Transgender
Il termine transgender ha assunto nella lingua italiana diversi significati a seconda degli ambiti in cui è usato.
La sua origine è da identificarsi all'interno del movimento LGBT, nato negli Stati Uniti d'America intorno ai primi Anni '80, per indicare un movimento politico che contesta la logica eterosessista e genderista secondo la quale i sessi nell'uomo sono solo due, che l'identità di genere di una persona debba necessariamente combaciare con il sesso biologico e che il tutto debba restare immodificabile dall'uomo.
Il termine "transgender", quindi, nasce come termine "ombrello" dentro cui si possono identificare tutte le persone che non si sentono racchiuse dentro lo "stereotipo di genere" normalmente identificato come "maschile" e "femminile".
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Il transgenderismo
Il transgenderismo sostiene che l'identità di genere di una persona non è una realtà duale "maschio/femmina", ma un continuum di identità ai cui estremi vi sono i concetti di "maschio" e "femmina".
In questo senso il transgenderismo è da considerarsi come un movimento politico/culturale che propone una visione dei sessi e dei generi fluida e che rivendica il diritto di ogni persona di situarsi in qualsiasi posizione intermedia fra gli estremi "maschio/femmina" stereotipati senza per questo dover subire stigma sociale o discriminazione.
Da questo punto di vista sotto il termine "ombrello" di "transgender" possono identificarsi:
- la persona transessuale operata (perciò che è a tutti gli effetti cambiata di sesso).
- la persona transessuale non completamente operata (ovvero che lascia integri i genitali di origine).
- la persona crossdresser, termine che tende a sostituirsi sempre più alla dicitura "travestito" perché associato alla perversione sessuale. In questo senso il crossdresser è persona che si traveste, per lo più in privato ma anche pubblicamente, senza implicazioni di eccitazione sessuale. Quasi sempre è maschio ed eterosessuale.
- la persona (di qualsiasi orientamento sessuale), sia uomo, sia donna, che rifiuta lo stereotipo di genere che la società, la cultura locale impone ai due sessi. In questo senso e in questa accezione del termine, che però è la meno conosciuta in Italia, alcuni ritengono che transgender e "queer" siano termini fra loro sovrapponibili.
Nel tempo e nella trasposizione del termine nella cultura italiana
la parola transgender ha assunto diversi ed altri significati che poco
hanno a che vedere con l'origine del termine inteso come "movimento
politico culturale". Questa seconda accezione è ormai diventata più
popolare di quella originale.
La traduzione italiana di transgender sarebbe transgenere,
ma questo termine non si è radicato nell'uso comune nella nostra lingua
e quindi un termine "importato" dall'inglese e lasciato in prevalenza
immutato.
Nell'uso psicologico, psichiatrico, endocrinologico e legale
Nella terminologia psicologica, psichiatrica, endocrinologica e
legale il termine "transgender" viene utilizzato in termini
semplificativi per indicare una persona transessuale non operata ai
genitali. Secondo questa accezione del termine quindi transgender
diventa un termine per indicare solamente una sottocategoria delle
persone transessuali, e per separare il/la transessuale operato/a (ai
genitali) da quello/a non operato/a.
Così come per il transessualismo
anche per il termine "transgender" vi è una totale e netta
differenziazione sulla declinazione al maschile o al femminile fra
mondo accademico e movimento transgender/transessuale.
Analogamente al transessualismo, i testi medici e legali declinano
(salvo rarissime eccezioni) il termine al maschile per le persone che
effettuano una transizione da maschio a femmina (androginoide) e al femminile per le persone che effettuano una transizione da femmina a maschio (ginoandroide).
In questo modo dando la prevalenza alla genetica rispetto all' identità di genere della persona.
Tale utilizzo della declinazione è fortemente contestato dal movimento transgender e transessuale (e dal movimento GLBT o LGBT più in generale) in quanto ritiene che sia da far prevalere l' identità di genere della persona sul mero dato biologico di nascita.
Semplificando: la persona nata maschio che assume l'identità femminile
e di conseguenza anche un nome femminile (poniamo ad esempio "Anna")
per la cultura scientifica è "il" transgender Anna, per il movimento è
invece "la" transgender Anna.
Utilizzo accademico
L'utilizzo accademico della coniugazione del termine peraltro spesso
fatto proprio dal giornalismo e dai media ha la controindicazione di
determinare veri e propri "salti mortali" nella lingua italiana.
Esemplificando: "IL" transgender Anna è andato o è andata a fare la
spesa"? Il nome Anna si coniuga in genere al femminile, ma per una
persona transessuale o transgender lo si coniuga al maschile con ciò determinando una sorta di discrimine fra la "Anna" donna genetica e la "Anna" transessuale o transgender.
Ed è proprio per questo fatto che la declinazione utilizzata dal mondo
accademico viene contestata dal movimento transgender e transessuale in
tutto il mondo ed anche in Italia.
Come sostituzione di transessuale
Una terza accezione del termine "transgender" è quella di andare a sostituire il termine "transessuale", sovrapponendosi ad esso.
La motivazione, anch'essa nata all'interno del movimento LGBT o GLBT
è da trovarsi nel fatto che il termine "transessuale" è di per sé
impreciso, se non errato dal punto di vista clinico. In realtà
qualsiasi persona operi una transizione sessuale, agisce sul "gender", sul genere sessuale e non sul sesso che, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, è e resta immutabile.
Quindi transgender può anche essere usato al posto di transessuale,
peraltro cancellando la dicotomia fra "operati" e non operati che poco
interessa il "gender" ma molto invece interessa il "sesso" di una persona.
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