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larryboss 47/43 y.o.
Couple
Bologna, Italy
Last visit: 13 years ago
Miscellaneous

Antonio

Chiara, mia moglie, quel giorno mi telefonò durante il pomeriggio in ufficio per informarmi che avrebbe invitato a casa nostra per cena un suo collega, di nome Antonio. Io acconsentii per non fare polemiche anche se sapevo che Chiara aveva un debole per Antonio, o per lo meno lo sospettavo, in quanto spesso mi parlava di lui con un malcelato entusiasmo. Si trattava di un suo collega proveniente da un’altra sede e che quel giorno era presso l’ufficio di Chiara e che si sarebbe fermato in albergo per la notte. Quindi, per farlo sentire maggiormente a proprio agio, mi disse, perché non fargli passare una serata tra “amici”?

Io rientrai dal lavoro verso le 19.30 e Chiara era tutta indaffarata in cucina per preparare una cena dignitosa. Conoscendo la sua abilità non avevo alcun timore in merito.

-         “Cosa stai preparando per il nostro ospite?” – le chiesi.

-         “Niente di troppo impegnativo: un primo a base di pesce ed un contorno, voglio tenermi leggera” – mi rispose.

-         A che ora viene Antonio?

-         Alle otto.

Bene: ebbi il tempo di rinfrescarmi – e ne avevo bisogno poiché in quei giorni di fine aprile si avvertiva già una discreta calura - , di scegliere il vino adatto per l’occasione (un Greco di Tufo che fa sempre la sua bella figura) e di terminare di preparare la tavola, peraltro addobbata senza troppe pretese in cucina, non ritenendo necessario andare in salotto a mangiare essendo solo in tre.

Confesso che allo scoccare delle venti avvertivo un certo nervosismo misto a curiosità. Un misto di sensazioni legate al fatto che da lì a poco avrei visto colui per il quale ritenevo che Chiara avesse un debole. Mi sentivo, credo stupidamente ma in certe occasioni la razionalità soccombe all’istinto, come se mi dovessi preparare ad una sfida con Antonio. Nella mia immaginazione, prima che arrivasse, pensavo a tutto ciò che potesse metterlo in difficoltà, deriderlo, ferirlo, fare capire a Chiara che io ero superiore. Lo so, era un pensiero stupido ma si sa che per difendere la propria donna si compiono delle azioni irrazionali.

E comunque alle 20 e 05 suonò il campanello; io e Chiara scattammo in piedi entrambi un po’ nervosi, credo proprio per motivi differenti. All’apertura della porta, dopo che Antonio svolse con calma tutti i riti e i convenevoli d’uso con Chiara, ivi incluso la consegna di un vasetto di ciclamino, mi si parò davanti per le presentazioni ufficiali un bel ragazzone di circa 35 anni, moro di capelli e di carnagione olivastra, barba leggermente incolta, occhio nero come la pece e sguardo assassino, fisico ben piantato e sufficientemente muscoloso: lo avrei definito lo stereotipo del perfetto riminese! A quel punto capii l’interesse di Chiara: era l’esatto contrario di me e si sa che spesso si è attratti dalle persone che presentano caratteri fisici e talvolta psicologici inversi rispetto a quelli del proprio o della propria partner.

Anche l’affabilità che mostrò fin da subito e l’apertura di carattere palesata mi confermarono le prime sensazioni riportate; devo dire quindi che dopo una prima fase di studio e di diffidenza, proprio grazie alle sue doti oratorie l’atmosfera si alleggerì in maniera notevole e lo trovai (mi sembra una bestemmia dirlo ora) perfino simpatico!

Quindi procedemmo accomodandoci a tavola e fummo serviti da Chiara che, dall’alto della sua notoria efficienza ai fornelli, aveva già tutto pronto. Partimmo quindi con dei tagliolini al salmone che ricevettero, manco a dirlo, le lodi sperticate del nostro ospite; a seguire assaggi di piatti a base di pesce con verdure: seppie con piselli, moscardini con le patate ecc.

Durante la cena si parlò a 360 gradi del più e del meno anche se ovviamente i temi più gettonati riguardavano il lavoro. Tutto sommato comunque la serata stava procedendo nel migliore dei modi anche perché non riscontrai né in Chiara né in Antonio comportamenti per così dire sospetti, ossia nessun ammiccamento evidente, nessuno sguardo troppo premuroso.

La serata salì di tono quando Antonio iniziò a parlare dei suoi viaggi in giro per il mondo con la sua convivente Silvia. In particolare ci parlò dell’ultimo viaggio fatto durante le vacanze natalizie in Brasile. A me interessa sempre sentire narrare storie di culture e popoli lontani quindi ascoltai con interesse ciò che disse Antonio; ma il culmine del racconto doveva ancora arrivare e fu raggiunto quando ci raccontò di una calda serata equatoriale durante la quale con un gruppo di ospiti del villaggio dove erano alloggiati e alcune ballerine locali, si recarono in riva la mare a cantare ballare e, soprattutto, a bere. Ad un certo punto una delle ballerine prese da parte un’ospite del villaggio di nazionalità americana e gli mise la lingua in bocca e da lì partì un crescendo di sesso e passione che coinvolse sei o sette di loro, inclusi Antonio e Silvia. Quindi ci ritrovammo a chiedere dettagli, del tipo “è stato bello?” (molto banale!) oppure “è imbarazzante trovarsi altri piselli duri aggirarsi lì intorno” (questa, ovviamente, era una mia curiosità).

Forse il fatto che io e Chiara restammo a bocca aperta di fronte alle sue parole lo incoraggiò a raccontare anche cose non del tutto vere o comunque un po’ montate ad arte ma si sa che da che mondo è mondo il sesso è sempre un argomento che cattura l’attenzione.

E comunque, in mancanza di controprove, prendemmo per buono il suo racconto, che comunque non andò oltre un certo limite di buongusto e mantenemmo un certo “aplomb” nella discussione, ovvero non scendemmo in volgarità gratuite né chiedemmo dettagli troppo intimi, vista anche la scarsa confidenza che avevamo con lui.

Ci raccontò che alla fine le emozioni erano talmente forti che si perdeva completamente il senso di ciò che si stava facendo e in ogni caso, alla fine, l’esperienza era stata giudicata forte, soprattutto quando vide Silvia farsi penetrare da dietro da un energumeno mulatto probabilmente del posto.

Insomma l’atmosfera si fece decisamente pruriginosa e a quel punto, per spezzare la tensione, Chiara propose di recarsi in salotto per i vari caffé ed ammazzacaffé. L’elettricità rimase sospesa nell’aria, si tentò di cambiare discorso ma alla fine si ritornava a parlare, guardacaso, di quella vacanza in Brasile.

-         “Avete avuto altre occasioni successivamente per queste, chiamiamole << attività>>?” – chiesi io.

-         “No” – mi rispose Antonio – “anche se non ci dispiacerebbe riprovare l’esperienza”.

Noi uomini stavamo bevendo una grappa, tanto per mantenere alto il livello di euforia, ma anche Chiara era stranamente su di giri, vuoi per il bicchierino di rum che si era appena versato. Eravamo sul divano  uno di fianco all’altro: io da un lato poi Chiara e poi Antonio.

A quel punto io chiesi:

- “Mi sono sempre domandato come parte un’orgia, cosa fa scattare il tutto”

E Antonio rispose sicuro  - Credo che si debba creare l’atmosfera giusta e a quel punto basta un niente per fare esplodere la bomba!-

Io, chissà perché, dissi alcune parole e feci certi gesti che rappresentarono proprio ciò che Antonio intendeva dire:

-         “….tipo mettere una mano sulla tetta della moglie?” – chiesi con finta innocenza ponendo nel contempo la mia mano destra sul seno prosperoso di Chiara.

-         “Si”  - disse Antonio con la voce emozionata  - “e poi si fa così!” – e pose la sua mano sinistra sull’altro seno di Chiara massaggiandolo lievemente.

E la povera Chiara? Mi guardò con aria interrogativa finché, vedendo che né io né Antonio toglievamo la mano dal suo seno, prese a baciarmi in bocca ed estrasse la sua lingua calda ed affusolata.

Quello fu il punto di non ritorno, il nostro bivio: se io non avessi fatto la prima mossa, certamente provocatoria, se Antonio non avesse replicato in forma speculare e, soprattutto, anche arrivati a quel punto Chiara ci avesse preso a schiaffoni o più semplicemente distolto le nostra mani aggiungendovi un imbarazzato -”Ehi, ma siete matti?”-, la cosa sarebbe morta lì. Magari avremmo pensato nel nostro intimo “siamo arrivati ad un pelo dal farlo”, magari avremmo avuto il rimorso di non avere provato, chissà….

Fatto sta che non andò così: io a quel punto cominciavo ad avere il cuore che mi batteva all’impazzata, mi chiesi per un attimo cosa stavo facendo ma ormai era troppo tardi e mi resi conto che anche per gli altri era stato raggiunto il punto di non ritorno.

Io iniziai a sbottonare con calma la camicetta di Chiara, onde facilitare le operazioni in corso di palpazione. La cosa che mi colpì, fintanto che avevo ancora un po’ di senno, era che i nostri movimenti erano leggeri, calmi, senza quei moti di impulsività che si può immaginare in un momento del genere. Sembrava quasi che non fosse la prima volta. Tanto per intenderci, non strappai la camicia di Chiara ma slacciai un bottone alla volta fino all’ultimo e senza staccare la lingua dalla sua le sfilai l’indumento.

Anche se avvolto da un reggiseno di pizzo il generoso petto di Chiara era veramente magnifico nelle sue forme abbondanti e rotonde e Antonio non mancò di apprezzarlo con un “Oh!” di soddisfazione.

Continuammo tutti e due a palpare le tette stuzzicando i capezzoli sopra la leggero strato di tessuto che non ci impediva di avvertire il turgore crescente. Chiara continuava a baciarmi, forse ancora per una sorta di pudore ancestrale pareva non voler guardare negli occhi Antonio.

A questo punto noi maschietti facemmo fuoriuscire le tette di Chiara dal reggiseno e nuovamente Antonio non si trattenne dal dire frasi del tipo:

- “Che tette stupende che hai, me le immaginavo belle sode ma non pensavo che dal vero fossero così!”

Allora Chiara, rinfrancata dal complimento, lo guardò e sorrise sorniona.

Con le tette completamente a nostra disposizione non potemmo fare altro che tuffarci con le nostre lingue sui suoi capezzoli duri e turgidi, io curavo la tetta destra ed Antonio la sinistra, mentre Chiara ci teneva con le mani la testa socchiudendo gli occhi per il godimento.

Ormai credo che nessuno dei tre capisse più nulla, io sentivo sotto i miei calzoni il membro indurito al massimo che premeva per uscire e io volevo accontentarlo in quanto mi faceva quasi male.

Leccammo le tette di Chiara a lungo, alternando anche giochi di lingua con lei e vidi pure che  slinguazzò anche con Antonio ma ormai, in quel momento poteva accadere di tutto: non me ne importava nulla.

Io le misi una mano sotto la gonna, e risalii le sue calde cosce per incontrare il tessuto del perizoma che mi diede l’altolà. Presi allora la decisione di sbottonarle la gonna, visto che nessuno ci pensava!

Liberata anche di questo indumento ora Chiara era rimasta con il solo perizoma. Quindi, per una sorta di compensazione, iniziò a spogliare noi: via la maglietta mia, via quella di Antonio, si accinse poi a sbottonarmi la patta dei pantaloni, estraendone un cazzo duro come il marmo, gocciolante per l’eccitazione. Contemporaneamente prese ad armeggiare con i pantaloni di Antonio, il quale la aiutò a liberare il membro eretto e pulsante: da profano o comunque da non amante del genere, mi dissi che si trattava di un bel cazzo, perfettamente diritto, di dimensioni non indifferenti, insomma capii Chiara quando emise un gridolino di approvazione. Ci liberammo tutti e tre dei residui indumenti che avevamo addosso e, restando nelle medesime posizioni di partenza sul divano, Chiara ci prese gli uccelli in mano iniziando un lento moto che, se possibile, ci fece ingrossare ancor più i membri.

Io andai ad esplorare con le dita la zona pubica di Chiara e sfiorando le sue grandi labbra trovai ciò che mi ero aspettato: la figa era completamente fradicia di umori densi e appiccicosi, tanto che non mi accorsi nemmeno di avere il dito medio infilato in profondità nella vagina. Chiara ebbe una scossa di godimento ma era comunque molto impegnata a rimirarsi il poderoso uccello di Antonio, fintanto che per rompere l’incertezza….lo prese in bocca! Accolse la cappella turgida e gonfia di Antonio nella sua calda bocca, mentre con la destra continuava dolcemente a masturbarmi ed io facevo lo stesso con la sua topina. Avvicinammo i nostri cazzi alla sua faccia, in modo che potesse alternativamente succhiare il cazzo di Antonio e il mio, oscillando la testa da destra verso sinistra e viceversa. Vedevo che le piaceva riempirsi la bocca del membro di Antonio, ingoiandolo fin dove poteva e con la punta della lingua guizzava tra il glande ed il prepuzio, da persona che sa come far godere un uomo. Intanto, con la mano accarezzava i suoi testicoli. Poi via, una ciucciatine anche al mio cazzo, tanto per non farmi ingelosire troppo….

Ci fermammo un attimo, sia per calmare le pulsioni enormi che martellavano le nostre tempie ed i nostri sensi e forse anche per “coordinarci” sul da farsi.  

Antonio fu il più lesto a mettersi carponi di fronte alla passerotta di Chiara la quale, aprendo le gambe, permise all’altro di intrufolarsi nel suo tesoro. Quindi con le dita Antonio divarico leggermente le labbra carnose della figa di Chiara iniziando lentamente ad esplorare tutti gli anfratti con la sapiente punta della lingua. Quando fece dei movimenti circolari attorno al bottoncino rosa della clitoride, divenuto ormai di dimensioni enormi, Chiara mugolò sempre più forte, tenendo con una mano ben salda la testa dell’uomo affinché non si arrestasse nemmeno per un secondo mentre col mio pisello si trastullava tra lingua e punta delle dita.

L’orgasmo la travolse improvvisamente ed emise un grido di godimento che per poco non fece venire pure me. Tremò per diversi secondi, durante i quali ci cacciò lontani, desiderosa di godersi appieno quel momento di profondo godimento che l’avveva portata con la mente lontana, in un altro mondo e in un’altra dimensione, probabilmente con le sensazioni di chi fa un “viaggio” con l’LSD…

Poi piano piano riemerse dal magico torpore nel quale era sprofondata e senza dire nulla si girò a 90 gradi; io, sapendo bene cosa intendeva, mi misi dietro di lei, la presi per i fianchi e lentamente introdussi il mio cazzo nella sua figa che, manco a dirlo, non oppose la benché minima resistenza, tanto era fradicia di umori vaginali frammisti alla saliva di Antonio. Mentre iniziavo lentamente a pomparla, Antonio si sedette sul divano di fronte a Chiara, in mode che lei potesse prenderlo in bocca, cosa che fece di buon grado, leccando avidamente l’uccello mentre il mio iniziava a muoversi dentro di lei con sempre più energia.

Dopo un certo tempo Chiara estrasse il mio membro, si rizzò e si pose sopra Antonio, che era seduto, prendendogli in mano il suo cazzo ed infilandolo delicatamente nella passerotta. Iniziò quindi il più classico degli smorzacandela, mentre io allupatissimo le leccavo le tette. Chiara poi si girò dando le spalle ad Antonio ma restando ben salda sul suo uccello. Inarcandosi all’indietro io mi godevo lo spettacolo della sua figa che veniva stantuffata prepotentemente da Antonio.

Il quale ad un certo punto estrasse il cazzo e, devo dire con molto tatto, introdusse lentamente il membro nel culo di Chiara, la quale per un attimo protestò, pensando che si fosse “sbagliato” ma poi     

non disse più nulla, travolta anche lei dal clima lussurioso che ci avvolgeva.

Dopo qualche colpo di assestamento, per fare sì che l’uccello si muovesse ritmicamente nello sfintere, il ritmo si fece  più serrato ed io, con la meravigliosa visione della figa aperta tutta per me, iniziai a leccargliela con movimenti lenti e circolari. Chiara non capiva più nulla, era come impazzita, urlava, ululava diceva porcherie del tipo “Dai inculami più forte e tu leccami per bene              la figa!”.  Misi anche quattro dita dentro la figa, sentendo distintamente attraverso la stretta membrana che divide vagina da ano, il cazzo di Antonio che andava su e giù implacabilmente. Provai anche a introdurre il mio cazzo nella figa di Chiara, ma capii che la doppia penetrazione è più faticosa che goduriosa….per cui tornai a leccare la figa e dopo poche lappate Chiara esplose nuovamente in un prorompente orgasmo, ormai le sensazioni erano inarrestabili, non capiva letteralmente più niente, dov’era, cosa faceva, nulla importava più; “Vengo Si vengo…Godo” furono le ultime parole che riuscii a percepire.

Ancora smarrita, Chiara si rimise alla pecorina ed io la presi da dietro con violenza pompando come un indemoniato e facendola urlare per un misto di dolore e godimento, giungendo in poco tempo a sborrarle dentro; in quel momento mi parve che fosse esplosa un ordigno nella mia testa, subii una scossa dalla punta dei piedi fino al cervello e caddi a terra esausto ed intorpidito.

Antonio quindi mise Chiara seduta di fronte a lui e mise, o meglio dire nascose il proprio membro tra le capaci tette di Chiara, dicendole “Avevo sempre sognato di venirti tra le tette…dai fammi godere…”

Chiara prese l’uccello tra i seni ed iniziò un rapido movimento sussultorio che portò in breve Antonio a venire: “Si! Dai! Godo!” furono le sue parole mentre un potente fiotto di sborra si disperse sul collo, sulle tette, sul volto di Chiara, e Antonio veniva ancora, ricoprendo di sperma l’oggetto di tanto desiderio.

Dopo tante emozioni così forti, restammo sdraiati sul tappeto a lungo, non so per quanto, anche il tempo pareva avere perso il suo significato. Man mano che la ragione prendeva possesso delle nostre menti, ci sentivamo quasi in imbarazzo delle nostre nudità, ci rivestimmo senza una parola, esausti e non ancora in grado di dare un giudizio, se mai ce ne fosse stato il bisogno, a quella serata così strana….

….e comunque Antonio ritornò un’altra volta a mangiare da noi, ma, in quell’occasione, non scattarono “fluidi” magici, non scattarono scintille e non successe nulla. Dopo poco tempo Antonio fu trasferito ad altro incarico che non prevedeva trasferte dalle nostre parti e ci perdemmo di vista.

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