È ancora buio.
Leggera a piedi nudi, mi alzo senza fare alcun rumore, non voglio svegliarti.
Accendo l’incenso mentre una fioca musica inizia a diffondersi. Riattizzo il camino, piccoli ceppi, non serve un forte fuoco, non la sua luce, ma un timido crepitio e un lento calore che ti penetri nell'anima portandoti pace.
Spalanco le ante della finestra, lascio filtrare la flebile luce che annuncia il giorno.
E’ piovuto stanotte...e piove ancora.
L'odore dell'erba bagnata, il rollio del vento fra le secolari querce si insinua furtivo, mescolandosi al sottilissimo sibilo della pioggia invernale.
Una allegra brezza frizzante si spinge verso il letto, quel letto che ci porta dritti in ogni limbo dell’inferno, io e te inabissati.
Ti guardo, mentre il bollitore sublima il the all’ibisco e sapientemente si mescola al profumo del caffè che ho preparato per te.
Ci siamo disgiunti congedandoci dopo stremanti amplessi, confidandoci con gli sguardi e i respiri che aspetteremo solo di ricongiungerci nella nostra invereconda esigenza di appartenenza, contorta e spregiudicata.
Sento freddo, i capezzoli turgidi fanno capolino sotto la t-shirt, la pelle d oca che adorna il mio corpo mi risveglia la fame, eccitazione mista a paura, condanna e suggella la mia e la nostra carnalità.
Apri gli occhi.
Mi cerchi con lo sguardo, disteso al riparo dal pungente freddo, mi accenni un malizioso sorriso e mi accendi.
Scivoli con sguardo morbido lungo la pelle del collo, ti soffermi sulla curva del seno che invoca un lieve tuo tocco.
Tu sai come darmi piacere.
Con il caffè bollente in mano mi avvicino, delicatamente a cavalcioni scivolo su di te, sento il tuo ventre in subbuglio, le tue mani sui miei fianchi mi spingono verso la tua bocca, come un anfora , ti saldi con le labbra e ti disseti dimenticando ogni spudorato imbarazzo pur di assaggiarmi.
Resto ferma e contratta, il caffè ancora tra le mie mani, chino leggermente la testa voglio guardarti, un disperato assetato lamento accoglie le prime mie apnee labiali.
Socchiudo gli occhi, boccheggio, cerco una risposta nella mia mente offuscata da un solo pensiero “ho voglia di te”.
Cerco di riprendere il controllo, deglutisco, poggio il caffè e subito le tue mani mi afferrano i polsi, apro le labbra e ne esce un verso indistinto, a metà fra il gemito e un respiro strozzato.
Le tue dita mi sollevano il mento, dandomi il tempo di rabbrividire e allo stesso tempo di rilassarmi, per poi ritrarmi di scatto, atomi che si vanno a ricomporre dopo una devastazione nucleare.
Lo fai con estrema dolcezza mista a fermezza indecente.
Immobile.
Danzando, attraversano lo spazio, ci inghiotte tra i fiati, il lamentio della pioggia.
Qualche parola di troppo, sorrisi accennati, lasciano un velo del nostro profumo nell’aria smossa dai corpi.
Il baluginare di una sigaretta tra le nostre labbra sigilla l’attesa della prossima tempesta.
Ti sfami, mi sfami divorandomi con passione.
Essenza eterea, fatta di carne e sangue che pulsa, dolcezza e lussuria, sublime desiderio dei miei devoti umori. Dolce malinconico dolore, tangibile il tuo desiderio struggente di domarmi.
La mia carne ti brama, la tua mente si lascia navigare dalla mia meravigliosa follia. Dolenza e piacere si fondono nei nostri corpi.
Ti sento pulsare, un vulcano che trema di energia e potenza, pronto ad esplodere.
Non resisto voglio sentirti venire nel caldo delle mie viscere, ancora ancora e ancora, affamati, assetati di un bisogno fisico e mentale. Declivo, quando accendi i tuoi occhi, guardi il mio seno danzare sotto la stoffa sottile della t-shirt, così fottutamente tenero quando, con voce ancora intorpidita, pronunci il mio nome.
Scosti il lenzuolo, con ipnotico richiamo alle mie labbra assetate, ti offri ai miei baci via via più profondi.
Sensuale, così sensuale quando sollevi il bacino in offerta silente, colgo il tuo primo sospiro.
Guardo i tuoi occhi socchiusi, annunciarmi il piacere che ti nasce per poi morire nella mia bocca.
Maschio, così Uomo quando dici di amarmi, tremo e mi perdo assuefatta di te.
Mi spingi su un lato, fletti le mie gambe delicatamente, ti chini su di me, mi lecchi le labbra, poi un dito mi sfiora il seno, scendi giù sull'addome, stavi per andare oltre quando una scossa scende violentemente lungo il mio corpo, un'onda d’urto potente mi fa gemere, le tue dita, mi straziano in un movimento rotatorio, mi avvolgano, mi toccano. Fiumi di pensieri e immagini scorrono nella mia mente, finalmente libera, serena, in pace con la mia io.
Pervasa da ondate di piacere, come un mare in tempesta, mi arrivi potente e liberatorio. Sento greve i muscoli spinti dagli spasmi farsi stretti fra le tue dita.
Te ne accorgi e repentino affondi la testa fra le mie cosce.
Ti accolgo bramante e straziante.
Le mie dita fra i tuoi capelli dettano il ritmo di un lungo e trascinate e non pudico momento, accaldata, appagata chiudo gli occhi quasi a voler rivivere queste emozioni appena provate.
Sento il tuo respiro forte, profondo, intenso.
Piena di te, ovunque.
Il piacere è immenso.
Freno i miei movimenti.
Voglio godermi questo momento perfetto. Col desiderio negli occhi, in un gioco di dolore e piacere, dentro e fuori di noi ritmicamente, inesorabilmente ci devastiamo l’anima.
TI sento scorrermi dentro fra i miei umori disciolti e i tuoi, due fiumi che si incontrano, si abbracciano e si uniscono per poi formarne uno solo e con dirompente potenza si riversano in mare.
Silver Rea
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