Gli occhi si stanno lentamente abituando alla penombra e dal buio, che sembrava impenetrabile, si materializzano sempre più particolari, quello che sembrava una macchia nera intorno alla pista da ballo ora si delinea come una serie di separè con divanetti bassi a L e tavolini. L’aria è ancora fredda e pulita e ovunque aleggia ancora il profumo dei detersivi usati per le pulizie del locale. Istintivamente parliamo sottovoce anche se non vediamo nessuno, ci sentiamo come se fossimo dei visitatori proiettati in un mondo sconosciuto. Ma non siamo soli, mentre passeggiamo aggappati uno al braccio dell’altro, scorgiamo le sagome indistinte di qualche coppia seduta silenziosamente sui divani sorseggiando un drink. Ci guardano, ci squadrano, commentano, ma nessun cenno.
“Cosa facciamo? Vuoi continuare a camminare come zombie o vuoi sederti? Dove vuoi sederti?” dico a Bea.
“Non possiamo certo autoinvitarci al divano dove c'è già qualcuno né ho voglia per ora di sedermi in un divano vuoto come se stessimo cercando amici” mi dice sempre sottovoce.
Ha ragione, siamo timorosi di fare la mossa sbagliata e rischiare di non raggiungere lo scopo che ci eravamo prefissati.
“Che ne dici di quel tavolino?” è un tavolino rotondo, con una tovaglietta lunga fino a terra, affiancato all parete subito a destra della porta di ingresso nella sala; ai suoi lati ci sono due sedie con gli schienali affiancati alla parete, che guardano verso la pista centrale.
Sicuramente alla sera è semplicemente un tavolino dove sedersi a bere qualche cosa osservando il movimento in sala, mentre ora diventa la nostra “postazione” dalla quale ci guardiamo in giro e decidiamo cosa fare in seguito.
Le nostre teste si sfiorano mentre commentiamo questa nuova esperienza, attorno a noi passano uomini soli che ci guardano insistentemente e poi tornano a sparire nell’ombra, io sento il profumo di Bea reso più intenso dalla tensione dei nostri sensi e non resisto senza darle un bacio. E’ fatta. Siamo entrati di colpo nel nostro universo isolato dal mondo pur essendoci dentro, ci siamo noi nella nostra bolla di cristallo e tutto il mondo è fuori che ci guarda. La percezione delle distanze è totalmente distorta, ogni cosa può apparirci vicinissima o estremamente lontana a seconda del modo in cui la guardiamo.
Le nostre lingue si cercano avide e nervose, guizzano, si attorcigliano, trasferiscono tutta la passione e il desiderio che sta esplodendo in noi.
Le mani si stringono attraverso il tavolino tentando di annullare la distanza fisica tra noi.
Gli occhi socchiusi si aprono di tanto in tanto e scoprono facce sconosciute attorno a noi, ma la bolla di cristallo mantiene una separazione non solo fisica tra noi e loro.
Senza pensare agli sguardi di lussuria che scivolano sui di noi e esplorano tuti i particolari dei nostri corpi mi sposto sempre più vicino a Bea e le accarezzo le spalle nude e abbronzate senza poi riuscire a impedire alle mani di scorrere dentro la morbida scolatura della camicetta e indugiare sui capezzoli che iniziano a inturgidirsi per il piacere imprevisto.
Mi alzo in piedi e mi metto di fronte a Bea che restando seduta mi afferra per i fianchi e notando la mia erezione sotto ai pantaloni riesce a slacciare i bottoni con la mano destra e infilarsi dentro.
Appena sento il calore della sua mano sul mio membro, tutto i sangue che mi scorre nelle vene si concentra in lui e l’erezione diventa esplosiva. Bea mi masturba lentamente, sempre dentro ai pantaulla sedia. La guardo in faccia e vedo che apprezza non solo quello che stiamo facendo ma anche l’eccitazione delle persone attorno a noi, vedo che ora alcuni si masturbano apertamente cercando di stare più vicini possibili a noi senza peraltro esagerare ben sapendo che un momento magico si può spezzare improvvisamente alla minima intrusione nella nostra “sfera di cristallo”.
loni e io le accarezzo le mutandine già umide di piacere, sentendola fremere in silenzio. Passiamo quasi un minuto in questa situazione senza andare oltre volutamente e sentiamo distintamente il respiro del nostro piccolo pubblico farsi affannoso e vediamo le loro mani accarezzare i loro membri attaverso la stoffa dei pantaloni. Siamo al centro dell’attenzione e quello che pensavamo avrebbe potuto intimorirci e smorzare la nostra passione al contarrio non ci condiziona minimamente. Mi libero gentilmente della presa di Bea e mi inginocchio ai suoi piedi, le accarezzo le ginocchia, le bacio le cosce che lentamente si allargano dischiudendo a me a tutti i presenti le sue mutandine nere di pizzo. Mentre avvicino la testa sento forte il profume del suo sesso che mi eccita ancora di più, con un dito scosto il bordo delle mutandine e scopro la sua splendida passerina perfettamente liscia e senza peli che risalta nella oscurità. La mia lingua inizia a esplorarla con crescente foga fino a sentire il sapore dei suoi umori scorrermi in bocca. Le sue mani premono la mia testa contro il suo sesso chiedendomi di continuare, e la mia lingua scorre, la mia erezione aumenta da sola e sento Bea sempre più bagnata fremere seduta sulla sedia. Alzo la testa mentre due mie dita scorrono ritmicamente dentro di lei aumentando a dismisura la quantità di umori che fluiscono e inzuppano la poltroncina. Alzo la testa e guardo Bea in faccia e capisco che sta godendo non solo di me ma anche dell’eccitazione che stiamo provocando a chi ci sta accanto: Qualcuno si sta masturbando apertamente senza pudore pur mantenendo quella distanza di sicurezza dalla nostra “sfera di cristallo” necessaria per non fare svanire la magia che si è creata con un gesto avventato.
Sento che Bea .................
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