Uno sguardo allo specchio, in un lampo. Non impiego molto tempo a prepararmi per uscire, per uno dei soliti appuntamenti.
Sono molto richiesta, senza false modestie. Lo so perché. Si sente, si vede, si tocca, per chi si può permettere di toccare, che non è un lavoro. È quello che sono. È il brivido di sentire il desiderio di un uomo sconosciuto, il piacere di farlo crescere, l’ebbrezza del potere di renderlo intollerabile e al contempo di placarlo, nel placido flusso del seme dal suo sesso.
Anche questa sera non so chi è. Il luogo e l’ora dell’appuntamento sono stati concordati. Un luogo pubblico, per non avere sorprese. E perché lui non sa ancora se accetterò la sua offerta. È la parte più bella del gioco, per loro, per gli uomini che incontro. È facile creare l’illusione che sia il singolo “lui” a interessarmi, e non il potere che mi darà di sedurlo, di ingannarlo, di trascinarlo nel gioco in cui crederà di avere lui il potere, perché mi ha comprato, e perché è stato scelto.
Per gli uomini è importante. È qualcosa in più. Quel qualcosa in più che insieme alla mia voglia autentica, quella sì, ma di sesso e non di loro, rende gli incontri magici, e li fa tornare da me. Con più soldi, ma m’interessa relativamente. Non lo faccio per vivere, per quello ho il mio stipendio, il mio lavoro, i sacrifici di una laurea.
Quello che mi piace, quando ritornano, è risvegliare ancora di più i loro sensi, dominare i loro istinti e piegarli al mio piacere. Adoro il sesso.
Eccolo che arriva, mentre sono seduta in questo bar del centro. Lui sa chi sono. Si avvicina e mi porge una rosa bianca. Il mio fiore preferito. È il modo per riconoscerlo. Lo invito a sedersi. È un bell’uomo. Chissà perché ha scelto di pagare per avere sesso… mancanza di tempo? Voglia di trasgressione? Desiderio di dominio? O forse vuol fare qualcosa che a una donna che non paga non oserebbe mai chiedere. Ce ne sono tanti così… e a volte non è niente di…. speciale: una pompa o il sesso anale, qualche gioco innocente, un po’ di dominazione.
Mi chiamano perché sanno che io adoro tutto del sesso. Non dico mai di no, a nulla.
E questo ti piace, lo vedo da come mi guardi. Mi hai riconosciuto, e sei un po’ sorpreso. Ogni mattina prendiamo lo stesso tram verso l’ufficio. Scendi qualche fermata prima di me, ti ho notato, perché ti soffermi spesso ad osservare le donne sedute o appese ai sostegni. Nel tuo sguardo, la sete, che è ciò che più mi attira. Adoro essere l’acqua per chi è assetato, offrirmi come un piacevole sollievo tanto, tanto desiderato e per questo prezioso, in ogni goccia.
Afferro la tua mano mentre ti presenti, il tuo nome non mi interessa. Indugio trattenendola nella mia, mentre tu parli, e con indifferenza la appoggio sulla mia coscia, guardandoti negli occhi. Parli ancora, io faccio finta di ascoltare. Sei brillante, sicuro di te, ma è il mio lavoro capire se in realtà fremi, hai paura, perché non sai ancora se ti dirò sì. È proprio il momento giusto per accompagnare la tua mano lungo il bordo del vestito, per farti scoprire che sono nuda e che tra le pieghe del mio sesso, dove guido la tua mano, c’è già il succo che anticipa il mio piacere. Significa che sei stato scelto, ma non te lo dirò.
Prima voglio conoscerti: capirò come sei da come rispondi al mio clitoride che cerca le tue dita, sporgendosi in avanti, e dai tuoi occhi che continuo a fissare. Se sei un dominatore, ti spingerai sicuro all’interno, esplorerai ogni anfratto, curioso e desideroso di strappare al mio viso un segno di approvazione, di godimento, di abbandono. Se invece sei timoroso, insicuro, sentirò la tua mano tremare, come un piccolo vibratore. Voglio sapere come sei, e lo capirò da come ti comporti, da come reagisci al fatto che il tavolino del bar non ha una tovaglietta e quello che stiamo facendo è completamente visibile a tutti questi uomini e donne che stanno seduti come noi, agli altri tavoli del bar. No. Solo un fremito nel sentire le labbra del mio sesso nude, poi mi accarezzi piano, ti piace sentirle tra le dita. Solo il respiro che si fa un po’ più sonoro, le parole lievemente incerte e i jeans che si gonfiano…hai un bel cazzo. Si vede da quanto si tende la stoffa pulsando come un piccolo cuore più in basso. Il tuo desiderio. È questo il mio prezzo in realtà, il denaro è solo il modo per rendere tutto un gioco d’azzardo. Tu mi dai il denaro e non sai se mi avrai, come puntare su un numero alla roulette.
“Allora?” mi chiedi. Ma il suono della tua voce arriva al mio orecchio ma non al mio cervello. La mente è troppo occupata a ricevere sensazioni da quello che succede tra il mio sesso e le tue dita. È in questo modo che si attiva la mia creatività, si risveglia la mia fantasia.
“Allora?” ripeti. “Allora cosa? Grazie della compagnia, ci vediamo domani sul tram!”
Poso un bacio leggero sulla tua guancia e ti sorrido, sfiorando il tuo cazzo sotto la stoffa tesa con la punta delle dita. Mi allontano e vado a casa.
Questa è la parte più divertente. Devo fermarmi perché sono troppo eccitata, ho bisogno di toccarmi per sciogliere la tensione. Cerco un parcheggio di fronte ad un cinema, per farlo in un luogo dove qualche uomo mi possa vedere. Mi piace provocare…
Sfilo i sandali ed allungo le gambe sopra il volante, allargandole lievemente, e continuo il tuo lavoro sul mio sesso.
Qualcuno di quelli che escono dal cinema rallenta e guarda, altri fanno finta di non vedere… è eccitante, e mi permette di finire in fretta, prima che qualche poveretto o poveretta chiami la polizia.
Ora posso andare a casa e dormire. Domani mi aspetta una giornata piccante.
Uno sguardo allo specchio, un lampo. Sono veloce a prepararmi anche per andare al lavoro.
Ecco. Sei salito. Non guardi nella mia direzione. Significa che mi hai visto. Sento che sei offeso risentito e deluso, sento tutto questo e sono acqua che dà consolazione. Anche questo mi piace…
Tu non lo sai. Fingo di non vederti, assorta nella lettura del mio libro. Mi alzo, vado verso l’uscita, ti supero. Mi fermo e mi appoggio con le natiche al tuo sesso, e spingo verso di te. Sei sorpreso, sento il tuo sesso inturgidirsi. Lo immagino, come ieri sera. È così forte che sembra bucare la stoffa dei tuoi pantaloni e del mio vestito.
È il momento giusto per darti quello che meriti, per cui hai pagato il tuo denaro.
Scendo alla tua fermata, non capisci. Poso le mie labbra sulle tue e cerco la tua lingua, il tuo palato, i tuoi denti, e con la mano il tuo sesso. È grande, lo voglio, lo sai, lo so. Io so darti la realtà di qualcosa che non potrai mai comprare: il desiderio. È questo che cerchi, è quello che troverai, che troverò. La gente ci passa a fianco, ci urta, un po’ sorpresa, un po’ infastidita.
Afferri la mia mano sul tuo sesso, mi trascini via verso quel portone.
Un po’ violento, ma anche questo mi piace, il vestito tira e si sente un rumore di strappo. Armeggi con la cerniera e in un attimo il tuo cazzo è dentro di me, le mani frugano i capezzoli e il tuo corpo mi schiaccia… spingi, forte forte tanto da sentirmi sollevare, ogni colpo è un sussulto quasi doloroso nel mio ventre. Ancora e ancora e ancora, non vedo più, non sento più. Sono un fascio luminoso di onde elettriche. Sto per esplodere, tieni una mano sopra alla mia bocca, ma non mi serve respirare. “Così impari, puttana!” un colpo acuto come una pugnalata e godo. Il tuo seme è già schizzato da tempo dentro di me, ma continui a spingere con la forza che ti resta.
Ecco quello che volevi. Sicurezza e gentilezza, solo una maschera. Con me non serve chiedere.
Quando hai placato la tua rabbia, rannicchiata ai tuoi piedi, raccolgo, le ultime gocce del tuo piacere, per avere in bocca il sapore del seme tutto il giorno. Mi sistemo, sono in ritardo per l’ufficio. D’ora in poi dovrò cambiare strada per arrivarci, accidenti.
Domani, sarai un altro uomo.
scritto bene, scorrevole e chiaro.