Questa è una storia vera, almeno fino a Piacenza…….
Milano, Stazione Centrale, 9 dicembre 2002, h. 18.15.
Arrivo alla stazione con largo anticipo, ho già il biglietto ma devo recuperare i bagagli che avevo lasciato al deposito la mattina.
Salgo con le scale mobili, sono stanca, ho camminato molto, osservo, col naso all’insù, il bellissimo soffitto a padiglione che conosco da anni e che non mi stanco mai di ammirare e mi gusto l’atmosfera caotica e rumorosa della stazione. Sono contenta, infreddolita dalla rigida temperatura milanese dicembrina ma dentro avverto una sensazione di calore insolita.
Sono serena, sto vivendo un momento magico, vorrei non finisse mai, mi gusto ogni singolo istante, i miei occhi ridono, il mio viso è luminoso, tutto in me trasmette allegria: mi sento fiera e soddisfatta, bella e sexy inguainata nei miei nuovissimi strepitosi pantaloni di pelle nera, sapientemente scelti per esaltare le mie rotondità posteriori.
Sto frequentando un corso di scrittura che mi fornisce nuovi eccitantissimi stimoli, conosco persone interessanti, e sviluppo quella propensione a scrivere che ho sempre covato dentro di me e che proprio negli ultimi tempi avevo fatto esplodere nel mio dilettantesco sfogo autobiografico e i nei miei sperimentali raccontini erotici. Ora tento anche qualcosa di serio, riscopro il piacere della lettura e scopro il gusto di essere letta. Questo mi aiuta anche a vivere le esperienze che mi capitano in modo diverso gustandomele a lungo e guardandole con gli occhi vigili e attenti dello scrittore che cattura ispirazione ovunque. Produco tantissimo, scrivo ininterrottamente. Ho in mente storie già complete che aspettano impazienti di diventare parole, frasi, capitoli, racconti……romanzi. E sogno, fantastico, godo di questa frenesia produttiva.
Ho sempre la testa fra le nuvole, infatti: “Signora? Scusi? Mi ha sentito? Sono 5 € per i bagagli!”
“Come? Dice a me? Oh mi scusi, ero distratta!” “ E’ innamorata, eh? Si vede, ha gli occhi che le brillano!!!”
Mi brillano, sì, sono innamorata della vita, sono felice. Sta andando tutto alla grande, ho quasi paura a pensarlo. Sto faticosamente uscendo da un momento buio, doloroso e mi aggrappo saldamente a tutte le novità che mi capitano, curiosa di tutto, insaziabile di emozioni, drogata di passioni e perché no anche un po’ maliziosetta. Per ironia della sorte, proprio nel momento più drammatico della mia crisi personale, ho riscoperto quel lato ludico e ironico, al limite del comico, del mio carattere che avevo dimenticato da tempo.
E lo sfogo nei racconti che ho denominato “irotici” = ironico-irotici che deliziano un ristrettissimo gruppetto di amici lettori, i quali si divertono moltissimo e mi incoraggiano.
A Milano infatti, dovevo incontrare R., un tizio conosciuto sul web, collega di una mia amica milanese, al quale avevo inviato il mio ultimo raccontino “L’insegnante”, dopo aver saputo che aveva già letto “Casting”, fornitogli appunto dalla nostra comune amica, e che lo aveva apprezzato molto.
Abbiamo cominciato a scriverci, lui ha iniziato a sua volta a scrivere racconti, e via così a scambiarci mail, contromail, sms, telefonate .E’ un interlocutore brillantissimo e piacevolissimo, scopriamo di avere un sacco di cose in comune, oltre all’età e alla propensione a scrivere, e al piacere di questa stimolazione verbale senza conoscerci.
Decidiamo di incontrarci anche se io sono molto titubante, temo che questa bellissima quanto paradossale corrispondenza possa essere sciupata dalla realtà. Non cerco l’avventura, non mi interessa, mi basta il gioco solo virtuale e irreale, proprio per questo mi chiedo perché ci si debba conoscere. Ma la curiosità mi porta ad accettare. Poi destino vuole che all’ultimo momento, un imprevisto impedisca l’incontro.
Messaggiamo all’impazzata, lui muore dalla voglia di vedere quei pantaloni di pelle, che gli avevo descritto minuziosamente al telefono e poi si ricomincia via mail, e l’incontro è solo rimandato.
Per un attimo mi perdo in questi piacevoli pensieri. Nel frattempo ritiro i bagagli: una valigiona pesantissima dove avevo piazzato ben due dizionari acquistati da Feltrinelli grazie alla tessera sconto di mia sorella e un borsone shopping rinforzato da una seconda borsa all’interno per contenere un mucchio di libri, alcuni per me, altri da regalare, in previsione dell’imminente Natale.
Cerco il binario del Milano-Livorno, l’ultimo in fondo alla stazione! Trascino il mio pesante fardello fortunatamente provvisto di ruote e mi avvio verso la prima classe che naturalmente è in testa al treno, ogni tanto appoggio per terra il borsone e sgranchisco il braccio, insomma ci metto quasi un quarto d’ora per arrivare al vagone su cui carico con grande fatica tutto quanto ed entro alla ricerca di un posticino tranquillo.
Con mio disappunto, scopro che è una di quelle carrozze tutte aperte, senza scompartimenti, con posti ai lati e un corridoio centrale come negli aerei. Non sopporto queste carrozze, ma ormai sono lì, fortunatamente prendo raramente il treno e quindi per una volta posso anche adeguarmi. Istantaneamente ripenso a quando ero costretta a salire alle sei del venerdì sera su quello sfigatissimo treno, sicuramente il Milano-Livorno è uno dei treni più scomodi d’Italia, allietata però dall’idea del mio weekend soleggiato al mare. Non provo nessuna nostalgia, non provo niente. Meglio così, detesto gli amarcord…..
La carrozza è già abbastanza affollata, trovo un posto accanto al finestrino, poso valigione e borsona, mi levo il cappotto e mentre mi giro, incrocio lo sguardo di un bell’uomo alla mia destra, elegante, 40-45 anni, capello cortissimo leggermente brizzolato, pizzetto curato, sguardo intenso e vivace, fisico prestante già pronto a scattare in mio aiuto per caricare la valigia sopra al portabagagli.
Abbozzo un sorriso compiaciuto ma distolgo lo sguardo immediatamente (“dopo, caro mio, dopo, prima devo fare una cosa”), quindi lo spiazzo, armeggio con la valigia, apro la zip ed estraggo un paio di pantaloni di stoffa leggeri perché avevo previsto che in treno con i pantaloni di pelle avrei patito un gran caldo e inoltre, dovendo stare seduta a lungo, li avrei anche sformati sulle ginocchia, giammai! I miei bellissimi pantaloni di pelle nera!!! Mi dirigo verso la toilette per cambiarmi e con la coda dell’occhio sbircio il mio uomo che sta seguendo con curiosità l’operazione.
Ritorno al mio posto, ripongo i pantaloni di pelle e, non appena richiudo la valigia….oplà! Eccolo che scatta prontissimo, finalmente può aiutarmi a caricarla.
“Stia attento, è pesantissima, è piena di libri” lo avverto.
Con un certo sforzo (peserà 30 kg!) , lui alza la valigia e la posiziona sul portabagagli, guardandomi con un certo sgomento “Però! La cultura pesa eh? Bene comunque….”
Sorrisi, ringraziamenti, cordialità di rito e poi inaspettatamente mi sussurra all’orecchio “Peccato ha cambiato pantaloni, quelli di pelle le stavano d’incanto!”
Nonostante la sorpresa, civetta ribatto “Lo so, grazie! Molto gentile!”. E ognuno al suo posto.
Arriva il controllore “Signori, vi informo che questa carrozza è stata declassata, la prima classe si trova ora in coda al treno”.
I nostri sguardi si incontrano immediatamente, entrambi sgomenti “O no….abbiamo appena caricato la valigia” dico io; lui, con un’aria quasi supplichevole, mi chiede “Lei si sente declassata a rimanere qui?”
“Assolutamente no, e comunque, all’idea di rispostare quella valigia, non ci penso proprio”
“Che sollievo…….” dice riconoscente e ridiamo di questo curioso episodio.
Il treno parte e noi ci immergiamo nella lettura, ogni tanto uno sguardo al finestrino, con malcelata nonchalance ci scrutiamo ancora…..sorrisino…..suona il cellulare…lui esce.
Ritorna, mi riguarda, si risiede, prosegue la lettura. Rido tra me pensando “si preannuncia un viaggio interessante……”
Arriviamo a Piacenza.
A questo punto il mio bell’uomo si alza, mi allunga la mano, sfodera un sorriso smagliante e mi saluta “E’ stato un piacere signora! Buon proseguimento.”
Ci rimango malissimo, che peccato. Avevo proprio voglia di civettare un po’. Ero nello spirito giusto. Uffa, incomincio a messaggiare con R. accennandogli brevemente all’accaduto e mi diverto con lui chattando via sms. Poi mi rimetto a leggere ma non riesco a concentrarmi. Samamtha* si era già eccitata e la sua fervida fantasia si stava scatenando pensando subito ad un possibile racconto su quell’episodio. Passo il resto del viaggio ad immaginare cosa sarebbe potuto accadere, o meglio cosa mi sarebbe piaciuto che accadesse, se il mio uomo misterioso non fosse sceso dal treno…….
Ecco la mia personale, ideale, potenziale conclusione del viaggio:
Arriviamo a Piacenza. La signora di fronte a me scende dal treno. Lui è fulmineo: viene verso di me e si piazza nel posto appena liberato, ostentando un sorriso fiero, sicuro del suo fascino ma finge di chiedere “Posso?”
“Certo, prego è libero!” e contraccambio con un sorriso tra il malizioso e il compiaciuto.
“Allora! Mi spieghi perché si è cambiata i pantaloni!”
“Per stare più comoda e più fresca, quelli di pelle in un ambiente già riscaldato sono caldissimi. Sono stata in giro tutto il giorno per Milano e, all’esterno, con quella temperaturina ci volevano proprio, mentre qui fa troppo caldo e soprattutto dovendo affrontare un viaggio così lungo”
“Dove va?”
“Mi fermo al capolinea: Livorno”
“Ma senti! Io invece a Pisa. Abbiamo diverse ore per conoscerci , se le fa piacere naturalmente fare quattro chiacchiere, altrimenti non la disturbo oltre e la lascio alla sua lettura”
“La prego, mi fa molto piacere! Adoro conversare, sono molto curiosa, di cosa vuole parlare?”
“Parliamo dei suoi pantaloni di pelle, per esempio….”
“Insiste? Hanno fatto proprio colpo?!”
“Decisamente provocanti, mi immagino che anche ciò che a forza contenevano, debba essere altrettanto provocante!”
“Ehi! Non perde tempo, eh? Non le sembra di correre un po’ troppo e di rischiare parecchio?”
“Non faccia la smorfiosa. Una che va in giro con un paio di pantaloni così attilllati non lo fa a caso, è studiato, sa e vuole mettere in evidenza una parte del proprio corpo di cui sicuramente va fiera!”
“Touché mon ami! Touché ! Ok ! Anche a me non piace perder tempo ma se la mettiamo subito su questo piano, allora le dico che da uno che scatta in aiuto di una signora con una valigia come un pefetto gentleman, mi sarei aspettata un corteggiamento leggermente più prolungato rispetto al suo che è arrivato subito al mio culo in cinque minuti! Del resto, l’ha detto prima lei, abbiamo diverso tempo a disposizione, che fretta c’è?” E gli lancio un’occhiataccia sfrontata invitandolo alla sfida.
“Grandiosa! Lo sapevo, non mi ero sbagliato! Proprio una tipetta interessante, sa il fatto suo, eh? Si vuole centellinare il piacere, vuole gustarselo piano piano…….perfetto! Mi sa che a letto sei una che fa scintille……”
“ Sta di nuovo correndo troppo e la prego, continuiamo a darci del Lei, lo trovo più eccitante!”
“Come desidera Madame! E ora vorrei proporle un gioco stuzzicante”
“Adoro giocare, sentiamo”
“Non avevo dubbi. E’ molto semplice : indoviniamo a vicenda chi siamo e cosa ci piace”
“Sono bravissima in questo gioco, lo faccio spesso anche da sola, cominci lei, le concedo un vantaggio”
“Dunque, vediamo…..si chiama Roberta, ha 36 anni, è sposata, non ha figli, ha un amante, più giovane”
“Il nome non ha una grande importanza, per quanto riguarda l’età è carino e furbo da parte sua, per essere più credibile, togliermi così pochi anni quando sa perfettamente che sono più vicina ai 40 che ai 30, 39 fra pochi giorni per l’esattezza, quindi non creda di impressionarmi con questi vecchi trucchetti da finto galantuomo. E…..di amanti ne ho 3 (esagero!), di cui, sì, uno leggermente più giovane.”
“Non mi stupisce, lei è una che non si accontenta, mi piace ancora di più. Beh! Comunque ci sono andato abbastanza vicino, no? Ora tocca a lei”
“Lei invece è single, libero professionista di cosa non saprei, 45 anni; per lei è un piacere irrinunciabile corteggiare, fare nuove conquiste, giocare, stuzzicare, ed esprime una disinvoltura ed una fierezza nel dimostrare di poter vivere queste situazioni liberamente, senza sotterfugi, senza doversi nascondere che non può essere sposato né seriamente legato a qualcuno.”
“Centro! E ora veniamo a qualcosa di più interessante, indoviniamo i rispettivi gusti sessuali”
“Della serie….”non perdiamo troppo tempo in salamelecchi, quando si tromba?”
Sembra non sentirmi, va avanti per la sua strada, visibilmente eccitato da questo gioco intrigante.
“Per me lei è una dominatrice, le piace condurre il gioco, provocare, la vedo già in guépière, calze a rete e frustino…..mmmmmm…….direi che la sua posizione ideale è l’amazzone”
“Sta migliorando……sono senza parole…..e scommetto che a lei piace essere cavalcato”
“Soprattutto da una cavallerizza con i pantaloni in pelle!
“Ci stiamo eccitando, o sbaglio?”
“Ce l’ho duro da quanto ti sei tolta il cappotto ed è apparso il tuo bel culo in primo piano!”
“Effettivamente, devo dire che ha sempre riscosso un certo successo”
“Cosa darei per palparlo, sculacciarlo e…….”
“Con calma…..le propongo un nuovo gioco che le piacerà molto”
“Oh sììììì, tutto quello che vuoi…..”
“Rifacciamo tutto da capo”
“Cosa?”
“Ora capirai”
Mi alzo, monto sul bracciolo della poltrona e accedo alla valigia, la apro ed estraggo i pantaloni di pelle. Lui segue la manovra stupito ma visibilmente eccitato. Inoltre mi accorgo che in quella posizione, il mio più volte menzionato posteriore (del resto ognuno mette in mostra quello che ha!!) viene a trovarsi esattamente all’altezza del suo naso, lo muovo in modo provocante, ondeggio come se stessi per perdere l’equilibrio, lui si alza, finge di reggermi e sento le sue mani che mi afferrano i fianchi e mi stringono, si guarda intorno, lo scompartimento è vuoto. Non resiste, affonda le dita nelle mie morbide rotondità, mi massaggia, mi palpa poderosamente, vorticosamente, freneticamente come se avesse una voglia sopita da lungo tempo.
Assaporo questa gratificante sensazione e mi eccito a mia volta: sentirmi così ardentemente desiderata, in una situazione così insolita e incredibile, remota, inimmaginabile, con un aitante sconosciuto, in una carrozza ferroviaria, con i sobbalzi del treno sulle rotaie, la paura che arrivi qualcuno…..sto vivendo la scena di un film? Si scatena una libidine irrefrenabile, lui mi infila la mano fra le cosce, mi strofina e mi preme e io gli prendo la mano e gliela schiaccio ancora più forte contro ogni mia parte sensibile. A questo punto, ritengo che siamo caldissimi, scendo da quella scomoda ma piacevole posizione, prendo i pantaloni di pelle: “Vieni con me”. Mi segue ipnotizzato. Mi dirigo verso la toilette, entro, mi cambio di nuovo i pantaloni e poi spalanco la porta presentandomi di spalle, spingendo al di fuori il culo inguainato nella pelle nera e, torcendo il capo al di sopra della spalla, sfodero il più conturbante ed invitante degli sguardi.
Quando mi vede, si tuffa letteralmente verso di me, mi stringe, mi bacia ovunque poi mi alza di prepotenza con le sue braccia muscolose e mi mette in piedi come una statua sopra il wc, che fa da piedestallo. Mi slaccia i pantaloni e me li sfila lentamente, mi invita a togliermi il maglione. Scopro un intimo di pizzo nero molto elegante. Lui mi guarda con ammirazione “Mi spiace togliertelo, è di gran classe, ti sta benissimo, ma voglio mangiarti quelle deliziose tettine nascoste lì dentro”
“Accomodati” dico io (“se c’è una cosa che mi fa impazzire è proprio questa…..”).
Me le lecca divinamente, indugia sui capezzoli, con piccoli movimenti circolatori della lingua, poi li sfiora coi denti, alterna leccatine e morsini, accelerando e decelerando, strizzando e allentando, provocando in me delle scariche di puro piacere che arrivano dritte laggiù e mi fanno sobbalzare più del tremolio del treno. Mi mordicchia il seno e poi scorre con la lingua verso le spalle, scende giù per le braccia, mi succhia le dita e mordicchia l’esterno della mano (“altra cosa che mi fa uscire di testa….ma come fa a saperlo?”).
Sto godendo in modo inverosimile, non capisco più niente, sono completamente persa nelle sue mani, nella sua bocca ma un po’ di lucidità rimasta mi fa decidere che ora devo contraccambiare tutte quelle attenzioni. Gli apro la lampo, estraggo un membro di dimensioni medie ma durissimo che chiede solo di essere leccato, ingoiato, sbaciucchiato, succhiato, tirato e io l’accontento.
Ma ora lui vuole di più, si mette a sedere e mi invita a mettermi sopra di lui, mi penetra lentamente, si trattiene, indugia, esce, e poi mi spinge in giù i fianchi e affonda dentro di me prepotentemente. E poi mi chiede di cavalcarlo come più mi piace. Lo spazio è angusto, mi tengo appoggiata alle pareti, mi schiaccio col corpo contro di lui, offrendogli di nuovo le mie tette da baciare, aumento il ritmo, mi punto coi piedi per terra per fare più forza e mi avvio verso il rush finale. Esplodo in un fragoroso, supersonico orgasmo e lui ride felice poi mi ribalta a quattro zampe, mi devo aggrappare al lavello per non cadere all’ingiù perché il suo impeto mi travolge ed anche il mio sconosciuto amante raggiunge il culmine del piacere, emette il suo grandioso flutto spruzzandomi e cospargendomi tutto il sedere con grande soddisfazione.
Entrambi appagati, sorridenti, ci ricomponiamo, usciamo dalla toilette e ritorniamo ai nostri posti.
Nel frattempo il treno era arrivato a destinazione.
“Siamo già a Livorno! Ora devi prendere un altro mezzo per tornare a Pisa”
“Veramente, mia cara, dovevo scendere a Piacenza! Ma ho fatto volentieri questo lungo viaggio, ne è valsa la pena, me lo ricorderò per molto tempo e chissà mai che non ci rincontriamo un giorno, sempre sullo stesso treno.”
“Sono lusingata……e perché no? Lasciamo decidere al destino. E’ stato decisamente…….stimolante conversare con lei, ha reso il viaggio molto piacevole. Grazie. ”
“Grazie anche a lei, Madame, Adieu”
“Adieu, mon ami, credo che prenderò il treno più spesso d’ora in avanti”
“E io ci sarò, allora……Aurevoir”
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Mia moglie confessa finalmente
Allora,non so da che parte cominciare, c'è tanta carne al fuoco.Siamo una coppia di 47 e 46 anni, insieme da sempre, sposati e con un figlio.Come succede a tutte le coppie prima o poi, anche noi dopo tanti anni abbiamo subito un calo di desiderio reciproco dovuto alla routine,alla monotonia e ai problemi quotidiani che ti assorbono tutte le energie.In questi ultimi anni per cercare di venirne fuori e ritrovare la nostra intesa ho cercato di capire quali erano le sue fantasie e cosa la faceva eccitare avvicinandomi anche alle tematiche cuckold per cercare di coinvolgerla.Naturalmente il pensare a lei mentre veniva presa da un'altro mi eccitava parecchio e anche lei mentre scopavamo e le raccontavo le mie fantasie godeva da matti.Purtroppo al di fuori dell'atto sessuale di questi discorsi si parlava poco e anche se poi sono riuscito a farle promettere che avremmo realizzato qualcuna di queste fantasie, in concreto successe ben poco.Sentivo che c'era qualcosa che la bloccava ma in cuor 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accetto.Lui era di Torino e una sera si incontrarono, andarono a mangiare e parlarono molto, si creò una bella sintonia e decisero di rivedersi ancora.La seconda volta, vista la lontananza decise di prendere una camera in albergo per non dover fare la strada di ritorno la notte, lei si fermò in pezzeria, prese due pizze e mangiarono in camera sul letto.Dopo mangiato iniziarono a baciarsi e toccarsi, lui la leccò e la masturbò facendola godere molto e lei fece altrettanto, un bel pompino, aveva un cazzo stretto di diametro ma molto lungo e mi ha confessato che aveva un buon sapore e le è piaciuto molto.Arrivati al culmine dell'eccitazione lui le ha chiesto di poterla scopare, lei era bagnatissima e ne aveva una gran voglia ma non avevano i preservativi e non se l'è sentita(non prendeva la pillola).Allora giusto per farlo comunque godere si è dedicata al suo cazzo con la bocca facendolo impazzire fino a farlo godere, lui stava per veniree continuava dirglielo pensando di toglierlo dalla 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101051
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11 anni fa
pillinca,
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Ultima visita: 1 mese fa
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per le donne di sexylombardia
petali di rosa. Passa il vento e vi solleva o petali di rosa che a terra vi adagiate come ali di farfalle stanche mentre il giallo diseccato dei pistilli resta inerme a guardare le rosse bianche spoglie che in volo verso l'alto più non san tornare. Ma l'uccellino dalla nota lieve canta ed esulta sù quel caldo candido tappeto di petali di rosa. Eh! la vita eterno effluvio di gioia nella sua breve fragilità. un bacio a tutte Valerio1000
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17 anni fa
valerio,
32
Ultima visita: 10 anni fa
Complimenti
Dovendo a tutti i costi fare un appunto, nel momento in cui passa dalla realtà alla fantasia la narrazione scende un pochino di tono, sembra quasi che ci sia una certa ansia di concludere e i dialoghi appaiono leggermente tirati. Bella l'idea dell'audace gioco verbale tra i due.
Molto valido, complimenti.