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Io e gabriella

Ho conosciuto Gabriella quattro anni fa, il primo Gennaio 2007 ad una festa di Capodanno in una villa di amici, vicino Roma. Lei venne alla festa insieme al suo ragazzo Sergio. Una luminosa ventitreenne con molta voglia di vivere, occhi scuri, capelli castani morbidi e mossi, un bel fisico tonico con curve generose e una quarta di seno. Insomma proprio una bella ragazza, di quelle che si notano. Facemmo conoscenza al tavolo dei cocktail, mi chiese se potevo versarle una vodka al limone gelata. Io allora trentenne rimasi subito molto colpito da lei. Ero andato a quella festa con i miei due amici dai tempi del liceo, Fabrizio e Gianluca. Loro già felicemente accoppiati da molti anni, io invece ancora single, con piccole, brevi ed insignificanti storie sentimentaloidi alle spalle, che si contavano sulle dita di una mano. I miei amici da anni si prodigavano parecchio per farmi conoscere ragazze e portarmi in giro in occasioni come queste ma, nonostante i loro generosi sforzi, non ero mai riuscito a legarmi in maniera soddisfacente ad una donna. Mi faceva soffrire soprattutto non sapere esattamente chi io fossi e per quale motivo non riuscivo ad avere rapporti affettivi o sessuali soddisfacenti con l'altro sesso. Esperienze sessuali, nel senso di rapporti completi dai 20 ai 30 anni ne avevo avute esattamente quattro, con quattro donne che non avevano voluto riprovarci una seconda volta. Insomma, non è che la mia autostima fosse a livelli eccelsi.
E arrivò Gabriella, fulmine a ciel non troppo sereno di una notte di Capodanno. Sergio, il suo ragazzo, si era messo a ballare, a bere e a divertirsi. Chiacchierammo pochi minuti con io che tenevo in mano questo bicchiere di vodka e lei che non si decideva a prenderlo. Poi due ore dopo i brindisi me la vedo sedersi accanto a me sul divano dove giacevo mezzo brillo e parecchio scoglionato e rivolgermi parole dolci ed affettuose. Venti minuti dopo ero innamorato cotto di lei che rivelava un'evidente crisi con il suo ragazzo. Lei capì il mio stato d'animo e mi scrisse il suo cellulare "per gioco" con la penna sul braccio.
Esattamente un mese dopo ci fu il primo bacio tra di noi, poi il 26 Febbraio lei mi comunicò di avere lasciato Sergio definitivamente e quella data rappresenta da allora il "nostro" anniversario. Con molta fatica e pazienza Gabriella mi ha letteralmente insegnato a fare l'amore, con discreti risultati. Lei,pur essendo più giovane di sette anni, aveva molta più esperienza sessuale di me. Ero innamoratissimo di lei e lei sembrava innamoratissima di me. Le mie debolezze, insicurezze ed incapacità anzichè irritarla sembravano stimolarle un senso materno di protezione, infinito ed inesauribile. La mia dolcezza ed il mio donarmi incondizionatamente a lei sembravano colmarla di una gioia che, anche a sua detta, lei non aveva mai conosciuto con altri uomini. Poi arrivò novembre dello stesso anno che mi parve un terremoto. Fui informato tramite la soffiata di un conoscente che Gabriella aveva ripreso a vedersi con Sergio. Mi appostai sotto casa sua per quattro sere di seguito finchè la pizzicai, la quarta sera, mentre usciva di casa. La vidi salire su una macchina con un uomo che stentai a riconoscere per Sergio (lo avevo visto una volta sola quasi un anno prima). Stavo con la moto, un'enduro Yamaha, e non feci fatica a seguirli senza perderli di vista. Guidavo in preda ad una sorta di bruciore interno, che non sapevo bene se fosse rabbia, frustrazione, delusione o altro. Li vidi parcheggiare davanti ad un ristorante sulla via Aurelia. Erano circa le 21. Con infinita pazienza mi sedetti su un muretto lì vicino con la mente che galleggiava nel vuoto, finchè, verso le 22,30 uscirono dal locale. Salirono sulla macchina di lui e io dietro in sella alla moto, tenendomi a rispettosa distanza. Dall'Aurelia a via Gregorio VII, poi piazza Pio XI verso lo stradone che attraversa villa Pamphili, fino ad arrivare a Piazza S.Giovanni di Dio, a Monteverde. Sergio parcheggiò la macchina in una traversa e li vidi infilare un portone. Rimasi una mezzoretta davanti a quel portone chiuso, finchè la mia attesa fu premiata. Un signore con il cane al guinzaglio uscì per la passeggiatina igienica e potei infilarmi per le scale del palazzo. Ricordavo il cognome di Sergio e non feci fatica a trovare l'appartamento giusto, al terzo piano. Mi sedetti sulla scala e rimasi in silenzio. Ero tesissimo e pronto a cogliere ogni rumore od ogni segnale che mi facesse capire che qualcuno stava per uscire dall'appartamento. Sarei comunque appassito dalla vergogna a farmi sorprendere sul pianerottolo a spiare, anche se il colpevole in quella situazione non ero certo io. Nel silenzio del palazzo udii finalmente i mugolii di Gabriella. Pensai quasi di essermi sbagliato e trattenni il respiro per udire meglio, appoggiando l'orecchio alla parete. Sentii Gabriella gemere inequivocabilmente, stava facendo l'amore con Sergio. Mi vennero le lacrime agli occhi e fui preso da una rabbia convulsa per il tradimento. Poi mi arrivò abbastanza chiara la frase smozzicata "Oh si, come mi piace, dai" pronunciata da lei. Mi ritrovai istantaneamente con il cazzo duro senza nemmeno sapere perchè. Il palazzo sembrava deserto ormai era passata mezzanotte. Mi estrassi il cazzo dai pantaloni e iniziai a masturbarmi con forza cercando di captare altri segnali di Sergio e Gabriella. Ogni tanto mi arrivava qualcosa ed erano stilettate di un piacere perverso e sconosciuto. Un piacere distruttivo, umiliato ed umiliante, mi sentivo come se stessi rotolandomi nel fango, nel letame, immerso e partecipe in quella situazione incresciosa e la cosa mi procurava incomprensibili fitte di goduria profonda ed animalesca. Quando sentii il classico mugolio di Gabriella al momento dell'orgasmo non potei fare altro che eiaculare violentemente a mia volta. Il getto di sperma, che in condizioni normali cola abbastanza pigramente dalla mia cappella quando vengo, raggiunse il quinto scalino rispetto a quello dove ero seduto. Il senso di vergogna e di smarrimento per ciò che avevo fatto compensò completamente la rabbia per il tradimento. Mi asciugai alla bell'e meglio, scesi le scale, presi la moto e me ne tornai a casa. Con una scusa evitai di vederla, ci sentivamo al telefono e lei appariva dolce, affettuosa ed innamorata come sempre, anche forse più del solito, perchè evidentemente captava il mio turbamento. Io non potevo fare altro che vegetare sul letto davanti alla televisione accesa, in uno stato di apatia profonda, intervallato da momenti di eccitazione nei quali mi tornavano in mente i mugolii di Gabriella insieme a Sergio e pertanto mi abbandonavo a furiose masturbazioni che culminavano in potentissimi orgasmi che mi lasciavano svuotato e dolorante. In tre giorni credo di essermi masturbato una ventina di volte. Il quarto giorno lei mi affrontò telefonicamente e mi chiese cosa avevo e perchè la evitavo. Io continuavo a negare di avere qualcosa finchè lei con la voce quasi rotta mi apostrofò dicendomi che aveva diritto di sapere cosa avessi. Sembrava l'inizio della nostra prima vera lite. L'argine si ruppe e piangendo le chiesi perchè mi tradiva e che cosa le avevo fatto per essere trattato così. Abbassò il telefono e dopo 15 minuti suonò il campanello. Era lei. Aveva il viso gonfio dalle lacrime e mi abbracciò convulsamente, singhiozzando, chiedendomi di perdonarla e ribadendo che mi amava immensamente e che non riusciva nemmeno a pensare all'idea di perdermi. Le dissi che sapevo di Sergio e lei mi giurò in tutti i modi che tutto era accaduto per sbaglio, per debolezza e che non sarebbe mai più successo. Smise di vedersi con Sergio. Passammo un paio di mesi di alti e bassi e lei decise di trasferirsi a casa mia. Il sesso tra noi era cambiato, per molti versi era migliorato, e non a causa della convivenza, ma perchè quando facevo l'amore con lei mi eccitavo come un matto a ripensare ai suoi mugolii con Sergio. Finchè un giorno glielo dissi. Era un sabato sera e tornavamo da una festa con amici dove lei aveva bevuto. Era su di giri ed in macchina non faceva che fare allusioni sul sesso agitandosi sul sedile. Io guidavo e la sua manina mi accarezzava il pacco. Tirai fuori il cazzo eretto e le dissi di levarsi le mutandine. Gabriella eseguì ed immediatamente mi chiese se poteva farmi un pompino mentre guidavo. Le ribattei che non volevo un pompino, ma che preferivo che si levasse la gonna e rimanesse nuda dai fianchi in giù. Eseguì senza battere ciglio. La mia Gabriella, che troia, starsene seduta in macchina mezza nuda... Le chiesi di masturbarsi, lei aprì le gambe ed eseguì. La incalzai chiedendole se la eccitava comportarsi da troia in quel modo, in macchina, all'aperto, dove qualcuno poteva vederla...
Iniziò a mugolare. La toccai, era bagnatissima. Le dissi che mi piaceva vederla così troia. Gabri rispose mormorando un lungo "siiii...". Fermai la macchina in una piazzola, avevo il cervello in ebollizione. Era il momento di liberarmi, di dirle cosa mi eccitava profondamente. Lei mi facilitò le cose perchè mentre si masturbava mormorò che si sentiva profondamente zoccola e che la cosa la eccitava da morire, in una specie di circolo vizioso. Le ribattei che anche io avevo un circolo vizioso di eccitazione. Mi guardò con occhi languidi dicendomi di continuare. Ricordo perfettamente il discorso diretto:
-"Ci sono cose a cui penso su di te che mi fanno uscire fuori di testa per l'eccitazione, sai?".
-"Quali cose?" fece lei.
-"Pensieri parecchio porcelli".
-"Sii, adoro i pensieri porcelli lo sai... che pensieri porcelli fai su di me? Voglio saperlo".
In quel momento ci stavamo ovviamente masturbando a vicenda. Lei continuò:
-"Aprimi bene la fica con le mani, amore, mentre mi dici tutti i tuoi pensieri porcelli...".
A quel punto affondai il colpo.
-"Penso a te mentre ti fai scopare da Sergio e mi viene sempre il cazzo durissimo".
Gabriella rimase in silenzio almeno tre buoni minuti ad occhi chiusi mentre continuavamo a masturbarci. Pensai di averla detta troppo grossa e di avere rovinato qualcosa tra noi, nella penombra avvampai di vergogna e mi si ammosciò notevolmente l'uccello.
Alla fine lei ruppe il silenzio. Parlò continuando a tenere gli occhi chiusi.
-"E non sei geloso a pensarmi con Sergio?".
Sospirai di sollievo, Gabriella non sembrava affatto scossa da quella rivelazione, tutt'altro.
-"No, mi eccito da morire a pensare a te e lui mentre scopate".
Lei aumentò subito il ritmo della sega e sentii la sua fica secernere ulteriori umori. Capii che potevo spingermi oltre e dare sfogo ai mesi di fantasie e tormenti sessuali che avevo alle spalle. Continuai:
-"Mi piace pensare al cazzo di Sergio che ti entra nella fica, lo sai?".
-"Amore, mi piace da impazzire il cazzo di Sergio, lo sai?".
-"Davvero, amore, ti piace farti chiavare da lui?"
-"Siiii, è uno stronzo, ma mi scopa in modo divino... ma io amo solo te, lo sai anche questo, vero?"
Rimanemmo in silenzio per parecchi minuti, la masturbazione reciproca era lenta e profondamente goduriosa.
Stoccata finale:
-"Se vuoi puoi ricominciare a scoparci insieme, basta che mi racconti tutto".
-"Davvero me lo faresti fare? Non lo dici solo perchè sei eccitato?".
-"No, tesoro, mi fa impazzire l'idea".
A quel punto Gabri si divincolò sul sedile e mi prese il cazzo in bocca ciucciandolo avidamente.
-"E' così bravo a letto?"
Interrompendo il pompino Gabri mi rispose:
-"E' fantastico... è un gran porco, sai?"
-"A queste parole iniziai ad ansimare, il mio orgasmo stava arrivando, aumentai il ritmo del ditalino che le stavo facendo.
-"E il cazzo come ce l'ha?". le chiesi con voce rauca. Anche lei stava per venire.
-"Ha un cazzo grosso, amore, molto più grosso del tuo e sa usarlo in modo meraviglioso, lo sai? Mi fa sentire una troia, una puttana, come piace a me, mi insulta quando scopiamo...".
A quelle parole esplodiamo entrambi in un orgasmo assolutamente devastante, uno dei più intensi mai provati...
Tutte le nostre vicende sessuali iniziarono così....

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