{"linkButtonClass":"stories-filter__top-new-button button button_default","href":"\/aggiungi-racconti","title":"Aggiungi racconto","displayFirstSpan":true,"firstSpanClass":"stories__top-new-button-icon","firstSpanContent":"\n<svg class=\"svg-icon icon-add-button-icon\">\n <use xlink:href=\"\/build\/sprite-b7d274ecdc5bb7bee640a34835e80959.svg#add-button-icon\"><\/use>\n<\/svg>","displaySecondSpan":true,"secondSpanClass":"stories__top-new-button-text","secondSpanContent":"Aggiungi racconto","checkDeactivatedProfile":true}
- 17 ore fa Pillola del giorno dopo Pillola del giorno dopo La pillola del giorno dopo è un farmaco utilizzato come metodo di intercezione post-coitale (ossia contraccezione di emergenza) durante le 72 ore successive a un rapporto sessuale. Il principio attivo è il progestinico levonorgestrel, una sostanza presente anche in molte pillole contraccettive, impiegata però in un dosaggio 20-30 volte maggiore (750 microgrammi). Non va confusa con la pillola abortiva Mifepristone, nota come RU-486, dalla quale invece si differenzia sia per i tempi di assunzione, sia per i meccanismi di azione. // Funzionamento La pillola del giorno dopo è un metodo di contraccezione d'emergenza che ha lo scopo di prevenire la gravidanza, in caso di rapporto sessuale non protetto o in caso di mancato funzionamento di un metodo anticoncezionale, bloccando l'ovulazione. In seguito alla sentenza del T.A.R. del Lazio n. 8465/2001 la ditta produttrice della pillola del giorno dopo è stata obbligata a scrivere nel foglio illustrativo che il farmaco impedisce l'impianto dell'ovulo eventualmente fecondato, ma nel 2005 il Dipartimento di Salute Riproduttiva dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiarito che “la contraccezione di emergenza con levonorgestrel ha dimostrato di prevenire l'ovulazione e di non avere alcun rilevabile effetto sull'endometrio (la mucosa uterina) o sui livelli di progesterone, quando somministrata dopo l'ovulazioneâ€, escludendo quindi un effetto intercettivo su un eventuale ovulo fecondato. Tipi di pillola del giorno dopo Esistono due forme principali di contraccezione ormonale d'emergenza: La versione originale, denominata anche metodo Yuzpe, sempre meno in uso, implicava alte dosi di estrogeni e di progestinico in due dosi a 12 ore di intervallo. Questo metodo è considerato meno efficace e in genere meno tollerato del farmaco contenente solamente il progestativo.Il metodo più recente prevede una dose di 1,5 milligrammi di un progestinico, il levonorgestrel. Il nome commerciale con cui viene distribuito in Italia è NorLevo®. Questo metodo è conosciuto per essere più efficace, più sicuro e meglio tollerato del metodo Yupze, è disponibile negli Stati Uniti e in Canada con il nome di plan B, in Gran Bretagna e in altri paesi con il nome di Levonelle. Efficacia L'efficacia della pillola del giorno dopo dipende dalla tempestività con cui viene assunta dopo il rapporto sessuale a rischio. È dimostrato da uno studio dell'OMS che l'assunzione del farmaco entro le prime 24 ore dal rapporto a rischio ha un'efficacia del 95%, che scende al 9% entro le prime 72 ore. Se invece la pillola viene assunta dopo che l'impianto dell'embrione in utero è già avvenuto, essa non disturba la prosecuzione della gravidanza. Avvertenze Laddove la pillola del giorno dopo venga assunta tardivamente, cioè a impianto dell'embrione umano nell'utero già avvenuto, essa non influisce in alcun modo sulla successiva gravidanza; per il suo meccanismo di funzionamento, tuttavia, la sua assunzione è controindicata nelle donne che hanno già fattori di rischio elevati per gravidanze di tipo extrauterino. Il levonorgestrel viene smaltito dall'organismo prevalentemente per via epatica, un uso ripetuto o frequente potrebbe quindi rivelarsi dannoso per il sistema epatico. Pertanto la pillola del giorno dopo deve essere utilizzata solo in casi di particolare necessità e non può sostituire la contraccezione tradizionale. In alcuni casi è causa di modesti effetti collaterali come nausea, vomito, perdite ematiche, astenia, cefalea, ecc., questi effetti non si presentano comunque nel caso non ci sia un processo di fecondazione o di impianto in atto. Situazione legale a livello internazionale Unione Europea Dal 2002 una Risoluzione del Parlamento europeo sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi raccomanda ai governi degli Stati membri e dei paesi candidati di agevolare l'accesso alla contraccezione d'emergenza a prezzi accessibili Stati Uniti Dal 2006, per decisione della Food and Drug Administration, la pillola del giorno dopo è liberamente venduta tra i medicinali da banco e quindi non solo nelle farmacie ma anche nei supermercati. Tutte le donne che abbiano compiuto i 18 anni possono acquistarla senza prescrizione medica. Permane per le minorenni l'obbligo di presentazione della ricetta. Italia La pillola del giorno dopo può essere venduta solo dietro prescrizione medica con ricetta non ripetibile. Per poter assumere il farmaco è quindi necessario rivolgersi a un medico generico o a un ginecologo. In Italia il diritto all'obiezione di coscienza è concesso per legge solo nell' interruzione volontaria di gravidanza. Francia È disponibile nelle farmacie senza la necessità di prescrizione medica. È inoltre disponibile gratuitamente nelle scuole anche per ragazze minorenni, senza l'obbligo di dichiarare la propria identità. Spagna Analogamente a quanto disposto in Italia, la pillola del giorno dopo è disponibile previa prescrizione medica. Tuttavia, poiché la legge spagnola permette ai Comuni libertà di scelta rispetto a tali ambiti regolamentari, in alcuni centri, tra i quali Madrid, la distribuzione della pillola del giorno dopo è libera e gratuita. Svizzera Dal 2002 è disponibile nelle farmacie senza la necessità di prescrizione medica. Regno Unito È disponibile senza la prescrizione medica in tutto il territorio britannico, alcune città come Manchester hanno iniziato in via sperimentale la distribuzione gratuita. La pillola del giorno dopo è inoltre disponibile senza prescrizione medica nei seguenti paesi: Sudafrica, Albania, Algeria, Belgio, Canada (Québec), Cile, Danimarca, Finlandia, Grecia, Israele, Messico, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo e Svezia. La polemica italiana sulla illegittimità dell'obiezione di coscienza La contraccezione post-coitale che utilizza gli estro-progestinici o soltanto il progestinico (levonorgestrel) ha l'effetto di ritardare l'ovulazione o di impedirla. Secondo la Food and Drugs Administration infatti le pillole per la contraccezione d'emergenza non sono efficaci se la donna è gravida, poiché appunto queste agiscono solo ritardando od inibendo l'ovulazione, alterando il trasporto degli spermatozoi e degli ovociti nelle tube, in modo da inibire la fertilizzazione, oppure alterando l'endometrio e inibendo in tal modo l'impianto. La Chiesa cattolica ha mosso numerose obiezioni all'utilizzo di questo farmaco sostenendo come, in base a determinate considerazioni intorno al funzionamento del farmaco, esso abbia una funzione abortiva, se non di fatto almeno nelle intenzioni. Benché non si abbiano evidenze che vi sia un'efficacia dopo l'ovulazione, alcuni studiosi sostengono infatti che il suo effetto sia invece principalmente di tipo antinidatorio, avvicinando in questo modo l'azione del farmaco alla pratica abortiva. Inversamente numerosi autori affermano che la "pillola del giorno dopo" previene la gravidanza ed aiuta a prevenire la necessità dell'aborto, e che di per sè non può essere considerata una forma di aborto. In Italia questo dibattito ha avuto una particolare fortuna, considerando la contraccezione d'emergenza un forma di aborto infatti, gli ambienti cattolici vorrebbero, se non vietarla, farla rientrare nell'ambito della Legge n.194 del 22 maggio 1978, ovvero sottoporre le donne che vorrebbero assumerla a tutti i controlli previsti in quel caso, e comunque rendendolo inutilizzabile visto che la legge prevede in questo caso un tempo di attesa di 7 giorni prima dell'intervento. Non tutto il mondo cattolico però è contrario all'utilizzo della pillola del giorno dopo, ci sono infatti medici obiettori che non considerano il farmaco come abortivo e lo prescrivono tranquillamente. In Italia si è quindi sviluppato un dibattito intorno all'esistenza o meno del diritto da parte degli operatori sanitari cattolici di ricorrere all'obiezione di coscienza, cioè di rifiutarsi di prescrivere la pillola alle donne che la richiedono. A questo proposito nel 2004, su sollecitazione dell'Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Venezia il Comitato nazionale per la bioetica si dichiarò a favore della possibilità da parte dei medici di effettuare obiezione di coscienza, se questa non pregidica per questioni di urgenza la salute della paziente. Va detto però che la posizione del Comitato nazionale per la bioetica non ha alcun valore vincolante ed è stata spesso contestata. Nella passata legislatura, nel programma di governo dell'Unione era presente l'intenzione di togliere l'obbligo della ricetta per la contraccezione d'emergenza in modo da allinearsi alla maggioranza dei paesi europei. Tuttavia il punto è rimasto oggetto di discussione: se da un lato da parte degli ambienti cattolici si rivendica il diritto all'obiezione di coscienza, dall'altro c'è chi ritiene, ad esempio i radicali e in generale la sinistra laica, che la struttura o il medico che neghi il diritto all'accesso a questo farmaco, specialmente se non c'è la possibilità per la paziente di rivolgersi altrove, commetta reato di omissione di soccorso e abuso d'ufficio. A seguito di alcuni procedimenti giudiziari e di alcune inchieste giornalistiche, tra cui un servizio delle Iene in cui si mostrava la difficoltà nel reperire il farmaco, nei primi mesi del 2008 si è nuovamente sviluppata la polemica intorno all'illegittimità dell'obiezione di coscienza nel caso della pillola del giorno dopo. A tal proposito il Ministro della Salute Livia Turco ha dichirato che «La pillola del giorno dopo e la contraccezione d'emergenza vanno garantite in consultori, pronto soccorso e presidi di guardia medica» invitando «a segnalare tutti i casi nei quali nelle strutture del servizio sanitario nazionale si incontrino difficoltà per ottenere la prescrizione della “pillola del giorno dopoâ€Â» 3765 0 16 anni fa
- 17 ore fa Pillola anticoncezionale Pillola anticoncezionale La pillola anticoncezionale o pillola contraccettiva (comunemente indicata semplicemente come pillola) è un farmaco contraccettivo ormonale considerato, attualmente, il più sicuro tra quelli reversibili. La Pillola è stata dapprima approvata per uso contraccettivo negli Stati Uniti nel 1960, e divenne molto popolare. Oggi è utilizzata da più di 100 milioni di donne nel mondo e da almeno 12 milioni di donne negli Stati Uniti. L'utilizzo varia molto in base all'età, all'educazione, allo stato civile e allo stato di appartenenza: un quarto delle donne tra i 16 e i 49 anni in Gran Bretagna usa correntemente la Pillola, mentre in Giappone solo l'1%. In Italia, poco meno del 20% delle donne tra i 15 e i 44 anni utilizza la pillola, classificando il nostro paese al 14°posto in Europa, davanti solo a Spagna, Slovacchia, Polonia e Grecia. // Efficacia La pillola contraccettiva agisce grazie alla combinazione di piccole quantità di un estrogeno (generalmente etinilestradiolo) e di un progestinico, l'assunzione quotidiana di questi due ormoni inibisce gli eventi ormonali che inducono l'ovulazione. Oltre a sopprimere l'ovulazione, la pillola è causa di meccanismi contraccettivi accessorî che ne aumentano la sicurezza: provoca infatti l'ispessimento della mucosa cervicale rendendo così difficoltoso il passaggio degli spermatozoi attraverso la cervice stessa e un assottigliamento dell'endometrio rendendo difficoltoso l'impianto di un eventuale (ma rarissimo) ovulo fecondato. L'inefficacia contraccettiva della pillola, misurata in base all'indice di Pearl (numero di gravidanze per 100 donne/anno) è molto bassa, inferiore all'1%. Impatto sociale e culturale Introdotta nei primi anni sessanta, la pillola anticoncezionale ebbe un grande impatto sociale. In primo luogo, era molto più efficace di qualsiasi precedente metodo di controllo delle nascite, dando alle donne il controllo sulla propria fertilità. L'utilizzo non richiedeva particolari accorgimenti al momento dell'attività sessuale che potessero interferirne con la spontaneità o le sensazioni. Questa combinazione di fattori rese la pillola immensamente popolare in pochi anni dalla sua introduzione. Poiché la pillola era così efficace, e presto fu anche così diffusa, in breve tempo si sollevò il dibattito attorno alla morale e alle conseguenze per la salute del sesso pre-matrimoniale e della promiscuità. Mai prima di allora l'attività sessuale e la riproduzione furono così separate. Per una coppia che usava la pillola, fare sesso divenne puramente una espressione di amore, o un modo per cercare il piacere fisico, o entrambi; ma non significava più riprodursi. Mentre questo era vero anche per i precedenti contraccettivi, la loro relativa alta fallibilità e la loro scarsa diffusione mancarono di enfatizzare questa distinzione così chiaramente come fece la pillola. La diffusione di un contraccettivo orale portò molte figure religiose e istituzioni a dibattere attorno al tema della sessualità e della relazione con la procreazione. La Chiesa Cattolica Romana in particolare, dopo aver studiato il fenomeno dei contraccettivi orali, rienfatizzò l'insegnamento tradizionale Cattolico circa il controllo delle nascite e nel 1968 Papa Paolo VI pubblicò l'Enciclica "Humanae Vitae". L'Enciclica reiterò l'insegnamento tradizionale Cattolico che la contraccezione artificiale distorce la natura e gli obiettivi del sesso. A metà degli anni settanta si diffuse l'ipotesi che l'uso della pillola portasse al cancro al seno. Fino a quel momento, molte donne nei movimenti femministi avevano affermato che la pillola era un "equalizzatore" che avrebbe dato la stessa libertà sessuale di cui da sempre godevano gli uomini. Questi nuovi sviluppi, comunque, portarono molte donne a denunciare la contraccezione orale come un'invenzione dell'uomo destinata a facilitare la libertà sessuale degli uomini con le donne al costo di rischiare la loro salute. Allo stesso tempo, la società stava cominciando a prendere coscienza dell'impatto della pillola sui tradizionali ruoli di genere. Le donne ora non dovevano più scegliere tra una famiglia e la carriera. Negli anni '80 e '90, nuovi studi e una progressiva riduzione del contenuto ormonale delle pillole contraccettive in commercio (ne esistono diverse tipologie, con differenti indicazioni di utilizzo ed effetti collaterali variamente significativi), hanno scongiurato queste gravi preoccupazioni per la salute della donna. Oggi si ritiene l'utilizzo corretto della pillola come il più efficace metodo contraccettivo esistente, il cui uso può essere protratto anche molto a lungo senza serî rischî, se non per alcune particolari categorie di donne (quali quelle affette da malattie cardiovascolari). Tuttavia molte donne continuano a guardare con preoccupazione all'assunzione di ormoni artificiali e preferiscono perciò ricorrere ad altri metodi contraccettivi o di riconoscimento della fertilità, che tuttavia presentano un'efficacia contraccettiva molto inferiore. Vantaggi L'uso della pillola comporta i seguenti vantaggi: efficacia contraccettiva elevatissimafacilità di utilizzoeconomicitànessuna interferenza con l'atto sessualeriduzione dei disturbi mestruali e dell'acneprotezione da patologie dell'apparato riproduttivo femminile, quali tumori e fibromi Svantaggi L'uso della pillola comporta i seguenti svantaggi: richiede la prescrizione del medico, conseguente a determinati esami.deve essere assunta con regolarità e precisione, altrimenti la sua efficacia va persa.alcune donne non possono assumerla per problemi cardiovascolari o forti rischi di determinate malattiepuò dare alcuni effetti collaterali spiacevoli, soprattutto all'inizio dell'assunzione: fra questi, nausea, tensione mammaria, sensazione di gonfiore, lieve aumento di peso, leggere perdite di sangue (al di fuori delle mestruazioni), depressione.interferisce con alcuni farmaci, come antibiotici e analgesici, che possono ridurne l'efficacia.non protegge dalle malattie sessualmente trasmissibili. 3845 0 16 anni fa
- 17 ore fa Vasectomia Vasectomia La vasectomia è la resezione, dopo legatura, dei dotti deferenti dell'uomo. I dotti deferenti sono dei tubicini dove si accumula lo sperma "testicolare" il quale è costituito di spermatozoi e di una piccola quantità di liquido molto ricco di proteine che assicura la sopravvivenza degli stessi. Al momento dell'eiaculazione lo sperma "totale" verrà espulso sotto forma di sostanza liquida bianco-gialla formata dalla mescolanza che si realizza con il liquido prostatico e con quello proveniente dalle ghiandole accessorie. La vasectomia è un intervento di piccola entità, sicuro e poco traumatico, ma non consente ripensamenti. Gli interventi di rianastomosi, ricongiungimento dei deferenti, sono possibili grazie alla microchirurgia (tecnica attuata con microscopi operatori) ma solo nel 30% dei casi si è ottenuto un figlio. L'intervento di vasectomia non inibisce a nessun livello le possibilità erettive del pene o il raggiungimento dell'orgasmo nell'uomo. 3938 0 16 anni fa
- 17 ore fa Contraccezione Contraccezione Per contraccezione si intende il complesso delle tecniche anticoncezionali, ossia dei mezzi dediti ad programmare o impedire il verificarsi di una gravidanza. // Metodi contraccettivi tradizionali Astinenza o pratiche sessuali alternative alla penetrazione vaginaleCoito interrotto Metodi contraccettivi moderni Metodi farmacologici Cerotto contraccettivoContraccezione ormonale vaginale (anellino ormonale o anello vaginale)Pillola anticoncezionalePillola del giorno dopoPillola maschile (a volte denominata "pillolo") Barriere (a volte in combinazione con spermicidi) ProfilatticoProfilattico femminileDiaframmaCappuccio cervicaleSpugna contraccettiva Metodi intrauterini Spirale Riconoscimento della fertilità Ogino-KnausMetodo BillingsMetodo Sintotermico Metodi chirurgici Vasectomia per uominiChiusura delle tube per donne 3968 0 16 anni fa
- 17 ore fa Androgino Androgino L'androgino (dal greco andròs = uomo e gyné = donna) è colui che partecipa della natura di entrambi i sessi. // Definizione "Androgino" è termine piuttosto letterario che scientifico, e viene talvolta considerato e usato come sinonimo di ermafrodito. Questa equivalenza tuttavia non è tecnicamente esatta, poiché ermafrodito è il termine tecnico che, in zoologia e in botanica, indica la presenza contemporanea in un individuo di apparati e caratteri sessuali maschili e femminili che produce comportamenti differenti a seconda delle specie in cui si manifesta, e la modalità riproduttiva tipica delle specie interessate. L'organizzazione riproduttiva delle lumache e delle ostriche, ad esempio, si definisce ermafroditismo (e non "androginia"). Il termine androgino, invece, non allude in alcun modo alle modalità di riproduzione, e neppure all'orientamento sessuale (non è, cioè, sinonimo di bisessuale), ma fa piuttosto riferimento a sembianze e comportamenti che provocano, nell'osservatore, quella che Elémire Zolla chiama "l'umana nostalgia dell'interezza". Cultura L'androgino nelle religioni I popoli dell'antichità facevano una netta differenza tra ciò che Mircea Eliade chiama l'"ermafrodito concreto" e l'"androgino rituale". Un neonato che presentasse segni di ermafroditismo era considerato dalla famiglia un segno della collera degli dei, ed immediatamente eliminato, come accadeva per tutti i neonati gravemente imperfetti. La sua unica speranza di scampo, soggettivamente, era di essere accolto nell'ordine del sacro, come vivente rappresentazione della coincidenza degli opposti e figura che riuniva in sé la potenza magica e religiosa di entrambi i sessi, di cui acquisiva i poteri attraverso pratiche rituali. La principale di queste pratiche era il travestimento (il che rende evidente che non era necessario un ermafrodito concreto, per agire il rito). Ancora oggi, in India, gli ermafroditi sono dei fuori casta, e tuttavia hanno una propria collocazione sociale precisissima: la benedizione degli eunuchi è molto richiesta, ben pagata, e considerata quasi indispensabile ed eccezionalmente efficace in ogni cerimonia: può cacciare gli spiriti malvagi, rendere fertile una donna, dare un buon augurio ai novelli sposi, assicurare alla coppia un figlio maschio. Del resto nella metafisica induista la polarità maschile rappresentata da Åšiva, e quella femminile rappresentata da Shakti hanno bisogno, per fondersi, di Ardhanarishvara, l'androgino. In altre culture, l'androginia è connessa allo sciamanesimo e a riti iniziatici. L'androgino di Platone Rappresentazione medioevale dell'androgino (XII sec.) Leonardo da Vinci, il Battista Dante Gabriel Rossetti, Dantis Amor La figura dell'androgino entra nella cultura europea con la descrizione che ne fa Platone nel Simposio: è Aristofane, nel dialogo, che narra di questo terzo genere, non figlio del Sole come gli uomini, non figlio della Terra come le donne, ma figlio della Luna, che della natura di entrambi partecipa. Il mito racconta che la completezza autosufficiente rese gli umani androgini così arroganti da immaginare di dare la scalata all'Olimpo, e Zeus (non volendo distruggerli per non privare l'Olimpo dei loro sacrifici), separò ciascuno di loro in due metà, riducendoli a solo maschio e solo femmina. La nostalgia di quella interezza, mai placata, è la radice e in qualche modo la costrizione all'amore (alla brama e all'inseguimento dell'interezza, ebbene, tocca il nome di amore). L'androgino come archetipo In occidente il racconto platonico, la sua persistenza e il suo riuso in culture successive come l'alchimia, segnalano nell'androgino l'archetipo della coincidentia oppositorum. Coincidenza e superamento. La potenza dell'archetipo fa sì che esso continui a percorrere sotterraneamente tutti i sistemi mitologici che si avvicendano: le divinità cambiano nome, ma segni ed emblemi trascorrono da una all'altra, collegandole: Dioniso, che per essere uno degli dei più antichi del Pantheon greco è tra quelli più ricchi, dal punto di vista archetipico, è spesso rappresentato in forma androgina, ed ha tra i suoi emblemi la pigna, frutto ermafrodita della specie forse più nota e diffusa nel Mediterraneo. La pigna (come del resto il tralcio di vite) è anche tra gli emblemi del Cristo.androgino è anche Tiresia, il veggente cieco dell'Odissea, divenuto tale, dice il mito, per aver assistito al congiungimento di due serpenti sacri (e sappiamo da Delfi come il serpente sia uno dei più antichi simboli delle divinità ctonie, e come, nella forma di Ouroboros - circolare come quella dell'androgino, appunto - rappresenti il globo universale, il tutto, la completezza). L'androgino moderno Non va mai dimenticato che l'immaginario legato all'androginia mira alla completezza e all'integrazione, non solo sul piano religioso o mistico, ma anche su quello psicologico e dell'immagine. Il risultato è talvolta ambiguo, ma il bisogno è reale, e perdura nel tempo e nelle culture. Nutriti di neoplatonismo e di studi alchemici, gli uomini dell'Umanesimo e del Rinascimento fecero gran conto della figura dell'Androgino. L'androgino riemerse poi nello spiritualismo mistico che fece da contraltare all'illuminismo a partire dal Settecento, esplodendo poi nel romanticismo, direttamente riferito alla filosofia alchemica. Basti pensare al mondo visionario di William Blake, o a Séraphita, di Honoré de Balzac. La modernità, non disponendo più di mitografi, scrive saggi o trattati, ma anche romanzi, sull'androgino. Fra questi ultimi si vedano: Orlando, di Virginia Woolf;Petrolio, di Pier Paolo Pasolini (incompiuto)Creatura di sabbia, di Tahar Ben Jelloun L'immagine moderna dell'androgino s'impernia soprattutto su figure femminili: dai preraffaelliti a Klimt, da Greta Garbo a Sarah Bernhardt, alla mitica Twiggy che fra il 1967 e il 1969 condannò le donne all'estetica del pelle-e-ossa. Nell'immagine maschile, appena superata l'adolescenza, l'estetica dell'androgino mette in risalto soprattutto l'effetto travestimento - si pensi a Michael Jackson - e il risultato non sembra più alludere alla completezza, ma piuttosto al doppio mancante. 5858 0 16 anni fa
- 17 ore fa Ermafroditismo Ermafroditismo L'ermafroditismo o monoicismo è un fenomeno col quale un individuo di una determinata specie, animale o vegetale, possiede durante l'arco della sua vita entrambi gli organi sessuali e può quindi produrre, contemporaneamente o successivamente, sia i gameti maschili (spermi) sia quelli femminili (uova). In alcune specie animali, in particolare invertebrati, il fenomeno è comune o addirittura essenziale per la riproduzione. // Definizioni L'ermafroditismo viene definito istantaneo o simultaneo quando gli individui presentano contemporaneamente gonadi maschili e femminili; se invece cambiano sesso nel corso della loro vita, si parla di ermafroditismo sequenziale, talvolta indicato come inversione sessuale. Quando un individuo è maschio nella prima parte della vita si parla di proterandria (ad es. l'orata), nel caso opposto si parla di proteroginia. Il monoicismo si contrappone al dioicismo che caratterizza quelle specie dove i genitori sono di sesso separato, fenomeno comune nei Vertebrati. Storicamente il termine ermafrodito è stato usato, in modo generico ed impreciso, per descrivere individui in particolare nella specie umana che presentano organi genitali (primari e/o secondari) ambigui. Il termine intersessuale, più ampio, è preferito da questi individui stessi e dalla classe medica. Si può distinguere fra ermafroditismo sufficiente ed insufficiente. Gli organismi ermafroditi sufficienti sono in grado di riprodursi in autonomia, mentre gli insufficienti hanno comunque necessità di interagire con un altro individuo della propria specie per completare la riproduzione. Etimologia Ermafrodito (a destra) insieme con un Satiro Etimologicamente, il termine ermafrodita deriva da Ermafrodito, il figlio di Ermes e Afrodite, personaggio della mitologia greca che, essendosi fuso con una ninfa, risultava possedere tratti fisici di entrambi i sessi. Secondo la terminologia moderna, Hermaphroditus può essere considerato un ermafrodita contemporaneo (o simultaneo). La figura mitologica di Tiresia, che compare nell'Odissea e nell'Edipo re, può essere invece considerata come un ermafrodita sequenziale (o successivo), essendosi trasformato in donna e ritornato uomo per volere degli dei. L'ermafroditismo nell'essere umano L'ermafroditismo vero, nell'essere umano, è descritto come una rara disgenesia gonadica.Più frequenti sono gli pseudoermafroditismi (maschile e femminile) nonché le alterazioni collegate al sistema endocrino, che possono essere virilizzanti (come nel caso della sindrome adreno genitale) o, al contrario, dar luogo ad una insensibilità agli ormoni maschili (come nella sindrome di Morris) e inibendo così lo sviluppo di caratteri sessuali maschili. L'Ermafroditismo vero e gli pseudoermafroditismi rientrano nelle anomalie della differenziazione sessuale. 7142 0 16 anni fa
- 17 ore fa Transgender Transgender Transgender al Gay Pride di New York Il termine transgender ha assunto nella lingua italiana diversi significati a seconda degli ambiti in cui è usato. La sua origine è da identificarsi all'interno del movimento LGBT, nato negli Stati Uniti d'America intorno ai primi Anni '80, per indicare un movimento politico che contesta la logica eterosessista e genderista secondo la quale i sessi nell'uomo sono solo due, che l'identità di genere di una persona debba necessariamente combaciare con il sesso biologico e che il tutto debba restare immodificabile dall'uomo. Il termine "transgender", quindi, nasce come termine "ombrello" dentro cui si possono identificare tutte le persone che non si sentono racchiuse dentro lo "stereotipo di genere" normalmente identificato come "maschile" e "femminile". // Il transgenderismo Il transgenderismo sostiene che l'identità di genere di una persona non è una realtà duale "maschio/femmina", ma un continuum di identità ai cui estremi vi sono i concetti di "maschio" e "femmina". In questo senso il transgenderismo è da considerarsi come un movimento politico/culturale che propone una visione dei sessi e dei generi fluida e che rivendica il diritto di ogni persona di situarsi in qualsiasi posizione intermedia fra gli estremi "maschio/femmina" stereotipati senza per questo dover subire stigma sociale o discriminazione. Da questo punto di vista sotto il termine "ombrello" di "transgender" possono identificarsi: la persona transessuale operata (perciò che è a tutti gli effetti cambiata di sesso).la persona transessuale non completamente operata (ovvero che lascia integri i genitali di origine).la persona crossdresser, termine che tende a sostituirsi sempre più alla dicitura "travestito" perché associato alla perversione sessuale. In questo senso il crossdresser è persona che si traveste, per lo più in privato ma anche pubblicamente, senza implicazioni di eccitazione sessuale. Quasi sempre è maschio ed eterosessuale.la persona (di qualsiasi orientamento sessuale), sia uomo, sia donna, che rifiuta lo stereotipo di genere che la società, la cultura locale impone ai due sessi. In questo senso e in questa accezione del termine, che però è la meno conosciuta in Italia, alcuni ritengono che transgender e "queer" siano termini fra loro sovrapponibili. Nel tempo e nella trasposizione del termine nella cultura italiana la parola transgender ha assunto diversi ed altri significati che poco hanno a che vedere con l'origine del termine inteso come "movimento politico culturale". Questa seconda accezione è ormai diventata più popolare di quella originale. La traduzione italiana di transgender sarebbe transgenere, ma questo termine non si è radicato nell'uso comune nella nostra lingua e quindi un termine "importato" dall'inglese e lasciato in prevalenza immutato. Nell'uso psicologico, psichiatrico, endocrinologico e legale Nella terminologia psicologica, psichiatrica, endocrinologica e legale il termine "transgender" viene utilizzato in termini semplificativi per indicare una persona transessuale non operata ai genitali. Secondo questa accezione del termine quindi transgender diventa un termine per indicare solamente una sottocategoria delle persone transessuali, e per separare il/la transessuale operato/a (ai genitali) da quello/a non operato/a. Così come per il transessualismo anche per il termine "transgender" vi è una totale e netta differenziazione sulla declinazione al maschile o al femminile fra mondo accademico e movimento transgender/transessuale. Analogamente al transessualismo, i testi medici e legali declinano (salvo rarissime eccezioni) il termine al maschile per le persone che effettuano una transizione da maschio a femmina (androginoide) e al femminile per le persone che effettuano una transizione da femmina a maschio (ginoandroide). In questo modo dando la prevalenza alla genetica rispetto all' identità di genere della persona. Tale utilizzo della declinazione è fortemente contestato dal movimento transgender e transessuale (e dal movimento GLBT o LGBT più in generale) in quanto ritiene che sia da far prevalere l' identità di genere della persona sul mero dato biologico di nascita. Semplificando: la persona nata maschio che assume l'identità femminile e di conseguenza anche un nome femminile (poniamo ad esempio "Anna") per la cultura scientifica è "il" transgender Anna, per il movimento è invece "la" transgender Anna. Utilizzo accademico L'utilizzo accademico della coniugazione del termine peraltro spesso fatto proprio dal giornalismo e dai media ha la controindicazione di determinare veri e propri "salti mortali" nella lingua italiana. Esemplificando: "IL" transgender Anna è andato o è andata a fare la spesa"? Il nome Anna si coniuga in genere al femminile, ma per una persona transessuale o transgender lo si coniuga al maschile con ciò determinando una sorta di discrimine fra la "Anna" donna genetica e la "Anna" transessuale o transgender. Ed è proprio per questo fatto che la declinazione utilizzata dal mondo accademico viene contestata dal movimento transgender e transessuale in tutto il mondo ed anche in Italia. Come sostituzione di transessuale Una terza accezione del termine "transgender" è quella di andare a sostituire il termine "transessuale", sovrapponendosi ad esso. La motivazione, anch'essa nata all'interno del movimento LGBT o GLBT è da trovarsi nel fatto che il termine "transessuale" è di per sé impreciso, se non errato dal punto di vista clinico. In realtà qualsiasi persona operi una transizione sessuale, agisce sul "gender", sul genere sessuale e non sul sesso che, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, è e resta immutabile. Quindi transgender può anche essere usato al posto di transessuale, peraltro cancellando la dicotomia fra "operati" e non operati che poco interessa il "gender" ma molto invece interessa il "sesso" di una persona. 4700 0 16 anni fa
- 17 ore fa Omosessualità Omosessualità La parola omosessualità definisce l'attrazione sessuale e/o affettiva di alcuni individui verso altri del loro stesso sesso; si differenzia dalla eterosessualità, che vede l'attrazione verso persone dell'altro sesso, e dalla bisessualità, che indica l'attrazione per individui di ambedue i sessi. Tali definizioni riguardano la sfera dell'orientamento sessuale umano, distinto dall'identità di genere fra le cui manifestazioni è compresa la transessualità. Etimologia Il termine omosessualità è la traduzione italiana della parola tedesca Homosexualität (creata fondendo il termine greco "omoios", che vuol dire "simile", e il termine latino "sexus", che vuol dire "sesso"), dalla quale poi sono derivate le traduzioni in tutte le altre lingue. Fu coniato nel 1869 dal letterato ungherese di lingua tedesca Károly Mária Kertbeny (1824-1882) (nato Karl-Maria Benkert) che lo usò in un pamphlet anonimo contro l'introduzione da parte del Ministero della Giustizia prussiano di una legge per la punizione di atti sessuali fra due persone di sesso maschile. Sempre Benkert coniò i termini di "Normalsexualität" (normosessualità) e "Doppelsexualität" (bisessualità). Solo negli Anni '20 si farà strada il termine di "eterosessuale". Benkert non era un medico né uno scienziato, bensì un letterato e soprattutto quel che oggi definiremmo un "militante" omosessuale. La sua creazione di questo termine fu dunque non un tentativo di medicalizzare il comportamento omosessuale (come spesso, e a torto, si legge), ma più semplicemente il tentativo di creare un termine moralmente neutro che sostituisse quelli in uso all'epoca, soprattutto "pederastia", "sodomia", "omogenia" ed "androtropia". Del resto, negli stessi anni anche Karl Heinrich Ulrichs (1825-1895), un altro militante, aveva coniato allo stesso scopo il termine uranismo, che inizialmente ebbe maggior successo. Nel 1880 il termine "omosessualità" fu ripreso in un'opera scientifica di Gustav Jäger, Die Entdeckung der Seele, dal quale penetrò nella letteratura scientifica, che lo impose al grande pubblico, soprattutto attraverso la celeberrima Psychopathia sexualis di Richard von Krafft-Ebing, nella quale apparve a partire dall'edizione del 1887. In Italia il termine apparve a stampa nel 1894; mentre l'aggettivo omosessuale era già apparso due anni prima, pur se destinato ad entrare nell'accezione comune solo a partire dagli Anni '30. Nel corso degli anni il termine "omosessualità" ha assunto connotati sempre più neutri, anche se il concetto in sé continua ad essere considerato un tabù nella maggioranza delle culture. Negli anni Cinquanta e Sessanta una parte del movimento di liberazione omosessuale ha cercato di allontanare l'attenzione dal concetto di "sessualità", contenuto in questa parola, sostituendola con omofilia (dal greco omoios e filìa "affetto fraterno"). "Omofilìa" è però caduto in disuso, ed è oggi usato solo all'interno della comunità omosessuale, o da persone anziane, o per riferirsi specificamente a quel periodo storico ("il movimento omofilo degli anni Cinquanta"). Con lo stesso intento di ricondurre l'attenzione all'ambito dei sentimenti più che a quello della sessualità negli ultimi anni è stato introdotta anche l'espressione "omoaffettività". In particolare la parola omosessualità ha sostituito, secondo le intenzioni del suo creatore, termini usati nel passato come l'antico "sodomia", il cinquecentesco "vitio nefando", "inversione sessuale" (coniato nel 1870 da Arrigo Tamassìa) e altri che avevano connotazioni moralmente negative o indicavano deviazioni patologiche della sfera sessuale. Ha inoltre dato al linguaggio corrente un'alternativa ai termini dialettali, che hanno sempre in sé un significato denigratorio o spregiativo. Nel caso di omosessualità fra donne, si parla di lesbismo (il termine deriva dall'isola di Lesbo, che fu patria della poetessa Saffo), termine preferito dal movimento lesbico-femminista; totalmente in disuso ed anzi offensivo il termine antico tribadismo (dal greco "tribàzo", "mi sfrego"). La nascita del movimento di liberazione omosessuale ha imposto in tutto il mondo il termine nato dal gergo omosessuale statunitense gay, inizialmente usato soprattutto per gli uomini omosessuali, ma da qualche anno usato frequentemente anche per parlare di donne lesbiche. Un'ala del movimento di liberazione omosessuale (o "movimento LGBT") si autodefinisce inoltre provocatoriamente queer. Definizione dell'omosessualità Definire chi sia la persona omosessuale non è cosa agevole. L'omofobia, del resto, contribuisce a generare talvolta e in alcune culture una situazione sociale pesante in cui le stesse persone omosessuali rifiutano per prime, almeno in pubblico, la definizione di "omosessuale". Oltre a ciò, il confine fra eterosessualità ed omosessualità non è affatto netto: vaste aree del comportamento umano sfuggono a una definizione netta, ad esempio nel caso delle persone bisessuali. Oltre che da parte di persone che provano attrazione sessuale e/o sentimentale sia per persone dell'altro che del proprio sesso (bisessualità in senso stretto), si possono verificare comportamenti omo- o bisessuali in molti altri casi, tra i quali: comportamenti omosessuali indotti dall'assenza di altre possibilità di sfogo sessuale ("omosessualità situazionale", per esempio quella che si verifica nelle comunità di persone di un solo sesso, come le carceri, le caserme o i seminari. Essa è detta anche "omosessualità di compensazione" o, nei testi più antichi, pseudo-omosessualità, questa ultima definizione è ormai in disuso);comportamenti omosessuali infantili e adolescenziali (o "giochi" sessuali), presenti soprattutto nelle società in cui i rapporti sessuali con persone del sesso opposto sono strettamente riservati agli adulti, tramite matrimonio o ricorso alla prostituzione ("omosessualità adolescenziale" o "transitoria");comportamenti (anche) omosessuali da parte di persone affette da alcune patologie mentali, tali da rendere indifferenziato l'oggetto delle loro pulsioni erotiche;comportamenti omosessuali motivati da ragioni estranee alla tendenza sessuale personale, come per esempio nel caso della prostituzione maschile, nella quale il bisogno economico può indurre a rapporti sessuali con persone del proprio sesso anche persone che non sono omosessuali esse stesse. Normalmente, quando si parla di "omosessuali", non si intendono le persone coinvolte nelle situazioni sopra elencate, bensì le persone che provano attrazione in modo preponderante o esclusivo per persone del loro sesso anche quando siano al di fuori da tali situazioni. Tali persone ricercano rapporti affettivi e sessuali con persone del loro sesso in base a una pulsione interna personale, e non in base a una scelta indotta dall'ambiente o dalle circostanze. Quante sono le persone omosessuali? Le valutazioni sulla consistenza numerica delle persone prevalentemente o esclusivamente omosessuali sono, fra tutte quelle legate all'omosessualità, le più soggette a contestazioni e polemiche, poiché di forte impatto socio-politico. La statistica è difficile perché la condizione omosessuale è vissuta prevalentemente nella clandestinità, al punto che vi sono persone che, pur avendo esclusivamente rapporti omosessuali, rifiutano egualmente di considerarsi tali, per un fenomeno di dissonanza cognitiva. Ne consegue che due ricerche, condotte sullo stesso campione, otterranno cifre molto diverse a seconda del fatto di aver contato le persone che si comportano da omosessuali oppure le persone che si definiscono tali. Nel secondo caso le cifre possono essere molto più basse che nel primo, e possono addirittura corrispondere allo zero, per esempio interrogando popolazioni fra le quali il comportamento omosessuale sia considerato gravemente infamante, o sia addirittura punito per legge. In genere, le stime dei gruppi ostili al movimento gay tendono a minimizzare la consistenza della minoranza omosessuale, e tendono quindi a contare solo le persone che si definiscono espressamente tali. In questo modo si può arrivare a stime anche inferiori all'1%. Viceversa, le stime di persone legate al mondo omosessuale possono ampliare la consistenza numerica della realtà omosessuale comprendendovi per così dire "d'ufficio" anche le persone bisessuali il cui comportamento sia prevalentemente omosessuale. In questo modo si può arrivare anche a stime vicine al 10%. È opinione di molti che sia corretto slegarsi da considerazioni morali socio-politiche, per addivenire a qualsivoglia conclusione oggettiva su qualunque fenomeno connesso con le scienze umane e sociali. Le prime stime (sec. XIX) Le prime stime, opera di militanti omosessuali come Karl Heinrich Ulrichs, nel XIX secolo, valutavano la consistenza degli "uranisti" nell'ordine di una persona ogni diecimila, cifra che fu allora giudicata esagerata. All'inizio del secolo XX il sessuologo e militante omosessuale Magnus Hirschfeld scoprì, in un questionario fatto circolare fra studenti di sesso maschile, una percentuale di omosessuali di circa una persona ogni cento. Anche questo dato fu considerato eccessivo ed Hirschfeld fu accusato dai suoi avversari di manipolazione deliberata dei dati per "gonfiarli". Il "Rapporto Kinsey" e la stima del 5% Quella di Hirschfeld rimase comunque l'unica stima scientifica disponibile fino al 1947, quando uscì il primo dei due volumi del celebre Rapporto Kinsey, dedicato al comportamento sessuale maschile. Le statistiche fornite da questo Rapporto ebbero un effetto dirompente, suscitando un'infinità di polemiche. Alfred Kinsey era un biologo e non uno psichiatra, ed ebbe l'idea di applicare anche alla specie umana il metodo usato nelle ricerche scientifiche, catalogando i soggetti in base non a ciò che dichiaravano di essere, ma in base a quello che dichiaravano di avere fatto. Grazie a tale studio scoprì che la maggior parte dei soggetti studiati aveva avuto contatti sessuali protratti fino all'orgasmo con una persona dello stesso sesso almeno una volta nella vita. Inoltre, il 5% (una su venti) fra le persone studiate aveva avuto esclusivamente rapporti omosessuali nel corso della sua vita dopo l'adolescenza, e un ulteriore 5%, pur avendo avuto rapporti con entrambi i sessi, ne aveva avuti in prevalenza col proprio sesso. I dati relativi alle donne, editi nel secondo volume, nel 1953, fornivano percentuali inferiori, ma confermavano che gli atti sessuali fra donne erano enormemente più comuni di quanto si fosse ritenuto fin lì. Questi dati furono contestati con estrema violenza soprattutto da coloro che, giudicando l'omosessualità un comportamento estraneo alla natura umana, ritenevano poco credibile che la maggior parte degli esseri umani l'avesse sperimentata almeno una volta nella vita. Per screditare l'attendibilità dei suoi studi, Kinsey fu attaccato a livello personale come pornografo, omosessuale e pedofilo. Kinsey cercò di ribattere alle critiche con un ulteriore volume della sua ricerca, che avrebbe dovuto essere il terzo, dedicato esclusivamente al comportamento omosessuale, ma la Fondazione Rockefeller, che lo aveva sin lì finanziato, poco soddisfatta delle polemiche innescate dalla ricerca e soggetta a forti pressioni da più parti, gli negò ulteriori fondi. La ricerca di Kinsey subì pertanto un drastico ridimensionamento e da allora le ricerche sulla percentuale di omosessuali sono compiute con estrema cautela, su campioni limitati, spesso traendo conclusioni in base al modo in cui gli intervistati si definiscono anziché in base al loro comportamento effettivo. Per questo motivo la stima dell"'uno su venti" (cioè del 5%) continua ad essere considerata come la più attendibile da un punto di vista scientifico, al punto da essere adottata ufficialmente dall'OMS per valutare l'incidenza dell'omosessualità esclusiva all'interno della popolazione umana. Bibliografia Cesar Tripp, La questione omosessuale, Rizzoli, Milano 1977. (Tripp, già collaboratore di Kinsey, racconta in dettaglio le reazioni causate dalla scoperta di una consistenza "eccessiva" di persone omosessuali, fino al taglio dei fondi). Cause dell'omosessualità La domanda sulla causa dell'omosessualità ha suscitato, e non solo in tempi recenti, innumerevoli ipotesi e spiegazioni. Le ipotesi proposte si dividono grosso modo in tre categorie: Spiegazione innatistica ("omosessuali si nasce"). L'omosessualità è in qualche modo innata: vuoi per ragioni naturali, simili a quelle che portano naturalmente una certa percentuale della specie umana ad essere mancina anziché destrimane (cause cromosomiche; conformazione particolare del sistema nervoso o di una parte del cervello, specie l'ipotalamo). L'OMS definisce l'omosessualità "una variante naturale del comportamento umano", ma non ha preso posizione rispetto alla possibile causa di tale variabilità;vuoi per conseguenza di un vero e proprio difetto fisico (squilibri ormonali - anche durante la gravidanza),vuoi per altri motivi ancora (ad esempio alcuni autori greci parlano dell'influsso astrologico quale causa della determinazione della preferenza per le persone dello stesso sesso, ma questa chiaramente non è una spiegazione scientifica). Spiegazione psicologica ("omosessuali si diventa"). L'omosessualità è l'effetto di un differente sviluppo della psiche, in genere maturato da bambini o da adolescenti (così la pensavano in passato molte - se non la maggior parte - delle branche della psicoanalisi, della psichiatria e della psicologia). Oggi questa spiegazione ha perso consensi rispetto al passato, specie rispetto al secondo dopoguerra, quando era quella prevalente nel mondo scientifico.Spiegazione volontaristica ("non esistono persone omosessuali, ma solo atti omosessuali'"). L'omosessualità non ha "cause". Si tratta di un comportamento appreso ed acquisito, frutto della volontà del singolo individuo. Va da sé che questa teoria non spiega alcunché, anche perché ci sono persone che sono omosessuali fin dalla più tenera età (naturalmente non si tratta di persone che manifestano un'anomala e precoce sessualità omodiretta, ma persone che manifestano fin dai primi anni di vita un'affettività omodiretta). Del resto l'omosessualità si manifesta chiaramente anche in altre specie animali, a volte in forme anche piuttosto vistose. Fra coloro che sostengono la tesi volontaristica, le valutazioni divergono ulteriormente: per una parte dei sostenitori di questa spiegazione, quello omosessuale è un comportamento moralmente deviato, causato sostanzialmente dal vizioper un'altra parte, invece (il pensiero postmoderno e la teoria queer) è l'effetto della "educastrazione", che ha indotto dall'esterno le persone a rinunciare, in un senso o nell'altro, alla naturale bisessualità che caratterizzerebbe per natura l'essere umano. È importante notare che nessuna delle teorie eziologiche (cioè, relative alle cause) sopra elencate è fino ad oggi riuscita a raggiungere un grado di affidabilità scientifica tale da potere escludere tutte le altre, e quindi tale da potere mettere d'accordo almeno la maggior parte degli studiosi, anche se la teoria innatista sta guadagnando sempre più ampi consensi, anche in rapporto all'osservazione dell'omosessualità animale. Per questo motivo, da un punto di vista scientifico la questione delle cause dell'omosessualità è da considerare ancora una questione aperta, sulla quale nessuna risposta può per ora pretendere di essere definitiva. Si tenga infine presente che, essendo stata l'omosessualità cancellata dall'elenco delle malattie dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), non ha nemmeno senso approfondire ricerche in tal senso, se non per pura curiosità speculativa. Si ritiene, in generale, che una qualsivoglia ricerca meriti approfondimenti e/o supporto dell'ente pubblico quando finalizzata a scopi meritevoli di tutela, quali la cura di malattie o situazioni psicologiche ego-distoniche. Quantunque, una tale ingenua affermazione possa lasciar interdetti molti scienziati e far credere a chi non è addetto ai lavori che le ricerche portate avanti dalle varie scienze, naturali e non, che non abbiano uno scopo terapeutico non abbiano senso e valore, bisogna ricordare che la maggior parte delle scienze hanno uno status epistemologico a carattere gnoseologico e fra queste anche ed in particolare la psicologia, la psicologia sociale e la sociologia. Pertanto, il senso a continuare queste ricerche non soltanto esiste, ma è ben vivo ed evidente. Omosessualità nella storia Stato legale dell'omosessualità nel mondo. Nella storia umana, l'omosessualità ha ricevuto valutazioni molto diverse, che vanno da una totale accettazione e integrazione fra i comportamenti socialmente accettati o addirittura alla loro esaltazione (nelle culture dalla Polinesia), fino alla condanna a morte. La storia dell'omosessualità è quindi anche una storia degli atteggiamenti sociali possibili verso un comportamento percepito come "deviante", ed ha interesse anche da un punto di vista sociologico, antropologico, politico e in qualche misura filosofico. Per questo motivo esiste una branca della storiografia che si occupa espressamente di storia LGBT. L'atteggiamento sociale verso i comportamenti omosessuali ha conosciuto momenti di relativa tolleranza, durante i quali la società ammetteva un certo grado di discussione ed esibizione pubblica del tema, anche attraverso l'arte e le produzioni culturali (come è avvenuto per esempio nell'Atene classica, nella Toscana del Rinascimento, o a Berlino e a Parigi nell'anteguerra) alternandoli però a momenti di repressione durissima, come nell'Italia del Trecento, o nell'Europa della Riforma e Controriforma o ancora nel periodo a cavallo della Seconda guerra mondiale, durante il quale persero la vita nelle persecuzioni antiomosessuali diverse decine di migliaia di persone. Dalla seconda guerra mondiale in poi l'atteggiamento sociale nei confronti delle persone omosessuali è andato migliorando, anche a seguito delle battaglie condotte a questo scopo dal movimento di liberazione omosessuale. Omofobia Il termine omofobia indicare la scarsa tolleranza e la repulsione nei confronti delle persone omosessuali, o le azioni che da esso derivino o che ad esso siano riconducibili. L'omofobia può arrivare alla violenza fisica e all'omicidio, motivati dalla pura e semplice omosessualità della vittima. Da un punto di vista etimologico apparirebbe piu corretto sostituire il termine con "omosessuofobia" o anche "omoerotofobia. Omosessualità e religioni Il tema dell'omosessualità sollecita da millenni l'interesse delle religioni. La posizione tradizionale di buona parte delle religioni abramitiche (ebraismo, cristianesimo, islamismo) è in generale di ferma condanna degli atti omosessuali, ritenuti contrari al disegno divino e/o alla moralità. Tuttavia, il dibattito in corso su questo tema ha prodotto e sta producendo posizioni maggiormente sfumate, sia pure sempre nel quadro della condanna tradizionale.Cristianesimo La Chiesa cattolica è contraria ai rapporti omosessuali, non alle persone in quanto tali sebbene molti esponenti cattolici sostengano che l'omosessualità sia un comportamento volontario e quindi controllabile (o curabile). Pretende la castità. La Chiesa ortodossa è contraria ai rapporti omosessuali, non alle persone in quanto tali. Da questi, pretende la castità. Le Chiese Protestanti mostrano diversi atteggiamenti: alcune mostrano maggiore tolleranza, ammettono il matrimonio omosessuale e l'ordinazione di omosessuali nel clero senza l'obbligo di celibato, altre, invece, sono contrarie a qualunque tipo di relazione omosessuale. I Testimoni di Geova sono contrari ai rapporti omosessuali. Islamismo Per lungo tempo è stata punita con la pena di morte. Oggi rimane comunque condannata. Ebraismo L'ebraismo ortopratico, o "ortodosso", maggioritario in Israele, condanna l'omosessualità. Tuttavia negli Usa, dove risiede la maggiore comunità ebraica della Diaspora, la corrente maggioritaria dell'ebraismo, quella riformata, ammette unioni gay e ordina rabbini omosessuali; al suo interno vi sono anche alcune sinagoghe gay. Buddhismo Il precetto buddhista circa la sessualità recita "Astenersi da una cattiva condotta sessuale". Nelle diverse società ed epoche questo precetto è stato variamente interpretato, ma ha sempre mantenuto il significato di "non usare il sesso per nuocere agli altri". Questo esclude alcuni comportamenti violenti (stupro) o che non rispettano i sentimenti e la dignità propria e altrui (adulterio). Per un monaco, questo significa semplicemente non avere rapporti sessuali con nessuno: uomini, donne o animali. Nei paesi in cui si è diffuso il Buddhismo (Sud Est Asiatico, Cina, Corea, Giappone) non risultano leggi e condanne legali per le pratiche omosessuali, finché queste non furono introdotte dagli occidentali (in special modo inglesi). C'è da registrare che i punti di vista sull'omosessualità sono diversi e differenziati e vanno da una esplicita condanna (non senza fraintendimenti sui significati delle parole, come l'episodio relativo alla condanna dell'omosessualità da parte del Dalai Lama) e la piena accettazione. L'attuale Dalai Lama Tenzin Gyatso, leader del buddhismo tibetano, ha condannato gli atti omosessuali con un «No assoluto. Senza sfumature» . L'orientamento predominante è però quella di una serena accettazione. Per approfondire in inglese , e in lingua italiana Induismo Non ci sono condanne esplicite, tuttavia è socialmente vista come negativa. Il fenomeno dei castrati, gli hijra, un tempo diffuso, è oggi più raro 3973 0 16 anni fa
- 17 ore fa Transessuale Transessuale Con la parola transessuale si indica generalmente una persona che persistentemente sente di appartenere al sesso opposto a quello anagrafico e fisiologico. // Storia del concetto Secondo il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Manuale di Classificazione dei Disturbi Mentali, IV edizione, redatto dall'Associazione Americana degli Psichiatri) e l'International Classification of Diseases (a cura dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, X edizione[1]), la persona transessuale, soffre di "disturbo dell'identità di genere" o "disforia di genere" (DIG). Questo senso di distonia e disforia nei confronti del proprio sesso di nascita può svilupparsi già nei primi anni di vita, durante l'adolescenza o, più raramente, in età adulta. Il termine "transessuale" viene coniato nel 1949 dal dottor David Cauldwell (1897-1959), ma diventa di uso comune dopo la pubblicazione del libro The transsexual phenomenon (Il fenomeno transessuale) del dott. Harry Benjamin, edito nel 1966, che diventa ben presto testo di studio universitario, in quanto è il primo libro che indaga sulla transessualità con un approccio anche nosografico, affermando che si tratta dell'unica patologia classificata come psichiatrica a non essere curata psichiatricamente. Lo psichiatra infatti non "guarisce" la persona transessuale facendola nuovamente sentire a proprio agio con il suo sesso di origine, bensì avviando la persona a cui è diagnosticato il "Disturbo dell'Identità di Genere" alle terapie endocrinologiche e/o chirurgiche per iniziare il percorso di transizione. Tale discrepanza è da inquadrarsi nel fatto che per molti decenni fra la fine dell'800 e i primi venti anni del '900 la persona transessuale veniva effettivamente sottoposta a tentativi di "guarigione", ovvero di scomparsa del "disturbo", sia attraverso la psicoterapia, sia attraverso la somministrazione di ormoni del proprio sesso genetico. Tali tentativi furono fallimentari e determinarono un numero elevatissimo di suicidi fra le persone transessuali che subivano tali trattamenti. Soltanto intorno al 1960 si iniziò a pensare che l'unica "guarigione" della persona transessuale si potesse ottenere adeguando il corpo alla psiche e non viceversa. Il movimento transessuale mondiale rifiuta l'inquadramento psichiatrico della propria condizione pur essendo consapevole del fatto che la propria condizione richiede l'intervento della medicina per trasformare la "disforia" in "euforia" o comunque in una stabilizzazione accettabile della qualità di vita. La questione delle cause L'ezio(pato?)genesi del transessualismo è ufficialmente ignota e l'inquadramento psichiatrico sembra più uno stratagemma per far sì che le persone transessuali possano accedere alle mutue, ai Sistemi Sanitari Nazionali dei loro paesi, in attesa che ne venga chiarita la vera eziogenesi. A questo proposito è molto significativa la risposta che la dottoressa Peggy Cohen-Kettenis (docente di psicologia presso la Vrije Universiteit di Amsterdam e responsabile del Gruppo sui Disturbi dell'Identità di Genere del Dipartimento di Psicologia del Centro Medico della stessa Università, annoverata fra i maggiori esperti internazionali di transessualismo) ha dato nel corso di una conferenza tenutasi a Bari il 31 maggio 2003 conferenza. In tale occasione la Cohen-Kettenis, alla domanda posta dal pubblico «Se il "vero" transessuale è colui al quale viene consentito il cambiamento di sesso, non ha psicopatologia associata, ha un buon esito post-trattamento, ecc., perché allora i disturbi dell'identità di genere rientrano nel DSM-IV, ossia vengono classificati come disturbi mentali?», così rispondeva: «Questo è un buon punto. Credo che le ragioni principali stiano fuori dal DSM. Ad esempio, una ragione pratica, anche se non la più importante, è che senza un disturbo classificato nel DSM, in molti paesi le compagnie di assicurazione non coprirebbero le spese del trattamento. So che è un problema di cui si sta discutendo nella preparazione del DSM-V.» Recenti studi, inoltre, sembrano dimostrare sia una predisposizione genetica al transessualismo sia la presenza nelle persone transessuali di un dimorfismo sessuale del cervello opposto al sesso biologico in cui sono nate . Condizione umana e sociale Contrariamente a quanto spesso si pensa, la realtà transessuale investe entrambe le direzioni di transizione: esistono quindi transessuali maschi transizionanti femmina e transessuali femmine transizionanti maschio. Internazionalmente si usa l'acronimo "FtM" per indicare i trans da femmina a maschio e "MtF" ad indicare le trans da maschio a femmina. Sebbene la percentuale di transessuali MtF sia storicamente più elevata rispetto agli FtM, pur rimanendo anche attualmente inferiore allo 0,001%, è altrettanto vero che negli ultimi anni questa percentuale sta andando nella direzione della parificazione. L'apparente "inesistenza" dei trans "FtM" è dovuta sostanzialmente alla maggiore "indistinguibilità" che essi raggiungono con gli uomini genetici. Le persone transessuali, in occidente, pur essendo considerate "malate", subiscono sovente forti discriminazioni in ambito lavorativo e sociale, anche per l'inadeguatezza delle attuali leggi nazionali sul cosiddetto "cambiamento di sesso", ma soprattutto per uno stigma sociale che prende il nome di "transfobia". La transfobia, apparentemente può sembrare una traduzione equivalente dell'omofobia. In realtà i due fenomeni hanno origini diverse, espressioni diverse anche se condividono il destino della discriminazione. Un tentativo di distinguere i fenomeni "transfobia" e "omofobia" è stato fatto da Mirella Izzo, presidente di Crisalide AzioneTrans onlus nell'articolo "Transfobia e Omofobia: differenze e similitudini. Lo stigma sociale della persona transessuale è in genere molto più elevato rispetto a quello riservato alle persone omosessuali. Inoltre è altrettanto più elevato per le trans da maschio a femmina rispetto ai transessuali da femmina a maschio. Le motivazioni che possono essere trovate per questo dato di fatto sono molteplici e controverse: l'omosessualità è visibile solo all'interno delle tendenze sessuali ed affettive di una persona mentre la transessualità comporta una netta trasformazione del proprio corpo e pertanto provoca la necessità di una totale inversione di valutazione della persona;la transessualità da maschio a femmina è più stigmatizzata di quella da femmina a maschio perché viviamo in una società prevalentemente maschilista nella quale rinunciare alla "virilità" costituisce una ferita più percepibile della rinuncia alla femminilità. In ogni caso lo stigma sociale verso le transessuali MtF è tale da rendere difficile l'inserimento lavorativo delle stesse. Se a questo si aggiunge che spesso le famiglie ripudiano il figlio transessuale e i costi della transizione, diventa evidente una spinta della stessa società affinché la transessuale si dedichi alla prostituzione per sopravvivere. La prostituzione transessuale è un fenomeno recente che peraltro mette in discussione anche la classificazione degli orientamenti sessuali. A peggiorare la condizione delle persone transessuali è una sorta di circolo vizioso nel quale la società, attraverso lo stigma, spinge la transessuale alla prostituzione, la quale poi viene dalla stessa società identificata come il lavoro unico e possibile delle transessuali, con ciò rendendo l'immagine della persona transessuale equivalente alla prostituzione, all'oggetto sessuale, alla trasgressione. Questo circolo vizioso alla fine determina il peggioramento dell'immagine globale che si ha della transessualità e quindi della transessuale in cerca di lavoro. Il percorso di transizione Normalmente, allo stato attuale, una persona che si ritiene transessuale deve in primis rivolgersi ad uno psichiatra che diagnostichi il "disturbo dell'identità di genere". Solo dopo questa certificazione può rivolgersi all'endocrinologo per la terapia ormonale sostitutiva (estrogeni ed antiandrogeni per le trans MtF, testosterone per i trans FtM). Deve inoltre essere assente nel codice genetico ogni riferimento all'intersessualità o pseudoermafroditismo. Senza questa diagnosi l'endocrinologo non potrebbe agire in quanto, in questo particolare caso, il suo compito è quello di ammalare organi sani. Successivamente, o in accompagnamento alla terapia ormonale, la persona transessuale MtF può sottoporsi a trattamenti estetici-chirurgici (rimozione barba, mastoplastica additiva, rimodellamento di naso e viso, ecc.). Di norma questi interventi vengono considerati "chirurgia estetica" e sono a carico della persona transessuale. Per i transessuali FtM di norma non vi è bisogno di chirurgia estetica. Effettuato il trattamento ormonale, secondo la legge 164/82 la persona transessuale può richiedere al Tribunale autorizzazione agli interventi chirurgici di conversione sessuale (penectomia, orchiectomia e vaginoplastica per le trans; mastectomia, isterectomia, falloplastica o clitoridoplastica per i trans). Ottenuta sentenza positiva, la persona transessuale ha diritto all'intervento sui genitali a carico del SSN. Effettuato l'intervento, la persona transessuale deve nuovamente rivolgersi al Tribunale per chiedere il cambiamento di stato anagrafico. Ottenuta la sentenza positiva, tutti i documenti d'identità vengono modificati per sesso e per nome, con l'eccezione del casellario giudiziario e l'estratto integrale di nascita, documenti che possono essere richiesti esclusivamente dallo Stato o da Enti pubblici. Alla fine di questo percorso, per la legge italiana un transessuale da donna a uomo diventa uomo a tutti gli effetti, compreso il diritto a sposarsi e ad adottare. Lo stesso vale per la transessuale da uomo a donna. Si rende quindi assai difficile o addirittura impossibile risalire al sesso originario di una persona. 4281 0 16 anni fa
- 17 ore fa Sessuologia Sessuologia La sessuologia è la disciplina che studia gli aspetti psicologici, medici e socioculturali della sessualità. Nell'ambito della sessuologia si è soliti distinguere: una branca biologico-medica, che studia i fenomeni della sessualità rispetto alla sua genetica e al ruolo dei sistemi endocrino e nervoso centrale nelle sue manifestazioni normali e patologiche; una branca psicologica, che analizza la dinamica dei processi relazionali, con particolare riferimento alle teorie psicoanalitiche sulla sessualità infantile e sull'itinerario di maturazione della sessualità nelle fasi orale, anale e genitale; una branca antropologico-sociale, che studia il valore culturale e semiologico della differenza sessuale nell'organizzazione sociale. 2695 0 16 anni fa
- 17 ore fa Kama Sutra Kama Sutra Il Kama Sutra è un antico testo indiano sul comportamento sessuale umano, ampiamente considerato come l'opera più importante nella letteratura sanscrita sull'amore. Il libro è stato scritto da Vatsyayana ed il suo titolo completo è vÄtsyÄyana kÄma sÅ«tra ("Aforismi sull'amore, di Vatsyayana"). Si crede che l'autore sia vissuto in un'epoca fra il I ed il VI secolo, probabilmente durante il periodo Gupta. // Composizione Il Kama Sutra contiene 35 capitoli, organizzati in sette parti, ognuna delle quali scritta da un esperto nel rispettivo campo. Le parti sono: Introduzione (4 capitoli) - sull'amore in generale, il suo posto nella vita di un uomo ed una classificazione delle donne.Sull'unione sessuale (10 capitoli) - una discussione approfondita sul bacio, vari tipi di preliminari, orgasmo, una lista di posizioni sessuali, sesso orale, parafilia, e ménage à trois.Sull'acquisizione di una moglie (5 capitoli) - corteggiamento e matrimonio.Su una moglie (2 capitoli) - il comportamento corretto di una moglie.Sulle mogli degli altri (6 capitoli) - principalmente seduzione.Sulle cortigiane (6 capitoli).Sui mezzi per attrarre gli altri a qualcuno (2 capitoli). Il Kama Sutra contiene un totale di 64 posizioni sessuali anche rappresentate. Vatsyayana credeva che ci fossero otto modi di fare l'amore, moltiplicati per otto posizioni per ognuno. Nel libro queste sono note come le 64 Arti. Il capitolo che elenca le posizioni è il più famoso e per questo è spesso scambiato per l'intera opera. Comunque, solo circa il 20 per cento del libro è dedicato alle posizioni sessuali. Il resto è una guida su come essere un buon cittadino e parla delle relazioni fra uomini e donne. Il Kama Sutra descrive il fare l'amore come un'unione divina. Vatsyayana credeva che il sesso in sé non fosse sbagliato, a meno che non lo si facesse frivolmente. Il Kama Sutra ha aiutato le persone a godere dell'arte del sesso in maniera più profonda e può essere considerato una guida tecnica al godimento sessuale, oltre a provvedere ad una descrizione dei costumi e delle pratiche sessuali dell'India di quei tempi. Il Kama (in sanscrito piacere o benessere) non è infatti percepito come un peccato, ma è uno dei quattro scopi della vita (purushartha). La traduzione inglese più conosciuta del libro è quella del 1883 di Sir Richard Burton. 2896 0 16 anni fa
- 17 ore fa Identità di Genere Identità di genere Il concetto di identità di genere, in alcune correnti della sociologia sviluppatesi negli Stati Uniti d'America a partire dagli anni settanta del Novecento, viene utilizzato per descrivere il genere in cui una persona si identifica (cioè, se si percepisce uomo, donna, o in qualcosa di diverso da queste due polarità). Secondo i ricercatori, l'identità di genere può avere origini biologiche, tra cui lo sviluppo e i fattori ormonali durante la gestazione, e venire in seguito infuenzata dall'ambiente sociale e culturale in cui nasce il bambino o la bambina, per poi consolidarsi dopo i due anni di età[1]. Non c'è comunque un'età precisa e risulta molto variabile anche l'età in cui potrebbero sorgere eventuali problemi legati all'identità di genere "Identità di genere" in relazione a "ruolo" e "sesso" Nella maggioranza della popolazione, l'identità, il ruolo di genere e il sesso biologico corrispondono (persone "cisgender"). Ad esempio, una donna cisgender: ho gli attributi femminili (sesso)mi sento donna (identità)gli altri mi percepiscono donna (ruolo) Idem nel caso di un uomo cisgender, dove però ovviamente sesso, identità e ruolo di genere saranno al maschile. L'identità di genere è il modo in cui un individuo percepisce il proprio genere: questa consapevolezza interiore porta ad dire "io sono uomo" o "io sono donna". Prima del XX secolo, il sesso di una persona era determinato esclusivamente dall'apparenza dei genitali. In seguito, con la scoperta del DNA e dei cromosomi, ci si basò su questi per meglio determinare il sesso: era femmina chi aveva genitali considerati femminili e due cromosomi XX, mentre era uomo chi possedeva genitali considerati maschili insieme ad un cromosoma X e uno Y. Tuttavia alcuni individui hanno combinazioni di cromosomi, ormoni e genitali che non seguono le definizioni tradizionali di "uomo" e "donna", mentre tra un individuo e l'altro i genitali possono variare nelle forme o in alcuni casi presentarsi più di un tipo di genitali o genitali difficili da classificare. Anche gli attributi corporei correlati al sesso di una persona (forma del corpo, peli del viso, timbro della voce ecc.) non sempre corrispondono con quelli attribuiti al loro sesso basato sui genitali. Ricerche recenti suggeriscono che circa il 2% delle nascite presenta caratteristice più o meno divergenti da quelle assolutamente maschili o femminili, ma la percentuale di casi che ricevono una chiurgia "correttiva" è stimata intorno a 0.1-0.2%. Nel caso delle persone transgender le espressioni relative al genere differiscono dai canoni tradizionali, in relazione al sesso cromosomico o basato sui genitali. Il caso che permette di comprendere più facilmente come sia necessario distinguere fra sesso e identità di genere è quello in cui vengano rimossi i genitali esterni: quando questo avviene, o per un incidente o intenzionalmente, la libido e la capacità di esprimersi nell'attività sessuale cambiano, ma l'identità di genere può restare invariata. Uno di questi casi è quello di David Reimer, riportato nel libro As Nature Made Him di John Colapinto: nel libro viene mostrata la persistenza di un'identità di genere maschile e la tenace aderenza al ruolo di genere maschile, in una persona che ha perso il pene subito poco dopo la nascita, per via di una circoncisione sbagliata, nonostante, per "rimediare" al danno, il soggetto fosse stato riassegnato costruendo chirurgicamente i genitali femminili. Anche in casi di persone intersessuate "corrette" alla nascita si riscontrano situazioni simili. In vari casi, l'identità di genere di una persona può contrastare fortemente con la sua apparenza esteriore maschile o femminile: l'identità di genere va quindi oltre il sesso dell'individuo dedotto dall'esaminazione dei genitali esterni e (in età adulta) dai caratteri sessuali secondari. Il termine tuttavia può essere usato anche per riferirsi al genere che comunemente viene attribuito all'individuo, in base alle caratteristiche tipiche del suo ruolo di genere (vestiti, stile dei capelli, modo di parlare e di esprimersi, atteggiamenti ecc.). Il ruolo di genere riguarda dunque un insieme di elementi che suggeriscono esteriormente, quindi agli altri, la categorizzazione sessuale di un individuo. Gli aspetti che vengono associati ad un genere piuttosto che l'altro variano sensibilmente a seconda della società, del periodo storico e del contesto culturale in cui vive una determinata persona: in alcune società, la categorizzazione è particolarmente rigida e polarizzata (una certa cosa "è da femmina", un'altra cosa "è da maschio" e così via, definiti secondo gli stereotipi di maschio e femmina), mentre la determinazione del sesso è basata esclusivamente sugli organi genitali e attributi secondari esteriori, per cui il ruolo di genere riguarda anche quel tipo di attività e modi di esprimersi che vengono ritenuti opportuni e appropriati a seconda degli organi genitali esterni degli individui (di conseguenza, se queste attività e modi di esprimersi non sono ritenuti corrispondenti ai genitali dell'individuo, vengono ritenuti inopportuni e inappropriati e possono verificarsi diversi tipi di reazioni). Anche la lingua e la tradizione in molte società prevedono una categorizzazione degli individui o come maschi o come femmine, ma non è così ovunque. Alcuni esempi: Nella cultura del subcontinente indiano, le persone chiamate hijra in genere non vengono considerate né uomini, né donne e hanno un ruolo di genere differente. Nella maggior parte dei casi si tratta di individui biologicamente maschi o intersessuali, ma sono presenti anche individui biologicamente femmina.Società nella storia in cui gli eunuchi avevano dei ruoli prestabiliti.Fra i nativi americani, esistono categorie di genere multiple e alcune persone vengono chiamate "due spiriti".In alcune società polinesiane, le persone chiamate fa'afafine vengono considerate un "terzo sesso" accanto al genere maschile e quello femminile. Sono biologicante maschi, ma si vestono e si comportano in un modo considerato tipicamente femminile. Secondo Tamasailau Sua'ali', almeno a Samoa, sono spesso fisiologicamente incapaci di riprodursi; inoltre queste persone non vengono discriminate e neanche trattate con condiscendenza, infatti vengono ritenute appartenenti ad un genere sessuale naturale. Problemi di discordanza col sesso biologico Esistono persone nelle quali l'identità di genere e sesso biologico non corrispondono (le persone transgender, transessuali e diversi individui intersessuali): questa discordanza provoca una serie di conflitti interiori e di sofferenze e prende il nome di "disforia di genere" o viene diagnostica come disturbo dell'identità di genere (DIG). Oltre a queste difficoltà individuali, le persone disforiche subiscono ulteriori complicazioni e sofferenze (tra cui mobbing, discriminazione, violenza) in quelle società o ambienti sociali in cui non vengono ammessi o accettati degli atteggiamenti di espressione sociale (ruolo di genere) differenti dal sesso biologico dell'individuo (transfobia).Cause di discordanza Uno dei motivi di questa discordanza nelle persone intersessuali è che alcuni individui hanno un sesso cromosomico che non si riscontra nei loro organi genitali, per cause ormonali o anomalie cromosomiche, come la sindrome di Turner o la sindrome di Klinefelter: queste persone possono apparire esteriormente di un sesso (anche diverso da quello cromosomico), ma identificarsi nell'altro.Le cause nel transgenderismo o transessualismo sono meno chiare: sono state oggetto di diverse speculazioni e teorie, ma allo stato attuale delle ricerche, finora nessuna è stata ampiamente dimostrata. Soluzioni Dal 1953(n Italia dal 1982) è diventata possibile la riassegnazione chirurgica del sesso (RCS), con la prima vaginoplastica, mentre per i FtM è disponibile la falloplastica. Una persona che soffra di disforia di genere può dunque cercare queste forme di intervernto medico per far coincidere il proprio sesso con la propria identità di genere. L'adeguamento del sesso non si limita, almeno in Italia alla sola operazione chirurgica, ma consiste invece in un lungo percorso di transizione, alla fine del quale, per la legge italiana, l'individuo viene riconosciuto appartenente a tutti gli effetti nel genere in cui si identifica. Alcune persone con disforia di genere mantengono i genitali nella forma in cui son nati, ma vivono comunque un ruolo di genere coerente con la propria identità di genere. Altre persone rifiutano le tradizionali identità di genere maschile o femminile. Formazione e sviluppo nell'individuo La formazione dell'identità di genere è un complicato processo che inizia col concepimento e coi diversi fattori biologici durante la gestazione. Si sviluppa quindi durante le esperienze dei primi anni di vita sotto l'infuenza dei fattori socio-culturali in cui nasce l'individuo. Alcune ricerche indicano che l'identità di genere si consolida nella primissima infanzia e in seguito resta stabile. Queste ricerche si svolgono generalmente chiedendo a persone transessuali quando si erano rese conto, per la prima volta, che il ruolo di genere impostogli dalla società non combaciava con la loro identità di genere Questi studi stimano che l'identità di genere si formi all'età di circa 2-3 anni. Alcuni tuttavia contestano queste ricerche statistiche, sostenendo che soffrono di un difetto di campionamento, infatti potrebbero essere fuorvianti, se non viene interrogato anche un gruppo di controllo per verificare a che età le persone non-transessuali diventano consapevoli delle loro identità e ruoli di genere. Una seconda critica, che viene mossa sulla validità di queste ricerche, viene dal fatto che la terapia di sostituzione ormonale e la riassegnazione chirurgica del sesso sono generalmente controllate dagli psichiatri: una delle cose che viene chiesta, per distinguere fra i "veri" individui transessuali e gli altri, è infatti proprio a quale età si sono identificati per la prima volta nell'"altro" sesso. Le persone transessuali potrebbero perciò sentire di dover dare la risposta "corretta", per avere più speranze di ottenere gli ormoni. Patrick Califia, autore di Sex Changes and Public Sex, ha indicato che questo gruppo di persone ha una chiara consapevolezza di quali risposte dare alle domande del sondaggio, in modo da essere considerate idonee alla terapia ormonale sostitutiva e/o alla rieassegnazione chirurgica: « Nessuno dei ricercatori sembra rendersi conto che loro stessi sono responsabili di creare una situazione, in cui la gente transessuale deve descrivere un insieme fisso di sintomi e recitare una storia, che viene chiaramente elaborata secondo modi prestabiliti, in modo da poter ottenere dal dottore il permesso per quello che invece dovrebbe essere un loro inalienabile diritto » Questo tipo di critiche riguardano principalmente il metodo di indagine e le "terapie" psicologiche forzate (in contrapposizione ad una consulenza psicologica come accompagnamento al percorso di transizione), ma è ritenuta comunque una garanzia una diagnosi che confermi la capacità di intendere e volere dell'individuo, per escludere l'eventuale presenza di patologie psichiatriche fuorvianti (ed esempio schizofrenia), e della reale consapevolezza della persona. Origine del concetto Durante gli anni 1950 e '60, gli psicologi iniziarono a studiare lo sviluppo del genere nei bambini, in parte nel tentativo di determinare le origini dell'omosessualità (che all'epoca era ancora vista come un disturbo mentale). Nel 1958, all'UCLA Medical Center, venne avviato il Gender Identity Research Project (Progetto di ricerca sull'identità di genere) per lo studio sugli intersessuali e transessuali. Lo psicoanalista Robert Stoller riportò molti dei risultati della ricerca nel suo libro Sesso e genere (1968) . A lui è attribuita anche l'introduzione del termine identità di genere, durante il congresso internazionale della psicoanalisi del 1963. Anche lo psico-endocrinologo John Money ebbe un ruolo importante nello sviluppo delle prime teorie sull'identità di genere. Fondò nel 1965 all'interno della Johns Hopkins University la "Clinica per l'Identità di Genere" per pazienti con sintomi transessuali. Il suo lavoro alla clinica sviluppò e rese popolare la teoria interazionista, la quale implica che, dopo una certa età, l'identità di genere è relativamente fluida e soggetta a costanti aggiustamenti. Il suo libro, Uomo, donna, ragazzo, ragazza (1972)divenne un testo universitario, sebbene in seguito la sua teoria si sia rivelata scientificamente errata. Il caso più famoso studiato da Money fu quello di David Reimer. 2916 0 16 anni fa
- 17 ore fa BDSM BDSM Un collare è un simbolo comune del BDSM Il termine BDSM è un acronimo: Bondage (B),Bondage & Disciplina (B&D),Dominazione e Sottomissione (D&S o DS)Sadismo & Masochismo (S&M o SM). che indicano un complesso di pratiche relazionali e/o erotiche e/o preferenze sessuali. Queste pratiche, che considerate al di fuori di un contesto consensuale sono generalmente considerate spiacevoli e indesiderabili, sono nel BDSM fonte di soddisfazione reciproca, e strumento di costruzione di un rapporto interpersonale. // Generalità Il BDSM si caratterizza e si distingue dall'attuazione patologica e non consensuale del sadomasochismo per diverse ragioni: La consensualità: qui il "sottomesso" acconsente di essere tale, e i limiti e le regole del rapporto sono definite sulla base di un accordo paritario accettato da ambo le parti pienamente consapevoli in modo consensuale.L'uso della "safe word" (o "parola di sicurezza") che dà la possibilità al partner passivo di interrompere il gioco in qualsiasi momento. In alcuni casi la safe word è sostituita da un gesto fisico preventivamente concordato (es.: alzare o aprire la mano, lasciar cadere un oggetto etc.), soprattutto in quelle scene o giochi BDSM in cui il sottoposto (slave) è fisicamente impedito nella parola. È necessaria una parola o segnale ben preciso e concordato in anticipo, perché esprimere semplice diniego (no, no!) può fare parte integrante del ruolo di vittima prescelto e non essere interpretato dal dominante come un rifiuto reale.La flessibilità nei ruoli: nel BDSM ognuno è libero di scegliersi il ruolo che trova più congeniale e anche cambiare questo nel corso del tempo o a seconda del partner, se lo sente necessario. Nessuno e' completamente dominante o sub. Di norma ciascun ruolo è espressione di una inclinazione personale destinata a essere duratura nel tempo, anche se può evolvere.La soddisfazione reciproca: lo scopo è un'interazione bidirezionale positiva per entrambi. Non necessariamente tuttavia questa soddisfazione deve essere intesa come pari opportunità di raggiungere il piacere sessuale: in alcune tipologie di rapporti BDSM (in particolare relazioni 24/7 il piacere sessuale di un partner è limitato in funzione del piacere dell'altro; in questo caso la soddisfazione del partner sottomesso è soprattutto morale e psicologica. Spesso, in ogni caso, il sesso nella sua forma tradizionale è presente in misura minoritaria nel rapporto BDSM, o addirittura ne è del tutto escluso. Le tre regole fondamentali e necessarie del BDSM e i principi fondamentali per la sicurezza delle sue pratiche possono essere riassunti con un la formula inglese Safe, Sane, Consensual (SSC) che può essere tradotta in italiano con Sicuro - Sano - Consensuale. La creazione di questa formula è attribuita all'attivista David Stein che nel 1984 la usò per la prima volta in questa forma [1] lavorando per il GMSMA (Gay Male S/M Activists) con lo scopo: « di distinguere il tipo di S/M consensuale a cui ero interessato da quello abusivo, criminale, neurotico e autodistruttivo generalmente associato con il termine sadomasochismo » Il piacere tratto da un rapporto BDSM è legato allo scambio di potere che intercorre fra sottomesso e dominante, dove l'umiliazione del sottomesso esalta il dominante, gratificato dalla sensazione di potere; il sottomesso invece viene gratificato dall'assenza di potere, cioè dalla sensazione di impotenza e dall'assenza di scelta, sottolineate e dimostrate dagli stimoli che il dominante, secondo sua volontà, infligge o elargisce. In ogni caso, in un rapporto BDSM ci sono sempre dei momenti di grande tenerezza in cui non c'è né dolore né tensione emotiva ma solo grande rilassamento per entrambi i partner, piacere e coccole. Nei rapporti non continuativi è la "riappacificazione" alla fine di una scena di dominazione, mentre nei rapporti 24/7 questi momenti possono essere più casuali e meno collegati alla specifica situazione. I normali rapporti di coppia sono chiamati, con un termine anglosassone, vanilla (vaniglia, appunto), a significare la minore intensità erotica rispetto ai rapporti BDSM. In genere l'inizio di un rapporto BDSM (o il passaggio del rapporto da "normale" a BDSM) coincide con il consenso del partner sottomesso, che accetta di fidarsi ed essere dominato; a volte, nel seguito del rapporto, può essere il partner dominante a rifiutare, specie se il sottomesso richiede pratiche "spinte", perché i suoi sentimenti glielo impediscono. Di norma se questa situazione si verifica e viene superata, con il dominante che accetta definitivamente il suo ruolo, il rapporto può considerarsi consolidato. Simboli del BDSM Bandiera dei Leather Pride Esistono diversi simboli convenzionali utilizzati dalla comunità BDSM per riconoscere i propri membri o per chiarire immediatamente il ruolo interpretato. I più comuni sono: Il collare per il "bottom"Il trischele del BDSM. Ideato nel 1994 da un americano nel tentativo di dare a tutta la comunità un simbolo univoco (e non legato ad un particolare gruppo all'interno della comunità BDSM) sotto cui riconoscersi. Questo trischelion prende ispirazione da alcuni simboli celtici e dalla descrizione che viene fatta nel romanzo Histoire d'O dell'anello dato alla protagonista come simbolo della sua servitude. Dato che l'unica forma libera di questo trischelion è quella digitale, ha una certa diffusione internazionale all'interno delle comunità virtuali e come decorazione su anelli e simboli .L'anello d'O (con le due versioni, una tratta dalla descrizione sommaria presente nel romanzo "Histoire d'O" e l'altra, probabilmente più comune, tratta dalla versione cinematografica)La bandiera dei "Leather Pride"L'Head harness 4346 0 16 anni fa
- 17 ore fa Feticismo Feticismo Per feticismo si intende lo spostamento della meta sessuale dalla persona viva nella sua interezza ad un suo sostituto, sia ciò che la sostituisce, una parte del corpo stesso, o una qualità, un indumento o qualsiasi altro oggetto. In buona sostanza, quindi, il feticista è colui che prova attrazione sessuale per qualcosa che fuoriesce dai canoni della sessualità tradizionale. Il feticismo si differenzia dalla semplice preferenza dettata dai gusti personali, che tutti hanno, dal fatto che la presenza del feticcio diviene una condizione indispensabile per raggiungere l'orgasmo. In mancanza del feticcio, infatti, il feticista non riesce ad avere l'appagamento sessuale. Ed è proprio per questo motivo che il feticismo in sessuologia è ritenuto un disturbo, in quanto impedisce una libera vita sessuale rendendo il soggetto dipendente dall'oggetto o da qualisiasi altra cosa sia oggetto del suo feticismo. Il feticismo può manifestarsi in una persona in varie forme: in alcuni casi possono divenire feticcio un qualsiasi tipo umano, ogni caratteristica fisica e psichica, ogni parte del corpo, ogni secrezione corporea (sangue, sperma, feci, urina, sudore, ecc.), ogni indumento ed ogni oggetto. Anche i nei possono essere oggetto di feticismo, e quindi il partner adorerà, toccherà, bacerà, leccherà, annuserà i nei dell'altro, anche il solo vederli costituirà per lui motivo di eccitazione, ed anche il sentririsi toccare i propri lo ecciterà molto. Molti feticisti prediligono però solo nei in una determinatà parte del corpo come bocca, pancia, pube, volto, schiena ecc. Per altri feticisti, invece, vedere, sentire, annusare, inghiottire o palpare determinate cose è importante almeno quanto il coito nella sessualità ordinaria. Fra i più diffusi feticismi, vi sono il feticismo del piede maschile e il feticismo del piede femminile: in questo caso il feticista è attratto dai piedi e prova piacere non solo nel vederli, ma anche nel leccarli, baciarli, annusarli e nell'esserne masturbato. Relativi perlopiù al feticismo del piede maschile, specie nelle pratiche erotiche omosessuali, sono diffusi il trampling, consistente nel farsi calpestare dal partner, il tickling, ossia il farsi solleticare, lo sneaking, che comporta l' uso delle scarpe, il socking, con l'utilizzo dei calzini, e molte altre. // Origine del termine L'etimo della parola viene dalla lingua portoghese; i mercanti di schiavi usavano questo termine per riferirsi agli indigeni africani che adoravano "feticci". In psicoanalisi è un disturbo derivante dalla scissione dell'Io e proiezione, talvolta derivante dal diniego-meccanismo di difesa che consiste nel rifiuto di riconoscere qualcosa di traumatizzante avvenuto nella realtà. Il feticismo in letteratura Restif de la Bretonne (Sacy 1734 - Parigi 1806) si sofferma in diverse sue opere su temi feticisti e in particolare sul feticismo dei piedi, che proprio in riferimento alla sua opera viene talvolta chiamato "retifismo". In Le notti di Parigi (1788-1791), per esempio, Bretonne narra dell'insana passione che porta alcuni uomini a rubare le scarpe di signore sorpese a passeggiare lungo le strade della capitale francese; in Le pied de Fanchette ou le soulier couleur de rose (1768, opera che non conosce ancora traduzione italiana) protagonista è una donna che si serve del fascino delle sue estremità per avvantaggiarsi socialmente. Un altro autore che ha lasciato opere considerevoli su questi temi è lo scrittore Tanizaki Junichiro, maestro della letteratura giapponese del Novecento. Il giovanile, primissimo racconto Il Tatuaggio (1909 Shisei (Irezumi)) esprime chiaramente, in poche righe, la centralità dei piedi nel simbolico erotico dello scrittore: piedi che hanno un'anima e si impongono come strumento di sottomissione dell'uomo nei confronti dell'onnipotente ricca carica sessuale ed esistenziale femminile. Nel romanzo I piedi di Fumiko un giovane aspirante artista scopre la smodata passione di un parente per i piedi di una ragazza che egli mantiene nella propria casa. Perfino negli ultimi giorni della propria vita non rinuncia ad assorbire il poco cibo che è in grado di mangiare dalle estremità di Fumiko. La figura dell'anziano folle di passione ritorna nel libro che è considerato tra i maggiori capolavori di Tanizaki: Diario di un vecchio pazzo. Un uomo, al termine della propria esistenza, tra ricordi e riflessioni, vive e racconta la propria debolezza per i piedi della nuora. Tokusuke arriverà a fare incidere l'impronta dei piedi della donna sulla sua tomba. Con la scusa di riprodurre un Bussokuseki (impronte di Buddha), egli stesso farà una litografia dei piedi della giovane Satsuko usando inchiostro rosso. L'operazione con la verniciatura, la manipolazione, l'asciugatura dei piedi, costituisce un'occasione per avvicinare l'oggetto desiderato. "Poi, quando sarò morto, non potrà non pensare: Quello stupido vecchio dorme sotto questi piedi bellissimi. Sto ancora calpestando le ossa di quel povero vecchio sotto terra". Spiegazione psicoanalitica La psicoanalisi freudiana spiega il feticismo ricorrendo alla teoria dello sviluppo psicosessuale. Secondo Sigmund Freud il bambino nella fase edipica, per superare l'angoscia di castrazione derivante dalla paura del padre e soprattutto dalla vista dei genitali femminili privi del pene, si crea un feticcio, ovvero un oggetto volto a sostituire il pene mancante nelle bambine. Se queste ultime sono prive di fallo, infatti, significa che sono state punite (evirate) per qualcosa che hanno commesso, quindi anche il bambino rischia l'evirazione a causa dei suoi desideri incestuosi verso la madre. Il piede, la scarpa e qualsiasi oggetto feticistico permettono così al bambino, fungendo da "fallo femminile", di attenuare la sua angoscia derivante dalla constatazione che le bambine non hanno il pene. Da parte sua Donald Woods Winnicott considera il feticcio alla stregue di un oggetto transizionale, il quale però viene investito di libido. Sempre secondo le teorie psicoanalitiche, il feticismo è un disturbo derivante dalla scissione dell'Io e dalla proiezione, talvolta derivante anche dal diniego (meccanismo di difesa che consiste nel rifiuto di riconoscere qualcosa di traumatizzante avvenuto nella realtà). 3514 0 16 anni fa
- 17 ore fa Sesso Anale Sesso anale Il sesso anale (in alcuni casi chiamato anche sodomia, in riferimento al racconto biblico della distruzione di Sodoma) è una pratica del comportamento sessuale umano. Consiste nell'inserzione nell'ano e nel retto, del pene, delle dita, della lingua, di giocattoli sessuali o di altri oggetti, allo scopo di ricavarne piacere. Il sesso anale può risultare piacevole sia per chi penetra sia per chi viene penetrato. L'ano contiene infatti molte terminazioni nervose dello stesso tipo di quelle del pene e del clitoride. Nei maschi la presenza della prostata, solitamente la zona erogena maschile di maggiore sensibilità, se stimolata in modo adeguato, è una significativa fonte di piacere durante la penetrazione. In modo analogo, nelle femmine, la stimolazione di una parte dell'utero, solitamente poco coinvolto nel coito vaginale, può offrire un livello di piacere altrettanto intenso. Spesso la donna associa alla penetrazione anale la masturbazione clitoridea e/o vaginale, la quale, oltre a moltiplicare il piacere, contribuisce a rilassare la muscolatura anale, agevolando la penetrazione. Considerando che la zona anale contiene terminazioni nervose in quantità molto maggiori della vagina, adottando le dovute accortezze da parte del partner, la penetrazione può addirittura risultare più piacevole. Alcuni maschi la preferiscono rispetto alla vaginale; la forte stretta sul pene del muscolo dello sfintere, può offrire una sensazione di maggior piacere, e nel caso il passivo (quello penetrato) raggiunga prima l'orgasmo, le conseguenti contrazioni ritmiche dello sfintere sul pene del partner attivo, ne stimolano a sua volta l'orgasmo. D'altra parte, specialmente per il soggetto passivo della penetrazione e in particolare le prime volte in cui lo si pratica, il sesso anale può anche risultare molto doloroso e addirittura provocare lesioni all'ano. Tra gli eterosessuali il sesso anale viene statisticamente praticato con più frequenza nelle coppie stabili. Fra le lesbiche sembra che lo stesso venga praticato poco Generalmente il soddisfacimento che deriva da questo tipo di rapporto non è solo conseguenza di sensazioni fisiche ma anche del piacere psicologico di infrangere un tabù, spesso riconducibile all'educazione cattolica e/o monoteista, la quale, in genere considera tale pratica sessuale una perversione collegata con entità maligne, pertanto vietata. Il sesso anale è ancora un tabù in alcune culture ed è illegale sotto alcune giurisdizioni. Secondo voci non confermate sembra che il sesso anale sia in crescita come numero di praticanti che dichiarano di farlo. // Rischi e precauzioniIl rapporto anale praticato senza precauzioni, ovvero senza profilattico, espone ad un alto rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili (come l'AIDS o la sifilide). Alcuni patologi hanno inoltre ritenuto opportuno definire una sintomatologia nota come "gay bowel syndrome" o sindrome viscerale, collegata con questa pratica sessuale, che ingloba varie patologie come condilomatosi genitale, emorroidi, proctite infettiva batterico-micotica, fistole anali, ascessi rettali, ragadi anali croniche, amebiasi, gonorrea, sifilide, ulcere anali e linfogranuloma venereo di Nicholas - Favre e congestione prostatica. L'ano non è in grado di lubrificarsi autonomamente come avviene nella vagina, pertanto generalmente durante l'atto, viene prestata molta attenzione alla lubrificazione della zona interessata; nel caso il partner sia femmina e abbia una fuoriuscita di liquido vaginale in quantità adeguata, dato le sue caratteristiche, può essere usato allo scopo, portandolo con le dita sull'ano, in circostanze particolari viene usato anche lo sperma, altrettanto efficace. Negli altri casi occorre ricorrere ad una lubrificazione esterna. Generalmente chi pratica sesso anale, ricorre a gel a base d'acqua (lo stesso usato per visite ginecologiche o per lubrificazione vaginale) reperibili in farmacia, nei sexy-shop. È meno frequente e spesso riconducibile ai neofiti, l'uso di pomate a base di vaselina, olii cosmetici o alimentari, burro alimentare; sebbene questi prodotti appaiano sul momento efficaci, rispetto al gel oltre a non offrire lo stesso confort, sono sconsigliabili perché potrebbero essere fonte di irritazioni, reazioni allergiche, o accelerare il deterioramento del profilattico. Occorre altresì dire, nel caso dei neofiti, che questa pratica andrebbe iniziata per gradi; non sono rari i casi in cui la donna, nonostante sia disposta a sottoporsi al rapporto, dopo i primi tentativi non riusciti, si convinca di non essere in grado, per conformazione fisica o per soglia di resistenza al dolore, di sostenere la penetrazione del partner. La dilatazione anale richiede una preparazione graduale progressiva, protratta anche per giorni o settimane. Il partner, con l'ausilio di un buon lubrificante, deve iniziare con l'uso delle dita, a massaggiare delicatamente l'ano internamente con moto rotatorio e lento, prima un dito, poi due e così via, in questo modo, dilatandolo in modo lento e progressivo, si predispone il muscolo anale a rilassarsi completamente in previsione della penetrazione, un valido ed ulteriore ausilio tecnico puè essere costituito dai butt-plug. Nel caso (sconsigliato) non si faccia uso del profilattico e si voglia evitare il rischio di una gravidanza, occorre fare molta attenzione che lo sperma, durante la sua normale fuoriuscita dall'ano, non venga a contatto con la vagina. Un comportamento rude e brusco o l'uso di oggetti non adatti a questo uso, potrebbero causare lacerazioni alla muscolatura e/o alla mucosa rettale con conseguenti lesioni sfinterali che devono essere tempestivamente valutati da un medico. Escludendo questi comportamenti non sembrano esistere casi documentati di perdita della continenza fecale procurati da sessualità anale. Uno studio dell''American Journal of Gastenerology non ha individuato differenze significative nel livello di incontinenza (in un campione di 58 persone) fra individui omosessuali analmente ricettivi ed eterosessuali senza esperienze di sesso anale Varianti Al sesso anale sono associate numerose varianti tra le quali: l'uso di clisteri sia a fini igienici sia come gioco di ruolo nell'ambito sottomissione/umiliazione;l'uso di "butt-plug" (letteralmente: tappi anali) di varie grandezze e forme, si indossano sotto la biancheria intima per archi di tempo più o meno lunghi, anche durante il disbrigo dei lavori domestici o sul posto di lavoro; sono anche utilizzati per il "training anale" cioè l'allargamento progressivo dell'ano per rendere più agevole la penetrazione con il pene;il cosiddetto "fisting" cioè l'introduzione dell'intera mano nell'ano del ricevente. Tale pratica può risultare molto pericolosa, tenuto conto della conformazione dell'anatomia umana in prossimità dell'intestino. 9871 0 16 anni fa
- 17 ore fa Sesso Orale Sesso orale Sesso orale è il termine con cui comunemente ci si riferisce alle pratiche sessuali che richiedano l'uso della bocca e della lingua per la stimolazione erotica degli organi genitali, maschili o femminili. Storia Il sesso orale è stato considerato un tabù in gran parte delle nazioni occidentali sin dall'inizio del Medio Evo, in particolare a causa dello stretto ed esclusivo nesso fra sessualità e procreazione, imposto dal cristianesimo. In funzione di questa connessione, ogni altro tipo di sessualità, non collegata alla riproduzione, risultava quindi impura e perciò severamente proibita. Prima di allora, entro certi limiti, la pratica del sesso orale era generalmente accettata in quelle culture che praticavano regolarmente e socialmente la balneazione (terme, bagni pubblici) . Anche in questi casi vi erano dei notevoli tabù: nell'antica Roma precristiana le attività sessuali di tipo orale erano generalmente viste in un'ottica di sottomissione e controllo. Ciò è evidenziato da due parole latine che descrivono l'atto: irrumare (penetrare oralmente) e fellare (essere penetrati oralmente). In questo sistema, era considerata un'aberrazione per un maschio essere penetrato (o controllato) da un'altra persona di classe sociale inferiore. Questa stessa logica permetteva ad un uomo di ricevere la fellatio da una donna o da un altro uomo di una classe sociale inferiore (come uno schiavo o un debitore), perché avrebbe diretto le azioni della persona di classe inferiore. I romani consideravano il sesso orale come pratica molto più deplorevole rispetto, per esempio, al sesso anale: si diceva che chi era noto praticarlo soffriva di alito pesante ed era spesso un ospite sgradito a tavola . Si pensava che fossero state le donne di Lesbo, ad aver introdotto la pratica della fellatio, e si diceva che usassero tingere di bianco le labbra con il seme. Così, mentre in Grecia la persona che eseguiva il sesso orale era considerata attiva e quella che lo riceveva era considerata passiva , nei tempi della Roma antica eseguire la fellatio ed il cunnilingus era considerata una pratica passiva e perciò deplorevole per un maschio, ed il sesso orale tra membri di classi sociali basse era considerato atteggiamento ancor più vizioso e quindi spesso visto come tabù Quindi eseguire qualsiasi tipo di sesso orale era considerato passivo (nel senso di sottomettente) mentre ricevere il sesso orale era considerato attivo (ovvero riflesso di una attività controllante). A tal proposito, Catullo, nel suo carmen XVI, scrive: (LA) « Pedicabo ego uos et irrumabo, Aureli pathice et cinaede Furi, qui me ex uersiculis meis putastis, quod sunt molliculi, parum pudicum. nam castum esse decet pium poetam ipsum, uersiculos nihil necesse est; qui tum denique habent salem ac leporem, si sunt molliculi ac parum pudici, et quod pruriat incitare possunt, non dico pueris, sed his pilosis qui duros nequeunt mouere lumbos. uos, quod milia multa basiorum legistis, male me marem putatis? pedicabo ego uos et irrumabo » (IT) « Io ve lo ficcherò in bocca e nell'ano Aurelio bocchinaro e Furio culattone, a voi, che per certi miei versi, è vero, un po' sconci, mi credete un degenerato. Un poeta all'altezza dev'essere casto lui stesso, non certo i suoi versi, che di fatto hanno arguzia e sapore proprio in quanto un po' spinti e senza pudore e in grado d'eccitare quel certo prurito, non dico nei ragazzi, bensì nei caproni ormai incapaci nel darci dentro coi fianchi. Voi, perché leggete di tutti quei baci a milioni, voi non pensate che io sia maschio a dovere? Io ve lo ficcherò in bocca e nell'ano. » La pratica era tabù anche per ragioni di igiene. Nell'antica Roma, infatti, i genitali erano ovviamente una parte del corpo non particolarmente pulita e perciò si riteneva che il sesso orale avrebbe reso la bocca sporca e avrebbe costituito un potenziale rischio per la salute. Storia moderna Le disposizioni in materia religiosa, specialmente del cristianesimo, verso gli atti sessuali non direttamente finalizzati alla procreazione, hanno reso di fatto questa pratica poco diffusa in Europa. La liberalizzazione dei costumi sessuali, a partire dai filmati erotici degli anni '30 fino ai giorni attuali, ha fatto sì che il sesso orale terminasse di essere un tabù e lo ha in un certo senso "sdoganato". Ciò ha avuto riflessi sul costume, tanto che opere cinematografiche come le seguenti presentano alcune scene esplicite di sesso orale: E Johnny prese il fucile, di Dalton Trumbo, 1971Il portiere di notte, di Liliana Cavani, 1974;Ecco l'impero dei sensi, di Nagisa Oshima, 1978;Una spirale di Nebbia, di Eriprando Visconti, 1990;The Brown Bunny, di Vincent Gallo, 2003;Swimming Pool, di François Ozon, 2003;Battaglia nel cielo, di Carlos Reygadas, 2005. Oggi praticare il sesso orale è considerata un'attività, sia dal punto di vista attivo che da quello passivo, complementare o, per alcuni e/o in alcune circostanze, alternativa al rapporto sessuale completo; spesso esso viene praticato nell'ambito dei preliminari al rapporto vero e proprio, ovvero come forma di petting. Casi di interesse giudiziario Il sesso orale è stato oggetto di diverse vicende giudiziarie, anche clamorose; ciò dipende anche dalla particolare considerazione che questo tipo di sessualità riveste in alcune culture, secondo le quali esso non può considerarsi un vero e proprio rapporto sessuale, ma una forma di contatto "improprio" che non comporta lo stabilirsi di una relazione sessuale a tutti gli effetti. Il sesso orale è al centro della vicenda che riguarda il primo caso di violenza sessuale di una donna su un uomo, avvenuto in Norvegia. Nel gennaio del 2005, un ragazzo, rimasto a dormire in casa di amici dopo una festa, è stato svegliato dalla sua amica che gli stava praticando del sesso orale. Il compagno della ragazza si era assunto il compito di fotografare l'evento. Durante il processo il ragazzo sottoposto al sesso orale si è dichiarato contrario all'atto, contro quanto affermato dagli altri due. La ragazza è stata condannata a 9 mesi di carcere e cinquemila euro di multa.[1] Nel 2006, a seguito della denuncia di una moglie tradita con del sesso orale, l'Alta Corte di Taiwan ha decretato che il rapporto orale non implica tradimento, poiché la legislazione vigente non equipara il sesso orale a un rapporto completo che per le leggi taiwanesi consiste esclusivamente nel contatto dei genitali di entrambi i partner. A seguito della denuncia ben quarantanove uomini di legge si sono riuniti per decidere in materia. Il sesso orale non è stato considerato adulterio e la legge non è stata aggiornata. Il sesso orale era illegale fino a poco tempo fa in 22 Stati federati degli Stati Uniti d'America,[2] così come in altre nazioni del mondo; spesso le leggi che ne dichiaravano l'illegalità proibivano anche la sodomia. Tuttavia, queste leggi sovente erano dirette solo a coppie omosessuali, o per lo meno applicate solo in riferimento a tali coppie. Nel 2003 queste leggi sono state dichiarate illegittime e sia i rapporti omosessuali che il sesso orale sono stati resi legali. La questione sulla definizione di sesso orale è diventata preminente negli Stati Uniti nel 1998, con lo scandalo Lewinsky: il presidente statunitense Bill Clinton dichiarò davanti ad una corte di non avere mai avuto una relazione sessuale con la stagista Monica Lewinsky, nonostante avesse ripetutamente ricevuto da questa sesso orale. In questo caso egli stesso definì il sesso orale "rapporto improprio" per scagionarsi dall'accusa di aver mentito davanti alla corte, presso la quale era stato accusato per la suddetta relazione. Ruolo del sesso orale nelle pratiche sessuali Molte persone scelgono il sesso orale come alternativa al rapporto sessuale, anche con l'obiettivo di evitare i possibili effetti fecondativi del rapporto completo. Va tuttavia ribadito che il sesso orale non è un metodo di contraccezione, ma semplicemente un atto sessuale che evita il contatto diretto dello sperma con la vagina. Sebbene molte persone siano disgustate al solo pensiero del sesso orale, sono però altrettante quelle che lo considerano molto piacevole e in alcuni casi lo preferiscono alla penetrazione vera e propria. Spesso questa attività è ritenuta parte integrante di quella fase che in un rapporto sessuale è detta dei "preliminari". Gli organi sessuali non sono le uniche parti anatomiche ad essere molto sensibili e ricche di terminazioni nervose: anche la bocca, la lingua e le labbra lo sono; per questo motivo il piacere del sesso orale non si limita unicamente alla persona che lo riceve. Il sesso orale può anche agevolare la successiva eventuale penetrazione, in particolare laddove l'eccitazione che esso produce nella donna che lo riceve, ne migliora la lubrificazione vaginale, agevolando l'ingresso del pene. La pratica del sesso orale sul pene del maschio, inoltre, ne favorisce l'erezione e può essere utilmente adottata per risolvere temporanei deficit erettivi, dovuti ad es. a cause psicologiche transitorie. Tecniche Fellatio Questo tipo di stimolazione, che può portare all'orgasmo ed all'eiaculazione, non è per forza dovuto alla suzione come si può pensare, ma più sovente allo stesso meccanismo del coito genitale: il partner stimola il glande con labbra e lingua, in genere tenendo fermo il pene con la mano o accarezzandolo, coinvolgendo eventualmente nell'azione anche i testicoli. A questo si aggiunge il profondo coinvolgimento psico-emozionale. Secondo alcuni psicologi molti maschi considerano l'offrire il proprio pene a pratiche di sesso orale come un accrescimento del proprio ego, ritenendo che un tale atto sia una forma di dominazione del partner. Deep throating Una tecnica, definita in inglese deep throating, ("gola profonda" - dal celebre film omonimo) è quella in cui l'intero pene eretto viene introdotto nella bocca. Poiché di solito il pene eretto è più lungo della profondità della bocca, questa tecnica richiede di "inghiottirne" una parte; ciò è possibile solo: sopprimendo il riflesso istintivo a vomitare che si genera, ad esempio, quando ci si infila un dito in gola; per eseguire il deep throating chi lo offre deve prima di tutto rilassare i muscoli faringei mentre viene gradualmente inserito il pene eretto. La posizione più favorevole da assumere per eseguirlo è quella inversa al partner (tipo 69, per intendersi) poiché il pene eretto ha un andamento obliquo ed ascendente con un'angolazione di 45 gradi che risulta incompatibile con quello della gola che invece ha un andamento discendente e verticale. Qualora si praticasse la fellatio in posizione stante (per esempio inginocchiati), è indispensabile flettere il pene eretto del partner per portarlo almeno in una posizione orizzontale. L'Irrumatio La pratica dell'irrumatio è simile alla fellatio ma comporta la penetrazione della bocca come orifizio passivo, rendendo la persona penetrata passivamente coinvolta, ossia con poco controllo sull'atto. Cunnilingus La vulva, in particolar modo il clitoride, viene baciata e leccata. Anche l'ingresso della vagina può essere stimolato con la lingua. Per alcune donne il cunnilingus, specialmente se ricevuto da un partner allenato, è molto più efficace della penetrazione nel portarle all'orgasmo. Alcune persone ritengono che mormorare durante il cunnilingus (od anche durante la fellatio) aumenti la soddisfazione della partner. Il comico Sam Kinison, suggerì in un numero di cabaret, di disegnare con la lingua lettere dell'alfabeto durante il cunnilingus. Lo spunto ironico è stato ripreso anche dall'italiano Daniele Luttazzi, che parla di polinomi. Ma soprattutto é stato utilizzato nel film Cruel Intentions nel quale Ryan Phillippe seduce ed inizia al sesso una giovanissima Selma Blair recitandole l'alfabeto. L'odore, a volte pungente, del sesso della partner può risultare gradito ad alcuni (una pratica consiste nel respirare tali odori) ed infastidire altri. Una corretta e tempestiva igiene intima, in ogni caso, del resto suggerita dal buon senso in qualsiasi tipo di rapporto sessuale, può evitare la formazione di odori sgradevoli, che in generale sono da attribuirsi alla presenza di batteri e alla decomposizione di tessuti e secrezioni. Il Facesitting Il facesitting (letteralmente 'sedersi sulla faccia') è una forma di cunnilingus o anilingus in cui chi lo riceve ha un ruolo attivo e si siede sul viso della persona che lo offre, premendolo coi propri genitali o con il proprio sedere. Come nell'irrumatio, la persona che offre il sesso orale durante il facesitting ha un ruolo esclusivamente passivo. Sessantanove La posizione del 69 fra due donne Il sesso orale può essere eseguito da entrambi i partner allo stesso momento, nella posizione del 69. La posizione è così chiamata perché il numero sessantanove richiama da un lato la forma delle cifre 6 e 9 simili a persone stilizzate, e dall'altro suggerisce una loro posizione affrontata e reciprocamente inversa. Il sesso orale reciproco e contemporaneo è considerato da taluni di particolare soddisfazione per la sua profonda valenza ideologica, in quanto rappresenterebbe un momento alto di reciprocità partneriale, durante il quale il piacere viene vissuto da entrambi i partner non solo in contemporanea, ma al tempo stesso come una donazione ed una ricezione. Per altri invece (che semmai lo vivono esclusivamente in senso fisico), il piacere dato e ricevuto al tempo stesso non è particolarmente gradito, in quanto non permetterebbe di concentrarsi – e quindi di vivere intensamente – né sull'uno né sull'altro piacere, preferendo pertanto che i momenti di donazione siano alternati ai momenti di ricezione del soddisfacimento sessuale, senza mai farli coincidere; dunque di fatto evitando il 69 Le posizioni che si possono assumere durante un 69 sono: quella in cui entrambi i partner sono affrontati stando distesi su di un fianco; oppure quella in cui uno dei due si dispone sopra l'altro. Nella posizione distesi sul fianco, il sesso orale può avvenire in modo statico (nel qual caso la stimolazione reciproca avviene soprattutto con la lingua o con le labbra); oppure in modo dinamico, quando i movimenti ritmici del bacino dell'uno o di entrambi i partner rendono il rapporto orale simile ad un coito (nel qual caso la stimolazione è data soprattutto dal fondo della bocca e dalla gola).Nella posizione in cui uno si pone sopra l'altro, è possibile scegliere fra quella distanziata e quella ravvicinata. In entrambe è necessaria una buona intesa fra i due partner ed una grande attenzione dell'uno verso l'altro. - Nella posizione distanziata, un partner (in genere l'uomo) si pone in ginocchio poggiando le mani a terra (“alla caprinaâ€), mentre l'altra persona gli si distende al di sotto supina. Se non vi è una sufficiente intesa fra le due persone, la suzione del pene da parte della persona supina risulterà alquanto faticosa e spiacevole, tanto per l'eccessiva altezza a cui esso si troverà situato, quanto per lo spazio troppo angusto esistente fra le gambe, obbligandola ad uno sforzo supplementare di sollevamento della testa, sia che voglia avvicinarsi in modo statico che in maniera ritmica. - Un'intesa perfetta fra le due parti è invece indispensabile nella posizione ravvicinata. Infatti, mentre la persona supina è immobilizzata dal corpo del partner che le è disteso sopra, essa rischia di venire soffocata dall'immissione del pene nella sua bocca che le ostruirà ogni via di respirazione. Diversamente, una grande soddisfazione vi può essere in questa posizione per entrambi i partner quando la grande attenzione verso l'altro ed una piena intesa reciproca porterà dapprima la persona in posizione dominante a farsi guidare dal partner sottostante sia nel ritmo di penetrazione da assumere (che dovrà tenere conto del ritmo di respirazione della persona sottostante), sia riguardo la profondità massima possibile di immissione del pene (oltre la quale vi sarebbe l'istintivo riflesso faringeo di rigetto); e poi assumendo queste modalità e limiti concordati insieme (semmai tacitamente, con piccoli gesti) per dare avvio ad un pieno, soddisfacente, intensissimo rapporto orale, molto coinvolgente per la sua completezza ed armonia. Mormoratore (Hummer) Chi riceve la fellatio o il cunnilingus può trovare piacevole se chi esegue queste pratiche mormora o canta durante l'atto. Questo effettivamente rende la bocca come un vibratore, anche se diversamente da un vibratore meccanico la bocca ha un lubrificante incorporato (la saliva). Un effetto simile può essere ottenuto posizionando un piccolo ma potente vibratore sotto la mascella, facendo vibrare la lingua, cosa che può essere molto piacevole se fatta in piccole quantità, ma può portare all'insensibilità di entrambi i partner se usata eccessivamente. Anilingus L'anilingus, detto anche rimming o rimjob, consiste nello stimolare l'ano con la bocca e la lingua. Tale pratica può essere gradita sia dagli uomini che dalle donne, in considerazione della identica sensibilità dell'ano in entrambi i generi sessuali. Auto-stimolazione orale Auto-fellatio È il sesso orale praticato da un uomo su sé stesso: una forma di masturbazione che consiste nello stimolare il proprio pene con la propria bocca e lingua. In realtà, è un atto che alla stragrande maggioranza degli uomini risulta impossibile; infatti non riesce se non vi è la giusta combinazione di un corpo snello, di una notevole flessibilità della spina dorsale, e di una sufficiente lunghezza del pene, necessari per compiere questo atto. L'auto-fellatio (selfsucking in inglese), laddove ricorrano questi requisiti, può essere eseguita in diverse posizioni: stando in piedi, stando in ginocchio, da seduti, oppure distesi supini. Di fatto si distinguono sostanzialmente due posizioni: la posizione “a Câ€, e la posizione “a Xâ€. La posizione “a C†è la più frequente, e consiste semplicemente nel flettere il torso in avanti, fino a raggiungere il proprio pene con la bocca. Raramente essa viene eseguita stando in ginocchio (per la consistenza delle cosce che urtano contro le costole inferiori), ed ancora meno stando in piedi (postura più faticosa). La maggior parte delle persone capaci di auto-fellatio la eseguono: stando seduti su di una superficie piana (a terra o su di un letto) e divaricando le gambe; stando seduti su di una postazione rialzata (una sedia, uno sgabello, ecc.) nel qual caso vi è il vantaggio della spinta dei piedi che permette un ulteriore avvicinamento del bacino; ed infine da una posizione supina, stando sdraiati a terra o su di un letto e buttando all'indietro le gambe come a voler fare una capriola all'inverso.La posizione “a X†è la più difficile di tutte e richiede una estrema flessibilità, da veri e propri artisti circensi. È una posizione “a C†dove però il corpo viene ulteriormente flesso (diremmo oltre i 180 gradi), da risultare come arrotolato su se stesso. È possibile eseguirla solo stando supini e buttando le gambe all'indietro, facendo emergere fra le cosce prima la testa e poi tutto quanto il torso e le braccia, ed infine bloccando le gambe rivoltate indietro facendole passare sotto le proprie ascelle. In questa posizione il mento viene a trovarsi ad altezza dei testicoli. Esistono, sparse nel mondo, associazioni di cultori dell'auto-fellatio (molte delle quali rintracciabili su internet). In genere esse invitano ad una grande prudenza e cautela nell'eseguire questa pratica, poiché per chi non è predisposto, tentativi frettolosi e maldestri potrebbero portare a gravi danni alla colonna vertebrale [3]. La pratica dell'auto-fellatio offre diverse curiosità: Una leggenda metropolitana, probabilmente fondata sulla risaputa intensa attività erotica del poeta Gabriele D'Annunzio, ha attribuito a questo personaggio l'uso dell'auto-fellatio, resa possibile in seguito ad una operazione per la quale egli si sarebbe fatto asportare due costole.Un fotografo di professione, ha fatto dell'auto-fellatio il motivo ispiratore per le sue foto artistiche. Immagini in bianco e nero o a colori lo ritraggono nelle più svariate posizioni, dove risalta nettamente il suo interesse per la forma e per le linee di contorno, associati ad effetti chiaroscurali e di luminosità ricercati e decisamente raffinati[4]Sull'isola di Bali gli indigeni vendono ai turisti delle sculture in legno scuro (in genere piccole come una castagna; ma ve ne sono anche di dimensioni più grandi che raggiungono un'altezza fino a 20-30 cm circa) che ritraggono un uomo corpulento a torso nudo vestito solo di un perizoma, seduto con le gambe incrociate, e con la testa abbassata fino a nascondere il viso nel suo grembo; il viso è incorniciato da una zigrinatura di dieci tacche, che quindi dovrebbero corrispondere alle dieci dita con le quali si coprirebbe gli occhi. Secondo alcuni il personaggio sarebbe Budda, secondo altri invece una divinità indu o malese. Quando si interrogano i locali al riguardo, le persone non vogliono pronunciarsi, forse per pudore oppure perché riguarda un loro aspetto religioso. Infatti pare che a Bali esista una setta segreta i cui aderenti praticherebbero l'autospermofagia, esaurendo così in se stessi il loro ciclo vitale. L'auto-fellatio L'auto-cunnilingus Auto-cunnilingus L'auto-cunnilingus è l'auto-stimolazione orale della vagina. Solo una piccolissima parte delle donne riesce ad eseguire questa pratica sessuale. Auto-anilingus L'auto-anilingus è l'auto-stimolazione orale dell'ano. Pochissimi uomini e donne riescono ad eseguirlo. Questioni sanitarie Il liquido seminale contiene acqua, piccole quantità di sali minerali, proteine e zuccheri. Essendo una sostanza leggermente basica, può avere un gusto amaro o salmastro a seconda dell'alimentazione della persona; tuttavia, come tutti i fluidi sessuali maschili e femminili, non è dannoso per chi sugge, se non per quanto riguarda eventuali malattie sessualmente trasmissibili. Alcune leggende metropolitane descrivono il liquido seminale come nutriente e ricco di proteine; ciò è vero solo in minima parte, dato che solitamente la quantità di liquido seminale eiaculata è modesta e contiene meno del 5% di proteine. Nel praticare il sesso orale, alcuni esagerano nel mordere i genitali o nel graffiarli coi denti. Se il sesso orale viene eseguito con molta veemenza è possibile provocare danni o abrasioni sia agli organi genitali sia alle mucose orali. Malattie sessualmente trasmissibili (MST o MTS) Vi sono molte malattie trasmissibili tramite rapporti orali: il virus dell'immunodeficienza umana HIV di cui esistono due tipologie: la più diffusa è l'HIV-1, mentre l'HIV-2 è prevalente in Africa. Trasmissibile attraverso le secrezioni (vaginali o lattee) ed eventuali tagli nella bocca o in prossimità di essa;il virus del papilloma umano che genera il condiloma, delle verruche che si localizzano sul pene, nell' ano, o nelle mucose vaginali dove possono causare il carcinoma della cervice;l' herpes simplex o labialis, di cui si conoscono due tipi di virus: l' HSV-1 che produce una infezione non genitale; e l' HSV-2 che è la causa principale dell'infezione genitale e neonatale. I pareri non sono univoci, ma diversi studiosi ammettono che il virus può essere trasmesso dalle regioni orali a quelle genitali e viceversa, durante il sesso orale;il virus di Epstein-Barr, nella trasmissione della mononucleosi infettiva tramite la saliva;il Cytomegalovirus, altro sierotipo della famiglia degli herpes virus.Altre malattie virali trasmissibili sono l' Epatite virale A e l' Epatite virale B. Anche alcuni parassiti possono generare patologie trasmissibili, ad esempio: il Trichomonas vaginalis, un protozoo flagellato, trasmissibile durante l'atto sessuale, in grado di colonizzare le pareti vaginali;batteri, tra i quali il più diffuso soprattutto a livello maschile, è il Neisseria gonorrea (gonococco) che provoca la gonorrea quando infetta le pareti dell'uretra, generando risposta infiammatoria e secrezioni purulente associate a dolori o bruciori durante la minzione.Altri batteri collegati a patologia trasmissibile sono i Treponemi, di cui l'agente eziologico della sifilide, con penetrazione della mucosa e formazione di ulcera non dolorante, e nelle fasi tardive provoca rush cutaneo e papule diffuse dovute alla risposta infiammatoria ed immunitaria. Tutte queste malattie possono essere evitate con l'uso del preservativo, sia quello tradizionale che quelli appositamente progettati per il cunnilingus. Questi ultimi possono in ogni caso essere sostituiti dall'uso di una qualsiasi barriera in lattice (ad es. un preservativo tagliato) o anche da una semplice pellicola trasparente, frapposta fra la bocca e i genitali femminili. Curiosità Gli esseri umani non sono gli unici animali a praticare il sesso orale. Infatti questa usanza è stata osservata sporadicamente anche nei bonobo (Pan paniscus), primati affini agli scimpanzé, i quali sono soliti utilizzare il piacere sessuale come base per i rapporti sociali all'interno del gruppo, ad esempio per la condivisione del cibo o per fare pace dopo un litigio. 6306 0 16 anni fa
- 17 ore fa Penetrazione Penetrazione sessuale La penetrazione sessuale consiste, comunemente, nel compimento fisico dell'unione sessuale fra due o più soggetti. Nel caso di coppia eterosessuale, tale atto consiste nell'inserimento del pene nella vagina; si parla altresì di penetrazione sessuale anche nel caso di coppia omosessuale ovvero di coppia eterosessuale dedita al sesso anale; in questi casi la penetrazione consiste nell'inserimento del pene del soggetto attivo nell'ano del soggetto passivo. Meno propriamente, il termine penetrazione può essere usato anche per descrivere il sesso orale, ovvero per la masturbazione intesa come introduzione di dita o delle mani (fisting) nella vagina o nell'ano. Quando si parla di penetrazione sessuale ci si riferisce, infine, anche al "sesso con oggetti" che viene praticato, ad esempio, tramite plugs, dildos o vibratori, e quindi, in genere, all'inserimento di qualsivoglia oggetto o parte del corpo all'interno di uno qualsiasi degli orifizi del corpo maschile o femminile, accompagnata da sensazioni di piacere e di eccitazione sessuale. 3955 0 16 anni fa
- 17 ore fa La Masturbazione MASTURBAZIONE La masturbazione è una pratica autoerotica consistente nella sollecitazione manuale degli organi sessuali al fine di ottenere piacere. // Uso del termine Il termine è usato anche per definire la stimolazione erotica degli organi sessuali primari, come il pene, e secondari, come i capezzoli, che può anche effettuata sia con la mano che con taluni oggetti. Può essere compiuta su altra persona, anche in forma di masturbazione reciproca, solitamente nel petting. Nel linguaggio colloquiale, comunque, il termine masturbarsi è spesso sostituito da espressioni volgari, spesso figurative ed immaginifiche. Al maschile, la più comune è farsi una sega che estende per l'appunto il movimento del braccio quando adopera la sega a quello che produce durante l'atto di autoerotismo. Altri termini sono pugnetta (che il dizionario Zingarelli accosta all'equivalente spagnolo puñeta, e nella sua radice verbale ha quindi implicito il riferimento al pugno usato per compiere l'atto) pipa o regionalmente pippa (la cui parola in alcuni dialetti indica anche il membro virile) e raspa (termine usato per motivi analoghi a quelli di sega) . Al femminile si usa la parola ditalino (o ditale) con riferimento al dito impiegato dalle donne nella masturbazione. Etimologia del termine Il termine masturbazione deriva dal latino masturbari, ma la derivazione di questo termine è controversa: alcuni la fanno derivare da 'manu stuprare composta da "manu" (ablativo di manus, mano) + stuprare (disonorare, violare: forse da mettere in relazione con stupere, "restare stordito, stupefatto"). Altre fonti sostengono che masturbarsi deriverebbe dall'espressione manu turbare (turbare con la mano). Sebbene questo etimo sia tacciato come "falsa etimologia popolare" dal Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di O. Pianigiani, risulta invece accettato nel dizionario Devoto-Oli. Un'altra derivazione ipotizzata è il greco "mezea" (μεζεα, "i peni") in unione al latino turbare. I modi di masturbarsi (si intende in questo caso il significato estensivo del termine) comuni agli individui di entrambi i sessi sono il premere e/o lo strofinare i genitali contro un oggetto, come un cuscino; inserire dita od oggetti nell'ano (masturbazione anale), e stimolare il pene o la vulva o il clitoride con vibratori elettrici, che possono altresì essere inseriti nella vagina o nell'ano. Persone di entrambi i sessi possono inoltre trovare piacere nel toccare, strofinare o pizzicare i propri capezzoli durante la masturbazione; entrambi i sessi usano a volte sostanze lubrificanti per migliorarne la qualità e renderla più soddisfacente. Una masturbazione risulta più soddisfacente se la si effettua da seduti o sdraiati. Contemporaneamente alla masturbazione è spesso pratica comune leggere o visionare materiale pornografico o lasciarsi andare a fantasie sessuali. L'attività masturbatoria può essere in alcuni casi ritualizzata: in questi rituali possono essere presenti, tra le altre, delle componenti feticiste o delle parafilie. Alcune tecniche estreme per rendere più intenso ed elaborato il piacere, sono l'asfissia autoerotica, consistente nell'impedire un apporto normale di ossigeno ed il self-bondage (legarsi da sé). Queste ultime due pratiche possono rivelarsi molto pericolose. Maschile Gli uomini sembra usino meno tecniche di masturbazione, ed anche per loro, influiscono gusti e preferenze individuali. Le tecniche usate possono differire tra uomini circoncisi e non circoncisi, dato che alcune tecniche adottate dagli uni, sono spesso dolorose per gli altri. La masturbazione maschile è chiamata in gergo "sega". La tecnica più comune, consiste nel tenere semplicemente il pene in erezione fra le dita chiuse a pugno, con una stretta analoga a quella che potrebbe essere quella della vagina, e muovendo la mano ritmicamente lungo l'asta del pene fino a raggiungere l'orgasmo. Negli uomini non circoncisi, la stimolazione progressiva deriva dal movimento del prepuzio, il quale, anche per l'azione del frenulo, copre e scopre ritmicamente il glande. Questa azione del prepuzio evita il contatto fra la mano e il glande stesso, riducendo di molto l'attrito, il quale comporta in genere una sensazione di fastidio. Per gli uomini circoncisi invece la stimolazione avviene sempre muovendo ritmicamente la pelle intorno al glande che si copre e scopre interamente: molti massaggiano direttamente il glande stesso (anche usando un lubrificante per ridurre l'attrito) e il suo bordo. Alla grande sensibilità del pene contribuisce anche le sottigliezza ed elasticità della pelle che lo ricopre, dello spessore di pochi decimi di millimetro, nonché la sua straordinaria mobilità rispetto al tessuto sottostante. Un'altra tecnica consiste nell'unire il dito indice e il pollice a cerchio attorno all'asta del pene, circa a metà lunghezza, e muovere la pelle ritmicamente lungo l'asta, facendo nascere la sensazione di piacere e incrementandola fino al raggiungimento dell'orgasmo ed all'eventuale eiaculazione, la quale non sempre avviene, specialmente in età puberale Molti maschi riescono a protrarre a lungo la sensazione di piacere, rallentando o sospendendo la stimolazione un attimo prima del raggiungimento dell'orgasmo, e riprendendola subito dopo, ripetendo il ciclo anche più volte. Questi soggetti, in possesso di un notevole autocontrollo, gustano infine un orgasmo particolarmente appagante e subiscono di meno il cosiddetto periodo refrattario. Una tecnica meno comune è il giacere a faccia in giù su una superficie morbida, come un materasso,o un cuscino, e strofinare il pene contro di essa fino a raggiungere l'orgasmo. Questo tipo di masturbazione viene praticata maggiormente nella fascia di età che va dai 15 ai 18 anni visto che è anche molto meno conosciutaì; questo tipo di autoerotismo provoca quindi un maggior piacere al momento dell'eiaculazione. Altre tecniche ancora prevedono l'uso di una vagina artificiale o altro simulacro per la masturbazione. Per quanto riguarda la masturbazione ad opera del partner essa può essere praticata con diverse parti del corpo come mani, piedi (footjob), cosce, oralmente (sesso orale) o, se il partner è di sesso femminile, con l'ausilio del seno, in questo caso è chiamata volgarmente "spagnola". Al piacere della pratica masturbatoria, in cui è coinvolto il pene, può aggiungersi contemporaneamente il piacere della semplice stimolazione dei testicoli o l'anale, consistente nella stimolazione con un dito della mano libera dello sfintere anale; tale stimolazione può avvenire con il semplice contatto o con la penetrazione del dito nello sfintere. Alcuni considerano, infatti, la prostata (la ghiandola che secerne il liquido seminale) come la zona di massima sensibilità erogena negli uomini. Questa può essere stimolata, come già detto, inserendo le dita o in alternativa un dildo adeguatamente lubrificati, nel retto attraverso l'ano; questa tecnica, detta postillonage porta in alcuni individui ad orgasmi di intensità notevolmente maggiore. Similmente, un partner sessuale può offrire masturbazione con le mani o la bocca, inserendo la lingua (rimming) o un dito ben lubrificato nel retto. Il momento dell'eiaculazione può essere controllato, indossando un profilattico di forte spessore o un tipo specifico definito "ritardante". In ogni caso la pratica più diffusa è recarsi a terminare l'atto sul wc o sul lavabo in modo tale che lo sperma emesso vi defluisca agevolmente. Inoltre molti uomini si masturbano solitamente sotto la doccia e ciò evita il pericolo di sporcare l'ambiente con la propria eiaculazione. In alternativa è possibile, all'approssimarsi del momento liberatorio, tenere in prossimità della testa del pene un fazzoletto nel quale vengano a raccogliersi gli schizzi di seme che segnanalano la conseguita soddisfazione carnale. Esiste anche una controversa tecnica di controllo dell'eiaculazione consistente nel premere sul perineo, un punto circa a metà strada fra lo scroto e l'ano, poco prima di eiaculare: quest'azione può spingere lo sperma dentro la vescica, e a lungo termine porterebbe secondo alcuni a danni dovuti alla pressione sui nervi e sui vasi sanguigni del perineo Si dice orgasmo asciutto quello raggiunto trattenendo l'eiaculazione (o di chi è troppo giovane per eiaculare). I sostenitori del sesso tantrico affermano che tale tecnica può essere appresa e che può abbreviare il periodo refrattario Alcuni hanno notato una connessione fra la circoncisione e la frequenza della masturbazione. Tale relazione è tuttavia argomento che rimane assai controverso e poco esplorabile coi tradizionali metodi sondaggistici. Riportiamo comunque a titolo di lettura un sondaggio condotto su 1410 uomini nel 1992 negli Stati Uniti (Laumann), il quale sembrerebbe aver scoperto che: "Il 49% degli uomini circoncisi riferisce di masturbarsi almeno una volta al mese, contro il 34% riportato dai non circoncisi." Femminile Le tecniche di masturbazione femminile sono più numerose e più varie di quelle maschili, e sono influenzate da un certo numero di fattori e di preferenze individuali. L'immaginazione sembrerebbe rivestire un ruolo fondamentale, soprattutto nella masturbazione femminile; infatti molte donne per goderne appieno e raggiungere l'orgasmo, hanno bisogno di dedicare un tempo considerevole ad una fase "preliminare" in cui lasciarsi andare ad evocare fantasie stimolanti. Tali tecniche includono lo sfiorare o lo strofinare la vulva e soprattutto il clitoride con il dito indice o medio, o entrambi: questo è piacevole per la maggior parte delle donne, soprattutto se si accarezzano allo stesso tempo il seno e i capezzoli. L'inserimento di anulare e medio, per stimolare la parete interna-anteriore della vagina, consente di comprimere il palmo della mano sul clitoride; in questo modo si modula una pluristimolazione (interna ed esterna) che conduce a notevoli contrazioni orgasmiche. A volte una o più dita possono essere inserite nella vagina per manipolare ripetutamente la parete interna anteriore, dove è situato il punto G. Allo scopo di ottenere una migliore stimolazione possono anche essere usati degli ausili alla masturbazione, come vibratori, dildo e palline Ben Wa; per alcune donne è preferibile la stimolazione anale, in virtù della presenza in questo muscolo di un notevolissimo numero di terminazioni nervose; nel caso vi sia penetrazione, spesso si usa del lubrificante per facilitarla. Le preferenze delle donne, sul modo e nel luogo dove masturbarsi sono varie, alcune scelgono la vasca da bagno o la doccia, usando il flusso d'acqua tiepida per stimolare il clitoride; altre invece cavalcano un cuscino, tenendo le gambe ben allargate per stimolare il clitoride attraverso le grandi labbra e gli abiti come nel frottage. Alcune donne amano masturbarsi in presenza di altre donne, che spesso le aiutano nell'azione. Se è presente un partner, può essere gradita la stimolazione con varie parti del suo corpo; la lingua solitamente riveste in ciò un ruolo fondamentale, ma anche altre parti del corpo possono essere di gradimento, piede, gomito, naso, ecc. Alcune donne raggiungono l'orgasmo anche solo guardando i loro partner masturbarsi. Si tratta di una forma di autoerotismo emulativo. Alcune donne si masturbano inserendo nella vagina oggetti di grosse dimensioni dalla forma fallica. Al pari degli uomini, anche una percentuale di donne amano masturbarsi vedendo filmati o riviste a sfondo erotico. Ancora, alcune donne sono capaci di raggiungere l'orgasmo accavallando strettamente le gambe e stringendo i muscoli delle cosce per creare attrito: è possibile masturbarsi in questo modo anche in pubblico, senza essere notate, anche pedalando in bicicletta, il sellino può tradursi involontariamente in oggetto di stimolo. Alcune donne considerano ancora la masturbazione come una attività secondaria e "sostitutiva" del coito. Psicologi e sessuologi sono invece concordi nel considerarla una pratica che, oltre alla funzione di fonte di piacere, ha l'importante funzione di conoscimento del proprio corpo. Le ricerche mostrano infatti che le donne che riescono a raggiungere l'orgasmo attraverso la masturbazione sono avvantaggiate nel riuscire a raggiungerlo anche nel rapporto con il partner. Raggiungere l'orgasmo con la masturbazione può essere più facile che raggiungerlo con la penetrazione; è anche per questo motivo che molte donne si stimolano la clitoride con le dita anche durante il rapporto sessuale, oppure chiedono al partner di farlo. La masturbazione femminile è anche chiamata con il termine "Ditalino". La masturbazione tra gli animali La masturbazione può avvenire anche tra gli animali. È il caso tanto di scimmie antropomorfe quanto di animali domestici come i cani. Tra i cani di sesso maschile, per esempio, la masturbazione è possibile inserendo il pene tra una delle zampe posteriori e una di quelle superiori incrociate, in posizione sdraiata su un lato. Il cane intento nella masturbazione inizia quindi a muoversi come se si stesse accoppiando. Stime sulla frequenza della masturbazione per età e sesso La masturbazione può avvenire sin dall'infanzia quando il bambino scopre che l'area genitale, se stimolata, fornisce piacere(questo avviene circa a 11 anni) , e viene cercata ancor di più a partire dalla pubertà, mentre può diventare meno frequente dopo i primi rapporti con un/una partner o con l'avanzare dell'età. È una pratica che accompagna molti individui per tutta la vita. Le domande sulla frequenza della masturbazione e sull'età in cui viene ricercata consapevolmente dai ragazzi è stata posta in molti studi clinici, scolastici e in parecchi sondaggi informali. Ne riportiamo uno, a titolo di semplice lettura, che ovviamente ha tutti i limiti propri dei sondaggi e delle modalità con i quali essi vengono effettuati (per esempio esso non fornisce una categorizzazione demografica dei partecipanti, che sono soltanto i lettori di una rivista urbana di Toronto, né la loro storia sessuale, perciò non può rappresentare la popolazione media generale; è inoltre da considerare la tendenziale reticenza delle persone a parlare di tematiche così intime, anche quando si tratta di sondaggi anonimi). Il sondaggio in questione è del 2004 della rivista NOW di Toronto ([1]) ed ha ricevuto migliaia di risposte. Esse mostrano che una schiacciante maggioranza di maschi – 81% – ha iniziato a masturbarsi consapevolmente fra i 10 ed i 15 anni. Tra le femmine, la stessa fascia di età mostrava una più modesta maggioranza del 55%. Non è insolito tuttavia iniziare molto prima, cosa che è più comune fra le ragazze: il 18% di esse ha iniziato prima dei 10 anni, e il 6% addirittura prima dei sei. Sempre secondo il sondaggio di cui sopra: la frequenza della masturbazione diminuisce dopo i 17 anni di età: questo declino è più netto fra le ragazze e più graduale fra i ragazzi. Mentre le ragazze fra i 13 e i 17 anni si masturbano in media almeno una volta al giorno (quasi altrettanto spesso dei loro coetanei maschi) le donne adulte lo fanno solo 8 o 9 volte al mese, contro le 18-22 degli uomini di pari età.sembrerebbe che la capacità di masturbarsi declini con l'età: gli adolescenti dichiarano di potersi masturbare anche sei o più volte al giorno, mentre gli uomini di mezza età fanno fatica a eiaculare anche una volta al giorno soltanto. Essendo il tema principale della sessualità infantile, la masturbazione è stata osservata in bambini molto piccoli. Nel libro Human Sexuality: Diversity in Contemporary America, di Strong, Devault e Sayad, gli autori precisano che un bimbo può ridere nel suo lettino mentre gioca con il suo pene eretto (sebbene non eiaculi). Le bambine a volte muovono ritmicamente i loro corpi, quasi con violenza, apparentemente sperimentando un orgasmo. Sulle leggende circa gli effetti positivi o negativi sull'organismo Esistono molte voci e leggende in gran parte delle culture su questa pratica, che possono essere dirette ad incoraggiarla (si pensi ai riti di alcune popolazioni africane che pensano di rendere più fertile la terra spargendovi sopra il proprio seme) o anche al fine di scoraggiarla. In quest'ultimo caso non di rado sono state spacciate come verità assolute, dicerie assolutamente prive del minimo fondamento scientifico oggettivo, nei più svariati periodi storici o culture. Questo fenomeno è da mettere in relazione anche al grado di controllo che la morale di ogni epoca specifica rivestiva sui comportamenti delle persone nei vari momenti storici, luoghi, "strati sociali". Per citare due esempi tradizionali, la masturbazione porterebbe alla cecità, o ad incurvamenti della colonna vertebrale (forse in riferimento al tentativo di auto-suzione del pene). Tali tesi trovarono tra i loro sostenitori il medico inglese Bekker che nel 1771 pubblicava il libro dal titolo: Dell'onania, ovvero dell'odioso peccato dell'auto-polluzione con tutte le sue logiche conseguenze in entrambi i sessi; con suggerimenti spirituali e medici, e il medico svizzero calvinista Samuel Tissot il quale nel 1760 pubblicava un trattato sulle malattie prodotte dalla masturbazione. Autori come Rousseau e Voltaire assunsero posizioni analoghe. Negli Stati Uniti uno dei maggiori oppositori della masturbazione fu il medico John Harvey Kellogg (l'inventore dei Corn flakes) che sostenne l'alimentazione a base fibre come lotta all'autoerotismo da lui definito "crimine abominevole".[1] In realtà non è stata provata nessuna influenza negativa della masturbazione sulla salute fisica. Da uno studio [2] svolto da un gruppo di ricerca australiano, condotto da Graham Giles presso il Cancer Council Victoria di Melbourne, e pubblicato il 16 luglio 2003 sul British Journal of Urology, è invece emerso che eiaculare almeno cinque volte a settimana, soprattutto in giovane età, porta ad una riduzione del rischio di cancro alla prostata fino al 65 per cento. Lo studio ha indicato inoltre che le eiaculazioni raggiunte tramite masturbazione sarebbero più efficaci per la prevenzione rispetto a quelle raggiunte in seguito alla penetrazione, perché in quest'ultimo caso potrebbero venire trasmesse malattie che aumentano il rischio di cancro. Considerazioni dal punto di vista della psicologia La masturbazione è genericamente considerata, soprattutto nella fase della pubertà, un mezzo per prendere confidenza con i cambiamenti del proprio corpo e acquisire familiarità e coscienza di sé, oltre che, ovviamente, un modo per ricavare puro piacere. In quest'ottica, di taglio psicologico-educativo, la conoscenza di sé derivante dalla masturbazione può costituire una buona base di partenza per ottenere un maggiore soddisfacimento anche nei rapporti con i partner. L'assoluta preferenza della masturbazione al rapporto, così come la masturbazione compulsiva (al pari di tutte le pratiche che assumono connotati compulsivi) in particolare nell'età adulta, sono spesso sintomo di un disagio psicologico o di difficoltà relazionali e sessuali. Aspetti religiosi Nell' ambito Cristiano la masturbazione è condannata come atto impuro in particolare modo dalla chiesa cattolica e dal mondo evangelico pentecostale, fra le poche organizzazioni religiose Cristiane ad accettare la masturbazione come un normale comportamento dell' uomo c' è l' unione delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste e la Jesus family(ex bambini di Dio) che non considerano un peccato la masturbazione. La masturbazione nella storia La prima testimonianza della masturbazione risale a 28000 anni fa, infatti nel 2005 fu trovato in Germania, nella caverna di Hohle Fels, un fallo di pietra levigata risalente a tale epoca probabilmente utilizzato come dildo. Nella religione degli antichi egizi il dio Atum, attraverso la masturbazione, facendo uscire il proprio sperma, diede vita ai primi esseri viventi. Tra gli antichi greci, invece, la masturbazione era considerata un atto naturale. Il filosofo Diogene il Cinico, addirittura si masturbava in pubblico. Galeno di Pergamo, invece, consigliava agli uomini di masturbarsi per regolare la produzione dei liquidi corporei ed alle donne per curare i disturbi nervosi. if (window.runOnloadHook) runOnloadHook(); 7597 0 16 anni fa
- 17 ore fa Erotismo Erotismo Fernande - foto di Jean Agélou (1878-1921) La parola erotismo, da Eros, divinità greca dell'amore, indica le varie forme di manifestazione del desiderio erotico che ci attrae verso qualcuno o qualcosa. Secondo Platone (Simposio), nel momento in cui ne sentiamo la mancanza (desiderium in latino), l'oggetto erotico ci attira verso di sé con la forza di una calamita. Nella teoria freudiana, invece, il desiderio erotico è concepito come libido, ovvero come un impulso fondamentale che muove l'essere umano verso la ricerca del piacere. L'oggetto erotico, quindi, in questo caso è investito eroticamente come potenziale fonte di soddisfazione della pulsione. Si può pertanto provare attrazione erotica, spirituale e fisica insieme, per una persona dell'altro sesso o del proprio, ma anche per la sua rappresentazione (vedi ad es. la leggenda della statua di Pigmalione). L'erotismo può altresì esplicitarsi in forme e attività non direttamente connesse al suo appagamento concreto, ovvero mediante l'immaginazione o la fantasia. In questi casi esso può concretizzarsi in veri e propri prodotti artistici o intellettuali, come la fotografia, la letteratura, il cinema, la pittura, etc. Va distinto l'erotismo dalla pornografia: nell'erotismo infatti è importante e rilevante la presenza di un vissuto emotivo, laddove la pornografia si caratterizza per la netta separazione fra la sessualità, esibita nella sua crudezza, e il sentimento amoroso, che ne è perlopiù escluso. Esiste una copiosa letteratura erotica scritta in genere da e per gli uomini (anche le poche donne che ne scrivono, si rivolgono in genere ad un pubblico maschile); negli ultimi anni si è assistito tuttavia al crescere dell'interesse femminile per questo tipo di letteratura, probabilmente in relazione al mutamento dei costumi (liberazione sessuale) avvenuta a partire dalla seconda metà del Novecento nella cultura occidentale. 2813 0 16 anni fa
- 17 ore fa La Sessualità La Sessualità La sessualità è un aspetto fondamentale del comportamento dell'essere umano che comprende quegli atti (finalizzati alla riproduzione, alla ricerca del piacere ma anche sociali) che si sono sviluppati in relazione alle proprietà tipiche dell'apparato riproduttivo. Infatti l'ambito sessuale investe in modo massiccio tutta l'evoluzione e la crescita dell'individuo e coinvolge tutta la sua vita relazionale. Il termine "sessualità" è riferito anche agli aspetti psicologici, sociali e culturali del comportamento sessuale umano, mentre col termine "attività sessuale" ci si riferisce più specificatamente alle pratiche sessuali. Sessualità umana Identità di genere Prima che in relazione all'atto sessuale vero e proprio la sessualità dell'individuo comprende tutti quegli aspetti che differenziano i maschi (uomini) dalle femmine (donne). Infatti ogni individuo fin dalla nascita è accolto e trattato anche in base alla sua appartenenza biologica ad uno dei due sessi e crescendo si costruisce un'identità sessuale in base ai rapporti con l'ambiente familiare e culturale in cui è inserito. Tutte le sue relazioni con gli altri si impostano in base al sesso, anche prima di raggiungere la maturità sessuale. Una divisione basata sull'identità di genere è più complessa di una basata semplicemente sui comportamenti sessuali in quanto l'identità dell'individuo è più difficile da definire ed ogni essere umano ha una concezione diversa della propria identità sessuale e del ruolo di genere che può derivarne. Possiamo comunque distinguere: MaschiFemmineIntersessualiTransessualiTransgender La sessualità umana può essere inoltre concepita come una parte della vita sociale degli uomini, governata da regole di comportamento e dallo status quo. Così, si dice, la sessualità influenza le norme sociali e la società per converso influenza i modi in cui la sessualità può essere espressa. Dall'invenzione dei mass media, film e pubblicità hanno dato alla sessualità maggiori opportunità di modificare l'ambiente in cui viviamo. Modelli sociali Pur partendo sempre dai due generi sessuali, società diverse adottano modelli sociali molto diversi tra loro, per esempio nella gestione della famiglia (patrilinearità o matrilinearità), della società (patriarcato o matriarcato) nella distribuzione del lavoro, ecc. Tali differenze riguardano il modello stesso di famiglia. A seconda del numero di persone coinvolte nella relazione sessuale, abbiamo: MonogamiaPoligamiaPoliandriaPoliginia Educazione sessuale L'Educazione sessuale è l'introduzione di argomenti legati al sesso in un contesto educativo. Negli Stati Uniti, praticamente tutti gli stati occidentali hanno delle forme di educazione sessuale, ma di varia natura. In alcuni stati europei, l'età appropriata per l'educazione sessuale spesso comincia in età pre-scolare, mentre in altri stati è l'adolescenza, o addirittura la tarda adolescenza. L'educazione sessuale copre un grande campo di argomenti, da “da dove vengono i bambini?â€, alla contraccezione, le malattie legate al sesso, e le implicazioni sociali e psicologiche legate alle relazioni sessuali, comunque riguardanti la prevenzione e gli aspetti "relazionali". In Italia poco o niente si parla di qualità della vita sessuale, delle pratiche erotiche e delle "fantasie" ad essa connesse. Sono pubblicati manuali in merito, di cui il più noto è di certo il "Kama Sutra". Influenze sociali Il comportamento sessuale umano è in molti individui influenzato, o pesantemente compromesso, dalle regole della cultura in cui l'individuo vive. Esempi di queste norme sono la proibizione di rapporti sessuali prima del matrimonio, o contro l'omosessualità, o altre attività, poiché le religioni proibiscono tali attività (vedi tabù). A volte, se non nella maggior parte dei casi, questi comportamenti indotti culturalmente, non riflettono le naturali inclinazioni sessuali dell'individuo. Coloro che desiderano esprimere una sessualità dissidente sono spesso forzati a formare subculture all'interno della cultura principale. In altri casi, forme di sessualità possono svilupparsi in un feticismo o alternativamente svilupparsi come forma di disordine psichico o parafilia Tipi di sessualità Una prima e relativamente semplice divisione può essere basata sulle inclinazioni sessuali, in primis sul genere sessuale verso cui si prova attrazione: AsessualitàBisessualitàEterosessualitàOmosessualità Si definisce invece castità l'astinenza sessuale temporanea o definitiva, assunta come forma di impegno di solito dovuto a motivazioni di tipo morale o religioso (ad es. celibato ). Tuttavia oltre al sesso del partner, molti altri aspetti possono caratterizzare la vita sessuale degli esseri umani. Alcuni comportamenti sessuali sono considerati patologici, altri sono vietati da alcune legislazioni, altri (più o meno bizzarri, più o meno diffusi) costituiscono un esempio della varietà comportamentale umana. Elenco di pratiche sessuali MasturbazionePenetrazioneSesso oraleSesso analeFeticismoBDSM Caratteristiche dei rapporti sessuali Le caratteristiche dei rapporti sessuali variano in società e periodi storici diversi. Tra i fattori da considerare l'età del primo rapporto sessuale, la prosecuzione dell'attività sessuale in età avanzata, la frequenza dei rapporti sessuali, ecc. 2660 0 16 anni fa