CAPITOLO XVIII
E’ difficile capire quando sei invaso dall’ erotismo se ti spinge la ragione o il puro desiderio di soddisfare il corpo.
Condividere in coppia lo stimolo sessuale ti porta comunque a delle considerazioni che vanno al di la del mero atto.
La soddisfazione nel vedere il proprio partner che raggiunge l’ orgasmo non può essere considerato uno stimolo naturale prodotto dal corpo. E qui scopri che qualcuno , che comunque non consideri avvezzo a rivolgersi al sentimento e al ragionamento, sa giocare con il sesso meglio che uno scienziato o un psicologo.
In certe situazioni la vera eloquenza si beffa dell’ eloquenza: la vera morale della morale. Giudicare con la morale è peggio o meglio che giudicare con l’intelletto?
Moralmente è ingiusto godere del fatto che il proprio partner o la propria partner godano con altri , ma allora potrei considerare immorale anche regalare una pelliccia alla mia donna nella consapevolezza che con essa piace di più e attira gli sguardi degli altri.
Oppure la contentezza della donna nel gioire dell’eloquenza del proprio uomo nella consapevolezza, pure li, che con questa può “intortare” le altre donne.
Il filo che divide la gelosia dalla passione è talmente fino che alla luce del sole diventa invisibile, lo devi guardare nella penombra.
Nel frattempo che questi pensieri mi invadevano la testa mi stavo godendo la battaglia di Tania con i trucchi , lo specchio e, come diceva lei, l’età.
E’ strano il rapporto che intercorre tra una donna e il suo aspetto fisico.
Poco prima di uscire di casa lo specchio vince e la donna si sente uno straccio. Esci di casa , sali in macchina, senti che si abbassa l’aletta parasole ti volgi verso la tua donna e ti accorgi che lo specchio della macchina perde. La donna ha ripreso coscienza di se e lo specchio della macchina perde.
La soluzione forse è quella di portare la macchina in casa e far si che si guardino sempre con quello.
“Ti piaccio così?”.
Ora superato il test specchio in macchina lo straccio era sparito e lo sguardo fiero mi faceva sentire piccolo piccolo procurandomi gelosia ma nello stesso tempo compiacimento per quello che avevo affianco.
“Certo che mi piaci”.
Poco prima di uscire l’uomo ha preparato il suo campo di battaglia. Il pensiero dell’incontro con tante donne lo porta a considerarsi il conquistatore, il macho che può affondare le sue membra in corpi stupendi che ha potuto ammirare in foto. Poi la donna che ha affianco lo riporta a riconsiderare quello che ha e che può procurargli piacere anche per il semplice fatto che c’è. Ora Tania non era più la solita minestra, stava aggiungendo il peperoncino e l’olio.
“Ti piace l’idea di scoparti Lucia vero?”.
“Devo essere sincero o vuoi una frase di convenienza?”.
Mi osservava. Sorrideva. Le piaceva quando con sincerità le proponevo di poter mentire per non ferire.
“Come vuoi, ma non dirmi se è sincerità o convenienza”.
“Secondo te quanto stiamo consumando in questo momento?”.
L’uomo è strano ma nemmeno troppo. Stavo guidando la macchina che avevo desiderato per 6 mesi. Era arrivata da 5 giorni e molti dei miei discorsi erano improntati su questo mezzo che consideravo meraviglioso.
“Vuoi dirmi che desideri più la macchina dal toccare il corpo di Lucia?”.
“Tu rispondi”.
“Lo so quanto stiamo consumando, lo vedo sul quadro comandi”.
“Lo consideri un consumo eccessivo o accettabile?”.
Era assorta. Non capiva dove volevo arrivare. Come primo impulso aveva pensato che la mia domanda nasceva dalla mia soddisfazione per la macchina, ora era incerta.
“E’ sicuramente eccessivo ma so che a te piace talmente questa macchina che lo consideri accettabile”.
“Il fatto che mi piace quindi mi fa accettare che mi tradisca con il consumo?”.
“Penso di si”.
“Se ora accelero e lei mi consuma di più dici che mi procurerà piacere o dolore?”.
Di nuovo mi guardava.
“Secondo me se acceleri ancora un po’ raggiungi l’orgasmo e te ne freghi del consumo”.
“ Se io adesso ti dicessi che ho tanta voglia di ritoccare Lucia quanto consumeresti?”.
Mi ero girato a fissarla negli occhi. Era stupenda e mi guardava con uno sguardo da gattina che attende che gli dai la carezza.
“Mi consumerei di passione e gelosia”.
“Più di passione o più di gelosia?”.
“Se mi fai vivere con te intensamente il momento del tuo godimento, di passione”.
“Ho voglia di ritoccare Lucia, e molto. Ma quello che mi piace di più e che mi fa dimenticare qualsiasi tipo di conseguenza è l’idea che dopo ci sarà un seguito. Ci sarà la soddisfazione di parlarne tra te e me “.
Stavo correndo a 240 all’ora , il consumo diceva 24 litri per cento km.
Rallentai e mi riportai ai limiti consentiti.
“Hai visto che abbiamo raggiunto i 240 km all’ora e non ce ne siamo nemmeno accorti?”.
Senza rispondere mi prese la mano e se la portò sopra il sesso. Mi prese un dito e mi costrinse e penetrarla.
“Godi di più perché la tua macchina ti tradisce con i consumi ma ti soddisfa con la velocità o perché hai un dito dentro di me?”.
Era contenta che mi fosse arrivata finalmente la macchina , ma dal giorno che era arrivata la considerava la rivale in amore. Ancora più rivale di quanto potesse essere rivale Lucia.
Tolsi il dito dal suo sesso e lo avvicinai alla bocca.
Era bagnato.
Assaporai senza rispondere la sua intimità.
Ora la sua mano stringeva sopra i pantaloni la mia virilità per capirne la consistenza. La donna non si fida delle parole di un uomo.
Mi venne spontaneo rispondere con una stupidaggine : “Quanto consumi in questo momento?”.
“Talmente tanto che questa sera ti tradirò”.
Esiste un limite tra la ragione e la passione?
Una bilancia che pesa il rischio e l’affidabile?
Mi venne spontaneo mio malgrado rispondere così:
“Ma poi torni da me e facciamo fuori il serbatoio?”,
Ora lo domando a voi e specialmente a quelli che escono di casa per farsi Lucia. Avete mai provato ad affidarvi al gioco della vostra donna? Provateci. Diventa bello farvi Lucia, ma ancora di più prosciugare successivamente il serbatoio della vostra fuori serie.
Ipse dixit.
CAPITOLO XIX
Vi siete mai chiesti cosa potesse mancare maggiormente a Robinson Crusoe nella sua isola?
Io spesso.
La televisione? No, non sapeva nemmeno cosa era.
Una serata in compagnia degli amici? La partita di calcio?
Io cercando di immedesimarmi in un uomo naufragato su un’isola deserta penso sempre che mi mancherebbe il bellissimo sguardo di una donna e il suo profumo.
Il profumo di donna.
Parlo di quel profumo che ti entra dalle narici del naso e invece di scendere per la laringe prende immediatamente la via più breve per il cervello.
Arrivato al cervello te lo rende molle quasi si avesse bevuto 4 cuba libre.
A quel punto il cervello comincia a metabolizzare le immagini in una forma distorta e la donna una essenza di profumi e paradiso.
L’idea che la mia donna dovesse essere una donna di mare e friulana nacque quando avevo 15 anni.
Un salto nel passato.
Lei aveva 36 anni, una bellissima donna di quelle che non puoi fare a meno di guardare e di ammirare. Il marito un personaggio a mio modo di vedere losco di almeno 15 anni più di lei.
Con i miei genitori e sorelle alloggiavamo nello stesso hotel a Porto Ercole sull’ Argentario.
L’occasione per conoscerla mi fu data dopo circa quattro giorni dalla prima volta che mi ero perso a guardarla.
Lei stava uscendo dalla Hall in direzione della piscina seguita da una miriade di sguardi.
“Mi scusi , potrebbe portare alla Signora Contessa che sta andando in piscina questa lettera?”.
Voltandomi mi ritrovai il maitre dell ‘ Hotel che mi porgeva una lettera di color azzurro.
Risposi senza neppure guardarlo in faccia : “ Volentieri”.
Il cuore mi batteva forte . Avevo l’occasione di avvicinarmi.
Senza indugiare presi la lettera e mi incamminai con passo veloce verso la piscina.
Lei era intenta a preparare la postazione per la giornata e mi dava di spalle. Era veramente una donna bellissima.
Presi coraggio e quando fui a meno di due metri da lei feci la prima mossa verso quella esperienza che avrebbe cambiato completamente la mia vita.
“Mi scusi, mi hanno chiesto di consegnarLe questa”.
Si girò e ci guardammo alcuni secondi, senza sapere cosa dire entrambi.
Lei , due occhi azzurri come il cielo dopo un temporale, indugiava nel prendere in mano la lettera che le porgevo e mi fissava dritto negli occhi.
“Mi hanno chiesto gentilmente dalla reception se potevo consegnargliela”.
“Posso essere sincera? Ho chiesto io se potevano farmi il favore di farmi consegnare questa lettera da te, volevo conoscerti. Ti dispiace?”.
Non so voi cosa avreste fatto in quel momento, ma avevo 15 anni. Nonostante che fisicamente non mi mancasse nulla per poter essere considerato un uomo, ero comunque un ragazzo con l’esperienza di un ragazzino.
Nonostante l’emozione mi imposi di rispondere e cercai di acquistare un’ aria da uomo vissuto: “ Nessun disturbo, anzi”.
Era la più bella donna che avessi mai visto.
“Siediti”.
Dicendolo si sedette lei stessa sulla sdraio lasciandomi un angolo di spazio vicino a lei.
“Mi chiamo Sara, te”.
“Marco”.
“Ho notato che mi guardi spesso quando ti passo vicino”.
Il coraggio ebbi nel rispondere è un ricordo che da quel giorno mi permette di affrontare i caimani nel mondo del lavoro.
“Non ho mai potuto fare a meno in questi giorni di ammirarla”.
“Mi fa piacere”.
La voce calma e controllata mi fece scorrere un brivido lungo la spina dorsale. Decisi che l’unica reazione possibile, con questa donna bellissima e matura, era una estrema galanteria.
“Sarei venuto anche senza questo espediente se avessi saputo che ero ben accetto”.
“Bugiardo, sono giorni che mi osservi e poi vai a confonderti in mezzo a quel gruppo di ragazzine”.
Nel dirlo si era girata verso quelle che erano le mie amiche del momento.
Senza attendere una mia risposta si era alzata.
“Mi aiuti per favore”. Dicendo questo si era girata offrendomi la schiena e un nodo a farfalla da sciogliere che le chiudeva sulla schiena una specie di pareo.
Lo slacciai e le feci scivolare l’indumento dal corpo.
Sara sotto aveva solo un piccolo perizoma di color bianco che le fasciava appena un culetto fantastico.
Un profumo pieno di cose buone mi arrivò alle narici e mi sentii quasi svenire.
“Quanti anni hai?”. Mentii. “Diciannove”.
La bocca era ancora più bella di quanto mi ero immaginato da lontano: carnosa, cesellata. In piedi davanti a me mi fissava con un impercettibile sorriso.
In quello sguardo mise tante di quelle cose che ebbi l’impressione di averla già posseduta.
“Verresti su in camera da me? Vorrei mostrarti una cosa”.
Porgendomi la mano mi condusse attraverso la Hall, nell’ascensore , nel corridoio senza che me ne rendessi conto.
Entrati nella sua camera. Senza togliersi gli zoccoli con il tacco a spillo, si distese a metà del letto appoggiandosi su un gomito.
Cominciò a far scivolare via con l’altra mano libera dal sostegno il reggiseno e il perizoma. “Odio il costume”.
Mi sedei accanto a lei e mi guardai timido intorno. La nostra immagine si rifletteva su uno specchio ai piedi del letto.
Sara guardandomi dallo specchio si distese ancora di più. Voltò la testa verso di me.
“Spogliati”.
Obbedii senza rendermene conto.
Sara infilò una mano sotto il letto e prese un pacchetto di foto a colori che sparpagliò accanto a se.
“Guardale”. Disse.
Cominciai a esaminare le foto. Erano state fatte tutte su quel letto. Raffiguravano Sara in varie tappe di uno striptease degno di una spogliarellista. In certe foto si scorgeva anche il marito.
Il pudore pensai non era la sua qualità predominante.
“Mi piaci e voglio fare sesso con te”.
“Cosa sono queste foto?”. Lo dissi per tagliare l’aria e l’imbarazzo.
“Un gioco, un gioco di seduzione”.
Quelli che seguirono furono giorni pieni di sesso e di sguardi strani con il marito che alla luce dei fatti era consapevole di quanto stava succedendo, ma allora ero ignaro di tutto questo.
Qualche giorno dopo sparì senza dire nulla lasciando libera la stanza dell’albergo.
Questa fuga fu per me peggio di una morte.
Cancellai per anni il suo ricordo pur essendo stato per me uno dei più bei momenti della mia vita. Mi sentivo offeso.
Circa 10 anni dopo in macchina con mia madre si discuteva del più e del meno dell’interesse di un uomo riguardo ad una donna matura.
“Mamma, non penserai che un ragazzo possa trovare interessante una donna più matura quando ha a disposizione mille ragazze giovani e belle”.
Sorrideva.
“Proprio te dici questo?”.
“Perché proprio io?”.
“Ho un ricordo di te all’ Argentario un po’ diverso a questo riguardo”.
Il volante tra le mani mi sembrava burro. Cosa poteva sapere mia madre dell’Argentario?. Quanto sapeva?.
Presi il coraggio. “Cioè?”.
“Credi che sia passato inosservato a tua madre quello che è successo con la signora friulana?”.
Credevo di morire.
“Sono stata io a metterla davanti al fatto che eri minorenne”.
In un attimo molte cose inspiegabili diventavano comprensibili.
La contessa friulana non mi aveva tradito, l’avevano tradita.
Beh, ora sapete che ho ritrovato quello che cercavo, una bella friulana, bionda, con gli occhi del colore del cielo e amante del mare.
CAPITOLO XX
“La vera difficoltà in un rapporto è far condividere il pensiero di due menti che hanno visioni ed esigenze completamente diverse. L’uomo ha un pensiero pragmatico e i suoi interessi li butta sul piatto come se fossero cibo necessario alla sopravvivenza. La donna indugia nel chiedere soddisfazione alle sue aspettative e il più delle volte le nasconde dietro ad una tenda colorata di vergogna”.
Quasi quasi condividevo.
“Luca, vuoi dirmi che comunque quello che esprime Tania come desiderio lo devo interpretare?”.
“Certamente”.
Tania nel frattempo stava parlando distesa sul divano con Lucia.
“Ragazze, vi piacerebbe se riprendessi un vostro momento intimo con la videocamera?”.
Se avessi spostato un piatto silenziosamente dal tavolo si sarebbero allarmate molto di più.
Con la mano Tania mi fece un cenno come di attendere la fine del discorso tra loro due e proseguirono.
“Ma quali sono i veri interessi di una donna Luca?”.
Lo scrissi sulla tastiera svogliatamente consapevole di una risposta banale ed inutile.
Invece: “ Il vero interesse è l’uomo. Unico vero interesse di una donna”.
Ero stupito. Ma se il vero interesse ero io, unico uomo in quel momento nella stanza, perché non ricevevo l’importanza che mi era dovuta?
“E’ difficile darti ragione”.
Ora attendevo le motivazioni di cotanta affermazione.
“Caro Marco, la donna sa di essere desiderata dal suo desiderio e sa di poterlo usare quando vuole. Ami la tua macchina nuova?”
“Si certo”.
“”Però sai anche che lei ti attende sotto casa e che le chiavi per aprirla le hai solo te. Per una donna è lo stesso. Ama il suo uomo ma sa anche che è suo e di nessun altra a meno che lei non lo voglia imprestare”.
“Ragazze, devo andare ad incontrare una ragazza che sta chattando con me in messenger. Vado e torno”.
Nel dirlo avevo fatto il gesto di alzarmi.
Ora il piatto era caduto e si era rotto in mille pezzi.
Entrambe mi guardavano mentre fingevo di cercare gli occhiali e le chiavi di casa per la mia prossima uscita.
“E chi sarebbe questa?”
Era stata Tania a fare la domanda.
“Sembrerebbe una gnocca”.
“Marco ci sei?”.
Lucia si era alzata e stava avvicinandosi al Computer per leggere quello che Luca(la gnocca) stava scrivendo.
Non potevo permetterle di leggere , tutto il castello costruito per conoscere l’animo femminile sarebbe caduto.
Mi posi davanti a lei rendendole impossibile l’avvicinarsi allo schermo.
“Lucia che bella che sei oggi pomeriggio”. La abbracciavo e nel farlo la fissavo negli occhi.
“Cosa nascondi Marco?”.
“Nulla”.
“Chi sarebbe questa gnocca?”.
“Una su internet”.
“Una su internet Croata?”.
Era difficile da sostenere la tesi che ero in chat con una Croata che abitava a poca distanza.
“Perché non continuate la vostra discussione?”
Tania era rimasta “basita” sul divano e mi osservava.
Stavo distruggendo le sicurezze che anni ed anni di comportamento lineare avevano creato.
Le chiavi della macchina le aveva qualcun’altra?
Forse Tania se lo stava domandando.
“Tu ci prendi in giro, non esiste la gnocca”.
Era stata Lucia a parlare. Lei che in fondo le chiavi non le aveva ma ogni tanto usava la macchina era più lucida.
“Magari non esiste ma la possibilità che possa esistere vi ha fatto ricordare che esisto”.
Tania mi guardava ancora con lo sguardo stupito. Lei era convinta dell’esistenza della gnocca.
Lucia cercava di divincolarsi per poter osservare lo schermo del computer e così facendo mi permetteva di toccarla.
La voglia mi stava salendo. Vuoi l’intrigo, vuoi la consapevolezza di essere importante che mi stava dando l’essere al centro dell’attenzione.
Senza rendermene conto allungai una mano sul suo inguine e mi intrufolai sotto il perizoma.
Ora si divincolava un po’ meno e avvicinava l’inguine alla mia mano perché potessi accarezzarlo meglio.
Il gioco aveva preso un’altra piega.
Senza che me ne rendessi conto e incurante di quello che stava accadendo Tania si era alzata e si era messa davanti al monitor.
“Ma sei con Luca in messenger”.
Mi girai sorridendo mentre Lucia era riuscita nell’intento di prendere in mano la mia virilità. Era caldissima.
Tania contenta di non aver perso le chiavi della macchina ci osservava divertita e ora il suo sguardo era languido.
“Siete due maiali ma fate un bel quadretto”.
Nel dirlo si era avvicinata.
“Lucia si, la gnocca no?”
“Perché , vuoi dire che Lucia non è gnocca?”
Oddio. “No , direi che è la più gnocca che conosciamo”.
Lucia mi sorrideva e me lo strinse ancora di più.
“E perché Lucia può giocare con me mentre una “gnocca” qualsiasi no?”
“Lucia è Lucia”.
Lucia si era abbassata e ora me lo prendeva in bocca.
Avvicinai la bocca a quella di Tania che si ritrasse.
“Arrabbiata?”.
“No, ma prima soddisfa Lucia che poi ci penso io a te”.
In quel “te” aveva racchiuso tutta la sua rabbia che ora si stava affievolendo.
“Come hai potuto pensare che avessi dato le chiavi della macchina ad un ‘ altra?
Mi guardava stupita mentre sollevavo Lucia e cercavo di buttarla sul divano.
“Quali chiavi?”.
Se non altro non sanno leggere nella nostra mente maschile.
Ne ho fatto fare anche alcuni rilegati e qualche coppia che è nel sito lo ha avuto in regalo. All'inizio mi procurava fastidio che la gente potesse leggere quanto è scritto poichè sono tutte situazioni realmente accadute ma con il tempo la cosa ha cominciato a farmi piacere.
Meglio la protagonista o lo scrittore?
Tania
La parte più bella di questo libro è il come è nato.
Dopo qualche anno che frequentavamo questo mondo dove io avevo portato marco gli chiesi cosa ne pensava.
Eravamo in auto di notte e da Verona stavamo andando in Croazia. Lui cominciò a spiegare ma io mi addormentai.
Quando mi svegliai lui disse : forse è meglio che te lo scrivo.