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Memorie di uno schiavo
ÿþMemorie di uno schiavo
di Gianmarco
La mia storia comincia due mesi fa circa.
Essendo in procinto di terminare gli esami universitari, cresceva per me la necessità di trovare un'azienda in cui poter effettuare lo stage, sul quale avrei poi dovuto relazionare per la tesi finale di laurea. Iniziai quindi la mia ricerca con i soliti motori di ricerca, aprendo e visitando i siti web di diverse aziende del settore nel quale avrei dovuto lavorare. Il classico lavoro di routine: aprire il sito, dare un'occhiata, cercare l'indirizzo "info" o "cv" e mandare il curriculum.
Tuttavia alcune aziende non avevano la propria e-mail rintracciabile sul sito, in quanto avevano un form da compilare a mo' di curriculum online per i loro database. Nonostante i più di questi fossero lunghi, mi armai di buona volontà e ne compilai circa una ventina. In più avevo già spedito moltissime altre e-mail con il cv allegato, quindi avevo diverse speranze di poter trovare un posto facilmente.
Di fatto non fu così facile, e mi dovetti ricredere sul mio ottimismo. Ricevetti infatti solo una e-mail di risposta direttamente dal dirigente di reparto del marketing di un'azienda, tale ing. John White. Costui mi rispose con una mail piuttosto risoluta, con toni un po' spavaldi anche se non offensivi, chiedendo di contattarlo telefonicamente per fissare un incontro. Prima di chiamarlo però volli togliermi una curiosità: decidetti di indagare sull'azienda in questione per coglierne le dimensioni e l'importanza. Scoprii con sorpresa che l'azienda in questione era la più grossa multinazionale del settore, e molto probabilmente il dirigente del marketing di una corporate di tale livello, tale John White, avrà avuto sotto di sé parecchi dipendenti, quantomeno (per esperienza) direi 70-80 persone. Mi stupì quindi che fosse stato proprio lui a contattarmi di persona, ma non più di tanto in quanto ero consapevole che il mio corso di laurea era selezionatissimo ed inoltre avevo già un po' di esperienza nel campo.
Inizia quindi da qui il racconto di questa mia esperienza. Ma vorrei, prima di continuare, raccontare un episodio che meglio possa descrivere il mio carattere docile e remissivo. Senza questa prima esperienza non sarebbe possibile comprendere il mio comportamento per quanto riguarda il resto della storia e, quindi, della mia vita.
L'iniziazione
Era un caldo pomeriggio d'estate, e miei amici erano tutti in vacanza. Io però non volevo stare a casa, e così decisi di recarmi al centro commerciale vicino a casa, per fare due passi ed ammazzare un po' il tempo. Una volta entrato, notai che il posto era quasi deserto, sicuramente per il fatto che era agosto ed inoltre era un giorno lavorativo.
Decisi di prendere una coca in un bar e di uscire a sedere su una panchina all'ombra. Nell'uscire abbasso l'aletta del mio capello sulla fronte, visto che c'era molta luce e non avevo occhiali scuri, e notai che anche all'esterno non c'era praticamente nessuno, se non un gruppo di giovani, che conoscevo di vista, provenienti dalle case popolari. Erano tutti di origine siciliana, a giudicare dal dialetto che utilizzavano per parlare tra di loro.
Avvistata una panchina ombreggiata, mi avvicinai e mi sedetti, mentre il gruppo in questione stava seduto sulla panchina a fianco alla mia, circa a 3-4 metri di distanza, o sul muretto appena dietro la panca. Probabilmente il fatto che io fossi l'unica persona in zona oltre a loro attirò la loro attenzione, ed iniziarono a guardarmi, mentre continuavano a parlare tra loro.
Il gruppo era composto da quattro ragazzi e due ragazze. Il modo di fare che avevano era piuttosto arrogante e, di qualunque cosa stessero di volta in volta parlando, dimostravano di esserne sprezzanti ed insolenti. La cosa iniziava ad infastidirmi e a mettermi in imbarazzo, cosa che non sfuggì loro.
Uno di loro disse ad un altro che il suo capello era ormai vecchio e rovinato, da buttare, iniziando a guardarmi con insistenza. L'altro confermò e alzando il tono di voce consigliò all'amico di chiedermi in prestito il mio. Così il giovane si avvicinò e con aria decisamente boriosa mi rivolse la parola:
«Hey bello, fammi provare il tuo cappello, su!»
Vedendo il soggetto in questione, iniziai ad esserne intimorito. Al contrario di me, che sono basso e mingherlino, oltre che debole e docile, lui era alto e con un fisico palestrato, ben visibile sotto la maglietta attillata che portava. Non risposi alla sua provocazione, forse per la troppa paura. Il giovane riattaccò a parlarmi:
«Allora? Sei sordo oltre che sfigato?»
Mi prese il cappello dalla testa afferrandolo per l'aletta. Io feci per alzarmi in piedi, ma con un semplice spintone mi rimise a sedere e si mise a ridere.
«Meglio che stai buono lì, sfigato!»
Detto questo si rivolse ai suoi amici chiedendo cosa pensassero del "suo" nuovo cappello; essi risposero con una risata generale di consenso. Ma ormai il bullo si stava divertendo e non aveva intenzione di smettere lo show.
«Senti sfigato, fa caldo e voglio prendermi da bere. Dammi 5 euro. Anzi, 10 euro, visto che ho finito le sigarette, eheh!»
A quel punto io stavo vistosamente tremando e avevo gli occhi rossi; il centro commerciale era in fondo ad una strada chiusa, in mezzo ad una zona industriale. Essendo agosto tutte le fabbriche erano chiuse e, non essendoci nessuno nei dintorni, l'area era veramente deserta e nessuno avrebbe potuto prestarmi aiuto.
«Che c'è? Hai 5 secondi, poi ti prendo a mazzate oltre che a prendermi tutti i tuoi soldi, è chiaro?»
Non avevo nemmeno la forza di rispondere, e mentre tremavo presi il portafogli, che mi cadde dalla mano. Mi abbassai dalla panchina per raccoglierlo ma il giovane, prima che la mia mano lo potesse raggiungere, ci mise la scarpa sopra. Io alzai la testa per guardarlo, e lui disse:
«sai, ho cambiato idea: innanzitutto la tua coca diventa mia, e poi, visto che mi hai fatto perdere troppo tempo, mi prenderò comunque tutti i tuoi soldi. Però mi fai un po' pena alla fine& riprenditi il tuo cappello.», che si tolse dalla testa e gettò e terra.»
Risate di tutto il gruppo.
«Se però non ti sta bene dimmelo, così l'altro piede te lo metto direttamente in testa!»
Ero completamente annichilito, e così mi rimisi a sedere sulla panchina senza nemmeno rispondere. Il ragazzo raccolse il mio portafogli e si rallegrò del bottino con il proprio gruppo.
«Bravo sfigato! A buon rendere!»
Non ebbi la forza di rispondere nemmeno in quell'occasione.
Mentre tornava nel gruppo, lo guardavo con gli occhi arrossati dalla rabbia e dalle lacrime, sapendo di non poter fare nulla. Ed ecco l'episodio che, per primo nella mia vita, mi fece scoprire che la mia indole mi avrebbe portato ad essere per sempre umiliato.
Mentre guardavo con rabbia il ragazzo andar via, una ragazza del gruppo si alzò di scatto in piedi scendendo dal muretto dove sedeva con gli altri, e guardandomi disse: «tu ti sei appena permesso di guardare con aria di sfida il mio ragazzo, vero?» e, detto questo, iniziò a camminare verso di me. Gli altri la incitavano «Avanti Lety! mettilo a posto!».
Letizia era una ragazza fisicamente robusta ma non sgraziata, con un bel corpo e con un seno enorme, almeno 20 cm più alta di me. Quando arrivò a un paio di metri da me perse quel suo sguardo arrogante e aggressivo di qualche secondo fa& ora sembrava più maliziosa; poco dopo scoprii che con me si voleva proprio divertire, molto più di quanto aveva appena fatto il suo ragazzo.
«Se guardi così Miro significa che hai fegato, allora siediti lì con noi, forza!» e detto questo mi afferrò per la maglietta e mi trascinò fino al muretto. I 4 ragazzi si erano seduti un po' più in là su un'altra panchina, guardando la scena, mentre l'altra ragazza, Loredana, era seduta sul muretto.
Loredana era leggermente più bassa di Letizia, con i capelli tinti di color mogano / prugna, un fisico snello e slanciato e uno sguardo molto penetrante e determinato che, associato al suo sorriso di scherno, mi faceva sentire ancora più impaurito e senza difese. Letizia si sedette sul muretto, a circa 50 cm di distanza da Loredana, dopodiché mi ordino i sedermi per terra appoggiandomi al muretto, nello spazio tra loro due. L'altezza del muretto era tale che le loro gambe penzolavano facendo arrivare i loro piedi poco sotto l'altezza delle mie spalle. Avevo quindi le loro scarpe da ginnastica Stan Smith polverose a pochissimi centimetri dalle mie spalle.
Come se niente fosse, le due presero a parlare di argomenti abbastanza forti e con atteggiamenti molto focosi, che mi fecero subito tornare in imbarazzo e sentirmi a disagio, soprattutto seduto lì, in quella posizione già di per sé umiliante.
A un certo punto Letizia mi riprese:
«& e tu, mezza sega, cosa ne pensi?»
io purtroppo non ero attento al dialogo, e così balbettai un «N-non saprei& »
Era probabilmente il pretesto che lei aspettava per iniziare a divertirsi con me.
«Allora non ascolti eh? Pensi di poter fregartene!»
Prima che io avessi avuto il tempo di replicare lei si abbassò verso di me e mi mollò un sonoro ceffone, il cui schiocco fu notevole. Subito dopo Loredana attirò la mia attenzione toccandomi la testa col piede e ordinandomi di chiedere scusa a Letizia, cosa che feci all'istante, tra le risate generali delle due.
A questo punto Letizia scese dal muretto e mi fece mettere in ginocchio, eretto, vicino al muro sempre davanti / in mezzo a loro; mi tolse il cappello dalla testa,
«questo non ti serve più»
e, rivolta a Miro,
«Amò! Vieni, ho un regalo per te»
Il ragazzo, che prima mi aveva già umiliato, si avvicinò e Letizia posizionò il cappello sulla sua testa.
«Ti sta proprio bene!»
commentò, guardandomi con un sorriso di scherno e, afferrandomi la testa per i capelli e alzandomela verso l'alto (io dopo lo schiaffo ero seduto a terra), mi disse:
«guarda un vero uomo come bacia la sua donna, schiavo!».
Detto questo, lui la abbracciò ed iniziarono a baciarsi appassionatamente, mentre lei con una mano palpava il cazzo di lui e con l'altra mi teneva per i capelli in modo che fossi costretto a guardare la scena, mentre Loredana rideva di me.
Dopo pochi secondi si staccarono e Miro tornò dagli amici; Letizia tornò a sedere sul muretto.
Mentre continuava a conversare con Loredana, ogni tanto mi afferrava la testa per i capelli ma senza forzare, solo per il gusto di avermi come giocattolo, alternando carezze di scherno a strattoni per i capelli, pressandomi la testa al muretto. In alternativa, visto che stavo sempre a testa china, mi prendeva con dolcezza il mento facendomi alzare la nuca, per poi spararmi dei ceffoni, anche 3-4 di fila, il tutto tra le risate generali di Loredana e dei 4 ragazzi che nel frattempo si erano accesi una canna stando sempre sull'altra panchina.
La situazione stava via via scaldandosi, e le percosse di Letizia si facevano più pesanti. Tuttavia quello che era particolare era che si facevano anche sempre più umilianti: il suo scopo era la dominazione, e io con mio stupore non ero più terrorizzato, ma iniziavo a provare che quanto stava accadendo era giusto: chi domina, sopra; chi è dominato, sotto, in ginocchio, proprio come ero stato messo da lei. Intanto anche Loredana aveva iniziato a dimostrarmi che ormai ero il suo verme, oltre che di Letizia, e quando quest'ultima non mi stava schiaffeggiando, lei teneva appoggiato un piede fisso sulla mia spalla, sfregandone il lato sulla mia guancia, come se questa fosse uno zerbino.
Letizia, notando la cosa, disse sarcasticamente:
«Lory, le tue scarpe sono un po' impolverate, vediamo se la mezza sega più aiutarti con le sue guance da checca.»
Così mi afferrò la faccia per il mento e si avvicinò con il suo viso al mio con un sorriso di scherno, lasciò fuoriuscire dalla sua bocca un grande fiotto di saliva sulla mia guancia che stava dal lato di Loredana, la quale riappoggiò il suo piede sulla mia spalla e cominciò a sfregare il lato della scarpa sulla mia faccia proprio dove c'era la saliva, non mancando di commentare:
«Bene, pare che mezza sega ora possa essere battezzato: dimentica per sempre il tuo nome, da ora ti chiamerai semplicemente schiavo! Hai capito?!».
Io, imbambolato, non risposi, e mi arrivò così l'ennesimo schiaffo di Letizia.
«Allora non hai capito! Ti spiego una cosa: da adesso sei nostra proprietà, proprio come un oggetto, e dovrai chiamarci Dee, è chiaro?!»
«sì Dea»
«bravo!»
e mi sputò in faccia, alché le due scoppiarono a ridere. Letizia continuò:
«altra regola: ogni volta che ti sputo in faccia devi ringraziare, lasciar colare la saliva fino alle tue labbra, bere e ringraziare di nuovo. È chiaro?»
«sì Dea, grazie Dea»
e questa volta fu Loredana ad umiliarmi piazzando direttamente la sua scarpa sulla mia testa, visto che ormai il mio cappello non c'era più da tempo, ormai propriet0 del ragazzo di Letizia.
La situazione si era temporaneamente calmata, con le due che parlavano tra di loro mentre mi usavano per sporadiche risate. Loredana si era letteralmente sdraiata sul muretto a aveva ancora la scarpa sulla mia testa. Era particolarmente cattiva, si divertiva a muovere il suo piede sulla mia testa come un giocatore fa quando è immobile e ha il piede sul pallone, avanti e indietro.
Dopo circa 20 minuti di poggiapiedi per Loredana, che alternava le gambe, e di oggetto di sputi per Letizia, le due decisero di divertirsi ancora un po'. Loredana scese dal muretto, si voltò, si abbasso i jeans fino a sotto il sedere e disse a Letizia di metterci la mia faccia. Letizia mi afferrò con una mano per i capelli e con l'altra per il collo e mise il mio naso a pressione con l'ano di Loredana, la quale lasciò uscire una scoreggia potente e molto puzzolente, alla quale tutti e sei risero come forse mai nella loro vita. La ragazza si divertì a tal punto che disse a Letizia di tenermi fermo così, e quindi mi ordinò:
«ora tira fuori la lingua, schiavo, e leccami il buco del culo come fosse un gelato. Quando dico "stop" dovrai aprire la bocca e farla aderire al mio buco del culo, perché significa che ci devo scoreggiare dentro, chiaro?»
«sì, mia Dea»
a questo punto Letizia, che come ho detto sopra era molto forte, mi strappò letteralmente la t-shirt di dosso, lasciandomi a dorso nudo in modo che tutti potessero vedere il mio fisico mingherlino da checca sottomessa. Loredana poco prima si lamentava con Letizia che a mezzogiorno non avrebbe dovuto mangiare così pesante, ed io ora ne assaporavo le conseguenze mentre le due donne ridevano a crepapelle. Leccavo e aprivo la bocca, leccavo e aprivo la bocca, a ripetizione, proprio come mi era stato ordinato di fare, visto che ormai ero uno schiavo.
Dopo un quarto d'ora passato così, Loredana lamentò di essere stata in piedi troppo a lungo e che era stanca, così si tirò su i jeans e si rimise a sdraiare sul muretto. Letizia allora disse:
«Hai visto, merda! Hai fatto stancare Loredana! Ora devi rimediare!»
Stava per iniziare l'ennesima umiliazione: mi ordinò di inginocchiarmi davanti ai piedi di Loredana.
«Ora toglile le scarpe, ovviamente devi fare tutto con i denti!»
L'impresa fu ardua ma alla fine ci riuscii& Loredana non indossava calzini e, nonostante i suoi piedi fossero solo un po' polverosi, emanavano un fetore incredibile.
Neanche il tempo di toglierle che Loredana disse:
«aaah& che bella sensazione. Ottima idea, Lety!»
A questo punto iniziò a passarmi i piedi in faccia, guardandomi sempre da sdraiata con quel sorriso ironico e penetrante che era già di per sé sufficiente per avermi ai suoi piedi.
Letizia mi afferrò quindi per i capelli:
«allora sei proprio coglione! È stata in piedi fino ad ora per causa tua, ed ora vorresti che muovesse i piedi sulla tua faccia da verme? Prendili e strofinateli in volto, merda! Quando hai finito li voglio vedere puliti come appena asciugati dopo la doccia.»
accompagnando il tutto con uno schiaffo. Mentre eseguivo, Letizia era in piedi dietro di me e si era accomodata appoggiando un piede sulla mia spalla. Io, che ero già in ginocchio sulla ghiaia, dovevo quindi anche sopportare il suo peso, che lei scaricava sadicamente tutto su quella gamba.
Loredana apprezzava molto umiliarmi coi suoi piedi, che per altro erano esteticamente perfetti: me li fece baciare, quindi leccare, e quindi me li mise in bocca a mo' di pediluvio, per poi finire ordinandomi di asciugarli con i miei capelli. Nel frattempo Letizia si stava godendo tutta la scena e iniziò ad eccitarsi, toccandosi i capezzoli.
Loredana capì e mi allontanò calciandomi via in volto e Letizia, che era dietro, mi fermò al volo, mentre ero ancora inginocchiato. Mi guardo negli occhi e mi ordinò:
«ora stai fermo e guarda la tua Dea!».
Si spogliò completamente, scarpe e calze comprese. Ora era nuda a gambe divaricate davanti a me:
«prostrati, merda!»
e mi calciò io volto. Dopo essermi rapidamente rialzato, mi prostrai come fanno i credenti di alcune religioni mentre pregano.
Lei iniziò quindi a ridere apertamente:
«alza solo la testa», e così feci.
Lei mi stava osservando imperiosa: il suo corpo era statuario, e la sua vagina molto pelosa. Giusto il tempo di alzare la mia testa e la Dea, a gambe aperte che mi sovrastava, lasciò andare un grande getto di urina direttamente sulla mia testa e sulla mia faccia, con grandi risate di Loredana. Quindi lo trattenne, e mi disse:
«ora avvicinati e bevi. L'unica cosa che berrai oggi uscirà da questa fonte! Ahahah!»
e così feci. Avvicinai la mia bocca, che ormai in quel giorno aveva già assaporato ogni altra umiliazione, e bevetti tutto quanto usciva dalla mia Dea.
Non era finita: Letizia si stava eccitando; così, appena finì di scaricarmi tutto in bocca, mi afferrò per i capelli e mi ordinò:
«lecca ora! Fino a che non ti sono venuta in bocca, piccola troia!»
e il piacere aumentava di pari passo agli insulti:
«sììì& sei la mia puttana, nata per togliere lo sporco dai miei piedi con la tua lingua& per bere la mia piscia! La tua vita da oggi dipenderà dagli scarti del mio corpo, HAI CAPITO?!»
fino a che raggiunse l'orgasmo e sfinita si sdraiò sul muretto, completamente nuda e a gambe aperte.
Guardandola da quella posizione, io in ginocchio nella mia miseria e lei una Dea trionfante, capii che era quello per cui ero nato. Nel frattempo, Loredana era raggiante per lo spettacolo appena visto; si alzò e venne verso di me, mi prese per i capelli e mi trascinò fino ai piedi di Letizia:
«Li vedi questi?! Lety si è spogliata completamente prima e i suoi piedi ora sono tutti impolverati in quanto è stata nello sterrato! PULISCILI, TROIA SCHIAVA!»
Ed eccomi di nuovo asservito a dei piedi tanto belli quanto polverosi e puzzolenti, a baciarli, leccarli, ciucciarli dito per dito e poi tutti insieme, con Letizia semiaddormentata che si godeva il servizio e Loredana che nel frattempo si era spogliata a sua volta. Ora toccava a lei; si portò di fronte a me.
«Come puoi pretendere di pulire bene quei piedi se hai la bocca completamente secca per la polvere, idiota!»
e con questo mi appoggiò un piede sulla met0 destra della faccia, e facendo pressione sul mio corpo si abbassò avvicinando la faccia alla mia, e quando fù a pochi centimetri fece il suo magnetico sorriso di vittoria, e disse con fare lascivo:
«ora ti sciaquerò la bocca, amore& »
tolse il piede dalla mia faccia, mi fece aprire la bocca. Portò il piede di Letizia direttamente all'interno delle mia bocca, e iniziò a pisciarle sulla caviglia in modo che la piscia confluisse tutta nella mia bocca.
«Champagne!»
e si lasciò andare ad una risata trionfale, mentre la cosa andava avanti, lei in piedi, a gambe aperte, con una mano sul fianco e il busto eretto e l'altro braccio teso a tenermi per i capelli.
Terminata anche quest'ennesima completa e totale umiliazione, la situazione si stabilizzò e si calmò. Mentre Letizia riposava semiaddormentata, Loredana si mese a sedere sul muretto, mentre io ero ancora in ginocchio completamente fradicio delle loro urine. Appena sedutasi, Loredana, che era ancora completamente nuda, mi fece un cenno indicandosi con un dito i suoi piedi: non c'era neppure bisogno di parlare per darmi degli ordini; tutto ciò che disse fu:
«non provare ad alzarti in piedi per venire qui. Sei uno schiavo e devi stare a quattro zampe. Guarda i miei meravigliosi piedi: sono completamente impolverati. Visto che sei al mondo per me, ora ripuliscili per bene o ti farò rimpiangere di esistere»
il tutto con una calma e una pacatezza incredibili, segno che ormai la mia situazione era stabile. Ero loro, sotto tutti i punti di vista.
Le due dee si rilassarono così per un po' di tempo. Nel frattempo i loro quattro amici se n'erano andati e, nella zona, non c'era nessun altro all'infuori di noi tre; ciò che mi stava succedendo aveva dell'incredibile perchè mi avevano trasformato in uno spettacolo umano di sottomissione in un luogo pubblico, cose che probabilmente non si vedevano nemmeno 2000 anni fa indietro nell'antica storia. Per fortuna la zona era deserta e non c'era proprio anima viva nei dintorni.
Loredana era talmente stanca che si addormentò, ma poco dopo che questo avvenne fu Letizia a svegliarsi. Neanche il tempo di aprire gli occhi che già mi stava guardando con quell'area da padrona malvagia che non vede l'ora di abusare del suo schiavo e di farlo soffrire a suon di umiliazioni devastanti. È proprio questo il termine giusto: voleva farmi soffrire psicologicamente, era questo che si leggeva nei suoi occhi. A quanto pare il riposino le aveva giovato parecchio, sembrava più in forma che mai; guardandomi mentre ancora leccavo i piedi di Loredana addormentata, commentò:
«molto bene! Hai finalmente capito dov'è il tuo posto. Continua, intanto ora ti spiegherò il tuo futuro»
Letizia iniziò un discorso, non troppo lungo, con cui espose in parola quello che poco prima era stato realizzato in fatti. Avrei dovuto scordarmi per sempre la mia vita normale. Le due ragazze abitavano insieme e avrei quindi dovuto andare a vivere con loro, dove avrei mangiato per terra direttamente dai loro piedi, avrei dovuto essere il loro cuoco e la loro donna di servizio per pulire tutta la casa, essere pronto in ogni momento ad ogni tipo di abuso.
Disse chiaramente che Miro era una copertura, entrambe le due erano lesbiche e segretamente fidanzate: disse questo per farmi capire che io non avrei nemmeno potuto sognare di poter avere del piacere dalla mia condizione di schiavo, perché per loro sessualmente non esistevo nemmeno. Al termine di quest'ultima parte mi guardò in silenzio per alcuni secondi, ordinandomi di guardarla negli occhi. Ero lo sguardo della vincitrice assoluta, che umilia il perdente e lo sottomette.
Scese quindi dal muretto e si avvicinò al mio volto, mentre io ero costretto a stare in ginocchio su ordine di Loredana. Mi prese la faccia per il mento, spalancò le gambe, e mi appoggiò la fica in pieno volto, ordinandomi di tenere la bocca chiusa, e di assaporare l'odore di quella che era, da quel momento in poi, la mia unica ragione di vita. Mi lasciò nel frattempo il mento e mise entrambe le mani sui fianchi, in una classica posa da Dea. Mentre io annusavo, lei approfondì il discorso fatto poco prima, intanto roteava lentamente e leggermente il busto per sfregarmi il suo cespuglio sul volto, sottolineando la mia condizione di oggetto inerme.
«Mentre Lory dorme, inizierò ad insegnarti come mi devi trattare. Mettiti già a quattro zampe, prendi i miei due calzini» eseguii.
«Bene, hai fame per caso?»
e me ne forzò uno in bocca ridendo, legando l'altro intorno al mio volto all'altezza del naso, in modo che fossi sublimato sia dall'odore che dal sapore del sudore dei suoi piedi. Mi ordinava di ciucciare la sua calza e di annusare l'altra, ed io obbedii come il cagnolino che ero, mentre lei si sedette a cavalcioni sulla mia schiena. Il suo peso non era indifferente, e quando si accorse che stavo soffrendo, sia alla schiena che alle ginocchia, commentò scocciata:
«soffri per così poco?»
e ridendo aggiunse:
«allora adesso facciamo una passeggiata. Avanti, cammina schiavo!»
e con questo iniziò a calciarmi col tallone, come i fantini. Il dolore era forte ma non avevo scelta, iniziai a muovermi ed andai avanti per circa 5 metri, quando la Dea mi fece fermare sul marciapiede, in prossimit0 della pozzanghera che si era formata quando mi scaricarono addosso le loro urine.
Con voce dolce di scherno disse:
«visto che sei dolorante, ti concedo di riposarti almeno le braccia.»
Dalla schiena spostò il suo peso tutto sul mio sedere, e aggiunse:
«ora più abbassare la parte anteriore almeno, no? Ringrazia, verme!»
e detto questo mi diede un calcio in faccia, lasciando il piede davanti al mio volto in attesa del mio bacio di ringraziamento, incombenza che sbrigai a tempo zero.
«avanti, abbassa la tua faccia e le tue spalle fino a terra, in modo che potrai riposarti& ovviamente la faccia dovr0 poggiare nella pozza della mia piscia, ahahah!».
Ero in una posizione indescrivibilmente umiliante: in ginocchio con il sedere alzato, dove sedeva a cavalcioni la Dea, e la parte davanti del corpo abbassata con la testa di profilo nella pozza di urine. Letizia dalla sua posizione andò quindi ad allungare le sue lunghe e statuarie gambe, appoggiando un piede sul lato della mia faccia che dava verso l'alto, e l'altro direttamente nella pozza di piscia, davanti al mio volto.
Una volta delineatasi la posizione, la Dea pareva essere molto soddisfatta e trionfante. Iniziò così a muovere il piede sulla mia faccia facendo pressione come se stesse spegnendo una sigaretta, mentre nel frattempo mi insultava nei modi più vari. Non soddisfatta, mi ordinò di aprire la bocca cosicché la sua piscia potesse entrarvi e di bere, ma bere era impossibile vista la posizione del mio corpo.
Se ne accorse:
«oh, ma che peccato! Pare che tu non riesca a bere& ti aiuto io allora& »
detto questo iniziò a buttarmi l'urina in faccia e in bocca con il piede che fino a poco fa era nella pozza di fronte al mio viso, mentre rideva fragorosamente. Era veramente una situazione indescrivibile; eppure il peggio, il degrado assoluto, doveva ancora arrivare, e nemmeno troppo presto.
Ormai il pomeriggio andava verso la sera, e il sole si stava abbassando. Loredana si svegliò e Letizia, che se ne accorse, disse all'amica:
«ben svegliata Lory, ho buone notizie: arriva il bidet a domicilio!»
Loredana sapeva bene cosa stava per succedere, e le due scoppiarono a ridere. Letizia scese dalla mia schiena e mi prese per i capelli tirandomi in posizione eretta ma sempre rimanendo in ginocchio. Mi trascinò quindi fino alla figa di Loredana e mi ordinò di leccarla fino ad un suo ordine di stop. Letizia iniziò quindi ad accarezzare il seno e la pelle del corpo della sua compagna; lei due si lasciarono andare ad una serie di effusioni, baciandosi ed accarezzandosi a vicenda, mentre la mia lingua lavorava. Per potersi meglio esplorare, decisero di farmi sdraiare a terra a pancia in sù, salendo sul mio corpo e calpestandomi dal pene al volto mentre si baciano appassionatamente e si toccavano. Di tanto in tanto una delle due si posizionava all'altezza del mio viso, a gambe aperte e, dandomi un piccolo calcio in faccia, mi faceva capire che dovevo aprire la bocca per un getto di pioggia dorata in arrivo. Quando questo accadeva le due ridevano mentre continuavano a baciarsi, giocherellando con piccoli morsi e colpi di lingua.
Ad un tratto Loredana ricominciò a lamentarsi per il suo infausto pranzo... ma questa volta aveva trovato la soluzione ai suoi problemi:
«Tesoro, quella peperonata mi sta uccidendo! Ho un mal di pancia incredibile, e non mi va di andare a casa per andare al bagno proprio ora!»
ma Letizia suggerì un metodo ottimale per risolvere il problema, bisbigliando nell'orecchio della compagna che si dimostrò subito felice di tale idea.
Le due di fatto contarono a baciarsi e a toccarsi, ma questa volta l'atmosfera si era fatta di fuoco e Letizia, dopo essersi leccata un dito, ando con questo a massaggiare dolcemente il buchetto dell'ano della sua compagna. Fece il tutto con lentezza e delicatezza, fino a penetrarla completamente, mentre Loredana iniziava a godere vistosamente; il tutto mentre io ero ancora sotto i loro piedi, a petto nudo e fradicio delle loro urine. Letizia estrasse il suo dito medio dal culo di Loredana, vedendo che era completamente inzuppato delle feci del suo amore. Alla vista di ciò, Letizia esclamò ghignando:
«Ma tesoro! Avresti dovuto dirmelo prima che ti serviva così urgentemente un bagno! E a quanto vedo è molto molle, quasi liquida& » le due si scambiarono uno sguardo di intesa.
Loredana scese dal mio volto e Letizia, che era in piedi sul mi petto, si rannicchiò per poter avvicinarsi al mio volto, guardandomi con aria trionfante.
«Allora schiavo, cos'è quella faccia terrorizzata? Beh d'altronde è comprensibile: le mezze seghe come te sono nate per essere dominate, ed è logico che tu sia un codardo e che abbia paura di due donne come noi, non credi?»
lasciando scivolare un getto di saliva sul mio occhio destro. Io affrettai la mia risposta affermativa, sapendo cosa mi avrebbe aspettato in caso contrario.
Letizia sospirò un «bene», e si mise comodamente a sedere a cavalcioni sul mio petto, a gambe aperte.
«ora sarai iniziato ad una delle attività che presto sarà per te un incombenza quotidiana. Sai, sei proprio peggio di una puttanella, di una femminuccia timida e spaurita, quindi è giusto che tu abbia almeno un po' di make up.»
e sorrise in modo perfido. Appoggiò quindi il suo dito inzuppato della diarrea di Loredana all'angolo delle mie labbra, e le percorse come per mettermi un rossetto. La sensazione data dall'odore era terribile, tuttavia la mia paura e devozione era tale che non mi ribellai per nulla, anche se avevo paura di scoppiare per l'emozione. Mentre lo faceva, Loredana si posizionò dietro di me e mi bloccò la testa mettendo un piede sulla mia fronte e facendo pressione, in modo che anche se avessi avuto un impeto di rigetto non avrei potuto muovermi.
Chiaramente, nel frattempo, le due erano molto divertite e mi deridevano in continuazione, mentre Letizia mi "truccò" anche gli occhi. Per concludere il mio make-up in bellezza mi ordinò di fare con le labbra quel movimento che fanno le donne dopo che si sono messe il rossetto, facendomi sentire una vera puttanella. Le due ridevano a crepapelle:
«Lory, ma perché abbiamo deciso di chiamarlo schiavo? Lui è una schiava!»
«Hai ragione amore!»
risate.
«Bene Lory, ora la puttanella è pronta, cosa ne dici?»
la compagna asserì e così Letizia mi ordinò di spompinare il suo dito imbrattato di diarrea. Io proprio non ce la feci ad aprire la bocca, così Letizia iniziò a prendermi a schiaffi fino a che non la aprii.
«Perfetto, vedo che ti sei rassegnata al tuo ruolo, piccola troia!»
con un sorriso solare di chi vive questa situazione da sopra da anni.
Spompinai così il suo dito, la sensazione era orrenda eppure ero decisamente sorpreso dal non provare nemmeno la minima voglia di voler tentare di ribellarmi, anzi, ero deciso a ripulire quel dito nel modo migliore possibile per soddisfare le mie Dee.
Quando il mio lavoro terminò, Letizia si alzò: stava per arrivare il peggio. Loredana si accovacciò sul mio volto:
«Sei pronto? È un po' presto per cenare, ma la tua cena non è di quelle si possono cucinare quando si vuole eh!»
entrambe scoppiarono a ridere. Dall'ano di Loredana, che lei aveva provveduto a posizionare sulle mie labbra, iniziarono ad uscire una serie di scoregge terribili e molto rumorose, che mi fecero sentire ancora più inferiore e nullità che mai. Prendendomi per i capelli mi ordinò di iniziare a leccarle il culo ,e poco dopo, di aprire la bocca.
Ormai era degradato a cesso. Mi aspettavo che uscissero dei pezzi, ma come vi ho già detto la Dea aveva la diarrea, e il risultato fu per me travolgente. Dapprima iniziarono ad uscire dei rivoli marroni, i quali fui ordinato di raccogliere con la lingua.
Loredana, con tono dolce di scherno, disse:
«ho deciso di offrirti un po' di caffè! Su, bevi! Non vorrai rifiutare un mio regalo mi auguro».
Ad un certo punto il suo volto si fece più rossastro:
«il caffè è finito, adesso la torta.. anzi, il budino!»
le due risero a crepapelle&
«apri, schiava!».
La mia bocca e il mio viso furono inondate di diarrea. Letizia rideva e applaudiva, mentre Loredana mi teneva per i capelli con entrambe le mani, strattonandomi la testa e ordinandomi di gustare ed ingerire tutto. Obbedii con gioia e con la soddisfazione della schiavetta che compiace la propria padrona. Arrivarono altri getti, che però la Dea volle divertirsi a farmi cadere sulla fronte, sugli occhi, ovunque.
«ora torna alla pozza di piscia e lavati la lingua in fretta, poi torna e fammi il bidet, schiavetta! Ci andrai strisciando!».
Feci come disse. Ma Letizia, che si stava annoiando, si avvicinò a me e mi bloccò con un piede sulla testa prima che io potessi partire.
«povera mia, non voglio lasciarti andare così, potresti sentirti sola& ti ci accompagno io, tesoro!»
e mi salì in piedi sulla schiena.
«Avanti, andiamo al tuo pozzo personale!»
Risate di entrambe. Sempre con Letizia sulla schiena, mi pulii la lingua e tornai da Loredana che mi porse di nuovo il suo ano, Letizia scese e iniziai l'opera di pulizia.
«Aaaah, non c'è niente di meglio di avere una schiavetta da poter usare anche come carta igienica umana! Dovresti provarla Lety!»
«non preoccuparti, lo farò senz'altro al più presto ahah!».
Al termine del mio bidet, Loredana riflettè ad alta voce:
«non è giusto che tu abbia mangiato la mia merda e non quella del mio amore& Lety, ti prego, fai uno sforzo& ce la fai?»
«posso provare!»
«ma falla sul marciapiede, ho un'idea!».
Letizia si accovacciò e dopo qualche minuto sfornò un escremento solo, ma bello corposo, di colore chiaro.
«Dimmi Lory, cosa vuoi fare ora?»
«guarda» rispose Loredana, che rivolgendosi a me ordinò:
«schiava, qui subito! Lo vedi questo pezzo di merda? Vale più di te, quindi ora prendilo in mano con cura e bacialo con devozione!»
Letizia nel frattempo rideva come una pazza mentre si godeva l'imperiosità del suo amore.
«Riappoggialo a terra, e avvicinati con la faccia di lato ad 1 cm!», detto questo io eseguii nuovamente, quand'ecco che capii le intenzioni della Dea: d'un tratto salì a piedi pari sulla mia testa, schiacciandola tra la pianta dei suoi piedi e lo sciotto di merda. Era l'apice definitivo:
«ecco cosa meriti!» mi urlava da sopra la mia testa «sei meno di niente, zero, una troia di merda, in tutti sensi ahahah! Meriteresti che ti pestassimo, che ti facessimo sentire il dolore, ma fai così pena e schifo che non meriti niente. Sei nata per essere schiava!».
A quel punto le due donne furono soddisfatte. Loredana scese dalla mia testa, ed entrambe si rivestirono ad eccezione delle scarpe e delle calze, che lasciarono in giro. Rimaste quindi a piedi scalzi, calpestarono la merda in modo da avere i piedi il più sporchi possibile e tornarono a sedersi sul muretto, mentre io giacevo dolorante a terra con la faccia completamente inzuppata di urine e feci delle due padrone.
Letizia parlò:
«È da questo muretto che tutto è iniziato qualche ora fa, ed è qui che finirà! Guarda i nostri meravigliosi piedi di Dee: sono sporchi di terra, di merda e di piscia. Ora sentiamo, cosa deve succedere in questi casi, piccola schiava perdente che non sei altro?»
Io non accennai nemmeno a parlare: mi misi subito a quattro zampe nonostante tutto il mio corpo fosse a pezzi e mi diressi ai loro piedi, che iniziai a ripulire alla perfezione con la mia lingua.
«Molto bene, sei una schiavetta intelligente. Fai un buon lavoro altrimenti vedrai!».
Nei successivi 20 minuti ripulii i loro piedi mentre loro parlarono del più e del meno, di cosa potevano farmi fare in futuro, alternando gli argomenti ad insulti questa volta pesantissimi. Quando ebbi finito, Letizia mi ordinò di rimetterle i calzini, ma entrambe erano ancora senza scarpe.
Loredana sembrava avere un piacere particolare per la mia umiliazione attraverso piedi e scarpe, mi ordinò quindi di rimettere le scarpe a Letizia e quindi di inginocchiarsi davanti a lei. Lo feci, e mi ordinò:
«ora stai in ginocchio eretto e lecca le suole delle mie scarpe prima di rimettermele. Devi farlo molto lentamente, con la lingua completamente piatta, e mentre lo fai guardami negli occhi!».
Era il suggello finale della mia posizione di schiavo effeminato perdente. Svolta quest'ultima incombenza, rimisi le scarpe anche a Loredana. Le due scesero dal muretto, fresche come due rose, e se ne andarono senza nemmeno guadarmi, mentre parlavano tra loro.
Nella situazione in cui ero, dovetti aspettare il buio per poter tornare a casa senza farmi notare, nelle condizioni appariscenti in cui ero. Quel pomeriggio fu l'iniziazione del fuoco e l'inizio di tutto per me.
L'incontro in azienda
Ritorno ora ai tempi recenti.
Dopo aver quindi ricevuto l'e-mail dall'Ing. John White ed essermi informato un minimo sull'azienda in questione, decisi di chiamarlo. Rispose il centralino, che mi passò la segretaria. Essere sempre stato timido e remissivo, il tono di voce malizioso e quasi suadente della segretaria, che mi disse di attendere, mi mandò un po' in confusione. Dopo un primo scambio di battute, infatti, la segretaria, che scoprii poi chiamarsi Helen, probabilmente intuì il mio carattere debole (visto che al telefono ero emozionato e balbettavo continuamente) ed iniziò quindi a darmi del tu e a parlarmi con un tono vagamente sprezzante che mi fece già da subito capire che non aveva grande rispetto per me.
Inoltrò la mia chiamata all'ingegnere. Subito dalle prime parole e dalla rapidità con cui volle liquidare i combenevoli, notai che si trattava di una persona certamente altezzosa e scaltra, nonché intelligente e di indole aggressiva; la sua parlantina faceva inoltre emergere scaltrezza e prontezza nella risposta. Del resto, era quanto più o meno mi aspettavo dopo aver letto la sua risposta alla mia e-mail iniziale.
Mi indicò quindi la sua disponibilità per il colloquio e fissammo un appuntamento (di fatto fu lui a dirmi quando venire, senza nemmeno attendere una mia conferma).
Cercando l'indirizzo dell'azienda venni a scoprire che questa si trovava all'interno di uno dei più moderni, alti e prestigiosi grattacieli dell'area di Manhattan.
Quel giorno puntai la sveglia onde evitare il ritardo, mi vestii di tutto punto, scesi al bar sotto casa per fare rapidamente colazione e presi la metropolitana, arrivando con 15 minuti di anticipo sul posto. Appena entrato nell'atrio di accoglienza, una centralinista mi ricevette e mi indicò il piano e l'ufficio dove dirigermi, specificando che lì sarei stato accolto dalla segretaria dell'ingegnere, con la quale avevo parlato al telefono pochi giorni prima.
Presi l'ascensore per raggiungere l'ufficio, che si trovava all'ultimo piano dell'immenso edificio. Notai con sorpresa, una volta arrivato, che l'ultimo piano, quello dedicato ai massimi dirigenti, era alto circa tre volte un normale piano, conferendo all'ambiente un'area di maestosità nonché di ricchezza, visto il lusso degli arredi del largo corridoio. Arrivai all'ufficio della sig.na Helen Silverstone, dove bussai due volte prima di sentire un sonoro «Prego!».
Aprii la porta, formale scambio di saluti. Prima di avere il tempo di chiuderla, la voce di Helen, che sembrava seccata ed irritata, mi riprese subito con tono severo:
«È in anticipo rispetto all'orario concordato.»
«M-mi scusi, non pensavo di dare problemi& », fui subito interrotto dal suo fare incalzante.
«L'ingegner White è impegnato in una telefonata ora, si sieda qui nel frattempo, ho qualche domanda da farle.»
Obbedii prontamente al suo tono autoritario senza fiatare. La stanza di Helen era piuttosto grande, con una parete completamente a vetri che rendeva il locale molto luminoso ed accogliente. La sua scrivania doveva essere sicuramente lussuosa, così come gli altri complementi d'arredo, ed inoltre la tecnologia dell'ufficio (pc, lampade, fotocopiatrice, etc.) parevano essere all'ultima moda con dei design ultra-moderni.
Helen era una donna sulla trentina, con capelli lisci castani, carnagione chiara e due splendidi occhi verdi, che emanavano sicurezza ed eleganza; sensazione confermata dai lineamenti del suo volto.
Prima di iniziare con le domande di cui mi accennò, andò all'armadio poco distante dalla scrivania per prendere un raccoglitore. Notai così il suo gusto nel vestire un elegante abito che metteva perfettamente in mostra la bellezza del suo corpo, longilineo e proporzionato, anche se non era molto alta. Ai piedi portava dei sandali aperti con tacco alto neri, che si abbinavano alla perfezione con i suoi collant scuri di spessore medio. I suoi piedi erano meravigliosi, con delle caviglie fini e le dita smaltate di blu scuro; non il minimo segno di graffi o vene esposte.
Ad un certo punto iniziò a farmi domande, con un tono di voce e un modo di parlare che si fecero via via sempre più arroganti e aggressivi.
«Dunque, innanzitutto mi ripeta il suo nome, visto che qui di ragazzini come lei ne arrivano a decine ogni mese& »
Questo modo sprezzante di iniziare mi fece subito sentire in soggezione ed un po' impaurito. Risposi alla domanda, e prima ancora che potessi pronunciare per intero il mio cognome, con aria di chi è assolutamente disinteressato, mi incalzò nuovamente:
«La avviso subito: non cerchi di impressionare l'ingegnere durante il colloquio. Quelli come lei dovrebbero ringraziarci anche solo per il fatto di essere ammessi ad un incontro. Ha capito?»
Ero impietrito dal suo tono, non sapevo cosa risponderle.
«Hai capito sì o no?» mi riprese, iniziando a darmi del tu forse in segno di sprezzo, mentre mi fissava con il suo sguardo severo ed ipnotico.
«Certo..»
A quel punto si abbassò i suoi occhiali sul naso, e alzando leggermente la testa (stava guardando il raccoglitore preso dall'armadio mentre mi parlava), e con un sorriso di scherno ed una voce sensuale continuò:
«Molto bene. È importante che tu ti dimostri fin da subito disposto ad obbedire e a stare agli ordini, perché questa è una caratteristica essenziale per chi vuole lavorare con l'ingegner White& anzi, PER l'ingegner White.»
Detto questo mi sorrise e si mise comoda sulla sedia, allungando le gambe e urtando leggermente le mie gambe con la sua scarpa sotto la scrivania, dopodiché appoggiò un piede direttamente sopra una mia scarpa, che era nera e di pelle e appena lucidata.
Con aria ironicamente sorpresa disse:
«Oh scusami! Ho appoggiato le mie scarpe sopra le tue& ora si saranno sporcate& » senza però muoverle minimamente e, vedendo che io più che altro tremavo e stavo in silenzio mentre la fissavo imbambolato, aggiunse:
«Vedo che non ti spiace& meglio così, sono molto comoda.» Muovendo e calcando la sua scarpa sopra la mia come se stesse spegnendo una sigaretta.
Silenzio per alcuni minuti. Helen non mi degnava nemmeno di uno sguardo; continuava ad interessarsi al report che aveva estratto dal raccoglitore. D'un tratto, con voce autoritaria mi ordinò:
«Và a prendermi un bicchier d'acqua al distributore.» Mi alzai ed obbedii, il distributore era all'angolo destro del locale rispetto alla porta, vicino alla parete-finestra. Glielo porsi senza ricevere nemmeno una parola di ringraziamento, né il minimo segno. Ad un certo punto suonò il telefono della sua scrivania.
«Sì? Certo ingegnere, lo faccio entrare subito.»
E poi, rivolgendosi a me, «Ora puoi entrare.» e aggiunge, con un sorriso di scherno, «A dopo».
Bussai alla porta e ricevetti dall'interno l'invito ad entrare. Una volta aperta la porta, prima ancora di guardarmi intorno, decisi di voltarmi e chiuderla con decisione, per cercare di fare una figura migliore di quella fatta con Helen.
Appena voltatomi, vedo l'ingegner White di spalle, davanti alla parete-finestra. Era un uomo alto e di certo con un fisico atletico, capelli corti neri un po' ingellati. Si voltò lentamente, mi squadrò rapidamente; mi fece quindi accomodare:
«Buongiorno! Si sieda.»
John White era un uomo sui 30-32 anni, con la carnagione appena scura, forse anche per via di una probabile abbronzatura, con zigomi alti e pronunciati che gli davano l'espressione della persona che mi ero immaginato: autoritaria, arrogante, acuta, penetrante. Aveva un leggero pizzetto e le sopracciglia perfettamente disegnate. Era vestito di tutto punto: splendida giacca grigio scuro, accompagnata da una cravatta di stile con un fermacravatta in oro; ai piedi portava delle scarpe di pelle marrone chiara senza stringhe e con un solo laccio laterale, lucide alla perfezione e molto signorili.
Mi sedetti ed iniziammo a parlare. Il suo tono di voce era a tratti rilassato, e improvvisamente sapeva diventare severo ed imperioso. Sembrava si stesse divertendo in questa alternanza, in quanto molto probabilmente si era accorto del mio carattere docile e remissivo.
Era perfettamente padrone della situazione, e seppe dirigere la nostra chiacchierata sugli argomenti che voleva e al momento, con un gioco psicologico che mi portò presto a rispondere affermativamente ad ogni sua domanda pur di non dover incorrere nel suo sguardo ipnotico e severo da dominatore.
Mi spiegò nel dettaglio quale sarebbe stato il mio compito all'interno della pianificazione aziendale di marketing, cosa che mi piacque molto. La svolta della nostra discussione si ebbe quando si iniziò a parlare della retribuzione. La situazione stava cambiando: l'ingegnere si mise comodo sulla sua sedia-poltrona, iniziò a fissarmi con quello sguardo magnetico, e attaccò:
«quanto richiede come retribuzione mensile?»
Alla mia risposta, che consisteva in realtà in una somma piuttosto modesta, ebbe un sorriso sprezzante, e disse, iniziando così anch'egli a mostrare la sua vera personalità e a darmi del tu:
«Voglio immaginare che tu stia scherzando! Al massimo posso farti avere un terzo.»
L'ingegnere assunse un'aria irritata mentre pronunciò queste parole; credo avesse interpretato la mia risposta come un atto di arroganza, e a quanto pare la prese davvero male e la mise sul personale, vedendola come un atto di sfida da parte mia.
La situazione per me si stava mettendo male: non ero nella posizione di rifiutare, per due ottime ragioni. La prima era che quell'opportunità fù l'unica che mi si presentò nonostante tutti i cv inviati, e la seconda era che ormai ero alle strette con i soldi, visto che avevo già due arretrati di anticipo da pagare dell'affitto del mio monolocale.
Non ci pensai quindi più di tanto ed accettai, ma lo feci attendere troppo prima della mia risposta, ed ormai l'irritazione negli occhi dell'ingegnere si era trasformata in sfida. Si alzò in piedi, passeggio brevemente davanti alla parete-finestra, e tornò a sedere, mettendosi comodo sulla sua poltrona a rotelle, tipica degli uffici dei dirigenti di massimo livello.
«Vedi, mi hai dato una sensazione di arroganza, e con la gente come te è difficile lavorare» incominciò con un ghigno, mentre io tremavo.
«Dovresti essere un po' più umile, non credi?» e si lasciò andare ad una breve risata.
Stavo iniziando a pensare che per me era finita; l'unica cosa che rimaneva da fare era tirar fuori il mio orgoglio, mandarlo al diavolo ed uscire sbattendo la porta. Tuttavia, la questione economica per me aveva la priorità assoluta. Iniziai ad abbassarmi:
«Io credo di essere umile, signore, è per questo che ho accettato la sua controproposta& »; questo fu molto probabilmente quello che l'ingegnere sperava di sentire. Mi guardò con sfida negli occhi:
«Bene, avrai la tua possibilità allora, se mi dimostri fino a che punto sai essere umile. Avanti, come pensi di convincermi?»
Ormai era chiaro dove voleva arrivare: mi voleva vedere umiliato.
Mi alzai dalla sedia su cui sedevo, e feci il giro attorno alla scrivania. Nel frattempo lui seguiva i miei passi girando la sua sedia, e quando fui di fronte a lui mi gettai ai suoi piedi, e a testa bassa lo supplicai:
«La prego, sono disposto a tutto pur di essere suo dipendente, ho bisogno di lavorare, mi servono soldi& la scongiuro» mentre singhiozzavo e le lacrime iniziavano a cadere dal mio viso. Era il suo trionfo, ed ora poteva fare di me quello che voleva; ero praticamente a testa bassa con il suo piede accavallato proprio davanti alla mia faccia.
Mentre lo supplicavo se ne stava seduto bello comodo, con le braccia sui braccioli e le gambe accavallate davanti a me. Quando finii la mia scenata umiliante, mosse il piede della gamba accavallata, e fece aderire la punta della sua scarpa al mio mento, forzandomi lentamente ad alzare la testa per guardarlo in faccia. Con un'aria trionfante mi disse:
«Vedo che inizi a capire chi comanda qui. Torna a sedere, muoviti! Da oggi ogni volta che ti ordinerò qualcosa voglio vederti scattare, hai capito?!"
«S-sìssignore.»
«Ora siediti e avvicinati alla scrivania il più possibile. Mentre ti parlo mi devi guardare da vicino!»
Obbedii, avvicinandomi a tal punto da appoggiare i gomiti sulla scrivania per essere il più vicino possibile. Girò la sua sedia verso di me e, ormai semisdraiato nella sua lussuosa poltrona, mise i piedi sulla scrivania e li accavallò proprio a pochi centimetri dalla mia faccia, ordinandomi di non muovermi.
Ora stava passando dall'essere arrabbiato al godersi la situazione. Mi chiese ironicamente se mi piacessero le sue scarpe, e alla mia immediata risposta affermativa rise di nuovo.
Dopo pochi minuti di silenzio, in cui il mio ormai nuovo padrone godette a guadarmi in quella posizione, mi ordinò di alzarmi e di avvicinarmi nuovamente.
Una volta di fronte a lui, che aveva voltato la sedia verso di me, mi ordinò di mettermi di nuovo in ginocchio, con le mani a terra e le braccia dritte, quindi in posizione semieretta, e a testa bassa.
Prese quindi uno dei suoi costosi sigari e se lo accese, guardandomi dalla sua posizione dominante e di superiorità. Dopo il primo tiro, iniziò a dominarmi anche fisicamente.
Disaccavallò le gambe e le aprì, dandosi una sistemata con la mano tra le gambe, dopodiché alzo il piede destro e lo appoggiò sulla mia spalla, ridendo leggermente.
«Spero che tu sappia cosa significhi la tua accettazione incondizionata alle tue dipendenze, ora che vedi come tratto i ragazzini effeminati come te, vero? Altro che pianificazioni di marketing, tu da oggi sarai il mio schiavo, e mi chiamerai Padrone. Sono stato chiaro, schiavo?»
«Sì, padrone»
«Molto bene, eheh!» e fece pressione sulla mia spalla come per pulirsi la suola della scarpa.
«Verme, le mie scarpe non dovranno mai avere la suola sporca. E, secondo, io non dovrò mai affaticarmi per pulirla. Ora traine le conclusioni corrette, o pagherai le conseguenze!»
Era chiaro dove voleva arrivare: gli afferrai la caviglia e mi strofinai sulla giacca e sulla cravatta la suola della sua scarpa, più e più volte, mentre lui si godeva la scena con area di dominatore assoluto.
«Cosa credi? Non basta» disse quindi, guardandomi con gli occhi stretti e con il sigaro in bocca. Detto questo, rimise il suo piede sulla mia spalla e fece pressione:
«Giù! Ai miei piedi adesso!»
La pressione che esercitava era troppo forte per il mio fisico esile, e così mi sdraiai a terra a pancia in giù con la testa tra i suoi piedi. Allungò il piede destra sulla mia schiena, mentre quello sinistro me lo appoggiò direttamente sulla testa, pressandomi la faccia contro il parquet del suo ufficio.
La piega che stavano prendendo i fatti era evidente. Mentre sentivo la sua scarpa premere sulla mia guancia, immaginavo che cosa avrei presto passato e la cosa, al posto di risvegliare almeno in minima parte il mio orgoglio, mi eccitava e mi faceva venir voglia di essere ancora più sottomesso, ancora più usato.
Dopo avermi calpestato e aversi pulito i piedi a dovere, mi tolse i piedi di dosso.
«Ora lecca a fondo le mie scarpe. Da oggi sarà un tuo problema quotidiano pulirle!»
Mi diedi di fare per eseguire l'ordine. Ormai ero totalmente pervaso da uno strano desiderio di sottomissione: non mi importava più nulla, l'unico pensiero nella mia testa era servire il mio padrone come meglio potevo, perché ormai ero suo, ero il suo schiavo. Utilizzai quindi tutta la cura possibile: leccai a lingua piatta ogni parte della pelle della scarpa, con lentezza e d accuratezza, e dopo pochi minuti le scarpe scintillavano.
«Bravo schiavo, il tuo Padrone si è accorto che, oltre ad aver capito chi comanda qui, sei anche abbastanza bravo da esserti volontariamente sottomesso. È la logica conclusione, non credi?» detto questo mi appoggiò una scarpa direttamente sulla faccia, senza premere. Io rimasi immobile e risposi: «Certo mio Padrone. Spero di essere all'altezza di poter servirLa, lei è il mio Dio.»
A questa affermazione il mio Padrone, il mio Dio, aspirò nuovamente dal suo sigaro con gli occhi chiusi ed un sorriso stampato sul suo volto. Abbasso quindi lo sguardo verso di me, mi soffiò in faccia il fumo del sigaro e disse:
«Completa il tuo lavoro!»
Intuii che voleva che gli leccassi anche le suole, e non ci pensai due volte. Così come per la tomaia, lavorai con la lingua piatta e con leccate lunghe e lente, sia per pulire bene sia perché notai che questa tecnica era molto umiliante per me e, al contempo, altrettanto soddisfacente per il mio Padrone.
«Bene! Ora toglimi le scarpe, il tutto con i denti.»
Ovviamente ormai non avevo più alcun potere di rifiuto, ne se l'avessi avuto l'avrei esercitato, visto il mio stato psicologico. Con molta fatica obbedii ed eseguii, ma ne valse la pena per quanto i miei sensi percepirono a compito terminato.
Per la mia vista fu un vero spettacolo naturale: i piedi del mio Padrone erano avvolte da calze di seta / nylon velatissima, probabilmente molto costose, che pressappoco sembrano come i collant da donna. Si poteva intravedere così il piede, forse un 42, perfetto, con le dita affusolate e le unghie veramente belle.
Per quanto riguarda il mio olfatto, la goduria fu ancora superiore in quanto sentii proprio quello che volevo: i piedi del mio Padrone erano accaldati e leggermente sudati, così da sprigionare sia l'odore di cuoio della soletta interna, sia un certo odore stantio di piedi, che adoravo letteralmente. Quest ultimo particolare rese il tutto ancora migliore, in quanto probabilmente significava che il mio Padrone il giorno precedente non si era lavato i piedi e nemmeno cambiato le calze. Ottimo, visto che presto ai suoi piedi avrei pensato io.
«allora, ti piace l'odore dei miei piedi? Sei proprio un verme, una puttanella nata per essere mia schiava ed essere umiliata. Dimostrami quanto ami l'odore che stai annusando, che ti sta inebriando.»
Sempre sdraiato a pancia in giù ai suoi piedi, ne afferrai il destro con le mani ed inizia a baciarlo con devozione, cosa che lo fece ridere di gusto mentre appoggiò l'altro piede sulla mia spalla; ne sentivo il contatto sul mio orecchio.
A quel punto iniziai a sentire che il desiderio di dominazione iniziava a farsi sempre più forte. Presi a leccare a fondo il suo piede ancora nella calza e me lo misi in bocca iniziando a succhiarlo. Mentre feci quest'ultima cosa, lo guardai dal basso con lo sguardo che forse più mi si addice, quell'aria dello schiavo che si dà da fare alacremente e che con aria dolce e remissiva sembra chiedere il consenso sull'operato. Il mio Padrone mi ordinò allora di fare lo stesso con l'altro piede, sul quale stetti concentrato per un buon quarto d'ora.
«Ti sei meritato di togliermi i calzini, coi denti ovviamente. Guai a te se li rovini, te li faccio mangiare schiavo di merda hai capito?!»
«Sì mio Padrone, non succederà, lo giuro.»
«Sarà meglio per te.»
Tuttavia, ahimé, fù proprio quello che successe, ma non a causa mia. Il mio padrone, mentre stavo rimuovendo la parte finale del secondo calzino, ne trattenne apposta una parte tra le dita dei piedi, e così al mio movimento finale il calzino si strappò, e il rumore si sentì chiaramente.
Il Padrone l'aveva fatto di proposito perché voleva avere il pretesto per coronare la sua supremazia.
Si alzò in piedi di colpo:
«Stupida schiava! Guarda cosa hai combinato!» Io ero sempre sdraiato a faccia in giù tra i suoi piedi, mentre lui ora era in piedi ed il senso di dominazione era totale da quella posizione.
Mi mise un piede in testa ed iniziò a schiacciare:
«Ora vedrai come me la pagherai questa!» sputò a terra e mi ordinò di leccare. Con immenso senso di sottomissione obbedii. Quindi sputò di nuovò, ci mosse sopra il piede e mi fece leccare lo sputo direttamente dal suo piede. A quel punto si risedette.
«il tuo posto da oggi è uno ed uno soltanto: sotto la mia scrivania, ma nudo. Quindi ora spogliati, e tieniti solo i boxers e& la cravatta, che sarà il tuo guinzaglio. Ora ci divertiamo!».
Eseguii rapidamente e corsi ad accovacciarmi sotto la scrivania.
«Pancia in su, schiava!» e fatto questo, mi mise un piede in faccia e l'altro sul membro, che chiaramente era in erezione da tempo.
«Aaah, e così godi molto mentre ti domino eh? Bene& inginocchiati sotto la scrivania tra le mie gambe, verso di me& subito, verme!»
Nonostante la scrivania fosse grande, lo spazio tra le sue gambe non era molto ma comunque ci stetti. A questo punto il Padrone mi afferrò per la cravatta e mi mise la faccia tra le sue gambe.
«A quanto pare è questo che vuoi& » e detto ciò, con l'altra mano, mi afferrò la nuca da dietro e presso con forza la mia faccia contro il suo membro. Io stavo letteralmente impazzendo ed avevo una specie di pianto isterico.
«Sei proprio meno di zero, fai schifo! Abbassami la zip e poi i boxers con i denti, schiavetta.» Ero in visibilio, non riuscivo quasi più a controllare la mia voglia. Fatto ciò, mi spostò la faccia con la mano, ed estrasse il suo membro.
Era meraviglioso: di dimensioni un po' maggiori alla media, di una certa larghezza, depilato quasi completamente e con due palle perfette. Era già in piena erezione, la cappella era perfetta e non c'era nemmeno una vena in vista. Non vedevo l'ora del suo prossimo comando, che per fortuna non tardò ad arrivare.
«Dai schiavetta, voglio vederti baciarmi il cazzo con cura e devozione mentre sei lì in ginocchio ai miei piedi. Avanti!»
Il suo cazzo era fantastico; lo baciavo come se fosse la mia ragione di vita, dando di tanto in tanto qualche colpetto di lingua, cosa che lo faceva godere visto il leggero crescere della sua respirazione. Poco dopo ne ebbi la conferma:
«Ora succhialo, puttanella!» e, detto questo, mi afferrò per il retro della testa per i capelli e mi mise d'un colpo solo tutto il suo uccello in bocca, fino a solleticarmi la gola. Stavo godendo quanto lui, io per la dominazione subita e lui per il mio lavoretto; iniziai presto a gemere come una troia in calore, cosa che gli piaceva molto.
«Sai che gemi come la mia segretaria quando me la sbatto? Però c'è una differenza: lei la sbatto sul tavolo perché è una vera donna mentre tu, che sei una schiavetta, non meriti altro che stare lì sotto, ahahah!»
Mi tirò quindi indietro con uno strattone tramite la cravatta, e mi ordinò di leccargli le palle. Mentre eseguivo mi rendevo conto che gli piaceva quasi più del pompino, nonostante avesse esplicitamente dichiarato che sembravo nato per quello, e così le prese direttamente in bocca ed inizia a succhiarle leggermente in modo ritmato, a mo' di massaggio. Ormai era terribilmente eccitato, ed inizia a muovere la lingua sulle sue palle ancora nella mia bocca, il tutto mentre con una mano lo stavo masturbando ormai velocemente.
Presto mi prese per i capelli e mi staccò, mi mise l'uccello davanti al naso e mi venne copiosamente in faccia. La sua sborra sembrava non finire più, dovevo aver fatto proprio un buon lavoro. Alcune gocce mi scesero sulle labbra e le assaporai con la lingua. Il gusto era delizioso, ne avrei voluta molta di più. La prossima volta mi sarei fatto scaricare tutto direttamente bocca, proprio come il cesso umano che sono.
Mi ordinò quindi di ripulirgli in cazzo, cosa che feci immediatamente, godendomi i rimasugli di sperma che c'erano sulla sua cappella perfetta.
Ma non era ancora soddisfatto. Per fortuna, aggiungerei.
«Non credo di averti degradato abbastanza; tu devi capire che qui vali meno delle donne delle pulizie, hai capito?»
«Sì Padrone.»
Fece un sorriso di soddisfazione e supremazia, aveva un sorriso inquietante. Mentre ero ancora in ginocchio ai suoi piedi con la faccia davanti al suo cazzo (ancora duro), mi prese per i capelli e tirò indietro la mia testa, come per meglio vedermi in viso.
«Sai, sei proprio una mezza sega, e ho voglia di pestarti. Cosa fai se te le suono, eh? Ti metti ad urlare?» il tutto con quel ghigno terribile.
Io iniziai ad essere preso dal panico, e iniziai a tremare e mi si arrossarono gli occhi.
«Padrone la prego, non mi faccia male, sono il suo schiavo& »
«La mia schiava, vorrai dire, puttanella!» e con questo, mentre con una mano mi teneva per il sopra della testa per i capelli, costringendomi in posizione eretta, con l'altra iniziò a colpirmi con schiaffi leggeri, dritto e rovescio, scandendoli con ritmo ed il tutto mentre mi insultava in un modo veramente umiliante e degradante. Mentre questo accadeva io iniziai a singhiozzare e a piangere per l'emozione, ma di fatto ero felice, perché era giusto che fosse così, mentre lui rideva di gusto.
Poco dopo smise e mi ordinò di mettermi a quattro zampe, con la faccia però a terra in modo che la parte davanti del corpo poggiasse sulle spalle e quindi con le braccia a terra distese verso le gambe; era probabilmente la posizione più umiliante, forse per questo la mia preferita, soprattutto per essere dominato da un uomo vero come il mio Padrone.
Sapevo che cosa voleva fare. Mi abbassò i boxer, e sputo un paio di volte sul buco del mio culetto, dopodichè mi afferrò per i polsi delle mani, e con un colpò secco fece entrare tutto il suo meraviglioso cazzo nel mio culetto da schiava. All'inizio soffrii molto, ma l'idea di esser dominato in un modo così totale mi fece subito dimenticare il dolore. Ansimavo come una vacca e lui mi stava sfondando il culo mentre tirava le mie braccia.
Era fantastico; a quanto pare il mio culetto gli piaceva molto perché in poco tempo arrivò sul punto di venire. Fu allora che, proprio come speravo, estrasse il suo cazzone dal mio culo, mi alzo la testa da terra per i capelli e me lo mise tutto in bocca, scaricandoci dentro tutto il suo meraviglioso sperma, mentre io ovviamente glielo ripulivo con la lingua e con le labbra (cosa che lo mandò in visibilio).
Non era ancora finita: una volta finito di venirmi in bocca, mi disse:
«Guarda che non è finita qui, nella tua bocca ci entra tutto quello che voglio io, schiava! Apri bene adesso!»
Mi fece spalancare la bocca ed iniziò a pisciarci dentro ordinandomi di bere tutto. Ero al settimo cielo, cercai di bere il più possibile ma purtroppo qualcosa finì sul parquet. La sua piscia era interminabile, e circa a metà del getto mi prese la testa e mi infilò il cazzo in bocca. Gli stavo facendo un pompino mentre mi pisciava in bocca e mentre bevevo! Fu probabilmente l'esperienza sessuale più bella e degradante di sempre.
Quandò finì, sempre mentre mi rideva in faccia, estrasse il suo cazzo e mi iniziò a prendere a cappellate sulle guance mentre stava con le mani sui fianchi e mentre mi ripeteva in continuazione insulti di ogni genere. Ero lì in ginocchio, schiavo totale e asservito davanti a un essere superiore che adoravo come un Dio.
«Come la mettiamo ora con la piscia per terra, eh? Vuoi che si rovini il parquet, troia?»
Capii che dovevo leccare, e c'era molto da fare. Mi misi quindi a quattro zampe e, a testa bassa, inizia a leccare la sua piscia, mentre lui rideva apertamente mentre se ne stava in piedi di fronte a me con le braccia conserte e un piede sulla mia spalla, col quale mi schiacciava a terra come il verme che ero.
«Molto bene schiava, per ora mi sono divertito abbastanza, ora rimettimi calze e scarpe che devo andare ad una riunione.» Obbedii non prima di avergli leccato nuovamente a fondo i suoi bellissimi piedi. Mi ordinò di alzarmi in piedi e di seguirlo, anche se io non sapevo proprio cosa stava per succedere, e mi chiedevo se volesse farmi uscire in corridoio nudo ed in quelle condizioni.
Ma chiaramente aveva già mente chi doveva occuparsi di me o, meglio, abusare di me mentre lui non c'era. Entrammo così nell'ufficio confinante che era ancora quello di Helen, dove avevo atteso proprio poco prima.
«Helen, guarda questo verme, è addirittura meglio dei suoi predecessori! Ahahah!»
Ed Helen, che mi guardava sorridendo mentre ero nudo come un verme e a quattro zampe, commento sorpresa: «Davvero? Ottimo signore!»
«Bene, te lo lascio per divertirti un po' mentre sono in riunione& e visto quanto è docile, puoi praticamente fargli e fargli fare tutto quello che vuoi.»; uscì dall'ufficio di Helen e chiuse la porta.
Ero quindi ora in mano ad una padrona. Per come la vedevo, non era tanto importante se si trattasse di un padrone o di una padrona, o di chi fosse; il mio ruolo era quello di essere schiavo per colui o colei a cui venivo asservito, e quindi di servire lui / lei totalmente. Il fatto che Helen fosse una vera dea, sia mentalmente (molto forte) che fisicamente (praticamente perfetta) non cambiava le cose. Io da quel momento ero al pari della sua scrivania, della sua sedia, della suola delle sue scarpe: poteva fare di me ciò che voleva.
Ero in ginocchio a fianco della scrivania. Helen era una donna focosa, questo lo capii subito, il che la portava ad arrivare subito al dunque.
«Vieni qui, sdraiati a pancia in sù sotto la scrivania.»
Eseguii. Appoggiò il suo piede destro sul mio petto, accavallando l'altra gamba in modo che il suo piede sinistro, con il suo elegante sandalo nero con tacco alto, fosse proprio sopra la mia faccia.
Guardò sotto la scrivania a cercare il mio sguardo debole e sottomesso, mi penetrò con un'occhiata da vera padrona e mi derise.
«Guardati, verme: hai appena leccato i piedi di un uomo e bevuto la sua sborra e la sua piscia nonostante tu non sia gay, solo perché sei una vera merda che non sa reagire. Beh ora ti umilierò ancora di più, stanne certo. Per iniziare, devi leccare le suole di miei sandali, come un buon cane.»
La mia lingua da schiavo lavorò fino a che la suola non fu perfetta, dopodichè dovetti farlo anche per l'altra. Quindi Helen si divertì ancora un po' con le sue scarpe.
«Guarda i miei tacchi, sono un po' larghi. Beh, le scarpe le compro apposta così per farli spompinare agli schiavi come te, coglione! Ahahah! Avanti, succhia, fammi vedere quello che hai fatto con il cazzo dell'Ingegnere, ahahah!».
Notai subito che Helen era sicuramente molto più perfida del Padrone, glielo si leggeva in faccia quando escogitava qualcosa da farmi fare. Infatti la pratica del pompino al suo tacco non prevedeva che io usassi le mani: lei appoggiò il piede sulla mia faccia, e la parte anteriore rimaneva sempre aderente sulla parte alta del mio viso, da cui faceva leva muovendo il tallone su e giù per farmelo spompinare. Così, oltre all'umiliazione di dover succhiare il suo tacco, mi umiliava anche calpestandomi il volto e pressandolo, oltre che facendomi male. Era veramente una sensazione non descrivibile a parole, qualcosa di paradisiaco per uno schiavo.
«Sai, ho buone notizie per te: è dal giorno in cui ti ho fissato il colloquio che non mi lavo i piedi, proprio perché al telefono ho capito subito che eri nata per essere mia schiava.» e mi derise di nuovo.
«Ora toglimi le scarpe, in fretta!» obbedii, e appena fatto mi fece aderire al volto entrambe le piante dei piedi, calpestandomi la faccia come fosse uno zerbino.
L'odore dei piedi della Dea era davvero fortissimo e terribile, avevo paura di soffocare. Quando iniziò a sentire i miei colpi di tosse iniziò a ridere apertamente, e mi diede un calcio in faccia per farmi smettere.
«Che c'è, non ti piace? Bene, allora apri la bocca e succhialo. Mi raccomando schiava, alternalo con l'altro ogni qualche minuto.»
La cosa andò avanti per un'ora buona, durante la quale a volte mi ordinava espressamente di leccargli a fondo le piante dei piedi. Era una tortura tanto umiliante quanto favolosa, e ben presto non solo mi abituai al fetore dei suoi piedi, ma iniziai ad amarlo.
Ad un tratto rientrò il Padrone dalla riunione. Aveva un sorriso smagliante.
«Cara Helen, ti comunico che alla riunione annuale il reparto che è andato meglio è stato ancora una volta il nostro!»
«Fantastico! Sarà che gli schiavi ci tengono di buon umore e lavoriamo meglio!»
Risate di entrambi. Quindi Helen, mentre mi guardava negli occhi, gli disse: «Bisogna festeggiare con il nuovo collega, cosa ne pensa Ingegnere? Ahah& »
«Ottima idea! Portalo di là, assicurandoti che non si alzi mai in piedi. Anzi, prima gli ho permesso di venire di qui in ginocchio& » e poi, guardandomi, «ora tornerai nella tua posizione naturale: strisciando!»
Di nuovo risate generali. Il Padrone ci anticipò ed andò a sedersi alla sua scrivania mentre Helen, veramente sadica, si divertiva a prendermi a calci nei fianchi mentre strisciavo ordinandomi di essere più veloce:
«Muoviti, verme! È questa la velocità con cui pensi di eseguire i nostri ordini? Bene, questa lentezza significa che hai bisogno di allenamento»; mi si sedette quindi sulla schiena appoggiando i suoi piedi sulle mie spalle, e mi spronava tenendomi per i capelli.
Fu molto doloroso ma alla fine arrivai in prossimità della scrivania del Padrone, il quale se la rideva godendosi la scena. A quel punto Helen si alzò in piedi sulla parte bassa della mia schiena, ed il padrone lasciò la sua poltrona e con le sue scarpe salì anch'egli su di me, pressandomi con una scarpa la testa a terra. I due si abbracciarono ed iniziarono a baciarsi, il tutto in piedi su di me mentre io ero faccia a terra, con un piede del mio padrone che mi schiacciava la guancia. Una situazione per me ideale: una coppia di Dei che, trionfanti, si amano sul proprio inferiore, sul loro schiavo.
La Padrona si stava scaldando, e la sua passonalità aumentava vistosamente. Invertì la sua posizione sul mio corpo con quella del Padrone, il quale quindi era in piedi sul mio petto rivolto verso il mio volto, mentre lei scese per un attimo dal mio corpo. Guardandomi dall'alto con il suo sorriso arrogante e sadico, si chinò verso di me:
«Sei pronto? Ora mi farai il bidét con la lingua mentre spompinerò un vero uomo, cioè non una schiavetta ridicola come sei tu!» detto ciò, mi sputò in faccia e mi calpestò il viso con un piedi (entrambi ancora senza scarpe ma coi collant), il che provocò ilarità generale tra i due.
Si spogliò quindi completamente. Il suo corpo nudo era veramente divino, statuario: il suo seno era perfetto, una terza abbondante con dei capezzoli piccoli e ben visibili nella forma, la sua pancia era perfettamente liscia e le sue gambe sembravano una vera opera architettonica da quanto erano perfette, così come le sue caviglie ed i suoi piedi.
Si mise in ginocchio quindi a cavalcioni in modo da avere i piedi ai lati del mio volto, e l'ano proprio sopra la mia bocca, dandomi le spalle e quindi rivolta verso il Padrone.
Il suo viso era perfettamente davanti alla verga di Lui, ed iniziò subito ad accarezzarla con le sue mani di velluto, per poi prendere a baciarlo.
«Ingegnere, lei ha proprio un cazzo perfetto, è un vero onore poterla soddisfare!» e sorrise perversamente al suo amante, che rispose: «Il piacere è mio! Hai una bocca e delle mani che qualunque pornostar invidierebbe!»
Risate di entrambi. La Padrona si volse per un attimo a guardami in faccia, e mi ordinò con impeto:
«Idiota! Cosa pensi che ti abbia messo il buco del culo in faccia a fare, eh?! Sei sottomesso, e quindi devi obbedire! Ora LECCA!" urlò, ed io impaurito inizia con foga ad eseguire, cosa che portò i due a deridermi nuovamente.
«Del resto se è stato assunto è giusto che lavori, no?» disse ridendo il Padrone, e ribattè Helen: «Oh sì, e ancora è solo all'inizio!» e i due sghignazzarono.
Chissà che cosa avrebbero avuto in serbo per me, solo il futuro lo avrebbe poi rivelato.
Il lavoro di Helen doveva essere davvero di ottima qualità, visto che presto il Padrone fù sul punto di venire. A quel punto Helen, estremamente eccitata, si alzò di colpo, afferrò il Padrone facendolo scendere dal mio corpo, ne prese il cazzo e se lo mise in figa.
«Sì, voglio sentirti dentro, voglio sentire il tuo sperma riempirmi per la vacca che sono& sììì& !!»
Il Padrone la riempì di sperma, mentre lei ansimava e si agitava.
Dopo pochi secondi, la padrona aveva già in mente l'ennesima umiliazione da infliggermi.
«In ginocchio eretto, schiava!» e mi alzò praticamente per i capelli.
«Lo vedi questo cazzo? È un vero cazzo, di un vero uomo, virile, potente. Tutto ciò che non sei, insomma» e ridendo continuò: «vedi, è pieno dei miei liquidi oltre che del suo stesso sperma. Ora ci dimostrerai quanto ami lavorare qui! Prendilo in bocca e lavalo alla perfezione, forza!»
Detto questo si mese dietro di me, mentre il Padrone mi era proprio davanti a pochi millimetri con il suo cazzo eretto di fronte a me. La Padrona mi prese quindi la testa da dietro per i capelli e mi forzò il cazzo in bocca.
«Succhia, puttana! Succhia» mentre mi muoveva la testa avanti e indietro. Il Padrone sembrava godersi la scena a giudicare dall'espressione del suo volto.
Lei, da dietro di me, tolse allora la mano dalla mia testa, e appoggiò il suo bacino dietro la mia nuca, comandando il movimento del mio pompino spingendo col busto ogni volta che indietreggiavo. Non potevo fare altro che stare al gioco, per forza di cose, e due si divertivano alla grande.
La scena si prolungò per qualche minuto, fino a quando il Padrone fu ancora in procinto di venire, allorché Helen intervenne nuovamente. Corse a sedersi sul divano dell'ufficio, proprio lì a pochi metri, e disse al Padrone di andare lì e di venirgli sulle piante dei piedi, che lei aveva alzato. Il Padrone mi allontanò allora dal suo pene, avvicinandosi al divano e continuando il mio lavoro masturbandosi. Venne quindi copiosamente sui piedi di lei, quasi completamente bianchi.
Helen allora mi chiamò a sé:
«Schiavo, vieni qui, sempre stando a quattro zampe!» era chiaro che mi voleva far leccare lo sperma dai piedi. Beh, questa volta la sua crudeltà fu ancora maggiore.
Una volta arrivatole davanti a quattro zampe, disse al Padrone di sedersi a cavalcioni sulla mia schiena e di tenermi ferma la testa prendendomi per i capelli. Cosa che il Padrone fece con gusto. La sensazione di averlo sulla schiena mi faceva sentire ancora più inerme e sottomesso, e quindi eccitato.
Una volta immobilizzatami la testa in questo modo, la Padrona prese a sfregarmi con una certa forza i suoi piedi sulla faccia, imbrattandomela completamente di sperma. La cosa la fece letteralmente scoppiare a ridere, mentre continuava nel movimento. Non contenta, dopo pochi secondo che iniziò mi ordinò di stare a bocca semiaperta con la lingua completamente fuori, in modo da farle da vero e proprio zerbino completo.
«Allora ti piace lavorare qui? Vedi, non hai neanche bisogno dei gettoni per la bevanda del pomeriggio. Meglio che avere la solita macchinetta, no?»
Risate di entrambi.
Helen era davvero una donna crudele, e mi trattava come se mi odiasse più di chiunque altro al mondo. La cosa, ovviamente, mi piaceva molto: mi era perfettamente chiaro che essere dominato da una donna perfetta come lei era un fatto naturale per me, anzi, forse un privilegio.
I due iniziarono a dare segni di stanchezza. Si sedettero quindi l'uno accanto all'altra sul divano, ordinandomi di andare a prendere dal frigo (nell'ufficio di lei) una bottiglia di Champagne e due bicchieri. Una volta tornato mi fecero sdraiare davanti al divano, sotto i loro piedi, che si fecero leccare e succhiare mentre bevevano e brindavano al successo della riunione di reparto, ridendo e scherzando con me lì sotto come se fosse la cosa più naturale del mondo. Helen, sempre per umiliarmi, concesse di rovesciarmi qualche goccia di Champagne per terra che avrei poi bevuto con la lingua o, se lei ci metteva i piedi, direttamente dai suoi piedi.
Dopo circa un'ora così, si fece tardo pomeriggio, e i due erano quasi ubriachi. Mi ordinarono rispettivamente di masturbarli con la lingua fino a che lui mi venne nuovamente in bocca e lei in faccia. Helen, non essendo soddisfatta ed essendo ubriaca, sembrava ancora più incazzata con me, e mi ordinò di bere la sua piscia direttamente dalla sua figa, mentre mi teneva per i capelli. Al termine di questa ennesima incombenza, disse che ormai per quel giorno non voleva più vedermi, e quindi mi ordinò di sparire e di tornare il giorno dopo.
«Aspetta, ho un'ultima cosa per te oggi!» e, prima che io potessi alzarmi per andarmene, tirò la mia testa per i capelli vicino al suo culo e, immobilizzandola con entrambe le mani, si lasciò andare ad una scoreggia che fece scoppiare entrambi in grasse risate.
«A proposito, da domani avrai la tua scrivania personale. Sarà la mia! Solo che tu starai sotto di essa& e anche sotto i miei tacchi aggiungerei. Buona serata, cesso umano! Ahahah!» e mi allontanò con un calcio in faccia.
E fu così che si concluse il mio primo giorno di lavoro. I successivi, senza il bisogno di dirlo, furono tutti di questo genere, mentre Helen con me si faceva sempre più cattiva, utilizzandomi per cose progressivamente sempre peggiori: scat, umiliazioni da parte di colleghe (via via sempre più pesanti), sottomissione completa nella vita oltre che in ufficio.
Ad oggi, il Padrone e la Padrona si sono sposati e vivono insieme in un lussuoso appartamento di vari locali in piena Manhattan, ed io vivo lì, in uno stanzino adibitomi. Non vado più al lavoro, in quanto il Padrone mi ha licenziato e costretto a svolgere tutti i lavori domestici, oltre che a soddisfare le sue voglie e tutte le cattiverie della moglie. La Padrona adora invitare le amiche le colleghe, belle o brutte che siano, e obbligarmi a soddisfare le loro voglie e a sottostare ad ogni loro crudeltà. Di recente ha iniziato anche ad affittarmi alle stesse, alcune delle quali sono ex-colleghe con cui all'inizio non fui molto gentile, e che trovarono quindi ogni modo possibile per rifarsi su di me& ma questa è un'altra storia.
Mai avrei sognato di poter arrivare ad una vita così stupenda.
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17 anni fa
alessioX, 26
Ultima visita: 17 anni fa -
Mattinata di colore
E il sole.... alto in cielo a scaldare quella mattinata di inizio marzo. E io,seduta su quella veranda a fumare svogliata una sigaretta...di fronte a me un uomo di colore. E lo guardo,e getto il fumo dalle narici...e non riesco ad immaginare il seguito di quella conversazione. Sembra una persona piacevole...educata,gentile e soprattutto sembra capire il gioco che da lì a poco andremo a fare. Gli altri non li vedo,saranno sotto la doccia, lui mi avvicina....””- ho visto la fede che porti al dito-dice sorridendo e mostrando in tutta la sua bellezza negra i denti bianchissimi- con me puoi stare tranquilla...so come funzionano certe cose.
Beh,lo sa eccome -penso tra me- lui c'è sempre in questi festini mattutini!!
guardo l'ora,già le dieci e io non ho molto tempo...al massimo alle 11,30 devo andare via. Spengo la sigaretta, mi dirigo dentro la casa,lui mi segue. Mi siedo sul divano, lui mi segue e si siede accanto a me. La tv è accesa,ma trasmette un programma estero che non capisco e nemmeno mi interessa. Lo guardo,mi guarda. Mi mette una mano tra le gambe, io le divarico leggermente. Mi solleva la gonna,scoprendo le autoreggenti e il perizoma neri che indosso solo per loro,per quella mattinata di trasgressione...per quella mattinata da puttana.
Ad un tratto la mia mente no pensa più a nulla.. solo al cellulare che ho riposto nella borsa,avendo cura di spegnerlo. Ed ecco apparire gli altri due. Uno dal fisico davvero spettacolare,alto,glutei sodi e scultorei..l'altro un po' più basso ma anch'esso ben messo. M:,quello alto,si mette dietro la spalliera del divano, esce il cazzo e me lo mette in bocca... inizio a succhiarlo mentre J. Si inginocchia e mi lecca la figa. L'altro,il terzo,il bassino...x il momento si limita ad osservare la scena spostandosi man mano che le posizioni cambiano. Succhio avidamente il cazzo di M.,salgo e scendo con la lingua verso le palle e poi ancora su... ad assaporare quell'etnia diversa dalla mia eppure cosi simile a me. J. Continua a leccarmi,mi piace...ha una passione nel farlo simile a quella di una donna.
Mi spogliano,mi mettono alla pecorina sul divano e mentre J. Si infila il preservativo,continuo a succhiare M. sono eccitata...la musica afro esce dall'impianto hi-fi a volume altissimo,x mimetizzare le grida di piacere...nel caso qualche vicino curioso si mettesse ad origliare. Mente continuo a spompinare M., J. Mi infila secco il suo cazzo nella figa e scopro che è enorme.
Però mi piace,e pure tanto. Inarco ancora di più la schiena per ricevere appieno quel corpo estraneo ma per niente estraneo. E lui spinge,colpi possenti,decisi vigorosi...e io inizio a gemere...e ad urlare. io...che non urlo mai durante un coito,adesso urlo..col cazzo di M: in bocca e quello di J. Nella figa. E l'altro continua a guardare,masturbandosi.... e lo guardo e mi sorride.
Non sei bella,milena...sei di un fascino indescrivibile.
E meno male-penso io- se mi dicevi bella ti avrei quantomeno ucciso!.
Continuiamo cosi x altri interminabili minuti....la figa mi brucia, ma non voglio rinunciare a prendere quel cazzo che mi riempie totalmente. E più mi sembra di esplodere dal dolore,più J. Sembra capirlo e spinge più forte.sento il suo pube sbattere forte contro il mio culo non capisco più nulla.... ma il tutto sa anche di dolcezza,perchè J. Mi accarezza la schiena, e mi sculaccia e riprende ad accarezzarmi....gioie e dolori per milena.
Non mi basta,non mi basta,ne voglio di più -penso ad un tratto-cosi mi sposto...faccio sedere J. Sul divano,guardo il bassino del quale non so nemmeno il nome e lui sembra capire al volo.... mi siedo su J.mi ficco il suo cazzo nella figa e dico all'altro vieni....mettiti dietro.
Si mette dietro e come per magia,li ho entrambi nella figa...due cazzi che si muovono in sintonia differente,,,e io che cavalcandoli non smetto di godere,M. Si sposta,x vedere la scena da un'altra angolazione ma non smette di toccarsi...nè di toccarmi. E continuiamo così...tutti e tre all'unisono,,,,a godere di quei corpi,di quelle sensazioni porche e strane che nessuna situazione normale può regalarti......
mi sento aperta,e felice...non chiudo gli occhi,voglio che tutta quella scena mi rimanga impressa nella mente...voglio ricordarla x molto tempo ancora....J. Mi bacia,lo bacio.....il suo sapore sa di buono...e io non sono per nulla razzista...!
j. mi prende in braccio e mi sposta verso il tappeto a terra.....in ginocchio.... -stai ferma....-dice- xke adesso non saprai più quale cazzo avrai nella tua bella figa-
rimango in quella posizione,,,eccitata e pronta... così ad uno ad uno li sento dentro di me...colpi forti e decisi...colpi diversi,cazzi diversi e io sempre più bagnata.non mi muoverei da lì nemmeno se cascasse il mondo..... anzi mi abbasso ancora di più..voglio sentirmi esplodere lo stomaco!
Gemo,godo,urlo.....e sto bene... è la mia dimensione,la dimensione giusta x milena..che ha negli occhi la voglia di godere,di trasgredire...eppure appartiene a una vita troppo normale.poi M. si mette di fronte a me-succhiami il cazzo troia.....che voglio venirti in bocca-e io obbedisco.. lo succhio,gli lecco le palle..mentre vengo sfondata dagli altri due. M. viene....con un gemito nella mia bocca e nello stesso istante vengo anche io....( che sintonia!!)
poi mi giro.... allargo le gambe e J. Si mette su di me..... sembra affatto stanco della mia figa..e continua a spingere ma io ormai sono davvero al limite...e più dico basta più lui spinge...mi fissa negli occhi
-non dire basta,troia,lo so che ti piace....sei venuta con lui...ora verrai con noi e farai venire anche noi....
come non detto-penso-e chi replica???
bi bacia,,,mi succhia i capezzoli mentre il piccoletto si fa una sega ai piedi del divano..pronto a sborrarmi chissà in quale parte del corpo.... quei colpi sembrano non finire mai...sono davvero distrutta...ma non cedo,.,,,se lui dice che devo venire con lui..verrò di nuovo e con lui.
Finalmente il colpo finale......e J. Esce da me..si sfila il preservativo e mi sborra sul seno....una sborra copiosa e bianchissima che esce dal suo cazzo nerissimo. Allora anche il piccoletto sembra pronto..... ma io mi giro..... mi rimetto alla pecorina....-adesso tu mi sobrri sul culo-dico...
presto fatto.... si mette dietro di me.... mi infligge gli ultimi colpi di cazzo e anche lui viene...... sul mio culo.
Ci alziamo......ci ricomponiamo.... ma è difficile tornare normali dopo un tale stravolgimento....eppure si torna,piano piano si torna alla normalità... e usciamo in veranda.... sotto quel sole tiepido di una mattina di inizio marzo...e fumiamo un'altra sigaretta..stavolta più buona,meno carica di stress....ma strapiena di trasgressioni. M.J. E il piccoletto mi baciano in fronte.... guardo l'ora è tardissimo...prendo la borsa,infilo il giubotto....
alla prossima ragazzi-dico sorridendo sull'uscio della porta-
quando vuoi bella....-dicono-noi siamo qua...
e milena va via.... prende la macchina e torna alla sua normale vita...alle scopate stranormali con suo marito....ma nel corso delle quali non potrà fare a meno di pensare a...... e di godere....
milena
13
1
17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
L\'assaggio
Il mio lui dorme scoperto sul mio letto, è nudo. Io sto pensando di fare colazione, scendo giu' in cucina quando mi viene un'idea: prendo un barattolo di miele e torno su. Mi è sempre piaciuto il miele, ne tengo in casa diverse varietà, ma stamattina ne voglio provare una nuova. Torno di sopra. Mi fermo a guardare il mio compagno, ed è bellissimo. Ha il torace ampio, un poco muscoloso, la pelle liscia come quella di un bambino. I suoi begli occhi neri sono chiusi in un sonno tranquillo. Sui pochi peli scuri alla base dell'addome si poggia il suo uccello, meraviglia, estasi di lunghe notti passate a stringersi e ad amarsi fino a rimanere senza fiato, due lunghe gambe ben fatte, leggermente aperte. Mi avvicino. La fronte completamente rilassata, la bocca, le guance, dorme profondamente. Con grande delicatezza riprendo il mio posto sul letto accanto a lui, mi siedo, aprò il mio barattolo di miele e lo annuso. Profuma delicatamente di fiori. Con il dito gli faccio un breve sbaffo ambrato sotto l'ombelico. Ora immergo il dito piu' profondamente nel miele e ne lascio colare lentamente una striscia lungo il suo uccello addormentato.
Quando il suo uccello è rigido ha due venuzze gonfie che lo percorrono e una grande cappella rosa... Quando lui mi vuole io di solito mi nego e mi faccio inseguire un pò... lottiamo, e quando finalmente riesce a togliermi i vestiti e ad immobilizzarmi c'è un tempo, forse dieci secondi, in cui io sottomesso aspetto la spinta di quella grande cappella rosa contro la mia carne... In quei brevi attimi sono così eccitato che non riesco neanche a respirare. Nel vederlo adesso così, placido, spento, quell'idea risveglia le mie voglie e mi getto senza pensare a leccare il suo ventre. Subito mi giro per controllare se l'ho svegliato, ma sembra non essersene nemmeno accorto. Allora diventa una sfida.
Comincio a leccarlo sempre piu' languidamente fino ad asciugare lo sbaffo. Poi lo tocco con la punta umida della lingua sulla cappella. Il miele è profumato e insieme alla sua pelle sa di buono, e così molto presto mi ritrovo a fargli un lento pompino. Il suo uccello reagisce alla mia bocca calda e umida e comincia a inturgidirsi. Scherzo con un dito nel suo ano, e comincio a sentire la base della sua asta che pulsa. Adesso la sua cappella è diventata enorme, lui è durissimo e finalmente emette un lieve gemito. Alzo la testa e vedo che il mio compagno si muove appena. Incredibile. Torno a concentrarmi sul suo meraviglioso attrezzo e sento un secondo gemito piu' lungo. Mi sta guardando. Tolgo le labbra dal suo uccello, gli sorrido e gli dico "buongiorno...". Lui sembra non capire. Mentre scendo nuovamente su di lui lo vedo sorridere. Una goccia di miele piu' grossa è rimasta alla base dell'asta. La pesco con la punta della lingua e, senza staccarmi, la tiro su in cima. Intanto infilo due dita nel suo ano e lo sento finalmente gemere piu' forte di piacere. E' un breve gemito, sorpreso, estatico, di attesa. Sulle mie dita dentro di lui sento pulsare la sua mascolinità che vuole uscire. Le muovo un pò. Le mie labbra sono delicatamente appoggiate sul mio miele e finalmente, nell'urlo di godimento del mio lui, mi calo ad assaggiare la mia varietà personale.
11
2
17 anni fa
shanghai163528, 29
Ultima visita: 10 anni fa -
Fantasie sotto la doccia
FANTASIE SOTTO LA DOCCIA
-questo racconto è stato postato dalla sottoscritta sulla scheda personale del concorso di Miss Desiderya nel mese di dicembre 2006; ho provveduto a modificarne il titolo poiché il precedente, su suggerimento anche di alcune persone, risultava non adatto al contenuto dello stesso-
Erano circa le 15…avevo appena finito di chattare con il mio amico milanese, un ragazzo che mi aveva colpito sin dall’inizio per la sua dolcezza, i suoi modi gentili, il suo spiccato senso dell’umorismo (adoro scherzare quando si parla e/o si fa sesso), nonché per un…ehm…diciamo “fratellino minore” alquanto cresciutello…(eh si, lo ammetto….ho un debole per i superdotati, essendo un’appassionata di fisting, anche se non di quello estremo).
La conversazione, che aveva avuto come argomento principale quello riguardante il mio forte desiderio di fare sesso con una donna, aveva messo in subbuglio i miei ormoni… avevo il perizoma umido, e , muovendomi, sentivo la sensazione di bagnato attraverso le grandi labbra.
Non mi sentivo affatto soddisfatta… il colloquio intercorso non aveva fatto altro che alimentare la mia voglia di sesso ed il pensiero di una fanciulla “tutta per me” era sempre più presente nella mia vita quotidiana.
Avrei potuto masturbarmi davanti al computer, godere e sentirmi appagata…ma non l’avevo fatto, o perlomeno non in modo tale da raggiungere l’orgasmo - forse in questo sono un po’ masochista….mi piace il gioco cerebrale perpetrato fino all’inverosimile, adoro creare aspettative, anche solo per me stessa…e poi concretizzarle dopo aver fatto passare un po’ di tempo, dopo aver stuzzicato a dovere i miei cinque sensi –
Era arrivato il momento di appagare il mio corpo e la mia mente…
Avevo appena telefonato a mio marito per renderlo partecipe delle mie intenzioni…era al lavoro, mi aveva detto, e non si era potuto “esprimere” più di tanto, anzi, mi aveva liquidata con freddezza, frettolosamente…in un modo che non gli era mai appartenuto, fino a quel momento.
“Strano”…, avevo pensato…”eppure ieri mi aveva chiesto lui di chiamarlo…sapeva che avrei conversato al computer, lo faccio ogni pomeriggio…e sapeva anche con chi avrei conversato, se fosse stato in linea”.
“Beh…pazienza”.
Ora avevo voglia di entrare nella doccia e fare l’amore con le mie fantasie, attraverso il mio corpo.
Come spesso accade, avevo aperto l’armadietto e scrutato un po’ di oggetti. Il mio interesse si era soffermato sulla boccetta di acetone per le unghie, e , soprattutto, su quella del disinfettante verde per uso esterno.” Perfetta!”…pensai.
Mi spogliai di corsa ed entrai…come al solito estrassi la cornetta della doccia dal gancio sul muro, la svitai e presi il tubo…aprii l’acqua e regolai la temperatura.
Mi misi comoda, seduta, con la schiena appoggiata al muro, le gambe ben divaricate con i piedi contro la porta della doccia, in modo da poter contrastare l’impeto di una sensazione fisica immediata e intensa qual' è per me l’orgasmo provato con la masturbazione, con la forza delle gambe che spingono in avanti.
La mia mente intanto, contemporaneamente ad ogni mio gesto, stava fantasticando sulla mia presunta (ho avuto, finora, solo esperienze virtuali) bisessualità…mi ritornava in mente l’immagine che forse più di tutte aveva fatto scattare “la molla” nel mio cervello, quella cioè di un fumetto erotico nel quale era stata raffigurata una vagina in primo piano, divaricata leggermente dalle dita di una stessa mano, in modo da spostare le grandi labbra per lasciare intravedere il liquido succoso che stava fluendo (e sui fumetti ne disegnano in abbondanza!).
Era così invitante…il solo pensiero di poter assaporare l’eccitazione di un’altra donna, mi faceva andare in estasi…chissà che consistenza, che odore avrebbe avuto.
Tornai ai miei gesti…afferrai il disinfettante, lo bagnai con la saliva e lo feci penetrare nell’ano…la boccetta è di forma irregolare, la base è più larga della parte dell’apertura, che termina con un tappino bianco. Non poteva uscire, nemmeno se mi fossi mossa o non l’avessi tenuta ferma con le mani.
Mentre l’acqua continuava a scorrere, presi anche la bottiglietta dell’acetone per le unghie, e l’affondai senza troppi sforzi nella mia fica bagnata…sentivo le boccette toccarsi attraverso la sottile membrana che separa il condotto vaginale da quello anale…mamma mia…avrei desiderato tanto essere “iniziata” da una donna, in quel momento. Anche a mio marito avevo parlato molte volte di questo mio “particolare desiderio”, e l’idea non era dispiaciuta affatto nemmeno a lui, anche se questo discorso poi non aveva avuto, sinora, alcun riscontro reale.
Afferrai il tubo della doccia, precedentemente svitato dalla cornetta, e lo diressi sul clitoride, già molto sensibile perché sollecitato in precedenza, durante l’intercorsa conversazione con il mio amico milanese.
Il mio pensiero ora era tutto incentrato sulla mia bella amica….l’amica dei miei sogni, nei mie sogni, quella che ho scopato più volte, che ho leccato, che ho tastato, che ho succhiato, che ho mordicchiato…ora la sua lingua era il getto dell’acqua che stava frugando il mio clitoride dolcemente, minuziosamente…disegnava dei cerchi perfetti intorno alla mia “nocciolina” turgida e gonfia di piacere, lasciando uscire dei gemiti tra un respiro e l’altro. Immaginavo la sua voce…
Con una mano impegnata a dirigere il getto dell’acqua, afferrai l’acetone e iniziai a muoverlo avidamente, su e giù….stantuffando fino ad affondare la boccetta il più possibile, vista la scomodità della posizione nella quale mi trovavo.
Gemevo ad alta voce, in casa non c’era nessuno, mille pensieri attraversavano la mia mente…era la sua mano femminile che stava appagando il mio sesso, mentre la sua bocca era ancora riversa sul mio clitoride…non gli dava tregua, era una continua sollecitazione che infiammava i miei sensi…
Provai un orgasmo fortissimo, ad occhi chiusi, per essere più vicina alla mia amica dei sogni…
Dovetti spostare immediatamente il getto dell’acqua…ora, subito dopo il momento di massimo piacere, mi dava fastidio, tanto era diventato sensibile. Tolsi anche le boccette.
In quel preciso istante mio marito entrò in bagno…mi salutò sorridendo maliziosamente dicendomi…”ciao…naturalmente ero qui fuori dalla porta, e ho goduto di ogni gemito che hai emesso…ora rivestiti, ti ho preparato una bella sorpresa…abbiamo un impegno stasera…”
Ci guardammo negli occhi, con quello sguardo che accomuna solamente due persone legate da una complicità profonda…capii le sue intenzioni.
Finalmente, da quella sera in poi, avrei potuto guardare negli occhi e parlare con le donne dei miei sogni…
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
La giovanna del negozietto sotto casa..
Era una giornata come tante altre, stavo tornando a casa dal lavoro ed ero molto stanco!
Improvvisamente mi sono ricordato che non avevo nulla per cena e la mia pancia brontolava già...dovevo fermarmi a comprare qualcosa...Il negozietto di alimentari che si trova vicino a casa mia è sempre interessante....La padrona è una 50enne,grintosa iperattiva strabordante di simpatia, mora , alta, formosa mi lancia delle occhiate ed è molto molto sensuale….Il marito non c'è mai e lei lavora sempre con il sorriso e con quegli occhietti da furba che……..
Con quel suo camice bianco con solo l'intimo sotto mi fa sempre un certo effetto...Potrei andare lì ed accontentare la pancia ma anche l'occhio.....
Uno sguardo all'orologio sono già le 19.30!!!..Cazz...è sicuramente chiuso!...Arrivo e...infatti si conferma la mia ipotesi...Busso e guardo oltre la vetrata....con faccina implorante guardo la Giovanna...così si chiama.. e lei con un grande sorriso annuisce....Mi apre la porta con quel suo andamento da zoccola che mi fa passare tutta la stanchezza....Mi chiede come mai sono lì e le spiego tutto....E' particolarmente attraente oggi...intimo bianco di pizzo....le sue forme generose che trasbordano dal camice....truccatissima...e come sempre disponibile…..
Si gira, intravedo il perizoma che le raccoglie quel mezzo chilo di patata che si deve trovare lì....Sono preso dai miei pensieri quando lei mi dice se voglio anche della carne.....comincia ad alludere si avvicina...mi sussurra all'orecchio..."io ne voglio…."
A questo punto non capisco un cazzo la guardo ed è chiaro ad entrambi che non farò la spesa oggi....o meglio la farò al completo!!!!!!...E' un attimo ...le nostre lingue si intrecciano, lei è mora abbronzata, le stringo un seno è grande non mi stà nella mano...che spettacolo ...è profumata e selvaggia....gira la lingua dentro la mia bocca e mi sorride....vengo trascinato dietro il bancone ci inciampiamo e ci ritroviamo per terra ...mi slaccia i jeans e con la sua bocca avvolge il mio cazzo...Mi sembra di non averlo mai avuto così grande....mi slingua per bene, stantuffando con la bocca e con le sue mani …leggermente ruvide….., mi lecca la pancia le palle il buco del culo con le mani mi stringe i capezzoli....credo di venire ma lei si ferma....ha capito!....Si alza in piedi e senza dire nulla si toglie il camice......è splendida "ho 50 anni ti sembro vecchia?"....La pelle abbronzata è liscia, levigata,.. tra l'intimo intravedo la figa è aperta rossa ….il pelo nero curatissimo due gran belle tette...ancora turgide…....sono eccitato da matti lei capisce al volo.....si tocca e mi dice ancora "ti sembro vecchia?...."...non finisce la frase che le sono addosso me la carico in braccio gambe spalancate le nostre pancie si toccano e le nostre lingue si attorcigliano...La siedo sul bancone e comincio a leccarla ...le grandi labbra ....il clitoride si rizza.....come fosse un membro…… io non ce la faccio più le ansima comincia a mugolare....si eccita……. dice " ancora…ancora……mmmm… continua"..…….."sei una splendida meravigliosa libidinosa sensuale maiala!!!!!..altro che vecchia!!!!!!"...Lei gradisce e mi spruzza addosso la sua eccitazione mista a urina.....mi arriva in faccia e mi sembra di essere un animale …non connetto più e nemmeno lei….
La prendo e la sbatto su tavolone .....il dito in culo ed il mio cazzo che la penetra selvaggiamente…"non smettere ….non smettere" mi mugola…e urla…come una gatta in calore…….che chimica… che meravigtlia!!!!!
Godiamo come bestie .....sto per venire…….. ma lei come d'incanto urlante e ansimante mi esorta a venirgli in faccia lo tiro fuori dalla sua accogliente calda e morbida figa avvolgente…e…. lei me lo prende in bocca...comincio a perdere i sensi....lei comincia a deglutire ...un brivido...le vengo in bocca in gola lei si spalma del mio succo biancastro …mi dice " ne voglio ancora……ancora…" e se lo lecca dalle dita…….
Non può bastare …e allora la prendo la lecco tutta quanta……comincio dai piedi lei gradisce…e comincio a salire tra le sue gambe le sue cosce….e la figa è li che mi aspetta…….PULSA…..sono fuori di me……comincio a metterci dentro tutto lingua naso capelli fronte….lei impazzisce …"mi sento veramente una maiala…e tu sei un maiale !"……sento il suo fluido dolciastro sulla lingua sulle narici l'odore del piacere……..bevo tutto …con grande sete….e con grande godimento…..lei è lì ancora tremante…mi guarda mi abbraccia e mi sussurra all'orecchio…"torna quando vuoi………. a fare la spesa"……..
Che donna magnifica……ci baciamo ancora…….con le lingue che si intrecciano e mentre lo facciamo ci rivestiamo ….un sorriso sulle bocche rosse fuoco ci unisce…..l'odore del sesso ha invaso il negozio….il sapore dei nostri umori ci profuma la pelle …ci salutiamo….dandoci ancora un bacio e …….guardandoci negli occhi capiamo entrambi che non sarà finita qui…..il suo sguardo è indicativo…..mi guarda….intensamente "ho ancora molte cose da farti vedere….e credo anche tu….."……la mia voce trema quasi…" lo so ……sei una splendida femmina…e io sono disposto a darti ancora molto"….ci baciamo ancora.
Esco dal negozio…ancora in trance….Sono felice salgo in macchina e …….cazzo la spesa!…….anche stasera andrò al ristorante……….comunque sia…..grazie Giovanna…alla prossima.
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Giovanissima coppia lui cuckold
sono un singolo toscano di 28 anni.. con la passione per le coppie con il lui cuckold.. e comunque per le coppie che amano coinvolgere un lui aggiunto nei loro giochi…
da circa due anni frequento chat e forum dove l'argomento "sesso" la fa da padrone...
( avevo avuto complessivamente 5 esperienze con coppie.. di età variabile dai 30 ai 50 ma l’ultima, la sesta è stata davvero la più bella in assoluto)
Avevo conosciuto la coppia su di una chat, il loro nick mi aveva incuriosito fin da subito "aspirante cuckold", e sono così passato subito alla sua conoscenza..
il lui (luca) mi spiegava le sue fantasie.. del fatto che avrebbe voluto vedere la propria ragazza (paola) alle prese con un altro ragazzo, di come avrebbe voluto vederla e di come lei avesse reagito quando gliene aveva parlato...
Ero titubante credendo di trovarmi di fronte al solito cuckold virtuale che passa ore a fantasticare sulla propria donna senza però arrivare alla fase reale dell'incontro...
Ero ancora + titubante quando mi ha detto la loro età: lui 26 lei 19.. ero sicuro che finisse in una bolla di sapone come un sacco di altre volte.
Alla fine della chiacchierata ho cercato di stringere.. e di concludere per capire se effettivamente era interessato.
Lui mi ha confermato le sue intenzioni, abbiamo mostrato le ns foto e dopo mi ha dato l'indirizzo di un campeggio dove dalla settimana successiva si sarebbero trovati. Mi ha lasciato il suo cell e mi ha assicurato del fatto che era veramente interessato.
Puntuale come un orologio svizzero, la settimana successiva chiamo luca e con mia grande sorpresa mi conferma l'incontro per le 17.00 del giorno successivo, al campeggio.
Arrivo di fronte all'entrata alle 16.50.. cerco di riconoscere luca.. che non tarda ad arrivare.. ci salutiamo e dopo i convenevoli mi fa strada verso l'interno...
Inizio a chiedergli dove si trova paola e come devo comportarmi.. con un pò di vergogna mista ad eccitazione parliamo dei particolari e mi conferma che ne stanno parlando dal giorno precendente e che non vedevano l'ora di vedermi...
mi spiega che paola è poco distante, che mi sta aspettando e intanto mi guida lungo le viuzze tra le tende e dopo qualche scalino mi porta alla loro piazzola allestita con una veranda ed una roulotte... fra gli alberi.
mi spiega che quel fine settimana i suoi non ci sono e che quindi possiamo stare tranquilli.
Luca avverte paola del nostro arrivo e mi conduce verso la roulotte..
lei è seduta sul letto con i piedi appoggiati sul pavimento e le mani sul bordo del letto.. in evidente imbarazzo.
Si alza titubante.. mi presento e cerco di portare la conversazione su qualcosa di generale.. il campeggio, il caldo, la roulotte... chiedo qualcosa da bere e cerco di scherzare del più e del meno con luca...
Lei torna seduta sul letto.. la guardo.. è davvero carina il piercing sul labbro inferiore, i capelli castani chiari poco sotto le spalle.. le piccole tettine ed i capezzoli che spiccano sul vestitino che mette in evidenza un corpo asciutto.. non dimostra l'età che ha.. sembra più piccola..
Come d'accordo dopo pochi minuti di studio, azzardo.. mi alzo, vado verso di lei, la prendo per le mani e gli faccio segno di alzarsi…
lei imbarazzatissima mi guarda con le guance rosse dalla vergogna e si alza.. gli tengo le mani, la guardo negli occhi gli dico: “ allora paola… il tuo ragazzo ti ha regalato questo momento… tutto per te… vuole che tu ti lasci andare.. mi ha detto che sei davvero brava… nel farlo eccitare… e gli piacerebbe assistere quando ti concedi a me… ti va di farlo contento? Gli vuoi dimostrare quanto sei brava?”
lei lancia un’occhiata al lui, eccitato al massimo, abbassa lo sguardo e mi fa cenno di si con la testa…
cerco di metterla a proprio agio, l’accosto a me e rivolti verso luca.. inizio a sussurrargli sul collo.. la bacio .. la sfioro… la stringo a me.. qualche minuto e lascio cadere le spalline del vestitino… sento il suo corpo ancora rigido…
gli chiedo di aiutarmi a spogliarmi… lei mi toglie la maglietta… io gli abbasso il vestito fino alla vita.. le tettine non sono grandi ma sono davvero sode.. le sfioro e cerco di stringerla per sentire il contatto con il suo petto… la bacio sulla bocca.. cerco la sua lingua… lei chiude gli occhi ed io faccio cadere il suo vestito fino alle caviglie… continuo a baciarla… a sfiorarla… passo le dita sul suo culetto sotto il bordo del costume… sento il suo corpo + rilassato… insisto per qualche minuto..
quando la sento più tranquilla la porto sul letto, mi lascio cadere e mi sdraio… la invito a slacciarmi la cintura… l’aiuto… inarco la schiena e mi lascio sfilare i pantaloni… con sua sorpresa non ho le mutande.. il cazzo in evidente erezione salta fuori senza troppi riguardi, turgido, le vene in rilievo, la cappella gonfia... mi sfilo i pantaloni completamente e rimango nudo con il cazzo in tiro… sono ancora + eccitato quando vedo i suoi occhi puntati sul cazzo..
gli domando se può andare.. se gli piace… lei lo fissa e dice: “è grande… “ il suo visetto è davvero eccitante e la sua timidezza mi intriga ancora di +…
prendo le sue mani sottili e le avvicino al cazzo,.. le sue dita lo avvolgono ma non riescono ad afferrarlo interamente.. gli stringo le mani e la invito a tenere salda la presa.. inizia ad salire e scendere lentamente…
mi fermo ad osservare la scena, il suo ragazzo seduto fissa paola attentamente, osserva ogni suo piccolo movimento, lei ancora vergognosa, mentre stringe il cazzo con due mani lo guarda e gli sorride… FANTASTICOOOOO
Sono troppo eccitato per fermarmi.. la tocco sul collo sui capelli… sfrutto la situazione e la spingo con la faccia verso il cazzo… è timida, ingoia la saliva, poi apre la bocca, la vedo mentre cerca di prenderlo in bocca.. è inesperta… riesce a fatica a succhiare la cappella .. tiene saldo il cazzo con le mani.. si stanca presto.. coglie l’occasioni per riposarsi togliendosi i capelli dalla bocca.. voltandosi di lato per spostarli sulle spalle… tiene ancora saldamente il cazzo in mano, lo bacia, lo lecca lateralmente e lancia occhiate birichine verso luca…
Azzardo ancora… gli chiedo di aprire la bocca, di tirare fuori la lingua e di provare ad affondare il cazzo dentro la gola… poi in fondo la richiesta di luca era quella di vedere trattata la sua ragazza da troietta… quindi devo cercare di dimostrarmi in grado di soddisfare le sue richieste…
Oppss… forse mi sto dilungando troppo… se vi ho annoiato scusate.. ma per me è stata davvero la giornata più intrigante della mia vita… se non vi ho annoiato e volete sapere come è andata a finire la giornata fatemelo sapere…
(la mia mail se a qualcuno interessa è markkkino ((chiòcciòla)) yahoo.it)
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Sesso al cimitero
Era un caldo pomeriggio di Luglio, abitavo da pochi giorni in quel paese,per cercare un po di fresco e fare una passeggiata mi diressi verso il cimitero.A voi sembrerà strano ma,nei cimiteri si può trovare il fresco e la pace del traffico,per me passeggiare in un cimitero mi rilassa,non so voi.Ero entrato da poco,quando la vidi.Alta,snella capelli lunghi neri,un tailleur blu,all'incirca una 35enne.Era davanti ad una tomba che stava sistemando i fiori nel vaso.Mi soffermai a guardarla,forse troppo, lei mi vide e mi sorrise, da parte mia le sorrisi un po imbarazzato per essere stato sorpreso a guardarla, e ripresi a il mio giro.Erano già le 17,00 quando entrai nella chiesetta del cimitero mettendomi a sedere sulla panca.Non sono cattolico,ma le chiese hanno un certo fascino che mi attrae. Di lì a poco sentii dietro di me aprirsi e richiudere la porta, non mi girai,ma chi si sedette accanto la vidi.Era "Lei"REstammo un po in silenzio,ma io la sbirciavo di traverso,era troppo eccitante,la gonna le era salita sopra il ginocchio di almeno 5 cm. ed io mi immaginavo che avesse autoreggenti con ghepiere ,la mi mente fantasticava sul fatto della tomba chi era? marito?padre? Poi "Lei" parlò.Disse che era triste dato che suo marito era morto lasciandole un vuoto incolmabile dentro.Così da buon samaritano cercai di tirarle su in morale come meglio potevo.Sicuramente ciò ebbe un effetto positivo su lei,dato che mi appoggio una mano sulla coscia.Ero già eccitato da prima figuriamoci a sentire il suo contatto,come mi sentii.Eppure non sapevo cosa fare.Ebbi un po di panico,era pur sempre una sconosciuta e non sapevo bene come comportarmi.Fece tutto lei.La sua mano si mosse fino ad arrivare sul cazzo,inizio,prima strusciarci la mano sopra,poi mi aprì la cerniera.Lei mi guardava dritto negli occhi ed io non potevo distogliere il mio sguardo dal suo,ero come ipnotizzato.Quando ebbe estratto il cazzo dagli slip,sempre guardandomi,si abbasso ed inizio a leccare e succhiare il cazzo.Da quel momento mi mossi come in un film,come se io fossi lo spettatore,di me stesso.Mi vidi : affondarle il cazzo fino alle tonsille e poi tirandole su la gonna strapparle il perizoma e leccarle la fica con avidità.Il suo clitoride era rosso e duro,lei respirava a fatica ansimando,le aprii la giacca e non aveva il reggiseno,iniziai a pastrugnarle il seno,facendole divenire i capezzoli duri come capocchie di bullette.Poi la misi sopra al cazzo duro come uno sfollatore,e la invitai a muoversi sopra.Poi mi alzai con lei sempre attaccata al manganello e mi diressi verso l'altare,la misi sopra e iniziai a trapanarla,sempre mantenendo il cazzo dentro di lei la girai su un fianco e poi supina,da lì potei arrivare ad aprirle il suo buchetto del culo ed iniziare a farle un ditalino anale.Lei dal canto suo sentendo il dito nel culo iniziò ad incitarmi perche glielo sfondassi,no mi feci pregare troppo,anche perche riconosco le donne da culo,cioè quelle che godono più nel culo che nella fica,e lei era una di queste.Quindi senza perdere troppo tempo ci sputai e,togliendolo dalla fica,inziai a chiavarla nel culo.Lì lei cambiò di colpo,se prima nella fica godeva,lì inziò a dire che si sentiva troia,cagna e di sfondarla tutta senza riserve.La chiavai in varie posizioni, in tutta la chiesa ,facendola spostare senza toglierle il cazzo da dentro.Poi le sbrodai dentro al culo e lei,con la lingua,volle ripulirlo completamente.Avevamo perso il senso del tempo,avevamo iniziato verso le 17,30 ed erano le 20,15.Quando vidi l'ora mi venne una sincope,il cimitero chiudeva alle19,00.Gli dissi siamo chiusi dentro,ma lei non si scompose e mi disse che c'era un passaggio laterale nella rete da cui si poteva uscire.Così ci avviammo verso l'uscita,appena fuori ci salutammo e lei mi disse ciao ci vediamo.Dal canto mio pensai"di sicuro civediamo",anche perchè il paese è piccolo.Tempo dopo seppi che la mia esperienza era stata fatta anche da altri del paese,dicevano che veniva da fuori,nessuno la conosceva.Infatti non l'ho più rivista,ma io al cimitero ci vado ancora,non si sa mai.
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17 anni fa
desideriocaldo,
40
Ultima visita: 17 anni fa
-
Marisa moglie insaziabile
Mi chiamo Marisa e ….dopo due anni di matrimonio….bè….mio marito si ritiene più innamorato che mai, io comincio a desiderare altri... ehm... cazzi! Allo stesso tempo il mio desiderio verso di lui si è completamente esaurito.
Così ieri sera, dopo il lavoro sono uscita con un mio collega ….qualche cocktail mi ha resa più allegra e disponibile, la sua simpatia il suo sorriso e quel suo modo di fare……..così una volta usciti dal bar ci siamo appartati con la macchina in un posticino.
Era un bel po' che non capitava, non avevamo avuto il tempo di vederci tra i vari impegni lavorativi e familiari... per fortuna!
Ma ieri sera volevo volevo volevo…...
A dire il vero, ho insistito perché mi portasse a casa che ero stanca. Ma niente... mi ha spinta con forza nei sedili posteriori, abbastanza spaziosi (quelli della Golf plus) per la mia corporatura minuta. Con la stessa forza mi ha sdraiata. Io mi tenevo la gonna del vestitino nero ben tirata sù, mentre lui con forza mi allargava le gambe. Il compito gli è costato comunque un po’ d’impegno, viste le ore passate ogni giorno in palestra a tonificarmi - anche - la parte interna delle cosce: il che lo ha eccitato ancor di più (e il mio scopo era proprio quello!). Mentre dimenavo corpo, gambe e mani è riuscito a togliermi il perizoma in pizzo. I miei “no!” ansimanti aumentavano il suo appetito, affondando labbra e lingua nella mia figa. Presa da una voglia incontenibile di scopare, ho alzato il bacino mentre con la mano gli premevo il viso tra le grandi labbra. Calde slinguazzate raccoglievano i miei umori e stimolavano la clitoride. Poi con un colpo secco quattro dita mi hanno penetrata. Il dolore alla pareti della mia figa e quello provocato dai morsi al clitoride e alle grandi labbra, mi provocavano un calore fortissimo nel basso ventre che cominciava ad aggrovigliarsi in quello che di lì a poco sarebbe stato un orgasmo. Quando ho gemuto tutto il mio piacere mi trovavo ancora in quella posizione, con il bacino alzato e il suo viso spinto in mezzo alle gambe, ma queste cominciavano a tremare e le mie forze cominciavano a cedere. In quel momento poteva fare di me quel che voleva. Espressamente gridavo i miei “no!” mentre spingeva le 4 dita dentro di me, ma nello stesso tempo pensavo ed ansimavo che lo volevo dentro . Il mio piacere e la mia risolutezza devono essergli parsi tanto eccitanti quanto il mio volto e le mie espressioni, a dir suo, da pornodiva di classe. Continuava a penetrarmi così, ed io provavo a fermargli il polso. Mentre mi dimenavo perché il suo cazzo non mi finisse completamente in bocca, lui me lo sbatteva forte velocemente fino alla gola, schizzandomi il suo seme in fondo alla cavità orale e facendomelo ingoiare tutto per bene, tenendomi la bocca aperta con la mano.
Ed è stato un fiume in piena quello che ho sentito bagnarmi la figa all’apice della sua stimolazione...
“Brava! Sei stata veramente brava stasera! Una gran brava troia!”
Non era mai successo che lo avesse ancora duro poco dopo (non ero mai riuscita prima ad ottenere più di un amplesso per volta!). E invece era lì che se lo meneva marmoreo, mentre cercava di spalancarmi le gambe: “adesso ti stupro, maiala!”. Ripetevo “no!” con veemenza ma sapeva benissimo che ero piena di voglia. Poi ho sentito il suo cazzo penetrarmi con forza fino in fondo, tanto da farmi male. E più spingeva violentemente e più godevo. Di lì a poco sono stata percossa da una scarica di orgasmi ogni 10 minuti. Una cosa mai provata prima, merito di M. che pensavo di avere davanti. Poi è uscito velocemente, mi ha girata prona, tenendomi le braccia dietro la vita. Mi ha alzata fino ad inginocchiarmi, ma col il viso sul sedile. Mi stava stimolando l’ano col pollice, mentre si è avvicinato all’orecchio per sussurrarmi: “adesso ti do una ripassatina al culo, bella porcona”.
Mi è assalita la paura, mi dimenavo, ma lui riusciva a tenermi ferma. Mi ha sculacciata con forza: “Non si fa così, bambina cattiva! Adesso ti devo punire”. Con una veloce steccata il suo cazzo mi ha spaccato il culo. I miei tentativi di protestare si strozzavano in gola. Ma quella sensazione cominciava a piacermi. Con la stessa violenza lo ha ritratto, per poi piantarlo ancora e rimuoverlo e piantarlo e rimuoverlo... Quando ha sentito che gli stavo bagnando l’asta, si è di nuovamente ritirato: “E adesso godi anche!”. È stata la tortura peggiore: mi penetrava solo con il glande, stimolando le mie voglie, desideravo sentirlo tutto, ma così mi piaceva lo stesso. Ad un certo punto, senza accorgermene mi sono spinta indietro, avviluppando nel mio sfintere tutto la sua mazza. Sentivo stille fortissime di bruciore alle pareti, il suo pisello era veramente ingrossato, si preparava a venire. Ho cominciato involontariamente una danza ondulatoria prendendolo sempre più velocemente, aumentando il desiderio di venire di tutti e due. Il suo orgasmo fu un’esplosione bollente dentro di me e simultaneamente anch’io ho provato quell’estasi. Ormai era sfinito. Io mi sono abbandonata sul suo corpo.
Tutto da a pensare ad una riconciliazione pacifica. The happy end. Ed invece no!
Mi ha scostato bruscamente.
“Adesso toccati! Si voglio vederti venire mentre pensi a quell’altro!”.
Stupita! Mi sentivo stupida quanto stupita! Avevo la conferma: sono davvero una troia! E mi piace davvero che lui mi guardi con questa parola riflessa negli occhi.
Ed è stato un fiume in piena quello che ho sentito bagnarmi la figa all’apice della mia stimolazione...
“Brava! Sei stata veramente brava stasera! Una gran brava troia!”
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Il mio capo donna!!
Sophie è una gran vacca!...Si si proprio così...Lavora con me una specie di capoufficio....e dopo i primi incontri di lavoro subito mi ha fatto capire cosa voleva realmente da me...non la relazione sull'andamento finanziario della tal azienda ma ....il mio cazzo!
Quando la vedo con quello sguardo capisco e vado da lei....Ci chiudiamo nel suo ufficio e ...scopiamo come bestie....Come quella volta che mi invitò ad entrare e ...si mise sulla scrivania con le gonne sulle ginocchia e le gambe spalancate.....senza mutandine...mi disse inginocchiati e lecca....io mi misi a fare ciò che voleva penetrando con la mia lingua le sue labbra rosso carminio e sentendo il suo clitoride che si rizzava ....le mie mani toccavano i sui splendidi seni turgidi....piccoli e sensualissimi...La biondina...,già Sophie è bionda, godeva come una pazza....37 anni sposata .....gran bella gnocca di donna... maiala dentro...e io ho la fortuna di leccarla.......Urlava ansimava e mi diceva non ti fermare ti prego non ti fermare.....un fiotto di umori dolciastri mi invase la bocca....gocce di nettare di Sophie...poi non contenta mi disse....
Mi disse…ora voglio prendertelo io un po in bocca…..e non aveva nemmeno finito la frase che era già scesa dalla scrivania mi aveva slacciato i pantaloni spinto sulla scrivania e accovacciata a gambe larghe sotto di me….ERA UNA FURIA…stantuffava come un'ossessa….in preda a piacere mugolii di soddisfazione e quegli occhi che vedevo già roteare su ses tessi come una ..folle folle…….. di sesso……..io ero venuto dentro di lei con la bocca ancora gocciolante del MIO piacere mi disse……ED ORA VOGLIO SENTIRLO DENTRO!!!…..ricomincioò con quella sua lingua ad accarezzarmi il glande ed in men che non si dica era già duro per la sua evidente felicità……mi disse …
….mi disse ora devi mettermelo dentro finchè non urlo e non fermarti mai……Presi il preservativo affannosamente nel cassetto…della SUA scrivania…non capivo pi ù niente …e nemmeno lei……….le tirai su la gonna….da manager….e le slacciai la camicetta…….la TROIA GIA' ansimava e miagolava piacere……..la afferai per i fianchi e la misi con la pancia sulla scrivani….Le leccai bene la passera che oramai pulsava…….le sputai dentro lo sfintere e piano piano cominciai a sollecitare il suo buco con il mio glande…lei quasi sussurrante mi disse di metterglielo dentro che non ce la faceva più …la presi e piano piano glielo infilai dentro spingendo come un matto lo sentivo gonfio e sentivo Sophie che……urlava di piacere mordendosi le labbra per non gridare…
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Esperiensa over 60
Da almeno 15 anni conoscevo quella signora bionda che aveva 20 anni piu di me non bellissima ma con un corpo disegnato e un seno che pareva volesse scoppiare una 5. Ogni volta che la vedevo erano mille le fantasie che attraversavano la mia mente ma non avevo mai avuto il caraggio di dirle piu di un buongiorno o buonasera ,del resto era una donna sposata con due figlie dal comportamento irreprensibile conoscevo bene anche il marito,un giorno mia moglie mi chiede di andare a fare la spesa al supermercato mentre vagavo fra gli scaffali alla ricerca della roba che dovevo comprare la intravedo torno indietro vedo che e sola non ci sono ne le figlie ne il marito mi avvicino e lei mi saluta dicendomi "oggi tocca a te" gli rispondo e poi mi avvio facendomi guidare da lei per trovare gli oggetti ad un certo punto non ho piu resistito ed ho incominciato a sfiorarla come per caso la cosa vedevo non le dispiaceva ora era quasi lei a creare le circostanse per essere toccata ad un certo punto quando il gioco incomincio a farsi piu pesante mi disse"certo che sei sveglio "dopo averli fatto i complimenti sei una bella donna ecc ecc arrivammo alla cassa aspetto che abbia fatto anche lei e ci avviamo alle macchine la aiuto a posare la roba e lei fa altrettanto con me scambiamo ancora due chiacchere le chiedo di vederci lei non acconsente ma mi da il suo num di cell .Il giorno dopo la chiamo e le dico che io vorrei tanto fare all amore con lei e dopo qualche ci vediamo .. no...perche no decidiamo di incontrarci mi procuro le chavi dell appartamento di un mio amico e all ora fissata ecco che arriva dapprima dice ma perche in casa ma poi la convinco sai siamo entrambi sposati arrivati in casa era un po in inbarazzo cosi io rompo subito il ghiaccio baciandola sulla bocca fu un bacio appassionato io ero eccitatissimo ,la sognavo da 15 anni,ci spogliamo e ci sdraiamo sul letto incomincio a baciarle quei grossi seni maturi e poi scendo piu in basso incomincio a leccarla tutta e lei incomicia a gemere dopo un po mi dice ora tocca a me me lo prende in bocca e incomincia a succhiarmelo siamo andati avanti cosi x un po poi mi dice dammelo dentro ti voglio non me lo sono fatto dire due volte o incominciato prima piano poi con colpi sempre piu forti io godevo in un modo unico anche lei gemeva e si bagnava continuamente poi mi a detto quando stai x venire lo voglio in bocca non ho mai provato e cosi ho fatto quando ero quasi arrivato glielo messo in bocca e lei a bevuto fino all ultima goccia .Dopo circa mezzora di chiacchere e carezze ci siamo guardati e abbiamo detto lo rifacciamo e tardi non importa trovero una scusa quando torno a casa abbiamo rincominciato no vi dico altro e stata una mattinata meravigliosa da quel giorno ci siamo visti almeno una volta a settimana questa esperiensa non la dimentichero mai ora vorrei ripeterla sto cercando una persona se ce qualche donna interessata o qualcuno che conoscete contattatemi
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Bionda 3
Ero riuscito finalmente a vedere la tanto sospirata figa BIONDA avevo in mente,mentre tornavo a casa .sponato eaccaldato le parole lecca piano dolcemente gusta il sapore allarga bene le labbra della mia figa succhia dolcemente il clitoride dai senti com'è bagnata e poi i quella sua lingua che slinguettava sulla mia capella e scivolava giù fino alle palle ricordo che la mia durata fu breve non era una bocca sembrava un aspiraopolver la notte la passai a cazo in mano ne contai4 poi mi addormentai.passarono 4 giorni ed ecco l'incontro mi dice oggi pomeriggio quella mattinata non passava mai ,arrivo sempre più accaldato lei mi fa sdraiare poi inizia con la sua lingua a succhiarmi i capezzali poi scende giù sento la sua lingua impadronirsi della mia capella lecca succhia poi si ferma dice ora tocca a te inizio a leccare i capezzoli poi scendo lie dice metti in atto quello che ti ho detto mi avvicino allargo le labbra della figa avvicino la bocca al clitoride inizio a succhiare lo sento indurirsi sotto la mie labbra succhio lentemente credo lo abbia succhiato per una decina di minuti pio mi fa sttendere e sedendosi sopra di me si fa scivolare il cazzo in figa avvertivo una sensazione di caldo mi dice non mouverti ci penso io ed inizia un lento salire e scendere mi dice succhiami i capezzoli quanto sia durato non lo ricordo so' sola ke stavo iniziando a scoprire casa era il sesso .
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17 anni fa
gianfranco53,
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Ultima visita: 17 anni fa
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Bionda 2 parte
me la ritrovavo davanti la tanto amata figa biondo ero eccitatissimo la caina se ne reso conto afferro' la mia mano e lentemente la fece scivolare sulla sua figa ero impacciato sudatoun po per il coldo agosto promo pomeriggio e l'emozione mi disse ti piace prova ad avvicinare la bocca lo feci un odore misto a profumo di deodarante mi entro nelle narici avvicinai la bocca lei disse tira fuori la lingua lo fesi ma laccavo solo peli lei allera allargo' con le dita la figa e indicandomi con il dito disse lecca qui lo feci sembravo un cucciolo che beveva il latte ero veloce avevo voglia di leccarla le prese il mio viso mi guardo' e disse lentamente vai lentamente con la lingua pensa sia un gelato lecca gustalo non so' quanto tempo stetti li a leccare e perfezionare il mio modo di succhiare e leccare so'solo che ancora oggi quando lo faccio sento mentalmente cio' che lei mi suggeriva di fare finita la leccata lei volle gustare il mio cono ma di questo vi parlero' domani
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17 anni fa
gianfranco53,
53
Ultima visita: 17 anni fa
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Bionda
Vorrei dedicare questa storia ad una splendida anica CIUFFETTINO Era lìestate del 68 avevo 15 anni si andava al mare a formia io mio padre l'amante di mio padre sua figlia oora mia sorella 8 anni a l'amica dell amante di mio padre una bionda che al dire dei paesani una scopatrice d.o.c al mare con la scusa di non saper nuotare passava le ore appiccicato in acquacol culo attaccato al mio cazzo e poi dopo lie usciva ed io rimanevo altri 15 minuti in acqua perchè non potevo certamente uscire con il cazzo in tiro e quindi in acqua per farlo ammasciare durante iil viaggio di ritormo approffittandi del buio via la sua mano poggiata suòl mio cazzocon il risultato che la sera a letto giù seghe fino a 4 a notte rischiavo l0anemia immagginavo la sua figa BIONDA 15giorni di seghe rischiavo il ricovero poi un giorno la bionda caina pur di non rischiare di avere un giovane cadavere sulla coscienza decise di svezazarmi Ricordo erano le 15.00 del pomeriggio agosto in giro per l mio paese non c'era anima anche le mosche se ne stavano al fresco io solo mi dirigevo a casa sua salgo lei era li sul letto slip e reggiseno ventilatore accaso mi fece sedere invitanddomi a sedere vicino a lei morivo dalla voglia di vedere quella figa bionda mi accontento'
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17 anni fa
gianfranco53,
53
Ultima visita: 17 anni fa
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Intercity bollente
Son appena tornato a casa da un lungo viaggio in treno, e questo che racconto è realmente successo circa due ore or sono.
Mi chiamo F., molto piacere. Ho 23 anni, son alto 1.86 x 94 kg, occhi verdi e capelli scuri. Son quello che si definirebbe 'il classico ragazzo della porta accanto', discreto, educato, simpatico e buon conversatore.
Per motivi personali, mi capita spesso di viaggiare in treno nei week-end, ed essendo io una persona quadrata e regolare, come tutti ho bisogno di momenti di sfogo, di evadere dal grigiore quotidiano e fare una bella immersione nella pazzia.
La mia follia preferita è riprendermi con il telefonino mentre mi masturbo nei luoghi più vari e insoliti, facendo sempre molta attenzione per non suscitare il minimo dubbio.
Sta sera tornando a casa dal week end fuori porta, nei pressi della stazione di Alassio mi sale una voglia tremenda e istintivamente mi porto le mani al pene, onesto nei suoi 18 cm di durezza.
Dovendo scendere a Bordighera ed avendo pertanto ancora un pò di tempo a disposizione, decido di passare all'azione: chiudo le tendine dello scompartimento a 6 del mio Intercity, spengo la luce, mi metto la giacca per sicurezza sopra le gambe e, slacciata la patta, estraggo il mio pene per iniziare il lavoro. Odore di cazzo di espande subito nella carrozza, e di colpo sento fra le dita un pezzo di roccia solida e possente.
Inizio a fare 'up & down', e una sensazione di torpore mi prende subito a salire fra le gambe. Adoro questi attimi che procedono l'orgasmo, mi fanno sentire in pace con il mondo. Chiudo gli occhi per gustare appieno il mio piacere, ma proprio in quel momento la porta si aprì. Non mi spiego il perchè, non sò come possa essere successo, ma dal contraccolpo mi mossi quel tanto che bastò per far cadere la giacca e restare a pacco scoperto di fronte ad un ragazzo che avrà avuto la mia età, chiaro di carnagione e dai capelli biondi rasati ai lati e corti corti sopra. Aveva gli occhi straordinariamente azzurri, non era particolarmente alto nè filiforme, ma nel complesso non era brutto.'Che cazzo stai facendo segaiolo?' mi dice. Io divenni paonazzo, farfugliai qualche parola di scusa e inizia rapidamente ad inbragarmi. Lui però continuò:'Ma quanto fai schifo pervertito? Ti faccio sbattere giù dal capotreno, ricchione!'. 'No - feci io - ti prego, non facevo nulla di male! Prima è passata una figa da urlo, non ho resistito. Ti prego non dire nulla!'. Ma lui imperterrito:'Cazzo dici? Sei un finocchio schifoso..mi fai schifo!'. 'Ti prego - replicai - stai buono, farò quello che vuoi!' Lui era diventato paonazzo, sembrava spiritato. Ma a quelle parole chissà come si calmò, gli occhi tornarono vividi 'Te sei una puttanella, lo sai vero? E le puttane fanno i pompini! Li fai te i pompini, puttana?'. Non credevo alle mie orecchie, stavo sognando, non c'era altra soluzione. 'No sono una puttana, e non voglio prendermi l'AIDS!'. Il tipo allora si sedette vicino a me, senza staccarmi per un momento gli occhi do torno. Sentivo i suoi occhi glaciali su di me, il suo sguardo mi pesava come un macigno. Mi sentivo piccolo, indifeso, umiliato! Dopo un pò parlò, ma subito non capii cosa disse. Allora ripetè:'Fammi una sega, puttana!'.Ero inebetito, non capivo nulla.'Se vuoi che stia zitto, fammi una sega troietta!'. Senza rendermene conto, mi prese una mano e me la mise sulla cerniera dei suoi jeans. 'Al lavoro, puttana!'. Durante tutto lo scambio, il suo tono era deciso e grave, ma non pesante, non gridava, parlava con naturalezza, e il tono era accentuato dagli occhi, color cielo! Si abbasso i jeans, e dai boxer neri fece capolino un salsicciotto piccolo e tozzo come un vermetto. I peli del pube erano anche essi biondi, non folti e scuri come i miei. Lo presi in mano, e subito mi stupii per il suo calore! Sembrava una stufetta, incredibile. Subito s'irrigidì, lo sentii diventare duro sotto le mie dita.Lui mi bisbigliò all'orecchio:'Accarezzami le palle, troia!. E così feci. Lui rabbrividì non appena gliele sfiorai, e il suo corpo vibrò non appena gliele afferai con l'altra mano libera. Il pene duro era vivo come se dentro scorresse elettricità. Il tutto era tremendamente aggraziato, e per la pelle liscia e chiara sembrava un bimbo. Era incredibilmente bello, e per un attimo fui vicino a chinarmi e prendere in bocca quel paletto rosso! Iniziai a massaggiare lentamente, e lui inizio ad emmettere piccoli respiri regolari che erano indubbiamente di piacere. Io ero fuori, non capivo più nulla. Era la prima volta che avevo un rapporto diretto con un uomo, e benchè avessi sempre fantasticato a riguardo, mi meravigliava il come mi stesse capitando tutto ciò. 'Per fortuna che non ho un gondone, se nò te lo mettevo in culo, puttana!.
Pensai che io ce lo avevo dietro, e se avesse voluto non mi sarei fatto scappare quel bel pisello così carino, quando lui iniziò a godere. Con mossa sagace e appurata, strinsi con forza la cappella durante l'orgasmo. Lui si irrigidì come un tronco, sipunto con i piedi e inarcò la schiena. Il verso che emise mi scatenò. Tirai in dietro la pelle con forza, e dal suo pene partì uno schizzo di seme talmente potente che colpì il sedile di fronte. Mai visto così tanto sperma, pensai eccitatissimo. Questo come minimo non viene da un mese! Doveva aver versato un litro di succo,ce n'era dapperutto:sulle mie mani, sul sedile, ovunque. Fissai le mie dita rese bianche dal suo piacere come intontito, e mentre facevo questo lui mi strizzò fortemente il capezzolo! Non sò come successe..ma venni anche io! Allagai i calzoni, sentivo il mio seme colarmi giù tra le cosce! Ero in estasi, non capivo nulla..era troppo bello! Lui si rivestì, sorrise vedendo le scempio che avevamo combinato, si girò sui tacchi e se ne andò. Scese a Sanremo, intravidi la sua sagoma inboccare il tunnel verso l'uscita. Avevo ancora fra le mani il suo liquido caldo. Cavolo, non avevo mai provato un orgasmo così! Alla faccia della trasgressione! Come disse qualcuno..questa tensione è insopportabile..speriamo che duri!
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Diventare una puttana a pagamento!
Ricordo come se fosse ieri che giocando in chat arrivo una proposta molto frequente ma quella volta fu reale e sincera.
io e il mio lui stavamo al pc a giocare in cam ci chiamo' un certo renato e viste le mie foto voleva farci una proposta noi prima ignorammo poi decidemmo di parlare con lui. solite domande come ti chiami etc etc poi lui disse che io gli piacevo molto e se realmente ero io in foto lui era disposto a pagare pur di avermi e chiese di vederci in cam, mio marito un porco esagerato decise di vedere chi era costui e attivammo la web in msn lui vide che nn mentivo e ci fece una proposta incredibile 15000 euro per un fine settimana con lui. Noi dicemmo che non era possibile e ringraziammo per l'offerta ma lui disse che non scherzava e noi di nuovo a dire grazie ma non si puo fare.
Dopo tanto insistere decidemmo di giocare e accettammo l'offerta e ci scambiamo i num. di telefono nel parlare con lui la cosa si fece seria fino al punto di accettare di incontrarci e cosi facemmo. Un ristorante in costiera e incontrammo un signore di 42 anni molto piacente parlavamo del piu e del meno fini il pranzo e uscimmo dal ristorante e decidemmo di andare a serdere su una panchina e li il discorso si fece rovente. lui consegno 5000 euro in contanti al mio lui e disse ora voglio che lei venga con me e tu sparisci la vieni a riprendere stasera.
Il mio lui si incazzo e disse non si fa un cazzo senza di me la mia lei nn la lascio da nessuna parte chiaro.
Io arrivata al punto da essere tutta bagnata dissi andiamo tutti in hotel e divertiamoci in tre. Cosi si fece scopammo divinamente per tutta la giornata poi in nottata noi ci ritirammo nella nostra camera pagata da lui.
La mattina successiva ci arrivo un biglietto e un assegno da €.35000!
con la richiesta che io dovevo andare in camera sua.
io e il mio lui ci guardammo e dicemmo questo e pazzo!
Decisi di andare sola da lui (mi piaceva un casino) entrai in camera e trovai lui e 3 amici...... lui mi disse se fai la brava puttana dopo hai un bel regalo io solo a guardar loro colavo in maniera pazzesca e decisi di scoparli tutti. mi cavalcarono in una maniera pazzesca mi sentivo puttana con la p maiuscola ho goduto e fatto godere tantissime volte.
Il finale fu veramente unico tanta sborra in faccia e via con altri €.15000.
Andai in camera dal mio lui e gli dissi la cosa lui mi scopo in una maniera che non conoscevo ma so solo che ora io e lui scopiamo come nn mai.
Ragazzi solo nel scrivere questo racconto di fantasia io e il mio lui ci eccitiamo in maniera fantastica. Ci domandiamo a quando la realta'?
UN BACIO DALLA COPPIA PIU' SEXY DI DESIDERIA.
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17 anni fa
siamosexy199344, 34/34
Ultima visita: 13 anni fa -
Giuditta
GIUDITTA
di peppe
allego questa storia vera che rimarrà unica ed indelebile nella mia memoria .
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I miei passi stropicciavano lenti sull’asfalto reso umido dalla pioggia appena caduta ed i miei sospiri si nebulizzavano nella fredda aria invernale. Un venerdì sera di inizio dicembre, un fine settimana come tanti, apparentemente noioso, con il pensiero della spesa nel week-end ed in quale ristorante mangiare il sabato sera. Mi trascinavo verso casa e forse non volevo neanche entrarci, da quando lei se n’era andata sbattendo la porta, l’euforia per la mia costosa ma ritrovata libertà aveva lasciato spazio alla malinconia. Uscivo poco anche con gli amici, con quei pochi rimasti, scapoli o separati.
L’unico motivo di piacere me lo dava lei, Giuditta, con quel nome un po’ retrò che io prendevo in giro, una mia collega assai più cresciuta di me, intorno alla cinquantina, divorziata per scelta e single per convinzione, senza figli, con tanti amici sparsi per il mondo che spesso ospitava od andava a trovare. Agli inizi l’avevo giudicata male, un po’ troia, un po’ lesbica, non capivo chi fosse e cosa fosse. Capitata nel mio ufficio per caso, assunta come interprete a tempo determinato, poi con carica definitiva, dopo il grande aumento di esportazioni della nostra ditta.
Agli inizi era strana, scontrosa, con un abbigliamento da femminista nostalgica. La evitavo, poi l’hanno trasferita nel mio ufficio, di fianco alla mia scrivania. Abbiamo cominciato a parlare, prima timidamente poi sempre con maggiore confidenza. La consideravo quasi come una zia e lei stava cambiando atteggiamento nei confronti di tutti. Anche il suo look era modificato, dalle gonne larghe con scarponi a quelle fascianti con tacchi a spillo e calze nere, velate, che lasciavano trasparire un fisico intatto e degno di una ventenne.
Fu con lei, spinto da questo rapporto che si era trasformato involontariamente dentro di me un mix di amicizia ed attrazione, che un giorno decisi di confidare il mio segreto di essere sottomesso e sculacciato da una donna. Lo feci comunque senza secondi fini, volevo solo sentire un parere, che mi incoraggiasse della mia normalità e sentire se dall'’alto della sua esperienza di donna già sposata e grande viaggiatrice e conoscitrice di culture diverse si era mai imbattuta in personaggi con le mie stesse aspirazioni. Ero arrivato a fidarmi ciecamente di lei e mi rispose proprio come una zia, rassicurandomi e confidandomi che ha numerosi amici molto più bizzarri di me e che praticano con le proprie partner tantissimi giochi particolari. Per quanto riguardava lei, trovava assolutamente normale qualsiasi pratica svolta con partner consenzienti e quindi ben vengano la sottomissione e le sculacciate.
Forse un po’ mi vergognavo ad avere raccontato queste cose, ma alla mia “zietta” come avevo cominciato a chiamarla non riuscivo più a nascondere nulla. Il trillo del cellulare mi sorprese nel silenzio, davanti alla porta di casa, la voce fu diretta e forte senza alcun saluto, non ebbi neanche modo di rispondere, “per realizzare i tuoi sogni pensi di scrivere una letterina a babbo natale o di venire qui subito?”. Era lei, balbettai qualcosa ma la chiamata si interruppe. Sapevo dove abitava ma ero timoroso a presentarmi e poi cosa mai voleva dire quella frase? Uno scherzo, una presa i giro?
Non capivo ma mi feci coraggio e mi presentai. Arrivai dopo circa una mezz’oretta, la salutai cordialmente ma lei glaciale mi accolse con un “ce ne hai messo del tempo”. Mi fece accomodare sul divano e nel silenzio mi offrì da bere poi ruppe gli indugi “non chiedermi niente e nessun perché, vivi la situazione e basta. Non feci in tempo a capire che si alzò di scatto, mi alzò una gamba all’altezza del petto comprimendomi sul divano, “da questo momento per un po’ sarò la tua padrona, e mi devi obbedire”. La fissavo quasi vuoto, guardavo il suo sguardo severo e la sua bella gamba, le calze nere ed intravedevo la pelle bianca sulle cosce ed il gancio del reggicalze. Fu un attimo ma subito risposi “sì padrona”. “Bene cominciamo, puliscimi le scarpe con la lingua. Eseguii subito l’ordine, mentre dentro me avveniva una tempesta. Poi mi fece spogliare completamente nudo, non mi vergognavo, mi ordinò di levarle le scarpe e di baciare e leccare per bene i suoi piedi avvolti dalle velatissime calze nere.
Lei era seduta mentre io completamente nudo in ginocchio avidamente leccavo e baciavo. Poi mi fece stendere a pancia in su, mentre lei spalmava i suoi piedi sulla faccia ,e dovevano essere ben leccati. Me li imboccò, prima uno poi l’altro. Poi mi ordinò di mettermi carponi e di seguirla come un cane senza mai alzare la testa. Feci il giro dell’appartamento, ma non era finita, mi montò in groppa e dovetti portarla, sempre più in fretta, sollecitato dai suoi tacchi a spillo che mi stringevano le cosce ogni qualvolta il mio ritmo diminuiva. Ero stanco, affannato, ansimante. Giuditta si rialzò e si ricompose, andò in un'altra stanza senza dire nulla. Tornò con in mano una spazzola per capelli. “Sei un pessimo schiavo ti devo punire e molto forte” disse. Prese una sedia e si sedette, alzò la sua gonna mostrandomi finalmente l’orlo delle sue calze. “Ti devo sculacciare per bene, così imparerai l’educazione e ad essere un bravo schiavo”.
Mi ordinò di avvicinarmi e di stendermi sulle sue ginocchia, io obbedì mentre mi stavo abbassando cambiò la mia posizione, mi fece abbassare sulla sua coscia sinistra, chiudendo a forbice le mie gambe con la sua coscia destra, “così starai più fermo e ti colpirò meglio” precisò. Ero lì pronto, a novanta gradi con il mio sedere nudo ed indifeso e lo sguardo sul pavimento, “adesso cominciamo” disse ed il primo colpo del dorso della spazzola si abbatté sulla mia natica destra, poi un secondo su quella sinistra e così via prima una poi l’altra, i colpi si susseguivano forti e precisi e la mia resistenza prima vacillò poi crollò. Sentivo il sedere che si scaldava sempre più. Cominciai prima a lamentarmi poi a lacrimare a dirotto, ma lei implacabile continuava nella sua punizione. Inflessibile e severa. Al contempo la mia eccitazione era al culmine. Finalmente smise, ne presi tante, il mio sedere era rosso fuoco, piangevo come un bambino e cercavo disperatamente di calmare il bruciore massaggiandomi. “Così impari ad essere cattivo” commentò ridendo e adesso vai in bagno a masturbarti prima che mi sporchi il pavimento.
Così feci, quando uscì il suo atteggiamento era quello di sempre dolce e comprensivo. Mi fece rivestire e si assicurò sulla mia salute che era perfetta, “mai stato meglio”. Sorridevo anch’io, l’ambiente era disteso quello solito, “vedi mi disse, non ho voglia di innamorarmi di nessuno ne di illudere me o qualche altra persona, se anche non abbiamo fatto l’amore, questo era un modo per dimostrarti che ti voglio bene, ma qui è cominciata e qui finisce, torneremo ad essere i colleghi di sempre. La abbracciai forte e la ringraziai. Mi chiusi la porta dietro rientrando nella notte invernale, guardavo il cielo stellato, respiravo a pieni polmoni, le natiche erano ancora caldissime. Grazie Giuditta sei tu babbo natale.
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17 anni fa
Shoe3fetish,
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Ultima visita: 17 anni fa
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La zietta 2
La zia
di PEPPE
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In una calda mattina d’estate mi ero recato a far visita alla zia a Genova . Seguivo la costa come si fa a Genova, la strada grigia e caotica propria di una città industriale, era spezzata dalla visione di quel buio mare dietro ogni curva. La zia , i suoi 45 anni se lì portava egregiamente, la statura gia' come nel racconto precedentemente narrato, era aiutata dalla vertiginosa altezza dei tacchi che spesso le avevo visto portare, sempre in ordine e truccata i suoi vestiti tendevano a far notare le forme meravigliosamente armoniose, e due belle gambe. Io ero lì per una ragione ben precisa il suo computer era in tilt e la zia vi lavorava molto, in fatti scriveva per un giornale d’oggetti per la casa, da quando era in rotta con l'ultimo amichetto, non l’avevo più vista. Erano separati da circa un anno, mi aveva chiamato perché essendo agosto il suo programmatore di fiducia era in ferie, e l’unica persona che masticasse informatica di sua conoscenza ero io. Da quanto mi aveva descritto si trattava di un virus abbastanza diffuso in quei tempi "Sword"; dove un simpatico guerriero barbaro cominciava ad affettare lo schermo con tutto quanto vi era compresa buona parte della memoria. Così armato del mio potente antivirus iniziai a debellare il maledetto dall’hard disk, fu facile ma per recuperare i dati non c’era più speranza. Formattai il tutto e rinizializzai i programmi base. Chiesi alla zia di consegnarmi tutti i suoi dischetti perché vagliandoli uno ad uno avrei scoperto la provenienza del virus. Lei un po’ perplessa mi rispose.< Proprio tutti ! > le dissi che se voleva essere sicura di non ribeccarsi il virus dovevo capire la fonte, altrimenti tutti i dischetti non controllati non dovevano essere utilizzati finché lei stessa non avrebbe imparato ad usare l’antivirus, compresi tutti i cd room. In oltre ero fermamente convinto che avrebbe dovuto rettificare tutti i dati prima di scaricarseli da Internet. Avevo già eseguito gran parte del lavoro, quando la zia, vista l’ora decise di andare a far spesa per mettere qualcosa sotto i denti. Proprio in quel momento la mia attenzione fu carpita da un cd dalla copertina nera, su cui troneggiava una scarpa da donna rosso scarlatto dal tacco altissimo ed una scritta dell’identico colore chiarissima nella sua bellezza: "Raccolta impg s/m". Ora siccome anch’io conosco il significato di quelle due letterine capivo, inserii il cd immediatamente: era un cd artigianale fatto passando le foto migliori allo scanner con un breve commento fatto dall’autore che si rivelava essere lo schiavo personale della zia, nonché il suo programmatore di fiducia.Capii in quel momento di nn essere l'unko schiavo che lei avesse. Eccitato e rosso come un peperone decisi, conoscendo i gusti dell’ora più che amatissima zia padrona, di sfruttare a mio vantaggio il fatto.
Al suo rientro mi precipitai ad aiutarla raccogliendo l’esigua busta della spesa incominciando a belare mille scuse e quasi genuflettendomi. Subito perplessa, ma con uno sguardo divertito e birichino mi disse: "Ehi guardami, scusa di che cosa". Stando ben attento a non alzarmi perché non ordinatomi farfugliai qualcosa circa il cd e la sua natura poi sempre più timido le dissi " scusi Padrona , sono uno schiavo devoto …..". A quel dire mi ritrovai tirato per i capelli, così strattonato mi ritrovai il naso a due millimetri dallo stupendo piedino con le unghie laccate di smalto azzurro, le dita nervose ed affusolate erano totalmente scoperte tranne quel grazioso cinturino dorato che s’infilava tra l’alluce e l’altro dito, proprio delle infradito che usano tanto d’estate. La Zia disse "Sfacciato bastardo in calore, ti dai anche l’aria da timido, ora leccali perbene, per la calura sono molto sudati ".Sfilandosi le scarpette me li cacciò in bocca fin quasi a metà, uno per volta, premeva tanto che rischiavo di vomitare. Aveva ragione i piedi erano caldi e appiccicosi accompagnati da quel sapore salino e polveroso che li rende tanto appetitosi per noi cagnolini. L’effetto era prepotente il mio membro pulsava come non mai da sotto i jeans. Appena la Zia si accorse della mia erezione mi allontanò con un poderoso calcio in faccia e disse: "Sei eccitato vermiciattolo, allora vediamo come lecchi bene le suole". Rinfilandosi le ciabattine mi trascinò sempre per i capelli alla sua poltrona preferita, ordinatomi di spogliarmi mi costrinse supino a forza di calci, premendomi con forza la suola a schiacciare naso e bocca mentre con l’altro piede calzato schiacciava e torturava le mie palle tanto che l’erezione per il dolore era totalmente scomparsa. Giocò parecchio, il dolore non era causato tanto dal peso quanto dalla sapiente strofinio della suola ruvida con le parti più sensibili del mio membro. Quando mi sembrò soddisfatta reggendosi allo schienale della poltrona si erse totalmente su di me con un piede sul mio stomaco ed uno sulla bocca e mi domandò: " Stupido schiavo ora sei disposto a far godere la tua padrona?". La risposta fu attesa invano perché proprio il suo piede sulla bocca mi impediva di parlare, dopo due domande ripetute disse: " Tu verme schifoso che non sei altro ti rifiuti di risponderà alla tua Signora?" per quella mancanza rimediai un bel pestone sullo stomaco, ed ad ogni domanda inevasa, i calci si moltiplicavano e il la pressione sui denti cominciava a far sì che l’interno labbra sanguinasse leggermente. Soddisfatta lasciò che rispondessi dopo di che mettendosi a cavalcioni sulla mia faccia cominciò una danza frenetica fatta di saltelli. Sentivo a tratti il suo sesso da sotto le mutande lo sentivo pulsare bagnato ma la cosa più difficile era quella di non leccare divieto imposto e non sopportabile, Tanto che nei rari momenti di respiro concessomi, la mia infame lingua saettava, e la zia accorgendosi del misfatto una volta soddisfatta mi promise nuove sofferenze, ma questa volta mi disse: " poiché è la prima volta che io sono una padrona all’antica voglio vedere godere i miei schiavi vediamo se ci riesci".
Dopo avermi legato al muro andò verso una cassapanca estraendone un guanto di crine, avete presente quello che le donne usano per il peeling, canapa intrecciata non trattata, così ruvida da morire.
Dapprima iniziò con un massaggio leggero e dolce quando il mio membro turgido e pulsante fu cotto a puntino la stretta si fece energica e lo sfregamento velocissimo in pochi attimi il piacere divento calore poi bruciore, sconfinando nel dolere continuo ed acuto. Nel frattempo la padrona con tono canzonatorio mi derideva: " Cosa fai troietta non godi? Non ti piace forse il mio massaggio, godi puttana guarda il tua virile cazzetto come si sgonfia?" Era vero l’erezione stava svanendo ed il mio pene era rosso peperone lo sfregamento di prima e quello successivo l’avevano irritato all’inverosimile, mi concentrai sapendo che la tortura non sarebbe finita fino al mio orgasmo, fu allora che forse per pietà la zia rallentò fino a farmi godere. Congedandomi mi ordinò di prepararle la cena e mentre lei finiva il suo lavoro al computer io esauriti i compiti fui obbligato a mangiare restando sotto la sua scrivania e prendendo il cibo dalle sue adorate pantofoline,poi una volta chemi prese a noia,mi congedo',dandomi appuntamento per il giorno seguente. ringraziando me ne andai.
[email protected]
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0
17 anni fa
Shoe3fetish,
31
Ultima visita: 17 anni fa
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La zietta !!
Mia zia
di peppe.
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Mia zia che chiamero' zia L. e' una donna affascinante di 40 anni, che mi e' sempre stata antipatica per le scelte fatte nella sua vita, essendo una donna frivola molto piu' attenta alle cose piu' futili come i vestiti i gioielli, questo l'aveva portata a sposare un uomo e poi a separarsene dopo poco per noia ecc.
Comunque la fine della storia e' che mia zia faceva una vita da single avendo una storia ogni tanto con vari tipi di uomini: piu' giovani, piu' vecchi, poveri, ricchi ecc.....
Non so come ma un giorno, come uno scherzo del destino io diventai il suo schiavetto e da allora la mia dignita' e' stata totalmente annientata da lei.
Tutto inizio' un giorno quando mia madre mi chiese di andare ad aiutare mia zia a fare un trasloco di mobili dalla vecchia casa alla nuova.
Appena arrivai vidi mia zia che mi fece un certo effetto essendo una bellissima donna, immaginate una donna mora con occhi verdi, un corpo scolpito dalla palestra abbronzata e con delle mani e soprattutto dei bellissimi piedi, perfetti nella forma e con una pelle da far invidia ad una ventenne.
Quel giorno aveva un tailleur nero, indossava delle calze nere trasparenti e delle scarpe eleganti con un tacco di 6 cm di camoscio.
Appena mi vide mi fece un sorriso di circostanza e venne a salutarmi:- Ciao peppe, sono felice di vederti e sono contenta che tu sia venuto ad aiutarmi, spero non ti abbia costretto tua madre.
In verita' era proprio cosi' ma io falsamente dissi:- No zia non ti preoccupare mia madre mi ha solo detto che ti serviva una mano ed io sono venuto.
Detto questo lei mi ringrazio' e mi disse cosa c'era da fare ed insieme agli operai cominciammo a lavorare, cosa che ando' avanti fino a sera.
Alla fine gli operai se ne andarono e rimanemmo soli a casa, mia zia si lascio' cadere su un divano ed io mi misi seduto su una sedia davanti a lei che si tolse le scarpe e comincio' a massaggiarsi i piedi ed a gemere di piacere.
La vista di quei piedi perfetti sotto le calze nere trasparenti con le unghie smaltate di bordeaux un po' lunghette, era meravigliosa (anche perche' io adoro i piedi delle donne) .
Di cio' si accorse anche mia zia che alzando la testa vide il mio sguardo rapito e chiese:- Cosa c'e' peppe, sei stanco, oppure....... oppure ti piacciono i miei piedi! E cosi' dicendo me ne tese uno e chiese con un sorriso malizioso e disse con fare da gatta:- Me lo vuoi massaggiare tu? Io non risposi le presi il piede e cominciai a massaggiarlo facendo mugulare di piacere mia zia. Il suo piede era morbidissimo, anzi direi quasi soffice, tiepido ed un po' umido.
Dopo averle massaggiato un piede lei mi porse l'altro al quale riservai lo stesso servizio .
Infine lei disse:- Allora avevo ragione ti piacciono i miei piedi vero?
Io arrossendo:- Si zia mi piacciono i piedi delle donne ed i tuoi sono stupendi.
Zia L.:- Bene non sei il primo uomo a cui piacciono i miei piedi, comunque voglio ringraziarti per l'aiuto che mi hai dato oggi; su BACIAMI I PIEDI !!!!!!
Lei teneva i piedi poggiati a terra ed io mi quasi arrabbiai al pensiero che una donna cosi' vanesia mi ordinasse con noncuranza di baciarle i piedi, ci guardammo ed io aspettai che lei mi tendesse il piede da baciare, ma dopo un po' lei disse:- Be' cosa fai li impalato non vorrai mica che la regina si sforzi ad alzare il piede per farlo baciare allo schiavo, e' lo schiavo che si deve prostrare, su sbrigati che voglio andare a farmi una doccia e poi a dormire!
Be' questo poi non lo potevo sopportare, il fatto che lei usasse un mio punto debole per credersi chissa' chi, e trattarmi come uno schiavo non lo potevo accettare, cosi' dissi:- Guarda zia che mi piacciono i tuoi piedi ma non so......
Non mi fece finire la frase e disse subito con tono imperioso:- Ho detto prostrati e baciami i piedi o vuoi farmi arrabiare!
A quelle parole come stregato mi misi in ginocchio mi prostrai e ........Zia L.:- Mi raccomando non piu' di un bacino per piede!
Non ci potevo credere prostrato umiliato e mi ordinava anche di darle solo un bacetto.
Comunque sia io ubbidii e diedi un bacio sul collo di un piede ed uno su l' altro e mi rimisi in ginocchio, ci guardammo e lei disse:- Bene ora puoi alzarti e ritornare ad aiutarmi domani.
Ma poi vedendo il mio viso triste disse:- Va bene voglio essere buona, ti permetto di darmi un bacino alla pianta del piede.
E cosi' dicendo alzo' il piede sinistro e mi mise la pianta davanti al naso, mosse le dita del piede ed io tra le sue risatine applicai le mie labbra alla pelle morbida e umida della pianta del suo piede e mi parve come di svenire dal piacere ma lei tolse subito il piede dalle labbra e disse:-
Ti ho detto solo un bacino non barare, ed ora alzati e vai a casa, ci vediamo domani SCHIAVO!!!!!
Io mi alzai e me ne andai a casa fantasticando su cosa sarebbe avvenuto l' indomani.
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17 anni fa
Shoe3fetish,
31
Ultima visita: 17 anni fa
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La mia prima extraconiugale
CIAO RAGAZZI...COMINCIAI A CIATTARE 10 ANNI FA, ORA NE HO 40, CONOBBI IN CHAT UNA COETANEA DI FIRENZE IO SONO DI AVELLINO...ENTRAMMO SUBITO IN SINTONIA...E DOPO UN MESE DECIDEMMO DI VEDERCI. VI DICO RAGAZZI..ERA FAVOLOSA PICCOLINA 1.50 45 CHILI BIONDA CAPELLI BIONDI LUNGHI UNA 5 A DI SENO....DECIDEMMO DI VEDERCI A METà STRADA VERSO ROMA....ARRIVAMMO PUNTUALI..LEI SCESE..BELLISSIMA E PROVOCANTE...UN VESTITINO CORTO ROSA...CON UN SENO STUPENDO MEZZO SPORGENTE...CI BACIAMMO ALLUNGO..SENZA DI R NULLA..E ANDAMMO IN UN ALBERGHETTO LI VICINO...ENTRAMMO..E IN UN ATTIMO..FUMMO AVVINGHIATI SUL LETTO....MI.CAVALCò...E SI IMPALò IN UN ATTIMO...GLI SBORRAI QUASI SUBITO..IN FIGA....FU..INEBRIANTE...LEI....COMINCIò..A GODERE..E SI SPOSTO...SUL MIO CAZZO...RIPULENDOLO PER BENE...RAGAZZI...ERO COME IPNOTIZZATO...ERA LA PRIMA SCOPATA EXTRACONIUGALE....E MI SENTIVO IN CIELO..IL TEMPO..DI RIFARMELO DURO..E SI RIIMPALò.....E COMINCIO A SALIRE E SCENDERE...INTANTO..LE SUCCHIAVO I GROSSI CAPEZZOLI...E AD UN TRATTO..USCIRONO DELLE GOCCE DI LATTE...RIMASI..SCONCERTATO....LEI SE NE ACCORSE...E DISSE CHE STAVA ALLATTANDO..AVENDO..UNA BAMBINA..DI TRE MESI.....RAGAZZI...CI UNIMMO..IN UN AMPLESSO FAVOLOSO...LEI GODETTE 5 VOLTE ALMENO...E IO 8 VOLTE..IN 4 ORE...SO CHE VI SEMBRA ESAGERATO...MA CREDETEMI...AVEVO..LE PALLE..ROSSE..ED ESAUSTE..SFINITO..MA FELICE COME MAI....HO IMPARATO...A FAR L'AMORE..QUEL GIORNO...CREDETEMI....FU...UNA COSA STUPENDA......CI LASCIAMMO CON UN BACIO LUNGHISSIMO..CON L'INTENTO DI RIVEDERCI....E COSì..FU..MA QUESTA è UN ALTRA STORIA..CHE VI RACCONTERò..ANCOR PIU BELLA..........
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17 anni fa
doriangrey216516,
38/39
Ultima visita: 17 anni fa
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Confessioni proibite
Ti desidero da impazzire, e ti scrivo sempre le mie confessioni proibite, so che ti ecciti e mi piace sapere che ti sei masturbata con le parole che ti scrivo o con le parole che ti dico e penso che poche persone riescono ad essere normali come noi e senza inibizioni e senza timore di confessare l’uno all’altra o viceversa quelli che sono i desideri nascosti. Tu conosci i miei, io conosco i tuoi, uniti in una simbiosi fantastica. Mi piace cominciare a toccarti quando sei ancora vestita, quando con fatica raggiungo la tua fica, e subito la sento bagnata. Inserisco prima un dito e tu mi chiedi di spingerlo più giù, di arrivare più giù e reclini al testa all’indietro ed avido di te cerco la tua bocca, esco dalla fica e ti carezzo il clitoride, spingo sul quel bottoncino e poi rientro con un dito, sei sempre più bagnata, sento il mio cazzo duro contro i pantaloni, vuole uscire, vuole essere preso in mano da te. Ti sfili i pantaloni, io tolgo i miei, continuo ad entrare prima con un dito, poi ti sento sempre più bagnata, entro con un secondo, non oso entrare con il terzo, anche se ti sento tanto aperta, tanto bagnata, ma dopo non sentiresti il mio cazzo, mi inviti a leccarti. Scendo con il volto sulla tua fica, cerco il clitoride per succhiarlo, i tuoi gemiti sono soffcati, muovi le gambe, il bacino, tentando di mettermi il clitoride in bocca, mentre continuo a esplorare la tua fica con due dita. Ti chiedo di toccarmi, sei bravissima, mi tocchi dalle palle e poi lungo l’asta, e il mio cazzo diventa sempre più duro. Mi metto a cavalcioni su di te, ti scopro il seno e il mio cazzo lo faccio scivolare tra le tue tette, poi ti aiuto a prenderlo in bocca. Sei fantastica lo ciucci solo dall’alto, hai paura che ti arrivi in gola o che da un momento all’altro io possa sborrare. Intanto con l’altra mano continuo a toccarti, poi scendo di nuovo sulla tua fica, ti sento bagnatissima. Ti faccio voltare, ti metto carponi, vedo sia la tua fica che il culo e mentre continuo ad infilare due dita nella fica comincio al leccarti il culo, faccio guizzare la lingua in quel buchetto stretto. Faccio uscire un dito dalla fica e bagnato di te lo infilo dolcemente nel culo. Adesso hai due dita che ti esplorano, uno nella fica, l’altro nel culo. Protesti dolcemente, allora esploro il punto g, e con l’altra mano invito la tua a toccarti il clitoride; sento quasi le due dita che si toccano dentro di te, protesti ancora, capisco, ancora non sei pronta a prenderlo completamente nel culo, la tua testa, la tua eccitazione, ancora non è arrivata a questo. Ti metti giù supina, ti chiedo di prenderlo in mano, di indirizzarlo nella tua fica, mentre le mie labbra cercano al tua bocca, mi implori di sbatterti, io ho paura di venire troppo presto e di lasciarti insoddisfatta, ti sbatto un poco, mi dici di non fermarmi, senti il mio cazzo dentro di te, il ventre che sbatte sul clitoride. Allora mi dici di voltarmi, mi sali sopra, reclini il busto all’indietro. Sono tutto dentro di te. Cominci a toccarti, hai trovato da sola il tuo piacere, mi chiedi di parlarti, di aiutarti. Ti aiuto, toccando il clitoride, cerco di eccitarti con un mucchio di parole. Voglio sborrarti nel culo, nella fica, sui seni, voglio il tuo culo, toccarlo, masturbarlo, prenderti il culo mentre ti masturbi furiosamente, venirti nel culo mentre raggiungi l’orgasmo. Continuiamo così ancora per pochi minuti. Ti infilo un dito in bocca, ti dico che quando raggiungerai l’orgasmo ti infilerò quel cazzo grande nel culo. Tu lo vuoi, me lo chiedi. Continui a toccarti, ti aiuto, reclini la testa all’indietro, mentre con il bacino cerchi il mio cazzo, tutto dentro di te. Eccomi, dici, le urla sono soffocate, continuo a toccarti, t’infilo il cazzo nel culo, mentre le tue mani spingono sulle mie spalle e raggiungi l’orgasmo. Cerchi la mia bocca, vieni, mi dici e cerchi furiosamente le mie labbra da mordere, i tuoi capelli su di me. vengo, ho un fremito, ti prendo i fianchi e ti riempio di sborra, ti riempio con tutto il mio piacere .
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17 anni fa
admin, 75
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Piove
La pioggia sbatte sui vetri.
Le tende sono tirate, le lampade quasi tutte spente e la stanza è quasi nell'ombra.
(Certi pensieri non amano la luce)
La camera è ordinata, pulita.
E' grande, a due letti e le tinte scure che la dominano creano un'atmosfera pesante, perversamente pesante.
La tv è spenta, solo l'orologio che batte ingordo i secondi rompe il silenzio.
Lo sguardo gira e gira, si appoggia annoiato per tutta la stanza. Si distende, si accartoccia.
Una poltrona vicino alla finestra, di quelle grandi, comode, di velluto.
( Ancora quei pensieri)
Ti accarezzo.
Il tuo corpo è nudo, il velluto e la tua pelle sembrano fondersi.
Seduta, quasi abbandonata su quella poltrona, sei eccitante.
Mi avvicino e mi chino per baciarti.
Non voglio le tue labbra, la mia lingua le sfiora appena.
Voglio i tuoi lobi e poi giù, piano, il collo.
Lo bacio, leccandolo, lo misuro a piccoli morsi.
Mi piace il sapore della tua pelle.
Il mio respiro si fa sempre più morbido.
Mi lasci fare, sembro avere il controllo.
(Gioco delle parti)
Mi piace vederti chiudere gli occhi per assaporare il piacere.
Mi piace pensare di riuscire a darti piacere.
Anche il tuo respiro adesso rallenta, le tue dita si intrecciano alle mie,
sopra la tua testa.
Ti voglio.
Il mio corpo inizia a muoversi, lentamente. Ora sei tu che affondi su di me.
Le tue mani salgono alla vita e mi cingono. Ingorde, mi guidano nel gioco del ritmo.
Ti cavalco.
Il mio respiro e la tua bocca, il tuo alito caldo, la tua lingua. ti piace sentirtelo e non solo dentro ,
(Eccolo!)
Il letto è ancora intatto.
Ancora.e noi due che facciamo l'amore.
(Pensiero perverso)
Non posso sottrarmi.
Mi domini.
Tu questa volta, padrona assoluto del mio corpo.
Tu, sopra di me, mi possiedi, completamente, sapientemente.
Ancora, più forte.
Fino a che l'estasi non ti pervade e il mio corpo è scosso da un intenso
e violento piacere.
Ora puoi sciogliere i miei polsi e far scivolare la seta via dai miei occhi.
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Una donna per molti,....la sposa del mio uomo.
UNA DONNA PER MOLTI,….. LA SPOSA DEL MIO UOMO.
Finalmente era arrivato il giorno tanto atteso: la gang bang era sempre stata tra le mie fantasie sessuali più ricorrenti, e ci eravamo decisi al “grande passo”; io e mio marito avevamo parlato molto e a lungo prima di prendere questa decisione; in fondo si trattava anche del nostro primo incontro “reale”, ed ogni ipotesi era stata ampiamente discussa e vagliata.
Avevamo alle spalle mesi e mesi di incontri virtuali con coppie, singole e singoli, durante i quali avevamo avuto modo di “conoscere” molta gente; tuttavia erano state pochissime le persone con le quali avevamo chattato e “giocato” costantemente…..per lo più singoli, e durante questo tempo trascorso nel virtuale mi ero divertita a stilare simpaticamente una “classifica di gradimento” dei 10 singoli che mi avevano maggiormente incuriosita: 10 uomini che rispecchiavano i miei gusti personali non tanto per il loro aspetto fisico, quanto (e soprattutto) per il loro modo di fare, di proporsi, di interagire con me. (Mi considero una persona estremamente “cerebrale”, che non cerca il rapporto sessuale inteso come mera soddisfazione fisica: trovo altamente appagante anche tutto ciò che ruoto intorno l’atto medesimo: mi piace giocare, provocare, stuzzicare, esprimere la mia sessualità con tutti e cinque i sensi, senza alcuna inibizione superflua; adoro creare aspettative (sia per me stessa che per gli altri) attraverso il piacere sottile dell’attesa, per poi riversare quest’ultime al momento opportuno, come un lago che, saturo per l’enorme quantità di acqua accumulatasi con la pioggia, rompe l’artificiale diga contenitrice e manifesta tutto il proprio impeto naturalmente incontrollabile).
Di questi dieci singoli, i primi cinque sembravano calzarmi veramente a pennello: tra di essi c’era un uomo della mia stessa età, con il quale in assoluto avevo allacciato il rapporto “virtuale” più costante; era stato tra i singoli contattati subito non appena avevamo avuto modo di affacciarci sul mondo dei siti erotici e della chat più diffusa.
Mi aveva colpito subito positivamente….tra di noi si era subito creata (almeno dal mio punto di vista), quell’atmosfera rilassata che accomuna due persone che già si conoscono da molto tempo; mi aveva incuriosita, ed il mio interesse probabilmente scaturiva da un senso di attrazione immediata provata nei suoi confronti, nonostante fossimo entrambi consapevoli della natura non “reale” della nostra conoscenza.
Di questo bel gioco facevano parte anche gli altri quattro singoli compresi nella fatidica “top five”, e per essi era accaduta una situazione similare a quella del bel romano, il mio “brutto maiale”, come ero solita chiamarlo confidenzialmente: tutti e cinque, chi più chi meno, mi avevano dato l’impressione di essersi sempre mostrati per quello che realmente sono.
Comunque….tornando al discorso primario, era finalmente arrivato il momento tanto atteso.
Mio marito si era occupato, a mia insaputa, di contattare i singoli che avrebbero potuto partecipare al nostro gioco. Non avevo dunque la benché minima idea di quante persone sarebbero intervenute, né tantomeno conoscevo la loro identità. Ma conoscevo mio marito…ed il solo fatto di poter intuire chi fossero, mi eccitava da morire. L’unica titubanza che avevo per l’imminente incontro riguardava il “numero” dei partecipanti: essendo quella la nostra prima esperienza “reale”, non sapevo come avrei/avremmo reagito se si fossero presentati più di due singoli. In me erano presenti due sentimenti contrastanti: da una parte regnava sovrano il profondo, incisivo desiderio di fare sesso con più uomini, sotto lo sguardo malizioso ed intrigato di mio marito; dall’altra invece emergevano le mie titubanze, i miei timori per un evento così “insolito”; le mie remore si riferivano soprattutto al pensiero della reazione che avrebbe avuto il mio uomo : si sarebbe eccitato nel vedere sua moglie sfiorata da altri corpi che non fossero il suo?!?; oppure lo avrebbe sopraffatto quell’orgoglio, quel “senso di possesso” maschile che spesso si impadronisce del “sesso forte” in situazioni del genere?!?.
D’altronde, tra i due, era sempre stato lui che aveva espresso le perplessità maggiori sull’eventualità di passare dal gioco virtuale a quello reale anche se poi, in fondo, l’argomento lo aveva spesso incuriosito.
Finalmente raggiungemmo il luogo dell’appuntamento, e con mio enorme piacere capii che non si trattava di un club privè, ma di un tranquillo e molto più “intimo” appartamento, nel quale viveva uno dei singoli in questione; durante il tragitto mio marito aveva parlato al telefono con lui, per accertarsi che fossero già arrivati “tutti” prima di noi. A mia insaputa gli aveva anche proposto di farsi trovare già in stanza, in modo che potessi avere la certezza di chi fosse intervenuto solo all’ultimo momento.
Il cuore mi batteva all’impazzata, mentre salivamo le scale per raggiungere la porta d’ingresso dell’appartamento; mio marito era insolitamente su di giri…..mi provocava con il suo sorriso malizioso, mi “punzecchiava” con le parole; i suoi gesti, il suo modo di fare esprimevano quel senso dell’umorismo che sapevo appartenergli, ma che non aveva mai espresso in quel modo per me tanto prezioso e soprattutto “così adatto alla circostanza”.
Questo sua maniera di agire mi rendeva serena, sicura poter vivere quell’esperienza “liberamente”, di poter esprimere me stessa senza il timore di causargli un torto o comunque di renderlo partecipe di quella mia fantasia “controvoglia”, o solamente per “altruismo” nei miei confronti. Stava succedendo quello che avevo sempre desiderato….un incontro voluto da entrambi, per il piacere della coppia, per il piacere di tutti i partecipanti: avevamo raggiunto quel punto di “equilibrio reciproco” che ci rendeva coscienti del fatto che la nostra unione, il nostro rapporto, il nostro amore fosse la cosa più importante e che tutto il resto avrebbe “ruotato” piacevolmente intorno ad esso, certi della nostra natura rispettosa e speranzosi anche del rispetto nutrito nei nostri confronti da tutti i partecipanti.
Bussai sulla porta d’ingresso, in maniera sbrigativa; quando la porta si aprì, scorsi l’identità familiare di tre singoli conosciuti in chat attraverso alcuni siti erotici, nei quali gli stessi avevano pubblicato il loro annuncio. Lo stupore fu immediato….mio marito non si era smentito nemmeno in quella occasione, facendomi una gradita,….. grande sorpresa.
Mi disse che aveva provato a contattare anche gli altri e che non erano potuti intervenire chi per motivi oggettivi ( la troppa distanza), chi per altri (nella “top ten” avevo - sempre simpaticamente - inserito un fascinoso master che, per ovvie ragioni, non gradiva situazioni di sesso di gruppo).
Di fronte ai miei occhi attenti e compiaciuti c’erano tre singoli tutti per me e di lì a poco mi sarei trovata al centro delle loro minuziose attenzioni….mmmmmmm…..un pensiero che mi martellava i sensi e mi provocava un’eccitazione indescrivibile.
C’era il “mio Brutto maiale”, di Roma….l’uomo che in assoluto avrei voluto incontrare più di ogni altro; c’era il “mio Carnefice”, anch’egli di Roma; con lui condividevo, tra l’altro, la grande passione per le immersioni subacquee; spesso ci eravamo dilettati a simulare, chattando, incontri sessuali in fondo al mare, “giocando” sui ruoli dell’istruttore SUB e dell’alunna desiderosa di imparare da chi ne sa di più……
Con mio enorme, immenso piacere era intervenuto anche il “mio Mr. superdotato”, un trentenne di Milano che mi aveva subito colpito anche per la sua dolcezza infinita.
Tutti e tre avevano in comune il fatto di essere persone semplici, rispettose, non invadenti, dotate di uno spiccato senso dell’umorismo e…..non solo .
Iniziammo a chiacchierare e scherzare, anche per rendere l’atmosfera più “familiare”; tutti e quattro indistintamente mi prendevano in giro, ironizzavano sulla mia statura, sul fatto che di lì a poco si sarebbero divertiti a “rigirarmi come un pedalino”, associando la medesima espressione al mio “formato tascabile.”
Mi piaceva essere al centro dei loro pensieri osceni, dei loro desideri inconfessabili; la preda tanto “rincorsa”, il premio tanto “ambito”….era lì, davanti a loro, pronta ad appagare ogni loro senso.
Erano passati circa venti minuti tra risatine e battute quando mio marito fece notare che il tempo stava passando veloce….sorridemmo tutti.
Con quella battuta aveva dato loro “l’imput” necessario per iniziare; è come se nelle sue parole avessero trovato, a ragione, il tacito consenso di cui evidentemente avevano bisogno per poter dare inizio al gioco, per poter prendere l’iniziativa in una situazione palesemente imbarazzante per tutti.
Mio marito accese la telecamera, voleva riprendere il più possibile e sapevo che sarebbe intervenuto solo in un secondo momento.
“Brutto maiale” fu il primo ad avvicinarsi; si mise di fronte a me, fissandomi negli occhi; sapeva che fossi già eccitata; conosceva molte cose che riguardavano la mia sfera sessuale, quante volte avevamo chattato esprimendo reciprocamente i nostri gusti, le nostre fantasie. Si avvicinò al mio orecchio sinistro e mi sussurrò il soprannome che mi aveva simpaticamente affibbiato (troja virtuale), sottolineando il fatto che da quel giorno in poi avrebbe dovuto modificarne l’aggettivo.
Credevo che mi volesse baciare…lo desideravo intensamente, e lui se n’era accorto.
Non lo fece.
Prese invece la mia testa tra le sue mani e la fece scivolare lungo il suo dorso già nudo; l’odore della sua pelle entrò soavemente nelle mie narici affamate del suo profumo ed andò finalmente a sottolineare la sua identità; potevo esprimermi anche con l’olfatto, il tatto ed il gusto associando finalmente sapori, odori e sensazioni tattili ai tre uomini lì presenti.
Con le mani slacciai la cinta dei suoi pantaloni; aprii la cerniera ed estrassi la punta del suo cazzo già duro; le mie mani erano alquanto freddine (la mia tensione era palpabile) e loro bassa temperatura contrastava piacevolmente con il calore della sua pelle (almeno per quanto mi riguardava!); annusai a fondo il suo odore; iniziai poi a frugare e sondare ogni centimetro di pelle con i polpastrelli delle dita, che almeno per quel che mi ricordi è la parte del corpo in cui sono concentrati il maggior numero di sensibilissimi recettori tattili.
Avvicinai il mio volto ai suoi testicoli, posai le mie labbra su di essi, affondandovi poi tutta la faccia che veniva solleticata dai radi peli che li ricoprivano; il contatto tra le nostre pelli li fece subito ritrarre rendendoli più compatti e turgidi. Con la lingua “assaggiai” Brutto maiale in tutte le sue parti più intime: sfiorai il suo ano, inizialmente disegnando dei cerchi lungo la sua circonferenza; poi ne valicai l’entrata in modo delicato e superficiale; alzai la testa e mi diressi più in alto, passando, sempre con la lingua, dai testicoli all’asta fino al glande e viceversa, avendo cura di tastare con la mano la parte del suo organo genitale che man mano rimaneva “libera dalla mia bocca”.
I miei modi, le mie parole, i miei gesti avevano assunto fattezze che per nulla si addicevano a quelle di una “brava ragazza”; in quel momento tutti e quattro avevano di fronte una donna totalmente disinibita, istintiva, impulsiva, “sensuale”, in quanto ogni istante che passava i miei “sensi” venivano sollecitati cerebralmente dalla “sensazione” di libertà che provavo: libertà di poter esprimere ogni mia emozione, fisica e non con malizia e passione.
Mio marito era a circa due metri di distanza da noi e si stava visibilmente masturbando; aveva lasciato la presa sulla telecamera, ed aveva afferrato il suo cazzo eccitato con entrambe le mani; sapevo bene che la “fellatio” fosse tra le situazioni che maggiormente stimolavano la sua fantasia; ogni tanto ci lanciavamo delle occhiate complici e maliziose, e questo non faceva altro che aumentare la mia eccitazione che veniva “riversata” sul pene di Brutto maiale.
Ero completamente bagnata….Brutto maiale spingeva ritmicamente la mia testa sulla sua asta dritta….non riuscivo a respirare, la saliva fluiva copiosa dai lati della mia bocca, che tenevo aperta senza serrare le labbra sulla sua carne; spesso tossivo ed avevo i conati di vomito; il suo glande gonfio colpiva la mia gola con vigore, e ad ogni spinta i miei occhi si inumidivano e lasciavano uscire qualche lacrima.
I miei gemiti soffocati si accentuarono quando vidi avvicinarsi anche gli altri due singoli, cui mio marito aveva fatto cenno di “approfittare della situazione”.
Mr. superdotato e Carnefice iniziarono a spogliarmi: indossavo dei pantaloni neri attillati sui fianchi e sul fondoschiena, una camicetta bianca a righe trasparenti di taglio maschile, con colletto e polsini rigidi , scarpe nere a punta con tacco molto alto, autoreggenti nere velatissime con balza in pizzo, completo intimo nero e collarino di strass neri con inserto metallico centrale grigio scuro.
Carnefice sbottonò i miei pantaloni e li abbassò quel tanto che basta per lasciare scoperte le natiche, che iniziò a massaggiare con le sue mani grandi e calde: le stringeva e le tastava con tutto il palmo, sembrava quasi che il mio “ingombrante” fondoschiena riuscisse ad entrare completamente nella sua presa.
Ora ero in piedi circondata da tutti e tre “i miei uomini”; in pochi istanti mi ritrovai con indosso solamente le autoreggenti, le scarpe ed il perizoma; l’estremità dei loro arti superiori e le loro bocche si impadronirono del mio corpo….fu una sensazione molto gradevole poter sentire la mia pelle accarezzata da mani che non fossero quelle del mio uomo; mani sconosciute, mani che frugavano il mio corpo con un tocco “diverso” da quello sinora provato: un tocco che rispecchiava la differente personalità dei tre singoli lì presenti.
Mr. superdotato mi sfiorava dolcemente: le sue mani delicate e tiepide sembravano volessero “ridisegnare” i contorni della mia schiena, tanto fosse esplorata lentamente e minuziosamente; Carnefice aveva intrecciato le dita della sua mano con le mia, e l’aveva accompagnata sul suo dorso nudo, soffermandosi sulla zona compresa tra il petto ed il pube, avendo cura di non scendere più in basso dell’inguine….una “dolce tortura”, resa ancora più intrigante dal suo cazzo largo e duro che premeva contro l’esterno della mia coscia (in quel momento si trovava di fianco a me);
Brutto maiale, che era posizionato frontalmente alla mia persona, si rivelò possedere il tocco più audace….senza mezzi termini, con la sua mano decisa e ferma divaricò le mie gambe e accarezzò la balza dell’autoreggente nel punto in cui si univa con la mia pelle, esternando un sublime sospiro di approvazione; spostò il perizoma ed infilò il suo dito medio nella mia vagina; era talmente lubrificata che lo affondò fino in fondo e lo tenne fermo lì, immobile:
…”Ti senti abbastanza piena, troja”….mi sussurrò ansimando;
….”Non proprio, Brutto maiale”…., gli risposi con tono di sfida.
Di colpo sfilò il suo dito medio e lo appoggiò sulle mie labbra…i miei umori bianchi e densi lo avevano impregnato e si erano posati, in parte, sul mio labbro inferiore; con la lingua iniziai ad avvolgere il suo medio, spingendolo contemporaneamente dentro la mia bocca per poter assaporare a pieno il mio fluido biancastro e denso.
“Restituii” il dito a Brutto maiale, e posai lo sguardo sui loro sessi tesi e lunghi; il loro glande aveva un colore acceso, le vene che scorrevano sui lati delle loro aste erano gonfie e pulsanti di eccitazione.
Mr. Superdotato allontanò inaspettatamente gli altri due, mi voltò e mi fece sdraiare sul letto: assecondai la sua iniziativa con immenso piacere, divaricai le gambe e le sollevai, mettendo le mie mani sotto il mio bacino: volevo accogliere il suo enorme cazzo completamente, volevo godermelo in tutta la sua estrema lunghezza e circonferenza; sentii la sua grande cappella sfiorare l’apertura della mia vagina…esitò per qualche istante, forse aveva il timore di farmi troppo male in quella posizione così “aperta”…..ma io ero pronta, lo volevo, desideravo il suo cazzo intensamente; con la mano afferrai il suo pene e contemporaneamente spinsi il bacino in avanti, per invitarlo a penetrarmi.
Il mio gesto lo rassicurò, e affondò il suo enorme membro nella mia fica accogliente e scivolosa. Riuscii a percepire il suo glande che si faceva strada tra le pareti della mia virtù, il gradino della sua asta e a seguire tutto il tronco che riempiva completamente tutto lo spazio disponibile. Gemevo, ansimavo, il tono della mia voce era incontenibilmente alto, ogni nostra spinta era accompagnata dall’inebriante odore di sesso che nel frattempo aveva invaso la stanza.
Mio marito si avvicinò a noi, e fece cenno anche agli altri di seguirlo; sapeva che avevo voglia di sentirmi totalmente “piena”, e, in attesa del “momento opportuno” aveva precedentemente scostato dal muro un divano che si trovava nella stanza.
Brutto maiale si sedette su quel divano; dopo aver tolto il perizoma lo raggiunsi e mi sedetti sulle sue gambe, di fronte a lui, con le ginocchia appoggiate sui cuscini della seduta e le braccia allungate sulle sue spalle e sullo schienale del divano; Mr. superdotato e Carnefice si posizionarono, ovviamente, dietro il divano di fronte alla nuca di Brutto maiale.
Mio marito si avvicinò, si inginocchiò, e con la lingua lubrificò l’entrata del mio ano; solamente il pensiero di quanto stesse per accadere, unitamente alla stimolazione rettale, mi provocò un breve ma intenso orgasmo.
Il mio uomo si alzò ed affondò il suo bel cazzo nel mio pertugio posteriore; dopo pochi istanti anche Brutto maiale entrò nella mia vagina ed iniziò a muovere il suo bacino verso l’alto, mentre mio marito rimase immobile dentro di me, e viceversa.
Afferrai con ciascuna mano il pene di Carnefice e di Mr. superdotato: la mia bocca si spostava alternativamente sul membro dei due uomini in piedi dietro il divano e sulla bocca di Brutto maiale, che, nonostante il suo iniziale scetticismo espresso con smorfie varie, sembrò gradire il gesto.
Ogni mio movimento era accompagnato dalla mia voce; li chiamavo per nome, incitandoli a spingere i loro cazzi con tutta la forza che avevano; ora entrambi muovevano il loro bacino avidamente, spesso in maniera non coordinata, mio marito mi aveva afferrata per i capelli e la loro totale “perdita di controllo” stava creando quella situazione “estrema” che mi aveva sempre intrigata.
Venni parecchie volte.
Mi liberai da ogni loro presa e mi sdraiai sul letto; sapevano tutti e quattro che mi sarebbe piaciuto veder uscire il loro seme sul mio viso, e mi ero messa supina proprio per poterlo ricevere con la forza di gravità in loro favore. Mio marito aveva recepito il messaggio e si posizionò in piedi sul letto, mettendosi lungo il mio busto disteso; inondò la mia faccia di un piacere bianco e pesante che si andò a posare anche sul collo e sul seno.
Gli altri si avvicinarono e si comportarono nella medesima maniera, cercando di dirigere il getto sulla mia bocca spalancata……avevo gli occhi chiusi ed il viso completamente bagnato; per qualche istante godetti del “tepore” emanato dal loro sperma poi, con le dita, raccolsi i loro piaceri dalla mia pelle e li assaggiai….mmmmmmm….il sapore dei miei quattro uomini concentrato sulla mia lingua, nella mia bocca, lungo le pareti della mia gola.
“Una donna ” era stata “posseduta” da tre singoli nel corpo e nella mente;
“Come sposa”, mi sentivo “rivendicata” da un solo uomo, mio marito, che deteneva, oltre al mio corpo e la mia mente, anche il mio cuore e la mia anima.
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17 anni fa
admin, 75
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La poltrona e l\'idraulico jet
LA POLTRONA E L'IDRAULICO JET
Mi chiamo Jessyca,ho 35 anni sono sposata da 7,non ho figli,faccio la parrucchiera.Sono alta 1,68 e peso 59kg,ho le meches bionde la 3a di seno e la mia parte migliore...a detta degli uomini che mi hanno avuta...è il mio fondoschiena.Ho anche un bel viso,occhi marroni profilo regolare,i capelli sono lunghi quasi fino alle spalle ed ho 2 cosce snelle e sode.
Sono sposata da 7 anni con un uomo che all'inizio era fantastico...poi con il passare del tempo la passione per lui si è spenta,ora passa le sue serate tra calcetto,pesca,caccia computer...trascurandomi sempre di +.
Eppure ho solo 35 anni,sono ancora piacente calda e focosa....gli sguardi degli uomini specie quando sono al mare con un bel costumino...o in disco con una mini mozzafiato sono molto eloquenti...mi mangiano con gli occhi,i + audaci guardandomi mi fanno ben capire che vorrebbero scoparmi con gli occhi e non solo......
Insomma il mio essere trascurata aveva aumentato la voglia di sesso in me di giorno in giorno....ho provato varie volte a farlo capire a mio marito...ma a nulla sono servite le mie provocazioni,il mio farmi trovare sdraiata a letto a pancia sotto,mostrandogli il mio culetto sodo ed a mandolino ben aperto e senza mutande...o farmi la doccia lasciando la porta aperta in modo che mi vedesse magari mentre mi insaponavo lentamente la micina......niente....indifferenza,trascuratezza e poco +.
Alla fine ero al limite....avevo la micina in calore e una voglia di cazzo addosso da morirci!!Lui era via per 3 giorni ed io ero sola e la cosa mi faceva non poco piacere.Sicuramente credo che la voglia me la sarei levata,ormai ero veramente in calore ed il desiderio di un uomo che mi scopasse come si deve ormai aveva preso il sopravvento su di me.Peggio per mio marito...dopo tanti segnali ora il ritrovarsi cornuto era la giusta punizione per avermi trascurata ed ignorata,in fondo se le meritava!
Era un sabato mattina...mi ero svegliata verso le 9 con un bel sole tiepido ed avevo deciso di farmi un bagno caldo per iniziare la giornata.Mi alzai,andai in bagno,presi l'asciugamano ed aprii l'acqua calda.
La lasciai scorrere per qualche minuto,poi misi la mano sotto il telefono della doccia.Un getto d'acqua gelida mi colpì la mano...Ma come....e l'acqua calda?Uno sguardo allo scaldabagno mi fece capire che c'era un problema....la temperatura dell'acqua era a 23°...lo scaldabagno era rotto...l'acqua era fredda ed eravamo di sabato...bella situazione!
Presi l'elenco del telefono,non mi restava che chiamare il pronto intervento idraulico nella speranza che qualcuno mi sarebbe venuto a sostituire lo scaldabagno....di sabato mattina la cosa mi appariva difficile ma dovevo tentare.L'idea di passare il week end senza farmi una doccia o lavarmi la testa era insopportabile....e poi sabato sera ero libera,lo scemo di mio marito non c'era ed avevo in progetto una serata disco trasgressiva con un amica...senza doccia la cosa non era francamente possibile!!
Scorro l'elenco...e l'occhio mi capita su un'inserzione di pronto intervento...si chiama idraulico jet....la descrizione dice sempre a disposizione,interventi rapidi ecc...ecc...
Decido per lui....alzo il tel e chiamo.Risponde una segreteria...accidenti...comunque lascio il messaggio e dò l'indirizzo...almeno se mi sentono sanno che ho un problema e sanno dove stò.
Riattacco.Faccio colazione e dò una rassettata alla camera,nella speranza che idraulico jet venga e mi risolva la sgradevole situazione.
Si fanno le 11.Ad un certo punto squilla il tel.Vado a rispondere ed una voce giovane e simpatica mi risponde dicendo di essere idraulico jet,di aver sentito la mia chiamata.Mi chiede da quanti lt è lo scaldabagno e che modello volevo come sostituzione,se il modello Elegant o Normale.Decido per il normale.Mi dice che sarà da me nel primo pom. x sostituirmi lo scaldabagno.
Meno male!!Mi ero rassegnata al peggio invece per fortuna il servizio funziona e avrò l'acqua calda per stasera.
Pranzo con la tv.....tra una notizia e l'altra attendo idraulico jet...sperando che non sia troppo caro.
Alle 3 meno un quarto mi suona alla porta...finalmente è arrivato!!
Ho addosso una vestaglia di seta blu scura,essendo piuttosto pesante non metto il reggiseno,addosso ho un paio di slip neri,mi sistemo in un attimo i capelli per essere presentabile ed apro.
Mi si presenta di fronte un ragazzo piuttosto belloccio....sul metro e 80,capelli corti biondi,occhi marroni,gran bel viso e fisico sportivo.Indossa una maglietta con scritto idraulico jet ed un paio di jeans piuttosto attillati.Scarponcini da lavoro e borsa con gli attrezzi completano il quadro della situazione.
Lo faccio entrare,lo saluto con simpatia.Andiamo in bagno....dà un'occhiata allo scaldabagno e mi dice subito che è partita la resistenza,nulla da fare...è irriparabile.Mi dice che nel furgone ha il sosituto...modello Normale come avevamo stabilito.Monta sulla sponda della vasca da bagno,apre il rubinetto e scarica l'acqua depositata....Dopo 10 min stacca dalla parete lo scaldabagno,lo fà rotolare fino alla porta e lo piazza sul furgone.Leva dall'imballaggio il nuovo,e con molta perizia lo mette al posto del precedente.Attacca la spina,attacca i flessibili....in meno di 45 min è tutto fatto...scaldabagno nuovo e tutto a posto.
Meno male!!A questo punto lo invito per un caffè...e gli chiedo quanto gli dovevo.
Mi dice con volce calda e molto sorniona che sono 150 euro sostituzione ed installazione...il ritiro del vecchio scaldabagno era gratis.Vado in camera da letto....prendo il portafogli e lo pago.
Poi andiamo in cucina x il caffè...glielo avevo promesso....Si parla del + e del meno...gli dico che mio marito è fuori città e tornerà solo dopodomani....lui mi dice che per oggi sono l'ultimo intervento che ha.
Mentre preparo la macchinetta con la coda dell'occhio lo guardo,è un bel ragazzo e mi stà osservando con nonchalances...credo di piacergli e lui piace e molto a me....
Mi presento....ci stringiamo la mano.Si chiama Roberto...ha 28 anni e fà questo lavoro da 3.Abita in città e spesso gli capitano di queste sostituzioni...gli scaldabagni si rompono con facilità perchè nel ns. comune abbiamo un acqua molto calcarea.Mentre parla lo osservo....credo abbia capito che mi piace...Senza essere osservata...mentre beve il suo caffè...allento leggermente il nodo della sottoveste,in modo che se mi chino lo scollo della veste si aprirà un pò facendo ben intravedere il mio seno...lo voglio far eccitare questo stupendo ragazzo...è un occasione che aspettavo da tempo...avere un bel ragazzo in casa e col marito coglione fuori dalle scatole!!
Finiamo il caffè...si alza e mi si avvicina per stringermi la mano.Faccio cadere la mia tazzina,mi chino per raccoglierne i pezzi e voilà ...come speravo ecco che un seno fà capolino dall'ampio scollo della mia vestaglia....
Raccolgo i cocci lentamente....il seno è generosamente fuori dalla mia vestaglia....e lì lo lascio....non la chiudo.....
Lui se ne accorge,un lampo di piacere e di desiderio gli illuminano il viso...Mi rialzo e con nonchalances molto lentamente rimetto a posto la vestaglia....faccio sempre molto lentamente rientrare il seno....intanto lo guardo dritto negli occhi...voglio vedere la sua reazione.
Mi guarda con un sorriso sornione....e si avvicina a me...non mi stacca gli occhi di dosso!!
Un attimo dopo mi è accanto...poso i cocci mentre lui avvicina le sue labbra alle mie....un istante dopo mi schiocca un bacio in bocca delizioso.....mentre mi abbraccia con dolcezza e passione.
Una sensazione meravigliosa mi avvolge....un senso di benessere,quelle braccia che mi stringono,la sua lingua che mi cerca,le sue mani che mi frugano....una senzazione stupenda che avevo dimenticato da tempo si riaffaccia ai miei sensi troppo a lungo sopiti.Nel frattempo con la coda dell'occhio vedo le scarpe con tacco a spillo che erano restate in un angolo lì in cucina......Mi stacco un secondo da lui....solo un attimo e le indosso....ora si che sono davvero una gran fica!!!Lui mi osserva e leggo nei suoi occhi che mi stà dando della grandissima troia....è quello che voglio e con lo sguardo glielo faccio capire.
Lo riabbraccio....ora mi accorgo che si dà un gran da fare...pochi attimi e le sue mani sono dentro la scollatura della mia sottoveste...mi stringe con dolcezza i seni...stropicciandomi i capezzoli...Inizio ad andare su di giri,una serie di OOHHH e di sospiri e mugolii gli fanno capire che stò godendo nel sentire le sue mani sul mio seno.
Non smette di baciarmi con dolcezza,mentre le sue mani iniziano a slacciare la cintura della mia vestaglia.Pochi secondi ed eccola che scivola ai miei piedi...lasciandomi in slip e basta....i miei seni sono incollati al suo petto ora....mentre le sue mani iniziano a frugarmi tra gli slip...è alla ricerca della mia fica,e quando la troverà sentirà che sono molto bagnata per come stà facendomi godere.
Anche io comunque non stò affatto ferma.Mentre mi limona con dolcezza scendo con una mano sui suoi jeans,arrivo alla zip...carezzo dolcemente intorno alla zip finchè non sento un delizioso gonfiore.E' eccitato e parecchio...il mio Roberto!!
Mentre mi inizia a calare gli slip...dopo aver trovato la mia fica bagnatissima....io gli slaccio la cintura dei jeans...che calano come i miei slip ai suoi piedi.
Dopo meno di un minuto sono nuda...mentre lui resta in boxer e maglietta.Gliela sfilo e con sorpresa noto che ha un gran bel fisico...muscoloso e tirato.La seconda sorpresa la trovo quando gli sfilo i boxer...mentre glieli sfilo mi scatta come una molla davanti agli occhi un cazzone da sogno.....eretto...duro....piuttosto largo....ed ha due stupende palle sode e dure...segno che è un pò che non viene....non potevo desiderare di meglio!!
Si leva gli scarponcini...siamo nudi uno di fronte all'altra...non riesco a staccare i miei occhi dal suo cazzo...ne sono ipnotizzata.
Se ne accorge...resta in piedi come una statua davanti a me...infine mi appoggia una mano sulla spalla e lentamente mi spinge verso il basso....pochi secondi dopo sono in ginocchio davanti a lui....ho il nasino a 2cm da quel fantastico cazzo...lui mi guarda dall'alto con il solito sorrisetto sornione...in quel momento ho la fica fradicia ed una voglia indescrivibile di prenderglielo in bocca!!!
Avvicina la cappella alla mie labbra...lo guardo dritto negli occhi...voglio che veda per bene che voglia ho di leccarglielo...me lo deve leggere negli occhi che sono una gran troia.....
Socchiudo le labbra ed accolgo con un lungo mugolio la cappella in bocca...un delicato ma ben chiaro MMMMHHH mi esce dalle labbra mentre inizio a leccare con una voglia pazzesca la cappella.Lui mi appoggia una mano tra i capelli ed inizia a farmi pompare con dolcezza quel meraviglioso cazzo che mi ha messo in bocca.
Godo come una pazza mentre inizio un dolce su e giù....l'asta scorre nella mia bocca aiutata dal movimento che mi fà fare con la testa...un continuo susseguirsi di MMMH...AHHH accompagnano il mio pompino...inutile negarlo o star zitta....stò godendo come una vera zoccola nel tirare quel favoloso pompino!!Vado avanti un pò....lo sento che gode....il ritmo lo decide lui....alterna affondi a leccate + brevi...Quando affonda non immagina come godo...mi sento quel cazzone da sogno che mi entra in gola...ne vengo quasi soffocata.Dopo un pò mi ferma....l'asta era durissima...segno che era vicino a venire....Mi rialzo e mi sdraio nella poltrona che era lì vicini a noi,lui mi è addosso,mi apre leggermente le cosce e sdraiandosi ai miei piedi inizia a leccarmi la fica con passione e gran voglia.Ci sa fare il mio Roberto...mi lecca proprio bene alternando colpi con la punta della lingua al clitoride ad affondi a lingua piena dentro le mie grandi labbra...godo come una vera troia mentre mi lecca...con due dita inizia ad aprirmi le labbra scoprendo il clitoride.Pochi attimi ed inizia a tempestarmelo di colpi con la punta della lingua,mi stà facendo impazzire...non vedo l'ora che levi la lingua e mi ci metta il cazzo!!!
Mi lecca ancora...infine è pronto...mi guarda con dolcezza e mi dice..."Jessyca ora ti voglio proprio scopare....6 favolosa...!!"
Mi fà alzare...si siede in poltrona...lo guardo un attimo...è delizioso!!Sta a cosce aperte,seduto in poltrona....con un cazzo dritto da favola...un delizioso paletto di carne svetta tra le sue cosce...sono in estasi al solo pensiero che mi siederò su di lui impalandomi quel cazzo da favola tutto nella fica!!!
Lo guardo dritto negli occhi mentre metto le mie cosce sopra le sue,lui chiude leggermente le sue cosce,io con una mano impugno la cappella e la appoggio alla mia fica,poi lentamente inizio a scendere su di lui.Mentre scendo inizio a baciarlo con passione,voglio senta come godo a prenderlo nella fica!Scendo e mentre lo faccio sento la mia fica che si schiude...cm dopo cm quel cazzo da sogno si fà strada in me....la mia fica abbondamente lubrificata dal piacere provato nel farmela leccare accoglie il suo cazzo senza fatica.Un lungo e profondo AAAHHHHH mi sfugge dalle labbra quando sento le sue palle appoggiarsi al mio pancino....segno che l'ho preso tutto fino in fondo nella fica....mi sono impalata superbamente tutta su di lui.L'immagine che vede è di una signora piuttosto carina impalata sul suo cazzo...con i tacchi a spillo spinge e si fà scopare superbamente...mi deve immaginare una magnifica troia ed in effetti con lui ora lo sono al 100%!!!
Inizio a muovermi facendo leva sulle mie cosce,lui mi bacia con passione,mi lecca i capezzoli ed il collo....io lentamente inizio ad andare su e giù su quel magnifico paletto di carne...ad ogni affondo sento la mia fica spaccarsi....lui non immagina come ci goda ad impalarmi così su di lui....me lo sento fin nel pancino ed ogni volta è un piacere immenso!
Mi appoggia le mani sul bacino ed inizia a spingermi verso di lui...colpo su colpo mi impala con forza....sento il suo pube incollato al mio...le sue palle che strusciano sulle mie grandi labbra...lo stò veramente prendendo tutto fino alle palle...dio come godo quando mi spinge a forza su di lui!!
Andiamo avanti così a lungo...mi scopa magnificamente...poi si ferma di colpo....e mi dice di alzarmi.Non capisco cosa voglia fare ma lo assecondo.Il suo cazzone esce dalla mia fica,mi alzo e resto in piedi davanti a lui.Sono nuda solo con le scarpe con i tacchi a spillo.Mi guarda con dolcezza,poi mi dice di girarmi...mi vuole vedere di schiena...
Mi volto appena e resto ferma dandogli la schiena....sono un pò stupita...non capisco cosa voglia fare e perchè mi abbia fatta alzare per girarmi....
Dopo pochi attimi giro la testa....sono curiosa di capire che stà succedendo.Lo guardo negli occhi...e lui mi dice:"Mio dio jessyca...6 favolosa....hai un culetto da sballo...a mandolino..sodo...sporgente...hai un culetto meraviglioso!!!"
In un attimo realizzo,il mio Roberto ha visto che ho un gran bel sedere e vuole assaggiarlo!!!
A questo punto la troia che è in me prende il sopravvento...non lo faccio + parlare....mi avvicino a lui di schiena e gli dico:"Porco...lecami per bene il culetto...insalivami...lubrificami per bene...."
Poi mi metto con il sedere vicino alla sua bocca....un attimo dopo la sua lingua rasposa inizia a leccarmi il buchetto del sederino...e non contento con le mani inizia ad allargami il sedere per leccarmelo meglio.
Godo di brutto....sentirmi stuzzicare il buchetto così è per me un piacere delizioso....e poi mi immagino quando mi siederò su di lui facendomi spaccare il culetto magnificamente da quel cazzo da favola!!!sono decisamente zoccola e quel ragazzo mi piace un casino...ogni freno inibitorio è perso e la troia a lungo addormentata ora è libera di sfogare tutte le sue voglie!!
Dopo avermi a lungo insalivato mi sento pronta.Sono in piedi sui miei tacchi a spillo....gli faccio chiudere le cosce,solo il suo cazzo magnificamente eretto resta in visione,con una mano impugno quel paletto di carne meraviglioso....apro per bene le gambe allontanandole l'una dall'altra...e lentamente avvicino la cappella al mio buchetto del sedere....Scendo lentamente...finchè non sento chiaramente la cappella appoggiarsi al mio buchetto.In quel preciso istante un brivido erotico intenso..come una scossa elettrica attraversa il mio corpo....un fremito di piacere mi assale,quella sensazione stupenda di sentirmi appoggiare la cappella al sederino mi elettrizza dalla testa ai piedi.
Appoggio la cappella al culetto....poi molto lentamente piego le ginocchia ancora un pò....un delizioso OOOOHHHHH mi esce dalle labbra mentre sento distintamente il buchetto che si apre....la cappella scivola dentro dilatandomi il buchetto...sento lo scalino della cappella che mi entra dentro....un godimento incredibile mi avvolge!!
Molto lentamente continuo a piegare le ginocchia...delicatamente la cappella è passata...ora inizio a prendere l'asta nel culetto....dio come godooooooo!!!!!!Mi mordicchio il labbro inferiore mentre chiudo gli occhi dando così ancora maggior risalto al mio godimento....ad occhi chiusi sento ancora di + la deliziosa sensazione di sentirmi impalare tutta!!!Mordicchio ancora il labbro mentre continuo a scendere su quel cazzone da sogno....mamma mia sembra non finire mai!!
Cm dopo cm scendo ancora....ormai il culetto è dilatato...godo da morire...infine sento le sue stupende palle che si appoggiano al mio buchetto...segno che l'ho preso tutto....oohhhhh l'ho preso tutto nel culetto....dio come mi sento piena!!Ora mi appoggio alle sue cosce....non devo + far leva sulle mie gambe....ora col il mio peso mi impalo tutta su di lui....è bellissimo!!
Roberto che fino a quel momento era rimasto in silenzio ora sbuffa di piacere....mi inizia a leccare la schiena...mi dice parole dolcissime....mi lecca il collo....è in estasi con me.
Faccio passare ancora qualche attimo,così facendo abituo il mio buchetto a quel cazzone e permetto al mio sederino di dilatarsi per bene...ho in mente di farmi inculare di brutto e quindi devo essere rilassata e pronta.....infine inizio a far leva sui miei tacchi,sulle mie gambe...inizio a salire lentamente di qualche cm per poi risprofondare tutta su quel cazzo che mi impala tutta.
Dopo qualche prova sono pronta....inizio a salire spingendo con le gambe....arrivo quasi fino alla cappella poi mi lascio andare abbastanza velocemente verso il basso....in pochi attimi cm e cm di cazzo mi scivolano nel culetto fino alle palle....è una sensazione indescrivibile sentirmi impalare così....godo come una zoccola e una serie di mugolii e urlettini contornano la scena ogni volta che salgo e riscendo.
Roberto è ammutolito dal godimento....gode come un porco e solo di tanto in tanto si lascia andare ad un SIIII JESSYCA SIII...mentre mi sente scendere di peso sul suo cazzo.Io sono in estasi....salgo e scendo ormai con un buon ritmo....mi stò facendo letteralmente rompere il culetto in un modo sublime....Ogni tanto un misto di dolore-piacere mi assale...mi mordicchio il labbro inferiore mentre scendo...il buchetto è si dilatato ma col peso del mio corpo sento chiaramente che si stà sfondando decisamente per bene...e la cosa mi dà un'ulteriore brivido di piacere.
Vado avanti ancora un pò...ad ogni discesa che faccio sul suo cazzo dalla bocca mi escono dei AHHHH......OOOHHH.....SIIIIIIII.......GODOOOOO.....è un'insieme continuo di godimento che ormai mi circonda nel farmi inculare tutta.
Roberto allunga di tanto in tanto una mano e mi strofina la fica....ho il clitoride turgidissimo segno che godo come una vacca nel farmi inculare tutta così!!!Lui seduto in poltrona,io piantata sui miei tacchia spillo...le mie cosce sopra le sue,la mia schiena sul suo petto....il suo stupendo cazzone tutto piantato nel mio culetto...un'insieme di cose che mi stanno facendo godere in un modo inimmaginabile....
Ad un certo punto sento che Roberto inizia a sbuffare...segno che è vicino a sborrare...
Ho il culetto in fiamme....il buchetto tremendamente dilatato...decido che è giunto il momento di farlo sborrare.
Mi punto sui tacchi....salgo e delicatamente faccio uscire dal mio culetto il suo cazzone...un AHHHHH mi esced alle labbra mentre sento il suo cazzo che esce dal mio sedere....un senso di bruciore intenso mi avverte che decisamente ora ho il sederino rotto...ci passo un dito e avverto chiaramente il muscoletto del buchetto slabbrato ed aperto....dio mio che buchetto dilatato mi ritrovo....resta aperto e sfondato mentre mi inginocchio ai piedi di roberto che resta in poltrona come un re sul trono!!
Ha il cazzo dritto...magnificamente eretto.....appoggio le mani alle sue ginocchia ed avvicino le mie labbra alla sua cappella....lo prendo in bocca ed inizio a tirargli un pompino da sogno...anche se sò che durerà poco,è troppo tempo che tiene duro...prima il pompino...poi mi ha scopata poi mi ha inculata insomma è molto vicino a sborrare.
vado su e giù con dolcezza..lentamente...lo voglio far impazzire come lui ha fatto stupendamente impazzire me.Lecco le palle...l'asta..la cappella....delicati colpi con la punta della lingua sul glande...inizia a sbuffare + forte....è vicino!!Infine eccolo....inizia a sborrare!!!istintivamente dalle mie labbra esce un OOOHHH SIIII SBORRAAAAA.....apro le labbra rimanendo a bocca aperta e nel mentre appoggio la lingua al suo glande....lo lecco piano piano mentre caldi schizzi di sborra mi colano in gola...altri mi arrivano sul viso....sulle guance...sul nasino.Lui gode forte....rantola dal piacere mentre mi dà della troia...della puttana....gli ultimi schizzi mi colano dalle labbra mentre lui risprofonda in poltrona vinto da un orgasmo magnifico.
Mi rialzo....deglutisco con un MMMHHH,voglio che senta come goda ad ingoiare la sua sborra denza a calda....
Lui resta in poltrona inebetito...io vado in bagno a sistemarmi ed a fare pipì.Mentre mi siedo sul water sento chiaramente il culetto ancora dilatato...dio che culo mi sono fatta fare dal mio stupendo amante...che grandissima troia sono stata con lui!!
Finisco....esco...apro l'acqua calda che finalmente esce senza problemi.Tappo la vasca e la lascio riempirsi lentamente.Lui si è alzato e rivestito,ma nel suo viso sono chiari i segni della battaglia avuta su quella poltrona.
Mi abbraccia...mi bacia con dolcezza dicendomi:"jessyca il mio numero ce l'hai...quando vuoi e quando non c'è lui...mi puoi chiamare..sappi che per te ci sono sempre!!"
Gli sorrido...lo bacio con dolcezza e gli rispondo che lo farò senza dubbio.
Esce mentre il sole tramonta....resto un attimo sulla porta...poi rientro per farmi quel benedetto bagno caldo....credo di essermelo proprio meritato.
FINE
Commenti,giudizi ed apprezzamenti di ogni genere sono sempre graditi.Sarei felici di leggerli perciò mandarmeli a:
[email protected]
70
13
17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Il rientro
Le vacanze sono trascorse, ci siamo tenuti in contatto chiamandoci di
tanto in tanto e inviandoci messaggi stuzzicanti, accendendo l’uno all’
atro desideri irrefrenabili ed una grande voglia di possedersi ancora.
Sei venuto da me, ecco che attraverso la piazza: ho i capelli sciolti
che ondeggiano sotto un fievole alito di vento, e dai tuoi occhi leggo
la gioia nel rivedermi. Ti butto le braccia al collo e stringo il tuo
corpo contro il mio, il tuo profumo pervade le mie narici, mi è
mancato, mi è mancato il tuo corpo morbido e mi sono mancate le tue
teneri labbra che in questo momento si stanno poggiando sulle mie per
schiudersi tra qualche attimo in un avvolgente bacio.
È sempre bello rincontrarsi e riscoprirsi: “hai una nuova luce” mi
dici, ti chiedi cosa ho combinato durante le vacanze dato che al
telefono non mi sono sbottonata.
Stasera ho una gran voglia di parlare, ho parlato per tutta la cena
raccontandoti le piccole birichinate che ho fatto e tutti i desideri
che le tue chiamate mi hanno suscitato.
La serata sta giungendo quasi a termine, siamo in macchina e ci
dirigiamo verso casa mia, ti volti a guardarmi e noti il mio sguardo su
di te, la mia bocca raggiunge il tuo orecchio e sussurrando ti dico:”
non voglio andare a casa, dirigiamoci sui colli”. Senti la tua mano
poggiarsi sulla tua gamba, vicinissima all’inguine, senza pensarci due
volte ti dirigi verso i colli sperando di trovare al più presto una
stradina dove poterci fermare. La mia mano cerca il tuo pene, emetto
uno squittio di meraviglia sentendo la tua rapida erezione, lo stringo
attraverso la stoffa dei pantaloni, so di doverlo liberare al più
presto, e mentre i tuoi occhi cercano un posto adatto, scosti la mia
mano e fai scendere la cerniera, ma non basta, allora slacci la cintura
e sollevandoti calo pantaloni e boxer fino alle ginocchia. M’impossesso
del tuo pene con entrambe le mani, lo avvolgo, lo stringo, lo
massaggio. Ecco che la mia passionalità si impossessa di me, il mio
viso inizia a cambiare forma, non sono la Carla di qualche ora fa,la
mia bocca cerca la tua, ma devi guidare, allora esploro il tuo collo, i
guizzi della mia lingua ti fanno fremere.
Sbottono la camicia , l’apro, la spalanco, sei discinto e pressoché
nudo, fremi sempre più nel sentire la mia bocca scendere, appropriarsi
di un tuo capezzolo, suggerlo. E’ una cosa che ti fa impazzire e alla
quale non resisti, premi sul mio capo, non mi faccio pregare e scendo
rapidamente, il mio alito precede di poco il calore della mia bocca. E’
con sguardo smarrito, quasi disperato che cerchi una stradina,senti la
mia bocca aprirsi, scendere, ingoiarti, le mie labbra vanno su e giù
sul tuo cazzo. Ecco una strada sterrata, volti, è poco più di un
sentiero, i sobbalzi della macchina non fermano il mio fellatio, il
timore di lasciarmi sfuggire l’oggetto dei miei desideri mi inducono ad
aspirarlo, a succhiarlo quasi ne fossi affamata. Non so come hai fatto
a resistere sento che stai per raggiungere l’orgasmo tenti di fermarmi
ma continuo a suggerti, a far andare la bocca ed un sorriso malizioso
si posa sulle mie labbra quando sento lo zampillo colpire la mia gola,
sollevo il capo e con gioiosa meraviglia aiuto il tuo orgasmo menando
con la mano il tuo cazzo, la mia bocca cala, ti ingoia, risale, cala
nuovamente . . . So che ti piace la bocca in quegli ultimi movimenti,
accarezzi i miei capelli mentre succhio il tuo seme fino all’ultima
goccia. Dolcemente sollevo il capo e mi baci, nella bocca lo sperma ha
un sapore particolare, non ti vergogni di leccare le mie labbra
luccicanti.
Mentre mi raddrizzo sul sedile, scendi dalla macchina inciampando nei
pantaloni, li togli e ti strappi quasi di dosso la camicia, mi guardi.
Sei nudo, completamente nudo, il chiarore della luna piena rischiara la
radura di una luce pallida che permette di vedere ogni cosa, più in là
è ferma una macchina, le portiere sono aperte, la luce ne illumina l’
interno dove una coppia si è interrotta dal fare all’amore e i due sono
volti verso di noi e ci guardano. Scendo, faccio il giro della vettura
e ti vengo incontro. Resto meravigliata nel trovare il tuo pene ancora
semi eretto, lo prendo con entrambe le mani, lo massaggio in modo
talmente soave che acquista subito consistenza, guardo l’altra coppia
che rassicurata ha ripreso il suo piacere. Capisci che sono eccitata,
la possibilità di essere vista da estranei ha acuito la mia libidine.
Non mi oppongo alle tue mani che hanno iniziato a spogliarmi, lo fai
senza fretta con gesti lenti, quasi che il denudarmi facesse parte di
una liturgia.
Il luogo è deserto, gli unici rumori sono i canti delle cicale, vicino
a noi ci sono alcuni tavoli da pic nic dalle spesse assi di legno,
sembrano messe lì apposta per aiutare le effusioni degli amanti, l’ora
inoltrata rende estremamente remota la possibilità che qualcuno possa
disturbarci.
Prendi la mia mano e mi conduci verso uno dei tavoli, mi sollevi
facendomi sedere. Mi lascio andare sui gomiti e sollevo le gambe
poggiando i piedi ai lati del mio sedere. “Cielo quanto sei bella”
esclami, le tettine dai capezzoli tesi puntano in modo impertinente il
cielo stellato, la mia espressione di una dolcezza infinita contrasta
col mio sguardo di sfida. Cogli l’invito delle mie cosce che si aprono
e ti chini fra di esse immergendo il viso a gustare la mia figa, la tua
bocca la copre, la tua lingua entra in essa ad assaporare i succhi
della mia eccitazione, e le tue orecchie odono i miei gemiti di
piacere.
Ma un altro rumore copre la mia voce, quella della femmina che in
ginocchio sopra il tavolo accanto al nostro cerca di resistere alle
spinte del maschio che sopra lo stesso tavolo la sta prendendo alla
pecora, entrambi ci stanno guardando apertamente come a prendere spunto
dalle nostre evoluzioni.
Le mie dita si insinuano sotto la tua bocca ad allargarmi la vulva per
dartela aperta mentre con piccoli scatti del bacino vengo incontro alla
tua lingua. Il liquido asprigno che invade la tua bocca e che assapori
come fosse un liquore ti dice dell’avanzamento del mio piacere, anche
le mie grida ti dicono che manca poco . . . Il momento è troppo bello
perché termini così presto, scendi con la lingua seguendo i miei umori
fin fra le mie chiappette e quando con questa incontri le pieghine del
tuo buchetto contratto ti accorgi delle mani scese ad aprirmi le
natiche. Sono tutta un fremito, dalla mia bocca escono parole di
supplica, sto per venire. Risali a ritroso il cammino percorso, ora la
figa ha un sapore più intenso, con un movimento offro il clitoride alla
tua bocca, lo lecchi, lo mordicchi, lo succhi, mi muovo
disordinatamente come a sfuggirti ma le mie mani ti tengono premuto
contro di me . . . Urlo mentre mi inarco completamente, passi le mani
sotto il mio sedere e mi mantieni sollevata mentre banchetti con la mia
figa. Con un ultimo grido mi faccio pesante e vengo in spasimi che mi
fanno fremere. Lentamente riapro gli occhi ti guardo e ti sorrido, non
mi avevi mai vista così, ho un espressione diversa,di beatitudine,
felicità.
Ti avvicini al mio corpo sognando, insieme a me, i momenti di passione
che ci accompagneranno per tutta la notte.
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1
17 anni fa
senza1pensieri,
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Ultima visita: 16 anni fa
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A milano da un giorno
sono a Milano per lavoro da due giorni, il primo accendendo il mio pc ho trovato un messaggio su Desyderia molto intrigante di un bel ragazzo milanese bendotato, che aveva apprezzato le mi foto e si rammaricava x la distanza che c'era tra noi ...ho chiesto il suo cellulare l'ho chiamato e gli ho detto di incontrarci al buio.....fuori un noto ristorante di Mi..........ha accettato subito. Avevo la pelliccia sotto completamente nuda e molto umida di piacere........alle 23 è arrivato con la sua mini.. sono salita e in piazza ho iniziato a succhiare il suo cazzo già duro e grande.......lui era eccitatissimo allora gli sono montata sopra e mentre succhiava ingordo i miei capezzoli turgidi me lo sono scopato come una cagna in calore........poi completamente bagnata e vogliosa mi sono allargata il culetto e con una botta sola l'ho infilato tutto nel culo dove lui ha sborrato con forza mentre toccando il mio clitoride mi faceva urlare di piacere.......poi sono scesa ho chiamato un taxi e l'ho lasciato lì ancora grondante di piacere.........
11
5
17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
La prima esperienza di sottomissione
Prima esperienza di sottomissione.
E' iniziato tutto con internet.
Un rapido scambio di mail, qualche richiesta e alla fine la mail che da tanto aspettavo.
"Questo è il numero di Padrone Stefano, chiama.
" Non me lo feci ripetere due volte, il cuore batteva a mille.
Chiamai, la voce del padrone era forte e sicura.
Mi diede appuntamento per il giorno dopo.
Erano una coppia, Padrone e Padrona, avevano già uno schiavo, e dopo tanto tempo di fedele servitù volevano regalargli un giocattolo, e io ero quello che cercavano.
La notte dormii poco, l'agitazione cominciava a salire.
La mattina mi diressi verso la loro abitazione, l'indirizzo era chiaro, e fortunatamente molto vicino a casa mia.
Suonai, il cuore in gola, mi invitarono a salire.
Arrivato davanti al portone, una bella donna sulla quarantina mi fece entrare in casa, finalmente conoscevo i miei Padroni.
Non mi rivolse parola, si sedette sul divano vicino al marito.
Mi squadrarono in piedi, vestito.
Il Padrone ordino di spogliarmi, voleva vedere se avevo eseguito l'ordine di depilarmi.
Mi spogliai, prima la maglia, poi le scarpe, le calze, i pantaloni.
Rimasi in mutande, indugiai un attimo di troppo, e il Padrone mi sgridò, disse che dovevo fare esattamente qualsiasi cosa loro mi dicessero se non volevo incappare in punizioni.
Mi tolsi le mutande, mi sentivo per la prima volta a disagio.
Io solo, nudo davanti a due persone che mi fissavano. Si avvicinarono, e guardarono compiaciuti il loro nuovo gioco.
Le mani sapienti del Signore mi toccavano, i capezzoli turgidi dall'eccitazioni, vennero più volte tirati, il mio buchetto depilato accarazzato dolcemente, il mio sesso masturbato per pochi secondi.
"In ginocchio".
A quest'ordine mi misi a quattro zampe vicino al divano.
"Aspettaci qui" mi disse il Padrone.
I due Signori si allontanarono, dopo poco arrivarono entrambi, seminudi, con addosso soltanto l'intimo e in mano una bottiglia di buon vino, e due calici.
"Ora noi giocheremo un po', tu non devi fare niente finchè noi non ti diciamo nulla".
Detto questo appoggiarono sulla mia schiena i calici e iniziarono a parlare tra loro.
Dopo breve tempo, sulla mia schiena furono poggiati anche i loro deliziosi piedi.
L'oggetto principale del mio desiderio, i loro magnifici piedi, erano poggiati su di me.
Finalmente mi sentivo una creatura sottomessa.
Ormai era passata quasi mezz'ora e quella posizione iniziava a darmi fastidio.
La Signora se ne accorse.
"Inginocchiati davanti a me, e pulisci bene i miei piedi, e dopo i miei pulisci quelli del tuo Signore".
Obbedì, e con cura iniziai a leccare e baciare i piedi dei miei padroni. La mia lingua si insinuava tra le dita, sulla pianta profumata, come se fossi nel bel mezzo di un rapporto orale, succhiavo con avidità e dolcezza allo stesso tempo quelle splendide dita.
Le unghie lunghe e perfette si scontravano con i miei denti. Era il turno del padrone, il suo piede, grande ma completamente depilato, mi sfiorò la bocca, che lentamente si aprì fino a far entrare le sue lunghe dita.
Morbido come non avrei mai pensato, dal sapore del legno delle sue infradito, continuavo a baciare quei piedi che fino ad ora ero riuscito a vedere solo in foto.
Volevo masturbarmi, avrei voluto venire in quel momento.
Ma sapevo che avrei fatto una cosa sbagliata e non voluta, e mi trattenni.
"E bravo il nostro cane" disse la Padrona, "Ora vai in cucina, sul tavolo ci sono un po' di giochini li riconoscerai da te e mi raccomando, vai a quattrozampe".
Andai, per terra su una busta c'erano due cetrioli, diverse zucchine e alcune banane.
Senza indugiare presi gli ortaggi e li portai ai padroni, sapevo che a loro piaceva penetrarsi con la frutta.
"Vai in quell'angolo, potrai solo guardarci mentre giochiamo, e se ti tocchi verrai scudisciato a dovere capito?" Annuì con la testa e mi precipitai nell'angolo.
I Padroni iniziarono a giocare con gli ortaggi, non avrei mai pensato che anche l'ano del padrone fosse così aperto.
Non toccarsi fu una cosa durissima.
Vidi le loro facce felici, pieni di eccitazione e gioia.
La loro felicità, si concluse con una scopata eccezionale, ma proprio nel momento di massima eccitazione, il Padrone uscì dalla sua Signora, e le venne sui piedi.
"Vieni qui cane", mi avvicinai, "Pulisci i piedi della tua Padrona, e non sprecare nemmeno una goccia di questo nettare prezioso".
Ripulì i piedi della Signora, dal caldo seme del Padrone, non avevo mai assaggiato lo sperma, e quando lo finì tutto ne volevo ancora.
Mi sentivo una troia affamata di sesso.
"Bravo, ora però tocca anche a te giocare al nostro gioco preferito, sdraiati sul divano, piccolo".
Mi sdraiai come da ordini della Padrona.
Il Padrone mi prese i piedi e me li portò dietro la testa.
Avevo ormai intuito qual'era il mio destino.
Era la prima volta che venivo penetrato, un po' di paura prese il largo in me.
Mentre il Padrone mi legava e accarezzaza i piedi, la Padrona mi bagnò il mio buchetto con una sostanza oleosa, e poi con la carota, il più piccolo degli ortaggi iniziò a penetrarmi.
Subitò fù dolore, ma poi il piacere prese il suo posto, e piano piano la zucchina prese il posto della carota.
Il Signore mi accarezzava i piedi, e questa cosa mi rilassava.
"Vedo che anche se è la prima volta sei ben aperto" mi disse la Signora.
La mia risposta fu un mugolio di piacere, che il Padrone zittì mettendomi il suo scettro in bocca.
In quel momento sentivo l'estasi in me, il Padrone che mi comandava di succhiare il suo membro mentre le sue mani mi accarezzavano, la Padrona che ormai armata di cetriolo, mi penetrava con foga. Il Padrone venne dentro la mia bocca, bevvi tutto il suo dono.
Con violenza la Signora tolse il cetriolo da dentro di me, dovevo avere il buchetto allargatissimo.
Mi infilò dentro un plugin. "Per oggi abbiamo finito, questo è solo l'inizio, ti ho lasciato un regalino dentro di te, domani voglio ritrovarlo allo stesso posto".
In silenzio mi vestì e me ne andai, ancora eccitato e con una nuova parte di me in corpo.
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Maria
Io sono una di quelle che quando ne ammazzano una la chiamano puttana.
A diciotto anni lasciavo il paese, con poche lire in tasca e molte speranze. Erano in tanti a partire in quegli anni dopo la guerra, chi andava all’estero e chi come me saliva al nord. Ottenuto un indirizzo da un’amica mi ero sistemata all’ “Osteria del Naviglio” di Milano. Mio padre era morto da qualche anno per cirrosi e mia madre doveva badare ai fratelli più piccoli e con la misera pensione cercare di mandare avanti la famiglia. Avevo una formazione di parrucchiera in tasca e questo avrebbe dovuto assicurarmi da vivere, almeno così credevo. Ma il lavoro non arrivava e i soldi finirono. Ero una bella ragazza, con i capelli neri, lunghi e ondulati, un viso dolce ma innocentemente provocante. Di questo si era ben presto accorto anche il macellaio e non aveva impiegato molto a farmi capire che le bistecche avrei potuto pagarle anche in altro modo.
-Buon giorno signora, cosa le posso servire oggi?- dice il cameriere.
-Un buon caffè francese, come tutti i giorni, Jerome! Sono sei anni che frequento il “Bistro’ de la Tour Eiffel” e Jerome è sempre così gentile da chiedermi cosa desidero! Rimorsi? Non era il momento di guardare dentro la coscienza, io davo e ricevevo e tanto mi bastava. Dopo il macellaio si aggiunsero il fruttivendolo e i milanesi con le lire e così, quasi senza accorgermene, entrai nel giro. Spedivo qualche soldo a mia madre, poi, man mano che il tempo passava, il paese sembrava allontanarsi, quasi estraneo dai miei pensieri, poi ho smesso di scrivere e di soldi non ne ho più inviati. Nei momenti di stanca o per riprendermi dal freddo entravo nel bar, scambiavo qualche chiacchiera con Pepè, anche lui del mio paese, poi, man mano che le ore si facevano piccole, prendevo un caffè sempre più ristretto, almeno fin quando l’osteria non chiudeva; ogni tanto pagavo, la maggior parte delle volte contraccambiavo. No, non facevo distinzioni, non potevo scegliere, giovani, anziani, morti di fame e signori. Come ho già detto io davo e loro ricambiavano in moneta e questo era quello che mi importava. Pepè, a suo modo, mi voleva bene, sperava che andassi a vivere con lui, ma miseria con miseria avrebbe portato solo ulteriore miseria. Ogni tanto mi trasferivo in campagna, nelle locande di piccoli paesi lombardi, per la quindicina di battaglia; chi è del mestiere sa cosa vuole dire. Tornavo distrutta ma con una buona riserva in tasca la quale mi permetteva di non uscire per un paio di sere e di togliermi qualche sfizio. Tanto guadagnavo e tanto spendevo, finalmente l’agiatezza avrebbe avuto il sopravvento sulla povertà, mi sentivo orgogliosa di poter dire di avercela fatta, di essere arrivata al punto laddove il potere e l’energia effimeri del denaro ti fanno sentire improvvisamente una persona rispettabile e ti pone su un altro piano nella scala sociale, ma quante illusioni; dopo la guerra c’era fermento economico, i commerci riprendevano, arrivavano sul mercato i primi testimoni del progresso, l’utilitaria, la lavatrice e il frigorifero. Ricordo di essere stata una delle prime, almeno nel quartiere, a possedere un televisore e prima ancora ad acquistare una macchinetta per la preparazione del caffè con un gruppo a pistone, della quale andavo fiera. La portavo con me durante le settimane fuori Porta dove, quasi mai, si usciva dalla camera. Ho sempre abitato nel monolocale sopra l’osteria e consideravo il bar come il mio soggiorno,
praticamente un appartamento su due piani. Nei momenti di riposo trascorrevo ore, tra un caffè e l’altro, a riflettere sulle pazzie del passato e a tessere improbabili sogni per il futuro. Ripensandoci, la mia vita è sempre stata contrassegnata dal caffè che amavo e gustavo fino in fondo e gusto tuttora nelle diverse varianti: per anni la giornata è iniziata con un espresso cremoso, untuoso e carico di gusto, quello che buttavo giù d’un fiato e che mi copriva tutti gli odori e le porcherie della notte, che mi permetteva ancora una volta di voltare pagina, con la lingua pressata sul palato e gli occhi chiusi per assaporare, fino all’ultima sfumatura, gli aromi più nascosti, seguìto subito dopo da un caffè più lungo, che sentivo salire dolcemente al cervello per diffondersi in seguito su tutto il corpo e farmi capire che ero veramente sveglia; oggi lo preferisco alla francese, preparato nei due classici bricchi. Un mio cliente una volta mi aveva messo al corrente, a proposito di questa passione, di avere un amico che si chiamava Voltaire, almeno così mi pare, che del caffè diceva: - ho continuato ad avvelenarmi per più di cinquant’anni e non sono ancora morto -
-Lo zucchero per favore, Jerome!- E’ un bravo ragazzo ma tanto sbadato!
Sono rimasta a Milano per cinque anni poi lentamente ma inesorabilmente l’ambiente andava facendosi sempre più ostile, erano arrivate altre donne nel quartiere con i loro uomini a dettare legge; dovevo adattarmi alle nuove regole o altrimenti cambiare aria. Optai per la seconda soluzione. Pepè
era già partito, invaghitosi di una rossa del Lodigiano si erano trasferiti a Como dove, mi si diceva, avevano creato un loro giro. Per pochi soldi vendetti tutto e lasciai l’Italia per la Francia, senza rimpianti e senza mai voltarmi indietro. Mi rimase la macchinetta per il caffè, testimone di un periodo di speranze, di illusioni e forse anche di qualche occasione perduta. Qui a Parigi sembrava che la fortuna avesse trovato in me un punto di riferimento; le ragazze del sud esercitavano ancora un fascino particolare sugli uomini e anche Pierre fu attratto dai miei capelli e dal mio volto sempre dolce ma innocentemente provocante, nonostante le battaglie. L’avevo avvertito di lasciar stare - per la verità senza troppa convinzione -,di non coprirmi di vestiti e di gioielli, di non pagarmi l’affitto per un appartamento in centro...., ma lui aveva insistito, perso com’era nel mio corpo e nei suoi soldi. Andò avanti per tre anni. Incontravo Pierre un paio di volte la settimana, per il resto non avevo niente da fare; ci si abitua in fretta a frequentare i negozi delle grandi firme e i ristoranti famosi. Il venerdì era consuetudine trascorrere la serata da “Chez Maxim’s” divenuto luogo di mondanità e personaggi celebri e li avevamo il nostro tavolo fisso, sempre riservato. Pierre era figlio di un noto gioielliere parigino ed il personale ci copriva di attenzioni, ma sapevo benissimo che il marchio che mi portavo addosso era ormai indelebile: quando hai esercitato questo mestiere rimani bollata per tutta la vita e te ne accorgi da come i camerieri ti guardano e ti sorridono maliziosamente. Devo ammettere che si mangiava bene, sublimi erano le specialità di pesce e le uova di quaglia al caviale, superbo il caffè parigino, un misto di caffè, cioccolata, cognac e zucchero miscelati e guarniti con panna. Il tempo libero mi portò a scoprire anche luoghi per me fino allora sconosciuti, volevo improvvisamente far mia una cultura che per tanti anni mi era mancata e iniziai a frequentare assiduamente e morbosamente musei, teatri e librerie e li, fra i tanti, apprezzai il Verga e i “Malavoglia”. Rividi in padron ‘Ntoni mio padre e nelle viuzze di Aci Trezza riconobbi il mio paese e il mare, il mio mare. Sarei voluta tornare dopo tanti anni in Sicilia, magari in incognito, senza avvisare nessuno, assaporare ancora una volta l’aria di casa e fissare definitivamente nella memoria i luoghi e i profumi della mia adolescenza, ma gli avvenimenti precipitarono; il padre di Pierre venne a sapere delle strane frequentazioni del figlio e dei gioielli che sparivano dal negozio; nel giro di pochi giorni Pierre si trovò a Los Angeles a dover gestire una loro filiale. Improvvisamente mancarono i soldi, l’appartamento in centro e i gioielli che dovetti ritornare al padre infuriato e ancora una volta rimasi unicamente con la mia macchinetta con un gruppo a pistone. Annegavo nuovamente nel caffè la disperazione della solitudine e la paura di ritornare sul marciapiede, di dover ricominciare ancora una volta da capo. Adesso sono qui al “Bistrò de la TourEiffel”: fra poco qualcuno passerà a prendermi con la limousine e mi porterà al lavoro, come tutte le sere.
Giovedì 9 novembre 1961
LE FIGARO
STRANGOLATA DONNA AL BOIS DE BOULOGNE
Si tratta di una puttana di origine straniera nota nell’ambiente
con il nome di “Maria la caffettiera”
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Nouvelle justine
Mia diletta nouvelle Justine,
ciò che temevamo si sta avverando e l’ora del distacco si avvicina a grandi passi.
Mia diletta nouvelle Justine, ti ricordi i primi tempi o come recita il Leopardi “il rimembrar delle passate cose” quando bastava un paio di calze a rete, un corsetto o un reggiseno imbottito per portarti al settimo cielo? Era sufficiente sfiorarti con la frusta di cuoio e scendere lentamente lungo il tuo corpo per sentire il vibrare dei tuoi sensi! Tutto questo non c’è più, i confini del piacere si sono allontanati a dismisura, le scariche di adrenalina si fanno più rare e i morsetti si stringono attorno alla carne lacerata, le corde lasciano i segni, le candele le bruciature. Mia diletta nouvelle Justine, questo non lo sopporto più. So di tradire il mio antico avo. Ti ricordi? Ti avevo parlato una volta di un parente, di un tale chiamato il Divin Marchese, ti ricordi? Non voglio cadere nella stessa trappola, lucido di mente ma internato in manicomio per il resto dei suoi giorni! Ti devo lasciare mia diletta nouvelle Justine, spogliamoci di queste maschere e continuiamo su strade diverse. Addio per sempre!
Tuo Antoine.
* * *
Antoine, dismessi gli abiti femminili, ne fece un fagotto e lo gettò nel Naviglio in piena.
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
La badante
In quel periodo di feste andavo a trovare mio nonno che viveva con la badante, una rumena di 44 anni carina, formosa. Conoscevo abbastanza la sig.ra, ma in quei giorni l'ho conosciuta meglio. Un pomeriggio lei si addormentò sul divano, mio nonno stava riposando in camera sua, così, io rimasto in sala da solo con la sig.ra addormentata sul divano, incomincia ad osservarla, la sua gonna le si era tirata su oltre le ginocchia e dalla scollatura quasi le si vedevano i capezzoli, io mi eccitai subito a quella visione, il cazzo comincio ad ingrossarsi. Ad un certo punto, delicatamente le tirai la gonna ancora più su fino a vedere le mutandine bianche. L'eccitazione era tanta, non sapevo se approfittare della situazione, cosi mi sedetti sullo stesso divano e lentamente le toccavo il culo. Non potendo andare oltre, per non svegliarla decisi di lascirle un ricordo, così mi misi in piedi sopra la sua faccia e cominciai a segarmi fino a quando venni sborrandole sulla faccia.
L'indomani la sig.ra, mi chiese di andare in camera sua, voleva parlarmi. Mi chiese subito se sapevo niente di ciò che le era successo, io le risposi di essere io il colpevole, ma le dissi anche che lei mi aveva provocato e che la trovavo molto eccitante, anche nel momento stesso in cui mi parlava e che tale eccitazione me lo faceva diventare duro così glielo feci vedere. Lei imbarazzata e lusingata accetto le mie scuse, ma intanto io cominciavo a segarmi davanti a lei, chiedendole se le dava fastidio, lei mi rispose che più che fastidio era imbarazzo, allora le presi la mano e l'accompagnia sul mio cazzo duro facendole fare dei movimenti lenti e delicati. Continuava anche da sola, ma mi disse esplicitamente che non sarebbe andata oltre e di non illudermi. Tuttavia continuava a segarmi e con una mano le toccavo il culo. Continuò a segarmi per più di venti minuti, allora capii che per quel giorno potevo rimediare solo una sega. Cosi decisi di venire ma le chiesi solo di sborrarle in faccia le si piegò e fu così che le riempii nuovamente la faccia di sborra
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17 anni fa
amatoriale75228868,
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Ultima visita: 17 anni fa
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Vero cuck
Ciao, siamo una coppia matura che ha sempre vissuto il sesso in maniera appagante, lei è bella, giunonica e molto disinibita, io sono una persona normale con dei begli occhi chiari che spesso hanno fatto girare la testa a qualche donna.Una sera,dopo aver fatto l'amore, ci siamo ritrovati a parlare di tutte quelle fantasie che avevamo e che non eravamo riusciti a soddisfare.Premetto che siamo una coppia molto aperta e disinibita ma non avevamo mai affrontato un discorso del genere.Quella sera, forse a causa delle ostriche e dell'abbondante vino bevuto, i nostri freni inibitori sono caduti, cosi' lei mi ha confessato che le sarebbe piaciuto farsi scopare da un altro uomo in mia presenza.Confesso che sono rimasto un po' infastidito da questa richiesta,ma allo stesso tempo il pensiero di vederla con un altro mi ha eccitato da impaxxire!Dopo qualche giorno, una persona che conoscevamo e che non ha mai nascosto l'interesse per mia moglie, è venuto a trovarci per un problema al suo computer.Dal suo ingresso ho subito notato una strana luce negli occhi di mia moglie,come se intendesse dirmi qualcosa...Non c'è stato bisogno di parole...Uno sguardo e lei ci lascia soli davanti al computer...Dopo appena qualche minuto ricompare...Perizoma, reggiseno e vestaglia trasparente nera, tre bicchieri di vodka in mano e un sorriso che la dice tutta sulle sue intenzioni!Roberto la guarda e poi guarda me, è un attimo e con un cenno del capo gli faccio capire di non preoccuparsi...Si alza e prende il bicchiere mentre Vanessa lo fissa dritto negli occhi...é un momento carico di tensione, io non so che fare ma so che a lei piacerebbe e allora mi siedo sul divano con il mio bicchiere in mano e abbasso la lampo dei pantaloni...è il segnale che vanessa aspettava!La vedo aprire la vestaglia e offrire lo spettacolo del suo candiso corpo agli occhi di roberto il quale, incredulo, comincia a stringerla a sè.Vedo le sue mani correre lungo i fianchi di vanessa mentre con le labbra e la lingua comincia un delizioso su e giu' sul collo...è il punto debole di vanessa che comincia ad ansimare eccitata mentre roberto la stringe a sèspingendo il suo cazzo imprigionato dai pantaloni contro la pancia di mia moglie..."ce l'hai gia' duro" dice lei, "si, ho aspettato per mesi questo momento e adesso ti voglio,ti desidero"...avevo il cazzo in mano e guardavo eccitato mia moglie inginocchiarsi davanti a roberto, piano slacciargli la cintura e la lampo e finalmente tirare fuori quel cazzo che aveva appena sentito sulla pancia...Incredibile!!! roberto ha un mostro di almenoo 24 cm!!la cappella rossa e gonfia!lo sguardo di vanessa si posa su di me e allora la incito "dai, fammi vedere cosa sai fare con un cazzo cosi', comincia a succhiarlo,fattelo arrivare in gola,fai la troia come so che ti piace fare!" "si amore, adesso ti faccio cornuto"è la sua risposta...dopo niente parole, la lingua comincia a saettare per la cappella turgida,su e giu' per quel bastone enorme di carne pulsante e poi in bocca ad insalivarlo per bene, a succhiarlo come io so che sa fare lei.Roberto mugola di piacere, è un pompino lentissimo e profondo.Ci spostiamo sul letto e via i vestiti, tutti e tr e nudi e con i sensi a mille!!!!vanessa è scatenata!fa sdraiare roberto e si mette a cavalcioni sulla sua faccia dicendo "dai fammi vedere come me la lecchi e tu vieni che te lo voglio succhiare"Mi avvicino e le metto il cazzo in bocca tenendola per i capelli, non mi controllo piu' "sei una gran troia,la mia troia che si vuol prendere due cazzi insieme,si fattela leccare e poi lasciati sfondare da tutto quel bel cazzone"Queste parole hanno un effetto dirompente sui suoi sensi, come pervasa da una carica elettrica si mette a cavalcioni su roberto e con una mano guida piabno il cazzone duro dentro la figa ormai un lago di umori.Mi metto dietro per osservare da vicino quella figa che conosco bene spalancarsi per accogliere quel membro mostruoso,lo vedo infilarsi piano fino in fondo mentre lei mugola di dolore e piacere, "si rob, fai piano ma mettilo tutto dentro,si cosi', ancora un po',si adesso c'è tutto che bello mi stai riempendo tutta"e comincia a mupversi con un ritmo frenetico...che spettacolo quel cazzo enorme che la sfonda...i loro movimenti sono incontrollati, ad ogni affondo la sento urlare fino a quando "vengo, vengo, sto venendo"urla accasciandosi letteralmente sul petto di rob...vedo il suo corpo sussultare negli spasmi dell'orgasmo,una, due volte e poi rilassarsi completamente...dopo qualche secondo lei si sfila il cazzo dalla figa e mi dice "adesso voglio che rob mi faccia male!lo voglio nel culo e tu ci devi aiutare.""non entrera' mai"le rispondo,ma dal suo sguardo capisco che non rinuncera' e allora prendo una crema che usavamo per noi e le dico"d'accordo troia, mettiti a pecorina che te lo faccio sfondare"intingo un dito nella crema e comincio a passarlo vicino al buco del culo...sento i suoi muscoli rilassarsi e piano le metto dentro prima uno, poi due e infine tre dita mentre rob sconcertato ed eccitato mi guarda..."dai, spaccale il culo come desidera!" lo vedo appoggiare la cappella mostruosa all'orifizio lubrificato...lo vedo spingere piano fino a fare entrare la cappella..."ahi, piano è troppo grosso,mi fai male basta, tiralo fuori"ma a quel punto rob era proprio andato e con un colpo solo le mette dentro almeno la meta' del suo arnese..."basta!basta!toglilo"urla lei,ma quelle invocazioni eccitano ancora di piu' me e rob e allora lo incito a non fermarsi "dai spingi!lo ha voluto e adesso se lo gode!"Un altro colpo e tutto il cazzo scivola dentro il culo di vanessa, un altro urlo e qualche lacrima..."dai che adesso passa, " e cosi' dicendo mi infilo sotto di lei e comincio a leccarle la figa! è stupendo! il cazzo di rob che le sfonda il culo passa a qualche cm dalla mia lingua mentre lecco gli umori della mia troiona che comincia ad assaporare il piacere di un cazzo in culo e la mia lingua che le succhia il clitoride... "siete due maiali, mi state facendo morire, non ce la faccio piu' voglio godere"ansima roberto e allora, con fare repentino vanesa si sfila il cazzo dal culo e comincia a succhiarglielo...mi guarda e,maliziosa,mi dice"ti va di aiutarmi?"Resto interdetto ma è solo un attimo, " dai, tu prendilo in mano e menalo mentre io continuo a succhiare la punta"...eccitato fino al parossismo acconsento, è enorme davvero!come ha fatto a prenderlo dietro?comincio piano a menarlo mentre vanessa a bocca spalancata lo fa entrare ed uscire fino alla gola...sento irrigidirsi roberto e accelero il movimento, "si dai vieni, riempila di sborra!" "si vengo, vengo" e poi un rantolo...getti copiosi di sborra inondano il viso di vanessa...la lingua raccoglie le goccioline mentre io continuo ancora a menarlo strizzandolo piano per far uscire anche l'ultima goccia...."sei stato fantastico amore,adesso vieni, scopami, voglio che mi fai godere ancora"e cosi dicendo si rimette a pecorina..."dai lo voglio ancora nel culo"non me lo faccio ripeter e con un solo colpo affondo nell'ano dilatato dal precedente orgasmo.La stantuffo nel culo mentre rob dice " si cosi maiali, fatemi vedere quanto siete porci, sei una troia vanessa, "Sto per venire e aumento il ritmo fino a quando finalmente esplodo anch'io..."vengo, ti riempo la pancia di sborra ", "si amore vieni rompimi, spaccami, fammi sentire la tua sborra!"Un lungo,interminabile orgasmo simultaneo...un fiume di sborra dentro il culo mentre spasmi dell'ano mi stringono il cazzo...Ansanti, sudati, sfiniti ci lasciamo andare sul letto....Non abbiamo piu' rivisto roberto, una scelta dolorosa ma inevitabile, si stava inamorando di vanessa mentre per noi è solo sesso...
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4
17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
La prima voltadi mia moglie
finalmente l altra sera ho portato mia moglie in un parcheggio che sapevo essere x coppie scambiste dopo 5 minuti che eravamo li è arrivata una macchina con un singolo ci ha guardato poi si è fermato è sceso si è avvicinato al finestrino dalla parte di mia moglie a questo punto gli ho tirato su la gonna era già senza le mutandine lui come ha visto la sua fica a cominciato a masturbarsi lei ha cominciato pure lei ha masturbarsi ho aperto il finestrino lui gli ha tolto la sua mano ha cominciato a masturbarla lei masturbava lui dopo un po mi ha chiesto se poteva andare dietro con lui cosi si sono seduti dietro lui gli ha leccato la fica poi lei gli ha fatto un lungo pompino poi si è messo il preservativo e ha cominciato ha chiavarla io mi stavo masturbando come un matto a questo punto lui ha fatto una sborrata fantastica poi si è ripulito ci ha salutato ed è andato via sono passato dietro io abbiamo fatto una chiavata fantastica era la prima volta di mia moglie gli è piaciuto vuole ripetere l esperienza
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10
17 anni fa
giov88, 55/55
Ultima visita: 1 anno fa -
Una sera.... all\'improvviso!
Era il 2000, discoteca a Riccione tra le più belle.
verso la mezzanotte entro con i miei amici e, come fan tutti, ci si guarda intorno. Dopo un paio di drink e quattro chiacchiere con gli amici si va in pista e si comincia ad "agganciare" qualche ragazza.
Le 18enni non mi son mai piaciute e quindi puntavo a qualcosa (o meglio, qualcuno) di più interessante.
Poi, casualmente, noto una ragazza al bar (sulla 30ina), con un bicchiere tra le mani e gli occhi che vagavano qua e la in cerca di qualcosa.
Lei era molto bella, vestita bene e di gran classe. si comincia a parlare del piu e del meno e scopro che lei è di Milano ed era qui solo per qualche giorno. Si chiacchiera ancora, si ride, c'è feeling e mi dico.... Eccoci! Ho trovato quel che cercavo.
poi, all'improvviso, arriva un tipo sulla quarantina. Mi guarda male, si siede a fianco alla tipa e capisco che qualcosa non va.
Era il marito!
Era ovvio che una così non era libera.
Allora non demordo e comincio a parlare anche con lui dicendo che non sapevo che fosse sposata e bla bla bla.
Dopo pochi minuti il marito mi offre un drink e intuisco che la cosa è strana. mah, chissà. dopo un po di chiacchiere, risate, battute e cose varie faccio un complimento alla moglie davanti a lui. Non so perchè, ma l'ho fatto! forse l'alcool, forse no.
lo guardo e gli dico:" Hai una moglie stupenda, due occhi da angelo, fisico splendido, eccitante e sexy!".
Lui, stupito, mi dice che ne è a conoscenza (ovviamente) poi mi dice: Se non fossi qui, ci proveresti?
A quel punto volevo andare fino in fondo e rispondo:"Se non sei geloso ci provo anche davanti a te!".
i due si guardano, si sorridono e mi chiedono se mi va di andare con loro in centro città. ormai erano le 3! comunque accetto.
Vado in macchina con loro, apro lo sportello posteriore, mi siedo e vedo con piacere che anche lei sale dietro.
Ormai ci siamo. Dopo qualche metro, le mie mani corrono sulle sue gambe, sotto la gonna.... la palpo dappertutto e sento che si sta bagnando parecchio. poi le tocco i seni, le slaccio il reggiseno e la palpo baciandola.
a quel punto anche lei mi tocca, mi slaccia i pantaloni, lo prende in mano e comincia a stuzzicarmi......
Dopo poco il marito ci avvisa che siamo arrivati. si, ma dove?
il loro hotel!
ci ricomponiamo, saliamo in camera evitando il portiere notturno, e ci liberiamo di quei fastidiosi vestiti che ci coprono.
Lei si sdraia, mi avvicino e la bacio sul corpo con passione, poi le apro le gambe e le lecco la figa che gia era molto bagnata. lei comincia a gemere, a godere con la mia lingua e le mie dita s'infilano dappertutto.
Lui era li, a due metri da noi, che guardava compiaciuto.
poi con un colpo mi toglie gli slip e mi prende l'uccello. Mi mette il preservativo, ee lo infila dentro e comincia ad ondeggiare il corpo facendo strani versi...... ci diamo un po dentro, lei gode come una pazza, poi mi fa stendere sotto.
comincia a cavalcarmi come una dannata, si agita su e giu e poi chiede al marito di avvicinarsi. glie lo tira fuori e glie lo succhia alla grande.
poi si mette a pecorina e la cavalco mentre continua a succhiare il marito. la tentazione era troppo forte. un culo perfetto, depilatissimo, liscio......
le infilo un dito dentro, lentamente e comincio a penetrarla.
lei si gira, mi guarda e dice.... hey porco! vacci piano!
sorrido, ma continuo. dolcemente.
poi due dita, sempre piu dilatata.........
arrivati al dunque, lo tiro fuori dalla sua figa e glie lo punto dietro.
Entra perfetto, lentamente e lei chiede al marito di andare sotto.
Una doppia penetrazione fantastica!
il marito fermo, lei si muoveva poco e io da dietro la stavo praticamente sfondando.
il dolore misto al piacere era forte!
gridava come una pornostar ma poi..... visto che erano le 4 passate, prende il cuscino e si azzittisce..... almeno per qualche secondo.
poi viene di nuovo e c'è stata l'esplosione anche del marito.
a quel punto, mi sfila l'uccello dal culo, toglie il preservativo, se lo prende in bocca e mi fa venire dritto nella sua gola.
Ci guardiamo, tutti e 3 visibilmente stanchi ma soddisfatti, e ci facciamo i ccomplimenti a vicenda.
io la guardo e le dico che vorrei fare un altro giro!
lei compiaciuta si stendesul letto e dice: ok stallone, fai quel che vuoi!
e così, per un'altra ora la cavalco alla grande. Il marito, uscito dalla doccia, ci guarda e sorride.
Alla fine, ci fumiamo una sigaretta sul balcone, ci salutiamo dandoci un altro appuntamento ed andiamo a dormire.
oramai son le 7.
un nuovo giorno è gia cominciato!
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Ti amo, bastardo!
Lo sai che sei un intrigante bastardo, lo sai perfettamente senza che te lo dica io. Perché mi conosci talmente bene che sai già che con quel tuo sms di stamattina mi hai immediatamente fatta entrare nella dimensione dell’eccitamento che solo tu sai di poter smorzare. Sintetico come sempre: oggi siamo fuori. E’ la frase con la quale lui mi comunica che oggi avremo qualche ora tutta per noi. Non voglio sapere quanto tempo abbiamo a disposizione e quando. Mi basta sapere che ci sarà. Solo quello. Mi sono vestita con cura, perché mi ammiri con quel tuo sguardo caldo quando varcherò la porta. Ho messo l’intimo che piace a te, quello talmente impalpabile che potrei anche non indossarlo. Mi osservi mentre mi sfilo il cappotto, tendendo la camicia sul seno con fare malizioso e facendo finta di non vederti. Vedi i miei capezzoli che il freddo mette in rilievo al di sotto di essa, a perforare il velo del reggiseno. Guardi i miei polpacci fasciati delle calze leggere e ti chiedi se ho le auto-reggenti o il collant che tu tanto detesti perché non ti consente un tocco veloce. Hai bandito i calzoni dall’abbigliamento delle tue dipendenti, anche se in realtà lo volevi bandire solo dal mio, per sbirciarmi quando sono seduta di fronte a te con le cosce leggermente aperte e spiare la mia intimità dove tanto piace tuffarti con la lingua. Mi chiami con un cenno, mi inviti a prendere un caffè con te. Bastardo, lo so che vuoi fare…. Mi infili velocemente una mano sotto la gonna, verifichi che non abbia i collant, lo fai entrare un attimo dentro la mia fica che si è già bagnata, e ti succhi il dito, come se fosse la cosa più naturale del mondo; torni col tuo sguardo serioso e soddisfatto alla tua scrivania, lasciandomi un attimo con le gambe vacillanti ed imploranti di un contatto più lungo e diverso. Mi mandi una mail, mi comunichi che siamo fuori a pranzo con dei clienti, e mi ordini di sbarazzarmi degli slip. Cosa che io eseguo con poche contorsioni sulla sedia e faccio finire quel mucchio di tulle dentro la borsa. Usciamo e l’aria che sale sotto la gonna a soffiarmi la fica nuda mi eccita da morire e mi fa bagnare come una porca. Tu capisci i miei pensieri perché mi sorridi mentre mi cingi educatamente le reni per farmi passare la porta del ristorante. Mi fai sedere di fronte a te, per goderti la visuale del mio seno che tanto ami stropicciare forte. Al tuo ed al mio fianco stanno i clienti. Mi annoio mentre cerco di seguire la conversazione, sforzo la mia attenzione nel tradurre l’inglese con il quale dialogano. Sento qualche cosa salirmi le gambe: è il tuo piede. Sei un bastardo, ti sei tolto le calze, speriamo che nessuno se ne accorga, a novembre senza calze non è da persone normali…. Sali lentamente e guardi divertito la mia reazione, intuendo che già ho divaricato le cosce per agevolarti la cosa. Sono bagnata a quel contatto e vorrei scavalcare il tavolo e salirti di colpo su quel cazzo che immagino già pronto per me o a farlo diventare pronto in pochi secondi con le mie mani e la mia bocca. Mi hai poggiato il piede alla fica, lo muovi piano, su e giù, lentamente, mentre il rossore mi colora il viso e il mio petto inizia ad alzarsi più velocemente e mentre divarico ancora di più le gambe e scivolo il culo sulla sedia imbottita. Che fai ora? Bastardo, mi stai titillando il clitoride con l’alluce, lo stai muovendo con piccoli cerchi concentrici per poi alternarlo con lievi pressioni… L’orgasmo mi sta salendo, sento che sto per venire e non so come farò a contenermi per non insospettire i nostri ospiti. Mi chiedo come fai a restare così impassibile e continuare a parlare mentre mi stai facendo godere, stronzo che non sei altro, smettila…. No….. continua ti prego…. Ecco, sto godendo e te ne accorgi, mentre soffoco il mio urlo dentro al tovagliolo. Gli inglesi sono spaventati dal colore violaceo che ho assunto, pensano che mi sia andato di traverso qualche cosa e si alzano per aiutarmi. Se sapessero, invece, che un alluce sotto il tavolo mi ha fatto godere come una porca, che farebbero? Ti darebbero una mano, Lorenzo? Mi vendicherò presto, di questo scherzo, te lo stanno dicendo i miei occhi che sorridono e ti guardano adorante di queste sensazioni che mi regali all’improvviso senza che ti chieda. Ti amo, bastardo.
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17 anni fa
muyhermosa, 35
Ultima visita: 16 anni fa -
Quando il letto batte contro il muro..
Quello che racconto è realmente successo tanto tempo fà, quando avevo tredici anni e il mondo lo vedevo ancora con gli occhi maliziosi e avidi della pubertà.
All'epoca la mia educazione sessuale era ancora scarna, non sapevo nulla di rapporti, preservativi o quant'altro, ma la mia immaginazione era vivida e la mia mano sempre scattante.
Mi masturbavo parecchio e in qualsiasi posto, quando mi andava, in strada o a scuola in pausa.
E non che fosse chissà cosa..bastava impugnare quella ancor giovane asticella fra le dita, massaggiare leggermente su e giù, e in men che non si dica uno schizzo caldo mi impregnava la mano con il suo aspetto lattiginoso e il profumo minerale.
Una notte non riuscivo a dormire, e non per un motivo particolare. Semplicemente Morfeo si stava dimenticando di me!
La casa era immersa nel buio, rischiarata solo dalla tremula luce lunare che entrava dalle finestre e dal abbaino in cucina. Io ero coricato nel lettino con gli occhi spalancati, e mi rigiravo a destra e a sinistra in cerca di sonno che non trovavo. Non potevo leggere nè guardare la tele per non svegliare tutti, e il mio umore stava precipitando a livelli infinitesimali. Ad un certo punto un tonfo..PUM! Mi alzo in piedi sul letto impaurito, pensando di essere assalito da un momento all'altro.
I ladri, penso d'istinto. Poi di nuovo quel colpo secco, come un battito attutito..PUM! Un altro..PUM! PUM! Terrorizzato più che mai, esco in corridoio camminando lentamente per non farmi sentire dai ladri, o da chiunque sia l'artefice di quei colpi strozzati. Cavoli, penso, arrivano dalla camera dei miei genitori. Il panico è totale, son paralizzato dal terrore. Devo far qualcosa, se gli stesse capitando qualcosa di brutto? Resterei solo con la mia sorellina ancora in fascie. Proprio mentre mi accingo ad entrare di colpo, sento la voce di mio padre sussurrare :'..stiamo talmente tanto senza sfiorarci, che a volte penso hai un altro!'. E mia madre, sempre in quel tono appena sospirato :'..il lavoro e i ragazzi mi sfiancano, non riesco nemmeno a trovare il tempo per radermi, figuriamoci se trovo tempo per un amante!'. E ridacchiando, ma sempre in quel tono fievole, mio padre risponde :'..infatti con tutto sto pelo tra i denti, sembra abbia masticato Chicco (in nostro gatto ndr)!'. Il terrore di poco prima era svanito. Sentivo un caldo tremendo fra le cosce, e il pene stava lentamente diventando della consistenza del marmo. Mio padre:'..sta volta è il tuo turno, vediamo se riesco a farti gemere come un tempo!. Io fuori non resistetti. Mi sfilai il pigiama, il mio pene non era mai stato così duro, sembrava roccia. Da dentro ripresero i colpi , ma ora compresi che cosa causava quel fastidioso rumore. Mio padre stava scopando mia madre, e quando lei inizio a gemere io non capii più nulla. Fù una sensazione strana, ma al tempo stesso stupenda. Io muovevo la mano in concomitanza dei colpi nel muro, e più mia madre gemeva più io provavo piacere. Ad un certo punto essa escamò :'..da dietro, prendimi da dietro!'. I colpi aumentarono di velocità, ora era un battere ritmico come le musiche dei tamburi di una qualche tribù africana. Quando mia madre venne, lanciò un mugolio strozzato come il pianto di un gatto. Anni dopo capii che mio padre doveva averle tappato la bocca per non farla gridare, ma tanto bastò. Mi bloccai, inarcai il corpo all'indietro e godetti del più grande orgasmo mai provato in vita mia. Rimasi quasi senza fiato, mentre un fiume di sperma colava dalla mano sul pigiama. Dovevo avere combinato un macello, ma sul momento non mi importava molto! Ero soddisfatto, avevo la mente sgombera, e dopo aver urinato e pulito le mani alla bella e meglio, tornai nel mio lettino. Meno di un minuto e ronfavo, senza sogni ma con un'espressione beata sul viso.
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17 anni fa
admin, 75
Ultima visita: 11 ore fa -
Il muro
Di giorno. Mentre la città pulsa. Il sole ne scalda i muri grigi. E un dannato spicchio di cielo blu fa capolino dietro le guglie. Aveva le idee precise anche sul muro. Ne voleva uno antico. Trasudante storia e amori. Uno dalle parti del conservatorio. Uno della vecchia brera…Un muro che parlasse. Raccontasse dei corpi, che vi si erano poggiati contro. Degli amori, che si erano consumati in fretta alla sua ombra. Di lacrime e risate. Di umori e sapori. Un muro pieno di tracce. Un muro vivo. Come erano loro. Insieme.
Contro un muro così doveva sbatterla. Si aveva capito bene sbattere. Lo sapeva che lei non usava mai a caso le parole. E questa era quella giusta. Sbattere. Voleva sentire l’urto. Il suo corpo caldo, che assorbiva il freddo umido dei mattoni. L’odore di intonaco e piscio di cane. L’odore di vita della città. Della vita che si era consuma lì. Oltre quelle pareti. Dietro quelle finestre. Su quei balconi di molato ferro battuto. Doveva sbatterla. Il peso del corpo di lui che la schiacciava. Il suo fiato che le arrivava in faccia. Il freddo, che la penetrava. Sciogliendo brividi sulla sua pelle. Voleva sentirlo tremare. Non ci doveva essere controllo. Pensiero. Coscienza. La doveva sbattere. Coprire col suo corpo e riempire del suo sperma. Lì contro quel muro. Ne era capace. Lo sapeva. Non si sbagliava sugli uomini. Lei. Gli sarebbe piaciuto sbatterla. Avrebbe sorriso nel farlo. E lei avrebbe spinto il culo contro il suo bacino. Per sentirlo affondare. Avrebbe allargato le gambe e contratto la fica. Gli avrebbe succhiato il cazzo. Così. Mentre le artigliava i fianchi. Mentre l’aria, finalmente gelata, di questo pazzo inverno penetrava sotto la sua gonna. Sollevata. Lambiva il calore rovente sopra il bordo di pizzo delle calze. Avrebbe colato. Sarebbero usciti solo gemiti mescolati ad insulti dalle sue labbra. Un sibilo. E quella parola finalmente. L’aveva attesa. Lui l’avrebbe urlata con rabbia. Appassionata rabbia. Mentre l’avrebbe incalzata di colpi. Lei avrebbe sorriso nel sentirla. Le sue unghie avrebbero graffiato il muro.
Quella donna era diventata un’ossessione. Non sapeva nemmeno lui come. Lentamente. Inesorabilmente. Lei gli aveva intossicato l’anima. E ora. Eccolo lì. In pieno giorno. Con la mente vuota. O meglio piena solo della voglia di lei. Non avrebbe voluto essere lì. Non avrebbe voluto sentirsi così. Era furioso. Con se stesso. Con lei. E affondava nel morbido calore di quelle cosce con ritmica violenza. Si era scoperto a sibilarle con la voce spezzata dalla passione quella parola nell’orecchio. L’aveva sentita sorridere. E l’aveva odiata. Maledetta. Adorabile. Troia. Già non era da lui. Lui le coccolava le sue donne. Le faceva sentire delle regine. Le amava con passione. Ma era lui che controllava il gioco. La situazione. Dettava i tempi e i ritmi. Le guardava contorcersi in preda alla voglia che lui stesso aveva esasperato e poi le appagava. Lei no. Cazzo. Con lei era stato diverso da subito. E guarda dove era finito. Contro un muro di quella città, che lo aveva adottato. Con una donna che sua non sarebbe mai stata, ma dal cui odore non riusciva a staccarsi. Se lo sentiva addosso di notte. Mentre solo si rigirava nel suo letto. La odiava. L’adorava. Non lo sapeva. Se la sentiva dentro. Come nessuna prima. E temeva dopo. Eccola. Mugolava. Lui colpiva violento. Affondava senza rispetto e delicatezza. In preda solo alla voglia di possederla in qualche modo. Di piegarla. Di vedere lacrime e paura oltre la cortina della sua passione infinita. E lei mugolava. Come una gatta in calore. Come se lui la stesse accarezzando dolcemente. La voce di lei gli arrivava fievole coperta com’era dal traffico pulsante della città nell’ora di punta. Clacson, urla, frenate improvvise, bambini vocianti, signori distinti e signore eleganti. E loro lì. Contro quel muro. Lui dentro di lei. Lei che gli succhiava l’anima attraverso il cazzo. Ma tremava. Almeno un po’. Stavolta tremava. Non vedeva i suoi occhi. Non voleva vederli. Ma la sentiva. Era certo fossero lucidi. Di lacrime. Finalmente. Le avrebbe bevute quelle lacrime. Se ne sarebbe dissetato. Avrebbero lenito l’arsura che gli tormentava l’anima. Almeno per un po’. Leccava lento risalendo lungo l’arco della guancia di lei. Percorrendo a ritroso la traccia bagnata. Schiacciandola con tutto il corpo. Avvolgendola nel suo calore.
Piangeva. Nemmeno se n’era accorta. Credeva di averle esaurite molto tempo prima le lacrime. Non era in se del resto. Ma era il prezzo che sapeva avrebbe pagato per quella follia. Lucida. Cosciente. Follia. In fondo aveva sempre saputo che non ci sarebbe stata scelta alla fine. Doveva spingerlo oltre. Oltre il suo desiderio. Oltre la razionalità. Oltre la coscienza. Oltre lei. Oltre se stesso. Soprattutto. Era l’unico modo che aveva. L’unica possibilità. In quel modo le avrebbe creduto. In quel modo avrebbe capito. E forse. Forse avrebbe perdonato se stesso. Per averla voluta.
Lo sentiva affondare. Cattivo. Violento. Predatore. Il suo corpo si scioglieva di più ad ogni colpo. Il dolore cresceva di intensità. La sua fica piangeva lacrime di estasi. Ecco nella sua follia. Avrebbe voluto afferrarlo per i capelli e spingerlo tra le cosce. Farlo bere alla fonte. Lì. Contro quel muro. Bastardo. Si era accorta di ripeterlo come una litania. Una sorta di preghiera implorante. Inframmezzata da gemiti, quando lui affondava fino a farla sentire colma. Posseduta. Nulla dopo quel pomeriggio sarebbe stato come prima. Ma era ciò che voleva. La femmina predatrice in lei aveva ormai rotto ogni argine. Era inarrestabile. Impermeabile ad ogni ragionamento. Voleva il sangue. Quello di lui. E il suo. Mescolati. Per averlo avrebbe dovuto scatenare la belva in lui. Si proprio quella che ora affondava i denti nel suo collo, che artigliava i suoi fianchi. Mentre il suo cazzo cercava i confini del suo utero. Una lacrima le bagnò le labbra. Assaggiandola istintivamente si rese conto che gli argini dentro di lei erano davvero rotti. Quelli di lui si erano spezzati non appena l’aveva sbattuta contro quel muro. Tutta la tensione, la rabbia, l’impotenza, il dolore e la passione che turbinavano dentro di lui erano esplose. Non era più stato capace di pensare. Come lei aveva voluto. E come del resto era per lei stessa. Sentivano e basta. Le sensazioni sono innocenti. Limpide e cristalline anche quando rispondono ai nostri impulsi più oscuri. Lui sentiva la forza di lei piegarsi per accoglierlo. Lei sentiva il calore di lui bruciarla senza chiedere permesso. Finalmente. In entrambi il sollievo si era sciolto in lacrime. Si sbattevano. Contro quel muro. Avidi. Rapaci. Cullati dal battito impazzito del loro sangue nelle vene. Isolati dal desiderio. Ormai il culmine era vicino. I colpi di lui non le lasciavano requie. I reni le bruciavano e le cosce le tremavano per lo sforzo di trattenerlo dentro di se. Ancora. E ancora. Lui si spingeva sempre più dentro di lei. Sembrava volesse trapassarla. Le contrazioni dell’orgasmo la travolsero mentre il seme di lui la colmava. Non si accorsero di averlo detto. Dopo solo dopo. Mentre i respiri si calmavano. E la mente riprendeva coscienza della fredda eleganza del muro contro cui giacevano. Si sorrisero tra le lacrime. Ripetendolo. Ancora una volta.
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17 anni fa
muyhermosa, 35
Ultima visita: 16 anni fa -
Vi faccio godere il sesso alle ragazze
salve a tutte,sono una persona di colore,voglio far godere il sesso ad una ragazza che la voglia di gustare uno di colore con discrezzione e in reservatezza.lasciate che vi faccio godere un momento indimenticabile.lasciate vostro messaggio su questo indirizzo [email protected]
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17 anni fa
vince07,
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Ultima visita: 17 anni fa
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Tra una risata e un orgasmo (17 febbraio 2007)
Ieri sera. Non avevo mai visto Mauro. Solo brillanti e travolgenti conversazioni telefoniche, come fossimo vecchi amici. Mi aveva detto di portare la barba. Avevo risposto che non mi piacciono gli uomini con la barba. "Toglierò la barba - mi aveva assicurato - ma attenta a te, ho 45 anni ma ne dimostro almeno dieci di meno senza".
Appuntamento, ore 20,30 sotto casa mia. Si era rimasti d'accordo sul fatto di vestirsi in stile casual, niente di impegnativo... Ho optato istintivamente per una gonnellina fantasia rosa-violet in stile western, modello fintostropicciato abbinata ad una camicetta bordeaux aderentissima e dalla scollatura generosa... s'intravedeva quasi in reggiseno le cui spalline e il decollété erano completamente tempestati da piccole rose in rilievo.
Il primo impatto è stato lampante: i suoi occhi mi hanno subito confermato di piacere. E tanto.
Salita in macchina, il profumo che avevo addosso è sembrato inondare l'abitacolo, riempiedno le narici, fino ad arrivare ai polmoni. Una fragranza non troppo dolce ma neanche tanto speziata. Ma dava alla testa in maniera assai piacevole.
Dopo essersi sentiti tante volte al telefono, il gioco ha preso piede anche quando eravamo l'una al cospetto dell'altro.
Si, è vero, non dimostrava più di 34-35 anni... e a me che piacciono gli uomini di una certa maturità (anche visiva), veniva l dubbio che potesse essere dell'altro fra noi al di là della brillante complicità e dell'ironia.
Giunti al pub, una ragazza ci ha guidati fino a un tavolo appartanto in un angolo del grande salone, lui ha preso posto su una delle due sedie tenedo addosso il giubbino, io ho invece sfilato il cardigan nero ed immediatamente... i suoi occhi "lì", sulla florida scollatura.
"Hai un viso bellissimo", ha commentato estasiato. E a me scappava da ridere...
Pizza alla diavola per lui, pizza vegetariana per me; bruschetta alle olive per lui; bruschetta al pomodoro per me; supplì per lui, crocchette per me; fragole alla panna per lui, fragole al limone per me.
Ho chiesto se prendeva anche il dolce e mi ha risposto che di dolce bastavo io.
Cena deliziosa.. e lunghissima. Terminata alle 23,00. Una raffica di battute con la ragazza che serviva ai tavoli.
E' subito stato simpatico a tutti. Spiazzante anche, per chi non avrebbe certo previsto quel tipo di approccio a dir poco... informale.
Non ho mai riso tanto in vita mia... entrambi eravamo piegati in due dalle risate; quando è arrivata una comitiva di sedicenni, ho proposto di lasciare il locale.
Salire in macchina ed arrivare nuovamente sotto il mio portone è stato un attimo.
"Rimani dieci minuti", mi ha suggerito. Ed io sono rimasta.
La prima cosa che mi ha fatto notare è stata la non corrispondenza della mia età anagrafica con quella che dimostravo. "Non ti darei più di 27-28 anni", ha sottolineato. "Beh, meglio - ho ironizzato - vorrà dire che quando avrò 50 anni ne dimostrerò 45".
Mi ha preso le mani. Freddissime. Le sue caldissime.
"Sono congelata", ho sibilato.
"Vuoi che te le scaldi io?".
Che tepore meraviglioso... "Si, fa' pure!", ho replicato mentre le sue dita si spostavano verso il polso e riscendevano. E risalivano... alla fine mi ha attirata a sé e la sua guancia un po' pungente ha strusciato sul mio viso, raggiungendo presto il collo... Era tutto così serio, ora... Ho alzato un braccio fino a cincergli il collo... ho sentito la sua lingua insinuarsi in un orecchio: nessuno lo aveva mai fatto prima... e non credevo possibile potesse piacermi tanto.
Mi sono sentita gemere... era la mia voce! Non volevo che mi baciasse sulla bocca, ma la passione ha preso piede e quando si è impossessato delle mie labbra, le ha quasi serrate tra i denti, mordicchiandomi fino a farmi male tutte le volte che cercavo di sottrarmi all'intimità di quel contatto.
E intanto la sua lingua s'insinuava, esplorava... ho sentito la sua mano prendere la mia e portarsela sulla patta dei jeans... lo percepivo enorme sotto il tessuto dei pantaloni... e Mauro iniziava a mugugnare in tono concitato... Ha fatto scivolare impaziente la scollatura della camicetta verso il bacino, svelando un seno... ha tirato fuori il capezzolo dall'indumento intimo che lo conteneva e ha iniziato a succhiarlo... poi lo ha liberato del tutto, stringendolo in una mano. Era eccitato, diceva d'essere pazzo della mia pelle... ha tentato di schiudermi le gambe con un gesto esplicito, ma ho bloccato la sua mano, ritraendomi.
Ho detto che era forse meglio che scendessi dalla macchina. "Ancora un po'...", mi ha pregata lui portandosi nuovamente la mia mano sull'erezione che semprava voler esplodere dai pantaloni.
E ancora la lingua ad esplorarbi l'orecchio... l'ho accarezzato sotto la polo, scendendo giù, sempre più giù lungo il suo ventre piatto... l'ho visto protendersi verso le ie carezze quando ho raggiunto la cintura dei pantaloni... Li ha slacciati convulsamente e ha tirato fuori il suo membro eretto... enorme. Assecondamo i suoi baci, lasciavo che affondasse la testa tra i miei seni e intanto lo spompinavo... era sempre più lucido, sempre più grande... Ho nuovamente sottolineato che dovevo andare a casa, che continuare sarebbe stato peggio... "No... - ha farfugliato ansante - non te ne andare, lauré, non ce la faccio...". Mi sentivo grondare fra le cosce... ma non potevo fare sesso in macchina come una liceale. E non potevvo nemmeno lasciarlo salire a casa la sera del primo appuntamento. Quando ho alzato gli occhi sul suo viso, ho visto la sua espressione protesa al piacere che tacitamente supplicava, la testa reclinata all'indietro e il bacino che, con piccoli colpi, mi portava sempre più vicino al viso l'enorme pene.
Una lunga carezza è risalita dai testicoli durissimi ed ingrossati fino alla punta di quel cazzo imperioso, per riscendere ancora, sempre più lentamente. Masturbandolo.
Gemeva sempre più forte. Mi sono abbssata e l'ho visto in un nano secondo sparire nella mia bocca: avanti e indietro, su e giù per la mia gola... lucido di saliva e ormai scappellato lo sentivo spingere con sempre maggiore forza; ho accelerato i tempi, fino ad imprimere un ritmo febbrile a quel gesto... Mauro ha colpito con un pugno il tetto dell'abitacolo e un fiotto di sperma mi ha inondato il viso.
L'ho preso in mano, bagnato e ancora eretto: ho continuato a farlo scivolare nella mia mano, tra le mie dita, masturbandolo concitatamente intanto che altro sperma grondava fino al polso e lui si contorceva gridando con voce cavernosa al culmine dell'orgasmo.
La testa sprofondata tra i miei seni e la mia mano affondata fra i suoi capelli neri, siamo rimasti così per un tempo incalcolabile.
Finché non mi sono ripulita con un kleenex, ho aperto la portiera e non sono scesa dalla macchina.
"Quando ti rivedo?", mi ha chiesto con lo sguardo allucinato.
"Chiamami in settimana - ho suggerito - ma non ti assicuro niente, ho una settimana pienissima".
Voglio rivederlo. Ho già nostalgia di quell'erezione... Voglio portarlo ancora a quello stato di semincoscienza, lasciare che il suo splendido cazzo impaziente sprofondi tra le mie cosce. E cavalcarlo selvaggiamente. Montarlo per ore... fino allo spasimo.
E dire che sembravo troppo amici e troppo complici, tra goliardate e battutine irriverenti varie per concludere la serata con un pompino!
Mi è piaciuto vederlo godere. Ora però mi è rimasta addosso un'indecente voglia d'essere scopata selvaggiamente...
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17 anni fa
muyhermosa, 35
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Tette a mellone
come tutte le mattine 07.30 si presentava al bar ..un caffe macchiato con latte ..e gia mi arrapavo. era una bella donna molto fine con un seno che sembravano 2 melloni .lasciava una scia di squardi quando usciva .una mattina nel poggiare la tazzina sul banco cadde e la rovescia addosso mi venne d.istinto prendere subito una pezzuola x pulire divento rossa e molto nervosa disse ..che cazzo fa e sene ando .ridemmo tutti alla sua uscita ma il toccare quel seno mi aveva messo una pulce in testa dovevo scoparla .un giorno trovai il num del suo cellulare incominciai a mandare sms di buo giorno buon pomeriggio ecc.ecc. fino a quando non fu lei che con una scusa mi volle a casa sua sapevo che i suoi figli erano a scuola il maritino al lavoro.CI andai avevo il cuore in gola suonai mi venne ad aprire ...magnifica visione era con una camicetta trasparente si vedeva quel seno che avevo tanto sospirato un corpo da dea .non dissi niente la guardavo stupito..toccandosi i suoi frutti mi disse sono questi quelli che desideri ? senza una parola mi misi a succhiare i suoi seni restammo all.impiedi davanti la porta i suoi mugolii mi facevano impazzire scesi piu in giu era gia bagnata dal piacere la leccai fino ai piedi girandola su se stessa la misi alla cavallina e la penetrai .restammo tutta la mattinata a fare sesso non capivo piu niente .mentre ci riposavamo squilla il mio cellulare guardai il numero e arrossi lei sene accorse mi disse chi era risposi..fumo ..e arrossi era una bugia guardo il numero e disse ..io conosco questo numero ..era di una sua amica scopavo con questa lei capi che cera qualcosa fra di noi ingelosita mi disse se stavo anche con lei ..risposi.. no pero mi piacerebbe.SI era fatta l.ora che venivano i bambini dalla scuola ci salutammo e andai via il pomeriggio mi chiamo e mi disse che ero un bugiardo ....aveva parlato con la sua amica .L.indomani mi vidi con la sua amica mentre scopavamo mi disse che sapeva cosa era successo con una sua amica ..negai subito non volevo perdere una che ogni volta ti tira un pompino ti fa arrivare al 7imo cielo lei mi disse non negare x che la chiamo .risposi chiama ...la chiamo sul serio dopo una mezzora era li .MI sentivo impacciato alla sua presenza ma lei senza pudore si spoglio e nel mettersi a letto disse .TU mi dai il caffe e io il latte afferrai quei seni li leccai fino a farli diventare rossi intanto la ragazza che era con me incomincio a leccarle la sua fica lei diceva solo si si si scesi fino a trovare la lingua dell.altra e leccai anchio non capivo piu niente non so chi dei due aveva il mio cazzo in bocca leccavo come un forsennato avevo il cazzo che mi stava x scoppiare allargai prima con un dito la sua fica facendo su e giu poi con due poi con tre non so quante volte a goduto fino a quando non fu lei a dirmi ..fottimi ..infilai il mio cazzo in quella caverna gia bagnata e dopo pochi attimi stavo x godere lo usci per portarlo al suo seno ....
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17 anni fa
libertaaaaaa,
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Ultima visita: 16 anni fa
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Piume d\'oca
In passato avevo già pubblicato questo racconto all'interno di un'altro sito. Spero di fare cosa gradita riproponendolo anche qui.
Miss Dada.
Una sera in una trattoria, partecipavo a una rimpatriata tra vecchi compagni di liceo, e tra una battuta e l’altra venni distratto dal tono di voce piuttosto alto e scontroso di una ragazza molto carina seduta ad un tavolo poco distante dal nostro.
La signorina era in compagnia di un’altra donna voltata di spalle rispetto il nostro tavolo, la quale non sembrava preoccuparsi troppo della baraonda prodotta dall’amica. Continuò la sfuriata per un bel pezzo, poi di colpo si alzò e si diresse velocemente verso la porta d’ingresso del locale ,che aprì e sbatté con forza dietro di sé. La donna, rimasta compostamente al tavolo, con un cenno rivolto al cameriere si scusò, ed egli annuì sorridendo.
Riguardando tutti i miei attempati compagni riemersero vecchi ricordi nella mia mente, sepolti ormai da anni; si rise a crepapelle raccontando per la millesima volta le stesse bravate, e si canzonarono i più sfigati proprio come all’ora. Purtroppo giungemmo alla conclusione della serata. Ero in piedi davanti al preistorico registratore di cassa della trattoria, intento a frugare all’interno del portafogli per trovare la banconota giusta e non mi accorsi che la donna del litigio si era messa davanti a me e mi fissava con insistenza. Ad un tratto una complice gomitata di quel grassone di Carlo mi distolse dall’esplorazione monetaria, sollevai lo sguardo e…..
Lola!Una nuvola di riccioli biondi incorniciavano un viso di porcellana con due occhi grandi e scuri come l’universo. Inseparabile amica dell’adolescenza, ebbi con Lola, subito dopo il liceo, una breve relazione che, una volta terminata, ci allontanò fino a questa sera.
Congedai gli amici frettolosamente e mi sedetti con lei ad un piccolo tavolino nella veranda della trattoria. Chiacchierammo a lungo del più e del meno, degli amori andati storti, del mio quasi matrimonio, della sua strana relazione ,della furiosa ragazza con la quale aveva litigato quella sera.
Inserii il numero del suo telefonino nella mia rubrica, e lei fece la stessa cosa, con la promessa di sentirci presto.
La rincontrai per caso poche settimane dopo, in un supermercato; era in compagnia della litigiosa ragazza della trattoria che almeno in apparenza sembrava calma e cortese. Amanda, questo il suo nome , seguiva Lola con le borse della spesa e una volta giunti vicino alla loro auto le posò a terra e si lanciò ad aprire la portiera per fare accomodare Lola. Sistemò poi tutta la spesa nel bagagliaio e corse a pagare il parcheggio. Accettai l’invito a cena per il martedì successivo e rimasi inebetito a guardare la loro auto allontanarsi.
Parcheggiai nel vialetto costeggiato da ombrosi platani, che conduceva ad una palazzina di tre piani, moderna e ben soleggiata. Suonai il citofono all'interno indicatomi sul bigliettino da visita di Lola ed attesi che qualcuno rispondesse. Nessuno rispose ma il portoncino si aprì con uno scatto seguito da un ronzio. Erano da poco passate le diciotto ma la calura di quella torrida giornata di fine luglio non si placava. Salii con calma le scale e giunto sull'uscio venni accolto da Lola con un amorevole abbraccio. L'appartamento era accogliente e spazioso, arredato con gusto e rinfrescato dalla leggera brezza delle colline affacciate sul lago. Non avevo ancora finito di ammirare i prestigiosi mobili quando Amanda uscì dalla porta della cucina con un vassoio in mano, mi salutò e si diresse sul terrazzo, da dove si poteva ammirare tutta la vallata. Io e Lola prendemmo lì l'aperitivo, comodamente seduti su sdraio in legno sulle quali erano fissati morbidi cuscini. La mia attenzione era continuamente attirata da Amanda, incredibilmente servizievole e sempre pronta a scattare prima ancora che Lola aprisse bocca, per servire l'aperitivo, portare gli stuzzichini ed infine apparecchiare la tavola per la cena e preparare la cena stessa. Allibito notai che addirittura Lola non muoveva un solo dito per aiutarla e, nonostante questo, Amanda si dava molto da fare.
Capii che avevano sicuramente messo a posto le cose tra loro e il risultato stava dando dei frutti incredibili. Incuriosito attesi che Amanda andasse in cucina a cuocere il risotto alle fragole, poi chiesi a Lola che cosa mai fosse successo. Sorrise sorniona, mostrandomi le dita di una mano e le mosse nell’aria come se stesse grattando qualcosa di invisibile. "Niente di sorprendente o di strano” mi rispose. "Sai quando da bambini ci si stuzzica facendosi il solletico? Ecco non ho fatto che questo. Ho legato Amanda su quel maledetto divano e le ho fatto il solletico per tutta una sera". Restai a bocca aperta: "Il solletico?"
Il sorriso di Lola divenne cattivo e pieno di maligna soddisfazione: "Proprio cosi il solletico. Ci sono alcune persone che impazziscono solo all'idea, Amanda è una di loro. L’ho scoperto perché una volta un amico comune le ha fatto il solletico sotto al piede per scherzo e Amanda è saltata per aria come se le avessero infilato una presa di corrente nella passera". Bene, quella sera mi sono premunita di spolverini, penne e piume di tutti i tipi e l'ho solleticata fino a farle venire le convulsioni . Ora mi basta minacciarla solo con un dito per vederla scattare come la servetta più pronta e obbediente del mondo. E , per vendicarmi di lei fino in fondo, ho deciso che per un pezzo sarà lei a sgobbare per tutte e due".
Amanda tornò per invitarci a tavola; in effetti ci servì lei per tutta la cena. Quindi sparecchiò e andò a fare il caffè. Lola era perfidamente raggiante.
Un po’ eccitato dal vino eccellente, un po’ incuriosito, le chiesi se mi poteva mostrare la sua...arte persuasiva.
Lola divertita, annuì strizzandomi un occhio: "Certo, non appena Amanda me ne darà la scusa..E’ bene tenerla sulla corda all'inizio, affinché impari a temermi a sufficienza".
Ancora non lo sapevo, ma nei suoi futuri programmi c'era la schiavizzazione progressiva e totale dell'amica, sempre attuando quell'inconsueto ma infallibile sistema punitivo. In seguito mi chiesi perché Amanda non fuggisse da questa situazione, in fondo la casa era di Lola, avrebbe fatto presto a raccogliere le sue quattro cose e scappare via.
Riuscii a comprendere solo più tardi che ad Amanda le cose andavano bene così. Probabilmente si era innamorata della sua carnefice e di questo pazzesco rapporto.Quella sera, comunque, quando Amanda tornò dalla cucina con il caffè non era ancora domata del tutto, perciò quando Lola protestò villanamente che il caffè faceva schifo, si inalberò inviperita e le gridò in faccia: "Insomma, basta! Mi tratti come una serva! Se il caffè non ti piace, fattelo da sola!".
Lola mi guardò in tralice e si alzò.Capii al volo che la sua scusa era servita allo scopo e mi piegai in avanti, osservando affascinato la scena che si stava svolgendo davanti ai miei occhi.
"Hai fatto un caffè schifoso per farmi dispetto e non accetti nemmeno una giusta critica" le sussurrò compiaciuta Lola: " Vedo che meriti un'altra lezioncina di buone maniere, amica mia".
Amanda impallidì mortalmente e fece per scappare via, ma Lola le piombò addosso e in due minuti la buttò sul divano, immobilizzandola poi sotto di sé senza troppa fatica. Era effettivamente molto più agile e fisicamente più forte di Amanda, resa debole e poco combattiva da anni di pigrizia e mollezze.
Prima le fece passare intorno ai polsi la cinta della vestaglia e poi glieli sollevò di forza sopra al capo, legandoli ad una estremità del divano. Poi prese un rotolo di corda che teneva a portata di mano e le legò insieme le caviglie, in modo che potesse agitarsi vanamente senza sfuggire al supplizio che l'attendeva.Quando Amanda si vide sopraffatta, divenne livida e iniziò a supplicare senza dignità l'amica: "Ti prego, il solletico no.... farò tutto....tutto ...quel che vuoi, ma non mi fare il solletico... non lo sopporto...per pietà, ti amo...ti prego...ti supplico....pietà , abbi pietà..."
La sua abiezione mi eccitò singolarmente. Mi piegai in avanti, osservando la scena avidamente, consapevole del turgore che mi stava esplodendo nei calzoni. Anche Lola sembrava stranamente eccitata, in un modo perverso e crudele, da pantera o da tigre. Prese ad aggirarsi intorno all'amica prigioniera, facendo una serie ininterrotta di " finte" con le mani protese in avanti ad artiglio.
"Ora vedrai... ti farò impazzire. Impazzire mi hai capito? Riderai fino a sputare i polmoni.... Ti scoppierà il cuore....diventerai matta".
"Pietà, ti supplico... sarò la tua serva, la tua schiava, il tuo zerbino... non mi fare il solletico...ti prego..".
Di colpo Lola smise di muoversi su e giù senza concludere nulla e scattò. Le afferrò le caviglie legate insieme sollevandole i piedi in una morsa d'acciaio e con la mano libera iniziò a vellicarle le piante nude esposte e scalcianti, insistendo con le unghiette aguzze al centro del piede e all'attaccatura delle dita. L'effetto fu strabiliante: Amanda smise di blaterare e si inarcò terribilmente.Poi ricadde sul divano squassata da una serie ininterrotta di rauche risate convulse e lì rimase, torcendo vanamente le mani e i piedi torturati, mentre le lacrime iniziavano a scorrerle copiosamente sul viso. Mai mi era capitato di vedere qualcuno tanto sensibile al solletico.
Implacabile, Lola la torturò per almeno una decina di minuti, prima di interrompere il supplizio e chiederle con un sorriso beffardo come andava.
Faticando a parlare tra i singhiozzi, Amanda riprese ad implorarla come un' animale in trappola.
"Non...ha,ha ...non..ahh... lo sopporto...sopporto….più...ah,.ahh...pie...tà ...t'imploro...ho,ho...".
"Non ti capisco.Ti stai divertendo, vero? Ridi da matti, no? Quindi ti diverti..." la derideva Lola "Noooo! la sua voce era stridula, contraffatta dalla sofferenza nervosa "Muoio...impazzisco!Basta.... farò quel che vuoi...Basta".
" Basta con le dita, dici? Lo so che preferisci di più il piumino di penne d'oca. Ora ti accontento…” rise spietata Lola e impugnò un piumino del tipo che serve per togliere la polvere, con un corto manico e un ventaglio di fitte piume rosa dall'altro lato. A quella vista, Amanda si mise ad urlare come una pazza.
"Noooo!Quello noo...ho,ho,ho,ho!Ah,ah,ah,aaahh!Ahahahaihihihuhuhh!"
L'urlo iniziale divenne una sequenza stridula e folle di risate squittenti e strozzate.
Lola le sventagliò pigramente le ascelle depilate e sensibili, poi scese lungo i fianchi sussultanti e si soffermò a lungo sui muscoli tesi del ventre contratto. Le piume accarezzavano la pelle delicata e facevano contrarre atrocemente i muscoli e i nervi ultra sensibilizzati. Su e giù, su e giù... pareva non avere mai fine.
"Ahahahah ahahah!E'...eheheh...Atroceeee!Ahahah! Bastaaaa!".
"Ti piacciono le carezzine sul pancino, vero?" la derideva Lola, tintillando con diabolica pazienza l'ombelico, e poi scendendo lentamente fino a sfiorare il pube.
"Ahahahaaaa! Noooooo oh oh!"
"Ma forse ti piace di più sotto i piedini, no?", e tornava a strofinare, stavolta con feroce energia, il piumino crudele sotto i piedi, che si torcevano e si inarcavano sospesi nell'aria.
"Ihihihih!Lì è terri...bileeee!Eheheg!Ahahahahah....Dio ...pietà.....!".
Lola le aprì a ventaglio le dita di un piede e vi insinuò dentro il piumino, sventagliandolo negli spazi interdigitali e all'attaccatura delle dita. Questa "innovazione" sembrò fare impazzire Amanda fino alla frenesia. Prese a sussultare come in preda ad un attacco epilettico, finchè non si arrese esausta, limitandosi a scuotere la testa debolmente e a soffocare dalle risa.
"Ahahahahah...ahahah,ahahah". Lola buttò via il piumino. Si sedette a cavalcioni sulla sua vittima e con le dita riprese il solletico sotto le ascelle. Amanda sembrò scuotersi dal suo riso monotono e quasi ipnotico e riprese a urlare e ad agitarsi freneticamente. Lola le fece danzare le unghie sui fianchi e quindi, ancora, sul ventre sussultante.
"Uhuhuhu!Uuuuaaaahh!Aaaaauuuhh!".
Amanda si inarcò incredibilmente, quasi sollevando con sè anche Lola, quindi ricadde per l'ennesima volta, con la saliva che le scorreva a rivoletti giù dagli angoli della bocca contratta nella smorfia grottesca della sua insana risata senza fine.
"Ahahahahahahahahahahahahahahahaaaaahhhh...."
Ormai il riso divenne un unico, delirante verso gutturale, animalesco.Gli occhi rovesciati non vedevano più. Muoveva su è giù, aprendole e chiudendole a scatti , solo le dita delle mani.
Lola respirò a fondo, soddisfatta, e finalmente si raddrizzò, interrompendo la tortura.
Dopo un po', il riso grave e folle rallentò e cessò. Amanda restò ansante, immobile, coperta di sudore, senza forze. Pian piano riuscì a sollevare le palpebre. Le sollevò e le abbassò freneticamente per un paio di volte, per liberare le ultime lacrime. Gli occhi, scuri e ancora lucidi, che mi si mostrarono, non erano però di una persona appena torturata fino alla pazzia. Erano occhi pieni di passione, d'amore, colmi d'eccitazione.
Lola la slegò, ma lei non mosse nemmeno un dito. Solo dopo un'altra decina di minuti, si riscosse. Si trascinò giù dal divano, camminò carponi come un grande cane roseo fino ai piedi di Lola. Si chinò e ne leccò uno, con umile e abietta devozione.
Lola si adagiò sulla poltrona, e con entrambe le mani si rinvigorì i capelli, allontanandoli dal collo accaldato. Amanda la seguì, e continuò la sua adorazione verso i piedi dell'amica. "Brava, la mia piccola Amanda, ti sei divertita vero?" esclamò tranquilla Lola. La sua voce era ora più dolce e garbata .Prese ad accarezzare Amanda, prima la testa, poi la schiena, fino ad arrivare al sedere dove si soffermò un po’ più a lungo. Amanda sembrava in trance. La sua lingua, lenta e amorevole, disegnava sulla pelle chiara dei piedi di Lola mille disegni astratti e il suo movimento era ipnotico e allo stesso tempo incredibilmente eccitante.Ad un tratto Lola smise di accarezzarla e intrufolò la sua mano tra le cosce di Amanda che sussultò divaricando leggermente le gambe per assecondare le intenzioni di Lola. La schiena, rosea e sudata , riprese a muoversi seguendo il respiro sempre più veloce e irregolare.
Smise di leccare i piedi di Lola, appoggiò il viso sul pavimento di marmo nero e inizio a contrarre e rilasciare i muscoli delle natiche come se volesse mangiare la mano di Lola. Dopo alcuni secondi inarcò la schiena sollevandosi nuovamente sulle braccia, mostrando il suo viso sempre più colorito e tempestato da minuscole goccioline di sudore. Emise alcuni, interminabili e infantili mugolii, poi si accasciò mollemente sul pavimento.
Era stato uno spettacolo atroce ed eccitantissimo nel contempo.
Lola mi fisso trionfante e mi chiese:"hai capito adesso?".
Ero scioccato. Farfugliai in fretta di sì e corsi in bagno a masturbarmi.
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17 anni fa
miss1dada202006,
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Ultima visita: 15 anni fa
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La troia
La mia Padrona aveva organizzato un party, non sapevo i dettagli, non ero degno di essere tenuto al corrente; dovevo solo eseguire cio' che mi diceva.
Mi aveva preparato come se fossi una donna: avevo una parrucca nera con capelli lisci e lunghi, mi aveva truccato pesantemente con rossetto rosso lucido, lunghe ciglia finte, unghie finte rosse e lunghe nelle mani e mi aveva completamente e accuratamente depilato ovunque. Aveva speso anche molto tempo a truccarmi il viso con molto fondotinta e mi aveva applicato delle lenti a contatto che con la pupilla colorata a gialla a fessure tipo quella dei serpenti.
Mi aveva messo un collare a molla ai testicoli largo che me le teneva gonfie e distanti dal corpo e le teneva costamente in tiro.
Mi aveva vestito con una corta maglietta in latex aderente che arrivava all'ombelico, era bucata centralmente e ci aveva messo due seni in enormi in gomma allacciati come un reggiseno; la maglietta in latex nascondeva perfettamente i lacci che le tenevano salde e sembravano quasi reali.
Poi mi aveva messo le calze autoreggenti nere a rete e due scarpe laccate rosse con tacco a spillo dorato.
Una volta finito la mia Padrona mi guardo' compiaciuta e mi disse " Questa sera sarai una vera troia e farai tutto quello che ti diro'!" ; si diresse verso la porta e prima di uscire "ma non voglio che ti rovini prima del tempo", torno' indietro mi fece sedere su una sedia e mi lego' polsi e caviglie, " cosi' saro' sicura che rimmarai ferma e perfetta". Era compiaciuta e ora mi chiamava al femminile, in effetti a parte il cazzo con le due palle gonfie avevo ben poco di maschile.
Dopo poco sentii suonare il campanello, poi ancora e ancora... il campanello aveva suonato per 5 volte quindi almeno 5 persone erano arrivate.
Mi venne a prendere la mia Padrona, mi slego' e mi porto' nell'altra stanza; c'erano 9 uomini in piedi nudi, qualcuno aveva dei degli ornamenti in cuoio, qualcun'altro in latex. Lei si sedette alla sua poltrona e io mi inginocchiai al suo fianco. "inginocchiatevi!" disse, e tutti si inginocchiarono ubbidienti.
" Bene, voi siete aspiranti schiavi che avete chiesto di essere al mio servizio... oggi ho voglia di vedere la mia schiava al lavoro con voi e voglio vedere come ve la lavorate, dovete fare solo quello che vi dico di fare, niente di piu' niente di meno e non transigo esitazioni o iniziative; chi vuole ora puo' andare, chi resta dovra' restare fino in fondo."
Un ragazzo si alzo' " non sono gay, questo non e' quello che cerco"
"Bene, addio" disse la Padrona. Lui si vesti' rapidamente e usci' di casa, ora erano in 8... erano tanti ma gia' mi sentivo donna, mi sentivo troia e poi la mia Padrona era li' a guardarmi e questo mi eccitava.
"Mettetevi in cerchio e tenetevi a braccetto... e tu schiava vai nel mezzo inginocchiati e comincia a lavorarteli, li voglio vedere tutti duri... e voi dovete rimanere a braccetto, non toccatela!".
Mi alzai andai al centro, mi inginocchiai, c'erano cazzi ovunque mi giravo, qualcuno era in erezione qualcuno era moscio.
"Hai 2 minuti da adesso per farli diventare tutti duri"
Presi in mano il primo che avevo davanti e cominciai a succhiarlo, poi con le mani mi allungai a lato e mi misi a masturbare i due a lato, poi cominciai a girarmi e a prenderne un altro e pian piano sentivo quello in bocca che si ingrossava, mi spostai e ne presi un altro in bocca e continuai spostandomi a caso; la mia Padrona girava attorno al cerchio e controllava, mi guardava (mi eccitava sapere che il suo sguardo mi fissava).
Aveva un frustino in mano e ogni tanto lo menava sugli apprendisti, ogni colpo che tirava i cazzi faticavano a indurirsi, io cercavo di accelerare e gemevo di piacere mentre succhiavo.
"bene adesso tiratevi via!"
Loro si spostarono e lei mi frusto sul sedere "troia! sei una sporca troia! sei affamata di cazzi e te la faro' passare!... Alzati e mettiti con la pancia sul tavolo e tieni aperte bene le gambe", prese uno schiavo per i capelli " tu vai sul tavolo, siediti e fattelo succhiare! voi due andate a lato e fatevelo menare con le mani..."
Prese una boccetta di olio e lo diede a uno schiavo rimasto "ungila bene nel culetto che la prepariamo per lo sfondamento", poi prese due cinture elastiche e me le mise sulle coscie mentre l'altro mi stava ungendo le chiappe e il buco, intanto stavo cominciando a succhiare il cazzo che avevo davanti e stavo masturbando i due cazzi che avevo a lato. Apri' un cassetto e tiro' fuori due cinture elastiche mi si avvicino' e le lego strette sulle mie coscie.
Prese due schiavi e gli mise il cazzo sotto la cintura elastica, uno per coscia "voi scopatela cosi'" ...
guardo' un attimo gli altri... " tu! comincia a scopartela nel culo!"
"Tu siediti sulla sua schiena", quando si sedette... "infilaglielo sotto la maglietta e comincia a menare"... si volto' sull'ultimo rimasto. "vai sul tavolo e martellaglielo in faccia".
Ora Sentivo un cazzo che mi entrava dolcemente nelle culo, sulle coscie sentivo i due cazzi che si strusciavano ferocemente intanto avevo tra le mani due cazzi duri che masturbavo e uno in bocca che che cercavo succhiare per quanto potevo, mentre un cazzo mi sbatteva sulla guancia e sul collo, ero schiacciato sulla schiena da quello che se lo menava sotto la mia maglietta, se l'era infilato fin sotto la cintura che teneva le tette finte e spingeva appongiandosi con tutto il peso sulla mia schiena e mi facevano male i seni che premevano sul mio petto. La Padrona rideva, ogni tanto frustava qualcuno "dai troia! falli godere! non dirmi che sono troppi" e ogni tanto mi frustava nei punti che erano rimasti liberi del mio corpo.
Poi si arrabbio' con quello che mi fotteva nel culo "dai! porco! spingi, voglio che la sfondi!", sentii il cazzo che entrava con piu vigore e mi faceva male... "cosi' sfondala! ah ah ah ", lui spingeva sempre piu' forte e lo sentivo senpre piu' grosso fino che a un certo punto lui disse "ahh! vengo!", la Padrona arrabbiatissima lo tiro per i capelli "bastardo! chi ti ha detto di sborrare! si sborra solo quando io lo dico e solo se sono io che lo dico! la tua sborrata e solo un mio divertimento non e' un tuo piacere!" lo butto' in terra frustandolo sul cazzo che schizzava all'impazzata. "Levatevi dalla troia! troia vieni qui a vedere cosa hai fatto!" Mi alzai e vidi lo schiavo a culo in terra con tutta la pancia schizzata di sperma che colava... la Padrona stette qualche secondo a pensare poi si rivolse allo schiavo "vattene! non ti voglio piu' vedere", lui si alzo si vesti' e se ne ando'. "Mi sarebbe piaciuto fartelo leccare ma non era degno di ulteriore piacere ne di essere punito", si guardo' attorno... "bene, ricominciamo, adesso mettiti sul tavolo ma con la schiena e tu comincia a scopartela!, tu vai a farti una bella spagnola su di lei e voi mettetevi mettetevi in fila per scoparla! 5 colpi poderosi e poi date al cambio rimettendovi in fila!".
Mi sentivo una vera troia, sentivo un cazzo dietro l'altro che mi sfondava per qualche secondo per poi sentirne un altro, la mia Padrona era al mio fianco che mi guardava e rideva compiaciuta, ogni colpo che mi davano sentivo che mi schiacciavano i testicoli legati fino a farmi male, ma tutto quel dolore era anche piacere, era umiliazione mi faceva sentire al suo servizio, il suo giocattolo; vedevo l'enorme cappella turgida che si muoveva avanti e indietro vicinissima al mio viso per poi sparire tra le mie tette. La mia Padrona mi prese in mano il cazzo e lo tirava "sei una schifosa porca!!" e mi sputo' in faccia. " poi si giro' agli schiavi " quando finite di pomparla prima di rimettervi in fila sputategli in faccia a questa troia!" ...gli sputi che mi arrivavano sul viso e sentivo la la mia padrona che mi frustava sul cazzo e io gemevo piano... "dillo che ti piace! troia e che ne vuoi ancora!"... e io risposi "mhh, si ancora voglio essere sbattuta, ahhh umiliata per la tua ahhh gioia mia Padrona"...
Continuarono per qualche minuto fino a che la Padrona torno' con una bottiglia e la mise sul pavimento e disse "Spostatevi schiavi bastardi, adesso voglio che la troia si sieda a smorzacandela su questa bottiglia".
Mi alzai e mi diressi verso la bottiglia, aveva un collo lungo e sottile e mi ci adagiai sopra mentre uno schiavo la teneva ferma al pavimento come gli aveva ordinato la Padrona, si mise davanti a me alzo la gonna corta e mi mostro la sua regale figa, me l'appoggio' sulla fronte e sentii il caldo umido della sua fessura depilata. Si mosse leggermente tendola premuta sulla mia fronte e poi comincio' a urinare... era calda e mi stava colando su tutto il viso per poi discendere su tutto il mio corpo; sentivo adesso il suo caldo piscio che scorreva sulla mie palle per poi cadere sul pavimento.
"Adesso volgio vedere quanto riesci a far sborrare questi maiali! Li devi far sborrare solo con la lingua, gli leccherai il cazzo senza succhiarlo"
Adesso avevo un cazzo enorme davanti agli occhi e Lei mi disse "prendilo a due mani e tienilo ben scappelato in tiro e comincia a leccarlo... voglio vedere bene la tua lingua che lo lecca"
Tirai fuori la lingua piu' che potevo e cominciai a passarla sul buchino della cappella cercando di entrarci dentro, poi mi spostai con la lingua attorno demarcando la divisione tra asta e cappella... "Quando senti che sta sborrando appoggiatelo sulla fronte che voglio vedere la sua sborra scorrere sul tuo viso da maiala"
Insistetti ancora col buchino il cazzo era diventato turgido e gonfio, la cappella era diventata enorme, lo stringevo forte con le mani e si ingrossava sempre piu'; sentii un sobbalzo dello schiavo... uno schizzo impovviso mi bagno la lingua e lo spostai velocemente sulla mia fronte premendolo forte; sentivo lo sperma che colava sugli occhi per scendere sulle guancie e cadere sulle mie tette... "uhh bravo schiavo ottima sborrata... tu troia strizzalo bene perche' voglio che non ne vada perso... avanti il prossimo", avevo gli occhi annebbiati dalla sborra ma presi in mano il secondo cazzo e ricomincia allo stesso modo del primo e nel giro di qualche decina di secondi sentii lui gemere e lo spostai sulla fronte senza che mi schizzasse sulla lingua, altra colata sul mio viso, intanto incosciamente avevo cominciato ad agitarmi sulla bottiglia.
Ne arrivo' subito un altro, stesso trattamento e poi un altro, ormai non ci vedevo piu' e la sborra la sentivo ovunque, qualcosa cominciava anche a entrare dai lati della bocca. Ne presi un altro, non ci vedevo quasi piu' ma continuai, questo non diede nessun segno di orgasmo e all'impovviso un schizzo mi arrivo fino in gola, mi affrettai a metterlo sulla fronte e la mia Padrona rideva "ah ah ah, avevi sete ehh!?"
Presi il sesto cazzo senza vederlo e cominciai a leccarlo, andai a leccarlo su tutta l'asta e poi ritornai alla cappella, dovetti insistere parecchio ma anche questo alla fine cedette e mi sborro' sulla fronte.
Arrivo' il settimo e con questo premetti forte nel buchino cercando di entrare, insistetti fino che la punta della mia lingua entrava per un po', poi cominciai a leccarlo a facendo andare la lingua velocemente a destra e sinistra e anche questo senza preavviso mi schizzo sulla lingua, portai verso la fronte una ltro schizzo mi entro nel naso e finalmente fini' di sborrare sulla fronte; la mia Padrona era entusiasta e rideva mentre insultava me e lo schiavo di turno.
L'ultimo schiavo teneva la bottiglia e si fece sostituire da un'altro, ero completamente cieco, vedevo solo sfumature e sentivo colare liquido sul mio corpo, era sperma e l'urina della mia Padrona.
Presi in mano l'ultimo cazzo e ricominciai anche questo alla fine schizzo e mi prese un'occhio mentre lo portavo alla fronte, ma tanto ormai non ci vedevo piu' ugualmente.
"Adesso spalmatela bene tutta sul viso e su tutto il corpo" disse la Padrona
Con le mani cominciai a spalmarla sul viso e cercavo di pulire per quanto potevo gli occhi, poi le spalmai sulle tette, sulla pancia e sulle coscie; la Padrona torno' con uno specchio alto circa un metro e me lo mise davanti..."guardati troia! ah ah ah " e fece cenno a tutti schiavi di ridere. Mi sentivo umiliato e usato, ma ero eccitatissimo, mi piaceva vedermi in quello stato davanti a tutti e soprattutto essere in quello stato per la mia Padrona, le mie palle erano rosse e gonfie e la molla le aveva allungate pian piano, sentivo dolore ma l'eccitazione era tale che me lo tramutava in piacere, anche il mio cazzo era turgido e scappellato perche' la molla tirando aveva preso anche parte della pelle dell'asta e adesso stava scappellato tirando, non penso che sarei riuscito a rincappellarlo tanto; lo sentivo in tiro anche perche' la cappella restando in quella situazione era ingrossata parecchio... mi eccitavo ancora di piu' a guardarmi...
"L'unica che non e' venuta e la troia!.. mhhh... " disse la Padrona, si girava attorno pensierosa, sapevo che voleva farmi sborrare ma cercava il modo piu' umiliante possibile o forse la maniera piu' femminile che una donna puo' venire.
Il suo viso si illumino' e disse "alzati!", prese la boccetta dell'olio e mi unse bene il cazzo, le sue mani erano fantastiche, poi rovescio' un po' d'olio sul bordo del tavolo, mi tiro qualche frustata sul sedere, erano abbastanza forti da farmi sentire dolore e il mio cazzo si rilasso', da dietro me lo prese e lo tiro' senza complimenti dietro, me l'aveva quasi rovesciato e sbucava tra le natiche... "siediti sul tavolo!".. mi sedetti sul tavolo... ero seduto sul mio cazzo, due schiavi avevano preso lo specchio e me lo tenevano di fronte. Ero seduto sul tavolo a gambe leggermente divaricate da dove si vedevano solo le palle belle depilate, il cazzo era totalmente nascosto, lo sentivo tra le natiche che si ingrossava, l'olio lo faceva scivolare facilmente sul tavolo; mi vedevo tutta sporca di sborra, le mia gambe era sexy e femminili con le calze a rete nere e qualche rivolo di sborra. Il mio viso era ancora truccato anche se un po' sbavato, le mie labbra rosse erano molto sexy e le due tette enormi erano fantastiche; mi piacevo, ero una vera maialona, mi avevano scopato 8 uomini e li avevo fatti sborrare e adesso il loro succo era tutto su di me.
La mia Padrona si avvicino' prese le mie palle e me le ficco' sotto una coscia, faceva un po male ma adesso sembravo proprio una femmina in calore.
"Ora masturbati come la troia che sei, toccati e cerca di essere piu' arrapante possibile! Fingi di sditalinarti! pensa che la tua figa appoggia sul tavolo e devi lasciarci la scia del tuo umore come una lumaca !"
Misi una mano tra le gambe e mi accarezzavo l'inguine, con il dito medio affondavo tra le gambe sfiorando le palle nascoste e parte dell'asta del mio cazzo che stava esplodendo sotto la pressione, sentivo la cappella che usciva da dietro le natiche; mi muovevo dolcemente avanti a indietro sul sedere e sentivo il cazzo sotto che scivolava pian piano, erano molto eccitante e feci piano per non sborrare subito. Tirai fuori la lingua e la passavo sulle labbra mentre gemevo, con l'altra mano mi pizzicavo i capezzoli finti e intanto mi guardavo allo specchio e davo occhiate sfuggenti agli uomini che mi fissavano. La mia Padrona era divertita e continuava a insultarmi.. "Non hai avuto abbastanza cazzi e adesso ti fai da sola!? dai! voglio vedere la come riesci a bagnare il tavolo con la tua fica! Puttana!" si allungo' e mi sputo' in faccia". Io gemevo di piacere, l'orgasmo era ormai vicino quando lei col frustino mi diede un colpo dietro prendendo la cappella e io dissi "Ahhh!!! siiii!" e cominciai a muovermi meglio sul tavolo, il dolore mi stava fermando l'orgasmo ma il piacere era sempre in aumento, la Padrone prese lo schiavo con il cazzo piu' grosso e me lo fece schiaffare in gola "ingoialo tutto puttana!!", mi arrivava fino in gola, mugugnavo e facevo fatica a respirare. Mi vuovevo sul tavolo il dolore era passato, sentii le palle gonfie che cominciavano a pulsare... stavo sborrando!!! e continuavo a muovermi mentre la padrona mi teneva la testa e mi spingeva il cazzo piu' che poteva in gola, non respivavo, sentivo il mio cazzo che esplodeva sparando sborra sul tavolo... mi sentivo svenire, era solo l'orgasmo che mi teneva sveglio, mi sentivo come in un sogno, sentivo dolore e piacere, le mie palle si stavano svuotando. Mi sfilo' il cazzo dalla bocca, ricominciai a respirare affannosamente, la mia Padrona mi prese per i capelli e mi tiro via dal tavolo buttandomi a terra e guardo' ridendo sul tavolo "brava puttana! hai lasciato una scia sul tavolo come una lumaca", mi alzo per i capelli e mi fece vedere la mia sborrata, a prima vista ne avevo fatta un bel po'. "tira fuori la lingua!" disse tenendomi per i capelli e spingendo la mia testa sul tavolo.. "lecca puttana!", mi misi a leccare la mia sborra, la ingoiai pian piano, era mischiata all'olio.
La mia Padrona era soddisfatta, disse agli schiavi di rivestirsi e di andarsene, li avrebbe richiamati quando e se ne avesse avuto bisogno, mi disse anche a me di andarmi a cambiare e di andarmene; vedevo che era soddisfatta ed ero certo che avrei potuto ancora servirla in tutti i suoi magnifici capricci.
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17 anni fa
schiavetto71, 44
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