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marctania 30/28 y.o.
Couple
Verona, Italy
Last visit: 9 years ago
Miscellaneous

Tania e il desiderio (cap. III IV V )

Capitolo III

Il sesso di gruppo mi ha sempre fatto venire in mente le orge romane. Chissà perché. O forse il perché lo so. Sono le uniche orge di cui si parla e ti parlano a scuola.

I romani non si vergognavano di questa pratica e anzi la decantavano.

Io e Tania ci conoscevamo già da 4 anni la volta che siamo usciti insieme da soli per la prima volta.

L’ appuntamento è stato un po’ rocambolesco e preceduto da piccole ripicche da una parte e dall’altra. Forse esisteva la paura che la serata potesse non andare come la si era immaginata per tanto tempo.

Il ristorante era molto carino e i camerieri molto professionali. Il cibo era all’altezza del ristorante e i piatti di pesce che si susseguivano si accompagnavano perfettamente al buonissimo vino scelto per nostra accondiscendenza dal sommelier.

Devo dire che fu la cena in cui mi sentii più a disagio. Lei mi stuzzicava continuamente e la mia virilità continuava a esplodere a dimostrazione che non ero insensibile alle lusinghe e alle belle donne.

Francamente non mi ricordo quanto pagai tanto ero preso da altri pensieri più interessanti. Il ritorno verso Verona fu ancora un tormentone. Lei continuava a provocare e io mi sentivo dentro una forza innaturale. Arrivati sotto casa sua cercai di prendere delle piccole iniziative ma queste venivano subito stoppate. Finalmente Tania si avvicinò e mi baciò con trasporto. Io da buon maschio italiano allungai allora le mani nel tentativo di afferrarmi a qualcosa che mi permettesse di rimanere in equilibrio e mi ritrovai con il suo seno in mano. Lei si distaccò subito con un’aria indispettita: “Non è un po’ presto per andare oltre?”. Sono le due di notte pensai scherzando, dovevo aspettare le tre?.

E’ strano dove ti porta la vita. Ero pronto per partire per una vacanza in barca di 20 giorni. Al mare l’equipaggio mi aspettava già da un’ora eppure io ero li che avrei aspettato volentieri l’ora fatidica delle tre per proseguire e andare oltre. Ma poi le tre era l’ora fatidica? Forse voleva intendere giorni, mesi, appuntamenti e chissà cosa altro.

Si sentivano distintamente le acque dell’ Adige che scorrevano mentre ci guardavamo negli occhi e questo creava un chè di armonioso intorno a noi.

Presi la decisione : “Tania, devo andare e sono in ritardo”.

Lei allora si avvicinò di nuovo e mi baciò. In quel bacio c’era finalmente tutta l’attesa di quattro anni. Sentii delle vibrazioni nuove e piene che non lasciavano dubbi e che soddisfavano tutte le attese. “Ci rivediamo?”. Mentre lo diceva mi fissava negli occhi. Io mi sentivo come un bambino che aveva appena rubato la marmellata. Non sapevo cosa rispondere e cercai di buttarla in ridere: “Se il tempo lo permette e se mi lasciano ritornare”. Penso che Ulisse non sarebbe stato capace di dire di meglio.

Durante il viaggio continuai a ripensare alle ore passate e l’immagine e le parole di Tania mi accompagnarono al punto che le 4 ore mi sembrarono un semplice viaggio verso il lago di Garda..

Il giorno dopo il pensiero dei venti, del mare e delle mete avevano cancellato la bella serata e così il giorno successivo. Il vento rinforzava e le manovre in barca erano sempre più difficili.

La sera finalmente mi ricordai che era il suo compleanno, presi il telefonino e composi il suo numero. Primo squillo, secondo squillo.

La sua voce : “ Pronto”

“Ciao bella, buon compleanno”

“Finalmente mi hai chiamata, è da questa mattina che aspetto la tua telefonata”

Un po’ in colpa : “Non ho potuto farlo prima, abbiamo faticato da Pola a Krk, il tempo è stato inclemente”. Cercavo di scusarmi ma nello stesso tempo mi domandavo perché dovevo farlo. In fondo c’era stato solo un bacio.

“Spero tu abbia passato una bella giornata?”

“L’ho passata con Paola a parlare di te, tutto il giorno”.

“Ma perché allora mi hai tolto le mani?”. In questa frase c’era tutta la mia incertezza, tutto il mio essere maschio che si domandava cosa ero io per lei. E poi si dice che siamo cacciatori. Ma se noi siamo cacciatori loro sono le prede che si fermano come sagome e attendono di essere colpite, ma se non vogliono farsi colpire scappano ad una distanza che il tuo fucile non le può raggiungere.

La sua risposta non si fece attendere : “ meglio desiderare che avere”.

Chiusa la telefonata mi dovetti sedere . Mi veniva in mente il mito dell’androgino, quell’essere completo dei fattori uomo e donna che fu diviso dagli dei perché considerato pericoloso. Per quanto avrei dovuto vagare prima che gli dei mi permettessero di ricongiungere le due metà?

Fino a poco prima l’immagine di Tania era solo un semplice pensiero, ora con una frase che implicava il desiderio stava riempiendo la mia mente di navigatore, di marinaio con una donna in ogni porto. Con il tempo e ripensandoci tutto questo l’ho collegato ad una frase di una coppia conosciuta in un privè nel milanese, Billy e Billina ( vi accorgerete che i soprannomi delle coppie sono alquanto carini) :”A volte i desideri di coppia vanno soddisfatti, a volte è meglio che rimangano dei desideri”.

Il secondo appuntamento lo programmammo al mare, su una barca. Erano passati 22 giorni dalla sera del bacio.

Partimmo subito per la navigazione anche per liberarci dell’imbarazzo che ci stava procurando il vederci dopo un lungo periodo. Il bacio era un ricordo lontano.

Mi dette una mano nelle manovre tanto da potermi accorgere che era una provetta marinaia.

Non successe nulla per tutta la giornata. Al ritorno in porto e nelle manovre di attracco la vedevo impaziente di qualcosa, ma non riuscivo a capire di cosa.

“Andiamo a bere qualcosa giù in dinette?”. Lo disse che un po’ di malizia e questo mi procurò un certo imbarazzo. Eravamo attraccati, dalla dinette si poteva osservare la gente che passeggiava sulla banchina e chiaramente loro potevano osservare noi. Ad un certo punto lei si avvicinò, posò il calice sul tavolino e si spogliò. Rimase nuda, abbronzata ad osservare la mia reazione.

“Ci possono vedere”. Penso di aver proferito queste parole balbettando. I miei occhi erano fissi sul suo corpo. Mi appoggio le mani sulle spalle spingendomi all’indietro sul divanetto.

Mi guardava fisso negli occhi e con un sussurro: “ Speriamo di dargli un bello spettacolo”.

Con le mani mi stava togliendo il costume e cercava la mia virilità. Misi finalmente le mani sul seno e questa volta la reazione fu di abbandono e non si ritrasse. Il seno era bellissimo, sodo e morbido nello stesso tempo e reagiva in modo percettibile ad ogni mia carezza. I corpi si stavano aggrovigliando e il sudore rendeva il suo corpo d’orato e lucido. Mi stavo lasciando andare, i sensi prendevano il sopravvento sulla razionalità.

Con un ultimo sforzo mi uscì di bocca un : “ Se guardano dentro ci vedono”.

Mi fisso dritto negli occhi, i suoi occhi azzurri brillavano, le sue mani stringevano forte le mie parti più care : “ Speriamo che una donna ci veda e venga a farci compagnia”.

Facemmo l’amore in tre, anche se eravamo in due. La terza andava e veniva nelle sue fantasie. Ora ci assecondava, ora ci guardava. Fu una cosa strana, intrigante e nello stesso tempo imbarazzante.

Riusciva a farmi credere muovendo le mani che ci fosse, ma ora non c’era tra di noi, adesso si e mi accarezzava. Ora il mio pene finiva nella bocca della sua ospite, ora stavo facendo l’amore con lei.

Io sudavo, i sensi mi prendevano completamente la mente, non sapevo che nome di donna ringraziare, la ospite non ci aveva detto il nome. L’orgasmo arrivò liberatorio. L’urlo penso che spaventò anche il marinaio della pilotina che stava entrando in porto che prontamente azionò la tromba con i due colpi.

Mi accasciai di lato a lei, ansimavo. Lei mi accarezzò la fronte, mi prese la mano e mi ascoltava il cuore che batteva sul polso.

“Ma chi era la tua amica”.

Gli occhi erano sorridenti, alzò la mano in alto e la aprì verso di me facendola girare di quel mezzo giro, il classico gesto che significa : ‘ e chi lo sà.

Secondo me lei sapeva chi era l’ ospite inaspettata, la sua mente l’aveva modellata, ma io non lo so e facilmente non lo saprò mai.

Ma questo non ha importanza. Da li a poco le amiche si sarebbero intensificate e molte volte venivano anche chiamate da un invito. Io cominciavo a subire questo gioco e volevo poterle dire : “ Ma quando facciamo l’amore in due”.

Più il tempo passava più mi accorgevo che le sue fantasie aumentavano. I nostri giochi non erano mai privati.

Non mi ricordo quando accadde ma una sera arrivò una richiesta precisa : “Perché non invitiamo una sera Manuela a giocare con noi?”.

Manuela era una collega di Tania. Una ragazza che secondo lei aveva delle mire ben precise nei miei confronti. Manuela era molto bella. Piccola di statura ma con un viso molto espressivo. Capelli neri, occhi vispi e un fisico bello e muscoloso al punto giusto. Molte volte loro due scherzavano con me in pubblico e mi facevano passare per l’uomo con due donne. Scherzando mi accarezzavano in ogni parte mentre la gente attorno ci guardava un po’ imbarazzata.

Fino a quel giorno era stato tutto uno scherzo, o forse non lo era mai stato uno scherzo.

“Ma se sei gelosissima”: risposi in maniera seria. Ogni donna che mi guardava era una maledizione caduta dal cielo. Se oltre tutto rispondevo allo sguardo mi sorbivo prediche infinite.

Che strano che è l’ animo umano.

“Ma sono io che scelgo, sono io che voglio. Non è un tradimento”.

Molto tempo dopo una coppia di Milano, joe & nani, usciti da una festa in una villa nel comasco, bevendo un caffè in un autogrill disse una cosa molto accorta : “ Noi giochiamo spesso e volentieri, Nani mi piace vedere che gioca con gli uomini, ma se fuori da questo mondo si permette di fare un apprezzamento su un uomo non la passa liscia”.

Il sesso per il sesso, l’amore e il sentimento per il proprio partner.

Fu il periodo che cominciai a leggermi i classici dell’erotismo. Mi studiai gli usi e costumi degli antichi greci e dei romani. Trovai che nelle terme romane esistevano delle entrate abbastanza nascoste e segrete dove le donne di una certa classe potevano entrare, infilarsi nell’oscurità e nelle nebbie dei fumi delle terme, e li assecondare nell’anonimato le loro voglie sessuali.

Poi il cristianesimo cercò di ovviare a questi desideri femminili di sesso e richiamò la figura del diavolo quale elemento che si impossessava delle donne rendendole vogliose e desiderose.

Cominciavo a capire la figura della donna, tutte le loro fantasie che nascevano da istinti naturali.

Un giorno presi la decisione. Era giusto che Tania avesse la possibilità di esprimere la sua sensualità e che provasse qualche fantasia.

Erano passati ormai 3 anni dal primo rapporto in barca e nel frattempo le fantasie erano sempre più ricche di situazioni. Mi ricordai di quello che era accaduto in ufficio qualche giorno prima con Francesca e mi misi al Computer. Cercai la chat in cui stava chattando Francesca, mi ricordavo un 77.

Scrissi 77 su google, ma niente, troppe pagine. Allora scrissi 77 e chat. Bingo.

Cominciai a chattare , cominciavo a capire un mondo fino a ieri sconosciuto.

Chi cercava maschi , ed era un maschio. Chi femmine, ed era femmina. Chi coppie ed era coppia.

Quelli che seguirono furono giorni intenti a capire sia lo spirito che animava questo gioco e sia le fantasie reali di Tania.

Un giorno sentii parlare di club privè. Cercai di capire cosa erano, cosa si faceva, chi li frequentava.

Ce ne era uno anche vicino a noi. A quel che si diceva era molto carino e dentro c’era da divertirsi.

Una sera a tavola la buttai li : “ Sai che esistono dei locali trasgressivi dove le coppie vanno a cercare sesso? Sembra che dentro giocano, guardano e ci sono anche giochi tra donne.”.

Tania mi fissava incredula. Mi sembrava di essere un altro uomo. Lo sguardo che aveva era diverso dal solito. Proferì poche parole, ma per lei liberatorie di un periodo che penso che lei abbia considerato l’ “oscurantismo” : “Prima o poi lo sapevo che mi avresti accontentata, sei troppo intelligente per non capire”.

Adoro le donne perché con loro non servono alchimie, equazioni, relazioni per farsi considerare intelligenti, basta capirle.

Capitolo IV

Era da un po’ che eravamo arrivati  al luogo dell’appuntamento e stavamo aspettando impazienti l’arrivo di Luca e Lucia. Mancavano ancora 10 minuti alle 22 e l’eccitazione mista al disagio cominciava a impossessarsi della mia testa. Notavo in Tania una certa apprensione e ora la mano tremava mentre portava alla bocca la sigaretta.

“Ma da noi cosa vogliono?”.

“Credo che vogliano conoscerci e mangiare qualcosa”

Mentre parlava aveva tirato giù l’aletta parasole e si stava sistemando il trucco alla luce della lampadina di cortesia. La conoscevo bene, era nervosa. Conoscevo perfettamente quel suo modo di mordersi il labbro inferiore mentre cercava di distribuire l’ombretto.

“Sai cosa sto pensando, che se ti è risultato simpatico sicuramente deve essere una bella persona”

“Grazie della fiducia”.

Si girò verso di me, e adesso era calma, dolce come non mai.

Stava giocando con le gambe e se  le accarezzava. Le piaceva provocarmi e la sua provocazione partiva sempre dall’accavallamento delle gambe. “Non mi sono messa le mutandine, spero che la cosa non sia disdicevole”.

La frase era stata buttata li a regola. Quasi sempre quando usciva non portava le mutandine, ma dirlo chiaramente mi portava a guardare la dove l’indumento mancava, caso mai non ci avessi fatto caso.

Aveva ricominciato il suo gioco di seduzione e tutto il resto, l’appuntamento, l’ orario, Luca e Lucia ora erano lontani anni luci.

Noncurante della gente che passava attorno la macchina lei come altre volte stava ricreando il suo micro mondo fatto di sguardi e allusioni.

Lo squillo del cellulare mise fine al suo giochetto.

“Ciao Marco sono Luca, dove siete?”

La voce di Luca era tranquillissima, si notava che erano avezzi a queste situazioni : “ Siamo parcheggiati davanti al ristorante, affianco ad una bellissima Ferrari gialla.”

“Si , adesso vi vediamo, parcheggiamo e siamo da voi”.

Mi girai verso Tania, ora era di nuovo agitata, si era ricomposta e cercava con un sorriso di apparire calma e rilassata.

“Scendiamo” e mentre lo dicevo aprii la porta e mi portai in strada.

Lei scese e vidi che cercava febbrilmente qualcosa in macchina. “Cosa cerchi?”

“Le sigarette”.

“Guarda che le hai in mano”.

“Ops, che sbadata”. Mi fece il suo solito sorriso da oca giuliva che piaceva tanto a lei ma ancora di più a me.

Ci mettemmo a ridere e lei girò intorno alla vettura e venne a mettere il suo braccio sotto il mio : “Andiamo mio cavaliere”.

Una coppia si stava avvicinando con passi affrettati, lui denotava una certa allegria nel passo. A occhio era un bel ragazzo. Jeans, camicia bianca fuori dai pantaloni e capelli neri. Poteva essere alto sul metro e ottanta. Girai lo sguardo verso Lucia. Rimasi senza fiato. Un po’ distaccata da Luca, avanzava con  un passo deciso ma molto composto.

Era veramente molto bella. I capelli castani lunghi erano scossi dalla brezza della serata, la minigonna arrivava si e no all’inguine e le sue lunghe gambe affusolate ed abbronzate mi stavano ipnotizzando. Alzai lo sguardo verso un top bianco che arrivava appena sotto il seno, piccolo a quel che si vedeva, ma ben formato.

La guardai in viso e vidi un sorriso che in un attimo mi ridonò una tranquillità che dall’attesa dell’appuntamento avevo perso.

Guardai allora Tania e vidi che era intenta a scrutare Lucia.

Il suo sguardo andava dal compiaciuto, al dubbioso e però notavo un certo luccichio che francamente non avevo mai visto così accentuato nei suoi occhi.

“Scusate il ritardo, ma il traffico oggi è maggiore del solito”

“Figurati Luca, Ciao sono Marco”. Mi ero subito allungato per prendere la mano di Lucia e la portai verso la bocca per un baciamano. Lei si apprestò a ritirare la mano e mi abbraccio dandomi tre baci come se ci conoscessimo da moltissimo tempo.

Nel frattempo Luca stava facendo la stessa cosa con Tania.

Sembravamo veramente degli amici che non si vedevano da tanto tempo, ma che avevano vissuto insieme tantissime avventure.

A quel punto Lucia si avvcinò a Tania, la strinse a se e sentti distintamente cosa le disse : “ Sei veramente bella, le foto non ti fanno onore”

Tania abbozzò un “Anche te”. Io che sapevo che lei non aveva mai visto le foto di Lucia feci un sorriso tra me me e pensai, ‘ io le foto le ho viste, ma condivido”.

Fu Luca a quel punto a distogliere l’allegra brigata dall’imbarazzo : “Entriamo che ho prenotato il tavolo per le 22”.

Entrando detti un sguardo verso Tania. Le due ragazze si stavano tenendo per mano. Lucia, qualche centimetro più alta di Tania, la dirigeva all’interno del locale come se fosse la sua amica più intima. Io e Luca stavamo discosti di lato a loro e le seguivamo.

Ci sedemmo al tavolo che ci avevano assegnato e potei notare distintamente il bigliettino di riservato con il cognome di Luca scritto sopra. O mamma. Il cognome mi diceva qualcosa. Mi ricordava qualcosa che riguardava la sfera delle amicizie dei miei genitori.

Guardai in viso Luca per capire o ricordare qualcosa che mi potesse illuminare. Cercavo nei lineamenti qualcosa di noto e già visto.

Nel frattempo Lucia stava fissando Tania con un sguardo che era tra il sogno e l’estasiato.

“Siete di Verona?”. Lucia stava chiedendolo a Tania e mentre lo chiedeva la fissava dritta negli occhi.

Tania vedevo che era tranquilla e ricambiava lo sguardo senza imbarazzo.

“Cosa mi racconti di bello Marco?”. Luca stava cercando un colloquio con me ed  io ero combattuto dal rispondere al suo invito o godermi quella situazione particolare.

Ora lo sguardo di Lucia era indirizzato indiscutibilmente verso la scollatura provocante di Tania. Stava mangiandosela con gli occhi. Non avevo mai visto un uomo guardare così una donna, figurarsi una donna.

“Non abbiamo trovato traffico in autostrada e devo dire che Tania mi ha deliziato con un discorso politico che mi ha fatto passare il tempo”.

Lucia si era girata verso di me. Ora mi stava scrutando. Sentivo il suo sguardo penetrarmi dentro. Stava leggendo direttamente nelle mie cellule grigie e stava catalogando tutte le mie imperfezioni scritte nei miei cromosomi.

Non volevo fissarla negli occhi e facevo finta di non essermi accorto del suo guardarmi.

La tenevo d’occhio fissando Luca.

Lei senza dire niente si rigirò verso Tania e protendendosi verso di Lei come nell’atto di sussurrarle nell’orecchio le disse: “ Hai un bell’uomo”.

A quel punto tutti aspettavamo una reazione da parte di Tania. Io cominciavo a sentirmi di nuovo imbarazzato.

Per fortuna la venuta del cameriere distolse noi commensali del continuare la conversazione.

Tania mi stava sorridendo e cercava a mo di muta di dirmi qualcosa. Io cercavo di leggere le sue labbra.

“sumo billi”. Sumo billi. Cosa voleva dire?.

‘Siamo i billi!’.

Con delle smorfie cercavo di farle capire che non avevo compreso.

Prese allora il coraggio  e guardando in viso Lucia disse un : “Anche voi siete una bella coppia”.

Ero incredulo e fissandola giravo la testa impercettibilmente di qua e di la e le sorridevo. Ora era lei che fissava con un’aria da “avezza” Lucia. Era lei che aveva mille esperienze alle spalle, centinaia di incontri prima di questo.

Un giorno un mio professore universitario si avvicinò a me

“Marco, secondo me Serena Taddei ti vuole”

“Professore, sono qui per studiare non per divertirmi”

“Tu lascia fare alle donne, appena prende coraggio quella ti spolpa”

Ora vedevo distintamente lo sguardo di una donna nell’ intento di spolpare.

Tania era diventata prorompente. La vedevo che si muoveva sulla sedia e sapevo cosa stava facendo con le gambe. Lo faceva spesso anche con me.

Vedevo il viso di Lucia che adesso era imbarazzato, la tigre si stava trasformando in agnello. Stava subendo delle avances dalla mia donna e questo la stava imbarazzando ma nello stesso tempo la vedevo compiaciuta.

“Ti piacerebbe fare l’amore con me?”

Tania lo disse a Lucia continuando a fissarla negli occhi. Non la conoscevo proprio. Guardai Luca che divertito osservava la scena. Vedendosi osservato da me mi guardò e mi fece l’occhietto. Io continuavo a sorridere, mi sentivo fin stupido. I tavoli attorno non esistevano più, il cameriere era passato di nuovo a ritirare i piatti ma non si era fidato a proferire parola e se ne era andato via.

Cercai di riprendermi e guardarmi attorno ma tutto era offuscato.

Le due donne continuavano a fissarsi.

Fu Luca a quel punto che ci fece ritornare al ristorante dicendo : “Ci fermiamo all’antipasto o mangiamo qualcosa d’altro?”.

Ci mettemmo tutti a ridere. L’atmosfera attorno si stava di nuovo riempiendo di chiacchierii e di tavoli.

“Io una bella putanesca la prenderei”. Era stata Lucia a dire questa frase e la disse allungando un braccio e prendendo la mano di Tania nella sua.

Tania si girò verso di me : “Io questa me la mangio”.

Non so dove mi ha portato la vita ma francamente in quel momento non mi ricordavo nemmeno che lavoro facevo.  

Capitolo V

La sera programmata per andare al privè tornai a casa dal lavoro molto tardi. Tania mi stava aspettando impazientemente e mi aveva già telefonato una decina di volte per ricordarmelo.

In ufficio avevo ricevuto le ultime raccomandazioni di Luca in chat. Non lo avevo ancora conosciuto dal vivo ma continuava ad essere il mio maestro occulto del mondo della trasgressione.

Erano le 21 quando riuscii a buttare il cappotto sul divano. Tania stava scendendo le scale con passo baldanzoso.

“Tesoro preferisci pasta o carne?”.

“Va benissimo una pastasciutta”.

Mi si presentò davanti in perizoma nero e nulla altro.

“Sto mettendomi la crema e ho già fatto la doccia”.

“Guarda che mi ha detto Luca che si entra verso le 23 23.30, abbiamo tutto il tempo per prepararci”

Si era seduta sulle mie  ginocchia  e mi stava sistemando la capigliatura tirandomela indietro.

Ero stanco, ma l’idea della serata mi stimolava. Era la sua serata, una serata desiderata da tanto tempo.

Cominciai ad accarezzarla mentre lei accendeva la televisione.

“C’è un bel freddo fuori”. Mentre lo diceva stava selezionando la pagina di televideo con il meteo.

“Si, d’altra parte siamo al 9 gennaio non si può pretendere”.

Le stavo accarezzando il seno, una cosa che facevo spesso tornando a casa mi alleviava tutte le tensioni della giornata.

Questa volta sentivo una vibrazione diversa, l’attesa della serata creava una certa eccitazione in lei. Mi andava di fare l’amore.

Allungai la carezza verso il ventre e più giù nell’interno delle cosce.

“Mi toccherà rifare la doccia”. Lo diceva con un filo di voce non so se per farmi eccitare ancora di più o perché era già calda.

Scostai il perizoma e trovai una piana umida che si propendeva verso di me. Arrischiai di muovere appena appena le dita e lei incominciò ad adagiarsi su di me. Ora sospirava, le gambe si aprivano e mi lasciavano esplorare in quello che piano piano stava diventando un dispensatore di miele. Era caldissima.

Mi veniva voglia di prenderla così senza ulteriori supplizi, ma volevo continuare il gioco, portala ad urlare di prenderla, di soddisfarla. Il suo corpo cominciava ad imperlarsi di gocce di sudore e brillava alla luce della televisione. Ora le mie mani correvano sul suo corpo esplorandolo dovunque per poi fermarsi per non portarla all ‘ orgasmo. Mi fermavo appena sentivo il suo respiro che diventava affannoso.

Lei allora urlava mi picchiava le ginocchia con i pugni.

Io la stringevo forte fino a farle mancare il respiro.

Lei si strusciava con la schiena sul mio pene e cominciavo a sentire indolenzimento. Cercavo di resistere e ogni volta riprendevo il mio gioco fatto di carezze. Le mie dita entravano adesso in lei senza trovare alcuna resistenza, ogni volta che entravo il suo ventre si protendeva verso di me nell’intento di simulare una penetrazione.

Per l’ennesima volta mi fermai al culmine del suo orgasmo. Questa volta lanciò un urlo, scatto in piedi e con movimenti frenetici cominciò a sbottonarmi i pantaloni. Raggiunto lo scopo si posizionò sopra di me a gambe aperte e si prese tutta la mia virilità in un colpo solo.

Cercavo di frenarla ma il suo movimento ormai era inconsulto. Preda dalla voglia stava andando verso l’orgasmo obbligandomi ad assecondare i suoi movimenti.

Venimmo insieme urlando. Dovetti tenerla perché non cadesse all’indietro per un bel po’. Il suo orgasmo non accennava a finire e anzi aumentava d’intensità. Io sentivo una morsa al pene che essendo già venuto anelava un po’ di pace. Il secondo orgasmo mi prese all’improvviso. La breve successione tra il primo e il secondo mi stava facendo impazzire. Mi sollevai con un colpo di reni e tenendola sempre in braccio con le gambe incrociate dietro la mia schiena la sbattei contro il muro urlando.

Cademmo a terra sul tappeto, esausti, sudati. Avevo tutta la camicia strappata. Rimanemmo sdraiati e ansimanti per un bel po’ poi guardai l’ ora su televideo. “Accidenti sono le 23”.

Quando arrivammo al Privè erano le 1. Tania era bellissima e molto sexy. Per l’occasione si era comprata un vestitino nero a mezza coscia molto elegante in seta. Come al solito aveva scarpe con tacco a spillo e, non lo sapevo, immaginavo che sotto non avesse niente.

La pelliccia le nascondeva il suo collo alto che a me piaceva molto baciare anche quando eravamo in macchina.

Una volta che stavamo andando da Roma a Ostia ad un certo punto una pattuglia della polizia ci superò e ci fece segno di accostare..

Sceso dalla macchina mi apprestai a lamentarmi del fatto che sicuramente non avevo infranto nessun codice della strada quando uno dei poliziotti che si stava avvicinando, scuotendo la testa, disse: “Sono 15 minuti che le siamo dietro ed è quindici minuti che lei bacia il collo della signora, favorisca la patente”.

All’entrata una signora ci chiese i documenti per la registrazione. Mi sentivo imbarazzatissimo e continuavo a guardarmi intorno per vedere se qualcuno poteva riconoscermi.

Il locale era molto carino, gli arredamenti tendevano al rosso e l’atmosfera era invitante. Il locale era pieno e la pista da ballo era stracolma di gente che ballava.

Le donne erano quasi tutte con abitini molto sexy e alla nostra entrata notai che molti volti si erano girati per guardarci.

La musica era molto alta, ma questo non  sembrava disturbare le molte persone che al bar stavano chiacchierando tra di loro.

C’erano alcune donne molto belle che al nostro passaggio si giravano e prima squadravano me ma poi si soffermavano molto più volentieri sulla figura di Tania.

Ci andammo a sedere in un divanetto e presi la mano di Tania nella mia. Era calda.

Si avvicinò al mio orecchio. Aveva il viso eccitato e lo sguardo era quasi stralunato.

“Ma è tutta gente trasgressiva?”

“Credo di si”. Mentre lo dicevo mi guardavo attorno. Incominciavo a distinguere le coppie e riuscivo ad abbinare i maschi con le femmine.

Sembrava di essere in una normale discoteca, l’unica cosa che stonava era che alcuni abbigliamenti erano veramente succinti.

Ogni volta che arrivava una coppia nuova molte coppie si appropinquavano verso questa e partivano 1000 baci. Sembravano tutti grandi amici.

Il lui di una coppia affianco a noi nei divanetti ammiccava verso di noi con uno sguardo da lupetto. Il suo sguardo passava dal mio viso, per leggere qualche accenno di approvazione, a Tania.

Tania continuava a guardarsi intorno e si soffermava spesso ad osservare le persone che erano in pista.

Ora la musica era fortemente assordante e i corpi in pista si scatenavano e saltavano. Alcuni gruppetti scherzavano tra di loro e notavo molte carezze e alcune ragazze che avevano le mani di più uomini che le accarezzavano.

L’atmosfera era veramente intrigante.

Ogni tanto fissavo Tania che vistasi osservata si girava e mi lanciava un sorriso.

Si sentiva perfettamente a suo agio.

Io cominciavo a sentire addosso la stanchezza di una giornata di lavoro inattesa e di un super lavoro nel salotto, ma resistevo. Eravamo nel paradiso desiderato da Tania da molto tempo.

“Vuoi qualcosa da bere”. Tania mi prese la mano e sorridendo : “ Si un gin tonic, grazie”.

Andando verso il bar mi sentii di nuovo imbarazzato. Adesso si giravano in molti e mi stavo rendendo conto che il nostro ingresso non era passato inosservato.

Alcuni gomiti urtavano dei fianchi e subito dopo i volti si giravano verso di me.

Incominciai a pensare che Luca aveva divulgato il nostro arrivo in quel privè. Ma come era possibile che conoscesse tutte quelle persone?

Cacciai dalla mente quell’ipotesi.

Allora era qualcosa che avevo addosso che disturbava.

Abbassai la testa e cercai di controllarmi. Mi sembrava che tutto fosse al posto giusto.

Forse Tania mi aveva stampato il rossetto sulla guancia, capitava spesso.

“Due gin tonic, grazie”.

Il barman si avvicinò per prendere la tessera dove segnare le consumazioni e mi rivolse parola : “ Siete nuovi?”

“Cioè se è la prima volta che entriamo qui?”

“Si”.

“Si è la prima volta”.

Si voltò e incominciò a preparare i drink. Porgendomeli mi fece un sorriso : “ Siete una bella coppia”

Non sapevo cosa rispondere, mi sembrava che il barman stesse invadendo la nostra privacy comunque risposi con cortesia : “grazie”.

Arrivato al divanetto non sapevo come riferire a Tania il complimento del barista, mi risultava molto strana la cosa. Se non altro non mi era mai successa una cosa del genere.

“Sai che il barman ha detto che siamo una bella coppia”.

Tania mi squadrò come se fossi diventato scemo tutto un colpo, si mise a ridere : “ e lo dice a te?”.

Risi anch’io. Tutto sembrava irreale. Tutto quel rosso e quell’ atmosfera strana che regnava mi dava una certa euforia.

Pian piano però mi stavo rendendo conto che ero io che consapevole del posto dove mi trovavo stavo dando una tonalità diversa a tutto quello che mi circondava.

Se non avessi saputo in che posto mi trovavo avrei potuto tranquillamente pensare che ero in una normalissima discoteca.

Tania si alzò e si diresse senza dire niente alla pista da ballo.

Incominciò uno dei suoi balli che io chiamo sulla mattonella, cioè senza discostarsi mai di più di 20 cm.

Mi guardava e rideva. Ogni tanto ammiccava qualche bella coscia femminile e poi mi lanciava un occhiolino significativo.

Era al settimo cielo.

Continuavo ad ammirarla e mi accorgevo di non essere l’unico. Forse eravamo la novità. Stavano soppesando i nuovi arrivati.

Alle 1.30 precise la musica si abbasso notevolmente ed ora creava un sottofondo dei rumori e le voci  degli ospiti.

I presenti sulla pista si stavano dirigendo verso i divanetti e poco dopo la pista era vuota.

Alcune coppie si stavano dirigendo verso una tenda rossa che sembrava essere un passaggio particolare.

A lato della tenda c’era un segnale luminoso che indicava che superata quella soglia non si poteva bere e la voce doveva essere tenuta bassa.

Ora che tutto il ritmo del locale era calato riuscivamo a parlarci.

“Penso che dietro quella tenda ci sia la parte interessante”. Lo dissi con un sorriso stampato nel viso che Tania ricambio.

“Andiamo a vedere?”. Mentre lo diceva aveva quasi le mani giunte e si notava una certa impazienza. Mi sembrava di rivedermi la notte di Natale, quando ci si metteva tutti davanti all’albero e si aspettava di aprire i regali.

Adesso ero io che volevo aspettare e le proposi di bere ancora qualcosa.

“Non ho sete di acqua, ho sete di conoscenza”.

“Dai, allora andiamo”. Mi alzai e le porsi la mano per favorirla nel seguirmi e lei si lasciò sollevare dal divanetto. Ora si era appiccicata a me e sentivo che cercava di farsi piccola sotto la mia spalla. Aveva desiderio di conoscenza ma nello stesso tempo cercava la mia protezione impaurita da qualcosa che forse considerava più grande di lei.

Incominciai a dirigermi verso la tenda e più ci avvicinavamo e più il cuore incominciava a battere forte. Mi sembrava di andare verso la prima linea, ancora un poco e mi aspettavo di sentire l’artiglieria pesante che creava un fuoco di sbarramento. Scostai la tenda di drappo rosso e ci ritrovammo al buio completo. Immediatamente mi fermai e cercai di capire e di riordinare le idee. Il cuore si stava calmando, l’oscurità mi permetteva di prestare attenzione agli altri sensi e il vociare e i risolini che si mescolavano tra di loro. A poco a poco gli occhi si stavano abituando al buio e si incominciava ad intravedere qualcosa. Nel frattempo Tania era silenziosa e si stringeva sempre di più al mio braccio. Prima di proferire parole volevo capire in che luogo mi trovavo. Feci due o tre passi in avanti e notando una luce che usciva da dei buchi in un muro mi accostai con il viso. Era una stanzetta piena di specchi e al centro c’era un grande letto rosso ottagonale. Sopra il letto c’erano due ragazze molto belle seminude che si abbracciavano. Feci posto a Tania la quale incollò il viso ad uno dei buchi e si scostò da me. La vista delle due ragazze le aveva dato un po’ di sicurezza.

Continuai con lo sguardo nella ricognizione Dovunque mi girassi  vedevo sempre le due ragazze riflesse negli specchi e da molteplici direzioni. Le due ragazze si stavano spogliando a vicenda e mentre lo facevano si baciavano e si accarezzavano. Lo spettacolo che davano era eccitantissimo e ogni tanto cercavo di attirare l’attenzione di Tania verso di me per farle capire che mi piaceva. Lei non mi dava bado. Era incollata al buco come rapita da quanto stava vedendo.

Mi rimisi a guardare. Una delle due ragazze, un bellissima mora con i capelli lunghi, stava succhiando con delicatezza uno dei capezzoli dell’altra e con le mani le stava accarezzando il culo piccolo e sodo. L’ altra, un bionda con capelli lunghi con le meches  aveva la testa reclinata all’indietro e guardava la scena dallo specchio sopra di lei. Era inginocchiata sul letto, le gambe leggermente allargate e appoggiava il sedere sulle sue caviglie. Aveva la pelle bianchissima e imperlata di sudore e incitava la sua amica a continuare.

La mora stava risalendo dal seno e arrivata all’altezza della bocca dell’amica le infilò la lingua dentro.

Ora i due corpi erano avvinghiati uno all’altro e le due lingue si muovevano velocemente dentro le bocche.

Tania ora mi aveva preso la mano e me la stringeva senza distogliere lo sguardo dalla scena.

Tutti intorno a noi erano in silenzio e dagli altri buchi si godevano il gioco saffico delle due ragazze.

Mi rimisi nel pertugio. Le donne erano completamente depilate e le loro mani correvano spesso tra le cosce dell’altra e ogni volta che succedeva dei forti mugolii uscivano dalla bocca della ragazza. Ero in trance.

I profumi dei corpi sudati arrivavano fino a me ed erano molto dolci e piacevoli.

Mi stavo inebriando di tanto spettacolo e cercavo di divagare con la mente per non rimanerne intrappolato.

“Non hai guardato abbastanza?”, dissi a Tania nella speranza di uscire da quella situazione.

Adesso i miei occhi si erano abituati all’oscurità e potei vedere bene quelli di Tania che si era girata verso di me. Erano brillanti, aveva una luce particolare e il suo viso aveva dei lineamenti rilassati.

Mi disse : “Guardiamo se succede qualcos’ altro?”

Le sorrisi e la presi sotto braccio, mi girai e cominciai a camminare per il corridoio. C’era un gran via vai di coppie che passeggiavano nel corridoio e che lanciavano occhiate interrogative da tutte le parti.

Ci infilammo in un corridoio più stretto e ci trovammo davanti una coppia che ci ostruiva il passaggio. Era una bella coppia, specialmente lei. Era bionda con i capelli vaporosi. Era più alta di un metro e settanta. Aveva un vestitino rosso trasparente che non le arrivava sotto l’inguine. Le autoreggenti lasciavano libero un po’ di coscia e aveva delle belle scarpe rosse. Il viso era veramente bello. Si era messa a fissarmi e non ci lasciava passare. Tania visto lo sguardo di lei che non cessava dal fissarmi si indispettì e cerco di scartarla. Questa allora si mise di fianco ma mentre passavamo allungo la mano e la posò sui miei pantaloni la dove la mia virilità era ancora scossa dalla scena lesbica.

Tania si accorse di quello che stava accadendo e mi tirò con uno strattone per permettermi di proseguire.

Passato il pericolo si fermò, si girò a vedere se la bionda era stata seminata e mi guardò dritto negli occhi.

“Ma quella era scema?”

Non sapevo cosa dire ma in effetti le davo ragione. L ‘ improvviso attacco non era piaciuto nemmeno a me e avrei preferito un abbordaggio più sensuale.

“Secondo me era ubriaca”.

Tornammo sui nostri passi e li ritrovammo. Appena superati mi girai e mi accorsi che si erano messi dietro di noi e ci seguivano. Se ne accorse anche Tania che allungò il passo.

Loro, con la coda dell’occhio, notai che avevano fatto altrettanto. Non riuscivamo a seminarli. Ci fermavamo e loro si fermavano e ci lanciavano occhiate, camminavamo e loro si piazzavano dietro di noi.

Tania cominciava a spazientirsi, non le piaceva questa donna che invece di interessarsi a lei aveva subito dato l’impressione di interessarsi al suo uomo.

Tutte le sue fantasie stavano svanendo e quel luogo che le era sembrato paradisiaco stava diventando un inferno.

Sentivo la sua mano sudata e la vedevo nervosa.

Aveva voglia di scappare. Anni e anni per arrivare in un posto come quello ed una donna qualsiasi stava rovinando tutto il suo sogno. Mi sentivo impotente e nello stesso tempo cercavo una soluzione. Guardavo il suo viso deluso e ora i suoi occhi erano velati di lacrime e cercavano di non guardarmi. Guardava un punto non ben preciso di fronte a lei forse alla ricerca di un pensiero che la risollevasse e la facesse sentire serena. Quella era la sua sera continuavo a pensare qualcosa devi fare. Sforzati, pensa.

La attirai forte verso di me, la abbracciai e mi avvicinai al suo orecchio: “Andiamo a fare l’amore a casa, mi sembri un gattino tutto bagnato, ho voglia di te”.

Scoppio in lacrime e questo pianto la liberò da tutta la rabbia che aveva in corpo. Dopo poco si asciugò le lacrime, si scostò, mi guardò negli occhi e le uscì un filo di voce

“Anch’io ho ancora voglia di te”.

Siamo sicuramente più deboli delle donne nelle situazioni normali, ma quando il gioco si fa duro, i duri iniziano  a giocare.


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