{"linkButtonClass":"stories-filter__top-new-button button button_default","href":"\/aggiungi-racconti","title":"Aggiungi racconto","displayFirstSpan":true,"firstSpanClass":"stories__top-new-button-icon","firstSpanContent":"\n<svg class=\"svg-icon icon-add-button-icon\">\n <use xlink:href=\"\/build\/sprite-2f7908732abccd1b0fe656f5152692d3.svg#add-button-icon\"><\/use>\n<\/svg>","displaySecondSpan":true,"secondSpanClass":"stories__top-new-button-text","secondSpanContent":"Aggiungi racconto","checkDeactivatedProfile":true}
- 15 anni fa poesia per me tu balli Per me tu balli Vestita di poco e di cuoio Per me tu balli e schiocchi la frusta Mentre accarezzi sicura il tuo arnese Sei “ fatta “ per me, balli per me. Nella musica impazzita ti agiti, bella e padrona E mi trascini nel mare dei tuoi sogni. I tuoi seni velati mi sfiorano Per te io mostro il mio corpo E piego la schiena Ti volto le spalle E tu balli per me Assaporo passione e piacere E tu balli per me. Stiv 32730 0 16 anni fa
- 15 anni fa poesia Una perla Tanti hanno cercato in chat Laura la bionda misteriosa Ma una musica ignota non si puo possederla Tra sguardi e frasi eccitate ho scelto te’ La perla che brucia. Stiv 32417 0 16 anni fa
- 16 anni fa Ricordi di un travestito in erba RICORDI DI UN TRAVESTITO IN ERBA Introduzione Per quanto mi ricordi credo di essere stato un “travestito†da sempre, perlomeno da quando avevo più o meno 13/14 anni e frequentavo la terza media. Ricordo perfettamente che mi piaceva guardare le gambe delle ragazze e delle donne e che ero attratto soprattutto dalle calze di nylon e dai collant velatissimi di mia sorella di 23 anni. Spessissimo li rubavo dal cesto della biancheria, appena smessi ed impregnati di sudore (allora mia sorella portava quasi sempre gli stivali) quindi davvero puzzolenti. Mi eccitavo al tatto di quell’indumento di nylon, della sua trasparenza e leggerezza, ed in preda all’erezione la sera mi portavo furtivamente i collant a letto dove per tutta la notte li annusavo. L’odore che emanavano mi faceva letteralmente impazzire. Mi masturbavo infilando le mani nelle gambe del collant. Con una mi segavo l’uccello e con l’altra annusavo la punta odorossissima di sudore facendo crescere la durezza del mio cazzo e la mia eccitazione fino ad avere delle sborrate copiose che puntualmente inondavano mutandine, pigiama, collant e, quasi sempre, lenzuola. Coltivando quello che consideravo “il mio piccolo segreto perverso†sentivo il bisogno di spingermi sempre più oltre alla ricerca del piacere che il nylon mi donava. Quando, ad esempio, con i miei genitori si andava a casa di loro amici, non perdevo occasione di chiudermi nel bagno alla ricerca di collant, calze (le mie preferite erano le calze da reggicalze, velatissime e di colori tenui –beige, grigio chiaro, bianche o nere – ma negli anni ’70 erano un po’ in disuso) e anche gambaletti usati e puzzolenti, facendone ambitissimi trofei che collezionavo gelosamente. 1. Francesca la morbosa Mi ricordo in particolare un giorno a casa di amici di mio padre, la cui figlia Francesca – una ragazzina un po’ cicciottella più grande di me di 1 anno – era particolarmente attratta da me in maniera un po’ morbosetta per l’età . Ogni volta che ero a casa sua mi portava nella sua stanzetta e in un modo o nell’altro trovava il modo di giocare alla “lottaâ€. Così ci toglievamo le scarpe rimanendo con le calze e ci buttavamo sul suo letto rotolandoci e “lottando†fino allo sfinimento . Chissà come però, stranamente ci ritrovavamo sempre con le rispettive teste tra le gambe dell’altro come in un 69!!! Francesca indossava sempre dei gambaletti velatissimi bianchi di filanca umidicci di sudore, leggermente tinti di blu (per l’eccessiva sudorazione) sulla punta e sul tallone che, ricordo,… puzzavano in maniera incredibile ma mi arrapavano da matti. Nello strusciare le sue gambe attorno alla testa riusciva sempre a mettermi i piedi in faccia e nella concitazione della lotta io me li mettevo in bocca e, facendo finta di morderli, li leccavo annusandone l’intensissimo odore acre. Durante questi corpo-a-corpo l’ uccello in erezione si strusciava sulla sua pancia e sulle sue tettine abbondanti e la morbosetta godeva, e si vedeva, al contatto di quel gonfiore dimenandosi a sua volta. Ad un certo punto, al culmine di una dolorossissima erezione, non ne potetti più e sborrai copiosamente nelle mutandine. Mi rialzai un po’ ansimante ed anche vergognoso del gonfiore evidente e chiesi di andare in bagno dove sfogai l’eccitazione strofinandomi il cazzo fradicio su un altro paio di suoi puzzolentissimi gambaletti celesti che riempìì di sperma. Quando rientrai nella cameretta rosso in volto per l’eccitazione non ancora sopita, Francesca si difese alla mia intenzione di proseguire nella “colluttazione†piegando le gambe ed allungando entrambi i piedi sul mio uccello ancora gonfio. Con una faccia strana di sfida mista a soddisfazione incominciò a muovere le dita come a palpare la consistenza del mio cazzo che si induriva sempre più. Lei continuava a massaggiarmelo sempre più velocemente quando, presissima da quella eccitante situazione, mi disse di fargli vedere cosa avessi. Io, imbarazzatissimo ma eccitatissimo aprì la patta dei pantaloni e scoprì le mutandine che sembravano scoppiare. Francesca vi poggiò sopra il piede e tirandole giù mi scoprì il cazzo duro e lucido. Il contatto di quel piede ricoperto di nylon sul mio uccello mi mandò in estasi. Cinse il diametro con l’alluce ed il secondo dito e cominciò a segarmelo lentamente tenendolo stretto con la pianta dell’altro piede. Il nylon umido di sudore e di preeiaculazione scivolava sempre più fino ed il ritmo della sega cresceva con l’avvicinarsi del mio orgasmo. Ora Francesca, paonazza in faccia e con la punta della lingua che faceva capolino all’angolo della sua sua bocca chiusa, sembrava non aspettare altro che il momento in cui sentì distinti due/tre forti contrazioni sotto i testicoli ed esplosi con 4 fiotti di sborra densa e calda che le bagnarono entrambi i piedi ed i gambaletti. Con un’aria di complicità a turno andammo a lavarci stando attenti a non destare sospetti (eravamo pur sempre due adolescenti di sesso opposto…) per l’insolito andirivieni dal bagno. Quello con Francesca fu in assoluto il mio battesimo di feticista delle calze ed anche il mio primo orgasmo completo. 2. L’autoerotismo Da quel giorno nulla fu come prima. Desideravo sempre più il contatto del nylon sul mio cazzo ed incominciai ad indossare i collant di mia sorella senza mutandine, a pelle, inizialmente sotto il pigiama e le mie calze di filo di scozia blu, per andare a letto la sera. Successivamente cominciai ad indossare i collant ogni giorno per andare a scuola. Degli splendidi collant ARWA velatissimi color paglierino che sotto i jeans ed i calzettoni mi provocavano un’erezione perenne: 4 ore di lezione, 4 ore di eccitazione. Ogni giorno non vedevo l’ora di correre a casa, chiudermi nella mia stanzetta per studiare ed invece spogliarmi di tutto ciò che era maschile, avvicinarmi i piedi alla bocca leccandoli annusandone l’aroma di nylon sudato e masturbarmi il cazzo sopra il corpino velato fino a farlo sborrare. Il travestimento faceva ormai parte di me e la parte più troia e femminile della mia personalità stava prendendo il predominio su quella maschile. Non desideravo altro che indossare calze e collant di nylon per procurarmi godimento, in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo. Incominciai così a cercare di praticare forme di autoerotismo molto estreme. Appena solo nella mia stanza mi sdraiavo, con solo i collant addosso, poggiando il culetto sul cuscino a contrasto con la testiera del letto e piegavo le gambe al massimo sul mio torace portandole indietro ai lati della testa. Dapprima con una certa difficoltà , poi - grazie alla flessibilità della mia spina dorsale di adolescente – sempre più agevolmente. Sudato ma arrapatissimo, con la cappella umida a qualche centimetro dalla mia bocca aperta, mi spingevo ancora di più verso la spalliera accarezzandomi le cosce ed abbracciandomi dietro le chiappe. Ora leccavo agevolmente la cappella ricoperta dal nylon e, a poco a poco che la posizione diventava più rilassata, il mio cazzo durissimo entrò tutto nella mia bocca. Le mie labbra lo stringevano mentre scivolava dentro e fuori e la mia lingua lo lavorava leccandolo a destra e sinistra irrorandolo con abbondante saliva che mi fuoriusciva ai lati delle labbra rigandomi le guance. Quest’ultime si gonfiavano e sgonfiavano nell’atto di pompare e risucchiare quell’asta turgida ed io, mentre gustavo il “sapore di maschio†che avevo nella bocca, sentivo che stavo avvicinandomi all’orgasmo. Accelerai il ritmo cominciando ad accarezzarmi i testicoli ed il penetrandomi il culo prima con in dito, poi con due e poi con tre dita. Spompinavo come un forsennato in preda ad una sorta di “trance†erotica quando all’improvviso sentì le contrazioni fortissime e eiaculai con 4/5 violentissimi fiotti di sborra che gonfiarono il nylon e mi riempirono letteralmente la bocca. Era densa, calda e con un gusto amarognolo che mi fece impazzire. Mi sentivo una troia in calore e in quel momento avrei voluto un altro cazzone che mi allargasse il culo. Tenni serrate le labbra continuando a succhiare il cazzo nella mia bocca fino all’ultima goccia di sperma. Spremetti con la lingua il nylon attorno alla cappella strizzandolo bene e lasciai finalmente libero il mio uccello stando attento a tenere tutta la sborra in bocca. Ora lo assaggiavo gustandone la consistenza deglutendone poco per volta per godermi a lungo quella sensazione unica. Lentamente mi ridistesi sul letto completamente “svuotato†da quella esperienza e guardavo il mio uccello ancora eretto con quella specie di profilattico di nylon completamente fradicio di sperma e saliva. Mi sentivo ormai una pompinara e cominciavo a desiderare un uomo e soprattutto il suo cazzone con cui farmi scopare: Giancarlo. 3. Giancarlo Giancarlo era un mio compagno di classe in terza media. Eravamo seduti insieme nel penultimo banco vicino al muro. Rassomigliava a Pippi Calzelunghe in versione maschile e siccome era molto educato ed aveva degli atteggiamenti un pò effeminati veniva preso in giro e guardato in maniera un pò strana da tutta la classe. Del resto anche lui ci metteva molto del suo, ridendo e sedendosi spesso sulle nostre gambe provocando delle imbarazzanti erezioni che lui non poteva non “sentireâ€. Vestiva sempre con dei pantaloni attillati, un maglioncino e delle scarpine tipo “college†con dei calzini in filo di scozia bianchi o blu. In primo liceo, conoscendoci dalle medie, era ormai diventato quasi un gioco: quando indossava i pantaloni della tuta in tessuto elasticizzato, lo chiamavamo e gli chiedevamo di spiegarci un brano su un libro. Giancarlo si sedeva in grembo col libro davanti a se e cominciava a leggere e, nel girarsi per chiedere se lo stavi seguendo, muoveva in continuazione il suo sedere proprio sul tuo uccello che alla fine diventava duro come il marmo. Lui incurante arrossiva in volto e continuava a dimenarsi felice di rendersi utile e soprattutto di sentirsi tra le chiappe il cazzo duro di turno. Quella mattina ero deciso a “combinare qualcosa†con Giancarlo, avevo messo un collant velatissimo celeste polvere (un trofeo di una visita in casa di amici dei miei) senza mutandine ed ero eccitatissimo. In classe più volte, passandogli vicino o muovendomi sul banco accanto a lui, durante la lezione avevo strusciato il mio cazzo sul suo braccio e la sua coscia. Giancarlo non protestava anzi spesso avvertivo che, al contatto, la sua coscia premeva sul gonfiore della mia eccitazione. Non ne potevo più e allungai la mia mano sul suo uccello tastandolo. Lui arrossì e mi chiese con voce bassa tremante cosa facessi. Gli chiesi se non gli piacesse e lui per tutta risposta aprì le gambe autorizzandomi al “massaggio†e mi mise la sua mano sul cazzo. Sentivo il suo gonfiore e una sensazione di calore s’impadroniva di me spingendomi ad essere più esplicita e troia. Da come lui mi palpava sentivo che le voci sulla sua omosessualità diventavano certezze e che in quel momento mi avrebbe volentieri tirato giù i pantaloni per imboccarselo tutto tra le labbra. Palpava e silenziosamente ansimava. Mi sbottonai la patta con nonchalance e la sua mano sgattaiolò dentro. All’improvviso mi guardò fisso negli occhi con un’aria eccitata e mi chiese come mai indossassi i collant da donna e gli rivelai che mi eccitava travestirmi e che li portavo già da un paio d’anni. Il suo massaggio diventò allora una vera e propria sega, e per la crescente eccitazione, rossi in volto ed accaldati, rischiammo di essere scoperti dal professore a causa dei nostri continui movimenti. Anch’io gli tastavo il cazzo ed avrei voluto tirarlo fuori e succhiarlo per tutta la sua discreta lunghezza quando la campanella suonò la fine delle lezioni. Rimanemmo a guardarci delusi perché stavamo per godere entrambi. Giancarlo eccitato, con un’espressione ammicante che mi faceva intendere “tuttoâ€, mi invitò a studiare a casa sua nel pomeriggio ed io accettai con piacere. Tornando a casa pregustavo le porcate che avremmo combinato di lì a poco pensando per la prima volta a Giancarlo come ad una possibile altra “troietta perversaâ€. 4. Eccitante scoperta Arrivato a casa sua venne ad aprirmi Marida, la sorella di 16 anni che mi fece accomodare nella stanzetta di Giancarlo. Lui entrò dopo pochi minuti indossando una tuta in felpa grigia con le pantofole e dei calzini leggeri blu ai piedi. Fu felicissimo di vedermi e mi abbracciò inaspettatamente. Il nostro abbraccio fu molto prolungato tanto che cominciammo a strusciarci i nostri uccelli che iniziavano ad indurirsi. Entrambi ci tastavamo e palpavamo il culo e in quel momento sotto le dita avvertì la sensazione che Giancarlo indossasse un reggicalze. Emozionantissimo lo baciai in bocca e le lingue cominciarono a mulinare vorticosamente. Lui gemeva e mi spingeva il bacino contro le sue gambe leggermente divaricate, Improvvisamente gli abbassai i pantaloni della tuta e mi apparve arrapantissimo con un reggicalze in pizzo bianco che gli incorniciava un bell’uccello duro e glabro e delle calze bianche che gli velavano le gambe affusolate e senza un pelo. Gli dissi che era bellissimo e lui, molto eccitato mi rivelò che le aveva rubate dall’intimo della madre ed indossate proprio per piacermi. Cominciammo a spogliarci di tutto e rimanemmo solo in collant velati, che indossavo dalla mattina, ed in reggicalze e calze. Ci sdraiammo sul letto ed iniziammo a toccarci i cazzi a vicenda. Giancarlo si chinò e lo leccò per tutta la lunghezza continuando a segarlo delicatamente con le mani poi lo prese tutto in bocca e cominciò a succhiarlo e a pomparlo mentre io, mettendomi a 69 cominciai a ciucciare il suo. Mentre ci spompinavamo a vicenda contorcendoci e mugolando, infilavo il mio dito medio nel suo culetto stranamente caldo ed accogliente fino a farlo entrare tutto. Giancarlo muoveva le dita dei piedi inguainati in quelle splendide calze in preda all’eccitazione provocata dal mio cazzo che lo pompava in bocca ed il mio dito che gli stantuffava il culetto. Io approfittai della situazione per buttarmi a capofitto sui suoi piedi leccandone la punta di nylon rinforzata ed annusandone l’aroma mentre continuavo a masturbargli l’uccello. All’improvviso Giancarlo si alzò e, sdraiandosi supino con le gambe aperte e piegate sulla pancia, mi supplicò di infilargli il cazzo nel suo culetto già abbastanza lubrificato dalla mia saliva. Non aspettavo altro e prendendolo per le cosce avvicinai le sue chiappe e glielo infilai dentro. Dapprima era un pò stretto ma dopo un pò che lo inculavo sempre più forte il buchetto cedeva sempre più ed avvolgeva in una caldissima guaina il mio cazzo, ad ogni colpo più duro. Giancarlo gemeva ripetendo che era la mia puttanella in calore, si allargava le chiappe con le mani e si segava il suo cazzo duro supplicandomi di incularlo più forte e di spingere il mio uccello più in fondo. Io gli accarezzavo le gambe coperte di nylon e gli leccavo i piedi odorosi mentre gli sfondavo il culo. Che porca!!! Cambiammo posizione e sdraiandomi sotto di lui, si mise a cavalcioni infilandosi fino in fondo l’uccello nel culo ormai largo, dicendomi che si sentiva trapanato da quel palo di carne e che lo stavo facendo impazzire. Mi cavalcava e si menava l’uccello che gli ballonzolava davanti alla pancia. Io ero al settimo cielo e gli accarezzavo le gambe ed i piedi guidandolo per i fianchi il ritmo di quel saliscendi sul cazzo duro. Sentivo l’orgasmo avvicinarsi sempre più ed all’improvviso irrigidì le mie chiappe spingendoglielo tutto dentro ed esplosi in una sborrata che riempì le sue viscere di caldo sperma. Giancarlo godette serrando e dimenando le sue chiappe sul mio uccello con movimenti rotatori. Dopo un po’ si alzò e si sdraiò sul letto esausto e soddisfatto ed io, che ero ancora arrapatissimo, decisi di palpargli il cazzo con i miei piedi. Il contatto del nylon su quell’asta durissima e calda fù per me una sensazione nuova ed eccitantissima tanto che, stringendo i diti ad avvolgerlo in tutto il suo diametro, cominciai a fargli una lenta sega. Giancarlo chiuse gli occhi, prese le mie caviglie e guidò il movimento accelerandolo e rallentandolo. Sentivo sotto i polpastrelli, attraverso il nylon del mio collant umido, il suo uccello indurirsi e fremere quindi misi la punta del piede a coprirgli la cappella e con l’alluce ed il 2° dito dell’altro piede continuavo a segarlo. Giancarlo mi disse di non fermarmi perchè stava venendo ed io, paonazzo per l’eccitazione, accelerai il ritmo fino a che venne con 4 potenti fiotti di sborra calda che mi inzupparono letteralmente i piedi ed i collant fin quasi ai polpacci. Subito mi portai i piedi in faccia e me li leccai succhiando ed ingoiando tutta lo sperma. Giancarlo mi guardò intensamente ed eccitato mi disse che ero una maialona e che avrebbe voluto mettermelo in bocca. Non esitai neppure un istante e accolsi il suo uccello umido di sperma e semi-moscio nella mia bocca. Cominciai a lavorarlo con la mia lingua roteandola sulla cappella cingendolo con le mie labbra e cominciando a pomparlo con le mani in fondo alla mia bocca. Man mano che scorreva nella mia bocca lo insalivavo e sentivo sapore intensissimo e amarognolo dello sperma. Giancarlo si girò di fianco e messosi a 69 si impadronì del mio uccello ormai eccitato masturbandolo e leccandolo per tutta la lunghezza. Ci sentivamo due troie depravate e godevamo a spompinarci il cazzo a vicenda vogliose di riempirci la bocca di sborra densa e cremosa. Ci contorcevamo e ci spingevamo il cazzo in bocca ansimando e ripetendoci che saremmo stati per sempre amanti e non ci saremmo mai lasciati. Eravamo ormai attratti l’un l’altro dalla nostra condizione di sorelline travestite e questo ci eccitava maggiormente al punto che, quasi insieme, scoppiammo in una sborrata sconvolgente che ci gonfiò le guance di sperma denso, che a malapena riuscimmo a trattenere in bocca. Esausti ci accasciammo sul letto, uno accanto all’altro, e ci baciammo in bocca mischiando con le lingue la sborra di entrambi in un unico saporitissimo succo che bevemmo fino all’ultima goccia. …Ebbene, quello fu il pomeriggio più appagante ed eccitante di entrambe le nostre giovani carriere di troiette travestite. 5. Piacere perverso Mentre tornavo a casa dopo quella esperienza mi sentivo ancora sconvolto e mi scoprivo con piacere a deglutire passandomi la lingua sul palato alla ricerca del sapore dello sperma di Giancarlo. Sentivo l’eccitazione salire ed una strana nuova sensazione interessare il mio culetto. Provavo un’insolito piacere ad estroflettere e a contrarre ritmicamente il mio buchetto umido. In quei momenti avrei voluto stuzzicarlo, violentarlo infilandoci qualcosa. Mentre pensavo a quanto perverso fossi diventato, arrivai a casa e corsi nella mia cameretta. Mi sentivo accaldato e cercavo convulsamente di spogliarmi. Rimasi completamente nudo e al profumo che emanavano i miei piedi sudati, il mio cazzo durissimo mi deformava oscenamente il collant velatissimo celeste che indossavo ormai da due giorni. Mia sorella era uscita con mia madre e così, approfittando del momento favorevole, corsi in bagno alla ricerca di un suo paio di calze odorose su cui masturbarmi e sborrare. Ma i miei occhi si posarono su un qualcosa che mi riempì di libidine: il grosso manico arrotondato di uno sturalavandino nuovo ancora nella busta del supermercato faceva mostra di sé nell’armadietto vicino alla vasca. Nella mia mente già sentivo quel manico che mi allargava il buchetto facendomi godere come un, anzi una maialina. Presi la scatoletta blu della crema Nivea e lo sturalavandino e corsi in stanza chiudendo a chiave eccitatissimo. Mi spalmai tre dita di crema attorno e dentro il buchetto e nell’umettarmi due dita scivolarono dentro dandomi un brivido di piacere. Mi toccai il cazzo sentendo la punta umida che mi bagnava il collant di liquido prespermatico ed il mio buchetto, al penetrare delle tre dita aveva le contrazioni dilatandosi sempre più. Così inumidì la ventosa, piantandola fortemente sulla spalliera del letto, mi sdraiai col sedere sul cuscino e allargando le gambe me le portai piegandole verso il petto. Mi allargai le chiappe e avvicinandomi al grosso manico me lo infilai notando che scivolava dentro allargandomi il buchetto e facendomi impazzire di eccitazione. Ora spingevo ed il manico mi entrava tutto dentro riempiendomi le viscere. Cominciai a stantuffarmelo nel culo che cedeva sempre di più e più cedeva più mi entrava in culo per tutta la sua notevole lunghezza. Contemporaneamente mi masturbavo il cazzo e godevo come una troietta pensando che quel “cazzone†che mi spaccava il culo fosse di Giancarlo e in silenzio gemevo:“…mhhh dai porco, inculami fino in fondo, ahh dammelo tutto nel culo il tuo cazzone, amoreâ€â€¦ Stavo impazzendo e volevo cambiare posizione. Mi sfilai il manico dal culo e con eccitazione mi accorsi, dalle tracce di Nivea, che mi era entrato nel culo per almeno 20cm. Eccitatissimo mi girai e mi misi in ginocchio puntando con il culetto il manico che mi scivolò dentro fino in fondo facendomi gemere ancora. Me lo sbattevo fino in fondo nel culo molleggiandomi sul letto. L’eccitazione saliva sempre più all’acuirsi della sensazione di riempimento totale e di dilatazione crescente. Più mi infilavo quel manico durissimo e ormai caldo e più ne volevo… Guardavo lo specchio dell’armadio di fronte e mi vidi rispecchiato alla pecorina con solo quegli impalpabili collant che mi velavano le gambe, la schiena completamente inarcata, che spingevo all’indietro il mio sedere da cui si vedeva quel palo rigido lubrificato e lucido di umori intestinali che entrava e usciva. La mia testa roteava in sincronia col movimento delle mie anche, mi leccavo le labbra e con la mano mi segavo il mio uccello che ormai era vicino a sborrare. In preda a delle vere convulsioni che mi avvampavano decisi che dovevo violarmi il culo con qualcosa che me lo allargasse di più. Mi sfilai il manico e non prima di essermi accertato di essere ancoratolo in casa, andai in cucina e trovai nella dispensa un cetriolo che poteva essere lungo 18-19cm ma era molto grosso in larghezza. Alla vista di quel “cosone†mi avvampai ancora di più e continuando a masturbandoni il cazzo corsi eccitato in camera mia. Richiusi a chiave, presi quel cetriolone e me lo infilai in bocca mimando il più porco e sensuale pompino che avessi mai fatto pensando di avere in bocca il cazzo di un uomo tipo camionista. Ero ormai al parossismo, mi rimisi alla pecorina e mi reinfilai il manico dello sturalavandino nel culo interamente, per tutta la sua lunghezza e guardandomi allo specchio ricominciai a penetrarmi e a ciucciare quell’ortaggio che per quanto era largo non mi entrava in bocca. Era completamente lucido di saliva e continuavo a far roteare la lingua ed a leccarne la punta arrotondata. Mi sentivo ormai pronto e la voglia di sentire il mio buchetto dilatato mi fece cambiare ancora posizione. Misi il cetriolo sul tappeto di fronte allo specchio mantenendolo in piedi con la mano e mi accucciai con le gambe larghe e aperte. La punta arrotondata cominciò ad entrare facendomi male così mi fermai, ma dopo pochissimo sentì il mio buchetto aprirsi e piano piano quell’arnese scivolò scomparendo nel buco riempiendomi letteralmente il canale. Lo sentivo durissimo e sentivo lo sfintere che cedeva. A quel punto mi lasciai andare sulle gambe e mi sedetti facendolo entrare tutto. L’immagine riflessa nello specchio era incredibile: un ragazzino di 13 anni nudo seduto a gambe aperte con un collant celeste velatissimo a mazza coscia con il buco del culo dilatato in maniera oscena da cui fuoriusciva solo la punta lucida di un gross cetriolo… Cominciai ad andare su e giù facendolo uscire per metà e risbattendomelo nel culo per intero gridando: “siii, Giancarlo spaccami il culo… sono la tua puttanella…†Più mi guardavo più mi impalavo e più mi sbattevo l’uccello che ormai durissimo puntava minaccioso verso la mia bocca. Sentii in quel momento delle fortissime contrazioni che serrarono il buchetto attorno al diametro del cetriolo bloccandone lo scorrimento e subito dopo tre spasmi e tre schizzi violentissimi di sborra densa e bollente che mi colpirono sulle labbra, sulle guance e in bocca. Ero sconvolto, mi leccai la sborra dalle labbra e dalle guance e la raccolsi sulla lingua assaporandone il sapore a metà tra l’asprigno ed il salato. Ingoiai tutto lentamente mentre i muscoli anali si rilassavano ed il cetriolo lucido scivolava fuori dal mio culetto. Fu allora che mi spaventai guardandomi il buco oscenamente allargato, ma ebbi fortissimo l’impulso di infilarmi tre dita e rigirarmele dentro sentendo che l’interno del mio culo era bollente. Mentre pian piano mi rilassavo, mi massaggiavo lentamente l’uccello moscio scappellandolo e spremendo la cappella arrossata portandomi le dita alle labbra per succhiare le ultime gocce di sperma. Quella serata mi sconvolse tanto da prendere coscienza che ero definitivamente diventato un perverso travestito tredicenne a cui piaceva fare la parte della troietta. Mi rivestii ed uscii dalla mia camera, andai subito in bagno a lavare ed asciugare lo sturalavandino. Lo rimisi a posto e corsi in cucina a buttare il cetriolo nella pattumiera e… mi accorsi che mia madre era rientrata. Mi disse che mi aveva sentito alzare la voce ed io, dopo aver lavato e sbucciato il cetriolo, addentandolo gli risposi che stavo scherzando al telefono con Giancarlo. …Hmm Giancarlo, se solo fosse stato con me stasera, pensai… 6. Desiderio continuo La mattina seguente ero stranamente eccitato ed impaziente di rivedere Giancarlo a scuola per raccontargli l’esperienza della sera precedente. Decisi di indossare un collant velatissimo grigio polvere senza mutandine sotto i pantaloni della tuta di ginnastica perché mi sentivo porca e avevo voglia di succhiargli il cazzo come avevo fatto col cetriolo. Da 1 mese eravamo seduti accanto e, durante le lezioni, le nostre mani scivolavano sotto il banco a palparci gli uccelli fino a farli diventare duri come il marmo e farli sborrare nelle mutandine. Ma quel giorno era diverso, mi era tanto rimasta impressa la situazione morbosa della sera precedente che lo desideravo oltre ogni cosa. Appena vidi Giancarlo mi avvicinai all’orecchio e gli dissi gli avrei rivelato una storia incredibile ma lui mi furtivamente mi leccò l’orecchio dicendo che quello che era successo a casa sua lo aveva cambiato completamente. Mi rivelò che portava le stesse calze e lo stesso reggicalze che indossava quel pomeriggio… e che mi desiderava. La leccata del lobo e soprattutto la sua morbosa confessione mi fece diventar duro il cazzo che, trattenuto dalla sola debole resistenza del collant, mi gonfiò il pantalone della tuta in modo evidente. Fortunatamente ero vicino al mio banco e mi sedetti subito per non far notare quella mostruosa erezione. Anche Giancarlo, accortosi del gonfiore, si sedette accanto e nel farlo poggiò la sua mano sul mio uccello e lo strizzò gemendo silenziosamente. Durante la lezione me lo massaggiò diverse volte tanto che poco prima della ricreazione gli fermai la mano perché stavo per sborrare. Ma la voglia di lui mi aveva preso totalmente e pensavo intanto come fare a chiudermi in bagno con lui per fare le porcate che mi frullavano in testa. La fortuna volle che il professore di Educazione Fisica ci disse di andare nello sgabuzzino degli attrezzi dietro la palestra scoperta a prendere la palla da basket e il materassino per l’ora seguente. Ci guardammo con complicità ed approfittammo della pausa della ricreazione per andarci. Appena dentro chiudemmo il chiavistello e ci baciammo infilandoci le lingue in bocca. Lui mi tirò giù i pantaloni e mi buttò sul materassino del salto in alto. Si tolse i pantaloni, gli slippini e le Superga rimanendo in calze e reggicalze e si distese a 69. L’odore delle calze sudate mi fece indurire ulteriormente il cazzo già duro e lui se lo infilò in bocca e cominciò a succhiarlo avidamente e a slinguarlo sulla cappella. Io che non aspettavo altro, feci lo stesso ed incominciai ad insalivarlo e a masturbarlo per farlo diventare più duro. Sentivo il calore della sua bocca e la rugosità della sua lingua da pompinara che stuzzicava il filetto e a mia volta mi eccitavo come una troia nel ciucciare quel cazzo duro che profumava di maschio. Sentivo il mio cazzo scoppiare e Giancarlo, accortosi di questo, si girò e mi pregò di infilarglielo nel culo. Gli insalivai il buchetto già umido ed estroflesso dall’eccitazione e poggiai la cappella bagnata della sua saliva che entrò facilmente con mio grande stupore. Giancarlo ancheggiava e mugolava di incularlo più forte, così aumentai il ritmo pompandolo fino in fondo e facendolo sbavare di piacere. Lui si masturbava il cazzo con movimenti convulsi ed io che stavo per sborrare, irrigidii il mio uccello piantato in fondo al suo culetto ormai largo e scoppiai in una copiosa sborrata bollente che gli riempii l’intestino. Giancarlo serrò le chiappe per sentirselo ancora più duro e poi con un movimento repentino si girò e mi disse di prendergli in cazzo in bocca. Era durissimo e caldo e cominciai a succhiarlo e a slinguargli la cappella tenendolo serrato tra le mie labbra e segandolo con la mano lungo tutta la lunghezza. Sentii distinte tre contrazioni e poi tre fiotti di sperma denso e amarognolo si riversarono sulla lingua e mi riempirono la bocca. Inghiottii tutto assaporando sino all’ultima goccia di quel liquido viscoso dal sapore che mi faceva impazzire. Pulii la sua cappella e mi leccai le labbra delle ultime tracce di sborra di Giancarlo. Erano passati circa 10 minuti praticamente una sveltina che ci svuotò letteralmente i testicoli, ci rivestimmo in tutta fretta, infilammo saltellando le scarpette di ginnastica e un po’ accaldati, riaprimmo la porta e portammo il pallone e il materassino in palestra. Appena usciti dalla palestra, mentre correvamo per ritornare in classe ed unirci con i compagni ci imbattemmo in Michele il bidello che ci bloccò. Era un uomo di circa 35/40 anni, un tipo un pò burbero dal fisico asciutto, che non perdeva occasione per rimproverarci sempre di qualcosa. Quella mattina ci trattenne con forza per il braccio e ci chiese, con tono molto allusivo, cosa fossimo andati a fare nella stanza degli attrezzi. Io e Giancarlo diventammo all’improvviso paonazzi e ci guardammo preoccupatissimi. Forse quel porco ci aveva sorpresi a spompinarci a vicenda. Entrambi incominciammo a balbettare qualcosa circa la nostra presenza nello sgabuzzino e all’improvviso mi infilò la mano nel pantalone della tuta e afferrò il mio cazzo ancora umido di sperma attraverso il collant. Mi tirò a se e, dopo aver detto all’altro bidello che avrebbe fatto una commissione, ci portò di forza nella stanza degli attrezzi. Mentre ci spingeva posò l’altra mano sul culetto di Giancarlo e palpandolo si accorse del reggicalze. Ora ci teneva in pugno e noi dovevamo stare per forsa al suo gioco. Appena dentro lo sgabuzzino chiuse a chiave e ci disse che gli piacevano i ragazzini effeminati come noi due e che se fossimo state troie come 10 minuti prima, avrebbe mantenuto il segreto. Eravamo tutti due terrorizzati e acconsentimmo. Giovanni si sbottonò i pantaloni e li abbassò alle caviglie rimanendo con gli slip, poi prendendomi da dietro mi abbassò i pantaloni della tuta e mi fece sedere sul suo cazzo semiduro palpando il mio. Il contatto del mio sedere con quel membro pulsante e caldo mi fece uno strano effetto e mi ritrovai a strusciare le mie chiappe inguainate nel collant sul suo cazzo duro. Poi disse a Giancarlo di togliersi i pantaloni e di leccarmi l’uccello ormai durissimo dai palpeggiamenti di Giovanni. Giancarlo si precipitò a leccarmi la cappella attraverso il collant e iniziò un magnifico pompino. Il mio cazzo scompariva tra le sue labbra che succhiavano il collant gonfio completamente bagnato di saliva. Io ero in preda alla massima eccitazione e lo incitavo a leccarlo e ad ingoiarlo tutto e allo stesso momento mi rivolgevo a Giovanni pregandolo di incularmi. Giovanni allora scostò il bordo del collant e mi posò la punta della sua cappella tra le mie chiappette. Sentii un calore che mi invadeva e con le gambe completamente aperte mi abbassai pian piano sul quel palo caldo e duro che si insinuava nel mio buchetto allargandolo sempre più. Sentivo un forte dolore ma l’eccitazione di sentirmi come una troia i calore che si fa inculare era più forte e mi fece cominciare a roteare il bacino e a saltellare sul cazzo che entrava centimetro dopo centimetro nel mio culo ormai cedevole. Giancarlo mi aveva abbassato il corpetto del collant e mi slinguava il cazzo riempiendosi completamente la bocca e masturbandosi come un forsennato. Giovanni mi prese dal bacino e mi guidava su e giù sul suo uccello ed io che gemevo per il piacere prendevo la testa di Giancarlo e gli spingevo il cazzo fin quasi a soffocarlo. Poi Giancarlo si alzò e alzando una gamba si sedette sul mio cazzo cominciando a penetrarsi. Il suo culo era più largo del mio ed entrò quasi subito. Era una situazione morbosa e terribilmente eccitante che ci sconvolgeva i sensi e ci faceva dimenare i nostri culetti, arrapantissima: Giovanni stava inculando una giovane travestita in collant velati che inculava una puttanella in calze e reggicalze che si masturbava il suo giovane cazzo. In quel momento realizzavo che un vero uccello mi stava scopando, grosso, duro e caldo scivolava nel mio buchetto ormai oscenamente largo e bagnato di umori anali, pompando fino a farmelo sentire in fondo all’intestino. Pensavo a quanto era triste soddisfarsi con lo sturalavandini o col cetriolo. Mi faceva impazzire il sentirmi troia; mi sentivo in calore e volevo farmi inculare sempre più forte e, sempre più forte inculare Giancarlo che mugolava allargandosi le chiappe con le mani e saltellava sul mio cazzo. Attraverso le pareti interne del canale sentivo il cazzo di Giovanni sempre più duro e lo pregai di farmelo succhiare. Mi alzai leggermente per permettergli di sfilarlo dal mio culo e mi sedetti con Giancarlo che ancora andava su e giù sodomizzandosi come un forsennato. Giovanni si avvicinò lateralmente infilandomi il cazzo tutto in bocca ed io, con una mano, lo masturbavo lentamente slinguandolo sulla cappella e lo spompinavo per tutta la lunghezza. Ora lo guardavo da vicino ed era un gran bel cazzo lungo una ventina di centimetri e largo abbastanza per farmi sbavare abbondante saliva dalle labbra. Le mie guance erano deformate dal suo uccello e la mia lingua lavorando sul suo filetto lo stava portando a sborrare. Anche Giancarlo incominciò a leccargli l’uccello con rapidi colpi di lingua finchè Giovanni, gemendo che stava venendo, premette la cappella sulle nostre labbra socchiuse a mò di bacio ed esplose in una sborrata copiosissima che in tre fiotti violenti ci inondò la bocca e la faccia di sperma caldo e denso ma di un buonissimo sapore. Mentre si masturbava facendo uscire ancora sborra io e Giancarlo ci slinguavamo, ingoiavamo e a turno gli succhiavamo la cappella fino a pulirla completamente dalle ultime gocce di sperma. Ero esausto ma felice e stavo per esplodere a mia volta nel culo di Giancarlo che, prontamente si alzò e si infilò il mio uccello tutto in bocca fino a toccare con il naso la mia pancia. Mi spompinò un paio di volte e allargando la bocca si fece spruzzare sul palato e sulla lingua un sacco di sborra che in parte gli fuoriuscì dalla bocca colandogli sul mento. Ingoiò tutto e con un voluttuoso colpo di lingua si leccò il mento dal rivolo gelatinoso che lo imbrattava. Giovanni si avvicinò alle nostre bocche e ci baciò con la lingua raccogliendo stille di sborra dai nostri palati per assaporarne il buonissimo sapore dolce e asprigno insieme. Infine ci rivestimmo risistemandoci le calze ed infilandoci i pantaloncini della tuta ed uscimmo furtivamente. Solo allora ci accorgemmo che erano passati 25 minuti!!! Chissà cosa diranno quando torneremo in palestra, mi chiedevo tra me e me, mentre sforzandomi di camminare come un ragazzo normale invece che come una vascca travestita che si è appena fatta rompere il culo, percorrevo il corridoio per la palestra. Appena entrati in palestra ci accorgemmo che la nostra assenza era passata inosservata. Giancarlo, sorridendo, commentò che ci era andata bene visto che ci eravamo già sputtanati la reputazione con Giovanni. I boy scout Quella primavera decidemmo insieme di iscriverci ai boy scout per fare una nuova esperienza di contatto con la natura e con altri ragazzi come noi. Lo facevamo per sentirci più grandi e anche perché era qualcosa che ci avrebbe impegnato il periodo estivo. Poi sognavamo il fatidico campeggio nella tenda. Ed il fatidico momento arrivò. Dovevamo stare al campeggio estivo una decina di giorni ed incontrare un gruppo di boy scout di un altro paese. L’idea di dormire insieme sotto la tenda ci faceva impazzire dalla voglia. Avremmo potuto travestirci, scoparci, masturbarci, succhiarci e sborrarci in bocca tutte le volte che volevamo per 10 notti consecutive. E poi, viziosette come eravamo diventate, avremmo potuto trovare dei ragazzi come noi con cui dare sfogo alla nostra troiaggine. Mi ricordo che la divisa prevedeva l’uso dei pantaloncini corti perciò decidemmo di portarci in campeggio una serie di mutandine velatissime e di gambaletti di nylon che avremmo indossato sotto i pantaloncini ed i calzettoni da scout. La sera della partenza, appena arrivati al pullman, ci squadrammo vogliosi e Giancarlo scostando il lembo del calzettone mi rivelò il suo gambaletto velatissimo bianco. Appena lo vidi mi venne l’uccello duro che premeva dentro il perizoma celeste che indossavo e lui, accortosi del gonfiore, mi disse di avere pazienza fino a quando ci saremmo seduti nel pullmann per viaggiare tutta la notte. Dopo i primi chilometri di canti, urla, scherzi e… grandi palpate di uccello, finalmente calò il silenzio. Tutti si slacciarono gli scarponcini e si accucciarono sul comodo sedile per dormire coprendosi con i propri giubbotti. Giancarlo si sfilò scarponcini ed i calzettoni rimanendo con le calze di nylon leggero e poggiò accucciandosi i suoi piedi proprio sul mio cazzo. L’intenso odore di piedi sudati di tutti gli occupanti del pullman mi stava facendo impazzire così mi sbottonai il pantalone e liberai il mio uccello fasciato dal velo del perizoma. Assicurandomi che tutti stessero dormendo presi i piedi di Giancarlo e me li portai alla bocca ed al naso. Sentii l’aroma del nylon impregnato e cominciai a leccare le punte leggermente rinforzate dei gambaletti. Leccavo convulsamente ed annusavo e mi segavo l’uccello, sempre più duro. Giancarlo mi liberò il cazzo che svettava e lo strinse tra le piante dei suoi piedi iniziando un lento movimento su e giu. Sentivo l’umido delle sue calze sudate che faceva scivolare il nylon per tutta la lunghezza dell’uccello. Poi si prese i piedi con entrambe le mani e stringendo le punte aumentò il ritmo della masturbazione. Io ero letteralmente disperato perché avrei voluto urlare dal piacere che quella puttanella di Giancarlo mi stava procurando, mi contraevo e mi contorcevo sul sedile facendo attenzione a non svegliare nessuno. Ogni tanto Giancarlo si abbassava sui suoi piedi e si infilava il mio cazzo in bocca ciucciandolo e slinguando la cappella. Poi si tirava su e ricominciava a segarmi con i piedi. Ormai i suoi gambaletti erano bagnati di umori prespermatici e questo lubrificava maggiormente il nylon facendolo scorrere più facilmente. Non potetti far altro che infilare la mano tra le sue gambe ed impossessarmi del suo cazzo già duro e cominciare a masturbarlo furiosamente. Giancarlo godeva e si leccava le labbra semisocchiuse ed accelerava ancor di più il movimento dei suoi piedi sul mio uccello. Stavo per esplodere e mentre me ne rendevo conto Giancarlo mi sborrò in mano una marea di seme bollente. Strinsi istintivamente il suo cazzo, gli diedi tre colpi per tutta la sua lunghezza e poi raccolsi tutta la sborra densa nel palmo della mia mano e me la portai alla bocca leccandola ed ingoiandola fino all’ultima goccia. Ora sentivo che stavo esplodendo e Giancarlo, che se ne era accorto dalle contrazioni, strinse le piante e piegò le dita dei piedi a coprire interamente la cappella da cui fuoriescirono tre fiotti violentissimi di sborra che gli riempirono letteralmente le calze e la punta dei piedi di una massa calda e gelatinosa. Lui continuò a muoverli facendo uscire ancora sperma e, solo quando notò che avevo eiaculato tutto ciò che avevo nei miei testicoli, mollò lentamente il mio cazzo abbassandosi e infilandosi letteralmente le punte sborrate delle calze in bocca. Leccò completamente tutto lo sperma sia dal primo che dal secondo piede e poi me li porse per permettermi di leccarli a mia volta. Avevano un’intensissimo ed eccitantissimo odore di nylon sudato misto a saliva e a sperma amarognolo. Sfiniti alla fine ci baciammo con la lingua che ancora sapeva si sborra e dopo esserci ricomposti e rivestiti ci addormentammo. Dopo quella furtiva esperienza, non riuscivo ad adormentarmi. Ero ancora eccitato e al pensiero di essere circondato da piedi odorosi e sudati stava tornando fuori la mia indole feticista. Mi alzai e mi diressi silenziosamente ai sedili in fondo al pullman dove dormiva sdraiato un ragazzo di 15 anni senza scarpe. I sedili erano comodi e spaziosi così mi sdraiai con il naso vicino ai suoi piedi. Era troppo invitante. I suoi calzettoni erano terribilmente sudati ed odorosi e mi riportarono alla mente la puzza che impregnava le calze di Francesca, la mia amichetta d’infanzia. Mentre col naso mi avvicinavo alla pianta cominciai a palparmi il cazzo sopra i pantaloncini. Quell’odore intenso mi faceva impazzire e stringendomi l’uccello velato dal perizoma, mi masturbai furiosamente leccando delicatamente la parte inferiore della punta di quei calzettoni e annusandone la puzza penetrante. Ogni tanto, forse per dei movimenti involontari o forse per il solletico che la mia lingua poteva procurargli, il ragazzo muoveva leggermente le dita e questo mi eccitava da matti perché pensavo che si fosse accorto di ciò che gli stavo facendo e gli piacesse. Alla fine venni con un’altra copiosissima sborrata nelle mutandine e nel palmo della mano, che leccai avidamente. Finalmente ero rilassato e dopo essere ritornato a sedere accanto a Giancarlo, mi addormentai. ...continua... 39434 0 17 anni fa
- 1 anno fa Elena la cameriera.... Erano le due e quarantacinque di un venerdì sera qualunque, Elena era seduta ad un tavolo della birreria semivuota assieme a due colleghe di lavoro, Rosy e Nunzia. Svariava su una moltitudine di argomenti sorseggiando l'ennesima media chiara, quando i cinque fecero irruzione nel locale, armi in pugno, volti scoperti. Due di loro dovevano avere pressappoco la sua età , ventitré anni, gli altri erano sulla trentina, un italiano e un nordafricano, quello che sembrava il capo doveva avere una cinquantina d'anni, un fisico tarchiato, un tesone rotondo che pareva un mappamondo e due mascelle fuori misura. Praticamente un cinghiale. Il giovane più alto portava uno zozzissimo dread ed indossava una mimetica lisa oltre ogni limite, di quelle che si trovano a pochi euro al mercatino dell'usato ed imbracciava un piccolo mitragliatore dal manico corto, di quelli che usano i paracadutisti, che teneva con una sola mano. L'altro aveva un ingombrante revolver di grosso calibro, forse una quarantacinque, sproporzionata rispetto al fisico minuto. I due più anziani avevano rispettivamente un mitragliatore di fabbricazione russa uno, un'automatica l'altro. Il boss aveva anche lui un'automatica. Avevano gli occhi sbarrati e le pupille dilatate, tipiche di chi ha assunto sostanze chimiche di elevata potenza. Con pochi energici ordini ammassarono i pochi avventori presenti nel locale, una birreria sperduta tra le campagne, in un angolo della grande sala e li fecero sedere in terra. Si fecero consegnare l'incasso dal proprietario ribadendo la loro determinazione a suon di insulti e percosse. A questo punto avrebbero dovuto scomparire con il bottino e dileguarsi nella notte, ma non fu così… Elena era seduta in terra, stretta vicino alle sue amiche e tremava. Le labbra saltellavano come quelle di chi è rimasto troppo tempo al gelo d'inverno senza un abbigliamento adeguato, stringeva i pugni e pregava, chissà cosa e chissà chi. In quel momento Dio non c'era… ce n'erano cinque ed avevano il potere assoluto. Ciro, il giovane con il dread che impugnava il mitragliatore, posò lo sguardo su di lei mentre era intento a pompare nel culo la giovane ragazza che serviva ai tavoli, puntando la pericolosa arma che teneva in mano nel vuoto. Per un attimo Elena incrociò lo sguardo del giovane, vitreo ed assente, lo sguardo di un invasato, mentre cercava disperatamente di non ascoltare le urla di dolore della giovane barista. L'avevano fatta salire su un tavolo e l'avevano costretta a spogliarsi nuda, prima di metterla a novanta per soddisfare le voglie di Ciro. Elena chiudeva gli occhi e stringeva i pugni, pietrificata, mentre la giovane sventurata urlava e piangeva, rimbalzando contro il pesante tavolo. "Ehi, Ziro… abbiamo una provezzorezza…" abbaiava uno dei più anziani, riferendosi ai piccoli occhiali rettangolari che Elena era solita indossare. L'uomo era un mezzo deficiente, uno sbandato senza speranza, con un difetto di pronuncia che lo r endeva ancora più bizzarro. Elena era una bella ragazza… alta, mora, dai lunghi capelli ondulati, le labbra carnose e due occhi marroni pieni di vitalità . "Fatti...fare..un...pompino..." bofonchiò Ciro sempre intento a far danzare il suo bastone nella cavità ormai sempre più aperta. "Hiii... ghe buona idea..." rise il demente, mentre il suo sguardo idiota si accendeva in una luce di desiderio. "Vammi un bombino…!" intimò alla terrorizzata Elena puntandole addosso l'automatica. "Vammi un bombino o zbaro alla dua amiga…" ribadì puntando l'arma verso Rosy che si stringeva a Nunzia con il terrore dipinto sul volto. Elena respirò profondamente, quindi si alzò ed andò ad inginocchiarsi di fronte al deficiente, il cui sguardo si illuminò di follia nel vedere le grosse tette che si tuffavano nell'ampia scollatura della giovane. Ouzo, l'altro giovane aprì la bocca in un ghigno sinistro, accendendosi una sigaretta, mentre Mohamed era intento a tirarsi una pista sul tavolo. Il boss lo estraeva dalla patta mentre Ciro era intento a pisciare sul muro della cucina. La giovane cameriera, esausta ed in lacrime, ora accoglieva nel proprio sfintere anche il cazzone del boss, mentre Buba (il deficiente) tirava fuori l'unica cosa che aveva che fosse degna di nota e l'avvicinò alla bocca di Elena. "Cristo Santo..." mormorò Ouzo osservando sbalordito Elena che stringeva le labbra e pompava il grosso cilindro quasi fino alle palle. Il culo della giovane cameriera era ormai diventato la galleria del Monte Bianco mentre il boss, che era piuttosto piccolo di statura, saltellava sulle punte dei piedi facendosi rimbalzare sulle grosse natiche color latte. "Falle il pieno, Buba…!" gracchiò Ciro ritornando dal "cesso", mentre Mohamed che forse aveva osato un tiro leggermente eccessivo, cadeva pesantemente sulle ginocchia. "Zborrroooo…!" urlò Buba con le mani infilate nel reggipetto di Elena, premendo i palmi sui grossi capezzoli. Al quinto schizzo in bocca Elena si ritrasse e rigettò un'abbondante quantità di sperma sul pavimento, suscitando l'ilarità dei cinque sbandati. Le risa e i commenti dei compagni innervosirono Buba, che rifilò un pesante calcione sul naso di Elena, facendolo sanguinare. Si tamponò il naso con un fazzoletto che Rosy le porse con affetto e si sedette, continuando nel frattempo a vomitare sborra. La pluriinculata cameriera intanto cadeva in terra con un tonfo sordo, zampillando sangue e sperma dalla Fossa delle Marianne. Ora era Rosy a trovarsi nei casini… sdraiata a gambe aperte, completamente nuda, veniva invasa dai ventotto centimetri di uno scatenato Mohamed. Rosy aveva una particolarità : quando scopava rideva, rideva come una cretina. E l'effetto delle sue risate fu una vera e propria epidemia. E tra l'ilarità generale, il giovane Ouzo si avvicinò a Nunzia e le ordinò di fargli una sega usando solamente i piedi. Mentre Rosy rideva a crepapelle, la povera Nunzia si industriava nello sfregare l'esile oggetto tra i pie di, procurandosi un principio di crampi a causa dell'incessante movimento. Il giovane cominciava a diventare nervoso a causa della scarsa abilità della ragazza, così la sdraiò bruscamente per terra, le aprì la camicia, le abbassò il reggipetto e finì il lavoro tra le tette, schizzandole fino all'altezza del collo. Ma la tragedia era nell'aria… in un moto di follia rivoluzionaria, Pepe, il grosso barman nonché proprietario della bicocca, si alzò in piedi urlando "Adesso basta !" e lanciandosi dritto in direzione di Ciro, il quale d'istinto si scansò e fece partire una raffica, che centrò il povero Buba in pieno volto. E mentre Pepe ruzzolava clamorosamente abbracciando il vuoto, Rosy rideva a squarciagola in un orgasmo sfrenato, mentre sangue e pezzi di cervello le imbrattavano il volto ed il petto prosperoso. "Bastardo !" urlò rabbiosamente Mohamed indirizzando una scarica di mitragliatore in direzione di Pepe, che si era nel frattempo nascosto goffamente sotto un tavolo che gli nascondeva a malapena la testa. La raffica fu letale: diciotto colpi, dei quali ben dieci centrarono il bersaglio. Il boss cadde crivellato di colpi in un tonfo sordo. "Ti ammazzoooo…". Ora era la volta di Ouzo, che preso da una furia cieca vuotò il caricatore in direzione del tavolo. Quando Ciro vide Ouzo sparare, conoscendolo e sapendo che era mezzo cecato, cercò di rifugiarsi sotto un tavolo, ma fu inutile. Una pallottola centrò in pieno una padella appesa al muro e rimbalzò centrandolo in un occhio. Per un moto istintivo, del tutto casuale, dalla mitraglietta di Ciro partì una raffica che centrò in pieno Mohamed, aprendogli letteralmente la faccia in due. E mentre Mohamed cadeva pesantemente in terra privo di vita, lo scaltro Pepe si impossessava della pistola del boss, vuotandone l'intero caricatore sul torace di Ouzo, il quale indietreggiò per l'impatto dei colpi e cadde rovinosamente sulla stupefatta Elena, che ebbe un moto di stizza pechè nello scontro con il giovane ormai cadavere si spezzò un'unghia. Solo Ciro-con-un-occhio-solo rimase in vita, ma per poco. Quando Pepe lo servì in tavola erano le cinque meno un quarto e le ragazze si contendevano la parte più prelibata. 39205 0 17 anni fa
- 1 anno fa sex con l'amico di mia figlia.... Agosto. Caldo sulla spiaggia. Sotto l’ombrellone mia figlia, stesa sul lettino, si ripara dal sole. Io invece sfido il sole di mezzogiorno unta di olio solare. Sotto gli occhiali da sole riesco a vedere avvicinarsi l’amico di mia figlia. Sta già parlando con lei ma i suoi occhi stanno viaggiando sul mio corpo abbronzato e luccicante, lo sento. Parlano sul da farsi nel pomeriggio. È un bel ragazzo: alto circa un metro e novanta, robusto, bellissimo sguardo incorniciato da sopracciglia selvagge. Mia figlia Luana ne è profondamente attratta nonostante sia fidanzata con un ragazzo di cui non ricordo il nome (per me è insignificante, non dovrebbe aprire neanche la bocca). Mia figlia è carina di viso, ma il suo fisico rispetto al mio è nettamente inferiore (mi dispiace tantissimo dirlo ma è così). Io vado per i 50, sono alta un metro e settanta circa, labbra carnose, capelli biondi e occhi azzurri. Mi mantengo magra per l’età che ho. Mio marito è via per lavoro, arriverà dopo ferragosto. “Arrivederci signora.“ sento mentre vedo la figura di Nando passare accanto al mio lettino. Il mio viso è ad altezza pube, immagino il suo sesso nascosto dal costume da bagno. Mi chiedo se farebbe mai sesso con una quasi cinquantenne come me un fusto come lui…Lo saluto con un cenno del capo e un largo sorriso mentre lui compie qualche passo all’indietro aspettando (guardando) il mio saluto (il mio corpo). Nel pomeriggio Nando arriva verso le quattro per chiamare mia figlia. Luana però (la fortuna volle fare così) era dovuta andare in bici in un campeggio fuori dal paese per vedersi con delle amiche e organizzare la serata. Mi aveva chiesto gentilmente di intrattenere Nando dato che avrebbe cercato di metterci meno tempo possibile. Feci accomodare Nando in casa e lo portai sul terrazzo dove io mi sistemai sul dondolo e lui su una sdraio mettendosi in una posizione alquanto scomposta. Era vestito con una canotta e un paio di pantaloncini abbastanza attillati sulle sue cosce possenti. Beh praticamente si vedeva il pacco per farla breve. Io ero in bikini con un pareo trasparente bianco. “Allora Nando, come vanno queste vacanze, ti stai divertendo?â€. “ Si signora certo, stasera forse organizziamo un falò in spiaggia. Vuol venire con noi? “ mi chiede scherzando. “Ma dai Nando, cosa mai dovrebbe fare una vecchia come me tra tanti giovani…no non se ne parla, divertitevi voi, io l’ho già fatto.†“ signora non dica così. Lei è una bella donna…ora va bene che stavo scherzando sull’invito però†“aah stavi scherzando sull’invito non inviteresti mai una vecchia ad una serata piena di ragazze in costumeâ€. “signora, fosse per me la inviterei e di corsa anche..insomma avrà anche gli anni che dice di avere ma rimane una bella donna con un portamento elegante soprattutto. “. È questa la frase che mi fa scattare qualcosa nella testa, non so come posso spiegarlo…sento calore al basso ventre. Telefono a mia figlia per informarmi sul tempo che le serve. Nel telefonare a mia figlia scopro le gambe e poi, come se Nando non fosse presente sul terrazzo, incomincio a guardare invisibili segni sui miei seni esponendoli alla vista del giovane presente, che strabuzza gli occhi per lo spettacolo e porta una mano sul suo pube a dar man forte al suo amico. Chiusa la conversazione noto che la mano è li sul pube a stringere il suo pisello. È rosso in volto. “Nando vuoi qualcosa da bere, fa molto caldo oggi, eh ti va?â€. “ si signora fa veramente molto caldo oggiâ€. Si alza. Il bozzo davanti si è ingrandito parecchio. È evidentissimo, sta per scoppiare. Eh si toccherà a qualcuna salvare il giovine, non potrà mica andare in giro così poveretto. “Ti faccio strada Nandoâ€. Cammino avanti a lui sculettando il più possibile, poi improvvisamente mi chino vicino la zanzariera della porta finestra per vedere un qualcosa quando Nando con il suo amico mi sbattono sul culo. “mmm†mi esce naturale questo mugolio di goduria. “ops mi scusi signora, nn sono riuscito a frenarmi e…â€. Sa che potrei essermi accorta del suo sesso turgido. Mi avvicino con aria severa e con mano ferma e decisa afferro il suo cazzo. “e con questo cosa pensi di fare. È questo l’effetto che ti faccio?â€. “eehm.. s-s-ssi signora, cioè no è colpa mia, lui fa da se, non mi sarei mai permesso..â€. Mentre dice questo io mi sono inginocchiata e sto accarezzando il suo pisello sopra il pantaloncini, lo tasto per tutta la sua lunghezza. Afferro l’elastico del pantaloncino e lo abbasso di forza portando assieme anche le mutande. Rimbalza fuori dalle mutande un cazzo teso, già scappellato con la cappella violacea e tante vene turgide sotto il mio palmo. Gli ciuccio la cappella, sa un po’ di mare, scotta è bollente. Le sue mani scendono e mi afferrano per le spalle, mi tira su e mi bacia. Un bacio lungo, tenero che mi fa bagnare tutta, poi si tuffa sul mio collo. Intanto con la mia mano stringo il suo cazzo e lo massaggio, nel momento in cui mi ha baciato è diventato durissimo. Faccio scorrere l’unghia del pollice sul frenulo su e giù, vedo l’espressione del piacere dipinta sulla sua faccia. Torno con le mie labbra al suo amico, è tesissimo, non penso che resisterà molto, ha le palle gonfie sotto. Incomincia a muoversi avanti e indietro, mi sta scopando la bocca. Mi stacco da lui e continuo con una sega, so che non durerà a lungo e infatti il suo pisello incomincia a dare tremendi scossoni, bacio la sua cappella quando un getto fortissimo di caldo sperma mi entra in bocca. Due, tre, quattro, cinque getti potentissimi di sperma nella mia bocca, me l’ha riempita.. Sotto sono fradicia, gli umori colano lungo le mie cosce, il suo cazzo è ancora dritto, non vuole sgonfiarsi. Una goccia trasparente di sperma esce dalla cappella e io, con la punta della lingua, la lecco. Gioco un po’ con la mia lingua sulla sua cappella leccandogli il buchino dal quale è uscita quella quantità incredibile di sperma. Mi alza, mi bacia di nuovo, poi, mentre la sua mano scivola nel mio slip per dedicarsi alla mia clitoride, scende con la lingua sul mio collo, poi arriva al seno, ancora coperto dal costume. Lo slaccia e deciso morde con le labbra il mio capezzolo destro. Sussulto e gli artiglio la spalla per l’eccitazione, lasciandogli dei solchi (chissà le scuse che troverà per giustificare quei segni). Alza la testa , mi guarda negli occhi, il suo pene è eretto come prima, non un segno di cedimento. Gli prendo tra le dita il cazzo e lo conduco, come fosse un cane al guinzaglio, verso il centro della stanza dove c’è il tavolo. Toglie il pareo e lo getta via, le mutandine scendono alle caviglie, ci penso io a toglierle. Mi solleva e mi fa adagia sul tavolo. Si abbassa e si tuffa tra le mie cosce con la sua lingua a dare tante leccate a tutta la mia fica fradicia. Gli spingo la faccia più a fondo, il contatto della sua faccia tra le mie cosce mi fa impazzire. Il desiderio è troppo. Anche lui è del mio stesso pensiero infatti alza la testa e direziona il suo uccello verso la mia passera. Entra dolce, lentamente, sento tutti i suoi centimetri entrare. Incomincia a pompare lentamente, la nostra pelle si unisce e poi si allontana. Le palle rimbalzano sulla mia fica. Incomincia a pompare più forte, sempre di più. Io sento l’orgasmo avvicinarsi sempre si più, sento il mondo attorno a me allontanarsi farsi sempre più confuso e distante. Sento solo Nando che ansima e invoca il mio nome. “Aaah Lea…si Lea…aaah…sto venendo Leaaaaaaaaah..â€. “Uuuuuaaaaah….â€. Anch’io sto venendo, mi aggrappo alle sue spalle, l’orgasmo mi invade totalmente, inarco la schiena avvicinandolo a me. Sento le contrazioni della mia fica stringere il cazzo di Nando. Anche lui è al limite ora, estrae il cazzo dal mio sesso e spruzza seme sulla mia pancia continuando a masturbarsi. È ancora carico, sento la mia pancia coprirsi di sperma, è ancora tanto. Si avvicina e mi bacia nuovamente. La mia mano accarezza la sua che sta ancora facendo su e giù sul suo sesso. Il cazzo è lucido dei miei umori, del suo sperma. Lo masturbo ancora un po’ fino a che non incomincia a sgonfiare tra le mie dita. “Nando sei stato fantasticoâ€. “Lea, se lo sono stato è perché avevo davanti a me una delle donne più belle che io abbia visto… non sai quanto ti ho sempre profondamente desiderato…e quante….†Che carino. “Seghe?†“mm.. si Lea..l’unica cosa che potessi fare in tuo onore..†“Ora però sarà meglio rivestirci, tra un po’ probabilmente arriverà mia figlia e dobbiamo ricomporci e..†“Ma come?†fa una faccia dispiaciuta, troppo tenero. “Avrei voluto proseguire, mi fai troppo eccitare Lea…†E sto notando che il suo cazzo sta tornando rigido. “Si lo vedo Nando ma potrebbe tornare Luana, non penso sia una buona ideaâ€. E infatti dalla strada “Mamma sono tornata†“Su Nando sbrigati a rimettere al chiuso il tuo cazzo, ci sarà un’altra volta, te lo assicuro†. Io raccolgo il pareo e i pezzi del bikini a terra. Nel chinarmi sento il cazzo di Nando posarsi tra le mie natiche. “Lea, la prossima volta toccherà al tuo culo..â€. Mi alzo, mi giro, gli stringo forte il pisello (ma è di nuovo duro!!) e gli dico sorridendo “Sono io che decido cosa devi fare o meno. CAPITO?†“Si signora mia reginaâ€. Scappo nel bagno a ripulirmi, mia figlia starà salendo. Intanto penso alle sue intenzioni. Vuole il mio culo. Il mio culo ancora vergine?. No non se ne parla proprio. Esco dal bagno, vedo mia figlia che parla con Nando. Lo mangia con gli occhi. “Mamma, io e Nando stiamo uscendo, grazie per avergli fatto compagnia†“Grazie signora†“O figurati, è stato un piacere†un fantastico piacere. Mi vuol fare il culo…mmm sai Nando credo che ti concederò il permesso un giorno. 43621 1 17 anni fa
- 17 anni fa da tony la terra dei sogni La Terra dei Sogni - Un giorno un angelo mi disse: vieni ti farò vedere la terra dei sogni era sopra ad una soffice nuvola Intorno circondata da un incantevole giardino. pieno di fiori ed alberi, piu in là Una cascata di limpida acqua Dove il rumore intonava dolci melodie, Un cielo limpido e sereno Nell'imbrunire si accendevano piccole stelle brillanti come diamanti. La luna come una perla tondeggiava intorno a loro Una lunga spiaggia le faceva da sfondo Con piccole onde schiumose Il tutto era irreale Ma l'angelo mi disse : Questa è la magia dell'amore dove tutto è possibile Anche le cose irreali diventano realtà 36128 1 17 anni fa
- 1 settimana fa T.V.B. Ho lasciato parole nel vento, trasportate lontano dalla brezza, non hai risposto, non un sorriso, non una carezza, non uno sguardo, ti sei voltata e te ne sei andata lontano nascosta tra la nebbia. Sono rimasto lì, seduto ad aspettare con lo sguardo perso nel vuoto, nemmeno so dire quanto, credevo non ci fossi più, credevo di averti persa per sempre. Il vento ha diradato la nebbia, piano piano, lentamente, quasi come se sentisse che avevo bisogno di luce. Volgo lo sguardo e ti vedo, a pochi passi da me, mi osservi e non muovi nulla, nemmeno le ciglia, quasi incantata, non so cosa fissi con lo sguardo, forse aspetti che la nebbia si diradi. Il mio sguardo si posa su di te, indaga, sta cercando un segno, un accenno, un qualcosa che mi spinga ad aprir la bocca per parlare. Il tempo pare si sia fermato, non si odono rumori, ed il vento si ferma; un timido raggio di sole si posa sul tuo viso e lo illumina. Brilla il tuo viso, imperlato da due rivoli che scendono lenti sulle guance arrossate. Nemmeno il più grande e famoso dei pittori potrebbe vedere ciò che vedo io, due file di diamanti splendenti fanno da cornice al tuo volto. Non posso muovermi, romperei la magia, l’incanto, mi sento un verme per averti ferito, per non aver capito quanto conti per me. Ti muovi, prima indecisa e titubante, ma poi acceleri, ti avvicini e mi butti le braccia al collo prima che possa muovere una ciglia. Sento la tua bocca posarsi sulla mia, calda,morbida, dolcissima, mi sfiori le labbra come solo tu sai fare, vuoi la mia bocca, la mia lingua, e con un dito mi sfiori il viso seguendone i contorni. Incapace di reagire a tanta dolcezza socchiudo gli occhi, tutto imbrunisce, ho solo due perle davanti, i tuoi occhi luccicano come non mai, gli sguardi si incontrano e le nostre lacrime si uniscono scendendo sul tuo seno goccia dopo goccia e facendoti fremere. Sussurri qualcosa che non sento, ma so cosa stai dicendo, anche se fossi sordo sentirei, sono i tuoi occhi a parlare, è i tuo corpo che grida, forte, fortissimo, impossibile non sentire quello che dice. Tu sei capace di sciogliere ogni cosa, non ho difese contro di te, mi sciolgo come la neve ed il ghiaccio al sole di aprile, le mie tempie pulsano, il cuore accelera i suoi battiti ed il respiro si fa affannoso. Le mie braccia e le mie mani cominciano a muoversi, ti avvolgono, e tu ti accoccoli come una bimba in braccio a suo padre. Ora sono e mie mani a sfiorarti il viso, è la mia bocca cercare la tua, e sento i tuoi capezzoli pungermi lo stomaco, ti bacio dolcemente e tu reclini il capo all’indietro, la mia bocca scende sfiora il collo, e la mia lingua umida si posa su di esso sfiorandolo, hai un fremito,due, tre, pure tu ora hai il respiro affannoso, sento il tuo seno spingere contro di me e avverto il battito del tuo cuore. Prendimi mi sussurri, ti voglio, ora, adesso, subito. Sento le tue mani scivolare sotto la mia camicia, le tue unghie affondare nella mia pelle mentre la mia lingua raggiunge la scollatura del tuo vestito. Un brivido di piacere mi attraversa mentre le faccio scorrere la lampo del vestito nero verso il basso, inarchi la schiena per poter spingere il seno verso la mia bocca. Il vestito scivola in basso, un suo lieve movimento lo fa cadere a terra ed esso appare in tutto il suo splendore davanti ai miei occhi, l’accarezzo con lo sguardo e ti sento tremare. Sento le mani sbottonarmi la camicia e poi sfiorarmi il petto, mi riempi di baci leggeri tutto il torace e non ho la forza di sfilarmi la camicia, ormai aperta, dalle braccia. Non so quanto tempo ci siamo accarezzati, avverto le tue mani che scendono a cercare la cintura, e sento che scivoli tra le mie braccia per metterti in ginocchio davanti a me. No. Ti fermo, non è ancora il momento, devi aspettare, devi bramare proprio come il fumatore che rimasto senza sigaretta non vede l’ora di trovarne una in piena notte e con tutti i tabaccai chiusi. Sono io a condurre il gioco, lì, in piedi nel parco, la gente che passa e ti vede seminuda, io con la camicia a penzoloni, ma non esiste nessuno all’infuori di noi in quel momento. Lentamente ti spingo contro una pianta, un ramo basso e solido sembra fatto apposta per noi, ti faccio appoggiare, quasi seduta, ed inizio ad esplorare il tuo corpo coprendolo di baci e carezze ed inumidendolo tutto con la lingua. Il tuo minuscolo perizoma in pizzo lascia intravedere il paradiso, accenni a levarlo ma anche stavolta ti fermo. Non riesci a stare ferma, la voglia di toccarti aumenta ed i miei baci ti fanno sussultare. La tua mano si posa tra le tue gambe e sopra il perizoma inizi a toccarti con lenti movimenti circolari. Con il mio fazzoletto, sempre baciandoti ti bendo gli occhi, e tu gemi, ora non vedi nulla, senti me vicino, senti il mio respiro su di te, e le mie dita sfiorano la tua pelle ora qui ora lì, ad ogni tocco un gemito, il piacere ti assale, mi desideri e mi dici ora, non resisto, ti voglio….. Non ti ascolto, una coppia ci sta guardando, si è seduta accanto all’albero a fianco, in una posizione dove ci può osservare, ma tu non lo sai, non puoi vedere. Incontro o sguardo di lei, poi quello di lui, si baciano, sono eccitati da ciò che vedono e si vede. Un mio sguardo più intenso sulla lei la spinge ad alzarsi, prende il suo uomo per mano e si avvicinano in silenzio mentre ancora ti sto accarezzando. Sei vicinissima all’orgasmo, il tuo tocco sapiente ti procura piacere, ma ti fermo la mano ti sfioro il viso, e mentre ti bacio senti una mano fredda e tremolante accarezzarti la schiena. Sussulti, ma quella mano si fa più audace, ti sfiora e prende il posto della tua al centro del piacere. Un seno piccolo e sodo si appoggia a te, ti spinge contro la schiena, e tu appoggi una mano all’albero aggrappandoti al ramo con l’altra. Io mi inginocchio, ti sfioro con la lingua e ti abbasso i perizoma. Quella mano sconosciuta e la mia lingua ora danzano sul tuo sesso, assieme, lentamente facendoti urlare di piacere. Senti altre mani ora sul tuo corpo, oltre alle mie, mani da uomo, ruvide e callose, ti stringono il seno e ti piace. Senti una lingua sulla schiena, una sul seno ed una sul clitoride gonfio. Non resisti, urli, ed esplodi in un orgasmo incredibile, piegando le ginocchia ed accasciandoti esausta. È lunga la notte ancora, casa mia è proprio a due passi, ti prendo in braccio esausta, ancora nuda e bendata e mi incammino seguito dalla coppia che ha raccolto i tuoi vestiti da terra. La gente ci guarda passare, ma non li vedo, il gioco continuerà , ma dentro quattro mura, nel nostro letto….. 36262 0 17 anni fa
- 15 anni fa Le fantasie inaspettate Se si avverassero tutte le fantasie che abbiamo sicuramente ce ne verrebbero altre. Fortunatamente le mie cerco di avverarle nel limite del possibile, ma una in particolare mi gira continuamente in testa. Sono nel mio ufficio da solo, come sempre, e tra mille cose aspetto sempre con ansia la visita di di una donna. Potrebbe essere la mia commercialista, l'amministratrice del condominio, oppure una rappresentante di materiali innvativi. Ma una mattina, proprio quando pensavo a tutto tranne che ad una donna, il campanello suona e scendo ad aprire. "Salve, mi scusi se la disturbo. Mi si è fermata la macchine esattamente davanti al suo portone, volevo avvisarla prima che si arrabbiasse accorgendosene da solo.... e magari pensando di dare dell'idiota a qualcuno. Mi si è spenta mentre facevo la retro e non riparte più." Non era una donna bellissima, però aveva bei modi con una bella voce ed un viso espressivo. Le chiesi se potevo dare un'occhiata veloce, mentre le offrivo un caffè. Si fece pregare per un paio di volte ma alla fine accettò. Spinsi la macchina dentro la mia officina, aprì il cofano e mentre scendevo mi arrivò un'alone di profumo molto delicato e buono. Lei era davanti alla macchinetta del caffè ad aspettare che scendesse, io sotto il cofano, con la coda dell'occhio la guardavo. Scarpe nere col tacco non altissimo legate alla caviglia con qualche piccolissimo svaroski sul cinturino. Gonna grigio topo appena sopra il ginocchio con collant nere in contrasto. Aveva una camicia bianca semplicissima, quasi da uomo, con i primi bottoni slacciati, lasciando intravedere un solco stretto e profondo. Lo squillo del mio cellulare in tasca mi tradì, facendola girare di scatto verso di me e beccandomi in pieno mentre i miei occhi erano rivolti a lei. Se ne accorse, era evidente. Risposi al telefono per un minuto e riattaccai. Col caffè in mano si avvicino a me lentamente, quasi a volere far sentire ogni colpo di tacco ben scandito sul pavimento. " buono il vostro caffè. Invece a questa signorina cosa le è preso?. Il tono di voce era demoralizzato e ancora di più quando diede uno sguardo all'orologio. Gli chiesi cortesemente di provare a rimettere in moto. Lei aprì la portiera, mentre io dietro guardavo due glutei perfetti e sodi tenuti a bada dalla gonna. Non ho idea di cosa avesse quella macchina, ma per botta di culo, ripartì. Un sorriso rassicurante le spuntò dal viso e inaspettatamente mi fece un occhiolino in segno di approvazione. Subito dopo mi fece notare una lancetta del cruscotto, chiedendomi se fosse normale che stesse in quella posizione e usandola come scusa per farmi avvicinare alla portiera. Seduta sul sedile con una gamba a bordo e l'altra sul pavimento, mi indicava la lancetta. I miei occhi però caddero a peso morto sul pizzo appena appena visibile dell'autoreggente della gamba sinistra. Si voltò per guardarmi e mi ribeccò in piena osservazione delle sue cosce. "Ops, questa gonna non è corta ma si alza in un attimo" disse mentre la tirava giu con le mani. " Non si preoccupi signora, sono cose belle da vedere." Lei propose un sorriso imbarazzato ma compiacente, ci presentammo e mentre diceva Ilaria, il mio cervello iniziò a lanciare picchi di eccitazione. Le rialzai un pelo la gonna, molto delicatamente con due dita. MIguardava fisso negli occhi sorridento appena, ma evidentemente consenziente. Lei l'alzo ancora di più, quasi a metà coscia : " Meglio così?" mi chiese col viso verso le sue gambe e girando solo gli occhi verso di me. " Adesso è meraviglioso, posso?" Mi avvicinai con la testa alle sue gambe, e cominciai con dei bacini delicati a stuzzicarla. Le tirai su tutta la gonna e una pelle bianca e morbida tirò fuori la mia lingua che puntò dritta sulle mutandine nere in pizzo. Era umida, il suo umore traspirava dal tessuto, mentre sentivo il mio pene teso e pressato contro i jeans. Con la mano lei spostò il bordo delle mutande, mostrandomi in pieno la sua bella e carnosa patatina. Depilata all'inguine con la riga centrale dritta di qualche centimetro. Con la lingua a paletta, partì da sotto risalendo piano e raccogliendo il clitoride che si appese come se mi stesse aspettando. Decisi di andare a chiudere le porte. Al mio ritorno aveva ribaltato tutto il sedile e si stava masturbando con ardore, intanto io le accarezzavo i seni soffermandomi su due capezzoli duri e lunghi. Con l'altra mano si avvicinò alla cintura che venne slacciata in un lampo. Si alzò dallo schienale abbassato e me lo tirò fuori. Lo accarezzava piano col palmo e con le dita, e subito dopo la sua lingua era sui testicoli come se volesse salutarli. Leccava la lunghezza del mio menbro e tutta la circonferenza della cappella, ma poi se lo infilò in bocca piano piano fino in fondo. Qualche gemito suo iniziava a sentirsi, e guardandole la mano che stuzzicava la passerina, mi accorsi che era già tutta lavata. Le tesi una mano per farla scendere, e la portai davanti ala macchina accomodandola alla pecorina, facendole appoggiare le mani sul cofano. Io dietro, le accarezzai quei glutei da favola caldi e sodi disegnati dalla riga del perizoma. Mi appoggiai a lei mentre con le mani le slacciavo i bottoni della camicia e le tiravo fuori le tette dal reggiseno nero. Mi abbassai boxer e pantaloni e mi riappoggiai a lei per accarezzarle i capezzoli e farle sentire il calore del mio pelo, ma lei non esitò a prenderlo e a infilarlo dentro di se. Ero eccitatissimo, lei ansimava ad ogni mio piccolo colpo e avvertiva la durezza del mio pisellone. Se vi piace ditemelo, continuerò a scrivere. Ciao a tutti. Raul 38465 0 17 anni fa
- 1 anno fa Il marito medico...e la moglie infermiera Stavo passeggiando con la mia bicicletta nuova regalatami qualche giorno prima per il mio diciannovesimo compleanno, per le strade del mio paese. Il sole primaverile accarezzava la mia pelle dandomi una piacevole sensazione. Mentre ero immersa nei miei pensieri uno stridio improvviso di gomme ed un botto. Mi ritrovo per terra senza capire cosa stava succedendo. La mia bici nuova è per terra vicino a me con la ruota davanti completamente storta. Sento dolore ad una gamba ed un braccio. Dalla grossa automobile ferma nel mezzo dell’incrocio esce un signore di 45 che mi aiuta ad alzarmi. “Ti sei fatta male? Come stai? Dobbiamo chiamare l’ambulanza?†Lo guardo in viso comincio a rendermi conto di quanto successo. Stavo attraversando un incrocio dove avrei dovuto dare la precedenza e l’auto mi era piombata addosso. Per fortuna andava abbastanza piano ed il signore alla guida è riuscito ad evitare il peggio. Ha colpito la ruota davanti della bici ed io cadendo mi sono graffiata gomito e ginocchio. “Sto bene, la ringrazio. Non mi sono fatta nulla!†Il signore nota i graffi e la bici rotta. Mi dice che lui è un medico e sua moglie un’infermiera. Abitano a poche decine di metri dal luogo dell’incidente e mi invita a casa loro per farmi medicare. Mi lascio convincere dai modi cortesi. Carica la bici rotta nel bagagliaio e mi fa salire in macchina. “Mi chiamo Luca e tu?†“Io Manuela†rispondo abbozzando un sorriso. E’ gentile, cortese ed anche un bell’uomo. Sicuramente più di un metro e ottanta, capelli corti e un’abbronzatura invidiabile per il periodo. Dopo pochi istanti entriamo in un garage sotterraneo. Luca parcheggia l’auto nel suo box e mi fa strada per andare in casa. Entriamo nell’ascensore e pigia il tasto 8, ultimo piano. Suona alla porta ed una signora sui 40, bionda, molto bella, con un grembiule bianco da infermiera ci apre la porta. “Ciao Cristina†esordisce Luca “ho avuto un piccolo incidente con Manuela e ora ha bisogno di essere medicataâ€. Allungo la mano in segno di saluto. Cristina prende la mia mano e con uno splendido sorriso mi fa accomodare in casa. “Vieni cara†mi dice indicandomi una porta “Aspettami nello studio che prendo il necessario per disinfettarti ed arrivo subitoâ€. Lo studio è composto da un lettino, una scrivania, un mobile, una poltrona. Appeso alle parete un certificato di laurea di Luca e diversi attestati di Cristina. Cristina entra con in mano dei flaconi e del cotone. Dietro di lei Luca che si siede alla scrivania e comincia ad armeggiare con il computer. Cristina mi guarda il braccio escoriato. Inumidisce il cotone con uno dei flaconi ed inizia a passarlo sul gomito. “Brucerà un pochino ma vedrai che guarisci in frettaâ€. Finito l gomito guarda il ginocchio. I pantaloni sono lacerati. “Credo dovrai toglierti i pantaloni per poterti disinfettare il ginocchioâ€. Mi slaccio i jeans e mentre sto per toglierli guardo prima Cristina e poi Luca. Cristina capisce il mio imbarazzo e mi dice: “Luca è un ginecologo e non credo che si scandalizzi a vederti in mutandine. Ma se vuoi lo faccio uscireâ€. Luca si gira verso di noi abbozzando un sorriso. Mi sento una ragazzina scema e vergognosa. “Non c’è bisogno che esca dottore†rispondo e abbasso i pantaloni. Resto con il mio perizoma bianco, le calzine si spugna e la mia magliettina di cotone corta. Mi sdraio sul lettino e Cristina inizia a curarmi il ginocchio. Luca non sta più scrivendo al computer ma è rimasto girato a guardare l’intervento della moglie. Cristina è molto delicata e brava. Massaggia la parte ferita con i sui medicinali. Finito di medicarmi si accorge che ho una piccola escoriazione anche all’altezza dell’anca. Prende dell’altro cotone e mi deterge quel piccolo graffio con la mano mentre mi poggia l’altra sulla coscia quasi all’altezza dell’inguine. Non posso fare a meno di notare il suo tocco. La mano non è semplicemente poggiata ma mi massaggia impercettibilmente la coscia. E’ molto piacevole sentire quel tocco ed io mi rilasso. Chiudo gli occhi e con un riflesso incondizionato apro leggerissimamente le gambe. Cristina prende quei segnali come un invito. La sua mano si sposta fino a toccare le mie mutandine proprio dove le gambe si uniscono. Il suo tocco è lieve e dolce ed io non la fermo. Le sue dita scavalcano il tessuto delle mutandine e trovano prendo l’apertura della mia figa già umida. Cristina mi penetra mentre io apro di più le gambe. La mia mano cerca e trova le gambe di Cristina. Risalgo per il retro delle sue cosce, lunghe, lisce fino a dove il sedere inizia. Lo accarezzo senza trovare tracce di tessuto. Cristina sotto il camice è nuda. Da dietro infilo la mia mano tra le sue cosce che ha leggermente divaricato trovando una figa liscia e piena di umori. Le restituisco la penetrazione. Cristina si piega su di me e sento la sua lingua tra le mie cosce alla ricerca del clitoride. Ora ho le cosce completamente spalancate e Cristina mi sta scopando con la lingua mentre le sue dita si fanno largo nel mio culetto. Apro leggermente gli occhi e vedo Luca in piedi dietro la moglie con il suo enorme cazzo in mano che si sta segando. La mano che un attimo prima era nella figa di Cristina ora si allunga verso il cazzo di Luca. Lui si avvicina e se lo lascia prendere. Lo tiro verso di me portandolo verso le mie labbra. Luca si avvicina al lettino ed io finalmente lo prendo in bocca. Inizio a fargli un pompino mentre Cristina sempre intenta a leccarmi la figa si è liberata del camice. Luca La sta masturbando. Il suo cazzo mi riempie la bocca. Lecco la cappella, lo succhio, gli mordicchio le palle. Tra le mie labbra il suo cazzo è duro come il marmo e non vedo l’ora di sentirlo tra le mie cosce. Cristina smette di leccarmi ed io mi alzo da lettino. Sfilo le mutandine e la maglietta restando solo con le calzine. Mi siedo sul bordo del lettino aprendo le cosce. Con una mano mi accarezzo la figa allargando le labbra con le dita e allungo la mano verso Luca che no si fa pregare e si avvicina. Cristina prende in mano il cazzo del marito, si inginocchia e lo prende quel qualche secondo in bocca. Poi rialza e lo avvicina alla mia figa ormai pronta a riceverlo. Luca inizia a scoparmi mentre Cristina mi bacia in bocca. Il ritmo di Luca aumenta, Cristina mi bacia i seni mordicchiandomi i capezzoli ritti. Improvvisamente Luca estrae il cazzo dalla mia figa e lo punta sul mio buchino. Si ferma un istante a guardarmi. Sorrido, chiudo gli occhi e spingo la mia testa all’indietro in segno di totale abbandono. Luca spinge piano il suo cazzo nel mio culetto. Un breve istante di dolore. Cristina non smette di giocare con la mia lingua e mentre il marito mi scopa il culo lei mi masturb a la figa. Sono in estasi. Cristina sa bene come masturbarmi ed in breve mi porta all’orgasmo. Il ritmo non cala e poco dopo un altro orgasmo mi attraversa… poi un altro. Chiedo di fermarsi ma Cristina e Luca mi scopano senza tregua. E? stupendo come mi fanno venire in continuazione. Luca estrae il cazzo dal mio culo e Cristina si inginocchia per prenderlo in bocca. Capisco che Luca sta per venire e mi affianco a Cristina. Ci contendiamo quel cazzo che sta per venire come due bambini con la caramella. Luca viene in bocca a Cristina che riceve il primo fiotto di sborra. Prendo di forza il cazzo di Luca e lo infilo in bocca ricevendo i successivi. Luca svuota le palle nelle nostre bocche ingorde del suo seme. Io e Cristina ci baciamo scambiandoci la sborra residua. Luca si allontana dalla stanza. Cristina mi fa sdraiare ancora sul lettino. Prende dell’altro cotone e lo imbeve di un nuovo liquido. Lo passa sulle mie ferite. Mi da un bacio sulle labbra e mi dice posso rivestirmi uscendo dallo studio. Dopo qualche minuto rientrano entrambi, vestiti e professionali come all’inizio. Luca mi da una busta dicendomi di comprarmi una bicicletta nuova ed un nuovo paio di jeans. Mi congedo da loro, lascio la loro casa. Il taxi che Luca ha chiamato per fare ritorno a casa mi aspetta già in strada. Salgo, do il mio indirizzo e parte. Apro la busta e trovo un biglietto da 500 euro ed un ringraziamento da parte di Luca e Cristina per il bel pomeriggio passato. 43904 0 17 anni fa
- 2 anni fa La mia segretaria La sua minigonna metteva in mostra le sue fantastiche gambe. era in quel momento l'unica persona della mia eta' in ufficio, ed io la invitai per una bistecca. la mia felicita' fu al massimo quando lei immediatamente accetto' il mio invito. dopo la cenetta gina mi invito' a casa sua. ci trattenemmo a lungo ed avemmo l'occasione di conoscerci meglio. mi fece capire chiaramente che desiderava qualcosa da parte mia. la sua aggressivita' e la fiducia in se' stessa erano notevoli. il suo aspetto rese la nostra serata indimenticabile. ad un certo momento ci baciammo, gina prese l'iniziativa con un lungo e profondo bacio, usava la lingua in un modo eccitante. si sfilo' la maglietta aderente ed io iniziai ad accarezzare intensamente il suo busto, lei mi spinse indietro. ero sdraiato e lei si adagio' completamente sopra di me, le baciai il seno mentre sentivo le sue gambe muscolose e forti avvinghiarsi alle mie. stringevo a me il suo corpo atletico, le mie mani accarezzavano i suoi muscoli provando sensazioni piacevolissime; non potei fare a meno di domandarle cosa facesse per mantenere il suo corpo in quelle meravigliosi condizioni."nella mia vita ho giocato al calcio, a pallacanestro ed ho praticato ginnastica", mi rispose, "pero' non mi sono mai fatto culturismo, ma le mie gambe sono forti ed attraenti. ma anche il mio busto non e' male, cosa ne dici?"le feci dei complimenti circa il suo busto, per tutta risposta gina mi porto' nella sua stanza da letto.mi coricai sulla schiena e gina mi chiese se mi sarebbe piaciuto se lei avesse cominciato ad allenarsi per avere un corpo con piu' muscoli. risposi che la cosa mi avrebbe entusiasmato. aggiunsi che se avesse provato piacere ad allenarsi con i pesi le avrei regalato un abbonamento in una fantastica palestra.il programma di allenamento che io immaginavo per lei era dedicato soprattutto al busto, le braccia e le spalle: le sue gambe erano gia' sviluppate in modo fantastico.gina inizio' ad allenarsi ed il suo corpo reagiva rapidamente al programma intenso di allenamento: aveva una struttura fantastica per sviluppare muscoli forti e con dimensioni notevoli. pian piano prese sempre piu' entusiasmo, confrontava il suo corpo con il mio, voleva metter su massa di muscoli per potermi sfidare su un ring. un giorno la sfidai a picchiarmi sul petto. lei accetto', e dopo un paio di colpi io mi sfilai la canottiera, la sfidai:"piu' forte, picchia piu' forte che puoi, fammi venire i muscoli blu, se ci riesci!"riuscivo a sopportare i colpi con facilita', ma notai che gina era velocissima e sarebbe diventata un ottimo avversario per me, quando fosse piu' forte.iniziammo a tirare di boxe regolarmente e con immenso piacere. gina era velocissima ed anche tecnicamente molto brava, ma io ero molto piu' forte di lei. questo contribui' molto alla sua formazione, imparo' ad essere sempre piu' aggressiva ed aveva un solo obiettivo in mente:"un giorno ti battero', sono sicura!"passarono 5 mesi. gina aveva un fantastico corpo muscoloso, molto piu' massiccio di quando aveva iniziato ad allenarsi. la boxe fu messa in secondo piano. le gambe di gina erano molto dotate e facilmente lei le allenava per migliorarle, i suoi sforzi erano concentrati ad aumentare la massa muscolosa del suo busto e braccia. dopo un altro mese i manubri erano diventati troppo leggeri. inizio' ad allenarsi con alcune culturiste professioniste, mentre io mi allenavo presso la mia solita palestra.il nuovo programma di allenamento inizio' a fare miracoli: la sua muscolatura si sviluppo' in modo esplosivo. ero entusiasta del fatto che ora io e la mia amica potevamo lottare senza grossi problemi della differenza fra i nostri fisici: ci attaccavamo spesso a vicenda, ci allenavamo ad eseguire delle lunghe sfide applicandoci vicendevolmente ai nostri corpi le tipiche forbici di lotta con le gambe. lo facevamo in tutte le possibili posizioni anche quando scopavamo.dopo alcuni mesi le nostre forze furono ormai alla pari. gina poteva ormai dominarmi con facilita' era dotata di muscoli veramente grandi e forti, ed era comunque molto sensuale. il suo corpo simmetrico le permise di iniziare ad allenare intensamente anche le gambe. ben presto non potei piu' contrastare la forza delle sue gambe, mentre il suo torace diventava sempre piu' forte e si sviluppava. anche la forza della sua schiena, delle braccia e dei suoi pettorali non fu piu' controllabile da parte mia.la mia amica era ora piu' forte e piu' grossa di me, e piu' potente.lei mi piaceva sempre di piu' ma mi preoccupava molto la sua superiorita' dal punto di vista fisico.dopo che lei per l'ennesima volta mi supero' in una prova di forza durante una delle nostre quotidiane sfide, decisi che avrei dovuto farla finita.lei avrebbe dovuto sostituirmi con un uomo piu' forte e grosso di me, che le potesse dare tutto cio' che lei desiderava.gina era ormai troppo aggressiva, troppo forte, anche se io sono dell'opinione che una donna non e' mai sufficientemente forte e muscolosa.nel frattempo mi trovai una nuova amica, e subito notai che aveva un potenziale fantastico. la conobbi in un locale, la invitai a ballare: aveva due gambe lunghe e muscolose sotto la minigonna cortissima. le sue braccia avevano degli ottimi tricipiti, non ben bilanciati dai bicipiti che mi sarebbe piaciuto vederle addosso. indossava solo la minigonna ed un top che le lasciava soperto l'addome muscoloso e scolpito, era alta come me, ballava stringendosi a me, sentivo il suo corpo forte e muscoloso, pieno di energia che io avrei potuto fare esplodere. decisi che la avrei allenata nella mia palestra, aveva il potenziale.le chiesi cosa faceva per mantenersi in forma, rispose con la sua calda e sensuale voce:"molti sport, ma ora sto cercando una palestra per allenarmi al culturismo, tu potresti darmi un aiuto, hai un fisico fantastico, senti che braccia e che pettorali hai, voglio potere allenarmi ed un giorno battermi a lotta con te......... e batterti!!!" 40108 0 17 anni fa
- 4 anni fa L'INFERMIERA Una rapida corsa dalla Malpensa al casello autostradale di Parma mi ha condotto, dopo12 ore di viaggio, fino a casa. Il tempo di scaricare le valigie, catapultarmi sotto la doccia, dopodiché sono pronta a prendere servizio in ospedale. Tre ore sono trascorse dal momento in cui sono scesa dall'aereo di ritorno dal Mare dei Carabi e già sento nostalgia di quelle spiagge. Una vacanza programmata da qualche tempo, rimandata più volte perché non riuscivo a fare coincidere le ferie con quelle di Elsa, la mia compagna di viaggio. Il mestiere d'infermiera è un tipo di professione molto impegnativo. Si lavora in un ambiente segnato dalla sofferenza e dal dolore. Turni di lavoro stressanti, articolati in otto ore al servizio degli altri. Non conosco giorni di festa, effettuo i riposi settimanali quando capita, lavorando a Natale, Capodanno ed ogni festa comandata. C'è chi afferma che fare l'infermiera sia un mestiere logorante, ma ricco di molte soddisfazioni. Quello che so è che da poco ho compiuto venticinque anni e non so per quanto tempo proseguirò ad esercitare questa professione. . Attraverso la città alla guida della mia Opel Tigra. Le strade a quest'ora della sera non sono trafficate. Impiego una decina di minuti per raggiungere l'ingresso dell'ospedale. Parcheggio l'auto nell'area di servizio e proseguo a piedi fino alla clinica. Quando entro nello spogliatoio manca una decina di minuti alle dieci. Ripongo gli indumenti nell'armadietto e infilo le autoreggenti bianche che sono solita indossare quando presto servizio in clinica. Sotto la divisa serbo solo le mutandine di seta e null'altro. La consistenza delle mie tette è solida. Lavorare senza reggiseno genera in me un senso di libertà e mi fa sentire più a mio agio nei movimenti. Le dimensioni delle tette sono regolari, per niente paragonabili per grandezza a quelle di certe maggiorate che quotidianamente compaiono sulle pagine di molte riviste patinate. Ma sono sode e i capezzoli puntano decisamente all'insù. Finisco di vestirmi aggiustandomi il velo sopra il capo. Prima di salire in reparto do un'occhiata alla mia immagine riflessa nello specchio. Osservo la cavità che separa le tette e faccio uscire alcuni bottoni dalle asole in modo da mettere in evidenza le due rotondità che sbocciano nella scollatura. Mancano pochi minuti alle dieci quando raggiungo il reparto. Le mie colleghe se ne stanno raggruppate in guardiola nell'attesa del mio arrivo. - Ciao a tutte. Novità ? - Chiedo appena mi affaccio sulla porta della guardiola. - Cavoli come sei abbronzata! - Esclama Giulia - sembri Naomi Campbell. - Complimenti! Questa vacanza ti ha fatto proprio bene - l'interrompe Eleonora. La conversazione va avanti per alcuni minuti. Mi chiedono se ai Carabi c'era bel tempo e se ho avuto occasione di flirtare con qualche ragazzo. Glisso sull'ultima domanda e cambio argomento di conversazione. Per nessun motivo voglio farle partecipi delle mie avventure. - Parlatemi del reparto piuttosto - dico, mentre con le dita scorro le pagine del libro delle consegne. - Tutto tranquillo? Oppure ci sono novità ? - No. Nessuna novità , la notte dovrebbe essere tranquilla. Bè, ora ti saluto me ne torno a casa - sbotta Giulia, che nel frattempo si è avvicinata in prossimità della porta d'uscita ed ha tolto dal capo il velo. - Ah... dimenticavo. Nella stanza dei carcerati c'è un detenuto. Niente di grave. Ha solo due polsi rotti che già gli sono stati ingessati. Domani mattina dovrà eseguire un piccolo esame di laboratorio, troverai ogni spiegazione nel quaderno dei prelievi. Giulia si lascia sfuggire un sorriso sibillino di cui non afferro il significato. Entrambe mi salutano agitando la mano e spariscono dalla mia vista. Il periodo che precede il Natale è per tradizione tranquillo. Il numero dei degenti ricoverato è minimo rispetto alla capienza del reparto. Prima di perdermi a leggere il quaderno delle consegne effettuo una perlustrazione in corsia per verificare che i degenti affidati alle mie cure riposino tranquillamente. Due guardie carcerarie piantonano la porta della camera di degenza che ospita il detenuto. I militari se ne stanno seduti sulle sedie e conversano fra loro. Paiono annoiati, probabilmente il servizio che devono espletare non deve essere di loro gradimento. Nell'ospedale esistono solo due camere di degenza adibite ad ospitare detenuti. Una è situata presso il reparto di medicina, l'altra è sistemata qui, in chirurgia. Il locale può ospitare un solo letto, in casi eccezionali ne ospita un secondo. Le due finestre della camera, che sta al terzo piano dell'edificio, hanno solide inferriate e risulta impossibile per qualche detenuto fuggire da lì. - Che reato ha commesso il vostro detenuto? - Domando con finta noncuranza. Il più giovane dei due è il più lesto a rispondermi. - Non si preoccupi signorina. Non c'è niente da temere. E' un povero diavolo - prosegue con accento meridionale - alcune sere fa è stato aggredito da tre albanesi. Per difendersi ha afferrato una sbarra metallica ed ha colpito alla testa uno di loro. Mentre fuggiva è caduto da un muro alto poco più di tre metri e si è fratturato entrambi i polsi. . Entro nella camera. La luce posta al di sopra della spalliera del letto è accesa. Un giovane di circa trent'anni, di carnagione scura e di corporatura piuttosto alta, occupa per intero il letto. - Buonasera, tutto bene? - Dico sorridendo per metterlo a suo agio. - Si, grazie, nessun problema - mi fa lui. Ho l'impressione che non abbia voglia di conversare. Lo saluto e mentre sto per andarmene gli auguro la buonanotte. Raggiungo la guardiola e consulto il quaderno delle consegne, dopodiché inizio a preparare il necessario per i prelievi che andrò ad eseguire domani mattina. Il lavoro consiste nell'appiccicare etichette di diverso colore sulle provette, contrassegnarle con nome e cognome del paziente e suddividerle per tipo d'esame. Un tipo di lavoro noioso che sono solita eseguire all'inizio del turno di lavoro, in modo da trascorrere il resto della nottata in tranquillità . Scorro l'elenco degli esami ed inizio ad incollare le etichette. Ho un sussulto nel momento in cui leggo il tipo d'esame cui dovrò sottoporre il paziente del letto numero 15, quello del detenuto. . La richiesta del medico è chiara. ESEGUIRE AL SIG. GIANCARLO FERRARI PRELIEVO PER ESAME DI SPERMIOGRAMMA E SPERMIOCOLTURA. . L'esame di per sé è piuttosto semplice. Il paziente, dopo essersi masturbato, deve depositare lo sperma in una boccetta sterile. Nel mio caso il problema è piuttosto serio poiché il detenuto ha le entrambe le mani ingessate. Questo tipo di manovra è eseguita normalmente dai pazienti stessi o da un loro famigliare. Se fosse presente la fidanzata o un parente qualsiasi non avrei difficoltà a dire loro di aiutare il paziente a sostenere l'esame. Mica posso chiedere alle guardie carcerarie di fargli una sega! . Tolgo dal carrello la cartella clinica del detenuto. Sfoglio una ad una le pagine per verificare che il paziente non sia portatore di malattie infettive. Leggo con cura l'anamnesi compiuta dal medico, poi consulto risultati degli esami del sangue e delle urine che risultano essere nella norma. Sono le due di notte. Mancano poche ore all'alba. Assolutamente devo trovare una soluzione al mio problema o perlomeno inventare qualcosa. Come diavolo faccio! Mica posso presentarmi da lui e dirgli: - Stia comodo sul letto, calmo e disteso che adesso le faccio una bella sega. Eh no! Dando per scontato che la sottoscritta per poco più di due milioni e mezzo di stipendio al mese masturberà questo tizio, sarà bene che reperisca il materiale necessario alla mia opera. Per prima cosa ho bisogno di procurarmi del sapone liquido detergente. Mi sarà utile nell'eseguire il lavaggio del pene, soprattutto nella pulizia del glande. Inoltre mi occorre una salvietta pulita, perché dovrò pure asciugarglielo sto benedetto cazzo dopo che l'avrò masturbato o no? Mi servono anche dei guanti in lattice. L'indosserò al momento opportuno, appena prima "dell'intervento". Forse dovrei procurarmene due paia, tenendone uno di riserva, non si sa mai. Inoltre mi occorre un barattolo di plastica sterile. Lo terrò a portata di mano, in modo da farvi defluire il seme, evitando d'insozzare il copriletto. Nella cartella clinica c'è scritto che il paziente è stato avvertito dell'esecuzione dell'esame. E' un vero peccato che a parità di diritti la sottoscritta non sia stata avvertita. Ora capisco il perché di quel saluto sibillino da parte di Eleonora e Giulia al momento del loro commiato. . La notte è lunga a morire. Il pensiero della prestazione che andrò ad eseguire mi accompagna per tutta la nottata fino all'alba. Le luci del mattino fanno capolino fuori della finestra. Il carrello con l'attrezzatura è pronto. Dinanzi alla porta del detenuto le due guardie carcerarie stanno puntellate col capo al muro del corridoio nell'attesa che giunga il cambio turno. Sono emozionata, mi tremano le gambe. Il cuore mi pulsa a ritmo accelerato. Avverto le due guardie di non entrare durante l'esecuzione del prelievo che andrò ad eseguire, senza specificare in cosa consista. Il detenuto è addormentato. Mi avvicino e con una mano gli scrollo una spalla. - Signor Ferrari! Si svegli. E' mattina. Dobbiamo eseguire l'esame che il medico le ha prescritto. L'uomo si gira e si mette disteso, a pancia in alto. - Sono pronto. Mi dica come mi debbo posizionare. Questa posizione è comoda per lei? Lo guardo attentamente in viso. I caratteri sono quelli di una persona distinta e curata. All'apparenza è sereno. Gli occhi, di colore marrone scuro, sono semicoperti da una frangia di capelli che scende lungo la fronte. - Non si preoccupi e lasci fare tutto a me. Scopra le coperte. Abbassi pigiama e le mutande fino ai piedi. Un sorriso compare sulle sue labbra. - Se potessi fare questa operazione sarei anche capace di effettuare l'esame da solo - sospira - con le mani ingessate non sono in grado di poterlo fare. - Va bene, ci penso io - rispondo. Afferro l'elastico del pigiama e anche quello delle mutande. Li abbasso congiuntamente. Ciò che vedono i miei occhi è impressionante. L'oggetto di carne che pochi istanti prima stava nascosto sotto il tessuto del pigiama rasenta la perfezione. Non so nascondere l'emozione. Il pube è completamente rasato e privo di peli. Un cazzo di colore bruno fa bella mostra di sé. Le sue dimensioni sono di 15-18 centimetri nella posizione di riposo. - Ora procederò alla pulizia del pene. Lei stia rilassato. Finiremo in un attimo - dico con fare professionale. Dopo avere infilato i guanti in lattice cospargo alcune gocce di una soluzione di clorexidina sopra una garza e procedo a lavare l'epitelio del membro. Prima di procedere in quest'oneroso compito, per cui sono mal pagata, dispongo alcuni teli di stoffa verde attorno all'area da pulire. Friziono la parte prossimale del membro vicino alla radice usando molta delicatezza. Mi sposto sullo scroto e noto che ha un colorito più scuro del pene. Un piccolo neo fa mostra di sé sul testicolo di destra. Cospargo di sapone la zona attorno l'ano avvolgendo di schiuma i testicoli. Un fremito percorre le gambe dell'uomo ed è chiaro sintomo della sua irrequietezza. Afferro l'uccello con le dita di una mano, mentre con l'altra friziono il glande usando una garza. Il delicato strofinio fa aumentare a dismisura le dimensioni dell'uccello. I corpi cavernosi, riempiti di sangue, pulsano in maniera così robusta che sono in grado di percepirli nel palmo della mano. Porto a termine questa prima fase del lavoro e asporto il sapone depositato sull'uccello con una garza imbevuta d'acqua tiepida. Terminata questa fase ha inizio la parte più difficile del mio compito. - Ora signor Ferrari andrò ad eseguire la parte più delicata. Quando avrà la percezione che sta per eiaculare mi avverta per tempo, mi premurerò di avvicinare il contenitore sterile al pene e vi faremo defluire dentro lo sperma. Va bene? - Sì... Certo - annuisce. Il mio respiro, già affannoso, si fa ingombrante. Ho le tette gonfie e le punte dei capezzoli penetrano il tessuto del camice. Afferro l'uccello e inizio a masturbarlo. I movimenti della mia mano sono lenti, ma decisi. Ho preso posto di fianco al letto, con le spalle girate al paziente, in modo che lui possa vedermi in viso solo parzialmente ed io non mi senta imbarazzata dal suo sguardo. Sono eccitata. La saliva mi scorre copiosa nella bocca e inizio a deglutirla. Ho le cosce gocciolanti di liquido della fica in calore. Non riesco a dominare l'eccitazione. Il movimento della mia mano accelera inconsciamente. Vorrei disfarmi dei guanti, gettarli dalla finestra, afferrare con le mani nude questo gioiello della natura, succhiarlo, lambire con la lingua il glande ed ingurgitarlo in gola fino alla radice. Per facilitare l'eiaculazione tocco con l'altra mano i testicoli che nel frattempo sono diventati gonfi. Sono momenti d'irrefrenabile piacere. L'uccello ha raggiunto il massimo vigore, il glande è viola per l'eccitazione. Presa da questi pensieri sono riportata alla realtà dalle parole del detenuto. - Vengo... Vengo - grida l'uomo. Faccio appena in tempo ad afferrare il barattolo. L'uomo, dopo i primi fremiti di piacere, inizia ad eiaculare. La sborra scende copiosa dall'orifizio uretrale, depositandosi nel contenitore. Avrei voglia d'ingoiare con la lingua tutto quel ben di Dio. A stento riesco a dominarmi. Terminato l'esame gli asciugo il membro. Ripongo al loro posto pantaloni e mutande e lo copro col lenzuolo. Rimiro il barattolo che sta appoggiato sul carrello delle medicazioni e costato che contiene all'incirca 5-6 cm/cubi di sperma. Tolgo i guanti di lattice e mi giro verso di lui. - Ciao! - Sussurro. Esco dalla stanza e torno in guardiola. Vivo costantemente circondata dalla sofferenza e dal dolore ma non riesco a farci l'abitudine. Ecco perché ho tanto bisogno d'amore. 42387 1 17 anni fa
- 1 anno fa il pronto soccorso....... Davanti a me, sulla scrivania, ho una copia di Novella 2000. Alla mia destra c'è un blocco di carta per fotocopiatrice, due o tre matite, una gomma ed una calcolatrice. Mezzanotte è passata da poco. E' una notte afosa; mi restano ancora sei ore di lavoro prima di porre termine al turno di notte. Il telefono si mette a squillare. Richiudo le pagine della rivista che sto leggendo e sollevo la cornetta del telefono. - Pronto Urologia - dico, con voce assonnata. - Sono il dottor Gobetti del Pronto Soccorso - sostiene l'uomo che sta all'altro capo del telefono - Abbiamo un'urgenza per il vostro reparto. Avete disponibilità di letti? - Sì, due - mi faccio garante. - Bene! Fra pochi minuti i portantini saranno lì con un paziente. La comunicazione s'interrompe. Il medico ha riposto la cornetta senza concedere alcun'altra informazione. . Il reparto in cui presto servizio è di tipo specialistico. Qui confluiscono le urgenze che hanno come pertinenza l'apparato genito-urinario. Sempre più spesso, specie di notte, accogliamo soggetti affetti da perversioni. In un recente passato ho assistito al ricovero di pazienti con patologie davvero particolari come nel caso di un uomo che alla ricerca di un piacere solitario, si era infilato nell'uretra un metro di sottile filo elettrico. Per sua fortuna il chirurgo, superando non poche difficoltà , era stato in grado d'estrarlo in endoscopia dalla vescica dove si era raggomitolato su se stesso. Non più tardi di venti giorni fa si è presentato al Pronto Soccorso un paziente con il pene completamente scorticato. L'uomo ha dichiarato di essersi procurato quel tipo di lesione girando nudo per casa. A suo dire una porta dell'abitazione, sospinta dal vento, gli aveva schiacciato il pene contro lo stipite. Dopo gli accertamenti del caso è stato appurato che le cause del danno erano da attribuirsi a morsi di animale, probabilmente di un cane: il suo. Alla luce di questi precedenti ogni volta che sta per giungere un'urgenza, sono preda di una certa apprensione, specie di notte quando in reparto sono l'unica infermiera in servizio. . Mi dirigo nella camera del medico accolta da una caterva di male parole e gli comunico che sta per giungere un nuovo ricovero. Faccio ritorno in reparto e mi ritrovo dinanzi la porta dell'ascensore nell'attimo in cui due portantini spingono una barella fuori del vano mobile. Impazienti di sbrigare il loro servizio nel minore tempo possibile chiedono dove possono deporre lo sgradito ospite. Il viso dell'uomo è segnato dalla sofferenza e dal dolore. Faccio cenno ai due di seguirmi e li conduco nell'ambulatorio delle emergenze. Poco dopo sopraggiunge il medico di guardia. Legge il foglio d'accompagnamento rilasciato dai medici del Pronto Soccorso, poi si rivolge a me. - E' un caso di priapismo. Rimasti soli col nuovo ospite iniziamo a spogliarlo degli indumenti. Ogni suo movimento è accompagnato da gemiti di sofferenza. Impieghiamo un po' di tempo prima di riuscire a calargli le mutande. Quello che appare ai nostri occhi non è un gran bello spettacolo. Il pene, di dimensioni superiori ai 20 cm, si erge dritto come se fosse un'asta. Il colorito è bluastro, probabilmente per il persistere di sangue venoso all'interno dei corpi cavernosi. Il tessuto ematico non riesce a defluire correttamente nel circolo venoso causando la tumefazione dell'organo sessuale. - Mi spieghi, con calma, cosa le è successo - chiede il medico. Intimorito ed imbarazzato dall'inusuale situazione l'uomo inizia a raccontare. - Dottore anche lei è un uomo. Può bene immaginare come vanno certe cose. Stavo facendo l'amore ed avevo il pene duro come poche altre volte, ma non riuscivo ad eiaculare. M'impegnavo, ma non venivo. Ho continuato mezz'ora a cavalcare la mia donna, poi ho percepito un certo dolore. Ho estratto il pene dalla vagina e solo allora ho notato il colore bluastro dell'epidermide. Ho lasciato trascorrere un po' di tempo nella speranza che il pene si sgonfiasse, ma non c'è stato niente da fare. Più trascorreva il tempo, più il pene diventava scuro ed aumentava il dolore, così ho deciso di recarmi al Pronto Soccorso. - Ha fatto uso di sostanze eccitanti? - Bhè... un'ora prima del rapporto ho ingerito alcune compresse di Viagra. - Quante? Spero che sia a conoscenza che esistono confezioni con dosaggi differenziati da 25-50-100 mg. Una dose massiccia potrebbe provocare gravi disturbi. - Credo di averne ingerito cinque compresse da 100 mg. Ci tenevo a fare bella figura, non capita tutti i giorni di trovarsi fra le braccia una donna come quella che avevo nel mio letto. Ascolto la conversazione con una certa indifferenza, ma dopo quest'ultime rivelazioni inizio a seguire i loro discorsi con più attenzione. L'uomo è un tipo sulla quarantina d'anni, con i capelli leggermente brizzolati specie sulle tempie. Gli abiti accartocciati ai piedi del letto sono eleganti e raffinati. Il viso, spigoloso e asciutto, si coniuga alla perfezione con il corpo muscoloso e all'apparenza agile. Distratta dai miei pensieri sono riportata alla realtà dalle parole del medico. - Si rende conto che ha ingerito una dose massiccia e pericolosa? I danni avrebbero potuto essere ben più gravi, ma chi glielo ha fatto fare? Il paziente resta muto, una lacrima gli riga la guancia. Gira il capo sul cuscino per nasconderla, ma è troppo tardi. - Lo mettiamo a letto - ordina il medico rivolgendosi a me - possibilmente in una camera singola. Somministragli 10 gocce di Contramal ogni 12 ore, inoltre fagli un impacco di pomata di Voltaren attorno al pene. Fai attenzione a non depositare la pomata sul glande. La mucosa è sottile e delicata, il farmaco potrebbe provocare delle irritazioni. Ah... metti anche una borsa di ghiaccio sulla parte dolente. Domani il primario dirà cosa è meglio fare. . Provvedo a fare indossare al paziente un camicie di carta e lo trasbordo sulla barella, dopodiché lo conduco in camera. Per evitare che il pene venga a contatto con le lenzuola, inserisco un archetto metallico a livello del bacino, in modo da lasciarlo libero nei movimenti. Avvolgo attorno al pene alcune garze impregnate di Voltaren e vi deposito sopra la borsa di ghiaccio. Prima d'uscire dalla stanza mi viene spontaneo porgergli un bacio sulla guancia, per il quale mi ringrazia. . Torno in clinica dopo che ho goduto del turno di riposo settimanale. - Tutto bene? - Chiedo a Sandra, la mia collega di lavoro, quando prendo servizio - A proposito, come sta il paziente col priapismo? E' andato a casa? - Purtroppo no! Non sta bene. Ha un dolore atroce, lo potrai costatare di persona quando andrai a medicarlo. Ci scambiamo le consegne e dopo che se n'è andata eseguo un giro del reparto per verificare se i pazienti hanno problemi. - Come sta signor Cervetti - dico, appena varco la porta della stanza del malcapitato. Il viso del paziente non è dei più allegri. Se al momento del ricovero mi aveva dato l'impressione di essere solo preoccupato ora appare addirittura terrorizzato. Inizia subito a piangere. Le lacrime gli scendono copiose sul volto e disegnano rivoli gemmati sulle guance. La scena mi commuove. Mi siedo al bordo del letto e gli accarezzo le guance asportandone le lacrime. - Sono contento che lei sia tornata. Sto male, molto male. - Non stia a fare il tragico. Le cambio la medicazione e vedrà che starà meglio. Scopro le lenzuola e tolgo l'archetto metallico che serve a tenere sollevato il lenzuolo. Delicatamente asporto le garze. Il pene appare di un colorito più violaceo rispetto a quando l'avevo visto l'ultima volta. Con difficoltà cambio la medicazione provocandogli un certo dolore. - Signor Cervetti, non deve preoccuparsi. Domani mattina, come ho avuto modo di leggere in consegna, la sottoporranno ad un piccolo intervento chirurgico. Lo farà in anestesia locale, dopodiché tutto tornerà normale. - Dice così per incoraggiarmi, lo so che non sarò più come prima. - Bhè! Di certo non potrà sostenere la stessa attività che l'abuso di Viagra le consentiva, ma ritornerà ad essere una persona normale, glielo assicuro. Ho già assistito pazienti con patologie analoghe alla sua. - Lei è molto dolce, ma come posso crederle. - Deve avere fiducia, vedrà che tutto si risolverà per il meglio. La saluto, auguri per domani. Ciao! Ciao! Lo lascio imprimendogli un bacio sulla fronte, poi esco dalla camera. Sono trascorsi dieci giorni dall'intervento chirurgico con cui è stata disostruita la causa meccanica che provocava l'ostruzione dei corpi cavernosi. Il rapporto che intrattengo col signor Cernetti si è fatto confidenziale, così quando ho un attimo di tempo mi reco nella sua stanza per tenergli compagnia. Prendendo servizio per l'ennesimo turno di notte apprendo dal libro delle consegne che le sue dimissioni sono prossime. - Allora ci siamo. Domani è il gran giorno. Finalmente te ne torni a casa, sarai felice no? Roberto, questo è il suo nome, sta supino sul letto e mi guarda con occhi lucidi. Da giorni non sono più abituata a vederlo così triste. Improvvisamente inizia a piangere come un bambino. - Sono un fallito, non riuscirò mai più ad avere rapporti con una donna. Presa da sentimenti materni mi siedo al lato del letto ed inizio ad accarezzargli il dorso della mano che tiene distesa sopra il copriletto bianco. Appoggio la guancia sulla mano e inizio a sfiorarla con le labbra inondandola di baci. Afferro l'elastico del pigiama e lo abbasso facendo scivolare i pantaloni ai suoi piedi. Ha le gambe pelose, proprio come piacciono a me. Mi getto a capofitto fra le cosce e inizio a leccarle, stuzzicandolo di tanto in tanto con dei morsi alla radice dei peli. Il gonfiore sotto gli slip non mi trova impreparata. Mi alzo in piedi e con disinvoltura abbasso il tessuto delle mutande verso il fondo del letto. L'uccello che soltanto pochi giorni prima mi aveva impressionato per la deformità ora si erge pieno di grazia. Mi fermo ed osservo le forme di colorito bruno ed immacolato che lo caratterizzano dopo che l'intervento lo ha rimesso a nuovo. La mia bocca, golosa ed avida, piena di saliva, anela ad assaporare quel rotolo di carne. Inizio con lo strofinare le dita sullo scroto e ne soppeso la consistenza. D'impulso provo a leccargli le palle, poi senza fretta risalgo alla radice dell'uccello, fino alla cappella. Ad ogni leccata sento il corpo di Roberto vibrare di piacere e questo accresce il desiderio di mordergli la cappella. Stringo il cazzo fra le dita e inizio a farle scorrere, lentamente sulla superficie del cazzo. Inumidisco la cappella con la saliva per rendere più facile lo slittare della mano. Quando la punta della lingua sfiora la cappella, l'uomo emette gemiti di piacere. - Si... Si... Mi piace... mi fai godere, mi fai godere. Lecco l'uccello e massaggio le palle come una forsennata. Estasiata ho persino l'impressione di perdere i sensi e smarrire il lume della ragione, preda di un delirio d'irresistibile piacere. Le pulsazioni dell'uccello paiono accelerarsi a contatto con le mie dita. Lo infilo nella mia bocca avida e lo succhio. Un movimento sussultorio del suo bacino accompagna la penetrazione nella gola. Le mie mani e le labbra entrano in simbiosi con il movimento delle sue anche. Il cazzo entra ed esce dalle mia bocca in maniera rapida. Con la lingua sfioro l'orifizio uretrale solleticandolo di nuovi piaceri. Tengo fermo il cazzo con la mano e inizio a leccargli il frenulo. Sento l'uccello contrarsi in spasmi d'inaudito piacere. Lo ingoio fino a spingerlo contro le adenoidi nel fondo della gola. Con le labbra posso sfiorarne la radice, tanto l'ho ingurgitato. E' gradevole assaporare il profumo che emana un cazzo quando è sfregato, ha una fragranza tutta particolare che emana solo negli attimi che precedono l'eiaculazione. Lo sento contrarsi e subito dopo sborrarmi in bocca. L'uomo irrigidisce il corpo trascinandomi con lui in un vortice di piacere. Ho un orgasmo e mentre gusto il seme ne ho un altro ed un altro ancora. Dopo avermi sborrato in bocca non lo estrae fuori subito facendo in modo che possa godere fino alle ultime pulsazioni. Non lascio disperdere alcuna goccia del prezioso nettare. Lecco con cura quel poco che n'è fuoriuscito dalle labbra. Infine l'uccello perde di consistenza. Roberto è perfettamente guarito ed è tornato normale. Mi rialzo dal letto ed apro i bottoni del camice. Prendo da una tasca una forbice e abbasso un po' le mutandine. Taglio un ciuffo di peli attorno alla fica e glieli porgo. Lo saluto, sicura che non lo rivedrò mai più. . Noi infermiere viviamo costantemente circondate dalla sofferenza e dal dolore, ma non riusciamo mai a farci l'abitudine. Ecco perché abbiamo tanto bisogno d'amore. 35009 0 17 anni fa
- 1 giorno fa Modificare o aggiungere immagine principale Quando vi siete registrati potrete notare che il vostro profilo non ha una foto principale (cioè quella visibile quando si apre la propria pagina) e quindi nella lista utenti risulterà l'immagine NO PIC per aggiungere questa immagine o modificarla si può agire in due modi .1) dal profilo personale cliccate in alto su modifica e poi aggiorna la tua fotografia.2)dal menù utente cliccate il pulsante cambi foto personale. con entrambi i metodi vi si aprirà la pagina di inserimento immagine personale e da qui potrete caricarne una vostra con l'apposita funzione. 4981 0 17 anni fa
- 1 giorno fa Segnalazione utenti scorretti IMPORTANTE:Per garantire la migliore "vivibilità" possibile del portale qualsiasi utente può segnalare comportamenti scorretti all'amministratore semplicemente seguendo questa procedura:entra nel profilo utente di chi si vuole segnalare e , sotto la foto principale, cliccate la tab "Menu" ,all'apertura della tab in basso troverete il link "Segnala utente" cliccatelo e si aprirà la finestra nella quale potrete inserire la motivazione.ATTENZIONE: 3 segnalazioni da utenti differenti comportano l'immediata sospensione del profilo! 5883 0 17 anni fa
- 1 giorno fa Chat SC e VideoChat La Chat e la VideoChat di SC sono disponibili GRATUITAMENTE a tutti gli utenti registrati al portaleper accedere devi fare il login su SC vedrai in basso a destra la Chat e VideoChat con tutti i tuoi amici onlinecliccando sul link DISPONIBILE ti si aprirà una finestra nella quale potrai scegliere il tuo stato fra:Disponibile : i tuoi amici ti vedranno online e potranno chattare videochattare con teImpegnato : i messaggi verranno archiviati e li riceverai appena diventerai disponibileInvisibile : vedrai gli amici online ma sarai invisibile a loro (non potranno contattarti)Offline : cliccando questo link la chat verrà disabilitata (non potrai ricevere ne inviare messaggi)Potrai inoltre settare una frase per il tuo Status che sarà visibile a tutti i tuoi amici!per usare la Videochat basta cliccare l'icona a forma di videocamera presente nel box messaggi (quindi clicca su un utente per aprire il box messaggi e li vedrai i link: Smile, Cancella chat, Videochat)cliccando la videochat il tuo interlocutore riceverà una richiesta di videochat da parte tua, nel caso accetti si aprirà ad entrambi la sessione di videochat dove potrete sia chattare in modo testuale (con il box sulla colonna destra) sia vedervi dal vivo tramite la videocamera del Vs pc direttamente nella finestra centrale 13495 0 17 anni fa
- 1 giorno fa come scrivere un racconto erotico Puoi inserire racconti sia se sei registrato sia come visitatore di SCse sei registrato una volta che hai fatto il login clicca nel Menu Utente la voce "Scrivi un Racconto" se non sei registrato puoi inserire ugualmente il tuo racconto cliccando nel Menu Utente la voce "Scrivi un Racconto" ma dovrai inserire una email valida per poter salvare il testocosa aspetti clicca su scrivi racconto inserisci il titolo ed il testo e poi premi salva il racconto! 5936 0 17 anni fa
- 1 giorno fa Certificazione Profili esistono due tipi di certificazione, la prima per le coppie e singole e la seconda per i singoli ed i trav/trans. la certificazione delle coppie e delle singole: viene eseguita dallo staff del portale,essere certificati è semplicissimo basta inviare una mail all'indirizzo: [email protected] mandando una foto di coppia o almeno della lei di coppia o della lei nel caso di singole nella quale sia mostrato il nostro logo che potete scaricare cliccando qui (se preferite la versione pdf cliccate qui )stampato su un qualsiasi foglio formato A4 le compilato a penna o pennarello con la VS username e data della certifica la foto deve essere poi spedita all'indirizzo [email protected] la certificazione sarà rapidissima,inoltre le coppie,singole ,lei bisex certificate potranno a loro volta indicarci le coppie o singole o lei bisex vere loro amiche che riceveranno a loro volta la certificazione. NON Sono ammessi Fotomontaggi di nessun genere il logo deve obbligatoriamente essere stampato ed utilizzato per fare una foto reale. NON AVETE LA STAMPANTE? nessun problema potete ricevere la certifica in questo modo prendete un normale foglio A4 e con un pennarello scrivete la Vs username seguita dalla frase "certificati da SexyCommunity" in data.... e poi utilizzate lo stesso foglio per scattare una foto come se fosse il nostro logo. (se sei singola puoi scattare foto allo specchio)IMPORTANTE: il volto DEVE ESSERE CENSURATO e quindi NON riconoscibile in quanto la foto inviata verrà pubblicata sul profilo dove deve rimanere obbligatoriamente per validare la certifica (può essere spostata nella gallery) la certificazione dei singoli e dei trav/trans: NON viene eseguita dal portale (in quanto è ovvio che siano singoli...) ma avviene su richiesta delle coppie che li hanno...testati come singoli ok... importante: il simbolo coppia verificata indica esclusivamente la reale esistenza degli utenti certificati al momento del controllo da parte del nostro staff.Il simbolo singolo ok indica che il profilo dell'utente è stato verificato dalla coppia indicata nella certificazione il portale non verifica personalmente questi profili. 215010 0 17 anni fa
- 1 giorno fa annunci erotici su SexyCommunity Gli annunci erotici su sexycommunity sono direttamente collegati al vostro profilo! di fatti potete vedere al centro del vostro profilo l'apposito campo ANNUNCIO. Per visualizzare gli annunci erotici delle coppie iscritte potete avvalervi anche del motore di ricerca utilizzabile cliccando il tasto blu Ricerca Annunci che trovate sulla colonna destra della homepage oppure l'apposito tasto Ricerca Annuncio che trovate nel Menu Principale sulla destra di tutte le pagine di SC gli ULTIMI ANNUNCI EROTICI ONLINE vengono visualizzati per primi nelle ricerche! così come gli ANNUNCI AGGIORNATI! per aggiornare il tuo annuncio (o comunque il tuo profilo) devi semplicemente cliccare il tasto Modifica il Mio Profilo che trovi nel MENU UTENTE sulla colonna destra del portale. 7730 0 17 anni fa
- 1 giorno fa La Posta del Portale per utilizzare la Posta del Portale DEVI ESSERE REGISTRATO una volta registrato Loggati e vedrai un menu sulla colonna di destra con le solite cartelle di posta invia posta posta inviata cestino ecc. ricordati che puoi decidere i paramentri della posta cliccando il tasto configurazione che trovi accedendo alla tua casella postale se invece desideri scrivere una email all'utente lo puoi fare accedendo al suo profilo e cliccando in alto il pulsante MESSAGGI ti si aprirà il form per inviare la mail QUINDI BASTA INDIRIZZI MAIL RUBATI!!! MASSIMA SICUREZZA usa in tutta tranquillità il portale senza preoccuparti di virus o spam. nuova funzione BLOCCO PROFILI INDESIDERATI: se desideri bloccare un profilo indesiderato basta che quando ricevi una sua email clicchi in alto a destra il pulsante blocca utente... il profilo bloccato NON saprà di esserlo ma voi non riceverete più i suoi messaggi indesiderati TUTTI I BLOCCHI SONO REVERSIBILI se desiderate sbloccare un utente basta cliccare il tasto configurazione che trovata nella vostra casella di posta e successivamente sbloccare l'utente desiderato dalla lista degli utenti che avete bloccato. ARCHIVIO: questa nuova funzione vi permette di tenere i messaggi preferiti salvandoli nel Vs archivio (basta cliccare il tasto archivia sulla destra del messaggio segnalato)il messaggio verrà quindi spostato nell'archivio dal quale potrete SPEDIRLO alla Vs mail di registrazione semplicemente cliccando l'apposito tasto nell'archivio stesso! AUTORISPONDITORE: quando siete via e non potete accedere al sito avete la possibilità di far spedire un messaggio automatico ad ogni mail ricevuta! per far partire la funzione basta andare nella Vs casella di posta e cliccare il link "Configurazione e blocchi" che trovate in basso, li c'è la sezione autorisponditore inserite il Vs messaggio personalizzato e spuntate la casella per abilitare la funzione. 6295 0 17 anni fa
- 1 giorno fa Annunci last minute Per inserire gli annunci LAST MINUTE DOVETE ESSERE REGISTRATI poi basta andare nella sezione Last Minute cliccando il bottone nel menù principale oppure il pulsante arancione di accesso rapido nella colonna a destra o ancora andare nella cartellina "I Miei Annunci Last" sul Vostro profilo e poi cliccare su scrivi annuncio scegliere la categoria adatta al vostro annuncio LAST e cliccare inserisci annuncio. gli annunci hanno una durata pari a 180 giorni puoi inserire annunci anche dal pannello del tuo profilo! TUTTI I LAST CHE INSERISCI LI PUOI TROVARE ANCHE NEL TUO PROFILO dentro la cartellina Last Minute! 5994 0 17 anni fa