CAPITOLO XII
“Piacere Emanuela, io sono Marco”.Mentre gli porgevo la mano mi ritrovai a guardarla.
Emanuela era una donna sui 35 anni, capelli neri lunghi e lisci, abbronzata e due occhi neri molto belli.
Aveva un vestitino nero, con una spallina sola, che gli copriva l’incollatura dei seni. Non credo che fosse lungo da coprirgli l’inguine.
Il portamento era molto elegante e il modo come si era presentata denotava una certa classe.
“Tania”. Ora era Tania che la scrutava e dal viso notavo una certa soddisfazione nel porgerle la mano.
“Siete nuovi? Non vi abbiamo mai visto qui.”
Fui io a tagliare i 10 secondi di silenzio che la domanda di Emanuela avevano creato.
“Siamo completamente nuovi dell’ambiente e di questo mondo, è la seconda volta che entriamo in un club privè”.
La prima lezione all’università ricordo che arrivai con 3 giorni di ritardo sull’inizio dell’ anno accademico.
Avevo un corso di sci in Austria che si era prolungato oltre la data.
Quando entrai nell’aula un po’ tutti ormai si conoscevano tra di loro e nell’attesa del professore chiacchieravano del più e del meno.
Sentendomi estraneo all’ambiente mi sedetti nel primo banco libero ed essendo l’aula di quelle che i banchi più vicini alla cattedra sono quelli in basso , dominavo tutta l’aula dall’alto.
Il professore entrando mi notò subito e avvicinandosi a me proferì : “ Lei in tre giorni non ha fatto amicizie, è un asociale?”
“No professore , per me è il primo giorno di Università, sono arrivato oggi”.
“ Lei non sa quanto pagherà i tre giorni persi, ogni giorno che si perde al mondo sono nozioni che si devono rincorrere ”.
Chissà perché in quel momento mi veniva in mente quell’episodio.
In effetti mi sentivo in ritardo su tutti quelli che erano in quel locale.
Il fatto che fosse stata una donna ad aprirmi gli occhi e non da solo mi faceva sentire un ritardatario.
A differenza del professore Emanuela fu più umana :” Meglio per voi, avete tutto da scoprire”,
Carina la cosa.
In effetti con il tempo mi sono reso conto del significato di quella frase.
Emanuela si scostò di due passi e lasciò lo spazio ad un ragazzo sorridente di poter porgerci la mano. “Io sono Paolo”. Sorrideva allegramente ed emanava molta simpatia.
“Possiamo offrirvi da bere?”
Risposi io :”Volentieri”.
Stavo notando la differenza dall’aver indugiato in piedi al bar e l’esserci viceversa appartati la settimana prima nei salottini.
Il rimanere li aveva dato quasi un senso di accettazione ad un approccio.
Io e Paolo ci sedemmo sugli sgabelli del bar tenendoci le due donne sulle ginocchia. Loro si erano messe a parlare vicine e nonostante la musica assordante stavano capendosi e vedevo che ogni tanto Emanuela accarezzava le cosce e le ginocchia di Tania.
Il tutto era molto intrigante e nello stesso tempo quasi naturale.
Ogni tanto qualche coppia veniva a salutare Emanuela e Paolo , questi si allungavano in baci e abbracci non dando però l’opportunità alle nuove coppie di conoscerci.
Paolo che aveva notato qualcosa nel mio sguardo che faceva trapelare una certa mia perplessità si affrettò a spiegare: “Questa sera scusate ma vi vogliamo tenere per noi, la prossima volta vi presentiamo tutti”.
Fu li che Tania si girò verso di me. Sorrideva divertita vuoi per le carezze di Emanuela, pensai, e vuoi per il fatto di essere considerata in qualche modo della merce rara.
“Noi siamo commercialisti” disse Paolo” abbiamo uno studio nel Padovano, e voi?”. Spiegammo le nostre attività e la conversazione era veramente interessante ed allegra.
Per quasi un’ora si parlò un po’ di tutto. Della società, del calcio, di politica e cosa principale di sesso. Si di sesso.
Di cosa succede in un privè, di situazioni nelle quali si erano trovati , di desideri, di aspettative.
Prima ancora che finisse la musica assordante e come la settimana precedente il volume si abbassasse Emanuela lanciò la proposta di spostarci nella parte oltre la tenda rossa.
Tania le annui subito con il capo, si sollevo dalle mie ginocchia e sempre sorridendomi mi fece cenno di seguirla.
Salto.
Nel superare la tenda rossa avevo Emanuela che allegramente teneva la mia mano tra i suoi seni mentre Paolo accarezzava il culetto di Tania e la spingeva verso la parte destra del privè.
La gente all’interno stava già cercando alacremente i compagni per la serata e c’ era un gran vociare a bassa voce.
“Ciao Tania”, “ Ciao ragazzi”.
“Ma guarda chi c’è”. Erano Andrea e Luisa insieme ad una coppia che non conoscevamo. Il lui di questa coppia stava copulando allegramente con Luisa nel corridoio e da dietro la penetrava. Lui era concentratissimo nel cercare il suo godimento mentre invece Luisa si godeva la penetrazione ma nel contempo salutava mille amici.
Tania continuava ad ammirare il mio modo di accarezzare Emanuela ora sul seno ora all’inguine e mi faceva segno con la mano tenuta a conetto avvicinandola alla bocca che non sarei sfuggito dal “pompino” di Emanuela.
Emanuela sorrise a Tania e avendone capitone le intenzioni si girò verso di me, si chinò, e cominciò a sbottonarmi i pantaloni.
La mia virilità uscì prorompente per finire in men che non si dica nella bocca di Emanuela che non curante di tutto quello che stava succedendo cominciò a succhiare procurandomi subito dei brividi.
Tania ora la aiutava spingendole la testa verso di me, ora si rivolgeva verso Paolo e lo accarezzava la dove il turgido cominciava a dolergli.
Tutto questo capitava mentre molte coppie sconosciute ed amiche ci passavano vicino e mi inducevano, scherzando, a dei saluti goffi.
“Dai Marco facci sentire l’urlo” .Emanuela voleva farmi venire indubbiamente. Ora mi faceva ridere e mi sforzavo di trattenere l’orgasmo per non fare la solita figura che io definivo di “merda” . L’urlo di Tarzan.
Tania era li vicino a me e aveva tantissime mani che la accarezzavano.
Non ne potevo più.
Sollevai Emanuela togliendole di bocca il mio pene la girai su se stessa e nel farlo la sentivo fremere. Ora non rideva più e i tratti del viso erano contratti.
Posai una mano sul suo sesso. Era un lago in piena.
Lei si sporgava con il culo verso di me e mi costringeva ad una penetrazione con le dita.
“Prendila” Era Tania che estasiata dal momento e dalla situazione mi invogliava a prendere Emanuela. “Spaccala amore”.
Maledizione. Maledizione.
Con una mano stringevo forte uno dei seni di Emanuela che vibrava e sudava.
“Si prendimi ti prego”. Lo disse con un filo di voce.
La serrai fin quasi a spezzarla, e la baciavo dappertutto. La rigirai. Quando appoggiai la testa sul suo ventre senttii che la pelle era impregnata del profumo che Emanuela usava abitualmente. Questo non poteva che significare una cosa pensai : Emanuela si era preparata a scopare quella sera.
Il che decuplico la mia eccitazione.
I soprassalti del corpo di Emanuela mi rendeva impossibile il trattenermi , ma non osavo farlo. Non sapevo se Tania avrebbe accettato veramente che io lo facessi.
Quasi si fosse resa conto del mio imbarazzo “Amore o la scopi o finiscila con una revolverata”.
Non sapevo se ridere. Risi ma nel contempo cercai il suo ventre con il sangue che mi batteva sulle tempie. Emanuela mi aiutava e con le gambe piegate si spostò verso di me.
Affondai in lei con una sola spinta rettilinea. Era apertissima, consenziente. Con le reni accompagnava i miei movimenti.
Ebbi l’impressione che mi si liquefacesse la colonna vertebrale e lasciai che il movimento venisse dettato dall’istinto animalesco.
Il brusio di tutta la gente mi arrivava come attraverso una nebbia. Sentivo distintamente una coppia vicino a noi che mugolava, avevamo dato il do.. Appoggiando il viso a quello di Emanuela lo sentii umido, stava piangendo.
Con la voce roca mi usci un : “ cosa non va, cosa non va”.
“ Va tutto bene , insisti, dai, ancora” . Adesso urlava. Incurante di chi c’era urlava. Sudava e il suo sudore era un miele, un dolce , un nettare degli dei.
Sentii le sue parti intime stringermi a morsa, stava venendo. La testa reclinata all ‘indietro e mugolava , mi malediva, mi adulava.
L’orgasmo mi stava prendendo e mi ritirai dalla morsa.
Il fresco dopo il calore di quel forno mi portò all’orgasmo conclusivo e in quel mentre mi ritrovai di nuovo al caldo.
Ora era Tania che con la bocca succhiava alla mia fonte.
Scoppiammo tutti a ridere. Eravamo grondanti di sudore e le ragazze erano completamente nude. Il tutto ci aveva preso in modo inaspettato e non eravamo nemmeno riusciti a raggiungere una delle stanze . Ridevamo.
Il salto temporale che vi ho fatto fare in questo capitolo è stato di 2 anni. Ma ne valeva la pena.
Era giusto che superando la tenda rossa foste a conoscenza di dove il rapporto con Emanuela e Paolo era arrivato.
Magari un’ altra volta, e se ne avrò voglia, racconterò anche la prima volta che con Emanuela e Paolo superammo la soglia della tenda rossa.
Cosa fece Tania in quel mentre prima di assaporarmi? Francamente non me lo ricordo , una delle poche volte che non ricordo. Ma poi è tanto importante? Semel in anno licet insanire”.
Ahhhh La vita. Quante cose ha da insegnarti e quante cose insegni te a lei. Quel giorno come tante altre volte si è girata dall’altra parte per non turbare la nostra privacy.
CAPITOLO XIII
“Era già l’ora che volge al disio i naviganti e intenerisce il core lo di c’ han detto a’ dolci amici addio”.
Ebbene si , l’entrata in questo mondo è stata un po’ come la partenza di un marinaio che saluta dalla nave parenti ed amici con l’ idea che potrebbe non rivederli. E in parte così è stato. Specie gli amici.
All’inizio tante telefonate per invitarci di qui e di la che poi pian piano si sono diradate. In loro l ‘ idea che si faceva strada che eravamo diventati dei pantofolai.
Ma d’altra parte molti di voi potranno in questo essere d’accordo con me che questo mondo è sicuramente molto più interessante del loro.
Concordo con il fatto che con i “babbani” si mangia bene, si beve bene, si cerca di rubare la donna dell’amico o del nuovo conoscente a sguardi ed ammiccamenti che in questo mondo trasgressivo difficilmente avviene. Però quanta ipocrisia e malafede.
Ricordo di quel periodo una settimana di montagna in quel di Madonna di Campiglio.
Si era in 6 coppie e relativi figli. Ho visto più corna in quel periodo che in una stalla. Ma che volete farci, loro sono sani e puri, i porcelli sono qui. Porcelli, ma senza corna.
Come vedete per merito di Tania ho imparato tante cose, anche a non giudicare le apparenze.
Qui puoi anche imprestare la tua donna, ma non te la rubano. Puoi anche farti imprestare dalla tua donna, ma ti restituiscono a lei.
“Tesoro, come si fa ad ordinare la colazione in camera?”.
Eravamo a Rimini per un mio lavoro e Tania mi aveva seguito in quella due giorni lavorativa.
Eravamo arrivati il giorno prima alle 17 e se non per uscire a mangiare avevamo fatto sesso dalle 18 alle 3 di notte. Non riuscivamo a staccarci l’uno dall’altra.
“Vediamo”. Presi in mano il Vademecum . “ Devi comporre il 9”.
La colazione che ordinò aveva più la fisionomia di un pranzo completo.
Dopo un po’ ci bussarono alla porta . Andai ad aprire e mi trovai davanti una donna bellissima e sensualissima che indugiava un po’ sulla mia vestaglia semi aperta.
Entrò , depositò il vassoio della colazione e indugiò sul servire o meno i caffelatte che avevamo chiesto.
La cosa era alquanto bizzarra. Di solito il servizio si riduce alla semplice consegna.
Era veramente una bella ragazza.
Poteva avere dai 24 ai 26 anni. Capelli neri raccolti in una coda da cavallo , viso abbronzato e ben truccato.
Poteva essere alta circa 1 metro e 65 centimetri e aveva una bellissima silhouette .
Visto che non proferivamo parola si discostò dal comò dicendo : “ Se non avete bisogno di altro tolgo il disturbo”.
Feci un accenno con il capo di assenso e allora lei si incamminò verso la porta e la chiuse dietro alle spalle.
Io e Tania ci guardammo interrogativamente.
“Forse ieri sera hai fatto una gaffe chiedendo alla sua collega se sapeva dove era l’ Extasia”. Si in effetti adesso mi stavo rendendo conto che il modo di fare della cameriera non poteva che essere legato alle mie domande su quel privè la sera prima.
Qualcosa di strano c’era nel comportamento.
“ E gli sguardi che ha lanciato a me e a te?
Mentre facevamo queste supposizioni avevamo cominciato a mangiare la nostra colazione e più il discorso andava avanti più si realizzava la convinzione che le nostre supposizioni erano esatte.
Ci veniva in mente che entrando aveva chiuso la porta dietro di se, cosa che un cameriere o cameriera non usa fare. Non aveva lasciato il vassoio nelle mie mani ma si era prodigata nel depositarlo sul comò.
Fu Tania che disse la frase che da li in poi ci diciamo spesso
: “Non abbiamo capito che voleva fare qualcosa con noi, che beduini che siamo”.
“Sai cosa facciamo? Ci facciamo portare altri due croissant?”
Tania sorridendomi prese in mano il telefono e con una tranquillità esasperante chiese che ci fossero portati altri due croissant.
Mise giù il telefono , si girò verso di me e si mise a ridere.
“Ora non rimane che attendere”.
Si era distesa sul letto in modo discinto. La vestaglietta lasciava scoperte tutte le gambe e un seno. Sembrava la maja desnuda.
“Adesso vediamo che uomo sei”. Ora provocava. Mi induceva a dimostrare la mia appartenenza al genere Homo Latinus.
“Tania, per favore. Se faccio una mossa e quello che abbiamo pensato non è vero questa mi stampa in faccia un bel cinque. E poi chi va a dire alla direzione che avevamo pensato che lei ci stesse?”.
Rideva divertita.
Due colpi battuti sulla porta ci distolsero dall’attesa.
Non sapevo più cosa fare.
Presi la decisione di fregarmene di tutto quello che si era pensato , di aprire la porta e farla entrare.
Mi sarei fatto consegnare le due paste e l’avrei rispedita nel corridoio.
Aprii la porta e mi si presentò di nuovo di fronte lo stesso sorriso e la bellissima ragazza di poco prima.
Il sorriso ora però aveva qualcosa di diverso, era provocante.
Sentii le gambe quasi cedermi.
Non mi offriva il piccolo vassoio, ma come precedentemente aveva fatto , cercava di entrare per depositarlo.
Non sapevo cosa fare.
Con la coda dell’occhio notavo che Tania non si era ricomposta e continuava a tenere la sua posizione poco consona a ricevere una comanda.
La decisione la prese la ragazza che mi scartò di quel tanto da permetterle di entrare
Come la prima volta chiuse dietro di se la porta e si addentrò nella stanza.
Sicuramente vide benissimo Tania e come si era posizionata su letto ma fece finta di nulla si apprestò a posare il vassoio.
Fatto questo rimase immobile guardandosi nello specchio che aveva di fronte e nel quale poteva vedere Tania sul letto che mi faceva cenno sorridendo di avvicinarmi e toccarla.
Credo che potete capire tutti il mio imbarazzo di quel momento.
Notavo che lei con la coda dell’occhio osservava i miei movimenti e rimaneva immobile.
Mi scrollai di dosso l’imbarazzo ormai nella consapevolezza che la ragazza sapeva che cosa stava succedendo e mi avvicinai.
Lei era sempre immobile ed ora mi osservava dallo specchio. Allungai una mano e le accarezzai un braccio.
Lei aveva chiuso gli occhi quasi a non voler vedere le conseguenze. Vedevo dallo specchio Tania che osservava divertita la scena e aveva ora uno sguardo languido e nello stesso tempo combatteva con qualcosa che non capivo.
La ragazza era sempre immobile.
Volevo accontentare Tania e rendere la mia carezza più audace, ma qualcosa dentro di me lo impediva.
Presi il coraggio dicendomi una frase stupida : “ Sia quel che sia”.
Mi appoggiai a lei da dietro e accarezzandole entrambe le braccia le cominciai a baciare il collo.
Tremava. Fremeva.
“ Tesoro, portala qua”.
Lei aveva riaperto gli occhi e mi guardava dallo specchio.
Aveva degli occhi bellissimi. Lo sguardo era tranquillo anche se pieno di incognite su quello che avrei e non avrei fatto.
Le presi un braccio e la trascinai con me sul letto.
Si lasciava condurre e non apriva bocca.
Una volta sul letto Tania le si mise sopra la faccia e cominciò a baciarla in bocca.
Io allora mi scostai un po’ e rimasi ad osservarle.
La scena era stupenda.
La ragazza allungo un braccio e cominciò lei ad accarezzarmi la mano e il braccio quasi cercasse in quel gesto un mio aiuto all’attacco di Tania.
Il tutto durò qualche minuto. Poi lei all’improvviso si sollevo a sedere e per la prima volta parlò : “ Purtroppo devo tornare a lavorare, posso tornare a trovarvi dopo?” .
Lo disse con una tranquillità come se avesse chiesto se desideravamo ancora qualcosa.
“Torna quando vuoi, noi siamo qui” . Era stata Tania a risponderle e dicendolo la ribaciò sulle labbra.
Mentre la vedevo uscire dalla stanza e con Tania che mi abbracciava tremante mi scoprii grande, grande,grande come non lo ero mai stato in vita mia.
Tutti i soldi del mondo non possono comprare certi momenti.
CAPITOLO XIV
Stavamo percorrendo la A4 in direzione Venezia. Il traffico era scorrevole e Tania distesa affianco a me parlava in modo un po’ alterato della programmazione televisiva.
A suo dire ci vorrebbero delle regole , una commissione, un super partes , che regolino tutto lo scibile che ci propinano.
“Ma chi controlla poi questo personaggio che dovrebbe regolare tutto ciò?”. Era chiaramente provocatoria la mia domanda. La classica domanda chi controlla i controllori. Demagogia pura.
“Per inquadrare il problema, dobbiamo innanzitutto distinguere chi sono i portatori di risorse e chi sono i portatori di interessi, così che ad entrambi sia riconosciuto il diritto di redigere un palinsesto. Ma così facendo si apre una serie ampia di possibilità: posso ottenere questo obiettivo attraverso una opportuna composizione degli organi , posso sostenere un sistema autonomo di conduzione delle risorse, riservando poi ai portatori di interessi e di risorse di valutare se gli obiettivi concordati sono raggiunti.” . Mentre dicevo questo ridevo. Sapevo cosa avrebbe fatto. Per un po’ ci avrebbe pensato per poi guardarmi e cambiare discorso per non creare una disputa. Mi diverte fare della demagogia per farla arrabbiare.
“Sai che è bello rivedere Serena”. Come avevo previsto mi guardava e aveva cambiato discorso.
“Si davvero, tre giorni con Serena e te saranno disastrosi ma interessanti” . Eh si, per l’occasione mi ero portato via una scatola intera di cibalgine. L’idea di avere per tre giorni Tania e Serena che mi avrebbero provocato all’inverosimile mi stuzzicava ma nello stesso tempo sapevo che reggerle non sarebbe stato facile.
Chi è Serena?
Serena è una ragazza di 31 anni piemontese divorziata. Si era sposata all’età di 25 anni per poi separarsi dopo un anno senza rimpianti di sorta. Ci raccontava che non amava proprio il suo ex marito ed anzi non capiva perché lo aveva sposato.
Tra loro si erano conosciuti a scuola, entrambi frequentavano un istituto tecnico per il turismo.
Dopo 7 anni di fidanzamento si erano sposati ma subito lei si era resa conto che la convivenza con quest’uomo non la soddisfaceva. Vuoi per la gelosia vuoi per una mancanza totale di sensibilità.
L’avevamo conosciuta qualche mese prima e dopo varie telefonate ci si era messi d’accordo per trascorrere insieme un weekend in Croazia in barca. Ora noi stavamo percorrendo la A4 e l’avremmo trovata al casello di Padova Est dove avrebbe lasciato la macchina per proseguire con noi. Lei veniva da Rimini.
Ebbene si, Serena è la famosa cameriera che voleva assolutamente imboccarci la colazione.
“Sai cosa penso?”. Tania mi distoglieva il pensiero.
“No, cosa pensi?”.
“Quando ci sarà il passante non ci preoccuperemo più dell’ora di partenza per raggiungere il Friuli o la Croazia”.
“Si vero”.
“Secondo te Serena si aspetta del sesso da noi o viene solo per passare tre giorni in allegria?”.
Era un pensiero che mi attanagliava da quando Serena si era proposta di passare con noi il weekend.
Da una parte mi inorgogliva tutto questo, dall’altro come ora per Tania mi domandavo anch’io se pretendesse sesso o amicizia.
“Speriamo che il suo scopo sia passare tre giorni con noi in allegria”. Era vero quello che dicevo. Non mi piaceva assolutamente l’idea di dover fare sesso per forza.
Il telefono stava squillando.
Serena ci comunicava di essere arrivata e che ci attendeva.
Il viaggio fu eccitante. Ora Serena da dietro abbracciava me e dopo un poco Tania. Sembrava un grillo.
Il fatto di essere con noi la rendeva euforica.
Ogni tanto intonavano la canzone di Patty Pravo “Pensiero stupendo” facendomi capire le loro cattivissime intenzioni per quei tre giorni. Io mi difendevo inventandomi un mal di testa fortissimo che mi avrebbe impedito di espletare le mie funzioni di maschio.
Serena era davvero bella, non me la ricordavo così bella.
Portava un paio di jeans attillati e una magliettina nera con la scritta : I can if you want, tutto un programma.
Non era mai stata su una barca a vela ma appena ci salì cominciò a sciolinare tutto quello che la coppa america era riuscita a imprimere nella sua testa, e non era poco.
“Serena, in questa barca si naviga nudi”, le disse Tania rivolgendole uno sguardo pieno di sottintesi.
“Non vedo l’ora cara mia, ho sempre desiderato fare del naturismo” e così dicendo senza neppure un minimo di pudore stava già spogliandosi.
Come dico sempre, beata ingenuità.
Stavamo navigando al largo di Brioni, L’ isola di Tito, e il tempo era bellissimo. Il mare sembrava olio, purtroppo non c’era un alito di vento e questo ci costringeva a procedere a motore.
Fu Tania a fare la prima mossa di quella tre giorni.
Mentre ero al timone e avevo disattivato il pilota automatico aveva preso per un braccio Serena e chinandola l’aveva fatta passare davanti a me in modo che potesse prendere tra le mani le redini della barca.
Dopo di che aveva staccato dal timone le mie mani e le aveva posate sui fianchi di Serena per poi stringere me da dietro. Un bel trenino.
“Adesso Serena tu porti la barca e non distrarti, e tu Marco approfittane”.
Il gioco era cominciato.
“Attenta agli scogli sulla destra e sta sempre attenta alle rotte di collisione”. Lo diceva con un’aria molto professionale quasi come se quello che stava succedendo fosse una vera lezione di mare.
Io imbarazzatissimo accarezzavo Serena e la sentivo liscia, disponibile e fragrante.
“Ti troviamo un bel maschietto cara Serena, dove stiamo andando è pieno di naturisti e puoi sceglierlo anche per la dotazione” . Ora rideva Tania dicendo questo.
“Cara Tania, con voi sto benissimo, non mi serve trovare un maschietto”.
“E va beh, ma non puoi pretendere che ti presto Marco per toglierti le ragnatele” : ridevano e mentre lo facevano io un po’ accarezzavo Tania e un po’ Serena.
“Facciamo così. Troviamo un maschietto per te e poi tu lo presti a me e io ti presto Marco”.
Eravamo arrivati allo scambio. Al baratto.
Nel frattempo ogni tanto correggevo le rotte di Serena che presa dal momento oppure per inesperienza tendeva a perdere la via stabilita.
Ad un certo punto mi venne in mente un gesto che Tania usava spesso fare per stupirmi. Posai la mia mano sul sesso di Serena e spinsi all’interno di questo un dito.
Lo sentii umido e pulsante.
Lei apri ancora di più le gambe per permettermi meglio di approfondire la esplorazione e nel farlo contraeva i muscoli in modo ritmico. La sensazione era bellissima.
Tolsi il dito da quel paradiso e voltandomi verso Tania glielo appoggiai sulle labbra.
“Questa è l’ambrosia di questa bellissima donna, assaggiane il sapore e beati di questo magico profumo”.
Tania non se lo fece ripetere e il mio dito sparì completamente nella sua bocca.
Io che speravo in una risata per distogliermi da tutto quell’imbarazzo capii che avevo fatto un autogol.
Era solo l’inizio di una tre giorni di sesso.
Forse era il caso che cominciassi a provare il viagra,
La vita è bella. Viviamola
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