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fantasypervoi 36 anni
Maschio
Rimini, Italia
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Incontro al buio ( seconda parte)

Tornò a casa ancora incredula dell’accaduto.
Si era concessa a quello sconosciuto e per la prima volta in vita sua aveva avuto orgasmi multipli; pensava fossero solo fantasie fino a quella sera, adesso, sapeva che si potevano avere anche nella realtà.
Era stata posseduta.
Riempita come mai nessuno era riuscito a fare
Evidentemente, lo sconosciuto aveva capito i suoi desideri più reconditi e aveva portato alla luce i suoi pensieri proibiti.
L’aveva accarezzata e toccata nei posti giusti e, al momento opportuno l’aveva domata facendola sentire una femmina con la F maiuscola.
Sotto la penetrazione di quel cazzo duro, lei, si era lasciata trasportare e adesso, sfinita, stava sul divano a pensare alle sue richieste”
- Ps domani mettiti il reggicalze che troverai nel primo cassetto; sopra mettiti il vestito che troverai nell’armadio: per ora non ti serve altro, basterà il mio cazzo a riscaldarti…
Quelle frasi l’avevano eccitata e intimorita nello stesso tempo: sapeva che se fosse andata all’incontro vestita come voleva lui, avrebbe significato mettersi alla sua mercè; nello stesso tempo, quell’uomo, era stato l’unico a capirla interiormente.
Si guardò nello specchio, vide uno sguardo stanco ma soddisfatto, strinse le cosce voluttuosamente ripensando a come era stata presa e in quel momento, decise che voleva scoprire quale fosse il suo limite sessuale.
Aveva letto molto di lui e dei suoi racconti, sapeva che era un insaziabile ricercatore del piacere sessuale e, sapeva che voleva tutto dalle sue donne, si trovò a rabbrividire pensando a cosa le avrebbe chiesto di fare e a cosa le avrebbe fatto, la mano scivolò tra le cosce calde e s’insinuò tra le labbra bagnate.
Il suo corpo aveva deciso per lei, lei, doveva solo assecondarlo…
La notte. Era passata insonne: si stava guardando allo specchio e tremava come una foglia al vento.
Le sembrava impossibile che la persona riflessa fosse lei, non si riconosceva in quella donna lussuriosa e sensuale.
“Dio mio cosa sto facendo”…
Rassettò per l’ultima volta il vestito, con le dita seguì il proprio corpo e tocco le stringhe del reggicalze per essere sicura che tutto fosse a posto, poi, s’incamminò verso il suo desiderio, arrivò alla porta, poi, terrorizzata che qualcosa non andasse, corse di nuovo allo specchio per ricontrollare che tutto fosse a posto.
Sentiva le gambe deboli e un leggero umido tra le cosce, mentre andava incontro al suo demonio.
Se avesse visto un'altra al suo posto, avrebbe pensato che era drogata, ma, la realtà, era che quell’uomo le era entrata dentro come mai nessuno, “in tutti i sensi” penso sorridendo.
L’aveva trattata come l’ultima delle troie, eppure, a lei era piaciuto un casino.
Entrò nell’albergo e si presentò alla recepcion, un uomo sulla quarantina con una faccia da depravato, alzò appena lo sguardo, fece un sorriso truce, probabilmente pregustando quello che sarebbe successo nella stanza numero duecentoventitre, dove lei stava andando e, senza parlare, gli mise in mano la chiave della porta.
Era frastornata: era ovvio che era un’abitudine consueta: lei, era solo l’ultimo anello di una catena.
il continuo di un gioco perverso.
Abbassò lo sguardo vergognandosi delle occhiate insistenti del portiere e si diresse veloce verso l’ascensore che portava al suo destino; le sembrò di essere nuda in quei pochi metri che dividevano l’atrio dall’ascensore; immaginò il guardiano che vedeva i suoi slip infinitesimali, il reggicalze…
Quando entrò dentro l’ascensore, si sentì molto sollevata, poi, pensò a dove sarebbe andata di li a poco e un brivido misto tra paura e piacere, gli percorse tutto il corpo.
Scese al terzo piano di quello squallido hotel, cercò il numero duecentoventitre e lo trovo proprio alla fine del corridoio di destra; la porta era logora e consumata, come gli stipiti, ormai privi del colore naturale.
Si sentì improvvisamente sporca e fuori luogo, decise di scappare via proprio nel momento che la porta si apriva: lo sguardo deciso e tagliente dell’uomo, insieme al ricordo di come era stata selvaggiamente posseduta, la bloccarono.
- Entra!
Non disse altro
In mano aveva una leggera striscia di seta rossa: lei pensò a cosa sarebbe servita, fantasticò sul proseguo della situazione ed eccitata, entrò a scoprire il suo lato erotico nascosto…
Era in mezzo alla camera, nuda, completamente nuda: lui, l’aveva bendata e l’aveva fatta spogliare, prima il vestito nero a cui, dopo interminabili minuti, era seguito il reggicalze e lo slip.
Aveva freddo sulla pelle e caldo nello stomaco: era stata condotta su una poltrona e fatta sedere, ora, aspettava irrequieta la prossima mossa; sapeva che lui gli era davanti, ne percepiva la presenza.
Riconobbe l’odore del sesso maschile e capì, sapeva cosa sarebbe successo, ansiosa e golosa, cercò di mettere fine a quella sofferenza: aprì le labbra e facendo girare la lingua sulle stesse fece capire che era pronta a riceverlo in bocca.
Uno schiaffo violento la fece trasalire;
- Ti dico io cosa fare!
Un attimo di panico, poi, la consapevolezza di non sapere cosa fare;
- Scusami…
Un altro schiaffo;
- E non ti ho detto di parlare!
Adesso, era veramente nel panico: una lacrima bagnò le seta rossa, era una lacrima di umiliazione, non di dolore;
- Tieni le cosce aperte al massimo, voglio guardarti bene!
Lo fece in silenzio e, mentre lo faceva,s’accorse di quanto fosse bagnata e pronta per lui.
Una mano accarezzò le piccole labbra e giocò col clitoride: cercò di rimanere fredda e impassibile come lui le aveva chiesto, si morse le labbra nel tentativo di non gemere, ma, quando qualcosa di grosso e freddo s’appoggio alle grandi labbra, ruppe la promessa;
- Mio Dio…che cosa è?
Un terzo schiaffo le ricordò il regolamento appena imparato;
Hai ancora molto da imparare…
Sentì la vagina allargarsi e qualcosa di untuoso entrare in lei: si allargò al massimo per facilitare l’entrata e aspettò inquieta che l’oggetto estraneo finisse il suo percorso.
Aveva capito cosa stesse profanando le sue intimità, quando poi, cominciò a vibrare emettendo un ronzio amorfo, cercò d’adattarsi.
Dopo minuti che sembravano ore, si ritrovò spossata a urlare il suo piacere: in realtà non poteva urlare, perché, mentre il fallo di plastica continuava a fare il suo dovere tra le sue cosce, la sua bocca, era stata riempita dal sesso vero dell’uomo.
Era una sensazione nuove e incredibile.
Quello sconosciuto le leggeva nella mente: tantissime volte si era trovata a godere nel suo letto immenso pensando a quella situazione indecente, anche se nei suoi pensieri gli uomini erano due, non uno più un vibratore…
Venne riportata alla realtà dal liquido caldo che le scaldava il palato, cercò di concentrarsi sul ritmo che le era stato imposto dalle mani dietro la nuca del suo “ torturatore” e si lasciò andare a un piacere esplosivo.
Il pensiero che potesse dominare con la propria bocca quel ragazzo maniaco del sesso e nello stesso tempo essere posseduta senza pietà, le provocarono un’esplosione di sensazioni esasperate che fluirono in un orgasmo indicibile.
Ci vollero diversi minuti prima che tornasse nella normalità delle cose.
Venne liberata di tutto quello che la bloccava e si ritrovò al buio; Sentì l’uomo parlare;
Adesso esco: se deciderai di contattarmi, sappi, che pretenderò ancora di più da te, ti userò per raggiungere il mio piacere senza preoccuparmi del tuo.
Non disse altro.
Le mise un biglietto in mano e uscì.
Aspettò qualche minuto, poi, barcollando cercò i suoi vestiti.
Mise del trucco sul viso, le sembrava si vedesse lontano un miglio, il piacere che aveva provato, quando le sembrò di avere nascosto bene la lussuria provata, uscì e prendendo l’ascensore, si sentì pronta per essere spogliata mentalmente dal portiere.
Chissà se sarebbe mai tornata in quell’albergo…



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