Il limite.
L’alto cancello in ferro battuto si apre a scatti dischiudendo alla nostra auto la strada, contornata da grandi cipressi, che sparisce all’orizzonte ovattato dalla nebbia.
Gli alberi scorrono al nostro passaggio scandendo, come un infallibile metronomo, il mio ineludibile destino.
Le mie mani tradiscono l’emozione del mio cuore che rulla frenetico e con le dita tormento le autoreggenti nere col rischio di smagliarle.
Un senso di sgomento m’assale quando delle luci balenano tra la lanuginosa foschia e con uno scatto nervoso stringo il braccio di Flavio che sorridendo continua a guidare; vorrei urlargli che ho cambiato idea, che lo amo, che ho paura.
Ma solo un fievole sospiro trasale dalle mie labbra sapientemente orlate di rosso.
Il motore dell’auto si sopisce dinanzi a una villa palladiana nel cui centro trionfa una ampia scalinata che accede a un portico sorretto da quattro colonne classiche con capitelli dorici; l’ampia vetrata d’accesso s’apre liberando violenti getti di luce che s’infrangono nel piazzale ghiaioso circondato da alberi, simili, nell’ombra, a grossi titani.
Un uomo di mezz’età, elegante, ci accoglie signorilmente invitandoci ad entrare e il mio evidente imbarazzo non sfugge all’anfitrione che, con molta delicatezza e proferendomi un lusingante complimento, mi prende la mano accompagnandomi dolcemente nell’atrio.
Una grande scala in marmo rosso, curvando a metà del suo percorso, porta ai piani superiori mentre sui lati scorgo due ampi locali illuminati dalla luce tremolante di candelabri: tutta la volta ad archi è affrescata con motivi floreali e mitologici tra i quali colgo il ratto di Europa perpetrato dal lussurioso Zeus.
L’uomo che ci ha accolti mi sfila la pelliccia mentre Flavio mi sussurra la sua ammirazione per le ampie scollature che il vestito nero di raso mostra e cingendomi la vita mi sospinge a seguire l’elegante figura che nel frattempo si è avviata verso la sala di sinistra.
Appoggiate su due dei lati di quest’ultima, due massicci mobile a scaffali, di noce scuro, sui quali centinaia di libri allineati si susseguono fino alle volte del soffitto anch’esse affrescate e tra le due librerie, vicino all’angolo, una massiccia porta intarsiata; sulla parete che dà sul giardino, tre ampie vetrate bifore addobbate da fini tendaggi damascati porpora che impediscono la visione esterna, mentre sulla quarta parete, oltre alla porta d’ingresso, cinque grossi arazzi con scene venatorie, occupano l’ampia parete.
Al centro tre grandi divani di alcantara, verde chiaro, posizionati a forma di U sui quali due uomini stanno conversando sommessamente con in mano due ampi calici contenenti del brandy.
Veniamo presentati ai due uomini, che nel frattempo si sono educatamente alzati, dal nostro accompagnatore e vengo invitata da Flavio a sedermi sul divano in mezzo mentre lui e l’anfitrione si seggono sul divano alla mia destra e gli altri due su quello alla mia sinistra.
Nella mia mente baluginano emozioni contrastanti e la vergogna sembra sovrastare tutto tranne le mie gambe che non osano muoversi.
Rimango rigida senza appoggiare la schiena ai soffici cuscini e con le gambe strette, ruotate di tre quarti per cercare di celare le cosce nude tra gli spacchi dell’abito che tende a sollevarsi.
Loro conversano amabilmente come vecchi amici di affari, senza coinvolgermi, se non per offrirmi un brandy che rifiuto.
Cercando di apparire disinvolta, senza nemmeno proferire verbo, e so d’essere la protagonista della serata ma, volutamente trattata come un oggetto in attesa di essere usato e, cosa che scoprirò dopo, un oggetto consapevole e poco consenziente.
Sfruttando la poca attenzione riservatami ne approfitto per scrutare i tre uomini ai quali affibbio i soprannomi di anfitrione, tozzo e atleta : quello che sembra il proprietario della villa è un uomo molto alto, segaligno, con folti capelli bianchi pettinati all’indietro e con un naso aquilino che gli conferisce un aspetto aristocratico; l’altro di fronte a Flavio è tarchiato, sulla trentina e, le sue mani tozze e nodose emanano una sensazione di grande forza. Ha un viso largo diviso da un ampio naso da pugile e tutto nel suo aspetto richiama l’umiltà delle origini. Il terzo ha circa quarant’anni, è molto bello con capelli ed occhi neri, un viso molto regolare a tratti femmineo e un fisico atletico e proporzionato.
Il deus ex machina della riunione è senza dubbio l’anfitrione che detta gli argomenti sui quali discetta coltamente senza che nessuno degli interlocutori osi interromperlo nemmeno quando, facendo lunghe pause, gusta il brandy.
Anche Flavio, risoluto dominatore, subisce il fascino dell’abile oratore; l’atleta, pone domande intelligenti e si esprime forbitamente anche se non mostra una grande cultura mentre il tozzo sembra non interessarsi alla conversazione e a volte, mentre si sfrega le grosse mani, mi osserva le gambe con un sorriso ironico.
La scena , nella quale presto diverrò la protagonista, m’appare come un visione onirica e devo stringermi le dita fino a congestionarle per convincermi che non sto sognando.
Mio marito sta per materializzare le sue fantasie nei miei confronti ed io, o solo la parte oscura del mio subconscio, l’ho permesso.
Attendo come una vergine sacrificale che uno dei sacerdoti dia l’inizio all’orgia sublimatrice dove sarò immolata alle fantasie maschili.
L’orgoglio, dote che posseggo, s’accoda mesto a quella indescrivibile voglia di sottomissione, un fanciullesco bisogno di essere comandata e usata a dispetto della mia volontà.
Il sesso represso dall’infanzia vissuta in ambienti cattofobici ha creato in me questa indicibile voglia che rimarrà repressa solo per qualche momento, eppure mi ostino e m’illudo a pensare ancora che sono là solo per Flavio.
La coscienza della donna morigerata s’erge tra i flutti del desiderio ma è sempre più stremata e l’abisso l’attende inesorabile.
Vengo risvegliata dal mio sfarfallio mentale dall’atleta che si è alzato mentre gli altri hanno smesso di parlare e si pone dinanzi a me, così vicino che le sue gambe sfiorano le mie ginocchia sempre più serrate.
Fissandomi negli occhi con uno sguardo sardonico, si slaccia la cintura, si sbottona i pantaloni abbassandoli insieme agli slip; il suo membro in stato di semi erezione poggia su grossi testicoli molto scuri che si perdono nella folta peluria del pube e tutto, mi sembra pulsare minaccioso.
Rimango immobile e lui anche, ma ora sorride compiaciuto credendo di avermi impressionato, e in effetti non sono tranquilla.
L’impasse della scena viene interrotto da Flavio che mi chiede seccato cosa sto aspettando ed io lo guardo dapprima supplichevolmente e poi, osservata la sua espressione riprovevole e spinta dalla mano dell’atleta, m’avvicino al membro ed inizio a leccarlo lentamente.
La completa erezione non si fa attendere cosicché debbo spostarmi più avanti per raggiungere il prepuzio che inizio a suggere sempre lentamente.
L’atleta ansima e con le mani mi incita ad aumentare il ritmo ma io, ora protagonista, mantengo il ritmo impostato mentre con una mano gli massaggio lo scroto.
Mio marito sembra impazzito e mi apostrofa con epiteti pesanti mentre l’anfitrione deve ricorrere alla sua autorità per trattenere il tozzo che sembra essere diventato ancora più largo e paonazzo.
Nonostante la lentezza del coito orale sento che l’atleta fatica a trattenere l’orgasmo e allora mi stacco bruscamente schernendolo con un sorriso.
La mia esibizione d’indipendenza altera l’anfitrione che ordina all’atleta di spostarsi e inizia a fissarmi con ira e come disprezzandomi mi spiega altezzosamente che sono là solo per dare piacere e non per provarne, anche se non mi è precluso, e che l’obbedienza e l’osservanza ai desideri degli ospiti è inappellabile e indiscutibile.
L’enfasi con cui l’anfitrione ha elargito il suo disprezzo nei miei confronti risveglia l’orgoglio e con uno scatto mi alzo dirigendomi verso l’uscita; solo pochi passi e il tozzo mi raggiunge stringendomi con forza un braccio, interrompendo la mia fuga. Cerco di richiamare l’attenzione di Flavio che invece, tranquillo, continua a gustare il brandy.
L’anfitrione si alza e con un cenno ordina al tozzo di lasciarmi e, riprendendo il tono gentile che aveva usato accogliendoci, mi invita a seguirlo. Penso fiera che la mia dimostrazione di forza abbia placato la sua arroganza e così lo seguo verso la porta tra le due librerie.
Varchiamo la soglia entrando in un locale in forte penombra dove intravedo strane forme e sento un leggero tintinnio metallico.
La porta si richiude pesantemente dietro di me e, senza voltarmi, dai respiri affannosi, capisco che anche Flavio, tozzo e l’atleta ci hanno seguiti nella stanza.
La sensazione di trappola, sgradevole e svilente per la mia falsa sensazione trionfale di poco prima, lascia presto spazio all’incredulità non appena l’anfitrione, sparito nell’oscurità, accende delle candele.
Scorgo al centro della stanza una figura umana in una postura improbabile, come sollevata da terra, ma non riesco a distinguere i particolari a causa della scarsa luce; l’anfitrione, mentre accende un altro candelabro, con voce calma e metallica mi rispiega le finalità per cui sono lì, rimarcando che non posso scegliere.
Le sue parole poco prima mi avrebbero imbestialito ma la visione, ora chiara seppure tremolante, mi toglie il fiato: quella figura che avevo intravisto è una giovane donna appesa a circa mezzo metro da terra a quattro sottili catene che gli cingono i polsi e le caviglie.
Quest’ultime sono regolate in modo tale da costringere la poveretta a tenere le gambe allargate con il sesso e l’ano oscenamente mostrati e penetrati da due falli di gomma rossi fissati con cordicelle alle cosce.
E’ completamente nuda e sembra svenuta.
L’anfitrione sempre con una voce impersonale mi spiega che quella è la moglie dell’atleta che non ha voluto collaborare ed è stata punita.
Mentre cerco di focalizzare anche gli altri oggetti nella stanza, il tozzo e l’atleta, azionando dei verricelli, fanno scendere lentamente la donna su un tappeto persiano con forti tinte amaranto; lei si affloscia gemendo e l’atleta con gesti amorevoli e sussurrandogli qualcosa, la libera dai polsini che la imprigionano.
Poi, sempre delicatamente gli sfila i due vibratori e la bacia sulle labbra.
Fisso Flavio con ira dissimulando la paura che mi ha pervaso e lui evita il mio sguardo attendendo gli ordini dell’anfitrione.
Mi volto con uno scatto e ruoto la maniglia dorata della porta che non s’apre e nemmeno riesco a rigirarmi che mi sento afferrata alle braccia e trascinata nel centro della stanza, dove con forza vengo sdraiata su un lettino simile a quelli usati dai ginecologi con due staffe soprastanti dove mi vengono legate le cosce; anche i polsi vengono fissati alla struttura e l’unica cosa che posso fare è quella di gridare il mio disprezzo per loro.
La paura, incredibilmente, ha lasciato il posto alla combattività e con scossoni violenti cerco di liberarmi urlando anche parole poco educate all’indirizzo degli uomini e specialmente di Flavio.
Loro silenziosi, in cerchio di fronte alle mie gambe alzate e allargate e al mio sesso appena velato, mi guardano divertiti.
La donna accanto a me, forse risvegliata dai miei urli, si è messa in ginocchio abbracciando con forza la gamba del marito.
L’anfitrione le si avvicina sussurandogli qualcosa e lei, titubante, si alza, si posiziona in ginocchio tra le mie cosce spostando con delicatezza lo slip e
inizia a leccarmi la figa.
Mi contraggo effettuando i pochi movimenti che le cinghie mi permettono ma la lingua della donna inizia a provocarmi dei singulti di piacere.
Cerco di resistere offendendo la donna, ma la mia convinzione appare sempre più fittizia.
Lei intanto, sapientemente mi sugge il clitoride provocandomi sussulti di piacere e la sua lingua passa velocemente dalla vulva all’ano con sapiente perizia. Ora il mio piacere traspare da ogni muscolo e con gli occhi chiusi voglio solo raggiungere l’orgasmo.
Il lettino su cui giaccio è lungo poco meno del mio tronco cosicché la mia testa e il bacino sono esterni ad esso.
L’atleta, mentre sussulto per il piacere, avvicina al mio viso il membro eretto e, ruotandomi con forza il viso, me lo spinge in bocca; alla mia sinistra Flavio mi tamburella il suo cazzo sulla guancia continuando ad offendermi con solerzia; la donna continua il suo lavoro ormai invasa dai miei umori vaginali e l’anfitrione guarda compiaciuto il tutto.
Resiste poco, sposta la donna, mi strappa gli slip e mi penetra con forza tenendosi alle mie cosce. La donna intanto, eccitata dalla mia performance, si dedica a Flavio mentre l’atleta con bestiali singulti mi rovescia il suo seme in bocca e sul viso.
Il tozzo che fine ha fatto? Eccolo che appare nudo e tragico; il suo fallo è lungo ma l’immenso diametro lo fa sembrare corto.
L’anfitrione si sposta ridacchiando mentre tutti gli altri attori si fermano fissando quel mostro avvicinarsi.
Gli sistemano dei cuscini sotto i piedi a causa della statura e lui penetra la mia figa che nonostante sia molto umida fatica ad accoglierlo; mi scopa per circa un minuto come studiandomi, sorridendo sinistramente, e d’improvviso estrae il cazzo dalla figa e inizia a puntarlo al mio ano. Con le poche forze rimastemi cerco di spostarmi ma Flavio e l’atleta mi schiacciano i fianchi.
Non riesco nemmeno a urlare perché sono ancora invasa dallo sperma dell’atleta e il tozzo continua a spingere. La penetrazione risulta difficoltosa e la donna, su ordine dell’anfitrione, umetta con la lingua l’ano e il cazzo per permettere la sodomizzazione e così facendo il tozzo, dopo una secca spinta e un urlo soffocato, lacera l’ano iniziando dapprima lentamente e poi con sadico ritmo ad incularmi fino in fondo.
Da quel momento tutto è una grossa baraonda di sessi che si confrontano, senza nessuna cerebralità e con molta istintività: i maschi hanno la possibilità di trattarci come orinatoi, di seviziarci con schiaffi e pizzicotti, di riempirci tutti gli orifizi con il loro sperma, di offenderci verbalmente, insomma di trattarci come oggetti.
Tutte la forza che la madre terra infonde alle donne e che terrorizza l’altra metà del cielo, viene esorcizzata e tutto l’immaginabile viene materializzato.
Gli uomini danzano frenetici spostandoci, posizionandoci, occludendoci, offrendoci le loro terga per essere baciati in un estremo gesto di sopraffazione.
Noi due, le vittime, senza mai parlarci, abbiamo stretto un tacito sodalizio consolidato dal lampo indomito che talvolta attraversa i miei occhi e che rassicura la mia debole compagna di stupro.
E l’ora arriva quando le lunghe candele sono ormai dei mozziconi come i falli dei nostri dominatori che paiono ora delle scimmie sfinite. Giacciamo tra di loro, fieramente attente e ora uniche dominatrici.
Mi alzo e porgo il mio aiuto alla donna che s’alza anch’essa; nonostante il bruciore agli occhi e il dolore anale, riusciamo ad aprire la porta mentre nella penombra un uomo tenta d’alzarsi. Leste chiudiamo la pesante porta dietro noi e velocemente rovesciamo pesanti volumi dagli scaffali vicini che ostruiscono l’apertura della stessa.
I nostri ometti si sono svegliati e scuotono la porta con urla poco affabili e noi per rafforzare la diga cartacea, avviciniamo alle pile i tre divani d’alcantara.
Ci guardiamo, scoppiamo a ridere, ci abbracciamo saltellando nude e sporche come siamo, mentre gli orango ululano minacce tremende nei nostri confronti.
Mi guardo intorno rimuginando qualcosa e all’improvviso prendo un portacenere d’alabastro su un tavolino e mi scaglio sull’arazzo centrale, quello più grosso, lacerandolo con frenetici colpi. La mia compagna superata la sorpresa aggredisce una vetrina fracassandola con un grosso tomo e ridendo sinistramente.
La nostra opera devastatrice, dopo la frenesia iniziale, assume una cadenza metodica e tutte le suppellettili alla nostra portata vengono oltraggiate.
Le urla dei padroni sono cessate tranne quella dell’anfitrione che probabilmente è il tristissimo e arrabbiatissimo proprietario della casa.
Esaurita la nostra rivalsa nella stanza accanto, trovo le chiavi dell’auto che Flavio, sbadato, ha lasciato sulla libreria e coprendoci con i tendaggi strappati, raggiungiamo la macchina ridendo come delle liceali.
Parto schizzando ghiaia sulle vetrate e imbocco il viale facendo urlare il sei cilindri e poco dopo siamo al cancello, imponente, immanente e chiuso!
Il retrovisore dell’auto riflette una luce che rischiara l’abitacolo e voltandoci scorgiamo delle luci di un’auto che sta giungendo velocemente.
Sono loro!
Ed ora?
Sibilla&Prometeo
Le storie più votate della categoria feticcio
-
Certificazione Profili
esistono due tipi di certificazione, la prima per le coppie e singole e la seconda per i singoli ed i trav/trans.
la certificazione delle coppie e delle singole:
viene eseguita dallo staff del portale,essere certificati è semplicissimo basta inviare una mail all'indirizzo: [email protected] mandando una foto di coppia o almeno della lei di coppia o della lei nel caso di singole nella quale sia mostrato il nostro logo che potete scaricare cliccando qui (se preferite la versione pdf cliccate qui )stampato su un qualsiasi foglio formato A4 le compilato a penna o pennarello con la VS username e data della certifica la foto deve essere poi spedita all'indirizzo [email protected]
la certificazione sarà rapidissima,inoltre le coppie,singole ,lei bisex certificate potranno a loro volta indicarci le coppie o singole o lei bisex vere loro amiche che riceveranno a loro volta la certificazione.
NON Sono ammessi Fotomontaggi di nessun genere il logo deve obbligatoriamente essere stampato ed utilizzato per fare una foto reale.
NON AVETE LA STAMPANTE? nessun problema potete ricevere la certifica in questo modo prendete un normale foglio A4 e con un pennarello scrivete la Vs username seguita dalla frase "certificati da SexyCommunity" in data.... e poi utilizzate lo stesso foglio per scattare una foto come se fosse il nostro logo. (se sei singola puoi scattare foto allo specchio)IMPORTANTE: il volto DEVE ESSERE CENSURATO e quindi NON riconoscibile in quanto la foto inviata verrà pubblicata sul profilo dove deve rimanere obbligatoriamente per validare la certifica (può essere spostata nella gallery)
la certificazione dei singoli e dei trav/trans:
NON viene eseguita dal portale (in quanto è ovvio che siano singoli...) ma avviene su richiesta delle coppie che li hanno...testati come singoli ok...
importante:
il simbolo coppia verificata indica esclusivamente la reale esistenza degli utenti certificati al momento del controllo da parte del nostro staff.Il simbolo singolo ok indica che il profilo dell'utente è stato verificato dalla coppia indicata nella certificazione il portale non verifica personalmente questi profili.
215629
0
17 anni fa
SexyCommunity, 35
Ultima visita: 1 giorno fa -
Come Contattare SexyCommunity
Per contattare SexyCommunity puoi utilizzare i seguenti riferimenti:
Se desideri collaborare o fare PUBBLICITA' attraverso SC clicca qui! per tutte le info.
Se sei registrato ed hai bisogno di assistenza usa direttamente la posta del portale entrando sul profilo SC ed inviando da li un messaggio tramite il box apposito
Ricordatevi di inserire sempre nell'oggetto la vostra username.
SEI STATO BLOCCATO? prima di contattarci clicca qui! ci sono per te importanti infoSe desideri contattare SC tramite email lo puoi fare utilizzando la mail ufficiale del portale:infoCHIOCCIOLAsexycommunityPUNTOitAll right reserved SexyCommunity ™
108157
0
16 anni fa
SexyCommunity, 35
Ultima visita: 1 giorno fa -
Mia moglie confessa finalmente
Allora,non so da che parte cominciare, c'è tanta carne al fuoco.Siamo una coppia di 47 e 46 anni, insieme da sempre, sposati e con un figlio.Come succede a tutte le coppie prima o poi, anche noi dopo tanti anni abbiamo subito un calo di desiderio reciproco dovuto alla routine,alla monotonia e ai problemi quotidiani che ti assorbono tutte le energie.In questi ultimi anni per cercare di venirne fuori e ritrovare la nostra intesa ho cercato di capire quali erano le sue fantasie e cosa la faceva eccitare avvicinandomi anche alle tematiche cuckold per cercare di coinvolgerla.Naturalmente il pensare a lei mentre veniva presa da un'altro mi eccitava parecchio e anche lei mentre scopavamo e le raccontavo le mie fantasie godeva da matti.Purtroppo al di fuori dell'atto sessuale di questi discorsi si parlava poco e anche se poi sono riuscito a farle promettere che avremmo realizzato qualcuna di queste fantasie, in concreto successe ben poco.Sentivo che c'era qualcosa che la bloccava ma in cuor mio speravo si sbloccasse lavorondola ai fianchi con continui imput.Invece qualche giorno fà è successo quello che non mi aspettavo più anche se lo sapevo senza certezza.Partiamo dalla confessione, come spesso accade le stavo scrivendo qualche porcata su whatsapp, le solite cose, quanto sei porca, chissà se con un'altro cazzo lo saresti di piu ecc..Ad un certo punto il fulmine a ciel sereno, mi scrive: "comunque posso dirti che uno stretto lungo l'ho gia preso, scusami", potete immaginare come mi sono sentito, un conto è saperlo senza prove, un'altro è sentirselo confessare cosi candidamente.Stranamente non mi è montata la rabbia, anzi il mio cazzo si è svegliato in un attimo e lo ho risposto "cioè?".E lei: "in quel periodo ho scopato con uno, al motel,mi sono sempre sentita in colpa a tal punto che non sono piu riuscita".Io: "con chi, troia, lo sapevo, devi raccontarmi tutto".Lei: "questa sera ma giura che mi perdoni".io: "mi stai facendo eccitare come un porco e ti perdono solo se lo rifarai per me e con me".Lei:"si, forse ora si".Io:"non stò nella pelle, voglio sapere tutto, non vedo l'ora".Lei: "ok, scusami mi sento una merda perchè dovevo dirtelo prima, anche se sono certa che lo avevi già capito".Io:"lo avevo già capito ma non avevo la certezza, l'importante e che finalmente ti sei liberata da questo peso, ora cominciamo a vivere".Come potete immaginare aspettavo trepidante che tornasse dal lavoro, appena entrata mi abbraccia con le lacrime agli occhi chiedendomi scusa e sedendosi sul divano inizia a raccontarmi la storia.Ha conosciuto quest'uomo su una chat come semplice amicizia e parla oggi, parla domani, si sono scambiati il numero di cell. e sono entrati sempre più in confidenza sfogandosi a vicenda e raccontandosi ognuno le proprie storie e i propri problemi, lui separato con due figli e lei che in quel periodo non andava d'accordo con me.Questo rapporto mi ha detto che è durato 5 o 6 mesi finchè un giorno lui le disse che voleva incontrarla e lei accetto.Lui era di Torino e una sera si incontrarono, andarono a mangiare e parlarono molto, si creò una bella sintonia e decisero di rivedersi ancora.La seconda volta, vista la lontananza decise di prendere una camera in albergo per non dover fare la strada di ritorno la notte, lei si fermò in pezzeria, prese due pizze e mangiarono in camera sul letto.Dopo mangiato iniziarono a baciarsi e toccarsi, lui la leccò e la masturbò facendola godere molto e lei fece altrettanto, un bel pompino, aveva un cazzo stretto di diametro ma molto lungo e mi ha confessato che aveva un buon sapore e le è piaciuto molto.Arrivati al culmine dell'eccitazione lui le ha chiesto di poterla scopare, lei era bagnatissima e ne aveva una gran voglia ma non avevano i preservativi e non se l'è sentita(non prendeva la pillola).Allora giusto per farlo comunque godere si è dedicata al suo cazzo con la bocca facendolo impazzire fino a farlo godere, lui stava per veniree continuava dirglielo pensando di toglierlo dalla sua bocca ma lei non lo ascoltò e lo fece sborrare in bocca continuando a pomparlo finchè non uscì l'ultima goccia.Aveva la bocca piena di sborra di uno che non era suo marito ed era eccitata come la più grande delle troie, lui era in estasi e le disse che non aveva mai goduto in questo modo fantastico.Per quella sera finì così ma naturalmente non la storia.Si incontrarono ancora una volta, stessa procedura, cena e poi a letto, mi ha raccontato che era in accappatoio, lo aprì e lui era già eccitato, lei si tuffò sul cazzo e inizio a spompinarlo, lui la spogliò e la leccò per bene infilandole qualche dito nella figa fradicia.E fu così che arrivò il momento, mise il preservativo e la penetrò, mi ha detto che non capiva più nulla, era in estasi, quel cazzo sguazzava nei suoi umori, lo sentiva entrare e uscire in tutta la lunghezza e si sentiva troia ma libera, l'unico problema è che era troppo lungo e quando le sbatteva in fondo le faceva male.La prese in diverse posizioni e alla fine lei volle cavalcarlo, è la sua posizione preferita, ma mi ha detto che non riuscì a prenderlo tutto per via del dolore ma che ebbe un orgasmo da paura.Lo fecero per tre volte quella sera e godette come mai aveva goduto, purtroppo come spesso succede lui si innamorò e lei invece si riempì la testa di sensi di colpa e decise di interrompere la relazione.Questo è quanto, ora ditemi,cosa pensate ora della mia signora?Ora sembra più serena e anche se non ci siamo ancora arrivati la vedo molto decisa e più complice nel voler realizzare le mie fantasie, speriamo presto.
100994
2
11 anni fa
pillinca,
56/45
Ultima visita: 1 mese fa
-
per le donne di sexylombardia
petali di rosa. Passa il vento e vi solleva o petali di rosa che a terra vi adagiate come ali di farfalle stanche mentre il giallo diseccato dei pistilli resta inerme a guardare le rosse bianche spoglie che in volo verso l'alto più non san tornare. Ma l'uccellino dalla nota lieve canta ed esulta sù quel caldo candido tappeto di petali di rosa. Eh! la vita eterno effluvio di gioia nella sua breve fragilità. un bacio a tutte Valerio1000
97384
0
17 anni fa
valerio,
32
Ultima visita: 10 anni fa
Bravi, mi piacerebbe saper scrivere come voi! i miei giudizi sono molto piu' umili :(
Grazie del racconto!
Mi perplime, però, che la cosa non sia stata chiaramente concordata tra i coniugi e mi fa male al cuore la devastazione di cose belle e di probabile valore.
ma forse è solo frutto del fatto che la mia auto ha solo TRE cilindri e non sei... :)