"...Stanchi e appagati dal contatto e l'amplesso dei loro corpi, come spesso accadeva, Rebecca e Marco non sapevano smettere di desiderare piacere e iniziarono a masturbarsi, ognuno da sé, sdraiati, con le gambe leggermente divaricate e flesse, che incrociate tra loro permettevano di sentire la reciproca eccitazione attraverso la vicinanza dei loro sessi che quasi si sfioravano. Riflessi nello specchio del soffitto, i loro corpi eccitati creavano una forma simmetrica.
Rebecca abbandonò lo specchio e rivolse lo sguardo al proprio corpo: osservò i suoi capezzoli duri, il ventre piatto della posizione supina, fino alla fonte del suo piacere, là dove il polpastrello del suo indice giocava con il clitoride, scivolando di tanto in tanto tra le labbra bagnate della sua fica, che più volte aveva accolto quella mattina il sesso di Marco. Tra le sue gambe vedeva innalzarsi soltanto il cazzo di lui, imponente ed eccitato dal movimento della mano e per un attimo pensò che fosse suo. Immaginò di avere un grosso cazzo tra le gambe e di masturbarsi come un uomo, impugnando quell'asta nel desiderio di farlo schizzare di piacere. Il gesto delle sue dita aveva preso il ritmo di quello di Marco, ma nessuno dei due toccava l'altro. Entrambi si stavano dedicando al proprio piacere, condividendo i pochi centimetri che separavano i loro sessi.
Rebecca sentiva l'orgasmo avvicinarsi e quel curioso pensiero la eccitava ancora di più. Dopo poco sentì lo sperma caldo di Marco inondarle le dita che non avevano smesso un solo istante di stimolare il clitoride, e da lì a poco si abbandonò ad un orgasmo lungo e intenso, accompagnato dal pensiero che il caldo seme che le colava tra le gambe fosse frutto del suo piacere invece che dell'uomo che le aveva fatto provare quell'incredibile esperienza..."
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