{"linkButtonClass":"stories-filter__top-new-button button button_default","href":"\/aggiungi-racconti","title":"Aggiungi racconto","displayFirstSpan":true,"firstSpanClass":"stories__top-new-button-icon","firstSpanContent":"\n<svg class=\"svg-icon icon-add-button-icon\">\n <use xlink:href=\"\/build\/sprite-83eb32dceb21b468932833be844ed846.svg#add-button-icon\"><\/use>\n<\/svg>","displaySecondSpan":true,"secondSpanClass":"stories__top-new-button-text","secondSpanContent":"Aggiungi racconto","checkDeactivatedProfile":true}
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lui era un cuckold
Questa e' la storia del mio incontro avvenuto in maniera casuale con una favolosa coppia lui cuckold, purtoppo a causa di un trasferimento e' finita.....
Ho conosciuto la Signora in questione in un bar aveva all' epoca 43 anni,
una donna carina non bellissima ma sicuramente simpatica e molto sensuale, dopo qualche incontro casuale nel bar la simpatia e l' amicizia
e' continuata e io ho iniziato a corteggiarla velatamente piu' per gioco che per convinzione di riuscire a scoparla, mi aveva detto che era sposatissima e che aveva un bimbo piccolo, pensavo di avere poche chanches....
Un giorno...sono seduto al tavolo e mangio il mio panino, la vedo entrare ci salutiamo, si siede con me e pranziamo assieme parlottando del piu' e del meno... la pausa pranzo sta' finendo e d' un tratto mi dice , sai Mauro, tu sei molto simpatico sabato pomeriggio ti andrebbe ti tenermi un po' di compagnia? Mio figlio dorme sino le 18 di solito e mio marito ha un' impegno hai voglia di venirmi a trovare?
io rispondo ma sei sicura?? e se tuo marito lo viene a sapere? lei mi risponde... e che male c'e'?? io lo tengo al corrente che viene un amico a trovarmi, bisogna dire la verita' e lui non e' geloso.....
cazzo penso io....va bene non essere gelosi ma insomma...
accetto anche se onestamente un po titubante....
bhe' per farla breve arriva il sabato arrivo seguendo le sue istruzioni a casa sua mi accoglie in tuta da ginnastica e mi fa' segno di parlare piano, il figlio si e' appena addormentato....era una casa in un condominio all' ultimo piano con la parte notte al piano di sopra...
mi fa accomodare e mi offre il caffe', mi sentivo anche un po' imbarazzato onestamente....
Lei e' bravissima a tranquillizzarmi e' veramente piacevole la sua compagnia ad un certo punto si allontana dicendo vado sopra vedere sei dal figlio e' tutto tranquillo....al suo ritorno noto la cerniera della tuta molto piu' abbassata e vedo che non ha piu' il reggiseno che segnava la tuta...mi si e' rizzato il cazzo in immediato e ricordo che ho pensato cazzo fa' la stronza o vuole scopare??? ero molto combattuto , la risposta e' arrivata da sola mi ha detto... mio figlio dorme come un angioletto non parlare che ho paura che si svegli intanto che mi parla si siede in terra davanti a me sul divano, mi abbassa la cerniera e mi tira fuori il cazzo mi trova impreparato e da duro che era mi si affloscia di colpo .... hei rilassati dice...e mi da' un bacino sul cazzo ancora molle...
mi fa segno di togliere i pantaloni....lo faccio....e penso sto' facendo una vera figura di merda .....lei riprende a darmi dei bacini sulla cappella, scende sino ai coglioni e inizia a leccarmeli, mi tira verso di lei facendomi allargare ancora di piu' le gambe e inizia a leccarmi sotto i coglioni dalla fine dei coglioni al buco del culo mi lecca e succhia
mi e' tornato duro in un' attimo i freni inibitori si erano sbloccati sentire la sua lingua sul mio buco del culo mi ha fatto partire il cervello...
l'ho presa per i capelli e l' ho guidata sul cazzo...lei subito ha preso la cappella in bocca e succhiava menandomelo una piccola pausa ci siamo spogliati e abbiamo iniziato un bel 69 , ero in tilt ...
gli ho detto che non resistevo e lei a posto di spostarsi mi teneva il culo
per non farmi spostare, gli ho sborrato in bocca anche l' anima. la troia non ha fatto una piega anzi....mi guardava sorridendomi.
intanto che riprendo le forze lei si scusa e torna di sopra con la scusa di guardare che tutto sia ok dal bambino, riscende si siede in parte a me e mi dice ti e' piaciuto? e io cazzo!! sei favolosa , ora ti voglio scopare penso e ....la bacio , ti fidi di me dice?? mi si rizzano le orecchie...perche' mi fai questa domanda?? ...voglio sapere se ti proponessi un gioco .....come reagiresti.
dipende dal gioco dico io ....lei risponde... senti mauro, giochiamo a carte scoperte tu mi piaci molto e mi sei simpatico...l' avevo capito ...rispondo...lei continua io amo molto mio marito....da cretino penso....si vede...lui prova piacere a vedermi scopare con altri uomini...
lui e' felice di essere cornuto, io sono felice di fare la tua troia, mi piaci
tu accetteresti questa situazione? io ero onestamente molto sbigottino,
non avrei mai pensato ...... ho farfugliato un non so' che dire.....mille pensieri in testa.....non parla piu'...si riabbassa con la bocca sul mio cazzo lo succhia lui torna duro....se lo caccia tutto in bocca sino ai coglioni ......io dico sei davvero una fantastica vacca, su e giu' con la bocca su tutta la lunghezza del mio cazzo un po' di volte poi si ferma
mi siedo meglio sul divano, lei si inginocchia su di me e si infila il cazzo nella figa , ci guardiamo in faccia, mi sussurra ....a lui piace quello che ti ho proposto....mi piace scoparti gli dico io, sei favolosa....sai cosa sono salita a fare prima? no e non me ne frega niente dico io , ferma il bacino col mio cazzo ben piantato dentro e vicino all' orecchio mi dice....stai tranquillo.....perche' ti fermi dico io??? ripete stai tranquillo .....mio marito e' di sopra ci sta' guardando dalle scale prima sono salita a baciarlo col sapore del tuo sperma in bocca....e riprende a scoparmi...
CAZZO....esclamo ma dai non e' vero......lei ride....capisco che e' vero ma stranamente a posto di incazzarmi mi eccito di piu' .....
la faccio scendere dal divano, la metto alla pecorina e comincio a pomparla con foga....sei una troia , sei una gran troia....la pompo con decisione lei viene, dai mi dice... non fermarti ...scopami ....continuo a pompare .... ha una figa fantastica...sente i miei sospiri piu' frequenti si sfila da me e si gira dicendomi scopami la bocca ....lo prende in bocca
in ginocchio, io sono in piedi mi abbraccia mettendomi le mani sul culo e guida il ritmo dei miei colpi nella sua bocca .....sborro nuovamente nella sua gola urlandogli troia....finito di venire mi guarda e mi dice...mi piaci tanto....chiama il marito....lui scende con un sorriso cordiale e lo bacia in bocca ..... suggellando l' amicizia nata....
La relazione e' durata 2 anni con la totale soddisfazione di tutti
io da quella volta ho capito che mi piace molto scoparmi le troie degli altri , usarle a mio piacimento sapendo che e' apprezzato da tutti...
Raggiungo degli orgasmi fantastici vedendo lui che mi guarda scopare sua moglie, sapere che lecchera' la sua figa sporca dei miei umori......
Godo ad andare a trovarla mentre lui e' al lavoro, telefonargli mentre varco la porta di casa sua, deve sapere che tra poci minuti sua moglie avra' il mio cazzo in bocca e lui ....in ufficio
col cazzo duro e con uno stato d' animo fra il geloso e l' eccitato sara' costretto magari a segarsi di nascosto.
Se qualche cuckold in lombardia e' interessato ad una persona affidabile mi scriva
[email protected]
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20 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 1 ora fa -
l\'amico del mio amante
Sono sempre io la casalinga romana,che ha una storia di sesso con il suocero di 65anni.Devo dire che la mia avventura con mio suocero prosegue benissimo anche se ultimamente lui ha deciso di ravvivare il nostro rapporto sessuale. A mia insaputa infatti alcune sere fa' approfittando dell'assenza di mio marito per motivi di lavoro si e' presentato con un suo amico e siccome era quasi l'ora di cena lo ha invitato a rimanere.Questo uomo suo coetaneo non mi ha mai mollato gli occhi da dosso,ed io provavo un po' di imbarazzo,improvvisamente durante la cena mio suocero si alza per andare in bagno,ed il suo amico,mentre ero in piedi a rassettare il tavolo, mi si avvicina all'orecchio dicendomi che era a conoscenza della mia storia con il suocero.cosi' dicendo mi portava la sua bocca vicino al collo per baciarmi ma io con uno scatto mi allontanai da lui, che facendo finta di niente torno' a sedersi.In quel momento rientro in cucina mio suocero che noto' il mio turbamento e
mi chiese cosa fosse successo.Io gli raccontai delle avance del suo amico e lui sorridendo,mi rispose che era vero che sapeva tutto.Mi prese per mano e insieme al suo amico mi porto' in camera da letto dove con calma mentre mi spogliava della camicetta e della gonna ,rivolgendosi al suo amico disse "guarda che belle tette tornite e che belle cosce ha mia nuora!il suo amico inizio a spogliarmi e dopo pochi minuti li senti addosso tutti e due,mio suocero a leccarmi la fica ,ed il suo amico a baciarmi i seni ormai nudi.Era la prima volta che venivo scopata da due uomini insieme ,e non riusci a trattenermi nel mio godimento,cosi mentre mio suocero mi penetrava da dietro presi l'uccello del suo amico ed iniziai a succhiarlo voracemente.Dopo essersi scambiati di posto,mi vennero abbondantemente in bocca tutti e due.Che magnifica serata!
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20 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 1 ora fa -
weekend a Venezia parte III
ci svegliamo ed il sole è già alto; è una bella domenica e ci prepariamo per uscire...mentre mi vesto ti vedo armeggiare nella valigia, raccogliere qualcosa fra le braccia e fuggire in bagno. Quando sto guardandomi nello specchio per controllare il nodo della cravatta sento aprire la porta del bagno e mi volto, vedendoti uscire...
...sei stupenda, in un tailleur nero dalla gonna stretta che sa molto di anni 50; porti scarpe nere col tacco alto e fra le mani tieni un largo cappello nero ornato con una fusciacca rosa fucsia. Fai scivolare lentamente la gonna sulle cosce per mostrarmi il capolavoro: le calze nere con la riga sono tenute su da un reggicalze in pizzo nero e le mutandine coordinate le hai indossate, come vogliono le leggi non scritte dell'erotismo, sopra ai tiranti in pizzo del reggicalze...
Ammetto che devo quasi fare violenza a me stesso per non...ritardare ulteriormente la nostra uscita dalla stanza!
Abbiamo poche ore, prima di lasciare l'albergo... facciamo un giro nelle parti più importanti della città, perlomeno quelle vicine all'albergo, e ne approfitto per scattarti quasi un rullino di foto per così dire "classiche". Poi la malizia, a vederti così bella, prende inevitabilmente il sopravvento... scatto una foto con la tua giacca semiaperta, che lascia intravedere il top sottostante, una a cui dai un tono da "lolita" succhiando un gelato, una dove fai risalire la gonna fino a mostrare il bordo delle calze.... e poi ci prende la voglia di osare di più... in un vicolo ti levi le mutandine e la foto dopo è con la tua gonna alzata, appoggiata alla spalletta di un ponte a mostrare all'obbiettivo le tue natiche rosee...
Torniamo all'albergo e tu ti incammini per le scale mentre io mi fermo dal portiere a regolare i conti. Ti raggiungo in un momento e ti dò una bella notizia: per oggi non arriverà nessuno per cui possiamo fare con calma per lasciare la stanza...
Saliamo in camera e finalmente possiamo sciogliere la tensione e l'eccitazione che ci è cresciuta dentro durante il servizio fotografico... ti spoglio mentre le bocche si cercano con furia, ti attiro a me mentre sei rimasta in calze, scarpe e reggicalze.
Ti porto sul letto e comincio a baciare, leccare, mordicchiare il tuo corpo in ogni dove, fino a che il nostro gioco prende una piega imprevista... raccolgo la sottile cintura della tua gonna da terra e te la arrotolo intorno ai polsi, mentre tu mi guardi con un viso fra il sorpreso e l'incuriosito...fisso la cintura alla testiera del letto, cosicchè tu ora sei inginocchiata sul letto con i polsi legati alla sua testiera. Sei stupenda, e ne approfitto per scattarti una foto in questa posizione, quando improvvisamente bussano alla porta. Vado ad aprire, visto che comunque dalla porta non si vede il letto. E' solo il tizio della reception che è venuto a portare la ricevuta di pagamento; torno da te e non riesco ad interpretare il tuo sguardo: paura di essere sorpresa da qualcuno in questa posizione...o un piccante desiderio di mostrarti a un estraneo così, nuda e legata...? Non lo so, e forse non lo saprò mai...ma ti accarezzo piano fra le gambe e ti sento bagnatissima di liquore d'amo
re e credo quindi che non ti sarebbe dispiaciuto se lui fosse entrato nella stanza e ti avesse vista così... te lo dico e tu mi rispondi solo con un sorriso malizioso che mi invita a continuare il gioco. incroci i polsi e ti giri a pancia in alto, e io porto il mio membro alle tue labbra. Lo fai scivolare nella tua bocca calda succhiandolo fino a che non lo senti arrivare in fondo alla tua gola. Inizi un dolce vai e vieni fino a che con gli occhi non mi chiedi qualcosa di più... vado io a darti il piacere con la mia bocca... la incollo alla tua rosa rossa e bevo come da un calice il fluido d'amore che la tua vulva secerne come la resina da una corteccia ferita e che la mia lingua raccoglie facendoti morire di piacere...
Sento che mi vuoi e allora scivolo sopra di te lentamente fino a che i nostri sessi sono vicini, mi impossesso delle tue labbra proprio mentre dolcemente inizio a scivolare in te. Non sento alcuna resistenza, entro lentamente centimetro dopo centimetro fino a che il mio pube è a contatto del tuo e io sono completamente in te. Sempre con le mani fissate alla testiera del letto inizi a muovere il tuo bacino con colpi di reni per sentirmi a fondo dentro di te, anche a costo di provare quel leggero dolore ogni volta che ti colpisco l'utero entrando troppo a fondo. Guardo i tuoi occhi e ci leggo mille cose...mille persone dentro di te...una donna disincantata che vive un piacere che vorrebbe farla gridare come un'invasata: "...sììì... scopamiii... scopami più forte, fammi male... voglio che mi prendi davanti e dietro... voglio godere mentre mi sfondiiiiii...." ...ma anche una ragazza che vuole qualcosa che forse nella vita non ha trovato, forse una fuga da una realtà che non le piace ma a
lla quale è incatenata come tutti noi, del resto. Un gesto d'affetto, un semplice atto d'amore che le dimostri che tutto ciò che lei ha sempre sognato nella vita in fondo ESISTE. Certo, Safy lo può toccare solo per un attimo, solo in questi giorni magici, ma sapere che da qualche parte del mondo il suo sogno esiste per davvero è molto meglio che svegliarsi e capire che sei stato tutta la vita a credere in qualcosa che forse non c'è... La vedo questa donna nei tuoi occhi, Safy, perchè è la gemella di un bambino che porto in me, che sogna un mondo migliore di quello che vede, dove passano di nuovo tutti i treni che nella vita ha perso; un bambino che vive anche se nascosto dentro ad un uomo disincantato, quell'uomo che ora si sfila da te e cerca sul tuo viso un cenno di assenso mentre appoggia le tue gambe sopra le sue spalle e punta il suo glande sul tuo fiore bruno...
Spingo lentamente e mi sento affondare in te, sento i muscoli del tuo sfintere che si rilassano e mi permettono di entrare e poi mi risucchiano al tuo interno come in una bocca calda e morbida...affondo ed entro in te fino in fondo, e ti sento trattenere il fiato: forse in questa posizione riesco a entrare più profondamente in te delle altre volte... inizio il mio vai e vieni dopo averti liberato le mani, e tu ne approfitti subito: con una mano prendi a stimolarti il clitoride, e le tue secrezioni abbondanti colano a lubrificare il tuo buchetto posteriore infiammato per le troppe penetrazioni subite in questi giorni; sto ormai scorrendo senza più freni dentro e fuori da te quando il tuo orgasmo arriva, e faccio fatica a resistere alle tue contrazioni. Non riesco però a resistere quando decidi di darmi il colpo di grazia: intingi due dita nella tua vulva fradicia e, guardandomi negli occhi, te le porti alla bocca gustando il tuo sapore come da un membro appena uscito dal tuo sesso.
E' troppo anche per me e allora esco dal tuo sfintere che rimane arrossato e dilatato, e, lasciandoti posare le gambe, vengo a cavalcioni del tuo viso... prendi in bocca il mio membro congestionato e ancora umido dei tuoi umori, lo vorresti forse succhiare ma non ce n'è tempo: in un attimo raggiungo il piacere con lunghi fiotti di seme caldo che ti riempiono la bocca e che ti vedo ingoiare come un nettare sublime...
Prima di lasciare la stanza c'è ancora tempo per una doccia , dove il sesso sfrenato lascia per un attimo il posto alle carezze, alle coccole e ad una promessa... rivederci al più presto!
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20 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 1 ora fa -
Marina
Saranno stati almeno due anni che non lo sentivo e anche l’ultima volta che ci eravamo incontrati tutto si era consumato in un fugace scambio di saluti, peraltro molto affettuosi, durante un casuale incontro alla stazione, diretti verso opposte destinazioni. Max era stato per me sempre un buon amico, un confidente, una spalla su cui piangere, un compagno con cui ridere. Seguivamo gli stessi corsi all’ospedale, studiavamo spesso assieme per preparare gli esami più impegnativi. Poi avevamo continuato a vederci saltuariamente anche dopo aver ottenuto le nostre idoneita’ ai corsi
e benchè abitassimo in città diverse. La sua era diventata per me una di quelle amicizie che si danno per scontate, che sai di avere e non ci pensi più, finchè non ti servono o tu non servi loro. Tuttavia il nostro non era un discorso utilitaristico, ma semplicemente il sapere che cercarci non ci disturbava mai. Forse era per quello che ci cercavamo ormai abbastanza poco.
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Le nostre strade, i percorsi della nostra vita, si erano poi fatalmente allontanati. Lui era andato a lavorare a Roma aveva intrapreso un nuovo lavoro e si era anche sposato. Io invece avevo continuato ad abitare a Milano, mi ero reso autonoma acquistando un appartamento, con non pochi sacrifici. mi ero sposata e…….separata.Non riuscivo a mantenere legami stabili, o forse non volevo. Amavo troppo la mia indipendenza, la mia libertà, e non mi importava assolutamente nulla né delle osservazioni della gente e tantomeno di quelle dei familiari. Sì, avevo anche avuto una lunga relazione con un uomo appena più giovane di me, avevamo anche fatto delle prove di convivenza, regolarmente fallite. Mi piace fare la casalinga e cucinare, ma per me stessa e per mia figlia (che e' la mia vita...), non per dovere nei confronti di una persona che ad un certo punto ho trovato invadente e che pretendeva di godersi la sua libertà a scapito della mia. Forse era una fuga dalle responsabilità, o forse la mancanza di una persona che potessi accettare come padre per mia figlia.
Rimeditando su me stessa, mi rendevo conto che a quasi 40 anni avevo tante conoscenze, ma pochissime amicizie, nessuna vicina, le mie conoscenze erano dovute gran parte al pc con cui chattavo regolarmente e dove per tutti ero………. L’amore andava e veniva; più che altro andava, mi sgusciava di mano, o forse ero io che facevo di tutto per levarmi di torno chi mi parlava d’amore e di legami. A qualcuno avevo anche fatto del male, inutilmente credo, nel tentativo di allontanarlo da me dopo un rapporto che avevo vissuto in maniera travolgente, anche sconvolgente per certi aspetti, ma che d’improvviso, da un giorno all’altro, avevo sentito pesante, come al solito.
Non mi sentivo l’età che avevo, né dentro né fuori, e fisicamente non mi trovavo affatto male: non alta ma longilinea, tutto al posto giusto e nel modo giusto. Poco seno, forse, ma stava su da solo e non mi dava problemi, al punto che potevo permettermi di limitare la mia biancheria agli slip e semmai a una canottiera. I miei occhi grigio – azzurri venivano considerati incantevoli, e lo sapevo. Così alle volte ne approfittavo fra le mie conoscenze maschili, guardando fisso negli occhi chi mi stava vicino. Lo facevo nella certezza che avrei strappato un complimento, come minimo. E spesso anche delle avances, che avevo sempre rifiutato, almeno fino a poco fa, ma che negli ultimi mesi avevo anche accettato volentieri più di qualche volta.
Si finiva a letto, con reciproca soddisfazione, certamente da parte mia perché avevo scoperto con gli anni la mia sessualità e anche le mie fantasie, che credevo di non avere. Ma tutto filava liscio solo se poi quel letto veniva lasciato libero per me stessa: non mi piaceva dormire in compagnia. La maggior parte dei miei partner,perche’ di questo si trattava, erano uomini sposati, anche più vecchi di me: i migliori, forse, perché prendevano sempre la strada del ritorno, si facevano risentire di rado e di fronte ad un "no grazie" non insistevano.
In definitiva mi scoprivo una donna libera, indipendente sotto tutti i punti di vista, matura, realizzata sotto il profilo professionale, abbastanza soddisfatta sessualmente. E se non avevo nessuno pazienza: avevo razionalizzato la bellezza dell’autoerotismo, che spesso poteva essere davvero appagante, anche se mi lasciava la nostalgia di una compagnia che non c’era. Soprattutto in quei momenti, combattuta tra il piacere che avevo saputo darmi e l’insoddisfazione di aver dovuto arrangiarmi, mi capitava di pensare che ero più sola di quanto non desiderassi realmente. E cominciavo a sentire questa solitudine con una certa angoscia, benchè poi riuscissi a scacciare con una certa facilità quei pensieri dalla mia mente. Almeno fino a che non vedevo conoscenze e colleghi che avevano rapporti di coppia invidiabili e avvincenti. Cosa avevo io di sbagliato? O forse era giusto il singolare modello di vita che mi ero costruita ed erano gli altri a fingere di stare bene all’interno di schemi considerati consueti?
Era proprio il primo pomeriggio di una domenica di solitudine e di pensieri di questo genere che Max mi telefonò. Mi fece un piacere immenso e tutte le mie preoccupazioni, vere o presunte, si volatilizzarono. "Ciao, come stai, sono felice di sentirti, quanto tempo", lo travolsi lasciandogli appena il tempo di dire "Pronto, sono Max". Fu l’inizio di una chiacchierata interminabile, fatta di ricordi giovanili e di richieste di informazioni sull’ultimo periodo di reciproca assenza. Andava tutto benissimo, bene la famiglia, bene il lavoro, bene le due figlie che aveva avuto dalla moglie. "Senti", mi bloccò all’improvviso, "ti chiamavo perché casualmente devo passare un paio di giorni a Milano per lavoro e pensavo che, se trovi il tempo, potremmo vederci". "Ma è ovvio, hai fatto bene a dirmelo, non ti avrei perdonato se avessi saputo che passavi da queste parti senza neppure farti sentire. Quando arrivi?". "Venerdì sera", spiegò lui, "al termine di un giro di incontri tra Roma e Milano. Arrivo in Treno, dovrei esserci per le 20, se non ci sono ritardi. Sarò un po’ stanco ma tu non farci caso, promettimelo". "Promesso, e non preoccuparti di nulla: passo a prenderti, ceniamo assieme". "Molto volentieri, anche se non sarò forse particolarmente presentabile a quell’ora". "Nessun problema, sei ospite a casa mia". "Non voglio disturbare". "E quando mai hai disturbato?".
Be’, mi aveva riempito di gioia risentirlo e ancor più sapere che ci saremmo rivisti e avremmo pure passato un po’ di tempo assieme. Mi tornarono alla mente un mucchio di bei ricordi di anni spensierati. Chissà perché non ci eravamo mai messi assieme. Forse troppa amicizia. Ma è possibile una amicizia normale tra un uomo e una donna? Per quel che avevo passato con lui sì, senza dubbio. Era anche un bel ragazzo, e poi si era fatto un bell’uomo: era anche una spanna abbondante più alto di me, insomma attraente anche esteticamente. Tuttavia non avevo mai avuto desideri nei suoi confronti né lui nei miei. O almeno non li aveva manifestati. E se lo avesse fatto l’incanto si sarebbe rotto, probabilmente: anche se a ragionarci con le disillusioni dell’età, forse una piccola trasgressione l’avrei pure accettata.
Le giornate passarono in fretta, quella settimana. Aspettavo il venerdì, non con ansia ma con un sentimento dolce, sorridente. Predisposi con cura tutto, una cena semplice: spaghetti e scampi, con un Mueller Turghau, meringhette fatte la sera prima con la panna montata al momento, verdura e frutta fresca. Insomma una cosa familiare, appetitosa, non pesante, non impegnativa. Ci sentimmo altre due volte per confermare dettagli e orari. Gli lasciai il mio numero di cellulare e lui mi diede il suo, per ogni evenienza.
Il venerdì sera andai a prenderlo alla stazione di Milano. Il treno ebbe una decina di minuti di ritardo, assolutamente normali per i convogli che arrivavano a Milano. Lo stavo aspettando al binario. Lo vidi subito, un po’ ingrassato, un po’ brizzolato, ma felice di rivedermi almeno quanto lo ero io. Venne verso di me, posò a terra la valigetta che aveva con se e ci abbracciammo parlandoci contemporaneamente addosso. Era stanco davvero, anche sudato: la sua doveva essere stata una giornata stressante. "Sai", mi disse, avrei potuto dormire a Roma e arrivare domattina, ma poi chissà se sarei riuscito a ritagliare un po’ di tempo per stare con te". "Ti ringrazio, non te ne pentirai". Salimmo in macchina e sempre chiacchierando delle nostre vite, del suo matrimonio e della mia condizione di libertà partimmo verso casa mia, dove giungemmo una mezz’ora dopo.
Lo feci salire. Il mio appartamento è piccolo, disposto su due piani: sotto la zona giorno e sopra quella per la notte. Gli aprii la porta, accesi le luci, gli presi la valigia e la posai in salotto, gli indicati dove appendere il soprabito. Mi misi anch’io in libertà. "E’ tutto quasi pronto, solo bisogna far bollire l’acqua e buttare la pasta, diciamo meno di una mezzoretta", gli dissi accendendo il fuoco sotto la pentola già predisposta.
Ci accomodammo, attorno alla tavola. "Sai", mi disse, "lavoro sempre di più, i ritmi sono aumentati, ma non mi lamento. Solo che mi trovo a trascurare la famiglia. Mia moglie poi, è adorabile, anche se insomma gli ardori di 10 anni fa non ci sono più, e forse è meglio così. E tu, sempre zitella?". "Scemo, quale zitella; va bene così; mi è bastato un matrimonio e una prova di convivenza per capire che non fa per me". Era sempre lo stesso, ma anche cambiato. Era …. una persona seria, dall’aria importante, anche se in quel momento non era al massimo della forma: un po’ di occhiaie da stanchezza, la barba che risentiva delle molte ore trascorse dall’ultima rasatura. Ma era diventato anche più interessante, con quell’aria vissuta; lo trovavo persino affascinante. Quasi mi metteva soggezione, pensai.
"Senti, posso chiederti un favore?". "Accordato". "Grazie, avevo proprio voglia di farmi una doccia, così mi rendo anche più presentabile. Ma soprattutto mi sento a disagio, sudaticcio e puzzolente: non mi meriti così". "Di nulla, e poi la mia doccia è un vanto: non ho voluto la vasca da bagno per poterci fare stare un impianto come volevo io, non il solito piatto con il solito tubo traforato sopra". L’accompagnai in bagno. Insomma era una doccia Jacuzzi, che mi era costata un patrimonio. Gli tirai fuori degli asciugamani puliti. "Non c’è la chiave, ma non preoccuparti", gli dissi, "a parte me non c’è nessuno che possa entrare all’improvviso, e mia figlia e' da una sua amichetta.....". "Puoi entrare quando vuoi", mi rimbeccò lui, "con te non ho mai avuto segreti, figuriamoci di questo tipo". Uscii lasciandolo solo e chiudendo la porta alle spalle.
La mia casa era silenziosissima, sentivo il mio respiro, il soffio del gas che stava scaldando l’acqua per la pasta. Gli scampi con i pomodorini freschi e l’olio d’oliva erano pronti; bastava spadellare gli spaghetti. Mentre trafficavo sentii rumoreggiare e armeggiare in bagno, poi l’acqua del lavandino. Poi di nuovo silenzio. Mi piaceva sapere che c’era. Mi dava serenità e sicurezza. Non mi era mai capitato con nessuno di provare una tale sensazione. Per un attimo mi balenò in mente che poteva essere lui, l’uomo adatto per essere il mio compagno. Ma no, cosa stavo immaginando, poi era sposato. E l’amicizia, che fine avrebbe fatto? Piuttosto, quella notte dove sarebbe andato a dormire. Mi venne in mente che poteva anche fermarsi, se non aveva già prenotato un albergo. Già, tra le tante chiacchiere, di quell’argomento non avevamo parlato. E dove lo avrei potuto mettere a dormire? Avevo solo il mio lettone matrimoniale ..... il lettino di mia figlia era troppo piccolo x lui e farlo accomodare sul divano mi sembrava poco carino.
A mano a mano che i secondi passavano, i miei pensieri si accavallarono e quel mio sentimento di amicizia divenne anche malizioso. Pensai a come doveva apparire quando era nudo. Lo avevo visto in mutande un giorno , ma questo era il massimo di intimità che avevamo avuto. Probabilmente si era spogliato, si stava preparando per l’abluzione. Ma guarda te, dopo anni, Max a casa mia, meditai, nel mio bagno a lavarsi. Fu una specie di flash. Provai ad immaginare come doveva essere ora, senza niente addosso, il corpo di un uomo maturo, la mente e lo sguardo amici, la sua simpatia, il suo tranquillizzante calore. Mi sarebbe piaciuto vedere com’era fatto, meditai tra me e me. E provai una sorta di solletico, una bella sensazione. Molto piacevole, che non potevo definire eccitazione, anche se un po’ ci assomigliava. Sentii la doccia scorrere. "Ti serve nulla?", gli chiesi ad alta voce per farmi sentire. Mi rispose la sua voce, giovanile, "bah, se vuoi lavarmi la schiena mi faresti un favore, faccio sempre fatica, ho le braccia corte".
Stava scherzando. O no?. Sentii che il rumore cambiava, scroscio e zampilli. Era sotto l’acqua, ormai. Vent’anni prima non lo avrei mai fatto, ma ora…. Mi prese un desiderio improvviso. Già, perché non lavargli la schiena. Cameratescamente, beninteso. Mi alzai. Mi avvicinai alla porta del bagno. Stavo per chiedergli se lo desiderava sul serio quando…. "Dai Marina, dammi una mano", la sua voce mi colpì come una martellata. Non poteva sapere che ero là dietro. E non mi pareva che stesse scherzando; la sua aveva l’aria di una richiesta "vera". "Se proprio vuoi…", risposi con voce piatta. Aprii la porta del bagno ed entrai mormorando, "eccomi qua". La portella della doccia non era chiusa del tutto e ne usciva un filo di vapore, che nascondeva alla vista il corpo di Max, del quale però distinguevo la presenza, il colore così chiaro, con le macchie più scure del pube, dei capelli, del petto. Lui non disse nulla, io rimasi ferma. Avevo rotto il ghiaccio, ma… ero imbarazzatissima. "Be’, non hai mai lavato la schiena ad un uomo", insistette lui con una noncuranza che mi apparve falsa.
No, non l’avevo mai fatto, nonostante che per la mia casa fosse passata una dozzina di compagni di viaggio più o meno duraturi e tantissimi altri che io definisco.......ombre. "No, non l’ho mai fatto", confermai a voce alta. "Non è difficile", replicò lui, "prendi il sapone o il bagnoschiuma e lo passi su tutta la schiena a larghe manate, delicatamente, come in un massaggio". "Rischio di bagnarmi tutta", osservai. "Puoi sempre spogliarti anche tu", fu la risposta. Avvertii che non era più un gioco, né uno scherzo, da parte di nessuno dei due. E che in fondo anch’io lo volevo, come se sentissi il bisogno di suggellare con quella intimità un’amicizia troppo a lungo trascurata. Ci misi meno di un minuto a togliermi tutto, ad aprire il vano della doccia, a sgusciarci dentro e a richiudere alle mie spalle la porta. C’era spazio abbondante per due. E io sembravo persino più piccola, e lui più alto. Mi dava la schiena. Aveva un sedere ben fatto, pensai. Afferrai il sapone e iniziai a insaponarlo: le spalle, il collo, la schiena. Lui alzò le mani e le appoggiò alla parete del box. Lo scroscio dell’acqua ormai aveva investito anche me, ma era caldo, piacevole, invitante.
Arrivai al dorso, poi ai fianchi, un po’ pieni, con un accenno di maniglie. "Mmmmmm", mugolò, "sei delicatissima". Ora veniva il difficile. La schiena era insaponata. "Non fermarti", disse a bassa voce. Gli insaponai le natiche, poi la fessura, passando le dita sul buchino peloso. Allargò le gambe. Gli passai in mezzo, insaponandogli lo scroto. Aveva un’erezione avvertibile. Non potei trattenermi. Gli insaponai il cazzo!!!! Era grosso, lungo, durissimo. Lo insaponai a lungo, molto a lungo. "Sei molto brava", commentò, "per essere la prima volta direi che hai delle doti naturali". Ci scherzava sopra, ma…. La sua eccitazione non parlava di scherzi.
Si girò. Avevo gli occhi sul suo ventre. Il suo cazzo era, be’, era degno di nota, ma soprattutto il suo stato mi eccitava, capivo che era un omaggio alla mia femminilità. Il cazzo svettava verso di me sbucando da una fitta selva di pelo scuro, che risaliva fino all’ombelico, dove si diradava per infittirsi ancora tra i pettorali. Lo insaponai anche lì.
Lui poi mi tolse il sapone dalle mani. "Aspetta, voglio renderti il favore", mormorò. Lo lasciai fare. Mi insaponò le spalle, le braccia, il seno, il ventre. Poi mi girai. Sapevo di avere un culo degno di lode. Lui però non fece commenti. Mi insaponò la schiena. Poi, con le mani piene di schiuma, ripose il sapone sulla mensola e mi massaggiò i glutei e in mezzo a loro, rendendomi i gesti che gli avevo regalato poco prima. Sentii le sue dita premere sul mio buchino, leggermente. D’istinto lo allargai. Ero ancora vergine, lì, ma il suo tocco era eccitante, invogliante. Però non volle insistere e passò al mio sesso, che accarezzo con l’intero palmo della mano, reso liscio dal sapone, lasciando che due dita scivolassero all’interno delle grandi labbra. Si posò quindi su di me, schiacciando il suo cazzo tra le mie natiche e abbracciandomi il ventre per continuare a lavare il mio sesso da davanti. Mi masturbò in maniera divina, come neppure io sapevo fare, mentre io dimenavo il culo per poter godere della pressione del suo cazzo. L’acqua intanto ci toglieva il sapone di dosso.
Lui accostò le sue labbra al mio collo, da dietro. Era delicato, non pungeva, si era appena rasato. "Sai Marina", mi bisbigliò sulle orecchie, "sono quasi vent’anni che sogno una doccia così, e non avevo mai avuto il coraggio di chiedertelo. Mi sembravi disinteressata all’argomento, distante, quasi scostante ". "Non dire nulla", gli risposi girandomi, "non voglio sapere: ieri era ieri, oggi è oggi". Ci abbracciammo, sentivo il suo cazzo sulla mia pancia ora, e le sue mani sui miei fianchi, mentre io lo tenevo per le spalle. L’acqua mi stava bagnando i capelli. Ma non aveva alcuna importanza. Gli toccai le labbra con le mie. Lui rispose al mio tocco. Ci sfiorammo ancora, ma fui io a fargli sgusciare la lingua dentro la sua bocca, fresca di dentifricio. Fu un bacio lungo, dolce, con le nostre lingue che si rincorrevano di continuo, avvinghiandosi a vicenda. Ora era lui a succhiare la mia, ora ero io a succhiare la sua.
Per la prima volta ero sotto la doccia con un uomo, anzi, con Max, e mi chiesi come mai non l’avessi mai fatto e come mai non avessi desiderato prima quell’uomo che ora volevo con tutta la mia mente e tutto il mio corpo. Le mie mani sentirono la sua pelle d’oca e anch’io non dovevo essere da meno. Lui, sempre baciandomi, chiuse il getto d’acqua. Poi si scostò da me, aprì la porta della doccia, afferrò il telo da bagno che avevo preparato per lui e cominciò ad asciugarmi, meticolosamente, minuziosamente, il viso, la testa, le braccia, il corpo. Mi sentivo una bambola tra le sue mani. Mi asciugò tutta. Poi toccò a me. Lo feci girare. Era grande, alto, enorme. Lo asciugai dietro, poi lo rigirai di fronte a me. Quella sua erezione non accennava a diminuire e mi affascinava. Lo asciugai anche da quel lato, poi mi strinsi a lui, prendendogli con delicatezza le palle in mano. Mi piaceva sentire i suoi testicoli coperti di peluria, mentre il mio polso strusciava sul suo sesso. Lo volevo dentro di me e sentivo il lui il desiderio di soddisfarmi. Lo trascinai fuori dal bagno.
Mio dio, l’acqua aveva continuato a bollire, ed era quasi consumata. Che scema. "Chiudi il gas, lascia perdere", mi disse sereno. Feci come aveva detto. Poi gli presi la mano. "Vieni", gli dissi, portandolo verso la scala che portava alla camera da letto. Gli feci strada, muovendomi in modo che sapevo provocante. Sentivo il suo sguardo che scrutava il mio corpo, soffermandosi sul mio sedere. "Hai un culo ancora più bello di quanto avessi mai immaginato, uno spettacolo infinito", commentò e dicendo questo sentii un dito perlustrare il mio buchino , penetrarlo dolcemente ,ebbi un sussulto di libido e per poco nn caddi dalle scale ma continuai imperterrita a percorrere le scale . Arrivata di sopra, entrai in camera e mi sdraiai bocconi sul grande letto matrimoniale, aspettando. Lui salì a sua volta, mettendosi carponi e stringendomi leggermente tra le sue ginocchia. Sentivo la punta del suo membro che mi accarezzava la schiena, mentre lui si chinava su di me per leccarmi la nuca e mordermela. Con la bocca scese lungo la colonna vertebrale, sfiorandola con le labbra e la lingua, fino ai lombi, per poi risalire e mordicchiarmi le orecchie. Quindi scese di nuovo, questa volta fino alle natiche, insinuando la lingua nella fessura e raggiungendo il buchetto del mio culo……..allargandolo. Inarcai il bacino per facilitargli il compito, era una sensazione piacevolissima, lievemente perversa e deliziosa, che mi fece godere ancor più della mia e della sua eccitazione.
Lo lasciai fare, a lungo. Poi mi girai, mettendomi in ginocchio. "Sdraiati", gli ordinai, e fu lui a obbedire. Gli baciai le cosce, che lui allargo’, sapendo quello che volevo. Leccarlo tra le gambe, leccargli le palle, prendere in bocca uno a uno i suoi testicoli, poi salire con le labbra lungo il cazzo che pareva ancora più gonfio di prima. Gli presi in bocca la punta della cappella, coprendola di saliva, con la lingua passai tutto attorno e sul buchino, quindi giù, di nuovo verso le palle, e infine ancora su risucchiandolo. Lo sentivo fino in gola quando affondavo il viso su di lui, e ogni affondo era come una staffilata di piacere. Lui godeva dei miei gesti, sorridendo, a occhi chiusi, ogni tanto contraendo il cazzo in uno spasmo di piacere più forte degli altri. Mi misi a cavalcioni su di lui, glielo presi in mano e cominciai a strofinarmelo tra le labbra della figa e sulla clitoride, piegando infine le gambe per accoglierlo dentro di me, lentamente, dapprima un po’ alla volta, poi tutto. Mi stava riempiendo la figa con il suo grosso uccello!!!! Cominciai ad andare su è giù, mentre accarezzava i miei seni, strizzando i capezzoli tra le dita aperte. Mi toccai la figa, poi la clitoride, mi piaceva sentire con le dita quel gran cazzo che entrava e usciva da me, quelle mani delicate e decise impegnate a darmi piacere.
Mi girava la testa, cominciai ad ansimare, poi a mugolare, poi a urlare il mio piacere mentre l’orgasmo mi travolgeva, continuo, a ondate. Mi fermai seduta su di lui, avvolgendo il suo meraviglioso cazzo con le pareti della mia figa che aveva contrazioni senza fine, mentre sentivo la mia sborra scivolare fuori. Mi rilassai, abbandonandomi su di lui. Che non era ancora venuto. Mi baciò, stringendomi a se. Mi sollevò, scivolò da sotto il mio corpo e mi fece sdraiare bocconi. Mi sfiorò la schiena con la punta delle dita, cercando i punti più sensibili. Quindi appoggiò il palmo di una mano su una natica e la strinse, come un mercante che dovesse giudicare la merce. Mi venne da ridere. "è di tuo gradimento?", gli chiesi. E lui ribadì: "hai un culo da favola". Con le dita mi frugò nella passera, poi si rimise in ginocchio e me la leccò ancora, forzando il buco del culo ad aprirsi. Di nuovo inarcai il bacino, allargando le gambe. Sentii il suo dito che mi penetrava, ma non provavo alcun fastidio, anzi...... Era un piacere diverso, diffuso, quello che mi stava dando. Spinsi, per accoglierlo meglio, e lui a quel punto fece entrare tutto il suo dito nel mio culo ormai ben predisposto dalla sua…..lingua. Infine lo estrasse, mi leccò di nuovo, a fondo, si mise in ginocchio tra le mie gambe aperte, quindi si stese su di me, tenendosi sollevato sulle braccia.
Il suo sesso cercava il mio culetto vergine. Spinsi, e con la mano aiutai la punta del suo cazzo a farsi strada. Spinsi ancora,lui delicatamente entrava dentro il mio culo.....delicatamente ma decisamente.........io nn urlavo x pudore ma il dolore era enorme come in quel momento...... enorme mi pareva il suo cazzo,stavo per farlo smettere quando improvvisamente iniziarono le prime contrazioni vaginali di goduria sentivo la mia sborra colarmi oscenamente fra le cosce e il mio culo era ormai aperto a quel meraviglioso ....pistone che aveva, lui accortosi di questo con un colpo secco penetro' con il suo cazzo interamente nelle mie viscere lo sentivo fino in gola,e mai come in quel momento avrei voluto gridare la mia troiagine.......si ero proprio una troia e il cazzo mi piaceva tanto.....da svenire.Max prese selvaggiamente ad andare su e giù e, d’istinto, io feci scivolare una mano sotto di me e cominciai a masturbarmi, mentre i suoi testicoli sbattevano sulle mie dita. Mi sentii travolgere di nuovo, e mentre l’orgasmo si impadroniva di me, facendomi urlare nuovamente, sentii il suo cazzo che si svuotava e mi riempiva il culo della sua sborra, contraendosi più e più volte. Si rilassò, un poco alla volta, mentre il mio gemito si affievoliva piano piano. Ma non smetteva di contrarsi e io lo ricambiavo. Ad una contrazione sua ne corrispondeva una da parte mia, cui lui rispondeva nella stessa maniera. Cercò la mia bocca, riuscimmo a baciarci pur in quella posizione.
Sentivo che si stava sgonfiando e che scivolava fuori, mentre lo volevo ancora dentro e cercavo di trattenerlo dentro di me: una sensazione di possesso come non avevo mai avuto e sconvolta e ormai partita mi gettai con la bocca sul suo cazzo e leccai voracemente fino a quando nn lo ripulii per benino della sua e della mia sborra e finalmente ci baciammo in bocca appassionatamente e mescolammo la nostra sborra con un furioso e vorticoso gioco di lingue. Ci vollero non so quanti minuti perché il nostro respiro tornasse normale e non appena ciò accadde, vidi che il suo cazzo che cominciava nuovamente ad indurirsi. "Posso dormire da te?", mi chiese all’improvviso. "Scemo", gli risposi pregustando la notte…………mmmmmmmmm!
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20 anni fa
admin, 75
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PadronVale ed il cinema
La Padrona si era comprata un nuovo paio di scarpe con il tacco alto, delle decoltè nere molto eleganti, che aveva adocchiato dietro ad una vetrina in un negozio del centro.
Tornò a casa e le mostrò alla schiava -"Che te ne pare, leccapiedi? Sono o non sono belle?"-
-"Sono bellissime, Padrona"-
-"Me le vorresti vedere indosso?"-
-"Si Padrona"-
Vale si sedette comodamente sul divano ed Alex le si inginocchiò davanti. La dominatrice calzava un paio di stupendi sabot aperti sulla punta con il tacco alto che ne mettevano in evidenza i proporzionatissimi ed eleganti piedi sempre curati alla perfezione e con le unghie smaltate di un rosso acceso. Accavallò le splendide gambe dondolando mollemente un piede su cui il sabot, mezzo sfilato ed in bilico sulla punta dell'alluce, si reggeva per un pelo.
La schiava si arrestò a contemplare quell'immagine, gli occhi fissi ed i pensieri rivolti a quell'unica scarpetta oscillante sospesa a mezz'aria.
-"Bé, che hai? Ti sei addormentata?!- chiese Vale.
-"No, Padrona"- Alex era rossa in viso e balbettava come la scema del villaggio.
-"Prendi le scarpe nuove e provamele"-
-"Si Padrona"- disse la schiava, tenendo gli occhi bassi.
Con mani tremanti Alex sfilò delicatamente il sabot dal piede sollevato di Vale. Il piede della Principessa era ora nudo e libero, si mostrava in tutta la sua leggendaria bellezza e superbia, come un Dio irraggiungibile che pretende di essere adorato.
Vale mosse e stiracchiò le dita davanti al viso chinato di Alex.
-"Prendi le scarpe nuove"- ordinò la Padrona.
La schiava eseguì con gesti meccanici. Avrebbe voluto chinarsi e baciare quel piedino così bello, così morbido, ma sapeva che la Padrona, non avendo dato il permesso alla schiava, si sarebbe infuriata e l'avrebbe sicuramente punita.
La principessa tese il piede che attendeva di essere calzato; la serva ubbidì docilmente e le infilò la scarpetta. Vale mosse le dita del piede per abituarlo alla nuova calzatura.
-"Sono belle, no?"-
-"Si Padrona"-
-"Anche l'altro, ora"- poggiò il piede calzato nella nuova scarpetta sul pavimento e tese l'altra gamba sotto al mento di Alex.
La schiava prese fra le mani la caviglia della Dea in modo che ella non avesse da durare fatica per sostenere la gamba a mezz'aria, poi sfilò il sabot e infilò l'altra scarpetta.
-"Come Cenerentola"- ridacchiò Vale -"La scarpina calza perfettamente"-
Vale annuì alle parole della Padrona, anche se il paragone con la protagonista della celebre fiaba non le sembrò molto attinente. Vale non era mai stata la sguattera di nessuno, la sola idea di vedere la principessa sottomessa a qualche altra ragazza turbò i pensieri della serva. Strideva con tutto ciò che Alex conosceva.
Vale era la Padrona, punto e basta!
A quel punto la Dea si alzò in piedi, camminando un po' in lungo nella sala, per ammorbidire le nuove calzature e stabilirne la comodità.
Passò e ripassò davanti ad uno specchio per ammirarsi. Alex non riuscì a staccarle gli occhi di dosso per un solo istante, la seguì adorante ovunque andasse, a quattro zampe come una fedele cagnetta domestica.
Dopo un po' Vale si fermò: era al centro della stanza, in mezzo al tappeto.
-"Vacchetta, le nuove scarpe sono abbastanza comode, però trovo che siano un po' dure in punta. Bisogna ammorbidirle al più presto, non vorrei che i miei piedini ne risentissero più avanti"-
-"Si Padrona"-
-"Ho un'idea sul come fare! Sdraiati!"- ordinò.
La schiava le si prostrò di fronte e si sdraiò ai piedi della Dea, con la schiena rivolta verso il pavimento.
-"Brava, è proprio così che ti volevo"-
-"Grazie, Padrona"-
-"Ora stai ferma"- disse la Dea, andando ad accendere la radio. Una musica gradevole e piena di ritmo sciolse la silenziosa atmosfera della stanza.
Vale si avvicinò alla schiava, sollevò una gamba e andò a posare il piede sullo stomaco di Alex. Il tacco della nuova scarpa affondò nella morbida pelle della pancia della leccapiedi.
-"Oggi mi farai da tappetino per gli allenamenti"- disse Vale -"Vedi, ballare è il modo più rapido per ammorbidire un bel paio di scarpine nuove, ma per via dei tacchi alti ho paura di cadere. Così invece di ballare sul pavimento, che è duro, ballerò sulla tua flaccida pancia, che è bella soffice e ammortizzerà ogni mio affondo..sai, anche per le caviglie è molto meglio."-
Sollevò l'altra gamba e l'andò a posare di fianco alla prima. Il peso della Principessa era contenuto ma mise duramente alla prova la tolleranza al dolore della cagna. Specialmente i punti in cui i tacchi affondavano nella carne, causavano alla sottomessa un gran dolore.
Vale, seguendo a musica, mosse alcuni passi sull'addome di Alex. I suoi piedini guizzarono nell'aria come argento vivo, sollevandosi leggiadri e al contempo vigorosi. Ogni volta che ripiombavano sulla povera leccapiedi quest'ultima sentiva l'aria contenuta nei propri polmoni urlare al fine di scappare via. Alex irrigidì i muscoli addominali per contrastare i colpi inferti da Vale ma il suo stomaco cominciò a parergli sempre più una fornace di dolore.
Intanto la Padrona, incurante della pena sopportata dalla serva, ballava e rideva. Il suo portamento era meraviglioso ed elegante, come quello di una modella o di una grande attrice. Anche se straziata dal dolore Alex non poté fare a meno di ammirare la grazia con la quale la Padrona si muoveva.
-"Come va là sotto, serva?"- chiese Vale ad un certo punto.
-"B. bè.bene..P."-
Vale rise.
-"Non ti sciupare a rispondere, cagna"- e posò la suola di una delle due scarpette sul viso della serva, mentre l'altra andò a posarsi sul torace, fra i seni.
-"Ti faccio male?"-
-"N.no.Pad."-
-"La tua pancia è tutta rossa"- disse la Padrona -Ah ah.sembra un campo minato.."-
La schiava strinse i denti, sotto al piede di Vale.
-"Posso resistere, mia Padrona"-
-"Lo credo bene. E' a questo che servi"- rispose Vale.
Sollevò il piede che era sulla faccia della serva e andò a calpestare con la suola triangolare la labbra della sottomessa. -"Lecca, cagna"-
Alex dischiuse le labbra e leccò la suola. C'era un po' di polvere ma le scarpe, essendo nuove di negozio, erano pulitissime.
-"Le mie scarpe devono essere perfette"- disse Vale -"Ora l'altra, non dimenticarti di leccare l'altra"- e dicendo questo sbatté la punta della preziosa scarpa in bocca alla disgraziata. Alex ansimava per il dolore e perché la Padrona le stava con quasi tutto il suo peso sul petto e le impediva di riprendere fiato.
-"Sei proprio una bestia schifosa, lo sai? Succhia, cagna, da brava. Lecca i tacchi delle mie scarpe. Ormai sono molto più preziose di te"-
La Padrona attese che la serva terminasse di spolverare anche i tacchi e poi, con suprema manifestazione di superiorità le calpestò con entrambi i piedi la faccia, facendo ben attenzione a conficcare i tacchi sul mento e le punte sulle sopracciglia, in modo da non perdere l'equilibrio. Un solo inciampo, un solo movimento fuori posto avrebbe fatto si che Vale infilasse la punta della scarpa nell'occhio della serva, accecandola. Ma per fortuna la Dea aveva un eccellente senso dell'equilibrio e rimanere eretta sulla testa della serva per qualche secondo non le fu difficile.
-"Ah ah.ti promuovo a zerbino della Padrona"- disse -"Te lo sei proprio meritato. Lo sai fare meglio del cane e del cavallo"-
E detto questo scese da Alex. La serva era stremata.
-"Ti userò ancora come tappeto, ma non oggi.tutte le volte che avrò bisogno di ammorbidire un paio di scarpette nuove, oppure quando mi annoierò"-
Si sedette sul divano ed accavallò le gambe.
-"Ora striscia qui ai miei piedi, se ce la fai, e toglimi le scarpe nuove. Prendile e mettile nella loro scatola, poi leccami i piedi. Voglio che tu mi faccia proprio un bel massaggino con la lingua, sai ho i piedini stanchi."-
Alex cercò di rimettersi sulle quattro zampe, nella tipica posizione canina che aveva caratterizzato la sua vita dal giorno in cui conobbe Vale. Cadde, si rialzò e ricadde una seconda volta. La Padrona rise di ogni patetico tentativo andato a vuoto.
Quando la serva le fu vicina allungò la gamba e le sollevò il mento con la punta della scarpa.
-"Poverina sei proprio ridotta ai minimi termini.- la beffeggiò. Non appena tolse il piede il viso della schiava si chinò fin quasi al pavimento.
-"Ora però muoviti, ti riposerai dopo.lecca cagna.e lecca bene!-
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20 anni fa
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PadronVale ed il cinema
La sala proiezioni del cinema in centro era un grande rettangolo dalla forma allungata e molto alto, dall'intonaco bianco ed arredato da oltre venti file di poltroncine dal sedile di velluto imbottito. C' erano tre entrate normali, che sbucavano alle spalle delle poltroncine ed un'unica uscita d'emergenza dalla porta gialla.
PadronVale giunse al cinema cinque minuti dopo Alex. La schiava si fece trovare con in mano i biglietti già comperati, in modo da non far attendere ulteriormente la giovane Sovrana. Entrarono in sala e, finché le luci non si furono spente, fra le due, sedute accanto, non passarono altro che poche parole mormorate. Il film era buono ma, essendo quella l'ultima settimana di programmazione, poca gente era intervenuta a vedere lo spettacolo. Vale ed Alex erano praticamente da sole, sedute ad una delle file più distanti dal grande schermo.
Le luci si spensero. Immediatamente la mano di Vale arpionò la chioma castana di Alex e la spinse con veemenza verso il basso. La schiava si prostrò di fianco alla dominatrice, incastrandosi alla meglio fra le gambe di Vale e la poltroncina di fronte a lei.
Era estate e la Dea indossava solo una T-shirt, un paio di pantaloni rosa leggeri e i sandali infradito.
-"Leccami i piedi fino alla conclusione del film!"- disse Vale.
Alex obbedì. Tolse delicatamente alla Padrona le nobili calzature, che posò con attenzione poco distante, sotto al sedile dove era seduta l'Eccelsa, poi pose le mani con le palme rivolte verso il pavimento sotto le piante dei piedi di Vale, si chinò maggiormente ed iniziò a leccare.
Cominciò dal collo del piede, dolcemente, con quella lentezza che sapeva piacere alla sua Padrona.
Per il fatto di avere tanto tempo a disposizione solo per leccare i piedini dell'amata dominatrice la serva procedette pian piano, lesinando su ogni centimetro di pelle di quelle bellissime estremità, godendo nel pulire da ogni particella di polvere i talloni forti e ben modellati e gli spazi fra ciascun dito.
Vale la lasciò fare per una ventina di minuti, senza muoversi, cambiando posizione solo quel tanto che bastava per non porre i piedi al di fuori della portata dalla lingua di Alex, ma dopo un po' la Padrona si cominciò a stancare.
Mise allora un piede sul collo della sguattera e lo schiacciò sul pavimento mentre infilò l'alluce dell'altro piede fra le labbra della schiava. Il suo scopo era quello di divertirsi nel vedere la serva sofferente e quasi soffocata sotto il suo tallone che non osava ribellarsi e che tuttavia proseguiva caparbiamente nella sua opera di pulizia mulinando la lingua in bocca attorno alle dita del piedino della Dea.
Poi, nel silenzio, una voce mormorò alle spalle della Padrona.
-"Vale, ma sei proprio tu?"- chiese la voce.
La Padrona si voltò e nella penombra riuscì a distinguere il viso di una bella ragazza dai capelli castani raccolti in una lunga coda che le pendeva sulle spalle. Gli occhi della fanciulla erano marroni e brillavano, riflettendo la luce emessa dallo schermo cinematografico.
-"Ciao, Silvia!"- esclamò Vale -"Nn credevo di trovarti qui! Che cosa sei venuta a fare?"-
-"Bè, che domande! Sono venuta a vedere il film, no? Perché, tu cosa sei venuta a fare?"-
Vale rise. In occasioni normali avrebbe nascosta la parodia umana che in quel momento era accucciata sul pavimento a leccarle i piedi, sbattendola sotto alla poltroncine. Ma con Silvia non ve ne era bisogno. Silvia era, come Vale, una dominatrice. La Dea non sapeva se anche la ragazza avesse già una schiava, o uno schiavo (o se ne avesse mai avuto uno), ma la conosceva già da qualche tempo e alcuni suoi comportamenti molto particolari le avevano dato la prova della sua vocazione.
-"Certo, questo film mi piace, Harrison Ford è grande, ma più che altro sono venuta a farmi leccare i piedi in pace e tranquillità..sai, a casa ci sono i miei. Una vera seccatura."- disse Vale.
Silvia aggrottò le sopracciglia -"Leccarti i piedi?"-
-"Si"- rispose Vale -"Guarda sotto di me!"-
Silvia si sporse sopra lo schienale della poltroncina di Vale e vide Alex, schiacciata sotto ad un piede ed intenta a leccarne un altro.
-"Chi è?"- chiese Silvia.
-"La mia schiava personale"-
-"E ti lecca i piedi?"-
-"Ed il sedere, e si fa cavalcare, frustare, prendere a calci e a schiaffi. Mi lucida le scarpe e mi lava la biancheria, e mi pulisce anche la camera. Ultimamente ho preso gusto nell'usarla come cesso!"-
-"Questa poi! Come si chiama?"-
-"Alex. Ma io la chiamo semplicemente schiava, o cagna, o leccapiedi.insomma, hai capito, no?"-
-"Ma lo fa di sua spontanea volontà oppure."-
Vale rise -"Certo che si, è una vera serva. Se vuoi te la presto. Ti piacerebbe farti leccare un po' i piedi? Sai, con quest'afa è un piacere avere una lingua morbida che ti rinfreschi proprio lì!"-
-"Come hai ragione!"-
-"Dai, te la cedo volentieri!"-
-"Sei un'amica!"-
-"Ma mica a gratis!"-
-"S'intende! Ma non posso privarmi di più di venti euro, al momento. Sai com'è, sono sulle spese!"-
-"Venti euro soltanto? Mmmm.sono giusti solo per arrivare fino alla fine del primo tempo. Vieni davanti, al mio fianco"-
Silvia arrivò di corsa accanto alla Padrona, si sedette sulla poltrona alla sua destra, mentre Alex era alla sua sinistra.
-"Ora, sguattera, lecca i piedi alla mia amica, muoviti e fallo per bene!"- ordinò Vale.
-"Si Padrona"- rispose la sottomessa, ma nella sua voce non c'era gioia. Era evidente che quell'ordine non le dava soddisfazione. Leccare i piedi di un'altra ragazza.puah! Ma alla Padrona i pareri di Alex non interessavano, contavano solo i soldi che l'altra miss aveva promesso.
Alex si sporse fino ai piedi di Silvia che si lasciò togliere le scarpe da ginnastica e le calze. La schiava mise le mani sotto ai piedi della sua nuova dominatrice e leccò. Le estremità di Silvia erano bellissime e morbide ma non come quelle di Vale ed inoltre erano molto sudate. Ma la serva non vi badò. Con la consueta maestria leccò il dorso e la pianta dei piedini di Silvia e asportò ogni residuo dalla base delle dita.
Nel frattempo Silvia rideva e strusciava i piedi sulle mani di Alex e sul suo viso. Vale, al centro fra le due, intanto usava la schiava come un pratico poggiapiedi.
-"I soldi!"- disse la Padrona ad un certo punto.
Silvia glieli porse -"Eccoli"-
La leccatura andò avanti ancora per un po'. Silvia era al colmo dell'eccitazione quando terminò il primo tempo.
-"Schiava, basta, riprendi a leccare i miei piedi!"- ordinò Vale, sbattendo le sue preziose estremità sotto al naso di Alex.
-"Si Padrona"- disse la schiava con entusiasmo. Silvia poteva avere anche dei bei piedini ma quelli di PadronVale, per Alex, restavano i più belli, avvenenti, leggiadri, armoniosi, affascinanti, squisiti, aggraziati del creato.
-"No, aspetta.un altro pochino, dai!- esclamò Silvia.
-"Mi spiace, il patto era solo fino alla conclusione del primo tempo!"- disse Vale. Alex era già al lavoro: si era gettata letteralmente sulle estremità della Dea con voracità, leccando con un ardore che persino Vale aveva veduto raramente.
Silvia tirò fuori altre trenta euro dal portafoglio -"Fino alla fine del film"-
Vale la guardò, rifletté fra se per un momento.
-"No.no, non accetti, Padrona"- pregò mentalmente Alex senza tuttavia pronunciarsi. La prospettiva di trascorrere altro tempo ai piedi di una dominatrice che non fosse Vale la inorridiva.
-"OK, affare fatto, Silvia!"- disse invece la Padrona, con grande dispiacere di Alex.
-"La mia leccapiedi è tua fino ai titoli di coda"-
-"Grazie"- disse Silvia -"Ora lecca, cagna schifosa, che mi sei già costata abbastanza. Leccami i piedi come facevi con la tua Padrona"-
Alex obbedì.
Vale la usò per il resto della proiezione come semplice poggiapiedi, pensando al nuovo inaspettato utilizzo della schiava. Leccapiedi a prestito. Cinquanta euro l'ora. Non male, pensò. Si godette la visione del film, comodamente seduta accanto all'amica che ridacchiava del solletico alle piante dei piedi provocatole dalla lingua della sottomessa. Vale fece progetti sul futuro della schiava, quella parodia di essere umano accovacciato lì, sotto ai suoi piedi.
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20 anni fa
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Solo una volta
Era un giorno come tanti, mi trovavo solo con i mie pensieri, cercavo di trovare la soluzione ad un problema che mi assillava da tempo, certo starmene li seduto sul molo in una splendida giornata di sole con la gente che passava davanti a me parlando e ridendo, non era certo il modo migliore di poter venire a capo del mio dilemma, ma era ormai più di una settimana che continuavo a tormentare la mia mente con la stessa ed incessante domanda senza venirne a capo , quindi anche se il problema continuava ad esistere, decisi che per un giorno avrei cercato di dare alla mia testa un attimo di tregua.
Così con lo sguardo che fuggiva ora su un onda che veniva ad infrangersi contro gli scogli, ora su un gabbiano, che con il suo volo agile e silenzioso dava prova di tutta la sua energia e bravura, cercando di volare controvento, una parte di me poteva godersi questo spettacolo.
Non so da quanto mi trovavo li, come se fossi stato catturato da chi sa quale forza invisibile, ma improvvisamente sento che qualcosa è cambiato, sento che vicino a me c'è una nuova energia, un energia che da forza, come se un terremoto fosse venuto a scuotermi, vedo accanto a me qualcosa che nessun spettacolo potrebbe esibire con tanta grazia e bellezza, era li, seduta di fianco a me, una ragazza bellissima ,era vestita con un paio di jeans che mostravano le sue forme dolci ma allo stesso tempo forti e solide, come se fosse stata scolpita nel più bel marmo che la natura potesse concedere, i suoi seni sotto ad una maglietta viola pallido, sembravano essere due piccole colline che potevano sfidare in bellezza ed in pericolosità anche le più alte vette del mondo , i suoi capelli corti, neri, neri, color corvino, emanavano un profumo che ancora oggi non saprei descrivere, contornavano dolcemente il suo viso come se volessero assecondarla in ogni suo movimento, il suo viso era stupendo,
semplice e con un tocco di malizia, che, con la frangetta che gli cadeva sopra gli occhi le donava quell'aria di bambolina, una stupenda bambolina.
Così mi ritrovai ha fissare quello spettacolo senza più accorgermi di nulla, più la guardavo e più mi risucchiava in un vortice, come se fossi in mezzo al mare su una zattera ed all'improvviso vedere un isola di salvezza, dovevo conoscerla, dovevo sapere il suo nome, sapere tutto di lei, ma sapevo, che ogni attimo che passava, era un attimo rubato dal tempo per non farci conoscere , così con il cuore che mi batteva ad una velocità incredibile, mi rivolsi a lei: " è davvero bello questo posto " - per un attimo il silenzio, quel silenzio che ti colpisce con tutte le sue forme più basse di paura, come se solo dopo aver fatto qualcosa, ti accorgi che è tutta sbagliata e ti penti di averla fatta, poi una voce, bellissima, con un timbro caldo e dolce, mi riporta vicino all'isola: " si, davvero bello " - incominciammo a raccontarci attimi di vita vissuta, i nostri attimi di vita , ricordi di un passato che restano lì, chiusi nella nostra mente anche per anni senza mai essere presi, poi a
ll'improvviso lì riprendiamo e ci ritroviamo a raccontarli a persone che fino a pochi attimi prima non conoscevamo. Chissà per quale ragione a me piace pensarla come disse quel tale - "Una volta sulla terra esistevano piccoli villaggi, dove tutti conoscevano tutti e tutti aiutavano tutti, poi il mondo si è allargato ed i villaggi sono diventati paesi i paesi città e le città metropoli, dove nessuno conosce nessuno e tutti pensano a se stessi , però in questo mondo di individualisti per qualche strano gioco del destino capita di trovarsi per strada e con lo sguardo incontrare una persona che prima di allora non si era mai vista, ma con l'assoluta certezza di conoscerla e di avere una grande fiducia in essa , la spiegazione è che quella persona faceva parte del tuo stesso villaggio e anche se sono passati secoli, una forza lega gli uni agli altri, solo che non tutti hanno la possibilità di poter incontrarsi o parlarsi e quindi quel attimo sfugge e si dimentica"
Per me no, avevo preso l'attimo e adesso ero li a parlare con quella bellissima ragazza.
Ormai si era fatto tardi, così ci salutammo , solo allora mi resi conto che non sapevo il suo nome, restammo per un attimo a fissarci negli occhi, chi sa che pensava, così prima di separarci le chiesi se ci saremmo rivisti , mi disse che veniva spesso qui a guardare il mare.
Andai per cinque giorni a sedermi nello stesso punto, alla stessa ora, senza più rivederla , ormai lei era il mio pensiero, sentivo che se non l'avessi rivista, sarei impazzito, finalmente il giorno seguente la vidi, seduta come quel giorno a guardare il mare, bella come non mai , mi avvicinai a le la salutai, però questa volta nel suo sguardo c'era una linea di tristezza , le chiesi come stava e se tutto andava bene, mi rispose che fra tre giorni sarebbe partita, queste poche parole mi fecero soffrire con una tale forza, che nemmeno una lama che lacera la carni sa fare, sapevo che questo voleva dire che non l'avrei più rivista, sapevo che non ci sarebbe stato più quel bellissimo sguardo a farmi dimenticare ogni disgusto della vita , così ci ritrovammo ancora una volta a parlare di ricordi, ma questa volta con una parola triste alla fine dei suoi, " chissà quando potrò rivedere questi posti ", non potevo più restarmene li ad ascoltare, il mio cuore non avrebbero resistito, così mi
alzai, la salutai con una scusa e me ne andai.
Passai un giorno davvero infernale cercando di dimenticarla , sapevo che non dovevo tornare in quel posto ne ora ne mai, però la forza che mi attirava in quel posto dove ci eravamo incontrati, era troppo forte, così il giorno seguente mi ritrovai a camminare verso quel luogo, con la speranza nel cuore di poterla rivedere, anche per un solo istante, ed il destino volle che lei era là, questa volta in piedi, era stupenda, ci ritrovammo l'uno di fronte all'altra, un breve silenzio, uno scambio di sguardi e con le mani strette la baciai, sentivo le sue morbide labbra sulle mie, sentivo tutto il calore che la sua bocca trasmetteva alla mia e la strinsi forte a me, lei mi abbraccio e mise la testa sulla spalla, sentivo il suo pianto silenzioso , gli accarezzai i capelli e le dissi di passare insieme la serata, mi rispose di si.
Restammo li abbracciati in silenzio, come se solo così, tutto quello che ci circondava avesse senso, ci baciammo ancora e ci separammo per rivederci più tardi.
Mangiammo in un bel ristorante a lume di candela in riva al mare, la luna si rispecchiava nelle acque calme, il cielo e le stelle sembravano voler sigillare per sempre quegli attimi che ci ritrovavano insieme , mangiammo senza quasi mai parlare come se le parole potessero in qualche modo interrompere il discorso dei nostri sguardi , uscimmo dal ristorante, la sera si era fatta più fresca e delle nuvole minacciavano quello stupendo cielo che fino a poche ore prima era stato un manto trapuntato di stelle e quel freddo serale mise in mostra sotto alla sua maglietta due piccoli capezzoli che si mettevano in mostra e creavano quel gioco di vedo non vedo mettendo ancora più in risalto due seni di una rotondità perfetta , camminammo come due nomadi che cercano una meta, ma in realtà nemmeno loro sanno cosa cercare, così come se una mano ci avesse guidato, ci ritrovammo nel posto dove ci eravamo incontrati, ci sedemmo in quel luogo testimone del nostro incontro e ci stringemmo baciandoci, la
sua lingua giocava con la mia come se danzassero un ballo invisibile al resto del mondo , poi un tuono annuncio l'arrivo di un temporale, uno di quei temporali estivi che arrivano con una tale forza da voler spazzare via tutto ciò che incontra, ma con la stessa forza se ne va, lasciando solo qualche piccola goccia di ricordo del suo passaggio.
Così la pioggia ci sorprese, eravamo ancora li a baciarci, non c'era nulla che potesse fermare la nostra passione, cominciai ad accarezzargli i capelli che cominciavano a bagnarsi, poi infilai la mia mano sotto alla sua maglietta accarezzandogli il ventre e salendo fino al suo seno, potevo sentire la dolce curva che separa un seno dal altro, sentivo il calore che il suo corpo emanava mentre accarezzai con le dita il capezzolo turgido e duro e mentre facevo questo, anche le sue mani passavano da un punto ad un altro del mio corpo , si stacco da me e si tolse la maglietta potevo vedere quei bellissimi seni in tutto il loro splendore , si avvicino e cominciai a baciarla prima sul collo poi sui seni, leccandoli, i sui capezzoli eccitati e duri, con la mano le accarezzavo il corpo , sentii una mano slacciarmi i bottoni dei jeans e infilarsi dentro i miei slip accarezzandomi il sesso portandomi ad un piacere davvero assoluto , la baciai ancora con tutta la passione che il mio corpo poteva
darle, la pioggia cadeva incessante e noi eravamo li, stretti in una danza sensuale, senza pensare ad altro che al piacere di quell'attimo, si stacco da me, si alzo, si tolse le mutandine tenendosi la gonna, alzandola fin sopra le cosce lisce e modellate, sembrava fare una danza sotto la pioggia, come accadeva secoli fa in qualche villaggio di questa terra, resto per un attimo in quella posizione con lo sguardo rivolto al cielo, lasciando il suo corpo nudo hai mie sguardi, abbasso la testa e mi guardò, mi trovò rapito da quel corpo stupendo, rapito dalla sua forza e dal suo calore, sulle sue labbra si disegno un dolce e intrigante sorriso ,come se avesse letto il mio pensiero, comincio ad ancheggiare, con le mani mi invito ad avvicinarmi, andai da lei, mi inginocchia, la guardai negli occhi e poi cominciai a baciarle le cosce, erano sode e lisce, la sentivo fremere, con le sue mani guido la mia testa al suo sesso, assaporai il suo sapore, come un uomo che disperso nel deserto, trova
un'oasi dove appagare la sua sete, sentivo il suo corpo abbandonarsi hai movimenti della mia lingua, come se non volesse perdersi un solo attimo di quel piacere, poi mi alzai e la strinsi forte a me baciandola, ci stendemmo sulla spiaggia, mi abbasso i pantaloni e mi bacio il sesso, portando la mia eccitazione ad un punto che non aveva più confini, dove non esiste più la realtà, ma tutto è passione e sogni, sentivo le sue mani prendere il mio sesso e portarlo nel suo, sentivo il suo ventre muoversi a piccoli colpi, prima regolari poi cambiando ritmo e anch'io mi muovevo, cercando di assecondare i suoi movimenti, mi bacio il petto e poi torno a baciarmi, giocando ancora con la mia lingua, sentivo i suoi seni premere sulla mia pelle, accarezzavo il suo sedere, quella curva dolce e armoniosa del suo fondo schiena, la sentivo sempre più mia, lei mi cavalcava come una valchiria cavalca il suo destriero, ormai eravamo al culmine del piacere, la sentivo ansimare, tutta la sua passione si s
cioglieva su di me mischiando i suoi umori alla pioggia, cercammo di allungare il più possibile il nostro godimento, ma ogni cosa a una fine, così ci ritrovammo abbracciati stretti l'uno all' altra con lo sguardo perso in quel vuoto che non a confini ne parole , anche la pioggia aveva finito di cadere, come se volesse ricordarci che ormai il nostro tempo era scaduto, ci lasciammo come le atre volte, solo che questa volta avevamo un bel ricordo da condividere, da portare con noi sulla strada del nostro vagare.
Tornai ancora in quel posto, un paio di volte da quella notte, senza più rivedere quella bellezza che la natura volle farmi incontrare solo per avere un attimo di vita da questa misera realtà, ma senza quel temporale estivo di "non so come si chiama", nulla può sfuggire alla realtà e quel posto vivrà nella mia mente, come "non so come si chiama" resta viva nel mio cuore .
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20 anni fa
admin, 75
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Il panino imbottito
Accidenti.....fuori pioveva a dirotto il mio unico giorno libero e fuori.....pioveva.Stavo appiccicata con il naso contro il vetro della mia finestra scrutando il cielo e sperando che un miracolo lo facesse aprire e tornasse terso, che la pioggia smettesse di colpo e mi permettesse cosi' di uscire ma ...era una vana attesa fuori pioveva .....pioveva......piovevaaaaaaa e io maledivo quel giorno che avevo deciso fra tanti di prendere le ferie proprio oggi....tornai stancamente e annoiata verso il salone e mi buttai di peso sul divano accesi la tele , iniziai nervosamente a girare x tutti i canali con il telecomando nn riuscivo a concentrarmi ne a guardare veramente cio' che trasmettevano cosi' spensi la tele e mi sdraiai sul divano, mi sentivo depressa e impossibilitata ad essere presente all'appuntamento.....Non avevo mai detto a Max che ero priva di macchina e per farmi vedere autonoma nn avevo nemmeno ceduto alle sue
proposte gentili per altro di venire a prendermi a casa e ora ero pentita' della mia stupidita'.
Mi assopii pensando che nn lo avrei mai piu' rivisto.......il trillo di una cosa assordante e antipatica mi sveglio' e mi riporto' spiacevolmente alla realta'...era il telefono:....pronto........Ciao Cinzia sono Max,senti ho avuto dei problemi con la macchina e nn posso essere presente all'appuntamento mi dispiace molto ed ho voluto avvertirti;.....rimasi zitta x un attimo senza sapere se dirgli che anchio a causa del nubifragio avevo avuto dei problemi oppure accettare la sua scusa e rimanere per lui una persona libera ed autonoma comunque optai per la seconda versione e gli dissi che nn importava che avevamo tanto tempo per noi e che ci sarebbero state altre opportunita'....un debole ciao forse un po deluso mi saluto' dall'altra parte della cornetta io aggancia e tornai sempre piu' depressa e sola sul mio divano che ora per il mio nervosismo trovavo scomodissimo......mi alzai incazzatissima e andai verso la cucina x bere un bicchiere di acqua e dato che c'ero mi feci un bel panino imbottito tanto valeva rilassarsi e godersi questa giornata di ferie che mi ero preso.avevo appena finito di preparare il panino e stavo per dare il primo morso che di nuovo un trillo antipatico mi fece sobbalzare questa volta era il campanello di casa.....nn aspettavo nessuno chi poteva essere ? Curiosa di scoprirlo poggiai il panino sul tavolo della cucina e andai ad aprire.....TU????????Ma....come hai fatto a sapere il mio indirizzo????Be' facile dal tuo numero sono risalito all'indirizzo.....ma.....nn mi fai entrare???? Lo guardavo inebetita era fradicio...zuppo fino al midollo ,ma....cosa ti e' successo??? Non volevo mancare al nostro appuntamento per colpa mia e sono venuto a piedi da casa sai in fondo nn e' molto appena 4 km ma..dato che pioveva a dirotto.........allora mi fai entrare????Anche se a malincuore nn potevo lasciarlo cosi' conciato sulla porta in fondo aveva fatto un bel gesto sfidando quel nubifragio pur di vedermi e lo feci entrare......Non sapevo cosa fare mi stava bagnando tutta la casa e anche lui era molto imbarazzato da quella assurda situazione,cosi' mi feci coraggio e gli dissi:Senti fai una cosa fatti una doccia che io nel frattempo cerco di asciugarti i panni .....lui annui' in silenzio e con gli occhipieni di gratidudine (visto che io nn mi decidevo a muovermi...)mi disse:se mi indichi dove' il bagno cerchero' di fare il piu' in fretta possibile......mi diressi verso il bagno e lui dietro come un cagnolino bastonato,entro' lasciando la porta socchiusa poiche' doveva passarmi i suoi vestiti,io molto nervosamente aspettavo ......mentre chiedevo se aveva fatto i miei occhi si posarono sullo specchio del bagno...ne intravedevo appena un angolino ma abbastanza per vedere cosa succedesse all'interno.....lui si era quasi del tutto spogliato era in slip e vedevo una bella figura maschile alta imponente con un filo di ciccetta ai fianchi che lo rendevano ancora piu' affascinante vedevo i peli del pube fuoriscire dagli slip e andare ad incontrarsi con quelli del petto nn era villoso ma aveva una peluria giusta pensai proprio come piace a me e mentre pensavo questo lui si tolse gli slip, l'eccitazione per quella situazione e quella visione mi colse all'improvviso nn potevo fare a meno di distogliere lo sguardo da quel.....quel......cazzo magnifico,era in posizione di relax ma dalle dimensioni si poteva intuire tutta la sua potenzialita';ne avevo visti di cazzi ma quello era veramente imponente e mentre stavo fantasticandoci sopra la porta si schiuse e il suo braccio mi porse con dolcezza i vestiti io nel prenderli sfiorai la sua mano ed ebbi un brivido lungo la schiena di vollottuosa eccitazione cazzo......mi stavo bagnando!
Sentii lo scroscio dell'acqua aprirsi e mi avviai come promesso verso la cucina per asciugare i suoi abiti,meccanicamente poggiai i suoi vestiti sul tavolo e presi il suo golf lo strizzai perbenino e iniziai una accurata asciugatura con il phon quando finii era passato un buon quarto d'ora e lui forse estasiato dall'acqua calda era ancora dentro la doccia sentivo nitidamente l'acqua scorrere cosi' presi i pantaloni nel prenderli cadde qualcosa mi inchinai a prenderla e con stupore vidi i suoi slip li raccolsi e mentre li tenevo stretti in mano ripensai con eccitazione a cio' che avevo visto poco prima quel meraviglioso cazzo,mi stavo eccitando e bagnando........con aria furtiva cercai di sentire cosa Max stava facendo e rilassandomi capii che stava ancora sotto l'acqua allora ormai presa da una eccitazione irrefrenabile portai la mano verso la mia passerina e iniziai a carezzarmela da sopra la gonna e piu' lo facevo e piu' sentivo bagnarmi.....le mie labbra si aprivano sempre piu' e io presa da una irresistibile voglia misi la mano sotto la gonna e poi sotto gli slip mi infilai subito un dito dentro nn volevo perdere tempo "LUI" sarebbe uscito da un momento all'altro......ma un dito nn bastava tanto era la voglia di quel cazzo bellissimo cosi' ci infilai fino a quasi tutta la mano e iniziai un frenetico masturbamento stavo x raggiungere l'orgasmo lo sentivo violento, squassante,
e mentre mi mordevo un labbro x nn urlare tutto il mio godimento mi portai con vollutta' i suoi slip sulla faccia iniziai ad odorarli a leccarli dalla mia fica uscivano fiotti di sperma stavo avendo un orgasmo come mai mi era capitato emisi un lungo e incontrollato mugolio e sempre con i suoi slip sulla faccia venni............come ripresi il controllo di me stessa mi ricomposi e mi sedetti un attimo sulla sedia mi tremavano le gambe ma.....nel farlo mi accorsi che doveva essere passato molto tempo poiche' "LUI" era liiiiiiiiiiiiiii stava davanti alla porta della cucina con il solo asciugamano legato ai fianchi che mi guardava con un espressione sorniona ma eccitata,io per la vergogna ero avvampata da rossori ma allo stesso tempo ero consapevole che l'eccitazione per il momento trasgressivo che stavo vivendo contribuiva molto alle di cui sopra "VAMPATE"......lui senza dire nulla e con l' espressione di chi ha visto tutto e ne e' stato compiaciuto tolse con naturalezza l'asciugamano intorno alla vita e mi si mostro' in tutta la sua virilita'.....era.....ENORME .....ora lo vedevo in tutta la sua esuberanza......dritto,grosso e lungo ;rimasi senza fiato ipnotizzata da quella stupenda visione ed eccitatissima per il fatto che quello stato era dovuto a me..........si avvicino' e chinandosi mi bacio' con dolcezza prima poi il nostro bacio si trasformo' in passione e iniziammo ad accarezzarci freneticamente lui mi fece alzare e mi spoglio completamente...avevo 37 anni e una figlia ma sapevo benissimo che il mio corpo era ancora sodo e desiderabile infatti lui si soffermo un attimo a guardare la mia provocante nudita' e con lo sguardo eccitato mi disse:sei bellissima......iniziammo di nuovo a baciarci lui era come se con la bocca volesse perlustrare ogli centimetro del mio corpo mi fece sedere di nuovo sulla sedia e inizio a leccarmi i seni li teneva con il palmo della mano stringendoli delicatamente e intanto succhiava leccava e mordicchiava i capezzoli che erano nel frattempo diventati tanto turgidi da sembrare che volessero scoppiare.....prese lentamente a scendere con la lingua si intufolo' nel mio ombelico ....era stupendo sentire sulle mie carni trepidanti di eccitazione quella lingua cosi' intraprendente e abile.....mentre la lingua cercava i miei punti deboli la sua mano si insinuo' fra le mie cosce che io allargai subito per rendere il suo compito piu' facile....ero ormai un lago e lui accortosi di questo indugio' molto con la mano intorno alle mie labbra prima di infilarci 1 2 3 dita........ora anche la sua lingua era a contatto della mia figa e stava sapientemente succhiando e mordicchiando il mio clitoride mentre le sue dita in maniera costante e decisa nn smettevano il loro andirivieni......ogni tanto la sua lingua si insinuava fra il solco delle mie natiche e solleticava il buchino del mio culetto.....avevo avuti pochissimi rapporti anali perche' la ritenevo una pratica dolorosa e pocco eccitante ma il suo dolce modo e l'eccitazione mi fecero rilassare e aprire completamente forse anche lui dovvette accorgersene perche' subito dopo sentii la sua lingua intrufolarsi nel mio buchetto e inizio a......incularmi con la lingua andava avanti e indietro nel mio culo senza fermare le dita che mi stavano trapanando la fica grondande di umori.......ero ormai sdraiata col le mani che mi tenevo le gambe verso l'alto e questa posizione cosi' eccitante........mi permetteva di vedere tutto cio' che lui mi stava facendo.....leccava il mio culo ci infilava la lingua dentro e io ormai impazzita per la libidine emisi un urlo di godimento profondo lui passo le dita nel mio culo e si mise a leccare come un forsennato i miei fiotti di umore caldo che colavano lungo le labbra io stremata a quel punto mi distesi sulla sedia e lui mi venne sopra e mi bacio con foga aveva ancora in bocca la mia sborra e me la verso con la lingua nella mia io daprima stavo x ritrarmi ma poi invasa da una nuova e piu' profonda eccitazione inizia a slinguare nella sua bocca raccogliendo con la lingua ogni stilla dei miei umori mi alzai di scatto e mi inginocchiai davanti a lui il momento che avevo fantasticato ora era reale avevo il suo magnifico cazzo davanti al mio viso.....iniziai a tintillargli i testicoli con la lingua fino a mettermene in bocca prima uno e poi l'altro succhiandoli dolcemente poi iniziai a leccargli l'asta dalla base fino alla punta era scappellato davanti a me e io senza fretta volendomi gustare ogni attimo continuavo a leccargli l'asta su e giu' senza toccarla con le mani lui era estasiato e mi diceva....si ti ho visto mentre leccavi e odoravi le mie mutande ...sei una porca .....la mia porca .....e io sempre piu' presa dalla libidine gli dicevo:si sono una porca la tua porca e stasera voglio che mi infili il tuo bel cazzo nella fica e nel culo e che mi fai godere come una puttana ......la tua puttana.a quel punto lo presi tutto in bocca stavo x soffocare per quanto era grosso ma VOLEVO ASSAPORARLO IN TUTTA LA SUA LUNGHEZZA ....iniziai un lento su e giu' sul suo cazzo aveva un buon sapore e io ne ero quasi ipnotizzata umettevo con la lingua la mia saliva per lubbrificare lo scorrimento ,lo succhiavo con libidine e ogni mio movimento ne fuorisciva un erotico risucchio che nn faceva altro che aumentare la mia e la sua eccitazione mi fermai appena in tempo prima che venisse lui quasi grato di questa cosa mi prese quasi di peso e mi giro' alla pecorina io stavo con le mani sopra la sedia e inarcando bene il mio culetto all'insu' favorii ancora di piu' la sua penetrazione nella mia fica che fu dolce ma decisa quando mi sentii piena del suo cazzo lui si fermo x un attimo io ormai partita cominciai a muovermi verso di lui ma lui mi fermo' e inizio un lento andirivieni facendo crescere ancora piu' forte in me la voglia di essere trafitta con violenza da quel magnifico bastone di carne quando ormai ero quasi in preda ad una crisi di libidine lui prese a stantuffarmi con energia sembrava che il suo cazzo mi arrivasse in gola ero in preda ad orgasmi continui e sempre piu' lunghi interminabili che mi stavano portando allo svenimentolui allora si fermo' e pianissimo si sfilo' dalla mia figa ...io ebbi quasi un singhiozzo di pianto ma nn feci in tempo a chiedergli perche' che sentiii il calore della sua cappella contro il buchino del mio culo presa da un attimo di lucidita' feci x fermarlo ma le mie parole furono strozzate dal dolore un dolore pero' misto ad eccitazione ...la sua cappella era ormai entrata nel mio culo a questo punto lui si fermo' e aspetto' che io mi rilassassi quando si accorse che il mio buchetto perse di contrazione rilassandosi e aprendosi al suo grosso cazzo inizio di nuovo ad entrare sempre lentamente e dolcemente nn so come fece ma ormai era tutto dentro fino alle palle a questo punto inizio un dolce andirivieni e io con mio stupore nn sentivo piu' dolore anzi...ero piu' eccitata e infoiata di prima inarcai ancora di piu' la schiena favorendo l'entrata e insieme a lui iniziai a muovermi x sentirlo tutto dentro nn capivo piu' nulla ormai il suo cazzo scorreva nel mio culo fradicio di umori senza piu' ostacoli e io gli dicevo:si dai.....inculami,sfondami ma nn venire che dopo voglio leccare tutta la tua sborra e pulirti x bene con la lingua venni ancora in un rantolo prendendo con le mani le sue natiche e spingendolo verso di me per sentire tutto il suo cazzo nel mio culo avrei voluto dentro anche le palle in quel momento......mi accasciai sulla sedia e lui delicatamente come era entrato usci' dal mio culo e venne con il suo cazzo verso la mia bocca e io avida lo iniziai a leccarlo era intriso di umori ma io leccavo lo succhiavo voracemente e con la mano lo masturbavo velocemente volevo ormai assaporare la sua sborra sentire il suo sapore il primo schizzo mi colse di sorpresa ma subito ci misi una mano sotto x nn perderne nemmeno una goccia e lui sborro copiosamente sulla mia mano e nella mia bocca sembrava nn volesse finire mai....quando ormai esausto mi guardo' io con occhi maliziosi mi portai la mano piena della sua sborra verso la mia lingua e inizia a deglutire anche quella lui allora mi prese e mi bacio' le nostre lingue si intrecciarono e anche la sua sborra come la mia prima fu assaporata da tutte e due..........ci guardammo senza parlare con occhi dolci e complici lui disse:cavolo ora ho fame .......e senza chiedermi nulla prese il mio panino imbottito che avevo lasciato sul tavolo e con due morsi lo fini'......io pensai cazzo ricomicia la sfiga......ma sbagliavo da quel giorno e ormai sono dieci anni che io e Max viviamo insieme e siamo........felici ma......quando faccio un panino ormai ho imparato a nn lasciarlo piu' sul tavolo
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20 anni fa
admin, 75
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PadronVale: l\'addestramento continua
Nei giorni successivi il tirocinio da schiava di Alex s'intensificò. La Padrona fece in modo da costringere la ragazza a prestarle servizio ventiquattr'ore su ventiquattro e sette giorni su sette. Da prima perfezionò il modo di cavalcare di Alex perché a quattro zampe la schiava camminava spedita, si, ma aveva ancora poca resistenza. La Padrona la costrinse allora a galoppare per un'ora tutti i giorni, seduta sulla sua schiena, incitandola con un corto frustino da fantino. Alex imparò velocemente, più che altro per il terrore di ricevere nuove frustate.
Poi venne la settimana della schiava- gabinetto, nella quale Vale volle che Alex si perfezionasse per imparare a bere l'orina della Padrona. Tutte le volte che la schiava mostrava tentennamenti o esitazioni la Dea la prendeva per i capelli, la faceva mettere in ginocchio e le infilava la testa in un secchio pieno d'acqua sporca, trattenendole la testa sott'acqua con un piede e lasciandola riemergere proprio al limite del soffocamento. La Padrona si divertiva anche a sedersi sulla testa della serva quando essa era immersa nell'acqua fino alla gola. Alex resisteva finché poteva poi iniziava a gemere e cercava di riemergere. Implacabile la Padrona si lasciava andare di peso sulla testa della povera sguattera, spingendo il suo sedere perfetto sulla nuca di lei. Dopo ogni punizione, per gratitudine, la serva trascorreva non meno di un'ora di tempo a leccare le natiche della Sovrana che, comodamente sdraiata su morbidi cuscini, attendeva e rideva.
Alex prese a dormire tutte le notti dalla Padrona, ai piedi del suo letto. Quando Vale si andava a coricare la serva trascorreva un buon quarto d'ora con la testa affondata sotto le coperte a leccarle i piedi. La Dea si divertiva un mondo nel sentire la lingua di un'altra ragazza fra le dita dei piedi, mentre essa cercava di rimuovere lo sporco ed il sudore dalla pianta e dal tallone. Quando la Padrona si stufava di sentire una lingua sulle sue estremità scalciava in viso la sguattera, allontanandola. Alex usciva con la testa da sotto le coperte della Dea e si rannicchiava ai piedi del letto, priva di coperte e cuscino, indipendentemente dal freddo e dalla stagione.
Se la Sovrana aveva bisogno di alzarsi durante la notte lo faceva scendendo con i piedi sul petto o sulla faccia della schiava. Quest'ultima doveva rapidamente prendere la pantofole di Vale da sotto il comodino e calzarle ai piedi della Padrona. La stessa cosa avveniva la mattina, quando Vale si svegliava per recarsi all'università. Spesso era la schiava a svegliare la Dea all'ora desiderata da quest'ultima. Alex scostava un lembo delle lenzuola e leccava generosamente i piedi della sua Proprietaria finché essa non si svegliava.
Alex trascorreva molto tempo a leccare i piedi di Vale anche la sera dopo cena. La schiava, una volta terminato di lavare i piatti in cui la Dea aveva mangiato si recava in salotto dove la Padrona si stava rilassando guardando un po' di televisione. Lei naturalmente mangiava unicamente gli avanzi dei pasti della Dea raccolti in una ciotola oppure direttamente sul pavimento da sotto le suole delle scarpe della Dominatrice
Dopo un po' era fatta mettere a quattro zampe ed usata come poggiapiedi, oppure come cuscino da tenere sotto al sedere. Più di una volta Vale si era addormentata sul divano, rilassandosi completamene grazie alle dolcissime carezze della lingua di Alex e si era svegliata nel cuore della notte con un piede infilato fino alla base delle dita nella bocca della schiava, anch'essa addormentata. La schiavitù dell'inferiore era giunta ad un livello tale che se la Padrona muoveva impercettibilmente le dita nella sua bocca, anche da addormentata Alex prendeva a leccarle i piedi e a massaggiarglieli labialmente. Ciò faceva molto piacere alla Padrona, che sentiva di aver preso possesso completamente di un'altra persona. Così dopo essersi fatta leccare i piedi svegliava bruscamente la schiava e le pisciava in bocca, tanto per ribadire il proprio potere e la propria superiorità.
Una volta Alex giunse in salotto e trovò Vale languidamente sdraiata con la pancia appoggiata su morbidi cuscini del divano. Si avvicinò ed iniziò a leccarle i talloni. Vale la calciò in volto.
-"Chi ti ha detto di leccarmi i piedi?"-
-"Scusi Padrona ma."-
-"Zitta!"- esclamò Vale affondando una seconda pedata nel viso della serva.
La schiava cadde a sedere, massaggiandosi una guancia.
-"Abbassami le mutandine e leccami il culo"- ordinò la Padrona
-"Si Padrona"-
Alex eseguì, infilò le dita sotto l'elastico degli slip e tirò verso le cosce della Dea. Vale si voltò e le tirò uno schiaffo.
-"Fallo delicatamente! La mia pelle è di seta, non tollera maniere da animale come le tue!"-
-"Scusi mia Padrona"-
-"Lecca schiava. Fammi sentire la tua lingua"-
-"Si Padrona"-
Alex si tuffò con la bocca verso il sedere della Dea e prese a leccarle la natica destra. La Padrona non aveva torto a dire che la sua pelle era di seta. La lingua della schiava la trovò liscia e perfetta, appena imperlata da un velo di sudore che era la tensione accumulata durante la giornata.
-"Ti ho detto li? Lecca nel mezzo!"- disse Vale.
-"Si Padrona"-
Alex si spostò sul solco fra le natiche. Si rifece dall'alto e scese giù fino alle cosce. Ad un certo punto sentì la mano di Vale che l'artigliava ai capelli sulla nuca, strattonandola fino a farla risalire di un palmo. La bocca della schiava era proprio al centro delle natiche della Sovrana quando quest'ultima scorreggiò.
Alex, istintivamente, si fece indietro. La mano della Dea, ancora stretta alla sua chioma, strappò ciocche di capelli.
-"Che fai, stronza!?"- esclamò Vale -"Scappi?"-
-"Ma.Padrona"-
-"Ma un accidenti! Ti ho forse consentito di indietreggiare?"-
-"No Padrona"-
-"Allora ritorna con la bocca sul mio sedere. E aprila bene. Voglio scorreggiarti fino in gola"-
Alex obbedì. Vale scorreggiò e rise.
-"Allora, non ti piace?"- chiese sarcasticamente la Padrona.
-"Mmmmmghh."-
-"Spalanca e taci!"-
Ancora una volta.
-"Basta, togliti dal culo"-
Alex esitò, socchiuse soltanto le labbra. La Dea inarcò il dorso in modo da avvicinarsi a lei, le afferrò i capelli e la trascinò a fianco del divano, poi la schiaffeggiò due volte e la costrinse a quattro zampe.
-"Apri bocca"- ordinò -"E guarda in alto"-
La schiava obbedì e Vale, raccolto un grumo di saliva nel palato, le sputò in bocca. Poi la schiaffeggiò e le schiacciò una mano sotto al tallone.
-"Ringraziami"-
-"Grazie Padrona"- disse la schiava e le baciò i piedi.
-"Bene, la mia cura ha fatto bene alla tua voce, forse la ripeteremo quando avrò ancora bisogno di scaricarmi"-
-"Si Padrona"-
-"Apri bocca"-
Alex obbedì e Vale vi sputò dentro, poi sputò tre volte per terra, prese il frustino da fantino e ordinò alla schiava di leccare la saliva per terra. Le schiacciò la testa sotto ad un piede e la sferzò con il frustino sui fianchi e sul sedere. Alex leccò. Vale sputò altre due volte per terra e fece avanzare la schiava.
Infine la fece mettere distesa sulla schiena, le infilò l'imbuto in bocca e le pisciò in gola. Si fece pulire per bene dalla lingua della schiava.
-"Sei una serva inferiore e non meriti altro"- le disse.
-"Si Padrona"-
-"Ringraziami per averti usato come cesso"-
-"Grazie Signora. Non merito altro che essere il suo gabinetto"-
-"Ho sonno, vado a letto. Sciacquati la bocca, che saprà di piscio ora, e poi raggiungimi in camera. Stanotte dormirai con la testa sotto alle coperte ed un mio piede in bocca"-
-"Si Padrona"-
-"Però oggi mi sento buona. Potrai scegliere quale dei miei piedini vorrai tenere in bocca"- rise la Dea -"Non sono una Padrona gentile?"-
-"Si Padrona, grazie"-
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20 anni fa
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PadronVale ed il regalo della schiava
Nei giorni successivi la Padrona trascorse molto tempo ad addomesticare la sua nuova schiava. Alex era fedele ed ubbidiente e si sforzava di imparare a fare tutto ciò che la Dominatrice pretendeva da lei, ed a sopportare i suoi capricci ed ogni genere di punizione. Spesso la Padrona la cavalcava in giardino. Alex aveva ginocchia e palme delle mani a contatto con la ghiaia e spesso, dopo una seduta di equitazione, si ritrovava con ferite ed escoriazioni sanguinanti. La splendida e giovane cavallerizza si divertiva molto invece ad incitare la cavalcatura con colpi di frustino sulle cosce e sulle natiche oppure a suon di calci con la punta ed i tacchi sui fianchi e sotto le ascelle.
Una volta Alex fu costretta a gattonare con la Padrona sulla schiena per due ore consecutive senza potersi fermare, sempre su sassi aguzzi e duri mattoni. Implacabili giungevano gli affondi con i tacchi degli stivali ogni volta che la schiava cercava di rallentare o peggio ancora di fermarsi. Al termine, quando Vale si fu annoiata, la cavallina crollò sul pavimento, esausta. Si sporse con la faccia sugli stivali della Dea e li baciò con devozione, sperando che quel gesto fosse sufficiente ad accontentare la Dominatrice. Invece Vale la prese a frustate sulla schiena, calpestandola sulla testa con i tacchi alti, poi la costrinse a strisciare dietro di se. Di tanto in tanto la Padrona sputava per terra sulle mattonelle ed Alex aveva il compito di leccare la saliva fino a lucidare il pavimento. Non doveva lasciare tracce. Mentre la serva leccava, Vale le teneva un piede premuto sulla nuca e la colpiva con la frusta sulla schiena o sulle natiche. Talvolta mentre Alex leccava gli sputi la
Padrona si accontentava semplicemente di calpestarla o di sederle addosso.
Questo gioco andò avanti circa un'ora.
Alex mangiava gli avanzi della Dea, una volta al giorno, freddi e mescolati tutti assieme e con le mani, senza posate. Dopo che la Dea aveva pranzato e cenato la schiava prendeva gli avanzi e li metteva in una ciotola per cani (perché Vale aveva detto che più che la cavalla la sguattera era brava a fare la cagna), poi sciacquava i piatti sporchi della Padrona ed andava a mangiare ella stessa, sempre che la Proprietaria non avesse nel frattempo stabilito un altro incarico per la troia. Vale invece consumava i suoi pasti cucinati dalla serva, comodamente seduta a tavola, con Alex che le serviva le pietanze e da bere e, all'occorrenza, le leccava i piedi ed il sedere.
Ogni giorno la schiava era tenuta a rifare il letto della Padrona, ad occuparsi della pulizia della sua cameretta ed alla lucidatura delle preziose calzature della Dea. Doveva lavarle i panni sporchi, stirarli e riporli.
La Dea non si lavava più i piedi: la cura e l'igiene delle sue estremità era affidata interamente alla serva. Alex leccava i piedi di Vale ogni volta che la Padrona stava per uscire e ogni volta che ella tornava. Stessa sorte toccava alle scarpe, molto spesso. Altre volte la sera dopo cena la Dea si stendeva sul divano guardando un film o leggendo un libro e la serva si prostrava di fronte a lei, poggiava le piante dei piedi divini sulle mani e leccava fra le dita e sul dorso delle bellissime estremità fino a rimuovere ogni traccia di sudore, polvere e stanchezza accumulati durante la giornata.
La Padrona gradiva molto questo trattamento e manifestava il suo piacere con risatine di scherno e calcetti in faccia alla serva, che si lasciava fare praticamente ogni cosa dalla sua superba Dominatrice.
Spesso la Dea si faceva la doccia con Alex al suo fianco: la schiava aiutava la Padrona ad insaponarsi inginocchiata di fronte ad essa poi, mentre Vale si sciacquava, la serva si metteva a quattro zampe sul fondo del box lasciandosi usare prima come poggiapiedi (Vale appoggiava prima una gamba e poi l'altra per togliere il sapone dalla pelle) e poi come sgabello.
Al suo risveglio, tutte le mattine, Vale trovava la colazione a letto già bell'e pronta e la consumava prima di alzarsi mentre la serva le leccava i piedi. Mangiava saporitamente latte e caffè con fette biscottate e marmellata mentre la sguattera gustava la vellutata pelle delle piante e dei talloni.
Certi giorni Alex non andava a casa della Padrona. La schiava aveva trovato un lavoro part- time in un ristorante. Faceva la cameriera. Quello che guadagnava, aveva pensato da principio, lo avrebbe messo in banca, risparmiandolo in previsione dell'università. Ma da quando aveva conosciuto Vale, Alex si era gradualmente dimenticata della sua vita e dei suoi progetti per il futuro. L'unica cosa che contava era soddisfare la Padrona. Così, man a mano che Alex guadagnava qualche spicciolo la prima cosa a cui pensava era acquistare un regalo per la sua magnifica Dominatrice.
Una volta la schiava risparmiò trecento euro per un braccialetto in oro da portare alla caviglia.
Lo incartò in un elegante pacchetto con tanto di carta colorata, nastro e fiocco.
Lo diede alla Dea un sabato sera.
-"Brava la mia schiavetta. Hai un regalino per me?"- chiese Vale.
-"E' poca cosa, Padrona. Ma la prego di accettarlo"-
Vale scartò il pacchetto, prese il braccialetto e lo studiò con attenzione. Era molto bello e si vedeva a colpo d'occhio che non si trattava di bigiotteria. Alex era inginocchiata davanti a lei.
-"E questa che roba è?"-
-"E' un braccialetto da mettere alla caviglia. E' d'oro"-
-"D'oro, eh? Per impreziosire i miei piedini?"-
-"Si Padrona"-
-"Perché? Non trovi che siano già abbastanza belli e preziosi così come sono?"- chiese la Dea.
-"No Padrona. I suoi piedi sono bel."-
Non fece in tempo a rispondere che Vale le affibbiò un calcio in faccia, facendola cadere all'indietro.
-"Sfilami le scarpe"-
-"Si Padrona"- mugugnò l'inferiore rimettendosi in ginocchio.
-"Con delicatezza, altrimenti ti buschi un altro calcio nel viso"-
-"No, Padrona, la prego. I suoi calci sono."-
-"Zitta e muoviti"-
Alex tolse gli stivali alla Dea.
-"Ora mettimi il tuo regalo"-
La schiava eseguì. Vale sollevò la gamba rimirando il bracciale. Le donava.
-"Niente male, a qualcosa servi anche tu"-
-"Grazie Padrona"-
-"Taci"-
-"Scusi Padrona"-
-"Adesso ho io qualcosa per te"- disse la Padrona. Prese un pacchetto da un cassetto e lo diede alla serva. Era un foglio di carta avvolto attorno a qualcosa, senza né spago né nastro adesivo a chiuderlo.
-"Aprilo. E' il mio regalo per te"-
La schiava aprì il pacchetto e con sorpresa ne estrasse un collare ed un guinzaglio. Rigirò fra le dita delle mani il collare, che era di ferro ed aveva una forma assai inquietante ed austera.
-"E' un collare a strangolo"- disse Vale -"Sai cos'è, vero?"-
-"No Padrona"-
-"Una volta che l'hai messo al collo del cane se tiri il guinzaglio esso si stringerà come una morsa. Lo usano gli addestratori per far diventare ubbidienti i loro cani. Io lo userò con te. Allora, che ne dici del mio regalo?"-
-"Grazie Padrona"- disse la schiava, anche se il suo volto denotava preoccupazione.
-"Indossa il collare"-
Alex si mise il collare al collo e vi applicò subito di sua iniziativa il guinzaglio. Porse l'altra estremità del guinzaglio alla Dominatrice. Ella, senza la minima esitazione, appoggiò il piede al quale la serva aveva messo il braccialetto sulla spalla della schiava stessa.
-"Ti piace il mio piedino?"-
-"Si Padrona, tanto"-
-"Ancor di più con il braccialetto?"-
-"La preziosità dell'oro sparisce di fronte alla sua bellezza, Padrona"-
Vale rise.
-"Bacialo e leccalo"-
La schiava dischiuse le labbra per obbedire all'ordine della Dea, ma un attimo prima di poter appoggiare la bocca sulla delicata estremità della Padrona un dolore lancinante al collo le tolse il fiato.
La Dominatrice aveva provveduto a battezzare il regalo della schiava, stirando il guinzaglio fino a toglierle il respiro. Con la mano teneva in tensione il guinzaglio e con il piedino impediva che la sguattera potesse liberarsi.
La tenne senza respirare per qualche decina di secondi, poi la lasciò.
Alex stramazzò a terra, boccheggiante, a pochi centimetri dai piedi di Vale che intanto era comodamente seduta sulla poltrona.
-"Allora funziona"- disse la Dea.
Alex non poteva rispondere.
-"Bene, sono soddisfatta del mio regalo. Ora però, come ti sarai accorta, per indossare il braccialetto d'oro mi sono dovuta togliere gli stivaletti e ho appoggiato sul pavimento pieno di polvere i piedini"-
-"Si Padrona"- ansimò la serva.
-"Leccami i piedi fino a rimuovere la polvere e rimettimi gli stivali"-
La serva obbedì. Ogni tanto Vale le dava qualche strizzatina al collo con il guinzaglio, obbligandola ad andare più veloce o più lenta, a cambiare piede, a leccare più in profondità fra le dita.
-"Sei una troia, leccapiedi. Che pena mi fai"-
-"Si Padrona"- rispose Alex mentre infilava gli stivali alla sua Dea.
-"Ora apri la bocca, che ti aiuto a inghiottire la polvere"- si chinò e le sputò in bocca -"Ingoia"-
-"Grazie Padrona"-
-"Va a fare da mangiare e chiamami quando tutto è pronto. Oggi mentre sono a cena voglio che tu stia sotto al tavolo e che mi lecchi gli stivali. Voglio che ti consumi la lingua sui miei divini tacchi"-
-"Si Padrona"-
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20 anni fa
admin, 75
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la schiava di PadronVale
Alex aveva sempre avuto il desiderio di farsi sottomettere da un'altra ragazza. Era una bella venticinquenne alta e filiforme, con lunghi capelli nerissimi e occhi grigio scuro. Una "strafica" come la chiamavano i ragazzi più volgarotti che le correvan dietro. Ed Alex, Alessandra il suo vero nome, li rifuggeva come l'acqua dall'olio. Mise un'inserzione su di un sito di annunci sadomaso e attese. L'annuncio diceva "Sono una giovane schiavetta in cerca di una Padrona. Prego astenersi uomini o coppie. Cerco unicamente una donna, forte di carattere, autoritaria, convinta della propria posizione di dominatrice. Dicono che io sia molto carina. A presto..". Dopo non molti giorni giunse una risposta via e-mail.
La lettera diceva semplicemente "Ho letto la tua inserzione. Sono una giovane Padrona e cerco una serva pronta a tutto. Voglio conoscerti." La risposta conteneva anche un indirizzo e un orario.
Il loro primo incontro sarebbe avvenuto là dove aveva stabilito che fosse la fantomatica Padrona. Alex si fece trovare nel luogo concordato dieci minuti prima dell'ora dell'appuntamento: si trattava di una panchina della stazione ferroviaria di Genova, posta a fianco di un binario laterale, un po' appartata rispetto al via vai della folla. Alex fremeva ed era tesissima. Attese un'ora buona poi, quando si fu convinta del fatto che la Signora non sarebbe venuta si decise ad andarsene. Dentro di lei prevaleva lo sconforto per essere stata presa in giro e un tantino di risentimento verso la Padrona.
Ad un tratto, era ancora sulla banchina della stazione, una voce dal tono autoritario alle sue spalle la fece voltare.
"Sei tu Alex?"- chiese.
La schiava annuì con un si. Le si era parata di fronte una ragazza bellissima, elegantemente vestita con una minigonna di jeans e stivaletti dal tacco alto a mezzo polpaccio, un maglioncino scollato ed i capelli castani sciolti sulle spalle.
-"Si risponde 'Si, Padrona', prego"- disse la ragazza.
-"Scusami"- disse Alex- "Ma sai, era l'emozione"- Si avvicinò alla Padrona e le porse la mano -"Piacere"-
La Padrona non rispose. Guardò che nessuna delle persone presenti le stesse osservando poi agguantò Alex per i capelli e la fece piegare sulle ginocchia.
-"Che è questo tono confidenziale, serva?"-
-"Io.io."-
-"A me devi dare del 'Lei', hai capito?"-
-"Si"-
-"No, vedo che non hai capito"- rispose la Dea, torcendo il collo di Alex in modo che la schiava la guardasse in viso, dalla posizione umiliante nella quale era stata costretta.
-"Si, Padrona.mi scusi, Padrona"-balbettò Alex.
L'altra mollò la presa -"Mi chiamo Vale. Per te Padrona Vale"-
-Si, Padrona"-
Alex non si era attesa un primo incontro già così duro. Pensava che fosse meglio troncare lì la conoscenza. Eppure quella ragazza l'aveva colpita nel profondo. In un certo senso era quello che aveva sempre desiderato, quello che si era aspettata di trovare dall'inserzione.
-"Ora seguimi"- le ordinò Vale.
La portò al parcheggio della stazione ferroviaria, la fece salire su di un automobile, al posto di guida e le consegnò le chiavi. La Padrona si accomodò dietro.
-"Ti dico io dove andare. Metti in moto, mi farai da autista"-
-"Ma."-
-"Questa è la mia macchina. Graffiamela e ti assicuro che te ne pentirai per il resto dei tuoi giorni"-
Alex obbedì. Fece molta attenzione, guidò con la massima prudenza, seguendo alla lettera tutte le indicazioni della sua Signora. Vale attese che l'auto fosse uscita dalla zona più frequentata della città, poi sollevò le belle gambe e mise i piedi ai lati del viso di Alex. La schiava doveva guidare facendo attenzione anche agli stivali della Padrona perché se si fosse voltata di scatto un tacco avrebbe potuto colpirla in un occhio ed accecarla.
La destinazione era una casa vicino al mare, alla periferia della città, un po' fuori mano. L'abitazione aveva un ampio e verde giardino tutto attorno.
Vale ordinò alla schiava di scendere.
-"In ginocchio"- disse.
Alex obbedì
-"Oggi non c'è nessuno in casa, per fortuna, così potrò farti quello che mi pare"- Vale prese dal cassettino dell'auto un collare ed un guinzaglio, poi uno strano nastro con due anelli di corda alle estremità. -"Indossa questo"- le disse e le lanciò il collare. Alex se lo pose al collo. Le era un poco stretto ma non protestò. La Padrona le mise il guinzaglio poi le appoggio il nastro sul collo in modo che gli anelli le penzolassero sulle spalle. Alex capì immediatamente cosa le sarebbe successo e tremò.
-Mettiti a quattro zampe, schiava"-
-"Si, Padrona"- Non appena Alex ebbe appoggiato le palme delle mani per terra Vale si sedette sulla sua schiena. Mise la punta degli stivali negli anelli e tirò a se il guinzaglio con forza. Alex si sentì mancare il fiato.
-"Corri, bestia!"- urlò Vale. La cavalcò in lungo ed in largo per il giardino, forzandola ad andare velocemente grazie a calci nei fianchi menati con i tacchi aguzzi degli stivaletti e schiaffoni sul sedere.
Infine Alex, stremata, s'accasciò sul prato. Vale s'alzò in piedi un attimo prima del tonfo, salvandosi dalla caduta ma la schiava si tuffò col viso in mezzo all'erba.
-"Stronza! Cosa fai?! Volevi farmi cadere?!"-
-"N.no! Mi scusi, mia Padrona. E' che non sono."-
-"SILENZIO! E resisti, stupida cavalla!"- rimontò sulla schiena di Alex e la costrinse con cattiveria ad aumentare gradualmente l'andatura.
Dopo qualche minuto la Padrona s'annoiò. Si fece allora portare verso casa, però seduta sulle spalle della serva, quest'ultima in piedi.
Giunti sulla porta Vale scese, aprì e fece entrare la schiava, ancora stiracchiandola per il guinzaglio.
La condusse in un ampio salone con poltrone e divano e si stese comodamente su quest'ultimo. Alex le rimase accanto, in piedi.
-"Bè?"- chiesa Vale.
Alex non comprese -"Cosa devo fare, Padrona? Non capisco!"-
A quel punto la giusta collera della Dea esplose. Alex non aveva mai visto due gambe muoversi con tale velocità ed armonia. Le suole degli stivali di Vale scomparvero nella sua pancia, spezzandole il fiato e piegandola in due, boccheggiante.
Crollò sul freddo pavimento, tenendosi le mani sullo stomaco e ansimando proprio ai piedi della Padrona. Vale sollevò una gamba e le mise il piede davanti al viso.
-"Toglimi gli stivali"- disse, mentre si rilassava sul comodo divano.
Alex si sforzò d'ignorare il dolore. Mentre toglieva il primo stivale Vale le parlò -"Davanti alla Padrona si sta sempre in ginocchio. Non bisogna mai e dico mai avere la testa più in alto della mia. Il tuo viso deve essere sempre quanto più possibile vicino ai miei piedi"-
-"Si, Padrona"-
-"Vedi quanto sono belli i miei piedi?"-
-"Sì, Padrona"-
-"Sono un pochino sudati, però! Ho dovuto camminare un sacco, oggi, prima di venire a prenderti. Perché non me li lecchi, sguattera?"-
Alex si chinò, prese uno dei piedi di Vale fra le mani e tenendolo a qualche centimetro sopra al pavimento vi avvicinò le labbra.
Cominciò con il dare piccoli timidi bacetti sulle dita e sul dorso, poi scese sul tallone e sulla pianta, stando ben attenta a non muovere a caviglia e a scomodare il meno possibile la sua dominatrice.
Le pelle del piedino era un poco sudata, si, ma era tuttavia morbida e delicata come quella di un bambino. Alex tirò fuori la lingua e leccò. Lente lappate dal tallone all'alluce, lungo tutta la pianta. Poi le dita. Una per una le prese in bocca e le succhiò, asportando con una doverosa opera di pulizia orale le tracce di sporco e sudore rimaste fra dito e dito. Passò all'altro piede, sostenendolo con una sola mano e usando l'altra per poggiarvi il primo piedino ben pulito. Ripeté l'operazione, alla fine le divine estremità della giovane Dea erano linde e perfette.
A quel punto Vale s'alzò in piedi, gravando con tutto il suo peso sulle mani di Alex.
-"Brava. Come cavalla non sei granché ma a leccare piedi ti dai da fare!"- le disse, strattonando il guinzaglio.
-"Grazie mia Signora. Grazie. Grazie davvero"- disse Alex con tono devoto e si prostrò maggiormente per poter baciare ancora una volta i piedi di Vale, che in quel momento si stava divertendo a schiacciare le sue falangi, così, senza nemmeno un motivo.
-"Ed ora, dopo cavalla e leccapiedi voglio testare le tue capacità di cagna!"- esclamò Vale. Si sdraiò sul divano -"Vammi a prendere le pantofole"-
Alex capì che avrebbe dovuto andarvi a quattro zampe, come un vero cane. Non si sarebbe fatta più riprendere dalla Padrona per una stupida mancanza. La Padrona l'aveva appena elogiata.
Tornò dopo pochi secondi, pantofole in bocca. Le depose davanti al divano, dove la sua dominatrice avrebbe potuto raggiungerle comodamente con i suoi piedi.
-"Ecco, Padrona"- disse Alex.
Vale sollevò una gamba e la calò pesantemente sulla nuca di Alex, che era prostrata di fronte a lei. La schiava si ritrovò con il viso schiacciato contro il pavimento e per un attimo vide le stelle. Che cosa aveva fatto? Forse la divina Padrona voleva che le pantofole le fossero calzate direttamente ai piedi?
-"Da quando in qua un cane parla?"- domandò Vale.
Alex s'alzò traballante e rimase in ginocchio -"Mi.mi perdoni"-
Ancora un calcio, questa volta inferto con il dorso del piede la raggiunse su una gota, facendola rossa fuoco.
-"Non sei molto veloce a capire, vero?"- la beffeggiò Vale.
Alex si alzò ancora, più stordita di prima, ma questa volta fece attenzione a frenare la lingua. Non aprì bocca.
-"Vieni più vicina, devo darti un calcio ancora"- disse Vale.
-"Ma."-
-"Ah! Adesso sono diventati due! Anzi tre! Il primo perché prima hai chiesto perdono senza chiamarmi Padrona, il secondo perché hai parlato, il terzo perché ti sei opposta alla punizione! Io ti punisco quando ne ho voglia e nella maniera che preferisco! Sei la mia schiava, renditene conto. Ora solleva il mento!"-
Alex sollevò la testa e Vale la colpì con il tallone sulla guancia già arrossata di prima. Alex cadde sulla schiena, ad un metro di distanza dal divano.
-"Vieni subito qui che non ho finito!"- le ricordò la Padrona -"E alza di nuovo la testa!"-
Il secondo calcio fu vibrato con entrambe le punte dei piedi, che colpirono Alex in piena gola, due dita al di sotto del mento. La schiava si sentì mancare il respiro, stramazzò sul pavimento, contorcendosi dal dolore per il divertimento della sua sempre più splendida dominatrice.
Trascorsero alcuni secondi d'agonia ed Alex era ancora stesa per terra, incapace di rialzarsi. Vale, annoiata, la schiacciò in basso salendole con i piedi sulla testa e sulla schiena.
-"Ti ho detto di rialzarti! Ti manca una sola punizione! Vuoi che diventino due?"-
-"No..no..Padrona"-
-"Bene, allora taci e seguimi"- disse Vale. Calzò le pantofole e si diresse fuori dalla stanza.
-"Non doveva tirarmi ancora un calcio?"- pensò Alex. Seguì Vale e si ritrovò in bagno.
-"Metti la tua testa nel cesso e rivolgi in viso in alto"- ordinò la Padrona.
Alex eseguì. Era in ginocchio, con la nuca appoggiata al bordo del water ed il capo reclinato verso il basso. Guardava il soffitto ed il viso sorridente della giovane Dea sopra di se.
-"Questa è la punizione"- disse Vale, prendendo un imbuto e mettendolo in bocca alla schiava. -"Non per forza un ammenda per un errore dev'essere fatta a suon di calci in facci, non credi?"-
Si tirò giù la gonna e si sedette sull'imbuto. La punta di plastica affondò fin in gola alla schiava che si ritrovò bloccata sotto il bacino e fra le gambe della Padrona. Vale lasciò trascorrere alcuni attimi, giusto per rilassare la vescica e poi, ad un tratto, un fiotto di calda orina si riversò nell'imbuto. Sentì il corpo di Alex irrigidirsi sotto di se, lo sentì fremere, poi i vagiti disperati della serva diventarono un unico indistinto gorgoglìo soffocato.
Alex bevve tutto. Il liquido caldo della sua Dea le scivolò nell'esofago come un caldo nettare, non ne perse neppure una stilla.
Quella era la prima volta che qualcuno le imponeva di bere la pipì. Padrona Vale aveva impiegato ben poco per ridurla ai minimi termini, a farne una schiava assoluta e perfetta. Quando si alzò Alex tossì e l'imbuto le cadde di bocca, finendo sul fondo del water.
-"Allora, come ti senti?"- chiese divertita Vale.
-"Bene, Padrona"-
-"Non mi ringrazi?"-
-"Grazie, Padrona"-
-"Hai avuto l'onore di ricevere uno dei miei frutti. Non trovi che sia un peccato disfarsene semplicemente in un cesso come fossero scarti fisiologici di qualunque altra persona?"-
-"Si, Padrona"-
-"Ti ho usata come gabinetto. E come gabinetto sei stata brava"-
-"Grazie, Padrona"-
-"Quindi bene come leccapiedi e cesso ma male come cavalla e molto male come cagna. Devi migliorare, schiava!"-
-"Lo farò, Padrona"-
-"Comunque non è andata poi tanto male per essere stata la prima volta. Ti terrò"-
-"Grazie, Padrona"- disse Alex e si prostrò col viso a terra per baciare i piedi di Vale, ma quest'ultima indietreggiò fulmineamente, poi sollevò una gamba e calò pesantemente il tacco della pantofola sulla testa di Alex.
-"Stronza! Vuoi baciarmi i piedi con la lingua pisciosa che ti ritrovi?"-
-"Mi..mi dispiace, Padrona. Non l'ho fatto apposta. Non ho pensato!"-
-"Cagna! Per questo meriti d'essere punita almeno cinque volte!"-
La fedeltà di Alex superò a quel punto anche la paura del dolore -"Si, Padrona"-
Vale le diede due forti calci nello stomaco, poi la calpestò lungo la schiena e sul petto facendo ben attenzione ad affondare i tacchi ed infine rimase a pensare a quale potesse essere l'ultima punizione.
-"Dunque dunque ne rimane un'altra.ma si, perché no!"-
Si trovava in piedi sulla faccia di Alex. Spiccò un alto balzo in aria e ricadde con tutti e due i piedi sulla testa della schiava. L'urto fu tremendo per la sottomessa. Vale scese dalla serva quasi svenuta ma viva e ritornò in salotto, attendendo che Alex si riprendesse.
La vide arrivare con la faccia pesta pochi minuti dopo. Alex avanzava a quattro zampe.
Si avvicinò ai piedi di Vale.
-"Mi sono lavata la bocca, Padrona"-
Vale rise
-"Adesso allora puoi baciarli"- disse.
Alex mostrò tutta la sua devozione per l'ennesima volta.
-"E' tardi"- disse infine Vale -"I miei stanno per tornare. Vedi di andartene e alla svelta. La macchina serve a me, stasera. Ti toccherà andare a piedi"-
-"Non ha importanza, Padrona"-
-"Ti mando una mail per quando voglio che tu ritorni. Controlla la posta ogni giorno, mi raccomando!"-
-"Si Padrona, lo farò"-
Se ne andò mesta e dolorante ma al tempo stesso dominata da una profonda eccitazione. Cribbio, era appena diventata la schiava della migliore Padrona del Mondo!
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20 anni fa
admin, 75
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weekend a Venezia (parte seconda)
...mi sveglio ed è buio... ti vedo vicina alla finestra, quasi nuda e debolmente illuminata dalla luna... non so a cosa tu stia pensando, resto un lungo minuto a guardarti scorrendo con lo sguardo lungo le ombre che sottolineano le tue forme armoniose appena coperte da un asciugamano... forse hai fatto una doccia dopo le "follie" di ieri sera...
Mi alzo in silenzio e mi avvicino a te, ti abbraccio da dietro e bacio il tuo collo; sento che rabbrividisci e mormori il mio nome... è una supplica di smettere? Una richiesta di continuare? Non lo so, non dici altro se non un lieve mugolio quando la mia bocca inizia a correre lungo la tua schiena...
...ora sono in ginocchio davanti a te, fra le tue gambe ed il muro sotto la finestra: bacio le tue gambe e gioco come il gatto col topo fino a che arrivo dove voglio, dove tu vuoi... bacio la tua rosa rossa che profuma di sapone e del tuo dolce liquore di passione, sento il tuo respiro farsi affannato quando succhio il tuo clitoride e quando infilo la lingua tra le tue labbra intime...una tua mano mi spinge a continuare premendomi la nuca verso il tuo ventre fino a che soffochi un urlo; le tue gocce d'amore mi colano in bocca e sul viso, ti sento fremere nel culmine del piacere...
Mi rialzo e vengo alle tue spalle... il mio pene ritto trova alloggio nel solco fra le tue natiche perfette... lo lascio scorrere dolcemente su e giù mentre con le dita raccolgo il tuo succo d'amore e lo porto alla tua stessa bocca...lecchi avida le mie dita, e non posso fare a meno di pensare se ti è mai successo prima di gustare il sapore di una donna... magari di un'altra donna... mi perdo solo un attimo in questo pensiero, in questa visione da sogno per poi correre con le mie dita che stavolta sono umide della tua saliva verso il tuo garofano bruno... lo trovo ancora rilassato dopo le dolci fatiche che ha subito qualche ora fa... trovarmi ad appoggiarvi il glande e spingere dolcemente è più veloce a farsi che anche solo a pensarlo, per poi trovarmi immerso nel tuo vellutato cunicolo... stavolta non c'è traccia di dolore o fastidio, i tuoi muscoli mi accolgono e mi avvolgono come un caldo guanto di velluto che sento sciogliere intorno a me... inizio a muovermi sempre più a fondo e
più velocemente mentra con le dita torturo dolcemente il tuo clitoride ingrossato... sento che perdi ogni inibizione e con gli occhi chiusi mi inviti a continuare con maggiore forza, quasi con violenza...la tua non è una voce, è quasi il soffio di una gatta inferocita...
Urti una, due volte il vetro della finestra e il rumore si diffonde nella notte silenziosa di Venezia... per fortuna che è notte fonda e tutto è deserto...no, c'è un uomo che cammina lungo il canale, forse un metronotte, e il rumore richiama la sua attenzione. Alza gli occhi e ti vede nuda e bellissima contro il vetro della finestra, con me alle tue spalle; ovviamente ci vede solo dalla vita in su, ma non c'è bisogno di molta fantasia per immaginare ciò che avviene più in basso. Lo vedo, vedo che strabuzza gli occhi incredulo e poi resta lì a vedere quello che forse gli sembra una visione dovuta alla fatica o a un bicchiere di troppo... ti avviso sottovoce, in un orecchio, dello spettatore imprevisto, ma tu non reagisci... forse non mi hai capito perchè sei già in viaggio verso il piacere, o forse quel briciolo di esibizionista che c'è in ogni donna ha preso il sopravvento... ti sento dirmi cose quasi insensate fra un invito e l'altro a non avere nessun ritegno, a continuare così, an
zi, di più, di più...
la mia mano è fradicia dei tuoi umori che colano giù lungo le tue gambe e macchiano il pavimento sotto di te... allungo una mano e afferro un oggetto alla cieca da sopra il comodino vicino... è una tua boccetta di profumo dalla forma affusolata; sempre entrando e uscendo dal tuo fiore segreto che ormai ha perso ogni resistenza la faccio scorrere sulle tue labbra intime e poi inizio ad affondarla lentamente nella tua vagina bollente... ti sento quasi ruggire qualcosa che non capisco e poi raggiungo il punto di non ritorno... vengo dentro di te lanciando tre, quattro, cinque fiotti di sperma bollente, ed improvviso sento che per te è troppo: ti mordi le labbra quasi a sangue per non urlare al cielo mentre il piacere ti travolge, ti inarchi all'indietro contro di me e poi sento che mi cadi tra le braccia quasi priva di sensi, come un grottesco pupazzo inanimato tenuto su dalle mie braccia e dal mio membro ancora infisso in te...
Il metronotte se ne va velocemente, mentre io resto lì a guardarti fra le mie braccia... ti bacio dolcemente le labbra come nel bacio di due ragazzini e poi ti sollevo fra le braccia per portarti a letto... buonanotte fatina mia....
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20 anni fa
admin, 75
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LA SEXYCENA DI JESSYCA
Era l'anniversario del nostro matrimonio e decidemmo di festeggiarlo in modo speciale,una cenetta a lume di candela nel ristorante più chich ed alla moda della nostra città,il famoso Open Gate.La sua particolarità era il servizio,per gli uomini i piatti erano serviti da delle splendide ragazze, le donne erano servite da degli aitanti giovanotti....la cosa mi interessava molto proprio per questo....
Mio marito indossava un elegante doppiopetto blu,mentre io dopo una lunga preparazione uscìi dal bagno con un elegantissimo abito da sera con abbondante scollatura,mentre il dietro dell'abito mi lasciava la schiena scoperta fino quasi al sedere.Ero splendida,truccata in modo giusto,non volgare,pettinata in modo perfetto...insomma una splendida e giovane femmina.Comunque mio marito non se la cavava poi male,fisico asciutto,abbronzato,dimostrava meno dei suoi 60 anni.....l'avevo sposato per il suo denaro...era davvero ricco e questo in parte compensava la non + giovane età.
Uscimmo per recarci al ristorante,eravamo elettrizzati sia dal gusto di festeggiare i nostri 10 anni di nozze sia dal sapere di andare in un locale davvero esclusivo,di cui tutti parlavano nel bene e nel male,sia per i piatti che si diceva erano squisiti sia per quello che raccontavano.Si diceva infatti che ogni tanto tra clienti e personale del ristorante si creava quell'atmosfera particolare che permetteva e che dava il via a rapporti proibiti e qualche volta a vere e propri piccoli festini per mogli o mariti compiacenti.Naturalmente c'era chi ci credeva e chi no...ma la fama e la simpatia del locale faceva si che nessuno desse più di tanto peso a tali chiacchere,l'importante era mangiare bene e divertirsi e noi ci andavamo proprio per quello.
Arrivammo verso le 21,tavolo prenotato,macchina nel parcheggio riservato,tutto filava liscio come l'olio.
Ci sedemmo,il posto era davvero carino,arredato con gusto style Old England tavoli di noce, luci delicate,poltrone comode,servizio di porcellana insomma tutto delizioso.E poi c'erano loro....la cameriera di mio marito era davvero carina.Una morettina sul metro e 70,capelli mossi,viso e nasino delicato,due labbra carnose ed un seno prorompente,almeno una 4a.Due belle gambe ed un culetto alto,sodo e ben fatto,insomma una gran bella ragazza.D'altronde per lavorare lì non poteva essere altrimenti,la direzione del locale le pretendeva belle,ben fatte e sexy...erano loro ed i camerieri la vera attrazzione del locale.
Anch'io non mi potevo lamentare,il mio cameriere era un ragazzo sul metro e 80 biondo muscoloso con un viso intrigante e scanzonato,serviva a torso nudo con pantaloni neri lunghi ed una cravattina a farfallina al collo.Si chiamava FRANCESCO,ed io vidi che mi guardava con interesse,subito gli lanciaI 3 o 4 occhiate provocanti.
Ordinammo l'antipasto,decidemmo per una cena a base di pesce,e azzeccammo la scelta.Portarono i primi,io più che mangiare mi divertivo a vedere sia la cameriera di mio marito,che tra una portata e l'altra gli sbatteva le tette in faccia,sia i clienti del locale...non ce n'era uno che non cercasse di rimorchiarsi la sua cameriera,o quantomeno che non ci facesse il cascamorto.Ero divertita ed iniziavo ad eccitarmi...la micina mi dava segni di eccitazione.....mi sentivo sempre + elettrizzata.intanto il mio cameriere si dava da fare....eccome.
Ad ogni portata oppure ogni volta che mi serviva da bere non mancava occasione per guardare nella mia scollatura,il mio seno che faceva capolino dagli spacchi laterali ormai per lui non aveva più segreti.Mi piaceva da morire quel ragazzo.....decisi che la cosa doveva andare avanti...eccome...allora invece di tenerlo a bada,ci comincia a scherzare,gli sorridevo appena ne avevo occasione,e non solo.Un pò l'atmosfera,un pò l'ottimo vino bianco,un pò perchè mi piaceva...insomma accettai le sue smancerie e contraccambiai gli sguardi in modo anche troppo esplicito.Doveva capire che mi piaceva...volevo solo che si facesse avanti...avevo voglia di vedere com'era fatto....insomma ero eccitata come una troietta in calore....
Mangiammo i secondi,mio marito faceva finta di niente,io continuai sia a bere il vino che il cameriere mi versava senza sosta,che a fare la troia,guardandolo con voglia....Ogni tanto mi passavo la lingua sulle labbra....da vera zoccola...ed ogni volta lui mi lanciava occhiate di fuoco......La cameriera di mio marito si era resa conto della cosa e cercava con lo sguardo di far capire al suo collega che era il caso di smettere quel gioco che si stava facendo troppo insistente.Niente.Tutti e due continuavamo nel nostro intrigante rapporto fatto di sguardi,di mezze parole,addirittura ad un certo punto con la scusa del tovagliolo gli sfioro con una mano la patta dei clazoni...con noncuranza faccio finta di niente...In realtà avevo sentito che il mio dolce maschietto era ben dotato...e la cosa mi aveva messo ancora + voglia addosso.
Poi improvvisamente mio marito ad un certo punto si alzò...per andare alla toilette...Era quello che volevo....Guardando il mio giovanotto gli sussurro...:"ho voglia di te...portami da qualche parte...dai...che aspetti...."
lui mi dice in un attimo:"Ok dai seguimi......." A quel punto mi alzai anch'io....mentre il cameriere FRANCESCO mi diceva di seguirlo....In breve scomparimmo dietro ad una porta di legno,coperta da un tendone,poi mi portò lungo un corridoio.....
Appena soli il cameriere si stampò un bacio con ardore.Mi mise subito le mani addosso...in un attimo mi calò alla vita il vestito,io gli appoggiai i seni nudi al petto....,ed ebbi una scossa di piacere.Pochi attimi e lui mi aveva messo anche una mano sul sedere.Iniziammo a baciarci con passione,io lo stringevo forte,lui con le mani mi frugava in mezzo alle cosce e sul sedere,mi aveva scostato il vestito ed attraverso lo spacco ormai mi era dappertutto.Ci scambiavano effusioni sempre più spinte.
Un attimo dopo mi aveva messo le mani sulla micina attraverso le mutandine,io con una voglia terribile gli avevo aperto la cerniera dei calzoni e la mano mi si era intrufolata nei suoi boxer.Di lì a poco glielo tirai fuori.Con un gridolino eloquiente di sorpresa gli tirai fuori l'arnese...un cazzo davvero enorme...almeno 20 cm....lungo e largo come un paletto stradale...
Lui mi guarda un attimo,poi mi mette una mano tra i capelli,poi mi mette l'altra sulla spalla e comincia a spingermi verso il basso,mi inzia a fare abbassare lentamente verso i suoi piedi, facendomi capire quello che voleva io gli facessi.Non vedevo l'ora....un attimo e mi inginocchio ai suoi piedi...davanti al suo cazzone meraviglioso.....
mi sembrava di sognare...ero in ginocchio con il vestito calato....le tette di fuori...e davanti a me un ragazzo bellissimo mi aveva sbattutto un cazzone da sogno....e mi stava chiedendo di fargli un pompino...ero stupendamente eccitata.
A quel punto avvoltolo la parte finale dell'abito da sera creando in quel modo un cuscino dove appoggiare le ginocchia,in quel modo avevo il viso all'altezza giusta del cazzone.Volevo gustarmelo con tutta calma,e volevo stare anche comoda....da vera troia!!
Mi misi a guardarlo mentre ero inginocchiata,quasi stregata da quel grosso affare,poi gli dico :"dio hai un cazzo stupendo...mmmhh...guarda che meraviglia....ti voglio fare un pompino da favola...ti voglio far svenire dal godimento..."
Apro le labbrà,ed inizio con dolcezza lentamente a leccargli il pube,gli passo la punta della lingua ben insalivata sul pube e sull'inguine,con delicatezza e dolcezza mi assaporo cm. dopo cm. la pelle del maschio che eccitatissimo mi sventolava quel grosso cazzone duro e dritto davanti agli occhi.Avevo deciso che volevo farlo davvero eccitare al punto estremo,e ci stavo riuscendo molto bene!Continuo a leccargli il pube ancora un pò,poi passandogli la lingua tra i peli all'attaccatura del membro inizio finalmente a leccarglielo.Gli passo delicatamente la lingua lungo l'asta,lasciandogli una scia di saliva,impugnando con una mano la base dell'asta,mentre il resto me lo leccavo dolcemente cm. dopo cm. con raffinatezza,mi gustavo quel grosso coso come una vera troia affamata di cazzo e con la bravura di una vera professionista dell'amore.
Dopo averci giocato un pò con la lingua,gli slaccio i calzoni facendoli scivolare fino ai piedi,poi prima gli sfilo i boxer e poi finalmente comincio ad aprire per bene le labbra.....ed inizio ad ingoiare quel grosso membro.Volevo godermelo senza l'impedimento dei boxer,così avevo accesso a tutta la virilità dello splendido ragazzo che mi stava davanti.Avevo la bocca spalancata ma era talmente largo che non riuscivo a gustarmelo tutto,ne avevo preso in bocca solo poco più della metà.La lingua l'avevo appoggiata alla parte di sotto del grosso cazzo,le labbra lo sostenevano delicatamente,ed io con un delicato e dolce su e giù con la testa avevo cominciato a farmelo scorrere lentamente tra le labbra,mugolando per il piacere che provavo nel fare quello stupendo pompino.L'asta era lucida,venosa,turgida,e tremendamente ingrossata da quel massaggio strepitoso.La saliva lubrificava il cazzone...che mi scorreva con dolcezza tra le labbra...io le stringevo appena un pò...per darle piacere e p
er fargli sentire la mia calda bocca intorno alla cappella....godeva si vedeva...ed io da morire insieme a lui...In quei momenti mi sentivo proprio una gran troia..una vera professionista del pompino mi avrebbe dato della maestra..e lo ero davvero..Mi ero prefissata di fare il + bel pompino della mia vita..e con un cazzo così ci volevo riuscire....
Il ragazzo stava immobile,si era appoggiato alla parete della camera,gli occhi semichiusi,ansimava e si lasciava sfuggire qualche parola di tanto in tanto,ma il godimento che provava era talmente grande che sembrava quasi un drogato in overdose.La mano destra era appoggiata tra i miei capelli,mi dava il tempo muovendomi la testa su e giù sempre con lo stesso ritmo.Il seno mi ballava dolcemente,le mie tette andavano a tempo con la testa,creando un effetto tremendamente erotico.Godevo come una pazza....stavo facendo un pompino divino ad un cazzone da favola.....
FRANCESCO,il cameriere,ad un certo punto iniziò a respirare più forte,a muovere il bacino per affondare il più possibile nella mia bocca,era prossimo all'orgasmo.Io me ne accorgo ed immediatamente termino di spompinarlo,e me lo faccio scivolare fuori dalle labbra.Guardandolo negli occhi gli dico :"amore non voglio assolutamente farti venire.....voglio godermi ancora il tuo stupendo cazzone....voglio farti impazzire...Gli dissi che un cazzo così me lo volevo gustare per bene ed iniziai a dargli piccoli colpetti di lingua alla base della cappella,un filo di saliva gli scivolava lungo l'asta mentre lui lentamente riprendeva a respirare normalmente.Allora per smorzargli l'orgasmo gli faccio scorrere la lingua lungo il cazzone gonfio da morire,ogni tanto gli dò 2 o 3 affondi con le labbra,ma non ricomincio il dolce su e giù...lo voglio far sbollire ed allontanare l'orgasmo....ma voglio tenerlo sempre in tiro...sempre duro e teso allo spasimo.
Vado così qualche minuto,poi quando vedo che l'orgasmo si era allontanato e lui non aveva più il respiro corto sintomo della venuta imminente,con un sommesso mugolare riapro le labbra e ricomincio a spompinarlo con dolcezza,delicatamente...lui mi rimette la mano nei capelli e mi ricomincia a guidare verso il piacere.
Andai avanti ancora...decisa a finire il + tardi possibile quel favoloso pompino.Andavo su e giù con una classe da vera troia,le labbra chiuse sul grosso affare con delicatezza,quasi come un guanto di velluto ,la lingua appoggiata al sotto dell'asta,la saliva abbondantemente stesa per lubrificare e far scorrere il cazzone stupendo per bene tra le labbra.Ogni tanto provavo a prenderne un pò di più,qualche cm. di quell'enorme cazzone....affondavo le labbra mugolando e lui si lasciava sfuggire dei versi sommessi che il godimento di quell'affondo gli procurava...Le tette avevano ripreso a sobbalzare,mosse dagli affondi del pompino come in una danza ritmica, e lui con un mano aveva iniziato a toccarmele ed a stringerne con delicatezza prima una e poi l'altra.Dopo poco ricominciò a sbuffare ed ad aumentare il ritmo della mano sulla mia testa...stava per avvicinarsi a godere di nuovo.
Capii che era vicino...allora prima gli scosto la mano,poi per la seconda volta mi faccio uscire quel meraviglioso cazzone dalla bocca.Ero fradicia...la micina mi si era bagnata ed attraverso lo slip sentivo gli umori che mi colavano....Godevo come una pazza....e gli stavo facendo un pompino da sballo....A quel punto...con la voce roca dal desiderio gli dico che volevo ancora farlo godere,che godevo come una pazza a spompinarlo,e gli chiedo se lui godeva.Mi risponde che lo stava facendo impazzire,e mi prega di farlo venire perchè non ne poteva più,aveva delle fitte alle palle da tanto lo stavo facendo godere.Allora io per rismorzare di nuovo l'orgasmo inizio a leccargli le palle....prima una e poi l'altra....gli passo la punta della lingua delicatamente sopra,facendola scorrere con dolcezza dai peli del pube alle palle,arrivata alle palle gli davo dei colpettini leggeri,prima ad una poi all'altra ,poi inizio ad appoggiarmerle sulla lingua e le lecco più dolcemente,quasi a massaggi
arle,facendolo così godere da morire....Ma se sapesse lui io come godevo...La mia micina era un lago...ansimavo..mugolavo...travolta dalla passione che mettevo a fare quel pompino da sogno.....Avrei solo voluto che un altro cameriere...giunto da dietro...mi sbattesse alla pecorina e mi fottesse come una vacca....Uno in bocca ed uno nella micina...penso che sarei svenuta dal piacere.....Lui aveva le palle gonfie e dure come grosse noci,l'avevo portato davvero al limite,aveva il viso contratto dal piacere,gli occhi chiusi,le gambe quasi piegate da quanto lo stavo facendo godere.Il mio pompino era uno spettacolo...erd io ne ero la splendida puttana protagonista.
E per la seconda volta l'orgasmo si allontanò.A quel punto poi ripresi a spompinarlo con più decisione,le mie labbra andavano su e giù con maggior velocità,e lui mi teneva la mano nei capelli con meno decisione...sapeva che io lo avrei fatto venire tra pochi attimi.
Capii che era vicino.....allora mentre lo spompinavo in modo stupendo,in un piccolissima pausa gli chiedo di avvisarmi quando stava per venire....perchè lo volevo far godere talmente tanto da farlo svenire.Gli dico allora...:"amore fammi un segno quando schizzi....ti voglio godere mentre mi schizzi in gola...."
Lui annuì ed io ripresi a spompinarlo con arte,chiunque mi avesse visto avrebbe visto che godevo da morire a fargli quello stupendo ed irripetibile pompino.Mentre gli chiedevo di avvisarmi mi era venuta una faccia da vera troia,godevo e facevo godere quel maschio in modo davvero stupendo....era uno spettacolo vedere come mi lavoravo tutta di labbra e di lingua quel grosso cazzone,inginocchiata quasi in segno di venerazione verso quel pilone di carne.
I miei mugolii aumentarono e lui riprese a respirare con forza...era vicino.Allora come una vera troia da strada...ogni tanto lo guardavo negli occhi,volevo vedere come e quanto lo facevo godere,mi godevo così il piacere del maschio,ero in calore...quel cazzone divino mi aveva eccitata in un modo terribile.....Lui mi guardava come stregato,gli occhi velati dal piacere,mentre io spompinandolo e guardandolo mi accertavo di farlo godere il più possibile,volevo vedere come e quanto ero brava a farlo sborrare.
Dopo pochi secondi lui mi gridò che stava per venire,io mugolando me lo faccio uscire dalla bocca,arretro appena un poco la testa e mi appoggio la cappella alla punta della lingua,poi iniziò a dare velocissimi piccoli colpetti alla base della cappella...Lui gode come un pazzo...poi inizia ad insultarmi...a gridarmi :"troia....puttana......pompinara....vengo...vengo.....",allora io come una zoccola in calore gli urlo :"siii...dai sborra...amore schizzami in gola...riempimi la bocca....dai...."
Poi guizzando solo la punta della lingua in modo sublime sulla punta del cazzone lo porto all'orgasmo...lui inizia a godere in modo tremendo...ansimando ed urlando inizia a sborrare.Caldi fiotti mi arrivano sulla lingua.....allora io metto la punta della lingua appoggiata alla punta della grossa cappella,così facendo la mia lingua sembrava quasi come un cucchiaio di carne,e poi mi preparo a ricevere i getti di sperma....mi ero messa con la bocca aperta a pochi cm. dal cazzone ed ora assaporavo i densi e copiosi getti che lui con decisione mi schizzava dentro.In pochi attimi avevo la lingua coperta di densi getti di sborra calda e vischiosa,a quel punto ingoio e deglutìsco lo sperma caldo e copioso una prima volta.Alcuni schizzi mi colano sul seno,altri sul viso e sulle guance.
Seguirono altri schizzi di sborra che si posavano sulla mia lingua,ad arte l'avevo di nuovo appoggiata alla base della cappella del cazzone teso.Altri schizzi....ancora una volta ingoio e deglutìsco una seconda volta.Dopo diversi secondi lui smette di sborrare,la cappella gocciolava le ultime stille di sperma,ed io me la rimetto in bocca per succhiarmi gli ultimi istanti di piacere,poi riprendo a spompinarlo...lui con un :"aahhhh...siii...." piega le gambe..provato dall'orgasmo in modo tremendo...
Ora stava con le gambe semiflesse,gli occhi chiusi ed il respiro leggero,mentre io gemevo e mugolavo ancora,ero eccitata da morire,avevo la fica fradicia di umori e di piacere.
Continuai ancora a spompinarlo un pò...poi lui mi dice: "amore ti prego basta...non ce la faccio più...."
Me lo tiro fuori dlala bocca...lecco per bene tutta l'asta...le palle...la cappella...poi lo lascio moscio e penzolante....Le palle ora erano leggere...sgonfie...si era svuotato nella mia gola e nel mio pancino...avevo ingoiato tutta la sua sborra...ed era veramente tanta...mi sentivo addirittura sazia....mi aveva levato la fame con la sua densa e copiosa sborrata....
Mi rialzo,mi rivesto....lo bacio con amore e gli sussurro...:"amore...poi appena ti senti ripreso ti voglio sentire dentro di me...voglio gustarmi il tuo cazzone meraviglioso tutto fino in fondo nel mio culetto....capitooo??"
Lui sorridendo mi dice...:"si certo...lo voglio anch'io..."
Lo bacio con passione...mi rivesto...gli lascio il mio numero di cellulare....dicendogli:"chiamami...capito?"
Lui mi risponde...:"certo...stai sicura...ti voglio sbattere per bene...ti voglio inculare come quella troia che sei"
Io sorridendo gli dico...:"non vedo l'ora...amore..."
Esco...mi rimetto a posto e torno al tavolo.Mio marito mi domanda:"Jessyca tutto OK?Io gli rispondo:"si amore..ero in toilette..sai un pò di mal di pancia..." ma ora stò meglio....L'unica cosa...ehm...mi è passata la fame sai....?
Finiamo così in fretta la cena...io sazia dello sperma del mio maschio,lui del pranzetto mangiato,paga e usciamo....Che bell'anniversario di matrimonio...l'ho festeggiato con un pompino da sogno...ed una ingozzata di sborra memorabile.......
Da vera troia quale sono....come sempre.
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20 anni fa
admin, 75
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Sogno
E' notte.
Sono nel mio letto e vengo svegliato da un piacevole solletico sul mio petto. Aprendo gli occhi intravedo nel buio la sagoma di un corpo vicino al mio sotto le lenzuola, e capisco che il solletico è, in realtà, causato da un paio di labbra che percorrono il mio torace lasciandovi sopra dolci e veloci baci.
Scosto piano le lenzuola e, nell'oscurità, mi accorgo che la sagoma che si disegna non è quella che mi aspetto. resto lì stupito, quasi inebetito e la mia faccia deve essere quella di un autentico idiota, dal momento che la mia bella visitatrice notturna alza gli occhi verso di me, mi guarda e scoppia a ridere.
Il volto che compare lì a pochi centimetri dal mio è in realtà. no, non quello di una sconosciuta (che sarebbe già abbastanza sorprendente) ma di una persona che conosco solo attraverso delle foto che mi ha spedito, e che in questo momento dovrebbe essere a chilometri di distanza da camera mia. camera mia. non mi sono ancora ripreso dalla prima, che arriva la seconda "botta": le ombre dei mobili non sono quelle a cui sono abituato... non sono neppure a casa mia!
Pur rendendomi conto del fatto che si tratta di una classica battuta da fumetto, l'unica cosa che riesco a dire è:" . ma. Safy. dove sono? Dove siamo qui?"
Mi sorridi e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, mi dici: "Non lo so. neanch'io ho mai visto questo posto; so solo che mi sono svegliata e mi sono trovata qui, in questo posto, vicino a te. ma di che ti importa? Probabilmente è la nostra fantasia, la nostra voglia di incontrarci, quello che proviamo l'uno per l'altro che ha creato tutto questo. "
Ok, ho capito tutto: è un sogno, e come direbbe uno psicologo, ciò che vedo è stato tutto originato dal mio inconscio partendo da tutte le volte che ho immaginato un nostro incontro reale. quello che però nessuno psicologo mi saprebbe spiegare è perché in questo sogno SENTO la tua bocca indugiare sul mio addome, SENTO una tua mano giocare con l'elastico dei miei boxer e farlo scivolare verso il basso, SENTO le tue labbra che baciano il mio membro non ancora eretto, mentre mi guardi con i tuoi occhi di velluto e di fuoco fissi dentro ai miei. No, neanche Sigmund Freud in persona saprebbe spiegarmi perché, se si tratta di un sogno, io ora sento la tua bocca che avvolge il mio membro col suo calore umido.
Come per lo scatto di un interruttore, smetto di colpo di farmi domande, di avere dubbi. In un solo istante, l'unica cosa di cui m'importa è che tu ora sei qui, con me. vedo il tuo corpo debolmente illuminato dalla poca luce lunare che entra dalla finestra, sento la tua bocca che nel mentre ha iniziato il suo movimento diabolico e paradisiaco insieme sul mio membro. allungo una mano quasi timidamente, come se avessi paura di spezzare un incantesimo, e accarezzo il tuo corpo nudo, la tua pelle liscia, morbida e profumata. Ti sposti quasi impercettibilmente per permettermi, pur continuando la tua suzione, di avere accesso con le mie dita alle tue intimità.
Accarezzo con le dita il tuo sesso, scoprendolo già eccitato perlomeno quanto il mio tra le tue labbra, e vi introduco dolcemente il mio indice. Sembra piacerti, e così inizio a masturbarti mentre con il medio, ad ogni andirivieni, friziono leggermente il tuo clitoride.
La tua unica risposta è un lieve mugolio di piacere mentre continui a tenere il mio membro fra le labbra, che io interpreto come un cenno di assenso. Sento le tue secrezioni aumentare, i tuoi lievi gemiti farsi più insistenti man mano che il mio dito continua la sua corsa dentro di te, e così decido di osare di più. Sfilo il mio dito madido di umori dal tuo sesso e inizio a massaggiarvi leggermente l'anello bruno della tua intimità proibita. Non noto alcun cenno di protesta da parte tua e perciò inizio a spingere piano il mio indice nel tuo sfintere, mentre il mio dito medio va ad occupare il posto lasciato vuoto nel tuo sesso.
Ben presto le mie dita scorrono libere dentro i tuoi orifizi, riesco a percepirle appena separate da un sottile velo.
Il tuo e il mio piacere crescono rapidamente, fino a che tu decidi che è giunto il momento di andare oltre: lasci il mio membro, io sfilo le mie dita da te e tu, muovendoti come una gatta, vieni sopra di me. Il tuo viso è vicino al mio viso, la tua bocca cattura la mia in un bacio lungo e sensuale.
Il tuo corpo è sopra il mio, e senza bisogno di aiuti il mio membro incontra il tuo sesso, dolcemente aperto e bagnato come un fiore rosso colmo di rugiada.
Ti muovi leggermente ed io entro in te, poco alla volta fino a che il mio pube tocca il tuo... sono completamente dentro di te, che inizi una specie di sensuale danza del ventre che ben presto moltiplica ed esaspera le mie e le tue sensazioni.
Non resisti, ti alzi a sedere sul mio ventre e, tenendo il mio sesso profondamente dentro di te, inizi a torturarti il clitoride con le dita.
I tuoi ed i miei gemiti sembrano diventare un rumore assordante nel silenzio della stanza; sento distintamente tutte le contrazioni della tua vagina, sento il tuo nettare d'amore colare abbondantemente su di me, fino a che di colpo ti abbandoni... più che venire verso di me mi cadi quasi addosso, incontrando le mie labbra e soffocando nella mia bocca un urlo strozzato per l'orgasmo raggiunto... subito anch'io mi arrendo ed esplodo dentro di te con lunghi getti di seme che tu senti come lievi frustate liquide contro il tuo utero...
Ci addormentiamo così, abbracciati, tu sopra di me con i nostri sessi ancora uniti, e le nostre bocche incatenate in un ultimo bacio...
...
...
...il trillo elettronico della radiosveglia mi fa aprire gli occhi come ogni maledetta mattina; quasi come un automa allungo la mano per zittirlo e con un occhio semiaperto verifico che effettivamente sono le 6.00 del mattino.
La camera è quella che ben conosco da anni, e mentre mi alzo penso con profondo rimpianto al sogno erotico che ho fatto, le cui tracce - ahimè - sono ben visibili sul mio pigiama...
Durante la mattinata il mio pensiero vola più e più volte a quella camera creata dal mio inconscio in cui ho sognato di incontrarti e di fare sesso... no, non è vero... di FARE L'AMORE con te. E' una cosa diversa, e vale molto di più.
"Chissà se potrà mai capitare..." è la frase che, con un sospiro, accompagna ogni volta l'uscita da questi pensieri ed il ritorno alla realtà.
La mattinata termina, e torno a casa per la pausa pranzo... mentre l'acqua scalda sul fuoco vado come ogni giorno a collegare il mio computer a Internet, ed a connettermi a YM quando i due computerini in basso a destra mi dicono che il collegamento è riuscito.
Subito mi si apre la finestrina dei messaggi off-line, ma oggi noto qualcosa di diverso: non c'è il consueto tuo messaggio di saluto accompagnato da una rosa... o meglio, c'è, ma è la seconda riga quella che attira la mia attenzione:
"STANOTTE E' STATO BELLISSIMO, VERO? TUA SAFY"...
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20 anni fa
admin, 75
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Sesso e Metafora
Ci sono dei giorni che non hanno un inizio, come se l’alba non si fosse mai rischiarata e la notte che l’ha preceduta fosse rimasta a dormire dall’altra parte del mondo. Ci sono dei giorni che rimangono scompagnati perché non hanno bisogno di ieri o domani, perché soli bastano a giustificare interi anni di giorni che passano anonimi senza sussulto. E spezzano a metà esistenze, come reti da pesca dividono mari, dove il prima s’affoga in un solo ricordo e subito dopo ricominci a contare.
Ci sono dei giorni che ti chiudi la porta alle spalle e ti rendi conto d’essere sola, avvolta da un odore di umido e muffa che sale verdastro sui muri da ogni angolo di casa. Perché oggi è un anno che hai accompagnato tuo marito nell’ultimo viaggio, spinta a forza da una campana che gonfiava le pene e scandiva senza distrarsi gli ultimi passi strascicati sulla ghiaia. E l’hai visto dentro una bara, trasportata a spalla come un quarto di bue, e poi incassata dentro un loculo al quinto piano ripugnante, quanto un qualsiasi cassonetto che raccoglie immondizie. Perché proprio oggi ci sei tornata e la tristezza t’avvolto identica come se un anno non fosse passato, come se quel rumore di ghiaia fosse ancora dentro le orecchie.
Ci sono dei giorni, forse gli stessi di prima, che ad ogni costo non vuoi rimanere da sola, e trascini ed allunghi i tuoi impegni per paura che il tuo cervello svuotato sia costretto a pensare. E tralasci per ogni evenienza un bottone da attaccare, l’elastico di quelle mutande appoggiate da giorni sul bracciolo del divano. Lungo le ore del giorno ti trascini tra facce che non hanno consistenza, tra vuoti che pieni ed inquietanti ti fanno rumore, per poi finire dentro un cinema al riparo di sguardi di maschi che fissano il tuo lutto oltre l’orlo del vestito, oltre lo spacco a malapena cucito per chissà quale rispetto.
Ci sono dei giorni che non vuoi ascoltare nessuno, tranne quella maga che ti legge le carte, sapendo benissimo che ti sta imbrogliando, che il tuo futuro non è scritto in nessuna parte del cielo, o dell’inferno, che se esistesse davvero smetteresti di pregare all’istante. Ma t’affidi e t’attacchi a qualsiasi pensiero incredibile che ti passa involontario, che per un attimo solo diventa reale e ti lava di dentro tutto il dolore che soffri, che ti mangia quel misero pezzetto di fegato che ancora ti resta. Ci sono dei giorni come questo che t’abbandoni sulla poltrona e segui per centinaia di volte il percorso della crepa sul muro che muore ed ogni volta rinasce sopra il pavimento, e sei pronta a giurare che, nel mentre, ha cambiato percorso fino a sdoppiarsi ed ingrandirsi, fino a quando, tra poco, sentirai il frastuono di una casa che crolla. E per puro caso, tra le pareti che cadono a pezzi, ti sembra di sentire parole come dette nell’acqua, rimbombi di suoni incomprensibili che t’illudi che sia un campanello, un qualcuno che stasera ha deciso di venirti a trovare. Ti desti, ma è solo silenzio, ti concentri, ma sono solo gemiti di qualcuno dall’altra parte del muro che si procura piacere. Lungo le ore della notte s’aggrovigliano le tue smanie, le facce di chi in tempi lontani t’ha reso felice, ma che ora sarebbe ridicolo soltanto parlarci, incontrarli per caso dentro una stazione di metro o cercarli con un paio d’occhiali tra i nomi che scendono sotto il tuo dito sull’elenco del telefono. E ti accorgi che ti sei trascurata, che quest’unghia che scorre pare quella di un uomo, che questa mano arida e venosa ha bisogno di crema, che questo seno che cala ha bisogno di voglia. Corri davanti allo specchio e ti rendi conto che un anno di sofferenze ha annientato il tuo uomo come ha sfiancato il tuo bel viso, ora gonfiato da borse e solcato da rughe che sinuose s’allungano senza nessuna discrezione.
Ci sono dei giorni che vorresti reagire ed indossi in segreto un vestito di fiori, che t’illudi che il lutto lo porti comunque di dentro, che lui sopra una nuvola ti vede e t’apprezza per tutto l’amore che gli hai saputo donare. E durante la notte ci parli e t’approva, lo sogni e ti convince che quel letto è troppo grande per rifarlo al mattino, che quel fascio di luna che filtra deciso è troppo incalzante per non rimanerne aggrappata. E allora sì che ti curi e ti vesti e torni a risplendere, sperando che ai tuoi figli non gli salti l’idea di venirti a trovare proprio in questo momento, quando ti rivedi per un attimo bella, per un attimo padrona dei tuoi pensieri che si sfilacciano nelle tante occasioni che hai lasciato cadere. Ma una di quelle t’è rimasta incastrata dentro la tasca della borsa, con tanto di numero che poco prima, tra fiatone e disinvoltura, hai chiamato sfacciata.
Ed ora sul bordo della vasca giace rosa e turchese la tua ribellione di seta, la tua nuova sensibilità che t’attraversa la schiena fino a sfiorarti le gambe, fino ad adagiarsi piena di malizia sul nylon che non hai ancora indossato. E speri che questo momento non abbia una fine, che sia uno di quei giorni che, come reti da pesca dividono i mari, trancino netti un’esistenza, lasciandoti dietro quelli più amari, quelli dove la tua felicità era solo un peccato mortale. Ti guardi e ti vedi bella di nuovo, pronta ad offrirti come quando bambina misuravi la tua bellezza nell’intensità degli sguardi di qualche tuo coetaneo, nell’impaccio delle mani che toccandoti il seno ti facevano dolore. Ti volti e ti rivolti per assomigliarle ancora una volta, per provare ad esserlo nonostante una vita che ha inaridito cuore e pelle, cosce e ragione. E tra il rumore dell’acqua che scorre ascolti le mille incertezze che ti fanno ridicola, come questi fiocchetti oramai inadatti e sconvenienti, oramai distanti da quello che cerchi veramente, da questo rossetto che s’è fermato ad un palmo dalle tue labbra. E lasci cadere la mano proprio mentre segui l’alone incandescente dei tuoi capelli di rame, il contorno dei tuoi seni ravvivati da pizzo e ferretti, e ti vedi indecente come una suora in reggicalze o un prete che ti assolve guardandoti le gambe. Ma ormai è tardi, è maledettamente tardi! Tra poco qualcuno suonerà alla porta e tu non sei ancora pronta! Vorresti che tutto fosse solo un sogno, che l’uomo che aspetta svanisca al mattino, dentro quel letto che ti ritrova soddisfatta e sicuramente da sola. Vorresti sentirti libera di metterti ai piedi un paio di ciabatte, di indossare questa camicia da notte che appesa alla porta odora di casa e ti fa sentire serena. Vorresti che quell’uomo sopra la nuvola ti parlasse, ora nel bagno, fino a convincerti che non è ancora il momento, il giorno, che quell’uomo fuori la porta bussi invano per tutta la notte.
Ma sai che non sarà come credi, che ti lascerai trasportare in un ristorante, come in uno di quei tanti discorsi che non servono a niente, che il fine è tra le tue cosce perché altrimenti chissà per quale altra strana ragione state parlando, state guardandovi negli occhi cercando di non far trasparire l’unico motivo che stasera vi ha fatto incontrare. E sarà luce e sarà buio, momenti dove ti convinci che non stai facendo nulla di male ed altri dove speri che non ti proponga di salire un “minutino su da me”. E poi si lascerà prendere dalla commozione, e tu ti domanderai quanto sia vera, perché di sicuro te lo chiederai, perché di sicuro scivolerai a parlare del tuo povero marito.
Ma durerà solo il tempo necessario che tu ti convinca che hai davanti una persona sensibile, perché un momento dopo ti troverai sorpresa ad annusare il vapore delle sue parole che hanno cambiato forma e contenuto. E lo bacerai giurando che per questa sera non si andrà più oltre, proprio nell’instante che la sua mano spartisce i tuoi seni, e ne sceglie uno qualunque per cercarti la voglia. Ti desti e ti fingi di nuovo sorpresa, ma ormai non puoi più illuderti e non cerchi più pretesti quando maledettamente scomoda affondi scomposta sui cuscini del divano. E lui ti preme la voglia fino a trovarti senza barriere dove per mesi hai accolto solo assorbenti e le tue dita insaponate, solo ragioni e mutande di nero di lutto. E ti sembra di impazzire come tutte le volte quando hai pensato che nessuna mai è stata così intensa e mai ce ne sarà un’altra. Lo giureresti davvero! Lo giureresti sicura quando i tuoi gemiti vergognosi diventano urla, quando le visioni degli ultimi anni, quelli oltre la rete nei mari più persi, diventano opache senza più un senso. Perché l’unico senso è questo uomo che suda e ti fotte, quest’uomo che preme e concentra tutto sé stesso nel caldo bollente di queste tue cosce. E ti domandi dove mai troverà tutta questa carica, perché mai s’ostina a cercarti oltre la vertigine di qualsiasi precipizio, quale sarà la ragione che lo muove e lo indurisce, visto che non ha figli, non ha moglie e non ha perso un marito strada facendo. E ti rivolta, sicuro che lo farà, cercandoti ancora, fino a smantellare le ultime remore, quelle più ostiche che s’annidano in alto, oltre le pareti di qualsiasi donna, oltre la mente di qualsiasi femmina. E ti sentirai svuotata, questa volta davvero, quando l’urlo del maschio ti bagna di dentro e di fuori, quando da molto lontano senti cadere una stupida pioggia che pian piano vicina diventa tempesta e poi uragano. E ti sentirai nuova davvero, perché ci sono dei giorni che non hanno bisogno di ieri o domani, come se l’alba non dovesse più venire e questa notte che l’ha preceduta fosse rimasta a dormire dall’altra parte del mondo.
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20 anni fa
admin, 75
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Lo confesso!
Lo confesso: ho sempre avuto pensieri e fantasie piccanti. Essendo però cresciuta in un ambiente alto borghese nel quale non è facile parlare di certi argomenti, ho sempre tenuto per me i miei sogni.
Solo nell’ultimo anno, con le mie due amiche Eva e Vanessa, ho iniziato ad aprirmi un po’ scoprendo che anche loro vivevano la mia stessa situazione. Un nostro desiderio ricorrente è stato quello di riuscire a mettere in scena un’orgia, come quelle che si vedono in tanti film.
L’occasione arrivò in occasione del mio compleanno.
«Giulia – mi dice al telefono Eva –preparati che sabato ti abbiamo preparato una bella festa di compleanno. Vestiti elegante che alle nove ti passo a prendere e raggiungiamo Vanessa al negozio di sigari del padre. Ah, mi raccomando, avverti casa che dormirai fuori… ciao».
Adesso, prima di continuare con il mio racconto, è il momento di descrivere un po’ le mie amiche e me. Siamo tre ragazze di 35 anni, quasi la metà dei quali passati nella stessa classe. Eva è una bionda naturale con un fisico veramente atletico ed un seno piccolo ma delizioso al quale fa compagnia un sedere veramente spettacolare. Vanessa è la più alta di noi; capelli neri su una pelle chiara ed un sedere che, n alcuni rari momenti di intimità, non ho potuto fare a meno di carezzare. Io, Giulia, ho decisamente il seno più bello del gruppo. Una terza coppa C che riscuote sempre il suo successo, tanto in discoteca quanto al mare in topless.
Il sabato del mio compleanno finalmente arriva e, dopo una giornata non particolarmente entusiasmante, mi infilo sotto la doccia poco fiduciosa nella serata a venire. «Sarà il solito aperitivo a base di Negroni e apertura dei regali (sempre bellissimi, devo dire) nel negozio di Vanessa, una cenetta elegante ed una nottata in discoteca, magari all’ Hollywood. Arriva il momento della vestizione e, sorseggiando una birra gelata, opto per calze autoreggenti nere, scarpe con tacco a spillo e un abito da sera nero dall’ampia scollatura sotto il quale è assolutamente vietato mettere il reggiseno. Finisco la birra aspettando che Eva mi citofoni. Quando mi chiama corro all’ascensore e mentre sto arrivando al piano terra, chissà perché (ah il sesto senso…) mi sfilo il perizoma di pizzo e lo ripongo nella borsa.
Finalmente arriviamo a destinazione. Un vero paradiso per gli amanti del sigaro, con divanetti e tavolini ove sedersi a degustare un Montecristo sorseggiando del buon Whisky. Entrando noto che tutte tre siamo vestite in modo molto simile. Dopo il primo giro di Negroni vedo Eva guardarmi con insistenza nella profonda scollatura e mi dice, mugugnando come una bambina:
«Uffa, voglio anch’io due tette così! Grandi belle e sfidano anche la gravità»
«Cosa ti lamenti che io farei carte false per avere un sedere così muscoloso» e dicendo ciò le appioppo una sonora pacca. Da qui parte una serie di complimenti reciproci fra tutte noi, accompagnati da palpatine e bacetti sulla bocca. Verso mezzanotte sentiamo bussare alla porta del negozio. La cosa mi sorprende, ma noto che Eva e Vanessa non battono ciglio e la padrona di casa va ad aprire. Entrano tre ragazzi che io non ho mai visto, ma che salutano affettuosamente con baci sulle guance le mie due amiche. Sono uno più bello dell’altro, sono colti e sciolti nel parlare e sembrano proprio a loro agio. Però proprio non capisco perché Vanessa li abbia invitati ad una serata che credevo per sole donne.
Mentre continuiamo a parlare, come se nulla fosse, Fabio si alza e si mette in piedi dietro lo schienale di Eva ed inizia a massaggiale il collo e le spalle. Rimango perplessa, ma anche un po’ invidiosa dell’amica che, impassibile per cinque minuti, ad un certo punto alza la testa porta la punta della sua lingua sulla punta della lingua di lui che nel frattempo si è chinato in avanti. Non so cosa dire; non so cosa fare; do la colpa agli aperitivi. Le sorprese non finiscono qui. Imitando Fabio, Vanessa si porta alle spalle di Luca, ma prima di iniziare il massaggio si siede sullo schienale, si alza la lunga gonna e mette le gambe a destra e a sinistra del ragazzo. Subito lui reclina la testa finché viene a contatto con le mutandine di lei (credevo le avesse) e la accarezza con la nuca mentre lei gli massaggia i pettorali prima da sopra e poi da sotto la camicia. A questo punto la mia testa sembra in una lavatrice. Non capisco più cosa stia succedendo alle mie amiche che credevo, per dirla con mia nonna, così a modo e non capisco cosa stia succedendo a me che mi sento sempre più eccitata, ma spaesata. Giacomo sembra non rendersi conto di nulla e continua a parlare senza dare a vedere alcuna eccitazione o voglia di imitare gli amici. Ad un certo punto succede. Le due, vedendo il mio rossore attribuibile più all’eccitazione che alla vergogna e forti del fatto che non abbia manifestato segni di disaccordo, mi si avvicinano una per lato e, all’unisono, mi sfiorano con le labbra i lobi delle orecchie ed Eva sussurra un “Buon Compleanno”. Detto questo mi trovo con le loro mani che scendono lungo il mio viso e poi giù fino al seno. Iniziano a toccarmi in un modo al quale è impossibile sottrarsi ed io inizio ad ansimare a occhi chiusi. In un attimo e senza accorgermi, mi trovo con i seni scoperti dal vestito che mi è stato slacciato e calato fino in vita. Mi leccano i capezzoli, me li succhiano e me li strizzano. Io abbandono ogni freno e, sentendomi una ninfomane impenitente, mi sfilo del tutto il vestito dimenticandomi di essere senza mutande e dimenticandomi dei tre ragazzi.
«Ma allora fiutavi qualcosa» mi dice Vanessa sfiorandomi il ciuffo di peli tra le gambe. Apro gli occhi e la bacio in bocca con la lingua come mai avevo fatto e, visto che tra amiche si divide tutto in parti uguali, do un profondo bacio anche a Eva. Lei, per reazione, avvicina la mano a quella di Vanessa che si trova ancora tra le mie gambe e infila un dito dentro di me. Lo estrae già tutto bagnato e lo porta vicino alla mia bocca dove viene leccato dalla lingua di Vanessa e dalla mia.
Scopro che i tre maschi sono già tutti nudi e i loro uccelli sono già duri e di ragguardevoli dimensioni. Non sono la sola ad accorgersene, visto che Eva stacca la bocca dal mio seno per accogliervi il membro di Giacomo, mentre Fabio affonda la testa tra le sue gambe e la lecca con un vigore ed una maestria mai visti. Anche Vanessa è ormai completamente nuda, fatta eccezione per le autoreggenti e le scarpe nere, e, seduta alla mia sinistra, inizia a masturbarmi con la sua mano destra. Mi ritrovo a gemere e sospirare di piacere finchè non apro gli occhi a la guardo. Il suo sorriso è più che esplicito: mi invita a fare lo stesso a lei. Non mi faccio pregare e comincio col mio indice sinistro a massaggiarle le grandi labbra; ad immergere il diti dentro di lei e a giocare col suo clitoride. Vanessa esplode in un gemito che è un misto tra un intenso piacere e una preghiera perché possa godere sempre più.
Eva è una vera scatenata. Ormai sembra che i due stalloni non le bastino più. Vuole qualcosa di nuovo ed estremamente perverso. Lascia che il grosso membro di Giacomo esca dalla sua bocca e si dirige verso le mie labbra. Dopo un lungo bacio lesbico si mette a gattoni sul divano e avanza nella mia direzione fino al momento in cui la sua lingua incontra le dita di Vanessa, ancora intente a penetrarmi, e vi si sostituisce. E’ il massimo, non resisto, devo assolutamente ricambiare le superbe leccate che ricevo. Così inizio anch’io a scopare Eva con la lingua dando così il via ad un 69 che mi fa sentire tanto una vera pornodiva. E’ in questa posizione, mentre urlo quasi per un violento orgasmo che mi ha travolto, che noto che i ragazzi non sono certo stati a guardare. Giacomo, approfittando del fatto che si trova davanti il culetto di Eva, infila senza complimenti il suo pene nella passerina ormai inondata. E’ uno spettacolo incredibile avere a due centimetri dal naso una così superba penetrazione ed avere la possibilità di assestare delle grandi leccate ad entrambi gli amanti. Sono stordita, ma non tanto da non accorgermi che la lingua di Fabio si è unita a quella di Eva sulla mia passera, mentre sento Vanessa urlare dal piacere che Luca le sta facendo provare.
Non resisto più, voglio anch’io la mia dose di maschio. Mi sciolgo da Eva e mi siedo sul bordo del divano proprio davanti a Fabio iniziando a somministrargli un pompino come mai avevo fatto prima. Fabio stringe ogni volta che può le mie grosse tette e noto che è davvero attratto da loro. Decido di offrirgli una Spagnola. Impugno i miei seni e intrappolo tra di loro la virtù di Fabio masturbandolo e leccandolo fin quasi a farlo scoppiare. Luca si è seduto dietro di me cingendomi con le sue gambe muscolose. In questa posizione sento il suo duro e grosso uccello appoggiato alla mia schiena, mentre lui sostituisce le sue mani alle mie baciandomi il collo e le orecchie. Avendo le mani libere, le infilo dietro la mia schiena e sfioro con tutta la delicatezza di cui sono capace il glande di Luca.
«Lo voglio in bocca!!» quasi urlo e faccio stendere Luca sul divano per il lungo, mi metto a culo all’aria davanti a lui ed inizio a spompinarlo come fossi un aspirapolvere. Fabio, messosi in ginocchio dietro di me comincia a penetrarmi con sempre maggior energia. Le mie succhiate vanno a ritmo coi colpi che ricevo da Fabio dietro di me. E’ troppo. Godo come una pazza per la seconda volta. Mi devo alzare, devo prendere un attimo di fiato. Rimango un attimo in disparte mentre osservo cosa fanno gli altri cinque. Eva e Vanessa sono a novanta sul divano una di fronte all’altra mentre Giacomo e Fabio le prendono da dietro. Luca è seduto tra le ragazze che si contendono il suo pisello a suon di leccate, non disdegnando di scambiarsi qualche bacio anche tra di loro. Sono in uno stato di relax misto a grande appagamento. Sono seduta a gambe aperte sul bracciolo di una poltroncina e noto sul tavolino uno dei grossi sigari del padre di Vanessa. Mentre lo soppeso, valutando se sia il caso di farne qualche boccata, mi si avvicina Luca che, quasi di sorpresa, appoggia il suo grosso cazzo alla mia fessura ancora calda e, quasi chiedendo “Posso?” con gli occhi, mi penetra. Non avendo ancora sbollito l’eccitazione (e come potrei, con lo spettacolo che mi offrono le due amiche?) lo accolgo con molta gioia e mi ritrovo a gemere mentre anche il sigaro si avvicina e solletica la mia passera. in un attimo mi ritrovo nel mazzo del campo di battaglia, in ginocchio sul divano, appoggiata allo schienale mentre uno dei ragazzi si impossessa del mio sedere. Dopo i primi attimi di dolore provo un piacere mai avuto ed inizio a baciare con passione Eva che è, dietro il divano, in piedi e china verso di me mentre le stanno riservando lo stesso mio trattamento. Vanessa sta ricevendo la sua dose di piacere seduta al mio fianco con Giacomo in ginocchio davanti a lei che la penetra mentre con le mani le tiene le gambe alzate e divaricate.
Da questo momento i miei ricordi sono vaghi e non continui. Eva che mi morde il clitoride mentre vengo penetrata da dietro e mentre ho in bocca un uccello che quasi mi soffoca. Eva che, a testa in giù sul divano mentre io e Vanessa la lecchiamo scambiandoci baci e toccamenti reciproci, masturba contemporaneamente due ragazzi.
Quello che ricordo bene è il finale di questa serata, con noi tre ragazze sedute sul divano ancora nude e sporche di sperma, esauste, ma non abbastanza per non scambiarci ancora qualche bacio e qualche carezza.
«Grazie ragazze. E’ stato il più bel regalo che abbia mai ricevuto. Vi amo.»
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20 anni fa
admin, 75
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il mio amante segreto
Sono una giovane casalinga di Roma sposata con due figli,fino a due anni fa',conducevo una vita normale e felice (cosi' credevo ) ma improvvisamente nella mia casa e' arrivatio mio suocero,di 65 anni ben portati con un fisico ancora giovanile.Per problemi logistici mio marito ha deciso di far vivere suo padre nella nostra casa ,che e' grande ed accogliente.All'inizio i rapporti con mio suocero sono stati buonissimi, ma in seguito appena la mattina mio marito usciva per andare a lavoro , mio suocero iniziava una corte spietata, prima scherzandoci sopra ma con il passare del tempo sempre piu' asfissiante,fino al giorno che fingendo un malore mi chiamo' con un lamento di dolore dalla sua stanza,io che ero appena uscita dalla doccia,mi precipitai nella sua stanza per soccorrerlo, ma appena mi chinai su di lui,mi afferro per l'accappatoio,e girandosi rapidamente sopra di me mi penetro' notai allora che era completamente nudo,lottai allora per cercare di sfuggire aquella v
iolenza ,ma lui era troppo forte per me ,dopo essere riuscito a penetrarmi inizio' cvon dolcezza a baciarmi dappertutto ed io non riuscivo piu' a resistergli ,dopo circa mezz'ora di quei baci cosi caldi e appassionati cedetti completamente alle sue voglie ,provando ripetuti orgasmi mai avuti prima.!!!!Ricordo che quel giorno lo facemmo per diverse ore ,facendomi penetrare in tutti i canali possibili.Da quel giorno il nostro rapporto si e'molto sviluppato con altre storie sempre piu' eccitanti,che un giorno vi raccontero'.
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20 anni fa
admin, 75
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La Confessione
- Allora?
- Allora cosa.
- Non parli?
Siamo seduti in macchina. In un parcheggio buio. Vicino a noi stanno
scopando. Ma non riesco ad essere felice per loro. C'è una cappa di
piombo su di me. Su di lui.
Mi guardo le mani abbandonate in grembo. Non riesco a guardarlo negli
occhi, non ci riuscirò per tutta la serata.
- Cosa vuoi sapere?-
- Cazzo Fra!!! Mi hai appena distrutto il cuore...non so se te ne
rendi conto!
- Si...
La voce non riesce quasi ad uscire. Il piombo sta entrando in me, lo
sento. Sono pesante, pesante...
- E non hai niente da dirmi!
- ....
Il silenzio fa più male di molte parole.
- Te l'ho detto...io...non so perché l'ho fatto. Vorrei
morire...credimi... Sto uno schifo.
- Cazzo...troppo comodo... Quando... quando è cominciato?
- ....
- Be' lo sai...ci vedevamo ogni tanto...ci parlavo...
- L'hai baciato subito vero?
- No...all'inizio non era niente, lui era gentile...oddio, perché devi
farmi dire queste cose...
- Quando ci hai scopato?
Un pugnale che entra nel cervello. Trova la mia anima. La fa a pezzi.
- ....
- Ti prego...
- Quando ci hai scopato!!!???
- Un...un mesetto fa, credo....
- Un mese fa????? Ti odio...
- Lo so...anche io mi odio, sapessi quanto.
-....
- Perché l'hai fatto?
-....
- Era... bello, e...mi faceva un sacco di complimenti...non lo so...ti
giuro non lo so perché...
Sento che la nausea mi assale. Non sono mai stata tanto male in tutta
la mia vita.
- Esco un attimo, non ce la faccio a stare qua dentro...cazzo,
cazzo!!!!
Rimango sola. Non riesco a sollevare la testa neanche di un
centimetro. Dentro di me gira solo una domanda, spietata: perché... e
me lo chiedo. Cento, mille volte. Dio, come vorrei tornare
indietro...di un mese, di un anno.
Lui torna.
- Adesso voglio sapere.
- Cosa?
- Dove, quando, cosa ti ha fatto...
- No...non puoi chiedermi questo...
- Cazzo!! Tu me lo devi dire!! Io non...non riesco neanche più a
toccarti...mi fa schifo pensare che...che lui ti ha toccato e poi
..dio mio....non mi ci far pensare...
Non avrei mai creduto di poter soffrire così. Ogni parola. Uno
stiletto nel cuore. Posso sentire le gocce di sangue cadere a terra. E
la cappa mi schiaccia sempre di più. La testa mi pesa. Le mani mi
pesano. La vita mi pesa.
- Allora??
- Cosa...
- Dove l'avete fatto?
- A casa sua...
- Dove?
- Sul suo letto...
- Cristo... Gliel'hai preso in bocca?
So che lo sta facendo per farmi male. O per farsi male. Come se il
dolore potesse servire a qualcosa.
- Allora?
Inspira con forza. Non sa neanche lui se è pronto a questo, ma ormai
vuole arrivare fino in fondo.
- S...si...
- ...
- Dove?
- Sulla poltrona.
- Come sulla poltrona???
- Io...ero seduta...lui...- dio mio, non ce la faccio...- lui era in
piedi.
- Glie l'hai fatto altre volte?
E' un incubo...non è la vita reale...è un incubo...
- ...Si.
Sento che sbatte la testa contro il poggiatesta. I miei occhi sono
fissi sulle mie mani, come inchiodati. Mi fanno male.
- E poi? Siete andati in camera da letto?
- Si...
- E te l'ha messo dentro...
- No...non subito...io...ti prego, facciamola finita...mi fa troppo
male...
- E chi se ne frega...sono io quello che sta male qui, tu sei quella
che ti sei fatta scopare, cazzo!!!
E' vero. Ma perché anche io sto male? Forse perché non me ne sono resa
conto...ero stupida, non lo so. Credevo che si potesse fare...ma che
mi diceva il cervello...
- Insomma, vai avanti, cazzo!!! Devo sapere tutto, capisci???
- Ci siamo...accarezzati, prima.
- Accarezzati dove?
- ...ti prego...
- VAI AVANTI!
- Dappertutto!!! Lui mi ha toccato...
- La fica??
- ..si...
- Che schifo! Continua...
- le solite cose...lo sai...
- NO! Un cazzo che lo so! Voglio sapere ho detto...
Sento la prima lacrima scendere piano.
- L'ho toccato un po' anche io, ci siamo baciati...
- Che schifo, che schifo...pensa quante volte ti ho baciato dopo che
tu...cristo!
-....
- Ti è piaciuto?
- Cosa...
- Come cosa!!! Farti fottere come una puttana! Allora, ti è piaciuto??
- ...non mi va di risponderti...
Le lacrime ormai mi bagnano le mani. Vorrei che lui le vedesse, e che
mi dicesse di non preoccuparmi, di non piangere...ma lui non dice una
parola. Forse è felice di vedermi piangere.
- Te la sei fatta leccare?
-...si...un po'
- Cazzo.... Sei venuta??
- No...
- Almeno questo...
-....
I minuti passano, non riesco neanche a singhiozzare. Il pianto
represso mi ha irrigidito il collo, la gola. Sento che tutto mi fa
male. La mia vita si sta sgretolando sotto di me e io non ho nemmeno
la forza di emettere un singhiozzo.
- E quante volte l'hai fatto?
- ...l'amore?
- Si, si!! Cazzo, quante volte ti sei fatta scopare da quello
stronzo??
- Non me lo ricordo...
- Si che te lo ricordi...allora?
- Non lo so... cinque, sei...
Il dolore è immenso. Non riesco a capacitarmi di essere stata io a
fare tutto questo...l'ho preso come un grande gioco, forse perché non
ci eravamo mai detti che stavamo insieme...credevo di poter fare
quello che volevo?? Che cazzo mi credevo!
Ma non ho mai pensato che potesse fargli male...come cazzo ho fatto???
Ora me ne rendo conto. Ora che è troppo tardi.
- Andiamo a casa.
- No, aspetta...parliamone, ti prego
- Non c'è niente di cui parlare. Niente.
Rimette in moto la macchina e parte.
- Scendi, siamo arrivati.
Non ci riesco. Non riesco ad alzare lo sguardo, non riesco ad
andarmene. I muscoli non mi ubbidiscono... Sento che se me ne vado
sarà tutto finito. Ho l'assurda speranza che restando lì qualcosa
possa cambiare.
- Vai via. E' tardi.
Sono le quattro. Siamo stati quattro ore in macchina. Io a guardarmi
le mani bagnate a darmi della stronza e a volermi suicidare. Lui a
cercare di ferirmi il più possibile e a pensare... a che cosa? Non lo
saprò mai.
Ci siamo detti poche cose, e decine di minuti di silenzio hanno
riempito i vuoti.
Sono stanca. Stanca di guardare fisso nello stesso punto, stanca di
non muovermi, stanca di non piangere
- Allora? Vai...?
- Ci...ci sentiamo domani?
- Non lo so.
Ha ragione, perfettamente ragione...ma io mi sento morire. Ancora di
più se è possibile.
Scendo dalla macchina, lui riparte senza un saluto.
Chissà se riuscirà a piangere stanotte...
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20 anni fa
admin, 75
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Rossana
Tutto era pronto per la serata. Le luci delle candele, strategicamente collocate, creavano giochi d'ombra sulle pareti e sui mobili. Ero praticamente sdraiato sul divano e stavo ascoltando l'ultimo CD dei Groove Armada.
Non era proprio il tipo di musica che crea atmosfera, ma era da un po' che ne rimandavo sempre l'ascolto e visto che avevo un po' di tempo per farlo ne approfittavo.
La mia fantasia vagava libera mentre aspettavo che Rossana arrivasse. Pensavo a qualche nuovo gioco da realizzare con lei.
Il suono del citofono mi riporto' alla realta'. Mi alzai dal divano in cui ero sprofondato ed andai ad aprire.
Schiacciai il bottoncino per l'apertura del portoncino ed andai ad aprire la porta d'ingresso. Senza aspettare che lei entrasse me ne ritornai sul sofa'. Pochi secondi dopo la sentii entrare nell'appartamento.
"Sai gia' cosa fare" - le dissi dopo aver sentito il suono della porta che si richiudeva.
Lei non rispose, cosi' come le avevo insegnato. Lei aveva imparato che al di fuori del nostro gioco eravamo due carissimi amici, ma quando si iniziava a giocare, lei diventava la mia schiava e che doveva parlare solo per rispondere ad una mia domanda.
Si sposto' in camera da letto. Sentivo i suoi movimenti mentre si spogliava e poi si rivestiva con i nuovi indumenti, piu' consoni al suo ruolo.
Io spensi lo stereo, diedi una rapida occhiata in giro per la stanza e poi mi accomodai di nuovo sul sofa' ad aspettarla.
Rossana usci' dalla camera da letto e ando' in bagno.
Si trucco' come le avevo imposto di fare e poi venne da me.
Si fermo' a circa due metri, con la testa bassa e gli occhi ben rivolti verso terra, braccia e mani tese lungo i fianchi.
"Girati" - le ordinai.
Lei giro' su se stessa, mostrandomi cosi' anche il suo lato posteriore.
Aveva un vestitino scuro cortissimo e molto aderente. Non portava mai vestiti aderenti fuori di casa mia. Vestiva sempre con abiti larghi e sformati perche' aveva una caratteristica fisica che non le piaceva. Io le avevo ordinato di modificarlo, in modo da aumentare la scollatura e da mostrare bene le sue gambe.
Rossana e' senz'altro carina. Il suo viso e' tondeggiante, molto dolce. Il naso e' piccolino e gli occhi sono scuri. La bocca e le labbra sono bellissime. E' alta circa un metro e sessanta ed e' parecchio rotondetta, come piacciono a me. Ma cio' che mi aveva fatto impazzire era stato il suo seno procacissimo.
Rossana, per mia delizia, porta la nona di reggiseno. Varie volte mi era capitato di comprarle un reggiseno e quindi sono piu' che sicuro della taglia. Nona taglia, coppa D. Ha queste due mongolfiere sul davanti che mi facevano impazzire. E che per lei sono una croce da sopportare a causa degli sguardi di tutti gli uomini che la incrociavano per strada.
Per questo vestiva sempre con abiti larghi.
Ma quando entrava in casa mia ed io ero l'unico ad ammirarla allora tutto cambiava.
Aveva la carnagione chiarissima e mi piaceva molto farle indossare indumenti intimi neri che risaltavano sul suo biancore.
Sotto il vestito le avevo fatto indossare calze nere, con dei ricami floreali che le salivano lungo le gambe, il reggicalze ed il perizoma , sempre neri. Niente reggiseno ovviamente.
Quando si muoveva le sue tette sembravano avere una vitalita' propria.
In quel momento era li', girata di spalle, davanti a me, in attesa di un mio ordine.
"Chinati in avanti" - le dissi.
Lei ubbidiente, divarico' le gambe e si piego' in avanti, mettendosi a novanta gradi.
Il vestito era cosi' corto che ora le si vedeva il perizoma sotto.
Presi una bacchetta di legno sottile e gliela strofinai sulle gambe, lentamente, dirigendo la punta verso la sua fica. Lei restava ferma.
Mi alzai e continuai ad accarezzarla con la bacchetta. Lei sembrava impassibile ma sentivo che dentro era uno stravolgimento unico, in attesa di sapere quale sarebbe stata la mia mossa successiva.
Mi spostai in modo da vederla di profilo. Le sue tette sembravano tirarla giu' come due macigni. La bacchetta si muoveva su e giu' sulle sue natiche. Poi la feci scivolare in basso sulle gambe e all'improvviso le diedi un colpo dietro le ginocchia.
Ogni volta che davo a qualcuna un colpo di bacchetta alle ginocchia mi tornavano spontaneamente alla mente quelle volte in cui, alle elementari, ero io a subirli. Quando per qualsiasi futile motivo la mia maestra mi prendeva a bacchettate dietro alle ginocchia, mentre io cercavo di sfuggirle e lei mi teneva fermo. Tutti noi bambini eravamo terrorizzati da lei e stavamo attentissimi a non dire o fare qualcosa che le avrebbe dato il pretesto per punirci.
Pero', in quel momento, ero io ad avere la bacchetta in pugno. Ed era Rossana che subiva i colpi.
Lei sussulto'. Sentii un gemito uscirle dalle labbra e vidi che quasi perdeva l'equilibrio.
"Forse non mi sono spiegato bene" - dissi e le diedi un altro colpo un po' piu' forte.
Lei non si mosse. Riusci' a immobilizzarsi ed a zittirsi.
"Bene" - dissi - "vedo che poi pero' ti torna bene in mente cio' che ti ho insegnato".
Le sfiorai le natiche con la mano. Iniziai ad accarezzarla, poi le sollevai del tutto il vestito e le scostai il perizoma. Col pollice le solleticavo l'ano mentre con le altre dita unite le strofinavo rudemente la fica.
"A quanto pare a bagnarti sei un lampo.. che troia che sei.." - la insultai.
Mi pulii la mano sul suo vestito e tornai a sedermi sul divano.
"Vieni qui ed inginocchiati" - le ordinai.
Lei immediatamente si rialzo' e venne ad inginocchiarsi tra le mie gambe, poggiandomi la testa sul cazzo.
"Brava" - le dissi - "allora non ti sei dimenticata tutto.. qualcosa lo ricordi ancora".
Le misi una mano tra i capelli e l'accarezzai lentamente. Le spostai la testa e la faccia in modo da strofinargliela sul pene.
"Spogliati" - le ordinai poi. Lei si alzo' e comincio' a spogliarsi. Mentre si muoveva le sue tettone ballonzolavano ovunque. Rimase completamente nuda li' davanti a me.
"Vai a prendere la maschera" - ordinai.
Lei si avvicino' al tavolo e prese la maschera che usavo per bendarle gli occhi.
Torno' verso' di me e resto' in attesa di altri ordini.
"Ora prendi il tuo sedile" - dissi.
Si giro' e ando' verso l'armadio a muro e tiro' fuori uno sgabellino piccolo, molto basso.
Lo sistemo' a terra davanti a me e vi si sedette.
Mi alzai, presi la maschera dalle sue mani e le bendai gli occhi.
Poi presi le corde dal tavolo e le legai mani e piedi alle gambette dello sgabello.
Era scomodissima in quella posizione. Le caviglie legate alle gambe anteriori dello sgabello le imponevano di restare a gambe aperte e i polsi legati alle gambe posteriori la costringevano a tenere la schiena arcuata in modo da esibire bene le tette.
Mi risiedetti sul divano e con i piedi cominciai a toccarla. Glieli passavo dapertutto.
Sulle cosce, risalendo verso la fica aperta e umida, infilandole le dita dentro.
Poi glieli passavo sulle tette, giocando con i suoi capezzoloni, cercando di stringerli tra le dita.
Mi alzai, avvicinandomi e cominciai ad accarezzarla con le mani.
Le presi le tettone tra le mani e le strinsi, le strizzai i capezzoli. Sentirla ansimare mi faceva eccitare. Presi le mollette dal tavolo e cominciai a giocare con i seni, creando dei disegni tutto intorno ai suoi capezzoli. Poi presi due pinzette molto forti e gliele applicai direttamente ai capezzoli. Il suo respiro divento' affannoso ora.
A quel punto cominciai a giocare con la sua fica. Le titillavo il clitoride. Le accarezzavo le labbra della fica. Sentivo che godeva.
Presi il vibratore dal tavolo e glielo infilai lentamente. Ora era in estasi.
Avvicinai il mio cazzo alle sue labbra, strofinandoci la punta. Rossana allargo' le labbra e io glielo spinsi in bocca. Comincio' a succhiarlo ed a giocarci con la lingua.
Lasciai che mi facesse godere per un po' e poi mi spostai, togliendoglielo dalla bocca.
Lo passai un po' sul suo viso. Poi andai a prendere la bacchetta di legno.
"E adesso togliamo queste mollettine.." - le dissi.
Avvicinai la bacchetta ad una delle mollette e con un colpo secco la feci saltare.
Di nuovo lei sussulto' e caccio' un piccolo strillo.
"Eh no.. " - dissi - " non ci siamo proprio.. ".
E giu' un altro colpo per farne saltare un'altra. Sussulto' ancora ma riusci' a restare in silenzio.
"Ecco.. ora va molto meglio".
Ne feci saltare un altro paio. Rossana cercava di non farsi sfuggire nemmeno un suono.
Presi una molletta e iniziai a tirarla lentamente.
La pelle scivolava piano, assottigliandosi sempre piu' e facendo aumentare il dolore.
Vedevo Rossana che si tendeva, che cercava di trovare le energie per non gemere.
Quanto mi eccitava vederla cosi'. Quanta voglia di godere del suo corpo che avevo.
Le feci saltare tutte le mollette ma le lasciai le pinze attaccate ai capezzoli.
Poi le slegai polsi e caviglie. Le tolsi il vibratore dalla fica e la benda dagli occhi.
"Puliscilo bene e poi rimettilo al suo posto" - le ordinai, infilandole il giocattolo tra le labbra. Rossana lo ripuli' bene dopodiche' lo rimise sul tavolo al suo posto.
In quel momento avevo voglia di godere di lei.
"Vai in camera e stenditi sul letto" - le ordinai.
La raggiunsi subito dopo, presi le corde fissate al letto e le legai braccia e gambe, formando una X con il suo corpo.
Presi una candela blu e l'accesi. Iniziai a far colare la cera sul suo panciotto rotondo.
Le sfioravo la pelle con la fiamma e lei si contorceva.
"Cosi' peggiorerai le cose" - le dissi.
Presi a farle cadere le gocce di cera intorno ai capezzoli. Sembrava non si riempissero mai da quanto erano grossi.
Le infilai le dita nella fica e la trovai fradicia. Sentivo il mio cazzo che pulsava dalla voglia di godere di quel corpo inerme, legato, pronto a subire tutto cio' che mi potesse passare per la testa. Spensi la candela soffiando la cera sul corpo di Rossana.
Mi misi tra le sue gambe e le infilai il cazzo tutto di un colpo.
Lei si inarco' dal piacere. Agguantai i suoi fianchi fra le mani e strinsi forte lasciandole dei segni sulle carni. Mi misi sopra di lei, coprendola completamente e gravando su di lei con tutto il mio peso. Quasi la schiacciavo.
Poi mi sollevai, restando sempre dentro di lei. Le presi i seni tra le mani e strinsi forte mentre col bacino le davo dei violenti colpi alla fica. Stavo quasi per venire e spostai le dita dai seni ai capezzoli.
Afferrai le pinzette e le strinsi ancor di piu'. Lei urlo'. Non riusci' piu' a trattenersi e urlo' il suo dolore misto al piacere. Lacrime le correvano per il viso.
E guardando il suo viso rigato dalle lacrime, il suo dolore, il suo godimento, non riuscii piu' a trattenermi e venni dentro di lei, godendo di un orgasmo lungo, intenso.
E provocando in lei lo stesso orgasmo.
I muscoli delle gambe, delle braccia, del collo si tendevano per gli spasmi provocati.
Le mani si serrarono forti intorno ai suoi seni facendola sobbalzare ancora e regalandomi e regalandole un altro spasmo di piacere.
Restammo cosi' finche' non sentii che tutto si stava riequilibrando.
Mi staccai da lei. La guardai. Il viso bagnato dalle lacrime.
Mi accostai e cominciai a sfiorarle le guance con le labbra.
Le baciai gli occhi, succhiando le sue lacrime, assaporando il loro sale.
Baciai le sue gambe mentre le scioglievo le corde alle caviglie.
Baciai le braccia sciogliendo quelle ai polsi.
Sfioravo piano i suoi seni con le labbra, li accarezzavo delicatamente con le mani, mentre staccavo le pinze dai capezzoli martoriati. Lei si volto' su un fianco.
Si raccolse in posizione fetale ed io mi raccolsi intorno a lei, proteggendola.
Lei mi si appiccico' quanto piu' pote' .
Sentii la sua voce ancora roca dall' emozione e dalle forti sensazioni.
"Grazie" - mi disse.
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20 anni fa
admin, 75
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weekend a Venezia
Un fine settimana a Venezia, tu ed io....
Il venerdì sera tu parti da Torino e vai a Venezia, prenoti una stanza matrimoniale in un alberghetto in una Calle molto tranquilla e caratteristica, aspettando il sabato mattina quando io arriverò alla stazione. La mattina dopo alla stazione io scendo dal treno e tu sei li ad aspettarmi. L'emozione è grande quasi non riusciamo a parlare, tu mi abbracci e le nostre bocche si uniscono in un vero bacio appassionato.
Poi presa la mia valigia, andiamo in un piccolo bar...per conoscerci un po' e per bere una bibita. Scambiato quattro chiacchiere e finita la bibita, ci dirigiamo verso l'alberghetto dove hai prenotato, io desidero fare una doccia e restare con te in piena intimità.Entriamo nella stanza in penombra, un profumo delicato aleggia nell'aria...un' incenso stà bruciando lentamente, e alcune candele spandono la loro luce soffusa.
Mi aiuti a spogliarmi lentamente ed io aiuto te, poi andiamo assieme sotto la doccia. L'acqua è calda e scende sui nostri corpi accendendo ancor di più il nostro desiderio. Ci insaponiamo a vicenda toccando tutte le parti dei nostri corpi, poi ci risciacquiamo e tu mi prendi in braccio, mentre io ti cingo la vita con le mie gambe. Le nostre bocche si uniscono, le lingue si intrecciano e tu piano, piano mi fai scendere giù verso il tuo pene che si erge pieno di desiderio e la mia vagina umida e gonfia, lo sente entrare senza nessuno sforzo. Ora tu mi fai salire e scendere con un ritmo uguale...lento...ma deciso e io impazzisco dal gusto, mentre le nostre bocche continuano a restare unite in un lunghissimo bacio. Ora il mio respiro si è fatto piu affannoso la bocca si apre in un urlo soffocato e io vengo tra le tue braccia. Tu mi tiene abbracciata per qualche secondo, poi mi adagi sul letto, la testa che scende un pò dalla sponda e tu in piedi dietro mi infili il tuo pene in bocca che
lo inghiotte con avidità. Tu ansimi, cerchi di resistere, ma la mia bocca e le mie mani non ti danno tregua e dopo poco sento il tuo seme caldo che mi riempie la bocca e scende in gola, e solo quando ha finito di uscire completamente, ti lascio libero. Ma tu non sei ancora sazio... ora mi hai messo alla pecorina e la tua lingua mi stà penetrando nel buchetto del sedere, facendomi mugolare di piacere, la tua saliva mi stà bagnando tutta e presto il buchetto si è dilatato e rilassato come non mai, allora tu mi vieni sopra e dopo avermi fatto bagnare bene il pene
me lo appoggi al buchetto e piano piano, lo infili tutto fino in fondo.
Ora io urlo il mio piacere mentre tu mi stai pompando lentamente, ma dopo poco aumenti il ritmo quasi con furia facendomi venire e riempendomi il culetto del tuo piacere. Poi rimaniamo così abbracciati, stanchi ma felici e si è fatto buio quando ci rendiamo conto di dove siamo. Ma questa è un'altra storia che ti racconterò un'altra volta......
Ciao amore
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20 anni fa
admin, 75
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Esperienze estreme
Perversioni estreme di un marito cornuto guardone succube bsx
Vi racconto in sintesi la mia esperienza che invito a commentare informandomi anche se avete mai avuto esperienze o sentito storie simili perchè mi piacerebbe scambiare opinioni con qualc'uno che abbia una esperienza simile.
Non è una bufala e anche se è molto tempo da che la mia storia è finita e non posso godere piu di queste porcate me le ricordo e le racconto sempre con piacere e rimpianto.
La mia ex che chiamerò S era una porca ninfomane portata al sesso come non ne ho piu conosciuto. Era stata pervertita fin da ragazza prima dal vecchio padrino gran porco vizioso che l'aveva sverginata in ogni buco e fatta anche montare da suoi amici piu porci e viziosi a pagamento e infine addestrata da me che sapevo delle sue oscene voglie ma l'avevo voluta sposare proprio attratto dalla sua viziosità e fama di puttana. Dopo sposata scoprii presto che la porca affamata di cazzi mi cornificava spesso e volentieri e mi successe di spiarla strafottuta arrapandomi in modo incredibile e scoprendo così oltre alle corna anche la mia perversione di guardone. Tormentato da quella doppia scoperta cominciai a favorire i suoi incontri clandestini in casa nostra per poter godere di quegli spettacoli osceni di monta. Essendo insaziabile la fame di cazzoni sborrosi di S aumentava sempre piu e a forza di cercarne sempre piu grossi e poderosi alla fine colla complicità di un'amica puttana la mia sig
nora incontrò il mandrillo della sua vita dotato di una nerchia mostruosa e di coglioni taurini che dopo averle brutalmente risverginato la figa le ruppe il culo senza pietà con il suo nerbo smisurato sgarrandole il buco del culo come un animale. Anche se S se lo faceva mettere nel sedere fin da ragazzina spesso e volentieri e quindi aveva il foro posteriore bello capiente e abituato a grosse ceppe il gigantesco bigolo di quel porco le sfasciò lo sfintere in modo bestiale spaccandolo a fondo e sbriillentandolo come una caverna. Io che spiavo l'inchiappata selvaggia che il porco dava a mia moglie ero spaventato dalle urla della troia che a culo aperto si dibbateva sotto le botte profonde del montone cazzuto che la massacrava stantuffandola come un bruto ma stupito la vedevo anche godere da gran vacca pisciando libidine dalla sorca larga mentre il porco le svangava furiosamente le chiappe facendole raggiungere un'orgasmo masochista incredibile come non l'avevo mai vista spurgare. Ripe
nso con orgoglio alle gran corna che sentivo di portare ammirando la furibbonda inculata che subiva la mia moglie troia e all'arrapamento che mi procuravano i suoi urli deliranti e le parolacce sconce che ansimava invitando il suo mandrillo a schiattarle le chiappe a fondo e a farle il mazzo alla faccia mia fino a crepare di minchia. Quella non fu che la prima di una serie incredibile di inculate bestiali che il bastardo cazzuto somministrò a mia moglie nei giorni e mesi successivi trombandosela di continuo in ogni modo e che sventrarono a fondo la maiala riducendola la piu gran troia rottinculo del mondo. Il suo masochismo perverso la faceva godere di quelle ingroppate furibbonde che avrebbero massacrato e sbudellato anche la piu vacca delle bagascie da monta e venirsene come una fontana urlando a perdifiato di dolore e di piacere sotto le botte feroci di quella mazza spropositata che le massacravano il retto e le budella mentre dal mio nascondiglio la spiavo sparandomi seghe vergog
nose e godendo di quegli spettacoli di violenza atroce e bestiale e delle monte furibonde con cui il suo montone le schiattava il culo sadicamente e le insifonava la panza di sborra a pressione quotidianamente. A forza di spiare la mia signora puttana sotto cazzo del suo mandrillo alla fine sono stato anche scoperto dai due depravati che hanno goduto ad infliggermi ogni umiliante esperienza facendomi subire anche i loro sfottimenti mentre li aiutavo a trombare. Ho avuto il privilegio di poter impugnare la mostruosa nerchia del montone di mia moglie aiutandolo a ingropparsi la mia vacca e l'onore di tenergli la maiala ben spalancata mentre le imbottiva la panza a cazzo teso. Ero orgoglioso di poterli aiutare a fottersi facendo le porcate che mi ordinavano e godendo di quelle sconce incombenze per tutto il periodo in cui la storia è andata avanti fino ad arrivare a depravazioni estreme assistendo mia moglie messa anche a battere dal suo pappone cazzuto che oltre a montarsela lui quotid
ianamente la faceva anche coprire da clienti puttanieri in casa mia facendo i soldi con i buchi slabbrati della gran mignotta.
Ho subito in quel periodo ogni perversa umiliazione facendo e vedendo porcate incredibili che oggi rimpiango e da succube cornuto ho anche subito il cazzo oltre che in mano anche in bocca e poi in culo diventando un porco recchione bsx bocchinaro e rottinculo emulo della mia moglie troia sfondata.
Se volete sapere piu in dettaglio la mia storia mettetevi in contatto mail e vi racconterò tutto dal principio.
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20 anni fa
admin, 75
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VACANZA (terza parte)
Una gioia irrefrenabile ti avvolge, penetra in ogni poro della tua pelle, in ogni singolo neurone della tua mente. Lo rivedrai, sarai ancora sua. Una certezza assoluta in te: non lo deluderai di nuovo, NO, MAI, MAI PIU'.
Senza distogliere lo sguardo dall'abito che ha scelto per te, sciogli lentamente il pareo, lo lasci cadere a terra; devi prepararti per lui, essere come sai che lui ti vuole, splendida, fiera, sottomessa, Sua.
Ti dirigi verso il bagno, la grande vasca idromassaggio sembra osservarti, invitante, apri i rubinetti, lasci che l'acqua scivoli tra le tue dita, aspetti che raggiunga la giusta temperatura, lasci cadere poche gocce del tuo profumo nell'acqua e ti adagi mollemente, chiudendo gli occhi, premi un pulsante, i getti dell'idromassaggio accarezzano il tuo corpo, rilassano i tuoi muscoli, vuoti la mente, ti abbandoni ai tuoi pensieri, alle tue fantasie, a Lui, a ciò che ti chiederà ed a ciò che farai, per lui, con gioia.
Minuti, lunghi minuti che si trasformano in ore, mollemente adagiata, persa nel tuo io. Poi decidi di riscuoterti ti sollevi, il corpo grondante solo un velo di rimpianto sapendo che quell'acqua ha lavato dal tuo corpo anche i segni del tuo e suo piacere, ma la consapevolezza che presto la sua pelle sarà ancora sulla tua, i tuoi umori ancora scivoleranno sulla tua pelle, mescolandosi al tuo sudore, al suo. Un fremito scuote il tuo corpo, i capezzoli si induriscono di colpo. Mio Dio chi è quest'uomo, chi è, come può il solo pensiero di lui portarti ad una tale eccitazione, ad un desiderio così spasmodico, come ha potuto annullarti in lui, capire che questo era ciò che desideravi, da sempre. Non importa, no, nulla importa, solo tu e lui, VOI.
Ti sdrai sul letto, un occhiata all'orologio, le 17, manca ancora molto, troppo tempo al momento in cui lo rivedrai, il tempo sembra essersi fermato, vorresti poterti perdere in un abisso di nulla e risvegliarti alle 20, pronta per lui.
Ti sdrai sul letto, nuda, lasci che la dolce brezza che muove le tende della finestra accarezzi il tuo corpo, la tua mano, inconsciamente, prende le palline, quelle palline che.., le sue palline. Le muovi piano sul tuo corpo, lasci che accarezzino la tua pelle, il tuo viso, senti ancora acuto, su di loro, l'odore del tuo piacere, che rinfocola il tuo desiderio. A malincuore le lasci cadere accanto a te, non puoi, non ora, non riusciresti a resistere al desiderio di accarezzarti, ti portarti, da sola, verso quel piacere che lui ti ha negato, giustamente negato.
Oblio, sensazioni, fantasie, il tempo scorre, le 18, le 18,30, le 19.
Basta ti alzi, devi prepararti per lui, nulla deve essere lasciato al caso, devi essere esattamente come lui ti vuole.
Davanti allo specchio inizi a truccarti con cura, studi attentamente il tuo viso, lasci che rimmel, matita, rossetto ti rendano ancora più bella. Si, sei soddisfatta di te, il tuo sguardo scivola sul tuo seno, vedi i capezzoli ancora turgidi, senti spasimi improvvisi al tuo ventre, l'eccitazione che da ore cerchi di contenere non ti abbandona e preme in te, tenendoti sospesa in un limbo ovattato di piacere continuo, inimmaginabile.
Prendi con cura l'abito che lui ha scelto per te, la seta scivola tra le tue dita, immagini la carezza del tessuto sulla tua pelle eccitata, immagini le sua mani sfilare quell'abito, scoprire la tua pelle, stringere i tuoi seni. Lo posi di nuovo, accanto a te, guardi i collant, poi il tuo sguardo corre alle palline, ancora appoggiate sul tuo letto. Ricordi bene i suoi ordini, quasi impressi a fuoco nelle tua mente; ti siedi sul bordo del letto, le palline tra le tue dita, accarezzi il seno trattenendo un gemito, poi le lasci scivolare sulle cosce, sulla pelle profumata, risali lentamente sfiorando la tua peluria che scopri umida, che senti fremere al contatto di quell'oggetto, soprattutto immaginando che, ancora una volta, siano le sue dita a guidarlo su te, in te. Ti apri lentamente, le tue dita sulle grandi labbra, gonfie di desiderio, un dito si bagna in te, lo muovi piano, come sai che lui farebbe, sul clitoride, girandoci attorno, piano, premendolo leggermente, per poi lasciarlo
scivolare di nuovo tra le labbra, ad aprirti, a prepararti. Ecco, senti la pressione della prima pallina, ti aspetti di trovare una lieve resistenza in te, ma...il desiderio e l'eccitazione sono tali che inaspettatamente la senti scivolare in te, il tuo corpo la inghiotte quasi, strappandoti un lungo gemito roco, facendoti sussultare, subito la seconda la segue, non puoi aspettare, vuoi riprovare quella sensazione di pienezza in te, spingi, le dita contratte, il busto un poco chinato, spingi, suoni inarticolati dalle tue labbra, ondate di piacere che partono dal tuo ventre, scoppiando nel cervello, le tue dita che indugiano su te, sulle labbra, sul clitoride. Basta Giorgia, basta, non devi, lui non vuole. A fatica cerchi di ritrovare un poco di lucidità, strappandoti da quell'oblio di piacere in cui stavi affondando, afferri i collant, sfiorano le dita dei tuoi piedi. Mio Dio, anche solo quel contatto ti da i brividi; lasci che scivolino sulle tue gambe, tendendole con cura, ammiran
done i delicati ricami, poi ti alzi in piedi, per un attimo la testa si svuota, la mente si annebbia, non ti aspettavi che ad ogni movimento le palline sapessero darti tanto piacere. Cerchi di concentrarti sul collant, lo tendi tirandolo verso l'alto, senti le sottili cuciture sulla pelle, sul tuo sesso ipereccitato, ti chiedi come potrai resistere, nascondere ciò che stai provando. Non sai come, ma sai che lo farai, per lui.
Riprendi l'abito, lo infili con cura, lasciando che la seta dia mille sensazioni al tuo corpo, lo lisci accuratamente con le mani, osservandoti, ti piaci, molto e sai, speri, di piacere anche a lui. Ora i sandali, pelle morbida, odore ci cuoio, ti chini ad infilarli, e.. chinandoti...le palline ti procurano nuove contrazioni di piacere, quasi una scarica elettrica. Respirando a fondo allacci il primo, poi il secondo, la bocca aperta, il respiro roco, affannoso, la mente che sembra svuotarsi per lasciar posto solo al piacere, tanto, troppo....e finalmente ti rialzi, lentamente, sai che devi imparare a dosare i tuoi movimenti, sai bene che lui ti ha imposto questo come prova, che lui vuole che tutto ciò ti dia piacere ma..solo lui deciderà se e quando potrai giungere all'orgasmo, e non puoi e non vuoi deluderlo.
L'orologio, le 19,40, basta, non resisti più, un ultimo sguardo allo specchio che ti rimanda la tua immagine, l'immagine di una bella donna, l'immagine di un viso ansioso, l'immagine di due occhi persi nell'attesa e nel desiderio; l'abito modella splendidamente il tuo corpo, si appoggia sui seni, quasi sorretto dai capezzoli turgidi, per poi scivolare morbidamente lungo il tuo corpo, fino ai fianchi, disegnandoli sfacciatamente, fasciandoli, rientrando appena in corrispondenza del tuo pube e poi scendere graziosamente fino ai piedi. Ti avvii verso la porta, il collant accarezza il tuo sesso, il tuo clitoride, le palline ondeggiano in te, senti le gambe cedere, un'ondata di calore al viso, No Giorgia, non devi, resisti, per lui. Con un immane sforzo ti neghi il piacere, scacci l'orgasmo, mai avresti immaginato di fare ciò, eppure una fierezza ed un orgoglio inaspettato ti colgono, si fiera di essere sua, di obbedirgli. Chiudi la porta alle tue spalle, scendi lentamente con l'ascensore
, scopri con piacere che il tuo corpo si sta adattando a questa nuova situazione, imparando come muoversi per trarre piacere pur..controllandosi, a perdersi e cullarsi in una lenta marea di piacere che aumenta piano, per poi lasciarsi controllare se resti immobile, defluire, per poi riprendere. Attraversi la hall come in un sogno, scendi due gradini, il bar, ti guardi attorno, lui non c'è. Sciocca, è evidente, sono solo le 19,48, ha detto alle 20. Un tavolino d'angolo, vuoto, ti siedi, accavallando le gambe, senti gli sguardi degli altri ospiti su te, sai che gli uomini ti desiderano, che le donne ti invidiano, è una sensazione esaltante, e la devi a lui, solo a lui. Certo tu sei sempre tu, ma lui ha saputo aprire la tua mente, spingerti a mostrare il tuo charme, a vivere la tua vera te stessa.
Mentre ti guardi attorno, aspettandolo, inconsciamente i tuoi muscoli iniziano a contrarsi lentamente, per poi rilassarsi e contrarsi di nuovo. Sfidi con lo sguardo le altre persone, non sanno cosa stai facendo, non sanno cosa stai provando, ti stai masturbando, si masturbando con la mente, con il corpo, li, tra la gente ignara, e... ti piace. Alzi lo sguardo, LUI, una involontaria contrazione al ventre, quasi un orgasmo, i seni che si tendono, li senti premere l'abito, sai che i capezzoli spingono, provocanti, eccitati, visibilissimi, ma non importa, nulla importa, lui è li, Abbassi lo sguardo, ... Aspettando.
Si china su te, sorridendo, senti il suo sguardo scorrerti sulla pelle, il suo profumo avvolgerti, le sue labbra accanto al tuo viso, un leggero bacio sulla guancia, poche parole sussurrate "sei splendida", un moto d'orgoglio, di gioia; si siede accanto a te senza smettere di osservarti. Un cameriere si avvicina silenzioso, posa davanti a voi due flute, osservi i bicchieri, sempre più stupita: Kir royale, come, come sapeva anche questo, come poteva sapere che è il tuo aperitivo preferito? Non importa, nulla importa, vedi la sua mano afferrare un bicchiere, porgertelo lentamente, cercando i tuoi occhi, sollevi lo sguardo nel suo, vi leggi dolcezza, prendi il flute, sfiorando le sue dita, senti un brivido; la sua mano indugia per un attimo sulla tua, poi prende il suo bicchiere, lo solleva, dedicandoti un silenzioso brindisi, lo segui con gli occhi, copiando ogni suo gesto, i bicchieri che si avvicinano alle labbra, l'effervescente frizzare dello champagne, il dolce sapore della crema
di cassis, fusi mirabilmente a creare quel gusto aspro e dolce, fruttato, scivola tra le tue labbra, riempie il tuo palato, scorre in gola, rinfrescandola, allontanando per un attimo quella arsura che ti ha colto da quando è arrivato, dovuta ad eccitazione, attesa, desiderio, paura forse, non di ciò che ti attende, ma paura di deluderlo, di non essere all'altezza.
Bevete in silenzio, senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altra, i vostri corpi, le vostre menti parlano per voi.
Poi lentamente si alza, prende dolcemente la tua mano, "posso avere l'onore di averti a cena con me Giorgia?" un tuffo al cuore, la mente in subbuglio, odiandoti per non riuscire neppure a dire un semplice si, ti alzi, accennando ad un sorriso, prendi il braccio che ti offre, lo segui, attraversando la sala, fiere di essere al suo fianco. Uscite senti il suo braccio sfiorare il tuo corpo, muovere leggermente la seta dell'abito che ti fascia, accarezzare la tua pelle; un auto in attesa, ti apre la portiera, ti invita a salire. Ti sembra di vivere un sogno, colmata di attenzioni, lui che si dedica a te, facendoti sentire importante, una Regina, e soprattutto cogli, inequivocabilmente, che per lui ora sei importante, una Regina.
L'auto si avvia, nessuno parla, forse nel timore di rompere quell'atmosfera, guida sicuro, attento, tra vicoli sconosciuti e suggestivi, poi la campagna, filari di alberi al tramonto e finalmente un cascinale in lontananza, si ferma, scende aprendoti lo sportello, restate immobili per un attimo, rapiti dalla suggestione del luogo.
Si un vecchio cascinale, ma elegantemente ristrutturato, ti guida verso l'ingresso, un cameriere vi fa strada verso una saletta, una tavola apparecchiata, candele, fiori. Con un cenno congeda il cameriere, scosta una sedia, ti fa accomodare; sei deliziata e turbata da queste attenzioni, sfila da un vaso una rosa rossa, te la porge, ne annusi il profumo penetrante, fissandolo negli occhi, uno spasimo improvviso ti ricorda le palline in te, una eccitazione incontrollabile ti assale, vorresti che ti baciasse, che ti stringesse, che ti spogliasse lentamente lasciando che le sue mani scoprano ogni segreto del tuo corpo per poi farti sua, lì, su quella tavola elegante, tra candele e fiori, con dolcezza, decisione, sua, fino in fondo.
Sai che legge in te, eppure sembra ignorare i tuoi pensieri, si siede di fronte a te, inizia a chiacchierare, ad ascoltarti, mentre silenziosi camerieri servono la cena, perfetta sotto ogni aspetta, dalla scelta dei cibi ai vini, ai digestivi. Ti sembra di vivere i un mondo parallelo, di essere protagonista di uno dei tuoi sogni di bimba, il principe azzurro che ti trasporta nel suo mondo di favola, ti lasci cullare da tutto ciò, ma, spesso, sempre più spesso, un banale movimento del tuo corpo, un innocente accavallare di gambe, ti procurano stimoli, sensazioni, desideri che non sono da bimba, non sono da favola, ma da donna, femmina, consapevole, desiderosa.
La cena finisce, l'aria fresca della notte vi accoglie, salite in auto, Il buio della notte intorno a voi nella campagna sembra ancora più buio, guardi fissa davanti a te, senti il tuo respiro accelerare, chiudi gli occhi, ti lasci cullare dai tuoi pensieri, le mani in grembo, che premono sul tuo ventre, il bacino che ondeggia piano, le labbra dischiuse, persa nella tua voglia, risvegliata dall'attesa, forse dal vino, certamente da lui e dalle sue attenzioni. Le palline, il collant che accarezza le tue nudità, che sfiora i tuoi punti più sensibili.
La sua mano, oddio la sua mano, finalmente sulle tue gambe, le sfiora leggera, muovendo la seta del tuo abito sulle cosce, sui collant, spasmi improvvisi, desideri violenti. Non osi muoverti, temi che un tuo movimento, un tuo gesto, un sospiro troppo forte faccia scomparire tutto ciò. Ma...la sua mano ti abbandona, NO, che hai fatto ora, perché? Perché? Improvvisamente qualcosa sul tuo viso, seta, una benda, la senti stringere, sugli occhi chiusi, dietro la nuca, stringere e costringerti al buio, al nulla. Ora la sua mano accarezza le tue braccia nude, scende verso le tue mani, ancora abbandonate in grembo, sui tuoi polsi, uno scatto improvviso, qualcosa di freddo ti imprigiona, ... MANETTE. Un sussulto, ora hai paura, si paura. Ti sei forse spinta troppo oltre? Troppo avanti? Ti sei fidata di lui, ma chi è lui, cosa sai di lui? NULLA. Ed invece lui sembra sapere tutto, troppo dite.
Ora il tuo respiro è affannoso, tremi, eppure, dentro te sei sicura di poterti fidare di lui, Vuoi fidarti di lui, ed essere sua. Questo pensiero ti tranquillizza un poco, cerchi di scacciare i pensieri più terrificanti dalla mente, di vuotarla, pronta ad accoglierlo. L'auto si avvia..verso...l'ignoto.
Il lieve ondeggiare dell'auto provoca stimoli crescenti, un mare di desiderio ti sommerge, ora scordi tutto, paura, ansia, ora vuoi essere sua, qualunque cosa egli voglia da te.
Senti i tuoi umori impregnare il collant, ti sembra di cogliere il tuo odore penetrante pervadere l'auto, vorresti chiedere la sua mano, portarla su te. Ma devi restare in silenzio.
Ora il rollio dell'auto è più regolare, traffico intorno a voi, forse una autostrada, mio Dio dove ti sta portando?
Non importa, ovunque ma con lui
L'auto si ferma, sei colta alla sprovvista, senti la sua portiera aprirsi, poi la tua, la sua mano sul tuo braccio, decisa, ti fa scendere. La benda sul viso ti trasporta in un nulla fatto di sensazioni, odori, rumori; cogli rumori d'auto, puzza di benzina, parole ovattate e lontane. Ti lasci guidare; improvvisamente la sensazione di un ambiente chiuso, in contrasto con la brezza notturna di poco prima, uno strano odore che non sai definire, una porta si apre, vieni spinta avanti, con decisione e dolcezza, percepisci un ambiente stretto, i tuoi sandali posano su...un graticcio in metallo? Ma dove sei? Dove ti ha portata? Non importa, lui è con te.
Senti il suo corpo contro il tuo ora, le sue braccia stringerti, ti lasci andare, appoggiandoti ad una parete.
Le sue mani calde, abili, che ben ricordi, accarezzano il tuo corpo attraverso l'abito, la seta accarezza la tua pelle guidata da lui, suoni inarticolati dalla tua gola, soffocati, sai, senza che lui debba dirtelo, che devi stare in silenzio, ma è difficile, troppo a lungo hai negato al tuo corpo il piacere, ora lo senti crescere in te, come una marea, ti avvolge la mente, sfiora il tuo corpo, come una calda guaina ti copre, ansimi a bocca aperta ora, le sue labbra sul collo, mentre la sua mano..siiiiii, finalmente la sua mano preme tra le tue gambe, ti spingi contro lui, ondeggiando il bacino in gesti convulsi, sempre più rapidi, cercando piacere, cercandolo, lo senti frugarti con decisione, l'abito si bagna di te attraverso i collant ormai fradìci, le gambe piegate il busto proteso, sua, sua come non mai.
Solleva il vestito, con gesto brusco strappa il collant, hai un fremito, assurdamente di piacere, pronta a lui, la sua mano si bagna in te, lo senti afferrare l'anello delle palline, muoverle con abilità, con sapienza, tirarle un poco, spingerle in te, di nuovo tirarle, temi che una volta ancora le strappi da te negandole, ma sai che stavolta non fiaterai, accetterai. Le sue mani sulle spalle, ti fa voltare appoggi le mani alla parete, senti il freddo di piastrelle velate di umidità sotto le dita, leggermente scivolose, non importa, nulla importa: l'abito sollevato in vita, il sedere proteso indietro, le sue mani ora sulle natiche, le aprono piano, poi le stringono e di nuovo le aprono, in una sfinente carezza, accentuata dalle maledette, benedette palline in te. Sei in un mondo tutto tuo, fatto solo di sensazioni ormai, pronta a cogliere ogni fremito della pelle, ogni tocco delle sue dita.
Qualcosa di caldo, di umido scorre nel solco tra le tue natiche, intuisci che è la sua saliva, un dito la raccoglie, la muove su te, sul tuo buchino, preme piano, forzandolo, oddio no, oddio SIIII, si, tutto, tutto
Spingi con decisione il bacino contro quel dito, lo senti aprirti, forzarti, entrare in te, muoversi in te accarezzando le palline, dandoti spasmi di piacere inauditi, un secondo dito, preme la tua apertura, scivola in te. Li senti aprirsi, a forbice, muoversi, allargarti, senti il tuo buchino dilatarsi cercando...si, cercando il suo sesso, lo vuole, lo vuoi.
Eccolo, ne senti il glande premere sull'ano lasciato aperto e vuoto dalle dita, i tuoi muscoli contrarsi, poi piano rilassarsi, la sua mano sul tuo clitoride, lo accarezza abilmente, spingendo, i tuoi muscoli cedono, ti senti aprire, di più, lo senti scivolare in te, mordi le labbra per trattenere un gemito e spingi contro lui, ti impali da sola su li, lo vuoi, disperatamente.
Le sue mani sui tuoi fianchi ora, decise, ti afferrano, ti guidano in una furiosa cavalcata, gambe molli, la mente vuota e tanto tanto piacere.
Le sue dita tra i tuoi capelli strappano di colpo la fascia, i tuoi occhi velati di piacere mettono a fuoco a fatica, colpi sempre più rapidi e possenti in te, l'orgasmo che sale, un groppo alla gola, arsa, secca, la lingua che si muove su quelle piastrelle, il viso che ci si appoggia, girando scompostamente a destra e sinistra. Il piacere, eccolo eccolo, lo senti, intenso, partire dal tuo ventre, scorrere nel tuo corpo, scaldarlo, pur facendolo rabbrividire. Il fiato mozzo, una lunga apnea, mentre di colpo le gambe cedono, ti lasci andare, quasi sostenuta solo dal suo sesso, il piacere che cola tra le gambe come mai ti è successo, come mai avresti pensato, sperato, un lungo, lunghissimo orgasmo, che pian piano sui affievolisce mentre lui continua a spingere in te, ed ecco che riprende il piacere, la sua mano muove le palline mentre il suo sesso spinge ancora, ed ancora, la mente si svuota di colpo, non è possibile no, ma un nuovo orgasmo ti coglie, più dolce del precedente, più appr
ezzato, più dirompente forse, che ti lascia ansante, senza forza, contro quella parete, quasi rannicchiata sul suo sesso ancora in te, ancora duro.
Ora i suoi movimenti si fanno più lenti, ma più profondi, cogli ogni movimento in te.
Lentamente tira le palline, le senti avvicinarsi alla vulva, scivolare fuori, la prima, con un sordo plop, muove un poco la seconda, ed ecco anche questa esce, un sussulto, le sue mani sulle tue spalle, esce da te, ti fa voltare, ti spinge in ginocchio.
Il suo sesso svettante davanti a te, al tuo viso, lo guardi negli occhi, una muta preghiera, lo vuoi ora, tra le labbra, in bocca. Ed eccolo, ecco il suo odore, così desiderato, così amato,si posa sulle labbra, scivola in te, la sua mano ti guida, colpi decisi, ti scopa in bocca ora, sua completamente sua, si completamente. Colpi che senti in gola, sapore acre, piacevole, eccitante, lo senti gonfiarsi in te, di più, ancora più veloce, ed eccolo esplodere, il suo seme caldo in gola ti fa sussultare ed improvvisamente senti un altro orgasmo sconvolgerti un orgasmo della tua mente, diverso dai precedenti, nuovo, inaspettato, vieni con lui, insieme, uniti, bevendolo.
Lunghi attimi, solo i vostri respiri che rallentano, il cuore che batte meno rapido, i sensi che faticosamente riprendono contatto con la realtà. Una carezza sfiora i tuoi capelli, sollevi lo sguardo aprendo gli occhi che avevi chiuso nell'estasi, vedi il suo sorriso, leggi il suo orgoglio per te, si, è orgoglioso di te e tu lo sei per te stessa, per come ti sei data a lui, per come sei sua.
Volgi attorno lo sguardo, riconosci il locale, uno squallido bagno d'autogrill, lurido, puzzolente, solo ora cogli queste sensazioni che prima erano coperte da ben altre. Sai cosa ha voluto fare, dimostrarti che ovunque, se sei con lui, ci siete solo voi, e non ti infastidisce essere in ginocchio su un graticcio umido, bagnato da umori estranei, lo fai per lui e ne sei fiera.
Ti aiuta a rialzarti, ti stringe a se, hai le calze strappate, il vestito umido e macchiato, ma non importa, sei tra le sue braccia, felice.
Uscite assieme, abbracciati, dirigendovi verso l'auto, non importa se qualcuno ti ha visto, se qualcuno pensa chissà che di te, sei tra le sue braccia.
Il ritorno in hotel è come un sogno, accoccolata sul sedile ma stretta a lui, che guidando accarezza i tuoi capelli. La hall, il portiere, la chiave, l'ascensore, lui preme il bottone del secondo piano, il tuo piano, si ferma, le porte si aprono, ti sorride, buonanotte Giorgia, un leggero bacio a fior di labbra e.le porte si chiudono. Ti dirigi barcollando verso la tua camera ebbra di gioia, di piacere, ti lasci cadere sul letto, addormentandoti con lui nella mente.
Uno squillo improvviso, a tentoni afferri il telefono, sarà lui? No, la voce professionale del portiere, "mi scusi signora ma oggi è prevista la sua partenza e dovrebbe liberare la camera entro le 12". Un tuffo al cuore, lo avevi scordato, oggi parti, torni a casa, guardi l'orologio, le 12, ti alzi a fatica, cercando di snebbiare la mente, solo lui nel cervello, non puoi perderlo. Afferri il telefono, 322, la sua camera, lunghi squilli, nessuno Dio mio, no, no, ti prego, rispondi, rispondiiiiiii. Nulla.
Con il vuoto nella mente raccogli in fretta i tuoi abiti, ti cambi, le valige, butti tutto alla rinfusa, scendi come un automa, chiedi il conto, il viso ancora segnato dalla notte passata, dal sogno divenuto realtà. Ancora un tentativo, guardi il portiere," scusi potrei lasciare un messaggio al signore della 322?" ti guarda con lo sguardo di chi ha capito tutto, un sorrisetto d'intesa, "mi spiace signora, il signore è partito 2 ore fa" le gambe ti cedono, il cuore sembra fermarsi, lo hai perso, senti le lacrime colmarti gli occhi, giri il capo, non vuoi dare anche questa soddisfazione al portiere.
Il facchino ti porta i bagagli nell'auto, sali, accendi il motore e parti, sola, ora puoi lasciare che le lacrime solchino il tuo viso, ora puoi lasciare che il mondo scorra attraverso una patina umida davanti a te, ora nulla ti importa, autostrada, autogrill, molti, troppi ricordi, e ancora conservi nella valigia un collant strappato e pregno di te, almeno quello, un ultimo ricordo di una vacanza inaspettata e trascorsa troppo in fretta.
Ecco, luoghi familiari, la tua via, la tua villetta, il giardino ben curato, parcheggi l'auto, tuo marito ti aspetta, un bacio tiepido, sei lontana da lui, come mai lo sei stata.
Poche parole, scambi banali raccontando false giornate oziose, una scusa, sali in camera, ti chiudi in bagno, piangendo. Accendi una sigaretta, affacciandoti alla finestra, lasci che lo sguardo scorra su luoghi noti, abituali, cercando di riappropriartene, di rifarli tuoi, ben sapendo che non sarà mai più così. Rumori conosciuti, rumori nuovi, un camion di traslochi nella villa vicino, accidenti anche la tua amica del cuore si è trasferita, chissà chi arriverà.
Guardi senza interesse gli operai che scaricano mobili di buon gusto, tappeti, quadri, ma tutto è lontano, ovattato.
Un auto entra nel cortiletto della villa a fianco, il cuore si ferma, la portiera si apre, LUI.. scende dall'auto, con passo sicuro, si avvia verso la villa.
Lui, il tuo nuovo vicino, apre la porta di casa sua, sta per entrare, vorresti chiamarlo, farti notare dirgli che sei li, SUA.
Si volta lentamente, il suo sguardo scorre lungo i muri di casa tua, la tua finestra, i suoi occhi nei tuoi, porta lentamente la mano alla bocca, un bacio in punta di dita che vola fino a te, che fa volare lontano la tua mente, fremere il tuo corpo, che riempie il tuo cuore di gioia, mentre lui entra, ma ora è li, vicino a te, e tu sei SUA.
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20 anni fa
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VACANZA (seconda parte)
Ancora stordita, in preda alle mille emozioni e sensazioni appena vissute chiudi quella porta alle tue spalle, ti avvii verso la tua stanza, il nulla intorno a te, il vuoto nella testa, una sensazione di appagamento totale mai provata. Ecco..la tua camera, entri, la penombra, la finestra semichiusa, il letto vuoto, ti sdrai come un automa. La tua mente rivive i momenti passati, tu in piscina, lo sciocco gioco con te stessa, l'eccitazione improvvisa che ti coglieva, le sue mani su te, la tua vergogna ed il tuo desiderio; poi la trasformazione, la liberazione quasi, il sentirti improvvisamente libera da tutto, solo il tuo corpo, le tue voglie, le tue fantasie ed il desiderio di una guida.
Pensi, razionalmente, che dovresti provare vergogna, rimorso per ciò che è stato, per ciò che hai provato, ma non è così, finalmente, forse per la prima volta nella tua vita, ti senti semplicemente te stessa, libera, felice, e tutto questo grazie a.. solo ora ti rendi conto che non sai neppure il suo nome, nulla di lui, solo il numero della sua camera . 322 . e forse ora sta facendo i bagagli, sta lasciando l'hotel, lo stai perdendo, per sempre. Una fitta al petto, il cuore in gola, scioccamente ti alzi, ti avvicini alla finestra, con la speranza di vederlo, una assurda paura, un senso di vuoto. La piscina sotto di te ormai affollata, risate, giochi..lui non c'é. Cerchi di tranquillizzarti, "sarà nella sua camera, magari facendosi una doccia pensando a me, magari rivivendo i momenti vissuti insieme"; l'ansia non ti abbandona, vaghi nella stanza vuota, la mente in subbuglio. Solo ora realizzi che indossi solo il pareo, che null'altro copre il tuo corpo, il tuo costume è rimasto nella
sua stanza, testimone dei vostri amplessi, del tuo essere sua, i tuoi umori, i vostri umori stanno ancora asciugandosi lentamente sulla tua pelle, il tuo odore, il suo aleggiano ancora su te.
Una assurda eccitazione ti coglie, ti lasci cadere su una poltroncina, la tua mano sfiora le gambe, quasi fosse la sua. "Giorgia smettila, che fai, non devi" pensieri razionali cercano di farsi strada tra nuvole di irrazionalità, di istinto; la tua mano continua a muoversi, sfiora il tuo sesso, lo scopri bagnato, mai avresti pensato di poter vivere in un tale stato di eccitazione. Sollevi lo sguardo e cogli la tua immagine riflessa in uno specchio, sensazioni già vissute, desideri riscoperti, ti sembra di sentire ancora il suo sguardo su di te, accarezzarti la pelle, sfiorarti sfacciatamente, e la tua mente gioirne.
Ti abbandoni, ora vuoi solo essere ciò che sei, basta vergogne, basta tabù. La tua mano ora ti accarezza decisa, consapevole di ciò che il corpo desidera; le tue dita ti sfiorano riscoprendo sensazioni scordate, abili come non avresti pensato, impudiche come non avresti osato immaginare.
Il telefono della camera che trilla improvviso, imperioso, un tuffo al cuore mentre ti sollevi scostando rapidamente la mano, vergognandotene ora quasi fossi stata sorpresa da qualcuno. Sollevi la cornetta, con voce strozzata, che stenti a riconoscere come tua, rispondi ... ".pronto", una scarica nel tuo corpo, la sua voce dura, decisa "GIORGIA" a stento rispondi ".ssi?" "NON VOGLIO CHE TU TI DIA PIACERE DA SOLA, NON ORA, NON VOGLIO CHE SOLO LE TUE MANI POSSANO GODERE DEL TUO CORPO, CHE SOLO LE TUE NARICI POSSANO APPREZZARE IL TUO ODORE DI DONNA, CHE SOLO UNO SPECCHIO POSSA VEDERE I TUOI OCCHI PIENI DI DESIDERIO .... TI SPETTO IN PISCINA, ORA, SUBITO, COSì COME SEI"! riesci a sussurrare un "...mma." ed al tuo orecchio arriva secco, improvviso, lo scatto della comunicazione interrotta.
Stupore ora in te;
come poteva sapere ciò che stavi facendo? Ciò che stavi provando? Come sapeva che il desiderio stava prendendo ancora il sopravvento su te?
Rabbia ora in te;
come si permette di decidere cosa tu puoi fare o non fare? Provare o non provare? Come si permette di ordinarti di raggiungerlo? Senza neppure ascoltarti?
Ansia ora in te;
"così come sei" le sue parole ti risuonano nella mente, "così come sei" si, non sai come ma lui sa, sa che ancora indossi solo il pareo, sa che il tuo corpo sta bruciando, sa che la tua mente era con lui, che eri libera, libera di provare e vivere ciò che troppo spesso ti eri negata.
Gioia e felicità ora in te;
assurdamente, scacci i tuoi sciocchi pensieri di poco prima, lui non parte, lui è qui, lui ti ha cercata, ti vuole.
Eccitazione ora in te;
folle desiderio di vederlo, stringerlo, baciarlo, essere sua, completamente sua.
Con la mente colma di tutto ciò esci dalla tua stanza, non ti poni domande, non importa, no non importa come lui sapeva il numero della tua stanza, come lui sapeva ciò che provavi, come lui sapeva che gli avresti obbedito.
L'ascensore, premi un pulsante, piano terra, sembra lento, troppo lento, stridente contrasto con quanto provato poche ore prima, mentre salivi da lui, eccitata ed impaurita, e l'ascensore sembrava volare, troppo rapido per la tua mente, per i tuoi pensieri, per le tue paure.
L'atrio, la piscina, il pareo che svolazza attorno a te, la tua nudità appena velata, ti guardi attorno, lo vedi, un lieve sorriso dipinge il tuo volto, una sensazione di dolcezza, .. Ti aspetta sdraiato sul lettino del vostro primo incontro, un gesto romantico che ti stupisce quasi commuovendoti. Lo raggiungi lentamente. Cosa gli dirai? Come ti comporterai? Scacci i pensieri dalla tua mente "vivi Giorgia, lascia che le situazioni ti trasportino, non programmare". Ecco, sei accanto a lui, in piedi, immobile. Si volta pigramente, ti guarda sorridente sollevandosi su un gomito, la pelle abbronzata e lucida al sole, gli occhi profondi e ridenti, eppure decisi e severi, la sua bocca, Dio mio la sua bocca, quanto vorresti sentirla posarsi tra le tue gambe, succhiare il tuo clitoride, bere i tuoi umori. Arrossisci a questo pensiero e, non sai come, sei certa che lui lo abbia colto, che lui sappia, si sappia tutto di te, prima ancora che i pensieri giungano alla tua coscienza, prima ancora
che si formino
Ti porge una mano, la voce dolce, suadente "siediti, qui, accanto a me, sei splendida e radiosa".
Un complimento che ti tocca il cuore, sai che non è detto per piaggeria, sai che è sentito. Ti senti felice come una bimba, coccolata, colmata di attenzioni, fiera, importante.
Lasci che la sua mano stringa la tua, la sua stretta forte e dolce, rassicurante, ti siedi accanto a lui, felice.
Ti guardi attorno, la piscina è ormai affollata ma l'angolo dove siete, quello che avevi scelto poche ore fa per te, è leggermente appartato, sembra un piccolo angolo per voi pur essendo tra molti. Un glicine abbarbicato su un piccolo gazebo, l'odore dolciastro e penetrante dei fiori, un filo di brezza a calmare la calura, seduta accanto a lui, guardandolo, le spalle a tutto il resto, le spalle al mondo, persa in lui.
Vedi che sul tavolino accanto a voi ci sono due bicchieri colmi, riconosci il tuo cocktail preferito .. come sa tutto ciò di te? Non importa, nulla importa, solo tu e lui.
Ti porge il bicchiere, afferra il suo, i tuoi occhi indugiano su di lui, il suo volto, le sue dita che stringono il bicchiere, forti e delicate insieme, quelle mani che hai imparato a conoscere, quelle mani che sanno darti gioia, piacere, dolore anche, ma che ti portano ad emozioni sconosciute. Avvicina il bicchiere al tuo, il cristallo tintinna, sorseggiate la bevanda ghiacciata guardandovi negli occhi. Posa il bicchiere, ti sfiora la guancia con le dita, leggere, sempre guardandoti negli occhi; ti senti morire dalla felicità. Solo per un attimo ti dai della sciocca, poi l'istinto, il desiderio, la gioia, la vera te stessa prendono il sopravvento e ti abbandoni, al suo sguardo, alle sue mani, a lui.
Quasi cogliesse il tuo abbandono il suo atteggiamento cambia, improvvisamente, il viso si indurisce appena, gli occhi si stringono un poco, più duri ora, la mano scende sul collo, sul pareo sfiorando il tuo seno, sentendo i tuoi capezzoli già tesi, eccitati, la sua voce .. quasi un sussurro eppure così ipnotica, parla di te, di come ti vede, di ciò che vuole tu sia.
Ti parla, come spesso nei tuoi sogni segreti hai desiderato ti si parlasse, ti dice di abbandonarti, di escludere dalla tua mente il mondo, racchiudendo solo voi, di ascoltare il tuo corpo, assecondarlo. La sua mano sul tuo seno, sfiora i capezzoli attraverso il pareo, non riesci a staccare lo sguardo dal suo, leggi in lui ciò che vuole da te, senza necessità di ascoltarlo. Apri un poco le gambe, un invito sfacciato, che non ti saresti mai aspettata da te, eppure voluto. Quasi implori con lo sguardo le sua mani sulla tua pelle, sulle gambe, sentire le sue dita risalire sulle cosce, senti i tuoi umori bagnarti, sempre di più. I rumori intorno a voi ovattati, lontani, assenti. Dai le spalle al mondo, come lui vuole, sai che chi vi guardasse attentamente potrebbe capire, ma non importa, anzi tutto ciò fa parte di ciò che lui vuole.
Ecco, le sue dita finalmente sulle tue gambe, leggere, solo a sfiorarti, e la sua voce, che entra in te, ti prende.
Inarchi il busto, protendendo il seno verso lui, verso la sua bocca. I capezzoli disegnano areole scure sul leggero tessuto del pareo, che ti fascia, ti accarezza, ti eccita. Il tuo respiro aumenta, sempre più, la sguardo acquoso, perso in lui, in attesa, le mani strette a pugno, le unghie conficcate nel palmo, immobile. Goccioline di sudore sopra il tuo labbro superiore, non è il caldo, non è il sole, tu lo sai, lui lo sa. Macchinalmente passi la lingua sulle labbra, raccogli quel sudore, stai scoprendo il gusto inatteso dei tuoi sapori, dei tuoi odori. Lo fissi ininterrottamente, deglutisci a vuoto. "Dio mio perché non mi trascina nella sua camera, non mi butta sul letto, strappandomi questo misero pezzetto di stoffa ormai pregno di ogni mio odore? Perché non mi fa aprire le gambe davanti a lui, oscenamente, voglio essere sua, la sua puttana, la sua schiava, sua, sua, sua."
Quasi intuendo i tuoi pensieri, in una distorta legge del contrappasso allontana di scatto la mano da te, te la nega. "..nno", non puoi trattenere un rantolo biascicato di disappunto "...no, ti prego, ti prego". Sorride, "mi preghi per...cosa?". Deglutisci ancora, la mente vuota, solo il tuo corpo, le tue sensazioni in te, che ti portano a rinnegare ogni razionalità, a perdere ogni vergogna "..ti prego, accarezzami, toccami,...io...ho voglia di te". Senti il tuo volto in fiamme nel sentire la tua voce dire quelle parole, eppure è giusto, è ciò che senti, è ciò che vuoi, essere sua.
Sorride accarezzando piano il tuo braccio, quasi a rimarcare una casta carezza, innocente, ben diversa da quella che vorresti.
Poi vedi la sua mano muoversi, la segui come ipnotizzata, si avvicina al tavolino, scorgi solo ora, dietro i bicchieri, un oggetto strano, non capisci cosa sia, sembra un gioco per bambini, uno di quei giochi rumorosi che affollano le estati e scompaiono nel volgere di una stagione. Vedi le sue dita afferrarlo, giocarci. Cerchi di capire cosa sia, una, no due palline bianche, che riflettono violentemente i raggi del sole, avorio pensi, levigate, lucide, unite da una cordicella sottile che le trapassa terminando con un anellino; le vedi scorrere tra le sue dita, quasi puoi cogliere la levigatezza dell'avorio, la sensazione di calore che trasmettono. Le vedi scomparire e riapparire tra le sue dita mentre sai che il suo sguardo non abbandona un attimo il tuo volto, scrutando ogni sfumatura del viso. "cosa sono, che centrano ora, cosa vorrà fare?" mille domande nella tua mente, domande senza risposta, domande che non cercano una risposta, che hanno già una risposta: qualsiasi cosa egli v
oglia da te. l'avrà. Avvicina piano la mano al tuo volto, alle tue labbra, celando quello strano oggetto tra le dita, facendolo riapparire improvvisamente davanti alle tue labbra, senti la liscia superficie disegnarti la bocca, sai che vuole che tu sporga la lingua, lo fai, docilmente, felice della tua obbedienza, fiera di aver colto in lui uno sguardo di approvazione. Quasi in trance lecchi quell'oggetto che ti porge, per un attimo l'ansia ed il timore di essere vista ti paralizza, ma è solo un attimo, volgi le spalle a tutti, al mondo, e poi che importa, sei solo tu, lui, voi. Muovi la lingua più velocemente ora, la salivazione che aumenta, pur sentendo una inaspettata secchezza alla gola, ti perdi nei suoi occhi, nei suoi desideri, in lui.
Lascia scorrere quelle palline sul tuo collo, la tua saliva sulla pelle; scende sul pareo premendo un pò più forte sui tuoi capezzoli; scende ancora, sulle tue gambe.
Sai, credi di sapere cosa vuole, temi di saperlo, eppure lo vuoi, con tutta te stessa.
Ora guardi con fermezza nei suoi occhi, vuoi che lui sappia che sei pronta a tutto per lui, dischiudi le gambe, ti sembra ti cogliere violentemente l'odore che sale dal tuo sesso ormai pronto, la sua mano lascia scivolare le palline sulle tue cosce, le muove lenta all'interno delle tue gambe, il tuo respiro sempre più rapido, a tratti sospeso in un limbo d'attesa, la mano scivola sotto il pareo, scostandolo, senti una pallina sfiorare i tuoi peli umidi, muoversi lentamente sulle grandi labbra gonfie di desiderio, non puoi trattenere soffocati gemiti di piacere, di desiderio. Sai che lo fa di proposito, sai che capisce i tuoi sforzi per restare immobile, pur offrendoti, restare in silenzio, pur tra la folla rumorosa, pur desiderando urlare la tua voglia, il tuo piacere, il tuo desiderio di lui. Preme un po' più forte, proprio sul clitoride, "ahhhh" non puoi trattenere un lungo gemito di piacere, mentre incurvi un poco le spalle spingendo in avanti impercettibilmente il bacino, ma..
Lui toglie la mano, le palline scompaiono nel suo pugno, la sua voce carezzevole ora "no Giorgia, no piccola, così non va, così non devi, sttttttt, in silenzio, nessun gemito, nessun suono, lo puoi fare per me?" sorride leggermente mentre parla, ma sai che non è una richiesta, è un ordine, e la tua voce in un soffio "si..Padrone, si, per te, per me".
PADRONE? Come ti è uscita quella parola, come hai potuto pronunciarla, tu, donna indipendente, orgogliosa. "Si, si cazzo si Padrone, lui ora è il mio Padrone e sono felice, fiera di essere la sua schiava, la sua cagna, di obbedirgli, in tutto, purchè sia orgoglioso di me."
Raddrizzi il busto, con fierezza, apri un po' più le gambe spingendo il bacino verso lui, stingendo con forza le labbra, pronta a dimostrargli che sai obbedire, che sei pronta a lui.
Sorride, la mano ancora sotto il pareo, ti sembra più decisa ora, senti subito la pallina sfiorare le labbra, il clitoride, con insistenza, abilmente, ondeggi il bacino, assecondando i suoi movimenti, gli occhi negli occhi, una muta sfida, ma nel contempo una sottomissione totale. Il piacere aumenta, ad ondate inarrestabili, ogni muscolo del tuo corpo è teso nell'attesa del piacere, teso nello sforzo di restare immobile, in silenzio, come ti è stato ordinato.
Le sue dita scorrono tra le grandi labbra, le schiudono, si inumidiscono in te, del tuo piacere, senti la pallina farsi strada, premere, lentamente, la muove piano, trova una leggera resistenza, vorresti spingerti in avanti, farla entrare in te, ma non devi e lo sai. La pressione aumenta, e.finalmente, con un movimento sinuoso, scivola in te. Ti pieghi su te stessa, mordendoti violentemente le labbra per trattenere ogni suono, per cercare di celare il piacere sconvolgente che ti ha colto.
Lì, tra la gente, tra rumori e risa, straordinario come abbia saputo farti scordare tutto ciò, come ti abbia portata ad abbandonarti, ad essere te stessa, come abbia saputo "usare" il resto del mondo per umiliarti, eccitarti, portarti verso vette di piacere impensabile.
Muove piano la pallina in te ora, la sospinge, più in fondo, la senti premere sull'utero. L'altra pallina ora, batte piano sul clitoride, scende tra le labbra, preme e. di colpo eccola in te. Ancora un sussulto violento, ancora uno spasimo, senti sulla lingua il dolciastro sapore del tuo sangue, ti sei morsicata le labbra ma. hai obbedito, sei stata in silenzio, e sai che lui ne è fiero.
Le sue dita sulla cordicella ora, la muovono piano, lentamente, ma bastano movimenti millimetrici per darti spasimi e contrazioni, piacere. Assecondi ogni suo movimento, senza mai abbandonare i suoi occhi, sorride, ma vedi che è orgoglioso di te e tu lo sei di te stesa, di come ti stai donando.
Il piacere aumenta, violento, come una mareggiata invernale, ad ondate sempre più forti, incalzanti. Per un attimo pensi a come potrai nascondere l'orgasmo, poi tutto sfuma, si annebbia, un mondo ovattato in cui esiste solo piacere, sensazioni. La sua mano tira un poco la cordicella, senti le palline quasi scivolare fuori da te, aprirti, contrai i muscoli per trattenerle, poi le sue dita le spingono nuovamente in te, le fanno girare, lo guardi con riconoscenza, avevi temuto che ti negasse il piacere. Ancora tira, ancora stanno per uscire, e di nuovo spinte in te.
Questa volta una ondata più forte, chiudi gli occhi per un attimo, un rumore gorgogliante dalla tua gola, serri più forte le labbra, il piacere, eccolo, l'orgasmo agognato, eccolo. Il tuo respiro che soffia violentemente dalle narici, a scatti, accompagnando i suoi movimenti, il tuo corpo teso, pronto ad esplodere.
Odori, sapori, rumori, tutto si fonde nella tua mente, tutto porta piacere, eccitazione, aggiunge desiderio al desiderio. Una lunga apnea, infinita, l'agognata attesa di ciò che sai sta per giungere, travolgerti.
Ecco ancora le tira, lentamente, aspetti le sue dita che spingano nuovamente, ma..
Uno strappo violento, inatteso, senti le palline schizzare da te, strappate con forza, violenza, un senso di vuoto improvviso, un senso di rabbia, privazione, dolore, tutto in uno, e dalle tue labbra una parola, un singulto ..."noooooo". Deglutisci a vuoto, offesa quasi, furiosa "noooooo, non ora, ti prego".
Guardi i suoi occhi, li vedi cupi, arrabbiati, allontana la mano da te, "avevo chiesto silenzio Giorgia, silenzio, sempre"
Lascia cadere sul tavolino le palline, vedi i tuoi umori coprirle, le vorresti annusare, leccare, le vorresti in te, ma non è questo che ti turba ora, è lui, lui che si adagia sul lettino, beve lentamente, guardando oltre te, quasi tu non esistessi più, quasi fossi trasparente.
Senti le lacrime colmarti gli occhi, "no Dio mio, no, ti prego, che non sia arrabbiato con me, che non sia deluso da me, che non mi abbandoni ora, ora che so cosa sono, cosa voglio, e so che solo con lui posso esserlo, ora che so che lui è il mio Padrone".
Non smetti di guardarlo, cercando, sperando, desiderando di attirare la sua attenzione, vorresti un insulto, uno schiaffo, uno sputo in viso, ma non questa indifferenza, questo nulla verso te, quasi ti avesse, di colpo, cancellato dalla sua vita.
Provi una delusione cocente, non per l'orgasmo negato, non per il piacere interrotto, ma per non esserti dimostrata ciò che lui voleva, non essere stata all'altezza dei suoi desideri, dei suoi ordini.
Lentamente le lacrime scavano il tuo volto, scendendo lungo i solchi del tuo viso, le senti inumidirti le labbra, cogli il sapore salato, come salata, inutile, vuota ti sembra ora la tua vita.
Lui continua ad ignorarti, e ciò che più fa male è che le fa senza pose, con assoluta naturalezza, quasi tu realmente non esistessi.
Ora piangi senza ritegno, non per impietosirlo certo, sai, per come credi ormai di conoscerlo, che non sarà la pietà a smuoverlo; piangi per ciò che temi di aver perso, per ciò che avevi conosciuto e sai che nessun altro potrà ridarti, piangi per la rabbia verso te, la rabbia di non aver saputo essere, fino in fondo, ciò che sai di essere.
Non smetti di fissarlo, la sua mano si muove, verso il tavolino, posa il bicchiere, afferra per un attimo le palline "mio Dio, fa che mi guardi, fa che mi presti la sua attenzione, che si dedichi a me, che mi schiaffeggi magari, ma che si dedichi a me".
Si alza, sempre guardando oltre te, resta un attimo in piedi, immobile, le braccia abbandonate lungo il corpo, le palline nella mano, poi, con un gesto impercettibile, le lascia cadere in grembo a te e si allontana senza degnarti di uno sguardo. Riprendi a singhiozzare, le spalle scosse da tremiti, la tua mano che lentamente raccoglie le palline, ancora umide dei tuoi umori, le accarezzi con devozione, sono state tra le sue mani, le ha guidate in te, ed ora...
Singhiozzi più forte, ora le risate della piscina ti infastidiscono, perché, perché la gente ride e scherza, lui se ne è andato, lo hai deluso, lo hai perso.
Resti li a lungo, persa nel tuo dolore, poi lentamente ti alzi, le palline ancora nella tua mano, non puoi, non potrai mai separartene, unico ricordo di ciò che è stato, di ciò che ancora avrebbe potuto essere.
Attraversi l'atrio, chiusa nei tuoi pensieri, il portiere ti guarda, chiedi la chiave, te la porge, l'ascensore, secondo piano, la tua camera, le mani tramanti faticano ad infilare la chiave, vorresti salire ancora, raggiungere la sua camera, bussare buttandoti in ginocchio davanti a lui, chiedendogli scusa, chiedendogli di farti sua, ancora ed ancora ed ancora, ma sai bene che non servirebbe a nulla, a nulla.
Apri la porta, entri, qualcosa a terra, ti chini, una busta bianca, la mano ti trema, il cuore in gola, un biglietto d'addio? L'ultimo saluto? La raccogli
La apri con gesti frenetici, riconosci la sua calligrafia, la stessa che aveva vergato su un foglietto poche parole ed un numero di camera, da cui tutto era iniziato. Gli occhi velati di lacrime faticano a mettere a fuoco le parole, li asciughi con il dorso della mano, leggi, leggi ed il cuore sembra fermarsi "stasera, alle 20 in punto, al bar dell'Hotel, indossando ciò che ho preparato per te e null'altro e ovviamente...con le nostre palline in te, non deludermi". Il cuore fa balzi di gioia, ancora lacrime, ma di felicità ora, sarai ancora sua, ancora una possibilità, no, non lo deluderai, avanzi lentamente nella stanza ed improvviso un dubbio, "ciò che ho preparato per te?" Che significa, oddio, non capisci, cosa vorrà che tu indossi? Come capire ciò che intende? Non puoi permetterti di sbagliare, di deluderlo. Alzi lo sguardo e, sul letto, elegantemente adagiato, vedi uno splendido abito da sera, nero, dei collant, splendidi sandali in tinta.
Hai un brivido, lui è stato li, nella tua stanza, lui ha preparato questo per te. Paura, gioia, eccitazione, brividi.
Chi è quest'uomo, come sa tutto, troppo di te? Come può prevenire i tuoi desideri e stupirti così?
Non importa, è ciò che vuoi, e lui lo sa, e non lo deluderai no, non deluderai il tuo Padrone, non più, stasera alle 20, al bar dell'Hotel.
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VACANZA (prima parte)
Sprazzi di vita, di vita vissuta, che a volte porta ad immedesimarsi, a rincorrere i propri sogni, stanchi di nasconderli e negarli. Sentendo il bisogno di viverli.
In vacanza, finalmente, e finalmente sola, senza marito, senza lavoro, una settimana tutta per te.
Esci dall'Hotel e lentamente ti dirigi verso la piscina, guardandoti attorno. Non c'è ancora nessuno, in fondo sono solo le 9, prestissimo per chi è in vacanza.
Scegli il lettino, studiando attentamente la zona in cui pensi ci sarà più sole durante la giornata, togli il pareo che ti serve da copricostume e ti adagi mollemente cominciando a gustarti la calda carezza del sole sul tuo corpo, sentendola scaldare la tua pelle.
Una rivista di enigmistica tra le mani e la mente che si vuota gustandosi quel nulla che sola una vacanza solitaria può dare.
Tra dormiveglia e lenti anagrammi il tempo scorre, senti voci attorno a te, persone che, come te, vengono a farsi scaldare la pelle, illudendosi che scaldi anche i loro cuori. Poca gente, in fondo è periodo di bassa stagione.
Il caldo sole comincia a velare di piccole gocce di sudore il tuo corpo, piacevolmente, e la tua mente si vuota di ogni dovere. Tu, sola, null'altro e nessun altro a cui pensare, finalmente.
Ti senti osservata, giri lentamente il capo e lo vedi seduto su un lettino non lontano dal tuo, il corpo già abbronzato, occhiali da sole a coprirgli parzialmente il volto ed un sorriso enigmatico sul viso.
Distogli lo sguardo, ti disinteressi immergendoti nuovamente nell'enigmistica; ma continui a sentire, insistente, quello sguardo su di te, o forse è il tuo desiderio di sentirlo che te lo fa immaginare. Volgi lentamente il capo e. ecco, quasi immobile, ancora li, a fissarti; ti volti di scatto con un gesto di insofferenza, ma è vera insofferenza? O forse quello sguardo continuo su di te stuzzica la tua vanità? Da quanto non ti sentivi desiderata? Da quanto non sentivi la carezza di uno sguardo maschile, sfacciata ed invadente, impudica quasi?
Desiderata?
Ridi tra te e te. Desiderata? Ma è solo uno sconosciuto che ti ha guardata, nulla più, la tua fantasia sta volando troppo, probabilmente è solo un uomo che si guarda attorno e, casualmente, per due volte, il suo sguardo coperto da occhiali scuri, ha incrociato il tuo, o forse guardava oltre te, cercava la ragazza bionda seduta un pò più in là.
I tuoi pensieri volano lontano, da quanto tempo non senti il brivido che dà l'essere desiderata da un uomo, da quanto tempo sei relegata al ruolo di moglie e madre?
Da quanto solo il tuo lavoro assorbe tutta te stessa?
Dove tutto è scontato, dovuto, NOIOSO?
Da quanto il tuo cuore non accellera i battiti incrociando lo sguardo di un uomo e rubandone i pensieri?
Sciocchezze, solo la tua sciocca fantasia che ti fa immaginare ciò che non c'è.
Si, pensi ridendo, è certamente così, ora mi volterò, ti dici, e lui sarà immerso nella lettura di un quotidiano, o starà avvicinandosi pian piano alla biondina accanto.
Sorridi con te stessa a quel nuovo gioco, ecco ora mi volto: uno, due e .. tre.
Il respiro ti si blocca di colpo e resti immobile sentendoti avvampare; lui è lì, sorridente, davanti a te, un bicchiere tra le mani, il vetro appannato dalla gelida bibita colorata, senti la gola secca; si china porgendotelo "buongiorno, con questo caldo bisogna reintegrare i liquidi, posso?" ti porge il bicchiere che afferri lentamente insultandoti per la figura da idiota che stai facendo; non riesci a spiccicare parola, sei rossa, quasi lui potesse leggere i tuoi sciocchi pensieri e le tue illazioni di poco prima.
Finalmente sussurri un "grazie" e porti il bicchiere alle labbra. Ora non hai dubbi, senti il suo sguardo su te, non sono fantasie, lo senti, insistente e caldo, che brucia più del sole, ed assurdamente ogni tuo gesto assume significati nuovi; ti scopri a pensare a come stai sorseggiando la bevanda, a come le tue labbra si posano sul bordo del bicchiere, a come le vede lui, senti il freddo e dolce liquido scivolare in te, procurandoti un brivido; e sempre, sopra tutto, il suo sguardo.
Le sue parole scorrono nella tua mente, una conversazione banale, ma non sono le sue parole a turbarti, ma il suo sguardo attraverso le lenti oscurate.
Lo senti scivolare piano sulle tue spalle, scendere lentamente lungo la schiena, seguire le morbide curve delle tue natiche. Ti accorgi che, inconsciamente a tale pensiero contrai i muscoli, quasi a proteggerti, difenderti, ma realizzando subito che quell'improvviso contrarsi dei tuoi glutei sodi potrebbe far pensare ad altro.
Sei paonazza ormai, la mente in subbuglio, arrabbiata con te stessa perché ti stai comportando come una sciocca quattordicenne; cerchi di ritrovare il tuo autocontrollo, di dire qualche frase simpatica, di circostanza. Lui è seduto sul bordo del lettino, le tue braccia sfiorano involontariamente le sue gambe, devi sollevare il capo per guardarlo e questo ti mette a disagio, in soggezione; Vorresti alzarti, sederti, ma.. hai slacciato il reggiseno del costume per evitare quelle odiose righe bianche sull'abbronzatura e non hai il coraggio di allacciarlo con lui così vicino a te.
"ha una pelle molto delicata" sussurra "dovrebbe proteggerla meglio dal sole"
A queste parole si alza, lo senti muoversi dietro te e improvvisamente senti cadere sulla tua schiena cotta dal sole gelide gocce di crema, rabbrividisci ma subito le sue morbide mani si muovono su te, una lunga carezza, che parte dalle spalle, sciogliendo i tuoi muscoli contratti, scende lenta lungo la schiena, si muove sui fianchi.
Hai un moto di ribellione, "ma come si permette questo stronzo? Ora gli do uno schiaffo". Ma senti questi pensieri scorrere in te lontani, quasi non fossero tuoi, perché le sue mani su di te, le mani di quello sconosciuto, ti danno sensazioni scordate, desiderate da troppo tempo.
Sei immobile, gustandoti quell'inaspettato massaggio e nel contempo temendolo per ciò che suscita in te.
Non hai più controllo sul tuo corpo, ti senti razionalmente troppo sfacciata, non vorresti permettergli di fare ciò che sta facendo, ma non puoi impedirglielo.
Si, vuoi le sue mani, vuoi le sue carezze, vuoi i brividi che ti procura, anche se ciò ti fa sentire una donna facile e ti fa infuriare perché intuisci che lui sa bene ciò che stai provando.
Abbassi il capo sul lettino, scostando i capelli dal collo, offrendoglielo, e subito le sue mani lo avvolgono, lente, abili, sensuali; sembrano sapere, da sempre, dove e come accarezzarti.
Si accarezzarti, perché ormai quelle mani non stanno più semplicemente spalmando della crema, né massaggiandoti, stanno accarezzandoti, e ti accorgi di desiderare quelle carezze, sempre di più.
Le mani lentamente abbandonano il tuo collo, scorrono ancora sulla tua schiena, scivolando lentamente vicino ai tuoi seni.
Resti immobile, tesa, VUOI CHE LI ACCAREZZI, CHE LI TOCCHI. Questa certezza esplode nella tua mente, improvvisa, si vuoi che quello sconosciuto ti accarezzi il seno, ti muovi piano, cercando di avvicinarlo alla sua mano, inarchi un poco il busto, sollevandolo.
Ma lui allontana la mano, la riporta sulla schiena, lenta, sicura.
Ti mordi le labbra, perché? Non può non aver capito cosa desideravi, sei stata sfacciatamente chiara, perché?
Ma il tuo corpo si lascia nuovamente trasportare dalle emozioni che le sue mani ti donano, ora quelle mani sono sulle tue gambe, lentamente sfiorano i tuoi polpacci, salgono, piano, sulle cosce.
Vorresti urlare, senti i tuoi capezzoli premere contro il lettino, eccitarsi ancor più ad ogni tuo minimo movimento, e sai che, inconsciamente, ti stai muovendo proprio per quello.
Senti il tuo bacino ondeggiare piano, quasi chiedere alle sue mani...ti spaventa ciò che pensi, tu, una donna rispettata, uno sconosciuto alle tue spalle che ti accarezza, no, basta, reagisci, razionalizza.
Ora gli dirai di smettere
Ma ecco che le sue dita sfiorano l'interno delle tue cosce, dolci, eccitanti, ti accorgi che dischiudi un poco le gambe
REAGISCI. DIGLI DI SMETTERE
Ma il tuo corpo non può obbedire a ciò che realmente la tua mente non vuole, la tua mente non può più obbedirti, quasi non fosse più tua.
Le sue dita sfiorano...inavvertitamente... il tuo slip, ti sfugge un gemito e....
Le sue mani ti abbandonano
Si staccano da te
No, resta qui, accarezzami ancora
Vorresti chiederglielo, implorarlo quasi
Lo senti alzarsi, passare accanto a te, posa lentamente davanti al tuo viso un bigliettino e si allontana senza voltarsi.
Sei turbata, frastornata, con fatica la tua mente ti riporta alla realtà mentre i tuoi occhi non smettono di seguire la figura che si allontana, come un sogno che svanisce al mattino e che vorresti afferrare ma non puoi.
Vedi il bigliettino, cerchi di mettere a fuoco le parole vergate con calligrafia sicura.
Solo dei numeri e poche parole
Stanza 322, terzo piano, ti aspetto, ORA!
Hai un improvviso moto di rabbia, sei furiosa con lui; ti aspetto ora? Ma chi si crede di essere, e chi crede che tu sia? Una sciocca ragazzina pronta a correre da lui per due carezze?
Strappi il bigliettino, la lasci cadere a terra
STRONZO PRESUNTUOSO!
No, non mentirti, sei furiosa con te stessa non con lui, si furiosa perché ti accorgi che lo desideri, che vuoi correre da lui, furiosa perché lui lo ha capito, perché ha letto in te ciò che tu vuoi, ciò che desideri.
Senza neppure rendertene conto ti alzi, allacciando il reggiseno, avvolgi il pareo attorno al corpo, fremendo al contatto con la stoffa, e, quasi in trance, ti avvii verso l'hotel, entri, l'ascensore, la gente intorno a te, rumori, profumi, tutto è ovattato nella tua mente, tutto lontano ed indistinto, quasi come se fossi trascinata da una forza invisibile in un mare di nebbia, anelando di raggiungere.....
Raggiungere cosa?
Sciocca, sei una sciocca. Fermati, torna in piscina, dimostragli che non sei ciò che lui crede
L'ascensore,
stampata nella tua mente l'immagine di quel bigliettino, poche parole:
Stanza 322, terzo piano, ti aspetto, ORA!
una mano preme il pulsante del terzo piano, la tua mano
Si, sei ciò che crede lui, vuoi ciò che lui sa che tu vuoi, disperatamente.
L'ascensore si ferma, le porte si aprono, il corridoio vuoto, il tuo sguardo scorre i numeri sulle porte
312, 318, ...322
E' socchiusa, resti immobile, una silenziosa lotta in te, vorresti spalancare quella porta, buttarti tra le sue braccia, chiedergli di accarezzarti, di farti sua, di darti piacere, ma nel contempo lo temi, sei una donna adulta, intelligente, razionale; già razionale: voltati, vattene, dimostra ciò che sei.
Una voce da dietro la porta, improvvisa, inaspettata, bassa e decisa
"Entra, ti aspettavo"
Una vampata di calore sul tuo viso, spingi la porta, entri lentamente, quasi barcollando, inebetita dai tuoi pensieri.
Eccolo
In piedi, nell'intimo salottino della suite
Una elegante camicia, pantaloni di lino, scioccamente hai un moto di delusione "ma come, si è rivestito?"
Arrossisci ancor più a questo pensiero indecente. Lui chiude la porta, è dietro te, vicino, molto vicino, troppo. Senti il calore del suo corpo contro il tuo, il tuo respiro ansimante rompe l'assoluto silenzio, il suo viso accanto al tuo, la sua voce, suadente e dolce, al tuo orecchio. "come ti chiami?" rispondi in un soffio "Giorgia".
Sai di essere in sua balia, no, non è così e lo sai bene, sei in balia di te stessa, del tuo corpo, dei tuoi desideri troppo a lungo nascosti, repressi.
Le sue mani si muovono su di te, lente, decise, possessive. Senti la stoffa del pareo accarezzarti la pelle, lo slaccia lentamente, cade a terra. Finalmente le sue dita sulla tua pelle, ancora, ancora. Sollevi piano lo sguardo e . ti vedi riflessa in un grande specchio davanti a te, il minuscolo costume che ti copre, lui dietro di te, le sue braccia, le sue mani che si muovono abili sul tuo corpo, un sorriso enigmatico sul volto affascinante. Non puoi distogliere la sguardo, vuoi vederti, vederlo, mentre ti accarezza, mentre ti fa sua, vederti spudorata e pronta a tutto, Donna, Femmina.
Queste parole nella tua mente ti spaventano, "pronta a tutto? donna? femmina?"
Ti spaventano ma aumentano la tua eccitazione "Si PRONTA A TUTTO, DONNA FEMMINA, LO VUOI, CON TUTTA TE STESSA"
Vedi riflesso il tuo corpo, eccitato, il tuo seno gonfio di desiderio, i tuoi capezzoli che sembrano forare la stoffa, che quasi fanno male, ma è un dolce dolore.
Incroci il suo sguardo nello specchio, deciso ora, mentre le sue mani salgono sul tuo corpo, sfiorano appena i seni, facendoti gemere ed inarcare il busto, salgono ancora, sul collo, sul viso, sulle labbra. Stai premendo contro lui, il tuo bacino lo cerca, lo vuole, ora, subito.
Le sue mani sulle spalle, sulla schiena, le senti sciogliere il reggiseno, lo sfila, con un gesto aggraziato. Hai lo sguardo febbrile, il vederti così, abbandonata ad un uomo, implorante di lui, ti provoca emozioni sconosciute. Afferra le tue mani, le guida lentamente, le posa sui tuoi seni, stringendole.
"mio Dio lo voglio, ora": Senti i tuoi capezzoli fremere tra le tue dita, guidate dalle sue, indurirsi ancor più, senti il tuo piacere bagnarti tra le gambe, inumidendo lo slip, vorresti urlare "PRENDIMI, ORA" ma non riesci a parlare, tutta te stessa sta nelle sue mani, nella sua mente.
Guida le tue mani, le tue dita, sul tuo corpo, alternando dolcezza e decisione, quasi sapesse esattamente ciò che vuoi.
Poi improvvisamente, si allontana da te; resti immobile, inebetita, le mani ancora sui seni, le dita che si muovono guidate dall'istinto, dal desiderio
Passa davanti a te, fissandoti, si siede su una poltroncina.
La tua bocca aperta, fissandoti nello specchio mentre le tue dita stringono i tuoi seni sotto il suo sguardo. Impudica ed eccitata, invitandolo, pregandolo, chiamandolo con i movimenti del tuo corpo che vedi riflesso davanti a te.
Lo vedi afferrare il telefono, poche parole e riappende, non capisci, ma non importa, non puoi più smettere ora, non ora che è il tuo corpo a guidarti.
Lasci che la tua mano scivoli tra le tue gambe, ti sfiori mentre il tuo corpo freme percorso da mille brividi di piacere, ti guardi allo specchio, vedi una donna eccitata, il viso contratto dal desiderio e dal piacere, la bocca aperta, ansante.
Le tue dita scostano lo slip, sentono il tuoi umori bagnarti le dita. Senti la sua voce:
"continua" , non hai bisogno di stimoli, non più ora, ti apri, mostrandoti, umida, calda. Vedi il tuo sesso riflesso, le tue dita impadronirsene, sei stordita dal desiderio; ti appoggi alla parete, le gambe un poco piegate, aperte, le dita sul clitoride, premendolo, muovendolo, roteandolo, di più, più veloce. Un rauco mugolio continuo dalle labbra. Si la donna che vedi nello specchio è ciò che avresti sempre voluto essere. Un pò puttana, un pò schiava, ma libera di essere come si sente, felice di provare ciò che prova, che stai provando.
Bussano alla porta, lui dice avanti, si apre. Sfili la mano dallo slip, ti volti sconvolta dal terrore e dal piacere. Il tuo viso, il tuo corpo non possono celare ciò che stavi facendo, ciò che stavi provando. Entra un cameriere con un carrello, ti guarda, cerchi di coprirti il seno, abbassando gli occhi. Lui firma il conto, esce, e siete ancora soli.
Stai ansimando, dalla rabbia dalla delusione, dall'umiliazione. Perché? Perché ha voluto umiliarti così? Mostrarti ad altri?
Lo guardi con uno sguardo che vorrebbe incenerirlo, il tuo braccio a coprire il seno, ti chini senza una parola, afferri il pareo furiosa. Basta, lurido stronzo, ti aveva ed ha rovinato tutto, porco pervertito. Lo guardi, ancora seduto ti osserva indossare il pareo, sorridendo. Non parla, non parli, ti volti per andartene, non merita neppure un insulto. Apri a porta e..lo senti dietro te, le sue mani delicate sulle spalle nude, un fremito, un gemito. No, non ora, non ricominciare Giorgia, esci, vattene. Le sue mani sul collo, le sue labbra, dolci, morbide, ti fa voltare, lentamente. Ecco, ancora l'oblio, il desiderio, il nulla. Sei tra le sue braccia, la sua bocca cerca la tua, dimentica di tutto, senti il suo sapore. Le sue labbra sulle tue, la sua lingua che le forza leggermente, le schiudi, lo accogli in te, le vostre lingue si scambiano sensazioni, giochi, mentre ti stringe a se, con forza. Ti abbandoni completamente, dimentica di tutto, di ciò che sei, dell'umiliazione appena vi
ssuta, di tutto; solo tu e lui e pronta a tutto.
Le sue mani sul tuo collo, sulle spalle, premono con decisione, sai cosa vuole, ti lasci scivolare a terra, in ginocchio, davanti a lui. Mille volte nelle tue fantasie ti sei vista così, ma mai hai osato farlo.
Ora si, ora lo vuoi, vorresti implorarlo di permetterti di avere il suo sesso, di lasciartelo adorare, gustare.
I pantaloni di lino mostrano inequivocabilmente la sua eccitazione, il suo sesso eccitato, prorompente, esigente. Senti la mente acquosa, ormai irrazionale, vivere solo di sensazioni violente, immediate, brucianti. Vorresti slacciare quei pantaloni, liberare quel desiderato simbolo di piacere, annusarne la fragranza, gustarne il sapore; sentirlo forzare prepotentemente le tue labbra pronte ad accoglierlo, sentirlo gonfiarsi in te, premere in te, violare la tua bocca con colpi possenti, imperiosi, umilianti forse ma tanto, troppo desiderati ormai.
Ma ancora una volta si allontana da te, lasciandoti immobile, fremente; si muove attorno a te, una benda nera copre il tuo volto, il buio ed il nulla.
Silenzio, immobilità, il tempo scorre lento, infinito, NULLA.
Lo vuoi, lo vuoi come non mai, come mai nessuno prima, ma lui dov'è ora?
Finalmente la sua mano sul tuo capo, tra i tuoi capelli, decisa ora; li afferra e quella stretta sicura ti porta ormai al più totale abbandono; muove il tuo capo, ti costringe ad alzarlo verso lui, pur non vedendolo, le labbra dischiuse, pronte ad essere oscenamente sue. Cogli un tintinnare di vetro, intuisci qualcosa che si avvicina a te, al tuo viso ormai stravolto dal desiderio, poche gocce bagnano le tue labbra, poi di più, un attimo di smarrimento prima di intuire che si tratta di champagne ghiacciato, apri la bocca, lasci che scorra in te, impetuoso; il ribollire delle bollicine si gonfia nella tua bocca, tracima dalle tue labbra, colando sul collo, sul seno eccitato che freme a quel gelido contatto. La tua mente ti immagina come lui ti vede, hai scoperto il piacere di vederti così, succube, libera, disposta a tutto, in ginocchio davanti ad uno sconosciuto, nuda ad eccezione di un minuscolo triangolino di stoffa tra le gambe, ormai fradicio di te, il viso sollevato, offerto a l
ui, bagnato di liquido che come una laida carezza scorre dalle tue labbra sul tuo corpo dandoti sensazioni inaspettate.
Ancora la sua mano, ancora decisa sui capelli, ti solleva, imperiosa, forte, ti lasci guidare felice, si assurdamente felice, ti fa muovere nella stanza, fermandoti poi improvvisamente. E' dietro te, lo senti contro te, il suo corpo finalmente nudo contro il tuo, pelle su pelle; il suo sesso finalmente sfregarti le natiche, ti muovi ondeggiando, lasciando che si muova su te, sentendolo scivolare tra le tue gambe, premere quel minuscolo triangolo di stoffa umido, eccitare il tuo sesso già spasmodicamente eccitato. Solo il tuo respiro affannoso rompe il silenzio, sempre più rapido, sempre più voglioso. La sua pelle sulla tua, il suo petto contro la tua schiena inarcata, alla ricerca di contatto, sensazioni, piacere.
Improvvisa la sua mano strappa la benda. Resti accecata dalla luce per un attimo, una luce abbacinante, violenta, come violente sono le sensazioni che stai provando. Lentamente riapri gli occhi, una grande vetrata davanti a te, e fuori, sotto di voi, la piscina dove tutto è iniziato, ormai affollata di gente. Lo senti dietro te, ti spinge avanti, più avanti, ormai contro il vetro, sai che basterebbe che qualcuno dalla piscina sollevasse lo sguardo per vederti, nuda, eccitata, libera e soprattutto sua. Non ti importa, nulla importa, anzi tutto ciò non fa che aumentare il tuo desiderio, lo vuoi, ora, subito. Lacrime calde colmano i tuoi occhi, non di paura, non di sofferenza, ma assurdamente lacrime di desiderio. Mai hai provato tutto ciò, una così completa sensazione di abbandono, una ricchezza così totale di sensazioni: cogli il vago sentore del suo profumo, il dolce calore della sua pelle contro la tua, il leggero velo di sudore che sta coprendo i vostri corpi, mescolandosi, voci lo
ntane di gente ignara, musica in sottofondo e spasmi incontrollati ed incontrollabili al tuo ventre, quasi un continuo stato di preorgasmo, che vorrebbe disperatamente sfociare nel piacere assoluto, ma assurdamente vorresti che durasse ancora ed ancora ed ancora; tutto ciò meravigliosamente fuso insieme, in un'unica, insospettabile, inaspettata sensazione di appartenenza.
Afferra le tue mani, le solleva sopra di te, appoggiandole al vetro; i seni schiacciati, esibiti, eccitati. Preme il tuo capo, la bocca si deforma contro quella fredda lastra trasparente, che vi isola pur mostrandovi a chiunque, le labbra dischiuse, la saliva che scivola ad inumidire quel vetro ormai parte di voi. Senti le sue dita afferrare il bordo del tuo slip. finalmente pensi, finalmente lo strapperà, finalmente mi farà sua, ed il solo pensiero ti porta ad un orgasmo inaspettato, pieghi le gambe per un attimo, la mente che si svuota di tutto, il cuore che pulsa in ogni parte del tuo corpo. Le sue mani tirano ora con forza il tuo slip, verso l'alto, di più, quasi a sollevarti da terra, senti l'umido pezzetto di stoffa farsi strada in te, aprire a forza le grandi labbra, gonfie di desiderio, premere il clitoride esageratamente gonfio, ti muovi, ondeggi, cerchi il piacere gemendo, mugolando, si mugolando, così ormai ti senti, una piccola cagnetta in calore pronta ad ogni cosa pur d
i avere piacere, ma assurdamente capisci che il tuo vero piacere è nel cogliere la sua approvazione; vuoi che ti apprezzi, che sia fiero di te, della sua nuova cagnetta.
Pensieri affannosi, assurdi, affollano confusamente la tua mente, e tutto ciò ti porta ancora più lontano, ad uno stato di eccitazione che mai avresti immaginato.
La sua voce, la sua voce decisa, da quanto non la senti, ed ora ti accorgi di desiderare quel tono severo, sicuro, che ti guida, " apriti cagnetta, mostrati a me", le tue mani abbandonano il vetro, si posano sulle tue natiche, le afferrano con presa sicura, sai cosa vuoi ora, essere sua, completamente. Allarghi le tue natiche, oscenamente, il leggero tessuto separa il tuo sesso eccitandolo; ecco, improvvisa la desiderata mossa della sua mano, un colpo secco, il tuo slip tra le sue mani, il tuo sesso dischiuso a lui, rorido di umori, pronto a lui.
Adori aprirti a lui, sentire le tue mani che ti aprono, spostare un poco le gambe per meglio mostrarti, leggermente chinata in avanti, la schiena arcuata, il viso schiacciato su quel mondo esterno che ora non ti appartiene più.
Ecco, finalmente, la punta gonfia del suo sesso accarezza il tuo, si sofferma leggero a sfiorare i tuoi peli curati, cerca il clitoride, solleticandolo, non resisti, un gemito ininterrotto sfugge roco dalla tua gola, ecco lo senti, tra le grandi labbra, si bagna in te, di te, spinge, lentamente, aprendoti di più.
Ogni fibra de tuo corpo ormai coglie la sua presenza, sembra che tutto in te si sia trasformato; il tuo sesso ormai è il centro di tutto. Spinge, ancora, lentamente, lo senti riempirti, colmarti di lui, la sensazione di appartenere, di essere sua ora è totale; più a fondo, di più, a toccare dolcemente il tuo utero, fermandosi un poco e poi, lentamente, uscire da te, vorresti trattenerlo in te, stringi i tuoi muscoli, avvolgendolo, traendo sensazioni quasi trascendentali; esce piano, ancora un poco, solo il suo glande ora in te....ma ecco che il movimento si inverte, le tue dita allargano ancor più le tue natiche mentre torna in te, lentamente, un languido movimento sfinente, in fondo a te, piena di lui. Ecco si ferma, resta immobile in te, solo inapprezzabili movimenti dei vostri corpi, dettati dal respiro, muovono i vostri sessi, stimolazioni appena percettibili eppure così intense.
Un brusco movimento, secco, deciso, ora violento; si muove in te ora, con forza, decisione, ti prende, SI, TI PRENDE ORA, finalmente sua, completamente sua.
Colpi possenti, sempre più affondati, mentre il tuo corpo sussulta in movimenti incontrollati, scomposti; il capo sempre schiacciato contro la finestra, la lingua che disegna oscene greche di saliva sul vetro appannato dal tuo desiderio, rivoli di piacere che ti scorrono tra le gambe, sulle cosce.
Ormai non sai più distinguere l'orgasmo, è un susseguirsi ininterrotto di orgasmi, senza tregua, sempre più violenti, sempre piò intensi che ti portano sempre oltre, dove non pensavi fosse possibile arrivare, eppure in ogni istante il piacere supera il piacere, parloe senza senso escono dalle tue labbra, mescolate a gemiti, urla, sospiri, nulla più importa, vuoi che lui ti veda come realmente sei.
Le tue mani sul tuo capo, afferrano i tuoi capelli, ti costringono a voltarti verso lui, a guardarlo, gli occhi appannati, il viso distorto nel piacere, l'ansimare scomposto di tutta te stessa, l'inaspettato piacere di quella presa sicura, forte, perdendoti in lui.
Più veloce, più a fondo, colpi sempre più decisi, fondendosi in te. Le tue mani che aprono ancor più le tue natiche, mostrandogli ogni tua intimità, impudicamente; senti il tuo sfintere aprirsi piano sotto le spinte del piacere, quella parte del tuo corpo che hai sempre negato a chiunque e che ora, assurdamente, vorresti sentire violata.
I tuoi occhi nei suoi, una muta richiesta di...tutto. La sua mano sul tuo viso ora, tra le tue labbra, biascichi parole senza senso, coprendola di saliva, di parole, di desiderio, la allontana da te, la senti scivolare sulla tua schiena mentre incessanti i suoi colpi ti scuotono, eccola, le sue dita sullo sfintere, bagnandolo di saliva, ti mordi le labbra, guardandolo preme piano, sei pronta ad aprirti a lui.
Un colpo più deciso, a fondo, senti il tuo sesso riempirti completamente "ora piccola cagna, ora sei mia, ora puoi godere" quasi aspettassi quelle parole un orgasmo totale ti coglie, un lungo urlo, le gambe cedono, trattieni il respiro quasi a prolungare quell'infinito piacere mentre non distingui più nulla, occhi vacui guardano il vuoto, pensieri annebbiati si fondono, confondono, svaniscono per riapparire, solo piacere, piacere assoluto ed abbandono totale.
Percepisci appena il suo muoversi in te, gli ultimi colpi, la vischiosa presenza del suo seme sulle tue natiche, sullo sfintere offerto e rifiutato, aperto, alcune gocce scivolano in te. Lentamente il respiro riprende, la mente ancora ovattata dal piacere, muovi la tua mano, raccogli sulle dita il suo sperma, lo porti verso te, spargendolo sul vetro, mai avresti immaginato di fare ciò che fai..eppure lo vuoi, ora si, la tua lingua sporge, lo lecca, lo gusta. Assurdamente vorresti quasi che qualcuno dalla piscina alzasse lo sguardo, ti vedesse, impudica, un pò puttana, femmina, come ora ti senti, come hai desiderato da sempre, felice ed orgogliosa di fare questo per lui, della approvazione che vedi in lui.
Il suo corpo ora stretto al tuo, in un abbraccio dolce, appagante, rincuorante. Restate immobili a lungo ascoltando i vostri cuori riprendere il ritmo normale, acquietarsi dopo l'estasi, in quel meraviglioso limbo dopo il piacere.
Ore, minuti, secondi, il tempo non esiste, solo tu, lui, voi. Si stacca da te, lentamente, un improvviso gesto di pudicizia ti porta a coprirti con le mani, voltandoti verso lui, il volto in fiamme, appagata, felice, sua come mai di nessun altro. Raccoglie il tuo pareo, lo avvolge attorno al tuo corpo ancora coperto del vostro sudore, tra le tue gambe ancora i vostri umori mescolati tra loro, sollevi lo sguardo, sorride, un leggero sfiorarsi di labbra, e la sua voce, dolce ora, "a presto Giorgia, a presto" si volta verso la finestra che ancora porta i segni del vostro piacere, ti volti lentamente, esci..."a presto".
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20 anni fa
admin, 75
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Alla scoperta dei collant
Era la cugina di una mia amica, era venuta a stare da lei per qualche settimana durante le vacanze estive. Abitava in un’altra città, non l’avevo mai vista, comunque era una ragazza molto carina. I miei amici che l’avevano già conosciuta l’estate precedente mi dissero che sotto quel bel faccino innocente si nascondeva una bella porcona, e alcuni di loro l’avevano conosciuta “meglio. Ci presentammo e trascorsero alcuni giorni con giochi di sguardi tra me e lei con naturalmente gli avvoltoi dei miei amici che speravano in un’altra avventura. Quello che avevo notato in lei è che nonostante ci fosse la bella stagione portava sempre collant o autoreggenti e se aveva la gonna cercava di attirare l’attenzione sulle sue belle cosce assumendo posizioni provocanti: più di una volta infatti vidi le sue mutandine o il pizzo degli autoreggenti.
Per arrivare al sodo della questione un pomeriggio andai a casa della mia amica perché aveva un problema al computer, ovviamente c’era anche la cugina, risolto il problema la mia amica disse che doveva andare a fare compere al supermercato e chiese se avevamo voglia di accompagnarla, la cugina rispose che aveva mal di testa e mentre la mia amica era andata a cambiarsi mi disse di inventare una scusa per non andare con lei, quindi subito mi venne il dubbio che stava per succedere qualcosa, così inventai una scusa e la mia amica uscì di casa sola lasciandoci al nostro destino. Lei era vestita con una maglietta , una minigonna e naturalmente i collant, si sedette sul divano accavallando le gambe più che poteva e lì notai che portava degli autoreggenti. Mi disse di sedermi vicino a lei e io ipnotizzato dalla linea che il nylon delle calze produceva tra le sue gambe dalle ginocchia fino a sparire sotto il suo culo mi ritrovai vicino a lei e in un attimo le nostre lingue si erano attorcigliate l’una all’altra e le mani dell’uno spogliavano il corpo dell’altra e viceversa. Rimasti in mutande feci per toglierle le calze autoreggenti ma lei rifiutò dicendo che la eccitava sentire il contatto della sua pelle con il nylon e voleva essere accarezzata sulle cosce con le calze addosso; non ci pensai su vedendo quelle sue belle tette sode, una terza, e quei capezzoli duri per l’eccitazione, anche il suo modo di baciare era singolare, mi prendeva la lingua o un labbro e lo succhiava o lo mordicchiava (la cosa non mi dispiaceva, anzi,) mentre le leccavo i capezzoli di continuo lei strofinava le sue gambe e le sue cosce su di me e sul divano (il nylon doveva farla impazzire veramente!!!), scesi giù lungo il suo bel corpo a sfilate le mutandine mi si presentò una bella fighetta depilata, quasi glabra, fu un piacere leccarla e sentire gonfiare le sue labbra sulle mie, stavo quasi per penetrarla quando mi disse di leccarle le gambe fino alle caviglie, mi disse anche di mordere le calze e se mi andava di bucarle e infilare la lingua nei buchi. Rimasi un po’ sorpreso ma quando coi piedi mi prese il cazzo e cominciò a masturbarmi la sensazione fu bellissima, vedere lei con la fica bagnata davanti a me che si toccava e intanto mi massaggiava la cappella con i piedi avvolti in quello che ora definisco un materiale fantastico, ad un certo punto non ressi più e la presi di brutto penetrandola nella posizione del missionario, lei godeva e continuava a sfregare le sue gambe che mi avvinghiavano sulla schiena, sentivo i suoi talloni puntarsi sulle mie natiche come per spingermi sempre più dentro di lei. Cambiammo posizione con lei sopra di me, ma la sua fissazione rimanevano gli autoreggenti, fece due buchi a livello delle ginocchia e mi ci fece infilare le mani e le braccia fino ad arrivare ai suoi fianchi (mi sembrava incredibile cosa stessi facendo, ma era la mia prima esperienza con il nylon) per aiutarla ad ansimare sopra di me. Anche lei poi scese con la bocca sul mio cazzo ormai durissimo e qui andò su e giù un po’ di volte poi mi prese in bocca solo la cappella e cominciò a succhiare e a far roteare la lingua su di essa, senza sosta (non avevo mai provato un oral così) tanto che dopo poco le dissi che stavo per venire e lei subito mi prese di nuovo il cazzo tra i piedi e mi fece sborrare su questi; mi pulì bene il membro dallo sperma rimasto con i piedi e poi si prese il piede destro e comincio a succhiarselo, la gamba divaricata faceva vedere bene la sua fica ancora arrossata, ma il suo interesse era tutto per i piedi e gli autoreggenti che ormai erano distrutti, la scena mi eccitava tanto che le presi l’altro piede e glielo leccai trastullandole con una mano la fica umidiccia. Da quel giorno ho cominciato ad apprezzare veramente i collant e soprattutto quello che si può fare con questi, grazie soprattutto a Daniela la cugina della mia amica, ed era solo il quinto giorno che era da noi….
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20 anni fa
admin, 75
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In Facoltà : Sara si scopre (cap.1)
Chi l’avrebbe mai detto! La mia prima esperienza saffica la ebbi proprio in facoltà, tempio del sapere e dello studio. Ero al quarto anno di architettura e stavo da tempo preparando l’esame di storia dell’architettura contemporanea, un vero incubo fatto di nomi, edifici, stili e pensieri; uno di quegli esami veramente monumentali. Ero lì in aula studio e si sedette vicino a me Sara, una ragazza carina e molto semplice, un tipo acqua e sapone con la quale avevo in precedenza già preparato alcuni esami. Dopo una mezz’oretta ci prendemmo una pausa e in quel momento le elencai tutte le mie paure e i miei dubbi sull’esame. Lei stette ad ascoltarmi e mi disse:”vedrai che anche stavolta lo passi, nonostante le paure”, “eh già, però stavolta sarà veramente dura, ma tu come hai fatto?”, lei allora mi piantò due occhi dritti nei miei e iniziò a raccontarmi “vedi, la Maggiora (la prof.) abita nel palazzo di fronte al mio appartamento e quindi vedo tutti i suoi movimenti… devi sapere che è lesbica…” risi, poi le chiesi “e allora? L’hai ricattata?” “No… a dire il vero me la sono fatta!”. Non seppi cosa dire… rimasi letteralmente senza parole. Tornando in aula il mio silenzio imbarazzato era evidente e quindi mi spiegò “vedi, io, come sai, sono felicemente fidanzata, non ti nascondo però che ho avuto alcune esperienze omosessuali con la mia amichetta delle medie; avvenne in maniera molto naturale e senza sensi di peccato, fu molto bello ma non continuai per vari motivi.” Ora ero veramente incuriosita. “E come hai adescato la Maggiora?” “Beh vedi, un giorno di pioggia, mentre lei stava rientrando a casa ho finto una storta proprio di fronte al suo portone. Mi invitò a salire per dare un’occhiata alla caviglia… la maglietta era molto bagnata e casualmente non portavo il reggiseno. Iniziò a massaggiarmi la caviglia ma vedevo ogni tanto che mi guardava sotto la gonna, e non lo nascondeva neppure. I massaggi cominciavano a salire e il mio respiro a farsi sempre più forte… guardandola negli occhi iniziai a togliermi la maglietta, la gonna, le mutandine e rimasi nuda di fronte a lei. Sai, è anche un po’ feticista, iniziò a leccarmi i piedi e io le infilai le dita a una a una nella bocca, me le ha ripassate per benino mugugnando molto. La presi per i capelli e la ‘accompagnai’ sempre più su, devo dire che mi ha leccata proprio tutta fino a quando non ha raggiunto la passerina, lì si è veramente concentrata sul clitoride con la lingua mentre contemporaneamente mi ha penetrata prima con un dito, poi due, poi tre e mi fatto godere moltissimo, le ho letteralmente lavato la faccia con i miei umori”. Il mio sguardo stranito la fece ridere “lo so che non lo concepisci… mi spiace, se vuoi interrompo il racconto”. In quel momento mi accorsi di avere le mutandine bagnate e arrossii, “Abbi pazienza, non me lo aspettavo, tutto lì. D’altronde non sono una verginella…” le dissi con convinzione.
Riprendemmo a studiare anche se, devo ammetterlo,la mia testa non era proprio molto concentrata.
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20 anni fa
admin, 75
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In Facoltà : Sara si scopre (cap.2)
Per tutta la sera l’immagine di Sara nuda mi rimase come incollata alla retina. “Sono etero” continuavo a dirmi, però il mio inconscio stava lavorando, e molto anche!
Per un paio di giorni non mi recai in facoltà, solo studio e un po’ di cibo! Che esame! Sara mi telefonò la sera: “dai che domani c’è la conferenza di urbanistica, ti tengo il posto in aula 10. Mi preparai per benino: una bella rasata completa e un completino da sballo. “Perché lo stai facendo?” chiesi all’immagine dello specchio… ma non osai darmi una risposta! Ci trovammo in aula 10, la conferenza era un po’ noiosetta e dopo mezz’ora stavamo già chiacchierando con discrezione. Non me ne accorsi, ma mentre parlavamo posai la mano sulla coscia di Sara, lei mi guardò divertita e io arrossii nuovamente; in quel preciso istante però mi accorsi di essere eccitata. Finita la conferenza era già buio e la facoltà praticamente deserta. Dovevo andare assolutamente in bagno a fare pipì ma gli unici puliti erano nell’ altra ala, praticamente tutte le luci erano già spente. Sara mi accompagnò nei bagni, mentre camminavamo mi prese per mano, presi allora la mano e me la passai sul seno già molto eccitato. Senza dire nulla continuammo fino ai servizi, entrammo, la luce interna di entrambi i bagni era spenta e non c’era possibilità di accenderla, allora Sara mi disse “tieni la porta aperta, io intanto guardo che non arrivi nessuno”. Alzai la gonna, abbassai le mutandine, lo sguardo di Sara mi stava letteralmente bruciando la pelle, mi guardò per tutta la durata della pipì e con non chalance mi domandò se volevo un fazzolettino. Annuii, prese un fazzolettino, lo svolse e iniziò ad asciugarmi guardandomi negli occhi. Io ero lì, a gambe aperte e lei mi asciugava con cura la figa. Ci baciammo teneramente e mi accorsi che non teneva più in mano nulla, ma la sua mano continuava a fregarmi le grandi labbra. Ero eccitatissima e colavo il mio piacere, mi spogliò tutta e con voluttà iniziò a leccarmi. Prima i seni, poi il ventre e, finalmente, la passera! Che goduta! Nell’orgasmo le spinsi il più possibile la testa verso di me. “E’ stato fantastico” dissi alla fine, “ora però toccherebbe a me”; mi inginocchiai di fronte a lei, avevo il suo pube a un paio di centimetri dalla faccia, ne sentivo l’odore e ne ero inebriata. Lentamente mi avvicinai, appoggiai il naso nei suoi peli e lo riempii della sua fragranza. A quel punto iniziai con la lingua a saggiarla, tutto intorno. “Così mi farai morire di voglia” disse con voce un po’ roca. Allora affondai decisamente la lingua nelle grandi labbra e iniziai con grande godimento a leccargliela, senza ritegno. Ho provato un piacere unico. L’uccello ti riempie la bocca, la figa invece la devi riempire tu! Venne, leccai e ingoiai tutto con gusto. Era molto conturbante: io nuda in ginocchio e lei ancora mezza vestita, con gli occhi chiusi. “Voltati” le dissi con fermezza. Lo fece e mi ritrovai il suo culo proprio di fronte alla faccia. “Ti piace?” mi chiese languidamente, per tutta risposta iniziai a leccare una chiappa, poi l’altra, poi mi spostai nel solco. “A questo punto” mi dissi “il tutto per tutto!” aprii con decisione le natiche, vidi un fantastico buchino che si ritraeva con spasimi, passai la lingua tutto intorno e infine ve la infilai con foga e con il massimo gusto, “sei fantastica, mai nessuno mi ha mai leccata lì”; mi sentii grande per questo, continuai fino a quando non riuscii ad allargarlo con la forza della lingua e Sara con un dito tutto dentro la figa raggiunse nuovamente l’orgasmo. Si riprese, ormai eravamo entrambe nude, mi voltò con decisione, mi mise carponi e mi restituì il servizietto; fu bellissimo! Anche io non avevo mai avuto il piacere di una lingua dentro il culo; ad un certo punto ci mise l’intero dito medio e io mi morsicai le labbra per non urlare. Subito provai un gran bruciore, a poco a poco però iniziai a sentire un gran godimento anche lì! Per non sbagliare mi infilò anche un paio di dita nella fighetta e a quel punto non capii più nulla!
Mentre uscivamo una guardia un po’ stranita ci chiese se fosse tutto a posto, “Certo!” risposi, “meglio non potrebbe andare!”. “Sei una troietta” mi disse Sara “e per questo mi piaci da morire!”
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20 anni fa
admin, 75
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In Facoltà : Sara si scopre (cap.3)
La settimana successiva andai direttamente nell’ ufficio della Maggiora per chiedere delucidazioni su un suo intervento a favore di Gaudì in una nota rivista del settore. Mi misi seduta e accavallai le gambe in una maniera che le suore delle scuole elementari non avrebbero certo approvato. La vidi molto interessata, soprattutto alle giarrettiere e al perizoma nero semitrasparente che avevo acquistato insieme a Sara per l’occasione. Come per caso finimmo a parlare di una annotazione che Sara fece durante il corso e a quel punto la Maggiora mangiò la foglia. Iniziò a fissare i miei piedi e a deglutire vistosamente. Io sorrisi e mi avvicinai con la sedia. Le presi la testa fra le mani e con decisione la abbassai verso le gambe. Iniziò a leccarmi i collant e a scendere verso i piedi. Mi leccò devotamente le scarpe e poi, presa dall’ansia, tolsi le scarpe e iniziai a farmi leccare i piedi; tolsi la calza e iniziai a inserirle le dita nella bocca, con forza. Scoprivo in quel momento un piacere inaspettato nel sottomettere una donna. Finito con i piedi le permisi di salire pian piano verso l’alto; le misi la testa direttamente sotto la gonna in maniera che fosse in difficoltà con la respirazione, e inizialmente le permisi di leccare solo le mutandine. Solo quando queste furono completamente bagnate poté passare direttamente alla figa. Devo dire che era molto brava, mi fece provare una vertigine continua che sfociò in un gran bell’orgasmo. Le feci levare il tailleur grigio e rimanere in mutandine e reggiseno, aveva un seno enorme e ben fatto. Iniziai a strizzarle un po’ i capezzoli fino a quando non fece una smorfia di dolore. Mi accorsi che stava colando dalle mutandine e sorrisi. Stava godendo come una pazza! Presi un bastone di una scopa lì dimenticata, glielo mostrai con uno sguardo un po’ acceso; lei deglutì ancora una volta e si sdraiò sulla scrivania in attesa. Glielo feci leccare un po’, poi lo accostai alla figa e la penetrai con forza. Divaricò la schiena e poi si portò le gambe verso il petto, la costrinsi a leccare prima una sua tetta, poi l’altra, poi presi il suo piede e glielo accostai alla bocca. Lo leccò tutto mentre veniva. La costrinsi a carponi sul pavimento, un po’ preoccupata mi domandò “Cosa vuoi farmi?”, senza neppure una parola le infilai il bastone direttamente nel culo fino a quando non sentii un po’ di resistenza, fece un piccolo urlo ma niente di più. Andai dentro e fuori fino a quando il bastone non fu ricoperto di una bianca spuma. Godette almeno ancora una volta e alla fine si riversò sul pavimento. Iniziai allora a possederla con le dita del piede. Iniziai con l’alluce, dentro e fuori fino a quando non fu completamente bagnato e poi cercai di infilarvi tutto il piede! Godette molto anche perché la divaricai piuttosto dolorosamente.
Vidi un bicchiere e le dissi “Sai, l’altro giorno Sara mi ha asciugato la figa con un fazzolettino dopo avere pisciato, il problema è che ora non ci sono fazzolettini…” presi il bicchiere e vi pisciai dentro, la Maggiora mi guardava con gli occhi sgranati, io lì accucciata che riempivo tre quarti del bicchiere, poi la guardai, lei si mise sotto e mi asciugò tutta con la lingua! Alla fine, seduta in terra, accostò il bicchiere alle labbra e iniziò a bere con fatica un liquore che mai si sarebbe immaginata!
L’esame comunque è andato bene! Meno male!
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20 anni fa
admin, 75
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Dalla prima volta
Avevo 16 Anni, dormivo nella mia cameretta coperta solo da un soffice lenzuolo... Era estate, faceva caldo e dormivo con le finestre aperte...
Il soffice vento che soffiava mi fa venire la pelle d'oca e fa diventare duri i miei soffici capezzoli rosa...
Ad un certo punto sento la porta di camera mia aprirsi e vedo entrare il marito di mia mamma, eravamo da soli in casa perchè lei era partita.
Lui entra e io a occhi socchiusi osservo i suoi movimenti... Si avvicina pian piano, lo vedo che osserva attentamente i mie capezzolini diventati duri, inizia a toccarsi il sesso, piano piano si avvicina sempre piu'...
L'instinto mi diceva di urlare, ma non potevo... Non volevo, forse per l'imbarazzo, o forse per paura che abusasse di me... Quindi continuai a fer finta di dormire...
Lui allungo la mano ed inizio' ad accerezzarmi il seno ancora coperto dal lenzuolo... Volevo dire qualcosa ma continuai a fer finta di dormire; La mano sul suo sesso andava sempre piu' veloce e il mio seno era sempre piu' racchiuso nella sua mano... Con un dito mi stuzzicava il capezzolo.
Sposto' la coperta che mi copriva e mentre si masturbava inizio' a leccarmi le lebbra, poi scese sui capezzoli... Non so descrivere le sensazione che provavo, ma era piacevole... La sua mano scese sulle mie mutandine, e mi massaggio' il mio sesso, ero sempre piu' bagnata...
Mi infilo' un dito dentro... Lo lasciai fare... Mi allargo' le gambe e mi appoggio' la cappella sul mio sesso, a quel punto mi alzai di colpo, dicendogli "ma cosa stai facendo?", lui rispose "E' da quando ho sposato tua madre che voglio scoparti" io tentai di uscire dalla camera. Lui mi afferro' per un braccio e mi infilo' la lingua in bocca... Mi costrinse a masturbarlo... Poi mi prese la testa e me la porto' sul suo sesso.
Inizio' a passarmi la sua cappella sulle guance poi sulle labbra... Me lo infilo' tutto in bocca. Mentre con una mano mi teneva ferma con l'altra si masturbava dentro la mia bocca...
Era bello sentire il suo sesso in bocca. Mi piaceva... Mi bagnai di nuovo e iniziai a massaggiargli il sesso on la lingua...
A quel punto mi sbattè sulla scrivania a 90° e iniziò a leccarmi la figa.
Provai una sensazione stupenda... Mentre godevo sentii il suo sesso entrare dentro di me.... Era la prima volta che lo facevo... Lui mi disse "non sai per quanto tempo mi sono masturbato pensando alla tua figa stretta ed ancora vergine"...
Io gli dissi che mi faceva schifo, che era un porco... Ma invece pensavo esattamente il contrario...
Mi lasciai scopare...
Quando stava per venire mi sbatte sul letto e mi sborrò sulle mie mutandine nere... iniziai a frgli un pompino.
Ad un certo punto mi disse" ora voglio che ti masturbi", io iniziai a masturbarmi, mi piaceva l'idea di essere guardata... Anche lui si masturbò... Mentre stavo per venire venne anche lui mi sborro' in faccia e sul seno...
Da quel momento non faccio altro che scopare con lui quasi tutte le settimane quando mia madre va via, e provo un piacere stupendo.
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20 anni fa
admin, 75
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La prima entrata...posteriore
Mi chiamo Manuel e sono un ragazzo della provincia di Udine.
Nel mio appartamento, che all'epoca dividevo con i miei genitori veniva due volte la settimana una donna delle pulizie, che si prendeva cura della casa.
In verità io era innamorata della sua figliola, mia coetanea e quindi all'epoca diciannovenne.
Piu' volte le avevo chiesto se portava alla figlia i miei saluti, avevo espresso ammirazione per la sua figliola, ma mai mi sarei aspettato
quello che stava per accadere.
Infatti questa bella quarantenne, una mattina in cui i miei genitori erano fuori, dopo una mia insistenza per mettere una sua buona parola con la figlia, mi chiese se per caso mi sarebbe piaciuto provare prima l'albero che aveva generato la sua figliola.
Certamente non me lo sono fatto ripetere due volte e piano piano ho dapprima infilato la mia lingua nella sua bocca e successivamente ho cominciato a spogliarla facendolo il piu' in fretta possibile.
Mentre tentavo di togliergli la gonna, mi disse che aveva le mestruazioni e quindi la porta davanti era fuori uso.
Ma dall'aria maliziosa avevo capito che aveva una soluzione in serbo.
Infatti, mi disse sorridendomi di ricordarmi che le donne hanno due entrate e che sarebbe stata ben lieta di accogliermi in quella posteriore. Il mio uccello ebbe una rapida impennata, e una volta appoggiata Carla, questo è il suo nome, alla poltrona del soggiorno, la feci girare per prepararmi il terreno. Incominciai a leccargli il buchino e intanto anche un pò goffamente tentava di fargli un bel ditalino, tra l'altro raccogliendo anche un bel po' del suo sugo.
Lei era al settimo cielo e me lo dimostrava con delle parole del tutto senza senso.
Il sapore del suo buchino era un po' forte, penso infatti che quella mattina non si era lavata da quelle parti.
Comunque imponendovi di non venire subito, dopo buoni dieci minuti di leccamento, mentre lei ancora si scioglieva nel suo brodo di giuggiole, ho appoggiato la cappella al garofanino ed ho spinto con decisione.
Per me era la prima volta che avevo un rapporto anale, ma per lei sicuramente no, dal momento che il mio bastone le era entrato per tutti e diciotto i centimetri e che lei godeva come una vera vacca.
Dopo averle provocato due bellissimi orgasmi (a suo dire) le ho sborrato copiosamente nell'intestino facendola urlare di piacere.
Una volta tirato fuori il mio cazzo dal suo posteriore, l'ho dapprima ripulito di materia un po' impropria, ma debbo dire che non mi e' dispiaciuto affatto e non mi ha dato un senso di sporco, anzi mi ha anche eccitato maggiormente.
Ho finito per vedere il suo culo ancora aperto che gocciolava della mia sborra, ed andava sul pavimento vicino al fuoco.
Non ho avuto più bisogno di pensare alla figlia, e sicuramente non me ne sono pentito.
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20 anni fa
admin, 75
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Non si finisce mai
Barbara è una ragazza dolce e delicata, fresca come una piccola ragazzina, non ostante abbia già superato i venticinque anni. La sua freschezza la fa apparire ingenua, a volte, quasi immatura; e forse, in qualcosa, lo è veramente, non avendo avuto tante storie su cui crescere. Sono diversi anni ormai che ci diamo l'un l'altra tutto ciò che possiamo, vivendo in una specie di nicchia ricavata nel mondo che ci circonda e che abbiamo sempre lasciato fuori. Certo, lei ha le sue amicizie e io le mie; esce spesso senza di me, specie ora che finalmente ha trovato il suo primo lavoro; ma non ha mai avuto neanche la più pallida idea di cosa significhi "avere voglia di tradire". Io invece sì, e ci sono stato vicino diverse volte, ma l'amore e il rispetto che provo per lei mi ha sempre frenato, ponendola al centro assoluto del mio universo sessuale. Stasera lei deve uscire con le sue amiche, e io ne approfitto per ficcarmi in macchina di Massimo, insieme a Stefano e Marco, i tre amici con cui ogni tanto mi diverto a fare finta di essere single, andando nelle discoteche dei paraggi a collezionare finti appuntamenti a cui, poi, non mi reco mai. Loro tre, invece, non si fanno molti scrupoli, e cercano di portarsi a letto ogni fichettina che dia loro un po' di confidenza.
-Allora, la tua donna dov'è, stasera?- mi fa ridendo Stefano, -A caccia di una buona scopata?-
-Ma piantala, idiota! Non è proprio il tipo, lei..-
-Non ne sarei tanto sicuro!- interviene Marco, - Non puoi mai sapere cosa gira per la testa alle donne!-
-Si, ecco lui. Ma smettetela di fare i cretini! Che cosa ne potete sapere voi ? A voi basta cambiare posto dove mettere l'uccello una volta ogni tanto, non venitemi a dire che conoscete le donne..- Mi squilla il telefonino, e sul display appare il nome di Barbara.
-Pronto, ciao Tesoro, che c'è?!-
-Niente di particolare- mi risponde lei, con un tono piuttosto infelice, -Che fai?-
-Beh, sto andando al Deep Skin insieme a Stefano, Massimo e Marco. Andiamo a ballare. E tu?-
-Io niente. Mi ha telefonato Francesca e mi ha detto che non potevano uscire né lei né Silvia, stasera. Così adesso sono ancora qui in ufficio, perché abbiamo fatto tardi, e dovrò chiamare un taxi, per tornare a casa..-
-No, aspetta, veniamo noi a prenderti, dài!-
-No, lascia stare. Mi spiace farvi venire qua...-
-Non ci pensare nemmeno! Aspettami lì- e riattacco.
-Che palle!- mi apostrofa subito Massimo.
-Davvero, sei proprio una lagna! Ma non potevi proprio fare diversamente?-
-E dài, ragazzi! Cosa ci costa. Andiamo là, la riportiamo a casa e poi torniamo verso il Deep Skin. Capirai quanto tempo sprecheremo...-
Così andiamo a prenderla, e io la faccio montare sul sedile posteriore, fra me e Stefano. E' deliziosa, vestita a modino per poter ben figurare nell'ufficio di rappresentanza dove ha trovato lavoro: ha una leggera casacchina nera dalla quale fanno capolino i bei seni pieni ma non grossi, inguainati in un reggiseno di pizzo che si intravede appena. Una gonna rossa, lunga appena sopra al ginocchio, le calze nere e le scarpe con il tacco alto fanno il resto. Ma ha l'aria triste, e anche i ragazzi se ne accorgono.
-Che hai, Barbara?- le chiedo.
-Niente, è solo che ... E' solo che non esco da quasi dieci giorni, e sono un po' stufa!-
-Se vuoi, stiamo insieme, stasera.- le propongo, riscuotendo subito un bel trio di occhiatacce.
-No, non importa! Dovete andare a ballare, non è mica giusto che cambi idea!-
Ma a me dispiace, vederla così annoiata, così, dopo averci pensato un'attimo, lancio una proposta che farà sicuramente incavolare i miei amici:
-Senti, perché non vieni con noi? Tanto, voglio dire, andiamo a ballare...-
Lei sembra contraddetta, ma alla fine accetta:
-Se a voi non vi dispiace, io verrei anche volentieri...-
-E allora forza! Dai Massimo, andiamo al Deep Skin!-
E così partiamo, con i tre piuttosto contrariati, e Barbara che comincia a sorridere, finalmente.
Dentro al Deep Skin sembra di essere in una bolgia infernale: pieno zeppo di gente, e soprattutto pieno di belle fiche vestite il minimo indispensabile per combattere il caldo. La prima cosa da fare è prendere da bere, così raggiungo il bar insieme a Barbara e mi faccio preparare due Negroni; così, mentre gli altri tre si dileguano, noi due ci mettiamo a ballare, sorseggiando i nostri cocktails e pensando a divertirci. A dir la verità sono distrattissimo dalla spropositata quantità di fica che mi gira attorno, e faccio fatica a non farmi sorprendere da Barbara mentre punto questa o quella ragazza. Ma d'altra parte anche lei è bellissima, stasera: perché non dedicarlo a lei il mio sguardo? Così passa il tempo, e finiti i nostri Negroni le chiedo se ha voglia di bere ancora:
-Dài, vieni a prendere qualcos'altro. Tanto pago io, stasera!-
-Okay, però non mi prendere niente di così forte come il Negroni di prima, eh? Altrimenti tra mezz'ora vado a gambe all'aria!-
-Non sarebbe poi tanto male!- le ribatto io, strappandole una risata. Comunque le prendo un altro drink, mentre per me ordino un altro Negroni. Balliamo ancora un po', poi riusciamo a trovare un tavolino libero e ci sediamo.
-Certo, che ci sono un sacco di belle ragazze, qui!- mi fa lei, -Sarà per questo che vi piace venirci... o no?-
-Beh, è chiaro che non dispiace a nessuno, vedere un po' di belle figliole.- le rispondo, nel pieno dell'imbarazzo.
-Comunque ci sono anche tanti ragazzi.. Mi sa che qualche volta ci porto le mie amiche!- La guardo, scoprendo nei suoi occhi la malizia di quella affermazione. Ma non è certo il caso di mettersi a discutere, la serata sta passando alla grande e non voglio certo rovinarla con qualche assurda polemica sulla gelosia. Finisco anche il secondo Negroni, dopodichè mi alzo in piedi:
-Senti, vado a fare un giro per vedere se trovo quei tre idioti. Chissà dove si sono cacciati.. Massimo sarebbe capace di lasciarci a piedi!-
Quando li trovo, mi comunicano dei loro fallimenti:
-E' seratuccia- mi fa Marco, -Se la tirano tutte quante!-
-Già, non ce n'è una che sia stata qui a chiacchierare per più di trenta secondi.- ammette sconsolato Stefano, -Tu piuttosto, come va con la tua fedele mogliettina?-
-Oh, smettila! Mi dispiaceva lasciarla sola, era così triste!-
-Si, certo! Ma ora dove l'hai messa? Stai attento che non te la portino via...-
-Macchè! Cosa vuoi che faccia, lei! Se qualcuno le si avvicina, quella scappa!-
-Certo, certo.. povero illuso!-
-Che fai, ricominci con i soliti discorsi? Va bè, me ne vado! Ci vediamo più tardi, quando volete andare via venite a chiamarci.-
Così ritorno a fatica verso il tavolino, facendomi strada fra la gente che si accalca nei corridoi del locale. Ma mi aspetta una sorpresa: Barbara sta chiacchierando allegramente con tre ragazzi che le si sono seduti accanto, e sta bevendo un Negroni!
-Oh, eccoti di ritorno! Questi ragazzi mi hanno offerto da bere.. Lui è Luca, lui è Fabio, e lui è.. Com'è che ti chiami?-
Una semplice occhiataccia fa capire loro che non me ne frega niente dei loro nomi, e che è giunto, per loro, il momento di cambiare aria. Così mi siedo di nuovo con lei:
-Meno male che avevi paura di ubriacarti!-
-Bè, che dovevo fare? Me l'hanno offerto... e poi sono già un po' brilla!!- e si mette a ridere. Verso le due e un quarto ricompaiono i tre, pronti per levarsi dai piedi:
-Noi ce ne andiamo. Che fate, venite?- mi chiede Marco.
-E certo che veniamo, non vorrai che rimaniamo qui, vero?- Così ci alziamo, ma Barbara barcolla vistosamente, ridendo di gusto.
-Oh bella!- fa Massimo, -Sbaglio o è ubriaca?-
-Eh, direi proprio che non sbagli!-
Appena saliti in auto, sempre con Barbara in mezzo tra me e Stefano, quest'ultimo comincia ad elargire una serie di improperi nei confronti della serata:
-Che serata del cazzo! Tutte queste troie che la danno solo se gli fai vedere le chiavi della Mercedes. Però il cazzo piace a tutte quante, eh?-
-Ma che cavolo dici?- gli risponde un po' farfugliando la Barbara, -Ora non saremo mica tutte uguali..-
-Senza offesa, Barbara, ma le donne sono tutte troie!-
-E te sei scemo!-
-Dai, Barbara, diciamo la verità: a voi donne piace fare le sostenute, vi piace darvi importanza, e noi dobbiamo fare le figure di merda per starvi dietro. Ma per voi è facile, se avete voglia di cazzo, sapete bene come fare.. Quindi siete tutte troie!
Tutti quanti ci mettiamo a ridere, ma Barbara si accalora sull'argomento:
-Si, bravo! Bel discorso! Intanto però siete voi, quelli che non pensano altro che a scopare, dalla mattina alla sera!-
- E che c'entra? Perché, voi donne non ci pensate mai? Non vorrai farmi credere che tu, adesso, mezza brilla come sei, non ti faresti una bella scopata con lui?- le ribatte, indicandomi; -O che, nella discoteca non hai notato nessuno che ti sarebbe piaciuto farti, se non ci fosse stato lui?!-
-Ma io, se voglio far sesso con lui, stasera, lo faccio e basta!-
-E allora lo vedi che ho ragione io?- gli risponde Stefano, -Se lo volete fare, voi lo fate. Quindi voi donne siete tutte troie!!-
Scoppiamo di nuovo tutti a ridere, ma Barbara, a questo punto, dà una piega strana e assolutamente imprevedibile a tutta la situazione. Mi affera la cintura e me la slaccia, aprendomi i pantaloni:
-Vuoi che ti dica che noi donne siamo tutte troie, Stefano? Va bene, io sono una troia come tutte le altre, perché adesso ho voglia di fare un pompino al mio ragazzo, e glielo faccio!- Ciò detto, si china su di me agguantandomi il pene e cominciando a leccarlo.
-Barbara, ma che ti prende...-
-Dai, lasciami fare, che sono ubriaca e eccitata da morire!- e affoga le ultime parole nella propria bocca, insieme al mio cazzo divenuto duro come il cemento tutto d'un colpo. La tensione sale immediatamente alle stelle, in macchina, diventando quasi palpabile: Marco e Stefano osservano la scena ammutoliti, mentre Massimo, alla guida, sistema lo specchietto per cercare di capire cosa sta succedendo. Barbara, allora, sale in ginocchio sul sedile, per poter arrivare meglio al mio pene, ma fornendo contemporaneamente a Stefano un'ampia panoramica sulle proprie curve posteriori.
-Oè, non potete mica fare così voi due, eh? E noi che dovremmo fare, adesso, masturbarci guardandovi?-
-Fate quello che vi pare!- gli risponde Barbara, sollevando per un attimo la testa dal proprio lavoro, - Tanto noi siamo troie, ma voi siete tre coglioni!-
-Quello che ci pare, eh? Bene! Massimo, entra un po' in quel pratone con la macchina, vai!-
Ho già capito che piega hanno preso le cose, ma l'abile lavoro delle labbra di Barbara mi sta facendo ragionare ben poco! Mentre Massimo ferma l'auto a fari accesi in mezzo al prato, Stefano mi appoggia una mano sulla spalla:
-Abbi pazienza, amico mio, ma mi dà l'idea che la tua ragazza, stasera, abbia bisogno di farsi un po' d'esperienza!- Che strano, non sono per niente allarmato, anzi, direi piuttosto che mi sento improvvisamente carico di elettricità!
-Vieni bella, vieni fuori, vicino ai fari, così possiamo guardarti meglio, masturbandoci..- La prendono di peso e la portano davanti alla macchina, dove io li segue. Lei si siede sul paraurti, e tirandomi a se, riprende il lavoro interrotto, mentre gli altri tre tirano fuori i loro cazzi. Ma non hanno nessuna intenzione di limitarsi a starsene a guardare masturbandosi.. Ben presto Marco si avvicina, infilandole una mano nella scollatura per saggiare la consistenza di quelle belle tette. Decide di metterle subito a nudo, sbottonandole il giacchino e estraendole dalle coppe del reggiseno. Stefano si avvicina dall'altra parte, iniziando ad accarezzarle le cosce, facendole salire la gonna e mettendo in mostra, con mia totale sorpresa, uno bel reggicalze di pizzo, indumento che non le avevo mai visto indossare!
-Hai visto la tua dolce fidanzatina, che bella mise a troia che ha, stasera? Avevi proprio voglia di fare festa, eh Barbara? Coraggio, prova ad assaggiare un po' anche di questo! E afferratale la testa, se la guida sul proprio cazzo, lasciandomi all'asciutto. Lei è un po' intontita, ma anche dannatamente eccitata, e si ingoia il nuovo attrezzo senza pensarci tanto. Anch'io sono eccitatissimo, ma la situazione è tutt'altro che normale, ed è troppo tardi, per darci un freno; così mi inginocchio davanti a lei, sfilandole il perizoma e allargandole le gambe: ormai me la scoperanno, non c'è niente da fare, ma la fica gliela voglio leccare io! La sento sussultare, impegnata a tener testa ormai a tutti e tre i cazzi, così la sollevo, sdraiandola sul cofano:
-Non vi dispiace, vero, se me la fotto prima io...-
-Certo che no! Accomodati, mentre noi le teniamo la bocca tappata!- Così la penetro, e lei comincia a mugolare, senza poter fare molto di più, a bocca piena.. Massimo mi da il cambio dopo qualche minuto, e dopo di lui tocca a Stefano sprofondarle nella fichetta ormai totalmente fradicia di eccitazione. Lei si dimena come un ossesso, accogliendo i colpi come se volesse farsi sfondare completamente. Ma mentre Marco si appresta a subentrare nella chiavata, appaiono due fari al bordo del prato. L'auto si ferma, e io riesco a intravedere all'interno tre persone. Riconosco subito quella alla guida: è uno dei tre ragazzi che in discoteca ha offerto da bere a Barbara. Stefano li guarda un attimo, poi gli viene un'idea assurda:
-Bè, che avete da guardare?- grida loro, -O ve ne andate, o venite anche voi!- Io lo guardo stupito, ma mi scappa anche da ridere, mentre uno di loro si affaccia dalla macchina:
-Ma che fate, la state stuprando?!-
-Macchè stuprando, idiota! E' la sua ragazza!- risponde, indicandomi. -Forza, venite a farvi una scopata, che questa, stasera, mi sa che non la stanca nessuno!-
Così i tre si aggiungono alla compagnia, proponendo subito qualcosa di nuovo alla bocca di Barbara, divenuta avidissima. Marco, ad un certo punto, interrompe la propria scopata, girando Barbara a pancia sotto:
-Che ne dici, bella, se te lo ficco un po' nel culetto?- Lei però non può rispondere, dato che continua ad avere la bocca piena. Ognuno, a turno, le penetra il buchetto con foga, sette cazzi uno dietro l'altro. Quando arriva il mio turno, il settimo, appunto, mi ritrovo ad affondare il pene in uno sfintere talmente dilatato che mi sembra di esserle entrato in bocca, anziché nel culo! Dopo tutto questo trattamento, lei ha perso totalmente il controllo di se, al punto di supplicarci di continuare a fotterla, di riempirla di cazzo dappertutto. Non possiamo fare altro che darle retta , penetrandole contemporaneamente in tutte e tre le sue "bocche da sesso". Finalmente comincia ad essere esausta, e anche noi! Così la sdraiamo di nuovo sul cofano, e stavolta la battuta viene a me:
-Forza gente! Tiro alla troia!!- La investiamo con una raffica di sperma talmente fitta, che alla fine non riesce più ad aprire gli occhi, né tantomeno a respirare dal naso, mentre dalla bocca risputa ciò che non le è sceso direttamente in gola!
-Hai visto Barbara?- conclude Stefano, -Forse non sarete tutte troie, voi donne, ma una buona parte si!!- Scoppiamo tutti a ridere, lei compresa.
Il mattino seguente, Barbara mi telefona, dicendo che mi vuol parlare. Io vado da lei all'ora di pranzo, e la trovo allegra e pimpante, ma anche in qualche modo preoccupata.
-Ascolta, io non so come stanno le cose tra noi adesso.- mi dice, -La verità è che.. dopo quello che è successo stanotte, mi sento un po'.. si insomma, ho voglia di..-
-Ho capito, Amore, hai voglia di vivere! Hai voglia di essere libera di sentirti un po' troia, di farti qualche bella scopata alternativa e via dicendo, vero?-
-..Beh.diciamo che.-
-Anch'io ti amo, Barbara!-
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20 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 1 ora fa -
Privè
La sera che io e il mio uomo decidiamo di andare in un club prive, io mi profumo tutta e poi mi vesto da vera vacca con una super mini , un reggicalze con calze di seta e un reggiseno che fa esplodere le mie tette, non metto mai le mutandine per lasciare la mia passerina in bella vista , poi sopra un corpetto attillato e una mini elastica che lascia vedere bene il mio culetto, scarpe con tacchi alti e un nastrino nero al collo che mi da un'aria da puttana.
Una volta in auto il mio uomo mi fa aprire le cosce e incomincia (mentre guida) a toccarmi la figa e a sditalinarmi, facendomi bagnare tutta e mentre lo fa' mi racconta quello che potrebbe succedere una volta nel prive'.
Sono gia tutta bagnata e eccitata e non vedo l'ora di farmi palpare e sentire le mani di tanti uomini che mi toccano e mi appoggiano i loro cazzi .
Una volta entrati lasciamo i cappotti al guardaroba , e gia vedo gli sguardi su di me e anchio mi guardo intorno e noto immediatamente che ci sono molti uomini che mi guardano eccitati dal mio abbigliamento da troia, e gia mi immagino cosa succedera'.
Ci sediamo e ordiniamo da bere, io bevo sempre GINTONIC che mi fa' ubriacare un po', il mio uomo una coca-cola , lui vuole essere cosciente e non perdersi nulla.
A un certo momento parte la musica e io mi alzo e vado a ballare sulla pista da sola, e mentre ballo la mini non vuole restare al suo posto e continua ad alzarsi e a diventare sempre piu' una cintura, scoprendo il mio culetto e lasciando vedere il reggicalze io continuo ad abbassarla ma quando la pista si riempie mi dimentico e la lascio dove',le mie mammelle saltano con me, sono grosse e bene in vista ,il mio uomo mi guarda da dove sta' seduto e io cerco di eccitarlo ed eccitare il piu possibile dimenandomi e strusciandomi su alcuni uomini che mi incitano e ballano intorno a me.
Mentre ballo c'e' qualcuno che mi sussurra all'orecchio "sei una gran figa", la cosa mi eccita e continuo a comportarmi da vera porca mentre ballo e ogni tanto tocco qualche patta dei pantaloni, e mi accorgo che quelli che stanno ballando con me sono eccitati.
Dopo un po stanca ritorno da il mio uomo seduto sul divanetto, ora il locale e pieno di gente ma gia qualcuno si defila nei locali riservati al prive', io chiedo a il mio uomo di andare a vedere se c'e' gente, ma lui mi dice di andarci io, e io vado, scendo le scale che portano in un corridoio, poi entro nella stanza semi buia e vedo che ci sono solo due coppie sui divanetti , e un ragazzo sta leccando la sua lei in mezzo alle gambe , mi fermo a guardare cosa succede, ed a un tratto sento una mano che mi accarezza il culetto, io faccio finta di nulla e continuo a guardare la coppia mentre la mano del tipo scivola in mezzo alle mie cosce , e comincia a sditalinarmi e dopo un po sento un dito che mi penetra , io allora con la mano tasto dietro senza voltarmi e sento un grosso cazzo rigonfio nei pantaloni . lo lascio fare accarezzandoglielo, poi dopo qualche minuto mi dice "sei una vera vacca" e io sono gia bagnata , a quel punto mi sottraggo e mi avvio bagnata da il mio uomo che mi sta
aspettando nella sala dove si balla.
Quando arrivo lui e intento a guardare alcune coppie che ballano il liscio in una luce soffusa, io gli racconto quello che ho visto nel prive' e del tipo che mi toccava e di cosa mi ha detto, allora decidiamo di andare giu insieme .
Quando entriamo nella semi oscurita ci aggiriamo per le salette e per il corridoio , dove molte persone stanno a guardare alcune coppie che fanno l'amore , c'e' chi spompina, chi fa delle seghe ,chi lecca o palpa la donna di qualcun'altro.
Io eil mio uomo siamo pigiati tra la gente che guarda e io piano piano gli faccio uscire il cazzo dai pantaloni e mentre guarda le coppie lo masturbo, e sento nella mia mano che sta diventando sempre piu' duro e grosso, e sono eccitata, ad un tratto sento delle mani sotto la mia mini, una di questa mi sta toccando il clitoride e io la innondo dei miei umori, mentre un'altra mi palpa il culo e poi mi infila un dito nel mio buco, e lo sento entrare senza troppa resistenza, sono eccitatatissima e anche il mio uomo : poi una'altra mano mi prende la mia e me la mette su un cazzo enorme, e io comincio a masturbare pure lui , e mi trovo con due cazzi nelle mani e altre mani che mi palpano e mi masturbano, e una senzazzione fantastica io muovo il mio culo per far si che il dito del porco che mi sta' penetrando entri piu' a fondo.
Dopo qualche minuto il tipo si toglie e sento un cazzo che si fa' strada nella mia figa, mi apre completamente e lo sento penetrare, allora io mi piego in avanti e prendo in bocca il cazzo del mio uomo e comincio a succhiarlo, mentre mi faccio chiavare dallo sconosciuto , a un certo momento sento che delle mani fanno uscire i miei seni dal body e cominciano a palparli, a quel punto il mio uomo si togle e mi sposta la testa verso un altro cazzo che mi si para davanti : io lo prendo in bocca e questi inizia a chiavarmi in gola, e a quel punto mi sento veramente una vacca che viene chiavata davanti e dietro senza che possa far nulla: pochi attimi dopo mi fa ingoiare una mare di sborra, io non faccio a tempo a degluttire che una altro mi sborra in faccia ancor prima che io lo prenda in bocca, allora gli lecco la cappella e la sborra che sta ancora uscendo,ed un altro cazzo preme sulla mia guancia mi sposto e gli do una leccatina che questo incomincia a schizzare pure lui colpendomi sull
a bocca e in un occhio e anche nei capelli , ho la faccia piena di sborra e il tipo che mi sta chiavando viene anche lui dandomi dei colpi fortissimi, e sento la sua sborra che mi cola tra le gambe,dopo qualche istante mi sposto per allontanarmi trascinata da il mio uomo, allora gli dico che devo andare in bagno e lui mi lascia, mentre attraverso la folla che si accalca nel corridoio sento mani che mi toccano ovunque, un tipo mi sussurra a un orecchio "sei una puttana!" e la cosa mi riempie di soddisfazione , anche se io e il mio uomo non siamo ancora venuti.
In bagno mi lavo della sborra che ho su tutto il corpo e anche sui vestiti, e mentre mi sto lavando entra una ragazza e anche lei si lava il viso, mi dice che ha visto la scena ed e rimasta molto colpita, mi chiede se abbiamo voglia di farlo con loro a casa , io le spiego che preferiamo l'anonimato e farlo con sconosciuti , allora mi chiede se si possono sedere nei divanetti insieme a noi e io le rispondo "che problema c'e'?".
Qiando esco dal bagno nel corridoio c'e' una gran ressa che si palpa e si tocca , passo anche davanti a una donna che si fa scopare in piedi faccia al muro e molte mani che la palpano, nel cercare il mio uomo anche il mio culetto subisce degli attacchi e la cosa mi eccita ancora ,
ecco che lo vedo e intento a toccare una ragazza che sta' spompinando il suo uomo, io un po ingelosita lo prendo per una mano e lo porto nella stanza dove c'e' un grosso lettone,una scia di uomini ci seguono ,appena entrati lo faccio sedere e mi inginocchio davanti al suo cazzo duro e incomincio a leccarlo e a succhiarlo ma con calma da vera porca ,gli do dei colpetti di lingua e poi me lo infilo in bocca con un grosso risucchio. me lo sento divenire sempre piu' grosso in bocca , quando sento delle mani mi accarezzano il culo , 2 ,3 . 4 non so piu' quante, e qualcuno mi infila anche un dito nel buco del culo, all'ora eccitatissima alzo la testa e vedo seduta affianco a il mio uomo la ragazza del bagno, con una mano di il mio uomo sulla sua figa, io le faccio cenno di abbassarsi e di succhiare il cazzo insieme a me , lei coglie l'invito e con un fare da vera pompinara la vedo ingoiare il cazzone di il mio uomo , a me non resta che leccargli le palle , e mentre siamo in quella situazio
ne con le mani mi allargo le natiche sperando che qualcuno colga l'invito, non faccio a tempo che sento una lingua che mi lubrifica il culetto e poi mentre continuo a leccare le palle di il mio uomo accovacciata sento un cazzo che si fa strada dentro il mio culo, per poi penetrarmi completamente.. e una sensazione fantastica, e io muovo il mio culo sincronizzandomi con il cazzo dello sconosciuto e nel frattempo sento un mare di sborra che mi zampilla sulla schiene e la cosa mi eccita sempre di piu', allora alzo la testa e vedo il tipo che e appena venuto masturmandosi su di me e con una mano porto il suo cazzo alla mia bocca e li lo succhio e lo lecco, mentre una miriadi di mani mi palpano e mi toccano. LI accovacciata con un cazzo nel culo , che mi monta come una vacca e altri cazzi che mi schizzano sborra da tutte le parti mi sento la piu puttana delle puttane e il mio uomo mi guarda e mi incita dicendo a chi mi palpa "dai sfondatela tutti"."inculatela !" io sono eccitatissima e mi
comporto da vacca e sento un cazzo dietro l'altro che si scambiano i miei buchi , sono letteralmente fradicia di sborra da tutte le parti ... ma sono felice. e stato incredibile , e la prima volta che ho partecipato a una gang come protagonista.
Da ormai alcuni anni lavoro in un prive', e sono considerata una reginetta nel locale, spesso salgo sul lettone verso l'una di notte e ne ridiscendo solo alle 5 del mattino, facendo felice molti uomini
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20 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 1 ora fa -
Le Ciabatte della Tedesca
Premetto che sono un feticista dei piedi e delle scarpe.
Ero in un supermarket a fare la spesa quando sento l'inconfondibile clop clop prodotto da suole di legno che battono contro il pavimento.
Affretto il passo in direzione del rumore e dietro uno scaffale vedo una gran bella ragazza sulla trentina, bionda, alta (circa un metro e ottanta) e con gli occhi azzurri. La fanciulla, vestita con un semplice abito di cotone a fiori che le arriva fino alle caviglie, è una bellissima tedescona abbastanza somigliante a Claudia Schiffer.
Adesso non sta camminando, essendosi accucciata per scegliere un prodotto, ma indubbiamente è lei la responsabile del "fracasso" di un istante prima. I suoi piedi nudi e con le unghie smaltate di nero (ad occhio e croce direi un 40) sono infatti infilati in un paio di ciabatte di legno ortopediche senza tacco (gli zoccoli "Pescura" del dottor Scholl's), delle quali posso vedere le piatte suole di legno, essendo lei seduta sui suoi talloni con le piante sollevate. Il legno è molto annerito dal sudore dei piedi, mentre le piante appaiono rosee e prive di callosità.
Di fronte a quella visione celestiale mi chino subito, fingendo di dovermi allacciare una scarpa, per essere il più vicino possibile ai piedoni dell'avvenente tedesca e riuscire magari ad avvertirne l'aroma. In effetti, approfittando del fatto che lei mi dà le spalle, riesco ad essere piuttosto vicino ai suoi bellissimi piedi, ma non ho molto tempo per annusarne l'odore, perché dopo qualche decina di secondi la biondona si rialza in piedi, avendo finalmente trovato ciò che cerca, e, sempre ciabattando sonoramente, si dirige verso la cassa.
Io, tirando su velocemente un prodotto a caso, naturalmente la seguo, per poter essere immediatamente dietro di lei nella fila alla cassa. Devo dire che ne vale la pena, perché la tedesca, come tutte le sue connazionali per niente imbarazzata dal mostrare le sue estremità, ben presto si sfila uno zoccolo e appoggia il suo bel piedone scalzo sul carrello della spesa.
La mia eccitazione a questo punto è alle stelle. Vedere per terra quella ciabatta di legno abbandonata, su cui è impressa nitidamente l'impronta del piede (in particolare si possono distinguere molto bene i cinque segni neri lasciati dalle dita), nonché il piede stesso, nudo e provocante, è per me fonte di infinita libidine.
Tra me e me mi dico "adesso o mai più" e, con movimento rapido, raccolgo dal pavimento lo zoccolo e poi fuggo via veloce come il vento. Sento la tedesca che urla dietro di me e che cerca di inseguirmi a piedi scalzi (per correre più agevolmente si è tolta anche l'altra ciabatta), ma non ce la fa a raggiungermi.
Arrivato a casa, posso finalmente esaminare con tutta calma lo zoccolo della tedesca, ancora caldo del suo piede: è un modello "Pescura" con le suole piatte (senza tacco), col cinturino bianco e senz'altro molto usato, perché anche la pelle del cinturino è piuttosto usurata. Annuso subito la calzatura rubata: indubbiamente, anche se non intensissima, un po' di puzza di piedi si sente. Infine lecco la ciabatta della tedescona, mi sparo una sega, ci sborro dentro e godo come un animale.
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20 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 1 ora fa -
La tardona
Ho 37 anni, ma questa storia risale a quasi 20 anni fa, avevo una ragazza con cui scopavo regolarmente quasi tutti i giorni, ma a quell'età non basta mai, il testostorone è sempre alto e quindi le pugnette dedicate alle signore si perdevono,come tanti coetanei avevo le miei preferite, tutte più o meno abitanti nel mio condominio o in zona.
La mia preferita si chiamava Morena, due figli maschi ed intima amica di famiglia, quindi la vedevo quasi tutti i giorni, lei una stupenda toscana di 40 anni, con un seno e delle gambe da capogiro.
Un giorno, andai a casa sua per portarle delle cose di mia madre, lei mi accolse come al solito cordialmente, ma i suoi occhi trapelavano ambiguità, stavo per andar via quando mi chiese se volevo un caffè, accettai, mi vergognavo desideravo andare a casa per dedicargli l'ennesima pugnetta, rosso in viso accettai, mi disse che i figli erano andati con Sandro (suo marito) fuori città, parlammo di tutto, della scuola del tempo libero e poi mi chiese della ragazza,se ci scopavo e dove lo facevamo,a queste sue domande il mio cazzo cominciò a tirarmi come non mai, balbettai un pò e poi mi lascia andare raccontandogli ogni minimo particolare della mia storia con Rosy, a quel punto suonò il Tel. era mia madre che mi cercava, mi licenziò, ma con la promessa che sarei andato nuovamente da lei con più calma ed intimità.
Dopo 2 giorni mi chiese se potevo aiutarla in cantina a spostare delle cose, accettai e scesi giù di corsa, nello spostare le varie cianfrusaglie salì su una scala, la bella porca era con autoreggenti ed un tanga, le dissi "Morena non pui farmi questo,ho un cazzo in tiro che sta per esplodere" lei per tutta risposta scese e mi disse "Tiralo fuori,fammi vedere", fece come disse e subito comincio a farmi una POMPA divina, le venni in bocca, e prima di ricomporsi mi disse "ti aspetto domani pomeriggio a casa" , da quel pomeriggio ne passarono tanti, per l'esattezza 10 anni, 10 anni di scopate stupende, non nego che ogni tanto una pugnetta a Morena la dedico sempre,ripensando ai bei tempi ed alle stupende sborrate nel culo ed in bocca.
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20 anni fa
admin, 75
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Io, la mia amica e il patrigno
E' l'estate scorsa, sono andata in piscina con una mia amica e il suo patrigno.
Passiamo una bella giornata, ridiamo e scherziamo tutto il tempo... Quando è ora di uscire dall'acqua esco prima io, poi Daniela, e dopo il patrigno, mentre Daniela esce dall'acqua non posso fare a meno di notare il suo seno evidenzaito dal costume bagnato, noto che la pelle d'oca ha reso i suoi capezzoli, duri, quasi da bucare il costume...
Non riesco a scollare lo sguardo dal suo seno, racchiuso in quel costumino intero... Quando finalmente distacco gli occhi da lei noto che il suo patrigno mi sta fissando il seno, mi guardo e noto che anche i miei capezzoli si sono induriti, divento subito rossa dalla vergogna, e mi volto.
Io e Daniela ci dirigiamo verso il camerino, mentre cammina le fisso il sedere, sodo ed evidenziato dal costume bagnato...
Lei apre la porta del camerino, e prima che la chiudesse le faccio i complimenti per il bel fisico; Lei ringrazia e ricambia...
Mentre mi parlava continuavo a guardarle il seno, i miei capezzoli stavano scoppiando, lei scherzando me ne pigia uno dicendomi "hey ma hai freddo?" e io rispondo "no, sei tu che mi fai questo effetto", lei rimane un attimo sbalordita.
Non riesco piu' a trattenermi, la bacio, lei apre le labbra e infila la sua lingua nella mia bocca, divento subito bagnata...
Ci infiliamo nel camerino, mentre ci baciamo io continuo ad accarezzarle il seno, sento sotto le mie mani i suoi capezzoli indirirsi...
Inizio a stuzzicarglieli sopra al costume... Lei aveva un costume intero rosa, ed io un bikini lucido color oro...
Le stringo il seno sempre piu' forte, dalla sua bocca escono piccoli gemiti di dolore e piacere mescolati...Lei inizia ad accarezzarmi il sedere con entrambe le mani.
Le sposto la parte centrale del costume in mezzo al seno, inizio a baciarglielo, lo lecco, le mordo dolcemente i capezzoli ed inizio a masturbarla... Il suo respiro si fa sempre piu' forte... Abbasso lo sguardo e vedo che da sopra al costume ancora bagnato si vedono i peli del suo sesso, mi abbasso ed inizio a farla godere con la mia lingua...
Lei mi alza, ed inizia a strofinare i suoi capezzoli nudi sopra al mio costume lucido... Anche i miei capezzoli si fanno sempre piu' duri... Ci sdraiamo sulla panca dello spogliatoio e iniziamo a fare sesso fino a tal punto da farci venire in modo fantastico!!!
Mentre lei si veste io vado a cambiarmi nel mio spogliatoio, appena chiudo la porta dello spogliatoio di Daniela vedo il suo patrigno che si alza di colpo.
Avava spiato tutto dalla fessura, il suo membro era durissimo (si vedeva dal costume), mi prende di forza e mi sbatte contro il muro, mi bacia e mi tocca il seno, mi tiene talmente forte che non riesco a reagire... Ma ad un certo punto mi sono lasciata andare...
Mi prende una mano e me la mette sul membro, mi dice di accarezzarlo.
Io mi rifiuto e mi tolgo dalle sue braccia e scappo nel mio spogliatoio.
Entro nel mio spogliatoio e mi vesto, mi accorgo di aver lasciato le mutandine a casa, mi vesto e mi infilo i collant senza mutandine, mi metto la gonna ed esco velocemente dal mio spogliatoio, vado a chiamare Daniela, quando sto per aprire la porta sento dei leggeri gemiti provenire da li dentro...
Apro piano piano la porta e vedo Daniela che sta facendo l'amore col suo patrigno... Lei indossava ancora il costume...
Il patrigno mi vede e mi tira dentro lo spogliatoio.... Noto che la parte bassa del costume di Daniela è spostata per far passare il suo membro.
Mi avvicino, Daniela mi infila una mano sotto la gonna e mi dice "godi con me" mi accarezza, non so descrivere il piacere... Ero senza mutandine, tutta bagnata... Mi faccio toccare, e mentre Daniela mi masturba il suo patrigno bi bacia ancora... Mi tocca il seno... Mentre sta per venire mi sbatte sulla panca, mi alza la gonna e mi viene sui collant...
Sentivo il suo sperma ancora caldo... Daniela si avvicina con la lingua ed inizia a leccare tutto lo sperma, ed in piu' "pulisce" anche il suo patrigno...
Mi si sdraia sopra ed iniziamo a fera l'amore io e lei... Il patrigno si inginocchia di fronte a noi e inizia a masturbarsi...
Quando stava per venire prende la testa di Daniela, l'avvicina al suo membro e le viene in bocca...
Daniela mi bacia e sento lo sperma sulla mia lingua...
Il patrigno si alza e se ne va...
Mentre Daniela si riveste le chiedo da quanto ha rapporti con il suo patrigno e lei mi dice che la prima volta è stata a 16 anni quando erano da soli in casa...Mentre lei dormiva ha aperto di poco gli occhi ed ha visto il suo patrigno che si masturbava mentre la vedeva nuda nel letto...
Da allora anche io ho scoperto il fantastico mondo delle donne...
Mio eccito solo a guardare anche le foto... Anzi se volete mandarmi le foto delle vostre ragazze le accetto!!!
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4
20 anni fa
admin, 75
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Le Dimensioni Segrete
E' strana questa sensazione: come d'un soffio improvviso di qualcosa che non
è aria, e che non conosco. Non so da dove provenga, e non so dove potrebbe
portarmi, ma quando ho posato lo sguardo su questo quaderno ho subito
provato il bisogno di riempirlo in qualche modo. Credo, prima d'ogni altra
cosa, che si sia trattato del candore delle pagine: abituati come siamo a
dover seguire necessariamente sottili righe già tracciate, per esser
traghettati da un margine all'altro del foglio, spesso ci coglie
impreparati
ed infantili una semplice distesa di bianco.
12 Giugno
Ho deciso: scriverò un diario. E' il modo più banale di tenere in mano una
penna, forse, ma l'unico che in questo momento possa garantirmi l'intimità
necessaria a posare nell'inchiostro i miei pensieri: non so scrivere
d'altro
che di me stesso, e del resto non ho mai scritto niente di letterario in
vita mia. Del resto, il diario mi concede di non dover inventare niente, e
quindi mi solleva dal pesante onere d'essere scrittore o scribaccino; è
diritto di tutti raccontare ad un quaderno la propria vita, e permette di
ascoltare i suoni deliziosi del pennino che gratta la carta e della pagina
che fruscia e subito si riposa nel voltarsi, tutto senza doversi assumere
la
responsabilità di narrare, con quel che comporterebbe.
Rileggo le righe di ieri; di quando, all'improvviso, ho tirato fuori dal
taschino la mia penna stilografica ed ho cominciato a tracciare le prime
parole, dopo aver disteso per bene la prima pagina, immacolata, di questo
quaderno che ho trovato casualmente per casa, cercando tutt'altro (o forse
no?) e che, dopo aver ammiccato più e più volte dal fondo dello scatolone
dov'era posato, s'è deciso a saltarmi in mano.
Il traslco che ha portato me e la mia compagna in questa città nuova e
sconosciuta ha provocato un fisiologico rimescolamento di oggetti: da
esso,
come sempre accade quando ci si trova improvvisamente di fronte a qualche
cosa che non si mostrava da tempo, è scaturito un familiare odore di
ricordi. Vecchi libri letti anni fa, una orrenda lampada da tavolo che mia
madre ci aveva regalato per un anniversario e che aveva generato battute
cattive e qualche litigio amatoriale; è incredibile la nostra capacità di
seppellire e selezionare gli istanti della nostra esistenza, e porre
alcune
cose in bella vista, ed altre giù in cantina, stipate da qualche parte a
maturare dimenticanza.
Il quaderno, questo quaderno, non mi pareva d'averlo mai visto prima:
forse
l'ha comprato Anna tempo fa: ho provato a chiederglielo, ma lei era troppo
indaffarata a lavare tutte le stoviglie vomitate dall'ennesimo scatolone
sigillato a scotch, uno dei cinque con su scritto a grossi caratteri
pennarello: 'PIATTI E ROBA CUCINA'.
Del resto, sono praticamente certo che questo quaderno sia capitato per
caso, come un gattino raccolto sotto la pioggia. Non so perché, ma sono
contento.
13 Giugno
Questa mattina ho avuto una mezza discussione con Anna. Mi ha rimproverato
perchè, con tutto il lavoro di ordinamento e pulizia che dobbiamo svolgere
questo fine settimana, io non trovo niente di meglio da fare che perder
tempo a scibacchiare. Ma non è solo questo: sono troppo affascinato
dall'informe cumulo di oggetti casuali che saltano fuori dalle scatole di
cartone.
Lungo il corridoio sono ammassati pezzi di mobiletti da rimontare in
camera
da letto, fogli di ogni genere, due chitarre (le mie), un televisore
(quello
piccolo, che dovrò sistemare in cucina), svariati utensili per piccoli
lavoretti (forbici da elettricista, cacciavite, chiodi e martello...), gli
imballi contenenti il mio computer e tutte le periferiche ad esso
associate.
Non c'è senso nel caos che osservo, o forse il caos è semplicemente un
ordine del quale non riusciamo ad afferrare la logica.
Insomma: so benissimo che la settimana prossima sia io che la mia
compagna
dovremo iniziare a lavorare a tempo pieno, e che quindi è assolutamente
necessario riuscire a sistemare almeno il grosso di tutto quanto si
riversa
ora disordinatamente sul pavimento; tuttavia c'è qualcosa che mi eccita
vagamente, una miscela cangiante di colori, suoni ed umori che a volte mi
pare ribollire, fremere nel tentativo di generare qualcosa di geniale.
Così,
falsamente pigro, tendo inconsapevolmente a rallentare ogni operazione di
ordinamento. Anna, anche se non in profondità, ha capito il mio
atteggiamento: per questo è sbottata e mi ha ripreso. Ha ragione, lo so, e
proprio per questo suo semplice reclamo è sfociato in una piccola
questione. Poi, come quasi sempre accade tra noi, abbiamo risolto a letto
ogni diverbio: io l'ho amata e lei ha amato me. Siamo venuti assieme e i
nostri corpi si sono staccati l'uno dall'altro con un suono bagnato. Ci
siamo distesi nudi ed ancora ansimanti sulle lenzuola fresche, lei ha
borbottato una qualche formula di apprezzamento scivolando nel sonno. Lo
fa
solo quando riesco a procurarle un orgasmo di particolare intensità, e
questo accade quando io sono particolarmente eccitato. Mi sono girato su
un
fianco, abbracciando il cuscino nel tentativo di trarne ogni algidità,
tanto
si fa prepotentemente calda questa estate appena cominciata. Ho ripensato,
negli istanti che precedono il torpore e che annunciano il sonno profondo,
al caos che ancora ci circonda: anche il nostro letto è circondato dalla
confusione, simile ad un'oasi rosa in mezzo a montagne di indumenti,
scatole, scarpe e quant'altro dovrà trovare il suo spazio all'interno del
nostro nuovo armadio; ma che ancora attende, posato a terra o alla meglio
su
qualche sedia, la fatica di chi dovrà plasmare il caos, domarlo, per
trarne
un ordine compresibile: è come dar forma al pensiero, mi dico chiudendo
gli
occhi. E nel varcare il confine che separa la veglia dal sonno mi accorgo
languidamente d'una erezione inattesa.
16 Giugno
Mi sono rimboccato le maniche ed ho prestato le mie braccia alla causa
d'ordine: per tre giorni ho cercato di aiutare Anna sistemando i libri
nella
libreria, dopo averli spolverati uno ad uno, attaccando tutti i lampadari
al
soffitto, mettendo in ordine le videocassette in salotto, montanto tutti
quei piccoli mobili non necessari che i traslocatori hanno semplicemente
trasportato in casa a pezzi.
Il risultato di tanta fatica emerge, almeno un po', dal mucchio di
cianfrusaglie che sopravvive negli angoli e che attende il suo turno ora
dopo ora. Il grosso è fatto, e sono molto stanco. Mi sono sentito
parecchio
spossato per tre sere di fila, e per tre sere di fila io e Anna non
abbiamo
fatto l'amore.
Anche oggi, per quasi tutto il giorno, mi sono dedicato alla cura della
nostra nuova casa: è stata la volta di televisione, computer ed impianto
stereo.
Adesso che finalmente è sera scrivo al tavolo della cucina, mentre Anna
prepara qualcosa di veloce per cena e la TV trasmette il telegiornale
delle
venti. Annusando l'aria colgo finalmente odori di solito: di una cena
leggera, di biancheria da stirare, di spazzatura da buttare. Tutti i
profumi
di quotidianità che un trasloco soffia via per qualche giorno.
Ecco: è pronto. Anna mi chiede di apparecchiare il tavolo: non so se
abbia
o meno prestato attenzione a questa mia nuova occupazione. Tuttavia la
conosco abbastanza bene da sapere quanto lei conosce bene me, e quindi
trovo
quasi scontata l'idea che stia morendo dalla curiosità di dare un'occhiata
al mio diario. E' il momento buono per chiuderlo, per oggi.
17 Giugno
Stamane s'è svolta la prima giornata di lavoro nel mio nuovo impiego. E'
anche per questo lavoro che ci siamo trasferiti: era la svolta economica
che
cercavamo entrambi, io ed Anna, e non abbiamo esitato un attimo di fronte
alla possibilità di lasciare finalmente i paeselli e i prati in cui siamo
cresciuti per trasferirci in città. Una casa tutta nostra (senza contratti
di locazione, non so se mi spiego) che pagheremo un mese per volta. Un
ambiente ampio, vitale, in cui costruire progetti. Volti anonimi al
semaforo
o alla fermata dell'autobus, nessuno che possa sapere chi siamo o cosa
facciamo tra le mura del nostro nido; e chissà quali e quante esperienze
nuove ad attendere là fuori.
Sì, siamo felici assieme: a questo pensavo attorno alle otto del mattino,
mentre camminavo in direzione del mio nuovo ufficio. Mi sono lasciato
dietro
qualche anno di gavetta, un paio di contratti-fregatura utili solo per
riempire curriculum, e tanta voglia di movimento. Ora sono un database
administrator: finalmente svolgerò mansioni all'altezza dei miei studi e
della mia preparazione tecnica, per conto di una importante società
informatica. Nessuna pagina html da preparare, nessuna stupidaggine in
Visual Basic da progettare, nessun database Access con cui avere a che
fare.
Qui si fanno le cose sul serio, e me ne sono reso conto quando l'applet
dell'orologio in basso a destra sul mio monitor segnava appena le undici
del
mattino. Mi era stato detto semplicemente di sedermi lì e di ambientarmi
un
po', dando un'occhiata a una serie di lavori già pubblicati, tanto per
rendermi conto di cosa avrei dovuto fare. La macchina che mi hanno messo
sotto le mani è un comune PC desktop, ma ho avuto modo di valutare
positivamente la strutturazione accurata della rete interna: è evidente
che
c'è qualcuno ben pagato ad amministrare il tutto, e che non si tratta di
un
lavoro svolto dal solito 'ragazzo jolly' che fa un po' di tutto e un po'
di
niente.
Attorno alle undici, dicevo, mi si è presentato quello che da oggi in poi
dovrò imparare a conoscere come il mio capo: un uomo sulla quarantina, in
camicia e jeans; il genere di persona che si prende sul serio fino ad un
certo punto, e che per una mia qualche deviazione erotica sono solito
immaginare a masturbarsi di fronte ad un sito porno, la notte, quando
moglie
e figli dormono un sonno tranquillo e ristoratore.
Il mio capo ha detto di chiamarsi Roberto: mi ha stretto la mano ed
abbiamo
chiacchierato per un po' di questo e quello, prima di scendere in dettagli
lavorativi. Mi sono domandato un paio di volte, durante la nostra
amichevole
conversazione, se si trattasse di una tecnica acquisita o di spontanea
socievolezza nei riguardi dell'ultimo arrivato. Non ho saputo darmi
risposta.
18 Giugno
Ieri sera, appena chiuso questo mio scrigno di lettere, ho seguito Anna in
camera da letto. Erano più o meno le undici, e mi aspettavo che lei
volesse
coinvolgermi in qualche esperienza sessuale: così, sono rimasto piuttosto
interdetto e deluso non appena ho realizzato in cosa consistesse
effettivamente il suo richiamo: desiderava mostrarmi con quanta cura
avesse
suddiviso tutti i vestiti e la biancheria tra armadio e cassettiera.
"Nei primi tre cassetti," ha spiegato subito, "ci sono le tue mutande, i
tuoi calzini, le magliette e i pantaloni corti."
Ha aperto uno dopo l'altro i cassetti per mostrarmene il contenuto. Io
non
sono mai stato capace di ordinare le cose, in specie gli indumenti di
qualsiasi tipo. Quando ero ancora adolescente e mi capitava di trascorrere
un paio di settimane al mare, in un appartamento affittato con amici,
buttavo semplicemente le valige per terra e le aprivo, per trarne di volta
in volta ciò di cui abbisognavo, mentre parallelamente venivano issati da
terra cumuli di pantaloni, magliette, biancheria e quant'altro a fine
giornata si presentava accartocciato dal sole, dal sudore di pomiciate
sulla
spiaggia e sporcato a seguito di qualche sbornia serale. Quando i cumuli
raggiungevano un certo volume, si passava alla fase di lavaggio. Niente di
più: e per tutto il periodo delle vacanze, l'armadio onnipresente in
quelle
camere affittate a basso costo, rimaneva inviolato.
Anna mi ha mostrato poi i suoi tre cassetti, quelli in cui NON devo
mettere
niente di mio, per evitare confusione. I primi due sono colmi di slip,
calze, calzini e collant. Il terzo, inaspettatamente, contiene una
quantità
di capi che rararmente le ho visto addosso: posso distinguere reti ed
elastici, e più a fondo, seminascosto da una garrettiera bianca, un
corpetto
che le era stato regalato anni fa per scherzo, in occasione del suo
trentesimo compleanno.
Lei si è accorta della mia attenzione rapita ed ha richiuso
maliziosamente
il cassetto. L'ho osservata per un lungo istante ed ho scoperto che era
rilassata, contenta di intraprendere una nuova via accanto a me, e
disposta
a soddisfare ogni mio capriccio. Il suo sguardo m'è parso ammiccante, e mi
sono chiesto per un paio di volte se lei sapesse già che il mio cazzo
stava
iniziando a tendersi. Questa donna che ho amato ed amo possiede
l'eccitante
ed implicitamente sgradito dono di vedermi attraverso, come se i miei
vestiti e la mia pelle fossero carta oleata dalla quale trasudano le forme
danzanti dell'eros.
Io, testardo, le ho detto allora:
"Lo sai che il termine 'mutanda' deriva dal latino? Vuol dire 'che
cambia'
o qualcosa del genere. Per l'appunto, le mutande vanno cambiate".
Lei ha solo sorriso, m'è venuta vicino e mi ha baciato. Non c'è stato
bisogno di dire niente, né per me né per lei, e ci siamo trovati a fare
l'amore, prima di dormire, com'è sempre piaciuto ad entrambi.
19 Giugno
Oggi mi è successa una cosa davvero strana. Niente che mi sconvolga più di
tanto, ma certamente qualcosa che merita d'essere scritta qui.
Per farla breve: mi sono masturbato.
Niente di speciale, come avevo annunciato, ma ciò che mi ha dato da
pensare
per tutto il giorno, dal momento in cui ho osservato il mio seme
galleggiare
nel pozzetta del water in attesa dello sciacquone, è stata la modalità
dell'atto.
Mi trovavo più o meno immerso nel pomeriggio, in un qualche momento di
stasi tra le quindici e le sedici, durante il quale avrei dovuto
cominciare
a stendere un progetto di rinnovo al sistema di gestione del database di
un
grosso portale internet. E' questo il compito che mi è stato dato, anche
se
il tempo a mia disposizione è fortunatamente di molto superiore a quello
che
mi è realmente necessario a svolgere il lavoro. Così posso alternare
momenti
di concentrazione, in cui produco un sacco di codice e di documentazione,
ad
istanti di ricerca e riordino delle idee. Proprio durante una di queste
pause, girovagando svogliatamente per il web, sono incappato in uno di
quei
siti pornografici che in genere linkano risorse gratuite da una parte e
cercano di sparare costosissimi dialer dall'altra. Ma qui, come ho già
detto, la rete interna è ben progettata ed i controlli restrittivi per
l'esecuzione degli odiosi programmini sono attivi ed impassibili: non mi
resta che girovagare per centinaia di fotografie e filmati hard senza
nessuna preoccupazione. Il mio collega più vicino sta lavorando a sette
metri da me, nell'angolo lontano, e del mio monitor a 21' non può leggere
che l'anonima etichetta posta sul retro. In genere non ho mai fruito
abitualmente di materiale pornografico, e lì per lì ho voglia di chiudere
tutto e tornare a lavoro; inoltre inizia a ronzarmi in testa l'idea che il
router potrebbe loggare tutto.
Mi sono domandato per un istante il da farsi, e di nuovo m'è tornato in
mente questo mio diario e tutta la confusione da cui esso è sorto; gli
oggetti ed i colori buttati in giro, il fruscio delle pagine nel silenzio.
I miei trascorsi da amministratore di reti comprendono una certa
esperienza
in ambito underground: non ci ho messo molto a svolgere un controllo
sommario che mi ha convinto del fatto che nessun log dei siti visitati
viene
salvato.
Mi sono lasciato andare per un po', incuriosito più che altro dalla
novità
delle mie pulsioni che da una qualche loro intrinseca carica erotica, e ho
navigato per una mezz'ora, salvando su una cartella criptata del disco
fisso
del mio computer quantità ingenti di fotografie, racconti e filmati vari.
Situazioni banali, situazioni al limite dell'assurdo: uomini e donne,
donne
e uomini, donne e donne, uomini e uomini: un vortice di rosa e rosso e
nero,
un viaggio istantaneo tra quelle sfumature che possono descrivere un
glande,
una vagina, un capezzolo, una lingua.
Si erano fatte più o meno le sedici quando mi sono reso conto di avere di
fronte due sole possibilità per poter arrivare salubremente al termine
della
giornata: continuare ad oltranza a scaricare e visionare materiale
pornografico, o trovare una qualche valvola di sfogo all'impressionante
eccitazione che gonfiava il mio sesso.
Così, senza pensarci su, ho chiuso tutti i browser aperti sul mio desktop
e
mi sono incamminato verso il bagno: uscito dall'ufficio, ho percorso il
corridoio nella speranza di non incontrare nessuno (non sapevo quanto
della
mia erezione fosse visibile ad un'occhio meno che attento) ed ho raggiunto
la toilette. Mi sono chiuso dentro al primo dei tre gabinetti e mi sono
preso saldamente il cazzo nella mano destra, riuscendo ad eiaculare in
meno
di due minuti una quantità di sperma che non mi ero assolutamente atteso.
Poi, godendo per un attimo di un lieve indolenzimento localizzato appena
sotto allo sfintere, ho iniziato ad osservarmi i palmi delle mani e a
riflettere.
27 Giugno
E' molto che non scrivo, ma per tutti questi giorni non ho fatto altro che
rimandare il momento in cui mi sarei potuto sedere qui, al solito tavolo
della cucina, per continuare la narrazione di questo diario.
Ormai ne sono consapevole: qualcosa sta cambiando in me, e non so ancora
se
in bene o in peggio. Ancora una volta sarò breve, a costo di risultare fin
troppo diretto e venatamente volgare (ma nei confronti di chi, poi?): una
smania irresistibile mi coglie di tanto in tanto, nel pensiero che potrei
in
ogni istante prendere in mano la mia penna e schizzare d'inchiostro le
pagine.
Come sto facendo in questo momento, ora che l'orologio segna quasi la
mezzanotte. Anna è a letto, forse dorme. Non mi importa.
Oggi mi sono masturbato sei volte: la prima questa mattina, seduto sulla
tazza del cesso, sfogliando distrattamente una delle riviste hard che ho
preso a stipare nel cassetto del mio comodino, sotto alle scatolette di
analgesici e preservativi. Anna non lo sa, credo, ma anche se lo scoprisse
non sarebbe un grosso problema: penso che mi chiederebbe spiegazioni, ed
io
saprei fornirgliene di eccellenti.
Purtroppo, non so se posso ingannare con altrettanta leggerezza me
stesso:
perché se si trattasse soltanto di farsi delle seghe, eviterei
semplicemente
di farmele. Ma qui c'è qualcosa che non quadra, o per lo meno che quadra
in
un modo che non riesco a capire; e la cosa sta iniziando a darmi noia.
Sei volte, dicevo: e dopo la prima, la più difficile, è accaduto per ben
tre volte in ufficio (sto iniziando a preoccuparmi del fatto che i
colleghi
possano ritenermi incontinente), e due qui a casa; la prima non appena
arrivato, sotto la doccia che questo incipit afoso d'estate rende
indispensabile dopo una giornata di calura e aria condizionata. E la
seconda
pochi minuti fa, davanti alla televisione.
Anna, come ho già spiegato, è già a letto: il suo nuovo lavoro è
piuttosto
impegnativo (fa la disegnatrice di abiti) e lascia poco spazio alle veglie
notturne; il restare alzati contro le regole del buon riposo (o sono
quelle
della buona produzione?) a godersi il buio che filtra dalle tapparelle
quasi
completamente serrate. Il sudore sulla mia pelle attira le zanzare, e
riesco
a cogliere il ronzio acuto e quasi impercettibile che di tanto in tanto mi
si fa prossimo e minaccioso. Allora levo il capo dalle pagine ed
interrompo
la scrittura: ecco.
Mi sono guardato attorno per molti istanti, ho volto lo sguardo di qua e
di
là, ma niente: la zanzara non si vede. So che non appena sarò nuovamente
assorto nella scrittura il suo 'zzz' tornerà alla carica, proprio nel bel
mentre di un pensiero esaustivo, proprio adesso.
Ecco.
Ora basta: decido di non distrarmi più. Ho caldo, e preferisco accettare
l'idea di essere punto per irrigare le uova di uno schifoso insetto che
dover trasalire ad ogni segnale d'allarme. Al diavolo tutto: ecco quel che
ho fatto meno di mezz'ora fa.
Ero comodamente stravaccato sul divano del salotto, stanco in ogni
direzione e in attesa del momento buono per spegnere la televisione e
raggiungere la mia amata sul piano astrale dell'incoscenza. Una birra
fresca
in una mano, il solito spinello di fine giornata nell'altra, a saltellare
tra un canale e l'altro attraverso il monotono panorama del palinsesto
estivo. Tutti quei cicli di film per appassionati che tappano i buchi più
profondi della TV durante la bella stagione partiranno solo all'inizio di
Luglio, e per ora si vivono due settimane di semi incoscienza: programmi
in
replica, telefilm della peggior specie, documentari inutili e vecchi di
decenni.
Molta, molta noia: terminato lo spinello ero quasi certo di essere pronto
per il sonno. Solo che, un istante appena prima di levarmi dal divano, ho
dato un'ultima ditata al telecomando: passando velocemente dal sei
all'otto
ho sostato per almeno un secondo e mezzo su una rete privata, che
naturalmente stava trasmettendo una qualche pubblicità di linee
telefoniche
erotiche a valore aggiunto.
L'immagine di un seno prosperoso, talmente florido da apparire costretto
a
fuoriuscire dall'esile corpetto che lo costringeva (un corpetto in tutto e
per tutto simile a quello che ero riuscito ad intravedere nel cassetto di
Anna) mi era entrata dentro al punto che, approdato su una più
tranquillizzante vendita di automobili usate, non osavo tornare indietro,
per il terrore di non trovare più quella specifica immagine, ma una
inquadratura diversa; una sequenza in cui si fosse vista la donna per
intero, una figura femminile che per quanto peculiarmente eccitante non
avrebbe mai potuto corrispondere alla mia personalissima idea di bellezza:
di lei mi era bastata quella tetta perfetta, quella minuscola mezzaluna di
capezzolo sull'orlo di saltar fuori; e niente più, perché scoprire il
resto
sarebbe stato come scoprire che il miglior racconto che tu possa aver
scritto era già proprietà di qualcun altro da parecchio tempo.
E così, senza quasi rendermene conto, davanti ad un pacioso venditore
d'auto, ho iniziato a toccarmi sotto ai jeans, sotto alle mutande,
massaggiandomi lo scroto e saggiando di tanto in tanto la consistenza
della
mia erezione con il palmo della mano. Poi, sorseggiando nervosamente dalla
lattina di birra che tenevo nell'altra mano, ho preso a pizzicarmi il
prepuzio, per passare quasi subito a masturbarmi in modo vero e proprio,
dapprima con calma, poi calandomi non senza qualche intoppo i pantaloni di
quel tanto che mi era sufficiente.
Ed ecco: mi sono fatto la sesta sega della giornata guardando una
televendita di automobili in televisione. Ed è stato altrettanto bello ed
altrettanto intenso che tutte le altre volte, anche se a raccontare certe
cose non si può che attirare su di sé l'accusa di perversione e banalità.
Inizio a sospettare, forse, che io sia davvero perverso e banale. Non
sarebbe da escludere, ma questa cosa necessita una riflessione,
quantomeno,
e questa semplice evidenza già mi basta; e mi ossigena nella convinzione
che
non ci sia niente di scontato nella masturbazione.
28 Giugno
Non so perché abbia scritto qui sopra la data di oggi. A dire la verità,
sono passati solo pochi minuti da che ho terminato di scrivere del 27
Giugno, cioè di ieri.
Poi mi sono alzato, piuttosto soddisfatto.
Ho terminato la mia birra e mi sono diretto verso il bagno: ho orinato
abbondantemente e ho deciso con sollievo che era venuta l'ora di andare a
nanna.
Sicuro di aver esaurito le mie smanie mi sono spogliato e sono andato a
coricarmi accanto ad Anna: ho spento la luce e sono rimasto per alcuni
istanti solo nel buio, a sentirla respirare accanto a me. Ho ricominciato
a
riflettere su questa ultima settimana in cui non ho scritto una sola riga
del mio diario: ho solo detto che la situazione è andata peggiorando. Ma
so
che questo non significa molto, e che un giorno, rileggendomi, potrei non
capirmi.
E' andata così: tralasciando le date, ed abbandonandosi agli eventi:
La pratica di masturbarmi in ufficio s'è staccata dall'occasione dei siti
pornografici. L'eccitazione si manifesta in modi inusuali ed
obbiettivamente
strampalati: può capitare una frase colta all'improvviso, il tono della
voce
della donna delle pulizie che mi chiede se può svuotare il mio cestino
delle
cartacce, lo sguardo di una liceale sull'autobus prima di arrivare a
lavoro.
Sono tutte piccolezze che mai e poi mai considererei stimolanti, ma ciò
che
le muta in necessità sono tutte le costruzioni della mia mente. Non
fantasticherie, è bene chiarirlo, ma distinte sensazioni che prendono a
serpeggiare sotto, come una linea di basso comincia e si porta dietro
tutta
la canzone.
Anche la musica, difatti, riesce in questo: non è neppure necessario che
ci
sia una parte cantata; anzi, in brevissimo tempo mi sono reso conto di
quanto più potente sia la semplice melodia, di quanto più d'ogni altra
cosa
abbia la forza di farmi scorrere il sangue nelle vene appena più
velocemente, di come sia in grado un ritmo azzeccato o un inserto di
chitarra a catturare la mia attenzione più animale, il mio istinto.
Osservo le persone al bar, in pausa pranzo, e il mio sguardo si fissa sul
culo di uno dei camerieri. E' un ragazzo alto, ben formato, moro. Non
provo
verso di lui la minima attrazione fisica. Ma inizio a pensare che potrebbe
piacere ad Anna, anche se non me lo confesserebbe mai. Questo mi
provocherà
parecchie sortite al bagno, questo pomeriggio.
E poi, dopo tutto, c'è questo quaderno.
Sono ormai in grado di chiuderlo, credo, perchè ho imparato la lezione:
eccomi nuovamente seduto al tavolo della cucina, adesso nudo, nell'atto di
porre termine ad un gioco che potrebbe non piacermi, perché, come ho già
avuto modo di intuire, non so dove potrebbe portarmi.
Ricapitolando: ero nel buio, accanto a lei, insieme ai miei
vagheggiamenti.
E tutte queste immagini hanno preso a danzarmi in testa: le voci, gli
sguardi, le melodie; e sì, anche il bel cameriere che osservavo giorni fa.
Così mi sono levato, preso d'una eccitazione febbrile, e senza pensare ad
altro mi sono tolto le mutande e, postomi in ginocchio sopra al viso
dormente di Anna, ho preso a masturbarmi ferocemente: il pene indolenzito,
costretto e violentato dalla mia stessa brama d'ultima eiaculazione; fino
a
quando, con mia somma soddisfazione, sono venuto debolmente in faccia alla
mia donna, scopandomi il suo sonno e i suoi sogni d'un sol colpo.
Lei ha fatto un verso strano, a metà strada tra l'irato e il divertito,
perché probabilmente non si è quasi resa conto di cosa stava succedendo,
stanca com'era.
Poi mi sono sentito vuoto, incapace di dormire: così mi sono alzato e
sono
tornato qui in cucina. Ho preso una nuova birra dal frigo e l'ho stappata,
ma non riesco quasi più a berne.
So che ora è il momento buono per finire di scrivere su questo quaderno:
non ho mai avuto un diario, e ora so perché. Occorre troppo coraggio anche
solo per compilare la lista della spesa: e l'esperienza di una narrazione,
qualsiasi essa sia, mi porterebbe faccia a faccia con questioni che non ho
intenzione di affrontare; le dimensioni segrete del tempo e dell'anima, i
suoni e gli sguardi che improvvisamente scatenano la mia erezione e mi
costringono a restare calmo.
Ora il tempo è finito, e domani dovrò alzarmi molto presto: sono felice.
28
1
20 anni fa
admin, 75
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In Campana... non siamo soli!!
Stamattina mentre gironzolavo per casa cercando di capire il senso di questa giornata, ho pensato a quanto è drammatica la quotidianità. Sì proprio la quotidianità!
Piatta e normale, scorre via veloce trascinandosi dietro la mia vita…la vita di tutti.
Vuota e insignificante, monotona …..ripetitiva…….uguale a se stessa per mesi, per anni. Tutti la vivono ma nessuno vi presta attenzione. Nessuno vuole raccontarla per come veramente è. Puzza troppo di marcio, è fatta di vita non vissuta, di speranze assassinate sul nascere, di facce senza occhi, senza bocca….senza colore.
Mi viene in mente che anche la storia non racconta questo dramma ma eventi “importanti”, eventi che lasciano un segno indelebile del cammino dell’uomo. Ma di quale uomo…e gli altri uomini, quelli che si sono fatti il culo, quelli che hanno faticato…sofferto, quelli che sono crepati per costruire quegli eventi? Anonimi come un foglio bianco, silenziosi nel trascinare la loro vita, tragica come un encefalogramma piatto.
Cerco e cerco fra i libri qualcuno che racconti finalmente cosa c’è dietro quegli occhi che tutte le mattine incontro sulla metropolitana……nessuno, nessuno che lo voglia sapere, scoprire. Paura di scoprire dietro quegli occhi, i nostri stessi pensieri, la nostra stessa delusione. Paura di capire che non c’è speranza. Paura di scoprire che siamo tutti legati alla stessa catena che non ci permette movimenti veloci, che circoscrive il territorio sul quale ci dobbiamo muovere. Sono quelli gli occhi che vedo tutte le mattine e nei quali mi rifletto come guardandomi allo specchio. Vorrei trovare conforto incontrandoli, ma ognuno nasconde ciò che tutti sappiamo!
Merda….merda….merda….ecco cosa nascondono quegli occhi, e quando dico MERDA dico quotidianità! Qualcosa di poco interessante? Eppure con quella merda è stato costruito il mondo!
Ecco sono arrivato alla stazione della metro, salgo le scale, prendo il giornale ed affretto il passo….sento che sta arrivando, corro, ma siamo in tanti a correre. Inciampo, sgomito, corro….tutti corrono…..la metro è partita, fatica sprecata, energia buttata….impreco, il mio vicino impreca, tutti imprecano, è un coro, una messa cantata in onore di un dio burlone, forse un po’ sadico. Riprendo fiato, riprendiamo fiato……………mi guardo intorno e mio accorgo che tutti si guardano intorno quasi a cercare solidarietà!
Per resistere ci vuole solidarietà, tutti ce ne rendiamo conto……ma è un attimo, tutto ritorna nella normalità. E’ stato solo un momento di debolezza!
aspetto e leggo qualche notizia dal giornaletto che ti danno all’entrata.
Notizie stupende! Preparano la mia giornata con una buona dose di veleno concentrato, hai visto mai che mi fossi alzato con delle buone idee per la testa….è meglio mettere subito in chiaro che qui non siamo in paradiso.
Finalmente arriva questo treno di merda e non è solo un modo di dire, perché veramente, forse perché siamo sotto terra, si sente puzza di merda….ma lasciamo andare.
Entriamo……spingo altrimenti rimango a terra…si lotta corpo a corpo per guadagnare l’entrata e la possibilità di essere traghettati all’inferno. Siamo schiacciati uno contro l’altro, non c’è ragione di tenersi in piedi perché ci sosteniamo reciprocamente e in questo sostenersi c’è un non so che di piacevole ……sembra quasi svanita la fatica che provavo prima di entrare……ci sosteniamo è questa la verità……ci sosteniamo e questo è bello, è bella questa reciprocità, solidarietà….comprensione.
Gli occhi sono ad una distanza ridottissima, puoi guardarci dentro e scoprire qualcosa di più….ma questo non è permesso nessuno si può insinuare negli occhi degli altri ed approfondire quella piacevole sensazione di comprensione. Comunque si sta comodi, c’è finalmente un contatto umano e se hai culo può essere un più che piacevole contatto umano…..non che uno cerchi in quel contatto chissà che cosa, ma il fianco della avvenente signora che preme contro di me e i suoi capelli che accarezzano il mio viso mi creano uno stato di piacevole eccitazione, anche se la situazione di moderata trasgressione fa a cazzotti con la più pesante condizione di merda in cui mi trovo e che farebbe ammosciare il più virile dei cazzi in circolazione…..ma ci pensate! Sto viaggiando a trenta metri sotto terra ….a cento kilometri orari, in una scatola di latta che in qualsiasi momento potrebbe trasformarsi in una di quelle simpatiche confezioni di carne con cui si guarnisce un’insalata!!
Pensiero stupendo che mi ricorda quanto sia pericoloso andare a lavorare.
Ma intanto per fortuna stamattina la pressione esercitata dalla signora di prima, fuga i pensieri molesti e mi proietta in una dimensione di eccitazione surreale.
Tutto il vagone è percorso da una strana elettricità, i corpi si risvegliano per un momento, i pensieri prendono strade non controllate e si abbandonano alle più sfrenate evoluzioni…il cazzo mi si sta facendo duro e mi rendo conto che potrebbe succedere di tutto…..compresa una figura di merda! Mentre passano nella mia testa questi pensieri, la signora gira la testa verso di me e mi guarda ….vorrei essere un indovino e sapere cosa stanno dicendo quegli occhi…. non riesco a capire se esprimono disappunto o compiacimento, in fondo non faccio schifo e anche lei dovrà sicuramente affrontare una giornata di merda……ehi un momento…..si è girata di culo e adesso ho le sue chiappe che premono proprio sul mio uccello. Ma chi se ne frega della brutta figura. Poi fra un po’ dovrò sorbirmi quel rompicazzo del capoufficio e quindi mi godo questo momento di autentica estasi….ormai il cazzo è duro e preme contro quelle chiappe anonime e stupende…..posso sentire l’eccitazione della zoccola dai movimenti impercettibili per tutti ma non per me, in quei movimenti c’è un’intesa sottile, una complicità profonda totale, una comprensione che trascende l’eccitazione per diventare atto di ribellione……stiamo comunicando…..ci stiamo raccontando il nostro comune destino di addetti alla quotidianità e sarebbe stupendo chiudere questa comunicazione sborrandogli in mezzo alle chiappe ma…….ma…….il treno rallenta….si ferma!
Merda….merda…merda….escono in molti e anche lei si avvia all’uscita. La guardo andare via insieme a tutta quella gente ….la guardo cercando i suoi pensieri…la guardo mentre si perde nel magma senza senso di quel gregge..….la guardo aspettando i suoi occhi che finalmente si girano per ricordarmi che c’è speranza….non siamo soli!
La metro riprende il suo viaggio……fra poco scenderò anch’io, risucchiato dal nulla.
28
5
20 anni fa
admin, 75
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Valentina senza limiti
Cari lettori, questo che sto scrivendo è l’introduzione della storia che mi ha raccontato un’amica conosciuta tramite internet, lei mi ha chiesto gentilmente se potevo non scrivere il suo vero nome né i nomi degl’altri protagonisti,forse leggendola qualcuno di voi crederà che sia tutta una balla,che sia una storia erotica come tante altre che ho scritto per Desiderya,beh cosa volete che vi dica,lei mi ha mandato una sua foto allegata al suo racconto,io lo trovato moooolto intrigante e perciò ve lo scrivo,sta a voi crederci o no .
Ciao, mi chiamo Valentina, ho 20anni e vivo con mia madre e due mie sorelle a Vicenza, mio padre si è separato da mia madre quattro anni fa, motivo, non c’era più quella fiamma che teneva unita la coppia, cosi mia madre,dopo anni che sopportava le scappatelle di lui, decise di farla finita, il che andò anche bene, perché fu un divorzio concorde, io e le mie sorelle accettammo con dispiacere la loro soluzione, però sapevamo che era l’unica cosa da fare. Ma torniamo a me, sono al primo anno di università xxxxxxx, sono alta 1,70, sono una che non passa inosservata, porto la quarta abbondante di seno, fianchi larghi, culetto bello grosso ma sodo con delle cosce piene perfette senza un filo di cellulite , sono di carnagione scura,il mio viso è molto espressivo, ho la bocca larga con labbra molto carnose, le guance un po’ pienotte con le fossette quando sorrido, i miei occhi sono grandi con leggeri lineamenti orientali di color verde scuro porto gli occhiali, i miei capelli, color castano scuro, sono ricci e lunghi che arrivano fino alle scapole. Penso che per avere un’ idea di me possa bastare, però c’è anche dell’altro, Valentina nella vita normale di tutti i giorni è la tipica ragazza simpatica,intelligente,gentile, premurosa ecc…., ma posseggo anche un’ altro lato, sono una troia senza limiti, si avete capito bene, a me piace il sesso senza tabù o limiti ( A parte il sado maso) sono andata a letto sia con uomini che con donne, spesso con le mie amiche del cuore si organizza delle orgie fantastiche, dove io posso scatenare tutta la mia porcagine, la prima volta che ho fatto sesso ero minorenne, avevo 16 anni e un mio cugino mi sverginò, poi ebbi altre avventure con altri maschi, sono sempre stata una provocatrice. Adoro gli uomini maturi, dopo che una sera in disco conobbi un tizio che aveva 56anni,mi portò a mangiare la pizza, e poi finimmo in un motel,fui io a proporgli l’idea,avevo all’epoca 19 anni e lui mi scopò con vera maestria per due ore senza tregua, da quella sera con lui instaurai una relazione basata solo sul sesso,lui mi lasciava tutta la mia libertà e quando ci si trovava si finiva per fare dei numeri da kamasutra,pensate che una sera portò anche tre suoi amici, quella volta mi sfiancarono per più di tre ore, non si risparmiarono mi scoparono in tutti i buchi ed io per ripagarli bevetti tutto il loro nettare. Con le donne invece lo fatto a 18 anni,un pomeriggio che ero a casa di una mia amica, iniziammo a toccarci per poi esplorarci a vicenda, finimmo distese in un peccaminoso 69, dove godemmo come porche tutte e due. A volta vado in qualche club privè, e mi capita spesso di incontrare delle coppie che mi propongono di passa re un paio d’ore con loro, io accetto sempre molto volentieri, sentire lui che mi pompa la figa con il cazzone mentre lei me la da in bocca è una esperienza fantastica, insomma sono senza freni inibitori, non ho pregiudizi razziali, sono aperta a quasi tutte le esperienze, mi hanno scopato dentro un autogrill, vista anche da gente, e pure in un bar, li,ho accontentato quattro miei amici più il barista. Ma l’esperienza più sconvolgente è stato l’incesto,voi direte, “con tuo cugino”, ma quello lo chiamate incesto? No, l’incesto vero e proprio lo fatto con mio padre,e vi posso garantire che oltre aver goduto come una maiala, lo pratichiamo ancora adesso, tutto successe un giorno che andai da lui, adesso abita a Padova, vive da solo in campagna, fa il camionista ed ha 54anni, si chiama Giacomo è un bell’uomo muscoloso,alto come me, ha la testa rasata carnagione scura occhi azzurri, porta il pizzetto biondo ed è uno con la mentalità molto giovane,molto intelligente e buono,fin che non gli girano,sebbene è divorziato con mia madre, lui è molto presente con me e le mie sorelle,specialmente con me c’è sempre stata una certa complicità. Ritorniamo a quel fatidico giorno,precisamente l’anno scorso in luglio, ero arrivata li da lui per passare un fine settimana insieme, dovevamo andare al mare assieme, lo trovai intento ad lavorare sul suo camion appena gli fui vicino lo salutai e gli chiesi cosa facesse li che dovevamo andare via, lui mi rispose che si era guastato il bestione,un Scania rosso che lui chiama affettuosamente cosi, e doveva ripararlo per il lunedì successivo,si scusò con me e mi disse che non poteva vanire al mare con me,io pensai che potevamo benissimo restare a casa,anche perché cominciava a cambiare il tempo,gli proposi di stare lo stesso insieme e che sarei rimasta a dormire da lui, lui accettò e mi promise che il giorno dopo sicuramente potevamo andare al mare. Lo lascia intento al suo bestione,mentre io entravo in casa,avevo con me una sacca sportiva con della roba di ricambio, l’appoggiai in camera da letto degli ospiti,e guarda in giro per la casa se c’era da sistemare qualcosa, misi a posto la biancheria pulita di mio padre,lavai piatti che aveva lasciato sul lavello,e passai con la scopa il pavimento in cucina ed in salotto,mi ritrovai alla fine mezza sudata,anche per via del caldo che faceva quel giorno,cosi decisi di farmi una doccia,entri in bagno mi spogliai, aprii i rubinetti della doccia e aspettai che uscisse l’acqua calda. Quando entrai nella doccia, sentii un sollievo di freschezza con l’acqua che mi bagnava tutto il corpo, il che mi eccitava un po’ visto il rilassamento che mi faceva, mentre mi lavavo con il bagno schiuma, mi strofinai la prugnetta bella rasata, li cominciai a provare piacere, ci voleva un cazzo, pensai tra me e me, uno di quelli tosti, ma purtroppo non c’era niente in quel bagno che potesse essermi utile,chiusi i rubinetti,uscii dalla doccia e nuda e gocciolante andai davanti allo specchio sopra il lavandino, cerca qualcosa che potesse fare al caso mio,mi sarebbe bastata un spazzola, ma mio padre essendo calvo non aveva niente del genere,allora optai per le mie dita, mi sedeti sul bidè e comincia una lenta masturbazione, pensai che mio padre era ancora fuori sul camion, perciò mi lavorai lentamente come piace a me,ma proprio sul più bello,si apre la porta del bagno ed mio padre entrò in mutande, quando mi vide restò di stucco,non disse una parola, ero li sul bidè con le gambe spalancate la mano sinistra sulla fighetta e le tette al vento, e lui non parlava, mi guardava allibito,io non fui da meno, mi bloccai in quella posizione e non fui in grado di dire niente. Fu lui a prendere l’iniziativa, mi disse – Scusa….pensavo che avessi finito con la doccia,non sapevo che eri nuda….ma ma….ma cosa stavi ….facendo?- Io non sapevo cosa rispondere, poi pensai ad una bugia – Vedi papà…mi stavo lavando, sai …per noi donne non basta la doccia – fu li che notai un particolare che non poteva passare inosservato,mio padre aveva le mutande che gli esplodevano,pensai fra me che aveva una mazza non indifferente,e poi era bello peloso come piace a me,lui cercò di uscire,ma capii che non voleva,io ero eccitata come una vacca, non capivo più niente,in quel momento lui per me non era mio padre,cosi persi il controllo di me stessa,mi alzai dal bidè e gli andai incontro,lui mi chiese un po’ spaventato cosa volevo fare,io senza rispondere gli calai le mutande, e li saltò fuori la stanga che possedeva mio padre, era enorme, è un bel 28cm, misurati, venoso e pulsante, con una cappella come un pugno, nel vederlo mi venne un sussulto e lo guardai in faccia,lui era ingoiato da morire e mi disse – Cosa stiamo facendo Valentina?Io sono tuo padre…non possiamo – Io guardai il suo cazzone, pensavo anch’io al momento che forse stavo per esagerare, ma non resistetti – Non possiamo? Io penso che si possa se lo vogliamo tutti e due – E li mi inginocchiai portandomi con la bocca all’altezza di quella mazza dura e maestosa, lo presi con una mano, vidi che non riuscivo a chiudere la mano del tutto,troppo era grosso, e poi come se mi avesse ordinato lui lo presi in bocca, mio padre mugolò,sua figlia stava per fargli un pompino, e lui non protestò più anzi mi mise le mani sulla testa, in modo di guidarmi nell’opera di bocca, presi a leccare quella mazza incredibile,leccavo la cappella grossa che sembrava un gelato color ciliegia, lo ciucciavo, lo mordevo era fantastica e mio padre gemeva dal piacere che gli procuravo,lo insalivavo per bene e scorrevo con la bocca lungo tutta l’asta fino alle palle che erano grosse e piene di sperma,me lo lavorai proprio bene quel pompino e lui ne godeva pienamente – Valentina…cosa mi fai, mi fai impazzire, sei meglio di tua madre….siii porcellina – Mi eccitavo come una maiala sentire mio padre che godeva, al punto che mi misi una mano sulla fighetta tutta bagnata e cominciai a strofinarmi il clitoride. Lo spompinai per un buon dieci minuti,poi lui allupato com’era mi prese per le braccia e mi alzò,si inginocchiò lui e mi allargò le gambe, io per completare l’opera gli misi una gamba sulla spalla sinistra, e cosi lui si trovò davanti alla mia micia bella aperta, mi disse mettendomi due dita sulle labbra vaginali – Mmmmh….ma lo sai che hai una figa stupenda tesoro? Non avrei mai immaginato che un giorno avrei potuto godere della fighetta di mia figlia, sei magnifica – Ed iniziò a leccarmi la passera, è un vero leccatore mio padre, mi ripassò le labbra vaginali e mi infilava dentro la sua linguaccia truffaldina,si mise letteralmente a scoparmi con la lingua, dal canto mio lo ricompensavo con una cascata di umori – Siii…aaahh godo papà, sei fantastico….mmmmh come lecchi mio bel maialine, sei fantastico…OOOOH SIII GODOOO..- venni con un orgasmo incredibile, lui mi leccò tutti gli umori che colavano dalla mia figa, poi senza dire niente ,si alzò mi girò contro il stipite della porta e mi mise a 90 gradi, mi massaggiò per bene la figa bella lubrificata e poi le appoggiò la cappella di quella trave che era dotato, quando spinse entrò per metà dentro la mia vagina, io aprii la bocca e gameti, era possente dentro di me, e sebbene ero super lubrificata lo sentivo in tutta la sua grossezza, mio padre spinse di più e mi entrò con tutto il suo cazzone fin che non colpì la parete dell’utero con la cappella, e li ebbi subito un altro devastante orgasmo – AAAAAH COME GODOOOO….OOOOOH SIIIIIIII- lui si fermò un secondo per farmi riprendere fiato ,poi lentamente cominciò a muovere quel pezzo di carne rovente avanti e indietro, io godevo fuori da tutte le maniere, era stupendo mio padre mi scopava e che scopata, lo incitai – Dai porco aumenta l’andatura che se no prendo sonno, dai che la tua Valentina la puoi trattare anche peggio- Il maialone accettò l’invito e cominciò a pomparmi con più forza, io godevo come una vacca, era impressionate sentire quella mazza scavarmi la vagina, mi appoggiai con le mani sulla porta, perché con le spinte che mi dava rischiavo di cadere, e poi comincia ad muovere il bacino, lui si scatenò di brutto e cominciò a scoparmi con molto vigore, ormai entrava e usciva dalla figa enormemente dilatata. Sentii che non mancava tanto che venisse, sicuramente era uno che scopava per ore, ma penso che la prima volta che si faceva sua figlia, non riusciva a resistere a sborrare,io volevo sentire che razza di getto poteva avere mio padre, tanto prendo la pillola perciò se anche mi veniva dentro non c’erano problemi, mi montò come un toro, gemeva godeva mi dava della troia – AAAH TROIA…FIGLIA MIA ….OOH..OOOOOH ….VOREI SBORRARE DENTRO LA TUA FIGA MA NON POSSOOOOO – Io lo tranquillizzai subito perché lo volevo dentro mio papà – NOOO..NON TOGLIERLO PAPA’ TI PREGO….SBORRAMI DENTRO…. NON C’E’ PROBLEMA AMORE MIO …..DAIII VIENII…DAI CHE GODOOOO- Lui non resistete più e sparò la più potente sborrata che avessi mai sentito,sentii il getto caldo che mi entrava con violenza, e li venni per la terza volta, ma questo fu un orgasmo ancora più devastante di prima, non riuscii ne a gridare ne a fare nessun gemito, mi si fermò perfino il respiro, lui invece mollò un grido incredibile – AAAAAARGH….OOOOH SIII…SBORRO PICCOLA MIAAAA…TI VENGO DENTROOO – Io ero bloccata,paralizzata, sentivo brividi in tutto il mio corpo,non finiva più di allagarmi la figa,poi cominciai a gridare e pure a piangere dal godimento estremo – AAAAH, AAAAAAAH…AAAAh…MAMMA MIA ..MA RAZZA DI SBORR..ATAAAA..OOOOh – Stramazzai per terra, e lui mi venne sopra,rimanemmo li in quella posizione per un cinque minuti,nessuno dei due era in grado di dire niente, presi l’iniziativa, mi girai con la faccia rivolta verso la sua,e vidi che non aveva coraggio di guardarmi, io gli accarezzai la testa e lui cercò di evitarmi, gli dissi – Guarda che mi è piaciuto sai? Cosa c’è perché non mi parli?- Lui si alzò si mise perfino le mani davanti ai suoi genitali, e mi disse con pieno imbarazzo – Non dovevamo farlo Valentina..cosa penserai di me, Dio Cristo cosa abbiamo fatto – Io mi alzai e lo presi tra le mie braccia anche se lui cercava di divincolarmi, costrinsi forte a me e lui mi baciò la fronte, poi si tolse le mani davanti e sentii che gli cominciava una nuova erezione, mi piaceva,mi piaceva da morire, con tutti gli uomini che sono stata mio padre era l’amante che sempre avevo desiderato – Oh papà….Tu non sai come mi sento adesso,sei stato magnifico, e non devi farti problemi per noi due, perché sono io che lo voglio,ti voglio, voglio farlo ancora con te – Lo baciai in bocca, lui si lasciò andare e ci cercammo con le nostre lingue in un intreccio amoroso, lui mi guardò aveva le lacrime agli occhi e disse – Valentina, io non so resisterti, mi piaci da impazzire, ma tutto questo non è normale, un padre che fa sesso con la figlia, cosa penseranno gli altri? – Io lo rassicurai – Ma papà..te lo detto sono stata io a volerti e ti voglio ancora e ancora….ti prego non allontanarmi, ora che ci siamo scoperti amanti non lasciarmi,lo so che è incesto quello che facciamo,ma io non voglio lasciarti voglio farlo ancora con te, tu potrai abusare di me quando vorrai,io sarò sempre la tua amante se lo vuoi veramente – Riunimmo le nostre bocche in un bacio selvaggio, lui mi mise la mano sulla figa, mi penetrò con tre dita in quel mare di sborra misto agli umori miei, e quando le tolse,me la portò in bocca e vidi che era piena di liquido seminale, io gli sorrisi in modo intrigante e poi aprii la bocca e lui me le mise dentro, che poi io leccai tutto avidamente, lui mi baciò e mi disse – Ti amo Valentina… come figlia e come amante, grazie per come sei, ora so che saremmo più uniti io e te, grazie amore – E ci lasciammo andare in un bacio incestuoso e passionale,da quel giorno iniziò la mia relazione incestuosa con mio padre, non pensavo che fosse bello fare sesso con un padre, l’incesto è visto come un tabù un peccato, ma se è fatto con amore e senza abusare di minorenni, senza violenza, può essere un modo nuovo per amare, in fin dei conti l’amore non ha confini, cosa pagherei per poter gridare al mondo quello che provo per mio padre, e penso che come me ci siano altri che stanno nascosti dentro il loro guscio amandosi segretamente e senza commettere del male a nessuno.
Ciao e grazie, Valentina.
28
1
20 anni fa
admin, 75
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Quella notte nel Parcheggio
Da un po’ di tempo ho iniziato la lettura di racconti erotici. Mi piace e mi eccita immaginarmi nelle situazioni raccontate dagli autori. Per questo motivo mi è presa la voglia di far eccitare qualcun altro, ed eccitare me stesso con un mio scritto.
Sono voyeur ed esibizionista di natura e la possibilità di combinare queste due caratteristiche in un'unica avventura mi perseguita da qualche tempo.
Finché una sera l’occasione si è presentata. Avevo passato la serata con degli amici e al momento in cui ci lasciammo i fumi dell’alcool avevano un po’ inebriato la mia mente. Preso dall’euforia decisi di girovagare per i parcheggi della mia città che avevano fama di ospitare coppie di esibizionisti. Altre volte ci ero passato ma mai mi era capitato di incontrare qualcuno. Quella sera però, mentre mi avvicino al parcheggio, vedo che c’è un auto che staziona. La luce dell’abitacolo è spenta però distinguo la sagoma di due persone. Con fare circospetto passo vicino all’auto un paio di volte e vedo che si tratta di una coppia che ad occhio e croce sembra essere sulla quarantina. Durante il mio passaggio vedo che mi seguono con lo sguardo e un fremito scuote il mio cazzo che sembra aver già capito cosa può succedere. Parcheggio a 4-5 metri da loro, mi accendo una sigaretta e nel frattempo inizio a toccarmi l’uccello ancora prigioniero nei jeans. La situazione sembra irreale e credo che tra un attimo la coppia, disturbata nella sua intimità, se ne andrà. Al contrario, dopo un po’ lui accende la luce nell’abitacolo Ciò che mi si presenta è una donna sui 40 anni, capelli lunghi e sguardo molto seducente che guarda verso di me e il suo lui, dall’altro sedile, che le accarezza il seno ancora contenuto nella camicia. Mi sembra un sogno e mi abbandono all’istinto. Apro la cerniera dei jeans ed estraggo un cazzo eccitato all’inverosimile. Subito dopo accendo la luce dell’abitacolo per rispondere al loro invito ed inizio a masturbarmi lentamente. I movimenti del mio braccio lasciano intendere chiaramente ciò che sto facendo e la cosa provoca un certo effetto ai due che iniziano a baciarsi con gli occhi di lei sempre puntati verso di me. Ora lui le slaccia la camicia e ne esce un seno prorompente contenuto in un reggiseno nero di pizzo alquanto stretto. Glielo accarezza avidamente. I nostri finestrini sono completamente aperti e sento lei che inizia a gemere. Sempre con la camicia aperta lui le slaccia il reggiseno e le sue tette escono in tutta la sua possenza. A quella vista non resisto più e il mio movimento si fa più veloce. Decido di azzardare ed apro la porta della macchina e mi mostro ai due. Guardando lei lentamente me lo accarezzo. Lei mima il movimento di una sega. Per ricambiare mi abbasso completamente i pantaloni e mi siedo con le gambe fuori e il cazzo in mano. La cosa ha effetto. Lei apre la porta. Si inginocchia sul sedile, spalle a me, e mi mostra il suo culo coperto da un perizoma nero ed inizia a spompinare lui sull’altro sedile. Sto impazzendo ma non mi avvicino per paura di rovinare tutto. Lui da dietro le palpa il culo e lentamente le sfila gli slip. Lei con la mano inizia a masturbarsi ed è visibilmente eccitata vista la quantità di umori. Io mi tolgo la maglia ed ora sono praticamente nudo. Mi eccita il pensiero di essere visto da qualcun altro in questo stato. In questo momento farei qualsiasi cosa. Ad un certo punto lei interrompe il suo pompino si gira con il culo rivolto a lui, in ginocchio sul sedile e mi fa cenno di avvicinarmi. Non riesco a crederci e per un attimo rimango pietrificato. Poi l’alcool che ho ingerito e la situazione mi danno la forza di alzarmi e con il cazzo in mano mi avvicino al suo viso. Da dietro lui ha iniziato a scoparla e lei gode ad ogni stantuffata.
Nel momento in cui le sono vicino, mi prende il cazzo in mano ed inizia piano a menarlo mentre assorbe i colpi del suo lui. Non credo manchi molto prima che il mio cazzo esploda e la invoco a succhiarmelo. Lei non si fa pregare e me lo prende in bocca. Intanto vedo lui contorcersi e dopo un po’ le viene dentro. Me lo sta succhiando divinamente ed alterna momenti in cui lo lecca in ogni sua parte a momenti in cui lo ingoia avidamente e si muove lungo la sua dimensione. Lui intanto si ripulisce e guarda eccitato la sua lei che spompina il cazzo di un altro e che si passa le dita nella fica sporca dei suoi umori. Non resisto più, voglio venire e glielo dico chiaramente. Lei non arretra, anzi, lo lecca sempre più avidamente. Nel momento in cui sto per venire lo estrae ed un fiotto di sperma calda la colpisce in pieno viso. Il mio orgasmo è violento e ad ogni contrazione parte un fiotto che si infila nei suoi capelli, negli occhi e in viso. Quando poi ho terminato lo riprende in bocca e me lo ripulisce per bene sino a quando ritorna alla posizione di riposo. Sono sfinito ed avrei voglia di coricarmi e dormire. L’eccitazione è passata ed entrambi ci rivestiamo. Mentre si sta per riabbottonare la camicia esce dall’auto e mi bacia sulla bocca passandomi un po’ del mio sperma e mi sussurra “un po’ a testa”. Non posso far altro che ingoiare e provare ciò che una donna prova. Lui dall’auto la richiama e lei risale, accendono l’auto e partono. Io mi rivesto, risalgo in macchina, mi accendo l’ultima sigaretta e sfinito riparto verso casa. Che nottata!!!
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20 anni fa
admin, 75
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Una festa inattesa
Sono stato invitato ad una festa in una grande villa, una sorta di Gran Galà per la presentazione di uno spettacolo teatrale. D., la mia fidanzata, non è con me, perché, mi ha detto, aveva già un impegno precedente. Mi metto a girare per le stanze della villa, curiosando qua e là; a un certo punto trovo una porta, in un corridoio un po' in disparte, e aprendola scopro che è l'accesso di un ampio bagno. Sento dei rumori provenire dalla parte destra, e cerco di dare una sbirciata. Vedo così un uomo di spalle, con i pantaloni calati, e davanti a lui, inginocchiata, intravedo una ragazza. Eccitato ed incuriosito, mi sporgo ancora un po', e mi accorgo che l'uomo è il mio amico Luca, che, ansimando tiene per i capelli la testa della ragazza (il cui viso mi resta nascosto), tirandosela a forza verso di se, mentre lei emette suoni soffocati, chiaramente intenta a fargli un pompino. Lui le dice -Dai, troia! Succhiamelo, così, brava!!!- e lei risponde con un mugolio sommesso, che sembra decisamente esprimere approvazione. A me scappa da ridere, ma sono anche eccitatissimo, e curiosissimo di scoprire chi sia la "fortunata", mi sporgo ancora un po'. Non riesco ancora a vedere il volto della ragazza, ma scopro che vicino ai due ci sono altre persone, che si stanno masturbando. La faccenda si fa incredibilmente eccitante. Vedo Luca sussultare, in gesti convulsi, e capisco che le è venuto in bocca. Sento un'altra voce familiare: -Dai, spostati, che tocca a me! Ingoia il mio di cazzo, adesso, puttana!- E vedo Michele, un altro dei miei amici comparire e piazzarsi al posto di Luca. Neanche stavolta riesco a vedere in faccia la ragazza, alla quale Michele riserva lo stesso trattamento di Luca. Mi chiedo chi possa essere quella ragazza, così troia! Dopo Michele vedo comparire Rodolfo, un altro amico! "Quasi quasi intervengo anch'io", penso, eccitatissimo. Ma resto a sbirciare, per il momento, mentre Rodolfo afferra a sua volta la ragazza per la nuca e se la tira a sè. Capisco dalle mosse e dai versi emessi dalla ragazza che lui le viene sulla faccia, dopodiché altri due si avvicinano: si tratta di Gaetano e Stefano, altri due amici. Sono incredibilmente eccitato, sento la ragazza mugolare come una cagna, mentre i miei amici la insultano e la apostrofano con frasi tipo: -Ti piace il cazzo, eh, troia!-, o -Dai, ficcatelo in gola, puttana!- Gaetano si scuote violentemente, emettendo un suono rauco mentre gode: - Aaaah!! Eccoti la sborra tutta in faccia!Che gran troia che sei, Diletta!-
Io sussulto! Finalmente i miei amici si spostano, e riesco a vedere: quella inginocchiata in mezzo a loro, col volto, la bocca e i capelli grondanti di sperma, è proprio D., la mia ragazza!
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20 anni fa
admin, 75
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