Lei mi inebriava, l’amavo a tal punto da non riuscire nemmeno a sfiorarla, mi annientava la sua voglia, ed io avevo imparato a placare la sua smania. A volte i suoi giochi cervellotici mi portavano ad essere condottiero delle sue complicate trame.
MI ritrovavo come sempre a dover domare la sua fame e dover stare al suo artificio che più la rendeva inquieta.
Gli sguardi, smarriti l’uno nell’altro, la situazione ci infiammava ancor prima di essere nudi.
Lei era quella che faceva sempre la prima mossa e come consuetudine mi regalava la nudità del suo corpo, provocava in me un folle turbamento.
Ogni cosa tolta, lei prima di buttarla a terra, mi guardava intensamente, la sua lingua meccanicamente girava intorno e bagnava le sue labbra, prendendo delle pause, questo fare era un misto tra tortura ed impulso a toccarla.
Silenziosamente la raggiunsi alle spalle, per respirare il suo profumo e riempire di lei miei polmoni, col naso sfioravo avidamente il suo collo, mentre lei, quasi come se non ci fossi, continuava senza interruzioni.
Il tappeto era ormai invaso di ciò che lei aveva tolto, la luce pervasa della stanza, metteva a fuoco il suo corpo, dai capelli alle labbra al suo seno, dai fianchi fino ai suoi piedi, distratto da quella visione, iniziavo a sentire i primi tremiti e perdevo ogni comando del mio corpo.
La seguivo col il mio sguardo, ora sdraiata sul sul letto, lo sfizio di levarmi i vestiti e seguirla era immenso, ma rinunciai e continuai a giocare pur sapendo di prolungare la mia tortura.
Fremevo dal voler addossare le mie mani su di lei nuda, il mio sguardo si pose su un bicchiere, non so cosa fosse il contenuto ma mi avvicinai e presi il ghiaccio contenuto in esso.
La mia testa iniziò a fantasticare e a guidarmi, usai il ghiaccio come fosse un pennello, e lei la mia tela da dipingere. Con un tocco leggero e delicato percorrevo con il ghiaccio il suo corpo e la sua pelle fremeva ad ogni mio tocco lento, i suoi occhi chiusi e le sue labbra semi aperte, erano induzioni al mio voler continuare.
Il suo respiro iniziava ad accelerare.
Sentivo la sua eccitazione, i capezzoli turgidi erano l’unica resistenza che incontrava il mio tocco, che continuava senza darle tregua nel suo lento percorso.
I miei occhi la seguivano mentre le sfioravo le labbra, poi delicatamente mi dirigevo lungo il collo, passavo tra suoi seni fino ad arrivare lentamente al suo ombelico. Lasciai il cubetto di ghiaccio, mi spostai per prenderne un altro lo misi in bocca e poi lo fermai tra le labbra.
Iniziai da dove ero rimasto, dal suo ventre.
Il suo bacino s’inarcava voglioso, le sue mani stringevano le lenzuola, sentivo il mio pulsare nei pantaloni, guidato dal ritmo del suo respiro veloce, passavo sul suo pube, poi sui fianchi, inumidivo ogni centimetro del suo corpo. Le sue gambe aperte erano esplicitamente l’invito che ogni uomo aspetta, col ghiaccio ero sceso fino ai piedi, ora percorrevo risalendo la gamba, fino a posarmi al centro del suo essere, calda, vogliosa, era essenza stessa del desiderio.
Continuava la sua dolce tortura, lentamente e come avrei voluto fare con la mia lingua, passavo e ripassavo su di lei, il suo corpo fremeva, la sua mano mi afferrò decisa la spalla attraverso la mia camicia, sentivo le sue unghie affondare nella mia carne, qualche gemito iniziai ad alternarmi con il mio respiro al suo.
Non volevo perdere la magia di quel momento affannoso, portai due dita sulla sua bocca, mentre il ghiaccio le regalava pennellate di piacere, prima con la lingua e poi succhiandole avidamente fece sue le mie, mentre cercavo per quanto possibile di accelerare i movimenti del ghiaccio. Le sue unghie misuravano il suo piacere, impaziente di appagarla, con le mie dita bagnate dalla sua saliva, andai a stringerle delicatamente un capezzolo, un sibilo di piacere ruppe il silenzio anticipando il suo impeto, gli spasmi del suo corpo mi regalarono il suo orgasmo, restò immobile, io aspettai che il suo respiro tornasse pian piano alla normalità, mi persi dentro il suo sguardo mentre lei mi guardava negli occhi e con un dito disegnava le mie labbra.
Silver Rea
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