marctania
, 30/28 anni
Coppia
Verona, Italia
Ultima visita: 9 anni fa
- 9 anni fa Tania e il desiderio (cap XVIII - XIX -XX CAPITOLO XVIII E’ difficile capire quando sei invaso dall’ erotismo se ti spinge la ragione o il puro desiderio di soddisfare il corpo. Condividere in coppia lo stimolo sessuale ti porta comunque a delle considerazioni che vanno al di la del mero atto. La soddisfazione nel vedere il proprio partner che raggiunge l’ orgasmo non può essere considerato uno stimolo naturale prodotto dal corpo. E qui scopri che qualcuno , che comunque non consideri avvezzo a rivolgersi al sentimento e al ragionamento, sa giocare con il sesso meglio che uno scienziato o un psicologo. In certe situazioni la vera eloquenza si beffa dell’ eloquenza: la vera morale della morale. Giudicare con la morale è peggio o meglio che giudicare con l’intelletto? Moralmente è ingiusto godere del fatto che il proprio partner o la propria partner godano con altri , ma allora potrei considerare immorale anche regalare una pelliccia alla mia donna nella consapevolezza che con essa piace di più e attira gli sguardi degli altri. Oppure la contentezza della donna nel gioire dell’eloquenza del proprio uomo nella consapevolezza, pure li, che con questa può “intortare” le altre donne. Il filo che divide la gelosia dalla passione è talmente fino che alla luce del sole diventa invisibile, lo devi guardare nella penombra. Nel frattempo che questi pensieri mi invadevano la testa mi stavo godendo la battaglia di Tania con i trucchi , lo specchio e, come diceva lei, l’età. E’ strano il rapporto che intercorre tra una donna e il suo aspetto fisico. Poco prima di uscire di casa lo specchio vince e la donna si sente uno straccio. Esci di casa , sali in macchina, senti che si abbassa l’aletta parasole ti volgi verso la tua donna e ti accorgi che lo specchio della macchina perde. La donna ha ripreso coscienza di se e lo specchio della macchina perde. La soluzione forse è quella di portare la macchina in casa e far si che si guardino sempre con quello. “Ti piaccio così?”. Ora superato il test specchio in macchina lo straccio era sparito e lo sguardo fiero mi faceva sentire piccolo piccolo procurandomi gelosia ma nello stesso tempo compiacimento per quello che avevo affianco. “Certo che mi piaci”. Poco prima di uscire l’uomo ha preparato il suo campo di battaglia. Il pensiero dell’incontro con tante donne lo porta a considerarsi il conquistatore, il macho che può affondare le sue membra in corpi stupendi che ha potuto ammirare in foto. Poi la donna che ha affianco lo riporta a riconsiderare quello che ha e che può procurargli piacere anche per il semplice fatto che c’è. Ora Tania non era più la solita minestra, stava aggiungendo il peperoncino e l’olio. “Ti piace l’idea di scoparti Lucia vero?”. “Devo essere sincero o vuoi una frase di convenienza?”. Mi osservava. Sorrideva. Le piaceva quando con sincerità le proponevo di poter mentire per non ferire. “Come vuoi, ma non dirmi se è sincerità o convenienza”. “Secondo te quanto stiamo consumando in questo momento?”. L’uomo è strano ma nemmeno troppo. Stavo guidando la macchina che avevo desiderato per 6 mesi. Era arrivata da 5 giorni e molti dei miei discorsi erano improntati su questo mezzo che consideravo meraviglioso. “Vuoi dirmi che desideri più la macchina dal toccare il corpo di Lucia?”. “Tu rispondi”. “Lo so quanto stiamo consumando, lo vedo sul quadro comandi”. “Lo consideri un consumo eccessivo o accettabile?”. Era assorta. Non capiva dove volevo arrivare. Come primo impulso aveva pensato che la mia domanda nasceva dalla mia soddisfazione per la macchina, ora era incerta. “E’ sicuramente eccessivo ma so che a te piace talmente questa macchina che lo consideri accettabile”. “Il fatto che mi piace quindi mi fa accettare che mi tradisca con il consumo?”. “Penso di si”. “Se ora accelero e lei mi consuma di più dici che mi procurerà piacere o dolore?”. Di nuovo mi guardava. “Secondo me se acceleri ancora un po’ raggiungi l’orgasmo e te ne freghi del consumo”. “ Se io adesso ti dicessi che ho tanta voglia di ritoccare Lucia quanto consumeresti?”. Mi ero girato a fissarla negli occhi. Era stupenda e mi guardava con uno sguardo da gattina che attende che gli dai la carezza. “Mi consumerei di passione e gelosia”. “Più di passione o più di gelosia?”. “Se mi fai vivere con te intensamente il momento del tuo godimento, di passione”. “Ho voglia di ritoccare Lucia, e molto. Ma quello che mi piace di più e che mi fa dimenticare qualsiasi tipo di conseguenza è l’idea che dopo ci sarà un seguito. Ci sarà la soddisfazione di parlarne tra te e me “. Stavo correndo a 240 all’ora , il consumo diceva 24 litri per cento km. Rallentai e mi riportai ai limiti consentiti. “Hai visto che abbiamo raggiunto i 240 km all’ora e non ce ne siamo nemmeno accorti?”. Senza rispondere mi prese la mano e se la portò sopra il sesso. Mi prese un dito e mi costrinse e penetrarla. “Godi di più perché la tua macchina ti tradisce con i consumi ma ti soddisfa con la velocità o perché hai un dito dentro di me?”. Era contenta che mi fosse arrivata finalmente la macchina , ma dal giorno che era arrivata la considerava la rivale in amore. Ancora più rivale di quanto potesse essere rivale Lucia. Tolsi il dito dal suo sesso e lo avvicinai alla bocca. Era bagnato. Assaporai senza rispondere la sua intimità. Ora la sua mano stringeva sopra i pantaloni la mia virilità per capirne la consistenza. La donna non si fida delle parole di un uomo. Mi venne spontaneo rispondere con una stupidaggine : “Quanto consumi in questo momento?”. “Talmente tanto che questa sera ti tradirò”. Esiste un limite tra la ragione e la passione? Una bilancia che pesa il rischio e l’affidabile? Mi venne spontaneo mio malgrado rispondere così: “Ma poi torni da me e facciamo fuori il serbatoio?”, Ora lo domando a voi e specialmente a quelli che escono di casa per farsi Lucia. Avete mai provato ad affidarvi al gioco della vostra donna? Provateci. Diventa bello farvi Lucia, ma ancora di più prosciugare successivamente il serbatoio della vostra fuori serie. Ipse dixit. CAPITOLO XIX Vi siete mai chiesti cosa potesse mancare maggiormente a Robinson Crusoe nella sua isola? Io spesso. La televisione? No, non sapeva nemmeno cosa era. Una serata in compagnia degli amici? La partita di calcio? Io cercando di immedesimarmi in un uomo naufragato su un’isola deserta penso sempre che mi mancherebbe il bellissimo sguardo di una donna e il suo profumo. Il profumo di donna. Parlo di quel profumo che ti entra dalle narici del naso e invece di scendere per la laringe prende immediatamente la via più breve per il cervello. Arrivato al cervello te lo rende molle quasi si avesse bevuto 4 cuba libre. A quel punto il cervello comincia a metabolizzare le immagini in una forma distorta e la donna una essenza di profumi e paradiso. L’idea che la mia donna dovesse essere una donna di mare e friulana nacque quando avevo 15 anni. Un salto nel passato. Lei aveva 36 anni, una bellissima donna di quelle che non puoi fare a meno di guardare e di ammirare. Il marito un personaggio a mio modo di vedere losco di almeno 15 anni più di lei. Con i miei genitori e sorelle alloggiavamo nello stesso hotel a Porto Ercole sull’ Argentario. L’occasione per conoscerla mi fu data dopo circa quattro giorni dalla prima volta che mi ero perso a guardarla. Lei stava uscendo dalla Hall in direzione della piscina seguita da una miriade di sguardi. “Mi scusi , potrebbe portare alla Signora Contessa che sta andando in piscina questa lettera?”. Voltandomi mi ritrovai il maitre dell ‘ Hotel che mi porgeva una lettera di color azzurro. Risposi senza neppure guardarlo in faccia : “ Volentieri”. Il cuore mi batteva forte . Avevo l’occasione di avvicinarmi. Senza indugiare presi la lettera e mi incamminai con passo veloce verso la piscina. Lei era intenta a preparare la postazione per la giornata e mi dava di spalle. Era veramente una donna bellissima. Presi coraggio e quando fui a meno di due metri da lei feci la prima mossa verso quella esperienza che avrebbe cambiato completamente la mia vita. “Mi scusi, mi hanno chiesto di consegnarLe questa”. Si girò e ci guardammo alcuni secondi, senza sapere cosa dire entrambi. Lei , due occhi azzurri come il cielo dopo un temporale, indugiava nel prendere in mano la lettera che le porgevo e mi fissava dritto negli occhi. “Mi hanno chiesto gentilmente dalla reception se potevo consegnargliela”. “Posso essere sincera? Ho chiesto io se potevano farmi il favore di farmi consegnare questa lettera da te, volevo conoscerti. Ti dispiace?”. Non so voi cosa avreste fatto in quel momento, ma avevo 15 anni. Nonostante che fisicamente non mi mancasse nulla per poter essere considerato un uomo, ero comunque un ragazzo con l’esperienza di un ragazzino. Nonostante l’emozione mi imposi di rispondere e cercai di acquistare un’ aria da uomo vissuto: “ Nessun disturbo, anzi”. Era la più bella donna che avessi mai visto. “Siediti”. Dicendolo si sedette lei stessa sulla sdraio lasciandomi un angolo di spazio vicino a lei. “Mi chiamo Sara, te”. “Marco”. “Ho notato che mi guardi spesso quando ti passo vicino”. Il coraggio ebbi nel rispondere è un ricordo che da quel giorno mi permette di affrontare i caimani nel mondo del lavoro. “Non ho mai potuto fare a meno in questi giorni di ammirarla”. “Mi fa piacere”. La voce calma e controllata mi fece scorrere un brivido lungo la spina dorsale. Decisi che l’unica reazione possibile, con questa donna bellissima e matura, era una estrema galanteria. “Sarei venuto anche senza questo espediente se avessi saputo che ero ben accetto”. “Bugiardo, sono giorni che mi osservi e poi vai a confonderti in mezzo a quel gruppo di ragazzine”. Nel dirlo si era girata verso quelle che erano le mie amiche del momento. Senza attendere una mia risposta si era alzata. “Mi aiuti per favore”. Dicendo questo si era girata offrendomi la schiena e un nodo a farfalla da sciogliere che le chiudeva sulla schiena una specie di pareo. Lo slacciai e le feci scivolare l’indumento dal corpo. Sara sotto aveva solo un piccolo perizoma di color bianco che le fasciava appena un culetto fantastico. Un profumo pieno di cose buone mi arrivò alle narici e mi sentii quasi svenire. “Quanti anni hai?”. Mentii. “Diciannove”. La bocca era ancora più bella di quanto mi ero immaginato da lontano: carnosa, cesellata. In piedi davanti a me mi fissava con un impercettibile sorriso. In quello sguardo mise tante di quelle cose che ebbi l’impressione di averla già posseduta. “Verresti su in camera da me? Vorrei mostrarti una cosa”. Porgendomi la mano mi condusse attraverso la Hall, nell’ascensore , nel corridoio senza che me ne rendessi conto. Entrati nella sua camera. Senza togliersi gli zoccoli con il tacco a spillo, si distese a metà del letto appoggiandosi su un gomito. Cominciò a far scivolare via con l’altra mano libera dal sostegno il reggiseno e il perizoma. “Odio il costume”. Mi sedei accanto a lei e mi guardai timido intorno. La nostra immagine si rifletteva su uno specchio ai piedi del letto. Sara guardandomi dallo specchio si distese ancora di più. Voltò la testa verso di me. “Spogliati”. Obbedii senza rendermene conto. Sara infilò una mano sotto il letto e prese un pacchetto di foto a colori che sparpagliò accanto a se. “Guardale”. Disse. Cominciai a esaminare le foto. Erano state fatte tutte su quel letto. Raffiguravano Sara in varie tappe di uno striptease degno di una spogliarellista. In certe foto si scorgeva anche il marito. Il pudore pensai non era la sua qualità predominante. “Mi piaci e voglio fare sesso con te”. “Cosa sono queste foto?”. Lo dissi per tagliare l’aria e l’imbarazzo. “Un gioco, un gioco di seduzione”. Quelli che seguirono furono giorni pieni di sesso e di sguardi strani con il marito che alla luce dei fatti era consapevole di quanto stava succedendo, ma allora ero ignaro di tutto questo. Qualche giorno dopo sparì senza dire nulla lasciando libera la stanza dell’albergo. Questa fuga fu per me peggio di una morte. Cancellai per anni il suo ricordo pur essendo stato per me uno dei più bei momenti della mia vita. Mi sentivo offeso. Circa 10 anni dopo in macchina con mia madre si discuteva del più e del meno dell’interesse di un uomo riguardo ad una donna matura. “Mamma, non penserai che un ragazzo possa trovare interessante una donna più matura quando ha a disposizione mille ragazze giovani e belle”. Sorrideva. “Proprio te dici questo?”. “Perché proprio io?”. “Ho un ricordo di te all’ Argentario un po’ diverso a questo riguardo”. Il volante tra le mani mi sembrava burro. Cosa poteva sapere mia madre dell’Argentario?. Quanto sapeva?. Presi il coraggio. “Cioè?”. “Credi che sia passato inosservato a tua madre quello che è successo con la signora friulana?”. Credevo di morire. “Sono stata io a metterla davanti al fatto che eri minorenne”. In un attimo molte cose inspiegabili diventavano comprensibili. La contessa friulana non mi aveva tradito, l’avevano tradita. Beh, ora sapete che ho ritrovato quello che cercavo, una bella friulana, bionda, con gli occhi del colore del cielo e amante del mare. CAPITOLO XX “La vera difficoltà in un rapporto è far condividere il pensiero di due menti che hanno visioni ed esigenze completamente diverse. L’uomo ha un pensiero pragmatico e i suoi interessi li butta sul piatto come se fossero cibo necessario alla sopravvivenza. La donna indugia nel chiedere soddisfazione alle sue aspettative e il più delle volte le nasconde dietro ad una tenda colorata di vergogna”. Quasi quasi condividevo. “Luca, vuoi dirmi che comunque quello che esprime Tania come desiderio lo devo interpretare?”. “Certamente”. Tania nel frattempo stava parlando distesa sul divano con Lucia. “Ragazze, vi piacerebbe se riprendessi un vostro momento intimo con la videocamera?”. Se avessi spostato un piatto silenziosamente dal tavolo si sarebbero allarmate molto di più. Con la mano Tania mi fece un cenno come di attendere la fine del discorso tra loro due e proseguirono. “Ma quali sono i veri interessi di una donna Luca?”. Lo scrissi sulla tastiera svogliatamente consapevole di una risposta banale ed inutile. Invece: “ Il vero interesse è l’uomo. Unico vero interesse di una donna”. Ero stupito. Ma se il vero interesse ero io, unico uomo in quel momento nella stanza, perché non ricevevo l’importanza che mi era dovuta? “E’ difficile darti ragione”. Ora attendevo le motivazioni di cotanta affermazione. “Caro Marco, la donna sa di essere desiderata dal suo desiderio e sa di poterlo usare quando vuole. Ami la tua macchina nuova?” “Si certo”. “”Però sai anche che lei ti attende sotto casa e che le chiavi per aprirla le hai solo te. Per una donna è lo stesso. Ama il suo uomo ma sa anche che è suo e di nessun altra a meno che lei non lo voglia imprestare”. “Ragazze, devo andare ad incontrare una ragazza che sta chattando con me in messenger. Vado e torno”. Nel dirlo avevo fatto il gesto di alzarmi. Ora il piatto era caduto e si era rotto in mille pezzi. Entrambe mi guardavano mentre fingevo di cercare gli occhiali e le chiavi di casa per la mia prossima uscita. “E chi sarebbe questa?” Era stata Tania a fare la domanda. “Sembrerebbe una gnocca”. “Marco ci sei?”. Lucia si era alzata e stava avvicinandosi al Computer per leggere quello che Luca(la gnocca) stava scrivendo. Non potevo permetterle di leggere , tutto il castello costruito per conoscere l’animo femminile sarebbe caduto. Mi posi davanti a lei rendendole impossibile l’avvicinarsi allo schermo. “Lucia che bella che sei oggi pomeriggio”. La abbracciavo e nel farlo la fissavo negli occhi. “Cosa nascondi Marco?”. “Nulla”. “Chi sarebbe questa gnocca?”. “Una su internet”. “Una su internet Croata?”. Era difficile da sostenere la tesi che ero in chat con una Croata che abitava a poca distanza. “Perché non continuate la vostra discussione?” Tania era rimasta “basita” sul divano e mi osservava. Stavo distruggendo le sicurezze che anni ed anni di comportamento lineare avevano creato. Le chiavi della macchina le aveva qualcun’altra? Forse Tania se lo stava domandando. “Tu ci prendi in giro, non esiste la gnocca”. Era stata Lucia a parlare. Lei che in fondo le chiavi non le aveva ma ogni tanto usava la macchina era più lucida. “Magari non esiste ma la possibilità che possa esistere vi ha fatto ricordare che esisto”. Tania mi guardava ancora con lo sguardo stupito. Lei era convinta dell’esistenza della gnocca. Lucia cercava di divincolarsi per poter osservare lo schermo del computer e così facendo mi permetteva di toccarla. La voglia mi stava salendo. Vuoi l’intrigo, vuoi la consapevolezza di essere importante che mi stava dando l’essere al centro dell’attenzione. Senza rendermene conto allungai una mano sul suo inguine e mi intrufolai sotto il perizoma. Ora si divincolava un po’ meno e avvicinava l’inguine alla mia mano perché potessi accarezzarlo meglio. Il gioco aveva preso un’altra piega. Senza che me ne rendessi conto e incurante di quello che stava accadendo Tania si era alzata e si era messa davanti al monitor. “Ma sei con Luca in messenger”. Mi girai sorridendo mentre Lucia era riuscita nell’intento di prendere in mano la mia virilità. Era caldissima. Tania contenta di non aver perso le chiavi della macchina ci osservava divertita e ora il suo sguardo era languido. “Siete due maiali ma fate un bel quadretto”. Nel dirlo si era avvicinata. “Lucia si, la gnocca no?” “Perché , vuoi dire che Lucia non è gnocca?” Oddio. “No , direi che è la più gnocca che conosciamo”. Lucia mi sorrideva e me lo strinse ancora di più. “E perché Lucia può giocare con me mentre una “gnocca” qualsiasi no?” “Lucia è Lucia”. Lucia si era abbassata e ora me lo prendeva in bocca. Avvicinai la bocca a quella di Tania che si ritrasse. “Arrabbiata?”. “No, ma prima soddisfa Lucia che poi ci penso io a te”. In quel “te” aveva racchiuso tutta la sua rabbia che ora si stava affievolendo. “Come hai potuto pensare che avessi dato le chiavi della macchina ad un ‘ altra? Mi guardava stupita mentre sollevavo Lucia e cercavo di buttarla sul divano. “Quali chiavi?”. Se non altro non sanno leggere nella nostra mente maschile. 3122 2 11 anni fa
- 9 anni fa Tania e il desiderio (cap. XV XVI XVII ) CAPITOLO XV “Secondo te gode o è una semplice farsa?”. Davanti a noi una ragazza molto bella stava donando a quattro uomini le su grazie. Il suo corpo bellissimo risultava una immagine ben nitida ai miei occhi e tutto il resto era offuscato, quasi non fosse così interessante e degno di approfondimento. Era come se il corpo della ragazza fosse stato pitturato da Leonardo da Vinci mentre il resto della scena da un pittore futurista. Le mani che esploravano il suo corpo e i membri che sparivano nelle sue cavità erano ininfluenti ai miei occhi e se uno mi avesse chiesto , “ ora in quanti la prendono” non sarei riuscito a rispondere. Tania era zitta. Attenta a quello che stava succedendo, mi stringeva la mano ed osservava. La ragazza era molto bella. Capelli lunghi biondo platino, un viso dolcissimo ed un corpo sinuoso ed aggraziato. Non riuscivo a capire se la scena mi piacesse o no. Come un oratore, che dopo un lunghissimo discorso, enfatizza le ultime parole per ricevere un consenso dalla platea attendevo il primo giudizio di Tania su quello che stavamo guardando. Lei continuava ad osservare e non proferiva verbo. Ora mi ero messo ad osservare Tania e notavo che non si soffermava come me su una visione globale ma spaziava ad osservare tutti i particolari. Riformulai la mia domanda. “Ma può piacere questo ad una donna?”. “Non vedi che è in estasi?”. Aveva risposto senza nemmeno girarsi verso di me continuando a fissare la scena. Vista la poca attenzione per quelle che potevano essere le mie impressioni mi ero girato e con gli occhi cercavo la coppia con la quale eravamo entrati nella parte privè. Erano spariti. Mi rimisi ad osservare. “Da cosa lo noti?”. “Non parla, non fa mugolii strani che denotano solo una commedia in atto ed è attenta a quello che gli fanno”. Parlava sottovoce quasi che la sua voce potesse disturbare quella scena particolare. Era lo stesso sguardo che aveva quando fissava qualche abito esposto in una vetrina che le piaceva. Risi tra me e me. “Si chiama gangbang in gergo questo tipo di atto sessuale”. Volevo fare l’erudito. Lei non rispose. La bionda ora era rivolta verso di noi con il viso e avevo il suo sguardo a non più di un metro da me. Ci osservava. “E’ molto carina”. Lo dissi con un filo di voce mentre continuavo a fissarla negli occhi. Un “energumeno” la stava prendendo da dietro e questo faceva si che il suo viso si muovesse in avanti ed indietro e ogni tanto quando il colpo era più forte spalancava gli occhi. “Sembra che gli piaci”. Ora Tania mi fissava e cercava di carpire dalla mia testa se il mio interesse fosse rivolto al “quadro” che avevo davanti o alla ragazza. Mi girai verso il suo volto. Era una maschera. Tania era in un chiaro stato lussurioso. Ora mi accarezzava il petto e cercava come faceva sempre di stringermi un capezzolo sotto la camicia. “Dove sono finiti gli altri?”. Dicendolo si guardava intorno. Era bellissima. Nonostante tutto quello che stava succedendo aveva un’ aria da bambina che stonava con quello che stavamo ammirando e con l’ambiente. La baciai sulla fronte in un gesto paterno. Lei mi sorrise e si rigirò a guardare la scena. Lo feci anch’io e mi accorsi che lo sguardo della bionda ora era a pochi centimetri dal mio. Nel mentre si era avvicinata e ora ne potevo sentire il fiato ansimante. Mi discostai un po’ pauroso e nel farlo trovai l’opposizione della mano di Tania che posata sulla mia spalla mi impediva di indietreggiare. “Calmo, guarda”. Oddio, ci risiamo. Ormai conoscevo questi stadi di lussuria. Avevo imparato quanto poteva essere imprevedibile una donna quando era eccitata. “Tania non scherzare con il fuoco” “Quale fuoco?”. Ora mi provocava e cercava di farmi crescere quell’eccitazione che fino a quel momento non mi aveva minimamente preso. La scena era carina ma molto al di là di quelle che erano le mie fantasie. “Rilassati”. Lo disse con una voce strascicata e nello stesso momento mi aveva infilato una mano nei pantaloni agguantando le mie parti intime. Due dei suoi boy ora si erano portati vicino a noi e cercavano di portare i loro peni nella sua bocca, ma lei continuava a fissare noi e sembrava che quello che gli capitava attorno e dentro di lei non la interessasse più. Ci fissava. Li capitò una cosa imprevista. Tania che aveva uno degli uccelli vicinissimo a lei lo prese in mano e lo avvicinò alla bocca della ragazza che non lo rifiutò e lo fece sparire all’ interno. Continuava a fissare ora me ora Tania negli occhi e nel contempo succhiava avidamente il membro. Tania che con una mano ora gestiva in modo astuto la mia virilità prese l’altro uccello e avvicinandolo alla bocca della ragazza cercava di obbligarla a cambiare il “ciucio”. Ora non vedevo più nulla attorno a me. Accarezzavo il culo di Tania e la sentivo sudato. Rispondeva alla mia carezza roteandolo di qui e di la. Era eccitatissima. Io di più. La ragazza non mollava dalla bocca il primo che gli aveva offerto Tania, la quale teneva in mano l’altro vicino alla bocca della venere bionda nell’attesa del cambio. Improvvisamente accadde. Il membro, che non riusciva a trovare soddisfazione ed una bocca, venne innondando il viso della ragazza la quale non distolse per un momento il suo sguardo dai miei occhi. Si godeva il mio stupore ed eccitazione nel vedere questo. Tania che si era ritrovata in mano questo pene che sprigionava il suo sperma strinse ancora più forte il mio fino a procurarmi dolore. Lasciò scivolare dalla sua mano il membro che ancora pulsava e lo vedevo scendere e risalire con piccoli spasmi e cominciò a baciarmi forsennatamente. Io al colmo della libido l’avevo appoggiata alla parete le sollevai le gambe e freneticamente la penetrai. Per la prima volta dopo 5 anni la sentii urlacchiare senza ritegno. Ora la prendevo senza curarmi se potevo farle o no male. Volevo possederla. Lei con le gambe attorno ai miei fianchi mi dava il ritmo. “Voltati e scopala che io mi faccio scopare dai quattro”. Era al colmo della lussuria. Più mi evocava queste fantasie più io perdevo la testa e colpivo con tutta la mia forza dentro al suo ventre. Lei insisteva : “Dai girati, è li , fattela. Lo so che vuoi fartela ma io voglio essere posseduta dai suoi maschi”. Gli occhi chiusi e la testa all’indietro ondulava scuotendo il bacino. La presi per le anche penetrandola ancora di più. Ora la gelosia e la voglia di possederla si mischiavano. Una gelosia sana, una gelosia di possessività. L’orgasmo mi colse che una lingua mi stava leccando i testicoli. Mi ritrassi spaventato dal ventre di Tania e nel girarmi mi ritrovai all’altezza del mio sesso la venere bionda. Le innondai il volto per poi finire la mia opera in una bocca caldissima e carnosa. L’urlo liberatorio, doloroso, piacevole, sublime lo lanciai per un minuto buono. Stringevo il viso della bionda che continuava a solleticarmi il pene con la lingua. Si sollevò arrivando all’altezza del mio viso e finalmente disse qualcosa. “Grazie”. Grazie. Grazie. “Grazie a te”. CAPITOLO XVI Trasgressione: Illuminato dalla mia donna ho scoperto l’immenso Marco Verona 14/07/2006 CAPITOLO XVII “Luca ci sei”. Giocherellavo con il mouse in attesa di una sua risposta. Che giornata uggiosa. “Si Marco ci sono, ci sto pensando”. Quanto era strano chiedere ad un magistrato trasgressivo se considerava uno scambio di coppia alla stessa stregua di un tradimento. “Ma perché ti fai di queste pare?”. Si in effetti aveva ragione anche lui, perché mi domandavo questo. “Esiste una sentenza della cassazione che determina che per fedeltà viene considerato il rispetto dell’immagine del coniuge più che la fedeltà carnale.” . “Ne consegue che se c’è accordo nel non considerare lesa l’immagine scambiando con un ‘altra coppia e considerando il tutto un gioco manca il reato”. Leggevo. “Molte volte i casi di infedeltà coniugale non vengono nemmeno sanzionati perché il più delle volte si dimostrano come conseguenza di atti che avevano già minato il matrimonio”. “Quindi vuoi dirmi che al giorno d’oggi l’infedeltà coniugale non è più un reato?”. “Diciamo che può incidere solo in termini economici”. Carina questa cosa. “Come è andata ieri sera?” . Era l’argomento che non volevo affrontare. Una serata stortissima. “Molto male grazie”. Era vero. Una serata da dimenticare. “Cosa non è andato?”. “Tutto”. Non sapevo da dove cominciare. Mi guardavo attorno per cercare qualche spunto dal quale partire. “Allora. Diciamo che per prima cosa Gianni e Lorella non sono una coppia vera”. “Scherzi?”. “ Non scherzo” “Ma se ce la smena da almeno 6 mesi che loro non sopportano le coppie create al momento”. “Non dico che non sono coppia, ma sono amanti”. “E va be dai , sono comunque coppia”. “Se per coppia accetti il fatto che lui a volte esce con una e a volte con altre allora si”. “Non è coppia allora”. Aggiunse un eh eh eh eh eh eh nella chat. “Ma questo non è quello che ha fatto si che la serata non fosse bella, ti spiego”. Gli raccontai di come era iniziata. Che eravamo arrivati a Desenzano, avevamo parcheggiato vicino alla pizzeria e li avevamo riconosciuti dalla macchina. Per cominciare non si erano descritti molto bene. A sentire Gianni erano una coppia molto carina ed in forma e invece davanti avevamo un ragazzotto con i capelli lunghetti e spettinati e almeno 40 chilogrammi di troppo. Ma poco male. Lei che doveva essere bionda aveva i capelli neri e portava gli occhiali. Al di là di questo sembrava comunque una bella donna. Peccato che non riusciva a sorridere. Anche lui aveva una certa repulsione al sorriso al contrario di quanti eheheh ahahahahha hihihihihi lanciava sulla chat. Ma poco male. Ci eravamo seduti a tavola e lui dichiarò di avermi riconosciuto e sapeva chi ero nella vita reale. Sempre poco male. Continuò dicendo che al contrario di me lui era della parte politica avversa. Gli dissi di non preoccuparsi che io avevo tantissimi amici che la pensavano come lui. Al contrario lui , che nel frattempo aveva detto di essere sposato con una ricchissima donna ma che non amava ( avevo capito a questo punto perché viaggiava con un porsche) , non sopportava molto i “culi nobili” e per culi nobili intendeva le persone che fortunatamente erano nate ricche. Cominciavo a capire perché non sopportasse la moglie. “Chissà perché l’aveva sposata?”. “Continua” . Mi immaginavo Luca che sornione sorrideva pensando al mio disagio a tavola. “In poche parole Luca, dopo che io e Tania ci siamo ordinati due margherite e due coca cole, lui un filetto al pepe verde per lui e una pizza al tartufo per lei e una bottiglia di amarone perché era giusto innaffiare il filetto con un buon vino, ci è arrivato un conto di 160 euro”. “Normale dai”. “Si Luca, normale se avesse detto a quel punto pago io. Ma siccome eravamo in quattro ha deciso che si pagasse alla romana”. “Morale caro Luca il “culo nobile”, siccome è capitalista, secondo lui, ha pagato 80 euro 2 margherite e due coca cole”. Ridevo mentre scrivevo questo. Ora immaginavo che anche Luca stesse ridendo e infatti lanciò dalla tastiera un bel po’ di sorrisi. “Interessante individuo, da portare in vacanza”. Ora ridevamo a più non posso . Lo schermo si riempiva di faccette “Ma sua moglie che tipo di attività ha?”. “Ha o cinque o sei alberghi grossi qui a Verona, uno in Val di Fassa e uno a Cattolica”. “Ha sposato un bel patrimonio”. “Eh si”. “Questa Lorella come è?”. “Cosa vuoi che ti dica. Non ha sorriso tutta la sera, ha detto due parole relative al lavoro che fa e quattro sul fatto che le piace fare sesso con altre coppie. Ma questo lo ha detto imbeccata da lui.”. “Favoloso”. In quel favoloso che aveva scritto in messenger c’era tutto il succo della serata. “Alla fine cosa è successo?”. “Tania che tutta la sera cercava di deviare il discorso su qualcosa di allegro e ogni tanto mi prendeva in giro per il ‘culo nobile’ con qualche battuta del tipo, ‘zitto tu che sei un culo nobile’, quando siamo usciti si è inventata un fortissimo mal di testa e siamo riusciti a svicolare via”. Le faccine sul monitor si stavano inseguendo. “Morale, siamo saliti in macchina ci siamo guardati e siamo scoppiati a ridere. Non riuscivamo più a smettere”. “Prima o poi una ‘buca’ doveva capitarti”. In effetti Luca aveva ragione, ma possibile che la buca mi fosse capitata alla seconda volta?. “Luca, a dire il vero io e Tania abbiamo pensato che siamo stati fortunati a trovare voi come primo incontro , se fosse stato questo il primo non ci sarebbe stato un secondo”. “Dai , dai, non fare il disfattista”. “Marco , ho Gianni in linea in messenger, tu lo vedi?”. “No”. Quattro faccine e poi : “Caro Marco ti ha bloccato”. “Dici che devo dispiacermene?”. “Se fossi in te si”, Seguirono delle facce piene di rosso , un toro infuriato, un teschio. “Sai cosa ti dico Luca, che forse è meglio così, almeno non ho da dare spiegazioni del mal di testa di Tania”. “Marco devo andare, mi scrivi una delle tue famose frasi che così dormo meglio?”. Ridendo scrissi : “Ci credi che la vita ieri sera rideva a crepa pelle e mi prendeva in giro pure Lei” 4026 4 13 anni fa
- 9 anni fa Tania e il desiderio ( cap. XII XIII XIV ) CAPITOLO XII “Piacere Emanuela, io sono Marco”.Mentre gli porgevo la mano mi ritrovai a guardarla. Emanuela era una donna sui 35 anni, capelli neri lunghi e lisci, abbronzata e due occhi neri molto belli. Aveva un vestitino nero, con una spallina sola, che gli copriva l’incollatura dei seni. Non credo che fosse lungo da coprirgli l’inguine. Il portamento era molto elegante e il modo come si era presentata denotava una certa classe. “Tania”. Ora era Tania che la scrutava e dal viso notavo una certa soddisfazione nel porgerle la mano. “Siete nuovi? Non vi abbiamo mai visto qui.” Fui io a tagliare i 10 secondi di silenzio che la domanda di Emanuela avevano creato. “Siamo completamente nuovi dell’ambiente e di questo mondo, è la seconda volta che entriamo in un club privè”. La prima lezione all’università ricordo che arrivai con 3 giorni di ritardo sull’inizio dell’ anno accademico. Avevo un corso di sci in Austria che si era prolungato oltre la data. Quando entrai nell’aula un po’ tutti ormai si conoscevano tra di loro e nell’attesa del professore chiacchieravano del più e del meno. Sentendomi estraneo all’ambiente mi sedetti nel primo banco libero ed essendo l’aula di quelle che i banchi più vicini alla cattedra sono quelli in basso , dominavo tutta l’aula dall’alto. Il professore entrando mi notò subito e avvicinandosi a me proferì : “ Lei in tre giorni non ha fatto amicizie, è un asociale?” “No professore , per me è il primo giorno di Università, sono arrivato oggi”. “ Lei non sa quanto pagherà i tre giorni persi, ogni giorno che si perde al mondo sono nozioni che si devono rincorrere ”. Chissà perché in quel momento mi veniva in mente quell’episodio. In effetti mi sentivo in ritardo su tutti quelli che erano in quel locale. Il fatto che fosse stata una donna ad aprirmi gli occhi e non da solo mi faceva sentire un ritardatario. A differenza del professore Emanuela fu più umana :” Meglio per voi, avete tutto da scoprire”, Carina la cosa. In effetti con il tempo mi sono reso conto del significato di quella frase. Emanuela si scostò di due passi e lasciò lo spazio ad un ragazzo sorridente di poter porgerci la mano. “Io sono Paolo”. Sorrideva allegramente ed emanava molta simpatia. “Possiamo offrirvi da bere?” Risposi io :”Volentieri”. Stavo notando la differenza dall’aver indugiato in piedi al bar e l’esserci viceversa appartati la settimana prima nei salottini. Il rimanere li aveva dato quasi un senso di accettazione ad un approccio. Io e Paolo ci sedemmo sugli sgabelli del bar tenendoci le due donne sulle ginocchia. Loro si erano messe a parlare vicine e nonostante la musica assordante stavano capendosi e vedevo che ogni tanto Emanuela accarezzava le cosce e le ginocchia di Tania. Il tutto era molto intrigante e nello stesso tempo quasi naturale. Ogni tanto qualche coppia veniva a salutare Emanuela e Paolo , questi si allungavano in baci e abbracci non dando però l’opportunità alle nuove coppie di conoscerci. Paolo che aveva notato qualcosa nel mio sguardo che faceva trapelare una certa mia perplessità si affrettò a spiegare: “Questa sera scusate ma vi vogliamo tenere per noi, la prossima volta vi presentiamo tutti”. Fu li che Tania si girò verso di me. Sorrideva divertita vuoi per le carezze di Emanuela, pensai, e vuoi per il fatto di essere considerata in qualche modo della merce rara. “Noi siamo commercialisti” disse Paolo” abbiamo uno studio nel Padovano, e voi?”. Spiegammo le nostre attività e la conversazione era veramente interessante ed allegra. Per quasi un’ora si parlò un po’ di tutto. Della società, del calcio, di politica e cosa principale di sesso. Si di sesso. Di cosa succede in un privè, di situazioni nelle quali si erano trovati , di desideri, di aspettative. Prima ancora che finisse la musica assordante e come la settimana precedente il volume si abbassasse Emanuela lanciò la proposta di spostarci nella parte oltre la tenda rossa. Tania le annui subito con il capo, si sollevo dalle mie ginocchia e sempre sorridendomi mi fece cenno di seguirla. Salto. Nel superare la tenda rossa avevo Emanuela che allegramente teneva la mia mano tra i suoi seni mentre Paolo accarezzava il culetto di Tania e la spingeva verso la parte destra del privè. La gente all’interno stava già cercando alacremente i compagni per la serata e c’ era un gran vociare a bassa voce. “Ciao Tania”, “ Ciao ragazzi”. “Ma guarda chi c’è”. Erano Andrea e Luisa insieme ad una coppia che non conoscevamo. Il lui di questa coppia stava copulando allegramente con Luisa nel corridoio e da dietro la penetrava. Lui era concentratissimo nel cercare il suo godimento mentre invece Luisa si godeva la penetrazione ma nel contempo salutava mille amici. Tania continuava ad ammirare il mio modo di accarezzare Emanuela ora sul seno ora all’inguine e mi faceva segno con la mano tenuta a conetto avvicinandola alla bocca che non sarei sfuggito dal “pompino” di Emanuela. Emanuela sorrise a Tania e avendone capitone le intenzioni si girò verso di me, si chinò, e cominciò a sbottonarmi i pantaloni. La mia virilità uscì prorompente per finire in men che non si dica nella bocca di Emanuela che non curante di tutto quello che stava succedendo cominciò a succhiare procurandomi subito dei brividi. Tania ora la aiutava spingendole la testa verso di me, ora si rivolgeva verso Paolo e lo accarezzava la dove il turgido cominciava a dolergli. Tutto questo capitava mentre molte coppie sconosciute ed amiche ci passavano vicino e mi inducevano, scherzando, a dei saluti goffi. “Dai Marco facci sentire l’urlo” .Emanuela voleva farmi venire indubbiamente. Ora mi faceva ridere e mi sforzavo di trattenere l’orgasmo per non fare la solita figura che io definivo di “merda” . L’urlo di Tarzan. Tania era li vicino a me e aveva tantissime mani che la accarezzavano. Non ne potevo più. Sollevai Emanuela togliendole di bocca il mio pene la girai su se stessa e nel farlo la sentivo fremere. Ora non rideva più e i tratti del viso erano contratti. Posai una mano sul suo sesso. Era un lago in piena. Lei si sporgava con il culo verso di me e mi costringeva ad una penetrazione con le dita. “Prendila” Era Tania che estasiata dal momento e dalla situazione mi invogliava a prendere Emanuela. “Spaccala amore”. Maledizione. Maledizione. Con una mano stringevo forte uno dei seni di Emanuela che vibrava e sudava. “Si prendimi ti prego”. Lo disse con un filo di voce. La serrai fin quasi a spezzarla, e la baciavo dappertutto. La rigirai. Quando appoggiai la testa sul suo ventre senttii che la pelle era impregnata del profumo che Emanuela usava abitualmente. Questo non poteva che significare una cosa pensai : Emanuela si era preparata a scopare quella sera. Il che decuplico la mia eccitazione. I soprassalti del corpo di Emanuela mi rendeva impossibile il trattenermi , ma non osavo farlo. Non sapevo se Tania avrebbe accettato veramente che io lo facessi. Quasi si fosse resa conto del mio imbarazzo “Amore o la scopi o finiscila con una revolverata”. Non sapevo se ridere. Risi ma nel contempo cercai il suo ventre con il sangue che mi batteva sulle tempie. Emanuela mi aiutava e con le gambe piegate si spostò verso di me. Affondai in lei con una sola spinta rettilinea. Era apertissima, consenziente. Con le reni accompagnava i miei movimenti. Ebbi l’impressione che mi si liquefacesse la colonna vertebrale e lasciai che il movimento venisse dettato dall’istinto animalesco. Il brusio di tutta la gente mi arrivava come attraverso una nebbia. Sentivo distintamente una coppia vicino a noi che mugolava, avevamo dato il do.. Appoggiando il viso a quello di Emanuela lo sentii umido, stava piangendo. Con la voce roca mi usci un : “ cosa non va, cosa non va”. “ Va tutto bene , insisti, dai, ancora” . Adesso urlava. Incurante di chi c’era urlava. Sudava e il suo sudore era un miele, un dolce , un nettare degli dei. Sentii le sue parti intime stringermi a morsa, stava venendo. La testa reclinata all ‘indietro e mugolava , mi malediva, mi adulava. L’orgasmo mi stava prendendo e mi ritirai dalla morsa. Il fresco dopo il calore di quel forno mi portò all’orgasmo conclusivo e in quel mentre mi ritrovai di nuovo al caldo. Ora era Tania che con la bocca succhiava alla mia fonte. Scoppiammo tutti a ridere. Eravamo grondanti di sudore e le ragazze erano completamente nude. Il tutto ci aveva preso in modo inaspettato e non eravamo nemmeno riusciti a raggiungere una delle stanze . Ridevamo. Il salto temporale che vi ho fatto fare in questo capitolo è stato di 2 anni. Ma ne valeva la pena. Era giusto che superando la tenda rossa foste a conoscenza di dove il rapporto con Emanuela e Paolo era arrivato. Magari un’ altra volta, e se ne avrò voglia, racconterò anche la prima volta che con Emanuela e Paolo superammo la soglia della tenda rossa. Cosa fece Tania in quel mentre prima di assaporarmi? Francamente non me lo ricordo , una delle poche volte che non ricordo. Ma poi è tanto importante? Semel in anno licet insanire”. Ahhhh La vita. Quante cose ha da insegnarti e quante cose insegni te a lei. Quel giorno come tante altre volte si è girata dall’altra parte per non turbare la nostra privacy. CAPITOLO XIII “Era già l’ora che volge al disio i naviganti e intenerisce il core lo di c’ han detto a’ dolci amici addio”. Ebbene si , l’entrata in questo mondo è stata un po’ come la partenza di un marinaio che saluta dalla nave parenti ed amici con l’ idea che potrebbe non rivederli. E in parte così è stato. Specie gli amici. All’inizio tante telefonate per invitarci di qui e di la che poi pian piano si sono diradate. In loro l ‘ idea che si faceva strada che eravamo diventati dei pantofolai. Ma d’altra parte molti di voi potranno in questo essere d’accordo con me che questo mondo è sicuramente molto più interessante del loro. Concordo con il fatto che con i “babbani” si mangia bene, si beve bene, si cerca di rubare la donna dell’amico o del nuovo conoscente a sguardi ed ammiccamenti che in questo mondo trasgressivo difficilmente avviene. Però quanta ipocrisia e malafede. Ricordo di quel periodo una settimana di montagna in quel di Madonna di Campiglio. Si era in 6 coppie e relativi figli. Ho visto più corna in quel periodo che in una stalla. Ma che volete farci, loro sono sani e puri, i porcelli sono qui. Porcelli, ma senza corna. Come vedete per merito di Tania ho imparato tante cose, anche a non giudicare le apparenze. Qui puoi anche imprestare la tua donna, ma non te la rubano. Puoi anche farti imprestare dalla tua donna, ma ti restituiscono a lei. “Tesoro, come si fa ad ordinare la colazione in camera?”. Eravamo a Rimini per un mio lavoro e Tania mi aveva seguito in quella due giorni lavorativa. Eravamo arrivati il giorno prima alle 17 e se non per uscire a mangiare avevamo fatto sesso dalle 18 alle 3 di notte. Non riuscivamo a staccarci l’uno dall’altra. “Vediamo”. Presi in mano il Vademecum . “ Devi comporre il 9”. La colazione che ordinò aveva più la fisionomia di un pranzo completo. Dopo un po’ ci bussarono alla porta . Andai ad aprire e mi trovai davanti una donna bellissima e sensualissima che indugiava un po’ sulla mia vestaglia semi aperta. Entrò , depositò il vassoio della colazione e indugiò sul servire o meno i caffelatte che avevamo chiesto. La cosa era alquanto bizzarra. Di solito il servizio si riduce alla semplice consegna. Era veramente una bella ragazza. Poteva avere dai 24 ai 26 anni. Capelli neri raccolti in una coda da cavallo , viso abbronzato e ben truccato. Poteva essere alta circa 1 metro e 65 centimetri e aveva una bellissima silhouette . Visto che non proferivamo parola si discostò dal comò dicendo : “ Se non avete bisogno di altro tolgo il disturbo”. Feci un accenno con il capo di assenso e allora lei si incamminò verso la porta e la chiuse dietro alle spalle. Io e Tania ci guardammo interrogativamente. “Forse ieri sera hai fatto una gaffe chiedendo alla sua collega se sapeva dove era l’ Extasia”. Si in effetti adesso mi stavo rendendo conto che il modo di fare della cameriera non poteva che essere legato alle mie domande su quel privè la sera prima. Qualcosa di strano c’era nel comportamento. “ E gli sguardi che ha lanciato a me e a te? Mentre facevamo queste supposizioni avevamo cominciato a mangiare la nostra colazione e più il discorso andava avanti più si realizzava la convinzione che le nostre supposizioni erano esatte. Ci veniva in mente che entrando aveva chiuso la porta dietro di se, cosa che un cameriere o cameriera non usa fare. Non aveva lasciato il vassoio nelle mie mani ma si era prodigata nel depositarlo sul comò. Fu Tania che disse la frase che da li in poi ci diciamo spesso : “Non abbiamo capito che voleva fare qualcosa con noi, che beduini che siamo”. “Sai cosa facciamo? Ci facciamo portare altri due croissant?” Tania sorridendomi prese in mano il telefono e con una tranquillità esasperante chiese che ci fossero portati altri due croissant. Mise giù il telefono , si girò verso di me e si mise a ridere. “Ora non rimane che attendere”. Si era distesa sul letto in modo discinto. La vestaglietta lasciava scoperte tutte le gambe e un seno. Sembrava la maja desnuda. “Adesso vediamo che uomo sei”. Ora provocava. Mi induceva a dimostrare la mia appartenenza al genere Homo Latinus. “Tania, per favore. Se faccio una mossa e quello che abbiamo pensato non è vero questa mi stampa in faccia un bel cinque. E poi chi va a dire alla direzione che avevamo pensato che lei ci stesse?”. Rideva divertita. Due colpi battuti sulla porta ci distolsero dall’attesa. Non sapevo più cosa fare. Presi la decisione di fregarmene di tutto quello che si era pensato , di aprire la porta e farla entrare. Mi sarei fatto consegnare le due paste e l’avrei rispedita nel corridoio. Aprii la porta e mi si presentò di nuovo di fronte lo stesso sorriso e la bellissima ragazza di poco prima. Il sorriso ora però aveva qualcosa di diverso, era provocante. Sentii le gambe quasi cedermi. Non mi offriva il piccolo vassoio, ma come precedentemente aveva fatto , cercava di entrare per depositarlo. Non sapevo cosa fare. Con la coda dell’occhio notavo che Tania non si era ricomposta e continuava a tenere la sua posizione poco consona a ricevere una comanda. La decisione la prese la ragazza che mi scartò di quel tanto da permetterle di entrare Come la prima volta chiuse dietro di se la porta e si addentrò nella stanza. Sicuramente vide benissimo Tania e come si era posizionata su letto ma fece finta di nulla si apprestò a posare il vassoio. Fatto questo rimase immobile guardandosi nello specchio che aveva di fronte e nel quale poteva vedere Tania sul letto che mi faceva cenno sorridendo di avvicinarmi e toccarla. Credo che potete capire tutti il mio imbarazzo di quel momento. Notavo che lei con la coda dell’occhio osservava i miei movimenti e rimaneva immobile. Mi scrollai di dosso l’imbarazzo ormai nella consapevolezza che la ragazza sapeva che cosa stava succedendo e mi avvicinai. Lei era sempre immobile ed ora mi osservava dallo specchio. Allungai una mano e le accarezzai un braccio. Lei aveva chiuso gli occhi quasi a non voler vedere le conseguenze. Vedevo dallo specchio Tania che osservava divertita la scena e aveva ora uno sguardo languido e nello stesso tempo combatteva con qualcosa che non capivo. La ragazza era sempre immobile. Volevo accontentare Tania e rendere la mia carezza più audace, ma qualcosa dentro di me lo impediva. Presi il coraggio dicendomi una frase stupida : “ Sia quel che sia”. Mi appoggiai a lei da dietro e accarezzandole entrambe le braccia le cominciai a baciare il collo. Tremava. Fremeva. “ Tesoro, portala qua”. Lei aveva riaperto gli occhi e mi guardava dallo specchio. Aveva degli occhi bellissimi. Lo sguardo era tranquillo anche se pieno di incognite su quello che avrei e non avrei fatto. Le presi un braccio e la trascinai con me sul letto. Si lasciava condurre e non apriva bocca. Una volta sul letto Tania le si mise sopra la faccia e cominciò a baciarla in bocca. Io allora mi scostai un po’ e rimasi ad osservarle. La scena era stupenda. La ragazza allungo un braccio e cominciò lei ad accarezzarmi la mano e il braccio quasi cercasse in quel gesto un mio aiuto all’attacco di Tania. Il tutto durò qualche minuto. Poi lei all’improvviso si sollevo a sedere e per la prima volta parlò : “ Purtroppo devo tornare a lavorare, posso tornare a trovarvi dopo?” . Lo disse con una tranquillità come se avesse chiesto se desideravamo ancora qualcosa. “Torna quando vuoi, noi siamo qui” . Era stata Tania a risponderle e dicendolo la ribaciò sulle labbra. Mentre la vedevo uscire dalla stanza e con Tania che mi abbracciava tremante mi scoprii grande, grande,grande come non lo ero mai stato in vita mia. Tutti i soldi del mondo non possono comprare certi momenti. CAPITOLO XIV Stavamo percorrendo la A4 in direzione Venezia. Il traffico era scorrevole e Tania distesa affianco a me parlava in modo un po’ alterato della programmazione televisiva. A suo dire ci vorrebbero delle regole , una commissione, un super partes , che regolino tutto lo scibile che ci propinano. “Ma chi controlla poi questo personaggio che dovrebbe regolare tutto ciò?”. Era chiaramente provocatoria la mia domanda. La classica domanda chi controlla i controllori. Demagogia pura. “Per inquadrare il problema, dobbiamo innanzitutto distinguere chi sono i portatori di risorse e chi sono i portatori di interessi, così che ad entrambi sia riconosciuto il diritto di redigere un palinsesto. Ma così facendo si apre una serie ampia di possibilità: posso ottenere questo obiettivo attraverso una opportuna composizione degli organi , posso sostenere un sistema autonomo di conduzione delle risorse, riservando poi ai portatori di interessi e di risorse di valutare se gli obiettivi concordati sono raggiunti.” . Mentre dicevo questo ridevo. Sapevo cosa avrebbe fatto. Per un po’ ci avrebbe pensato per poi guardarmi e cambiare discorso per non creare una disputa. Mi diverte fare della demagogia per farla arrabbiare. “Sai che è bello rivedere Serena”. Come avevo previsto mi guardava e aveva cambiato discorso. “Si davvero, tre giorni con Serena e te saranno disastrosi ma interessanti” . Eh si, per l’occasione mi ero portato via una scatola intera di cibalgine. L’idea di avere per tre giorni Tania e Serena che mi avrebbero provocato all’inverosimile mi stuzzicava ma nello stesso tempo sapevo che reggerle non sarebbe stato facile. Chi è Serena? Serena è una ragazza di 31 anni piemontese divorziata. Si era sposata all’età di 25 anni per poi separarsi dopo un anno senza rimpianti di sorta. Ci raccontava che non amava proprio il suo ex marito ed anzi non capiva perché lo aveva sposato. Tra loro si erano conosciuti a scuola, entrambi frequentavano un istituto tecnico per il turismo. Dopo 7 anni di fidanzamento si erano sposati ma subito lei si era resa conto che la convivenza con quest’uomo non la soddisfaceva. Vuoi per la gelosia vuoi per una mancanza totale di sensibilità. L’avevamo conosciuta qualche mese prima e dopo varie telefonate ci si era messi d’accordo per trascorrere insieme un weekend in Croazia in barca. Ora noi stavamo percorrendo la A4 e l’avremmo trovata al casello di Padova Est dove avrebbe lasciato la macchina per proseguire con noi. Lei veniva da Rimini. Ebbene si, Serena è la famosa cameriera che voleva assolutamente imboccarci la colazione. “Sai cosa penso?”. Tania mi distoglieva il pensiero. “No, cosa pensi?”. “Quando ci sarà il passante non ci preoccuperemo più dell’ora di partenza per raggiungere il Friuli o la Croazia”. “Si vero”. “Secondo te Serena si aspetta del sesso da noi o viene solo per passare tre giorni in allegria?”. Era un pensiero che mi attanagliava da quando Serena si era proposta di passare con noi il weekend. Da una parte mi inorgogliva tutto questo, dall’altro come ora per Tania mi domandavo anch’io se pretendesse sesso o amicizia. “Speriamo che il suo scopo sia passare tre giorni con noi in allegria”. Era vero quello che dicevo. Non mi piaceva assolutamente l’idea di dover fare sesso per forza. Il telefono stava squillando. Serena ci comunicava di essere arrivata e che ci attendeva. Il viaggio fu eccitante. Ora Serena da dietro abbracciava me e dopo un poco Tania. Sembrava un grillo. Il fatto di essere con noi la rendeva euforica. Ogni tanto intonavano la canzone di Patty Pravo “Pensiero stupendo” facendomi capire le loro cattivissime intenzioni per quei tre giorni. Io mi difendevo inventandomi un mal di testa fortissimo che mi avrebbe impedito di espletare le mie funzioni di maschio. Serena era davvero bella, non me la ricordavo così bella. Portava un paio di jeans attillati e una magliettina nera con la scritta : I can if you want, tutto un programma. Non era mai stata su una barca a vela ma appena ci salì cominciò a sciolinare tutto quello che la coppa america era riuscita a imprimere nella sua testa, e non era poco. “Serena, in questa barca si naviga nudi”, le disse Tania rivolgendole uno sguardo pieno di sottintesi. “Non vedo l’ora cara mia, ho sempre desiderato fare del naturismo” e così dicendo senza neppure un minimo di pudore stava già spogliandosi. Come dico sempre, beata ingenuità. Stavamo navigando al largo di Brioni, L’ isola di Tito, e il tempo era bellissimo. Il mare sembrava olio, purtroppo non c’era un alito di vento e questo ci costringeva a procedere a motore. Fu Tania a fare la prima mossa di quella tre giorni. Mentre ero al timone e avevo disattivato il pilota automatico aveva preso per un braccio Serena e chinandola l’aveva fatta passare davanti a me in modo che potesse prendere tra le mani le redini della barca. Dopo di che aveva staccato dal timone le mie mani e le aveva posate sui fianchi di Serena per poi stringere me da dietro. Un bel trenino. “Adesso Serena tu porti la barca e non distrarti, e tu Marco approfittane”. Il gioco era cominciato. “Attenta agli scogli sulla destra e sta sempre attenta alle rotte di collisione”. Lo diceva con un’aria molto professionale quasi come se quello che stava succedendo fosse una vera lezione di mare. Io imbarazzatissimo accarezzavo Serena e la sentivo liscia, disponibile e fragrante. “Ti troviamo un bel maschietto cara Serena, dove stiamo andando è pieno di naturisti e puoi sceglierlo anche per la dotazione” . Ora rideva Tania dicendo questo. “Cara Tania, con voi sto benissimo, non mi serve trovare un maschietto”. “E va beh, ma non puoi pretendere che ti presto Marco per toglierti le ragnatele” : ridevano e mentre lo facevano io un po’ accarezzavo Tania e un po’ Serena. “Facciamo così. Troviamo un maschietto per te e poi tu lo presti a me e io ti presto Marco”. Eravamo arrivati allo scambio. Al baratto. Nel frattempo ogni tanto correggevo le rotte di Serena che presa dal momento oppure per inesperienza tendeva a perdere la via stabilita. Ad un certo punto mi venne in mente un gesto che Tania usava spesso fare per stupirmi. Posai la mia mano sul sesso di Serena e spinsi all’interno di questo un dito. Lo sentii umido e pulsante. Lei apri ancora di più le gambe per permettermi meglio di approfondire la esplorazione e nel farlo contraeva i muscoli in modo ritmico. La sensazione era bellissima. Tolsi il dito da quel paradiso e voltandomi verso Tania glielo appoggiai sulle labbra. “Questa è l’ambrosia di questa bellissima donna, assaggiane il sapore e beati di questo magico profumo”. Tania non se lo fece ripetere e il mio dito sparì completamente nella sua bocca. Io che speravo in una risata per distogliermi da tutto quell’imbarazzo capii che avevo fatto un autogol. Era solo l’inizio di una tre giorni di sesso. Forse era il caso che cominciassi a provare il viagra, La vita è bella. Viviamola 3923 0 13 anni fa
- 9 anni fa Tania e il desiderio ( cap. IX X XI ) Capitolo IX Ci fu una volta che ad una tavola rotonda che disquisiva sulle verità della vita me ne uscii con una frase che fece arrabbiare mezzi filosofi ( l’altra metà era fuori a fumarsi una sigaretta o a bere un caffè o a cercare la verità guardando le cosce di qualche bella ragazza) : “ Ma siete sicuri che Socrate sia veramente esistito? Non è che Socrate sia un personaggio che esce dalla penna di Platone?” Questo detto da un matematico fece imbestialire tutti gli emeriti accademici filosofici. Le mie deduzioni nascevano da una necessità ben precisa dell’uomo, avere si un contraddittorio alle proprie idee, ma che questo(contraddittorio) dovesse essere indirizzato verso quelle cose delle quali non si è sicuri nemmeno se stessi. D’ altra parte mi sembrava impossibile che, un uomo come Socrate, sempre alla ricerca della verità non volesse lasciare ai posteri qualcosa di quanto da lui “scoperto” e saputo. Possibile che a noi siano arrivati solo pensieri suoi scritti da Platone?. Convintomi in giovane età di questa cosa ho sempre cercato di trovare il lato metafisico e quindi anche antimetafisico in ogni persona. C’è sempre un momento che un individuo annuncia la sua verità e nello stesso contesto ha sempre un momento di scoramento nel quale annuncia l’impossibilità di determinare una verità. Il giorno che Tania, due giorni dopo la visita al Privè, mi disse : “ Forse hai ragione tu, non serve realizzare le fantasie, basta averle” io cercai di capirne le motivazioni. La coppia che ci aveva inseguito nel locale aveva inciso nella sua decisione? L’aver visto cosa succedeva all’interno l’aveva già soddisfatta? Ora mi domandavo perché la coppia del Privè aveva insistito in quel modo . Ci sono due cose infinite nell'universo: l'universo e la stupidità umana, e della prima non ne sono sicuro. Se dovessi rinascere, farei l'idraulico(A.E.) “E se riprovassimo?” . Tutti nella vita dovrebbero avere la seconda opportunità. “Tu lo vuoi?”. Mi fissava dritta negli occhi quasi a voler mettere a nudo tutte le mie impressioni di quella sera. Io cercavo di cacciare l’immagine della bionda dalla testa quasi a vergognarmi che potesse essermi piaciuta e che lei potesse vederla come ad un cinema scope. “Certo che lo voglio , ma per non far morire un tuo desiderio, per continuare a credere.” “O per ricevere qualcosa di più dalla bionda?”. Ora sembrava l’inquisitrice. Una torquemada in gonnella. Si era girata dandomi le spalle , non mi fissava più direttamente ma ora stava sondando il mio fiato, i miei tempi morti nel rispondere. Se avessi risposto dopo un minuto ero colpevole, dopo 55 secondi avevo un complice, dopo 30 secondi chissà. Mi avvicinai senza proferire una parola e la cinsi a me. Era agitata , non capiva e non voleva capire. Quel mondo tanto desiderato ora era un inferno, un luogo pieno di insidie. “Non era chiaramente una bisessuale, o forse anche si”. Lo dissi e attesi la sua risposta. Il suo cuore batteva forte. Fissava il muro e un quadro dove una donna nuda fissava il suo pittore tenendosi un seno in mano. Ricordo il giorno che avevamo deciso di appenderlo quel quadro. Lo avevamo insieme a molti altri in cantina. Quando li portammo su per decidere quali utilizzare saltò subito all’occhio di Tania. “Che bello. Astratto, corrente impressionistica eppure dipinto nel ‘900. Bella la modella”. “Lo mettiamo in entrata?”. Lo dissi io più per provocare che per una convinzione che l’entrata fosse il suo luogo ideale. Senza proferire parola sulle implicazioni che un quadro simile posizionato in entrata avesse rispose : “ Mettiamolo in salotto che ce lo gustiamo nei momenti tranquilli”. Ora quel momento non era tranquillo. “Quella modella secondo te sta guardando il pittore e lo vuole invogliare a fare del sesso oppure sta solo godendo del fatto che molta gente potrà vedere le sue nudità?” Era zitta e non rispondeva , ma il cuore ora era meno veloce. Stava pensando. Dopo qualche minuto che mi sembrò l’eternità rispose con una voce ferma che non dava spazio e contestazioni : “ Sta solo guadagnando la paga di modella”. “Sabato ci torniamo sai, c’erano troppe cose che ancora non abbiamo visto. Voglio esserci Sabato. Devo prendere possesso di quel posto. Voglio vincere le incertezze, Voglio vivere la Vita. Volli volli fortissimamente volli.” Era un fiume di parole. Un fiume di certezze. A parole è facile affrontare l’oceano e poi se lo guardiamo su una cartina non è nemmeno tanto grande. “Luca ne è sicuro. Questa mattina in chat ha detto che avresti provato di nuovo ad affrontare l’arena.” Si era girata verso di me e di nuovo mi fissava negli occhi. “ Il tuo mentore sa sempre tutto”. “Dai non scherzare. Mi affido a lui perché ci è passato da queste situazioni.” “Però non sei il tipo da affidarti al giudizio degli altri”. Mi sfidava. Voleva farmi sentire meno di quello che mi sentivo di essere. “Questa volta voglio affidarmi”. “E oltre al fatto che avrei detto che volevo tornarci cosa ti ha detto?”. “Di entrare nell’arena coprendoti con l’artiglieria, di tenere sempre pronta la cavalleria ai fianchi e coprire le retrovie con la fanteria”. Scoppiò a ridere abbracciandomi. Gli era piaciuto lo schema difensivo alla Napoleone. “Staremo solo sulla difensiva?”. Mi stringeva i fianchi e mi baciava sul collo. “ E no generale. Quando lei farà un cenno la sua guardia imperiale sarà pronta ad attaccare e non farà prigionieri sul campo”. “Cavoli devo scappare, sono in ritardo di 30 minuti”. Avevo un appuntamento di lavoro al quale non potevo mancare. Mi ero divincolato dall ‘ abbraccio e stavo mettendomi il cappotto. Nel mentre che mi stavo riassettando un po’ i capelli allo specchio dette gli ordini per preparare la campagna militare. “Allora sabato si torna ma questa volta dirigo io nel corridoio”. Non mi ricordavo di aver diretto io la prima battaglia. E’ come quando vai dall’avvocato e ti spiega della causa e come potrebbe finire : “ Qui la vinciamo , li la perde” E’ come con le donne. Se si vince si vince insieme ma se perdi lo fai sempre da solo. Adoro le donne perché ti costruiscono la vita attorno , ma non te ne rendi nemmeno conto. Capitolo X Lucia aveva ingranato finalmente la marcia nella posizione automatica e Luca aveva tirato su il finestrino mentre Tania si era risistemata al suo posto e cercava di leggere il foglietto lasciatole dalla “Rosa”. Lo girava e rigirava tra le mani cercando di carpirne la provenienza, il passato e il presente. Il futuro era incerto. “Accidenti Tania, e tu saresti la inesperta?”. Luca lo disse quasi con orgoglio quasi fosse stato lui con i suoi suggerimenti datimi in mesi di chattate ad aver creato il “mostro”. “Inesperta in cosa?”. Tania lo disse con un modo di fare da bambina viziata che ci mettemmo a ridere tutti. Ci conoscevamo solo da 2 ore ma sembrava che ci conoscessimo da anni. L’appartenenza ad un fantomatico mondo che ci portava a comprendere che il desiderio umano andava oltre il “desiderare in silenzio” o peggio “di nascosto” creava un feeling magico. “Caro Marco “ era Luca che mi riportava dentro la macchina “ adesso spiega a Lucia chi sei e chi siete”. Chi sono. Alla faccia della psicanalisi. Dove nasco, da dove vengo, dove vado. Difficile iniziare a spiegare chi sono. “Cara Lucia hai di fronte un uomo che ha sempre avuto tutto dalla vita. Soldi, donne macchine, amici e si ritrova a dover gestire una donna che gli sta facendo cambiare totalmente la visione della vita. Però mi sento grande perché sono qui”. Non so perché mi presentai in quel modo , ma così feci. Potevo dire mille altre cose ma nel momento che dicevo questo e la mente mi suggeriva mille altre vie ed incroci mi veniva spontaneo dichiararmi per quello che in quel momento ero. Un uomo alla ricerca del mito dell’androgino. Non fraintendiamo questo. Nulla a che vedere con Trans, Ermafroditi o quant’altro. Androgino quale essere che avendo la parte maschili e la parte femminile cercava la soddisfazione in coppia. “Interessante , ma sbrigativo”. Lo disse guardandomi e con un sorriso provocatorio. “ Ragazzi voi parlate e parlate ma intanto la notte fugge”. Era stata Tania a interrompere la parte di psicanalisi forse indispettita dall’interesse che Lucia stava dimostrando verso la mia spiegazione. Lucia prendendo alla lettera Tania : “Se non pensate che corro troppo proporrei un drink da noi”. Mi girai all’indietro verso Tania per carpire dal viso se la cosa la disturbasse o ne fosse felice. “Non avete qui a Milano posti simpatici dove poter rimanere in macchina a chiacchierare e potersi scambiare qualche effusione?”. Si sentiva più sicura all’aperto che affrontare la chiusura di una porta alle spalle pensai. “Ne conosciamo tanti, ma sono posti segreti”. Lucia stava sorridendo e si atteggiava ad agente segreto della Cia mentre proferiva questa frase. Mi interessava la cosa: “Quanto segreti?”. “Tanto segreti che la maggior parte che parcheggia e ci va non sa nemmeno che è un posto segreto”. Mi ero girato verso Luca per capire cosa intendesse Lucia. Luca faceva il sornione e guardava verso l’alto sorridendo. Tania si era sporta in avanti con la testa superando lo schienale di Lucia e le aveva posato una mano sul seno. Lucia improvvisamente aveva scartato un attimo con il volante , si era un attimo persa, e si lasciava accarezzare. Guardava Tania dallo specchietto retrovisore ora con sguardo da gatta. “ Cara Tania tu sei un enigma”. L’aveva detto con un filo di voce, quel classico filo di voce che porta in se il compiacimento ma anche l’eccitazione che sale nell’umana persona inavvertitamente. Tania aveva messo a nudo il seno di Lucia e se lo accarezzava. “Per tutta la cena ho avuto voglia di farlo”. Eravamo in pieno centro di Milano. Ad ogni semaforo che ci si doveva fermare io cercavo di coprire la scena agli occhi delle macchine che ci affiancavano. Facile se Lucia si fermava sulla parte sinistra della carreggiata, impossibile se si fermava sulla parte destra. “Questo tra poco si sega”. Era stato Luca a dirlo invitandoci a guardare un automobilista fermo sulla nostra sinistra affianco a noi. Ero sconcertato. Questo incurante della strada e del semaforo guardava estasiato la scena che gli stava capitando nella macchina affianco. La macchina dove eravamo noi. Non riusciva a scrollare gli occhi dal seno di Lucia che orgogliosa si protendeva quasi a voler superare la linea dello stop. Un seno bellissimo, abbronzato . Tania continuava nel suo “palpeggiamento” incurante di tutto quello che stava capitando attorno. Tania guardando nello specchietto Lucia disse:“E’ questo il posto segreto?”. Tania, Tania cosa mi combini. “Se mi fermo da qualche parte , mi giro e ti riesco a baciare diventa un posto segreto anche questo”. Le due ragazze erano impazzite. C’erano solo loro nella macchina e tutto il resto del mondo era andato in pausa sigaretta. Si ammiravano nello specchietto retrovisore e i loro sguardi erano languidi. Si scrutavano e le mani di Tania ora stavano scendendo sul corpo di Lucia e nel farlo il top di Lucia scivolava con loro. Vedevo distintamente la mano di Tania infilarsi nell’inguine della “sventurata” che a fatica cercava di portare la macchina e la sua andatura ora non superava i 20 km all’ora. Ad un certo punto ritirò la mano dal sesso di Lucia e me la porse sul viso fino a mettermi le dita sulle labbra. “Questo è il calore , il sapore e il miele di questa bellissima donna, assaggia”. Penso che se mi avessero fatto una foto in quel momento si sarebbe potuto vedere lo sguardo del primo uomo che vide lo Yeti. La vita è piena di sicurezze e di certezze, ma fino a che non le conosci a fondo non farle tue potrebbero riservarti delle sorprese Capitolo XI. James girò il bottone della radio. La voce squillante dell’ annunciatore di Radio Club Privè fece vibrare la cassa della Aston Martin. “Abbiamo un messaggio urgente da comunicare a tutti i soci dei club Privè” Irritato James spense la radio. Se lo avessero fatto prima si sarebbe risparmiato un inutile spargimento di sangue. Ora tutto l’ambiente era sul piede di guerra per ritrovare cp_da _favola e imputavano la colpa ad un non ben identificato singolo facente parte della Spectre. Più il tempo passava più era improbabile ritrovare la coppia. Correva a velocità sostenuta sulla statale 11. Aveva l’appuntamento al molo 10 di Peschiera con Marco e Tania, agenti segreti della SSPT. La nebbia lo obbligava a tenere gli occhi puntati sulla strada. Il ricordo andava alla mattina quando ricevette la telefonata da Mister M : “James, la regina ha bisogno ancora di lei. Ha una prenotazione a suo nome , a nome james Bond, senza copertura all’ Hotel Tre Corone di Verona. La missione è scoprire che fine hanno fatto gli agenti cp_da_favola che mancano dalla nostra agenzia di Verona da circa 10 giorni. Priorità assoluta”. Quando una coppia per un certo periodo si prende un po’ di vacanza purtroppo l’unico che può farne luce è James Bond. Le voci cominciano a divulgare le più disparate motivazioni e molte volte ti aspetti di sentire che … “ Ma davvero?”. “ non ci credo”. “ Te lo giuro”. “ E lui cosa ha detto?”. Era un po’ che frequentavamo questo club ed avevamo conosciuto molte coppie simpaticissime e veramente carine. La seconda volta che ci eravamo tornati Tania era entrata con molta circospezione e con meno entusiasmo della prima volta. Entrando si era messa a scrutare le persone alla ricerca di qualcosa. “Ma vuoi che ci sia anche questa sera la bionda?”. Lo avevo detto nella speranza di tranquillizzarla. “ Ma oltre a questo , visto che siamo fuggiti l’altra volta, vuoi che anche questa volta perdano la serata dietro a noi?”. Non era convinta di quello che dicevo e lo si capiva o qualcosa d’altro la disturbava. Depositando la pelliccia non osava guardarmi negli occhi come se io fossi la colpa di tutti i mali del mondo. Le posi la mano attorno alle spalle e si discostò quel tanto da poter gestire in autonomia il suo passo. Cercai di capire cosa potevo aver fatto di male. In macchina si era parlato del più e del meno e comunque non della serata. Stufa di tenermi il broncio si girò e mi fissò negli occhi. “Non l’hai vista?”. “Chi?” “La bionda”. Oddio. C’era la bionda? Cominciai allora a guardarmi attorno e notavo che lei mi fissava e non credeva minimamente a quello che facevo. Per lei stavo recitando. C’erano almeno 200 persone. Cominciai con il guardare le più vicine al bar, niente. In Pista , nulla. Ad un certo punti la vidi. Era in fondo alla sala a circa 60 metri da noi in mezzo ad altre persone, seduta sopra un uomo, e si vedevano si e no i capelli. “Secondo te io togliendomi il cappotto, cercando di aiutarti a togliere il tuo , sono riuscito a vedere quel puntino di capelli in fondo alla sala?. La sua gelosia mi feriva sempre. Un giorno Gianmaria, marito di Sara, una coppia conosciuta in questo privè, mi disse : “La gelosia di Tania non ha limiti”. La verità è invece che Tania non è gelosa , è solo che vuole che le cose vadano esattamente come lei le ha previste. E come dargli torto. La fissavo sorridendo adesso e questo la faceva sempre arrabbiare, e lo sapevo. Ma era troppo bella quando si arrabbiava. Mi accorsi che la nostra disputa di sguardi non era passata inosservata e quasi tutti gli astanti erano intenti a controllare cosa sarebbe successo. Una lei di coppia si avvicinò e allungando la mano verso Tania si presentò : “Piacere Emanuela”. Fu come se dopo chilometri e chilometri di autostrada ad un certo punto trovi il casello. Era un punto di arrivo. Lo so che chi sta leggendo a questo punto sta chiedendosi come si fosse conclusa quella sera e cosa implicò la conoscenza di Emanuela e Paolo. Ma purtroppo Tania sta scendendo dalle scale con la borsetta. E’ pronta per andare a mangiare fuori e non posso far attendere il “mio amore” nemmeno per il vostro piacere di leggermi. Questa volta concludo il capitolo in anticipo e vado a vestirmi. Ebbene si, non sono ancora pronto, ma non ditelo a Tania. Ma poi James Bond riuscì ad arrivare all’appuntamento al molo 10 di Peschiera? E soprattutto vi siete chiesti dove vi ha portato la vita? 2903 1 13 anni fa
- 9 anni fa Tania e il desiderio (cap. VI VII VIII ) Capitolo VI Io e Tania ci eravamo conosciuti per gentile interessamento di un mio collaboratore che un giorno l’aveva vista e subito aveva pensato che era la donna giusta per me. Tania era una ragazza di mare, una triestina piena di vita e di voglia di vivere. Esternamente era una ragazza spigliata ma poi con il tempo mi accorsi che era una posa e che il suo modo di porsi così spregiudicatamente al prossimo derivava da una fortissima timidezza che cercava di vincere. A Franco un giorno durante un viaggio a Monaco di Baviera avevo cercato di spiegare il mio modello di donna. Bionda, occhi azzurri, amante del mare e ancora meglio nata in una città di mare. La volevo bella, molto bella e anche saggia, molto saggia. Volevo che gli occhi fossero espressivi e il viso mi ricordasse una fata. Non la volevo seria, ma la volevo fedele nelle intenzioni, calda ma nello stesso tempo consapevole che poteva ferire. Ricordo che dopo la spiegazione mi girai verso Franco con aria seria. Lui mi fissò ridendo e disse : “ Credi ancora a Babbo Natale?”. Erano passati tre mesi dal quel viaggio quando Franco arrivò nel mio ufficio trafelato e con passo veloce. “Te l’ho trovata?” Risposi con il viso da ebete : “Cosa?” “La tua donna ideale”. Mi misi a ridere e ricordo che dissi : “Credi ancora a Babbo Natale?” “No, no è reale, o meglio credo che sia la tua donna ideale” Farfugliava, cercava di spiegarsi ma la frenesia lo faceva straparlare, sembrava che avesse visto una fata. “Ok, calmati e spiega”. “Oggi sono dovuto andare in tribunale e mentre aspettavo che mi chiamassero per una testimonianza ascoltavo una conversazione tra una ragazza che si dichiarava praticante e quello che doveva essere un assistito del suo studio. Più la guardavo e più mi ricordava la descrizione che mi avevi fatto quel giorno in macchina andando a Monaco.” “eh eh eh , ma dai”, continuavo a guardarlo ridendo. “Si si credimi. Ho preso il coraggio ad un certo punto e le ho detto che tu hai bisogno di un buon avvocato per una tua causa”. “Quale causa”, ormai ridevo anche con gli occhi. “Ma che ti importa quale causa ce ne inventiamo una”. “Tu sei tutto scemo”. Ridevo e fingevo di farlo passare per visionario. “Ascolta, ti ho preso appuntamento nel suo studio per lunedì alle 10”. “Ma stai scherzando”. Ora lo guardavo cercando di capire se scherzava e se era serio. Più lo guardavo e più mi rendevo conto che non scherzava. Franco era impazzito. “E cosa le racconto, che un cane mi ha pestato un piede e che voglio vederlo in galera?”. “Ma dai, vedrai che qualcosa ci inventiamo, ti accompagno io”. Ero basito, avevo un appuntamento galante e di lavoro con una donna che non conoscevo e della quale dovevo essermi innamorato per interposta persona. Da non crederci. “Ma scusa, a me piace che ami il mare e che sia nata in località di mare”. Si mise a ridere : “E’ una velista ed è nata a Trieste”. Dicendolo mi aveva buttato un foglietto sulla scrivania, si era girato e chiudendo il pugno aveva sollevato il pollice in alto. Chiudendo la porta mi aveva fatto anche l’ occhiolino. Presi in mano il foglietto giallo che mi aveva lanciato e lessi. “Dottoressa Tania G. presso studio …….. cell 333 5654 XXX” . Questa o aveva fame di lavoro o aveva fame di uccelli per lasciare a uno qualsiasi il cellulare pensai. Tra sabato e domenica ricevei e feci almeno 20 telefonate con Franco. Cercava di convincermi che non potevo mancare all’appuntamento del lunedì. Finalmente mi convinsi se non altro per fargli un piacere e mi inventai una specie di possibile causa che avrei potuto inscenare. Il lunedì mattina trovai, sotto lo studio di Tania, Franco che mi aspettava e salimmo. Tania non c’era e la signorina ci fece accomodare nello studio del collega titolare dello studio dove Tania lavorava come praticante. Mi toccò raccontare la causa inventata che volevo che mi seguissero e mi sentivo uno scemo. Ogni tanto guardavo Franco e lo fulminavo con lo sguardo. Poco dopo fummo distratti dalla porta che si apriva e mentre mi voltavo sentii cadere qualcosa per terra. Il mio sguardo corse sull’oggetto caduto, era un’agenda. Dietro all’agenda scorsi delle bellissime scarpe nere con tacco a spillo e delle gambe affusolate e bellissime. La ragazza si stava chinando per riprendersi l’ agenda e io nel tentativo di aiutarla mi ritrovai all’altezza del suo seno che cercava prepotentemente di uscire dal tailleur. Rimasi colpito da un profumo dolcissimo e alzando il viso ci incontrammo con lo sguardo. Rimanemmo penso più di 20 secondi a guardarci negli occhi, lei ancora china e io rivolto in una posizione scomodissima verso la sua figura. “Tania, questi signori sono qui per una causa che vorrebbero aprire, la prendi in carico tu?”. Lei si alzò, si ricompose e senza aggiungere altro disse: “ Si, è il genere di cause che mi piace”. Non ci capivo più niente. Come faceva a sapere che tipo di causa avrebbe dovuto seguire? Lei mi fugò tutti i dubbi, si girò verso di me e con aria timidissima disse : “Sono a sua completa disposizione”. Io non so dove mi porta la vita, ma da quel giorno mi sono lasciato trasportare, e volentieri. Capitolo VII Noi, Luca e Lucia uscimmo dal ristorante che stavamo ancora ridendo. Era una bellissima notte di maggio, la temperatura era tiepida e la primavera invogliava a continuare la nottata in modo allegro e intrigante. Ora per volere di Luca eravamo a coppie invertite. Lucia era sotto braccio a me mentre Tania accompagnava Luca. Uscendo i camerieri ci avevano lanciato un saluto ossequioso, penso che qualcosa avevano sentito dei nostri discorsi e comunque la bellezza delle due ragazze non era passata inosservata. Durante la cena a Tania era uscito spesso un seno e questo aveva procurato una certa eccitazione in Lucia ma anche nei camerieri che da li in poi ci servivano in coppia e si davano i turni per rimanere a nostra disposizione vicino al tavolo. Tania aveva riso di gusto, le piaceva provocare e lo faceva con una nonchalance degno di una regina. Arrivati alla macchina di Luca lui si girò verso me e Lucia che eravamo subito dietro e disse : “Facciamo un giro per la Milano by night?”. “Se conosci qualche posto intrigante volentieri”. “Potremmo fare un puttan tour!”. Le ragazze annuirono all’unisono e questo rese Luca molto contento di aver avuto un ‘idea così brillante. Sorridevo. Queste cose le facevo quando ero minorenne ma mai avrei pensato che avrei potuto farle da imprenditore affermato. Salimmo in macchina sempre a coppie invertite. Lucia prese la guida della macchina di Luca, io mi sedei affianco a lei mentre Luca e Tania si sedettero nei sedili posteriori. Luca dava le indicazioni a Lucia di come arrivare nei posti più interessanti e ci diceva “Li si che ce ne sono di belle”. Sembravamo dei ragazzini. “Quella è bellissima”. Era stata Tania a lanciare un urlo e indicava verso la nostra destra una ragazza con i capelli lunghi color platino. Era in compagnia di un’amica e stava parlando al cellulare. Lucia mise la freccia e rallentò l’andatura. “Si è carina”. Luca dietro di me stava tirando giù il finestrino e Lucia si fermò. La ragazza finì la telefonata e si avvicinò al finestrino dove Luca nel frattempo si era preparato per cominciare la probabile trattativa. Era veramente bella e poteva avere 22 o 23 anni. Alta e con due bellissime gambe. La pelle era chiarissima e il viso era molto carino. Con le mani stava sistemandosi i capelli mentre stava chinandosi verso Luca. “Ma siete in 4, e avete già due donne”. L’accento denotava che non era Italiana. Poteva essere ungherese e polacca. Fu Tania che precedette Luca e avvicinandosi al finestrino sulla sua destra si mise a parlare con la ragazza : “Non ti piacciono le donne?”. La ragazza rimase un po’ colpita dalla frase di Tania e ci guardò ad uno ad uno. Si soffermò poi sul viso di Tania: “Non ho mai avuto rapporti con donne”. Il suo italiano era corretto e a parte la cadenza si sarebbe potuto dire che era di madrelingua italiana. Avevo voglia che lo scherzo finisse. Per quanto fosse una bella ragazza, quello che rappresentava mi metteva un po’ a disagio. Lei ci guardava con uno sguardo gentile e il suo modo di fare era molto elegante. In qualsiasi altro posto la si sarebbe potuta scambiare per una studentessa straniera in Italia. L’abbigliamento era piuttosto sexy, ma non volgare. Moltissime ragazze che vanno in discoteca sono molto più discinte e più appariscenti. “Ti ringraziamo, buona serata”. Avevo proferito il mio saluto nella speranza di indurre Lucia a inserire la D sul cambio automatico e andarcene. Tania non era della mia idea. Quella sera era euforica e i giochetti con Lucia l’avevano eccitata. Si protrasse ancora un po’ verso il finestrino fino a sedersi in braccio a Luca e adesso stava allungando la mano verso la ragazza. “Come ti chiami”. L’aveva detto con una voce mielosa e piena di sottointesi e la sua mano stava già scorrendo sulla coscia della “polacca”. “Juliet”. La voce di Juliet era adesso rotta e meno decisa. La carezza di Tania la stava evidentemente imbarazzando ma non si ritraeva. Fissava Tania negli occhi e il suo sguardo era molto compiaciuto. Io girato verso di loro le osservavo e riuscivo a vedere anche Luca che era molto divertito della situazione e aveva bisbigliato un “Ahhh, però”. La mano di Tania scorreva sulle cosce di Juliet con fare che solo una donna conosce. Ora indugiava verso l’inguine che ora usciva dalla minigonna leggermente sollevata da Tania e si poteva vedere le mutandine bianche trasparenti contornate da pizzo. Juliet si era appoggiata al finestrino della macchina in una posa da contorsionista e adesso passava lo sguardo dal mio a quello di questa ragazza che con fare sapiente la stava conducendo all’eccitamento. “Sei un bella ragazza”. Tania lo aveva detto con una voce sincera e con l’altra mano accarezzava il volto ora arrossato di Juliet. Juliet a quel punto si scostò dalla macchina si riassetto e cercò di riprendere un po’ del suo controllo. Il suo volto denotava stupore. Lei, professionista del mestiere si stava lasciando coinvolgere in un gioco erotico e si stava anche eccitando. “Si frugò nella borsetta e tirò fuori un bigliettino. Con fare nervoso lo posò nella mano di Tania: “E’ il mio numero di telefono, magari ci si mette d’accordo per qualche sera, non sempre lavoro”. Credo che Tania non abbia mai usato quel numero, ma comunque noi avevamo conosciuto “Il Nome della Rosa”. Capitolo VIII Mi sono sempre sentito un fervente Cristiano, ma io credo in Dio non per fede ma per deduzioni scientifiche e logiche. Ci sono molte cose che mi inducono a credere,: prendiamo l’infinito, il grado di pensiero a cui possiamo arrivare con la nostra mente che sicuramente non è casuale, la teoria della relatività, la mancanza di un vero tempo ma la consapevolezza che tutta la storia del mondo è possibile viverla in un lasso infinitesimo. Da Cristiano, ma meglio ancora mi definisco un essere religioso che è a conoscenza che una cosa più grande di lui vige sopra la sua testa, ho sempre cercato di rispettare le disuguaglianze e i pensieri altrui nella convinzione che le diversità creano la ‘magicità’ della vita. Quando chattando per la prima volta mi ritrovai a chiacchierare in internet con Luca ricordo che la prima cosa che mi scrisse fù : “Sei nuovo?” “Diciamo che sono nuovo di questo mondo di chat”. “Sei in coppia?” “Nella vita reale si, qui sto cercando di capire che spazio potrei ritagliarmi. Ho una lei che vuole entrare in questo ambiente, io sto cercando di capire se è una cosa buona”. “C’è di tutto in questo ambiente, come ti chiami?” “Marco”. “Marco, per prima cosa dovreste capire voi cosa volete”. Bella domanda: cosa vogliamo, cosa cerchiamo, dove vogliamo arrivare. “A dire il vero sto cercando di capire da cosa può derivare un certo desiderio di fare sesso non solo in coppia ma con qualche altro condimento”. “Ti chiede questo?”. “Diciamo che non chiede, ma esprime queste fantasie”. Quella volta aspettai molto una sua continuazione, non capivo se stesse cercando delle frasi adeguate o se invece era impegnato con il suo lavoro. Precedentemente a questa conversazione ne avevo fatte altre ma erano state ben magre. Per lo più erano persone che cercavano in maniera diretta di fare sesso. Alcuni proprio ti chiudevano la finestra con un bel “Perditempo che non sei altro”. Alcuni erano diretti : “Ma alla tua donna piace fare sesso anale?”. “Non avete mai provato a fare sesso in tre”. Che squallore. Tutto si riduceva a un semplice gesto meccanico. Non cercavano sensazioni od emozioni. Oltre tutto non piaceva nemmeno l’incognita di un incontro casuale, doveva essere già tutto prestabilito. Se lei non faceva sesso anale che ci si trovava a fare?. “So a cosa ti riferisci, ci sono passato anch’io”. Finalmente qualcuno che mi capiva. La maggior parte alla quale dicevo che eravamo alle prime esperienze, o meglio alla prima, e riferivo quanto detto a Luca mi rispondeva :”E tu hai una donna che vuole fare la porca e non me l’hai ancora portata qui?”. Questa frase riassume in sintesi la maggior parte dei concetti che venivano espressi. “E cosa hai fatto tu?”. Lo chiesi con un certo rispetto. “Quello che sicuramente farai tu, l’ho assecondata, la accontento fin dove posso”. Adesso volevo capire, avevo trovato finalmente una persona, un essere, un individuo che era passato dal mio stesso stadio embrionale. Luca, mi spiegò in mesi di email e chattate quale era stato il loro percorso. Naturismo, esibizionismo, Croazia, Corsica , Privè, singole, coppie. Con il passare del tempo cominciavo a capire che i desideri di Tania erano desideri comuni, la differenza era data dal fatto che lei li esprimeva, la maggior parte delle donne no. Con Luca si era creata una bellissima intesa. Ogni giorno in quell’ ambiente di Windows che è Msn Messenger ci si trovava. Io gli dicevo i miei progressi mentali e lui mi sciolinava le loro esperienze. Per lo più esperienze disastrose intervallate con esperienze esaltanti e piene di pathos. “La maggior parte delle coppie vive questo mondo perché all’interno del loro rapporto non c’è più niente, sono le coppie da evitare”. Questa era una raccomandazione che Luca mi faceva spesso. “Una coppia deve potervi dare qualcosa in cambio a quello che date voi, ma se non hanno niente da dare a loro stessi, cosa possono darvi?”. Fin troppo logico. Ogni tanto mi dava contatti email di coppie con le quali loro avevano avuto dei begli incontri, ma io ero restio a contattarli, mi sembrava di rubare qualcosa a Luca. Nasceva sempre di più in me la convinzione che il primo incontro che avremmo fatto sarebbe stato con Luca e Lucia. A Tania ogni tanto riferivo cosa ci dicevamo in Messenger, ma in lei nasceva sempre di più l’idea che non avrei mai fatto il passo per accostarmi ad un mondo che secondo lei consideravo sporco e squallido. “Ma tu sei geloso?”. Una sera Tania se ne uscì con questa frase mentre stavamo mangiando una buonissima tagliata di cavallo. “Si sono geloso, ma sono più geloso di quello che pensi e non mi dici piuttosto che di quello che mi metti al corrente”. In questa frase c’era molto di più di una semplice risposta ad un mio stato emotivo. C’era un pensiero a monte di anni di riflessioni su cosa era per me la gelosia. Mi sentivo geloso quando parlavo e lei pensava ad altro, anche quando non dava sufficientemente peso ai miei problemi mi sentivo geloso, o forse era solo una forma di egocentrismo. Non ero geloso quando facevano apprezzamenti su di lei direttamente davanti a me, anzi mi inorgoglivano, Capitava spesso che qualcuno mi dicesse apertamente : “E’ proprio una bellissima donna”, o che l’apprezzamento arrivasse direttamente a lei con io che ascoltavo. Un volta passeggiavamo per Rimini e stavamo entrando in una boutique. Un mendicante si era avvicinato per chiedere l’elemosina e io finsi di cercare qualche monetina. Tirai fuori le mani vuote dalle tasche in segno che purtroppo non avevo trovato niente. Il signore ci guardò, poi si mise una mano in tasca e tirò fuori una moneta che poi scoprimmo essere un Leva Pesante, una moneta Bulgara. Fece il gesto di porgerla nella mano di Tania , la quale l’accetto, e nel fare questo disse : “ Un omaggio a una bellissima coppia, c’è una scia di amore dietro di voi e la vostra bellezza da serenità”. Mi vergognai di aver finto di non trovare la questua. “Ma se una donna cercasse di ‘scoparti’ e magari è anche una bella donna cosa faresti?”. Tania era gelosissima, ma più che gelosa delle mie intenzioni quello che la preoccupava erano i desideri delle altre donne. Non si preoccupava che io avessi voglia di una donna, ma che una donna avesse voglia di me e mi circuisse. Quelle volte che dicevo : “ Carina quella tua amica”, lei subito se ne usciva con un : “Vuoi che provo a vedere se riusciamo a coinvolgerla?”. Al che io mi bloccavo, capivo perfettamente che non scherzava e che se dicevo di ‘si’ si sarebbe impegnata per realizzare l’ incontro. Luca era un Giudice per le indagini preliminari mentre Lucia era un medico cardiologo. Non che la cultura c’entri molto con il sesso, ma con la sensibilità penso di si. Poi con il tempo mi accorsi che non era tanto la cultura, ma la maturità d’animo. Ho potuto conoscere persone senza un minimo di cultura, ma con una profondità eccezionale. Magari non riuscivano ad esprimere i concetti, ma quello che riuscivano a darti solo per il fatto che erano li presenti vicino a te era enorme. Viceversa ho conosciuto anche gente di cultura che la parola emozione l’avevano letta nei libri ma non sapevano minimamente cosa significava. “Marco, torno a casa Lucia mi aspetta”. “Aspetta Luca, domani ho deciso di portarla in un Privè”. La risposta si fece attendere, pensavo ormai che se ne fosse andato e avesse lasciato acceso il Pc. Dopo un poco : “Ho chiamato Lucia, le ho detto che faccio tardi, racconta”. Ora a distanza di tanto tempo c’ è gente che dopo aver conosciuto Coppia_da_sbucciare ( nick di Luca e Lucia in internet) si permette di dire qualche maldicenza su di loro. Questo ammetto che mi fa piacere che avvenga perché mi permette di capire che è una coppia che sicuramente non ha niente da dare all’interno del loro rapporto e sicuramente non ha niente da dare a noi. 3314 0 13 anni fa
- 9 anni fa Tania e il desiderio (cap. III IV V ) Capitolo III Il sesso di gruppo mi ha sempre fatto venire in mente le orge romane. Chissà perché. O forse il perché lo so. Sono le uniche orge di cui si parla e ti parlano a scuola. I romani non si vergognavano di questa pratica e anzi la decantavano. Io e Tania ci conoscevamo già da 4 anni la volta che siamo usciti insieme da soli per la prima volta. L’ appuntamento è stato un po’ rocambolesco e preceduto da piccole ripicche da una parte e dall’altra. Forse esisteva la paura che la serata potesse non andare come la si era immaginata per tanto tempo. Il ristorante era molto carino e i camerieri molto professionali. Il cibo era all’altezza del ristorante e i piatti di pesce che si susseguivano si accompagnavano perfettamente al buonissimo vino scelto per nostra accondiscendenza dal sommelier. Devo dire che fu la cena in cui mi sentii più a disagio. Lei mi stuzzicava continuamente e la mia virilità continuava a esplodere a dimostrazione che non ero insensibile alle lusinghe e alle belle donne. Francamente non mi ricordo quanto pagai tanto ero preso da altri pensieri più interessanti. Il ritorno verso Verona fu ancora un tormentone. Lei continuava a provocare e io mi sentivo dentro una forza innaturale. Arrivati sotto casa sua cercai di prendere delle piccole iniziative ma queste venivano subito stoppate. Finalmente Tania si avvicinò e mi baciò con trasporto. Io da buon maschio italiano allungai allora le mani nel tentativo di afferrarmi a qualcosa che mi permettesse di rimanere in equilibrio e mi ritrovai con il suo seno in mano. Lei si distaccò subito con un’aria indispettita: “Non è un po’ presto per andare oltre?”. Sono le due di notte pensai scherzando, dovevo aspettare le tre?. E’ strano dove ti porta la vita. Ero pronto per partire per una vacanza in barca di 20 giorni. Al mare l’equipaggio mi aspettava già da un’ora eppure io ero li che avrei aspettato volentieri l’ora fatidica delle tre per proseguire e andare oltre. Ma poi le tre era l’ora fatidica? Forse voleva intendere giorni, mesi, appuntamenti e chissà cosa altro. Si sentivano distintamente le acque dell’ Adige che scorrevano mentre ci guardavamo negli occhi e questo creava un chè di armonioso intorno a noi. Presi la decisione : “Tania, devo andare e sono in ritardo”. Lei allora si avvicinò di nuovo e mi baciò. In quel bacio c’era finalmente tutta l’attesa di quattro anni. Sentii delle vibrazioni nuove e piene che non lasciavano dubbi e che soddisfavano tutte le attese. “Ci rivediamo?”. Mentre lo diceva mi fissava negli occhi. Io mi sentivo come un bambino che aveva appena rubato la marmellata. Non sapevo cosa rispondere e cercai di buttarla in ridere: “Se il tempo lo permette e se mi lasciano ritornare”. Penso che Ulisse non sarebbe stato capace di dire di meglio. Durante il viaggio continuai a ripensare alle ore passate e l’immagine e le parole di Tania mi accompagnarono al punto che le 4 ore mi sembrarono un semplice viaggio verso il lago di Garda.. Il giorno dopo il pensiero dei venti, del mare e delle mete avevano cancellato la bella serata e così il giorno successivo. Il vento rinforzava e le manovre in barca erano sempre più difficili. La sera finalmente mi ricordai che era il suo compleanno, presi il telefonino e composi il suo numero. Primo squillo, secondo squillo. La sua voce : “ Pronto” “Ciao bella, buon compleanno” “Finalmente mi hai chiamata, è da questa mattina che aspetto la tua telefonata” Un po’ in colpa : “Non ho potuto farlo prima, abbiamo faticato da Pola a Krk, il tempo è stato inclemente”. Cercavo di scusarmi ma nello stesso tempo mi domandavo perché dovevo farlo. In fondo c’era stato solo un bacio. “Spero tu abbia passato una bella giornata?” “L’ho passata con Paola a parlare di te, tutto il giorno”. “Ma perché allora mi hai tolto le mani?”. In questa frase c’era tutta la mia incertezza, tutto il mio essere maschio che si domandava cosa ero io per lei. E poi si dice che siamo cacciatori. Ma se noi siamo cacciatori loro sono le prede che si fermano come sagome e attendono di essere colpite, ma se non vogliono farsi colpire scappano ad una distanza che il tuo fucile non le può raggiungere. La sua risposta non si fece attendere : “ meglio desiderare che avere”. Chiusa la telefonata mi dovetti sedere . Mi veniva in mente il mito dell’androgino, quell’essere completo dei fattori uomo e donna che fu diviso dagli dei perché considerato pericoloso. Per quanto avrei dovuto vagare prima che gli dei mi permettessero di ricongiungere le due metà? Fino a poco prima l’immagine di Tania era solo un semplice pensiero, ora con una frase che implicava il desiderio stava riempiendo la mia mente di navigatore, di marinaio con una donna in ogni porto. Con il tempo e ripensandoci tutto questo l’ho collegato ad una frase di una coppia conosciuta in un privè nel milanese, Billy e Billina ( vi accorgerete che i soprannomi delle coppie sono alquanto carini) :”A volte i desideri di coppia vanno soddisfatti, a volte è meglio che rimangano dei desideri”. Il secondo appuntamento lo programmammo al mare, su una barca. Erano passati 22 giorni dalla sera del bacio. Partimmo subito per la navigazione anche per liberarci dell’imbarazzo che ci stava procurando il vederci dopo un lungo periodo. Il bacio era un ricordo lontano. Mi dette una mano nelle manovre tanto da potermi accorgere che era una provetta marinaia. Non successe nulla per tutta la giornata. Al ritorno in porto e nelle manovre di attracco la vedevo impaziente di qualcosa, ma non riuscivo a capire di cosa. “Andiamo a bere qualcosa giù in dinette?”. Lo disse che un po’ di malizia e questo mi procurò un certo imbarazzo. Eravamo attraccati, dalla dinette si poteva osservare la gente che passeggiava sulla banchina e chiaramente loro potevano osservare noi. Ad un certo punto lei si avvicinò, posò il calice sul tavolino e si spogliò. Rimase nuda, abbronzata ad osservare la mia reazione. “Ci possono vedere”. Penso di aver proferito queste parole balbettando. I miei occhi erano fissi sul suo corpo. Mi appoggio le mani sulle spalle spingendomi all’indietro sul divanetto. Mi guardava fisso negli occhi e con un sussurro: “ Speriamo di dargli un bello spettacolo”. Con le mani mi stava togliendo il costume e cercava la mia virilità. Misi finalmente le mani sul seno e questa volta la reazione fu di abbandono e non si ritrasse. Il seno era bellissimo, sodo e morbido nello stesso tempo e reagiva in modo percettibile ad ogni mia carezza. I corpi si stavano aggrovigliando e il sudore rendeva il suo corpo d’orato e lucido. Mi stavo lasciando andare, i sensi prendevano il sopravvento sulla razionalità. Con un ultimo sforzo mi uscì di bocca un : “ Se guardano dentro ci vedono”. Mi fisso dritto negli occhi, i suoi occhi azzurri brillavano, le sue mani stringevano forte le mie parti più care : “ Speriamo che una donna ci veda e venga a farci compagnia”. Facemmo l’amore in tre, anche se eravamo in due. La terza andava e veniva nelle sue fantasie. Ora ci assecondava, ora ci guardava. Fu una cosa strana, intrigante e nello stesso tempo imbarazzante. Riusciva a farmi credere muovendo le mani che ci fosse, ma ora non c’era tra di noi, adesso si e mi accarezzava. Ora il mio pene finiva nella bocca della sua ospite, ora stavo facendo l’amore con lei. Io sudavo, i sensi mi prendevano completamente la mente, non sapevo che nome di donna ringraziare, la ospite non ci aveva detto il nome. L’orgasmo arrivò liberatorio. L’urlo penso che spaventò anche il marinaio della pilotina che stava entrando in porto che prontamente azionò la tromba con i due colpi. Mi accasciai di lato a lei, ansimavo. Lei mi accarezzò la fronte, mi prese la mano e mi ascoltava il cuore che batteva sul polso. “Ma chi era la tua amica”. Gli occhi erano sorridenti, alzò la mano in alto e la aprì verso di me facendola girare di quel mezzo giro, il classico gesto che significa : ‘ e chi lo sà. Secondo me lei sapeva chi era l’ ospite inaspettata, la sua mente l’aveva modellata, ma io non lo so e facilmente non lo saprò mai. Ma questo non ha importanza. Da li a poco le amiche si sarebbero intensificate e molte volte venivano anche chiamate da un invito. Io cominciavo a subire questo gioco e volevo poterle dire : “ Ma quando facciamo l’amore in due”. Più il tempo passava più mi accorgevo che le sue fantasie aumentavano. I nostri giochi non erano mai privati. Non mi ricordo quando accadde ma una sera arrivò una richiesta precisa : “Perché non invitiamo una sera Manuela a giocare con noi?”. Manuela era una collega di Tania. Una ragazza che secondo lei aveva delle mire ben precise nei miei confronti. Manuela era molto bella. Piccola di statura ma con un viso molto espressivo. Capelli neri, occhi vispi e un fisico bello e muscoloso al punto giusto. Molte volte loro due scherzavano con me in pubblico e mi facevano passare per l’uomo con due donne. Scherzando mi accarezzavano in ogni parte mentre la gente attorno ci guardava un po’ imbarazzata. Fino a quel giorno era stato tutto uno scherzo, o forse non lo era mai stato uno scherzo. “Ma se sei gelosissima”: risposi in maniera seria. Ogni donna che mi guardava era una maledizione caduta dal cielo. Se oltre tutto rispondevo allo sguardo mi sorbivo prediche infinite. Che strano che è l’ animo umano. “Ma sono io che scelgo, sono io che voglio. Non è un tradimento”. Molto tempo dopo una coppia di Milano, joe & nani, usciti da una festa in una villa nel comasco, bevendo un caffè in un autogrill disse una cosa molto accorta : “ Noi giochiamo spesso e volentieri, Nani mi piace vedere che gioca con gli uomini, ma se fuori da questo mondo si permette di fare un apprezzamento su un uomo non la passa liscia”. Il sesso per il sesso, l’amore e il sentimento per il proprio partner. Fu il periodo che cominciai a leggermi i classici dell’erotismo. Mi studiai gli usi e costumi degli antichi greci e dei romani. Trovai che nelle terme romane esistevano delle entrate abbastanza nascoste e segrete dove le donne di una certa classe potevano entrare, infilarsi nell’oscurità e nelle nebbie dei fumi delle terme, e li assecondare nell’anonimato le loro voglie sessuali. Poi il cristianesimo cercò di ovviare a questi desideri femminili di sesso e richiamò la figura del diavolo quale elemento che si impossessava delle donne rendendole vogliose e desiderose. Cominciavo a capire la figura della donna, tutte le loro fantasie che nascevano da istinti naturali. Un giorno presi la decisione. Era giusto che Tania avesse la possibilità di esprimere la sua sensualità e che provasse qualche fantasia. Erano passati ormai 3 anni dal primo rapporto in barca e nel frattempo le fantasie erano sempre più ricche di situazioni. Mi ricordai di quello che era accaduto in ufficio qualche giorno prima con Francesca e mi misi al Computer. Cercai la chat in cui stava chattando Francesca, mi ricordavo un 77. Scrissi 77 su google, ma niente, troppe pagine. Allora scrissi 77 e chat. Bingo. Cominciai a chattare , cominciavo a capire un mondo fino a ieri sconosciuto. Chi cercava maschi , ed era un maschio. Chi femmine, ed era femmina. Chi coppie ed era coppia. Quelli che seguirono furono giorni intenti a capire sia lo spirito che animava questo gioco e sia le fantasie reali di Tania. Un giorno sentii parlare di club privè. Cercai di capire cosa erano, cosa si faceva, chi li frequentava. Ce ne era uno anche vicino a noi. A quel che si diceva era molto carino e dentro c’era da divertirsi. Una sera a tavola la buttai li : “ Sai che esistono dei locali trasgressivi dove le coppie vanno a cercare sesso? Sembra che dentro giocano, guardano e ci sono anche giochi tra donne.”. Tania mi fissava incredula. Mi sembrava di essere un altro uomo. Lo sguardo che aveva era diverso dal solito. Proferì poche parole, ma per lei liberatorie di un periodo che penso che lei abbia considerato l’ “oscurantismo” : “Prima o poi lo sapevo che mi avresti accontentata, sei troppo intelligente per non capire”. Adoro le donne perché con loro non servono alchimie, equazioni, relazioni per farsi considerare intelligenti, basta capirle. Capitolo IV Era da un po’ che eravamo arrivati al luogo dell’appuntamento e stavamo aspettando impazienti l’arrivo di Luca e Lucia. Mancavano ancora 10 minuti alle 22 e l’eccitazione mista al disagio cominciava a impossessarsi della mia testa. Notavo in Tania una certa apprensione e ora la mano tremava mentre portava alla bocca la sigaretta. “Ma da noi cosa vogliono?”. “Credo che vogliano conoscerci e mangiare qualcosa” Mentre parlava aveva tirato giù l’aletta parasole e si stava sistemando il trucco alla luce della lampadina di cortesia. La conoscevo bene, era nervosa. Conoscevo perfettamente quel suo modo di mordersi il labbro inferiore mentre cercava di distribuire l’ombretto. “Sai cosa sto pensando, che se ti è risultato simpatico sicuramente deve essere una bella persona” “Grazie della fiducia”. Si girò verso di me, e adesso era calma, dolce come non mai. Stava giocando con le gambe e se le accarezzava. Le piaceva provocarmi e la sua provocazione partiva sempre dall’accavallamento delle gambe. “Non mi sono messa le mutandine, spero che la cosa non sia disdicevole”. La frase era stata buttata li a regola. Quasi sempre quando usciva non portava le mutandine, ma dirlo chiaramente mi portava a guardare la dove l’indumento mancava, caso mai non ci avessi fatto caso. Aveva ricominciato il suo gioco di seduzione e tutto il resto, l’appuntamento, l’ orario, Luca e Lucia ora erano lontani anni luci. Noncurante della gente che passava attorno la macchina lei come altre volte stava ricreando il suo micro mondo fatto di sguardi e allusioni. Lo squillo del cellulare mise fine al suo giochetto. “Ciao Marco sono Luca, dove siete?” La voce di Luca era tranquillissima, si notava che erano avezzi a queste situazioni : “ Siamo parcheggiati davanti al ristorante, affianco ad una bellissima Ferrari gialla.” “Si , adesso vi vediamo, parcheggiamo e siamo da voi”. Mi girai verso Tania, ora era di nuovo agitata, si era ricomposta e cercava con un sorriso di apparire calma e rilassata. “Scendiamo” e mentre lo dicevo aprii la porta e mi portai in strada. Lei scese e vidi che cercava febbrilmente qualcosa in macchina. “Cosa cerchi?” “Le sigarette”. “Guarda che le hai in mano”. “Ops, che sbadata”. Mi fece il suo solito sorriso da oca giuliva che piaceva tanto a lei ma ancora di più a me. Ci mettemmo a ridere e lei girò intorno alla vettura e venne a mettere il suo braccio sotto il mio : “Andiamo mio cavaliere”. Una coppia si stava avvicinando con passi affrettati, lui denotava una certa allegria nel passo. A occhio era un bel ragazzo. Jeans, camicia bianca fuori dai pantaloni e capelli neri. Poteva essere alto sul metro e ottanta. Girai lo sguardo verso Lucia. Rimasi senza fiato. Un po’ distaccata da Luca, avanzava con un passo deciso ma molto composto. Era veramente molto bella. I capelli castani lunghi erano scossi dalla brezza della serata, la minigonna arrivava si e no all’inguine e le sue lunghe gambe affusolate ed abbronzate mi stavano ipnotizzando. Alzai lo sguardo verso un top bianco che arrivava appena sotto il seno, piccolo a quel che si vedeva, ma ben formato. La guardai in viso e vidi un sorriso che in un attimo mi ridonò una tranquillità che dall’attesa dell’appuntamento avevo perso. Guardai allora Tania e vidi che era intenta a scrutare Lucia. Il suo sguardo andava dal compiaciuto, al dubbioso e però notavo un certo luccichio che francamente non avevo mai visto così accentuato nei suoi occhi. “Scusate il ritardo, ma il traffico oggi è maggiore del solito” “Figurati Luca, Ciao sono Marco”. Mi ero subito allungato per prendere la mano di Lucia e la portai verso la bocca per un baciamano. Lei si apprestò a ritirare la mano e mi abbraccio dandomi tre baci come se ci conoscessimo da moltissimo tempo. Nel frattempo Luca stava facendo la stessa cosa con Tania. Sembravamo veramente degli amici che non si vedevano da tanto tempo, ma che avevano vissuto insieme tantissime avventure. A quel punto Lucia si avvcinò a Tania, la strinse a se e sentti distintamente cosa le disse : “ Sei veramente bella, le foto non ti fanno onore” Tania abbozzò un “Anche te”. Io che sapevo che lei non aveva mai visto le foto di Lucia feci un sorriso tra me me e pensai, ‘ io le foto le ho viste, ma condivido”. Fu Luca a quel punto a distogliere l’allegra brigata dall’imbarazzo : “Entriamo che ho prenotato il tavolo per le 22”. Entrando detti un sguardo verso Tania. Le due ragazze si stavano tenendo per mano. Lucia, qualche centimetro più alta di Tania, la dirigeva all’interno del locale come se fosse la sua amica più intima. Io e Luca stavamo discosti di lato a loro e le seguivamo. Ci sedemmo al tavolo che ci avevano assegnato e potei notare distintamente il bigliettino di riservato con il cognome di Luca scritto sopra. O mamma. Il cognome mi diceva qualcosa. Mi ricordava qualcosa che riguardava la sfera delle amicizie dei miei genitori. Guardai in viso Luca per capire o ricordare qualcosa che mi potesse illuminare. Cercavo nei lineamenti qualcosa di noto e già visto. Nel frattempo Lucia stava fissando Tania con un sguardo che era tra il sogno e l’estasiato. “Siete di Verona?”. Lucia stava chiedendolo a Tania e mentre lo chiedeva la fissava dritta negli occhi. Tania vedevo che era tranquilla e ricambiava lo sguardo senza imbarazzo. “Cosa mi racconti di bello Marco?”. Luca stava cercando un colloquio con me ed io ero combattuto dal rispondere al suo invito o godermi quella situazione particolare. Ora lo sguardo di Lucia era indirizzato indiscutibilmente verso la scollatura provocante di Tania. Stava mangiandosela con gli occhi. Non avevo mai visto un uomo guardare così una donna, figurarsi una donna. “Non abbiamo trovato traffico in autostrada e devo dire che Tania mi ha deliziato con un discorso politico che mi ha fatto passare il tempo”. Lucia si era girata verso di me. Ora mi stava scrutando. Sentivo il suo sguardo penetrarmi dentro. Stava leggendo direttamente nelle mie cellule grigie e stava catalogando tutte le mie imperfezioni scritte nei miei cromosomi. Non volevo fissarla negli occhi e facevo finta di non essermi accorto del suo guardarmi. La tenevo d’occhio fissando Luca. Lei senza dire niente si rigirò verso Tania e protendendosi verso di Lei come nell’atto di sussurrarle nell’orecchio le disse: “ Hai un bell’uomo”. A quel punto tutti aspettavamo una reazione da parte di Tania. Io cominciavo a sentirmi di nuovo imbarazzato. Per fortuna la venuta del cameriere distolse noi commensali del continuare la conversazione. Tania mi stava sorridendo e cercava a mo di muta di dirmi qualcosa. Io cercavo di leggere le sue labbra. “sumo billi”. Sumo billi. Cosa voleva dire?. ‘Siamo i billi!’. Con delle smorfie cercavo di farle capire che non avevo compreso. Prese allora il coraggio e guardando in viso Lucia disse un : “Anche voi siete una bella coppia”. Ero incredulo e fissandola giravo la testa impercettibilmente di qua e di la e le sorridevo. Ora era lei che fissava con un’aria da “avezza” Lucia. Era lei che aveva mille esperienze alle spalle, centinaia di incontri prima di questo. Un giorno un mio professore universitario si avvicinò a me “Marco, secondo me Serena Taddei ti vuole” “Professore, sono qui per studiare non per divertirmi” “Tu lascia fare alle donne, appena prende coraggio quella ti spolpa” Ora vedevo distintamente lo sguardo di una donna nell’ intento di spolpare. Tania era diventata prorompente. La vedevo che si muoveva sulla sedia e sapevo cosa stava facendo con le gambe. Lo faceva spesso anche con me. Vedevo il viso di Lucia che adesso era imbarazzato, la tigre si stava trasformando in agnello. Stava subendo delle avances dalla mia donna e questo la stava imbarazzando ma nello stesso tempo la vedevo compiaciuta. “Ti piacerebbe fare l’amore con me?” Tania lo disse a Lucia continuando a fissarla negli occhi. Non la conoscevo proprio. Guardai Luca che divertito osservava la scena. Vedendosi osservato da me mi guardò e mi fece l’occhietto. Io continuavo a sorridere, mi sentivo fin stupido. I tavoli attorno non esistevano più, il cameriere era passato di nuovo a ritirare i piatti ma non si era fidato a proferire parola e se ne era andato via. Cercai di riprendermi e guardarmi attorno ma tutto era offuscato. Le due donne continuavano a fissarsi. Fu Luca a quel punto che ci fece ritornare al ristorante dicendo : “Ci fermiamo all’antipasto o mangiamo qualcosa d’altro?”. Ci mettemmo tutti a ridere. L’atmosfera attorno si stava di nuovo riempiendo di chiacchierii e di tavoli. “Io una bella putanesca la prenderei”. Era stata Lucia a dire questa frase e la disse allungando un braccio e prendendo la mano di Tania nella sua. Tania si girò verso di me : “Io questa me la mangio”. Non so dove mi ha portato la vita ma francamente in quel momento non mi ricordavo nemmeno che lavoro facevo. Capitolo V La sera programmata per andare al privè tornai a casa dal lavoro molto tardi. Tania mi stava aspettando impazientemente e mi aveva già telefonato una decina di volte per ricordarmelo. In ufficio avevo ricevuto le ultime raccomandazioni di Luca in chat. Non lo avevo ancora conosciuto dal vivo ma continuava ad essere il mio maestro occulto del mondo della trasgressione. Erano le 21 quando riuscii a buttare il cappotto sul divano. Tania stava scendendo le scale con passo baldanzoso. “Tesoro preferisci pasta o carne?”. “Va benissimo una pastasciutta”. Mi si presentò davanti in perizoma nero e nulla altro. “Sto mettendomi la crema e ho già fatto la doccia”. “Guarda che mi ha detto Luca che si entra verso le 23 23.30, abbiamo tutto il tempo per prepararci” Si era seduta sulle mie ginocchia e mi stava sistemando la capigliatura tirandomela indietro. Ero stanco, ma l’idea della serata mi stimolava. Era la sua serata, una serata desiderata da tanto tempo. Cominciai ad accarezzarla mentre lei accendeva la televisione. “C’è un bel freddo fuori”. Mentre lo diceva stava selezionando la pagina di televideo con il meteo. “Si, d’altra parte siamo al 9 gennaio non si può pretendere”. Le stavo accarezzando il seno, una cosa che facevo spesso tornando a casa mi alleviava tutte le tensioni della giornata. Questa volta sentivo una vibrazione diversa, l’attesa della serata creava una certa eccitazione in lei. Mi andava di fare l’amore. Allungai la carezza verso il ventre e più giù nell’interno delle cosce. “Mi toccherà rifare la doccia”. Lo diceva con un filo di voce non so se per farmi eccitare ancora di più o perché era già calda. Scostai il perizoma e trovai una piana umida che si propendeva verso di me. Arrischiai di muovere appena appena le dita e lei incominciò ad adagiarsi su di me. Ora sospirava, le gambe si aprivano e mi lasciavano esplorare in quello che piano piano stava diventando un dispensatore di miele. Era caldissima. Mi veniva voglia di prenderla così senza ulteriori supplizi, ma volevo continuare il gioco, portala ad urlare di prenderla, di soddisfarla. Il suo corpo cominciava ad imperlarsi di gocce di sudore e brillava alla luce della televisione. Ora le mie mani correvano sul suo corpo esplorandolo dovunque per poi fermarsi per non portarla all ‘ orgasmo. Mi fermavo appena sentivo il suo respiro che diventava affannoso. Lei allora urlava mi picchiava le ginocchia con i pugni. Io la stringevo forte fino a farle mancare il respiro. Lei si strusciava con la schiena sul mio pene e cominciavo a sentire indolenzimento. Cercavo di resistere e ogni volta riprendevo il mio gioco fatto di carezze. Le mie dita entravano adesso in lei senza trovare alcuna resistenza, ogni volta che entravo il suo ventre si protendeva verso di me nell’intento di simulare una penetrazione. Per l’ennesima volta mi fermai al culmine del suo orgasmo. Questa volta lanciò un urlo, scatto in piedi e con movimenti frenetici cominciò a sbottonarmi i pantaloni. Raggiunto lo scopo si posizionò sopra di me a gambe aperte e si prese tutta la mia virilità in un colpo solo. Cercavo di frenarla ma il suo movimento ormai era inconsulto. Preda dalla voglia stava andando verso l’orgasmo obbligandomi ad assecondare i suoi movimenti. Venimmo insieme urlando. Dovetti tenerla perché non cadesse all’indietro per un bel po’. Il suo orgasmo non accennava a finire e anzi aumentava d’intensità. Io sentivo una morsa al pene che essendo già venuto anelava un po’ di pace. Il secondo orgasmo mi prese all’improvviso. La breve successione tra il primo e il secondo mi stava facendo impazzire. Mi sollevai con un colpo di reni e tenendola sempre in braccio con le gambe incrociate dietro la mia schiena la sbattei contro il muro urlando. Cademmo a terra sul tappeto, esausti, sudati. Avevo tutta la camicia strappata. Rimanemmo sdraiati e ansimanti per un bel po’ poi guardai l’ ora su televideo. “Accidenti sono le 23”. Quando arrivammo al Privè erano le 1. Tania era bellissima e molto sexy. Per l’occasione si era comprata un vestitino nero a mezza coscia molto elegante in seta. Come al solito aveva scarpe con tacco a spillo e, non lo sapevo, immaginavo che sotto non avesse niente. La pelliccia le nascondeva il suo collo alto che a me piaceva molto baciare anche quando eravamo in macchina. Una volta che stavamo andando da Roma a Ostia ad un certo punto una pattuglia della polizia ci superò e ci fece segno di accostare.. Sceso dalla macchina mi apprestai a lamentarmi del fatto che sicuramente non avevo infranto nessun codice della strada quando uno dei poliziotti che si stava avvicinando, scuotendo la testa, disse: “Sono 15 minuti che le siamo dietro ed è quindici minuti che lei bacia il collo della signora, favorisca la patente”. All’entrata una signora ci chiese i documenti per la registrazione. Mi sentivo imbarazzatissimo e continuavo a guardarmi intorno per vedere se qualcuno poteva riconoscermi. Il locale era molto carino, gli arredamenti tendevano al rosso e l’atmosfera era invitante. Il locale era pieno e la pista da ballo era stracolma di gente che ballava. Le donne erano quasi tutte con abitini molto sexy e alla nostra entrata notai che molti volti si erano girati per guardarci. La musica era molto alta, ma questo non sembrava disturbare le molte persone che al bar stavano chiacchierando tra di loro. C’erano alcune donne molto belle che al nostro passaggio si giravano e prima squadravano me ma poi si soffermavano molto più volentieri sulla figura di Tania. Ci andammo a sedere in un divanetto e presi la mano di Tania nella mia. Era calda. Si avvicinò al mio orecchio. Aveva il viso eccitato e lo sguardo era quasi stralunato. “Ma è tutta gente trasgressiva?” “Credo di si”. Mentre lo dicevo mi guardavo attorno. Incominciavo a distinguere le coppie e riuscivo ad abbinare i maschi con le femmine. Sembrava di essere in una normale discoteca, l’unica cosa che stonava era che alcuni abbigliamenti erano veramente succinti. Ogni volta che arrivava una coppia nuova molte coppie si appropinquavano verso questa e partivano 1000 baci. Sembravano tutti grandi amici. Il lui di una coppia affianco a noi nei divanetti ammiccava verso di noi con uno sguardo da lupetto. Il suo sguardo passava dal mio viso, per leggere qualche accenno di approvazione, a Tania. Tania continuava a guardarsi intorno e si soffermava spesso ad osservare le persone che erano in pista. Ora la musica era fortemente assordante e i corpi in pista si scatenavano e saltavano. Alcuni gruppetti scherzavano tra di loro e notavo molte carezze e alcune ragazze che avevano le mani di più uomini che le accarezzavano. L’atmosfera era veramente intrigante. Ogni tanto fissavo Tania che vistasi osservata si girava e mi lanciava un sorriso. Si sentiva perfettamente a suo agio. Io cominciavo a sentire addosso la stanchezza di una giornata di lavoro inattesa e di un super lavoro nel salotto, ma resistevo. Eravamo nel paradiso desiderato da Tania da molto tempo. “Vuoi qualcosa da bere”. Tania mi prese la mano e sorridendo : “ Si un gin tonic, grazie”. Andando verso il bar mi sentii di nuovo imbarazzato. Adesso si giravano in molti e mi stavo rendendo conto che il nostro ingresso non era passato inosservato. Alcuni gomiti urtavano dei fianchi e subito dopo i volti si giravano verso di me. Incominciai a pensare che Luca aveva divulgato il nostro arrivo in quel privè. Ma come era possibile che conoscesse tutte quelle persone? Cacciai dalla mente quell’ipotesi. Allora era qualcosa che avevo addosso che disturbava. Abbassai la testa e cercai di controllarmi. Mi sembrava che tutto fosse al posto giusto. Forse Tania mi aveva stampato il rossetto sulla guancia, capitava spesso. “Due gin tonic, grazie”. Il barman si avvicinò per prendere la tessera dove segnare le consumazioni e mi rivolse parola : “ Siete nuovi?” “Cioè se è la prima volta che entriamo qui?” “Si”. “Si è la prima volta”. Si voltò e incominciò a preparare i drink. Porgendomeli mi fece un sorriso : “ Siete una bella coppia” Non sapevo cosa rispondere, mi sembrava che il barman stesse invadendo la nostra privacy comunque risposi con cortesia : “grazie”. Arrivato al divanetto non sapevo come riferire a Tania il complimento del barista, mi risultava molto strana la cosa. Se non altro non mi era mai successa una cosa del genere. “Sai che il barman ha detto che siamo una bella coppia”. Tania mi squadrò come se fossi diventato scemo tutto un colpo, si mise a ridere : “ e lo dice a te?”. Risi anch’io. Tutto sembrava irreale. Tutto quel rosso e quell’ atmosfera strana che regnava mi dava una certa euforia. Pian piano però mi stavo rendendo conto che ero io che consapevole del posto dove mi trovavo stavo dando una tonalità diversa a tutto quello che mi circondava. Se non avessi saputo in che posto mi trovavo avrei potuto tranquillamente pensare che ero in una normalissima discoteca. Tania si alzò e si diresse senza dire niente alla pista da ballo. Incominciò uno dei suoi balli che io chiamo sulla mattonella, cioè senza discostarsi mai di più di 20 cm. Mi guardava e rideva. Ogni tanto ammiccava qualche bella coscia femminile e poi mi lanciava un occhiolino significativo. Era al settimo cielo. Continuavo ad ammirarla e mi accorgevo di non essere l’unico. Forse eravamo la novità. Stavano soppesando i nuovi arrivati. Alle 1.30 precise la musica si abbasso notevolmente ed ora creava un sottofondo dei rumori e le voci degli ospiti. I presenti sulla pista si stavano dirigendo verso i divanetti e poco dopo la pista era vuota. Alcune coppie si stavano dirigendo verso una tenda rossa che sembrava essere un passaggio particolare. A lato della tenda c’era un segnale luminoso che indicava che superata quella soglia non si poteva bere e la voce doveva essere tenuta bassa. Ora che tutto il ritmo del locale era calato riuscivamo a parlarci. “Penso che dietro quella tenda ci sia la parte interessante”. Lo dissi con un sorriso stampato nel viso che Tania ricambio. “Andiamo a vedere?”. Mentre lo diceva aveva quasi le mani giunte e si notava una certa impazienza. Mi sembrava di rivedermi la notte di Natale, quando ci si metteva tutti davanti all’albero e si aspettava di aprire i regali. Adesso ero io che volevo aspettare e le proposi di bere ancora qualcosa. “Non ho sete di acqua, ho sete di conoscenza”. “Dai, allora andiamo”. Mi alzai e le porsi la mano per favorirla nel seguirmi e lei si lasciò sollevare dal divanetto. Ora si era appiccicata a me e sentivo che cercava di farsi piccola sotto la mia spalla. Aveva desiderio di conoscenza ma nello stesso tempo cercava la mia protezione impaurita da qualcosa che forse considerava più grande di lei. Incominciai a dirigermi verso la tenda e più ci avvicinavamo e più il cuore incominciava a battere forte. Mi sembrava di andare verso la prima linea, ancora un poco e mi aspettavo di sentire l’artiglieria pesante che creava un fuoco di sbarramento. Scostai la tenda di drappo rosso e ci ritrovammo al buio completo. Immediatamente mi fermai e cercai di capire e di riordinare le idee. Il cuore si stava calmando, l’oscurità mi permetteva di prestare attenzione agli altri sensi e il vociare e i risolini che si mescolavano tra di loro. A poco a poco gli occhi si stavano abituando al buio e si incominciava ad intravedere qualcosa. Nel frattempo Tania era silenziosa e si stringeva sempre di più al mio braccio. Prima di proferire parole volevo capire in che luogo mi trovavo. Feci due o tre passi in avanti e notando una luce che usciva da dei buchi in un muro mi accostai con il viso. Era una stanzetta piena di specchi e al centro c’era un grande letto rosso ottagonale. Sopra il letto c’erano due ragazze molto belle seminude che si abbracciavano. Feci posto a Tania la quale incollò il viso ad uno dei buchi e si scostò da me. La vista delle due ragazze le aveva dato un po’ di sicurezza. Continuai con lo sguardo nella ricognizione Dovunque mi girassi vedevo sempre le due ragazze riflesse negli specchi e da molteplici direzioni. Le due ragazze si stavano spogliando a vicenda e mentre lo facevano si baciavano e si accarezzavano. Lo spettacolo che davano era eccitantissimo e ogni tanto cercavo di attirare l’attenzione di Tania verso di me per farle capire che mi piaceva. Lei non mi dava bado. Era incollata al buco come rapita da quanto stava vedendo. Mi rimisi a guardare. Una delle due ragazze, un bellissima mora con i capelli lunghi, stava succhiando con delicatezza uno dei capezzoli dell’altra e con le mani le stava accarezzando il culo piccolo e sodo. L’ altra, un bionda con capelli lunghi con le meches aveva la testa reclinata all’indietro e guardava la scena dallo specchio sopra di lei. Era inginocchiata sul letto, le gambe leggermente allargate e appoggiava il sedere sulle sue caviglie. Aveva la pelle bianchissima e imperlata di sudore e incitava la sua amica a continuare. La mora stava risalendo dal seno e arrivata all’altezza della bocca dell’amica le infilò la lingua dentro. Ora i due corpi erano avvinghiati uno all’altro e le due lingue si muovevano velocemente dentro le bocche. Tania ora mi aveva preso la mano e me la stringeva senza distogliere lo sguardo dalla scena. Tutti intorno a noi erano in silenzio e dagli altri buchi si godevano il gioco saffico delle due ragazze. Mi rimisi nel pertugio. Le donne erano completamente depilate e le loro mani correvano spesso tra le cosce dell’altra e ogni volta che succedeva dei forti mugolii uscivano dalla bocca della ragazza. Ero in trance. I profumi dei corpi sudati arrivavano fino a me ed erano molto dolci e piacevoli. Mi stavo inebriando di tanto spettacolo e cercavo di divagare con la mente per non rimanerne intrappolato. “Non hai guardato abbastanza?”, dissi a Tania nella speranza di uscire da quella situazione. Adesso i miei occhi si erano abituati all’oscurità e potei vedere bene quelli di Tania che si era girata verso di me. Erano brillanti, aveva una luce particolare e il suo viso aveva dei lineamenti rilassati. Mi disse : “Guardiamo se succede qualcos’ altro?” Le sorrisi e la presi sotto braccio, mi girai e cominciai a camminare per il corridoio. C’era un gran via vai di coppie che passeggiavano nel corridoio e che lanciavano occhiate interrogative da tutte le parti. Ci infilammo in un corridoio più stretto e ci trovammo davanti una coppia che ci ostruiva il passaggio. Era una bella coppia, specialmente lei. Era bionda con i capelli vaporosi. Era più alta di un metro e settanta. Aveva un vestitino rosso trasparente che non le arrivava sotto l’inguine. Le autoreggenti lasciavano libero un po’ di coscia e aveva delle belle scarpe rosse. Il viso era veramente bello. Si era messa a fissarmi e non ci lasciava passare. Tania visto lo sguardo di lei che non cessava dal fissarmi si indispettì e cerco di scartarla. Questa allora si mise di fianco ma mentre passavamo allungo la mano e la posò sui miei pantaloni la dove la mia virilità era ancora scossa dalla scena lesbica. Tania si accorse di quello che stava accadendo e mi tirò con uno strattone per permettermi di proseguire. Passato il pericolo si fermò, si girò a vedere se la bionda era stata seminata e mi guardò dritto negli occhi. “Ma quella era scema?” Non sapevo cosa dire ma in effetti le davo ragione. L ‘ improvviso attacco non era piaciuto nemmeno a me e avrei preferito un abbordaggio più sensuale. “Secondo me era ubriaca”. Tornammo sui nostri passi e li ritrovammo. Appena superati mi girai e mi accorsi che si erano messi dietro di noi e ci seguivano. Se ne accorse anche Tania che allungò il passo. Loro, con la coda dell’occhio, notai che avevano fatto altrettanto. Non riuscivamo a seminarli. Ci fermavamo e loro si fermavano e ci lanciavano occhiate, camminavamo e loro si piazzavano dietro di noi. Tania cominciava a spazientirsi, non le piaceva questa donna che invece di interessarsi a lei aveva subito dato l’impressione di interessarsi al suo uomo. Tutte le sue fantasie stavano svanendo e quel luogo che le era sembrato paradisiaco stava diventando un inferno. Sentivo la sua mano sudata e la vedevo nervosa. Aveva voglia di scappare. Anni e anni per arrivare in un posto come quello ed una donna qualsiasi stava rovinando tutto il suo sogno. Mi sentivo impotente e nello stesso tempo cercavo una soluzione. Guardavo il suo viso deluso e ora i suoi occhi erano velati di lacrime e cercavano di non guardarmi. Guardava un punto non ben preciso di fronte a lei forse alla ricerca di un pensiero che la risollevasse e la facesse sentire serena. Quella era la sua sera continuavo a pensare qualcosa devi fare. Sforzati, pensa. La attirai forte verso di me, la abbracciai e mi avvicinai al suo orecchio: “Andiamo a fare l’amore a casa, mi sembri un gattino tutto bagnato, ho voglia di te”. Scoppio in lacrime e questo pianto la liberò da tutta la rabbia che aveva in corpo. Dopo poco si asciugò le lacrime, si scostò, mi guardò negli occhi e le uscì un filo di voce “Anch’io ho ancora voglia di te”. Siamo sicuramente più deboli delle donne nelle situazioni normali, ma quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. 2949 0 13 anni fa
- 9 anni fa Tania e il desiderio Tania e il desiderio E’ strano a volte ripensare dove ti porta la vita. Mi considero un Viaggiatore di quelli che guarda fuori per scrutarsi dentro e questo mi porta spesso a cambiare le considerazioni su me stesso in funzione dei luoghi che visito. Riparto dall’inizio. Mi sono ritrovato ad un ‘età matura a combattere con la voglia femminile di complicità e trasgressione. Purtroppo, come la maggior parte dei “cristiani”, non avevo ancora capito che la Santa Inquisizione aveva relegato la donna al ruolo comprimario di “oggetto del desiderio”. Una voce:“Ci sei?”. A volte mi tocca ritornare alla realtà della vita. “Si ci sono”. Chissà perché abbiamo sempre bisogno di certezze. Come dicevo la vera sensualità della donna l’ho scoperta avanti negli anni e devo dire che la cosa all’inizio mi ha turbato. Le considerazioni sull’uomo cacciatore e virile hanno dovuto lasciare spazio alla realtà di un uomo preda e finalmente consapevole del suo ruolo di “oggetto” delle voglie della donna. “Marco hai chiamato Luca? Ci aspettano al Privè?”. A volte mi domando se in realtà siamo noi maschi a condurre i giochi o se siamo solo delle pedine. “ Adesso li chiamo”. Da qualche mese abbiamo cominciato a frequentare un locale particolare. C’e’ una sorta di ricerca delle emozioni in quel luogo che ti fa pensare e riflettere. “Chiamali, altrimenti poi si arrabbiano”. Accidenti, perché mai dovrebbero arrabbiarsi? E’ un gioco in fondo, non ci si deve arrabbiare se un concorrente non può partecipare: “ Lo faccio subito”. Ho chiamato, ho espletato il mio compito di maschio. Come dicevo, c’e’ un’ aria di vita che aleggia in questi locali, qualcosa che ti induce a rilassarti e nello stesso tempo ti invoglia alla trasgressione. Ci sono persone, delle quali non faccio nomi, che con la scusa del miele ti ammaliano con la simpatia e l’avvenenza. “Tesoro sei pronto?”. Se rispondo di si mi viene giù con la borsetta in mano, se rispondo di no mi sento un urlo : “ Quasi”. Chissà perché le donne hanno il potere di farti sentire sempre disordinato. Sono ormai 5 anni che frequentiamo quello che molti definiscono il “mondo trasgressivo” e più passa il tempo e più mi accorgo che la vera trasgressione è quella che viene vissuta dalle coppie che riescono a gestire degli amanti. Qui di trasgressivo trovi il caffè con il miele. Qui si vivono le fantasie comuni, quelle che hanno tutte, e dico tutte, le coppie normali. “Se non ti sbrighi arriviamo tardi e finiamo per risultare maleducati”. Si condivido pure io quello che dice Tania, la vera maleducazione è approfittare della benevolenza degli altri. “ Devo solo mettermi il cappotto e sono pronto”. Non è vero, ma mai più le dico che devo ancora vestirmi. Da quando la conosco ho scoperto tante cose. Tante cose. Ricordo la prima volta che siamo entrati in un Privè. Che sensazione strana. Tutte le coppie dovrebbero provare ad entrare in un privè una volta nella vita. Adesso devo incominciare a pensare a qualcosa di simpatico da scrivere sui Privè, me lo sono ripromesso. Ricordo la prima volta che siamo entrati in uno di questi locali e ci è venuta incontro un venere bionda dicendoci : “ Ciao ragazzi, benvenuti”. L’accento era tipicamente Russo. Maaaaaarrrrkkkkkk cosa posso dire?. “Tesoro cosa posso dire sui Privè?”. Attendo la risposta. “Che se ti sbrighi e molli il Pc andiamo a divertici”. Perché le donne sono così pratiche. Come tutti i Viaggiatori Erranti anche io non esco dal luogo comune dell’unire l’utile al dilettevole. Utile è muovere le gambe per poter visitare i luoghi, dilettevole è poter divagare con la mente. Dovrei parlare di sesso e di trasgressione, ma la mente quando penso ai momenti vissuti “qui” corre sempre. Si dilunga, si perde, si compiace. Forse è questo il vero obblio, e se questo è il vero obblio allora la trasgressione è una cosa buona. Bravo io. Mi piacerebbe un giorno poter essere una statua granitica, poter vedere senza essere notato. Ci penso spesso a questa possibilità. Devo parlare dei Privè, ultima divagazione. Capitolo I Le scarpe nuove mi dolevano un po’ e mi domandavo se sarei riuscito a sopportare il disagio per tutta la sera. Premevo sull’ acceleratore anche forse per alleviare il dolore. L’appuntamento era fissato per le ventidue ed erano appena le venti. Tania affianco a me era intenta a spiegarmi le sue considerazioni sulle nuove formazioni politiche. Guardavo ammirato le sue gambe abbronzate e le scarpe con tacco a spillo. Ogni tanto alzavo lo sguardo verso il suo viso e lo vedevo preso dal discorso che faceva. Gli occhi azzurri e belli stonavano con l’argomento. Mentre parlava la continuavo ad ammirare e mi risultava difficile collegare a quel corpo quelle parole piene di enfasi. “Ma ti sembra giusto che ci possano prendere in giro in questo modo?”. Mi sono abituato a non considerare quello che dicono i politici. Ti dicono : “ Basta alle fabbriche che inquinano” e subito dopo ti dicono “ o produciamo di più o l’economia langue”. Un giorno, avevo 13 anni, mia madre mi disse : “ Non puoi fare questo, il blasone impone……”. Mi è rimasta sempre impressa questa frase e mi ha portato nella vita a molte considerazioni. Ma mi devo comportare così perché l’ etichetta lo impone o perché è la mia indole che mi suggerisce il comportamento? Sono buono di natura o perché me lo impongono?. I politici dicono le cose perché il colore lo esige o perché le pensano? Siamo quasi a Milano. Il primo appuntamento intrigante e stiamo parlando di politica. “Sto meglio con il rossetto rosso o più tendente al rosa?”. La adoro. Eravamo passati dai discorsi seri in cui i colori erano in guerra al colore delle sue labbra. Guardandola mi resi conto che il colore era veramente superfluo, ma sapevo anche che per lei era essenziale: “ Forse meglio tendente al rosa”. Io guidavo e le scarpe nuove continuavano a darmi fastidio. Lei continuava il suo trucco e la luce dello specchietto di servizio mi dava la possibilità di continuare ad ammirarla. Girai lo specchietto retrovisore un po’ in modo che potevo guardarla da li. Era tranquillissima, come se stessimo andando a vedere un film al cinema o a trovare dei parenti. Nulla traspariva eppure stavamo andando al primo appuntamento “trasgressivo”. Erano mesi che attraverso la chat avevo conosciuto Luca. Lui un Gip di Milano (Giudice per le indagini preliminari) aveva 35 anni ed era sposato con Lucia da 4 anni. Lucia l’avevo vista in foto. Bellissima ragazza, 32 anni, mora, a sentire lui occhi verdi e alta 174 per 56 chili ( le foto in internet bisogna interpretarle o avere chi te le interpreta). “Ma sono carini?”. A volte mi chiedo se le donne sanno veramente leggerti nel pensiero. “Lei sembra molto bella, lui non lo so”. Adesso cercava di scrutare dal mio viso se c’era un interesse preciso. “Bella quanto?” O Dio, essere o non essere.Dire o non dire. Capire e capirsi. “Non ho mai visto una donna che mi interessi più di te e da delle foto come faccio a dirlo?” Noi uomini sappiamo salvarci in corner. Ma che poi sia veramente un corner o magari è solo un modo di eludere un discorso che non interessa? Però c’era da ragionarci. Mi interessava questa Lucia, conoscerla, sentirne il profumo, o in definitiva il vero motivo di questo incontro era che siamo curiosi e propensi alle cose proibite? “Ti è piaciuta in foto?”. Ecco appunto. La gelosia della donna è come un diesel. Parte piano ma quando parte consuma poco e non si ferma più. Noi siamo dei jet. “E’ carina e Luca è molto simpatico”. Intanto eravamo arrivati alla barriera di Milano. Il navigatore mi dava l’arrivo al ristorante per le 21.10, ma l’appuntamento era per le ventidue. Adesso era assorta. Chissà a cosa stava pensando. Glielo chiesi : “ A cosa pensi?” “ Stavo pensando che oggi non mi hai ancora detto di più”. “Di più di ieri”. La donna sa di essere amata, ma vuole sempre le sue certezze Capitolo II Una mattina stavo cercando di far passare il tempo, avevo un appuntamento da li a mezz’ora e in mezz’ora non avrei concluso niente. Allora entrai nella stanza delle mie collaboratrici che analizzano le strutture logistiche dei clienti. Erano quattro ragazze molto carine. Alcuni miei clienti mi chiedevano spesso se io assumo in base alla bellezza o in base al cervello. Mi avvicinai di soppiatto da dietro e mi accorsi che non mi avevano sentito entrare. Francesca stava scrivendo alacremente battendo forte i tasti sulla tastiera. Era molto presa dal suo operato. Guardavo lo schermo e nulla mi sembrava familiare. Non c’erano le solite videate. C’erano tante finestre grigie e lei ora scriveva in una ora nell’altra. Mi avvicinai un po’ di più. Ora avevo un’aria furtiva. Volevo leggere e capire cosa occupava così febbrilmente Francesca al punto che non mi aveva sentito arrivare. - Ma credi che io sia scema?” - No, però potresti essere una troia. - Non darmi della troia altrimenti chiudo - Va be, allora sei una troietta. Ma che cavolo stava scrivendo? Non volevo approfondire cosa c’era scritto nelle altre finestre, questa mi aveva già sconvolto. Francesca aveva 23 anni, una ragazza serissima, fidanzata da 5 anni. Molto bella, mora, alta. Molti clienti mi dicevano : “bella ma quando viene qui non da spazio, è una mezza suoretta”. A volte li lasciavo parlare i clienti anche se mi dava fastidio che pensassero alle mie collaboratrici come terra di conquista. Francesca che si faceva dare della troietta da qualcuno? Impossibile Stavo attendendo la risposta. - Se io sono troietta tu sei il mio porco Addirittura. Non riuscivo a crederci. Stavo pensando al suo fidanzato, Paolo. Stava chattando con lui? “Francesca, ma con chi sei?”. Un fulmine a ciel sereno sarebbe stato meno dirompente. Dovetti fare un passo indietro per non subire la sedia che cadeva all’indietro. Era scattata in piedi, le guance erano rosse. Mi squadrava immobile e non riusciva a proferire parola. Adesso cominciavo a capire. Stava giocherellando in chat con qualcuno che facilmente non conosceva. Era un gioco, ma forse il gioco si stava spingendo un po’ oltre il confine del lecito. Cercai di stemperare la tensione. “ Ma stai prendendo in giro qualcuno?”. In giro, mah. Il gioco sembrava abbastanza serio. - Ci sei mia troietta? Il suo amico continuava a scrivere. “ecco, appunto. Mi sono presa un attimo di relax e sono entrata in questa chat”. “Si ok, ma questo ti da della troietta”. Per me Francesca era come una sorella. Non scherzo. Avevamo passato ore uno affianco all’altra a cercare di risolvere problemi dei clienti. Molte volte la vicinanza ci permetteva di sentire i nostri profumi. Avevamo passato nottate in alberghi sempre in stanze separate. “Buona notte”. “ Buona notte Francesca”. Sempre integerrima nel suo tailler. Nulla che potesse far trasparire un bel che minimo interesse alla sfera sessuale. Ed ora. Ora era li che le davano della troietta e lei che si compiaceva di questo. Mi accorsi a quel punto che lei stava riprendendo possesso del suo self control e che quello imbarazzato ero io. Ora l’aria che aveva in viso era sorniona e mi sfidava apertamente. Lei era la troietta e io il porco colto in flagrante stato “porcellante”. Ero imbarazzatissimo pur non avendo fatto niente. Mi trovavo davanti alla troietta, che poi non era troietta. Oppure lo era? Qualcosa mi uscì: “ Ma chatti spesso?”. Cercavo di andare in contropiede. Lei era però già in difesa e mi aspettava. “Mi piace stuzzicare”. Ennesimo colpo basso. Il suo sguardo era ferreo ma nello stesso tempo ammiccante. Eravamo ad una svolta. Subire o continuare l’attacco nonostante la difesa fosse piazzata? Cercavo di trovare qualche parola, ma l’unica che mi risuonava nella mente era “troietta”. Non era il caso di farla uscire dalla bocca, sarebbe stato un autogol. In quegli attimi mi risuonavano nella testa tutte le frasi sagge : “Mai unire il lavoro con il sesso”. “Se ti fai la collaboratrice l’azienda non è più tua”. “ Donne e motori gioie e dolori”. Si era girata, ora mi dava le spalle. “ Adesso riprendo il lavoro. A propositi dei Mancini posso fare di testa mia?”. Mammaaaa. Ero ancora li in piedi con le gambe che tremavano. Lei aveva ripreso tranquillamente sicurezza di se mentre io ero ancora intontito dal colpo subito. Senza voltarsi disse un frase che per me rimarrà una pietra miliare sulla strada di Damasco: “ Il sesso è vita, ma il lavoro è un’altra cosa. Vuoi che uniamo le due cose?” Beata ingenuità. Chiaramente stò parlando della mia. Prossimamente i capitoli successivi 4723 0 13 anni fa