Non ho fatto altro che pensarti ieri… e stanotte…
Ho voglia di scriverti, ma come succede spesso, non so da
dove iniziare. Che scemo! So già che quando queste dita
inizieranno a scaldarsi nessuno potrà fermarle. Iniziando un
racconto senza fine e senza inizio.
Senza far riposare il cervello, e nel posacenere la Pall
Mall che si consuma da sola. Io leggo il “Codice da Vinci”
di Dan Brown; il mio amico, un libro di Bruno
Vespa. Tu fumi una sigaretta nel corridoio del treno.
Entri, e ti metti vicino al finestrino, di fronte a noi.
Il tuo seno prorompente esce vistosamente dalla scollatura
della tua camicia sbottonata al punto giusto.
I tuoi occhi fissano i miei, ancora occupati nella lettura.
Mi accorgo di essere guardato ma un pò per educazione, un pò
per timidezza, non alzo lo sguardo.
Mi rendo conto al termine della pagina, che forse sarebbe
meglio rileggerla. Ti accorgi di questo, e un calore ti
attraversa la schiena, non vuoi che io
continui a leggere, vuoi essere tu la mia lettura. Il mio
racconto…
Accavalli le gambe con molta lentezza, mostrandomi per un
secondo lo spacco della gonna.
Noto che le tue calze sono autoreggenti.
I miei occhi vedono tutto, ma solo per un attimo, ormai la
lettura è finita. Il libro in mano serve solo come movente,
per riuscire a guardarti senza farmi
accorgere.
Ma tu lo sai che ti stavo guardando, e questo ti eccita.
Ti fa provare delle sensazioni particolari, ogni tanto devi
chiudere gli occhi per frenare i tuoi impulsi, e la tua
pelle si riempie di brividi.
Conosci il tuo corpo e sai come usarlo per attirare
l’attenzione della tua preda. Stai solo pensando alla mossa
da fare, devi stupire, ed hai tutto il tempo che
vuoi.
Immagini di toccarti, lì davanti a me.
Allargando le gambe e mostrando il tuo pube, godendo lì,
senza limiti. Mentre davanti a te, qualcuno si masturba,
facendo cadere a terra il succo del
proprio orgasmo. Ma non puoi, non adesso.
La tua gamba accavallata che dondola mentre guardi fuori dal
finestrino.
Cosa fare, come fare a rompere il ghiaccio, a superare il
limite.
Sei eccitata, guardi il mio sesso sotto i jeans e ti accorgi
che anche io lo sono.
Le tue fantasie a quella vista viaggiano senza limiti.
Riesco a leggere il tuo pensiero, quello che con i tuoi
occhi mi vuoi dire.
- Scopami il cervello, è l’unica cosa che non ho mai
concesso a nessuno. -Il treno corre e non dovrebbe fare più
fermate.
Immagini di slacciare i miei jeans, e scoprire con sorpresa
che il frutto del tuo desiderio, è proprio come lo stavi
immaginando: duro e rigido. Lo prendi in bocca e inizi a
succhiarlo come se la tua fame fosse infinita.
Io faccio finta di leggere…
Ti accorgi che la tua perla cerca il suo pasto.
Le contrazioni si fanno sempre più forti, mentre sei in
ginocchio davanti a me, lo vuoi dentro.
Ti accorgi troppo tardi che stai godendo da sola senza
toccarti.
E mentre godi, e stringi le labbra per gli spasmi del tuo
orgasmo, ti accorgi di avere la bocca piena del mio seme.
Io faccio finta di leggere…
Ma non puoi, non adesso.
Il mio amico esce a fumare nel corridoio.
Rimane lì, fuori dallo scompartimento, con il suo libro in
mano.
Il rumore degli scambi del treno fa da ninna nanna alla
maggior parte delle persone sul treno.
A me no… non riesco a dormire sul treno, troppa luce,
forse.
Tu guardi ancora fuori dal finestrino e sei più nervosa.
Le tue labbra si fanno irrequiete, le gambe non si danno
pace, continui a muoverle senza un ritmo preciso.
Quando cambi la posizione delle gambe ti soffermi
lasciandole aperte, le dondoli cercando di far entrare aria
per raffreddare il tuo fiore.
Io sono sempre a pagina 122… e non riesco a muovermi da
lì.
Il mio racconto ormai è diventato un altro, e non ricordo
più neanche cosa sto facendo su quel treno e dove stia
andando.
Mi accorgo dopo un po’ che non indossi nessun indumento
intimo.
Approfittando di un raggio di sole che penetra tra le tue
gambe mi rendo conto
che la tua orchidea è liscia, lucida e bagnata.
Io faccio finta di leggere…
Siamo quasi arrivati e sei sempre più nervosa.
Il mio amico è ancora fuori che fuma.
Tu non sai come interrompere il momento di stallo che si è
creato.
Le tue viscere ribollono e sei egoista di godere.
Immagini di metterti in piedi davanti a me, tiri su la gonna
per scoprire tutto il tuo essere donna.
Accartocci la gonna, intorno alla vita facendo attenzione a
fissarla bene, affinché non venga giù al primo sussulto.
Mi viene istintivo allargare le mie gambe.
Ti giri, hai fretta, lo vuoi dentro.
Vuoi sentire il calore del mio sesso, sentirlo premere sulle
pareti del tuo intimo. Far abituare le mie dimensioni alle
tue per poi giocare senza limiti.
Io faccio finta di leggere…
Ti giri mostrandomi il tuo sedere, non mi dai il tempo di
gustarlo, perchè le tue mani lo deformano, lo allargano, per
prepararsi e sedersi sopra il trono
della tua perversione. Infatti scivoli giù, e con molta
cautela, piano piano, lo infili tutto, non
dici niente, chiudi solo gli occhi.
Guidi con la mano il mio sesso dentro la tua perla, rimani
un po’ lì seduta, non ti aspettavi che arrivasse fino in
fondo, e stai aspettando che le tue contrazioni si plachino.
Ti appoggi con una mano sulla poltrona di fronte e provi a
tirarlo fuori tutto, per poi rimetterlo dentro senza
toccarlo.
Vuoi essere sicura che gli umori abbiano lubrificato tutta
l’asta.
Adesso puoi continuare, dando uno sguardo al bastone che
pulsa
ti accorgi che è completamente intriso di liquido.
Il tuo orgasmo è un’esplosione di piacere che ti prende.
All’improvviso ti accorgi che fuori dallo scompartimento il
mio amico ha messo da parte il libro
per gustarsi con la mano tutta la scena.
Ogni tanto controlla che nessuno arrivi.
Con una mano appoggiata al vetro dello scompartimento e
l’altra infilata nei pantaloni, inizia a masturbarsi.
Tu ti accorgi della chiazza che si è formata nei suoi
pantaloni. Dei suoi occhi rivolti all’indietro e
dell’equilibrio che perde per un attimo. Ecco che un altro
orgasmo ti raggiunge, devi abbandonare le mie palle che
stringi avidamente, per poggiare anche l’altra mano sulla
poltrona per sorreggerti a quell’ulteriore orgasmo.
Le gambe non ti reggono, le ginocchia si appoggiano tremanti
sul pavimento. Ti ritrovi in ginocchio, per terra carponi,
in uno scompartimento del treno. Quando gli spasmi si fanno
via via più leggeri, ti accorgi di essere ancora
piena.
Io faccio finta di leggere…
Sei piena anche dietro, non ti sei accorta, ma stai godendo
di nuovo. E senza resistere nascondi il tuo volto premendolo
sulla poltrona. Urli, godi… ma il suono della tua voce è
soffocato dal cuscino del sedile.
Sento che sto per venire anche io, mentre stringo fra le
mani il mio libro. Senti il calore dei miei spruzzi sul tuo
sedere, lo vuoi ancora… ancora per
un attimo, per spremergli le ultime gocce di succo.
E’ un orgasmo unico e inarrestabile che ci fonde insieme.
Ma non puoi… non adesso. Il mio amico rientra nello
scompartimento, accenna un sorriso. Lo guardo e dico: – Mi
sa che siamo arrivati. – Prima di uscire dallo
scompartimento, mi soffermo un attimo. – E’ stato un piacere
averla conosciuta, Marta, ci sentiamo – dico. – Ok -
sento rispondere. Il treno riparte. Tutto un sogno?
Sicuramente, però ti senti strana, gli addominali ti fanno
male, allarghi le gambe e tocchi la tua perla, controlli le
dita e ti accorgi che sono fradice. Hai dormito un po’.
Questo rumore di scambi ti ha fatto da ninna nanna ed hai
sognato.
- Magari farli più spesso questi sogni – ti dici.
Guardi fuori dal finestrino, sorridi strofinandoti le dita
ancora bagnate. E pensi… – Come faceva a sapere il mio
nome!
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