Capitolo IX
Ci fu una volta che ad una tavola rotonda che disquisiva sulle verità della vita me ne uscii con una frase che fece arrabbiare mezzi filosofi ( l’altra metà era fuori a fumarsi una sigaretta o a bere un caffè o a cercare la verità guardando le cosce di qualche bella ragazza) : “ Ma siete sicuri che Socrate sia veramente esistito? Non è che Socrate sia un personaggio che esce dalla penna di Platone?”
Questo detto da un matematico fece imbestialire tutti gli emeriti accademici filosofici.
Le mie deduzioni nascevano da una necessità ben precisa dell’uomo, avere si un contraddittorio alle proprie idee, ma che questo(contraddittorio) dovesse essere indirizzato verso quelle cose delle quali non si è sicuri nemmeno se stessi.
D’ altra parte mi sembrava impossibile che, un uomo come Socrate, sempre alla ricerca della verità non volesse lasciare ai posteri qualcosa di quanto da lui “scoperto” e saputo.
Possibile che a noi siano arrivati solo pensieri suoi scritti da Platone?.
Convintomi in giovane età di questa cosa ho sempre cercato di trovare il lato metafisico e quindi anche antimetafisico in ogni persona.
C’è sempre un momento che un individuo annuncia la sua verità e nello stesso contesto ha sempre un momento di scoramento nel quale annuncia l’impossibilità di determinare una verità.
Il giorno che Tania, due giorni dopo la visita al Privè, mi disse : “ Forse hai ragione tu, non serve realizzare le fantasie, basta averle” io cercai di capirne le motivazioni.
La coppia che ci aveva inseguito nel locale aveva inciso nella sua decisione?
L’aver visto cosa succedeva all’interno l’aveva già soddisfatta?
Ora mi domandavo perché la coppia del Privè aveva insistito in quel modo .
Ci sono due cose infinite nell'universo: l'universo e la stupidità umana, e della prima non ne sono sicuro. Se dovessi rinascere, farei l'idraulico(A.E.)
“E se riprovassimo?” . Tutti nella vita dovrebbero avere la seconda opportunità.
“Tu lo vuoi?”. Mi fissava dritta negli occhi quasi a voler mettere a nudo tutte le mie impressioni di quella sera.
Io cercavo di cacciare l’immagine della bionda dalla testa quasi a vergognarmi che potesse essermi piaciuta e che lei potesse vederla come ad un cinema scope.
“Certo che lo voglio , ma per non far morire un tuo desiderio, per continuare a credere.”
“O per ricevere qualcosa di più dalla bionda?”. Ora sembrava l’inquisitrice. Una torquemada in gonnella.
Si era girata dandomi le spalle , non mi fissava più direttamente ma ora stava sondando il mio fiato, i miei tempi morti nel rispondere. Se avessi risposto dopo un minuto ero colpevole, dopo 55 secondi avevo un complice, dopo 30 secondi chissà.
Mi avvicinai senza proferire una parola e la cinsi a me.
Era agitata , non capiva e non voleva capire.
Quel mondo tanto desiderato ora era un inferno, un luogo pieno di insidie.
“Non era chiaramente una bisessuale, o forse anche si”.
Lo dissi e attesi la sua risposta.
Il suo cuore batteva forte. Fissava il muro e un quadro dove una donna nuda fissava il suo pittore tenendosi un seno in mano.
Ricordo il giorno che avevamo deciso di appenderlo quel quadro. Lo avevamo insieme a molti altri in cantina.
Quando li portammo su per decidere quali utilizzare saltò subito all’occhio di Tania. “Che bello. Astratto, corrente impressionistica eppure dipinto nel ‘900. Bella la modella”.
“Lo mettiamo in entrata?”. Lo dissi io più per provocare che per una convinzione che l’entrata fosse il suo luogo ideale.
Senza proferire parola sulle implicazioni che un quadro simile posizionato in entrata avesse rispose : “ Mettiamolo in salotto che ce lo gustiamo nei momenti tranquilli”.
Ora quel momento non era tranquillo.
“Quella modella secondo te sta guardando il pittore e lo vuole invogliare a fare del sesso oppure sta solo godendo del fatto che molta gente potrà vedere le sue nudità?”
Era zitta e non rispondeva , ma il cuore ora era meno veloce.
Stava pensando.
Dopo qualche minuto che mi sembrò l’eternità rispose con una voce ferma che non dava spazio e contestazioni : “ Sta solo guadagnando la paga di modella”.
“Sabato ci torniamo sai, c’erano troppe cose che ancora non abbiamo visto. Voglio esserci Sabato. Devo prendere possesso di quel posto. Voglio vincere le incertezze, Voglio vivere la Vita. Volli volli fortissimamente volli.”
Era un fiume di parole. Un fiume di certezze.
A parole è facile affrontare l’oceano e poi se lo guardiamo su una cartina non è nemmeno tanto grande.
“Luca ne è sicuro. Questa mattina in chat ha detto che avresti provato di nuovo ad affrontare l’arena.”
Si era girata verso di me e di nuovo mi fissava negli occhi.
“ Il tuo mentore sa sempre tutto”.
“Dai non scherzare. Mi affido a lui perché ci è passato da queste situazioni.”
“Però non sei il tipo da affidarti al giudizio degli altri”.
Mi sfidava. Voleva farmi sentire meno di quello che mi sentivo di essere.
“Questa volta voglio affidarmi”.
“E oltre al fatto che avrei detto che volevo tornarci cosa ti ha detto?”.
“Di entrare nell’arena coprendoti con l’artiglieria, di tenere sempre pronta la cavalleria ai fianchi e coprire le retrovie con la fanteria”.
Scoppiò a ridere abbracciandomi.
Gli era piaciuto lo schema difensivo alla Napoleone.
“Staremo solo sulla difensiva?”.
Mi stringeva i fianchi e mi baciava sul collo.
“ E no generale. Quando lei farà un cenno la sua guardia imperiale sarà pronta ad attaccare e non farà prigionieri sul campo”.
“Cavoli devo scappare, sono in ritardo di 30 minuti”. Avevo un appuntamento di lavoro al quale non potevo mancare.
Mi ero divincolato dall ‘ abbraccio e stavo mettendomi il cappotto. Nel mentre che mi stavo riassettando un po’ i capelli allo specchio dette gli ordini per preparare la campagna militare.
“Allora sabato si torna ma questa volta dirigo io nel corridoio”.
Non mi ricordavo di aver diretto io la prima battaglia.
E’ come quando vai dall’avvocato e ti spiega della causa e come potrebbe finire : “ Qui la vinciamo , li la perde”
E’ come con le donne. Se si vince si vince insieme ma se perdi lo fai sempre da solo.
Adoro le donne perché ti costruiscono la vita attorno , ma non te ne rendi nemmeno conto.
Capitolo X
Lucia aveva ingranato finalmente la marcia nella posizione automatica e Luca aveva tirato su il finestrino mentre Tania si era risistemata al suo posto e cercava di leggere il foglietto lasciatole dalla “Rosa”.
Lo girava e rigirava tra le mani cercando di carpirne la provenienza, il passato e il presente. Il futuro era incerto.
“Accidenti Tania, e tu saresti la inesperta?”. Luca lo disse quasi con orgoglio quasi fosse stato lui con i suoi suggerimenti datimi in mesi di chattate ad aver creato il “mostro”.
“Inesperta in cosa?”. Tania lo disse con un modo di fare da bambina viziata che ci mettemmo a ridere tutti.
Ci conoscevamo solo da 2 ore ma sembrava che ci conoscessimo da anni.
L’appartenenza ad un fantomatico mondo che ci portava a comprendere che il desiderio umano andava oltre il “desiderare in silenzio” o peggio “di nascosto” creava un feeling magico.
“Caro Marco “ era Luca che mi riportava dentro la macchina “ adesso spiega a Lucia chi sei e chi siete”.
Chi sono. Alla faccia della psicanalisi. Dove nasco, da dove vengo, dove vado. Difficile iniziare a spiegare chi sono.
“Cara Lucia hai di fronte un uomo che ha sempre avuto tutto dalla vita. Soldi, donne macchine, amici e si ritrova a dover gestire una donna che gli sta facendo cambiare totalmente la visione della vita. Però mi sento grande perché sono qui”.
Non so perché mi presentai in quel modo , ma così feci.
Potevo dire mille altre cose ma nel momento che dicevo questo e la mente mi suggeriva mille altre vie ed incroci mi veniva spontaneo dichiararmi per quello che in quel momento ero. Un uomo alla ricerca del mito dell’androgino.
Non fraintendiamo questo. Nulla a che vedere con Trans, Ermafroditi o quant’altro. Androgino quale essere che avendo la parte maschili e la parte femminile cercava la soddisfazione in coppia.
“Interessante , ma sbrigativo”. Lo disse guardandomi e con un sorriso provocatorio.
“ Ragazzi voi parlate e parlate ma intanto la notte fugge”. Era stata Tania a interrompere la parte di psicanalisi forse indispettita dall’interesse che Lucia stava dimostrando verso la mia spiegazione.
Lucia prendendo alla lettera Tania : “Se non pensate che corro troppo proporrei un drink da noi”.
Mi girai all’indietro verso Tania per carpire dal viso se la cosa la disturbasse o ne fosse felice.
“Non avete qui a Milano posti simpatici dove poter rimanere in macchina a chiacchierare e potersi scambiare qualche effusione?”. Si sentiva più sicura all’aperto che affrontare la chiusura di una porta alle spalle pensai.
“Ne conosciamo tanti, ma sono posti segreti”. Lucia stava sorridendo e si atteggiava ad agente segreto della Cia mentre proferiva questa frase.
Mi interessava la cosa: “Quanto segreti?”.
“Tanto segreti che la maggior parte che parcheggia e ci va non sa nemmeno che è un posto segreto”.
Mi ero girato verso Luca per capire cosa intendesse Lucia.
Luca faceva il sornione e guardava verso l’alto sorridendo.
Tania si era sporta in avanti con la testa superando lo schienale di Lucia e le aveva posato una mano sul seno. Lucia improvvisamente aveva scartato un attimo con il volante , si era un attimo persa, e si lasciava accarezzare.
Guardava Tania dallo specchietto retrovisore ora con sguardo da gatta. “ Cara Tania tu sei un enigma”.
L’aveva detto con un filo di voce, quel classico filo di voce che porta in se il compiacimento ma anche l’eccitazione che sale nell’umana persona inavvertitamente.
Tania aveva messo a nudo il seno di Lucia e se lo accarezzava.
“Per tutta la cena ho avuto voglia di farlo”.
Eravamo in pieno centro di Milano. Ad ogni semaforo che ci si doveva fermare io cercavo di coprire la scena agli occhi delle macchine che ci affiancavano. Facile se Lucia si fermava sulla parte sinistra della carreggiata, impossibile se si fermava sulla parte destra.
“Questo tra poco si sega”. Era stato Luca a dirlo invitandoci a guardare un automobilista fermo sulla nostra sinistra affianco a noi.
Ero sconcertato.
Questo incurante della strada e del semaforo guardava estasiato la scena che gli stava capitando nella macchina affianco. La macchina dove eravamo noi.
Non riusciva a scrollare gli occhi dal seno di Lucia che orgogliosa si protendeva quasi a voler superare la linea dello stop. Un seno bellissimo, abbronzato .
Tania continuava nel suo “palpeggiamento” incurante di tutto quello che stava capitando attorno.
Tania guardando nello specchietto Lucia disse:“E’ questo il posto segreto?”.
Tania, Tania cosa mi combini.
“Se mi fermo da qualche parte , mi giro e ti riesco a baciare diventa un posto segreto anche questo”.
Le due ragazze erano impazzite. C’erano solo loro nella macchina e tutto il resto del mondo era andato in pausa sigaretta.
Si ammiravano nello specchietto retrovisore e i loro sguardi erano languidi. Si scrutavano e le mani di Tania ora stavano scendendo sul corpo di Lucia e nel farlo il top di Lucia scivolava con loro.
Vedevo distintamente la mano di Tania infilarsi nell’inguine della “sventurata” che a fatica cercava di portare la macchina e la sua andatura ora non superava i 20 km all’ora.
Ad un certo punto ritirò la mano dal sesso di Lucia e me la porse sul viso fino a mettermi le dita sulle labbra.
“Questo è il calore , il sapore e il miele di questa bellissima donna, assaggia”.
Penso che se mi avessero fatto una foto in quel momento si sarebbe potuto vedere lo sguardo del primo uomo che vide lo Yeti.
La vita è piena di sicurezze e di certezze, ma fino a che non le conosci a fondo non farle tue potrebbero riservarti delle sorprese
Capitolo XI.
James girò il bottone della radio. La voce squillante dell’ annunciatore di Radio Club Privè fece vibrare la cassa della Aston Martin.
“Abbiamo un messaggio urgente da comunicare a tutti i soci dei club Privè”
Irritato James spense la radio. Se lo avessero fatto prima si sarebbe risparmiato un inutile spargimento di sangue.
Ora tutto l’ambiente era sul piede di guerra per ritrovare cp_da _favola e imputavano la colpa ad un non ben identificato singolo facente parte della Spectre.
Più il tempo passava più era improbabile ritrovare la coppia.
Correva a velocità sostenuta sulla statale 11. Aveva l’appuntamento al molo 10 di Peschiera con Marco e Tania, agenti segreti della SSPT.
La nebbia lo obbligava a tenere gli occhi puntati sulla strada.
Il ricordo andava alla mattina quando ricevette la telefonata da Mister M : “James, la regina ha bisogno ancora di lei. Ha una prenotazione a suo nome , a nome james Bond, senza copertura all’ Hotel Tre Corone di Verona. La missione è scoprire che fine hanno fatto gli agenti cp_da_favola che mancano dalla nostra agenzia di Verona da circa 10 giorni. Priorità assoluta”.
Quando una coppia per un certo periodo si prende un po’ di vacanza purtroppo l’unico che può farne luce è James Bond.
Le voci cominciano a divulgare le più disparate motivazioni e molte volte ti aspetti di sentire che … “ Ma davvero?”. “ non ci credo”. “ Te lo giuro”. “ E lui cosa ha detto?”.
Era un po’ che frequentavamo questo club ed avevamo conosciuto molte coppie simpaticissime e veramente carine.
La seconda volta che ci eravamo tornati Tania era entrata con molta circospezione e con meno entusiasmo della prima volta.
Entrando si era messa a scrutare le persone alla ricerca di qualcosa.
“Ma vuoi che ci sia anche questa sera la bionda?”. Lo avevo detto nella speranza di tranquillizzarla. “ Ma oltre a questo , visto che siamo fuggiti l’altra volta, vuoi che anche questa volta perdano la serata dietro a noi?”.
Non era convinta di quello che dicevo e lo si capiva o qualcosa d’altro la disturbava. Depositando la pelliccia non osava guardarmi negli occhi come se io fossi la colpa di tutti i mali del mondo.
Le posi la mano attorno alle spalle e si discostò quel tanto da poter gestire in autonomia il suo passo.
Cercai di capire cosa potevo aver fatto di male.
In macchina si era parlato del più e del meno e comunque non della serata.
Stufa di tenermi il broncio si girò e mi fissò negli occhi.
“Non l’hai vista?”.
“Chi?”
“La bionda”.
Oddio. C’era la bionda?
Cominciai allora a guardarmi attorno e notavo che lei mi fissava e non credeva minimamente a quello che facevo. Per lei stavo recitando.
C’erano almeno 200 persone. Cominciai con il guardare le più vicine al bar, niente.
In Pista , nulla. Ad un certo punti la vidi. Era in fondo alla sala a circa 60 metri da noi in mezzo ad altre persone, seduta sopra un uomo, e si vedevano si e no i capelli.
“Secondo te io togliendomi il cappotto, cercando di aiutarti a togliere il tuo , sono riuscito a vedere quel puntino di capelli in fondo alla sala?.
La sua gelosia mi feriva sempre.
Un giorno Gianmaria, marito di Sara, una coppia conosciuta in questo privè, mi disse : “La gelosia di Tania non ha limiti”. La verità è invece che Tania non è gelosa , è solo che vuole che le cose vadano esattamente come lei le ha previste. E come dargli torto.
La fissavo sorridendo adesso e questo la faceva sempre arrabbiare, e lo sapevo. Ma era troppo bella quando si arrabbiava.
Mi accorsi che la nostra disputa di sguardi non era passata inosservata e quasi tutti gli astanti erano intenti a controllare cosa sarebbe successo.
Una lei di coppia si avvicinò e allungando la mano verso Tania si presentò : “Piacere Emanuela”.
Fu come se dopo chilometri e chilometri di autostrada ad un certo punto trovi il casello. Era un punto di arrivo.
Lo so che chi sta leggendo a questo punto sta chiedendosi come si fosse conclusa quella sera e cosa implicò la conoscenza di Emanuela e Paolo. Ma purtroppo Tania sta scendendo dalle scale con la borsetta. E’ pronta per andare a mangiare fuori e non posso far attendere il “mio amore” nemmeno per il vostro piacere di leggermi.
Questa volta concludo il capitolo in anticipo e vado a vestirmi. Ebbene si, non sono ancora pronto, ma non ditelo a Tania.
Ma poi James Bond riuscì ad arrivare all’appuntamento al molo 10 di Peschiera? E soprattutto vi siete chiesti dove vi ha portato la vita?
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