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Il treno

Erano davvero molti anni che non prendevo il treno. La mia forma di cosmofobia prendeva corpo al solo pensiero. Questa volta però non potevo fare diversamente, il mio cliente, che mi aspettava a Roma, aveva provveduto al pagamento del biglietto, e visto l'ennesimo sciopero del settore aeronautico, l'unica alternativa era farmi parecchie, troppe ore in macchina...avevo deciso quindi di fare buon viso a cattivo gioco...
Mi ero preoccupato anche di portarmi qualcosa da leggere che potesse davvero rapire la mia attenzione in treno, facendomi distogliere il pensiero di dover dividere il mio spazio vitale con altri essere respiranti. Non ne capisco ancora il motivo, visto che sono uno che tende a mimetizzarsi, a nascondersi a rimanere poco in vista, di come io abbia potuto prendere il mio libro preferito, forse perché lo considero la mia "bibbia" il mio riferimento assoluto, o forse per semplice distrazione mnemonica, ma nella mia borsa troneggiava il libro di Ayzad BDSM. L'aria fresca della mattina ha un certo effetto anche a Milano, e forse il fatto di ritrovarmi dopo cosi tanti anni su un treno, mi aveva reso quasi euforico, che per un serio professionista come me, abituato di certo a viaggiare in ogni dove, era di certo una novità, forse anche visibile visto che una specie di sorriso imbelle doveva solcare il mio viso, perché ricambiato dal sorriso di una donna incrociata nel dipanare della folla che insiste ogni banchina di una stazione...
Preso come ero dal desiderio di verificare se la prenotazione on line avesse funzionato, non avevo dato peso ad uno sguardo, che in altri momenti avrebbe fatto sicuramente un altro effetto. Trovai il mio posto, dividevo il mio essere fra una poltroncina ed il finestrino, pensai che fra le mie letture ed uno sguardo al mondo fuori, avrei passato quelle ore tutto sommato abbastanza in fretta. Ci muovemmo puntuali come un treno inglese, rimasi sbigottito pensando alla natura tardiva del nostro paese che se ne frega degli orari, e dopo pochi minuti sfrecciavamo in direzione sud. Lessi distrattamente il quotidiano, ormai le notizie le conoscevo a memoria con tutti i telegiornali che ti fanno bere, e la mia mano passò decisa a sfogliare le pagine ormai conosciute una ad una del mio libro preferito, che per quanto avessi letto, mi regalava sempre nuove sensazioni, ad ogni nuova lettura....mi immersi, mi isolai, chiudendomi in una sorta si posizione fetale seduto...non so quanto tempo possa essere passato, preso com'ero dal gustarmi la parte dedicata ai nodi di una disciplina che adoro davvero, fatta di corde profumate (non uso le corde sintetiche ormai da anni) di nodi ripetuti ma ogni volta diversi, dalle figure che la pelle disegna quanto tiri la fune alla tua proprietà. Ad un tratto dicevo, di non so quale minuto o ora, mi sentii davvero osservato, quasi spiato, e ad un tratto compresi tutta la mia stupidità, la copertina!
Già, la copertina del libro, per quanto privi di immaginazione anche un demente di scarsa categoria può capire di cosa tratta il libro, visto che troneggia un immagine inequivocabile, di un ineluttabile sensualità, ma anche di una scoraggiante limpidezza. Abbassai il libro e immediatamente mi trovai di fronte, due fanali...due occhi fissi su di me...
Misi a fuoco, realizzai, e mi accorsi che quella persona seduta nella fila di fianco alla mia, una poltrona avanti, aveva qualcosa di familiare, una sorta di dejavù feci scandisk con la mente e ricordai la donna del sorriso alla stazione un senso di vacuo di imbarazzo iniziò a pervadere la mia pelle, ma subito coperto dal mio essere Master, la mia seconda pelle aveva cominciato a fare il suo lavoro....ripresi a leggere, anzi alzai ancora di più il libro mettendo in evidenza la sua sfacciata copertina, soddisfatto di provocare imbarazzo e curiosità, mi sentii un ragazzino. Beato nei miei pensieri ogni tanto sbirciavo al di sopra del libro (che ormai non leggevo più) per scoprire l'espressione della mia astante signora, che ad un tratto fece una mossa davvero inaspettata. Dichiarando una sorta di malessere al movimento del treno, si alzò e chiese al signore di fronte a me, di poter scambiare il proprio posto in modo da poter stare al finestrino, altrimenti sarebbe stata davvero male. Il signore davanti a me, un francese, non si fece pregare e cedette il posto alla gentile signora, che soddisfatta come una bambina si accomodò... non avevo ancora realizzato la cosa quando sentii i suoi piedi farsi spazio fra i miei, non esitai un attimo e presi i suoi in una morsa stretta fra i miei, impedendogli ogni movimento quasi l'avessi legata alle caviglie. La cominciai a guardare fissa, e notai che un rivolo di sudore impercettibile stava scendendo dal collo verso l'ingresso della camicia a fiorellini, cosi come notai chele braccia distese lungo i fianchi terminavano nelle mani chiuse a pugno, una posizione inequivocabile. Avevo una slave in treno davanti a me..! credo che il mio sangue si mise d'accordo con il mio cuore, perché ad un tratto ero completamente a mio agio. Il viso della mia slave non tradiva molto del suo stato, almeno ad un occhio non attento, mentre io percepivo tutto il suo essere. Eravamo come immersi in una cupola incuranti di quello che accadeva intorno a noi… quando lei ruppe il silenzio chiedendomi di poter dare un occhiata al mio libro, DIO Ayzad quanto ti ho amato in quel momento...!!! Glielo porsi, con lentezza, eleganza, lei ricambiò con altrettanta delicatezza, mentre con lo sguardo prima, e con le parole dopo mi ringraziò, annuì. Le mie gambe erano sempre serrate sulle sue, allentai al presa solo al passare del controllore, che avrei davvero ucciso quando dalla sua stupida bocca uscii un suono che annunciava che la mia schiava sarebbe scesa a Firenze... lo avrei torturato molto volentieri ma non per il suo piacere, ma per la mia vendetta, per avermi ferito cosi profondamente, e cominciai a guardare l'orologio....lei riprese la lettura.
Mi avvicinai a lei poggiando il mio petto al tavolino, quasi facendomi male, tanto mi ero sporto, lei fece altrettanto, capì e porse l'orecchio nel quale sussurrai di slacciare un bottone della camicia al mio comando con il piede, ogni battito un ordine, lei ha sbattuto le ciglia per annuire, cosi feci da li a poco. Lenta la sua mano si avvicinò al bottone, intriso ormai del suo sudore, e giocando lo aprii....quel pezzo di pelle di petto umido di sudore rese giustizia alla mia attesa. Potevo sentire il battito del suo cuore. Girò il viso verso il finestrino, per guardare fuori, il collo in quella posizione svelava le vene ed il loro battito, l'eleganza di quel collo mi fece salire la pressione, avrei voluto metterci le mani e stringerlo per saggiare la sua resistenza, sentire il fiato correre forte fra il polmone e la bocca, leggere nei suoi occhi il piacere. Ma ero li seduto di fronte e l'unica cosa a correre era la mia fantasia. Un secondo battito di piede, un secondo bottone aperto. Stavolta non era più solo il petto ma il seno era il protagonista, ma ancora di più mi stavo godendo il suo imbarazzo, tanto è che la signora anziana ed elegante mia vicina di gomito, chiese alla poverina se stesse ancora male offrendogli dell'acqua, ma la mia schiava rispose esattamente come avrei voluto..." mai stata meglio signora, grazie"...rimanemmo così a lungo fino allo scoccare del terzo battito di piede, e al terzo bottone aperto…il colore del suo viso era dello stesso colore della vergogna, ma ad una più attenta visione era anche del colore del piacere, quel piacere che solo un comando può donare…
Potevo sentire l’odore della sia pelle imbarazzata, intuire le viscosità del suo fluido vaginale, lo percepivo dal tremito delle sue gambe, che, come una cavalla da troppo ferma in un box, avevano bisogno di correre, libere…i miei occhi disegnavano i contorni della sua figura, mentre inesorabile il treno arrivava alla sua destinazione…allentai le mie prese, fisiche e psicologiche, rendendola libera di ricomporsi, e come si confà ad un vero gentiluomo, l’aiutai nel prendere le valigie e l’accompagnai all’uscita. In un momento fugace trovai il suo sguardo profondo e le sue labbra sulla mie, in un fugace bacio sottile, aspirai il suo profumo da cosi vicino, mentre una sua mano svelta deponeva in una mia tasca, il suo numero di telefono, che forse un giorno comporrò.
Non ricordo il tempo passato per arrivare a Roma, ne quanto tempo impiegai per prendere sonno quella notte, ricordo ancora oggi quello sguardo profondo e quel bacio sottile, ogni volta che guardo un treno passare….

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