Era indubbio
era una delle piu' belle donne che avevo mai incontrato e, senti senti, aveva deciso di invitare a cena a casa sua proprio me, che non stavo piu' nella pelle al pensiero di quello che avrei potuto fare se solo solo mi dava l'opportunita' di provarglielo. Ci eravamo sentiti spesso per telefono ma non ero mai riuscito a convincerla che mi creava delle erezioni spaventose solo sfiorandola. Si lamentava come tutte le donne della ciccia di qua' della ciccia di la', del periodo poco favorevole: parole che a me sinceramente apparivano come scuse; ma non mi aveva mai detto di NO in maniera chiara e tonda. E ora dopo vari tentennamenti sono davanti al suo portone che attendo di vedere i suoi occhi azzurri. Apri la porta vestita di nero con un golfino scollato, tacchi da brivido e una minigonna da record e pensai “ è indubbio, è una delle più belle donne che ho mai incontrato”. Mi fece accomodare con il suo solito sorriso di chi fai fatica a capire che cosa pensa, dandomi un bacio appena le porsi il mazzo di fiori che le portavo in dono. La casa era arredata con gusto e pur non essendo una reggia era accogliente e rispecchiava totalmente la classe che la aveva sempre caratterizzata. MI OFFRI UN APERITIVO E GIA' SENTIVO NEI PANTALONI QUALCOSA CHE CRESCEVA A DISMISURA ogni qualvolta si avvicinava e sentivo il suo profumo. E mi ricordai la teoria dei feromoni, ossia quelle sostanze che emettono le femmine di alcune specie animali per attirare il maschio, e mi convinsi che lei ne aveva un magazzino pieno. Mai una donna, che io mi ricordi, era riuscita a eccitarmi come ci riusciva lei. Tra un discorso e l'altro consumammo il pasto, leggero ma composto con gusto e sicuramente speziato, come volesse mandarmi un messaggio: ”caricati che dopo ti faccio vedere io”. Ma la cosa piu' assurda e' che non faceva trasparire niente, fredda come il ghiaccio, come fosse un gioco sottile, e non capivo se mi desiderava oppure no. I discorsi continuarono: parlammo della sua vita privata, della mia, un po' discutemmo di lavoro, i nostri sogni, i nostri desideri. Ma la spinta attrattiva piu' assurda che mi occupava la mente era quella di averla tra le mie braccia. Credo che la mia povera pompa cardiaca fosse al massimo delle possibilita' di lavoro. Ci accomodammo sul divano e mi offrì un drink. Mi portò un Brandy, come le chiesi, e anche lei si accomodò sul divano con un bicchiere di liquore in mano. Sapevo, perche' me lo disse tempo addietro, che l'alcool la disinibiva così pensai: è l'ora di agire. Si continuava a parlare ma e' indubbio che l'atmosfera era cambiata. Le voci si fecero piu' tremolanti e le parole non le seguivamo più. Ogni tanto mi sfiorava la mano e ridevamo alle mie stupide battute e sicuramente si stava sciogliendo. Mentre si muoveva per parlare o ridere guardavo tra le sue cosce e intravedevo le mutandine di pizzo bianco che facevano intravedere, in un eccitantissimo gioco vedi-non vedi, i suoi peli pubici che si facevano ogni minuto più intraprendenti. Cominciammo a parlare del suo fisico e ricominciò con la solita tiritera che si sentiva ingrassata, gonfia, sempre più vecchia. Non capivo se mi prendeva in giro (sapendo quanti uomini le correvano dietro come fosse una ragazzina) o se realmente si auto convinceva di essere ormai decadente. O era il gioco sottile di una donna che mi voleva convincere di essere imbruttita per vedere come reagivo?. Credo, e lo metto per iscritto, che tra lei 15 anni fa e adesso avrei preferito sicuramente adesso. Ma anche se glielo dicevo lei non mi avrebbe creduto. Così ogni tanto per consolarla mi avvicinavo e le toccavo le cosce per vedere la sua reazione. Come non sapessimo che dovevamo finire a far l'amore (il problema non era quando ma come). Le mie mani si facevano piu' intraprendenti e lei si lasciava toccare ridendo, vedendola per la prima volta felice, buttando la testa indietro e facendo volare i capelli come una nuvola nera presagio di tempesta, e che tempesta. Con varie scuse mi avvicinavo sempre piu' chiedendole che tipo di profumo usasse e cercando di annusarla sul collo. Lei si ritraeva come in un gioco di ragazzina ma si vedeva che era divertita e sicuramente eccitata. L'atmosfera era sempre piu' incandescente e visto che lei non prendeva l'iniziativa la presi dolcemente per un braccio e la tirai verso di me appoggiando le mie labbra sul suo collo. Come un esplosione i suoi peli corporei si rizzarono in segno di gratitudine e sembravano gridare “ grazie, grazie! Era da tanto che non lo facevamo”. Ho continuato perciò senza avere impedimenti a scoprire tutti i sapori del suo collo, del suo decolletè, dietro l'orecchio. La baciavo dappertutto fino a che dopo qualche minuto cominciai ad avvicinarmi a quella bocca rossa e carnosa che tanto mi aveva fatto sognare. Dapprima le nostre labbra si sfioravano chiuse. Le labbra, un po' secche dall'eccitazione erano ruvide. Ma quando spinsi con decisione le mie sulle sue cominciai a sentire l'umido della sua saliva che aveva un gusto mai sentito, stupendo e ne bevvi come fossi un disperato nel deserto che da giorni non si dissetava. Le mie mani, e le sue, si incrociavano alla scoperta dei nostri corpi come alla ricerca di strumenti per sopravvivere. Cercavamo solo di godere della nostra voglia come più ci faceva piacere. Cominciai con dolcezza ma con decisione a spogliarla liberando dapprima i suoi seni e lasciandola solo con le sue mutandine bianche. Ma non facevo tutto ciò ad occhi chiusi: dovevo gustarmi quei momenti con tutti e sensi di cui disponevo quella sera. E con la vista, quando guardai il suo culo incorniciato dal perizoma che entrava nella sua fessura come un fiume scorre tra due colline, pensai di svenire. In un momento così, se mi avessero fatto un elettrocardiogramma, sarei stato ricoverato d'urgenza. Era come se continuasse a mancarmi la ragione, come in un sogno, e poi d'un tratto tornavo alla realtà. La stringevo, la baciavo, la leccavo come fosse il mio ultimo giorno sulla terra. Io ero ancora mezzo vestito, ma non importava affatto: per me era importante fargli capire quanti ci tenevo a farla godere. Pian piano scesi sulle cosce dopo aver torturato dolcemente i suoi capezzoli e l'ombelico. Le sue cosce erano tornite, dure, abbronzate proprio come dovevano essere. La leccai partendo dalle caviglie, mi soffermai sui suoi polpacci gustandomi tutto il sapore della sua pelle. Piu' salivo e più inarcava il suo corpo come volesse spingermi in una zona misconosciuta posta proprio in mezzo alle sue cosce. Era stupendo leccare il suo interno cosce, quella zona stupenda dove la pelle si fa piu' fine e vellutata per poi ritornare un po' ruvida dove cominciano a nascere i peli del pube. E salivo sempre più su sino ad arrivare al limite delle sue mutandine, dove la coscia diventa corpo, dove il brivido diventa tremore, incoscienza sessuale, paradigma di tutte le senzazioni belle, droga del corpo assetato di puro e semplice sesso. Ma non avevo ancora saggiato la sua vulva che sembrava implorarmi di baciarla, di assaggiarla. E indugiavo appositamente affinchè si riempisse di succo come un frutto maturo. Decisi di interrompere la sua agonia e, dopo aver scostato le mutandine, mi tuffai a picco su quella fessura dolce e inebriante leccando e succhiando tutto ciò che c'era da succhiare e leccare. Leccavo così intensamente che pensavo il tempo si fosse fermato tra le sue cosce. Avrei potuto resistere per ore e ore in quelle condizioni soddisfatto dalle vibrazioni del suo corpo che mi trasmettevano il suo piacere intenso e parossistico. La mia lingua esplorava ogni decimo di millimetro di quella stupenda opera d'arte vivente: passavo dalle grandi labbra alle piccole per poi entrare in profondità il più possibile e ritornare fuori per suggere il clitoride che si ingrandiva sempre più. E più leccavo e più si inumidiva e diventava un prato ricco di rugiada tutta da bere. Oramai ogni fessura tra le sue cosce era stata esplorata, ma ero deciso ad accamparmi e decisi di mettere le tende perchè li c'era tutto ciò di cui avevo bisogno per sopravvivere. Ogni tanto con le dita le spalancavo le grandi labbra per entrare sempre più in profondità e continuavo in un su e giù infinito da essere convinto che se la mia lingua doveva morire era là che avrei voluto succedesse. Ma le mani non stavano ferme e giocavano con il suo corpo per arrivare a quelle due collinette che tanto adoravo, ma poi scendevano e la sollevavo dai glutei portandomi sempre di più la sua vulva sulla faccia sino a mancarmi il respiro. Ma non finiva qui il mio banchetto. Continuò finchè lei non mi chiese, senza fiato, di smettere per darmi il cambio in quello scambio di lingue che non aveva precedenti nella storia dell'erotismo mondiale. E così cominciò a spogliarmi di ciò che avevo e rimasi, costretto con la forza, in mutande che parevano talmente tese da scoppiare da un momento all'altro. Mi fece subire la stessa tortura che avevo fatto subire a lei: mi leccò i capezzoli, il collo soffiandomi nelle orecchie, si soffermò un po' sull'ombelico, e poi scese tra le cosce leccandomi all'interno per poi baciarmi le mutande li dove c'era l'Etna in attesa, dandogli dei piccoli morsi su tutta la lunghezza. Preso dalle convulsioni del piacere mi inarcavo e mi contorcevo in attesa del passo successivo che tardava ad arrivare finchè, in seguito ai miei movimenti ed ai suoi denti che trattenevano l'orlo degli slip, uscì in tutta la sua bellezza il mio cazzo ormai in agonia per l'attesa. Ma la sua bocca non fece subito il suo dovere ma leccò per interminabili minuti tutta l'asta. Ero nell'orlo dell'oblio, oramai in un altra dimensione non più terrena ma spirituale e astratta dove tutto e' e tutto pare essere. Ma qualcosa mi aveva dato l'impulso a tornare nella stupenda realta' di quel momento. Il calore della sua bocca che mi aveva accolto fino in fondo. Riuscii, in un attimo di lucidità, ad aprire gli occhi quando vidi che il mio membro era scomparso tra le sue fauci ingorde, era uno spettacolo unico vedere la sua saliva che colava sulle mie gambe. Ero ai limiti della sopravvivenza, il mio corpo tremava e sussultava ogniqualvolta la sua lingua seguiva i contorni della cappella ormai rossa da far paura. Con sapienza e arte riusciva a portarmi al limite dell'orgasmo per poi lasciarmi raffreddare e ritornare a lavorarci sopra. Ma era ormai obbligo per me e per lei portare alla vetta dei piaceri le nostre prestazioni senza lasciare tempi morti per pensare cosa e come dovevamo farlo. La presi con forza e delicatezza distendendola sul divano e senza grandi sforzi le spalancai le cosce lasciando in bella evidenza quella figa da opera d'arte, da biennale di Venezia che pareva colare piacere. Mi misi a succhiare quella linfa vitale prima di appoggiare la punta del mio fallo sulle sue labbra: dapprima lo strofinai su tutta la lunghezza della sua fessura torturando il clitoride che appena sfiorato la faceva saltare dal piacere come fosse un pulsante segreto. Poi pian piano mi presi la confidenza di entrare dolcemente. Fu un momento magico perchè il tempo si fermò per un attimo: sia io che lei non fiatammo finchè non entrò in tutta la sua lunghezza. Diedi due tre colpi delicati per bagnarla bene e poi cominciai a pompare con forza e con passione e da quel momento non riuscii più a trattenerla in quanto si agitava, muoveva la testa da una parte all'altra, gridava frasi quasi incomprensibili: capii qualcosa tipo “sfondami, entra più in fondo, dai forza, mi sento una porcona, sono la tua porca” etc. etc. Era indubbio che le piaceva avermi dentro di sè come io gioivo nell'esserci dentro. Era un ambiente caldo, accogliente. Sembrava fosse fatta apposta per il mio cazzo in erezione come fossimo due pezzi di un puzzle. Nel frattempo la baciavo, le passavo la mano tra i capelli, le succhiavo i capezzoli con avidità. Cambiammo varie posizioni finchè la misi a carponi: le cingevo i fianchi e la pompavo con assiduità e sentivo le mie palle che sbattevano giusto sul clitoride e lei godeva, godeva a non finire. Di tanto in tanto le titillavo la vulva o il buco del culo in quanto in quella posizione era bello esposto alle mie attenzioni: allora mi succhiavo il dito, lo facevo succhiare bene anche a lei e pieno di saliva lo inserivo piano in quel buchetto meraviglioso e morbido come il burro. Non vi dico le reazioni inconsulte che sembravano più dettate dal suo corpo che dalla sua mente quasi come fossero convulsioni. La rimisi a pancia in su perchè volevo vederla godere e dopo parecchi minuti che stavo dentro di lei cominciai a sentire la sua figa che si stringeva sempre piu' e lei che arrancava con il respiro, emetteva suoni tipo guaiti e ad un certo punto la sentii gridare “vengooo” con una “o” finale che non finiva più. A quel punto sentii anch'io un calore intenso che da giù mi arrivava sino al cervello e il mio cazzo dentro di lei cominciò ad ingrossarsi e lo sentii non controllarsi più finchè cominciarono i fiotti di seme dentro di lei: non è possibile definire come reagii. Era quello che si poteva definire sesso totale, senza limiti, senza vergogne, senza pudori, né falsi né veri, senza tempi morti senza condizionamenti, era la definizione, era l'archetipo di tutto ciò che è sesso. Si può dire con un semplice termine: godemmo. Fummo colti da un'attimo di rilassamento ma continuavo a stare dentro di lei. Aveva gli occhi chiusi ma quando li riaprii sembrava addirittura più bella (cosa praticamente impossibile visto che lo era già e molto). Mi guardò accennando un sorriso. Non avevamo parole, non potevano esserci parole: parlavano i nostri corpi sudati, soddisfatti, rilassati, compiaciuti. Eravamo stati nell'oblio, avevamo superato, come i grandi scalatori, le vette più alte del piacere. Dopo un po' ci recammo in stanza da bagno e mi propose di fare il bagno insieme. Fui d'accordo ma appena immersi fummo presi ancora dall'eccitazione. Lei cominciò a succhiarmi il cazzo nuovamente. Era stupendo essre immersi nell'acqua tiepida e sentirsi succhiare il cazzo. La presi nuovamente per i fianchi e la appoggiai seduta sul fianco della vasca con le gambe spalancate. La pregai, ma senza faticare più di molto a convincerla, a fare la pipì verso di me e dopo qualche secondo la vidi uscire così calda, limpida e andai sotto con le mani, come fosse una sorgente dove lavarsi le ferite di una battaglia, e quando il getto era quasi terminato andai con la bocca nella sua figa per estrarre quelle poche gocce di rugiada rimaste lì per dissetarmi. La leccai e continuai a leccarla finchè, aiutato con le dita nella sua vagina alla ricerca del fatidico punto “G”, lo trovai provocandone un altro orgasmo devastante e stupendo, riuscii a bere tutti i suoi succhi orgasmici frutto di una dolce fatica che ritenevo di dovermi meritare. Mi chiese di fare altrettanto sedendomi sul bordo cominciò a succhiarmi con l'affanno di un randagio che si avventa su di un osso. Sembrava fosse quasi un ringraziamento, una adulazione un regalo fatto con la sua meravigliosa bocca calda e accogliente. Quando dissi che stavo venendo lei rimase li con il mio cazzo in bocca e vedevo che sussultava di piacere mentre fiotti di seme caldo le riempivano la bocca di me e del mio sapore come io avevo fatto con lei. Imparammo a conoscere i nostri odori e i nostri gusti accorgendoci con piacere che ci piacevano. Quando fù l'ora ci lasciammo con la promessa di esplorare altri nuovi confini di piacere.
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17 anni fa
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16 anni fa
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Mia moglie confessa finalmente
Allora,non so da che parte cominciare, c'è tanta carne al fuoco.Siamo una coppia di 47 e 46 anni, insieme da sempre, sposati e con un figlio.Come succede a tutte le coppie prima o poi, anche noi dopo tanti anni abbiamo subito un calo di desiderio reciproco dovuto alla routine,alla monotonia e ai problemi quotidiani che ti assorbono tutte le energie.In questi ultimi anni per cercare di venirne fuori e ritrovare la nostra intesa ho cercato di capire quali erano le sue fantasie e cosa la faceva eccitare avvicinandomi anche alle tematiche cuckold per cercare di coinvolgerla.Naturalmente il pensare a lei mentre veniva presa da un'altro mi eccitava parecchio e anche lei mentre scopavamo e le raccontavo le mie fantasie godeva da matti.Purtroppo al di fuori dell'atto sessuale di questi discorsi si parlava poco e anche se poi sono riuscito a farle promettere che avremmo realizzato qualcuna di queste fantasie, in concreto successe ben poco.Sentivo che c'era qualcosa che la bloccava ma in cuor mio speravo si sbloccasse lavorondola ai fianchi con continui imput.Invece qualche giorno fà è successo quello che non mi aspettavo più anche se lo sapevo senza certezza.Partiamo dalla confessione, come spesso accade le stavo scrivendo qualche porcata su whatsapp, le solite cose, quanto sei porca, chissà se con un'altro cazzo lo saresti di piu ecc..Ad un certo punto il fulmine a ciel sereno, mi scrive: "comunque posso dirti che uno stretto lungo l'ho gia preso, scusami", potete immaginare come mi sono sentito, un conto è saperlo senza prove, un'altro è sentirselo confessare cosi candidamente.Stranamente non mi è montata la rabbia, anzi il mio cazzo si è svegliato in un attimo e lo ho risposto "cioè?".E lei: "in quel periodo ho scopato con uno, al motel,mi sono sempre sentita in colpa a tal punto che non sono piu riuscita".Io: "con chi, troia, lo sapevo, devi raccontarmi tutto".Lei: "questa sera ma giura che mi perdoni".io: "mi stai facendo eccitare come un porco e ti perdono solo se lo rifarai per me e con me".Lei:"si, forse ora si".Io:"non stò nella pelle, voglio sapere tutto, non vedo l'ora".Lei: "ok, scusami mi sento una merda perchè dovevo dirtelo prima, anche se sono certa che lo avevi già capito".Io:"lo avevo già capito ma non avevo la certezza, l'importante e che finalmente ti sei liberata da questo peso, ora cominciamo a vivere".Come potete immaginare aspettavo trepidante che tornasse dal lavoro, appena entrata mi abbraccia con le lacrime agli occhi chiedendomi scusa e sedendosi sul divano inizia a raccontarmi la storia.Ha conosciuto quest'uomo su una chat come semplice amicizia e parla oggi, parla domani, si sono scambiati il numero di cell. e sono entrati sempre più in confidenza sfogandosi a vicenda e raccontandosi ognuno le proprie storie e i propri problemi, lui separato con due figli e lei che in quel periodo non andava d'accordo con me.Questo rapporto mi ha detto che è durato 5 o 6 mesi finchè un giorno lui le disse che voleva incontrarla e lei accetto.Lui era di Torino e una sera si incontrarono, andarono a mangiare e parlarono molto, si creò una bella sintonia e decisero di rivedersi ancora.La seconda volta, vista la lontananza decise di prendere una camera in albergo per non dover fare la strada di ritorno la notte, lei si fermò in pezzeria, prese due pizze e mangiarono in camera sul letto.Dopo mangiato iniziarono a baciarsi e toccarsi, lui la leccò e la masturbò facendola godere molto e lei fece altrettanto, un bel pompino, aveva un cazzo stretto di diametro ma molto lungo e mi ha confessato che aveva un buon sapore e le è piaciuto molto.Arrivati al culmine dell'eccitazione lui le ha chiesto di poterla scopare, lei era bagnatissima e ne aveva una gran voglia ma non avevano i preservativi e non se l'è sentita(non prendeva la pillola).Allora giusto per farlo comunque godere si è dedicata al suo cazzo con la bocca facendolo impazzire fino a farlo godere, lui stava per veniree continuava dirglielo pensando di toglierlo dalla sua bocca ma lei non lo ascoltò e lo fece sborrare in bocca continuando a pomparlo finchè non uscì l'ultima goccia.Aveva la bocca piena di sborra di uno che non era suo marito ed era eccitata come la più grande delle troie, lui era in estasi e le disse che non aveva mai goduto in questo modo fantastico.Per quella sera finì così ma naturalmente non la storia.Si incontrarono ancora una volta, stessa procedura, cena e poi a letto, mi ha raccontato che era in accappatoio, lo aprì e lui era già eccitato, lei si tuffò sul cazzo e inizio a spompinarlo, lui la spogliò e la leccò per bene infilandole qualche dito nella figa fradicia.E fu così che arrivò il momento, mise il preservativo e la penetrò, mi ha detto che non capiva più nulla, era in estasi, quel cazzo sguazzava nei suoi umori, lo sentiva entrare e uscire in tutta la lunghezza e si sentiva troia ma libera, l'unico problema è che era troppo lungo e quando le sbatteva in fondo le faceva male.La prese in diverse posizioni e alla fine lei volle cavalcarlo, è la sua posizione preferita, ma mi ha detto che non riuscì a prenderlo tutto per via del dolore ma che ebbe un orgasmo da paura.Lo fecero per tre volte quella sera e godette come mai aveva goduto, purtroppo come spesso succede lui si innamorò e lei invece si riempì la testa di sensi di colpa e decise di interrompere la relazione.Questo è quanto, ora ditemi,cosa pensate ora della mia signora?Ora sembra più serena e anche se non ci siamo ancora arrivati la vedo molto decisa e più complice nel voler realizzare le mie fantasie, speriamo presto.
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11 anni fa
pillinca,
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Ultima visita: 1 mese fa
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per le donne di sexylombardia
petali di rosa. Passa il vento e vi solleva o petali di rosa che a terra vi adagiate come ali di farfalle stanche mentre il giallo diseccato dei pistilli resta inerme a guardare le rosse bianche spoglie che in volo verso l'alto più non san tornare. Ma l'uccellino dalla nota lieve canta ed esulta sù quel caldo candido tappeto di petali di rosa. Eh! la vita eterno effluvio di gioia nella sua breve fragilità. un bacio a tutte Valerio1000
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17 anni fa
valerio,
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Ultima visita: 10 anni fa
ti_scaldo