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Il verduriere

A volte mi piace andare a fare la spesa del giorno en femme, mi eccita vedere certi begli ometti, che incuriositi dall’ambiguità del mio aspetto, mi scrutano per capire se sono una donna al 100% oppure no.
Durante queste mie uscite, la visita che preferisco è il verduriere, un uomo sulla settantina, con cui ho stabilito pian piano un rapporto molto intrigante. Iniziai tempo fa a farmi notare scegliendo e manipolando delle zucchine, con una tale attenzione tale, da incuriosirlo. Dopo un po’ si avvicinò e mi chiese: “cosa ci farà con quelle zucchine signorina?”, ed io candidamente gli risposi, che mi piacciono molto riscaldate. Non so se ci capimmo, ma da quel momento iniziammo a flirtare in modo sempre più spinto, riservandoci a volte momenti di reciproche confidenze. In uno di quei momenti, mi confessò, che ormai aveva chiuso col sesso a causa della scomparsa della moglie e dell’età, che come diceva non faceva sconti, ma che la sua fantasia galoppava ancora. Gli risposi, che la fantasia è quasi tutto nella vita e che a volte bisogna avere il coraggio di provare a realizzare i propri sogni.
Il giorno dopo, presenti alcuni clienti intenti a scegliere frutti ed ortaggi, mi si avvicinò silenzioso e coperto dal proprio corpo, con fare assolutamente indifferente, mi fece scivolare la mano sotto la gonna e mi accarezzò delicatamente le natiche, sussurrandomi nell’orecchio “questa è una fantasia, che ho avuto il coraggio di realizzare”. Emisi un mugolio profondo ed appena percepibile, in segno di gradimento e poi gli sorrisi.
La volta successiva, fui io ad avvicinarmi al bancone, speranzosa e fui accontentata al volo, approfittando, che le due signore presenti discutevano animatamente sulle maestre dell’asilo, la mano galeotta si infilò rapida e dopo un completo giretto esplorativo, mi scostò il filino del perizoma. Il suo dito medio, iniziò ad accarezzarmi il buchino e poi, senza preavviso si spinse dentro. Mi sfuggì un urletto, per fortuna rimasto inascoltato dalle due mamme, troppo prese dalle loro critiche didattiche. Tolse subito la mano imbarazzato e mi chiese se mi avesse fatto male. Gli risposi di no, morsicandomi leggermente il labbro inferiore, per la grande eccitazione, che mi aveva causato. Uscite le due signore mi disse: “domani è il mio compleanno e questo lo considero il tuo regalo, mi hai fatto sognare” e sorrise.
Ero eccitatissima e passai la notte seguente a sognare il suo dito, che mi penetrava, prima timido, quasi tremante, poi più deciso ed infine sfacciato.
Il mattino seguente, appena aperto, andai a trovarlo, gli feci gli auguri e gli dissi, che avrei voluto di cuore fargli un regalo molto più grande. Mi ringraziò e mi chiese di tornare all’ora di chiusura, così avremmo cenato insieme e che quello sarebbe stato un altro regalo meraviglioso.
Mi preparai di tutto punto e mi presentai da lui. Chiuse il negozio da dentro e mi invitò nel retro, dove viveva in un mini appartamento, buio e povero, ma che a me parve una reggia.
Appena entrati mi disse, che con sua moglie aveva l’abitudine di fare l’amore proprio alla chiusura, ma che era una donna all’antica e che tutta la vita avrebbe desiderato provare nuove emozioni, ma aveva sempre trovato la porta risolutamente chiusa.
Gli sorrisi e gli dissi: “perché non ci provi con me?”, e lui sorridente mi chiese se ne ero sicura. Lo ero.
Andò a prendere delle grosse ciliegie e me ne mise una in bocca, poi mi disse di mettermi in ginocchio sul suo tavolo. Ero curiosa, un po’ impaurita, ma molto eccitata. A quattro zampe sul tavolo, aspettavo di conoscere il mio destino. Lui con calma risoluta ed una delicatezza mai vista, mi alzò il vestitino, ripiegandolo sulla mia schiena e mi tirò giù le mutandine fino a mezza coscia. Rimase qualche istante a gustarsi la vista del mio culetto, lo accarezzò a lungo e quindi con indice e pollice della mano sinistra mi aprì bene le natiche mentre col medio della mano destra mi ungeva bene il forellino con dell’olio di oliva. Tenendomi così, col culo per aria, la faccia sul tavolo e la schiena incurvata, inizio piano piano, ad inserire una grossa ciliegia nel mio sederino.
Sentivo l’ano che si dilatava e poi si richiudeva inglobando il frutto. Non riuscivo a stare ferma, con il palmo delle mani accarezzavo il tavolo e mi ciucciavo un dito, mentre il mio culo si muoveva e si spingeva sempre più in alto e sempre più indietro per accogliere tutte le ciliegie una dopo l’altra.
Quando finì mi penetrò col dito, come per cercare le ciliegie, la mia eccitazione mi faceva venire le vertigini ormai più che gemiti erano rantolii.
Mi chiese: “stai bene amore?”, non seppi rispondere a parole e lui “ora dobbiamo farle uscire”.
Presa e riempita una grossa peretta davanti ai miei occhi, iniziò a farmi un lento e lungo clistere. Con la mano mi massaggiava la pancia e a volte sfiorava il mio clitoride turgido come non mai. Ero piena e mi sentivo scoppiare così gli mugolai, che non ce la facevo più e lo pregai di smettere, lui con calma e dolcezza, ma fermamente determinato mi rispose “ne manca solo un pochino amore”.
Non ce la facevo davvero più. Avevo già un rivolo d’acqua che mi bagnava le cosce, quando finalmente mi mise una bacinella sui polpacci e aprendomi il culo con energia mi disse “su da brava, adesso spingi!” Fu un’esplosione liberatoria, uscivano acqua e ciliegie come sparate da un compressore, durante le pause mi infilava due dita dentro senza alcun riguardo, poi le toglieva, mi dava un paio di sculacciate da togliermi il fiato e mi riapriva il culo. Io ricominciavo ad eruttare. Una volta finito, mi pulì delicatamente il culo, le palle ed il clitoride, con un panno morbidissimo. Mi sentivo eccitata, ma molto rilassata, lui mi sorrise e mi disse: “adesso che sei pulita, fammi vedere cosa fai con le zucchine”. Andammo nel negozio, scelsi una zucchina non molto grossa, andai sculettando fino al bancone, dove, dopo essermi appoggiata, rialzato il vestitino, con le mutandine ancora a mezza coscia, mi infilai l’ortaggio, che entrò senza neanche accorgermene. Lui ne prese un’altra, di dimensioni ben diverse ed estrattami la prima, mi penetrò con la seconda. Il dolore fù intenso, altrettanto il piacere.
Gli chiesi di tornare di là e di sedersi sulla poltrona e precedendolo, con tutta la zucchina dentro e solo il picciolo, che faceva capolino fra le mie natiche, sculettai sui miei tacchi altissimi fin nell’appartamento. Una volta, che si fù seduto, mi inginocchiai di fianco, gli presi una mano e gliela misi sulla zucchina. Lui iniziò a scoparmi con quella, io gli aprii la patta e con grande sorpresa vidi, che non solo era messo bene, ma che ce l’aveva anche duro! Glielo succhiai come non lo avevo mai succhiato a nessuno. Leccavo, succhiavo quel cazzo dotato di una cappella enorme fino in gola, fino ad arrivare con le labbra a toccargli le palle. Poi, improvvisamente mi alzai, mi girai ed iniziai a spingere come per andare in bagno, mi aprii da sola le natiche e finalmente la grossa zucchina cadde per terra con un rumore sordo. Due passi indietro e fui su di lui. Mi chinai e me lo infilai da sola dentro. Mi scopò così e poi mi girò sulla poltrona con energia e messa alla pecora mi inculò di nuovo. Alla fine si sdraio sulla mia schiena e con la mano inizò ad accarezzarmi il clitoride dicendomi: “sto per venire amore, stringimelo forte”. E così feci, strinsi le chiappe con tutta la forza di cui ero capace. Lo sentii urlare, sentii che mi stava facendo un altro clistere, ma stavolta di sborra calda e quando mi scappellò con delicatezza esplosi anch’io! Che orgasmo, tremavo come una foglia.
Dopo un po’ mi alzai e mi tirai su le mutandine, che subito si bagnarono della crema, che mi usciva dal culo apertissimo. Lui mi disse: “dormi con me?”, non l’avevo mai fatto, ma accettai.
Quella notte facemmo l’amore ancora due volte… che compleanno….

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