Metto sul bancone anche una confezione di gel lubrificante, pago, prendo velocemente il mio sacchetto e più velocemente ancora la via d’uscita. Mentre sto per chiudermi la porta alle spalle, sento una voce che mi augura buon divertimento con un tono malizioso…
Il sole è sceso e il traffico diminuito, allungo la mano per aprire la portiera della macchina: mi prende un colpo! In un flash rivedo le mie chiavi sul bancone: l’incubo non è terminato. Suono nuovamente il campanello, stavolta senza esitazione. La porta si apre e mi spingo immediatamente dall’altra parte del muretto: “le chiavi! Devo averle scordate qui…”.
Lui alza lo sguardo dal monitor della tv, si gira sfoderando un sorriso troppo esteso per essere davvero umano e dice: ”si bella, le ho messe nella borsetta!”. Controllo: sono qui! Vorrei morire, anche solo per levargli quel ghigno dal volto! :-/
Ringrazio e salgo frettolosamente in auto. Devo scappare al più presto da questo posto.
Mi metto in marcia verso casa. Al semaforo, in attesa di ripartire, guardo oltre il finestrino, e penso che non si è mai visto un pollo fritto con un plug tra le cosce… :-p
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17 years ago
daniela4JT,
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Ad ogni costo
Oggi mi ha parlato a lungo. In soggiorno, seduto sul divano e io in ginocchio davanti a Lui. Il mio sguardo fisso nel Suo, mentre fa il punto sul mio comportamento nelle ultime settimane.
La Sua mano sostiene il mio mento, in modo da non perdere mai i Suoi occhi che mi fissano, e forse mi giudicano e forse mi desiderano... Spesso si interrompe e chiede: “hai capito?”. Io con voce sottile rispondo: “si, ho capito” e spesso aggiungo “scusa”. Allora Lui, ancora vestito, scosta parte della camicia e dei pantaloni. Preme le Sue mani sul mio capo. Le Sue dita afferrano i miei capelli. Con un movimento deciso sono già parte di Lui. Le mie labbra scivolano lungo il Suo Membro turgido e rigonfio. La mia bocca lo avvolge completamente e sento di non esistere al di fuori di Lui mentre con le mani mi immobilizza per un tempo interminabile. Ho il Suo Membro in bocca. Fino in fondo. Il mio naso appoggia sulla Sua camicia bianca, che profuma di pulito. Cerco di resistere perché sento che la saliva mi rende difficoltoso il respiro. Nel tentativo di deglutirla ho una sorta di conato e sono costretta a riemergere…
Allora prendo fiato e mi chino nuovamente, ma Lui mi ferma. Riprende a parlare. Tutto questo si ripete per molto tempo.
Sono qui da più di un’ora. Non ho fatto altro che ascoltarlo e succhiare il Suo Membro.
Mi alzo in piedi. Lui mi toglie la gonna e le mutandine. Mi dice di mettermi a quattro zampe sul pavimento. Seguita con molto controllo a manifestare il Suo disappunto per il mio comportamento, in queste settimane eccessivamente volubile e distratto. Non ho fatto altro che chiamarlo in causa anche quando non era affatto necessario, costringendolo in continue telefonate o riprese.
Sul pavimento penso che sarebbe bastato così poco per lasciarlo tranquillo come è giusto. Penso che in fondo non avevo tutto questo bisogno della Sua concreta presenza. Penso che sono stata una sciocca.
La Sua mano sferra un colpo deciso sulle mie natiche. Ho un sussulto, ma cerco di rimanere ferma. Poi ne arriva un secondo, sempre nello stesso punto. E un terzo, e un altro ancora… Li conto fino a dieci. Poi sento solo il dispiacere per non avergli ubbidito. L’inutilità del capriccio che lo spinge a questo gesto che per Lui è tutt’altro che una forma di piacere. Vorrei stringermi alle Sue caviglie e promettergli che non accadrà mai più e che non sarà mai più costretto a punirmi e che non gli darò più motivo per farlo…
Mi dice: “voltati”. Lo guardo. Mi sento il ritratto della colpevolezza. Con la mano afferra delicatamente il mio viso. Si lascia baciare. Mi perdo nella Sua bocca e nelle Sue labbra umide e nel Suo perdono…
Ora sono sdraiata sul letto. Indosso un paio di sandali neri con il tacco, un top nero e un reggiseno nero. I capelli cadono lungo le spalle in modo disordinato. Sento le labbra secche e arrossate. Ho gli occhi lucidi e stravolti. Lui è in piedi davanti a me. Lo attendo con dolcezza languida e umida. Mi afferra per le cosce e mi tira verso di sé con forza mentre nello stesso movimento mi penetra interamente. Il Suo corpo prende a sbattere velocemente contro il mio e le carni vibrano di piacere quando sento il Suo peso abbandonarsi su di me. La mia lingua assapora la Sua pelle scivolando lungo le labbra e il collo e le spalle e il petto, ho bisogno di sentirmi interamente posseduta da Lui. Mi giro dandogli le spalle. Le Sue mani sono strette ai miei fianchi mentre il Suo ventre si spinge contro il mio sedere. La stretta si fa sempre più forte e la spinta sempre più veloce. Il Suo Membro entra ed esce continuamente dalla mia culla calda e bagnata. Lo sento introdursi con fermezza da una tana all’altra, davanti e dietro senza sosta violandomi ripetutamente. Le mie mani afferrano saldamente le lenzuola e annaspano alla ricerca di una presa più stabile, mentre mi arrendo morbidamente alla Sua foga che mi apre, mi disegna, mi fa Sua…
Il Suo piacere caldo e liquido si dipinge sul mio volto e sui miei seni e sulle Sue dita che senza ritegno cerco con la lingua e con le labbra fino a pulirle completamente.
Lo sento introdursi nuovamente dentro di me. Per tutto il giorno, in ogni orifizio, in ogni posizione. Ora le Sue mani sono strette ai mie capelli, ora ai miei fianchi, ora ai miei seni, ora mi prendono per le cosce, ora premono sul mio ventre…
Entra duro dentro me e ogni volta un sussulto di dolore mi scompone. Mi sento calda, umida, arrossata, dolorante, gonfia e sfinita… Persino le Sue dita che passano tra la fica mi fanno avvertire un lieve dolore da arrossamento. Mi chiedo cosa pensa mentre mi guarda sdraiata e mi vede così aperta e così gonfia e così usata e così marchiata da Lui. Mi chiedo se prova orgoglio, eccitazione, al punto da continuare senza fermarsi, senza sosta, senza pausa, senza tregua, finché non sarà ora di andare…
Ad ogni affondo mi sento chiusa in un significato e definita e completa in quel dolore che arrossa e brucia e stringe e allarga e devasta e sbriciola e rompe e da forma e riempie e calma e rassicura e si fa piacere sempre più vivo ad ogni colpo che resiste e si arrende alla Sua voglia, trovando in quel piacere dolente la forza di non fermarlo, ad ogni costo…
Ad ogni costo…
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17 years ago
daniela4JT,
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Week end di fine estate
Quel venerdì mi svegliai di buon mattino e già con l’emozione che mi aspettava la stessa sera, preparai lo zaino che mi sarebbe servito per trascorrere il mio più eclatante weekend a Torino.
La giornata di lavoro proseguì tranquillamente ma velocemente… con pensieri fissi che mi portavano a Torino.
Verso le 22.00 già pronta di tutto punto squillò il telefono…era Roberto :
“Si….pronto!”
“Ciao ciccina, sono già qui!!”
“Ok Roby, prendo la borsa e arrivo”
Dopo pochi minuti ero già sotto casa, Roberto scese dalla moto, mi si avvicinò e senza dire una parola mi baciò fino a togliermi il fiato, la sua mano nel frattempo era già scesa sotto la gonna ad esplorare le mie intimità lasciate libere x l’occasione.
Roberto mi prese ai fianchi e mi fece sedere sulla moto, salì davanti e partimmo.
Pochi chilometri più avanti, prima di entrare in autostrada si fermò in un luogo appartato mi diede in mano un grosso vibratore con comando a distanza e mi disse:
“Ciccina infilatelo completamente in figa o nel culo, il comando lo tengo io…”
Io per fare in modo che nel viaggio esplorasse il mio basso ventre me lo infilai in culo, lui con un nastro me lo fermò bene in modo che non uscisse.
Ripartimmo e prendemmo l’ autostrada ogni tanto comandava il vibratore e per me era una sensazione idilliaca, ad ogni vibrazione lo stringevo di più con la speranza che con una mano continuava a guidare e con l’altra mi masturbasse, così fece ripetutamente.
Arrivammo ad un certo punto che quasi venivo , quando trovammo una piazzola ci fermammo, mi baciò io gli tolsi la sua lingua dalla mia bocca mi inginocchiai e cominciai a fargli un pompino ma senza farlo venire.
A qualche chilometro di distanza mentre di tanto in tanto mi masturbava sia con le mani che con il vibratore ci fermammo ad un autogrill la mia speranza e che non lo facesse funzionare lì ma…conoscendo Roby quel timore si trasformò in realtà, la fortuna fu comunque che eravamo vicini ai bagni, mi ci spinse dentro, mi diresse sui lavandini e mi infilò il suo lungo cazzo nella figa mentre mi baciava per non farmi urlare.
Usciti dal bagno abbiamo preso uno Sheridan’s e siamo ripartiti per Torino.
Nel giro di pochi minuti eravamo di nuovo in moto con destinazione Torino…trovammo l’ennesima piazzola dove c’erano parcheggiati alcuni camion, Roberto scese dalla moto mi tirò giù e senza dire parole inutili mise la sua lingua nella mia bocca, mi girò e a pecorina cominciò a scoparmi…in un momento che riuscii ad aprire gli occhi vidi che c’erano dei camionisti che ci guardavano ed erano visibilmente eccitati ….quando fu sul punto di venire lo tirò fuori, mi girò verso di lui, mi fece accosciare e mi venne sul viso, non mi fece sciacquare e ripartimmo.
Arrivammo a Torino e mi portò in un locale dove ci aspettavano dei suoi amici, prima di entrare però mi portò nel luogo più scuro del parcheggio mi bendò e mi fece aspettare un pò.
Dopo qualche minuto con me in fremito per la non consapevolezza di quello che poteva succedere… sentii dei passi avvicinarsi, sentii bisbigliare quando ad un certo momento Roby mi chiese di inginocchiarmi.. fatto questo sentii qualcosa avvicinarsi alle mie labbra d’istinto aprii la bocca e cominciai a fare il pompino fino a farlo venire… ingoiai tutto ma non fu finita qui, Roby mi tenne giù dalle spalle e mi si avvicinò qualcosa d’altro immaginavo cosa fosse e rifeci quello che avevo appena finito di fare.
Passarono alcuni istanti c’era un silenzio inverosimile quando Roberto mi sbendò e mi accompagnò dentro al locale…mi offrì del cognac da bere , mi sedetti con tutta tranquillità di fianco a lui quando all’improvviso si avvicinò Marta una sua amica si presentò e mi baciò vogliosamente sulle labbra fu un esperienza sensazionale….
Dopo meno di un’ora io e Roberto uscimmo dal locale e ci avviammo verso casa sua.
Arrivammo davanti al suo garage, lo aprì ed entrammo…. Mi fece scendere dalla moto e mi tolsi il vibratore, mi stese poi su un oggetto che sembrava una specie di divano…mi sbagliai era una divaricatore mi legò polsi e caviglie e cominciò a baciarmi e masturbarmi… dopo qualche minuto mi mise il suo cazzo nel culo mentre nel buco davanti per non lasciarlo libero prese il più grosso cazzo di gomma che aveva e me lo infilò fino in fondo…godevo come non mai….
Dopo molti giochi su quel divaricatore mi fece salire a casa, mi offrì di nuovo da bere .. della crema all’whisky …mi sdraiò sul letto e mi riempì la figa di quel liquore dopodiché prima con la lingua e poi col resto della bocca cominciò a bere da lì passandomela poi nella mia bocca…mi fece bere di tutto così.
Mi sdraiò sul letto mi ammanettò entrambi i polsi al letto e con delle corde fece lo stesso con le caviglie, prese una candela di notevole circonferenza me la infilò nel buco davanti e l’accese, mi bendò gli occhi e mentre la candela bruciava si mise davanti a me con il cazzo all’altezza della bocca cominciai a prenderlo in bocca sempre con più veemenza … il calore si avvicinava e l’eccitazione saliva sempre più, quando arrivò al limite mi portò in bagno spense la candela e come la tolse mi ci infilò il suo cazzo….mi sembrava di svenire… passammo tutta la notte così bevendo e scopando in ogni modo.
Arrivò il sabato pomeriggio e dopo qualche ora di meritato riposo uscimmo a far compere.
Tornammo a casa per l’ora di cena cenammo io e lui passò circa un oretta quando suonò il campanello di casa… era suo fratello ed un amico.
Roberto mi baciò come entrarono loro, mi teneva stretta a se quando da dietro sentii una mano salire tra le mie gambe mi entrarono due dita nella figa… continuai a baciarlo con più ardore sentii una altra mano avvicinarsi al culo ed anche lì entrarono alcune dita.
Ero eccitata da morire Roberto mi piegò in avanti e suo fratello mi inculò prima con molta calma poi cominciò a pompare di più…. Io intanto cominciai a prendere in bocca il grosso palo dell’amico e con la mano masturbavo Roberto…. Ero bagnatissima ….Roberto mi prese per un braccio suo fratello per l’altro mi alzarono di peso e mi fecero sedere sul cazzo dell’amico che ormai era ben eccitato fecero molto piano era doloroso ma fantastico….quando mi abituai alle dimensioni che avevo nel culo mi sdraiai ma senza togliere quello che avevo già dentro e il fratello di Roberto infilò il suo cazzo in figa .
Per non farmi urlare Roberto prese a baciarmi, dopo di che mi spinse fino in gola il suo cazzone molto eccitato …. Quando furono sul punto di venire si diressero tutti e tre verso la mia bocca e mi inondarono di sperma…
Questo fu il mio impatto con una multipenetrazione fu fantastico anche perché fu solo l’inizio…tutta la notte mi scoparono tutti e tre in tutti i modi che potessero trovare….
Non dimenticherò mai quel weekend
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17 years ago
admin, 75
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Una giornata pesante
Dopo quella giornata pesante in ufficio, non ti sentivi più in grado di far nulla, durante il percorso che dallo stesso ti portava a casa, la macchina, il caldo ti rendeva ancor più pesante il rientro.
Ad un tratto, qualcuno ti tampona, sei seccata, infastidita, accosti, e, con una smorfia apri la portiera e scendi.
Davanti a te, quell’uomo così distinto, gentile e cordiale si scusa per la distrazione, tu ad un tratto lo guardi e rimani affascinata dai suoi occhi e dal suo profumo.
Vi scambiate i dati e, come se nulla fosse, anche i numeri di cellulare.
Riprendi il viaggio ma nelle narici senti ancora il suo profumo così dolce e dallo specchietto rimedi quegli occhi e quello sguardo.
Ritorni a casa e ti svesti e, per alleggerire la tensione e per rinfrescarti, fai una doccia calda e profumata.
Nella mente quell’uomo ti aveva presa e neppure tu sai bene cosa è successo, anzi come mai è successo.
In accappatoio vada sul divano, sei ancora bagnata, ma hai bisogno di rilassarti ancora.
Suona il campanello, vai ad aprire e ……………..
È Fabio, il tuo vicino, sempre gentile e caro.
Andate nel salotto e vi accomodate sul divano, l’accappatoio è ancora su di te, parlate un po’, bevete qualcosa e ………. senti che hai bisogno di rilassarti completamente.
Sei ancora bagnata e l’accappatoio lascia intravedere il corpo nudo, …….. la conversazione ti attrae e, la mano di Fabio ti accarezza le cosce nude ……….
La sua mano è calda, ti muovi ……… l’accappatoio sale e scopre tutta la coscia, lui la muove accarezzandoti e ………
Si avvicina alle tue labbra e …… un bacio lungo la lingua si insinua dentro alle tue labbra, le lingue si intrecciano si muovono ripetutamente, le labbra baciano, le mani accarezzano i corpi e ………..
La bocca di Fabio ti mordicchia le labbra, scende sul collo e inizia a baciarlo ed a mordicchiarlo, lo lecca tutto, il tuo viso si alza, l’acappatoio si apre ……………
Lui continua a baciarti il collo, i lobi delle orecchie, le spalle ……. La sua bocca morde, bacia, lecca ……………….. il suo fiato sul tuo collo, sulle tue orecchie ………… la sua mano tra i capelli
Ti lasci andare …….. sei alla mercè delle sua bocca, …….. intanto senti un calore tra le cosce, senti la voglia crescere, senti l’eccitazione aumentare ………
Fabio ti travolge solo con la sua bocca ……… e la sua lingua, ti accarezza i seni, li cerca e lo trova con la bocca …….. mordicchia i tuoi capezzoli, sempr più duri sempre più vogliosi di quella bocca calda e passionale ……………
Sei lì …….. non ti ancora toccata ma tra le cosce senti un umido, ti senti bagnata …….. vuoi che ti prenda, vuoi la sua bocca, la sua lingua ………….. il suo membro dentro di te ………
Scende sul ventre, lo morde lo lecca, …………… i fianchi …………. il pube e ………….
Apre le tue cosce, ormai sei nuda e sdraiata ……… sul tappeto alla sua mercè ………..
La lingua si insinua tra le labbra gonfie e vogliose, la bocca succhia il clito ……….
Apre le labbra con le dita e succhia quel clito come fosse un membro, lo succhia e lecca …… quasi per farti godere …………. La lingua lo lecca ……. Si insinua tra le labbra ………
Se tutta calda, sei tutta pronta ………. Senti aumentare l’eccitazione e la voglia dentro di te ……… lo vuoi ……. Lo desideri ……. Vuoi che ti plachi qulla voglia, quel desiderio
Senti la sua lingua frugare i tuoi buchi, la fica ……… il culo ………. Sei bagnata, fradicia, lui continua il suo gioco con la bocca e la lingua …………
Le sue dita si insano dentro alla fica …….. fradicia di umori e caldissima, si muovono dentro di te ………. La bocca e la lingua sul clito ………. Ti fanno aumentare e raggiungere un orgasmo …….. quasi fisico e mentale ………… elettrico
Ti senti bloccata ……… ti senti sopraffatta ……….. la sua bocca sul clito, le sue mani dentro di te ……. Nella fica ………. nel culo ………. Ti prendono e ti danno godimento ……….
Un altro orgasmo ………… non sei più padrona del tuo corpo ………..
Sei bloccata, sei immobile, solo la sua bocca e la sua lingua ti danno così piacere ……… sei calda, fradicia ……… umida ………..
Senti li umori scendere tra le cosce e sul tappeto ………….. sei fradicia, bagnatissima ……….
Sei immobile, bloccata …………. Stai godendo ……………….. non era mai successo ………
Così così ……….un altro orgasmo ………… ma questo è più profondo più forte degli altri più …….. elettrico ………. Più ……………………..
Ti svegli e ………… “godoooooooooooooooooooooooooooo”
Sei ancora lì sul divano, nuda, con le mani tra le cosce e ………. Fuori è notte ………
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17 years ago
carino6423,
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Agli utenti di desiderya
Ciao utenti di desiderya. Volevo proporvi i miei tre raccondi sperando che vi piacciano. Hanno preso 5 stelle e pertanto mi auguro possano piacere anche a voi. Attendo vostri commenti con ansia.
Ciao da Ginex
Sono:
"la tortura"
"Una visita speciale"
"Una serata magica".
[email protected]
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17 years ago
ginex,
40/40
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La tortura
Era diventata ormai una tortura, una dolce ossessione pensare a lei e masturbarmi con impegno e con rabbia.
Ma la storia andrebbe raccontata tutta dall'inizio.
La donna in questione, di nome Romina, lavorava nello stesso stabile mio ma in un altro ufficio, quando la conobbi, cosicchè non ci avevo mai fatto molto caso se non per il fatto era una donna veramente bella. Questo dimostra quanto fatuo sia il senso del “coupe de foudre”: mai ebbi modo di invaghirmi di una donna se non prima conosciuta sotto vari aspetti. Una donna potrebbe essere la piu' bella del creato ma se non ti da' la carica, come quegli uragani tropicali, non hai nemmeno lo stimolo di portarla a letto.
Ma quell'uragano deve essere innescato da qualcosa.
E così fu.
Dopo qualche mese dalla prima volta che la vidi venne trasferita nel mio reparto, del quale non sto a raccontarvi la natura in quanto potrebbe essere quello di un ufficio comunale come quello di una azienda privata o addirittura un ospedale. Ma questo ritengo non abbia importanza quanto l'evoluzione della storia.
Cominciammo a dialogare, a volte scherzando a volte parlando seriamente, dei problemi della vita di tutti i giorni, di trovar casa, dell'ex marito e di un incidente che aveva subito qualche tempo prima e che le residuava, a volte, dei disturbi fisici anche importanti. Il tempo passava e più ci si frequantava al lavoro e più i nostri discorsi cadevano su cose più intime anche simpaticamente con dei doppi sensi che creavano ilarita'. Mi dava un senso di spensieratezza e vitalità incredibile e se aveva dei problemi li nascondeva molto bene. Era una persona che definire graziosa era come dare del laghetto ad un oceano.
Non vi erano, però, al momento segni di qualche sintomo di avvicinamento sessuale. Un giorno la osservavo mentre lavorava alla sua scrivania e mi vide. Mi fece un cenno con la mano che mi avvicinassi a lei e appena fui li mi chiese di darle una mano con il computer che la stava facendo impazzire. Mi misi a fianco a lei e piegato con la mano appoggiata alla scrivania per lavorare con l'altra alla tastiera. Mentre guardavo lo schermo mi cadde lo sguardo sulla sua scollatura: mi colpi una extrasistole che pensai di aver fatto un infarto. A occhi chiusi mi immaginai il grand canyon le cui pareti, come per magia, si trasformavano in un velluto liscio e lucente. Quello avevo stampato negli occhi: un solco perfetto le cui pareti, dal piano del torace, si dipartivano vertiginosamente verso l'alto con una perfezione disegnata da un compasso con una linea curva perfetta che le portava verso l'apice coronato da un capezzolo, che faceva capolino dal reggiseno di pizzo bianco, di dimensioni e fatte praticamente sublimi. Io lavoravo al computer ma praticamente ero sconvolto e affannato da tanta visione che lei se ne accorse. Invece di nascondere i suoi poderi faceva in modo che il seno sinistro uscisse sempre di più dal decolleté gonfiando il torace. I miei pantaloni stavano scoppiando sino addirittura a dolermi le palle e il pene che forzava sulla cerniera. Non stava finendo li: con il gomito cominciò a strofinarmi i pantaloni e ad un certo punto fui così sconvolto da dover scappare via e barcollavo come ubriaco. La mia percezione della realtà era totalmente fuorviata dalle endorfine che il mio cervello stava producendo in quantità stratosferiche. E partii verso il bagno con una sola domanda: cosa potrà succedere ora?
In bagno mi fiondai nel cesso e tirai fuori a fatica l'uccello che ormai era viola dal dolore dell'erezione esplosiva e non riuscii a fare altro che masturbarmi con piacere e sollievo venendo con immenso piacere addosso al muro del bagno che dovetti poi pulire con la carta igienica.
Tornando a casa in autobus poi la incontrai perchè normalmente facevamo un tratto insieme.
Fino a quel momento ci si parlava poco se non un semplice saluto tra conoscenti. Quel giorno mi venne vicino e cominciammo a parlare del più e del meno ma i sussulti del mezzo la portavano spesso a strusciarsi su di me e non perdeva un attimo per toccarmi l'uccello. Era incredibile ma non passava momento che non fossi in erezione quando ero vicino a lei.
Pensare che la credevo una santarella da come si vestiva e da come si comportava ma oramai ero certo della sua autentica perversione e porcaggine.
Ma io ero come pietrificato, non sapevo cosa fare come comportarmi.
Ogni giorno non perdeva un attimo per torturarmi e ne traeva godimento.
Un giorno mi misi a lavorare su un computer di un collega che aveva la scrivania davanti alla sua in quanto aveva dei dati che mi servivano.
L'avevo di fronte e la sua scrivania, come tutte le altre d'altro canto, non aveva la protezione davanti e pertanto avevo la visuale sulle sue gambe. Con la coda dell'occhio la guardavo ogni tanto e anche in quel frangente se ne accorse. La vidi alzarsi di colpo: sembrava stizzita mentre andava verso il bagno. Mi domandai se l'idea che mi ero fatto su di lei fosse sbagliata. Dopo poco tornò e si sedette al suo posto.
Io ricominciai a guardarla: non mi ero sbagliato assolutamente sul suo conto!!
Cominciò ad allargare le gambe e mi accorsi che era senza mutandine, era andata in bagno a toglierle, e mi dava la possibilità di avere tutta la visione sul suo pube semi rasato e splendido. Per avere l'idea era come quando un amico ti mostra le foto di una spiaggia tropicale deve ha trascorso le vacanze: incommensurabile l'affascinantezza di tale visione. Si vedeva bene la fessura da dove sporgevano le due piccole labbra di fattezze incredibilmente delicate. Mi sembrava di sentirle già con le labbra e con la lingua. Dovetti fare un altro giro in bagno.
Una tortura impossibile da sopportare. Non ce la facevo più e non riuscivo a reagire a tali provocazioni sino al giorno in cui.....
una sera dovetti rimanere sino a tardi al lavoro per delle scadenze che avevo in sospeso e, guarda guarda, anche lei era li con me e faceva finta di nulla. Quasi finta perchè ogni tanto con la mano mi faceva un cenno. Mi avvicinai a lei e parlammo un po' soprattutto ci spiegammo a vicenda come mai eravamo ancora al lavoro. Ero li da un ora, eravamo soli ma non succedeva nulla di particolare.
Ad un certo punto mi alzai e andai nella stanza del capo a prendere dei documenti. Avevo le chiavi in quanto vice dello stesso e particolare importante, siccome a volte arrivavano pacchi o lettere per lui anche quando non c'era, la porta del suo studio aveva una fessura abbastanza grande, come le porte delle case americane, dove poter lasciare i plichi a lui spediti.
Quando fui dentro, dalla finestrella dello studio, vedevo che lei guardava verso questa direzione e pensai che era arrivato il momento di reagire a tanta stronzaggine. Feci finta di fare dei rumori un po' forti in maniera tale che guardasse nella mia direzione e....... preso dall'euforia e come ubriaco di desiderio, passione, impulso sessuale o come volete chiamarlo, non pensando alle conseguenze, tirai fuori l'uccello, duro e grosso in maniera spasmodica, e lo infilai nella fessura della posta della porta del capo e grattavo la stessa per attirare l'attenzione di Romina. Per qualche minuto non successe nulla e quasi deluso e amareggiato dal fallimento del mio atto stavo quasi per ritirare l'uccello dalla fessura quando sentii qualcosa che lo sfiorava. Sembrava qualcosa tipo un tessuto, forse il suo vestito. Sentivo il suo respiro affannoso e il suo alito che avvolgeva la mia cappella. Era qualcosa di delirante, un sogno ad occhi aperto che si stava avverando perché sentii la sua mano che gli strinse la base e cominciò con il tipico movimento stereotipato e lento, dolce direi, che solo una donna sa fare. Qualcosa di caldo e umido mi avvolse il cazzo dalla punta sino a metà e sentivo la sua lingua che giocava con il frenulo, con la cornice della cappella, poi lo liberava dalle fauci gli soffiava sopra per raffreddarlo un po' e subito lo riprendeva in bocca. Non pensavo di poter resistere ancora, il cuore scalpitava, mi sembrava di morire! In quel momento pensavo che se fossi morto sarebbe stata la più bella fine che un uomo poteva desiderare. Poi mollò la presa: ero convinto che volesse ancora torturarmi quando sentii chiaramente che se lo stava strofinando tra i glutei e sulla figa. Sentivo chiaramente le sue piccole labbra che mi baciavano la cappella che era ormai come il marmo di Carrara da tanto turgida e sensibile. Durò per circa un minuto questo gesto finchè sentii che lo infilò di brutto in vagina e cominciò, con movimenti lenti alternati a movimenti violenti e profondi a pompare. La sensazione di caldo umido della sua figa era indescrivibile: solo provarlo può far capire il momento di estasi completa. Continuava a pompare prima lenta e poi veloce sino a quando sentii degli ansimi e delle grida che mi fecero capire che ormai lei era al suo culmine e io mi lasciai andare come un condannato a morte che non ha più speranze: il cazzo cominciò a indurirsi, a sussultare e lei, grazie alla sua sensibilità vaginale comprese il momento dell'esplosione. Si ritrasse dolcemente e senti che mi avvolse con la sua bocca e mentre i fiotti di sperma si depositavano nella sua gola sentii chiaramente che ingoiava tutto a volte ritraendosi cosicch'e la sborra le colpì anche il viso. La sentivo estasiata, completamente immersa nel piacere di quell'attimo. Continuò a leccarmi il cazzo e a succhiarlo per almeno due o tre minuti ripulendolo tutto dall'esito del mio orgasmo. Mai vissi un secondo della mia vita provando tali sensazioni.
Ritrassi l'uccello della fessura e lo misi subito via, tanto ormai era pulito e lucido dall'azione detergente della sua saliva e uscii.
Lei stava già seduta sulla sua scrivania ricomposta e mi guardò un attimo. Vidi con mia sorpresa che aveva ancora del liquido biancastro intorno alle labbra e sulle guance che lei con le dita prese e ingoiò con dolcezza ma senza guardarmi.
Finì il turno di lavoro ci salutammo come nulla fosse accaduto e tornai a casa esausto e svuotato. Non avevo pensieri, non avevo idee, non avevo sogni: dormii.
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17 years ago
ginex,
40/40
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Che bello
tutto è successo qualche giorno fa al mare...ero in spiaggia steso sul mio lettino a prendere il sole,quando arrivano in spiaggia due amici e si sistemano dietro di me,io mi giro per prendere il sole di spalle e mi trovo quei due con costumi un pò ristretti e con forme belle grosse,bè il mio occhio non si riesce ad allontanare da quelle gobbe,tanto che uno dei due si accorge di tutto e inizia a parlre con l'amico,si alzano mi fanno uno sguardo intenso,sorridono e vanno a fare il bagno.io un pò arrossato per la figura,mi ristendo al sole.nel frattempo tornano e vengono raggiunti da un'altro amico,e vedo che tra loro confabulano ma non do peso alla cosa,poi cominciano a giocare tra loro e noto,che uno di loro tocca l'amico più volte sul pisello,ma con discrezione,ed io qiundi comincio a sospettare che sono bsx,ma aspetto e soprattuutto sono attendo per capire bene il tutto,dopo un pò si alzano e vanno a rifare il bagno ed anche il terzo amico mi guarda,aspetto un pò e poi vado anch'io in acqua,non so se pinvolontariamente o cosa fatto sta che quasi mi travolgono giocando tra loro,e per puro caso facciamo amicizia,si parla di tante cose ma nulla che fa capire quello che cercavo. arrivata sera io mi stavo per vestire per andare in albergo e uno di loro mi chiede se mi andava di andare a cena da loro ed io accetto.compro del buon vino e mi presento tutto carino ,arrivo lì e loro erano in mutande,boxer,alchè io tolgo solo la camicia,loro avevano già cucinato apriamo diverse bottiglie di vino,e subito dopo lacena,vedo uno di loro che inzia a toccare quello affianco e baciarlo,io unpò imbarazzato mi alzo con una scusa e il terzo si alza con me e mi seguein cucina,e mi chiede se il tutto mi dava fastidio ,io rispondo di no,anzi mi eccitava ma ero imbarazzato per il fatto che non conoscevo,lui mentre dico ciò mi mette una mano sul cazzo .poi prende la mia e la mette nelle sue mutande,lo aveva di un duro,e senza parlare mi fece chinare e glielo presi in bocca,era bello turgido con una grande cappella e lo succhiai per bene,mentre succedeva questo lui mi portò di là,mi spogliò trovai tutti nudi,euno dei tre mi mise il suo in bocca,mentre l'altro mi spostò a pecora e mi penetrò e il terzo me lo mise in mano finchè diventò duro,poi si allontanò ed ad un tratto sentii qualcosa che cercava di entrare dietro insieme a quello che già c'era,era lui che mi penetrò con un altro cazzo,per cui ne avevo uno in bocca e due dietro,ho provato una sensazione bellissima,quando poi cambiandosi di posto erano tutti sazi se vennero,sul mio viso e sulle labbra,mi rempirono disperma calda,ragazzi mi piacerebbe riprovare questa esperienza.
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17 years ago
admin, 75
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Ringrazio
sono a 430 visite ,40 contatti e 15 incontri..GRAZIE A TUTTI
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17 years ago
admin, 75
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Trav orgy
Sono passate due settimana dal primo incontro col marito bisex ed il giovane guardone in campagna, e stavolta mi aspetta qualcosa di più. Abbiamo appuntamento stanotte all’ una, il posto è lo stesso, ma l’ ora è più tarda. E’ indispensabile dato che andrò travestito da troia. Lo so è estremamente rischioso, ma tutto ciò mi eccita tantissimo. Già è un miracolo che non mi sego durante i preparativi. Indosso un vestitino nero, che mi copre appena il culo. Dello stesso colore autoreggenti e slip che a fatica mi trattengono l’ uccello. Metto un paio di scarpe luccicanti color argento con tacchi a spillo di 10 cm, la parrucca riccia che mi arriva fino alle spalle, un bel po’ di mascara e rossetto rosso fuoco, come le unghie, smaltate in precedenza. Mi guardo allo specchio, metto due arancia nelle coppe del reggiseno. Sembro una segretaria troia, volgare e siliconata, aggiungo una colonna e mi avvio alla porta. Do’ uno sguardo fuori prima d’ uscire. Faccio un respiro per incoraggiarmi. Via libera. Mi avvio all’ ascensore cercando di fare il meno rumore possibile, entro, schiaccio il pulsante e mi sembra ci metta un’ eternità per arrivare nel garage. Lì sotto, solo il ticchettio dei miei tacchi, il cuore mi batte all’ impazzata…e se qualcuno dei miei vicini mi beccasse ora? Salgo in macchina ed esco. Ci metto dieci minuti ad arrivare sul posto…ma ce un’ altra auto parcheggiata. Quasi all’ istante mi squilla il cellulare e sobbalzo, uno dei miei due maschi mi spiega che il posto era già occupato, mi stanno aspettando più avanti, nella stradina che divide due vigneti. Non è lontano, parcheggio e mi avvio, ma stasera sembra che non ci sia pace. Sento un’ auto avvicinarsi alle mie spalle. Ai lati ho solo due fitte siepi, impossibile entrarci dentro. E con questi tacchi non impensabile provare a correre. Sono nel panico totale, vedo una quercia e mi ci butto dietro, quasi slogandomi una caviglia. 30 secondi dopo vedo passare la macchina. E’ quella che ho visto prima, evidentemente la coppietta ha finito. Telefono ad uno dei miei amici, gli dico di tornare al solito posto. Giro e faccio lo stesso. Quando arrivo lo trovo finalmente libero. Respiro la fresca aria notturna e aspetto. Che serata! Arrivano i miei due maschi, sulla stessa auto, mi guardano e quasi non mi riconoscono. In effetti, sembro una puttana che deve prendere servizio. Scendono, stavolta si sono attrezzati. Hanno un telo arrotolato, corda, lampada da campeggio, borsa frigorifero e una ciotola per cani…Ci avviamo alla casa diroccata, quattro mura senza tetto e stendono il telo. Si spogliano completamente entrambi e iniziano a toccarmi. Sento il mio uccello gocciolare, quando una mano s’ intrufola nello slip, che scivola sino ai piedi, rivelando il mio pisellino in tutta la sua erezione. Il marito mi dà piccoli colpi sulla mazza mentre limono col giovane, arrapato come non mai. Mi sega con durezza, io non resisto e sborro come un fiume in piena, il guardone se ne accorge e si inginocchia per leccare. Continuo a venirgli in bocca, mi sembra all’ infinito e siamo solo all’ inizio, penso. Ridiamo della mia eccitazione, poi passiamo al programma della serata. Gli avevo promesso infatti che avrei fatto volentieri la schiava accontentandoli in tutto. Per questo mi avevano chiesto di travestirmi. Ma adesso si va oltre. Il quarantenne mi ordina di spompinarli contemporaneamente. Ce la metto tutta, ma due cazzi in bocca non riesco a tenerli. Rischio di vomitare per un paio di volte, ma i due stanno godendo da matti. Poi mi legano le mani dietro la schiena, per reazione il cazzo mi ridiventa duro. E salta fuori la ciotola per cani. Il quarantenne ci mette un po’ a riempirla di piscio e stavolta ne fa molta anche il giovane. Mi dicono di leccarla ed io ubbidisco. Mi affondano la faccia nel piscio, la rialzo, la parrucca ed il naso gocciolano. Il giovane tira fuori un bicchiere di vetro dalla borsa frigorifero e lo immerge nella ciotola. Me lo fare bere. Lo svuoto tutto d’un fiato e mi viene da tossire. Lo riempie di nuovo e ne bevo un altro bicchiere bollente. Mi fanno sedere per terra ed il marito inizia a incularmi. Il viso mi sbatte sul telo dato che non posso reggermi con le mani, allora il guardone me lo alza portandoselo tra se sue gambe. Inizio a spompinarlo e in un paio di minuti viene. Non posso allontanarmi dal suo cazzo, perciò devo ingoiare tutta quella sborra salata, altrimenti soffocherei. Intanto il marito continua a sbattermi da dietro, tira fuori l’ arnese e mi esce un pezzo di merda. Poi, rilassandosi il buco, ne esce molta altra. E’ dura. Mi fanno girare e mi costringono a leccarla. Non basta. Mi slegano e mi dicono di metterla nella ciotola. Eseguo l’ ordine, ne segue un altro: metterla in bocca. Esito. Allora il marito ne prende una manata, se la spalma sul cazzo e me lo schiaffa in bocca. Mi lascio andare e glielo ripulisco, poi mi getto sulla ciotola e la assaporo. Sento il guardone alzarmi il vestito dietro, m infila due dita dentro e me le fa leccare. Fa lo stesso con un vibratore, che esce sporco di merda e sangue. Poi attacca a incularmi a pecora. Il marito si avvicina e dice che vuole ficcarmi pure il suo. Ci prova più volte, ma non entra. Mi irrigidisco e il buco si chiude, invece che aprirsi. Mi brucia tra le chiappe, ma andiamo avanti. Provano a infilarmi il dildo mentre il ragazzo mi sbatte ed, essendo duro, entra. Lo spingono tutto dentro. Sto godendo come una vacca ed il marito inizia a inculare il guardone, a un tratto si blocca, esce, si avvicina, mi mette il cazzo in bocca e sborra senza freno. Mi cola sul mento e sul vestito, il reggiseno mi stringe da matti, allora lui mette la mano nella merda e me la fa leccare. Il giovane lo tira fuori, lo infila tra le autoreggenti e la mia gamba e sborra. Anch’ io voglio venire di nuovo ed il marito mi accontenta segandomi con rabbia fino a che vengo. La lingua del giovane mi offre un gran sollievo e mi ripulisce la cappella, poi ci fermiamo distrutti. Ho il culo in fiamme, una calza sfilata, puzzo di piscio e merda ed ho lo stesso sapore in bocca. Mi danno dell’ acqua con cui mi ripulisco alla meglio, mi spoglio. In effetti il reggiseno, gonfiato dalle arance, mi aveva quasi bloccato la circolazione, metto tutto in una busta, mi levo i tacchi a spillo e rimaniamo tutti e tre nudi. Mi sciacquo la bocca con del colluttorio e beviamo dell’ aranciata, siamo stanchissimi. Chiacchieriamo, poi ci rivestiamo, il guardone mi ringrazia e limoniamo ancora, il marito va via, ma noi lo seguiamo poco dopo. Altra pomiciata alla sua macchina. La prossima volta dice che sarà lui a provare merda e piscio. Mi complimento per la sua decisione. Almeno per me è stato rischioso, ma stanotte difficilmente la dimenticherò.
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17 years ago
admin, 75
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Trav(olto) dalla passione
Lunedì mattina leggo l’ e-mail un tizio, me l’ ha spedita Domenica notte, dice di essere oltre i quaranta, sposato, solo attivo e interessato a “sfondare culi giovani”. Non mi convince e dalle foto non sembra un granché, ma sono arrapato di brutto quindi gli rispondo. Dato che entrambi non possiamo ospitare, ci accordiamo per incontrarci tra due giorni in campagna, in tarda serata, in un posto frequentato da coppiette…e guardoni. 48 ore dopo mi ritrovo a scopare con un perfetto sconosciuto. Sono circa le 23, mi aspetta già sul posto, arrivo a piedi (ho lasciato l’ auto non lontano da lì) e ci riconosciamo all’ istante. Sta fumando una sigaretta appoggiato alla macchina, è basso e molto robusto, capelli corti, virile, mi viene voglia di girare i tacchi e andarmene. Ma non lo faccio, mi avvicino, mi sorride, ci stringiamo la mano…e gliela piazzo sulla patta. E’ già duro e si capisce che è eccitato probabilmente più di me. Apre lo sportello e mi dice di spogliarmi completamente ed entrare. E’ qualcosa di imprevisto e non è l’ ideale, siamo all’ aperto e potrebbe arrivare qualcuno all’ improvviso (non distante c’è un’ altra automobile con i vetri appannati…), ma mi stuzzica, quindi via pantaloni, camicia, calze, slip e scarpe. Mi guarda incuriosito, sorride guardando il mio cazzetto già in tiro e si accomoda al posto di guida. Apro lo sportello, butto la roba dietro e mi accomodo accanto a lui. Inizia a toccarmi, subito decisamente. Mi prende il cazzo tra due dita e me lo scappella sino in fondo, quasi a farmi male, io fremo, se ne accorge e scende ancora più giù. Ci manca poco che sborri. Me lo stringe, ha mani morbide ma forti e la mia erezione aumenta oltre ogni limite. Mi eccita vedere la sua fede al dito. Inizia a toccarmi le palle, ne impugna una per volta e aumenta la stretta, io gemo, il buco mi si sta aprendo. Mi scappella sempre di più, mi sembra che il filetto stia per spezzarsi, poi molla la presa e si slaccia la cintura. Non gli do il tempo di tirarlo fuori, mi butto tra le sue gambe, sbatto contro il volante e gli abbasso le mutande. E’ un uccello nella norma, ma dritto, me lo metto subito in bocca. Comincio a pompare, ma l’ auto è stretta e sbattiamo a ogni minuto. Allora apre il suo sportello e mi dice di scendere e fare il giro. Non me lo faccio ripetere due volte e scendo senza neanche vedere prima se c’è in giro qualcuno. Mi piazzo tra le sue gambe e inizio a succhiare furiosamente, lui gode ansimando e mi spinge la testa sempre più giù, gli lecco le palle pelose e torno alla cappella, gliela mordo ed l’ attimo dopo passo ad aspirare più che posso. Mi dice di fermarmi dato che sta per venire, così mi rialzo ed attacca a masturbarmi, ho un’erezione fortissima, però non mi basta, mi butto addosso a lui, ma non gli piace pomiciare, comunque mi stringe le chiappe, sento il suo cazzo durissimo che striscia sulla mia coscia e gli chiedo di incularmi. Mi fa scendere nuovamente dalla macchina e mi fa mettere a pecora. Ubbidisco. L’ erba secca e le pietre mi pungono le ginocchia ed i palmi delle mani, ma non importa. Vedo che esita a ficcarmelo dentro e continua a strusciarmelo dietro poi, improvvisamente, sento un getto caldo che mi cola dal culo sui coglioni. Mi sta pisciando addosso. Sento le chiappe bagnarsi, il piscio arriva in terra e mi sfiora i piedi, il mio buco si apre e sto eccitandomi come non pensavo avrei fatto. Lui se ne accorge e mi tira il cazzo da dietro. Mi sega per un po’. E’ bellissimo. Mi giro e lo spompino di nuovo, mi dice di fermarmi e mi arriva una spruzzata di piscio in faccia. Rimango immobile, allora mi fa alzare in piedi, mi appoggia al cofano, si mette alle mie spalle, mi piazza la cappella sul buco ed entra direttamente. Mi cedono quasi le gambe e mi ritrovo con le mani sul cofano mentre spinge sempre più forte, lo sento dentro di me caldissimo. Sto godendo come una troia, ma lui si ferma. Gli chiedo il perché e mi risponde che ha visto un’ ombra sul lato opposto. Mi giro e vedo una figura, ha le mani sui pantaloni. Si blocca sorpreso più di noi e fa un cenno come a dire “andate avanti, non volevo disturbarvi”. Ci guardiamo perplessi, ma a questo punto non mi importa più di niente. Mi corico sul cofano, le gambe aperte e penzoloni che sfiorano il paraurti e gli dico di fottermi più che può. Entra e la seconda volta è migliore della prima, mi afferra i polpacci e spinge tutto dentro. Mi accorgo che sto sudando e lo sento respirare lentamente, mi giro e con la mano invito il guardone ad avvicinarsi. In un baleno è già accanto alla macchina. Allora gli dico di avvicinarsi ancora, lo fa e le mie dita già gli sfiorano l’ arnese che è tesissimo. Cerco di segarlo, riesco ad afferrarlo col pugno ed il mio amante si ferma. Mi dice di rimettermi alla pecorina, vuole che spompino il guardone mentre mi incula. Quest’ ultimo non esita e si abbassa i pantaloni. Mi accarezza tra le gambe e inizia a leccarmi il cazzo, ma il quarantenne dice che dobbiamo darci una mossa, ha visto un’ altra macchina infrattarsi. Mi rimetto a quattro zampe e questa volta mi penetra immediatamente. Il voyeur mi è davanti e lo spompino più a fondo che posso. Ormai si sentono solamente i nostri gemiti ed un leggero vento, il mio inculatore dice che sta per venire. Lo tira fuori e non appena mi volto, mi arriva un fiotto di sborra calda sul collo. Allora mi aggrappo alle sue cosce e mi attacco al cazzo come una ventosa, succhio tutto e lui continua a sborrarmi in bocca. Gli guardo la pancia comprimersi e rilassarsi. Mi fermo solo quando non esce più neanche una goccia di sperma e vedo che il guardone è venuto anche lui, ha la sborra sulle mani. Mi alzo, ho il pisello come l’ acciaio, dico al guardone di segarmi e questi si mette in ginocchio davanti a me e me lo prende in bocca. Ci sa fare e gli dico di allontanarsi, sto per venire. Ma il mio compagno mi afferra il cazzo e parte segandomi con violenza e io sborro tra il naso e gli occhi del guardone estasiato. Sono sfinito, le piante dei piedi mi dolgono, mi appoggio alla macchina. Ci guardiamo, a fatica mi riprendo i vestiti, le mutande nemmeno le infilo, commentiamo brevemente il reciproco piacere e ci diamo appuntamento alla settimana successiva. Torno alla mia macchina, il guardone mi è accanto, mi chiede se ne ho ancora voglia. La tentazione di rispondere sì è parecchia, gli chiedo quindi dove ha la macchina e lui imbuca subito un viottolo, lo seguo. Neanche il tempo di aprire gli sportelli che stiamo già limonando. Mi spoglio nuovamente da capo e piedi e lui fa lo stesso, è alto, giovane, magrolino ed è depilato. L’ eccitazione sale e ci ritroviamo a toccarci mentre ci baciamo. Stende i sedili e rotoliamo, io sopra, lui sotto. Le nostre mazze si toccano e mi vengono i brividi. Ho un suo dito che mi fruga nel culo e sto scopando col secondo sconosciuto della serata. Ho una voglia pazzesca. Gli chiedo di pisciarmi in bocca, scendiamo dall’ auto, lui ci prova, ma non esce niente, ha il cazzo troppo duro. Di conseguenza lo metto a 90 gradi e gli lecco il buco. Geme, si gira, mi abbraccia e stiamo ancora pomiciando. Dice che ha un telo nel bagagliaio, si alza, lo prende e lo stende accanto allo sportello aperto. Gli chiedo a cosa serva, lui mi guarda e risponde che vuole sbattermi a smorzacandela. Non potevo chiedere di meglio. Si siede, mi chiede se voglio il preservativo. Non mi interessa. Per risposta mi siedo sul suo cazzo rigido e stiamo già godendo. Si muove a strappi ed il piacere è tanto, però viene velocemente, fa appena in tempo a uscire e la sborra mi arriva oltre le natiche. Gli resta duro ed io glielo lecco, ha un sapore dolciastro misto a quello del mio culo, ma ora sono io a voler venire. Dice che vuole la mia sborra, mi stiracchia le palle mentre lecca, mi morde la cappella e gli sborro in gola. La beve senza esitazioni, io lo afferro e ci baciamo a lungo. Restiamo nudi, seduti sul telo con lo sportello aperto, per fortuna la luce interna dell’ auto è spenta. E’ umido, siamo impolverati ed esausti. Cominciamo a parlare delle passate esperienze e già pomiciamo. Senza pensare ad erba od insetti, siamo sul telo impegnati in un 69 dolcissimo, ma ormai nessuno dei due ha la forza di venire. Quindi ci fermiamo, rivestendoci ci lasciamo il solo contatto mail. Ci succhiamo di nuovo le lingue a vicenda, ci rivedremo assai presto. Lo lascio, mi incammino verso la macchina, mi fa male una coscia, ma ne è valsa la pena. Anche se non conosco nemmeno il nome dei due che stasera mi hanno scopato.
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17 years ago
admin, 75
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.... il mio vicino
anche oggi ti ritrovi seduta a quella tastiera con un fuseax nero, perizoma nero, reggiseno a balconcino e canottiera nera ..... e, mentre scrivi, qualcosa ti attrae dalla finestra, una vista ...... un uomo in jeans e magliettina che passa là davanti, lo hai visto altre volte, è il tuo vicino, ma oggi, mentre scrivi lo vedi in una luce diversa, più calda, ..... guardi il video e leggi le ultima righe, ma non riesci a concentrarti, non riesci a connettere, la tua voglia è rivolta là .... a quella finestra a quella vista, ti avvicini ai vetri e lo vedi camminare, ops si volta, ti ha vista, lo saluti con lo sguardo..... non gli togli lo sguardo da dosso e lui ........ ti saluta ti guarda ............
ti sporgi per vederlo uscire dalla tua vista, lui si volta e sorride,
poi lo sguardo non è più nitido, si è spento dietro a quell’angolo di strada, …. il cuore batte forte, non sai come mai, ti scosti dalla finestra e ti siedi, non sei più la stessa, non hai più la voglia di scrivere, di rileggere, senti un calore che sale …… senti una voglia strana, un pensiero, ………
ti senti una ragazzina, che stupida, cosa ti succede, non riesci a capire, sei ancora lì seduta e …. il video è fermo, le ultime righe ……….. si dovrai riprendere ….
Forse …. è solo passeggero, sarà il caldo, sarà che sei sola ………
Sarà tutto questo, sarà ……………
Il sole stà calando, devi uscire, devi andare al supermercato, la cena …. Il tempo è passato e non ti sei accorta, il tempo ……….. i pensieri ……….. e lui ……. Si ricordi ……….
Sali in macchina e ti avvii ……… cinque minuti e sei nel parcheggio, scendi, di corsa, affannosa, prendi un carrello e ti avvii ………….
Ferma!
Ferma!!!
Eccolo, è lui, è lì davanti a te ………. Stavi per andargli addosso col carrello, lo sguardo, i suoi occhi, i tuoi occhi …………. Un sorriso e ……….. “ciao”
Ricambi, si ferma, la sua mano si allunga, tu rispondi, le mani si stringono, si toccano, si cercano …. Gli occhi si guardano, …….. un cenno …… un sorriso e ……… un bacio guancia a guancia, le labbra si sfiorano, il cuore batte, batte ………
“sono arrivato a piedi, hai voglia di riaccompagnarmi in macchina” ti chiede lui, “certamente …….. prendo il pane e sono da te” ……. si avvicina al tuo orecchio e ti sussura “ti aspetto”, quel modo, il suo fiato nell’oreccchio, un calore si impossessa del tuo corpo ……. Non sai più cosa fare, non sei più ….. tu.
Salite in macchina, vi guardate e ……… le labbra si muovono al’unisono, si toccano e ….. si baciano, la lingua si muove dentro di te, senti un calore, delle vampate, ti senti bagnare, ma non ti stacchi, vi abbracciate, vi accarezzate, state lì nel piazzale, con poche macchine e ……… la sua mano si muove sulle ginocchia, le accarezza, accarezz i fuseaux, accarezza le cosce e …… allarga le tue cosce e ….. si muove …….. ti tasta, ti accarezza i seni, fa entrare la mano sotto alla canottiera, slaccia il reggiseno e ………. Affonda le sue labbra sui tuoi capezzoli, liberi e ….. turgidi.
Tu accarezzi il suo corpo e la patta ormai gonfia del suo pantalone, com’è duro, lo vorresti, ma ……….
Ti allontana, ti toglie la mano e ………….. ti leva i fuseax, lascia il perizoma e ………. Inizia a leccarti, il clito si gonfia, le labbra si aprono, sono ormai bagnate di umori, la sua mano si muove tra le labbra, le accarezza, ………. Infila due dita nella fica ormai umida e inizia a muoverle …….. come se ti stesse scopando ………….
Gemi, ti muovi, ………. Le sue dita si muovono, mugoli, lo desideri, ma lui ……….. ti lecca, succhia il clito come fosse un cazzo, lo lecca lo succhia, infila lingua dentro alle labbra, ti scopa dentro alla fica e ………. Ti lecca il culo, ti allarga il buco e ……… lecca e sputa.
ti scopa con le dita ormai fradicie di umori e …….. le affonda e ………. Le infila nel culo ………
“Ahi ……… mi fai male” …….. gemi e senti il dolore, stai per “continua” un lento godimento ti invade il corpo, saranno le sue dita, sarà che ti ha presa anche dietro, stai gdendo “siiiiiiiiii ……… continuaaaaaa ……… godooooooooooo”
“godooooooooooooooooo”
Non avevi mai sentito un calore così invadere il tuo corpo, si “GODI”, per la prima volta ti senti appagata, presa dall’eccitazione e dal piacere, ti ha fatto godere come non mai….
ti muovi sotto i colpi delle sue dita …….. ma lo vuoi, lo desideri, lo vuoi dentro di te, vuoi sentire quel membro di carne entrare dentro di te e darti altro piacere altro godimento ……..
si muove, ti sdraia e …….. avvicina la sua cappella alle tue labbra, umide, fradice e …….. il membro entra senza nessuna fatica, …….. mugoli, adesso lo senti, è duro
si muove dentro di te e ….. ti fa godere, ancora, non sai più neppure tu se è piacere o altro, delle scosse invadono il tuo corpo, i tuoi nervi si tirano, per un’attimo sei pervasa da un’eccitazione ulteriore, e …………..
lo senti gonfiarsi, muoversi sempre più velocemente, più in fretta, e scoppiare tutto dentro di te, senti quel liquido caldo infilarsi dentro il tuo corpo, e ……………….. “godooooooooooooo” insieme, all’unisono …………
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17 years ago
carino6423,
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L\'orgia del destino
Il primo raggio di sole entrò nella stanza filtrato da una tenda che ondeggiava alla lieve brezza. Andrea, la ragazza tedesca conosciuta in chat la primavera di quell’anno, allungò d’istinto una mano per respingere quel primo alito di giorno.
«Tesoro» disse con voce roca e ancora appiccicata dalla stanchezza di una lunga notte di follie, «tesoro accosta un poco le ante».
Nessuno udì quella richiesta.
Marcel - italiano sin da bambino ma con sangue mezzo francese e mezzo austriaco - che l’aveva contattata e invitata in vacanza si era già destato e se ne stava sul balcone a fissare un panorama d’incanto che pareva ancora nel dormiveglia, proprio come Andrea.
«Marcel» fece lei. E poi ancora: «Marcel». Lui rientrò nella camera da letto con un asciugamani da bagno avvolto intorno alla vita. Lo lasciò cadere davanti a lei. «Non ne può più» disse con un sorriso indicando il pene. «Un’orgia così non l’avevo mai provata».
Andrea non si scompose. Si sollevò, prese il membro dell’uomo tra le labbra e cominciò a succhiare finché lui non si lasciò andare sul letto.
«Hai trovato la gente giusta» confessò Andrea, tenendo la mano sul pube dell’uomo di vent’anni più grande di lei. «Mi sono lasciata andare completamente e ho goduto con tutti. Non avrei mai immaginato di provare così piacere con le donne...»
Sospirò un istante, quasi a ripensare come in un veloce flash-back, le immagini più forti di quell’ammucchiata. Corpi avvinghiati, etero e bisessualità anche maschile, vagine colme di sperma che si facevano leccare indistintamente da donne e uomini vogliosi di assaporare gusti forti.
«Non avrei immaginato - riprese la donna con quel suo marcato accento - che tu...»
«Che io?...» interrogò Marcel
«...Che tu potessi provare anche ad essere posseduto da un uomo».
«Inculato, vuoi dire?»
«Bescheiss, ja» tradusse lei in tedesco.
«Mi hanno passato e ripassato in tre o quattro...Ho voluto provare quel che prova una donna. Tu non hai forse usato un dildo?»
«E’ diverso. Non fa parte del mio corpo, il dildo. Però mi ha fatto godere spingere, spingere, affondare in fica e in culo quel...quel...Knuppel, come si dice in italiano?»
«Manganello» intervenne lui. «Ma quello non è un manganello!» corresse subito.
«Oh sì, invece, è stato come bastonare quelle vacche...E io sono stata più vacca di loro». Scoppiò in una risata fragorosa che la ridestò del tutto.
«Lo sai - riprese con un sorriso di soddisfazione lei - lo sai che solo io mi sono scopata tutti i maschi del gruppo? E che la maggior parte di loro li ho ospitati anche nel culo? E che sono stata la più assetata bevitrice del loro sperma?. Ti piaccio così?»
«Certo. Perciò ho tenuto un po’ di energia per la fine della serata. Per scoparti dopo che ti eri ‘fatta’ tutti e tutte. E ti devo dire che è splendido, alla fine di un’orgia quando sei tutti insiemi i profumi dei corpi e dei loro umori, dentro di te e fuori, sulla tua pelle. Però in una cosa hai mancato...»
Andrea divenne all’improvviso cupa. Lei che desiderava essere la più disinibita di tutte, la più spregiudicata, come poteva aver mancato? E in che cosa?
«Non hai usato il tuo Knuppel su di me...»
Un’altra risata teutonica scosse la camera. «Vuoi... vuoi - disse ridendo a crepapelle - che ti scopi col cazzo di gomma?»
«Sì e subito».
La risposta secca e decisa dell’uomo la mandò in visibilio. Spalancò le cosce: «In un attimo sono diventata fradicia...». Sembrò quasi sorprendersi.
Rovistò in un cassetto, ne trasse un bel dildo.
«Lo usato per Sandra, davanti e dietro, poi ancora davanti. Un attimo che lo lavo».
«No» tuonò Marcel. «Ci sono gli umori di una donna, usalo così su di me».
Andrea lo osservò quasi sconvolta. «Non avrei mai detto neppure che tu fossi così perverso. Mi eccita anche di più stare con te».
Si legò rapidamente il fallo alla vita mentre lui si passava dell’olio di vaselina.
Andrea agì con molta esperienza e affondò tutto il grosso pene in lattice nel culo dell’uomo. Stantuffò avanti e indietro, con calma ritmata finché esplose in un urlo di piacere. «Ich komme...ahh...komme».
«Vieni, vieni, e fammi poi lecccare i tuoi umori» la invitò Marcel.
Andreas estrasse lentamente il dildo e si avventò, sedendosi a gambe larghe, sulla bocca del maschio, aprendo bene la vagina. Lui lavorò di lingua mentre la ragazza sembrava essere avvolta dal delirio dei sensi.
Le stimolò una clitoride già al massimo dell’eccitazione. Un altro urlo di piacere giunse di lì a poco e altri umori scivolarono nella bocca insaziabile del maschio.
«Ora vedrai la porca fin dove arriva...» sussurrò Andrea che aveva sempre sognato un finale «piss» nei propri sogni erotici. Riempì la bocca dell’uomo e continuò a inondarlo, incurante delle lenzuola che si inzuppavano. Stremata, si gettò di nuovo sul letto, accanto a lui.
«La prossima dovrà essere un’orgia con molto, tanto piss. La organizziamo?».
«Certo. Vedrai, non resterà un sogno...»
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17 years ago
admin, 75
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La prima volta con una trans
ero in locale notturno,di quelli frequentati da gente di varia estrazione sociale e culturale...io vi ero entrato intorno le 2 del mattino cn 2 amici,dopo essere stati a bere in altri localini.Mentre ero a ballare avvolto nella musica e nei fumi dell'alcol intravedo una splendida ragazza ke mi guarda mentre si muove cn fare sinuoso e felino al ritmo di un ballo latino americano...mi avvicino a lei e comincio a ballargli intorno sino a qnd i faccio coraggio e la prendo per la vita e mi unisco in ballo a 2...lei prende di buon grado la cosa e cominciamo a strofinarci l'uno a l'altro stretti in una morsa di passione e sudore...ad un certo punto comincio a toccarle il culo,bello alto e sodo per poi salire su fino alle tette,ma lei cn fare repentino mi blocca sul nascere.Oddio stò sbagliando approccio penso quindi la invito ad andare fuori in spiaggia per continuare a conoscercimeglio,lei acetta e dopo aver preso altri 2 drink usciamo.Cerco un posto lontano da sguardi indiscreti e ci sistemiamo su di un lettino da mare e bevendo i coktails comincaimo a baciarci cn vigore.la stendo sul lettino mi poggio delicato su di lei e scendo a slacciare la camicetta fino a toglierla.mi si parano dinnanzi i miei occhi 2 tette stupende dure e con i capezzoli chiari e larghi di areole...comincio a baciarla al collo ai seni ale spalle scendo in basso all'ombelico con le mani tolgo la gonnellina ora ha solo il perizomino nero...lei mi si volta ed ora ho il suo bellissimo culetto da baciare,comincio a massaggiarlo e bacio la schiena poi mi dirigo verso le natiche sposto il filo del perizoma ed entro cn la lingua tra le 2 chiappe,sento il sapore del suo corpo,lei comincai a vibrare a respirare cn affanno,sento ke è eccitata,si rigira e noto ke lo slip ha leggero rigonfiamento sul davanti.abbasso immediatamente la copertura e vedo spuntare un cazzo di normali dimensioni.mi sento come preso in giro,guardo lei negli occhi,la vedo come triste,ha uno sguardo molto dolce e mi kiede di nn fermarmi adesso..io la bacio sulla bocca,le nostre lingue si intrecciano le sue mani sulla mia testa spingono verso il basso,vuole ke gli faccia un pompino...io scendo cn le labbra sempre più giù,arrivo a sentire l'odore del suo membro duro,lo afferro con forza e comincio a fare un sega,poi lo sbatto sulla mia lingua e incomincio un pompino da brivido,nn lo avevo fatto mai prima d'ora ma sentivo ke mi piaceva,lei era un a donna ma aveva cazzo e palle,pensavo ke forse era perfetta così...ora era a lei a dettare il ritmo della succhiata...mi teneva per la testa e mi scopava cn forza sempre di piu fino alla gola,mi mancava il respiro ma mi piaceva un sacco...avevo il mio cazzo duro e sentivo una gran voglia di goder ank'io...allora organizzamo una posizione 69....ora lei era sopra di me,mi spompinava ed io spompinavo lei....il suo sapore era celestiale...io stavo per godere..."aahhaaa ahhhaa vengooo.."ed eccomi nella sua bocca...ora toccava a lei,il suo ritmo si faceva incalzante la saliva ke perdevo mi finiva ovunque..."vengooo venggoo"gridava lei....stava per uscire dalla mia bocca,nn voleva venirmi dentro...io la blocco per il culo e gli infilo 2 dita nell'ano....eccola ora sento la sua sborra calda colare nella mia gola...una sensazione bellissima,un gusto unico....si sposta dal lettino si siede accanto a me....ora ci baciamo,sento i nostri sapori mescolarsi.....è stato bellissimo...il mio primo rapporto cn una trans...ci scambiamo i numeri ripromettendoci di rivederci....spero sia così....
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17 years ago
admin, 75
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Che bella sorpresa...!
E’ un lungo venerdì di lavoro…non arrivano mai le 18….ogni tanto sbircio la posta elettronica per passare un po’ il tempo, mio marito mi manda una mail, con oggetto “Sorpresa!”. Con curiosità apro subito e leggendo quello che c’è scritto mi viene un colpo. C’è scritto infatti di non preparare niente per cena, anzi, farmi bella perché la sera si esce.
Non capisco cosa vuole dire, ma soprattutto fare, però senza battere ciglio e senza chiedere nulla, mi preparo nel migliore dei modi: gonna, scarpe con tacco a spillo, camicia bianca, crema per il corpo molto sensuale, spazzolata ai capelli, ma soprattutto il completino intimo più sexy che ho..sono in dubbio su quale indossare….alla fine scelgo per quello nero di pizzo con le culottes..il pensiero di indossare biancheria sexy mi eccita, non so perché..
Quando torna a casa F. sono quasi pronta..è inutile cercare di sapere il programma della serata..so già che non mi dirà mai nulla e quindi sto in silenzio…ma è un silenzio molto eccitante…
Saliamo in macchina e mi benda gli occhi, mi dice che non vuole che io sappia dove stiamo andando….nel tragitto ogni tanto sento la sua mano salire sulle mie cosce, fino a sfiorarmi proprio lì….mi sa che stasera vuole farmi morire…
Dopo circa 15 minuti arriviamo a destinazione, mi viene ad aprire la portiera della macchina e, sempre bendata, mi fa strada.
A quel punto un grande caldo comincia a salirmi dalla schiena, il cuore comincia a battere forte..
Non capisco dove siamo, ma soprattutto non capisco cosa vuole fare e dove vuole arrivare…
Entriamo…una musica di sottofondo molto eccitante ma allo stesso tempo dolce fa da colonna sonora….Mi fa sedere su una sedia e, sempre con gli occhi bendati, sento una lingua che mi bacia il collo…mi fa impazzire quando fa così…mi accarezza i capelli…sa che l’adoro quando lo fa….
E’ come se fosse la prima volta che mi bacia, il brivido non mi ha ancora abbandonata..
Intanto piano piano mi sbottona la camicia e incomincia a baciarmi il seno …
Incomincio a perdere i sensi….non so cosa mi sta prendendo, so solo che non sto pensando a niente e mi sto lasciando andare completamente….in quell’istante una mano incomincia ad accarezzarmi le gambe con dell’olio profumato..non riesco a capire, in quanto due mani mi stanno massaggiando il collo e il seno..e le altre mani di chi possono essere? Mi sto eccitando nel non capire …..comincio ad avere caldo, allora vengo spogliata dalla camicia…
Le mani che mi stavano accarezzando le gambe piano piano incominciano a salire….sempre più in alto, fino a sfiorarmi la patatina liscia…mi sento spostare da parte le coulotte...fino a quando sento una lingua umida leccarla, mentre un’altra lingua mi accarezza il collo e mi bacia con passione…
L’atmosfera si riscalda sempre di più….fino a quando le due parti a mia insaputa decidono di invertirsi…….sento una passione diversa……e riconosco in quel bacio mio marito…non capisco ancora chi possa essere allora l’altra persona….
Quando sono quasi al limite dell’orgasmo, vengo spogliata anche della gonna e vengo accompagnata sul letto, sempre con gli occhi bendati e vengo fatta stendere….al quel punto, sento due lingue alternarsi tra di loro sulla mia patatina…..comincio a mugolare dal piacere, fino a quando per farmi zittire mio marito decide di mettermi il suo bel cazzo in bocca…..intanto l’altra lingua continua a leccarmi con delicatezza…aumentando sempre di più il ritmo…sto quasi per venire….ma la persona che mi sta baciando la patatina si ferma….come vorrei che andasse avanti…a quel punto anche mio marito toglie il suo cazzo dalla mia bocca…
Sono lì, stesa sul letto…bendata…l’unico rumore che sento di sottofondo è la musica…mi sto proprio rilassando…..le due persone si sono allontanati sicuramente, non sento la loro presenza….ma quando meno me lo aspetto sento le mie palline adorate entrare dentro di me…..come mi fa godere mio marito!!! Però ogni tanto si ferma per poi ricominciare dopo qualche secondo…sa che così mi fa impazzire…per interrompere i miei mugolii di piacere ci pensa un altro cazzo…e solo allora mi accorgo che lo sconosciuto è un uomo….e mentre mi sbatte il suo cazzo in bocca mio marito alterna la sua lingua alle palline amate…mi sta facendo proprio impazzire questa sera..
Solo in quel momento decidono di togliermi la benda, per poter finalmente guardare in viso lo sconosciuto…è un ragazzo della nostra età….
Decido di fare stendere un po’ il ragazzo, non abituato a certi ritmi, per baciarlo un po’….mettendomi a pecorina, dando in quel modo il mio culetto a completa disposizione di F...so che adora leccarmelo, ma non sempre è così facile essere rilassata al punto di non sentire molto dolore con la penetrazione….ed in quel momento sento la sua lingua con passione leccarmi prima la patatina…poi piano piano fino a prendere tutto il culetto…decide di inserire prima uno e poi due dita…..va avanti così per un bel po’….fino a quando lo sconosciuto sta per venire…allora decido di fermarmi dallo baciare e di farlo sedere ad assistere un po’ al nostro “spettacolino”….io e mio marito decidiamo di fare un bel 69, sotto l’occhio vigile del ragazzo….
La voglia di venire è tanta, allora mi stendo e mi sento dominata dai due uomini, che sono sopra di me….in quel momento, dopo soli pochi secondi, sento due schizzi caldi in faccia……
Dopo una doccia e un po’ di relax ho voglia di coccole, allora mio marito mi fa sedere sul letto con le gambe divaricate e mi incomincia a massaggiare le spalle e il collo con dell’olio profumato…in quel momento, quando meno me lo aspetto, lo sconosciuto si avvicina e incomincia a toccarmi il seno e scendendo incomincia a leccarmi di nuovo la patatina……in quel momento allora mi stendo a pancia in giù e chiedo a mio marito e allo sconosciuto di massaggiarmi la schiena…
F. si stende e mi dice che gli piacerebbe un pompino in quel momento…allora decido di accontentare entrambi…li faccio sdraiare e li spompino entrambi…alternandoli…
Vedo che stanno godendo…..lo capisco dalla loro espressione……e mentre li spompino mio marito decide di accontentare la mia patatina…inserendomi il vibratore…..3 cazzi in una sola notte..
Dopo un po’…quando proprio siamo stremati dalle forze….mi sento tutto l’umore di F. e quello del ragazzo in mezzo al seno….
Ci riposiamo ancora qualche istante e poi decidiamo di andarcene, si è fatto tardi…..
E’ stata proprio una bella sorpresa!
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17 years ago
admin, 75
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Fantasia
più che un racconto è una fantasia!
ciò che mi piacerebbe è conoscere una coppia,e poter corteggiare la lei,in modo lento,semplice senza esagerare...farla sentire importante e che si senta bene nel parlarmi...la vorrei portare in qualche posto di mare dove si possa dialogare e magari sfiorarci dolcemente....poi...altro??????ebbè se dico tutto .........
7
1
17 years ago
admin, 75
Last visit: 22 hours ago -
Contro la pornografia
Libero,libero è felice di fare vero Amore,dopo anni di schiavitù ed esperienza con il porno adesso sono libero..
Con gran volontà ho iniziato un cammino interiore spirituale per liberarmi da vizi e immagini deleterie mere opere del male che pervertono e distruggono la nostra vita e il nostro essere spirituale..
Piano Piano e a gradi ho cancellato i video,le foto e qualsiasi immagine di sesso esplicito,ripugnato da l'insuccesso che avevo in tale periodo..
Ora sono tornato come a 20 anni..!con grande felicità delle mie amiche..
Questa è una guerra,una guerra al vizio,alla violenza cieca ed estrema fatta da gente senza scrupoli sui nostri corpi..
Il male interiore e collettivo si esprime in questi ultimi giorni sempre di più..e non c'e più regola a questo e tale è la nostra prova..
Fate come volete ragazzi e ragazze..ma alla fine soffrite perchè è questo il volere di chi guida le menti sfruttatrici dell'industria pornografica..
Rinunziate a comprare film,e anche a vederli gratuitamente altrimenti vi ammalerete sia lo spirito che la carne,piano piano avete avuto tali esperienze e superatele gente..
Perchè grande è la ricompensa di chi smette dopo aver passato l'inferno della pornografia e della masturbazione..
Posso testimoniarlo a tutti voi uomini e donne che non renderete mai al 100% se guarderete tali immagini..specialmente se è tanto che lo fate..abbraccerete brevemente l'impotenza sessuale e nessuna illusoria pillola vi aiuterà..
Tale illusione che il male vi propina tutti i giorni è talmente falsa che sembra vera..!Pensate di essere felici ma non lo siete!!
Rinunziare in tronco è la libertà per molti di voi..
Sperando che un giorno nessuna persona venga violentata per soldi o per fare danno altrui morale,spirituale e materiale..
Capisco il piacere che provate,ma tutto ha un limite e lo capirete da voi quando vi stuferete!! di quest'obbrobrio..!
Poi fate come credete pagherete sulla vostra pelle tale inferno e non sarete mai liberi..
mannaia
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17 years ago
laramazza,
36
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Laramazza spirituale
Frivola e giocosa laramazza lavora pura e indifferente..
Quanto Piccola è quanto grande diventa adulta quando di amor pulsa..
Lascia che possa riposarsi degna di chi la vedrà..
Che la nostra ricerca e battaglia possa alla fine vincere cotesto inferno
Che il nostro amor per le nostre donne possa trionfare più del sesso..
Giochiamo e purifichiamo la nostra anima quà e là..
finche un dì Amor vero si troverà..
Mannaia
5
0
17 years ago
laramazza,
36
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Sogno o realta ?
Francesca
Era buio o forse avevo soltanto gli occhi chiusi.
Sei arrivata in silenzio, non abbastanza perche'
non mi accorgessi che ti stavi avvicinando.
Sono rimasto immobile ma ho avvertito subito
il tuo calore di femmina che mi circondava.
Avrei potuto alzarmi ma ho finto di dormire
ti ascoltavo respirare forte e girarmi intorno
come una pantera affamata, ho scelto di essere
la tua preda, senza difesa.
Io, il maschio abituato a scegliere ed a volere, mi sono
abbandonato indifeso a te, alla femmina in caccia.
Sentivo che mi guardavi pregustando il pasto, io ero
sempre piu' in preda ad un dolce narcotico, una inesplorata
voglia di resa, tu stavi gia' assaporando il tuo premio.
Hai scoperto il mio membro, ti ho lasciata fare affascinato
da quella nuova sensazione di resa, non era ancora duro,
le tue mani tradivano impazienza e frenesia.
Lo volevi pronto subito ma il maschio e' maschio
se aggredisce, non quando e' preda. Ha paura e si difende
nascondendosi, devi rassicurarlo e conquistarlo, convincerlo
che lo attende il piacere e non il dolore.
Nella tua mano era caldo e morbido, ti ha fatto tenerezza,
pur confusa nella tua urgenza di piacere hai sentito
di dover concedere qualche cosa per averlo.
Le tue carezza sono diventate meno frenetiche e violente.
Avrei voluto alzarmi e sottometterti ma il sottile piacere
che prova la vittima mi ha trattenuto. Ti guardavo diritta
davanti a me in mezzo alle mie gambe spalancate.
Ti sei abbassata con un sospiro, ho capito di aver vinto,
hai aperto la bocca e finalmente ho sentito il tuo calore
invadermi tutto. Sentivo nei tuoi movimenti la voglia e
l'urgenza di godere, ma stavi finalmente pagando il tuo omaggio
al maschio.
Le tue mani che strizzavano i testicoli ed il tuo succhiare
scomposto tradivano il tuo bisogno immediato di essere posseduta,
un'esigenza frenetica sopita da troppo tempo. Io rimanevo immobile
controllando a fatica le mie reazioni.
Ho sentito crescere la tua gioia quando nella tua bocca
hai sentito maturare l'oggetto del tuo piacere,
ormai non riuscivi piu' a contenerlo tutto ma
non ti bastava mai, ne volevi sempre di piu'.
Adesso il maschio era tuo, lo avevi risvegliato ed era
pronto a darti tutto il piacere che ti tormentava.
Ma non riuscivi piu' a smettere, la tua bocca non voleva
terminare il suo lavoro, eppure il tuo bisogno di sesso
era in mezzo alle tue cosce strette e bagnate.
Ho dovuto fermarti, se non lo facevo io tu non ci saresti
riuscita. Mi hai fissato negli occhi mentre ti sollevavo
la testa con forza, avevi ancora la bocca aperta e la
lingua continuava il suo stimolo a vuoto.
Ti ho sollevata per le spalle avvicinandoti a me, il tuo
seno era ormai davanti alla mia bocca, ho assaggiato i tuoi
capezzoli duri mentre ti lasciavo cadere a gambe aperte su
di me.
Ti ho penetrato la bocca con la lingua mentre dirigevo la
mia asta nel tuo buco caldo e bagnato, non hai opposto
resistenza anche quando ho raggiunto il fondo, il tuo
sospiro profondo mi ha detto che era cio' che volevi
fin dall'inizio.
Siamo rimasti uniti per un attimo, mi stavi massaggiando l'asta
con il tuo piacere, poi hai iniziato a cavalcare, prima piano
poi sempre piu' forte, se volevi essere sfondata lo stavi
ottenendo.
Ho cercato di rallentare la tua foga, un maschio non puo'
resistere a lungo quando la femmina ha urgenza di piacere,
ma tu ti ribellavi alla mia ragione e pompavi senza pieta'.
Presto, forse troppo presto, mi hai portato al limite
oltre il quale l'istinto di fecondare non puo' piu'
essere controllato, anzi.
E allora anch'io ho smesso di ragionare, eravamo solo un maschio
ed una femmina in calore, volevamo entrambi la stessa cosa,
il piacere sublime. E lo abbiamo raggiunto.
Come ogni volta ci ha colti di sorpresa, lo vogliamo, lo cerchiamo
con foga, poi ci sorprende quando arriva. Sale deciso verso
la punta del membro, sembra fermarsi un attimo, poi dai testicoli
inizia a pulsare ed a premere lo sperma caldo e denso.
Tu lo hai sentito al primo getto, ti sei fermata un attimo per
assaporare quel calore che ti ha colpita dentro. Poi ti sei
abbandonata al suo piacere, la femmina aveva ottenuto il
suo premio e se lo gustava tutto.
Mentre mi svuotavo dentro di te mi hai baciato, forse volevi
ringraziarmi del dono ma ero io che avrei voluto farlo.
Sei rimasta sopra di me, calda, morbita, dolce, anche dopo che
la natura aveva completato il suo corso. Sentivo le tue contrazioni
accarezzarmi la verga ormai sazia, in quel momento ti ho amata
con tutto me stesso, come solo un uomo puo' amare la sua donna.
Poi......mi e' rimasto solo l'amore.....tu eri
a dieci mila miglia da me.
Eppure sei stata la femmina che mi ha fatto felice
Ti amo.
Jimmy [email protected]
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17 years ago
gabryarc,
51
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Era brutto ma con un cazzo enorme
Da quando scopriì che mi piaceva il cazzo, e dopo quella ingoiata di sperma a Ostia lido di quel cazzo elefante, cercavo, ogni tanto di vedere a immaginare come potevano averlo anche le persone brutte. Una volta, mi incuriosì particolarmente un titolare di una merceria, presso la quale mi ero recato per una commissione di mia madre.
Entrai nel negozio e mi si presentò un uomo sui 50 anni brutto e mezzo porco (altre volte c'ero stato ma lo avevo solo intravisto, giacchè avevo avuto a che fare con la figlia che al banco ci stava più del padre). Quella volta, non ricordo cosa mi serviva, la chiesi e avendo pagato stavo per andarmene che mi chiamò chiedendomi di fargli un favore: senti mi faresti una cortesia mi è caduta una matassa di lana sotto il bancone, potresti prendermela che devo portarmela via! (Ricordo che era quasi l'ora di chiudere e non c'era nessuno ormai in giro) vado per inchinarmi chesubito abbassa la saracinesca, sia abbassa i pantaloni e mi viene dietro con la cerniera abbassata e con il cazzo di fuori e mi dice: guarda che bel cazzo che ho io lo so che ti piace? E come lo hai capito, domando io! Da come mi guardi e sopratutto guardi la patta dei pantaloni. Ebbene si, ho un debole per le patte dei pantaloni, più gonfie sono più mi incuriosiscono e lui l'aveva piuttosto gonfia ma non solo il cazzo era grosso ma con due coglioni belli pieni. E incomincia a dire leccamelo dai, dai lo so che tu volevi questo e leccami anche le palle, hai visto quanto sono gonfi, non aveva finito di dirmelo che mi venne in faccia. Subito mi diede dei tovaglioli mi ero appena asciugato che mi dice: giarati che ti voglio inculare, mi misi a implorarlo di non farlo, perchè ancora ero vergine ma lui non sentì ragione! Prima mi penetrò con due dita e poi col cazzo senza una minima attenzione tanto da sbattermi i coglioni in culo: che male ma che piacere mi provocò, stantuffandomi come un vero maiale e inondandomi una seconda volta di sperma. Come rantolava di piacere, non ne avete l'idea, ma anche io ero soddisfatto anche se mia aveva preso con la forza.
Era brutto si ma il suo arnese fu mio ancora per tante volte e stavolta ero io che conducevo il gioco fino a quando io non partì per il militare.
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 22 hours ago -
Mi eccita tantissimo
Mi eccita molto vederla scopare con un uomo di bella presenza e che sia bel dotato sia sessualmente che mentalmente.
Dovrà essere solo un gioco molto riservato e nient'altro fatto nella massima fiducia e serietà reciproca.
Ciao Antonio
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17 years ago
Bella1CoppiaCS, 34/34
Last visit: 17 years ago -
Un sogno?
ho fatto un sogno: tu eri la mia piccina, la mia bambolina; si stava vedendo un film dell'orrore e tu presa dalla paura ti sei avvicinata rannicchiandoti, quasi in posizione fetale, addosso a me poggiando il capo sulla mia pancetta; eri impaurita e non guardavi più la televisione. Per consolarti ho cominciato ad accarezzare i tuoi bellissimi capelli biondi; < non devi avere paura ci sono qui io che ti proteggo> ti dicevo mentre dai capelli passavo ad accarezzare ed a massagiarti la schiena, < tu sei la mia bambolina>; e così ti sbottonavo il vestito scoprendoti totalmente la schiena e continuando il massaggio sulla tua pelle liscia. < un pò più giù, un pò più giù> la mia mano era giunta alle natiche e già sentiva il vallo che le divide. Con timore e dolcezza ho proseguito fino a trovare la fossetta al termine della quale il tuo buchino faceva bella mostra di se; carnoso, pronto. Per un attimo mi sono fermato< è la mia bambolina> ho pensato ma la posa era così invitante che non sono riuscito a smettere ed ho proseguito passando sopra ilmeraviglioso buchino e cominciando a sentire l'inizio del solco tra le labbra della tua fica. Ti eri eccitata e cercavi di assecondare la mia mano rinculando verso questa. I miei pantaloni, intanto, avevano cominciato a sollevarsi proprio davanti al tuo viso, ed il fatto che tu, cullata dalla mia pancetta, ti accostassi a quel gonfiore, mi spinse a proseguire con la mano tra le labbra, belle, grandi, e così offerte. Con calma, leggerezza, quasi a non volerti far scoprire, intanto mi aprivi i calzoni da cui usciva il mio membro già leggermente bagnato; in un attimo ti sei gettata sul mio cazzo ed hai cominciato a leccarlo con golosità. La mia mano, ormai senza ritegno aveva lasciato le belle labbra della mia bambolina, inserendosi con decisione nella fica della mia troietta. Ormai tu, la mia troietta spompinavi il mio cazzo con voluttà, quasi con ferocia infilandotelo completamente in bocca fino a giungere con la cappella all'inizio della gola quasi richiedere di essere scopata in gola; la tua testa aveva cominciato a sollevarsi facendo uscire quasi totalmente il cazzo dalla calda caverna e poi con forza, di colpo, si rituffava su Lui sentendo la cappella che forzava ogni volta la gola tentando di penetrarvi; era doloroso, ma che piacere che gusto , che gioia mischiare il dolore con il piacere che ti veniva dal possedere il mio cazzo e dalla mia mano che ormai era riuscita a penetrarti, prima con due dita poi, allargandoti sempre di più era riuscita ad introdurre anche il terzo dito, queste dita ti scopavano e ti allargavano la fica come se avessi anche lì un grosso cazzo che entrava ed usciva dalla sua tana. < si, sono la tua troia, la tua porca, fammi male, ti prego, fammi godere>, sulla tavola c'era un vassoio di frutta con delle pere, quel tipo molto duro con la parte superiore che si prolunga fino all'ingrossamento inferiore (sicuramente le avrai viste al mercato); è stato un attimo le mie dita hanno abbandonato la tua fica iserendoci immediatamente la pera per tutta la sua lunghezza fino al rigonfiamento che, per la verità, è penetrato anhe un poco < siiii... così, bravo avanti, dammene di più, lo voglio... lo voglio> ad un tratto non hai resistito, mi hai sfilato il cazzo dalla bocca, ti sei girata e ti sei impalata seduta sulle mie ginocchia; hai cominciato a muoverti, ad alzarti facendo uscire totalmente il membro dalla tua fica e risucchiandolo nuovamente all'interno attraverso la strada delle tue labbra bagnate che cosentiva una introduzione veloce e sicura; eri bellissima i tuoi begli occhi verdi quasi lacrimavano dalla gioia, sembravi una fantina che monta il suo cavallo, finchè, poi, sentendo che anche io ero sull'orlo dell'orgasmo non scendevi da cavallo e diventavi quella provetta pompinara che avevo già visto.
Il fiotto di sperma ti riempì la bocca ma tu non mollasti la tua preda fino a che l'ultima goccia non ti appartenne.
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17 years ago
pietro13579,
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Metrò 1 - galleria
Ciao a tutti, mi ero ripromesso di non raccontare più gli accadimenti che ho vissuto in prima persona a causa di qualche imb.... che poco educatamente mi ha scritto in posta ma siccome penso il mondo sia fatto di gente di diverso genere.... eccovi cosa mi è capitato (per quelli poco fiduciosi si documentino prima di sparlare della gente).
Quello che andrò a raccontarvi è il giorno 03/08/07. Come tutte le mattine ho preso la metrò 1 di Milano da Sesto FS in direzione di Loreto per recarmi al lavoro. Tutto sembrava come al solito: tanta gente e molto caldo visto che non era uno di quei nuovi convogli con l'aria condizionata che circolano adesso su questa linea. Una volta arrivati alla stazione di Villa S.Giovanni però la metrò non richiuse subito le porte ma si fermò qui per circa 5 minuti e dalla banchina lo speaker annunciò che la circolazione dei treni sarebbe stata rallentata per un guasto tecnico (solo in seguito scoprirò che invece la causa era di un suicida nella stazione di Lima). Buona parte della gente che era nella carrozza scese e si diresse verso l'uscita per proseguire con altri mezzi. Io come altri invece rimasi a bordo confidando che ripartisse in breve tempo e così avvenne dopo pochi minuti. La velocità del treno era molto bassa e ci mise un bel po prima di raggiungere la fermata successiva. Anche in questa si fermo un bel pò e qui lo speaker annunciò che stavano provvedendo a istituire una linea sostitutiva di superfice. A questo annuncio tutti i viaggiatori si affrettarono a scendere....rimasi io e una ragazza infondo alla carrozza( addormentatasi). Io non scesi, sapevo che sopra ci sarebbe stata una calca e non avevo fretta di correre in ufficio. Passarono circa 10 minuti e il treno ripartì sempre molto lentamente ma all'incirca a metà tra la stazione di partenza (Precotto) e quella successiva (Gorla) frenò bruscamnte e si arrestò. Fu questa manovrà che svegliò la ragazza che con fare interrogativo si guardò intorno e cercando di scrutare dal finestrino cercò di capire dove era. Il treno non ripartiva e la tipa incominciava a dare segni di nervosismo. All'improvviso si alzò di scatto e incominciò a fare avanti e indietro nella carrozza...sembrava un'animale in gabbia e ogni avanti e indietro che faceva era sempre più veloce. Ad ogni passaggio io la guardavo (descrizione: età 25/30 anni, alta poco più di un metro e settanta, gonna al ginocchio, sandalo con un tacco 10/12 cm e una maglietta abbastanza aderente) e le sorridevo per rassicuralrla che non c'era pericolo e che saremmo ripartiti presto. Il tempo passava lento e tutto era in stallo e la raggazza continuava sempre a camminare e guardare fuori ora dalle porte o dai finetrini sopra ai sedili. A questo punto ho preso coraggio e le ho detto di sedersi tranquilla che era inutile continuare ad agitarsi. Lei con un filo di voce e con gli occhi arrossati dalle lacrime mi disse "scusami ma soffro di claustrofobia....di solito non prendo i mezzi pubblici e tanto meno la metrò. Ho paura!!!" Io mi alzo e l'aiuto a sedersi nel posto accanto al mio e una volta seduti tutti e due le spiego quello che era successo e che non sapeva (qui la conferma) perchè si era addormentata. Dopo un pò che chiacchieriamo mi offrò di farle un massaggio alle spalle e al collo che magari avrebbe fatto si che si rilassasse visto che era un pezzo di legno. Le suggerisco di mettere le gambe sui due posti accanto al suo e quindi porgermi la schiena per aggevolare la cosa. Lei si mette in posizione ed io incomincio. Apro una parentesi: non sono massaggiatore ne ho seguito nessun corso...è capitato di fare qualche massaggio sempre nella zona collo/spalle a qualche amico/amica e tutti mi hanno detto che sono molto bravo. Dopo qualche minuto sento gia che lei si sta ammorbindendo ma all'impprovviso si alza in piedi e va verso il fondo opposto della carrozza a guardare i finestrini che mostrano quella accanto e una volta scrutato a fondo torna verso di me. Mi guarda e mi dice" visto che non c'è nessuno di la, posso togliermi la maglietta che così puoi continuare a farmi il massaggio senza ostacoli". Si sfilò la maglietta mostrandomi così che aveva un reggisseno a balconcino che conteneva a stento una 4° misura. Si risedette e ricominciai con il mio "lavoro". Ero li nella zona e sentivo che le piaceva. Dopo un po mi chiese, visto che a suo dire era "magnifico", se potevo rivolgere le mie attenzioni ai suoi piedi e alle sue gambe. Acconsentii e scivolando lei indietro di un posto mi fece sedere nell'ultimo sedile della serie. Si tolse le scarpe e mi offrì i suoi piedini molto curati con uno smalto rosa leggero. Inziai la manipolazione e una volta iniziato a risalire verso i polpacci mi accorsi che la posizione poteva essere un pò sconvegniente perchè per permettermi di "lavorare" avrebbe dovuto tirare su un po la gonna e inevitabilmente mi avrebbe mostrato il suo intimo. Le dissi che mi sarei fermato li ma lei insistette e con un gesto veloce tirò verso di lei la gonna facendo leva sui gomiti e la raccolse sopra la pancia. Se prima avrei potuto forse intravedere il suo intimo adesso era li in bella mostra: aveva un tanga bianco molto trasparente che mostrava che la zona intorno alla "passerina" era molto curata. Fino a li ero rimasto molto freddo ma alla fine l'uomo non è fatto di legno e "qualcuno" dette segni di risveglio. Lei mi chiese di riprendere con il massaggio e con le mani mi guidò su e giu per le sue lunghe gambe lisce come il marmo e poi le spostò prima sulla pancia e poi sul suo viso. Mi chiese se per me fosse stato un problema usare le mie doti sul suo seno e nel mentre me lo proponeva gia si era portata le mani dietro la schiena per aprire i gancetti del reggiseno come se sapesse che non avrei mai rifiutato la proposta. Stava per portare avanti la sua operazione quando di colpo il metrò riprese lentamente a muoversi e una voce metallica annunciò che la circolazione dei treni sarebbe ripresa regolarmente. Ci fissammo negli occhi e subito dopo lei si alzò per ricomporsi e finito si risedette accanto a me. Arrivammo dopo poco in stazione e lei alzandosi mi ringraziò per averla aiutata in quella situazione e mi dette un bacio prima sulla guancia e poi uno sulle labbra. Scese a quella fermata ed allontanandosi, mentre la seguivo con lo sguardo, si girò più volte per sorridermi e salutarmi con la mano. Feci ancora un paio di fermate e scesi. Durante la salita sulla scala mobile misi in tasca la mano per prendere il tesserino da validare in uscita e insieme a questo trovai un bigliettino da visita della ragazza: Direttore Marketing di una nota azienda. E' passata una settimana esatta oggi ma non ho ancora trovato il coraggio di chiamarla.....secondo me il destino prima o poi me la farà riincontrare se è così che le cose devono andare........
Bigpiolo
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17 years ago
bigpiolo70,
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Amici al mare
Mi convinse a divertirci un po’ con i suoi amici e mentre mi levava la maglietta uno mi aprì i jeans e mi fece alzare per tirarli giù e toccarmi le cosce, se lo tirarono fuori smanettandosi un po’, poi mi prese in braccio e cominciò a toccarmi mentre gli amici guardavano e si facevano una sega.Dopo mi chiese se mi era piaciuto farmi guardare mentre si segavano, mi vergognavo un casino, ma lo avevo fatto anche per farlo contento, intanto mi aveva infilato la mano nei jeans e sotto le mutandine cominciando un ditalino.Glielo tirai fuori per fargli una sega e continuò a sditalinarmi, poi lo segai, mi abbassò la testa forte e mi venne sul viso.La sera dopo andammo un po’ in giro con un suo amico e ci siamo seduti ai giardinetti, mentre pomiciavo con lui l’ altro mi toccava le gambe, mi avevano aperto un po’ la camicetta e tirato su la gonna da dietro dicendo che ho un bel culetto, poi si misero a accarezzarmi le cosce mentre se lo tiravano fuori. Lui mi fece un ditalino e io una sega dicendomi di farla anche al suo amico ,ci sono stata e ho continuato fino a quando sono venuti schizzandomi addosso. Ci ritrovammo anche con gli altri amici e mi fecero spogliare ancora per guardare, questa volta con le mutandine tirate un po’ giù mentre si segavano, il giorno dopo lo rifeci ma me li fecero prendere in mano per segarli veloce e mi schizzarono sulle cosce.
scrivetemi:
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17 years ago
soncarina, 27/27
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Sogno di una notte d\'autunno
Passeggiavo per le strade di Ortigia, l'isolotto su cui si abbarbica il centro storico di Siracusa, la mia città natale, ero un pò alticcio, a causa del buon nero d'Avola di cui mi ero generosamente servito durante la cena a base di zuppa di cozze al pomodoro con crostini di pane e caponata di melanzane, si, ero andato sul leggero, ma dopo l'ultimo lavoro era il primo pasto decente che mi concedevo.
Ero un pò malinconico percorrendo le strette vie del centro,
illuminate malamente da lumi che ricordavano le vecchie lanterne ad olio.
Dove la luce non arrivava, i vecchi muri che chissà quante storie
potrebbero raccontare, trascoloravano dal giallo della luce al blu
chiaro della luna, che incombeva sopra la mia testa, dall'occhio
ciclopico, enorme ma non minacciosa.
L'aria era calda, profumata dai mille odori dell'isola.
Con gli occhi socchiusi girovagavo, riconoscendo angoli, luoghi, case, appartenenti al mio ormai lontano passato ortigiano.
Ad un tratto, lungo la via Alagona, vidi una traversa che non ricordavo: in alto un ponte di case chiudeva e tratteneva i due lati del vicolo, e, proprio sotto quell'arco, che incorniciava uno scorcio di mare irrorato di luce lunare, dalla parte sinistra del vicolo, una flebile luce gialla, proveniente dal vetro istoriato di un bistrot.
Non so cosa mi spinse ad avvcininarmi a quel posto, ce ne sono tanti così da queste parti, entrai spingendo una vecchia porta fatiscente, senza un nome, solo un piccolo mazzo di rosmarino rinsecchito fissato con una cordicella al centro del pannello.
Mi ritrovai in uno strano locale, scuro, illuminato da sole candele.
Non riuscivo a distinguere quasi nulla, forse perchè un pò ottenebrato dall'alcol, ma percepivo il suono di una chitarra che suonava una strana melodia antica, che risvegliava echi profondi nella mia anima.
io fondo un piccolo banco di mescita con una grande botte ovale, dei bicchieri che forse non venivano lavati molto spesso, uova sode, una grossa candela ed una vecchia donna grassa indifferente che strofinava controvoglia una brocca di vetro.
Trovai un tavolino in un'angolo della piccola stanza, addossato ad una parete su cui era addossata una lunga panca che la percorreva, mi sedetti, non sapendo bene cosa volessi farci, lì.
La donna grassa si avvicinò senza dire una parola, e mi mise davanti la brocca da mezzo che aveva riempito di un liquido bruno che, immagino fosse vino locale, sbattè un bicchiere opaco davanti a me e se ne andò ciabattando, facendo ondeggiare due enormi natiche vibranti di grasso.
Un pò sospettoso versai il vino nel bicchiere, dopo averlo ripulito col mio fazzoletto, e annusai, sembrava passabile.
Risultò buono, anzi, il suo sapore rotondo, saturo di mandorla, miele, e arancia, mi inebriò al punto che, senza rendermene conto avevo quasi svuotato la caraffa in pochi minuti.
Il mio sguardo reso sfocato dal vino cominciò a vagare per l'ambiente fumoso, soffermandosi su dipinti scadenti alle pareti, facce stanche, forse pescatori che affogavano la stanchezza nel vino, una battona, ma forse era un travestito di almeno ottant'anni, che ricambiò il mio sguardo con un sorriso seducente senza denti.
All'angolo opposto della sala, un pò appartata, c'era una coppia, che non avevo notato fino a quel momento.
Erano seduti ad un tavolo come il mio, uno di fronte all'altra.
La prima cosa che svegliò il mio assopito interesse fu lo strano modo in cui erano seduti.
Composti eretti eppur rilassati, gli avambracci e le mani appoggiate al tavolo, con le dita che si sfioravano, gli sguardi persi l'uno in quello dell'altra.
E poi, la mia mente che si disannebbiava, notò altro.
Lei aveva un abito di squisita fattura, nero,forse un pò vintage, con il corpetto trasparente di pizzo nero incrostato di decorazioni che non riuscivo ad intrepretare, che nascondevano appena due magnifici seni eretti, i capezzoli che premevano imperiosi contro la stoffa.
Lunghi guanti le coprivano fino al gomito le bianchissime braccia affusolate. Lunghi capelli di un rosso appena più chiaro del vino che avevo bevuto, morbidi e fluttuanti sulla schiena nuda, un piccolo cappello con una minuscola veletta evidenziava, più che nascondere, due occhi di uno strano viola intenso, un profilo meraviglioso, quasi una antica miniatura. Dallo spacco laterale della lunga gonna di raso nero usciva una gamba che avrebbe fatto invidia ad una star. Due scarpine tenute su da due striscioline di stoffa nere, tacco altissimo, calzavano piedi da capogiro.
Lui, in un'abito d'alta sartoria, rigoroso ma elegante, nero come l'abito di lei, camicia e cravatta in tinta, scarpe lucide e di foggia perfetta, aveva la stessa pelle bianca, quasi diafana della sua compagna.
I suoi capelli, nero corvino, di media lunghezza, incorniciavano un viso dai lineamenti forti ma piacevoli, due profonde rughe gli solcavano il viso, dal naso, vagamente aquilino fino alla bocca, dandogli un'espressione tra l'ironico e il sensuale. Gli occhi, poi, non meno magnetici di quelli della donna, erano di un nero incredibilmente profondo.
Mi sorprese l'esame che avevo fatto dei due nonostante l'alcol, e soprattutto di lui, visto il mio poco interesse, fino a quel momento, per il genere maschile.
D'un tratto, in perfetto unisono, ma non si erano apparentemente detti nulla, si girarono e fissarono esattamente l'angolo in cui mi trovavo.
Distolsi lo sguardo, imbarazzato, convinto in qualche modo di averli disturbati, e mi immersi nella contemplazione del mio bicchiere, ormai vuoto.
Ad un tratto avvertii la presenza di qualcuno accanto a me.
Era Lui che mi guardava dritto negli occhi, un leggero, sorriso sensuale si allargò su quel viso intrigante e, senza dire una parola, mi fece cenno di seguirlo.
Tutti e tre uscimmo dalla bettola, nell'idifferenza generale.
ci inoltrammo in un dedalo di viuzze che all'inizio riconobbi, poi non più.
finalmente un piccolo slargo si aprì davanti a noi.Una facciata barocca, arancio nella luce di un lampione, un portone che si apriva.
I miei sensi, pur obnubilati dal vino, mi trasmettevano segnali di eccitazione.
Una fuga di stanze, corridoi, grandi finestre che lasciavano entrare la luce esterna.
Alla fine una grande camera, un grande letto a baldacchino. Anche lì la Luna la faceva da padrona, rivelando ogni dettaglio dei mobili, dei quadri, delle finissime decorazioni delle pareti, degli stucchi.
Come in un sogno vidi lei togliersi lentamente, e nel più totale silenzio, il cappellino, il vestito,sotto non portava nulla,e infine le piccole scarpe. Era di una bellezza perfetta eterea e carnale allo stesso tempo, trasudava sensualità e purezza allo stesso tempo. Rimase li, nuda, vestita solo di luce.
Poi fu il turno del suo compagno. Con eleganza, tolse la giacca, la cravatta e la camicia, poi in un unico gesto si sfilò i pantaloni, mostrando un corpo scolpito nel più puro dei marmi, un membro di dimensioni notevoli, già eretto, come il mio, d'altronde, che ormai disperato per essere sacrificato nei pantaloni, era al limite della sopportazione.
In un'attimo di lucidità mi chiesi perchè due meravigliose creature come quelle dovessero essere interessate ad un uomo di mezza età, massiccio e peloso, anche se, mi fece dire la mia vanità, ritenuto abbastanza sexy...
Ma smisi di pormi domande, quando, sempre in silenzio, rotto solo dal mio respiro affannoso, e sempre in perfetto unisono, si avvicinarono a me e mi spogliarono completamente.
Mi ritrovai su quello splendido letto, su lenzuola di pura seta bianca profumata, accarezzato da quattro mani, baciato da due bocche, all'inizio mi irrigidii quando la lingua di lui mi si infilò vorace in bocca, ma poi, quando sentii le labbra di lei sul mio membro, mi lasciai andare completamente al piacere.
Poi si invertirono, e mentre lei mi baciava ed io accarezzavo i suoi seni perfetti, la bocca di lui prese possesso del mio cazzo ormai turgido da scoppiare. mi ritrovai ad accarezzare il suo, pieno e duro nella mia mano inesperta, mentre, finalmente! dei piccoli gemiti uscivano dalle loro bocche perfette. O è solo un ricordo?.
Poi lei si offri a me, aprendo quelle splendide cosce bianche, ed io cominciai a leccarle dolcemente il clitoride roseo e delicato, ad insinuare la mia lingua nella sua vagina, mentre lei si inarcava per il piacere.Lui, da dietro cominciò a leccarmi il buchetto del mio culo, strappandomi un mugolio di piacere profondo.Alla fine non potendone più, la penetrai fino in fondo, mentre la sua bocca si apriva in un muto urlo di piacere. Mentre pompavo su e giù in un parossismo di estatico piacere, sentii che lui, da dietro aveva sostituito la lingua col suo cazzo, e, lentamente, delicatamente, mi entrò nel culo, muovendosi sempre più in fretta, mentre io raggiungevo il nirvana.
Poi, prima che potessi arrivare all'orgasmo, si fermarono, lei si girò di spalle, offrendo un buchetto roseo e stretto, mentre con la mano si titillava il clitoride, e lui le infilò quella meraviglia di cazzo nel culetto, mentre mi spingeva verso le sue natiche. Mi ritrovai a leccargli a mia volta quel piccolo pulsante buco e poi, senza tanti complimenti, gli infilai il mio uccello nel culo virile.
Dopo qualche istante, ancora una volta all'unisono, ma adesso c'ero anch'io nel gioco, due fiotti di sperma reso argenteo dalla luce della luna, sgorgarono copiosi dai nostri due cazzi, inondandoci i corpi sudati.
esausti, ci abbattemmo sulle ormai bollenti lenzuola, mentre lei, con eleganza, cominciava a leccare il bianco latte della vita dai nostri corpi, con uno splendido sorriso sulle labbra.
Ci baciammo a lungo, poi, esausti ci addormentammo.
Mi ritrovai, la mattina nella mia cameretta, nella mia casa.
Avevo sognato? no, il mio corpo recava ancora i segni della notte trascorsa.
Presi un caffè, e, preso dall'ansia di rivedere quelle meravigliose creature, cominciai a cercare per Ortigia.
Cercai a lungo, senza riuscire a trovare il luogo, domandai in giro...nulla.
In serata, quando ormai avevo perso ogni speranza, mi ritrovai di fronte a quella facciata. Nella luce del tramonto sembrava fatiscente, non curata..bussai prima delicatamente, poi sempre più forte.
Una vecchina che passava mi guardò incuriosita e mi chiese chi cercassi.
Le descrissi la splendida coppia.Mi guardò stranita, e mi riferì che in quella casa non abitava più nessuno da cento anni.
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17 years ago
admin, 75
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La storia continua.......
Dopo quella nostra prima volta, che è stato sconvolgente talmente l'eccitazione che ho provato, è iniziata la fase della nostra relazione segreta.... Dopo un paio di giorni ci siamo visti e siamo andati al bar per prenderci un caffè, abbiamo parlato di quello che era successo e che per lui è stato fantastico, ha provato sensazioni che nenanche la sua consorte gli faceva provare, al che io risposi che anche per me è stato eccezionale e che se lui voleva potevamo a coltivare la nostra relazione segreta..... Lui è stato felicissimo, ho notato nei suoi occhi una gioia immensa..... Abbiamo deciso di andare nella sua campagna per poter stare ancora insieme da soli, lungo il tragitto le nostre mani si incorciavano, io tenni la mia mano sui pantaloni mentre lui guidava, ad un certo punto sbottonai la cerniera e glielo tenevo in mano, sentivo il suo calore, il suo membro crescere...... Giunti a destinazione, non appena entrati mi prese e mi bacio subito, un bacio molto passionale, sentivo le sue mani sul mio corpo, sentivo i suoi baci sul collo e sui capezzoli, fremevo dalla voglia, ci siamo messi sul divano, io lo spogliai lentamente, abbassai i pantaloni, uscì fuori dagli slip il suo cazzo gia duro, scendo con la lingua e glielo prendo in bocca, dopo un pò sentivo il suo cazzo vibrare era il segnale che stava per godere, io continuavo nella mia opera quando senti il getto di sperma sul mio viso e in bocca, continuai a leccarglielo per bene fino all'ultima goccia...... Dopo una sigaretta eravamo ancora abbracciati al che lui mi disse di andare sul letto, subtio fummo nudi, lui mi prese mi adagio sul letto e lui sopra di me, sentivo il suo calore, il suo cazzo appoggiarsi sul mio, mi baciò con olcezza, mi possedeva come una donna, mi leccò i capezzoli e sentivo un fremito, una sensazione di freddo, poi mi fece girare a pancia in giù, e incominciò a baciarmi le spalle e sentivo la sua lingua scendere lungo la schiena..... Un piacere immenso io gli dissi "si amore continua mi fai impazzire".... Mi mise un uscino i sotto, lui era sopra di me, sentivo il suo fiato la sua bocca sul mio collo, sentivo il suo cazzo già duro sul mio culo, lo adagiò sul buco e incominciò a penetrarmi con dolcezza, piano piano, sentivo un fremito ero tutto bagnato come una vera troia, mi scopò così per 10 minuti, dopo lui si distese e io mi misi sopra di lui, afferrai il suo cazzo e lo indirizzari verso il mio culo, incominciai a muovermi prima paino e poi pù veloce, lui era alle stelle, mi abbassai e ci baciammo con ancora il suo cazzo dentro i me..... Dopo non ne poteva più doveva venirsene, al che io gli dissi "continua così, dentro, vienimi dentro", lui non se lo fece ripetere e senti il cazzo diventare fremente, sentivo i suoi colpi più profondi, al che venne in una copiosa sborrate, rimanemmo così mentre ci baciavami e mi chiamava amore, mi riempiva i paroli dolci, prima che diventasse completamente moscio, lui sfilò il cazzao dal mio culo si tolse il repservativo pieno del suo caldo nettare, io lo presi e mi feci colare il suo contenuto sul mio viso...... La prossima volta vi racconerò quando indossai qualcosa di sexy per lui......
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 22 hours ago -
La mia prima volta......
Salve, quello che sto per scrivere dopo tante titubanze è la mia favolosa espereinza che ho avuto e che ho vissuto per tre anni con il mio amico nonche amante e dove ho scoperto la mia troiaggine..... Allora vivo in un paese della Sicilia Centrale, sono sposato, ho un ottimissimo rapporto, ma causa di quello che mi è successo ho scoperto segretamente di essere una vera troia a letto..... Tutto è successo tre anni fa, con un mio amico (che chiamerò con un nome di fantasia ,Steven) intimo anche lui sposato, siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso gioia e dolori insieme, non abbiamo segreti, e un giorno le lei dovevano uscire per andare in giro per negozi, cosa che poi noi dovevamo raggiungerli, avevo appena finito di farmi la doccia, Steven era seduto sul divano che stava sorseggiando una birra e ne aveva preparat una anche per me.... Eravamo seduti vicini, parlavamo di lavoro, di calcio, notavo un suo sguardo particolare ma non ci facevo caso, lui si avvicina e con la gamba sfiorava la mia, dopo un pò sono andato in camera per vestirmi e così uscire per raggiungere le consorti.... Appena tolgo l'accappatoio, mi accorgo nello specchio che lui era dietro di me che mi osservava intensamente, a un certo punto prende l'iniziativa e si mette dietro alle mie spalle, all'inizio ero rimasto incredulo, sentivo il fiato e poi i suoi baci sul collo, gli dico : "Ma che fai?" e lui mi rispose: "Sai ti ho sempre desiderato ma non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, mi piaci da morire...." e lui continuava da dietro a baciarmi il collo e sentivo le sua mani sui miei capezzoli, me li toccava e li stringeva con delicatezza, sentivo dietro anche il cazzo duro che appoggiava sul mio culo, ero imbarazzato ma nello stesso tempo ero eccitato, sentivo una strana sensazione di piacere, di calore, di eccitazione, avevo la pelle d'oca, i capezzoli turgidi.... Allorchè mi giro, e lui accarezzandomi il viso mi bacia, sentivo le sue labbra calde e vogliose, fino a quando le nostre lingue si sono incrociate..... Non ci vedevo più dall'eccitazione, gli sbottono i pantaloni e metto la mia mano sul suo cazzo duro, era enorme, grosso e turgido.... Lui mi vede ansimare "uhmmmmm siiii continua così" le sue mani che toccavano i miei capezzoli, io che sentivo il calore del suo cazzo, finchè scendo con la lingua prima sui capezzoli e poi lentamente arrivo fino al suo arnese, lo bacio e lo lecco un pò per poi infilarmelo in bocca, facendogli un pompino con dolcezza, era come se lo avessi già fatto prima, lui godeva mi diceva "siiii daiii continua così mi fai impazzire , perche sei la mia donna" e io mi eccitavo sentendomi insultare..... Sentivo il suo cazzo duro, turgido, bagnato, un sapore strano ma eccitante..... Lo sentivo pulsare dentro la mia bocca, ad un punto mi stacca che non voleva venire così subito, mi alza e ci sdraiamo sul letto eravamo nudi, i nostri corpi uniti, ci baciavamo, ero al settimo cielo quando gli dico "siiiii voglio essere la tua donna, la tua troia", si distende e io di fianco continuo la mia opera con la bocca, gli lecco anche le palle, le cosce e sento il suo dito infilarsi mel mio culo, all'inizio un pò di fastidio ma poi era piacevole, avevo paura essendo vergine con il suo cazzo grosso mi dicevo questo mi farà svenire dal dolore..... Ad un certo punto mi disse che voleva possedermi, voleva farmi diventare la sua femmina.... Dico "ma senza lubrificazione all'inizio sarà doloroso" Lui mi rispose, "non ti preoccupare", con sorpresa si alza e dalla giacca esce un tubetto di Luan ed il preservativo, aveva pensato a tutto, mi disse che da tempo li portava con se aspettava questo momento, mi mette alla pecorina e sento il suo dito pieno della pomata nel culo lo lubrifica per bene, quando ad un certo punto lui mi disse "ti voglio" appoggia la cappella sul mio culetto vergine, io gli dico "ti prego fai piano amore" sento la cappella farsi strada, sento dolore stringo i denti, un bruciore pazzesco, lui si muove con dolcezza sta fermo un pò e poi riprende ad incularmi con dolcezza, dal dolore piano piano passo ad una piacevole sensazione di benessere, di riempimento, lui capisce e incomincia a pomparmi , sento il sua cazzo sfondarmi, gli dico "uhmmmmmmm sii dai amore così voglio essere la tua troia, la tua donna, sfondami voglio il tuo cazzone tutto" e lui si eccitava aumentava il ritmo quando anche lui mi disse "ti amo sei mia e solo mia, da adesso sarai la mia troia, la mia donna, la mia amante" Gemevo e godevo come una cagna come una donna in calore, ad un certo punto mi mette disteso sul letto con un cuscino di sotto, mi allarga le gambe e lo sento entrare "ahhhhh siiiiiii cosììììì continua ti prego", vedevamo i nostri visi eccitati, ero in balia di lui, ad un certo punto lui mi disse "dove vuoi il mio caldo nettare"? Gli rispondo dove vuoi tu, quando sta per venire esce e sento che mi sborra sul viso, una quantità enorme di sborra calda che vedo schizzare dal suo cazzo, e sento il suo cazzo strofinarsi sul mio viso tutto pieno di sborra...... Dopò un pò ci siamo accorti che era tardi ci siamo alzati, è durata tre anni la nostra storia, lui è andato fuori per lavoro e non ci siamo più rivisti, sarà possibile rivivere questa storia con un'altro uomo?
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17 years ago
admin, 75
Last visit: 22 hours ago -
Quel giorno in strada
un giorno mi trovavo fuori per lavoro,era inverno e pioveva a dirotti,la mia toyota faceva i capricci con la batteria,spento la jeep e fermandomi per le campagne siciliane alla ripartenza mi accorgo che non ne' vuol sapere di ripartire,sono le 13:00 ora di pranzo per le strade di campagna mentre piove non c'e' nessuno.passano alcune ore quando sento il rumore di un'auto,apro lo sportello della mia jeep e mi accorgo che era un camper,con la mano faccio cenno di fermarsi ,infatti il conducende si ferma immediatamente,mi avvicino al finestrino presentandomi ed esponedole il mio problema.era una coppia del nord italia di mezz'eta' sui 45/50 lei una bella signora anche lui un distinto uomo.mi invitano a salire per accompagnarmi al paese piu' vicino,nel tragitto parlando del piu' e del meno arriviamo a parlare di sesso,lui mi raccontava che era un marito guardone e che impazziva vedere la moglie scopare con altri uomini,io di tanto in tanto guardavo la moglie per vedere la faccia che faceva sentendo parlare il marito,e mi accorgevo che non era infastidita anzi era gia quasi eccitata.io allora le chiedo:le andrebbe che io facessi l'amore con sua moglie?ho e meglio che lo chieda a lei?di colpo l'uomo ferma il camper mi invita a scendere e a salire dietro dopo arriva pure la moglie che inizia a spogliarsi.l'uomo si spoglia e mi chiede:posso iniziare a succhiarti l'uccello?io coinvolto in pieno e ormai all'apice dell'eccitamento non faccio altro che tirarmi fuori il mio grosso arnese,l'uomo lo prende in bocca con molta ingordigia mentre la donna mi tocca le palle da dietro.dopo un po' la donna mi invita a leccarle la figa(cosa per me' molto importante)lo faccio con molta passione ,lei inizia a bagnarsi come una matta urlando di piacere.A questo punto l'uomo si alza di sobbalzo e abbassato i pantaloni e ponendosi curvo vicino la moglie si fa'leccare il culo,poi mi chiede:hai mai inculato un uomo?ti piacerebbe?io non mi tirai indietro e aiutato dalla moglie gle lo pongo nel buco.l'uomo inizia a strillarer dicendomi che non avveva mai preso un arnese cosi' grosso dietro,nel frattempo la moglie gli leccava l'uccello.dopo un po' cambiammo io seduto la moglie sopra e lui all'impiedi a farssi spompinare dalla moglie,stavo quasi per venire quando sento la voce eccitata di lei che ci invitava a una doppia penetrazione,allora l'uomo si pose sotto di lei e io dietro che la inculavo,a quel punto ero io ad ululare come un matto,non avevo mai provato un esperienza del genere.godemmo tutte e tre come matti.non dimentichero' mai piu' questa mia bellissima esperienza.Anzi d'ora in avanti posso dire che:l'amore e bello quande' coinvolgente e si puo' arrivare a fare cose che normalmente nemmeno con la fantasia si ci arriva.
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17 years ago
cavallodamonta,
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Last visit: 15 years ago
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Incontro al cinema: tutta la verità
Nella oscurità di una sala cinematografica: cosa c’è di meglio per provare del sesso proibito, del contatto fisico con persone sconosciute?
Questo l’avevo spesso pensato e confesso che talora mi ero soffermato a scrutare nella sala, in momenti di distrazione o durante proiezioni noiose. Le forme di donne vicine, a volte, richiamavano il mio sguardo e mi domandavo se quel gesto provocante, che scopriva il candore delle loro cosce, fosse un’innocente casualità oppure un invito. Mai avevo però osato sfidare la sorte correndo il rischio di fare una brutta figura (o peggio!) e tentato un approccio. Mi limitavo a fantasticare.
Quella sera però accadde qualcosa che non poteva essere equivocata. Una donna, con a fianco il suo uomo, si era venuta a sedere a poca distanza da me, in una sala semideserta, durante la proiezione di un film di Tinto Brass.
Il film era già di per sé eccitante, ma la gonna di seta scura a pallini bianchi della signora lo era ancora di più, giacché più la guardavo e più tendeva a scivolare giù, lungo la coscia che lei aveva accavallato. Indossava calze scure e scarpe nere con tacchi alti e sottili, classiche ed eleganti. Aveva gambe lunghe e meravigliosamente modellate, di quelle che ti gireresti a guardare perfino per strada, figuriamoci in quella situazione. Non credevo ai miei occhi, il cuore mi batteva a mille ed il pene, che si era già eccitato alle avventure della protagonista del film, mi scoppiava nei pantaloni. Non potei evitare di toccarmi per alleviare il doloroso fastidio di quell’erezione incarcerata nella patta e nel farlo notai che lei se n’era accorta: mi stava guardando con la coda dell’occhio! L’orlo della sua gonna scivolò d’altri 5 centimetri abbondanti e stavolta non era certo per caso. Lo splendore della sua coscia si offriva ai miei occhi rischiarato nel buio dal tenue bagliore rossastro della lampadina che segnalava le tende di velluto dell’uscita laterale, a poca distanza da noi. Si mosse ancora ed ecco che la gonna risalendo rivelava l’orlo superiore di un’autoreggente! Oddio! Non capisco più nulla e salto! Sì, salto sulla sedia accanto, proprio attaccato a lei.
L’audacia di questa mossa sconvolge anche me, sono paralizzato dal terrore. Con lo sguardo fisso sullo schermo, mi aspetto che da un secondo all’altro possa capitare un finimondo: lei che protesta, m’insulta, il marito che mi tira un pugno… Niente di tutto ciò. Non accade assolutamente nulla. Dopo qualche secondo mi arrischio a girare lo sguardo: la sua coscia è tutta scoperta a solo pochi centimetri dal bracciolo dove io avevo appoggiato il gomito destro. La testa mi gira dall’eccitazione, come se fossi ubriaco. Fatico a controllare un tremore che mi pervade per tutto il corpo. Più che pensare il gesto, vidi la mia mano che si muoveva irresistibilmente, come di moto proprio, fino a sfiorare col dorso del mignolo quella coscia, appena sopra il ginocchio. Lì mi fermai per due o tre secondi, ancora timoroso di una reazione avversa… che non ci fu.
L’inebriante tepore della sua pelle e il meraviglioso contatto vellutato con le sue calze sciolsero ogni mio freno ed in breve mi ritrovai con la mano che esplorava avidamente l’interno delle sue cosce, che, travolta dalla passione e cosciente della mia palpitante eccitazione, lei aveva prontamente allargato, allungando al contempo la sua mano sinistra sulla mia patta ad afferrare quel voluminoso pacco rigonfio che oramai gemeva e stava per esplodermi nei pantaloni.
Nei minuti successivi fu come se i nostri corpi stessero attendendosi l’un l’altro da secoli. Ci toccavamo famelici dappertutto, incuranti dell’interesse che avevamo suscitato su uno dei pochissimi avventori che, in piedi, ci osservava eccitato dal corridoio a due metri di distanza. Io mi limitai, cogliendo uno sguardo impaurito negli occhi di lei, a ringhiargli uno “Smamma!” che lo fece schizzare via con la rapidità di un randagio preso a sassate.
Mi ritrovai ad un certo punto con la mano destra incastrata fra lo schienale della sua sedia ed i suoi glutei, che li spingeva in avanti contro la mia mano sinistra il cui pollice era profondamente penetrato nella sua vagina fradicia di umori e mentre con l’indice le penetravo nell’ano, che era altrettanto aperto e bagnato di piacere, le dissi le mie prime parole: “Ti piace anche farti inculare, non è vero?”- “Sii”- gemette lei, mentre con la sua mano sinistra si affannava freneticamente a masturbarmi l’asta, che aveva da tempo liberato dalla cerniera dei pantaloni. Nonostante lei avesse manifestato inequivocabili segni di orgasmo per almeno due volte, cosa che mi aveva eccitato oltre ogni dire e nonostante la sua mano fosse abilissima nel masturbarlo su e giù dal glande alla radice, il mio pene non voleva saperne di eiaculare: desiderava troppo quella donna. Soprattutto ora che avevo osato guardarla in volto, scoprendo che anche questo era bellissimo. Volevo farla totalmente mia. Volevo possederla!
Avevo completamente dimenticato l’uomo seduto al suo fianco e me ne ricordai solo mentre le rivolgevo la parola per la seconda volta: “Ho voglia di chiavarti!”. Lei si girò e parlottò con lui a bassa voce. “Anch’io ti desidero tanto!”- mi disse infine – “ma non possiamo… Se vuoi posso prendertelo in bocca nel bagno. Lui sarà presente.”- Io risposi di sì con un filo di voce. – “Aspetta un minuto” – lei aggiunse – “poi seguici nel bagno delle donne”.
Quando li vidi scomparire dietro le pesanti cortine di velluto temetti che stessi per perderla per sempre, così non tardai molto ad alzarmi a mia volta per seguirli. Non c’era nessuno che potesse notarmi mentre risalivo la rampa di scale che separava la platea dal piano della galleria, dove erano i bagni, così entrai risoluto nella toilette delle donne. All’interno una delle due porte bianche era semiaperta. Li vidi, erano dentro che avevano già cominciato a baciarsi. Entrai e chiusi la porta a chiave. Girandomi vidi che la Bella si era chinata in avanti verso di me, mentre il marito si accingeva chiaramente a prenderla da dietro. Slacciai i pantaloni lasciandomeli cadere ai piedi e abbassai gli slip. Lei afferrò prontamente il mio cazzo, ancora eccitato e pronto, la cappella arrossata e turgida imperlata in punta da una goccia di liquido trasparente, che lei leccò avidamente prima di abboccare, famelica, l’asta. Mentre il marito stantuffava ritmicamente da dietro, io afferrai dolcemente fra le mani quel volto grazioso e stupendo e iniziai a pompare con il bacino. Sempre più forte, sempre più a fondo. Finché i mugolii che lei emetteva a fatica, lacrimando per il mio affare che a tratti pareva soffocarla, e i grugniti inequivocabili del marito mi fecero capire che avevano raggiunto l’apice del loro piacere. In silenzio, mentre il marito già si ricomponeva rassettandosi i pantaloni, lei continuava a sbocchinarmi aiutandosi anche con la mano, sempre più freneticamente. Niente. Il mio pene, ormai duro come il marmo, sembrava congelato. Lentamente, con dolcezza infinita fermai la sua adorata testa e la sollevai. “Non posso fare di più!”- mi sussurrò, con lo sguardo abbassato. “Grazie lo stesso”- risposi – “E’ stato stupendo incontrarti!”.
Il marito attendeva sull’uscio, lei mi passo accanto seguendolo fuori e richiudendo la porta dietro di sé.
Chiusi gli occhi e immaginai di spingerla con le spalle contro la fredda parete di mattonelle e di sollevarle le cosce con le mie braccia, penetrandola infine, così, impalandola contro quel muro lucido e duro… e finalmente venni nella mia mano.
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cagliostrus,
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