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Sussurro
Lei uscì di casa subito dopo cena, con le ultime luci del giorno, e l'aria calda e umida dell'estate si insinuava tra i suoi vestiti leggeri, le accarezzava la pelle con infinita delicatezza, e con una inconsapevole naturale insolenza..
la sua inquietudine pulsava, irrefrenabile. L'attrazione del piacere era tale da non consentirle ulteriormente un appagamento solitario. Tutto ciò era già presente nel suo immaginario. Impresso fotogramma per fotogramma, una storia già vista, già letta e riletta.
Voleva che qualcosa di sconosciuto si impadronisse del suo corpo, dei suoi piccoli interruttori del piacere.
Desiderava che un nuovo odore, un nuovo calore restasse sulle sue lenzuola, sui suoi cuscini, sulla sua pelle.
Camminava per la strada, con le luci della sera ad illuminarla come unica protagonista innanzi ad una immaginaria platea che potesse godere della vista del suo piacere. Una implicita partecipazione di tutto ciò che le circolava attorno, ai suoi occhi, solo apparentemente indifferente. Tremava, per l'esaltazione mista al timore ed all'insicurezza di ciò che avrebbe trovato. Un'alchimia particolare, che le faceva vibrare alla stessa frequenza sesso e anima, un segnale infinito di impulsi regolari.
Entrò in quel bar della zona centrale, conscia del maggior ricambio di persone che lo frequentavano. Sconosciuti, ognuno con la propria storia ed i suoi sottili segreti da svelare, da palesare sofficemente qualora fossero stati liberi di manifestarsi. Beveva il suo aperitivo, e ad ogni sorso i suoi occhi cercavano, nascondendo faticosamente il desiderio che in quel momento le strisciava attorno alla vita, ed andava ad annidarsi nel dolce scrigno delle sue gioie. Tremava, beveva ed osservava, coperta solo da un velo bianco di lino, che pareva urlare come un manifesto, tutta la sua accesa femminilità.
Mancava un sorso, quando notò una giovane coppia seduta al tavolino. Lei era bella e sensualissima, una chioma bionda e lunga su una pelle fresca ed ambrata. Ed il suo corto vestito, il suo modo di accavallare le gambe la rendevano quasi indecente, come fosse già pienamente consapevole dell'effetto che ne faceva risultare, e del fuoco che desiderava provocare negli occhi di chi posava l'attenzione su di lei.
Lui era elegante, brizzolato benchè il suo volto lasciasse trasparire la sua giovane età. Lo sguardo era quello di un uomo sicuro dei propri obiettivi e delle proprie volontà, e la fierezza che dimostrava nei semplici gesti del consumare, le portò l'eccitazione alle stelle.. Voleva, doveva essere presa, posseduta da quelle carni, posta al centro del loro complice istinto al piacere. Il solo pensare a questo desidero le faceva tremare le gambe, e il lieve rifiuto della sua razionalità non faceva altro che spingerla ancora di più ad inoltrarsi col pensiero, fra le loro mani, fra le loro gambe, fra i sessi che avrebbero potuto renderla loro.
Finì la sua bibita e con un raccolto impulso di volontà si alzò e si diresse verso di loro. Essi non furono sorpresi, come se in qualche maniera, avessero già pianificato nella loro mente, i desideri che nascevano da quel caldissimo corpo che gli si stava avvicinando.
Si mise a parlare con loro.. erano forestieri, in città per lavoro, ma visivamente attratti per alcuni particolari architettonici ed urbanistici che il centro offriva. Lei si propose di accompagnarli e di descrivere loro quello che sapeva della storia della sua città. Uscirono e cominciarono il giro. I profumi di lui e della sua compagna, portati dal vento, la inebriavano, la eccitavano, ed avrebbe voluto conservarli su di sé per il resto della vita. Bastò una scusa qualunque, per portarli a casa sua, e mostrar loro la sua noviziosa cura per l'arredamento.
Il cuore ora le pulsava fortissimo, mentre apriva la porta di casa. Li fece entrare, servì loro da bere ed accese due candele. A stento riusciva a nascondere il respiro affannato, il battito del cuore le portava il sangue al suo morbido sesso, con prepotenza, stimolandolo e donandogli volume e colore. Ebbe la certezza di ciò che sarebbe successo poche decine di minuti dopo, quando la compagna cominciò a guardarla con insistenza e desiderio, non curandosi di ciò di cui stavano discutendo, o del suo bicchiere ancora pieno per metà. Lui era sorridente, ed il suo sguardo tradiva anch'esso un forte desiderio di condividere il proprio piacere e quello della sua compagna con la loro gentile ospite.
La situazione cominciò a scendere vorticosamente quando l'alcool iniziò a sciogliere le loro inibizioni. La dea bionda si alzò, e senza dire niente andò alle spalle di lei, che continuò, eccitatissima, a parlare con lui.
Lui non diceva niente, ma dalla sua espressione era palesemente tutto chiaro. Le prese una mano e cominciò ad accarezzarla. Nello stesso momento la compagna prese ad accarezzarle il collo, e a massaggiarle le spalle. Ne scoprì una spostando l'ampia scollatura del suo vestito leggero, e cominciò a baciarla. Lei si sentì bollire dentro.. L'essere giunti al punto critico, al punto di non ritorno, in cui i desideri dei tre si palesano, la fece sussultare...
Le carezze di lei ed i suoi baci erano di una dolcezza tale che in pochi minuti si sciolse tra le sue braccia. Lui le abbracciò entrambe, e poco dopo si ritrovarono in camera da letto. Trovarsi con addosso solo le mutandine fu semplice, dopo aver fatto cadere quei pochi veli.. La presero per mano e la fecero stendere sul letto, in mezzo a loro. Fu a quel punto che insieme, con delicatezza, le sfilarono le mutandine. Erano macchiate, e dei fili sottili di rugiada si tesero, quasi a voler trattenere il piccolo trasparente indumento sul suo corpo.
Quello che successe dopo fu per lei il paradiso. Sentiva le grandi mani di lui accarezzarle i seni, le spalle, le labbra. I capezzoli divennero rigidi e raccolti, lui vi appoggiò la bocca e se ne deliziò.
La compagna prese ad accarezzarle il sesso, facendo scorrere un dito tra i petali bagnati, e premendo con delicatezza sulle grandi labbra lo schiuse, come uno splendido fiore umido ai bagliori dell'alba. Poteva sentire il calore delle dita, l'imprevedibilità dei loro spostamenti, le carezze sugli interni delle cosce, sulla pelle più delicata, la dolcezza con cui per la prima volta la sua clitoride, rossa e gonfia, conosceva quelle dita estranee e gentili.
Lui continuò a condire con i suoi baci, soffici e amorevoli, ricchi di saliva, che le bagnò le labbra ed in seguito le riempì la bocca.
La compagna osservava la sua orchidea, accarezzandola, insinuando con sicurezza le dita fra le piccole labbra, schiudendola, osservandone il colore delicato, bramando il nettare che si andava raccogliendo abbondante alla base delle labbra.. pregustando di assaporarne la femminilità.
Si fecero più audaci. Ora le mani di lui la cercavano, si inoltravano dappertutto, come se fossero triplicate d'improvviso. Il sentirsi così, arrendevolmente nuda, e completamente aperta alle loro attenzioni, al loro dolce lavoro su di essa, la fecero bagnare ancor di più, e le fecero salire altri gradini verso il piacere. Si sentiva come una tavola imbandita di gustose pietanze, desiderosa di essere assaporata, presa, consumata, portata all'estasi.
La compagna di lui insisteva fra le sue gambe, attratta da quel grande fiore, di cui pareva innamorata. Lo aprì tra i due indici, con delicatezza, ed un attimo dopo averlo ancora contemplato, prese a baciarne il piccolo e rosso pistillo di carne. Si lasciarono scappare entrambe un mugolio di piacere, per l'una l'improvviso contatto delle labbra sulle labbra, per l'altra l'aver scoperto un sapore dolcissimo... Ora quella giovane, bellissima coppia la stava baciando, allo stesso momento, nei suoi due fulcri, alimentando quei piccoli pozzi di piacere, facendola vibrare come una corda tesa dai due capi. Il suo seno ora era gonfio e lucido di saliva. E fu a quel punto che cominciò a percepire il ritmo dei baci di lei, insistenti, sul suo nido schiuso. Prese a spingere in avanti il bacino, con morbidezza, pulsando regolarmente, lasciva, quasi a volerle regalare il suo sesso, ad ogni colpo, a volerne fare dono alla sua bocca ebbra d'appetito. Il suo piacere cominciò a salire, spinta dopo spinta, mantenuto vivo dalle braccia di lui, e dai suoi baci ed i suoi morsi che si fecero più intensi.
La lingua della compagna se prima accarezzava la clitoride alternandosi a carezze lente e battiti veloci, ora, spoglia di qualsiasi inibizione rimasta, si spinse con voluttà all'interno di quel lucido scrigno rosa, aperto, spinto contro la sua bocca dai movimenti del bacino. Quella splendida, golosa biondina si spingeva dentro lei, più che poteva, come a raccogliere il miele sul fondo di un barattolo.. Si sentiva profanata, toccata, aperta, terribilmente eccitata. Questo pulsare nel suo interno, questo ascendere lento e inesorabile al piacere, le sbloccò le mani, che fino a quel momento erano rimaste tese e salde ad accartocciare le lenzuola. Con la mano sinistra le accarezzò quelle chiome bionde e profumate, pettinandola con amore, passando dietro la nuca, e spingendola con forza fra le gambe, fino a far scomparire la sua bocca nel sesso ormai lascivamente avviato all'amore. Con la mano destra fece scivolare gli slip di lui fino a metà coscia, lasciando uscire il suo membro già pronto, umido, e caldissimo.
Afferrò con decisione la carne dura e venosa che si offriva alla penombra della stanza da letto.. tra i respiri e gli ansimi.. e tra gli odori dei sessi che andavano sovrapponendosi in una strana, peccaminosa armonia..
Lo strinse, riuscendo a stento a chiudere la mano, e con un movimento delicato ne portò alla luce la testa, purpurea e già abbondantemente bagnata di desiderio. Lui si animò maggiormente, con un desiderio irrefrenabile di possederla, baciandola, quasi a volerla mangiare.
Lei cominciò a ritmare le mani, assieme, muovendo la pelle della sua asta, e spingendo la testolina bionda della sua compagna fra le sue cosce.. Ormai qualsiasi cosa era piacere puro, anche il solo ritmare entrambi alla frequenza del suo piacere fisico. Il contatto con quella carne dura, estremamente calda, le fece sbalzare il piacere in avanti, sentendo la lingua di lei insinuarsi all'interno del fiore, sentendola toccare punti mai toccati, percependo sensazioni nuove mai provate. L'insistenza della lingua e dei suoi baci sulla carne ormai rossa e gonfia del suo sesso la stava portando velocemente al piacere, chiamato dall'odore di lui che sentiva preporre sulla sua bocca, sul suo collo e sui seni. Stava per venire. Intrecciò le dita con quelle di lei, che la sentì pronta, vicina all'orgasmo. Lui, terribilmente eccitato dalla visione delle due ragazze, prese a spingere il suo membro caldo sul suo fianco, muovendolo regolarmente, bagnandole la pelle, e mugugnando quasi silenziosamente un piacere che cresceva rapido. La compagna la baciò e continuò a baciarla facendosi strada tra le labbra del sesso, con passione.. Sulla bocca e sulla lingua la sentiva ormai vicina ad esplodere, e decise che era il momento.
Spinse, spinse, spinse... si spinse all'interno di lei più che poteva, leccandole dentro, sulle pareti ruvide, cercando il punto esatto in cui la sua esplosione sarebbe avvenuta, intensa e prepotente. Ed ecco che puntò i piedi sul letto, inarcandosi più che poteva, sentendo l'inizio di un'enorme onda di piacere. "vieni amore.. sentila..." le sussurrò lui nell'orecchio, mentre il suo respiro si fece rapido ed ansioso, ed i muscoli del suo viso si tesero allo stremo, in un'espressione che poteva essere lo stesso volto del Piacere..
Esplose, sopraffatta da quell'energia, spinse forte, con ingordigia, non volendo perdere nemmeno una goccia di quella grande, enorme onda che la travolse e le entrò dentro... Spinse così tanto da spostare un pò indietro la sua amante, la quale non smise di stimolarla con tutte le forze che poteva... Venti secondi in cui inferno e paradiso si mescolarono in un'unica cosa, e potè sentirsi attraversare da tutta la forza, la potenza sessuale che aveva raccolto negli istanti precedenti.. La libidine le impregnò il sangue, e il cuore pareva scoppiare.. Lui era incantato, eccitatissimo da quella manifestazione così istintiva, così potente ed esplicita, che le due donne furono in grado di creare. Il piacere di lei si manifestò, nella bocca dell'amante, con un nuovo, dolcissimo ed intenso sapore.
Finalmente si accasciò, respirando affannosamente, spettinata ed imperlata di sudore, che scorreva sul suo magnifico corpo, sulla sua pelle così fresca e leggermente colorita dallo sforzo. La compagna si congedò dal suo sesso con un amorevole, profondo bacio, e poi se ne allontanò, mentre le rimasero sulla bocca e tutt'attorno ad essa i segni di quella magnifica melodia di piacere, regalata con amore da femmina a femmina.
La compagna poi andò da lui, e con un bacio gli fece scoprire tutta la dolcezza del sesso di lei... Poi scese lentamente, e con baci e lenti movimenti della mano, cominciò a preparare il suo compagno per la penetrazione.
In ginocchio sul letto, lui, pareva quasi soffrire dall'ansia di coprire quella stupenda femmina che poco prima li raccolse dal bar. La compagna, dopo qualche bacio lungo il nervo carnoso di lui, prese a succhiarlo, e spingendo sulle sue natiche, lo portò sempre più a fondo nella bocca. L'appetito con cui cercava di ingoiarlo era sconvolgente, a malapena riusciva a respirare col naso. La padrona di casa intanto, osservava stesa su un fianco, a gambe piegate, e dopo qualche minuto le fu irresistibile cominciare ad accarezzarsi, da dietro, penetrandosi con due dita, e guardando ipnotizzata quello spettacolo, ansimando, e desiderando ora di avere quella carne purpurea dentro di sé. L'amica lo stava stimolando, ingoiandolo in movimenti lenti e profondi, preparandolo per l'amore che da lì a poco avrebbe consumato con la loro ospite. Con l'altra mano prese a frugare sotto i testicoli, ad accarezzarli e a maneggiarli delicatamente, e lui, colto da un brivido, cominciò a scandire i movimenti con cui entrava nella bocca della sua compagna. La loro ospite, silenziosa ed affannata, guardava con desiderio il sesso di lui scomparire fra le labbra della sua deliziosa compagna, mentre continuava a massaggiarsi da dietro, più velocemente e più a fondo.
Si sentiva desiderosa, tremante, pronta a ricevere la carne del maschio. Ed aspettò, bramando il momento in cui lui arrivasse al limite, ed il momento arrivò. La compagna si allontanò dal membro che in quello stesso istante pareva scoppiare, e poi con delicatezza, quasi affettuosamente, accarezzò il viso della padrona di casa, facendola poi stendere, e aprendole piano le gambe, prendendole per le caviglie, fino a quando furono completamente piegate e divaricate. Fu allora che lui si preparò, avvicinandosi al suo ventre. Le prese le mani intrecciandole alle sue, piegandosi sopra di lei, con l'asta turgida e pulsante a meno di dieci centimetri dal suo nido rosa.. ricco di odori. La compagna lo aprì di nuovo con le dita, mostrandolo con orgoglio a lui, ed invitandolo ad entrare. L'ospite ora era sopraffatta dal desiderio. Ora più che mai aperta e pronta a ricevere, voleva sentirsi piena di lui, concederegli la sua carne in maniera completa e totale. La biondina prese il membro del compagno tra le dita, e ne portò la testa sull'imboccatura del sesso di lei.. muovendolo lungo l'apertura, toccando la clitoride, sputando con delicatezza la dove i sessi si incontravano.. La bionda, una volta assicuratasi che il membro era puntato fra le labbra, salì ed andò a baciare la sua amante, tenendole la mano, preoccupandosi di accarezzarla in viso e di baciarla sofficemente.
Lui, sentendo il contatto del sesso sulla punta del suo nervo non riuscì a resistere, e con una lenta pressione affondò nella carne.. lentamente.. sentendo l'abbraccio umido della vagina scorrere piano su tutta la sua asta.
L'ospite emise un grido, strinse forte la mano della biondina, e si lasciò baciare da lei. Lui entrò fino alla base, emettendo un lungo e costante mugolio, esprimendo piacere nuovo ed intenso per la prima dolce carezza che ricevette dal fiore della sua splendida ospite. Dopo aver stazionato dentro qualche secondo, prese ad uscire, sempre lentamente, finchè non fu dentro solo con la testa. Osservò il suo membro, ora completamente bagnato del piacere di lei, quindi riaffondò. Lei strinse le dita dei piedi, che andò poi a posare sui fianchi di lui. La biondina cominciò a coccolarla amorevolmente, con baci e carezze, accompagnandola nel suo percorso di piacere.
Lui prese ritmo, le due ragazze si baciavano, e l'ospite, posseduta dai movimenti del maschio, a malapena riusciva a trattenere i suoni del suo piacere, anche se coperti dai baci dell'amica. Si sentiva riempita, sentiva scorrere dentro di sé tutto il desiderio del maschio, lo sentiva farsi strada nelle sue carni, lo sentiva ondeggiare col bacino, rigirare l'asta dentro il suo sesso a volerla toccare in ogni punto possibile. Piacevolmente violata, profanata, ed accompagnata alla seconda ascesa al piacere dalle salde spinte di lui, e dai dolcissimi baci di lei.. Era quello il suo stato di cose, il suo desiderio assoluto, la linfa per la sua anima...
Le spinte di lui si fecero più forti, e adesso, sotto le oscillazioni dei suoi colpi, a malapena le bocche delle due donne riuscivano a toccarsi. La biondina sembrava deliziarsi di questo, e prese a sua volta ad accarezzarsi fra le gambe. Il maschio prese ad aumentare il ritmo, ed ora l'ospite sussultava, sbalzando e lamentandosi. La biondina adesso alternava la mano fra la sua clitoride e quella dell'amica, mentre con l'altra le accarezzava i seni, stringendoli forte nella mano e succhiandone i capezzoli rossi e duri. La padroncina di casa, sentendosi ancora una volta aperta, estatica, ed in preda assoluta della propria libidine e del piacere che quella splendida coppia le stava dando, aggrappò saldamente le gambe attorno alla schiena del suo amante, che sentendosi preso in quel modo, percepì l'autorizzazione a liberare tutto il suo desiderio e la sua potenza. Le spinse dentro amore con tutta la forza che aveva, sentendo che non avrebbe resistito ancora per molto. La compagna intanto ebbe il suo scrigno umido dalle carezze che si stava concedendo guardandoli, e decise che era venuto il momento anche per lei di godere.
Si mise a cavallo sul volto estatico della padroncina, che capì gli intenti e socchiuse la bocca. La biondina quindi chiuse gli occhi ed abbandonandosi premette il sesso sulla bocca dell'amica. Quindi stimolata dai movimenti dei due amanti, prese a muoversi ritmicamente, strofinando la sua bionda e carnosa vagina sulla bocca di lei. Si raccolse i capelli e cominciò a muovere il bacino circolarmente, pasticciando dei suoi umori la bocca dell'amica. Quest'ultima sentiva il sesso della biondina attorno alle sue labbra, e sentiva il suo piacere a piccole gocce scorrerle nella bocca. Con le dita la aprì, per poterla baciare meglio all'interno, e poter scoprire il sapore completo di quella splendida femmina, seduta sulla sua faccia. Lui contemplava la schiena della sua compagna, baciandole il collo, mentre spingeva nel sesso dell'amante, un pò roteando e un pò andando dritto, facendole scoprire tutta una gamma di piaceri che fino a quel momento non era riuscita ancora a conoscere. Lei sentiva guizzi salirle dal sesso fino al cuore e alla mente, i brividi che la attraversavano la tendevano come una gattina. Il sesso dell'amica ora si strofinava su di lei con maggior forza. La lingua continuava ad esplorarla, dentro e fuori. Si sentiva completa, poteva percepire la sua libidine come una macchina che adesso avanzava a pieno regime. I lamenti dell'amica, e del suo maschio profanatore aumentavano sempre più. Questo naturalmente le fece salire ancora il piacere, ancora ed ancora, finchè arrivò a quello che era l'apice assoluto del suo piacere prima dell'orgasmo. La biondina che la stava guardando negli occhi se ne accorse, ed affrettò i movimenti sulla sua bocca. Il maschio era al limite, ed era pronto ad un minimo cenno delle due per esploderle dentro. E la valanga che li travolse tutti partì proprio dall'ospite, da colei che per tutto il giorno aveva desiderato quel momento. Partì, dalla sua bocca occupata dall'amica, un lamento sottile e costante.. sentì che stava per oltrepassare la soglia.. lo sentì anche la coppia che in quel momento stava traendo il massimo del piacere dal suo corpo... e quando fu sul punto esplose, aumentando di colpo il suo lamento, afferrandosi con le braccia ai fianchi della biondina, e con le gambe ai fianchi del suo stallone..
Venne.. venne con una tale intensità da spingere a sè il maschio più che poteva. La bionda era sul punto, e finalmente lasciò esplodersi dentro la bocca dell'amica.. Il maschio sentì il piacere delle femmine che arrivava, e non si trattenne più, spingendosi fin quanto poteva nel fiore carnoso dell'amante. Esplose dentro di lei, urlando, gettando seme ad ogni colpo, impazzendo dentro il suo ventre. La bionda afferrò i capelli della amante e le consegnò tutto il suo piacere, con una tale pressione da non farla quasi respirare. Quest'ultima continuò il suo lamento irrigidendosi completamente e sentendo le onde del suo orgasmo fortissimo scuoterla da dentro. Il seme del suo amante si unì al suo piacere e a quello dell'amica che le esplose in bocca in quello stesso istante..
Furono dei secondi di pura estasi, in cui tutti e tre lasciarono uscire quanta eccitazione e quanta potenza avevano raccolto nei minuti prima, il tutto si fuse in un unico grande orgasmo, un unica grandissima onda di piacere, che fu intensa e devastante. Un unico piacere, un unico respiro, odore, sudore, un unico corpo.
Quindi la coppia si accasciò ai lati della loro nuova, meravigliosa amica, il cui desiderio aveva portato ad un'esperienza unica, che anche loro prima di quella serata, avevano conservato esclusivamente nello scrigno dei propri desideri.
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15 years ago
FeeTish,
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Last visit: 10 years ago
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Le sue mani su di noi----------
....la pioggia cadeva incessante sui miei abiti bagnati, ma restavo lì immobile ad osservare quella scena eccitante e sbalorditiva.....Mi ero rifugiata in tutta fretta dentro al primo portone aperto, nel silenzio delle volte di quell'andrione si sentivano dei respiri ....fu più forte di me la curiosità, così mi feci guidare da quei lamenti accennati sino a che non giunsi vicino ad una porta socchiusa.....una donna alta mora era sdraiata su un divano rosso, indossava una sottoveste nera e aveva le gambe completamente divaricate...più in basso una chioma rossa inginocchiata davanti a lei era intenta a massaggiarle l 'interno cosce....la rossa aveva un paio di autoreggenti nere e una guepiere rossa....la mora ansimava perchè l altra indugiava ad arrivare dove lei voleva....fino a quando le mani aprono le grandi labbra e la lingua comincia a muoversi piano e poi con maggior foga fino a farle raggiungere in poco tempo almeno 4 orgasmi ripetuti.....ad un tratto la rossa si alza e le si mette di fronte ed indirizza la bocca vogliosa dell amica dritta al proprio pube, mentre con la mano incomincia ad infilarsi vogliosa le dita tutte dentro la sua .....Io resto lì immobile, attratta e bagnata nell assistere a quella scena di gioco saffico intenso, quando all'improvviso mi sento prendere da dietro e spingere dentro l'appartamento....le due donne si voltano, mi guardano, sorridono e continuano i loro giochi, mentre io attonita non riesco a capire ancora cosa stia succedendo.....all'improvviso una mano mi passa sotto la gonna e scosta le mie mutandine e due dita possenti mi entrano dentro e all'orecchio sento una voce maschile che mi dice "mmmmhhhh sei già pronta e non aspettavi altro vero? e adesso avrai l'onore di godere con noi"; vorrei scappare ma resto lì , le due donne si avvicinano e mi tolgono i vestiti, la mora mi bacia i capezzoli che si irrigidiscono, la rossa è gia' arrivata al klito e mi stà facendo impazzire.....mi mettono in ginocchio, la rossa allarga le gambe e vuole essere leccata ed io eseguo, la mora si tocca e si penetra con un fallo, e ad un tratto mi sento penetrare da un cz durissimo che mi apre e resto lì a farmi scopare da uno sconosciuto,mentre mi eccito a leccare le due donne che ricambiato il piacere in tutti i modi........dopo aver goduto come una troya......scappo dall'appartamento, corro in strada e sento scorrere la pioggia su me....continuo a bagnarmi i vestiti e non vedo l'ora di entrare dentro casa, buttarmi sul letto e toccarmi con qualsiasi cosa perchè la voglia è irrefrenabile.....il ricordo di quelle lingue, quel cz duro mi fanno aver voglia ancora di godere........
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15 years ago
admin, 75
Last visit: 1 hour ago -
Cappuccino d\'estate
Erano le tre di un pomeriggio d'agosto, Roma bolliva sotto il sole caldo e acceso come un grande fuoco nel cielo. L'asfalto sotto i piedi di lui era bollente ed aumentava nel suo corpo il trepido fremore di chi sta per incontrare un'amica di vecchia data.
I suoi riccioli biondi, e sinuosi avvolgevano lo schienale di una sedia di un bar. Era li, seduta, sorseggiava un calice di prosecco ghiacciato mentre le sue gambe sode, liscie e colorite da una timida abbronzatura dondolavano accavallate.
Una folata di vento sollevò il suo vestitino rosso fuoco facendola intimidire un po' per gioco di fronte agli sguardi attenti degli uomini che la circondavano.
Una carezza sulla sua spalla e lui si sedette di fronte a lei sorridendo.
Parlarono mentre i loro sguardi iniziavano ad andare sempre alla ricerca dell'oltre...di un qualcosa di piu...di un'emozione da vivere.
Ad un tratto arrivò l'altra lei...pelle scura, bocca carnosa, capelli corvini ed avvolgenti come seta. Si salutarono sfiorandosi le labbra e creando un contrasto di colori con i loro volti così diversi ed in quel momento così uniti. Lui iniziò ad ammirare le curve della venere nera, la sua caviglia avvolta da un filo di brillanti e le sue unghie lunghe e laccate da fargliele immaginare sulla schiena.
Parlarono e di nuovo la folata di vento. Il vestitino della biondina si alzò di nuovo ma questa volta non si intimidì...la sua amica le pose la mano delicatamente sulla coscia, infilò lentamente le sue dita sotto il sottile tessuto fingendo di sistemarlo....ma scivolò...fra le sue cosce scivolò e si fece strada verso quel leggero pizzo dei microslip che l'altra indossava. Il dolce sorriso della bionda divenne un'espressione di voglia pericolosa, di sensazione unica, di irrefrenabile voglia di avere la sua amica addosso. La venere infilò lentamente il suo dito medio nell'intimità di lei ed iniziò a muoverlo. La biondina era bagnata, eccitata e nel momento in cui si voltò verso di lei per baciarla...allargò le gambe con fare deciso...voleva che le porte del piacere si aprissero.
Ai tavoli intorno la gente guardava...alcune donne imbarazzate, altre...invidiose e gli uomini...si gli uomini....iniziarono a bere un drink dietro l'altro gustando quel film all'aperto.
Lui le ammirava e le stava immaginando nel suo letto, nella sua stanza sotto di lui, sopra di lui, a turno ed insieme...in quello stesso istante la sua mano scese sul suo membro diventato marmo, turgido e palpitante, voglioso ed impaziente.
Loro se ne accorsero e quasi di proposito si alzarono contemporaneamente. La venere sfiorò con la sua lingua il dito caldo e bagnato che aveva sfilato dal fiore di lei e ne assaporò il profumo, la dolcezza. Si sedette in braccio a lui, dandogli la schiena mentre la biondina inizio a sollevarle con gesti e movimenti sexy il vestitino nero .
Le unghie laccate tirarono giu la cerniera dei suoi jeans ormai ripieni di piacere e lo presero a sfiorare...quelle mani scure sulla pelle del membro chiaro fecero impazzire lui che in un attimo le prese le natiche e la fece sedere quasi violentemente sul suo palo. La venere nera non portava slip ....cosi iniziò a muoversi come se stesse ballando una lap dance al ritmo di musica in un night.
Lui le prese i capelli e ci affondò il suo viso come se volesse isolarsi dal resto del mondo che lo circondava.
La bionda iniziò a baciare la venere e le loro labbra, le loro lingue, le loro bocche iniziarono ad inumidirsi ed a gonfiarsi..
La venere raggiunse il piacere e con il suo viso ormai sconvolto, stravolto e soddisfatto emise un timido gemito sinuoso come le sue forme, caldo come la sua pelle ricoperta da un velo delicato di sudore.
La biondina la guarò mentre le mani dell'altra le presero la testa e la indirizzarono tra le gambe di lui.
Ogni uomo seduto in quel bar avrebbe voluto partecipare a quel gioco meraviglioso. I riccioli d'oro avvolsero le cosce di lui che la guardava e che le muoveva la testa seguendo il ritmo del suo pulsare.
La bocca rossa fiammante della bionda iniziò a succhiare, baciare e carezzare a colpi di lingua quell'oggetto del piacere ormai diventato lungo e dritto ormai sull'orlo dell'esplosione, all'apice della follia.
La venere si sedette a gambe larghe sul tavolino facendo cadere il bicchiere ormai vuoto....lui prese la testa della bionda, la tolse da li, sollevò la donna e la fece voltare verso la sua amica.
I riccioli biondi in quel momento fecero da minigonna all'altra mentre la lingua giocava con quel grilletto visibilmente gonfio, umido ed eccitato.
Ad ogni colpo di lingua la venere veniva trascorsa da fremiti e da brividi. Lui ...trovandosi in quella situazione non resistette...alzo con un'abile gesto delle mani il vestitino rosso di raso ed iniziò a penetrarla furiosamente, rabbiosamente come volesse dimostrare agli altri che guardavano la sua esclusiva.
Il corpo della biondina iniziò a sussultare mentre lui la prendeva davanti e dietro tenendole quelle chiappette tra le mani come fossero le due metà di un meloncino maturo.
Lei godeva e la venere fremeva ad un tratto il membro esplose e le due donne istintivamente, veloci come feline eccitate si chinarono verso di lui raccogliendo quel succo dolce e denso, bianco e vischioso sulle loro lingue.
Il sole stava quasi per tramontare e la sera scese come un sipario sulla scena del loro piacere.
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15 years ago
admin, 75
Last visit: 1 hour ago -
Un pomeriggio calabrese
E' strano come a volte il caso ci porti a conoscere persone che non avremmo mai pensato di potere conoscere e la cui esistenza invece, per un lasso di tempo indefinito breve o lungo, finisce x collidere pienamente con la nostra.
Vi è mai capitato?
A me sì ed ecco come.
Sono nato qualche anno fa in un paesino della Calabria, noioso come tutti i paesi calabresi piccoli (o meglio come tutta la provincia del Sud) e non vedevo l'ora che ricominciassero di nuovo le lezioni all'università di Messina per potere trascorrere le notti a dormire dalla ragazza che mi ero fatto e con cui stavo mettendo in pratica quanto avevo visto in circa 6,7 anni di film scollacciati o di giornalini porno.
A luglio, finite le lezioni, avevo fatto da poco rientro a casa gioiosamente soffocato dalle cure materne e devo dire che, da buon figlio unico di un latifondista calabrese, godevo a crogiolarmi nella bambagia.
Poichè a metà mattina si andava a mare io non mi curavo affatto di alzarmi presto e a volte facevo dormite fino al pomeriggio passato (tanto d'estate non si pranza mai vero?). Devo dire che avendo un fisico longilineo (sono alto 1,77) ed asciutto e doti innate di signorilità, retaggio dei miei anni al collegio, mi trastullavo giocosamente nel passatempo preferito di qualunque calabrese maschio uscito dalla età puberale : il coteggiamento.
Questo veniva esercitato con discrezione edopo essersi scelta una donna ideale la si iniziava a tempestare di occhiate (mai troppo insistenti però) e di passeggiate che portavano inevitabilmente sotto casa sua.
Io, tuttopreso dalla studentessa conosciuta in città, rifuggivo dagli amori di paese ed anzi amavo circondarmi di una olimpica indifferenza che, come ebbi modo di accorgermi dopo, ripagava abbondantemente.
La mattina del 24 luglio 1987 (vedete come ancora ricordo la data?), mi alzai poco prima mezzoggiorno e, dopo una doccia e una tazza di caffè robusto, iniziai a fumare una sigaretta con i gomiti appoggiati sul tavolo.
Mentre stavo in questa fase di meditazione, la nostra anziana domestica, Maria entrò in cucina e mi disse che i miei genitori erano stati invitati da un parente e non sarebbero tornati prima di sera per cui, visto che era domenica, lei mi avrebbe lasciato qualcosa di pronto e se ne sarebbe andata dalla figlia. Dopo averle comunicato che per quel giorno non avrei pranzato, decisi di sedermi al fresco in giardino e lì forse a causa della canicola che stava aumentando sempre più mi misi sotto un albero di banane (mai prodotta una sola banana) e iniziai a leggere la Gazzetta dello Sport.
Ebbene, dovete sapere che il giardino di casa mia confina con l'orticello di una donna che, poichè il marito da tempo se ne era andato in Australia, mandava avanti da sola un negozio di frutta e verdura. Confesso che Sara (la mia vicina si chiamava così) era stata più di una volta al centro delle mie fantasie onaniste ma sapevo anche che in paese era rinomata per la sua serietà avendo respinto innumerevoli pretendenti al talamo.
Mentre ero immerso nella lettura del quotidiano sentìì delle risatine provenire al di là del muro che separava il mio giardino dall'orticello di Sara. La cosa mi incuriosì sommamente perchè non pensavo che Sara potesse essere lì a quell'ora essendo solitamente dedita a pulire il negozio e a cambiare l'acqua della grande vasca in cui teneva a mollo del prelibato stoccafisso norvegese. Dopo avere tentato invano di immergermi nuovamente nella lettura, decisi di scoprire chi fosse a ridere con Sara.
Essendo la mia casa posta su un piano più elevato rispetto a quella di Sara, pensai che se non potevo scavalcare il muretto o mettermi a cavalcioni dello stesso, potevo pur sempre salire sul tetto di casa mia e, protetto dall'anonimato, dare una occhiata.
detto fatto e, portatomi sul tetto di casa mia, ebbi modo di vedere che la realtà superava ogni più rosea aspettativa: Immerse dentro una vasca gonfiabile c'erano Sara ed Esmeralda immerse in insistiti baci saffici.
Immaginate voi cosa provai a vedere il corpo bruno di Sara, con due seni non grandi ma rigorosamente turgidi, che veniva accarezzato dalla mano senz'altro esperta di Esmeralda una rossa tutta pepe che aveva ricevuto un incarico di supplente nell'istituto elementare del paese. Le carezze di Esmeralda strappavano sommessi mugolii di piacere a Sara che le schiudeva le cosce sempre più e che, come ebbi modo di vedere, ostentava una rasatura del pube perfetta. Fattala sdraiare nella vasca, Esmeralda prima le titillò il clitoride e poi le morse i capezzoli che sembravno pronti x scoppiare.
Sara gemeva e gridava "Dai prendimi cosi, sfondami, succhiami amore" e si offriva sempre più alla rossa che, ad un certo punto, si alzò e, aperta la sua borsetta, si legò in vita un enorme strap on di lattice nero che, dopo essere stato ben lubrificato da Sara oralmente le entrò di un colpo nella vagina ormai fradicia di umori.
Esmeralda iniziò cosi una cavalcata appassionata che le condusse ben presto al piacere ed io, con mio sommo dispiacere, quasi ustionato dailaterizi infuocati, dovetti riguadagnare la penombra di casa mia giusto in tempo x rispondere al telefono: Pronto chi parla?" "Ciao Enrico sono Sara........". Il seguito alla prox puntata.
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16 years ago
excelsior70,
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Last visit: 12 years ago
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Neohori (hard)
Dalla spiaggia affollata, le voci dei bagnanti giungono appena attenuate all’interno della piccolissima cabina di legno.
Fa caldo.
Molto caldo.
Il sole e l’estate hanno reso quasi irrespirabile l’aria di questo stretto spazio.
E la luce, che entra dalle fessure tra le sconnesse assi di legno, è appena sufficiente a trasformare il buio in una tenue penombra.
Non abbiamo molto tempo a nostra disposizione.
Entrare in una cabina per cambiarsi il costume non dovrebbe richiedere che pochi minuti: e l’attardarsi eccessivamente potrebbe tradire le nostre reali intenzioni.
Abbiamo fatto il bagno fino a pochi minuti fa, insieme al resto della nostra compagnia di amici.
Un’allegra gita domenicale, qui, sulla spiaggia di Neohori.
Abbiamo riso e scherzato con gli altri, e tu hai dovuto respingere, anche se cortesemente, le continue avance di quel nuovo ragazzo, che ti si è incollato addosso dal primo momento che ti ha vista.
Accade sempre che qualche ammiratore ti faccia il filo.
D’altronde, come dar loro torto ?
Sei talmente bella e affascinante che è inevitabile tu sia corteggiata di continuo.
Gelosa ? Io ?
No, assolutamente.
Anzi.
Sapere che tu sia così desiderata mi fa felice.
Mi fa sentire unica e indispensabile per te.
Perché so con certezza che tu desideri solo me.
E nessun’altro.
E nessun’altra.
Ci amiamo.
In modo totale ed assoluto.
Un amore fra donne.
Speciale, totale e meraviglioso.
Siamo lesbiche ?
Non credo.
Direi bisex, visti i nostri trascorsi di importanti relazioni con i maschietti.
No.
Non credo proprio che noi siamo lesbiche.
Che poi, a pensarci bene, non farebbe alcuna differenza.
Quello che è certo è che nessun corpo, maschile o femminile che sia, sa regalarmi emozioni e sensazioni come sa fare il tuo.
Ed ogni volta che ti stringo tra le braccia è sempre come fosse la prima.
Anche ora, in questa stretta e torrida cabina, la sola vista del tuo corpo nudo e della tua pelle abbronzata mi tolgono letteralmente il fiato.
E desidero soltanto stringerti tra le mie braccia.
Appena entrate, e chiusa la porta con il chiavistello, ci siamo subito baciate.
Le nostre labbra, ancora salate per l’acqua del mare, si sono finalmente unite.
Le bocche si sono socchiuse ed i nostri respiri eccitati si sono mischiati.
Poi è iniziata la danza, frenetica e sensuale, delle nostre lingue.
Sei bellissima.
Bionda e sinuosa, occhi verdi e profondi, seno abbondante, gambe lunghe e perfette.
Sei semplicemente stupenda.
Ed anche io so di piacerti da morire, con i miei lunghi capelli corvini, i neri e misteriosi occhi, le labbra piene e sensuali, e la mia pelle, dall’abbronzatura dorata e perfetta.
Me lo hai detto tante volte che ti faccio impazzire, ed altrettante volte io ti ho dimostrato come tu faccia impazzire me.
Ci amiamo.
Così intensamente da sentirmi le lacrime di gioia bruciarmi gli occhi.
E solo questo conta.
Abbiamo poco, pochissimo tempo per noi due.
La scusa di volerci cambiare i costumi bagnati non reggerà a lungo.
Gli altri si potrebbero insospettire, o, magari, trovare l’ultima conferma a quello che forse già sospettano.
Le nostre bocche si separano solamente per i pochi secondi necessari a sfilarci i costumi.
Nude, completamente nude, torniamo ad abbracciarci, baciandoci con rinnovata intensità.
E finalmente le mie mani sono libere di scorrere sul tuo corpo seducente.
Ti stringo i seni, li trattengo tra le mie dita, mentre i tuoi capezzoli si inturgidiscono frementi; e poi ti accarezzo la schiena e le natiche, fino a che la tua pelle, stranamente e inizialmente fresca in questa afosa cabina, non diventa ardente per il desiderio.
E le tue mani.
Splendide, dalle dita sottili, con le unghie smaltate di rosso scuro, mi strappano brividi di piacere, mentre, avide della mia pelle, mi esplorano per l’ennesima volta.
Scendo con le labbra lungo il tuo collo, strappandoti un palpito di beatitudine.
E quando i miei denti ti mordono delicatamente un capezzolo, ti sento sospirare: vorresti gridare tutta la tua voglia, il tuo desiderio, il tuo piacere, ma le pareti della cabina sono troppo sottili per non costringerci a controllare le nostre reazioni in questi attimi d’intimità rubata alla vita.
Passo con la bocca da un seno all’altro, mentre le tue mani affondano tra i miei capelli, quasi a guidarmi verso le zone del tuo corpo più sensibili alla mia lingua.
Come se io non le conoscessi quelle parti del tuo corpo che, se anche solo sfiorate, ti trasportano in paradiso.
Il tempo a nostra disposizione è quasi finito.
Dobbiamo rimetterci i costumi asciutti ed uscire da questa cabina, come se nulla fosse, come se il desiderio fosse stato placato, quando, invece, è ora alle stelle.
Mi inginocchio di fronte a te, mentre le tue gambe si aprono, invitandomi a regalarti un rapido orgasmo.
La mia lingua scende dall’ombelico al clitoride, così in rilievo da sembrare un piccolo pene, un cazzo in miniatura, così meravigliosamente fremente e appassionato.
E la mia lingua danza veloce, decisa a regalarti quest’attimo di felicità.
L’orgasmo ti squassa improvviso e incontenibile, le gambe ti tremano, e lo sforzo che fai, mordendoti le labbra, per non urlare al mondo il tuo piacere, è immane.
Affannata e con il tuo profumo in bocca, mi rialzo.
E’ tardi, lo so, non abbiamo più tempo, ma ti prego. fai venire anche me.
Non posso aspettare questa sera, quando, finalmente sole, a casa mia, ci faremo la doccia insieme, ci insaponeremo ogni angolo dei nostri corpi in una fantastica esplosione di sensi.
E poi, nude e ancora bagnate, ci sdraieremo sul letto per un’incredibile notte d’amore.
Fra noi non servono più le parole.
Basta uno sguardo per intenderci.
E tu hai capito la mia urgenza e, anche se per pochi secondi, vuoi placare la mia sete di te.
Mi baci teneramente.
E la tua mano s’infila tra le mie cosce, le tue dita mi allargano esperte le grandi labbra.
Sussulto al contatto della tua mano.
Poi, con due dita, mi penetri dolcemente, scivoli in me in questo mare di umori che sembra un fiume in piena.
Godo subito, così magnificamente che le mie grida soffocate entrano in te, nelle tue labbra incollate alle mie.
Ora le gambe tremano anche a me.
E, mentre indossiamo i costumi asciutti, mi dici, in un sussurro, che la notte arriverà presto, e che i nostri giochi d’amore ci accompagneranno fino all’alba.
Ci sorridiamo e ci sfioriamo le labbra in un ultimo e veloce bacio.
Una promessa, un pegno per la notte che verrà.
In cui io sarò tua.
E tu, mia.
Come è stato ieri e come sarà domani.
Perché ci amiamo.
Ed è solamente questo che conta.
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16 years ago
Diagoras,
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L\'elettricista suona sempre due volte - laura
Questo esperimento è composto da due racconti, che descrivono il punto di vista delle due protagoniste, Enrica e Laura. Questa è la storia di Laura.
Driiin
(pausa)
Driiiiiiiiiiin!
(pausa)
Corro per il corridoio con la maglietta in testa e me la infilo appena in tempo per non sbattere di faccia contro la porta.
Mentre infilo la manica sinistra grido: - Chi è? -
Una voce sottile da fuori la mia pesante porta porta blindata risponde: - Sono l'elettricista, signora! Il portone era già aperto.
Di già? Non me l'aspettavo così presto. Dal tono della voce sembra giovane. Speriamo che non sia porco...
- Oh, le apro subito!
Armeggio col chiavistello e apro.
- Buongiorno!
L'elettricista è in regolare tuta blu, scarpe infortunistiche e borsa degli attrezzi, ma mi lascia sorpresa.
- Ah, è una donna!
L'espressione della elettricista mi guarda con ironia, e cerco di rimediare alla mia gaffe porgendole la mano e stringendogliela con calore.
- Scusa, lo vedo che sei una donna! - Sorrido, cerco di farle capire che la cosa mi fa molto piacere... Lei non sa quanto. - Mi aspettavo un uomo, per questo ho tardato ad aprire, pensavo di provvedere nel tempo che serve per salire dal portone fin qua.
Sembra perplessa, in effetti non può sapere cosa ho passato, e forse anche la mia mise da morticia addams la lascia perplessa. Cerco di spiegarmi: - Sai, con quello che si sente in giro... Io vivo da sola, e mi devo impegnare per rendermi il meno appetibile possibile!
Lei ora sorride, anche senza trucco e con quell'orrenda e informe tuta sembra una bella donna, senz'altro ha un bel sorriso.
- Capisco, hai fatto bene! - Mi sorride, e conferma la mia impressione. - Dovresti sentire cosa devo sopportare io dai cinquantenni bavosi che han bisogno di me quando mi aprono la porta... Anche loro dicono: è una donna!, ma con tono molto diverso dal tuo!
Rido, del tutto sollevata ormai, e libero i miei capelli da quell'orrendo chignon che m'ero fatta per mimetismo. Mi accorgo che l'ho lasciata sulla porta, e che forse si merita un po' di confidenza.
- Ah, scusami, che maleducata... Io sono Laura!
- Enrica, il piacere è mio! -
La mano di Erica è vellutata nonostante il lavoro che fa, si vede che è una donna che tiene alla sua femminilità. Proprio il mio tipo...
Smetto di fantasticare e torno al motivo della sua presenza: il condizionatore che non funziona, e il conseguente caldo torrido che mi perseguita da giorni.
- Ti faccio vedere dov'è il problema, te l'ho accennato al telefono, e mi sembrava strano che una segretaria se ne capisse così tanto!
- Lo so che posso generare questo equivoco, ma c'è ancora chi non si fida di un elettricista donna, e se preferiscono credermi la segretaria io li lascio fare. Nessuno ha poi il coraggio di mandarmi via quando gli arrivo a casa!
"Ah, ma nemmeno io ti lascio andar via... vedrai!"
Le sorrido e mi volto per guidarla al salotto, immagino che infagottata in quel modo abbia caldo, così tiro subito le tende. Le indico quel che mi ha permesso di sopravvivere in quei giorni, a portarsi scala e borsa degli attrezzi è già sudata, poverina.
- Qua sul tavolo c'è dell'acqua fredda di frigo, se ti va un succo di frutta chiedi, non fare complimenti eh!
La guardo mentre arrangia quella strana scala a mo' di sgabello e prende dalla grossa borsa degli strumenti elettronici e dei cacciaviti che si mette nelle tasche della tuta.
- Grazie, ma credo che farò presto. Cosa hai detto che è successo?
Ha un modo di fare sicuro, dev'essere brava in quello che fa. Mi metto comoda ad osservarla sul passo della porta, dal corridoio in ombra arriva un briciolo di aria fresca.
- Mah, me l'han messo su un paio di settimane fa, e ieri s'è messo a raffreddare poco, molto poco. Non hai idea di quanto caldo può fare qua dentro! La ditta è chiusa per ferie, così ieri sera ho chiesto aiuto a un amico... e così ha smesso di funzionare del tutto. Davvero, gli uomini non sanno dove mettere le mani! - Le faccio l'occhiolino, ma non ricambia. - Meno male che tu sei una donna, di te mi fido! -
Enrica si apre la tuta e si abbassa la parte alta, mi da la schiena e la maglietta è enorme, probabilmente fa parte del completo antistupro necessario per una donna che fa un mestiere da uomo. Decido di lasciarla fare, l'utile vien prima dell'eventuale dilettevole.
- Visto che non corro rischi di tipo maschile vado a cambiarmi. Dentro questo scafandro non ci resisto più!
In camera mi sfilo la t-shirt e i pantaloni e li guardo posati sul letto, sformati e anonimi. Mi guardo nuda, nello specchio a figura intera, la pelle lucida per il sudore causato da quello scafandro, e penso a Enrica di là, a quel sorriso caldo, a quel corpo, probabilmente notevole, che anche lei nasconde sotto quella specie di armatura, per difendersi da quegli stessi miei nemici, in un ambiente molto peggiore del mio: non c'é dubbio, Enrica ha fegato.
Due colleghe, due donne costrette a difendersi in un mondo di uomini... per dimostrarle quanto la ammiro forse la mia nuova amica merita più della parcella.
Scelgo con cura qualcosa che non mi possa tradire, ma che non mi sia di impiccio, qualcosa che basti a incrinare le sue difese prima che le innalzi: un completo di cotone bianco, che sembra innocente solo finchè non lo indossi. Faccio scorrere un dito lungo le grandi labbra, il cotone aderisce perfettamente... per un attimo ho la tentazione di masturbarmi prima di andare di là, ma resisto.
Mi guardo ancora un attimo allo specchio.
- Perfetto... E ora, a noi due! -
Torno in salotto, Enrica è accucciata sulla sua borsa e non si accorge di me, così vado a piazzarmi proprio davanti a lei, vicina quanto la borsa in terra mi permette, e aspetto in silenzio.
In quella posizione il suo viso, quando lo alza, è esattamente all’altezza del mio inguine. Chissà se sente quanto sono giù calda, laggiù.
Per un attimo Enrica resta immobile a guardarmi, dal basso, poi prende qualcosa e si rialza di scatto. I nostri visi sono vicinissimi, la osservo in silenzio, negli occhi leggo qualcosa...
- Trovato! Credo sia solo un fusibile, comunque provo a sostituirlo e vediamo.
Di scatto si scosta e sale sul suo sgabello, e ho paura di averla spaventata
- Mi son messa leggera, avevo così caldo... Non ti da fastidio come son vestita, vero? Oppure ti metto in imbarazzo?
- Ma no, figurati, non preoccuparti! - Mi risponde sorridendo, ma vedo che è arrossita. Bene...
La guardo armeggiare, in poche mosse monta qualcosa, regola qualcos’altro e poi sento il condizionatore ripartire. Bene! L’utile è a posto, ora posso davvero pensare al... dilettevole, se l’è meritato. Se lo vorrà, ovviamente...
- Oh! Funziona! Grazie! Sei bravissima!
- Non era niente di difficile! Come dicevi tu, bisogna solo saper dove mettere le ma...
Enrica mette male un piede e cade rovinosamente a terra. Resta sdraiata sulla schiena, e mi spavento. Mi avvicino per soccorrerla, ma anche se il viso tradisce il dolore mi tranquillizza.
- Non è niente, ogni tanto la caviglia destra mi fa un pò male, colpa di una vecchia distorsione... Solo un attimo e mi rialzo, sto bene!
- Stai lì finchè vuoi! Torno subito, non ti muovere!
Corro in bagno, anzi l’infermeria come qualcuno dice, e torno con il necessario a medicarla.
La accompagno sul divano e le preparo un impacco di ghiaccio per la spalla e poi un altro per la gamba, i due punti dove ha picchiato cadendo. Mi osserva in silenzio agire precisa e veloce.
- Anni e anni di campo solare! - le spiego - I bambini cadono di continuo!
Ride, buon segno. - Anche i miei cuginetti sono pestiferi!
Le siedo a fianco, voglio essere sicura che non sia necessaria l’ambulanza, sono davvero preoccupata.
- Sai, mi son spaventata... Io una volta son caduta nello stesso modo e mi sono rotta la spalla!
- Ah, io ci sono abituata... Gli elettricisti sono come i bambini, cadono di continuo!
Ride, ma il dolore alla spalla la azzittisce. Non sono sicura che sia tutta intera.
- Enrica, fa male? - Le tocco la spalla delicatamente.
- Oh, non così tanto, credimi! Non è rotta, puoi stare tranquilla. Piuttosto, mi dispiace di farti perdere tanto tempo... Ho solo bisogno di qualche minuto per riprendermi, appena sto un pochino meglio vado.
- Ma figurati! Non ho impegni oggi, e poi è un piacere... sei così simpatica! -
Le lancio un occhiolino, botta o non botta non voglio farmela scappare. - Basta che non mi conteggi tutto il tempo come manodopera!
- Non preoccuparti, facciamo pari con quello che ti devo per la tua prestazione infermieristica!
Il buonumore è sempre un buon indizio, probabilmente ha solo un paio di ammaccature.
Sento freddo alla gamba, e mi accorgo che il ghiaccio si sta sciogliendo, colando sul divano.
Enrica si alza di scatto. - Ti sto allagando la casa! Scusami, non me ne ero accorta.
Mi alzo anche io. - Nessun problema, davvero! Però, già che sei in piedi... -
La guida al tavolo dove ha posato il lasonil, ormai il ghiaccio non serve più.
- Ora fai la brava e mettiamo la pomatina... -
- Grazie, ma davvero non è necessario... Sto meglio, lo faccio poi io a casa!
- Niente ma! - Imito il mio vecchio capo scout. - Adesso ti faccio gli impacchi di Lasonil, così ho la coscienza tranquilla quando ti butto fuori di qua!
Non la lascio protestare ancora, e con un gesto rapido le sfilo la magliettona blu da lavoro. Compare uno splendido seno nudo, sodo e generoso. I capezzoli sono grossi e eretti. Bella sorpresa!
- Ah-ha! - Non posso trattenere la mia ammirazione. - Siamo messe bene, eh! - Cerco di non fissarla, ma è davvero splendida e invitante. - Beh, complimenti... Sei fortunata!
Mi volto a prendere il lasonil, e la sua risposta mi sorprende: - Dai... Anche le tue son belle, mica devono essere per forza grandi! Sono i maschi quelli fissati con quelle grosse!
Non mi sorprende quel che dice, ma il come... vediamo se è una frase di circostanza o le piaccio davvero: spingo in fuori il seno, immagino il cotone che si tende e i capezzoli che occhieggiano.
Mi accorgo che mi fissa il top... buon segno.
- Ora basta coi complimenti... Lasciami lavorare!
Le passo di lato, di fronte al fianco che ha ammaccato, e riprendo l’occupazione infermieristica.
Le applico la pomata sulla spalla. - Ecco, una è fatta. - Metto la garza e le fascio la spalla.
Sento che Enrica è inquieta, e solo per un piccolo massaggio alla spalla, e infatti tenta la fuga.
- Grazie mille, adesso devo davvero andare... -
- Oh, smettila! Non lascio un lavoro a metà, è una questione di deontologia professionale!
Senza farle aprir bocca, sciolgo le maniche della tuta che aveva legato in vita, sbottono la parte inferiore e faccio cadere per terra quella tutona orrenda.
Resto senza parole: la mia nuova amica è senza slip.
Per un momento cala il silenzio. Ecco perchè voleva andarsene!
Vedo che è imbarazzatissima, il viso è paonazzo mentre la guardo nuda e splendida, mentre il respiro accelerato le muove il seno su e giù.
- Oh! Che sorpresa! - Mi accorgo che la mia voce tradisce l’eccitazione. - Non me l'aspettavo da un elettricista... Birichina!
Mi metto un po’ di lasonil su una mano, è ora di fare sul serio.
Recito ancora unpo’ il ruolo dell’infermierina: - Beh, così il mio lavoro è più facile! -
Quando le sfioro la coscia Enrica sobbalza.
- Stai tranquilla... -
Inizio a spalmare la pomata sull’ammaccatura, poi indugio e continuo ad accarezzarla, un massaggio leggero su tutta la coscia, poi salgo sul fianco. La sento contrarsi.
- Laura... - La voce di Enrica è esile e roca. Io inizio a massaggiarle dolcemente la schiena, è tutto un nervo. Le rispondo dolcemente: - Si? - Intanto scendo verso i fianchi, e poi più giù.
- Dimmi, Enrica. - Appoggio con leggerezza l’altra mano sullo stomaco e inizio a accarezzarla con movimenti lenti e ampi, in sincronia col suo respiro. La sua pelle è calda, e anche la mia. - Cosa c'è? -
Enrica è incapace di rispondere, sento un lungo sospiro e la vedo chiudere gli occhi, finalmente si lascia andare, ho vinto. Mi azzardo a baciarle la spalla, poi salgo verso il collo, mentre con le mani scendo sull’ombelico e oltre. Quando con la lingua tra le labbra arrivo all’orecchio, son quasi tra le sue gambe. La mano che supera l’inguine sente un calore inconfondibile, il fuoco dell’eccitazione, mentre l’altra mano scende tra i glutei sodi e lisci. Sento il calore di Enrica penetrarmi attraverso le dita e confluire tra le gambe, dove brucio dello stesso suo fuoco.
Enrica tenta ancora di parlare. - Credo che... - Il suo respiro è affannato, e con la bocca a pochi millimetri dal suo orecchio le faccio ascoltare il mio, che corre all’unisono.
- Credo che... dovremmo... fermarci...
Ormai sfioro il suo sesso, umido e caldo, nessuna delle due potrebbe fermarsi, nemmeno volendo.
La lecco di nuovo, mentre scopro il suo clitoride e lo premo dolcemente, mentre con un dito premo leggermente sul suo ano. Il suo respiro mozzato mi conferma che non vuole quello che dice. Mi sforzo di risponderle, ma faccio la stessa sua fatica.
- Dovremmo... fermarci? -
Enrica finalmente si volta, e i suoi occhi scuri e lucidi sono la cosa più eccitante che abbia mai visto. La sua bocca è a un millimetro dalla mia.
Sussurro: - Dovremmo. - e la bacio.
Quando le nostre bocche si trovano, qualcosa di represso esplode in Enrica: pura passione, desiderio, emozioni. Si abbandona totalmente, e mi sorprende quanto eccitante e passionale sia la sua lingua contro la mia.
Il momento è perfetto: con studiata sincronia, affondo le mie dita nel suo sesso e nel suo ano, e sento il suo piacere esplodere mentre il suo sesso si contrare intorno alle mie dita e le mie mani si bagnano del suo orgasmo.
A mia volta contraggo le cosce, e vengo anche io.
È solo l'inizio.
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16 years ago
sessodolce234269,
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L\'elettricista suona sempre due volte - enrica
Questo esperimento è composto da due racconti, che descrivono il punto di vista delle due protagoniste, Enrica e Laura. Questa è la storia di Enrica.
Driiin
(pausa)
Driiiiiiiiiiin!
(pausa)
Il mio dito arriva a sfiorare il campanello, ma dall'interno dell'appartamento si sente una voce femminile. Finalmente.
- Chi è?
- Sono l'elettricista, signora! Il portone era già aperto.
- Oh, le apro subito!
(rumore di chiavistello)
- Buongiorno!
La padrona di casa che ha finalmente aperto la pesante porta blindata è una ragazza sui 25, minuta, con lunghi capelli neri raccolti in uno chignon, vestita con una larghissima maglietta nera degli iron maiden e pantaloni di tela a pinocchietto, neri e larghi. Col caldo che fa, se uscisse bardata così...
I grandi occhi chiari struccati sono spalancati dalla sorpresa, quando mi vede.
- Ah, è una donna!
Io penso: "Ok che sono vestita da lavoro, ma credo che ancora si veda..." e mi accorgo dal suo sguardo che me l'ha letto in faccia.
La ragazza, imbarazzata, stende una mano e quando le do la mia la stringe con calore. Si accorge che ho pochi anni più di lei, e passa subito a un atteggiamento più informale, quasi complice, e si spiega.
- Scusa, lo vedo che sei una donna! - Sorride, un sorriso caldo. - Mi aspettavo un uomo, per questo ho tardato ad aprire, pensavo di provvedere nel tempo che serve per salire dal portone fin qua.
Il mio sguardo resta perplesso...
- Sai, con quello che si sente in giro... Io vivo da sola, e mi devo impegnare - indica gli abiti funerei - per rendermi il meno appetibile possibile!
- Capisco, hai fatto bene! - Le sorrido, solidale. - Dovresti sentire cosa devo sopportare io dai cinquantenni bavosi che han bisogno di me quando mi aprono la porta... Anche loro dicono: è una donna!, ma con tono molto diverso dal tuo!
La ragazza ride e si scioglie i capelli.
- Ah, scusami, che maleducata... Io sono Laura!
- Enrica, il piacere è mio! - Un'altra stretta di mano, ora è più leggera... quasi mi sfiora la mano. è una strana sensazione...
- Ti faccio vedere dov'è il problema, te l'ho accennato al telefono, e mi sembrava strano che una segretaria se ne capisse così tanto!
- Lo so che posso generare questo equivoco, ma c'è ancora chi non si fida di un elettricista donna, e se preferiscono credermi la segretaria io li lascio fare. Nessuno ha poi il coraggio di mandarmi via quando gli arrivo a casa!
Sorride ancora. La maglietta nera si drappeggia su un seno piccolo ma ben fatto, e quando si volta il pinocchietto non mi impedisce di intuire un bel sedere.
La seguo nel breve corridoio. L'appartamento è piccolo ma accogliente, pochi mobili e scelti con gusto. è molto luminoso, tante finestre esposte a sud, per questo fa così caldo e Laura ha così bisogno dell'aria condizionata: portarmi dietro la valigia degli attrezzi e la scaletta per quei pochi metri mi fa quasi sudare.
L'unità interna è in salotto, di fianco alla grande porta-finestra che da sul balcone, Laura tira le tende e mi risparmia il sole diretto.
- Qua sul tavolo c'è dell'acqua fredda di frigo, se ti va un succo di frutta chiedi, non fare complimenti eh!
Poso per terra la borsa, monto la scaletta a sgabello e tiro fuori quel che mi serve per iniziare.
- Grazie, ma credo che farò presto. Cosa hai detto che è successo?
Laura si appoggia allo stipite della porta sul corridoio e incrocia le gambe.
- Mah, me l'han messo su un paio di settimane fa, e ieri s'è messo a raffreddare poco, molto poco. Non hai idea di quanto caldo può fare qua dentro! La ditta è chiusa per ferie, così ieri sera ho chiesto aiuto a un amico... e così ha smesso di funzionare del tutto. Davvero, gli uomini non sanno dove mettere le mani! - Laura ride e mi fa l'occhiolino. Era solo una battuta innocente e il doppio senso ce lo vedo io? Oppure... - Meno male che tu sei una donna, di te mi fido!
Salgo sullo sgabello e stacco la mascherina del condizionatore. Il muro è caldo, abbasso la zip della tuta, sfilo le maniche e le annodo in vita. La maglietta blu navy è larga, ma a differenza del solito non mi pare di dovermi preoccupare di mettermi comoda.
Laura si stacca dal muro. - Visto che non corro rischi di tipo maschile vado a cambiarmi. Dentro questo scafandro non ci resisto più!
Mi sorride ed esce.
Io mi dedico al guasto. Trovo un fusibile bruciato, probabilmente l'amico di Laura ha toccato qualcosa, ha fatto contatto e l'ha fatto saltare.
Scendo dallo sgabello e mi accuccio a cercarlo nella valigia.
Laura è tornata e mi si para davanti. Non avevo notato la cavigliera e il piede scalzo, sottile e curato. Alzo gli occhi...e il mio sguardo non può evitare di scorrerla tutta. Il suo corpo è liscio e snello, la pancia piatta, i seni tesi sotto la stoffa del top di cotone bianco. A pochi centimetri dal mio viso ho il suo bacino, gli slip sono di cotone bianco, semplici, da ragazzina. Sono leggeri, aderiscono perfettamente al suo inguine, ma non tradiscono nulla: è completamente depilata. Per un attimo mi sento strana.
Io non dico nulla e lei non parla.
Riprendo a cercare per sfuggire quella sensazione, trovo il fusibile e mi rialzo. La supero di poco, adesso che è scalza la mia statura è lievemente superiore. I nostri visi sono a pochi centimetri. Lei mi guarda negli occhi, e per un attimo non riesco a parlare.
- Trovato! Credo sia solo un fusibile, comunque provo a sostituirlo e vediamo.
Riesco a scuotermi, mi scosto da lei e risalgo sullo sgabello.
- Mi son messa leggera, avevo così caldo... - Laura è leggermente accigliata. - Non ti da fastidio come son vestita, vero? Oppure ti metto in imbarazzo?
- Ma no, figurati, non preoccuparti! - Mi volto e le sorrido, anche se credo di essere arrossita, e forse è per questo me l'ha chiesto... ma ormai è tardi.
Mi rimetto a lavorare, monto il fusibile, controllo gli altri, accendo... e il ronzio del compressore mi conferma che ho indovinato.
Forse l'amico di Laura ha provocato il danno apposta per farla più difficile, magari per risolverla 'misteriosamente' e ottenere più riconoscenza... ah, questi uomini!
- Oh! Funziona! - Laura è felice come una bambina - Grazie! Sei bravissima!
Decido di non dirle cosa penso abbia architettato il suo amico, chissà in che rapporti sono.
Mentre scendo mi schernisco: - Non era niente di difficile! Come dicevi tu, bisogna solo saper dove mettere le ma...
Forse so dove mettere le mani, ma non i piedi. Scivolo, e cado dallo sgabello a corpo morto. Atterro su un fianco, e poi batto anche la spalla.
Un lampo di dolore. Resto a terra sdraiata sulla schiena, in attesa che passi. Laura è subito china su di me, preoccupatissima!
- Non è niente, ogni tanto la caviglia destra mi fa un pò male, colpa di una vecchia distorsione... Solo un attimo e mi rialzo, sto bene!
- Stai lì finchè vuoi! Torno subito, non ti muovere!
Dopo un attimo arriva di corsa con ghiaccio e Lasonil. Mi aiuta ad alzarmi e a sedermi sul divano, quel suo corpo sottile è insospettabilmente forte.
Mette alcuni cubetti di ghiaccio in un asciugamano e me lo poggia sulla spalla, poi ne fa in un attimo un altro per la coscia.
Mi sorprende questa sua abilità nel medicarmi, e lei se ne accorge.
- Anni e anni di campo solare! - spiega, sorridendo - I bambini cadono di continuo!
Rido con lei. - Anche i miei cuginetti sono pestiferi!
Mi si siede a fianco. - Sai, mi son spaventata... Io una volta son caduta nello stesso modo e mi sono rotta la spalla!
La tranquillizzo. - Ah, io ci sono abituata... Gli elettricisti sono come i bambini, cadono di continuo!
Rido, ma il dolore alla spalla mi azzittisce. La mia smorfia la fa rabbuiare.
- Enrica, fa male? - Mi tocca la spalla con estrema delicatezza.
- Oh, non così tanto, credimi! Non è rotta, puoi stare tranquilla. Piuttosto, mi dispiace di farti perdere tanto tempo... Ho solo bisogno di qualche minuto per riprendermi, appena sto un pochino meglio vado.
Laura sorride e mi prende una mano. - Ma figurati! Non ho impegni oggi, e poi è un piacere... sei così simpatica! - Un altro occhiolino. - Basta che non mi conteggi tutto il tempo come manodopera!
- Non preoccuparti, facciamo pari con quello che ti devo per la tua prestazione infermieristica!
Sento l'acqua fredda che scorre lungo il braccio, e la gamba bagnata. Il ghiaccio nei fazzoletti si sta sciogliendo.
Mi accorgo che sedile e schienale del divano sono bagnati e mi alzo di colpo. - Ti sto allagando la casa! Scusami, non me ne ero accorta.
Si alza anche Laura. - Nessun problema, davvero! Però, già che sei in piedi... -
Mi guida al tavolo dove ha posato il lasonil.
- Ora fai la brava e mettiamo la pomatina... -
- Grazie, ma davvero non è necessario... Sto meglio, lo faccio poi io a casa!
- Niente ma! - Laura si mette le mani sui fianchi, a mò di capo scout - Adesso ti faccio gli impacchi di Lasonil, così ho la coscienza tranquilla quando ti butto fuori di qua!
In un lampo mi sfila la maglietta da lavoro. Sotto non ho niente.
- Ah-ha! - Lo sguardo di Laura cambia. - Siamo messe bene, eh! - Guarda per un attimo, o anche due, i miei seni pieni, e probabilmente nota i capezzoli induriti dall'aria fresca del condizionatore, ma anche dalla situazione. - Beh, complimenti... Sei fortunata!
Si volta a prendere il tubetto della pomata.
Io mi sento di nuovo strana, mi sento imbarazzata, così mezza nuda davanti a un'estranea, ma sento qualcosa muoversi dentro.
- Dai... Anche le tue son belle, mica devono essere per forza grandi! Sono i maschi quelli fissati con quelle grosse!
Queste cose le ho dette mille volte alle mie amiche con meno seno di me, ad esempio in palestra, ma questa volta suonano diverse. Anche il suo sguardo è diverso da quello delle mie amiche.
- Davvero? ti piacciono? Sono contenta! - Il suo sorriso adesso è apertamente malizioso, mette le mani dietro la schiena e arcua il busto per spingere fuori i seni e i capezzoli scuri, piccoli ed eretti, che intravedo sotto il cotone. Non riesco a fare a meno di guardarli.
- Ora basta coi complimenti... Lasciami lavorare!
Mi gira di fianco, mi spalma la pomata sulla spalla, lentamente, silenziosamente. - Ecco, una è fatta. - Mette la garza e mi fascia la spalla.
Il suo corpo caldo, le mani sulla mia pelle, il suo respiro sulla mia guancia, il silenzio... Mi sento inquieta, troppo.
- Grazie mille, adesso devo davvero andare... -
Per un attimo intuisco a cosa vado incontro, e nasce il terrore. Devo scappare.
- Oh, smettila! Non lascio un lavoro a metà, è una questione di deontologia professionale!
In un momento, con una sola mano, scioglie le maniche della tuta da lavoro, la sbottona in vita e la lascia cadere a terra. Troppo tardi per pentirsi di aver deciso per la praticità, stamattina... Sotto non ho niente e resto nuda.
Laura resta un attimo muta. Anche se l'ho di fianco, riesco a sentire addosso il suo sguardo curioso ed eccitato. Non ho il coraggio di guardarla, ma lei vede il mio seno che si muove più velocemente per il respiro più veloce, mi immagino che possa sentire anche il battito accelerato e l'imbarazzo che mi fa avvampare.
- Oh! Che sorpresa! - La voce è allegra come prima, ma il tono è più basso e tradisce... qualcosa. - Non me l'aspettavo da un elettricista... Birichina!
Mi sento più che nuda... è terribile, ma lei sembra non farci caso.
- Beh, così il mio lavoro è più facile! - Appoggia la mano col Lasonil sulla coscia ammaccata, un pò per il freddo della pomata un pò per il dolore faccio un piccolo sobbalzo.
- Stai tranquilla... - La sua voce è bassa, sottile... sensuale.
La sua mano è leggera, spalma dolcemente la pomata, poi allarga il raggio del suo movimento a tutta la coscia.
Sale sul fianco, lo accarezza dolcemente, io sono bloccata: qualche volta ho avuto fantasie, pensieri... ma non è mai successo realmente. Sono terrorizzata e eccitata insieme.
- Laura... - La voce mi esce a fatica, quasi roca. Ne resto sorpresa.
La mano della ragazza ora mi accarezza dolcemente la schiena.
- Si? - La sua voce è dolcissima, ma ferma. Lei non è combattuta come me, direi il contrario... e la sua mano, sempre con lenti movimenti circolari, scende dalla schiena verso il basso. - Dimmi, Enrica. - L'altra sua mano si appoggia sul mio stomaco e mi accarezza, calda e leggera. - Cosa c'è? -
Io vorrei dire qualcosa, ma il mio corpo ha tagliato fuori la mia mente dal controllo. Chiudo gli occhi. Ora esiste solo il brivido e il calore delle mani di Laura sulla mia pelle, qualcosa che non ho mai avuto ma che forse ho sempre voluto...
Laura mi resta di fianco, si china sulla mia spalla e la bacia, poi si sposta baciandomi lieve la pelle verso il collo. Una sua mano scende su uno dei mie glutei, l'altra scende oltre l'ombelico. Sento la pelle attraversata da brividi mai sentiti, il calore tra le gambe cresce, una eccitazione strana mi sta gonfiando dentro.
La lingua della ragazza mi sfiora il collo e sale verso l'orecchio, mentre le sue mani scendono ancora: una segue il solco tra i glutei, l'altra ha raggiunto l'inguine in fiamme. La pelle liscia mi sembra bruciare sotto le mani di fuoco di Laura.
- Credo che... - La mia voce è strozzata, la gola arsa, il respiro corto e veloce, come il suo che sento dalla sua bocca vicinissima al mio orecchio, mentre sento le sue dita tra le gambe. - Credo che... dovremmo... fermarci...
Mi bacia il collo, bagnandolo con la lingua mentre mi sfiora il sesso, gonfio e umido come non pensavo potesse essere, e quando sento le sue dita sul clitoride una fitta di dolore e di piacere mi attraversa. Subito dopo un altro suo dito sfiora l'ano. Mi irrigidisco, ma basta che Laura prema dolcemente sul clitoride perchè mi perda di nuovo nell'eccitazione che sale.
- Dovremmo... fermarci? - La voce di Laura è soffocata, immagino il suo sesso gonfio e bagnato come il mio, e d'un tratto desidero follemente poterlo sentire sotto le mie dita come lei sta sentendo il mio. Non resisto, volto la testa e la guardo, finalmente.
I suoi occhi chiarissimi fiammeggiano, leggo un desiderio che non ho mai letto negli occhi di nessuno. Di nessun uomo, perlomeno.
Laura sussurra, la sua bocca a un millimetro dalla mia: - Dovremmo. - e mi bacia.
Qualcosa esplode dentro di me quando le sue labbra incontrano le mie, mi travolge un'ondata di emozioni mai provate, di passione potentissima, di desiderio sconosciuto e travolgente.
La sua lingua mi invade, il mio respiro diventa il suo, e incapace di dominarmi ormai succhio la sua lingua avidamente, mentre le sue mani mi possiedono.
Nello stesso momento, Laura affonda le sue dita nel mio sesso e nel mio ano, e mi sento esplodere.
Le soffio un lungo gemito in gola, e vengo.
È solo l'inizio?
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16 years ago
sessodolce234269,
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Agata
Era uno strano periodo della mia vita: quello delle fantasie accettate, delle curiosità fino ad allora espresse, dei desideri nuovi. Tutto questo però, anziché soddisfazione, mi dava incertezza: non sapevo, non riuscivo ad accettare la nuova Agata che si era fatta strada dentro di me.
Sentivo il bisogno di cambiare aria, e la cambiai, approfittando del fatto che mio fratello aveva affittato per Pasqua un appartamento in Puglia e ci avrebbe trascorso una breve vacanza con la famiglia. Me lo chiese lui, del resto, se volevo andare. E non era una cosa consueta che mi offrisse un’opportunità del genere; forse aveva avvertito il mio disagio, il mio cambiamento. Accettai.
Il viaggio fu lungo in maniera estenuante, noioso, fatto apposta per incupire i pensieri già poco limpidi che continuavano a sfrecciare per la mia testa. Ma avevo voglia di stare tranquilla e quella mi pareva l’occasione giusta: lontana dalla mia quotidianità e dalle persone che in qualche maniera sentivo assillare la mia volontà. Arrivammo a destinazione la sera, la casa era abbastanza isolata, sulla collina prospiciente il mare: un mare che sapeva di freddo e di sale, non ancora scaldato dal sole. Il tempo per scaricare i bagagli, preparare i letti poi via a dormire: un sonno leggero, turbato, ma anche insistente. Il corpo aveva bisogno di riposo; la mente, invece, resisteva. La mattina avevo le ossa rotte, la testa pesante e i pensieri confusi. Mi ero alzata per prima e non avevo proprio voglia di partecipare al risveglio della famiglia di mio fratello. Mi lavai e vestii in silenzio, lasciai un biglietto sulla tavola e me ne uscii, andando verso il mare, mentre il sole cominciava a scaldare. Erano le sette della mattina, ora solare. In giro non c'era anima viva.
Attraversai la statale e scesi verso la riva, percorrendo una stradina che si snodava tra gli alberi, in un’atmosfera magica. Arrivai alla spiaggia, apparentemente deserta, e iniziai a percorrerla camminando sulla battigia. Dopo un centinaio di metri vidi che non ero sola: c’era una ragazza, gonna lunga e larga e maglione, seduta sul limitare della spiaggia, appoggiata ad un albero. Aveva i capelli rossicci, ondulati, lunghi fin sotto le spalle, un bel viso, doveva essere giovane, almeno vent’anni meno di me. Guardava diritta davanti a sé, tenendosi le ginocchia con le mani. Le passai di fronte e le feci una specie di cenno di saluto, che parve distoglierla dal suo torpore. Infatti mi rispose con calore, con un “ciao” squillante e convinto, sorridendomi e facendomi un cenno con la mano.
Fu forse proprio quel cenno a spingermi a cambiare direzione, per dirigermi verso di lei. “Sono arrivata ieri sera è la prima volta che vengo qui. Bello questo posto”, dissi. Lei mi guardò in silenzio: “Sì, è molto bello, forse uno dei più belli qua attorno. Io vivo qui e mi piace venire in questa spiaggia, all’alba, a meditare”. “A meditare di che?”, chiesi sedendomi accanto a lei. “A dire il vero non lo so, ma a stare a casa mi annoio e comincio a lavorare alle 9, faccio la parrucchiera. Qui prendo aria fresca, sgombero la mente, penso a ieri, a oggi, a domani”. “Io invece sono qui per caso, mio fratello ha affittato una casa che sta più su, sulla collina, saranno 500 metri”. “Tuo fratello? Non sei sposata? O è una domanda indiscreta?”. “No, non è indiscreta: non mi sono mai sposata; forse ho perso l’occasione giusta, a suo tempo. Ma oggi – affermai con convinzione – sto bene come sto, da sola. A 43 anni mi sembrerebbe una follia la vita a due”. “Io invece mi sono sposata a 18 anni – replicò lei, senza che io le domandassi nulla – ma dopo poche settimane è diventato un inferno: ha cominciato a picchiarmi e a farmi di tutto. Ho dovuto anche andare in ospedale, guarda”. E mi indicò una cicatrice sulla tempia.
“E’ una bastonata. Mi hanno dovuto mettere quattro punti di sutura, mi ha fatto male, fuori e dentro. Quel gesto mi ha dato il coraggio per andarmene; prima ho chiamato i carabinieri, poi l’avvocato e mi sono separata. Ho deciso che mai più mi sposerò: l’amore è solo una nostra fantasia, poi la vita a due è un’altra cosa”. “E ora vivi sola?”, le chiesi. “No”, rispose, “ho provato a tornare dai miei ma non mi hanno voluta. Mia mamma diceva che quello era mio marito e dovevo tornare da lui e sopportarlo. Allora ho cambiato paese, ho trovato un’amica e assieme abbiamo aperto un negozio di parrucchiera. Adesso vivo con lei”.
Pensavo a quella strana storia, di una giovane donna già così vissuta e provata dall’esistenza. In fondo, se dovevo fare un confronto, io ero fortunata. La guardai negli occhi, mi sorrise. “Avresti bisogno di sistemarti i capelli”, mi disse, carezzandomi la testa. Aveva ragione: ero “scappata” di corsa, senza avvisare neppure me stessa. “Dov’è il tuo negozio?”, le chiesi. “In paese”, mi spiegò, “proprio all’inizio della strada che sta di fronte alla chiesa, dall’altra parte della piazza”. Non avevo neppure idea di quale paese fosse, ma non sarebbe stato difficile trovarla. “D’accordo, se riesco faccio un salto. Devo prenotarmi?”. “Sarebbe stato meglio, domani è Pasqua e siamo pieni, ma se vieni un posto te lo trovo, dico che sei mia cugina”. “Ok, a dopo allora”. “Ciao”, disse di nuovo lei, allungando la mano verso di me mentre mi rialzavo. “Mi ha fatto piacere parlare. Mi chiamo Anna”. “Io Agata”. E me ne tornai verso casa.
La famiglia si era alzata e stava facendo colazione. Mio fratello mi salutò: “Ehi nottambula, dove sei finita?”. “Non avevo sonno, ho fatto un giro, però ora che ci penso ho fame. A proposito, mi presteresti la macchina? Mi piacerebbe sistemarmi i capelli”. “Se vuoi andare in paese ti accompagno io, devo fare la spesa. Ma ti sembra il caso di andare da una parrucchiera locale? Mi pare un posto così “primitivo”. E poi non mi sembra affatto che tu ne abbia bisogno”. “Sono io che devo sentirmi in ordine, non tu. Mi porti?”. “D’accordo”. Intanto mia cognata, nel silenzio che contraddistingue la sua esistenza, mi versò del caffellatte. Feci colazione, ne avevo bisogno. Poi partii con mio fratello.
Il paese era a meno di 10 minuti, invisibile da dove eravamo noi, dietro la collina. Un paese non bello, trasandato, dagli intonaci cadenti, con tanta gente scolorita che affollava la piazza e i negozi, molte auto in circolazione. Di fianco alla chiesa c’era un parcheggio, evidentemente abusivo, ma ben custodito da una banda di ragazzini cui mio fratello consegnò fiducioso il proprio veicolo. Scendemmo, ci salutammo, io sapevo dove andare, lui no. E mi venne dietro, mentre io andavo diritta verso la mia meta. Arrivai subito davanti al negozio, le indicazioni di Anna erano state precisissime. “Be’, io sono arrivata, ci vediamo qui tra un’ora circa”, dissi aprendo la porta del salone. Mio fratello era allibito: lui non sapeva da che parte girarsi per comperare pane e companatico e in 10 secondi io avevo raggiunto il mio obiettivo. Non si trattenne “ma come facevi a sapere che era qui?”. Gli replicai decisa: “In ogni paese, anche da noi, il più importante negozio di parrucchiera è nella strada di fronte alla chiesa”. Non obiettò, non aveva argomenti. “Ok, a più tardi”, disse allontanandosi. Io entrai.
Non era un grande negozio, sapeva di vecchio, come tutto, del resto. Però era pulito. Tre o quattro signore aspettavano il loro turno sedute leggendo riviste femminili, mentre al di là di un paravento si udivano voci dialettali che sottolineavano i lavori in corso. “Ciao Anna”, dissi a voce abbastanza alta da farmi sentire. “Agata, cugina mia”, rispose a tono la voce della mattina. Anna fece capolino dal paravento, sorridendo sotto i suoi capelli rossi. Era minuta, più piccola di me, indossava un camice dello stesso colore del mare; i suoi occhi scuri ammiccavano. “Ti disturbo?”, chiesi. “Certo che no”, disse lei, e mi presentò al pubblico: “questa è mia cugina dritta, Agata. Sei qua in vacanza?” “Sì, mi fermo qualche giorno, ero solo passata a salutarti”. “Ma dai, fermati un po’, poi mi raccomando niente storie, stasera a cena da noi. A proposito, hai bisogno di una sistematina alla testa”. “Non importa”, risposi io con fare schivo, “c’è già tanta gente che aspetta”. “Signore”, chiese alle clienti, “vi dispiace se faccio mia cugina? Non ci vediamo da due anni e a voi non faccio perdere che pochi minuti”. “Ma no, Anna, anzi, fai pure”, fu il coro unanime. “Grazie, vorrà dire che vi faccio lo sconto, vero Carla?”. “Va bene, lo tratterrò dalla tua parte”, rispose una voce dorata dall’altra parte del paravento.
Anna mi fece passare avanti e accomodare davanti ad un lavatoio. Una cliente stava asciugandosi i capelli, un’altra se li stava tingendo, una terza era tra le mani di Carla, che le dava una spuntatina. Carla era l’opposto di Anna, alta almeno 1,70, mora, carnagione olivastra, prorompenza mediterranea, sembrava l’emblema della femminilità latina. “Ciao”, mi salutò con un lampo dei suoi occhi neri, e proseguì ciò che stava facendo. Anna aprì l’acqua della doccetta, ne valutò la temperatura e iniziò a bagnarmi i capelli, in silenzio; poi me li lavò. Le sue mani mi massaggiavano leggere le tempie e il cuoio capelluto, era rilassante, avevo chiuso gli occhi per assaporare quelle sensazioni delicate. “Come sta mammà”, mi chiese. “Insomma…”, risposi. Poi lei parlò del più e del meno, riferendosi alla “nostra” famiglia e a come era contenta che fossi là e a che buona cena avrebbe preparato. E intanto massaggiava, a fondo, sopra le orecchie, dietro, la nuca, ogni parte del capo, quasi con voluttà. Mi eccitai. E lei lo capì e il suo tocco divenne ancora più delicato, ritmato. Risciacquo, seconda passata, altro massaggio, con ancora più schiuma. “Vedrai, ti faccio un bel lavoro. Poi me lo rendi alla prima occasione”, affermò. Io avevo sempre gli occhi chiusi, e mi sentivo davvero bene.
“Finito”, disse. Peccato, pensai. “Io vado avanti con la tintura, ti faccio tagliare da Carla”. E cedette il posto alla socia. Che era davvero veloce e professionale. “Hai qualche preferenza o vuoi che faccia io?”, mi chiese. “Fai tu”, sussurrai, e la lasciai fare. Fu premurosa, affettuosa, rapida, precisa. E intanto mi chiedeva cosa preferivo per la cena della sera. “Sai”, puntualizzò, “Anna è la specialista nei primi, io nei secondi. Sarà una bella serata per tutti, ti garantisco che ti divertirai”. E così dicendo mi prese la testa, appoggiandola sul suo seno, grande e sodo, per rifilarmi la frangia. “Ecco fatto, un’asciugata e abbiamo finito. A proposito, abitiamo qua sopra, suoni alla porta a fianco, c’è scritto Leccisi. Ti aspettiamo verso le otto”. Pochi minuti ed ero pronta, Anna venne a salutare sua “cugina”, ci baciammo ed abbracciammo, in attesa di rivederci la sera.
Uscii, andai all’automobile, ma dovetti aspettare un bel po’ prima di rivedere mio fratello, carico di sacchi e sacchetti, neanche dovessimo fermarci un mese. “Ehi, lo sai che sei proprio carina?”, mi disse appena mi vide. A dire la verità non ci avevo fatto troppo caso, ma se lo diceva lui che mi ha sempre paragonato ad un cocker era segno che Anna e Carla mi avevano proprio fatto un bel lavoretto. Sorrisi: “Lo vedi, tu che non ti fidavi dei professionisti di un posto perduto come questo? E invece è proprio qui che si possono trovare le sorprese più piacevoli”. Ripartimmo verso casa. “Senti Piero, mi servirebbe l’auto questa sera”. “E perché mai, non ceni con noi?”. No, ho voglia di cenare da sola”. “Non me la racconti giusta, in ogni caso va bene, bada a non fare incidenti”. Arrivammo a casa, in tempo per finire di sistemare e preparare il pranzo. Poi la pennichella. Non per me, però, che andai di nuovo fino alla spiaggia, già un po’ affollata di qualche timido bagnante non si sa se locale o forestiero. La spiaggia era chiusa su entrambi i lati dalla scogliera e non si poteva proseguire. Tornai indietro e mi aggirai per il bosco. Ero inquieta, annoiata. Forse venirmene via non era stata una scelta felicissima. Ho le mie abitudini consolidate, ma qui era tutto diverso, non sapevo cosa fare, da chi andare, con chi parlare. Rientrai a casa alle sette: la sacra famiglia era tutta là, sotto il patio, seduta sulle sedie di casa portate all’esterno.
“Sei sicura di non volerti fermare a cena?”, insisté mia cognata con la minore convinzione possibile. “No, non voglio essere di peso e poi sono in cerca di avventure”. “Avventure tu? Qui? Credo che dovrai proprio cercarle bene per trovarle”, sentenziò mio fratello, porgendomi le chiavi. Raggiunsi il paese in pochi minuti, ero in anticipo sull’orario previsto. Parcheggiai al “solito” posto, andai verso il negozio di parrucchiera. Era già chiusa. Strano, la piazza era affollatissima, ma forse a quell’ora si doveva essere già pronte, sia perché il sabato sera invitava la gente a ritrovarsi, sia per le ormai prossime funzioni pasquali. Avevo una strana sensazione: nessuno pareva fare caso a me, ma nello stesso tempo mi sentivo osservata. Dev’essere il clima dei piccoli paesi, pensai, dove tutti paiono badare ai fatti propri mentre si fanno quelli degli altri.
Suonai allora al campanello “Leccisi”. La porta si aprì immediatamente: “Sali, Agata, siamo di sopra”. La porta dava direttamente ad una scala che girava dietro il muro. Salii, sentendo un buon odore di pulito, di frutta fresca e di pesce. “Siediti, accomodati, stiamo finendo di preparare, abbiamo chiuso alle 18”. Una pentola d’acqua a bollire, una terrina di orecchiette, sugo di pomodoro, aglio dall’aria freschissima, peperoncino, due rombi perfetti, invitanti, persino profumati. L’appartamento era semplice ma molto bello, ordinato, arredato con gusto. Mi ricordava il mio. Le due ragazze si affrettarono: Anna gettò le orecchiette nell’acqua bollente e si diede a preparare il sugo, mentre Carla, abilissima, squamava il pesce e lo preparava così com’era dentro due teglie che poi mise in forno.
“Sai”, disse Carla, “sono contenta che tu abbia incontrato Anna. Noi qua viviamo un po’ per conto nostro, il paese è piccolo, chiuso, ci sopporta, ci accetta, ma restiamo delle estranee. Però apprezzano il nostro lavoro e qui prima c’era solo una vecchia megera che faceva a tempo perso la parrucchiera e che è pure morta non si sa come qualche mese fa: l’hanno trovata stecchita in casa”. Anna mescolava la pasta, poi venne a sedersi di fronte a me, accanto a Carla, cingendole la spalla con un braccio. Era un gesto molto fraterno, cameratesco ed affettuoso ad un tempo. “Sì, è stato un incontro fortunato, lo penso anch’io”, risposi, poi proseguii: “e tu Carla come hai conosciuto Anna?”. “Ci siamo conosciute all’ospedale, quando dovette medicarsi. Anch’io ero lì per delle medicazioni. Abbiamo cominciato a parlare, ci siamo capite, avevamo problemi analoghi e io potevo ospitarla, mentre non era proprio il caso che se ne tornasse a casa. Da allora stiamo assieme”, disse girando la testa verso l’amica e guardandola con dolcezza. Anna rispose carezzandole il collo e spingendo la testa verso di lei. Mentre Carla continuava a scrutarmi con interesse.
Forse erano più che amiche, lo avevo pensato già quel pomeriggio, ma in fondo erano affari loro. Mentre meditavo sulla loro situazione, però, sentivo che l’atmosfera stava cambiando, stavo entrando in sintonia con le due ragazze, non le sentivo come delle conoscenze occasionali. Il suono di un campanello. “E’ pronto”, fece Anna, alzandosi per andare a scolare la pasta. Carla intanto diede uno sguardo al forno. Ci sedemmo a tavola. Da chissà dove uscì un bottiglione di vino di un giallo intenso: Anna riempì i bicchieri di tutte e la cena iniziò, nel più banale dei modi. Le due ragazze però cercavano di comunicarmi qualcosa, le loro manifestazioni d’affetto, i riferimenti al loro vivere insieme erano sempre più diretti e sempre meno casuali, come anche certi discorsi sugli uomini, razza dannata e non molto utile.
La cena finì e io mi sentivo un po’ brilla. Carla sparecchiò, mentre Anna venne a sedersi accanto a me, carezzandomi i capelli come quella mattina. “Sono proprio belli, sai”, disse prendendomi il viso tra le mani. Mani leggere, nervose, fugaci. Mi guardò intensamente, penetrandomi fino all’anima. Poi avvicino il suo volto al mio sfiorandomi le labbra con le sue. Sentii una scossa, non reagii. Lei lo rifece, più decisa. Sentivo che era una cosa innaturale, ma non la trovavo brutta. Lei si ritrasse di nuovo e io la guardai con aria interrogativa, cercando di orientarmi in una situazione della quale non sapevo più essere padrona. Anna si riavvicinò a me nuovamente, “sei pulita dentro”, mi disse, e appoggiò ancora le sue labbra sulle mie. Di nuovo non reagii, nel senso che lasciai che sgusciasse dentro di me. Aveva una lingua piccina, dal gusto di pesce e di peperoncino, che si muoveva lentamente a frugare tutta la mia bocca, avviluppandosi alla mia lingua, che se ne stava passiva, ma piacevolmente solleticata. Era calda, la sua saliva aveva un gusto diverso da quello maschile, molto diverso, ma piacevole.
Assaporai quel bacio ad occhi aperti, mentre Anna chiudeva i suoi per gustarmi meglio. Questione di pochi secondi e Carla fu dietro di me, a sostenere il mio capo coi suoi grossi seni morbidi e duri ad un tempo, afferrandomi le spalle e scendendo sulle mie piccole tette. Ero circondata, ma non dissi di no. Anzi stetti al gioco, perché mi piaceva quello che stava accadendo e a pensarci bene non saprei dire se non l’avessi io stessa previsto un simile esito. Cercai io la lingua di Anna, che si fece più audace quando si accorse che rispondevo alle sue sollecitazioni, mentre le dita di Carla comprimevano ritmicamente i miei capezzoli, aprendo la strada ad un nuovo godimento. Sì, certo, qualche fantasia lesbo l’avevo anche avuta, ma tra il sogno e la realtà… E invece il sogno si avverava e non lo trovavo per nulla perverso, anzi lo sentivo normale, volevo gustarmelo. Mi staccai da Anna e cercai di guardare Carla, che capì e mi baciò a sua volta. La sua lingua era più carnosa e robusta, del tutto diversa da quella dell’amica. Quando entrò nella mia bocca la riempì tutta, poi risucchiò la mia, leccandola come fosse un gelato. Anna intanto aveva iniziato a spogliarsi. Nessuna delle tre diceva più nulla, ma le nostre mani avevano cominciato a frugare i nostri corpi.
Anna si alzò: “vieni”, e mi prese per una mano trascinandomi nella camera da letto, mentre Maria mi prendeva l’altra mano e si faceva trascinare da me. “Aspetta”, mi disse fermandosi. E iniziò a spogliarmi, con calma e gentilezza, sempre guardandomi negli occhi, mentre Carla finì di spogliare lei. Quando mi scoprì il seno lo volle succhiare e lo fece con una dolcezza infinita, mordicchiandomi poi, mentre passava ai miei slip che fece sparire in un attimo. I miei 43 anni li portavo benissimo, ma lei i suoi 23 li portava in maniera adolescenziale: pareva una ragazzina. “Aiutami”, chiese, rivolgendo a Carla le sue attenzioni. Carla era più grande di noi ed era quella vestita in maniera più tradizionale. Anna le tolse la camicetta e poi chiese a me di toglierle il reggiseno, che si apriva davanti. Quando lo sgancia, due grosse poppe dure e invitanti balzarono verso di me e trovai ovvio succhiarne le punte, sentendo i suoi capezzoli diventare di marmo e il suo corpo inarcarsi, mentre un lungo gemito sottolineava il piacere di quella mia azione. Mentre la succhiavo, Anna le tolse gli ultimi indumenti.
Eravamo nude, tutte e tre, tre donne che cercavano il piacere nella dolcezza, tre corpi con caratteristiche così diverse. Carla era molto pelosa, davanti e anche sul sedere, tondo, grande, con qualche accenno di cellulite, eppure sodo. Sapeva di avere un bel culo e quando andò a sdraiarsi sul letto rimase bocconi. “Hai visto che bel culo che ha?”, mi domandò Anna. “Sì”, annuii, “è proprio ben fatto”. “Le piace…” disse, senza aggiungere altro e quasi per spiegarsi, diede un forte scapaccione sui glutei dell’amica. Aveva mani piccole e delicate, Anna, ma quel gesto era stato repentino, violento. Ma Carla non reagì come mi sarei aspettata. Anzi chinò il capo affondando la testa nel cuscino, quasi attendesse ben altro. E infatti Anna si scatenò, la sculacciò ripetutamente, con voluttà, non certo con dolcezza, e ad ogni colpo il culo di Carla arrossiva sempre più mostrando i segni della piccola mano che la percuoteva. Ma Carla non dava alcun segno di sofferenza, anzi il suo corpo formoso, così grande di fronte a noi, si torceva quasi in uno spasimo di piacere.
“Prova tu”, mi chiese Anna, “non preoccuparti, le piace, è la sua perversione, senti”. E così dicendo mi prese la mano, portandola tra le cosce dell’amica: era viscida, il sesso aperto, bagnata come anch’io poche volte ero stata. Ero allibita, arrossii. “Dai, lo vuole, falla godere”. Con la stessa mano umida del suo piacere cominciai a schiaffeggiarle le natiche, dapprima piano, poi prendendoci gusto. Era bello sentire i palmi della mia mano affondare in quella carne morbida e sempre più calda. Carla intanto, aveva raggiunto con una mano il sesso dell’amica e la masturbava piano piano. “Aspetta”, disse ancora Anna, fermando quel mio nuovo piacere. “Guarda cosa anche le piace”. Le afferrò le natiche, scostandole. La fessura del sedere era fitta di peli, che nascondevano un buchino scuro. Anna si chinò su di esso, con la lingua protesa, a leccarlo. Poi prese la mia testa, portandola verso l’amica, voleva che la imitassi e la imitai: aveva un gusto di buono e quel buchino grinzoso e peloso non mi faceva affatto schifo come avevo pensato solo poco prima. Sentivo che la mia lingua aveva su Carla un effetto gradito e sintonizzammo i nostri movimenti, ciascuna per godere al meglio di quelle sensazioni.
Mentre ero così, inginocchiata, con il viso premuto contro quel sedere favoloso, sentii delle piccole dita affusolate accarezzarmi rapide la schiena, passare alle natiche e trovare la mia fighetta, scomparendoci dentro. Non ero mai stata penetrata da una donna e mai da dita così abili, e delicate, sapienti nel massaggio che stavano facendo alla mia vagina. Mi scoppiò il cervello in un orgasmo repentino “Oooooooohhhh”, sospirai, sciogliendomi del tutto. Tirai su il viso, guardai Anna, che tolse le mani dal mio sesso, afferrò le mie, mi portò verso di sé. La baciai e fu un bacio voluttuoso, intenso, eterno, mentre i nostri seni si strofinavano tra di loro e Carla si girava mettendosi sotto di me, per leccarmi a sua volta, passando quella grossa lingua rasposa ora attorno alle grandi labbra, ora in mezzo, ora sulla clitoride. Venni di nuovo.
Ero fuggita perché volevo scoprire me stessa, mi ritrovavo lesbica e la cosa non mi dispiaceva per niente. “Grazie”, mormorai, abbracciando le due ragazze e abbandonandomi definitivamente alle loro carezze.
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16 years ago
In1barca,
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La prima volta con gio\'
Racconto di Ninni, un'amica di chat.
Giò aveva iniziato a toccarmi, se ne accorse subito che non l’avevo mai
fatto prima d’ora, mi sorresse adagiandomi assieme a lei sul letto
questo senza togliere le labbra dalle mie continuò con il bacio.
Sentivo il corpo illanguidirsi, le forze che mi abbandovano.....non
reagivo più......mi lasciavo trasportare nel suo mondo di lussuria,
continuò per un bel pò a rovistare nella bocca, le mani sempre a tenermi la testa, le bocche piene di saliva.
Lentamente si stacco' e comincio' a baciarmi le guancie, il lobo dell’orecchio, vi entro' con la lingua ed ebbi una scossa lungo tutto il corpo, la mano che mi solleticava il collo vicino all’attaccatura dei capelli, scese poi lungo il collo arrivando alla spalla, tolse la mano dalla testa, mi alzo' il braccio e le labbra scesero nell’incavatura dell’ascella, una tremenda scossa attraverso' nuovamente il corpo ma questa volta perdurava, quella lingua che leccava, leccava, santo cielo stavo per avere un’orgasmo, non sapevo che l’ascella fosse una zona erogena cosi sensibile, cominciai a mugolare, la mano libera artigliata al lenzuola e la lingua di Giò continuava a leccare voracemente l’incavo, un calore tremedo all’inguine, qualcosa di bagnato stava uscendo dalla figa.
Smise di leccare, lasciò andare il braccio che cadde inerte sul letto, la sua mano sul mio pube diede una lunga carezza fatta con le dita.
Alzandosi su di un gomito e guardandomi porto' la mano alle labbra e comincio a leccare le dita....con vera sensualità.....
“come immaginavo....sei veramente calda ragazza mia...sono bastate
poche leccate per farti venire”...
“è una male questo?”
le risposi con voce ansimante e con il corpo scosso dai tremiti
dell’orgasmo....
“no è una cosa eccezzionale...se saprai usarla bene...farai impazzire
sia gli uomini che le donne”...
continuava a leccare le dita......
“buono il tuo miele....molto buono”
“Ninni ...voglio anchio...”
“ssssss la lezione non è ancora finita chiudi gli occhi e preparati a
partire per un lungo viaggio, mettiamoci più comode”.
Ci sdraiammo nel bel mezzo del lettone.....
“ora ti farò tutto quello che due donne possono fare tra di loro, impara bene........poi dovrai farle a me”.
Non riuscii a pronunciare la risposta che la sua bocca era nuovamente
incollata alla mia.
Ora il gusto era cambiato, alla saliva si era mischiato il sapore dei
miei umori ed era la prima volta che li assaggiavo.
Comincio' a scendere lungo il collo poi si ferma, prende due cuscini e
li sistema sotto il corpo facendo in modo che le gambe si aprissero
ancor di più mettendo in risalto il monte di venere, soddisfatta disse:
“ti voglio completamente offerta a me....ora chiudi gli occhi.... pensa
... cosa vorrei mi facesse?”....
Non mi diede il tempo di pensare...riprese da dove si era interrotta...
le mani sui seni...morbide... languide....ne seguono docilmente il
contorno… le apre strizzando piano... sento i capezzoli che rispondono alla presa... li sento appuntirsi.... come piace a me….ci gira
attorno...apro gli occhi la guardo.... mi piace.... vedo in lei una donna affamata di sesso... li rinchiudo e mi lascio trasportare nel paese della
libidine pura...
Pronunciando piano il mio nome: "NinniNinni..." …insinua le mani nella
parte interna delle cosce ...... solleva la mano e infila il dito medio
nella mia bocca…lo succhio leggermente... inumidendolo con la saliva...
lo lecco un poco....poi pian piano fa scivolare la mano sulla pancia.... trattengo il respiro .... fa scendere il dito in mezzo al pube lentamente.
Esplora i riccioli.... mandando in avanti quel dito che un attimo prima
avevo in bocca .... giù giù... lentamente.... sino ad individuare
l'inizio della fessura. …ecco... ora spinge il dito più in basso…. sono
bagnata….sento un forte calore...scende ancora più giù.... sino al
bottoncino…lo accarezza piano.... ci gira attorno... lo lusinga ma senza dargli importanza…. lo liscia... lo bagna con la saliva... sento che si
ingrossa... diventa poco a poco più turgido.... il dito si bagna da sé di
nuovi umori….risale su.... verso l'inizio della fessura.... riscende
giù.... girando intorno al clitoride... una... due... tre volte….sento un
onda di calore che comincia a salire da dentro… scende più giù….sempre col dito in avanti... lo manda in avanscoperta tra le gambe..... allargo appena le cosce per facilitargli la strada….ecco.... le grandi labbra si dischiudono…passa il dito sul filo superiore.... segue il profilo.... prima a destra e poi a sinistra.... le sento aprirsi spontaneamente pian piano..... come le valve di una conchiglia..... come un fiore che sboccia per accogliere l'ape.....le accarezza con un movimento circolare.... sento gli umori che si fanno strada dall'interno e le rendono morbide.... umide .... carnose... ecco... ci siamo quasi….allargo ancora leggermente le gambe..... apre delicatamente la vulva.... la mia bella vulva rosa….esplora con il dito l'interno.... segue
il calore e infila appena… appena.. il medio..... non molto.... solo
una falange.... lo muove piano.... in cerchio.... avanti e indietro...
senza farlo penetrare troppo... lo tira fuori e me lo infila in
bocca.... sento il gusto acre.... un po' salato.... lo succhio e lo lecco ...
mentre lei sussurra di nuovo il mio nome... "Oh Ninni... Ninni...".....
quello che sento in bocca è il mio sapore.... il gusto del mio fiore
segreto.... mi piace ….l'eccitazione sale.... continuo a tenere gli occhi
chiusi.... ecco.... la mano torna tra le gambe.... le cosce si
allargano per accogliere meglio le dita che frugano vogliose quel caldo letto
di carne….sento un dito che entra...non fino in fondo....mi inarco per il piacere.... il dito esce ed entra.... esce ed entra... esce ed entra.... mentre in me monta l'eccitazione.... che sale fino alla testa.... passa per la schiena e ritorna laggiù.... nel punto più caldo del mio corpo….sento le ondate di piacere che con una vibrazione si irradiano dal clitoride che pulsa..... che vuole essere accarezzato... vibrato.... leccato…. sento la lingua che mi esplora... mi bacia.... mi succhia…sento il dito che entra nella vagina.....succhia ancora.... e lecca.... e succhia.... mi tiene la testa.... con dei piccoli gridi sommessi.... vengo selvaggiamente.... con un tremito liberatorio..
Mi abbandono esausta.... non avevo mai provato un’orgasmo così
squassante... mi sento vuota....il cervello non connette.... il corpo
pesante.....non riesco ad aprire gli occhi...non c’è la faccio... ho esaurito ogni forza.....vorrei lasciarmi andare e dormire..dormire...
Sento le mani che mi sollevano....tolgono i cuscini da sotto....ne
mette uno sotto la mia testa...non voglio dormire....reagisco....apro gli
occhi.... Giò è lì...mi guarda.... sorride....
“tutto bene bambina mia?”
“si Giò...tutto bene....che viaggio meraviglioso”....
“ne sono felice”....
“Ninni ora tocca a me”
“cosa vorresti fare?”.....
“darti quello che tu hai dato a me”....
“pensi di farcela?”...
“certo Giòa”....
faccio per alzarmi... il corpo non risponde... non esegue gli
ordini.... le braccia restano abbandonate...sul letto...la testa incollata al cuscino... le gambe che sembrano due macigni....
“Giò che succede?”...
“nulla..amore mio....nulla....è il tuo primo vero orgasmo...è naturale
che sia esausta”...
“ma io desideravo....”....
sorridendo appoggia le sue labbra alle mie....un dolcissimo bacio...il
bacio della buonanotte...
“riposa...bambina mia...riposa....abbiamo tanto tempo davanti a noi...
avrai tante cose da imparare”....
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16 years ago
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Marika, l’amica di mia sorella
Conobbi Marika verso la fine dello scorso Settembre, periodo in cui cominciò a frequentare casa nostra. Era la nuova compagna di scuola e di studi di mia sorella Cristina. La sua famiglia si era trasferita di recente a Taranto da Roma. Frequentavano l’ultimo anno del classico e dovevano preparare nel migliore dei modi la maturità. Veniva a studiare da mia sorella molto spesso, quasi tutti i pomeriggi. Suonava il campanello, le aprivo, entrava mi salutava con cortesia, scambiavamo due battute, poi raggiungeva mia sorella nella sua cameretta e li rimanevano rinchiuse per ore.
Indubbiamente una bella ragazza, un fisico perfetto, alta capelli lunghi biondi, un sorriso dolce, occhi verdi, un bel seno, più che romana sembrava scandinava, 18 anni, ma ne dimostrava qualcuno in più . Cristina, mia sorella, non è da meno ma ha caratteristiche decisamente mediterranee, occhi e capelli scuri, pelle olivastra, comunque anche lei una gran bella ragazza. L’intesa tra di loro era perfetta e questo mi procurava molta gioia perché, Cristina, a causa del suo carattere un po’ difficile, prima di Marika, non era riuscita a mantenere un rapporto di amicizia stabile e duraturo con le compagne. Lunatica, presuntuosa e irascibile l’una dolce paziente e comprensiva l’altra, insomma una complementarità che rendeva la loro amicizia molto solida. La famiglia di Marika abitava nell’immediata periferia della città a circa 8 km di distanza dalla nostra abitazione, una zona ben servita dai mezzi pubblici, che Marika utilizzava per venire da mia sorella. La sera, visto che finivano di studiare verso l’ora di cena, si faceva venire a prendere da uno dei genitori, a quell’ora poteva essere rischioso viaggiare da sola, penso comunque che lei sia una in grado di difendersi e di affrontare con sicurezza ogni evenienza, anche la più malcapitata. Talvolta, verso la metà del pomeriggio le vado a trovare per portare loro qualcosa da mangiare, busso alla porta, mi invitano ad entrare e, alla vista delle prelibatezze che gli porto, mi accolgono con atteggiamenti molto in uso negli adolescenti della loro età, quasi fossi una loro coetanea, rimango con loro giusto il tempo di questa breve pausa e ho modo di confermare quanto siano veramente affiatate, una inizia una frase spiritosa e l’altra fa la battuta finale e poi giù a ridere di gusto. Torno da basso, in cucina e mi sento serena. Si l’arrivo di Marika ha reso mia sorella più felice e di conseguenza anche me. L’altro giorno è arrivata come al solito verso le 14.00, Cristina era andata a salutare la nonna nel giorno del suo 85° compleanno. Così ho aspettato in compagnia di Marika che Cristina tornasse, era l’occasione di chiacchierare un po’ di più con le e di conoscerla meglio. Marika mi dava del Lei, nonostante i pochi anni di differenza da Cristina, io l’ ho invitata più volte a darmi del tu, lei l’ha fatto anche se era evidente che non le veniva naturale. Spesso ricadeva nel Lei. Ho comunque apprezzato il suo sforzo, un indubbio gesto di cortesia. Parlammo a lungo, mi confidò di essersi ben ambientata a Taranto, e che anche i suoi genitori si trovavano bene. Con le compagne di scuola si era integrata in fretta e in particolar modo con Cristina che per lei era diventata in poco tempo l’amica del cuore. Era bello parlare con lei, emanava un fascino e un carisma irresistibili, il suo modo pacato e sereno di argomentare era contagioso, mi sentivo così a mio agio che non riuscii a trattenermi dall’esprimere il desiderio che Cristina tardasse il più possibile il suo rientro. Ci fu un attimo di silenzio che a me parve interminabile. Ci siamo guardate negli occhi, non so cosa mi prese ma improvvisamente il mio battito cominciò ad aumentare e un irrefrenabile rossore raggiunse le mie guance. Marika fu brava a risolvere con sobrietà la situazione, disse che era meglio che Cristina arrivasse al più presto perché dovevano preparare il compito in classe di greco del giorno successivo. E proprio in quel momento arrivò Cristina, come se l’avesse sentita, ci salutò baciandoci e abbracciandoci, poi prese Marika per mano e la portò in camera sua. Rimasi un’ attimo silenziosa pensando a quanto era accaduto. Nella mia mente si affollavano pensieri di ogni tipo, cosa mi sta succedendo, non mi era mai capitato di essere così attratta da una persona del mio stesso sesso. Ero confusa, avevo assolutamente bisogno di capire. E l’occasione si presentò molto presto, la sera stessa. Verso le 19.30, Cristina mi chiese se potevo accompagnare Marika a casa perché i suoi genitori erano partiti per un week-end in montagna.
Presi la macchina e feci accomodare Marika al mio fianco e mi diressi verso casa sua. Durante il tragitto parlammo dello studio le chiesi se si sentivano pronte per il compito di greco, lei mi disse che avevano studiato con serietà e che erano pronte. Dopo poco più di dieci minuti arriviamo davanti a casa sua. Sosto col motore acceso, e mi accingo a salutarla con un bacio, quando lei mi invita a salire per un aperitivo. Vista l’ora, oppongo una debole resistenza, alla fine accetto ma tengo a precisare: “Marika solo cinque minuti, Cristina mi aspetta per cena”, “va bene Giusy, solo cinque minuti”. Entriamo in casa, mi accomodo in sala, e lei va a preparare da bere. Ho modo di apprezzare la casa, veramente bella, arredata con gusto. “Mi raccomando, analcolico”, dico alzando un po’ il tono di voce affinché mi possa sentire, “Ok Giusy, fidati, non ho intenzione di avvelenarti”. E’ la prima volta che mi chiama con il mio nome, pronunciato con tanta dolcezza, ha la forza di accendere a mille il mio apparato cardiocircolatorio. Torna con gli aperitivi, percepisce il mio turbamento, posa il vassoio sul tavolino e viene a sedersi al mio fianco. Non so cosa fare sono confusa vorrei fuggire, la sua vicinanza aumenta il mio stato di agitazione. Marika, con assoluta calma ma con altrettanta determinazione avvicina le labbra al mio orecchio sinistro e con voce calda e suadente mi sussurra “hai voglia di me…. vero piccola? Ti piace l’amichetta di tua sorella? ” E intanto inizia a mordicchiarmi il lobo dell’orecchio e stantuffandomi la lingua nella tromba di Eustacchio, me la scopa. il timpano, inumidito dalla saliva, sembra abbia avuto un orgasmo. La mia eccitazione è al massimo, sento i brividi lungo la schiena, sento gli umori colare, le mutande inumidirsi. Il respiro diventa affannoso, mi gira la testa. Lei continua a parlarmi, ma gradualmente il suo tono di voce cambia, le richieste sensualmente sussurrate si trasformano in imposizioni scandite con forza:
“La vuoi scopare vero? …e allora dimmelo!!...
Vuoi essere la sua puttana? ..forza dimmelo!!
Voglio sentirtelo dire… puttana! Sei una gran figa…tesoro, sei la mia figa…”
Non capivo più niente, quel suo modo di fare mi stava sconvolgendo, mai avrei immaginato che Marika potesse essere così perversa, cosi abile, così decisa. Mi sentivo assolutamente in sua balia, avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto, si ero sua. Un primo orgasmo mi scoppio violentemente tra il pube ed il cervello, al punto che le gridai:” Siiii.. sto godendo.. cazzo, mi fai impazzire… sono tua, tesoro… sii..sono solo tua”
Un altro orgasmo violento mi raggiunse come un onda oceanica, ero esausta e felice, ma il gioco doveva ancora cominciare.
Marika stacca il wireless dalla base me lo porge e con tono deciso mi dice: “ Chiama Cristina, dille di non aspettarti per cena… il perché lo sai tu.. inventati qualcosa, la fantasia non ti manca..” Prendo il portatile, ho una piccola esitazione, sono assalita da un improvviso e strano senso di colpa, forse è meglio che torni a casa. Lei intuisce, si avvicina, posa un delicatissimo bacio sulle mie labbra, un bacio sfiorato. Poi di scatto tira fuori la lingua e inizia un percorso rovente, mi lecca le labbra scende sul collo, risale al mento e con la punta della lingua mi picchietta la fossetta poi lo succhia come fosse un capezzolo, non sazia, con una leccata calda e umida percorre avidamente la mia mascella, fino a raggiungere l’ orecchio destro deliziandolo dello stesso trattamento che poc’anzi aveva riservato al sinistro. Torno a non capire più nulla, le gambe mi cedono, lei mi avvolge in un tenero abbraccio e mi adagia supina sul divano. Ora è sopra di me.. mi ripete con decisione “Chiama Cristina… sbrigati!!”
Mentre compongo il numero la mia mente è intenta a trovare una giustificazione. Ecco, è successo che appena arrivate alla casa di Marika la macchina si è spenta e non ne vuole sapere di rimettersi in moto. Marika mi fa compagnia in attesa che arrivi il carro attrezzi. Mi sembra convincente, come d’incanto mi calmo.
“ Ok sorellina, non ti preoccupare, ci vediamo più tardi, ma… stai bene? Ti sento strana, c’è qualcosa che non và? Cos’è successo? Un incidente? Oh Dio mio.. ti prego sorellina dimmi la verità!” “No tesoro, tutto bene, te l’ho detto cos’è successo, non ti preoccupare, sono solo un po’ innervosita da questo contrattempo e mi spiace che tu debba cenare da sola, tutto qui. Comunque ti ripeto, sto bene.. un bacio a dopo.” “ A dopo sister, ti voglio bene”, “Anch’io tesoro, tanto..” Una telefonata fradicia di tensione come fradicia era la mia figa. Mentre parlavo con mia sorella, Marika, abile di mani e sensuale di bocca, mi aveva spogliata. Nuda, tremante per l’eccitazione, riuscivo a reggere il portatile vicino all’orecchio sinistro e la conversazione. Con molta più fatica invece mi riusciva di soffocare nella gola i gemiti di piacere che Marika mi provocava. Si stavo bene, anzi benissimo e appena chiusa la comunicazione, liberai un urlo, uno tsunami di piacere, sonora evidenza dell’ennesimo orgasmo che quella furia scatenata mi aveva regalato. Marika aveva fatto conoscere alla sua esperta lingua ogni centimetro quadrato del mio corpo, soffermandola più a lungo nella zona del pube, dove aveva intrapreso un acceso dialogo con la mia figa. Alternava grandi leccate a ritmo lento e costante con penetrazioni veloci e di varia profondità. Come variante al tema, con la punta del naso infilata in mezzo alle mie gonfie labbra risaliva a modo di spartiacque fino a che trovava la mia pulsante clitoride, l’avvolgeva nelle labbra e me la succhiava, in pratica, un inebriante pompino, io alzavo il pube per permetterle di accedere fino alla base della clitoride, “Siii, ti stò venendo in bocca!!!” “Prendimi tutta, tesoro sono tua!!”. Contemporaneamente le sue esperte mani tormentavano i miei capezzoli. Li Pizzicava, li tirava, provocandomi anche dolore, ma appena lo percepiva, cominciava ad accarezzarli dolcemente con i polpastrelli del pollice e dell’indice. Erano così turgidi che sembravano chiodi roventi. Ogni tanto staccava la bocca dalla mia figa per rifiatare, ma soprattutto per gustarsi il succoso nettare di cui il suo viso e la mia figa erano pregni, approfittava anche per dirmi frasi volgari, che altro non facevano che aumentare il grado della mia eccitazione. Ai suoi volgari inviti io, stupendomi sempre più, rispondevo con altrettanta volgarità.
“ Stai godendo troia?”
“Sii, solo tu mi fai godere così, sono la tua puttana”
“Dimostramelo! Cosa fa la puttana per la sua padrona?”
“Tutto quello che vuoi, sono tua! Chiedimi quello che vuoi!”
“Cagna devi far godere la tua padrona!!”
“Si voglio farti godere, la tua cagna ti vuole fare godere” “Leccami il culo cagna, Lick my ass,
troia”
“Sii, voglio leccarti il culo, voglio farti godere.. tesoro”
“Eccolo leccalo!!”
Marika portò il suo culo a contatto della mia faccia, schiacciandomelo un po’ sul naso. Con le mani le ho allargato le natiche affinché il suo orifizio fosse più facilmente raggiungibile, a quel punto ho cominciato a stantuffarvi dentro la mia lingua con ritmo forsennato. Marika non capiva più niente, si dimenava, mi insultava, gemeva, fino ad esplodere in un fragoroso orgasmo. Si è girata e con foga si è buttata sulla mia bocca. Aveva conservato il mio nettare e ora ce lo condividevamo. Ci siamo baciate a lungo esplorandoci le rispettive cavità, il sapore di quel bacio era inebriante. Dopo una trentina di minuti ci siamo staccate e siamo rimaste abbracciate teneramente. Con voce dolce e commossa Marika mi ha sussurrato: “Tesoro è stato bellissimo, ho goduto come mai prima d’ora” Le ho preso la mano l’ho avvicinata alla mia guancia come per accarezzarmi, e gliel’ho baciata, sussurrandole un soffice: “ Grazie.” Davanti ai miei occhi ritrovavo, la dolce ed educata amica di mia sorella.
Avvertivo chiaramente la sensazione che non avrei più potuto fare a meno di lei.
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16 years ago
coppia1strepitosa,
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La gattona sul tetto che scotta...
LA GATTONA SUL TETTO CHE SCOTTA...
Dopo una serie interminabile di guasti, “incomprensioni” e appuntamenti mancati… finalmente ecco spuntare una “Super Gatta” da Messenger. Aveva risposto sotto altro nome ad un mio annuncio un mesetto prima ed al friggere, dopo aver delineato i contorni di un nostro possibile incontro, si era defilata nel silenzio giustificando difficoltà generiche per concretizzare il suo sogno ed il suo desiderio di intrigo…
Dopo poche vicendevoli domande mi rendo conto da alcuni particolari che si tratta proprio di quella Lei che a sua volta forse già sapeva con chi stava parlando… Il colloquio si fa così subito intimo e ci scambiamo i numeri di cellulare. Una voce dolce e vellutata, deliziosa, mi pregusta amplessi fantastici: è splendida e non manco di rivelarglielo immediatamente…
Rischiamo di incontrarci quella stessa sera… se solo fossimo in due ad essere liberi..
Solo dopo quattro giorni di messaggi e altre due fughe da parte sua, credo per mettermi alla prova… mi conviene davvero un appuntamento nella sua dimora. Tutto è perfetto, io sto rientrando da Milano per lavoro e ho tutta la sera libera.
Ore 18,00, venerdì pomeriggio, suono al citofono e mi si apre il cancello. Salgo al primo piano e appena bussato lei apre. Splendida gattona, 1,78 e 5° di seno, come si era descritta telefonicamente.
Mi sorride e contrariamente a quanto mi aveva confessato con un sms un’ora prima non sembra affatto agitata.
Mi chiede se desidero lavarmi le mani, io annuisco e opero. La casa è splendida, morbida, accogliente come lei: parquet luminoso e profondo, tappezzerie a colori caldi, tanti tappeti ovunque, tanti vasi, alcuni enormi… tante cose appese, un bagno bijoux, nessuna forma lineare predomina mentre tutto ti avvolge e tanti colori ovunque. Luce diffusa e raggi di sole penetrano dalle finestre. Pulizia e delicatezza posano ovunque.
Lei si adatta su un piccolo graziosissimo divano per due. Mi osserva e sorride di voglia, con gli occhi ti parla e ti dice Vieni Qui, mentre finge di guardare la TV 5-6 metri più in là, in cucina, dietro al muretto basso a cui è appoggiato il divano… Ci si accoccola sopra con le gambe ripiegate, semiscoperte da sotto una vestaglia fine e variegata, non volgare affatto, decisamente intrigante. Porta una bella collana, ha gli occhi verdi bellissimi e accesi di desiderio, i capelli fini, bruno chiaro e molto lunghi che le si sciolgono sulle spalle e contornano un viso aperto e molto intelligente.
Mi piace da subito… sedendomi accanto a lei un profumo intenso, dolce e pulito mi avvolge piano: sono io a sentirmi agitato adesso e non lo nascondo… ma senza pensarci inizio a parlare con lei accarezzandole delicatamente una coscia. Che pelle morbida e che carne soda, ricordi di bambole… che voglia mi fa… Parliamo un poco e scherziamo sulla situazione di due perfetti sconosciuti che si cercano e si trovano per fare sesso a prima vista.
Alla seconda o terza risatina l’abbraccio e questo mi fa sentire meglio, molto meglio e anche lei risponde allungando un poco le mani. Io le offro i miei calzoni ancora chiusi e quello che è montato nel frattempo dentro.
Mi sussurra se desidero andare in camera da letto… - “Sai c’è più buio…” – Siii… ho pensato, Tesoro, ti seguirei ovunque!
Mi spoglio e mi metto sul letto in maglietta rigorosamente nera e slip di stesso colore… Lei mi gattona vicino. L’abbraccio e la bacio, faccio affiorare i suoi seni protetti da un corpetto morbido color porpora, e affondo in quel meraviglioso mondo, enorme, vasto come due campi da pallone, invado e mi perdo in un territorio estremo… Lei mi spomicia delicatamente sui capezzoli che scivolano umidi e pulsanti sotto la mia lingua… e chiudo gli occhi… mi piace, mi piace da matti… si scioglie, eccitandosi da morire. Delicatamente comincia a premermi sul davanti con una mano e mi massaggia… poi piano ne estrae il membro già durissimo. I miei slip volano via. Inizia a succhiarmi delicatamente ma con decisione, a leccarmi, e sono in paradiso, con i suoi capelli leggeri e folti tra le mani.
La lascio giocare e mi godo quel magico primo contatto con la sua bocca. E’ brava, terribilmente brava, sente e ricambia, ha un’energia intensa, come un tocco di rosa, una passione bruciante, una fame atavica, travolgente.
Penso ai miei due giorni a Milano, penso alla fortuna di essere lì, al sogno che si avvera… alla spina nella presa, alle cose al loro posto… penso con distacco ad un sacco di stranezze mentre lei mi lavora lungamente… da impazzire.
Lentamente scivoliamo uno sull’altra… striscio verso il suo sesso e Lei si apre sollevando una gamba, offrendosi completamente. Un filo di peluria fine e curata termina in una fessura lunga, profonda e profumata, da bimba, enorme. Con le mani le apro piano, quelle splendide labbra, scoprendo all’interno il clitoride e la vagina… E’ calda, fradicia, scivolosa… è dolce, buona, inebriante. Respiro il suo profumo e mi ubriaco.
La lecco profondamente ricambiando le sue attenzioni e ci perdiamo in un lungo 69 tra abbracci, carezze e mugolii di piacere...
Mi prende una mano e me la guida dentro. Inizio a penetrarla e masturbarla con le dita mentre continuo a tenerle impegnata il clitoride con la mia bocca… E’ bellissimo sentirla godere e contorcersi vicino a me. A volte mi giro per scorgere la mia asta nell’oscurità scomparire e ricomparire nella sua bocca affamata… Vorrei non finisse mai… quel momento, quel gioco porco e così assolutamente dolce... Momenti magici.
-“Masturbati”- mi sussurra piano. Lo prendo tra le dita e lo accarezzo mentre Lei continua ad avvolgermi con le sue labbra meravigliose. Desidera vedermi schizzare… io non vorrei terminare così… ma mi desidera davvero, me lo chiede a voce alta… Mi scorre il pene con la lingua, me lo avvolge e l’ingoia tutto, sempre più forte, decisa a mangiarmi… io… godo da morire e desidero a mia volta esplodere e liberarmi dalla tensione… La preavviso… -“Sto arrivando…” – L’avviso –“Vengoooo…” La travolgo… – “Sto venendooooo…”. Esplodo in fiotti, dentro la sua bocca e fuori… mi bagno tutto il ventre mentre il suo clitoride si gonfia e si indurisce vistosamente sotto la mia lingua. Probabilmente viene anche Lei in quel momento.
Il dopo è Gatta. Le micie quasi strappano baffi e coglioni ai mici dopo essere state possedute in qualsiasi modo, dopo aver perso la testa, dopo certe cose… così è stato con Lei che sempre con il sorriso e con tangibile imbarazzo mi ha rimesso alla porta… Io avrei voluto restare, avevo, per così dire appena cominciato… Lei voleva stare sola.
Forse la cosa finisce qui, forse no. Le sono piaciuto tanto ma ha motivi suoi da digerire che qui non sto a raccontare ma che comprendo bene; se sincera è stata a confessarmi certe sue sorprendenti personali cose… Le scriverò e avrò pazienza e se il tempo ci darà ragione ne sfrutteremo ancora i doni ed i momenti di passione.
La Gatta tornerà da me a fare le fusa??? Io lo spero con tutto il cuore.
Un bacio a tutti i lettrici e lettori...
Pi
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16 years ago
admin, 75
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Nello spogliatoio
Questa mia storia risale a qualche anno fa...avevo 18 anni e giocavo nella squadra di pallavolo del mio paese, lo sport non mi è mai piaciuto gran che ma era un modo per socializzare con delle mie coetanee, visto che ne avevo in quegli anni poca occasione perché vivevo isolata in campagna.
All’inizio le cose andavano male perché non riuscivo affatto ad inserirmi, timida com’ero in un gruppo ben collaudato, la mie compagne non perdevano occasione di rimproverarmi sul campo e in allenamento per ogni minino motivo col solo pretesto di litigare ed allontanarmi dalla squadra.
Ho tenuto duro però, anche perché quello era l’unico modo che avevo per poter fuggire, anche se per poche ore la settimana dalla noia che vivevo a casa con i miei genitori.
E così un poco alla volta sono riuscita ad integrarmi anche perché le mie prestazioni sul campo miglioravano ed ero ormai diventata un elemento insostituibile della squadra.
Le mie compagne mi avevano anche invitato più volte ad uscire con loro ma avevo sempre rifiutato un po’ perché non potevo far tardi la sera, un po’ perché mi sarei sentita in imbarazzo ad uscire con delle ragazze che in fondo sentivo così lontane da me, molte di loro avevano l’auto e lavoravano, io invece facevo il liceo e non mi sarei sentita a mio agio nelle loro compagnie e nei loro discorsi, che giravano quasi esclusivamente sul sesso.
Non ero vergine, ma ero stata solo con un ragazzo con cui purtroppo non aveva funzionato, questo non faceva che accrescere le mie insicurezze.
Sotto le docce Marika si divertiva ad elogiare continuamente le “dimensioni” del suo ragazzo, Katia e Maria erano sempre pronte a stuzzicarmi, una volta le avevo parlato di Diego (il mio ex)e loro volevano sempre più sapere dei particolari. Erano tanto pettegole! Ma in fondo 2 brave ragazze, e mi fermavo a chiacchierare spesso con loro.
Monica aveva 25 anni, era da poco entrata nella squadra, era molto taciturna e timida ma in campo sapeva farsi rispettare, con lei non chiacchieravo mai, un po’ mi faceva paura quando mi guardava con quei suoi occhi scuri. E poi c’era Gemma…aveva 21 anni e studiava all’università, giocava solo perché quello era l’unico modo per poter fare palestra nel nostro piccolo centro. Era bellissima, tutti i ragazzi le andavano dietro e mentre giocavano si sentivano continuamente apprezzamenti che ci distraevano e l’allenatore aveva il suo bel da farsi per farli tacere.
Ogni tanto mi fermavo a guardarla, aveva un non so che di magnetico, era alta, bionda e con due stupendi occhi azzurri che aveva preso da sua madre che era finlandese. Io invece non ero ancora completamente “sbocciata”, avevo un paio di orribili occhiali da vista ma ero una biondina tanto carina (così mi dicevano tutti)e avevo un bel fisico, solo che provavo vergogna ad indossare una gonna e a truccarmi e stavo più a mio agio in tuta.
Gemma era tutto quello che io inconsciamente volevo essere…ma lei a mala pena mi parlava, non cagava nessuno in fondo figuriamoci me.
Una sera, era a fine novembre, io e Gemma eravamo rimaste da sole in palestra. Io mi stavo allacciando le scarpe quando sento un cellulare che squilla e Gemma che mi implora di passarglielo il più in fretta possibile. Pensai subito che doveva essere uno degli uomini che frequentava, i vociferava che stava con un uomo di città gia sposato e con tanti soldi, anche se io nella mia ingenua mente stentavo a crederci.
Afferrato il cellulare sporgo la mano per passarglielo ma lei mi chiede di aiutarla perché ha le mani bagnate e così mi sfilo le scarpe ed entro nel box della doccia con lei con il cuore che mi batteva a mille e le mani che tremavano per non so cosa.
Era la prima volta che la vedevo nuda, infatti lei preferiva sempre docciarsi quando tutte avevano finito, aveva un corpo stupendo, la pelle liscia che emanava un forte odore di bagnoschiuma e notai subito che si depilava laggiù. Allora erano vere le storie che raccontavano Katia e Maria pensai!
Mi sentivo in un forte imbarazza a star lì a provare quel batticuore, non ero lesbica e il solo pensiero mi faceva schifo ma fatto sta che ero lì con Gemma nuda e non riuscivo a staccarle gli occhi dalla fica, per un attimo mi passò per la mente ane la possibilità di farle una carezza sui capelli ma mi fermai subito. Lei mi disse di chiudere la chiamata poi come se pensasse ad alta voce disse -ah…questi uomini, gli dai un dito e si prendono un braccio…- poi guardandomi mentre indossava l’accappatoio aggiunse -come vorrei essere come te, che non hai nessuno che ti caga e non sai nemmeno come è fatto un cazzo….- poi si avvicino e mi diede un pizzicotto su una chiappa e un bacino sulla testa e disse -grazie, amore…-. Ero rossa dall’imbarazzo e verde dalla rabbia allo stesso tempo! Mi stava prendendo in giro, non sapeva nulla di me e mi aveva preso per una verginella sprovveduta, poi pensai a quel “grazie, amore” e mi venne addosso una gran paura, e se si fosse accorta che la guardavo incessantemente? E se pensasse qualcosa di male? E se forse, voleva solo provocarmi? Gemma andò via e mi lasciò sola con i miei dubbi quando mi accorsi di un rumore alle mie spalle, evidentemente c’era qualcun altra nello spogliatoio che si era goduta la mia figuraccia.
Mi voltai ed era Monica con una palla in mano, aveva la canotta della squadra e dei fuseaux neri, era sudatissima e mi guardava con aria di sfida come faceva di solito. Io avevo sempre fuggito i suoi sguardi, mi faceva un po’ paura quella ragazza, era troppo aggressiva.
Mi guardò con 2 occhi che non scorderò mai disse -Guarda che ti ho visto come guardavi Gemma…sarai mica una lesbica?- io feci no con la testa ma lei continuò -perché se lo sei devi dirmelo subito e poi a tutte le altre perché sai, non è piacevole che qualcun altro si bagni mentre tu ti fai la doccia…-non colsi subito l’umorismo della sua battuta perché intenta a sfuggire con lo sguardo i suoi occhi che mi scrutavano da capo a piedi, avevo paura che mettesse in giro quella falsa voce, che in un paese piccolo poteva rovinarmi.
-E poi, guarda che non è a te di sicuro che pensa Gemma…quella è una puttana delle peggiori, è una scusa quella dell’università, lo so io cosa combina….ma non le hai visto come era ridotto il suo culo stasera e che razza di succhiotti aveva??? O forse ti piacciono solo le tette e la passerina???- .
I suoi discorsi erano sempre più volgari e lei mi stava sempre più vicino, era sudata fradicia ed emanava un forte odore, mi sembrava di ricordare quello di mia fratello quando torna da una partita di calcetto.
Quando all’improvviso mi prese la mano tremante e se la portò sul seno, io la tolsi subito e le urlai -ma sei matta? Smettila!- ma lei me la riprese con forza, era più grande e forte di me e non riuscivo a dimenarmi…-dai, lo so che ti piace toccare, visto che tu sei piatta di seno….- continuavo a fare resistenza ma sempre più inutilmente.
-vuoi che tutti sappiano che sei una lesbica?- io le urlavo di no, ma lei mi provocava dicendomi -allora perché mi tocchi?-. Ero troppo nervosa per controllarmi e così le tirai una sberla e scappai via. Lei, inferocita mi saltò addosso e mi getto sul materassino urlandomi -brutta puttana, questa non me la dovevi fare, adesso ti riduco peggio di Gemma….- mi bloccò a terra e mi tolse la tuta, mentre mi minacciava dicendo che si sarebbe inventata un mucchio di storie, che mi avrebbe rovinata e che le avrebbero creduto tutti perché era più grande di me e perché frequentava da più tempo quello spogliatoio.
Mi tolse il pantalone della tuta, mentre la mia resistenza si faceva sempre più fiacca anche perché il suo seno era grosso e lei lo strofinava contro il mio…bloccandomi in quella posizione.
Mi strappò il reggiseno e se lo tolse anche lei mentre infilò con violenza una mano tra le mie cosce. Emisi un forte gemito, mi strofinava il clitoride e mi leccava il seno e io non potevo far nulla per scappare.
Continuai a gemere e cominciai a provare piacere anche perché la sua azione si era addolcita e perché quel sudore mi eccitava terribilmente…-i capezzoli sono turgidi e stai cominciando a bagnarti…sei una lesbica proprio come pensavo….-. Tornò a toccarmi con violenza mentre mi urlava che voleva sfondarmi, come non aveva fatto quel frocio del mio ragazzo…
-Così mi fai male! Fai piano!- -ah bene- disse lei -comincia a piacerti sul serio, visto che non mi dici più smettere…-
-Ma che hai capito?!?!smettila subito, la lesbica sei tu, lasciami andare, mi fai male!-
-E no bella, ora si va fino in fondo perché so che è quello che vuoi…-
Provavo un misto di dolore e piacere, avevo fatto del sesso col mio ragazzo, ma solo 2 volte e con molta calma e se devo essere sincera non mi era neanche piaciuto gran che, forse perché lo avevamo progettato troppo a lungo e alla fine ne ero rimasto un po’ delusa, lui poi era inesperto quanto me e tutte e due le volte venne quasi subito.
Non sapevo ancora insomma cosa fosse un vero orgasmo, ma Monica con le sue dita e la sua lingua sapeva farci e la situazione improvvisa e violenta mi faceva eccitare ancora di più.
-ora ti faccio un giochino, tu però devi promettermi di non scappare...- Feci cenno di si con la testa e non potevo fare altrimenti perché avevo sempre paura delle sue reazioni e la cosa mi piaceva sempre di più….
Mi strappò le mutandine e cominciò a leccarmi le labbra e il clitoride, buttava saliva e poi la spargeva sulla mia vagina dolcemente per poi tornare ad affondare la sua lingua dentro di me.
Stavo impazzendo dal piacere, quando ad un certo punto lei rallentò mi venne d’istinto di prenderle la testa e spingerla giù, lei mi fece un sorriso -che puttanella che sei…-, ma ormai non sentivo più le sue parole in preda com’ero ad un orgasmo furioso.
Mi fece allargare le gambe e la sua lingua andava sempre più vorticosamente a fondo mentre con le mani mi stringeva forte il seno fino a farmi male ma non riuscivo a dirle di smettere.
Urlavo dal piacere, per fortuna la porta era chiusa e non poteva sentirci nessuno, lei intanto tolse una mano dal mio seno e cominciò a masturbarsi. Doveva aver fatto cose del genere altre 100 volte pensai, nella frenesia del momento.
Venni almeno 2 volte sotto i colpi della sua lingua quando lei all’improvviso si alzò, prese la pompa con cui gonfiamo i palloni e la infilò nella mia vagina. Anche se era dilatata a dismisura provai un forte dolore e lo esternai con un forte urlo. -ti devi accontentare di questo bella…-
Non ce la facevo, provavo troppo dolore così le tolsi le mani e lo presi io, facendo un movimento più dolce, mi ero già masturbata con una zucchina una volta ma non lo avevo più fatto perché vinta dall’imbarazzo…mi tornarono alla mente i movimenti che avevo fatto quella volta e li ripetei…ero ormai persa nel piacere tanto che persi il contatto con la realtà.
Quando, dopo qualche minuto aprii gli occhi ed estrassi quel finto membro dalla vagina notai che Monica era seduta di fronte a me nuda e si stava masturbando avidamente, mi ordinò di leccarle la fica. Come ipnotizzata dal piacere mi avvicinai; era molto pelosa ed aveva un odoraccio, provai a leccarle il clitoride ma fui dopo poco frenata un po’ dall’odore dei sui succhi vaginali e un po’ dall’inesperienza, così smisi.
Le misi una mano tra le gambe, quasi per farmi perdonare e cominciai ad accarezzarla, lei urlava -più forte, più forte!- entrai con 3 dita senza problemi quando lei mi prese la mano e mi disse -ora ti guido io…- .
Spinse la mia mano con forza, non so come non facesse a provare dolore, mi sembrava di vedere la scena di un film “Bound, torbido inganno”, con lei sdraiata nuda per terra ed io sopra che la facevo gemere. Urlava terribilmente, avevo paura che ci sentisse qualcuno in strada e la mia mano era quasi addormentata quando lei me la chiuse a pugno e mi disse -ora voglio che me la sfondi…-
Non sapevo cosa fare, fu lei a togliermi dall’imbarazzo spingendo il pugno nella sua vagina, non riusciva ad entrare e mi sembrava impossibile potesse farlo…ma lei era una troia consumata e con i movimenti giusti seppe riusciti. Andammo avanti un minuto, io solo a guardarla, stavo per venire tanto che con la passerina cercavo lo spigolo del materassino….
Lei ebbe l’ennesimo orgasmo poi ci fermammo, tolsi la mano piena dei suoi liquidi e lei me la fece portare alla faccia sporcandomi tutta….mi faceva un po’ schifo la situazione ma non seppi dirle di no….lei cominciò a baciarmi, prima con violenza poi sempre più dolcemente come mai il mio ragazzo aveva fatto.
-sei la mia più bella scopata Francesca…-
Le risposi -anche tu Monica….-
Ci mettemmo sotto la doccia e ci lavammo, lei mi toccava il buco del culetto, provocandomi ma io non volevo andare oltre…stavo ripensando a tutto quello che era accaduto, mi era piaciuto tanto ma non ero una lesbica e finito di scopare, lì sotto la doccia cominciavo a sentirmi a disagio vicino a lei…
Ci rivestimmo, lei mi prestò un paio delle sue mutandine perché le mie le aveva strappate…uscimmo fuori e lei mi chiese se volevo un passaggio o se ci saremmo viste dopo cena, io le risposi che sarei andata da sola e che non ci saremmo potute vedere, in me covava un forte imbarazzo (cosa sarebbe successo tra noi ora?).
Lei capì tutto -guardami Francesca, lo so cosa pensi, che sia stato un errore, e che in fondo ti è piaciuto quindi sei tanto confusa….Hai 18 anni e sei giovane, pensaci su, non dirò niente a nessuno e non ne riparleremo neanche, sarai tu a cercarmi se vorrai che tra noi nasca qualcosa, ok??-
Fui colpita dalla sua dolcezza, fino a quel momento mi era sembrato impossibile che lo fosse… Le risposi -ok!- e mi venne naturale dirle grazie.
Lei mi baciò sulle labbra e andò via…non l’ho più rivista da quella sera
Ho lasciato la squadra e mi sono fatta vincere dalle mie paure e dai freni che davo alla mia sessualità, non so che fine abbia fatto, ma ora, che sono passati diversi anni, vorrei rivederla, in fondo, devo restituirle le sue mutandine…
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16 years ago
coppia1strepitosa,
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Una nuova sensazione per me
Il mio nome è Giusy, ho 23 anni e questa è la vera storia della mia prima esperienza saffica della mia vita. Non l'avevo assolutamente programmata e non è neanche nulla a cui avevo mai pensato prima, ma sono lieta che sia successa. Ha aperto i miei orizzonti sessuali a cose che mi soddisfano molto e che non mi dispiace affatto cercare.
Tutto successe l’anno scorso, quando la mia amica Valentina, di soli 25 anni, mi chiese di essere la sua testimone di nozze. Stava per sposarsi col suo fidanzato del cuore dai tempi delle scuole elementari, Antonio. Erano fatti l'uno per l'altra e io ero un pochino invidiosa di loro. Io ero ancora single senza speranza di una relazione nell'immediato futuro, a causa della mia carriera come consulente del lavoro che m’ impegnava più di 50 ore a settimana. Ma questo è il prezzo che devi pagare per avere successo in questo mondo.
Mancavano 2 settimane al matrimonio e noi dovevamo fare la prova d'abito il giovedì sera. Carmen e Alessia arrivarono puntuali ma io come al solito ero in ritardo, molto in ritardo. Cosicchè quando arrivai al negozio loro due se ne erano già andate. Erano le 18.30 del pomeriggio e la titolare del negozio Gianna stava giusto chiudendo per andare via quando io arrivai di corsa e le dissi "Ciao, io sono Giusy e sono in ritardo per la mia prova d'abito". Lei mi guardò dall'alto al basso e disse "Beh, io stavo per andare a casa, ma giacchè sei qui ti preparo". La ringraziai molto, mi fece entrare nel negozio e chiuse la porta a chiave dietro di noi.
Era un bellissimo negozio pieno di tutte quei fantastici vestiti per le spose e per le damigelle. Gianna mi disse che Valentina le aveva dato istruzioni rigorose a proposito di come noi avremmo dovuto essere vestite. Andammo sul retro del negozio, c'era una grande camera tutta circondata da specchi cosicchè potevi vederti da ogni angolo. Gianna uscì e tornò con questo abito mozzafiato (perchè quello era). Era di seta blu scuro, senza spalline, molto corto con abbinata una giacchetta e scarpe con tacco. "Valentina mi ha detto che tu dovresti indossare una taglia 40, ma non mi aveva detto che eri così procace" disse Gianna. "Proviamolo così vediamo".
Io mi tolsi la gonna e giacca rimanendo in slip e reggiseno "Dovresti togliere il reggiseno cara" disse. Io ero un poco imbarazzata di mostrare le mie tette davanti a una donna sconosciuta ma pensai che probabilmente lei nei vedeva a centinaia per via del suo lavoro, così me lo tolsi. "Sono bellissime cara, che misura porti una terza?" - "No signora, una quarta" - Signorina Ricci dolce, ma puoi chiamarmi Gianna". Gianna mi passò il vestito e io iniziai a infilarlo ma non riuscivo a tiralo su sul seno. "Come immaginavo, dovrò aumentare la taglia del busto" disse Gianna. Mi passò un accappatoio e uscì fuori. Io mi guardavo intorno nel negozio, tutti deliziosi accessori e vestiti mentre Gianna lavorava sul mio.
Passarono circa 30 minuti e io iniziavo a sentire il bisogno di andare in bagno quando, Gianna tornò e mi desse il vestito da provare nuovamente. Lo infilai e questa volta fui in grado di tirarlo completamente su. Gianna fece un passo dietro di me guardandomi nello specchio. "Abbiamo bisogno di sistemare il tuo seno perchè calzi perfettamente". E così dicendo mi avvolse le tette con le sue mani cominciando a strizzarle dentro il vestito. Io sussultai un poco giacchè nessuna donna mi aveva mai toccato le mie tette prima d'allora ma le sue mani morbide mi mandarono un brivido lungo la schiena. Gianna stava maneggiando le mie tette nel vestito, quindi lo tirava su in modo che riempissero perfettamente le coppe. Facendo questo le sue dita si strofinavano contro i miei capezzoli facendoli inturgidire. Io ero imbarazzata ed eccitata allo stesso tempo. Ma non sembrava lei lo avesse notato o almeno così pensai.
"Così va molto meglio" disse. Guardandomi allo specchio io ero completamente esterrefatta. Questo vestito che mi avvolgeva come un guanto sprizzava sesso da tutte le parti. Avvolgeva perfettamente i miei fianchi mostrando molto le gambe e avevo un magnifico decollette. I miei capezzoli erano perfettamente visibili stretti contro il materiale che mi faceva sentire perfino più sexy. Mentre mi stavo ammirando allo specchio sentii Gianna che mi massaggiava il sedere. "Questo non dovrebbe esserci" disse "Cosa non dovrebbe esserci?" chiesi. Facendomi voltare per guardarla "questo" disse mentre mi passò le mani attorno al bacino e cominciando a palparmi il sedere con entrambe le mani.
Io stavo in piedi in questo vestito di seta con questa donna che mi teneva stretta a se, palpandomi il sedere. Io ero già un poco eccitata per essermi fatta palpare le tette, ma con lei che adesso continuava a palparmi il sedere potevo sentire che la mia patatina cominciava a bagnarsi. "Si vede l'elastico dei tuoi slip cara, e questo non va bene, non in uno dei miei vestiti" disse Gianna mentre guardava il mio sedere nello specchio e poi si allontanava. Io davvero non l'avevo ancora notato prima ma Gianna è una donna piuttosto attraente per essere sui trentacinque. Una taglia 44 alta circa 1,75 bel seno con areole grandi e un bel culetto stretto. Indossava un top corto e stretto e una gonna molto corta. Mi piacerebbe portare così bene i miei anni quando avrò la sua età.
Gianna passò oltre fino a uno scaffale dove c'era l'intimo in esposizione, afferrò un vasto assortimento di slip e tornò da me "Vediamo se troviamo qualcosa che stia bene - tira su il vestito e togliti le tue" disse. Io non ero sicura di aver capito cosa aveva detto ma mi davo da fare per tirare su il vestito "Lascia che ti aiuti" e fece scivolare le sue mani lungo le mie cosce, tirando su la sua creazione di seta, e facendo scivolare a terra i miei slip bagnati. Io speravo lei non avesse notato la mia eccitazione mentre la vista le si posò sulla mia fighetta depilata. "proviamo prima questi" disse mentre cominciava a far scivolare un perizoma lungo le mie gambe. Lei stava nuovamente dietro di me mentre me le tirava su guardando nello specchio. Appena le tirò lungo i lati dei miei fianchi lei fece scivolare la sua mano sul mio monte per lisciare le piegoline.
Il mio corpo ebbe un fremito e spinsi il mio sedere all'indietro contro di lei "Scusa cara, ti ho fatto eccitare" - "No Gianna, avrei solo bisogno di andare in bagno" dissi. Non stavo mentendo ma anche non volevo lei sapesse l'effetto che mi stava facendo. "Puoi resistere, non ci vorrà molto" - "Si, non c'è problema" dissi. "Giannaa tiro su il dietro del perizoma tra le mie chiappe e si assicurò fosse al posto giusto, quindi tirò giù il vestito e mi fece voltare nuovamente per guardarla. Strofinò le sue mani ancora sul mio sedere per lisciare nuovamente le piegoline. "Queste non vanno bene - ne proviamo un altro paio".
Come tirò giù il perizoma io notai una piccola macchia di umidità sul davanti. Speravo non la notasse mentre prendeva un altro paio per cominciare la trafila un'altra volta. I miei capezzoli erano ancora chiaramente visibili, avevo voglia di stringerli ma sapevo mi dovevo controllare. La mia vescica ora stava soffrendo con il vestito stretto che la premeva e Gianna che ancora lisciva le pieghe sul mio sedere. Neanche quelle andavano bene, così Gianna prese un paio di slip.
Sarei potuta andare in giro nuda, tanto non c'era nulla in quegli slip a parte una strisciolina di stoffa trasparente a coprire il davanti e una più sottile lungo il didietro. Appena Gianna tirò nuovamente su il vestito io sentii come se la mia vescica stesse per esplodere ma lo ignorai pensando a gustarmi ancora un po' il suo tocco. Questa volta fece scivolare gli slip prima lungo le mie gambe e me li sistemo tra il sedere. Poi mi fece girare e cominciò a lisciare davanti. Stette un lungo tempo ad accarezzarmi lentamente. Appena la sua mano sfiorò il mio clitoride mi scappò un gemito dalla bocca. Non ci potevo credere cosa questa donna mi stesse facendo sentire. Continuava a muovere lentamente la sua mano sulla mia figa bagnata. "Io credo che queste ti staranno bene, non pensi?" - "Penso che stiano già benissimo Gianna" io gemetti mentre lei spingeva la sottile stoffa tra la mia patatina gocciolante. Divaricai bene le gambe in modo che Gianna potesse accedere meglio. "Oh Dio, sei tutta bagnata Giusy". Gianna tolse la mano dalla mia figa e la portò alla mia bocca spingendo dentro le dita. Io amo il sapore dei miei umori e leccai le sue dita pulendole per bene.
Gianna fece il giro intorno e si mise di fronte a me e cominciò a leccare anche lei i miei succhi dalle dita infilando contemporaneamente la lingua nella mia bocca, mi spinse indietro verso una grossa poltrona divano. Io ora stavo gemendo nella sua bocca "Sei così buona Giusy e io voglio farti venire nella mia bocca" mi sussurrò. "Ohhhhhhhh Gianna ti prego fammi venire nella tua bocca ti prego". Si mise a quattro zampe e mi spalancò le gambe quanto potevo, spostò di lato i miei slip e cominciò a leccare la mia figa e i miei umori che colavano. Stavo diventando pazza, non mi era mai successa una cosa del genere prima ma era fantastica e non volevo finisse. Gianna sapeva esattamente dove leccarmi, cominciò a succhiare il mio clitoride nella sua bocca. Sono certa l'avesse già fatto prima.
Col vestito ancora tirato sulla pancia, io diedi un'occhiata allo specchio. Tutto quello che potevo vedere era Gianna su quattro zampe mentre io tiravo fuori le mie tette e mi strizzavo forte i miei sensibili capezzoli, mentre l'altra la infilai nella mia bocca affamata. Mi accorsi anche che lei non indossava slip e divaricando le gambe la sua gonna ora le arrivava sui fianchi. Lei stava facendo scivolare le sue dita su e giù sulle sue labbra fino al suo culetto. Guardavo l'intera scena allo specchio. Le mie mani e la mia bocca palpavano le mie tette, le mie gambe spalancate, una bella donna che mi leccava e con le dita si masturbava. Tutto era troppo e così mentre raggiunsi l'orgasmo gridai a Gianna. "STO VENENDO GIANNA STO VENENDOOOOOOOOOOO" e sono esplosa nel più intenso orgasmo dei miei giovani 22 anni di vita.
Non ero mai venuta così prima d'ora; Gianna stava leccando e succhiando tutto. Il mio corpo era quasi intorpidito mentre l'orgasmo mi percorreva. Era stato così forte che i miei muscoli nel corpo prima contratti si rilassarono e io cominciai a urinare, proprio nella bocca di Gianna. Non riuscivo a fermarlo, e neanche volevo, quello che sentivo era così bello che non me ne fregava di nulla, volevo quella sensazione durasse per sempre. Con mia sorpresa Gianna continuò a succhiare tutto quello che poteva. Questo era l'atto sessuale più trasgressivo che avevo mai fatto e mi piaceva. Quando tornai al mondo dei vivi, mi sollevai attirai Gianna verso di me e la baciai sentendo il sapore forte della mia urina sulle sue labbra, poi spinsi lei sulla poltrona. Mi tolsi il vestito del matrimonio per non rovinarlo e mi voltai verso Gianna, mi sedetti sulla poltrona cominciando a stuzzicare il suo clitoride e le dissi.
"Adesso ti farò venire così intensamente che non capirai più nulla lurida bevitrice di piscia". "Allora mettiti giù e comincia a leccare, se mi farai venire per bene magari potrai sentire il mio sapore" Questo era tutto quello che avevo bisogno di sentire e così quel giorno per la prima volta sentii il sapore della figa e della piscia di Gianna, non avevo mai pensato che una donna potesse essere così buona.
Gianna dopo mi disse che quando mi vide in piedi con addoso solo i miei slip si eccitò molto. Disse che solitamente tutti i clienti usano il camerino per cambiarsi, ma io ero la sola persona presente e quindi pensava si sarebbe potuta divertire un po' con me. Disse anche che quando era andata sul retro per sistemare il vestito, si era tolta gli slip e si era sgrillettata fino ad avere un orgasmo con l'immagine di me nuda in testa. E quando aveva trovato il giusto paio di slip non aveva potuto fare a meno di toccarmi la figa e il mio culo sperando che finisse come effettivamente è andata. Gli dissi che urinare per me era stato un incidente ma le sensazione che ho sentito era indescrivibile, ma entrambe eravamo contente fosse successo.
Il giorno del matrimonio fu meraviglioso, Valentina era strepitosa e le piacevano i nostri vestiti. Le dissi che io dovevo restituire il mio al negozio perchè non vestiva perfettamente sul torso. Lei rispose che Gianna non avrebbe avuto problemi a sistemarmelo. "Forse può aggiustarmi anche un altro paio di cosette" dissi. Chissà se Valentina hai mai sospettato che Gianna mi avesse sistemato ben più di una cosa quel giorno...
La mia relazione con lei è grandiosa, nessuna pretese, solo ragazze incredibilmente bagnate ed entrambe desiderose e bisognose di sesso bagnato.
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8
16 years ago
coppia1strepitosa,
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Roberta, amica di mia figlia
Conobbi Roberta verso la fine dello scorso Settembre, periodo in cui cominciò a frequentare casa nostra. Era la nuova compagna di scuola e di studi di mia figlia Maddalena. La sua famiglia si era trasferita di recente a Milano da Roma. Frequentavano l’ultimo anno del classico e dovevano preparare nel migliore dei modi la maturità. Veniva a studiare da mia figlia molto spesso, quasi tutti i pomeriggi. Suonava il campanello, le aprivo, entrava mi salutava con cortesia, scambiavamo due battute, poi raggiungeva mia figlia nella sua cameretta e li rimanevano rinchiuse per ore.
Indubbiamente una bella ragazza, un fisico perfetto, alta capelli lunghi biondi, un sorriso dolce, occhi verdi, un bel seno, più che romana sembrava scandinava, 18 anni, ma ne dimostrava qualcuno in più . Maddalena, mia figlia, non è da meno ma ha caratteristiche decisamente mediterranee, occhi e capelli scuri, pelle olivastra, comunque anche lei una gran bella ragazza. L’intesa tra di loro era perfetta e questo mi procurava molta gioia perché, Maddalena, a causa del suo carattere un po’ difficile, prima di Roberta, non era riuscita a mantenere un rapporto di amicizia stabile e duraturo con le compagne. Lunatica, presuntuosa e irascibile l’una dolce paziente e comprensiva l’altra, insomma una complementarità che rendeva la loro amicizia molto solida. La famiglia di Roberta abitava nell’immediata periferia est della città a circa 3 km di distanza dalla nostra abitazione, una zona ben servita dai mezzi pubblici, che Roberta utilizzava per venire da mia figlia. La sera, visto che finivano di studiare verso l’ora di cena, si faceva venire a prendere da uno dei genitori, a quell’ora poteva essere rischioso viaggiare da sola, penso comunque che lei sia una in grado di difendersi e di affrontare con sicurezza ogni evenienza, anche la più malcapitata. Talvolta, verso la metà del pomeriggio le vado a trovare per portare loro qualcosa da mangiare, busso alla porta, mi invitano ad entrare e, alla vista delle prelibatezze che gli porto, mi accolgono con atteggiamenti molto in uso negli adolescenti della loro età, quasi fossi una loro coetanea, rimango con loro giusto il tempo di questa breve pausa e ho modo di confermare quanto siano veramente affiatate, una inizia una frase spiritosa e l’altra fa la battuta finale e poi giù a ridere di gusto. Torno da basso, in cucina e mi sento serena. Si l’arrivo di Roberta ha reso mia figlia più felice e di conseguenza anche me. L’altro giorno è arrivata come al solito verso le 14.00, Maddalena era andata a salutare la nonna nel giorno del suo 76° compleanno. Così ho aspettato in compagnia di Roberta che Maddalena tornasse, era l’occasione di chiacchierare un po’ di più con le e di conoscerla meglio. Roberta mi dava del Lei, io l’ ho invitata più volte a darmi del tu, lei l’ha fatto anche se era evidente che non le veniva naturale. Spesso ricadeva nel Lei. Ho comunque apprezzato il suo sforzo, un indubbio gesto di cortesia. Parlammo a lungo, mi confidò di essersi ben ambientata a Milano, e che anche i suoi genitori si trovavano bene. Con le compagne di scuola si era integrata in fretta e in particolar modo con Maddalena che per lei era diventata in poco tempo l’amica del cuore. Era bello parlare con lei, emanava un fascino e un carisma irresistibili, il suo modo pacato e sereno di argomentare era contagioso, mi sentivo così a mio agio che non riuscii a trattenermi dall’esprimere il desiderio che Maddalena tardasse il più possibile il suo rientro. Ci fu un attimo di silenzio che a me parve interminabile. Ci siamo guardate negli occhi, non so cosa mi prese ma improvvisamente il mio battito cominciò ad aumentare e un irrefrenabile rossore raggiunse le mie guance. Roberta fu brava a risolvere con sobrietà la situazione, disse che era meglio che Maddalena arrivasse al più presto perché dovevano preparare il compito in classe di greco del giorno successivo. E proprio in quel momento arrivò Maddalena, come se l’avesse sentita, ci salutò baciandoci e abbracciandoci, poi prese Roberta per mano e la portò in camera sua. Rimasi un’ attimo silenziosa pensando a quanto era accaduto. Nella mia mente si affollavano pensieri di ogni tipo, cosa mi sta succedendo, non mi era mai capitato di essere così attratta da una persona del mio stesso sesso e per lo più così giovane, stessa età di mia figlia. Ero confusa, avevo assolutamente bisogno di capire. E l’occasione si presentò molto presto, la sera stessa. Verso le 19.30, Maddalena mi chiese se potevo accompagnare Roberta a casa perché i suoi genitori erano partiti per un week end in montagna.
Presi la macchina e feci accomodare Roberta al mio fianco e mi diressi verso casa sua. Durante il tragitto parlammo dello studio le chiesi se si sentivano pronte per il compito di greco, lei mi disse che avevano studiato con serietà e che erano pronte. Dopo poco più di dieci minuti arriviamo davanti a casa sua. Sosto col motore acceso, e mi accingo a salutarla con un bacio, quando lei mi invita a salire per un aperitivo. Vista l’ora, oppongo una debole resistenza, alla fine accetto ma tengo a precisare: “Roberta solo cinque minuti, Maddalena mi aspetta per cena”, “va bene Teresa, solo cinque minuti”. Entriamo in casa, mi accomodo in sala, e lei va a preparare da bere. Ho modo di apprezzare la casa, veramente bella, arredata con gusto. “Mi raccomando, analcolico”, dico alzando un po’ il tono di voce affinché mi possa sentire, “Ok Terry, fidati, non ho intenzione di avvelenarti”. E’ la prima volta che mi chiama Terry, quel diminutivo pronunciato con tanta dolcezza, ha la forza di accendere a mille il mio apparato cardiocircolatorio. Torna con gli aperitivi, percepisce il mio turbamento, posa il vassoio sul tavolino e viene a sedersi al mio fianco. Non so cosa fare sono confusa vorrei fuggire, la sua vicinanza aumenta il mio stato di agitazione. Roberta, con assoluta calma ma con altrettanta determinazione avvicina le labbra al mio orecchio sinistro e con voce calda e suadente mi sussurra “hai voglia di me…. vero piccola? Ti piace l’amichetta di tua figlia? ” E intanto inizia a mordicchiarmi il lobo dell’orecchio e stantuffandomi la lingua nella tromba di Eustacchio, me la scopa. il timpano, inumidito dalla saliva, sembra abbia avuto un orgasmo. La mia eccitazione è al massimo, sento i brividi lungo la schiena, sento gli umori colare, le mutande inumidirsi. Il respiro diventa affannoso, mi gira la testa. Lei continua a parlarmi, ma gradualmente il suo tono di voce cambia, le richieste sensualmente sussurrate si trasformano in imposizioni scandite con forza: “La vuoi scopare vero? …e allora dimmelo!!... Vuoi essere la sua puttana? ..forza dimmelo!! voglio sentirtelo dire… puttana! Sei una gran fica…tesoro, sei la mia fica…” Non capivo più niente, quel suo modo di fare mi stava sconvolgendo, mai avrei immaginato che Roberta potesse essere così perversa, cosi abile, così decisa. Mi sentivo assolutamente in sua balia, avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto, si ero sua. Un primo orgasmo mi scoppio violentemente tra il pube ed il cervello, al punto che le gridai:” Siiii.. sto godendo.. cazzo, mi fai impazzire… sono tua, tesoro… sii..sono solo tua”
Un altro orgasmo violento mi raggiunse come un onda oceanica, ero esausta e felice, ma il gioco doveva ancora cominciare.
Roberta stacca il wireless dalla base me lo porge e con tono deciso mi dice: “ Chiama Maddalena, dille di non aspettarti per cena… il perché lo sai tu.. inventati qualcosa, la fantasia non ti manca..” Prendo il portatile, ho una piccola esitazione, sono assalita da un improvviso e strano senso di colpa, forse è meglio che torni a casa. Lei intuisce, si avvicina, posa un delicatissimo bacio sulle mie labbra, un bacio sfiorato. Poi di scatto tira fuori la lingua e inizia un percorso rovente, mi lecca le labbra scende sul collo, risale al mento e con la punta della lingua mi picchietta la fossetta poi lo succhia come fosse un capezzolo, non sazia, con una leccata calda e umida percorre avidamente la mia mascella, fino a raggiungere l’ orecchio destro deliziandolo dello stesso trattamento che poc’anzi aveva riservato al sinistro. Torno a non capire più nulla, le gambe mi cedono, lei mi avvolge in un tenero abbraccio e mi adagia supina sul divano. Ora è sopra di me.. mi ripete con decisione “Chiama Maddalena… sbrigati!!”
Mentre compongo il numero la mia mente è intenta a trovare una giustificazione. Ecco, è successo che appena arrivate alla casa di Roberta la macchina si è spenta e non ne vuole sapere di rimettersi in moto. Roberta mi fa compagnia in attesa che arrivi il carro attrezzi. Mi sembra convincente, come d’incanto mi calmo.
“ Ok mamma, non ti preoccupare, ci vediamo più tardi, ma… stai bene? Ti sento strana, c’è qualcosa che non và? Cos’è successo? Un incidente? Oh Dio mio.. ti prego mamma dimmi la verità!” “No tesoro, tutto bene, te l’ho detto cos’è successo, non ti preoccupare, sono solo un po’ innervosita da questo contrattempo e mi spiace che tu debba cenare da sola, tutto qui. Comunque ti ripeto, sto bene.. un bacio a dopo.” “ A dopo mamma, ti voglio bene”, “Anch’io tesoro, tanto..” Una telefonata fradicia di tensione come fradicia era la mia fica. Mentre parlavo con mia figlia, Roberta, abile di mani e sensuale di bocca, mi aveva spogliata. Nuda, tremante per l’eccitazione, riuscivo a reggere il portatile vicino all’orecchio sinistro e la conversazione. Con molta più fatica invece mi riusciva di soffocare nella gola i gemiti di piacere che Roberta mi provocava. Si stavo bene, anzi benissimo e appena chiusa la comunicazione, liberai un urlo, uno tsunami di piacere, sonora evidenza dell’ennesimo orgasmo che quella furia scatenata mi aveva regalato. Roberta aveva fatto conoscere alla sua esperta lingua ogni centimetro quadrato del mio corpo, soffermandola più a lungo nella zona del pube, dove aveva intrapreso un acceso dialogo con la mia fica. Alternava grandi leccate a ritmo lento e costante con penetrazioni veloci e di varia profondità. Come variante al tema, con la punta del naso infilata in mezzo alle mie gonfie labbra risaliva a mò di spartiacque fino a che trovava la mia pulsante clitoride, l’avvolgeva nelle labbra e me la succhiava, in pratica, un inebriante pompino, io alzavo il pube per permetterle di accedere fino alla base della clitoride, “Siii, ti stò venendo in bocca!!!” “Prendimi tutta, tesoro sono tua!!”. Contemporaneamente le sue esperte mani tormentavano i miei capezzoli. Li Pizzicava, li tirava, provocandomi anche dolore, ma appena lo percepiva, cominciava ad accarezzarli dolcemente con i polpastrelli del pollice e dell’indice. Erano così turgidi che sembravano chiodi roventi. Ogni tanto staccava la bocca dalla mia fica per rifiatare, ma soprattutto per gustarsi il succoso nettare di cui il suo viso e la mia fica erano pregni, approfittava anche per dirmi frasi volgari, che altro non facevano che aumentare il grado della mia eccitazione. Ai suoi volgari inviti io, stupendomi sempre più, rispondevo con altrettanta volgarità.
“ Stai godendo troia?” “Sii, solo tu mi fai godere così, sono la tua puttana” “Dimostramelo! Cosa fa la puttana per la sua padrona?” “Tutto quello che vuoi, sono tua! Chiedimi quello che vuoi!” “Cagna devi far godere la tua padrona!!” “Si voglio farti godere, la tua cagna ti vuole fare godere” “Leccami il culo cagna, Lick my ass,
troia” “Sii, voglio leccarti il culo, voglio farti godere.. tesoro” “Eccolo leccalo!!” Roberta portò il suo culo a contatto della mia faccia, schiacciandomelo un po’ sul naso. Con le mani le ho allargato le natiche affinché il suo orifizio fosse più facilmente raggiungibile, a quel punto ho cominciato a stantuffarvi dentro la mia lingua con ritmo forsennato. Roberta non capiva più niente, si dimenava, mi insultava, gemeva, fino ad esplodere in un fragoroso orgasmo. Si è girata e con foga si è buttata sulla mia bocca. Aveva conservato il mio nettare e ora ce lo condividevamo. Ci siamo baciate a lungo esplorandoci le rispettive cavità, il sapore di quel bacio era inebriante. Dopo una decina di minuti ci siamo staccate e siamo rimaste abbracciate teneramente. Con voce dolce e commossa Roberta mi ha sussurrato: “Tesoro è stato bellissimo, ho goduto come mai prima d’ora” Le ho preso la mano l’ho avvicinata alla mia guancia come per accarezzarmi, e gliel’ho baciata, sussurrandole un soffice: “ Grazie.” Davanti ai miei occhi ritrovavo, la dolce ed educata amica di mia figlia. Avvertivo chiaramente la sensazione che non avrei più potuto fare a meno di lei.
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16 years ago
deameo,
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Prestami il rossetto
I granellini di sabbia colore della malva della spiaggia distavano un centinaio di metri dalla villetta in cui Lorena, Alfredo ed io avevamo preso alloggio. Partiti da Parma all'alba avevamo attraversato la Francia in automobile, spingendoci fino a La Baule, località balneare fra le più rinomate della costa bretone. Avevamo raggiunto la nostra meta poco prima del tramonto, rallentati nel viaggio da un incidente stradale all'altezza di Bourg-en-Bresse che per puro caso non ci aveva coinvolti.
La vacanza doveva rappresentare un giusto riconoscimento alle fatiche che avevamo sostenuto durante l'anno scolastico. L'avere superato con profitto l'esame di maturità ci aveva riempito di gioia, ma una volta giunti in Bretagna desideravamo soltanto goderci le tre settimane di vacanze a nostra disposizione, dopodiché avremmo pensato al futuro.
Alfredo e Lorena sono gemelli anche se l’aspetto non lo dava a intendere. Tutt'e tre eravamo intenzionati ad iscriverci all'università anche se non avevamo deciso a quale facoltà, ma un'idea ce l'avevamo.
Non era stato facile, soprattutto per l'opposizione dei miei genitori, organizzare la vacanza, ma dopo tanto insistere si erano piegati alle mie richieste consentendomi d'intraprendere il viaggio in compagnia dei miei due amici.
L'auto su cui avevamo intrapreso il viaggio era una fiammante Mini Cooper rossa, piccola per le dimensioni dell’abitacolo, ma scattante e veloce come poche altre vetture della medesima categoria.
Giunti a destinazione poco prima del calare del sole mi separai dai miei compagni di viaggio, occupati a prelevare le valige dall'autovettura, e andai verso la spiaggia, estesa oltre misura a causa della bassa marea.
A piedi scalzi camminai sulla sabbia bagnata respirando a pieni polmoni le particelle di salsedine che una leggera brezza conduceva verso terra unitamente alle onde che andavano ad incresparsi prive di forza sui miei piedi.
Gli zii di Lorena e Alfredo erano i proprietari della casa che ci ospitava. La residenza faceva parte di un complesso di una decine di villette, tutte uguali, dipinte di bianco con i tetti spioventi.
L'abitazione distava pochi chilometri da Saint André des Eaux, località della Bretagna di grande interesse turistico e paesaggistico. Dopo avere trascorso lunghi mesi chiusa fra le mura di casa a studiare, senza mai levare gli occhi dai libri di scuola, sentivo il bisogno di un meritato riposo, ma soprattutto avevo una gran voglia di svagarmi e restare allegra.
Lorena e Alfredo si prodigarono nel farmi da ciceroni conducendomi nei luoghi più affascinanti della Bretagna. Rimasi sbalordita dal perpetuarsi del fenomeno della bassa marea, specie dalla visione delle imbarcazioni di traverso sul fondo dell'oceano.
La sera, dopo cena, eravamo soliti intrattenerci in uno dei locali notturni di La Boule, una cittadina della costa oceanica distante una decina di chilometri dalla villetta che ci ospitava ed i cui contrafforti sul mare erano occupati da una lunga fila di alberghi e ville signorili.
Mi ero presa una stramaledetta cotta per Alfredo anche se non lo davo a intendere. Avevo diciannove anni ed ero ancora vergine. Consideravo un grave handicap quello di avere la figa inviolata e me ne crucciavo, ma non avevo trovato il ragazzo giusto a cui lasciarla in dono. Avance ne avevo ricevute, fin troppe a dire il vero, ma le avevo respinte scambiando con i miei occasionali partner qualche bacio e delle timide carezza, nulla di più, perché trovavo noiosi i ragazzi in genere.
Lorena la verginità l'aveva già persa ed era al corrente del mio desiderio di perderla. A lei avevo confidato il mio interesse per Alfredo senza ricevere nessun incoraggiamento o aiuto come invece avrei sperato.
Una sera, all'imbrunire, dopo che avevamo cenato, mi allontanai dalla villetta in compagnia di Lorena. Alfredo preferì trattenersi davanti la televisione che a quell'ora trasmetteva una partita dei mondiali di calcio.
Appresso c'eravamo portate qualche lattina di birra, mentre nella tasca dei jeans custodivo della buona canapa indiana dagli effetti euforizzanti e una confezione di cartine per arrotolarci il tabacco.
Andammo a sederci su un costone di roccia in riva al mare. Davanti ai nostri occhi avevamo soltanto la linea dell'orizzonte. Restammo a lungo sedute una accanto all'altra a bere birra e fumare spinelli.
Distanti dal nostro punto di osservazione navi e imbarcazioni da pesca si muovevano nell'oceano illuminate dalle luci notturne e sembravano trascinarsi dietro i nostri pensieri e le confessioni.
Quella sera, e non so spiegarmi il perché, ero irrequieta, quasi si trattasse di un presentimento, ma non ci feci troppo caso presa com'ero dal seducente panorama che avevamo davanti ai nostri occhi. Conversammo a lungo confidandoci le nostre paure come non ci succedeva da tempo. Colpa della troppa birra che avevamo bevuto e del fumo che aveva liquefatto il cervello, forse.
Quando Lorena accostò una mano sulle mie cosce, carezzandole, non ci feci troppo caso, ma quando posò le labbra sulle mie e mi baciò rimasi ammutolita, non provai a scostare la bocca dalla sua come invece avrei potuto fare, nemmeno avvertii disgusto dal contatto con le sue morbide labbra che sapevano di resina e miele, ma al contrario un sottile ed eccitante piacere.
Lorena avvolse il mio corpo con i tentacoli delle sue braccia, trattenendomi come un preda da non lasciarsi scappare. Mi sarebbe stato difficile liberarmi dalla stretta, ma non desideravo svincolarmi e la lascia fare.
Stavo bene fra le sue braccia, il calore del suo corpo era una sostanza curativa alle mie pene d'amore. Attraversò le mie labbra con la punta della lingua e proseguì a penetrarmi la bocca più volte scotendomi il corpo di brividi di calore.
Mi ritrovai distesa sulla roccia, con Lorena sopra di me, nascoste alla vista di eventuali curiosi che potevano stare d'intorno. Avrei potuto svolgermi dal suo corpo sgusciando fuori da quella tana, ma non lo feci. Cinsi le braccia intorno al suo collo e attirai il capo verso di me. La sua bocca era colma di calore come la mia, continuammo a lungo a titillare la punta della lingua una contro l'altra accrescendo il nostro piacere. Quando la sua mano mi scivolò sotto la gonna e le dita attraversarono l'elastico delle mutande la lasciai fare. Afferrai con entrambe le mani la chioma della sua capigliatura e gliela stirai all'indietro liberando parte della nuca dalla massa di capelli che le nascondevano il volto, poi mi dannai l'anima a succhiarle il collo colmandola di baci e morsi.
Lorena incominciò a mugolare di piacere sprigionando un continuo lamento, anch'io ero accalorata, forse più di lei. Avevo la figa fradicia d'umore, e mi piaceva essere toccata in quel modo dalla mano della mia migliore amica che aveva cominciato a prendersi cura del clitoride. Quando tentò d'infilarmi le dita nella figa per penetrarmi mi divincolai dall'abbraccio e mi rimisi in piedi.
Lorena non fece nulla per farmi recedere dai miei propositi, non ce n'era bisogno, aveva capito che non desideravo essere deflorata dalle sue dita. Ritornammo verso la villetta tenendoci affettuosamente mano nella mano come due buone amiche, ma eravamo diventate qualcosa di più lei ed io.
Raggiungemmo la villetta poco dopo la mezzanotte. Alfredo era coricato sul divano concentrato nel guardare le immagini della partita di calcio trasmessa alla tivù.
- Noi due andiamo a letto... - disse Lorena rivolgendosi al fratello.
- Resto alzato ancora un po', voglio vedere come finisce la partita, poi andrò a dormire anch'io.
- Buonanotte... - lo salutai.
Quando Lorena uscì dal bagno era nuda. Prese posto sotto le lenzuola mentre io c'ero già. Le sere precedenti si era mostrata con indosso le mutandine e la canottiera, lo stesso avevo fatto anch'io. Mi fu facile capire quali fossero le sue intenzioni. Contrariamente al solito non spense l'abat-jour sul piano del suo comodino. S'infilò sotto le lenzuola e accostò il suo corpo al mio abbracciandomi attorno al petto.
Il suo corpo era tondo, bellissimo, possedeva seni prosperosi e fianchi larghi. Avrei pagato non so cosa per essere come lei. Possedeva capelli ricci naturali di colore castano che portava lunghi a cadere sulle spalle, io al contrario li avevo corti e lisci. Li ho sempre portati così, forse perché non essendo troppo alta di statura mi sarei insaccata con una pettinatura come la sua.
Sembrava provare piacere nel tormentarmi con le sue carezze. La mano si spostava sulla pelle lambendola con delicatezza colmandomi di brividi da capo a piedi.
Conquistata dalla sua travolgente passione mi sentivo lusingata dalle moine e dalle carezze che riversava sul mio corpo. Avrei desiderato scoparmela per davvero, ma non glielo dissi, lasciai che proseguisse nella sua opera, anche quando si mise in ginocchio fra le mie cosce e, divaricandole, mise in bella mostra lo scampolo di pelle rosa della mia passera.
Lorena chinò il capo e le guance lambirono le mie cosce. Avvertii la punta della lingua sfiorare le labbra della passera e una serie di tremori attraversò il mio corpo. Allargò con le dita le labbra della passera e incominciò a leccarmi all'intermo con cautela, come se volesse prolungare all'infinito il mio stato di ebbrezza. Ero bagna fradicia e questo le diede senza altro piacere, ne sono certa.
Mugolavo e gemevo per l'intenso il piacere che sapeva trasmettermi. Il cuore sembrava scoppiarmi, le tette mi dolevano e la figa produceva una grande pioggia di calore fra le cosce. Non resistetti a lungo dal toccarmi le tette, accompagnai il movimento del capo di Lorena sul bocciolo del mio clitoride frizionando le dita sui capezzoli.
Ero prigioniera del suo abbraccio, in balia di una pulsione erotica che non riuscivo a spiegarmi e che non poteva essere solo frutto della troppa birra e del cannone che mi ero fumata quella sera.
Non impiegai molto tempo a raggiungere l'orgasmo, sopraggiunse liberatorio e fu davvero shockante. Incominciai a tremare in maniera convulsa e gridai, gridai forte, ma non ricordo cosa sbraitai perché era troppo il piacere che stavo provando in quei momenti.
Lorena proseguì a succhiarmi il clitoride nonostante mi sforzassi di allontanarle il capo dalle cosce con la forza delle braccia. Quando si scostò ero fradicia di sudore e colma di piacere, ma la serata non si concluse lì.
Lorena si allontanò per fare ritorno nella camera dopo qualche istante, ma stavolta non era sola: Alfredo era con lei.
Raccolsi un lenzuolo e coprii come potevo il mio corpo nudo. Di fronte alla mia sorpresa Lorena non si scompose, anzi, si avvicinò al letto insieme al fratello nudo pure lui.
- Alfredo ed io sappiamo che è la tua prima volta e vogliamo che sia speciale. - disse con un luminoso sorriso.
Lorena scostò il lenzuolo che avvolgeva il mio corpo, prese posto sul letto alla mia destra mentre Alfredo andò a coricarsi sull'altro lato.
L'alba ci trovò abbracciati uno all'altra dopo un ultimo amplesso.
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16 years ago
ILPUNTOG,
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La mamma della mia amica
Riporto un racconto fattomi da una mia amica ( molto porca ) anni fa , non so quanto ci fosse di vero fatto sta che mi fece eccitare talmente tanto che lo ricordo benissimo. Non era lesbica anche se mi aveva confessato che alle superiori durante una gita c’erano stati palpeggiamenti con una sua coetanea , un po’ brille da sole in albergo dopo essersi guardate e confrontate per gioco ,avevano iniziato a toccarsi fino ad arrivare all’orgasmo, non ci fu più un seguito anche se la mia amica mi disse che era stato molto piacevole e che se si fosse ripresentata l’occasione….. chissà. Comunque finite le scuole rimase molto legata ad una sua compagna ( non quella della gita ) che però finiti gli studi decise di fare degli stage all’estero così la mia amica andava a trovare la mamma di questa ragazza , che viveva sola perché separata , per avere notizie , all’epoca i cellulari erano pochi e molto cari. Da questo punto inizia il racconto che mi fece Mara la mia amica , per comodità mi esprimerò in prima persona ….come se fosse Mara che racconta .Quel pomeriggio avevo deciso di andare a trovare Franca la mamma di Anna era da circa un mese che non avevo più sue notizie. Franca fu entusiasta di vedermi non aspettava nessuno quindi si scusò per l’abbigliamento casalingo un po’ discinto ma in quella casa faceva veramente un caldo infernale , parlammo di sua figlia e di pettegolezzi davanti a un buon caffè poi volle farmi assaggiare un crema al whisky che le avevano regalato , io non bevo molti alcolici quindi rispetto a lei le dissi di metterne pochissimo , ma anche se poco , un po’ mi faceva effetto ,lei ne aveva bevuto più di me e si vedeva che anche lei stava bene , comunque parlando del più e del meno finimmo col parlare del suo lavoro , piccoli lavoretti di sartoria , a tal proposito mi chiese se per cortesia potevo provare un vestitino su cui aveva fatto delle modifiche per una sua cliente , istintivamente dissi di si , ripensando poi che quel giorno avevo messo le auto reggenti e indossavo un paio di mutandine con l’elastico ormai poco teso, rimasi un po’ interdetta , comunque sfilai i pantaloni e mi liberai del maglione , l’imbarazzo crebbe quando vidi Franca che mi fissava partendo dalle gambe a salire piano fino inevitabilmente a incrociare il mio sguardo , rimase un attimo sorpresa ma si riprese subito dicendo che andava a prendere il vestito e mentre andava nell’altra stanza cominciò a fare apprezzamenti sul mio fisico che ero magra cosce tornite bel seno ( era vero!!) non come sua figlia che stava ingrassando e non le andava più niente anzi mi disse che forse aveva un completino intimo e un costume che a sua figlia non andavano più bene e che se li trovava potevo misurarmeli , ritornò con il vestito e continuò con i complimenti - hai proprio un bel fisico ti invidio quasi anche se io per l’età che ho..- così dicendo si sbottono la parte bassa del vestito e mise in mostra diciamo dal basso ventre in giù , anche lei pur avendo superato i cinquant’anni si manteneva bene un po’ più tonda di me ma quello che mi colpì è che era nuda aveva pochi peli e si vedeva proprio bene tant’è che rimasi imbambolata a guardarla e poi subito sono arrossita lei se ne accorse e ricomponendosi mi disse quasi scusandosi che lei in casa non sempre indossava biancheria intima e che non pensava di mettermi in imbarazzo - ma sai - disse - siamo tra donne e tu anche sei mezza nuda - e mi passò il vestito , carino leggero abbottonato sul davanti , intanto mi chiese se volevo ancora un po’ di liquore dissi di no , mi sentivo già un po’ confusa e non so eccitata o forse meglio turbata , lei invece non si fece problemi e se ne versò un po’ dicendo che erano poche le occasioni in cui qualcuno le faceva visita e così ne approfittava un po’, iniziò poi a puntare qualche spillo e con la scusa di sistemare il vestito mi accarezzava , anzi forse è meglio dire mi toccava decisamente i punti….sensibili dopo un momento di smarrimento però ho constatato che non riuscivo ad essere indifferente , già la scena di prima un po’ mi aveva turbato ora le toccatine , poi se devo essere sincera era la situazione che era molto intrigante , anche lei mi sembrava un po’ ..su di giri , mi lasciò un attimo per recarsi nell’altra stanza a prendere un ago , lì per lì non so cosa mi prese , forse volevo vedere fino a che punto arrivava o fino a che punto sarei arrivata io , fatto sta che passai una mano sotto il vestito e misi le mutandine di lato , come se si fossero spostate per caso , mi si avvicinò di nuovo e con la scusa di eliminare una piega mise mezza mano fra un bottone e l’altro all’altezza dell’inguine mi sono sentita avvampare perché pensavo arrivasse lì invece arrivò solo a sfiorarmi , io però ormai me la sentivo caldissima avevo bisogno almeno di una carezza decisa in mezzo alle gambe , fece un giro e si mise davanti a me in ginocchio dicendo che potevo togliere il vestito ma mi avrebbe aiutato lei per evitare di far cadere spilli e impunture varie , quindi sbottonò il primo bottone il secondo , al terzo rimase interdetta a fissare la mia natura , continuai io a sbottonare gli altri ,accortasi che si la stavo guardando mi disse con voce tremante - guarda che hai gli slip di lato ti si vede tutta - mi sembrava quasi di sentire il suo alito , avevo bisogno di toccarmi , così con la scusa di sistemare gli slip li ho abbassati un po’ e per sistemarmi mi sono toccata aprendomi un po’ provando un brivido intenso , poi ho tirato su le mutandine pressando proprio lì la mia mano , non so se era la mia immaginazione ma mi era sembrato che in tutta questa operazione lei si fosse passata la mano sotto il vestito , in mutandine e reggiseno ero lì con il vestito in mano e lei ancora inginocchiata davanti a me si accorse che la stavo guardando , si alzò prese il vestito e andò in camera a sistemare il vestito , io rimasi sola e passata l’euforia del momento non sapevo cosa fare, rimanere lì mezza nuda ad aspettare …cosa poi , magari lei sarebbe tornata e mi avrebbe esortato a rivestirmi , oppure si sarebbe spogliata anche lei e anche se la cosa mi eccitava più di quanto lo ero già , cosa sarei arrivata a fare? la mia cosina era bagnata quindi la voglia e la curiosità di andare avanti c’erano , però quasi automaticamente cominciai a rivestirmi e quando lei tornò un po’ euforica e con il vestito più aperto di quando era andata di là (così mi parve almeno ) , io mi stavo già infilando il soprabito e cercavo una scusa plausibile per congedarmi , ricomponendosi , un po’ delusa cercò di trattenermi chiedendomi di farle ancora un po’ compagnia in qualche modo e io cercai di rassicurarla dicendo che comunque sarei tornata per avere notizie di sua figlia. A casa nel periodo seguente mi capitò ogni tanto di pensare a quello che era successo e se avrei avuto il coraggio di tornare da Franca sicuramente era un bel ricordo …incompiuto ma in ogni caso fra studio e lavoretti non è che mi avanzasse molto tempo. Casualmente un pomeriggio sul tardi in un centro commerciale , mi sento chiamare mi volto e me la ritrovo davanti , elegante , truccata mi venne quasi un tuffo al cuore perché non me la ricordavo così carina e affascinante ( poi se vogliamo la ricollegavo a quel pomeriggio ) comunque dopo i complimenti reciproci mi chiese se l’aiutavo a scegliere un gonna , non avevo molto tempo ma mi faceva piacere stare un po’ con lei anche per capire se anche lei …aveva un buon ricordo. Scelti in paio di capi ci dirigemmo verso il camerino di prova che era un po’ angolare ,quindi l’interno rimaneva nascosto rispetto al negozio ,lei entrò con le due gonne senza chiudere completamente la tenda , si spogliò completamente , ma i due capi non erano un granchè adatti , me covennimmo insieme però lei mi chiese - e del mio completino che ne pensi - così dicendo, nell’intento di sistemarsi si toccò il seno e un capezzolo subito si piantò nella stoffa trasparente poi cercò di sistemarsi il perizoma che comunque la lasciava abbastanza scoperta , le dissi che era molto intrigante e che il perizoma era veramente minuto lei si giustificò dicendo che era un completino che le piaceva moltissimo e quindi … io approvai dicendo che anche a me piaceva molto , anche se forse era più giusto dire che mi eccitava , nel rivestirsi si girò di spalle e non se per caso o no le cadde a terra il vestito , chinandosi in avanti divaricò un poco le gambe e mi ritrovai ad guardarle le parti più intime , il perizoma era finito un po’ in mezzo e quindi da dietro la sua natura era un poco aperta , rossa , lucida , riamasi a fissarla intanto lei mi scrutava da sotto praticamente al contrario , io non me accorsi subito perché cercavo di capire se anche la sua natura si stava bagnando come la mia , incrociai il suo sguardo mi sentii avvampare , lei risolse subito , rialzandosi sempre di spalle disse che aveva il culo un po’ grosso ( un po’ era vero ) per smentirla le dissi che mi sarebbe piaciuto arrivare a cinquant’anni con il suo fisico e rimarcai il fatto che la trovavo veramente sexi e che -smettila - disse - con tutti questi complimenti mi monto la testa e poi mi sento un po’ in imbarazzo tu sei così giovane e carina - . Si però prima mentre si mostrava tutta non mi sembrava molto in imbarazzo , comunque si rivestì e mi disse che in serata andava al cinema con delle amiche che voleva farmi conoscere , io però essendo sotto esami non potevo concedermi distrazioni e quindi a malincuore le dissi che non potevo , però per il fine settimana ero libera e accettavo volentieri un caffè a casa sua , si illuminò e mi disse che potevo andare a pranzo ma in mattinata avevo previsto degli acquisti quindi rimanemmo d’accordo per il primo pomeriggio ,mi ricordò che aveva trovato un completino intimo e un costume, praticamente nuovi , che a sua figlia non andavano più bene e poteva essere l’occasione per provarli - perché no - dissi e salutandola l’abbracciai invece di baciarla sulla guancia andai quasi a cercarle l’angolo della bocca , mi girai e me ne andai senza vedere la sua reazione anche perché mi sentivo le guance di fuoco. Per fortuna l’esame era andato bene così quella mattina ero rilassata e ben disposta dovevo fare alcune compere , salutare un’amica e nel pomeriggio andare da Franca , inevitabilmente qualcosa sarebbe dovuto succedere ma non volevo pensarci più di tanto. Con la mia amica avevamo deciso di vederci in un bar per un aperitivo ma ero decisamente in anticipo così decisi di passeggiare e guardare le vetrine in verità guardavo ma non vedevo nel senso che ero distratta dopo un po’ pero mi trovai davanti a un negozio di indumenti intimi con alcuni completini davvero carini mi ripromettevo di tornarci all’occorrenza , quando ecco che girato l’angolo vidi ancora una vetrina del negozio con esposti indumenti un po’ particolari , lo sguardo finii su un completo con reggiseno ricamato ma trasparentissimo sui capezzoli e perizoma che praticamente era un filo con un triangolino sul davanti piccolo piccolo mi venne subito l’idea di comprarlo e indossarlo per il pomeriggio , però , primo avrei avuto il coraggio di entrare in negozio e comprarlo , secondo l’avrei indossato veramente e terzo stavo mica diventando lesbica , dovevo sbrigarmi però perché si avvicinava l’ora di chiusura d’impulso entrai senza neanche aver guardato il prezzo , la commessa mi chiese se doveva fare una confezione regalo , vergognandomi un po’ dissi che era per me , la commessa mi squadrò e disse che anche se era una taglia unica con il mio fisico l’avrei indossato benissimo…..possibile tutte lesbiche , pagai , caro per quel pezzettino di stoffa e lo nascosi nella borsa , dirigendomi al bar continuavo a riflettere , a me gli uomini piacevano anzi avevo frequentato sempre gente più grande di me proprio perché mi piaceva essere .. non saprei comunque a un uomo non avevo mai negato niente nonostante la mia giovane età , ripensando all’appuntamento che avevo nel pomeriggio , constatavo che mi attirava la trasgressione , una donna , più grande di me , per giunta mamma di una mia cara amica e che mai mi sarei immaginata si lasciasse.. “andare “come mi era parso di capire dai nostri precedenti incontri. Con questi pensieri arrivai all’appuntamento con l’amica che non vedevo da tempo , conversando e spettegolando fra un aperitivo e uno stuzzichino non mi ero accorta che il tempo passava e che ero un po’ allegra , anche se a base di frutta , quello che avevo bevuto aveva un che di alcolico, guardando l’ora decisi che non sarei riuscita a passare da casa prima di andare da Franca , così andai in toilette per darmi una rinfrescata , per fortuna il bagno rispettava la classe del locale in cui ero , appoggiai la borsa sul lavandino e vidi il completo che avevo comprato prima , il reggiseno non potevo metterlo perché contrastava troppo con la camicetta bianca , quindi rimasi senza come prima , però le mutandine le volli provare tanto avevo le auto reggenti e un gonna appena sopra al ginocchio , quindi dopo essermi passata una salvietta intima , mi cambiai il perizoma ….veramente scandaloso non copriva quasi niente , mentre mi rigiravo per guardarmi , sentii bussare , era la mia amica che non vedendomi tornare credeva mi fossi sentita male , imbarazzatissima mi ricomposi ma non feci tempo a ricambiarmi lo slip. Mentre mi recavo a casa di Franca , sotto mi sembrava di essere nuda , sentivo l’aria fresca che mi accarezzava la natura , più mi avvicinavo più cresceva in me l’eccitazione e la curiosità di come avrei affrontato la mamma della mia amica. Suonai , mi venne ad aprire, notai il vestito simile a quello dell’altra volta , però trucco e acconciatura erano molto ben curati , il vestito invece era un po’ giusto , le tirava sui fianchi e sul seno da cui potevo intravedere il reggiseno del completo intimo che aveva l’ultima volta che ci eravamo viste , io invece togliendomi il soprabito mi sono accorta della mia generosa scollatura , probabilmente rivestendomi al bar non mi ero accorta che avevo lasciato aperto qualche bottone di troppo e lei stava guardando proprio lì quindi era tardi per riabbottonarli in più l’aria fresca di cui parlavo prima mi aveva fatto rizzare i capezzoli che puntavano sulla camicetta al limite del fastidio , le spiegai che ero un po’ euforica a causa degli aperitivi che avevo bevuto e che ero a digiuno , mi propose qualche biscotto , dicendomi che anche lei era a digiuno e intanto , tirò fuori nuovamente la bottiglia di crema al whisky che era tanto buono ma che contribuiva a farmi girare la tesata ancora di più , glielo dissi e mi rispose che anche a lei faceva quell’effetto ma che ogni tanto era bello avere una scusa per lasciarsi andare , annuii fissandola negli occhi , abbassai poi lo sguardo quasi immediatamente non sapendo quanto sarei riuscita a sostenere ( senza arrossire ) il suo sguardo, dopo il primo bicchierino cominciammo a ridere per niente e fra una chiacchera e l’altra comiciavo proprio a sentirmi a mio agio , a certo punto si alzò e mi disse che andava a prendere il costume e il completo intimo che aveva trovato fra le cose che a sua figlia non andavano più bene , mi venne vicino e guardando nella scollatura disse - beata te che puoi stare così senza reggiseno io invece vedi - e si aprì il vestito all’altezza del seno , eravamo vicinissime tanto che mi sembrava di distinguere oltre al profumo , anche l’odore della sua pelle , se non si fosse allontanata dopo qualche secondo di esitazione , mi sarebbe venuta voglia di affondare il viso fra quei seni opulenti e generosi , tornò in salotto con i completi , quello intimo, nero ricamato con le mutandine a coulotte e reggiseno a balconcino , il costume due pezzi molto sgambato di un bel colore pesca , nell’andare di là probabilmente si era sbottonata anche un bottone di sotto perché ora vedevo anche un generoso spacco sul davanti che faceva vedere bene le auto reggenti , mi complimentai perché i due completi erano veramente carini e a guardarli così sembravano proprio della mia misura , glielo dissi ma lei mi invitò a provarli mi indicò la camera da letto , feci un po’ l’indecisa , ma in realtà non vedevo l’ora di capire cosa poteva succedere , cominciai col togliermi le scarpe , ma lei insistendo mi guidò verso la camere da letto dicendo che sarei stata più a mio agio , ci spostammo nell’altra stanza , nella camera c’era un armadio a specchio che rifletteva il letto , a sinistra una cassettiera , di fianco un armadio a muro notai anche una specie di sgabello alto un paio di spanne , vide che lo guardavo così mi spiegò che quando doveva prendere le misure per orli o cose del genere ci faceva salire sopra le clienti , così lei non doveva abbassarsi troppo , incominciai a spogliarmi , mi chiese se poteva rimanere perché doveva sistemare delle cose nella cassettiera , le dissi che non c’era problema e mi voltai verso l’armadio , però la vedevo riflessa nello specchio , non si perdeva un mio movimento , molto lentamente indossai l’intimo , mi voltai le dissi - che te ne pare ? - si avvicinò dicendo che ero proprio sexi poi mi chiese di salire sullo sgabello , la assecondai , mi venne più vicino e mi disse - forse di cavallo ti vanno comode - così dicendo infilo la mano tra il mio sesso e la stoffa , spostandola più volte , con il dorso della mano mi carezzava i peli e dopo qualche passaggio ebbi il riflesso spostare il bacino in avanti , per farmi toccare per bene , quel tocco leggero mi eccitava da morire ma mi lasciava insoddisfatta , smise ,mi disse di scendere , passò dietro di me sfiorò il reggiseno poi più intrepida accarezzo i seni come per controllare la misura dell’indumento , già eccitata i capezzoli si indurirono immediatamente , se ne accorse anche lei , prolungò la sua carezza poi vedendomi arrossire mi disse - non devi vergognarti è normale anche io sono molto sensibile in certi punti vedi - tiro fuori i seni dal vestito , notai che anche i suoi capezzoli erano duri , non contenta se li strizzo per farmeli notare attraverso la stoffa del reggiseno , non toglievo gli occhi da quei seni , probabilmente era un impressione ma mi sentivo il viso in fiamme e nel basso ventre un calore che conoscevo bene , alzai gli occhi incrociando il suo sguardo - che bello - disse riferendosi al mio perizoma sul letto lo prese e disse - peccato non ho più il fisico per indossare queste cose - si sbottonò gli ultimi bottoni del vestito ( aveva lo stesso perizoma dell’altra volta ) e se lo portò al basso ventre come per vedere come stava , eravamo tutte e due quasi nude e trovavo questa situazione un po’ imbarazzante ma molto molto eccitante , questa volta mi tolsi reggiseno e slip senza girarmi , rimanendo esposta al suo sguardo , indossai il costume , era proprio la mia misura il fatto e che la stoffa delle mutandine era un po’ più sottile del solito , così , subito non ci feci caso ma dopo qualche istante me lo fece notare lei , ero talmente eccitata che avevo bagnato il costume , poco però si vedeva , mentre non sapevo più cosa dire lei si avvicinò rossa in viso e tremando prese la mia mano , scostò il suo perizoma e la premette contro il suo pube ormai liquefatto , io ormai liberata mi lasciai guidare , la sua natura era calda e fradicia , sentii la sua mano infilarsi nel costume le sue dita si infilarono fra le grandi labbra , l’altra mano la infilò dietro e cominciò a stuzzicarmi carezzandomi piano , avevo il sesso talmente bagnato che le sue dita si fecero strada in fretta , per facilitarle il compito divaricai un po’ le gambe e cominciai a oscillare il bacino come se volessi farmi scopare , il mio movimento la eccitò ulteriormente chiuse gli occhi e cominciò ad ansimare io ormai presa dal vortice della passione con la mano libera gliela appoggiai alla nuca e la tirai contro il mio viso cercandole la lingua con le mie labbra , avevo la mano incollata al suo sesso , bagnatissimo, un po’ la penetravo e un po’ cercavo di arrivare dietro come faceva lei , quando riuscivo a solleticarla lì , emetteva gemiti soffocati nella mia bocca non so quanto durò quel bacio , ma io non mi sarei mai staccata , aveva un modo di baciare che sembrava volesse mangiarmi …ma con dolcezza , ci separammo io tentai di dire qualcosa ma lei mi zittì con delicatezza mettendomi un dito davanti alla bocca che io quasi istintivamente leccai , assaporando così i miei umori , mi fece sdraiare sul letto e si denudò completamente , anch’io mi tolsi il reggiseno seduta sul letto , lei già in ginocchio sul letto mi fece sdraiare , e mi sfilò il costume lentamente arrivata ai piedi , spostai una gamba di lato per liberarmi , lei mi carezzo dolcemente l’altro piede liberandomi del costume facendo un po’ di pressione per spostare la gamba -rimani così - disse - sei oscenamente aperta - rimase a guardarmi poi con la lingua iniziò a lambire il ginocchio salendo verso l’interno coscia , arrivata lì si fermò all’attaccatura della gamba e poi delicatamente ,quasi impercettibilmente con la punta della lingua cominciò a picchiettare piano intorno al sesso poi sempre più dentro , non resistevo più , mi tormentavo i capezzoli strizzandoli e carezzandoli fino che a un certo punto per facilitarle la strada , con le mani mi aprii bene le grandi labbra , alzò lo sguardo e disse - che porca sei - quelle parole pronunciate ansimando ebbero l’effetto di portarmi ancora più all’apice , ora mi leccava con vigore , più le dicevo - piano che mi fai venire - più lei insisteva finche presa dagli spasimi spostai lo sguardo e la vidi riflessa di spalle sullo specchio, aveva le gambe aperte e si toccava freneticamente la vedevo bene aperta ….venni ansimando e dicendo sconcezze incredibili , dopo qualche secondo anche lei ebbe un orgasmo , gemendo a bocca aperta sul mio sesso spalancato e farfugliando anche lei sconcezze. Si mise di fianco a me a pancia in giù , rimasi ad occhi chiusi un po’ svuotata , ad assaporare l’odore dei nostri corpi misto ai nostri profumi , misto ai profumi dei nostri sessi ancora umidi , ero ancora eccitata e avevo voglia di farle ciò che lei aveva fatto a me , mi misi a cavalcioni sul suo sedere e cominciai delicatamente a carezzarle la schiena sfregando il mio pube sui suoi glutei ,con piccoli respiri profondi mi fece capire che quello che stavo facendo le piaceva molto , continuai per un po’ poi piegandomi su di lei cercai di praticare le se stesse carezze passandole i miei seni sulla schiena con l’effetto di , farmi e farle , venire i brividi a seconda dei punti che sfioravo , questo aumentò la mia voglia così le baciai delicatamente il collo ,lei girò la testa e con voce languida mi disse che le stavo facendo di nuovo venire voglia io le risposi che a me non era mai passata e mi avvicinai leccandole le labbra ancora insaporite dei miei umori , si girò supina aprendo le gambe appoggiai delicatamente il mio pube al suo e continuai a baciarla , sentivo il mio seno premere contro il suo mentre mi accarezzava i capelli premendo il mio viso contro il suo , piano piano scivolai sulle guance poi sul collo indugiando fra collo e spalla con piccoli morsi che lei gradiva molto , poi sempre più giù fino ad arrivare al seni che presi a piene mani leccandoli mordicchiandoli strusciandomeli sul viso , intanto per essere più comoda mi ero spostata di fianco a quattro zampe e lei con una mano mi accarezzava , pancia e pube , i suoi capezzoli erano durissimi e io continuavo a tormentarli leccandoli e mordendoli prima delicatamente , poi a volte più decisamente lei intanto ansimava incitandomi a continuare , la sua mano era stabilmente fra le mie cosce bagnate , con la coda dell’occhio intanto vedevo che muoveva il bacino aveva le gambe completamente aperte e riflessa nello specchio vedevo la sua natura aperta e lucida di umori , mi ci sarei buttata con la testa ma volevo far durare il più possibile quel momento , così tornai a concentrarmi sui seni , finche lei con la mano libera prese ad accarezzarmi la testa facendo piccole pressioni cercando di spostare la testa più giù , cominciai a scendere con la lingua e con una mano le accarezzai i peli , lei diede un colpo con il bacino per sentire meglio , ma io tenni la mano leggera volutamente , volevo portarla all’apice delicatamente , arrivai con la lingua ai peli e cambiai posizione praticamente mi accucciai fra le sue gambe e lei si mise un paio di cuscini sotto il sedere aveva le gambe spalancate oscenamente e si offriva a me davanti e dietro rimasi ad osservarla estasiata le grandi labbra aperte e anche la fessura era aperta -ti prego - disse - leccami qui - così dicendo si aprì i glutei mostrando il buchetto dietro che si apriva a seconda di come lei muoveva le dita , non avevo mai baciato una donna , tanto meno lì ma ero talmente eccitata che avrei fatto di tutto , avvicinai le labbra accostandole a quella rosellina morbida , inziai a leccare , a forza di slinguate il suo buchetto si aprì così sempre più eccitata provai a infilarle la lingua lei sobbalzò e mi disse - brava scopami il culo con la lingua mi fai godere come una troia - a quelle parole cercai di aiutarmi con le mani per aprirla ancora di più per infilarle le lingua dentro il più possibile , lei intanto si accarezzava daventi , dopo averla limonata per bene dietro mi scostai un attimo per guardarla mentre si toccava lei si piegò verso prese la testa fra le mani e mi disse - leccami la figa non ne posso più lo so che ti piace - si fatti leccare tutta - le risposi misi la faccia li in mezzo e comincia a leccare , succhiare , mordere non so per quanto ogni tanto mi toccavo ma ero talmente eccitata ( anche perché lei continuava a incitarmi dicendo parolacce e sconcezze ) che bastava poco perché venissi , a un certo punto mi disse - girati voglio venire mentre ti lecco la figa - mi girai sopra di lei mettendole il mio sesso sulla bocca e continuando a leccarla vorticosamente ero in estasi non so quanto tempo passò ma avemmo un orgasmo travolgente che ci lasciò esauste con le bocche incollate ai nostri sessi. A questo punto dissi alla mia amica di smetterla con quel racconto perché ero eccitato all’inverosimile lei per concludere mi disse che quella notte la passò li a casa di Franca.
P.S. mi sono sempre chiesto se questa cosa è veramenete accaduta alla mia amica , o se fosse un'invezione per eccitarmi... c'è qualche donna che se ne intende .....
81
4
16 years ago
admin, 75
Last visit: 1 hour ago -
Nel buio
Erano le 6 del mattino,percorrevo quella strada tutti i giorni per recarmi al lavoro.Era novembre e una fitta nebbia imperversava,il buio era fitto e l'umidita'mi entrava nelle ossa.Ancora assonnata,proseguivo lungo il sottopasso che mi avrebbe condotto accorciando il percorso a casa di Giuliana la mia datrice di lavoro.Sento avvicinarsi una vettura che improvvisamente accosta,si apre il finestrino e una ragazza di per se'insignificante mi chiede un'informazione riguardo una strada che dice non riesce ad imboccare causa la fitta nebbia.Cerco di darle le informazioni x raggiungere la destinazione,lei sorride,è dubbiosa,non crede affatto mi dice di poter trovare la via esatta.Il tragitto è lo stesso che io faccio ogni mattina e mi chiede se cortesemente posso salire in macchina con lei ed accompagnarla.Non mi fido mai degli estranei non salgo mai in macchina con sconosciuti ma vedendola bene in viso,dolce,carina e sorridente,accetto di salire ed indicarle la giusta direzione.Percorriamo il lungo sottopasso,le indico di svoltare a destra,imboccando una stradina solitamente deserta che ci condurra'nella zona dove io lavoro.Lei mi guarda spesso,distogliendo gli occhi dalla strada,noto che è molto carina,lo sguardo suo sembra penetrarmi dentro. Ora siamo ad un incrocio,la nebbia è sempre pu'fitta,dovremmo tagliarla con un coltello per poterla penetrare.Mi dice di chiamarsi Susanna,di essere venuta a Parma x iniziare un nuovo lavoro con tante speranze,è disoccupata da diversi mesi ed ora è euforica,in vista di una nuova e dice redditizzia occupazione.Susanna all'improvviso accosta,si ferma,mi dice che non riesce piu'a vedere la strada,in effetti ci troviamo davanti ad un muro di fitta nebbia. Il suo sguardo si fa'sempre piu'intenso,mi accarezza dolcemente le mani,ho paura sai mi dice,il buio e la nebbia mi terrorizzano.Ha le mani gelide,le tremano,sento la morbidezza delle lunghe dita che mi stringono le mani,mi accarezzano dolcemente ora il viso.Sento un fremito percorrere le mie membra,l'accarezzo dolcemente sul viso morbido,le labbra sue paiono di velluto,l'abbraccio e le dico,non aver timore,lei appoggia il capo sulla mia spalla,mi bacia dietro il collo,mi tocca dolcemente il seno,mi apre il cappotto e mi sento vibrare dentro,un fremito fatto di desiderio intenso ma anche di timore.Scende con le mani sempre piu'in basso,mi accarezza sotto la gonna lungo le coscie ed entra scostandomi le mutandine nel mio intimo.Pare un alito di vento caldo che mi percorre il corpo mi da'sensazioni stupende.Dolcemente le tocco il seno,sento i capezzoli turgidi,morbidi sotto il reggiseno in pizzo e l'eccitazione raggiunge l'apice.Susanna si abbassa,mi alza la gonna,reclina il sedile e sento le labbra sue caldissime sul mio clitoride turgido e madido di umori.Mi sento in balia di lei,questa sconosciuta che ora mi possiede.Mi bacia nell'intimo,succhia le grandi labbra,con la lingua mi penetra,mi possiede.Ti voglio,mi sussurra e all'improvviso mi spoglia.Sono nuda,fra le sue braccia,mi bacia dappertutto,mi lecca e sento ogni centimetro del mio corpo in sua balia.Gemo di piacere,mentre mi succhia dolcemente il clitoride mi accarezzo i seni,mi sento esplodere dal desiderio,dal piacere perverso,da questa sconosciuta che mi possiede e fa'di me tutto quello che vuole.Susanna mi penetra ora con la lingua,ora con le dita e mi fa'urlare,sobbalzare di piacere sul sedile dell'auto.Ora mi sale sopra e mi fa'leccare il suo intimo,è fradicia,la sua vagina è gonfia dal desiderio e sembra scoppiare fra le labbra,geme,urla,gode nella mia bocca,mi bagna il viso del suo dolce e caldo nettare e con lei godo anch'io in un'esplosione di piacere indescrivibile.
38
3
16 years ago
admin, 75
Last visit: 1 hour ago -
Diretta ad un incontro
Ho conosciuto una ragazza in questo sito di 22 anni quello scrivo
è stata per me la mia prima vera e unica esperienza sessuale con
una donna.
Quando ci siamo scambiate il n.del cellulare non credevo veramente
di ricevere la telefonata pensavo fosse più un gioco virtuale e che
non sarebbe mai arrivato fino in fondo.
Mi sbagliavo, una voce dolce mi fece ricredere quattro parole chiare
e decise "HO VOGLIA DI TE" non riuscivo a parlare il cuore mi era salito
in gola e diventai tutta rossa avvertendo un calore salirmi alla testa.
Lei mi disse ti aspetto alle 19 sulla salita dello zodiaco ho una smarty
chiara io sarò lì,bhe potete immaginare come mi sentivo ma non potei far
altro che dire ci sarò.
Non lo so perchè ma prima di uscire sentii il bisogno di profumarmi
tutta poi andai a comprare delle mutandine nuove e le indossai dio
era come se dovessi andare ad un incontro con un uomo.
Ero eccitatissima e mentre percorrevo la strada in macchina continuamente mi
toccavo per sentire se ero bagnata per arrivare all'appunatmento pulita.
Ma purtroppo non era così il liquido vaginale usciva in abbondanza e la mia
pussy si era allargata come se dovesse difendersi dal ricevere un randello
di grosse dimensioni,le labbra si erano gonfiate e non vi nascondo che
iniziavo ad assecondare le curve per strusciare il mio sesso sul sedile.
Poi iniziai a pensare a cosa quella ragazza poteva farmi e allora non
ho resistito e al primo semaforo ho iniziato a far roteare il mio dito
nel mio sesso. guardavo le macchine a fianco alla mia e mentre mi masturbavo
velocemente mi senbrava che tutto il traffico stesse partecipando al mio piacere.
Il semaforo scattò ed io per essere più libera di menarmi sfilai le mutandine
e tirai la gonna sopra le cosce dio era la prima volta una mano sul volante e
l'altra conficcata quasi tutta nella mia passera che non finiva più di inumidirmi
tutte le dita ,allora per pura libidine leccai le mie dita e succhiai la mia stessa
secrezione dolciastra e mentre ripensavo a quella voce al cellulare reinfilai
due dita nel mio sesso ,finalmente un'altro semaforo ,iniziarono a tremarmi la gambe
stavo per venire e per aiutarmi iniziai a pensare a quando ingoio lo sperma di mio
marito al suo glande che riempiendomi la bocca viene schizzandomi in gola tutta la
sua essenza ,e finalmente venni le labbra del mio sesso ormai erano gonfie e esauste
dal delirio venni ,venni, davanti a tutti davanti al motociclista che mi passava
accanto,al pedone he attraversava la strada.
Ma sentivo che mi mancava qualche cosa che a breve avrei provato per la prima volta
nella mia vita.
jenny69
27
5
17 years ago
jenny69,
39
Last visit: 14 years ago
-
Un nuovo mondo
Ho notato i primi sintomi del mio desiderio quando una volta in palestra ho fatto la doccia ed accanto a me faceva la doccia
una ragazza giovanissima .
Un corpo spettacolare, mi faceva una invidia ma del resto i 20 anni
vengono una volta sola , provai eccitazione a vedere le sue mani
accarezzare con il bagno schiuma i suoi seni pieni ed invitanti ed i suoi capezzoli eretti e vedere le sue dita scivolare lascivamente tra il solco del suo sederino e tra le cosce che allargava ripetutamente strofinandosi il suo batuffolino nero.
Mi vergognavo a guardarla ma non ne potevo fare a meno e non ho
potuto fare a meno mentre mi lavavo di sfiorare il mio sesso che
produceva secrezioni vaginali in continuazione ,oddio ero al settimo cielo e camuffando la mia masturbazione con il bagnoschiuma che passavo e ripassavo sul mio corpo ebbi un orgasmo accanto a lei ,che dovetti soffocare per non insospettirla .
Bhe devo dire che mi sentivo strana come se avessi rubato una mela
ad un bambino.
Mi saliva il calore fino al cervello ed il mio respiro diventava affannoso
non vedevo l'ora di uscire per rifugiarmi a casa mia.
Pensai a lei tutta la sera e quando poi nel letto ,al buio ,mi sentii sfiorare da mani che scavavano ed accarezzavano il mio sesso
pensai a lei ,pensavo alle sue mani che percorrevano il mio corpo
dai capezzoli all'addome all'interno cosce, sentivo la lingua di quella ragazza umettarmi la clitoride e poi la sentii succhiare le mie labbra
mentre secernevo secrezioni per l'eccitazione.
Era meraviglioso stavo sognando e il sogno finì quando mi sentii
rigirare di schiena e mettermi in ginocchio con i miei forellini ormai
bagnati e aperti per l'eccitazione ben esposti,mi sentii prendere per la testa e spingendo il mio viso sul cuscino per farmi inchinare di più
mi sentii afferrare per i fianchi e con la punta del glande appoggiata
alla mia passera mi sentii trapanare e più cercavo di uscire da quella
posizione e più lui mi spingeva il suo sesso fino ai testicoli come per non farmi muovere, ebbi un orgasmo violento e per una volta mi sono ribellata e sfilato quel grosso randello dal mio sesso ho preteso di essere leccata e così finii di godere pensando che quella lingua che roteava nella mia vagina fosse della ragazza che già mi aveva fatto godere.
Da allora non mi sentivo più me stessa.
33
4
17 years ago
jenny69,
39
Last visit: 14 years ago
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A pupetta con tutto il mio cuore
Sono una donna sposata ho un marito che mi adora e
un figlio di 15 anni.
Fino a poco tempo fa non immaginavo cosa fosse l'attrazione per una donna, adoravo il sesso maschile e mi facevo trapanare
in tutti i miei forellni e in ogni posizione in una maniera passiva e sottomessa.
Adoravo sentirlo scivolare dentro di me e adoravo sentire
i testicoli sbattere sul mio ano che si apriva a dismisura
ad ogni colpo che ricevevo tra le cosce.
Ero passiva quando sentivo il glande farsi strada nel mio sfintere e quando con prepotenza mi sentivo allargare
le chiappe per permettere a quei 23 centimetri di fallo
arrivarmi fino all'intestino centimetro per centimetro.
Sapevo che lui non aspettava altro che i miei urli, che arrivavano puntuali come il suo sperma caldo puntuale a scaldarmi la pancia.
Quando finalmente era venuto abbondantemente dentro di me ,sfilarlo dall'ano non era impresa facile il glande aveva raggiunto
delle proporzioni enormi e uscendo il mio sfintere rigurgitava aria immessa dai colpi e sperma misto a sangue per la lacerazione del mio
secondo canale.
Ora però per colpa di una collega di lavoro che mi ha indirizzato
a questo sito, dove all'insaputa del marito intrattiene relazioni
con più uomini, ho conosciuto una ragazza giovanissima,
22 anni per tutelarla la chiamerò pupetta,che mi ha rivoluzionato il modo di vedere il sesso.
Bhe ora ho sonno e vado al letto comunque vi racconterò tra poco il mio incontro con lei
baci
33
1
17 years ago
jenny69,
39
Last visit: 14 years ago
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La svolta(2 parte)
indosso solamente le mutandine,io obbedisco senza chiedere niente.
dopo circa un minuto arriva ,sempre vestita,non so cosa ha fatto in quel poco tempo,mi guarda, mi sorride ed inizia a levarsi la camicetta..dopodiche' sempre stando in piedi si sfila la gonna e posso finamente vederla in intimo..mi eccito da morire, ha un reggiseno nero che racchiude una terza molto soda, un perizoma e scopro che le sue calze sono autoreggenti con un pizzo molto sexy..sale sul letto ed inizia a baciare e leccare le mie cosce avvicinandosi alla vagina sempre piu' bagnata..quando ci arriva sposta le mutandine ed inizia a leccarla,io chiudo gli occhi e inizio a godere come non mai,ansimo,grido,poi iniziamo a baciarci i nostri corpi ormai sono come fusi tra loro ,si leva il reggiseno ed inizio a leccarle i capezzoli durissimi come marmo.. mi leva le mutande e si leva anche le sue; prende dal comodino in fianco un fallo dicendomi di metterlo e farla godere.io obbedisco le vado sopra ed inizio a scoparla..lei ha la testa girata verso destra e le gambe spalancate..e' inerme si farebbe fare di tutto in quel momento..mentre la scopo penso che io,ragazzina timida,sto facendo godere la mia insegnante 40enne e posso farle quello che voglio..e cosi faccio..la scopo davanti e dietro ,la lecco ,la bacio... e lei fa lo stesso con me dopo..avevo bisogno di una svolta...eccola.
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17 years ago
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La svolta(1parte)
mi presento..sono lara, ragazzina timida19enne all 'ultimo anno di superiori.sono carina alta all 'incirca 1 e65 , seconda o poco piu' di seno capelli corti ma viso d 'angelo..purtroppo sono molto introversa e ne risento a scuola..non vado male ma potrei fare molto meglio.
oggi la mia insegnante di inglese finita la lezione mi chiama in disparte proponendomi di andare da lei il pomeriggio per fare un po' di ripasso.l 'appuntamento e' alle 16 a casa sua, mi presento dieci minuti prima ma lei e' gia pronta..anzi non si era proprio cambiata il vestito che portava a scuola;gonna fino al ginocchio con un po' di spacco laterale e camicetta bianca..portava calze nere ed ancora scarpe con un tacco di qualche cm..mancava solo la giacca che ho notato appoggiata malamente sulla sedia del salotto.
mi accoglie con un sorriso e mi offre da bere ma per la timidezza rifiuto senza neanche pensare che invece avrei bevuto volentieri qualcosa.
ho sempre avuto ammirazione per quella signora...sempre elegante,bella,all 'incirca era sui 40 capelli lunghi e un po mossi.ci accomodiamo in sala e dopo due chiacchere iniziamo a ripassare inglese ma ben presto si interrompe e mi chiede dei miei,delle mie amiche,se ho problemi di cuore..le dico che a casa va tutto bene,le amiche sono quelle d' infanzia e sono uscita con qualche ragazzo senza mai provare chissa quale sentimento.lei mi guarda e mi sorride in un modo angelico..in quel momento sento qualcosa di nuovo..un impulso ..una voglia...non so cosa ma rimango incantata da tale bellezza..lei lo nota e mi chiede di sederci sul divano per stare piu' comodi balbetto qualcosa e senza neanche accorgermene mi trovo seduta dove vuole lei, subito mi accarezza il volto...poi continua sempre piu' piano..la sua voce diminuisce d 'intensità...mentre io sono sempre piu' ferma , impassibile,quasi di ghiaccio.
ad un tratto mi bacia sulle labbra e poi sulla guancia sussurrandomi parole che non sento nemmeno perchè troppo concentrata su altro.. inizio a eccitatarmi e la bacio quasi violentemente;le nostre lingue si muovono sempre piu' velocemente,mi tocca una coscia,ho una gonna di jeans e la sua mano avanza fino a toccare le mie mutandine;inizia a toccarmi spostandomi leggermente il perizoma,io emetto un gemito..di colpo si ferma e mi dice di andare in camera da letto ed aspettarla con
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17 years ago
admin, 75
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Serena,la mia padrona.
Era la prima giornata di lavoro,ero ancora una ragazzina,da poco 18enne mi apprestavo ad entrare nel mondo del lavoro debbo dire con un po'di apprensione.Serena era la mia prima vera datrice di lavoro,ero un po'timida,impacciata ma cmq riuscivo a mascherare bene questa mia timidezza anche se a volte il mio viso mostrava il rossore che mi portava ad intimidirmi ancora di piu'.Serena era una bella donna,altissima,chioma fluente bionda,occhi azzurro mare,visino dolcissimo,un fisico messo in risalto da un bell'abito in seta che faceva intravedere le stupende forme del suo corpo statuario.Mi accoglie come fossi una figlia,cordiale,molto affabile,con la sua signorilita'pare una dea.Mi parla un po'delle mie mansioni di colf,dei miei impegni,del lavoro che dovro'svolgere e delle possibili opportunita'che queste mansioni mi offrono.La fiducia del personale e l'affidabilita'x lei sono qualita'basilari.Un arredamento moderno,una villa stupenda e un'accoglienza debbo dire inaspettata.La sua cordialita'mi fa'subito entrare in un rapporto confidenziale che mi mette a mio agio.E' una settimana che lavoro x Serena,i ns rapporti sono ottimi,piu'che il mio datore di lavoro,lei è un'amica,un'amica vera con cui spesso mi confido.Sono felice di guadagnami un buon stipendio e di essermi ambentata benissimo.Sono come tutti i giorni addetta alle pulizie dei bagni,sono 5 e molto belli,arredati con gusto e signorilita',Serena è lungo il corridoio, con passo felpato come se su di una nuvola camminasse,entra in bagno,mi sorride,mi osserva,dai suoi occhi che brillano vedo una luce strana,mi dice: cara,scusami,ho bisogno del bagno,io annuisco,faccio x uscire,mi sento all'improvviso da dietro prendere la mano,dolcemente,una mano delicata,morbidissima,dita affusolate,unghie curate e laccate,mi gira,mi sussurra:resta,non essere timida,vorrei confidarmi un po'con te.Annuisco,lei si alza la gonna,io chiudo la porta,si abbassa le mutandine da cui scorgo una sottile peluria bionda ed un piccolo ma prominente monte di venere.Serena mi parla,mi scruta,si confida spesso,ma ora entra in particolari della sua vita sessuale non proprio felice.Col marito un grosso industriale i rapporti non sono buoni.Mi parla della sua infelicita',lui spesso all'estero la trascura,la ignora,sessualmente è molto insoddisfatta.E' molto triste,gli occhi sono velati dalle lacrime.Mi prede per mano,mi abbraccia,mi stringe a lei,sento il calore del suo corpo stupendo,il profumo della sua pelle mi inebria i sensi.Serena è li'seduta,all'improvviso mi sussurra,amore,ma non ti sei ancora resa conto di quanto mi piaci?Sono allibita,non proferisco una parola,sento il calore del suo respiro sul mio collo,i baci teneri come un soffio di caldo vento,ora inizia a baciarmi sulla bocca,sento un fuoco che brucia dentro di me.Serena,le dico,scusami mi scappa la pipi',lei sorride,mi prende,mi abbassa dolcemente i pantaloni,mi togliele mutandine umide gia'di caldi umori,mi fa'sedere e mi osserva mentre faccio pipi',mi accarezza dolcemente il viso,senza proferire parola,mi tocca la rosellina dolcemente,la sua morbida mano stuzzica ed ostenta sul clitoride turgido e voglioso ancora bagnato,mi alza,mi apre le gambe,sento la sua bocca sul pube,la calda lingua sembra lambirmi l'anima,sale scende sul clito,mi penetra sempre piu'voluttuosamente,il mio corpo freme,gemo,gemo di piacere,un piacere dolcissimo,un piacere mai provato.Sono nuda,mi stende sul pavimento,mi bacia ancora,mi entra dentro con la lingua,sento i decisi colpi sul clito,sempre piu'intensi,mi penetra la fichetta calda e vogliosa,chiudo gli occhi,mi abbandono al piacere,mi sembra un sogno da cui non vorrei mai svegliarmi.I caldi umori scendono lungo le coscie,Serena mi entra sempre piu'dentro,mi sento penetrare dalla calda e vogliosa sua lingua quasi fosse un pene che mi penetra,urlo,urlo di piacere,non riesco piu'a trattenermi,apro gli occhi,lei li' nuda,bellissima,una dea che mi possiede,mi fa'impazzire di piacere,mi prende ,mi gira e mi apre le natiche, mi entra con un dito nell'orifizio anale, lo toglie lo inserisce,con la lingua mi lecca,mi fa'impazzire,sento pulsare il clito ed un dolce piacere, un brivido pervade il mio corpo.All'improvviso si toglie,apre un pensile del bagno da dove estrae un fallo nero,lucido,mi pare enorme,ora se lo lega in vita,all'improvviso mi apre le gambe e vedo una luce strana nei suoi occhi,un bagliore mai visto,Mi sento dentro all'improvviso quel fallo emorme,gemo,urlo di dolore e godo,godo di un piacere immenso,i colpi sempre piu'intensi mi fanno urlare a piu'non posso,Serena mi possiede,indifferente alla mia a volte ribellione,mi preme una mano sulla schiena,continua a scopami violentemente,la fichetta mi duole,mi sento in sua balia,il piacere si fa'sempre piu'intenso e urlo:amoreeeeeeeeeeee fammi tuaaaaaaaaaaaaaaa, scopamiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.sfondamiiiiiiiiiiiiiiiiii,godoooooooooooooooooooooo.Esplodo in un intenso orgasmo che il respirio mi toglie,mi sento in estasi,in un'estasi profonda di piacere.Serena sara'la mia padrona x circa due anni,quando lei e solo lei vuole mi possiede,dispone del mio corpo in ogni modo possibile,a volte mi lega,mi benda,mi tormenta i capezzoli, sono la sua schiava, mi porta in un'altra dimensione,fatta di piacere,dolore e sottomissione,mischiate soavemente come solo una dea sa'fare.Grazie Serena,mia Dea,sogno e realta'stupenda.
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17 years ago
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Pioggia
Sapessi come piove da queste parti... tutti si ricoverano in qualche luogo, stanno stretti stretti dentro i bistrot, i bar le piazze coperte.. e io prendo l'ombrello e me ne vo a passeggio!
AVEVA il suo sorriso, forse l'unica consapevolezza. L'ho incontrata ad un angolo di strada che tremava sotto la pioggia. Mi sono avvicinata e l'ho fatta stare sotto il mio ombrello. Lei ha sorriso, le ho passato un braccio intorno alla vita e le ho chiesto se le andava di passeggiare, mettendole su quella magliettina fradicia il mio giubbotto jeans. - Non è il massimo ma.._ Lei mi ha schioccato un bacio sulla guancia. Mi arrivava alla spalla e aveva capelli biondissimi, un viso piccolo, di gazzella. Senza quegli occhi di speranza vera, non in attesa, empatici, ammutolendo quel sorriso che supera ogni attitudine al di sotto dell'infinito, avrei davanti a me una persona pronta alla morte, pensavo. Mentre lei racconta con ritmo sciolto e dondolante mi accorgo dei suoi gesti leggeri, una volontà così precisa da diventare impercettibile. è una donna bellissima e ingombrante. Dove riesce a mettere ogni giorno tanta bellezza? Lei non sembra accorgersi della sua potenza. O dissimula. Non è a suo agio e già mostra movenze da gatta, il suo odore mi arriva più chiaro, agro, come di quel corpo dopo un giorno senza profumi né borotalco, forse ha i peli nelle ascelle.
L'ho stretta tutta la notte, l'ho baciata a lungo, l'ho resa felice e l'ho lasciata andare. Lei è appena uscita. Io tra poco vedo Federico. Andava verso Trieste. Ha lasciato qui la sua maglietta ancora fradicia. La annuso senza stancarmi.
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17 years ago
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Rosy
Rosy indossava un costume a due pezzi di colore nero. Gli slip piuttosto sgambati a malapena le celavano i peli e le labbra della figa. Un paio di Ray Ban dalle lenti scure le riparava gli occhi dal sole e dallo sguardo indiscreto della gente. Alla sfumatura rosea, quasi lilla, della pelle faceva contrasto la carnagione bruna dei ragazzi che si ostinavano a colmarla di attenzioni.
Coricato sulla stuoia, a pochi metri da Rosy, mantenevo lo sguardo nella direzione del suo giovane corpo deliziato dalle curve che sprigionavano vampate di calore africano. Conscia della propria bellezza, ape regina in mezzo a un branco di adolescenti, dava l'impressione di volerli sbeffeggiare guardando in maniera impudica nella mia direzione, incrociando in più di un'occasione il mio sguardo.
Stare a guardarla, ascoltando le parole che scambiava con i coetanei, era quanto di meglio mi era concesso in quell'insolita situazione. Invece mi sarebbe piaciuto ficcarle il cazzo fra le lentiggini che coloravano di rosa le guance intorno alla bocca, e farmi succhiare la cappella come era già accaduto in precedenti occasioni.
- Ti spiace correggere l'inclinazione dell'ombrellone? Così com'è orientato non fa abbastanza ombra. - disse Adriana.
Ruotai di qualche grado la pianta dell'ombrellone, dopodiché mi sdraiai sopra lo stuoino accanto a mia moglie.
- Non hai fame? - chiese Adriana.
- No.
- Vuoi una fetta di melone?
- Magari più tardi.
- Desideri da bere?
- Sì, grazie.
- Acqua minerale o Coca-Cola?
- Coca-Cola.
Adriana tolse dal bauletto termico una lattina di Coca-Cola e me la porse. Mentre sorseggiavo la bibita generai un paio di rutti nella direzione dei ragazzi. Una volta dissetato mi rimisi supino smanioso di placare l'ansia che Rosy mi aveva messo addosso.
La spiaggia del Lido Po dove Adriana ed io avevamo preso posto, insieme a una moltitudine di gente, distava un centinaio di metri dall'argine maestro. Oltre la barriera di terra artificiale, innalzata per impedire lo straripamento dell'importante corso d'acqua, potevo scorgere il campanile e i tetti delle case del paese.
Come succedeva in ogni domenica d'estate saremmo rimasti in spiaggia fino al tardo pomeriggio, dopodiché avremmo fatto ritorno a casa ad accogliere le nostre figlie e consumare la cena.
La musica sprigionata dalle onde radio di un apparecchio stereo giungeva insistente alle mie orecchie insieme allo strepitio di voci, urla e imprecazioni, ma soprattutto al trillo insistente dei telefoni cellulari. Quello di Rosy doveva essere incandescente perché trillava di continuo. Quando conversava al telefono volgeva di proposito lo sguardo nella mia direzione, burlandosi di me, parlando a bassa voce con dei probabili corteggiatori.
Stavo considerando l'opportunità di effettuare una passeggiata lungo il fiume, quando Rosy si mise in ginocchio sopra lo stuoino. Rimasi ad osservarla con curiosità mentre toglieva la parte superiore del costume da bagno, scarcerando le tette dall'involucro di stoffa che le teneva celate. In questo modo si guadagnò l'ammirazione mia e dei ragazzi che le stavano assiepati d'intorno.
Si mise supina e mise in bella mostra la parte pigmentata di rosa delle areole ed i capezzoli appuntiti, dopodiché girò il capo nella mia direzione e sorrise.
Non era la prima volta che vedevo Rosy in topless, più di una volta le avevo messo il cazzo fra le tette facendomi praticare più di una spagnola, ciononostante rimasi turbato dalla forma delle mammelle ingentilite dai raggi del sole. Mi ritrovai con il cazzo duro che pulsava sotto l'esile tessuto del costume da bagno senza saper cosa fare.
Messo a disagio dalla seducente presenza delle tette di Rosy mi girai sullo stuoino a pancia sotto, mantenendo lo sguardo fisso nella direzione della ragazza. Mia moglie, troppo impegnata a spalmarsi la crema di ambra solare sullo spesso strato di grasso della pelle, non si accorse del mio stato e mi lasciò godere dello spettacolo che avevo davanti agli occhi.
Rosy aveva diciotto anni, la stessa età di Giuditta: la maggiore delle mie due figlie. Entrambe avevano da poco conseguito la maturità scientifica, ed a breve si sarebbero iscritte all'università. Ma Rosy, a differenza di mia figlia, aveva cominciato giovanissima a lavorare coadiuvando i genitori nella conduzione della stazione di servizio per il rifornimento di carburante che avevano in gestione: l'unica in tutto il paese.
La mia storia con Rosy era cominciata una domenica mattina quando mi ero presentato alla stazione di servizio per fare rifornimento di benzina. Messo piede a terra mi ero avvicinato al bocchettone del serbatoio ed ero rimasto in attesa che uno dei gestori si avvicinasse.
- Buongiorno signor Ferrari.
- Ciao, Rosy.
- Quanta verde metto nel serbatoio?
- Il pieno! Ti spiace dare una occhiata alla pressione delle gomme e all'olio del motore? Devo andare a Genova e vorrei fare il viaggio con la vettura in perfetto ordine.
- Sarà fatto! - disse Rosy dispensandomi un ampio sorriso.
Ogni volta che mi recavo nella stazione di servizio e m'imbattevo in Rosy vestita con addosso la tuta da lavoro mi sentivo in imbarazzo. Sembrava persino un'altra donna rispetto alla Rosy che era solita presentarsi a casa mia per intrattenersi a studiare con mia figlia. Nelle vesti di benzinaia non sembrava per niente in soggezione, ma non possedeva la stessa carica erotica di quando la scorgevo agghindata con minigonne mozzafiato.
- Giuditta?
- E' ancora a letto. Stanotte è tornata alle tre. - dissi stizzito.
- Accidenti! E' tornata presto... quando esco al sabato sera ritorno a casa solo alla domenica mattino, dopo che ho fatto colazione. - disse cercando di scandalizzarmi.
- E tu ieri sera non sei andata in discoteca?
- No, sono rimasta in casa a studiare. Manca una settimana all'esame di maturità ed ho una grande quantità di cose da ripassare. Non sono preparata come Giuditta... lei sì che può permettersi la discoteca intelligente com'é.
Capelli lunghi raccolti a coda di cavallo, frangetta sulla fronte, denti perfettamente allineati, Rosy abbozzò un sorriso e m'invitò a spostare la macchina qualche metro più in là, vicino alla colonnina del compressore dell'aria.
- A quanto vuole la pressione delle gomme?
- Due atmosfere.
- Tutt'e quattro le gomme?
- Sì, direi proprio di sì...
Rosy si chinò sulla prima delle quattro ruote. Infilò il bocchettone del compressore nella valvola, poi azionò la fuoriuscita dell'aria fintanto che la lancetta del manometro si fermò sulla barra che indicava le due atmosfere. Eseguì il medesimo intervento sulle altre ruote ed io rimasi ad osservarla mentre compiva il lavoro, sorpreso dalla naturalezza con cui svolgeva un tipo di lavoro non propriamente adatto a una donna giovane come lei, perlomeno questo pensai.
- Controllo anche l'olio?
- Sì, grazie. - dissi.
- Sia gentile, salga in macchina e liberi il gancio del cofano.
Qualche istante dopo ero seduto al posto di guida della vettura intento ad azionare il comando che liberava il cofano. Rosy sollevò la copertura di lamiera e la fissò con un'asta metallica alla carrozzeria in modo che non le piombasse sul capo mentre controllava la presenza dell'olio nel motore.
- Va bene così, non c'è bisogno di alcun rabbocco. - disse dopo avere esaminato l'asta millimetrata che si era premurata di togliere dal blocco motore.
- Meglio così... adesso posso mettermi in viaggio senza preoccupazioni.
- Se vuole do una occhiata al liquido refrigerante, le spiace?
- No, tutt'altro
- E' sotto la linea del livello minimo. Che faccio, rabbocco?
- Sì certo.
Rosy si allontanò dall'autovettura. Fece ritorno poco dopo stringendo nella mano una lattina di Paraflù che si premurò di versare nella vaschetta del vano motore. Mentre compiva l'operazione mi sporsi verso la vettura per seguire più da vicino il lavoro che stava eseguendo. Inavvertitamente urtai il braccio di Rosy deviando l'uscita del liquido sulla carrozzeria, spruzzandomi i pantaloni.
- Accidenti!
- Mi scusi non l'ho fatto apposta. - disse Rosy mentre ultimava il rabbocco.
- Non preoccuparti, è stata colpa mia. - la rassicurai.
- Se vuole posso provare a togliere le macchie dai pantaloni. Ho uno smacchiatore che fa i miracoli. Però occorre farlo subito, prima che il liquido si rapprenda del tutto. Che faccio?
- Sì, va bene... facciamo la prova.
Rosy mi accompagnò nel bagno riservato al personale della stazione di servizio. Tolse da un armadietto una boccetta e, inginocchiatasi ai miei piedi, fece cadere alcune gocce del detergente sulle brache. La situazione precipitò, in maniera inaspettata, quando incominciò a operare con le dita sulle chiazze localizzate sulla patta dei pantaloni. In poco tempo mi ritrovai con il cazzo duro senza riuscire a porvi rimedio. Rosy, per niente confusa dal mio stato di eccitazione, proseguì nello strofinare le dita sul tessuto dei pantaloni, fintanto che sollevò lo sguardo nella mia direzione. I nostri occhi s'incrociarono.
Non ci scambiammo una sola parola, non ce ne fu bisogno. Abbassai la lampo e liberai il cazzo fuori dalla patta. Subito dopo accompagnai le braccia intorno al capo di Rosy e le avvicinai le labbra contro la cappella.
La ragazza aprì la bocca e le fui grato quando accolse fra le labbra il cazzo che le pulsava davanti agli occhi. Lo accompagnai dentro la bocca e lei incominciò a succhiarlo, poi si dedicò a leccarmi la cappella facendomi sciogliere di piacere.
Rosy era animata da una gran voglia di farmi venire al più presto nella bocca prima che giungesse uno dei genitori a cercarla. Per farlo si aiutò con la mano, impugnando il cazzo alla radice mentre lo succhiava, ma non le riusciva di farmi venire nonostante il mio stato d'eccitazione. Tutt'a un tratto abbassò la tuta e le mutandine fino ai piedi rimanendo con addosso la sola camicetta ed il reggiseno. Senza che lo reclamassi mi volse le spalle, dopodiché curvò il capo verso il lavandino abbrancandolo con l'estremità delle mani. Sbalordito dal suo gesto mi ritrovai con le natiche davanti agli occhi e le carezzai, poi puntai la cappella contro il buco del culo senza penetrarla, sfregandolo soltanto sulla pelle.
- Ti piace? - disse volgendo il capo nella mia direzione.
- Sì.
- E' questo che vuoi?
- No, non voglio il tuo culo.
- Cosa desideri?
- Scoparti nella figa, adesso!
Con le mani esercitai una presa sulle natiche che mi stavano davanti. Guidai il cazzo nella figa fradicia di umore e cominciai a scoparla.
I nostri corpi s'impregnarono del sudore dell'altro mentre spingevo il cazzo avanti e indietro ansimando come un animale. Evitai di sborrarle nella figa, eiaculando nella sua bocca come si fece premura di fare appena le dissi tremando che stavo per venire.
Come ogni domenica di luglio la spiaggia era colma di gente. La sfumatura quasi lilla della pelle di Rosy faceva differenza da quelle abbrunite delle altre donne rendendola ancora più desiderabile. Adoravo i suoi capelli fulvi, la pelle chiara e le tette con le areole rosa. Fare l'amore e l'amore sono due cose diverse. Facendo l'amore con Rosy avevo preso consapevolezza di quanto ero stato sciocco nel fare sesso per trent'anni sempre con la stessa persona, mia moglie, riservando solo a lei il mio amore.
Rosy con la sua ventata di giovinezza mi aveva fatto dono di un piacere intenso, ma soprattutto mi aveva aperto gli occhi sul quello che è un diverso modo d'intendere la vita offrendomi a cinquant'anni l'aureola della seduzione.
Quando nel tardo pomeriggio abbandonai la spiaggia Rosy era sdraiata sulla sabbia intenta ad abbronzare la pelle di colore lilla. Passandole accanto insieme a mia moglie non la degnai di uno sguardo e lo stesso fece lei.
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17 years ago
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La cameriera dell\\\'albergo
Anna arrestò il carrello con la biancheria fresca di bucato davanti alla camera numero 33. Durante la notte la stanza aveva dato ospitalità ad una coppia di amanti che l'avevano abbandonata di prima mattina. L'Hotel in cui Anna prestava servizio come inserviente ai piani era ubicato sul viale Milano, dalle parti di piazza Roma a Riccione.
Il lavoro di Anna era semplice e ben pagato. Faceva le pulizie nelle camere senza farsi troppo scrupolo dei clienti che si erano intrattenuti nei locali.
Inserì il passepartout nella toppa della serratura ed entrò nella stanza da letto. La camera odorava di una familiare puzza di animale. Anna conosceva bene quel tipo di odore. Apparteneva ai miasmi delle persone che avevano impiegato il tempo a fare l'amore, sudando come porci, scorrazzando con i corpi sulle lenzuola.
Si avvicinò alla finestra e, facendo leva sulla forza delle braccia, fece salire l’avvolgibile della persiana fino al soffitto. Diede luce alla stanza rinunciando a spalancare le imposte della finestra per la pioggia che cadeva senza interruzione dal primo mattino.
Il letto matrimoniale era disfatto. Le lenzuola penzolavano da un lato del materasso insieme al copriletto che era servita a tenere coperti i corpi dei due amanti. Anna trascinò l'aspirapolvere nel mezzo della camera, poi andò dritta nella stanza da bagno. Dinanzi allo specchio guardò il suo viso riflesso nel vetro. Rimase lì solo pochi istanti. Il tempo di osservare le crespature della pelle a forma di zampa di gallina che le imbruttivano il viso ai bordi degli occhi.
Svuotando il cestino con il materiale di scarto, ubicato in un angolo della stanza da bagno, rinvenne tre preservativi colmi di sperma annodati su sé stessi. Il recupero dei tre cappucci le tolse l'ultimo dubbio, se mai ne avesse avuto, su ciò che avevano fatto i due amanti nella camera.
Iniziò a riordinare il bagno pulendo il lavabo ed il water, per ultimo tirò a lucido le mattonelle della doccia ed il pavimento. Rimpiazzò le saponette utilizzate da chi aveva occupato la camera con delle nuove confezioni, dopodiché ripose delle salviette candide di bucato nell'armadietto del bagno.
Nella stanza da letto passò in rassegna le tracce lasciate dai due sconosciuti, senza lasciarsi sfuggire il minimo indizio che avrebbe potuto rivelarle la personalità di chi aveva occupato il letto.
Stese il palmo della mano e si mise a strofinarla sulla superficie del lenzuolo steso sopra il materasso. Avvicinò le narici alla mano e annusò il profumo di cui era andata impregnandosi.
"Chissà da che parte del letto avrà dormito la donna" s'interrogò. D'altronde non avrebbe avuto molta importanza, ma la incuriosiva saperlo per annusare quella parte del lenzuolo.
Un pelo scuro, arricciato su sé stesso, faceva bella mostra di sé nel mezzo del letto. Anna lo carpì e lo depose sul palmo della mano per osservarlo con maggiore cura.
"Pelo maschio o pelo femmina?" si domandò. "Maschio di sicuro", pensò, costatata la lunghezza eccessiva del pelo. Nessuna donna li terrebbe così lunghi nel pube. Nemmeno poteva essere un capello: "troppo arricciato", pensò.
La scoperta la eccitò non poco. Si sdraiò bocconi sul lenzuolo e cominciò ad annusare la superficie del tessuto strusciando il petto contro il lenzuolo ruvido. I capezzoli le erano diventati turgidi e le punte si mostravano dure fino a farle male. Si girò supina e sbottonò il camice da lavoro che portava addosso. Rimase con le mutande ed il reggiseno lasciando che l'indumento da lavoro scivolasse sul pavimento. Accarezzò l'interno delle cosce allargate di proposito. Raggiunse con le dita i bordi della figa, calda e umida, e ripeté la manovra più volte cibandosi dell'eccitazione che le carezze sulla pelle nuda le sapevano dare.
Lasciò cadere la mano sotto l'elastico degli slip e raggiunse con le dita i peli del pube. Eseguì i movimenti con estrema lentezza, in conflitto col piacere che sentiva salirle da dentro e le faceva mancare il respiro. Raggiunse con l'estremità delle dita le labbra della figa e cominciò a strofinarle delicatamente. Proseguì fintanto che si decise a infilare un dito nella fessura che d'incanto si aprì al passaggio del medio.
Il clitoride spuntò fuori del suo involucro di carne e lei se ne prese cura accarezzandolo. Godeva nel sentirlo gonfio e duro mentre dalla fessura fuoriuscivano gli umori caldi della sua eccitazione. Si diede cura di trascinare il fluido degli umori bollenti sul clitoride per ammorbidirne la carne, mentre con l'altra mano accarezzava le tette. Le piaceva stare a coccolarsi i capezzoli, strizzarli e torcerli le provocava forti scosse di piacere.
Incominciò a sollevare il bacino dopo che ebbe introdotto un dito nella figa. Le pareti della vagina presero a contrarsi mentre il dito le entrava e usciva dalla fessura. In quell'istante desiderò che la porta si aprisse ed entrasse lui. Lo immaginò sopra di sé, sul letto, che le afferrava i polsi e la obbligava a stendere le braccia oltre il capo. Le gambe incominciarono a tremarle per l'eccitazione. Le sembrò di avvertire il respiro caldo della bocca dell'uomo sul proprio collo. Richiamò alla mente i momenti magici in cui la obbligava a leccargli la pianta dei piedi, insistendo affinché infilasse ciascun dito nella bocca, facendoseli succhiare fino al quando le labbra, fattesi gonfie, non tenevano una sola goccia di saliva.
Le piaceva addormentarsi sul petto villoso dell'uomo. Ascoltare l'ansare del suo respiro mentre lo masturbava fino a farlo venire nella propria mano. Non stavano più insieme da molto tempo, tre anni, ma nella mente manteneva viva l'immagine di quello che considerava essere ancora il suo uomo. Avrebbe desiderato che fosse lì, accanto a lei, a morderle le labbra della figa. Sarebbe stato sufficiente che la sfiorasse con la lingua, tutt'attorno le piccole labbra, per raggiungere lo stato di estremo godimento da cui non c'era più ritorno.
Mentre pensava a lui continuava a toccarsi il clitoride ruotandoci d'intorno con le dita. Incominciò a tendere i muscoli delle gambe ed irrigidirsi tutta. Fu assalita da fremiti in tutto il corpo. Le tette sembrarono scoppiarle tanto erano gonfie. I capezzoli erano turgidi e le dolevano. Assalì con due dita la fessura fra le cosce e si penetrò con estrema determinazione. Cominciò a contrarre le pareti della figa scotendo più volte il bacino nel letto. Un tremore che faceva fatica a contenere la pervase in tutto il corpo insieme a una sequela di gemiti che anticiparono il congiungersi delle cosce attorno alle dita che avevano smesso di agitarsi nella figa segregate dalla mucosa che non finiva di contrarsi.
Gli ultimi spasmi la colsero con gli occhi chiusi mentre raggiungeva lo stato di appagamento. Per tutto il tempo in cui si era toccata aveva mantenuto addosso le mutande ed il reggiseno. Percepiva un caldo umido e appiccicoso fra le cosce. Gli umori le colavano dalla fessura della figa ed avevano imbevuto il tessuto delle mutande. Rimase qualche istante in quella posizione fintanto che le membra, tutte, si rilassarono, poi si liberò delle mutandine e raggiunse il bagno per sistemarsi prima di ricominciare il suo lavoro quotidiano
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17 years ago
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Ho chiuso gli occhi
E ho immaginato, di essere lì con te... guardarti negli occhi, darti una leggera, delicata carezza sul viso... scendere sul collo e appoggiarci sopra una mano.. grande, calda... avvicinare le tue labbra alle mie e darti un dolce e delicato bacio... breve, intenso, strappandoti un dolce sorriso da quelle labbra, limpide e deliziose....e poi proseguire quel bacio, mentre le mie mani scivolano sulla tua schiena, su quella camicetta bianca, stretta che modella il tuo corpo e costringe i tuoi seni in una comoda stretta...e scivolarci sopra... trovare il tuo reggiseno e sganciarlo da sopra la camicia... strappandoti un sospiro e una piccola risata... girare attorno al tuo corpo.. .dandoti delicati baci sul collo, su quel piccolo segno viola che ti ho lasciato... chiedendoti scusa... e mordicchiarti delicatamente, ancora una volta, per rinvigorire quel segno che quando, lo guarderai, ti ricorderà il nostro week end...
avvolgerti in un caldo abbraccio, con le mie mani che impazzite vagano sul tuo corpo e ti strappano gemiti e sorrisi... con la mia lingua che con passione bacia il tuo collo, le spalle...le tue labbra, e si perde nella tua saliva, amandone il sapore...La mano corre... corre e si intrufola sotto i vestiti... scivola e cerca il reggiseno... ne segue l'elastico e lo percorre lentamente, in tutta la sua lunghezza... e poi mi infilo dentro.. cercando e afferrando delicatamente un tuo capezzolo... e ti guardo negli occhi... cercando i tuoi desideri... li percepisco.. in un attimo, in un lampo dei tuoi occhi vedo e li approvo... stringo dolcemente.. un poco più forte e ti strappo un sospiro... li lascio e quasi ansioso...ti sbottono quei delicati pantaloni rossi... mi inginocchio davanti a te... e ti guardo... con la camicetta bianca.... il reggiseno nero che si intravedeva appena... slacciato che lascia liberi i tuoi seni... e quegli slip neri, che prendo a baciare... fino ad arrivare al tuo monte di venere... ti guardo negli occhi... e prendo a mordicchiarlo da sopra la stoffa... i tuoi gemiti e le tue risate mi eccitano..... e mi invitano a continuare...bacio, bacio, bacio, e incomincio ad abbassarti quegli slip... ti guardo, sei già ormai bagnata dei tuoi gustosi succhi... ti faccio girare e bacio il tuo splendido fondoschiena... infilo un dito, l'indice, tra le tue natiche e scivolo, dall'alto verso il basso per farti venire un brivido... e ottengo il risultato sperato... divarichi leggermente le gambe e lasci che il mio pollice entri dentro di te.. ti appoggi al muro mentre il pollice ti stuzzica e il resto della mano ti avvolge le labbra... e stuzzica il clitoride...non passa molto che ti sento godere... sento i tuoi umori che bagnano le mie dita... con un sorriso scivolo fuori da te... assaporo il tuo sapore... e ti sorreggo... perché le tue gambe quasi non ti reggono... appagata.. ti accompagno a letto... ti abbraccio dolcemente... proteggendoti dal resto del mondo... e ti riempio di baci... mentre finisco di spogliarti... e infilarti quel bellissimo pigiama...
Mi sdraio al tuo fianco.. e ti guardo... quel sorriso stupendo che hai dopo ogni orgasmo... che mi rende consapevole del potere delle mie mani... che mi rende consapevole del piacere che ti dono... che amo darti e regalarti...e in un momento stupendo, che spero infinito... poso un delicato bacio sulle tue labbra... e ti abbraccio, appoggiando la tua testa sul mio petto... e così ti addormenti... con le mie mani che ti coccolano... e la mia voce che spreca dolci parole per le tue orecchie...
E ogni notte... chiudo gli occhi... e penso ancora a quel bellissimo sorriso... che allieta i miei pensieri... mi riempie il cuore... e disseta il mio desiderio di vederti... fino al nostro prossimo incontro...
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17 years ago
admin, 75
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La prima volta in quattro
Avevo una voglia matta di provare con un'altra donna,e cosa che è avvenuta un giorno mentre stavo al lavoro
E' venuta a lavorare presso dove io lavoro una ragazza,non carina, ma un bel tipetto,bel fisico con belle tette,inizialmente se la tirava,e si comportava da persona insospettabile,ma con il mio fiuto femminile avevo capito qualcosa di diverso in lei, anche se era fidanzata, e detta da lei molto molto fedele al suo lui.
Sarà strano ma è successo che un giorno ,come di sua consuetudine il mio principale mi chiama nel suo ufficio, mi comincia a palpeggiare a strusciare,io in quel momento avevo voglia di ciucciare il suo cazzo,gia grosso e duro,e mentre stavo davanti a lui in ginocchio con il suo arnese in bocca,sento una mano in testa, piu leggera e piu delicata di quella del mio capo, mi giro ed era lei,che evidentemente non vedendomi rientrare al mio posto di lavoro è venuta a curiosare e senza farsi dire niente si inginocchia anche lei, convinta che volesse ciucciare anche lei, mi tolgo il cazzo dalla bocca ,per farlo prendere a lei, invece inizia a baciarmi con la lingua,me la infila tutta nella bocca,con le mani inizia a spogliarmi,tirandomi fuori il mio seno i capezzoli erano diventati duri ero eccitatissima ( io 36 anni esperta, ma lei 24 anni piu esperta di me) lascio il cazzo del mio principale che allibito e sorpreso piu di me si scosta per guardarci,sempre con il suo cazzo fuori.
I nostri corpi letteralmente nudi (era fatta molto bene)si intrecciano con le mani le nostre lingue non stavano mai ferme io sul suo ed lei sul mio corpo,la faccio distendere sulla scrivania,ed cosa mai fatta,inizio a leccargli il clitolide,duro come il cazzo del mio pricipale,lei gemeva si divincolava sotto i colpi della mia lingua che era diventata come un martello pneumatico, gli alzai di piu le ginocchia e quando iniziai a infilare la lingua sul suo culetto si dimenava ancora di piu mentre gli infilai un dito nella passera,ed in quel momento al massimo della sua ma anche mia eccitazione i suoi gemiti erano piu forti, sentirla strillare io godevo ero un fiume in piena, la mia lingua non si fermava piu le mie mani sul suo sodo seno,sgrillettavano i suoi capezzoli duri ero come un robot non mi fermavo piu, fino quando le sue mani presero la mia testa per allontanarla, avevo capito che era esausta dal piacere e dal godimento avuto, in quel momento il mio principale si avvicina io lo prendo in bocca per ciucciarlo, era eccitatissimo, e lei per solidarietà inizzia a ciucciare insieme a me, fino quando il mio capo sposta la mia testa per farlo ciucciare solo a lei, ed a vederla e detto dal mio principale lei piu piccola di me ma espertissima in tutto e per tutto.
Dopo quel giorno , ci sono stati tantissimi altri giorni sempre noi tre,fino a quando una sera accordatoci per un incontro lei è venuta con un amico Gay, ed è stato fichissimo ed eccitatissimoooooooooooooo cosa che vi racconterò la prossima volta
ciao Fausta
Questo racconto è reale, cosi come l'ho raccontato
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17 years ago
fausta,
50/50
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Festa della donna
La nostra amica Barbara voleva festeggiare 8 marzo con alcune sue amiche, Anna ,Paola, Renata e Monica presso il night club di un suo caro amico dove ci sarebbe stato uno spettacolo di strip maschile per sole donne,e poi dopo la mezzanotte io e gli altri mariti avremmo potuto raggiungerle e avremmo fatto follie fino all’alba e mi aveva domandato se Laura era disposta ad andare con loro, io ho fatto presente a Barbara che avrei aderito molto volentieri alla sua proposta ma Laura come lei ben sapeva aveva frequentatole scuole dalle suore e le avevano inculcato delle idee assurde per quanto riguarda il sesso,lei non concepiva il rapporto al di fuori del matrimonio quindi sapendo che ci sarebbe stato lo strip non sarebbe mai andata. Barbara mi ha richiamato il giorno dopo dicendomi che se io fossi stato d’accordo lei aveva trovato il modo per portare Laura alla festa, e anche di farle cambiare idea sul sesso in quanto aveva parlato con il suo amico Carlo,e questi gli aveva detto che se avesse voluto avrebbe parlato con gli strip man e poteva organizzare qualcosa di veramente eccezionale per loro. A questo punto la curiosità si è fatta grande e ho chiesto se eventualmente avessi potuto assistere allo spettacolo,Barbara mi ha detto che c’era una sala con un finto specchio che veniva usata per controllare che nel salone fosse tutto tranquillo e avrei potuto tenere d’occhio la situazione. A Laura abbiamo detto che lei e le altre donne sarebbero andate a mangiarsi una pizza e poi sarebbero andate in discoteca dove io e gli altri mariti le avremmo raggiunte più tardi. La sera dell’8 marzo alle 19 Barbara e le altre amiche sono passate a prendere Laura E sono andate in pizzeria dove Barbara ha provveduto a far bere Laura un po’ più del solito non ubriacarla, ma renderla un po’ più euforica .Io intanto mi sono recato al night di Carlo come d’accordo , gli altri mariti sapevano che mi avrebbero dovuto coprire e ci saremmo ritrovati tutti all’una di notte. Uscite dalla pizzeria sono andate in una discoteca li vicino dove Barbara sapeva che per quella sera era obbligatoria la prenotazione difatti non le hanno fatte entrare, a quel punto Barbara ha proposto di andare in un locale di un suo amico e che ci avrebbero telefonato per spostare il ritrovo. Detto fatto alle 20,30 Barbara e le altre sono arrivate al locale e gli è stato assegnato un tavolo proprio in prossimità del palco e in una posizione che dalla saletta si poteva vedere benissimo. Il locale non era molto grande, c’era una musica bassa e molto sensuale e ospitava circa una settantina di donne molte delle quali già frementi per lo spettacolo che da li a poco avrebbe avuto inizio, sui tavolini c’erano delle bottiglie di spumante e dei mazzi di mimosa. Mia moglie Laura è una 40enne taglia 46 con 3a di seno ed è ancora una donna piacente da come vedo gli altri uomini che la guardano quando usciamo insieme. Quella sera era vestita con una minigonna (io adoro le minigonne) una camicetta calze autoreggenti e un completo intimo molto sexy che le aveva regalato Barbara proprio per la festa della Donna . Dalla saletta potevo vedere Laura un po’ euforica che rideva scherzava con le altre e forse dopo un paio di bicchieri di spumante anche un po’ alticcia. Le luci nella sala si sono abbassate e sul palco che invece si è illuminato sono comparsi otto ragazzoni di cui 4 bianchi e 4 neri che hanno incominciato a ballare invitando alcune signore del pubblico, dopo un po’ uno alla volta hanno riaccompagnato le signore ai tavolini e hanno dato inizio allo strip. Io guardavo Laura e la vedevo un po’ a disagio ma le altre la schernivano dicendo che quella sera era la loro festa e che si divertivano un mondo e poi bastava che guardasse come si comportavano le altre donne tra cui c’erano ragazze,ma anche tante madri di famiglia e erano chiaramente molto eccitate. Terminato lo strip nuovamente i ragazzoni sono scesi tra quella folla di donne con addosso solo il tanga tra il tripudio generale ,tutte che volevano essere invitate a ballare e stringersi tra le braccia quei fustoni, i ragazzi ne scelsero alcune e le portarono sul palco e dopo hanno ballato avvinghiate a quei maschioni cercando di palparseli il più possibile. Io incominciavo a spazientirmi erano già le 10,30 e non era ancora successo nulla di particolare, anzi Laura,Barbara e le altre non erano neanche state avvicinate,Carlo mi guardava e si è messo a ridere dicendomi che per fare le cose bene ci vuole pazienza , bisogna aspettare che il vino,la musica,e l’atmosfera agiscano sui freni inibitori, adesso inizia la vera sorpresa. Gli 8 ragazzi dopo essersi fatti sfilare i tanga dalle signore le riaccompagnano ai tavoli , e poi mentre 2 di loro portano sul palco alcuni tavolini gli altri 6 si avvicinano a Laura e alle sue amiche e le portano sul palco incominciando a ballare stringendo le donne e strusciandosi contro con fare seducente, vedo il ragazzo che balla con Laura la stringe e il suo pene eretto preme sulla gonna di Laura intanto le accarezza la schiena e piano piano scende sul suo sedere, Barbara non resiste a sentire il cazzo del suo accompagnatore sfregarle il ventre e incomincia spogliarsi seguita a ruota da Monica e Anna che prendono in mano le aste dei loro accompagnatori e dopo averle massaggiate un po’ incominciano a spompinarle, l’accompagnatore di Laura a quel punto prende la mano di Laura e la guida sul suo uccello e quando Laura cerca di ritrarla gli mostra le sue amiche in pieno coinvolgimento erotico e l e altre donne presenti in sala che vorrebbero essere al suo posto,poi con la mano le solleva la gonna e gli tocca il culo ,vedo Laura disorientata , ma intanto anche Renata e Paola si sono fatte prendere dall’euforia erotica e sono anche loro già nude, rimane solo Laura da spogliare e Barbara e Renata gli si avvicinano e incominciano spogliarla vedo che Laura non è pienamente d’accordo,ma loro non so cosa gli dicono e alla fine si lascia spogliare. Paola e Anna intanto sono state fatte sdraiare su due tavolini e stanno godendo come pazze Paola con un cazzo nero in bocca e un cazzo bianco in figa ,mentre Anna sta spompinando due cazzi bianchi in contemporanea e il terzo ragazzo Con la testa tra le sue cosce gli sta leccando la figa accuratamente depilata. Barbara si inginocchia e fa inginocchiare anche Laura e Renata davanti agli altri 3 ragazzi e dice loro di mettersi in fila e passare a farsi fare un pompino incominciando da lei poi da Renata e infine da Laura spostandosi spesso tipo roulette russa e avrebbe vinto quella che fosse riuscita a ottenere almeno due sborrate in bocca su tre, intanto Carlo mi ha detto che sarebbe sceso anche lui sul palco e di non farmi troppe seghe perché da li a poco lo avrei raggiunto .Non so chi abbia vinto la Roulette,anche perché in seguito gli altri ragazzi hanno voluto partecipare anche loro,poi due dei ragazzi hanno preso Laura e la hanno sdraiata sul tavolino uno gli ha allargato le cosce e ha incominciato a leccargli la figa pelosa mentre l’altro gli offriva il suo cazzone nero da succhiare, Carlo intanto era sceso in sala e salito sul palco ha incominciato a scopare Barbara ho visto che mormorava qualcosa all’orecchio di Barbara, che si è messa a ridere, quindi è arrivato un cameriere che portava delle bende e le ha consegnate a Barbara la quale le ha distribuite alle amiche dicendo che sarebbe stato molto più eccitante fare sesso senza vedere con chi lo facevi,tutte hanno indossato la benda, Laura sulle prime si opposta ma a quel punto doveva stare al gioco .Dopo averla bendata alcuni ragazzi hanno incominciato a toccarla dappertutto e Carlo mi ha fatto segno di raggiungerlo,mi sono spogliato e sono salito sul palco,e anche se ho sempre voluto scoparmi Renata sono subito andato da Laura il mio uccello stava per scoppiare poi a vedere uno dei neri che se la stava scopando ero eccitato come non mai, gli ho messo il cazzo in bocca e mi sono fatto fare un pompino aggiungendo alla fine anche il mio sperma a quello che già le colava dal viso, poi quando il nero ha finito mi sono infilato tra le sue cosce umide di sperma e l’ho scopata ,mentre Carlo gli toccava le tette e gli dava il suo uccello da succhiare poi le hanno messe alla pecorina e siamo tornati giocare alla Roulette russa scopandole un po’ per uno mentre gli altri si facevano fare i pompini e dopo anni di rifiuto assoluto sono finalmente riuscito a incularla dopo che uno dei ragazzi non sapendolo gli aveva rotto il culo seguito a ruota dagli altri che da tempo non vedevano un culo vergine. e anche le altre amiche hanno avuto la loro dose di cazzi in culo ,intanto i camerieri in sala di davano da fare con le altre donne che reclamavano la loro parte.Alle 24,30 Carlo mi ha chiamato e mi ha mandato a vestirmi poi ha chiamato Barbara dicendo di chiamare le sue amiche perché tra poco sarebbero state aperte le porte per permettere agli uomini fuori di raggiungere le compagne, Barbara chiamò le amiche e raccolti i vestiti corsero ai bagni per rimettersi in ordine . Noi siamo ufficialmente arrivati alle ore, 01,20,in modo di dargli tempo per riordinarsi e farsi una doccia, Quando siamo entrati Laura era ancora un po’ euforica, ci siamo baciati e ho sentito ancora nella sua bocca il sapore un po’ aspro dello sperma,quando gli ho chiesto se si era divertita mi ha risposto che la serata era andata bene ma che voleva ora ballare con me.
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17 years ago
ocaselvaggia58,
39/40
Last visit: 17 years ago
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Sala di doppiaggio
Non era una bella giornata.Avevo lavorato veramente troppo e la testa mi scoppiava
.Il lavoro doveva essere consegnato entro una settimana, ma questo doppiaggio faceva acqua da tutte le parti cosi' come chi partecipava a terminarlo...mai visti attori cosi' scadenti.
.A dire il vero per la parte del narratore avevamo trovato un professionista rapido, un po checca isterica ma che si era sbrigato in due sedute con pochisimi errori, ma il problema erano queste ultime due "sottocosto" consigliatemi da Paola ...non ne avevano imbroccata una!
Ormai erano assunte e dovevo combatterci per forza ...non mancava molto, ma erano dei generatori di perdita di tempo incredibili..!
Avevo percepito da subito che tra di loro c'era una forte tensione, per cui erano nervose e sbagliavano anche le cose piu semplici..le lasciavo un po a parlottare tra loro e a cercare di ripassare il testo da doppiare, ma secondo me finivano di parlare di tutt'altro, per cui eravamo in una situazione di stallo...
Chissa di che cazzo parlano pensavo...e alla tentazione e' seguita l'azione, quando furtivamente ho azionato l'audio interno della sala senza avvertirle.
-sei proprio una puttana, questa e' la verita'...lo hai fatto ancora...e me lo avevi giurato sulla testa di tua madre...e che problema c'era..volevi un cazzo di gomma? pensi che mi manchi la faccia di andarmelo a comperare..?bastava chiedermelo senza dovertela fare leccare per forza da quella maniaca di Maria..quella stronza ci prova con tutte sempre e con queste diavolerie ci sguazza!! perche' mi devi fare sempre fare comparire come una lesbica romantica e sentimentale del secolo scorso..? anche a me piace trasgredire qualche volta..pero' parliamone ...cosi' mi fai morire ogni volta..possibile che non lo capisci....?-
Due lesbiche. Che sono litigate a morte tra loro. Tombola.Non ne sarei uscito mai vivo e soprattutto non ne sarei uscito col lavoro terminato.Che fortuna.MI si era arrestata la salivazione...
-antica..sei proprio antica e fifona..io ci godo da matta ad infilarmi di tutto..e mi piacerebbe tanto farlo anche con te, ma ogni volta e' un problema...ogni volta una discussione...anzi solo a parlarne gia' mi sono eccitata...e finiamola poi ...cosi' veramente passi i limiti...stiamo lavorando cazzo! quel pirla li dietro gia' lo vedo un po impaziente e fa ancora di piu una bella faccia da idiota...si, guarda che faccia da pesce lesso...pero' e' carino...assomiglia un po al tuo ex marito?
-Quello almeno era alto Sandra, stronzo ma alto...oh non mi dire che ti faresti anche quello....piuttosto stacco il microfono e ti faccio io adesso.. e poi dimmi che sono antica..!-
La mia prima reazione era gia' diventata la seconda.Inadempienti , lesbiche e per giunta criticone! Un idea per tutte: una bella pausa caffe cosi da lasciarle belle tranquille a parlare e rigiurarsi amore eterno ed organizzare la riappacificazione con viaggetto premio a Lesbo...senno le potevo anche strozzare. Meglio la prima
_Bene ragazze , io torno tra una mezzora...vi porto qualcosa dal bar?....Grazie per la pronta risposta e a tra un po'... ( e andatevi ad ammazzare, stronze)...
Ero gia fuori alla porta quando il mio diavoletto comincio' a tirarmi per i calzoni...e se facevano pace? E se si ficcavano dentro veramente un microfono, peraltro costoso e igienizzato? E, diciamo la verita' , se ci scappava anche qualcosa extra...sai, una ha detto che ero carino...insomma lesbicate bellissime ne ho viste ma in vhs...e quando mi ricapitava piu'....dovevo travestirmi da formica e rientrare dalla porticina di lato senza fare cadere i pesciolini rossi di Paola...per questa nobile causa mi sarei anche smaterializzato come Star Trek!
Non avevo fatto in tempo ad aprire la fessura della porticina ...l'audio impietosamente mandava in diretta ( con effetti) i mugolii e i fruscii di due donne che si stavano baciando in bocca con straordinaria foga...loro.
-amore..lo sapevo che non ce la facevi piu e volevi farmi...toccami..toccami..-
Non avevano piu ritegno. Adele, la piu giovane, si era seduta a gambe larghe sul tavolino di lato scansando bruscamente il libro dei testi coi dialoghi e aveva con forza portato la mano di Sandra tra le coscie...continuavano a baciarsi a mugolare e sembravano avere tre mani e sei lingue...erano partite...
-troia, succhiami adesso poi te lo faccio vedere io il cazzo...tutta dentro la voglio la lingua...dai dai-
Era incredibile.E mentre la leccava gli infilava due dita con forza...ormai eravamo alle grida ed erano saltate tutte le forcine per capelli...e anche la mia chiusura lampo cominciava a dare in escandescenze...eh no, la sega no! Cazzo, io sto lavorandoo!!!
-il microfono, mettimelo, adesso , tutto...prendilo troia, prendilo....-
-ah adesso lo vuoi porca-alternando le parole a una passata di lingua -dimmi che lo vuoi...urla...dillo-
E adesso come ne esco? O facevo l'entrata trionfale con "OOps" e tutto si risistemava in pochi istanti o assistevo impotente all immersione di un costosissimo microfono in un oceano di piacere femminile...oh, lo sapete che c'e'...la roba e' della mia socia ed e' lei che mi ha mandao ste due canchere...faro' come Ponzio Pilato.Niente.
_Ah..di piu di piu ...tutto tutto...
Il problema era che il filo era rimasto attaccato per cui i suoni in diretta erano veramente sconcertanti...adesso era praticamente sparito dentro Adele mentre Sandra le mordeva i capezzoli per suscitarle un forte orgasmo...detto e fatto...era troppo eccitata.
Finito qui? No.Adesso per par condicio toccava all'altra...il mio pene aveva gia' fatto il giro d'italia per le contorsioni, ma la sega nooooooo!!!
Ora era tutto piu dolce...il contrario esatto..ma non era lei l'amante delle trasgressioni?
_Amore si , piano, piano....dimmi che mi vuoi tanto dimmi che ti faccio godere tanto...-dimmi ...dimmi...
Lento.Ora tutto andava al rallentatore e il piacere arrivava a tratti. Scattava, tremava, le accarezzava i capelli, le toccava le orecchie...si toccava i seni freneticamente...stava arrivando..la situazione morbosa era stata troppo per loro...
Sandra e' venuta quasi piangendo e ha gongolato per tre ore...ha schiacciato la faccia di Adele sul suo sesso quasi a soffocarla...quando ha rialzato la testa sembrava quasi si fosse spalmata un gelato...una carezza tra le gambe e... via! la ragione ritorna...dove siamo? che facciamo? Odiio questo adesso ritorna....
Non voglio nemmeno sapere come hanno fatto a farsi trovare praticamente pietrificate al loro posto...al bar ci sono andato poi per davvero, e volevo proprio vedere se le cose sarebbero riandate per il verso giusto.
Tempi record? Ormai ero esasperato dall'esperienza e avrei accettato anche un doppiaggio in sanscrito? Non lo so, tantevvero che le ho salutate semicordialmente ( eh no pesce lesso non lo doveva dire..) la sera alla fine del turno. Andato a buon fine...cosi' ha detto la mia socia...poi capiro' un giorno che ci azzecca lei con le simpatiche signorine...vabbe'.
Una sola curiosita'....tutto a posto e va bene, le forcine , i testi i capelli , il tavolino, etc etc....ma non potevo resistere alla tentazione per cui a luci semispente sono entrato nella sala...e indovinate che ho fatto????
Ho annusato il microfono no? Questo non lo potevano cammuffare....che sensazione!!!! Sono rimasto buoni cinque minuti ad occhi chiusi ad annusare...a ricordare...a ricordare...ricordare....ricordare che in frigo ho un paio di birre...ho una certa fame, casetta mia e' vicina e ......oh....guardatela come vi pare...ma io adesso ho staccato da lavorare e se non voglio avere problemi di prostata....scattera' la SEGA!!....
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18 years ago
annannanna,
38/39
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Estetista
Vi racconto la mia esperienza capitata oggi nel pomeriggio sperando di fare cosa gradita a voi maschietti....
Ore 13.30
E' arrivato il fatidico appuntamento con l'estetista e oggi , giornata piuttosto calda decido di infilarmi una gonnellina a fiorellini , un top , il giacchino di jeans , e un paio di sabo' color carne con tacco 12 per recarmi all'appuntamento.
Conosco tutte le estetiste nel centro in cui mi reco ogni settimana , ma oggi , sono stata accolta da una ragazza sui 30 anni che chiamero' Jenny che subito mi saluta garbatamente e mi dice che ha preso il posto di Giovanna, la mia estetista preferita ,in quanto lei e' influenzata ( che peccato povera!! ).
Dopo alcune chiacchere disinvolte Jenny mi dice di svestirmi e mettermi comoda per procedere al massaggio e io mi rilasso sul lettino ,sdraiata pancia basso, spogliandomi completamente e coprendomi solo con un asciugamano .
Jenny e' una bella donna bionda ( io non sono attratta dalle donne... o almeno non lo ero ) sui 30 anni , capelli legati , trucco leggero , una 3 di seno e un bel fisichetto fasciato dal suo grembiule bianco e verde . Portava dei sabot da infermera e un collant bianco.
Stesa sul lettino mi rilassai e mi preparai a godere del massaggio e lei inizio... delicatamente ... massaggiandomi le spalle e la nuca , scendendo sulla schiena , massaggiandomi i glutei e le gambe.
Era molto , molto brava e la cosa mi rilasso molto.
Dopo un lungo massaggio mentre parlavamo le dissi che era molto brava e lei sorrise e io le chiesi di scendere e dedicarsi ai miei piedi;
adoro quando li massaggiano , adoro sentire l'olio che mi passa tra le dita , le mani che stringono e accarezzano i piedi e le chiesi di dedicarsi con molto impegno a questo .
Iniziai a bagnarmi... anzi a dire il vero ero un lago... e lei se ne accorse , anche perche' il mio respiro aumento' decisamente tanto , e lei mi chiese se il massaggio era fatto a dovere o se avesse dovuto fare qualcosa di altro per farmi stare meglio.
Senza pensarci due volte presa dalla passione e dall'eccitazione del momento le dissi:
"Se sei cosi' tanto brava con le mani , chissa come potresti prenderti cura ancora dei miei piedini"
e lei senza pensarci due volte rispose:
" posso baciarli se vuoi " ( e sorrise )
Oddio...( mi sto bagnando anche ora mentre scrivo !!! )
Le dissi di fare quello che si sentiva....
sentii il calore del suo respiro contro il piede destro e la morbidezza delle sue labbra sopra le mie ditina.....
sentii il caldo contatto della sua bocca avvolgere parte del mio piede e la sua lingua infilarsi dentro le dita...
sentii il contatto della sua saliva contro il mio piede e inizia a non capire piu' nulla.....
ho iniziato a muovermi .. non riuscivo a stare ferma... strofinavo il mio corpo sul letto cercando un modo per stimolarmi .... e intanto puntavo il piede dentro la bocca di Jenny che inizio a respirare in modo piu' affannoso....
aprii le gambe leggermente e in quel momento sentii le sue mani salire sulle mie gambe e andare a sfiorare l'interno coscia ...la sentii salire... ormai erio in balia di questa donna...
In un attimo sentii una scossa salirmi dentro e esplosi un un orgasmo che non avevo mai sentito...
... ci fu un momento interminabile di silenzio.... lei smise di toccarmi e di leccarmi i piedi... prese l'olio e si posiziono' di fianco a me iniziano a masaggiarmi tutta...dalla testa ai piedi dicendomi :
Come vado come sostituta??
Scoppiammo a ridere come due vecchie amiche e le feci i miei complimenti dicendole che avrei prenotato un altro appuntamento la settimana prossima . Con lei chiaramente.
E' stata una esperienza che mi ha sconvolto perche' non sono mai stata con una donna , ma la delicatezza e il sapere cosa e come fare per darmi piacere e' stato entusiasmante.
Non vedo l'ora che sia Venerdi' prossimo... poi se non vi disturba... ve lo raccontero'!!
Ciao a tutti
Miriam
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18 years ago
Coppiacalda77,
30/39
Last visit: 13 years ago
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Sottomisura
Giungo in Piazza della Pilotta verso tarda mattina. Le vie adiacenti il Teatro Regio sono affollate di persone. Uomini e donne stanno assiepati attorno le bancarelle dove sono esposti in maniera disordinata indumenti, calzature e articoli casalinghi di ogni genere.
Le donne saltano da un banco all'altro, movendosi come cavallette, alla ricerca di un capo di abbigliamento griffato di fine serie, pronte a contendersi l'oggetto dei loro desideri con spintoni e male parole.
Andare in giro nei mercatini facendo shopping a basso costo è una pratica cui non so sottrarmi. Alcuni sociologi hanno paragonato l'esercizio di questo passatempo alla stessa stregua di certe droghe che creano dipendenza.
Ma ormai è' un fenomeno generalizzato che coinvolge un gran numero di donne e uomini che come me usano acquistare oggetti per il solo gusto di consumare, senza averne un reale bisogno.
A fatica, facendomi largo fra la folla, riesco ad avvicinarmi ai bancali che espongono abiti e tessuti per l'estate. Una gonnellina pareo in lycra di colore bianco attira la mia attenzione. Costa solo 6,50 Euro. La prendo e pago senza mercanteggiare sul prezzo. Ritiro la merce e infilo l'involucro nella sacca che porto tracolla. Poco più in là, nella zona del mercato riservata agli ambulanti che espongono scarpe, trovo degli zoccoli di legno di colori assortiti con sottili fascette multicolori. Ne prendo un paio: costano solo 8,00 Euro.
Fare shopping è divertente. A volte perfino eccitante. Muoversi fra le persone, sentire i loro odori, entrare a stretto contatto con i corpi, contendersi e passarsi gli oggetti fra le mani non mi produce solo agitazione, ma un grande turbamento. Nel caos che regna intorno ai banchi c'è sempre qualcuno che ne approfitta per allungare una mano e toccarmi il culo. Dopotutto è sempre meglio subire questo genere di attenzioni piuttosto che essere derubata del portafoglio da uno dei numerosi borseggiatori di professione che infestano i mercatini.
Ormai ho fatto l'abitudine ai palpeggiamenti, reagisco all'offensiva di chi insiste nel toccarmi il culo solo nel caso in cui la palpata si fa troppo insistente superando i limiti della decenza. Il più delle volte, girandomi, trovo alle mie spalle solo donne e ciò non mi dispiace: sono portata a credere che il mio culetto deve essere particolarmente appetibile a molte di loro.
Essere palpata sulle chiappe è quanto di meglio può capitarmi quando mi muovo fra la folla che sta assiepata attorno ai banchi. Ogni volta che sono oggetto di questo tipo di attenzioni provo una certa soddisfazione, cosciente come sono di avere regalato attimi d'intenso piacere a chi ha compiuto il gesto.
Il tipo di palpeggiamento che prediligo è quello con la mano morta, è un tipo di palpata docile, gentile, sensuale. Detesto invece chi volgarmente mi pizzica il culo o tenta d'inserirmi un dito tra le natiche.
Girovagando da una bancarella all'altra, in meno di mezz'ora, ho acquistato un gran numero di cose: due t-shirt, un abito a mezza manica in piquet elasticizzato, da indossare quando andrò in spiaggia, un copricostume, un telo mare verde con stampe a zebra, un bikini a righe colori arancio/viola e una borsa mare di plastica trasparente rigida. Infine ho comperato un regalo per Cristina: è con lei che ho appuntamento in Piazza Garibaldi.
Ripongo gli oggetti che ho acquistato nelle borse ai lati del portapacchi della bicicletta, dopodiché lascio la zona del mercato. Sospingo il velocipede e a piedi mi avvio verso Piazza della Pace.
Sotto l'ampio porticato del Palazzo della Pilotta un gruppo di donne moldave e bielorusse stanno sedute sulle panche di granito d'intorno al bacino d'acqua che l'architetto Piano ha inserito nell'arredo urbano di Piazzale della Pace quando ne ha curato il rifacimento. Le donne parlano fra loro, in maniera composta, sottovoce. Molte di loro espletano il lavoro di assistenti domiciliari prendendosi cura di anziani soli. Pagate in nero dai famigliari di quest'ultimi che altrimenti dovrebbero sborsare cifre iperboliche per ricoverarli nelle case di riposo. Non c'è nessun uomo a tenere loro compagnia: i mariti sono rimasti a casa ad accudire i figli. Sfilo dinanzi a loro e penso che sono donne coraggiose.
Mancano pochi minuti a mezzogiorno quando giungo in Piazza Garibaldi.
Cristina, vedendomi arrivare, abbandona la poltroncina in vimini dove sta comodamente seduta e mi viene incontro. Ci scambiamo un duplice bacio sulle guance, alla maniera francese e prendiamo posto al tavolo della caffetteria, poi ordiniamo un aperitivo. Al riparo dal sole, sotto un enorme ombrellone di colore beige, a poca distanza dal monumento a Garibaldi che troneggia in mezzo la Piazza, ci gustiamo il passeggio della gente che transita dinanzi a noi.
- Come va? - domanda.
- Bene. e tu?
- Anch'io
- Luca?
- Il solito. E' via, a Budapest. Torna martedì o mercoledì, spero.
Vorrei dirle qualcosa a proposito di Luca, ma esito e cambio argomento. Pur lavorando entrambe come infermiere nello stesso ospedale, ci frequentiamo da poco tempo, più precisamente da quando è stata trasferita nel reparto di medicina dove presto servizio da quattro anni.
- Ti ho preso un regalo - dico - E' solo un pensiero, ma spero che ti piaccia lo stesso. L'ho scorto in un bancale del mercato, così l'ho comperato.
- Beh! Mi hai messo addosso una certa curiosità. Posso sapere almeno cos'è?
- Prova a indovinarlo.
- Dai, Erika non fare la sciocchina. Dimmelo. non tenermi sulle braci.
E' magnifica Cristina quando sorride. Le sporgenze carnose delle sue labbra si schiudono e accenna a mordersi il labbro inferiore.
E' impaziente di sapere cosa le ho comperato. Batte nervosamente le dita sul bracciolo della poltroncina nell'attesa che le consegni il regalo.
Indossa una camicetta bianca, ampiamente scollata, e un paio di jeans che per la delicatezza della fattura e i modi eleganti della sua persona le donano un aspetto raffinato e nel contempo sbarazzino. I capelli castano scuri, raccolti dietro la nuca, a coda di cavallo, la fanno apparire più giovane di quanto non è, mentre invece ha la mia stessa età: trentadue anni.
- Potrebbe essere un copricostume, una t-shirt o un maglietta a vogatore di quelle a spalla stretta. Tu cosa pensi che sia? - le suggerisco.
- Dai, non farmi stare male... dimmelo.
Cristina afferra il bicchiere e sorseggia la bevanda analcolica. Seguo il movimento delle sue labbra che si dilatano al passaggio del liquido. Sono presa da un desiderio inconsulto d'infilarle la punta della mia lingua nella sua bocca, ma è solo una voglia matta: una allucinazione.
- Va beh, dai... Ora te lo vado a prendere. L'ho nel cestello della bici.
Mi allontano e torno poco dopo tenendo stretto nella mano il regalo.
- Tieni è qui dentro - dico, porgendole l'involucro.
- Che faccio. L'apro ora? - sussurra, stringendo fra le dita il regalo.
- Beh, se ti va che gli altri lo vedano.
- Ah! E' così dunque. C'è dentro qualcosa di misterioso di cui debba vergognarmi?
- Ma no, che dici mai.
- Beh! Allora lo apro...
Cristina estrae dal sacchetto l'involucro in plastica che contiene un bikini in tinta unita con reggiseno a forma di triangolo.
- Accidenti! E' un bellissimo coordinato bianco! Giusto quello di cui avevo bisogno.
- Dici?
- Sì, davvero!
- Ne sono felice. E' una piccola cosa, lo so. Su una pelle olivastra come la tua il bianco è il colore che più fa risaltare l'abbronzatura e la bellezza delle tue forme.
Cristina afferra il reggiseno, ne valuta la consistenza e le dimensioni e fa lo stesso con lo slip.
- Ma che misure hai preso?
- La terza di reggiseno e la taglia quarantadue per gli slip. Sono andata un po' a naso.
- Per essere una terza mi sembra piccola.non credo proprio che contengano i miei seni, per me è una seconda.
- Ma no, dai. Fai vedere.
Agguanto i capi di biancheria e li valuto.
- Ti sbagli, guarda c'è scritto nell'etichetta. E proprio una terza!
- Ti sbagli. Scusa se insisto, ma il reggiseno è di una misura più piccola.
Lo saprò bene, non credi?
- Beh, per giudicarlo dovrei vedertelo addosso.
- Lo indosserò appena sarò a casa, poi te lo farò sapere.
- Beh, potresti indossarli ora, così se non è della tua misura posso andare a cambiarlo subito.
- Sì, ma come faccio?
- Vieni dai, andiamo in bagno e te lo provi lì. Ti accompagno... se vuoi.
- Dici?
- Sì, dai. Andiamo, segui me.
Ci conosciamo da poco tempo eppure mi sento dannatamente attratta dal suo corpo. Anche ora che a passi lenti la precedo verso la caffetteria, pur se turbata dall'inconsueta intimità, cerco di reprimere la forte attrazione che provo verso lei.
Il percorso che conduce hai bagni lo conosco bene. Varco la porta dell'antibagno e lei mi segue appresso. Ci ritroviamo in uno spazio esiguo. Una specchiera a muro e due lavandini sono alla nostra destra, mentre nella parete opposta trovano posto le porte dei due gabinetti.
- Vai dentro. Ti aspetto qui mentre provi il costume - dico.
- Ma no, dai entriamo tutte e due insieme. Mi dai un consiglio, ti spiace?
- Ma veramente...
Cosa altro potrei risponderle? Che non vedo l'ora di essere chiusa in quello spazio ristretto insieme a lei e godere della sua intimità?
- Su dai non fare storie, seguimi.
Con un certo impaccio entro anch'io nel bagno. Lo spazio è piuttosto esiguo, ma sufficiente da permetterci di muoverci con una certa disinvoltura.
- Ti spiace tenere il bikini mentre mi spoglio?
- No, fai pure.
Mi consegna il costume e appoggia la borsetta di pelle all'attaccapanni, poi si libera dei jeans.
- Provi anche gli slip?
- Sì certo, intanto che ci sono provo anche quelli.
Una volta sfilati i pantaloni si libera della camicetta. L'intimo di pizzo bianco che indossa è carino davvero, il reggiseno a balconcino le sostiene i seni spingendoli verso l'alto.
- Ti spiace sganciarmi il reggiseno?
Prima che possa risponderle si è girata con la schiena nella mia direzione, in attesa che la liberi l'indumento.
Stacco il gancio e lascio che il reggiseno scivoli in avanti. Cristina lo toglie e lo appende alla gruccia infissa nel muro nel muro, poi si gira verso di me.
Il sorriso malizioso che traspare dalle sue labbra è incantevole come lo sono i suoi seni. Osservo le forme tonde e resto stupita nel constatare che i capezzoli sufficientemente prominenti sono inturgidi.
- Beh! Sei sorpresa?
- Cosa? - rispondo, stupita.
- Allora pensi ancora che la misura sia giusta?
- Beh, no... forse hai ragione tu, ma... -
Contrariamente alle mie mammelle, che col passare degli anni accennano sempre più a diventare pendule, le sue sono tonde e sufficientemente ritte.
Le porgo la parte superiore del costume e lei lo indossa.
- Beh, che ne dici ti sembra una terza, questa?
I lembi a forma di triangolo coprono a stento le forme dei seni, segno evidente che abbisogna di una taglia in più.
- In effetti, ti sta un poco stretto, lo ammetto.
Sfila le mutandine di pizzo e indossa quelle del bikini. Chino il capo e constato di persona che ha la passerina ben curata con uno striminzito ciuffo di peli neri nella parte superiore.
- Ti sta veramente bene - dico, col poco fiato che riesco a buttare fuori, tanto sono eccitata.
- Ti piaccio così?
- Beh, sì... Certo che sì.
- Senti come il tessuto stringe i seni. Ho ragione quando affermo che il reggiseno è di una misura in meno rispetto a quella che dovrei indossare?
Mi prende la mano e l'infila sotto la stoffa del costume a contatto di un capezzolo. Percepisco l'inturgidimento del profilo di carne e sento il mio cuore batte celermente a un ritmo di pulsazioni per me inconsueto.
- Che te ne pare?
- Dico che... hai due seni magnifici - pronuncio la frase come se volessi liberarmi di un grosso peso.
- Ti piacciono?
- Sì, certo, e tu sei bellissima.
Non attendo la sua risposta, mi faccio audace e avvicino le mie labbra alle sue. Le sfioro delicatamente, senza premere su di esse. Lei non si ritrae, lascia che la baci senza ricambiare il mio gesto. Il suo atteggiamento è passivo, ho l'impressione di avere commesso una gaffe e di avere rovinato col mio gesto la nostra amicizia. Sollevo le mani attorno il suo viso e premo le labbra sulle sue. Le sento aprirsi e contraccambiare i miei baci.
Sospingo Cristina contro la parete e proseguiamo a scambiarci dei baci.
Lei, che soltanto pochi istanti prima era ritrosa e pareva non lasciarsi andare, m'infila decisa le dita fra i capelli attirandomi con forza a sé.
Le sue labbra hanno il sapore del miele e la morbidezza di un corso d'acqua.
Baciare una donna è assai più gradevole di quanto lo sia con un uomo. I baci hanno un gusto particolare che li rende più eccitanti. Penetro nella cavità della sua bocca con la lingua e frugo dentro di lei. Alle mie sollecitazioni la sento fremere di piacere. Continuo a penetrarla senza interrompere la mia azione, lei mi imita e fa lo stesso. Le lingue s'intrecciano l'una sull'altra provocando ad entrambi intensi attimi di piacere.
Ho la fica fradicia di umori che sento colarmi fra le cosce. Proseguo nella mia azione incollando le labbra sul suo collo riempiendola di succhiotti.
Lei cerca di divincolarsi, ma tengo pressata la sua schiena contro la parete.
Afferro la punta di uno dei suoi capezzoli e lo spremo, delicatamente, senza farle troppo male. I seni che poc'anzi avevo intravisto floridi, nel momento in cui si era liberata del reggiseno, li ho finalmente nelle mie mani: sono sodi, più dei miei. Chino il capo e trascino le labbra sopra di loro.
Infilo la mano sotto l'elastico delle sue mutandine e con le dita raggiungo la sua passerina. Ha un sussulto di piacere quando la penetro con un dito.
La fica è inzuppata di umore come la mia. Infilo la lingua nella sua bocca e contemporaneamente inizio a masturbarla con il dito che tengo dentro la fessura. Il suo respiro si fa affannoso, ansima di piacere lasciandosi sfuggire qualche breve monosillabo dalle labbra.
Tengo la mano appoggiata sul suo monte di venere e con le dita strofino la sporgenza carnosa del clitoride. E' turgido e generoso di lunghezza. Lo immaginavo così e non ne resto delusa.
Senza remora alcuna ci abbandoniamo a soddisfare i piaceri della nostra carne. Godo... Cazzo se godo! Cristina è in mio possesso. Sento che in questo
momento potrei farle fare tutto ciò che voglio e lei mi ubbidirebbe. Le mordo il collo dietro la nuca e sento le sue gambe flettersi. S'inarca all'indietro con la schiena e pronuncia le prime parole da quando abbiamo iniziato a fare l'amore.
- Mi fai morire.basta ti prego, smettila - sussurra, mentre imperterrita proseguo a morderle il collo.
- Ti prego.ti prego.
La supplica mi eccita ancora di più. Tocco l'estremità del clitoride e agito il minuscolo cappuccio che lo avvolge, proseguo nella mia opera nonostante la mia amica tenti ripetutamente di allontanare la mia mano dalla sua tana.
- No... no... lasciami. Ti prego.
Cristina mugola di piacere e il suo corpo è percorso da un'infinità di brividi: sento che il suo orgasmo è imminente.
- Godo!... Godoo!... Godooo!
Urla ad alta voce accasciandosi col culo sul pavimento del bagno.
27
3
19 years ago
nicky1, 36
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La mia cara cugina
Ciao a tutti mi chiamo Chiara e ho 18 anni e sono di Rimini, innanzitutto complimenti per il sito, l'ho scoperto da un paio di mesetti e devo dire che è fatto veramente bene.Comunque non sono qui per tessere le lodi di questo sito in realtà voglio raccontarvi questa "fantastica" ma sicuramente insolita storia che mi è capitata questa estate a mare.
Sono andata a mare come tutti gli anni in un villaggio la cosa diversa è che quest'anno non sono andata con i miei ma con i miei zii e quindi anche con mia cugina,che ha un anno in meno di me e con la quale sono molto amica, quasi fosse una sorella. Le serate a mare trascorrevano tranquille perchè c'era l'animazione e li la compagnia di ragazzi con cui avevamo legato era davvero ottima, poi si sa a mare si è sempre un pò più disinibiti e almeno mia cugina si fece un paio di storie con uno dei ragazzi dell'animazione, la cosa non mi dispiaceva più di tanto se non per il fatto che puntualmente rimanevo da sola con gli altri ragazzi del villaggio, non che mi dispiacesse però dopo la prima settimana molti di loro andarono via e quindi io mentre mia cugina Laura si divertiva con il suo caro "amante marino" io ero costretta a rimanere li intorno o peggio con i miei zii. Gli zii non facevano ne problemi di orari ne altro e sotto questo punto di vista erano tranquilli proprio, l'unica cosa è che se io stavo con loro cosa gli raccontavo su dove fosse la loro "angelica" figlioletta? Comunque dopo la prima settimana e mia cugina che ancora continua con le storie con st'animatore mi inizia a raccontare cosa fanno o cosa non fanno, anche perchè mi piaceva curiosare nelle sue emozioni, così la sera quando ci ritiravamo parlavamo.
"Laura ma mi racconti quello che fate o che non fate tu e Giuseppe?" gli chiesi io e lei "perchè?" "e dai dimmelo tanto quello che hai fatto tu l'avrò fatto anche io, sono un anno più grande di te e poi io sono stata fidanzata 6 mesi con un ragazzo".Alla fine riesco a strapparle delle parole e mi dice che di solito se ne andavano nella parte dove stanno le giostre visto che verso l'una di notte non c'è proprio nessuno e li mi ha raccontato come limonano, le mani di lui e di lei fino a dove si spingono e mi ha raccontato che è arrivata a farsi anche succhiare i capezzoli. La cosa non è che mi faceva rabbia ma un pò di invidia si però anche perchè eravamo in discussione sul fatto che Giuseppe sarebbe uscito con lei e non con me.
Ma le giornate li passavano tranquille e sopratutto velocemente, una sera stanca di farmi due palle aspettando attorno al parco giochi stavo per andare a chiamarla quando mi avvicino al parco sento una voce che ansima e saremo stati al massimo ad un metro di distanza poichè c'erano le siepi a dividere i nostri corpi, allora presa dalla curiosità rimango li e ascolto tutto, mi faccio un pò più in la per cercare anche di vedere cosa stessero facendo visto che ansimavano un pò e scorgo solo un paio di piedini nudi avvolti dalle mani dell'animatore, si stava facendo fare una sega con i piedi di mia cugina,assurdo. Resto ancora un pò li nei paraggi e poi me ne torno a casa con mia cugina. All'inizio non volevo che lei venisse a sapere che li avevo spiati ma dopo circa 3 mesi di astinenza su questo argomento ero abbastanza eccitata e iniziai a parlare ma non in modo diretto, bensì facendole dei complimenti su come fosse cambiata negli ultimi tempi, come fosse diventata bella. Lei la vidi un pò arrossire ma ringraziò così introdussi un altro argomento, le parti che gli uomini più amano in una donna e iniziammo a parlare di tutto il possibile arrivando ovviamente dove io volevo "i piedi". Quando facemmo il paragone con i nostri due piedi, che erano quasi simili, io le presi un piede in mano e massaggiai dolcemente la pianta senza sapere nemmeno come poi lei fece lo stesso con i miei e così ci trovammo una di fronte all'altra, ribadisco che io e mia cugina siamo praticamente come sorelle in quanto la prima volta che ci siamo masturbate eravamo assieme e non c'è niente che io non sappia di lei e viceversa. Poi mostrai le mie carte allora gli raccontai che li avevo spiati ma senza malizia, lei un pò risentita non lo diede tanto a vedere ma continuò con il massaggio, allora continuando per quella strada le ho chiesto se fosse stato bello e se avesse provato piacere perchè non ci vedevo molto di eccitante in una sega fatta con i piedi. Lei mi rispose che per lei è stata una cosa abbastanza nuova nel senso che quando si masturbava a casa con una mano si massaggiava anche i piedi e quindi l'uso dei piedi è stata una cosa che forse dava per scontato in un rapporto con un uomo. Io intanto mi ero fatta abbastanza rossa e così anche mia cugina allora per scherzare con il piede che avevo ancora libero allungai la gamba e gli toccai la fighetta, lei fece lo stesso con me e continuando un pò così lei mi chiese così a bruciapelo se volessimo massaggiarci un pò le fighette. A questo punto io dissi "Ok" tanto c'eravamo toccate un sacco di volte assieme ma il bello è che lei non intendeva ognuno la sua ma il contrario, io toccavo lei e lei me. Presa da un rossore improvviso non parlai nemmeno perchè viddi la mano di mia cugina allungarsi tra le mie gambe e così feci anche io. Penso che mia cugina potesse lavarsi le mani per quando fossi bagnata e anche lei non scherzava, intanto cominciai a fare delle piccole carezze da sotto gli slip di mia cugina mentre lei già stava con un l'indice nel mio solco, la cosa di faceva molto eccitante, c'era nell'aria una tale eccitazione. Dopo un pò che andava avanti questa cosa mia cugina si staccò con la sua mano e dovetti anche io fare lo stesso ora era davanti a me con un piede che si allungava verso le mie gambe io mi tolsi il perizoma e Laura fece lo stesso con il suo slip. Capì che cosa avesse intenzione di fare e feci la stessa cosa come uno specchio, sentivo il suo alluce premere sul solco e le altre piccole dita del piede che toccavano come tanti piccoli tentacoli ogni centimetro della mia fica, era bellissimo e il bello era che anche mia cugina stava provande le mie stesse sensazioni a giudicare dagli occhi chiusi e la testas all'indietro. Siamo andate avanti così per una buona mezz'ora dopodichè non che la feci più e assaltai letteralmente mia cugina allargandogli non con molta forza le gambe e mi ci fiondai con la lingua. Era praticamente zuppa di umori profumatissimi che mi facevano impazzire ancora di più. Quando venne lanciò un piccolo urletto di piacere e io che non mi staccavo piena di umori leccando l'impossibile per quanto fossi eccitata. Dopo poco si riprese dal suo orgasmo e mi fece girare per fare un bellissimo 69 dalla quale non ci scollammo prima di un oretta buona.
La mattina dopo quando ci svegliammo ancora con quel sapore in bocca l'una dell'altra ci guardammo con uno sguardo che non era di complicità, era qualcosa di più.
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3
19 years ago
nicky1, 36
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Monica
Oggi Monica è una donna, ha un lavoro, un marito, tante incombenze e tante responsabilità cui deve far fronte. I momenti di pace sono pochi, attimi di tranquillità che trascorre sdraiata sul letto a ripensare ai suoi sogni di ragazza, quando ancora contava le ore, i giorni in cui sarebbe arrivato il principe azzurro.
Mario è giunto a cavallo della sua moto nera, Mario ha visto Monica ed ha deciso che sarebbe stata sua. Erano giovani allora, e le carezze furtive scambiate nell’oscurità dei portoni, le mani inesperte che s’insinuavano voraci in ogni apertura, in ogni umido, sconosciuto anfratto erano la promessa di un desiderio bramoso che non tardava a sfogarsi per entrambi. Quegli orgasmi rubati alla notte, quelle parole gustate come caramelle,quella pelle sudata ed imperlata di piacere erano per Monica e Mario l’estasi dei vent’anni.
Oggi Mario è un commercialista affermato, il nero cavallo di ferro è stato sostituito con una fiammante macchina sportiva, gli orgasmi rubati alla notte sono ora soltanto deboli amplessi ritagliati nelle pause di lavoro, le parole di miele e di sole si sono trasformate in bigi e scoloriti messaggi attaccati sul frigo in cucina, ed i sogni di Monica sono solo pagine di diario sbiadite ed ingiallite nel fondo di un elegante comò.
Il mese scorso Monica è venuta da me per comprare un sogno. E’ stata per ore a rovistare tra gli scaffali della mia libreria alla ricerca di questo strano libretto. La guardavo mentre la gonna bianca tirava sui fianchi generosi e lei, non cercava di spingerla giù come ogni brava ragazza farebbe al cospetto di un maschio intenta a guardarla; d’altronde eravamo solo noi due, nell’afa di luglio all’ora di pranzo in un negozio semi vuoto. Ho visto il seno tirare dentro la soffocante camicetta bianca, che lei ha leggermente sbottonato con la semplicità di una bimba innocente. In fondo perché Monica dovrebbe avere riguardo davanti ad un’altra donna? Dietro al bancone difatti ci sono solo io, e lei non sa quanto sto bramando e desiderando quelle cosce e quel culo sodo.
Mi avvicino per darle una mano, il titolo di questo volume non mi è nuovo come non lo è il caldo e il turgore che sento crescere sotto la pelle.
Monica mi guarda con quel suo sguardo bambino in cui indovino desideri inespressi , e per un solo istante i suoi occhi si posano sulla mia scollatura.
In un attimo capisco qual è il sogno che cerca nel mio negozio.
Mi accosto ancor più con la scusa di aiutarla a prendere un libro, e le nostre mani per pochi secondi si sfiorano si cercano e subito si ritraggono intimidite.
La vedo arrossire ed abbassarsi la gonna che nel frattempo è salita ancor più. Ecco il primo segnale che cercavo, questa subitanea timidezza che apre ai miei occhi nuovi orizzonti.
Le fermo la mano che scivola sul tessuto e la sostituisco con la mia, che lenta accarezza quelle dolci rotondità di femmina. Lei mi guarda esterrefatta, ma lascia che gli eventi seguano il loro corso.
La bacio sulla bocca e la sua malsicura risposta rende più audace la mia lingua, che avidamente s’insinua tra le sue labbra di miele. Un sussulto, un solo gemito e dono a Monica tutto il piacere che solo una donna può darle; infilo lentamente un dito tra le sue gambe dischiuse, sento la sua carne pulsare ed inumidirsi, aprirsi come un fiore di loto al mio passaggio, con abilità e destrezza la conduco verso il bancone dove la adagio come un oggetto prezioso.
Le sfilo le mutandine di candido pizzo e le apro il sesso con due dita, mentre la mia lingua si dirige verso il centro del suo piacere. La lecco avidamente per minuti che sembrano secoli, le stuzzico i capezzoli come fossero petali di rosa, infilo un dito anche nel suo pertugio più stretto, continuando a lambire con la lingua l’essenza del suo godimento che si ingrandisce fin quasi ad esplodere.
Intanto anch’io inizio ad accarezzarmi mentre Monica fattasi più ardita, mi bacia sulle labbra con il desiderio e la passione di tutti i suoi anni frustrati.
Colgo in quel bacio i miraggi inespressi, le voglie celate e nascoste, il lieto fine della sua eterna favola.
Ci mettiamo una sopra l’altra e con foga e passione ci strusciamo, ci tocchiamo, ci accarezziamo, ci graffiamo, ci prendiamo , ci beviamo avidamente. Il suo corpo diventa argilla tra le mie mani, e il mio desiderio esplode nella sua bocca, regalandole l’indelebile aroma di donna appagata mentre il suo urlo di delizia si confonde con il mio.
Oggi Monica viene quotidianamente nel mio piccolo negozio di periferia, sempre alla stessa ora. Io l’aspetto dietro al bancone, poi chiudo la saracinesca e le dono tutti i suoi sogni di compiaciuta sovrana. Il suo diario ingiallito ha ripreso nuovamente colore, e Mario adesso cavalca da solo sopra la sua rossa, inutile, rabbia.
48
4
20 years ago
desiderya, 40/42
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