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Sono pronto.

“Quando mi dai quei documenti che mi avevi promesso?”

“Scusate, Padrona. Anche oggi pomeriggio, se volete. Potrò essere a Vostra disposizione dalle 17.00 in poi”.

“Va bene. Ci vediamo alle 17.00 alla casetta. Mi aspetterai nudo, collarino e guinzaglio indosso. Ricordati di comprare i dolcetti”.

Sono già emozionato.

Ho solo un paio d’ore per finire il lavoro che devo fare e per prepararmi. Non posso far aspettare la Padrona.

Entro nella casetta (speriamo di averla a disposizione ancora per un bel po’!), mi spoglio e indosso gli accessori. Stringo bene il collarino ai genitali perché la Padrona si incazza quando lo perdo. Lascio invece il collare un po’ più largo del solito.

E’ in ritardo per il traffico. Ma non deve scusarsi.

E’ la prima volta che la ricevo nudo e non nego che aprire la porta in quelle condizioni mi imbarazza. Ma tant’è.

“Bravo, sei stato ubbidiente anche stavolta”. E mi dà un pizzicotto al capezzolo.

“Dai, in ginocchio, che non ho tempo da perdere”, e si siede comoda sul divano. Lascia intravedere il perizoma bianco: lo fa apposta.

“Ti piacciono i miei sandaletti”?

“Si Padrona, moltissimo”.

“Bene, sono un po’ impolverati perché li ho su da stamattina. Datti da fare, che li voglio lucidi come fossero nuovi”.

Mi abbasso, lecco, lecco, e lecco ancora.

Mi guarda dall’alto al basso. Sorride compiaciuta.

Passo la lingua ovunque: sul dorso, tra le dita, succhio l’alluce. Non è agevolissimo con il sandalo indosso, ma faccio il possibile perché non sembra li voglia togliere.

I minuti passano e la Padrona non accenna a cambiare gioco.

Padrona, posso toglierVi i sandali?

“Non se ne parla neanche. Lecca il silenzio”.

“Ma vorrei poterVi leccare anche la pianta del piede……”

“Puoi farlo ugualmente. Sbrigati”.

In effetti ci provo. Infilo la lingua tra la suola e il piede, la insinuo fin dove è possibile. E’ bello. Piace anche alla Padrona, che sapeva benissimo che si poteva fare….

Sarà mezz’ora che Le lecco i piedi, e non sembra ancora soddisfatta.

Ogni tanto si tocca ed assaggia il Suo nettare facendomene solo sentire il profumo.

Mi fa incazzare quando fa così. Sa che muoio dalla voglia di sentire il Suo sapore, ma preferisce leccarsi da sola le dita.

Chiedo se ce n’è un po’ anche per me. Ma mi becco una risata sarcastica: “Lecca e taci, schiavo”.

Vuole un pasticcino, poi un altro.

Li mastica un po’ e poi me li passa in bocca.

Godo.

Si cambia. La Padrona si alza.

Sono sempre in ginocchio e la guardo dal basso all’alto, adorandola e baciandoLe ogni tanto l’ombelico.

“Sono molto onorato di essere il Vostro servitore. Fedele servitore”

“Sarà meglio, perché ricordati che si ti becco con un'altra, non mi vedi più”.

Mi indica la fica da leccare e mi soffermo sul clito. Buonissimo.

Mi tiene la testa tra le mani dirigendola dove vuole essere leccata, mentre mette “delicatamente” il sandalo sulla mia mano appoggiata sul divano.

Me la massaggia un po’……. E poi ci appoggia il tacco a spillo. Non oso reagire.

La pressione si fa sempre più forte. Fa male, ma lecco in silenzio. Anzi lecco ancora più forte, per magari meritare un alleggerimento della pressione….. tutto inutile.

Però anche questo mi piace (e Le piace).

Si gira e si mette a 90 gradi appoggiandosi al divano. Finalmente mi offre il buchino la leccare ed io mi ci fiondo, famelico. Lo passo e ripasso roteando la lingua, che poi infilo dentro fin dove possibile. Lei si inarca per agevolare l’ingresso. Le piace.

“Smettila di leccarmi il culo, ora”.

Mi gira intorno e si posiziona dietro di me.

Mi afferra per i capezzoli, massaggia e stringe, anche con le unghie.

Godo. Mi fanno male le ginocchia ma non mi lamento.

Avete idea di quanto possa far male un tacco a spillo appoggiato sulla pianta del piede? Dovreste provare.

Via, si va in camera da letto. Il guinzaglio si tende. Lei cammina sinuosa, ma a carponi non sono così veloce.

“Su, sul letto!”

Non mi ha legato le mani, ma non posso usarle se Lei non me lo dice.

E non me lo dice.

Supino, offro in bella vista l’uccello durissimo, che Lei prende a massaggiare delicatamente. In pratica mi masturba “Attento a non godere, schiavo”.

Lo so. Posso godere solo quando me lo dice la Padrona.

Ora mi cavalca. Piano. Forte. Dentro. Fuori. Si massaggia il clito con il mio uccello strusciandosi sopra.

Gode. Si vede e si sente.

E’ tempo del face-sitting.

Mi spiattella la fica sulla faccia e si struscia languidamente. Metto fuori la lingua per assaporare tutti i Suoi umori.

Ogni tanto mi prende l’uccello in bocca ma subito lo rilascia.

Godo.

“Padrona, voglio essere la Tua troia. La Tua puttana”.

“Taci e lecca”.

Lecco come un forsennato.

Non ce la faccio più, sono sfinito.

“Chi ti ha detto di fermarti?”

“Padrona, devo masturbarmi”.

“Taci e lecca!!! Chi ti ha detto di fermarti?!?!?”

Non devo farla arrabbiare. Lecco.

Ad un tratti si alza.

Senza dire nulla torna in salotto. Non la sento più.

Quando torna mi butta un profilattico “Mettitelo, sbrigati”.

Si siede ancora sul mio uccello, lo pompa.

E’ un attimo.

“Grazie Padrona”

Ci rivestiamo. Un colpo nello stomaco: sulla spalla ci sono dei graffi assai poco giustificabili.

Cazzo cazzo cazzo.

Vabbè, per questo week end, niente bagno in piscina.

L’unico problema è che con questa preoccupazione, mi sono dimenticato di darLe quei documenti che Le avevo promesso.

Meglio: dovrò vederLa ancora, a breve.

LUNEDI’

Il week end è andato bene. I graffi sono guariti e nessuno se ne è accorto.

Stamattina però non mi ha mandato neanche un messaggio.

Soffro senza di Lei.

Mi sento schiavo e mi piace esserlo con Lei. Mi sembra che anche Lei ci stia prendendo gusto. Ogni volta ha qualche “gioco” nuovo da impormi. Stavolta mi ha strizzato all’inverosimile i capezzoli. Mi hanno fatto male per due giorni, ma non mi è dispiaciuto.

Ora vuole una chaise longue per lla sua nuova casa. Non una chaise lungue qualunque. "Quella" chaise longue. La chaise longue di "*******" in manto di cavallino.
L'avrà.

Sono pronto a servire la mia Padrona in TUTTI i modi. Il limite è uno solo, e Lei lo sa.

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