{"linkButtonClass":"stories-filter__top-new-button button button_default","href":"\/aggiungi-racconti","title":"Aggiungi racconto","displayFirstSpan":true,"firstSpanClass":"stories__top-new-button-icon","firstSpanContent":"\n<svg class=\"svg-icon icon-add-button-icon\">\n <use xlink:href=\"\/build\/sprite-83eb32dceb21b468932833be844ed846.svg#add-button-icon\"><\/use>\n<\/svg>","displaySecondSpan":true,"secondSpanClass":"stories__top-new-button-text","secondSpanContent":"Aggiungi racconto","checkDeactivatedProfile":true}
-
Tintarella con scopata
Potrebbe essere una storia inventata, invece è realmente accaduta, un’intrigante storia di sesso estivo da provare.
E’ già da qualche giorno che durante la pausa di pranzo, invece di tornare a casa mi reco in bicicletta in una spiaggia appartata, dove mi metto a prendere il sole, ovviamente tutta nuda.
Ci tengo molto alla mia persona, e in estate una bella abbronzatura integrale migliora, esteticamente il mio personale, già niente male.
Sistemato l’asciugamano mi siedo ed inizio ad ungermi tutto il corpo, con particolare attenzione ai miei seni naturali che curo in particolar modo. Dopo questa operazione che eseguo lentamente e in maniera provocatoria, magari per richiamare qualche maialino infoiato che si trovasse nelle vicinanze, mi metto a prendere il sole.
Dopo circa dieci minuti, mentre mi trovavo con il mio culetto all’aria, sento avvicinarsi una persona, apro un occhio e vedo un signore sulla quarantina, che si avvicina verso di me. Evidentemente anche lui voleva godersi un po' di sole in santa pace. appena mi vede si ferma, mettendosi a scrutare il paesaggio difronte a lui, io alzo la testa lui mi guarda un attimo e ci salutiamo, poi torna a guardare il panorama. Un attimo dopo inizia a stendere il suo asciugamano sulla sabbia e si spoglia. Con la coda dell’occhio cerco di osservare il tipo e devo dire che non è niente male, anzi mi sembra di notare dal rigonfiamento del suo costume che è ben fornito. Mentre si sta spalmando della crema abbronzante mi rivolgo a lui dicendogli che questo posto è un paradiso di tranquillità dove una persona si può godere in pace un po' di sole senza essere disturbata dall’ orda dei vacanzieri. Il tipo concorda con me, osservandomi continuando a spalmarsi la crema sul corpo e lentamente scivolando con le mani sulla pancia appena sopra il costume dal quale non posso fare a meno di notare un ulteriore rigonfiamento del suo uccello che ha acquistato delle dimensioni ragguardevoli e succulente.
A quella vista rimango per un attimo disorientata e colpita in maniera abbastanza evidente tant’è che il tipo se ne accorge e per niente imbarazzato rivolgendosi a me esprime il desiderio di togliersi il costume per godersi anche lui un po' di tintarella integrale.
Detto questo, si sposta ponendosi proprio difronte a me e guardando l’orizzonte si sfila lentamente il costume facendo apparire un cazzo duro e nerboruto da favola. Avevo l’acquolina in bocca e il cuore a mille per l’eccitazione, lo guardavo intensamente e avidamente, la mia bocca era vogliosa di assaggiare quell’uccello pieno di venette gonfie e pulsanti e del resto il fatto stesso che avesse quell’erezione dimostrava che anche lui era eccitato dalla situazione. Con movimenti lenti e misurati si piegò a prendere il tubetto di crema solare e se ne verso un po' nel palmo della mano, rialzandosi si rimise nella stessa posizione e con lentezza esasperante inizio a spalmarsi la crema sul cazzo, iniziando così a masturbarselo lentamente.
Non resistevo più, mi rialzai e mi misi su un fianco in modo che potesse vedere i miei seni. Lui si avvicinò verso di me e chinandosi portò il suo cazzo quasi all’altezza della mia bocca continuando a masturbarselo lentamente; era diventato ancora più duro e lucente, l’avevo all’altezza dei miei occhi e potevo sentire il suo odore leggermente camuffato dalla crema. Senza dire una parola iniziò a strofinarmelo sul viso mentre io aprivo la bocca aspettando di riceverlo, ma lui mi negava questo piacere preferendo continuare a strusciarmi l’uccello sugli occhi sul naso sulla testa e girandomi intorno sulla nuca e dietro al collo.
Era eccitante sentirlo scivolare su di me. Poi lo staccò e lo sentii sdraiarsi dietro di me sul fianco, con una mano mi prese una coscia e l’alzò divaricandomi mentre io mi sistemavo meglio per facilitargli l’introduzione del cazzo nel mio culo. Sentii la punta della sua cappella che spingeva sul mio ano, allorché glielo presi in mano, palpando così la sua consistenza, e lo indirizzai meglio. Lo sentii entrare e riempirmi il culo in una ondata di calore e di piacere.
Iniziò a muoversi dentro di me per farmelo entrare tutto e soprattutto per farmelo sentire meglio. Io lo aiutavo muovendo il mio culo in maniera che potessi riceverlo meglio, e così iniziò a scoparmi, dapprima con colpi lenti e profondi e poi aumentando leggermente il ritmo ma sempre mantenendo il suo uccello dentro di me.
Il ritmo della scopata era salito, le sue mani mi tenevano i fianchi mentre io mi aggrappavo con una mano al suo fianco incitandolo a scoparmi con più energia e lui con tutta risposta aumentò il ritmo dei colpi; i nostri corpi erano unti di sudore e di creme e l’odore dei nostri sessi aveva impregnato l’aria intorno a noi. Era esaltante e sembrava che non finisse mai, mentre mi scopava con la lingua mi leccava il collo e il lobo dell’orecchio aumentando così il livello di godimento in me; il suo cazzo oramai era un tutt’uno con il mio culo, entrava e usciva con una naturalezza e con un ritmo inusitati.
Mi dimenavo come un’ossessa e farfugliavo parole di incitamento e richieste di sborrate copiose sui mie seni, eravamo all’apice del godimento, sentii il suo cazzo sfilarsi velocemente dal mio culo mentre con un braccio mi girò e si mise con il cazzo in direzione del mio petto stringendo la cappella gonfia e rossa che esplose in un copioso getto di sperma che inondò tutto il mio petto ed il mio viso, iniziando a colare da tutte le parti.
Mentre gemendo di piacere mi spalmavo lo sperma sui seni ci guardammo soddisfatti, e così sfiniti ci riposammo crogiolati al sole.
Quel giorno non tornai al lavoro fingendo una improvvisa indisposizione che aveva richiesto l’intervento di un dottore. In realtà il “dottore” rimase con me fino a sera e mi visito diverse volte in maniera molto approfondita.
13
11
18 anni fa
Lucrezia1Borgia193715, 44
Ultima visita: 9 anni fa -
La pineta
Eccomi qua, di nuovo a voi per raccontarvi un’altra mia avventura erotica. Sono Lucrezia, travesta marchigiana , ma per chi è un frequentatore appassionato di questa rubrica, non sono certo una novità.
Sono sempre alla ricerca di maschi che siano capaci di farmi provare la loro potente e calda virilità, ma anche la loro fantasia e la loro disponibilità al gioco erotico.
Io mi definirei, una calda e sensuale travestita, che sogna di diventare l’oggetto del desiderio di tutti quei maschi arrapati e vogliosi di sesso, che non riescono a soddisfare le fantasie porno, con le loro donne. Completamente depilata, alta 1,65 m, con un bel paio di gambe liscie e vellutate, mi piacerebbe provocare gli uomini in posti tranquilli e frequentati da insaziabili e vogliosi maialoni. Chi avesse informazioni di zone all’aperto dove si possa fare dell’esibizionismo in tutta tranquillità me lo faccia sapere per e-mail, gli sarò molto, molto grata.
Oh, ma scusate, avevo interrotto la mia descrizione fisica, dov’ero rimasta? Ah, alle gambe, bè ovviamente, c’è anche un bel culo morbido, liscio e molto caldo, che mi piace offrire alle aste turgide degli stalloni che cavalco. Poi ci sono i miei seni, naturali, uhm, diciamo una prima misura, sensibili alle calde e guizzanti lingue di uomini vogliosi e....focosi. E per finire la mia lingua e la mia bocca, che una volta un mio amante definì come una “calda fica”.
Bè ora immaginatemi, o se volete andate a vedermi nella rubrica degli annunci con foto, così oltre che leggermi mi potrete anche vedere, ed immaginarvi in maniera più reale quanto sto per raccontarvi, e che mi è capitato proprio ieri a Pescara.
In questo periodo diciamo proprio che sono in calore, ho una grande voglia di cazzo, che starei dalla mattina alla sera a farmi scopare. Purtroppo a parte i tanti contatti sui internet, che poi per la maggior parte delle volte non si riescono a concretizzare, un po' per la distanza e un po' per la mancanza di serietà e coerenza di certa gente, la mia grande voglia devo andarmela a far passare in posti o zone dove sò o spero di trovare qualche cazzo disponibile.
E allora a volte la sera vado in giro con la mia macchina vestita da gran troia, con abiti succinti, aderenti che fanno intravedere in maniera sfacciata le mie grazie, indossando calze autoreggenti e scarpe col tacco a spillo.
Devo confessarvi che anche così non si trova facilmente un bel cazzo da maneggiare, e allora quando ho un po' più di tempo mi reco in posti più lontani dove ci sono zone in cui c’è un certo movimento più interessato per questo genere di cose. Una zona si trova vicino a Ravenna, sul litorale in zona Lido di Savio e di Dante, mi pare. E’ un posto fantastico specialmente in questo periodo dell’anno, praticamente un abitato completamente deserto a ridosso del mare, che la sera si anima di una fauna maschile alla spasmodica ricerca esclusivamente di sesso, travesta, transessuale e omosessuale. Capirete che una troia come me lì può trovare cazzi. Ma ahimè questa specie di isola erotica è a due ore e mezzo di macchina e non sempre mi è possibile andarci.
Ma c’è un altro posto più vicino, è una piccola pineta e si trova a Montesilvano vicino a Pescara. L’ho scoperta anni fa attraverso il racconto di una travesta di Pescara, e per curiosità ho voluto appurare se quanto scriveva nel suo racconto corrispondeva a verità. Era primavera inoltrata, e un pomeriggio andai e potei verificare che quanto era scritto su quel racconto corrispondeva al vero, allora un signore sui 45 anni mi fece un bel servizio.
A distanza di tanto tempo, domenica scorsa presa da una voglia insostenibile, decisi di tornare in quella pineta per vedere se le cose erano rimaste invariate. E così subito dopo pranzo ho indossato un vestititino succinto semitrasparente, un tanga, mi sono truccata e così sono partita. Una volta in macchina, lungo l’autostrada verso Pescara, ho accostato in una piazzuola di sosta, mi sono tolta i vestiti “normali”, ho ritoccato un po' il trucco e ho indossato un paio di sandali col tacco a spillo.
Così messa sono arrivata, intorno alle 15,00, alla pineta. Sono rimasta circa dieci minuti ad osservare il movimento che c’era, per capire se qualcosa era cambiato dall’ultima volta che ero stata lì. Durante quel lasso di tempo ho visto entrare nella pineta, oltre che anziani, anche degli uomini prestanti e giovani, così ho preso la decisione di andare a fare un giretto all’interno.
Prima di uscire ho indossato un cappotino leggero nero per coprire un po' il mio vestitino e mi sono avviata verso la pineta scullettando come una troietta. Con passo lento ho attraversato la strada e sono entrata nella pineta attraverso uno stradello. Dovevo stare attenta a dove mettevo i piedi, perchè con i tacchi alti non era così facile camminare su un terreno accidentato, ma comunque riuscivo ad essere molto naturale nel mio portamento.
Mentre mi addentravo sempre di più all’interno, mi guardavo intorno in cerca di qualche maschio nei paraggi, ma a parte un vecchietto che mi aveva visto e mi seguiva, per i primi cinque minuti non ero riuscita a trovare nessuno. Sembrava che le persone che avevo visto entrare prima fossero sparite.
Stavo perdendo la speranza di trovare un maschio verile che mi soddisfasse, ed in più avevo sempre il vecchietto alle costole. Proprio mentre mi stavo dirigendo verso la macchina, il mio sguardo ha incrociato un uomo sui 35 anni che mi stava venendo incontro. Era un tipo niente male, completamente pelato, con degli occhiali da sole, indossava un giubbetto di pelle marrone e un paio di jeans. Io lo guardo e gli giro davanti imboccando uno stradello laterale che portava ad uno slargo coperto da un grosso pino. Arrivata lì, mi fermo e con la coda dell’occhio noto che il tipo mi ha seguita e si è fermato per vedermi. A questo punto mi sfilo lentamente il cappotto facendolo scivolare a terra, così facendo rimango con il mio vestito che praticamente fa vedere tutto. Mi giro ancora per fargli vedere i seni che escono dalla scollatura, ed inizio a palparmeli. Poi mi giro mettendomi di spalle a lui e mi piego a 90° mostrandogli così il mio culo per prendere dalla mia borsa una bottiglietta di olio per il corpo. La stappo ed inizio a farmi scivolare addosso l’olio che mi spalmo da prima sulle gambe e poi, sul mio culo, facendolo diventare così più lucido e appetibile.
Mentre mi esibisco in questa operazione noto che si è avvicinato un’altro tipo un po' più giovane del primo, asciutto, con un giubetto di jeans e dei pantaloni di una tuta sotto i quali evidentemente non portava niente, tant’è che svettava un pistolone già duro che lui si stava toccando vogliosamente.
A questo punto il tipo pelato evidentemente eccitato si slaccia i pantaloni e tira fuori il suo cazzo che in men che non si dica gli diventa duro tra le mani, e mostrandosi in tutta la sua stupenda e consistente erezione.
Io non sto più nella pelle, alla vista di quei due cazzi turgidi e vogliosi, faccio cenno ai due di venire da me, mentre io mi siedo su di una pietra aspettando il momento di ghermire tra le mie mani quelle due stupende aste di carne pulsante.
Quando li ho davanti li prendo tutti e due in mano, appurando la loro durezza, ed inizio a leccargli, alternativamente le rispettive cappelle, mentre li masturbo. Sento che il servizio è di loro gusto, così approfondisco la loro conoscenza ingoiando prima il cazzo del pelato, ed esibendomi in bel pompino col risucchio, e poi passando a quello un po' più largo del tipo più giovane. Senza dire una parola andiamo avanti così per un po', io mi gusto entrambi i cazzoni in tutti i modi, proprio come se fossero dei succosi gelati, poi mi fermo un attimo, prendo dalla mia borsa i profilattici e della crema lubrificante che mi spalmo sul buco del culo, mentre faccio infilare ad uno di loro il profilattico.
Una volta ultimata questa operazione, mi alzo e mi appoggio ad un tronco piegato, facendomi mettere il pelato davanti e il giovane di dietro. Prendo il suo cazzo e lo indirizzo all’imbocco del mio culo, poi, lentamente gli dico di spingerlo dentro. Lo sento farsi strada, avvertendo un po' di dolore, ma una volta ultimata l’operazione di ingresso mo lo faccio assestare muovendomi. A questo punto riprendo il cazzo del pelato in bocca, mentre l’altro tenendomi ben stretta per i fianchi mi inizia a pompare. All’inizio i suoi colpi sono troppo energici e devo chiedergli di andarci più delicatamente, perchè non riesco a spompinare l’altro. Una volta però regolato il ritmo inizio a gustarmi l’ingroppata e il succoso pompino che sto facendo. Mentre ci troviamo in questa posizione noto con la coda degli occhi, che due altri signori ci stanno guardando, e si stanno masturbando i rispettivi cazzi. La cosa mi eccita ancora di più e così metto ancora più enfasi nel nostro gioco, dimenando il mio culo per sentire meglio il cazzone che mi stà scopando, tant’è che il tipo preso anche lui dall’eccitazione mi sborra nel culo con un profondo affondo del suo cazzo che quasi mi fa perdere l’equilibrio. Non fa in tempo a tirare fuori il cazzo che dico al pelato di infilarmi il suo cazzo nel culo. Non se lo fa ripetere una seconda volta, si mette dietro di me e infila il cazzone anch’egli nel mio sfintere ancora allargato dalla precedente penetrazione, non fa in tempo a metterlo dentro che inizio a muovere il mio culo per sentirlo meglio in ogni angolo, e faccio segni agli altri due di avvicinarsi. Mentre il pelato mi scopa con energia, mi faccio posizionare i due tipi davanti e gli chiedo di sborrarmi lì davanti in modo da ricevere gli schizzi di sperma sulla faccia.
In una apoteosi di sesso avverto che il pelato sta per godere, così mi faccio sfilare il suo cazzo dal culo e mi siedo per terra facendomi mettere tutti e tre sopra di me con i loro cazzi in mano, il primo ad esplodere è prorpio il pelato che mi inonda con il suo caldo nettare tutti i seni ed il corpo. Non faccio in tempo ad iniziare a spalmarmi il suo sperma che anche gli altri due vengono schizzandomi la loro sborra addosso.
Così, impregnata di sperma e completamente esausta ma molto soddisfatta, mi riassetto il vestito e me ne ritorno verso la macchina.
La sera tornata a casa mi preparo una bel bagno caldo, tonificante, e mentre mi rilasso in mezzo alla schiuma tasto il buco del mio culo ancora allargato, inizio ad infilarmi due diti nell’ano mentre con l’altra mano mi tasto davanti fino a godere.
Stalloni voi crederete che tutto quello che vi ho raccontato è pura fantasia?
Bè, devo dirvi di sì, perchè in realtà era soltanto uno lo stallone che mi ha scopata, ma vi confesso apertamente che mi piacerebbe provare una situazione del genere con due bei maschioni dotati e disponibili.
C’è tra di voi qualcuno che può soddisfare questo desiderio di Lucrezia?
4
2
18 anni fa
Lucrezia1Borgia193715, 44
Ultima visita: 9 anni fa -
Valeria 4 - la grande occasione
Quel cinema, anzi quei due cinema, erano diventati la mia garsoniere, non per vantarmi ma quell’estate la frequenza degli spettatori al cinema era aumentata da quando si era diffusa, con un tam tam discreto, con scritte di pennarello sui cessi, la voce di una ragazzina che ai primi spettacoli si concedeva senza problemi….e non erano più solo uomini adulti o anziani, spesso un po’ rivoltanti, ma ormai mi cercavano anche i ragazzi, più grandi di me, ma sempre giovani…..e molto vogliosi!
Ho perso il conto di quanti bocchini feci in quei mesi! ero diventata veramente bravina, usavo la lingua con grande malizia intorno al glande, lungo tutta l’asta, sulle palle e poi, quando “sentivo” il cazzo raggiungere il massimo della sua durezza incominciavo ad ingoiarlo con grande delicatezza, e dolcemente andavo su e giù con la bocca umida e la lingua che scorrazzava felice sul glande….ma credo che i maschi mi apprezzassero soprattutto per la passione vera che trasmettevo quando, con il loro orgasmo, mi inondavano la bocca con la loro sborra…..la bevevo sempre tutta, non ne perdevo neanche una goccia e poi dopo averla inghiottita continuavo con la lingua a pulire il loro glande dalle ultime gocce residue
A ripensarci, credo però che gli incontri più eccitanti fossero quelli che avvenivano nei bagni, tra il primo ed il secondo tempo, forse perché in sala il buio era più protettivo, mentre lì c’era la luce, tutto sembrava più spudorato ……. ….forse anche perché più volte, dopo la prima (vedi: Valeria 3- La conferma) , cercavano di attentare alla mia verginità e questo mi eccitava moltissimo. Tra l’altro ero diventata più disinvolta e mi truccavo un po’ di più, un filo di rossetto, un po’ di matita a delineare gli occhi, poi più avanti la scoperta del fard a ravvivare le guance…avevo poi iniziato a depilarmi con il rasoio, non che ce ne fosse un vero bisogno perché avevo solo una leggera peluria bionda che non si vedeva, ma perché volevo sentire ed offrire la mia pelle il più liscia e morbida possibile alle carezze dei maschi…….anche i movimenti, il mio modo di camminare, di ancheggiare erano più sicuri, certo non potevo portare i tacchi ma l’effetto c’era comunque, la mia femminilità e la mia sensualità venivano fuori con grande evidenza…..
Ma, pur soddisfatta per quanto venivo apprezzata, incominciavo a sentire forte il desiderio dell’amore, di un uomo che mi corteggiasse, mi coccolasse, mi facesse sua con decisione e dolcezza al tempo stesso…..le mie fantasie pensavano ad un uomo sopra di me, nuda in un letto, mentre offrivo il mio corpo e la mia bocca ai suoi baci ed alle sue carezze, con i miei capezzoli induriti dai suoi morsi avidi, mentre aprivo le mie cosce al suo sesso e mi lasciavo sverginare abbandonandomi senza alcuna riserva…........sogni di una ragazzina, di una verginella ormai impaziente di diventare pienamente donna!
L’ultima domenica di quel mese di agosto ero reduce da un ennesimo pomeriggio al cinema, era stato particolarmente divertente: oltre agli incontri fatti al buio durante la proiezione, nell’intervallo, nei bagni, ero stata avvicinata da due ragazzi che, chiusa la porta, avevano voluto farsi sbocchinare insieme: era la prima volta che prendevo due cazzi in bocca contemporaneamente e, non essendo molto pratica, non riuscivo a sbocchinarli bene, così uno dei due se ne uscì dalla mia bocca, si masturbò a venti centimetri dalla mia faccia e, proprio nel momento in cui l’altro mi inondava la bocca con il suo nettare, mi rovesciò in viso tutta la sua sborra. Si, dovevo lavarmi, rifarmi il trucco, ma quanto era bello sentire due giovani maschi infoiati che sfogavano il loro istinto su di me!
Quella sera era invitato a cena a casa il mio cugino grande, aveva allora 32 anni, figlio di un fratello di mio padre. Antonio era il mio cugino preferito, simpatico, sicuro, con un bel sorriso. Come al solito fu divertente nei suoi racconti di vita, commerciante, viveva da solo, amava la campagna e la caccia. Ma fu solo quando, parlando con mio padre, disse che tra una decina di giorni sarebbe dovuto andare a dormire nella casa in campagna della famiglia per una ricognizione di prima mattina sulla selvaggina (la stagione di caccia apriva in quel periodo), fu solo in quel momento che iniziai a guardarlo con altri occhi. Fu una reazione immediata, quasi una reazione chimica: guardai quel volto sorridente e sicuro, quei baffi neri e folti che esaltavano il volto maschio, quel corpo slanciato e muscoloso e pensai alla notte in campagna, sola con lui! Non so come ma dissi che mi sarebbe piaciuto andare anch’io per aiutarlo nella ricerca della selvaggina. E se mia mamma diceva che no, che ero matto, che sarei stato di peso per Antonio, Antonio disse invece che si, che se mi faceva piacere non c’erano problemi, certo avrei dovuto alzarmi prima dell’alba, ma per lui anzi sarei stato d’aiuto. Mio padre era abbastanza compiaciuto della mia improvvisa passione per la campagna e per la caccia e fu d’accordo. Mia sorella non disse niente, ma guardandola di sfuggita colsi un mezzo sorriso sul suo volto....Messa in minoranza mia mamma decidemmo dunque che sarei andato con Antonio, il sabato della settimana successiva.
Quella decina di giorni sembrava non passare mai. Ero impaziente, nervosa, agitata, sognavo quella notte, immaginavo le cose più belle e poi mi dicevo ma no, ma cosa stai pensando, ma perché Antonio dovrebbe guardarti, ha la ragazza….......sei una illusa, una stupida, figurati se Antonio potrà pensare a certe cose con il cuginetto piccolo! Oscillavo tra la speranza e lo sconforto. Ma dopo i primi due o tre giorni, decisi che insomma! dovevo almeno provarci, che la mia voglia d’amore chiedeva alla mia sensualità e femminilità di fare sino in fondo la loro parte, l’occasione era troppo ghiotta! Dovevo provare a sedurlo! Ma dovevo fare in modo che ad un certo punto l’iniziativa partisse da lui, non potevo certo correre il rischio che Antonio, sorpreso da mie avances esplicite, mi rifiutasse con sdegno e magari andasse a raccontare tutto ai miei genitori.
Nella casa in campagna, c’era un unico grande lettone, di quelli alti di una volta. Quindi avremmo dormito nello stesso letto. Questo era un punto importante. E poi faceva ancora molto caldo, avrei dormito nuda solo con le mutandine addosso….......le mutandine già….......ma quelle che la mia mamma mi comprava, erano mutande grandi, così poco invitanti! Mi venne l'idea: le mutandine sexy con un leggerissimo orlo di pizzo, quasi un perizoma, di mia sorella che avevo visto spesso stese dopo il bucato. Andai a frugare tra la biancheria sporca, fui fortunata: trovai un paio di mutandine bianche da lavare e le presi. Avevano un odore intenso, di pipì o di fica non so bene, ma fu molto eccitante provarle, mi stavano, il mio culetto, bello tondo, ci stava a meraviglia, facevo un figurone! Il giorno prima mi passai il rasoio dappertutto e il giorno dopo, poche ore prima che Antonio venisse a prendermi, sulla pelle depilata misi una crema che mia sorella usava (credo fosse per il viso ma andava bene lo stesso), dovevo essere il più possibile morbida e vellutata.
Puntualissimo, alle sei di un caldo pomeriggio di settembre, Antonio passò a prendermi. Il lieve tocco di mascara e una leggera spruzzata di profumo che avevo messo (anche vicino alla mia fighetta!), la mia pelle abbronzata ed incremata, le mutandine sexy che mi entravano in mezzo al culetto, mi facevano sentire una dea. Era il mio giorno, anzi la mia notte!
5
2
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Lucrezia e il camionista
Eccomi di nuovo, per raccontarvi ancora una volta una calda esperienza accadutami qualche settimana fa.
Prima però mi devo presentare, come è da educazione. Mi chiamo Lucrezia e sono una travesta. Ho un corpo che mi permette di eccitare gli uomini e sono abbastanza troia da suscitare in loro fantasie erotiche sfrenate.
Formosa quanto basta, un paio di seni naturali, un bel paio di gambe e un culo caldo e accogliente che invita i cazzi turgidi ad entrare. La mia bocca è calda e vogliosa come una fica e la mia lingua è avida come una femmina in calore.
Mi piace farmi guardare ed esibirmi in giro, la notte, per gli occhi vogliosi dei maschi. Ma tutto questo non è finalizzato soltanto ad un puro fatto esibizionistico. Tutto questo ha un preciso scopo, quello di trovare un bel cazzo con cui divertirmi.
Non tutto le sere esco, ma quando lo faccio impiego molto tempo per prepararmi ad essere il più appetibile e sexi possibile. Inizio con un bel bagno pieno di schiuma e latte, per lavare e ammorbidire la pelle, mi pulisco e mi depilo accuratamente, per rendere le mie gambe e il mio corpo liscio e vellutato. Uscita dalla vasca mi cospargo di olii emolienti e di essenze profumate. Quando è possibile, massaggio i miei seni con dello sperma misto ad olio che li nutre.
Superata questa fase passo ai vestiti, innanzitutto indosso un tanga per passare alle calze, rigorosamente autoreggenti, a rete o velate, per passare al vestito, sempre molto sexi, aderente con ampie scollature e spacchi laterali. Poi le scarpe, adoro i tacchi alti, li trovo irresistibilmente arrapanti, tant’è che anche quando faccio sesso le tengo perchè le giudico un elemento terribilmente eccitante. Sandali o decoltè, ma comunque sempre con un minimo di 12 cm di tacco.
E per finire il trucco, semplice ma il più curato possibile. Ed eccomi pronta per uscire, alla ricerca di avventure. Ovviamente da casa sono obbligata ad uscire in abiti, diciamo così ufficiali. Ma appena salgo in macchina me li tolgo immediatamente, indosso la mia parrucca e voilà, la trasformazione è completa, divento una femmina provocante e calda con tanta voglia di sesso in corpo.
Purtroppo dalle mie parti non ci sono punti di ritrovo o zone dove poter andare a cercare stalloni che abbiano voglia di tipe come me. Vi starete domandando a questo punto di dove sono? E’ vero non l’avevo ancora detto, abito nelle Marche, e pertanto chi conosce un po' queste zone sà che da queste parti non c’è un grosso movimento per le travesta o le trans non mercenarie. Ha volte quando ho tempo vado verso Ravenna, al Lido di Dante, mi pare e lì c’è veramente un bel giro la sera, mi piacerebbe conoscere altri posti come quello per andare lì e soddisfare magari un bel po' di maschioni.
Ma in mancanza di questo ho sempre la speranza di trovare un camionista arrapato con il cazzo gonfio che voglia sfogarsi. E così, proprio come qualche settimana fà, mi reco su un tratto di superstrada a qualche chilometro da dove abito ed inizio la mia scenetta.
Mi fermo con la macchina in una piazzola di sosta e quando vedo avvicinarsi un camion, scendo dalla macchina e faccio finta di andare a controllare i fari anteriori piegandomi a 90° e mettendo in mostra tutto il mio culo, poi mi rialzo, mi giro mostrandogli la scollatura del vestito. Molto spesso queste operazioni sono accompagnate da sonori colpi di clacson, da parte dei camionisti e lì inizia la fase dell’approccio.
Quella sera era da circa un’oretta che mi trovavo sulla superstrada ma non ero riuscita ancora a concludere niente, allora mi sono recata nella piazzola di un distributore di benzina che a quell’ora era chiuso. Dietro al distributore c’è un ampia area per il parcheggio e spesso sul tardi, la notte, i camionisti vi si fermano per riposarsi. Decido di provare ad aspettare lì. Dopo circa dieci minuti, vedo arrivare un TIR, che rallenta e imbocca l’ingresso della piazzola, colgo l’occasione al volo e mentre lui si dirige proprio verso di me io apro la portiera e scosciandomi esco per andare a controllare i fari della macchina, mentre mi piego per fargli vedere le mie grazie, mi sento addosso i fari e i suoi occhi.
Spero che il tipo sia ingrifato e che le tipe come me gli piacciano. Comunque quando mi rialzo e mi giro verso di lui per fargli vedere anche davanti, lui riprende lentamente ad avanzare con il camion e si parcheggia proprio difronte alla mia macchina, nascondendola letteralmente alla vista di chiunque fosse entrato nella piazzola.
Terminata l’operazione di parcheggio, lo sento scendere dalla cabina, girare e apparirmi davanti: era un mulatto, alto circa 1,80, fisico normale. Io mi appoggio sul cofano della mia macchina, mentre lui avvicinatosi mi chiede cosa stavo facendo. Io di rimando gli rispondo molto semplicemente che mi stavo riposando. Lui mi squadra bene e noto che è fortemente eccitato, infatti senza tanti preamboli si mette la mano sulla chiusura lampo e la tira giù, si slaccia i pantaloni e se li cala facendo apparire un cazzo enorme di almeno 25 cm già mezzo duro, io a quella vista spalanco gli occhi per la sorpresa, anche perchè non mi era ancora capitato di avere a che fare con una nerchia di quella portata, lui nota la mia sorpresa e si mette a menarsi l’uccello davanti a me, facendoselo diventare duro in un attimo, poi si avvicina ed inizia a tastarmi i seni mentre il suo cazzo si struscia con tutta la sua virilità sul mio ventre. Sono al settimo cielo e mentre lui con la lingua inizia a leccarmi il collo e i lobi degli orecchi io gli afferro il cazzo ed inizio a massaggiarglielo. Lentamente scivolo giù ed inizio ad infilarmi quell’asta turgida di carne in bocca e scopro con piacere che pur avendolo bello lungo non è così esageratamente largo, e così riesco anche se non totalmente, ad infilarmelo bene dentro la bocca.
La mia lingua stuzzica la sua cappella rosa, dura e vibrante, mentre con le mani gli massaggio i testicoli gonfi e l’asta lunga; lo sento mugolare di piacere mentre gli lecco avidamente il cazzo dapertutto, e le sue mani palpano il mio culo.
Dopo un po' che ci troviamo in questa posizione mi sussurra che vuole scopare, che me lo vuole ficcare tutto nel culo e godere come un toro; io anche se un po' preoccupata, ma allo stesso tempo molto eccitata, prendo dalla borsa della crema emoliente e me ne metto un po' sull’ano ed un altro po' la spalmo sul suo uccellone.
Fatto questo mi metto alla pecorina poggiandomi sul cofano della macchina, gli prendo la punta del cazzo e la indirizzo sul buco del mio culo. Lo sento entrare lentamente e avanzare dentro il mio sfintere come un asta di burro, è fantastico, malgrado la sua lunghezza, nel primo affondo riesce ad infilarmelo quasi tutto dentro senza farmi sentire il benchè minimo dolore.
Siamo entrambe all’apice dei sensi, lui inizia lentamente a scoparmi, affondando le sue mani sui mie fianchi e praticamente schiacciandomi sul cofano della macchina in maniera di avere il mio culo più sù rivolto verso di lui, lo sento uscire ed entrare anche se lui praticamente non lo tira mai fuori completamente, io inizio a muovermi, roteando il culo, come una ballerina brasiliana, con movimenti lenti in modo da sentirlo meglio dentro e fargli sentire ancor di più il mio caldo nido.
Lo sento ansimare e borbottare parole colorite, su di me e sul mio modo di scopare, la cosa mi fa piacere e mi spinge ad essere ancora più troia. Lo fermo un attimo, mi faccio sfilare lentamente il cazzo dal culo, mi rigiro scivolando in ginocchio in modo da ritrovarmi quella biscia lucida e scivolosa davanti alla bocca, lo prendo e me lo faccio infilare lentamente in bocca cercando di ingoiarlo il più possibile. Assaporo il coktail dei sui e dei mie umori, me lo ritiro fuori strusciandomelo tra i seni mentre mi ralzo per sistemarmi, questa volta, direttamente sopra il cofano della macchina per farmi infilare davanti come se portassi la fica. Lui si sistema, bagna con la saliva il suo cazzone, poi lo punta sull’ingresso del mio ano ed inizia a spingere dentro facendomelo entrare ancora una volta lentamente, come un serpente tentatore. Quando inizia a pompare io gli cingo i fianchi con le mie gambe e lo stringo a me con una morsa calda, aiutandolo così nelle stantuffate sempre più frenetiche e profonde. Siamo presi letteralmente dai fumi dell’estasi erotica, i nostri corpi si muovono in armonia, io muovo il mio bacino ed il mio culo per ricevere il più possibile il suo potente cazzo e lui tenendomi per i fianchi affonda i colpi. Non ricordo più da quanto tempo stiamo scopando, il mio stallone oltre che ad essere ben dotato è anche resistente, ma sento che sta raggiungendo il godimento, il suo respiro si fa più affannoso, e i suoi movimenti più veloci, faccio appena in tempo ad ordinargli di tirare fuori il cazzo che vedo appena la testa della sua cappella eruttare in un copioso e potente schizzo di calda sborra che mi arriva fino in faccia. Sono letteralmente, inondata dal suo sperma denso e caldo, e mentre lui si tiene stretto in mano quel cazzone, io inizio a spalmarmi su tutto il corpo la sua sborra calda. Finiamo con un caldo e languido bacio, dove le nostre lingue si intrecciano appassionatamente.
Bè vi devo dire che è stata la mia più gratificante scopata fatta con un camionista, da quando frequento questa simpatica e focosa categoria. Allora amici camionisti, fatevi avanti sieti gli amanti migliori.
27
2
18 anni fa
Lucrezia1Borgia193715, 44
Ultima visita: 9 anni fa -
Diario di una travesta in calore
Si è vero sono un pò ingrassata ultimamente, ma pare che questo non impedisca agli uomini di apprezzare ancora di più le mie doti di amante.
Anzi devo dirvi, care amiche che quei chiletti di troppo aggraziano ancor di più le mie forme, rendendole ancor più sinuose e appetitose. Chi sono?
Ma sono Lucrezia care amiche, era un po che non mi facevo sentire ma eccomi qua ancora una volta con una nuova sexi storia da raccontarvi.
Negli ultimi tempi ho prestato ancor più attenzione al mio aspetto cercando di curare il mio corpo per renderlo sempre più provocante e desiderabile. Devo dire che in effetti dei risultati ce ne sono stati e li ho potuti toccare con mano e con tutto il resto di me stessa. Per iniziare da Fabio, aitante giovane camionista, dotato di un gran bel uccellone nerboruto che mi aveva scritto tempo fa, rispondendo ad un mio annuncio e dichirandosi desideroso di farsi conoscere.
Bè, care amiche l’ho accontentato, sopratutto dopo aver visto in foto il suo arnese, 20 cm. di cazzo duro come il marmo che sombrava invitarmi a succhiarlo.
Una sera, eravamo ai primi di giugno, ci siamo dati appuntamento nel parcheggio di un paesino vicino a casa mia; io come al solito mi ero preparata al meglio e per l’occasione indossavo un nuovo vestito appena comprato di colore nero (il mio preferito) molto leggero e non troppo aderente, completamente trasparente, con un ampia scollatura anteriore e dei sandali neri con le zeppe e tacchi a spillo di 12 cm, perizoma minuscolo, il tutto accompagnato da un sapiente trucco da gran fica. Insomma amiche mie ero un gran bel bocconcino.
Quando ci siamo incontrati e lui mi a visto, i suoi occhi si sono illuminati di una luce porcina, e mentre mi squadrava mi ha invitato subito nella sua macchina e di corsa ci siamo diretti in un luogo tranquillo in aperta campagna che conosceva bene.
Lungo il tragitto mentre stavamo parlando, entrambe avevamo approfittato per iniziare a conoscerci meglio scoprendoci reciprocamente. Lui aveva ripetutamente accarezzato le mie coscie ed i miei seni ed io avevo affondato la mia mano in mezzo alle sue gambe per constatare la veridicità di quando ammirato in foto.
Appena arrivati, sono scesa dalla macchina chiedendogli di rimanere per un po dentro ad ammirarmi verificando che bel bocconcino gli era capitato tra le mani. Mi sono messa davanti ai fari della vettura e con lenti movimenti gli ho mostrato tutte le mie doti che devono essergli sembrate succulente, tanto che subito dopo è sceso tutto nudo con il suo bel cazzone già in tiro e mi è venuto incontro abbracciandomi a se e strusciando il suo tarello sulla mia pancia. L’animosità di Fabio era tale che grazie al suo impeto ci siamo trovati improvvisamente distesi sull’erba fresca, io con il suo cazzo in mano che leccavo avidamente, alternando ogni tanto un bel ingoio, e lui con le sue mani che mi palpava i glutei. Era un cazzo fantastico pieno di venette e con una cappella turgida che attirava il pompino, e forse era proprio per questo che il mio impegno nel bocchino era stato tale che lui, complimentandosi con la mia bocca e paragonandola ad una figa calda e voluttuosa, se ne era venuto sborrandomi in faccia con un getto copioso del suo nettare.
Dopo un breve riposo, durante il quale abbiamo approfondito un pò le nostre conoscenze, ci siamo rituffati tra le braccia dell’eros. Questa volta però, invece di offrirgli la mia bocca mi sono messa alla pecorina e dopo averlo stuzzicato un pò con la lingua per portarlo alla giusta dose di erezione, mi sono fatta leccare un pò il mio buchino, apprezzando così le sue doti di leccatore esperto, e quando l’ano era stato sufficientemente umidificato me lo sono fatto infilare lentamente dentro.
All’inizio è stata un tantino dura in quanto il suo cazzo oltre ai 20 cm di lunghezza ne aveva circa 7 di circonferenza e pertanto ci è voluta un po di crema lubrificante, ma dopo questa operazione l’uccello è entrato tutto riempiendomi il culo con tutta la sua virilità.
Non potete immaginare che scopata sia stata, il mio stallone con il suo uccello mi pompava come un ossesso, e sentirlo dentro è veramente qualcosa di sublime. Il suo cazzo mi ha fatto godere facendomi sbrodolare; i suoi colpi erano profondi ed enregici e ad ogni affondo seguiva un movimento rotatorio che amplificava la sensazione di riempimento. Non so quanto tempo siamo stati a scopare mi ricordo soltanto di aver avvertito un copioso getto caldo di sperma che mia ha riempita tutta, mentre le sue mani mi stringevano i fianchi nell’impeto del momento.
Quando a tirato fuori il suo gran cazzo me lo sono fatto mettere in bocca per pulire ben bene i residui di sperma e per assaporare con essi anche i miei umori.
Dopo la scopata siamo rimasti lì a riposarci per un po e mentre io continuavo ad accarezzargli l’uccello, lui mi massaggiava e leccava dolcemente i seni.
Tornata a casa mi sono preparata un bel bagno rilassante, e mentre ero nella vasca avvolta da una nuvola soffice e profumata di schiuma, con le dita sono andata ad accarezzarmi l’orifizio del mio culetto ancora ben dilatato dal cazzo di Fabio.
E mentre con una mano proseguivo ad accarezzarmi con l’altra mi sono massaggiata davanti fino a godere come una micia in calore.
Per chi volesse farmi un servizio del genere aspetto notizie, stalloni virili.
Miaooooo dalla vostra
Lucrezia
4
2
18 anni fa
Lucrezia1Borgia193715, 44
Ultima visita: 9 anni fa -
Il mio matrimonio
Sono nato slave.
Adoro servire, essere umiliato e punito senza motivo dalle donne fin da quando ho scoperto il sesso.
Ho conosciuto Mery su un sito di incontri on line, cercava un servo-marito: il sogno della mia inutile vita.
Ci siamo conosciuti di persona e, pur senza merito alcuno, le sono piaciuto subito.
Aveva riconosciuto in me un essere totalmente asservito, privo di ogni prudenza, di ogni dignita' nei suoi confronti. Nei confronti della Donna che sarebbe diventata per i due anni successivi la mia unica ragione di vita.
Decise di voler convivere senza legami formali ed io acconsentii.
Scelse una casa in periferia a Roma.
Andammo a vivere insieme il primo febbraio del 2004.
Lei non lavorava, stava a casa, usciva a passeggio, a fare shopping, incontrava le sue amiche.
Io uscivo presto la mattina per andare a lavoro e, tornato a casa, la mia prima attivita' era inginocchiarmi davanti a Lei e pulirle le scarpe che aveva indossato tutta la giornata.
Dovevo leccarle con grande attenzione perche' fossero pulite a dovere, ma dovevo anche stare molto attento a non sfiorare i suoi piedi perche' un simile oltraggio era sempre severamente punito.
Il periodo estivo indossava sandali aperti con stringhe sottilissime e cosi' venivo puntualmente frustato a dovere.
L'inverno indossava scarpe chiuse o stivali ma anche in questi casi spesso mi accusava di approfittare di questa pratica per sfiorarle le calze con la lingua o le labbra. Venivo frustato ugualmente ed accettavo l'ingiusta punizione con gratitudine.
Alle volte, finito di pulirle le scarpe, mi ordinava semplicemente di supplicarla di ottenere da Lei la punizione, e cosi' ero io stesso a supplicarla di frustarmi.
Era stupendo umiliarmi cosi' davanti a Lei.
Finita la pulizia delle scarpe mi cambiavo in fretta. Dovevo servirla e fare tutte le faccende domestiche vestito da cameriera, con calze e tacchi. Ovviamente ero depilato fino nelle parti initime in modo da poter soddisfare ogni suo capriccio.
Cucinavo per lei la cena e la servivo in tavola.
Il mio posto, mentre Lei mangiava, era sotto il tavolo.
Mi gettava i resti del suo cibo in una ciotola vicino ai suoi piedi ed io dovevo mangiare senza mani mentre lei parlava al telefono con le sue amiche. Spesso scalciava distrattamente. Altre volte i suoi tacchi si poggiavano sulla mia schiena ed in quei momenti dovevo stare attento a non muovermi per non disturbarla.
Quando si alzava da tavola anch'io avevo finito di mangiare ed alcune volte non ero stato in grado di ingerire un solo boccone.
Andava in bagno a fare la doccia ed era quello, per me, un momento magico.
La seguivo, indossavo una maschera nera per non vedere nulla, e mi usava sotto la doccia come sgabello per poggiare i piedi o per sedere. L'acqua rischiava spesso di soffocarmi ed io pregavo di trovarmi senza fiato sotto i piedi della mia Padrona.
Nei giorni in cui era di buon umore mi chiedeva di aprire la bocca e, prima di fare la doccia, mi dava da mangiare e da bere direttamente dai suoi orifizi.
Durante la settimana andava a dormire presto; in tal modo avevo l'occasione di occuparmi della casa facendo ben attenzione a non far rumore.
Dovevo fare tutte le faccende domestiche e lavare a mano la sua biancheria intima. Infinite volte l'ho annusata avidamente.
Quando aveva le mestruazioni diventava irascibile e per questo ancora piu' adorabile.
Mi legava una calza intorno alla testa e mi costringeva a stare in casa con i suoi assorbenti usati nel morso. Quasi immediatamente si bagnavano della mia saliva ed ero cosi' costretto a gustare il sapore delle sue perdite. Nei primi e negli ultimi giorni usava gli assorbenti interni costringendo anche me ad indossarli durante tutta la giornata. Si divertiva a guardarmi soprattutto mentre li toglievo, la sua risata mi umilava e per questo eccitava oltre misura.
Il fine settimana usciva la sera per trovare compagnia.
Ogni Venerdi e Sabato notte tornava a casa con un uomo, quasi mai lo stesso.
Quando tornava io dovevo trovarmi nella mia stanza, in ginocchio, ed ascoltare i suoi gemiti di piacere.
La sentivo godere, eccitarsi.
Di solito sentivo maggiormente lui che si agitava, la possedeva e godeva.
Alla fine Lei usciva dalla sua stanza, veniva nella mia... aveva sempre un sorriso satanico. Metteva la mano tra le sue cosce, si asciugava il sesso con la minuscola stoffa di uno dei suoi mille perizomi poi lo toglieva. Sapevo quello che mi aspettava, ed aspettavo a bocca aperta, davanti a Lei come un uccellino affamato nel nido, Lei mi infilava la stoffa in bocca ed io succhiavo avidamente. Era il mio premio.
La sera in cui mi ha abbandonato le cose sono andate diversamente.
Rientro' presto con un uomo giovane che mi parve subito violento. Entro' nella mia sanza come una furia, mi prese per i capelli e mi trascino' nella sua stanza.
Ero in ginocchio in un angolo mentre Lui comincio' a toccarla quasi con rabbia, mentre Lei rimaneva quasi spaurita dai gesti di lui.
La getto' sul letto con forza, poi comincio' a spogliarsi. Non era affatto sensuale ma solo sovraeccitato dalla sensualita' della Padrona.
Lei rimase quasi in trance, immobile, per tutte le interminabili ore durante le quali la violento' ripetutatente davanti e dietro.
Era quasi l'alba quando lui si arrese ma non si addormento'. Come era arrivato, rabbiosamente, si rivesti' e ando' via lasciando la mia Padrona gettata sul letto come un panno inutile.
Avevo le lacrime agli occhi.
Lei si alzo' e fece piano i due passi che mi separavano dal letto.
Lo sperma le scendeve lento lungo le calze nere che ancora aveva indosso.
Con un filo di voce mi ordino' di leccarle le scarpe.
Cominciai, come al solito, a pulirle con attenzione.
Quando ancora non avevo finito mi disse di salire piano. Era la prima volta che mi invitava a leccare anche i suoi piedi e le sue calze.
Iniziai a baciare e leccare il collo dei piedi, le caviglie, i polpacci. Salivo adagio gustandomi ogni centimetro di quelle gambe che avevo desiderato per i ventiquattro mesi precedenti.
Alle ginocchia la mia lingua si ritrasse per un istante: c'era una goccia di sperma ancora caldo che scendeva.
"Leccale" mi disse piano "Leccale tutte..." Si riferiva a tutte le gocce bianche che scendevano lungo le sue gambe.
Ebbi un istante di esitazione, lo confesso, ma iniziai da quella goccia, per raccoglierle tutte fino all'inguine.
Giunto che fui al punto di non poter continuare senza sfiorarle il sesso mi prese la testa fra le mani e mi ordino' ancora: "Lecca animale".
Presi a leccarla e succhiarla. Sentivo lo sperma in bocca, la sua consistenza, il suo sapore. Avevo l'istinto di ritrarmi ma non avrei ceduto per l'infinita sottomissione che mi legava alla Padrona. La sentivo godere silenziosamente.
Raggiunse l'orgasmo e in quel momento mi scaglio' con un calcio in terra. Mi sanguinava il labbro.
Si mise carponi sul letto e mi disse: "Puliscimi il buco del culo".
Non era mai stata scurrile durante quei due anni.
Mi avvicinai e iniziai a pulirle con la lingua il deretano dello sperma di quello sconosciuto.
Quando si ritenne soddisfatta mi allontano' con la mano, si stese e mi disse: "Lui e' un uomo" - pausa - "...e tu non sei un cazzo".
Sono le ultime parole che le ho sentito pronunciare. Si addormento'.
Io andai nella mia stanza a riposare. Quando mi alzai non c'era piu'.
6
4
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
3° episodio: indiscutibilmente… cazzo!
Dopo lo sfogo di Orgasmina, mi appare doveroso riportarvi la conclusione della piccola (dis)avventura vissuta con Esther, tra le dune dei lidi Ravennati.
Buon divertimento.
Passò non più di un’ora, erano circa le nove e mezza, e noi stavamo finendo la nostra cena, quando i fari di una scura ed elegante automobile ci abbagliarono, annunciandoci l’arrivo di quell’individuo. Cosa inaspettata, ma nemmeno più di tanto, il tizio giunse in compagnia di altri due uomini, uno dei quali di pelle scura e di chiare origini sudamericane. Ester sgranò subito gl’occhi a quella visione, era felice che non fosse venuto solo e, credo, ancor di più perché gl’altri due erano davvero molto carini. Facemmo così conoscenza, l’uomo di quel pomeriggio si chiamava: Rocco, il sudamericano Dominguez e il terzo, un ragazzo italiano sulla trentina e molto alto, si chiamava: Andrea. Ci rendemmo subito conto che dovevano essere tutti e tre mezzi matti, ma nel senso buone, erano visibilmente su di giri, portarono dell’ottimo vino e dopo circa cinque minuti ci offrirono della coca. Felice come non mai, Ester, mi mostrò un altro suo lato che non conoscevo rivelando una grande familiarità nell’uso di quelle sostanze. Io, fui molto più incerto sul da farsi e, solo dopo diversi richiami ad uniformarmi al gruppo, accettai di fare una sniffata. Le sensazioni lasciate erano positive, non credevo fosse così piacevole quella roba. Infatti dopo non più di cinque minuti una sconosciuta euforia mi pervase tutto, insieme ad una grandissima voglia di “fare” e di “dire”. In quello stato d’animo stetti per un po’ a parlare a Rocco, per lo più spiegando ciò che provavo. Quest’ultimo era divertito da quelle mie rivelazioni, oppure, molto più probabilmente, con quell’atteggiamento cercava di mascherare gl’occhi famelici con cui m’osservava; di tanto in tanto m’interrompeva e m’incitava a prenderne ancora un po’. Poco più in la c’era Ester che s’era appartata con gl’altri due senza che me ne accorgessi. Fu proprio Rocco a farmela notare mentre saltellava come un grillo e si allontanava da me. Così dovetti anche sentire mille e più complimenti che quest’ultimo le rivolse. Effettivamente doveva fare un gran bell’effetto la mia troietta: si muoveva sinuosa, l’accento alla francese le infondeva un sexappeal ancora più forte, era un continuo gemito e ridacchiare infantile; indubbiamente una delle persone più eccitanti del mondo. Ma Rocco lasciò quell’argomento e cominciò a concentrarsi su di me.
- Tu sei molto bello! Ti ho osservato a lungo, sai? E poi questo pomeriggio, il tuo sguardo fisso sul mio cazzo che innaffiava la puttanella, mi ha fatto veramente andare fuori di testa… spero di non esserti sembrato un bruto per ciò che ti ho fatto!?
Non gli risposi, perché avrei dovuto dirgli che era andato tutto bene, ma ero troppo imbarazzato, seppur sentivo che, rapidamente le mie inibizioni stavano sparendo. In ogni caso Rocco, che sapeva bene il fatto suo, non si perse di coraggio e, con la scusa di un’altra sniffata, mi si fece più vicino, fino a poggiarmi una mano sul ginocchio; poi ritornò a parlarmi.
- Puoi non rispondermi ma io l’ho visto che, seppur in linea di principio non approvavi quel che ti facevo perché assomigliava tanto ad una costrizione, appena il mio piscio ti ha toccato l’uccello è divenuto così duro e grosso da balzar fuori dal costume!
- Ah, ah! Si, è vero! Hai detto esattamente ciò che è successo!
- Sono felice che lo ammetti a te stesso e lo sono ancor di più d’averti così vicino!
Allora Rocco fece salire la mano che aveva sul ginocchio fino alla patta, infilandola poi facilmente all’interno del costume, dove trovò l’uccello già mezzo tosto. Sussultai e ricordai subito la sera prima ed il pompino omo che m’aveva fatto uno di quei due ragazzi. Allora lo guardai negl’occhi col volto interrogativo, lui strinse con forza il cazzo nel pugno facendo ingrossare ed arrossare il glande che sentii pulsare come non mai. Mi fece un po’ ridere, credo che gli sembrai irresistibile, perché mi fissò innamorato e, lasciato il pisellone, mi accarezzò molto teneramente il viso, le labbra, facendo scivolare lentamente la falange dell’indice nella bocca, che strinsi mostrando i denti. Poi un urlo di Ester che si stava già facendo sfondare dagl’altri due, ci interruppe. Rocco cacciò di nuovo la coca: credo che temporeggiò un po’ per vedere se gli chiedevo d’unirci ad Ester; facemmo una sniffata, parlammo ancora per qualche minuto, poi posò una banconota da cinquantamila lire sul tavolo e disse di prenderla, che era mia. Senza perdere tempo, mi distesi per recuperarla, lui si alzò fingendo di farmi spazio e così mi ritrovai con la testa vicino a quel cazzo di bozzo che alloggiava in candidi bermuda. M’afferrò la testa saldamente, con entrambe le mani, dalla parte delle orecchie; la ruotò così che potessi guardarlo negl’occhi e riprese ad accarezzarmi le labbra. Questa volta si fece strada nella bocca in modo più convincente, infilandoci prima un dito, poi due; poi si chinò e mi baciò rapidamente. Cristo! Ormai la piega che quell’incontro stava prendendo non lasciava adito a dubbi, su quel volto a pochissimi centimetri dal mio c’era la personificazione della lussuria, e ciò avrebbe dovuto spaventarmi. Invece non mi mostrai restio, ero piuttosto stralunato e mi lasciavo manipolare come una marionetta. Mollò la presa, allontanò molto lentamente il suo volto dal mio, che ero ad occhi semichiusi, e con grande abilità, dopo aver cinto la testa dalla parte della nuca, mi sorprese con quel suo enorme cazzone che pretendeva profanarmi la bocca. Allora gli chiesi che stesse facendo, glielo chiesi però come avrebbe fatto una donna che si finge ritrosa, e così compresi il suo stato d’animo di fronte a me che dovevo, effettivamente, apparire un’irresistibile sgualdrinella in calore. Per questo mi venne da sorridere e, come per incanto, le inibizioni caddero definitivamente! Alzai gl’occhi già spalancati e, dischiusa la bocca, baciai timidamente quel bel cazzone.
- Ecco, bravo piccolo! Dacci dentro adesso!
A quel comando spalancai le fauci e feci entrare il glande che subito presi a succhiare. Mi piaceva, mi piaceva molto! Non avrei mai immaginato di trovare così gustoso il cazzo e quella felice sorpresa mi portò a spompinarlo amorevolmente, proprio come farebbe una donna. Dunque, oltre al glande, lasciai entrare anche un pezzo dell’asta, che sentii irrigidirsi sempre di più attorno alle pareti della bocca. Rocco apprezzava molto ciò che accadeva il suo cazzo era un indice esatto, ma volle confermarlo spingendo sempre più in fondo alla mia gola quel magnifico cosone, fino a strozzarmi quasi. Con estrema sorpresa, sia da parte mia che di Rocco, dovetti constatare che ero bravissimo a succhiare, tanto bravo che l’apparente stallone non durò più di tre minuti poi, sempre con la mano che spingendo da dietro la nuca mi costringeva a tenergli l’uccello in bocca, schizzò copiosamente: dapprima due o tre fiotti in gola poi, allontanando il capo, completò l’opera “astratta” sul volto. Lì spruzzò altre cinque o sei volte così alla fine della sborrata, apparivo completamente imbrattato da quel dolce nettare di cui mi scoprivo goloso. Rocco invece aveva ribaltato gl’occhi mentre veniva ed aveva accompagnato il suo godimento con diversi gemiti e grida. Si preoccupò di farsi pulire per bene l’uccello, poi mi spalmò tutta la sua roba sulla faccia usando il cazzo. Il mio volto era estasiato, sorridente, quello di uno che era al settimo cielo; Rocco dovette accorgersene così si chinò, mi abbracciò e cominciò a baciarmi ed a ripulirmi il volto. Concitatamente, prese a spogliarmi: strattonò la camicia facendo saltare diversi bottoni con una mano, mentre con l’altra mi liberava dal costume; facendo tutto con grande vigore, mi fece sentire totalmente in sua balia e sognai ciò che doveva provare una donna quando viene scopata. Rocco allora, quando finalmente fui completamente nudo, si diresse col capo verso il mio uccello, che, credo a causa della droga, non era tanto duro, lo baciò un paio di volte, lo succhiò un altro paio poi, con un gesto fulmineo, mi costrinse a gambe all’aria e cominciò a succhiarmi il buco del culo. Fu così piacevole che presi immediatamente a preoccuparmi d’essere totalmente frocio, e mi preoccupai ancora di più quando, dopo diversi minuti passati a lubrificarmi l’ano, Rocco mi c’infilò l’indice dentro e mi mandò in estasi. Si, quel godimento anale non assomigliava a nient’altro provato prima, lo smarrimento che mi procurava quella penetrazione era di quanto più vicino all’ideale di piacere dei sensi esistesse. Giuro: era preoccupante tutto quel piacere. La mia condizione di maschio, totalmente ignorante su quel diletto, e disinibito si, ma comunque pieno di pregiudizi, permise al dubbio d’intrufolarsi nella mia mente e contrastare ciò che di buono stavo godendo. Fu proprio per questo che mi venne da reagire e chiedere di smettere, ma per tutta risposta Rocco m’infilò un secondo dito dentro, molto rudemente, facendomi provare dolore che andò a combinarsi col crescente piacere. Sentivo quelle dita sino alla pancia, allo stomaco e nella gola, dove il respiro mi si strozzava insieme alle preghiere di smettere che avevano preso un aria terribilmente falsa. Rocco sembrava rendersi perfettamente conto di tutto e aumentava il suo impeto per darmi più piacere. Quindi mi costrinse alla pecorina e con lui disteso sotto di me formammo un sessantanove. Aveva il cazzo durissimo e dovevo allontanarmi per non soffocare. Lui invece continuava a titillarmi il sedere con le dita, con lingua invece mi colpiva sia le palle che l’uccello, che ormai era duro ma in modo strano e continuava a cacciare sperma molto lentamente. Rocco ne era avido e lo leccava tutto proseguendo con complimenti e frasi molto volgari. Durante quel travolgente sessantanove ritornarono anche gl’altri tre che avevano finito la loro scopata. Ester ci venne subito vicini correndo, s’inginocchi, dapprima dalla parte del capo mostrandomi un volto maliziosamente scandalizzato, si complimentò con me, poi rivolse dalla parte del culo che prese a leccare ed a titillare anche lei. Lo spettacolo eccitò anche gl’altri due che iniziarono a baciarsi e masturbarsi a vicenda, finché Ester non richiamò l’attenzione di Andrea, che posizionò alle mie spalle, e ne spinse l’uccello all’ingresso del mio ano. Mi dibattei dicendo.
- No, che fai? Non voglio essere scopato!
- Perché mai? Il suo cazzo è ben più piccolo delle due dite che hai ora nel culo!
- No, mi fa male col cazzo e poi non lo voglio!
- Non fare il bambino, amore! Me lo avevi promesso! E poi guarda: riesci a prendere anche un altro dito!
Così Ester infilò anch’essa un dito, dilatando all’inverosimile il mio povero culetto. Urlai, il dolore si fece atroce, Rocco sfilò le sue dita facendomi ancora più male, tanto che mi protesi in avanti ansimando con forza. Qui trovai Dominguez col cazzo in tiro che mi afferrò la testa e infilò la sua asta nella bocca per tapparla, così come volle sottolineare.
- Sta zitta troia, tappati questa fogna e fatti spaccare il culo che è l’unica cosa che desideri!
Tentai allora di dibattermi: mi stavano letteralmente stuprando! Fu solo grazie ad Ester che mi rassicurava e sorrideva tranquilla, che non mi ribellai completamente; lo fu anche grazie a dell’altra coca che aveva Domingiuez e che m’infilò a forza nel naso, e che si sparse sul glande per farmela leccare. Mentre appunto mi concentravo sulla coca, Ester m’infilò anche l’indice dell’altra mano nel culo che cominciò ad allargare senza pietà. Allora urlai forte: sentivo dolore; poi fui trafitto dal cazzo d’Andrea che mi lasciò letteralmente senza fiato. L’ingrato, Andrea, mi aveva infatti penetrato senza pietà, e con un solo colpo fece entrare tutto il cazzo, che sentii mettersi dentro la pancia e frugarmi nell’intestino. Dovetti sbiancare, ne sono sicuro; non pensavo che fosse così doloroso. Provai ancora più male quando, dopo avermi infilzato, Andrea ritirò il cazzo per infilzarmi di nuovo; quel movimento a ritroso si rivelò davvero dolorosissimo. Però devo confessare che più provavo dolore e più era piacevole, più avevo voglia di provarne e più mi veniva da fingere che non ne volevo. In ogni caso, il valzer era iniziato e nessuno avrebbe ascoltato le mie false preghiere, in particolare Andrea che curvandosi sulla mia schiena mi cingeva il petto e mi strizzava i capezzoli. Dunque, Dominguez si allontanò dal mio volto per prendere Ester e sistemarla a quattro zampe accanto a me. Subito s’infilò nel suo culo facendola gemere e godere, invece Rocco uscì da sotto il mio corpo e si sistemò in piedi davanti al mio viso, che prese a colpire con la sua enorme verga: era durissima e mi faceva male ma dopo un po’ smise e me lo infilò in bocca. Mentre lo succhiavo, questo mi accarezzava il volto, Andrea invece stava per venire: urlò, diede altri quattro, cinque colpi con tutta la forza che aveva, facendomi quasi svenire, poi mi ridestò facendomi il pieno di caldo sperma. Sentivo che stavo venendo meno, erano i miei “stupratori” che mi tenevano in piedi, e, senza che neppure me ne accorgessi venni anch’io, in un mare di fiotti. Allora caddi su un lato: avevo gl’occhi girati all’interno, il cuore che batteva all’impazzata, le natiche sporche di sangue, il fiatone come mai prima. Rocco e Andrea mi guardavano compiaciuti, commentarono che mi ero venuto addosso, poi il primo si distese accanto a me e cominciò a baciarmi e ad accarezzarmi, mentre il secondo andò a sedersi davanti ad Ester, che s’infilò immediatamente il cazzo in gola. Rocco, mi disse che gli piacevo da morire che era contento d’avermi conosciuto e che avrebbe avuto piacere di potermi frequentare. La discussione prendeva una strana piega, era la prima volta che un uomo mi corteggiava. Ancor più strano ero io, che mi ero calato completamente nei panni della donna, ed accoglievo con piacere le sue carezze ed i suoi intensi baci. Mi fu offerta ancora della coca, molta di più delle precedenti volte e, dopo averla sniffata, mi sentii subito meglio. Io stesso allora, m’inginocchiai di nuovo ai piedi di Rocco e presi a succhiargli il cazzo con avidità; quest’ultimo, accortosi della mia dedizione, richiamò gl’altri due e mi pregò di succhiare tutti e tre cazzi. Nessuno dei tre sborrò di nuovo. Poi dissero che volevano vedermi scopare con Ester, che rise come una scema, mi distese sul dorso e venne ad impalarsi sul randellone. Ma quella era solo una scusa, infatti i tre ci si pararono intorno e mentre io ed Ester fottevamo loro cominciarono a pisciarci addosso. Dapprima sul viso, poi sulla pancia e sul cazzo, poi di nuovo sul viso, fin nella bocca. I fiotti che venivano da tre differenti direzioni sembravano confondermi, quelli che finivano negl’occhi li facevano bruciare e quelli che mi finivano in bocca mi facevano godere.
Alla fine della pioggia dorata sborrai di nuovo, questa volta nella fica di Ester. Così Rocco mi baciò ed andò via con gl’altri.
Quando ormai era l’alba il quadro appariva identico a quello di molte ore prima, di quando quei tre ci avevano lasciati rinnovando l’invito alla famosa cena con amici per il giorno seguente.
Esther era stesa in cima alla duna, l’asciugamani come coperta, ed un’apparente sonno profondo. Io, che le stavo accanto rannicchiato e infreddolito, avevo ancora gl’occhi sbarrati ma finalmente cominciavo a mettere più di due pensieri uno dietro l’altro e a capacitarmi della notte trascorsa…
Fu allora che vidi chiaramente la 2cavalli rosa con la cappotte nera a pois gialli allontanarsi veloce, verso luoghi più tranquilli.
Cazzo!!!
7
2
18 anni fa
luna1orgasmina,
28/28
Ultima visita: 16 anni fa
-
Valeria 3 - la conferma
Insomma ero una puttanella!
La conclusione del mio primo incontro al cinema (vedi: Chi ero?), il regalo inaspettato che lo sconosciuto spettatore mi aveva fatto per il mio bocchino, non solo non mi aveva scandalizzata ma era stata un simbolo importante per l’affermazione a me stessa del mio modo di essere. Non solo piacevo ai maschi, ma addirittura mi facevano regali per godere di me e del mio corpo!
Quella primavera e quell’estate divenni una frequentatrice piuttosto assidua dei cinema e, avendo poi compiuto 14 anni, potevo andare a vedere i film proibiti, film di sesso, dove l’ambiente era più adatto per i miei incontri.
Ma non mi bastava la semplice possibilità di fare incontri di sesso. Se ero una puttanella, dovevo anche sembrare una puttanella ! insomma era troppo forte il desiderio di mettere d’accordo il mio aspetto esteriore con quello che ormai mi sentivo dentro, una femminuccia che stava sbocciando.
Ma come fare, cosa fare? Iniziai a fare qualche prova di trucco, quando rimanevo sola a casa frugavo tra le cose da donna di mia sorella più grande, 17 enne, mi chiudevo in bagno e provavo a truccarmi. Risultati all’inizio terribili, caricavo troppo sia rossetto che rimmel e matita occhi., con la conseguenza che poi facevo fatica a togliermi bene il trucco. Infatti un giorno mia sorella tornò a casa prima di quanto fosse previsto, mentre io ero chiusa in bagno ancora truccata. Dovetti inventare disperatamente una scusa per spiegare il perché della mia prolungata presenza in bagno e l’operazione di struccaggio fatta più in fretta possibile evidentemente non risultò perfetta perché quando uscii dal bagno mia sorella mi guardò come se avessi qualcosa di strano…..ma per fortuna non mi chiese nulla, chissà forse aveva già iniziato a capire…..
Oltre al rossetto, il “pezzo” del trucco che mi attraeva di più era il mascara che, con le ciglia allungate, rendeva gli occhi più luminosi e maliziosi. Tra l’altro l’effetto del mascara, messo con misura, era meno evidente di altri trucchi. Così decisi di comprarne uno e, quando andavo al cinema, prima di entrare in sala, andavo nel bagno e rapidamente mi passavo quella setola sulle ciglia. Bastava quello per farmi sentire di più la femminuccia che era dentro di me.
Ma volevo essere anche più intrigante nell’abbigliamento. Avevo delle belle gambe, lunghe e dritte, con una leggerissima peluria bionda che non si vedeva, perché non metterle in mostra? Così, in una sacca sportiva, mi portavo dietro dei calzoncini molto aderenti e molto corti (che accorciavo ulteriormente in vita in modo tale che si potesse intravedere il mio sederino) e, indossatili nel bagno del cinema, a quel punto facevo il mio ingresso nella sala cercando di entrare con le luci ancora accese per essere notata.
Le occasioni e gli incontri non mancarono. Al primo spettacolo in genere c’erano sopratutto uomini adulti, tre o quattro, qualcuno anziano intorno ai 60 anni. Essendoci poca gente, io cercavo sempre un posto nelle ultime file per poter controllare la situazione, gli incontri avvenivano in sala, il più delle volte mi capitava di sbocchinarne uno il primo tempo e un altro il secondo tempo. Nell’intervallo, con le luci accese, non perdevo l’occasione di andare al bagno, attraversando tutta la sala sculettando quanto bastava per attirare gli sguardi bramosi di uomini che poi, al secondo tempo, cercavano di avvicinarsi.
Qualche volta rimanevo anche al secondo spettacolo. Il pubblico, sempre scarso e formato in genere da singoli più qualche coppietta disinteressata al film, cambiava leggermente e c’erano più ragazzi , dai 20 anni in su. Naturalmente, tra i due spettacoli, con le luci accese, non perdevo l’occasione per fare la mia passerella.
Un pomeriggio ero appunto andata in bagno durante l’interruzione, anche con l’idea di ripassarmi un po’ di mascara. Nel bagno non c’era nessuno e di fronte allo specchio rapidamente mi rifeci il trucco.
Avevo appena finito che nel bagno entra un ragazzo, avrà avuto non più di 25 anni, che si avvicina, stavo lavandomi le mani, e si appoggia alle mie spalle facendomi sentire una cosa durissima all’altezza del mio culetto. Mi dice che ero una bella fighetta, che mi voleva, che ce l’aveva duro come una pietra.
Con le mani entra sotto la mia maglietta e incomincia a stuzzicarmi i capezzoli che mi diventano subito durissimi. Io mi ero lasciata andare, la testa reclinata sulla sua spalla e ansimavo in modo piuttosto evidente. Mi trascina dentro un cesso, si abbassa i pantaloni e tira fuori dagli slip una arnese magnifico, lungo come non ne avevo ancora visti, bello grosso, con la cappella tutta scoperta e turgida.
L’ambiente dove eravamo non era molto invitante ma cose si fa a resistere? Mi inginocchio e comincio a sbocchinarlo con tutta la voglia che avevo e la sapienza che avevo acquisito da quella prima volta nel parco. Ma lui non si accontenta, vuole di più. Mi tira su, mi abbraccia, inizia a baciarmi furiosamente il collo e, sollevatami la maglietta, incomincia a mordermi i capezzoli (fu allora che scoprii quanto erogeni per me fossero i capezzoli stretti dai denti di un maschio) .
Poi improvvisamente mi gira e, dopo avermi abbassato i calzoncini (avevano l’elastico e non dovette fare fatica) , appoggia il suo grande affare sul mio culetto. Non c’erano dubbi, voleva scoparmi!! Era la prima volta che mi succedeva, naturalmente ci avevo pensato, e naturalmente avevo un forte desiderio di darmi pienamente ad un uomo. Ma lì! In quel bagno di un cinema di terza categoria! Con uno che non avevo mai visto prima ! e poi, certo allora non c’era l’Aids e dunque non c’erano queste preoccupazioni, ma la paura per il dolore sì, questa c’era, con un bastone così grosso poi…..Insomma gli dico di no, che non voglio, che sono ancora vergine……che se vuole continuo con la bocca……ma lui preme con il suo affare sul mio culetto e con un dito mi titilla il buchino che piano piano sento dilatarsi per il desiderio… Dovetti impormi a me stessa , se avessi consentito alla sua cappella di avvicinarsi alla mia fighetta, poi non avrei avuto la forza di dirgli di no. Così lo blocco nei suoi movimenti manuali e riprendo a sbocchinarlo ma lui implora almeno di farlo sborrare sul mio culo. Mi sembrò un compromesso onorevole e così, dopo averlo ancora un po’ sbocchinato, al momento di venire mi gira, mi fa abbassare e scarica tutta la sua sborra, sembrava un fiume!, sopra il mio culetto, facendola sgocciolare in mezzo alle natiche.
Non ero stata ancora sverginata, ma c’ero andata molto vicino.
7
3
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Orgasmina si racconta... la prima volta
Orgasmina, recentemente ha deciso di rendere inchiostro su carta le sue primissime esperienze sessuali e condividerle con voi.
Leggiamola insieme…
Dunque, eccoci qua… cominciamo col dire che queste mie iniziali sperimentazioni sono state tutt’altro che tradizionali, mi hanno investito con una tale potenza da infondere in me una propensione alle relazioni sessuali (al puttanesimo) degna della peggiore delle troie. Certo, non posso lasciar ricadere su di me tutta la responsabilità di questa rapida trasformazione da donna a troia che ha forgiato l’attuale Veronica! Infatti, vista la famiglia che mi è toccata, non credo che avrei potuto evolvere in modo differente.
Ma andiamo per gradi...
Mancava qualche mese ai miei 14 anni, frequentavo ancora le scuole medie, anzi nel periodo che vado narrandovi ero sotto esame. Per questo avevo persino pensato che lo stress accumulato per quella prova d’affrontare di lì a poco avesse costituito una delle cause scatenanti del prurito rovente ed onnipresente che aveva preso ad albergare tra le pieghe della mia sconosciuta micina. Sconosciuta, esatto! Mai prima m’ero avventurata ad esaminarla come invece cominciai a fare in quei giorni, o meglio in quelle notti. Era infatti proprio di notte che il prurito diventava talmente insistente da non essere sopportabile; in più il calore che si generava nelle mutandine, prendeva a propagarsi lungo tutto il mio corpo, facendomi sudare moltissimo e dandomi, a volte, la sensazione d’avere la febbre. In quelle condizioni fu spontaneo e risolutivo accarezzarmi il sesso. Dio mio, mi sembrò d’aver trovato una miniera d’oro dentro me, ma anziché darmi ricchezza mi dava piacere! Alla neofita del sesso qual ero, non sembrava vero che quel punto del corpo, da tenere nascosto e protetto a tutti i costi, fosse in realtà il generatore del piacere.
Così, presto, riuscii a risolvere il problema del prurito. Le mie carezze divennero frequentissime; pensandoci a posteriori, il mio comportamento era simile a quello assunto dai maschietti nel momento della scoperta delle capacità del proprio grillo, infatti, proprio come di loro abitudine, ero sempre alla ricerca d’un luogo idoneo per masturbarmi. Anche per questo motivo, i miei mirabolanti assolo furono presto sostituiti (o meglio, integrati), con fantastiche scopate ai limiti della realtà. Fautore del grande salto dalla masturbazione al sesso fu il mio adorato fratellone Diego.
Di circa tre anni e mezzo più vecchio di me, un fico da brividi, alto, magro e coi muscoli ben definiti, Diego, capelli lunghi e neri, sorriso strappa-orgasmi e sensualità da vendere, entrò autoritariamente nel mio immaginario erotico! …nonostante tutto, nonostante il parentado!
Evidentemente le rapidissime mutazioni del mio corpo, che sembrava gonfiarsi di giorno in giorno, non passavano indifferenti agli istinti del mio congiunto. I seni, seppur non ancora grandi, facevano un grande effetto perché erano come spuntati dal nulla nel giro di pochi mesi. Erano duri e compatti come due frutti acerbi ma anche ricettivi come due antenne. Il culo, una volta riempitosi, è salito di mezza spanna, forse troppo, sembrava arrogante, mi rubava la scena. Mamma e papà ci avevano fatto belli entrambi, proprio come loro.
Comunque capii che qualcosa era cambiata quando Diego cominciò a dedicarmi attenzioni che credevo non gl’appartenessero. Infatti il fratellone era sempre stato troppo concentrato a correre dietro le sue fan… si, lui le chiamava così! Evidentemente, però, il seme della lussuria ed il pallino del sesso ribollivano in lui prepotenti così come in tutti gl’altri componenti della mia famiglia.
Dicevo, però, di queste attenzioni… che so!... Alcuni gesti di cortesia, prima d’allora mai elargiti! Una maggiore presenza nella mia quotidianità! Aveva smesso di mettermi in difficoltà in presenza d’altri! Ma soprattutto, diede vita ad un’intensa e magnetica attività colloquiale che il più delle volte toccava in rapida successione argomenti delicati come: corpo…segnali…cambiamento…sesso.
Fu così che Diego mi parlò del suo grillo e del meraviglioso rapporto che ad esso lo teneva legato come fosse un amico e non un’appendice fisica. Mi disse...
- Vedi, Vero, il grillo ha bisogno di continue attenzioni e cure... basta niente che prende a sentirsi solo e mi cade in depressione!
- Che stupido che sei, Diego!
- È vero, sorellina! Io ne ho sentite di testimonianze che confermano questa tesi!
- Ma smettila! Tu sei un maiale, è questa la verità!
- Si, è vero: sono un maiale, ma le soddisfazioni che mi dà il grillo non me le ha mai date nient’altro! Come mi fa sentire bene una succosa sega, nemmeno un otto in pagella!!!
Discussioni del genere alimentarono sia il mio vocabolario che il fuoco della curiosità che mi bruciava dentro. Diego avrebbe successivamente provveduto a rincarare la dose confessandomi dell’irrefrenabile impulso che lo spingeva a spiare i nostri genitori di notte. Loro, i nostri genitori, erano molto giovani e passionali ed i momenti di sesso erano costanti e vulcanici. Da un pò di tempo, Diego, non perdeva occasione per spiarli e masturbarsi con grande piacere. Capii a quel punto che se le cose tra me e mio fratello erano cambiate così tanto era probabilmente anche grazie a quel vizietto: evidentemente Diego spiava anche me!
Ad ogni buon conto decisi di non fugare subito quel dubbio poiché una domanda a quel proposito sarebbe suonata come un’ammissione dei miei frequenti toccamenti, che invece avevo sempre intenzionalmente omesso nelle discussioni con Diego, che invitai però a rendermi partecipe qualora si fosse presentata l’occasione per spiare mamma e papà.
- La prossima volta voglio vedere anch´io!
- D´accordo sorellina! Loro ci danno dentro praticamente ogni notte: papà ha il sangue caldo come il mio! Non temere, vedrai che già stanotte potremo dare un’occhiata!
- Allora t´aspetto in camera, quando il momento sarà quello giusto mi chiamerai!
Il piano, come fosse stato quello per assaltare un furgone portavalori, fu messo a punto con grande minuziosità in un clima giocoso ed eccitante allo stesso tempo. In quei frangenti potei rendermi conto del bozzo che si era formato nei pantaloni di Diego: il pensiero di ciò che avremmo fatto quella notte era troppo dolce per il suo grillo; infatti, il fratellone, scappò poco dopo! …a masturbarsi come un forsennato, immagino!
Sopraggiunse la notte e con essa il solito insopportabile prurito. Prefigurandomi lo spettacolo che mi attendeva, il prurito si presentò decisamente intenso e, appunto, insopportabile. Andai in uno dei due bagni che abbiamo al secondo piano (quello dove ci sono le camere da letto per intenderci), mi accomodai sul bidé e con l’acqua ghiacciata provai a spegnere l’incendio che era nato tra le mie cosce. Non ci riuscii: neppure l’acqua ghiacciata placò la mia eccitazione. Per niente infastidita, anzi ero un po’ divertita, resi l’acqua più tiepida, lasciandola poi zampillare sul mio clitoride gonfio e voglioso. Era la prima volta che attuavo quella tecnica di masturbazione, mi sditalinai come mai prima gemendo e godendo come una piccola cagna in calore. Capii che in mancanza d’un vero cazzo, il getto d´acqua tiepida sul clitoride è un vero toccasana. Sta di fatto che quel godimento molto intenso mi lasciò senza forze ed anche molto appagata, questi due fattori furono la causa del mio addormentarmi attendendo Diego. Effettivamente io avevo provato in tutti i modi a restar sveglia, ma l’orario del congiungimento carnale dei miei era davvero molto tardo.
Tutt’un tratto mi svegliai, c’era Diego che mi scuoteva stringendomi il braccio destro; erano ben visibili anche nell’oscurità il sorriso a trentasei denti stampato sul volto e l´euforia soffocata nello stomaco.
- Svegliati forza!
- Ah, sei tu! Che stupida mi sono addormentata!
- E dici bene, sei proprio una stupida, è da un pezzo che provo a svegliarti! Alzati presto!
Feci come mi aveva detto e cominciai a seguirlo. Diego si fermò sulla soglia della porta, si voltò e mi disse :
- Sei bellissima con questo pigiamino, sorellina!
Il mio pagiamino consisteva in uno short di raso modello atleta, tanto corto da lasciare scoperti parte dei miei generosi glutei; e una mogliettina corta che lasciava scoperto l´intero ventre.
Mi bastò poco per capire cosa intendesse, così replicai:
- Muoviti scemo, voglio vedere!
Pochi passi dopo eravamo sulla porta della camera da letto dei nostri genitori. Mugolii, rantoli ed urla soffocate erano perfettamente udibili già con la porta chiusa. Diego s´industriò per aprirla con estrema capacità e disinvoltura, capii allora quanto spesso fosse dedito a quella pratica voyeristica. La scena che si parò davanti ai miei occhi ancora ignari mi colpì con una potenza devastante. Ebbi
una specie d´orgasmo intestinale. Cioè sentii un potentissima botta di piacevole emozione colpirmi il ventre e da lì propagarsi verso lo stomaco e la gola che sentii soffocata, e verso la mia micina che prese a pulsare vogliosa. In realtà non vidi granché: la mamma era supina sulla sponda del letto e a cosce larghe, papà in piedi davanti a lei la penetrava con decisione e ritmo. Non so cosa mi colpì di più. Non vidi il sesso di nessuno dei due, la posizione da loro assunta non me lo permetteva. Oltre al sesso non potei distinguere nessun altro particolare anatomico degno di nota se non il culo e le spalle di mio padre; però vedere i miei accoppiarsi in quel modo bestiale fu ugualmente uno shock, un piacevolissimo shock.
Ero eccitata e divertita allo stesso tempo, Diego invece era concentrato e dedito a masturbarsi con discrezione con la mano infilata nel pigiama. Desideravo toccarmi e lo feci insinuando le dita nel lato del pantaloncino. Raggiunsi immediatamente il frutto già schiuso e schiumante, lo sfiorai delicatamente e per non più d´un minuto venendomene con immenso stupore per quella sconosciuta intensità. Pensavo di svenire e quasi ululavo, così m´affrettai a ritornare in camera per godermi quelle splendide sensazioni con più calma. Sprofondai sul letto, anch´io supina, con un sorriso ebete e lo sguardo fisso sul soffitto, quindi fui raggiunta da Diego. Lui aveva la stessa espressione di pochi minuti prima, l´euforia che lo pervadeva era visibile come fosse un oggetto.
- Visto che roba?
- Avevi ragione, Diego: papà e mamma hanno il sangue rovente... e l´hanno fatto venire anche a me!
- A chi lo dici!
Diego venne a sedersi sul lettino accanto a me, poggiò immediatamente una mano sulla caviglia e prese a carezzarmela, spingendosi lentamente più su fino al polpaccio.
- Dio mio, Vero... sei tutta la mamma... sei bellissima!
- Non dire e non fare sciocchezze, Diego!
In realtà sia il complimento che i toccamenti mi stavano facendo trasalire, non avrei voluto che si fermasse per nulla al mondo. Quante volte avevo pensato alla sfortuna che Diego mi fosse fratello e che quella parentela mi chiudeva le porte del piacere che da lui avrei potuto trarne!? Fortunatamente, i fremiti del mio corpo e gl´occhi ribaltati all´interno smentivano nettamente le mie ipocrite richieste verbali, e Diego sapeva perfettamente ciò che stava accadendo, sia dentro me che tra noi due.
- Nessuna sciocchezza, sorellina... non sono mai stato più serio!
Così lasciò che la mano scavalcasse il ginocchio e salisse rapida lungo la mia coscia nuda e bianchissima. Ancor prima d´arrivare all´altezza dei pantaloncini si scontrò con un copioso rivolo d´umori: Diego ne saggiò la consistenza con le dita, io invece, a quella vista, m´eccitai ancor di più inarcandomi un pochino col bacino. A quel punto il mio fratellone ebbe fugato ogni dubbio si fece ancora più sicuro e intraprendente e così, dopo pochi secondi, le sue dita s´insinuarono nell´ampio solco dei pantaloncini raggiungendo la mia fichetta fradicia e spasimante. Il dito più invadente cercò subito di forzare il mio imene nuovo di zecca, provai un po´ di dolore, mi sfuggì un piccolo grido ed indietreggiai istintivamente.
- Shhh! Sta buona, non ti faccio male!
Il suo sorriso era rassicurante ed erotico allo stesso tempo; la mano libera si prodigò in una rapida carezza ai capelli e al volto poi, Diego, si reclinò su di me e mi baciò delicatamente le labbra.
- Sorellina...
- Fratellone...
Ecco, la frittata era fatta: il desiderio s´era impossessato, prepotentemente, d´entrambi! Diego mi fulminò con un altro sguardo carico di passione, quegl´occhi a pochissimi centimetri dai miei mi parvero ancora più belli e sicuri. Ormai certo del mio benestare, continuò a forzare il mio sesso con le dita; io invece presi a baciargli la mano che aveva fatto scivolare sulle mie labbra, per poi succhiargli l´indice che imitava l´altro intento a frugare tra quel altre lebbra. Lo ciucciai per bene assecondando l´andirivieni da lui imposto, poi glielo morsi perché provai un intenso dolore quando finalmente mi sentii penetrare nella fica.
- Ahia! Non è questo il dito che devi staccarmi a morsi... è quell´altro più grasso!
Mi disse ridendo, l’adorabile porco, prima di cominciare a far scivolare il dito dentro e fuori dalla mia fichetta dolorante.
- Fa piano ti prego, Diego!
- Ti fa male?
- Si... ma mi piace anche... sii delicato che mi fai godere!
- Tu mi fai andare fuori di testa!
Mi distesi, infilai le mie dita snelle ed agili nell´elastico del pigiama che tirai giù con convinzione, però, quel sesso così duro e sporgente restò impigliato nell´elastico e fu spinto dal mio gesto giù, giù per poi svincolarsi, svettare ed oscillare tra le gambe di Diego. Mai visto un cazzo in vita mia, quello di Diego mi parve enorme. Era nerboruto, le vene blu in rilievo lo circondavano come a fasciarlo; non era drittissimo, aveva una leggera curvatura a destra, testimonianza inequivocabile della passione di Diego che lo costringeva a sfogare il suo seme più e più volte al giorno; il glande era davvero grande, spiccava lì in cima come una cupola viola; era lucidissimo e la poca luce della stanza si rifletteva sopra perfettamente. Un paletto di carne duro come il marmo ed attraente come una calamita. La mia mano s´affretto ad afferrarlo: percepii subito un estremo calore e fortissime vibrazione che si propagavano da quel portatore d´amore lungo il mio arto per sconquassarmi nello stomaco. Istintivamente cominciai un lento su e giù. Dalla cappella sgorgava copioso il suo nettare trasparente ed oleoso, ci passai la mano sopra per poi cospargerlo lungo tutta l´asta. Diego godeva emettendo piccoli rantoli che sembravano uscirgli dal petto più che dalla gola, intanto spingeva anche un altro dito dentro me con convinzione crescente, regalandomi un´ondata di spossanti orgasmi. In preda ad una sconosciuta lussuria, usai la mano libera per accarezzarmi la pancia e salire su fino ai seni che scoprii allo sguardo di Diego che fino ad allora non li aveva neppure sfiorati. Vidi i suoi occhi sgranarsi e luccicare alla vista di quegli abbozzi di seno, lievemente pronunciati, nodosi, duri e sovrastati da sottili capezzoli di bambina dall´aureola piccola e chiarissima. Come un indemoniato si divincolò per stendersi su di me e baciarmi dappertutto: mi sembrava una piovra, i suoi movimenti erano convulsi come quelli d´un novellino; probabilmente era talmente coinvolto dalla passione che non riusciva a ragionare sul da farsi. Dalla sua bocca una quantità impressionante di saliva fluiva sui miei seni, sul mio collo, sulle labbra che, Diego, si decise finalmente ad impossessarsene, mordendole e succhiandole alternando dolcezza ed impeto. Più giù invece il suo cazzo, quasi come fosse animato, suonava con veemenza al campanello del mio piacere, battendoci contro con precisione e maestria. Un nuovo orgasmo mi travolse allorché Diego inarcandosi energicamente sembrò volermi violare nonostante la mia micia fosse ancora protetta dal pantaloncino. Quello fu l´orgasmo più bello e travolgente che avessi mai provato in vita mia, strinsi un orecchio di Diego nella mia mano per costringerlo con la bocca incollata alla mia che era spalancata ed inglobava parte del suo volto. Il mio incontrollato impeto procurò dolore al mio fratellone che si ritrasse di scatto graffiandosi a sangue il volto con le mie unghie lunghe ed affilate. Il suo inequivocabile verso di dolore, seguito da un´altrettanto inequivocabile smorfia, mi procurò un po´ d´ansia che andò a sommarsi ai mille altri stati d´animo violenti e ghermenti; poi, però, Diego si passò una mano sulla ferita raccogliendo un po´ di quel sangue, mi sorrise, e l´ assaggiò. In quel momento mi sembrò una specie di dio: forte, generoso e potente come nessun altro. L´epilogo era comunque alle porte, potei sentire nitide le contrazioni del sue enorme fallo allorché l´impugnai per smanettarlo così come lui m´aveva chiesto. Pochi colpi ed un mare di fiotti di sperma tesi e potenti partirono da quella verga vibrante. I primi, e più vigorosi, mi raggiunsero il viso e i capelli, altri andarono a depositarsi sul collo e sui seni, altri ancora, man mano che la pressione calava, mi colpirono sul ventre e sul pube coperto dai pantaloncini. Infine, una grossa quantità mi colò sulle mani che continuai a muovere sporcandole col seme della vita del mio amato fratellone. I miei occhi strabuzzati e la bocca aperta mi donavano un´espressione a metà strada tra la stupita e la scandalizzata: non ero in nessuna di queste due condizioni, perché in realtà ero estasiata. Scoprire il corpo di uomo di Diego ed essere esplorata dalle sue mani pioniere mi avevano sconvolto i sensi in un modo che non credevo...
...inspiegabilmente la voglia mi bruciava ancora dentro...
Colmo d´affanno, Diego s´adagiò accanto a me. Gli strinsi un braccio al collo, lui invece mi accarezzò sulla pancia e sui seni, raccolse un bel po´ del suo sperma su due dita e lo porse alle mie labbra.
- Ti và d´assaggiarlo?
Non s´aspettava che rispondessi infatti aveva già fatto ruotare le dita con cui reggeva il suo dolce nettare... adesso posso dirlo con cognizione di causa, posso affermare che in realtà lo sperma di mio fratello è la cosa più buona che sia mai transitata in questo cavo da troia. Una vera e propria droga. Già in quella circostanza potei notare quanto anche lui ne fosse goloso: infatti, dopo che commentai positivamente sul succo delle sue palle, il fratellone si prodigò a leccarmi il viso per convogliare verso la mia bocca altro sperma; quindi le nostre lingue turbinarono tra saliva, sperma e il sangue che ancora fuoriusciva dal taglio sul volto.
- Mi hai fatto morire, Diego?
- A chi lo dici! Quasi svengo! Chi lo avrebbe mai detto: la mia sorellina è uno schianto e le sue manine sono fatate! ...chissà però come te la cavi con la bocca?
- E tu?
La mia provocazione suonò come un esplicito invito alle orecchie di Diego che con sommo piacere si precipitò con la testa tra le mie cosce. Purtroppo dovetti fermarlo.
- No, Diego no... hai dimenticato che di là ci sono mamma e papà!?
- Ma stanno facendo le loro cose, hai visto!
- Credi che siano ancora lì a fottersi?
- Ne sono sicuro!
Quindi s´alzò dal letto di scatto e si diresse verso la porta. Sbirciò nel corridoio sporgendo la testa, poi mi sorrise invitandomi a seguirlo. Nuovamente, dopo pochi passi, fummo su quella porta da dove continuavano a provenire inequivocabili rumori e versi riconducibili ad un’indemoniata attività sessuale. Seppur avevo assodato che avevo ancora un po´ di tempo da poter dedicare all´esplorazione del piacere, curiosa come mai prima, volli dare un´altra occhiata a quei due porci dei miei genitori. Così, con estrema circospezione, mi prodigai per spiarli, riuscendo questa volta a vedere qualcosa in più dei loro corpi. Infatti erano entrambi rivolti verso la porta, papà disteso sulle spalle teneva la mamma dai fianchi che a sua volta, dando le spalle a mio padre e con la testa ben reclinata all´indietro per potersi anche slinguare, si sosteneva usando sia le braccia che le gambe, impalandosi energicamente sull´enorme cazzo di papà. Vedevo i seni gonfi e sodi della mamma ballonzolare al ritmo delle poderose spinte di quell´altro cazzo della famiglia, che potei finalmente osservare sufficientemente bene e che mi sembrò simile a quello di Diego ma più grande; soprattutto i testicoli che col loro sobbalzare parevano simili a palline da pingpong. Stralunai gl´occhi a quella visione così porno, Diego se ne accorse e sorrise colmo di compiacimento; anch’io lo feci, con uno dei miei carico all´inverosimile di malizia. Bene, eravamo sulla stessa identica lunghezza d´onda.
A quel punto, Diego mi costrinse spalle al muro, proprio il muro della camera da letto dei nostri, a pochi centimetri dalla porta, e mi baciò con talmente tanta passione che quasi mi soffocava. Io ero spaventata e divertita allo stesso tempo, all´inizio cercai d´allontanare quella specie di maniaco da me, poi l´eccitazione prese il sopravvento e le mie difese si fecero sempre più blande fino a sparire lasciando al loro posto complicità e collaborazione. Infilai le mani nel suo pigiama ed afferrai il pisellone turgido e ancora sporco di sperma. Inutile dire che Diego aveva perso molto meno tempo di me ed era già intento a succhiarmi le tettine, messe subito completamente a nudo, ed a ravanarmi la fica che ormai sentivo come fosse in fiamme. Da lì, inoltre, erano perfettamente udibili le zozze parole d´amore dei nostri genitori che avevano aumentato il ritmo della scopata ed erano, evidentemente vicini all´orgasmo. Fu impressionante sentire mamma ripetere all´infinito: "scopami, scopami, scopami, scopami"; con la voce quasi commossa, sicuramente incredula per quel piacere che papà le stava dando.
- Hai visto come si fa scopare nel culo? È proprio una maiala nostra madre!
Io nemmeno me n´ero accorta che il cazzo era piantato nell´uscita di servizio, così dissi a Diego di non capire. In tutta risposta, il fratellone mi spinse a guardare nuovamente e allora potei rendermi conto d´un enorme spacco orfano di cazzo: la fica; e di un altro buco riempito e dilatato all´inverosimile: il culo, appunto. Ebbi un nuovo orgasmo, quasi fossi un ragazzino intento a guardare un film porno, quando papà cominciò a gridare ed a piantare colpi meno veloci ma più profondi e potenti. Mamma invece urlò in modo quasi disperato, come se fosse stata trafitta da una lama più che da una verga di carne: quello era il loro modo d´esaltarsi per il piacere che si stavano dando reciprocamente.
- Ora dobbiamo sparire!
Mi disse Diego trascinandomi nuovamente in camera mia. Lì mi baciò rapidamente e mi disse che aveva voglia di godere di nuovo ma...
- ...purtroppo adesso dobbiamo proprio dividerci, Orgasmina! ...però domani il primo a svegliarsi porta la colazione a letto all´altro! D´accordo?
- D´accordo, Diego... ci conto!
Diego sparì in camera sua, io m´addormentai euforica e felice come se mi fossi innamorata. Da quel momento in avanti le masturbazioni solitarie sarebbero state ben più rare, sostituite dalla virilità di Diego. Inoltre, adesso avevo un nuovo fantastico ed insolito nomignolo: Orgasmina!
Orgasmina, fu la prima cosa che sentii al mio risveglio nella tarda mattinata del giorno seguente. Diego era a torso nudo con i soli boxer elasticizzati addosso, seduto su una sedia posta alla rovescia proprio di fronte a me, e m´indicava il vassoio poggiato sulla scrivania pieno d´ogni ben di Dio. Ero piacevolmente stupita, mio fratello si rivelava sempre più adorabile e pieno d´attenzioni.
- ...ehi...
- Dormito bene, sorellina?
- Divinamente!
- E a lungo anche, sono già le dieci e mezza!
Nell´informarmi dell´orario i suoi occhi s´erano illuminati di gioia, infatti a quell´ora i nostri genitori erano già a lavoro e noi eravamo lì, tutti soli, a goderci il riposo estivo dopo un´estenuante anno scolastico. Il fratellone volle baciarmi subito come a voler confutare la mia disponibilità a continuare ciò che avevamo intrapreso la notte precedente. Inutile dire che io ne fui felicissima e non mi ritrassi minimamente. Il bacio presto degenerò in qualcosa di molto più spinto ed erotico, con le rispettive mani che frugavano ovunque. Non saprei descrivere le sensazioni di quei momenti, ma era una sorta di smaniosa curiosità alimentata da una bruciante passione verso quell´essere tanto attraente che mi disinibiva ed eccitava.
- Che ne dici d´andare a fare un bagno prima della colazione.?
Scossi le spalle e gli dissi che per me andava bene, quindi mi tirò con forza da un braccio facendomi cadere a terra, prese il vassoio con la colazione e corse verso il bagno. Quando vi entrai lo vidi intento ad accendere alcune candele che aveva precedentemente disposto tutt´intorno la vasca, sui bordi, sulle mensole e sul bidè. Sulla tavoletta del cesso invece ci aveva poggiato il vassoio con la colazione. Mi porse una spremuta d´arancia e pretese brindare con quella. La tracannò in un solo sorso poi prese una brioche la farcì con la panna spray ed alcune more, e cominciò a mangiare. Era sempre sorridente e spensierato, quel volto luminoso infondeva in me bellissime sensazioni di felicità e libertà.
- Perché tutte queste candele?
- Non ti piacciono?
- Si, però non capisco!
- Capirai dopo, sorellina... non avere fretta!
Terminò la frase spruzzandomi un po´ di panna tra i capelli inducendomi a ridere cercando d´evitarlo.
- Avanti, Orgasmina, adesso spogliati!
Non terminò la frase che aveva già levato i boxer. Il suo cazzo non era in erezione ma non era nemmeno floscio, il glande era quasi completamente scappellato e un forte odore si levò istantaneamente da lì. Entrò nella grande vasca idromassaggio e mi esortò nuovamente a spogliarmi e a seguirlo; così, in due semplici gesti, mi denudai ed entrai anch´io in vasca. Eravamo uno di fronte all´altra, i nostri corpi nudi e frementi sembravano imitare il tremolio della luce delle candele che conferiva a quel bagno una piacevole atmosfera di romanticismo d´altri tempi. Diego si protese verso me e strine un seno nella mano, con l´altra invece prese a giocare con la mia micia, io restai immobile in balia di quelle mani che mi parvero espertissime e presi subito ad ansimare.
- Oh, Diego!
Gli tenni la testa ferma sulle mie tettine, che andavano gonfiandosi fino a dolermi, una volta che le ebbe raggiunte per ciucciarle. Dai capezzoli partivano un´infinità di scosse che si propagavano lungo tutto il corpo per esplodermi nella testa. Mi sentivo mancare. Diego, nemmeno l´avesse intuito, mi chiese di sedermi sul bordo della vasca, poggiando le spalle al muro e divaricando bene le gambe.
- Ora ti mostro come me la cavo con la bocca, Orgasmina!
Quindi si tuffò a fauci spalancate sulla mia piccola fichetta: sentivo la sua lingua che mi penetrava, e poi la sentivo sul clitoride che veniva sollecitato alla perfezione. L´orgasmo sopraggiunse quasi istantaneamente e cominciai a urlare come avevo sentito prima mia madre fare la sera: come un attrice di film porno, in pratica. Diego alzò la testa e cercò i miei occhi infiammati.
- Continua, continua, ti prego!
Aiutandosi con le mani prese a leccarmi di nuovo. Le sue dite mi solleticavano i punti più sensibili, la fica aveva violentissimi spasmi, sotto quei colpi di lingua così bene indirizzati al clitoride che si era gonfiato oltremodo, tanto che Diego riusciva a prenderlo in bocca e succhiarlo. Quel pompino al clitoride fu il delirio e sentii arrivare un altro orgasmo.
- Godo, godo!
Un fiume d´umori, e qualche fiotto di pipì che non riuscii a trattenere, gl´inondarono il volto e gli finirono in gola. Potei vedere chiaramente Diego deglutire quando alzò la testa a lavoro terminato.
- Che ne dici di fare lo stesso su di me?
Ci baciammo, poi senza dire altro, invertimmo le posizioni. Il cazzo di Diego svettava prepotente e ricurvo. Diversi rivoli di miele trasparente gli sgorgavano dalla punta e colavano lungo l´asta. Cominciai proprio da lì, da quelle stille d´umore dolcissime. Leccai il glande, come fosse la punta d´un gelato, scesi seguendo il miele colante, come fossero le molliche di pollicino. Quando le ebbi raccolte tutte, Diego cominciò a muovere il bacino in avanti impedendomi di continuare come credevo. Gl’afferrai il cazzo con decisione tirandolo un pochino, Diego ritornò fermo ed io imboccai gran parte del suo paletto in un sol colpo. Era buono, mi piaceva averlo in bocca neanche fosse cioccolata. Diego era sconvolto da quella mia dedizione, m’afferrò la testa e m’impose un ritmo ancora più serrato. Probabilmente si stava chiedendo da dove venisse quell’inaspettata abilità visto che nelle nostre discussioni avevo sempre sbandierato la mia totale inesperienza.
All’improvviso lo sentii contrarsi violentemente e vidi che chiudeva gl’occhi, quindi sentii la mia bocca invasa dal suo sburro. Il primo fiotto mi finì dritto in gola ed estrassi subito il cazzo, ricevendo altri numerosissimi schizzi sul volto e sul petto. Presi a leccare spasmodicamente quel nettare dal vassoio di carne del mio fratellone. Invece lui si affrettò a raccogliere con la lingua gran parte di ciò colava dai seni. Uno schizzo, comunque, mi era finito giusto in un occhio che presto prese a bruciare e lacrimare.
Nemmeno il tempo d’immergerci che Diego ritornò all’attacco.
- Sei stata eccezionale, però adesso ci sono da fare le cose serie, ok!?
- Io non resisto più! Se non lo fai tu adesso mi si svergina da sola!
Compiaciuto della mia totale collaborazione, Diego mi guidò come un automa adagiandomi nuovamente a cosce larghe!
- Non ho mai violato per primo!
- Pensa che lo stai facendo a tua sorella!
- Vale almeno per venti violazioni ordinarie!
- Credo di sì! Adesso però entra!
Diego, contravvenendo la mia richiesta raccolse la bomboletta con la panna spray quindi me la vuotò sul collo, sulle tettine e sul ventre. Dovevo essere buona come una Sant Honorè così, tutta ricoperta di panna. Diego si tuffo con la faccia che si sporcò tutta mentre mi leccava e mordeva come un bigné. Nel frattempo la cappella era già stata perfettamente adagiata nel piccolo solco all’ingresso della mia futura caverna! Il colpo di Diego fu poderoso e mi lasciò senza fiato. Un modesto rivolo di sangue sgorgava a fatica dalla mia fica ora tanto riempita da quel monolite. Fissai gl’occhi di mio fratello che per la prima volta mi rivelarono qualcosa di diabolico, mi sentii spaesata e spaventata; gli conficcai le unghie nei fianchi e finalmente sentii la mia voce straziata uscirmi dalla bocca spalancata. Diego strinse i denti, sentiva dolore: aveva almeno mezzo centimetro di ciascuna delle unghie delle mie mani piantate nei fianchi. Con una specie di grugnito esternò il suo dolore, poi tirò il cazzo indietro lasciandolo uscire completamente e si beò dello spettacolo del mio sangue che zampillò più copioso andando diluendosi nell’acqua della vasca. Quindi rivolse lo sguardo ai suoi fianchi che trovò lacerati e insanguinati, e ritornò dentro di me con un altro colpo secco. Mi sentii mancare ed imposi le mani sul suo petto per poterlo tenere lontano ma Diego mi sovrastava schiacciandomi e riusciva ad insinuarsi completamente dentro fino all’utero. Poco alla volta però il mio dolore si affievolì e le mani ben presto mi servirono per indurre Diego ad un ritmo sempre più serrato e profondo. Venivo accontentata pienamente ricevendo colpi talmente potenti che mi facevano saltare. Scossa da ripetuti orgasmi, gli umori presero a sgorgare con continuità arrivando a lavare un po’ di sangue dalle cosce. Quindi anche Diego raggiunse l’apice del piacere ed urlando: “Orgasmina”; estrasse il suo penone che mi sputò litri di miele sul ventre. Pochi secondi dopo sprofondammo entrambi in quell’acqua divenuta ormai rosa.
- Hai capito a cosa servivano le candele, Orgasmina?
Che dolce che è il mio fratellone!
Orgasmina attende vostri commenti…
8
4
18 anni fa
luna1orgasmina,
28/28
Ultima visita: 16 anni fa
-
Cosa ti aspetta se vorrai amarmi...dolcemiele trav
Ti ho pensato molto, ho pensato a come potrebbe essere uno dei nostri segreti e discreti incontri dopo il primo di conoscenza, incontri di fuoco di una lunga serie visto la mia passionalità e fantasia...
Vorrei tanto che tu arrivassi da me e mi trovassi sexy, truccata: Occhi in ombretto rosa, ciglia nere evidenziate e labbra rosso fuoco e in lingerie sexy da farti ululare e provocare solo alla vista un rigonfiamento nei boxer...
Le tapparelle abbassate ove vi entra solo qualche spiraglio di luce che rende l’atmosfera calda, intriga di sensualità e sicurezza, il mondo e il suo casino fuori, e il paradiso qui, fra le mie, le nostre mura segrete…, la mia casa al semi buio, accogliente, con musica new age rilassante, profumo d'incenso, illuminata da candele posizionate in tutta la casa…
Apro la porta, ti accolgo in punta di piedi dandoti un bacio e abbracciandoti, poi ti prendo per mano e ti faccio sedere sul mio divano che già conosci, i tuoi occhi che riflettono la luce delle mie candele, mentre ci parliamo e cerco di metterti a tuo profondo agio, cerco come sempre di provocarti ed eccitarti sculettando davanti a te, con i miei completini bianchi o neri, con indosso autoreggenti, un perizoma in pizzo, un abitino sexy tutto in pizzo nero con le mie spalle in evidenza o con una camicia dorata i lamé,,, i miei capelli biondi sciolti sulla schiena, accarezzarti sensualmente, mi inviti a sedermi sulle tue gambe e comincio ad accarezzarti il viso e il collo e dietro la nuca con le dita.
Poi mi sdraio sul divano mentre con una mano mi accarezzi la testa e l’altra i miei fianchi quasi scoperti dal laccetto delle autoreggenti, io comincio a massaggiarti, con la lingua e la bocca provocarti brividi di piacere su tutto il corpo, cercando piano piano di slacciarti la camicia e prendere possesso del tuo petto…..che accarezzo e comincio a baciare dolcemente e poi voracemente intorno ai capezzoli già duri per l’eccitamento…. Ti lascia andare dal piacere e ti appoggi allo schienale mentre continuo a sbottonarti e scoprire il tuo corpo in fremente voglia….
Poi dopo mi metto in ginocchio dietro di te e continuo a slacciarti la camicia piano piano mentre ti bacio sul collo e entrare con le mie mani sul tuo petto peloso e possente ed eccitarti e vedere che in mezzo alle tue gambe qualcosa si gonfia pian piano sempre di più, mentre mi avvicino e mi avvinghio sulle tue gambe e tu tieni in braccio come se fossi la tua piccola stella, la tua donna, la tu amante segreta, la tua proprietà, tutta tua.
Guardandoti, prendo un mio paio di autoreggenti molto leggere e ti bendo gli occhi per qualche minuto, mentre sorridi eccitato, con i glutei mi siedo sul tuo uccello nascosto ormai voglioso di esplodere dalla cerniera, reggendomi con le mani sulle tue ginocchia, girarmi, inginocchiarmi e con la punta della lingua percorrere i lineamenti del tuo cazzo ancora nascosto sotto i vestiti, mentre mi accarezzi la testa e i capelli, e vederti fremere di voglia e di piacere nel volermi possedere e fare tutta tua....il tuo grande sogno è finalmente avverato.
Poi prenderti per mano, e guidarti lentamente nella stanza del bagno. slacciarti i pantaloni e spogliarti dolcemente, lavarti la cappella, l'uccello e le palle quasi divertendoci a tale gesto intimo fatto da me…
Inginocchiarmi poi davanti a te e asciugarti non con una salvietta, ma leccandoti e spompinandoti le palle e il cazzo con tutta la bocca e la mia lingua...,
Sempre bendato portarti per mano in camera da letto, illuminata da candele, ti tolgo le amie calze velate dagli occhi e rimani abbagliato dalla mia camera da letto, lettone a baldacchino, pareti e soffitto azzurro con nuvole dipinte, stelle fluorescenti, e stelle appese… luci soffuse, candele accese e incenso.
Ti spoglio totalmente, piano piano, facendoti sentire le mie mani leggere e sensuali che accarezzano i lineamenti del tuo corpo che diventa sempre più nudo....
Poi ti guido sul letto, ti faccio sedere e io in ginocchio prima davanti e poi dietro ti bacio la schiena, provocandoti forti spasmi di piacere e di pelle d'oca e lì continuo ad accarezzarti .
Ti faccio sdraiare sul lettone a baldacchino, intorno le tende bianche che ci avvolgono, una stanza azzurra piena di nuvole dipinte e tante stelline fluorescenti illuminate da altrettante candele che si muovono al ritmo di musica rilassante che ti trasporta in mondi e pianeti lontani.
Seduta sopra di te, con le mie mani ti accarezzo il petto leggermente, i fianchi le braccia le spalle, mi chino su di te e uso la lingua per disegnare tutti i lineamenti del tuo corpo che fremono dal piacere indurendo i capezzoli e provocandoti una forte pelle d'oca.
Continuo con la bocca a baciarti ovunque il tuo corpo possa permettermi di arrivare, e con la lingua scruto ed esploro ogni parte e poro che ricopre il tuo corpo, partendo dai tuoi piedi, baciandoli tutti, e salendo con la lingua e con i baci lungo le caviglie, i polpacci, l'interno cosce pelose, dove mi soffermo a leccare e baciare vogliosamente, quale mio punto preferito del corpo umano del mio maschione, proseguo salendo e girando intorno e sotto agli organi genitali…
La mia lingua poi pian piano si fa strada e ti lecca sotto le palle salendo con la lingua piano piano, molto lentamente fino alla cappella, girandogli vogliosamente intorno con la lingua e continuando con la saliva, a umidificare e a succhiare voracemente la tua cappella oramai umida, dura e pulsante, con la punta bagnata di pre-sperma, dovuta alla grande eccitazione da me accesa..
Sentire le tue mani sulla mia testa e fra i miei capelli, quasi a spingermi ad ingoiarti tutto, per farmi una cosa sola con te, mentre senti tutto il tuo cazzo nella mia bocca, la tua testa inarcata indietro dal piacere immenso.
Tu ad un certo punto ti imbestialisci e fai uscire da te il maschione che io desidero, il toro da monta imbestialito, mi prendi con le tue mani e mi fai tua ovunque, mi sculacci, apri i miei glutei come fossero una pesca ti avvicini con la bocca e cominci a sputare sopra il buchetto leccandolo per bene e a lungo e infilandoci poi la lingua nella tua fighetta umida e vogliosa anche delle tue dita che una ad una entrano e scoprono il paradiso dei miei orgasmi che dolcemente mi farai provare.
Dopo 15 minuti di penetrazione e ispezione anale con le dita e la lingua, mi prendi con le tue mani forte e mi sdrai a pancia in giù e ti sdrai sopra di me e ti abbandoni con il tuo corpo massiccio e imponente sul mio corpo nudo, fremente di piacere per il tuo calore…
E mentre mi tieni le mani, sotto le tue intrecciate, cerchi di muoverti e cerchi di appoggiare il tuo pene durissimo e turgido, tra i miei glutei morbidi, quasi a volermi penetrare di colpo, quasi a volerti fare strada e prenderti ciò che mai e poi mai avresti sognato di avere tutto per te: la tua fighetta calda e tutta vogliosa di te.
Sentire poi la tua cappella penetrarmi e uscire, ancora penetrarmi e poi uscire di nuovo, quasi a voler avere qualcosa a tutti i costi, fino ad una spinta decisa e forte, cosi nel diventare una cosa sola, tu dentro di me totalmente, a toccarmi l'anima; a prendermi tutta e tutto, ad essere totalmente tua.
Poi dopo aver sentito il calore del mio corpo interno avvolgere il tuo membro caldo e pulsante dal piacere immenso, esci da me e ti sdrai sul letto a volto in su, io in ginocchio mi siedo su di te , voltandoti di schiena e penetrarmi di nuovo.
Le tue mani sui miei glutei che seguono e guidano il mio movimento sussultorio, su e giù, pompandoti dentro di me, muovendo i miei fianci in movimenti vari prima sussultori e poi girando il bacino in moto circolatorio, per permettere alla tua cappella e al tuo duro membro di poter toccare tutto l'interno della mia vagina anale, oramai tua per sempre e in tuo pieno possesso,
Inarcarmi indietro appoggiandomi totalmente con la schiena sul tuo petto e sentire il tuo membro dentro mentre ne godiamo appieno di questa meravigliosa posizione del kamasutra.
Io mi alzo e mi dirigo verso il frigor, dove prendo una bomboletta di panna montata spray, mi aavicino salendo dai piedi de letto e comincio a spruzzarne due piccoli fiori sui tuoi capezzoli, e comincio molto lentamente con la lingua,a leccare il tutto, alla ricerca dei tuoi capezzoli…
Poi scendo verso il tuo bel “cono gelato” eretto per la grande eccitazione e lo prendo in mano, e cospargo abbondantemente su tutta la cappella un mare di panna montata, che: prima lentamente, e poi voracemente mi appresto a leccare con avidità e fame di scoprire sotto la tua cappella calda e pulsante….
Ti chiedo dopo di aprire la lingua e sopra ci verso un fiorellino di panna, che io con la bocca e la lingua andrò a leccare, finendo poi a limonare e baciarmi con te, oramai preso da tutta questa calda e provocante eccitazione e trasgressione che solo io posso donarti.
MI prendi poi ridendo e mi fai girare a pancia in su, dove le tue mani oramai preso possesso della bomboletta, mi sposti il perizoma, mi apri i glutei come se stessi aprendo una pesca, e spruzzi sul mio buchetto la panna, che comincerai a leccare voracemente per arrivare alla tua fighetta tutta bagnata della tua saliva.., e la tua lingua che vi penetra dolcemente e voracemente nello stesso momento.
Ti bagni poi di saliva i pollici e l’indici e mi tocchi i capezzoli, mentre la tua bocca con i miei capelli sul tuo volto, cerca di baciarmi il collo, e io girandomi cerco di porgerti la mia lingua e la mia bocca, per baciarti e limonare con te vogliosamente.
Mi rialzo e mi giro, roteando su di te, senza che il tuo membro esca dalla tua e mia vagina anale tutta bagnata e stretta dalla tua verga turgida, dura e pulsante.
Ti tocco e accarezzo il petto mentre continuo a muovermi e penetrarmi di te, urlo, ansimo e grido dal piacere che mi provochi mentre dentro sento il tuo cazzo che mi tocca e massaggia la prostrata,
Ti alzi di colpo e mi metti con forza alla pecorina, appoggiandoti con forza dietro di me e penetrandomi di nuovo con una foga animalesca ma dolcissimamente vogliosa di tanta meravigliosa carne da amare.
Mi sbatti e mi penetri urlando dal forte piacere della sottomissione, che ti spinge a dirmi frasi e parole molto calde e decise, e ti lasci andare ad un torpiloquio frenetico e pesante per eccitarti e per farmi capire che sono tua, totalmente, solo tua. la tua amante, la tua piccola creatura da amare, ma sai che io per te sono solo la tua troia, la tua puttana personale, solo tua per sempre.
Spingi sempre più forte sai che mi piace sentirti ansimare pesantemente, e tenendomi da prima per i fianchi e poi prendendomi per le spalle per darmi colpi più decisi che ti stanno sfiancando, mi butti sul letto e con forza prendi le mie cosce fra le tue mani, le porti all'altezza delle tue spalle e mi penetri di nuovo appoggiando le mie gambe sulle tue spalle, in modo da vedermi in faccia e penetrarmi totalmente.
Mi penetri e penetri di nuovo tenendomi per le caviglie, con le gambe alte, spingi mi vuoi, mi guardi e godi nel vedermi girare la testa a destra e sinistra dal forte piacere mischiato al dolore che mi provochi per i grandi colpi che mi inferti.
Sei oramai una bestia in calore, un matto che vuole, a tutti costi prendersi la mia anima, il mio corpo a tutti costi: vuoi farmi tua, solo tua e di nessun altro..
Mi stantuffi e sbatti il cazzo dentro nella mia fighetta anale su e giù per tutta la sua lunghezza, provocandomi urli e spasmi di piacere..
Ti tocco il petto. ti strizzo i capezzoli bagnando le dita con la saliva, e tu ti lanci sul mio volto sputandomi sul viso e sulla bocca, dandomi la tua saliva e poi limonando e baciandomi, ora siamo una cosa sola, le nostre bocche e lingue insieme e il tuo cazzo nella mia vagina anale.
Ecco stai per venire, il dolore è fortissimo, stai svuotandoti pienamente di tutto quel liquido che per anni e mesi era rimasto dentro di te, perché mai aveva avuto cosi tanta sollecitazione ed eccitazione, mai provata nella tua vita.
Dopo avermi penetrata e fattomi sentire all’interno del mio ano stretto tutta la lunghezza del tuo uccello duro e per bene, che usciva ed entrava.. usciva ed entrava sia nel culetto stretto che nella bocca,
sentirti urlare e ansimare con gli occhi spalancati poco dopo : " cazzo sto venendo troia,, siiiii, si cazzo, che gran troia che sei, sei la mia puttana cazzo, sei solo mia,,,,, si godo cazzo, godooooo ahhhhhh.troia godooooo,ahhhhhhhhhg.. ti amo cazzo ti amoooo, che troia che sei,, sei mia siiiii ahhh."
E godi, sborri e urli parole, il tuo sudore cade su di me, dai tuoi occhi a volte sbarrati e a volte aperti vedo il fuoco e la bestia che è in te, una bestia furiosa, e io in pieno suo possesso, chiusa nella mia gabbia. i tuoi colpi rallentano e ti butti ancora vibrante e frenetico con tutto il tuo peso su di me, cercando di non uscire, mentre accarezzo con le dita e le unghie la tua schiena sudante...
Dopo questo, mi prendo cura di te asciugando il tuo corpo e baciandoti e leccandoti avunque, assaporando il tuo corpo ovunque, massaggiandoti e coccolandoti a lungo nel mio lettone parlandoci e magari ricominciando il tutto di nuovo….
Oppure dopo ti conduco sotto la doccia, ti insapono ovunque e ti lavo e sotto l'acqua in ginocchio comincio di nuovo a leccarti e succhiarti notando che la tua eccitazione sta riprendendo vita e ricomincia il gioco.........grazie alla mia bocca, alle mie uniche e introvabili attenzioni degne della tua Afrodite personale, della tua Gheisa, totale, e alla mia voglia di darti il massimo piacere terreno...
che nessuna donna, mogli o fidanzata sa più dare, sapendo che hai da me tutto l’affetto sincero, il rispetto, la sincerità, l’onestà, la fiducia, la passionalità, la discrezione, la comprensione e quell’amore totale, unico, indissolubile, sovraumano che nessun essere umano, oggi, riesce più a donare agli altri…. Io voglio amare, amare e ancora amare, sapendo che la vita ha designato di non donarmi tale dono di cui sono ricolma come anfora fino al bordo…e inutilizzata e non condivisa con un uomo tutto per me.
Un bacio a te Dolcemiele TRAVESTA
Grazie per avermi ascoltata.
11
8
18 anni fa
dolcemiele1travesta,
39
Ultima visita: 17 anni fa
-
Valeria 2- chi ero?
Il primo incontro con il sesso (vedi: L’Incontro) aveva rappresentato una vera scossa. Non finivo di rivivere quella scena, nel ricordo mi sembrava infinita, ben più lunga dei 15/20 minuti effettivi….e mi inorgogliva il pensiero di essere stato desiderato fisicamente da un’altra persona, l’idea di essere riuscito a soddisfare il mio “benzinaio” mi esaltava e mi eccitava…..ma lui era un uomo! ed io allora chi ero? “cosa” ero?
Le parole, prima conosciute solo astrattamente per lo più con i nomignoli gergali, incominciavano a presentarsi nella loro cruda materialità. Finocchio, omosessuale, gay, trans, cercavo di fare ordine e di scoprire cosa significavano nella realtà……cercavo di leggere tutto sull’argomento, le note scientifiche sull’enciclopedia certo ma anche con l’acquisto, in qualche edicola fuori mano, di riviste con uomini muscolosi in copertina, riviste che leggevo avidamente nei giorni nei quali potevo andare al parco. Quelle letture mi eccitavano sì, ma non mi aiutavano a capire meglio quanto stavo vivendo, a capire il perché essere stato desiderato ed essere riuscito a soddisfare intensamente una persona rappresentasse per me un motivo così forte di riconoscimento.
Eppure capivo, anzi sentivo, che proprio quello mi attraeva, essere apprezzato dai maschi per il mio fisico, per il piacere che io potevo dare.
A fine estate, ritrovai nel parco il mio benzinaio, finalmente! Al batticuore della prima volta era subentrata, grazie anche al lungo ripensamento di quel primo episodio, una voglia più ardita e convinta….e così, ritiratici nel nostro rudere, appena si abbassò i pantaloni, non persi tempo con i preliminari e, accucciatomi sotto di lui, glielo presi subito in bocca, e incominciai a succhiarglielo in modo tanto avido che lui mi dovette implorare di fare più piano…..ma lo sentivo gemere e ripetere quelle parole (…..bambolina mia, troietta, puttanella) che aveva già detto ma solo allora mi rendevo conto del fatto che le usasse al femminile. Avevo deciso che dovevo superare la sensazione di schifo della prima volta, che “dovevo” anzi volevo non ritirare la mia bocca al momento culminante, e così dopo che con un urlo soffocato lui iniziò a godere lasciai che la mia bocca venisse invasa dal suo liquido…..me lo sentivo tutto in bocca mentre lui mi dava le ultime spinte e quando il suo cazzo uscì cercai di assaporare quel liquido caldo e denso e poi, con uno sforzo di volontà, riuscii ad inghiottirlo !
Ma l’estate era finita, i giri al parco non più possibili, ed a me rimanevano i ricordi….sopratutto quegli appellativi al femminile che piano piano sentivo diventare la descrizione di me, del mio essere ragazza, e ragazza vogliosa….
Lasciate le scuole medie, primo anno di scuole superiori, classe mista, le mie compagne di scuola incominciavano ad attrarre le mia attenzione per come si vestivano, per i trucchi che usavano, per le civetterie che adottavano verso i maschi. Quanto le invidiavo! Le loro minigonne, i tacchi che rendevano i loro culetti così invitanti per i maschi, il rossetto ed il mascara che allungava le loro ciglia….insomma perché loro sì e io no? Ma dove, come, quando?
L’autunno e l’inverno furono abbastanza pesanti…..i ricordi e le letture furtive non facevano altro che aumentare la mia voglia di piacere, di essere coccolata, di far godere i maschi. Agli inizi della primavera, prima di riprendere le mie passeggiate al parco, mi venne l’idea di frequentare i due cinema della città (cinema di terza categoria) dove le leggende raccontavano di presenza di uomini che cercavano ragazzini nel buio della sala e dei cessi. Volevo provare. Purtroppo davano spesso film vietati ai minori di 14 anni ed il mio compleanno, a maggio, era ancora lontano….decisi di provare lo stesso, davano un film qualsiasi, un western mi sembra. Era un sabato, il primo spettacolo, alle 15. Andai in galleria. In sala, c’era una coppietta alla quale del film non sarebbe importato nulla e altre due persone. Uomini! Dopo essermi seduta nella penultima fila, dietro non c’era nessuno, si spensero le luci ed iniziò il film. Alla mia destra mi accorgevo che lo spettatore qualche fila sotto di me non guardava molto il film ma girava spesso lo sguardo nella mia direzione. Dopo qualche minuto, uscì. Che delusione! Stavo già pensando al fatto che avevo buttato via un pomeriggio quando dall’ingresso alla mia sinistra entrò un altro spettatore che salì deciso i gradini e venne a sedersi dietro di me. Era quello di prima, dunque non se ne era andato, dunque mi aveva notata! Ero eccitatissima e decisi di facilitargli il compito. Appoggiai il braccio allo schienale con la mano leggermente aperta. Pochissimi istanti dopo sentii la sua mano pelosa sopra la mia. Ovviamente non la ritirai e lui la accarezzava e la stringeva. Aveva capito che ci stavo. Si alzò dal suo posto e venne sedersi accanto a me, mi mise un braccio intorno alle spalle e iniziò a baciarmi l’orecchio ed il collo. Tremavo tutta dall’eccitazione, sentivo il suo respiro e la sua lingua umida addosso, allungai una mano verso la sua patta ma era già aperta ed il suo uccello già dritto. Fu lui a piegarmi la testa giù ma non dovette fare sforzi perché io ero già pronta ad inginocchiarmi. Il suo cazzo era più piccolo del primo che avevo conosciuto e questo mi facilitò il compito perché riuscivo a prenderlo tutto in bocca con facilità. Non mi ci volle molto a farlo godere e, ormai svezzata, a bere la sua sborra che uscì in modo impetuoso. Dopo essersi pulito e riassetato, mi disse che ero stato molto “bravo” ( credo di averlo odiato quando lo sentii usare il genere maschile!). Si alzò per andarsene, ma prima si mise la mano in tasca e mi diede 500 lire, “ per premio” disse. Allora non lo sapevo, ma quella fu la mia prima marchetta!!
5
3
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
In metrò a milano - realmente accaduto -
A raccontarlo non sembra vero...ma giuro che lo è. Stavo raggiungengo la mia ragazza al suo ufficio e come al solito presi la metropolitana. C'era una strana aria quando entrai nel vagone poco affollato ma sempre fin troppo caldo visto che l'aria condizionata non andava ed eravamo in piena estate. Mi appoggiai alle porte di fronte all'entrata del vagone e mi guardai in giro. Mi accorsi subito che davanti a me c'è un ragazzo ben vestito che sembra stesse aspettando il momento della sua fermata per scendere. Stava li davanti alle porte che, mano mano si susseguivano le fermate, si apriva e chiudevano in modo molto rumoroso e con continui spostamenti del capo controllava il nome della stazione dove la metrò si fermava. A metà tragitto tra la fermata di Rovereto e Pasteur (stazioni della metrò rossa di Milano) all'improvviso accadde una cosa che lasciò tutti impietriti......Accanto alle porte dove c'era il ragazzo, seduti c'erano due persone: una ragazza con una gonna al ginocchio, scarpe con il tacco ed una camicetta rossa lievemente scollata e un uomo (che dopo si rivelerà essere il marito) con un vestito grigio, scarpe classiche e cravatta a righe. Nel silenzio generale, anche la metrò sembrava viaggiare su un cuscino d'aria, l'uomo incominciò ad urlare come un'ossesso verso il ragazzo: "se vuoi vedere le tette di mia moglie basta che lo chiedi" e sempre urlando: "guardale pure" e con uno scatto felino prendendo per la scollatura la camicia della moglie l'aprì facendo schizzare un paio di bottoni verso le persone che si trovano sedute di fronte sul mio fianco. Ci fu un momento di stallo dove la ragazza impietrita rimase con il reggiseno a balconcino nero di pizzo trasparente in bella vista, il ragazzo accanto fermo scioccato dalle urla dell'uomo e questo seduto accanto alla moglie con in mano il lati della camicia di questa. Di colpo, come risvegliandosi da un brutto sogno, la ragazza con una gomita molto violenta si libero' dalla presa del marito, che inseguito al colpo si piegò verso il posto laterale bestemmiando ad alta voce, e si affrettò a chiudere il più velocente possibile la camicia ed arrosendo si raggomitolò su se stessa visto che parte dei bottoni non erano più al loro posto. Il ragazzo, nel frattempo, guardandosi attorno e diventando di un colore rosso porpora si affretto a spostarsi verso il fondo della carrozza e scalpitando che arrivasse presto la prima fermata continuò a cotrollare da lontano che l'uomo non si alzasse per raggiungerlo. Arrivata alla fermata Pasteur il ragazzo balzò fuori dalle porte, non ancora del tutto aperte, e con rapido passo raggiunse le scale e sparì in mezzo alla gente che nel frattempo scendeva per raggiungere i binari. La metro' riprese a viaggiare e notai sul volto di tutti uno stupore misto a curiosità data dall'incredibile scena alla quale eravamo stati testimoni e dal fatto di potersi trovare o in mezzo ad un film girato in presa diretta o a qualche Candid Camera. Le urla della ragazza verso il marito e la completa assenza di una qualsiasi anche piccola telecamera nei paraggi ci tolse ogni dubbio....era tutto reale. Scesi alla fermata successiva e con me anche la coppia con la ragazza che continuava ad insultare il marito e questo che si giustificava con la sua insana gelosia. Da quel giorno ogni volta che prendo la metrò ripenso sempre a quei due minuti di pura follia probabilmente dettati dal caldo torrido del periodo.
7
5
18 anni fa
bigpiolo70,
38
Ultima visita: 12 anni fa
-
Valeria 1 - l\'incontro
Chi ero, soprattutto “cosa” ero. Domande che confusamente, senza averne piena consapevolezza, iniziavo a farmi, quasi neanche adolescente. Domande che mi aggredivano, con la forza, la cattiveria dei compagni di scuola, in quelle ore terribili di ginnastica, nello spogliatoio quando ci si preparava per la lezione, quando la nudità veniva esposta agli sguardi indagatori e beffardi.
Terza media, 13 anni ancora da compiere, magrolino, capelli lunghi biondi, nessun pelo neanche a pagarlo né sotto le ascelle né sulle gambe o sul petto, non parliamo delle guance che poi diventavano rosse per le battute e le allusioni dei compagni ai quali già comparivano con nettezza i segni maschili della crescita.
Quanto invidiavo quelle gambe già piene di peli, quei visi dove appariva già l’ombra di una basetta o di baffetti maschi! Niente, io ero diverso, sembravo più una ragazzina che un maschietto. E quei commenti, che ferivano ancor di più quando erano fatti con le mezze parole o i sorrisi allusivi, mi spingevano a pensare, a cercare di sentire quello che avevo dentro….il sesso……………………….
……..incominciava a manifestarsi una strana voglia e turbamento ed eccitazione per qualcosa che non riuscivo a mettere a fuoco, la curiosità feroce per una cosa misteriosa che univa gli uomini alle donne e per la quale io non capivo, non sentivo cosa fare…
Ed allora, nella primavera ormai avanzata, nelle ore dopo il pranzo, quando gli impegni della scuola lo consentivano, iniziai ad andare nel parco principale della mia città dove, si diceva, andavano le coppiette a pomiciare ma anche a scopare, i profilattici usati erano un segno. Trovarle, spiarle di nascosto era più di un gioco, era, solo ora lo capisco, la ricerca di me.
Un pomeriggio, mentre passeggiavo in un viottolo appartato cercando di trovare qualche coppietta all’opera, si avvicina un giovanotto sui trent'anni, con una tuta da benzinaio, sembrava volesse una informazione e invece mi prende la mano e, strusciandosela sulla patta, mi chiede se gli faccio una sega. La sorpresa ingigantì la paura, il ricordo di cronache lette sui giornali, dei maniaci che aggredivano i bambini, tremavo e dicevo di no, di lasciarmi andare, che non volevo, che andasse a spiare le coppiette, che mi lasciasse stare….. fortunatamente in fondo al viottolo c'era altra gente e così mi lascia andare via.
Solo una volta tornato a casa riuscii a mandare via la paura……..ma dopo la paura, subentrò una strana eccitazione… quel contatto sulla patta non mi aveva lasciato indifferente, era la prima volta che qualcuno, che importanza aveva se era un uomo?, aveva manifestato interesse fisico per me… ci pensavo giorno e notte. E così decido di tornare sul posto. E lo faccio per più settimane di seguito. Ma non lo trovo, e il pensiero di quell’incontro si fa ossessivo, cento diventano i ricordi, mille le idee su come comportarmi in un’occasione simile.
Solo dopo un mese, finalmente, lo ritrovo, si avvicina. Avevo il cuore in gola, ma ero pronto, quella scena l’avevo già vissuta molte volte nella mia testa. E quando con un sorrisino mi ripete la richiesta, invece di dirgli di no come lui si aspettava, faccio la verginella smorfiosa e gli dico che sulla stradina possono vederci, che lì mi vergognavo……resta sorpreso dalla mia risposta ma si riprende subito, mi prende la mano e mi dice di seguirlo….andiamo più avanti, in un posto nascosto, un vecchio rudere, e lì si abbassa i pantaloni della tuta....un bellissimo cazzo duro, era il primo cazzo eretto che vedessi, mi sembrò enorme, forse non particolarmente lungo ma bello grosso, un vero splendore! Glielo tocco, poi lo afferro e incomincio a masturbarlo mentre lui, appoggiato alla parete sembrava in estasi…..ma poi sento un impulso, gli chiedo se potevo baciarglielo....e senza aspettare una sua risposta mi chino e inizio a leccarlo per tutta la sua lunghezza e poi la cappella….non resisto e inizio a succhiargliela e dopo le prime timide succhiate apro bene la bocca e ingoio avidamente tutto il suo cazzo, ho quasi dei conati di vomito ma poi prendo le misure e continuo, continuo, continuo….. sembrava l'avessi sempre fatto....e sentivo che lui gemeva e diceva che ero la sua bambolina, la sua puttanella, e poi....un gemito più forte e questo liquido caldo e appiccicoso che mi inondava la bocca….
6
4
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Regalo di compleanno continua.......
…….in lontananza, le luci di una macchina che stava arrivando ci costrinse ad alzarci, rivestirci alla meglio e dirigerci verso la nostra stanza. Senza chiederlo, Mauro, il cameriere ci seguì. Per i ripetuti orgasmi che avevo avuto le gambe mi tremavano un po’ e cosi’ A. mi passò un braccio intorno alla vita mentre Mauro ci seguiva. Due stanze piu’ in la’ si sentivano dei mugolii e dei gridolini, segno che la coppietta che era con noi a cena e che aveva lasciato la sala prima di noi stava scopando alla grande.
Entrammo nella nostra stanza A. senza neanche accendere la luce mi appoggiò contro il muro baciandomi e spingendo il suo corpo contro il mio, ci limonammo così per un po’, A. faceva scivolare la lingua passando prima dall’interno delle orecchie finendo poi in bocca, avevo la faccia bagnata dalla sua saliva e sentivo che la sua e la mia eccitazione stava crescendo di nuovo. Continuava a sussurrarmi che ero la sua magnifica troia, che questa volta mi ero superata, che ero una porca perfetta e che avrei avuto ancora i due cazzi a disposizione e che la notte sarebbe stata una lunga notte di sesso. Si stava e mi stava di nuovo eccitando alzai una gamba e la passai attorno al suo corpo mentre lui infilava due dita nella mia figa nuovamente bagnata. Il suo cazzo stava tornando duro spingendo il bacino verso di lui lo sentivo crescere sotto la stoffa dei pantaloni.
Mauro intanto era andato in bagno, lo scroscio della doccia ci fece ricordare di lui, A. mi sfilò il vestito mentre io lo aiutavo a spogliarsi, eccolo, finalmente, completamente nudo davanti a me, si teneva il cazzo, gia’ grosso ma ancora semi rigido con le mani, la splendida cappella rossa e pulsante. Mi prese per mano e mi guido’ verso il bagno, dove Mauro, sotto la doccia si stava accarezzando il membro da solo con gesti lenti e studiati , un bel cazzo anche il suo, cappella a punta non troppo grossa, mentre si ingrossava scendendo giu’ (me ne ero gia’ accorta quando l’aveva infilato dietro, la cappella era praticamente entrata subito senza darmi dolore mentre il resto aveva faticato un po’ per via delle dimensioni ) era senza venature, liscio, il resto del corpo era muscoloso non grasso ma possente, il petto e il pube era ricoperti da molti peli scuri a differenza di A. che, tranne che sul pube non ha peli sul corpo. A. s’infilo’ anche lui sotto la doccia chiedendomi di insaponarlo io ero rimasta con il corpetto aperto sul davanti, le tette praticamente fuori e con le autoreggenti, mi avvicinai a lui e cominciai a insaponarlo con una mano mentre con l’altra accarezzavo Mauro o meglio il cazzo di Mauro li ho lavati e massaggiati a dovere sia con la bocca che con le mani, lavoravo i due cazzi e non mi sembrava vero che fossero tutti e due per me, loro mi incoraggiavano a continuare, mi chiamavano troietta e succhia cazzi sentivo scorrere il mio piacere tra le gambe mentre mi portavo tutti e due i cazzi in bocca , sapevo che stavano di nuovo per venire però volevo prolungare il piu’ possibile quel piacere, cosi’ smisi di accarezzarli e li convinsi a spostarci sul letto. Uscirono dalla doccia e senza asciugarsi mi presero in mezzo, davanti Mauro che, andando all’indietro, mi tirava i capezzoli e dietro A. che, tenendomi per i fianchi, mi faceva aderire il cazzo in mezzo alle natiche.
Mauro si lascio cadere sul letto invitandomi a salirgli sul cazzo, non me lo feci ripetere, aiutata da A, mi misi a cavalcioni e lasciai che il cazzo entrasse da solo dentro la figa, Mauro sospiro’ mentre cominciavo a cavalcarlo sollevandomi le tette, Mauro mi attiro’ a se prendendomi i capezzoli tra i denti e cominciando a mordicchiarli, mi muovevo piano sul suo cazzo non volevo che venisse subito, dietro di me A. mi massaggiava e leccava la schiena, erano sensazioni splendide. Sempre mordicchiandomi i capezzoli Mauro mi divarico’ le natiche invitando A. a ficcarmi due dita nel culo, lui non se lo fece ripetere e comincio’ a masturbarmi l’ano prima con le dita poi con la lingua, lo inumidiva, faceva scendere la saliva , prendeva il liquido che usciva dalla vagina e lo usava per bagnarmi il buchetto che sentivo si stava allargando.Ti voglio nel culo gli dissi, scopami il culo ti prego, vi voglio tutti e due dentro, Mauro mi teneva le natiche aperte mentre continuava a scoparmi la figa con colpi lunghi e lenti A. appoggio’ la cappella al mio buco, sapevo che dovevo rilassarmi per poterlo prendere senza provare troppo dolore, aiutandosi con le dita comincio lentamente a far scivolare dentro la cappella ….mi strappo’ un gridolino di dolore subito zittita dalla bocca di Mauro che comincio’ a limonarmi , alzai un po’ il culo permettendo al cazzo di A. di entrare dopo due o tre colpi lo accolsi dentro di me…dio che sensazione meravigliosa, finalmente, dopo tanti anni di nuovo due cazzi dentro di me, due cazzi che mi scopavano insieme, ci fermammo solo un attimo per permetterci di trovare il ritmo giusto, poi ci lasciammo andare al godimento piu’ assoluto, Mauro aveva aumentato i colpi dentro la figa e anche A. stava accelerando il ritmo, le loro palle si toccavano mentre mi scopavano mi sentivo sfondata da ogni parte e cominciai a venire mentre anche loro erano quasi arrivati, li supplicai di sborrarmi dentro non se lo fecero ripetere, arrivo’ prima Mauro un lungo caldo getto subito dopo A. dopo due colpi piu’ violenti del solito scarico’ tutta la sua sborra nel mio culo usci’ praticamente subito per poter leccare il suo stesso liquido mentre io avevo il mio secondo orgasmo anale che anche questa volta mi fece orinare sul cazzo di Mauro. Vacca! Mi sussurro’ Mauro, ora devi pulirmi, cominciai a leccarlo, il sapore dello sperma era mischiato al sapore della mia orina , A, si accomodo’ vicino a me aiutandomi a leccare e baciandomi in bocca lasciava scorrere il suo sperma , Mauro ci osservava con le braccia ripiegate sotto la testa.
13
3
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Appuntamento con il padrone
E’ un appuntamento importante mi sto preparando per il Suo piacere, con molta calma e con molta cura, mi guardo allo specchio, a seno scoperto indosso le calze autoreggenti e fisso uno ad uno di gancetti della giarrettiera poi i sandali neri con il tacco alto, finiti in un’angolo della memoria. Trucco il viso come se Lei fosse qui ad osservare ogni mio movimento. Mi sento radiosa ed orgogliosa. Il Suo desiderio era chiaro dovevo uscire con l’auto, non accendere l’aria condizionata e fermarmi in un posto al sole, restare ferma per venti munuti e non toccare per nessun motivo la fica. Bagnata ed eccitata, accavallo le gambe , ma inevitabilmente scivolano costringendomi a tenerle aperte a fatica le mani stanno al loro posto, la tentazione è di tastare la fica, respiro a fondo e mi riempie le narici l’odore di sesso, mi sforzo di tenere una posizione dritta, controllata, inevitabilmente sfioro il tessuto, non mi rendo conto quale movimento abbia fatto, se ho messo le mani tra i capelli, messo le dita in bocca , forse ho sfiorato la fica, forse l’ho appena sfiorata , forse, ma non me lo ricordo, tremo, le mani non sono nella stessa posizione di prima, cosa dirò al Padrone che desiderava non mi masturbassi? Mi sono toccata o no la fica? Oddio! No! No ..non ho goduto.Godo adesso nel sentirmi così troia.Un’auto si ferma vicino e mi distrae per un attimo, l’aria è satura. di umori soffocanti, i miei. Le goccioline di sudore scendono dalla fronte, le catturo con la lingua e sanno di sale. Le Sue parole in testa con tale efficacia e mi stupisco di rinascere nuovamente, ho quasi paura del piacere che provo. Sentire la Sue voce inconsciamente mi fa aprire le gambe e accendere il desiderio di strusciarmi la fica. Uscirei così non curante dello stato in cui mi trovo e piscerei sull’asfalto, mentre Lei stringe il guinzaglio tra le mani e mi guarda:“Avvicinati cagna”!!! Abbassa la lampo dei pantaloni, estrae il grosso cazzo , sorrido pregustando un pompino, la Sua mano decisa mi blocca immediatamente e capisco che devo tenere solo la bocca aperta, è buono con me, sento il Suo pene turgido sfiorarmi le labbra ed entrare fino in gola, poi lo estrae e piscia, gli schizzi sul viso e in pochi attimi riempiono la bocca fino all’orlo e liquido trabocca scivola giù sulle tette in mezzo la fica che apro ancora di più fino a sentire quel fiume caldo raggiungere il clitoride. Incrocio il Suo sguardo e dolcemente mi chiude la bocca ordinandomi di inghiottire tutto, il cazzo sfiora le labbra socchiuse bacio quell’idolo avvolgendolo tutto con la lingua in un’interminabile pompino …..e piscia e lo bacio……
5
1
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Marina
Ciao sono Max e questa e’ la prima volta che pubblico un racconto….spero vi piaccia poiche’ nel caso ne ho gia’ altri scritti a suo tempo!!!I racconti sono basati su fatti veri ma ovviamente conditi e pompati dalla mia fantasia.Un abbraccio e buona lettura…..spero!!!
Marina....................
Saranno stati almeno due anni che non lo sentivo e anche l’ultima volta che ci eravamo incontrati tutto si era consumato in un fugace scambio di saluti, peraltro molto affettuosi, durante un casuale incontro alla stazione, diretti verso opposte destinazioni. Max era stato per me sempre un buon amico, un confidente, una spalla su cui piangere, un compagno con cui ridere. Seguivamo gli stessi corsi all’ospedale, studiavamo spesso assieme per preparare gli esami più impegnativi. Poi avevamo continuato a vederci saltuariamente anche dopo aver ottenuto le nostre idoneita’ ai corsi
e benchè abitassimo in città diverse. La sua era diventata per me una di quelle amicizie che si danno per scontate, che sai di avere e non ci pensi più, finchè non ti servono o tu non servi loro. Tuttavia il nostro non era un discorso utilitaristico, ma semplicemente il sapere che cercarci non ci disturbava mai. Forse era per quello che ci cercavamo ormai abbastanza poco.
• Le nostre strade, i percorsi della nostra vita, si erano poi fatalmente allontanati. Lui era andato a lavorare a Roma aveva intrapreso un nuovo lavoro e si era anche sposato. Io invece avevo continuato ad abitare a Milano, mi ero resa autonoma acquistando un appartamento, con non pochi sacrifici. mi ero sposata e…….separata. Non riuscivo a mantenere legami stabili, o forse non volevo. Amavo troppo la mia indipendenza, la mia libertà, e non mi importava assolutamente nulla né delle osservazioni della gente e tantomeno di quelle dei familiari. Sì, avevo anche avuto una lunga relazione con un uomo appena più giovane di me, avevamo anche fatto delle prove di convivenza, regolarmente fallite. Mi piace fare la casalinga e cucinare, ma per me stessa e per mia figlia (che e' la mia vita...), non per dovere nei confronti di una persona che ad un certo punto ho trovato invadente e che pretendeva di godersi la sua libertà a scapito della mia. Forse era una fuga dalle responsabilità, o forse la mancanza di una persona che potessi accettare come padre per mia figlia.
Rimeditando su me stessa, mi rendevo conto che a quasi 40 anni avevo tante conoscenze, ma pochissime amicizie, nessuna vicina, le mie conoscenze erano dovute gran parte al pc con cui chattavo regolarmente e dove per tutti ero………. L’amore andava e veniva; più che altro andava, mi sgusciava di mano, o forse ero io che facevo di tutto per levarmi di torno chi mi parlava d’amore e di legami. A qualcuno avevo anche fatto del male, inutilmente credo, nel tentativo di allontanarlo da me dopo un rapporto che avevo vissuto in maniera travolgente, anche sconvolgente per certi aspetti, ma che d’improvviso, da un giorno all’altro, avevo sentito pesante, come al solito.
Non mi sentivo l’età che avevo, né dentro né fuori, e fisicamente non mi trovavo affatto male: non alta ma longilinea, tutto al posto giusto e nel modo giusto. Poco seno, forse, ma stava su da solo e non mi dava problemi, al punto che potevo permettermi di limitare la mia biancheria agli slip e semmai a una canottiera. I miei occhi grigio – azzurri venivano considerati incantevoli, e lo sapevo. Così alle volte ne approfittavo fra le mie conoscenze maschili, guardando fisso negli occhi chi mi stava vicino. Lo facevo nella certezza che avrei strappato un complimento, come minimo. E spesso anche delle avances, che avevo sempre rifiutato, almeno fino a poco fa, ma che negli ultimi mesi avevo anche accettato volentieri più di qualche volta.
Si finiva a letto, con reciproca soddisfazione, certamente da parte mia perché avevo scoperto con gli anni la mia sessualità e anche le mie fantasie, che credevo di non avere. Ma tutto filava liscio solo se poi quel letto veniva lasciato libero per me stessa: non mi piaceva dormire in compagnia. La maggior parte dei miei partner,perche’ di questo si trattava, erano uomini sposati, anche più vecchi di me: i migliori, forse, perché prendevano sempre la strada del ritorno, si facevano risentire di rado e di fronte ad un "no grazie" non insistevano.
In definitiva mi scoprivo una donna libera, indipendente sotto tutti i punti di vista, matura, realizzata sotto il profilo professionale, abbastanza soddisfatta sessualmente. E se non avevo nessuno pazienza: avevo razionalizzato la bellezza dell’autoerotismo, che spesso poteva essere davvero appagante, anche se mi lasciava la nostalgia di una compagnia che non c’era. Soprattutto in quei momenti, combattuta tra il piacere che avevo saputo darmi e l’insoddisfazione di aver dovuto arrangiarmi, mi capitava di pensare che ero più sola di quanto non desiderassi realmente. E cominciavo a sentire questa solitudine con una certa angoscia, benchè poi riuscissi a scacciare con una certa facilità quei pensieri dalla mia mente. Almeno fino a che non vedevo conoscenze e colleghi che avevano rapporti di coppia invidiabili e avvincenti. Cosa avevo io di sbagliato? O forse era giusto il singolare modello di vita che mi ero costruita ed erano gli altri a fingere di stare bene all’interno di schemi considerati consueti?
Era proprio il primo pomeriggio di una domenica di solitudine e di pensieri di questo genere che Max mi telefonò. Mi fece un piacere immenso e tutte le mie preoccupazioni, vere o presunte, si volatilizzarono. "Ciao, come stai, sono felice di sentirti, quanto tempo", lo travolsi lasciandogli appena il tempo di dire "Pronto, sono Max". Fu l’inizio di una chiacchierata interminabile, fatta di ricordi giovanili e di richieste di informazioni sull’ultimo periodo di reciproca assenza. Andava tutto benissimo, bene la famiglia, bene il lavoro, bene le due figlie che aveva avuto dalla moglie. "Senti", mi bloccò all’improvviso, "ti chiamavo perché casualmente devo passare un paio di giorni a Milano per lavoro e pensavo che, se trovi il tempo, potremmo vederci". "Ma è ovvio, hai fatto bene a dirmelo, non ti avrei perdonato se avessi saputo che passavi da queste parti senza neppure farti sentire. Quando arrivi?". "Venerdì sera", spiegò lui, "al termine di un giro di incontri tra Roma e Milano. Arrivo in Treno, dovrei esserci per le 20, se non ci sono ritardi. Sarò un po’ stanco ma tu non farci caso, promettimelo". "Promesso, e non preoccuparti di nulla: passo a prenderti, ceniamo assieme". "Molto volentieri, anche se non sarò forse particolarmente presentabile a quell’ora". "Nessun problema, sei ospite a casa mia". "Non voglio disturbare". "E quando mai hai disturbato?".
Be’, mi aveva riempito di gioia risentirlo e ancor più sapere che ci saremmo rivisti e avremmo pure passato un po’ di tempo assieme. Mi tornarono alla mente un mucchio di bei ricordi di anni spensierati. Chissà perché non ci eravamo mai messi assieme. Forse troppa amicizia. Ma è possibile una amicizia normale tra un uomo e una donna? Per quel che avevo passato con lui sì, senza dubbio. Era anche un bel ragazzo, e poi si era fatto un bell’uomo: era anche una spanna abbondante più alto di me, insomma attraente anche esteticamente. Tuttavia non avevo mai avuto desideri nei suoi confronti né lui nei miei. O almeno non li aveva manifestati. E se lo avesse fatto l’incanto si sarebbe rotto, probabilmente: anche se a ragionarci con le disillusioni dell’età, forse una piccola trasgressione l’avrei pure accettata.
Le giornate passarono in fretta, quella settimana. Aspettavo il venerdì, non con ansia ma con un sentimento dolce, sorridente. Predisposi con cura tutto, una cena semplice: spaghetti e scampi, con un Mueller Turghau, meringhette fatte la sera prima con la panna montata al momento, verdura e frutta fresca. Insomma una cosa familiare, appetitosa, non pesante, non impegnativa. Ci sentimmo altre due volte per confermare dettagli e orari. Gli lasciai il mio numero di cellulare e lui mi diede il suo, per ogni evenienza.
Il venerdì sera andai a prenderlo alla stazione di Milano. Il treno ebbe una decina di minuti di ritardo, assolutamente normali per i convogli che arrivavano a Milano. Lo stavo aspettando al binario. Lo vidi subito, un po’ ingrassato, un po’ brizzolato, ma felice di rivedermi almeno quanto lo ero io. Venne verso di me, posò a terra la valigetta che aveva con se e ci abbracciammo parlandoci contemporaneamente addosso. Era stanco davvero, anche sudato: la sua doveva essere stata una giornata stressante. "Sai", mi disse, avrei potuto dormire a Roma e arrivare domattina, ma poi chissà se sarei riuscito a ritagliare un po’ di tempo per stare con te". "Ti ringrazio, non te ne pentirai". Salimmo in macchina e sempre chiacchierando delle nostre vite, del suo matrimonio e della mia condizione di libertà partimmo verso casa mia, dove giungemmo una mezz’ora dopo.
Lo feci salire. Il mio appartamento è piccolo, disposto su due piani: sotto la zona giorno e sopra quella per la notte. Gli aprii la porta, accesi le luci, gli presi la valigia e la posai in salotto, gli indicati dove appendere il soprabito. Mi misi anch’io in libertà. "E’ tutto quasi pronto, solo bisogna far bollire l’acqua e buttare la pasta, diciamo meno di una mezzoretta", gli dissi accendendo il fuoco sotto la pentola già predisposta.
Ci accomodammo, attorno alla tavola. "Sai", mi disse, "lavoro sempre di più, i ritmi sono aumentati, ma non mi lamento. Solo che mi trovo a trascurare la famiglia. Mia moglie poi, è adorabile, anche se insomma gli ardori di 10 anni fa non ci sono più, e forse è meglio così. E tu, sempre zitella?". "Scemo, quale zitella; va bene così; mi è bastato un matrimonio e una prova di convivenza per capire che non fa per me". Era sempre lo stesso, ma anche cambiato. Era …. una persona seria, dall’aria importante, anche se in quel momento non era al massimo della forma: un po’ di occhiaie da stanchezza, la barba che risentiva delle molte ore trascorse dall’ultima rasatura. Ma era diventato anche più interessante, con quell’aria vissuta; lo trovavo persino affascinante. Quasi mi metteva soggezione, pensai.
"Senti, posso chiederti un favore?". "Accordato". "Grazie, avevo proprio voglia di farmi una doccia, così mi rendo anche più presentabile. Ma soprattutto mi sento a disagio, sudaticcio e puzzolente: non mi meriti così". "Di nulla, e poi la mia doccia è un vanto: non ho voluto la vasca da bagno per poterci fare stare un impianto come volevo io, non il solito piatto con il solito tubo traforato sopra". L’accompagnai in bagno. Insomma era una doccia Jacuzzi, che mi era costata un patrimonio. Gli tirai fuori degli asciugamani puliti. "Non c’è la chiave, ma non preoccuparti", gli dissi, "a parte me non c’è nessuno che possa entrare all’improvviso, e mia figlia e' da una sua amichetta.....". "Puoi entrare quando vuoi", mi rimbeccò lui, "con te non ho mai avuto segreti, figuriamoci di questo tipo". Uscii lasciandolo solo e chiudendo la porta alle spalle.
La mia casa era silenziosissima, sentivo il mio respiro, il soffio del gas che stava scaldando l’acqua per la pasta. Gli scampi con i pomodorini freschi e l’olio d’oliva erano pronti; bastava spadellare gli spaghetti. Mentre trafficavo sentii rumoreggiare e armeggiare in bagno, poi l’acqua del lavandino. Poi di nuovo silenzio. Mi piaceva sapere che c’era. Mi dava serenità e sicurezza. Non mi era mai capitato con nessuno di provare una tale sensazione. Per un attimo mi balenò in mente che poteva essere lui, l’uomo adatto per essere il mio compagno. Ma no, cosa stavo immaginando, poi era sposato. E l’amicizia, che fine avrebbe fatto? Piuttosto, quella notte dove sarebbe andato a dormire. Mi venne in mente che poteva anche fermarsi, se non aveva già prenotato un albergo. Già, tra le tante chiacchiere, di quell’argomento non avevamo parlato. E dove lo avrei potuto mettere a dormire? Avevo solo il mio lettone matrimoniale ..... il lettino di mia figlia era troppo piccolo x lui e farlo accomodare sul divano mi sembrava poco carino.
A mano a mano che i secondi passavano, i miei pensieri si accavallarono e quel mio sentimento di amicizia divenne anche malizioso. Pensai a come doveva apparire quando era nudo. Lo avevo visto in mutande un giorno , ma questo era il massimo di intimità che avevamo avuto. Probabilmente si era spogliato, si stava preparando per l’abluzione. Ma guarda te, dopo anni, Max a casa mia, meditai, nel mio bagno a lavarsi. Fu una specie di flash. Provai ad immaginare come doveva essere ora, senza niente addosso, il corpo di un uomo maturo, la mente e lo sguardo amici, la sua simpatia, il suo tranquillizzante calore. Mi sarebbe piaciuto vedere com’era fatto, meditai tra me e me. E provai una sorta di solletico, una bella sensazione. Molto piacevole, che non potevo definire eccitazione, anche se un po’ ci assomigliava. Sentii la doccia scorrere. "Ti serve nulla?", gli chiesi ad alta voce per farmi sentire. Mi rispose la sua voce, giovanile, "bah, se vuoi lavarmi la schiena mi faresti un favore, faccio sempre fatica, ho le braccia corte".
Stava scherzando. O no?. Sentii che il rumore cambiava, scroscio e zampilli. Era sotto l’acqua, ormai. Vent’anni prima non lo avrei mai fatto, ma ora…. Mi prese un desiderio improvviso. Già, perché non lavargli la schiena. Cameratescamente, beninteso. Mi alzai. Mi avvicinai alla porta del bagno. Stavo per chiedergli se lo desiderava sul serio quando…. "Dai Marina, dammi una mano", la sua voce mi colpì come una martellata. Non poteva sapere che ero là dietro. E non mi pareva che stesse scherzando; la sua aveva l’aria di una richiesta "vera". "Se proprio vuoi…", risposi con voce piatta. Aprii la porta del bagno ed entrai mormorando, "eccomi qua". La portella della doccia non era chiusa del tutto e ne usciva un filo di vapore, che nascondeva alla vista il corpo di Max, del quale però distinguevo la presenza, il colore così chiaro, con le macchie più scure del pube, dei capelli, del petto. Lui non disse nulla, io rimasi ferma. Avevo rotto il ghiaccio, ma… ero imbarazzatissima. "Be’, non hai mai lavato la schiena ad un uomo", insistette lui con una noncuranza che mi apparve falsa.
No, non l’avevo mai fatto, nonostante che per la mia casa fosse passata una dozzina di compagni di viaggio più o meno duraturi e tantissimi altri che io definisco.......ombre. "No, non l’ho mai fatto", confermai a voce alta. "Non è difficile", replicò lui, "prendi il sapone o il bagnoschiuma e lo passi su tutta la schiena a larghe manate, delicatamente, come in un massaggio". "Rischio di bagnarmi tutta", osservai. "Puoi sempre spogliarti anche tu", fu la risposta. Avvertii che non era più un gioco, né uno scherzo, da parte di nessuno dei due. E che in fondo anch’io lo volevo, come se sentissi il bisogno di suggellare con quella intimità un’amicizia troppo a lungo trascurata. Ci misi meno di un minuto a togliermi tutto, ad aprire il vano della doccia, a sgusciarci dentro e a richiudere alle mie spalle la porta. C’era spazio abbondante per due. E io sembravo persino più piccola, e lui più alto. Mi dava la schiena. Aveva un sedere ben fatto, pensai. Afferrai il sapone e iniziai a insaponarlo: le spalle, il collo, la schiena. Lui alzò le mani e le appoggiò alla parete del box. Lo scroscio dell’acqua ormai aveva investito anche me, ma era caldo, piacevole, invitante.
Arrivai al dorso, poi ai fianchi, un po’ pieni, con un accenno di maniglie. "Mmmmmm", mugolò, "sei delicatissima". Ora veniva il difficile. La schiena era insaponata. "Non fermarti", disse a bassa voce. Gli insaponai le natiche, poi la fessura, passando le dita sul buchino peloso. Allargò le gambe. Gli passai in mezzo, insaponandogli lo scroto. Aveva un’erezione avvertibile. Non potei trattenermi. Gli insaponai il cazzo!!!! Era grosso, lungo, durissimo. Lo insaponai a lungo, molto a lungo. "Sei molto brava", commentò, "per essere la prima volta direi che hai delle doti naturali". Ci scherzava sopra, ma…. La sua eccitazione non parlava di scherzi.
Si girò. Avevo gli occhi sul suo ventre. Il suo cazzo era, be’, era degno di nota, ma soprattutto il suo stato mi eccitava, capivo che era un omaggio alla mia femminilità. Il cazzo svettava verso di me sbucando da una fitta selva di pelo scuro, che risaliva fino all’ombelico, dove si diradava per infittirsi ancora tra i pettorali. Lo insaponai anche lì.
Lui poi mi tolse il sapone dalle mani. "Aspetta, voglio renderti il favore", mormorò. Lo lasciai fare. Mi insaponò le spalle, le braccia, il seno, il ventre. Poi mi girai. Sapevo di avere un culo degno di lode. Lui però non fece commenti. Mi insaponò la schiena. Poi, con le mani piene di schiuma, ripose il sapone sulla mensola e mi massaggiò i glutei e in mezzo a loro, rendendomi i gesti che gli avevo regalato poco prima. Sentii le sue dita premere sul mio buchino, leggermente. D’istinto lo allargai. Ero ancora vergine, lì, ma il suo tocco era eccitante, invogliante. Però non volle insistere e passò al mio sesso, che accarezzo con l’intero palmo della mano, reso liscio dal sapone, lasciando che due dita scivolassero all’interno delle grandi labbra. Si posò quindi su di me, schiacciando il suo cazzo tra le mie natiche e abbracciandomi il ventre per continuare a lavare il mio sesso da davanti. Mi masturbò in maniera divina, come neppure io sapevo fare, mentre io dimenavo il culo per poter godere della pressione del suo cazzo. L’acqua intanto ci toglieva il sapone di dosso.
Lui accostò le sue labbra al mio collo, da dietro. Era delicato, non pungeva, si era appena rasato. "Sai Marina", mi bisbigliò sulle orecchie, "sono quasi vent’anni che sogno una doccia così, e non avevo mai avuto il coraggio di chiedertelo. Mi sembravi disinteressata all’argomento, distante, quasi scostante ". "Non dire nulla", gli risposi girandomi, "non voglio sapere: ieri era ieri, oggi è oggi". Ci abbracciammo, sentivo il suo cazzo sulla mia pancia ora, e le sue mani sui miei fianchi, mentre io lo tenevo per le spalle. L’acqua mi stava bagnando i capelli. Ma non aveva alcuna importanza. Gli toccai le labbra con le mie. Lui rispose al mio tocco. Ci sfiorammo ancora, ma fui io a fargli sgusciare la lingua dentro la sua bocca, fresca di dentifricio. Fu un bacio lungo, dolce, con le nostre lingue che si rincorrevano di continuo, avvinghiandosi a vicenda. Ora era lui a succhiare la mia, ora ero io a succhiare la sua.
Per la prima volta ero sotto la doccia con un uomo, anzi, con Max, e mi chiesi come mai non l’avessi mai fatto e come mai non avessi desiderato prima quell’uomo che ora volevo con tutta la mia mente e tutto il mio corpo. Le mie mani sentirono la sua pelle d’oca e anch’io non dovevo essere da meno. Lui, sempre baciandomi, chiuse il getto d’acqua. Poi si scostò da me, aprì la porta della doccia, afferrò il telo da bagno che avevo preparato per lui e cominciò ad asciugarmi, meticolosamente, minuziosamente, il viso, la testa, le braccia, il corpo. Mi sentivo una bambola tra le sue mani. Mi asciugò tutta. Poi toccò a me. Lo feci girare. Era grande, alto, enorme. Lo asciugai dietro, poi lo rigirai di fronte a me. Quella sua erezione non accennava a diminuire e mi affascinava. Lo asciugai anche da quel lato, poi mi strinsi a lui, prendendogli con delicatezza le palle in mano. Mi piaceva sentire i suoi testicoli coperti di peluria, mentre il mio polso strusciava sul suo sesso. Lo volevo dentro di me e sentivo il lui il desiderio di soddisfarmi. Lo trascinai fuori dal bagno.
Mio dio, l’acqua aveva continuato a bollire, ed era quasi consumata. Che scema. "Chiudi il gas, lascia perdere", mi disse sereno. Feci come aveva detto. Poi gli presi la mano. "Vieni", gli dissi, portandolo verso la scala che portava alla camera da letto. Gli feci strada, muovendomi in modo che sapevo provocante. Sentivo il suo sguardo che scrutava il mio corpo, soffermandosi sul mio sedere. "Hai un culo ancora più bello di quanto avessi mai immaginato, uno spettacolo infinito", commentò e dicendo questo sentii un dito perlustrare il mio buchino , penetrarlo dolcemente ,ebbi un sussulto di libido e per poco nn caddi dalle scale ma continuai imperterrita a percorrere le scale . Arrivata di sopra, entrai in camera e mi sdraiai bocconi sul grande letto matrimoniale, aspettando. Lui salì a sua volta, mettendosi carponi e stringendomi leggermente tra le sue ginocchia. Sentivo la punta del suo membro che mi accarezzava la schiena, mentre lui si chinava su di me per leccarmi la nuca e mordermela. Con la bocca scese lungo la colonna vertebrale, sfiorandola con le labbra e la lingua, fino ai lombi, per poi risalire e mordicchiarmi le orecchie. Quindi scese di nuovo, questa volta fino alle natiche, insinuando la lingua nella fessura e raggiungendo il buchetto del mio culo……..allargandolo. Inarcai il bacino per facilitargli il compito, era una sensazione piacevolissima, lievemente perversa e deliziosa, che mi fece godere ancor più della mia e della sua eccitazione.
Lo lasciai fare, a lungo. Poi mi girai, mettendomi in ginocchio. "Sdraiati", gli ordinai, e fu lui a obbedire. Gli baciai le cosce, che lui allargo’, sapendo quello che volevo. Leccarlo tra le gambe, leccargli le palle, prendere in bocca uno a uno i suoi testicoli, poi salire con le labbra lungo il cazzo che pareva ancora più gonfio di prima. Gli presi in bocca la punta della cappella, coprendola di saliva, con la lingua passai tutto attorno e sul buchino, quindi giù, di nuovo verso le palle, e infine ancora su risucchiandolo. Lo sentivo fino in gola quando affondavo il viso su di lui, e ogni affondo era come una staffilata di piacere. Lui godeva dei miei gesti, sorridendo, a occhi chiusi, ogni tanto contraendo il cazzo in uno spasmo di piacere più forte degli altri. Mi misi a cavalcioni su di lui, glielo presi in mano e cominciai a strofinarmelo tra le labbra della figa e sulla clitoride, piegando infine le gambe per accoglierlo dentro di me, lentamente, dapprima un po’ alla volta, poi tutto. Mi stava riempiendo la figa con il suo grosso uccello!!!! Cominciai ad andare su è giù, mentre accarezzava i miei seni, strizzando i capezzoli tra le dita aperte. Mi toccai la figa, poi la clitoride, mi piaceva sentire con le dita quel gran cazzo che entrava e usciva da me, quelle mani delicate e decise impegnate a darmi piacere.
Mi girava la testa, cominciai ad ansimare, poi a mugolare, poi a urlare il mio piacere mentre l’orgasmo mi travolgeva, continuo, a ondate. Mi fermai seduta su di lui, avvolgendo il suo meraviglioso cazzo con le pareti della mia figa che aveva contrazioni senza fine, mentre sentivo la mia sborra scivolare fuori. Mi rilassai, abbandonandomi su di lui. Che non era ancora venuto. Mi baciò, stringendomi a se. Mi sollevò, scivolò da sotto il mio corpo e mi fece sdraiare bocconi. Mi sfiorò la schiena con la punta delle dita, cercando i punti più sensibili. Quindi appoggiò il palmo di una mano su una natica e la strinse, come un mercante che dovesse giudicare la merce. Mi venne da ridere. "è di tuo gradimento?", gli chiesi. E lui ribadì: "hai un culo da favola". Con le dita mi frugò nella passera, poi si rimise in ginocchio e me la leccò ancora, forzando il buco del culo ad aprirsi. Di nuovo inarcai il bacino, allargando le gambe. Sentii il suo dito che mi penetrava, ma non provavo alcun fastidio, anzi...... Era un piacere diverso, diffuso, quello che mi stava dando. Spinsi, per accoglierlo meglio, e lui a quel punto fece entrare tutto il suo dito nel mio culo ormai ben predisposto dalla sua…..lingua. Infine lo estrasse, mi leccò di nuovo, a fondo, si mise in ginocchio tra le mie gambe aperte, quindi si stese su di me, tenendosi sollevato sulle braccia.
Il suo sesso cercava il mio culetto vergine. Spinsi, e con la mano aiutai la punta del suo cazzo a farsi strada. Spinsi ancora,lui delicatamente entrava dentro il mio culo.....delicatamente ma decisamente.........io nn urlavo x pudore ma il dolore era enorme come in quel momento...... enorme mi pareva il suo cazzo,stavo per farlo smettere quando improvvisamente iniziarono le prime contrazioni vaginali di goduria sentivo la mia sborra colarmi oscenamente fra le cosce e il mio culo era ormai aperto a quel meraviglioso ....pistone che aveva, lui accortosi di questo con un colpo secco penetro' con il suo cazzo interamente nelle mie viscere lo sentivo fino in gola,e mai come in quel momento avrei voluto gridare la mia troiagine.......si ero proprio una troia e il cazzo mi piaceva tanto.....da svenire.Max prese selvaggiamente ad andare su e giù e, d’istinto, io feci scivolare una mano sotto di me e cominciai a masturbarmi, mentre i suoi testicoli sbattevano sulle mie dita. Mi sentii travolgere di nuovo, e mentre l’orgasmo si impadroniva di me, facendomi urlare nuovamente, sentii il suo cazzo che si svuotava e mi riempiva il culo della sua sborra, contraendosi più e più volte. Si rilassò, un poco alla volta, mentre il mio gemito si affievoliva piano piano. Ma non smetteva di contrarsi e io lo ricambiavo. Ad una contrazione sua ne corrispondeva una da parte mia, cui lui rispondeva nella stessa maniera. Cercò la mia bocca, riuscimmo a baciarci pur in quella posizione.
Sentivo che si stava sgonfiando e che scivolava fuori, mentre lo volevo ancora dentro e cercavo di trattenerlo dentro di me: una sensazione di possesso come non avevo mai avuto e sconvolta e ormai partita mi gettai con la bocca sul suo cazzo e leccai voracemente fino a quando nn lo ripulii per benino della sua e della mia sborra e finalmente ci baciammo in bocca appassionatamente e mescolammo la nostra sborra con un furioso e vorticoso gioco di lingue. Ci vollero non so quanti minuti perché il nostro respiro tornasse normale e non appena ciò accadde, vidi che il suo cazzo che cominciava nuovamente ad indurirsi. "Posso dormire da te?", mi chiese all’improvviso. "Scemo", gli risposi pregustando la notte…………mmmmmmmmm!!!!!!!!!!!!!!.
3
2
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
C6?
“Toc toc c6?”
Come sempre avevo ricevuto una richiesta di messenger da parte di un nuovo contatto.
“Ciao chi siete?” chiesi.
“Sono Cristina, il mio Luca vi ha inserito tra i contatti ma non vi conosco.”
“Ciao noi siamo una coppia di Venezia. Ci avrà visto in qualche sito.”
“Bene io sono di Verona, a voi piace scambiare foto o altro?”
“Per ora foto poi si vedrà!”
I convenevoli erano, come sempre, più o meno uguali,tra loro.
Cominciammo a scambiare foto tra noi, lei era un gran pezzo di figa con un culo da sballo e le foto che io inviavo cominciavano ad eccitarla.
“Bella tua moglie, mi eccita, mostramela meglio, sai sono un po’ bisex”
“Anche tu mi ecciti, hai un culo molto invitante, ancora vergine?”
“Nooooo , me l’hanno sfondato da tempo, spesso faccio la doppia: uno in culo e uno in fica.”
“Bene, mi sta diventando duro.”
“Senti visto che stiamo vicini cosa dici se ci incontrassimo qui a Verona?”
“Hmm perché no! Mi piacerebbe incontrarti in qualche bar elegante”
“Io e te da soli ?”
“No, anche con mia moglie, se vuoi.”
“Certo che voglio!! Mi sono eccitata a guardarla, è molto bella e sensuale”
“Bene, che ne dici di sabato pomeriggio verso,diciamo, le quattro?”
“D’accordo ci saremo, poi al cellulare mi dirai dove trovarci.”
Ne parlai a mia moglie che di primo acchito non era molto propensa, poi viste le foto che Cristina mi aveva mandato, cambiò idea; la vista della biancheria bianca che Cristina indossava la eccitò, lei ama in modo quasi feticistico la lingerie di classe e quella di Cristina era decisamente elegante e sexy.
“Dovresti essere vestita in modo sobrio ma allo stesso tempo sexy”
le dissi e lei mi rispose facendomi l’occhiolino:
“Ci penso io, vedrai, la farò impazzire!”
Sabato, dopo pranzo cominciò a prepararsi; già al mattino aveva fatto toilette depilandosi accuratamente e spalmandosi per tutto il corpo oli e creme che le rendevano la pelle morbida elastica e profumata: a toccarla sembrava di sfiorare della seta.
L’auto abbronzante che si era spalmato su tutto il corpo, vista l’impossibilità di scurirsi naturalmente, dava alla sua pelle una colorazione ambrata, quasi dorata.
Un trucco leggero e un rossetto corallo completavano l’opera.
Indossò una guepiere rosso fuoco che metteva in risalto il suo seno ancora sodo malgrado l’età. Un paio di calze autoreggenti nere a rete a maglia molto fitta e poi…
“Che dici? Con o senza slip?”
Mentre lo chiedeva si tolse il il tanga rosso coordinato alla guepiere dicendo:
“Meglio senza!”
Una camicetta a uomo semitrasparente e molto attillata metteva in evidenza il suo bel decolleté, impreziosito da due fili di perle che si adagiavano leziosi nella fessura tra i suoi seni. Una gonna nera,lunga, a portafoglio, con catenina fetish, ed era finalmente pronta.
A guardarla con quegli occhiali da vista ed i capelli argentei, dava l’impressione di una persona seria ed irreprensibile, in realtà era una maschera dietro alla quale si nascondeva una donna, matura, ma con una carica sensuale e libidinosa, da far concorrenza a molte giovincelle emancipate: una vera porca, cosciente e felice di esserlo.
In macchina si divertiva ad aprire e chiudere la gonna facendomi intravedere la fighetta depilata che cominciava a sudare e coprirsi di perle di rugiada umorale.
Stranamente, dopo tanto tempo, la giornata era particolarmente calda e lei indirizzò le bocchette dell’aria condizionata verso la figa umidiccia e con un sospiro sensuale se la rinfrescò!
A me aveva fatto indossare un paio di tanga di Cavalli che con l’eccitazione in corso mi segavano il culo aumentando a dismisura l’erezione.
Arrivammo a Verona in orario perfetto e raggiungemmo il locale indicatoci da Cristina senza difficoltà.
L’ambiente era molto elegante, soft, poca gente, musica di sottofondo appena percettibile e una luce soffusa creavano un’atmosfera molto propizia ad un incontro un po’ particolare.
Cristina ci stava già aspettando seduta ad un tavolo in fondo alla sala su una panca semicircolare rivestita di velluto colore bordeaux.
La gonna che indossava aveva uno spacco centrale vertiginoso e lei teneva le gambe leggermente aperte che lasciavano intravedere il pizzo delle autoreggenti e permetteva di immaginare il resto. Sopra portava una giacca a due bottoni che scopriva un reggiseno bianco in pizzo, probabilmente della Perla, mi disse mia moglie in un orecchio.
Chiacchierammo un po’ dopo esserci presentati ed io notai una certa complicità tra le due donne che continuavano a scambiarsi battutine a doppio senso quasi si conoscessero da una vita.
“Che ne dite se andiamo a casa mia così possiamo stare più a nostro agio”
disse aprendo ancor più le gambe e inchinandosi verso di noi così che potemmo vedere sia il suo slippino che il suo bel seno.
Mia moglie, un po’ arrossata si alzò di scatto quasi avesse paura di perdere il treno e nel far questo il lembo della gonna si impigliò sulla sedia aprendogliela e mettendo in evidenza la mancanza di biancheria.
Cristina strabuzzò gli occhi, ma si ricompose subito, la scena, però, non era sfuggita ad un cameriere che si trovava lì vicino che arrossì violentemente e che si allontanò quasi di corsa.
La casa era lì vicino per cui ci si mosse a piedi. Le due donne si presero sottobraccio continuando le loro schermaglie e io potei vedere quei bei culi fasciati dalle due gonne che ne mettevano in risalto le rotondità sode e ondeggianti per il passo spedito: avevano fretta di arrivare a casa!
Cristina era apparentemente più alta per via dei tacchi a spillo che slanciavano ulteriormente due gambe lunghe e ben tornite.
Vederle così affiatate sembravano quasi madre e figlia e questo aumentava ancora di più la carica erotica che trasmettevano a chi, incrociandole, le guardava con sguardi vogliosi. Mi stupii nel constatare che venivano sbirciate allo stesso modo sia dagli uomini che dalle donne.
D’altronde dovevo essere abituato perché era accaduto più volte che mia moglie ricevesse complimenti dalle commesse quando si provava vestiti o biancheria intima, e questo non per dovere professionale, ma in modo spontaneo e sincero.
L’appartamento di Cristina era situato in una vecchia palazzina nei pressi della piazza dell’Arena in una stradina stretta e chiusa alla fine, un posto molto tranquillo; essendo all’ultimo piano godeva di una vista invidiabile,in più essendo più alto delle altre costruzioni, era al riparo di sguardi indiscreti. Infatti appena entrati in casa Cristina spalancò le tende per far entrare più luce.
Con la scusa della biancheria le due donne cominciarono a sbottonarsi giacche e camicette, guardandosi,ammirandosi e sfiorandosi a vicenda, tanto che i capezzoli cominciavano a spingere i tessuti leggeri dei reggiseno creando delle piccole protuberanze che diventavano sempre più evidenti.
Annamaria, mia moglie, cominciava ad incrociare le gambe, segno evidente che l’eccitazione cominciava ad inumidire la sua fighetta e dai brividi che ogni tanto la scuoteva capivo che, come si dice, le “tirava”.
“Scusa dov’è il bagno” chiese,
“Mi scappa la pipì.”
Cristina, anche lei molto eccitata, i pomelli rossi, i capezzoli turgidi e il respiro un po’ affannoso lo evidenziavano, l’ accompagnò in bagno in fondo al corridoio che intravedevo da dov’ero seduto.
Annamaria entrò e, come di consueto, lasciò la porta aperta, così che sia io che Cristina si potesse vedere che si alzava la gonna e si sedeva sul gabinetto.
“Ahhhhh, non ce la facevo più”
disse e noi cominciammo a sentire il rumore della sua cascatella dorata.
Cristina era allo stesso tempo attonita ed eccitatissima tanto che, vedendo Annamaria indugiare nell’ asciugarsi con la carta igienica,le chiese:
“Posso aiutarti?”
Lo sguardo complice e voglioso che ricevette di risposta, ruppe tutti gli indugi e liberatasi velocemente della gonna le si piazzò davanti con le gambe leggermente divaricate offrendo al naso di Annamaria l’odore dei suoi umori che cominciavano ad infradicire quegli slippini con filo interdentale posteriore, che lasciavano scoperte due chiappe sode, alte e rotonde da far resuscitare un morto.
Anna accettò l’invito con entusiasmo e dopo un respiro profondo che le fece assaporare il profumo dell’eccitazione di Cristina, le sfilò quella parvenza di mutandine e cominciò a leccarle la figa che colava umori a fiotti.
Credo che Cristina fosse venuta già da prima,quando Anna si era seduta per pisciare.
Mentre la leccava le aveva preso con le due mani le chiappe e gliele apriva per farmi vedere il buchino bruno del culo di Cristina e con le dita lo titillava facendola gemere di piacere.
Non resistevo più! Lo spettacolo era troppo eccitante per continuare a guardare e basta,così mi alzai e raggiunsi le due donne in bagno.
Anna mi guardava con uno sguardo che prometteva faville e quando Cristina si accorse che ero lì anch’io si inginocchiò e cominciò a sbottonarmi i calzoni per tirarmelo fuori.
La scena è molto porca ed eccitante: Cristina, in ginocchio, col mio cazzo in mano,lo guardava con aria affamata, Anna seduta sempre sul cesso, aveva scoperto una tetta di Cristina e si stava dedicando con voluttà al capezzolo turgido che pizzicava e poi succhiava alternativamente.
Cristina cominciò a dedicarsi al mio cazzo scapellandolo e dando dei col pettini con la punta della lingua alla fessuretta quasi cercando di entrare.
Ad un certo punto si mise quasi ad urlare:
“Ora trattarmi da troiaaaaaa costringimiiiiiii”
Non me lo faccio ripetere e preso in mano l’attrezzo glielo ficco in gola fino alle palle quasi soffocandola, ma lei, da esperta, non si scompone e comincia a succhiare e a lavorare di lingua: sembrava fosse una idrovora, ma per non farmi venire lo stringeva alla base e ogni tanto rallentava il ritmo,facendomi andar fuori di testa.
Anna intanto si era alzata,tolta la gonna e la camicetta,era rimasta con la guepiere rossa e le calze nere. Fece mettere Cristina in ginocchio alla pecorina e la lasciò che si dedicasse al suo lecca lecca, mentre lei cominciava a leccarle il buco del culo e infilarle più dita in figa.
Bagnato bene di saliva il buchetto,prese lo scopino del cesso e ne infilò il manico in culo, mentre,ormai era riuscita ad infilare tutta la mano nella figa di Cristina, che dai mugolii che emetteva,stava godendo come una gran troia.
“Sisisiiiiiiiiii sono la vostra troia ditemeloooooooo”
gridava tra una succhiata ed una leccata del mio cazzo.
Stiamo godendo tutti come matti, ma siamo scomodi,il bagno non è molto grande e allora mentre ci spogliamo torniamo in salotto.
Lì tutte e due, seminude, mi fanno sedere sul divano e cominciano a fare gare tra chi me lo ingoia più a fondo.
Da dove son seduto, grazie ad una finestra socchiusa che fa da specchio, vedo i loro due culi nudi che si muovono ritmando i movimenti del pompino magistrale che mi stanno facendo.
Ad un certo punto Anna si alza ed estrae dalla borsa un cazzo di gomma doppio che, dopo essersi stesa sul tappeto si infila nella figa e con un cenno mi fa capire di mandarle Cristina.
Da troia come vuole essere trattata non se lo fa ripeter due volte e salita a cavalcioni di Anna si infila a sua volta in cazzo artificiale nella sua figa ormai tutta aperta,offrendomi in tal modo il suo meraviglioso culo pronto ad essere penetrato.
Io ne approfitto immediatamente piantandogli il cazzo fino alle palle che,con la foga, le sbattevano sulla fica facendola ululare dal piacere, anche perché Anna, nel frattempo le sta succhiando tutti e due i capezzoli contemporaneamente riempiendosi la bocca delle sue tette prorompenti.
Tra gemiti, sospiri, mugolii e rumori vari,non ci siamo accorti che nel frattempo sono entrati due uomini che tra il divertito e l’eccitato ci stanno guardando.
Credo siano lì da un po’ perché hanno tutti e due il cazzo in mano bello duro e se lo stanno menando alla grande.
“Scusa, è il mio fidanzato Luca con un suo amico” mi dice Cristina
“Pensavo arrivasse dopo cena. Ci sono problemi?
Stavo per rispondere,ma Anna,alla vista dei due cazzoni,aveva preso già l’iniziativa e ogni risposta diventava superflua.
Lasciata Cristina a me ed al dildo di gomma, si è precipitata sui nuovi venuti slogandosi la mascella per far entrare nella sua bocca le due enormi cappelle.
Mentre continuo a lavorarmi il suo culo, Cristina stringe bene tra le labbrone della sua figa il cazzo di gomma che fa andare su e giù in sincronia col mio ben piantato nel suo culo.
Il dildo era anche vibrante e acceso,trasmetteva, attraverso i peritoneo, le sue vibrazioni anche alla mia cappella con un effetto piacevolissimo.
Non sapevo quanto avrei resistito ancora!
Annamaria,intanto, si sta facendo esplorare tutti e due i buchi, dal cazzo di Luca e del suo amico.
Ad un certo punto si alza,viene da me e mi dice:
“Ora voglio il tuo in culo!!!”
Si mette di schiena sul tappeto, alza le gambe perché la possa penetrare meglio e invita Cristina a mettersi sopra di lei:
“Dai, forza, facciamo un bel 69,mentre mio marito me lo sbatte in culo”
Cristina accetta di buon grado e le due cominciano a slapparsi le fighe come due assatanate.
Luca approfitta del culo per aria di Cristina e la incula a sua volta.
L’amico, intanto,guarda la scena menandoselo e guardando il mio cazzo, che pompa avanti e indientro dentro il culo di Anna, con aria sospetta.
Cristina intravede il mio stupore e mi sussurra:
“E’ bisex e da quel che vedo sta puntando il tuo cazzo, ma credo che non gli sia dispiaciuta nemmeno Anna, da quanto ho visto prima!”
Ormai sono al limite, le due troie saranno venute una decina di volte e hanno le gambe tutte impiastricciate della loro sborra che cola in continuazione.
Non riesco più a trattenerlo e con un urlo liberatorio esplodo dentro il culo di Anna inondandola di sborra calda sù sù fino alle viscere.
Anche lei è venuta per l’ennesima volta e dai sussulti capisco che questo è il suo apice orgasmico.
Sono ancora dentro Anna, sfinito, stralunato, ma soddisfatto, tanto che non mi accorgo che l’amico di Luca, tira fuori il mio cazzo dal culo di Anna e comincia a leccarmelo pulendolo dei reisidui di sborra e degli umori anali di lei; poi,quando si accorge che Anna sta rilasciando il risultato della mia prestazione, e che dal suo culo fuoriesce un liquido opaco e biancastro, si precipita su di lei, leccando e risucchiando quel, per lui è nettare, pulendosi la bocca col dorso della mano quando ha finito l’operazione.
Ormai siamo tutti distrutti, Cristina è ancora alle prese con Luca, ma ancora per poco, sta per venire anche lui, l’amico ha ripreso a menarselo davanti al viso di Cristina che si prepara a ricevere una sborrata infinita in faccia.
Quasi in sincronia Luca e l’amico vengono insieme e Cristina presa tra due “fuochi” viene inondata dalla sborra dei due amici, che, poi, lecca e si spalma per il corpo, quasi fosse una crema cosmetica.
Esausti, ma felici, ci riposiamo tutti stesi sul pavimento cercando con le mani i corpi degli altri,quasi non fossimo ancora sazi, ma in questi casi le carezze reciproche, lo sfiorarsi ancora, i baci, quasi casti, che scambiamo servono solo a rilassare i nostri corpi e le nostre menti ormai svuotate come i nostri sessi.
E’ ormai sera ed il sole calante proietta sui nostri corpi nudi una luce rossastra che rende l’immagine quasi irreale e, vista da occhi puritani, infernale.
F I N E
5
5
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
2° episodio: sguardi indiscreti… che piacere!
Al nostro risveglio, il giorno seguente, Ester aveva un sorriso mai visto prima. In effetti, la troietta, disse lo stesso di me e, sull’onda di quell’entusiastico, vicendevole, sfottò discutemmo per un po’ della sera prima. In particolare ci rendemmo conto che, per entrambi, era stata la prima volta di diverse delle pratiche svolte. Con mia grande sorpresa, venni informato che per Ester fu una prima assoluta anche il sesso di gruppo. Questa infatti coltivava da parecchio tempo quell’idea ma non l’aveva mai realizzata perché temeva le voci che, rapidissime, circolano nel suo piccolo paese d’origine. Confessò, altrettanto inebriata, che tra i suoi più ricorrenti sogni erotici vi era proprio quello di un’orgia con diverse persone, che non badassero troppo ai rispettivi sessi e che si scopassero allegramente l’un l’altro. Esattamente ciò che era accaduto la sera prima. Continuò poi, con un pizzico di dolcezza, lodando la mia apertura che aveva permesso la realizzazione di quel sogno; certo, non si fece sfuggire un ammonimento affinché le promettessi un bis ancora più spinto, ed io stesso non esitai a darle quella parola. Procedendo con quella discussione, Ester mi confessò sia degl’altri sogni che aveva da realizzare, sia episodi capitatele nella sua esuberante vita sessuale. E in questo contesto mi resi conto che, nonostante non avesse mai provato prima il sesso di gruppo, erano ben poche le porcate cui aveva rinunciato o che non aveva avuto occasione di fare. Dal canto mio invece, vivevo un po’ di aridità onirica rispetto alle bizzarie sessuali che avrei dovuto sognare, dunque oltre che confessarle che, come ogni bravo maschietto, sognavo di fottere con più di una ragazza, oppure osservare due ragazze scoparsi, le dichiarai la mia voglia di vederla profanare da mani indegne di vecchi pervertiti o di lerci cazzuti. Ester rise alla fine della mia rivelazione ma era chiaro nel suo sguardo l’intento d’accontentarmi.
Così tra due chiacchiere, qualche bagno e tanto sole, trascorse anche quella giornata e quando furono più o meno le sette di sera, ad Ester ricominciò a pruderle il culo. Questa volta non fu lei a dirmelo ma fui io ad accorgermene, per il seguente motivo. La troietta, con la scusa di voler fare una doccia, imbastì un’irresistibile spettacolino per i pochi altri bagnanti che erano rimasti, verosimilmente apposta, prevedendo un simile epilogo della sempre crescente voglia di esibizionismo della mia giovane amica. Così, ai consueti gesti che si fanno per lavarsi, Ester ne abbinò ben altri molto più piccanti: le mani indugiavano oltremodo sui punti sensibili di quello splendido corpo, andavano a stringere sapientemente i seni l’uno contro l’altro, s’inserivano spregiudicatamente nelle mutandine massaggiandone il contenuto, s’infilavano poi nella bocca simulando una fellatio, e così andò avanti per diversi minuti, finché una piccola folla di sette persone circondò la doccia, occludendo la visuale ai meno audaci. Tra questi ultimi vi ero anch’io che, non so precisamente per quale motivo, mi limitai a cercare un punto, al di sopra di una duna, dove avrei potuto continuare ad osservare, senza dare troppo nell’occhio. Lì sopra, dietro ai soliti cespugli di ginepro, vi trovai altre otto o nove persone, in maggioranza più anziane di cinquant’anni, che preferivano, come me, starsene a guardare piuttosto che immischiarsi. Alcuni di questi vecchi maniaci erano già con l’uccello in mano ed erano così presi dal loro vouyerismo da non accorgersi neppure della presenza degl’altri. Questi avevano ben altro da osservare: la mia amica aveva infatti deciso di accontentare tutti quelli che le si erano attorniati e speravano di poter prendere parte attiva a quello show. Per prima cosa vidi le mani di uno che le era alle spalle protendersi verso quel corpo flessuoso e palpeggiarlo nei giusti punti; Ester, senza far caso a quei palpeggiamenti, continuò a toccarsi, se possibile, in modo ancora più provocante, invitando tacitamente, a fare lo stesso anche agl’altri. In men che non si dica tutte le mani, di tutti e sette quegl’uomini, le si appiccicarono addosso, e i guardoni accelerarono il loro moto masturbatorio anche se ormai non si riusciva più neppure a distinguere la sagoma di donna, che era stretta a sandwich tra tutti quegl’allupati. Devo confessare che era davvero molto eccitante vedere la mia donna felicemente intrappolata tra quelle grinfie assatanate, però lo diventò molto di più quando, assodata la disponibilità di Ester, qualcuno la prese per mano e la guidò, in compagnia del resto del gruppo naturalmente, verso la duna che ospitava me ed i guardoni. Questi ultimi furono colpiti da un sussulto e, tranne due o tre, per non tradire il loro istinto di voyer, s’affrettarono ad allontanarsi di qualche passo e a sistemarsi ben nascosti poco più in là. Feci così anch’io ma soltanto perché volevo gustarmi la scena senza che lei potesse vedere che la stavo spiando. Avrebbe dovuto sapere che ero lì ma non avrebbe dovuto vedermi.
Quando tutta l’allegra combriccola aveva ormai raggiunto il luogo prescelto, Ester, che era già stata alleggerita del costume, fu posizionata in ginocchio in mezzo al gruppo. Di questi, già tutti abbondantemente nudi, vidi i loro cazzi: taluni di tutto rispetto, tal’altri un po’ meno, che in tiro attendevano di essere spompinati. Ester non perse altro tempo, così, prima li assaggiò uno per uno, poi cominciò a lavorarseli come solo lei sa fare. Al ché i commenti cominciarono a sprecarsi ed Ester diventò la più grande troia di Ravenna, io il più gran cornuto del pianeta. Poco male, tanto sapevo di non esserlo. Dalle mie spalle, da dove gli altri guardoni si nascondevano, iniziò a giungere qualche gemito, mi preoccupai allora che presto sarebbe anche cominciato a piovere sborra. Mentre riflettevo su ciò, la mia attenzione fu attratta da un lungo gemito di Ester, che era stata sistemata alla pecorina e aveva cominciato a ricevere un po’ di cazzo nella fica. Chi la pompava doveva avere un gran bel cazzo perché le grida della bella si facevano sentire ogni volta che il cazzo entrava e le toccava il collo dell’utero. Ma a quello se ne sostituì subito un altro e poi un altro, finché tutti non ebbero calzato quell’orifizio. Era una scena incredibile, Ester se la cavava benissimo, tanto da indurre quello che l’aveva scopata per primo a cambiarla di posizione: fu messa distesa a pancia all’aria e fu trafitta nel culo; un altro forte grido, affiancato da qualche in convincente preghiera di smettere, le scapparono in quegl’istanti. Ma invece un altro uomo, senza perdere tempo, le si mise davanti e la penetrò nella fica. Mentre facevano questo, vidi uno dei tre guardoni che non si erano precedentemente allontanati, correre verso il gruppo, guadagnare la testa di Ester dalle mani e dagli uccelli di chi se lo faceva succhiare, e sborrarle sul volto. Quella pioggia di “vecchio”, lercio miele la dovette eccitare ancora di più così, quando anche altri due l’omaggiarono di quell’elisir, Ester estrasse il cazzo che le trafiggeva il culo e se lo infilò nella fica, dove aveva ancora l’altro randellone che la trapanava. Mi strofinai gl’occhi incerto di ciò che avevo visto poi, con enorme sorpresa, dovetti convincermi che Ester si stava facendo fottere, contemporaneamente, da due cazzi nella fica, cosa per me, fino a quel momento, sconosciuta. Questo, oltre al mio eccitamento, dovette valere anche quello degl’altri che, successivamente, le schizzarono sul volto, sui seni, sulla fica e sul resto del corpo. Agli schizzi lattiginosi dei sette che la fottevano si unirono le sborrate di un altro paio di guardoni che, subito dopo, fuggirono via.
Erano passati circa trequarti d’ora quando, finalmente, anche l’ultimo se n’era andato lasciando Ester, apparentemente, priva di sensi distesa sulla sabbia. Mi avvicinai alla piccola troia e con un po’ d’apprensione e tenerezza mi prodigai per ridestarla e per ringraziarla di quello spettacolo, ma, mentre ero intento a fare queste cose, un uomo, che poi riconobbi come uno dei veri guardoni di poco prima, m’interruppe, dicendo.
- Le do ventimila lire se si fa pulire quello sperma dal viso con il mio piscio!
Rimasi indignato ed incerto d’aver ben capito ma, ancor prima che potessi dirgli: “prego?”; Ester accettò seccamente.
- Fa presto però, si sta incollando già tutto!
L’uomo, che avrà avuto non più di cinquant’anni, un cazzo enorme ed in un certo senso era anche piacente: coi suoi occhi chiari, il corpo robusto e i capelli brizzolati, fece altri due passi, si posizionò perpendicolarmente al volto di Ester e, con estrema lentezza, cominciò a pisciarle in faccia. Io ero attonito ed avevo gl’occhi fissi su quel pisellone che moscio, com’era, avrà misurato più di quindici centimetri, quando l’uomo, che ormai si era accorto della mia ipnosi da eccitazione, mi spinse con una mano dietro la nuca e mi fece cadere giusto accanto ad Ester; puntai le mani a terra, accanto ai miei fianchi, per potermi tirare su ma quello mi disse con aria sprezzante.
- Tieni, prendi ventimila anche tu, seppur sia certo che le daresti tu a me!
Poi riprese la sua pioggia dorata sul mio corpo. Centrò, per prima cosa, il cazzo che il calore del piscio fece diventare immediatamente durissimo, così tanto che saltò fuori dal costume, poi continuò spruzzando casualmente, come se avesse un idrante, sui volti e sui corpi di entrambi. Sentivo che avrei voluto controbattere per quell’arroganza con cui ci stava trattando, ma la verità ce l’aveva lui tra le mani ed era il godimento per quell’umiliazione di quella pisciata dall’odore acido. Così non reagii, cercai invece di abbozzare un sorriso che però fu, puntualmente, preso come un nuovo invito… a farmela fare dritto in bocca. E infatti così fece, apostrofando quell’atto con qualche commento.
- Ecco bravo, bevila! Bevila tutta, piccolo! E anche tu, puttanella, abbeverati alla mia fonte!
Terminata la sua minzione, con Ester ancora per terra mezza tramortita, l’uomo m’invitò a seguirlo dietro un cespuglio, dicendo che lì aveva il resto dei soldi che ci doveva. M’imbarazzai moltissimo, ero tutto sporco della sua urina, ma lo seguii comunque ed accettai di buon grado quel danaro; fu allora che l’uomo mi offrì molti più soldi se avessimo accettato d’andare ad una cena con lui e con altri suoi amici.
- Vedi, potrei darti dieci volta questa somma ed anche alla tua amica, se accettaste di venire a cena con me ed alcuni miei amici!
- Cena?
- Si! Certo, dopo la cena vi sarà fatta qualche stramba richiesta, ma sembrate preparati e disinibiti al punto giusto!
- Non lo so dovrei chiederlo a lei!
- Non credo che rifiuterà, visto quello che ha già fatto su questa spiaggia, ed a titolo gratuito per giunta! Poi non saremo soltanto uomini, ma ci saranno anche diverse coppie…
- In tutto quanta gente?
- Non più di una dozzina, voi inclusi!
L’uomo mi vide dubbioso e così mi disse che non avrei dovuto rispondergli subito, che avrei, innanzitutto, dovuto parlarne ad Ester e che quella stessa sera sarebbe passato a trovarci per il responso.
Così, dopo aver discusso con Ester di quel pazzo pomeriggio di sesso, le rivelai la proposta dell’uomo, e quella puttanella, nemmeno a dirlo, accettò di buongrado. Di più! Mi confessò che, nonostante fosse mezza tramortita, aveva visto quell’uomo e ne era rimasta terribilmente attratta, soprattutto dalle dimensioni del suo pene!
Quando apprese che quella sera ci sarebbe passato a trovare, gioì e si fece promettere il mio pieno appoggio per una focosa replica da mettere in scena già in quell’imminente occasione.
Che ne dite: è troppo? Abbiamo esagerato?
11
3
18 anni fa
luna1orgasmina,
28/28
Ultima visita: 16 anni fa
-
Regalo di compleanno
.
Prima che mio marito partisse gli dissi che probabilmente, per non stare sola, sarei andata a trovare la mia amica che abita a una cinquantina di chilometri da noi e che probabilmente avrei passato la notte da lei. Appena partito ho telefonato al mio perverso e libidinoso compagno di sesso sperando con tutta me stessa che potesse raggiungermi nel solito agriturismo nel quale ci incontriamo. E’ bello quel posto, anche se in questo periodo, a causa delle periodo estivo, è piuttosto frequentato, i padroni, (che sono suoi conoscenti) ci riservano sempre un trattamento di favore, facendoci andare in una specie di dependance poco distante e che loro hanno ristrutturato in una maniera davvero splendida, questo posto lo riservano a noi e a pochi altri ,infatti ci sono solo quattro stanze, in questo modo si può avere tutta la tranquillita’ che si vuole.
Ci siamo dati appuntamento per la sera e per tutto il giorno mi sono masturbata e dilatata il buco del culo assaporando quello che mi aspettava per la sera, mentre mi masturbavo ci siamo sentiti un paio di volte al telefono e lui ha voluto che gli raccontassi quello che stavo facendo, mentre guidava mi ha riempita di insulti, mentre m’infilavo il dildo nel culo si e’ fermato su una piazzola e si e’ segato mentre io godevo dell’altra parte.
Finalmente il momento di incontrarci e’ arrivato, ci siamo trovati direttamente dentro il locale, mentre lui prendeva accordi per la notte, io sono andata a rinfrescarmi le mani e ad asciugarmi un po’ la figa perche’ nel momento stesso che l’ho visto, al pensiero di quello che avevamo fatto qualche ora prima e soprattutto a quello che avremmo fatto ho cominciato a gocciolare.
Ho notato che c’era poca gente, quasi tutti erano andati a fare delle escursioni nei dintorni e non sarebbero tornati che molto piu’ tardi, c’erano solo un paio di coppiette e una comitiva di cinque sei persone. L’ho raggiunto al tavolo e ho notato con piacere che mi mangiava con gli occhi, anche perché nel pomeriggio gli avevo promesso che mi sarei presentata senza slip, indossavo un vestito scuro con il corpino abbastanza aderente e scollato in modo da mettere in evidenza il solco delle tette, la gonna abbastanza larga, un paio scarpe con il tacco e sotto solo un corpetto che si legava sul davanti con dei lacci, nonostante il caldo avevo anche indossato delle autoreggenti anche perché lui è patito per la biancheria intima e per le calze, niente slip avevo la figa completamente libera, anche se, per evitare di bagnarmi troppo avevo inserito un Tampax. Appena seduta mi interrogo’ con gli occhi per sapere se avevo mantenuto la mia promessa, ho annuito e subito una vampata di eccitazione mi ha preso. Abbiamo cominciato a mangiare, parlando del piu’ e del meno, ogni tanto con noncuranza mi accarezzava un braccio o mi prendeva una mano, nel farlo riusciva sempre a sfiorarmi un seno mentre da sotto il tavolo lasciava che il suo piede salisse e scendesse sulla mia gamba , ci eccitavamo a vicenda sia con le parole che con i gesti, ci serviva un cameriere niente male sulla trentina, bruno, begli occhi scuri, alto, un po’ sovrappeso ma si capiva che aveva tutto al punto giusto, A. mi fece notare che il tipo mi mangiava con gli occhi e che, tutte le volte che ci portava un piatto sbirciava dentro la scollatura io non l’avevo notato stavo pensando a quando ci saremmo ritirati nella nostra stanza, anche se avevo scopato parecchio nella settimana non vedevo l’ora di prendermi in suo cazzo da ogni parte, A. invece, a differenza delle altre volte, sembrava non avere fretta, avevamo passato poche notti insieme e voleva godersela tutta. Ogni tanto mi chiedeva se ero eccitata e la mia risposta era sempre affermativa, mi chiese di dargliene una prova, di dimostrargli una volta per tutte quanto ero troia. Mi alzai, andai in bagno e mi tolsi il tampax, mi asciugai con il tovagliolo il liquido che stava scendendo dalla figa e tornai al tavolo, mi sedetti e consegnai il tovagliolo a A. che comincio’ ad annusarlo con un sorriso perverso sulle labbra, a questo punto A. si alza e si dirige verso il bagno portandosi dietro il suo tovagliolo……dopo poco torna e me lo consegna……lo porto alle labbra e sorpresa…..trovo un po’ di sborra calda e profumata comincio a leccarla cercando di non farmi scorgere da nessuno ma alzando gli occhi noto che il cameriere ha seguito tutta la scena, mentre continuo a leccare il tovagliolo lo dico ad A. che, come se non mi avesse ascoltato, mi chiede cosa mi piacerebbe per il mio compleanno, gli rispondo che e’ già uno splendido regalo poter avere una notte completa con lui, ma lui insiste e io eccitata sempre di più gli rispondo che se proprio dovessi scegliere mi piacerebbe avere un altro cazzo in carne ed ossa da assaporare.A. mi guarda con un sorriso e lascia cadere il discorso, gli chiedo se si sia offeso ma lui dice di no e continua ad accarezzarmi la gamba. Poco dopo non resisto piu’, gli chiedo di andare in stanza, ho voglia di lui, di essere montata, di essere scopata in tutti i buchi. Ci alziamo, anche lui è eccitato lo si vede chiaramente, io esco mentre lui va a ritirare la chiave, esce anche lui mi abbraccia mi bacia mentre ci incamminiamo verso la dependance, mentre camminiano abbracciati lascia scivolare una mano sul mio sedere alzandomi la gonna e infilando un due dita uno in figa e l’altro nel culo, i capezzoli diventano durissimi e hanno voglia di uscire dal corpetto, mentre comincio a massaggiargli il cazzo da sopra i pantaloni mi sembra di svenire dalla voglia prepotente che ho, sembra che i pochi metri che ci separano dalla depandance siano dei chilometri, ci fermiamo un attimo per limonarci un po, sempre tenendomi per le chiappe mi appoggia ad un albero con violenza, la corteccia e’ dura lui mi divarica un po’ le chiappe per poterlo appoggiare meglio mentre con la lingua cerca i miei capezzoli per succhiarli e morderli, il suo cazzo è durissimo faccio scivolare la mano per poterlo tirare finalmente fuori ma lui mi ferma, mi blocca le mani le fa passare dietro all’albero a questo punto sento altre due mani che prendono le mie, urlo per lo spavento ma la bocca di A. frena il mio urlo, mentre le mani sconosciute continuano a tenere ferme le mie, la lingua di A. passa dalla mia faccia, scende giu’ sui mei capezzoli, A. si inginocchia e mette la testa sotto la gonna, cominciando a leccarmi e a mordicchiarmi la figa dietro di me sento che lo sconosciuto sta ansimando e che fatica a trattenersi mi stringe le mani mentre se le fa passare sui pantaloni, ha un cazzo non indifferente a quanto sembra, intanto A. senza smettere di leccarmi mi ha infilato due dita nel culo ma io ho bisogno di cazzo, gli chiedo quasi piangendo di scoparmi, voglio sentirlo dentro, A. continua a leccarmi come se non mi avesse sentito, intanto lo sconosciuto si è sbottonato i pantaloni e mi ha messo in mano un cazzo gia’ duro, si sega con le mie mani facendomi sentire anche le palle gonfie . Sto perdendo letteralmente la testa, ho bisogno di godere, dietro di me lo sconosciuto sta per venire a questo punto A. smette di leccarmi e mi ordina di inginocchiarmi lo sconosciuto lascia le mie mani per agevolarmi, mi metto a quattro zampe e comincio a succhiare con voracita’ il cazzo di A. ho il culo all’aria sono bagnatissima, potrebbe arrivare qualcuno ma non m’importa voglio solo scopare, A. mi tiene la testa e con la bocca assecondo i suoi movimenti, il suo cazzo mi sembra piu’ grosso e piu’ duro del solito la sua cappella e’ splendida, comincio a mordicchiarla, sei una troia mi sussurra, una splendida porca dalla bocca di favola continua troia continua a succhiarlo, io non riesco a fermarmi, lo succhio facendo rumore, so che gli piace, succhio le palle e poi continuo a leccarlo facendo entrare ed uscire la cappella dalla bocca, mi sono quasi scordata dello sconosciuto, ma mi ricordo di lui quando sento una cappella appuntita che cerca di farsi strada nel mio culo, ho la bocca impegnata per parlare, alzo gli occhi e incontro quelli di A., lascialo fare mi ordina , goditi il tuo regalo di compleanno mia splendida troia, te lo meriti. Rilasso i muscoli dello sfintere per permetterli di entrare con facilita’, la cappella e’ appuntita ma il resto del cazzo e’ grosso, mi schiaffeggia le natiche e m’infila tre dita nella figa mentre continua a spingere per entrare A. lo aiuta allargandomi le natiche, cosi’ facendo il suo cazzo entra sempre di piu’ nella mia bocca, mi sembra di soffocare ma sto per venire sento uno strappo piu’ forte e il cazzo sconosciuto e’ entrato si ferma un attimo per darmi la possibilita’ di abituarmi, ma anche lui sta per godere, comincio a muovermi andando incontro al suo cazzo mentre non smetto di succhiare A. che con un gemito piu’ forte mi viene in bocca, lascio che la sborra mi coli dalle labbra mentre A, mi lecca la faccia e mi limona in bocca mi sussurra che sono una cagna in calore e incita lo sconosciuto a sborrarmi nel culo, lo sconosciuto intanto continua a dare colpi su colpi dentro il mio culo, ogni tanto esce e me lo infila nella figa che e’ talmente bagnata che non riesce a trattenerlo che per poco, mentre lo sconosciuto incitato a A. infila di nuovo il cazzo dentro il mio culo ho il mio orgasmo vengo vengo mi sembra di non aver mai goduto cosi’ continuo a dimenare il culo mentre anche lo sconosciuto mi sborra dentro il sedere, lo sento mugolare di piacere e mentre A. mi succhia il clito ho un altro orgasmo tutto il liquido finisce nella bocca di A. mi accorgo che i due violenti orgasmi mi hanno anche fatto orinare un po e A. la sta bevendo con mugolii di approvazione. Lo sconosciuto intanto si e’ portato davanti a me e mi offre il suo cazzo da pulire, dicendo, la notte e’ ancora lunga troia! Questo era solo un assaggio.Ho riconosciuto la voce del cameriere, A. mi guarda con una luce perversa e amorosa al tempo stesso mentre mi aiuta a ripulire il cazzo del cameriere.
12
5
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
La mia prima volta (con un uomo
Arrivato sul crinale dei 10-12 anni ho cominciato ad esplorare il mio corpo. Ricordo una pagina del mio libro di scienze (o cosa diavolo era...) che diceva, riguardo alla digestione, che l'organismo utilizza TUTTE le sostanze che vi vendono immesse (l'illustrazione era il disgegno di un accattone dall'aria sorridente che si aggirava in una discarica) tanto che, con spirito puramente sperimentale, ho inserito qualcosa (nella fattispecie un tappo di sughero!) per poter poi valutare lo.. spolpamento fatto dal mio organismo. Indotto anche dalla discarica del disegno, mi è sembrato logico introdurlo SENZA ingoiarlo... :P
Da un punto di vista di raffronti desiderati l'esperimento è stato un totale fallimento (dopo mezz'ora di permanenza il campione era solo meno pulito di prima, ma intatto, per il resto!), ma le scoperte involontarie sono state notevolissime...
Mi introducevo certi grossi pennarelli che mio padre portava dall'ufficio e facevo "paciughi" bendandomi i fianchi (tipo boxer, come zona interessata) con lo scotch... ho smesso solo quando lo spuntare dei primi peli hanno reso incompatibile questa pratica scotch-esca col mio benessere...
Forte di quiesti antefatti, arriviamo alla pasqua 1969, quando una conoscente di mia madre aveva proposto il suo appartamento a Levanto (La Spezia) per la villeggiatura (bei tempi quando c si potevano permettere 3 mesi di villeggiatura...:)))
Ovviamente per pasqua abbiamo fatto un sopralluogo e, sulla strada del ritorno, sul leggendario passodelbracco (l'autostrada A12 arrivava solo da Genovanervi a Sestrilevante) veniamo tamponati da un idiota. La botta scassa la nostra auto che viene trainata a sestri dall'officina FIAT. Da lì, l'ora era diventata tarda, ci siamo trasferiti in stazione per aspettare un treno per tornare a genova, ma mi madre ha spinto mio padre a tornare (insieme) all'officina per farsi dare un'auto sostitutiva, essendo mio padre socioaci. IO, con la valigiona e la nostra gattina al guinzaglio, sono stato lasciato nella deserta sala d'attesa e, dopo un pochino, è arrivato un tizio che ha cominciato a dire quanto era bella Micia, accoccolata sul mia grembo. Poi mi ha chiesto il permesso di accarezzarla e dopo averle accarezzato il groppone, è passato al suo fianco e poi... al suo pancino... Però, facendo così, toccava anche me ed ero troppo imbarazzato e timido, a poco più di 14 anni, per protestare... e poi... perchè protestare???? Alla fine il tipo vede che ho l'occhio vitreo e mi dice: dai vieni nei gabinetti, così te lo metto un pò dietro!" Ho legato il guinzaglio di Micia alla valigia, mi sono alzato per seguirlo e... ed è arrivata mia madre a dirmi, tuttacontenta, che avevamo una Multipla per tornare a casa...
Il mio sogno potentemente erotico, infranto!!!
Ma avevo capito i posti..
Quell'estate, siccome potevo anche uscire liberamente la sera, facevo sparire qualche moneta da 100 o da 500 dal borsellino di mia madre (soldi sempre zero!), prendevo il treno x sestri e cercavo, cercavo, cercavo... Anche diversi pomeriggi, ma nulla!!
POi, una sera, BINGO!! Un tizio, sui 30-35, accetta: scendiamo a Levanto (la stazione vecchia, dove ora c'è il parcheggio), andiamo dietro lo scalo merci e mi dice: "prima me lo devi prendere in bocca". Eseguo e dopo un pò mi sento un liquido vischioso, appenappena salmastro, in bocca: nella mia TOTALE ignoranza, penso che sia una strana secrezione della MIA bocca e ingoio, tranquillo. Il tipo si dichiara soddisfatto dl pompino e mi dice di girarmi e di abbassarmi i bermuda (di tela bianca stampata a grossi fiori blu -o rossi-: la moda di quell'anno :) ). Io eseguo, appoggio i gomiti su un muretto e, finalmente, sento entrare un vero cazzo dentro di me!! Bello, piacevole, ma dopo un pò mi annoio e lo ringrazio, sfilandomi.
Solo a novembre, con altri esperimenti, scoprivo l'eiaculazione... ma questa è un'altra storia!!
6
2
18 anni fa
target55,
51
Ultima visita: 16 anni fa
-
Mogliettina premurosa....continua
Giro la chiave del portone, apro e mi trovo di fronte la sig.ra del primo piano. Questa non ci voleva, sono in ritardo.
“Buona sera!”
“buonasera signora”
Faccio per imboccare la scale ma un semplice saluto non le basta
“che combinazione, poco fa ho visto sua moglie”
Panico
“E’ già arrivata?”
“eh si…chissà che cenetta le sta preparando!”
“eh già..corro da lei allora”
Come un Caronte condominiale che mi accoglie all’inferno, mi congeda
“vada, vada e buona serata”
Corro per le scale, due alla volta. Arrivo di fronte alla porta e mi fermo un attimo. Apro.
La sento parlare al telefono, arrivo in salotto e La vedo seduta sul divano, davanti al pc portatile poggiato su un tavolino basso davanti a lei.
“Si, perfetto, mi faccia avere per domattina quel prospetto, arrivederci.”
La guardo implorando perdono, lei ricambia con il solito sguardo di disprezzo
“Dove cazzo sei stato”
“scusami..em mi scusi padrona..ho fatto tardi al lavoro”
“vieni subito qui idiota”
Mi metto in ginocchio davanti a lei che mi fissa un istante, giusto per tenermi la testa ferma a guradarla e poi arriva più forte del solito un ceffone in piena faccia
“come ti permetti di arrivare tardi da quel lavoro da fallito che ti ho trovato io eh…ci vuole tanto a imbustare ripulire i cessi di uno schifo di autogrill? Ti ho fatto mettere nel turno pomeridiano a posta per averti qui quando torno”
Aspetta una risposta che non arriva, ho paura. Nell’attesa prepara qualcosa con la bocca, con quell’inconfondibile movimento delle labbra serrate e quando sto per parlare mi arriva uno sputo in pieno viso che mi ricopre occhi e naso. Inizia a colarmi sulla faccia e prima che cada a terra lei mi prende per i capelli e mi mette la faccia tra i suoi piedi calzati da stivali. Inizia a pulirsi le suole con la mia faccia imbrattata della sua saliva
“Allora…raccontami caro…com’è andato il lavoro oggi…hai pulito molti cessi? Ahahah”
“Si padrona”
“L’hai fatto con la lingua, come fai qui a casa?”
“no padrona, li non posso…ci sono i colleghi”
Quasi infastidita dalla ovvia risposta pigia più forte con lo stivale sulla mia bocca
“Parlerò con Giulio per farti mettere a lavorare da solo…non mi va che ti svaghi sparando cazzate con i tuoi colleghi”
“il Sig. Giulio ti saluta e dice che…”
“Che dice, dimmi coglione”
“che allora ve bene per domani sera”
“ah bene…avevo proprio voglia di una scopata come si deve”
Squilla il telefono e mi rendo conto di tutto…il mio datore di lavoro è uno degli amanti di mia moglie. Sicuramente all’incontro di domani, come a tutti gli altri, dovrò presenziare in qualità di cameriera succhia cazzi, lecca culi e pulisci umori vari.
Mentre parla al telefono si sfila uno stivale e mi poggia il piede sulla bocca. La calza che porta è pregna di sudore e come sempre la sfilo per accogliere il piede nudo con la mia lingua. Inizio a pulirlo, sempre più innamorato della mia dea e dei suoi sapori
“Si Lisa lo so…ma è talmente figo che il rischio lo corro volentieri….va bè intanto domani viene a cena Giulio, il direttore dell’autogrill….vediamo che sa fare…hiihii…intanto ha trovato lavoro all’imbecille……..pulisci cessi ahahahahahhaha…anche se come pulisci piedi sta diventando davvero bravo….si proprio ora è qui sotto che lecca…certo, te lo farò riprovare quando torni, ciao…baci”
“Dai coglione, vammi a preparare la cena…prima però portami quella busta che ho un regalino per te”
In memoria dei vecchi tempi mi illudo che sia un vero pensiero carino, ma quando glielo porto lo prendo e lo scarto torno alla realtà. E’ come un strap-on al contrario, con un cazzo finto legato a una cintura, ma a differenza dello strap on classico qui il cazzo va verso l’interno, verso l’esterno invece va una sorta di coda canina.
“Stasera avrai anche la coda da cagna. Mettitit subito la divisa da serva…veloce che ho fame”
Mi cambio al volo o più precisamente mi spoglio completamente, mi metto un grembiulino che mi lascia scoperto il culo, una parrucca bionda e delle ridicole scarpe con tacco che mi fanno camminare malissimo. Torno d alei
“Veloce qui a quattro zampe”
In pochi minuti mi infila il “regalino” dietro ridendo di memi manda a calci nelle palle in cucina, mentre io sono sempre a quattro zampe.
Fortunatamente avevo preparato un sugo la mattina che scaldo in pochi minuti mentre la pasta cuoce. Quando la porto ni tavola lei è già seduta.
“metti nel piatto e vai al tuo posto”
Per tutto il tempo della cena come ogni sera, sto sotto al tavolo a leccarle i piedi in attesa che alla fina mi butti nella mia ciotola qualcosa anche a me. Dopo poco, quando si è stufata della mia lingua mi dice di avvicinarle la ciotola…sono veramente affamato, ma mi scordo che ancora non mi ha punito per il mio ritardo
“tieni coglione sto schifo di pasta che hai fatto…stasera però la condiamo bene bene”
Arriva su la ciotola, si alza la gonna e ci piscia abbondantemente dentro, mentre mi guarda con un sorriso soddisfatto. Dopo aver sputato due o tre volte si rimette a sedere e mi prende la testa
“prima di mangiare un bel bidet e se non finisci tutto, la conserviamo per domani a colazione”
10
4
18 anni fa
schiavoalsuolo,
39
Ultima visita: 9 anni fa
-
Io, puttana
Avevo 13 anni quando iniziai a rendermi conto di avere un bel culo da femmina. All’epoca leggevo molti fumetti porno e vedevo molte riviste, e guardandomi allo specchio non potevo fare a meno di notare che piu’ del pisello che era privo di peli e piccolo, avevo un culetto rotondo e femminile proprio come nelle riviste. Fu così che iniziai a immaginare che qualche mano mi ci passasse sopra, io nudo con il culetto all’aria e le gambe da femmina, e la cosa mi piacque parecchio. Sentivo una strana sensazione quando immaginavo qualcuno dei miei amici che mi trattava da femmina, e iniziai a fantasticare. Era estate, ed io giravo sempre con pantaloncini corti, che piano piano spingevo sempre piu’ nel culetto, fino a quando finalmente qualcuno si accorse che avevo un bel culetto. Era Fabio, un mio amico di quartiere di 18 anni, che un giorno al mare iniziò a scherzare con me dicendo che avevo proprio un bel culetto da femmina. Erano i giorni in cui si iniziava a bere birra, la testa girava piacevolmente, così stetti al gioco stuzzicandolo per scherzo. Fino a che, una sera, un gruppo di amici organizzò una bevuta alla casa al mare di Giacomo, perchè i suoi genitori erano partiti. Fumo e alcol a volontà. Non volevano farmi partecipare perché ero piccolo ma Fabio appoggiò la mia candidatura dicendo, con tono scherzoso, che altrimenti non sapeva chi scoparsi. La sera indossai i soliti pantaloncini ma senza mettermi le mutandine, mi girava la testa al pensiero che Fabio se ne accorgesse e le conseguenze che sarebbero derivate dal mio comportamento da puttanella. La passatella di birra durò per parecchie ore, io ero seduto, manco a dirlo, vicino a Fabio che ogni tanto, sempre facendo finta di scherzare, mi mollava pacche sul culo. Da vera troia lo lasciai fare, anche quando indugiò per piu’ di qualche secondo, chiedendomi se si fosse accorto che ero senza mutande. Mi ricordo perfettamente che sentivo una specie di febbre dentro mentre pensavo al dopo e immaginavo le sue mani sul mio culetto. Ero così eccitato che dovevo smetterci di pensare, altrimenti mi sarei sceso i pantaloncini lì davanti a tutti e avrei messo il culo nelle mani di Fabio per sentire il contatto tra pelle e pelle. Bevemmo tanto, e verso l'una, dopo aver anche fumato, crollarono tutti, chi sulle poltrone chi su imaterassi stesi a terra per l'occasione, ed io mi infilai in uno di questi letti di fortuna con Fabio. Appena spenta la luce sentii la sua mano sui miei pantaloncini ed ebbi un brivido di piacere. Con la mia mano alzai
l'elastico e subito la sua mano si inserì scivolando sul mio culo nudo,emise un mugolio di piacere e sorpresa e mi disse - Sei senza mutande! Allora sei proprio zoccola eh? Lo vuoi il cazzo ? - Per tutta risposta mi scesi completamente i pantaloncini e mi allungai sulla pancia. Le sue mani correvano su tutto il mio culetto e sentii che il suo dito si infilava nel mio buchino, e presi a muovermi assecondando il suo movimento di entra ed esci. Dato che ero pieno di alcol ci misi tempo a capire che quello che pensavo fossero due dita sue che mi premevano sulla chiappa era invece il suo uccello bollente. Lo volevo nel culo, adesso lo sapevo con certezza, e lo afferrai con una mano e lo avvicinai al mio buchetto - Cos'è? Non ce la fai piu', lo vuoi subito ? - - Si, lo voglio - Mi chiese di fargli un pompino per lubrificarlo ma io non mi sentivo pronto anche per quella
esperienza, così rifiutai. Allora lui si alzò e andò in bagno. Pensavo si fosse arrabbiato e già stavo pensando di prenderglielo in bocca quando tornò con un vasetto di crema idratante nivea. Sentii che me lo spargeva attorno al buco e poi sentii che il suo uccello mi scivolava dentro. La sensazione che provai fu stupenda, non solo non mi faceva male, ma avvertivo piacere e sfregavo le mie chiappette nude sul suo corpo peloso. Mi scopò facendomi sentire veramente una puttana ed ad un certo punto sentii che mi si riempiva il culo di un liquido bollente. Lui andò in bagno ed io rimasi lì, mi piaceva avere il culo sporco del suo sperma e i pantaloncini calati, difatti mi addormentai così. La mattina dopo mi svegliai con il culo bagnato e solo nel letto. Dormivano tutti, compreso Fabio che dormiva su di un divano. Mi disse poi che mi aveva pisciato sul culo mentre dormivo...
Dopo la mia prima esperienza tornai a casa sconvolto. Mi lavai il buco nel bidè e potevo ancora sentire l'odore forte dello sperma. Mi sentivo veramente puttana, e mi piaceva l'idea di essere diventata la troietta del mio amico. Ogni volta che ripensavo al suo uccello che mi entrava nel culetto impazzivo di piacere e sentivo di essere ormai una puttana da rombare e sottomettere. Il giorno seguente non lo vidi e la sera tornai a casa pensando continuamente a quanto era successo la sera prima e eccitandomi al pensiero di venire di nuovo scopata quanto prima. La mattina dopo lo incontrai al campetto e mi fece un segno di appartarci. Andammo dietro le scuole, dove di solito ci riunivamo per bere e fumare di nascosto. Lui mi disse che non avrebbe detto niente a nessuno a patto che io facessi quello che voleva lui e che da quel momento ero la sua schiavetta. Quando mi chiamò schiavetta mi eccitai così violentemente che volevo prenderlo nel culo in quel momento, così mi girai e mi tirai giù i pantaloncini. Lui mi schiaffeggiò il culo - Che puttana che sei, non qui però,andiamo nel mio garage - Andammo nel suo garage e subito si scese i jeans e le mutande mettendo in mostra l'uccello. Era lungo e grande, duro, e io pensai che la sera prima lo avevo avuto nel mio culo. - Succhiamelo stavolta troia - disse. Io tentennai ma lui mi minacciò - Se non lo fai vado subito a raccontare dell'altra sera - Mi tolsi i pantaloncini e le mutandine restando a culetto nudo e mi inginocchiai davanti a lui. Il suo uccello era duro e bollente quando ci passai sopra la lingua. Decisi che se lo dovevo succhiare tanto valeva farlo per bene, così me lo mangiai di gusto leccandolo da troia. Mentre succhiavo lui mi offendeva chiamandomi puttana,e piu' lo faceva piu' io glielo succhiavo da troia traendone piacere. Ad un certo punto mi afferrò la testa allontanandomi dal suo uccello e mi fece girare. Strofinai il mio morbido e liscio culetto sul suo uccello insalivato e umido e mi misi a 4 zampe sentendo l'aria sul mio buchetto dilatato e tanta voglia di cazzo. - mettimelo nel culo - mugolai da zoccola. – Si, puttana, prendilo – disse lui ficcandomelo dentro e iniziando a pomparmelo su per il buchetto. Con le mani ogni tanto mi tirava pacche sul sedere e io continuavo a dire – si, puniscimi, sono la tua puttanella, la tua schiava.
Passarono delle settimane, continuavo ad andare nel garage a succhiare e a prenderlo nel culo. Un giorno ero in un grande magazzino vicino a casa mia per comprare un paio di jeans, quando passai dal reparto calze per donne. L’occhio mi cadde su delle autoreggenti bianche e pensai che, essendo ormai diventato la puttanella privata del mio amico Fabio, era ora anche di vestirmi da tale. pesso usavo delle mutande messe al contrario, ma in effetti non avevo mai pensato a qualcos’altro. Acquistai le autoreggenti e presi anche un paio di mutandine da donna. A casa li indossai subito e quando mi guardai allo specchio il risultato mi piacque parecchio. Non vedevo l’ora di mostrarmi così a Fabio e farmi scopare con le autoreggenti addosso. Uscii e andai a cercarlo. Era pericoloso uscire così, ma sotto i jeans non si vedeva nulla. Sentivo le mutandine che mi si infilavano piacevolmente nel solco delle natiche e mi sentivo così troia tanto da farmi girare la testa. Lo trovai che bevevo una birra al bar insieme a Gaetano, un altro amico ancora piu’ grande di età di lui, che anche a volte mi mollava battute porno tanto da farmi sospettare che Fabio gli avesse raccontato qualcosa. Chissà, pensai, se avesse saputo cosa portavo sotto, e un brivido di piacere mi percosse tutto il corpo. Mi sedetti insieme a loro pensando a come poter comunicare a Fabio la mia voglia di cazzo, quando propose di comprare altre birre e andarle a bere nella cantina di Gaetano per così poter giocare a carte (nel bar non si poteva). La proposta mi parve strana, avevo paura che la cosa si allargasse e si venisse a sapere, però con le mutandine e le calze mi sentivo ancora piu’ troia e accettai di buon grado. Ero sicuro che sarebbe successo qualcosa, ma la prospettiva di venire scopata da entrambi nella cantina con addosso quelle mutandine mi piaceva da morire. Andammo e iniziammo a giocare e bere. Ad un certo punto mi alzai, già brillozzo parecchio, per andare a fare la pipì e Fabio mi schiaffeggiò il culo – Hai visto che culetto da zoccola si ritrova eh Gaetà ? –
- Ho visto ho visto – rispose lui palpandomelo a sua volta. Io li lasciai fare e anzi sporsi il culo ancora di piu’ – E gli piace pure a quanto vedo – aggiunse. Mi arresi alle loro palpate e mormorai – si, mi piace – iniziando a slacciarmi i jeans. Fabio me li abbassò e rimasi in autoreggenti e mutandine – Madò che puttana! Guarda come se ne va in giro – sentii il dito di Fabio che mi entrava nel buchino e mi allungai di pancia sul tavolo. – Lo vuoi nel culo eh zoccola? - - Si, lo voglio – mi girai e mi inginocchiai davanti a Gaetano. Vedevo il rigonfiamento nei jeans e non vedevo l’ora di averlo in bocca. Gli slacciai la cintura e la cerniera e tirai fuori un uccello molto piu’ grande di quello di Fabio. Subito ci passai la lingua sopra per tutta la lunghezza e un aroma inconfondibile di cazzo e di maschio si sparse nella mia bocca. Fabio si avvicinò con l’uccello fuori e io mi misi a leccarli alternativamente – Dai puttana, lecca – mi incitavano entrambi – Non vedo l’ora di scoparmi quel culetto da zoccola che ti ritrovi – mi disse Gaetano scopandomi in bocca. Mi fiondai sull’uccello di Fabio e intanto mi giravo cercando di strofinare il culo sul cazzo di Gaetano. Lui si aggiustò meglio dietro di me e sentii qualcosa di molto duro che mi si infilava fra le chiappe. La sua spada infuocata all’inzio mi fece male ma poi iniziò a piacermi da morire. Ero in autoreggenti inginocchiata con un cazzo in bocca e uno nel culo, e capii che ero proprio nata per essere puttana.
La cantina di Gaetano e Fabio fu il mio chiodo fisso per mesi. Ogni tanto mi facevo portare da loro lì sotto e scopare e umiliare in tutti i modi. Mi ricordo che mi feci legare, frustare il culetto con le loro cinte, bere birra dopo che loro avevano affondato i loro cazzi nel mio bicchiere. Compravo mutandine, autoreggenti, gonnelline, stivali da zoccola. Fabio mi comprò anche una parrucca,così quando scendevo nella cantina mi trasformavo in Emy, la loro puttana vogliosa di cazzo. Non volevo che la cosa si allargasse, e a loro comunque conveniva tenere tutto segreto, avevo comunque 14 anni e forse avevano paura delle conseguenze. Un giorno ero fuori a giocare a pallone con altri amici quando Marco, il fratello di Gaetano, mi si avvicinò dicendomi all'orecchio - Guarda che ho visto quello che fai con mio fratello e Fabio, troietta - Mi si gelò il sangue all'istante e sentì che la sua mano mi si poggiava sul culetto velocemente - Ora vieni con me - mi disse incamminandosi verso casa. Di tutti quelli che lo potevano venire a sapere lui era sicuramente la persona peggiore. Aveva 17 anni, era il piu' deliquente e il piu' fuori di testa del quartiere. Andammo nella cantina e lui mi ordinò di togliermi pantaloncini e mutandine - Ora devi fare la puttana anche con me,fare tutto quello che ti dico, altrimenti ti vado subito a sputtanare - mi ordinò. Mi scesi i pantaloncini e sotto avevo delle mutandine aderenti ficcate nel culetto. Mi schiaffeggiò il culo e subito sentii le solite vampate di calore che mi facevano sentire così troia. Ormai ero fregato, tanto valeva fare la puttana per bene. - In ginocchio troia - mi ordinò tirandosi fuori un uccello enorme e nodoso. Tirai fuori la lingua e iniziai a leccargli le palle, poi risalii lungo tutto il cazzo e infine me lo misi in bocca inziando a ciucciarlo con gusto - Oh si, brava zoccoletta - diceva lui afferrandomi dalla nuca e scopandomi in bocca. Pensare di stare in ginocchio a ciucciare il cazzo di Marco mi faceva sentire così umiliata che desiderai di esagerare, volevo ancora di piu'. Mentre glielo succhiavo iniziai a sfilargli la cinta dai jeans e gliela misi in mano - Voglio che mi punisci - dissi con voce strozzata, allungandomi sul tavolo a pancia in sotto e mostrandogli il mio culetto nudo e voglioso. Iniziò a frustarmi ma troppo forte, a me piaceva piu' la situazione che il dolore, così lo pregai di mettermelo nel culo subito. Era così eccitato che me lo infilò immediatamente e sentii il suo uccellone entrare morbido nel mio buco. Mi scopò come meritavo e alla fine venne nel mio culetto - D'ora in poi sarai la mia puttanella e farai tutto quello che ti dico - - Va bene - risposi ancora a culo all'aria - Domani fatti trovare sotto casa alle quattro che ti porto in un posto, porta anche i vestiti che ti metti con mio fratello e Fabio, puttana - - Va bene, basta che mi scopi come oggi, mi è piaciuto da morire - risposi come una vera zoccola ubbidiente.
Il giorno dopo andai a casa sua alle quattro, avevo uno zainetto con dentro calze, mutandine, vestiti, rossetto e parrucca. Non sapevo cosa mi aspettava, ma alla fine a dire il vero ero molto eccitata perché sapevo che Marco era un vero delinquente e frequentava persone poco raccomandabili. Difatti uscì con il motorino e mi disse di salire. Ci avviammo verso la città e io chiesi dove fossimo diretti. – Da un mio amico – rispose – Ma io non vorrei che si sapesse troppo in giro - - Non preoccuparti, non è di qui, ha 45 anni ed è divorziato, viene da Catania. A sentire l’età rimasi scioccato, ma non dissi niente. Arrivammo a casa di questo tizio che ci aprì la porta. Indossava una canottiera bianca e dei pantaloncini slavati, aveva una pancia bella grossa ed era molto peloso. – E’ questa la zoccoletta ? – chiese a Marco indicandomi – Si – rispose lui. Io mi girai subito per fargli vedere il culo rendendomi conto di quanto ormai fossi troia. Difatti non mi bastò girarmi, ma per di piu’ mi scesi i jeans per fargli vedere il mio culetto nudo. – Ah!- disse subito lui compiaciuto mentre le sue mani callose e rugose si poggiavano sul mio culo – e’ proprio zoccola zoccola - - Su, vatti a cambiare – disse Marco. Mi recai nella stanza accanto e mi spogliai nudo. Indossai le autoreggenti, il perizoma, la magliettina aderente rosa con l’orsacchiotto davanti, la parrucca e mi misi un velo di rossetto. Mi resi conto che ci volevano anche le scarpe con il tacco e mi riproposi di comprarle. Mi guardai allo specchio e rimasi molto soddisfatto “ adesso vai di là e fatti scopare come una puttana “ dissi alla mia immagine nello specchio.
8
7
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Lettere a cinzia
Anni fa avevo trovato la lettera, su una rivista erotica, di un marito che...
Il tipo aveva grossi conflitti con la sintassi e, pur trovando il *plot* suggestivo, decisi di riscriverla *in italiano*.
Fatto questo, mi sono posto una domanda: cosa succederebbe se due o più persone narrassero, dal loro punto di vista, lo stesso evento?
Mi son messo a scrivere ed il risultato è questo; nel progetto iniziale, Cinzia -che gestisce la rubrica delle lettere- avrebbe dovuto rispondere alle tre lettere (e magari anche ad altre, successive, di altri personaggi, ma anche la strada della scrittura è lastricata sopratutto da buone intenzioni...
Spero che vi piaccia il testo, comunque, ed esprimo un desiderio: mi piacerebbe entrare in contatto con una persona in grado di disegnare una storia pornografica, perchè ho una certa idea in testa (un abbozzo di sceneggiatura) e mi divertirebbe vederla realizzata.
Buona lettura!!!! Target
---------
Carissima Cinzia.
Devi sapere che, dopo qualche tempo dal mio matrimonio, mia moglie decise di partecipare ad un concorso pubblico e, vista la sua refrattarietà a certe materie, le feci dare lezioni private da un giovane professore. Questi disse che del compenso se ne sarebbe parlato successivamente e che tutto sarebbe dipeso dall'intelligenza di mia moglie (che il professore aveva voluto conoscere prima).
Io notavo che, per andare a queste lezioni, mia moglie si truccava, si vestiva elegantemente ed anche con una certa civetteria (tacchi alti, minigonne o gonnellone, scollatura profonda) e ciò mi piaceva, ma il pensiero che il suo professore potesse rivolgerle particolari attenzioni addirittura mi eccitava e parecchie volte mi sono tirato una sega in preda a tali pensieri.
Casualmente, un giorno venni a sapere che il professore non era uno stinco di santo e quando chiesi a mia moglie, mentre la montavo con particolare furore, come si comportava il professore, lei mi rispose che lui "non era insensibile alla sua bellezza". Feci finta di non capire quella risposta, ma le straripai in fica tutto d'un colpo il fiume di caldo sperma che avevo in corpo.
Un giorno notai che sotto il cappotto mia moglie aveva indossato una vertiginosa minigonna per andare a lezione. La mia eccitazione fu enorme. Aspettai che mia moglie tornasse e mi feci trovare davanti alla televisione mentre mi masturbavo dolcemente. La feci avvicinare, le sbottonai il cappotto e quindi, alzatale la minuscola minigonna e abbassatele le mutandine (la porcella indossava calze autoreggenti anziché i soliti collant!), le leccai la fica appassionatamente ingoiando tutti gli umori della fica di mia moglie fino a che non venne.
Da quella volta, quasi tutte le volte che mia moglie ritornava dalle lezioni, era lei stessa ad avvicinarsi e mi dava la fica da leccare.
Sostenuti gli esami, mia moglie entrò in graduatoria ed il professore mi disse che non voleva alcun onorario perché mia moglie era stata "molto comprensiva e molto brava".
Per disobbligarmi in qualche modo, allora, invitai il professore a casa nostra per un sabato sera, a cena. Mia moglie fu entusiasta dell'idea e lei stessa prese accordi con il suo professore per l'ora e per la scelta dei piatti.
Quel sabato sera, poi, indossò un'arditissima minigonna che le copriva appena la fica, una camicetta scollatissima e tacchi alti che le allungavano le belle ed affusolate gambe in modo meraviglioso; entrando, inavvertitamente, in camera mentre si stava vestendo, mi accorsi che non aveva indossato gli slippini e la cosa mi sconvolse i sensi.
Il professore ci sapeva fare, era un uomo di mondo. Durante la cena non finiva mai di rivolgere apertamente complimenti a mia moglie, a mano a mano sempre più pesanti, e rivolgerle concupiscenti sguardi e sia le frasi che gli sguardi erano bene accetti da lei e segretamente graditi anche da me che non riuscivo più, ormai, a nascondere la mia eccitazione.
Dopo il pasto ed abbondante vino (a me girava perfino un pochino la testa), mia moglie mise un disco; una musica dolce, era un lento; lei ed il professore cominciarono a ballare allacciandosi strettamente l'un l'altra.
Seduto su una poltrona, vedevo che lui biascicava parole alle orecchie di mia moglie, che non faceva nulla per evitare lo strofinio del cazzo del professore sulla sua fica. Lei, anzi, mettendogli le braccia intorno al collo, se lo sorbiva tutto. A questo punto lui, dopo una rapida occhiata verso di me e rassicurato da un mio vago sorriso, cominciò a spogliarla lentamente, mentre continuavano a ballare, finché mia moglie non rimase completamente nuda. Io non mi trattenni più: tiratomi fuori l'uccello, cominciai a spararmi davanti a loro una grandiosa sega.
Allora mia moglie si mise in ginocchio davanti al suo partner, tirandogli fuori un meraviglioso cazzo, grosso e lungo, e cominciò a leccarglielo golosamente come una puttana di professione, con dovizia di movimenti di lingua e di labbra, fino a quando lui le sborrò furiosamente in bocca e lei, da vera troia, ingoiò tutto lo sperma. Indi, messosi nudo pure lui, fece sdraiare mia moglie sulla sponda del divano e con un paio di colpi da toro, sapientemente assestati, prima la chiavò e poi la inculò e tutte le volte che sborrava portava il cazzo alle labbra di mia moglie che glielo puliva diligentemente ingoiando tutto, mentre io mi godevo lo stimolantissimo spettacolo.
Da quella sera, il professore è l'amante di mia moglie, che si fa chiavare spesso in mia presenza sia da lui che da alcuni suoi amici (anche tre o quattro alla volta!) ed il professore, dopo le primissime volte, ha cominciato a chiedermi prima piccole cortesie (come porgergli da bere mentre montava mia moglie, o aprire la porta ai suoi amici che venivano a chiavarla), poi ha cominciato a volere che preparassi e servissi la cena a tutti, o di tenermi pronto ad asciugare le secrezioni che colano dai buchetti di mia moglie, tra un maschio e l'altro, prima semplicemente con una salviettina e poi leccandola direttamente. E' giunto (perfino!) a chiedermi di eccitare con le mani e con la bocca un suo amico perché mia moglie lo aveva troppo stancato e non sarebbe riuscito ad incularla bene; anzi, da quella volta, spesso mi viene richiesto di riportare in tiro i loro cazzi, anche se qualcuno non si controlla troppo e mi sborra in bocca! Poi, ha preteso che facessi tutti questi piccoli servizi prima con una parrucca bionda, poi addirittura vestito da cameriera ed ora con solo un paio di calze autoreggenti, la parrucca, tacchi a spillo ed un grembiulino. Io, per quieto vivere, ho accettato tutto, ma lui adesso vorrebbe inculare pure me. Ma, mi viene da domandarmi, cosa penserebbe mia moglie, di me, nel vedermi sotto i colpi del suo amante?
Carissima Cinzia, vorrei un consiglio da te.
Devi sapere che, circa un anno fa, ho deciso di partecipare ad un concorso pubblico e che, per essere aiutata nelle materie più difficili, mio marito mi ha fatto prendere lezioni private da un professore.
Questo professore, che si chiama Mario, è un uomo molto bello, alto, bruno, ben fatto, con una erotica voce bassa e decisamente affascinante. Prima di accettare di darmi queste lezioni ha voluto conoscermi, per valutare le mie potenzialità, come diceva lui. Mi sono presentata vestita in modo sportivo, una gonnellona di flanella a fiori, un maglione ed il montone, lui mi ha guardato, mi ha fatto restare in piedi e mi ha chiesto di girare su di me, lentamente.
Perplessa, ho eseguito e lui, alla fine, mi ha fatto un meraviglioso sorriso e mi ha fatto sedere. Poi mi ha detto che lui è un insegnante molto severo, ma che col suo sistema sarei stata certa di entrare in graduatoria; però avrei dovuto ubbidirgli senza alcuna esitazione. Ti devo confessare che questo discorso mi aveva un po’ impaurita ma, tenendo molto a quel posto, ho accettato.
Lui allora mi ha sorriso e mi ha detto: "tirati su la gonna!". io l'ho guardato stupita e lui si è arrabbiato molto: "Ti ho detto che dovrai eseguire qualunque ordine senza alcuna esitazione, stupida!". Mi sono vergognata molto, sia della situazione che dell'epiteto, ma ho ubbidito.
Allora mi ha fatto un altro meraviglioso sorriso (come se non fosse successo niente), mi ha chiesto di fare un'altra piroetta, osservandomi bene le gambe ed i fianchi, e poi mi ha detto che ero molto bella, ma che non avrei mai dovuto indossare pantaloni o collant perché non mi stavano bene, precisando che quello era un ordine. Stavo per levarmeli, soggiogata dalla sua personalità, ma mi ha sorriso ancora, mi ha detto che la cosa valeva dalla prossima volta e ci siamo accordati per la prima lezione.
Abbiamo cominciato a studiare assieme e se non soddisfacevo le sue aspettative, si arrabbiava e mi faceva paura. Un giorno che per distrazione avevo fatto uno stupido errore, mi ha afferrato per i capelli, mi ha messo per traverso sulle ginocchia, mi ha alzato la gonna, abbassato gli slippini e mi ha sculacciato molto forte, dandomi venti colpi (contati!).
Le sue mani sembravano di ferro e, alla fine, mi sentivo il sedere in fiamme. Dopo qualche minuto, mi disse di tornare a sedermi accanto a lui, ché dovevamo andare avanti, ma non riuscivo a stare seduta. Allora mi ha detto di sdraiarmi sul divano e di tirar su al gonna e mi ha spalmato una pomata anestetica.
Io mi sentivo molto turbata, addirittura eccitata e, mentre mi stava spalmando la crema, schiusi un pochino le cosce; la sua mano esitò un attimo, poi riprese a scorrere delicatamente sulle mie natiche arrossate. Allora allargai ancora un pochino le gambe e, dopo un'altra breve esitazione, le sue dita cominciarono a sfiorarmi sempre più dappresso l'attaccatura delle cosce. Sollevai un pochino il sedere, allargando ancora un pochino le ginocchia e venni finalmente ripagata dalle sue dita che mi accarezzavano lievissimamente le labbra della mia topina, sfiorandomi appena i peluzzi e provocandomi un brivido di piacere.
Non ricordo se mi scappò un gemito, ma sentii le sue dita schiudermi la micetta ed insinuarsi dentro, mentre mi cominciava a baciare sul collo. Allora mi voltai, lo baciai a mia volta e, presa da un turbine di libidine, gli cercai la patta dei pantaloni, gli aprii la lampo e mi trovai in mano uno stupendo cazzo di dimensioni assolutamente grandiose.
Facemmo l'amore e, da quella volta, diventammo amanti.
Mario pretendeva che io, in casa sua, non indossassi mai le mutandine, obbligandomi a levarle ed a rimettermele, di solito, nell'ascensore.
Era diventato sempre più imperioso ed esigente; un giorno mi sodomizzò (era la prima volta, non lo avevo mai voluto concedere neanche a mio marito!) e sentii molto male, ma non me ne importava.
Frattanto, mio marito doveva aver cominciato a sospettare qualcosa, ma anziché arrabbiarsi, mi dava l'idea che la situazione lo eccitasse: una sera, mentre stavamo facendo l'amore (ma quanto era banale e noioso, dopo aver conosciuto l'uragano dei sensi con Mario!), mi chiese se il professore mi avesse fatto qualche proposta ed io, sulla difensiva, gli risposi ambiguamente che non era insensibile alla mia bellezza e lui venne in un attimo, eccitatissimo dalla mia risposta; un giorno -poi- rientrata dalla lezione, ero ansiosa di andare in bagno per rinfrescarmi (Mario mi veniva sempre dentro e non voleva che mi lavassi a casa sua: "così mi porti a casa con te!" era solito dirmi, torcendomi i capezzoli), ma lo trovai in soggiorno con il cazzo in mano; mi fece avvicinare, mi slacciò il cappotto, mi alzò la minigonna, mi tolse gli slippini (annusandoli, eccitato) e cominciò appassionatamente a leccarmela, facendomi il bidè che desideravo tanto.
Dopo quella volta, ogni volta che tornavo a casa, ero io stessa a cercarlo per farmi leccare.
Un giorno arrivai dal mio fantastico professore e, appena mi aprì la porta, lo baciai gettandogli le braccia al collo. Solo in un secondo tempo mi accorsi che c'era un altro uomo, ma lui disse che non importava, che avrebbe atteso la fine della lezione.
Cominciammo a lavorare sui libri e lui cominciò, come suo solito, ad accarezzarmi la topina: la carogna sapeva che, facendo così andavo in libidine, ma continuò incurante del fatto che l'altro fosse nella stanza, dietro di noi.
Dopo un pochino, ero già su di giri, mi afferrò la nuca e mi bacio con energica passione. Mentre contraccambiavo il bacio, sentivo che l'uomo era venuto vicino a noi e che probabilmente, stava osservando la mano che Mario mi teneva tra le gambe; cercai di socchiuderle, ma lui me le forzò ancora più aperte con la mano e, contemporaneamente, mi girò la testa dall'altra parte, dove trovai a pochi centimetri dalle labbra, il cazzo dell'uomo. Feci per rifiutare, ma mi ordinò di succhiarlo ed io obbedii.
Mentre ero alle prese col cazzo dell'uomo, che mi teneva con le due mani per la testa, Mario mi fece alzare, mi alzò intorno alla vita la gonna e mi spinse, con un colpo brutale, il suo cazzo nel culo. L'allenamento che mi aveva fatto alla parte, mi permise di sentire solo una fuggevole fitta e presto, incalzata dai colpi possenti di lui, godetti.
Allora si sfilò, mentre sentivo il suo seme colarmi dal buchetto allargato giù lungo le cosce e sempre lasciandomi in balia dell'uomo che mi stava pilotando per la testa in un lungo pompino, ed andò ad aprire la porta di una stanza dietro di me: dopo pochi secondi, avvertii la presenza di alcuni uomini e feci per girarmi, per andare via, ma subito sentii un cazzo (sconosciuto) che mi entrava nella topina.
Poi... poi non ricordo altro che di essere stata portata, di peso, nel letto e di aver fatto all'amore con tutti gli uomini insieme, cinque. Avevo sempre qualcuno che mi metteva il cazzo nella fichina, o nel culetto, od in bocca, o che si faceva masturbare da me, o che mi leccava dappertutto sia da solo che in concerto con altri.
Fu un pomeriggio molto lungo, dove studiai molto poco, ma dove godetti da impazzire e fu solo il primo di altri ugualmente affollati e goderecci.
Alla fine arrivò il giorno del concorso, dove riuscii ad entrare in graduatoria. Mio marito chiese a Mario quando gli dovesse di onorario, ma lui (che era solito definirlo con gravi epiteti e che, fondamentalmente, lo disprezzava) disse che non gli doveva niente perché mi ero dimostrata "molto comprensiva e molto brava". Allora mio marito, per sdebitarsi, lo invitò a cena un sabato sera e mi incaricò di accordarmi con Mario per quanto riguardava l'ora e le pietanze.
La sera fatidica, decisi di indossare una minigonna assolutamente favolosa, una camicetta molto leggera ed un paio di scarpe coi tacchi a spillo, che mi slanciavano le gambe in maniera veramente arrapante. Stavo dimenticando che Mario detestava gli slippini e me li tolsi poco prima che arrivasse.
A tavola, la cultura ed il fascino di Mario lo resero il centro dell'attenzione, anche se mi rendevo conto che continuava a riempire il bicchiere di mio marito con l'ottimo vino che avevamo; durante tutta la cena, inoltre, continuava a gettarmi occhiate maliziose ed a farmi complimenti, prima garbati e civili, poi sempre più spinti e che mi turbavano piacevolmente; dal vago sorriso ebete di mio marito e dalla sua incongrua erezione, capivo che, su di lui, il vino aveva fatto il suo bell'effetto.
Dopo cena, decidemmo di sentire un pò di musica e misi sul giradischi un lento: Mario mi invitò garbatamente a ballare, stringendomi forte. Mentre mio marito ci osservava svagatamente da una poltrona, lui mi mormorava osceni programmi nell'orecchio, facendomi anche sentire il cazzo duro contro il pancino e sfidandomi a fargli un pompino davanti a mio marito.
La cosa mi intrigava, devo essere onesta, e lui cominciò, sempre mentre ballavamo, prima a slacciarmi la camicetta, poi a sfilarmela e poi mi slacciò la gonna, facendomela cadere attorno ai piedi. Come la minigonna toccò il pavimento, mio marito tirò fuori il suo cazzetto e cominciò a farsi una pippa lì davanti a noi. Allora mi inginocchiai davanti a Mario e glielo tirai fuori, leccandolo e succhiandolo come mi aveva ben insegnato. Dopo un pochino, sentii il cazzo del mio amante ingrossarsi ancora di più e, in pochi attimi, mi riempì la bocca di sperma, che mi affrettai ad inghiottire, golosa.
Mentre mio marito continuava a guardarci ed a farsi il suo seghino, Mario si spogliò completamente, mi depose sulla spalliera del divano a pancia sotto e mi chiavò ed inculò potentemente. Io godetti come una pazza e, dopo che era venuto, gli pulivo con passione il cazzo leccandoglielo accuratamente.
Da quella volta, Mario pretese di scoparmi sempre in presenza di mio marito e devo dire che mi eccitava, contribuire ad umiliare quel cornuto, che continuava con le sue pugnette.
La fantasia di Mario era scatenata: cominciò a chiedere a mio marito di portargli da bere mentre facevamo l'amore (e quello obbediva scodinzolando!), poi, quando decise di far venire a casa mia anche i nostri amici (quelli che erano soliti fare all'amore con me a casa di Mario), gli ordinava di andargli ad aprire la porta e di comportarsi da perfetto padrone di casa, aiutandoli a levarsi i cappotti, offrendogli da bere ed introducendoli nella camera dove io e Mario facevamo all'amore. Poi ha preteso che preparasse la cena e la servisse a tutti noi e che fosse sempre pronto, a suo comando, ad asciugarmi lo sperma dai miei vari buchetti e di dosso, prima con una salviettina, poi direttamente con la lingua.
Un giorno decise che l'educazione di mio marito necessitava di un "salto di qualità", come lo definì lui, e lo costrinse, con una scusa, a fare un pompino ad uno degli amici; da quella volta, dopo che qualcuno veniva con me, andava da lui a farselo ridiventare duro e lui ci dava dentro, con la bocca e le mani, per non farsi fare urlacci da Mario.
Alla fine gli regalò una parrucca da donna -bionda, coi ricciolini- e gli impose di tagliarsi i baffi e fare tutto ciò che lui ordinava con la parrucca ed una divisa da cameriera indosso.
Adesso mio marito, quando ci fa da cameriera, indossa solo la parrucca, un paio di calze autoreggenti, il grembiulino ed i tacchi a spillo, e Mario sta accarezzando l'idea di fargli anche il culo (fargli significa che lui sarà il primo e poi anche gli altri ci daranno dentro: ormai siamo un bel gruppo affiatato!); devo dirti che l'idea mi stimola molto, anche perché Mario è molto abile, in questi addestramenti: pensa che, ogni tanto, riesco ad ospitare nel culetto perfino due cazzi per volta e non vedo l'ora che anche mio marito (che tanto come uomo non è gran cosa) riesca ad essere così ospitale.
Dopo questo lungo preambolo, vengo alla domanda: Mario ha visto una foto di mia cognata, una stronzetta di diciott'anni che si da un sacco di arie, e l'ha giudicata graziosa.
Cosa ne penseresti se convincessi Mario a sedurla, ad introdurla nelle nostre movimentate festicciole (con suo fratello nel ruolo di cameriera culattona), per farle un pò abbassare le arie, farle ben aprire la fichetta (che, da come si comporta è convinta di avere solo lei!) ed il culetto e, con un pò di tempo e di applicazione, farla diventare la mia schiavetta personale obbligandola, per esempio, a leccarmi per bene la fica ed il culetto dopo che mi ci hanno sborrato dentro?
Rispondimi con celerità, ti prego.
Cara Cinzia
Ti devo assolutamente raccontare cosa mi è successo da un tre mesi a questa parte.
Devi sapere che con mia cognata non andavo molto d'accordo, perciò non frequentavo granché mio fratello Giulio; magari lo sentivo una volta al mese, per telefono, ma nulla più.
Puoi immaginare il mio stupore quando Barbara mi ha telefonato, tutta miele, per invitarmi a cena a casa loro. Pur non essendoci eccessivamente simpatiche, mi sembrava scortese rifiutare, tanto più che aveva accennato alla presenza di un loro amico, a questa cena.
Pensai ad una serata un pò pallosa, con questo loro amico che mi immaginavo, come Giulio, oltre i trent'anni, ma per quieto vivere -ed anche perché mio fratello mi aveva caldamente pregato di accettare- mi sono fatta forza e ci sono andata.
Avevo deciso, non so neanch'io perché, di vestirmi sexy, con una minigonna mozzafiato, scarpe col tacco alto, un'ampia canottiera scollata per divertirmi ad eccitare questo loro misterioso amico e per fare irritare un pochino Barbara.
Stefano, il mio ragazzo, mi aveva chiesto anche lui di uscire, quella sera, ma... non ne avevo voglia: lui è gentile, delicato, educato, quando facciamo all'amore mi scopa con discreta passione, ma sempre frenato dalla paura di farmi male, di rompermi -manco fossi di cristallo!- (e non è che il suo cazzo sia poi quella gran cosa che lui crede!) ma... non te lo so spiegare: mi sentivo stranamente attratta da questo inaspettato invito a cena.
Arrivata a casa loro, mi ha aperto Barbara e ci siamo scambiate il solito formale bacio sulla guancia, anche se lei mi ha abbracciato con più slancio di quanto mi aspettassi e mi ha presentato al tizio, un certo Mario come "la sua adorabile cognatina". La cosa avrebbe dovuto puzzarmi, ma ero intenta a rimirare Mario: alto, nero, viso abbronzato in cui spiccavano due occhi azzurri, un naso forte ma molto virile ed un mento con la fossetta, con una bella figura muscolosa, una stretta di mano asciutta e salda, una voce bassa molto sensuale e, sopratutto, una maniera di guardarmi, di spogliarmi con gli occhi che, non lo nego, mi aveva provocato un brivido di eccitazione.
Bevemmo qualcosa come aperitivo e notai che Giulio, che si era tagliato i baffi, pendeva dalle labbra di Mario -che aveva chiesto che fosse mio fratello a servire gli aperitivi- e, mentre Giulio era girato verso il mobile bar per mescere le bevande, Mario aveva accarezzato il culo di Barbara, ma senza fretta, come se facesse qualcosa che aveva il diritto di fare e non gli importasse essere di essere visto da Giulio.
Ci sedemmo a tavola (io alla destra di Mario e di fronte a mio fratello, che aveva la moglie a fianco) e Giulio servì lui la cena, mentre l'uomo si dimostrava un conversatore affascinante e mentre continuava a farmi brindare alle mia bellezza.
Durante la cena, Barbara si scostò un poco dal tavolo e notai che non indossava mutandine. La cosa mi stupì solo un poco: cominciavo a capire che lei e Mario andavano fin troppo d'accordo.
Arrivati quasi al dolce, mi sentivo languida per il vino bevuto e mi accorsi che il mio vicino mi aveva messo una mano sul ginocchio e che aveva cominciato ad accarezzarmi la coscia, pur continuando a conversare con Barbara. Mi girai verso di lui per provare a protestare, ma la sua mano mi strinse molto energicamente la gamba, facendomi perfino un pò male. Allora decisi di vedere dove voleva arrivare: mi intrigava anche pensare di sedurre l'amante di mia cognata e proprio davanti a lei!
La sua mano, sempre seguendo la coscia, si infilò sotto la mini e arrivò contro il tanga che indossavo sotto: me lo grattò lentamente con le unghie, provocando vibrazioni che si trasmettevano piacevolissimamente alla mia fichetta, tanto che, dopo qualche istante, schiusi maggiormente le gambe; dopo qualche minuto, le sue dita cercarono di scostare il bordo dell'indumento e si impazientirono. Mentre la conversazione proseguiva (ridevamo molto), Mario levò di scatto la mano dalla mia fichetta e se la mise rapidamente in tasca; poi tornò sotto la mia gonna e sentii il freddo di qualcosa di metallo: aveva preso un coltellino e con quello mi tagliò le stringhe del mio tanga (nuovo!) prima che potessi, in qualche modo, evitarlo. Mentre la mano dell'uomo armeggiava tra le mie gambe, impossessandosi della spoglia dell'indumento (che mise in tasca assieme al coltellino) Barbara fece vistosamente cadere il tovagliolo ed infilò la testa sotto il tavolo, vedendo cosa il suo amante stava combinando. Quando rialzò il capo, mi guardò fissa negli occhi, con un'espressione indecifrabile negli occhi; decisi di sostenere lo sguardo e di rivolgerle un sorrisetto, pensando di aver vinto. Lei distolse deliberatamente lo sguardo ed io gongolai, dentro di me, per lo smacco inflittole.
Dopo cena, Giulio mise un ellepì di lenti sullo stereo e Mario, galantemente, mi invitò a ballare: accettai con vero piacere e ballammo molto stretti, con gli occhi di mia cognata sempre addosso. Mario mi faceva sentire il suo cazzo inalberato contro il pancino ed io mi godevo l'arrapante attrito: l'uomo aveva una dotazione di tutto rispetto. Cominciò a mormorarmi dolci porcate all'orecchio e dopo un pochino, Giulio e sua moglie cominciarono a sparecchiare; mentre erano in cucina, Mario mi disse di fargli un bocchino: ovviamente rifiutai, con mia cognata e mio fratello nei paraggi! Allora lui mi afferrò per i capelli, mentre si tirava fuori il cazzo, e mi abbassò fino all'altezza giusta, spingendomelo poi tutto in bocca. Ti devo confessare che, da una parte, i modi brutali dell'uomo mi eccitavano, come mi eccitava il suo cazzo spinto fino in gola, ma dall'altra avevo il terrore che tornasse mia cognata e che mi facesse una scenata. In effetti, mia cognata tornò e mi sorprese in quell'imbarazzante situazione: "bene -disse- ma guarda come la santarellina si dà da fare, in casa mia!". Io provai a divincolarmi, ma la stretta dell'uomo ai miei capelli si fece ancora più ferrea. Stranamente, però, Barbara, dopo quel commento tornò in cucina e Mario mi pilotò, sempre tenendomi per i capelli, verso il tavolo da pranzo che era, ormai sgombrato. Poi, mi fece rialzare, mi stese prona sul tavolo ed io sentii il suo cazzo pulsante che mi entrava nella fica, sempre tenendomi saldamente per la mia povera capigliatura. Io provai ancora a ribellarmi, ma ero pressata contro il bordo del tavolo dal peso dell'uomo che -me ne resi conto in un lampo- mi stava violentando! Però, in fondo, devo dire che la brutalità di Mario mi stava eccitando moltissimo e sentivo la mia fichetta pulsare e non me ne fregava più niente di mio fratello e di quella stronza di sua moglie: volevo solo quel cazzo stupendo che mi stava scavando la fica!
Poi sentii Barbara che si avvicinava e che, parlando con Mario, gli chiedesse se fosse di suo gradimento la fichetta della sua cognatina: L'uomo rise e commentò, minaccioso: "certo, ma adesso le esplorerò per bene anche il culo!" No! Il culo no! Avevo provato una volta -con un mio amichetto che non aveva neanche un granché di uccello- e mi era bastato! Cercai di ribellarmi, ma vidi Barbara che si accucciava accanto a noi e, dopo pochi istanti, sentii due lacci che mi bloccavano le caviglie contro le gambe del tavolo. Mario, sdraiato su di me, mi teneva bloccati i polsi, dando modo a quella troia di Barbara di legarmeli solidamente alle altre due zampe del tavolo.
Quando fui così immobilizzata Mario, col suo maledetto coltellino, mi tagliò la canotta e la minigonna, lasciandomi completamente nuda.
Mia cognata, allora, prese i brandelli della mia canottiera e me li forzò in bocca, legando poi il tutto con una striscia di gonna annodata dietro la nuca, imbavagliandomi: "Scusami, Paola, ma non sopporto sentire gridare!" mi disse, poi, la troia. Poi mi scostò le natiche e sentii la spinta potente di Mario nel mio povero culetto, che venne spalancato a forza.
Dio chemmale!! Pensavo di svenire ma, dopo qualche minuto, sentivo il dolore che si tramutava in piacere e cominciai ad assecondare i movimenti del palo che mi stava squassando lo sfintere con adeguati movimenti del bacino.
Sentii il cazzo che si inturgidiva dentro di me e Mario, ringhiandomi in un orecchio, mi riempì il culo di sborra.
Pensavo che i miei patimenti fossero finiti, tanto più che sentii il mio violatore ordinare (sì, quello era proprio un ordine!) a mio fratello di preparare una "bella aglio, olio e peperoncino", perché, disse, gli era venuta fame.
Mio fratello venne sulla porta della sala da pranzo (probabilmente non aveva ben capito) e mi vide così, con un sottile rivolo di sperma che mi colava dal culetto dilatato giù lungo una coscia, legata al tavolo ed imbavagliata. Lo vidi impallidire, poi arrossire, non sapeva più neanche lui cosa fare; Mario rise forte, brancicando il culo di mia cognata e gli disse: "Davvero brava -sai?- tua sorella. Ha un culetto che è la fine del mondo, anche se quello di tua moglie è mille volte meglio. Lo vedi -no?- che è sporca! Leccala tutta bene!" Giulio cercò di rifiutarsi, ma Mario gli tirò un tremendo manrovescio e mio fratello, con gli occhi gonfi di lacrime, cominciò a leccarmi prima la colatura sulla gamba poi, risalendo il mio povero martoriato buchetto, arrivando ad infilarmi la lingua dentro.
Io, se da una parte mi vergognavo come mai in vita mia, dall'altra stavo godendo delle leccate di mio fratello! E, come è logico che finisse, arrivai all'orgasmo.
Mario, come se ne accorse, spedì Giulio in cucina a preparare la pastasciutta e mi venne a sussurrare nell'orecchio: "Voglio farti diventare una perfetta schiava ed ho capito che la cosa ti darà molto piacere. Però dovrai dimostrartene degna: adesso ti toglierò il bavaglio e ti metterò la fava in bocca, ma non per un pompino: per bere il mio piscio. Se sei d'accordo, fai sì con la testa." La cosa mi sconvolgeva: non lo avevo mai fatto in vita mia e mi faceva schifo! Non lo avrei mai fatto, io! Mica ero una troia come Barbara, checcazzo! Poi, però, mi sentii pizzicare dolorosamente con le unghie il clitoride: quella stronza di Barbara mi ci stava piantando le unghie dentro e con le altre dita mi stava sgradevolmente graffiando l'interno della fica e del culo, senza che potessi assolutamente impedirlo: alla fine, annuii.
"Bene, Paola, sono contento che tu sia d'accordo -disse Mario, perfidamente-, però ti avverto: dovrai ingoiare tutto; se lascerai uscire soltanto una goccia, ti farò frustare da Barbara, che non vede l'ora!"
Terrorizzata, mi affrettai ad annuire di nuovo e Mario mi si avvicinò con il cazzo mezzo floscio in mano. Poi ebbe come un'ispirazione e chiamò forte: "Giulia!" (con la a, al femminile!) e mio fratello apparve di corsa. Mario si informò dettagliatamente di come andasse la preparazione dell'aglio-e-olio e, quando sentì che mio fratello aveva appena unito il peperoncino sbriciolato all'olio con l'aglio, sembrò soddisfatto. "Torna pure di là, ora... Ma prima guarda un pochino i buchi di quella stronzetta di tua sorella". Giulio si avvicinò e mi guardò, con una certa voglia, mi sembrava di capire! "no, non così da lontano: guardala più da vicino, fatti più sotto!" E sentii il respiro affrettato di mio fratello che mi scompigliava i peli. "E' vero che tua sorella ha proprio una bella fica ed un bel culo?" Lui annuì. "Ti ho fatto una domanda, idiota!" "Sì... sì, è vero: mia sorella ha u... una bella fica ed un bel culo" " E allora accarezzaglieli: spingici dentro le dita, dai!"
Lui ubbidì ed io sentii le sue dita allargarmi la fica ed il culo: provai un moto di fastidio fisico, ma non capivo perché. Poi, dopo avermi anche sfiorato col polpastrello del pollice il grilletto, venne spedito da Mario in cucina.
Bastarono pochi istanti e mi sentii andare a fuoco la fica ed il culo; capii perché 'uomo aveva obbligato mio fratello a preparare la pasta e perché lo aveva obbligato a toccarmi: perché così lo avrebbe fatto con le mani sporche di peperoncino! dio, che bruciore! Mi agitavo e piangevo, ma i due stronzi mi guardavano sorridendo: "Ovviamente, adesso che ti leverò il bavaglio, non devi dire una parola, o gemere, altrimenti ti affiderò alle cure di Barbara".
Così mi liberarono la bocca (se ne occupò mia cognata) che fu subito riempita dal cazzo di Mario, il quale cominciò subito a liberarsi la vescica. Il primo istante, lo confesso, fu terribile, assolutamente rivoltante; poi... poi riuscii a visualizzarmi in quella situazione (praticamente riuscii a vedermi come se fossi diventata un'altra persona che guardava me, legata al tavolo ed umiliata così) e... beh, devo dirti che l'immagine mi eccitava. Il bruciore nella mia fichetta e nel mio culetto martoriato era terribile ed agitavo il bacino, in fiamme; anzi mi agitavo tutta e -ovviamente- capitò: forse i miei movimenti, forse un deliberato movimento di Mario, ma il suo getto zampillò per un istante sul mio viso.
Lui non si scompose: finì di pisciarmi in bocca, si asciugò l'uccello con i miei capelli e se lo rimise nei pantaloni, mentre la sua complice mi imbavagliava nuovamente. Poi l'uomo si sfilò la cintura dai passanti dei calzoni e la porse a Barbara, che cominciò subito a colpirmi tra le reni e le ginocchia, con deliberata casualità e notevole entusiasmo.
Il dolore era orribile, ma dopo i primi cinque o sei colpi (ne arrivarono una ventina), una strana ondata di caldo piacere cominciò a pervadermi: ero forse masochista? Quando l'estremità della cintura, ad un certo punto, colpì l'interno delle cosce e andò a dare un rovente bacio al mio grilletto... beh, devo confessarti che in quel momento mi sentii esplodere dal piacere! Era un'esperienza assolutamente sconvolgente!
Finito di frustarmi, Barbara mi infilò brutalmente un dito nella fica e disse a Mario: "La troietta ci ha preso gusto: è zuppa di sborra!" Effettivamente, ero stranamente (molto!) eccitata e, non so perché, decisi che non detestavo poi così tanto la mia arrogante cognata.
Mario aveva preso una macchina fotografica (di quelle compatte, col flash) e mi stava fotografando da tutti i lati, oscenamente bloccata sul tavolo.
Poi chiamò, a voce alta, mio fratello che arrivò subito, indossando -assurdamente- solo un paio di calze da donna autoreggenti, un paio di scarpe col tacco a spillo ed una parrucca bionda coi riccioli. Mi guardò con gli occhi colmi di imbarazzo, ma il suo cazzo nudo cominciò ad ergersi, alla vista del mio corpo così oscenamente offerto ai suoi occhi.
"Giulia, sii gentile -disse Mario con la sua voce suadente- scopati la nostra ospite" Giulio mi guardò negli occhi, poi il suo sguardo cadde sulla mia fichetta, luccicante di umori, e... e mi penetrò di colpo!
Quante volte, quando avevo quattordici anni, avevo immaginato quella scena! Ed ora si avverava, così!
Mio fratello, seguendo le precise istruzioni dell'amante della moglie, mi chiavò, poi me lo mise nel culo e, dopo che Barbara mi levò il bavaglio, me lo diede da succhiare. Io, che nel frattempo ero stata liberata da mia cognata, ero in uno stato d'animo tale che, con naturalezza, contraccambiavo le effusioni di Giulio: finalmente, dopo averlo sognato per tante notti - anni prima- facevo all'amore con mio fratellone!
Mario fotografava -aveva già cambiato due rullini!- e commentava ad alta voce le nostre evoluzioni; poi passò la macchina fotografica a Barbara, si tirò fuori il cazzo, nuovamente duro, e pretese che glielo leccassimo io e Giulio.
Io, ebbra di quella strana situazione, lo leccai lungo l'asta, facendo danzare la lingua sul filetto e sulle palle, mentre mio fratello ne imboccava la cappella congestionata; poi... poi successe: io e Giulio ci baciammo -in bocca- come se non fossimo fratello e sorella, bensì due amanti...
Dopo il bacio, ricominciammo a dedicarci al cazzo di Mario, che aveva fatto capire la sua contrarietà al nostro... intermezzo afferrandoci per i capelli.
Poi, sempre pilotata dalla ferrea stretta dell'uomo, venni obbligata a leccare il sesso di Barbara (si passarono i miei capelli, da stretta a stretta!) e Mario inculò Giulio.
Quando entrambi venirono, Giulio venne obbligato a pulire -alla perfezione- il membro che lo aveva penetrato ed ad introdurlo nella fica di Barbara.
I due cominciarono a scopare ed io... beh, mi era piaciuto essere presa da mio fratello ed, ormai, il ghiaccio era rotto...
Quando la lunga serata finì -dopo ore-, venni rimandata a casa, con una mini ed una camicetta imprestatemi da mia cognata -e null'altro!- ed ancora vibrante del piacere che l'aver scoperto al mia vena masochista mi aveva dato. Mi doleva il culetto, brutalmente violato, mi doleva la fichetta -che aveva dovuto ospitare la mano di mia cognata-, i capezzoli che erano stati stretti e maltrattati dalle forti dita di Mario, ma ero -finalmente- soddisfatta.
Qualche giorno più tardi, ricevetti una telefonata di Barbara.
Dopo le solite -fasullissime- banalità, mia cognata giunse al sodo: "Lo sai che ci sei rimasta molto bene, nelle foto che abbiamo fatto l'altra sera? Tu e mio marito, tu ed io, tu e Mario: veramente belle! Pensavamo di mandarne qualcuna a qualche tuo compagno di liceo, od a qualche tuo vicino di casa, od anche a qualche bottegaio lì nei dintorni... così, tanto perché anche loro possano apprezzare la tua bravura. Domani sera diamo una piccola festicciola: potresti venire, così ne parliamo. Vieni vestita esattamente come l'altra sera, quando sei andata via. Non accetto scuse!"
Immaginai quelle foto circolare in classe, nei negozi, tra il vicinato: a parte i molti, ipocriti commenti, pensai ad i tanti che si sarebbero sentiti autorizzati a provarci, con le buone o con le cattive... e la cosa mi eccitò a tal punto che dovetti cercare sollievo sulla punta del polpastrello. Poi, però, pensai anche a mio fratello, mentre il respiro cominciava a calmarsi: nella sua attività sarebbe stato additato, sbeffeggiato, deriso, insultato, rovinato; no, avrei fatto tutto ciò che volevano per non rovinarlo! E poi... cosa poteva capitarmi di "peggio" -un brivido di piacere mi scorse lungo la schiena- di quello che mi era capitato qualche sera prima?
Quando suonai alla porta della casa di mio fratello, venne ad aprirmi un tizio che non avevo mai visto ed ebbi un istintivo moto di ritrosia; lui mi afferrò per un braccio e richiuse la porta dietro di me, poi si girò verso il soggiorno e disse "E' arrivata la troietta!" introducendomi nella stanza dove una decina di uomini e quattro donne stavano conversando -in piedi-, sorseggiando delle bibite servite da Giulio, che era "vestito" con calze e scarpe femminili, parrucca, grembiulino da colf e null'altro.
Mentre passavo tra questa gente, molti di loro mi infilarono una mano sotto la gonna, tirandomi i peluzzi e pizzicandomi dolorosamente le natiche -uno arrivò perfino a sondarmi il buchetto posteriore con un dito!- o mi torsero i capezzoli. Al primo di questi contatti, cercai di abbozzare una qualche reazione, ma l'uomo che mi aveva aperto mi sussurrò di proseguire dritta, senza fermarmi, "come una modella ad una sfilata". La cosa era stata un pochino dolorosa ed -eccitantemente- umiliante.
L'uomo che mi aveva aperto, mi pilotò in camera da letto e mi ingiunse di spogliarmi. quando fui completamente nuda, davanti a lui, mi ordinò di voltarmi, mi piegò a forza e mi penetrò dal culetto, con spassionata brutalità, a freddo.
Non nego che la cosa mi fece dolere brutalmente la parte, nei primi momenti, ma poi cominciai ad apprezzare la violenza.
Finito che ebbe, mi spiegò cosa dovevo fare: sarei stata sotto il tavolo da pranzo, carponi, e pronta ad accorrere -al primo schiocco di dita- a leccare e succhiare il sesso dei convitati o, se avessero schioccato le dita due volte, per bere la loro pisciata. Le regole di questo loro gioco erano che: se stavo succhiando o leccando e qualcuno schioccava le dita, dovevo interrompere immediatamente e correre al nuovo sesso, mentre se stavo servendo qualcuno impegnato con la vescica, dovevo attendere che avesse finito; non avrei, inoltre, dovuto versarne neanche una goccia, pena gravi punizioni. Accettai (come se avessi avuto alternative!), pensando che il piano del tavolo mi avrebbe nascosto dagli sguardi dei presenti.
Mi condusse nella sala da pranzo e mi fece prendere posto, sotto ad un tavolo che non avevo mai visto: anziché il solito, che ricordavo fin dall'altra volta, di teak ed adatto per sei convitati, questo era composto da quattro zampe di legno che sostenevano un piano di cristallo -spesso almeno due dita!- che era apparecchiato per una quindicina di persone, senza alcuna tovaglia. Il mio antico pudore mi fece arrossire, immaginandomi nuda, impegnata a correre carponi da un sesso all'altro sotto il loro sguardo vigile. Poi, però, una certa eccitazione mi fece prendere posizione con una certa attesa ansiosa.
Dopo pochi minuti, i convitati presero posto a tavola e vennero serviti da mio fratello, mentre io cominciai ad accorrere ad ogni schiocco di dita da una parte all'altra del grande tavolo, leccando e succhiando sessi (e le più impazienti, dei miei servigi erano le quattro donne!) e bevendo con avida attenzione qualunque secrezione mi versassero in gola (più complicato con le donne, devo dire!).
Dopo un lunghissimo periodo di tempo, la cena finì e, se ti devo essere onesta fino in fondo, avevo le mascelle e le labbra indolenzite, oltre allo stomaco in subbuglio.
Giulio sparecchiò e servì champagne da bere e Mario, che aveva condotto brillantemente la conversazione senza degnarmi di uno sguardo, mi impose di uscire da sotto il tavolo e di sdraiarmici -prona- sopra.
Poi prese una bottiglia di champagne stappata -dalla quale avevano versato solo un piccolo flûte- e me la piantò nel culo, cominciando poi a muoverla come per scoparmi. Sai meglio di me, cosa succede agitando una bottiglia di champagne: venni inondata dalla spuma frizzante e, perciò, cominciai a godere.
Come se ne accorse, strappò il collo della bottiglia dal mio buchetto martoriato e rise.
Nel prosequio della serata, gli ospiti decisero di fare un gioco di società -credo fosse una specie di Monopoli-, ma io dovetti farmi legare e sospendere a certe funi, in modo che il mio sedere fosse ad una quarantina -scarsa- di centimetri da terra.
Mario prese una bottiglia magnum di champagne e, dopo averla in qualche maniera solidamente fissata al pavimento, mi imboccò il collo nel culo.
Con un sistema di carrucole e con un blocco adatto, assistetti al gioco appesa con la bottiglia che mi violava il culetto.
Ad un certo punto, uno dei giocatori, che aveva guadagnato un bel pò di banconote del gioco, parlò con Mario e glie ne diede una certa quantità: allora lui si alzò ed andò al fermo della fune che mi sosteneva, mollando due denti della ruota di blocco e facendo penetrare maggiormente in me la grossa bottiglia.
Sentivo il buchetto del culo teso allo spasimo, ma avevo capito che quello era solo l'inizio: in effetti, ogni volta che un giocatore realizzava una certa cifra, la usava per comprare da Mario qualche centimetro di corda in più per farmi maggiormente penetrare dalla mostruosa bottiglia.
Cominciai a piangere e singhiozzare dal dolore (non potevo gridare perché ero stata preventivamente imbavagliata!) e la cosa parve eccitare maggiormente la compagnia, che cercava con maggiore entusiasmo di vincere al gioco la somma per potermi far penetrare maggiormente; in particolare, una giovane donna -una certa Elisabetta- si accaniva al punto che, ad un certo momento, fece fallimento: la pena, per lei, fu farsi scopare ed inculare da quasi tutti i maschi presenti -un paio declinarono l'invito- e poi mi sostituì nei servigi resi sotto il tavolo.
Alla fine del gioco, la fune sopra di me era allentata ed io gravavo, con tutto il mio peso, sulla gigantesca bottiglia che mi premeva sulle ossa del bacino.
Venni -infine- tolta da quella dolorosa posizione e stesa prona sul tavolo, dove i presenti mi ispezionarono il mio povero culo bruciante, inserendomi - me ne accorsi solo in un secondo tempo!- le loro mani fino al polso!
Poi... poi venni obbligata a leccare di nuovo tutti i presenti, venni violentata nella fica dagli uomini -due, addirittura, insieme!- e nel culo: anche lì mi trovai ad ospitare due cazzi contemporaneamente! Le donne mi spinsero le loro mani dentro la fica ed il culetto -e quella stronza di Elisabetta non si tolse gli anelli! puoi immaginare il male!- ed il festino durò tutta la notte; alla fine, venni fatta scopare anche dal mio adorabile fratellone -che era stato inculato ed aveva spompinato tutta la notte- e ci costrinsero ad un sessantanove per pulire l'altro da tutte le eiaculazioni ricevute. Devo dire che la lingua di Giulio mi fu di molto sollievo, nei miei poveri buchetti e che il suo culo era -forse- addirittura più slabbrato del mio.
Inutile farti notare che, durante tutta la serata, erano state fatte foto su foto e che, quando le vidi, mi stupii dei livelli di masochistica troiaggine ai quali ero riuscita ad arrivare..
Me le mostrò Barbara, un giorno che mi aveva convocato a casa sua -come spesso, ormai, succedeva- per farle da ancella, da schiava sessuale e per offrirmi alle voglie dei suoi ospiti -situazione che accettavo con enorme, anche se segreto, piacere!
Capitò che mi mostrò le foto e poi mi ingiunse di fare compagnia ad un suo amico, un uomo molto anziano.
Seguendo una certa, strana ispirazione da troia, mi rifiutai e lei rinnovò la minaccia di mettere in circolazione le immagini. Io, facendomi coraggio, la sfidai, dicendole che non ne avrebbe avuto il coraggio e me ne andai.
Gli effetti del mio gesto -da me sperati- non tardarono a manifestarsi: venni avvicinata, per strada, da un tizio che mi torse un capezzolo e mi ordinò di seguirlo, perché sapeva che ero una porca e che voleva godermi.
Dopo lui, tre miei compagni di classe, insieme! E poi il panettiere che mi inculò nel retrobottega, il postino che si fece fare una pompa sulla soglia di casa -e siccome passava quello del piano di sopra, dovetti servire pure lui. Dopo ci fu la mia parrucchiera, che mi impose di tornare dopo tre giorni e mi fece trovare un gruppetto di sue clienti -che dovetti servire mentre erano sotto il casco- e tre ragazzi che erano a militare lì vicino e che mi fecero prostituire con alcuni loro commilitoni, un paio di camionisti di passaggio, un enorme senegalese che lavorava in fonderia -che mi portò una sera con lui, in un locale frequentato da extracomunitari, dove venni violentata da tutti gli avventori, almeno una ventina di persone.
Ora, grazie a quel rifiuto fatto a Barbara, ho una vita sessuale intensissima -pensa che porto sempre minigonne o gonne molto ampie e sempre senza mutandine sotto!- e, pur continuando a godere delle sadiche attenzioni di mia cognata, di Mario e dei loro amici, non passa giorno che non abbia almeno quattro cazzi e due fichette tutte per me; magari, mentre vado per la strada, si ferma un'auto od un camion, mi viene ordinato di salire e poi... è sempre meraviglioso!
= = = = = =
Caro Giulio.
Ho letto con vivo interesse la tua particolareggiata lettera.
Devo anzitutto dire che è stato molto bello, da parte tua, preoccuparti affinché la tua giovane mogliettina fosse perfettamente in grado di partecipare a quel concorso pubblico.
Evidentemente, però, sei riuscito a trovarle un insegnante di fortissima personalità che, se può essere una dote eccellente per chi si limita ad insegnare, può avere effetti sconvolgenti sulla routine di una coppia pacifica come la vostra.
D'altra parte diciamo che tu ti sei reso puntualmente conto dell'evoluzione del rapporto tra l'insegnante e tua moglie ma, per una chiara forma di tuo masochismo mentale, del quale -forse- non ti eri neanche mai reso conto, ti sei adattato perfettamente alla parte che questa commedia aveva in serbo per te: quella del marito becco e contento.
Già dopo aver ascoltato le dicerie sul docente, infatti, hai lasciato correre ed anzi ti eccitava notevolmente che tua moglie confessasse di non essere -assolutamente!- disprezzata (come femmina!) dall'insegnante. Quando, poi, l'hai sorpresa con un abbigliamento più adatto ad un incontro carnale che ad una dura sessione di studio (ed anzi leccandole il sesso rorido di umori anche non suoi), non ti sei minimamente scomposto.
Dopo il superamento dell'esame, inoltre, avresti dovuto capire che, se l'insegnante non chiedeva una monetizzazione delle sue prestazioni, doveva aver avuto qualche altro genere di pagamento! Pagamento che è continuato alla famosa cena per sdebitarsi, come l'hai definita tu rivestendola con un sottile velo di ipocrisia, dove hai finalmente (finalmente per te, che non aspettavi altro che poter incontrovertibilmente vedere la tua lei con un altro!) potuto... toccare con mano quanto tua moglie fosse in sintonia con il docente, fingendo di essere ubriaco per meglio goderti lo spettacolino di tua moglie che dimostrava una grande pratica ed un grande affiatamento con il corpo e le voglie dell'altro.
La forte personalità del professore, poi, ha avuto facile gioco nei tuoi confronti nelle tappe successive di questo erotico gioco dell'oca: hai accolto in casa tua gli amici di lui che venivano a godere dei favori di tua moglie, ti sei lasciato piegare ad accoglierli -da perfetto padrone di casa-, a rendergli piccoli servigi mentre godevano la tua compagna e poi -via via, in un crescendo rossiniano- a detergere tua moglie tra un accoppiamento e l'altro, dimostrando anche una certa omosessualità latente che, probabilmente, avevi sempre rifiutato di riconoscere.
5
8
18 anni fa
target55,
51
Ultima visita: 16 anni fa
-
Viva la bidella!!!
Salve a tutti, sono un ragazzo di 19 anni della provincia di Napoli alunno della V di un Istituto Tecnico e sto per raccontarvi quanto accaduto durante un giorno di una normalissima occupazione, di quelle che si fanno ogni anno decantando princìpi validi come scuse per passare una settimana a scuola all'insegna del divertimento e del "non far nulla".
Premetto subito di essere un ragazzo molto rispettato all'interno della mia scuola, rappresentante d'istituto che insieme ad alcuni miei amici ha organizzato nella settimana precedente alle vacanze natalizie questa occupazione.
E così una mattina, dichiarammo ufficialmente occupata la scuola. E così giorni spesi a fumare nelle aule, ad ubriacarci in classe e più in generale a "vivere" dentro l'istituto adibito praticamente ad abitazione.
Il preside, letteralmente sconvolto da una situazione piuttosto difficile per lui da gestire, pur dissentendo dal nostro gesto ci ha dato carta bianca risultando assente per una settimana (cosa che evidentemente del resto faceva piacere anche a lui), e così ecco come diventare letteralmente padroni assoluti della scuola!!!!
Un pensiero però mi era sempre passato per il cervello da quando io, sbarbatello, entrai in quella scuola all'età di 14 anni, ovvero la bidella, ma che bidella.
Elvira, questo è il suo nome, ha 43 anni; capelli scuri e lunghi fino a metà schiena, seno prosperoso (una bella quinta naturale) e leggermente pienotta, occhi grandi e chiari, un nasino perfetto ed un viso da favola, gonne sempre molto corte e scollature da sballo che mettevano in chiara mostra le sue tette semplicemente stupende. Da sempre è stata il mio sogno erotico, dalle prime seghe nel bagno della scuola, fino ad ora quando ho troncato una relazione sentimentale durata quasi 5 anni con la mia ragazza, cosa che mi ha portato a momenti di depressione e di mancanza di "sfogo".
Lei è sempre a scuola, divorziata con due figli a carico è sempre molto ligia al lavoro ed anche in questa occasione sempre intenta a riparare i danni causati da noi vandali...
Ecco che un giorno nel corso dell'occupazione scatta in me la scintilla che porterà a qualcosa di impensabile, che solo nei miei pensieri più intimi si era sin d'ora realizzata. Ebbene ce ne stavamo tranquillamente spaparanzati all'interno di una classe a giocare a carte e fumare, quando Elvira entrò e notò con incredibile stupore di come la stanza era letteralmente "devastata". All'interno c'era di tutto, macchie di vino qua e là, cicche di sigarette disseminate ovunque, suole di scarpe ritrattate sui muri... La visione di quell'espressione letteralmente allucinata provocò l'ilarità di alcuni di noi, cosa che fece girare le staffe ad Elvira la quale si avvicinò a noi e con fare piuttosto infuriato ci gridò: "siete dei porci non c'è che dire, mi sono stufata sono tre giorni che mi rompo la schiena nel cercare di pulire le zozzerie che disseminate ovunque. Ora prendete la scopa e pulite tutto voi!!!". Le sue parole provocarono le risa ancora più sostenute dei miei amici, mentre io ero letteralmente allucinato nel fissare quelle due tettone che si intravedevano dalla sua camicetta leggermente sbottonata; vista la mia espressione, con sorrisetto ironico Elvira mi si avvicinò e con tono più tranquillo mi disse: "Tu, che mi guardi con aria di sfida, prendi questa ed inizia a scopare per terra!". La sua frase fu colta subito da me come un assist, e svegliatomi dal mio torpore presi coraggio e le risposi: "più che scopare per terra preferirei scoparmi questa bella bidella!!!". La mia frase provocò nuovamente le risa dei miei amici, mentre Elvira si rabbuiò improvvisamente in volto e prima ancora che proferisse una parola allungai la mia mano sinistra su di lei palpandogli quel bel seno, mentre portai la mano destra sulla mia patta per godere ancora più di quell'istante. La sua reazione fu di estrema indignazione, iniziò ad urlare e a passo veloce si diresse verso la porta mentre uscendo disse: "Fate letteralmente schifo, siete dei porci, e tu non permetterti più di fare una cosa simile!!!!".
Inutile dirvi la reazione dei miei amici che a metà tra il divertimento e l'arrapamento vennero a stringermi la mano per quel gesto.
La sua reazione tuttavia non aveva fatto altro che eccitarmi sempre più, e così abbandonai il "tavolo da gioco" per recarmi in bagno e sfogare quella mia voglia che il contatto con i suoi seni non aveva fatto altro che acuire.
Salii di un paio di piani ed entrai in un bagno poco frequentato durante quell'occupazione e dopo essermi procurato una rivista porno (non mancano mai in queste occasioni), iniziai a tirarmi una sega di gusto. Ma quella non era la solita sega, tanto mi ero eccitato in quella situazione da dire di non aver avuto mai il cazzo così duro e dritto neanche quando a 16 anni ricevetti il primo pompino dalla mia ragazza.
Ed è proprio qui che ebbe inizio una storia incredibile; facendo piano per non farmi sentire da nessuno continuai a masturbarmi finchè improvvisamente si aprì la porta del bagno. Subito mi tirai indietro mettendomi pronto a risalirmi i pantaloni, ma ecco improvvisamente che dalla porta spuntò lei, Elvira. Quella visione mi mandò il sangue agli occhi ed ecco che mi calai nuovamente i pantaloni con il mio cazzone incredibilmente dritto ben in vista mentre la mia mano continuava a menarlo. Elvira di nuovo diventò scura in volto, ma tanta era la sua indignazione che non accennò ad uscire ed in preda ad un nervosismo piuttosto evidente mi gridò: "sei un brutto porco, vergognati!!! Ti rendi conto di quello che stai facendo??? E rimettitelo dentro, stai mancando di rispetto ad una persona più anziana di te, dovresti solo vergognarti!! Ora fila via che devo pulire il bagno!!!". Rimasi lì impalato senza rispondere mentre cercavo di guadagnare secondi tirandomi il cazzo davanti a quella visione, volevo saltarle addosso ma non trovavo il coraggio; lei evidentemente in astinenza da tempo tuttavia per un attimo cascò sul mio coso in erezione con lo sguardo dopodichè estremamente imbarazzata tentò di uscire. Fu a quel punto che decidetti di sfruttare l'attimo e mi precipitai verso la maniglia per impedirle di uscire.
A quel punto andò su tutte le furie: "adesso se non mi fai uscire ti beccherai una bella sospensione, parlerò io con il preside e vedrò anche di farti denunciare per molestie!!! Lasciami uscire porco, mi fai schifo!!!".
Capii che dovevo battere il ferro finchè caldo e così cercai di immobilizzarla, presi la sua mano bellissima, affusolata, perfettamente curata e la posai sul mio cazzo mentre con la mia mano la guidavo su e giù.
"Adesso non rompermi e tirami una bella sega, sapessi quante me ne sono tirate in questi anni pensando a te! Adesso ho questa occasione e non me la farò scappare, avanti su fammi vedere quanto sei troia bella porcona!!!". Lo sdegno di Elvira era evidente, così come evidente era tuttavia la sua eccitazione che iniziava a montare; "non ti rendi conto di quello che stai facendo stronzo! Andrai a finire in un mare di guai se non la smetti, lasciami ora!". Per tutta risposta tuttavia iniziai a capire che il contatto della sua mano sul mio cazzone iniziava a procurare anche in lei un certo piacere, visto che la sega iniziava a diventare sempre più autonoma con la sua mano che faceva sempre meno resistenza.
Iniziai così a baciarla su quel bel collo e le infilai una mano sotto alla gonna, le iniziò a dimenarsi per non farsi toccare ma più che altro per evitare che sentissi come si fosse bagnata. Ed infatti appena riuscii a superare con le dita le sue mutande ebbi il piacere di notare come la sua figa fosse fradicia di piacere. "Ah, bene!!! Noto con piacere che la cosa inizia a piacerti!" le dissi, ed incalzai: "allora inutile che continui a fare la sostenuta, ho sempre sognato anche solo che mi facessi una sega, sei una bellissima donna ed ora farai quello che ti dico io, in compenso ti prometto che nei prossimi giorni troverai la scuola pulita...". Elvira in preda all'eccitazione mentre continuava con la sega mi disse: "dai ti prego, non possiamo fare una cosa simile, lasciami stare non dirò nulla a nessuno". Per tutta risposta mi spogliai completamente, spostai la sua mano dal mio cazzo e la spinsi verso il muro iniziai a baciarla sul collo e successivamente le infilai la lingua in bocca; sentii che anche lei muoveva la lingua eccitata com'era finche mi bloccai con quella limonata da paura e subito le aprii la camicetta e toltole il reggiseno mi fermai per una trentina di secondi a guardare quelle sue tette incredibilmente grosse e sode finchè mi ci buttai dentro con la faccia ed iniziai a leccarle e baciarle mentre presi la sua mano e la riportai subito sul mio cazzo che lei ricominciò a masturbare di sua iniziativa.
La sua sega da donna che ne aveva dovute fare tantissime nella sua vita era incredibilmente goduriosa, ogni su e giù provocava in me un piacere mai provato, mentre lei visibilmente scossa affermava: "Dai ti prego, se ci vede qualcuno è la fine!!!". Io neanche presi in considerazione quelle parole, in quel momento la mia eccitazione mi avrebbe portato a fare quelle cose anche in mezzo ad una piazza; mi distolsi dalle tette, liberai Elvira della sua camicetta e le intimai: "Oh sì, sto godendo come un porco sei proprio una bella vacca, adesso inginocchiati e prendimi il cazzo in bocca troia!!!", vedendola titubante ed ancora inconsapevole di quello che stava realmente facendo la feci inginocchiare e le spinsi la sua testa verso il mio cazzo che dopo qualche secondo iniziò a spompinare... Il mio godimento stava arrivando al limite, avevo quasi voglia si riempirle la faccia col mio seme sapevo però che avrei dovuto mantenere per godermi al massimo quei momenti incredibili. Diventai sempre più diretto e volgare mentre vedevo che a lei iniziava a piacere quella situazione tanto che arrivò ad infilarsi per intero il mio cazzo in bocca; "Oh sì sei proprio una gran troia bocchinara, vorrei già sborrarti in faccia ma ho ancora altre cose in programma brutta puttana!!!" le dissi, mentre il suo pompino diventava sempre più intenso. A quel punto la feci rialzare e le sfilai via la gonna; portava un perizoma rosso col pizzo estremamente arrapante, la girai su se stessa e notai un bel culone da vacca tanto che presi subito il mio cazzo ed iniziai a strusciarglielo sopra. Quindi la presi e la feci sedere su un cesso, presi il mio cazzo in mano e subito lo appoggiai tra le sue tettone immense dicendogli: "Vai troia, adesso fammi una bella spagnola. Chissà quanti cazzi avranno visto queste tette, dai adesso stringile intorno al mio cazzo e fammi godere!".
Il suo atteggiamento a questo punto era a metà tra l'indignazione ed il godimento mentre mi sussurrava: "sei un brutto porco, vedrai che non la passerai liscia animale!!!" ed io ribattevo: "stai zitta puttana e fai il tuo dovere!!!".
A quel punto iniziai ad udire delle voci, Elvira immediatamente si scosse mentre a me proprio non fregava di nulla; era un momento troppo bello ed il mio unico cruccio era quello che nel caso fossimo stati scoperti da qualcuno non avrei potuto scoparla.
Ecco che quelle voci si facevano sempre più vicine ed Elvira sempre più preoccupata; improvvisamente sentii aprirsi la porta del bagno dalla quale entrarono indovinate chi? I miei quattro amici che erano presenti con me prima in classe i quali rimasero letteralmente con gli occhi sbarrati alla visione di me col cazzo in mezzo alle tette di quella bella manza da monta.
Elvira vista la scena tentò subito di andarsene ma io la presi subito per il braccio e le intimai di stare ferma. Intanto uno dei ragazzi mi guardò con sguardo di complicità ed affermò: "Oh che bello scandalo!!! Bidella beccata a fare porcate con alunno, bello scoop soprattutto per un piccolo paese di 5.000 abitanti...". Quell'affermazione provocò subito in Elvira una fortissima preoccupazione tant'è che subito si lasciò andare mentre intanto due ragazzi infoiatissimi le palpavano i seni ed io da dietro continuavo a strofinargli il cazzo sul culo per non perdere quell'erezione magnifica: "No vi prego, vi prego!!! Farò tutto quello che volete, ma non mettete in giro una cosa simile!!!". Ecco così che si era arrivati a quello che si voleva arrivare, l'"accusatore" sentendo la risposta con estrema calma si cacciò fuori un cazzo già bello dritto e disse: "Ok, questo è quello che vogliamo!".
Elvira arrivata ormai a livelli di esasperazione incredibili accettò senza troppi problemi e così ecco che anche gli altri si spogliarono e tutti e cinque in circolo ci mettemmo intorno a lei con i cazzi dritti ad aspettare i suoi servizi. Uno dei quattro intanto sbarrò la porta ed affermò: "Adesso nessuno può vederci, quindi vedi di fare il tuo dovere e facci sborrare tutti!". Iniziò subito masturbandoci mentre le mettevamo la mani dappertutto, finchè la facemmo chinare per farle iniziare un giro di pompe mentre i commenti di tutti noi erano eloquenti: "Vai stronza, continua così puttana pompinara dai che abbiamo voglia!!!". Le pompe furono talmente intense che io ed un mio amico esasperato scoppiammo, e le riempimmo la faccia e le tette di sborra i nostri cazzi sembravano non finire mai con vere e proprie fontane di seme... Ma di certo non eravamo contenti di ciò ed i nostri cazzi dopo pochissimi minuti erano già belli dritti e pronti alla scopata, mentre gli altri reduci si alternavano in mezzo alle tette di Elvira che procedeva in silenzio con le sue spagnole mozzafiato.
Ed è stata questa la cosa che più mi ha colpito di lei, quel senso di pudore e quella consapevolezza che stava succedendo qualcosa di grosso accompagnata però dall'eccitazione data più dall'istinto che dalla consapevolezza.
In cinque la bombardammo di cazzi, prima in figa a turno mentre gli altri si sollazzavano dalla sua bocca e dalle sue mani quindi decidemmo di incularla nonostante il suo rifiuto dal quale desistette però quasi subito fino a godere in una meravigliosa gangbang sperimentando cose sempre più estreme, come quando a terra me la scopavo da sotto mentre un altro da dietro se la inculava con gli altri tre tenuti a bada con le mani e con la bocca. Intanto si sprecavano i commenti: "sì sei proprio una grandissima baldracca, guarda stai soddisfacendo tre cazzi con un colpo solo puttana che non sei altro!!!".
Ogni tanto qualcuno doveva ritirarsi per evitare la sborrata precoce che decidemmo di regalargli tutti insieme. E così dopo esserci trastullati per una mezz'oretta buona le intimai: "Ok direi che ti sei comportata bene, ora inginocchiati che dobbiamo sborrare!!" e lei in religioso silenzio fece il suo dovere, mentre noi in circolo ci masturbavamo finchè a turno le esplodemmo in faccia e sulle tette, sborrando in maniera catastrofica e riempiendola dalla testa ai piedi; quando finimmo stremati ci alzammo tutti ed aspettammo che Elvira si ripulisse e si desse un'aggiustatina; dopotutto l'abbiamo sempre rispettata nel corso degli anni e tutti quegli insulti e quello che le avevamo fatto era solo un desiderio, una perversione che ad evidenza era piaciuta anche a lei.
Infatti una volta ricompostici tutti, avvicinandosi sorrise e ci disse: "Ok ragazzi, ora chiedo solo due cose; so che siete di parola, ho fatto quello che volevate ed ora non dite nulla a nessuno. In secondo luogo vi dico che mi è piaciuto anche farlo però questa sarà la prima e l'ultima volta naturalmente" e mentre se ne andava si girò verso di me e mi disse: "A proposito, la tua troia ha fatto quello che volevi ora ricorda la tua promessa...".
Eh sì, mi è toccato ripulire quasi tutte le classi però... devo dire di averlo fatto con soddisfazione.
31
7
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Fare l\'amore al chiaro di luna
Nella mia esplorazione del vasto mondo del sesso (vedi *la prima coppia*), ho conosciuto persone e, con alcune, è anche scattata una certa amichevole complicità, fatta anche di avvertenze e segnalazioni.
Uno di questi amici mi ha parlato di una certa scogliera a pochi chilometri da Genova, dove si praticava nudismo.
Ovvio che, *cucciolone* di 22-23 anni, decidessi di andarci.
Lì però sono stato... travolto dalla filosofia naturista ed ho cominciato a trovare perfettamente normale stare nudo tra altre persone nude -belle e brutte, ma è lo stesso!-, senza provare imbarazzanti ed inopportune erezioni, finchè non si presenta l'occasione giusta.
Quindi, ho cominciato a praticare naturismo (diremo come attività *principale*), invece di aggirarmi famelico come un giovane lupo in cerca di sesso e, solo se qualcuno mi fa capire che è disposto ad... approfondire la conoscenza con me, mi metto nello stato d'animo mentale adatto.
Un episodio che vi farà capire la mia metamorfosi mentale: uscivo dalla fabbrica dove lavoravo alle 15 e con la mia auto attraversavo buona parte della città per poi percorrere ancuni chilometri dell'Aurelia fino a quella scogliera. Un giorno, mi attraversa la strada una *vecchietta* (in realtà una 40-45enne, ma a 23 anni le prospettive sono diverse che a 50...) che però indossava una gonna bianca con un profondo spacco sul fianco, come la moda della fine dei '70 imponeva.
Il colpo d'occhio era assolutamente suggestivo, tanto che mi sentii... emozionato: non un brutale risveglio all'interno dei miei jeans, ma una sensazione di stretta alla gola...
Passato il pedone, ripresi il percorso e raggiunsi il posto.
Inventai un parcheggio quasi regolare per la mia 127, percorsi la scalinata, scavalcai il muretto e cominciai a percorrere l'impervio sentiero fino al *mio* posticino, là in fondo.
Sotto il sentiero era stesa una ragazza, al sole, completamente nuda ed assolutamente perfetta: pancino piatto, bei seni alti e sodi, fianchi suggestivi, gambe lunghe, slanciate ma proporzionate, folto ciuffetto nero; un sogno, insomma!
Ricordo che commentai *che meraviglia!* e che la guardai col piacere con quale posso ammirare un cucciolo od un bel fiore, non un qualcosa di sessuale...
Dopo la scoperta di questo luogo, cominciai a raccogliere segnalazioni su altri luoghi dove particare nudismo e sentii anche parlare di Lido di Dante, a pochi chilometri da Ravenna.
A metà degli anni 90, con la mia compagna decidemmo di fare un'esperienza di ferie in camper e, con quello avuto in prestito da un amico, siamo partiti per esplorare *il mondo*.
Dopo diversi giorni tra il nord Italia e alcuni Paesi confinanti, decidiamo di andare a Lido di Dante e, arrivati lì, affittiamo una piazzola nel camping nudista.
Il problema del camper, in questi casi, è che senza avere biciclette al seguito, ci si trova praticamente appiedati e se si è, come lì, in una manciata di case...
Comunque, il giorno raggiungevamo la spiaggia nudista, frequentata anche da famiglie con bambini piccoli (anche se abbiamo notato squallidissimi figuri, la domenica, che si masturbano in cima alle dune a dominare la spiaggia affollata: una di quelle volte che ho desiderato avere un'arma da fuoco!) , a rosolarci al sole ed a nuotare nudi. Salvo poi, se incontravamo i singoli giusti, valicare la linea delle dune, addentrarci nella pineta e, trovata una radura, scatenarci a giocare in tre, quatto o cinque, anche se con almeno una mezza dozzina di spettatori rigorosamente a distanza ed l'immancabile che viene a verificare se c'è un posticino anche per lui...
la sera, essendo bloccati lì, uscivamo dal camping ed andavamo nella piazzetta a goderci il fresco ed a chiacchierare coi *coppianti* che -anche loro- ammazzavano così la serata.
Una di quelle sere, una splendida luna piena argentava tutto e la mia compagna espresse il desiderio di andare a fare l'amore (noi due soli!) sulla spiaggia sotto quella luna magica.
L'idea mi stuzzicava, ma dovevamo sganciarci dalla banda dei coppianti...
Rimanemmo con loro fin verso le due del mattino, poi dichiarammo che ce ne andavamo a nannuccia; girammo verso l'entrata del camping ma, in un punto dove non eravamo visibili, girammo verso la spiaggia.
Cominciammo a camminare per allontanarci dall'abitato ma, dopo un pò, notammo che a duecento metri una mezza dozzina di persone ci stava seguendo.
Ci levammo le scarpe e cominciammo a camminare sulla battigia, più compatta della sabbia asciutta, ed allungammo il passo, ma dopo un chilometro, la muta continuava a seguirci.
Allora tagliai attraverso le dune ed alla fine trovammo un angolino, tra tre dune, che pensavamo fosse abbastanza nascosto: stesi l'asciugamano, ci abbracciammo, ci spogliammo e cominciammo a *giocare* tra di noi.
Dopo un pò, lei mi fece notare che c'era uno che ci guardava... decidemmo di fregarcene e di proseguire.
Dopo un pò, vidi un altro, e poi un altro e due là in fondo...
Machissenefrega!!! Proseguimmo con innamorato piacere.
L'unica cosa fastidiosa era un rumore strano, un certo Frapp! Frapp! Frapp! che sentivamo ed il cui ritmo variava, aumentando o rallentando...
Alla fine, ci trovammo deliziosamente esausti: una sigaretta, poi ci ricomponemmo e ci trovammo davanti gli otto spettatori (notare: erano circa le 3 del mattino!!! Gente che setaccia la spiaggia e la pineta tutta la notte NON è normale!!!)
Il nostro affezionato pubblico ci ringraziò dello spettacolo (gli fosse venuto un attacco di caghetta, altroché!) e la mia compagna chiese cos'era quel rumore che ci aveva un pò disturbato; due, ridendo, indicarono un ragazzo brasiliano, dicendo che la colpa era sua: si masturbava tenendo celato il suo *coso* in un sacchetto del pane.
Allora lei gli chiese perchè e lui, timidamente, diede un'inaspettata risposta: *Perché mi vegogno*
Ancora adesso, a volte, rievochiamo e ridiamo...
8
3
18 anni fa
target55,
51
Ultima visita: 16 anni fa
-
Un massaggio erotico
Tutto è iniziato quando dopo 20 anni di matrimonio ho capito che mia moglie Mirya a me non avrebbe mai concesso il vero sesso.
Infatti quando facevamo l'amore era solo in modo tradizionale, senza un pompino, un bacio con la lingua, il culo, ecc..
Un giorno girando su internet, dove cercavo conforto altrove, ho notato che a parecchie donne piaceva farsi massaggiare, e così per gioco gli ho proposto di farsi massaggiare da un altro (lei adora come la massaggio io). Sembra quasi incredibile, ma aveva accettato.
Così mi sono prodigato a cercare con un annuncio un bravo massaggatore, inserendo nell'annuncio le caratteristiche erotiche di mia moglie.
Trovato il massaggiatore, ci siamo recati nella sua villa e dopo esserci presentati e scambiato quattro chiacchiere, l'amico l'ha portata nella sua camera adibita con candele e luci soffuse, con una musica rilassante, l'ha bendata per farla rilassare del tutto, quindi l'ha iniziata a spogliare lentamente, notavo il suo tremore, quasi di paura, le ho preso la mano, mentre l'amico iniziava a massaggiarla lentamente inziando dalla schiena, sui glutei e le cosce, fino ai piedi. Poi l'ha fatta girare e ha cominciato sui seni, sul ventre, sulle cosce e pian piano a sfiorarle le lebbre della figa. Ha poi cominciato a leccargli il clitoride e tutta la sua figa umida. Poi ha tirato fuori il suo grosso arnese (era enorme per lei abituata ai miei 16 cm) ed ha comiciato a metterglielo tra le mani.
Ha avuto un sussulto da come era grosso, ha cominciato a massaggiarlo lentamente, e quando era pronto, se l'è infilato dolcemente nella figa, facendolo entrare a fatica, poi una volta dentro,
si è scatenata dimenandosi come mai aveva fatto prima. Ha cambiato diverse posizioni e quando si è messa alla pecorina, era uno spettacolo della natura, vederla in quella posizione che lo pr endeva così grosso da un altro, un enfasi mai provata prima. Alla fine sarà venuta almeno 4/5 volte di seguito, poi sfinita si è accasciata sul letto. A questo punto l'ho rimessa alla pecorina ed ho cominciato a montarla io fino a venire quasi subito da com'ero infoiato.
Un esperienza bellissima che ha voluto riprovare ancora.
7
5
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
1° episodio: romagna terra di… porconi
In realtà questo è solo il titolo del primo di tre episodi di una brevissima novella porno che ho scritto qualche tempo fa e che narra della prima volta d'un mucchio di maialate! Poiché la protagonista femminile di questo mio scritto è una languidissima francesina, avevo deciso di dargli un titolo francese: Promenades exhibitionnistes d’un cochon et sa femme gloutonne… (che in italiano suoerebbe più o meno così: Gite esibizionistiche d’un porcone e della sua donna ingorda…) Buona lettura a tutti.
Lido di Savio, Ravenna, fine estate 1972.
Una 2cavalli rosa con cappotte nera a pois gialli percorre frettolosamente una soleggiata strada che da un lato è costeggiata da arsi campi, usurpati da intricati oleodotti che al sole brillano, dall’altro dalla folta pineta che la divide dal mare. In realtà tra la pineta ed il mare vi era ancora un altro ostacolo: le dune. Quelle di questa zona sono in assoluto le più alte del Mediterraneo settentrionale, nulla a che vedere con le prepotenze di Douce, o di Monastir certo, ma sono senz’altro affascinanti. Dopo le esperienze vissute all’ombra di quelle montagne di sabbia, ho cominciato ad associarle ai quadri surreali partoriti dal genio di Dalì… avete presente la porta nel deserto che nasconde un’altra dimensione? Al di là delle dune, a pochi passi dalle tranquille famiglie di bagnanti, un sottobosco di personaggi bizzarri e perversi anima una dimensione, sconosciuta ai più, fatta di lussuria e vizio.
Quel giorno ero in compagnia di Ester, una giovane e divertente ragazza provenzale, conosciuta poche settimane prima, vicino Menton, sulla Costa Azzurra. Ester aveva 21 anni ma a vederla sembrava ben più giovane. Infatti i suoi lineamenti dolci, i colori pastello che portava sul viso, i seni poco pronunciati ma rotondi e sodi la facevano apparire proprio un’adolescente. Una meravigliosa adolescente: con occhi verdi coperti da enormi occhiali come la moda imponeva, capelli biondissimi lunghi sin quasi sopra il culo, labbra carnose ma non eccessivamente, e rosa come il colore della 2 cavalli di mio padre. A sentirla parlare, con quell’accento francese, il tono infantile e la cadenza di quella sempre un po’ stufa, si poteva anche pensare, così a primo impatto, di trovarsi di fronte ad un’elegante principessa imparentata ai Grimaldi, sarebbe però bastato trascorrere qualche minuto in più con lei, osservarla bene mentre mastica a mascelle larghe un enorme chewing-gum alla fragola, mentre si gratta il culo dopo aver fatto un lungo viaggio seduta, o mentre si destreggia, su improbabili tacchi da prima donna, per comprendere che ci si trova, semplicemente, di fronte ad una puttanella che fa della sua volgare immagine un’icona per fanatici pervertiti.
In particolar modo, adesso, la vedo abbigliata con quei tacchi di cui sopra, un’inesistente pantaloncino di jeans che tenta di nascondere un bikini vietato ed, un altrettanto proibita, camicetta a fiori aperta in gran parte e piena di trasparenze. Per me è sempre un sublime vedere quando mi è accanto e fa quello che più le riesce: la troietta.
Comunque, ci trovavamo da quelle parti perché, dopo esserci incontrati, avevamo stabilito che il tempo trascorso insieme non era stato abbastanza per intenderci a fondo e la voglia d’approfondire quella conoscenza l’aveva spinta a raggiungermi in Emilia e da lì muovemmo per la Romagna. Una volta ai lidi avremmo montato una piccola canadese al riparo di una pineta per trascorrere alcuni giorni in intimità.
- Oh merd! Ma quando si arriva, cherì? Ho il culo che prude, sono più di tre ore che giriamo!
- Ma il culo ti pruderebbe comunque, mia piccola porcellina!
- Sei sempre molto gentile! Perché non ci fermiamo qui per fare un bagnetto, cercheremo più tardi questo cazzo di lido!
L’idea di Ester non era male, anch’io ormai ero stufo, e col sole che scendeva a picco sulle nostre teste, senza il riparo della cappotte, era salita oltremodo la temperatura delle meningi… e non solo. Per nostra fortuna il luogo che, casualmente, avevamo scoperto si rivelò molto bello e poco frequentato, sembrava l’ideale per fare un po’ di campeggio abusivo, così decidemmo di non girare più a vuoto ed accamparci da quelle parti.
L’intenzione d’un rapido bagno ci portò a scavalcare le dune alla ricerca del mare, già in quella occasione fummo notati da un gruppo di quattro ragazzi che giocavano a calcio giusto sotto la duna, a circa duecento metri dal mare. Ester fece come suo solito, appena si sentì gl’occhi addosso cominciò a sculettare in modo molto più appariscente, imprimendo un’oscillazione all’anca che non aveva nulla di naturale. Come se ciò non bastasse ad infiammare gli animi di quei ragazzi, Ester terminò quella sua esibizione restituendo gli stessi sguardi carichi di maliziosa lussuria. E non era certo finita lì! Molte altre persone ebbero modo di vedere quella femmina calcare la sabbia come fosse la passerella d’un bordello parigino, alcune delle quali non riuscivano proprio a contenere l’eccitazione per quel vedere e così, incuranti della mia presenza, l’omaggiavano con sguardi lascivi ed altri oltremodo curiosi; qualcuno invece, forse convinto delle proprie doti, provò a curvarsi in modo tale da porre la propria patta al centro dell’attenzione, così da offrirla in pasto agl’occhi di Ester che, coperti da occhiali o senza, non smettevano mai di spiare tra i corpi dei bagnanti. Alla fine di quel percorso che conduceva al mare, eravamo senz’altro divenuti l’argomento principe di quella mattina. Ne avemmo la prova quando eravamo in mare a strofinarci l’un l’altra e, complici i perversi sguardi della mia amica, gli audaci si spinsero sotto di noi, speranzosi di poter prendere parte a quel banchetto, almeno visivamente. Tale convinzione s’assestò piacevolmente tra i miei pensieri quando, durante il ritorno alle dune alcune persone in là con l’età mi fecero letteralmente sparire rivolgendosi in modo al dir poco turpe a quel giovane frutto che però non comprese gran parte delle cose udite.
- C’erano occhi soltanto per te in spiaggia; hai visto?
- Si, qualcuno mi ha persino mostrato l’uccello in tiro che sembrava volesse sfondare il costume!
- Ma no; davvero?
- Perché: non hai visto quei ragazzi che giocavano a palla e adesso invece fanno finta di stare seduti a parlare? Osserva bene, stanno guardando verso di noi!
- Si, hai ragione! Tu credi che sperino di vedere qualcosa?
- Mi sa proprio di si, ed io non ho nessuna intenzione di deluderli!
Detto questo, Ester, che mi parlava mezza nascosta dietro ad uno sportello aperto della vecchia 2cavalli, dapprima si sfilò il costume e me le lanciò in faccia poi, sempre con immensa malizia, imprecò a voce alta e in francese, perché non aveva i pantaloncini a portata di mano. Non ebbi neppure il tempo d’offrirmi per prenderglieli che, sempre con la stessa malizia, si prodigò per farlo da se, allontanandosi dallo sportello che la riparava ed offrendo la visione della sua fichetta bombata e completamente depilata. Devo dire che se le intenzioni erano quelle di fare arrapare all’inverosimile quei quattro ragazzi, Ester ci era riuscita perfettamente! Così, quando fu il momento di montare la tenda, due di loro si offrirono volontari per aiutarci. Anche in quella occasione, Ester non si smentì e mandò, quei poveri diavoli, letteralmente al manicomio. Dopo nemmeno un’ora avevamo sistemato tutto ed eravamo di nuovo pronti a fare i vacanzieri. Quella che trascorse fu una giornata molto spensierata e distensiva, passata in compagnia di quei due ragazzi che ci avevano aiutato poco prima, tra mare e sole, e con i soliti sguardi allupati degl’altri bagnanti.
Poi giunse il momento che attendevo con ansia, quello dell’intimità. Salutati i ragazzi ci ritirammo nella nostra alcova. Avevamo sistemato un tavolo, con un paio di sedie ed un ombrellone, tra l’auto e la tenda, un paio di fornelli a gas e qualche provvista di pasta e pelati sarebbero state sufficienti per la nostra sopravvivenza. Proprio ad una di queste sedie, sedetti di schianto.
- Le ore di macchina e tutto quel sole mi hanno stancato!
- Anch’io sono stanca, tesoro, però ho ancora un po’ di prurito al culo!
- Te lo avevo detto che quello non ti sarebbe passato! Non senza di questo naturalmente!
Scostando il costume feci uscire il mio uccello ancora moscio, che le mostrai sbatacchiandolo! Ester sgranò gl’occhi, anche lei non aspettava altro:
- Ehm, il cazzo! Adesso devi darmelo, lo sai, vero!?
- Se lo vuoi, devi venire a prendertelo!
Senza farselo ripetere, scivolò, languidamente, giù dalla sedia, finendo inginocchiata a terra, davanti ai miei piedi. Con maestria, fece correre una mano lungo la coscia fino a giungere al membro, che solo ad attenderla già diventava duro. Il calore dell’arto accelerò quel processo d’irrigidimento ed, in un battibaleno, Ester, si ritrovò a serrare il mio vanto ormai eretto. Pochi istanti e qualche pressione del pollice sul glande, anticiparono l’arrivò delle sue morbide ed umide labbra, che circondarono l’enorme cappella che succhiata con forza schioccò in quella bocca.
- Oh cara, succhiamelo così: piano e profondo! Si così, brava!
I lavori di Ester erano sempre magistrali, portandoli avanti con lentezza e dedizione giungeva a risultati eccezionali. Anche in quel caso le sue intense succhiate mi portavano all’estasi, mi facevano inarcare su quella sedia che quasi non mi reggeva più, tiravano lo sperma dalle palle e il midollo dalle ginocchia. E poi la sua mano instancabile abbinava, a quel superbo lavoro di succhiate e linguate, un altro altrettanto magistrale di masturbazione e sfioramento anale che non avevo mai disdegnato. E proprio quando, ormai al massimo dell’eccitazione, mi ero inarcato a tal punto da permetterle d’infilare un mano sotto al mio culo ed un dito titillava alle porte dell’ano, il mio ardore non poté più essere contenuto e spruzzò con tutta la sua veemenza sul volto e sui seni di quella venere, che si prodigò a leccarlo per poterne ingerire il più possibile.
Sapevo perfettamente che quella razione di collosa vitamina c non costituiva che l’antipasto delle pretese della ninfa, così, dopo aver cenato, quando ormai il sole aveva lasciato il suo posto alla luna, come una micetta in calore strisciò verso di me facendo le fusa, e venne a posizionarsi di nuovo ai miei piedi. Immediatamente una mano s’infilò nei pantaloncini perlustrando, accuratamente, alla ricerca del randello che fu trovato già semieretto.
- Adesso me ne dai un po’, tesoro?
- Hai ancora quel prurito!
- Si, non passerà mai senza la tua pomatina!
Diceva con voce infantile come una bambina che reclama il rispetto di una promessa. Non dovette ripeterlo ulteriormente che io già ero in piedi che mi lasciavo sfilare i pantaloncini, l’uccello svettò rimbalzando un paio di volte davanti al suo naso che subito usò per annusare quegli aromi di sudore e sperma; poi, sempre con grande voracità, Ester, spalancò la bocca e fece un sol boccone del mio randellone. Quando Ester si esibiva in simili performance era sempre molto impressionante, infatti le ragguardevoli dimensioni del mio pene avevano sempre impedito a tutte le altre ragazze che avevo avuto di farselo scomparire in gola, invece lei sembrava un vero fachiro e senza sforzarsi minimamente se lo faceva scendere giù fino a che il suo mento lambisse le mie palle. Quella prova mi fece infoiare come non mai, così le mie mani presero a spogliarla nervosamente, strappando addirittura la camicetta che non voleva venir via. In un batter d’occhio Ester era nuda come me ed offriva alla mia bocca il suo enorme frutto già fradicio. Da seduto, allora, l’invitai a curvarsi a novanta gradi e, sempre da seduto, cominciai il mio lavoro di lingua: lavoro finemente portato avanti, con la stessa dedizione che aveva avuto la mia partner che, adesso, eccitata dalla precisione della mia lingua, aveva preso ad urlare come un ossessa, tanto da indurmi a ravvisarla:
- Così farai accorrere tutti quegl’uomini che oggi ti divoravano con lo sguardo!
- E tu hai paura che non riuscirei a soddisfarli tutti o quale altro timore ti affligge?
Non accolsi la provocazione ma, alzandomi di scatto, mi preoccupai di far godere la troia prima che appunto qualcuno sbucasse da dietro la duna e s’offrisse di farlo al mio posto. Il mio uccello penetrò quella fregna che respirava affannata; con un solo colpo feci scivolare l’asta fino all’utero che sentii, come un ostacolo, urtare il glande. Da parte sua invece un sordo grido, che ruppe il fosco silenzio della pineta, fu liberato immediato; poi cominciò a danzare sul cazzo tosto come marmo con ritmo crescente. Ben presto quella posizione non la soddisfaceva più, desiderava sentire il cazzo ancora più in profondità, quindi, senza mai staccarsi da me, si sistemò a quattro zampe e m’implorò di pomparla più forte. Detto, fatto! Posizionati i miei piedi perpendicolarmente alle sue natiche, diedi vita a questa penetrazione con movimento verticale che non le lasciava respiro. La pompai per molto tempo e con vigore, in quel modo poi, cogliendo un pizzico d’insoddisfazione, ed approfittando della posizione, uscii dalla fica, le sputai, ripetutamente e rumorosamente, sul buco del culo, e presi a pastrugnarle l’ano, con le dita carnose, per prepararlo ad accogliere il mio gioiello. Mentre facevo questo, la maialina corse subito alla ricerca del cazzo che s’infilò nuovamente in gola poi, come a volermi emulare, si sputò su una mano e, fattala passare tra le gambe, cominciò anche lei a rovistarmi nel culo. M’inarcai immediatamente e con la mano libera le spinsi il capo affinché capisse che volevo che ingoiasse il mio uccello, fu a quel punto che udii dei rumori che non erano i nostri. In un primo momento, mi si gelò il sangue ma subito mi rassicurai perché la luce della luna mi permetteva di scorgere cosa stesse accadendo. Senza sorprendermi troppo, vidi tra i cespugli di ginepro al di là della duna, delle figure intente a spiare e a toccarsi. Mi sembrò di vedere due persone sedute una accanto all’altra con le mani incrociate intente a masturbarsi vicendevolmente, pensai che fossero altri due amanti che volevano esibire la loro performance, un po’ come stavamo facendo noi stessi, allora richiamai l’attenzione di Ester sfilandole il cazzo dalla bocca e, molto discretamente, le feci notare i due poco più in là. Ester, alzando il capo madido della sua saliva, mi sorrise chiedendomi con gl’occhi l’assenso ad interpellarli. Tra l’eccitatissimo ed il sorpreso, accettai restituendole il sorriso, Ester si alzò e, facendo segno con la mano, invitò i due amanti. Questi si levarono immediatamente e presero la nostra direzione. Fu soltanto allora, quando la luce della luna poté illuminarli meglio, che ci rendemmo conto che quelli erano due uomini e non un uomo ed una donna come avevamo pensato. Sempre più sorpreso, con un’occhiata interrogai Ester sul da farsi e questa, con estrema disinvoltura, si leccò i baffi e disse:
- Beh, credo che così sia meglio per me! …e forse anche per te!
- Hai intenzione di farti scopare anche da loro?
- Perché no! Se ne avranno voglia…
I due ci avevano ormai raggiunti e così capimmo che si trattava dei ragazzi che ci avevano aiutato a montare la tenda. Sussultai appena potei vedere che entrambi erano ben dotati, ma uno in particolare aveva una proboscide di dimensioni impressionanti, un cazzo degno di una porno star. Sussultò anche Ester per quell’inaspettata bella sorpresa e subito gettò le basi per avviare l’orgia.
- Vi sentirete trascurati senza le attenzioni di una donna, immagino!
- Speriamo infatti che tu possa colmare questa lacuna!
Rimasi inebetito per come si stavano mettendo le cose. Infatti non avevo mai partecipato ad un orgia, né tanto meno avevo mai visto tanta ingordigia negli occhi di una ragazza di fronte a tre cazzi. Subito comunque, Ester, si prolungò per afferrare entrambi quei nuovi membri ed, altrettanto rapidamente, cominciò a succhiarli alternandoli ritmicamente. Ero stato già abbandonato se non fosse che il dito che titillava il mio buco del culo era rimasto al suo posto. Credo che proprio quella mano dovette far nascere l’idea di una mia bisessualità nel cervello di quei due nuovi amici; in particolare quello meno dotato, prese ad accarezzarmi il petto, strizzò i capezzoli, mi omaggiò di uno sguardo languido quando io gliene rivolsi uno sorpreso e, dopo pochi secondi, si spinse con la mano, fino al mio uccello che impugnò saldamente. Fu un’enorme sorpresa, per me che non avevo mai avuto una simile esperienza, constatare il rapido ridestarsi della mio batacchio, che prima si era ammosciato per la distrazione. Anche Ester si accorse di quanto accadeva così sfilò la mano con cui mi sfiorava l’ano e spinse l’altro ragazzo con la schiena a terra, pronta per cavalcarlo, e con quel suo accento francese comandò:
- Adesso, stallone, mi devi spaccare tutto!!! …tu, invece, succhia il cazzo al mio ragazzo!!!
Non ebbi il tempo di ribattere, che “quello” subito ubbidì ad Ester e si fiondò sul mio corpo che prese a baciare tutto, partendo proprio dal petto. Le vibrazioni che sentii erano fortissime, un’eccitazione mai provata prima, probabilmente dovuta a quel tabù finalmente infranto, m’investì violentemente offuscando le mie cognizioni. Il mio partner, quindi, si lasciò cadere inginocchiandosi, con le braccia molli, al mio cospetto, giunse all’uccello che sommerse di saliva e poi cominciò a succhiare. Con grande sorpresa potei vedere che era molto bravo a fare quel lavoro, molto più bravo di quanto sperassi. Ester si godé la scena per intera, poi si posizionò con la fica sull’enorme cazzo “dell’altro” e, dopo averlo ben instradato, con un deciso movimento s’impalò urlando come se avesse ricevuto una coltellata. Anche l’altro, che pativa le ridotte dimensioni della fica di Ester, emise un sordo grido poi, soddisfatto per quanto accadeva, rise felice come una pasqua. La loro cavalcata fu eccellente, andò avanti per un po’ in quella posizione, finché Ester non sentì di nuovo quel prurito al culo e così mi ordinò d’andarle a scopare quel buco. Allora si distese sul petto del superdotato permettendo al suo ano d’allargarsi ed essere pronto ad accogliere la mia verga, che fu portata fino a quell’orifizio da quello che mi stava spompinando, che sputò abbondantemente sul culo di Ester, lo penetrò dapprima con un paio di dita ed infine v’infilò il mio uccellone che ormai stava quasi per esplodere. Demmo vita ad una selvaggia cavalcata durante la quale Ester non risparmiò urla e parolacce rivolte a lei stessa. Ormai era invasata, totalmente in balia di quel fortissimo godimento. Si diede diverse volte: della puttana e dell’ingorda; si dipinse come una ninfomane insoddisfabile, come una cagnetta in calore, e poi si complimentò con tutti quanti noi che le stavamo dando ciò che meritava. I suoi buchi erano ormai larghissimi, in particolare potevo vedere quello del culo che era sfondato e, quando sfilavo completamente l’asta, restava aperto con un diametro impressionante. Nel mentre di quella performance, l’altro ragazzo che era rimasto accovacciato accanto a me, dopo aver infilato il mio cazzo nel culo di Ester, sentendosi, probabilmente, un po’ escluso ed inutile, si posizionò alle mie spalle e, dopo aver allargato le natiche, prese a puntare con la lingua sul mio strettissimo buchetto. Era bellissimo, lo fu ancor di più quando a quei colpi di lingua si aggiunse la penetrazione di un dito che era davvero molto grasso ed ossuto e che mi fece trasalire per il dolore ed il godimento. Accortosi della mia estasi, e del favore che davo a quel suo impegno, smise di leccare ma non di penetrarmi e dopo essersi sollevato mi costrinse con la mano libera a voltarmi e cominciò a baciarmi sul collo, sul volto, poi sulla bocca, che cercavo di non donargli troppo apertamente ma che poi fui costretto dal mio stesso turbamento ad offrirgli beatamente. Così una lunga lingua m’invase spingendosi fin quasi la gola; una lingua umidissima e dura che vorticava freneticamente impedendomi, o quasi, di replicargli in qualsiasi modo. Pochi istanti dopo, quando il mio partner provò ad infilare un secondo dito nel culo, sentii la sborra montarmi nell’asta. Così gemetti un paio di volte, facendogli intendere che stavo per schizzare, estrassi il cazzo dal culo di Ester e, pronto per sborrare, lo vidi afferrare il membro e farselo fare sul volto. Diversi fiotti gl’imbrattarono gl’occhi, le guance e la bocca; altri se li fece scendere direttamente in gola. Ester, senza mai sfilarsi quell’altro cazzo dalla fica, si voltò per godersi la scena, ed esaltata per quel vedere si complimentò con entrambi:
- Oh amore, sei sublime! Inonda di sperma il tuo amichetto che non aspetta altro!
- Si Ester, guarda come gli piace, è più troia di te questa checca!
Ester avallò la mia affermazione gemendo ancora più forte perché anche l’altro era ormai al limite e la stava pompando con un’irruenza senza eguali. Pochi altri colpi seguiti da gemiti affannati, poi anche lui si disse pronto a venire. Ester smontò dal cazzo, s’inginocchiò accanto al suo stallone e prese a masturbarlo velocemente. L’altro ragazzo, che stava finendo di leccare il mio sperma dal suo viso, si portò nei pressi di quel cazzo gigante e, affiancando Ester con un lavoro di lingua, si fece inondare il volto anche da quell’altra lunghissima sborrata. L’epilogo era ormai vicino, Ester ed il ragazzo si leccavano il succo di palle dalle rispettive facce, il terzo, invece, riprese fiato, s’alzò e si unì agl’altri. Leccò il suo stesso sperma e, contemporaneamente, masturbò il suo compagno. Al ché, vedendomi in disparte, Ester mi si fece sotto, mi prese per mano, mi riavvicinò al gruppo e disse:
- Adesso tocca a te bere, amore mio!
Non ero per niente sicuro di volerlo fare: di cose nuove ne avevo provate già tante e poi, nonostante mi fosse piaciuto farmi succhiare il cazzo e sborrare in faccia ad un altro ragazzo, in quel momento non desideravo fare lo stesso. Perciò provai a controbattere ma Ester, spingendomi, mi fece cadere proprio ai piedi di quel cazzo, che in quell’istante eruttò e centrò con un paio di schizzi anche il mio volto. Non fui contento di quella cosa ma non intendevo certo rovinare l’atmosfera, comportandomi appunto da femminuccia, per una piccola incomprensione. Anzi, forse avrei dovuto assaggiarne un po’ e così ne raccolsi un po’ sull’indice che infilai per intero in bocca ammutolendo i miei amici.
Risi, rompendo il silenzio di quel momento topico fatto di affanno, sudore, litri di seme, incredulità… fatto di persone libere e talmente inebriate dal pensiero di esserlo da rincoglionirsi… di una stronzetta che finalmente poteva sperimentare con assoluta tranquillità quanto in realtà fosse troia, e di una coppia di smarriti nel piacere non meglio identificata: froce, bisex, etero… non credo… forse erano molto di più…
…………infine da me stesso, inginocchiato là in mezzo, senza risposte ad un mucchio di domande, ma con una cazzo di stupida felicità nel cuore che mi confermava quanto fosse giusto vivere tutto ciò con leggerezza e serenità!!!
Graditissimi commenti.
Lu Na orgasmina
6
1
18 anni fa
luna1orgasmina,
28/28
Ultima visita: 16 anni fa
-
La prima coppia
Nel remoto 1975 ho avuto la mia prima auto, una *regolamentare* fiat500, con la quale, oltre ad andare a prendere la fidanzata, giravo per esplorare il mondo ciorcostante e, sopratutto per noi poverimabelli, andare in altura a fare l'amore.
Un giorno mi resi conto che ci stavano spiando e venni fulminato dal constatare che la cosa, ben lontana dall'irritarmi, mi eccitava in modo mostruoso...
Discussi della cosa con la mia ragazza e lei accondiscese (senza particolare slancio, anche se con serena accettazione) a queste mie pulsioni esibizionistiche...
I suoi genitori erano all'antica e quindi non potevamo vederci quanto avremmop desiderato ed io, avendo tempo libero, cominciai a frequentare quella zona ed a fare amicizia coi *coppianti*, come i guardoni si autodefiniscono. Con la conoscenza, aveano meno timore ad avvicinarsi (fin fuori dalla macchina) e, certe volte che la mia ragazza era particolarmente ispirata, anche allungando le mani per accarezzarla o anche per farsi masturbare da lei (solo raramente lei concesse qualche pompino, e sempre in situazioni dove il coppiante era da solo!).
Pochi mesi dopo, la cartolinaprecetto mi scaraventò a 500 chilometri da casa per 13 lunghi mesi e, tornato, cominciai a lavorare ed a completare gli studi alle serali, facendo gli anni che ancora mi mancavano per il diploma in un solo anno.
Raggiunto l'agognato diploma, potei dedicarmi con maggior dedizione alla mia vera passione: il sesso.
Un giorno che andai in altura da solo (a fare il coppiante, ovviamente) mi trovai a parlare con *il droghiere* (i soprannomi che ci eravamo dati si rifacevano alle nostre occupazioni o altre caratteristiche) che mi propose, per quella sera, un appuntamento dove lui sarebbe arrivato in auto con sua moglie ed io con la mia ragazza: dopo, avremmo valutato l'eventualità di *giocare* insieme o fare scambio...
La mia ragazza, quando ci affiancammo, pianse e decise che non se la sentiva e scoppiò a piangere; allora scesi e mi scusai col droghiere, che era sceso anche lui per venirmi incontro, prima di riportare a casa la ragazza. Lui comprese i nostri problemi e mi diede un altro appuntamento per più tardi, ma questa volta su certi bastioni in città, non lassù in altura...
Dopo un'ora e mezzo, ci incontrammo, io e lui da soli e, in breve, venni a sapere che in quel luogo venivano coppie in cerca di singoli: poi potevano solo desiderare di farsi guardare mentre *facevano*, ma anche -con maggiori coinvolgimenti- fino a salire in auto con loro e poi....
Qualche sera dopo, arrivai lì, da solo, a fare il coppiante notturno: a quei tempi (era la fine del 1977) i coppianti erano pochi, discreti, educati e solidali tra di loro: qualcuno mi riconobbe per i miei show in altura e venni accettato da loro; facevamo delle *vasche* sui bastioni, avanti e indietro, chiacchierando e scherzando ed in attesa che arrivasse una coppia.
Quando ne arrivava una, si decideva serenamente chi ci andava (uno, massimo due coppianti!!!) e solo se la coppia gradiva, potevamo essere invitati ad avvicinarci in un numero maggiore.
Una sera ero arrivato prima degli altri e, da solo, andai su una macchina *nota*, una coppia che si sapeva cche *ci stava*.
Con una certa stizza, però, la coppia mi ha rifiutato e si è allontanata.
Dopo un paio di sere, un coppiante mi prende da parte e mi spiega che la coppia gli aveva telefonato per lamentarsi del mio goffissimo approccio (!!!). Con bonomia, mi spiega *come si deve fare*, correggendo i miei errori...
Una sera sento parlare di *Giorgio il libanese* un imprenditore sui 45 anni, grande e grosso, con gli occhiali e con una splendica amica di 24, che sembrava avesse comprato un'Alfetta2000 chiara...
Qualche sera dopo, da solo, vedo una di queste nuovissime Alfetta2000, con un tizio seduto a fumare al volante, solo e fermo; decido d avvicinarmi e di chiedergli se alle volte si chiamasse Giorgio. L'uomo nega e mi chiede il perché della mia domanda: rispondo che avevo sentito una descrizione fatta da due amici e allora avevo pensato... comunque, mi scusai per averlo disturbato e mi allontanai.
Pochi passi e un colpetto di clakson mi richiamò accanto all'Alfetta: *Ma chi sono questi tuoi amici che parlavano di questo Giorgioillibanese?*
Con una punta di preoccupazione, dissi i due soprannomi e lui sorrise, ammettendo che in realtà era Giorgio...
Passa qualche sera e torno ai bastioni, al volante della mia 126fiat (panta rei!); la parcheggio in un punto ad un'estremità, col muso verso le aiuole e comincio a passggiare in attesa che arrivi qualcuno o per chiacchierare o per fare il coppiante...
Vedo passare a bassissima volocità la macchina del libanese e maledico quell'accidente di nuovo sfizio delle macchine di lusso, i poggiatesta!, che non facevano ben capire se ci fosse o meno un passeggero... Ma aspetta!!! Sì!!! c'è qualcuno!!! sembra una donna!!! sarà la mitica Paola???
Mi giro, e corro verso la mia 126 (mai più parcheggiata all'estremità dei bastioni: sempre al centro!!!); tiro fuori le chiavi per aprire la portiera e mi cadono SOTTO la macchina (mai più chiuderla, lì!!!); le recupero e mi picchio con la retromarcia per uscire dal parcheggio (mai più parcheggiata di muso! sempre di culo!!!).
Poi parto, sgommando, nella direzione verso la quale ho visto, con regalmente lento procedere, allontanarsi l'Alfetta.
A quasi mezzo chilometro la *aggancio*, adeguo la mia velocità alla sua e la seguo, sempre ripassando mentalmente le istruzioni che mi aveva dato l'amico coppiante sul *come fare*...
L'Alfetta mette la freccia a destra e gira (*se va piano e preannuncia le svolte con a freccia, vuole essere seguita, se accellera un pochino vuole vedere se è seguita, se accellera di brutto, vuol essere lasciata in pace*)
e io dietro... altra svolta segnalata e io seguo... rettilineo, altra svolta... io sempre dietro; in pratica abbiamo percorso una sorta di *otto* nelle strade del quartiere, fino ad arrivare nella piazza davanti alla chiesa, allora adibita a parcheggio.
Loro si fermano e spengono i fari (*quando la fanno, parcheggia anche tu, ma non attaccato!!!, scendi ed avvicinati, ma con aria rilassata!*); lascio la 126 a 100 metri (uhhmm... troppo lontana? troppo vicina?) e scendo.
(*fai un passaggio lato passeggero e guardi cosa accade dentro, ma SENZA fermarti!*) Seguo l'istruzione e guardo: Paola ha la mini appena più alta del normale.
(*poi prosegui*) arrivato allo spigolo posteriore dell'auto sto per girarmi e fare un altro passaggio... Ancora un pò, non tornare indietro subito!*)... proseguo 5 metri e torno indietro; (* passa di nuovo e se succede "qualcosa" rallenta un attimo, ma senza fermarti!*) La mini di Paola è salita ancora e le vela appena il pube: woww!! (*non fermarti!!!*) ah, già...; (*al terzo passaggio, se succede qualcosa di interessante, fermati un attimo e sfregati la patta, ma poi prosegui*) Vedo i riccioli del pube di Paola: uhhhmmm... (*ma poi PROSEGUI!!!*) uff!!!
(*Al quarto passaggio se il gioco prosegue, fermati e tira fuori "la merce", magari accarezzandola: se decidono che sei gradito, dopo un pochino ti apriranno una portiera e ti faranno salire...*) In effetti, la mano di Giorgio accarezza l'intimità di Paola ed io procedo come da istruzioni... passano 40 secondi e decido che sono gradito: mi attacco alla maniglia della portiera posteriore e comincio a tirare (ma come diavolo funziona?) Giorgio per salvare la macchina nuova, mi sblocca la portiera ed io stivo il mio metroenovanta sul sedile posteriore.
Paola reclina completamente il sedile ed io comincio a baciarle il collo, la guancia, le labbra, il seno (la comicetta è sbottonata!); la mia bocca scende sul suo corpo, raggiunge le cosce, il pube, poi lei si gira e io le bacio anche il culetto, anche in profondità, mentre Giorgio ci guarda e massaggia la sua sontuosa (come taglia!) appendice. Decido che è la più bella donna che mi è capitata a portata di... vabbè, avete capito... E dopo 29 anni, è tuttora una delle mie bellissime-cinque.
Bella ragazza (anzi: donna! è ben 2 anni più vecchia di me!), piacevole baciarla, toccarla ma.... e quando si tromba??
Vedo che non succede nulla e decido di chiedere... ma come?
*mi fai scopare?* - *è tua sorella che si fa scopare!!!*
*vuoi essere mia?* - *io sono solo mia!!* (anni femministi!)
Non riuscivo a pensare ad una frase che non rischiasse una risposta taglliente... poi, timidamente, parlo, certo di un castrante rifiuto:
*Paola... lo facciamo?*
Lei guarda Giorgio, che annuisce: allora si alza bene la mini mentre io comincio ad azzuffarmi, su quel cavolo di stretto sedile posteriore, coi miei jeans, attillati come la moda impone e per giunta con le cosce sudate per la calda serata di luglio; Giorgio anche lui si azzuffa tra calzoni, sedile e corona del volante e... e luce fu!!!
La macchina illuminata violentissimamente, nel piazzale semibuio fino ad un secondo prima: alla nostra sinistra, distante 10 metri, un auto ci punta i tre fari addosso... TRE? sì!, uno sul tetto, orientabile come su tutte le macchine dei Carabinieri!!!!!!!! mapporcapuzzola!!!!
Un lampo: io che bestemmiando sguscio nuovamente nei jeans, giorgio cher cristando in libanese fa lo stesso e quell'adorabile stronza di Paola che ride e ci sfotte: *per noi donne è più semplice... la-la-lààà*
I carabinieri decidono che siamo tre signori che stanno amabilmente conversando sulla loro macchina e decidono -bontà loro!- di lasciarci senza chiederci i documenti...
Spariti i militari, i miei 22 anni mi avevano rimesso... in fase operativa, ma quando ho proposto di riprendere dal punto dov'eravamo stati interrotti, l'entusiasmo dei miei compagni di -potenziale!- avventura era sceso sotto zero. Se quell'Alfetta fosse stata un flipper, sarebbero apparse le scritte TILT e GAME OVER...
Insomma, concludendo: posso senza rischio di smentite di poter affermare che Paola è la più bella donna che NON mi sia mai scopato...
8
1
18 anni fa
target55,
51
Ultima visita: 16 anni fa
-
Mogliettina premurosa
Come ogni giorno sono qui, nel nostro salotto e la sto aspettando.
E’ tutta la giornata che sono in cucina, da quando stamani lei è uscita per andare a lavorare e senza nemmeno salutarmi ha sbattuto la porta dopo avermi lasciato a terra in camera la sua biancheria da lavare e qualche euro per fare la spesa. E’ in ritardo di un paio d’ore e io sono qui che ripenso a come siamo arrivati a questa situazione. Ricordo, non senza nostalgia a come era diverso quando decidemmo di sposarci e io le dissi che non volevo che lei lavorasse, che avevo sempre avuto un’idea della donna che mi sarebbe stata accanto come di un angelo del focolare, sempre presente al mio ritorno a casa e sinceramente felice di passare le giornate a occuparsi “di noi”, del nostro nido. Questa visione un po’ antiquata della famiglia sembrava calzarle perfettamente, era entusiasta di diventare mia moglie nel senso più tradizionale del termine e considerava addirittura malsane certe velleità della donna moderna sempre più impegnata nel lavoro con una determinazione che spesso superava quella maschile e che generava, secondo lei, macchine da guerra spietate che per competere con gli uomini ne prendevano i lati peggiori.
Tutto era perfetto, i primi tempi: Il mio lavoro ci permetteva una vita più che agiata e le sue dolci fatiche in casa venivano ripagate spesso da cenette fuori, viaggi e la consapevolezza di avere accanto un uomo che le dava sicurezza e la faceva sentire amata, per prima cosa a letto.
Fino a pochi mesi fa, quando una mattina di ottobre che non dimenticherò mai, il mio capo ufficio mi chiamò nel suo ufficio per dirmi che “in giro c’è una crisi senza precedenti” e “il nostro settore è quello che ne risente di più” quindi…anche se era “l’ultima cosa al mondo “ che avrebbe voluto fare, mi ha licenziato. Solo pochi giorni prima, divertita, lei mi aveva detto che una sua amica che dirigeva un’azienda di pubbliche relazioni le aveva offerto un “ottimo posto” perché vedeva nella sua bravura nel gestire la casa e le p.r della famiglia un’ottima predisposizione per quel lavoro. Lei le aveva risposto molto serenamente che le veniva così bene solo grazie all’amore che provava per me e se fosse diventato un lavoro ne avrebbe perso il gusto.
Completamente a pezzi tornai a casa e aperta la porta mi venne in contro più sorridente del solito
“ciao amore…cosa c’è?”
Le raccontai tutto e lei si dimostrò la donna stupenda che conoscevo da sempre, alla fine riuscì anche a tirarmi su e facemmo l’amore meglio di sempre.
Intanto i giorni passavano e il mio ottimo curriculum sembrava non avesse alcun effetto su le decine di direttori del personale sulle cui scrivanie finiva ogni giorno.
Quasi timorosa una sera, finito di cenare, mi disse che forse, solo per il momento, sarebbe stato meglio accettare quel lavoro che le aveva proposto la sua amica. La mia prima reazione, punto nell’orgoglio, fu rabbiosa e la feci anche sentire in colpa per avermelo detto.
Ma i giorni passavano, la situazione non cambiava a livello lavorativo e dentro casa era sempre più peggio, appesantita da lunghi silenzi pieni di miei risentimenti contro tutto e tutti e della sua impotenza davanti al mio malessere. A una sua seconda richiesta di accettare il lavoro propostole, questa volta più convinta, anche davanti all’evidenza di un bilancio familiare in passivo ormai da più di due mesi, dovetti cedere, fingendomi stufo della sua insistenza quasi come se le stessi facendo un favore.
Il lunedì seguente, quando uscì per andare al suo primo giorno di lavoro facevo finta di dormire, mentre ero ben consapevole di come i ruoli si erano ribaltati nel giro di poco tempo.
Sono convinto che se avessi vissuto questa situazione con più serenità, apprezzando i suoi sforzi e incolpando meno me stesso, sarebbe andato tutto diversamente. Ma da quel lunedì mattina le cose cambiarono davvero, solo per colpa mia.
Tornava ogni giorno stanchissima da un lavoro che oltre a essere stressante era anche il primo per lei, io abbandonavo lentamente il mio atteggiamento di risentimento cieco e facevo di tutto per farla stare bene. Mentre lei sembrava esaurire comprensione e attenzioni verso di me io la vedevo sempre di più grande e forte, lei, capace di riuscire dove io avevo fallito, lei che riscuoteva sempre più successo in un mondo nuovo e io che avevo sempre più paura del vecchio.
Se inizialmente mi portava insistendo a qualche cena organizzata da lei e il suo staff, con il passare del tempo insisteva sempre meno alleggerita dall’idea di una serata senza la mia pesantezza accanto. Allora quando non aveva impegni per la serata dedicavo tutto il giorno al suo arrivo, preparando cene e bagni caldi. Avevo preso, al suo rientro, l’abitudine a farla sedere sul divano e levarle le scarpe per massaggiarle i piedi con tenerezza. Se inizialmente accoglieva questa cose con gratitudine, con il passare del tempo divenivano sempre di più abitudini, quasi atti dovuti.
Mentre le massaggiavo i piedi, dai sorrisi compiaciuti era passata all’indifferenza e spesso ne approfittava per chiamare qualcuno al telefono, magari l’ultima comunicazione di lavoro o una chiacchierata con qualche amica.
E più diventava indifferente e distaccata più io l’adoravo. Una sera tornata a casa nervosa e stanca, dopo aver mangiato un boccone di un piatto che mi era costato un pomeriggio ai fornelli si alzò dicendomi
“scusa, sono stanca vado a letto” con lo stesso tono con cui ordinava il pieno alla macchina a un benzinaio
“Non ti piace”
“Ho detto che sono stanca”
“ti faccio qualcos’altro se vuoi”
“Senti! Lo so che non hai un cazzo da fare dalla mattina alla sera, ma io ho lavorato tutto il giorno e la tua cucina è l’ultima cosa di cui me ne frega!”
Fu come prendere una porta in faccia, non riuscii a dirle nulla mentre se ne andava in camera, paralizzato dall’umiliazione e dalla consapevolezza che aveva ragione.
La mattina dopo, invece di chiedermi scusa, mi salutò appena urlandomi dalla porta di andarle a ritirare un vestito in lavanderia. Sembra che da quella sera si rese conto che sfogare su di me i suoi problemi le faceva bene e non le creava alcun problema. Mi chiamava dall’ufficio dandomi di cretino solo perché le chiedevo se rientrava a cena quando la sera la avevo sentita parlare con la tale amica della tale festa, e quando rientrava anche di notte accendeva le luci della camera e senza preoccuparsi se dormivo canticchiava rumorosamente. Le poche sere che restava a casa mi dovevo fare trovare pronto a massaggiarle i piedi e a prepararle qualcosa da bere di sempre più forte.
Una sera, dopo le avevo versato il secondo wiskey e le stavo massaggiando i piedi a terra, così poteva stendersi completamente sul divano mentre guardava la TV, e dal niente mi disse
“Riesci a vederti dall’esterno?”
“Come?”
“ Ti ho fatto una domanda chiara: Riesci ma vederti dall’esterno in questo momento?”
Sapevo dove voleva arrivare, era particolarmente dura quella sera, forse anche per l’alcool, avevo paura di essere umiliato per l’ennesima volta anche se la familiarità di quella situazione mi dava un brivido caldo
“Si…cioè….”
“Allora te lo dico io come sei in questo momento: Sei a terra a massaggiarmi i piedi, io non ti sto neanche considerando perché ormai mi annoi più di questo programma idiota che sto guardando alla televisione”
“…”
“Come fai a non sentirti completamente inutile!?”
“L’unica cosa che mi venne da dire fu
“…scusa…”
Come se neanche mi avesse sentito si alzò, ma poggiati i piedi ancora con le calze sul pavimento, li ritirò su:
“ma che freddo fa in questo pavimento, ancora non l’hai pulito quel tappeto?”
“è ancora bagnato”
Mi guardava fisso, con disprezzo
“Allora renditi utile và…portami in bagno”
feci per alzarmi
“Cosa fai!? A quattro zampe, come i ciuchi!”
Mi stava distruggendo e io ero sempre più eccitato e spaventato dalla mia reazione, volevo che continuasse avendone il terrore. Mi misi a quattro zampe, lei mi cavalcò e mi dette una pacca sul culo
“Vai animale vai”
Dopo pochi metri le ginocchia mi stavano scoppiando
“Lo vedi che a qualcosa servi allora!?...eh?...”
Mi prese per i capelli “Rispondi…lo vedi che a qualcosa servi!?”
“..si…è vero…servo a qualcosa”
“A cosa” mi chiese ridendo forte
“A non farti prendere freddo ai piedi”
Intanto eravamo arrivati in bagno e lei dalla mi schiena salì sul water, io non riuscivo a muovermi
“Esatto” disse “per non farmi prendere freddo ai piedi…e allora dai…ora diventi zerbino: mentre piscio metti la tua faccia sotto i miei piedi e già che ci sei gli dai una leccatina” La voce cambiò di colpo, dura ma naturalissima mi disse
“levami le calze e leccami i piedi”
Ero eccitatissimo e mi tremavano le mani
“Dai coglione! Non ti riesce neanche levare un paio di calze!?”
Una volta nudi mi mise in bocca subito le dita
“Leccali bene che oggi ho camminato tanto…così…lecca fra le dita”
Leccavo e sentivo l’altro piede che si strusciava le guance, avevano un sapore leggermente acre, ma mi faceva impazzire
“Da ora in poi basta non fare un cazzo dalla mattina alla sera! Sarai il mio ciuchino, il mio zerbino, il mio bidè”
Dall’alto vidi arrivare uno sputo in piena faccia, tra l’occhio e il naso
“E la mia sputacchiera” rise di nuovo, non come rideva un tempo, era un misto di risata satanica e risata annoiata. Con il piede iniziò a spalmarmi la sua saliva sulla faccia e intanto sentivo la sua pipì che scendeva nel water
“Hai trovato un nuovo lavoro…sarai il mio schiavo 24 ore su 24”
Mentre me lo diceva sentivo di amarla incondizionatamente
“Si” Dissi
“Si cosa?”
“Sarò il tuo…schiavo”
“e mi chiemerai signora…hai capito merda?”
“Si..signora”
Poi si mise in silenzio a guardarmi, con disprezzo, si sentiva solo la mia lingua che passava tra le sue dita
“Mi fai davvero schifo, lo sai merda!”
“Si Signora”
Si alzo e si mise in ginocchio sulla mia faccia
“Dai pulisci”
Sentii tutto il caldo della sua piscia in bocca e quando ebbi finito avanzò un po’ con le ginocchia e mi ritrovai il suo ano sulla lingua
“Certo, anche il culo….soprattutto il culo mi devi leccare!” mi strusciava l’ano sulla lingua tenendomi per i capelli, come se fossi un asciugamano da bidet
“mmh..che lingua morbida…l’unica cosa decente che ti è rimasta” poi si alzò e mentre io ero ancora a terra ai suoi piedi si rese conto che ero eccitatissimo, ormai erano mesi che non avevamo un rapporto.
“Ma guarda guarda…allora ti eccitano queste cose!? Ti piace sentirti una povera merda!? Non dovresti eccitarti…questo non è un giochino erotico…tu sei una povera merda!” allungò un piede sul mio cazzo e iniziò a sfregarlo sopra, bastarono pochi secondi e venni inondandomi la pancia di sborra repressa da mesi. “Lo vedi che sei una merda…non riesci a resistere più di tre secondi…dovrò prorio trovarmi qualcuno che mi scopi come si deve…o che mi scopi semplicemente…visto che l’unica volta che ti si rizza vieni da solo dopo due secondi a contatto con il mio pied…a terra come un verme…mi fai davvero schifo” a questo punto mi sputò addosso più volte e con il piede mischiava la mia sborra alla sua saliva e quando la pianta era piena me la metteva in bocca e non me la levava finchè non l’avevo pulita completamente. Quando ebbi ripulito tutto mi disse che l’avevo annoiata, come sempre e che andava a letto
“tu però da oggi dormirai a terra, al posto del mio tappetino scendiletto e domani mi svegli alle 09.00, con la colazione…la prima cosa che farai dopo avermela portata sarà infilare la tua lingua tra le dita dei miei piedi”
Si girò e mi lasciò lì, confuso come mai, ma convinto di essere in un inferno da cui inspiegabilmente non avevo la forza, ma soprattutto la voglia di uscire.
9
5
18 anni fa
schiavoalsuolo,
39
Ultima visita: 9 anni fa
-
Il gioco
Eccoci finalmente a Montecarlo, era da tempo che io e la mia amica volevamo passare qualche giorno di divertimento, casinò, discoteca serate frizzanti.
E' sera ci dirigiamo al casinò, lei è tutta in tiro, bella come non l'avevo mai vista, alta ancora più alta per via dei tacchi vertiginosi che aveva deciso di indossare, i lunghi capelli folti e ricci che coprivano anche una parte del viso, rossetto scuro, gonna appena sopra il ginocchio, camicetta sbottonata che lasciava intravedere il seno costretto da un reggiseno forse troppo piccolo per contenerlo tutto.
" ma dobbiamo andare a giocare o ti devo portare in un nigt" le dico tanto si era conciata.
Lei arrossì, le succedeva spesso era una timidona la mia cara amica cosa che comunque non la frenava nell'abbigliamento.
Entriamo e dopo aver bevuto ci sediamo ad un tavolo di black jack dove erano presenti due signore e una coppia di distinti amici sui 45 anni vestiti con giacca e cravatta.
Subito mi accorgo che la mia amica non è passata inosservata, infatti i due signori seduti alla nostra destra non smettono un attimo di guardarla. Mi accorgo che i loro sguardi vanno sulla scollatura e sulle gambe, è a questo punto che scorgo il bordo del reggicalze della mia amica. "ma guarda questa" penso, era infatti la prima volta che la vedevo così audace valle a capire le donne.
Nel frattempo le due signore alla nostra sinistra si alzano e se ne vanno e noi rimaniamo in quattro.
Non avevamo molte fiches, i nostri compari invece erano pieni, il gioco non andava bene, maledetto banco. Ad un certo punto il tipo accanto alla mia amica prende dal suo mucchio una manciata di fiches e le allunga alla mia amica "prova con queste sò che ti porteranno fortuna poi me le restituisci se vinci" dice. Lei le prende e continua a giocare, effettivamente si comincia a vincere qualcosa. E' a quel punto che mi accorgo che il vicino aveva allungato una mano sotto il banco e stava accarezzando le gambe di lei che era arrossita anche questa volta, ma non lo fermava anzi ero sicuro che la cosa non le dispiacesse affatto.
"cosa ne dite di andare a bere qualche cosa fuori di qui?" esclama il secondo che evidentemente voleva partecipare anche lui al nuovo gioco.
Buona idea esclama il porco seduto accanto alla mia amica e tutti e due ci guardano per trovare l'assenso. "Direi che va bene" mi dice voltandosi verso di me lei. Qui butta male, questi vogliono fare la festa alla mia amica, penso e mi chiedo "ma questa sprovveduta avrà capito cosa può succedere? Mentre mi faccio queste domande lei si alza... è troppo tardi, da quì non si torna indietro.
Ci avviciniamo alla loro lussuosa mercedes, uno dei due mi chiede se voglio provarla, ma sì tanto ormai siamo in ballo. Mi metto alla guida con vicino il proprietario dell'auto, dietro naturalmente lei e il suo vicino di black jack. Mi danno indicazioni per raggiungere una certa località sul mare, non sento più parlare dietro, non oso guardare nello specchietto perchè non sò come potrei reagire se vedessi la mia amica impegnata. "si ma che importa, è solo un'amica" mi dico, però mi incazzo con me non era mai stata così, e non solo con me, era considerata la verginella del gruppo.
Mi faccio coraggio e guardo, ecco fatto si vede solo lui, tiro lo specchietto più in basso e vedo una montagna di capelli andare su e giù con la mano di lui sopra che ritmava il movimento.
Non si riesce a vedere di più, forse è meglio così. Fermo l'auto nel giardino di una villa galattica affacciata su una scogliera, entriamo, io fisso la mia amica negli occhi con lo sguardo interrogativo, lei si avvicina e mi dice che ha voglia di trombare con tutti e tre, di non fare domande, di non chiedere niente, "questa è la mia serata" si volta e va verso l'enorme vetrata della sala che guarda lo strapiombo sul mare. "E adesso?" mi chiedo, ma guarda questa in che situazione...
Lei si siede sull'enorme divano di pelle nera, i due amici sembrano accerchiarla, uno si siede vicino, l'alto rimane in piedi dietro di lei e comincia a far scivolare le mani nella sua scollatura. In un attimo le tira fuori il seno ancor più bello di quello che credevo. Due poppe grosse e sode, i capezzoli irrigiditi dall'eccitazione toccati dai polpastrelli dell'uomo. L'altro nel frattempo aveva già la testa tra le sue gambe, le aveva sfilato le mutandine, sembrava che avesse infilato anche il naso nella sua calda e accogliente fessura. Ora lei non capiva più nulla era in estasi totale, continuava a ripetere che era la loro troia e che li voleva entrambi dentro di lei.
L'uomo alle sue spalle le prende la testa e la gira verso il suo uccello, lei comincia a succhiarlo avidamente, sembrava come se non lo avesse mai fatto per la voga che ci metteva, ma allo stesso tempo faceva andare la lingua con movimenti sapienti da donna navigata.
Anche l'altro si alza e porge il suo membro verso le labbra di lei. In un attimo li avvolge tutti e due, sembrano sparire nella sua bocca che in quel momento sembrava enorme. " adesso vi voglio dentro di me" esclama ansimando, i due non vedono l'ora di accontentarla. Pensavo se li sarebbe fatti a turno, invece li voleva insieme. Lei si siede facendo ingoiare alla sua figa l'enorme membro di uno dei due e comincia a cavalcare proferendo frasi che si addicevano più ad una troia navigata o ad un attrice porno che alla mia bella timidona. L'altro si inginocchia dietro e, dopo aver bagnato il dito medio con la saliva lo fa sparise nel suo stretto secondo canale. Ora è pronta per riceverli entrambi, l'uomo dietro di lei le punta l'enorme cappella e la comincia a penetrare. "Fottimi così bravo, fottimi nel culo esclama vi voglio così sono una troia". Io sono impietrito, non riesco a credere ai miei occhi, non è possibile. Eppure.
Lei è tra i due e grida di piacere, si volta verso me e mi sorride, capisco dal labiale che mi stà chiedendo se mi piace, poi mi fa cenno di avvicinarmi. Sono eccitato come non mai, i jeans esplodono non riesco più a tenerlo dentro. Mi avvicino e mentre i due continuano a penetrarla senza sosta io le avvicino il membro alla bocca. Lei lo prende con dolcezza, facendo scivolare la lingua sulla cappella in modo divino. "ma questa sembra non aver fatto altro nella vita" .
Lei aveva orgasmi a ripetizione, lo capivo da come serrava le labbra sul mio membro ogni volta che raggiungeva l'apice. Gli unici rumori percepibili erano il suo ansimare e il rumore delle onde che si infrangevano sulla scogliera. Noi tre eravamo pronti per venire, lei se lo tira fuori dalla bocca per un momento solo per dire che dovevamo venire tutti insieme riempendola completamente. Con un perfetto sincronismo raggiungiamo l'orgasmo contemporaneamente e lei sembrava quasi svenire. Ingoia tutto il mio piacere. Si accascia sul divano esausta ma sembrava aver toccato il cielo con un dito.
"non pensavo fossi così zoccola" le dico e lei........arrossisce.
8
4
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Come eravamo
E' una fredda e umida sera di fine novembre del 1935, il silenzio è surreale in piazza mercanti, l'unico rumore quasi impercettibile che proviene dalla piazza è quello dei tacchi di una donna. E' li che aspetta nervosamente, il suo volto e il suo cappello avvolti dal fumo di una sigaretta appesa al bocchino sretto dalle dita fasciate da lunghi guanti di raso. Il vestito nero di seta fino sotto al ginocchio avvolto da un soprabito scuro che sfiora le caviglie. L'appuntamento era per le 23.00 e lui si fà attendere.
Improvvisamente il buio è squarciato dalla luce dei fanali di una grossa autovettura, è lui. Scende e si fà incontro alla donna, si salutano e lui la fa salire sul sedile dietro. Le prende le mani, lei non è più nervosa comincia a sentire aumentare i battiti del cuore.
Lui si avvicina il respiro sempre più avvolgente, le labbra sfiorano il collo, la lingua comincia a toccare il lobo dell'orecchio.
Le gambe di lei cominciano a divaricarsi, la gonna si apre e si intravede il bordo delle calze velate agganciate al reggicalze.
La mano di lui si insinua sotto la gonna, le accarezza l'interno coscia mentre la lingua sul collo procura brividi alla donna, sente che comincia a bagnarsi.
Anche lui se ne accorge perchè nel frattempo con le mani è arrivato a scostare le mutandine. Ora il controllo viene meno, il respiro è affannoso, le slaccia la camicetta e compaiono due seni piccoli ma ben fatti, i capezzoli grossi e turgidi. E' già li con la lingua, lei è in estasi, le frasi cominciano ad essere sconnesse.
Con un movimento dolce lei porta la testa di lui tra le sue gambe, vuole sentire la lingua nella sua fessura calda e bagnata oltre ogni limite. Lui è bravo, la sua lingua è sapiente, lei si fà penetrare da quello strumento di piacere, ha un orgasmo intenso e profondo.
Lui non fà in tempo a rimettersi seduto che lei ha già fatto scivolare nella sua bocca l'enorme arnese che pulsava già da tempo, lo sente andare sino alle tonsille, lui si trattiene però non vuole subito esplodere il suo piacere.
La prende con forza, la fa inginocchiare sul sedile, i capelli di lei si attaccano al finestrino bagnato dal vapore che intanto aveva pervaso l'auto. Le tira su la gonna adagiandola sulla schiena e la penetra con veemenza. I colpi sono ritmati all'inizio ma poi lei si contorce dal piacere, lo invita a penetrare anche l'altro canale. Lui la sodomizza come mai prima gli era successo. Le mani ora sono attaccate al finestrino, grida il suo orgasmo ancora più intenso del primo. Lui non riesce più a trattenersi, la prende dai capelli e la volta verso il suo arnese pronto a venire, lei tira fuori la lingua appena in tempo per accostarla alla sua enorme cappella e gustare il nettare che fuoriesce copioso e che lui vede sparire nella sua bocca.
Si rivestono e si allontanano per continuare la serata in casa, era solo l'inizio di una lunga notte.
Come eravamo
4
1
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Cinema!!!
Con la mia compagna, una volta, ci è successa una cosa abbastanza singolare.
Chiariamo subito che, all'epoca, non eravamo esattamente degli sprovveduti, in fatto di sesso, ma quell'esperienza è stata, per noi, il superare la soglia di un mondo nuovo.
Avevo notato, nella pagina dei cinema sul giornale, che un locale in città proiettava Emmanuelle, un film che quando uscì -era la prima metà degli anni 70- aveva fatto scalpore e scandalo per il contenuto estremamente erotico e per la filosofia che vi veniva illustrata, quella del libero amore. Ero curioso di rivederlo, dopo oltre vent'anni di tempo e circa duecento di evoluzione del pensiero, e perciò raggiunsi il locale con Marina, la mia compagna.
Il cinema aveva conosciuto tempi indubbiamente migliori, era nel sotterraneo di un palazzo ed era abbastanza grande, con la platea discretamente affollata: noi vi prendemmo posto in una delle ultime file, poco più avanti della porta dei servizi.
Mentre le avventure della giovane francese in Tailandia scorrevano sullo schermo, feci scivolare la mia mano sotto la gonna di Marina, notando con piacere che indossava calze autoreggenti, e scostandole le striminzite mutandine, cominciai ad accarezzarle il sesso già inumidito.
Il film era cominciato da poco più di un quarto d'ora, quando un forte impulso mi obbligò a lasciare Marina in sala per raggiungere un orinatoio dei servizi.
Uscendo da questo ambiente, notai la faccia interna della porta riccamente ricoperta di graffiti -testi e disegni- di argomento decisamente erotico e mi persi a leggere gli uni ed osservare gli altri (una mia piccola ed innocua mania!).
Finita la porta principale, decisi di andarmi a... studiare anche le porte dei vari gabinetti e rimasi, anche lì, stupito per la buona qualità della maggioranza dei disegni che raffiguravano intrecci anche complicati con elevata abilità anatomica.
Avevo già lasciato Marina sola in sala per troppo tempo, assorbito dalla lettura delle vanaglorie inserzionistiche dei vari scrittori e dal torbido fascino dell'opera dei graffitisti, perciò tornai in sala, dove trovai che due giovanotti si erano seduti proprio accanto a Marina. Mi risedetti accanto a lei e dopo pochi minuti, feci di nuovo scivolare la mia mano sul ginocchio di Marina; lei mi bloccò la mano, mormorandomi che c'erano quei due tizi proprio accanto e che si vergognava ed io, di buon grado, le misi un braccio intorno alle spalle e mi feci catturare dalla vicenda. Sentivo Marina languida, eccitata e, ogni tanto, il mio braccio avvertiva dei piccoli sussulti della sua persona.
Dopo qualche minuto -al termine di una scena particolarmente avvincente- la singolarità del comportamento di lei fece breccia nella mia mente distratta ed assorbita dalla proiezione e cercai di capire; non mi ci volle molto: il giovanotto accanto a Marina la stava frugando ed anche lei con-traccambiava masturbandolo sotto il sipario discreto di una giacca ripiegata sulle ginocchia. La situazione, devo dire, mi intrigava molto: avevo l'impulso di infilare la mano anch'io tra le cosce di Marina, ma una vocina dentro mi suggeriva di stare solo a guardare cosa succedeva ed assecondare gli eventi. In pochi minuti, in effetti, gli eventi ci furono: dopo aver brevemente mormorato qualcosa all'orecchio della mia donna, il primo tizio fece un cenno al suo amico che si alzò e -lo seguii con la coda dell'occhio- varcò una soglia celata da una pesante tenda sopra alla quale occhieggiava il simbolo luminoso dell'uscita di sicurezza. Mentre tenevo -ancora per un istante- d'occhio quella tenda, vidi varcare la porta dei servizi da due uomini insieme che catalogai sbrigativamente come omosessuali in vena di effusioni. Dopo un paio di minuti, anche il vicino di Marina si alzò e varcò la tenda. Io attesi qualche momento e poi feci scivolare nuovamente la mia mano sulla fichetta di Marina, sentendola zuppa e scivolosa oltre ogni dire. Pochi attimi ancora e poi lei mi mormorò che doveva andare in bagno, si alzò e mi lasciò lì, quietamente seduto; come varcò la porta dei servizi, altri due tizi si alzarono dal loro posto e superarono la fatidica tenda.
Attesi qualche minuto, poi tornai nei bagni per rendermi conto della situazione, che mi aveva incuriosito: pensavo che i due giovani (se avevano dato un appuntamento erotico a Marina) si sarebbero infilati nei servizi, non nel sistema di scale che assicurava le vie di fuga. Nella parte maschile dei servizi non c'era nessuno -neanche i due gay!-; stranamente, anche la parte riservata alle donne era deserta! Ma io avevo visto entrare i due uomini e Marina: non potevano essere svaniti!
Poi vidi una porticina -non più larga di sessanta centimetri e verniciata della stessa tinta delle pareti- con una piccola maniglia fissa: provai a spingerla ed uno scrocco a molla la liberò, facendomi scoprire una stretta scala poco illuminata; la salii il più silenziosamente possibile e mi trovai -così- in un corridoio male illuminato che percorsi fino ad una specie di pianerottolo. Avevo trovato tutti: sia Marina che i sei tizi presenti in sala (compresi i due che avevo valutato gay!).
Erano lì, con la mia dolce compagna che si stava facendo scopare da un tizio e si allargava le natiche con le mani per favorire le manovre del suo vicino di poltrona che cominciò subito ad incularla con passione mentre lei succhiava e menava tutti i cazzi che le passavano a tiro di bocca e mani. Qualcuno aveva buttato un cappotto per terra e quello era il talamo per la mia donna e per i suoi compagni di gioco. La vedevo fremere di godimento, mentre mani sapienti le percorrevano la pelle provocandole brividi di piacere.
Pochi minuti e, con un rauco gemito, il tizio che stava approfittando del calore della sua fica, venne allagandole il ventre di calda sborra vischiosa seguito, a dista di pochi istanti, dal vicino di poltrona.
Mentre i due si rialzavano spossati e si ricomponevano, Marina si mise alla pecorina offrendo tutto il suo corpo ai membri del gruppetto.
In pochi minuti venne ancora inculata (vi avevo detto che la mia donna ha un culo favoloso?) da due dei rimanenti uomini,
mentre uno le sborrava in faccia e l'ultimo sulle reni inarcate, facendo colare i caldi schizzi odorosi sui suoi dolci fianchi.
Mentre Marina giaceva un momento sul cappotto per riprender fiato, uno dei presenti le offrì un fazzoletto pulito che lei utilizzò per detergersi il sudore e -poi- le essenze dei suoi compagni di gioco.
Vidi che cominciava a ricomporre il proprio abbigliamento e percorsi silenziosamente il cammino che mi riportò alle nostre poltrone, in sala.
Dopo pochi minuti lei mi raggiunse, raggiante di felicità; si sedette e mi abbracciò forte. Poi, inaspettatamente, mi chiese: "Hai assistito, vero?"
Non era una domanda, capii subito; perciò risposi "Sì" e la strinsi a me, sorridendo felice.
Lei mi baciò con passione e da quel giorno la nostra vita sessuale ha potuto approdare a ben più vasti orizzonti.
5
9
18 anni fa
target55,
51
Ultima visita: 16 anni fa
-
Trio fantastico: l\'esibizionismo mancato di mia m
Innanzitutto ringrazio tutti coloro che mi hanno inviato dei messaggi di approvazione per ciò che ho scritto e ringrazio anche coloro che hanno fatto delle critiche costruttive, mentre per coloro che mi hanno solo criticato solo per il gusto di contestare e basta, non so proprio cosa farci e, per costoro, se il racconto della nostra vita di coppia vi disturba, evitate di leggerlo. Forse questi miei racconti sembrano lontani dalla realtà in quanto io ho l’abitudine di raccontare per filo e per segno ogni cosa, ma non ci posso far nulla, a me piace farlo così. Lo so anch’io che il comportamento di mia moglie potrebbe apparire alquanto strano e poco veritiero, ma il fatto è che mia moglie è proprio così. Diciamo che ormai abbiamo raggiunto un’intesa sessuale ottimale e che lei fa tutto sotto la mia supervisione, nel senso che ogni cosa le piace fare, chiede sempre il mio parere. Il fatto che io lavori all’estero e che sto a casa una settimana al mese, non mi impedisce di vivere l’amore libero con mia moglie. Quando sto a casa ne facciamo di tutti i colori. Quando usciamo fuori, lei mi fa morire per l’eccitazione. Naturalmente mi avverte sempre in anticipo. Come quando siamo andati al mercato. Lei aveva indossato un paio di pantaloni molto aderenti (sembravano dei collant) di colore verde chiaro, ma aveva fatto il modo da lasciarsi la lampo abbassata e non indossando le mutandine, tutto il suo pelo era in vista, facendo capolino attraverso la patta che lei, sapientemente aveva lasciato bene allargata. Gli sguardi della gente si perdevano tra le cosce di mia moglie e lei col pelo fuori, si rendeva orgogliosa. Naturalmente dopo quei momenti di eccitazione, seguiva una bella scopatona con immenso reciproco godimento. Sabato sera ho detto a mia moglie che avevo intenzione di portarla a cena fuori, quindi le chiesi di vestirsi in modo sexy. Dopo circa un’oretta mi spinta davanti con una mantellina addosso che le arrivava a metà gamba. Le chiedo se quello era vestirsi sexy e lei per tutta risposta apre la mantellina comparendo in tutto il suo splendore. Indossava una guépiére in pizzo nero con le coppe dei seni tirate in dentro in modo che le sue tette fossero in vista, le calze nere a rete sottile sorrette dal reggicalze incorporato nella guépiére, un paio di minuscole mutandine in tessuto sottile trasparente, un paio di scarpe con tacchi a spillo. Io le feci notare che non saremmo potuti entrare in nessun posto se almeno non avesse indossato una gonna e un top, ma lei insisté nel volere uscire in quel modo. Uscimmo da Bologna dirigendoci in un localino posto sulla strada che porta ad Altedo, che avevo prenotato in anticipo. Sapevo che quel posto era abbastanza fine ed i prezzi erano abbastanza alti. Il cameriere ci portò al nostro tavolo, dentro c’erano già delle altre persone. Non so perché, ma mia moglie rimase con la mantellina addosso, quasi come fosse ad un tratto intimorita da qualcuno o da qualcosa. Il cameriere fece per prenderle la mantellina ma lei disse di no. Cenammo quasi senza parlare. Mi venne il dubbio che le fosse venuta una crisi di identità. A metà cena dovetti comunque ricredermi; infatti cominciò ad aprirsi la mantellina lasciando intravedere le tette al cameriere. E mentre questi la guardava, io dissi a mia moglie di fargli un regalo. Intendevo che lei aprisse di più la mantellina in modo da mostrargli completamente il seno, ed invece mia moglie infila le mani sotto e si sfila le mutandine mettendole sul tavolo, poi si rivolge al cameriere dicendogli che erano per lui. Con mia grande sorpresa il cameriere lascia le mutandine sul tavolo e va via. Vediamo gli occhi delle altre persone puntati su di noi e mia moglie, forse per sfida, si alza in piedi e si toglie la mantellina appoggiandola ripiegata sulla seggiola. E’ stata quei dieci o quindici secondi a farsi ammirare diciamo quasi nuda, con tette, culo, figa e cosce in mostra dai presenti. Sentii un sommesso mormorio, ma non capii se si trattasse di approvazione o meno. So solo che dopo pochi secondi si presentarono al nostro tavolo il gestore del locale ed il cameriere, i quali ci invitarono gentilmente di lasciare immediatamente il locale. Diventai subito rosso per la vergogna. Una figura di merda così grande non l’avevo mai fatta. Non ci fecero nemmeno pagare, ma avrei preferito pagare il doppio pur di non fare quella figuraccia. Rimanemmo entrambi in silenzio io e mia moglie. Salimmo in macchina e vidi che le scendevano due lacrime. Nella mia testa giravano le idee come se si trattasse di una trottola. Poi lei disse: “appena entrati, era come se avessi avuto un presentimento. Non volevo togliermi la mantella come se me lo sentissi che sarebbe andata a finir male”. Io non parlai e dentro di me sentii come la fine di tutti quei sogni erotici. Tornammo a casa mestamente con la coda tra le gambe. Mentre stavamo per entrare nel cortile di casa, sento una voce che pronuncia il mio nome. Era un mio vecchio compagno di scuola che non vedevo da tempo. Anch’egli era in machina con la moglie. Ci salutiamo, parliamo un pochino, poi lui ci invita a casa sua a bere qualcosa. Mia moglie non era dell’umore giusto e così decliniamo l’invito, anche perché sotto la mantella mia moglie era quasi nuda, anche se aveva indossato nuovamente le mutandine e rimesso a posto il seno dentro le coppe della guépiére. Ma una vocina dentro di me mi spingeva ad accettare. Come se nel caso avessi rifiutato l’invito, avrei perso l’ultima occasione per continuare quel gioco passionale che facevamo io e mia moglie. Guardai mia moglie trovandole lo sguardo spento. Mi fece una gran pena vedendole gli occhi lucidi per le lacrime. Non sapevo che fare, ma vedendo l’insistenza del mio amico e soprattutto di sua moglie, presi sotto braccio mia moglie, dopo aver posteggiato l’auto, e salimmo sull’auto di Adelmo e sua moglie. Mia moglie continuava ad essere un cadavere ambulante ed io cercavo di solleticarla toccandola nei suoi punti più sensibili. Ma non c’era verso di farla sorridere. Dentro di me avevo maledetto mille volte quel gioco intrapreso e soprattutto il momento in cui avevo prenotato in quel ristorante di bacchettoni benpensanti. Eravamo seduti in sala quando Adelmo mi chiese di seguirlo per farmi vedere un vino che teneva in frigo per le buone occasioni. A parte il fatto che il vino non va tenuto in frigo bensì in cantina, feci notare ad Adelmo, non mi sembrava il caso di festeggiare, al che Adelmo mi chiede spiegazioni soprattutto sullo stato di mia moglie. In poche parole lo metto al corrente di tutto, ma in forma generale, senza spiegargli i particolari, e cioè che a noi ci piaceva giocare forte e che mia moglie amava esibirsi in pubblico per poi far l’amore anche in macchina o per strada, e soprattutto come era andata quella serata. Adelmo rimase fisso a guardarmi, quasi come se volesse rimproverarmi. Provavo ancora vergogna, volevo sprofondare sulla sedia, non essere nato, che mi fosse successo un incidente sul lavoro, di essere morto. Ad un certo punto Adelmo mi riporta in sala chiamando sua moglie Sara. Mia moglie stava ancora con la mantella addosso. Mi siedo accanto a lei e le dico che avevo raccontato ad Adelmo ciò che ci era successo. Mia moglie mi guardava ma non diceva nulla, come se avesse perso quello smalto che la distingueva. Non mi sembrava più la mia bella puttanona, sembrava invece una bambina indifesa bisognosa d’affetto. Provai una pena immensa e non sentendole dire nulla, pensai che non si sarebbe più ripresa, cadendo così nella depressione. Ma erano tutte mie supposizioni e forse ero io che stavo cadendo nella depressione. Non so cosa accadde né quale sia stato il santo che ci abbia aiutato, se santo lo si possa chiamare, fatto sta che un minuto dopo accadde una cosa che ci diede la scossa. Sara fa ingresso in sala con un vassoio e quattro bicchieri, seguita da Adelmo con la bottiglia di vino in mano. Ma non era il vassoio o il vino a darci la scossa, bensì l’abbigliamento di Sara e Adelmo. Sara indossava una maglietta bianca ed un tanga sotto e basta, mentre Adelmo aveva una maglietta come la moglie ed un paio di boxer colorati. Rimanemmo stupiti ma nello stesso tempo cominciò a instaurarsi dentro di me un senso di allegria, come se qualcuno da dentro mi stesse solleticando. Guardai mia moglie e anche lei aveva sgranato gli occhi specialmente su Sara la quale si girava su se stessa mostrandoci il culo nudo. Vidi mia moglie prendere a sorridere ed io non so se ho ringraziato qualcuno dentro di me, ma mi sembrava di fare una cosa blasfema. Adelmo versò il vino nei bicchieri. Era fresco e frizzantino e scendeva giù che era un piacere. Dopo il secondo bicchiere Sara tolse la mantella dalle spalle di mia moglie, che non oppose resistenza, andandola ad appendere all’ingresso. Adelmo guardava mia moglie che, rispetto alla sua, era molto più procace e provocante. Sara era di taglia minuta, sembrava una bambolina. Vedo il sorriso illuminare nuovamente il viso di mia moglie e mi viene un pensiero stupido in testa “stasera si tromba” che cerco immediatamente di scacciare, ma non ci riesco. Mi metto a ridere come un deficiente senza nessun motivo apparente, almeno per gli altri, ed il bello era che gli Altri ridevano appresso me senza sapere il motivo. Ad un tratto Adelmo comincia a palpare il culo a sua moglie la quale ridendo le infila una mano nello spacco dei suoi boxer. Mia moglie rideva stiracchiata sul divano e non c’era verso di controllarsi. Si rideva a crepapelle senza motivo, tanto che me la stavo facendo addosso. Chiedo di indicarmi il bagno. Sara mi accompagna, poi torna in sala. Quando li raggiungo non sento più le risate, ma vedo che mia moglie si era ripresa per bene. Era seduta sul divano ed Adelmo le era di fronte col cazzo fuori e lei glielo succhiava. Sara era seduta sulla poltrona e appena mi vede mi corre incontro e mi bacia in bocca. Rimando imbambolato, soprattutto per il loro comportamento che non sapevo fosse così libertino come e forse più del nostro. E’ vero che ai tempi della scuola con Adelmo di parlava sempre di fighe, ma non mi sarei aspettato che anche lui avesse realizzato ciò che immaginava di fare. In poche parole ci spogliamo tutti e mia moglie viene infilzata nella figa da Adelmo. Come al solito io prendo mia moglie nel culo e Sara si mette con la sua figa davanti il viso di mia moglie chiedendole di leccargliela. Vedo mia moglie affondare la lingua dentro la figa di Sara. Godiamo tutti da matti. Poi invertiamo le parti ed io scopo Sara mentre Adelmo glielo infila nel culo. E’ la volta di mia moglie porgere la sua figa a Sara per farsela leccale. Alla fine, quando siamo stravaccati sul divano e sulle poltrone, chiedo a mia moglie cosa si prova a leccare la figa di una donna e lei mi risponde che è come per un uomo succhiare il cazzo di un altro uomo. Dico che non lo posso sapere in quanto non ho mai avuto l’onore di prendere un cazzo in bocca. Con mia grande sorpresa Adelmo mi dice che qualora avessi voluto provare, lui era a mia disposizione. Ci mettiamo a ridere, anzi rido solo io. Gli altri sono quasi seri. Vedo mia moglie che imbocca nuovamente il cazzo di Adelmo e poi, una volta fattolo indurire, mi invita a provarlo. Io rimando sbigottito nel constatare che era proprio mia moglie a chiedermi quella cosa. Vedendomi tentennare (in effetti non avevo alcuna intenzione di avere un cazzo in bocca) mia moglie mi dice che è stata sempre una sua passione vedermi spompinare qualcuno. Ero contrario a quella cosa, quindi mia moglie afferra Sara e la bacia in bocca con tanto di lingua. Sapevo che lei fosse una grande puttanona e vederla alle prese con un’altra donna non mi dava alcuna emozione ulteriore. Ad un certo punto mia moglie mi viene accanto e mi spinge verso il cazzo teso di Adelmo. Il fatto era che io non opponevo alcuna resistenza. Mi lasciavo guidare da lei e vedevo il cazzo di Adelmo lentamente avvicinarvi al mio viso. Apro meccanicamente la bocca e me lo faccio entrare dentro. Inizio a spompinarlo facendo su e giù con la mia bocca sull’asta di Adelmo il quale sembra gradire la cosa. Se devo dire quali fossero le sensazioni da me provate a livello fisico, devo dire che erano tali e quali quando si mangia una banana. Sentivo quell’affare dentro ma non ne sentivo il sapore. Ma se devo dire ciò che ho provato a livello psicologico, devo dire che è stata una cosa fantastica. Avere il cazzo di un uomo in bocca equivaleva ad avere il suo scettro, ad essere alle sue dipendenze, a fare tutto ciò che egli volesse. Non mi ero mai sentito così. Volevo che Adelmo mi sborrasse in bocca, quindi accelerai il ritmo, ma avendo egli sborrato due volte, era lento adesso a venire, quindi la proposta di mia moglie trovò tutti d’accordo. Adelmo si mise in ginocchio sul divano mentre io ero sdraiato sotto di lui, in questo modo era lui a scoparmi in bocca. Sara si era impossessata del mio cazzo e mi spompinava ed io provavo più piacere. Mia moglie si era impossessata della bocca di Adelmo incollando le sue labbra a quelle di lui e affondando la lingua nella sua bocca. Stavo raggiungendo il piacere ma non volevo raggiungerlo prima che Adelmo non mi avesse sborrato in bocca. Per fortuna egli lo fece qualche attimo prima di me. Mi inondò la bocca di sperma ed io inondai quella di sua moglie. Passammo una serata meravigliosa, completamente diversa da come era iniziata. Per fortuna mia moglie era ritornata la puttanona che sapevo fosse ed io avevo imparato un’arte nuova, quella di fare i pompini. Come al suo solito mia moglie mi diede in mano la sua roba mentre ci accingevamo a tornare a casa. Scese le scale tutta nuda fino alla macchina di Adelmo incurante del freschetto che già cominciava a farsi sentire seppure eravamo a metà settembre. Arrivammo sotto casa nostra e mia moglie non accennò ad indossare almeno la mantella. Salì le scale tutta nuda. Andammo a letto sfiniti ma soddisfattissimi. Prima di addormentarci dissi a mia moglie che adesso aveva un concorrente in più. Lei pensò che fosse Sara ed invece il le dissi che ero io, almeno in fatto di pompini. Quando tornai al lavoro accadde una cosa bellissima, almeno per me, anche se in un primo tempo non ne avevo il coraggio. Mentre eravamo nella nostra baracca io e Paolo, gli raccontai ogni cosa ed egli non voleva credere che l’avessi fatto sul serio. A quel punto gli dissi di chiamare mia moglie per telefono e di farselo confermare da lei. Mentre Paolo chiamava al cellulare mia moglie, io mi davo da fare col suo cazzo. Lo spompinavo con piacere quando lui mi passò mia moglie la quale mi disse che si stava facendo scopare da Adelmo mentre Sara era rimasta a casa sua in quanto aveva il ciclo mestruale. Pensai che io e mia moglie siamo proprio una bella coppia, lei puttana ed io pompinaro. Saluti a tutti e alla faccia di chi è scettico.
9
5
18 anni fa
gabbianofelice,
38/39
Ultima visita: 17 anni fa
-
Dronero
Questa è una storia quantomeno singolare, se non altro per la soluzione nella quale la sorte ci ha fatto imbattere per la sua… gloriosa conclusione. Ma andiamo con ordine.
Dopo un anno di lavoro, di vita caotica in città, di giornate vissute incalzate dal diabolico e beffardo vorticare delle lancette dell’orologio, eravamo –io e mia moglie- in drammatica astinenza di ferie.
Poi finalmente, il giorno di ferragosto, siamo partiti con la nostra auto, i nostri due gatti, la nostra attrezzatura da campeggio e lo stress accumulato in un anno (duro come al solito) ed abbiamo raggiunto una certa –semisconosciuta- località sulle montagne del cuneese che frequento da una trentina d’anni.
Dopo qualche giorno -riposati, ritemprati, riossigenati e tranquilli- abbiamo deciso di contattare una coppia che aveva risposto ad una nostra inserzione, che dichiarava un’età di 44 anni, bella presenza, di essere bisex entrambi e che abitava ad una cinquantina di chilometri da dove eravamo in vacanza.
Così abbiamo contattato Paolo al numero di cellulare che ci aveva indicato e, dopo i normali convenevoli, avendolo giudicato –dalla voce e dal modo di parlare- una persona che valesse la pena di conoscere, gli abbiamo proposto di incontrarci. Ci ha, lì per lì, stupito declinando l’invito, ma poi ha chiarito che sua moglie era via e non gli sembrava corretto incontrarci da solo. Apprezzando molto questo atteggiamento, lo abbiamo invitato a chiamarci quando Olga fosse tornata.
Dopo qualche giorno, infine, lo abbiamo risentito e ci siamo accordati affinché ci raggiungessero ove eravamo accampati.
Il giorno dopo, verso le quattro, sono arrivati; la presenza e l’età dimostrata si attagliavano a quanto dichiarato: Paolo era sul metro e settantacinque, massiccio senza essere grasso, con un’incipiente calvizie mimetizzata da un taglio a zero dei capelli, mentre Olga –alta poco meno del marito- era una snella ed elegante signora, bionda e con una frangetta sbarazzina. Suggeriva –potenza degli stereotipi che ci creiamo!- l’idea di una francesina, idea che, nel corso della conversazione, è stata confermata, essendo lei figlia di una francese e di un torinese.
Abbiamo conversato amabilmente per circa tre ore e Cinzia si è dimostrata ottima padrona di casa –nonostante fossimo in campeggio- offrendo loro caffè ed un dolce che aveva espressamente confezionato.
Ritengo molto utile, per conoscere meglio le persone con le quali si ha intenzione di giocare, la conversazione ad ampio spettro, parlare cioè di tutto: viaggi, lavoro, letture, hobbies e cosi via, senza ridursi solo alle caratteristiche ed ai gusti sessuali; il conversare, in effetti, ci aveva fatto notare la loro intelligenza, cultura e compatibilità mentale con noi.
Alla fine ci siamo accordati per ritrovarci nella cittadina di fondovalle, lì a due giorni, per andare a cena assieme.
Con una puntualità sempre graditissima, ci siamo rivisti ed abbiamo convenuto di lasciare la nostra vettura, per raggiungere una gradevole trattoria di loro conoscenza -distante una decina di chilometri-, viaggiando sul loro mezzo.
Durante l’ottima cena, ho fatto notare che eravamo molto vicini ad una località famosa per delle particolari formazioni geologiche e, siccome Cinzia non le aveva mai viste, Paolo ha proposto di andarle a visitare.
Lasciato il locale, però, abbiamo riflettuto sul fatto che il luogo sarebbe stato buio ed ho, allora, fatto presente che in macchina avevo una potente torcia elettrica.
Così siamo tornati alla mia auto e poi siamo andati a visitare questa attrattiva, distante una mezza dozzina di chilometri.
Il luogo è all’interno di un parco pubblico, all’ingresso del quale un bar spandeva intorno luce e suoni di risate e conversazioni. Dopo una decina di minuti a piedi, abbiamo raggiunto il luogo e, mentre contemplavamo quest’at-trazione naturale alla luce della mia torcia, mi sono trovato dietro ad Olga. La situazione mi sembrava matura ed ho appoggiato il palmo aperto sulle sue natiche, appena velate dalla seta dell’abito. A questo contatto, lei ha spinto indietro i fianchi, per meglio colmare la mia mano ed io, facendo sfarfallare le dita, le ho fatto risalire il lembo del vestito sino a poter accarezzare il suo culetto nudo. In breve la mia mano le è scivolata nell’inforcatura ed ho cominciato a sfiorarle i peluzzi della micina, provocandole brividi di eccitazione, mentre la sua mano ansiosa litigava con i bottoni dei miei pantaloni e poteva, in breve, constatare la consistenza della mia eccitazione. Avendo spento la pila, potevo soltanto intuire che anche Paolo e Cinzia stavano… familiarizzando; soprattutto, avevo notato che lei si era inginocchiata davanti a lui ed, aiutato dai movimenti ritmici del capo di mia moglie, potevo facilmente immaginare cosa stavano combinando.
Dopo pochi minuti, ansando, ci siamo fermati all’unisono ed abbiamo valutato l’opportunità di proseguire le nostre attività ludiche in quel luogo, allungandoci sull’erba stentata del posto; però, considerazioni sul rischio di essere sorpresi da altri visitatori notturni e sul fatto che avevo un telo adatto, ma in macchina (a qualche chilometro da lì), ci hanno consigliato di ricomporci, passare a prendere il telo e cercarci un altro posto adatto per proseguire la serata.
Essendo una tiepida serata di agosto, pensavamo di trovarci un bel prato per poter giocare insieme e perciò abbiamo cominciato a percorrere una stradina che si avventurava, in morbidi tornanti, su per una collina.
In uno di questi tornanti, abbiamo trovato il vialetto d’ingresso di una villetta, sbarrato però da un basso cancelletto sul quale era fissato il cartello obbligatorio per i cantieri edili. Senza neanche parlare, Paolo ha fermato davanti al cancello ed io sono sceso con la pila per esplorare il luogo. Aggirato il cancello –manovra facile, converrete, in assenza di recinzioni!- ho raggiunto la villetta distante una trentina di metri ed ho potuto notare l’assenza degli infissi: ergo, il luogo non era abitato!
Così ci siamo avventurati, portando il mio famoso telo, all’interno dell’edificio; abbiamo notato che i lavori erano quasi terminati, ma una volta sistemati i sanitari nel bagno, tinteggiate le pareti e montati gli infissi, la villetta sarebbe stata pronta ad ospitare i suoi abitanti.
Per ragioni di istintiva privacy, ho puntato con passo deciso al piano superiore e, di fronte al bagno, abbiamo trovato quella che sarebbe diventata la camera da letto. A questo punto, probabilmente, vi chiederete come abbiamo fatto a capirlo; elementare, Watson! Lo abbiamo capito dai due interruttori doppi a tre palmi dal pavimento, dai fili che sporgono dal muro ad un paio di metri di distanza e dalla presenza di due reti accostate corredate di materasso!
Il luogo perfetto per il prosequio delle attività che avevamo iniziato prima! Non credevamo alla nostra fortuna!
La stanza, pur essendo senza infissi, aveva il vano della portafinestra chiuso da un foglio di plastica trasparente e, una volta spenta la pila, nel vano vi era appena un vago barlume di luce.
Abbiamo gettato il telo sui materassi e, dopo pochi istanti, i fruscii che sentivo intorno a me mi fecero capire che anche gli altri si stavano spogliando. Allungatomi sul letto, ho allungato una mano verso un corpo che intuivo vicino ed ho riconosciuto la gamba di Olga; facendola risalire verso il suo pube, ho cominciato a scarmigliarle lievemente i peluzzi e poi le mie dita le hanno sfiorato, accarezzato, strizzato dolcemente il clitoride mentre le leccavo sapientemente la gola ed il collo. Nel frattempo un’altra mano sconosciuta stava impegnando i miei capezzoli ed una lingua ignota, dopo avermi leccato i coglioni, mi lambiva teneramente il cazzo. Allungando la mano libera ho rapidamente trovato il membro di Paolo, che ho prontamente imboccato per pochi minuti; nel frattempo sentivo i miei compagni di giochi che si muovevano sul letto ed ho sentito i riccioli di Cinzia che mi sfioravano la mano impegnata col sesso di Olga, segno che la linguetta guizzante della mia dolce compagna si stava occupando della nostra amica.
Un bollente sessantanove ha, poi, visto me e Paolo impegnatissimi, mentre venivamo entusiasticamente imitati dalle nostre splendide compagne.
In breve, i nostri corpi hanno cominciato a guizzare sul telo, inseguendosi con passione. Ho affondato il membro nella fica bollente di Olga mentre immaginavo, dai gemiti di Cinzia, che anche Paolo fosse impegnato nella stessa occupazione.
Giocare così, al buio, con persone quasi sconosciute (almeno dal punto di vista sessuale) era eccitantissimo: sentivo tutti i rumori, i gemiti, i sospiri e vedevo solo con gli occhi della mente ciò che stava succedendo. Un lieve gemito di Cinzia mi fece capire che Paolo aveva… cambiato bersaglio; appurai il fatto allungando la mano e trovando l’incandescente ed umida fichetta della mia compagna dilatata ma libera, intenta ad ospitare nel morbido culetto il rispettabile cazzo dell’amico.
Siamo andati avanti per un pezzo così, sempre scambiandoci di posto, leccandoci, succhiandoci, penetrando con le dita, le lingue, i membri tutti gli orifizi disponibili.
La fine –trionfale- dell’incontro ci trovò così sistemati: Paolo sdraiato sulla schiena, con Cinzia che teneva il suo uccello infisso nella fica mentre leccava la natura di Olga ed io che, dopo aver lungamente inculato la mia compagna, avevo sfilato il cazzo e glie lo avevo spinto in fica insieme a quello del nostro nuovo amico.
Il sentire che uno di noi stava per arrivare alle vette di un orgasmo liberatorio, ci ha eccitato incredibilmente, tanto che siamo esplosi con stupenda sincronia.
Siamo rimasti come tramortiti per un cinque minuti, mentre le nostre pulsazioni cardiache tornavano a parametri accettabili, e poi, senza lasciare tracce del nostro passaggio, abbiamo lasciato quella villetta che è, così, diventata anche un po’ nostra.
Ogni tanto ci rivediamo, con Olga e Paolo ed il nostro affiatamento, nato nel buio di una tiepida notte d’agosto, è ovviamente stupendo.
7
1
18 anni fa
target55,
51
Ultima visita: 16 anni fa
-
El jefe!!!
LEI: Sarà qui tra poco: è sempre puntuale! Già… è proprio una sua mania, la puntualità; probabilmente, a casa, mangia pane e secondi, lui.
Però, se non altro, ha finito di stressarmi per i ritardi: prima erano cazziatoni colossali per cinque miseri minuti, mentre adesso dice qualcosa così, per salvare la faccia, ma ha smesso di stressare sia me che gli altri. Che si sono stupiti del cambiamento del carognone, ma pensano ad una discesa della spirito santo… se sapessero che è unicamente merito mio…
LUI: Accidenti anche a questo cazzo di semaforo del cazzo: lo becco sempre rosso e mi fa venire la barba bianca, ad aspettare il verde. Beh, sì, ho ancora tempo, ma insomma, odio avere il tempo contato! Lei mi aspetta, e non posso arrivare tardi proprio da lei! Mi sono già infilato in un casino, non mi sembra il caso di peggiorare le cose: ci sono già stati contrattempi sul lavoro e, per colpa sua, ho dovuto darmi una calmata anche con gli altri, gli stronzi, che pensano che tutto vada bene e che non capiscono che cerco di salvare il posto a tutti, sia il mio che il loro...
LEI: Manca un quarto d'ora all'appuntamento. Quindi sarà qua sotto tra dieci minuti al massimo: "lo sai quanto odio la mancanza di puntualità: se arrivo più tardi di cinque minuti prima, mi sento in ritardo…" che stronzo frenetico, quando fa così! Che poi odia chi, quando lui arriva con i soliti cinque minuti d'anticipo, si fa già trovare sul posto, arrivato ancora prima di lui!
LUI: Se dio vuole, tra due mesi e mezzo, me ne vado in ferie, nel solito posto tranquillo sperso tra le montagne: là, se dio vuole, mi levo sto cazzo di tiranno da polso e mi rilasso: per dare gli appuntamenti, lì, si usa il calendario, non l'orologio! Se proprio uno vuole essere pignolo, dice anche "mattina" o "pomeriggio".
Ah, la mia tenda nella pineta: aria buona, silenzio, tranquillità e nessuno nel raggio di cento metri! Mi scappa ancora da ridere, pensando a quella coppia di imbranati idioti, dieci anni fa, che con tutto il bosco a disposizione, mi si sono messi a meno di dieci metri: verso mezzanotte è bastato sfilargli i picchetti della tenda e la mattina dopo sono smammati!
Oh, cazzo: un altro semaforo!
LEI: Se penso a questa storia, mi scappa da ridere! Il temutissimo dottor Diamanti, terrore di tutti quelli dell'ufficio, così formale ("alle donne che lavorano sotto di me do del lei: se dovessi fare una battuta poco felice, dando del tu possono pensare , mentre col lei, almeno, non pensano subito che le sto tacchinando!"), così precisino, sempre con la battuta pronta, sempre a controllare che non stiamo a perdere tempo ("signora, è andata in Brasile, a prendere il caffè?"), sempre a controllare, spulciare il nostro lavoro. E la Margherita che lo imita: che spasso!
E poi, improvvisamente, un mese fa… bah, la vita è strana!
LUI: Dio, che casino si traffico: se giro alla prima a destra e poi arrivo fino al corso mi salto…. due semafori, anche se ne becco uno lunghetto, ma poi posso andare un pochino più veloce…
E tutto per quella cazzo di sera di un mese fa! Merdalclero!!!
Gianni che mi invita: "dai, una festicciola a casa mia venerdì sera, c'è un po’ di amici, qualcuno con la donna, un paio di squinzie raccattate e vedrai: dovrebbe essere una festicciola al bacio!"
Me la sentivo colare: qualcosa mi diceva "no, non ci andare!" ma, dopo una settimana del cazzo, con le quadrature trimestrali che non andavano, quegli stronzi sul lavoro che erano di lungo a prendere il caffè, ad andare al cesso, a cazzeggiare nei corridoi, anziché provare a capire dov'era l'inghippo e cercare di uscirne alla veloce… bah!
E invece dico a Gianni che va bene, che ci sarò. Poi, mentre stavo per andare, il capo che mi chiama nella sua tana e mi fa una pompa colossale ad ampio spettro: parla di lavoro, parla di risultati, parla di riorganizzazione del gruppo, parla del per personale, parla, parla, parla… cheppalle! Lui non ce l'ha, una casa?
Così esco dal lavoro un'ora e tre quarti più tardi. Vado a casa, a prepararmi, e becco -ovviamente- l'ora di punta del venerdì sera, il casino più incasinato possibile. Per giunta, i soliti idioti che riescono ad avere un incidente sulla strada veloce, con paralisi del traffico in tutta la zona per tre chilometri di raggio, cane di trovare un parcheggio vicino a casa (quasi un chilometro di distanza, cazzo! E fortuna che non sono un fanatico dei macchinoni, se no in quel buchetto, col cazzo che ci stavo!). La legge di Murphy (quando le cose vanno male, possono soltanto peggiorare!) era in agguato, in attesa di colpirmi… ma io avevo promesso a Gianni che ci sarei stato!
Entro in casa ed il telefono che squilla come un disperato, mi precipito a rispondere e mi becco mia madre (era un mese che non mi chiamava, accidentaccio!) che mi brasa un elmo di tre quarti d'ora sullo stato di salute della sua amica Eleonora, che non mi faccio mai sentire, che non la vado mai a trovare (duecentotretacinque chilometri non si fanno in un quarto d'ora, cazzo! E' un viaggio che va pianificato, organizzato che, se non vuoi fare un "ciao, mamma, bacino-bacino, devo ripartire", devi avere una giornata intera a disposizione!).
Guardo l'ora, alla fine: cristo, mai tardi! Così apro il frigo, afferro un pezzo di formaggio, mi faccio la doccia ancora masticando; fohn, barba, denti, una sistemata ai baffi, scelta di cosa mettermi, mi abbottono la camicia e mi si stacca il bottone di un polsino, la cambio, mi faccio il caffè, mentre lo bevo andando di nuovo in camera, inciampo in una scarpa e mi macchio camicia e maglietta: allora cambia la maglietta, scegli una camicia, cambia i pantaloni che non si accordano con la camicia, scarta tutto, tira fuori una polo ed un paio di jeans (mica fa freddo!), leva la maglietta, indossa la polo, passa la cintura nei jeans, travasa la roba nelle tasche (con inevitabile cascata di monete in terra!), infilati le scarpe e sfreccia fuori: quasi due ore di ritardo sulla tabella di marcia!
Poi arrivo alla macchina, giro la chiavetta e non parte al primo colpo: da cazzone, schiaccio l'acceleratore fino in fondo, riuscendo ad ingolfarla. Aspetto dieci minuti e riprovo: decollo! Parto a stecca e prendo l'autostrada. A quell'ora ci avrei messo una vita, con la statale! Entro in autostrada e ci tiro così tanto che una pattuglia della stradale mi ferma: non pago una lira, ma per il controllo dei documenti, del triangolo, delle luci, dell'accidente-che-li-pigliasse, partono altri venticinque minuti. Poi riparto, sempre scortato dai simpaticoni della stradale che non hanno, evidentemente, un cazzo da fare e stressano me ed, alla fine, arrivo a casa di Gianni con oltre due ore di ritardo. Come suono, mi apre: gli avevo dato un colpo di cellu per dirgli che avrei fatto tardi: lui si era messo a ridere e mi aveva spiegato che mi sarei perso soltanto la parte più menosa della serata: le presentazioni ed i cazzeggi col bicchiere in mano!
Così mi apre, nudo, mi stringe la mano sorridendo e mi precede nell'appartamento appena rischiarato da qualche fioca, strategica luce.
LEI: Se ci ripenso! Stefania aveva insistito tanto, per portarmi a quella festa. Io non avevo molta voglia di andarci, ma lei insistito dicendo che c'era da divertirsi di sicuro: un sacco di bei giovanotti, interessanti da tutti i punti di vista -e le luccicavano gli occhi, a quella mignotta della mia amica!- e così, siccome anch'io avevo, in fondo, voglia di divertirmi un pochino (Martino è un bravo ragazzo, ma a letto è una tale prevedibile pizza!), ho accettato.
Andiamo con la macchina di lei, fino ad un paesino a casa del diavolo; poi usciamo dal paese, giriamo a destra ed arriviamo davanti ad una bella villa moderna: bassa, ad un piano, decisamente elegante.
Facciamo il nostro trionfale ingresso nel salone dove c'era già una dozzina di uomini e tre o quattro donne: gli abitini attillati che Stefania ed io indossiamo, attirano gli sguardi sulle curve -facilmente intuibili- dei nostri corpi. Ho riscosso un certo successo, come era prevedibile: avevo sciolto i miei lunghi capelli neri e con le lenti a contatto al posto degli occhiali che porto sul lavoro, faccio la mia bella figura; sapevo poi che l'abitino bianco avrebbe fatto un piacevole contrasto con il mio incarnato naturalmente olivastro (prova tangibile della scappatella di un'antenata con un pirata berbero!).
Il vasto ambiente è morbidamente illuminato dalla sapiente disposizione di alcuni faretti e piantane alogene, regolate in modo da dare una luce calda ma non troppo intensa: lei mi presenta qualcuno, tra cui il padrone di casa che, dopo una mezz'ora, dice che, essendo arrivati quasi tutti, la festa può andare avanti e che le "regole d'ingaggio" (Stefy mi ha poi spiegato che il padrone di casa è un ex pilota dell'Aeronautica) sono a totale discrezione: ognuno può fare qualunque proposta a chiunque e si può declinare l'invito, ma senza offendersi!
La musica passa ai lenti, le luci si attenuano, qualcuno mi invita a ballare. Le sue mani passano dalla mia vita al mio culetto, mentre mi attira sempre più verso di sé. Lo guardo: è n bel ragazzo moro, alto e con un sorriso sfolgorante. Mi chiedo "perché no?" e lo lascio fare. Le sue mani fanno risalire la stoffa tesa dal mio culetto (che tutti giurano fantastico, ma che è insidiato da un inizio di cellulite: dovrò trovarci qualche rimedio, prima o poi!).
Poi le sue abili mani scivolano sotto gli slippini ed arrivano a sfiorarmi la micetta. Non è facile resistere imperturbabile in quel frangente, col suo coso (ma quanto cazzo è grosso?) che spinge prepotentemente contro il mio pancino, contenuto a fatica dai suoi pantaloni attillati. Poi… beh, poi gli ho abbassato la lampo, tirando fuori un attrezzo di tutto rispetto, e… beh, ci siamo trovati su una specie di tatami, che occupava l'intero pavimento di un'ampia stanza, a giocare prima da soli e poi, man mano che i partecipanti alla festa si avvicinavano, con sempre un maggior numero di persone.
Mi sentivo accarezzata, toccata, succhiata, posseduta al centro di un vortice di persone che non facevano mai mancare, davanti alla mia bocca, attrezzi e cosine da succhiare e leccare. Ero quasi arrivata in cima all'erta salita che conduce al mio primo orgasmo (poi gli altri vengono in cascata! Uno più esplosivo dell'altro!), quando un deficiente ci raggelò chiedendoci di fare delle foto. A me giravano le scatole, sia perché aveva interrotto il mio avvicinamto al momento magico, sia perché non mi va far foto, a rischio di essere riconosciuta. Ma il tipo era organizzato: distribuì a tutti delle maschere di carnevale, di quelle che coprono il viso intero, e riuscì -così- ad ottenere il permesso a cui sembrava tanto tenere, mentre noi potemmo riprendere dal punto dove eravamo, più o meno, rimasti.
Nella penombra, indovinai Stefy intentissima a baciare la cosina di una ragazza, bionda e magrina, mentre un tizio ben piantato approfittava del suo sedere esposto. Più in là, due giovanotti erano, invece, intenti a giocare fra di loro, prima succhiandosi i sessi svettanti e poi penetrandosi a vicenda, mentre una delle donne, la compagna di uno dei due, imboccava l'appendice virile (?) di chi subiva gli assalti dell'altro e veniva, a sua volta, posseduta da un tizio coi capelli brizzolati, ma con il fisico di un trentenne.
LUI: Gianni mi fa strada nel soggiorno, dove intuisco -più che vedere- una donna che, seduta sull'orlo della seggiola, sta accogliendo con tangibile entusiasmo le mani di due ragazzi che le stanno toccando la fica scosciata e le tette, mentre lei restituisce la cortesia menando a tutto spiano i cazzi dei due.
Seguo Gianni, in quella che lui chiama "la sala giochi", una grande stanza con una serie di divanetti lungo le pareti e col pavimento coperto interamente da un tappeto imbottito, come quelli delle palestre. Mentre varchiamo la soglia, incrociamo Giorgio, un nostro amico fissato di fotografia, con la macchina al collo, tutto contento per essere, probabilmente, riuscito a fare qualche scatto bollente.
L'idea che era riuscito a trovare modelli, era rafforzata dal fatto che tutti i presenti indossavano maschere, di quelle alla veneziana, che coprono interamente il viso.
Mentre mi spoglio, noto una moretta con un culo spettacoloso, che sta scopando con un tizio e mentre un altro glie lo spinge nel culo. La piccina gode come una matta e decido di accostarmi al terzetto per offrire il mio cazzo alla bella bocca di lei. E' così presa (in tutti i sensi!) in quello che sta facendo che, come le presento il cazzo da succhiare, trasale visibilmente: evidentemente la mia improvvisa comparsa l'ha spaventata: mi dispiace, è così carina! Carnagione scura, capelli neri lunghi, un bel paio di tettine -non esagerate, come piacciono a me!- ed un culo che è una favola: perfetto, a mandolino e -soprattutto- ben capiente, a giudicare dalla dimensione del cavicchio che ospita con entusiasmo!
Dopo qualche timida leccata alla cappella, mi afferra per lo scroto e mi fa sprofondare fino in fondo alla sua bocca, stringendomi, però, le palle con un entusiasmo leggermente doloroso, anche se molto eccitante… Dopo un paio di minuti, volendo il gruppetto cambiare posizione, ne approfitto per recuperare i miei martoriati coglioni e fare un giretto per il salone. Avrei voluto farmelo, l'angelo nero, ma mi sembrava fin troppo affiatata con i suoi due compagni. Rendendomi un appunto mentale di verificare più avanti se avessi margini per fottermela, proseguo il giro.
LEI: Come quel deficiente con la macchina fotografica se ne va, percepisco appena un breve scampanio del campanello, ma i miei due compagni di gioco mi rendono difficile distrarmi dal soddisfarli.
Sono lì, tutta intenta ad apprezzare le virilità dei miei due nuovi amici profondamente infisse in me quando, a due dita dal naso, mi si materializza un attrezzo niente male; più per forza d'abitudine che per altro (tanto avevamo tutti quelle stupide, tristi maschere bianche!) getto uno sguardo al volto del latore di quell'osceno suggerimento ed il mio cuore si ferma: è senza maschera ed è lui, il carognone!!! Il bastardo che ci stressa sul lavoro, l'ipocrita che da del lei alle "signore" dell'ufficio, lo stronzo solenne e pomposo che si fa bello con i capi grazie al nostro lavoro!!!! In un attimo realizzo che non può avermi riconosciuto, a causa di quelle benedette maschere, perciò decido di far finta di niente e gli allungo un paio di timide leccatine. Per poterlo succhiare bene, però -anche se avrei voluto staccarglielo a morsi, giuro!- il bastardone è troppo distante e non mi va di rischiare di perdere il piacevole contatto con i miei due compagni di gioco, solo per avere l'onore di poter succhiare l'estremità virile di sua eccellenza! Così, per avvicinarmelo e per pilotarlo nella giusta direzione, lo afferro per la sacchetta pelosa e lo piloto fino in fondo alla gola… Poi, presa da un'ispirazione momentanea, visto che -dicono!- le palle degli uomini sono una parte molto sensibile, aumento la stretta per fargli male: lui trasalisce ma sembra, alla fine, apprezzare il trattamento.
Andiamo avanti così per qualche minuto -a me mi eccita un casino avere la possibilità, se solo volessi, di strappare le palle al bastardone; perciò vengo come una pazza!-, fino a che approfitta di un nostro riaggiustamento per allontanarsi.
Ho i sensi in fiamme: i due che si stanno occupando di me ci danno dentro come nelle zucche, ho quasi castrato il mio capo e quella maialina di Stefy è al centro di un groviglio di corpi nei quali conto, almeno, cinque uomini e due donne! Che porcacciona!
Il mio sguardo si impiglia, alla fine, nell'alta figura del carognone, che è in fondo al salone, in prossimità dei due ragazzi che stanno giocando tra di loro.
LUI: Chi poteva immaginare che quella meravigliosa troietta potesse essere una delle mie più scialbe sottoposte? Dopo averle dato il cazzo da succhiare, che a momenti mi castra, la troia!, girello e mi avvicino a due bellissimi ragazzi che stanno giocando tra di loro. Quello che -in quel momento- viene inculato dall'altro, ha un cazzo che è una meraviglia: grosso, dritto ed almeno 22 centimetri: una scultura! Mi abbasso e comincio a spompinarlo dolcemente: lui apprezza e pilota i movimenti della mia testa con una mano che mi appoggia sulla nuca. Devo allargare al massimo la mascella per poter ospitare tutto quel ben di dio, così ben teso!
Dopo qualche minuto, mi trovo -assolutamente incurante di tutti gli altri presenti- ad essere deliziosamente inculato da quel cazzo divino, mentre il suo amico mi spinge tra le labbra il suo cazzo dal sapore acre.
Sono lì, quasi sull'orlo della sborrata, quando mi rendo conto che due morbide labbra si sono impadronite del mio cazzo, attualmente senza alcun impegno, se leviamo una distratta sega del giovane col cazzo da favola; abbasso lo sguardo per capire chi mi sta così piacevolmente gratificando e grande è il mio stupore vedendo che si tratta della troietta mora di prima. Vorrei lasciare quel gioco tra uomini -immediatamente!- per poter affondare la mia nerchia nella sua fica e nel suo culo, mollo il cazzo che stavo succhiando per leccarle la fica dilatata e piena di sperma -dio, che sapore fantastico!-, ma l'ondata di eccitazione mi cala dal cervello fino alle palle in un lampo e scarico densi schizzi di sborra in quella morbida bocca ospitale da troia.
LEI: Non credevo ai miei occhi! L'irreprensibile, il perfetto dottor Diamanti della Sede che non solo succhia un giovanotto, ma permette poi che questi possa usare ed abusare del suo sedere! Così, tranquillamente! Davanti agli occhi di tutti! Davanti a MIEI occhi! Il porco! Il depravato! E guarda come se lo gusta, quello stantuffo lì dietro! E come succhia l'attrezzo dell'altro, anche!
Non so se ho preso una decisione razionale o se ho agito per puro istinto: lascio i miei due compagni, che tanto erano abbondantemente venuti in me lasciandomi i buchetti sciaguattanti di caldo succo maschile.
Mi avvicino al bastardone e comincio a baciargli il coso; lui gira lo sguardo, mi riconosce come quella moretta di prima, molla il pistolone che stava succhiando, mi afferra per i fianchi per mettermi in posizione di sessantanove ed affonda la bocca nella mia natura sbrodolante, mugolando dal piacere. Mi trovo, così, ad avere in primissimo piano l'attrezzo -davvero notevole: che spreco, se lo usa solo per i maschietti!- che lo penetra con entusiasmo e sbattendomi ritmicamente i testicoli sugli occhi. Sento la sua lingua e le sue dita che si impadroniscono della mia fichina -niente male, tra l'altro! La bacia veramente bene! Non sembra quasi un uomo!- e mi porta, in un istante, in cima ad un altro orgasmo che sento arrivare, imperioso e colossale! Anche il suo attrezzo mi vibra ritmicamente in bocca: sento che sta -anche lui!- per arrivare. Gli sfioro delicatamente i peli della sacchetta ed è fatta: mi spruzza il suo seme ben in fondo alla gola, saltando ed agitandosi come un cavallo imbizzarrito, mentre anch'io arrivo e mi sento esplodere!
LUI: Dio, che sborrata! Quella troia, sul più bello, mi ha sfiorato i coglioni e mi ha fatto esplodere! Però, anche lei ha apprezzato il trattamento di papà: è venuta come una cavalla, a tempo con me! Che gran mignotta, che porca da favola!
Altro che quelle mezze sceme, represse e compresse, con le quali lavoro!
LEI: Alla fine siamo rimasti lì, a cercare di far tornare il ritmo dei nostri cuori all'interno di parametri accettabili, e l'ho guardato, il bastardone: aveva una faccia beata, rilassata, sembrava un ragazzo, con gli occhi luccicanti di serena felicità, il porco, il negriero!
Mi sono avvicinata a lui, che non ci potessero sentire gli altri e, seguendo un pensiero perfido che mi è sfrecciato nella mente al momento, gli ho mormorato: "Adesso, non è che se lunedì arrivo con dieci minuti di ritardo, mi fa la solita scenata, eh, dottor Paolo Diamanti?" Mentre dicevo ciò, mi sono levato la maschera e… che spasso! Mi guarda, si tira su, rotea gli occhi -cerca una via di fuga?-, mi riguarda, impallidisce, arrossisce, balbetta, poi esce con un classico: "Oh, signorina Argenti, anche lei qui?" Poi ci ripensa e parte con un altro classico: "Guardi che forse ha frainteso, posso spiegarle tutto! Non è come pensa lei!"
Che squallore! Si fosse comportato da uomo, avesse accettato serenamente le sue inclinazione avrei, forse, potuto metterci una pietra sopra, magari anche vedere se era il caso di uscirci insieme qualche volta (non male l'amico, senza quell'accidenti di giacca-cravatta!), ma così… che tristezza! E che rabbia!
LUI: Ero lì, a riprender fiato, quando quella fantastica troietta mi si avvicina che penso voglia baciarmi e…. mi crolla il mondo addosso: quella puttanella è la signorina Argenti (Barbara di nome, mi pare), una delle più insignificanti, pigre, stupide dell'ufficio! E mi può sputtanare come vuole, dopo che ha visto come mi piace farmi inculare! O cristo! Che casino! Me la sentivo colare! Che coglione! Che stronzo! Che Imbecille! Oh, merda!
Provo a giustificarmi in qualche modo, ma quella troia fa la sostenuta; sono costretto a stare al suo gioco! Mi potrebbe sputtanare sul lavoro e, col capo così bacchettone, rischio anche di finire a spasso! In un momento di crisi così. Poi! Ma merda!
LEI: E così, a quell'uomo per finta, sia come gusti che come comportamento, ho posto le mie condizioni: una è quella di non stare a rompere le scatole sul lavoro (ed è troppo divertente vederlo abbassare gli occhi in ufficio, quando mi incontra!) e l'altro di venire qui, a casa mia ogni tanto….
Accidenti, si è fatto tardi; sarà già qua sotto: l'appuntamento è tra tre minuti esatti e lui suonerà tra esattamente cinque minuti…
LUI: E così ho dovuto sottostare -ah, eccomi arrivato, alla buon'ora!- ai suoi ricatti: di non fare più il rompiscatole sul lavoro (ed il capo se n'è accorto e mi ha già fatto capire che non è contento) e poi, questo. Le venisse un accidenti!
Adesso mi tocca stare qua, come un idiota, ad aspettare che passi l'ora dell'appuntamento di esattamente due minuti (come lo odio, questo stronzo giochetto!), poi suonare ed andare su.
LEI: Ah, eccolo che suona. Gli apro e controllo che sia tutto a posto.
"Venga, venga, dottore. Anche oggi è in ritardo, eh?" "Mi scusi, signora, ma c'è un traffico pazzesco!" "Beh, ormai sa qual è la punizione, no? Si prepari"
LEI: Adesso si toglierà i calzoni ed i boxer e gli darò venti colpi di canna d'india, per il ritardo. Poi, mi metterò sul letto e gli ingiungerò di baciarmela e mi farà godere. E' uno stronzo, ma la bacia troppo bene!
FINE
4
1
18 anni fa
target55,
51
Ultima visita: 16 anni fa
-
Il collega.........
OLTRE CHE A ESSRE UN MIO COLLEGA ERA ANCHE UN MIO CARISSIMO AMICO......
CI CONOSCEVAMO DA ANNI E MOLTE VOLTE, AVEVAMO PARLATO DI SESSO FANTASTICANDO ORGE E GRANDI SCOPATE CON LE COLLEGHE DI LAVORO , E MAI AVREI PENSATO CHE SAREBBE SUCCESSO QUELLO CH VI STO PER RACCONTARE.
IO SONO BISEX E AMANTE DEL TRAVESTIMENTO, LUI CHIAREMENTE NON HA MAI SAPUTO DI QUESTA MIA DEVIAZIONE E QUINDI E' STATO ANCORA PIU' ECCITANTE.
IL FATTO E' SUCCESSO IN UNA TRASFERTA , INASPETTATO E CON MIO GRANDE PIACERE.
SIAMO PARTITI AL POMERIGGIO E DOPO LE NOSTRE VISITE DI LAVORO CI SIAMO DIRETTI IN ALBERGO.... NON AVEVAMO PRENOTATO E NON AVENDO DISPONIBILITA' DI SINGOLE CI SIAMO SISTEMATI IN UNA MATRIMONIALE...
LA SERA DOVEVAMO USCIRE MA ROBY, COSI SI CHIAMA IL MIO AMICO, ACCAMPO' SCUSE NON MOLTO CHIARE E DOPO MANGIATO SALIMMO IN CAMERA.
IO AVEVO UN PO' DI IMBARAZZO PERCHE' SONO COMPLETAMENTE DEPILATO E NON VOLEVO FAR CAPIRE TROPPO LA MIA BISESSUALITA'...
CI METTEMMO COMODI , LUI CON SOLO I BOXER, IO ALLORA MI ADATTAI.... CI SISTEMAMMO NEL LETTO E ROBY ACCESE LA TV.. DOPO UN PO DI ZAPPING MI DISSE CHE ERA MEGLIO GUARDARE UN BEL PORNO SULLA TV INTERNA. SCELSE LUI IL GENERE E CON MIO GRANDE PIACERE COMPRO' UN FILM TRAV.
MI DISSE SE AVEVO PROBLEMI , IO DISSI DI NO ..... MENTRE LE SCENE SCORREVONO SUL VIDEO VIDI IL SUO CAZZO CRESCERE A DISMISURA E ALLORA PERSI TUTTI I FRENI INIBITORI.
GLI CHIESI SE GLI ANDAVA UNA ESPERIENZA TRAV, LUI MI GUARDO' E MI DISSE CHE L'AVEVA SEMPRE SOGNATA CON ME.
USCII DALL'ALBERGO E MI RECAI IN UN SEXI SHOP, ACQUISTAI L'OCCORRENTE E MI RIPRESENTAI IN CAMERA. MI MISI CALZE AUTOREGGENTI NERE,GUEPIERE E SANDALI CON TACCHI ALTI ....... MI SDRAIAI ACCANTO A LUI E GLI LO PRESI IN MANO COMINCIANDO A SCAPPELLARLO, POI SENZA INDUGIARE INIZIAI A FARGLI UN POMPINO....... ROBY MUGOLAVA DI PIACERE SPINGENDO LENTAMENTE IL SUO CAZZONE NELLA MIA BOCCA....... DOPO DIECI MINUTI DI POMPINO GLI FECI ALLARGARE BENE LE GAMBE E INIZIAI A LECCARGLI LE PALLE , POI MI DEDICAI AL SUO BUCO DEL CULO FINO A INFILARGLI LA LINGUA NEL PERTUGIO..... MI SUPPLICO' DI MONTARLO COME UNA TROIA...... NON ASPETTAVO ALTRO, MI TOLSI IL PERIZOMA E LO CAVALCAI INDIRIZZANDO LA SUA CAPPELLA NEL MIO BUCHETTO (SI FA PER DIRE!) LO SCOPAI PER UMA BUONA MEZZORA POI GLI DISSI DI MONTARMI COME FOSSI SUA MOGLIE....... MI VENNE SOPRA POMPANDOMI COME UN TORO, IO GLI LECCAVO I CAPEZZOLI TENEDOGLI LE MANI SUL CULO IMPLORANDOLO DI SCOPARMI PIU' FORTE... QUANDO SENTII CHE STAVA PER VENIRE GLI DISSI DI SBORRARMI IN BOCCA , USCI' DAL MIO CULO E IO GLI AFFERRAI IL CAZZO PROPRIO MENTRE VENIVA..... MI INONDO' LA BOCCA.
DOPO UN PO DI TREGUA SENZA CHE NESSUNO DEI DUE PARLASSE, LUI RUPPE IL SILENZIO E DISSE CHE AVEVA GODUTO COME MAI AVEVA FATTO CON UNA DONNA E , MENTRE LO DICEVA VIDI IL SUO CAZZO TORNARE DURO....... SCOPAMMO TUTTA LA NOTTE E AL MATTINO CI RIPROMETTEMMO CHE QUELLA NON SAREBBE STATA L'UNICA VOLTA.
6
4
18 anni fa
PERIZOMA60, 45
Ultima visita: 14 anni fa -
Femmina sorprendente in riva al fiume
Vorrei raccontarvi l'esperienza vissuta in un caldo pomeriggio estivo in riva ad un fiume torinese famoso per la sua trasgressività;
era una calda giornata estiva ed decisi di prendermi qualche ora di vacanza per godermi il fresco del fiume e sfidare la fortuna alla ricerca di qualche coppia in vena di divertimenti.
Ho gironzolato un pò fino a quando l'ho vista e, folgorato, ho deciso di sdrairmi sulla spiaggietta riparata da sguardi indiscreti poco distante da lei.
Non c'è voluto molto che anche lei mi notasse e mi mandò uno di quegli sguardi inequivocabili; era un segnale chiaro, quindi mi accostai un pò di più a lei, ma non troppo per evitare di spaventarla.
Con un balzo repentino, mentre io ero ancora sdraiato, me la sono trovata praticamente di fianco ed è bastato allungare una mano per provare ad accarezzarla che si è immediatamente profusa in in una serie di baci lungo il dorso della mano, era molto appassionata e decisamente con una gran voglia di giocare;
ci ho preso gusto incominciando a mia volta a percorrerle tutta la schiena che si inarcava goduta quando, sul più bello mentre era già supina a godersi i miei massaggi, sento un uomo avvicinarsi da dietro i cespugli che chiama "Mara!, ecco dove eri finita!!!"
"Scusi, ma questi cuccioli di golden sono irrefrenabili quando qualcuno se li coccola un pò". Le ha allacciato il guinzaglio e sono spariti lungo il fiume.
Non ho passato il pomeriggio trasgressivo che forse mi immaginavo, ma è stato piacevole comunque.
Un bacio
9
3
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Autunno
La giornata era fredda , tipicamente autunnale , l’abbigliamento richiesto non era prettamente consono alla stagione, ma lei sapeva che anche quello faceva parte del gioco e lo apprezzava.
Il cappotto in cashmere era morbido e caldo sulla pelle nuda, i capezzoli erano inturgiditi dal freddo dentro ad un reggiseno di pizzo nero che faceva coppia con un tanga così piccolo da riuscire a mala pena a contenete il suo profumato frutto abilmente depilato.
Le calze autoreggenti avvolgevano delle gambe sinuose che venivano messe in risalto dalle scarpe con tacco vertiginoso.
Chiunque la vedesse sospirava dalla voglia di possedere quella donna, all’apparenza così elegantemente “vestita”.
Il suo signore era lì, la stava osservando già da qualche minuto: adorava arrivare in anticipo per gustarsi la sua preda innervosita dall’ansia dell’attesa.
La macchina di colpo partì e si fermo qualche metro più avanti per permetterle di salire.
Un sorriso radioso illuminò il volto della donna, la gioia di vederlo e di sapere che quel pomeriggio sarebbe stata sua la inebriava di sensazioni.
Lei aveva prenotato una stanza in un motel appena fuori città, ed era lì che si stavano recando.
L’ultima volta lo avevano fatto in macchina, ma oggi il suo uomo la voleva possedere con calma e comodità.
Il gioco non era cruento, deciso sì, ma non esagerato, sottile ed intrigante come del resto era l’indole di quell’uomo conosciuto per caso su una chat e del quale ora non riusciva a farne a meno.
Lui, educato e rispettoso, chiedeva tutto con la parola “per cortesia”, ma dietro a quella signorilità si nascondeva una ferrea convinzione di superiorità : una sola volta si era permessa di dirgli di no e aveva rischiato seriamente di perderlo.
Un uomo senza compromessi, assolutamente deciso, inequivocabilmente dominante.
Le chiacchiere cortesi e la sigaretta avevano reso il tragitto al motel ancora più breve del previsto.
La stanza era ordinata, il letto rifatto di fresco, il caldo della stanza conciliava l’inizio dei giochi.
Lei stava in piedi vicino al letto, con le ginocchia si era appoggiata per sentire se era morbido o duro come piaceva a lei ed in quel momento lui le arrivò da dietro.
Le mani le accarezzavano i seni da sopra il cappotto, il sedere si irrigidiva sotto la stretta morso delle sue mani vigorose…….. la girò.
Il cappotto si aprì e lui rimase compiaciuto dal fatto che lei aveva eseguito alla lettera i suoi ordini.
Lei si accorse che ora l’uomo teneva in mano dei nastri di velluto, e capì che il momento tanto agognato era arrivato.
Il respiro cominciò ad essere affannoso, il cappotto scivolava via, le scarpe sfilate e lei adagiata con cura sul letto.
Si trovo improvvisamente bendata e legata, con le mani di lui che esploravano con morbido vigore il suo corpo, attraversato da fremiti di piacere misti a tensione.
Il reggiseno era solo abbassato per permettergli di giocare con i capezzoli ormai gonfi e turgidi, il perizoma dentro alla sua calda e umida figa per colpa di quel dito che la insinuava con sempre maggior foga.
Strappò via tutto.
Era nuda e alla sua mercè.
Si sollevò da lei. Dai rumori che sentiva (lei era bendata stretta e non in grado di vedere) capì che anche lui si stava spogliando.
E lo senti.
Il suo corpo nudo su di lei, la sua lingua calda la assaggiava, le sue mani la palpavano e l’eccitazione di lui cresceva.
L’aveva accuratamente leccata cominciando dalle dita dei pedi, era salito lentamente attraverso le caviglie su per l’interno coscia, passando per l’inguine e sopra il pube aveva giocato con il suo ombelico. Il seno era stato riempito di attenzioni anche durante le fasi iniziali e lei lo sentiva turgido ed indolenzito, i capezzoli erano un po’ doloranti , ma il meglio doveva ancora venire.
Ora era lei che leccava lui.
Ogni parte del corpo che il suo uomo voleva farsi leccare, le veniva appoggiato sulla bocca e lei docilmente ed insaziabilmente leccava con cura.
Ad un certo punto lui si sedette sulla sua bocca e lei lo divorò.
La lingua inumidì con delicatezza il suo orifizio, le palle nella sua bocca erano contratte, la sua cappella era tesa e dun tratto il cazzo entrò prepotentemente in quella bocca calda e morbida.
Basta!
Lui la assaggiò come se volesse divorarla.
In mezzo alle gambe lei era un fiume in piena, i suoi umori la inondavano mentre una curiosa lingua si insinuava sempre più dentro di lei.
Le dita , la lingua, il suo piacere era ora mai inimmaginabile.
La slogò, la mise a carponi sul letto e la legò nuovamente in modo che non potesse muoversi da quella posizione.
Ora era lui che assaggiava il buco del suo culo inumidito dagli umori che erano scesi da prima copiosi.
Sentì del freddo. Era del gel accuratamente spalmato nelle sue parti intime e ……………… le mani stavano lavorando sapientemente. Volevano entrare nei suoi buchetti a tutti i costi.
Ma non erano violente e nemmeno dolorose.
Lei si rilassò e lui riuscì nel suo intento.
Venne. Il suo gemito si liberò nella stanza e si accasciò sul letto.
Lui la liberò, ma senza tregua e ancora bendata cominciò e penetrarla.
Il suo cazzo la desiderava: sdraiata con il culo a bordo letto e le gambe sollevate per facilitare la penetrazione vaginale e anale.
Si entrambe, perché lui amava penetrare alternativamente l’uno e l’altro per poi , di tanto in tanto, porgerle il cazzo da leccare in modo che lei assaggasse il suo stesso sapore.
Ora era lui che stava raggiungendo l’orgasmo.
Si tolse rapidamente e lei si sedette davanti a lui. Via la benda.
Prese amorevolmente con una mano i coglioni, così duri che sembrava potessero scoppiare, mentre con l’altra mano teneva saldamente il cazzo masturbandolo mentre le sue carnose labbra strusciavano la cappella in attesa del suo cald0 seme che non tardò ad arrivare.
Non ne perse una goccia e con passione e accuratezza lo ripulì.
Erano stanchi ma entrambe appagati.
Si rivestirono e raggiunsero la macchina.
Nel tragitto che li riportava in città lui le spiegò cosa avrebbero fatto al prossimo incontro e le dette un compito non facile.
Arrivati , scese dalla macchina dopo averlo baciato con ardore, e mentre si incamminava verso la piazzola dei taxi la sua mente pensava già come poter assolvere il suo dovere.
Era complicato, ma non lo avrebbe deluso.
Il TUO LORD
4
2
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Esperienza trans
una sera prima di tornare a casa mi era venuta voglia di fare un giro in zona Trans,dato che non c'ero mai stato. a un certo punto mi fermo da una che aprendo il cappotto mi fa vedere una 5 di tette. la carico subito in macchina era alta almeno 1,80 abbastanza femminile.appena mi spoglio lei lo tira fuori..moscio era almento 15cm.preso dall'euforia glielo prendo in mano mentre lei mi fa una sega.il mio è già duro il suo fatica ma poi diventa enorme. cosi lei mi sale sopra e comincia a scoparmi con il suo cazzone che sbatte sulla mia pancia.dopo 10 min vengo e gli chiedo se posso fargli un pompino senza goldone..comincio a succhiare e dopo 15 min mi viene sulle mani...che figata!
3
6
18 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 22 ore fa -
Trio fantastico: le vacanze estive.
Quest’estate abbiamo trascorso le ferie assieme a Paolo. Veramente è stato Paolo a invitarci a trascorrere le ferie giù a casa sua. Dire che i siamo divertiti sembra una cosa scontata, ma noi ci siamo stradivertiti. Oltre al sesso, abbiamo goduto delle bellezze della zona. La famiglia di Paolo vive nei pressi di Palermo, esattamente a Sferracavallo. Ragazzi io non ho mai visto dei posti così incantevoli. Ho girato parecchio all’estero e non mi sono mai accorto delle bellezze delle regioni del nostro sud. Andiamo a dare i nostri soldi agli stranieri solo per fare il bagno in acque cristalline dei tropici e poi non ci accorgiamo che quelle bellissime spiagge le abbiamo anche noi qui in Italia. Basta cercarle. Non parliamo dei prezzi della merce in vendita. Sbalorditivi! Rispetto alla mia Bologna erano quasi la metà, sia abbigliamento che ristoranti e pizzerie. E poi tutte quelle specialità. Purtroppo non abbiamo potuto assaggiare la famosa cassata siciliana né i cannoli in quanto, ci hanno detto, a causa del troppo caldo non era consigliabile fare tali dolci a base di crema di ricotta. E il panino con le panelle? Chi l’aveva mai assaggiato prima. Una cosa semplicissima fatta di farina di ceci. Ma anche lo stesso panino con le melanzane era gustosissimo, quasi come se loro avessero qualche segreto per friggere le melanzane. Ma anche il panino con la milza, che a prima vista mi faceva schifo, era gustosissimo. Ma smettiamo di parlare di arte culinaria e parliamo del culo in aria di mia moglie. Paolo ci portò in una località chiamata Mondello. Mare stupendo e spiaggia bellissima, solo che era un po’ troppo affollata per i nostri gusti. Si, perché mia moglie intendeva starsene nuda in spiaggia, ma a causa dei tanti bambini, non si poteva di certo. Quindi il giorno dopo Paolo ci portò in un posto che non ricordo come si chiamasse. C’erano le rocce, si vedeva Monte Pellegrino proprio sopra di noi e c’era una specie di darsena dove attraccavano sia le barche dei pescatori che i motoscafi dei turisti. Proprio mentre mia moglie prendeva il sole nuda sdraiata sul telo, giunge una barca di pescatori. Erano circa le cinque del pomeriggio, ma il sole era ancora alto. Paolo mi fa notare che quelli avevano le cassette di pesce freschissimo. Ci avviciniamo mentre i tre pescatori si apprestavano a mettere le cassette sul piccolo pontile a loro riservato. Nelle cassette c’era pesce di vario genere, dalle seppioline agli sgombri e tonni. Un tipo di pesce attirò la mia attenzione, era un pesce che sembrava una specie di anguilla lunga oltre un metro ed era piatta circa dieci centimetri ed era di colore argentato. Chiesi come si chiamasse e mi dissero che si trattava della spatola, da non confondere con il pesce spada. Mi girai verso mia moglie chiamandola, per farle vedere il pesce. Mia moglie giunse immediatamente e mentre noi guardavamo il pesce, i tre pescatori guardavano mia moglie. Infatti mia moglie se ne stava impudicamente nuda davanti ai tre, senza essersi messa nemmeno un asciugamano davanti. In poche parole quasi ci regalarono una cassetta di pesce, nel senso che l’abbiamo pagata pochissimo, grazie al corpo nudo di mia moglie. Non è vero, come si sente dire in giro, che i meridionali sono assatanati di sesso e che subito prendono a violentare le donne e altre cazzate simili. I tra pescatori si sono limitati a guardare mia moglie nuda, anche a farle dei complimenti sia sul corpo che per l’audacia nel mostrarsi, ma niente di più. E per tutto il mese che siamo stati lì non abbiamo mai subito violenze o pressioni di nessun genere, nemmeno quando mia moglie passeggiava quasi nuda sul lungomare la sera. Ma passiamo ai fatti più salienti. Ricordo che una volta eravamo in acqua io e Paolo mentre mia moglie era in spiaggia distesa, quando vedemmo che un tizio si era disteso a circa tre metri da mia moglie, verso i suoi piedi. Questo guardava mia moglie in modo assiduo, non le staccava gli occhi da dosso. E dire che la spiaggia era quasi deserta, quindi avrebbe potuto mettersi un po’ più distante. Io e Paolo guardavamo divertiti mentre mia moglie allargava le cosce mostrando la figa al tizio che le stava di fronte. Dopo qualche minuto io e Paolo siamo usciti dall’acqua, ancora caldissima benché fossero quale le sei pomeridiane, andandoci a sdraiare accanto a mia moglie. Questa teneva le cosce ancora più spalancate e Paolo ne approfittò per accarezzarle la figa mentre io presi a baciarla in bocca. Il tizio che ci guardava era come disorientato: come poteva essere che quella donna avesse due mariti? Quel gioco ci è talmente piaciuto che abbiamo fatto l’amore sulla spiaggia, davanti al tizio che ancora non credeva ai suoi occhi. Fottemmo mia moglie sia in figa che in bocca contemporaneamente dandoci il cambio e quando terminammo, mia moglie, facendo finta di stiracchiarsi, disse a voce alta, per farsi sentire dal tizio: “Ah, come mi sento puttana”. Rientrammo in acqua tutti e tre per darci una rinfrescata, quindi vedemmo il tizio che si masturbava velocemente. La sera andavamo a passeggiare sul lungo mare e di solito mia moglie indossava una microscopica mini, che altri non era che una specie di piccolo pareo che lei legava in vita con uno spillone da balia, lasciando poco all’immaginazione in quanto si vedeva lateralmente che sotto non aveva mutandine e poi anche per il fatto che il pareo era trasparente, sebbene fosse a fiori. Ma lei, non contenta, lo girava e rigirava portandosi lo spacco sul davanti per mostrare il pelo della figa oppure dietro per mostrare il culetto. Scopavamo mia moglie tutte le sere, quando non lo facevamo di giorno. C’erano sere in cui i genitori di Paolo preparavano la cena a base di ogni ben di Dio, soprattutto pesce, e ci rimpinzavamo come maiali. Quando eravamo in casa, mia moglie non si comportava da troia. Stava compostamente vestita e non dava l’impressione a nessuno che essere la nostra puttana. Una volta accadde che i fratelli di Paolo, Mario e Cesare, più piccoli di lui, vollero accompagnarci al mare. Ci dissero che conoscevano un posto meraviglioso (ma lì i posti erano tutti meravigliosi) nei pressi di Cefalù, dove avevano anche girato tempo addietro gli spot della Perugina. Siamo andati con la Y10 di Mario, quindi Mario era alla guida e Cesare a fianco a lui mentre io, mia moglie e Paolo ci eravamo seduti dietro. Naturalmente mia moglie si era messa in mezzo. E indovinate come si era seduta? Si, avete capito benissimo. Aveva messo una gamba dietro il sedile di Mario e l’altra dietro il sedile di Cesare. A quel punto il allungai le mani per tirarle su il pareo, ma con mia grande sorpresa mi accorsi che indossava il costume da bagno. In un orecchio le chiesi come mai e lei rispose che era per via di Mario e Cesare. Anche Paolo prese parte alla piccola discussione sottovoce assicurando mia moglie che i suoi fratelli erano alquanto discreti. Giungemmo in un meraviglioso posto con pochissima sabbia, per lo più pietrisco, molti scogli e un pochino di vegetazione alle spalle. Avevamo l’imbarazzo della scelta di dove piazzarci. C’erano altre persone, per lo più coppie e qualcuno singolo, per fortuna non c’erano bambini. Facemmo il bagno il un’acqua limpida trasparente cristallina e di un colore azzurro verde smeraldo. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che ci fossero pochissime persone. Poi pensai a coloro che vanno all’estero oppure che rimangono il quelle bagnarole che chiamano spiagge di Rimini, Riccione, Cattolica, per tanti anni frequentati da me, dove per fare il bagno come si deve occorre fare cinquecento metri camminando nell’acqua che ti arriva al ginocchio. Lì invece c’era di tutto, dallo strapiombo dove ci si poteva tuffare ed immergersi in un paradiso tropicale con i pesci che ti giravano attorno, all’arenile fatto di piccoli ciottoli per niente pungenti. Mentre eravamo in spiaggia vedevo che Mario e Cesare avevano gli occhi incollati soprattutto sul culetto di mia moglie, anche perché lei faceva in modo di distendersi a pancia sotto per farselo bene ammirare in quanto indossava il suo bikini con lo slip tipo tanga. Sicuramente Mario e Cesare non erano indifferenti a quello spettacolo in quanto avevano uno strano gonfiore all’inguine mal celato dal costume da bagno che, per fortuna loro, era del tipo bermuda. Ad un certo punto mia moglie, inaspettatamente, disse che aveva voglia di fare una passeggiata. Mi suonò molto strano in quanto lei era quella che voleva sempre crogiolarsi al sole e non muovere mai un dito. Questa volta fui io a dire che non ne avevo voglia. Anche Paolo declinò l’invito. A quel punto non restavano che Mario e Cesare. Mia moglie li guardò invitandoli solo con un sorriso standosene girata di spalle verso di loro. Mi venne il dubbio che volesse prenderli per la gola mostrando loro il suo bel culetto nudo. I due si alzarono immediatamente prendendo a camminare sul bagnasciuga. Dopo un po’ di avanti e indietro, mia moglie si avvicinò al nostro ombrellone dicendo che poco più in la c’era una ragazza che prendeva il sole tutta nuda accanto al suo ragazzo. Detto fatto, si tolse il minuscolo bikini tornando a passeggiare con Mario e Cesare tutta nuda. Io e Paolo ci guardammo e guardando mia moglie passeggiare in spiaggia tutta nuda, sentimmo un certo prurito nella zona inguinale. Seguivo con la coda dell’occhio mia moglie con Mario e Cesare e ad un certo punto li vidi dirigersi verso la vegetazione. Feci notare quella cosa a Paolo il quale mi disse che probabilmente i suoi fratelli volevano far vedere la scogliera a mia moglie. Tornai con la testa sulla sabbia, ma il pensiero era su mia moglie. Dissi a Paolo che andavo a vedere anch’io, quindi Paolo mi seguì. Appena entrati nella vegetazione esattamente dove erano entrati prima loro, mi accorsi che non era per niente come aveva asserito Paolo. Mia moglie era impalata su di Mario mentre Cesare stava in piedi con suo cazzo in bocca a mia moglie. Quella puttana non aveva perso tempo. Appena comparimmo noi, Mario e Cesare si bloccarono, anche mia moglie si bloccò, ma solo per un momento. Infatti riprese a scoparsi facendo su e giù sul cazzo di Mario e sbocchinando Cesare. E’ proprio vero che le bolognesi sono ottime pompinare, infatti Cesare non resistette a lungo sborrando in bocca a mia moglie. Anche Mario, da lì a poco raggiunse l’orgasmo dentro la figa di mia moglie. Forse qualcuno si starà chiedendo come mai mia moglie non fosse ancora rimasta incinta, dal momento che in tutte le scopate riceveva la sborra in figa, il fatto è presto chiarito, lei prende regolarmente le pillole anticoncezionali, poi tutte le sere prima di addormentarsi si fa una bella lavanda con il Tantum rosa, quello con il becco lungo (che secondo me lei utilizza anche per masturbarsi). In un primo momento Mario e Cesare erano mortificati, ma quando videro me e Paolo prendere il loro posto, si risollevarono presto. Mia moglie era alle prese con quattro bei cazzi, tre dei quali erano dentro i suoi tre buchi disponibili, culo, figa, bocca, mentre il quarto se lo palpava in mano. Naturalmente il culo era riservato a me. Ormai mi era presa la voglia di fottere mia moglie nel culo, mi dava molta più soddisfazione che nella figa, la quale lasciavo a completa disposizione di Paolo, e adesso anche dei suoi due fratelli. Dopo che ci fummo soddisfatti tutti e cinque, ci ricordammo della roba che avevamo lasciato incustodita sotto l’ombrellone, vestiti, soldi, cellulari, chiavi dell’auto. Ci dirigemmo di gran passo all’ombrellone ma, come volevasi dimostrare, nessuno aveva toccato nulla, benché circa un paio di metri dal nostro ombrellone avevano preso posto due coppie di ragazzi. Naturalmente mia moglie era ancora nuda e si lasciava ammirare dai nuovi arrivati. Entrammo in acqua per un bagno ristoratore, dopodiché decidemmo di andare a pranzo. Quella del pranzo è stata un’esperienza fantastica. Avevamo trovato un ristorantino proprio sul mare, con le palafitte sull’acqua. C’erano una decina di tavoli tutti occupati meno che uno e c’era molta gente in costume da bagno. I camerieri erano in maglietta e pantaloncini, quindi non facevano caso all’abbigliamento dei clienti. Mia moglie, che indossava il pareo che l’avvolgeva completamente, a quel punto se lo tolse rimanendo col bikini. Immediatamente il suo culetto non passò inosservato. Ci accomodammo nell’unico tavolo libero ed essendo in cinque ci siamo dovuti stringere un po’. Nonostante avessi già goduto per due volte, vedere mia moglie mezza nuda in mezzo ad altra gente mi eccitava ancora. Con gli occhi feci cenno a mia moglie di abbassarsi un pochino il reggiseno in modo da fare vedere le aureole dei capezzoli. Quando il cameriere venne a prendere le ordinazioni per poco non sveniva. Si, perché vedere un seno completamente scoperto è un conto, ma vederlo per un pochino è molto eccitante. Noi quattro uomini ci divertivamo alle spalle del cameriere che nel frattempo aveva dato la notizia anche agli altri due camerieri. Gli occhi erano puntati su mia moglie ed io ne andavo fiero. Ad un certo punto Mario mi chiese come mai io non fossi geloso di mia moglie. Non ebbi tempo di rispondere che Paolo lo tacitò dicendogli che quelli non erano affari che lo interessavano. Mangiammo delle cozze crude col limone come antipasto e del polpo bollito con olio, limone, aglio, prezzemolo e pepe nero, poi spaghetti al nero di seppia e pesce spada alla brace. Ci vennero anche portati dei crostacei, lumache di mare, cannolicchi e dopo tutto anche un grosso vassoio di gamberoni arrostiti. Mia moglie, intanto, aveva fatto in modo da farsi uscire fuori i capezzoli ed in pratica era con le tette fuori. I camerieri facevano a gara per venirci a servire. Allungai la mano sotto il tavolo tra le cosce di mia moglie e la sentii bagnatissima, e non era sicuramente il sudore, in quanto lì non si sudava affatto. C’era si caldo, ma non umido. Bevevamo un vinello rosso che si chiamava “Rapitalà” del quale non avevamo mai sentito il nome né l'avevamo bevuto, ma era talmente corposo e gustoso che nulla aveva a che fare con i nostri Sangiovese o Trebbiano, senza nulla togliere a questi ultimi. Per ultimo ci fecero assaggiare certi dolcetti alle mandorle e un sorbetto al limone fatto in casa, poi un limoncino ghiacciato e alla fine il conto. Da non credere, dopo tutto ciò che ci eravamo sbafati il conto era di appena 106 euro, poco più di 20 euro a persona. In un primo tempo pensai che si fossero sbagliati, ma Paolo disse che lì i prezzi erano quelli. Poi pensai che ci avevano fatto lo sconto per via dello spettacolo che mia moglie aveva offerto loro. Quando ci alzammo vidi che il reggiseno del costume da bagno di mia moglie le era caduto per terra. Lei non fece nulla per raccoglierlo, mi chiese solo di prenderglielo. Intanto si era già tirata su e mentre ero chinato per prendere il reggiseno, vidi alle caviglia di mia moglie anche il suo tanga. Quella puttana era nuda in sala, in piedi. Anche se non c’era più quasi nessuno nel ristorante, c’erano i tre camerieri che se la stavano mangiando con gli occhi. Per nulla intimorita lei prende il suo pareo piegandoselo su un braccio, poi saluta tutti e si avvia all’uscita seguita sia dai nostri sguardi che da quelli dei camerieri e di qualche altro cliente. Sentii qualche commendo in dialetto fatto da un cliente, ma non lo compresi. Paolo mi disse che “minchia che bottanazza” voleva significare “cazzo che grandissima puttanona”. Mi venne da ridere, è proprio vero che tutto il mondo è paese. Ci affrettammo ad uscire anche noi per paura che mia moglie potesse incontrare qualcuno fuori, oppure qualche pattuglia dei Carabinieri e passare qualche guaio. Appena fuori non la vidi più. Mi girai e vidi che stava accanto la Y10 di Mario, parcheggiata lungo la strada, ad aspettarci. Alcuni ragazzini si erano radunati accanto a lei e Paolo li sgridò in malo modo nel suo dialetto. Salimmo in macchina e mia moglie si piazzò, sempre tutta nuda, al centro dell’auto. Questa volta non aveva bisogno di nascondersi. Con le dita teneva la figa aperta e con l’altra mano si masturbava spudoratamente davanti a noi dicendo sempre a voce alta che era una grande puttana. Questo fatto mi fece andare nuovamente il sangue alla testa, quindi girai la testa verso mia moglie e la baciai in bocca infilandole la lingua dentro. Era bellissimo ed eccitantissimo baciare mia moglie mentre questa faceva la troia masturbandosi sotto gli occhi di altri tre uomini, anche se Mario era intendo a guidare. Prima di entrare nel cancello della casa, Paolo chiese a mia moglie di indossare almeno il pareo in modo da evitare inutili discussioni con i suoi. Andammo a farci una doccia e poi ci distendemmo a letto per riposarci. Subito dopo mia moglie si alzò, pensai per andare in bagno, ma non la vidi rientrare in camera dopo un tempo ragionevole. Pensai che forse si fosse sentita male a causa di tutto ciò che avevamo mangiato. Mi alzai per andare a vedere, ma il bagno era vuoto. Aprii lentamente la porta della camera di Paolo, ma questi dormiva. Forse era andata fuori, quindi mi affaccio dal balcone ma non c’era nessuno, quindi riprendo il giro delle camere. Apro quella di Mario e vedo che era deserta. Apro quella di Cesare e trovo mia moglie a pecorina sul letto mentre Cesare se la stava scopando da dietro e Mario se la scopava in bocca. Per un momento avevo temuto che Cesare glielo avesse schiaffato nel culo, quindi mi avvicino per controllare ed in un attimo mi tranquillizzo. Per fortuna il culetto di mia moglie era rimasto solo di mia pertinenza. Passammo un mese indimenticabile scopando ogni giorno e anche più volte al giorno. Per fortuna che riacquistavamo le forze mangiando alimenti sanissimi e sostanziosi. Una così bella vacanza non l’avevo mai passata, nemmeno al viaggio di nozze. Saluti a tutti.
15
8
18 anni fa
gabbianofelice,
38/39
Ultima visita: 17 anni fa