Un caffè in un bar. Una scena surreale ad aspettarci, un film di Almodóvar davanti a noi: musica napoletana, un ragazzo che balla nella piazza più bella della città, vicino all'ape con cui porta in giro i turisti. Tutto il resto è luce accecante, silenzio, immobilità.
E poi arriva lui, poche mail, una telefonata. Dritti al sodo, ma senza aspettative. Io sono così.
Lui ha occhi carichi di voglia ed è quello che cerco in questo momento.
Due chiacchiere, risate, le sue mani addosso, senza malizia. Mi tocca, le spalle soprattutto, la gamba. Appoggia la sua mano su di me con un gesto familiare.
Poco dopo passeggiamo per strada, noi tre. Lui rompe il muro della mia timidezza facendo qualcosa che imbarazzerebbe molte. In mezzo alla gente mi sussurra che ha il cazzo duro per me. "Lo vuoi sentire?" mi chiede, ma è una domanda che non aspetta risposta. Scivola dietro di me, ancora camminiamo, e me lo appoggia dietro. Lo sento. Qualcuno forse ci guarda.
Il pomeriggio vola, lui ci fa capire di voler passare la serata con noi. Lo salutiamo.
Pochi giorni dopo ci risentiamo, gli avevo proposto una cena da noi ma dei cari amici sono a casa nostra per qualche settimana e decidiamo di spostare a casa sua per un pranzo.
Arriviamo, mi accoglie con un bacio sulla bocca. Io mi sento avvampare. Iniziamo a cucinare, io ho ripetuto a mantra nei giorni precedenti la formula "zero aspettative" e lui si comporta da vero gentiluomo.
Io mi presento con un vestitino "pronta all'uso" ma scarpe basse, piedi nudi. Ho bisogno di sentirmi a mio agio.
Finisce il pranzo, finiscono le chiacchiere e ci ritroviamo seduti sul divano. Io al centro. Leo e S. Iniziano ad accarezzarmi. Io mi sento Cleopatra.
Poi mi blocco. Il non riconoscere gli spazi attorno a me, gli oggetti, la consistenza del suo corpo grosso (Leo è molto magro) mi provoca una vertigine. Ma loro due sono bravi, capiscono, accarezzano le mie insicurezze. Io mi dico "Fanculo a tutto" e provo a lasciarmi andare. Sussurro a S. in un orecchio: "Parlami". Nessuna parola mi dà fastidio in quei momenti, ma lui usa quelle più dure, me le prendo. Un attimo dopo sono inginocchiata davanti a quest'uomo, ho il suo cazzo in bocca. Leo mi guarda e mi usa anche lui. Io cerco di fare star zitta la mia testa. Voglio essere tutta corpo.
E poi esce la mia natura di (per dirla alla Leo) donna generosa, piccola geisha. Non mi importa del mio piacere, il mio piacere è esserci e dare piacere agli altri. Non distinguo più le loro mani su di me e poi, questo lo riconosco, Leo mi colpisce una natica e con questo gesto dà il via libera a lui che mentre mi riempie da dietro inizia a colpirmi nello stesso punto. Sulle dita ha dei grossi anelli e i segni li porterò addosso per giorni. Memorie di viaggio impresse sulla pelle.
Ora siamo sul divano, lui seduto, io col suo cazzo nella bocca. Mi scosta, si toglie il preservativo, si tocca per un attimo e mi viene addosso. Adoro questo momento. Sul viso, sul collo, sul seno (il mio vestito è solo abbassato, non amo farlo nudi) sulla collana di perline nere che disegna un arabesco sul mio collo. Sorrido.
Si alza. Si fa una doccia. Noi lo stesso dopo di lui. Mi piace la sensazione di uscire dal suo bagno con solo un asciugamano addosso, i piedi nudi, rivestirmi in mezzo al salone, offrire loro anche questo.
Ci spostiamo fuori, qualcosa da bere, sigaretta per me e per Leo. Io di istinto mi siedo sulle ginocchia di S. Si chiacchiera di cose normali, si ride, lui mi accarezza le gambe e all'improvviso porta la mia mano sopra i suoi pantaloni. Lo sento. E ricominciamo. Stavolta è tutto più veloce, lui viene in un attimo mentre si tocca, io ho il viso nel suo sedere, mentre Leo mi afferra la testa e mi fa affondare ancor di più. S. si scusa. È durato un attimo. Sorrido ancora. Leo è divertito. Rimetto assieme i pezzi sparsi a terra di me, le mie mutandine, il reggiseno. Il vestito l'ho ancora addosso. Ci risediamo fuori. È tardi e a noi aspettano almeno due ore di macchina. Decidiamo di andarcene. Ci alziamo. Lui mi abbraccia da dietro. Ce l'ha di nuovo duro. Stavolta Leo è irremovibile. Si va. Io sono d'accordo con lui. S. mi saluta con lo stesso bacio. Stavolta mi sembra la cosa più naturale del mondo.
In macchina io e Leo sorridiamo ma lasciamo defluire tutto per un po'. Io sono stata preoccupata che qualcosa potesse dargli fastidio. Parliamo. Flussi di coscienza che si intersecano, si toccano, si sfiorano, cose che ci sorprendono reciprocamente. Ecco. Dopo dieci anni insieme, in simbiosi, è bello sapere che ci sono ancora degli spazi da esplorare ma che non fanno paura. E, soprattutto. Ci è sembrata la cosa più naturale del mondo. Una prima volta che non dimenticheremo. Grazie S.
Debutto in società
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9 years ago
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