E’ una sera di maggio, nel parco, a Forte Antenne, sotto un cielo insanguinato al tramonto di nuvole scarne, allungate nell’estasi dei primi calori d’estate. Sulla strada scura del vespro non un avventore e neppure un gatto, quando al di là d’una curva d’asfalto, accecante coi suoi fanali d’occhi, lenta s’affaccia un’auto rossa, tra le fronde sporgenti degli alberi, sul viale che passa. In sottofondo, il fosco stridere d’una civetta in dialogo, abbarbicata al ramo e alla vena inquieta d’un battito cardiaco nell’ultima sua ansa di tristezza, e la corsa celere dello scoiattolo, allontanatosi s’una pianura fuori mano alle porte d’una notte solitaria.
E’ l’ansia raminga che accompagna quando l’amore abbandona. Pochi lampioni di sentinella, pochi metri di fari ancora accesi sino alla rientranza della strada laterale. Le labbra alla bottiglia e l’invadente calore infame fra le gambe. “Voglia perché m’assilli?” “Voglia perché non mi dai tregua?” Lei scende sinuosa sull’acciottolato, scaltra con i suoi tacchi da dieci centimetri e mezzo; non hanno cedimenti le sue caviglie mentre tendono nervose verso l’alto. Lei volta su se stessa con palesata grazia, muove sostenuta allungando muscoli e pelle come una ballerina contratta nella posa, ed ogni movimento l’abbraccia intimamente nelle ossa fino al punto da farle dire: “la voglia mi prende le gambe”. “La voglia mi scioglie sui passi”. “La voglia mi guida già inerme”. “La voglia mi chiama danzatrice di veli”.
La voglia stasera è la sua Signora e Padrona, la voglia le chiede di mettersi in mostra come una passeggiatrice di strada. E già s’alza il suo vestito stretto. Lei poggiata sul cofano al buio, con le gambe aperte, i tacchi come piantati nel terreno. E le mani alla vita ancorate d’attesa, gli occhi attenti da gatta alla strada che nel gomito la nasconde dalla via principale, nell’impaziente follia che sotto s’accumula come nuvole al cielo preparando violenta l’improvvisa pioggia. Arriva poi un’auto, un’altra e un’altra ancora, lentamente com’è nell’ansia il tempo. La prima le illumina le gambe e sembra bloccarsi. Poi quasi immobile, coi fari tesi, avanza sulla preda con la luce furiosa e le scopre sul volto la sfida.
Sorriso e sguardo, di sfacciata presunzione, di lei tutta ancora decisa e pronta per squassare quella voglia di smania da cui mai si sente lasciare. Che ora la vuole. La vuole a camminare. Felina, sfrontata ma sola, tra le ombre che le annientano il mondo e le sue mani furtive e frementi che le accarezzano morbide i fianchi, morbose tra i passi, mentre le muove sul vestito dall’alto, sul seno, allacciato fin sotto sul collo. Un’auto si ferma. Un uomo scende. Forse vuole capire, ma lei indietreggia alla sua stessa voglia. Non vuole conoscerlo, né adesso né poi, né lui né gli altri, così s’allontana nel fiume che intanto le sfocia. Alla portiera è già in fuga, ma veloce in un’alzata di spalle lo vede, l’uomo è pentito e ripiega, senza abbandonare la presa degli occhi, a passo di gambero. Forse ha capito, è d’accordo. Lei decide di sì e riparte pulsante, e come su un palco sospirato a teatro inizia a far recitare i bottoni con pose d’artista. Intrigo di mani che s’avvinghia in sensuali movenze impregnate di voglia, e ancora morse lascive, e invitanti mugolii sommessi che reclamano la sua danza del corpo, carnale, viziosa. E lei, lei, che accoglie gli sguardi stranieri sulla via dei solchi, accoglie le dita impazzite fin dentro nei pozzi, sbottona piano la veste e poi svelta la apre. La spalanca, con le gambe tese che colano voglia e camminano del loro strusciare nell’aria il respiro di lui, dell’altro, del loro muoversi all’ombra e nel sangue che sale e li monta.
“La voglia mi spoglia”. “La voglia mi bagna”. “La voglia m’impone di girarmi di spalle a cercala dove s’annida più stretta”. E lei sale in ginocchio sul cofano caldo, si piega all’abbaglio del faro e con la luce del raggio poi affonda. “La voglia mi squaglia”. “La voglia mi scoppia”. Lei s’arresta e si svuota per sentire che pulsa. E’ l’attimo in cui si ferma nel palpito, per trattenerlo sul margine, per dilatarlo. Lei si gira, si struscia e giù scivola lungo il nero paraurti, s’avvicina alla portiera aperta che attende e lì prende il suo regalo per loro. Sul suo seno, che scopre, sulla pelle eccitata, sulle sue areole rosse, sui suoi chicchi rubino, si stringe, si strizza, s’appende e s’avvita, un rosario di perle violacee che con furia la morde di piccoli morsetti.
“La voglia mi umilia, mi comanda”. “La voglia m’impiega, m’ostina al dolore”. Lei geme alla bocca aperta di lui, alla mano dell’altro che spreme e allo sguardo perso di tutti che alla mente l’avvolge. E ricomincia, risale sull’auto e s’apre, s’allarga stavolta di fronte e poi sfonda. La catenella oscilla tra i capezzoli vigili mentre lei lubrica tra le labbra la sgrana, perla a perla, e tra le labbra la tira fino a strapparsi in lamenti, finché s’inarca stravolta d’una forza che sfascia, e poi di colpo al salire dei gemiti di lui, del respiro più ansimante degli altri, scoppia, insieme a loro scoppia. Di botto esplode. Gode. Non ci sono parole a seguire, né più sguardi per loro, lei nuda riparte in auto, le mani strette al volante, la collana preziosa al seno, e la sua voglia ancora a palpitare. La sua voglia assillante che l’ha corrotta puttana. Non ci sono parole a coprire il tormento del suo Amore lontano, a coprire un grido di strappo lacerante al petto.
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17 anni fa
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16 anni fa
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Mia moglie confessa finalmente
Allora,non so da che parte cominciare, c'è tanta carne al fuoco.Siamo una coppia di 47 e 46 anni, insieme da sempre, sposati e con un figlio.Come succede a tutte le coppie prima o poi, anche noi dopo tanti anni abbiamo subito un calo di desiderio reciproco dovuto alla routine,alla monotonia e ai problemi quotidiani che ti assorbono tutte le energie.In questi ultimi anni per cercare di venirne fuori e ritrovare la nostra intesa ho cercato di capire quali erano le sue fantasie e cosa la faceva eccitare avvicinandomi anche alle tematiche cuckold per cercare di coinvolgerla.Naturalmente il pensare a lei mentre veniva presa da un'altro mi eccitava parecchio e anche lei mentre scopavamo e le raccontavo le mie fantasie godeva da matti.Purtroppo al di fuori dell'atto sessuale di questi discorsi si parlava poco e anche se poi sono riuscito a farle promettere che avremmo realizzato qualcuna di queste fantasie, in concreto successe ben poco.Sentivo che c'era qualcosa che la bloccava ma in cuor mio speravo si sbloccasse lavorondola ai fianchi con continui imput.Invece qualche giorno fà è successo quello che non mi aspettavo più anche se lo sapevo senza certezza.Partiamo dalla confessione, come spesso accade le stavo scrivendo qualche porcata su whatsapp, le solite cose, quanto sei porca, chissà se con un'altro cazzo lo saresti di piu ecc..Ad un certo punto il fulmine a ciel sereno, mi scrive: "comunque posso dirti che uno stretto lungo l'ho gia preso, scusami", potete immaginare come mi sono sentito, un conto è saperlo senza prove, un'altro è sentirselo confessare cosi candidamente.Stranamente non mi è montata la rabbia, anzi il mio cazzo si è svegliato in un attimo e lo ho risposto "cioè?".E lei: "in quel periodo ho scopato con uno, al motel,mi sono sempre sentita in colpa a tal punto che non sono piu riuscita".Io: "con chi, troia, lo sapevo, devi raccontarmi tutto".Lei: "questa sera ma giura che mi perdoni".io: "mi stai facendo eccitare come un porco e ti perdono solo se lo rifarai per me e con me".Lei:"si, forse ora si".Io:"non stò nella pelle, voglio sapere tutto, non vedo l'ora".Lei: "ok, scusami mi sento una merda perchè dovevo dirtelo prima, anche se sono certa che lo avevi già capito".Io:"lo avevo già capito ma non avevo la certezza, l'importante e che finalmente ti sei liberata da questo peso, ora cominciamo a vivere".Come potete immaginare aspettavo trepidante che tornasse dal lavoro, appena entrata mi abbraccia con le lacrime agli occhi chiedendomi scusa e sedendosi sul divano inizia a raccontarmi la storia.Ha conosciuto quest'uomo su una chat come semplice amicizia e parla oggi, parla domani, si sono scambiati il numero di cell. e sono entrati sempre più in confidenza sfogandosi a vicenda e raccontandosi ognuno le proprie storie e i propri problemi, lui separato con due figli e lei che in quel periodo non andava d'accordo con me.Questo rapporto mi ha detto che è durato 5 o 6 mesi finchè un giorno lui le disse che voleva incontrarla e lei accetto.Lui era di Torino e una sera si incontrarono, andarono a mangiare e parlarono molto, si creò una bella sintonia e decisero di rivedersi ancora.La seconda volta, vista la lontananza decise di prendere una camera in albergo per non dover fare la strada di ritorno la notte, lei si fermò in pezzeria, prese due pizze e mangiarono in camera sul letto.Dopo mangiato iniziarono a baciarsi e toccarsi, lui la leccò e la masturbò facendola godere molto e lei fece altrettanto, un bel pompino, aveva un cazzo stretto di diametro ma molto lungo e mi ha confessato che aveva un buon sapore e le è piaciuto molto.Arrivati al culmine dell'eccitazione lui le ha chiesto di poterla scopare, lei era bagnatissima e ne aveva una gran voglia ma non avevano i preservativi e non se l'è sentita(non prendeva la pillola).Allora giusto per farlo comunque godere si è dedicata al suo cazzo con la bocca facendolo impazzire fino a farlo godere, lui stava per veniree continuava dirglielo pensando di toglierlo dalla sua bocca ma lei non lo ascoltò e lo fece sborrare in bocca continuando a pomparlo finchè non uscì l'ultima goccia.Aveva la bocca piena di sborra di uno che non era suo marito ed era eccitata come la più grande delle troie, lui era in estasi e le disse che non aveva mai goduto in questo modo fantastico.Per quella sera finì così ma naturalmente non la storia.Si incontrarono ancora una volta, stessa procedura, cena e poi a letto, mi ha raccontato che era in accappatoio, lo aprì e lui era già eccitato, lei si tuffò sul cazzo e inizio a spompinarlo, lui la spogliò e la leccò per bene infilandole qualche dito nella figa fradicia.E fu così che arrivò il momento, mise il preservativo e la penetrò, mi ha detto che non capiva più nulla, era in estasi, quel cazzo sguazzava nei suoi umori, lo sentiva entrare e uscire in tutta la lunghezza e si sentiva troia ma libera, l'unico problema è che era troppo lungo e quando le sbatteva in fondo le faceva male.La prese in diverse posizioni e alla fine lei volle cavalcarlo, è la sua posizione preferita, ma mi ha detto che non riuscì a prenderlo tutto per via del dolore ma che ebbe un orgasmo da paura.Lo fecero per tre volte quella sera e godette come mai aveva goduto, purtroppo come spesso succede lui si innamorò e lei invece si riempì la testa di sensi di colpa e decise di interrompere la relazione.Questo è quanto, ora ditemi,cosa pensate ora della mia signora?Ora sembra più serena e anche se non ci siamo ancora arrivati la vedo molto decisa e più complice nel voler realizzare le mie fantasie, speriamo presto.
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11 anni fa
pillinca,
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Ultima visita: 1 mese fa
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per le donne di sexylombardia
petali di rosa. Passa il vento e vi solleva o petali di rosa che a terra vi adagiate come ali di farfalle stanche mentre il giallo diseccato dei pistilli resta inerme a guardare le rosse bianche spoglie che in volo verso l'alto più non san tornare. Ma l'uccellino dalla nota lieve canta ed esulta sù quel caldo candido tappeto di petali di rosa. Eh! la vita eterno effluvio di gioia nella sua breve fragilità. un bacio a tutte Valerio1000
97537
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17 anni fa
valerio,
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Ultima visita: 10 anni fa
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