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tre....
Sara era nervosa, tutto era stato organizzato per quel pomeriggio, non era stato facile combinare i suoi impegni e quelli di suo marito Carlo, sistemare i bambini, per dedicarsi in tutta tranquillità ai loro giochi erotici preferiti. Si era preparata mentalmente a quel pomeriggio con tale impegno che ora la tensione erotica l'aveva trasformata in un fascio di nervi ipersensibili e la telefonata di Riccardo con cui avvisava di un impegno imprevisto, era stata una doccia fredda che non aveva calmato le sue aspettative.Avevano conosciuto Riccardo in una chat e si erano incontrati tempo fa per conoscersi meglio. Ad entrambi aveva fatto una buona impressione ma quel primo incontro era servito a rompere il ghiaccio e poco più, non era riuscita a lasciarsi andare completamente, per questo avevano deciso di comune accordo di incontrarsi nuovamente, con più tempo e con la consapevolezza di poter osare maggiormente. Ora invece tutto sfumava prima ancora d'iniziare, le promesse di appagamento rimanevano disattese e lei se la stava prendendo con Carlo che al pari suo si aspettava di poter sperimentare nuove sensazioni, quel giorno. Questa riflessione, unita al fatto che ormai era praticamente pronta, (si era vestita in modo speciale per l'occasione), le fece accettare i tentativi di suo marito di placare il nervosismo e decise di accondiscendere alle proposte di lui. Si ritrovò così a lasciare che lui le togliesse parte dei vestiti, lasciandola con gli stivaletti di pelle nera col tacco e con una calzamaglia a rete acquistata in un sexy shop. I lunghi capelli sciolti la sfioravano attraverso le maglie della rete aumentando il suo desiderio e l'aria sulla pelle praticamente nuda le procurava un brivido che la percorreva seguendo le linee delle maglie stesse. Si sentiva pronta a scattare, aggredire il maschio per prendersi il piacere promesso, ma lui la fece sedere su una sedia di fronte alla sua, ma girata in modo da abbracciare lo schienale. "Cosa hai intenzione di farmi?" le chiese con la voce rotta dalla tensione erotica, ma lui per tutta risposta iniziò ad accarezzarle i capelli, a massaggiarle il collo. Ora le stava baciando la spalla nel punto in cui si unisce al collo ed i brividi che le procurava la fecero distrarre a sufficenza per allentare leggermente la pressione sui suoi sensi e per impedirle di capire in anticipo le sue intenzioni. A mala pena si accorse che aveva diviso i suoi capelli e li stava unendo in una treccia, impegnata com'era ad assaporare il languore che lentamente si stava sostituendo alla smania erotica di cui era preda fin dal mattino e che stava facedo inturgidire i suoi capezzoli. Sentiva il suo sesso scivolare sulla sedia bagnata dal suo montante piacere quando lui le chiese di mettere le mani dietro la schiena eseguì in preda alla voluttà crescente. Uno alla volta i suoi polsi vennero inglobati nella traccia dei suoi capelli, immobilizzandola in una carezza di seta. Poi lo sentì alzarsi dietro di lei e dopo pochi istanti sugli occhi le mise una benda, "lasciati andare, non resistere" le sussurò nell'orecchio. Ormai sentiva un pizzicore ai capezzoli, come se una corrente elettrica si sprigionasse da essi, per poi proseguire, giù fino al piccolo bottoncino nascosto fra le labbra umide, che già sembrava volesse esplodere. Sentì la bocca di lui percorrere la sua spalla, la sentì andare e venire dall'orecchio al collo all'inizio del braccio seguendo la scia di saliva lasciata dalla lingua, sentì il suo alito caldo quando la bocca di tanto in tanto prendeva possesso della sua pelle. Si stava divertendo a farla attendere, consapevole che lei ormai non poteva fare nulla se non attendere il momento in cui avrebbe liberato il suo piacere. Un brivido lungo la schiena la colse quando lui le disse "fidati" poco prima di metterle qualcosa nelle orecchie ........ tutto diventò silenzio, tranne il suo stesso respiro non poteva udire altro. Rimase in quello stato per un periodo che le parve interminabile, assillata da mille timori ma anche eccitata da quella situazione insolita di totale impotenza, privata dei due sensi primari, ma che la metteva nella condizione di potersi concentrare sulle sue sensazioni. Tutta la mente era assorbita da quello che la pelle le stava trasmettendo ed il fatto di non vedere nè sentire nulla intorno a lei le faceva sembrare le carezze di lui mille volte più sensuali, mille volte più eccitanti. Le mani di lui scesero dal collo, evitarono i seni che le sembrava stessero per scoppiare ed urlavano nella sua mente la voglia di essere stretti, giocarono con il suo ombelico procurandole una fitta di nervosismo per il solletico che le stava facendo, scesero lungo il monte di venere ma quando sembrava che sarebbero andate a placare la sua sete di piacere stimolando i punti che dopo anni di matrimonio ormai conosceva bene, si separarono e proseguirono lungo le cosce. Il respiro le si stava facendo affannoso, il battito accelerato del suo cuore le martellava assordante nella testa, ma una nuova scarica di adrenalina la colse quando sentì il freddo di una lama all'altezza della caviglia ... Cercò di concentrarsi ma prima che riuscisse a capire le sue intenzioni lui si fermò. Forse aveva avvertito un movimento allarmato del suo corpo, forse aveva colto il cambio di ritmo del suo respiro, così la prese dolcemente dalle braccia, la fece alzare e voltare e la abbracciò incollando le labbra alle sue. Lei si tranquillizzò, rispose al bacio tentando di forzare la lingua di lui per riuscire ad esplorargli l'interno della bocca, come per affermare il suo ruolo attivo nonostante la condizione di semi immobilità. Le mani di lui che premevano sulle spalle le fecero comprendere di sedersi e lei si ritrovò sulla sedia umida del suo stesso piacere. Provò a dirgli che lo voleva, ma la sua voce rimbombava diversa nella sua testa e non poteva sentire la risposta di lui. Sentì nuovamente qualcosa di freddo sulla gamba, stavolta poco sopra il polpaccio, ma prima di rendersene conto lui le aveva tagliato la tuta ed ora la stava tirando verso il basso. "Cosa crede di fare, se non mi toglie gli stivali ...." il pensiero le morì in testa nell'attimo stesso in cui lui le prese la caviglia e sollevandola gliela bloccò alla gamba della sedia proprio con la tuta che aveva diviso in due per la lunghezza. Fece lo stesso anche con l'altra gamba e lei si ritrovò seduta a gambe aperte e sollevate da terra ...... l'unica cosa che poteva fare era abbandonarsi allo schienale in attesa della prossima mossa di lui. Passò del tempo prima di sentire le sue mani che finalmente cingevano i suoi seni stropicciando un pò i capezzoli. Lo sentì avvicinarsi, cercare la sua bocca, scendere lungo il collo a succhiare i capezzoli, sostituendo le mani che erano impegnate a dividere il suo sesso, a penetrarlo con le dita mentre carezzava il clitoride ormai gonfio di piacere represso. Era ormai sull'onda di un orgasmo che ancora non esplodeva ma si ingrossava man mano che le dita di lui la frugavano mentre la bocca le succhiava un capezzolo e le mani le stringevano i seni alla base mentre le altre le stavano liberando le caviglie ............ ma quante mani erano? Non ebbe il tempo di rispondersi, era stata sollevata in piedi e le stavano facendo mettere un piede sulla sedia. In quella posizione era completamente aperta in precario equilibrio, in balia delle braccia che la sostenevano ma al tempo stesso la costringevano in quella posizione, incapace di opporsi ai membri che si stavano aprendo la strada in lei, ma finalmente appagata dal sentirsi piena nei suoi pertugi. Sentiva i due sessi che la stantuffavano con ritmi diversi, sentiva le mani dei due uomini che le stringevano i seni, le strizzavano ogni tanto i capezzoli accendendo una luce di dolore nel suo cervello che andava ad aumentare la sua eccitazione proprio quando sembrava che l'orgasmo fosse imminente, sentiva le loro mani che si insinuavano fra i corpi per stringere le chiappe da una parte e per stimolare ulteriormente, se non fosse già abbastanza, il clitoride ormai quasi anestetizzato dalla mole di stimoli dall'altra, sentiva le loro bocche, le loro lingue sulla pelle, avvertiva distintamente le sensazioni che le procuravano l'uno e l'altro nei due canali che alimentavano a dismisura l'onda del suo piacere, sentì il suo grido di piacere esplodergli nella mente, quando una lingua le si infilò in bocca e lei riconobbe i baffi di suo marito sulla pelle del viso, sentì i due maschi quasi contemporaneamente cambiare ritmo, farsi convulsi, perdere lo slancio come i corridori un attimo prima di tagliare il traguardo, sentì che le pulsazioni del suo corpo avevano avvolto e stimolato il loro orgasmo succhiando stimoli che avevano a loro volta causato il suo. Sentì le endorfine liberate dal piacere provato scaldargli il corpo e rinnovare il lanuore fra le cosce. Le fu tolto quello che le impediva di udire, fu sciolta la treccia e rimossa la benda e lei potè vedere i volti soddisfatti di suo marito Carlo e di Riccardo che la guardavano, divertiti dalla sua espressione sorpresa e lei capì che si erano accordati a sua insaputa per rubarle le redini del gioco. Li guardò, guardò i loro sessi ormai molli, guardò le loro espressioni trionfanti per averla giocata e sentì dentro di sè un moto di ribellione, per l'inganno subito ma anche per la situazione di momentanea indisponibilità dei maschi e con sguardo sensuale ma furioso minacciò "eh no, se credete che finisca qui, che mi basti, avete capito male, ora vi faccio vedere cosa intendo quando dico che voglio godermi un pomeriggio di sesso!
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11 anni fa
fiammifero,
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Ultima visita: 4 anni fa
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un sogno
ERA UNA FESTA.. una delle tante. .ci partecipavo,perchè organizzata con persone di mia fiducia.. .non sò perchè.. .ma volevo che ci fosse anche LUI sapevo che non ama queste feste,e quindi rimango stupita quando mi dice si.. .inizia la festa.. .e iniziano a arrivare le coppie e i vari invitati.. .si beve qualcosa .si chiacchera .si inizia a giocare.. .con gli sguardi toccandosi fino a che arriva LUI deciso entra e si dirige senza esitazioni verso di me mi prende e con una foga che mi travolge ,mi scopa con una bramosia che mi lascia senza fiato che non mi da modo di reagire sembro una bambola tra le sue mani traspare una certa urgenza urgenza di avermi la cosa mi piace mi eccita abbiamo un amplesso fantastico che ci lascia stravolti sfiniti poi inizia a coccolarmi e rivolgendosi agli altri dice:SCUSATE ma avevo necessità di salutarla BENE detto questo mi prende per mano e si avvia all'uscita lasciando tutti basiti e mi SVEGLIO tutta sudata e con l'eccitazione a mille...bagnata e con un languore bellissimoooooooooooooooooooooooooo ancora "la sento pulsare per l'orgasmo appena avuto...e tutto questo per aver chiuso gli occhi...mentre rileggevo una nostra chattata....dove l'ultima frase letta era:: se senti uno che da dietro si avvicina mette una mano tra le tue gambe ed una sul tuo seno mentre ti bacia il collo e preme sul tuo culetto sono io ecco era lui il mio sogno bellissimo....
5124
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11 anni fa
serena66,
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Ultima visita: 5 anni fa
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Martini Bianco
Era veramente passato un secolo da quando avevo visto l’ultima volta Enzo; dopo tanti anni di affiatamento ci si era persi di vista , ed è bastato un incontro casuale per rimetterci in sintonia. Gli anni della scuola riscoperti nel tempo di bere un caffè, quanto basta per programmare una splendida serata da passare con le nostre compagne. L’idea di confrontarci con le nostre età aumentate di dieci anni, le nostre donne che , reciprocamente conoscevamo appena , ma che di sicuro , per essere al nostro fianco, un filino di pazzia ce l’avevano anche loro. Nel preparare la serata mi divertivo a raccontare a Sonia le varie occasioni in cui l’affiatamento con il mio amico Enzo aveva dato frutti prodigiosi; era sufficiente un’ occhiata per far partire uno scherzo o creare una copertura adatta ad uscire da ogni situazione nel modo migliore e più divertente.
Con questi presupposti ci stavamo preparando per uscire a cena; avevo chiesto a Sonia di vestire il più leggero possibile ed che anche la calda serata sembrava dare questo consiglio; veramente con Sonia ero andato più sullo specifico tentando di nascondergli tutti gli slip ed i perizomi che avevo trovato in giro per la casa, e chiedendole di indossare per la serata un vestitino molto leggero tra i miei preferiti. Come solitamente succede, mi ascoltò solo in parte, ma il risultato fu comunque molto soddisfacente: vestitino blu leggero, con perizoma ma senza reggiseno (potevo ritenermi soddisfatto).
E chissà da Enzo e Laura che cosa stava succedendo: mi immaginavo la ricerca della perfezione di Enzo alle prese con la libera fantasia di Laura, tacchi vertiginosi e aderenze mozzafiato.
Il programma della serata era: ritrovo da noi, cena in uno splendido e tranquillo ristorantino e rientro a casa loro per l’ultimo drink.
La cena era stata davvero deliziosa: piatti semplici, ma gustosi, innaffiati da un vinarello rosso che aveva riscaldato i corpi, e non solo ……. anche i discorsi si erano infiammati, scivolando in descrizioni sempre più dettagliate sulle cose emozionanti che si potrebbero fare se non ci bloccassero tutti i tabù e le inibizioni dettate dalla educazione ricevuta.
Sarà stato il vino, sarà stata la serata particolare, o le risate e la spensieratezza di tali discorsi, ma la consapevolezza di avere trovato qualcuno che la pensava nella stessa maniera aveva fatto venire a tutti e quattro la voglia di continuare su questa strada, creando una insperata complicità.
Enzo era un eccellente fotografo: già in passato avevamo avuto occasione di apprezzare le sue opere; egli ci aveva ritratto più volte,sia nei momenti “seri” che in altri più spensierati. Fu da questo che ebbi lo spunto per il continuo della serata: una volta finita la cena e rientrati a casa loro, proposi che una simile occasione, con le nostre compagne rilassate e abbigliate in modo così provocante, andava immortalata con un servizio fotografico. L’idea fu accolta con entusiasmo, e ringraziai per questo in cuor mio quel vino rosso che tanto aveva contribuito a sciogliere le riserve che in un altro momento sarebbero sicuramente emerse.
Detto, fatto: Enzo predispose l’attrezzatura e mise un cd di musica rilassante, mentre Laura prendeva quattro bicchieri ed una bottiglia di Martini Bianco dal frigo.
Il leggero imbarazzo che ci coinvolgeva si sciolse nelle risate delle ragazze, che cercavano una posa accattivante, copiando le varie dive sexy viste nei calendari. Noi le osservavamo, e suggerivamo le varie posizioni, costringendole a scoprire ora una spalla, ora una coscia, ora la schiena. L’atmosfera era sempre più incandescente, e l’eccitazione era palpabile.
Sentivo i miei battiti accelerare, e credo che avrei potuto sentire anche quelli degli altri, se solo non avessimo avuto questa musica sensuale in sottofondo.
Non ce la facevo più a trattenermi, e trovai finalmente il coraggio di chiederlo: sarei riuscito, in questa magica serata, a vedere dal vivo due donne che si amavano? Un attimo di silenzio, e poi Laura affermò che a lei andava bene, poiché era una esperienza che voleva fare da tanto tempo….Sonia mi guardò, e riconobbi nei suoi occhi quel guizzo che la anima quando fondiamo i nostri corpi e raggiungiamo l’apice dell’estasi, e compresi che anche lei era pronta.
Laura prese il Martini, e lo versò sull’attaccatura del collo di Sonia; il liquido fresco scendendo nella scollatura le fece comparire sulla pelle dei brividi leggeri, e i capezzoli sotto la stoffa leggera dell’abito si inturgidirono visibilmente. Questo fu un segnale di via libera per Laura, che iniziò a leccare con voluttà il vermouth dall’alto verso il basso, fino all’attaccatura dei seni, aprendo febbrilmente con le dita i pochi bottoni che ancora mancavano per sfilare l’abito dal corpo di Sonia, che continuava a fremere, ora non più per il liquore freddo su di sé, ma per l’eccitazione che continuava a salire, e l’emozione per una esperienza finora mai vissuta. Laura insistette con la sua lingua sui seni di Sonia, provando un piacere nuovo, intenso, dolcissimo. Era bello come donna assaporare quello che prova un uomo con la sua donna, sapendo anche come ci si sente ad essere amata in tale maniera: era come amarsi allo specchio, e tutto questo amplificava le sensazioni piacevoli. Sonia di dimenava, emettendo sensualissimi mugolii, invitando in tal modo Laura a scendere e ad esplorarla oltre. Essa non si fece pregare, e continuò a leccare Sonia lentamente, con dolcezza, prima i fianchi, poi l’ombelico, fino al pube. Enzo ed io eravamo ammutoliti, in preda allo stupore ed al piacere di vedere dal vivo quello che nella nostra mente avevamo solo sperato, e non osavamo muovere alcun muscolo, per non disturbare la scena. Laura continuava nella sua esplorazione, solcando la piega dell’inguine, ed il contorno della peluria, non osando spingersi oltre, fino a che Sonia aprì le gambe, porgendo a Laura le sue parti più nascoste. Le grandi labbra erano gonfie, umide, morbide. Laura vi si avventurò con delicatezza, ma con un ardore via via crescente. Sentiva un grande calore dentro di sé, e dal leggero formicolio al basso ventre che provava si rese conto di essere altrettanto umida, gonfia, pronta. Tutto il suo corpo era eccitato, il respiro sempre più veloce ed affannoso. Affondò le dita nelle natiche sode e generose di Sonia, che iniziò gemere. Nel frattempo Enzo aveva estratto da un cassetto un giocattolo, un fallo finto, che gli avevo goliardicamente donato qualche tempo prima, e lo pose accanto alle ragazze. Ben fatto! Pensai, e lo pensò anche Laura, che lo afferrò e lo usò per accarezzare prima le grandi labbra di Sonia, poi le sue, poi di nuovo Sonia, poi ancora le sue, dimenandosi per il piacere, e per la voglia di sentirlo dentro ma anche di spingerlo dentro. E così fece: lo infilò piano dentro Sonia, portandolo avanti e indietro per qualche istante, e poi lo ritrasse, e lo infilò dentro di lei, continuando a leccare Sonia, che continuava a gemere, sempre di più, di più, fino ad esplodere finalmente in un urlo liberatore.
Laura non cessava di contorcersi, emettendo suoni ravvicinati, sempre più forti, aveva estratto il fallo e con lo stesso si accarezzava tra le gambe, il corpo teso allo spasimo, fino a quando con un impeto da felino emise un ruggito ed un urlo.
Noi restammo a guardare, increduli, felici. Non entrammo nel gioco, poiché quella era il loro momento, a noi bastava così.
Il ricordo di quella serata resta vivo, indelebile tra i miei pensieri migliori.
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12 anni fa
goliardia.it,
46/45
Ultima visita: 2 anni fa
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David e Barbara
David e Barbara - 29 Settembre 2012
Premessa:
Abbiamo deciso di riprendere a scrivere, o meglio descrivere i nostri incontri. Servirà a conoscerci meglio e riaffermare la voglia di esibizionismo di Melissa. Si, ormai ci siamo trasferiti in Inghilterra e possiamo usare i nostri nomi veri, senza più paura di essere riconosciuti e soprattutto importunati, come lo siamo stati tempo addietro quando ancora eravamo in Italia.
Da quando risiediamo qui ci siamo disinibiti; lo scambismo è praticato in modo molto naturale, e anche se non si può dire che per noi è una abitudine, dobbiamo riconoscere che, volendo incontrare qualche coppia amica, le occasioni non mancano e raramente si trovano false coppie. Anche i pochi singoli che abbiamo incontrato, a volte in modo quasi casuale frequentando locali per swingers, si sono sempre comportati da veri gentleman.
Siamo anche iscritti ad un club privato, per la verità un po' lontanuccio da dove abitiamo, ma la maggior parte dei nostri incontri, si svolgono, dopo i dovuti accordi, in caratteristici inn delle nostre contee a conclusione di allegre cene serali. Il sesso è solo la naturale conclusione, raramente non se ne fa nulla, ma può capitare.
Scusate il lungo preambolo. Lascio la parola a Melissa per il resoconto dell'incontro della serata di ieri, 29 settembre 2012.
Racconto di Melissa.
Mi eccita molto tornare a scrivere. In genere i ricordi dei nostri incontri rimangono indelebilmente nella mia testa e li ripercorro con la mente bagnadomi ed eccitandomi al solo ricordarli; ma sapere di affidarli alla lettura di altre persone mi fa veramente entusiasmare.
David e Barbara li avevamo già incontrati in un party a casa di amici; avevamo constatato che c'era feeling fra noi, ma non c'era stata occasione per altro se non scambiarci i riferimenti. C'eravamo poi sentiti un paio di volte al telefono, fino a concordare l'incontro in un albergo di Gloucester.
Coppia raffinata, un po' più giovane di noi; David 48enne, fisico massiccio, muscoloso e con un bel viso forte, Barbara 50enne rossa naturale con un sexy appeal magnetico, dal viso alle gambe ben tornite, snella con pochissimo seno compensato da due fianchi notevoli che avevano da subito attratto Sandro.
Ci siamo incontrati nel pomeriggio e la loro compagnia è stata molto piacevole, spiritosi e allegri, dotati di fascino anche nella conversazione. Come d'abitudine da queste parti si è cenato molto presto ed alle 20 eravamo già di ritorno in albergo, a nostro agio e anche un bel po' eccitati tutti e quattro.
Mentre Sandro e David si fermavano al bar dell'albergo per un drink, Barbara mi invito' a salire in camera loro. Era vestita casual e voleva prepararsi per l'incontro, mentre io ero già uscita con un vestitino sexy e l'intimo che indossavo era quello che volevo esibire per loro.
Non fece in tempo a chiudere la porta della camera che mi strinse a sé, prendendomi il viso con le mani e baciandomi in modo più che appassionato; la lingua ficcata in gola, la bocca umida e vogliosa bagnava le mie labbra. Le sue mani accarezzarono la mia schiena per finire presto sul mio seno, smanacciandolo, cercando i capezzoli con le dita per stringerli e farmi gemere nella sua bocca.
Ci sapeva fare... ero eccitatissima, bagnata e con la voglia di farmi toccare, di godere subito.
“Vieni con me” mi disse, prendendomi la mano ed accompagnandomi in bagno. Si spogliò completamente di fretta, in pochi secondi, poi: “Ti dispiace se faccio pipi davanti a te?”
mi chiese prima di sedersi sul water. Annuii il mio consenso, non mi formalizzo certo per quelle cose, anzi, in un contesto di eccitazione, anche i giochini in bagno stimolano le mie voglie.
Mentre la faceva mi volle davanti a lei e mi spogliò del vestitino, ammirando il mio intimo nero, e, sempre da seduta mi tolse gli slip e iniziò a masturbarmi, trovandomi subito bagnata. Del resto non posso trattenere gli abbondanti umori che la mia vagina dispensa ogni volta che mi eccito; mi bagno subito ed abbondantemente; a volte con i pantaloni, mi sento in imbarazzo perchè ho paura di macchiarli e tengo sempre un assorbente per contenere le secrezioni.
La sua mano mi stava avvicinando all'orgasmo e dovetti toglierla perchè volevo godermi tutta la serata, soprattutto aspettavo di lasciarmi andare completamente con il corpo e con la testa alla presenza dei nostri uomini. “Stop, stop please, please...” mormorai con la voce strozzata dall'eccitazione.
Venne con me in camera a prendere il suo abbigliamento e tornò in bagno per una rinfrescata e per prepararsi.
Io attesi sul letto, ma neanche due minuti dopo entrarono David e Sandro. Io ero ancora senza slip, erano rimasti in bagno, e David lanciò subito un complimento alle mie gambe aperte, al mio sesso esposto alla sua vista depilato e luccicante di umori: “What a wonderful pussy...”. Sandro lo invitò subito ad ammirarla da vicino: “Tonight it is for you too, ...taste it”. David si lanciò fra le mie gambe e mi leccò come una furia. “Sweety, sweety...” ripeteva in continuazione.
Barbara uscì dal bagno in un completino blu scuro: guepiere e calze dello stesso colore. Il tanga appariva piccolissimo fra i suoi fianchi; Sandro la abbracciò baciandola, la mano di Barbara si intrufolò nei suoi pantaloni alla ricerca del suo cazzo.
Ed io feci altrettanto con David.....
In men che non si dica, io e Barbara eravamo sdraiate sul letto supine ognuna scopata dall'uomo dell'altra, vicine, i nostri respiri e sospiri che rimbombavano nell'orecchio dell'altra e aumentavano il nostro piacere... e quello dei nostri uomini.
Il cazzo di David era notevole, soprattutto largo, non dovevo concentrarmi sui muscoli del mio sesso per sentirlo fra le pareti della mia figa... e già pensavo a quando mi avrebbe chiesto di metterlo dietro....
Barbara era una furia, orgasmava in modo rumoroso, e stringeva Sandro a se con le mani sul suo culo. So che a lui piace molto sentirla così.
Fra una scopata e l'altra, ci alternavamo prendendo in bocca i nostri uomini, a volte dedicandoci a succhiarli entrambi; scambiammo attimi di passione saffica leccandoci e toccando con le mani e le unghie i nostri punti più sensibili ed io lavorai con i piedi il cazzo di David.
Ma Barbara sapeva che il pezzo forte per Sandro sarebbe stato il suo sedere ampio, il suo culo così invitante per qualsiasi uomo la guardasse. “Take my ass.... hard!” gli disse con un tono di voce irresistibilmente sexy. Si era messa a quattro zampe sul letto e aveva tutto l'onore della scena principale della serata. David gli leccò ed insalivò il culo e poi lo aprì con le mani, un esplicito invito a Sandro per la penetrazione.
Il cazzo di Sandro entrò senza difficoltà e Barbara emise un sospiro, penso fosse abituata a ben altro. La scopò per un paio di minuti, sapevo che non sarebbe resistito a lungo; quando è eccitato si lascia giustamente andare al suo piacere; e non lo aiutò Barbara che continuava ad incitarlo: “Fill my ass, fill me... fill my belly....”
Sandro orgasmò violentemente ed i due si accasciarono sul letto esausti.
Fu allora il mio turno ad accovacciarmi sul viso di David; mi leccò dapprima la figa poi passò al mio buchino posteriore e lo bagnò con la saliva, penetrandomi anche con la lingua. Io nel mentre lo masturbavo con le mani e sentivo il suo cazzo ingrossarsi e diventare sempre più turgido.
Sandro e Barbara erano ancora sdraiati in mezzo al talamo ed allora mi posizionai sulla sponda laterale del letto, un cuscino sotto la pancia, culo ben esposto ed attesi l'attimo della penetrazione. Sentii il cazzo di David appoggiarsi al mio buchino ed indugiò li fuori; sentii che mi leccava il collo e correva con la lingua lungo la mia spina dorsale. Poi all'improvviso, mentre mi stavo rilassando, una spinta inaspettata ed il suo cazzo penetrò completamente il mio culo. “Ahhhhhhhhhhiiiiiii...” non riuscii a reprimere un urlo di dolore. Ma ormai era dentro di me. Raramente ero stata inculata così violentemente, ma sono anche abituata a sopportare anche un lieve dolore per il piacere mio e del mio partner. Al mio urlo David si fermò dentro di me, poi cominciò a scoparmi lentamente, quasi da fermo, facendolo roteare più che facendolo andare avanti ed indietro. Mi ripresi e lo invitai a scoparmi lentamente: “Fuck me slowly... you are so big....”.
Mi scopò forse per una decina di minuti, mi ero abituata e i miei umori anali facilitavano la penetrazione. Ma sentivo anche avvicinarsi i primi dolorini alla pancia che a volte accompagnano i miei rapporti anali. “Please cum in my ass... I cannot take it longer...”
David ebbe pietà di me e scaricò il suo sperma cremoso ed abbondante nel mio intestino. Mi sentii sollevata e come al solito, in questo casi, molto troia. Scambiai uno sguardo di complice appagamento con Sandro. Ero felice per me e per lui.
Mi alzai per andare in bagno, e mi accorsi che avevo lasciato una macchia di godimento sul cuscino sotto la pancia. Ero venuta e quasi non me ne ero resa conto, forse troppo concentrata nel sopportare l'inculata di David.
La notte Sandro si fermò a dormire con Barbara ed io dormii con David nella nostra camera. Fu tenero con me e mi lasciò dormire.
Il mattino seguente facemmo colazione e ci salutammo con la promessa di rivederci presto.
P.S.: le foto 'Intimo malizioso e calze nere...' e 'Footjob' sono una testimonianza di questo incontro.
Baci, Melissa
22498
4
12 anni fa
Sanmely,
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Ultima visita: 6 anni fa
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Il limite
L’alto cancello in ferro battuto si apre a scatti dischiudendo alla nostra auto la strada sterrata, contornata da grandi cipressi, che sparisce all’orizzonte ovattato dalla nebbia.
Gli alberi scorrono al nostro passaggio scandendo, come un infallibile metronomo, il mio ineludibile destino.
Le mie mani tradiscono l’emozione del mio cuore che rulla frenetico e con le dita tormento le autoreggenti nere col rischio di smagliarle.
Un senso di sgomento m’assale quando delle luci balenano tra la lanuginosa foschia e con uno scatto nervoso stringo il braccio di Flavio che sorridendo continua a guidare; vorrei urlargli che ho cambiato idea, che lo amo, che ho paura.
Ma solo un fievole sospiro trasale dalle mie labbra sapientemente orlate di rosso.
Il motore dell’auto si sopisce dinanzi a una villa palladiana nel cui centro trionfa una ampia scalinata che accede a un portico sorretto da quattro colonne classiche con capitelli dorici; l’ampia vetrata d’accesso s’apre liberando violenti getti di luce che s’infrangono nel piazzale ghiaioso circondato da alberi, simili, nell’ombra, a grossi titani.
Un uomo di mezz’età, elegante, ci accoglie signorilmente invitandoci ad entrare e il mio evidente imbarazzo non sfugge all’anfitrione che, con molta delicatezza e proferendomi un lusingante complimento, mi prende la mano accompagnandomi dolcemente nell’atrio.
Una grande scala in marmo arabescato rosso, ampio semicerchio, porta ai piani superiori mentre sui lati scorgo due ampi locali illuminati dalla luce tremolante di candelabri: tutta la volta ad archi è affrescata con motivi floreali e mitologici tra i quali colgo il ratto di Europa perpetrato dal lussurioso Zeus.
L’uomo che ci ha accolti, mi sfila la pelliccia mentre Flavio mi sussurra la sua ammirazione per le ampie scollature che il vestito nero di raso mostra e cingendomi la vita mi sospinge a seguire l’elegante figura che nel frattempo si è avviata verso la sala di sinistra.
Appoggiate su due dei lati di quest’ultima, due massicci mobile a scaffali, di noce scuro, sui quali centinaia di libri allineati si susseguono fino alle volte del soffitto anch’esse affrescate e, tra le due librerie, vicino all’angolo, una massiccia porta intarsiata; sulla parete che dà sul giardino, tre ampie vetrate bifore addobbate da fini tendaggi damascati porpora che impediscono la visione esterna, mentre sulla quarta parete, oltre alla porta d’ingresso, cinque grossi arazzi con scene venatorie, occupano l’ampia parete.
Al centro tre grandi divani di alcantara, verde scuro, posizionati a forma di U sui quali due uomini stanno conversando sommessamente con in mano due ampi baloon contenenti del brandy.
Veniamo presentati ai due uomini, che nel frattempo si sono educatamente alzati, dal nostro accompagnatore e vengo invitata da Flavio a sedermi sul divano nel mezzo mentre lui e l’anfitrione si seggono sul divano alla mia destra e gli altri due su quello alla mia sinistra.
Nella mia mente baluginano emozioni contrastanti e la vergogna sembra sovrastare tutto tranne le mie gambe che non osano muoversi.
Rimango rigida senza appoggiare la schiena ai soffici cuscini e con le gambe strette, ruotate di tre quarti per cercare di celare le cosce nude tra gli spacchi dell’abito che tende a sollevarsi.
Loro conversano amabilmente come vecchi amici di affari, senza coinvolgermi, se non per offrirmi un brandy che rifiuto.
Cercando di apparire disinvolta, senza nemmeno proferire verbo, e so d’essere la protagonista della serata ma, volutamente trattata come un oggetto in attesa di essere usato e, cosa che scoprirò dopo, un oggetto consapevole e poco consenziente.
Sfruttando la poca attenzione riservatami ne approfitto per scrutare i tre uomini ai quali affibbio i soprannomi di anfitrione, tozzo e atleta : quello che sembra il proprietario della villa è un uomo molto alto, segaligno, con folti capelli bianchi pettinati all’indietro e con un naso aquilino che gli conferisce un aspetto aristocratico; l’altro di fronte a Flavio è tarchiato, sulla trentina e, le sue mani tozze e nodose emanano una sensazione di grande forza. Ha un viso largo diviso da un ampio naso da pugile e tutto nel suo aspetto richiama l’umiltà delle origini. Il terzo ha circa quarant’anni, è molto bello con capelli ed occhi neri, un viso molto regolare a tratti femmineo e un fisico atletico e proporzionato.
Il deus ex machina della riunione è senza dubbio l’anfitrione che detta gli argomenti sui quali discetta coltamente senza che nessuno degli interlocutori osi interromperlo nemmeno quando, facendo lunghe pause, gusta il brandy.
Anche Flavio, risoluto dominatore, subisce il fascino dell’abile oratore; l’atleta, pone domande intelligenti e si esprime forbitamente anche se non mostra una grande cultura mentre il tozzo sembra non interessarsi alla conversazione e sfregandosi le grosse mani, mi osserva le gambe con un sorriso ironico.
La scena , nella quale presto diverrò la protagonista, m’appare come un visione onirica e devo stringermi le dita fino a congestionarle per convincermi che non sto sognando.
Mio marito sta per materializzare le sue fantasie nei miei confronti ed io, o solo la parte oscura del mio subconscio, lo permette.
Attendo come una vergine sacrificale che uno dei sacerdoti dia l’inizio all’orgia sublimatrice dove sarò immolata alle fantasie maschili.
L’orgoglio, dote che posseggo, s’accoda mesto a quella indescrivibile voglia di sottomissione, un fanciullesco bisogno di essere comandata e usata a dispetto della mia volontà.
Il sesso represso dall’infanzia vissuta in ambienti cattofobici ha creato in me questa indicibile voglia che rimarrà repressa solo per qualche momento, eppure mi ostino e m’illudo a pensare ancora che sono là solo per Flavio.
La coscienza della donna morigerata s’erge tra i flutti del desiderio ma è sempre più stremata e l’abisso l’attende inesorabile.
Vengo risvegliata dal mio sfarfallio mentale dall’atleta che si è alzato mentre gli altri hanno smesso di parlare e si pone dinanzi a me, così vicino che le sue gambe sfiorano le mie ginocchia sempre più serrate.
Fissandomi negli occhi con uno sguardo sardonico, si slaccia la cintura, si sbottona i pantaloni abbassandoli insieme agli slip; il suo membro in stato di semi erezione poggia su grossi testicoli molto scuri che si perdono nella folta peluria del pube e tutto, mi sembra pulsare minaccioso.
Rimango immobile e lui anche, ma ora sorride compiaciuto credendo di avermi impressionato, e in effetti non sono tranquilla.
L’impasse della scena viene interrotto da Flavio che mi chiede seccato cosa sto aspettando ed io lo guardo dapprima supplichevolmente e poi, osservata la sua espressione riprovevole e spinta dalla mano dell’atleta, m’avvicino al membro ed inizio a leccarlo lentamente.
La completa erezione non si fa attendere cosicché debbo spostarmi più avanti per raggiungere il prepuzio che inizio a suggere sempre lentamente.
L’atleta ansima e con le mani mi incita ad aumentare il ritmo ma io, ora protagonista, mantengo il ritmo impostato mentre con una mano gli massaggio lo scroto.
Mio marito sembra impazzito e mi apostrofa con epiteti pesanti mentre l’anfitrione deve ricorrere alla sua autorità per trattenere il tozzo che sembra essere diventato ancora più largo e paonazzo.
Nonostante la lentezza del coito orale sento che l’atleta fatica a trattenere l’orgasmo e allora mi stacco bruscamente schernendolo con un sorriso.
La mia esibizione d’indipendenza altera l’anfitrione che ordina all’atleta di spostarsi e fissandomi con disprezzo, mi spiega altezzosamente che sono là solo per dare piacere e non per provarne, anche se non mi è precluso, e che l’obbedienza e l’osservanza ai desideri degli ospiti è inappellabile e indiscutibile.
L’enfasi con cui l’anfitrione ha elargito il suo disprezzo nei miei confronti risveglia il mio orgoglio e con uno scatto mi alzo dirigendomi verso l’uscita; solo pochi passi e il tozzo mi raggiunge stringendomi con forza un braccio, interrompendo la mia fuga. Cerco di richiamare l’attenzione di Flavio che invece, tranquillo, continua a gustare il brandy.
L’anfitrione si alza e con un cenno ordina al tozzo di lasciarmi e, riprendendo il tono gentile che aveva usato accogliendoci, mi invita a seguirlo. Penso fiera che la mia dimostrazione di forza abbia placato la sua arroganza e così lo seguo verso la porta tra le due librerie.
Varchiamo la soglia entrando in un locale in forte penombra dove intravedo strane forme e sento un leggero tintinnio metallico.
La porta si richiude pesantemente dietro di me e, senza voltarmi, dai respiri affannosi, capisco che anche Flavio, tozzo e l’atleta ci hanno seguiti nella stanza.
La sensazione di trappola, sgradevole e svilente per la mia falsa sensazione trionfale di poco prima, lascia presto spazio all’incredulità non appena l’anfitrione, sparito nell’oscurità, accende delle candele.
Scorgo al centro della stanza una figura umana in una postura improbabile, come sollevata da terra, ma non riesco a distinguere i particolari a causa della scarsa luce; l’anfitrione, mentre accende un altro candelabro, con voce calma e metallica mi rispiega le finalità per cui sono lì, rimarcando che non posso scegliere.
Le sue parole poco prima mi avrebbero imbestialito ma la visione, ora chiara seppure tremolante, mi toglie il fiato: quella figura che avevo intravisto è una giovane donna appesa con quattro sottili catene che gli cingono i polsi e le caviglie.
Quest’ultime sono regolate in modo tale da costringere la poveretta a tenere le gambe allargate con il sesso e l’ano oscenamente mostrati e penetrati da due falli di gomma rossi fissati con cordicelle alle cosce.
E’ completamente nuda e sembra svenuta.
L’anfitrione sempre con una voce impersonale mi spiega che quella è la moglie dell’atleta che non ha voluto collaborare ed è stata punita.
Mentre cerco di focalizzare anche gli altri oggetti nella stanza, il tozzo e l’atleta, azionando dei verricelli, fanno scendere lentamente la donna su un tappeto persiano con forti tinte amaranto; lei si affloscia gemendo e l’atleta con gesti amorevoli e sussurrandogli qualcosa, la libera dai polsini che la imprigionano.
Poi, sempre delicatamente gli sfila i due vibratori e la bacia sulle labbra.
Fisso Flavio con ira dissimulando la paura che mi ha pervaso e lui evita il mio sguardo attendendo gli ordini dell’anfitrione.
Mi volto con uno scatto e ruoto la maniglia dorata della porta che non s’apre e nemmeno riesco a rigirarmi che mi sento afferrata alle braccia e trascinata nel centro della stanza, dove con forza vengo sdraiata su un lettino simile a quelli usati dai ginecologi con due staffe soprastanti dove mi vengono legate le cosce; anche i polsi vengono fissati alla struttura e l’unica cosa che posso fare è quella di gridare il mio disprezzo per loro.
La paura, incredibilmente, ha lasciato il posto alla combattività e con scossoni violenti cerco di liberarmi urlando anche parole poco educate all’indirizzo degli uomini e specialmente di Flavio.
Loro silenziosi, in cerchio di fronte alle mie gambe alzate e allargate e al mio sesso appena velato, mi guardano divertiti.
La donna accanto a me, forse risvegliata dai miei urli, si è messa in ginocchio abbracciando con forza la gamba del marito.
L’anfitrione le si avvicina sussurrandogli qualcosa e lei, titubante, si alza, si posiziona in ginocchio tra le mie cosce spostando con delicatezza lo slip e
inizia a suggermi la figa.
Mi contraggo effettuando i pochi movimenti che le cinghie mi permettono ma la lingua della donna inizia a provocarmi dei singulti di piacere.
Cerco di resistere offendendo la donna, ma la mia convinzione appare sempre più forzata.
Lei intanto, sapientemente mi sugge il clitoride provocandomi sussulti di piacere e la sua lingua passa velocemente dalla vulva all’ano con sapiente perizia. Ora il mio piacere traspare da ogni muscolo e con gli occhi chiusi voglio solo raggiungere l’orgasmo.
Il lettino su cui giaccio è lungo poco meno del mio tronco cosicché la mia testa e il bacino sono esterni ad esso.
L’atleta, mentre sussulto per il piacere, avvicina al mio viso il membro eretto e, ruotandomi con forza il viso, me lo spinge in bocca; alla mia sinistra Flavio mi tamburella il suo cazzo sulla guancia continuando ad offendermi con solerzia; la donna continua il suo lavoro ormai invasa dai miei umori vaginali e l’anfitrione guarda compiaciuto il tutto.
Resiste poco, sposta la donna, mi strappa gli slip e mi penetra con forza tenendosi alle mie cosce. La donna intanto, eccitata dalla mia performance, si dedica a Flavio mentre l’atleta con bestiali singulti mi rovescia il suo seme in bocca e sul viso.
Il tozzo che fine ha fatto? Eccolo che appare nudo e tragico; il suo fallo è lungo ma l’immenso diametro lo fa sembrare corto.
L’anfitrione si sposta ridacchiando mentre tutti gli altri attori si fermano fissando quel mostro avvicinarsi.
Gli sistemano dei cuscini sotto i piedi a causa della statura e lui penetra la mia figa che nonostante sia molto umida fatica ad accoglierlo; mi scopa per circa un minuto come studiandomi, sorridendo sinistramente, e d’improvviso estrae il cazzo dalla figa e inizia a puntarlo al mio ano. Con le poche forze rimastemi cerco di spostarmi ma Flavio e l’atleta mi schiacciano i fianchi.
Non riesco nemmeno a urlare perché sono ancora invasa dallo sperma dell’atleta e il tozzo continua a spingere. La penetrazione risulta difficoltosa e la donna, su ordine dell’anfitrione, umetta con la lingua l’ano e il cazzo per permettere la sodomizzazione e così facendo il tozzo, dopo una secca spinta e un urlo soffocato, lacera l’ano iniziando dapprima lentamente e poi con sadico ritmo ad incularmi fino in fondo.
Da quel momento tutto è una grossa baraonda di sessi che si confrontano, senza nessuna cerebralità e solo istintività: i maschi hanno la possibilità di trattarci come orinatoi, di seviziarci con schiaffi e pizzicotti, di riempirci tutti gli orifizi con il loro sperma, di offenderci verbalmente, insomma di trattarci come oggetti.
Tutte la forza che la madre terra infonde alle donne e che terrorizza l’altra metà del cielo, viene esorcizzata e tutto l’immaginabile viene materializzato.
Gli uomini danzano frenetici spostandoci, posizionandoci, occludendoci, offrendoci le loro terga per essere baciati in un estremo gesto di sopraffazione.
Noi due, le vittime, senza mai parlarci, abbiamo stretto un tacito sodalizio consolidato dal lampo indomito che talvolta attraversa i miei occhi e che rassicura la mia debole compagna di stupro.
E l’ora arriva quando le lunghe candele sono ormai dei mozziconi come i falli dei nostri dominatori che paiono ora delle scimmie sfinite. Giacciamo tra di loro, fieramente attente e ora uniche dominatrici.
Mi alzo e porgo il mio aiuto alla donna che s’alza anch’essa; nonostante il bruciore agli occhi e il dolore anale, riusciamo ad aprire la porta mentre nella penombra un uomo tenta d’alzarsi. Leste chiudiamo la pesante porta dietro noi e velocemente rovesciamo pesanti volumi dagli scaffali vicini che ostruiscono l’apertura della stessa.
I nostri ometti si sono svegliati e scuotono la porta con urla poco affabili e noi per rafforzare la diga cartacea, avviciniamo alle pile i tre divani d’alcantara.
Ci guardiamo, scoppiamo a ridere, ci abbracciamo saltellando nude e sporche come siamo, mentre gli orango ululano minacce tremende nei nostri confronti.
Mi guardo intorno rimuginando qualcosa e all’improvviso prendo un portacenere d’alabastro su un tavolino e mi scaglio sull’arazzo centrale, quello più grosso, lacerandolo con frenetici colpi. La mia compagna superata la sorpresa aggredisce una vetrina fracassandola con un grosso tomo e ridendo sinistramente.
La nostra opera devastatrice, dopo la frenesia iniziale, assume una cadenza metodica e tutte le suppellettili alla nostra portata vengono oltraggiate.
Le urla dei padroni sono cessate tranne quella dell’anfitrione che, probabilmente, è il tristissimo e furioso proprietario della villa.
Esaurita la nostra rivalsa nella stanza accanto, trovo le chiavi dell’auto che Flavio, sbadato, ha lasciato sulla libreria e coprendoci con i tendaggi strappati, raggiungiamo la macchina ridendo come delle liceali.
Parto schizzando ghiaia sulle vetrate e imbocco il viale facendo urlare il sei cilindri e poco dopo siamo al cancello, imponente, immanente e chiuso! L'euforia svanisce mentre il retrovisore dell’auto riflette luci che rischiarano l’abitacolo;ci voltiamo e in fondo al viale, minacciosa, scorgiamo un’auto che sta giungendo velocemente.
Sono loro!
Ed ora?
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12 anni fa
sibilla-pegasus,
46/40
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Una schiava in campagna - seconda parte
Il ragazzo mi palpa le tette e con aria di sfottimento mi dice: "Qui da noi le donne hanno le tette molto più grandi delle tue. Speriamo che la tua figa non sia una delusione!" e ridendo in modo sfacciato, accompagna le sue parole ad uno sputo che finisce dritto dritto nella mia bocca aperta. "Ed ora ingoia, puttana", mi dice in modo insolente. Io non reagisco e ubbidisco agli ordini del giovane. Nicola invita tutti i presenti a togliersi le scarpe e poi mi fa mettere a quattro zampe, dicendo: "Cagna, lecca i piedi preziosi dei nostri cari amici. Renditi utile una volta tanto!". Io eseguo l'ordine, mi metto a quattro zampe, ma gli faccio capire che non posso leccare i piedi con la lingua bloccata e la bocca spalancata! Nicola, bontà sua, mi toglie il fermo dalla bocca e io faccio un po' di ginnastica con la lingua, intorpidita dalla posizione e dal caldo opprimente. Poi inizio a leccare i piedi dei presenti: giovani, meno giovani, puzzolenti, puliti, callosi e anche... sporchi di terra! Alla fine del giro, mi fanno alzare e mi tolgono la gonna. Ora solo le mutandine mi separano dalla nudità completa. Poco dopo mi sfilano anche quelle e io rimango nuda, come mamma mi ha fatto (molto tempo fa!). Tutti gli uomini si alzano, si fanno intorno a me in un ipotetico cerchio e mi fanno andare verso la stalla. Lì Nicola mi ordina di salire su un'asse di legno molto ruvida, che subito mi ricorda di aver ricevuto una bella quantità di frustate su tutte le parti del corpo. Vengo bendata, poi le mie gambe vengono reclinate all'indietro sul seno, così come la mia testa che penzola all'indietro senza sostegno alcuno. Sento le corde che si avventano sul mio corpo provocandomi dolore e poco dopo sono completamente immobilizzata. Dalla posizione in cui vengo legata intuisco che cosa mi aspetta: una bella scopata generale, come usa fare Nicola con i suoi amici, quando a fine sessione mi offre ad "uso gratuito". Le parole di Nicola non tardano ad arricvare: "Ora questa troia è tutta vostra, fatene quello che volete. Scopatela nella figa, spaccatele il culo, infilatele il vostro braccio nelle sue cavità. E non abbiate paura di farle male... anzi, più male le farete, e più lei godrà!". E subito mi arriva un grosso uccello nella figa, non ancora completamente dilatata. Ma l'uomo sa come farsi largo all'interno della vagina di una donna e con pochi colpi mi spalanca la figa. Ora sono bagnata, completamente bagnata. Mi scopa per un bel dieci minuti e poi sento le sue mani sul buco del mio ano. Spinge con le dita, si fa largo in modo rude e il mio buco inizia a cedere: dopo poco si allarga completamente e la sua mano ruvida e dura mi fa urlare di dolore. Dolore? Forse piacere, o forse tutti e due. Poi mi introduce il suo uccello nel culo e sento qualcosa che mi invade lo sfintere: penso che sia venuto, ma quella non è sborra... mi sta pisciando dentro il culo! "Sei un porco fottuto", grido io e in cambio ricevo un tremendo schiaffo, che mi fa sbattere la testa contro l'asse, provocandomi un lancinante dolore al collo. Subito dopo una tempesta di sputi invade il mio viso. Gli uomini si susseguono in un susseguirsi frenetico: figa, culo e poi bocca o viso, dove finiscono tutte le loro sborrate. Ad un certo punto sento un uccello "tremolante" pervadermi la figa: chi sarà? Nicola mi sbenda e io vedo un anziano, non il più anziano però, che se la ride mentre mi scopa con ritmo e impegno. Ormai il tempo è passato, ma manca ancora uno all'appuntamento con la mia figa: è il diciottenne, che baldanzoso avanza con un grosso uccello tra le mani. Io mi sento davvero imbarazzata, perchè lui potrebbe essere mio figlio, visto che ho quarantadue anni. "Dai non farlo, non farmi sentire una puttana. Potrei essere tua madre", dico io con voce supplichevole. Lui non si cura delle mie parole e non mi risponde. Inizia a stantuffarmi nella figa, poi nel culo e lo fa con grande maestria. Non ci crederete, ma io con lui ho goduto come una pazza! Alla fine mi inonda il seno di sborra. Nicola mi slega dall'incomoda posizione, mi fa rivestire con camicetta, gonna e scarpe e lascia i pezzi del mio reggiseno distrutto e le mie mutandine di pizzo ai "villici". Per loro un trofeo, per me un'umiliazione ritornare in città senza biancheria intima. Ma sono o non sono una schiava?
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12 anni fa
soniaslave,
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Una schiava in campagna - prima parte
Era una calda domenica di luglio e il mio Padrone, Nicola, aveva deciso di portarmi in campagna nei pressi di Reggio Emilia. Lì c'erano ad attenderci diversi uomini, di età compresa tra i diciotto e i novantadue anni. Partenza da Milano alle sette e dopo poco più di due ore di viaggio in auto raggiungiamo la mèta: una sperduta casa di campagna con annessa stalla nella verde campagna emiliana. Io mi ero vestita in modo elegante, più adatto allo shopping in città, che ad una gita in campagna: camicetta bianca, gonna azzurra, scarpe nere con tacchi alti e raffinata biancheria intima di pizzo. Appena giungiamo alla casa colonica veniamo accolti calorosamente dai dieci amici che erano stati avvisati del nostro arrivo da Nicola. Inutile dirsi che al centro dell'attenzione c'ero io e di conseguenza quello che il mio Padrone mi avrebbe fatto fare. Ci sediamo sotto al portico e li rimaniamo seduti comodamente all'ombra fino a mezzogiorno. Allo scoccare delle dodici il padrone di casa ci fa entrare ed accomodare a tavola. Mangiamo e conversiamo allegramente, ma al dolce l'idillio si "rompe". Nicola interviene dicendo che io non avrei mangiato la squisita crostata di frutta e avrei preferito andare fuori. Mi prende per mano e mi fa uscire, mi conduce alla macchina e dopo aver aperto il bagagliaio estrae un collare e me lo mette al collo. Mi trascina fino ad una colonna e lì mi lega, dopodichè rientra in casa a mangiarsi il suo agognato dolce. Il caldo è insopportabile, ma per fortuna io sono all'ombra. Dopo quasi un'ora tutti gli amici escono dalla casa e si sistemano nuovamente sotto al portico. Uno di loro va a prendere il trattore e si posiziona davanti alla casa. Nicola mi presenta come una schiava, alla quale si può chiedere tutto o quasi... Poi con voce decisa sottolinea che ogni azione che mi faranno compiere, dovrà essere avallata dal suo benestare, in quanto "io sono sua"! Mi slega dalla colonna e mi fa togliere la camicetta. Poi mi spalma sul decollete e sulle spalle una specie di miele, mi fa aprire la bocca e tirare fuori la lingua, che mi blocca con un aggeggio che mi impedisce di ritirare la lingua e di chiudere la bocca. A quel punto mi ordina di alzare le braccia e mi lega i polsi con una corda, che assicura alla forca anteriore del trattore. Fa un cenno all'uomo che guida il trattore e la forca si alza... in pochi istanti il mio corpo penzola nel vuoto. Non capisco subito perchè mi ha bloccato la bocca in posizione aperta... L'uomo sul trattore ingrana la prima e mi porta fino nei pressi della stalla, dove "troneggiano" due bei mucchi di escrementi di cavallo. Lì le mosche la fanno da padrone e svolazzano allegramente sulle merde, incuranti del caldo soffocante. Poi qualcuna di loro si accorge della mia presenza e trova delizioso il miele che ho sulla parte superiore del corpo... e così le mosche trovano interessante fare la spola tra me, le mie spalle, la mia lingua e gli escrementi! Una situazione orribile, imbarazzante e molto, molto sgradevole. Sento le mosche sulla mia lingua e cerco di non pensare a dove avevano posato prima le loro preziose zampette. Poi Nicola afferra una frusta e mi dà qualche colpo ben assestato che fa oscillare nel vuoto il mio corpo, tra le risate e i commenti dei presenti divertiti. Il mio Padrone invita poi il ragazzo più giovane a prendere la frusta al posto suo e a frustarmi con decisione. Il giovane non se lo fa ripetere due volte e inizia a frustarmi violentemente.Io mi lamento, ma dalla mia bocca aperta escono suoni incomprensibili. Il ragazzo sfoga su di me una specie di "rabbia giovanile" e il mio corpo, seppure parzialmente coperto, comincia a mostrare i segni rossi lasciati dalla frusta. Il sudore cola dalla mia fronte e mi sento un giocattolo nelle mani di quel ragazzo, che poi decide di dare la caccia alle mie scarpe. Ora mi colpisce le gambe e le caviglie, nel tentativo di togliermi le scarpe a colpi di frusta. Dopo qualche colpo andato a vuoto, riesce a sfilarmi una scarpa, che ruzziola qualche metro più in là per la veemenza della frustata. "E ora toglile l'altra scarpa", lo incita uno dei più anziani. Il ragazzo si accanisce con le frustate, ma sembra aver perso la concentrazione e l'altra scarpa non se ne vuole andare dal mio piede. E intanto le mie gambe si ricoprono di segni rossi per le frustate. Dopo vari tentativi, la frusta colpisce il mio tacco e la scarpa si sfila dal mio piede. "Bravo, hai vinto il reggiseno", dice Nicola al ragazzo e fa cenno all'uomo del trattore di abbassare la forca. Io sono stremata dal caldo e dalle frustate, ma di parere diverso sembra il giovane, che mi si avvicina e appena metto piede a terra con un coltello mi taglia le spalline e la parte centrale del reggiseno. Ora i miei seni sono lì indifesi, davanti a ventidue occhi che mi fanno sentire una nullità.
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12 anni fa
soniaslave,
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Week end scambista e bsx.
Premessa d’obbligo. Ad essere sincera avevo voglia di sperimentare qualcosa di diverso…di vivere la sessualità e la complicità della nostra coppia in modo più completo. A me non sono mai piaciuti gli uomini che considerano la donna solo come un oggetto… penso sia avvilente per una donna sentirsi tale. Alle volte, mentre ero a letto con Andrea, riflettevo sulla sua estrema passionalità e sulle sue fantasie, più o meno forti a seconda della situazione…che invece con altri uomini non riuscivo a provare…e pensavo tra me e me…forse la ricerca in questo gioco dovrebbe spostarsi su qualcos’altro… E così mi chiesi... magari un ragazzo, con fantasie simili ad Andrea, potrebbe essere più dolce e passionale quindi farmi godere sia con il corpo e la mente, in modo completo? Un ragazzo bsx, o con fantasie bsx, potrebbe essere diverso dai soliti “stantuffatori”? Andrea non aveva fin’ora mai avuto esperienze bsx, però fantasticando a letto, ogni tanto mi diceva che a volte ci pensava... anche se mai e poi mai avrebbe provato interesse per un uomo! Etero insomma fuori dubbio, a parte qualche fantasia fugace che a volte ci passava per la testa. Un giorno gli chiesi: “E se provassimo a incontrare una coppia entrambi bsx? Sarebbe un modo per....” Non feci in tempo a finire la frase che mi rispose... “Certo Amore! Te lo volevo proporre io... anche se non so esattamente cosa voglio e se ci sto... Se a loro sta bene giocare anche solo etero, nel caso non dovesse venire altro, perché no”? Era inverno quando conoscemmo Jessica e Alex, ci scrivemmo qualche messaggio in merito alle reciproche fantasie e desideri... e scoprimmo di aver voglia di vivere con loro qualcosa di diverso rispetto al classico “scambismo”; un gioco di coppie, a quattro, nessuno escluso. Jessica fu un’abile diplomatica e intermediaria fra Alex e Andrea... lui infatti era molto imbarazzato nel parlare di certe cose... Jessica però conosceva bene l’argomento e lo mise a suo agio, facendogli capire che non doveva preoccuparsi se non si giocava bsx perché a lei piaceva l’uomo e che il gioco etero, non penetrativo, sarebbe ugualmente piaciuto e molto, pure a loro. Cosi ci invitarono a passare un intero w.e. da loro, in una bella località balneare. Jessica: una donna frizzante, bella, con una carica erotica non indifferente...decisamente bsex. Alex: un bel ragazzo, con spiccata malizia e passionalità non comune...anche lui dichiaratamente bsex. Dopo aver passato il pomeriggio in giro per la loro città a raccontarci di noi, delle esperienze e dei giochi già vissuti decidemmo di fare uno spuntino per poi tornare a casa loro... Ci rinfrescammo e ci sistemammo sul divano ed iniziò un film che, viste alcune scene violente, permise a noi donne di rifugiarci dai maschietti!!! ...sebbene i due maschietti fossero più rapiti dal film che dalle fanciulle... erano diventati amici e vi era un ottimo feeling fra loro. Una cosa tira l'altra però e alla fine iniziarono a sbottonarci... Indossavamo entrambe lingerie ricercata e molto chic...balconcino, culottes, autoreggenti e stivali io, mentre Jessica aveva messo in risalto il suo culetto sodissimo con un perizomino e reggicalze in tinta, reggiseno in pizzo e tacchi alti. Iniziammo a strofinarci sui maschietti, ad accarezzarli, baciarli...insomma a dar sfogo ai nostri desideri... Alex diede ampio sfogo ai preliminari accentuando sempre più le mie voglie, mi accarezzava il seno spingedolo in sù dal balconcino, lo stuzzicava, mordeva i capezzoli sempre più duri... mentre Jessica si lasciava andare sempre più alle carezze passionali di Andrea, ai suoi baci e ai suoi morsi audaci sul culetto e sul collo... Cavolo! Finalmente un uomo che sapesse cosa fare il mio seno!! Eravamo ben carichi quando ci spostammo dal divano alla stanza da letto... un bel lettone ci attendeva, dove dar sfogo alle nostre fantasie erotiche.. Alex e io ci sistemammo su un lato...abbracciati mentre cercavo il suo cazzo con impazienza e lui mi strapazzava il seno... era evidente che per lui era una novità avere due belle terze abbondanti, senza nulla togliere a Jessica che da parte sua stava facendo impazzire il mio amore con il suo bellissimo lato B e due capezzoli di marmo... si sentivano i gemiti di Jessica segnale che il mio amore aveva iniziato un lungo e piacevole cunilingus... e lei vogliosa lo stringeva a sè, quasi soffocandolo tra le sue cosce... Ad un certo punto mi alzai e in ginocchio sul letto iniziai a leccare e baciare il cazzo di Alex, il mio culetto in sù fece venire voglia a Jessica che non aspettava altro...iniziò ad accarezzarmi mentre Alex continuava a stuzzicare i miei seni e il mio Amore leccava e masturbava Jessica... Una perfetta orgia a 4. Entrambe mugolavamo di piacere e di lussuria, con gli occhi vogliosi, sembravano uscite da un film porno...gemevamo e ansimavamo.... Finchè ad un certo punto capitò quello di cui si era parlato talvolta in chat... ci trovammo io, Jessica e Alex sopra l'uccello duro di Andrea... Jessica iniziò a spompinarlo e dopo un pò, tenendolo stretto nella mano alzò lo sguardo verso il mio Amore e gli chiese.... "Possiamo?", offrendo il suo cazzo verso il viso di Alex... Il mio Amore fece un cenno di piacere con il capo, si buttò disteso e iniziammo a lavorarlo a tre bocche, scambiandocelo e assaporandolo. Il primo bocchino per lui fatto da un uomo, con due bellissime fanciulle... Superato cosi il tabù bsx riprendemmo a giocare finché anche il mio lui decise di togliersi quella curiosità, quel desiderio misto fra il vorrei ma non sono certo che mi piaccia.... iniziammo un bel bocchino a due su di Alex, io e il mio Amore... Alex gemeva di piacere...a tratti accarezzava la sua Jessica oppure baciava la mia pelle.. tutti inebriati dal piacere... Ci ritrovammo così in un piacere diverso... lingue che si intrecciavano, seni che si sfioravano ripetutamente alla ricerca del piacere... cazzi vicini tra loro, pronti per esser adorati... fighette bagnate e profumate pronte per essere colte... Passammo la notte cosi, fra momenti di gioco a quattro e momenti di sano scambio etero.... seppure per loro scelta non arrivammo mai alla penetrazione. Finchè ad un certo punto io e Jessica eravamo più che sazie e decidemmo di far venire i ns. maschietti... sdraiati vicini, io e lei ai lati li masturbavamo e li spompavamo... finché si sincronizzarono e venirono contemporaneamente e copiosamente in una magnifica pioggia di lava vulcanica calda e densa che ricoprì i nostri corpi e i nostri seni... Cademmo tutti e quattro sfiniti e appagati sul letto. A posteriori Andrea mi disse che aver spompinato Alex insieme a me e Jessica era stata un'esperienza molto trasgressiva e inebriante e lo faceva impazzire, più che avere un bel cazzo fra le labbra, avere due belle ragazze con cui lo scambiava e condivideva; ci eravamo levati lo sfizio, certo lui preferiva di gran lunga la figa e avemmo un solo secondo incontro bsx dopo questo, però non nascondo che io provai e provo tutt'ora un'enorme eccitazione nel vedere un gioco bsx fra maschi! Lui mi dice sempre che è questione di feeling e che comunque non farebbe mai esperienze bsx senza una donna accanto... penso di capirlo perchè lo stesso vale per me: sono sfumature, ma ci sentiamo entrambi etero. E quanto a me come donna... beh avevo ragione a proporre questa fantasia… Jessica e per me sopratutto Alex sono stati veramente una magnifica scoperta, forse è proprio vero che le coppie aperte a varie situazioni sono più fantasiose e passionali!!
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12 anni fa
CpNinfea,
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Ultima visita: 7 anni fa
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La prima volta con Gaia.
Mai avrei immaginato di vivere ciò che sto per raccontarvi..
Incontrammo Gaia quando ancora era in coppia. Dolcissima e sensuale.
Per un po' non li sentimmo più e pensavamo di non esserci piaciuti. Cosi un giorno decisi di scriverle un sms per sapere come stava, mi rispose poco dopo invitandoci a prendere un caffè insieme a tre.
Passamo un intero pomeriggio a chiaccherare di tutto tra cioccolate calde e tisane, ci spiegò che aveva deciso di lasciare il suo compagno per motivi legati a questi giochi...ma ci disse anche che con noi si era trovata bene e... iniziavamo a intuire qualcosa... fino alla fatidica domanda.... Vi andrebbe di giocare con me, anche se ora sono sola?!
Ci guardammo maliziosamente negli occhi e le rispondemmo di sì!
Iniziò un periodo di sms, di mail e telefonate dove tutti e tre scrivevamo le innumerevoli fantasie che ci venivano in mente, le voglie e i desideri di questo nuovo gioco, ma anche le mie perplessità nell'affrontare un gioco bsex... tutto ciò aumentò ancor di più la nostra complicità con Gaia...
Ci accordammo per passare un w.end insieme... Passammo la serata in pizzeria..e devo dire che mi eccitava moltissimo vedere il mio Amore passeggiare in centro con due belle donne che se lo mangiavano con gli occhi suscitando l'invidia degli altri ragazzi.
Stanchi del mondo esterno, decidemmo di intrufolarci nella nostra intimità così a lungo desiderata e cercata...e complici sorrisi e occhiatine le chiacchere si fecero sempre più spinte.. fino a quando nn decidemmo di iniziare ad andare oltre..
Gaia mi prese per mano, ci inginocchiammo insieme sul divano ed iniziammo a baciarci. Era tutto nuovo per me, sentire le sue mani sul mio corpo, seppur ancora in parte vestito era molto emozionante...la sentivo accarezzarmi tutta, baciarmi il collo, le labbra, accarezzarmi i capelli... ad un certo punto mi resi conto che le stesse cose che lei faceva a me... io le facevo a lei... volevo darle quel piacere che mai avrei immaginato di vivere. Sentivo la presenza sicura e complice del mio uomo, mentre entrambi mi spogliavano... anche se, a pensarci bene, lui stava spogliando entrambe!!! Ero lì, tra loro due, caldi e appassionati...
Ormai nude decidemmo di svestirlo... e di occuparci di lui.. tra baci, sospiri e gemiti iniziammo un'orgia a tre memorabile.. ognuno toccava i corpi degli altri con il solo obiettivo di dare piacere... ad un certo punto mi trovai ad essere distesa tra di loro...con Gaia che mi slinguava in un bacio appassionato e il mio Amore che mi masturbava mentre mi leccava il seno... Gaia su suggerimento di lui ne approffittò e aggiunse le sue mani alle sue per toccarmi.. venivo in continuazione, ripetutamente i miei orgasmi spaccavano il silenzio mosso solo dai nostri gemiti...
Trascorsero interminabili minuti...e mi ripresi da quel meraviglioso orgasmo.
Gaia ed io ci guardammo e bastò uno sguardo per decidere di farlo impazzire... ci buttammo su di lui... lo baciavamo insieme, lo accarezzamo lungo tutto il corpo, quattro mani, quattro seni a stuzzicarlo ovunque...ed infine ci trovammo entrambe sul suo cazzo duro, a baciarlo e leccarlo.. ed iniziammo a spompinarlo a lungo, a turno ed insieme...era eccitantissimo sentire il suo ansimare di piacere... la nostra complicità e sensualità, come mi disse lui in seguito, lo mandavano in estasi...
Ad un certo punto decise di prendere in mano lui la situazione e di farci godere una volta per tutte!!! Ci prese in tutti i modi, ci sfinì e ci fece venire una dopo l'altra a più riprese...che nottata, ci addormentammo alle 3 del mattino...stanchi, sfiniti e appagati... per risvegliarci alle 6 vogliosi di vivere ancora baci e carezze... la svegliammo con baci appassionati... e lei ci rispose con infiniti ansimi di piacere... ci dedicammo a lei...l'artefice di quel w.end di fuoco... e tutto continuò di nuovo fino alle 10 di mattina.
Purtroppo aveva un impengo e ci lasciammo a malincuore, ma di certo avremmo potuto passare l'intera giornata a letto in quel modo tanta era la ns. complicità e fiducia.
Una dolce e inaspettata sorpresa, oltre che un'amica.
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12 anni fa
CpNinfea,
28/37
Ultima visita: 7 anni fa
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Week end scambista.
Paolo e Francesca li avevamo presi di mira già da molto tempo, forse un anno o più, entrambi carini e con gusti e idee simili alle nostre, stessi desideri e aspettative. A dire il vero per certi punti di vista pensavamo fossero inarrivabili per noi, entrambi molto più carini, quindi non avevamo perso tempo a disturbarli, se non che le vacanze quell'anno andavamo a farle nella loro regione, così abbiamo lanciato il sasso... e ci hanno riposto positivamente!
Impegni vari hanno voluto che ci siamo conosciuti l'ultimo giorno delle ns. ferie, abbiamo passato una bella serata insieme e la mattina dopo avremmo voluto subito approfondire con qualcosa di più hot...
Non ce la sentivamo ancora di passare direttamente a giocare da scambisti: erano cosi carini e simpatici che volevamo goderceli e assaporarli lentamente.
Cosi li invitiamo in residence per passare qualche ora in piscina e nulla di più, sfiga vuole che Francesca proprio quel giorno riceve visita dalle sue "amiche" e si trova ko... Ok, non importa e restiamo in contatto....
Cosi che arrivano le vacanza invernali... e li invitiamo da noi in collina per tutto il w.end. Passiamo il sabato al mare, d'inverno, molto romantico e abbiamo modo di restare da soli fra coppie "miste", il feeling che sentivamo all'inizio diventa sempre più complicità e fiducia fra tutti e quattro.Si era arrivati a quel punto dove tutti e quattro sapevamo di poterci fidare, di rispettare le regole del gioco e che tutto poteva filare liscio.
Chiudiamo poi la serata in un bellissimo ristorante, molto intimo e carino, ancora una volta li stupiamo piacevolmente colpendoli dritti al cuore per la location e l'ambiente :-)
Finchè non rincasiamo, un pò stanchi si... ma carichi di...
Forse erano entrambi un pò piu timidi di noi, o forse era semplice imbarazzo, fatto sta che per sciogliere il ghiaccio dopo le chiacchere di rito, lei invita Francesca a vedere il suo intimo e fare quattro parole fra donne... per decidere cosa mettersi, cosa può piacere di più ai maschietti ecc... mentre io e lui parlavamo di argomenti molto più noiosi, finchè loro sono pronte e ci chiamano in camera...
Due splendide ninfe sul letto matrimoniale ci aspettavano... una per piazza, in autoreggenti e lingerie, sorridenti e con mooolto da offrire...
Recitiamo un pò di galanteria proforma per non farci vedere proprio due mufloni infoiati... ma poi Paolo si sdraia con lei e io accanto a Francesca... iniziamo a baciarci molto dolcemente e a spogliarle... lunghi momenti di petting, sesso orale... e poi accade quello che tutti e quattro desideravamo...
Ne avevamo parlato fra noi, anche se nessuno di noi lo aveva mai fatto... però ce la sentivamo: eravamo complici e amici... Cosi io e Francesca ci allontaniamo nudi, andiamo nell'altra stanza matrimoniale e restiamo da soli a godere della ns. intimità, mentre sentivi l'altro letto che iniziava a schricciolare e molleggiare mentre gli altri due confabulavano di chissà cosa....
Abbiamo passato tutta la notte cosi, scambio completo e separato, ci siamo risvegliati alle sette di mattina, ci siamo trovati in cucina a fare colazione, io accompagnato da Francesca e lei da Paolo.
Ci siamo dati il buongiorno, lei è tornata da me, si è seduta sulle mie ginocchia, ci siamo baciati e dato il buongiorno, mentre Francesca tornava dal suo uomo.
Un'esperienza stupenda, forse irripetibile.
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12 anni fa
CpNinfea,
28/37
Ultima visita: 7 anni fa
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Una serata in privè
Quella sera avevamo entrambi voglia di fare qualche porcata.... anche se non sapevamo cosa di preciso... fatto sta che alle 22 decidiamo di uscire, io elegante, lei molto svestita, praticamente con un solo vestitio ampiamente scollato senza nulla sotto e tacco 12...
Facciamo qualche giro in centro in auto per svegliarci dai torpori pomeridiani e poi al solito parcheggio dove in genere c'è movimento, ma quella sera nulla di nulla, se non qualche malato di testa che ci ha inseguito in auto per un chilometro (forse pensava ce lo portassimo a casa...?).
Decidiamo allora di fare una puntatina in un locale dove non mettevamo naso da un paio d'anni, il parcheggio era decisamente pieno, ok ci siamo detti entriamo.
Visto l'abbigliamento il gestore nemmeno si pensa di chiederci documenti e palle varie e cosi siamo dentro.
L'aspettativa di trovare delle coppie con i ns gusti a dire il vero non era alta e già intuivamo una folta presenza di singoli, come è stato.Però chi se ne frega, volevamo goderci la serata e al limite ci andava benissimo scopare fra noi.
Ad ogni modo ci facciamo un giretto in sala video dove inizia a toccarmi e spararmi un pompino, ma ecco come previsto subito il locale riempirsi di ragazzi... per carità quello non è un problema se non fosse che si prendono sistematicamente libertà a cui non sono invitati... scazzati ci ritiriamo in privè, ad un certo punto adocchiamo una bella coppia sebbene ci sembrassero alle prime esperienze.
Giusto per scaldare l'atmosfera quando siamo vicini a loro ci avvinghiamo e iniziamo una pomiciata estenuante, mentre infilavo le mani nei pertugi del vestitino apprezzando la generosità di madre natura... ci stiamo baciando a occhi chiusi quando a un certo punto percepisco delle persone vicino a noi... Apro gli occhi e vedo con stupore una coppia che ci sorride, misto fra l'imbarazzo, lo stupore e il piacere; non era la coppia che avevamo puntato noi, ma una bella coppia sulla quarantina, lui elegante e dall'aria affabile, lei molto sexy e biricchina. Ci guardavano con lo sguardo interrogativo per la serie... possiamo?
Lei non poteva vederli perchè era girata e stava baciando me, ma decido di prendere la palla al balzo e faccio un cenno con il capo ai nostri due nuovi amici e li invito a unirsi, così in men che non si dica eravamo in tre su di lei e ne cercavamo i seni, il corpo... praticamenete la stavamo spogliando ancora prima di entrare in privè.
Non potevamo continuare oltre, cosi abbandoniamo la stanza e ci fiondiamo nel primo letto libero e si aprono le danze.
Le due ragazze a pelle si sono piaciute, così mentre io e l'altro uomo le stiamo spogliando continuano a baciarsi strofinandosi i seni l'una con l'altra. In sè vedere due donne amarsi non mi smuove troppo, però stare in mezzo a quattro seni... wow...Lui nel frattempo si era assentato un attimo, cosi continuiamo a dedicarsi a Silvia, la lei della nuova coppia, attaccati ciascuno a un seno iniziamo a esplorarne il corpo, scoprendo una pelle magnificamente morbida e delicata, due bellissimi seni... cavolo due quarte... ma che morbide e consistenti allo stesso tempo... e sorpresina il piercing proprio sulle labbra... non lo avevamo mai provato.
Quando Luca è tornato, l'ho lasciato fare un pò con le due ragazze e sono rimasto in disparte, iniziando ad accarezzarle e masturbarle, finchè in modo del tutto naturale ci siamo scambiati, lei con Luca ed io con Silvia.
Sembrava di stare sul set di un film porno, una grande complicità sia fra le due nuove coppie che a quattro, per non parlare della teatralità di Silvia, una vera godereccia che urlava di piacere e continuava ad incitarmi, quasi stupita di quanto fossimo porcelli e fantasiosi nel farla godere.... Alla fine siamo venuti tutti e una volta sfiniti ci siamo presentati.
Abbiamo concluso la serata al bar insieme a loro, raccontandoci le reciproche esperienze, paure, brutte e piacevoli esperienze. Una stupenda quanto inaspettata serata.
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12 anni fa
CpNinfea,
28/37
Ultima visita: 7 anni fa
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Coppia Ninfea.... The beginnin'
A dire il vero non eravamo nuovi all'ambiente e da un annetto bazzicavamo in piccoli club privè meno conosciuti, dove sistematicamente eravamo gli unici a dare spettacolo... Poi la decisione di iscriverci in un sito di annunci e qui abbiamo conosciuto Fabio e Anna da Vicenza, una Coppia con la C maiuscola, molto complice, veramente innamorati come noi e senza troppi complessi di gelosia da mettere in discussione un gioco scambista.
Dopo una discreta conoscenza via msn durante la quale ci siamo scambiati fantasie, idee, aspettative e perchè no... foto e cam... abbiamo deciso di organizzare un incontro da noi... un sabato sera, una splendida cena in terrazza d'estate, circondati da rose, candele profumate e luci soffuse...
Loro avevano già delle esperienze, sebbene non fossero navigatissimi e hanno saputo condurre molto bene il gioco...
Come prima cosa, furbetti, con la scusa di sgranchirsi un attimo prima del dolce ci siamo alzati... e tornati seduti... lei si siede vicino a me e lui vicino al mio Amore, invertendo i posti.... e fra un cosa e l'altra abbiamo iniziato a sfiorarci con i corpi... a cercarci e a far salire il desiderio... finchè lui aveva la mia donna comodamente sdraiata con le gambe sulle sue ginocchia e io avevo Anna appoggiata al mio petto... accarezzando le loro gambe e sfiorando i loro seni... praticamente di marmo... finchè non ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti... beh andiamo di la...?
Poi tutto è diventato un vortice sempre più veloce, vedevo in lei la felicità di trovarsi per la prima volta con un uomo che non fossi io e in me lo stupore di avere di fronte a me una splendida e passionale donna... una situazione stranissima per noi, ma decisamente eccitante... ci cercavamo con lo sguardo ogni tanto.. ma la carne è carne... ...finchè con grandissimo stupore siamo finiti in un'orgia a quattro dove chi più ne ha più ne mette... e poi all'improvviso vedo per la prima volta lei avvinghiata ad Anna intente a slinguarsi con passione...E come non lasciarsi scappare una simile occasione... mi intruffuolo fra loro, mi guardano, si guardano fra loro, sorridono piacevolmente compiaciute... e parte un bellissimo bacio a tre bocche... il cazzo durissimo come l'acciaio...
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12 anni fa
CpNinfea,
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Ultima visita: 7 anni fa
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noi....
Insieme noi-due accoccolati su un soffice divano ci teniamo per mano mentre nella penombra eccitati percepiamo i loro occhi che ci guardano, i loro sguardi vogliosi che si posano sui nostri corpi che emanano profumo di sesso...Stasera il mio amore ha deciso di non essere troppo tenero con me ! Le redini della sua puledra ribelle dovranno essere tenute ben salde del resto lui sa che la puledrina ha già assaporato l'aria di libertà una volta e che pertanto potrebbe perdersi nella prateria disorientarsi perdendo il controllo.Questa volta questo non dovra succedere !I miei sensi si attizzano quando mi induci con decisione a seguirti lungo i corridoi del piacere che collegano le salette , mi sono ripromessa di esserti più obbediente seguendoti e assecondandoti perché il tuo piacere e'il mio !Mi piace quando mi seduci dinnanzi ai loro sguardi non immaginavo potesse essere così,quando con la bocca mi cerchi mi sfiori il collo mi mordicchi mentre le tue calde mani mi sfiorano le cosce fino nell intimità .Distolgo per un attimo il mio sguardo dal mio amore e mi accorgo Dell intesa che c'è tra voi e il tuo tentativo di non farmelo capire si dissolve....ho capito che lei ti piace e che il desiderio di averla si accende in te mentre mi baci davanti a lei....Il tuo desiderio di possederla di penetrarla ovunque traspare dai tuoi sensi e sapere che potrai averla innanzi a me ti eccita incredibilmente perché sai benissimo che il piacere e'reciproco!Il mio sguardo si posa su di lei ,mi piace sensuale bella ribelle ...percepisco il suo desiderio di averti e questo intriga entrambe.Mi allontano da te per assaporare la mia libertà senza mai distogliere lo sguardo da te mentre nella penombra ti vedo allontanare con quella donna mentre vedo che ti apparti in una delle splendide salette.Mi eccita sapere che la sottrarrai al suo scudiero e che la sedurrai dinnanzi a noi!Mi eccita ancor più l idea che il suo scudiero verra a cercarmi per domarmi sulla base di quanto tu vorrai che lui si spinga ....se non rispetterà gli accordi tu potrai violare i suoi! Eccitati io e lo scudiero vi guardiamo mentre tu e la donna date libero sfogo al piacere reciproco il vederti leccare le sue intimità mi intrigherebbe mentre la scopi dinnanzi a noi dietro e davanti....
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12 anni fa
AdamDTS,
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Ultima visita: 6 ore fa
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In mezzo agli operai
Tutto potevo immaginarmi, ma quello che mi è successo martedì 29 maggio è davvero incredibile. Alla mattina raggiungo uno dei miei attuali Padroni per passare qualche ora con lui. Il motivo della mia visita non era il solito incontro punitivo, ma l'occasione per discutere delle sue prossime vacanze, visto che ho un'amica che gestisce un'agenzia di viaggi. Quando vado da lui in incognita per qualche incontro di carattere "sessuale", scendo direttamente in box con la macchina (ho l'apricancello e un box a me riservato) e poi da lì raggiungo la sua abitazione. Ma quella mattina non c'era nulla da nascondere agli occhi indiscreti e curiosi dei vicini. Ho quindi parcheggiato fuori e ho citofonato, come una qualsiasi amica. Lui mi ha aperto e io sono salita, recando sotto il braccio una montagna di depliant; lui li ha guardati con attenzione e poi mi ha indicato le sue preferenze circa i luoghi in cui vorrebbe trascorrere le vacanze di agosto. Abbiamo conversato, bevuto un buon caffè e poi è arrivata la sua proposta del tutto inaspettata: "Ho parlato di te ad alcuni amici che vorrebbero conoscerti. Vuoi che te li presenti?". "Sì, va bene, ma questa mattina non ho voglia di giochi sado e non ho voglia di essere sottomessa, d'accordo?", dissi io. Lui mi rispose che io potevo scegliere e che lui non mi avrebbe mai obbligato a fare qualcosa contro la mia volontà. Accettai di conoscere questi nuovi amici e partimmo con la sua auto. Si diresse alla periferia della città e poco dopo varcò la soglia di un cantiere. "Nicola, ma dove stai andando?", dissi un po' preoccupata. Lui mi rassicurò dicendo che i suoi amici lavoravano in quel cantiere e che erano operai, ma persone a modo. Io non ho mai avuto preconcetti verso gli operai, anzi talvolta sono persone decisamente migliori di coloro che hanno studiato a lungo, ma vivono solo di apparenze. Scendemmo dall'auto e lui mi presentò a una decina di amici. "Ciao ragazzi, questa è Sonia, una grande amica con la quale a volte si può anche trasgredire un po', ma questa mattina non ne ha proprio voglia", disse il mio Padrone. Dopo le solite presentazioni, qualcuno azzardò qualche commento un po' pesante. Si avvicinò a me un uomo barbuto dall'aria poco rassicurante, di corporatura massiccia e con una canottiera intrisa di sudore. Mi disse con voce roca: "Ma guarda che bella porcellina. Nicola ci ha detto che sei brava a fare certe cose. Dai, facci vedere le tettine... almeno quelle". Si avvicinò a me con la sua mano grassoccia e tozza. "Senti bello, questa mattina non ho voglia di fare spogliarelli e quindi non osare a toccarmi", ribadii io in modo fermo e deciso. "Eppure Nicola ha detto che sei una puttana e che vai con tutti, senza chiedere soldi, ma solo per il tuo gusto... Ora ti facciamo divertire noi, lurida sgualdrinella!", disse un altro. "Nicola sei un bastardo, i patti sono patti", dissi io intuendo le intenzioni di quegli uomini. Poi mi voltai e iniziai a correre verso l'uscita del cantiere. Nel cantiere c'era una casa in costruzione e dall'alto un operaio, che aveva assistito alla scena, mi invitò a fuggire. Io correvo e sentivo di essere inseguita da alcuni uomini. Stavo guadagnando terreno rispetto ai miei inseguitori, quando un tacco di una scarpa rimase infilato nel terreno cedevole e io capii di averla persa. Continuai a correre con un piede scalzo, ma la cosa diventava sempre più difficile e poco dopo venni raggiunta dai miei inseguitori. Mi bloccarono e mi riportarono sui miei passi, dicendomi: "Ma brava, hai cambiato idea. Vuoi conoscerci meglio!". Quando fummo davanti a Nicola mi denudarono completamente, tra gli sghignazzi di tutti e mi legarono le braccia dietro alla schiena. "Sai che sei proprio una bella fighetta? Non sei più giovanissima, ma te la cavi ancora bene! Peccato che sei così superba...", disse un operaio divertito. "A lei piacciono i camion... facciamogli vedere il cassone del nostro. Salvatore vieni qui con l'escavatore, così mettiamo questa troia sul camion", disse l'operaio barbuto. Poco dopo l'escavatore si avvicinò e mi misero legata dentro la benna, con modi alquanto ruvidi. Praticamente mi sbatterono dentro! L'uomo in cabina alzò il braccio dell'escavatore e io venni sollevata ad alcuni metri da terra, dentro a quella specie di cucchiaio bollente per il sole caldo e splendente di quella giornata. Mi depositarono, anzi mi fecero rotolare per l'esattezza, nel cassone dell'autocarro dove c'era un mucchio di sabbia e quattro operai salirono sul camion. "Ti piace la sabbia? E' come essere al mare... Speriamo non dia fastidio alla tua candida schiena...", mi apostrofò un operaio in tono ironico. Mi slegarono e mi buttarono sul mucchio di sabbia. Poi uno tiro fuori l'uccello già duro e rigido e mi allargò le gambe. Invitò altri due a tenermi ferme le gambe e loro strinsero le loro mani forzute sulle mie caviglie. Uno, ridendo, mi sfottò dicendo: "Ma lavati i piedi, zoccola. Hai un piede pulito e uno sporco... sei una lurida troia!". E' chiaro che la cosa era dovuta al pezzo di strada che avevo percorso in cantiere senza una scarpa, ma qualsiasi occasione era buona per loro per sfottermi. Ormai non avevo più dubbi: Nicola mi aveva tradito ancora una volta. Lui era rimasto giù dal camion, ma esortava gli altri a farmi qualsiasi cosa avessero voluto, tanto a suo dire ero solo una cagna in calore. Io non ero per niente eccitata e la mia parte intima credo non fosse assolutamente bagnata. Ma ai quattro quello poco importava. A turno mi scoparono, aprendomi con colpi decisi la figa. Io vedevo altri operai che dall'alto della casa assistevano alla scena divertiti e commentavano in modi scurrili la mia sottomissione. La mia schiena si strofinava sulla sabbia, che faceva quasi da carta vetrata sulla mia pelle. Poi uno prese un grosso ramo di ortica e me la strofinò sui seni e sulla pancia. Che bruciore provai in quei momenti! Poi mi voltarono e io capii che era venuta la fine anche per il mio culetto. Mi sfondarono in quattro o cinque, io non riuscivo più a contare gli uomini che mi sodomizzavano... solo un gran bruciore all'ano mi faceva capire che gli energumeni dovevano essere tanti! Ad ogni colpo che ricevevo le mie tette sbattevano sulla sabbia ruvida, provocandomi dolore. Io urlavo, ma più alzavo la voce, più loro si accanivano su di me. Quando furono soddisfatti, mi rigirarono a pancia in su e mi legarono con le braccia aperte e le gambe divaricate alle sponde del cassone del camion. Mi ricoprirono di insulti e si sputi e quelli che non erano venuti nel mio culetto, mi sborrarono addosso. Rimasi nuda e legata, sotto al sole cocente del mezzogiorno, mentre gli operai andarono a mangiare. La mia pelle bruciava per l'ortica, lo strofinamento contro la sabbia e il sole che mi stava cuocendo a fuoco lento. Rimasi lì fino alle cinque del pomeriggio, con le gambe atrofizzate e la pelle ormai rossa e dolente. Alla fine mi slegarono e Nicola mi disse con aria di rimprovero: "Sonia, sei sempre la solita... una lurida cagna in calore, che mi fa fare figure ovunque la porto. Domani riceverai cinquanta frustate a casa mia per il comportamento da puttana che hai tenuto oggi! Intesi?". Vita da schiava...
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12 anni fa
soniaslave,
42
Ultima visita: 11 anni fa
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Umiliazioni di schiava
Nicola, uno dei miei attuali Padroni, mi aveva "ceduta" temporaneamente a James, che mi aveva invitato a casa sua per una prima lezione di umiliazione davanti a dieci uomini. Doveva essere una lezione di sottomissione a livello cerebrale, in cui non era prevista una sottomissione a carattere fisico. E proprio per questo mi ero vestita in modo decisamente carino con un bell'abitino di un pallido color azzurro (graditissimo regalo di mio marito) e scarpe laccate blu con il tacco alto. Sotto avevo reggiseno e mutandine di colore blu di una nota Casa di intimo. Quando arrivai venni subito presentata da James ai dieci uomini presenti, di cui notai subito la differenza di età: cinque erano in giovane età, mentre gli altri cinque si avvicinavano alla settantina. Mi aspettavo di essere investita da un fiume di parole, che mi avrebbe fatto sentire la loro schiava inutile e disprezzata; chiaramente non mi aspettavo minimamente che il mio corpo fosse protagonista della serata. Uno degli anziani si avvicinò a me e, mettendomi una mano sul seno, disse a James: "Questo vestitino è proprio brutto, insignificante e da educanda". James rispose con tono fermo: "Se non ti piace... distruggilo!". E mentre diceva così porse al vecchio un paio di forbici, che il vecchio afferrò con destrezza; l'uomo infilò la punta della forbice in una manica del mio abito perforandola e da lì tagliò la manica all'altezza della cucitura. "Ehi, che fai! Smettila con quella forbice... quest'abito è un regalo di compleanno dii mio marito", dissi io stizzita. Ma non riuscii a finire la frase, che già la forbice aveva compiuto il suo scempio. L'uomo mi sfilò la manica ormai staccata dal vestito, la buttò sul pavimento e la calpestò. Poi fece apprezzamenti galanti al mio barccio ormai scoperto: "Che bel braccio hai, lurida troia". Io cercai di far notare a James che il tema della serata era la sottomissione cerebrale e lui mi ridicolizzò, dicendomi che se avevo creduto a quella promessa ero proprio un'ingenua. Il vecchio mi disse allora: "Cagnetta e sotto come sei? Ora facciamo vedere a tutti come sei fatta... Ti taglierò questo inutile vestitino dal basso verso l'alto". Detto fatto iniziò a tagliarmi il vestito dalla gonna verso l'alto e dopo poco il mio abito era diviso perfettamente in due parti: intervenne allora un altro che mi sfilò il vestito e lo gettò sul pavimento. Ero rimasta con le scarpe e la biancheria intima, davanti agli occhi libidinosi dei vecchi e a quelli più indifferenti dei giovani. Mi vennero tagliate le spalline del reggiseno, poi venne diviso in due parti con un taglio netto in mezzo alle coppe, rendendolo inutilizzabile. Poi mi tagliarono le mutandine all'altezza dei fianchi e io rimasi nuda, ad eccezione delle scarpe. Mi fecero sedere su una sedia, mi fecero portare le braccia all'indietro e divaricare le gambe; venni poi legata con le braccia dietro alla spalliera della sedia, mentre le gambe mi furono legate in posizione aperta all'altezza delle ginocchia. Uno dei vecchi accese una sigaretta e chiese un portacenere al padrone di casa, che stupito e beffardo disse: "Vecchio, non ti basta la bocca di questa povera schiava? Sonia reclina il capo all'indietro e apri la bocca. Tira fuori la lingua, cagna!" Io replicai dicendo che mi sarei rifiutata di fare il portacenere e ricevetti due sonori ceffoni. Io insistevo nel rifiuto e ormai gli schiaffi non si contavano più. Alla fine cedetti, con il viso arrossato dagli schiaffi, reclinai la testa all'indietro e aprii la bocca. Il vecchio fumava con lentezza e buttava la cenere della sigaretta sulla mia lingua e in gola. Ad un certo punto mi venne imposto di buttare tutta la cenere in gola, ma io non riuscii a svuotare completamente la bocca. James ordinò ai presenti di sputarmi in bocca per "aiutare" la mia deglutizione. In men che non si dica mi riempirono la bocca di sputi e vi assicuro che la saliva non è molto simpatica, a maggior ragione se proviene dalla bocca di una persona di una certa età. L'anziano aveva finito la sua sigaretta e James lo invitò a spegnerla... sotto ai miei piedi! L'uomo mi alzò un piede e spense il mozzicone sulla suola della mia scarpa. "No, non hai capito niente... devi spegnerla sul piede nudo di questa povera diavola e non sulla suola della scarpa", intervenne il padrone di casa. Nel frattempo altri uomini avevano acceso alcune sigarette e tutti usavano la mia bocca come portacenere. Sputi e cenere nella mia bocca si mischiavano in una nauseabonda mistura. E allora a James venne un'idea geniale: invitò i più giovani ad urinare dentro ai bicchieri di plastica e a masturbarsi, versando nei bicchieri colmi di urina anche il loro sperma. A suo dire questa calda bevanda sarebbe riuscita a farmi ingoiare cenere e sputi. Un vecchio finì la sua sigaretta, mi tolse una scarpa e la spense sulla mia pianta, immediatamente sotto alle dita. Per fortuna lì la pelle è leggermente più spessa che in altri punti, ma il dolore fu comunque atroce. Un altro, decisamente più bastardo, mi tolse l'altra scarpa, mi allargò il quinto dito del piede e spense il suo mozzicone tra le mie dita. Lì la pelle è più vulnerabile e io urlai dal dolore provocatomi dalla bruciatura. Poi mi fecero bere alcuni bicchieri di urina "condita" dal bianco sperma: una bevanda calda e odorosa, che mi lascio in bocca uno sgradevole sapore. Un altro mozzicone mi venne spento sul tallone e ancor oggi fatico a mettere le scarpe, avendo i piedi provati dalle vesciche. Dopo tanti sputi, insulti e "bevande" di cattivo gusto la mia serata finì con una buona dose di schiaffi sui seni. Venni slegata e buttata a terra, dove ricevetti altri sputi su tutto il corpo e anche qualche calcio. Ricevetti però anche un applauso fragoroso e convinto e venni invitata a ritornare in quella casa, ad "esibirmi" davanti a quella variegata platea.
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12 anni fa
soniaslave,
42
Ultima visita: 11 anni fa
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Che serata !!
La sera è arrivata carica di passioni ! Federico, cellulare al fianco, aspetta il suono inconfondibile dell’sms di risposta dalla coppia con cui da 1 settimana ormai ci scriviamo. “Arriviamo tra 5 minuti” – c’è scritto – “mettete le doppie frecce”. Fermi sul parcheggio affollato di un grande centro commerciale il sabato sera, aspettiamo l’arrivo di una coppia di Padova, una coppia giovane come noi, la cui descrizione nel sito ha preso il sopravvento tra cento altre. Nelle foto, lei sembra essere molto carina, capelli lunghi che scendono sulla schiena di un biondo quasi irreale, in alcune foto è con indosso scarpe rosse e con una rosa tra la bocca, in un viso sicuramente angelico abilmente celato: gli scatti sono realizzati molto bene. Il lui non è male, sembra essere uno sportivo, senza particolari difetti visibili (per difetti intendiamo una pancia enorme e una peluria esagerata) come sportivo è Federico. Nel loro annuncio viene spiegato come siano nel sito da più di un anno, come amino incontrare coppie e possano definirsi scambisti. Non sono sposati ma come noi si definiscono innamorati. Li vediamo arrivare in quanto un breve abbaglio dei fanali da capire essere loro. Come sempre è Mara la prima a scendere dall’auto e ad incamminarsi verso la coppia, Federico segue fiducioso: imbarazzante è l’incontro che inizia con il classico ciao e una danza di sorrisi e presentazioni. La lei della coppia non è come ce l’aspettavamo, è piccolina e minuta, semplice ma molto carina, il sorriso tradisce un’emozione che anche da parte nostra esiste. Il lui sarà 20 centimetri più alto, come nelle foto sportivo, rasato, piacevole davvero. La coppia che stiamo incontrando è davvero ok ! Questo è solo il primo passo della danza che continuerà, come già spiegato senza schemi, sia perché non esistono sia perché necessariamente a ballare si è in 4. Dopo le frasi di circostanza, sono le 19.30, ci avviamo verso un bar all’interno del centro commerciale che fortunatamente chiude alle 21, avremo così tutto il tempo per poter conoscerci e scambiare chiacchiere “interessanti”. L’argomento dopo brevi preamboli si sposta sulla materia che in comune con loro abbiamo ed iniziamo a raccontarci delle esperienze vissute, di quello che ci piacerebbe ecc.. è indispensabile che tra le lei delle due coppie si instauri subito un buon feeling, è indispensabile che le 2 lei si capiscano ed abbiano fiducia una dell’altra, senza questo elemento l’incontro non ha futuro. Mara è Gaia si intendono a meraviglia, l’età è più o meno la stessa e piacevolmente si raccontano alcune brevi esperienze di coppia. Trascorsa un’ora decidiamo di andare a mangiare una pizza, c’è feeling e si capisce perché anche tra i maschietti l’argomento si sposta velocemente sul calcio.La pizzeria non dista molto dal centro commerciale e dopo aver aspettato in piedi una buona mezz’ora per prendere posto finalmente ci accomodiamo e continuiamo le varie discussioni sempre più incentrate sugli argomenti SCOTTANTI. I toni rimangono sempre bassi per la paura di essere ascoltati dai vicini di tavolo ma alla fine prevale sempre il classico: CHI SE NE FREGA ! Finita la pizza non rimane che dirci: che facciamo? Noi già d’accordo aspettavamo di capire se nella coppia di padovani esistesse la stessa volontà, vi fosse la voglia di poter già in serata avere un approfondimento sotto le lenzuola. L’imbarazzo è palpabile (come sempre), la paura di fare una gaffe o di sembrare troppo frettolosi a volte prende il sopravvento e ti blocca e rimani quindi ad aspettare che l’altra coppia faccia il primo passo. Federico la butta la: venite da noi cosi vi facciamo vedere il nostro nido d’amore? Il si immediato ci fa intendere di come la sintonia che avevamo fin dall’inizio percepito sia continuata. Dopo 20 minuti di strada in macchina arriviamo nel nostro appartamento, accuratamente in ordine e pulito e qui gli ospiti vengono fatti accomodare nell’ampio divano arancione. Acceso lo stereo per creare un po’ di atmosfera, l’imbarazzo comincia a farla da padrone perché in questi momenti non sai mai come comportarti ed hai sempre paura di fraintendere o di rovinare tutto. Leggiamo comunque nello sguardo della coppia ospite (e loro fanno altrettanto) la voglia di poterci divertire, la voglia di poter spingerci a conoscere il lato segreto dell’altra coppia. In camera tutto è preparato a puntino, con una coperta a ricoprire il nostro letto, con fazzoletti nei comodini, con la luce accesa a creare un fantastico gioco di luci ed ombre. Entriamo in camera seguiti dai nostri nuovi amici: Mara è la prima a togliersi gli indumenti seguita da Gaia poco imbarazzata: i maschietti iniziano ad assistere allo spogliarello eccitati come non mai. Le due ragazze si avvicinano e in ginocchio sopra il letto si abbracciano ognuna con le mani dietro la testa dell’altra ed iniziano a baciarsi con un’intensa passione. Da inginocchiate si stendono sul letto senza mai staccare le labbra l’una dall’altra, i maschietti indifesi assistono a questa danza d’amore. Gaia toglie il reggiseno a Mara la quale subito ricambia e Federico con la reflex in mano scatta qualche scatto ricordo della scena. . Il corpo di Gaia al pari di quello di Mara è fatto bene, le curve rendono questa minuscola ragazza davvero graziosa, il seno è bel fatto, con i capezzoli a punta, un bel culetto, è rasata nelle parti intime (la moda così richiede). Mara al pari suo presenta curve giuste, ben fatta, non è scarna come molte donne in tv.Max (il lui della coppia padovana), cenno d’assenso invita alla festa entrambi i maschietti i quali scoperte le intimità entrano in gioco. Accarezzando la ragazza dell’altro l’emozione sale rapidamente, la scoperta di un corpo nuovo è ciò che mentalmente ci riempie di gioia, la possibilità di giocare così divertendoci con altre persone ci da la carica per continuare. A fatica le ragazze si staccano, un riso divertito accompagna l’incontro incrociato, Federico si avvia a conoscere intimamente Gaia, Max si avvicina a conoscere Mara. Da questo punto non esistono freni inibitori, i colloqui, gli scambi di idee che c’erano prima si riducono al lumicino, gli unici rumori che si sentono oltre alla musica di Lennon in sottofondo sono gli ansimi delle ragazze. Gaia in particolare sembra essere molto presa, è una biondina tutto pepe, non sta ferma un attimo è quasi più viva di Mara, famosa per esserlo a livelli “bestiali”. Siamo davvero coinvolti al massimo, Mara si dedica a pieno al nuovo partner, svolgendo il ruolo di femmina come meglio si può, la sua arte non è seconda a nessuna e sa come far assaporare il paradiso in terra ad uno sconosciuto. Gaia con Federico non è da meno, riesce laddove a parte Mara molte non sono riuscite, dedica grande attenzione a far eccitare stimolando i punti giusti, nonostante la giovane età ha capito molte cose ! Ma le emozioni non finiscono, sei li preso a succhiare ed essere succhiato, ad accarezzare a ridere divertito ma manca la ciliegina sulla torta, quello che rende la serata riuscita. Dal cassetto come per magia spuntano gli amici dell’amore protetto, che vengono rapidamente indossati. Gaia con estrema cura e cautela fa indossare a Federico l’oggetto in lattice e si mette a disposizione del nuovo venuto. Max è invece già all’opera, lo si capisce dall’ansimare piacevole di Mara la quale oramai con gli occhi chiusi sembra essere sul Nirvana, al piacere fisico si unisce il piacere mentale. Le due coppie, com’è giusto sia in questi momenti continuano la danza sfrenata, ogni tanto gli sguardi incrociati a guardare il partner di una vita, a leggere nei suoi occhi l’eccitazione del momento a scoprire come e quanto stia godendo con un nuovo partner. Sono cose che rendono questo gioco meraviglioso. La danza si conclude nel modo migliore tra sorrisi e complimenti, una serata davvero riuscita, alcuni scatti come ricordo tangibile nelle menti un ricordo piacevole magari da ripetere.
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12 anni fa
coccole_trevigiane,
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Un giorno in Croazia 2° parte
La sera dopo aver fatto una bella doccia e cenato ci avviamo in macchina verso il villaggio AMARIN dove incontriamo i nostri amici da poche ore conosciute, lei è vestita con una gonnellina leggera e una camicetta che le copriva appena le belle tettone e come abbiamo potuto costatare era anche senza mutandine, li facciamo salire in macchiana con noi e dopo un breve saluto con qualche bacio ci avviamo verso il locale all'aperto vicino la spiaggia, il suddetto locale è un posto dove la trasgressione è consentita senza problemi, arrivati li ci sediamo e ordiniamo da bere, la musica non è male e dopo un po la temperatura comincia ad alzarsi e si comincia con la nostra amica che scopre un po le tette e si comincia a dare qualche palpatina quà e là non trascurando la bella sorpresa di essere senza mutandine, anche Mary si lascia un po andare ma è un po più timida. verso le 23,00 gli proponiamo di andare nel nostro appartamento e loro senza farsi pregare accettano subito, le nostre lei sono già bagnate e noi uomini siamo più che arrapati all'idea di cosa succederà da li a poco, arrivati in camera in un attimo siamo tutti e 4 quasi nudi, le due lei stanno gia ad accarezzarsi le tette e a baciarsi con trasporto io eccitato a quella fantastica scena non resisto ad avvicinare anche la mia bocca e a baciarlie un po insieme un po alternativamente poi mentre io sono impegnato in un bacio appassionato con l'altra lei Mary fa altrettanto con l'altro lui, poco dopo sono con la mia bocca tra le sue cosce a leccarla con gusto mentre Mary insieme a Eva spompinano l'altrotra un bacio e l'altro ed vari intrecci di lingua, dopo un po ci scambiamo i ruoli e sono io a godermi le bocche delle due donne che mi lavorano l'uccella come non mai, quello che è avvenuto dopo ho sbiaditi ricordi, di sicuro ricordiamo che è stata l'esperienza in quatro più bella della nostra vita! naturalmente dopo la serata che si è protratta fino a le due circa ci siamo dato appuntamento alla spiaggia per il giorno dopo e dobbiamo dire che il giorno dopo non è stato da meno, ma quest è unìaltra storia e magari tra qualche giorno ve la racconterò!
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12 anni fa
AdamDTS,
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Un giorno in Croazia
Come ogni estate da 5 anni facciamo una o due capatine in Croazia, ormai abbiamo una spiaggia preferita molto particolare dove oltre a prendere il sole nudi si può fare sesso in completa libertà. un pomeriggi assolato mentre eravamo all'ombra del nostro ombrellone accanto a tante altre coppie e singoli e mentre la mia lei da un po si stava passando il tempo ad accarezzarmi l'uccello con estrema naturalezza, ecco che una coppia si ferma li davanti a noi e comincia a guardarci con una certa insistenza e devo dire in modo tuttaltro che fastidiosa, tanto che Mary le chiede se sono italiani, rispondono di essere deteschi, lei riesce a spiccicare qualche frase in italiano approssimativo, mentre lui niente, li invitiamo a sedersi con noi all'ombra e loro accettano subito, scopriamo che si chiamano Eva e Akim lei è una bella donna un po in carne ma molto bella e soda con un seno prosperoso mentre lui è in linea non molto dotato ma simpaticissimo nei suoi modi, senza perdere tempo comincia a soppesare le tette di Mary e quelle di Eva facendoci capire che sono quasi uguali, e invitandomi a tastare anch'io quelle di Eva, insomma nasce subito una simpatia reciproca e dopo un po di chiacchiere e un po di palpate ci alziamo insieme x andare a fare il bagno ma mentre percorriamo il breve tratto che ci separa dall'acqua Akim si ferma a salutare dei suoi amici tedeschi e noi più Eva andiamo in acqua, quando siamo immersi ma ancora a pochi metri dal bagnasciuga ci troviamo abbracciati tutti e tre con le tette delle due donne a contatto e io che comincio a baciare un po Mary e un po Eva ed ecco che a questo punto succede una cosa che non mi aspettavo, Mary per la prima volta cominca a baciarsi in bocca con un'altra donna, la situazione è eccitantissima e cominsiamo con baci a tre mentre le mie mani sono tra le loro chiappe loro si baciano mi baciano e nello stesso tempo me lo prendona in mano, è fantastica la situazione intorno a noi e fuori dall'acqua diverse persone ci guardano e percepisco l'invidia dei tanti maschietti, dopo un po arriva anche Akim e continuiamo a fare in 4 quello che stavamo facendo in tre. Usciti dall'acqua visto che è ormai quasi l'ora di andare, ci diamo appuntamento in un locale poco distante all'aperto x la sera, dove ci siamo incontrati verso le 21,30 il resto della storia alla prossima puntata.....
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12 anni fa
AdamDTS,
32
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L'apprendista schiava
Già da tempo ero la schiava di mio marito, con lui facevo giochi sado, ma sognavo il "grande salto". Fu la prima volta che confessai a mio marito la mia voglia di diventare schiava di un altro uomo. Lui all'inizio rifiutò categoricamente l'idea di vedermi alle prese con un altro uomo, ma poi con il passare del tempo acconsentì alla mia bizzarra richiesta. Lui stesso contattò attraverso una rivista di settore un Master, che ci fissò un incontro in un bar della zona in cui era ubicato il locale delle torture. Ci incontrammo e bevemmo un caffè insieme, tutti e tre come vecchi amici. Il Master si chiamava Max, aveva trent'anni ed esibiva un fisico scultoreo. Mio marito chiese a Max di non essere molto duro con me: "Mi raccomando, falla sentire schiava, ma fai in modo che la cosa risulti molto soft. Per lei è la prima volta e potrebbe rimanere traumatizzata dalla cosa". Max lo rassicurò, lasciando intendere che la cosa si sarebbe limitata a qualche bacchettata alle mani e al sedere... "ricoperto" dai pantaloni! Venne deciso il giorno dell'incontro e io fremevo come una bimba in attesa di quel momento. Quando arrivammo alla location prestabilita, trovammo con nostro grande stupore cinque uomini ad attenderci: Max si era portato quattro amici, tutti molto ben piazzati e dal fisico atletico. Max ci salutò calorosamente e poi si rivolse a Mario, mio marito, in tono deciso: "Caro Mario, tu non mi dai la benchè minima garanzia. Non sono sicuro che rimarrai fermo e buono vedendo la tua bella mogliettina nelle mani altrui. Devo per forza farti legare". "Tu non farai questo, non era negli accordi. Ricordi che cosa ci dicemmo al bar il giorno del nostro primo incontro? Solo punizioni soft per Sonia. E nient'altro", replicò mio marito. Non ebbe il tempo di finire la frase, che due uomini lo immobilizzarono, legandolo saldamente ad una poltrona. Io cercai di andare in suo soccorso, ma fui subito bloccata da altri due uomini e dalle parole gelide di Max: "Troietta, tu non vai da nessuna parte. Ora sei nostra, ci hai provocato e dovrai stare ai nostri ordini. Noi siamo veri uomini, non ci facciamo prendere per il culo da nessuno... non come quella mezza sega di tuo marito! Se vuoi scappare, se hai paura, chiedi aiuto a Mario... Guarda che aria impaurita ha... Ora Mario vedrà come si trattano le puttanelle come te!". Io guardavo Max con aria altera, mentre i due uomini mi tenevano ferma, afferrandomi le braccia in una morsa decisa. "Tu sei solo uno sbruffone, che si vanta per avere due muscoli in più degli altri. non mi fai paura. Mi fai schifo! Sì, solo schifo...", dissi io a Max, che nel frattempo si era avvicinato al mio viso, con l'indice alzato. "Puttana, ora ti faccio pentire di quello che hai detto", ribadì il Master con tono beffardo. Si rivolse ai due uomini e impartì loro l'ordine di strapparmi i vestiti. I due non si fecero pregare e iniziarono a lacerarmi i vestiti. Io mi divincolai e persi le scarpe nella colluttazione. Sentivo i miei vestiti che venivano inesorabilmente stracciati e poco dopo rimasi con la biancheria intima. "Via tutto, lasciatela nuda", ordinò Max. Mi slacciarono il reggiseno e me lo tolsero, poi si gettarono sulle mie mutandine. Cercarono di strapparmele, ma loro opponevano una grande resistenza, Tirandole verso l'alto, le fecero passare all'interno della mia figa, procurandomi un leggero dolore. Poi anche le mutandine vennero sopraffatte e io rimasi nuda ed inerme davanti ai sei uomini. Ero visibilmente intimorita da quell'ambiente ostile che si era creato attorno a me. Max chiese ai quattro chi volesse essere punito con me e uno di loro si fece avanti: "Padrone, io merito di essere punito. Fatemi qualsiasi cosa". Io guardai l'uomo attentamente e mi accorsi che i suoi pantaloni si erano gonfiati a dismisura. Max chiese all'uomo di spogliarsi e lui lo fece con aria alquanto disinvolta. Quando fu nudo vidi che non mi ero sbagliata: il tipo aveva un uccello spropositato e duro come il marmo! Altro che Mario, ottimo marito, ma poco dotato sessualmente. Ci fecero mettere uno di fronte all'altra e la visione dell'uccello di quell'uomo mi stava provocando pruriti vaginali intensi. Poi ci fecero alzare le braccia e ci spinsero l'uno contro l'altra. Ora l'uccello in tiro dello schiavo premeva contro la mia figa totalmente bagnata. Ci legarono insieme, in modo molto stretto, provocandomi piacevolissime sensazioni; ormai ero bagnata all'inverosimile e ci sollevarono uniti, corpo contro corpo. Mio marito urlava come un pazzo, ma venne preso a schiaffi da Max. "Guarda quella vacca di tua moglie. Guarda come si stringe al bull, le piace sentire l'uccello contro la sua figa... è una porca... e tu povero cornuto grida, grida pure..." Poi Max ordinò a me e all'uomo che avevo davanti di scambiarci un bacio, con grande intensità. Sentii la lingua di quel porco entrare nella mia bocca e io non potei far altro che accettare quello scambio ravvicinato di effusioni. Le nostre lingue si avvinghiarono, con grande trasporto da parte di tutti e due. Ma una frustata sulla schiena ruppe l'idillio. Io gridai per il dolore, interrompendo quello splendido momento di piacere. Anche lo schiavo ricevette una spietata frustata e i nostri corpi ondeggiavano ora uniti, sotto l'effetto devastante della frusta. Frustate, tante frustate. Io ero distrutta, ma l'uccello dell'uomo continuava a premere sulla mia parte intima, a tal punto che cominciai a gocciolare... sul pavimento! Max se ne accorse e ordinò ai suoi uomini di spargere puntine da disegno sul pavimento. Poi ci calarono, fino a farci toccare il pavimento con i piedi. Sia io che lui cercavamo di non toccare terra, per evitare le puntine, ma ad un certo punto i nostri corpi si allungarono e fummo costretti ad appoggiare i piedi a terra. Le puntine fecero scempio delle nostre piante, conficcandosi senza pietà e producendoci un atroce dolore. A quel punto ci sollevarono e ci fecero scendere di nuovo e ad ogni contatto con il pavimento qualche puntina riusciva a conficcarsi nelle nostre carni. Per fortuna qualche altra puntina si staccava e così via per un buon quarto d'ora. Ci ripulirono i piedi dalle puntine e ripulirono anche il pavimento, dopodichè venimmo slegati. Anche Mario venne liberato, ma i suoi occhi lucidi erano un chiaro sintomo del suo stato d'animo. Ci spinsero fuori dalla porta, io ero nuda e raggiungemmo la macchina in un batter d'occhio. La prova fu molto dura, molto più di quanto si pensava. E fu solo l'inizio di una serie di sottomissioni. alle quali ora non so più rinunciare.
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12 anni fa
soniaslave,
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Ultima visita: 11 anni fa
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La Madame e lo stallone
Due giri di chiave, si apre la porta di casa ed entra Avvolta in spendidi aderenti pantaloni neri, e la gambe fasciate da stivali neri con suola rossa. Il rigonfio inguinale tradisce il suo stato di estremo eccitamento. La Madame si muove con passo sicuro, Il rumore dei tacchi segnala i suoi spostamenti. Gira per casa, appoggia le chiavi si avvicina alla camera da letto ed entra."scusami per il ritardo tesoro, ma sai come siamo noi donne ce ne abbiamo sempre una. Spero tu non ti sia annoiato nel frattempo, mon amour". Lo stallone e' sdraiato sul letto. Avvolto in una camicia di forza e da un natrso plastificato che gli cinge le braccia, ha il busto impachettato. Le gambe avvolte in collant con le caviglia unite e bloccate da un giro di nastro grigio fosforescente.Il collant aperto all'altezza del'inguine da cui fuoriesce il membro dello stallone legto con un corda rossa che gli seziona i testicoli estremamente sensibili ed esposti. Ai piedi un paio di decolte' con tacco 12' bloccate con delle corde. Intorno alla vita ha una corda che gli scende tra le natiche per fasciargli le cosce appena al di sotto delle natiche. Le chiappe sono cosi' ben rigonfie ed esposte......incapucciato con gli occhi coperti, e' imbavagliato con una calza che gli cinge la bocca selvaggiamente conferendogli una espressione quasi sorridente.Lei si avvicina, gli scopre gli occhi e mentre con le sue unghie affillate gli accarezza i testicoli e il glande pulsante, si avvicina al suo viso e gli sussura: "leggo il terrore nei tuoi occhi e fai bene perche' fra poco avremo un atmosfera molto calda qua dentro. Non so bene ancora cosa ti faro' di preciso, ma ti assicuro che alla fine sarai uno straccio, un manzo mansueto, uno stallone in lacrime. Hai capito bene cazzone?" e gli serra i coglioni fra le sue unghie."annuisci caro per farmi capire che sei daccordo, se non vuoi che ti strappi questi testicoli gonfi di sperma" prosegue "ero gia' eccitata al pensiero di questa giornata ma devo dire che questo quadretto mi ha fatto bagnare ulteriormente. In pratica sono gia' fradicia. Fammi un po veder come ti muovi che mi piace". Lo stallone comincia ad ancheggiare ed agitarsi goffamente sotto la presa ferrea di madame che gli sorride compiaciuta. "Bene fra poco ti agiterei ancora di piu'. Ho in serbo dei giochetti divertenti per te e sopratutto per me. Annuisci caro. Tutte le volte che mi rivolgo a te devi annuire, altrimenti ti strappo i coglioni. Sono stata chiara?" e alzando il tono della voce "sono stata chiara?" Lo stallone mugola e annuisce. "Direi che la mia amica ha fatto un lavoro eccellente ed e' stata gentile a prestarmi questo bell'animale. Poi la chiamiamo insieme per ringraziarla. Ma prima qualche piccola dettaglio. Prendiamo questa bella corda di canapa, ci facciamo un cappio e la infiliamo prorpio al di sotto della tua bella cappella. Ecco Proprio cosi' la'" spiega Madame tirando fuori lavsua bella linguavtra una parola e l'altra. "Serrare bene e voila' ti ho preso a lazzo". Con il glande impiccato, Madame comincia a tirare e rilasciare l'estremita' del cappio. Il membro dello stallone comincia ad oscillare come una verga impazzita e diventa sempre piu' gonfio."Ecco vedi come mi piace manovrare e gestire i cazzi belli grossi degli stalloni. Mi piace ingabbiarli, metterli le briglie. Ridurvi a feminuccia e farvi diventare delle vere e proprie troie. Un giorno ti faro' cavalcare anche dalla mia trans di fiducia. Ti assicuro che e' una vera e propria amazone" sottolinea Madame."Bene, bando alle ciance, e' ora di riscldare l'ambiente. O meglio piu che l'ambiente le tue natiche, direi" e prosegue "come vedi hai le natiche legate e non e' un caso. Cosi belle esposte si scaldono meglio. Le battero' sino a quando saranno cosi rosse da non poterci appoggiare la mano. Sai come si fa con il ferro da stiro per capire se e' ben caldo" sorride dolcemente madame "Ecco.....una volta riscaldato......l'ambiente....... e non solo, andiamo avanti com il resto del programma. Sei daccordo mon amour?" lo stallone annuisce. " bene vede che cominci a capire come funzionano le cose, perfetto" sorride compiaciuta Madame." bene innanzi tutto controlliamo che il bavaglio non si sia allentato, ma anzi sigilliamolo meglio. Mi piacciono i mugolii degli stalloni che si lamentano e si dimenano. Anzi mi piacerebbe vedere qulche lacrima e sentire qualche singhiozzo a dire il vero." escalama con un gigno crudele madame.Madame gira lo stallone prono, si siede sulle sue caviglie, e dopo essersi ben accomodata e resasi conto di aver bloccato lo stallone, afferra il frustino da amazzone e comincia ad assestare frustate sulle natiche. Ad ogni colpo lui inarca la schiena ma lei continua con cadenza regolare: "uno, due , tre, quattro.....facciamo serie da dieci va bene caro? Annuisci per favore....ecco cosi' va bene. Questo serve per renderti piu' mansueto. E' un metodo infallibile sperimentato anche su stalloni molto indisciplinati."Quando le natiche sono belle rosse madame accarrezza le chiappe, col palo della mano prima, con le unghie poi....."credo ci sia bisogno di un altra ripassata" lo stallone cerca di liberarsi ma lei ripiglia a battere. " ti ho detto che devi annuire. Adesso te lo faccio sanguinare questo culetto"La madame riprende a battere con la solita cadenza sino a quando le natiche non sono ardenti."Bene credo tu abbia capito la lezione, e mi pari molto piu' mansueto. Sei pronto, anzi pronta per diventare la mia giumenta, la mia vacca, la mia troia. Spesso tu dai, bene oggi tu ricevi. Aspetta diamo prima una galoppattina al tuo cazzo" Dopo averlo messo supino, comincia a strattonare il glande "Yeah yeah galoppa galoppa stallone. Hai un bel cazzo e dei coglioni belli sodi. Poi, piu' tardi, mi prendero' cura anche di quelli" sorride madame strizzando l'occhiolino.Tirandolo per il cordino legato al glande del cazzo, lo fa alzare, e le fo accomodare a quattro zampe davanti ad uno specchio con le chiappe belle esposte. Gli bacia caldamente con la lingua le due chiappe e sussurra "bene adesso ci prendiamo cura del tuo bel buchetto, che tra poco non sara' piu' tanto buchetto,......te lo assicuro" Indossato un guanto tipo chirurgo, fa schioccare la plastica come se si apprestasse ad un intervento chirurgico. Comincia quindi ad unguettare il buchetto indifeso dello stallone. "Ecco cosi un bel po' di vasellina, prima un ditino, poi due, affondiamo e trapaniamo ben bene. Mi piace e mi eccota da morre preparare questi buchetti per la deflorazione.....Piace anche a te vero? Bene. Adesso indosso il mio bel cazzone e lo preparo"Madame si piazza davanti allo stallone, indossa lo strap on sopra i pantaloni, lanciando sguardi ammiccanti, stringe le cinghie, invasselina il dildo con fare sapiente, lo maneggia come se fosse un cazzo vero. Poi si muove con passimsicuri dietro lo stallone, allarga le natiche dello stallone con due dita e sussurra "Ecco questo e' uno dei momemti che piu' mi eccita e preferisco, il buchetto pulsante, quasi ansimante dello stallone, bello unto pronto ad essere sverginato. Tu laggiu' ignaro, di quello che ti succedera'. Se hai pazienza un secondo la tua curiosita' sara soddisfatta. Ecco ti punto il mio bel cazzo sul buchetto.....lo senti vero, senti la punta fresca e oleosa...adesso spingo dolcemente.....senti come scivola dentro. Sai perche' scivola dentro cosi?bene? Perche' da ora sei un vacca una vera troietta......via si parte, si stantuffa, al galoppo yeah yeah""Cominciamo con cento stantuffate ..uno due tre..." e proseguendo come impazzita nella sua cavalcata, Madame arriva a cento stantuffate."Bene siamo a cento. Adesso rush finale, per farmi colare alla grande" Madame comincia a stantuffare vorticosamente sino a quando esclama "ecco ci sono quasi,...si si si...ancora qualche colpetto,.....vengo vengo che meraviglia ti vengo nel culo troia che non sei altro."Finita la cavalcata madame si spoglia. Sotto i pantaloni rivela uno stupendo stringivita a cui sono agganciate delle meravigliose calze stile retro'. Indossa quindi un paio di scarpe raffinate dal tacco vertiginoso e si accomoda davanti allo stallone ancora prono con il culo colante, a cosce larghe facendo esplpdere le sue labbra turgide e rigonfie di umori."Mi riassetto un po' qui davanti a te, se non ti dispiace" esclama con aria civettuola toccandosi i capelli e muovendo la testa "La cavalcata mi ha un po' scombussolata" continua.Si riacconcia i capelli, con aria soddisfatta, si strofina un po di lucidalabbra, e si acarezza le albbra con la lingua, quindi si passa un ditino fra le cosce e se lo ficca in bocca: "sublime" esclama sochhiudendo i suoi grandi occhi."Bene adesso chiamiamo la nostra amica e nel frattempo tudevi essere cosi' bravo e carino da farmi squirtare con la tua lingua...chiaro troia? Bene"Madame si accomoda sul letto, si appoggia comodamente alla spalliera splanaca la cosce mostrande tutto il suo splendore e trascina la bocca dello stallone tra le sue cosce. Gli toglie il bavaglio e sussurra "Ora come un bravo cagnolino mi fai colare come una vera vacca......voglio squirtarti in bocca......quindi datti da fare e bada bene di non deludermi. Io ti guido la testa tu fai lavorare bene la lingua."Mentre lo stallone sotto la guida sapiente delle mani di Madame si da da fare con la lingua nel tentativo di farla squirtare... Madame esclama: "bene continua cosi', fai lavorare quella lingua con dolcezza, fammela sentire bene sul clitoride, giraci d'intorno poi scendi e affonda arriva bene sino in fondo,....ecco, bravo, cosi' che mi fai colare. Mi raccomndo tutte quello che esce dalla mia fregna lo devi ingurgitare .....ci siamo capiti vero? Ok, nel frattempo che tu mi sollazzi, chiamiamo la nostra amica per non farla stare in pensiero."Madame compone il numero "Ecco squilla, da libero, vediamo se puo' rispondere tra un godimento e l'altro....ciao cara, come stai? Qui siamo in piena attivita'. Come? E' qui, fra le mie cosce che mi sta lavorando di lingua. Gli vedo il cazzo e le palle che sono veramente enormi. Era tutto perfetto. Lo avevi preparato benissimo. Purtroppo non te lo lascero' tanto in buono stato. Lo sai che quando ho uno stallone fra le mani lo riduco uno straccio....ormai mi conosci. Comunque dopo qualche giorno sara' riutilizzabile, niente di irreparabile te lo assicuro E tu come stai? Hai un bel maschio tra le mani? Bene allora ce lo facciamo insieme. Organizziamo. Ho voglio di scopare prima con te e poi con un bel cazzo. Mi raccomando una cosa raffinata come sai fare tu. Allora a piu' tardi ......mmmmmh come lecca questo stallone. No per adesso non me lo sono ancora chiavato. Fino ad ora mi sono dedicata solo al suo culetto, ora mi faccio il resto. Ciao tesoro a dopo."E dopo aver colato un paio di volte "aspetta che ti voglio fare una bella pisciata in bocca". Madame fa sdraiare lo stallone con il volto verso l'alto si siede a 'spegnimoccolo' sulla bocca di lui e lo irrora con il suo nettare dorato ed esclama in preda al godimento: "Ah che bello, senti che meraviglia il rumore della cascata, pipi' mista a godimento.""Bene adesso fammi sentire la tua cappella, ecco te la punto tra le mie labbra rigonfie e poi bene falla andare piano piano solo la cappella. Ti dico io quando affondare. Ecco ancora cosi' cosi' bene sto per colare dai affonda ora svelto.......stantuffa datti da fare, aspetta che ti afferro per i testicoli. Voglio sentirli bene, mi piace guidarti per i coglioni che stanno, per esplodere."Lo stallone continua a statuffare mente Madame continua guidarlo per i testicoli.E quindi "Aspetta che mi inumidisco il culetto, tu continua fottere, non fermarti mai, altrimenti mi fai arrabbiare davvero. Ok, aspetta te lo estraggo e via adesso mettimelo nel culo.....entra piano, cosi' bene......fermati, aspetta.......ok adesso spingi,......con delicatezza. Senti che bello fa un po' di attrito ma entra inesorabile. Vai inculami sino ale palle. Guarda, osseva la fica libera, vedi come e' rigonfia...ci vorrebbe un'altro bel cazzone, vedi come ansima......su svelto toglilo dal culo e rifottimi con la cappella...dai che coliamo, si che coliamo." e cosi' in questo turbinio di umori e stantuffi Madame ficca la sua amano sulla bocca dello stallone, gli accarezza le palle e lo sente esplodere dentro di lui tra i suoi mugolii e le urlabdi madame. "Bene stallone, mi ha fatto colare, adesso pulisci tutto, leccami bene culo e fica neanche una goccia ne deve rimanere e fai veloce che devo scappare"Ripulito tutto madame si riveste il fretta. Bacia lo stallone sulla fronte e gli sussurra: "sei stata una brava troietta avremo da divertirci insieme.....ciao tesoro." e se ne va.
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12 anni fa
mikythepusy,
37/45
Ultima visita: 2 anni fa
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Sotto il tavolo
Sabato sera. Sono stata invitata in una villa del comasco per partecipare ad una cena principesca... forse il vocabolo "partecipare" è eccessivo... sì, perchè io sono stata sotto il tavolo per tutto il tempo della cena! In effetti sono andata già sapendo il ruolo che mi toccava, in quanto ero stata contattata da un amico di Nicola, un mio Padrone, che aveva bisogno di una schiava per allietare la serata. Mega villa in un mega parco, ambiente elegante e gente raffinata. Dopo una veloce presentazione, vengo invitata dal padrone di casa a mettermi sotto il tavolo a "disposizione" di chi avrà bisogno di me. "Tu Sonia soddisferai i nostri desideri, senza opporre resistenza e ti ricordo che non sono accettati rifiuti di alcun tipo. Infilati sotto il tavolo, che la cena sta per iniziare", mi dice Gioele, il padrone di casa. Io mi infilo sotto il tavolo, completamente ed elegantemente vestita. Inizia la cena e per i primi venti minuti rimango inoperosa. Mangiano e chiacchierano i commensali, in tutto sei coppie abbastanza giovani. Poi all'improvviso mi sento chiamare in causa da una voce femminile: "Sonia, da brava cagna leccami i piedi. Toglimi le scarpe... io sono quella con le scarpe di vernice nera!". Individuo la tipa che mi ha fatto la richiesta e le slaccio lentamente i cinturini, poi con grande delicatezza le tolgo le scarpe e inizio a leccare il suo piede destro. Io sono in ginocchio, con la testa piegata sul suo piede, e lei mi mette l'altro tra le mie gambe, quasi a cercare la mia parte intima. Le lecco un piede e poi l'altro, in modo minuzioso, dito per dito e poi passo a leccare tutta la pianta che si presenta giovane, liscia e vellutata. Ad un certo punto la tipa si rifà viva dicendomi: "Basta ora. Smetti di leccare, lurida cagna. La tua lingua mi importuna! Togliti le scarpe e dammele, insieme alle mie". Io mi tolgo le scarpe e poi le passo alla signora, che probabilmente le appoggia sul tavolo; poi le porgo le sue e anche quelle spariscono alla mia vista. Vengo poi invitata da una voce maschile a fare un bel pompino: una mano sotto il tavolo mi indica il commensale che desidera quel servizio. La mia posizione è alquanto scomoda, ma inizio il mio lavoro di bocca. Gli sbottono i pantaloni, gli abbasso la zip e gli tiro fuori l'uccello, scostando gli slip lateralmente. E' un uccello grosso e già duro, di grande sezione, ma non mi faccio intimidire e inizio a spompinarlo. Lui geme e mi fa capire di gradire molto il mio servizio; ad un certo punto capisco che sta per venire e lui mi conferma la cosa: "Sì, sì, zoccola. Sei brava... sto per venire. Voglio che tu beva il mio sperma, fino all'ultima goccia. Ohh, ohh...". E viene copiosamente nella mia bocca; io ingoio tutto, stando attenta a non sprecare quel liquido caldo e saporoso. Altri due mi richiedono di essere spompinati e io eseguo. Loro però non vengono e mi chiedono espressamente di fermarmi, essendo vicini al traguardo. Il padrone di casa mi invita a spogliarmi totalmente e a posare i miei indumenti sopra il tavolo. Mi tolgo la camicetta, la gonna, le autoreggenti, il reggiseno ed infine il perizoma e metto tutto sul tavolo. Ormai sono completamente nuda, ma nessuno dei commensali mi ha ancora vista. Una donna mi fa leccare i suoi piedi e alla fine mi chiede di stendermi davanti alle sue estremità inferiori. Io lo faccio e lei usa il mio volto come appoggiapiedi. Poi un altro uomo mi chiama: "Sonia, devo pisciare, ma non ho voglia di andare in bagno. Vieni qui, latrina umana! Devi bere la mia urina... tutta, fino all'ultima goccia. Capito?". Io rispondo affermativamente, lui si abbassa i pantaloni e le mutande, liberando l'uccello. Poco dopo la sua urina scorre nella mia gola, ma la quantità e davvero tanta e io non riesco ad ingoiarla tutta; il mio viso viene colpito dallo schizzo potente dell'uomo e io mi sento lavata da quel liquido disgustoso. Il padrone di casa interviene e mi ordina di leccare la figa liscia e depilata di una commensale, che dopo poco emette gemiti di piacere e mi squirta in viso. Poi Gioele mi dice che siamo verso la fine della cena e anche io devo devo partecipare al banchetto: altro che banchetto... devo ingoiare lo sperma di tutti coloro che vorranno venire nella mia gola! I sei uomini presenti iniziano a masturbarsi, i gemiti non si contano e arrivano i primi schizzi. Io non riesco a bere tutto lo sperma che arriva, perchè i tipi vengono anche contemporaneamente e così finisce che mentre ingoio lo sperma di uno, l'altro mi viene sul culo e sulla schiena. Ho sperma dappertutto: in gola, sul seno, sulla schiena e sul culo e gli schizzi finiscono anche sul pavimento. Ormai tutti i presenti si sono masturbati e hanno irrorato la schiava con il loro caldo nettare. Ad un tratto, come per magia, il tavolo si alza e viene riposizionato poco più in là. Io rimango scoperta e ora tutti mi possono vedere in "costume adamitico". Gioele inveisce contro di me, con voce sprezzante: "Puttana, hai permesso che questi uomini sporcassero il pavimento con il loro lurido sperma. Meriti di essere punita. Prendetela a calci, senza pietà!". E così i presenti si divertono a prendermi a calci, con o senza scarpe. Io sono sdraiata a terra e ricevo colpi nei fianchi, nella pancia, sui seni. Poi sento una mano che preme sul buco del culo. "No, quello no... vi prego... mi fa ancora male dall'ultima punizione ricevuta...", supplico io con voce flebile. Ma il tizio non si fa impietosire e continua ad allargarmi l'orifizio con le dita. Alla fine il mio buco cede alla violenza della mano, che si introduce e mi dilata irreversibilmente l'orifizio. Provo dolore al culo, ma anche le altre parti del mio corpo risentono dei colpi ricevuti. Piango, mi dispero e mi agito, ma non c'è nulla da fare per me. Devo subire e basta! Solo la voce di Gioele riuscirà a fermare i commensali inferociti (e anche arrapati!): "Basta ragazzi, non vedete come è ridotta questa povera creatura? Ora riconosco che è stata punita abbastanza!". Mi aiuta a rialarmi: il trucco è colato dai miei occhi piangenti, il rossetto non è che un ricordo, il mio corpo inizia a mostrare i primi lividi e la sborra si sta seccando sulla mia pelle. Qualcuno mi infila qualche banconota nella figa, ma io non voglio essere pagata. Rifiuto il denaro... faccio la schiava per piacere, non per soldi!
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12 anni fa
soniaslave,
42
Ultima visita: 11 anni fa
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Indovina chi è. Terza parte
Si prepara la quarta coppia. Il primo uomo mi infila un uccello duro come il marmo in bocca e inizia a muoverlo con grande maestria. La mia lingua si muove anche lei e io succhio con grande avidità quell'uccello dalle dimensioni importanti. Subito dopo sento il secondo uccello che mi sfonda l'ano e inizia a pomparmi con un giusto ritmo. Mi piace essere inculata davanti a tutti, mentre mio marito guarda e gode come al solito. A lui non interessa se sua moglie viene sbattuta da tutti, a lui interessa più che altro vedere sua moglie punita con rigore, che si lamenta per le torture che riceve. Alla fine dei fatidici tre minuti, come un orologio svizzero, il Master impone lo stop. Mi rivolge la solita domanda e io rispondo sicura: il primo è Nicola, il secondo è James. Sbaglio clamorosamente e tutta la platea bisbiglia quasi con soddisfazione. Arriva la prima punizione, alquanto dolorosa: i miei capezzoli vengono stretti, prima uno e poi l'altro, dalla ferrea morsa di una pinza e avvitati più volte su sè stessi. I miei capezzolini si torcono, producendomi un dolore fortisssimo e io non posso esimermi dall'emettere un prolungato urlo. Arriva l'altra punizione, che consiste nel clistere maxi. Mi tolgono la benda dagli occhi e mi fanno mettere supina. Io odio profondamente questa punizione, non tanto per l'esecuzione che non è molto dolorosa, quanto per gli effetti devastanti che produce il liquido che mi viene iniettato nel culo. Il liquido è molto caldo, quasi bollente, un po' fastidioso, ma non doloroso. Alla fine dell'introduzione, mi sento veramente gonfia, ma voglio trattenermi (per quanto posso!) dall'espulsione. Sento che il mio intestino reclama lo svuotamento, ma io resisto. Chiedo se posso andare in bagno, ma il Master me lo nega e mi indica un angolo della stanza, dove potrò scaricarmi, vista da tutti i presenti. Mi trattengo e il Padrone, ridendo sottolinea la situazione: "Fin quando questa puttana non cag...., non potremo continuare il gioco. Non vorremmo far trovare in situazioni imbarazzanti i nostri giocatori!". Ormai sono al limite del trattenimento e chiedo al Padrone di poter andare nell'angolo. Percorro i pochi metri addirittura piegata su me stessa, con grandi dolori di pancia. Mi scarico rumorosamente e purtroppo questa volta lo scarico è costituito anche da roba solida. Sono umiliata al massimo, mentre la platea commenta e mi deride rumorosamente. Ritorno al mio posto e due uomini puliscono celermente l'angolo della stanza. Vengo nuovamente bendata. Quinta coppia: il primo come al solito in bocca e il secondo nella figa. Sbaglio clamorosamente anche questa volta e mi accingo a subire le punizioni che merito. Vengo sbendata e tre uomini si pongono davanti a me con gli uccelli in mano. Mi lavano la faccia e i capelli con l'urina, obbligandomi anche a berne una buona quantità. L'altra punizione mi riduce il culo ad un puntaspilli e decine di aghi con la testa in plastica vengono conficcati nelle mie tenere carni. Che dolore! Quando li tolgono, qualche rigagnolo di sangue affiora qua e là. La prova è finita e tutti mi applaudono con grande calore. Non mi ero mai esibita davanti a tanti uomini, ma devo dire che, clistere a parte, è stato per me un gioco appassionante. Anche mio marito, vero cuckold, è soddisfatto. In fondo ci vuole poco per farmi felice!
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12 anni fa
soniaslave,
42
Ultima visita: 11 anni fa
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Indovina chi è. Seconda parte
Vengo bendata e fatta stendere sulla cassapanca, che si rivela subito dura e ruvida; appoggio il collo nel semicerchio apposito e devo tenere la testa ben orizzontale, perchè sotto non c'è alcun appoggio. Posizionano l'altra parte della parete, che viene "chiusa" con appositi ganci. Ora il mio collo è bloccato e il senso di impotenza è totale. Sento che le mie caviglie vengono afferrate da due forti mani e le gambe mi vengono alzate e divaricate. Il Master invita due uomini a posizionarsi: uno davanti alla mia bocca, l'altro davanti al mio pube. Sono tesa perchè non so quale parte del mio corpo verrà interessata dal secondo uomo. Il Master dà il via e il primo uomo mi infila in bocca un grosso uccello: preme molto, me lo fa arrivare in gola, quasi soffocandomi. L'altro sceglie il mio culo, che ancora non è pronto a ricevere dilatazioni da parte di un pene grosso e gonfio. Io emetto un gemito, che viene soffocato dall'uccello che ho in bocca. Lecco l'uccello che ho in gola, mentre l'altro pene mi sfonda il culo con molta veemenza. Dopo tre minuti esatti il Padrone dà lo stop e i due uomini tolgono gli uccelli dalla mia bocca e dal mio ano. Poi il Master si rivolge a me, formulando quella che sarà la domanda di rito per tutto il gioco: "Sonia hai individuato i due uomini che ti hanno "avuta"?. Prima dirai il nome di colui che è stato deliziato dal tuo pompino, poi il nome di colui che ti ha scopato. E' tutto chiaro?". Io rispondo che il primo è Alberto, mentre il secondo è Mario, mio marito. "Esatto, brava Sonia. Niente punizione. Passiamo ad un'altra coppia di uomini", risponde il Master. Beh, la prima manche era relativamente facile: non è la prima volta che Alberto si fa spompinare e quel suo ritmo veloce e quel suo modo di infilarmelo in gola è del tutto caratteristico. Per quanto riguarda Mario... conosco bene il suo modo di pomparmi nel culo... è mio marito! Seconda coppia. In bocca mi viene infilato un uccello moscio, che rimarrà così per tutti tre minuti della prova, mentre il secondo uomo sceglie ancora il mio culo. E' dolce nell'entrare ed uscire dal mio orifizio, a tal punto che il buco mi duole meno di prima. Alla fine della manche sono sicura che il primo uomo è Pietro, che anche se non ho mai visto reputo di età avanzata, il secondo lo identifico con Giorgio. Il Master è quasi felice delle mia risposte e annuncia con ilarità: "Sonia hai indovinato il primo nome, ma hai sbagliato il secondo. Sarai punita per questo. Attendi con fiducia la tua punizione... sta arrivando!" Non so che cosa mi faranno... nella mia mente passano diverse immagini... Poco dopo il mio seno viene inondato di cera bollente e i miei capezzoli sono totalmente ricoperti di cera, che in breve si solidifica. Terza manche: un piccolo uccello in bocca e uno medio in figa. La mia figa è ormai completamente bagnata e non oppone alcuna resistenza... anzi... mi godo interamente e con grande intensità quei tre minuti di scopata. Alla fine il Master mi chiede i nomi dei due, ma io sbaglio clamorosamente. Il Master questa volta è magnanimo e mi fa scegliere la prima punizione: vuoi ingoiare sperma o essere lavata dall'urina? Scelgo di ingoiare sperma e un altro uomo si masturba davanti a me, inondandomi la bocca del suo caldo nettare. Lo ingoio fino all'ultima goccia, anche se devo dire che la quantità era veramente notevole. Mi fa scegliere anche la seconda punizione: bacchettate sulla pianta dei piedi o clistere maxi. Io scelgo le bacchettate e ricevo venti bacchettate per pianta. Ho le piante dolenti, ma non ho subito l'onta del clistere, che per me rimane una delle cose più umilianti per una schiava.
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12 anni fa
soniaslave,
42
Ultima visita: 11 anni fa
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Parcheggio hard
LUI - Una sera andando in un parcheggio incrociamo una macchina con la portiera aperta dalla parte del passeggero, a bordo la tipa del prontosoccorso con le gambe aperte senza mutandine. Una gamba fuori dalla macchina, l'altra dentro. Con la mano si stuzzica la figa morbida e pelosa, mentre con l'altra mano massaggio il cazzo del suo uomo seduto al volante. Parcheggiamo di fianco apriamo la portiera e tu ti togli le mutandine e mostri la tua figa sbrodolosa, mentre guardi smaniosa il cazzone duro. Lei estrae un grosso vibratore dalla borsetta e comincia a strofinarlo sul culo mentre il suo uomo le tocca la figa. La scena è molto eccitante e tu vuoi che ti tocchi le tettone, turgide e sode, mentre ti sditalini, mostrando le tue gambe fantastiche con i sandalini da strafiga. Intanto lei se lo è infilato nel culo e mugola di piacere mentre ci osserva passandosi la lingua sulle labbra... Lui ti mostra un cazzo di un diametro incredibile che sbuca dai pantaloni rossi.
Siamo fuori dalla macchina; noi maschi in piedi voi piegate lei mi tira verso la sua bocca e lo succhia in modo incredibile mentre tu mi lecchi le palle e poi ti unisci mi fate un bocchino doppio stupendo, mentre il suo uomo si porta dietro di voi e ti lecca mentre continua a menare il cazzone di gomma nel culo di lei...
Ci mettiamo nei sedili dietro, noi maschi seduti e voi vi calate sui nostri cazzi, tu senti la figona aprirsi e tirarsi mentre lui ti accompagna piano su e giù e gli sventoli le tettone davanti alla faccia. Sei tutta inarcata per affondare bene la figa sul quel cazzo incredibile, lo senti anche nel culo mentre lei si passa le dita nella figa e poi me le fa leccare..mmh il profumo di femmina mi fa impazzire, intanto sento la sua figa che mi avvolge il cazzo...
Il profumo di femmina mi fa venire voglia di leccargliela, lei si gira, in piedi piegata si corica appoggiando la pancia al sedile davanti e mostrandomi il culo e la figa, nera e pelosa. Affondo la faccia e mentre le accarezzo le gambe inizio a leccargli il culo morbido e poi la figa bagnata, intanto vicino alla macchina si sono avvicinate altre coppie e le donne menano il cazzo dei loro uomini, Una è praticamente dentro la macchina e puoi sentire il profumo del maschio eccitato... mentre ti guardo lei si cala sul cazzo e se lo infila nel culo, mentre un maschio fuori dalla macchina si avvicina alla sua bocca e lei comincia a sbocchinare con avidità, io ti guardo. sei scatenata su quel cazzo enorme che ti riempie la figa, e anche tu non resisti alla vista del nuovo cazzo, ha delle palle fantastiche e inizi a leccarglielo con fatica perchè hai voglia di urlare...
LEI - Io che già ero vicina all'estasi allungo la mano e accarezzo le palle del "nuovo " e tu mi guardi e mentre vuoi il suo culo cerchi le mie tette e mi infili la lingua in bocca eccitato da morire.. Sa di buon maschio e mi fa impazzire e non smetto..e ti guardo godere dell'altra che vuole leccare con me mentre si muove su di te come una troia.. C'è un odore inebriante..
LUI - è il profumo di sesso, eccitante intrigante. La voglia di sborrarvi in faccia è fortissima, usciamo dalla macchina tu ti metti davanti ai due maschi che se le menano e a turno li continui a succhiare e così fa lei con me e l'altro, la vista di te in mezzo a due maschi come una vera femmina in calore mi eccita da morire e la lingua di lei mi fa venire, lo prende tutto in bocca, ingoiando tutto...
LEI - Anche i bei maschi vengono sulle mie tette ed io me la spalmo esausta ma appagata.
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12 anni fa
stuzziconi,
38/45
Ultima visita: 2 anni fa
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Indovina chi è. Prima parte
Serata particolare dal Padrone, che ha ideato per me un gioco a carattere erotico. Appena arriviamo, io e mio marito, veniamo portati in una sala dove sono presenti una trentina di uomini completamente nudi. Il Padrone fa la presentazione della schiava ai presenti e poi fa accomodare mio marito nella prima fila di sedie. Viene invitato a spogliarsi dal Master, visto che anche lui sarà parte attiva del gioco. Mio marito si spoglia e si siede al posto che gli è stato riservato. Io scruto le facce dei presenti e riconosco tanti vecchi e nuovi amici: tra gli altri Nicola, Sandro, Pietro e Alberto. Parte la musica e io vengo invitata a spogliarmi a ritmo di musica, improvvisando uno spogliarello tipo "nove settimane e mezzo". Inizio a spogliarmi e lancio i miei vestiti ai presenti, che fanno a gara per aggiudicarseli. Rimango completamente nuda e mi avvicino al Padrone, che si accinge a spiegare il gioco. Poco più distante c'è quello che sarà il "letto" su cui si svolgerà il gioco: una specie di cassapanca in legno ruvido alla cui sommità è fissata una parete iin legno divisa in due parti, con un foro centrale per permettere l'introduzione del collo della vittima di turno. Quasi una specie di gogna moderna. Il Padrone mi dice che io dovrò stendermi sulla struttura in legno, che il mio collo passerà oltre la parete grazie al buco e che, una volta richiusa la parete, non potrò vedere che cosa succede oltre alla stessa. Il gioco si svolge a manches di tre minuti, durante le quali due uomini mi impegneranno contemporaneamente: uno mi obbligherà a fargli un pompino, mentre l'altro potrà scegliere se scoparmi davanti o dietro. Io sarò bendata, per impedirmi di vedere, e le mie gambe saranno alzate, divaricate e tenute in posizione da due uomini, al fine di offrire i miei buchi allo scopatore di turno. Io dovrò scoprire i nomi di coloro che mi hanno usata e tal fine tutti gli uomini presenti vengono invitati ad alzarsi e a dire il loro nome. Io cerco di fissare nella memoria i loro uccelli, che non sono tutti in erezione. Da alcuni sono già stata scopata, ma quando ricevi tanti uccelli è facile fare confusione. E se non indovinerò la loro identità? Provate a pensare che cosa succederà... Verrò punita con una piccola tortura, che metterà a dura prova la mia figura di schiava.
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12 anni fa
soniaslave,
42
Ultima visita: 11 anni fa
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Come si sfonda una slave
Dopo un'intensa giornata lavorativa, qualsiasi uomo normale si mette davanti alla televisione e si gode il suo programma preferito: ormai con tanti canali a disposizione non c'è che l'imbarazzo della scelta. Ma mio marito è un po' speciale e alla sera fissa telefonicamente con il Padrone appuntamenti punitivi per la sua consorte. Qualche sera fa ho intercettato una sua telefonata, nella quale dava la disponibilità del mio culetto ad essere tormentato: "Sì, per me non ci sono problemi... io acconsento! Lei ha già avuto rapporti anali e non penso che una dilatazione in più faccia la differenza. Inculatela pure a vostro piacere. La convinco io, tranquillo". "Con chi parlavi, tesoro?", gli dico con aria sorniona. Lui tergiversa un po' e poi si decide a confessare la sua marachella: "Non ho resistito alla tentazione di vederti nuovamente punita dal Padrone: mi piace troppo quando ti vedo sottomessa da altri. Lo sai che mi eccito moltissimo nel sentire i tuoi lamenti e nel vedere che gli altri ti scopano con piacere. Domani sera saremo dal tuo Padrone. Sicuramente alla fine mi ringrazierai, visto che ti divertirai molto anche tu". "E perchè parlavi del mio sedere?", chiedo io con aria curiosa. Lui non risponde, forse vuole mantenere il segreto. Aggiungo che l'importante per me è che non ci sia Pietro alla sessione, visto il suo poco invitante odore; non l'ho mai visto in volto, ma penso sia un uomo di una certa età, che non potendo fare altro, si è adattato alla condizione di schiavo. Mio marito mi assicura che Pietro non ci sarà, ma io non ne sono affatto certa. Giungiamo alla "casa delle torture" e come sempre mio marito mi affida al Master. Vengo portata nella solita stanza, spogliata e bendata. Mi viene messo il guinzaglio e "a quattro zampe" devo proseguire per raggiungere un'altra stanza, "tirata" senza troppi complimenti dal Master. Lì ci sono altri uomini e mi fanno stendere a pancia in giù su quella che percepisco essere una vecchia rete metallica. Non è molto piacevole per le mie tette e la mia pancia il contatto con la rete metallica. Mi fanno aprire le braccia e le gambe a X e mi dicono di attendere. Sento uno strano odore famigliare... un odore pestilenziale di sudato... è sicuramente Pietro. L'identità misteriosa passa accanto alla rete sulla quale sono sdraiata e poco dopo il Padrone dice: "Pietro stenditi sulla rete a pancia in giù. Apri le gambe e le braccia ad X. Forza, bastardo. Esegui gli ordini!". Io ormai ho la certezza che quell'essere orripilante sarà anche questa volta il mio compagno di avventure. Poco dopo sento due piante callose e ruvide a contatto con le mie. Sono le piante dei piedi di Pietro. Stanno prendendo le misure per organizzare la punizione e solo quando sarò sbendata alla fine, avrò la certezza di come sono posizionate le reti: sono una in fila all'altra, unite da cavi d'acciaio, che le tengono saldamente legate. "Apri il culo a quella troia, che le facciamo passare la voglia di essere nata", ordina il Padrone. Due robuste mani mi allargano le natiche e io sento il mio buco opporre una giusta resistenza. "Guarda che bel buco rosa ha la puttana. Chissà quanti cazzi avrai preso in vita tua in quel fantastico buchetto. Ora non avrai i cazzi che vuoi, ma un bel manico di scopa, che ti spaccherà il culo", sentenzia il Master. MI infilano il manico di scopa e io mi sento spaccare lo sfintere. Mi lamento e supplico il Padrone: "Signore, fatemi tutto quello che volete, ma non sfondatemi il culo con un manico di scopa!". Lui ride e i suoi uomini spingono nel mio povero orifizio il manico con molta violenza. Poi sento Pietro che si lamenta per quel maledetto manico di scopa nel culo e capisco che cosa è successo: il manico è da una parte nel mio culo e dall'altra... nel culo di Pietro! I nostri piedi vengono legati insieme, le nostre piante sono posizionate definitivamente le une contro le altre e una sbarra di ferro, situata tra una gamba e l'altra, ci tiene le gambe divaricate. Il manico di scopa sembra leggeremente lungo, ma agli uomini del Padrone la cosa non interessa proprio. Spingono il manico un po' nel mio culo, che ormai è totalmente sfondato,e spingono un po' il manico dall'altra parte nel culo di Pietro, che ora si lamenta come un bambino piagnucoloso. Poi Pietro viene frustato sulla schiena e si dimena per quel che può, visto che gli uomini del Master lo tengono ben fermo, a contatto con la rete metallica. Però riesce a dimenarsi un po' e il manico di conseguenza si sposta nel mio culo. Ormai ho le lacrime agli occhi, per il dolore che è davvero insopportabile. Poi la mia schiena viene inondata di cera calda e anch'io tento di divincolarmi dalla stretta morsa degli uomini che mi circondano. Più mi muovo e mi agìto e più il mio culo viene "lesionato" dal robusto manico di legno. Alla fine mi afferrano per le spalle e mi spingono contro le piante dei piedi di Pietro. Un rigagnolo di sangue esce dal mio buco del culo e solo allora cessano di spingermi contro Pietro, spaventati da quelle che possono essere le conseguenze di un tale sconsiderato gesto. Una volta slegata, mi sfilano il manico della scopa dal culo e per fortuna il sangue sembra cessare di uscire. Ma qualche altra perditina rossa si verificherà nei giorni successivi, specie durante l'espulsione delle feci. Vengo sbendata e ho una situazione chiara della scena che si è consumata ai miei danni. Pietro si è già allontanato e anche questa volta non sono riuscita a vederlo. Comunque ne sono sicura... la sua "visione" non deve essere affatto angelica!
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12 anni fa
soniaslave,
42
Ultima visita: 11 anni fa
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Frustate per due
Mario, mio marito, telefona al Padrone per fissare un nuovo appuntamento e lui gli dice che ha in mente qualcosa di nuovo ed interessante per me. Sarà una sessione in cui io proverò uno stato di sottomissione del tutto nuovo, che mi umilierà in modo deciso e annullerà completamente la mia personalità. Appena arrivati Mario mi consegna al Master, che mi conduce nella stanza delle torture. Mario non mi può seguire e viene fatto accomodare fuori in una stanza tapezzata di foto di schiave, dove ci sono anch'io ritratta in varie pose, con la schiena distrutta dalle frustate e le tette livide. Nella stanza delle torture sono sola con il mio Padrone, che mi ordina di spogliarmi. Io mi tolgo tutto e rimango in reggiseno e mutandine. "Togli anche il reggiseno e le mutandine, puttana", mi dice con tono brusco il Master. Tolgo il reggiseno e mi sfilo le mutandine, rimanendo completamente nuda davanti a lui, che mi scruta e poi mi schiaffeggia con tono "affettuoso" le tette. "Ora rimettiti le scarpe, lurida cagna... quelle oggi ti sono concesse!", mi apostrofa il Padrone. Mi infilo le scarpe e lui mi benda gli occhi, impedendomi così di poter vedere quello che mi aspetta. Quando si viene privati della vista e non si sa che cosa ti faranno, l'adrenalina sale e tutto può succedere, senza che la schiava possa minimamente prevedere lo sviluppo delle cose. Il Master mi fa mettere le braccia sulla testa e mi ordina di rimanere immobile. Poi mi mette un ferro in bocca, che mi impedisce di chiuderla, Avverto che qualcuno sta entrando dalla porta, ma non immagino chi sia. Poco dopo capisco che si tratta di un uomo, che si pone di fronte a me: purtroppo percepisco subito che non è amante del sapone e la cosa mi disturba non poco. Vengo spinta dalla schiena contro di lui: é nudo, ha una pancia pronunciata e un uccello alquanto moscio. E il suo uccello rimarrà moscio per tutta la sessione, malgrado lo sfregamento con il mio corpo. Le mie caviglie vengono legate alle sue, un'altra corda che mi passa sotto il seno mi blocca al suo corpo; mi vengono alzate le braccia e i miei polsi vengono legati con i suoi. Poi i nostri corpi vengono assicurati ad un gancio, che presumo collegato al soffitto e vengono messi in tensione. L'odore di sudato che emana il corpo dell'energumeno che mi sta davanti è nauseabondo e il suo alito è veramente pesante. La sua bocca è esattamente davanti alla mia, che è obbligata a rimanere spalancata a causa dell'aggeggio di ferro che mi hanno infilato. Prende la parola il Padrone, che ci illustra con voce perentoria la punizione che andremo ad affrontare: "Ora Sonia e Pietro siete legati saldamente una davanti all'altro e riceverete la punizione che meritate. Inizierò a frustare la schiena di Pietro, che se si lamenterà procurerà due violenti colpi di frusta alla povera Sonia. Se poi Sonia emetterà dei lamenti, riceverà uno sputo in bocca da Pietro. Avete capito tutto?". Alcune persone entrano dalla porta e si sistemano davanti a noi. Io sono bendata e non riesco a capire quanti siano gli spettatori e se tra loro ci sia mio marito. La frusta inizia a lavorare e Pietro riceve un deciso colpo, che lo fa sbattere ancor più contro di me. Il suo peso mi fa vacillare, ma per fortuna l'energumeno non si lamenta minimamente. Bene, penso io, è un uomo coriaceo, che sopporta bene il dolore. Io cerco di immaginare che tipo di uomo sia Pietro: di certo non giovane, che forse ha già raggiunto la pace dei sensi, visto che il suo pene è decisamente ciondolante, pur premendo sulla mia figa. Ma quel che più mi disturba è l'odore acre del suo sudore. Viene frustato con veemenza, ma lui tace per i primi dieci colpi, accusando i colpi con grande self control. Poi però inizia a lamentarsi: "Ah, che dolore", dice il mio "dirimpettaio". E puntualmente mi arrivano due colpi sulla schiena. Anch'io sono una donna abituata s subire e non proferisco parola. Ora Pietro si lamenta di continuo per le frustate ricevute e io "godo" di ben due frustate ad ogni suo lamento. Dopo una dozzina di frustate decise, non riesco più a trattenere i lamenti e, per quel che posso, gemo per il dolore prodotto dalle frustate. E Pietro viene invitato a sputarmi in bocca. Io provo uno schifo tremendo, sentendo sulla mia lingua la sua schifosa e puzzolente saliva. Frustano lui, frustano me sulla schiena e sul sedere... lui comincia a sudare in modo copioso e io sento il suo sudore sul mio corpo. La mia bocca si riempie di saliva e io sono costretta, mio malgrado, a deglutire, Il Padrone sghignazza e le frustate aumentano in maniera considerevole. Non so quante ne ho ricevute, ma sicuramente alla fine i colpi non sono meno di settanta. Poi il Master invita i presenti ad usarmi come discarica e io ricevo sputi in tutto il corpo. Non vengono risparmiati i miei capelli e persino la benda che ho sugli occhi riceve enormi sputacchiate. Ne ricevo ovunque: dal culo alle caviglie, dalla schiena alle scarpe. Mi slegano e Pietro viene accompagnato fuori dalla stanza; anche tutti i presenti escono e io rimango sola con il Master. Vengo sbendata e finalmente posso vedere il mio corpo martoriato, livido e oltraggiato dagli sputi. Ritrovo mio marito nella sala d'aspetto... sarà entrato anche lui? E' possibile, visto che ormai non si scompone più nel vedere la sua povera moglie umiliata e sottomessa. Anzi gode nel vedere il trattamento che mi viene riservato durante le sessioni!
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12 anni fa
soniaslave,
42
Ultima visita: 11 anni fa
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le foto
Ciao a tutte le coppie,
L'altra sera parlavo con Michelle e scherzando lo ho proposto di aggiornare le ns. foto, lei e' rimasta ben contenta ( so che le piace farsi fotografare).
Pero' non poteva immaginare la location del servizio fotografico che avevo in mente...
guardo le previsioni e danno x domenica una buona temperatura.. passabile per le foto outdoor
Domenica mattina le dico di preparare una borsa con dentro tutti i suoi completini intimi, da quelli castigati a quelli sado-maso, sussurandole che al pomeriggio saremmo andati a fare le famose foto. Io nel frattempo preparo in macchina anche una corda e il gatto a nove code...
dopo mangiato saliamo in macchina e mentre viaggiamo lei mi chiede dove eravamo diretti, le ho risposto che era una sorpresa, l'importante e' che doveva lasciare a me la conduzione delle foto delle pose ecc.ecc.
Tutta eccitata accetta di buon grado.
Dopo circa 1 ora arriviamo sul ticino passiamo il ponte di oleggio, sulla sinistra c'e' una spiaggetta dove prendere il sole d'estate, ma adesso non si puo' scendere se non a piedi.
Avendo gia' frequentato il posto so' che inoltrandosi lungo la riva d'estate ci sono posti dove le coppie nudiste possono prendere il sole, ma adesso e' tutto vuoto...
a un certo punto si apre a destra come una biforcazione del ticino in secca , la percorriamo e dopo un po' ci ritroviamo di nuovo su un'ansa del fiume ma lontano dai posti frequentati..
"ok questa e' la location" le dico, lei si guarda intorno per assicurarsi che non ci sia nessuno..
Mi chiede cosa facciamo, io le dico di cominciare a spogliarsi nuda e di indossare i completini partendo da quelli casti..
lei esegue, vedo il suo sesso umido, evidentemente la cosa la eccita...
cominciamo a scattare le foto, lei si propone in pose sempre piu' maliziose, man mano che i completini si fanno sempre piu' provocanti..
gli scatti si susseguono sempre piu' provocanti.. ma il bello deve ancora avvenire... ( a nostra insaputa!)
Era rimasto solo il completino sadomaso.. lo indossa, scatto qualche foto, poi le propongo di appoggiarsi a una pianta con i seni rivolti al tronco e il culo sodo rivolto verso me. Le dico di non muoversi, prendo la corda che avevo preso dalla macchina senza farmi notare da lei, e faccio per legarle un polso, ma lei si volta e dice di no!!
con dolcezza la invito a lasciarmi fare, dopo qualche resistenza accetta, e cosi la lego nella posizione sopra descritta, scatto qualsche foto, la slego e le faccio cambiare posizione: stavolta braccia alzate e lego i polsi, passo la corda sopra un ramo e la immobilizzo cosi.
poi prendo un ramo e le lego le gambe aperte..in pratica e' la posizione e': rivolta verso me, con le gambe aperte e le braccia alzate e aperte.
Le scatto qualche foto, ( ho il sesso turgido dalla voglia del suo corpo) lei mi invoca che mi vuole e di slegarmi.
Le dico di resistere ancora un po' intanto continuo a scattare, poi mentre la fotografo sentiamo un rumore, Lei si agita, ha paura che ci sia qualcuno, io pure... in effetti ponendo attenzione notiamo nella boscaglia un uomo sui 30 anni in bicicletta da montuain bike che sta venedo verso di noi.. non so se si e' accorto di noi..
Siamo assaliti dal panico
Lei si agita fa per urlare di slegarla , io le dico di stare ferma e non fare rumore, forse e' talmente impegnato con la bici che non si accorge di noi..
Lei si tranquillizza, ma ha il cuore che le batte forte, io idem, pero' entrambi siamo ancora di piu' eccitati da questa situazione non voluta..
Cavoli! ci ha visto!!
cosa facciamo? lei mi chiede.. le rispondo di far finta di niente e come se lui non ci fosse continuiamo a fare foto..
Con la coda dell'occhio lo tengo sotto controllo... lui appoggia la bici ad una pianta e si avvicina a guardare...
pensavo che non osasse parlare ( come fanno di solito i guardoni) invece ci chiede se puo' rimanere a guardare.
Questa domanda ci viene posta cosi' educatamente che, prima che io possa rispondere, Michelle stessa le dice di si!.
io rimango abbastanza colpito dalla risposta , ma va bene anche per me...
proseguiamo a fotografare, poi prendo il gatto a nove code , mi porto alle spalle di michelle e cerco di fotografarla mentre le frusto il suo bel culo, ma l'operazione e' difficile...
Il singolo si propone di fare lui le foto, io invece le dico il contrario: io fotografo e lui frusta il culo di Michelle, Lei acconsente!!
E cosi' io fotografo, lui frusta e lei gode!!
Lei si contorce da un misto di dolore ma ancor di piu' dal piacere... ci guarda e ci chiede di scoparla legata..
Il singolo dice che non ha il profilattico.. per fortuna ne ho sempre un paio con me ( quando esco con Michelle non si sa mai come finisce). ne porgo uno al singolo che si propone davanti a MIchelle con un sesso di rispettabili dimensioni, Michelle sbava dalla voglia di provarlo.. io nel frattempo mi sposto dietro di Lei.
il singolo aspetta , allora gli dico di prenderla, lui si avvicina e le penetra in piedi con Michelle legata a gambe aperte e braccia sollevate,
io a mia volta mi infilo nel suo ano.
noi due cominciamo a muoverci nel suo caldo corpo. Lei comincia a godere sia per la posizione sia per la situazione, sia per quello che sta provando nel suo corpo.
Gode e rigode piu' volte velocementele. le sue gambe sono molli e viene sorretta in piedi solo dalle corde che le legano le braccia al ramo sopra di se.
io e il singolo godiamo dentro di lei quasi in simultanea, ( forse dovuto al fatto di sentire con il pene i colpi dell'altro nel corpo di Michelle.
Siamo sconvolti tutti e tre.
preso fiato il singolo ci ringrazia e prende la bici, ma anziche salire va a piedi ( forse e' cotto!!)
Slego Michelle che si adagia per terra molle per l'intensita' degli orgasmi avuti. ha uno sguardo delizioso, lo sguardo di una completamente appagata, mi sorride dolcemente e mi dice che sono un gran porco, ma gli piacio anche per questo!
Ci rivestiamo e torniamo alla macchina..
Mi guarda , ci guardiamo, ci scappa un sorriso...e un bacio profondo.... sicuramente faremo altre fotografie outdoor!!!
William
p.s. le foto le pubblicheremo appena possibile!
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12 anni fa
william e michelle,
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Sonia
Tutto è successo in una fredda sera d'inverno del dicembre scorso. Quella sera avevo appuntamento con Luciano, il mio Padrone numero tre: e sì, perchè tramite questo fantastico sito mi sono trovata ben tre Padroni, tutti molto severi ed esigenti, che si conoscono tra loro e che qualche volta architettano punizioni "comuni" ai danni della sventurata che scrive. Luciano era in compagnia di tre amici e il mio arrivo è stato salutato in modo molto festoso, addirittura con spumante e pasticcini. Ma le feste durano poco per le schiave come me e io so bene che quando vado a queste riunioni finisco sempre per soffrire molto. E' chiaro che comunque queste sofferenze me le cerco volutamente, perchè nessuno mi impedirebbe di stare sul divano di casa a guardare la televisione. Dopo il primo quarto d'ora di stampo godereccio, Luciano ordiina con voce perentoria a due suoi amici di spogliarmi. "Via tutto, lasciatela nuda". I due eseguono e poco dopo finiscono sul pavimento maglione, camicetta, reggiseno, gonna, stivali, calze e mutandine. Dopo essere stata denudata, devo inginocchiarmi a leccare i piedi di tutti i miei aguzzini. Vi confesso che, dopo i pasticcini e lo spumante, l'odore dei piedi maschili, che sono stati chiusi negli scarponi tutto il giorno, non è il massimo. Ma eseguo alla perfezione, leccando i loro piedi sopra, sotto e in mezzo alle dita. Poi Luciano mi fa stendere su un tavolo a pancia in giù e mi fa un clistere di grandi dimensioni. "Così sarai ben pulita e potremo usare il tuo culo a nostro piacimento", disse il Master in modo severo. "Padrone, posso andare in bagno a liberarmi?", chiedo io dopo pochi minuti. "No, questa volta vogliamo assistere tutti al tuo show. Se hai bisogno di liberarti, lo farai sul quel cellophane disteso sul pavimento", disse Luciano indicando un angolo della stanza. Scesi dal tavolo e mi accovacciai sul cellophane, liberandomi a dovere. Mi fecero risalire sul tavolo e mi fecero mettere a "quattro zampe". Mi abbassarono il busto, fino a farmi toccare il tavolo con le tette e il mio culo rimase inarcato verso l'alto. A quel punto Luciano prese un grosso fallo di plastica e lo posizionò sul mio buco dell'ano. Iniziò a premere con forza, nel tentativo di farmi dilatare. Il mio ano sembrava rifiutare categoricamente quel fallo dalle dimensioni importanti e io lo implorai di smettere. "Mi fai male, smettila per favore, non resisto... mi stai spaccando tutta!", dissi a Luciano. Lui però non mi ascoltò e alla fine vinse la battaglia con il mio culo: il fallo entrò con fatica, dilatandomi il buco che iniziò a bruciarmi. Poi Luciano prese una corda e mi fece una specie di mutandina, che passava nella mia figa e tratteneva in posizione quel grosso fallo di plastica. Mi fecero rivestire, ma mi impedirono di rimettermi le mutandine, le calze e gli stivali. Mi infilarono il cappotto e Luciano mi disse: "Ora ti recherai da Alberto, un mio amico, che ti sta aspettando in via ... Avrai a tua disposizione venticinque minuti per raggiungere quel luogo, dove ti toglieranno quel cazzo dal culo. Ma ricorda: ogni minuto di ritardo ti costerà una frustata moltiplicata per il numero dei presenti a quella sessione. Loro sono in quattro, per cui per ogni minuto di ritardo riceverai quattro frustate. Sono le ventidue e trenta... vai e raggiungi velocemente Alberto. Ne hai tutta la convenienza!". Uscii dall'appartamento a piedi nudi, senza calze e senza le mutandine. Intanto quel coso ingombrante mi irritava il retto, mentre la corda già mi faceva bruciare l'interno delle labbra della mia figa. Appena appoggiai i piedi sul gelido pavimento del pianerotttolo un brivido mi serpeggiò nella schiena. Mi feci coraggio e scesi le scale, temendo che qualcuno mi potesse vedere in quelle condizioni. Raggiunsi la macchina, che per fortuna era poco distante dal portone della casa. Salii e posizionai il navigatore sulla via che dovevo raggiungere. La via era in zona dell'autostrada Milano - Genova e il tempo previsto dal navigatore mi gelò il sangue: ventotto minuti, tre in più di quelli che mi erano stati concessi. Avevo inoltre perso un paio di minuti per salire in macchina. Praticamente cinque minuti in tutto, che tramutati in frustate volevano dire... venti colpi! Partii a razzo e seguii le indicazioni del navigatore. Dopo qualche chilometro incontrai un posto di blocco della Polizia. L'agente mi fece segno di accostare e gentilmente mi chiese la patente e il libretto. Poi con estrema calma andò verso l'auto della Polizia e controllò i miei documenti. Io non scesi dalla macchina, in quanto ero scalza e senza calze. Mi avrebbero presa per pazza con quel freddo pungente. Poi l'agente tornò verso la mia auto e mi rassicurò sulla mia posizione di brava cittadina! Io tenevo i piedi ben nascosti sotto la pedaliera e con il cappotto coprii le gambe nude; il fallo nel culo era diventato insopportabile, mentre la corda con il suo sfregamento mi faceva bruciare l'interno della passera. L'agente si complimentò con me per la macchina, che in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri: "Bella questa macchina... è un'Audi... sembra una coupè, ma in realtà è una spaziosa berlina. E via con tutti i complimenti di questo mondo (alla macchina!). Alla fine riuscii a ripartire e alle ventitre e dieci arrivai a destinazione. Dovetti lasciare la macchina un centinaio di metri lontano dal capannone, in quanto la strada sterrata era bloccata da una sbarra; scalza proseguii al buio, su una stradina fangosa piena di buche. Scivolai più volte, ma per fortuna riuscii a non cadere. Alle ventitre e tredici arrivai al capannone, dove mi aspettavano con trepidazione i quattro amici: erano trascorsi quarantatre minuti dalla mia partenza, che tradotti in frustate facevano... settantadue colpi! Per la seconda volta quella sera venni denudata e poi venni appesa a testa in giù per la punizione. Avevo sempre nel culo quell'oggetto ingombrante e le corde mi avevano ormai irritato irreversibilmente l'interno della figa. I quattro a turno, armati di fruste, mi colpirono settantadue volte: i miei seni, la mia schiena, tutto il mio corpo venne colpito senza pietà e alla fine solo la mia faccia e i miei piedi si salvarono da quel tremendo supplizio. Succede poi che coloro che sono addetti alle fruste ci trovano gusto nel sentire i lamenti della poveretta di turno, che grida e implora di smettere, puntualmente inascoltata. Anzi più gridavo e più loro ci mettevano forza nel frustarmi. All'inizio il dolore non è tanto, ma poi le fruste finiscono inevitabilmente per colpire più volte la stessa zona del corpo e lì iniziano i dolori: la pelle si arrossa e poi si lede, fino alla comparsa del sangue. Alla fine il mio corpo era pieno di segni rossi, lividi e anche piccole ferite sanguinanti. Mi tirarono giù sfinita, a fatica mi reggevo sulle gambe e mi liberarono il culo dal fallo di plastica. Dopo le frustate, ricevetti un fragoroso applauso e potei rivestirmi per fare ritorno a casa. Ero sempre scalza e percorsi la strada sterrata tra il fango, che era aumentato a causa della pioggia battente, che aveva intanto iniziato a scendere. Arrivai a casa infreddolita e disastrata nel corpo e nella mente. Mi ci vollero parecchi giorni e buone pomate per dimenticare quella sera da incubo!
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5
12 anni fa
soniaslave,
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Ultima visita: 11 anni fa
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La peggiore punizione
Sono una schiava da molto tempo, ma certe punizioni mi atterriscono ancora, a tal punto che dopo la terza volta ho deciso di non sottopormi più a questa tortura. E' una tortura che interessa varie parti del corpo della poveretta che la subisce: gola, tette, figa e piedi. L'ultima volta che ho subito questa atroce punizione è stata quindici giorni fa, esattamente il ventotto gennaio. Sono arrivata da uno dei miei tre Padroni attuali e ho trovato quattro uomini, oltre lui, ad attendere di assistere alla mia punizione. Sono stata subita spogliata dal Master e poi fatta "sfilare" nuda davanti ai quattro ospiti. Dopo che tutti i presenti hanno dato il loro consenso, è iniziata la preparazione della schiava e degli oggetti utili al compimento della punizione. Il Master mi ha raccolto i capelli sulla nuca, perchè il mio collo doveva essere libero, per intervenire in caso di emergenza nel più breve tempo possibile; mi ha fatto poi divaricare le gambe ed appoggiare i piedi su due pile di libri. A quel punto è stato posizionato lo strumento di tortura, appositamente attrezzato per il blocco del bacino e delle caviglie della slave. Cercherò di spiegarvi questo strumento, con la massima chiarezza possibile: è costituito da un palo di ferro, alla cui sommità c'è un fallo, anch'esso di ferro, regolabile in altezza. Questo palo ha una robusta base di cemento, simile a quella degli ombrelloni da spiaggia; nella parte inferiore del palo sono fissati due bracci, anch'essi regolabili, alla cui sommità ci sono cinghie in cuoio adatte al bloccaggio delle caviglie della schiava. Sempre all'altezza dei bracci, c'è un altro tubo in ferro che si sviluppa verso l'alto, terminando con un cerchio chiudibile, che va a bloccare il bacino, o meglio i fianchi, della torturata (lasciando però la possibilità al corpo di scendere verso il basso). Il Master ha posizionato lo strumento sotto alla mie gambe e ha sollevato il fallo in ferro fino a portarlo all'imboccatura della mia figa. Io non ero ancora bagnata a sufficienza e le labbra della mia figa facevano fatica ad allargarsi. Feci una smorfia di dolore sentendo la punta del fallo appoggiarsi alla mia figa, ma al Padrone questo non importa... anzi più dolore prova la slave e più felice è lui! Poi ha chiuso il cerchio di ferro ai miei fianchi, in modo che non potessi spostarmi dalla posizione iniziale e ha bloccato con le cinghie le mie caviglie ai bracci inferiori. Mi ha messo due forti clips sui capezzoli, tirando i mei seni verso l'alto e lasciandoli in tensione. Sono stata bendata e mi è stato messo un cappio la collo. Il Master voleva impedirmi di vedere quello che sarebbe successo dopo, ma io avevo già provato questa tortura presso altri Padroni e già immaginavo quello che sarebbe successo. A uno a uno, piede per piede, mi sono stati tolti i libri di appoggio e il Padrone mi ha invitato a rimanere sulle punte dei piedi, per sopperire all'appoggio. Cosa succede poi? Al posto dei libri vengono cosparsi sul pavimento, sotto le piante dei piedi della slave e a discrezione del Padrone, materiali diversi che possono essere puntine da disegno, piccoli cocci di vetro o sassini appuntiti. Io non sapevo che cosa avesse scelto per me il Padrone, ma speravo tanto che il materiale scelto fosse la piccola ghiaia, che è la meno invasiva per la povera schiava. E invece... Io mi reggevo sulle punte dei piedi, pur sapendo che dopo un certo punto, non si riesce più a rimanere in questa posizione scomoda e infelice. E si cede di schianto! Ad un certo momento, come previsto, cedetti di schianto: il mio corpo scese verso il basso e nelle piante dei miei piedi si conficcarono... tante, ma tante puntine da disegno, provocandomi diverse ferite con conseguente uscita di sangue. In questi casi non è nemmeno possibile alleggerire la pressione di un piede, perchè si finisce per caricare ulteriormente l'altro. Gridai per il dolore ai piedi, ma il mio urlo venne soffocato dal cappio che avevo intorno alla gola, che inesorabilmente si strinse, facendomi diventare difficoltosa la respirazione. Ai miei occhi affiorarono le lacrime, mentre mi venne una forte tosse, dovuta al senso di strangolamento e dalla mia bocca iniziarono ad uscire fiumi di saliva. Ma il dolore non finiva qui: le mie tette ricevettero un colpo terribile e i miei capezzoli si allungarono, provocandomi un enorme dolore. In questa punizione anche la figa deve sopportare un certo dolore, in quanto il fallo in ferro penetra nel buco della schiava, o se volete il corpo della schiava "scivola" sul cazzo, dilatandolo in modo impressionante. Il fallo è molto grosso e per quanto una sia dotata... si ha sempre la sensazione di avere la figa "spaccata!". Non esiste un tempo di sopportazione uguale per tutte le schiave, dipende dall'abitudine a soffrire e dalla capacità di resistenza al soffocamento. E' chiaro che in queste situazioni, sta al Padrone avere la sensibilità di liberare il collo della schiava, prima che sorgano problemi irreversibili. Mi liberarono il collo e poi, dopo avermi liberato da tutte le costrizioni, venni sollevata dal cazzo di ferro da due uomini. I miei piedi vennero ripuliti dalle puntine e le mie piante vennero disinfettate adeguatamente. Poi venni portata sul grande letto per essere sodomizzata a piacere dei presenti. Mi sono ripromessa che questa è l'ultima volta che mi presto per questa tortura. Spero di resistere alla tentazione!
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12 anni fa
soniaslave,
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Ultima visita: 11 anni fa
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Sui carboni ardenti
Mio marito mi comunicò che saremmo andati nuovamente a Villa Ubbidienza, per proseguire nel mio corso di sottomissione. Aveva già preso accordi con Master Vito, per una lezione alquanto impegnativa. Come sempre lasciammo l'auto fuori dal cancello, suonammo al campanello... e come sempre ci vennero ad aprire Frank e George. Ma non tutto iniziò come sempre! Solitamente i due mi facevano spogliare e mi facevano percorrere il viale, che conduce alla villa, nuda o seminuda. Questa volta non mi chiesero di spogliarmi ed entrammo pacificamente tutti e quattro, raggiungendo poco dopo la villa. Lì ci attendeva Master Vito, che sembrava "diverso" dal solito. Quell'inizio diverso dal solito mi preoccupava non poco... non capivo a che cosa andavo incontro, perchè tutto era avvolto da un impalpabile mistero. Mi portarono davanti ad una specie di trono in ferro e Master Vito disse a Frank e George: "Fatela sedere e legatela saldamente alla sedia". Frank mi sbottonò la camicetta, ma Master Vito lo invitò a desistere, dicendo: "No, non denudarla. Questa volta rimarrà vestita. Toglile solo gli stivali e le calze: questa volta la voglio vestita". Frank abbassò la zip di uno stivale, mentre George si dedicò all'altro. Mi levarono gli stivali e poi mi sfilarono il collant. Mi fecero sedere sul trono, che era abbastanza alto, e mi legarono saldamente le mani e i piedi, che mi fissarono a circa trenta centimetri dal pavimento. Mi legarono anche il busto, facendo passare una corda sopra e sotto il seno; il mio corpo era stato così immobilizzato e potevo a malapena muovere leggermente le mani e i piedi Poi, su istruzioni del Padrone, George mi cosparse olio con un pennello sui piedi, sopra e sotto. Master Vito si avvicinò e mi baciò appassionatamente, ma conoscendolo ormai bene capii subito che il suo gesto aveva il sapore della sfida, per dimostrare che io ero in suo possesso. Mio marito era uscito dalla stanza e io lo cercavo invano con lo sguardo. "Ora, cara puttana, ti faremo i piedini arrosto con due belle padelle di carboni ardenti. I tuoi dolci piedini sono già conditi e il calore li cuocerà in maniera perfetta; dovrai però stare attenta a non muoverli molto, perchè gli "arrostini" potrebbe carbonizzarsi! Ah, ah, ah...", disse il Padrone con un riso beffardo e indisponente. Frank e George arrivarono con due bacinelle piene di carboni ardenti e fumanti, che sistemarono sotto i miei piedi. Le mie piante erano davvero vicine ai carboni ardenti, che sprigionavano un caldo tremendo. L'olio cosparso in precedenza sembrava friggere, creandomi una situazione dolorosa ai piedi. In più dovevo stare attenta a non muoverli, perchè il pericolo di ustione era davvero reale: sarebbe bastato muovere un po' le dita e il contatto sarebbe stato inevitabile, con conseguenze deleterie per i miei piedi. Ma l'atmosfera era quasi irreale: io ero vestita, contrariamente alle altre volte, quando venivo puntualmente denudata e privata degli abiti. Ad un certo punto la porta si spalancò ed entrò una donna bellissima dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri come il mare di Sardegna. Dopo il primo momento di sbigottimento iniziale, mi resi conto che quella donna era una mia vecchia conoscenza: era Annalisa, una delle mie migliori amiche. "Annalisa, ma cosa ci fai qui", dissi io con aria attonita. "Ciao Sonia, mi dispiace essere qui... tu sei una delle mie migliori amiche... non so come dirtelo... ma vedrai tu stessa tra poco!", disse Annalisa con aria imbarazzata. A quel punto arrivò Mario, mio marito, e salutò Annalisa in modo molto caloroso... con un bacio in bocca! Annalisa non sembrava stupita della cosa e iniziò a slinguacciare mio marito, davanti ai miei occhi increduli. "No, non potete farmi questo", gridai io con tutta la voce che avevo in gola. "Mi dispiace dirtelo, cara troia, ma quello che hai visto finora non è proprio nulla. Vedrai di cosa sono capace, io! Tu solitamente ti fai sbattere da tutti, senza ritegno e pudore... questa volta la storia si ritorce contro di te... tu farai la spettatrice e non l'attrice... credi forse che un uomo come me sia contento di vedere la propria moglie fottuta da tutti gli stalloni della Lombardia?", mi disse Mario. Annalisa si avvicinò nuovamente a Mario e i due si avvinghiarono in una stretta morbosa e piena di sensualità. Le loro mani si intrecciavano: Mario scendeva con la mano fino al culetto sodo e rotondo di Annalisa, mentre lei lo accarezzava nella zona del pene. Poi Annalisa abbassò la cerniera dei pantaloni di Mario e tirò fuori il suo uccello, grosso e durissimo; poco dopo se lo mise in bocca ed iniziò a spompinarlo con una grande dolcezza e sensualità, creando in me un senso di impotenza e acuendo la mia voglia di sesso, che mai subisce momenti di arresto. I due si scambiavano tenere parole, mentre io soffrivo per il dolore ai piedi provocato dai carboni ardenti. A poco a poco, indumento dopo indumento, Annalisa venne spogliata da Mario e rimase completamente nuda, esibendo un corpo da favola. Mario si spogliò in un battibaleno e inizio ad accarezzare la pelle morbida e liscia di Annalisa. Poi Mario sussurrò qualcosa all'orecchio di Annalisa e lei si posizionò sopra lui... o per meglio dire sopra l'uccellone di Mario! Se lo fece infilare tutto, gemendo e muovendo sinuosamente il suo meraviglioso corpo. Io mi ero eccitata, ma nessuno dei presenti si curava di me, mentre i due porci scopavano ora con grande foga. Annalisa disse con sarcasmo: "Mario sei fantastico, scopi divinamente... è fortunata Sonia ad averti... oggi è fortunata a vederti esibire con me! Cambiamo posizione, dai. Mettimelo nel culo, voglio essere sfondata anche lì". Mario e Annalisa continuarono a fare l'amore, pardon a scopare come animali imbizzarriti, per molto tempo, mentre io ormai visibilmente eccitata, avevo bagnato il trono su cui ero seduta. Master Vito volle umiliarmi, come solo lui sa fare e mi bisbigliò all'orecchio: "Ti piace vedere tuo marito mentre si scopa quella grande figa? E' davvero bravo, un vero porco... lascialo dire a me, che di porci me ne intendo!". Io ero umliata, mortificata e costretta a subire passivamente la tortura dei carboni e quella scena per me insopportabile. Mario venne nel culetto di Annalisa e Master Vito ordinò a Frank di raccogliere lo sperma che colava dall'ano di Annalisa. Frank mise un recipiente sotto al buchetto di Annalisa e raccolse tutta la sborra che le colava fuori. Poi Master Vito chiese di poter scopare Annalisa e iniziò a stantuffarla con molta foga. La porca sembrava gradire molto di essere scopata anche dal Padrone, che alla fine venne nella sua figa. Anche in questo caso Frank raccolse lo sperma di Master Vito nello stesso recipiente dove aveva raccolto lo sperma di mio marito. Master Vito ordinò a George che quello sperma mi fosse versato in bocca, ma io mi rifiutai di berlo, dicendo: "Non berrò mai la vostra sborra uscita dal culo e dalla figa di quella troia, mi fate schifo tutti e due... E poi tu, Mario, che hai scopato quella sgualdrina di Annalisa... Vergognati, schifoso!". Master Vito si alterò, sentendo le mie parole, e mi disse con voce perentoria: "Lurida vacca, ora berrai anche la nostra urina". Mario, Vito e Annalisa scaricarono la loro piscia nel recipiente dove era "custodito" il prezioso sperma dei due uomini. Frank mi aprì la bocca con le mani, mentre George mi mise un apparecchio di ferro che mi impediva di chiuderla e poi mi versarono pazientemente in gola tutto il contenuto del recipiente. L'urina era calda e schifosamente puzzolente e finì nella mia gola, insieme allo sperma colato fuori dai buchi di Annalisa. Dovetti bere tutto, fino all'ultima goccia, tra le risate dei presenti. "Vedi sei una discarica umana, povera schiava. Pensavi di contare qualcosa e invece sei un "nulla"... il tuo parere non conta niente e tu devi fare quello che voglio io. Oggi hai visto anche tuo marito scopare con un'altra. Che cosa vuoi di più?", disse Master Vito. Poi tutti e tre mi sputarono in viso, ridendo di me in modo poco elegante. Mario e Annalisa completamente nudi, mano nella mano, uscirono dalla stanza. Io volevo essere slegata, ma Master Vito mi disse che non poteva farlo, perchè sicuramente una volta libera sarei andata a disturbare i due porci, che stavano ancora scopando nella stanza attigua. I miei piedi ormai friggevano ed erano rossi per il calore, ma il mio dolore non era tanto fisico, quanto cerebrale: non sopportavo l'idea che mio marito si fosse scopato una mia amica. Anch'io vengo "usata" da tanti uomini, ma quando questo succede, accade solo con il suo permesso. Quando si dice pan per focaccia...
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12 anni fa
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In metropolitana
Un paio di mesi fa io e Nicola, un mio amico, abbiamo voluto simulare a bordo di un convoglio della metropolitana una situazione di pericolo per una donna, per vedere la reazione della gente presente. Abbiamo scelto di creare una situazione morbosa e di pericolo sull'ultima carrozza dell'ultimo treno della notte. Abbiamo chiesto aiuto a due amici, che sarebbero intervenuti, creando un po' di casino, se qualche passeggero avesse cercato di avvisare le Forze dell'Ordine. Ma il tutto si è "consumato" tra la curiosità e l'indifferrenza dei presenti, in tutto nove persone (sette uomini e due donne). I nostri amici salgono due fermate prima, io e Nicola due fermate dopo. Io ero molto truccata e avevo arricciato i capelli per non passare inosservata. Indossavo un leggero cappotto bianco, un completo nero, calze velate chiare e scarpe a stiletto dal tacco vertiginoso. Come già in precedenza deciso, non indossavo il reggiseno e le mutandine e alcuni bottoni della camicetta erano rigorosamente slacciati, per far intravvedere il seno. Appena saliti, Nicola si rivolge a me, quasi urlando: "Puttana, togliti il cappotto. Ora ti sistemo io... ti avevo detto di non metterti le scarpe alte! Sai che non sopporto di essere più basso di una donna. Dai, esegui...". In effetti Nicola non è molto alto e se io indosso scarpe alte, pur non essendo una "stangona", riesco a superarlo in altezza. I passeggeri ci guardano con aria allibita e io replico con aria sottomessa: "Zitto, tutti ci guardano. Non fare scenate, ti prego. Dopo farò tutto quello che vuoi... ma ora... nooo!". Lui ribatte, con voce baldanzosa: "Zoccola, fai quello che ti ho detto e butta il cappotto su quei sedili, Non farmi incazzare. Sai che poi divento violento!". Io mi tolgo il cappotto e lo butto sui su una fila di sedili vuoti. La gente mi guarda e il mio seno, seppur piccolo, spunta dalla camicetta aperta: sicuramente tutti hanno pensato che fossi una prostituta con il mio protettore! Nicola mi fa appoggiare ad un palo di sostegno, che si trova in centro della carrozza, e poi da dietro mi "cintura" con un braccio all'altezza del seno, dalla sinistra alla destra, comprimendomi le tette. "Puttana, sei troppo alta, levati subito le scarpe. Scendi da quei trampoli da bagascia. E' un ordine, esegui senza fare opposizione, troia". Io mi slaccio i cinturini, mi tolgo le scarpe e le lascio appoggiate al pavimento. "Dammele subito", prosegue Nicola, indicando le mie scarpe. Io le raccolgo e gliele metto in mano. Tutti i passeggeri ci guardano con aria basita. "E ora le calze", incalza Nicola con tono imperioso. "No, quelle non posso toglierle. Sai che sono senza mutandine!", rispondo io a voce alta. A quelle parole tre degli uomini presenti si fanno ancora più attenti alla situazione che si sta creando. "Qualcuno mi aiuti", imploro io con voce tremante, rivolgendomi ai passeggeri. In effetti quella frase faceva solo parte della scena, perchè in cuor nostro speravamo che nessuno prendesse il telefonino per dare l'allarme. E così è stato. "Fatevi i cazzi vostri e non vi succederà niente", disse Nicola ai passeggeri con aria alquanto minacciosa. "Sollevati la gonna e togli subito le calze", incalzò Nicola. "Non posso ti ripeto, non ho le mutandine", ribattei io. E lui: "Spero che una porca come te non avrà vergogna a fare vedere la figa. Dai, non farmi spazientire o qui finisce male". Io mi sollevai la gonna, sicura che anche con le calze si sarebbe vista la mia figa. Nicola mi aiutò, tenendomi la gonna sollevata, mentre io mi toglievo il collant e i presenti si godettero la scena. Sicuramente qualcuno di loro si era anche eccitato... lo si vedeva dai loro pantaloni! "Guardate questa puttana come è bagnata. Mettiti un dito nella figa, troia". Io mi infilai un dito nella patatina, che era ormai "allagata", e lo tirai fuori completamente bagnato, facendolo vedere ai presenti. Il convoglio si era fermato e, approfittando delle porte aperte, Nicola gettò fuori le mie scarpe e le mie calze. "Signori, questa è mia moglie. Cosa fareste voi ad una maiala così, per punirla?". Nessuno rispose, mi abbassai la gonna e rimisi il cappotto, e alla fermata successiva tutti e quattro scendemmo dal treno e ci avviammo verso l'uscita, come se nulla fosse accaduto. Fu una scena molto gustosa, che si potè realizzare grazie alla sfrontatezza della scrivente e all'autorevolezza dell'amico Nicola.
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12 anni fa
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L'ispezione della schiava
Quando ci si presenta ad un nuovo Padrone bisogna necessariamente sottoporsi ad un'accurata ispezione, che, solo se superata a pieni voti, potrà dare il via al percorso vero e proprio di sottomissione della schiava. L'ispezione della schiava serve al Padrone per vedere se la "merce" è di suo gradimento e se la schiava è pulita, cosa importantissima in un rapporto di sottomissione. Prima di fissare il primo appuntamento ci fu un serrato scambio di mail e telefonate con il Padrone, che mi aveva chiesto, tra l'altro, quanto fossi alta. Io risposi che sono alta un metro e sessantasette centimetri e lui mi disse che dovevo mettere scarpe basse, perchè lui non tollerava donne più alte di lui. Mi diede anche indicazioni circa il modo di vestire: camicetta abbottonata davanti, ampia gonna al ginocchio anch'essa abbottonata davanti, scarpe basse, calze autoreggenti di color neutro, reggiseno e mutandine. Il Master puntualizzò che dovevo essere depilata intimamente e io mi recai in un centro specializzato per una totale e corretta depilazione delle parti intime. Mi diede appuntamento a casa sua e io arrivai puntuale all'orario stabilito. Nicola, il mio nuovo Padrone, mi venne ad aprire e mi condusse in una stanza, dove trovai con mio grande stupore quattro uominii seduti su sedie in fila, come ad uno spettacolo. Chiesi a Nicola come mai quegli uomini fossero lì, visto che gli accordi prevedevano solo la sua presenza. Lui mi rispose: "Sono quattro miei amici, che presenzieranno alla tua ispezione. Non potranno prendere alcuna decisione nei tuoi confronti, ma potranno esprimere il desiderio di partecipare ai giochi a cui ti sottoporrò e, se lo vorranno, potranno abusare di te sessualmente, senza alcun limite". Per prima cosa dovetti consegnare al Padrone gli orecchini, gli anelli e l'orologio. Poi Nicola mi fece alzare le braccia e divaricare leggermente le gambe. "Dovrai stare immobile durante tutta l'ispezione e non dovrai mostrare segni di debolezza: quindi niente smorfie di dolore o gemiti di piacere", mi disse il Master. Iniziò a passarmi le mani tra i capelli, spostandoli ora a destra, ora a sinistra; poi mi spostò i capelli dall'orecchio destro e con una pila illuminò la cavità auricolare, controllando la pulizia del mio orecchio; fece così anche con l'orecchio sinistro e poi mi allargò le narici, tirandole verso l'alto, e con la pila illuminò l'interno del mio naso. "Ora apri la bocca e tira fuori la lingua", mi disse Nicola con voce ferma. Io eseguii l'ordine e lui esplorò, aiutato dalla luce della pila, tutta la mia bocca. Per fortuna ho una dentatura perfetta e i miei denti non hanno tracce di tartaro; mi fece poi alzare la lungua e continuò l'esplorazione della mia bocca, dicendo: "Bene puttana, hai una bella bocca e potrai ingoiare facilmente i nostri cazzi. Te li ficcheremo in bocca e te li infileremo fino in gola, togliendoti il respiro". Poi mi sbottonò la camicetta e mi fece uscire i seni sollevandomi il reggiseno, senza però togliermelo. I miei capezzoli divennero subito duri e il Master me li afferrò, avvitandoli su sé stessi. Mi fece molto male, ma io sapevo che non potevo esternare alcun segno di dolore e soffrii in silenzio, mordendomi le labbra per il dolore. Le sue mani palpavano le mie tette in un modo veramente fantastico: me le accarezzava, me le comprimeva e me le schiacciava, provocandomi un grande piacere, aumentato dal fatto che i quattro amici assistevano alla scena, visibilmente eccitati. A questo punto il Padrone mi sbottonò la gonna e infilò la sua mano nelle mie mutandine: iniziò accarezzandomi la figa, poi mi infilò un dito dentro e, sentendo la mia figa completamente bagnata, disse: "Brutta troia, sei già bagnata. Sei una lurida cagna, assetata di sesso e la cosa non mi sta affatto bene. Non sei venuta per divertirti e godere di quello che ti faccio. Devi solamente, e ribadisco solamente, soffrire!". Tirò fuori il dito dalla figa e me lo fece leccare, dicendomi che così avrei assaporato l'umore della mia figa. Io leccai il suo dito con dovizia e lui fu soddisfatto dal mio lavoro. Mi girò e mi sbattè contro il muro, poi mi sollevò la gonna dietro e infilò la sua mano nelle mutandine. Mi palpò il culetto e alla fine sentii un suo dito che premeva sul mio buchino: io non ero dilatata analmente, ma lui mi infilò dentro il dito con grande violenza. Mi fece male, ma io non lo feci vedere e smorzai il mio urlo in gola. Poi il Master mi fece sollevare un piede, mi sfilò la scarpa, la lanciò un metro più in là con disprezzo e analizzò con cura la mia pianta. Mi levò la calza e, tenendo in mano il mio piede, sentenziò: "Hai sulla pianta un po' di pelle ispessita, ma con una buona sigaretta... riusciremo ad eliminarla. Vedrai come sarà tenera la nuova pelle che ricrescerà!". Capii che cosa voleva dire: mi avrebbe bruciato le piante dei piedi con la sigaretta, una pratica che "produce" un dolore atroce alla schiava, che poi fatica anche a camminare e ad appoggiare il piede a terra. Mi fece alzare l'altro piede e mi tolse l'altra scarpa, sfilandomi successivamente la calza. Ora ero scalza ed ero leggermente più bassa di Nicola. Proprio quello che voleva il Master, che non sopporta le donne più alte di lui. Prima, quando ero calzata, pur con un tacco bassissimo, lo sovrastavo di qualche centimetro! "Girati, togliti la gonna e abbassa le mutandine, puttana", mi apostrofò Nicola. Io eseguii il suo ordine e rimasi con la parte inferiore del corpo completamente nuda. Lui riprese ad accarezzarmi la figa e il culo e io non potei fare a meno di emettere alcuni gemiti di piacere. Sentivo addosso gli sguardi dei quattro amici del Master, che scrutavano il mio corpo con aria indagatrice. Mi sentivo un giocattolo in mano ai miei cinque aguzzini. Nicola mi levò la camicetta e il reggiseno e io rimasi completamente nuda. Scrutando il mio seno, Nicola disse: "Hai le tette un po' sgonfie... una buona dose di frustate sul seno potrebbe farti molto bene e fartele gonfiare... dal dolore!". Uno degli "amici seduti in prima fila" fece osservare al Master che mi ero leggermente truccata gli occhi e convinse Nicola, che una buona e docile schiava... non deve essere minimamente truccata! "Hai proprio ragione - disse Nicola - laveremo la faccia a questa impunita. Portatela in bagno, che provvediamo alla pulizia del viso della troia". Due amici si alzarono e mi afferrarono per le braccia, trascinandomi in bagno. Io pensavo che il viso si lavasse solo ed esclusivamente nel lavandino e invece... mi portarono davanti al water. "Che cosa volete farmi?", balbettai io con voce tremula. "Ora lo vedrai, lurida cagna", replicò Nicola. E dicendolo indicò agli amici di ficcarmi la testa nel water. Io mi divincolai con tutta la forza che avevo in corpo, ma loro mi fecero mettere a quattro zampe e mi infilarono a forza la testa nel water, appoggiandomi una mano sulla nuca e tenendomi la testa ben dentro alla tazza. Un altro mi mise un piede "armato" di grosso scarpone sulla schiena e io ero a quel punto completamente immobilizzata e inerme. Il Master contò fino a cinque e azionò lo sciacquone. L'acqua investì la mia faccia e i miei capelli vennero sommersi dall'ondata di acqua. Provai uno schifo, che mai avevo provato prima in vita mia. Quando mi tirarono fuori la testa, mi diedero uno specchio per farmi vedere come ero ridotta: il mio trucco era colato e io ero ridotta ad un mostro con macchie di colore. Nicola, ridendo in modo beffardo, disse: "Sei una merda e ti meriti solo questo. Pensavi di fare la figa davanti a noi e di farci sbavare. E invece sei una povera stronza, un piccolo essere schifoso e privo di significato, che deve subire tutte le nostre angherie. E pensa che questo è solo l'inizio del tuo percorso di sottomissione". Io gli risposi che non sarei più andata da lui, che non sopportavo certe cose e certi trattamenti così umilianti e lui, per tutta risposta, mi fece ripetere il lavaggio, provvedendo però prima da infilarmi uno sturalavandini nel culo. Il manico di legno mi allargò il buco in maniera dolorosa e alla fine tutto il manico scomparve nel mio ano. Quando tirai fuori la testa, non potei fare a meno di vomitare e Nicola mi obbligò a leccare tutto quello che avevo espulso. "Sei una povera sgualdrina piena di merda, meriti di essere ben ripulita con un bel clistere. Di quelli maxi, però!", disse Nicola. Mi fece portare su un letto e i due energumeni mi allargarono le gambe, tirandomele indietro sopra i seni. Un terzo arrivò con un clistere di grandi dimensioni e, dopo avermi estratto dal culo lo sturalavandini, mi infilò nel buco dell'ano la peretta di gomma. Io avvertii una gran quantità di liquido che entrava nel mio sfintere e dopo poco dovetti correre in bagno "per esibirmi" davanti ai cinque uomini. Non esiste privacy per una povera schiava, neanche in certi momenti! Nicola mi prese in braccio e mi portò in una camera dove c'era una gogna di legno: la mia testa, le mani e i piedi vennero bloccati nella gogna, mentre il mio bacino venne ancorato alla struttura con una robusta corda. Avevo già capito che cosa mi aspettava: la tortura delle sigarette, una delle peggiori per una slave. Solitamente viene fatta sui seni o sulle piante dei piedi ed è dolorosissima; la pelle brucia e il dolore è davvero lancinante. Nicola si rivolse a me con tono di scherno: "Visto che risparmi i soldi per la pedicure... i tuoi piedi li curiamo noi... a nostro modo! Vedrai che belle piante ti verranno dopo questo grazioso trattamento". Accese una sigaretta, fece alcuni tiri e poi la diresse sulla pianta del mio piede, nella zona sotto alle dita. "Nooo... vi prego, farò tutto quello che vorrete, ma questo no!", urlai con quanto fiato avevo in gola. Non feci in tempo a finire la frase, che Nicola aveva già appoggiato la sigaretta al mio piede, procurandomi una vistosa bruciatura. Urlai per il dolore, ma come risposta ricevetti un paio di sonori schiaffoni in viso. "Me la pagherete, bastardi", dissi, con le lacrime agli occhi. Nicola era soddisfatto della mia reazione, a tal punto che disse: "Sei una vacca, una lurida vacca, e deve soffrire. Devi purificarti attraverso il dolore. Tu hai sempre scopato chi volevi, senza farti scrupoli delle loro situazioni familiari, cornificando mogli e fidanzate. Praticamente sei una puttana, che non prende soldi, ma che distrugge la vita degli altri, solo perchè vuoi avere rapporti con gli uomini che ti piacciono. Ora è arrivata la resa dei conti. Tutto il male che hai fatto agli altri, si ritorcerà contro di te. E intanto soffrirai con noi le pene dell'inferno, perchè i nostri incontri non terminano qui. Il tuo corpo deve pagare il piacere che ha sempre avuto: le torture e le umiliazioni a cui verrai sottoposta, ti faranno pentire di essere nata, cagna schifosa". E con queste parole arrivò la seconda bruciatura. Mi bruciarono in varie parti del piede, anche sui talloni, dove per fortuna il dolore è leggermente minore. Poi Nicola passò a martoriarmi l'altro piede, che se la cavò leggermente meglio del primo. Ma per me il supplizio non era ancora finito. Venni appesa a testa in giù e sollevata per i piedi. La mia testa sfiorava il pavimento, ma il mio corpo era libero di dondolare e allora uno degli amici, per impedire movimenti al mio corpo, mise un suo piede sui miei capelli, che toccavano il pavimento, bloccandomi così la testa. Ricevetti quaranta frustate sulla schiena e sul lato B, che dovetti "godere" tutte, senza poter attenuare il loro effetto devastante, in quanto il mio corpo non poteva dondolare liberamente. Avevo il viso con il trucco colato, i piedi martoriati, la schiena e il culo doloranti e l'animo devastato. Mi sentivo completamente annullata. Mi riportarono in bagno, mi misero nella vasca e mi fecero aprire la bocca, che venne bloccata con un aggeggio che mi impediva di chiuderla. Poi i cinque amici tirarono fuori i loro uccelli, con i quali mi "innaffiarono" di urina. Qualcuno diresse il suo getto direttamente nella mia bocca, altri preferirono colpire il mio corpo, che venne completamente lavato dalla loro calda urina. Mi tirarono fuori dalla vasca e mi portarono su un tavolo, ma ormai il mio "presunto" fascino era totalmente sparito. Il Master disse ai quattro amici: "Ecco, ora è tutta per voi, fatele quello che volete. E' ormai una donna distrutta nel corpo e nella mente, ma se non vi fa schifo, potete pure scoparvela". Cominciai a sentire che tutto il mio corpo era nelle loro mani: le mie tette vennero palpate, il mio culo venne aperto e ricevetti alcuni sputi nel buco, altri sputi raggiunsero la mia gola, la mia figa venne spalancata e mi venne infilato un vibratore. Poi, dopo dieci minuti di queste angherie, uno di loro decise di scoparmi e senza tanti preamboli estrasse il vibratore dalla mia figa e mi infilò il suo uccello. Iniziò a pomparmi con grande forza, a tal punto che pensavo volesse sfondarmi la figa. Gli altri amici si misero in fila indiana, con gli uccelli ben duri in mano. Capii subito che volevano anche loro scoparmi. E così fu: per quasi un'ora rimasi in loro balia, ricevendo colpi sempre più forti e devastanti. Per fortuna nessuno volle avere rapporti anali, ma vi assicuro che anche quella fu un'esperienza traumatica. Alla fine faticavo a rimanere in piedi e non riuscivo a rimettere le scarpe, fui accompagnata a casa scalza in auto, ma non ci crederete... ero anche felice! In effetti anche quel giorno avevo avuto la mia buona dose di dolore, ma in fondo questo è quello che piace ad una slave come me.
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12 anni fa
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La prima vera lezione di Jessica
Questa volta venni convocata a Villa Ubbidienza da Master Vito, perchè dovevo impartire a Jessica, aspirante slave, una lezione di sottomissione. Anche se potrebbe non sembrare, io sono piuttosto timida e non mi piace imporre la mia volontà sugli altri. Ma sono però pur sempre una schiava e una schiava deve solo e sempre ubbidire. E così, dopo averne parlato con me, Mario richiamò il Padrone di Villa Ubbidienza fissando l'incontro. Appena varcato il cancello di Villa Ubbidienza, i soliti due loschi figuri ci vengono incontro e ci danno il benvenuto. Lì incontriamo anche Jessica e il suo fidanzato. Subito George mi impone di spogliarmi e io lo faccio senza replicare: consegno a George tutto quello che indosso, scarpe comprese. Poi mi tolgo i gioielli e li consegno a Frank. Ora sono completamente nuda e tutti e sei ci avviamo alla villa. Entriamo nella villa e veniamo condotti da Master Vito, che è seduto su una specie di trono. Dopo i primi convenevoli Master Vito si rivolge a me con tono deciso: "Sonia tu oggi sarai l'insegnante di Jessica e le farai apprendere le prime teorie della sottomissione completa. Jessica sarà la tua schiava, ma tu dovrai prima dimostare a lei come si affrontano certe prove di coraggio e sofferenza. Jessica soffrirà molto, ma verrà plasmata alla nuova vita da slave". Poi si rivolse a Jessica e le fece alcune domande: "Jessica sei sicura di voler diventare una vera schiava, pronta a soddisfare tutti i voleri del Padrone e dei suoi amici? Jessica sei vergine? Hai già avuto rapporti anali? Sei conscia del fatto che il tuo corpo potrebbe rovinarsi e subire torture e angherie di ogni tipo? Che cosa hai provato quando ti abbiamo marchiato i piedi?". Jessica rispose che era pronta a tutto, che la sua volontà di diventare una schiava per amore del suo fidanzato non era cambiata e che era pronta ad affrontare qualsiasi prova. Aggiunse che aveva già avuto rapporti sessuali e che non era più vergine, ma che non aveva mai avuto introduzioni anali. Per quanto riguarda i piedi, Jessica era molto rammaricata di avere sui talloni quelle due piccole lettere che stavano a significare la sua appartenza di schiava a Villa Ubbidienza. Jessica si vergognava di avere quei piedi rovinati, a tal punto che disse che non sarebbe più andata in spiaggia per tutta la vita! Solitamente un'apprendista slave viene sottoposta a torture e sofferenze seguendo lo schema SVA, ma per Jessica Master Vito disse che voleva rivoluzionare il tradizionale "modo di studio". La sigla SVA sta a significare Seno, Vagina e Ano, ossia le parti del corpo della schiava che vengono prima interessate dalle lezioni del Master. Infatti un'apprendista schiava normalmente subisce torture prima al seno, poi alla vagina ed infine all'ano. Ma come già detto, Master Vito aveva previsto un diverso percorso di studio per Jessica. Master Vito mi chiese di spogliare Jessica, aggiungendo che il primo ostacolo per una slave è quello di superare la vergogna di mostrarsi nuda agli altri. Io dissi alla giovane ragazza: "Posso spogliarti, sei d'accordo?". Master Vito mi guardò in modo feroce e mi disse: "Troia, sei ormai una veterana di Villa Ubbidienza e ancora chiedi alla schiava se puoi spogliarla? Non hai capito niente del sadomaso...". Jessica rispose che era pronta e intanto nella sala si erano radunati una dozzina di uomini, ansiosi di vedere la nuova venuta. "Jessica, dammi le scarpe", dissi io. Lei sfilò le scarpe e me le diede. "Ora ti toglierò la giacca e la gonna", dissi io a Jessica. Lei annuì con il capo e io le levai la giacca e poi le sfilai la gonna. Ora Jessica era rimasta con la camicetta e le calze, ma già i suoi capezzoli erano turgidi e facevano capolino dalla camicetta. Le levai la camicetta e poi le calze e Jessica rimase con la biancheria intima, mostrando un corpo invidiabile. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il bel visino da giovane ragazza pulita. A quel punto Master Vito intervenne in modo perentorio: "Sonia togli il reggiseno a questa giovane fanciulla, così tutti noi potremo apprezzare il suo giovane seno". Io eseguii l'ordine e Jessica rimase con le sole mutandine. La sua pelle era candida e il suo corpo era ben modellato. "Ora togli a questa puttana anche le mutandine, la voglio nuda! Sbrigati", mi apostrofò Master Vito. Io sfilai le mutandine a Jessica e la sua figa ben depilata apparve in tutta la sua freschezza: lei tentò di coprirsi il seno e la figa con le mani, ma io glielo impedii, perchè se le avessi concesso di coprirsi, sarei stata certamente punita dal Padrone. Master Vito mi fece stendere su un tavolo di marmo per dimostrare l'utilizzo del gancio anale. Io mi distesi supina, in attesa di quella tortura dolorosa. Il gancio anale è un gancio in acciaio lucido, di buona sezione, che assomiglia tanto al manico di un ombrello e al quale è fissata una corda abbastanza corta. Il gancio viene infilato nel culo della "condannata", poi la testa della schiava viene sollevata e portata il più possibile all'indietro, verso la schiena; a questo punto la corda viene tesa e legata ai capelli della slave. Quando si è sdraiati su un duro tavolo con la testa reclinata all'indietro, si è portati con il passare del tempo ad abbassare il capo e, a quel punto, il gancio "tira" e preme sul buco del culo della schiava, provocando un immane dolore. Il buco viene slabbrato e si deve avere la forza di non chinare la testa, se non si vuole sentire il proprio buco dilatato oltre misura. Un uomo di Master Vito prese il gancio anale, mentre un altro mi divaricò le chiappe, mettendo in luce il mio orifizio. Io ero molto tesa per il compito ingrato di insegnante che mi era stato assegnato e non riuscivo a rilassarmi, ragion per cui il mio buco era molto stretto e assolutamente inviolabile. Master Vito si accorse di questo e disse al suo "operaio": "Spingi con forza il gancio nel culo di questa puttana, sfondaglielo senza alcuna pietà. Non avere paura di farle male. Non merita alcun riguardo. Spaccale il culo!". Lui non si fece scrupoli e dopo aver "puntato" il mio buco, premette con violenza il gancio nel mio orifizio. Mi squarciò il buco, provocandomi un grande dolore, che venne sottolineato da un mio urlo. Jessica, nel vedere la scena, si mise a piangere e a nulla servì il fidanzato, che la consolò dolcemente. Mi legarono i capelli alla corda collegata al gancio, mi lasciarono in quella posizione scomoda e affaticante per parecchio tempo e io fui costretta ad abbassare la testa: fu a quel punto che il gancio lacerò ancor più il mio buco, provocandomi altro dolore, unito ad un bruciore indescrivibile. Jessica piangeva, gli altri uomini chiacchieravano allegramente e io soffrivo le pene dell'inferno. E quel porco di mio marito? Mio marito godeva nel vedere la propria moglie/schiava soffrire in quel modo. Dopo tre quarti d'ora mi levarono il gancio dal buco del culo, che era completamente rosso e distrutto. Mi alzai dal tavolo e venni costretta a stare in ginocchio, in attesa della punizione di Jessica. Jessica venne messa al mio posto, anche lei supina, e Master Vito iniziò a palparle il culo. Poi le aprì le natiche e a tutti apparve il buchino vergine del culetto di Jessica. "Ma come è stretto... ah, ah ah. Ora ci pensiamo noi a sverginarti il culo, troietta da strapazzo!", disse il Padrone. Un uomo le tenne le chiappette allargate e Master Vito appoggiò il gancio al buchetto di Jessica. Era un confronto improponibile... ma non per la perfidia di Master Vito! Jessica pregò il Padrone di luibrificarle almeno il buco, ma lui rispose negativamente e incomincìò a spingere il gancio dentro il povero culo di Jessica. Spinse tanto forte che non ci volle molto a sfondare il buchetto vergine di Jessica, che lanciò un urlo lancinante. Poi Master Vito, incurante degli occhi ancora lucidi di Jessica, le disse: "Hai visto cagna che il tuo culo non è inviolabile? Guarda come ti abbiamo aperta... come si apre un'albicocca!". Anche a Jessica venne riservato il mio stesso trattamento: testa all'indietro, capelli legati alla corda collegata al gancio e... un bel riposino! Alla fine Jessica, stremata, dovette abbassare il capo e il gancio fece strage del suo povero buco del culo, che si dilatò enormemente con grande dolore. Era la sua prima volta e il dolore fu veramente grande. Master Vito è un uomo cattivo, ma anche intelligente, e capì che la povera Jessica aveva subito troppo per quel giorno. Io dovevo fare l'insegnante, ma la seduta fu conclusa anticipatamente per... il culo spaccato di Jessica! Master Vito mi disse: "Oggi abbiamo lavorato molto meno di quello che avevo previsto, ma non mi aspettavo una schiava dal culo vergine. Comunque tu rimani arruolata come maestra di sottomissione per la prossima volta. Non ti dimenticare!". Uscimmo dalla villa e questa volta io e Jessica raggiungemmo il cancello "vestite" allo stesso modo: nude, completamente nude, come mamma ci ha fatto!
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12 anni fa
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Prova di disubbidienza a Villa Ubbidienza
Villa Ubbidienza è il luogo ideale per una schiava che deve avere un'adeguata formazione: dispone di molta attrezzatura e di persone valide, che hanno lunga esperienza nel campo del sadomaso. Master Vito è un uomo severo, ma giusto, che sa calibrare con precisione le punizioni da infliggere alle schiave. Anche alle schiave ribelli come me. Io e Mario decidemmo di ritornare per la terza volta a Villa Ubbidienza, per un'altra lezione di sottomissione. Io ero stata marchiata sotto i piedi e ormai non sarei stata più accettata da altre case di rieducazione, visto che quelle due lettere marchiate a fuoco stavano a "rivendicare" la mia appartenenza a Villa Ubbidienza. Arrivammo alla villa al mattino presto, come ci era stato consigliato da Master Vito. Come sempre mio marito parcheggiò l'auto fuori dal cancello della villa e mi invitò a spogliarmi, dicendo: "Sonia spogliati, che metto i tuoi vestiti al sicuro nel bagagliaio". Quella mattina l'aria era frizzante e a me non andava di percorrere nuda il lungo viale alberato che conduce alla villa. Risposi perciò a Mario: "No, non mi spoglio. Ho freddo, mi spoglierò all'interno della casa, dove la mia nudità è essenziale. Suonammo il campanello e poco dopo, come sempre, apparvero George e Frank. Vedendomi ancora vestita, Frank si sentì autorizzato ad apostrofarmi così: "Signora, perchè lei è ancora vestita? Ormai conosce le regole e sa che una buona schiava non può percorrere il viale con gli abiti addosso. Si spogli, si spogli subito!". L'aria fresca del mattino e il modo in cui Frank mi aveva parlato mi indussero a non spogliarmi e a rispondere a tono a quel tipo strafottente: "Caro Frank, oggi non mi spoglio proprio all'esterno e lei non mi deve dare ordini. Io gli ordini li ricevo solo da Master Vito. Andiamo, non ho tempo da perdere!". George e Frank si guardarono con aria attonita e George mi disse che quella mia strafottenza mi sarebbe costata cara. "Prego, signora, le faccio strada", mi disse Frank con aria sorniona. Sapeva benissimo che la strada per la villa non aveva più segreti per me. Giunti alla villa, entrammo nel solito salone, dove ci aspettava Master Vito, che vedendomi ancora vestita ebbe un sussulto di sorpresa. George, impaziente di farmela pagare, si rivolse a Master Vito, dicendo: "Signore, questa insolente non ha voluto spogliarsi. Ha detto che faceva troppo freddo e ha aggiunto che lei non prende ordini da nessuno. Se posso esprimere umilmente la mia opinione... la punirei in modo esemplare per la sua baldanza!". Master Vito ringraziò il fido George. Poi si rivolse a me con tono imperioso: "Schifosa puttana, quindi ti sei ribellata agli ordini di George e Frank. Tu sei una lurida schiava e devi ubbidire a tutti gli ordini che ti vengono impartiti. Se ti hanno chiesto di spogliarti, ti assicuro che lo hanno fatto per il tuo bene... Ma tu ti credi potente... tu credi di poter fare il bello e il cattivo tempo, solo perchè hai due schifose tette, una sfrontata figa e un culo da sfondare. Ora ti pentirai amaramente di quello che hai fatto, perchè ti sottoporrò ad un'umiliazione forte... molto forte... anzi fortissima! Ah, ah, ah". Chiamò due degli uomini che stavano alle sue spalle e diede loro un ordine perentorio, avvicinando una mano al mio viso: "Questo bel fiore va coltivato. E come tutti i fiori ha bisogno della terra per crescere ed aumentare il suo splendore. E noi la piantiamo: nuda o vestita. Questo è il dilemma. Ma visto che non si vuole spogliare... Portatela fuori nel campo! Non la voglio più vedere qui dentro al caldo...". "Non capisco", balbettai io. I due uomini mi presero per le braccia, mi sollevarono e mi portarono fuori dalla villa, seguiti da Master Vito, da mio marito e da altri uomini. Solo George e Frank non ci seguirono. Mi portarono fuori dalla villa e raggiungemmo un campo alle spalle del fabbricato. Lì c'erano due buche, dalle differenti dimensioni e forma. Mi trascinarono fino alla buca più piccola, a sviluppo verticale: era poco profonda e poco larga. Master Vito disse ai due uomini: "Legate le braccia alla schiava all'altezza dei fianchi, perpendicolari al suo corpo.". Loro mi legarono le braccia e Master Vito continuò: "E ora calatela nella buca, ai vermi piace la terra e Sonia è proprio una bella vermetta! E mi raccomando, non svestitela, ha molto freddo questa troia". "No, non potete, che cosa volete farmi... voi siete completamente pazzi!. Noooo!", urlai con quanto fiato avevo in gola. Ma non feci in tempo a finire la frase, che i due aguzzini mi calarono nella buca. Per fortuna era meno profonda di quello che mi sembrava e le mie scarpe toccarono presto il fondo; ero infilata nella buca fino all'ombelico, che rimaneva però sotto al livello del terreno. Poi i due uomini si armarono di badili e iniziarono a buttare terra nella buca, attorno al mio corpo. Era la terra che era stata ammucchiata lì vicino e che proveniva dallo scavo della buca. Presto la buca si riempì di terra, che venne compattata intorno al mio corpo con badilate decise: ora ero immobilizzata. Solo la mia testa e parte del busto uscivano dal terreno. Master Vito girava intorno a me, disegnando dei cerchi perfetti. Mi guardava dall'alto in basso, con aria di compatimento. Poi mi disse in tono di sfida: "Avevi freddo questa mattina, vero schiavetta? Ma come sei bella oggi con questo maglione color giallo; peccato per i tuoi pantaloni gialli e le tue scarpe anch'esse gialle... chissà come saranno sporchi di terra, ora. E peccato per questo maglione... era davvero bello... E' un vero peccato tagliarlo, ma non ho scelta". Chiamò uno dei suoi collaboratori e ordinò: "Tagliale una manica del maglione. Sì all'altezza della spalla". E quell'uomo tagliò la mia manica all'altezza della spalla e poi all'altezza del terreno, nel punto dove il mio braccio spariva nel terreno. Poi passò all'altro braccio e fece la stessa cosa. Anche il "resto" del maglione venne fatto a pezzi e poi la camicetta subì la stessa infausta sorte. Ero rimasta con il reggiseno e il busto scoperto. Solo la parte del mio corpo, infilata nella terra, rimase coperta dai vestiti. Tagliarono le spalline del mio reggiseno e me lo levarono, lasciandomi con le tette all'aria. Il freddo fece subito "rizzare" i mie capezzoli, che vennero "amorevolmente" strizzati da più uomini. "Hai fatto colazione, piccola puttanella?", mi disse Master Vito, con ghigno beffardo. "Ora ti daremo noi da mangiare. Apri la bocca", poi invitò tutti gli uomini presenti a "devolvere" una piccola quantità di sperma alla povera affamata. Ad uno ad uno si misero in ginocchio davanti a me e si masturbarono. In poco tempo la mia faccia era coperta di sperma, i miei capelli anche e la mia gola era invasa da quel prezioso liquido caldo. Poi Master Vito venne raggiunto da Frank, che disse: "Povera Sonia, come sei ridotta. Perchè non la lavate un po'? La piscia dell'uomo farebbe al caso di questa poveretta...". Master Vito annuì e io mi ritrovai sulla testa gli uccelli di cinque uomini, che all'unisono iniziarono a lavarmi con la loro pioggia dorata. Altri si avvicinarono a me e io in un battibaleno fui lavata dalla loro puzzolente urina. Poi Master Vito ordinò di tirarmi fuori dalla buca, ma potei assaporare la "libertà" per pochissimi minuti. Mi venne ordinato di togliere gli indumenti che mi rimanevano e di rimanere completamente nuda. Frank ritirò i resti della camicetta, del maglione, i miei pantaloni e le mie scarpe ed infine le mie mutandine. Tutto era sporco di terra e anch'io mi sentivo schifosamente "sporca". Nuda e sporca, come un verme appena uscito dal terreno! Mi presero con la forza e mi depositarono nella altra buca, facendomi mettere alla "pecorina", con il culo in alto e ben sollevato. Nella buca era no fissati quattro paletti, a cui furono legati le mie mani e i miei piedi. Poi mi misero in testa un sacco di cellophane trasparente e fecero un buco in corrispondenza della mia bocca. Mi infilarono in bocca un lungo tubo di gomma, che poi capii serviva ad assicurare la mia respirazione. La buca venne riempita di terra, che attorniava completamente la mia testa e il mio corpo, dandomi un tremendo senso di soffocamento. Comunque la mia respirazione era salvaguardata dal tubo di plastica infilatomi in bocca, che sporgeva dal terreno e mi assicurava la giusta quantità d'aria. Alla fine solo il mio culo sporgeva dalla terra, ma il mio supplizio non era ancora terminato: improvvisamente sentii qualcosa che premeva sul buco del mio culo... e poco dopo sentii al suo interno un ortaggio lungo e duro. Era una zucchina lunga e leggermente nodosa, che mi dava una sensazione strana e particolare. Anche questa volta il mio culo era stata devastato! Quando mi tirarono fuori da quella scomoda buca, la mia pelle era sporca e il nio viso era visibilmente sudato. Mi portarono davanti ad un lavandino al quale era collegata una lunga canna e li mi fecero una bella doccia... gelata. "Ora puttana sei pulita, puoi tornare alla tua confortevole casina, con quel porco di tuo marito che si è masturbato davanti a tutti, mentre tu eri "sepolta"!", disse Master Vito. Prima di lasciarmi andare Master Vito controllò che la marchiatura a fuoco fattami la volta precedente sulle piante dei piedi fosse ben evidente, in quanto non voleva che una schiava docile e ubbidiente come me cambiasse la "scuola di rieducazione". Questa volta però non mi ero eccitata tanto, avevo solo subito umiliazioni e costrizioni, forse dovute allla mia tracotanza iniziale. Credo che la prossima volta, se ci sarà una prossima volta, mi spoglierò subito, preferendo il freddo ai patimenti che avevo dovuto subire.
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5
12 anni fa
soniaslave,
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Ultima visita: 11 anni fa
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Villa Ubbidienza: per me è una casa!
Mio marito è rimasto molto soddisfatto dalla prima nostra visita a Villa Ubbidienza, a tal punto che ha telefonato a Master Vito e ha richiesto un nuovo appuntamento per darmi una nuova lezione di sottomissione. Al giorno previsto arriviamo puntuali a Villa Ubbidienza. Mio marito parcheggia la macchina fuori dal cancello e poi mi dice con tono perentorio: “Spogliati completamente, tanto sai che a Villa Ubbidienza non puoi entrare vestita. Togliti anche i gioielli, devi essere completamente nuda”. Io ubbidisco, ricordando la passata esperienza nella quale ho raggiunto la villa completamente nuda. Mi tolgo la camicetta, le scarpe, la gonna, le calze, il reggiseno e le mutandine. Poi mi levo anche l’orologio, la collana e due anelli. Consegno tutto a mio marito che ripone la mia roba nel bagagliaio della vettura. Suoniamo il campanello e poco dopo arrivano ad aprire due nostre vecchie conoscenze: George e Frank, vestiti in modo elegante e con un’aria alquanto tenebrosa. George ci saluta e poi si rivolge a me, dicendo: “Complimenti signora, vedo che la lezione dell’altra volta è stata utile. Ha capito che le schiave non possono entrare vestite a Villa Ubbidienza”. Frank mi sposta i capelli da un lato e George mi mette un collare al collo con un lungo guinzaglio: mi fanno mettere a “quattro zampe” e mi tirano lungo il viale che conduce alla villa. Dopo un tratto di strada, supplico George di farmi alzare, perché le mie ginocchia sono molto provate. Lui accetta e mi permette di proseguire la strada in piedi. Quando arriviamo alla villa, Master Vito ci accoglie con grandi feste. A vederlo così non sembra neanche perfido, ma il suo incarico è quello di sottomettere le schiave, usando maniere violente. Master Vito mi fa alzare le braccia e si accorge che ho dei peli sotto le ascelle. Inoltre nota che anche la mia figa è pelosa e mi dice che una schiava deve essere completamente priva di peli. Chiama un suo collaboratore che deve curare la mia depilazione e quest’ultimo mi cosparge le parti pelose di crema depilatoria: poco dopo i miei peli cadono e basta una “passatina” di rasoio per rendermi liscia e vellutata. Anche il buco dell’ano viene depilato e rimane liscio e pulito, pronto per eventuali esercizi anali. Mi conducono in una stanza dove c’è uno strano attrezzo, costituito da due pali metallici affiancati orizzontalmente e da una struttura, anch’essa metallica, che li sostiene. E’ una specie di letto di tortura sul quale viene fatta stendere la schiava. I due pali molto ravvicinati non consentono di stendersi confortevolmente e se una rimane sdraiata per un po’ di tempo finiscono inesorabilmente per segnare la schiena della poveretta. Mi fecero stendere a pancia in su, mi fecero alzare e allargare le braccia e poi mi divaricarono le gambe che vennero alzate e fissate a ganci che pendevano dal soffitto. Mi legarono le mani con robuste corde. Per la testa non esisteva un supporto e dovetti necessariamente reclinarla all’indietro. Poi mi aprirono le grandi labbra della figa e mi misero due mollette a clip (una per ogni parte) che avevano dei lacci che mi girarono intorno alle gambe. La figa era così costretta a rimanere aperta e in bella vista. Poi mi misero altre due mollette a clip sempre sulle grandi labbra della figa e le collegarono, tramite una cordicella, agli alluci dei miei piedi. Così se avessi mosso le dita dei piedi, automaticamente le grandi labbra della mia figa sarebbero andate in tensione, provocandomi dolore. A questo punto venne verso di me Master Vito con in mano una candela, che accese con un accendino. Me la infilò nella figa e poi tutti se ne andarono, spegnendo la luce. Io rimasi sola con la sola luce della candela. All’inizio la cera che si scioglieva finiva sul pavimento, ma consumandosi la cera calda sgocciolava lungo lo stelo della candela e finiva nella mia figa spalancata. Provai un grande dolore e in più ero terrorizzata dal fatto che la fiamma si avvicinava sempre più alla mia figa. Iniziai ad urlare e riuscii a richiamare l’attenzione di Master Vito e dei suoi uomini appena in tempo. Pochi secondi ancora e la fiamma avrebbe lambito la mia pelle, con conseguenze che non voglio immaginare. Mi slegarono e mi fecero mettere sull’attrezzo a pancia in giù, legandomi mani e piedi alla struttura metallica. La testa era senza appoggio e dovetti reclinarla in avanti. Master Vito disse ad un suo uomo: “Vieni qui e allarga il culo a questa puttanella. Allargale il buco più che puoi, senza pietà. Dobbiamo infilarle lo speculum”. Il collaboratore di Master Vito eseguì l’ordine e mi aprì il buco con forza, dilatandomelo a dismisura. Io gridai per il dolore e lo supplicai di smettere, ma lui sembrava non sentire le mie suppliche. Master Vito prese lo speculum da un mobile e lo infilò nel mio buco senza trovare alcun impedimento e poi iniziò a girare la vite per allargare lo strumento. “Mi fate male, mi state spaccando il culo, basta… vi prego. Non resisto, mi sento il culo sfondato”, dissi io con un filo di voce. Ma quell’uomo continuava imperterrito a girare la vite e lo speculum si allargava inesorabilmente, fino a quando il mio buco non si dilatò più. Era comunque diventato una voragine e all’interno dello speculum venne infilata una candela, che “ballava”, tanto largo era diventato il mio buco dell’ano. Accesero la candela, che era posizionata più verticalmente rispetto all’altra che mi era stata infilata prima nella figa. La cera si scioglieva e colava lungo lo stelo della candela, finendo direttamente dentro il mio orifizio. Ciò mi causava molto dolore, ma se mi lamentavo ricevevo puntualmente un sonoro schiaffo sul viso. La candela si consumò e la sua fiamma arrivò a lambire la pelle del mio culetto. Solo allora venne spenta, con mio grande sollievo. Poi entrò nella stanza, accompagnata da due uomini e seguita dal fidanzato, una ragazza molto giovane ed attraente: aveva lunghi capelli biondi e occhi azzurri. Master Vito me la presentò: “Sonia ti presento Jessica. Lei è un’aspirante schiava ed assisterà alle torture a cui ti sottoporremo. Tu dovrai farle capire che una schiava si realizza quando viene sottomessa in modo deciso e anche violento. Dovrai trasmetterle un messaggio importante: solo il dolore fisico può dare soddisfazione ad una vera slave. Tu Sonia hai dato grande dimostrazione di saper subire qualsiasi umiliazione e di saper accettare il dolore con rassegnazione. E oggi dovrai superare te stessa… non immagini nemmeno che cosa ti aspetta!”. Alzai la testa e salutai Jessica, porgendole il mio benvenuto. Però il fatto di essere torturata ed umiliata davanti ad una ragazza mi poneva un po’ a disagio, forse perché ero abituata a soffrire solo davanti ad uomini, anche giovani, ma pur sempre di sesso maschile. Mi stupii nel veder che Jessica era completamente vestita: camicetta rossa, pantaloni neri e scarpe nere. Ero infatti convinta che le schiave dovessero entrare nude a Villa Ubbidienza, ma a quanto pare questa regola non doveva essere rispettata dalle aspiranti schiave. Mi liberarono dalle corde e mi fecero stendere sul pavimento, legandomi le braccia lungo il corpo. Poi mi misero delle cavigliere in pelle con una corta catenella ed abbassarono un gancio dal soffitto: collegarono la catenella al gancio e mi tirarono su per i piedi. Il mio corpo penzolava, la mia testa era a ottanta centimetri dal pavimento e le mie tette penzolavano anch’esse, in una posizione del tutto innaturale. Mi applicarono ai capezzoli clips con catenelle alle quali erano collegati alcuni pesi. A quel punto le mie tette venivano tirate verso il basso: furono poi attaccati alle catenelle altri pesi che peggiorarono la situazione. Ora le tette mi facevano male e tentai di ribellarmi, dicendo: “Toglietemi i pesi dal seno, mi state facendo male, le mie tette sono tirate allo spasimo!”. A queste parole Master Vito reagì in malo modo e diede ordine a Jessica di frustarmi in tutte le parti del corpo. Consegnò una frusta a Jessica, che iniziò a frustarmi senza convinzione. Jessica non mi frustava in modo deciso e per convincerla a “fare sul serio” ricevette a sua volta alcune frustate. Ma c’era una piccola differenza tra noi: lei era vestita, mentre io ero nuda! Jessica urlò per il dolore… non era ancora abituata a soffrire! Le frustate che ricevette la convinsero a frustarmi con violenza ed ora ero io a gridare per il dolore. La mia schiena si riempì dei segni delle frustate, mentre ad ogni frustata il mio corpo dondolava e le mie tette mi ricordavano, con dolore, della loro esistenza. Poi Jessica, su suggerimento di Master Vito, passò a frustarmi la pancia e anche quella parte del mio corpo venne messa a dura prova. Dopo un buon quarto d’ora di sane frustate, venni liberata da quella incomoda posizione. “Ora Sonia inginocchiati davanti al letto e appoggia la parte superiore del tuo corpo sul letto. Ti sculacceremo, come una troia come te merita”, disse George. Io eseguii l’ordine e George iniziò a sculacciarmi. Non riuscivo a rimanere ferma e oltre ad urlare, agitavo insistentemente il mio corpo. George si rivolse allora a Jessica: “Sali sulla schiena di Sonia e siediti sopra di lei. Bloccale le braccia con le tue mani. Non deve muoversi questa puttana”. Jessica si sedette sopra la mia schiena, impedendomi così di agitarmi. Venni sculacciata da George e da Frank, fino a quando il mio sedere divenne totalmente rosso. Ero imbarazzata, perché mai ero stata alla mercè di una ragazza, che poteva farmi soffrire malgrado la sua tenera età. Poi Master Vito mi ordinò di baciare Jessica, ma lei si ritraeva perché forse non aveva mai baciato una donna. Io afferrai la sua testa e la costrinsi a baciarmi con passione. Ora le nostre lingue giocavano insieme, procurando piacere sia a me che a lei. Frank ci ridicolizzò, dicendo: “Guarda le due lesbiche come sono innamorate! Fate schifo, siete due baldracche… vi pentirete amaramente del vostro comportamento. Ora siete entrambe di nostra proprietà… Proprietà Villa Ubbidienza”. Io al momento non capii… ma purtroppo la spiegazione di quelle parole non tardò a venire! Mi presero in braccio e mi portarono su un grezzo tavolo di legno, dove mi misero supina. Master Vito ordinò a Jessica, consegnandole uno straccio e una bottiglietta di plastica contenente del liquido, di pulirmi le piante dei piedi, che erano molto sporche. Avevo raggiunto la villa a piedi nudi e le mie piante erano veramente nere. Jessica mi pulì le piante in modo perfetto, passando lo straccio anche tra le mie dita. Mi presero nuovamente in braccio e mi portarono su una struttura metallica, in posizione “a quattro zampe”, dove venni legata saldamente tramite cinghie già predisposte. Mi aprirono la bocca e mi infilarono dentro una specie di "pallina" collegata ad un laccio, che mi venne bloccato dietro alla testa. Chiaramente quella "pallina" serviva a non farmi urlare. Anche la mia testa venne bloccata da un apposita struttura, ma potevo però girarla a destra e a sinistra. Master Vito mi disse in modo deciso: “Sonia, tu sei alla tua seconda lezione e ormai appartieni a Villa Ubbidienza. Non potrai frequentare altre scuole rieducatrici, all’infuori di Villa Ubbidienza. So che quello che ti sto per dire ti traumatizzerà, ma le regole sono regole e noi non possiamo aggirarle… Verrai marchiata a fuoco con le lettere V.U., che sono le iniziali di Villa Ubbidienza. Una volta che sarai marchiata, per tutta la vita dovrai tenere questo marchio, che sarà indelebile sulla tua pelle. Soffrirai tantissimo quando il timbro rovente “colpirà” la tua tenera pelle. Abbiamo deciso di marchiarti sotto i piedi”. Frank e George vennero incaricati di bloccarmi i piedi, tenendomi per le dita e per il calcagno. Jessica chiese di uscire, ma non le fu consentito. “Dovrai guardare mentre questa povera disgraziata soffrirà le pene dell’inferno, ma pensa che in fondo è solo una lurida schiava che non merita il minimo rispetto. La sua carne brucerà al contatto con il ferro rovente e speriamo che questa lurida cagna non svenga per il dolore”. Un uomo dal ghigno beffardo arrivò con in mano un lungo tubo in ferro con manico di legno, che mise sulla fiamma del camino. Alla base del tubo c’era un piccolo timbro con riprodotte due piccole lettere intercalate da punti: V.U. Poco dopo la parte finale del tubo divenne rossa e rovente. Io iniziai ad urlare a squarciagola, ma la mie urla veniva soffocate dalla "pallina" che avevo in bocca. Cercavo di agitarmi, di muovere i piedi per evitare quell’oggetto diabolico, ma le cinghie e le mani dei due uomini bloccavano ogni parte del mio corpo. “Verrai marchiata sulle piante dei piedi, nella zona sotto le dita, dove la pelle è leggermente più spessa, così proverai meno dolore, lurida cagna”, disse beffardamente Master Vito. Quando il “primo timbro” si avvicinò alla pianta del mio piede destro, avvertii un grande calore e poco dopo un dolore lancinante: la mia carne era stata incisa dal timbro e la mia pelle stava “bruciando” sotto la pressione di quel tubo maledetto. Jessica venne costretta a guardare, in quanto un uomo le teneva la testa in modo che non potesse evitare quella visione tremenda. Tentò di chiudere gli occhi, ma l’uomo gli strizzò un capezzolo per farla desistere dal chiudere gli occhi. L’uomo con il tubo in mano si assicurò che il “timbro” avesse deturpato il mio povero piede e una leggera fumata lo rassicurò. La mia pelle era ormai irrimediabilmente incisa. Rimise l’attrezzo sul camino e poco dopo ripetè l’operazione sul mio piede sinistro. Io ero completamente sudata e la mia bocca non aveva più saliva; l’uomo penso bene di togliermi la "pallina" dalla bocca e, dopo aver estratto il suo uccello dai pantaloni, mi pisciò direttamente in gola. Jessica chiese pietà per me: “Ma che cosa le fai! Non è un cesso la sua bocca, smettila ti prego”. Venne derisa e io venni liberata dalle cinghie. Non riuscivo però a rimanere in piedi per il dolore che avevo sotto i piedi: mi permisero perciò di rimanere in ginocchio. Poi presero Jessica e la misero sull’attrezzo che avevo lasciato libero io; lei cercò di divincolarsi, ma loro erano in tre e nettamente più forti di lei e la legarono completamente vestita con le cinghie. Le venne messa in bocca la “pallina” e poi Master Vito mi disse: “Vacca, togli le scarpe a Jessica… ora le faremo il lavoro che abbiamo fatto a te”. A quelle parole Jessica scoppiò in pianto, ma io non potevo fare nulla per lei. Con una stretta alla gola e camminando in ginocchio, mi posizionai dietro i piedi di Jessica. Le levai le scarpe e mi apparvero due piedini perfetti e curati, con dita affusolate e unghie laccate di rosso. Le sue piante erano lisce e vellutate, i suoi piedi non avevano tracce di calli e duroni. D’altra parte una ragazza così giovane non poteva che avere piedi belli e perfetti. Era un vero peccato rovinare piedi così belli. Cercai di prendere un po’ di tempo rimanendo dietro i piedi di Jessica in contemplazione, ma George mi buttò a terra, facendomi spostare con un calcio nella pancia. L’uomo del “timbro” mise l’attrezzo nel camino e poco dopo marchiò a fuoco il tallone di Jessica. Una piccola fumata, avvertì l’uomo che la pelle era incisa. Poi anche l’altro piede subì la stessa sorte. Ora tutte e due avevamo il marchio di Villa Ubbidienza: entrambe sulle piante dei piedi, una sotto le dita, l’altra sui talloni. Jessica venne slegata, ma quando cercò di mettersi in piedi svenne per il dolore. Poco dopo rinvenne e Master Vito ci disse che per quel giorno la nostra educazione era finita. Non riuscivamo a camminare e allora due uomini ci caricarono sulle loro spalle, come dei sacchi di patate. Io ero nuda, mentre a lei mancavano solo le scarpe. I nostri visi erano a contatto con i culi di quei due uomini, che percorsero velocemente il viale che conduceva all’uscita della villa. Eravamo seguite da mio marito e dal fidanzato di Jessica, che aveva voluto iniziare la sua donna ad un percorso di sottomissione, dal quale, una volta entrati, non ci si può più sottrarre. L’uomo che mi aveva trasportato chiese a mio marito di aprire il bagagliaio dell’auto e mi scaraventò dentro, come fossi un oggetto, e poi abbassò il cofano, chiudendolo. Non vidi più Jessica e non so dove lei fu “depositata”, ma sicuramente potè tornare a casa viva con il suo ragazzo. Dopo qualche centinaio di metri mio marito arrestò la macchina e mi tirò fuori dal bagagliaio. Mi rivestii e insieme tornammo a casa. Notai sul suo viso una certa soddisfazione per la lezione che mi era stata impartita. A lui non interessava molto del dolore che io provavo: a lui interessava solo avere al fianco una schiava docile e sottomessa come me!
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12 anni fa
soniaslave,
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Ultima visita: 11 anni fa
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SERA D'ESTATE
Era una sera della seconda metà di agosto, in città faceva caldo e non avevamo voglia di cenare, verso le 23 insieme ad un po' di fame ci è venuta anche un'altra voglia...perchè non metterla in pratica? decidiamo di andare in una pizzeria a Torino frequentata anche da ragazzi di colore ( per chi conosce Torino sa quale è la zona ) fa caldo e lei si veste poco...un vestitino blu leggero tanto da lasciare intravedere i capezzoli ed il tanga; non c'e molta gente in giro e parcheggiamo praticamente davanti al locale, ci sediamo ed ordiniamo dello chardonnay freddo e cominciamo a guardarci attorno, un paio di coppie e altra gente sola...niente di interessante, ma all'arrivo delle pizze anche un' altra sorpresa ! entrano due ragazzi neri e si siedono due tavoli dopo di noi.Forse per il vino bevuto nell' attesa o forse solo perchè è quello che aspettavamo, cresce una certa allegria ed eccitazione, lei cerca di farsi notare ed io la incoraggio ma per un pò non succede nulla, per paura che se ne vadano senza notarla lei si alza con la scusa di andare in bagno passa proprio di fianco al loro tavolo...l'hanno vista ! specie perchè l'abitino è davvero trasparente, io li guardo e vedo che la seguono con gli occhi e che commentano tra di loro.Dopo pochissimo lei torna e non ci metto molto a capire che non indossa più il tanga e se ne accorgono anche loro.Nel locale non c'è più nessuno e non succede nulla, poi uno dei due, quello più intraprendente si avvicina con la scusa di accendere e inizia a chiacchierare…il caldo, i pochi luoghi aperti ecc.naturalmente gli chiediamo da dove viene, Costa d’Avorio lui ed il suo amico è la risposta, e quindi lo invitiamo ad unirsi a noi per un limoncello..per una mezz’ora chiacchieriamo ma loro non tolgono gli occhi dalle sue piccole tette e dai capezzoli che segnano bene il vestito, forse è ora di fare la domanda fatidica : venite da noi a bere qualcosa di fresco ? non aspettavano altro ! paghiamo ed usciamo e li invitiamo a salire in macchina con noi, l’intraprendente dice all’altro qualche parola in una lingua a noi incomprensibile e questi, ubbidiente sale davanti con me…loro due dietro e partiamo; la città è quasi deserta e non c’è traffico , io sbircio nello specchietto e vedo dopo pochi isolati che l’intraprendente ha appoggiato una mano sulla sua gamba, sono eccitatissimo e non vedo l’ora di arrivare; parcheggiamo sotto casa e saliamo, lei davanti sale le scale con la scusa di aprire e mostra il suo corpo nudo sotto il vestitino blu; una volta in casa li facciamo accomodare sul sofà lei mette un po’ di musica ed io vado in cucina a prendere qualche birra e della sprite, li sento parlare e volutamente mi attardo, poco dopo non sento più voci arrivare dal soggiorno e mi presento, lei e’ in piedi con l’intraprendente davanti a lei, è ancora vestito e la sta baciando, l’altro è dietro di lei la sta accarezzando e le solleva il vestitino, le sue natiche bianche e sode appaiono nella loro nudità, i ragazzi mi vedono ma non danno importanza al fatto che io sia li’ sono concentrati su di lei che si volta, mi sorride ammiccante e comincia a baciare l’altro; l’intraprendente di inginocchia e comincia a leccarla tra le gambe mentre l’altro le sfila il vestito e la bacia sul collo e le accarezza i seni. Vanno avanti così per un po’ poi velocemente si spogliano e lei inizia ad accarezzare i loro corpi ed i loro cazzi duri già puntati come indici accusatori verso di lei, l’intraprendente sa cosa deve fare e poco dopo toglie da una tasca dei jeans, finiti a terra, un preservativo e ne passa anche all’altro, poi si distende sul sofà e le chiede di salire sopra ma non con il viso verso di lui, lei obbedisce e mentre si cala lui bagna il preservativo con un po’ si saliva ed a sorpresa prova ad infilarlo nel culo, per un attimo lei indugia poi si rilassa e lascia che entri piano dentro di lei; inizia una lenta inculata , i due ivoriani si parlano e l’altro vedendo le sue gambe aperte non si fa pregare, indossa il preservativo e la prendono a sandwich; vanno avanti per un po’ poi cambiano, l’intraprendente sembra essere quello che dirige il gioco ed i due la prendono cambiando spesso posizione, infilando i cazzi nella sua bocca a turno, il tutto davanti ai miei occhi ma come se non esistessi…dopo più di un’ora, complice il preservativo lei dice che basta, che un po’ le brucia, forse è solo un pretesto, ed allora si inginocchia davanti a loro e comincia a succhiare e spompinare i loro cazzi con avidità, ha la bocca aperta quando l’altro le schizza in bocca un primo getto di seme, ne seguiranno altri sulle guance, mi avvicino per non perdermi la scena lei ha gli occhi chiusi e fiotti di sperma che colano dalla bocca aperta nel momento in cui anche l’intraprendente viene con grandi spruzzi bianchi accompagnati da gemiti.Dalla sua bocca scendono sul collo rivoli densi, gocce cadono sui seni, si incanalano tra essi e colano sul ventre sudato fino a scomparire tra i riccioli scuri del pube, ridono soddisfatti tutti tre, lei si pulisce la bocca con uno scottex e si distende sul tappeto loro si ricompongono e dicono di volere andare, torneranno a piedi per rilassarsi non abitano troppo lontano…chiedo a lei di accompagnarli alla porta, si lamenta ma acconsente ed io mi godo ancora per un attimo la vista del suo corpo nudo insieme a questi due sconosciuti; mentre la sento che li saluta mi spoglio e la aspetto, quando appare mi vede e mi chiede: ti è piaciuto? Con lo sguardo indico il mio uccello dritto, lei non si fa pregare e senza una parola si impala, scorgo ancora lo sperma rappreso dei due ragazzi tra i peli della fica mentre la penetro ed il suo corpo è reso appicicoso dalle abbondanti eiaculazioni; chiudo gli occhi e rivedo il suo corpo bianco alla mercè dei due negri…vengo, la inondo prima che si possa togliere, lei smette di cavalcarmi e si abbandona per un attimo sul mio corpo.Questa sera è stata lei la regina, andiamo a farci una doccia e a dormire sono le 3…chi dice che ad agosto in città è una noia ?
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12 anni fa
wasabee,
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Croazia 2011, orgia di gruppo
Quest'anno abbiamo passato parecchio tempo in vacanza in Croazia, e proprio una sera di quelle, un po titubanti abbiamo fatto un giretto in un notissimo locale per coppie swinger di Rovigno.
Stare tutto il giorno nudi al camping ci ispirava sempre qualche fantasia ma poi nessuna si è mai realizzata, fino ad allora...Entriamo nel locale, già conoscevamo il posto perchè a giugno una simpaticissima e bellissima coppia aveva voluto portarci, non c'è tanta gente, una decina di singoli e 6 o 7 coppie, singoli anche piacenti ma noi, inesperti con loro, non interessavano, le coppie presenti anche se tutti vestiti in modo molto sexy e provocante non ci attiravano e così guardandoci ci siamo detti che se almeno non fosse entrata una coppia carina ce ne saremo andati da li a poco.Nemmeno il tempo di dirlo ed entrano 4 coppie, tutti giovani, incredibile, tutti terribilmente sexy.Notiamo in particolare una splendida bionda, non molto alta ma molto molto sensuale con un bel seno stretto in un corpetto nero, e lui, poi soprannominato BIG GYM era davvero un bel ragazzo.Uno sguardo tra di noi e subito abbiamo inteso cosa sarebbe accaduto da li a poco, incredibile, come calamite si sono avvicinate a noi, erano italiani, di Roma, come le altre coppie, in vacanza tutti insieme e tutti molto simpatici e carini, qualche strusciamento, e senza renderci conto eravamo tutti nel lettone della sala di questo locale, due minuti e tutti nudi, le mani girovagavano come foglie al vento, accarezzavano membri durissimi e pulsanti e sessi umidi di desiderio, le dita delle donne stringevano arnesi di tutte le dimensioni, scorrevano su e giù dopo averli portati alla bocca per inumidirli e ingoiarli fino al possibile, anche due alla volta, le dita degli uomini stringevano seni, strizzavano capezzoli e frugavano tra le labbra dei sessi femminili ormai allagati e pronti ad accontetare e farsi accontetare dal maschio prescelto.Ogni tanto qualche singolo tentava di intrufolarsi con l'uccello in mano ma erano sempre respinti dalle donne se provavano a toccarle o dagli sguardi degli uomini se solo si fossero incrociati, era una festa a sopresa, tutta nostra, inaspettata, in pubblico visto che ormai il locale si era riempito e tutti facevano da spettatori, probabilmente non c'era nemmeno nessuno in privè ma stavano tutti a guardare.Finalmente qualcuno butta nel centro del lettone alcuni profilattici che le donne raccolgono e aprono con i denti strappandoli da un lato come assetate nel deserto, qualcuna lo infila con le mani, altre si prodigano con la bocca e nel tentativo di srtotolarlo fino in fonda ingoiano il bastone fino in fondo, cominciano le danze dei corpi, ansimi, gridolini ma non di dolore, le donne si baciano mentre sono scopate da uno dei maschi, gli uomini stringono i seni di quella più vicina mentre entrano nella patatina della femmina che gli sta sotto, c'è chi viene nel preservativo, chi se lo toglie e la donna con attenta maestria continua a muovere la mano tirandolo sempre più verso di se fino a farselo venire sul seno, fino a sentire gli schizzi caldi sbattere sul mento, fino a spremere l'ultima goccia rimasta, c'è chi invece è ancora attento a far godere la sua donna o forse quella di una altro, sta ancora leccando quel clitoride gonfio che esce dalle labbra di una passerina depilata lo lecca e con le mani stringe forte un seno sodo e con i capezzoli turgidi che una donna intanto stava mordicchiando mentre a pecorina era scopata da uno dietro di lei. Un orgasmo assale il corpo della donzella stesa al centro del letto che con le gambe oscenamente divaricate offriva il suo sesso e il suo nettare alla bocca di un bel ragazzo alto, abbronzato, muscoloso ma con una lingua dolcissima e lo si vedeva dalla delicatezza con cui leccava la ragazza tra le gambe, lui non era del tutto spogliato, era l'unico, aveva ancora i pantaloni, ma appena ripresa la ragazza lo tirò a se, gli slaccio cintura bottone e zip e abbasso i jeans non prima di aver infilato la mano dentro, forse per tastare la consistenza o forse per proteggere il pisello che da li a poco avrebbe voluto sentire dentro di se, senza nemmeno togliere del tutto i pantaloni al ragazzo si abbassò scivolando quasi giù dal letto, gli mise le mani sul culo e lo costrinse a scoparla in bocca, durò poco e lui si ritrasse dalla sua bocca per venirle su una guancia, lei non si diede per vinta e continuava a massiaggiarlo, a fargli scivolare la pelle su e giù, sicuramente sapeva cosa voleva e doveva avere in quel momento e non permise al ragazzo di alzarsi, lo girò, gli mise un profilattico rosso, forse al sapore di fragola e cominciò a fargli un pompino lento ma con un effetto aspiratutto come si vedeva dalle guance della ragazza che facevano quelle fossette come quando fai il verso del pesce.Intanto altre due ragazze stese ai lati tastavano a turno i testicoli del ragazzo che non si rendeva conto più di quello che gli stava succedendo. Una si alzò e si mise a cavallo del giovanotto dando le spalle alla ragazza che lo stava spompinando e subito ma molto lentamente da questa fu spinta in avanti fino a farla arrivare alla bocca del ragazzo, si sedette sopra e in pochi minuti gocce di piacere scendevano dal mento del ragazzo fino al collo, intanto bocca di fragola, dando le spalle al ragazzo salì sul letto mettendo le gambe ai lati delle sue ginocchia, si aprì con due dita una fighetta rosa con una riga di pelo appena sopra, con l'altra mano indirizzo l'uccello fino all'entrata, non lo fece sparire subito ma molto lentamente facendolo scivolare dentro e fuori con molta calma, sembrava volesse farlo morire, quel pene che già una volta era venuto ma che non era mai sceso di consistenza grazie alla sua bocca e alle sue mani piccoline ma con le unghie lunghe e colorate, gli graffiava delicatamente i testicoli tirandoli verso l'alto, poi all'improvviso cambiò marcia e lo fece entrare tutto, a smorzacandela andava su e giù assai velocemente, si mordeva le labbra, si premeva i seni con le mani, fece un cenno a uno dei compagni presenti e lo fece salire sul letto, in piedi, a gambe aperte davanti a lei e con una mano lo teneva, non era duro ma nemmeno molle, a metà strada, quella consistenza di un pisello che ormai ha goduto ma a cui un pompino provoca un piacere inverosimile. Fece godere il ragazzo dentro di se mentre lui era ormai schiavo a turno delle figehtte di tutte le ragazze presenti che una alla volta avevano voluto sedersi e godere di quella bocca avida.Noi immischiati in quel groviglio di corpi abbiamo finito con l'anticoncezionale per eccellenza, quello per via orale bevendo il piacere l'uno dell'altra e ingoiandone fino all'ultima goccia.Il giorno dopo eravamo tutti in spiaggia rigorosamente nudi a ridere e a scherzare, avevamo conosciuto persone favolose e chissà se l'anno prossimo avremo la fortuna di reincontrarli.
15968
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12 anni fa
dreamlove,
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Tempi di scuola
Questa volta vi racconto un episodio che mi capitò quando frequentavo la quarta classe all'Istituto Tecnico Commerciale Gino Zappa di Milano. All'epoca ero ritenuta un'alunna modello, fra le più brave della classe e alcune compagne mi guardavano con una punta d'invidia. All'interno della classe, come sempre succede, si formano inevitabilmente i gruppi di amicizia o di studio e anch'io finii in questo disgraziato "meccanismo". Un giorno però Beatrice mi chiamò in disparte e mi invitò nella casa di campagna dei suoi genitori, situata nella provincia di Varese. La cosa mi risultò un po' strana, però l'idea di poter allargare la mia sfera di amicizie all'interno di una classe abbastanza divisa mi allettava non poco. Accettai e Beatrice mi disse che sarebbero venute con noi anche Anna, Simona e Giulia. L'appuntamento venne fissato per il sabato successivo e Beatrice, ripetente e più grande di noi, ci avrebbe portato alla mèta in auto. Tutte noi "invidiavamo" Beatrice che già poteva guidare e in più possedeva anche un'auto tutta sua. Al sabato alle tredici e trenta la campanella suonò e tutte e cinque ci precipitammo verso l'utilitaria di Beatrice, alla volta della casa di campagna. Lì saremmo restate fino alla domenica sera, per trascorrere un tranquillo week-end... di paura! Dopo circa un'ora e mezza o poco più arrivammo, dopo aver percorso una strada sterrata abbastanza lunga, alla casa di campagna situata in mezzo ad un bosco. Ero molto euforica, in quanto i miei genitori mi avevano accordato il permesso di rimanere fuori casa per ben due giorni. Entrammo nella casa che era "povera", ma molto ben tenuta. Ci sedemmo al tavolo e Beatrice ci offrì delle bibite a temperatura ambiente, ma comunque gradevoli. Ero tranquillamente seduta al tavolo quando vidi davanti a me una corda che si stringeva inesorabilmente verso di me: era tenuta in mano da Giulia e Anna, che mi legarono alla sedia, bloccandomi prima le braccia e poi le gambe alla sedia. Io mi misi ad urlare, chiedendo che cosa mi stessero facendo. Beatrice si alzò dalla sedia e venne verso di me, dicendo: "Bellissima Sonia, ti piace tanto fregare i ragazzi alle altre? Attenta, perchè non si può sempre farla franca... Perchè ti sei fatta Maurizio, quando sapevi benissimo che Maurizio è fidanzato con Anna? E perchè hai voluto essere scopata dal bel Paolo, quando sapevi che lui era mio?". Io in effetti non avevo mai avuto rapporti con Maurizio e con Paolo e cercai di spiegarlo a Beatrice: "Non sono mai andata a letto con Maurizio e non sono mai andata a letto con Paolo. Sia ben chiaro per tutte voi. Caso mai è stato Maurizio che mi ha corteggiato... ma non ha avuto alcun riscontro da parte mia. Per quanto riguarda Paolo... non c'è mai stato nulla tra noi", dissi io, visibilmente scocciata. "Non ti crediamo, baldracca da quattro soldi", sentenziò Beatrice. Si avvicinò ancor più a me e, toccandomi i capelli, disse: "Sonia, ma che bei capelli hai! Lunghi, mossi e lucenti... sappiamo che tu tieni moltissimo ai tuoi capelli... Ora ti facciamo una nuova acconciatura, sperando che sia di gradimento al "tuo" Maurizio". Giulia disse: "Propongo di tagliarle la frangetta e i capelli alle spalle, un bel caschetto non dovrebbe stare male a Sonia!". Le altre annuirono con il capo e Giulia diede la prima sforbiciata ai miei capelli. La frangia venne tagliata alla base della cute, poi mi tagliò una lunga ciocca che mi venne mostrata e poi fatta cadere sul pavimento. Giulia passò le forbici ad Anna e anche lei mi tagliò una ciocca di capelli. Si passavano le forbici l'una con l'altra e ognuna di loro dava un'accorciatina ai miei capelli. Io non potevo muovermi e le corde erano veramente strette. In poco tempo il caschetto era finito. Beatrice disse con voce decisa: "Propongo qualche altro centimetro, lasciamole coperte le orecchie, ma tagliamole i capelli all'altezza dei lobi". E via con le forbici. I miei capelli erano sempre più corti e Anna disse, con tono beffardo: "Ora sì che è una gran figa... piacerà senz'altro ai maschi!". Io avevo gli occhi pieni di lacrime, ma non volevo far vedere che stavo piangendo. "E queste sopracciglia... come le stanno male... sarebbe meglio non le avesse!", sentenziò Giulia. Beatrice venne verso di me con un rasoio e cominciò a rasarmi le sopracciglia. Poco dopo ero completamente liscia e loro mi diedero uno specchio per ammirare il loro lavoro. Ero diventata un mostro, con i capelli corti e "smozzicati" e senza sopracciglia. Beatrice disse allora che saremmo andati a fare una bella passeggiata tra i boschi. "Spogliati baldracca", mi disse Beatrice, facendomi vedere la punta di un affilato coltellino. Io mi rifiutai e lei incalzò: "Spogliati, tu nel bosco ci vieni, ma ci vieni nuda e a piedi... noi quattro ci andremo in macchina... con il caldo che fa!". Il coltellino in mano alla ragazza era ormai evidente ed era puntato al mio fianco. Non avevo scelta e iniziai a slacciarmi i cinturini delle scarpe per toglierle. "No, quelle no, le puoi tenere. Ti serviranno per camminare nel bosco. Togli la gonna e la maglietta. Dai, fai presto". Io mi levai la gonna e la maglietta, ma Beatrice non era ancora contenta: "Ora anche il reggiseno, così vediamo perchè Maurizio impazzisce per il tuo seno. Poi ti togli anche le mutandine, così vediamo perchè piace la tua figa a Paolo...". Io mi levai il reggiseno e le mutandine. Ero completamente nuda, ad eccezione delle scarpe che mi sarebbero servite per la “passeggiata” nel bosco. Mi legarono le mani, una accanto all’altra, con una corda e mi portarono fuori, posizionandomi dietro la vettura di Beatrice. Poi l’altro capo della corda venne legato al paraurti della macchina, che doveva “trainarmi”. Le quattro assatanate salirono sulla vettura, una Volkswagen Polo, e si misero in movimento a passo d’uomo. Io fui obbligata a seguire la vettura, che percorse un lungo pezzo di strada sterrata. Dovevo guardare bene il fondo della strada, disseminato di buche, pietrisco e rametti d’albero. La vettura procedeva molto piano e io riuscivo a stare al passo della macchina. Il problema era costituito dalle mie scarpe con il tacco, che anche se non avevano un tacco da dodici, mi facevano prendere storte in gran quantità. Pensai di togliermele, ma poi mi venne in mente che avevano i cinturini e senza slacciarli non sarebbe stato possibile levarle. Alla fine risultarono distrutte, dagli sfregamenti e dai “patimenti” che la lucida pelle aveva subito. Io sudavo sotto il caldo sole, mentre le quattro facevano commenti offensivi nei miei confronti, ridicolizzandomi. Io le sentivo, perché dai finestrini aperti mi pervenivano le loro voci e le loro sghignazzate. Durante il percorso incontrammo due cacciatori, che si voltarono verso di me, commentando ad alta voce quel particolare “rimorchio”: “Non c’è più religione, ma guarda sta’ esibizionista, che si fa trascinare nuda per dare nell’occhio. Sta’ puttana! Se ti fermi, me la dai? Sei una gran vacca… e sei pure bona. Una volta le ragazzine erano pudiche, oggi sono solo delle puttane…”. Ritornammo alla casa e venni slegata dal paraurti. Mi slegarono le mani e mi fecero stendere sul letto matrimoniale dei genitori di Beatrice. Una volta distesa, Beatrice, che doveva essere la capa e l’artefice di tutto, mi ordinò di alzare le braccia e di allargarle e di divaricare le gambe. Io feci quello che mi venne detto e le quattro amiche provvedettero a legarmi al letto: le braccia all’altezza delle mani e dei gomiti, le gambe all’altezza dei piedi e delle ginocchia. Ero completamente immobilizzata e riuscivo solo parzialmente a muovere il bacino. Giulia chiese a Beatrice: “Posso toglierle le scarpe?”. Beatrice rispose affermativamente, dicendo: “Ormai abbiamo visto tutto di lei, abbiamo capito che ha delle tette sode e ben formate, un culetto interessante e una grande figa accogliente, che può piacere ai nostri amici maschi. L’unica parte del corpo di Sonia che non abbiamo ancora visto sono i suoi piedi. Abbiamo anche capito che è una persona senza alcun ritegno, che si presta ad essere “usata” in tutti i modi. Una brava ragazza, di buona famiglia come lei, non si sarebbe mai spogliata per seguire una macchina in un bosco…”. Io replicai che non mi ero spogliata spontaneamente, ma che ero stata costretta da un coltellino nel fianco! Mi levarono le scarpe ed iniziarono a farmi il solletico sotto i piedi. Io sopporto tante cose, ma il solletico sotto i piedi mi manda in crisi. Io le supplicavo di smettere, ma più le supplicavo e più loro continuavano a farmelo; capirono che la zona sotto le dita era la più sensibile e continuarono a solleticarmi quella parte del piede. Io mi agitavo, ma le corde facevano il loro lavoro in modo egregio e il mio corpo aveva poche possibilità di movimento. Poi tutte e quattro sparirono e ritornarono poco dopo con una grossa zucchina tra le mani. Simona, che fino a quel punto non aveva preso grandi iniziative, mi disse: “Ora, cara troietta da strapazzo, ci fai vedere come prendi i cazzi di Maurizio e Paolo. Ecco, questa zucchina è la copia perfetta dei loro uccelli!”. “Voi siete pazze, non potete deflorarmi con quella zucchina. E’ semplicemente gigantesca”, dissi io. “Ah, ah, tu vorresti forse farci credere di essere vergine? Una come te avrà iniziato a farsi scopare a dodici anni…”, replicò Giulia. La parola “deflorarmi”, forse usata da me in modo errato, aveva fatto credere loro che io fossi vergine. Chiaramente vergine non ero, ma stretta di figa sì! Senza tanto indugiare saltarono tutte quattro sul letto e iniziarono a spingere la zucchina nella mia figa. All’inizio riuscii ad opporre resistenza, ma alla fine la mia bernarda si dilatò, lasciandosi perforare dalla grossa zucchina. “Io l’ho sempre detto… Sonia è una gran porca… guarda come ti sei fatta penetrare dalla zucchina… hai una figa da primato!”, disse beffardamente Beatrice. Mi slegarono e mi fecero mettere a pecorina per un’ulteriore prova “vegetale”: dovevano infilarmi una carota nel culo. Nell’assumere la nuova posizione, la zucchina scivolò per un pezzo fuori dalla mia figa e le loro mani prontamente la infilarono di nuovo. Poi iniziarono a premere sul mio buco dell’ano con la carota. Provavo dolore e il buco sembrava non volersi aprire. Ma le quattro forsennate premevano con grande forza e il mio buco alla fine cedette con mio grande dolore. “Ora ti facciamo delle foto, che poi daremo a Maurizio e Paolo. La loro cocca sfondata davanti e dietro! Hai la figa sfondata dalla zucchina e il culo spaccato da una carota. Mi fai schifo… sei solo una poveretta… ecco come finiscono le bellocce come te! E poi hai quei capelli tagliati alla “cazzo”! Ma ti mancano anche le sopracciglia… Mi fai pena, povera troia!”, disse farneticando la forte Beatrice. E sì, perché lei doveva sentirsi molto forte dopo questa bravata. Mi aveva umiliato e conciata come non mai nella mia vita. Simona doveva essere lesbica e lo capii dal bacio che mi dette con la lingua: mi accarezzò dolcemente i seni e me li leccò con grande meticolosità. Poi passò a leccarmi la figa e io sussultai dal piacere; me l’aprì con la lingua, “divaricandomi” le labbra e poi leccando all’interno del mio buco. Infilò la lingua dentro la mia figa e la roteò in un modo meraviglioso, donandomi sensazioni estreme di piacere. Una cosa simile poteva venire solo da una lesbica, abituata a fare quei giochi di lingua. Beatrice poi andò al telefono fisso (in quei tempi i cellulari non esistevano) e chiamò qualcuno, di cui non compresi il nome. Poco dopo entrò nella stanza un ragazzo dall’aria alquanto imbranata e dalla sguardo un po’ “ritardato”. Quando mi vide completamente nuda sul letto, fece un salto che non capii se era di gioia o di paura. “Giuseppe tu non hai mai visto una donna nuda. Lei si chiama Sonia ed è venuta apposta per te, Vuole fare “all’amore” con te”, disse Simona. Lui era veramente brutto, tarchiato e aveva un’aria davvero poco rassicurante. Le quattro “amiche” lo invitarono a spogliarsi e lui lo fece senza tanti preamboli. Era completamente peloso, davanti e dietro… un vero orso! Aveva un grosso uccello, ruvido e pieno di vene. Io notai che il suo uccello non ci mise molto ad irrigidirsi, specialmente quando Giuseppe fu invitato ad accarezzarmi. “Lasciami orso”, gridai. Ma lui non capì o fece finta di non capire. “Ma che cosa devo fare?”, disse Giuseppe, con voce roca. “Devi salire sul letto ed appoggiare il tuo pisello qui, sulla fighetta di Sonia”, disse Beatrice. Lui lo fece e appoggiò il suo schifoso pene sulla mia figa. Provai uno schifo indescrivibile. Giuseppe era veramente orrendo. “Ora spingilo dentro a quel buco da troia. Dai spingi forte”, disse Giulia. Lui spinse forte, mentre io cercavo inutilmente e in tutti i modi di divincolarmi dalla stretta morsa delle quattro assatanate. Giuseppe riuscì a penetrarmi e poi riuscì anche a capire quale era il movimento che doveva fare. Mi scopò in poche parole, mi scopò per un buon quarto d’ora. Io lo pregai di non venirmi dentro, ma lui fece tutto il contrario. Sentii il suo sperma irrorare la mia figa. Ora temevo anche di essere rimasta incinta. Che bambino sarebbe nato da quel mostro? Per fortuna non accadde nulla. Poi mi fecero girare a pecorina e Giulia disse a Giuseppe: “Ora devi incularla. Appoggia il tuo uccello al buco del culo di questa giovane ragazza e spingi come più puoi”. Lui eseguì l’ordine e spinse, ma evidentemente non mirava bene il buco dell’ano, perché il suo uccello finì nuovamente nella mia figa. “No, non lì. Glielo devi mettere nel culo. Hai capito?”, disse Anna. Aiutarono Giuseppe a posizionare l’uccelllo e lo invitarono a spingere forte. Lui spinse forte ed entrò con un sol colpo nel mio culo. “Bravo Giuseppe, continua così. Ora esci e rientra di colpo. Bravo… spingi… spingi!”, lo esortò Simona. “Smettila, mi stai rompendo il culo. Smettila, per pietà!”, dissi io, ma lui continuava ad incularmi. Mi fece veramente male e venne nuovamente e copiosamente anche nel mio culo. Probabilmente Giuseppe non era mai venuto dentro una ragazza e la cosa lo eccitò molto. Mentre il suo sperma colava fuori dal mio buco dell’ano, Beatrice fece due o tre fotografie. Le fotografie poi girarono per tutta la classe, sputtanandomi agli occhi di tutti i miei compagni, che mi videro nuda e con due ortaggi infilati nei buchi. Poi tutte le ragazze e Giuseppe si sedettero sul divano, in fila e mi fecero leccare le loro scarpe, in segno di sottomissione. Per fortuna solo sopra, ma la mia lingua non fu affatto contenta di quella situazione. Poi tutte le ragazze si tolsero le scarpe e io dovetti leccare i loro piedi con grande meticolosità. Si fecero leccare tra le dita, sul collo del piede e sulla pianta. I loro piedi non erano dei più freschi, data la temperatura esterna. Ma lo schifo che provai nel leccare i piedi a Giuseppe, non lo potrò scordare mai. Sì, anche i suoi piedi erano orrendi (come tutto il resto del corpo!), callosi e odorosi. Ma io ero la loro serva e una serva non può mai dire di no. Io ero stata punita da quelle quattro cretine (per non dire altro) per cose che non avevo commesso. La settimana successiva a quel sabato rimasi a casa “ammalata”, sperando che almeno le sopracciglia crescessero. Mi feci aggiustare i capelli e dovetti adottare un taglio molto corto, visto che i miei capelli erano stati ormai rovinati dai tagli furibondi delle quattro compagne di classe. L’anno dopo chiesi di essere spostata di corso e passai dalla A alla C. Che esperienza delirante!
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12 anni fa
soniaslave,
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Ultima visita: 11 anni fa
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Villa Ubbidienza
Villa Ubbidienza è un luogo particolare, situato nella campagna cremonese, dove le apprendiste schiave vengono educate al loro ruolo con grande competenza. Mio marito decise che la mia formazione di schiava non era completa e chiese a Master Vito, il proprietario della villa, di potermi "iscrivere" ad un corso giornaliero. Master Vito garantì a Mario, mio marito, che alla sera io non sarei stata più la stessa donna e che sicuramente mi sarei assoggettata a tutti i suoi voleri, in modo incondizionato. La villa non è segnalata, ma con un buon navigatore e qualche punto di riferimento vicino, la raggiungemmo in una giornata piovosa di fine aprile. Suonammo il citofono e una voce dall'accento straniero ci rispose di lasciare la vettura fuori dal cancello. Qualcuno sarebbe venuto a prenderci. La villa era poco visibile dal cancello, ma si intuiva che doveva essere in fondo ad un lungo viale alberato. Dopo pochi minuti vennero ad aprirci due uomini muniti di due grandi ombrelli. Erano entrambi molto eleganti e vestiti completamente di nero: avevano quasi l'aria di due becchini! "Buongiorno signori, potete dirmi i vostri nomi? Io sono George e lui Frank e abbiamo il compito di condurvi da Master Vito. Signora, mi dia il suo ombrello per favore", disse quello che rispondeva al nome di George. Io e mio marito ci presentammo e George mi invitò nuovamente a dargli l'ombrello. "Ma piove troppo, non posso andare senza ombrello. Mi bagnerò tutta!", ribattei io. "E allora, qual è il problema, una schiava non è una principessa!", disse Frank. La sua voce era sinistramente convincente e io gli diedi l'ombrello. George mi prese per il braccio, restando però coperto dall'ombrello. Io sentivo l'acqua scendere copiosamente dai miei capeiili. Fatti pochi passi George si fermò, mi guardo i piedi e disse: "Sonia, si tolga le scarpe. I suoi tacchetti stanno rovinando il prezioso asfalto di Villa Ubbidienza. Su presto, ubbidisca!". Ero piuttosto seccata da questo esordio non proprio felice. I tre uomini si riparavano sotto grandi ombrelli, io mi stavo bagnando come un pulcino e mi veniva anche chiesto di togliermi le scarpe. Inaudito... "Lei Sonia è molto insolente e supponente... se ne pentirà! Le ripeto: via le scarpe. Frank togli le scarpe alla signora. Quando riferirò a Master Vito che questa apprendista non rispetta le regole... saprà lui come piegarla! In definitiva lei Sonia è solo una puttanella baldanzosa", disse George. Frank si chinò davanti a me, mi sollevò un piede e mi sfilò la scarpa. "Ehi, bastardo, non ti permettere...", dissi io, ma nel frattempo Frank mi aveva forzatamente sollevato l'altro piede e mi aveva sfilato anche l'altra scarpa. Prese entrambe le scarpe e le gettò nel prato che affiancava il viale. I miei piedi ora appoggiavano sull'asfalto (prezioso!?) di Villa Ubbidienza. George non era però soddisfatto dei suoi gesti tracotanti e ordinò a Frank di strapparmi le calze. Lui lo fece subito con le mani e poi, aiutato da un coltellino, le recise sotto al ginocchio. Le calze tagliate rimasero sull'asfalto e noi proseguimmo, sempre sotto la pioggia che intanto era diventata molto fitta. Ormai ero completamente bagnata, sorretta per il braccio dal "buon" George. Davanti ad una gigantesca pozzanghera, io deviai per evitarla, ma George mi fece retrocedere e superare la pozzanghera immergendo i miei piedi. L'acqua era davvero fredda e la cosa non fu affatto piacevole. In più la mia camicetta bianca era completamente bagnata e si intravvedeva il mio reggiseno azzurro. Percorremmo ancora qualche centinaia di metri e George si arrestò ancora. Che vuole ancora questo, pensai. Immediatamente la mia curiosità venne soddisfatta: "Sonia, ora deve togliersi la camicetta, la gonna e quello che rimane delle sue calze. Presto, la mia pazienza sta per finire! Se non lo fa subito, se ne pentirà amaramente". Non avevo scelta, ero annichilita e in più ero conscia che quella giornata doveva servire per la mia "educazione". Mi levai la camicetta, la gonna e subito dopo quello che rimaneva delle mie calze (praticamente la parte superiore, fino al ginocchio). George non era ancora soddisfatto del mio stato e disse: "Ora si tolga il reggiseno e le mutandine". "Eh no, queste proprio no!" , risposi io seccata. Lui non disse nulla e mi ammanettò. Ancora qualche minuto di strada e arrivammo alla scalinata della villa. I due nostri accompagnatori fecero entrare me e Mario in una grande stanza affrescata con grandi e comodi divani di pelle bianca. George, implacabile come era stato fino a quel momento, disse: Lei, Mario può accomodarsi sul divano, questa lurida schiavetta bagnata e con i piedi sudici deve rimanere in piedi. Così sgocciola come un'oliva appena tolta dal vasetto!". Grande figlio di puttana... mi aveva umiliato abbastanza! Poco dopo si aprì una porta (nel salone le porte erano diverse) e apparve quello che si presentò come Master Vito. Master Vito era un uomo robusto, anche simpatico se vogliamo, ma soprattutto deciso e spavaldo. Master Vito mi tolse le manette, mi fece girare su me stessa diverse volte e poi commentò: "Ottima scelta, signor Mario, è una bella schiavetta. E' forse sua moglie? In questo caso lei potrà assistere alla lezione che stiamo per impartire a questa lurida schiava, che a quanto detto dal mio collaboratore George... (pausa di silenzio).... è una stronza. Ora le insegno io l'educazione e la sottomissione". Poi, rivolgendosi a me, mi apostrofò in modo scortese: "Puttana, denudati!. E fai presto! Per ogni secondo che perdi... tre frustate su quella lurida schiena". Io mi tolsi il reggiseno e poi subito le mutandine. Arrivarono altri tre uomini, che mi presero e mi portarono in un'altra stanza, seguiti dal Master, da mio marito e dai due "gentili maggiordomi". In quella stanza, disadorna e dall'aspetto terrorizzaznte, c'era un tavolo (o presunto tale) di legno alla cui estermità era situata una gogna e dall'altra parte un argano con una corda. In mezzo c'era un supporto di legno, quasi uno sgabello fatto a forma di cassa. Mi stesero sul tavolo, appoggiandomi il sedere al supporto. Il mio corpo era leggermente arcuato verso l'alto, perchè il supporto mi alzava la zona del sedere. La gogna venne aperta: aveva tre buchi, dove vennero posizionati la mia testa e i mie polsi. Venne subito richiusa e bloccata con due lucchetti: così chiusa la mia testa e le mie mani non potevano più muoversi. Poi i miei piedi vennero avvicinati e le mie caviglie vennero legate insieme, con la corda collegata all'argano. "Bene, ora daremo una bella "tirata" alla slave. E' troppo piccola di statura... ah, ah, ah", disse sogghignando Master Vito. Ero nuda davanti a sette uomini, in una posizione decisamente scomoda e imbarazzante, con la figa in evidenza proiettata verso l'alto. Ai due capi del tavolo si posero due dei tre uomini che mi avevano portato lì: praticamente erano gli operai di Master Vito! "Vai con la corda", disse Master Vito e l'uomo addetto all'argano cominciò a girare una grande ruota collegata al rullo dove era posizionata la corda. Più girava quella ruota, più la corda si riavvolgeva e più i miei piedi venivano tirati verso l'argano. "Ahi, mi fate male", dissi io con voce decisa. La corda tirava i miei piedi verso l'argano, ma la mia testa e i miei posli erano bloccati dalla giogna. L'uomo dell'argano girava lentamente la ruota e il mio corpo si allungava... le mie mani e la mia testa erano ormai al limite della gogna e le mie gambe venivano allungate in una posizione molto dolorosa. Il mio corpo era arcuato e teso al tempo stesso come una corda di violino. Il dolore era fortissimo e io supplicai, questa volta con voce tremula, Master Vito: "Non ce la faccio più, mi fa malissimo questa corda. Sto provando un dolore tremendo". Poi mi misi a piangere. Master Vito, che probabilmente era anche un uomo buono, disse al suo operaio di smettere di riavvolgere la corda... anzi di svolgerla un po' per permettermi una posizione più comoda... Poi però, pensando forse di essere stato troppo magnanimo, invitò l'uomo dell'argano a ricominciare a riavvolgere la corda con colpi decisi, che si ripercuotevano sul mio povero corpo provato e dolorante. Era la tipica punizione che si usava durante l'Inquisizione. Riaprirono la gogna e liberarorono la mia testa e le mie mani e i miei piedi furono slegati. Mi misero in piedi, ma facevo fatica a restarci. Quasi svenivo per il dolore che avevo provato. Mi condussero poi sotto ad una corda con gancio fissata ad un verricello attaccato al soffitto. Mi alzarono le braccia, le legarono al gancio e iniizarono a sollevarmi. Il mio corpo "pendeva" dall'alto, ma, fino a quando i miei piedi poterono toccare il pavimento, il dolore non era tanto. Quando però i miei piedi persero il contatto con il pavimento, tutto il peso del corpo si riversò sulle mie braccia. Tutti gli uomini presenti (tranne mio marito) si divertivano a farmi penzolare e si "palleggiavano" il mio corpo, facendomi dondolare in tutti i modi. Poi iniziarono a frustarmi, davanti sul seno, sulla pancia e sulla figa e dietro sulla schiena e sul culo. In poco tempo diventai rossa per le frustate ricevute e in qualche caso affiorò dalla pelle lesa anche il sangue. Il dolore era veramente tanto. L'unica cosa che mi era permessa era... piangere. E il mio pianto e la mia disperazione erano gioia per quegli uomini senza cuore. Mi riportarono a terra, mi slegarono e poco dopo mi venne chiesto di fare pipì in un grosso recipiente metallico: io provai ad accovacciarmi sopra al recipiente, ma riuscii a fare solo qualche goccia di pipì. “Non ti preoccupare se non riesci a pisciare. la tua sete sarà soddisfatta dai miei amici. Loro pisceranno per te e tu potrai bere la loro calda urina”, disse Master Vito. A queste parole i tre amici tirarono fuori i loro uccelli e si avvicendarono davanti al recipiente, colmandolo fino all’orlo di urina calda e schifosa. “Ora Sonia inginocchiati davanti a me e ringrazia per il trattamento particolare che ti abbiamo riservato. Non capita tutti i giorni ad una donna il privilegio di bere piscia appena fatta! Quando avrai finito la tua bevuta, dovrai dire – grazie Padrone, mi sono dissetata –“. Mi misi in ginocchio e portai il recipiente alle labbra. L’urina aveva un odore schifoso e poi era veramente calda! Visto che non mi accingevo a berla, due uomini mi aiutarono nella cosa, schiaffeggiandomi il viso a turno. Bevvi tutto e mi venne un senso di vomito. Poi dissi: “Grazie Padrone, mi sono dissetata”. A quel punto mi sollevarono e mi misero su un altro tavolo di legno grezzo, che aveva anch’esso una gogna ad una estremità. La mia testa e i miei polsi vennero bloccati dalla gogna, mentre le mie gambe vennero divaricate e alzate in modo innaturale. Mi allargarono tanto le gambe, che avevo la sensazione che volessero spaccarmele. La mia figa non potè altro che mostrarsi in tutta la sua nudità. Mi legarono le gambe in alto, a ganci che pendevano dal soffitto. Mi bendarono per non farmi vedere a quale sofferenza sarei stata sottoposta. Poco dopo sentii un grosso oggetto (un bastone, credo) che entrava nella mia figa, dilatandola a dismisura. Mi fece molto male e gridai il mio dolore, ma nessuno venne in mio aiuto. Capii poi dal rumore che il bastone era collegato ad una macchina che ritmicamente lo faceva penetrare ed uscire dalla mia figa. Era giusta la profondità dell’innesto, ma i problemi derivavano dalla sezione smisurata del bastone, smisurata anche per una come me che non ha la figa stretta. Quando smisero con quell’attrezzo, il mio corpo, arrossato e anche sanguinante per le frustate ricevute prima, venne coperto dalla cera calda. La cera mi ricoprì le tette, la pancia e la figa, penetrando anche nel buco semiaperto. Non potevo però chiudere le gambe e dovetti subire anche quell’ennesima tortura. Mi sbendarono e io vidi che nella stanza erano entrati altri quattro uomini: davanti a me c’erano Master Vito, George, Frank, mio marito e altri sette “operai”. Ben undici uomini per una donna sola! Mi slegarono le gambe e io potei rilassarmi, riportandole in una posizione naturale. George, osservando le piante sporche dei miei piedi, disse rivolto al Master: “Signore, mi permetta di farle osservare che questa lurida cagna ha i piedi sporchi al suo cospetto. E’ inaudito… è una grave mancanza di rispetto verso di lei”. E come potevo avere i piedi puliti, dopo che avevo dovuto camminare scalza lungo tutto il viale che conduceva alla villa? “Hai ragione, George. Giusta osservazione. Ora tutti voi sputerete sulle piante di questa schifosa schiava e il marito le pulirà con la lingua”, disse ridendo Master Vito. A quelle parole mio marito inorridì e si rifiutò di fare quello che gli era stato richiesto: a lui piaceva molto leccare i miei piedi, ma sono quando erano puliti! Mario fu preso a forza, spogliato di tutti gli indumenti e gli venne messo un collare al collo con relativo guinzaglio. “Ma non potete fare questo”, urlava il poveretto, ma gli uomini che gli stavano sopra non gli dettero scampo e lui fu denudato in poco tempo. Fu poi tirato con il collare davanti ai miei piedi e lì dovette ripulirmeli con la lingua. Ogni tanto si ritraeva, ma mani ferme di quei nerboruti uomini lo convincevano a riprendere il lavoro. Alla fine le mie piante tornarono quasi pulite e mio marito venne costretto a stare a quattro zampe in un angolo. Io venni pervasa da un senso di rivincita nei suoi confronti, visto che tutto quello che pativo lo dovevo alla sua mente malata che vedeva in me solo una slave e non una moglie da accarezzare e difendere. Io venni ripulita senza tanti complimenti dalla cera e mi fu messo un collare con guinzaglio. Mi fecero mettere a quattro zampe e mi tirarono a "spasso" per tutta la stanza, facendomi fare ripetuti giri. Mi facevano male le ginocchia, ma se mi lamentavo ricevevo bacchettate sulla schiena e sull culo. Mi fecero mangiare da una ciotola una specie di budino, mentre i presenti si divertivano a vedere che un essere umano veniva trattato in quel modo. Poi Master Vito disse: "Carissimi, è inutiile nascondere che Sonia è una gran vacca, un essere spregevole che merita solo punizioni corporali... Ma anche una lurida cagna merita qualche momento di svago ed è per questo che vi voglio invitare a scoparla. Potete scoparla nella figa, ma se vorrete Sonia è anche disposta a darvi il culo. Vi farà tutti i pompini che vorrete, ma in cambio dovrete pur darle qualcosa... Le darete la vostra sborra sul viso e in bocca, così potrà assaporarla". Mi misero un attrezzo metallico in bocca, che mi impediva di chiuderla. Poi iniziò la danza del sesso e la mia figa venne sfondata in mille modi. Dolore e goia, nello stesso tempo, mi pervasero il corpo martoriato dalle precedenti umiliazioni subite. Mi misero alla pecorina e mi sfondarono l'ano, dilantandomi il buco. Ma non erano solo cazzi... anche qualche mano e relativo braccio vennero infilati nel mio culo. Mi aprirono come non mai, senza ritegno e senza pudore. Provai un grande dolore, nell'essere aperta come un frutto maturo. Qualcuno infilò la sua mano anche nella mia povera e slabbrata figa, che, pur bagnatissima ed eccitata, non ne poteva proprio più! Quando il porco di turno aveva finito di scoparmi davanti e dietro, mi metteva in bocca l'uccello, facendomi "assaporare" il gusto della mia figa e del mio culo. Qualcuno mi venne in bocca e io ingoiai il suo caldo sperma. qualcuno mi venne in viso e sui capelli, riducendomi ad una maschera di sborra. Vi confesso che la sborra che ricevetti in viso era tanta, da impedirmi di aprire gli occhi! Non potevo pulirmi, perchè durante le operazioni sopra descritte ero sempre bloccata e trattenuta per le gambe o le braccia da qualche gentile amico. Ricevetti anche qualche sputo in viso e in bocca, ma ormai non facevo più caso a niente. Quando tutto fu finito, Master Vito mi pose gentilmente sul pavimento... mi afferrò per i capelli e usò il mio viso e i mie capelli come straccio per il pavimento. Certo qualche goccia di sborra era caduta sul prezioso pavimento di Villa Ubbidienza e io dovevo pur pulirla. "Abbiamo finito, troia. Sei stata abbastanza brava, hai sopportato bene tutto quello che ti abbiamo fatto, ma pensa che conosciamo altre mille tecniche di sottomissione e tu potresti essere la prescelta in futuro. Ah, ah, ah", disse Master Vito. Ero stesa a terra e per salutarmi i dieci amici mi diedero calci nella pancia e nei fianchi. Qualcuno si tolse le scarpe e le calze e mi obbligò a leccargli i piedi puzzolenti e sudati. Io lo feci senza fiatare... dopo tutto quello che avevo subito non era certo la cosa più sconvolgente del mondo! Master Vito mi infilò nella figa e nel culo un grosso plug a "due posti", affinché i mie buchi rimanessero aperti e in tensione; lo legò con appositi laccetti ai miei fianchi perchè non cadesse durante il tragitto verso casa e mi diede un bacio con la lingua. Mio marito assistette senza parlare alle mie effusioni con Master Vito, del quale forse mi sono innamorata. Mario si rivestì a sua volta. Non mi venne restituita la biancheria intima, mentre mi rimisi la camicetta e la gonna. Non avevo più le calze che erano state distrutte alcune ore prima e dovetti ritornare scalza fino al cancello d'entrata. La pioggia non smetteva di cadere, ma ora avevo l'ombrello per ripararmi. Le mie scarpe erano state buttate nel prato che costeggiava il viale d'ingresso alla villa e io e Mario le ricercammo nel buio più fitto, ma non le trovammo. Ritornai a piedi nudi a casa, ma non me ne importò niente. Ritornare a casa dopo quell'inferno era per me una grande cosa. Una volta entrata in casa, chiesi a Mario: "Quando mi riporti a Villa Ubbidienza?". Lui rimase basito da quella mia domanda... non aveva capito che tutto sommato avevo goduto come una porca!
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