Angela era una donna forte. Del resto la forza era necessaria nel suo mestiere. Una forza ben calibrata. Quasi dolce nel suo esplicarsi. Forse per questo motivo la sua bottega era sempre piena. Per quello e per il sorriso. Obliquo. Malizioso. Lampeggiante improvvisamente ad illuminare bottega e clienti in un unico abbraccio pieno di calore. Angela sapeva fare bene il suo mestiere. Era precisa. La mannaia calava senza esitazioni nella carne tenera sul bancone di marmo. Non usava macchine. Le detestava. Tagliava con accurata precisione la carne con affilatissimi coltelli che aveva comprato durante un suo lungo viaggio alla scoperta dell’impero del Sol Levante. Coltelli da sushi. Ma perfetti anche per la carne tenerissima che faceva bella mostra di se nelle lucide vetrine della bottega.
La carne non aveva segreti per Angela. Era una passione per lei. Sin da bambina. Quando da dietro le ginocchia di suo padre sbirciava quelle mani che, la sera, l’accarezzavano in modo così amorevole, afferrare con forza un taglio di controfiletto di vitello per scalopparlo con precisione e perizia. Crescendo Angela aveva coltivato questa sua passione. Divenuta donna, aveva scoperto nuove affascinanti declinazioni e applicazioni. La carne aveva esercitato il suo fascino ambiguo e un po’ perverso su di lei. Per questo all’inizio era rimasta perplessa. Quel giovanotto magro. Elegante. Con l’aria di quello che vorrebbe tanto essere vegetariano ma proprio alla cotoletta non riesco a rinunciare. Tutta colpa della mamma!!! Non era il suo tipo. Begli occhi certo. E un sorriso da mascalzone impunito. Ma niente carne. Non c’era polpa in quel corpo. Ossa minute. Pettorali perfettamente delineati ma sottili. Più che un giovane vitello sembrava un agnellino da latte. Non era cosa. Lei era per gli omaccioni sanguini. Quelli che solo a guardarli ti si rimescola al sangue. Quelli che già li vedi mentre ricami la loro pelle abbronzata di morsi violacei e graffi rosseggianti. Quelli che torreggiano su di te ma appena sentono al carezza ruvida del tuo cane diventano teneri come il miglior taglio di filetto di chianina. Quel ragazzo aveva qualcosa però. Le faceva venire voglia di preparargli un pasto pantagruelico. Diffidava da sempre infatti di chi non apprezza il cibo. Non avrebbe mai apprezzato il suo modo di scopare. Lei cercava il gusto della carne. Ne aveva il culto. La carne amorevolmente tagliata e servita con il migliore dei suoi sorrisi ai clienti. La carne perfettamente cucinata e servita agli amici che sempre riempivano la sua bella casa in collina. E la carne distesa, languidamente tormentata, offerta e violentemente presa dei suoi uomini e delle sue donne.
Il ragazzo era una sfida. Un enigma affascinate di fatto. E ormai aveva deciso. Non era solita frenare i suoi istinti. Lo avrebbe decifrato quell’enigma. Del resto era sicura che il ragazzo non tornasse per l’esangue bistecca di tacchino, che ogni volta le chiedeva di tagliare sottile. Ma per il generoso spettacolo del suo corpo che sembrava voler esplodere nel succinto camice bianco che indossava… E poi lo aveva colto più di una volta a fissare i movimenti delle sue mani sui coltelli. Un fremito le aveva attraversato il corpo sciogliendosi in liquido desiderio tra le cosce. Doveva mettere le mani sulla polpa tenera tra le gambe di quel timido agnellino. E doveva farlo presto.
Un istinto atavico, vecchio di qualche secolo le urlava nel sangue. Non avrebbe potuto ignorarlo ancora per molto. Il richiamo della carne. La voce del sangue. Doveva nutrirsi. Mentre assorta in questi pensieri tagliava con precisione assoluta le costate di manzo che uno dei suoi clienti migliori le ordinava ogni mercoledì, Angela, non si accorse del campanello del negozio che avvisava che era arrivato un nuovo cliente. Ma una breve occhiata all’orologio le fece immediatamente comparire sul volto un sorriso obliquo carico di maliziosa anticipazione. Le 18. Non poteva che essere lui. Tutti i mercoledì alle 18. Era un tipo metodico il ragazzo. Si slacciò un altro bottone del camice in modo che i suoi seni trovassero il giusto respiro davanti agli occhi del giovane e si avviò dietro il bancone.
Mentre si chinava per asciugarsi le mani sporche di sangue con un canovaccio che aveva buttato sul piano di marmo vicino ai coltelli Angela sentiva gli occhi del ragazzo incollati alla rotonda opulenza del suo culo. E sorrideva tra se pensando che ci avrebbe pensato lei a fargli venire fame. Molta fame. Ogni genere di fame.
“Cazzo, Cazzo, Cazzo quella donna lo stava facendo impazzire – Roberto ancora non capiva perché non riuscisse a stare lontano da quella dannata bottega dell’orrore. Lui era un’artista. Creava icone. Nutriva lo spirito. Elevava la mente. Praticava yoga e meditazione. E se proprio voleva dirsela tutta era da tempo che aveva dimenticato cosa fosse il piacere. Sepolto dai doveri che si era autoassegnato. Per giunta lui era quasi del tutto vegetariano. Solo che una volta alla settimana veniva a trovarlo suo padre. E guai a fargli mancare la carne in tavola. E così eccolo qui. In quella bottega dove c’era lei. L’incarnazione di tutte le tentazioni. Il ritratto dell’abbondanza. Profumava di vita quella donna. La vita che lui si era scordato di vivere preso come era dal tentativo di sopravvivere a se stesso. Anche adesso lo stava mandando in confusione. Non sapeva più chi era. Dentro di lui lentamente, settimana dopo settimana, era cresciuto o era tornato a vivere un altro Roberto. E l’altro voleva solo saltare al di là del bancone di marmo, strappare quel ridicolo camice dal corpo di Angela e sentirla urlare mentre affondava rapace nel calore rovente delle sue cosce. Ma non era tutto li. Quello Roberto, il Roberto puro e casto, lo avrebbe ancora potuto accettare. Era il resto. I pensieri. Le fantasie, che lo venivano a trovare nel dormiveglia, mentre si rigirava nello stretto letto di ferro battuto della sua spoglia stanza, così simile ad una cella di un convento, erano quelle che non riusciva a sopportare. La vedeva. Un trionfo di curve dorate, vestita solo di un bustino di seta bianca e di un paio di tacchi a spillo. In mano uno dei suoi inseparabili coltelli. Piccolo. Affilato. La lama leggermente ricurva. E si vedeva legato alla testata del suo letto. Pronto al sacrificio. Quasi in croce. Le braccia larghe fissate per i polsi con fasce di cuoio nero ai lati della testata. Le gambe bloccate con delle corde ai piedi del letto. Nudo. Pallido. Un bavaglio di seta a chiudergli la bocca. La freddezza di lei. Lo colpiva fino a farlo stare male. Lo eccitava. Suo malgrado. Sorrideva mentre passava di piatto la fredda lama del coltello sulla sua carne tremante. Si metteva a cavalcioni su di lui. La sua fica calda e mandida di umori a schiacciargli l’erezione. Con forza. E intanto ricamava con la punta del coltello. Ghirigori rossastri ricoprivano il suo petto.. Decoravano le braccia e le spalle. E ad ogni ghirigoro lei accoglieva un altro cm del suo cazzo nell’infernale calore tra le sue cosce e si chinava a leccare il sangue. Sorrideva. E lui si sentiva morire. Diviso tra il bruciante dolore delle ferite e il divino piacere di quella fica che lo divorava inesorabile. Si svegliava sempre sudato, tremante con una dolorosissima erezione che non scemava che dopo ore di meditazione silenziosa. E dunque eccolo lì. Ormai aveva deciso. Stavolta avrebbe cercato di capire se Angela era solo lontanamente simile alla donna che lo tormentava ogni notte. Eccola si era girata proprio in quel momento il coltello in mano…
“Ciao Roberto il solito?” - Gli aveva chiesto con quel maledetto sorriso che sembrava sempre alludere ad altro, invitarlo all’inferno. Non sapeva nemmeno lui come aveva fatto a rispondere con tono altrettanto allusivo:”Cosa altro mi consiglieresti?Sai ho voglia di cambiare…”
Ecco ora che era disteso sul letto di lei. Esattamente come aveva immaginato. Nudo. Legato. Tremante e eccitato. Adesso poteva congratularsi con se stesso. Quella donna era senz’altro la più bella incarnazione del demonio che gli sarebbe mai capitato di incontrare. E fanculo il resto.
Però infondo il ragazzo aveva più fegato del previsto. Certo questo non le avrebbe impedito di massacrarlo comunque. Ma provava una punta di riluttante e stupita ammirazione per il giovane. Anche legato al suo letto. Offerto alle sue voglie. Tremava ma di eccitazione, non certo di paura. Il suo cazzo svettava duro. Impavido.
Bene aveva fame. E sete. Molta sete. Voleva carne e sangue. Se la sarebbe presa. Se fosse sopravvissuto chissà forse avrebbe potuto dargli una chance vera.
Si calò lenta sulla sua erezione. Lo accolse bruciandolo nel colore umido della sua fica. E iniziò ad incidere. Lieve. Sembrava scrivesse. Ma ogni lettera era più dolorosa. E il sangue non faceva in tempo a colare che lei lo aveva già leccato via. Beveva avida. Le labbra rosse. Mentre il ritmo ipnotico con cui lo cavalcava continuava inarrestabile. Sorrideva. Però il ragazzo era resistente davvero. Sembrava un fuscello ma era tutto nervi e muscoli. Bene preferiva la carne soda a quella tenera. La carne di agnello era scipita in genere. Priva di sapore al di là della tenerezza. Na. Il sangue del ragazzo sapeva di selvatico. Come un giovane capretto. Aveva scritto i suoi versi vermigli sul petto e sulle spalle del giovane. Quindi gli aveva strappato il bavaglio e offerto la lama sporca di sangue di piatto. Si era limitata guardarlo. Bruciandolo con lo sguardo. Il ragazzo aveva leccato. Assaporando il suo sangue. Quello che le aveva offerto in dono perché placasse la sua sete. E aveva sorriso. Mentre leccava il suo sangue dal coltello l’aveva guardata si era inarcato dentro di lei, facendola sussultare e aveva sorriso. Il bastardo nascondeva vertigini insperate dietro quell’apparenza da asceta. Angela aveva affondato le unghie di una mano nelle palle di lui mentre con l’altra si portava il coltello macchiato di sangue e saliva alla bocca. Aveva guardato Roberto in quel momento. Era stata una frazione di secondo infinitesimale. Un attimo. Ma si erano riconosciuti. Lo aveva slegato.
Era al limite della resistenza. Il dolore determinato dai tagli lo tormentava ma non quanto il bisogno di fottere quella strega meravigliosa e crudele che lo aveva liberato da se stesso. Dal finto se stesso. L’aveva presa, rivoltata finchè non l’aveva avuta sotto. L’aveva montata come si fa con le cavalle. Coprendola con il suo corpo. Affondando in lei sempre di più. Martellandole il ventre. Artigliandole i fianchi e tirandola per il bavaglio che le aveva messo intorno al collo. E lei aveva goduto. Lo aveva incitato. Insultato. Finchè non erano esplosi entrambi. L’orgasmo si era mescolato al dolore delle ferite e al sapore del sangue di lei che usciva dal labbro tumefatto dai sui morsi. Prima di addormentarsi in un groviglio di lenzuola sporche e carne tumefatta si erano guardati… e una parola era uscita dalla bocca di entrambi, contemporaneamente, differente solo nella vocale finale: Mio! Mia! Dopo era stato solo buio e oblio.
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16 anni fa
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Mia moglie confessa finalmente
Allora,non so da che parte cominciare, c'è tanta carne al fuoco.Siamo una coppia di 47 e 46 anni, insieme da sempre, sposati e con un figlio.Come succede a tutte le coppie prima o poi, anche noi dopo tanti anni abbiamo subito un calo di desiderio reciproco dovuto alla routine,alla monotonia e ai problemi quotidiani che ti assorbono tutte le energie.In questi ultimi anni per cercare di venirne fuori e ritrovare la nostra intesa ho cercato di capire quali erano le sue fantasie e cosa la faceva eccitare avvicinandomi anche alle tematiche cuckold per cercare di coinvolgerla.Naturalmente il pensare a lei mentre veniva presa da un'altro mi eccitava parecchio e anche lei mentre scopavamo e le raccontavo le mie fantasie godeva da matti.Purtroppo al di fuori dell'atto sessuale di questi discorsi si parlava poco e anche se poi sono riuscito a farle promettere che avremmo realizzato qualcuna di queste fantasie, in concreto successe ben poco.Sentivo che c'era qualcosa che la bloccava ma in cuor mio speravo si sbloccasse lavorondola ai fianchi con continui imput.Invece qualche giorno fà è successo quello che non mi aspettavo più anche se lo sapevo senza certezza.Partiamo dalla confessione, come spesso accade le stavo scrivendo qualche porcata su whatsapp, le solite cose, quanto sei porca, chissà se con un'altro cazzo lo saresti di piu ecc..Ad un certo punto il fulmine a ciel sereno, mi scrive: "comunque posso dirti che uno stretto lungo l'ho gia preso, scusami", potete immaginare come mi sono sentito, un conto è saperlo senza prove, un'altro è sentirselo confessare cosi candidamente.Stranamente non mi è montata la rabbia, anzi il mio cazzo si è svegliato in un attimo e lo ho risposto "cioè?".E lei: "in quel periodo ho scopato con uno, al motel,mi sono sempre sentita in colpa a tal punto che non sono piu riuscita".Io: "con chi, troia, lo sapevo, devi raccontarmi tutto".Lei: "questa sera ma giura che mi perdoni".io: "mi stai facendo eccitare come un porco e ti perdono solo se lo rifarai per me e con me".Lei:"si, forse ora si".Io:"non stò nella pelle, voglio sapere tutto, non vedo l'ora".Lei: "ok, scusami mi sento una merda perchè dovevo dirtelo prima, anche se sono certa che lo avevi già capito".Io:"lo avevo già capito ma non avevo la certezza, l'importante e che finalmente ti sei liberata da questo peso, ora cominciamo a vivere".Come potete immaginare aspettavo trepidante che tornasse dal lavoro, appena entrata mi abbraccia con le lacrime agli occhi chiedendomi scusa e sedendosi sul divano inizia a raccontarmi la storia.Ha conosciuto quest'uomo su una chat come semplice amicizia e parla oggi, parla domani, si sono scambiati il numero di cell. e sono entrati sempre più in confidenza sfogandosi a vicenda e raccontandosi ognuno le proprie storie e i propri problemi, lui separato con due figli e lei che in quel periodo non andava d'accordo con me.Questo rapporto mi ha detto che è durato 5 o 6 mesi finchè un giorno lui le disse che voleva incontrarla e lei accetto.Lui era di Torino e una sera si incontrarono, andarono a mangiare e parlarono molto, si creò una bella sintonia e decisero di rivedersi ancora.La seconda volta, vista la lontananza decise di prendere una camera in albergo per non dover fare la strada di ritorno la notte, lei si fermò in pezzeria, prese due pizze e mangiarono in camera sul letto.Dopo mangiato iniziarono a baciarsi e toccarsi, lui la leccò e la masturbò facendola godere molto e lei fece altrettanto, un bel pompino, aveva un cazzo stretto di diametro ma molto lungo e mi ha confessato che aveva un buon sapore e le è piaciuto molto.Arrivati al culmine dell'eccitazione lui le ha chiesto di poterla scopare, lei era bagnatissima e ne aveva una gran voglia ma non avevano i preservativi e non se l'è sentita(non prendeva la pillola).Allora giusto per farlo comunque godere si è dedicata al suo cazzo con la bocca facendolo impazzire fino a farlo godere, lui stava per veniree continuava dirglielo pensando di toglierlo dalla sua bocca ma lei non lo ascoltò e lo fece sborrare in bocca continuando a pomparlo finchè non uscì l'ultima goccia.Aveva la bocca piena di sborra di uno che non era suo marito ed era eccitata come la più grande delle troie, lui era in estasi e le disse che non aveva mai goduto in questo modo fantastico.Per quella sera finì così ma naturalmente non la storia.Si incontrarono ancora una volta, stessa procedura, cena e poi a letto, mi ha raccontato che era in accappatoio, lo aprì e lui era già eccitato, lei si tuffò sul cazzo e inizio a spompinarlo, lui la spogliò e la leccò per bene infilandole qualche dito nella figa fradicia.E fu così che arrivò il momento, mise il preservativo e la penetrò, mi ha detto che non capiva più nulla, era in estasi, quel cazzo sguazzava nei suoi umori, lo sentiva entrare e uscire in tutta la lunghezza e si sentiva troia ma libera, l'unico problema è che era troppo lungo e quando le sbatteva in fondo le faceva male.La prese in diverse posizioni e alla fine lei volle cavalcarlo, è la sua posizione preferita, ma mi ha detto che non riuscì a prenderlo tutto per via del dolore ma che ebbe un orgasmo da paura.Lo fecero per tre volte quella sera e godette come mai aveva goduto, purtroppo come spesso succede lui si innamorò e lei invece si riempì la testa di sensi di colpa e decise di interrompere la relazione.Questo è quanto, ora ditemi,cosa pensate ora della mia signora?Ora sembra più serena e anche se non ci siamo ancora arrivati la vedo molto decisa e più complice nel voler realizzare le mie fantasie, speriamo presto.
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11 anni fa
pillinca,
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Ultima visita: 1 mese fa
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per le donne di sexylombardia
petali di rosa. Passa il vento e vi solleva o petali di rosa che a terra vi adagiate come ali di farfalle stanche mentre il giallo diseccato dei pistilli resta inerme a guardare le rosse bianche spoglie che in volo verso l'alto più non san tornare. Ma l'uccellino dalla nota lieve canta ed esulta sù quel caldo candido tappeto di petali di rosa. Eh! la vita eterno effluvio di gioia nella sua breve fragilità. un bacio a tutte Valerio1000
97463
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17 anni fa
valerio,
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Ultima visita: 10 anni fa
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