{"linkButtonClass":"stories-filter__top-new-button button button_default","href":"\/aggiungi-racconti","title":"Aggiungi racconto","displayFirstSpan":true,"firstSpanClass":"stories__top-new-button-icon","firstSpanContent":"\n<svg class=\"svg-icon icon-add-button-icon\">\n <use xlink:href=\"\/build\/sprite-83eb32dceb21b468932833be844ed846.svg#add-button-icon\"><\/use>\n<\/svg>","displaySecondSpan":true,"secondSpanClass":"stories__top-new-button-text","secondSpanContent":"Aggiungi racconto","checkDeactivatedProfile":true}
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Sono solo un semplice lupo mia amata!
Sono solo un semplice Lupo mia amata! Gli occhi grigio –azzurri socchiudono piano un po’ di condensa di questa nebbia strana …. La notte strascica via la coda con gli occhi puntati a Lui ….. Non mi è permesso vivere a lungo, ho si e no altri tre anni…..te invece….. La scena è spettacolare! Una foresta fitta al confine del mondo. Alberi dritti e silenziosi che baciano le stelle, briciole di luce che si sentono sperdute e rimangono in aria e.....Lui. Il Lupo Solitario che sta fermo con le orecchie in su e gli occhi semichiusi….niente in lui ti ricorda la caccia. Ne la pelle scura con delle macchie chiare, ne le gambe sottili e veloci puntati per terra da ore, e tantomeno il collo e la mascella in una linea statica pronte a ricevere più che a cacciare …. E pure è Lui,il Lupo più temibile. Osserva un punto che non c’è ….fisso lì da ore a scrutare l’orizzonte che vede solo Lui…. Non ho altro da offrirti oltre quello che hai già dentro di te….nient' altro…. Una foglia prende coraggio e lo sfiora con compassione sapendo già di finire per terra…. Niente in Lui si muove….niente che sia materia! Una notte stupita che gli gira intorno; questo lupo che sta cosi immobile e gocciola tristezza, non può essere il Solitario, il Lupo tremendo delle favole..... Esce vapore dalla sua pelle, la notte soffia ancora aria fredda e il vapore aumenta….ma nient’ altro. Gambe sottili fatte apposta per correre, ben piantate per terra da tempo. Il Lupo si muove lentamente la testa in giù e una lacrima calda fa tremare la foglia di prima… Improvvisamente, il Lupo ulula! La notte si squarcia da una voce cosi! Si piegano gli alberi più robusti, sparisce subito la Luna. Il Lupo trema e non sente la sua voce, non c’è niente che sente più, ne il cuore che duole e rimpicciolisce per ogni battito, ne gli occhi che si coprono di lacrime salate…..e tanto meno quest’ululare che schiaccia via la notte e chiama una mattina tremendamente grigia e triste…. La voce scappa e Lui balza subito; c’è tutta l’anima sua dentro. E neanche un Lupo Solitario può vivere senz’anima…e comincia a correre, corre, corre come impazzito seguendo la voce sua che diventa vento. La notte corre al riparo, il giorno si nasconde con la nebbia, le foglie si alzano terrificate contro la gravità, e Lui continua a correre. Un riccio per strada che non fa in tempo a capire e la sua gamba sanguina; un cane e una persona che rimangono folgorati e fermi; ma il Lupo corre sempre più veloce…..lo aspetta l’altra metà del mondo, lo guida la voce sua fata di dolore e amore…. Al altra metà del mondo, la notte piena viene sfidata da tante luci…. Un via vai di gente rumorosa, musica allegra e tanti odori, tantissimi odori che disturbano la Donna. Cammina con un passo leggero e gentile ; è una Donna esile e taciturna. Tutto in lei fa tenerezza. Tranne che gli occhi. Occhi grigio-azzurri che neanche un sorriso come il suo riesce a riscaldargli. Sfiora l’asfalto e conta tutto; con una precisione nascosta bene conta secondi, passi, odori che spariscono. E’ fatta di fili senza nessun impulso, di cuore che batte vuoto, di sangue che aspetta fermo! E’ fatta di tempo e di destino strano. Lo sente! Le sue orecchie sentono da molto lontano, si ferma un attimo e sente il vento….. Vento di passione che brucia, di dolore che sanguina, vento di voce che trema dicendo tutto , vento di sospiri notturni, di parole dolci e carezze magiche……Vento! E la Donna riceve! E diventa Donna! Si sente viva e prova il dolore……quel dolore straziante di entrambi i cuori che l’ululare ha mischiato. E piange! Sono solo una donna che piange amore mio! Il giorno e la notte finalmente si staccano e l’alba si decide dolorosamente!
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14 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 12 ore fa -
Al mare
Estate, caldo torrido, finalmente un week-end lungo al mare, io e Chiara con il bambino in viaggio ospiti di una coppia di amici al loro appartamento. Chaira ed io eravamo insieme da una 10 di anni, con un bimbo di qualche anno. Andiamo molto d'accordo e lei mi ha sempre preso tantissimo. Non solo dal punto di vista sentimentale e passionale, ma anche dal punto di vista sessuale. Qualche volta vado su internet e mi vedo un pò di filmetti porno e immagino che sia lei la protagonista. Fa sesso sfrenato e gode come una matta, usa vibratori per ore, e urla urla tantissimo di piacere. Veste abitini stretti e corti e si ritrova frastornata alla fine del rapporto grondante di liquidi. Lei invece... è un pò più riservata e sentimentale, giusto un pò. Fa sesso volentieri, ma non gli và spesso; preferisce il buon letto od una sedia, gli piace essere penetrata con pochi preliminari e non le và tanto di stare sopra. Qualche volta sono capitate occasioni in cui lei ha dimostrato di essere un pò più disinibita.Dopo un paio di bicchieri di buon vino, o dopo una serata a ballare in cui l'ho elogiata per quanto attraente appare in quel vestitino leggero che indossa. Un'occasione capitò proprio in quel week-end e quella fu anche la volta che il nostro rapporto si espanse ad un livello intimo e sessualmente più disinibito soprattutto da parte di lei. Veniamo a quel week-end : arrivati, salutiamo i nostri amici, il loro cane 2 occhiate all'appartamento e così via. Il programma era di andare tutti insieme alla spiaggia, ma la nostra amica ci comunica che lei non può venire per motivi di salute. Così dopo il pranzo, ci accingiamo ad andare tutti tranne lei al mare, ma poi il bimbo voleva stare lì a giocare con il cagnolino e il nostro amico, un gran simpaticone. Così loro ci comunicano che possiamo andare via soli, loro starebbero volentieri qualche ora con il bimbo se lui si diverte. Io immaginai già tutto: sapevo che in zona c'era una spiaggetta nudisti, c'ero stato qualche anno fà a dare una sbirciatina. Avevo visto coppie in una zona della spiaggia, donne e uomini nudi qualcuno bello, qualcuno meno....donne ben curate, una con la patatina tutta liscia e altre molto più pelosette. Alcuni uomini eravo veramente belli, stesi al sole con il pene di lato alcuni (pochi) erano anche grandi da farmi inivida, altri normali. Tutte persone normali però, ognuna con il suo difetto le donne con quel filo di cellulite e il seno un pò pendente che tanto mi eccita. Già perchè a me eccita più una donna normale un pò esibizionista che non un figone tuta rittoccata. Quello che mi stupii di più era la naturalezza delle persone presenti, ognuno si faceva i cavoli suoi e non giudicava gli altri. Io quella volta mi ero anche eccitato, così mi tolsi il costume e andai a fare il bagno; poco dopo si avvicinò una signora sui 55, e cercò di attaccare bottone. L'età si notava , ma aveva le tette rifatte lisce e sode ed io sono un uomo, per cui mentre gli parlavo stando nell'acqua, mi detti due toccate e venni...un rivolo bianco filoso di sperma sali nell'acqua, lei si accorse , si congedò comunque gentilmente ed andò via. Torniamo a me e Chiara: partimmo subito alla volta della spiaggia, contenti in fin dei conti,di goderci un paio di ore da coppietta. All'ingresso della spiaggia iniziò l'opera di convincimento: Io: "Senti, andiamo di là, c'è la spiaggia nudisti" -"ehhh ti piacerebbe eh vedere un paio di 20enni nude" -"no dico sul serio voglio vederti nuda sulla spiaggia" -"no dai sai che non sono per quelle cose" -"ma sui dai proviamo". Alla fine, ci fù il compromesso ; facciamo un giro e forse ci fermiamo un pò e poi lei deciderà. Così ci ritroviamo seduti un pò appartati vicino ad uno scoglio, ed io inizia subito a chiederle di spogliarsi. Anche lei notò la riservatezza e naturalezza dei presenti e così si tolse prima il pezzo sopra, e liberò la sua 4 misura al vento, belle forme rotonde pendenti quel giusto da essere dolci morbidezze e con i capezzoli scuri e cicciotelli. Io mi tolsi il costume mostrando il mio pene accuratamente depilato anche sui testicoli, e soprattutto il sedere bianco bianco... Restammo un pò così e poi la convinsi a togliersi gli slip.Poi lei si stese al sole. Io vedevo quella figa ben curata con il pelo tagliato al punto giusto e avrei voluto leccare la pelle attorno...La guardavo e pensai che avevo una gran donna, bella e piacente...mi sentiii anche un pò deluso però perchè da lei desideravo sesso più disinibito e ogni tanto avevo pensato di trovare un'amante solo per sesso. (un'idea stupida ovviamente, ma gli uomini sono fatti così). Però ripensando al nostro rapporto comunque basato sulla comunicazione e che tutto sommato molte volte pretendiamo cose senza chiederle, pensai che forse era il caso di parlarne. "Senti chiara,"- attima di pausa : discorso filosofico o spontaneo?? -" no niente...." - "anzi..." -"dai dimmi, ormai..." -"non mi fai mai un pompino di tua iniziativa".Io purtroppo sono fatto così... 15 secondi di silenzio, lei ride e si gira pancia in giù (io però vidi culo in sù). Pensai di averla offesa; invece mi guardò sorridendo e mi disse "guarda lì vai a farti una doccia fredda!" In effetti, quel pensare al sesso mi aveva provocato una erezione. Andai in acqua feci una nuotata di sfogo osservando che nessuno si avvicini a lei e tornai a riva. Lei si alzo in piedi, nuda, allargò leggermente le gambe e vidi le grandi labbra della vagina pendolare e si girò allontanandosi un pò dietro una roccia. Io la seguii incredulo. Già tanto che si sia alzata in piedi nuda...svoltai la roccia, lei era in ginicchio mi prese per i fianche e se lo mise in bocca.Quando il mio pene diventò duro stacco le mani e inizio ad andare su e giù con la testa. Andò avanti un paio di minuti, poi iniziò anche a segarmi con una mano. io inizia a sentire che stavo per venire, mi abbassai,le dissi "vengo, tolgi le mani, toccami solo con la bocca amore" Fece una cosa mai fatta, tenne la bocca chiusa e mi strinse la cappella con i denti e io gli riempii la bocca. Poi si staccò e mi fece scivolare il liquido dalla bocca al pene, alzò lo sguardo mi sorride con un rivolo di sperma che dal mento gli scendeva sul seno e mi fece spallucce sorridendo poi ricominciò a succhiarlo un pò. Infine mi sedetti e lei si appoggiò su di mè e stettimo così abbracciati ad accarezzarci per un pò in un silenzio rotto solo dal mare. Ci parlammo in silenzio, ed io ebbi una sensazione di delicata intimitò con lei. La sera a cena fu una cosa fantastica...io la guardavo e pensavo al pomeriggio e mi faceva venire i brividi, la vedevo bella e la immaginavo tutta guduriosa distesa nel letto e penetrata. Lei mi guardava e silenziosamente annuiva... Quando andammo a dormire il bimbo era già addormentato e io inizia a pensare a come scoparmi la mogliettina quella notte...come sempre è la spontaneità a fare da padrona. Lei era sul terrazzo della camera, appoggiata alla ringhiera con una vestaglietta appena appena illuminata da un lampione lontano. Non persi tempo andai in bagno mi toccai per farlo ereggere ci misi una puntina di crema idratante per facilitare la penetrazione, corsi in terrazzo le alzai un pò la vestaglia e la penetrai con decisione, mettendole una mano sul seno e sussurandole all'orecchio "Mi piaci, ti amo". E iniziai ad andare su e giù stringendola a me. Poi, lei si staccò e girandosi mi portò in camera sul letto, dove si distese a pancia sù si portò le ginocchia al viso allargando così al massimo la sua vagina. Io gli diedi volentieri 2 leccate, ci infilai la lingua e lei gemette trattenendo i gridolii...poi gli entrai dentro, e la scopai baciandola con passione e dicendole " ti amo, fare sesso con tè è stupendo" lei ricambiò. Affondavo i colpi con delicatezza e fino in fondo, quasi a schiacciarmi i testicoli, ogni tanto con il dito gli accarezzavo il clitoride e le nostre lingue si intrecciavano. Venni annacquando la vagina già bagnatissima lei si accorse e mi strinse di piu mordendomi una spalla. "vieni vieni anche tu gli dissi"... Sentii innondarmi i genitali di una grande quantità liquido così mi tolsi e lei fece 2/3 schizzi di un liquido pungente e salaticcio..."dio tesoro, sei venuta come una fontanella"..."scusa e un pò imbarazzante".."ma che dici.....e cosi o dio che cosa bella". mi stesi sopra di lei e gli accarezza tutta la vagina incredulo, di aver fatto venire una donna come in un film porno. Ecco, quelli erano gli splendidi risultati della spontaneità in una coppia: certo serve anche l'alchimia e la passione giusta, ma il parlare ed essere spontanei anche a costo di rischiare qualcosa, alla fine è sempre costruttivo e...piacevole.
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14 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 12 ore fa -
SEI DENTRO DI ME
Sei dentro di meogni momentonei miei respiriti sento dentronel sangue scorricontinuamentetra i desideridella mia mente.Sei come il pratoin primaveraquando la lunascende di seraper far sognaree sospirare poidolcemente addormentare.Sei come l'acquache dalla fontelimpida scendenel mio torrentee arriva al mareper affogare.Sei come un'ondache soffice affondamentre s'infrangesulle mia spondabaciando la rivacon calda saliva. Con Amore da Cip a Ciop per sempre con Emozione sentita
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14 anni fa
cipcioplove,
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Ultima visita: 7 anni fa
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Sta arrivando
Come sempre aspetto il mio padrone, ho preparato tutto come piace a lui, attenta ad ogni piccolo particolare, ho indossato l'intimo che lui adora e continuo a guardare ansiosamente l'orologio sul muro. Manca poco ormai, lui è sempre così puntuale, tra meno di 10 minuti sarà qui, sento già il ventre che mi brucia, se avvicino le dita al mio sesso lo sento già completamente pronto a riceverlo, chissà se mi vorrà oggi, lo desidero così ardentemente, la lui non sempre me lo concede, ho imparato a godere di tutto quello che lui mi dona, e tutto quello che mi nega fa aumentare sempre di più il mio desiderio di riceverlo. E' il momento di preparare il bagno, tutto è minuziosamente come deve essere, lui deve essere contento di me, sempre e comunque, e lo sarà anche questa volta. L'acqua sta scorrendo nella vasca, il vapore avvolge la stanza, è così piacevolmente rilassante l'atmosfera, ormai è il momento, devo assumere la posizione, non deve succedere che possa entrare senza che io sia in posizione, non può assolutamente succedere. Mi sdraio, afferro le mie ginocchia tra le braccia, il pavimento è freddo, la sensazione mi piace, continuo a guardare la porta chiusa, i capezzoli si sono induriti come chiodi, ma non è il freddo del pavimento, ma la consapevolezza che sta arrivando, poi sento la chiave che gira, abbasso lo sguardo come so che desidera, la porta si apre sono completamente in silenzio, posso guardare i suoi piedi mentre ripone il soprabito ed ora so che mi sta guardando, i suoi occhi sono su di me, resta fermo e non dice una parola, continuo a sentire la mia fica che non smette più di grondare per il desiderio, si inginocchia e mi accarezza i capelli, ti prego fallo ora, conducimi, te ne prego! Sento la sua mano che comincia a tirare, lo sta facendo, si. Lui è il mio signore. Io lo amo.
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14 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 12 ore fa -
..gelato...o motel..?
Finalmente dopo tante telefonate….e chiacchere in chat decidiamo di incontrarci. Ci siamo conosciuti in una normalissima chat…due chiacchere…poi incuriositi ci siamo scambiati msn…e telefono…che bello sentire la tua voce…ricordo ancora…tra le tante cose quella volta che ..stesa sul letto..ti sei lasciata andare…cominciando a sfiorare la tua pelle…infilare una mano nelle tue mutandine le dita…nella tua intimità..i tuoi sospiri sono aumentati…il tuo ansimare sempre più veloce..sino a sentire il tuo orgasmo arrivare impetuoso. Decidiamo di vederci finalmente…con la voglia di conoscerci di persona…liberi di scegliere…se nn mi trovi interessante…ci aspetta un buon gelato …altrimenti..chissà..
Salgo a milano…il metrò sino alla fermata che mi hai indicato…appuntamento all’edicola….ecco arrivi con la tua auto..mi sorridi..ti fermi e mi fai salire….ci guardiamo…ci salutiamo….e ci baciamo perché è quello che entrambi desideravamo.La tua bocca ..le tue labbra…la tua lingua s’intreccia con la mia sei un turbine…allunfo le mani sulle tue gambe…risalgo sino a sentire la fine delle autoreggenti sotto il vestito…mi stacco e ti chiedo…” allora…gelato?..” tu ridi…accendi l’auto e via..” ti porto in un posto nuovo qui vicino..un motel stupendo”…pochi minuti e siamo al silver…entriamo nella nostra stanza…sono emozionato nn lo nascondo nn ero mai stato in un motel…con…una amica.
Ti voglio guardare bene….i tuoi capelli neri e corti…il tuo sorriso..ti togli il chiodo di pelle…e rimani con un abito in maglia….le calze…e gli stivali neri…mi siedo sulla poltrona…e voglio godermi lo spettacolo…del tuo corpo…
Sfili il vestito…. togli gli stivaletti….e rimani in autoreggenti e lingerie….nera bordata di rosa…il tanga è trasparente….vedo il nero dei tuoi peli pubici…ben rasati…nn resisto…è troppo che volevo..baciarti e leccarti…mi avvicino e ti sfilo lo slip…sento l’odore del tuo sesso arrivarmi come un invito irresistibile…sono in ginocchio tra le tue cosce…tu in piedi solo in reggiseno e calze…comincio a leccartela…è buona….e subito il tuo clitoride si gonfia…grosso…lo prendo in bocca e lo succhio…poi lecco in profondità tra le tue labbra..ti faccio sedere sul letto ed aprire bene le gambe…voglio sentire che godi nella mia bocca…infilo un dito…poi due…e lecco tra le tue labbra aperte….sino a sentire che mi riempi di umori…godendo….ti lascio stesa sul letto…ora mi spoglio io…poi ti sfilo le calze…e slaccio il reggiseno..ora siamo entrambi nudi…ammiro la tua pelle seguo con la bocca i tuoi tattoo….torniamo a baciarci….e abbracciati guardiamo i nostri corpi stretti nello specchio a soffitto..poi mi giri e monti su di me…lo prendi in mano…e lo guidi dentro di te…ti muovi e mi cavalchi mentre io avvicino la mia bocca al tuo seno e prendo i tuoi capezzoli duri tra le labbra…e li succhio ….poi ti giro…voglio prenderti da dietro…ti metti a carponi…ed io dietro di te…ti penetro…e mi guardo nello specchio…che spettacolo la tua schiena con quel disegno…che la percorre tutta…le mie mani sulle tue chiappe morbide…vorrei infilarlo anche li….ma tu mi dici….”la prossima volta mio caro”….e così facendo prendi la mia mano la porti davanti tra le coscie…e mi fai sentire il tuo clito duro e grosso..e insegni alla mia mano come toccarti…mi muovo dentro di te..e le mie dita ti procurano piacere….godi ..godi…così..splendidooooooo….esco dalle tue grandi labbra ancora duro….ti giri…e lo prendi in bocca…lo lecchi…e mi fai godere….mi lascio andare e ti schizzo addosso…ci lasciamo andare sul letto stretti…e ci guardiamo…i nostri corpi vicini…vorrei fotografarti così…splendida…appagata…
….mi parli…mi sfiori…mi baci…il mio corpo…si stringe al tuo…ti stendi sul letto…e mi prendi sopra di te…apri le gambe…il tuo sesso è ancora gonfio e bagnato…ed io sono ancora eccitato…duro..ed entro dentro di te..come in un lago caldo…mi sussurri dolci parole…e vuoi sentirmi godere….io spingo…tu guardi nello specchio il riflesso del mio corpo che sopra di te…spinge…stringi le gambe….mi tieni ..ed io ho un orgasmo splendido dentro di te….
….eccoci nello specchio riflessi…e ci diamo appuntamento…per un nuovo incontro…di splendidi attimi tutti per noi….
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14 anni fa
gibers,
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Ultima visita: 4 settimane fa
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Tra fantasia e realtà - seconda parte
- pronto chi parla? - Buonasera laura – silenzio – - Chi è? - Mi piacerebbe dirti e sapere che sono il tuo sogno erotico più ricorrente, ma non è così, vero? - Ahahhahahah…. Ma ciaoooo, mi hai chiamato… - Certo che si, ci mancherebbe che rinunciassi a dare una voce a quelle belle foto che mi mandi…. - Grazieeee allora, che fai stasera? - Te l’ho detto, sono a cena con te, non avevamo fissato così? - Ma nn dovevi andare in barca? - Si, domani, ma parto stasera, magari allungo un po’ ma… vuoi mettere? – rido – - Bahh contento te, per me va bene. allora come fissiamo? - Dimmi te.. mi dai un indirizzo, un’ora e io sono li - Va bene, allora….. facciamo così, ti mando l’indirizzo e l’ora via sms - Ricordati che a me ci vuole circa 1,30 per essere da te eh - Si si. A dopo allora - Ciao Ha riattaccato. Che ore sono? 17,30. giusto il tempo per farmi una doccia, preparare la borsa e partire. Inutile che aspetti. Se arrivo presto magari mi faccio una girata in porto và. Chiudo tutto e vado a casa. Non devo pensarla se nò divento imbranato, eccitato, e precoce…. No no. Vado a casa e faccio la doccia. Ecco ora mi vesto e…. cazzo cosa mi metto? Non posso vestirmi da cena galante, poi domani mi dovrei cambiare e rinzeppare tutta la roba in borsa… Prendo il cell. E gli mando un mess. Io vengo vestito da barca eh…. Mi vesto… Arriva mess.. se tu ti vesti da barca io da cosa mi vesto? vieni come vuoi… e in aggiunta ora e indirizzo. Monto in macchina e imposto il navigatore. Orario di arrivo 10 minuti prima dell’ora prevista. Durante il viaggio non riesco a distaccarmi dal pensare alle foto e dal pensare a lei. (behh di sicuro sarà una bella serata, non mi aspetto niente, solo che conoscerò una bella donna, sicuramente). Arrivo puntuale. E mando sms: io ci sono. punto bianca. Guardo intorno ma niente mi fa immaginare che lì, da qualche parte ci sia lei. L’appuntamento è in una piazza vicino al centro. Anche se è venerdì, la gente ha pensato bene di rimanere a casa. C’è un tempo da lupi e fa molto freddo. Non ho spento la macchina e ho il riscaldamento al massimo. Arriva sms: ti vedo. C’è un bar proprio di fronte. Aperitivo? Certo che si. Scendo e chiudo la macchina. Fa un freddo boia, il vento è gelido e un pensiero mi passa per la testa… ma stanotte dove dormo? Cazzo… evabbè, l’importante è che ne valga la pena. Entro nel bar. Praticamente ci sono solo io e il barman. Sul tavolo solo noccioline e patatine. Su un lato dei tavolini illuminati da una candela che rendono l’atmosfera molto soft, a meno delle patatine e noccioline. Molto accogliente e caldo. Mi metto a sedere all’ultimo tavolo di fronte alla porta. Il barman mi porta la lista e la sollevo all’altezza degli occhi. Sento aprire la porta, mi faccio violenza per non guardare, per rimanere indifferente. Sento i passi che vengono verso di me. - ciao alzo gli occhi e la sensazione è quella di aver mangiato una bomba innescata e che sia esplosa. È davanti a me con i capelli raccolto, occhiali da vista, un gran bel sorriso e un cappotto lungo con una sciarpa nera avvolta al collo (cazzo se è alta) - ciao mi alzo, le prendo la mano e la bacio sulla guancia, o per lo meno è lei che si china e mi consente di baciarla. - allora? Che mi dici? - Fa freddo, ma ora ho pù caldo (che battuta imbecille) sorrido - Hahahahah stupido… - Che prendi? Gli dico - Americano Il barman, che è vicino, penso che abbia sentito da solo (e se continua a adorare mi toccherà staccargli le orecchie), gli faccio cenno di vittoria e gli dico - due americani - insomma vai a punta ala stanotte - beh si dovrei, per lo meno avvicinarmi, dormirò in autogrill, magari vicino a livorno - in autogrill? Ma scherzi? Ma è freddo… - ho il sacco a pelo. Magari a qualcuna gli faccio compassione e mi viene a scaldare – sorrido io e lei… intanto il barman ci porta gli americani insieme alle patatine e le noccioline.. - senti, dove andiamo a cena? - Ma, non sò… - Io conosco solo il circolo nautico - Per me va bene, è un problema per te??? - Mahh per me sarà un problema per loro non averti al tavolo, hahahhahaha Mentre parliamo del più e del meno la osservo. I suoi occhi grandi mi incendiano come se fossero di fuoco. Non sò perché ma, in pochissimo tempo finiamo aperitivi, noccioline e patatine. (meglio.. ho fame, voglio mangiare e mangiarti). Ci alziamo quasi contemporaneamente, mi fermo al bancone, pago e mi dirigo verso l’uscita. Lei è davanti a me. M sembra di vedere una pantera. Noto che ha iantaloni neri e scarpe con un tacco non proprio altissimo (per fortuna). Forse è più alta di 1.75. Ci dirigiamo alla macchina e saliamo. Nel salire il cappotto, che fino a allora era rimasto chiuso si apre leggermente nell’attimo che svolge la sciarpa dal collo che, contornato da una doppia fila di perle fa da cornice a un maglione con lo scollo a V che non riesce a resistere alla grandezza del suo seno. Il basso ventre si agita tutto e comincia a gonfiarsi a una velocità incredibile (no, ora no). Accomodo il giubbotto in mezzo alle gambe in modo che non si possa vedere il rigonfiamento accendo la macchina e allaccio le cinture. - ma che fai, non lo togli il giubbotto per guidare? - Meglio di no, gli rispondo - Ma non guidi meglio senza giubbotto? - Si ma potrei scambiare la leva del cambio Lei mi guarda con aria prima interrogativa, poi stupita scoppia in una bellissima risata.. - ma daiiiiiiiiii - eh, ma dai in percorso è breve, nemmeno 5 minuti e siamo già dentro al ristorante. C’ solamente un’altra coppia e noi. Chiediamo se c’è posto (ihihihihiih ma chi esce stasera) e ci fanno segno di accomodarci dove vogliamo. Io rimango in piedi davanti al tavolo mentre lei comincia a togliersi la sciarpa e il cappotto. Non mi perderei questa scena per nessuna cosa al mondo. Si muove lentamente come se soppesasse ogni movimento, in una scena o in un balletto dove tutto deve essere misurato, calcolato, preciso Ripiega il lungo cappotto e lo adagia sulla sedia. Io invece, da buon maschio, me lo tolgo in tutta fretta e quasi lo lancio sull’altra sedia. - bevi vino? - Si tu? - Anche… - Con le bollicine o senza? - Senza - Vuoi scegliere te? Gli chiedo - No no, stasera lascio fare a te… Mi viene spontaneo, lo dico senza pensare - CAMERIERE, IL CONTO Lei scoppia in una risata graziosa, non scomposta, come così doveva essere, mi guarda, ruota la testa, e mi dice: - ma tu sei sempre così? - No no, a volte sono meglio.. in barca mi ingrezzisco, forse è che mi sto preparando a domani chissà. Intanto il cameriere con il suo taccuino si è avvicinato al tavolo
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14 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 12 ore fa -
Il nostro club...
La mia Gabriella, sposata esattamente dieci mesi fa, è una donna bella ed esigente. Chi ha letto i precedenti racconti conosce i nostri primi passi nella trasgressione, e da quei primi passi ne è passata di acqua sotto i ponti. La trasgressione è entrata nella nostra vita ed è diventata il nostro modo di vivere il sesso. Porto Gabriella generalmente un paio di volte al mese, da quando siamo sposati, sempre nello stesso club privè. E' il più elegante che abbiamo trovato, ci troviamo veramente bene, e si è creato un piacevolissimo feeling con i proprietari, tanto che ci sentiamo praticamente a casa nostra. Questo privè è una grande e spettacolare villa poco fuori il raccordo anulare di Roma. Date le inclinazioni sessuali della mia consorte le sono bastate poche visite iniziali, ravvicinate nel tempo, per essere abbondantemente notata dai proprietari durante le sue performances. Ricordo che già la prima volta, dopo una serata piuttosto intensa, i gestori ci avevano fermati al'uscita, attaccando bottone ed invitandoci a tornare a trovarli senza dover corrispondere l'ingresso. Attualmente a noi è riservata una piccola ala privata del club, non accessibile ai frequentatori normali dove i clienti di particolare riguardo del club possono intrattenersi con mia moglie senza il disturbo dei capannelli di singoli che regolarmente attorniano e soffocano le persone impegnate a conoscersi più a fondo. Ci rechiamo al club sempre su invito telefonico dei gestori, ci aspetta sempre un rinfresco privato o un'elegante cena servita con il catering, il migliore champagne e non di rado piacevoli sorprese per la mia lei, da pregiati capi di abbigliamento intimo, a piccoli gioielli, a pensierini di vario genere. Si tratta da parte loro di doverosi omaggi alla femminilità di Gabriella. A lei questa tutta questa faccenda piace molto, ama sentirsi protagonista di una situazione, ama gli incontri al buio con uomini sconosciuti e confida nel buon gusto dei gestori che le propongono sempre situazioni delle quali lei non ha mai motivo di pentirsi. Questo sabato uno dei gestori ci chiama verso le 12. Stiamo facendo la spesa al centro commerciale. Adesso chiamano direttamente lei, non perdono tempo chiamando me e chiedendomi di passargliela. Vedo Gabri illuminarsi sul viso, mi sorride e, dopo aver riattaccato, mi dice ridendo che stasera siamo di scena al club. La cosa non può che farmi piacere e ci concediamo allegramente un bel trancio di pizza al fast food. Siamo attesi verso le 23,00, la sera decidiamo di andare prima al cinema. Il multisala è gremito e ci godiamo il film mano nella mano. Fa decisamente freddino questo primo weekend di dicembre e Gabri sfoggia un elegante tailleur che nasconde interamente la preziosa biancheria intima che indossa sotto. La minigonna avrà modo di indossarla nello spogliatoio privato del club. Arriviamo alle 22,50 e i gestori ci accolgono calorosamente. Si chiacchiera 5 minuti e poi... il briefing. Stasera i nostri amici vogliono presentare mia moglie a tre professionisti del nord desiderosi di trascorrere una serata piccante, e ancora più desiderosi di trascorrerla in compagnia di una bella ventottenne con ottime e pluricertificate referenze di gran ninfomane. Ci accomodiamo nel salottino privato, i gestori hanno preparato un buffet freddo di gran pregio. Ci lasciano soli. Gabriella va a cambiarsi. Il tailleur lascia il posto ad una mini molto corta, belle calze autoreggenti le impreziosiscono le gambe. La camicetta di seta semitrasparente lascia intravedere i morbidi capezzoli, per nulla celati dal reggiseni a balconcino. Mia moglie è decisamente pronta a trascinare nella perdizione i tre professionisti. Lei è completamente rilassata e sorseggiamo champagne chiacchierando piacevolmente quando la porta si schiude ed entrano tre uomini piuttosto alti. Facciamo subito le presentazioni: Angelo, sulla cinquantina, fisico asciutto e capelli corti quasi bianchi, Marco sui 45 decisamente corpulento per non dire grasso e Nicola sui 52/53, di media altezza e corporatura. Rimaniamo in piedi qualche minuto, tutti ci serviamo di tartine ed olive, sorseggiando champagne. Come avviene quasi sempre in queste occasioni, gli uomini vanno subito al sodo. Marco scivola alle spalle di Gabriella ed inizia a farle complimenti inequivocabili, le sue mani non tardano a posarsi sui fianchi di mia moglie. La conversazione ammutolisce, per me è arrivato il momento di farmi da parte. Vado al mio solito posto, una poltroncina in pelle seminascosta in un angolo. Marco abbraccia Gabriella da tergo, il suo viso affonda tra i capelli profumati di lei, l'uomo appoggia la sua virilità già evidente contro le natiche di lei, inizia a strusciarla in maniera sempre più sfacciata. Gli altri due si avvicinano, adesso delle parole non c'è più bisogno. Angelo e Nicola sono in piedi davanti a Gabriella e la stringono sempre di più, dietro c'è Marco che preme e lei è circondata. Le sue labbra si schiudono in un sospiro di piacere, sei mani maschili percorrono il suo corpo. La camicetta va via per prima, sbottonata da Angelo, mentre Marco si preoccupa di sfilarle la minigonna. La bocca di Nicola si incolla alle labbra di lei, le lingue mulinano impazzite, le dita di Marco si insinuano sotto gli slip, le mani di Gabriella cercano i pacchi dei tre maschi maturi, finchè una si stringe vogliosa intorno all'erezione di Marco, il primo dei tre ad estrarre lo scettro. Gabri si inginocchia in mezzo ai tre uomini, Marco è il primo ad entrarle in bocca. Gabriella è maestra nell'arte di lucidare gli uccelli con la lingua e un quarto d'ora dopo i membri dei tre uomini svettano fuori delle rispettive cerniere lampo completamamente intrisi della saliva di mia moglie. Marco, il più intraprendente, vuole essere il primo a montarla. La fa alzare, la prende per mano e la fa distendere sul divanetto. Mette il profilattico, le sale sopra e si fa strada tra le cosce. Il cazzo di Marco le si sprofonda dentro in un unico affondo strappandole gemiti di piacere. Gli altri due restano momentaneamente in disparte mentre Marco chiava la mia Gabriella ad un ritmo forsennato. Mi viene da pensare che se continua così in un paio di minuti riuscirà a farla venire, e così è. Gabriella viene ansimando e gemendo sotto i violenti colpi dell'uomo che la ricopre di insulti volgari ma che non riesce a sua volta a trattenersi esplodendole tutto il suo piacere dentro la fica. Marco estrae il cazzo dalla passera della mia consorte badando a non far fuoriuscire lo sperma dal preservativo. Angelo prende il suo posto e inizia a scoparla a ritmo decisamente più blando. L'andirivieni del cazzo del cinquantenne dentro di lei in pochi minuti le fa riprendere le energie e Gabri ricomincia ad ansimare di piacere. Attira a se Nicola e gli prende il membro tra le labbra, ciucciandolo avidamente mentre Marco si deterge il sudore seduto sul divanetto davanti a loro. Nicola ed Angelo non devono essere nuovi ad avventure in tandem con la stessa donna. Si coordinano efficacemente prendendola a sandwich. Nicola supino sul divano, Gabriella si impala sulla sua erezione facendosela scomparire nel culo, Angelo che le va sopra a sua volta e le infila il cazzo davanti. E' una doppia monta notevole. Sono eccitato e non voglio venire a mia volta masturbandomi prima che la serata sia finita. Lascio il salottino e vado a vedere cosa succede in sala. Ci sono coppie che ballano, coppie che si sbaciucchiano, dietro le tende dei salottini si intuiscono movimenti inequivocabili. Vado al bar a prendere una coca. So che Gabriella preferisce stare da sola durante gli incontri e non voglio imporre troppo la mia presenza. Uno dei gestori mi raggiunge, chiacchieriamo. Si dichiara soddisfatto della serata, gli avventori sono decisamente tanti. Mi dice che i tre tizi sono professionisti affermati e che probabilmente faranno un regalo a Gabriella. Non batto ciglio, non è una cosa che cerchiamo ma ogni tanto capita, e Gabri ne è sempre lusingata. Il gestore mi confida pure che gli è arrivato un ospite di riguardo e che ci sarebbe davvero grato se mia moglie, finito di soddisfare i tre professionisti, fosse tanto gentile da farsi scopare pure da lui. Gli dico che non c'è problema, lo farà sicuramente. Al che lui decide di presentarmelo, è un sessantenne dall'aria abbastanza insignificante ma simpatico. Mi chiede di mia moglie, se non mi dà fastidio che lei faccia queste cose. Gli rispondo che mi fa piacere che le faccia. Passa un'oretta e alla fine vedo Gabriella uscire dalla zona riservata insieme ai tre uomini. Penso tra me e me che hanno fatto una cosa abbastanza veloce, non è nemmeno l'una del mattino. Gabriella e i tre ci raggiungono al bar, loro bevono una cosa e ci salutano. Lei mi si avvicina e mi dice che le hanno voluto dare una busta. Più tardi, a casa, aprendola , vi troverà 500 euro e due biglietti da visita con i cellulari dei tizi. Michele, il sessantenne, continua a sedersi vicino a me, speranzoso. Ad un certo punto ci interrompe e mi chiede se gli presento la mia signora. Faccio da cerimoniere e le dico che Michele è un caro amico del gestore. Lei capisce l'antifona, andiamo a sederci su un divanetto appartato, provvedo a fare in modo che lei si ritrovi al centro della situazione. Michele attacca discorso e lei lo guarda provocatoriamente. vedo la mano di Michele scivolare tra le cosce di Gabriella. Lei lo lascia fare, lui prosegue l'azione va in profondità. Capisco da come lei socchiude gli occhi che Michele le sta lavorando la fica con le dita. Gabri sospirando dice all'uomo che quei tre tizi al bar l'hanno scopata per due ore e che le hanno regalato tre orgasmi da favola... Michele estrae il cazzo dai pantaloni, è bello dritto. Gabriella glielo mena dolcemente, poi, incurante degli sguardi dei numerosi uomini-ombra che ci hanno attorniato si china sull'uomo e, senza esitare, gli prende il cazzo tra le labbra. Sa come fare per vincere la resistenza del tipo, il pompino è rumoroso e con continui risucchi. Attorno a noi c'è il solito capannello ma Michele non ha speranze di durare. Comincia a lamentarsi, lei smette di succhiare e gli pratica una sega velocissima. Michele eiacula dopo soli 5 minuti dall'inizio del trattamento. Sicuramente sperava in qualcosa di più corposo, ma sessant'anni sono sessant'anni e mentre lui attende invano di ricaricare le pile io vengo gratificato da Gabriella a mia volta di un succulento pompino con ingoio completo, Salutiamo Michele ed i gestori, per stasera può bastare...
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14 anni fa
fbroma777,
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La prima volta di anna
Mario e Anna stavano insieme da più di venti anni, erano considerati da tutti una bella coppia, allegri e dinamici, buoni sportivi stavano sempre insieme. Si erano conosciti una mattina sul treno delle sette, lei andava a scuola, frequentava il quinto superiore, lui in divisa dell’Aereonautica stava tornando per una licenza. Lei si era innamorata subito di quel ragazzo in azzurro, e lui non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, mora, con una capigliatura molto bella e vistosa aveva attirato subito la sua attenzione. Quattro chiacchiere sul treno, e poi arrivati alla stazione avevano lasciato sia il suo zaino e la sua valigia al deposito bagagli e via , di nuovo in treno fino al lago. La giornata era rimasta indimenticabile, l’anno dopo erano sposati, e dieci mesi dopo lei metteva al mondo Michele. Da quel giorno il tempo era volato, lei si era dedicata al figlio, e faceva la casalinga a tempo pieno, lui impegnato in un buon lavoro che gli rendeva bene anche se lo costringeva spesso ad assentarsi da casa. Fisicamente erano due persone che ci tenevano, sport e lunghe camminate avevano fatto si che lui, pur non essendo un super palestrato avesse un bel fisico, lei da quando accompagnava il figlio a fare sport si ritagliava sempre un’oretta anche per lei, la gravidanza poi non aveva quasi lasciato il segno, era a vederla una bella donna, ma devotamente fedele non aveva avuto altro che lui nella vita. Erano passati in fretta venti anni, e quando meno se lo sarebbero aspettato Michele si fece “accalappiare “ da una ricca ragazza Australiana che studiava storia dell’arte a Firenze, non l’aveva mollato più e se lo era portato a casa, dover i genitori di lei ne erano entusiasti, lui laureato con 110 e lode aveva subito trovato lavoro, e lei aveva aperto una galleria d’arte molto fiorente, tanto che si erano sposati quando lei si era resa conto di essere incinta. Da quel giorno erano passati tre anni, Mario e Anna sembravano molto felici, un poco dispiaciuti per la lontananza, ma contenti della situazione del figlio, e se apparentemente tutto filava liscio nella realtà erano diventati un poco strani, si sentivano “arrivati”, come se raggiunto lo scopo, un figlio, un buon matrimonio, un nipote, li facesse sentire come se ora la vita non ci fosse più nulla di interessante da desiderare. Sessualmente parlando lei era vergine quando lo aveva conosciuto, mentre lui era un poco più esperto , col tempo avevano raggiunto una bellissima intesa. Lei devota a lui gli aveva lentamente concesso tutto, anzi col tempo era diventata molto esperta , specie quando gli praticava certi “ lavoretti” di bocca che lui apprezzava e ricambiava con lunghi preliminari molto graditi da lei. Ora però le loro scopate avevano uno strano sapore di noia, monotonia che lo rendeva poco appagante, se pur sempre bello il sesso era diventato meccanico, privo di fantasia. Mario ne era consapevole, e dentro di se cercava di trovare la soluzione, mentre lei sembrava non accorgersene di questa reciproca insoddisfazione. La sera lei si distendeva in poltrona a guardare la tv, mentre lui da tempo aveva trovato un diversivo nel navigare su internet. Una volta lei lo vide segarsi mentre guardava un film porno, rimase molto male, ma non disse nulla. Nel suo essere donna, e soprattutto semplice casalinga, non riusciva a capire come il suo uomo trovasse eccitante un porno. La seconda volta che lo vide andò su tutte le furie,” ma sei proprio un porco depravato e maiale”, lo apostrofò, lui rimase un poco sorpreso dall’eccessiva reazione ma lasciò perdere. Alcune sere dopo mentre facevano l’amore, lei stava godendo, bene, lui sembrava avesse un qualche cosa di più quella sera, e mentre la prendeva distesa di lato da dietro portò una mano sul viso di lei, e cercò di infilarle un dito in bocca “chiudi gli occhi e immagina di succhiare un altro cazzo” le disse Mario, lei si bloccò di colpo, accese al luce e con occhi di fuoco lo aggredì verbalmente “ porco maiale sudicio che non sei altro, ma per chi mi hai preso?, guarda che non sono una troia di quelle che guardi nel pc, io certe cose non le faccio CHIARO??, come puoi chiedermi di succhiare un altro in tua presenza, ma che ti dice la testa?”, poi infuriata si girò dall’altra parte e per alcuni giorni gli tenne un “muso” pazzesco, era come se lui gli avesse chiesto chissà quale sacrificio. Per circa due settimane lei cercò di evitare di andare a dormire insieme a lui, o prima lei , o prima lui, e quando l’altro entrava nel letto l’altro fingeva di dormire. Poi una sera lei era distesa in poltrona, faceva zapping con il telecomando quando trovò un programma che parlava di coppie, di sesso fra coppie, di scambi, e tante altre cose tutte connesse alla vita a due. Avvicinò la poltrona per seguire meglio il programma, ora la conduttrice intervistava uno psicologo che cercava di spiegare per quale motivo fra le coppie c’era la necessità di arrivare a questi diversivi. Lui la prese un poco alla larga, ma poi in definitiva arrivò alla conclusione che dopo tanti anni di matrimonio il desiderio scemava, ucciso dal fatto che entrambi soggetti si sentivano sicuri, non dovevano far altro che allungare le mani e trovare sempre o quasi il partner disponibile, quindi c’era la certezza di “ avere” che rendeva alla fine superfluo ogni sforzo di sembrare diversi. Poi era la volta del sessuologo che aggiungeva che anche con il tempo la stimolazione cambiava, sapere con certezza dove il partner trova maggior piacere col tempo rende tutto più facile ma anche più monotono, quindi il rimettersi in gioco, anche con la semplice fantasia rende un rapporto fresco, vivo, sempre giovane, evitare i luoghi comuni , cercare sempre di diversificare anche il modo e luogo dove si consuma il rapporto rende lo stesso diverso e più intrigante, essere complici, era, a detta di lui fondamentale e arricchiva qualunque rapporto anche quelli più datati. Anna era attentissima, l’argomento le piaceva tantissimo, e quando la parola passò ad una coppia scambista con il volto coperto da una mascherina lei rimase a bocca aperta, la donna , asseriva di adorare il suo uomo, di sentirsi sua anche quando altri maschi la prendevano o lui si dava da fare con altre, di amarlo per il piacere che lui desiderava lei provasse fra le braccia di altri o altre indistintamente, non erano in discussione i sentimenti, anzi era una vera prova d’amore il desiderare che lei godesse anche e più di quanto lui fosse in grado di farle provare. Poi fu la volta di parlare di un singolo, raccontava che vi erano tantissimi uomini che impazzivano di piacere nel vedere la propria donna posseduta con forza e passione da altri uomini, anzi, volevano essere umiliati e sottomessi per sentirsi felici, poi vi erano anche donne che durante il giorno erano abituate al comando, ma fra le lenzuola volevano essere trattate da schiave umiliare e sottomesse. Anna quella notte quasi non riuscì a chiudere occhio, combattuta fra sensi di colpa nei confronti di lui, e la paura di non avere il coraggio di assecondare i desideri di Mario, in fondo lui le aveva solo chiesto di “immaginare” di farlo, ma anche questo le sembrava una cosa difficile. Il giorno dopo quando Mario tornò dal lavoro lei gli chiese se gli sarebbe piaciuto andare al mare con il camper, visto he anche se non era ancora estate l’aria era caldissima, lui rimase un poco sorpreso, ma visto il “ disgelo ”di lei non volle perdere questa occasione che si presentava. Il mattino successivo, era un mercoledì, lui non lavorava si recarono nella spiaggia dove andavano sempre, ma era tutta un fermento di operai che preparavano le strutture per l’imminente estate, quindi andarono più a sud, e si ritrovarono in una spiaggia che Mario aveva visto su internet, era un’oasi del WWF, un lago dietro e una lunghissima spiaggia selvaggia davanti. Camminarono per più di un km, erano i soli esseri umani della spiaggia, e Mario ad un certo punto piantò l’ombrellone e si mise nudo, lei rimase un poco indecisa, poi lo imitò, erano soli, e non era proprio la prima volta, anche l’anno prima in Corsica in una spiaggia deserta lei si era denudata, ma sempre al riparo di due grosse rocce. Rimasero un poco a prendere il sole, poi lui l’invitò a fare i bagno, lei sollevò la testa, nessuno ne a destra ne a sinistra, si avvicinò all’acque e si tuffo di corsa nel mare, lui la raggiunse, si abbracciarono, baci carezze, lei continuava guardarsi intorno, erano sempre soli, allora cominciò a rilassarsi e a dedicarsi la piacere che lentamente lui le stava procurando, immersi nel mare lui aveva il cazzo duro ed eretto, lei sentiva le mani di lui infilarsi in ogni sua apertura, poi lentamente tornarono verso riva, lei era eccitatissima, lui la distese sul bagnasciuga e entrò con decisione dentro di lei. ……… mhuumumhuhuhmumu…….. siiiiiiiiiiii ……. disse Anna, mentre lo stringeva a lei, ora erano sparite le paure, non si guardava più intorno ora c’era solo lui e lei. Mario la scopava con impeto, e passione, non era un super dotato, il suo cazzo misurava si e no una ventina di cm, ma lui lo sapeva usare benissimo, e lei lo aveva sempre apprezzato molto, poi nel momento in cui stava godendo Anna prese la mano di Mario e infilò due dita in bocca incominciando a succhiarle come se stesse facendo il più bel pompino della sua vita. Lui rimase basito, era chiaro che lei aveva intenzione di giocare, ma come muoversi, dopo la passata esperienza si rese conto che un movimento errato, e una frase sbagliata e tutto sarebbe andato a puttane. Anna percepì l’indecisione del suo uomo. “Dai scopami, ho voglia di godere, sai mio marito non mi scopa da giorni, è per questo che sono venuta in questa spiaggia di nudisti per rimediare un cazzo che mi faccia impazzire”. Anna pronunciò questa frase d’un fiato, incredula lei stessa di come le parole le fossero uscite di bocca, lui con la bocca aperta la guardava come se fino a quel momento non avesse veramente conosciuto questa donna, poi replicò, “certo che ti scopo, vedrai che quando torni da quel cornuto ti sentirai piena di sborra, e ti avrò cavato ogni voglia”, disse questo e non toglieva gli occhi dal suo viso che si illuminò nel sentire quella risposta. A quelle parole fece seguito un ritmo molto intenso e continuo, come amava scopare Mario, ma lei ora voleva rompere gli indugi,” dai fammelo sentire fino in gola, daiiiiiiiiii ……siiiiiiiiiiii … goodoo …. Godoooo …. Siiiiiiiii ….. VENGOOOOOO!!!!!!.....” urlò con tutto il fiato che aveva un gola. Lui la sbatteva con dei colpi tremendi che scuotevano tutto il suo corpo, i piccoli seni, una seconda appena venivano sbalzati verso l’alto con forza, il bacino di lui urtava con un colpo duro contro il monte di Venere di lei, che finalmente si lasciò andare in un ulteriore urlo liberatorio … VENNNNNGOOOOOOOOoooooooo …… e rimase inerte come una bambola di pezza incapace di avere una qualsiasi reazione, ma anche lui era arrivato al momento del suo piacere, la fissò negli occhi, “ si eccomi, ti sborro dentroooooo … vengoooo siiiii … così ti metto incinta, tanto c’è quel cornuto di tuo marito che poi lo crescerà questo figlio,” e le inondò la fica ben sapendo che lei prendeva la pillola, ma era sempre un’emozione continuare il gioco. Le inondò veramente la fica, una sua caratteristica era la quantità industriale di schizzi che lui aveva al momento dell’orgasmo. Passarono il resto della giornata distesi al sole, lentamente lei riuscì a rilassarsi, era piacevole sentire il sole accarezzarti la pelle, sentire il caldo sul seno, aprire le gambe sentire il caldo del sole selle grandi labbra della vulva aperta. Parlarono tantissimo, come era loro abitudine, lui le chiese come mai avesse cambiato idea, lei gli raccontò del programma, e del fatto che lo amava, e che se lui era questo che voleva, pur non sapendo assolutamente ne in che modo ne dove, ne se poi ci sarebbe riuscita , però lo avrebbe assecondato, doveva solo avere un poco di pazienza. Mario l’aveva baciata e stretta forte a se, “io pure non ho la più pallida idea di come e quando e dove una simile esperienza possa succedere, ma ti assicuro che avrò tutta la pazienza del mondo. Quel giorno lui la prese più volte, lei non gli negò assolutamente nulla, sia il piacere di sentire il suo cazzo dietro che una copiosa sborrata in gola, mentre lui la fece impazzire con la lingua. IL sabato successivo decisero di tornare lì, avevano anche la domenica libera, parcheggiarono il motorhome nel parcheggio riservato e nel pomeriggio andarono in spiaggia. Nonostante fosse solo Maggio e il pomeriggio la spiaggia era abbastanza affollata, questo rese Anna un poco nervosa, camminarono molto prima che lei si sentisse a suo agio, piantarono l’ombrellone fra due grosso tronchi portati dal ,mare, poi si misero nudi. Poco dopo un signore si distese vicino a loro, era alto, capelli e pizzetto bianco, era anziano, ma il fisico era ben curato. Lei per un momento rimase un poco infastidita, con tanto spazio proprio lì vicino a loro doveva sdraiarsi, pensò, ma il tizio non le dette nessuna importanza, era come se lei non esistesse, anzi, aperto un quotidiano si mise a leggerlo incurante del fatto che lei fisse nuda distesa a poca distanza da lui. Mario andò a fare il bagno, lei lo guardò allontanarsi nuotando dalla riva, era tesa, un tipo nudo vicino a lei e lui che la lasciava sola, ma non accadde nulla, una coppia giovane stava venendo verso di loro, ma dall’altra parte un tipo con dei grossi occhiali scuri passò fra lei e il mare, lei si girò istintivamente a pancia in giù, quasi a volere offrire al tipo la minor vista del suo corpo nudo. Intanto l’altro continuava a leggere il quotidiano indifferente, lei si sentì punta nell’orgoglio, era una bella donna e lui non la degnava di nota, si tirò su con le spalle appoggiata al tronco, il suo splendido seno si evidenziò, lui fece mezzo giro con il capo verso di lei, ma poi continuò a leggere. Indispettita scattò in piedi, andando verso il mare, nel preciso istante in cui la coppia passava, loro le dettero un’occhiata, e passati oltre commentarono, “accidenti che fisico!”, lei sentì il commento della ragazza condiviso dal compagno, guardò ancora verso il tizio che ora non leggeva più, ma osservava incuriosito, lei raggiunse Mario con poche bracciate, lo attirò a se, lo stuzzicava sottacqua, a lui cresceva il cazzo, “dai fermati, mi fai avere un’imbarazzante erezione, sai che figura ci faccio quando esco,” ma lei continuò e allora lui si avviò verso la riva, il tutto seguito dallo sguardo del tizio che a quel punto si alzò e andò verso il mare, lui pure aveva una discreta erezione, lei ne fu compiaciuta, e per affondare il colpo si piegò a 90 gradi per raccogliere l’asciugamano , la visione del suo magnifico fondo schiena non doveva essere passata inosservata, e quando si girò per distendersi vide il tizio che si toccava un cazzo in piena erezione. Da quel momento il resto della giornata lei continuò spiare il tizio che manteneva una discreta indifferenza, ma una ventata più forte fece volare il giornale del’uomo che finì tutto fra le mani di loro. “Scusi “ disse il tizio, e Mario nel restituire il giornale incominciò a parlare con lui, di tutto, e alla fine dopo aver dato a lei un’occhiata lo invitò a sdraiarsi lì con loro. Lui si presentò, si chiamava Paolo, psicologo in volutamente pensione anticipata, aveva cinquantacinque anni, vedovo da sei aveva deciso di smettere di lavorare, si era comperato un camper nuovo e con esso girava il mondo. Lei si sentiva a suo agio, lui non era affatto invadente, non la fissava, ma era affabile, divertente, tanto che alla fine si resero conto di essere rimaste le uniche persone della spiaggia, si avviarono al parcheggio, e Mario avvicinò il loro motorhome al camper di Paolo. La cena la organizzarono insieme, seduti fuori dai veicoli mangiarono insalata e prosciutto con il melone, il tutto annaffiato da un bianco leggermente frizzante che non li ubriacò, ma sciolse molto la tensione che c’era in lei. Parlarono di tutto, e poi immancabilmente il discorso finì sul sesso.” Tu e tua moglie avete mai avuto storie, come dire, particolari?” chiese Mario, lui sorrise, “ sapete voi due mi ricordate io e mia moglie tanti anni fa, allora il nudismo era una cosa rara, lo si poteva fare solo in Corsica, e fu la in quella terra che io e lei avemmo per la prima volta uno scambio, anzi per essere precisi un triangolo con un singolo conosciuto lì”. Mario guardò verso Anna, si inetesero al volo, lei chiese “come fu?, è stato difficile?”, lui sorrise e cominciò a raccontare che non fu facile, è come la prima volta che si fa l’amore, deve essere fatto bene con i modi e tempi giusti, nella situazione giusta, altrimenti si ottiene l’effetto contrario, ma il tipo conosciuto lì era esperto, facemmo un piccolo gioco e la cosa divenne subito facile e molto appagante per tutti. Anna lo guardò, ci spiega come?, semplice disse lui, potremmo farlo anche ora, loro si dettero un’occhiata d’intesa, poi lei chiese come fare. La cosa è semplice, io e voi due ci mettiamo comodi, poi io incomincio a toccare lei, a quel punto basta che uno dei due dice basta e il gioco finisce lì, fino a quel punto io vado avanti, deve essere una cosa voluta, non imposta ne da uno ne dall’atro altrimenti non è più divertente. Anna guardò Mario, c’era in lei il desiderio di provare, lui disse “ ok, proviamo andiamo dentro il nostro camper che ha un matrimoniale molto spazioso”, in un momento si ritrovarono dentro e nudi, Mario rimase in piedi mentre Anna era distesa sul letto con Paolo vicino a lei, “ allora, è chiaro che potete dire basta quando volete,” disse e guardò verso Mario, lui gli fece un cenno d’assenso, poi si girò verso Anna e lei visto il gesto di Mario gli sorrise. Dentro di lei pensava tanto lo ferma, sono sicura che quando vede che lui va troppo nell’intimo lui lo ferma, mentre Mario guardava Anna e pensava la stessa cosa. Paolo incominciò ad accarezzarla, con gesti lenti, molto semplici ma continui, non toccava nessuna zona erotica in particolare, accarezzava il suo corpo, le cosce, lei sentiva uno starno languore, dentro di lei c’era un vero e proprio conflitto , fra la decisione di dire basta e la voglia di dimostrare a Mario che lo avrebbe accontentato, in più ora le carezze di Paolo gli stavano facendo uno strano effetto, si sentiva eccitare, lentamente quella mano le procurava un piacere sottile, istintivamente divaricò le cosce, ma lui non si decideva a toccarle ne i seni ne la fica, mentre lei sentiva inumidirsi , guardò ancora verso Mario, lui le sorrise, ecco ora quando lui mette la mano sulla fica lui dice basta pensava Anna, ma dentro di se ora non ne era più tanto sicura di volerlo. Mario guardò verso di lei, ora quando lui la tocca più a fondo lei dirà basta e tutto finirà, ne sono certo, ma si sentiva crescere il cazzo, si stava eccitando, no , non dirò io basta, se si vuole fermare lo deve fare lei. Paolo guardò ancora una volta Anna, era tesa, il desiderio di sentire la mano di lui sul suo corpo la stavano eccitando, gli occhi socchiusi, il respiro corto gli stavano facendo capire che lei era pronta, poi si girò verso Mario, il cazzo teso, eccitato, lui annuì, Paolo a quel punto si abbassò su di lei, la sua mano ora ii era impadronita del suo seno lei ebbe un gemito di piacere, poi le labbra di lui si impossessarono del capezzolo e lei iniziò a godere . Sentiva che lui era bravissimo nel succhiare e stringere il capezzolo in bocca, sentiva la stimolazione perfetta come piaceva a lei, mentre con l’altra mano lui le toccava l’altro seno lei divaricò le gambe, era pronta, voleva che lui le toccasse la fica, era già bagnata e fu al quel punto che Mario si mise in ginocchio sul letto dal lato opposto,, Paolo intanto era scivolato con le mani fra le cosce di lei, e aveva incominciato a toccarle il clito, lei ebbe in lunghissimo gemito di piacere … uhmhmummmhmumu … siiiiiiii …., si girò dal lato opposto e si trovò davanti il, cazzo del suo uomo duro, teso pronto per essere succhiato, lei non esitò un attimo, lui le sollevò la testa e lei si infilò il cazzo tutto dentro le bocca. Paolo alla vista di questa cosa si distese più giù, divaricò le gambe e infilò la testa in mezzo, ora la sua lingua leccava la fica di lei che stava veramente iniziando a godere, era stupendo sentire quella lingua torturare il suo bottoncino mentre lei si infilava tutto dentro la gola il cazzo di Mario. In poco sentì che l’orgasmo era vicino, quando godette si sfilò un poco il cazzo dalla bocca per poter gridare, …… siiiiii …. Venguooooooouuuummmmmmm… nonn riuscì adire altro, lui gli aveva spinto di nuovo il cazzo in fondo alla gola. Paolo a quel punto si spostò e invitò Mario a prendere il suo posto, ma lui lo fece inginocchiare dall’altro lato del letto, lei intuì subito il desiderio di suo marito e prese il cazzo dell’altro li congiunse fino a far toccare le due cappelle, poi incominciò a leccarli entrambi, muoveva la testa da un lato all’altro, e ogni tanto cercava di infilarli tutti e due in bocca. “Accidenti come lo succhia bene”, fu il commento di Paolo, e dato che nessuno di voi mi ha detto basta io passerei alla fase successiva, Mario guardò lei che gli sorrise affermativamente, Paolo si distese sul letto con il cazzo duro e svettante verso l’alto, era lunga come l’altro, ma decisamente più grosso in circonferenza. Mario si spostò, lei lo fissava lui l’abbracciò forte stringendola a se, “ ti amo, se non vuoi puoi fermarti, ma se lo farai ne sarò contento”, lei lo baciò sulla bocca con tantissima passione, “ti amo , e per te lo voglio”, poi salì sul cazzo dell’altro e si impalò con un movimento secco e rapido. Anna sentiva il palo di carne aprirsi la strada dentro di se, lo sentiva strisciare sulle pareti della fica dilatandola e quando toccò il fondo lei aveva la bocca aperta quasi per gridare, ma le mancò il fiato tanto godeva, inarcò il corpo all’indietro, mentre Mario si posizionò davanti a lei e le infilò il cazzo tutto in gola. Rimase un momento ferma, era sconvolgente si sentiva infilata e sentiva il suo corpo reagire con un movimento lento ma continuo, il piacere stava per sommergerla, Paolo inarcò le gambe e incominciò a pomparla dal baso, ad ogni spinta verso l’alto lei si infilava il cazzo di Mario sempre più in gola, …… MUHMHMUMUMMmmmmmmhhuuu ….. con un lunghissimo gemito ebbe il primo di una lunga serie di orgasmi, e mentre godeva non si era resa conto che Paolo le lubrificava il culo, solo quando Mario le tolse il cazzo dalla bocca e la fece distendere sull’altro si rese conto che lui l’avrebbe presa da dietro. Paolo rimase fermo un momento il tempo di lasciare che Mario le infilasse il suo cazzo dentro di lei, è gridò , ma non di dolore, al contrario, un’orgasmo improvviso dovuto la contatto dei due cazzi che ora sentiva dentro di lei divisi da una sottile membrana che le dava l’ìmpressione fossero tutti e due insieme la fece sconvolgere e venire ,……. Siiiiiiiiiiiiii … spaccatemiiiiiiiii ……. Poi il nulla, nella sua mente espose un contino di sensazioni di piacere indescrivibili. I due maschi la pompavano fino a quasi a farla svenire, lei non aveva mai goduto tanto, il primo a schizzare fu Mario, lo sentì accellerare dentro di lei, e scaricare la sua sborra direttamente nel suo culo …. Siiii sborrooooo !!!! …. Siiiii …. Tieniiiii …. Lei sentì dei caldissimi getti che le riempivano l’ano, poi lui uscì, venne a posizionarsi di nuovo davanti a lei. Paolo intanto continuava a sbatterle dentro io cazzo da sotto , osservava lei che con estrema maestria continuava a succhiare suo marito, e quando si rese conto che lui era di nuovo in perfetta erezione disse di fare un cambio, “dai mettiti tu sotto che voglio entrare io pure dentro il suo culetto.” Mario si distese supino, il suo cazzo svettava duro lei si posizionò di nuovo su di lui, volgendo il dietro all’altro che lentamente si insinuava, non senza qualche difficoltà dentro di lei. Anna si rilassò al massimo, respirando lentamente, e quando si rese conto che lui era entrato tutto in lei, guardò negli occhi Mario, “ti amo, ti amo, dai fatemi impazzire,” lui incominciò a pomparla dal basso, ma era Paolo che da dietro le imprimeva il suo ritmo, lei era estasiata, … siiiiiiiiiiiii … mi… miii… stateeeee… spacccccandooooooooo…… godoooooo! ….godooooo!!!!!... e fu sul punto di svenire. Paolo le afferrò i fianchi, intensificando molto il suo ritmo, era evidente che pure lui era al limite, lei si girò e lo implorò .. “ ti prego vienimi sia nel culo che in bocca.” A quelle parole lui non resistette molto … ecccoomiiii .. sborrooooo … e scaricati un paio di schizzi dentro di lei ne uscì facendo il classico flop, il tappo che le ostruiva il culo era stato rimosso di colpo, si posizionò davanti a lei e fu subito sborra, in faccia, nel viso, dappertutto . Lei si prodigò a leccare e succhiare più che poteva, poi lui lentamente si mise in disparte, li lasciò intenti ad abbracciarsi, “ ti amo, amore mio, non ho mai goduto così tanto.” Mario con un colpo di reni la mise sotto di se, “ ti amo, anch’io,” e prese a pomparla con colpi tremendi, quasi a volere ribadire che era anche lui che le dava piacere, lei sollevò le gambe in alto dietro la sua schiena, “fammi godere amore mio, fammi sentire come solo tu sai fare che sono la tua donna”. Lentamente Paolo si rivestì, li osservava scopare erano in quel momento solo loro, lui lentamente e con molta discrezione se ne andò. Loro erano così impegnati nel darsi un nuovo piacere che nemmeno lo notarono …. Daiiiiii amore mio, fammi sentire la tua sborra dentro di me, fammi godere, lui intensificò i movimenti e alla fine venne insieme a lei . rimasero un momento abbracciati, ma complice sia la stanchezza che il piacere provato si addormentarono. Al mattino quando si svegliarono si resero conto di essere riamasti soli, sul tavolo c’era un biglietto di Paolo, “ cari amici, non siate dispiaciuti se me ne sono andato, era la cosa giusta da fare in quel momento, dove voi e solo voi dovevate restare insieme, mi avete ricordato la prima volta che io e mia moglie lo abbiamo fatto, era come ieri sera con voi, e poi anche noi abbiamo sentito il desiderio di abbracciarci e restare insieme, spero che prima o poi ci si riveda, in ogni caso vi auguro di divertirvi sempre e di trovare le giuste situazioni appaganti per entrambi. A rivederci cari amici.
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14 anni fa
admin, 75
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La compagna di classe
Scusate gli apostrofi sono spariti con il copia-incolla Sabato sera, serata di incontro con i compagni di classe. Lattesa dellevento è stata per me molto snervante, in quanto ultimamente avevo riallacciato i rapporti con Sabrina (nome di fantasia), una delle mie compagne di classe. Giusto qualche sms e un paio di aperitivi per raccontarci come va e come non và. A scuola avevamo un ottimo rapporto e ci confidavamo molto anche su cose intime; in un paio di occasioni, in saletta proiezioni,si era anche lasciata toccare il seno ed accarezzare in mezzo alle cosce, ma la cosa è finita lì. Rivedendola dopo tanto tempo però...adesso è diventata una donna matura, con delle belle curve, il viso con i lineamenti più marcati e la sua sicurezza di mostrarsi donna negli atteggiamenti e nel vestire mi ha riacceso qualcosa si sessuale dentro. Mi capita spesso ultimamente che quando ho voglia di fare sesso mi masturbo fantasticando su Sabrina. Ritornando alla serata, ci siamo ritrovati in un locale, con i soliti convenevoli ; era luglio e faceva moltissimo caldo e Sabrina è arrivata vestita con una gonna stretta e lunga che gli risaltava il sedere un po troppo grande per la sua altezza, ma comunque sodo e alto ed i suoi fianchi stretti. Indossava anche una canottiera scollata, anche se non appariscente visto che ha poco seno. Da li siamo partiti tutti alla volta del ristorante per poi andare in un pub dove anche si balla. Io e lei abbiamo lasciato la macchina in un parcheggio, e siamo andati in macchina con lormai consueto guidatore assegnato, rigorosamente astemio! Nel Pub ci siamo un po scatenati a ballare ed io e Sabrina continuavamo a lanciarci occhiate come avevamo fatto per tutta la serata. Quelli sguardi dicevano: vorrei stare un po solo con tè. Ogni tanto ci parlavamo , e non perdavamo occasione per lasciarci sfuggire un tocco, una strusciata fianco fianco. Ad un certo punto lei mi guardò sorridente, e si avviò verso i bagni, e poco prima di entrare si girò nuovamente a guardarmi e vedendo che io la stavo fissando e mangiando con gli occhi credo che si sentii anche un po imbarazzata. La seguii ed entrai anche io nel disimpegno del locale bagni. La cosa fu fulminea: ci guardammo negli occhi, io gli andai incontro , la strinsi a me e ci baciammo. Mentre ci stringevamo gli misi una mano sotto la gonna, accarezzandole la coscia che dai brividi era diventata ruvida, a pelle doca ; la abbracciai più stretta e gli feci sentire che il mio pene era ormai durissimo. A quel punto, mi accorsi che nellangolo cera una porticina semiaperta dalle quale si intravedeva linterno della stanzetta, con il materiale per le pulizie. Non persi tempo la portai subito lì dentro. Iniziamo a spogliarci a vicenda, io gli tolsi la magliettina ed il reggiseno, così da poter sentire su di me quei piccoli capezzoli duri dallemozione, e dopo un attimo gli alzai una gamba, gli spostai le mutandine e iniziai ad accarezzargli la vagina, Prima attorno alle labbra, poi qualche carezza al clitoride ed infine gli infilai un dito, mentre lei iniziò a fremere ed ansimare; a quel punto mi abbassai i pantaloni gli puntai appena il pene sullingresso della vagina, e dissi una cosa che un po rovinò latmosfera sono senza preservativo!.Ma lei ci mise poco a ristabilire latmosfera : si abbasso fino ad inginocchiarsi, leccandomi dal petto fino allombellico, e disse con voce tremula: tranquillo, prendo la pillola non cè pericolo, se è per le malattie io sono anni che ho lo stesso partner e di tè mi fido. allora continuiamo risposi; sentii il mio pene entrare nella sua bocca calda e vellutata, la sentii che spingeva e quasi gli entravo in gola, poi mi lecco le palle e poi mi diede dei piccoli morsetti su tutto il pene ed infine si rialzò io gli alzai nuovamente una gamba e gli entrai dolcemente ma con decisione. La guardavo mentre la penetravo : aveva gli occhi chiusi e le labbra socchiuse ed i denti stretti, mentre con le mani lei mi tirava a se prendendomi per i fianchi. Iniziammo a fare lamore con foga, ma pian piano ci rilassavamo e alla fine ci ritrovammo abbracciati stretti a baciarci e ad accarezzarci tutto il corpo. Fu tutto così forte e passionale, quasi una soddisfacente liberazione : una cosa che dovevamo fare e che abbiamo fatto. Sentivamo spegnersi i suoni del locale e la gente muoversi, era ora di chiusura, dovevamo andare. Rivestendoci non mi resi neppure conto che ne io ne lei avevamo raggiunto lorgasmo , era tutto così perfetto. Uscimmo dal locale e in macchina ci sedemmo tutti 2 sul sedile posteriore : davanti cera solo il ragazzo alla guida, stanco ed estraneo alla situazione. Lei si appoggiò di fianco su di mè in pratica con la testa sul mio pene. Io gli accarezzavo i fianchi ed i glutei,e gli davo qualche bacetto sulla guancia, ma poi remore di quanto era successo nello sgabuzzino, pensai bè finiamola bene sta serata; e così mi sono sbottonato i pantaloni, ho tirato fuori il pene un po fiappo e glielo ho appoggiato sulle labbra. Lei iniziò a succhiarmelo, quasi fosse proprio un ciuccio e con una mano mi stringeva e massaggiava delicatamente i testicoli. Io la lasciai fare per un po godendomi il pompino e solo quando iniziò a muoversi con il corpo per chiedere anche lei qualche carezza,iniziai a masturbarla infilandole 2 dita nella vagina. Ora il mio membro era bello duro e lei lo teneva in bocca muovendo la lingua e alternando morsetti a succhiate. Io iniziavo a eccitarmi veramente tanto e sentivo che stavo per venire. Non sapevo cosa fare se dirlo a lei o fare il porco e venirle in bocca. Inoltre dovevamo anche stare in silenzio, poiché eravamo in macchina con il guidatore , per fortuna la radio era accesa a coprire i rumoretti... Alla fine scelsi di venirle in bocca senza dirle niente poiché quello era un mio grande desiderio e
.strinsi i denti per non gemere, gli tenni delicatamente la testa sul pene e sentii lo sperma uscire mentre i testicoli sussultavano, la mia eiaculazione fu lunga e abbondante io ero completamente perso nel piacere. Con mia sorpresa lei non si scompose; delicatamente continuava a scivolare con la bocca sul mio pene, orami tutto bagnato di sperma e saliva che sentivo colare. Mi sono goduto il momento per un po. Ad un certo punto lei ebbe un sussulto, e si si staccò, io capii che voleva sputare sul tappetino. Io presi loccasione al volo, volevo realizzare questa cosa da molto, per cui ci provai con lei: la baciai sulla bocca prima che lei sputasse. Allinizio lei non aprì le labbra, io insistetti e quando le aprii ci scambiammo tutto lo sperma che avevo prodotto. Sentivo il gusto salato e stringente ma così eccitante, lei si sentiva che era rimasta un po di stucco, ma poi iniziò a piacerle. Anzi la sentii veramente eccitata, sempre di più allora ricominciai a masturbarla sempre più forte e velocemente. Ci baciamo sempre più a fondo, il gusto ruvido dello sperma era sempre più eccitante, lo sperma allinizio fa un po schifo, ma poi eccita da morire . Lei esplose. Cioè la sua figa si bagnò tantissimo, quasi una spugna strizzata.Io tolsi la mano e leccai e senti il gusto forte e pungente di lei. La macchina si fermò. Lei fece finta di dormire appoggiata a me. Eravamo arrivati al parcheggio dove avevamo lasciato le macchine. Scendemmo tutti due, salutammo il guidatore io presi lei, la feci entrare nella mia macchina sul sedile posteriore ed inizia immediatamente a restituirgli il favore: gli leccai la figa per quasi 15 minuti, affondando la mia lingua bene dentro e mordicchiandogli le labbra. Poi ci rilassammo abbracciati Ci fecimo un po di confidenze sulla serata e lei mi confessò che il bacio con lo sperma era la cosa più eccitante che avesse mai fatto le dava la sensazione di un rapporto completissimo. Mi confessò anche che lo sperma fa un po senso solo allinizio ma poi secondo lei ha qualche sostanza che eccita perché dopo un pompino a lei e molte sue amiche piace tenere in bocca il sapore pungente. Arrivai a casa; mia moglie dormiva con appena su una canottiera leggera,con i seni semiscoperti mi misi sopra con le ginocchia ai lati e mi feci una sega ancora eccitato e frastornato. Gli venni sul collo e sullattaccatura dei seni, poi leccando raccolsi lo sperma. Lei si svegliò : io le spalmai con la lingua il mio sperma sulle sue labbra
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14 anni fa
admin, 75
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Tra fantasia e realtà - prima parte
Finalmente è venerdì, finalmente la settimana è finita, finalmente stasera parto per andare in barca. Devo solo passare questa giornata che procederà stanca e lenta, verso il riposo settimanale. Come tutte le mattine accendo tutti i pc e controllo la posta. Ho due mail una per lavoro e una per cazzeggiare dove ci dirigo tutti i contatti che ogni tanto trovo in chat o su siti un po’ particolari. Non mi manca niente sessualmente o meglio quasi niente. In un rapporto a due, quando diventa “stabile” capita che finisca la voglia di giocare, di intrigarsi, di trasgredire. L’eccitazione diventa in un uomo un fattore biologico che succede quante, una, due, forse tre volte la settimana? Ma dura sempre poco. Mi è sempre piaciuto esaltare la donna, il suo corpo, le sue forme. Anche senza l’atto di possederla, la donna. Ma stamani apro la posta quasi febbrilmente. Da pochi giorni scambio messaggi con Laura, un singola bsx che cerca amicizie femminili. L’ho conosciuta quasi per caso, inserendola come amica in una messaggeria istantanea. L’ho inserita perché amica di una amica, ci ho provato e ha accettato. Inizialmente rispondeva un po’ assente, poi abbiamo cominciato a chiacchierare fino a che, guarda caso anche lei ha un profilo sul sito dove anche io ne ho uno. Vai a vedere “lara succosa” mi scrive.. Ed io in tutta fretta, apro il sito, la cerco, la trovo e leggo: annuncio rivolto a singolabsx e lesbica (ora capisco l’amicizia con l’amica in comune) p.s. non voglio essere contattata da singoli da coppie o travestiti sia chiaro (ecco fatto, più chiaro di così) Nel mio vagare, nella mia ricerca avevo visto tante volte quel nick acceso ma non avevo mai guardato le foto, tanto dicevo, non mi leggerebbe nemmeno… Guarda la photogallery 4 foto. Apro e.. BOIA… una bionda il cui viso è coperto parzialmente dal telefonino in una foto fatta allo specchio, si intravede la bocca rossa e carnosa e un seno che dipinto non sarebbe migliore. Rimango folgorato e abbagliato da tanta armonia di forma. vado sulla seconda, sulla terza e sulla quarta. È eccitante da impazzire. Sono rimasto sempre eccitato dal vedo non vedo, dalle foto che devi piuttosto che guardare, immaginare. Trovo più seducente una donna che si scopre un po’ per volta piuttosto che vederla lì, nuda e inerme davanti a migliaia di occhi che la guardano eccitati e vogliosi. E lei, sapientemente, a fatto questo, a fatto esplodere la fantasia, a come sarebbe bello se…… apro la posta e lei è li, mi ha scritto, e accanto alla mail l’allegato. Non apro subito, mi sento agitare dentro. come un giocatore di poker che succhiella le carte per vedere se e quale punto è entrato. Apro la mail sotto, pubblicità. Solo due messaggi. La apro e vedo l’anteprima della foto. Cerco di non guardare perché mi ha anche scritto. Voglio prima leggere. Diciamoci la verità io sono un buongustaio, amo i preliminari, amo sentire fremere un corpo di una donna, mi piace adorarlo. E la foto è una foto, ma le parole possono fare da giusta cornice che può esaltarla o sminuirla. E leggo.. in poche righe è riuscita a raccontarmi una piccola parte della sua vita, riesco a capire (o forse capisco quello che vorrei che fosse) le sue fantasie. In fondo, ultima frase, venerdì che fai? E mi dedico alla foto. Non è più bionda ma scura, grandi occhi scuri e la bocca come me la immaginavo… grande, rossa e carnosa al punto giusto. Una bellezza vera e naturale. Rispondo: come che faccio, ma non dovevamo cenare insieme? (io la butto lì, tanto chi non risica non rosica) e aggiungo anche una risatina. Invio Sono le 8.00 e comincio a lavorare. Le 9.00 apro la mail: niente. Le 10.00: niente Devo uscire. Salgo il macchina e penso se mai mi risponderà. Boh Per fortuna la mattina passa veloce, ricevo un invito a pranzo che declino solo perché voglio rientrare a controllare la posta. Rientro, apro la posta e niente. Vabbè io ci ho provato. Gli scrivo una mail guarda che scherzavo eh, nn te la sarai mica presa. Lo sai che ti rispetto. 1 bacio R. Vado a pranzo e mi metto un po’ sul divano. Mi viene da pensare a quel volto insieme a quel corpo. Secondo me, ci stà proprio bene (sorrido) anzi non poteva essere migliore. Certo che a paragone io sono proprio una chiavica. Lei sarà forse 1.75? diciamo che mi guarda dall’alto in basso verso i miei 1.70. Speriamo che questo gioco non finisca. Torno in ufficio, apro nuovamente la mail, ma solo per abitudine, lo sò che non mi ha scritto, e invece, eccola lì, la sua mail…… Mi alzo di scatto, mi allontano guardando il video, mi accendo una sigaretta e guardo il video. Ovvia, che ci sarà mai scritto. Mi avvicino, clicco sulla mail, la mail si apre e io volto lo sguardo (non mi piace giocare a poker, però mi piacciono i gesti.. non sai mai che carta ti è uscita. Qulche volta dovrò giocare). Giro piano lo sguardo e comincio a leggere: a grandi caratteri il numero di un cellulare dopo le 17.00 bacio L. Che ore sono ora? Le 15.00, cazzo… via su.. mi butto a capofitto sulle mie cose cercando di non pensare. Non voglio pensare, non voglio fantasticare, non voglio niente. Alzo la testa e come per magia l’orologio segna le 17,15. Prendo il telefono e compongo il numero. Lei non conosce il mio numero. Suona, uno, due, tre, quattro. Riattacco. Odio essere insistente, riproverò fra 5 minuti. Dopo due minuti suona il cellulare. È lei
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14 anni fa
admin, 75
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Il finto rapimento
IL FINTO RAPIMENTO By Paolo&Martha Cosa c’è di più eccitante di una fantasia da realizzare? Martha mi aveva confessato (o meglio glielo avevo estorto), che un suo sogno erotico era quello di essere presa con la forza da due o più energumeni, che l’avrebbero fatta fare tutto quello che volevano sotto minaccia. Un giorno con un amico fidato, organizziamo un finto rapimento. Una sera di dicembre dell’anno scorso, con la scusa che dovevo andare in un posto a comprare delle cose, con Martha andiamo a Milano. Arrivati nella zona, la faccio scendere e con la scusa che dovevo parcheggiare l’auto, gli dico di cominciare ad entrare in un portone ed attendermi, che sarei arrivato subito. Una volta entrata, due uomini (amici) mascherati, armati di coltello, gli intimano di consegnare la borsetta, poi gli fanno indossare un cappuccio e la trascinano in un appartamento, intimandogli di non aprire bocca altrimenti l’avrebbero sgozzata. Una volta entrati, la bendano e cominciano a tirare fuori i loro grossi attributi, obbligandola a succhiarli. Lei era molto intimorita e li pregava di non farle del male, e cominciò a succhiare il cazzo ai due rapitori. Io entravo piano dalla porta e messomi in un angolo, mi gustavo la scena che era di un eccitazione pazzesca. Quindi la spogliarono e la buttarono di forza sul letto e mentre uno le leccava la figa, l’altro le ficcava il suo cazzo in bocca facendoselo succhiare. Martha erav terrorizzata, ed accondiscendeva a tutto, anche perché ogni tanto gli facevano sentire la lama del coltello sul corpo. Poi la obbligarono a mettersi a pecorina, montandola a turno mentre l’altro si faceva succhiare il cazzo. Ad un certo punto uno si metteva sotto, e facevano metter sopra lei, l’altro, mentre quello sotto la teneva stretta le braccia per non farla muovere, l’altro la inumidiva il buco del culo con la saliva, mentre lei lo pregava di desistere, perché da dietro non l’aveva mai preso e che le avrebbe fatto molto male. Ma questo senza sentire le sue imprecazioni, cominciava a spingere la sua cappella enorme contro lo sfintere del culo, con lei che cominciava ad urlare. Quindi, cercando di tapparle la bocca, insisteva a spingere il suo cazzo enorme che piano piano cominciava ad entrare. Martha emanava delle grida strozzate dalle mani dell’energumeno, mentre il suo cazzo finalmente entrava tutto nel culo. Cominciava a stantuffare dentro e fuori, con Martha che provava dolore, mentre quello sotto cominciava a sbattergli il suo cazzo di circa 22-23 cm nella figa. Poco dopo, il dolore cominciava a diventare piacere, e Martha non gridando più, cominciava ad emanare dei gemiti che sapevano di piacere. L’amplesso durò circa 15-20 minuti, con energetiche chiavate davanti e dietro, che la fecero gridare di piacere più volte, come non aveva mai goduto prima. Quindi, entrambi gli rivolsero i loro cazzi alla faccia, ed a questo punto tirai fuori anche il mio, ed insieme gli sborrammo sul suo corpo. Quindi a questo punto gli togliemmo la benda dagli occhi, e non sembrava affatto sorpresa di vedermi lì con il cazzo fuori insieme agli altri due che l’avevano rombata con furia direi disumana. Dopo, andando via, mi confessò che l’attimo di paura l’aveva avuto fini a quando non aveva cominciato lo stupro, poi aveva immaginato che c’entrassi qualcosa io, ma non aveva il coraggio di pensare a ciò in quanto poteva anche essere che non fosse tutto finto ed aveva avuto paura. Alla fine però mi confessò anche che era stata un esperienza di un eccitazione pazzesca e che aveva avuto paura ma nello stesso tempo godeva come una matta, insomma la fantasia era riuscita alla grande, con grande soddisfazione di tutti, con l’augurio di una prossima fantasia da realizzare.
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14 anni fa
admin, 75
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Stanza albergo
Ero arrivato a Milano per lavoro. Arrivato in albergo prendo la mia chiave ed attendo l'ascensore. Si avvicina una coppia lui circa 65 anni e lei circa 60 anni. Saliamo entrambi al 4° piano. Lei era molto bella ed anche lui. Durante la salita sentii bene che lui disse :scommetto che è bx. Non si sbagliava.Caso volle che le stanze erano difronte. arrivati ci salutammo. Dopo mezz'ora ero sotto la doccia sento bussare, in fretta mi avvolsi l'accapatoio ed aprii. era lui che chiedeva se il televisore funzionava. Provai quello della stanza ed involontariamente l'accappatoio mi cadde. Rimasi nudo. ad un tratto sentii la sua mano sulle mie chiappe ed inizio' a baciarle. Non capivo più nulla era eccitato. Iniziò con le dita ad esplorare il mio buco vergine era bellissimo.Mi invitò nella sua stanza. Sua moglie indossava una vestaglia trasparente e si vedeva tutto.Lui disse a lei come vedi avevo ragione è bx. Ci tuffammo sul letto ed iniziò un bel 69 con lei sotto ed io sopra;il marito mi allargò le chiappe e piano piano infilò il suo cazzo nel mio culo vergine.Sentii un pò di dolore ma poi era solo piacere.Lui si sedette sul letto e mi disse di sedermi su di lui.Mi infilò il suo cazzo di nuovo nel mio culo. e con molta delicatezza sentii i suoi coglioni sbattere sulle natiche(meraviglioso), lei invece continuò davanti a me a farmi il pompino.Lei disse ora basta. Allargò le gambe ed io la penetrai con molta soddisfazione, ed il marito ancora una volta mi infilò il suo cazzo dentro il mio culo e mi riempi di sperma mentre io riempivo la moglie. Alla fine ci facemmo una doccia insieme ed iniziammo da capo. Lui volle prendere il mio cazzo in bocca e poi lo inculai anche io. E' storia vera.
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14 anni fa
baia68,
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Scene da un matrimonio cuckold
Forse il mio raccontare ciò che ho sentito, interesserà taluni, forse pochi non ho foto da mostrare solo emozioni da raccontare. Ma non ho mai puntato sulla quantità :lol: e penso valga comunque la pena raccontare ................... A lungo sono stata combattuta tra l’idea di averlo qui nel nostro letto , il talamo nunziale , e il terrore che il suo solo passaggio potesse essere percepito da chi con noi condivide gli spazi della mia quotidianità, mio figlio mia sorella i nostri amici e persino la collaboratrice domestica. Come se la sua presenza seppure temporanea, ma certamente intensa, potesse lasciare un’impronta indelebile e chiaramente leggibile sul mio corpo, sulle mie cose e perfino nella mia stessa casa. Alla fine però il desiderio di averlo qui, nei miei spazi, nella mia quotidianità, alla presenza del cornuto (maritosottomesso)cui era concessa solo l’aspettativa del ruffiano sevitore e di guardiano del talamo (arrivo di amici inaspettati,telefonate, eventi non calcolabili) un tempo apparentemente suo, ha dominato le mie remore che si sono sciolte all’improvviso come nuvole al sole. Mi sentivo eccitata all’idea di preparargli una cena con le mie stesse mani di viziarlo a tavola, cosi come faccio nella nostra intimità. Mi capita spesso di preparare cene , dalle più formali alle spaghettate inventate su due piedi con quello che trovi in dispensa arricchito di un pizzico di fantasia e di una certa esperienza . Cerco di fare al meglio, sempre, per nutrire il mio narciso esibizionismo (anche in questa pratica) Ma questa volta, tutto doveva essere perfetto ogni cosa al suo posto cornuto incluso. La mattina mi sono fatta accompagnare dal cornuto per l’acquisto del pesce………per la cena e di alcune cosucce d’abbigliamento……. per il dopo cena. Il cornuto mi seguiva trotterellando come un cagnolino scodinzolante e appena intuì per chi e a cosa fossero destinate le “cosucce” , la sua gioia si trasformò in devota ammirazione. Vederlo poi saldare il conto con autentico entusiasmo mi caricò, ove fosse stato necessario, di autentico buon umore . :lol: Alle ventuno, ora concordata, tutto era perfetto la tavola apparecchiata con ricercata cura, naturalmente solo per due! i cibi quasi perfettamente cotti ed il cornuto calato spontaneamente in parte ……… faccia e gestualità da coglione doc. (devo ammettere di non avergli dedicato molto tempo mentre sfaccendavo tra fornelli e stoviglie). Finalmente Lui arriva e paradossalmente la tensione che comunque mi aveva accompagnata per tutta la giornata non c’era più, nessuna traccia mi sentivo benissimo. E al contrario sia il mio uomo che il cornuto mal celavano un leggero imbarazzo. Una bottiglia di prosecco, per il benvenuto e per accompagnare il regalo che gli avevo preparato, ha comunque sciolto ogni apparente indugio. Si! Gli ho regalato un piccolo portachiavi per la sua nuova macchina, dicendogli che cosi mi avrebbe avuta tra le mani più spesso. Dopo qualche controllata effusione ci siamo trasferiti a tavola. Ho preparato spaghetti ai frutti di mare, sapevo che lui gradisce . Il coglione aveva selezionato un bianco per accompagnare le portate, ma il mio uomo (da vero maschio) ha preferito un rosso e così ha dovuto velocemente passando in rassegna i vini, assegnare la scelta ad un Camastra, rosso rubino, Tasca d’Almerita annata 2006, all’olfatto si presenta come frutti di bosco tabacco e pepe nero un delicato sentore di vaniglia e salvia con un accenno di marasca e cioccolato. Perfetto! Il coglione non sa comportarsi da maschio, ma bisogna riconoscergli un eccellente sensibilità nel individuare il vino da servire per un’occasione davvero speciale. Forse intuiva che se avesse tirato fuori un vino di qualità appena inferiore l’avrei scuoiato, magari non subito . Come secondo gli ho preparato un tocco di piccolo pescespada locale,in altre parole pescato con amo e lenza da barche altrettanto piccole e non d’altura, marinato in vino bianco e spezie, poi cotto in forno con pomodorini ed erbette fresche . Al dolce ha pensato lui .... Al resto ho pensato io ..... Su tutto ha vegliato il coglione! Passati in salotto tra il vino e le coccole non ho potuto far a meno di assaggiarlo gustarlo era come se la frenesia di cibarmi di lui mi avesse presa. Il coglione che stava rimestando in cucina, non sentendo più chiaccherarci aveva intuito e si era posto in posizione di controllo vicino all’uscio onde evitare sorprese (arrivi non programmati) o semplicemente per evitare ..... come se qualcuno potesse in qualche modo violare la nostra intimità. Ero pronta a prenderlo e soprattutto ad essere presa nel talamo nella ormai nostra camera da letto. Abbiamo fatto l’amore, non scopato, ci siamo amati a lungo e con sofferenza di un piacere che tutto dona e tutto prende fino all’anima, che sai essere vivo di quel momento e che non sarà mai altro nel tempo che rimane. Abbiamo poi chiaccherato a lungo di noi del nostro amore sapendo che lui, il cornuto, era fuori con i sensi protesi all’eccesso sofferente eppure felice della mia felicità e forse anche di quella del mio uomo ……… Ho immaginato se anche a lui (il cornuto intendo) fosse venuto in mente in quel momento, quando con passione probabilmente eguale lo guardavo, vedendolo come il mio unico uomo! Ma questo pensiero ha acceso il desiderio di darmi ancora e ancora senza limiti senza controllo di emozioni che si manifestavano privandomi di ogni volontà raziocinante. Non ho avuto che occhi per lui che parole per lui che emozioni per lui. Il mio uomo nel “nostro” letto. Ci siamo addormentati cosi abbracciati …..spossati….consapevoli La mattina seguente ero assente apatica pronta alla seppure temporanea ……separazione! Il cornuto che ci aveva servito la colazione ci osservava con curiosa apprensione La gelosia ha comiciato ancora una volta a rodere la sua mente ed io l'ho annusata. Così quando salutando con un gesto il mio uomo, che andava via, e lui mi rispondeva con un bacio accennato lanciato con la mano colgo il suo sguardo (di maritosottomesso): i suoi occhi, sono perduti è disperato. Sono rimasta a pensare a noi maritosottomesso e moglie Padrona Padrona dei suoi sentimenti delle sue emozioni che vivono attraverso me Ero come presa da altra realtà che non è il quotidiano ma che è quello che siamo veramente e che condividiamo in complementarietà assoluta e piano piano spontaneamente ho pensato che cosi come tutto questo ci aveva segnato nell’anima, doveva restare impresso, segnato sulla sua carne il suo dono a me, l’unico vero amore della sua vita. E l’ho segnato Un tatuaggio ……………..è per sempre Ora lui è veramente mio ed io ho lui
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14 anni fa
Redrage,
34/35
Ultima visita: 13 anni fa
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Il mio primo massaggio
Era estate, faceva un caldo tremendo. Non avevo voglia di uscire. Ormai ero rassegnato di restare in casa, come per magia il mio amico mi chiama per invitarmi ad andare in vacanza con lui visto che la sua ragazza lo aveva mollato ed era rimasto solo. Accettai. Con noi c'era anche sua madre con il suo compagno. Raggiungemmo dopo qualche ora una bella villetta. A sorpresa ci raggiunse anche la sorella della madre, una splendida donna sui 40 anni, bassina di statura e infelicemente sposata (disse proprio così). Era molto cordiale e simpatica. Sia io che il mio amico conoscemmo alcune ragazze più o meno coetanee, ma il mio sogno inconfessabile erano ovviamente sua madre e sua zia. Il mio sogno cominciò a prendere forma quando una mattina il mio amico decise di andare a pescare, io per pigrizia e stanchezza, rinunciai ad accompagnarlo. Le occhiate maliziose di sua zia nei miei confronti avevano ulteriormente alimentato i miei sogni erotici, ma il coraggio di farmi avanti mancava, un pò per l'amicizia un pò per timidezza, fino a quando quella stessa mattina proprio lei, la zia, mi chiede di spalmargli la crema solare. Il mio cuore cominciò a battere forte, in casa non c'era nessuno oltre a noi, la madre era già scesa in spiaggia. Lei si sdraiò sul letto, ed io iniziai a spalmarle le crema, prima sedendomi di fianco poi direttamente sulle sue natiche, indossava solo il costume. Si slaccia il reggiseno, per agevolarmi nella manovra poi si gira e con aria maliziosa mi chiede di spalmare il prodotto anche davanti. Io massaggio ma non oso coccarle il seno, sono rosso in volto, imbarazzato, il respiro comincia a diventare pesante, poi prendo coraggio e comincio a passare le mie mani sempre più vicino al seno, lo accarezzo dolcemente, non protesta e mi guarda sorridendo, vado avanti, ora non può non notare la mia erezione, ma il mio imbarazzo la eccita di più, non fa niente per coinvolgermi direttamente ma i sui occhi parlano. Ora vuole che le unga anche le cosce, mi metto di nuovo di lato, mi appoggio a lei perchè senta quanto sono eccitato, le mie mani scendono fino ai suoi piedi, senza perdre nemmeno un centimetro della sua pelle, poi risalgo, mi avvicino alla fica, passo le dita vicino al suo sesso, lei miguarda e sorride, anche lei è rossa in viso, è visibilmente eccitata, ora oso, sposto le mutandine ed appoggio le dita sul suo sesso ormai umido, è un fiume, lei mi cinge la testa e mi spinge la faccia verso il suo sesso, sposto meglio i suoi slip e comincio a leccarla, bevo i suoi umori e lecco come un pazzo, sento i suoi mugolii di piacere, non molla la presa della mia testa e mi spinge freneticamente veso di lei quasi come se avesse paura che mi staccassi, lecco salgo con la lingua fino al suo seno, al suo collo, la bacio sulle labbra con passione, ora le sue mani cercano il mi cazzo, mi spinge sul letto, mi lecca sul petto e scende rapidamente fino ad inghiottire il mio cazzo, lo lecca in tutta la sua lunghezza, continua a guardarmi, lo bacia dolcemente per poi farlo sparire tutto nella sua bocca, non resisto e quasi subito le inondo il viso di sperma, fa di tutto per berlo, esplodo in un piacere che ancora oggi ricordo, intenso e prolungato. Scopiamo tutta la mattina, fino a quando non sentiamo qualcuno che cerca di aprire la porta di casa, è sua sorella (la madre del mio amico) la guarda dicendole: è proprio bravo a fare i massaggi, ti consiglio di provare.
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14 anni fa
piorossi2010,
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Per la mia cagna
Sei la ragazza che da alcuni mesi mi consegna la spesa. Avrai più o meno 25 anni, io almeno 20 di più. "Ho visto come mi guardi......se vuoi diventare la mia cagna torna qui stasera alle sette. Vestiti con soprabito, camicia, gonna, autoreggenti e le scarpe col tacco più alto che hai, ma sotto gli abiti non indossare nulla. A stasera." I miei profondi occhi verdi ti hanno lanciato una gelida occhiata famelica, immaginandoti nuda sotto gli abiti. E' durato un attimo, poi ti ho aperto la porta di casa, e l'ho richiusa alle tue spalle. Mancano 5 minuti alle 19, quando suoni alla porta, sei così prevedibile! E così eccitante. Ti apro. Sono elegantissima, indosso anche guanti da sera. Tu mi sorridi un po'imbarazzata, mentre ti faccio segno d'entrare e richiudo la porta alle tue spalle. Ecco ora sei mia. Sfili il soprabito, lo appendi dove ti faccio segno e ritorni dinnanzi a me in attesa. Le braccia abbandonate lungo i fianchi. Mi hai ubbidito, indossi una elegante camicetta di seta bianca una bella gonna, e tacchi vertiginosi di scarpe nere di vernice. Sei proprio una brava cagnetta ubbidiente. Mi sa che hai l'indole giusta. Ed io un vero sesto senso a riguardo. Ti guardo dritta negli occhi, mentre afferrando i lembi della camicia, tiro prepotente, aprendola in modo sfrontato, solo perché i tuoi seni nudi, esplodano liberi. La scendo un po' dalle spalle, perché non ti copra più durante la serata, ed allaccio i lembi dietro alla tua schiena nuda. Avvicinandomi molto al tuo viso. Sei bellissima, alta, slanciata, piccole belle tettine all'insù, ben predisposta, ai miei occhi incantevole. I tuoi capezzoli eccitati dalla ruvida pretesa, trionfano eretti sulle tue mammelle, che palpo sfacciatamente. Il tuo volto stordito si lascia andare alla voluttuosa pretesa, increspi il respiro eccitata. Senza darti tempo per lasciarti andare alle emozioni che ti provoco, ti ordino di sfilarti la gonna. Succube esegui. Un pube, ben rasato a triangolo, mi guarda invitante. Lo tasto, premendolo, sfacciatamente. Senza rendertene conto, ti mordi il labbro inferiore. Gioco un poco cercando tra il pelo le tue grandi labbra, fino ad aprirle, per osservare il tuo clitoride. Ispezionata, ancora quasi sulla porta, mi lasci fare, timorosa, desiderosa solo ti trovi sufficentemente gradevole, per farti diventare la mia cagna. Premo forte pollice ed indice stringendo la clito ben sapendo che ti piacerà. Provi a contenerti, mentre un brivido di piacere, scuote il tuo corpo e ti fa desiderare che quell'attimo non passi mai. Ti ordino di girarti e di mostrarmi il resto del tuo corpo. Il tuo lato b è piuttosto interessante. Mi domando che effetto ti fa stare praticamente nuda di fronte ai miei occhi, come se non immaginassi che questo eccita la puttana che è in te, che dovrebbe vergognarsene, ma nel tuo caso so bene non è così. Accarezzo la tua schiena, scorrendo giù più giù fino a palpare le tue natiche. Palpata increspi di nuovo il respiro.....la tua natura licenziosa è difficile da trattenere. "Aprile" ti ordino. Tu immediatamente, allarghi i piedi, e con le mani, divarichi le natiche permettendo che prenda possesso della tua carne come più mi piace..... ubbidiente, sedotta dal mio prendere contatto con il tuo sensuale corpo, le tieni ben divaricate perchè possa prendere possesso della tua imtimità, con gli occhi, con lo sguardo, con le dita, con oggetti, in qualunque modo ti possa far sentire che sei la mia cagna. Ti ordino di girarti e fare lo stesso con le grandi labbra. Tu esegui, soggiogata, apri le grandi labbra, quasi contemporaneamente in modo inconsapevole, reclini il capo all'indietro offendoti tutta, perchè ti prenda... Sei sufficentemente bella per aspirare a poter divenire la mia cagna. Veramente lo sei anche di più. Ma non te lo dirò. Non ti darò mai una simile soddisfazione, penso. Mi chino a leccarti il capezzolo, mentre tu rimani senza muoverti nella stessa posizione, ubbidiente fino all'inverosimile, esposta ed eccitata nel venire usata. Con le grandi labbra tenute ben aperte dalle tue stesse mani e la bocca di una sconosciuta che ti assaggia i capezzoli turgidi. Sei una gran puttana che pur di servire una sua possibile padrona farebbe di tutto. Di tutto. Bene. La mia lingua fa un buon lavoro su di te, sul tuo capezzolo, tanto è vero che ti sento respirare affannosamente. Guaire quasi senza ritegno. Le dita guantate della mia mano ti accarezzano le tue grandi labbra. La tua eccitazione incalza. "Allora è vero che aspiri a divenire la mia cagna" ti incalzo sussurrandoti nell'orecchio, "Si mio signore" rispondi prontamente soggiogata. E' un attimo. Prendendo da sopra al mobile dell'ingresso il frustino. Il mio scudiscio ferisce il tuo grembo e tu hai un attimo di smarrimento...."Non sono ancora il tuo Padrone , rispondi solo si, Signore"replico seccato. "Chiedo scusa, Signore". Rispondi senza mutare la tua posizione, con la mia saliva che ancora bagnata riluce sul tuo capezzolo. "Sei una sgualdrina, senza ritegno". "Mi auguro che questo vi piaccia, Signore". Il mio frustino ferisce ancora il tuo grembo. "Non ti ho autorizzata a parlare" ed aggiungo "Seguimi". Mi avvio verso la sala da pranzo della mia casa. Faccio tre passi, e mi volto. Nuda stai camminando in piedi, alle mie spalle. Le tue piccole mammelle rotonde sobbalzano ad ogni passo. Bruscamente ti arresti. La mia frusta si abbatte sul tuo fianco. La pelle ti brucia. "Non mi risulta che le cagne camminino in questo modo, mi risulta che le cagne camminino a quattro zampe" ringhio. velocemente ti metti carponi, blaterando le tue scuse, ed un mia Signora, di troppo. Questa volta il mio scudiscio ti brucia la schiena, e ripeto "Non sono ancora iltua Signotuo padrone". Camminando a 4 zampe, seminuda, con le mammelle che oscillano in quella posizione allungate come fossi una vacca, e le autoreggenti che mi accarezzano lo sguardo mi segui nella sala da pranzo, che poi è tutt'uno col salotto. Ti faccio fermare sul tappeto, devi allungare e strisciare le braccia in avanti il più possibile, che così inginocchiata i tuoi duri capezzoli sfiorino il tappeto, mentre le tue natiche ben esposte rimangono ad allietare il mio sguardo. Il mio frustino saetta nell'aria, e crudele morde le tue natiche alcune volte. Tu muguli appena dopo ogni colpo, come farebbe una buona cagna. "Ora conta i colpi a voce alta" ti dico. E tu cominci. Tre, quattro, cinque.....qualcuno ti ferisce sulle reni, altri mordono la piena rotondità delle tue natiche, undici, dodici, tredici.....qualcuno si spinge sulla tua schiena, ventuno, ventidue, ora ti senti mordere dallo scudiscio, dietro alle coscie....trentacinque......trentasei....la tua voce è quasi rotta dal pianto.....ma orgogliosa resisti,quarantetre, tutto dietro ti brucia, e la sensazione di calore ti pervade, quarantesei, ora il mio dito privo di guanto, divarica le tue grandi labbra, quarantasette, ed entra nella tua fica, che è tutta bagnata, quarantotto. Sei così eccitata che posso entrarci con due dita. Quarantanove. E mi piace, che ti ecciti quando ti umilio.......Cinquanta. Sei tutta sudata, accaldata e le mie dita oscillano nella tua carne vogliosa, ti chiamo puttana....."Si mia Signore, tutto ciò che desiderate..." Senti la mia mano afferrare i tuoi capelli, e sollevare la tua testa, "Non parlare, non me hai il diritto. Puoi parlare solo quando te lo concedo". Ti sussurro ad un centimetro dalle labbra, continuando a tirarti i capelli. Non dici nulla. Mi guardi muta, ed il tuo sgardo è implorante, so che vorresti dirmi di nuovo che sono la tua Signora, e che faresti di tutto pur di compiacermi.....ma non c'è alcun bisogno che tu me lo dica, poichè è normale che sia così, aspirando a divenire la mia cagna. Inaspettatamente, la mia lingua apre le tue labbra, e dolcemente si arrotola alla tua. E' il mio modo di ringraziarti poichè ti trovo perfetta. Mentre continuo a baciarti, ti stuzzico i capezzoli, premendoli con forza. Questo gesto ti prostra lo avverto. E lo trovo magnifico. Adoro tu non sappia resistere ad una buona strizzata di capezzoli. Il tuo corpo si fa un po' indietro, poichè lo stimolo è piuttosto forte. Allora te li pinzo con due mollette che te li tengono ben serrati. Accarezzo la tua schiena, sulla nuda pelle, e ti dico di seguirmi. Carponi, lo fai, muta vieni dietro di me, in cucina. Ti espongo in ginocchio sul tavolo della cucina, con il corpo un po' piegato all'indietro, e le tue mani, che tengono le tue caviglie, il volto girato all'indietro, senza che tu possa vedere quello che faccio. Mi senti armeggiare nella stanza per diverso tempo. Il tuo corpo nudo, ed esposto è molto eccitante. La tua immobilità e la tua ubbidienza eccellenti. I tuoi perversi capezzoli serrati nelle perfide mollette invitanti......senti le mie dita liberarli e me ne sei grata, sentendoli indolenziti. Poi la mia bocca te li succhia. Li ciuccia voluttuosa, amplificando le sensazioni per via delle mollette portate in precedenza, e sento i tuoi succhi bagnarmi il dorso della mano, sotto le tue grandi labbra. Allora entro dentro la tua vagina con un grosso e lungo zucchino e ti ascolto sospirare ed eccitarti, come fossi una cagna in calore. La mia mano destra accarezza la tua nuca, la mia bocca morde i tuoi capezzoli, e la tua figa, serra lo zucchino ingorda, desiderosa solo di compiacermi. "Sei una gran troia....scommetto che vorresti ti riempissi in tutti i buchi....." Il tuo viso, accenna ad un rapido si. Invece, ti spingo la zucchina ben dentro, e ti dico di servirmi così a tavola, la cena nell'altra stanza. Scossa ed eccitata, scendi dalla tavola, tentando di ricomporti. Ad un cenno indossi un ridicolo grembiulino che appena ti copre la vulva. Quando ti dò il permesso, cominci a portarmi i vassoi che trovi pronti e ben allineati sulla tavola. Tra una portata e l'altra all'inizio ti lascio attendere in piedi alla mia destra. POI ti voglio carponi sulle mie coscie, di traverso. Slego il ridicolo grembiulino, perchè ti voglio ben nuda, mia dolce Puttana,e mi diverto a stuzzicarti il bel corpo nudo, sottomesso ed offerto alla lussuria della tua possibile padrona; stuzzicandoti le mammelle, accarezzando le tue natiche, ed oscillando le mie dita entrando nel tuo sfintere anale. Gioco con te, con il tuo corpo, con la tua eccitazione, solo per il mio perverso piacere, ascoltando il tuo respiro farsi concitato, la tua eccitazione non governabile, usata in quel modo indegno, senza neppure che tu riesca a capire bene come possa fare ad eccitarti così tanto! Mi diverto a spingerti nel retto una carota, riempiendo anche la tua seconda via. Metto la tua ciotola d'argento a terra, tra i miei piedi, e mentre mangi la tua cena carponi, tra le mie gambe, mi eccito stringendoti i capezzoli con le dita dei miei piedi, e spingendo sempre più a fondo carota e zucchino che hai piantati nell'ano e nella figa. Sei magnifica. Finisci di mangiare leccando ben bene le ciotole. Ti sollevo e senza toglierti nulla, ti siedo sul tavolo, aprendoti bene le coscie, e mi butto, a leccarti voluttuosa il clitoride, fino a quando ti sento esplodere in un prepotente orgasmo, prima del quale, ti concedo di parlare, e tu me lo dedichi, dichiarandoti completamente mia. Accetto di divenire la tua Signora, tornando a baciarti con la lingua, subito dopo il tuo fantastico orgasmo, e poichè ora sei definitivamente mia, decido di depilarti completamente la vulva. Lo faccio lì dove sei, seduta sul tavolo con le verdure ancora piantate nel tuo superbo corpo, tenuta sdraiata, con le gambe ben aperte. La schiuma si mescola ai pochi peli, e poi ti rado, fino a sentirti a fine lavoro, morbida, liscia , vellutata. So che prima o poi, qui, su questo triangolo di pelle, avrai un bel tatuaggio con scritto "Cagna ", ma ogni cosa a suo tempo...... "D'ora in poi sarai solo MIA" Ti sussurro all'orecchio. Apro un cassetto, e ne traggo un rosso collare. Tu arrossisci ed i tuoi occhi brillano. Te lo indosso, privandoti completamente dei vestiti, soffermandomi ed accarezzarti dolcemente il corpo nudo. Mi soffermo sul tuo pube ora completamente glabro, incantevole ai miei occhi. "Sei mia, la mia incantevole troia". E tu premurosa mi confermi con un filo di voce"Sono la vostra cagna, mio Signore" Aggancio Il mio scudiscio al tuo collare, poichè sarà anche il tuo guinzaglio. Ti faccio sfilare Zucchino e carota, ma non le pinzette ai capezzoli e tenendoti al guinzaglio, con te che sospingo a camminare a 4 zampe, mi avvio alla mia stanza da letto. Lego il guinzaglio al piede del letto, e ti faccio adagiare su di un materassino lì sotto. Ti bacio le labbra, augurandoti la buonanotte, e continuando ad accarezzarti la schiena nuda mi addormento nel mio letto.
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14 anni fa
arturoma,
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Ultima visita: 10 anni fa
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To be or not to be
Mi vesto stremato da questa notte di sesso: pur essendomi riposato diverse ore, sento che le gambe tremano ancora. Col tempo, la resistenza fisica, è scemata e i tempi di recupero si sono inevitabilmente allungati; torno a pensare a noi due e mi rendo conto che, è la prima volta che riesco a stare fuori tanto tempo insieme con te. Gli slip salgono a coprire le mie nudità stanche: il membro, completamente appagato, si rifugia tranquillamente nella sua posizione naturale, la destra. Lancio un’occhiata tronfia a questo compagno così appagante per il mio ego di maschio: da lui passano gioia o malumori irrazionali. I calzoni salgono a coprire gli slip neri. La prima luce del giorno mi aiuta a guardare la mia giovane amante semi avvolta dalle lenzuola ancora intrise dei nostri umori. “ Devo ricordarmi di comprare altre lenzuola nere”Penso: mentre, indecentemente soppeso mentalmente i glutei rimasti scoperti. Sono perfetti, o almeno a me paiono così. Già… chissà perché, quando sei nel periodo dell’innamoramento, vedi solo i lati positivi delle persone… Torno a seguire le linee del giovane corpo, che sdraiato in modo fetale si lascia godere involontariamente. “ Porterà un trentasette di scarpe” Questo pensiero nasce spontaneo, mentre, guardo stupito il tacco a spillo, nero, che inerte arreda il letto come un trofeo a ricordo del fatto compiuto. “Come cazzo ha fatto a finire li”…sorrido e, soprattutto, “come diavolo fa a camminarci sopra”? Guardo le cosce abbronzate, perfettamente curate. Istintivamente, analizzo tutto di lei: rubando, forse, l’unico momento in cui lei, è veramente lei, senza trucchi ne inganni. “Certo, che stanotte mi ha fatto morire” rifletto, tornando con lo sguardo ad ammirare le natiche. “ Sembra una pesca, una splendida pesca da cogliere, da gustare piano, per assimilare la sua giovinezza e inebriarsi dei suoi profumi”… Mi sposto dall’altra parte del letto per vedere il viso. Il cuscino, nasconde maliziosamente i seni, ma io li ricordo benissimo: con la mente torno alla notte passata, per ricordarmi del piacere provato, mentre, li baciavo e stringevo possessivamente. Che bello essere giovani. Che sensazione stupenda sentirsi giovani… I pensieri volano liberi. “Sembra una bambina, mentre dorme: è una ragazzina confronto a me”… “Ma da chi avrà preso quel colore grigio degli occhi?” In realtà, anche se non vorrei saperlo, so benissimo da chi ha preso quel colore… I capelli lunghi, nero corvino, scomposti, coprono in parte il collo esile e lungo: mi viene in mente una tela dipinta da Modigliani. M’ avvicino al viso per assicurami che sia ancora viva, sembra che non respira…un attimo di panico! “Come farò a spiegare alla gente che stava con me? “Chi riuscirà a perdonarmi per questo connubio sbagliato? Sono tranquillizzato da un suo movimento improvviso che libera il seno sinistro dalle lenzuola, lo guardo con cupidigia “ Non mi ricordavo avesse un’areola così larga: stanotte, stringendole il seno, mi sono accorto che ha una ghiandola gonfia sul seno destro”… “Ehi, ma che cazzo di pensieri faccio, non sono mica il suo dottore o suo padre…” “Il padre no, ma il migliore amico del padre, si…” “Che ipocrita che sono…” “Troppo bello sentirsi un semi Dio: un Adone dei tempi perduti. Troppo bello che lei fosse la mia Afrodite…” Torno a scrutare il viso: mi soffermo sulle labbra carnose, sensualmente piene. Con il pensiero torno a stanotte, ricordo quanta delizia hanno provocato al mio socio che sta riposando sotto i calzoni. Non sono stato certo io ad impararle l’arte oratoria: è giovane la mia piccola ribelle, ma, non ha perso tempo. Una fitta di gelosia cretina, s’insinua nella mente “ chi è il fortunato che l’ha fatta crescere portandola alla maturazione?” Barbara, si sta svegliando… Apre gli occhi, sembrano quelli di una cerbiatta, si stira e mi tira il cuscino addosso, facendomi il broncio scherzoso. - Stavi scappando da me? Non posso dirle che io ci starei una vita con lei; - Scappavo più da me, che da te…lo sapevi che questa storia doveva finire… - Lo dici sempre dopo che abbiamo fatto all’amore, mai prima… La parola “ Amore” che esce dalle sue labbra, mi terrorizza e m’affascina nello stesso tempo. Quanto è ingenua nel suo parlare, non s’accorge del tempo che ci divide? - E non dire che sono troppo giovane per te! Sono le solite cazzate dei rincoglioniti che muoiono d’invidia nei confronti dei fortunati. Come sarebbe facile chiudere gli occhi e fare finta di niente… - Quando parli, cerca di farti capire: con il tuo linguaggio da ragazzina, faccio fatica a seguirti; è come quando mi mandi gli sms, sono indecifrabili. Non risponde: mi guarda stizzita. Allaccio la camicia e la infilo sotto i calzoni, la cintura nera, di cuoio, stringe forte, non è quella stretta, che mi fa male, è quello che dovrò dire: raccolgo il rolex daytona rimettendolo al poso. Vado allo specchio. Cerco le parole giuste, ma non esistono frasi fatte in certi momenti, quando, si devono dire cose che non vorresti mai pronunciare: pettino i capelli brizzolati prendendo tempo, l’anello colore giallo che porto al dito sinistro, è una pugnalata al mio tentennamento. Non la guardo: non ho il coraggio di affrontare questa ragazzina innamorata guardandola negli occhi; - Domani parto per qualche mese, quando torno, voglio che mi guardi come il vecchio amico di tuo padre, com’è giusto che sia e non accetto discussioni! Non mi giro: sento il peso del silenzio, poi singhiozzi; - Perché… Non c’è un perché. Devo ferirla, se voglio perderla per davvero; - Mi scopo un'altra: è stato un bel periodo, questo passato insieme, ma adesso, è ora che tu torni a giocare con le tue bambole. Si veste in fretta, mi guarda infuriata, gli occhi minacciano nel silenzio, ” Dio, quanto è bella” - Sei proprio uno stronzo bastardo! Che cazzo ci ho trovato in un vecchio come te… Continuo a pettinarmi senza girarmi; - Non ti voglio più vedere: vaffanvculo tu e tutti quelli come te! La porta sbatte violentemente: una folata di vento apparente, si crea, arrivandomi alla schiena, aria fredda di quest’inizio d’inverno. Continuo a pettinarmi, ma, alla fine, dovrò staccarmi dallo specchio per tornare a vivere… Grazie per l’attimo fuggente che mi hai donato. Ti ho dato quello che potevo… Mi odierai per quello che sono stato….
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14 anni fa
fantasypervoi,
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Ultima visita: 12 anni fa
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Sentirmi donna
Dopo un matrimonio regolare e tranquillo, cresciuti i miei figli, a 45 anni comincio a pensare mia moglie che scopa con altri uomini ed io travestito da donna che lo prendo in bocca e in culo da un trans nero con un cazzo da paura. Questi pensieri diventano sempre più frequenti e durante le masturbazioni o il sesso con mia moglie non riesco a venire se non penso a queste scene. Così un giorno mentre navigo su internet capito su un sito di travestiti e preso dalla curiosità mi iscrivo e vedo tanti travestiti che sono donne stupende. Cresce sempre più in me il desiderio di provare a travestirmi per vedere come sarei da donna. E così navigando su internet mi procuro tutto il necessario per l'abbigliamento sexy femminile che prudentemente faccio arrivare al mio ufficio per non insospettire mia moglie. E così un sabato sera che la mia consorte era a cena fuori con le amiche per fare compere e i miei figli con amici fino a tarda notte, approfittai per provare gli indumenti che avevo ordinato. Ero pieno di frenesia e ardevo dalla voglia di vedermi una donna. Mi ero già depilato tutto. Mi truccai con i trucchi di mia moglie, mascara, fondotinta, rossetto sulle labbra e smalto rosso sulle unghie delle mani e dei piedi. Poi indossai un corsetto rosa e nero con trasparenze e reggicalze, calze nere con riga dietro che rende più sexy e arrapante, scarpe rosse decoltè con tacchi 10 cm., perizoma coordinato con il corsetto....mi guardo allo specchio e vedo.... una gran figa!!! Non credevo di essere così boooona!! Il mio cazzo cresce a dismisura. Tutti i miei venti centimetri si ingrossano e pulsano, i miei sensi sono tutti in tensione. Ho una gran voglia di cazzo, di prenderne in bocca e nel culo.....ma come fare? Il seguito alle prossime puntate, non perdetele che sono esplosive!!!
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14 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 12 ore fa -
Dedicato ad eva
eva donna molto bella dentro e super sexy e trasgessiva fuori............................................. sono il marito di eva e vi vado a confessare l emozioni successe pochi giorni fa ..........................che mi ha fatto portare ad un incontro a tre io lei ed un altro.............vi racconto dopo una serata molto bella a base di alcool e discorsi sul sesso ci siamo incamminati con l auto verso luoghi dove sapevamo di trovare persone dedicate al sesso (carparking)gay, trav, singoli e coppie..........durante il tragitto splendide toccatine al volo, io che le strizzavo le tette e gli toccavo la passera tutta bagnata e lei che me lo spompinava bene bene.............super eccitati arriviamo li e troviamo subito qualche auto ferma................ci fermiamo e si avvicina subito un auto....................si ferma.........scendo e vado a vedere ....trovo' un ragazzo bisessuale... giovane....educato e gli propongo subito se voleva farsi spompinare dalla mia donna mentre glielo davo alla pecorina...............accetto subito e da li ci spostammo su di una piazzola di sosta poco piu' avanti.........scesi dall ' auto e insieme al ragazzo ci mettemmo vicini allo sportello di dietro dell auto....... aprii la porta e trovammo eva senza pantaloni pronta a succhiare i nostri due uccelli .............mi prese subito il mio in bocca mentre con l altra mano tirava una sega al ragazzo............e poi viceversa............una volta pronti le girai da dietro e io incominciai a scoparmela nella figa alla pecora .....mentre lei da brava troia lo prendeva in bocca dal ragazzo...........godevamo tutt' e tre come pazzi...............ma lei gemeva come nn aveva mai fatto prima...............dopo un po la innondai nella figa di sperma..........poi arrivo' lei...................e infine arrivo' il ragazzo...........................spettacolare serata da nn dimenticare.........molto forte per me ma bellla veramente.......da rifare........ci scambiammo i numeri con il ragazzo e ......poi baci bacini............ce ne andammo via tutti sgorganti di goduria intensa........................................................
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1
14 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 12 ore fa -
Prima che la candela si consumi...
Quella sera Sonia aveva voglia di giochi particolari... la candela che aveva preparato sul comodino non lasciava dubbi su questo. Altre volte avevamo fatto giochi usando una candela e lasciando cadere un po' di cera calda sui nostri corpi. Non è una cosa che fa male, contrariamente a quanto si potrebbe pensare se uno non l'ha mai provato. Si avverte un leggero bruciore per un paio di secondi, ma poi la cera si fredda subito e si solidifica sulla pelle. I miei sospetti erano fondati. Dopo esserci spogliati lei mi chiede: "ti va di fare un giochino nuovo stasera?". Io ovviamente non seppi dirle di no, anzi... non vedevo l'ora di vedere cosa aveva in mente. Mi fece mettere a quattro zampe sul letto, con i gomiti appoggiati in mododa tenere il mio sedere ben in vista e mi fece allargare leggermente le gambe. Io ero letteralmente confuso... non riuscivo a capire quali sarebbero state esattamente le sue intenzioni, anche se immaginavo che avrebbe voluto far cadere la cera sul mio sedere o sulla schiena, come avevo fatto io a lei alcune volte in precedenza. Sentii invece qualcosa di morbido insinuarsi fra le mie natiche... la sua lingua stava facendosi strada fino a raggiungere il mio buchetto. Ero come in estasi. Altre volte mi aveva leccato li e la cosa mi faceva davvero impazzire! Dopo avermi leccato per 5 minuti abbondanti, cominciò a spingere dolcemente con un dito per farlo entrare dentro e continuando a leccare per inumidire la zona. Non appena mi fui abituato alla presenza del suo dito, mi rilassai e lo sentii scivolare dentro. La sensazione era piacevolissima. Io ero sempre piu' rilassato e pronto ad accogliere anche il secondo dito che lei nel frattempo aveva iniziato a spingere dentro. Ero completamente sotto il suo controllo... non perchè mi stesse costringendo con la forza, anzi... sarei stato liberissimo di interrompere il gioco quando volevo. Riusciva però a controllarmi psicologicamente, facendomi sentire sottomesso alla sua volontà. Mentre mi ero ormai abituato anche al secondo dito, lei mi disse di continuare a rilassarmi, mi passò la candela e mi chiese di ciucciarla come avrebbe fatto una vera zoccola. Io ero eccitatissimo e la presi subito in bocca. Era una bella candela di 3-4 cm di diametro e almeno 30-35 cm di lunghezza. In quel momento realizzai il motivo di tanta preparazione: di li a poco avrei dovuto accogliere la candela nel mio culetto. Mi chiese infatti di ridarle la candela e mi rassicurò sul fatto che non mi avrebbe fatto alcun male, se mi fossi rilassato come avevo fatto fino a quel momento. Io mi sentivo ormai completamente sottomesso e non opposi alcuna resistenza quando sentii la candela che veniva appoggiata e spinta dentro di me. Entro' per almeno 10 cm. Mi ritrovavo quindi a 4 zampe con la candela piantata dentro di me, ma il vero gioco sarebbe iniziato di li a poco.... Sonia accese la candela mettendosi poi davanti a me in modo che avessi la faccia esattamente davanti alla sua figa: "quello che devi fare è molto semplice. Adesso inizierai a leccarmela, come fai sempre, ma con l'unica differenza che io non spengerò la candela fino a quando non sarò arrivata all'orgasmo. Puoi usare la lingua o le dita, non mi importa, ma voglio godere!". Una sensazione mista fra brivido ed eccitazione invase immediatamente il mio corpo! Se lei non fosse venuta, non solo mi sarei bruciato fisicamente, ma il pensiero di non essere stato in grado di soddisfarla avrebbe bruciato anche dentro di me. Mi misi subito all'opera, usando la mia lingua come meglio sapevo. In certi momenti la leccavo dolcemente, soprattutto per farla bagnare, mentre in altri succhiavo dolcemente il clitoride per stimolarla. Le mie dita la stavano esplorando in tutti i modi possibili: bagnandomi un dito con i suoi umori, lo lubrificai abbastanza da farlo entrare nel suo culetto e questo la mandava in estasi. La candela ovviamente non era stata pensata per caso: di tanto in tanto sentivo una goccia di cera calda cadere alla base del mio ano e dei miei testicoli e questo mi provocava sia un lieve dolorino, sia mi faceva ricordare quello che mi sarebbe successo se lei non fosse venuta... Continuando a succhiare il clitoride, con le dita le stimolavo il punto G e lei sembrava ormai avviarsi verso la via del paradiso. Lasciai perdere il suo culetto e mi concentrai esclusivamente sulla figa ormai fradicia, continuando a leccare a succhiare con tutta la mia passione. Sentivo che stava per venire: il suo respiro era sempre piu' intenso, i suoi umori sempre piu' abbondanti ed iniziava a dimenarsi a piu' non posso. Finalmente sentii il suo grido di piacere, che durò per una decina di secondi, mentre le sue cosce stringevano il mio viso completamente fradicio dai suoi umori. Si rilassò per almeno un minuto, incurante della candela che continuava a consumarsi (ma ne mancava ancora un po') ed io la guardavo soddisfatto. Io rimasi ancora nella mia posizione, mentre lei si alzò e spense la candela sfilandola poi piano piano. Mi fece sdraiare sul letto e venne anche lei a sdraiarsi al mio fianco. Guardandomi negli occhi mi disse: "sei stato fantastico! Sapevo che non mi avresti delusa, mi hai veramente fatta godere tantissimo! Ah... ed ho visto come gemevi e godevi quando ti ho infilato le dita e la candela... credo che faremo molti altri giochi con il tuo culetto!".
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14 anni fa
bmolko,
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Costretto ad una inattesa degustazione
Quella sera io e Sonia (il nome vero è un altro, non si sa mai...) eravamo a casa mia, in camera, e stavamo facendo sesso. Eravamo ancora ai preliminari o quasi. In quel momento lei era sdraiata sul letto, con la testa sul cuscino, ed io le ero salito sopra a cavalcioni, tenendo il mio cazzo vicino alla sua bocca e lei lo stava succhiando con la sua solita maestria. Mi facevano sempre impazzire i suoi pompini... si sentiva che lo succhiava con gusto e non solo per far piacere a me. Ad un certo punto mi disse di spostarmi un pochino piu' indietro, perchè voleva continuare a darmi piacere mettendolo fra le sue grandi e morbidi tette ed io non me lo feci dire due volte! Lo massaggiava in maniera esemplare, ogni tanto dando qualche colpettino con la lingua alla punta della cappella. Io ero ormai in estasi... aveva lavorato veramente bene di bocca ed ora con le sue tette... stavo per esplodere di piacere! Lei dette gli ultimi colpettini con la lingua, ed io pensai che volesse accogliere in bocca tutto il mio caldo nettare, ma inizio' a piegare la testa indietro come se volesse evitare proprio questa cosa. Di li a poco le venni sul seno e sul collo. Un'abbondante sborrata calda la stava ricoprendo. Io ero stremato di piacere, ma lei mi guardò come se il gioco stesse per cominciare. "Ti prendo un paio di fazzoletti per pulirti?", le dissi. "No" - mi rispose con decisione lei - "sai, a me piace tantissimo quando mi vieni in bocca e questa volta voglio che anche tu provi esattamente quello che provo io!". "In che senso?" - le chiesi io. "La vedi tutta questa sborra? Bene... tu adesso con la lingua la ripulisci tutta, senza lasciare nemmeno una goccia e voglio che la mandi giù tutta!". Li per li rimasi un po' spiazzato.... non avevo mai assaggiato il mio sperma prima d'ora, ma poi pensai che se era quello che lei voleva, io non l'avrei assolutamente delusa. Inizia a leccare tutto, sotto gli occhi sorpresi di lei. La mia lingua scorreva fra i suoi seni, raccogliendo ogni goccia del mio piacere e portandolo dentro la mia bocca. Completato il mio lavoro, alzo gli occhi e la trovo ancora li con la faccia stupita che mi guarda a bocca aperta. Senza dirle niente mi avvicino e le do un lunghissimo bacio sulla bocca, durante il quale ci scambiamo parte del mio piacere fra noi. Dopo il bacio la guardo negli occhi e le dico: "quando ti va... voglio rifarlo!".
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14 anni fa
bmolko,
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Ultima visita: 12 anni fa
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NOTTI PASSATE AD IMMAGINARTI......DIETRO A QUEL COMPURT
Nottambuli di sospiri e stimoli estremi,ad affondare quei meccanismi ideali,per scatenare l'inferno delle percezioni,assonanze affini alle nostre perversioni.Emozioni fluenti da un'alchimia,di sensazioni che si combinano perfettamente,con la bramosia che si alimenta la voglia,di suscitare la mente ed il corpo.......in simbiosi.Alla fine? Cosa è rimasto di quella maratona dei sensi?Un monitor? Vuoto che fissi ancora scosso.Dall'ebbrezza e dai bruciori delle tue parti eccitate,un piacere che si è spento con un clic di mouse.Hai volato con la fantasia,fluttando in volata vertiginosa....eppure...alla finele tue mani non accarezzano una pelle accaldata dalle parole,non avvertonoil battito di un cuore impazzito dalle emozioni,la luce dei tuoi occhi non si placa osservandoun corpo ansante.Alla fine.....Ti desti davanti alla tua immagine riflessa nello schermo nero,cercando di rivivere le sue sensazioniancora attive...dentro di te...... deluso,resti col desiderio insufficiente a lenire il tuo impetoche vorrebbe,lentamente,assorbire il tepore del suo corpo......che non c'è.CON SENTIMENTOCIPCIOPLOVE
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14 anni fa
cipcioplove,
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Un messaggio ricevuto alle 3 di notte
UN MESSAGGIO RICEVUTO ALLE 3 DI UNA CERTA NOTTE: ...allargo le cosce. Distesa sulla schiena, con indosso null'altro che un lenzuolo azzurro. Non sono un'esile figura nella notte, io sono carne e come carne brucio nel fuoco del pensiero di te. Ti immagino in bagno..mentre ti spogli degli abiti del giorno..lo fai lentamente, perchè anche da solo non puoi che essere eroticamente lento. Il bacino inizia a muoversi, il mio. Il pensiero acuisce pulsazioni tra le grandi labbra..potrei allungare una mano e farla finita presto, ma sono una donna che non ha fretta. Sei nudo. Conosco il tuo corpo ormai. Asciutto e armonioso, come un Ninfo dei dipinti. Ti siedi, ti prendi in mano e cominci a muoverla..sue giù, come una danza. I fremiti si accentuano..ora ho bisogno di sentire qualcosa entrare...una mano scende in basso..trova sul suo cammino un seno enorme, dal capezzolo già duro. Scende, ancora scende. La pancia, di quelle ritratte da Botero. Poi più giù..Una foresta florida difende il centro. Non sono una bambina. Entro...Mi manca il fiato...e tu ancora negli occhi...Inizio a spingere, con il dito medio, mentre il pollice si ferma poco sopra, stimolando anch'esso. Ti vedo con il capo reclinato all'indietro, mentre ti tocchi..su e giù..su e giù...Allargo ancora di più...inizio a gemere.La voce esce senza controllo...Una lingua...avrei bisogno di una lingua. Non sono mai stata leccata come si deve. Mi farebbe impazzire. Tu continui...ora sei in piedi, con le gambe divaricate ed il bacino spinto avanti...eretto nell'aria. Lo afferri con due mani..su e giù--su e giù...inizio a gocciolare. Continuo a spingere. Mi mordo le labbra...La tua voce sarebbe una consolazione. Vorrei continuare per ore, ma non ce la faccio...ti ho portato sulla pelle tutto il giorno, da questa mattina...Sei gonfio, massiccio e durissimo...e non resisto. Tremo. Tremo mentre un grido mi sfugge...ma continuo a muovermi. Spingento i fianchi avanti, verso le mie dita che non fanno sconti. Mi giro su di un fianco, le cosce ora son chiuse e sento meglio ogni cosa. Con l'altra mano afferro un capezzolo...arriverà alle mie labbra? tento. Tiro...succhio. Succhio e con la lingua stuzzico. Il primo mi raggiunge in un attimo. Bagno le dita...ma non mi fermo....continuo a spingere verso la mano...so che ce ne sarà un altro immediaamente. E tu sei lì, una mano che afferra il cazzo e l'altra si tene all'altezza dei fianchi. Con tutte le dita aumenti il ritmo. Ci sei..Basta un attimo. esplodi..e con te io nel mio secondo violentissimo orgasmo. Resto immobile. La mano ancora nelle mia carni. Dormirò così, per conservarti al caldo. S. Ps: La tua voce, si, mi avrebbe portata per la terza volta nel baratro
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14 anni fa
Miss3Magic3Mr3Fantastik, 37/37
Ultima visita: 9 anni fa -
Io e bijou
Egli le toccò la gola e attese. Voleva essere sicuro che dormisse. Poi le toccò i seni e Bijou non si mosse. Con cautela e destrezza Le accarezzò il ventre e con la pressione del dito spinse la seta nera del vestito in modo da sottolineare la forma delle gambe e lo spazio tra di loro. Dopo aver dato forma a questa valle, continuò ad accarezzarle le gambe, senza però toccargliele sotto il vestito. Poi si alzo silenziosamente dalla seggiola, andò ai piedi del divanetto, e si inginocchiò. Bijou sapeva che, in questa posizione, poteva guardarle sotto il vestito e vedere che non portava niente. L'uomo guardò a lungo. Poi sentì che le sollevava leggermente l'orlo della gonna, per poter vedere di più. Bijou si era allungata tutta sul divano con Le gambe leggermente divaricate. E ora si scioglieva sotto il tocco e gli sguardi di lui. Com'era bello sentirsi guardare, mentre fingeva di dormire, e sentire che l'uomo era completamente libero. Sentì che la seta veniva sollevata, le gambe scoperte. E lui le guardava. Con una mano gliele accarezzava dolcemente, lentamente, godendosele senza problemi, sentendo le linee armoniose, i lunghi passaggi serici che salivano sotto il vestito. Era difficile per Bijou rimanere assolutamente immobile. Avrebbe voluto aprire di più le gambe. Come si muoveva lenta la mano di lui. La sentiva seguire i contorni delle gambe, soffermarsi sulle curve, fermarsi sul ginocchio, poi continuare. Poi si interruppe, proprio prima di toccarle il sesso. L'uomo probabilmente Le aveva guardato il viso per vedere se era profondamente ipnotizzata. Poi, con due dita, incominciò a toccarle il sesso, a palparlo. Quando sentì il miele che affluiva lentamente, egli nascose la testa sotto la gonna, si nascose tra le sue gambe, e incominciò a baciarla. La sua lingua era lunga e agile, penetrante. Bijou dovette trattenersi dallo spostarsi verso la sua bocca vorace. La piccola lampada emanava una luce così tenue, che Bijou si azzardò a socchiudere gli occhi. L'uomo aveva ritirato la testa da sotto la gonna e si stava togliendo lentamente i vestiti. Era in piedi accanto a lei, magnifico, alto, simile a un re africano, con gli occhi brillanti, i denti scoperti, la bocca umida. Non muoverti, non muoverti, se vuoi che faccia tutto quel che vuole. Cos'avrebbe fatto un uomo a una donna ipnotizzata, che non doveva intimorire o compiacere in alcun modo? Nudo, egli torreggiò su di lei e, circondandola con entrambe le braccia, la rigirò delicatamente. Ora Bijou gli offriva le sue natiche sontuose. Egli le sollevò il vestito e le allargò i due monti. Fece una pausa, per riempirsi gli occhi. Le sue dita erano sicure, calde, mentre le apriva la carne. Si piegò su di lei e incominciò a baciarle la fessura. Poi Le fece scivolare le mani intorno al corpo e la sollevò verso di se, in modo da poterla penetrare da dietro. All'inizio trovò solo l'apertura del culo, troppa piccola e stretta per potervi entrare, poi trovò l'apertura più larga. Ondeggiò dentro e fuori di lei per un momento, poi si interruppe. La rivoltò di nuovo, in modo da potersi vedere mentre la prendeva da davanti. Le sue mani cercarono i seni sotto il vestito e li schiacciarono con carezze violente. Il suo sesso era grosso e la riempiva completamente. Lo introdusse con tanta violenza che Bijou temette di avere un orgasmo e di tradirsi. Voleva prendersi il suo piacere senza che lui lo sapesse. Lui la eccitò talmente con il suo ritmo sessuale incalzante che, quando scivolò fuori per accarezzarla, lei sentì arrivare l'orgasmo. Ora tutto il suo desiderio era teso a provare un nuovo orgasmo. Egli cercò di spingerle il sesso nella bocca semiaperta e Bijou si trattenne dal reagire e aprì solo un po' di più la bocca. Impedire alle sue mani di toccarlo, impedire a se stessa di muoversi, era per lei un grande sforzo. E tuttavia voleva provare ancora quello strano piacere di un orgasmo rubato, come lui provava il piacere di quelle carezze rubate. La passività di Bijou lo spinse all'orlo del parossismo. Ormai aveva toccato il suo corpo dappertutto, l’aveva penetrata in tutti i modi possibili, ed ora si sedette sui ventre di lei e le spinse il sesso tra i due seni, stringendoseli intorno mentre si muoveva. Bijou sentiva i suoi peli che strusciavano contro di lei. E finalmente perse il controllo. Aprì contemporaneamente la bocca e gli occhi. L'uomo grugnì di piacere, le premette la bocca contro la sua e si struscio contro di lei con tutto il corpo. La lingua di Bijou batteva contro la bocca di lui, mentre le morsicava le labbra. All'improvviso egli si interruppe per chiederle: "Vuoi fare una cosa per me?" Bijou annuì. "Io mi sdraierò sul pavimento e tu verrai ad accucciarti sopra di me, e mi lascerai guardare sotto il vestito." Egli si allungò sul pavimento e Bijou si accovacciò sopra di lui, reggendo il vestito in modo che poi cadesse coprendogli la testa. Egli le prese le natiche tra le mani come un frutto e le passò la lingua tra i due monti, più volte. Poi le accarezzo il clitoride, il che fece ondeggiare Bijou avanti e indietro. La lingua di lui sentiva ogni reazione, ogni contrazione. Piegandosi su di lui, essa vide il suo pene eretto vibrare a ogni gemito di piacere. IO :L'UOMO LEI:Bijou
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14 anni fa
Miss3Magic3Mr3Fantastik, 37/37
Ultima visita: 9 anni fa -
L\'ultima goccia di sudore
- L’ ATTESA - la sera non più così calda, il mio corpo già riscaldato dal ricordo che credevo morto in me di tanti incontri persi nelle nebbie della mia mente, era reso incandescente dal desiderio di finire finalmente tra le braccia tenere della mia tanto sognata sarah. eccomi qui ora seminudo a fumare l’ennesima sigaretta ed a sudare, eccitato come non mai al solo suo pensiero. sembrava essere spuntata all’improvviso dal buio della mia esistenza, come un ardente sole che infiamma ogni mia cellula. la bramo, la desidero e la invoco “tu mia unica signora; tu mia unica padrona!” assaporo le sue dita impresse sui miei capezzoli martoriati. sento il suo odore di animale feroce che stritola questo spazio di pelle, diventato suo territorio. questo istante di fantasia estremo mi uccide! vorrei che fosse giunta l’ora! gocce di sudore cadono copiose. sono eccitato! non ce la faccio più. e sono solo le otto, cazzo! il tempo non passa mai! sogno rivoli del suo mascara mischiate alla mie gocce di sudore sulla sua pelle, sogno gemiti ed urla, corpi uniti da promesse perverse e inusuali rituali. sono qui per te “ mia signora”. davanti a me hai eretto il recinto della mia piacevole prigione, ed io il tuo prigioniero speciale, entro in questo perimetro di passione e di forza e non mi rimane che piegarmi al tuo terribile splendore. presto arriverà l’ora ed il rituale si svolgerà come tu hai previsto. sarà bellissima qualunque cosa vorrai fare di me! sono qui ad aspettarti mia padrona, per andare insieme da "slave for you" questo il nick della tua ultima preda scovata in desyderia, sperando che arrivi presto il momento della tua venuta. spero presto di vivere con lei attimi di perversione pura. sto ansimando e muoio dalla voglia di essere posseduto da “te mia padrona”. la mia mano non riesca a stare ferma, ma non devo godere. non posso! la devo fermare ora. anche se il mio corpo si tende e vibra come una corda di violino, godrò solo se lei lo vorrà. e se lei dovesse decidere di non volerlo sarò felice lo stesso. io voglio solo esaudire il suo desiderio. fai di me quello che vuoi, ma ti prego fallo presto! - LA TERZA GOCCIA SUDORE - la sua ultima preda, la sua nuova proprietà, era completamente immobilizzata sul tavolo della cucina. sarah aveva compiuto la sua “opera omnia”. aveva schiavizzato “slave for you” alias roberta. finalmente la schiava mitizzata, la schiava idealizzata per anni, ma soprattutto la schiava contesa, aveva capitolato. finalmente lei era la sua padrona! ogni particolare era stato studiato con cura per la serata. aveva deciso di estremizzare le sue due anime, i suoi modi di essere. La donna garbata e colta, faceva da contraltare alla mistress dura e spietata. insomma la dolcezza e la ferocia più efferrata! aveva uno strano rapporto con la sua “bestia”. ne aveva timore ma sapeva che non ne poteva farne a meno. era parte di se e con il tempo aveva imparato a conviverci. sapeva che quella era sera della bestia, che lei si sarebbe scatenata. arrivati nella dimora di roberta, sarah con la scusa di andare in bagno aveva scrutato la casa alla ricerca degli strumenti necessari alla “sessione”. per fortuna in ogni casa vi è un dungeon nascosto. basta solo scovarlo e soprattutto vedere con gli occhi della fantasia. il clima era cambiato. l’allegra goliardia precedente aveva lasciato il posto ad un silenzio carico di sana tensione. i corpi cominciavano il loro richiamo sessuale. ogni gesto, ogni sguardo sembrava essere inserito in una antica danza tribale o nel corteggiamento di due mantidi. il tempo della bestia era giunto e lei non si fece pregare. da quel momento era la “bestia” che comandava. ed era tirannica! roberta si avvicino al divano e gli porse da bere - vodka ghiacciata- come da lei richiesto. ma non si sedette vicino a lei. le era bastato incrociare il suo sguardo per capire. come un cucciolo che vuole farsi coccolare dal padrone non osò salire sul divano. si accucciò ai suoi piedi. lei compiacendosi ebbe uno strano flashback . si ricordò di quel documentario dove la fiera leonessa per dimostrare la sua sudditanza porgeva il collo al leone in segno di resa. la sua docilità era la stessa. roberta inginocchiata inizio a leccarle i piedi. non osava alzare il capo per non incrociare il suo guardo. sarah si godeva questo atto di umiltà ma al contenpo cominciò ad infliggerle dolore. aveva cominciato a martoriare le sue carni tenere. i seni ed i glutei sembravano schizzare, esplodere nel vano tentativo di sfuggire alla mani esili ma forti che li stringevano. ma era inutile. la sua presa non lasciava scampo. passarono degli istanti interminabili, poi sarah la condusse in cucina vicino a quel tavolino che sembrava fatto apposta per legarla. il suo piano era stato elaborato con immediatezza ma con estrema cura. l’avrebbe legata con le cinte dell’accappatoio prese nel bagno e con una corda usata per stendere i panni nel balcone. Da lì avrebbe preso anche le mollette che servivano a pinzarla. - LA SESSIONE - roberta era lì a carponi, legata, immobilizzata sul quel tavolo. le tette martoriate da due mollette messe per dritto sui capezzoli. le facevano male. ma non era il male maggiore. la “padrona” la “bastarda” - chissà dove lo aveva sperimentato - per infliggerle maggiore dolore aveva preso otto mollette e le aveva messe alle dita dei piedi. solo i mignoli, bontà sua, aveva risparmiato. il dolore era lancinante. ma non disse nulla. anche perché il dolore a roberta dava una eccitazione indescrivibile. poi ogni suo pensiero venne interrotto. le mie mani iniziarono ad esplorarla, frugarla, stringerla. il suo dolore era intenso, tangibile ed ovunque distribuito. la schiena, i fianchi le natiche e seni, tutti subivano lo stesso trattamento. Il massaggio era forte, deciso, maschio. le dita sembrano affondare nella carne. l’alternanza dolore e piacere provocava contrasti forti. roberta era impazzita. come descrivere il “piacere” del dolore? cento, mille volte maggiore “del piacere - piacere”. il vero”piacere”, quello da sempre pensato, agognato, sognato. roberta ebbe l’ennesimo fremito. le mani di sarah arrivarono alla sua fica, bagnata come non mai. ma era solo una tappa intermedia. lei continuava senza sosta. ora era il turno del sedere. ammaliato dalla sua forte presa anch’esso cedette alle sue lusinghe. le sue dita affusolata si ficcarono nel buco dilatandolo sino all’inverosimile. roberta era convinta di avere un culo chiuso come una cassaforte e che esso fosse inaccessibile. si sbagliava. il “demonio” aveva la chiave , la combinazione! due o tre dita entrarono senza resistenza nel culo ed il bruciore salì per il corpo immediatamente. il dolore esplose nella testa. però per quanto “il dolore” fosse intenso e straziante, esso non era tale da interrompere lo stato di estasi in cui lei si trovava. il sapere che noi ci stavamo eccitando con il suo culo era la cosa che più voleva. era la donna, la schiava più felice del creato. un cagna che scodinzolava per i suoi padroni. non voleva altro. poi… mi sentì sopra di se. il mio ansimare la rendeva immensamente felice. ora l’avrei posseduta, la sua fica umida si aprì per accogliere il mio pene duro e grosso. ma io non la penetrai; almeno non ancora. infatti , forse ricordando un vecchio post, dove roberta enfatizzava il piacere di sentirsi soffocata da un enorme “cazzo” e dal piacere che provava quando lo sentiva spingere verso la sua gola, mi misi in piedi davanti a lei, le presi la testa tra le mani e gli infilai in bocca il mio pene. avvinghiai i capelli e con forza spinsi dentro tutto il mio cazzo mentre sarah continuava a sodomizzarla, ora erano quattro le dita che entravano ed uscivano dal suo buco osceno. “dai succhialo come non hai mai fatto!” le ordinai perentorio. nonostante l’impedimento e la posizione assurda, roberta fece l’impossibile. sfruttando quel minimo di movimento che poteva fare, grazie ai legami non strettissimi, mosse la testa verso il mio cazzo facendo di tutto per ingoiarne tutta la carne. sempre di più, sino in fondo alla gola! con la lingua leccava golosa ogni sua parte, soffermandosi sulla cappella. ed io non cessavo di spingere. con virulenza spinsi il pene sempre di più giù. le mancava il respiro. per nulla sazio le tappai il naso con le dita. volevo che lei, alla ricerca dell’aria, allargasse la bocca all’infinito in modo da far entrare il pene ancora più giù, sino in fondo, sino alle tonsille. lo sforzo sembrava sopraffarla, ma vinse anche quello. continuò a succhiarlo ed a ficcarselo in bocca con frenesia ed avidità. per sua fortuna all’improvviso smisi liberandole la bocca. finalmente poteva respirare. ebbe un attimo di tregua, di pausa. era solo un attimo! sentì poi di nuovo il mio affannoso respiro, ed anche se non mi vedeva, capì che ero vicino a lei pronto per ripartire. “forse ora mi penetrerà, e mi scoperà con tutta la forza e violenza possibile” pensò roberta. avrebbe voluto urlare “…fottimi, scopami, sventrami” ma non poteva. sarah le aveva ordinato di tacere. comunque anche stavolta si era sbagliava. non era ancora giunto quel momento. La bestia non era sazia. voleva altro dolore, altra privazione, altra umiliazione! con la coda degli occhi mi vide sfilare la cinta dai pantaloni. non fece in tempo a pensare “ma quando mi scopa il padrone, quando mi fa godere?” che all’improvviso ogni dolore e pensiero cessò. ed io le fui dentro. la penetravo con colpi pelvici forti e decisi. sentì il mio pene dentro, sempre più dentro. per dare maggiore forza sarah la prese per i capelli pettinati a coda e lai tirò verso di lei. lei voleva fortemente godere, ansimava, spasimava, gemeva ma quando era sul punto di dire “ecco finalmente godo “ la voce di sarah la raggelò. “non azzardarti godere fino a quando io non ti do il permesso.” si sentiva morire. non poteva resistere! ma al tempo stesso non poteva disubbidire. non voleva disubbidire. decise che avrebbe resistito e lo fece. intanto io ero pronto per prendermi il suo culo. la parte del suo corpo più bella . sapeva che sarebbe stata sodomizzata e che doveva subire quel dolore immenso. aveva gia subito quel supplizio da altri. ma nonostante ciò, non si era abituata. il dolore era forte, troppo; anche per una schiava. ma cosa poteva fare? non poteva certo dire di no o ribellarsi. come aveva sempre fatto era pronta a subire e lo fece. sarah che con sagacia e mestiere aveva precedentemente preparato il suo buchetto alla penetrazione, si fece da parte ed io, con iniziale dolcezza, iniziai a penetrarla. solo quando il cazzo fu tutto dentro il suo culo spinsi con forza. il dolore era infinito la carne sembrava lacerarsi. ma roberta voleva solo una cosa: godere. se ne infischiava del dolore e delle umiliazioni. voleva solo godere, godere, godere. ma lei gli avrebbe concesso il permesso? oppure l’avrebbe lasciata arrapata come una cagna in calore? il sospetto diventò certezza. io godetti. Il mio ansimare sempre più veloce, l’intensità dei miei colpi testimoniavano che oramai l’orgasmo era arrivato. roberta si era rassegnata. si sentiva morire dentro ma era pronta a fare quello che lei voleva. ora aveva acquisito una certezza , maturata in quella stanza di dolore. era sicura. anche se lei non l’avrebbe fatta godere; il soffrire eccitata come una vacca da monta non le sarebbe importato. io stavo per venire, avevo ceduto il posto del mio cazzo alla mano di sarah che ora entrava tutta in un feroce fisting che roberta sembrava bramare, avevo portato il membro davanti al suo viso ordinandogli di aprire la bocca per accogliere la mia sborra che arrivò copiosa a imbrattarle il viso scivolando sul tavolo che lei ebbe cura di leccare pulendolo avida di seme mentre la mano di sarah scivolava senza più alcuna resistenza. fu allora che lei si sentì di nuovo donna, femmina, schiava. g*
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14 anni fa
admin, 75
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Sms
Le prime note del Morgenstimmung di Grieg avevano iniziato a diffondersi nella stanza, la piccola lampada sulla scrivania illuminava la tastiera e poco altro. La luce giallastra e calda serviva a contrastare quella violacea ed algida emanata dal monitor. Seduto di fronte al suo iMac, Federico osservava la pagina bianca riprodotta sullo schermo, con la barretta che lampeggiava, in attesa che iniziasse a riversare, sotto forma di byte, il fiume di parole che attendeva. Le mani erano immobili sulla tastiera, sospese a pochi millimetri, la scena appariva irreale, congelata come in un fermo immagine. Gli occhi di Federico erano fissi, trapassavano il groviglio di plastica, metallo e silicio, perdendosi oltre, in un punto lontano, su un orizzonte che poteva appartenere a qualsiasi dimensione nello spazio e nel tempo. Non era la prima volta che gli accadeva di restare come paralizzato di fronte a quel nulla limitato ma immenso che era il foglio bianco. Nella sua mente, l’intera struttura del racconto era già ben chiara e delineata, mancava soltanto un incipit, quelle poche parole che avrebbero dovuto catturare immediatamente l’attenzione di chi legge. Lo spunto gli venne, come spesso succede, osservando ciò che aveva intorno, ciò che accadeva. Il Morgenstimmung era un ottimo inizio, nonostante fosse cosciente che non erano moltissimi quelli che avrebbero riconosciuto il Peer Gynt. D’altra parte, il protagonista avrebbe avuto, ovviamente, molto in comune con lui. Iniziò a scrivere senza sforzo, le parole si affacciavano alla mente in maniera ordinata, in fila come scolaretti d’altri tempi, tenendosi per mano a creare un continuum perfetto. Nel racconto, Francesco, il protagonista, sedeva alla scrivania e, ascoltando musica classica, si accingeva a scrivere forse un romanzo, forse una novella, il particolare era irrilevante. Gli occhi della mente di Federico iniziarono a fondersi con quelli della sua creatura, vide ciò che egli vedeva; quella sorta di transfert si espanse in breve anche agli altri sensi. Francesco si alzò dalla scrivania per cercare il suo cellulare, il suono di un sms in arrivo lo aveva distratto dalla sua attività. Il messaggio veniva da un numero a lui sconosciuto. Altrettanto insolito era il testo: «Alle 19 al bar della Pace. Barbara». Francesco sorrideva analizzando le possibilità che gli si offrivano. Poteva, naturalmente, essere uno scherzo di qualche amico, anzi era l’ipotesi più probabile analizzando razionalmente. Poteva essere, ipotesi anche questa da non scartare, semplicemente un errore, il destinatario avrebbe potuto essere chiunque. D’altronde, anche fra le sue conoscenze occasionali, non ricordava nessuna donna che si chiamasse Barbara. Poggiò il cellulare sul tavolo della cucina, il gorgoglio ed il profumo che venivano dalla caffettiera lo distrassero dalle sue riflessioni, mescolando lo zucchero nella tazzina, s’affacciò alla finestra, il sole accendeva di verde intenso le chiome dei pini che si stendevano a perdita d’occhio. Nonostante ci fossero molti palazzi vicino a quello dove abitava, dalla sua mansarda poteva scorgere, verso un orizzonte non molto distante, la pineta che si interrompeva a ridosso della spiaggia, poteva respirare l’odore del mare portato dal maestrale. Ogni giorno si rallegrava con se stesso per avere scelto di abitare a Ostia, nonostante dovesse affrontare qualche disagio per recarsi in ufficio, la vicinanza del mare lo ripagava ampiamente, era un’energia vitale che quotidianamente lo ricaricava. Avvolto nel suo accappatoio verde, iniziò a pensare cosa avrebbe fatto di quel sabato di primavera, dimenticando per un po’ il messaggio sul telefono. La giornata sembrava ottima per dedicarsi ad una delle attività che preferiva, uscire in mare con il windsurf oppure fare un giro in moto e, in effetti, l’una non escludeva necessariamente l’altra. Decise che la prospettiva di salire in sella alla sua Yamaha era, forse, più allettante, qualche scarica di adrenalina avrebbe contrastato meglio la pigrizia che stava per rapirlo. Con un paio di telefonate avrebbe certamente trovato qualcuno con cui organizzare in breve tempo il giro. Un secondo messaggio, però, tentò di mandare all’aria quell’abbozzo di programma. Il numero era il medesimo di prima: «Non rispondi, Francesco? Che tu accetti o meno il mio invito io sarò li questa sera. PS Verrai in moto, spero…» Cadeva, perciò, l’ipotesi che il messaggio fosse arrivato a lui per errore; le possibilità che esistesse un altro Francesco, con un numero di cellulare simile al suo e che avesse anche la moto, erano decisamente scarse. Certo, doveva per forza essere uno scherzo, chissà chi, fra i suoi amici, lo aveva organizzato. Prese il casco ed i guanti, infilò il cellulare nella tasca interna del giubbotto e scese a prendere la moto. L’arrivo del secondo messaggio gli aveva fatto passare di mente l’intenzione di chiamare qualcuno per il giro e, in effetti, l’idea che fosse proprio uno di quelli che voleva contattare a fargli lo scherzo lo faceva esitare. Chiamare, d’altra parte, avrebbe potuto essere un sistema per capire se era stato oggetto dello spirito degli amici; si accordò quindi con Enrico, Giorgio e Roberto per vedersi un’ora più tardi alla solita area di servizio sulla Flaminia, perciò aveva tutto il tempo per arrivare e, magari, prendere un altro caffè. Istintivamente, ogni semaforo, controllava se fosse arrivato un nuovo messaggio pur sapendo che, non avendo lui ancora risposto, probabilmente non ci sarebbero state altre novità. All’arrivo dei suoi amici, iniziò a squadrarli tentando di cogliere un cenno d’intesa, anche minimo, che confermasse i suoi sospetti, ma i tre si comportavano come se fossero realmente innocenti, all’oscuro di tutto. Verso le 13 si fermarono per mangiare qualcosa nei dintorni di Terni dopo un certo numero di chilometri percorsi sorpassandosi a vicenda. Durante il pranzo, i discorsi erano incentrati come sempre su prestazioni, gomme e quant’altro riguardasse le moto, oltre, naturalmente, ad una buona dose di vanterie e battutacce nel più classico stile dei motociclisti. Francesco, per tutto il tempo, continuò a cercare un accenno nei discorsi ma senza risultato. Sulla via del ritorno, decise di correre il rischio e di andare a quello strano appuntamento, pensando che, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe fornito materiale su cui essere preso in giro per qualche mese “Questa volta è toccato a me – diceva fra sé – in passato ad altri, ci sarà modo per prendersi una rivincita.” Era indeciso se passare da casa per cambiarsi oppure andare così come si trovava, per non offrire del tutto il fianco all’ilarità degli amici. Guardando l’orologio si accorse che non avrebbe avuto comunque tempo per tornare a Ostia, quindi, invece di prendere il raccordo anulare, salutò con un cenno gli altri tre e proseguì verso il centro. Un paio di volte controllò negli specchi retrovisori per vedere se uno dei tre lo stesse seguendo, ma, a parte lo sciame di scooter che ronzava per le vie di Roma, non c’era traccia dei suoi amici. Alle 18.45 era nei dintorni del Colosseo, aveva giusto il tempo di arrivare all’arco della Pace per l’ora fissata. Avrebbe comunque raggiunto il bar con la moto, posteggiandola vicino ai tavoli che occupano un lato della strada, un po’ per poterla tenere d’occhio, ma anche per quella dose di esibizionismo caratteristica dei motociclisti. Il rombo della R1 suonava cupo, amplificato, esaltato nei vicoli angusti del centro. Stava ancora slacciando il casco, quando si accorse dello sguardo e del sorriso di una ragazza seduta ad un tavolo poco distante, apparentemente sola. Con studiata lentezza si dedicò alle poche operazioni necessarie a bloccare la moto, senza distogliere lo sguardo, in attesa di un cenno, di un invito. Si guardò attorno, cercando fra la gente qualche viso conosciuto, aspettandosi, da un momento all’altro, un coro di risate di scherno. Nessuno, solo lo sguardo di quella ragazza fisso su di lui. Avvicinandosi, iniziò ad osservarla meglio; gli occhi chiari, luminosi, non si staccavano dai suoi, aveva capelli castani e lisci, che cadevano appena oltre le spalle, labbra sensuali, carnose che scoprivano un largo sorriso; l’insieme era, allo stesso tempo, innocente e malizioso. La camicetta bianca sottolineava un seno generoso che la scollatura appena accennata non consentiva di apprezzare meglio. “Ciao Francesco, per un attimo ho temuto che non venissi e, in fondo, non avrei potuto darti torto, il mio messaggio era piuttosto insolito, per non dire poco credibile”. “In effetti ho combattuto una piccola battaglia con me stesso, ma, alla fine, la curiosità ha avuto la meglio” La voce di Barbara era calda, avvolgente, persino un po’ roca, apparentemente in contrasto con il suo aspetto. “Immagino ti stia chiedendo come potessi sapere chi sei, il tuo nome, il tuo numero” “Ti confesso che non avevo ancora riflettuto su questo aspetto, nonostante, forse, sarebbe stata la prima domanda da porsi” “Ho visto alcune tue foto a casa di una comune amica, qualche giorno fa, e ieri le ho chiesto il tuo numero. Dapprima aveva qualche dubbio, ma poi ha ceduto, non so ancora come mai.” “Sono lusingato e sorpreso ed ho qualche sospetto su chi possa essere la comune amica” disse Francesco con un sorriso fintamente scocciato. Il sorriso di Barbara si allargò di nuovo. “Cosa fai ancora in piedi? Spero proprio tu non abbia bisogno di un invito a sedere e, per oggi, credo proprio di avere fatto abbastanza!” Scoppiarono a ridere insieme, mentre Francesco, appoggiato il casco, si sedette. La luce del tramonto rendeva ancora più caldi i colori dei palazzi intorno che, come quinte di un palcoscenico, facevano da sfondo ai due che iniziavano a conoscersi, parlando con leggerezza ed intensità insieme. Lo sguardo di Francesco correva dagli occhi alla bocca, dalla scollatura alle mani della ragazza, che accompagnavano le parole con larghi gesti. Barbara continuava a parlare senza interruzione di qualsiasi cosa, cercando inconsciamente di nascondere l’emozione e l’imbarazzo. Lui, al contrario, dopo i primi momenti di comprensibile nervosismo, aveva recuperato la calma e il controllo di sé; per un volta assaporava il gusto di sentirsi preda piuttosto che cacciatore, con i vantaggi che questa posizione indubbiamente recava. Non era lui, infatti, a dover mantenere la tensione a un certo livello, né a dover interessare la sua interlocutrice per conquistarla, era rilassato, a suo agio. Barbara fece una piccola pausa per sorseggiare l’aperitivo e lui colse al volo l’occasione. “Vieni a cena da me?” L’invito, diretto, senza inutili giri di parole, arrivò improvviso, con una chiara intenzione provocatoria. Barbara rimase per un istante con le labbra incollate al bicchiere, il tempo necessario, però, per dissimulare la sorpresa e analizzare sia le possibili risposte che le ovvie conseguenze; lo fissò dritto negli occhi e rispose, con il sorriso più naturale di cui era capace. “Verrei volentieri, ma non ho con me il casco.” Sperava in questo modo, inutilmente, di non concedere a Francesco una vittoria troppo facile, di lasciarsi una piccola via di fuga. “Credo che questo possa andar bene” disse lui prendendo il secondo casco che aveva fissato alla sella. Il tragitto dal centro sino a Ostia fu, per Francesco, un leggero piacere, l’impostazione sportiva della moto, infatti, costringeva Barbara in una posizione sbilanciata in avanti, perciò, nonostante il giubbotto attutisse molto, poteva avvertire perfettamente il seno della ragazza sulla schiena. Lei cercava, poggiando le mani sul serbatoio, di mantenere una minima distanza, ma con scarsi risultati, soprattutto quando la moto rallentava bruscamente, si chiedeva, quindi, se fossero necessarie o intenzionali tutte quelle frenate. Se avesse potuto vedere il sorrisetto del pilota, avrebbe avuto conferma dei suoi sospetti. Il gioco, si disse, non la disturbava, anzi, dopo qualche minuto realizzò, senza sorprendersi più di tanto, che non erano la temperatura o la velocità a causarle quel leggero brivido… Francesco, dal canto suo, non sapeva se prolungare quella piacevole tortura o se, invece, cercare di arrivare a casa il più presto possibile. Appena scesi, mentre Barbara armeggiava con il casco, lo sguardo di Francesco fu attirato dalla camicetta sulla quale, nonostante il reggiseno, si disegnavano perfettamente i capezzoli turgidi. Non distolse lo sguardo nemmeno quando capì che lei s’era accorta di come la stesse guardando, alzò gli occhi solo dopo un lungo istante, giusto per cogliere un eventuale rossore sul viso di Barbara che, però, non sembrava affatto imbarazzata, al contrario, gli sorrideva con aria di sfida. Guardò, quindi, ancora un momento in basso, prima di farle strada verso il portone. Salendo in ascensore, iniziò a pensare al disordine che regnava nella sua mansarda, tipico di un single trentenne, concludendo poi, fra sé, che probabilmente Barbara poteva aspettarselo. Aprì la porta e notò, con sollievo, che la situazione era meno drammatica di quanto avrebbe potuto essere, a parte la tazzina sporca nel lavabo e qualche camicia spiegazzata sul divano. Le prese il casco dalle mani, invitandola a sedersi dove preferiva, anche se la scelta era piuttosto limitata, quattro sedie intorno al tavolo e il divano che era, appunto, occupato in parte dagli abiti. Prese due flute e, dal frigo, una bottiglia di prosecco. “Grazie.” gli disse Barbara sorridendo e guardandolo dal basso, mentre lui le porgeva il bicchiere. “Preparo qualcosa per la cena.” “Posso aiutarti? Non amo stare con le mani in mano.” “Potresti sgusciare qualche noce, facendo attenzione a non frantumarle troppo.” Il tono ironico non mancò di cogliere nel segno, Barbara si avvicinò al tavolo indispettita. “Ora ti faccio vedere – pensava – razza di presuntuoso.” Nonostante la sua intenzione di dimostrargli quanto fosse vana la sua provocazione, un dito le finì nello schiaccianoci, strappandole un’esclamazione di dolore. “Porc…!” Francesco si voltò di scatto per capire cosa fosse successo e, appurato che non era nulla di grave, a parte l’orgoglio ferito, scoppiò a ridere, subito imitato anche da Barbara. In pochi minuti finì di preparare della pasta con gamberetti e zucchine e un’insalata cui aggiunse degli spicchi di mela verde e le noci sgusciate. Prese dal frigo una bottiglia di Vermentino di Gallura e la poggiò sulla tavola che Barbara, nel frattempo, aveva preparato. Cenarono chiacchierando sempre più rilassati, finché, nel piatto di Francesco, non rimase che un pezzetto di noce, che Barbara tentò di rubare. Lui le bloccò rapidamente la mano, prese la noce e gliela avvicinò alla bocca. Guardandolo dritto negli occhi, Barbara dischiuse le labbra e, dopo aver preso la noce, indugiò un istante, gli prese la mano fra le mani facendosi scivolare in bocca un dito di Francesco. Lentamente iniziò a succhiarlo, senza staccare lo sguardo, muovendo impercettibilmente la testa. Francesco sentì il sangue correre più veloce, lentamente si alzò per avvicinarsi a Barbara, cercando di non interrompere quel momento. Quando fu a pochi centimetri, tolse il dito dalla bocca e lo fece scivolare sul mento e, seguendo la linea del collo, arrivò a carezzarle il solco fra i seni. Alzando gli occhi, Barbara fissò per un attimo i pantaloni di Francesco, decisamente più stretti di quanto fossero sino a pochi istanti prima. Le sue mani si avvicinarono alla cintura e la slacciarono, aprirono a uno a uno, lentamente, i bottoni, lo sguardo fisso in quello di Francesco. Fece scivolare in basso i jeans e i boxer, liberando il sesso duro che strinse nella mano. Delicatamente ne scoprì il glande e avvicinò il viso, inspirò l’odore, ne sfiorò l’asta con la lingua, prima di accoglierlo fra le labbra. Francesco osservava la ragazza eccitato, ma non sorpreso, stava accadendo ciò che aveva sperato, anzi, immaginato accadesse da quando l’aveva invitata a cena. Con due dita aveva slacciato quasi completamente la camicetta e le stringeva il seno liscio e morbido con un capezzolo grande e ancora più turgido di quanto fosse appena scesi dalla moto. Passati pochi istanti, le prese il viso fra le mani, la fece alzare, l’attirò a se per baciarla; la bocca di Barbara era morbida, calda, aveva il sapore del suo sesso mescolato con quello del vino, la lingua gli sfiorava le labbra, giocava a rincorrersi con la sua, si ritirava per poi tornare prepotente a riempirgli la bocca. Senza staccare le labbra, iniziarono a spogliarsi, dapprima con calma, poi sempre più in fretta, ansiosi di scoprire, di conoscere, di lasciare che fosse la pelle a parlare. Francesco la prese fra le braccia e la adagiò sul divano, le sfilò il perizoma nero scoprendo una sottile striscia di peli, appena più scuri dei capelli. Scese fino alle caviglie, liberandole le gambe da quella delicata costrizione di pizzo, le prese un piede e se lo avvicinò alle labbra. Barbara ebbe un primo leggero sussulto. Disegnò con la lingua un sentiero invisibile dalla caviglia al polpaccio, all’incavo del ginocchio, alla coscia fino all’inguine, guidato da quel profumo intimo, dolce, indescrivibile. Si soffermò a leccarle accanto alle grandi labbra per un tempo che a Barbara sembrò eterno, senza sfiorarla mai nel mezzo; allontanò poi il viso, improvvisamente, per godere della visione di quel sesso lucido, bagnato, di un colore che andava dal rosato chiaro al rosso scuro. Federico fece scivolare due dita nella vagina, a fondo, muovendole poi verso l’alto, mentre avvicinava di nuovo il viso. Quella penetrazione e il primo tocco della lingua sul clitoride fecero aprire ancora di più le gambe di Barbara e la sua bocca si socchiuse in grido muto. Protese il bacino per farsi possedere ancora più profondamente e allo stesso tempo poggiò una mano sulla testa di Francesco, spingendola fra le sue gambe. Lui lambiva con passione quel clitoride gonfio, profumato, lo succhiava, lo stringeva delicatamente fra i denti, senza fermare le dita. L’orgasmo arrivò a scuoterla intensamente e un getto di umori esplose sul viso e sulla lingua di Francesco, che se ne dissetò, sempre più eccitato. Barbara respirava sempre più in fretta, il piacere sembrava non volersi arrestare, continuava ad aumentare e, con esso, cresceva il suo desiderio di essere posseduta. Il viso e il petto di Francesco erano irrorati da quell’orgasmo e, come se avesse percepito la muta richiesta della ragazza, a malincuore si staccò da lei, si spostò a sedere sulla parte ancora libera del divano e, presala per mano, la attirò sopra di sé. Con gli occhi semichiusi per il piacere, Barbara, a cavalcioni guidò il sesso eretto dentro di sé, assaporando finalmente la sensazione che le sembrava aver atteso da sempre. Il primo contatto con le labbra grondanti procurò a Francesco una scossa che gli giunse al cervello come un fulmine, serrò le mani sul seno, stringendole i capezzoli, guardandola negli occhi, ora spalancati, e assecondandone il movimento dei fianchi. Barbara gettò la testa all’indietro sporgendo in avanti il seno e si portò le mani al ventre, aprendosi per sentirlo dentro di sé ancora più profondamente, poi con un dito iniziò a sfiorarsi il clitoride. Francesco osservava ipnotizzato la ragazza che si masturbava, mentre lui si muoveva sempre più veloce, sentendo d’essere vicinissimo a godere in lei. Un nuovo orgasmo colse Barbara quando sentì quel sesso gonfiarsi ancora di più, gemendo, aumentò il ritmo dei fianchi e del dito che massaggiava il clitoride e, di nuovo, un getto riempì il ventre e le gambe di Francesco che, per quanto avesse cercato di resistere, percepì il suo seme risalire prepotentemente e, proprio nel medesimo istante, lei si staccò per accoglierlo ancora in bocca. Le labbra si serrarono sul glande e scesero lungo l’asta mentre il piacere usciva a riempirle la bocca e la gola. Francesco inarcò la schiena, i muscoli tesi, i pugni serrati, gli occhi chiusi, un grido soffocato in gola. La luce della mattina gli illuminava il viso mentre guardava la ragazza addormentata nel letto accanto a lui e, si accorse solo in quel momento, si rese conto di non sapere nulla di lei, ma, anche, che non era affatto importante, ciò che contava davvero era che lei fosse lì e che sperava rimanesse ancora a lungo. Federico si stiracchiò sulla poltroncina, aveva scritto di getto tutto il racconto come non gli capitava quasi mai e ne era piuttosto soddisfatto. Stava salvando il file nel computer, quando il trillo di un messaggio sul cellulare, nel silenzio del suo appartamento, lo fece sobbalzare. Non avrebbe saputo spiegare la ridda di sensazioni che si affollavano alla mente mentre leggeva quell’unica riga di testo: «Alle 19 al bar della Pace. Barbara».
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14 anni fa
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Cinque terre
La zip del giubbotto di pelle non si allacciava più con la stessa facilità di prima e questo lo innervosiva più di quanto avrebbe creduto. I guanti nuovi avevano la stessa colorazione degli stivali, entrambi regali scelti da Enrico, uno dei suoi due più cari amici, probabilmente gli unici. Non aveva indossato la tuta per intero, la passeggiata fuori Roma che avevano organizzato non era impegnativa al punto di bardarsi come un astronauta, i jeans neri erano più che sufficienti. Prima di infilare il casco aveva girato la chiave e, spinto il pulsante rosso dell’accensione, era rimasto, come al solito, per qualche istante, ad ascoltare il rombo del bicilindrico Suzuki, reso ancor più cupo dallo scarico in titanio. Abbassata con una levetta la visierina scura interna, era uscito lentamente dal cortile di casa. Era l’inizio di Aprile, caratterizzato da una temperatura e un sole quasi perfetti; era in anticipo per l’appuntamento con gli altri, perciò si godeva la strada facendo un po’ di slalom fra le poche auto in giro di sabato mattina. Solito caffé e solite, ipocrite, raccomandazioni. “Allora andiamo tranquilli, ok?” “Sì, certo, non ho voglia di correre e poi ho le gomme quasi finite” Sorrideva, pensando a tutte le volte che aveva sentito le stesse affermazioni, regolarmente smentite all’arrivo delle prime curve appena impegnative. Qualcuno, spesso proprio lui, a un certo punto decideva di provare a “piegare” un po’ di più, di affrontare quel tornante un po’ più veloce… Stavolta, invece, sembrava proprio che nessuno volesse forzare l’andatura, erano arrivati in Valnerina ancora in gruppo. Stavano procedendo tranquilli, avevano appena superato le cascate delle Marmore, quando, nello specchio, vide il faro di una moto che stava sorpassando gli ultimi della fila. Il modo aggressivo di farlo gli fece capire che non si trattava di uno dei suoi amici, risvegliando contemporaneamente lo spirito di competizione caratteristico di ogni motociclista. I suoi sensi erano allertati quando la Ducati lo aveva sorpassato. C’era qualcosa di strano nel pilota, non era riuscito a vederlo bene, era incuriosito. Un rapido sguardo nel retrovisore sinistro, un po’ di gas per andare a riprendere il fuggitivo, incitato anche dai pollici alzati dei suoi amici. L’altra moto era sparita, a causa della tortuosità di quel tratto di strada, ma non ci vollero che un paio di minuti per ritrovarsela davanti a un centinaio di metri. Due particolari colpirono la sua attenzione, i capelli biondi e ricci che spuntavano dal casco coloratissimo agitati dal vento e l’abilità nella guida; la somma delle due cose lo attirava magneticamente. S’era avvicinato ancora, quando vide distintamente la testa della biker piegarsi leggermente verso sinistra per controllare cosa stava arrivando alle sue spalle. Una rapida scalata di marcia e l’acceleratore più aperto erano un’evidente sfida, una provocazione. “Ok” pensò Federico scalando a sua volta “vediamo cosa sai fare” La ragazza sembrava conoscere piuttosto bene la strada, vista la sicurezza con cui affrontava le curve, ma anche lui l’aveva percorsa moltissime volte, perciò si disse che non le sarebbe stato possibile seminarlo, ma, al tempo stesso, lui avrebbe faticato non poco a riprenderla e sorpassarla. I chilometri seguenti li videro impegnati in una sorta di danza sulle ruote, un gioco che assomigliava al rito di corteggiamento di alcuni uccelli, nel quale è sempre chiaro chi è il soggetto dominante. La razionalità avrebbe dovuto suggerirgli di rallentare, invertire la marcia e raggiungere il gruppo e Federico era una persona assolutamente razionale, misurata, che aveva sempre la situazione sotto controllo. Stavolta però, l’istinto aveva stipulato un patto d’alleanza con la logica, quindi non ebbe esitazioni nel seguire la Ducati quando vide che deviava verso Perugia. “Al massimo farò poi uno squillo per avvertire che va tutto bene” pensava. Acquasparta, Todi, sì, la direzione era quella che aveva immaginato. La danza continuava, ora, capita la direzione, aveva aumentato un po’ l’andatura, riuscendo a sorpassare l’altra moto in modo deciso. Aveva giocato d’azzardo, lei poteva benissimo girare in una qualsiasi delle stradine che stavano incontrando, ma qualcosa gli diceva che almeno sino a Perugia, forse anche oltre, l’avrebbe seguito. Come spesso accadeva, non s’era sbagliato, ma, avvicinandosi al capoluogo umbro, le lasciò strada, per capire quale sarebbe stata la destinazione finale. Guardando la strumentazione, s’era accorto che di lì a poco avrebbe dovuto fermarsi per mettere benzina; il pensiero di interrompere quel gioco lo infastidiva e, in parte, lo preoccupava. L’accensione della freccia destra della moto che lo precedeva gli fece capire che, obbedendo ad una richiesta non espressa, lei stava per fermarsi in un’area di servizio. Nessuno dei due si tolse il casco, intenzionalmente. La danza ora diveniva un fitto gioco di sguardi, Federico aveva la certezza che lei stava sorridendo come, d’altronde, anche lui stava facendo. Attraverso quella feritoia, versione tecnologica dell’elmo di un cavaliere medievale, poteva scrutare gli occhi scuri e profondi, le ciglia lunghe, un accenno di trucco a disegnarli. Nel breve spazio di tempo concesso dal rifornimento, gli sembrò che si fosse stabilito un contatto, una linea di comunicazione fra le loro menti s’era aperta e non si sarebbe richiusa tanto presto. L’operazione di pagamento col bancomat le portò via qualche istante, perciò Federico era ripartito prima, ma molto lentamente, aspettandola. Passandogli accanto gli fece un fugace cenno d’intesa, la danza riprendeva. Superarono Perugia, direzione lago Trasimeno. Nonostante fosse concentrato nella guida, visto il ritmo che lei imponeva, la sua mente iniziava a proiettargli negli occhi immagini a lui familiari, senza che potesse far nulla per impedirlo. L’asfalto grigio si confondeva con la fotografia di una stanza in penombra. Addossato al centro della parete di fronte un letto in ferro battuto molto semplice sul quale scendeva morbido un tulle appeso al soffitto di travi antiche, di fianco un grande canterano di legno scuro con i cassetti semiaperti sul quale erano poggiate bottigliette di vetro colorato, un paravento fatto con teli di lino grezzo, il pavimento di cotto, nessuna fotografia o immagine né sul canterano né alle pareti. Al centro della stanza lei, di spalle. Il casco poggiato in terra aveva liberato i capelli lunghissimi, il giubbotto stava scivolando anch’esso a terra. La maglia bianca era aderente, niente reggiseno, jeans scoloriti, piedi nudi. Federico aveva poggiato anche il suo casco in terra, gettandoci sopra il suo giubbotto, senza distogliere lo sguardo dalla figura che aveva davanti. Voltandosi s’era tolta la maglia, scoprendo il seno piccolo, con piccoli capezzoli chiari, con un gesto s’era poi sfilata i jeans, rimanendo completamente nuda, gli occhi a fissare un punto indefinito del pavimento. “Eccomi, ti stavo aspettando, temevo non saresti mai arrivato” “Sono qui, ho udito il tuo richiamo, il tuo invito, la tua preghiera” “La ricompensa per aver esaudito la mia supplica sarà la mia devozione” Fece un passo e s’inginocchiò davanti a lui portando le mani in grembo, in attesa. La mano di lui, poggiata sulla testa, era il segno della sua accettazione e dell’imposizione della sua volontà. Spontaneamente, come obbedendo al suo primo ordine non manifesto, iniziò a togliergli gli stivali, poi i jeans neri e i boxer aderenti. Il cambio di strada, in direzione di Siena, lo fece tornare alla realtà; si allontanava sempre più da Roma, dai suoi amici, ma non c’era ombra d’esitazione in lui, l’attrazione era sempre più forte. Poteva sembrare fosse lei a condurre il gioco, a farsi seguire, mentre in realtà era esattamente il contrario, la stava spingendo verso l’unico possibile traguardo di quella corsa dissennata. Accelerando l’aveva sorpassata, voltandosi a guardarla mentre le era di fianco. “Non sei ancora stanca, non vuoi cedere?” pensava a voce alta. Come se avesse potuto udire le sue parole, accelerò anche lei, rimanendogli pericolosamente vicina, poche decine di centimetri dalla sua ruota posteriore. Una lama di luce filtrava dalle persiane semichiuse e scendeva a tagliare in due la schiena bianca, la pelle levigata. Il viso di lei toccava quasi terra mentre con le labbra sfiorava i piedi, le caviglie di quell’uomo dal quale ora sentiva di dipendere. Baciando ora i polpacci risaliva le gambe, sentiva di avere le braccia legate dietro alla schiena, anche se non c’era nulla a costringerle se non il pensiero di compiacerlo, di esaudire il suo volere. Man mano che si avvicinava, poteva avvertire più intenso l’odore del suo sesso teso, avrebbe voluto sciogliere il nodo mentale che le stringeva i polsi per poterlo accarezzare, stringere, sentirne il calore, il potere, prendersene cura, ma sapeva di dover attendere che lui le concedesse il suo permesso. A pochi chilometri da Siena s’era lasciato sopravanzare, per darle modo di indicargli la strada che avrebbero percorso. Si diresse ancora verso nord, Empoli, forse Pisa. Stava di nuovo per arrivare il momento di fare rifornimento, per cui, poco prima di Certaldo, passò di nuovo avanti lui per entrare alla prima area di servizio che avrebbe incontrato. La Ducati lo seguì docilmente alla sosta, com’era certo sarebbe accaduto, oramai la certezza dell’infrangibilità di quel filo era evidente. Dopo aver fatto il pieno, prese la decisione di metterla ulteriormente alla prova, perciò non ripartì subito, ma, spostatosi verso l’ombra di alcuni alberi sul piazzale e tolto il casco, si accese una sigaretta. Osservandolo s’era avvicinata anche lei agli alberi con la moto e fece evidentemente finta di controllare qualcosa sul motore, senza però togliere il casco. Accesero le moto nello stesso momento, ancora una volta la lasciò andare avanti. Era vicinissima ora, con una guancia aveva sfiorato l’asta mentre baciava la pelle del ventre piatto e quel brevissimo contatto le aveva fatto aumentare l’eccitazione, sentiva il calore che dal grembo iniziava a bagnarle le cosce, fino a quel momento strette, serrate. La mano che accarezzava i suoi capelli li afferrò, procurandole una dolorosa fitta di piacere. “Apri la bocca” La voce le esplose nella mente come un lampo estivo improvviso e accecante. Un attimo d’incertezza, che le sembrò infinito, fu la ragione e la premessa. Bruciante, emozionante, atteso, il ceffone in pieno viso le fece voltare la testa, le riempì gli occhi di lacrime e la mente di un’euforia intensa. Immediatamente tornò a girarsi verso di lui aprendo la bocca. “Perdonami” riuscì solo a dire mentre sentiva il sesso che le scivolava prepotente fra le labbra. Ad Empoli deviarono sull’autostrada che da Firenze conduce a Pisa e Livorno, dalla targa della Ducati, però, non si poteva capire quale sarebbe stata la destinazione finale. Il tachimetro ora segnava 180 kmh, sicuramente oltre il limite di legge, ma ancora lontano dal massimo che avrebbe potuto raggiungere la moto. All’uscita del casello di Pisa, lei prese l’Aurelia, sempre verso nord, verso la Liguria. “Meno male che il passaporto non è più necessario per entrare in Francia...” pensava Federico ridendo. L’odore della salsedine era intenso e piacevole ora, lo prese una sottile voglia di lasciarsi cullare dalle onde. Da sempre amava profondamente il mare, aveva appena imparato a camminare quando s’erano incontrati per la prima volta e da troppo tempo non riusciva a concedersi qualche giorno per nuotare o stare sdraiato su uno scoglio. Due lacrime le rigavano il volto mentre sentiva la stretta ai capelli immobilizzarle la testa e il sesso caldo riempirle la bocca. Ad ogni pulsazione della guancia arrossata corrispondeva un movimento dei fianchi del suo Padrone, una vibrazione che dalla schiena le scendeva sino all’inguine e un sussulto della sua vagina ormai infiammata di desiderio. “Le tue mani sono libere, usale, raccogli con le dita la tua linfa profumata e fammene dono” L’emozione per quell’ordine la fece sussultare, come per incanto il legame che stringeva i polsi s’era sciolto, sentiva i muscoli delle braccia muoversi a fatica, intorpiditi. Accarezzandosi prima il seno poi il ventre, scese ad aprirsi le gambe con le mani, quasi a forzarle. Le dita scorsero fra i pochi riccioli chiari del pube, vezzosamente depilato a formare un piccolo triangolo castano, scivolando poi a raccogliere l’umore che era sempre più copioso. Passando sopra al clitoride ebbe una fitta quasi dolorosa, ma non volle indugiare, ansiosa di obbedire. Teneva una mano premuta subito sotto l’ombelico mentre portava l’altra verso l’alto, lentamente. Sentì afferrare il polso e guidare la mano verso il viso dell’uomo che la dominava, le labbra di lui sotto le dita, la barba di tre giorni sul mento, le dita avvolte dalla lingua. Il sole stava per tramontare quando, superate Viareggio, Massa e Carrara, la Ducati lasciò l’Aurelia scendendo verso Lerici, verso il mare, la corsa giungeva al traguardo e lui era il vincitore. Il golfo dei Poeti si apriva ora davanti ai suoi occhi, il mare calmo aveva tutte le tonalità del blu, più in basso il porticciolo ancora quasi vuoto. Entrati nel paese, s’erano diretti verso la rocca e finalmente lei s’era fermata davanti a una palazzina di mattoncini rossi, di due piani, quasi addossata alla pineta, dalla quale si vedeva tutto il golfo, Portovenere e l’isola Palmaria. Scesa dalla moto, lo guardava scendere a sua volta. Senza togliere il casco prese dallo zainetto le chiavi ed aprì il portoncino, invitandolo con lo sguardo a seguirla. Le due rampe di scale sembravano più antiche di quanto si potesse immaginare guardando la palazzina, un leggero profumo di mare, basilico e resina di pino impregnava gradevolmente l’ambiente, arancio e viola si mescolavano nella luce che entrava dalle piccole finestre. La seguì nella mansarda, la porta si apriva su un unico grande spazio con i muri bianchi, grezzi, alla sua sinistra un lavello sotto alla finestra e una piccola cucina in vista, a destra un tavolo di rovere ingombro di carte, che a prima vista sembravano spartiti, sul divano dietro al tavolo una custodia nera che Federico pensò essere di un violino. Di fronte, una porta bianca e una in legno scuro, entrambe chiuse. Entrando nella stanza, lui non si sorprese affatto nel vedere il letto in ferro battuto con il tulle, il canterano, tutto era esattamente come nella fotografia che era apparsa nella sua mente solo qualche ora prima. Gli stessi gesti, le stesse parole. “Eccomi, ti stavo aspettando, temevo non saresti mai arrivato” “Sono qui, ho udito il tuo richiamo, il tuo invito, la tua preghiera” Come in un film in cui le scene siano artificiosamente accelerate, ora tutto accadeva esattamente come l’aveva immaginato. Stringeva quel polso sottile avvicinando le dita alla bocca, schiuse le labbra, il sapore era dolce, il profumo era intenso, meraviglioso. Serrando i capelli fra le dita la fece alzare, interrompendo il piacere che provava. Benché non vedesse gli occhi di lei, notò l’espressione sorpresa da quella decisione improvvisa, tirando ancora un po’ i capelli la costrinse a guardarlo, tutta la luce di fierezza che aveva visto attraverso la visiera, era scomparsa, lasciando il posto a uno sguardo profondo, oscuro come può essere il mare durante un temporale. Lasciò quindi la presa, concedendole qualche istante per muoversi, aveva l’impressione che ci fosse qualcosa di nuovo, di non detto. Lei portò le braccia dietro alla schiena, voltandosi verso l’altro lato della stanza. Si diresse al canterano come se avesse preso una decisione improvvisa e ne aprì l’ultimo cassetto, scostandosi poi di lato per invitarlo a scoprirne il contenuto. L’impressione era quella di una porta che si apre cigolando su antichi cardini, un passaggio verso un livello più profondo, mai violato prima di allora. Avvicinandosi, la guardava, cercando di interpretare quell’azione, studiando, nel frattempo, i piccoli, incontrollabili segnali del corpo che sempre tradiscono gli stati d’animo. Il cassetto era pieno d’ogni sorta di oggetti, alcuni molto comuni, fogli di quaderno, un piccolo pettine di plastica, biglietti di treno usati... altri decisamente inusuali, tutti raccolti lì con il medesimo scopo, era il suo modo di dimostrargli la sua volontà d’essere piegata. Federico prese una corda di canapa che forse era stata una sottile cima da pescatori, sembrava portasse con sé la salsedine, certamente aveva visto il mare innumerevoli volte, ma conservava una morbidezza inaspettata. “E’ la prima volta che permetto a qualcuno di guardare in questo cassetto” “E’ perciò la prima volta che qualcuno entra nelle segrete del tuo cuore nero” “Tu sembri non averne paura” “Non vedo perché dovrei, ho attraversato a piedi nudi i corridoi del mio cuore nero, l’ho tenuto fra le mani, l’ho fatto a pezzi e ne ho gettato addosso una piccola parte ad ognuna di coloro che ho conosciuto, nessun altro luogo può sembrarmi peggiore o più spaventoso.” Accarezzava la corda, la sensazione era piacevole, guardava la pelle chiara, liscia. Nel cassetto un altro oggetto attirò la sua attenzione, un archetto per violino, lucido e senza il crine che struscia sulle corde e fece scivolare il dito sulla superficie nera prima di prendere anch’esso. Seminascosto dal canterano c’era un impianto stereo con poggiati sopra una serie di CD senza custodia, ne inserì uno e le note del notturno in sol minore di Chopin iniziarono a cadere come pioggia calda sui loro corpi nudi. Lentamente, la fece adagiare bocconi iniziando a legarle le caviglie alla struttura del letto, così che avesse le gambe aperte e, poiché la corda era abbastanza lunga, fece lo stesso con i polsi, lasciando però che potesse muovere un po’ le braccia. Forse la calma con la quale si susseguivano i gesti, forse i gesti stessi, forse la prospettiva di ciò che avrebbe potuto accadere, scuotevano i suoi nervi, le mordevano le viscere. L’eccitazione che aveva provato sin da quando si stavano sfidando in moto, che era rimasta ora latente, diventava ora più intensa. L’ebano nero dell’archetto iniziò a sfiorarle le spalle, seguendo la linea della schiena scese nel solco fra le natiche, provocandole un brivido fortissimo che le prese ogni centimetro della pelle; scese poi ad accarezzarla per un istante fra le grandi labbra, prima di proseguire all’interno delle cosce. Il primo colpo, atteso, desiderato, la fece sobbalzare. Immediatamente, sentì una striscia sottile di pelle bruciare, ma solo per un attimo, altri ne seguirono in rapida successione, sulle gambe, sulle natiche, sui fianchi, facendo sì che un intenso calore si diffondesse in ogni fibra del suo corpo. Sentiva di nuovo il suo umore abbondante fra le gambe, il profumo eccitava lei quanto l’uomo che la stava dominando. Aveva iniziato a far scorrere l’archetto sulla schiena, poi sempre più in basso, quasi in trance il suo braccio s’era alzato per vibrare i primi colpi, il sibilo nell’aria lo ipnotizzava quasi quanto i segni rossi che fiorivano su quella pelle o i gemiti di piacere e dolore che lei si lasciava sfuggire. Le strisce violacee avevano contorni netti, poggiò l’archetto sul letto per sfiorare i leggeri rigonfiamenti della pelle, la mano si muoveva dolcemente verso il centro delle natiche, attratta dal calore che quella vagina emanava, le allargò appena, quanto bastava perché il suo sguardo si posasse sulle labbra che pulsavano. Si sdraiò su di lei cercando di assorbire con la pelle il calore di quelle tracce, di percepirne il lieve spessore, eccitato dal contrasto fra il colore della pelle e quello dei segni. Migliaia di sensazioni, di pensieri affollavano la sua mente, come un bimbo che guarda delle bolle di sapone, cercava di afferrarli tutti, affascinato. Muovendosi impercettibilmente cercava di avvolgerla La penetrò senza alcuno sforzo, lei aveva inarcato il bacino cercando il sesso eretto, gemendo. I loro movimenti erano ritmati dalle note del notturno, non un crescendo quindi, ma un lento concerto, fluido, morbido, il pianoforte li stava conducendo all’apice del piacere. Un tale incantesimo, però, per Federico, non poteva terminare così, avrebbe voluto prolungarlo all’infinito, perciò si sciolse dall’abbraccio caldo della fessura madida tornando a poggiare il sesso nel solco fra le natiche senza smettere di muoversi. Lei non aveva smesso di spingere armoniosamente indietro il bacino, ansimando con la bocca socchiusa. Il dolore, improvviso, durò solo un attimo, immediatamente sovrastato dal piacere, nel profondo della sua mente desiderava essere presa dietro, desiderava quella violenza, quell’ulteriore umiliazione. I movimenti tornarono ritmati, i loro corpi e le loro anime creavano ora una nuova danza, esaltante e drammatica, una corsa ormai irrefrenabile. I muscoli di Federico si tesero allo spasimo, le affondò i denti nel collo facendola gridare ancora più di quanto non stesse facendo per l’orgasmo che la scuoteva incontrollabilmente. Rimasero immobili per un tempo indefinibile, le labbra di Federico le percorrevano le spalle, il collo, le braccia. Così, lentamente come l’aveva allacciata al letto, iniziò a sciogliere i nodi, osservando i segni sui polsi e le caviglie che si aggiungevano a quelli lasciati dall’archetto. La fece delicatamente voltare e per la prima volta da quando erano entrati in casa le baciò la bocca, le loro lingue si intrecciavano mentre lui le prendeva le mani nelle sue. La prese infine fra le braccia, facendole poggiare il viso sul suo petto, avvolgendola, accarezzandole i capelli con gratitudine. La luce spettrale della luna aveva preso il posto del rosso del tramonto fra le persiane, quando sentì il respiro di lei farsi più profondo, calmo, regolare, perciò anch’egli scivolò in un sonno pesante, senza sogni. L’odore del caffè e un leggero movimento del letto lo riportarono alla realtà. Lei, seduta al suo fianco, lo guardava sorridendo con una tazzina in mano, indosso nient’altro che una t shirt bianca, aveva i capelli bagnati raccolti da un asciugamano, era luminosa e profumata. “Buongiorno” seguito da un bacio leggero sulle labbra. “Buongiorno” rispose Federico seguendo con un dito il profilo del suo viso. “In bagno c’è un accappatoio pulito, se vuoi” “Non so ancora il tuo nome” “Mi chiamo Irene.” “Eiréne, la dea greca della pace... Per te la pace è un pensiero lontano, una chimera.” “Forse il mio concetto di pace è solo diverso da quello degli altri. - disse con un sorriso amaro appena accennato - Chi sei tu, dimmi chi è questo compagno di un viaggio iniziato mille anni fa.” “Federico, la scorta, la guida nel viaggio.” “Questo è ciò che mi hai detto senza parlare” “Irene non è solo pace, chi sei?” “L’ancella che hai cercato per tutto questo tempo, lo specchio in cui vedere riflessa la parte più nascosta di te” “Vieni con me ora, come il riflesso, distante ma inseparabile, non puoi più spezzare il legame senza infrangere ” Lo seguì nella doccia gettando sul letto la maglia e l’asciugamano. Il getto lo risvegliò completamente, per qualche istante restò immobile ad occhi chiusi lasciandosi scorrere l’acqua addosso. Lei prese lo stesso sapone che aveva usato per sé, ne versò su una spugna ed iniziò a sfregare delicatamente, con cura, iniziando dal collo, poi il petto, le braccia, la schiena, inginocchiandosi passò alle gambe. Sorrideva nel compiere quest’atto di dedizione, un sorriso di gioia vera, qualcosa si avvicinava a un sentimento d’amore. Poggiata infine la spugna, si dedicò con ancora più attenzione al sesso, che stava tornando eretto, massaggiandolo con le mani e, appena l’acqua ebbe tolto ogni traccia di sapone, aprì la bocca, questa volta senza che le fosse ordinato. Accogliere il seme la eccitò di nuovo e l’acqua calda, che sentiva scorrerle sulla pelle ancora segnata, non fece che aumentare il suo desiderio. Bagnati com’erano, si gettaro no sul letto e Federico le aprì teneramente di nuovo le gambe, baciandole mentre si avvicinava col viso alla vagina. Il contatto della lingua sul clitoride le fece chiudere gli occhi, un piacere diverso la stava avvolgendo, non meno intenso di quello provato la notte precedente, giunse ad un nuovo orgasmo, non esplosivo, ma lungo e coinvolgente. Lo baciò, il suo sapore sulle labbra di lui diventava più dolce, inconsueto. “Debbo andare, mi aspetta un viaggio piuttosto lungo” “Nessun viaggio potrà mai essere tanto lungo quanto quello che mi ha portato a incontrarti, tutti questi anni non sono stati altro che un lento avvicinarmi a te” Appena indossato il casco si voltò a guardare la finestra della mansarda, pur sapendo che non l’avrebbe vista affacciata, come infatti era. Il sole aveva restituito i colori al mare e alla terra che ci si gettava dentro, un senso di malinconico rilassamento lo stava prendendo, mentre lasciava la strada provinciale per dirigersi sull’Aurelia. S’era imposto di concentrarsi nella guida per non dar modo alla sua mente di ripensare alla notte e al giorno precedenti, anche se il traffico della domenica mattina non richiedeva particolare attenzione. Per sorpassare una station wagon tedesca che procedeva lentamente, aveva d’istinto dato un’occhiata al retrovisore: in lontananza il faro di una moto si stava avvicinando molto velocemente. Appena superata l’auto si accostò verso destra, senza rallentare. Nell’istante esatto in cui l’altra moto si affiancò alla sua, i suoi sospetti o, meglio, le sue speranze, divennero realtà. I capelli biondi svolazzavano nel vento, gli occhi attraverso la visiera erano splendenti di allegria, iniziò dapprima a sorridere, poi decisamente a ridere. Irene scattò via accelerando, invitandolo di nuovo a sfidarla. “Ok” pensò scalando marcia “vediamo cosa sai fare, la strada per Roma è ancora lunga.”
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14 anni fa
admin, 75
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Mikonos
“che mare splendido ti ricordi amore?”…e così dicendo mi abbracci..io seduto sul divano a sfogliare le foto di quella vacanza a mikonos…di alcuni anni fa…sento il tuo viso vicino al mio ed insieme ci rituffiamo in quei ricordi…così piacevoli….
Mi piace proprio girare per mikonos con il nostro scooter…si può stare ancora senza casco e sentire il vento sil viso è piacevole “anna sei pronta?”…”eccomi”…e ti vedo arrivare con una camicia lunga in lino.. leggera e sotto un bikini bianco..”sei favolosa mia cara” “grazie caro” mi rispondi mentre sali dietro e ti stringi a me…via si parte..destinazione nord..oggi voglio andare in una spiaggia meno affolata delle solite banana beach e super banana…piene di vita come essere in riviera romagnola..ma sempre con grande voglia di divertirsi e di divertire.
…girando per questo meraviglioso paesaggio ecco finalmente a Panormos…laggiù la spiaggia…scendiamo per le ripide stradine ed arriviamo alle spalle di un piccolo barettino sulla spiaggia con una grande distesa di cuscini sotto un tendone..fatto con diverse vele da windsurf…è carinissimo..
prese le nostre cose…ci incamminiamo lungo la lingua di sabbia ….ci sono pochi ombrelloni….o piccole tende..tutta la spiaggia è libera…decidiamo di andare verso il lato opposto dove le persone sono ancora più rade.
“paolo qui mi piace che dici?”…”va benissimo amore” e ci organiziamo con i teli stesi e piccoli sassi per fermarli..il vento si fa sempre sentire….non faccio in tempo a mettere lo zainetto a terra….che tu ti sei già tolta la camicia….slacciato il reggiseno…e senza battere ciglio fai scivolare a terra anche il perizoma del costume….mi piace guardare il tuo corpo nudo…il seno pieno con i grandi capezzoli….il tuo ventre…che scende dolcemente sino al monte di venere….labbra ben visibili…per queste vacanze hai deciso di depilarti completamente…un look che mi piace molto…subito ti seguo e mi spoglio completamente….sono anni che amiamo frequentare le spiagge naturiste…lasciare che il sole scaldi completamente il nostro corpo..ci regala meravigliose sensazioni.
“paolo mi spalmi l’olio di cocco sulle spalle?”…adoro farlo..e tu lo sai…lascio cadere un filo di olio sulle spalle…poi con le mani comincio a spalmarlo per bene…spalle….collo…schiena..e passo sui fianchi sino a sfiorare sempre più i ruoi seni….poi torno sulle spalle….le braccia….e tu ti lasci coccolare…poi ti stendi pancia in giù…e quindi passo un filo d’olio sulla schiena..sino ai glutei…hai un piccolo brivido..e io passo le mie mani lungo tutta la tua splendida schiena sino al solco che divide i tuoi glutei…passo con una mano…sento…il piccolo buchetto…poi scendo ancora dove già mi aspetta il tuo sesso…le cui labbra sono un po’ aperte..passo la punta dell’indice…tra di esse…come una piccola ostrica…sento i tuoi umori…..poi proseguo a spalmarti l’olio sulle belle gambe ben tornite…adoro il colore della tua pelle abbronzata…
Ti lascio a scaldarti sotto questo splendido sole…mentre io leggo un po’…nn passa molto tempo ed arriva una coppia e si sistema nn molto lontana da noi…lui è grande e grosso…coperto di tatuaggi..capelli scuri e a spazzola…lei al contrario e longilinea..alta buonda con un bel caschetto e pure lei alcuni tatuaggi in posti strateggici. Stendono le loro stuoie sistemano gli zaini e anche loro si spogliano….del resto siamo a mikonos..regno della libertà e della trasgressione.
Dopo un po’ li sento correre verso il mare….si tuffano…nuotano un po’..poi si avvicinano…giocano tra di loro..lei lo abbraccia…li sento ridere…e intanto guardano verso di noi….esce prima lui…e vedo…che nonostante l’acqua fredda….il “giocare” con la sua compagna deve averlo…stimolato…il suo sesso…è ancora un po’ turgido…poi lei lo segue correndo…il suo piccolo seno…è così sodo che nn si muove …le goccie d’acqua salata corrono sulla sua pelle abbronzata…sino a scendere tra le sue gambe…anche lei completamente depilata…e noto un piccolo bagliore…ha un piercing..proprio lì…la guardo e lei ricambia sorridendo maliziosa.
“ma che carino mi piacerebbe provarlo”.. mi giro e vedo che anche tu ti sei girata e stai osservando la stessa cosa che gardavo io con tanta curiosità…ti guardo sorridendo..
poi mi giro e ti chiedo di spalmare a me..un po’ di olio sulla schiena…ti siedi a cavalcioni sulle mie gambe…e sento…le tue labbra…venire a contatto con la mia coscia…poi cominci a spalmarmi tutta la schiena ..e mentre mi godo il tuo massaggio ho la testa girata…e vedo che i nostri vicini…ti stanno guardando mentre sei su di me…ora lui è steso…a pancia in su..e lei…è stesa…su di lui…poi..lentamente scende…e gioca….gioca con il sesso dell’uomo…che impugnato da quelle mani…si stà ingrossando…vedo ora la sua cappella scura e grossa…sparire tra le labbra di lei…lo stà succhiando!!!...per fortuna che sono a pancia in giù…sento che mi si è ingrossato pure a me…ma anche tu…le labbra del tuo sesso…le sento particolarmente umide…mi giro e vedo che stai guardando anche tu la scena…”sentiamo se ti fa effetto lo spettacolino?”…e così dicendo passi una mano sotto di me…ed impugni il mio cazzo..ormai duro…ti chini mi baci sul collo mordendomi un po’..e sento il tuo seno strusciare sulla pelle della mia schiena…”ma piace pure a te” rispondo io.
Detto questo…corriamo entrambi in acqua…a placare i bollenti spiriti una bella nuotata ..giocando tra noi…poi risaliamo sorridenti sotto lo sguardo attento..della coppia di nuovi amici …..
Ora lui è seduto..e lei e dietro di lui..le si struscia..e con le mani…cerca tra le sue gambe…poi si gira e gli si siede a cavalcioni…con la mano..prende il suo sesso..e se lo dirige dentro la sua vulva….comincia a muovere il suo bacino su di lui…vedo le chiappe di lei…contrarsi e spingere in avanti il bacino..lei mette le sue mani sul collo di lui..e si lascia baciare i piccoli seni……cavolo sono eccitato sono steso su un fianco e li guardo…tu sei davanti a me…anche tu guardi…ti giri su un fianco…e spingi indietro..il tuo culo….tra le tue coscie spuntano le labbra gonfie del tuo sesso…allungo una mano….infilo l’indice…sei grondante…allora infilo l’indicce ed il medio….tu spingi ancora più indietro aprendoti sempre di più ..nn resisto..ho il cazzo duro…e ti penetro…tu nn aspettavi altro…e spingi contro di me…prendo il tuo fianco…e spingo prima…la cappella..poi tutto il mio sesso…tutti e quattro ci stiamo guardando…che situazione incredibilmente eccitante..
..mi lascio andare completamente dentro di te…allungo una mano verso la tua bocca…e tu godendo mi mordi le dita che sanno ancora di te…e vedo lei buttare la testa indietro scossa da un bell’orgasmo prendere il sesso di lui e farlo uscire poi continuando a menarlo con la sua mano veloce..lascia che faccia uscire tutto il suo seme…sul suo ventre..e lui grugnendo..si lascia cadere all’indietro….a questo punto tutti in mare…per rilassarci dopo questo piacevole spettacolo…ci rimettiamo al sole…mentre i nostri amici…si mettono a scattare alcune foto..ormai è il tramonto e la luce è stupenda..colori caldi il sole rosso…e sulla pelle nuda rende dei toni meravigliosi…lei si stende sulla sabbia…poi si mette in ginocchio..e lui continua a scattare…poi sento che parlano…ma si stanno rivolgendo a noi allora un po’ di inglese masticato si fanno capire…e voglio che tu vada a fare alcuni scatti con lei…mi guardi e maliziosa ti alzi e vai verso di lei….ora siete vicine…tu mora….e con un seno splettacolare…lei bionda seno minuto..ma entrambe sembrate complici in questo gioco vi abbracciate ed i vostri corpi si unisco in un incredibile miscuglio di pelle…prendo pure io la macchina fotografica…ed inizio..a scattare…..ma questa poi è una altra…storia
…un bacio a te..anna..mia splendida complice
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14 anni fa
gibers,
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La prima volta
Come tutte le volte ho aspettai che tornasse, ed ognivolta è un emozione nuova quando sale in macchina e mi riempie l'abitacolo del suo profumo, non un profumo qualunque perchè io gli chiedo sempre di non indossarne, ma il suo, quello della sua pelle. Scherzammo continuamente, ed io invito il suo sorriso ad illuminarle il viso perchè tutte le volte mi inebria e rallegra. Ci dirigemmo al belvedere, di lì c'è una vista meravigliosa e la sera le luci della città vecchia sono un meraviglioso presepe perenne, ma questa volta avevamo un motivo in più per essere eccitati dalla situazione, così spento il motore presi il cellulare è composi quel numero che ci avrebbe aperto una nuova affascinante porta. Lo composi mentre lei mi accarezzava, si accorse che ero più che coinvolto dalla cosa, poi dall'altra parte una voce di donna, " ciao sono V. " , fu una conversazione a quattro estremamente piacevole e coinvolgente, e ad un tratto mi ritrovai a parlare con cassandra che usava avidamente la sua bocca su di me, quella sensazione e la voce di un altra donna divennero ben presto come un ipnosi fantastica dalla quale non volevo più uscire, ma lo feci poi ben volentieri quando ci dissero che eravamo così vicini che sarebbe stato un vero peccato non raggiungerli. Non avemmo un solo istante di esitazione, ripartimmo subito, del resto erano a soli venti minuti da noi. Seguimmo scrupolosamente le loro indicazioni e ci ritrovammo di fronte al cancello di una piccola villetta spartana ma signorile, durante il tragitto lei non smise di giocare con me, sapeva bene che adoravo sentirmi nella sua bocca mentre guidavo, ma non volevo di certo arrivare al nostro gioco senza essere al meglio di me, più volte dovetti ordinargli di smetterla e lei ogni volta si ritraeva a malincuore, ma sapeva che si ubbidisce al proprio padrone. Parcheggiamo l'auto e suonammo al campanello visibilmente emozionati, Lui venne ad aprirci, e vidi gli occhi della mia lei assaporarne già il contatto, ci salutammo un po imbarazzati poi in un attimo fummo in casa. Lei ci aspettava seduta sul divano, era molto bella e sensuale, guardò cassandra con una voglia che non avevo mai scrutato nello sguardo di una donna, e questo mi fece immediatamente effetto, poi si accomodò anche lui a circa un metro dalla sua lei e ci invitò a fare lo stesso, ma mentre cassandra si muoveva io la fermai afferrandola per un braccio. "Sono io che ti dico cosa fare e quando", mi guardò e poi abbassò il viso, " mettiti in ginocchio ", lei ubbidi all'istante, " avvicinati a lui sbottonagli i pantaloni ", mi guardò con un sorriso complice e poi ubbidì ancora. Si avvicinò mentre lui la guardava eccitatissimo, comprese subito che avrebbe dovuto lasciarla fare, in un attimo si trovo la sua lingua sulla cappella e poi vide il proprio membro scomparire nella sua bocca, una, due, dieci volte. V. li guardava e non si accorse nemmeno che si stava accarezzando, io la guardai e gli dissi " valle dietro e sollevagli la gonna, trovarai una splendida sorpresa ", quando lo fece si accorse che sarebbe stato semplicissimo assaggiare la mia donna in quel modo, perchè non indossava nulla sotto, e quando la sua lingua le si infilò tra le grandi labbra la sentì gemere vogliosamente finalmente stava realizzando un suo sogno ed io ero felice di questo. Osservai per un attimo quel gustoso trenino di corpi poi mi slacciai i pantaloni e divenni l'ultimo dei vagoni, quando la riempì dietro il gioco fu completo, appassionante, appagante. la nostra prima volta.
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14 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 12 ore fa -
Appuntamento di lavoro
Che fortuna pensai… trovare parcheggio proprio davanti al numero civico del cliente! Scesi frettolosamente afferrando la valigetta e citofonai controllando l’orologio: accidenti, venti minuti di ritardo… “speriamo non si incazzi”, borbottai fra me e me. -“ Terzo piano!” gracchiò la voce dal citofono. Entrai. Era uno di quei palazzi della vecchia Milano, dei primi del ‘900, con l’atrio ampio e massiccio dove si respirano quegli odori antichi di cera appena stesa, metallo e grasso per ingranaggi dell’ascensore a vista, di quelli con la tromba in reticolato di ferro. Mentre salivo al piano, controllai allo specchio di essere in ordine: giacca abbottonata, cravatta e nodo ok, leggera sistemata ai capelli e… via! Ci siamo! Suonai il campanello e attesi. Mi aprì la porta un sorriso femminile sulla quarantina, che ricambiai con il mio di dieci anni più sbarazzino e impertinente. “Buon giorno signora Monti, piacere: Stefano” mi presentai – mentre le stringevo la mano. “Il piacere è mio, Stefano… sono Veronica” rispose lei, lasciando forse intendere che avrebbe preferito essere chiamata per nome. Un viso piacevole, pensai. Intanto girò per farmi strada e mi chiese di chiudere la porta alle mie spalle. Così feci e iniziai a seguirla lungo il corridoio di casa. Tac – tac – tac! Camminava svelta e i lunghi tacchi delle sue scarpe scandivano l’incedere deciso battendo sul parquet tirato a specchio. Diamine, pensai “ma questa gira per casa con i tacchi? E guarda che pavimento perfetto…”. Ero un agente assicurativo e il mio lavoro mi portava quotidianamente a frequentare decine di case diverse; negli anni avevo sviluppato un’attenzione particolare alla cura dei dettagli. Spesso questa caratteristica mi aveva consentito di chiudere contratti importanti, oltre che – naturalmente – di riuscire a rompere il ghiaccio con commenti appropriati. Entrare in empatia con il cliente è importante e in un certo senso fa parte del mio lavoro. E poi scoprire prima ancora di sedersi, se la persona davanti a te ha figli, nipoti o ama le vacanze esotiche può essere utile per proporre contratti assicurativi diversi e più adatti alle circostanze. Mentre seguivo Veronica, iniziai a squadrarla da dietro a partire proprio dalle scarpe tacco 12. Nere, classiche decolté ad abbracciare una caviglia sottile e in armonia col resto delle gambe ben tornite e rassodate da una calza lievemente scura, impreziosita da un disegno a rete. Il mio sguardo salì fino alla gonna bianca che si agitava piacevolmente, lasciando che le natiche disegnassero delicatamente il loro profilo sul tessuto elasticizzato. “Bel culo!” pensai, stupendomi di quanto tempo ci avessi messo per notarlo! I fianchi e la vita sottile le conferivano un aspetto molto femminile, anche di spalle, e i capelli rossi, lunghi e leggermente ricci completavano la piacevole vista. La seguii fino in sala, continuando a godermi il generoso dimenarsi delle sue chiappe, pensando in realtà a come presentarle l’offerta per cui aveva chiamato la nostra agenzia. Mi fece accomodare sul divano e lei si sedette sulla poltroncina di fronte, a due passi da me. Mi sorrise nuovamente, lasciandomi il tempo di osservarla e poi esordì “Bene Stefano, stupiscimi!”. Io che mi ero soffermato ad accarezzarle i lineamenti del viso con lo sguardo, mentre sorrideva sorniona, quasi rimasi spiazzato dalla richiesta. Aveva un viso molto giovanile e attraente nonostante con ogni probabilità fosse più vicina ai 50 che ai 40; e poi i suoi occhi… due cristalli azzurri e profondi che sembravano contenere molta più esperienza e malizia di quanta non volesse realmente lasciarne trapelare. Mi guardava e non capivo se mi stesse studiando fisicamente o se cercasse di capire che genere di persona fossi. Ma avevo l’impressione di piacerle. Ammetto che fisicamente piaceva abbastanza anche a me, ma notai che al dito aveva la fede nuziale non sono proprio tipo da ficcarmi in certe situazioni; e poi non volevo lasciarmi distrarre dal motivo per cui ero lì. Iniziai quindi a parlare dell’offerta cercando di comportarmi nel modo più professionale possibile. Sembrava che la cosa, al contrario di quello che potessi immaginare, la eccitasse sessualmente, in qualche modo. Vidi che cambiava spesso la posizione sulla poltrona, lasciando che la vistosa scollatura della camicetta bianca lasciasse persino intravedere una porzione di reggiseno, poi si aggiustò i capelli fissandomi negli occhi e lasciandosi sfuggire un impercettibile sorriso. Aveva smesso di ascoltarmi da un po’, secondo me. Ma io continuai. E continuai a guardarla mentre si aggiustava la gonna e mentre accavallava le gambe. Sembrava che la poltrona le scottasse da sotto il sedere! Ad un certo punto si alzò dicendo che andava a prendere qualcosa da bere per schiarire la voce. Si diresse verso la porta camminando in modo decisamente provocante, e poco prima di uscire si voltò inaspettatamente per chiedermi se avessi particolari preferenze sul drink. Ero sicuro che avesse notato in che modo le stessi guardando il culo, ma non sembrò affatto turbata dalla cosa. Anzi, credo che ne fosse consapevole senza bisogno di averlo visto coi suoi occhi. Le dissi che andava bene qualsiasi cosa, purchè fresca. Tornò poco dopo con due calici abbondanti di vino bianco fresco di frigorifero. Si sedette affianco a me, questa volta, e mi porse il calice. Mentre si sedeva, in un rapido movimento, vidi la scollatura da posizione privilegiata, rubando un fotogramma dei suoi due seni liberi da costrizioni, che pur nella loro minutezza erano meravigliosi e naturali. Sarà stata una seconda abbondante, forse una terza piccola. Rotondi, e in quel movimento per sedersi, piacevolmente ballonzolanti. Intravidi un capezzolo scuro e turgido, a proiettile. Sentii una vampata di eccitazione montare dentro di me. Diventava difficile concentrarsi sul lavoro, e il suo profumo avvolgente, femminile e vagamente selvatico stava inebriando completamente i miei sensi. Bevemmo il nostro vino senza ancora aver ricominciato a parlare. Sentivo la sua pelle calda, della sua coscia contro la mia. Eravamo seduti vicini, benché il divano fosse piuttosto ampio. Lei stese il suo braccio lungo lo schienale del divano, dietro le mie spalle. In effetti il suo braccio rimase staccato dal mio corpo, ma credevo quasi volesse abbracciarmi. Poi mi guardò nuovamente, questa volta lasciando scorrere i suoi occhi sul mio corpo, soffermandosi inequivocabilmente sul mio sesso. La mia eccitazione cresceva e sono certo che ormai si notasse anche attraverso i pantaloni. I suoi occhi brillarono, e quindi mi si avvicinò all’orecchio, lasciando che le sue labbra sfiorassero il mio lobo: “non mi interessano le assicurazioni…” bisbigliò come se stesse pronunciando delle parole incredibilmente erotiche. Poi mi baciò il collo, facendo scorrere la sua lingua umida e calda lungo il profilo del mio mento. Poi tornò vicino al mio orecchio e bisbigliò: “mi interessa il tuo cazzo…”. Stupidamente abbozzai: “Ho visto che sei sposata, anche se mi piaci non voglio…”, ma lei mi zittì con una frase sibillina: “Se per te questo è un problema, non preoccuparti: vedrai che saprò ricompensarti anche di questo.”, mi guardò fissa negli occhi, e io restai qualche istante immobile. Ero senza dubbio eccitato, ma non avevo intenzione di andare a letto con una donna sposata! Subito, però, pensai alla frase, alla ricompensa. Immaginai che probabilmente se l’avessi rifiutata non solo non avrei scopato, ma avrei perso anche i soldi del contratto. Pensai al denaro, e finii con l’annuire lievemente col capo. Lei allora fece scivolare una mano sotto i pantaloni e me lo afferrò, gustandone la durezza già ben oltre le sue stesse aspettative. A quel punto, messi da parte i freni inibitori, mi slacciai i pantaloni come per spogliarmi d’impeto, in un gesto solo. Ma lei mi bloccò, spingendomi seduto sul divano. Poi si mise in piedi davanti a me, e iniziò un lento e sensuale spogliarello. Si slacciò la camicetta fino ad aprirla completamente, lasciando che i seni fossero completamente in vista, facendomi apprezzare appieno i suoi capezzoli duri e sporgenti che sfregando lievemente sul tessuto della camicia, diventarono ancora più lunghi… poi li spinse in avanti, inarcando la schiena; i seni si divaricarono leggermente sul torace, tornando a ballonzolare in modo irresistibile, quindi si dimenò lievemente lasciando che la camicia scorresse lungo il corpo fino a sfilarsi. Aveva un ombelico stupendo, e delle movenze che mi avrebbero fatto venire voglia di alzarmi e scoparla subito selvaggiamente. Ma aspettai la sua iniziativa, e lasciai che terminasse lo spettacolo che si stava consumando sotto i miei occhi. Sembrava che anche lei avesse percepito questa mia sensazione, questa mia voglia trabordante… e le piaceva, si eccitava, e mi stuzzicava con mosse sempre più ardite ed erotiche. Si infilò una mano sotto la gonna, accarezzandosi il pube, e la ritrasse velocemente portandosi le dita alla bocca… Mi sorrise maliziosa, e io volli gratificare il suo esibizionismo iniziando a masturbarmi sotto i suoi occhi. Avevo il pene già mezzo fuori dai pantaloni da prima, e mi bastò aggiustarli giusto un minimo sotto le natiche per lasciare che emergesse in tutta la sua turgidità e lunghezza. Veronica apprezzò il gesto, approvandolo con uno sguardo di cupidigia. Poi si spogliò completamente, avendo cura di rimettersi le scarpe col tacco. Quindi si avvicinò finalmente a me, ancora seduto sul divano, portando il suo pube a pochi centimetri dalla mia faccia; appoggiò la gamba sinistra sul cuscino del divano affianco a me, lasciando l’altra ben distesa e leggermente divaricata sulla mia destra. Io mi spinsi lievemente in avanti, e affondai la faccia fra le sue cosce aperte e desiderose di accogliere le mie labbra e la mia lingua. Lei muoveva ritmicamente il bacino avanti e indietro spingendo il clitoride contro le mie labbra assetate dei suoi umori, io leccavo senza sosta il suo sesso in modo sempre più profondo e appassionato, man mano che la sentivo ansimare e godere. La stavo leccando da qualche minuto ormai, e le sue gambe iniziavano a rigarsi di umori e saliva che mi divertivo a spalmare massaggiandole l’interno coscia mentre la mia lingua non conosceva sosta. Veronica venne, urlando tutto il suo piacere, insultandomi e chiedendo di continuare a leccare come un porco. Io ero così eccitato che quasi venivo anche senza bisogno che nulla me lo toccasse. Però resistetti, e la presi a cavalcioni sopra di me. Iniziai a toccarla dappertutto, le mie mani la pervadevano ovunque, sembravano volerla contenere in un solo palmo… Sui suoi fianchi, sul monte di venere, sui seni e su quei magnifici capezzoli duri… e poi di nuovo dietro la nuca, lungo la schiena fin giù a massaggiarle con forza le natiche, schiaffeggiandole dolcemente e lasciando che il dito le massaggiasse il suo ano ancora inumidito dagli umori e dal suo piacere di poco fa. Veronica gemeva ad ogni sfioramento… era una gatta in calore che aspettava di essere posseduta selvaggiamente. La penetrai con forza, facendola quasi gridare dalla sorpresa e da un sottile dolore misto al profondo piacere che stava provando, e poi iniziai a scoparla letteralmente come una troia da strada, senza ritegno, abbandonando ogni delicatezza. Presi ad insultarla, a chiamarla troia vogliosa… e più ci davo dentro, più lei sembrava apprezzare e godere. Saltava sopra le mie gambe al ritmo dei miei colpi… sentivo che non ce la faceva più e in effetti venne di nuovo, quasi subito. Neppure io resistevo ormai: lo tirai fuori e venni copiosamente sfregandolo fra le sue chiappe e inondandola del mio caldo piacere. Colava dappertutto, e lei con le mani sembrava non volerne sprecare neppure una goccia, spalmandoselo addosso e portando le mani alle sue labbra. Io ero venuto, ma continuavo a masturbarmi guardandola, aspettando che mi tornasse vigore. Lei si sdraiò ai miei piedi a gambe aperte continuando a stuzzicarsi il clitoride con le dita. Venne di nuovo sotto i miei occhi, e mi fece eccitare nuovamente facendomelo tornare duro più di prima, se possibile. Mi sdraiai a terra su di lei, sfregandole il cazzo su tutto il corpo, lasciando che le sue mani lo dirigessero dove più la eccitava, ovvero dapperttutto! Sembrava non averne mai abbastanza! “Scopami anche in bocca, porco!” – non me lo feci ripetere, e ancora leggermente umido di sperma glie lo infilai in bocca lasciando che ne assaporasse il gusto leggermente amaro che io stesso annusavo nell’aria, misto del nostro sudore e dei nostri umori… eravamo due animali in calore! Abbandonati completamente ai piaceri della carne, dove il sesso era l’unica cosa che importasse davvero in quel momento. E più rude e sporco era, meglio era! Venni di nuovo, e questa volta mi chiese di spruzzarlo tutto nella sua bocca, sulle sue labbra… lo voleva tutto per sé! Quando finimmo di godere e di appagare i nostri corpi e il nostro istinto, Veronica – ancora nuda e sconvolta – staccò l’assegno del contratto assicurativo e poi, inaspettatamente, prese dal portafoglio 200 euro e me li porse: “Tieni, voglio pagarti. Come una puttana. Questi sono tuoi, non sono per l’assicurazione. Come ti dicevo ti avrei ricompensato. Te li meriti tutti.”. Io provai a spiegare che la cosa era piaciuta molto anche a me e che alla fine andava già bene così. Ma lei prontamente rispose: “Se non ti avessi promesso una ricompensa, ti saresti fermato vero? Non avresti voluto scoparmi perché tu con le donne sposate non ci vai, vero?”. Restai in imbarazzo, in silenzio per qualche secondo. Poi mormorai: “Probabilmente sì, mi sarei fermato.”. “Ho comprato questo piacere. Sei stato bravo”, rispose lei. “Mi piace pagare per fare sesso. I soldi non mi mancano e ho voglia di divertirmi. Adesso che lo sai, la prossima volta il prezzo lo stabilisci tu. Adesso vestiti, torna in ufficio e lasciami godere questo momento”. Capii di essere stato usato come un oggetto di carne, trastullato come un giocattolo o un bevuto come una tisana inebriante. Il suo momento, ora, se lo voleva assaporare da sola. Io, un uomo di 35 anni, ero solo stato la sua puttana. Ottenuta e goduta a modo suo, certamente un modo più femminile – ma non meno opportunista - di come probabilmente noi uomini siamo abituati a consumare un rapporto sessuale con una prostituta. Uscii stordito dal portone, senza capire se ammirare quel tornado di donna o biasimarlo. Poi vidi la mia macchina parcheggiata proprio qui davanti. Che sfacciata fortuna, pensai…
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14 anni fa
erotic3mind255232,
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Ultima visita: 4 anni fa
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Il primo approccio è la cosa più inmportante
questo racconto e della serata di ieri..chattavo con questa coppia da molto e ieri finalmente ci siamo incontrati.siamo andati a cena e li come mai successo prima già appena visti è scattata una chimica allucinante il locale era pieno e già al primo piatto le mani andavano sotto il tavolo....lei bellissima capelli rosso fuoco e un seducentissimo tatuaggio che spuntava sulla schiena da un vestito di raso sexissimo...lui un uomo brizzolato molto affascinante a cui piaceva molto guardare...la cena è proseguita tra mani che sfiorano e sguardi caldi..al dessert la mia proposta secca..."andiamo in bagno" lei senza dir nulla si alza seguita da lui...in bagno la scaravento dentro e lui non entra mi dice che vuole guardare dalla serratura...la porta si chiude lingua contro lingua la siedo sul lavandino alzo il vestito leggero e strappo via le mutandine....mi infilo con la lingua tra le sue gambe le sue mani affondano tra i miei capelli e li tira era bagnatissima...continuo a lungo a leccare e mi accorgo del suo piacere da come aumentava a tirarmi i capelli...ad un certo punto sento le sue gambe che incominciano a stringermi la testa il suao bacino comincia a muoversi a ritmo della mia lingua e la sua voce calda sottile"sto venendo"..aumento il ritmo lei scalpita....un urlo e il suo succo mi invade la bocca mentre rallenta.....e dopo uno sguardo intenso il suo viso viene illuminato da un sorriso compiaciuto....apriamo la porta e il marito soddisfattissimo dello spettacolo sorride anche lui..la serata è proseguita poi a casa mia ma questa è un altra storia......
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14 anni fa
lazzaro999, 31
Ultima visita: 11 anni fa -
Storia metropolitana...
E’ come se il cielo ci vuole toccare …..cosi vicino, minaccioso e nero. Penso che se esco dal autobus e c’è pure la calma, eccitata come sono, penserò subito alla catastrofe prossima…. Cambio la posizione per quello che si può in quel piccolo spazio e non so se rimanere seduta o alzarmi. La gonna si alza, le autoreggenti s’intravedono e aspetto che la donna grassa seduta a fianco si giri a vedermi con disprezzo…..diavolo, avrei dovuto prendere l’ansiolitico! Ci metto la borsa sopra l’orlo della gonna e sento addosso un sorriso. Sarà l’ennesimo maschio arrapato che vuole far colpo. Aria! La porta si apre e corro giù. M’invade Tu' tu'…..un sassofono da dilettanti che mi grafia. Non mi giro a guardare, sarà un ragazzotto pieno di se che si sente Miles. Quasi corro e sento addosso l’attesa, la preparazione, le autoreggenti che oggi odio e sbatto i tacchi più forte ….. è un po’ come se ti schiacciassi sotto…. La batteria colpisce, una volta, due tre! Maledetto jazz, nero e aspro! Tocco la borsa pensando al ansiolitico. Immediatamente il cielo scarica. Mi spaventa, è cosi vicino, e come se l’avessi acceso io. Niente pioggia però! Sento un uomo che si struscia al mio culo, un scusi debole vicino a le orecchie e ancora un misto di profumi che svanisce dietro… Mi sento come se fossi persa in una selvaggia foresta…..e invece sto camminando sulla piazzola della metro. Batteria impazzita, mi segue a ritmo di tamburi, tacchi miei che schiacciano, tamburi senza più ritmo, reggiseno che balla con il respira che butta e il passo che riceve, e ancora scarica dal cielo che non si vede più! Una mano grande quanto la mia minigonna. Ferma. Non respiro; sto nel attesa di fare il biglietto e per la prima volta questo pomeriggio, smetto di tremare. Passi dietro di me; adesso c’è la chitarra. Ej…..è tempo di catastrofe, mica posso sentirmi i Nirvana….. Adagio signorina sexy, adagio…. ….take your time, hurry up…. La mano mi afferra per la vita, con un gesto deciso ma che ci fa sembrare due vecchi conoscenti. Ecco il primo pensiero di te che m’aspetti. ….as you are, as you were, as you want to be… Continuo a camminare adesso nella direzione che mi porta la mano. Tacchi miei che siete nel giusto! Sopra la vostra altezza di 12 cm, ad obbligare una camminata come questa! Ma se c’è solo una chitarra elettrica, che cazzo mi vengono le parole? Scopami e fallo finita! Due occhi che non conosco mi si trasformano d’avanti! ….cielo che scarica finalmente, pioggia che spara accordi stupidi, parole stupide, promesse sporche…. …..hurry up, the choice is yours, don’t be late…. Cazzo….cazzo….è dal autobus che ti volevo toccare….mi copre l’odore forte di dopobarba da due soldi, mi piacciono quelle mani grandi che non sano dove toccare prima…. Io ti ho sempre amato, sei sempre stato dentro di me…..cazzo vuol dire? La pioggia si ferma, poi riparte e lascia tracce di se con la chitarra che piange….Memory…Memory…Memory… L’uomo si calma, prende fiato e mi alza la testa per vedermi. Mi muovo con fastidio e li infilo la coscia in mezzo alle gambe. Mi alza di peso e mi poggia al muro umido. Poco ci vuole a toccarmi il sesso. Ci gioca con le dita fredde, ruvide e mi guarda con sfida. Siiii….ho sempre detto si a Te! Cazzo! Cerco con la mano il suo sesso e ….una scarica celestiale m’accompagna la testa mentre due mani grandi lo tengono forte d’avanti ad un membro semi rigido. La batteria….ancora lei,veloce, ritmo da ansiolitico che vola fuori dalla borsa…. Cmq vada…noi due ci apparteniamo! Grande cazzata vestita di camicia di seta e tacchi d’ultima collezione! Sa di pisciata fresca, non so più se la pozzanghera vicino a noi o il membro che mi scopa la bocca. Si rovina il ritmo della batteria, il cazzo è sempre un accordo più veloce, spinge ancora forte…. And I swear I don’t have a gun…. No, I don’t have a gun! Ti piace il cazzo eh? Succhia troia, succhia ancora, cosiiiiiii…….. Ci sputo sopra i residui del mio rossetto. Lecco la cappella e mi fermo. Una testa di cazzo con il rossetto bordò! Mi ricordo l’ansia nel truccarmi, il gesto del rossetto che tanto ti piace …. un spasmo da vomito di cazzo arrogantemente lucido! Aspetta troia, aspetta…. Mi gira a poggiarmi al muro e si abbassa i calzini. Seguo con la testa ma non voglio vedere quelle cosce nude, quel cazzo che si sporge verso di me. Voglio seguire la sua foga! Passi tranquilli che iniziano a sentirsi, sarà che è finita la pioggia… Adesso, adesso siiiii….. Chi sa nel futuro io e te….penso che il futuro ci riunirà! Vengo trafilata senza nessuna precauzione, una volta, un fremito e poi un'altra volta….. Ye ye ye ye…..old memory, old memory….. Oh si, si, adesso sono io che mi piego, voglio riempirmi da tutta questa scena, un po’ di rossetto ormai da buttare, un po’ di pioggia che non piange più, un po’ di odore di piscia, tutto che mi viene spinto fin al’utero da un cazzo grosso e sconosciuto! Le mie tette pendono orfane di suo interesse ormai, fuori a curiosare pure loro… Le mie gambe nude di scarpe inutili, una a tenermi per terra, l’altra in alto a tatuarsi dalle sue ditta. Il mio culo che sporge verso di lui, l’unica parte di me che ci prova ancora…. Pioggia che si fa viva sopra di noi, passi che si avvicinano, quasi ci toccano e poi filano via…. Cazzo! Sii, prendilo tutto se ti piace! Continua a scoparmi in una foga crescente e sente me che mi do in pasto a spasmi…sto per venire… Esce fuori di me. E aspetta. Inarcato a sentire ogni mio affanno. Come un animale che si nutre di respiri. E il cielo scarica! Lampi e suoni mentre ti vedo che inventi un sorriso per me. Pioggia di tristezza senza più lacrime che mi portava stasera da te. Tremo con le chiappe attaccate ad un estraneo. Che impazzito vuole e prende tutti i miei buchi. In un ritmo misto ti tacchi che si avvicinano, di batteria e voce roca che canta…Come as you are, as you were….e mi riempie tutta. Fuori c’è un cielo grigio. Cosi vicino che si può toccare. Non so più che farmi del cielo ….e torno a camminare piano….
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14 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 12 ore fa -
Il grande sonno
Il grande sonno Mi sono svegliato sudato, stranamente irrequieto. Non ho più sonno e non voglio svegliare la persona che giace al mio fianco accendendo la televisione. Cerco di distrarmi osservando la stanza che conosco a memoria. Mille pensieri confusi insieme a poche certezze. Guardo la donna che divide questo letto e, che da sempre vive con me questo spazio. Con il pensiero torno ai tempi felici, mi vengono alla mente i sorrisi convinti e gli stati d’animo eccitati. Non riesco a trovare l’inizio della fine… Quello che è stato, si è perso nel tempo: mi viene in mente un vento forte che spazza via la nebbia, o un temporale che pulisce l’aria. Eppure, ne abbiamo creati di terremoti su questo letto d’ottone… Non vorrei fare classifiche su ciò che è, o che sarà, ma tutto avviene inevitabilmente e, i paragoni sorgono impietosi. Guardo la donna che mi ha tenuto compagnia per anni e cerco appigli per restare dove sono. Parte sconfitta in partenza nei tuoi confronti: il tempo ne ha segnato la bellezza e sicuramente non vi è gara con te che ultimamente soddisfi i miei desideri. Col tempo, la donna che è stesa sul letto a fianco di me, ha perso i connotati di donna-amante diventando una donna-amica, situazione sempre importante, ma, che non soddisfa il mio bisogno di sesso. Così, la mia ricerca erotica si è allargata oltre queste mura. Ironicamente sorrido, pensando, che ho sempre avuto una vita avventurosa ben oltre queste parti, anche quando le cose andavano meglio. Non cerco giustificazioni! Conosco i miei difetti e ho sempre cercato di conviverci per lenire la parte malata della mia coscienza. “Fa caldo in questa stanza” Lei dorme quasi scoperta, è vestita di un intimo normale: come quasi tutte le donne di casa forse appagate dal tempo, ha perso quel preludio erotico che porta alla passione, o forse sono io che, ancora non trovo la quiete? Guardo la pelle illuminata dal chiarore di luna, che attraverso la finestra aperta, furtiva, entra senza chiedere permessi mettendola in risalto: è ancora bella mia moglie, ha il fascino del tempo, dell’intelligenza, della pazienza; lei mi conosce come nessuno, lei mi sopporta oltre ogni logica. Adoro il suo modo d’essere e l'ironia che ne segue. Certo, non posso confrontarla con te, che sei giovane e spensierata. Ovvio, il confronto non sussiste… Quello che mi dai tu, oggi, ragazza dei tempi moderni, è un ricordo di fasti passati e, probabilmente, con lei rimarrà solo un ricordo. Penso a te nel momento del sesso: che strano, quando penso a noi due, la parola amore non esce mai, solo sesso sfrenato, appagante, piacevole, ma non amore. Niente da dire sulla tua sensualità: sai avvolgermi e completarmi fisicamente, appropriandoti delle mie energie a tuo piacimento; se penso alla tua bocca, subito, reagisco eccitandomi. Difficile dimenticare come mi porti in paradiso, difficile non ricordare le cosce splendidamente turgide, impossibile scordare il seno, come non perdersi nel tuo culo così pieno e disponibile. Non ci sono paragoni da fare, eppure… Mi avvicino ad accarezzare i capelli di questa donna che mi sopporta da sempre, la sua mano, al contatto dei capelli, si erge spontanea ad incrociare la mia; un gesto semplice pieno di dolcezza. Guardo questa donna che da sempre divide il mio tempo, che da sempre mi segue nei miei scatti d’umore, che prende il peggio di me, mentre tu, conosci solo il meglio. - Stai bene? Mi chiede con la voce ancora assonnata: il suo primo pensiero, è sempre per me… Mi ha messo sempre davanti a tutto e tutti, sacrificando quello che avrebbe potuto essere. Non so cosa stia succedendo, per quale motivo mi sento assalito da improvvisi rimorsi: io, sono sempre stato questo, un bastardo donnaiolo incurante della mia compagna. Sarà sto cazzo di luna piena, sarà che è così indifesa in questo momento; - Si sto bene… - Non riesci a dormire? Vuoi che ti faccio qualcosa di caldo? - No amore, va tutto bene, torna a dormire. Amore…Ecco, è uscito spontaneo. Questa parola pesante come un macigno, con lei è automatica. Mi guarda stranita, con quello sguardo di gatta-mamma: si è accorta che qualcosa mi tormenta dentro; - Sei sicuro di stare bene? La guardo come da molto non la facevo, mi rendo conto di quanto è bella oltre il fisico e di quanto tempo ho perso nel cercare di trovarmi. Dove sono stato tutti questi anni? - Si, amore, è che ho dormito molto e adesso voglio godermi questo momento… - Ma sono solo le cinque del mattino… Con un gesto affettuoso, le metto un dito sulle labbra per zittirla, poi, la stringo: emozioni perse nel tempo, che tornano prepotenti; - Va tutto bene amore, è solo che mi sono svegliato … Non ci sono ne lacrime ne rimpianti, solo la constatazione di questo momento così anomalo per il mio modo d’essere: come Giuda, la bacio. So di essere sbagliato, so che tornerò a cercare oltre il mio perbenismo, perché così sono io: mi odio per questo, ma, domani, guardandomi allo specchio, mi gratificherò ancora una volta, compiacendomi del mio sentirmi giovane nell’attesa di sesso rubato…
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14 anni fa
fantasypervoi,
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Ultima visita: 12 anni fa
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Una frizzante serata estiva
Abbiamo organizzato una cena all’aperto in una frizzante serata estiva. Lei indossa una camicetta ed una gonna con uno spacco laterale da urlo. Ogni volta che sposta le gambe lascia intravedere la sua coscia soda ed io mi perdo in divagazioni mentali. Lei lo sa e mi guarda sorridendo maliziosamente, tentando di sistemarsi come se volesse dimostrare un po’ di pudore. La verità è che tentando di apparire pudica e imbarazzata mi fa eccitare ancora di più. Conosco quello sguardo e la sua anima passionale. Adoro questa ragazza perché riesce a incarnare tutti i ruoli che una donna interpreta nella vita. L’ideale di brava moglie, di mamma gentile, ma che sa essere una vera troia a letto. Quella sera cenavamo a base di pesce al nostro ristorante preferito. Vicino al mare, rapido nel servire e gustoso nei piatti. Era una splendida cena tra fidanzatini, assaggiavamo l’un l’altro le nostre ordinazioni, ci imboccavamo e bevevamo un buon vino bianco che aiutava a sciogliere i nostri freni inibitori, già sicuramente allentati a giudicare dal gioco di sguardi che ci scambiavamo. Ad un certo punto lei si alza e si dirige verso il bagno. Mi accorgo di come tutti gli altri uomini in sala si voltino a guardarla ondeggiare e i commenti che ne seguono con risolini desiderosi. Qualcuno si accorge che li sto osservando ed io rispondo con un sorriso che fa’ loro capire che intuisco il loro desiderio, ma che quella sera me la sarei goduta solo io! Lei torna dal bagno ed ha un’andatura differente, si guarda intorno circospetta, come se avesse commesso un furto e non volesse farsi beccare. Si siede lentamente al tavolo e mi parla con voce tremante ed eccitata. Tenta di dirmi cosa ha fatto, ma le viene da sorridere, si morde le labbra, beve un po’ di vino. Mi guarda lasciva e mi sussurra all’orecchio “amore… ho una sorpresa…” ed ammiccante guarda verso il basso “non ho niente sotto…”. In quel momento credo che il mio cuore abbia perso un colpo. L’eccitazione mi ha completamente conquistato e sono rimasto a guardarla con una faccia attonita e divertita allo stesso tempo. Ancora una volta era riuscita a sorprendermi. Quella ragazza era dotata di tanta sensualità quanto di bellezza ed intelligenza. Ho avuto bisogno di un altro po’ di vino per recuperare un’espressione meno da ebete di quella dipinta sul mio volto, che la faceva sorridere consapevole della sua sfacciataggine. A quel punto lei avrebbe desiderato andar via, ma era il mio momento di stuzzicarla e dominare la situazione che lei stessa aveva creato. Così le ho chiesto di giocare un po’ con le gambe, allargandole e accavallandole. Ad ogni movimento lo spacco laterale, spostandosi, mi faceva sognare. “sono bagnata e gonfia per l’eccitazione…”. A quel punto non potevo più aspettare e ho chiesto il conto. Lei ha insistito per pagare la cena, dato che era il suo compleanno ed io l’ho lasciata fare, ma per concludere la serata ho chiesto una bottiglia di champagne. Abbracciati siamo andati via ed io l’ho condotta sulla spiaggia antistante, lontana solo qualche centinaia di metri. Nel frattempo insinuavo la mia mano attraverso lo spacco per accarezzarle quel culo fantastico, che ha sempre alimentato in me forti fantasie erotiche. Abbiamo trovato un lato della spiaggia in ombra, lontano dai fari della strada e steso i nostri asciugamani. Abbiamo stappato lo champagne e brindato. Poi abbiamo iniziato a baciarci avidamente, succhiando le nostre lingue e intrecciandole in una danza di cui conoscevamo perfettamente le movenze. Finalmente ho potuto saggiare l’entità della sua eccitazione, scostando la sua gonna e accarezzando la sua fica parzialmente depilata. Adoro quando d’inverno cura il suo tappetino lasciandolo più fitto, perché trattiene il suo inebriante aroma; ma d’estate è piacevole anche sentirla glabra o con i peli che le coronano le labbra, per poterle procurare piacevoli sensazioni con i miei baci. Lei adora quando la lecco ed effettivamente so di essere molto bravo in questo, grazie anche alla mia illimitata fantasia che la mia donna mi ispira. Continuiamo a baciarci voluttuosamente mentre continuo a stimolarla con dolci carezze. Lei mi sfila la maglietta e attacca a succhiare e leccare i miei capezzoli, facendo gonfiare totalmente il mio pacco che ormai spinge con forza contro la patta dei pantaloni. Anche io inizio a spogliarla, aprendole la camicetta e baciandole il collo, le spalle e tirando fuori il suo seno dalla coppa del reggiseno, iniziando a leccare i suoi capezzoli già turgidi d’eccitazione. Ad ogni leccata lei soffiavo poi sopra dolcemente, trasmettendole dei brividi. A quel punto anche lei ha liberato il mio cazzo ed ha iniziato ad accarezzarlo dalla base alla punta, saggiando la consistenza delle mie palle e poi chinando il capo per accogliere dapprima solo la cappella, assaporando i primi umori emessi dal mio buchino e scambiando poi un altro bacio con me, per passarmi il mio sapore sulle labbra. Dopodiché ha iniziato a leccare tutto il mio cazzo, facendolo sparire completamente nella sua bocca. Che abilità fantastica! Devo dire che entrambi possiamo ritenerci maestri nel sesso orale perché anche lei, sin dalla prima volta, non ha mai lesinato ad ingoiare fino all’ultima goccia del mio nettare. Fortunatamente mi ha confessato di avere un buon sapore, una ragione in più per non sottrarre a me quell’immenso piacere. A questo punto però, ormai nudi, la faccio distendere e lei già spalanca le sue cosce, consapevole del bramato servizio che sto per donarle. Ma non immagina che questa notte la sua sarà per me una coppa speciale… parto dai seni e mi traccio la via lungo il suo caldo ventre, fino a mordicchiarle e succhiare l’interno coscia. Poi le bacio il monte e le do una lenta leccata intorno al perimetro delle labbra. Tutta l’estensione della mia lingua ora, come una lenta carezza, lambisce la sua fica dal basso verso l’alto. Lei socchiude gli occhi ed emette un mugolio piacevole. Sapientemente le lecco con delle lente pennellate la zona del clitoride, alternando la pressione della lingua e succhiandolo. Appena la sento ben lubrificata introduco un dito e la stimolo completamente, ma senza portarla subito all’orgasmo. Ho un’idea nuova per lei. Prendo la bottiglia di champagne e ne bevo un bel sorso. Trattenendolo in bocca mi avvicino al suo sesso e rilascio gradualmente il liquido fresco e frizzante. Dal gemito che improvvisamente vien fuori dalla sua bocca intuisco che la cosa deve piacerle un sacco. Cosi vado avanti con questa combinazione di fattori, provocandole un orgasmo che le fa scuotere il ventre, il seno e le gambe ed inarcare la schiena. Quanto mi eccita guardarla mentre la faccio godere ed assaporare i suoi umori, per poi baciarla avidamente. “che hai fatto? Che incantesimo hai fatto? Mamma mia quanto mi fai godere.. diventi sempre più bravo…” Mi bacia, ci abbracciamo “vieni, ti voglio..” ed io non attendevo altro. Mi piace prenderla cosi bagnata, con le gambe spalancate per affondare i miei colpi… ed è cosi che le piace godere.. sentirsi scopata, con forza e passione.. “ si amore, vai.. tutto, dammelo tutto…” i miei colpi accelerano il ritmo “si amore, cosi… scopami, si, cosi… si…” la sento venire una volta, poi un’altra.. cerca di limitare le sue esternazioni mordendo le dita, baciandomi.. le sue contrazioni mi stimolano e mi fanno impazzire. Abbiamo un ultimo orgasmo insieme, prima che io esploda il mio piacere sulla sua pancia… la guardo ed è fantastica.. ha gli occhi lucidi, la mano ancora sulla bocca ed i capelli scompigliati. Le dico “sei bellissima, ti amo” “ti amo anch’io tesoro, è stato bellissimo”. A questo punto le propongo di ripulirci con un bel bagno nudi in mare. Istintivamente vorrebbe ritrarsi, ma le basta guardare il mio sorriso per decidere di andare. È una sensazione stupenda, l’acqua è fantastica e la sensazione di benessere e di libertà è totale. Riprendiamo a baciarci in acqua, ci teniamo abbracciati… poi torniamo sulla sabbia per asciugarci… la abbraccio e le tampono la pelle, baciando ogni parte appena asciugata. A questo punto lei si inginocchia davanti a me e dapprima tampona la zona del mio pube, poi mi dice “ora lo asciugo per bene”. Non termina la frase che inizia a farmi un pompino fantastico. Mi succhiava il cazzo lentamente, poi scivolava con la lingua sotto le palle, strofinando tutta la mia asta sul suo viso. Le piace avere il mio odore addosso. Mi teneva il cazzo stretto in mano, segandomi e nel frattempo la sua lingua saettava tra le palle ed il mio ano. Che fantastica sensazione! Il suo tocco è delizioso, starei ore ed ore a farmi fare tutto quello che le passa per la testa. Dopo aver lubrificato per bene il mio ano vi introduce gentilmente un dito, mentre con l’altra mano mi accarezza le palle e con la bocca ingoia il mio cazzo. Va avanti così ed io tocco il cielo con un dito, ma in pieno all’eccitazione non desidero altro che montarla, e so che lei anche lei lo vuole. Mi abbasso e la giro di schiena, è la sua posizione preferita. Il mio cazzo viene inghiottito facilmente dalla sua fica bagnatissima ed inizio subito a stantuffarla con potenza. Le afferro le tette e le pizzico i capezzoli, penetrandola a fondo. Poi le schiaffeggio le natiche, le divarico e le stuzzico l’ano. Le afferro i capelli e poi la tengo salda per i fianchi per le ultime poderose spinte. Il suo movimenti interni, che sapientemente riesce a dominare, mi provocano un piacere incredibile. Sento che mi stringe, che si muove per saggiare la consistenza del mio cazzo su ogni sua parete. Io agevolo i suoi movimenti e lo spingo bene dentro, fino in fondo. La sento godere con veemenza, ad ogni mia variazione seguono mugolii e gridolini di piacere, fino a giungere alla gioiosa fine di quella splendida cavalcata. Sinuosa, lei si volta e si avvicina al mio cazzo, dischiude le labbra e lo ripulisce per bene della sborra presente ancora su tutta la cappella, gustandolo come un gelato. Ci siamo baciati ancora e poi, abbracciati, abbiamo apprezzato la calma con la quale le onde accarezzavano la battigia. “buon compleanno amore”.
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14 anni fa
admin, 75
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Fantasie - seconda parte
Ora sento le mani calde che le sfiorano la pelle. Ho aperto gli occhi e la sto guardando e ascoltando nei fremiti del suo corpo. I nodi al collo non ci sono più, ma ora non posso smettere.. la sento completamente rilassata, ha gli occhi socchiusi e sulle labbra un piacevole sorriso. La mia eccitazione è forte, potente, palese, chiara… sò che ancora non durerà per molto, che fra poco dovrò smettere, che le mie mani e la mia mente dovranno staccarsi da questo momento. Sò che mi stà sentendo, che stà ascoltando la mia eccitazione, e ci stà giocando. Ogni tanto esce un mugolio sommesso fra l’eccitazione e il piacere. Tutto finisce all’improvviso… Il telefono suona, io che mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro.. è finita… spero di avere fatto qualcosa per te…. Prendo il telefono e la lascio sulla sedia di spalle. - pronto? “rompicoglioni” - si buongiorno, mi scusi. Telefonavo per quel contratto …..…. - “rompicoglioni due volte” mi dica Sento la sedia scivolare sulle rotelle dietro di me e io che naturalmente continuo a parlare senza voltarmi “dovrei girarmi tutto e ancora è troppo visibile….. finchè questo rompicoglioni nn mi avrà fatto cascare le palle in terra, nn è proprio il caso” Continuo la conversazione, ma l’altro orecchio cerca di capire cosa stà facendo.. la sento muoversi dietro di me… si è avvicinata alla porta, la sento camminare dai tacchi che battono sul pavimento, si è fermata… forse siamo schiena a schiena… Continuo la conversazione.. mi sa che sarà lunga… forse dovrei girarmi e dirgli che ne avrò per un po’… ora lo sento barzotto, l’eccitazione stà finendo, meno male, fra poco torno alla vita normale…… Poi un brivido. Sento il suo seno che preme sulla mia schiena e un sussurro, caldo, dolce, vibrante e flebile che mi dice: hai fatto tanto per me, mi hai fatto bene, ma nn voglio disturbarti dal lavoro… continua pure… Sono diventato un panchetto di legno. Rigido come una trave di ferro.. e come un fulmine tutto si rigonfia..”azz mi sembra anche più consistente del solito… appena và via mi sa che lo prendo per il collo e lo strozzo”. Vorrei interrompere quella conversazione al telefono, girarmi e fargli vedere come me lo ha fatto diventare, ma dall’altra parte sembra che non abbia nessuna voglia di smettere “bla bla bla .. ma quanto cazzo parla questo” Improvvisamente sento me sue mani che corrono sul bordo dei pantaloni… lentamente e si fermano all’altezza della cintura.che con delicatezza viene slacciata e le mani continuano verso il bottone e la cerniera. Vorrei dirgli qualcosa, vorrei fermarla e dirgli di aspettare, vorrei dedicarmi a lei ma con un altro sussurro mi dice.. non preoccuparti, continua a lavorare.. Cerco di rispondere alla meglio al mio interlocutore cercando di non far sentire che la mia voce stà cambiando, che si stà facendo roca e voluttuosa. Mi sento imprigionato in una morsa: da una parte il piacere, dall’altra il dovere di cui ora, farei volentieri a meno… Le sue mani sono entrate nei pantaloni e stanno accarezzando il mio membro che è diventato duro e pulsante. No lo stringono ma lo accarezzano dalle mutande con il palmo della mano percorrendo l’asta lentamente. L’interlocutore rompicoglioni ha riattaccato, ma è un gioco che non mi voglio perdere. Rimango attaccato al telefono dicendo si, certo, normale, indubbiamente. Diciamo che qualsiasi cosa senza senso che mi viene in mente la dico.. a volte abbozzo una frase che interrompo subito.. nn mi voglio distrarre voglio sentirla ancora…. Le sue mani sono salite nuovamente al bordo dei pantaloni con i pollici infilati dentro li abbassa insieme alle mutande….tira giù tutto e io per facilitare la cosa muovo i fianchi per farli scendere. Mi piego in avanti e abbasso la schiena, mi appoggio al tavolo.. “qualcosa non mi torna, ma non dovrebbe essere lei così?” Ho i pantaloni alle caviglie e la sua mano entra in mezzo alle gambe fino a arrivare al glande. Lo accarezza passando dal glande alle palle percorrendo tutto il fusto… sono completamente e letteralmente nelle sue mani. Vorrebbe che allargassi ancora di + le gambe così mi toglie un gambule. Mi accarezza senza mai stringerlo e io sento che sto per scoppiare.. Sento la sua lingua che passa in mezzo alle natiche e si sofferma sul buchetto mentre continua a modellarlo, a accarezzarlo con un’arte senza fine. Muove le mani e la lingua ritmicamente fino a che mi sembra che sia una cosa sola. E che con strabiliante maestria interrompe nel momento in cui potrei invadere con un’onda gigantesca tutto quello che ho di fronte. La sua mano si stacca per ritornare umida e bagnata e mi unge del suo nettare prezioso e caldo e lo afferra di nuovo stringendolo ora con forza e smanettandolo velocemente mentre un dito è si è fatto spazio nel mio buchetto “ccidenti a te”. Ormai sa che non sono più al telefono.. sto ansimando e godendo, il mio respiro è affannoso, veloce. Sono impotente davanti alle sue voglie. Mi stà letteralmente possedendo quando, la mia felicità esplode rigogliosa sulla scrivania. Il mio piacere continua per un momento infinito mentre le ginocchia vorrebbero cedere e rilassarsi abbandonandomi completamente. Rimango così.. accaprettato sulla scrivania “ripeto. C’è qualcosa che non torna ma .. behh è andata” e sento ancora che mi sussurra.. aspetta che vada via… voglio lasciarti così. Sento i suoi movimenti mentre sono ancora come mi ha lasciato con gli occhi socchiusi, la porta che sbatte, il silenzio che torna e quel profumo di piacere che ancora è nell’aria. Mi alzo e mi pulisco. Ho la mente vuota, ma che è successo? …… il suono di un messaggio sul cellulare: così ti volevo. È stata una bella idea venire a trovarti. Grazie del massaggio. Risposta: quando vuoi sono qui.. il tuo massaggio è stato comunque più rilassante. 1 bacio R.
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14 anni fa
admin, 75
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Rischio?
eravamo in pieno trasloco,stanchissimi,stressati,avevamo solo voglia di riposare.Ci eravamo trasferiti x esigenze lavorative sopportando le ovvie spese,i disagi,lo stress che comporta un trasloco.Giulietta era la ns nuova vicina di casa,una bella donna,capelli neri,viso radioso,portamento elegante,a volte pareva quasi distaccata nei ns confronti.Era una domenica mattina,scendiamo io e mio marito in cantina x sistemare un po' di roba,uffa anche di domenica gli dico.Dopo poco intravediamo giulietta,in una lunga e nera vestaglia ci saluta,ci chiede come mai anche oggi che è festa stiamo lavorando.I suoi lunghi capelli neri le scendono lungo le spalle,i raggi del sole che entrano dal piccolo finestrino della cantina la fanno apparire radiosa,fanno apparire i suoi capelli ed il suo viso in una luce fioca ma illuminano il suo viso dolcissimo che ci pare dolcissimo.Cara mi sussurra ma dovete riposarvi un po',siete stressati e stanchi,se vi va'venite da me ci prendiamo un caffe'assieme.Saliamo da lei al terzo piano,una casa arredata in modo sobrio ma elegante.Giulietta ci fa'accomodare in cucina,ci prepara un caffe'piuttosto forte,si muove in modo molto sensuale e notiamo solo ora che dalla vestaglia si scorgono i capezzoli e il tanga nero che indossa in modo impeccabile.Francy mi sussurra,scusami se sono in desabie',mi piace stare libera e comoda in casa.La sua voce è dolce,morbida e il suo viso si illumina ad ogni sorriso.Non avevamo mai notato i suoi linamenti fini e nobili.Dopo il caffe' ci congediamo,le dico,dobbiamo lavorare cara,altrimenti non finiremo mai di sistemare tutta la roba.Giulietta ci saluta,ora dice mi vesto,poi debbo andare fuori verso le 12 a pranzo dai miei genitori.Torniamo in cantina,dopo poco riappare lei,minigonna nera,scarpe decolte',camicetta nera trasparente con reggiseno a balconcino.Giulietta è molto sensuale,intrigante e .........salutandoci scorgiamo dai suoi occhi un lmpo di luce,di desiderio.Guarda Giu'le dico abbiamo quasi finito,ma che barba.Fra'mi sussurra,riposati,sei stanca ma cmq molto carina.Grazie le dico.Mi accarezza dolcemente il viso,mi accarezza la mano pare x congedarsi,mah.Sento il calore del suo corpo mentre ora mi abbraccia,mi sento pervadere di un forte desiderio.La sua pelle profuma di donna,un profumo dolcssimo,un profumo che mi eccita,mi fa'vibrare dentro.Fra' mi sussurra,sei carina,dolce e sensuale,il tuo uomo è fortunato ad averti.Lui la osserva,la scruta sia fuori che dentro gli occhi neri e lucenti.Mi stringe a lei,mi accarezza dappertutto,piano piano mi bacia le guance,il collo,il decolte'.Sento vibrare il mio corpo di un forte desiderio.Giulietta ora mi spoglia nel piccolo corridoio della cantina,attenta ad ogni piccolo rumore x non farsi sorprendere. Resto in mutandine e reggiseno mentre lei continua a baciarmi dappertutto.Mi abbassa le spalline del reggiseno,entra con la morbidissima mano nel mio intimo,mi titilla il clitoride,mi fa'ansimare di desiderio.Sento il mio viso rosso e caldo,voglio che in quel luogo ove ci possono scoprire lei mi possieda,mi faccia di tutto.Giulietta ora mi abbassa le mutandine,inizia a leccarmi il clito ormai turgido mi lecca tra le grandi labbra gonfie e umide.Lui lo intravedo,ha il membro turgido sotto i jans,ora lo estrae e noto che il suo seme fuoriesce copioso.E' eccitato a vederci ma resta in disparte.Lei ora mi fa'vibrare ,mi fa'gemere sottovoce,mi fa'impazzire con la sua morbida,calda e vogliosa lingua.Sono in piedi,giulietta mi ha fatta appoggiare al muro,continua a leccarmi a succhiare il mio clito che scoppia di desiderio.All'improvviso lui si avvicina,scosta la bocca di lei dalla mia vagina e le infila il suo membro turgido ed umido in bocca.L'afferra x la test e glielo fa'succhiare sino alla radice.Giulietta ansima,pare impazzita di desiderio,lo ingoia tutto,lo succhia,lo estrae poi ricomincia.Uno schizzo di caldo e copioso sperma le inonda il viso.Mi masturbo vigorosamente e nell'estasi del pacere le apro la bocca facendole bere tutto il mio caldo e dolce nettare.Giulietta è e sara'la ns migliore,cara e dolce vicina di casa.
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14 anni fa
iltulipanorossocp1,
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Punizione per una schiava trans
Questa volta l’hai fatta grossa. La tua Padrona ti vuole scaricare. Non può succedere! Non può succedere! Chi ti vorrà più se lei ti abbandona? Sei disperata. Sei disposta a tutto. Un brivido corre lungo la tua schiena quando La preghi di ripensarci. “Farò tutto! Farò tutto ciò che vuoLe, Padrona!” la implori. Un brivido conosciuto, una voluttà segreta che ti lascia tremante e con il batticuore ogni volta che ti sottometti. Ogni volta che Lei ti fissa con quello sguardo di ghiaccio. Ogni volta che ti ritrovi indifesa, legata, esposta. Ogni volta ti dici che è l’ultima volta, ma poi ci ricaschi. Drogata di sesso e sottomissione. Non hai più speranza di uscire da questo circolo vizioso, ed allora meglio buttarcisi a capofitto. Meglio stordirsi nel piacere, affogare nello sperma dei tanti uomini a cui la tua Padrona ti concederà. Questa volta l’hai fatta grossa. La tua Padrona ti ha comandato di chiedere aiuto a sconosciuti per la tua punizione. La risposta più perversa, la più umiliante, la più dolorosa sarà la tua punizione. Eccola. Per cominciare, la Padrona ti fa attendere in una stanza buia. Le manette stringono crudeli i tuoi polsi dietro la schiena. Le corde serrano le tue gambe, comprimono con forza le palle in astinenza da molti giorni. Le tue cosce bardate di calze e reggicalze reggono le mutandine abbassate a metà, la cappella esposta e lucida nell’attesa di future torture. Le caviglie sono legate tra loro e alle manette, ti costringono in ginocchio. La posizione — concorderai — ti si addice. La Padrona entra, due paia di soffici calze in mano. Con una, ti benda fino a che non puoi vedere più nulla. Con l’altra, ti riempie la bocca fino a impedirti qualunque rumore. I momenti passano. Tutto tace. Cominci a domandarti se è ancora lì. Ti agiti, ma poi ti blocchi quando senti il suo sussurro all’orecchio — “Aspettiamo visite. La tua punizione è in arrivo, ora rilassati e fai la brava” — il tono è così dolce che più che tranquillizzarti, ti congela. Come una cerbiatta sorpresa dai fari di una macchina. Quando la tua Padrona è così soave, sta preparando qualche crudeltà. D’un tratto, senti le sue dita sulla cappella. Sono umide, ti spalmano qualcosa. All’inizio non capisci. “Su! Su! È per tenerti sull’attenti. Non vuoi farmi fare brutta figura, vero?” ti sussurra. Poi il gelo comincia a mordere e l’odore si fa pungente. Capisci allora la telefonata del pomeriggio. Un dettaglio. Passato inosservato. Un dettaglio che ora morde crudele. “Ho finito il dentifricio. Passa al supermercato e portamene uno, già che vieni. Alla menta.” Il bruciore è ora forte. “Anche lo spazzolino. Setole dure, mi raccomando.” Non si fa attendere e Lei lo passa senza remore, premendo, sfregando su ogni millimetro, su ogni anfratto della tua cappella. Gemi. Hai gli occhi lucidi. “Non fare la bambina” ti intima, la dolcezza ha lasciato la sua voce che è solo gelo e crudeltà. La cappella è in fiamme! Dopo interminabili minuti, suonano alla porta. “Aspettami qui” sussurra la tua Padrona, come se potessi fare qualcos’altro così legata. La senti accogliere qualcuno. Un uomo. Uno sconosciuto, ma la tua Padrona lo saluta amabile. “Benvenuto. Piacere di conoscerti. Hai portato le analisi?” “Eccole.” “Perfetto. È la che ci attende.” Lui ride. “Lasciamola attendere.” Un bacio, tanti baci e tante carezze. Mentre tu sei abbandonata nella stanza, dimenticata, la cappella che brucia ed i muscoli indolenziti. Ti assopisci. Uno schiaffo ti riporta alla realtà. Ti tolgono il bavaglio e ti fanno girare. Alla pecorina sul divano, il culo per aria. Un cazzo duro e largo si struscia sulle tue labbra. Per te è ormai automatico, le apri e cominci a succhiarlo. Senti la voce di Lui vicina che sussurra “Brava la mia puttana, salutami come si deve.” Si rivolge alla tua Padrona. “Slega le caviglie dalle manette e legale alle palle, una corda corta, che sia in tensione.” Lui ti porta le braccia più in alto, bloccandotele all’altezza delle reni. “Trenta colpi” annuncia la tua Padrona. “Non farmi sentire i denti” t’intima Lui. Il primo colpo è il più difficile da incassare. Ti fa saltare e lo strappo alle palle è così forte da farti urlare, ma così apri la bocca invece che chiuderla. “Brava cagnetta” dice lui compiaciuto, prendendo a scoparti la bocca. “Fai sentire la lingua. Così.” La Padrona ti colpisce il culo con un ritmo regolare, ma non del tutto prevedibile. Il colpo arriva ogni due o tre affondi del Suo cazzo nella tua bocca. Lotti per non contrarre i muscoli e non strattonare inutilmente i tuoi coglioni ormai doloranti. Lui ti scopa con foga la bocca. “Altri cinque colpi. Direttamente sulle palle. Se sento i denti, sarò io a dartene dieci e ti assicuro che te ne pentirai!” La tua Padrona ridacchia e appoggia lo scudiscio alle tue palline. Un brivido inaspettato ti corre lungo la schiena e ti costringe ad inarcarla, porgendogliele ancora meglio. La tua Padrona, compiaciuta, lo interpreta come un invito e da il primo colpo secco. Urli. Lui ti prende per le orecchie e affonda il cazzo nella tua gola. Continuano e continuano. Crolli in un universo di dolore e al quinto colpo, puntuale, Lui s’irrigidisce e gode con un denso fiotto di sborra direttamente nella tua bocca. Il primo schizzo dritto in gola, il secondo sulla lingua e ne senti meglio il sapore. “Continua a succhiare, troia” Tu obbedisci. Che altro puoi fare? Lo succhi, lo lecchi, lo mungi fino a che il suo cazzo non smette di pulsare. “Ora piano. Lecca piano e dolcemente, ma non smettere.” Ti sussurra, montando sul divano senza farlo uscire dalla tua bocca e sdraiandosi, spaparanzato con te fra le gambe. Attira a sé la tua Padrona e la bacia. “Sei stato bravo. Sono eccitata, un lago” La senti dire. All’inizio pensi si riferisca a te, ma capisci che parla allo sconosciuto e che tu non sei che un trastullo per lei. Un oggetto. Più nulla. Lei geme. Si fa leccare da Lui e tu avvampi d’invidia… ma continui a succhiarLo. Che altro puoi fare? Dopo poco, il Suo cazzo si fa di nuovo duro. “Anche lei è stata brava” lo senti aggiungere, mentre ti poggia una mano sulla nuca. “Credo si meriti un orgasmo.” Hai un moto d’orgoglio e di sorpresa. La tua Padrona ridacchia. “Anche io.” Lui ti prende per i capelli, guida la tua bocca sulla Sua figa. “Sì, ne meriti uno anche tu!” Prendi a leccare con foga. Senti le dita di Lui che ti tastano il culo, bagnate di crema. Il suo cazzo ti allarga, ti apre ed è grosso da far male. Lo senti che affonda, centimetro dopo centimetro. Prende a muoversi, ma la tua attenzione è tutta concentrata sulla figa della tua Padrona. Poi cominci ad avere le gambe molli, cerchi i suoi colpi. La troia che c’è in te esce fuori. “Oh sì, fatti sbattere, puttana! Oggi se vuoi godere, devi farlo di culo. Il tuo cazzo e le tue palle servono solo per soffrire” commenta Lui schiacciandoti la faccia sulla figa della padrona e raddoppiando la foga degli affondi. Il dolore ti fa tremare, ti fa stringere ritmicamente il sedere. Ti fa mungere quel cazzo con lo sfintere. Il bastardo ha fatto apposta a goderti in bocca prima, ed ora dura a lungo e ti spana per bene. Non ce la fai più, la Padrona ha goduto più e più volte infradiciandoti la faccia di umori. Gli spasmi si allargano dal tuo culo rotto alle palle doloranti, il tuo cazzettino prende a tremare e poi a schizzare il tuo inutile seme, quello che hai accumulato in tanti giorni d’astinenza. Non fai in tempo a godere, che Lui rantola afferrandoti per i capelli. Ti rivolta, spingendoti a terra e t’intima “Apri la bocca!” Da brava puttana, la spalanchi spingendo fuori la lingua. I fiotti del suo sperma caldo ti imbrattano la faccia. Poi ti tappa la bocca facendoselo pulire di nuovo. Il piacere si è portato via quel poco di lucidità che ti era rimasta. Continui a leccare il cazzo che hai in bocca, mezza stravolta. Nella confusione, Lo senti dire alla tua Padrona “Allora questa volta l’ha passata liscia? Terrai questa troia?” Lei ride. “Per questa volta, ma se mi delude ancora vedrà! …Potrei anche donarla a te” aggiunge maliziosa.
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14 anni fa
cz3schiavo, 33
Ultima visita: 13 anni fa -
Fuori e dentro una finestra....
Il mare bisbigliava con il vento dietro a pettinare ogni onda. La notte lì a spiare. Il vecchio si strinse ancor più forte alle grazie della sua signora, e si sentiva il suo respiro debole che le accarezzava il dietro orecchio. Lei si volle girare ma lui lo impedì. Gli mise le mani sotto la sottoveste e lei rise. Improvvisamente, la Luna riempì la finestra con una bella faccia tosta. E lui li vide. Erano giovanissimi, su per giù 18, 19 anni. Stessa spiaggia, stesso mese, stessa Luna. C’era solo una finestra di mezzo. Si stavano baciando. Non come fanno due innamorati adolescenti. Come se si baciassero da una vita. Un onda portò l’odore di alghe e la spiaggia impazzì. Uccelli a volare……ma dov’erano prima? Il vento a fischiare eccitato e pieno di sale….. Lei rise….aveva qualcosa di femminile e eccitante ma nello stesso tempo la voce era da bambina. Una risata al’odore di alghe….rimasta appesa nella memoria a sfidare gli anni. Le mani nodose e fredde cercavano forme femminili. La donna piegò un po’ la testa e il suo corpo prese la forma di una S. Lui fu invaso dal’odore del corpo, come un onda improvvisa che non fa rumore ma ti copre, ti fa annegare lo stesso. L’uomo sentii . Aveva imparato con gli anni a spiare i suoi sensi, li seguiva che stringevano i capillari, spremevano qualcosa nel sangue e ….. non era più lui! Quest’odore ne aveva la potenza! Era sul punto di affondare dentro quando di nuovo loro…. Tutto surreale intorno ; un mare silenzioso e una Luna seminascosta, un aria fredda e onde taciturne. Si sente solo la loro risata. Le voci che dicono qualcosa, qualcosa di ridicolo e pieno d’imbarazzo. E poi la risata. Pura, liberatoria, naturale come il rumore delle ali che sbattono la mattina alla spiaggia. Lui che la stringe a se e le voci si mischiano. La sguscia piano, prima il maglione e poi il resto. Trema. Non c’è sesso, solo voglia di fissare l’attimo. Si denudano e si abbracciano. E fu allora che sparì il mare, le alghe, l’onda …… Rimase solo l’odore, concepito in quel preciso momento, seguace e fedele a vita. Strinse forte la carne di lei, la avvicinò a se e le fece sentire l’erezione. Seguì con il naso la sua spina dorsale mentre con le mani le alzava il busto. Intrufola la coscia in mezzo alle bianche rotondità della donna e arriva al sesso. Lo sente il suo desiderio……come un animale si appresta a spiarlo, un inizio di sorriso lo tradisce il suo piacere mentre tutti i sensi competono con i suoi capelli per ricevere tutto, pezzetti di voce che ansima, aria di donna eccitata che gli esce con il respiro, sguardo protetto da occhi semichiusi…. E la penetra, si ferma a spiare l’inarcamento del suo corpo e la penetra ancor' più forte….. Afferra i suoi seni e una mano sua la segue. L’altra mano della donna arriva a toccargli il pene, si bagna di umori e si avvicina alle labbra…… Spinge forte le dita della donna nella sua bocca, poi sulle sue labbra e di nuovo in bocca. Spinge il suo bacino dentro di lei con colpi decisi e veloci, stringe i suoi capezzoli, al improvviso, la gira a se , le viene sopra e la guarda con occhi che bucano il semibuio mentre la penetra ancora…. I ragazzi stano facendo l’amore….sdraiati dove le onde baciano la sabbia. Lui ha voglia di baciarla ma non ci riesce, la guarda estasiato mentre lei gode, ogni gesto suo gli entra nel sangue, la sua pelle che rabbrividisce, la sua voce che lo chiama, le sue labbra che lo vogliono…. Le apre oscenamente piano le cosce come se seppellisse con quel gesto l’ultimo pudore tra loro. Le sfiora la pelle delle cosce con la guancia sua che grafia e lei trema. L’onda che soffoca la sua foga e bagna entrambi sfacciatamente, poi di nuovo pelle, sale, alghe e pelle impazzita. Sono l’uno sopra l’altro. Con un respiro che fece uscire la Luna dal nascondiglio…. Il resto tace…. Il vecchio lo sentì quel respiro……vide anche la Luna sporgersi e lo salutò con un sorriso beffardo... Fece uscire lo stesso respiro per l'ultima volta mentre una mano da donna vecchia le sfiorava le guance cercando di sistemare la coperta....
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14 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 12 ore fa -
Era novembre
Era novembre dell’anno scorso, siamo nella stanza della Signora …, ci stiamo cambiando per uscire a mangiare una pizza, sei in slip e reggiseno e stai indossando delle autoreggenti. Io sono in boxer e mi sto avvicinando a te da dietro. Sai che adoro vederti nuda con solo le calze, perciò mi strofino su di te provocandoti un’eccitazione immediata. Poi mi chiedi: “Ti piace vedermi in autoreggenti, vero?”. Io rispondo: “Sì, lo sai, mi fa impazzire”. Poi aggiungi: “Perché non provi ad indossarle, voglio vedere come ti stanno, ti rispondo: “Perché no, quali mi dai ?”. Cerchi dentro la borsa e ne estrai un paio color carne e mi dici: “Prova queste”. Io, con un certo imbarazzo, predo le calze ed inizio ad indossarle ma mi fermi immediatamente dicendomi: “Devi toglierti prima quei boxer, altrimenti non fanno l’effetto che vorrei”. Tolsi i boxer ed infilai le calze. Il mio membro è già duro. Poi inizi ad accarezzarmi, prima le gambe, poi il culo arrivando al membro. Io facevo altrettanto, ci strusciavamo le gambe, mi sembra di impazzire. Poi lentamente ti inginocchi davanti a me e, continuando ad accarezzarmi le gambe, appoggi la bocca sul mio sesso. Lentamente lo fai sparire in te in un fantastico piacere. Sono in piedi davanti a te, nudo con solo un paio di calze autoreggenti addosso e tu mi stava facendo impazzire con la tua bocca come non avevi mai fatto, non stavo più nella pelle, provo un godimento indescrivibile, finché ad un tratto, ti fermi e mi dici: “Ti piace è? anche a me, ma se vuoi che continui devi promettermi che le prossime sere quando arrivo a casa, sotto la tuta ti metti le mie calze”. Io, in questa situazione, avrei fatto di tutto e così feci. Finito il superbo pompino uscimmo a mangiare la pizza. Il giorno successivo solo in stanza ripensai alla sera precedente e mi chiedevo: “Quando arriva a casa questa sera che faccio? finta di niente? le chiedo qual’cosa a riguardo?”. Arrivata a casa, sali in camera per cambiarti e mi porgi un paio di autoreggenti appena acquistate. Ripensando al giorno precedente, non esito un attimo e le infilo sotto la tuta, poi vengo giù in cucina, dove ti trovo seduta ad aspettarmi. Ti giri e mi abbracci, andando con tue mani ad accarezzarmi sul mio culo. Intuisco immediatamente che lo fai, per verificare se sotto i pantaloni indosso le calze, ed appena ne ottieni la conferma mi sorridi maliziosamente. Lo ho già bello duro, quando lentamente, allargando l’elastico della tuta, infili le mani sotto, palpandomi i glutei. Una tua mano passa davanti ed inizia ad accarezzarmi lentamente. Mentre stavo già pregustando la situazione, mi sussurri sottovoce: “Bravo, mi piace da morire sentirti e vederti con addosso le calze che ti ho regalato, ma vedo che non dispiace neanche a te !”. Non ti rispondo, ma era facile intuire quello che pensavo. Lentamente mi cali i pantaloni fino alle caviglie, scoprendomi completamente. Mi accarezzi le gambe, il culo ed il membro, che duro come il marmo e in attesa delle tue attenzioni. Io faccio altrettanto, avendoti sfilato il lungo maglione che indossi e scoprendoti nuda con indossi un bellissimo paio di autoreggenti nere. Mi passi alle spalle e mi sfili la felpa e la maglietta, lasciandomi nudo con addosso solo le calze. Poi inizi lentamente ad accarezzarmi membro, strusciandoti con il ventre contro i miei glutei. Mi prendi la mano e me la porti sul mio sesso, dicendomi: “Fammi vedere come lo fai tu, voglio guardarti mentre ti tocchi” e togli la tua mano. Io, inizio a toccarmi ed a continuare un lento movimento accarezzandomi lungo tutta l’asta, lascando che tu ti dedichi ad accarezzarmi la schiena ed il resto del corpo. Ti sento premere ritmicamente il tuo pube contro il mio culo, come volessi scoparmi e questo non fa che aumentare la mia eccitazione. Ti sento sempre più eccitata mentre aumenti sia il ritmo che la forza delle spinte. Voglio stare al gioco e mi piego in avanti appoggiandomi con il braccio sinistro al tavolo della cucina, mentre con la destra continuavo a toccarmi. Ad un certo punto sento che smetti e ti allontani, sto per girarmi quando mi dici: “Stai fermo così che arrivo subito”. Neanche il tempo di rigirarmi che sei di nuovo alle mie spalle con le mani sul mio culo. Sento che con le tue dita armeggiano con qualcosa. TI chiedo: “Ma cosa intendi fare ?”. Mi rispondi: “Non ti preoccupare, niente di male, ho solo voglia di scoparti io questa volta, voglio vedere cosa si prova a metterti sotto”, e contemporaneamente sento che mi lubrifichi il buchino con le dita. Rimango di sasso, in passato mi ero messo delle dita nell’orifizio mentre mi accarezzavo, ma mai, neanche nelle mie fantasie più perverse, avevo pensato di invertire i ruoli con te, ma la cosa in questo momento mi eccita più di ogni altra e ti dico: “Fammi vedere come mi scopi”. Con la coda dell’occhio vedo che si stai sistemando uno strap-on, infilandoti un pene di plastica nella figa completamente depilata. Poi sento l’altro pene spingere sul mio orifizio e non oppongo nessuna resistenza. Lentamente sento che me lo stai spingendo sempre più in profondità ed io mi tocco sempre con maggior vigore cercando di assecondare con il culo le tue spinte che si fanno sempre più potenti. Poi mi dici: “Dai, muovi questo culo, fammi godere”, ed io ti rispondo: ”Sì, scopami tutto”. Non ci vuole molto che vengo copiosamente, avendo un doppio orgasmo. Sento che anche tu stai godendo perché lentamente smetti di spingere ed i tuoi gemiti vanno diminuendo, fino a che ti accasci su di me. Sottovoce mi dici: “E’ stato stupendo, voglio farlo ancora” e io ti rispondo: “Si, è piaciuto anche a me, scopami quando vuoi”. Mentre tu mi stringi forte a te.
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14 anni fa
nicky1, 36
Ultima visita: 3 mesi fa -
La mia tigre
Ti vidi. Fosti lampo nei miei occhi e tuono nel mio cuore. Per te sconvolsi la mia vita. Ti avrei insegnato a non vergognarti del piacere che ti avrei dato. Ricordo il primo bacio.Amaro di emozione e portatore di nuova linfa.Mi scrivesti : avrei voluto sentirti dentro di me....Così fu..Scendemmo negli abissi del piacere.Imparasti ad assaporare il mio seme. La tua vagina,che in passato era stato il tuo unico veicolo di piacere, cominciò rispettosamente a chinare il capo ed a farsi da parte a favore della rosellina che divenne la concubina più amata ed usata..Ti presi per mano conducendoti alle porte del paradiso.. Provasti il caldo piacere di sentirti inondare le viscere di liquido seminale ,dopo aver ricevuto abbondanti inondazioni portate da cannule conniventi..Ah..enema enema..Dolce piacere..Realizzai per te speciali strumenti di punizione,fatti con le mie mani,e mentre li realizzavo, godevo del piacere mentale che avrei provato ad usarli su di te mia dolce schiava.Sei la mia tigre.Ora ti amo ma c'è stato un tempo che ricordo in cui mi facevi arrabbiare ..Allora ti prendevo per i capelli e li tiravo fino a farti calare il capo dinanzi a me..Ti inducevo a riempire la tua bocca della mia virtù.Come me lofacevi indurire....Poi sempre tenendoti in saldo dominio ti facevo girare e mi davi la schiena...Ti calavo i jeans,ultimo baluardo difensivo,e ti strappavo gli slip...poi ti mettevo giù in ginocchio e lì,senza preambolo alcuno,forzavo il tuo scrigno posteriore penetrandoti senza replica...tu gemevi stordita dal piacere...ti dicevo di ripetere le parole d'amore che sussurravo roche al tuo orecchio..Mi dicevi: sì..inculami..sono la tua porca..dammelo fino in fondo...fammi esplodere....e poi mi toglievo e ti lordavo i capelli ed il viso e tu ridevi ricevendo quella pioggia lattiginosa che leccavi fino all'ultima goccia...Ora nuovi paradisi di piacere ci attendono...Mia tigre...prendi il coraggio e salta con me nel mondo nuovo dello scambio di coppia...dammi la mano e fidati di me e del tuo cuore...come sempre hai fatto...
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14 anni fa
AdamDTS,
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Ultima visita: 4 giorni fa
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Fantasie - prima parte
suona il campanello dell'ufficio. Azz.. proprio ora che sto pensando a una donna sensuale che mi fa eccitare tutte le volte che la sento parlare ma che non ho avuto modo né il piacere di conquistarla né tantomeno di averla… Cerco di pensare ad altro, per lo meno quel gonfiore fastidioso che cresce dentro i pantaloni chiusi è anche abbastanza evidente. Spero solo che dall’ufficio alla porta si smonti e torni alla normalità. Prima di aprire controllo se per la maggior parte tutto è rientrato nella normalità. Perfetto… nn si vede niente… posso aprire… Apro e…. le arterie alla gola si chiudono e sento un certo calore crescere e espandersi…. Buongiorno…. L’unica cosa che mi esce è… ehi (ma che fava) Mi fai entrare? Prego prego… stavo pensando proprio a te.. A si? A cosa? No, niente.. che era da tanto che nn ci vedevamo. sempre e rigorosamente con gli occhiali da sole, un lungo cappotto grigio è l’unica che riesco a notare, anche perché è ancora troppo presto dai pensieri di prima che ho paura che “qualcuno” si ribelli e che faccia scoppiare un enorme imbarazzo… vuoi un caffè? Gli dico girandole le spalle.. si grazie, ero da queste parti e ho detto… quasi quasi mi fermo a fargli un saluto…. “ecco, brava, fermati anche, così oggi nn faccio più un cazzo” La sento che mi viene dietro mentre vado alla macchinetta del caffè. Prendo la cialda la metto dentro la fessura, metto sotto due bicchieri di carta e mi giro.. Guardandola negli occhi le dico… si deve riscaldare…. Da te è sempre calda? (ma che battuta del cavolo). Sorridendo: no no.. penso che tutte debbano essere riscaldate….. hahahaah “che fai, alzi la palla” Mica sempre vero…. Alcune basta accenderle una volta e rimangono calde.. per giorni e giorni… Seeeeeeeee certo… hahahahhhaha Scusa ma, le chiedo, di cosa stiamo parlando? Della macchinetta del caffe, non stavamo parlando di quella? Si si Finalmente il caffè scende, metto lo zucchero e glielo porgo. Andiamo di la.. Ci mettiamo a sedere uno di fronte all’altra bevendo il caffè.. Allora.. che stai facendo? Mi chiede. Sempre le solite cose… due palleeeee Si alza in piedi e si leva in cappotto.. pantalone nero a tubo, scarpe con il tacco maglione con scollo a V e sciarpa… e lì, nn sò come, né perché.. tutto si comincia a muovere.. non è particolarmente sexi ma ha quel non sò che, i movimenti, la grazia che mi fanno eccitare… e si comincia a vedere.. Cerco di piegarmi in avanti per aggiustare quello che stà lievitando e per cercare di nn far vedere…. “e ora se mi devo alzare che faccio? Umhh potrei fingere una paralisi, il colpo della strega, umpfhhh” Facendo questo mi sporgo verso di lei e dico la prima cosa che mi viene in mente….. E te? Come stai? Mah benino.. anche io solite cose… è un paio di giorni però che ho sempre male al collo, non sò.. forse dormo male… Male al collo? “ovvia, ora prendo due piccioni con una fava” fammi sentire… Prendo con le mani le sue ginocchia e la faccio ruotare sulla sedia girevole “che invenzione” Ma che fai?????? Dai.. voglio solo sentire se posso fare qualcosa, te l’ho detto che mi avevano insegnato a fare i massaggi…. Sono dietro di lei, per ora il pericolo è scongiurato però sò che ora potrebbe solo peggiorare e quindi… prima di iniziare.. P.d.F.p.E.F.d.M. (piano di fuga per evitare figure di merda, n.d.s.). Sono stato più veloce del mio pc. "Allora, porta alle spalle, bicchieri di plastica a fianco a me, lei si gira, io prendo i bicchieri e vado a buttarli in cucina… arrivato in cucina, bottigliata di acqua da ½ litro sulle palle, urlo soffocato.. ritorno e sono perfettamente asessuato.. vai….." In piedi dietro di lei, gli tolgo la sciarpa le metto le mani al collo e comncio a sentire i nervi induriti.. comincio piano in modo da riscaldare la parte, e un mugolio esce dalla sua bocca… Faccio finta di niente ma mentre massaggio osservo: osservo il suo scollo che, leggermente sollevato, fa intravedere l’inizio del seno.. fa capolino un pizzo nero… le braccia scendono lungo il corpo e si piegano con le mani in mezzo alle gambe chiuse come le chiese. Continuo a massaggiare aumentando la pressione, ma senza esagerare. Posso comandare le mani, posso decidere come e quanto muoverle, quanta forza usare…. L’unica cosa è che invece il gonfiore aumentare, come un rigagnolo di acqua trova il suo percorso e si allarga…. Estendo il massaggio anche alla parte superiore del collo, le afferro la testa e la muovo da destra a sinistra…. Ora, pensando che ho la sua testa fra le mani, avrei voglia di toccarmi.. per fargli sentire per lo meno che non è solo, che lo capisco ma che non potrà avere altro per ora…. Spingo i pollici alla base della nuca e comincio a muoverli in piccoli cerchi… Va meglio??? Con gli occhi socchiusi: Umhhh si dai… continua….. Chiudo gli occhi anche io e continuando a massaggiare, la immagino con la bocca all’altezza della patta dei pantaloni.. Riapro gli occhi e le braccia ora sono stese verso terra, rilassate… mentre le gambe si sono aperte…. Richiudo gli occhi, e mi immagino in ginocchio davanti a lei con le braccia che gli cingo la vita e la bocca affogata nel mio piacere……
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14 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 12 ore fa