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Omega



Hanno paura di farmi male, oppure hanno paura di loro stessi, della loro bestialità, quella che io cerco, lo sprezzo del limite, del baratro, del buio accecante della ragione, dell'Omega.
Si affrettano a scusarsi, si dispiacciono, oppure non parlano, nessun gemito, nessun grugnito, nessun fiato dalla loro bocca.

Non sono animali e per questo nemmeno uomini.

Solo tu ci sei riuscito a stupirmi, solo tu mi ha montata come un primitivo, senza chiedere, senza scusarti, senza dispiacerti, facendomi male, gridare, scappare.
Solo nei tuoi occhi ho visto le porte degli inferi che, aperte, hanno mostrato il bagliore che cercavo, solo nei tuoi colpi ho sentito l'urlo del giusto, che agonizzava, solo nella tua furia ho provato l'ebbrezza del distruttore che equilibra la vita alla morte.

Ti aspettavo da secoli e forse nell'infinità del tempo ci siamo già accoppiati, perché il languore del mio cuore è vivo da quando ho ricordo ed infine ti ho scorto.
La tua folle genialità mista ad un corpo da gladiatore mi ha stesa e per avvicinarti ho atteso e pianto e pregato, a mani giunte e gambe aperte. Per avvicinarti mi sono prostituita a Dio, al doppio volto della morte, al ghigno cinico della vita.

Ho atteso, aspettato, atteso e ancora lo scorrere dei minuti, dei giorni, anni a consumarmi di voglia finché sono stata esaudita.

Ti ho abbracciato come si fa con un amico.

Ma poi mi sono aggrappata alle tue braccia assurde, ai tuoi muscoli osceni, per non andarmene. Ho odorato il tuo collo bugiardo, ho palpato il tuo petto stupido e dentro ti supplicavo di lasciarmi fare e dentro speravo di poter continuare.

Invece mi hai alzata di peso e mi hai scostata.

- Non posso.

Ti ho guardato come si guarda un assassino, dispiaciuta, vinta, delusa ma da lì non mi sono mossa. Tu mi hai dato le spalle, chinando il capo.
E ancora ho aspettato, atteso, sperato e pregato gli Elohim del cielo di rapire dalla tua mente il senso di colpa che ti fa credere di tradire lo stesso Dio che prego io.

Che assurdità, adoriamo lo stesso Dio ma per motivi diametralmente opposti, lo vogliamo servire ma con azioni contrarie.

Piano, mi sono riavvicinata, strofinando il viso al tuo collo, schiacciando il seno alla tua schiena, sussurrandoti:

- Ma io ti amo.

L'amore, come fosse un'attenuante a quello che andiamo a compiere. Come se non fosse in nome dell'amore che si compiono i maggiori crimini.

Voglio te perché voglio distruzione.

Ti sei voltato di scatto, gli occhi iniettati di sangue, il membro duro che premeva nei jeans e la mascella rigida. Hai parlato una lingua strana, sibilando tra i denti parole sconosciute e secche.

Adrenalina pura.

Poi mi hai afferrata per le cosce e mi hai alzata come fossi una piuma, intanto in me montava quell'energia che avevo solo percepito nelle mie peregrinazioni e che ti riempie la testa e il cuore e che ti sfinisce l' anima.

Sì, era proprio questo che volevo.

Una bomba voleva implodermi dentro.

Mi hai presa sul tavolo, alzandomi di poco la gonna, senza nemmeno abbassarti i pantaloni e colpendomi talmente forte da farmi quasi svenire. Ho urlato e le mie grida si mescolavano alle tue parole straniere dette con rabbia e dolore. Ho ringraziato e ancora ho chiesto di non smettere più.

Mi hai morso un seno, affondando i denti fino a farmi sanguinare, hai baciato le mie labbra lasciandomi addosso il sapore del sangue, poi senza preavviso ti sei staccato da me.

Avrei voluto piangere.

Invece mi hai voltata e montata ancora con più foga di prima, con meno pudore, come fanno le bestie feroci.
Il mio viso sbatteva sul tavolo, il tuo corpo mi schiacciava, la violenza mi stordiva ma quella bomba era al limite. La bava della tua bocca sulla mia schiena, e visioni guizzanti nel mio cervello.

Creature nere e spietate che amano, bianche anime che soffrono.

Ero sul ciglio, sul bordo finale della vita, osservavo il precipizio desiderando percorrerlo. Il corpo teso verso la meta, l'anima prostrata che chiedeva compassione, l'utero che urlava il suo compenso.

Completamente dolorante non riuscivo ad avere l'orgasmo.

E tu battevi ancora le mie carni con quel membro enorme che mi stava sventrando, in preda ad un delirio folle, alla ricerca di una passata identità.

Non mi sarei mai sottratta, avrei voluto tu mi portassi ancora un po' più in là, ancora un po' oltre. Vedevo il tunnel oscuro della morte richiamare le mie membra, deliziare la mia mente, volevo gettarmi nel baratro per non uscirne più.

Poi tu mi hai preso la testa, me l'hai girata e mi hai detto tre parole con lo stesso sguardo demoniaco, nella stessa lingua sconosciuta, scopandomi ancora a ritmo martellante.

Tre parole.

E lì la bomba è implosa e lì sono morta e lì tutto il mio essere è precipitato fino al limite estremo della vita per poi risalire come fa l' allodola.

Mi ha invasa il tuo seme, mi ha invasa la vita, mi ha invasa la morte.

Questo figlio si chiamerà Omega.


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