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ghinza 41/41 anni
Coppia
Agrigento, Italia
Ultima visita: 1 anno fa
Varie Feticcio Cuckold Trio Scambisti

Ho rubato la sua intimità

Sono immobile, fermo, impietrito. Mi dividono pochi centimetri, una porta formata da una lastra di compensato multistrato rivestita in finto wenge. La sento, si muove, sento la fibbia della cinta che tintenna emettendo un suono metallico a contatto con il pavimento. La immagino mentre lentamente e muovendo i fianchi si libera di quei suoi jeans attillati che pian pianto scendono strofinando sulle gambe come se fossero un guanto da sfilare. La immagino quando con le dita ha arpionato i lati del suo perizoma in pizzo nero spingendolo come una attimo prima ha fatto con i jeans. Sì … proprio lo stesso perizoma che le ho intravisto questa mattina quando si è piegata, quasi inginocchiatasi, per posare quella carpetta ad anelli metallici sullo scaffale. La sento che ha abbassato la tavolaccia del water ed adesso ci si è seduta sopra, pronta a liberare la sua vescica. Il suo piscio scroscia sulle pareti del cesso, è forte ed intenso, continuo e rumoroso. Mi trema la gola e sono impietrito, ho voglia di spiarla, di guardarla dal buco, di rubare la sua intimità, di essere un porco, di essere un lurido e viscido meschino, di essere un vigliacco, di essere una merda d’uomo, ho voglia di vederla nel suo intimo, lì seduta mentre piscia. Mi abbasso lentamente, trattengo il respiro, ho paura che mi senta, che avverta la mia presenza. La paura mi eccita, e più mi eccita e più sono goffo nei movimenti. Socchiudo al massimo la porta dell’antibagno e spero che nessuno dei colleghi si accorga di ciò che sto facendo. Mi trovo all’altezza del buco della serratura e la luce che trapassa disegna la sagoma sul mio viso. Lei è lì, bellissima, con i suoi capelli neri e lunghi che le scendono coprendole le spalle. Non riesco a vedere altro perché seduta, vedo il suo viso, incrocio il suo sguardo ed un brivido di vergogna assale la mia schiena e graffia la mia dignità. Con la lingua sta inumidendo il suo labro inferiore e con le dita annoda un ciuffo di capelli. Come amo quando gioca con le suo ciocche e sbarazzina ed involontaria esplode di sensualità nei suo gesti. Ha i capezzoli turgidi, sollecitati dal freddo, che disegnano due punte sul suo maglioncino leggero ed attillato che mostra i suoi seni sodi ma dolcemente morbidi. Quei sei che nel movimento del corpo ondeggiano disordinatamente ma che sono capaci di offrire una armonia sensuale ed accattivante.
Si gira per prende la cartaigenica e nel movimento il suo seno si comprime e si modella accrescendo la sua dimensione e mostrando pezzi di pelle che erano celati sotto il suo maglione. Avvolge con la cartaigenica la mano destra e la strappa dal rotolo per poi portarla in basso, ma la mia visuale non mi permette di vedere nulla se non immaginare che la stessa venga strofinata sulla sua figa bagnata da quella pioggia dorata che è stata capace di produrre qualche momento prima.
Con uno strattone verso il basso libera la mano avvolta dalla cartaigenica ormai inumidita. Finalmente ha finito e alzandosi in piedi mi ritrovo a concretizzare i miei sogni e le mie immaginazioni. Vedo la sua vulva ricoperta da una leggera peluria nera che disegna un triangolino geometricamente perfetto. Inaspettatamente si gira su se stessa offrendomi il culo, bello, sodo, bianco. Non facci in tempo a riprendermi da quella imprevista visione che si china verso il basso, mettendosi alla pecorina, regalandomi la vista della sua figa che si apre e schiude le sue labbra carnose, grandi e rosse, proiettando il mio sguardo a quel piccolo buco leggermente dilatato capace di accogliere un cazzo venoso e carico di sburro. Solleva il suo perizoma che coprendo quel capolavoro mi fa capire che ormai siamo ai titoli di coda, poi il jeans sempre con movimenti ondulatori dei fianchi, si ricompone e scarica lo sciacquone. Mi rialzo immediatamente ma i miei occhi non riescono a mettere bene a fuoco per qualche secondo, sento la chiave nella toppa che gira e vedo la maniglia abbassarsi. Esce , mi guarda e mi dice Io la guardo e non riesco a dire neanche una parola, le calo la testa ed entro nel bagno riservato agli uomini, mentre accosto la porta, lei ormai avviata si gira e mi strizza l’occhio sparendo dietro l’angolo. Non ha visto nulla e non ha capito nulla, ne sono certo, ma io sicuramente rimarrò rincoglionito e con le palle gonfie tutto il giorno, almeno finché non potrò tornare a casa e farmi una bella sega pensando alle suo corpo.

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