pallinaepinko
, 47/37 y.o.
Couple
Rome, Italy
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- 5 years ago I casi della vita (seconda ed ultima puntata) Penso che la sua espressione esterrefatta –occhi sgranati e mano davanti alla bocca come quando si vuole tappare uno sbadiglio- battesse la mia. Restai immobile e senza parlare,un po’ perché sotto leggero choc,un po’ perché volevo vedere come avrebbe gestito la situazione,in fondo eravamo a casa sua e lì c’era sua moglie,spettava a lui la prima mossa,io mi sarei comportata di riflesso. Quando riprese i colori e mi disse,facendomi d’occhio: “Cosa le succede,signora,si sente poco bene?” compresi che si era riavuto dallo stupore. Quel darmi del lei,insieme al cenno,era il segnale che voleva mantenere le distanze,quindi accondiscesi: “Si,un pochino … mi scusi,un lieve mancamento,deve essere stato a causa del caldo e delle scale.” “Venga,si accomodi su quella poltrona. Amore,hai fatto? Porta un bicchiere d’acqua,per favore.” Comparve Mireille con una bottiglia ed un bicchiere in mano: “Pallina che c’è,non stai bene? Come ti posso aiutare,vuoi che chiami un medico?... Ah,perdonami,lui è Alex,mio marito. Alex … Pallina.” “No,tesorina,lascia stare … piacere Alex … niente di così grave da rendere necessario l’intervento di un medico. Piuttosto,chiamami un taxi,per favore. Vorrei tornare in albergo,sono sicura che un po’ di riposo mi farà rimettere completamente e domani sarò di nuovo in forma.” “Nessun taxi,ti accompagno io,è il minimo che possa fare,mi dispiace tanto.” Le servì solo il tempo di sostituire le infradito con un paio di ballerine e ci avviammo con la sua auto verso l’hotel dove soggiornavo. Durante il tragitto riflettevo sul fatto che loro,quasi sicuramente,non erano una coppia di trasgressivi,altrimenti Alessandro avrebbe trovato tempo e modo di informare la consorte su quella che in fondo era stata soltanto una scappatella innocente e senza alcun tipo di coinvolgimento. Una confessione spontanea poteva incentivare a catalogarla come un momento di debolezza,una ghiotta occasione alla quale non era stato capace di resistere e non un tradimento di estrema gravità,alleggerendo così,e non di poco,la sua posizione di fedifrago. Ma lui aveva scelto un’altra via,quella del silenzio. Per questo motivo,anche pensando di interpretare quella che supponevo fosse la sua volontà,preferii rinunciare alla serata: qualche uscita involontaria sulle cose che mi aveva raccontato,ad esempio dei genitori italiani,poteva scoprire qualche altarino,col rischio di mettere a repentaglio un menage. Non sarei stata rilassata –e di sicuro non lo sarebbe stato nemmeno lui- oltre che in imbarazzo per delle ore. No,non me la sentivo proprio,meglio evitare. A proposito del parlare fluente della mia collega,finalmente ne avevo capito il motivo: per forza,oltre ai rapporti di lavoro quotidiani con l’Italia,aveva un marito italiano e ci parlava nella sua lingua da quasi venti anni! Il giorno dopo mi ero rimessa da quel malore mai avuto. Alla fine della sessione lavori,durante la quale Mireille mi chiese a più riprese come stavo,la vedevo completamente rassicurata sulle mie condizioni di salute,infatti si avvicinò per l’ennesima volta e mi disse: “Adesso sono finalmente certa che ti sei ristabilita in pieno,mi sento più tranquilla,mi fa veramente piacere. Senti, Alex è dovuto partire per Milano,suo padre è stato ricoverato in ospedale per il solito disturbo al cuore e lui,sebbene fosse rientrato dall’Italia che non è molto … anzi,adesso che ci penso doveva essere proprio sul tuo treno,l’altro giorno … comunque,ti dicevo … non se l’è sentita di lasciar sola la madre,in grandissima apprensione,e starà di nuovo a casa dei suoi perlomeno fino al giorno in cui si sentirà un po’ più tranquillo sulle condizioni di entrambi. Ragion per cui stasera ne approfitto per andare a Montmartre a trovare una mia cara amica. Vieni con me,ti porto in un quartiere molto caratteristico,che vale davvero la pena di vedere e poi Claudette è una tipa di compagnia e tanto cordiale,vedrai.” Smaltiti i brividini che mi vennero per il timore che lui avesse confessato anche solo parzialmente,o che lei,ripensandoci,avesse subodorato un qualcosa di strano dal mio “mancamento” della sera prima –non che avessi niente da rimproverarmi,ma avrei voluto essere io,semmai, ad affrontare il discorso e non a subirlo- quando ebbi la certezza che così non era,accettai l’invito. Lei mi salutò ed andò a casa a cambiarsi,dicendo: “Torno a prenderti fra un’oretta,vado a farmi bella.” Montmartre,il quartiere degli artisti e la sua amica meritavano un look originale ed estroso,quale migliore occasione? Con il mio invidiabile guardaroba -che avevo fermamente voluto e previdentemente portato appresso con grande fatica,disagi e prese in giro- non avevo che l’imbarazzo della scelta. Mentre mi accingevo a scegliere i capi,spontaneamente mi partirono,lingua fra i denti,tre pernacchiette: una (irridente)al dottor Righetti detto Braccino,una (affettuosa) a Pinko ed una (logistica) all’aereo,le tre “entità” contro le quali avevo dovuto “combattere” per essere lì con tutto ciò che desideravo avere con me. Era mia intenzione presentarmi inappuntabile all’incontro,con un minivestito di rete fitta multicolor a righe verticali,cinta color arancio scivolata sui fianchi e scarpe Missoni,di stoffa,spuntate e a righette ondulate,sulle identiche tonalità del vestito,con tacco (il solito,12 cm.) e plateau anch’essi di color arancio. Una borsa in pelle,in pandant con cinta e scarpe,avrebbe completato il tutto. Misi in atto e mi guardai allo specchio : con il relativo rossetto arancio perfettamente in tinta con le unghie di mani e piedi,l’obiettivo mi sembrava a portata di mano. Per centrarlo esattamente,implementai il tutto truccando gli occhi con un laborioso gioco di ombretti che sfumava dal nero all’arancio e che doveva rappresentare la “chicca”,il tocco dell’ “artista”. Finalmente ritenni perfetto l’insieme raggiunto,al punto che,mentre scendevo nella hall,pensai: “Bello,davvero bello,voglio proprio riproporlo in Italia prima o poi,magari in occasione di qualche festa …” Dopo alcuni minuti si ripresentò Mireille,con un tailleur simile a quello indossato pochi giorni prima ad inizio lavori,ma molto più scollato,nero e con sandali,sempre altissimi,neri,il tutto di pari bellezza. Non arrivò a bordo della pur graziosa Clio con la quale mi aveva riaccompagnato in albergo il giorno prima,ma di una fiammante Porsche 911 Carrera 4 cabrio,bianca con interni in pelle bordò,ritirata dal concessionario poche settimane prima,e di proprietà del marito,partito in aereo stavolta,ed ormai a Milano. “Gli rubo sempre la macchina quando parte,è più forte di me,più mi dice che non vuole,più glielo faccio apposta,ed il bello è che dopo glielo riferisco pure!” disse divertita guardandomi con un sorriso contagioso e smagliante,mentre ripartivamo quasi sgommando,a capote rigorosamente aperta. Mi piaceva molto,la mia collega diventata amica,in quanto trovavo in lei delle analogie veramente notevoli con me stessa, quella dei dispetti al partner compresa. Inoltre era sempre sorridente,“leggera”,scanzonata e con quell’ironia che ho sempre apprezzato nella gente. Caso raro,rarissimo,trovare una persona,soprattutto se donna,molto bella che sia anche molto simpatica ma questo era uno di quei rari casi. Quando le dissi,riferendomi all’auto: “Caspita,che giocattolino!” compresi perché nelle nostre telefonate mi diceva spesso che lavorava per hobby: Alessandro,che quella notte in treno molto signorilmente glissò sulla sua professione,e sul suo conto in banca,era un broker,fra i migliori,di Euronext Paris,la Borsa di Parigi. L’amica del cuore di Mireille ci aspettava sotto la sua abitazione,a rue Des Abbesses,ci avrebbe guidato in una passeggiata per il quartiere,successivamente saremmo andate in un ristorante caratteristico ove aveva prenotato per la cena,e poi,eventualmente,a finire la serata a casa sua bevendo qualcosa. Claudette era una rossa che aveva da poco passato i quaranta,single,non straordinariamente bella,ma di aspetto giovanile e più che piacevole,oltre ad essere una donna affascinante e molto sexy. In più pittrice apprezzata, quotata e di una certa notorietà. Si presentò letteralmente vestita di stracci colorati,ma messi con tale incredibile maestria da farli risultare al pari di un abito di alta sartoria: era,a suo modo,elegantissima e particolare. Mentre passeggiavamo cinguettando disinvolte,consideravo quanto tutto il mondo fosse paese: sembravamo,tanto per restare in tema di uccelli,alla testa di uno stormo di storni,avete presente? Uno davanti e centinaia dietro,che volteggiano nel cielo a formare disegni mutevoli di attimo in attimo. Avevamo infatti centinaia -beh,non esageriamo,diciamo un numero consistente- di giovani uomini appresso che, guardandoci con ammirazione,proferivano di tanto in tanto garbati apprezzamenti. In effetti tre donne così belle insieme (perdonate l’immodestia) così diverse e così variegate,una mora,una bionda ed una rossa e per giunta apparecchiate nel modo in cui eravamo,non è uno spettacolo molto comune in nessuna parte del mondo. Lo feci presente alle mie amiche che mi dissero,all’unisono: “Wee,ma ti sei vista? Ti seguono sì!” Ed io: “Wee,ma vi siete viste,voi? Vi seguono sì!” E tutte e tre insieme: “Wee,ma ci siamo viste? Ci seguono sì!” A quelle parole sonora risata ed abbraccio generale: la serata si prospettava nel migliore dei modi ed intanto era giunta l’ora di cena. … Che fu ottima,e soprattutto accompagnata da due bottiglie di ottimo vino,un costosissimo Chateauneuf-du-Pape del 2005 (Claudette: “Dai dai ragazze,ma che ci frega? Offro io,anche la cena e lo faccio più che volentieri … yuppiii,vive la vie,viva la vita!”) Aveva ragione Mireille a dire che la sua amica era cordiale ed estroversa,anche molto generosa e spontanea,aggiungo io. E per nulla superba,in quel paio d’ore a tavola non parlò mai di sé stessa né del successo che aveva e men che meno della sua posizione sociale. Ci si stava davvero bene insieme,così andai volentieri,come da scaletta,a finire la serata a casa sua. Come può essere l’abitazione di un’artista affermata,nel quartiere degli artisti in una delle città più belle del mondo? Ma meravigliosa,naturalmente! Arredata in maniera informale e con grande gusto,con un mix di mobili antichi e moderni non facile da comporre,con tanti oggetti particolari provenienti dai più disparati angoli della Terra e con molti quadri,suoi e di altri autori,alle pareti. Insomma,si capiva benissimo che era di un livello “superiore”. Ero stordita da tutto quel lusso,la Porsche,quella casa,quel vino … ecco,soprattutto da quello, pensai,quando dopo una mezzoretta di chiacchiere e risate,accresciute dal mio improbabile francese,ebbi l’impressione di vedere la padrona di casa avvicinarsi a Mireille,in piedi davanti ad un magnifico acquario di enormi dimensioni con decine di pesci colorati di tutte le specie,iniziare col darle un bacio sul collo,dapprima lievemente poi sempre più appassionatamente,e poi percorrere con la lingua la distanza che passa fra l’orecchio e la bocca per attaccarcisi voluttuosamente,ricambiata. Il tutto in un ambiente decisamente suggestivo,illuminato soltanto dalle luci bianche e violette della vasca e da quella molto fioca di una avveniristica piantana posta nell’altro lato dell’immenso salotto. Nessun loro atteggiamento mi aveva fatto presagire,sino a quel punto,che avrei potuto assistere ad una scena come quella che mi sembrava di seguire. Ma non era l’effetto del vino. Nel frattempo smaltivo quello della sorpresa seduta su una comoda poltrona mentre loro due si erano trasferite su un grande divano basso di pelle bianca con chaise longue: distese,si scambiavano baci ardenti guardando ogni tanto verso di me. Dopo pochi attimi ripresi completamente coscienza su chi fossi realmente,sulle mie esperienze pregresse nello specifico,non poche,e sul mio “bagaglio tecnico”,rilevante. A quel punto dissi a me stessa: “Pallina,stanno osservando come rispondi a quello che per te potrebbe rappresentare uno choc … Forse pensano di scandalizzarti e aspettano una reazione o forse traccheggiano per vedere se è il caso di provare a sedurti,chissà … In ogni caso mi sa che ‘ste ragazze non hanno ben capito chi si trovano davanti, è ora di provvedere.” Mi alzai e le puntai: la prima che mi venne a tiro fu Claudette,senza parlare,con fare deciso,la spostai un poco,le allargai le gambe e mi tuffai sul suo sesso a leccargliela,baciargliela,addirittura mordicchiargliela leggermente con l’eccitazione che avevo accumulato nel frattempo e che era quella delle grandi occasioni. Stavolta la sorpresa fu loro. Intanto continuavano a baciarsi,ma,alzando la testa potevo vedere che in Mireille montava la voglia di assaggiarmi,lo notavo dal fatto che ogni tanto apriva gli occhi e mi guardava languida: impossibile resistere a quel richiamo,dopo un po’mi alzai di nuovo,mi avvicinai e le porsi le labbra,in mezzo alle quali lei affondò subito la lingua,sentendo il sapore della mia bocca insieme a quello del dolce miele della sua amica,la quale si era portata verso il basso per ricambiarmi il “favore”ed assaporare il mio: una “tenaglia” estasiante. Cominciai a sospirare,poi a gemere e con l’impennarsi dell’eccitazione a prendere iniziative sempre più fantasiose e raffinate,non certo da esordiente,davanti agli sguardi piacevolmente meravigliati,compiaciuti ed eccitati delle mie partner che iniziavano ad acquisire consapevolezza su chi,sotto quel punto di vista,fosse Pallina. Dopo poco eravamo tutte completamente nude,fra il divano e l’immenso tappeto a pelo alto,sempre bianco,su cui esso parzialmente poggiava: tre armoniosi corpi di donna aggrovigliati,che cessarono di essere corpi e divennero solo dei terminali di piacere con dozzine di bocche,centinaia di mani,migliaia di dita,infiniti sessi. Bocche e mani cercavano affannosamente un’altra bocca,un seno,un clitoride o una qualsiasi altra parte ove attaccarsi,essendo divenuta zona erogena ogni centimetro della nostra pelle. Chiudemmo diverse combinazioni di “cerchi”,inizialmente con Mireille che baciava il sesso di Claudette,la quale faceva la stessa cosa con me ed io con Mireille,e poi a girare. Ad un certo punto quest’ultima mi “spinse” con gli occhi verso la sua amica,voleva che strusciassimo a forbice le nostre vagine fino all’orgasmo,mentre lei si sarebbe masturbata davanti a noi. La esaudimmo immediatamente e con piacere,continuando a scambiarci baci teneri ed appassionati e nel contempo guardandola,ma sarebbe più opportuno dire ammirandola,mentre,sulla penisola del divano,muoveva freneticamente le dita sulla sua vulva,con la testa reclinata all’indietro ed i lunghi capelli neri che toccavano terra,in un’espressione di estasi accompagnata da gemiti. Era una scultura in movimento che si integrava in modo perfetto fra tutte le opere d’arte presenti su quelle pareti e tutt’intorno. Raggiungemmo così,in momenti diversi,il nostro primo orgasmo,ma non ci fermammo: io rappresentavo la novità in un menage che era evidente si protraesse da tempo,una novità da assaporare per molto ancora,dolcemente ed esclusivamente al femminile. Devo dire che,per quanto io adori gli uomini e le loro caratteristiche psico-morfologiche,in quel momento non ne sentivo affatto la mancanza. Riprendemmo a baciarci in tre,senza fare altro deliberatamente,finché quella pratica non divenne quasi una tortura: eravamo di nuovo nella Galassia della Massima Eccitazione a pretendere di più,pronte a ricominciare quell’esplorazione del piacere a bordo della navicella Saffo. Mi mossi per prima,cercando le curve meravigliose di Mireille,ma dopo una frazione di secondo,Claudette,”gelosa”, la prese e la fece distendere a fianco a lei con una gamba sulla spalla ed iniziò a baciarla di nuovo sulla vagina,infilandole a tratti e prepotentemente quella lingua così lunga e corposa,che nei suoi intendimenti di quel momento avrebbe voluto fosse il membro di un uomo,ma che comunque ne faceva degnamente tutte le funzioni. Ad ogni colpo più “violento” corrispondeva un leggero rinculo di Mireille verso una delle mie dita,che,birichina,aveva cercato e trovato l’altro suo pertugio,quello posteriore,dandole un piacere doppio,mentre un altro dito dell’altra mia mano,toccava freneticamente il proprio sesso,cioè me stessa,con un concerto di mugolii,sospiri e gemiti da parte di tutte,così melodioso che avrebbe deliziato qualsiasi orecchio presente. Dopo molto tempo e diversi cambi di posizione,eravamo di nuovo in preda a quella frenesia che precede l’orgasmo e con il desiderio comune di protrarre quei momenti all’infinito. Io li vivevo da sdraiata supina,circondata da due cosce sode e levigate che avevo intorno alla testa e che palpavo con gran gusto. Nello stesso tempo contribuivo a rendere sempre più bagnata la vagina ivi compresa,attraverso colpi di lingua veloci e decisi,ricevendo in cambio un nettare che assaporavo con voluttà ed immensa eccitazione. Una mano,non so di chi fosse,stava svolgendo un lavoro impeccabile sul mio clitoride: stavolta venimmo tutte proprio nello stesso momento. Gli sguardi incrociati e i sorrisi dolci che,in silenzio,ci scambiammo istintivamente l’una con l’altra, nelle diverse combinazioni,per lunghi minuti alla fine della partouze,esprimevano complicità,appagamento,riconoscenza, tenerezza reciproca e consapevolezza di aver vissuto insieme dei momenti da ricordare a lungo. “ … Così ho lasciato che scoprissi il mio ‘vizietto’,Pallina” mi disse il giorno dopo Mireille,mentre mi accompagnava alla stazione “posso contare sulla tua discrezione?” “Ma certo,tesorina” risposi “ è un ‘vizietto’ che abbiamo in comune,come hai potuto constatare. Non ti tradirò,anche se,in verità,ti consiglierei di parlarne con tuo marito. Non voglio criticarti né darti indicazioni,tantomeno farti la morale,ma penso che non dovrebbero esistere segreti fra chi si ama davvero. A mio avviso un uomo dovrebbe conoscere tutti gli aspetti della sua compagna,e viceversa naturalmente,anche e soprattutto quelli più ‘scabrosi’. In realtà sono quasi sicura che Alex saprebbe comprenderti senza grossi traumi e così potresti avere delle sorprese positive,oppure … chissà … potresti sentire in risposta delle confessioni anche da parte sua –a cosa alludessi è facilmente comprensibile- ed allora dovrai essere tu tollerante con lui. Insomma,il dialogo e la trasparenza sono la miglior cosa,dolce amica mia … senza contare che poi si potrebbero aprire nuovi ed eccitantissimi scenari,nel caso scopriste che vi potrebbe interessare un prosieguo trasgressivo come coppia. Ti faccio un esempio: mentre venivo qui,cinque giorni fa,in treno,ho fatto sesso con uno sconosciuto e sai che l’ho fatto sentire al mio compagno in diretta telefonica?” “Ma dai! Ma sei una grande!” “Certo,e vuoi mettere come faremo l’amore quando arrivo a Roma,considerando che gli ho anche raccontato dell’esperienza con te e Claudette? Pinko mi ha detto che gli stanno scoppiando i pantaloni.” Lei rise di gusto,poi guardò un attimo in aria e disse: “Non hai torto,sai … potrebbe essere la cosa giusta da fare,ci penserò molto seriamente,ho qualche giorno ancora,prima che lui ritorni.“ Ci abbracciammo e ci baciammo sulle guance con grande affetto. E così salii sul treno che mi avrebbe riportata a casa,mi ero fatta una famiglia a Parigi,uno/a all’insaputa dell’altro/a,ma avevo anche adempiuto al mio dovere di persona corretta,spingendo,senza fare delazioni, Mireille a parlare appena possibile con suo marito,per informarlo della sua inclinazione recondita e di quel particolare incontro a tre. Con tutta probabilità lui a quel punto avrebbe apprezzato e fatto lo stesso,rivelando a sua volta il lato “porcellino” che nascondeva,nonché confessando la casuale avventura con me. Questi pensieri mi facevano sentire maggiormente in pace con la coscienza,in più mi solleticava l’idea del “dopo outing” e cioè immaginare i loro eventuali commenti su quella birba,però leale,di Pallina. Senza programmare nulla,avevo la sensazione che li avrei incontrati di nuovo,casualmente ed insieme a Pinko magari,in un futuro non lontano,chissà mai,i casi della vita … FINE 3098 0 12 years ago
- 5 years ago I casi della vita (prima puntata di due) “Amore,la settimana prossima vieni con me in Francia? Ricordi? Inizia quel famoso corso di aggiornamento che mi terrà impegnata,ma solo fino a metà pomeriggio,poi potremmo unire l’utile al dilettevole. Parigi,come Venezia e Roma,è speciale per gli innamorati. In più devo incontrare Mireille,la mia corrispondente,la ragazza con la quale parlo quasi tutti i giorni al telefono,che se è di persona come ha la voce,dovrebbe essere una creatura eccezionale”. Lui,il Pinko,è molto romantico con me e teneramente porcello e curioso col resto femminile del globo. Per rispondermi così: “Mi piacerebbe da morire,Tesorino,ma sono in piena campagna vendite con decine di appuntamenti presi per tutto il mese” significava che proprio non poteva venire,considerando anche quanto gli piace viaggiare e conoscere gente. “Vai,e comportati bene” aggiunse con quel suo risolino caratteristico. Lo capisco al volo,quando dice così,con quella faccia,allude al mio comportamento sessuale ed alle mie prerogative di donna “libera”,disinibita,di donna “carpe diem”… di zoccola insomma,per dirla terra terra nel modo in cui lo direbbe frettolosamente,e con un pizzico di superficialità,chi è al di fuori di questo mondo. “Tranquillo,mi conosci …” replicai prontamente: “E’ proprio per questo che mi preoccupo!” Il suo sorriso,dopo quelle parole,si trasformò in una grossa risata che coinvolse anche me. Ci abbracciammo complici e felici e finimmo per fare l’amore. Il giorno dopo cominciai a pensare alla pianificazione ed all’organizzazione del viaggio. Odio l’aereo. L’ho preso molte volte,anche per trasferte intercontinentali,ma il volare mi trasmette una strana ansia e mi fa stare in continua apprensione,al punto che non riesco a distrarmi,a sentire musica,a vedere un film,a chiacchierare con qualcuno: le ore diventano davvero interminabili. Specialmente subito dopo il decollo,quando l’aeromobile punta decisamente verso l’alto,ho come l’impressione che il Signore la tiri su per mezzo di una grossa fune,tipo quelle che tengono ancorate le navi nei porti,agganciata al muso proprio al centro della carlinga. E se si stancasse di questo tiro alla fune? E se venisse distratto dagli innumerevoli problemi degli Umani e smettesse di tirarla? Mie considerazioni,irrazionali,lo so,ma persistenti. Si trattava di poco più di due ore di volo,ma in quei giorni,chissà per quale motivo,pensai che mi fossero realmente insostenibili e quando mi prende così,non c’è niente da fare,devo cercare alternative. Scartata l’auto,troppi 1500 km da sola,e dovendo viaggiare per lavoro,chiesi a chi di dovere se potevo prendere il treno al posto dell’aereo,dal momento che,alla fine, pensavo potesse risultare anche una scelta “risparmiosa”. L’azienda,nella persona del direttore amministrativo,non fece alcuna difficoltà a permettermi di andare via rotaia. Pensai che il dottor Righetti non obiettò,quando gli chiesi di accordarmi il treno,perché mi conosceva bene,da buon parsimonioso,lui dice ottimizzatore,io dico braccino,capì subito che in aereo avrei speso più soldi per i bagagli che per me. (Mi fece anche una sorpresa,che vi dirò al momento opportuno) Per una permanenza di cinque soli giorni infatti,riuscii a riempire i due ormai arci-noti trolley giganti di famiglia … e mi contenni! Alla stazione,per giustificarmi con Pinko che mi sfotteva per via di quella boutique portatile,misi in mezzo l’orgoglio nazionale,il Tricolore,la “grandeur”,i cugini d’Oltralpe un po’ vanesi (loro!) l’eterna competizione esistente in campo moda e il non voler sfigurare con la -molto probabilmente- bella collega. Non ci fu verso,più motivavo,più rideva: “Sì … sì … certo,Amorino,ma a me lo dici? Vuoi che non conosca la tua essenzialità,la tua sobrietà ,gli sforzi che farai per non apparire ed il dolore che stoicamente sopporterai nel caso ti ritrovassi al centro dell’attenzione?” Pur sapendo che aveva stra-ragione nel prendermi in giro,un pochino mi indispettì,non c’è niente di peggio della verità per ottenere risultati del genere,fateci caso. Lo baciai col solito naso all’insù,con il caratteristico broncio più coreografico che altro,girai le spalle di scatto e mi avviai verso la carrozza,mentre i miei lunghi capelli biondi,il mio principale vanto, si adagiavano di nuovo sulla schiena ricominciando poi ad ondeggiare per i miei passi veloci. La sorpresa di Braccino: mi aveva dato i biglietti in una busta ed io non mi ero nemmeno presa la briga di controllare,mai immaginando. Ebbene,non erano per il wagon-lit,ma per le cuccette: di prima classe,quindi scompartimenti da quattro posti e non da sei,ma cuccette. Quando me ne resi conto,alle 19:00,era ormai troppo tardi,in quanto a quindici minuti dal fischio di partenza; inoltre non era un problema immediato,me ne sarei dovuta preoccupare,in caso,dopo meno di quattro ore,a Milano,ove avrei dovuto cambiare per la coincidenza. Una volta arrivata nella stazione della città meneghina ed individuato l’altro treno,riflettevo su quanto potesse essere stata insulsa la mia scelta: mi aspettavano circa altre dieci ore di viaggio. Essendo però il convoglio semivuoto,mi ritenni comunque fortunata: “Va bene così” pensai “starò in ogni modo comoda e tranquilla,in fondo c’è la notte di mezzo,me ne vado a nanna ,tanti saluti e ‘se rivedemo’ domani mattina”. Ero da sola,e per quelle ore non “doveva” succedere nulla,finché,trenta secondi prima che il treno cominciasse a muoversi … Ettepareva,eccolo. Ecco apparire dal nulla colui che in seguito avrebbe dovuto mettere a dura prova il mio considerarmi “seria” e verificare l’effettiva efficienza dei miei freni inibitori: chissà quale sarebbe stato,conoscendo me stessa, l’esito. “Posso?” mi chiese gentilmente facendo capolino sulla porta. “Nnn” lo vidi meglio: “Certo,si accomodi!”. Maledizione,lo sapevo … lo sapevo che non sarei riuscita a chiudere quel “no” ed aggiungere: “Ma Santo Cielo,scusi,non ha visto quanti scompartimenti vuoti ci sono?” Fu meglio,che non lo feci,perché mi avrebbe risposto,mostrandomi il biglietto e facendomi fare una figuraccia: “Ma io sono prenotato qui,vede?” Poi,d’altra parte,come riuscirci? Era alto e magro –ne dubitavate?- moro e con la chioma folta,i suoi occhi,di un verde intenso e magnetico,sembravano sprigionare sesso ad ogni battito di palpebre. Inoltre non era più giovanissimo,un valore aggiunto,per me. Sulla quarantacinquina,diciamo,abbronzato,disinvolto ed in più vestiva Armani! Giacca e pantalone morbidi color écru su t-shirt girocollo in seta color tabacco. Insomma,a livello estetico,il mio tipo ideale,accettare la sua conversazione mi sembrò cortese e logico. (Ed anche inevitabile,era troppo bello. Lui questo non lo sapeva,ma se ne accorse presto.) Aveva dei modi aristocratici e parlava in modo forbito ed interessante con voce calda. Iniziò a dirmi che lui,nome di battesimo Alessandro,abitava a Parigi ma era italiano. Aveva sposato una francese,per questo si era stabilito lì,ma ogni tanto,abbastanza spesso,andava a Milano a far visita ai suoi ormai anziani genitori. Ora stava,appunto,ritornando a casa dalla moglie,dalla quale non aveva figli. Parlammo a lungo,un po’ di tutto,anche io raccontai qualcosa di me e del mio status di donna con un legame di convivenza serio e stabile. In previsione di quello che eventualmente sarebbe potuto avvenire fra noi -lo speravo,lo temevo,non so bene- volevo sapesse che eravamo alla pari,sentimentalmente impegnato lui,altrettanto io. Nessuna complicazione. Lo guardavo negli occhi,un po’ perché mi avevano ammaliato,un po’ per comprenderlo anche nelle sfumature. Cominciò ad incespicare sulle parole,sotto il mio sguardo divenuto,man mano che prendevamo confidenza, impudico,come me,che lo sono,e non da oggi,”per inclinazione naturale,per abitudine acquisita,per una volontà di trasgredire che è il riflesso ad un’educazione rigida,a regole severe e coercitive,ad un’estetica esteriore castigata oppure per mero esibizionismo”. Perdonate il mio vocabolario,è colpa sua,è più adatto a un trattato di psicologia cha ad un racconto,ma rende molto bene l’idea di me. In quel momento capii che gli stavo producendo l’effetto desiderato,anzi,un impercettibile rossore che gli comparve sulle gote,completò di scatenarmi l’eros. Già,ma come fare per non tradire il mio uomo e soprattutto come trasformare un’avventuretta in treno,avvenimento in fondo banale,in un evento memorabile e per giunta di coppia? Cos’è il genio? E’ fantasia,intuizione,colpo d’occhio e velocità di esecuzione. Rambaldo Melandri, “Amici miei”,Italia,1975. Ecco,mi serviva un colpo di genio,e prontamente arrivò. Con una scusa che poi scusa non era (ci andai davvero alla toilette,volevo essere “fresca” quanto più possibile) uscii dallo scompartimento munita di cellulare: “Pronto Amore? Apri bene le orecchie, ti faccio sentire una diretta che al confronto quella del 21 luglio 1969 riguardante lo sbarco sulla Luna di Neil Armstrong con l’Apollo 11,diventa una puntata de ‘L’Approdo’.” “Cosa … Come … Dove sei diretta? Dove devi approdare? Ma che stai a dì,e chi è ‘sto Neil … perché armeggia col pollo dalle undici?” Era notte fonda e lui stava dormendo,logico che fosse frastornato. “Tesorino,tranquillo,sono sulla Terra,sempre in treno e quello che stai per ascoltare,su una linea erotica farebbe guadagnare milioni,perciò rilassati,resta in linea e presta molta attenzione”. “Ok … va bene” rispose,lasciandomi nell’incertezza sul fatto che avesse compreso perfettamente il mio proposito,ma ormai il dado era tratto e così rientrai. Alessandro era subito dietro la porta scorrevole,in piedi,a sistemare una valigia e per andare verso il finestrino dovevo passargli davanti,vicinissima. Mi fermai alla sua altezza,eravamo quasi attaccati,uno di fronte all’altra. Attimi interminabili occhi negli occhi,di un’intensità pari,se non superiore,ad un orgasmo: impossibile non offrirgli le labbra e così finalmente mi baciò,prendendomi la testa fra le mani. Partì una serie infinita di carezze appassionate,ora tenere ora energiche,ed una serie di baci bollenti. Le sue mani percorsero il mio corpo,sempre più nudo,infinite volte,e la sua lingua era come se le seguisse. Si muoveva con una foga quasi animalesca,in contrasto con il suo aspetto gentile,e così velocemente che chiudendo gli occhi ebbi addirittura la sensazione di interagire con due uomini. Tutto ciò faceva quindi raddoppiare,momento per momento,la voglia che avevo di sentire la pressione e l’attrito del suo corpo sul mio,di essere penetrata in tutti i modi,di godere con lui. Ogni tanto mi dava degli ordini,addirittura perentori: “Spostati in là,allarga le gambe,dai,girati,inarca la schiena,su,forza!” Io,in genere molto “fiera”,non sono abituata a farmi manipolare come una bambola,tutt’altro,però in quel frangente ero stranamente e completamente subordinata a lui e al suo volere,una sensazione nuova ed intrigante che non avevo mai provato prima,mi sentivo la sua puttana e lo accondiscendevo in tutto,obbediente e disciplinata: era la prima volta in assoluto che mi lasciavo letteralmente dominare. Ma quando si sdraiò supino scivolai veloce su di lui,il suo membro eretto esercitava in me un richiamo irresistibile e ripresi la mia autonomia a lungo repressa; mi ci attaccai con la bocca come un’assetata a una fontana,non ammettendo repliche ed iniziando un lento su e giù alternato a colpi di lingua sotto il prepuzio,ad ognuno dei quali corrispondeva un piccolo fremito suo e del suo organo. Mi stavo gustando un manicaretto lungamente desiderato,e con somma soddisfazione,lo meritavo,avevo “subito” troppo. Guardando dal basso verso l’alto le espressioni del suo volto mi rendevo conto,con un certo compiacimento,del piacere che gli procuravo, perché si capiva chiaramente che Alessandro era un mestierante,molto navigato,per farlo godere così dovevo essere davvero molto brava in quel momento,uno “strumento” di piacere sessualmente perfetto. Il mio cellulare era vicinissimo a noi,poggiato sul tavolinetto sotto il finestrino,quello abbassabile in mezzo ai due divanetti: Pinko poteva sentire chiaramente i nostri gemiti,i nostri sussurri e le parole,a volte appassionate,a volte “forti” che ci scambiavamo; mi andò di nuovo lo sguardo su quel display dove mi sembrava di vederlo,e questo scatenò in me un’eccitazione ancora,se possibile,più grande. Imiei interni coscia erano già bagnatissimi,con piccoli rivoli che arrivavano alle ginocchia ad alle natiche,era più che maturo il momento per ricevere dentro di me il mio occasionale amante. Lui lo capì,anzi,lo aveva già capito da un pezzo,ma prima volle riportare con la lingua quei rivoli nel loro luogo d’origine,aggiungendo del suo e procurandomi infiniti brividi di voluttà,poi prese a strusciarmi il pene sulla pancia e fra le cosce,lentamente,facendo su e giù,ma ancora non me lo metteva dentro,lo faceva apposta,con una punta di sadismo,ma ci stava tutto: aveva “ripreso il comando”. La sensazione di star facendo una cosa insieme,ma anche “contro”,come una specie di battaglia,mi esasperava e nel contempo mi mandava fuori di testa per il piacere,gli urlai: “Basta,cazzo,penetrami! Sto impazzendo!” e finalmente lo fece,ma da dietro,mettendomelo nell’ano come per sfregio,per umiliarmi ancora,pensai,ma non mi interessava,ormai era dentro e questa era la sola cosa che contasse in quel momento per me. Ce l’aveva grosso e durissimo tanto da riempirmi completamente lo sfintere mentre mi masturbava e così venni all’istante in maniera molto fragorosa,proprio con la bocca vicino al telefonino. Non mi fermai,ora che finalmente i nostri corpi potevano ondeggiare all’unisono con l’incedere del treno,e quei piccoli spostamenti che sottolineavano il passaggio da un tratto di binario all’altro risultavano dei piacevolissimi coadiuvanti: capii che numerosi altri orgasmi mi attendevano. Ad un certo punto prepotentemente pretesi,ed ottenni,che mi prendesse davanti in posizione tradizionale e successivamente gli misi le gambe sulle spalle in modo che potesse scoparmi spingendo più in profondità possibile,lo volevo fino al fondo dell’utero,nello stesso tempo volevo che mi vedesse chiaramente in faccia,come avevo fatto io mentre glielo succhiavo. Il mio viso,nelle mille espressioni che il piacere gli disegnava,gli infondeva carica,e lui era infaticabile e non veniva mai. Avevo messo in preventivo altri orgasmi,ma persi letteralmente il conto,oltre che la cognizione del tempo. Pensai che ne fosse passato moltissimo,perché,ormai esausta e con la vagina in fiamme,dovetti ricorrere al mio sistema “segreto”: lo misi sotto,mi distesi su di lui e petto contro petto cominciai a muovere solo il bacino,freneticamente,da distesa e in un modo particolare,una sorta di danza del ventre in orizzontale,fino a che non capii che stava arrivando al traguardo,e ne raggiunsi un altro anche io. A quel punto alzai il busto e mentre lui urlava all’apice del piacere gli mollai,proprio mentre veniva,una gragnola veloce di schiaffi in faccia alternando tutte e due le mani. Schiaffi non fortissimi,ai quali lui non oppose il minimo cenno di resistenza,ma comunque di una certa energia: non chiedetemi il perché,mi venne così,in modo imprevisto e naturale,come naturale fu addormentarmi dopo pochi minuti,appagata e stremata da quella lunghissima performance. La mattina dopo,o meglio, una manciata di ore dopo,lui era già sveglio ed esordì così: “Nessuna mai mi ha fatto una cosa del genere prima,ci tengo a dirtelo,quel contorno,del tutto inatteso,ha accompagnato degnamente quell’orgasmo e lo ha reso uno dei più belli che abbia provato in tutta la mia vita.” Incassai con una certa soddisfazione devo dire,cavolo,aveva gradito anche gli schiaffi! “Grazie” risposi “ è stato grandioso anche per me,e probabilmente anche per qualcun altro”. “Come?” “Niente,niente,ogni tanto faccio e dico cose di cui non mi rendo conto,lo avrai capito.” Ormai eravamo arrivati a destinazione e già fermi.“Ci rivedremo?” mi disse. Sarà un po’ difficile,pensai,visto che non ci siamo scambiati nemmeno i numeri di cellulare,ma risposi: “Mah … chissà,hai visto mai,i casi della vita … ciao,bel figo” e mi avviai verso l’uscita della carrozza,poi avrei dovuto cercare velocemente un taxi. Non vedevo l’ora di sentire Pinko,ma prima dovevo sistemarmi,impossibile tenere telefonino,borsa e i due trolley insieme: sarebbe stato un momento da gustare e volevo star comoda. Lui intanto scomparve fra la gente. Una volta in auto: “Pronto Amore?” “Buongiorno, Marchesina De Sade!” Mi salutò così,continuando: “Tesorino,devo confessarti una cosa … mi hai fatto fremere in tutti i sensi stanotte,in modo particolare per l’exploit finale,e chi se l’aspettava? Non ti ho mai visto fare una cosa così,né con me,né con altri. Inizialmente nemmeno capivo,tutti quei ciaff ciaff … pensavo che ti stesse sculacciando,pensa un po’! Devo aggiungere che ho avuto anche un moto di gelosia,ma questo ha reso ancora più eccitante una sega memorabile,sontuosa,neanche da adolescente sono mai arrivato ad un’intensità simile: sei immensa ed unica,amore mio.” Ecco: questo è il mio Pinko. Come non amarlo,come non stimarlo,come non voler vivere tutta la vita con lui e per lui? Avevo già voglia di tornare a casa,di baciarlo,di coccolarlo e di fare l’amore,ma ero appena arrivata e gli impegni andavano rispettati. Dalla stazione di Parigi Gare de Lyon ci volle un’oretta a raggiungere Versailles e l’omonimo hotel,dove avrei dovuto soggiornare e seguire il corso. Quel primo giorno,per permettere un più agevole arrivo dei partecipanti ,l’inizio era stato stabilito alle 11:30,una presentazione di quello che si andava ad affrontare,più che altro,avevo quindi abbastanza tempo per prendere possesso della stanza,per una bella doccia e per una sistematina generale. Scesi di nuovo,bella “in ghingheri” come l’occasione meritava. Una volta nella hall,prima di entrare nella sala a noi riservata,ebbi l’occasione di conoscere Mireille,la quale,abitando a Parigi,veniva direttamente da casa. Vidi entrare nell’albergo una splendida donna e mi augurai subito che fosse lei. Era lei,infatti: alta,mora,slanciata,naturalmente elegantissima,fasciata in un tailleur panna e su sandali,manco a dirlo,in tinta e con tacchi vertiginosi . Monsieur Lechateau,il nostro coordinatore,che già conoscevo in quanto veniva spesso a Roma,me la presentò. Lei mi sorrise,io feci altrettanto e ci abbracciammo cordialmente,dopo tante ore trascorse insieme al telefono nei mesi precedenti ,senza mai vederci. Andava oltre ogni mia più rosea previsione,era di una bellezza (e di una dolcezza,posso aggiungere a posteriori) davvero fuori dell’ordinario: devo ammettere che mi colpì molto,non soltanto per la sua avvenenza ma anche per quel suo modo di parlare,ancora più apprezzabile dal vivo,con quella vezzosa “erre” tipicamente francese e con quel gentilissimo modo di porsi che aveva. Inoltre,e non sapevo per quale motivo,si esprimeva in un italiano praticamente perfetto,ma questo lo notai già da tempo,da quando avemmo i primi contatti telefonici; mi ero sempre ripromessa di chiederle il motivo,ma puntualmente me lo dimenticavo,come in quel frangente. Il giorno dopo ci trovammo a fumare una sigaretta insieme durante una pausa dei lavori e mi disse: “Pallina,vieni a cena da me,stasera,senza “ufficialità”,ti faccio conoscere mio marito,preparo una cosetta al volo e poi ti portiamo a vedere Parigi per bene,che ne dici?” Naturalmente dissi di sì e,sebbene consapevole che avremmo dovuto camminare parecchio,non rinunciai ad un paio di chanel tacco 12,ad una minigonna con volants ed a un top molto scollato,il tutto,color glicine; ero in Francia,era estate e contavo molto sul senso estetico dei nostri cugini nonché sul loro essere aperti,tolleranti e cosmopoliti: una passeggiata nel centro di Parigi era un’occasione mica da ridere! Praticamente una passerella lunga chilometri. Alle 20:30,puntualissima,mi trovavo davanti alla porta della loro abitazione. Al suono del campanello sentì Mireille che diceva: “Amore,vai tu ad aprire,per favore? Sono in bagno,un minuto e vi raggiungo.” Una volta aperta la porta mancò poco che cadessi lunga per terra: avevo davanti Alessandro! Avevo davanti lo sconosciuto con il quale avevo fatto l’amore sul treno soltanto due giorni prima,ed era il marito della mia amica! Incredibile,con dodici milioni di parigini (hinterland compresa) quindi sei milioni di uomini circa,proprio lui. (fine prima puntata) 3884 0 12 years ago
- 5 years ago La settimana bianca (seconda ed ultima puntata) Riassunto della puntata precedente: Pallina,in vacanza sulla neve,viene inesorabilmente colpita da Davide,il suo affascinante istruttore di sci. Durante una lezione,con un piccolo stratagemma,una caduta simulata,si fa da lui accompagnare in camera e i due passano un pomeriggio di sesso indimenticabile. La cosa non passa inosservata a Rossana,altra allieva del maestro,che il giorno dopo,a fine lezione,raggiunge nella sua stanza d’albergo la bionda interprete,motivando di doverle chiedere una cosa. “Dimmi,vediamo se ti posso accontentare”. “Senti un po’,tu lo conosci il …“ e pronunciò il nome di un noto privé di Vicenza. Lo conoscevo benissimo,ma risposi,un po’ svagata,per sviare: “Cos’è,quel celebre hotel di Cortina D’Ampezzo?”. Casualmente conoscevo anche quello perché Pinko me ne aveva parlato in precedenza,era stata la base di qualche suo soggiorno sulla neve prima che ci conoscessimo. “No cara,quello è il Cristallo,non il ‘……..’ e tu non me la conti giusta” disse,chiudendosi la porta alle spalle e venendomi incontro. Mi era ormai chiaro: aveva capito istintivamente le mie “origini” trasgressive,ma voleva averne conferma da me,e forse voleva anche altro. Eravamo a pochi centimetri,una di fronte all’altra,lei avanzava,io indietreggiavo e la stanza finì: “Giù la maschera,faccia da santarellina” esclamò con un tono vagamente minaccioso: “Mi ci gioco la testa che tu … “Io cosa?” chiesi,spalle al muro. Fu in quel momento che mi accorsi che aveva degli occhi bellissimi,profondi,di un colore blu intenso come gli zaffiri Cashmere,i più puri e pregiati. “Tu …” cambiò sguardo,si addolcì: “Tu … tu mi fai impazzire!” E tentò di baciarmi premendo la sua quarta naturale sul mio seno. Mi scostai,ma ci riprovò,mi scostai di nuovo,con più decisione,ma non mi mollava,il respiro le stava diventando affannoso ed il suo sguardo cambiò ancora,apparendomi quasi implorante. Ero turbata e mi stavo eccitando,essere così desiderata da una persona del mio stesso sesso è per me addirittura più gratificante che esserlo da un uomo. La mia resistenza a quel punto divenne solo di facciata,e lei lo percepì. Cercai di resisterle ulteriormente,ma non c’era modo e poco dopo,ormai vinta,mi arresi … chiusi gli occhi,piegando leggermente la testa da un lato,dischiusi le labbra,gliele porsi e ci unimmo in quel bacio da lei tanto agognato. Aveva un buon profumo ed una lingua vellutata,deliziosa,come fu deliziosa la sensazione di quel primo contatto con lei. Iniziò così quell’ora circa di sesso saffico ad altissimo tasso di erotismo. La liberai dei vestiti lentamente,perché,come una giocatrice di poker,volevo scoprire il punto piano piano: rivelò un fisico molto curato,dalle proporzioni perfette e dalle rotondità armoniose,molto al di sopra di quello che ci si potesse aspettare dalle tute larghe che indossava in pista e dagli abiti mai attillati che le avevo visto fuori,era depilata completamente come lo sono io e come mi piace. Mi spogliai,feci presto,avevo solo l’accappatoio addosso e ci adagiammo sul letto. Puntai subito verso il basso,dopo quell’ “indigestione” di maschio del giorno prima mi mancava il sapore di una femmina,e cominciai a baciare e leccare il suo sesso con avidità. Mi teneva la testa fra le mani che,stringendosi per il piacere che le procuravo,si trasformarono in pugni pieni di capelli,i miei,che avevo appena sciolto,quasi presaga. Non mi faceva male,anzi,quella presa mi dava eccitazione e mi eccitavo ancor di più nel vedere tutto quel coinvolgimento da parte sua,tant’è che nello stesso tempo una mano partì verso la mia intimità e presi a masturbarmi. Poi lei volle ricambiare quel sapiente lavoro di lingua e lo facemmo contemporaneamente,mentre continuavamo a carezzarci dappertutto. Andammo avanti per parecchio guardandoci negli occhi in silenzio,con un trasporto ed una dolcezza che solo fra donne si può creare e fu la “forbice” a portarci entrambe all’apice del godimento. Placati i sensi... “Com’è Davide? Sono sicura che te lo sei fatto,ieri,mica penserai che dormo da piedi!” mi chiese mentre fumavamo distese la sigaretta,obbligatoria in quel contesto,per chi fuma. Ormai non c’era più motivo di mentire e risposi: “Eccezionale,mia cara,mi aspettavo questa domanda,lo sapevo di essere il 50% del motivo della tua visita,peraltro,come hai visto,molto gradita.” “Pallina” seguitò “Perdonami la franchezza,ma quell’uomo mi attizza così tanto,che me lo vorrei trombare anch’io!” “Certo tesorina,perché no? Mica mi appartiene,non ho l’esclusiva e …” Venni fulminata da un pensiero improvviso: “Senti,Rox,ma che ne diresti se noi quattro e lui…” “Sei una grande!” mi interruppe raggiante,afferrando al volo l’idea: “Ci pensi tu?” “Ma certo,tranquilla.” Non fu necessario aggiungere altro: si era stabilita un’intesa,quasi istintiva,fra noi. Uscì dalla stanza pochi minuti dopo,baciandosi la falangetta dell’indice e soffiandoci sopra in mia direzione. Si avvicinava l’ora di cena e dovevamo prepararci. Sala ristorante,ore 20:00. Quello che avevo intenzione di raccontare a Pinko,e che per lui era stavolta del tutto inaspettato,lo feci con una premessa che richiedeva –perdonate il gioco di parole- una promessa da parte sua: quella,come minimo, di lasciarmi finire la cena. Avevo soltanto quel pasto,escluso un mini tramezzino a mezzogiorno, e due volte di seguito a letto digiuna mi sarebbero state insopportabili; ottenuto l’impegno procedetti,illustrandogli anche l’iniziativa che volevo intraprendere. “E meno male che ho dovuto convincerti,per farti venire! Ti stai divertendo a modo tuo,vedo. Bene,ne sono molto felice!“ Fu il suo commento,a parte quelli “porcelli”. E continuò: “Quando ho visto la Rox,l’altra sera qui … infatti,guarda, è laggiù,in fondo a sinistra,vicino l’ingresso,quasi dietro quella colonna … quando ho visto la Rox,ti dicevo,volevo proprio segnalartela,senza sapere che la conoscevi già e che era “dei nostri”,perché avevo notato che,oltre ad essere una gran bella donna,ha un’aria di sensualità misteriosa e conosciuta nello stesso tempo e che mi sarebbe piaciuto …” “Trombartela,falla breve” conclusi per lui,che sorrise lievementemente imbarazzato. “Eh … beh… certo,Amore,merita,no?” “Altrochè! Già testata,come ti ripeto. Dimmi,che ne pensi di domani sera,dopo cena? Mi sembra il momento più opportuno ed il modo migliore di concludere la settimana, a Davide glielo dico io domani mattina.” Non ascoltai neanche il suo entusiastico “Ohh sì”,scontato come un aumento della benzina prima delle vacanze estive,perché in quel momento vidi che Rossana ed il marito guardavano verso di noi. Feci loro il segno del pollice alto ricevendo in cambio l’invio di un sorriso soddisfatto e di un altro bacio con il dito da parte della mia nuova amica,lui invece era seduto in aria,levitava venti centimetri sopra la seggiola,evidentemente stava ascoltando il racconto dell’ ”incontro” del pomeriggio con me. In più,gli piaceva l’idea … probabilmente. Dopo pochi minuti sarebbero scomparsi e quella sera a letto digiuni ci andarono loro. Attivai poche sinapsi,non ci volle molto ad elaborare un piano,previsto nelle tre fasi che leggerete fra poco; in quell’ottica,prima di lasciare la sala andai dal direttore,chiesi ed ottenni,con due moine,che ci formassero per l’indomani a cena un tavolo da cinque allungando il nostro,cosa non facile quando c’è il pienone. La mattina dopo,venerdì,a lezione,informai Davide,ma senza metterlo al corrente dei nostri propositi,semplicemente dicendogli che avremmo avuto piacere ad averlo ospite al nostro tavolo al “Gala di arrivederci” in programma,perché volevamo dargli un presentino di fine corso. Lui accettò con entusiasmo. Durante quella giornata fummo tutti più prudenti,guarda caso. Lo spericolato Pinko-Hirscher rimase nelle vicinanze,scendendo come un’anziana nonnina (tanto aveva già dato) per stabilire un contatto più stretto con la “preda”,Rossana,la quale aveva voluto in prestito la mia tuta azzurro mare,che anche a lei stava benissimo,e che ricambiava molto volentieri le di lui occhiate in un intrigante gioco di sguardi: un antipasto,diciamo così,per arrivare a sera belli carichi. Eroticamente parlando il mio Tesorino vive anche e soprattutto di -e per- questi momenti,lo conosco da tempo e posso affermarlo con quasi assoluta certezza. Si svolgeva tutto sotto i miei occhi per cui mi stava bene così. Non chiamatela malizia femminile,ma si era sempre tenuto accuratamente lontano da “quel gruppo di pippe”,come lo chiamava lui per schernirmi,e se quel giorno orbitava intorno a noi,un motivo particolare doveva esserci: l’”inciucio” mi sembrava ,ed era, l’unico; ad ogni modo non mi dispiaceva affatto,anzi,quel flirtare fra loro due rappresentava per me uno spettacolo decisamente stuzzicante. Anche Romeo ed io sciavamo con una cautela ancora maggiore di quella dei giorni precedenti,al punto che il ragionier Bellini e Filippo,naturalmente all’oscuro di tutto,procedevano sempre in testa tronfi e compiaciuti. Nelle pause si davano di gomito e si scambiavano cenni di intesa pensando di aver fatto dei progressi eccezionali. Ci ridemmo per giorni,mimandoli agli amici più cari,una volta ritornati a casa. Tramonto,preparativi e finalmente “l’evento”. Fase 1. Eravamo tutti molto eleganti,si usa così la sera del commiato,gli uomini in abito scuro,Rossana indossava uno splendido top laminato e gonna lunga con spacco vertiginoso,in pandant con i suoi occhi,ed io con uno dei miei vestiti preferiti -non quello della prima sera,sia chiaro,sarebbe stato un errore imperdonabile- profondamente scollato,nero,molto aderente ed una spanna sopra al ginocchio. Qualche gioiello discreto e sandali tacco 12,ovviamente,per tutte e due. Sandali in montagna? Sì,e preciso: senza calze,per giunta,tanto era riscaldato tutto alla perfezione ed una lampada fatta pochi giorni prima di partire mi faceva sentire assolutamente sicura delle mie gambe. Per la verità nessuno mangiò molto,ma tutti,noi donne in particolare,non lesinammo nel bere,complice anche l’ottimo Amarone doc Campo dei Gigli,optional,che Davide,da vero signore qual era,volle offrire. Non sono un’intenditrice,ma seppi apprezzare l’eccezionalità di quel vino,consapevole anche che una bella allentata ai freni inibitori,che solo l’alcol sa dare,era praticamente obbligatoria,visto quello che si andava a prospettare. Fase 2. La serata proseguì in discoteca fin dopo l’una di notte con balli,ammiccamenti e vari cocktail,atti a mantenerci nello stato d’animo giusto per passare alla fase tre,che Rossana specialmente aspettava con grande impazienza. Ma era una bella gara anche fra suo marito ed il mio compagno,il maestro invece, ignaro dei nostri propositi bellicosi,sembrava un po’ perplesso da tanta complicità e si godeva il momento. Il bello,per lui e per noi,doveva ancora arrivare. Ad un certo punto,come avevo già programmato,esclamai: “Ragazzi,che ne direste di salire su da noi per un brindisi? Ho un paio di bottiglie di Veuve Cliquot in frigo che ci stanno aspettando.” Bottiglie che,con molta lungimiranza,Pinko volle mettere fra i bagagli prima della partenza dicendo: “Chissà,forse potranno tornarci utili,tanto,chilo più chilo meno …” alludendo a quelle due cosucce che portavo con me nei quattro trolley. A quell’invito Davide rimase leggermente sorpreso,Pinko illuminò a giorno la discoteca soltanto scoprendo i denti in un sorriso,la Rox fece un gesto con le mani come per dire “era ora”,Romeo continuava a levitare dalla sera prima e all’unisono dissero: “Sì,andiamo.” Fase 3. Una volta in camera,sapevo benissimo che avrei dovuto dare il “la” all’orchestra,quindi dopo un paio di alzate di flûte,richiesti e gentilmente concessi in prestito dalla direzione,qualche risata ed amenità varie,senza proferir parola mi avvicinai a Rossana e cominciai ad accarezzarla con sensualità,iniziando dai seni,rigogliosi e turgidi,che già mi colpirono dal primo incontro. Lei,che non aspettava altro,ed anche per via dei vari tipi di alcolici assunti nell’arco dell’intera serata,che stavano svolgendo magnificamente il loro prezioso lavoro, mi cinse la vita con le braccia,tirò fuori la lingua e,abbassandosi appena sulle ginocchia,partendo dal vertice basso della mia scollatura attraversò,con una leggera S,il centro del seno,percorse verticalmente il collo,arrivò sul mento ed immediatamente dopo me la ficcò in bocca,con un leggero tremore. Il tutto impiegando volutamente diversi secondi. Un bacio sconvolgente per tutti,interpreti comprese e soprattutto per Davide,grande amatore,ma evidentemente poco avvezzo a “certi” ambienti o a “certe” frequentazioni. Era rimasto in piedi,con gli occhi sgranati e con il bicchiere,obliquo,attaccato alle labbra,ma non beveva,sembrava pietrificato. Anche e soprattutto in “quella” parte anatomica,pensai,divertita da quell’immagine. Ci lasciammo cadere sul letto abbracciate. Avevamo un certo affiatamento,ormai,quindi venne tutto ancora più spontaneo: ci liberammo mano a mano dei vestiti,fino a restare completamente nude -anzi no,soltanto con i famosi tacco 12 - vogliose ed ansimanti a scambiarci baci e carezze,in posizioni sempre più hot. I ragazzi erano immobili,seduti ai bordi del letto,ma andando avanti notai che qualche indumento cominciava a saltare. A quel punto invitai Davide,che si liberò degli ultimi capi con la velocità di Flash Gordon,ad unirsi a noi. Pochi minuti e li lasciai da soli,per due motivi: primo,perché lei lo desiderava ardentemente “in esclusiva” da giorni e poi perché in quel modo mi sarebbe stato possibile avere a disposizione due bei sfinferloni insieme,la mia passione,sul divanetto ai piedi del letto. Rossana si sfogò abbondantemente,ed io anche, poi convocammo l’intera equipe sul materasso: lei ed io quasi affiancate carponi,a formare una V,con Davide che la penetrava (di nuovo!) suo marito che penetrava me,entrambi da dietro,e Pinko davanti a noi,che ce lo metteva in bocca a turno o glielo leccavamo insieme baciandoci. Era un susseguirsi incessante di : “Sììì,dai,ahhhh,ancora,mmmmh” da parte di tutti,ormai non più perfettamente padroni di noi stessi,con quel groviglio di corpi che poi continuò a svilupparsi,così complesso e mutevole da non poterne ricostruire una dinamica esatta,ma ha poca importanza,quello che conta è che si era creata un’atmosfera erotica che raramente si raggiunge. All’improvviso … il genio,mi colse l’ispirazione che mi fece pensare alla ciliegina sulla torta che di lì a poco mi sarei regalata. Dal momento che sul campo mi stavo guadagnando i gradi di capitano,grazie alla mia “mignottaggine innata”,prerogativa che Pinko mi attribuisce da che mi conosce,presi l’ennesima iniziativa; mi avvicinai al suo orecchio e gli dissi sussurrando: “Attaccati alla Rox e trombala a mestiere,che ti faccio vedere,nel frattempo,una cosina.” Neanche il tempo di finire la frase che i due erano già sul divanetto che limonavano come gli adolescenti nei parchi,con lui in posizione strategica per non perdersi nemmeno un attimo di me. A quel punto ordinai a Romeo e Davide di mettersi vicinissimi sul lettone,in modo che potessi prenderglieli in bocca contemporaneamente,lasciandomi carezzare ovunque,sempre eccitatissima come loro. Al momento opportuno feci sdraiare il primo,sensibilmente più robusto dell’altro,a pancia in su,e mi ci sedetti sopra infilandomi il suo pene,di proporzioni ragguardevoli,nella passerina ed abbassando il busto; poi invitai il secondo,più “umano”,e che già conosceva il “posto”,a ripetere una “certa” operazione con quel “famoso” liquido e poi a posizionarsi ove era già stato due giorni prima: in quel culetto che lo fece impazzire a prima vista. La “doppia”. Veramente non so proprio descrivervi le sensazioni che si provano,e che provai,così “piena”. Dovrei coniare dei termini nuovi,con quelli che già esistono mi ci posso solo avvicinare,se ci si coordina bene,e noi ci riuscimmo,per una donna è esaltante,travolgente,sconvolgente,inebriante,delirante,ma sono solo parole,che non rendono abbastanza. So soltanto che non mi sentivo più in me,che ero al top del top del piacere,che giravo continuamente la testa a destra e a sinistra,e che godevo da impazzire,mentre guardavo il mio Amore. Lui intanto aveva messo Rossana,che ululava come un licantropo alla luna,alla pecorina,sempre sul divanetto e la possedeva furiosamente in piedi,mentre dalla Tribuna d’Onore mi fissava con gli occhi quasi di fuori. Per un attimo ebbi addirittura paura che potesse succedergli qualcosa,ma non successe,evidentemente ha il cuore molto forte,ringraziando il Cielo. Si andò avanti ancora per molto,poi il Caso,la Fortuna,il Destino vollero che avvenisse una specie di sincronizzazione: ad un certo punto mi ritrovai avvinghiata alla Rox sul letto,dopo molti orgasmi miei e suoi, in un bacio lascivo. Feci un cenno ai ragazzi,ma senza sperare troppo che mi capissero: mi capirono, invece,e si inginocchiarono intorno a noi per inondarci,dopo qualche colpo di mano che si dettero,viso e corpo di sperma copioso e caldo,che non interruppe quel bacio,anzi,aggiungendo “qualcosa”,lo fece diventare ancora più lascivo. Un epilogo straordinario,come le tre esplosioni che concludono i fuochi d’artificio,degno di quella situazione altrettanto straordinaria. Ed il presentino di fine corso al maestro di sci? Beh … ho appena finito di narrarvelo,ne poteva immaginare uno più bello? C’era rimasto ancora un po’ di champagne: brindammo a noi,a quella serata e a quella settimana meravigliosa. “E pensare che non volevo venire,grazie,Amore mio.” FINE Grazie,Amore mio,anche per essermi stato sempre vicino,e per la tua collaborazione,indispensabile come al solito,nella stesura di questo racconto. E grazie a tutti voi,gentili lettrici e lettori,per l’attenzione prestata. La speranza che questa storia possa avervi interessato,divertito,intrigato,in qualche modo regalato delle emozioni,insomma,è ciò che mi incentiva a continuare con questa passioncella da “scrittrice” dilettante. Pallina 3173 4 12 years ago
- 5 years ago La settimana bianca (prima puntata di due) LA SETTIMANA BIANCA “Tesorino!” esclamò una sera Pinko,di ritorno dal lavoro,sventolando un biglietto con il viso raggiante di un bimbo che presenta ai genitori una pagella con tutti nove e dieci,appena presa in quarta elementare. “Che c’è? Cosa sarebbe quel foglietto?” Replicai immediatamente con un vago sentore. “E’ un voucher,quello per la settimana bianca che andremo a fare il mese prossimo!” disse candidamente con aria soddisfatta. Quell’atteggiamento mi irritò seduta stante. “ Lo sai che odio l’inverno,il freddo e la neve,e che non ho mai sciato in vita mia,ma come ti è saltato in mente? Io non vengo,vacci da solo! E prima di prendere determinate iniziative,perlomeno interpellami!” “Certo che lo so” rispose per nulla turbato,quasi si aspettasse quelle parole: “Altrimenti quei pigiamoni felpati che indossi per la notte e che togli a metà giugno per rimettere a metà settembre,insieme alle lenzuola di flanella,non avrebbero ragione di esistere in questa casa,e su di te. Però,comprendimi,quante settimane bianche ho fatto da che stiamo insieme? Nessuna,e tu sai benissimo che ho sempre amato sciare. In più,quante settimane al mare abbiamo trascorso? Tantissime,talmente tante da averne perso il conto. Per una volta un’eccezione la puoi fare,no? Vieni,dai,fallo per me.” Aveva ragione,mi tornarono alla mente tutte le volte che lui,poverino,con protezione 40 e sotto l’ombrellone mi era stato accanto,annoiandosi mortalmente,mentre spalmata su un lettino mi godevo il sole h24 (quasi) sulle spiagge dei più bei villaggi turistici d’Italia. Alcune volte anche rinunciando,lui,a tutte le altre e ben più divertenti attività -sempre per lui,la mia preferita è quella che vi ho appena detto- che si possono fare in posti del genere. Mi parlò con un tono così dolce e suadente e con una faccia da cucciolotto tale da smontarmi subito,così, intenerita,replicai: “Uff … mi hai convinto,va bene,vengo,ma lo faccio per te,per il tuo bene.” Ancora non sapevo quanto,invece,lo avrei fatto per il mio. O per il nostro. E venne il giorno: sabato mattina,partenza. “Pallina,tesoro” mi disse quando si rese conto di quello che avevo preparato per il soggiorno: “Ti ho detto che andiamo in settimana bianca,non che ci trasferiamo a vivere in Trentino!” Aveva,ancora una volta,ragione: non bastavano,solo per me,i due trolley giganti che avevamo,ma dovetti chiederne altri due in prestito alla vicina,al punto che fu necessario abbattere i sedili posteriori dell’auto,una Mini Cooper,ma pur sempre station-wagon,per far posto a tutto. D’altra parte,oltre all’attrezzatura ed al vestiario da neve, non potevo certo rinunciare alle cinque paia di scarpe,alle due di stivali,alle minigonne e top per ogni evenienza ed alla mezza dozzina di vestiti di varia lunghezza,due lunghi,uno al polpaccio e gli altri dal ginocchio in su: c’erano sette serate da affrontare! Otto ore di viaggio tranquillo ed eccoci a destinazione,Marilleva 1400: la struttura,un hotel-villaggio,era quanto di meglio ci si potesse aspettare,lui era soddisfattissimo perché da lì si poteva uscire direttamente con gli sci,io perché,pur non amando la montagna,notai che il posto era davvero meraviglioso,dentro e fuori. Pomeriggio impiegato per la sistemazione dei bagagli in camera,grande,bella ma soprattutto calda. Acclimatamento generale,public relations,ed eccomi pronta per la cena; tanto per non farmi notare scelsi per l’esordio l’abito più elegante e sexy che avevo portato,la prima impressione è quella che conta. Dall’ingresso della sala ristorante all’ultimo tavolo in fondo,il nostro,si allungava centralmente una specie di corsia,priva di ostacoli,spazio ideale per un defilé. C’era il tutto esaurito e senza falsa modestia devo dire che dallo staff ai camerieri agli ospiti,tutti si accorsero di me. Ho sempre ammesso di essere “leggermente” esibizionista: gli sguardi delle persone sedute,e non solo quelle,mi seguivano come quelli degli spettatori della tribuna centrale che seguono la pallina da tennis (ogni accostamento è puramente … voluto!) durante gli Open di Francia al Roland Garros. Proprio per quello,per vedere nuovamente la scia di teste che si giravano,feci su e giù un’altra volta con il pretesto di aver dimenticato qualcosa in camera. Era quello che volevo: essere al centro dell’attenzione,essere ammirata e,perché no,anche molto desiderata. Pinko si gustava la scena,anch’egli elegante,e sornione,dal tavolo. Quella sera,però,non facemmo tardi,l’indomani avrei dovuto alzarmi presto, iniziava il corso di sci per principianti,al quale Pinko mi aveva iscritta; c’era qualche pratica da espletare,oltre alla formazione dei nuovi gruppi a seconda del livello di abilità. Il mio,già dichiarato,era zero assoluto. Mentre lui,partito di buon’ora,già scivolava felice per le piste della Val di Sole,mi presentai nel luogo stabilito,ai piedi della baby,praticamente davanti all’ingresso dell’albergo,fasciata nella mia tuta da agonismo fucsia,acquistata per l’occasione insieme ad un’altra azzurro mare,non certamente per emulare Lindsey Vonn,che fra l’altro mi assomiglia in maniera impressionante,ma perché poneva in risalto le mie forme in modo clamoroso. Capitai in un gruppo composto da ( inutile specificare che i nomi,i cognomi ed i luoghi di provenienza sono di fantasia) : il ragionier Bellini,piemontese,una sorta di Danny De Vito in versione Pinguino nel film Batman. Brutto grasso e basso: di uno così a Roma si dice “se fa prima a sartaje in testa che a giraje intorno”. Naturalmente era anche pelato,e scorbutico,un bijoux,insomma. Rossana Bencivenga in Mazzacurati,segretaria d’azienda di Bassano del Grappa,una donna di bell’aspetto,media altezza, mora e della stessa mia età,anno più anno meno. Romeo Mazzacurati,suo marito,perito informatico,di un paio d’anni più giovane di lei,niente male come presenza,in più molto comunicativo e dotato di humour. Filippo Donnarumma,dieci anni,viziatissimo,insopportabile rampollo obeso di nobile famiglia beneventana; più di una volta ho sperato che si perdesse,magari durante un fuoripista in quota,ma non ne facemmo. E poi … lui,il maestro a noi assegnato,Davide,il bello fatto persona,prossimo ai 40,alto e magro,abbronzato come da regolamento,giustamente muscoloso,occhi magnetici,savoire faire da vero signore e la consapevolezza compiaciuta di essere affascinante da morire. Fu in questo frangente che mi sorpresi a benedire il momento in cui acconsentii a tale insolita,almeno per me, vacanza. Questa riflessione spontanea ed improvvisa cominciò ad inquietarmi da subito. Mi colpì come pochi uomini mi hanno colpito nell’arco della vita,il maestro,al punto che la sera a cena lo dissi a Pinko,come per “liberarmi”. Gliene parlai a lungo e con molta enfasi,descrivendo minuziosamente la sua abilità nello sci e nell’insegnamento,l’aspetto fisico fuori dall’ordinario ed i modi,garbatissimi,che aveva. La sua replica mi fece venire strani brividi,inaspettatamente ascoltai queste parole: “Tesorino,ho già capito dove vuoi andare a parare,vogliamo vivere una nuova esperienza trasgressiva? Va bene,vediamo se riesci a sedurlo,hai carta bianca,basta che dopo mi racconti tutto con dovizia di particolari.” Per un attimo,un attimo solo,avrei voluto assumere l’espressione n. 4/bis del Manuale della Perfetta Bugiarda,quella della sorpresa con leggero sdegno,e dire: “Ma Amore,cosa vai a pensare,che ti sei messo in testa? “ Invece dignità e libidine presero per fortuna il sopravvento,e tacqui. Se ci riesco? Pensai,con un leggerissimo ghigno,ci puoi scommettere. Intanto assemblavo i pensieri ed in una frazione di secondo avevo già chiara in testa la strategia da seguire,lui intercettò qualcosa di torvo nel mio sguardo,fronte verso il basso ed occhi verso l’alto con aria assorta,e mi sorrise dicendo: “Ho capito,non può sfuggirti,nessuno ci riuscirebbe”. Non c’è dubbio,mi capisce al volo. Lasciai passare un paio di giorni,sia per non dare l’impressione della signora annoiata e un po’ mignotta,in vacanza alla ricerca di facili avventure che si tuffa sul bonazzo di turno,sia perché quel pensiero -e l’attesa,a me funziona così- rendeva quelle giornate più frizzanti. E così, mercoledì pomeriggio … Che ci vuole a simulare una caduta? Detto fatto. Come previsto,il maestro si precipitò verso di me per aiutarmi. “Ahi … il ginocchio,che dolore” pronunciai con una piccola smorfia da consumata attrice. La vicinanza dei nostri due visi,una volta presa in braccio da lui,mi dava un piacere sottile,perché avevo previsto anche questo,così gli misi prontamente un braccio intorno al collo,come per non farmelo più scappare. Guardandolo da pochi centimetri con riconoscenza e malizia nello stesso tempo,vidi che lo stavo facendo emozionare,era palpabile,questo mi faceva sentire ancora più forte e sicura,e contemporaneamente faceva salire l’eccitazione anche in me. “La porto al pronto soccorso” mi disse. “Ti prego,Davide” risposi con occhi languidi alla Bambi: “Al pronto soccorso no,non è niente di grave,ne sono sicura,basterà un po’ di ghiaccio e di riposo. Portami,per favore,in camera mia,e poi dammi del tu,sono una tua allieva.” Lui annuì,si fece sostituire alla guida del gruppo e ci avviammo verso l’albergo,che era vicino,essendo noi sulla pista baby adiacente alla struttura. Con la coda dell’occhio vidi Rossana che ci accompagnava con uno sguardo interessato e vagamente inquisitore,mentre faceva uno strano segno al marito. Non fu quando arrivammo in camera che iniziò la mia avventura,bensì nell’attimo stesso in cui mi prese in braccio: la mia mente,ed i miei ormoni,erano già in piena attività eruttiva. Per far meglio comprendere i miei lettori maschietti,le femminucce invece mi capiscono benissimo,ne sono sicura,posso dire che se fossi stata un uomo,in quel momento avrei avuto un’erezione,e qualcosa mi disse che lui la ebbe davvero. Evitò,con mio grande piacere,durante il percorso,tutte le frasi di prammatica,i luoghi comuni e i vari blablabla che in situazioni del genere si proferiscono e cominciò a parlarmi con gli occhi,mentre con la mano destra,quasi casualmente,mi palpava con delicatezza il seno da un lato: aveva capito,o ci stava provando comunque. Tenevo la bocca vicinissima al suo orecchio destro,ma non lo toccavo,perché pensavo,ed era così,che fosse più erotico fargli sentire il caldo del mio alito in quella giornata gelida. Inoltre non volevo dargli nulla per scontato fino all’ultimo istante … un equilibrio eccitantissimo. Il click della porta della mia camera che chiuse fuori il mondo sancì l’inizio “ufficiale” dei momenti meravigliosi che si prospettavano di lì a poco,riuscii persino a sentire i battiti accelerati del suo cuore mentre mi lasciava scivolare delicatamente in terra dalle sue braccia. Senza parlare ci guardammo,uno di fronte all’altra,per diversi secondi,ci brillava lo sguardo,come ai personaggi dei film animati giapponesi,quando compaiono le stelline negli occhi. La narrazione potrebbe finire qui, sono più intriganti i motivi ed i modi che attraggono due persone,che sconvolgono due cervelli,che incendiano due corpi,che li calamitano verso un letto,di quello che succede poi nel letto stesso,se poi non ci sono imprevisti … se poi succede. Successe. Avevo voluto tutto,avevo organizzato,spettava a me la prima mossa: cominciai proprio da quella parte che avevo deliberatamente snobbato durante il tragitto: gli misi le braccia al collo,mi alzai sulle punte e presi a baciarlo lievemente dietro l’orecchio. Ebbe appena il tempo di dire: “Non avrei mai sperato tanto,quando ti ho …” che gli tappai la bocca con un bacio così appassionato da lasciarlo senza fiato. “Shhhh “gli dissi poi con voce dolce,portando l’indice della mano destra davanti al naso: “Lasciamo da parte le parole,per favore,sono inutili,voglio sentire soltanto il linguaggio del tuo corpo ed i tuoi gemiti di piacere,mi piaci,mi piaci da morire e voglio dartene tanto,ma non parlare”. Gli indumenti che volavano per tutta la stanza sembravano capi schizzati fuori da una lavatrice in centrifuga alla quale si era aperto l’oblò. Tutto quello che avevo immaginato sul suo fisico attraverso quella tuta blu corrispondeva al vero: era statuario. Una volta nudi,percorse freneticamente con la bocca seno,capezzoli,natiche,interni coscia e tutto il resto più volte,indugiando particolarmente su piccole labbra e clitoride,facendomi impazzire di voluttà,poi,dopo una serie di giravolte,nel momento in cui decise di penetrarmi ,lo fermai. Non che ce ne fosse bisogno,era “a tavoletta”,ma volevo prima prenderglielo in bocca per il mio piacere,era troppo bello anche “lì”,perfetto per me,che adoro le dimensioni “normali”. Lo presi in pugno con la destra stringendolo con delicatezza mentre mi avvicinavo con la testa; lo accolsi fra le labbra lentamente,centimetro dopo centimetro,fino a farlo scomparire,per poi cominciare a fare su e giù aiutandomi con la stessa mano,l’altra lavorava massaggiando i testicoli. “Un pompino coi fiocchi”,se ne uscì proprio così,con un leggero rossore, il giorno dopo,mentre,vicini, tentava di spiegarmi la presa di spigolo per l’inserimento in curva,aggiungendo: “Da vera artista,hai una sensualità sconvolgente,rara,sei una femmina ed una donna eccezionale.” “Balle”pensai “Di sicuro lo dici a tutte,dopo. Mi hai preso per una liceale? “ Sono troppo realista e disincantata per credere a frasi simili,ecco perché generalmente preferisco poche chiacchiere,ma non glielo esternai,perché me la “vendette” in modo così carino da non meritare una risposta del genere. Ma procediamo con ordine e torniamo al racconto: “Ti voglio mia” mi sussurrò dopo parecchi minuti. Fu allora che,quasi sorprendendolo, gli montai sopra io,e l’espressione che assunse quando entrò in me,e che assomigliava molto alla mia,ancora la ricordo: estasi ed abbandono allo stato puro. Lo cavalcai in tutti i modi possibili: velocemente,lentamente,dolcemente,con foga,di faccia,di schiena,anche ”spennellando” orizzontalmente,perpendicolare o distesa su di lui. Non mi interessava nulla dei gemiti,quasi urla,che l’eccitazione mi faceva emettere,e che probabilmente uscivano dalla porta,ero fuori di me. Adoro,oltre allo sventolare dei miei lunghi capelli biondi, mentre faccio sesso da sopra,venire mentre bacio il partner,per cui,dopo molto,mi attaccai alla sua bocca,con la lingua che frullava da matta,finché lo sentii … stava venendo anche lui … attimi di passione,lembi di cielo,note melodiose,tutto in quella stanza. Nonostante fosse stato lungo ed intenso,non mi bastò per placare il desiderio che avevo di lui. Gli “permisi”,per rimettersi in forze,un lasso di tempo a mio avviso congruo,perché una certa idea mi balenava per la mente,un qualcosa che anche a Pinko concedo molto di rado,ricominciai quindi a baciarlo. Dopo essere stata posseduta anche in posizione “tradizionale”,come iniziammo a fare quando riprese vigore,in quanto non lo avevamo ancora fatto in quel modo, ero pronta per “quel qualcosa”, una pratica che necessita di una preparazione piuttosto accurata,e glielo feci capire. Lui comprese benissimo,impiegando,con un abile movimento propedeutico di dita e lingua,oltre ai miei umori,anche il liquido di quel flaconcino che Pinko aveva portato per utilizzare lui,e che,stranamente, era andato ad appoggiarsi di propria volontà sul comodino. Quasi mi sentivo in colpa,essendomi venuto alla mente,per un attimo, il mio compagno. Il desiderio era talmente prepotente,però, che pensai di più a me,a quello che era il mio ulteriore,irrefrenabile proposito: mi posizionai,nel momento che ritenni più opportuno, alla pecorina. (Dio,quanto mi fa sentire piacevolmente“puttana”!) Mi prese per i fianchi,me lo introdusse nuovamente ,con grande abilità,ripartendo proprio da quel buchino che il suo lavoro aveva reso pronto ed accogliente,e che non era più “ino”, senza nessun dolore da parte mia, ma soltanto con un immenso godimento. Consumai,consumammo,alternando entrambi gli orifizi bassi che Madre Natura ha fornito a noi femmine mammifere. Era un vero maestro,e non solo di sci,sapeva dosare perfettamente potenza e velocità dei colpi: lento e delicato dietro,più irruento ed energico davanti; mi mandò letteralmente in delirio,accompagnandomi ,fino ad un orgasmo galattico ed allo stremo delle forze,mie e sue. Ci accasciammo sul letto,sudati e sconvolti,bagnati di noi,io lasciandomi scivolare,prona,e lui girando su sé stesso e distendendosi accanto a me,supino. Fuori era già buio,lo guardavo,in silenzio,e pensavo fra me e me,con espressione finalmente appagata: “Avrò molto da raccontare,fra un po’...” Quella sera,a cena, aspettavo al tavolo il Pinko,già pronta,vestita e truccata di tutto punto. Nascondere le occhiaie col correttore fu un lavoro lungo,ma lui arrivò più tardi perché se non viene mandato a quel paese dagli addetti agli ski-lift,ai quali chiede,come un bambino: “L’ultima,l’ultima” dopo l’orario di chiusura degli impianti,da lì non schioda. E basta? No. Poi ci sono i lunghi commenti con gli improvvisati compagni di discese su questa e quella pista,sul tipo di neve,sull’ultimo sci in commercio,sul campione del momento,il prosecchino tutti insieme,la sigaretta e così via. Poi ancora una doccia lunghissima. Ma finalmente eccolo. Non aveva ancora poggiato il sedere sulla sedia,quando mi chiese: “Com’è andata?” “La lezione? Bene,sto migliorando” risposi con aria innocente,mi piace fare la finta tonta. “Daiiiiiiiii”aggiunse impaziente. Glielo descrissi,come promesso,con quella dovizia di particolari che mi aveva chiesto al momento dell’ “autorizzazione”,senza tralasciare nulla,nemmeno l’utilizzo del liquido di “quel” flaconcino,e nel momento in cui cominciarono a servire i secondi,i nostri risotti ai mirtilli di bosco ed erbe cipolline erano ancora intatti nei piatti. Ormai irrimediabilmente freddi,li lasciammo. Ascoltava in religioso silenzio,cambiando espressione ad ogni cambio di scena,avevo come l’impressione di vedere degli spermatozoi nel bianco dell’occhio,in transito verso il cervello. Alla fine,l’unico motivo per cui non mi prese immediatamente per un braccio trascinandomi in camera fu per non dare adito ai presenti di pensare,fraintendendo alla grande,a litigi o a qualcosa che non andasse fra noi,dal momento che erano tutti seduti a mangiare e c’era un insolito silenzio. Iniziò a fremere,evidentemente le cellule germinali erano arrivate a destinazione e se ne erano impossessate; dopo qualche minuto,senza toccar cibo,approfittando di un attimo di confusione,prima dei contorni mi disse: “Ok,è il momento buono,eclissiamoci.” Avevo appena assaggiato il primo pezzetto della mia tagliata in salsa olandese,ottima,ma non ci fu verso: “Lasciala perdere,lasciala perdere,tanto quella salsa è pure iper-calorica,ti ingrassa,andiamo.” Dopo venti secondi eravamo in camera,mi sbattè letteralmente sul letto mentre si apriva la patta dei pantaloni, feci appena in tempo a liberarmi del vestito che mi fu addosso. “Ma quanto zoccola sei?” -Chiedo scusa ai lettori per questo cambio di linguaggio,vi assicuro temporaneo,ma devo essere fedele alla storia: parafrasi o censure renderebbero solo parzialmente l’idea dell’atmosfera che si era creata,e dei nostri stati d’animo- “Ma quanto ti piace il cazzo?” Mi diceva infoiato mentre mi trombava bestialmente,fatto insolito per lui,sempre così dolce e tenero. “Oltre misura,lo sai,mi è sempre piaciuto … due o più insieme ancora meglio e mi piace anche la fica,tanto sono maiala … Sì,sì,maiala,zoccola e depravata!” risposi eccitatissima e sorpresa da quella uscita,con la voce alterata dalla libido,e aggiunsi,fra un mugolio e l’altro: “Però ti piace tanto guardarmi o pensarmi mentre faccio pompini,trombo o altro,con te,con altri bei cazzi duri,o con belle gnocche,eh? E sai perché? Perché sei un vero porco,poRCO,PORCO!” Che io dica quella parola una volta sola è già un afrodisiaco per lui,e questo da sempre,ma pronunciata tre volte in crescendo,dopo quelle frasi e con il tono che avevo,fu come suonare la carica al 7° Cavalleggeri del Generale Custer,anche se veramente non serviva affatto. Iniziammo sul letto,vicino alla finestra -stanza grande,ricordate?- e ci ritrovammo sul parquet,vicino al bagno,dopo essere passati sul divanetto e dopo lungo tempo di sesso,selvaggio lungo tempo di sesso selvaggio,la porta,anche da parte mia. Alla fine io ero soddisfatta come non mai,lui stravolto. Che io ricordi,in pochissime occasioni,forse mai,abbiamo fatto l’amore in quel modo,o perlomeno con quell’intensità così animalesca. Non so perché,ma fra le volte più belle che lo facciamo fra noi due soli,ci sono anche quelle successive al sesso trasgressivo,in qualunque sua forma. Le chiamiamo,per questo motivo,“trombate alla memoria”. Era ancora presto, ma non trovammo più la forza di uscire. Che giornata! ( E che fame! ) La mattina dopo,di nuovo in piena forma grazie ad una grossa dormita,ad una abbondantissima colazione,e per giunta miracolosamente guarita dagli effetti della caduta,tornai sulle piste. Vedevo che Rossana mi seguiva con gli occhi e mi guardava come per leggermi dentro; qualcosa doveva aver intuito,l’avevo capito da quello sguardo che ci aveva lanciato il giorno prima,malgrado Davide ed io non mostrassimo alcun segno,da grandi mistificatori,di quello che era successo fra noi. Lui era,come al solito,gentile e premuroso con tutti in egual misura. Non le detti troppo peso e continuai a sciare fino alla fine della lezione. Pinko intanto era disperso fra gli impianti di Folgarida e Marilleva,mi ci stavo abituando, d’altra parte questa era la “sua” settimana. Mi piaceva saperlo così libero,avevo sentito dire che voleva arrivare con gli sci,insieme ad un gruppo di invasati come lui, a Madonna di Campiglio per fare la 3 Tre (boh,un gioco di carte?) e poi dare un’occhiata in paese,così mi avviai,con la massima calma,da sola,verso l’hotel,in camera mia. Feci una bella doccia e … Toc toc … Apro … “Rossana!? Che ci fai qui?” Domandai,sorpresa ma non troppo. “Devo chiederti una cosa”.(fine prima puntata) 4274 6 12 years ago
- 5 years ago UN'ECCEZIONE ALLA REGOLA Passo per una donna imprevedibile,il Pinko,e non solo lui,me lo dice sempre,probabilmente a ragione. Questo mi provoca un certo compiacimento,per la verità,perché penso che prevedibilità significhi,in ultima analisi,noia,la quale è,secondo me, uno dei peggiori nemici di un menage,specialmente di quelli duraturi di coloro che hanno passato i 40. In quest’ottica “scapestrata”,ed avendone sentito parlare molto bene da una coppia amica,un giorno di un imprecisato numero di mesi fa, chiesi a Pinko di andare in una sauna-naturista-privé in quanto non c’ero mai stata e lui,un po’ perché la pensa come me,un po’ per curiosità sua,non ebbe nessuna difficoltà ad acconsentire,e così mettemmo la sauna in agenda. Un tardo pomeriggio di un sabato di mezza estate,quindi,iniziai la preparazione per l’ “evento”. Fondamentale,per comprendere al meglio l’intero svolgersi della vicenda è,a questo punto,descrivere il look e l’importanza che gli attribuisco,perlomeno in certe “occasioni”. Quando parlo di look,parlo del mio,più che altro,perché voi maschietti,in estate specialmente,più in là di un pantalone leggero ed una Lacoste,o una camicia, non andate. La mia fantasia,invece,quella sera dettava così: scarpe di stoffa lucida con il mio amato tacco a spillo 12cm aperte e spuntate color viola chiaro,minigonna blu da denuncia alla Buoncostume (meno male che non esiste più) e top,lungamente cercato per i negozi della Capitale,lucido,aderente e scollato,bianco viola e blu,ma proprio il viola ed il blu delle scarpe e della gonna. Trucco abbinato ovviamente nei toni del viola e abbronzatura,per dirla come il Gruppo Italiano nella canzone “Club Tropicana”,atomica. I capelli biondi,lunghi e piastrati per l’occasione,ancora più chiari in quanto estate,completavano il quadro. Più di due ore per raggiungere il risultato globale capelli-trucco-abbigliamento ma,devo dirlo senza falsa modestia, impiegate bene,l’insieme era più che soddisfacente: il mio Tesorino,estasiato,mi definì grandissima “topina”,tanto per usare un eufemismo. Pronti ed “in palla”,ci avviammo. Per la cronaca chiesi a lui di guidare,perché altrimenti mi si sarebbero rovinate le parti posteriori delle scarpe: eh,l’immagine va salvaguardata! Arrivati nel parcheggio del locale,o meglio nel piazzale che senza troppa lungimiranza strategica era in comune con quello di un ristorante “normale”che sorgeva accanto, trovammo,causa affluenza,notevoli difficoltà a parcheggiare,sebbene fossimo a bordo della mia deliziosa Smartina bianca con interni rossi di pelle,pluriaccessoriata; anch’essa,come del resto lo sono molti miei look,”progettata” -al computer- da Pinko,ordinata,e consegnata dopo lunga attesa,proprio come la volevo. Mentre davo un ultimo controllo al rossetto,girando lo specchietto retrovisore,cosa che lo fa imbufalire (lo so,ma glielo faccio apposta) pensai: “Bene,c’è un sacco di gente,ci sarà da divertirsi.” Ma ancora non immaginavo come. Una volta fuori dalla vetturetta, lo sguardo di due matrone di mezza età ingioiellate e relativi mariti,scesi da una Mercedes classe E nuova fiammante ed evidentemente lì per cenare al ristorante,già valeva l’intero viaggio. Il primo dei due si beccò addirittura un plateale scappellotto dalla consorte,irritata dalla di lui insistenza nel guardarmi e dalla conseguente espressione da ebete. L’altro dovette cercare gli occhiali per terra,in quanto un occhio,schizzato fuori dall’orbita,glieli fece cadere. Sua moglie glieli pestò deliberatamente con stizza,prima che riuscisse a raccoglierli. Chissà,forse rovinai loro la serata. Con questa ulteriore conferma di ammirazione,e conseguente impennata del mio ego,entrammo nel locale,veramente carino e ben strutturato,tutto procedeva alla grande. Ma un grande imprevisto era in agguato: dovetti sostituire immediatamente dopo l’ingresso,quella mise così laboriosamente realizzata,con delle terribili ciabatte di plastica rasoterra (Pinko le chiama “orrendofole”) ed un asciugamano bianco e raccogliere i capelli con un mollettone,per ovvii motivi. Colpa mia,dovevo pensarci prima che poteva non esserci un’area ove restare vestiti: infatti,era proprio così. Peccato,con la gente che c’era,mi sarebbe bastato un piccolo spazio e qualche minuto,giusto il tempo per un defilé e conseguente malizioso gioco di sguardi,per sentirmi pienamente soddisfatta. Con il naso all’insù,il broncio che cercavo inutilmente di mistificare,e Pinko che ridacchiava di nascosto perché mi conosce (ma anche io conosco lui e,santo cielo,quando fa così mi fa incavolare di più) zitta per non dargli soddisfazione,mi avviai verso la grande vasca dell’idromassaggio,in sostanza una mini-piscina,con la consapevolezza che,di lì a poco,anche il trucco sarebbe inesorabilmente svanito,ed i capelli bagnati,vanificando così l’intero lavoro. Me la volevo prendere con lui,ma non trovavo il pretesto,l’idea di andar lì,e così agghindata, era stata mia. Neanche un paio di situazioni intriganti che si aprivano alla mia vista riuscivano a distogliermi dalle paturnie: in una,si vedevano due coppie attaccate con le lei che si baciavano con molta passione e un mulinare di mani sott’acqua ,e nell’altra una bella mora,molto giovane,in piedi in mezzo a una marea di bolle,intenta ad intrattenersi piacevolmente con i membri di due uomini seduti sul bordo e con i polpacci a mollo,porgendo bocca ad uno e mano all’altro e viceversa. C’erano anche altre persone (singoli e coppie) sedute su un gradino che girava tutto intorno,alle quali,praticamente,emergeva solo il mezzobusto. Ci liberammo degli asciugamani e sedemmo anche noi,uno accanto all’altra. Ad un certo punto avvenne l’incredibile: uno dei due uomini seduti sul bordo,quelli “sottoposti” alla fellatio della morettina,per capirci,si alzò in piedi,e,camminando sul bordo a passi decisi,fece un mezzo giro,prese la scaletta,scese in acqua e venne verso di noi. Mi si piazza in piedi davanti,nello splendore della sua esaltante nudità: scuro di pelle e di capelli,un viso da dio greco con gli zigomi leggermente sporgenti,il naso regolare impercettibilmente aquilino,gli occhi grandi e profondi con una luce misteriosa e labbra carnose,quasi femminili,da perdercisi. Pettorali glabri e scolpiti,addominali da manuale di fitness senza il benché minimo accenno di adipe,sovrastavano delle gambe perfette e muscolose…e poi era alto,molto alto…e… l’aveva grosso…molto grosso ,“in tiro” dal gioco che stava svolgendo fino a pochi secondi prima,e lo manteneva tale con un lento e sensualissimo movimento ondivago della mano: non era affatto volgare,anzi,direi quasi elegante. In altri momenti,in altri frangenti e soprattutto con un altro stato d’animo,gli avrei fatto comunque inequivocabilmente capire di andare a farsi un giro. Ma ero “stranita”,e quando mi stranisco… Resto seduta con il suo pene a venti centimetri dal viso,alzo la testa e lo guardo maliziosamente negli occhi,ammiccando,per diversi secondi. Pinko è apparentemente impassibile: in situazioni del genere,e con chiunque, fa sempre così,teme che il suo atteggiamento,il minimo cenno di consenso,o di diniego,possano condizionarmi in un senso o nell’altro; vuole,al contrario, il mio libero arbitrio al 100%,ed è questo che lo eccita,la mia eventuale eccitazione estemporanea e spontanea. Mi collego telepaticamente al suo cervello e capto questi pensieri: “Ma cosa le sta succedendo,non si è mai comportata così,finora… Quello è un singolo,la morettina sta andando via accigliata,mano nella mano al suo compagno…Mamma mia…ma che fa,glielo prende in bocca,adesso? Non ci posso credere,lo farà,non lo farà…?” Lo sconosciuto,sempre in piedi, inizia ad accarezzarmi le spalle,arriva al seno,lo palpa,gioca con i miei capezzoli che si inturgidiscono,si abbassa e mi bacia lungamente sul collo e dietro le orecchie…brividi… A dire il vero ero partita per stupire un po’ il mio compagno con quello splendido esemplare maschio di razza umana,ma mi pervase una strana eccitazione che pensavo di poter tenere sotto controllo,e invece no,con il passare dei minuti cominciai a fremere di eccitazione e di piacere. “Beh,sai che c’è…” dissi allora a me stessa : “C’è sempre una prima volta in tutte le cose,e questa,forse,sarà l’ennesima prima volta”. Mai giocato con un singolo,fino a quel momento,non ne sentivo la necessità,ma il tipo meritava davvero e l’occasione era “speciale”,per cui decisi di lasciarlo proseguirei,lui diventò sempre più ardito,io più eccitata. Come per ottenere un’autorizzazione infilo allora una mano sott’acqua a cercare il membro di Pinko,trovo un siluro anti-sommergibile già armato: autorizzazione concessa,procedo. Con calma prendo con la destra il pene di questo nuovo inatteso compagno di giochi ed inizio un delicato massaggio,nel contempo tiro fuori la lingua e comincio a picchiettarglielo con tocchi sapienti,ora premendola,ora con delle leccatine appena accennate soprattutto sulla parte inferiore del glande,dal prepuzio in su,la sinistra la impegno invece a palpargli i testicoli ed il sedere,con un dito birichino esploratore. Apprezzava molto,si capiva benissimo,oltre a quello della lingua,ovviamente,il movimento di entrambe le mani. Ad un certo punto,prendendomi con foga la testa,provò con forza a spingermi il pene dentro la bocca,ma mi interruppi e con uno sguardo lo fulminai: “Bel tenebroso” gli dissi con gli occhi “qui comando io,stai buonino e lasciami fare,ogni cosa a suo tempo”. Il mio atteggiamento non ammetteva repliche,lui capì e si adeguò. Ripresi il “ lavoro”,che fu lungo e piacevolissimo,articolato da quelle piroette“linguistiche” alternate a baci focosi su quelle potenti cosce e da carezze bollenti sul quel corpo da statua,totalmente irretito dal mio modo di agire. Così,nel momento in cui glielo presi in bocca,arrivando fin quasi alla radice ed iniziando un lento su e giù,fu come se gli avessero infilato un pugnale nelle reni,perché gettò la testa indietro,inarcando la schiena,con un “ahhh…mmmh” a così alto volume,tanto bramava quell’attimo, da poter essere scambiato per un orgasmo,e di cui ricordo ancora benissimo la tonalità. Quel gemito richiamò l’attenzione anche di quei pochi che non stavano osservando la scena. Pinko accompagnava con la stessa espressione ebete del signore della Mercedes al parcheggio,cosa stesse facendo con una mano sott’acqua,non è dato a sapersi. Qualcuno dei presenti cominciò a masturbarsi,molte donne iniziarono ad accarezzare libidinosamente i loro compagni e tutto questo mi caricava ancor di più,semmai ce ne fosse stato bisogno: era evidente che irradiavamo erotismo. Ormai eravamo “pronti”,e lo spettacolo stava per trasferirsi. Mi sciolsi i capelli,tanto si erano anche un po’ bagnati (ma poi,al Diavolo il look,quando si è in ballo,si balla!) e scossi la testa un paio di volte,mi alzai,li presi per mano e,completamente nuda, mi avviai con decisione verso un salottino,all’asciutto. Il luogo in questione,su una pedana,sorgeva in un angolo ed era fatto a quarto di cerchio,aveva nella parte tonda una sbarra ogni circa 30 cm. ,tipo gabbia insomma, protetto da tende di tulle color rosso bordò che consentivano un intrigante effetto “vedo non vedo”. Nei lati dritti,due file di poltroncine a formare lunghi divani e nel mezzo un grande letto rotondo. Il tutto,in penombra. Bello sentirsi,da sola,al centro dell’attenzione di due uomini,gratificante “toccare con mano” il loro immenso desiderio di me,che si percepiva anche dall’incedere veloce dei loro passi di avvicinamento all’alcova: entrai e mi misi carponi sulle poltroncine,invitandoli con lascivia a baciarmi dovunque…lasciai che indugiassero a lungo su tutto il corpo,grandi labbra e clitoride per primi,carezzando,a turno,i miei due partner. Godevo. Un flash e mi tornò alla mente la scena iniziale,elemento che,probabilmente,nel mio inconscio poteva aver dato il “la” a tutta la situazione: quella del trio a bordo vasca. Li feci sedere sul letto,uno accanto all’altro,e mi posizionai in mezzo,in ginocchio davanti a loro,prendendolo in mano ad entrambi. Dopo averli tenuti “a bilancia” per un po’,massaggiandoli con trasporto,emulai,alternando mani e bocca, la morettina di poco prima. “Ci hai rimesso nel cambio,bel pisellone?” gli chiesi sussurrando,tra il serio ed il faceto,con un’espressione da gatta in amore ed un tono caldissimo da doppiatrice cinematografica di film porno. “Niente affatto” replicò lui con voce appena roca e molto sensuale che ancora non avevo avuto modo di sentire. “Ti ho desiderata da subito…sei bellissima…hai un mix di fascino e… personalità… non facile da trovare… in un’unica persona”. Era molto emozionato,per pronunciare questa manciata di parole impiegò quasi mezzo minuto. Le sue frasi,e come le disse, mi indussero ancora più eros,e misi il turbo: gli stampai un bacio così intenso -con la lingua che inseguiva la sua in ogni angolo,tra quelle bellissime labbra che mi colpirono da subito- che lui si staccò per un attimo a riprendere fiato. Cercai allora la bocca di Pinko: inebriante alternare quel sapore nuovo a quello conosciuto del mio Amore,che non avevo mai smesso di guardare con aria complice. Ci stendemmo,ed andai a riallacciare il filo del discorso, volevo l’altro di nuovo in bocca,ma solo per pochi attimi,e più che altro perché lo pretendevo “in formissima”,una specie di controllo. Mi preparavo ad accoglierlo dentro di me, ma prima presi Pinko per una mano affinché si incollasse a noi,per succhiarglielo contemporaneamente a quello dell’altro,ma soprattutto perché desideravo che mi stesse molto,molto vicino. Avevo “sistemato” tutto alla perfezione: gli misi personalmente il profilattico,magicamente comparso fra le sue mani. Al mio cenno d’invito, il Misterioso,che era rimasto immobile,evidentemente aveva ben compreso la lezione di prima sul “tempismo delle introduzioni”, mi penetrò ed iniziai a cavalcarlo con una foga che non mi conoscevo,mugolando di un piacere profondo. Continuammo così,alternandoci in vari modi,per molto tempo ancora,finché lui mi sussurrò,da posizione “tradizionale” e con molta educazione: “Sto per venire,posso farlo sul tuo seno?” “Sì,bagnami,fammi sentire il tuo piacere caldo sulla pelle” risposi avidamente. Lui si mise in ginocchio,tolse la protezione e con pochi colpi di mano mi schizzò copiosamente sul seno e sul ventre. Eccitantissimo finale da parte sua,ma non ero ancora appagata,non mi bastava: volevo il mio uomo per concludere anch’io. Girandomi,gli dissi: “Forza amore,sbattimelo dentro tu,adesso,e trombami ancora“. Non sono avvezza ad esprimermi in certi termini,perlomeno non davanti ad altri,ma evidentemente non ero completamente padrona di me stessa, aggiunsi: “Su,dai,fammi uscire di testa,fammi godere,fammi venire,porco”. Quest’ultima parola,con il tono in cui solo io so dirgliela,è la sua preferita,il suo integratore erotico verbale in “certi” momenti. Fu come un’endovena di Viagra super-concentrato,Pinko mi prese,da dietro,con la forza e l’irruenza di un ventenne,per chiudere il cerchio. L’orgasmo di raggiunse, pochi minuti dopo,insieme come ci accade quasi sempre,ma questa volta fu diverso dal solito,molto meno romantico,molto più animalesco e molto più fragoroso: un gemito bestiale,misto uomo-donna,turbò la quiete di quell’ambiente ovattato. Avete presente la canzone di Lucio Dalla, “Futura”? Avete nelle orecchie quel progressivo incedere frenetico del ritmo e poi alla fine,in calando, le seguenti parole? “Amore aamore a . . .amore--lento lento,adesso batte--piu' lento,ciao come stai--il tuo cuore lo sento-- i tuoiocchi così belli non li ho visti mai--ma adesso non voltartivoglio ancora baciarti--non girare la testa--dove sono le tue mani--aspettiamo che ritornila luce,di sentire una voce--aspettiamo senza avere paura,domani.” Ebbene,mi tornò in mente questo motivo perché,escludendo l’allusione alla futura maternità,nello svolgersi di quell’insolito rapporto ci vidi grande somiglianza: dopo la sfrenata partouze,con i battiti che lentamente tornavano alla normalità,ci allungammo sul letto,in tre ma in due,noi due soli…addormentandoci,sfiniti, occhi negli occhi. Potrebbe finire qui,ma… Mi svegliò un odore intenso di caffè e la voce delicata di Pinko che recitava così: “Tesorino,sono le undici,ma non vogliamo andare alla piscina del Club? Ci sono i nostri amici che ci aspettano.” “Al Club,ma che dici?” risposi meravigliata ed ancora assonnata: “Ma…come…dove…la sauna…?” Lui piegò un poco la testa,come fanno i cuccioli quando qualcosa li incuriosisce e con un sorriso di comprensione replicò: “Alla sauna? Ma come,se te l’ho proposto proprio ieri! Mi hai detto che non era il caso,per via dei capelli appena fatti!” “Oh! Hai ragione Amore,dormo ancora,non lo ricordavo,ma…facciamocelo un salto,appena possibile…”. Vissuto,desiderio recondito,sogno,di tutto un po’, o cosa? Non ha molta importanza,ai fini della narrazione è ininfluente sapere se quello che avete letto sia realmente accaduto,se sia fantasia o se si tratti di un sogno. Era importante invece,sempre che ci sia riuscita,intrigarvi e farvi comprendere la mia personale interpretazione di come si possa raggiungere il piacere anche in maniera del tutto inaspettata e “fuori dagli schemi”. Darvi una certezza,come ho fatto in precedenza sull’esperienza bisex,e come forse vi aspettavate facessi anche in questa occasione,stavolta non mi andava… in fondo,l’ho dichiarato all’inizio che mi giudicano imprevedibile,no? Beh,hanno proprio ragione! FINE Un grazie a tutti voi per la gentile attenzione che mi avete prestato. In modo particolare voglio ringraziare il mio Pinko,a riguardo del quale,in questo caso,non posso parlare di supporto fornito,ma di effettiva collaborazione. Per ottenere un risultato accettabile,abbiamo passato molto tempo,una domenica pomeriggio compresa, vicini, volteggiando fra sinonimi,avverbi,virgole e congiuntivi: è stato insolito e molto divertente. Un’ulteriore occasione per ribadirgli il mio amore,con l’augurio di poter “scrivere” ancora a lungo insieme. Pallina 4304 3 12 years ago
- 5 years ago La mia prima esperienza bisex Seconda ed ultima puntata: "Un'esplosione nucleare" Entriamo nel locale,non grandissimo ma molto accogliente. Ricevimento,bar,discoteca,grossa vetrata e magnifica piscina illuminata,palme intorno ad un bel giardino,tutto molto suggestivo e coinvolgente.All’aperto si stava benissimo,era una serata molto calda,si svolgeva la festa dedicata alla chiusura della piscina,e della stagione. Affluenza notevole,erano presenti,oltre ad un numero non esagerato di singoli,molte coppie,alcune veramente belle.So che potrebbe risultare incredibile,ed alla bisogna del racconto,ma andò proprio così: dopo neanche mezz’ora,seduti davanti ad un tavolino a bordo piscina,ci si avvicinò una coppia,forse la più bella di tutte. Lui alto (ebbene sì,ho un debole per gli uomini alti) distinto,sulla quarantina; lei,per dirla in breve,ricordava molto Manuela Arcuri,in bello,ed era qualche anno più giovane di lui: “Possiamo?” esordì “Prego” replicò prontamente Pinko,stringendosi con la seggiola verso di me. “Prima volta qui?” “Sì,qui prima volta” risposi io,calcando sul “qui” e glissando sul resto. Il ghiaccio era rotto.Dopo un’oretta di piacevole conversazione,lei era una biologa marina e lui un avvocato,Francesca (altro nome di fantasia) esclamò: “Comincio a sentir freddo”. Facevano 28° di notte,ed io,notoriamente freddolosa,morivo di caldo, “vogliamo andar su?”aggiunse “Come su? Su dove?”replicai “Ma alle camere,no?” proferì in tono suadente, con un sorriso disarmante ed un candore da educanda.Mi passò immediatamente il caldo,anzi strani brividi cominciarono a percorrermi la schiena,ma ormai ero in ballo: o adesso o mai più. Mi lasciai prendere la mano da lei,e,attraversando lateralmente la discoteca, cominciammo a salire le scale. Pinko e l’altro lui,diligenti come scolaretti,dietro.Non saprei dire se in quel momento mi augurassi di trovare tutte le stanze occupate o no,ma comunque una era libera,si vedeva attraverso la porta a vetri,e ci entrammo. Salivazione azzerata,battiti a mille mentre lei si accomodava,in piedi,e continuando a tenermi la mano,sul letto. Si portò verso il centro e salii anch’io. Attimi interminabili una di fronte all’altra,in silenzio.Mi trovavo di nuovo come qualche tempo prima, tête-à-tête con una splendida donna,ma stavolta ero disposta,perlomeno nelle intenzioni,ad andare avanti: Francesca mi infilò le mani tra le spalle e le bretelle del vestito con un movimento lento,ed allargandole lo fece cadere,lasciandomi completamente nuda.Sempre in piedi sul letto,cominciò a baciarmi delicatamente e lungamente sulle spalle,sul collo,sulle guance,sulla fronte,sul mento,girando volutamente intorno alla bocca senza arrivarci. Fu una strategia vincente,la sua,perché mi fece salire un’eccitazione enorme,al punto che,crollate le ultime,deboli,residue difese,con un impulso irrefrenabile le presi la testa fra le mani e,cercando con frenesia le sue labbra,vi incollai le mie,lei le dischiuse e le nostre lingue si rincorsero in un dolcissimo bacio: capii,in quel momento,che la desideravo al di sopra di tutto.Fu l’avvio travolgente di un’esperienza indimenticabile e determinante per il mio prosieguo trasgressivo.Lei si spogliò in un battibaleno liberando un fisico meraviglioso e ci adagiammo sul materasso. Volli aderire con tutto il mio corpo al suo,volevo “sentirla”,la strinsi a me: scariche di elettricità ci avviluppavano. Vederla fremere al passaggio della lingua centimetro per centimetro,lentamente, mi suscitava grande libidine ed un certo compiacimento,perché mi stavo comportando con estrema naturalezza, come una “veterana”,evidentemente la mia vera natura era finalmente in grado di esprimersi in libertà.Baci,carezze voluttuose,gemiti e sospiri intensi di entrambe si susseguivano incessantemente,i nostri sessi bagnati all’inverosimile ed in bocca il suo sapore inebriante,lei tremava letteralmente per il piacere che le procuravo ed io abbandonata a quelle nuove meravigliose sensazioni,persi ogni inibizione,scatenandomi in senso letterale.In un brevissimo attimo di lucidità vidi Pinko,seduto sul divanetto accanto all’altro lui,mi guardava come un palermitano che si sveglia la mattina di Ferragosto e vede la neve. E,tanto per restare in Sicilia,notai una calca di spettatori,parecchi singoli,fuori della porta a vetri,pari almeno a quelli del “Renzo Barbera” durante il derby con il Catania: tutto ciò aumentava a dismisura la mia carica erotica.Dopo ogni posizione possibile tra due donne che fanno sesso tra loro,arrivammo all’orgasmo insieme,mentre ci baciavamo in bocca distese quasi una sull’altra a gambe incrociate sfregando i nostri sessi…il paradiso era lì,il resto poteva attendere. Con calma,sarebbe uscita da quella stanza una Pallina nuova e consapevole.Per completezza di racconto,posso aggiungere che quella sera stessa,tutti e quattro insieme,non ci facemmo poi mancare nulla (per forza,se no mi scoppiava il Pinko!) e così feci coincidere la mia prima esperienza bisex alla nostra prima esperienza trasgressiva,completa, in senso generale. Sì, 27 settembre 2008,veramente una data da ricordare.-Fine- -------------------------------------------------- Tutto quello che avete letto è assolutamente vero,anche se con qualche piccolo “aggiustamento” qua e là per regalarvi un racconto e non una fredda cronaca. Ringrazio il mio Pinko,che mi ha aiutato nella stesura,e voi,che avete avuto la pazienza di leggere. Pallina 10906 2 12 years ago
- 5 years ago LA MIA PRIMA ESPERIENZA BISEX Prima puntata: "Il ruolo di Pinko" Sono sempre stata convinta che l’attività fisica sia basilare per mantenersi in salute e per cercare di procrastinare quanto più possibile i segni del tempo. In tutta sincerità,penso che aiuti moltissimo anche a livello estetico,ed io,esibizionista e “smorfiosetta” sin da quando,all’età di un anno o poco più,cominciai a tenermi in piedi da sola,ci ho sempre tenuto ad apparire al meglio. Eh,la natura è natura! Per questo motivo,per stare in forma,e nel contempo anche per avere uno spazio “solo mio”,mi iscrissi ad una palestra. Sì,uno spazio solo mio,perché era molto oneroso avere un’attività propria,seguire una bimba che amavo,e che amo,ormai ragazza,più di ogni altra cosa e confrontarmi giornalmente con la vita e con un marito con il quale i rapporti si facevano sempre più complicati e tesi. Per cui,tre sere a settimana,sedute di step,di pilates,di fitness,svago,chiacchiere e sorrisi: mi giovava anche a livello psicologico. Un’appagante doccia caldissima a fine seduta completava il processo di “rigenerazione”. E’ noto a tutti coloro che mi conoscono che sono molto veloce ed efficiente sul lavoro,quanto lenta nelle cose che mi piacciono e mi rilassano,quindi “quella sera” me la prendevo con comodo.Si era fatto molto tardi mentre uscivo dal box doccia e nello spogliatoio era rimasta solo una ragazza,ma non era una ragazza qualsiasi,era Donatella,la più bella,la più corteggiata,la più contesa dal personale tutto,e non solo.Donatella (naturalmente è un nome di fantasia) aveva all’epoca circa 35 anni,era reduce da un matrimonio fallito,non aveva figli,ed aveva una simpatia ed una carica di erotica sensualità che erano proverbiali: alta (circa 170 cm.) mora,due occhioni azzurri da cerbiatta in un viso incantevole e malizioso ed un corpo,abbronzatissimo anche a febbraio,le quali curve suscitavano invidia ed ammirazione.Non c’era una vera e propria amicizia tra noi,ma vista la ormai annuale frequentazione in comune della palestra,una certa confidenza si era stabilita.Lei aveva soltanto gli slip addosso,e la vedevo armeggiare con il push-up di pizzo lilla,naturalmente abbinato al ridottissimo e graziosissimo tanga,mentre proferiva delle imprecazioni,non volgari,che rendevano il tono della sua voce particolare e civettuolo.Mi vede e mi chiama: "Pallina,scusa,mi daresti una mano?"Tutte le donne sanno,ed ai maschietti (quelli distratti) glielo dico io,che i reggiseni,quasi tutti,ma quello di Donatella non faceva eccezione,si devono agganciare sul davanti,all'altezza dello stomaco,con le coppe dietro,poi si girano e si alzano mettendo i seni dentro,quindi si indossano le bretelline. (Bretelline,non spalline!)Non capivo,al momento,perché Donatella si intestardisse ad agganciarlo da dietro."Certo Doni -la chiamavo così- arrivo."Mi posizionai perfettamente dietro di lei,gambe leggermente divaricate,e presi i lembi del push-up per agganciarli...a quel punto lei fece mezzo passo indietro e,tempo un secondo,con entrambe le mani mi prese entrambe le natiche,incollandomi a lei.Rimasi letteralmente impietrita,mentre lei girava su sé stessa: entrambe nude,o meglio io nuda e lei in slip,ora una di fronte all'altra.Avevo il cuore che mi usciva dal petto,mentre lei mi baciava sul collo e le sue mani indugiavano lentamente su di me.I suoi baci diventavano sempre più ardenti sul percorso,collo,seno,capezzolo,ombelico che la portava alla mia intimità...la sentivo ansimare,eccitatissima...Quando arrivò "lì" mi scossi e feci due passi indietro,e lei,che aveva scambiato la mia iniziale immobilità per consenso,mi guardò sorpresa,con un'espressione che sembrava volesse intendere "ma come....?""Scusami Doni,ma proprio non ce la faccio." Si rivestì in fretta e scappò via,il giorno dopo si cancellò dalla palestra e non la rividi più.Non fu comunque un'esperienza irrilevante,di seguito capirete perché. In effetti,prima di quel momento non mi era mai successa una cosa del genere,né avevo mai preso in considerazione l’idea di poter suscitare interesse sessuale in una donna,e,men che meno,che il mio stesso sesso potesse esercitare in me un’attrazione fisica. Fu per quello,per l’imprevedibilità dell’evento e la sorpresa,e non certo per le sensazioni che provai in quel brevissimo lasso di tempo,che mi comportai come un’adolescente spaventata.Posso considerare quella sera come l’ora X.Quella fugace esperienza mi aprì un orizzonte nuovo e nuovi scenari,dopo lo shock iniziale cominciai a vedere le donne sotto un altro aspetto,notando che quelle più affascinanti,o in qualche modo interessanti,non le guardavo più come prima,e cioè in maniera molto superficiale,bensì con occhio più attento e,perlomeno a livello di pensiero,più intrigata.Una sera,a casa mia,dopo la consueta doccia,mentre come al solito mi spalmavo Aromatics Elixir,la mia crema idratante preferita,mi tornò in mente quel momento in palestra con Donatella e lei stessa: una strana eccitazione mi pervase e massaggiandomi indugiai più a lungo del solito sul collo,sui seni,sui fianchi e…più giù…fino a cercare il piacere,pensando che quelle mani non fossero le mie,ma le sue.Mio marito era fuori per lavoro,la bimba dai nonni,ero sola: potevo lasciarmi andare a quelle nuove e strane sensazioni,acconsentendo a tutto ciò che mi passava per la testa. Non che non avessi mai esercitato pratiche di autoerotismo fino a quel momento,ma non l'avevo mai fatto pensando ad una donna.Mi distesi sul divano del salotto,ed alla fioca luce rossa di una piccola lampada,continuai…continuai…in un’atmosfera quasi surreale: ero di nuovo nello spogliatoio con lei,solo che stavolta le permisi di continuare con le sue carezze ed i suoi languidi baci….che a mia volta ricambiavo appassionatamente.Arrivò un orgasmo dolce,prolungato,insolito,mai provato prima,e con esso la determinazione di trasformare in realtà l’occasione persa a suo tempo e quelle fantasie che l’episodio suscitò in me.Ma nuove priorità sostituirono di lì a poco quei propositi: dovetti abbandonare –momentaneamente- il progetto e riorganizzare la mia vita in seguito alla (da me sospirata) separazione con mio marito,al quale non avevo mai detto nulla,né dell’avance di Donatella né delle fantasie,proprio per non accendergli strane curiosità ed eventuali voglie,dal momento che non l’amavo più. Oltre tutto c’era Pinko,ed in maniera ben più importante,nei miei pensieri,era una questione di priorità,prima il suo amore,poi il resto. Poco tempo dopo mi unii a lui,lasciai passare qualche mese e una sera,dopo cena,prendendo come pretesto un programma che stavamo seguendo in tv, decisi di raccontargli l’episodio,ma parzialmente censurato di quello che mi aveva provocato (lo feci “dopo”) serata “galeotta” con me stessa compresa. Era da poco che stavamo insieme,dovevo capire come la pensasse in proposito,non volevo sbilanciarmi troppo e soprattutto non volevo che gli balenasse in testa questo pensiero: “Ma con che razza di trucidona mi sono messo?”Ne sappiamo una più del Diavolo,noi donne,avreste dovuto vedere con quanta nonchalance gli parlavo dell’accaduto,in maniera quasi distaccata,così,come un racconto qualsiasi,che non mi aveva turbato più di tanto. Lui invece ascoltava molto interessato e visibilmente emozionato.Alla fine,dopo essere passato dal bianco-sorpresa al rosso-eccitazione attraverso il giallo semi-svenimento,mi disse,con un filo di voce: “Ma lo sai che quella sarebbe una scena che bramo di poter vedere dal vero più di qualsiasi altra? E questo da sempre?”“Beh,Amorino” gli risposi con un’espressione svagata che tutto lasciava presupporre tranne l' interesse molto vivo che serbavo da tempo: “non ti assicuro niente,ma ci si potrebbe organizzare in tal senso… se proprio ti intriga,vediamo… hai idea di come si potrebbe procedere?”Mancava,in quel momento,che aggiungessi la frase “…ma proprio per farti piacere,amore” per partecipare al “Campionato Mondiale delle Facce come il Sederino” ed aspirare seriamente al podio,se non addirittura al primo posto.Mi accorsi a quel punto che parlavo da sola,al “ci si potrebbe organizzare in tal senso” lui era già al computer.“Vieni qui,Tesorino ”esclamò con l’entusiasmo di un bimbo che si accinge ad entrare in un negozio di giocattoli, “tempo fa un collega mi ha parlato di quei posti ove succede di tutto a livello sessuale,i famosi club privé. Ora ne cerchiamo uno su Internet… non ti preoccupare,se poi non te la senti …“ aggiunse col garbo e la delicatezza che lo contraddistinguono,“…non se ne fa nulla”.Io annuii,lo credevo,l’ho creduto da sempre: il ruolo di Pinko,oltre alla sicurezza e alla tranquillità che mi infonde,a tutti i livelli,oltre all’immenso amore che mi porta,era –ed è- questo: nessuna censura da parte sua,nessun giudizio,nessuna forzatura,solo supporto. In fondo lo sapevo già,solo che volevo esserne certissima: potevo muovermi in assoluta libertà e fare,o non fare,tutto quello che mi passava per la testolina.“Pronto,Xxxxx club?” disse,dopo aver formato il numero di un locale trovato, e,tempo un secondo, continuò: “Mi scusi,signora,la mia compagna vorrebbe provare un’esperienza con un’altra donna,pensa che sia possibile,lì da voi?”La risposta fu ovviamente positiva,anche se mesi dopo,quella stessa ragazza,divenuta col tempo nostra amica,ci confessò,ricordando quella frase,che avrebbe voluto rispondergli: “Mi scusi,signore,ma lei da dove chiama,dalla Montagna del Sapone?”Ma procediamo col racconto: sabato 27 settembre 2008,ore 22:30,una data da ricordare. Siamo davanti al club,entrambi con una rissa di emozioni contrastanti -timore,interesse,curiosità,incertezza ed eccitazione- che rimbalzano impazzite fra noi,è la prima volta in un posto del genere per entrambi.Io indosso soltanto due capi,solo due,avete letto bene: un paio di sandali neri,spillo 12cm,stringati Swarovski con cinturino alla caviglia ed un elegante vestito nero lungo,opportunamente modificato,o meglio fatto modificare su idea di Pinko (tuttora mio look-maker in ambito trasgressivo) accentuando la scollatura,resa vertiginosa,e con l’aggiunta di uno spacco laterale sino al fianco.Capelli biondissimi,lisci,lunghi e sciolti.Lui vestito blu,camicia violetta a righine blu,ma senza cravatta. Eravamo decisamente niente male,disse lo specchio nell’anti-ingresso... -continua- La prossima puntata "Un'eslposione nucleare" sabato prossimo 19 novembre. 9992 1 12 years ago