Capitolo VI
Io e Tania ci eravamo conosciuti per gentile interessamento di un mio collaboratore che un giorno l’aveva vista e subito aveva pensato che era la donna giusta per me.
Tania era una ragazza di mare, una triestina piena di vita e di voglia di vivere. Esternamente era una ragazza spigliata ma poi con il tempo mi accorsi che era una posa e che il suo modo di porsi così spregiudicatamente al prossimo derivava da una fortissima timidezza che cercava di vincere.
A Franco un giorno durante un viaggio a Monaco di Baviera avevo cercato di spiegare il mio modello di donna.
Bionda, occhi azzurri, amante del mare e ancora meglio nata in una città di mare. La volevo bella, molto bella e anche saggia, molto saggia. Volevo che gli occhi fossero espressivi e il viso mi ricordasse una fata. Non la volevo seria, ma la volevo fedele nelle intenzioni, calda ma nello stesso tempo consapevole che poteva ferire.
Ricordo che dopo la spiegazione mi girai verso Franco con aria seria. Lui mi fissò ridendo e disse : “ Credi ancora a Babbo Natale?”.
Erano passati tre mesi dal quel viaggio quando Franco arrivò nel mio ufficio trafelato e con passo veloce.
“Te l’ho trovata?”
Risposi con il viso da ebete : “Cosa?”
“La tua donna ideale”.
Mi misi a ridere e ricordo che dissi : “Credi ancora a Babbo Natale?”
“No, no è reale, o meglio credo che sia la tua donna ideale”
Farfugliava, cercava di spiegarsi ma la frenesia lo faceva straparlare, sembrava che avesse visto una fata.
“Ok, calmati e spiega”.
“Oggi sono dovuto andare in tribunale e mentre aspettavo che mi chiamassero per una testimonianza ascoltavo una conversazione tra una ragazza che si dichiarava praticante e quello che doveva essere un assistito del suo studio. Più la guardavo e più mi ricordava la descrizione che mi avevi fatto quel giorno in macchina andando a Monaco.”
“eh eh eh , ma dai”, continuavo a guardarlo ridendo.
“Si si credimi. Ho preso il coraggio ad un certo punto e le ho detto che tu hai bisogno di un buon avvocato per una tua causa”.
“Quale causa”, ormai ridevo anche con gli occhi.
“Ma che ti importa quale causa ce ne inventiamo una”.
“Tu sei tutto scemo”. Ridevo e fingevo di farlo passare per visionario.
“Ascolta, ti ho preso appuntamento nel suo studio per lunedì alle 10”.
“Ma stai scherzando”. Ora lo guardavo cercando di capire se scherzava e se era serio. Più lo guardavo e più mi rendevo conto che non scherzava. Franco era impazzito.
“E cosa le racconto, che un cane mi ha pestato un piede e che voglio vederlo in galera?”.
“Ma dai, vedrai che qualcosa ci inventiamo, ti accompagno io”.
Ero basito, avevo un appuntamento galante e di lavoro con una donna che non conoscevo e della quale dovevo essermi innamorato per interposta persona.
Da non crederci.
“Ma scusa, a me piace che ami il mare e che sia nata in località di mare”.
Si mise a ridere : “E’ una velista ed è nata a Trieste”.
Dicendolo mi aveva buttato un foglietto sulla scrivania, si era girato e chiudendo il pugno aveva sollevato il pollice in alto. Chiudendo la porta mi aveva fatto anche l’ occhiolino.
Presi in mano il foglietto giallo che mi aveva lanciato e lessi.
“Dottoressa Tania G. presso studio …….. cell 333 5654 XXX” . Questa o aveva fame di lavoro o aveva fame di uccelli per lasciare a uno qualsiasi il cellulare pensai.
Tra sabato e domenica ricevei e feci almeno 20 telefonate con Franco. Cercava di convincermi che non potevo mancare all’appuntamento del lunedì. Finalmente mi convinsi se non altro per fargli un piacere e mi inventai una specie di possibile causa che avrei potuto inscenare.
Il lunedì mattina trovai, sotto lo studio di Tania, Franco
che mi aspettava e salimmo. Tania non c’era e la signorina ci fece accomodare nello studio del collega titolare dello studio dove Tania lavorava come praticante.
Mi toccò raccontare la causa inventata che volevo che mi seguissero e mi sentivo uno scemo. Ogni tanto guardavo Franco e lo fulminavo con lo sguardo.
Poco dopo fummo distratti dalla porta che si apriva e mentre mi voltavo sentii cadere qualcosa per terra. Il mio sguardo corse sull’oggetto caduto, era un’agenda. Dietro all’agenda scorsi delle bellissime scarpe nere con tacco a spillo e delle gambe affusolate e bellissime. La ragazza si stava chinando per riprendersi l’ agenda e io nel tentativo di aiutarla mi ritrovai all’altezza del suo seno che cercava prepotentemente di uscire dal tailleur. Rimasi colpito da un profumo dolcissimo e alzando il viso ci incontrammo con lo sguardo. Rimanemmo penso più di 20 secondi a guardarci negli occhi, lei ancora china e io rivolto in una posizione scomodissima verso la sua figura.
“Tania, questi signori sono qui per una causa che vorrebbero aprire, la prendi in carico tu?”.
Lei si alzò, si ricompose e senza aggiungere altro disse: “ Si, è il genere di cause che mi piace”.
Non ci capivo più niente. Come faceva a sapere che tipo di causa avrebbe dovuto seguire?
Lei mi fugò tutti i dubbi, si girò verso di me e con aria timidissima disse : “Sono a sua completa disposizione”.
Io non so dove mi porta la vita, ma da quel giorno mi sono lasciato trasportare, e volentieri.
Capitolo VII
Noi, Luca e Lucia uscimmo dal ristorante che stavamo ancora ridendo. Era una bellissima notte di maggio, la temperatura era tiepida e la primavera invogliava a continuare la nottata in modo allegro e intrigante.
Ora per volere di Luca eravamo a coppie invertite. Lucia era sotto braccio a me mentre Tania accompagnava Luca.
Uscendo i camerieri ci avevano lanciato un saluto ossequioso, penso che qualcosa avevano sentito dei nostri discorsi e comunque la bellezza delle due ragazze non era passata inosservata.
Durante la cena a Tania era uscito spesso un seno e questo aveva procurato una certa eccitazione in Lucia ma anche nei camerieri che da li in poi ci servivano in coppia e si davano i turni per rimanere a nostra disposizione vicino al tavolo.
Tania aveva riso di gusto, le piaceva provocare e lo faceva con una nonchalance degno di una regina.
Arrivati alla macchina di Luca lui si girò verso me e Lucia che eravamo subito dietro e disse : “Facciamo un giro per la Milano by night?”.
“Se conosci qualche posto intrigante volentieri”.
“Potremmo fare un puttan tour!”.
Le ragazze annuirono all’unisono e questo rese Luca molto contento di aver avuto un ‘idea così brillante.
Sorridevo. Queste cose le facevo quando ero minorenne ma mai avrei pensato che avrei potuto farle da imprenditore affermato.
Salimmo in macchina sempre a coppie invertite. Lucia prese la guida della macchina di Luca, io mi sedei affianco a lei mentre Luca e Tania si sedettero nei sedili posteriori.
Luca dava le indicazioni a Lucia di come arrivare nei posti più interessanti e ci diceva “Li si che ce ne sono di belle”.
Sembravamo dei ragazzini.
“Quella è bellissima”. Era stata Tania a lanciare un urlo e indicava verso la nostra destra una ragazza con i capelli lunghi color platino. Era in compagnia di un’amica e stava parlando al cellulare. Lucia mise la freccia e rallentò l’andatura. “Si è carina”.
Luca dietro di me stava tirando giù il finestrino e Lucia si fermò. La ragazza finì la telefonata e si avvicinò al finestrino dove Luca nel frattempo si era preparato per cominciare la probabile trattativa.
Era veramente bella e poteva avere 22 o 23 anni. Alta e con due bellissime gambe. La pelle era chiarissima e il viso era molto carino. Con le mani stava sistemandosi i capelli mentre stava chinandosi verso Luca.
“Ma siete in 4, e avete già due donne”.
L’accento denotava che non era Italiana. Poteva essere ungherese e polacca.
Fu Tania che precedette Luca e avvicinandosi al finestrino sulla sua destra si mise a parlare con la ragazza : “Non ti piacciono le donne?”.
La ragazza rimase un po’ colpita dalla frase di Tania e ci guardò ad uno ad uno. Si soffermò poi sul viso di Tania: “Non ho mai avuto rapporti con donne”.
Il suo italiano era corretto e a parte la cadenza si sarebbe potuto dire che era di madrelingua italiana.
Avevo voglia che lo scherzo finisse. Per quanto fosse una bella ragazza, quello che rappresentava mi metteva un po’ a disagio. Lei ci guardava con uno sguardo gentile e il suo modo di fare era molto elegante. In qualsiasi altro posto la si sarebbe potuta scambiare per una studentessa straniera in Italia. L’abbigliamento era piuttosto sexy, ma non volgare. Moltissime ragazze che vanno in discoteca sono molto più discinte e più appariscenti.
“Ti ringraziamo, buona serata”. Avevo proferito il mio saluto nella speranza di indurre Lucia a inserire la D sul cambio automatico e andarcene.
Tania non era della mia idea. Quella sera era euforica e i giochetti con Lucia l’avevano eccitata. Si protrasse ancora un po’ verso il finestrino fino a sedersi in braccio a Luca e adesso stava allungando la mano verso la ragazza.
“Come ti chiami”. L’aveva detto con una voce mielosa e piena di sottointesi e la sua mano stava già scorrendo sulla coscia della “polacca”.
“Juliet”. La voce di Juliet era adesso rotta e meno decisa. La carezza di Tania la stava evidentemente imbarazzando ma non si ritraeva. Fissava Tania negli occhi e il suo sguardo era molto compiaciuto. Io girato verso di loro le osservavo e riuscivo a vedere anche Luca che era molto divertito della situazione e aveva bisbigliato un “Ahhh, però”.
La mano di Tania scorreva sulle cosce di Juliet con fare che solo una donna conosce. Ora indugiava verso l’inguine che ora usciva dalla minigonna leggermente sollevata da Tania e si poteva vedere le mutandine bianche trasparenti contornate da pizzo.
Juliet si era appoggiata al finestrino della macchina in una posa da contorsionista e adesso passava lo sguardo dal mio a quello di questa ragazza che con fare sapiente la stava conducendo all’eccitamento.
“Sei un bella ragazza”. Tania lo aveva detto con una voce sincera e con l’altra mano accarezzava il volto ora arrossato di Juliet.
Juliet a quel punto si scostò dalla macchina si riassetto e cercò di riprendere un po’ del suo controllo. Il suo volto denotava stupore. Lei, professionista del mestiere si stava lasciando coinvolgere in un gioco erotico e si stava anche eccitando. “Si frugò nella borsetta e tirò fuori un bigliettino.
Con fare nervoso lo posò nella mano di Tania: “E’ il mio numero di telefono, magari ci si mette d’accordo per qualche sera, non sempre lavoro”.
Credo che Tania non abbia mai usato quel numero, ma comunque noi avevamo conosciuto “Il Nome della Rosa”.
Capitolo VIII
Mi sono sempre sentito un fervente Cristiano, ma io credo in Dio non per fede ma per deduzioni scientifiche e logiche.
Ci sono molte cose che mi inducono a credere,: prendiamo l’infinito, il grado di pensiero a cui possiamo arrivare con la nostra mente che sicuramente non è casuale, la teoria della relatività, la mancanza di un vero tempo ma la consapevolezza che tutta la storia del mondo è possibile viverla in un lasso infinitesimo.
Da Cristiano, ma meglio ancora mi definisco un essere religioso che è a conoscenza che una cosa più grande di lui vige sopra la sua testa, ho sempre cercato di rispettare le disuguaglianze e i pensieri altrui nella convinzione che le diversità creano la ‘magicità’ della vita.
Quando chattando per la prima volta mi ritrovai a chiacchierare in internet con Luca ricordo che la prima cosa che mi scrisse fù : “Sei nuovo?”
“Diciamo che sono nuovo di questo mondo di chat”.
“Sei in coppia?”
“Nella vita reale si, qui sto cercando di capire che spazio potrei ritagliarmi. Ho una lei che vuole entrare in questo ambiente, io sto cercando di capire se è una cosa buona”.
“C’è di tutto in questo ambiente, come ti chiami?”
“Marco”.
“Marco, per prima cosa dovreste capire voi cosa volete”.
Bella domanda: cosa vogliamo, cosa cerchiamo, dove vogliamo arrivare.
“A dire il vero sto cercando di capire da cosa può derivare un certo desiderio di fare sesso non solo in coppia ma con qualche altro condimento”.
“Ti chiede questo?”.
“Diciamo che non chiede, ma esprime queste fantasie”.
Quella volta aspettai molto una sua continuazione, non capivo se stesse cercando delle frasi adeguate o se invece era impegnato con il suo lavoro.
Precedentemente a questa conversazione ne avevo fatte altre ma erano state ben magre.
Per lo più erano persone che cercavano in maniera diretta di fare sesso. Alcuni proprio ti chiudevano la finestra con un bel “Perditempo che non sei altro”.
Alcuni erano diretti : “Ma alla tua donna piace fare sesso anale?”. “Non avete mai provato a fare sesso in tre”.
Che squallore. Tutto si riduceva a un semplice gesto meccanico. Non cercavano sensazioni od emozioni. Oltre tutto non piaceva nemmeno l’incognita di un incontro casuale, doveva essere già tutto prestabilito. Se lei non faceva sesso anale che ci si trovava a fare?.
“So a cosa ti riferisci, ci sono passato anch’io”.
Finalmente qualcuno che mi capiva. La maggior parte alla quale dicevo che eravamo alle prime esperienze, o meglio alla prima, e riferivo quanto detto a Luca mi rispondeva :”E tu hai una donna che vuole fare la porca e non me l’hai ancora portata qui?”. Questa frase riassume in sintesi la maggior parte dei concetti che venivano espressi.
“E cosa hai fatto tu?”. Lo chiesi con un certo rispetto.
“Quello che sicuramente farai tu, l’ho assecondata, la accontento fin dove posso”.
Adesso volevo capire, avevo trovato finalmente una persona, un essere, un individuo che era passato dal mio stesso stadio embrionale.
Luca, mi spiegò in mesi di email e chattate quale era stato il loro percorso. Naturismo, esibizionismo, Croazia, Corsica , Privè, singole, coppie. Con il passare del tempo cominciavo a capire che i desideri di Tania erano desideri comuni, la differenza era data dal fatto che lei li esprimeva, la maggior parte delle donne no.
Con Luca si era creata una bellissima intesa. Ogni giorno in quell’ ambiente di Windows che è Msn Messenger ci si trovava. Io gli dicevo i miei progressi mentali e lui mi sciolinava le loro esperienze. Per lo più esperienze disastrose intervallate con esperienze esaltanti e piene di pathos.
“La maggior parte delle coppie vive questo mondo perché all’interno del loro rapporto non c’è più niente, sono le coppie da evitare”. Questa era una raccomandazione che Luca mi faceva spesso.
“Una coppia deve potervi dare qualcosa in cambio a quello che date voi, ma se non hanno niente da dare a loro stessi, cosa possono darvi?”. Fin troppo logico.
Ogni tanto mi dava contatti email di coppie con le quali loro avevano avuto dei begli incontri, ma io ero restio a contattarli, mi sembrava di rubare qualcosa a Luca.
Nasceva sempre di più in me la convinzione che il primo incontro che avremmo fatto sarebbe stato con Luca e Lucia.
A Tania ogni tanto riferivo cosa ci dicevamo in Messenger, ma in lei nasceva sempre di più l’idea che non avrei mai fatto il passo per accostarmi ad un mondo che secondo lei consideravo sporco e squallido.
“Ma tu sei geloso?”. Una sera Tania se ne uscì con questa frase mentre stavamo mangiando una buonissima tagliata di cavallo.
“Si sono geloso, ma sono più geloso di quello che pensi e non mi dici piuttosto che di quello che mi metti al corrente”. In questa frase c’era molto di più di una semplice risposta ad un mio stato emotivo. C’era un pensiero a monte di anni di riflessioni su cosa era per me la gelosia. Mi sentivo geloso quando parlavo e lei pensava ad altro, anche quando non dava sufficientemente peso ai miei problemi mi sentivo geloso, o forse era solo una forma di egocentrismo.
Non ero geloso quando facevano apprezzamenti su di lei direttamente davanti a me, anzi mi inorgoglivano,
Capitava spesso che qualcuno mi dicesse apertamente : “E’ proprio una bellissima donna”, o che l’apprezzamento arrivasse direttamente a lei con io che ascoltavo.
Un volta passeggiavamo per Rimini e stavamo entrando in una boutique. Un mendicante si era avvicinato per chiedere l’elemosina e io finsi di cercare qualche monetina. Tirai fuori le mani vuote dalle tasche in segno che purtroppo non avevo trovato niente.
Il signore ci guardò, poi si mise una mano in tasca e tirò fuori una moneta che poi scoprimmo essere un Leva Pesante, una moneta Bulgara. Fece il gesto di porgerla nella mano di Tania , la quale l’accetto, e nel fare questo disse : “ Un omaggio a una bellissima coppia, c’è una scia di amore dietro di voi e la vostra bellezza da serenità”.
Mi vergognai di aver finto di non trovare la questua.
“Ma se una donna cercasse di ‘scoparti’ e magari è anche una bella donna cosa faresti?”.
Tania era gelosissima, ma più che gelosa delle mie intenzioni quello che la preoccupava erano i desideri delle altre donne. Non si preoccupava che io avessi voglia di una donna, ma che una donna avesse voglia di me e mi circuisse.
Quelle volte che dicevo : “ Carina quella tua amica”, lei subito se ne usciva con un : “Vuoi che provo a vedere se riusciamo a coinvolgerla?”.
Al che io mi bloccavo, capivo perfettamente che non scherzava e che se dicevo di ‘si’ si sarebbe impegnata per realizzare l’ incontro.
Luca era un Giudice per le indagini preliminari mentre Lucia era un medico cardiologo. Non che la cultura c’entri molto con il sesso, ma con la sensibilità penso di si. Poi con il tempo mi accorsi che non era tanto la cultura, ma la maturità d’animo. Ho potuto conoscere persone senza un minimo di cultura, ma con una profondità eccezionale. Magari non riuscivano ad esprimere i concetti, ma quello che riuscivano a darti solo per il fatto che erano li presenti vicino a te era enorme. Viceversa ho conosciuto anche gente di cultura che la parola emozione l’avevano letta nei libri ma non sapevano minimamente cosa significava.
“Marco, torno a casa Lucia mi aspetta”.
“Aspetta Luca, domani ho deciso di portarla in un Privè”.
La risposta si fece attendere, pensavo ormai che se ne fosse andato e avesse lasciato acceso il Pc.
Dopo un poco : “Ho chiamato Lucia, le ho detto che faccio tardi, racconta”.
Ora a distanza di tanto tempo c’ è gente che dopo aver conosciuto Coppia_da_sbucciare ( nick di Luca e Lucia in internet) si permette di dire qualche maldicenza su di loro. Questo ammetto che mi fa piacere che avvenga perché mi permette di capire che è una coppia che sicuramente non ha niente da dare all’interno del loro rapporto e sicuramente non ha niente da dare a noi.
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