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sottomesso38 39 y.o.
Man
Italy
Last visit: 16 years ago
Miscellaneous Fetish Cuckold Threesome Swingers

Il professore di latino e greco parte prima

al liceo avevo dei problemi con il latino ed il greco, così i miei mi mandarono da un ragazzo figlio di loro

amici per prendere ripetizioni, ma la confidenza che avevamo mi metteva in condizione di non prendre sul serio

lui e le sue lezioni, così non avendo visto miglioramenti mi mandarono da un lontano zio che dava ripetizioni

professionalmente, e visto l'estperienza precedente si raccomandarono con lui per ottenere un trattamento molto

rigido. lui non se lo fece ripetere, era conosciuto a scuola per essere estremamente severo, e approfittando del

lontano legame di parentela non esitò a schiffeggiarmi quando lo ritenne opportuno. lo zio in questione era sui

quaranta e aveva una moglie più o meno coetanea, lui era meridionale come noi, ma sua moglie era del nord, della

provincia di milano, ed era una bella donna con atteggiamenti molto provocanti. le lezioni erano pressocchè

giornaliere e ciascuno degli allievi veniva posto in una stanza diversa dove svolgeva i sui compiti mentre lui

passava da una stanza all'altra per controllare, correggere o spiegare. noi studenti eravamo una decina e,

distribuiti su vari turni, ci davamo il cambio con regolarità nelle varie stanze della casa, lo studio, il

salotto, la cucina, la camera da letto, in ogni stanza era stato approntato un angolo con una scrivania e due

sedie per ospitare la lezione e la vita della casa continuava come se gli studenti non esistessero, tanto che mi

poteva capitare di studiare in cucina mentre la mamma del professore rigovernava o di avere nella stanza con me

la moglie che stirava il bucato. in quel periodo mi ero trasformato in un appassionato consumatore di riviste

porno che scambiavo assiduamente con altri compagni di scuola, e siccome ciascuno di noi aveva la sua particolare

preferenza, ci dividemmo in gruppetti che avevano la stessa passione, la mia erano i trans. vedere quelle

creature più donne delle donne ma con enormi cazzi fra le gambe mi faceva delirare, e quando poi vedevo scene in

cui dei ragazzi dall'aspetto adolescenziale come me succhiavano questi enormi cazzoni o venivano inculati a fondo

non riuscivo a trattenere l'orgasmo. così un giorno prima di andare a lezione mi incontrai strada facendo con un

compagno con cui condividevo l'amore per i trans, c'eravamo dati appuntamento per uno scambio. dandomi il suo

materiale mi indicò una delle riviste in cui avrei trovato proprio una scena del genere che preferivo. sono

passati 25 anni ma la ricordo ancora. lei era una trans di colore, era molto scura di pelle, lucida di olio, il

culo largo e sporgente sotto un vitino stretto da un corsetto chiuso da una serie di laccetti rossi da cui

uscivano due tette perfette con due enormi capezzoli neri, e fra le gambe aveva il più grande cazzo che io avessi

mai visto in anni di cultura pornografica. nella foto grande all'inizio del servizio lei era in posa in piedi,

sorrideva con i denti bianchissimi verso quello che sembrava un ragazzino accucciato a terra che la fissava

terrorizzato guardando il suo membro con gli occhi sbarrati e la bocca aperta. il cazzone era molle e scendeva

fra le cosce completamente scappellato, sembrava una probiscide per dimensione e forma, ma nelle foto successive

quella proboscide prendeva vita e diventava un palo di carne turgido e leggermente curvato verso l'alto, appena

lo vidi mi sentii avvampare le guance, chiusi il giornalino e salutai il mio amico correndo via per la vergogna e

l'eccitazione. arrivato dal prof non riuscivo a togliermi dalla mente quel cazzone nero, avevo il giornalino

nella borsa dei libri, aperto alla pagina in cui c'erano due foto, nella prima il ragazzo cercava di fare un

pompino a quel cazzone di cui a stento riusciva a prendere in bocca la cappella, ricordo che lo teneva a due mani

e questo dava l'idea precisa della sua dimensione, era più grosso del suo polso e lungo quasi come il suo

avambraccio, nell'altra il ragazzo era girato e con le mani sulla pancia della trans cercava di impedirgli di

spingergli ulterormente dentro il cazzone che gli era già entrato quasi completamente nel culo. la borsa era sul

tavolo e durante le pause della lezione, quando ero solo sbirciavo dentro toccandomi il cazzo attraverso i

pantaloni. quando il prof veniva da me e parlava lo seguivo a stento, lui fu costretto a richiamare più volte la

mia attenzione, all'inizio si arrabbiava, mi assestò anche un paio di schiaffi, ma poi arrivò addirittura a

preoccuparsi pensando ad un malore, forse anche perchè le guance costantemente avvampate facevamo pensare alla

febbre. dopo un paio di queste pause non ressi, ero solo nel salotto, la scrivania era in un angolo, io davo le

spalle alla porta chiusa, mi aprii la patta, tirai fuori il cazzo e dopo averlo coperto con il maglione

cominciai a menarmelo. avevo completamente perso il controllo, dovevo scaricare almeno parte della tensione, e

così per un po' me lo menai con l'orecchio teso a sentire i rumori nel corridoio. ma il sangue mi pulsava così

forte nella testa che non mi accorsi che mio zio era entrato. la sua voce che mi chiedeva cosa stessi facendo con

tono duro fu una doccia fredda. cercai di rimettermi a posto ma in due passi fu dietro di me e con uno strattone

girò la sedia. mi trovò ansimante mentre cercavo di infilare il cazzo ancora duro nella patta e mentre lo

guardavo con lo sguardo terrorizzato mi allungò uno schiaffo che mi fece fischiare le orecchie. non capivo più

nulla, mi vergognavo come mai, volevo morire, e mentre lui pronunciava parole che non riuscivo neanche a sentire

l'unica cosa che riuscivo a fare era ripetere "ti prego non dirlo a mamma. ti prego non dirlo a mamma". quando

riusci a riprendere il controllo lui mi stava ancora chiedendo cosa fosse successo ma io non riuscivo a dire

nulla, ero rimasto con il cazzo duro fuori dalla patta, non riuscivo a farlo rientrare e con la bocca aperta

continuavo a guardare alternativamente lui e la borsa sul tavolo, finchè lui non prese la borsa e tirò fuori il

giornale. quando vide di che si trattava cominciò ad insultarmi e a picchiarmi, mi chiamava frocetto,

ricchioncello e diceva che sarei stato la vergogna della famiglia. sfogliava la rivista e michiedeva se mi

piacevano le figure che c'erano, era una rivista di trans ed era piena di uomini che faccevano pompini e venivano

inculati, e io continuavo a dire che era vero che mi piacevano ma lo pregavo di non dire niente, che avrei fatto

sempre i compiti, che avrei fatto tutto quello che mi avrebbe detto. lui continuava a chiamarmi frocetto,

ricchione e mi offendeva pesantemente dicendomi che ero una merda che a quelli come me dovevano tagliargli le

palle finchè ad un certo punto mi disse di guardare il giornale sbattendolo davanti a me sulla scrivania, era la

pagina a cui lo avevo aperto io, avevo davanti agli occhi lo sguardo terrorizzato del ragazzo a cui il trans

stava aprendo il culo, mi chiese se era quello che mi piaceva e io che senza accorgermene avevo ripreso a menarmi

gli dissi di si, che mi piaceva pensare di essere io il ragazzo. sentii la mano di mio zio prendermi per i

capelli e tirarmi verso di lui, e a quel punto mi accorsi che aveva il cazzo fuori e che me lo stava premendo in

bocca, io mi attaccai al suo cazzo e cominciai a succhiare come se da quello fosse dipesa la mia vita, lui

continuava ad incitarmi chiamandomi frocetto e ricchione e mi scopava in bocca tirandomi per i capelli con tutte

e due le mani, io succhiavo e mi menavo, venni quasi subito nelle mie mani ma continuavo a menarmi perchè mi era

praticamente rimasto duro, finchè lui non mi venne in bocca ordinadomi di ingoiare tutto. io ubbidii e mentre lo

facevo venni di nuovo. a quel punto mi ordinò di rimettermi a studiare e usci dalla stanza prendendosi tutte le

riviste porno che avevo in borsa. quando tornò mi disse che da quel momento le cose sarebbero cambiate e che se

non avessi studiato o avessi fatto qualcosa per farmi mandare a ripetizione da qualche altra parte avrebbe

raccontato tutto a mia madre e gli avrebbe mostrato le riviste. da quel giorno lui in privato mi chiamò sempre in

modi diversi, frocetto, rotto in culo, succhia cazzi, ricchione e cominciò a schiaffeggiarmi molto più spesso di

prima, quando poi secondo lui avevo fatto qualche errore particolarmente grave si alzava, tirava fuori il cazzo e

mi ordinava di fargli un pompino, e la cosa succedeva sempre più spesso. un giorno mi capitò di fare i compiti

nella camera da letto e mentre mio zio mi stava pesantemente sgridando entrò sua moglie per prendere delle cose

in un armadio. lui senza scomporsi mi diede una sberla e disse rivolto alla moglie: "hai visto che belle letture

fa questo frocetto nora? le riviste che ti ho fatto vedere erano le sue, e se le deve studiare proprio bene,

perchè succhia il cazzo come una professionista, anche meglio di te" io rimasi con gli occhi sbarrati, non potevo

credere a quello che avevo sentito, lei mi guardò mi sorrise continuò a fare ordine nell'armadio. mi girai

terrorizzato verso mio zio guardandolo quasi in lacrime e lui per tutta risposta si alzò e mi intimò di fargli un

pompino. io non avevo il coraggio di muovermi e lui fu costretto a darmi un altro paio di ceffoni prima che io mi

decidessi ad aprire la bocca. mentre mi pompava come al solito davanti alla moglie mi faceva i complimeni per

come lo spompinavo e diceva alla moglie di guardare. io con la coda dell'occhio vedevo che mentre sistemava

l'armadio guardava con un'aria un po' divertita e un po imbarazzata, poi quando chiuse l'armadio si avvicinò e

continuò a guardarmi mentre il marito mi scopava in bocca fino a qando non mi sborrò tutto in gola, a quel punto

lui mi tolse il cazzo dalla bocca e disse:"dovresti imparare da lui perchè lui la sborra la inghiotte mentre glie

la spruzzo, non come fai tu che prima ti fai riempire la bocca e poi alla fine la ingoi tutta insieme". mi

sentivo in trance, non poteva essere vero, sentivo il tempo scorrere lentissimo, mi sembrava che quella scena

fosse durata una eternità. lei disse che magari qualche volta si sarebbe fatta dare qualche lezione, mi salutò

strizzando l'occhio e ci lasciò soli. da quel giorno non riuscii più a guardarla in faccia, e quando la

incontravo entrando o uscendo cercavo di sprofondare nel pavimento dalla vergogna.



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