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Primavera proibita

Tre giorni di pioggia e fango li avevano sfiancati nell'intimo del loro essere, il grigiore del cielo si era infiltrato nel quotidiano ed al rientro serale non vi era energia che permettesse di valicare le meccaniche azioni dell'ordinario.
Alle 20 di sera Jean era ipnotizzato dal piccolo schermo in fondo alla cucina dove ad ondate continue veniva riproposto il dramma giapponese e la forchetta pareva quasi che cercasse da sola il riso nel piatto per poi miracolosamente portarsi alla sua bocca .... tanto avvertiva Valerie, seduta alla sua sinistra e che a quel risotto aveva dato i sapori e le forme del suo corpo: rientrata in anticipo si era adoperata ai fornelli e nella pentola lo aveva girato a lungo perdendosi nei vortici sinuosi che creava col mestolo nel mentre fantasticava sul sopraggiungere del marito e di quel lieve, furtivo tocco di labbra sul collo che avrebbe echeggiato nel suo ventre con quel vuoto allo stomaco che sempre lo accompagnava .... ma non stasera, no.
Come l'ambiente è in grado di condizionarci, come i sensi dipendano dal resto e quanta energia ci voglia ... ma la natura è questa, una sottile sfida che arricchisce la nostra vita.
Verso le 23 Jean la raggiunse sul divano dove Valerie si era sdraiata, com’era sua abitudine col televisore acceso ..... i piedi di Lei cercarono riparo al di sotto dei glutei di Lui e fece in modo che un pedalino Le si sfilasse per manifestargli l'intensa visone del piede smaltato di nero in perfetta simbiosi con l'estensione della caviglia. Jean ne carezzò la pianta e delicatamente si portò l'alluce alla bocca roteandogli la lingua intorno .... domani amor mio, domani ...... Valerie mostrò gli incisivi che affondavano nel labbro inferiore ed il suo corpo era un fremito ...... sentiva l'energia della primavera, la sentiva in sé ed era pronta ad esplodere, a condividerla, a nutrirsene avidamente ... a centellinarla con sottile ingordigia.
L’indomani era un giorno feriale come tanti ma non per noi disse Jean mentre pestavano la ghiaia del viale alberato diretto al bosco, non vi erano mountain bike e non v'era il vociare della gente dei weekend, il sole scaldava l'aria, il cinguettio tra i cespugli e le foglie frusciavano per una leggera brezza, tanto rappresentava il primo vero dono che la natura potesse far loro in questo marzo.
Valerie, d’improvviso lo superò accelerando il passo, indossava una mini bianca che sventagliava esaltando il colore bruno delle sue cosce, si voltò appena ed a denti stretti gli disse di raggiungerla nel boschetto, sulla loro panchina di fronte allo stagno ... lei corse via anticipandolo per quanto avesse potuto, lui lasciò che tutto si compisse e pian piano pregustando il sapore della sua carne le venne dietro guardandosi intorno.
Era lì, accovacciata sul legno, senza le scarpe poste accuratamente sul terreno ancora umido, la testa china in avanti con la chioma nera che mascherava le ginocchia e gran parte delle gambe. D'un tratto aprì le cosce lasciando che le mani vibrassero su di esse in un invito spasmodico, non indossava slip ed il sesso roseo e luccicante pareva che imitasse la bocca di lei, le sue labbra rosse sulle quali la lingua sbatteva più volte.
< Assaporami .... vieni qua .... gustami adesso e lasciami godere, ne ho una voglia matta Tresòr>
Jean sbottonandosi la camiciola si chinò davanti a lei .... mirò in tutte le sue forme quel corpo succulento e si fece strada delicatamente con le dita e con la bocca cercando per quanto possibile di evitare almeno per ora il suo frutto ...Valerie s'inarcò e tenendolo per i capelli cercava per quanto le fosse possibile di avvicinarlo a sé, .
Jean la fissava negli occhi e le mostrava come raccogliendo il nettare del suo ventre se lo portava sulle labbra raccogliendolo con la punta della lingua.
.
E così fu ... Jean avidamente gustava quel monte e vi si faceva varco ..... Valerie,appoggiata sullo schienale aveva lo sguardo perso tra gli alberi e con la mano si masturbava, raccoglieva il suo umore e si inumidiva i capezzoli, raggiungeva la bocca di lui e gliene dava a bere, se lo passava ovunque sapendo che lui l'avrebbe poi raccolto ..... . Le pareva che la natura godesse con loro, che festeggiasse i loro corpi ... e quando stava per voltarsi mossa dal desiderio di succhiare il totem che svettava tra le cosce di Jean, percepì che tra gli alberi c'era qualcuno ...... qualcuno li stava osservando.
La paura per un attimo, per un solo attimo, la distolse dall'immondo piacere che stava provando, intravide una sagoma affiancata ad un albero, saranno stati una ventina di metri, pareva che indossasse una tuta da jogging di colore blu, non osava guardare più in alto per paura di scorgerne il volto ma in tal modo poté osservare con più attenzione il contesto che lo circondava: era un uomo e non era solo, la corteccia copriva qualcun altro anzi, qualcun’altra ..... una biondina dai capelli corti che in ginocchio era rivolta verso di Lui all'altezza del pube.
Mai prima d'ora Valerie era stata attraversata da emozioni così profondamente intense e violente al contempo, un vorticoso ritorno a quanto stava vivendo le inebriò il petto, il vuoto allo stomaco le rimbombava nella testa e non seppe come ma nel mentre ritornò a gemere rumorosamente fece un gesto allo sconosciuto mostrandogli i denti come una tigre ... quel lui dovette capire e si scostò dal fusto dell'albero in modo che la sua compagna potesse venir fuori, allo scoperto .... era ignuda dalla cintola in su con un petto strepitoso, si strizzava le tette e la sua lingua pareva facesse addirittura rumore ... non era un sogno .... Valerie e lo sconosciuto si guardavano e si eccitavano l'un l'altra in una sottile, perversa ed oscena competizione ..... nessuno dei due ritenne opportuno avvertirne il proprio partner .... questa silenziosa complicità aveva un effetto ancor più inebriante.
Le più invereconde e crasse fantasie di Valerie iniziavano a manifestarsi ... voleva essere guardata, adorata, desiderata ..... . Si voltò di scatto e rapidamente afferrò il suo Jean portandolo a sedere sulla panca, gli leccò avidamente il volto, aveva gli occhi iniettati e si mordeva le labbra, Jean sentì il caldo del suo ventre avvolgergli il cazzo orma duro come il marmo.
, urlò quasi e proprio per farsi sentire, avvertiva lo sguardo sul suo corpo che s'impennava sull'asta, sentiva dentro di se' il riverbero del piacere provato dall'osservatore e guardava, si … , vedeva la biondina che spompinava a più non posso aiutandosi con una mano, mirava quelle tette da mordere ... sentiva il forte desiderio di succhiare, avrebbe voluto condividere quel cazzo insieme a lei, baciarla e passarselo di bocca ...... quando .... quando un brivido violento la colse e le tolse il fiato, vibrava tutta e cavalcava come una forsennata il suo uomo strappandosi dapprima la maglietta da dosso e poi i capelli di Jean .... fu così che venne, esausta, sfiancata, ebbe solo la forza di scivolar giù tra le cosce di Lui e prenderglielo con le labbra, il suo capo andava avanti ed indietro, sentiva tamburellare il mondo dentro sé, era una danza tribale, assaporava sul glande il sapore della sua vagina e che stava per eccitarla ancora una volta, urlò quasi rabbiosa masturbandolo con violenza inaudita fino a quando il getto caldo non la colpì sul volto ed il prolungato, animalesco gemito di Jean fu il magnifico corollario di quell'amplesso.
Chiuse gli occhi e si strinse a lui, sentiva la testa vuota ed era lontana da tutto quanto la circondasse .... pochi interminabili secondi .... un giovane uomo in tuta da jogging ed una graziosa minuta biondina dal petto rigoglioso si posero di fronte a loro ... sorridevano quasi impacciati ma spronati dal coraggio e dal profondo desiderio di conoscerli.
FINE

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